Sei sulla pagina 1di 2

Femminismo e comunità queer

“Il femminismo è una gamma di movimenti sociali, movimenti politici e ideologie che mirano a
definire e stabilire l'uguaglianza politica, economica, personale e sociale dei sessi.”
Ecco la definizione di femminismo di Wikipedia.
È chiaro che l’idea di base sia l’uguaglianza, ma in una società dove nella maggioranza dei casi vige
la cultura del personalismo è di difficile concezione: se non è una tematica che riguarda o verso cui
si prova un vero interesse, raramente ci si informa a riguardo.
In alcuni casi, i movimenti femministi sono visti come estremisti, donne pazze che vogliono
abbattere il sistema patriarcale per instaurarne uno matriarcale, abbattere lo Stato per creare una
politica completamente femminile.
Le persone che hanno questo pensiero non sono a conoscenza di alcune cose.
Non sanno che ci sono donne che, per reclamare i loro diritti, hanno perso tutto.
Non sanno che i delitti d’onore sono stati aboliti nei primi anni 80.
Non sanno che, fino alla legge n.442 del 1981, se una donna subiva una violenza sessuale, poi
avrebbe avuto l’obbligo di sposare il suo stupratore o non si sarebbe più potuta sposare, poiché la
concezione dell’epoca riguardava la moglie vergine fino al matrimonio che consumava l’unione
con il marito.
Non sanno che, anche oggi, in caso di una violenza la prima domanda che faranno dopo la
denuncia è “ma come era vestita?”.
Ha un nome, victim blaming, cioè colpevolizzazione delle vittime, e in caso la donna dicesse di
indossare un paio di skinny jeans non verrà considerato uno stupro, poiché reputato impossibile
toglierli senza l’aiuto di chi li porta, quindi il rapporto è stato consensuale.
Sanno che la lingua italiana è sessista e che a un pubblico a maggioranza di donne ci si rivolge al
maschile, ma non lo vedono come sessismo ma come ordinaria amministrazione e rispetto della
grammatica.
Questo lo sanno, ma probabilmente non immaginano che Silvia Costa, presidente della
Commissione per le Pari Opportunità, ha detto basta a questa situazione, che ne è davvero stanca
e che il maschilismo linguistico è da combattere perché, anche nel linguaggio, si tende a
considerare solo l’uomo.
Tra femminismo e omosessualità, Mariasilvia Spolato.
Era un’insegnante di matematica laureata all’Università di Padova che visse e lavorò a Milano, poi
si trasferì a Roma e nel 1971 fondò il Fronte di Liberazione Omosessuale (FLO).
Nel 1972 partecipò a una manifestazione femminista e portò per la prima volta un cartello del
Movimento di Liberazione Omosessuale, facendo un coming out pubblico dicendo di amare una
donna.
Scrisse un libro, “il movimento omosessuale di liberazione”, e per questo perse il lavoro, venendo
dichiarata dal Ministero dell’Istruzione indegna per dedicarsi all’insegnamento.
La bisessualità, l’attrazione verso più di un sesso e/o genere.
È fondamentalmente sempre esistita, fin dall’Antica Grecia.
Carlo Magno, sovrano dell’Impero macedone e condottiero, ebbe amanti donne ma altrettante
amicizie molto strette con uomini che sfociavano in legami romantici, non ben chiaro se anche
sessuali.
Il suo rapporto di questo tipo più significante fu quello con Efestione, suo luogotenente e amico
d’infanzia.
Le fonti raccontano infatti che, quando i due arrivarono a Troia, Carlo fece un sacrificio per Achille
e Efestione per Patroclo: visto il legame di questi due ultimi personaggi, gli storici pensano che non
fosse un riferimento completamente casuale ma, al contrario, che avesse un profondo significato
simbolico.
Sempre in epoca ellenica, Saffo, importante poetessa greca, che scrisse “a me pare uguale agli
dei”, successivamente denominata “ode alla gelosia”, per la donna amata.
Lei viveva infatti sull’isola di Lesbo, dove le giovani venivano portate per prepararsi al matrimonio.
Con le sue allieve aveva un legame molto stretto, a volte anche sessuale, ma non era visto come
un male per quel periodo, perché reputato come una fase di iniziazione alla vita matrimoniale.
Asessualità, mancanza di desiderio sessuale.
Dal 1980 al 1987 fece parte dell’elenco delle malattie mentali sotto il nome di “Inibizione del
Desiderio Sessuale” e successivamente diviso tra “Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo” e
“Disturbo da Avversione Sessuale”, trattata come una vera e propria disfunzione sessuale.
Nel 2001 David Jay fondò la Asexual Visibility and Education Network, la più nota tra le comunità
asessuali.

Potrebbero piacerti anche