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Sfruttamento minorile

Bergonzani- De pietri- Monaco

Il lavoro minorile è definito come l’attività lavorativa che


priva i bambini e le bambine della loro infanzia, della loro
dignità e influisce negativamente sul loro sviluppo psico-
fisico.

Esso comprende varie forme di


sfruttamento e abuso spesso
causate da condizioni di
estrema povertà, dalla mancata
possibilità di istruzione, da
situazioni economiche e
politiche in cui i diritti dei
bambini e delle bambine non vengono rispettati, a vantaggio
dei profitti e dei guadagni degli adulti.

Il lavoro minorile è un fenomeno di dimensioni globali.


Secondo le ultime stime dell’ILO (Organizzazione
Internazionale del Lavoro), sono ancora 152 milioni i bambini
e adolescenti — 64 milioni sono bambine e 88 milioni sono
bambini — vittime di lavoro minorile.
Metà di essi, 73 milioni, sono costretti in attività di lavoro
pericolose che mettono a rischio la salute, la sicurezza e il
loro sviluppo morale. Molti di loro vivono in contesti colpiti
da guerre e da disastri naturali nei quali lottano per
sopravvivere.
Il fenomeno del lavoro
minorile risale sin dagli
albori dell'uomo, ed era
intrinseco nelle società
preindustriali. I bambini
partecipavano attivamente
alle attività produttive e sociali, come l'accudimento dei
bambini, la caccia e l'agricoltura, appena erano in grado di
farlo. In molte società, bambini più piccoli di tredici anni
erano impiegati nelle stesse attività degli adulti.
Bambini e adolescenti hanno sempre lavorato, ma il
fenomeno non fu considerato un problema sociale se non
dopo l'avvento della rivoluzione industriale, che introdusse
tempi e metodi di lavoro mai visti prima nella storia
dell'umanità, fortemente penalizzanti per il lavoratore.
La rivoluzione industriale diede inizio allo sfruttamento
sistematico del lavoro infantile. Inoltre, non solo il lavoro
era duro di per sé, ma le indagini condotte all'epoca
mostravano come i bambini fossero vittime di qualsiasi
genere di abuso da parte dei loro datori di lavoro, i bambini
potevano lavorare nelle miniere e nelle industrie tessili
dalle dieci alle quattordici ore al giorno, e spesso erano
picchiati se non raggiungevano le quote di produzione
previste o per qualsiasi altro pretesto. Anche il rischio di
incidenti era altissimo, e non era raro che i bambini
morissero durante il lavoro.
Una delle denunce più significative e datate
che è stata fatta relativamente a questo
tema è sicuramente Rosso Malpelo di Verga.
L’intento di Verga, attraverso questa novella,
è di denunciare e di far presente al mondo
tematiche quali la povertà e lo sfruttamento
minorile in particolare nelle classi disagiate
della Sicilia alla fine del XIX secolo, realtà che lo scrittore
conosceva bene, ma che emergeva anche dalle inchieste del
Regno d’Italia da poco formatosi.

Ad oggi il nuovo rapporto stilato dall’ILO nel 2013 indica


una riduzione di un terzo del lavoro minorile dal 2000 (da
246 milioni a 168 milioni),Il maggior numero di bambini
lavoratori si trova nell’area Asia-Pacifico (quasi 78 milioni),
nonostante l’Africa sub-Sahariana continui ad essere la
regione con la più alta incidenza di minori lavoratori in
rapporto alla percentuale della popolazione, oltre il
21%.L’incidenza di lavoro minorile è più elevata nei Paesi
poveri, ma i Paesi a medio reddito hanno il maggior
numero di bambini lavoratori.
Il lavoro minorile tra le bambine è diminuito del 40% dal
2000, mentre quello dei bambini solo del 25%.
L’agricoltura rimane il settore in cui si trovano più minori
lavoratori (98 milioni di bambini o il 59%), ma il fenomeno è
ugualmente rilevante nel settore dei servizi (54 milioni) e
nell’industria (12 milioni).

In Italia lavorano 144.000 ragazzi


tra i 7 e 14 anni e 31 mila di essi
possono definirsi letteralmente
sfruttati.
Fatte le differenze tra nord e sud,

occorre comunque tener


presente che nessuna
regione italiana,
comprese le più evolute,
è esente dallo
sfruttamento dei minori,
che spesso fanno la
fortuna di piccoli
imprenditori senza
scrupoli.
In Italia i minori vengono
sfruttati principalmente
nell'agricoltura,
nell'industria dell'imitazione, ovvero per la fabbricazione di
falsi prodotti griffati, e in organizzazioni di malavita
(mafia, camorra, ecc.) come muschilli, cio? come messaggeri,
in affari che possono mettere a rischio la loro stessa vita.
Poi ci sono i piccoli immigrati, serbatoio di manodopera a
prezzi stracciati. La Caritas ha calcolato che attualmente
in Italia ci sono circa 160 mila bambini extracomunitari ma
è impossibile stabilire quanti di questi lavorino. Stime non
ufficiali parlano di circa 3/4 mila minori cinesi impiegati in
piccole fabbriche, ristoranti e laboratori, ma molti sono
anche i piccoli marocchini che si guadagnano da vivere come
venditori ambulanti.
Per esempio alla frontiera di Ventimiglia, l’emersione del
fenomeno del cosiddetto survival sex, ovvero delle minorenni
in transito provenienti per lo più dal Corno d’Africa e dai
Paesi dell’Africa-sub-sahariana che vengono indotte a
prostituirsi per pagare i passeurs per attraversare il confine
o per reperire cibo o un posto dove dormire.

Porre fine al lavoro minorile è possibile.


Le Convenzioni dell’ILO sul lavoro minorile sono strumenti
giuridici a tutela dei minori, che chiedono ai governi
interventi mirati per l’eliminazione dello sfruttamento del
lavoro minorile e la proibizione, attraverso procedure
d’urgenza, delle sue forme peggiori.
La Convenzione dell’ILO n. 182 del 1999 sulle peggiori forme
di lavoro minorile  afferma la necessità e l’urgenza di
adottare delle strategie di azione per eliminare,
con priorità assoluta, le peggiori forme di lavoro minorile,
senza perdere di vista l’obiettivo di lungo periodo di
eliminare tutte le forme di lavoro minorile nel mondo.
La Convenzione ILO n. 138 sull’età minima per l’ammissione
al lavoro  fissa l’età minima in cui i bambini possono essere
legalmente impiegati in attività lavorative. La Dichiarazione
dell’ILO sui Principi e i Diritti Fondamentali al Lavoro 
prevede che anche gli Stati membri che non hanno ancora
ratificato queste Convenzioni devono rispettare, promuovere e
realizzare i principi contenuti nelle Convenzioni. Sono molti i
Paesi che hanno ratificato le norme internazionali dell’ILO
sul lavoro minorile, ma — come evidenziato dai dati recenti  —
la distanza tra la ratifica e la loro effettiva applicazione
resta ancora grande.

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