Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
“I padroni del business dove lavoravo ci dissero che è l’America che chiedeva loro di schiavizzare i
bambini. Agli americani piacciono i tappeti, le coperte, gli asciugamani a poco prezzo che noi
facciamo. Quindi loro vogliono che il lavoro schiavizzato vada avanti.
Io mi appello a voi che fermiate le persone dall’usare i bambini come manodopera perché i bambini
hanno bisogno di una penna piuttosto che strumenti di lavoro.” Iqbal Masih -
Conferenza Boston – 1995
Lo sfruttamento odierno
Il fenomento di sfruttamento della manodopera minorile, in una delle sue forme peggiori, inizia al
tempo della prima rivoluzione industriale dove masse di operai, provenienti dalle campagne,
venivano assorbiti dalle manifatturiere cittadine e dove il lavoro minorile, insieme a quello
femminile, era ampiamente sfruttato e veniva altrettanto ampiamente sottopagato. Nell’Italia del
1800 un bambino che lavorava fino a 12 ore al giorno guadagnava 50 centesimi: un chilo di pane,
della qualità peggiore, ne costava dai 30 ai 40 centesimi.
Nel mondo d’oggi sono ancora 152 milioni i fanciulli — 68 milioni di bambine e 88 milioni di
bambini — vittime di lavoro minorile, un terzo dei quali impiegati in attività pericolose sia
fisicamente che psicologicamente.
Che siano manifatturiere, piantagioni di tabacco o cacao, miniere di cobalto o terre rare, in questo
momento ogni 10 adulti che vi lavorano (anch’essi sfruttati) almeno tre sono minori, che spesso
lavorano in stato di schiavitù.
Come il piccolo Iqbal Masih (1983 - 1995), ridotto in schiavitù in una fabbrica di tappeti pakistana,
che, nella sua breve vita stroncata probabilmente dalla “mafia dei tappeti”, è riuscito a ribellarsi, a
divenire il simbolo dei tanti bambini che vivono in condizione di sfruttamento e sopraffazione e
grazie al quale è venuta alla luce questo aspetto terribile del profitto a tutti i costi.
E in Italia
In Italia il lavoro minorile è regolamentato dalla legge 977/1967 che individua le attività lavorative
dove i bambini e gli adolescenti possono essere impiegati e ne specifica i diritti come orario di
lavoro più breve, ferie più lunghe e le attività vietate.
La legge distingue tra adolescenti e bambini e se hanno concluso la scuola dell’obbligo per stabilire
se e in quali lavori possono essere assunti.
Il lavoro dei bambini è generalmente vietato tranne in casi quali attività culturali, sportive,
pubblicitarie e nello spettacolo.
La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, nell’articolo 32, rafforza questo concetto:
“Il lavoro minorile è vietato. L'età minima per l'ammissione al lavoro non può essere inferiore
all'età in cui termina la scuola dell'obbligo … I giovani ammessi al lavoro devono beneficiare di
condizioni di lavoro appropriate alla loro età ed essere protetti contro lo sfruttamento economico o
contro ogni lavoro che possa minarne la sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico, psichico, morale o
sociale o che possa mettere a rischio la loro istruzione.”
Nonostante tutto questo però I casi di sfruttamento del lavoro minorile sono all’ordine del giorno.
Una stima non ufficiale parla di circa 150.000 minori di 15 anni che lavorano, un quinto dei quali
subiscono sfruttamento. I minori sono impiegati principalmente nei bar, nella ristorazione, nel
settore alberghiero e nell’agricoltura, con una punta massima, relativa alla distribuzione geografica,
nel nord-est del nostro paese. Purtroppo sono anche molti i minori in Italia coinvolti in attività
criminose e nello sfruttamento della prostituzione.