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La Struttura Dei Raggruppamenti

1. IL FENOMENO DEI RAGGRUPPAMENTI NELLA PERCEZIONE UDITIVA


1.1 La prossimità
1.2 La similarità
1.3 Raggruppamenti di maggior complessità
2. LE CONDIZIONI NECESSARIE PER LA STRUTTURA (grouping WELL-FORMEDNESS Rules)
3. REGOLE DI PREFERENZA PER I RAGGRUPPAMENTI (GROUPING PREFERENCE RULES)
3.1 Le regole locali
3.1.1 GPR 1
3.1.2 GPR 2
3.1.3 GPR 3
3.2 Le regole globali
3.2.1 GPR 4
3.2.2 GPR 5
3.2.3 GPR 6
3.2.4 GPR 7
3.3 Sovrapposizione ed elisione nei raggruppamenti
4. EVIDENZE SPERIMENTALI DEI RAGGRUPPAMENTI

INTRODUZIONE
La psicologia sperimentale è stata ed è caratterizzata, dall’esigenza di definire come la mente umana raggruppi gli
eventi del mondo esterno. In tutti gli ambiti di ricerca e qualsiasi approfondimento si faccia, è necessario
richiamare il concetto di raggruppamento. In particolar modo nelle discipline percettive questo concetto sembra
fondamentale per ogni tipo di spiegazione su come l’uomo elabora le informazioni dall’ambiente; il fine ultimo è di
organizzale per lo scopo principale definito dalla nostra storia evoluzionistica: interagire con l’ambiente stesso.
Per quel che riguarda l’obiettivo di questa sezione, si descriveranno brevemente le regole generali
dell’organizzazione psicologica dei gruppi e verranno tracciate alcune similitudini tra la percezione visiva e quella
acustica, con lo scopo di sostenere che i raggruppamenti in musica non sono dissimili da quelli della percezione
visiva.
Un lavoro importante nel dare corpo all’insieme di regole che governano la segmentazione della musica in gruppi
è stato fatto da Lerdahl e Jackendoff (1983), che mettono assieme una serie di regole formali necessarie per
rendere conto del processo sottostante.
Gli autori offrono uno strumento di analisi, alla luce del quale si possono fare delle previsioni su quale struttura
sarà migliore delle altre nella percezione di brani musicali.

1. IL FENOMENO DEI RAGGRUPPAMENTI NELLA PERCEZIONE UDITIVA


Quando parliamo di raggruppamenti dobbiamo riferirci sempre ad un fenomeno della mente.
Wertheimer (1923) riconobbe per primo l’importanza fondamentale dei raggruppamenti spontanei nei campi
sensoriali.
I gestaltisti (Wertheimer, 1923; Kohler, 1929; Koffka, 1935), nella prima metà del 1900 hanno fornito le basi
descrittive e le regole di come operano i raggruppamenti, soprattutto in riferimento alla percezione visiva.
Wertheimer (1923) riconosce per primo l’importanza fondamentale dei raggruppamenti spontanei nei campi
sensoriali e delinea quali principi li determinino. Gli esempi che usa per dimostrare le tesi della Gestalt riguardano
essenzialmente l’ambito visivo, e utilizzano punti e linee separati. L’utilizzo di questi stimoli è importante in quanto
fa cadere le obiezioni in termini di conoscenza precedente. Nella sua opera egli sottolinea in modo insistente che
gli stessi principi valgono per la formazione di altri interi sensoriali.
Naturalmente queste regole sono, in parte, estendibili alla percezione acustica e a quella della musica.
Anche nell’ambito della percezione uditiva, un numero di diversi fattori concorrono ed influiscono sulla percezione
di gruppo; alcuni di loro la rafforzano altri la rendono più ambigua in quanto sono in conflitto tra loro.
Nei prossimi paragrafi si illustreranno i princìpi della Gestalt che regolano i raggruppamenti e verranno comparati i
correlati in ambito visivo con quelli in ambito acustico.

1.1 La prossimità
In un assieme di elementi uguali, quelli che sono più vicini tra di loro tendono ad essere raggruppati rispetto a
quelli più lontani.
Dal punto di vista della percezione visiva possiamo sostenere che, in Figura 1, nella parte alta, avremo la
tendenza a percepire dei gruppi di due cerchi gruppi di cerchi uguali tra di loro ed uno separato dagli altri e,
appena sotto, si osserva come effetti simili si possono trovare con gli eventi musicali.

Figura 1

Bisogna sottolineare che l’evento musicale, nella Figura 1 ha la stessa altezza tonale, può perciò essere riscritto
nella forma musicale della Figura 2.

Figura 2

Se gli elementi sono equidistanti allora la percezione di gruppo svanirà, come indicato nell’esempio di figura 3.
Figura 3

Questi esempi mettono in evidenza come, ad un livello molto semplice, le note dello stesso tono e le pause tra le
note, contribuiscono in modo importante a determinare i raggruppamenti.

1.2 La similarità
In un insieme di elementi diversi, quelli che sono simili tra di loro tendono ad essere raggruppati rispetto a quelli
differenti.
Anche in questo caso si partirà dagli elementi della percezione visiva per descrivere il corrispettivo comportamento
fenomenologico in percezione acustica.
Nella Figura 4 si possono osservare due strutture di stimoli diverse e il fenomeno del gruppo.

Figura 4

In musica l’identità diversa dello stimolo è data dalla differente altezza dei toni. Si osservi come nell’esempio con i
toni, le diverse altezze rispecchino le diverse forme nell’esempio sui raggruppamenti visivi.

1.3 Raggruppamenti di maggior complessità


Le brevi spiegazioni sopra accennate ci consentono di osservare come la similarità e la prossimità possono
combinarsi assieme e rafforzarsi o andare in conflitto.
Anche in questo caso ci faremo aiutare dall’analogia con la percezione visiva. Nella figura 5 si possono osservare
condizioni della percezione visiva e acustica in esempi paralleli.

Figura 5

Nell’esempio di figura 5 b ci sono dei chiari conflitti in quanto la prossimità e la similarità si verificano
simultaneamente; in questi casi viene percepita l’ambiguità in quanto il quadrato (il fa nello spartito) può essere
percepito sia appartenete ad un gruppo che all’altro. Se viene però introdotta una pausa (figura 5 c) allora la
percezione di gruppo non sarà più ambigua.
Possiamo concludere affermando che ci sono tre importanti proprietà che i princìpi dei raggruppamenti fanno
emergere (Lerdahl e Jackendoff, 1983):

 I princìpi possono rafforzarsi, producendo quindi una forte sensazione di ritmo, oppure entrare in conflitto,
rendendo ambigua la percezione del gruppo.
 Nella condizione di ambiguità i gruppi dipenderanno dal grado con cui i diversi princìpi sono applicati dal
singolo individuo; si potrà perciò arrivare a percepire un determinato gruppo applicando il principio della
similarità ed un gruppo diverso applicando il principio della prossimità (esempio Figura 5 b).
 Se sono in conflitto, un principio può sovrastare l’altro quando la scelta individuale porta all’applicazione di
un principio anziché di un altro.

Lerdahl e Jackendoff delineano delle regole di preferenza che stabiliscono in modo non inflessibile una decisione
sulla struttura scelta tra un numero di analisi logicamente possibili. La scelta sarà congruente alla
struttura maggiormente stabile.

2. LE CONDIZIONI NECESSARIE PER LA STRUTTURA (grouping WELL-


FORMEDNESS Rules)
Nella teoria generativa, sono delineati dei principi che definiscono come può essere costituito un gruppo e quali
sono le condizioni generali affinché si verifichi, senza specificare il modo in cui il segnale fisico sia organizzato.
Lerdahl e Jackendoff chiamano questo insieme di regole grouping well-formedness rules (abbreviate con GWFR)
e possono così essere definite:

 GWFR 1: ogni sequenza contigua di toni può costituire un gruppo;


 GWFR 2: ad ogni brano musicale può essere assegnata l’entità di gruppo;
 GWFR 3: un gruppo può contenere raggruppamenti più piccoli;
 GWFR 4: un gruppo di entità maggiore deve contenere l’intero gruppo di entità inferiore; ci sono però dei
casi, ad esempio sovrapposizione[1] ed elisione[2] (schematicamente in figura 6), dove piccoli elementi
finali di un gruppo possono essere condivisi tra due gruppi

Figura 6. Tratta da Lerdahl e Jackendoff

 GWFR 5: un gruppo di più alto livello gerarchico può contenere solo gruppi contigui di più basso livello
gerarchico.

3. REGOLE DI PREFERENZA PER I RAGGRUPPAMENTI (GROUPING


PREFERENCE RULES)
Nell’ottica scompositiva, Lerdahl e Jackendoff (1983) sostengono che ci siano delle regole che descrivono
(determinano) quale tra i possibili raggruppamenti dello stimolo possano essere fatti. Gli autori hanno dato a
queste regole il nome digrouping preference rules (abbreviate come GPRs) e le dividono in due tipi; le prime di
carattere locale che riguardano il punto di attacco[3], l’articolazione, e la dinamica, e le seconde di
carattere globale che riguardano la simmetria del motivo, la simmetria del tema, del ritmo e il parallelismo
armonico.

3.1 Le regole locali


Ci sono tre regole locali che definiscono il gruppo. Qui si riporterà la nomenclatura data da Lerdahl e Jackendoff.

3.1.1 GPR 1
Il nostro sistema percettivo non raggruppa singoli eventi. C’è la tendenza comunque ad evitare raggruppamenti
con poche note (generalmente due). Si può perciò affermare che la segmentazione in piccoli gruppi tende ad
essere marginale.

3.1.2 GPR 2
La seconda regola riguarda essenzialmente il principio di prossimità focalizzando l’attenzione su:
a. le note legate e staccate (GPR2a);
b. l’intervallo tra i punti di attacco (GPR2b);.
Per comprendere meglio come si esplicano i raggruppamenti di questo tipo a livello percettivo, di seguito si
riporteranno alcuni esempi pratici.
Nella figura 7 si possono percepire i confini del gruppo nel seguente modo: parte a, i confini del gruppo sono dati
dalla discontinuità della legatura; nella parte b e c, i confini sono segnati rispettivamente da differenti punti di
attacco ovvero dalla pausa e da una durata più lunga ovvero il mi di due quarti.

Figura 7

I raggruppamenti si possono notare in quanto riportati, in figura 7 , sotto le note. Si userà questa notazione in tutto
il resto del lavoro.

3.1.3 GPR 3
La terza regola locale funziona sul principio della similarità; in questi casi vengono analizzate modifiche di eventi
simili tra loro. In ambito musicale ci sono quattro livelli di cambiamento che possono essere descritti come segue:
a. cambiamento di registro (altezza tonale); se una struttura melodica si presenta con una forma tonale
ascendente o discendente con intervalli regolari, ad esempio la continuità dei toni di una scala, e viene interrotta
da un salto che ne rompe la continuità, allora si avrà la percezione della fine del raggruppamento. Un esempio è
riportato in figura 8.

Figura 8

b. Cambiamento della dinamica; gli accenti di esecuzione[4] hanno a che fare con l’intensità dei toni. La
delimitazione di gruppo rappresentata in figura 9 è data appunto da un esecuzione “piano” per le prime tre note e
“forte per le seconde tre. Questa accentuazione darà un indizio di raggruppamento.
Figura 9

c. cambiamento del pattern di articolazione; in questo caso i passaggi legati (o staccati)


costituiscono l’indizio per il confine del gruppo, come in figura 10.

Figura 10

d. cambiamento di durata; quando gruppi di note della stessa durata seguono o precedono note di durata
differente, allora ci sarà percezione del gruppo (figura 11).

Figura 11
Le regole 2 e 3, appena descritte, possono rinforzarsi oppure entrare in conflitto tra loro. Nel caso si rafforzino ci
sarà un forte senso di gruppo, nel caso contrario verrà scelta una delle due regole in modo pressoché arbitrario,
ed operato un raggruppamento, ma questo sarà meno marcato. A scopo dimostrativo, verrà riportato un esempio
tratto da Lerdahl e Jackendoff (Figura 12) dove vengono fatti vedere dei casi nei quali più di una regola può
essere applicata.

Figura 12. Tratta da Lerdahl e Jackendoff


Gli esempi nella figura 12 fanno vedere come si possano operare giudizi differenti per il nostro sistema percettivo
nel delimitare il gruppo. La parte “a” farà percepire il gruppo in modo molto netto, mentre le parti b – c – d,
condurranno ad una struttura meno definita e ad un giudizio di gruppo meno sicuro. Nonostante l’ambiguità però
possiamo dire che negli esempi b e d normalmente il raggruppamento verrà fatto dopo le prime due note, mente in
c dopo la terza nota (Lerdahl e Jackendoff, 1983).

3.2 Le regole globali


Quattro sono le regole globali definite da Lerdahl e Jackendoff ; queste regole definiscono dei principi che
possono rendere maggiormente forti le regole locali.

3.2.1 GPR 4
Se in un brano musicale le regole GPR 2 e GPR 3 sono molto pronunciate, allora viene percepito un
raggruppamento a livello più alto. Questa regole viene chiamata di intensificazione. Nella figura 13 è riportato un
esempio tratto da Lerdahl e Jackendoff.

Figura 13. Tratta da Lerdahl e Jackendoff

3.2.2 GPR 5
La simmetria costituisce un buon principio per raggruppare a livello più alto i gruppi costituiti a livello locale.
Strutture melodiche che si ripetono per un determinato numero di volte segneranno nettamente un confine di
gruppo prima intermedio e poi di livello superiore.Come si può vedere nella figura 14, i gruppi di tre note
ascendenti sono un esempio del funzionamento di questa regola e del modo in cui i gruppi intermedi sono
percepiti dall’ascoltatore. A livello intermedio possiamo infatti percepire la struttura della figura 14 b sia nel
modo i che nel modo ii; ciò dipenderà da una serie di fattori quali la disposizione dell’ascoltatore o la velocità di
esecuzione.

Figura 14. Tratta da Lerdahl e Jackendoff

3.2.3 GPR 6
Il parallelismo può essere descritto come un una simmetria relativa. In questo caso cambia solo l’intervallo tra i
toni, aumentandoli di una terza o una quinta rispetto alla frase precedente. Rimane invariata, nella seconda frase,
la struttura nei rapporti e nella durata dei toni.
La regola è importante anche per raggruppamenti su larga scala. Nella figura 15 a – b, sono riportati esempi di
questa regola.

Figura 15 Tratta da Lerdahl e Jackendoff

3.2.4 GPR 7
L’ultima regola descrive i raggruppamenti sovraordinati, cioè quelli al livello generale dei brani musicali. La regole
spiega come il parallelismo e la simmetria portino a quello che Lerdahl e Jackendoff chiamano time-span
reduction eprologational reduction. Questi due aspetti dei raggruppamenti hanno a che fare con la percezione
della musica dal punto di vista globale, si riferiscono quindi all’analisi di brani, fino ad arrivare all’intera sinfonia o
concerto. Per la quantità di informazioni che portano con sé, tali raggruppamenti devono essere ridotti, al fine di
essere rappresentati in modo più economico ed efficiente per il nostro sistema cognitivo.
In questa regola Lerdahl e Jackendoff (1983) inscrivono anche i cambiamenti di timbro, anche se essi non sono
classificabili come gerarchici.

3.3 Sovrapposizione ed elisione nei raggruppamenti


Nella musica tonale talvolta c’è una discrepanza nel raggruppamento delle note (Lerdahl e Jackendoff, 1983).
Come accennato sopra, riguardo alle condizioni necessarie alla struttura, in quella che viene definita GWFR 4, si
verificano delle situazioni in cui i raggruppamenti sono parzialmente sovrapposti.
Nelle situazioni di sovrapposizione la nostra percezione porterà ad un senso di continuità, anche se
“naturalmente” il gruppo dovrebbe terminare. La sovrapposizione di confini di gruppo di più alto livello impedisce
che il pezzo raggiunga punti di completamento ritmico. Qui sotto, in figura 16, si riporta un esempio di
sovrapposizione.

Figura 16

La figura 16 i due raggruppamenti (contrassegnati dai colori verde e rosso) corrispondono allo stesso livello
gerarchico, anche se sono stati riportati uno più in basso rispetto all’altro. La zona in cui la sovrapposizione
percettiva si verifica è coincidente con l’accavallamento dei gruppi.
Una seconda situazione che si può verificare viene definita elisione. Qui una nota verrà percettivamente ridotta di
durata al fine di spostare il confine del gruppo in modo che questo possa mantenere la coerenza Nella figura 17 si
può notare un esempio di elisione tratto dalla sinfonia N° 104 di Haydn, primo movimento. Sovrapposizione ed
elisione si possono verificare soprattutto per raggruppamenti ad alto livello, cioè dove agiscono le regole globali,
negli esempi sopra riportati a livello di fine-inizio battuta.

Figura 17

Prima di concludere questa sezione, verranno passate in rassegna alcune importanti ricerche che confermano le
tesi sostenute da Lerdahl e Jackendoff su come funzionano i raggruppamenti e le regole da loro proposte.

4. EVIDENZE SPERIMENTALI DEI RAGGRUPPAMENTI


Per dimostrare quanto i raggruppamenti siano importanti nella segmentazione dei brani musicali, una tecnica
sperimentale mutuata dagli studi in psicolinguistica viene usata da Sloboda e Gregory (1980). Nella versione
musicale ai soggetti venivano fatte ascoltare due brevi melodie strutturalmente identiche che differivano solo su
alcune caratteristiche di confine dei gruppi, i quali modificavano quindi i contorni delle “frasi” musicali. Il click
veniva sovrapposto in posizioni diverse, prima o dopo i confini del gruppo; si chiedeva infine ai soggetti, tutti
esperti, in quale punto della melodia veniva udito il click.
I risultati di questo esperimento sono simili sia nella versione linguistica che in quella musicale: il click si muove
percettivamente ai confini dei gruppi strutturati. Il click veniva spinto verso una posizione dove i legami di struttura
erano più deboli, cioè ai confini del gruppo.
Gli autori, modificando durate e pause trovarono anche le caratteristiche dello stimolo che sono maggiormente
sensibili alla migrazione: ad esempio note lunghe o pause contrassegnano maggiormente i confini di gruppo.
Altri studi (Clarke e Krumhansl 1990), analizzando estratti musicali di differente derivazione storica, (Karlheinz
Stockhausen, Mozart) mettono in luce come gli ascoltatori segmentano i brani coerentemente con le previsioni
fatte dalla teoria di Lerdahl e Jackendoff, specificando perciò che lo stile musicale non influenza la percezione di
confini tra i gruppi.
Un atro studio importante è stato fatto da Frankland e Choen (2004), i quali, oltre a confermare l’utilizzo delle
regole di segmentazione negli ascoltatori, assegnano anche un livello quantitativo alle diverse regole proposte da
Lerdahl e Jackendoff. Il primo passo nel loro lavoro è di assegnare ad un brano musicale monofonico (cioè senza
linea armonica[5]) le regole possibili entro le quali i raggruppamenti possono essere fatti. Vengono applicate le
regole GPR 2a, 2b, e le GPR 3a, 3b, 3c, 3d. Il brano viene successivamente presentato ai soggetti e viene chiesto
loro di eseguire la segmentazione. Infine le previsioni vengono confrontate con la regola applicata dai soggetti e il
risultato ottenuto servirà a definire la salienza della regola applicata. I risultati dimostrano che tutti i partecipanti
agli esperimenti (esperti e non) tendono a segmentare usando maggiormente la regola 2b (gli intervalli tra i punti
di attacco).
Frankland e Choen (2004) concludono sostenendo che le regole di preferenza definite da Lerdahl e Jackendoff
hanno una validità predittiva, dove però la GPR 2b ha un carattere di prelazione rispetto alle altre regole locali, le
quali verrebbero utilizzate solo quando non sarebbe possibile l’applicazione della GPR 2b.

BIBLIOGRAFIA
Lerdahl F. and Jackendoff R. (1983) A Generative theory of tonal music. The MIT Press, Cambridge, USA.
Wertheimer M. (1923). Laws of Organization in Perceptual Form. A Source Book of Gestalt Psychology, W. D.
Ellis editor, Routledge & Kegan Paul, London.
Köhler W. (1947). Gestalt Psychology. Liveright Publishing Corporation, New York. Trad. It. La Psicolgia della
Gestalt, 1961, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano.
Koffka K. (1935). Principles of Gestalt Psychology. Trad. it. Principi di psicologia della forma, 1970 Torino, Bollati
Boringhieri.
Sloboda J. A. and Gregory A. H. (1980). The Psychological Reality of Musical Segment. Canadian Journal
Psychology.
Clarke E. F. and Krumhansl C. L. (1990). Perciving Musical Time. Music Perception, Vol. 7, No. 3, 213-252.
Frankland B. W. and Cohen A. J. (2004). Parsing of Melody: Quantification and Testing of the Local Grouping of
Lerdahl and Jackendoff’s “A Generative Theory of Tonal Music”. In Music Perception, Vol. 21, 499-543.

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