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estratto da: Barbara Cinausero Hofer - Ermanno Dentesano,

Luoghi persi e luoghi ritrovati, Udine, Ribis editore, 2021,


pp. 85-92. [I riferimenti bibliografici fanno riferimento
M (maggio 2019) alla bibliografia posta alla fine del volume].

Castelraimondo ovvero Çuc Scjaramont*

Premessa tà che si traduce nella vastità


Abbiamo sentito più volte afferma- dei fenomeni franosi».
re che il nome Castelraimondo è stato Poco dopo continua, affermando
attribuito al castello medievale costrui- che
to sopra Forgaria per il fatto che il ma- «Strutturalmente la stes-
niero era stato costruito o autorizzato sa culminazione topografica
dal patriarca Raimondo della Torre e dello Zuc Schiaramont è un
che il nome friulano corrispondente, lembo residuo di una gran-
Scjaramont, ne fosse la traduzione. de massa calcarea originaria
Siamo convinti del contrario e qui traslata a sud sotto l’azione
cercheremo di chiarire la questione. di grandi forze endogene
(orogenesi alpina)».
Il colle Meno tecnica, ma sicuramente più
Prima di passare agli argomenti che pittoresca, è la descrizione che ne fa
più ci interessano è necessario descri- L (1905:10):
vere brevemente il sito che porta tale «Ma, che colle!? è un
denominazione, seppure senza adden- aspro promontorio, un duro
trarci in troppi particolari. burrone, tutto macigno, lun-
La sua natura e la sua fisionomia go dall’avvallamento quei
sono tracciate in modo molto preciso e trecento metri, largo dove
tecnico in P (1987: 43), dove più dove meno quei die-
l’autore dice che ci metri; alto a mezzodì e a
«Si tratta di un vero e ponente più che cinquanta
proprio sperone roccioso co- metri; a tramontana poi, ove
stituito da calcari del Giuras- cade a piombo, doppia altez-
sico superiore [...], intensa- za, un vero e precipitoso di-
mente fratturati e deformati rupo da non temere le rivalità
da spinte tettoniche [...]. Il delle Gemonie di Roma1 [...]
rilievo domina la bassa Val Questo promontorio, benché
d’Arzino i cui versanti mani- tutto sasso, vuole tuttavia
festano una diffusa instabili- dar segno di vita vegetativa:
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* Oltre agli interventi citati si consiglia, per chi voglia approfondire, P -S
B 1999 e S B 1995.
1. L’autore si riferisce alle “Scale Gemonie” del Campidoglio, dove venivano gettati i corpi
dei condannati a morte per il delitto di lesa maestà.

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e vedi, tanto sul vertice come del toponimo e si limitano tutt’al più
nei fianchi, roveri ed orni, ad accettare tacitamente la spiegazio-
nonché cespugli di carpini, ne che ne ha dato Biasutti, spiegazio-
nociole, maruche, cornoli, ne che fra poco vedremo.2 Si leggono
sanguinaie uscire dai fessi anche affermazioni come “Il colle di
degli scaglioni e coprirne in Castelraimondo (traduzione italiana di
buona parte i fianchi medesi- Zuc ‘Scjaramont) […]” (G 1999:
mi: quasi per non lasciar ve- 10), dalla quale si potrebbe arguire una
dere la scabrosità del masso ritenuta originarietà della forma friula-
[...]». na del nome, ma l’asserzione è troppo
Queste descrizioni ci torneranno scarna per poterne estrapolare un signi-
utili quando affronteremo l’etimologia ficato più puntuale. Altre invece vedo-
del nostro toponimo. no il problema in senso opposto, ovve-
Come tutti sanno, il sito è di estre- ro che la forma friulana sia posteriore a
mo interesse archeologico, avendo re- quella italiana e ne sia un adattamento:
stituito, a partire dalle iniziali ricerche “Castelraimondo è il nome con il quale
condotte nel 1983 da un appassionato attualmente è invalso l’uso di denomi-
locale, una grande quantità di materiali nare - seguendo lo scioglimento della
e di informazioni sull’antropizzazione voce locale Scja’ Ramont indicato da
del colle. monsignor Biasutti [...]” (G -
Allo stato attuale delle conoscenze 1995: 255).3 Oppure: “Biasutti usa
si ritiene che il sito sia stato abitato, scrivere Castel Raimondo, scioglien-
sebbene con successivi riadattamenti e do così non il toponimo Schiaramont
con brevi iati nei secoli VIII-X (S - registrato sulla cartografia IGM, ma la
B 2001: 461), a partire dal IV voce locale Scjà Ramont” (S
secolo a.C. (C 2010: 272) fino B 1992: 9).
al XIV sec. d.C. (P 1987b: 16). È
un arco di tempo molto lungo, che si La spiegazione comune
dipana su quasi due millenni di storia. Partiamo dunque dal patriarca di
I materiali ritrovati in loco, che do- Aquileia Raimondo della Torre, eletto
veva essere un sito fortificato, dimo- nel 1273 e morto nel 1299.
strano che i primi abitatori del colle Secondo P (1975: 411),
(sec. IV-II a.C.) furono popolazioni nell’ultimo decennio del XIII secolo
miste di cultura retica, celtica e veneti- “il patriarca fece costruire un castello
ca (S B 2001: 461). su di un colle presso Flagogna e gli
Gli studi recenti che abbiamo con- diede il nome di Castel Raimondo”,
sultato non approfondiscono l’origine e cita a dimostrazione un documento
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2. Ne parla anche M (1980: 69-75), ma si limita a ripetere quanto già affermato da
B 1976, con alcuni riferimenti a precedenti quanto incerti e poco precisi scritti.
3 Per la precisione B (1976: 41) dice: «Scjaramont per Castel Raimondo, dove
il prefisso Scja- nasconde la voce castrum [...]». Così comunque anche in C -
S B (2002: 83): «“Zuc ‘Scjaramont” (il toponimo è in lingua friulana e
traduce l’espressione Castelraimondo)».

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del 1297. L’erezione del fortilizio do- tuttora vivo benché un po’
vrebbe datare tuttavia ad almeno qual- celato, nel toponimo Scja’
che anno prima, se nel 1291 troviamo Ramont. Purtroppo la finale
notizia di “Blarisius de Forgaria sive -mont ha indotto a dividere la
de Castri Raymundo” (D P parola come scjara-mont, da
1882: 61). Troviamo conferma di que- cui si risalì a un clara-mons5,
sta ipotesi nella dotta dissertazione di e Pietro Pascuttini a lanciare,
monsignor Biasutti, laddove afferma sui primi del Novecento, il
che “Castel Raimondo dev’essere stato liquore Chiaramonte». (B -
eretto negli anni 1280-1281” (B - 1976: 215).
1976: 217). Lo stesso poco prima af- L’ipotesi non era nuova ed era già
ferma che “il patriarca Raimondo aval- stata avanzata, seppur con minor rigo-
la potentemente l’azione di Blarisio e re, da don Lenarduzzi nel 1905:
dei Forgaresi: li autorizza a dare il suo «Il Castello di Forgaria nei
nome al nuovo castello [...]” (ibidem).4 documenti vien detto anche
Non abbiamo motivo di dubitare di Castelraimondo: per quale
quest’ultima affermazione, ma avan- motivo, non ci venne dato di
ziamo il forte sospetto che si sia trat- conoscerlo; e per congettura,
tato di una paretimologia instauratasi si può ritenere che un ca-
immediatamente per un facile adatta- stellano di tal nome lo abbia
mento Scjaramont >Castel Raimondo. ampliato o migliorato, dan-
Su questo punto torneremo. dogli poi il proprio nome»
Tralasciamo ora le pur interessanti (L 1905: 53).6
e quanto mai approfondite considera- Le ipotesi di Lenarduzzi e quella di
zioni del Biasutti per soffermarci su Biasutti divergono di poco, ma fra la
un ulteriore passo che illustra quanto prima e la seconda il salto di qualità
l’autore pensasse sull’etimologia di è notevole. Biasutti infatti dà per certo
questo nome: che il nome è stato attribuito dal co-
«Raimondo della Torre ha struttore del castello medievale e cerca
lasciato in Forgaria qualcosa di spiegarlo scientificamente.
che non ha lasciato in nessun Per fare ciò individua una qualche
altro luogo: cioè il suo nome, paretimologia della parte finale -mont,
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4. Il castello ebbe vita breve. Subì ripetute parziali distruzioni e ricostruzioni, per essere
definitivamente abbattuto dal disastroso terremoto del 1348.
5. Dal punto di vista linguistico tale accostamento/derivazione è impossibile. Il nesso latino
-cl- viene mantenuto nel friulano, mentre in italiano muta in -chi- (es. lat. clavem >frl. clâf
ma it. chiave). La presenza nella forma friulana del digramma -cj- seguito da -a- denuncia
un presenza precedente di -ca- [ka]. La forma Chiaramonte, usata da Lenarduzzi è una
impropria traduzione in italiano della forma friulana Schiaramont, nella quale la conso-
nante postpalatale era stata resa con il nesso chi, come si usava nel secolo XVIII (vds. ad
esempio Zorutti, mentre invece l’abate Pirona, nel suo dizionario rende il suono con çhi.
6. Non era ancora uscito lo studio di Pio Paschini sul patriarca Raimondo della Torre, che
avrebbe gettato ampia luce su questo personaggio e sugli avvenimenti di quegli anni
(P 1922-1925).

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riportando per altro un gustoso aneddo- Secondo alcuni il castello sarebbe
to. Non avverte però il senso della pri- stato edificato da Raimondo di Otto-
ma parte della parola e non coglie le si- ne Targavini, nipote di Papa Clemente
militudini con altri due toponimi, posti V, nel 1312 e da questi avrebbe preso
nelle vicinanze, e che pure cita nel suo il nome (DTGI: 203). Pare però che
corposo volume: Scjars e Sgiaroata il castello esistesse già nel secolo XII
(B 1976: 41).7 Anzi è certo che (V 2011: 60), anche se è possi-
il toponimo contenga un prefisso Scja-, bile che l’attribuzione del nome sia
che nasconderebbe la voce Castrum successiva. La situazione non è molto
(ibidem). Purtroppo, pur togliendo la chiara, se si pensa che nel 1293 si par-
sibilante iniziale, chiaramente proste- la di “occasione reaedificationis Ca-
tica e anetimologica8, è necessario po- stri Terraimundi” (ibidem), ponendosi
stulare un *cja’ quale troncamento di così il problema di una sovrapposizio-
“cjastiel”. Non esiste però tale esito nel ne di un toponimo Terraimundi con il
friulano e anzi alla voce cia (NP: ad vo- nome di un eventuale riedificatore.
cem), apprendiamo che essa può essere Fa notare Carla Marcato in (DTGI:
troncamento di cjase, cjâf e cjale, men- 203) che la dizione locale è Castro-
tre il dizionario non accenna a cjastiel monno e Casterrimonno (cfr. DETI:
o simile. Nelle nostre innumerevoli 130), con assimilazione progressiva
consultazioni e ricerche non abbiamo del nesso -nd- >-nn-. In effetti ciò è
infatti mai trovato un tale esito della giustificato, essendo il territorio posto
voce cjastiel/castello. proprio sulla linea Pitigliano-Ancona
A questo punto non ci resta che av- (R 1966-1969: I,356-357), iso-
vertire il lettore che il problema va lette- glossa che separa i territori a nord, nei
ralmente rovesciato e lo faremo fra poco. quali tale assimilazione non si verifica,
da quelli a sud, nei quali invece è ab-
Un caso analogo bastanza comune (es. nel romanesco
Prima di passare a illustrare la no- monno, per mondo). E così la spiega-
stra proposta etimologica vogliamo zione sembra calzare a pennello. Non
citare un caso analogo ed omofono si può tuttavia escludere una parono-
e omografo al nostro. Castelraimon- masia di tipo dotto che abbia operato
do è infatti il nome di un centro, ca- in senso inverso (*Terrimonno >Ter-
poluogo di comune, in provincia di raimundi).9 Non è questa l’occasione
Macerata. per approfondire l’etimologia di que-
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7. Anche Lenarduzzi non coglie queste similitudini e anzi non coglie nemmeno, cosa che
invece ha fatto Biasutti, il legame fra Scjaramont e Castelraimondo. Egli si lancia infatti
in un’appassionata quanto ingenua spiegazione del primo, dopo averlo tradotto in italia-
no: «Viene detto Chiaramonte per l’uno dei due motivi: perché isolato da tre lati viene
dal sole, specialmente nel suo alto corso in giugno, illuminato d’ogn’intorno; seppure
in quel premesso chiara non si volesse trovare un’iperbole, cioè che il sole, attesa la
snellezza del promontorio, riesca coi suoi raggi a trapassarlo, come fosse un cristallo [...]»
(L 1905:10).
8. Questo punto è chiarito in un passo successivo.
9. In effetti un colle Torraymuni era stato venduto al Comune di Camerino da Fantefino di

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sto toponimo, ma se esso contiene un za complesso e tutt’altro che lineare.
suffisso -mon/-mun, questo sarebbe lo Questa operazione comporta l’elimi-
stesso che ha operato nella formazione nazione di tre particelle ascitizie che lo
del nostro Scjaramont. Di tale suffisso formano, talché la scomposizione del
ci occuperemo fra poco. nome è S + cjar + a + mon + t. Della
Il caso che abbiamo citato nulla prima particella, la S- iniziale ascitizia,
spiega ovviamente circa il nostro topo- abbiamo già parlato: non è un caso raro
nimo, ma lo abbiamo voluto proporre nel friulano e basti pensare per que-
come esempio di confronto di un nome sto a parole come scancelâ, sghirate,
omofono e omografo, che ha probabil- svualâ ecc., mentre fra i toponimi ci-
mente un’origine ben diversa da quella tiamo Scluse (it. Chiusa[forte]), Scjas
che viene storicamente e comunemen- (Casso), Scjarsò (Chiarsò), Sfleons (it.
te proposta. Fleons) ecc. La seconda è la -a-, voca-
le di appoggio, che unisce la base cjar
La spiegazione alternativa con il suffisso mon(t)11. Della terza, la
Passiamo finalmente a dare una spie- -t, parleremo fra poco.
gazione diversa al nostro toponimo. Siamo così riusciti a individuare i
La forma friulana del nome si al- due elementi principali del toponimo.
terna in modo incerto fra Zuc Schia- Il primo, cjar, è l’etimo e non pre-
ramont (P 1987b: 10, P - senta particolari difficoltà. Si tratta di
1987: 43, G 1995: 255), una base molto antica /
Zuc ‘Scjaramont (S B - ‘pietra’ (A 1935), che ha prodot-
2001: 461), Zuc ‘Schjaramont to voci passate poi attraverso il celtico
(C -S 2002: 78) e Scja’ e una di queste è kar ‘roccia pietra’, da
Ramont (B 1976: 215, 219), ma cui deriva Cjargne/Carnia12. Spiace
si tratta evidentemente solo di soluzio- dover ripetere come Biasutti non abbia
ni grafiche leggermente diverse l’una saputo porre a confronto il nostro topo-
dall’altra per rendere un’unica forma nimo con un altro da lui stesso citato:
orale.10 Questo non inficia dunque Scjars è infatti, a parte la S- prostetica,
quanto stiamo per esporre. identico al friulano Cjars ‘Carso’, for-
Per andare all’etimo è necessario ma plurale di *Cjar.13 Non è certo qui
fare innanzitutto un po’ di pulizia lin- il caso di parlare poi della palatalizza-
guistica in questo nome che è abbastan- zione ka- >cja-, problema ben cono-

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Rinaldo nel 1277 e questo dovrebbe essere sufficiente ad affermare la preesistenza di un
toponimo rispetto all’intitolazione di un castello a Raimondo, anche se è ancora discussa
l’identificazione di Terraimondo con Castelraimondo (C F 1975: 155).
10. La forma corretta nella grafia normalizzata è Çuc Scjaramont.
11. In italiano troviamo qualche esempio in parole composte come filmografia (film + grafia),
novilunio (nov/o/ + lunio), capitombolare (cap/o/ + tombolare) ecc.
12. La base è stata molto produttiva in toponomastica e citiamo solo i toponimi principa-
li, molto conosciuti nella nostra zona: Carso/Cjars, Carantania/Cjarantan, Carinzia/
Kärnten, Carniola, Carnuntum.
13. Per maggiori chiarimenti sul termine Carso si rimanda ad A 1937.

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sciuto e ampiamente risolto e al quale verso il basso’, ittita šaramna- ‘che
abbiamo già accennato poco sopra14. si trova sopra’, latino antemna ‘an-
Come si vede, l’etimo si adatta perfet- tenna di insetto’ (ante + mn + V), li-
tamente alla natura del luogo, come già tuano priem(e)nẽ ‘vestibolo, ingresso’
descritto nei brani che abbiamo ripor- (sostantivato da ‘che si trova prima’)
tato all’inizio. (S 2014: 84).16
Il secondo elemento è la termina- Tale suffisso si presta all’inserzio-
zione -mont, che è decisamente più ne di vocali eufoniche. Così nel greco
oscura. Anche qui dobbiamo fare subi- πρύμνη ‘poppa’ (<πρυμνός) e nell’itti-
to pulizia ed eliminare la -t finale, che ta šaraman (<šaramna-) (ibidem: 85)
rappresenta una soluzione paretimolo- ecc. Il suffisso ha operato sicuramen-
gica di un suffisso -mon, non compreso te anche nelle lingue celtiche (Z
dai parlanti, verso un ben più intelligi- 1853: 738-739).17 Nell’antico irlande-
bile -mont ‘monte’.15 se, ad esempio, ha agito per creare de-
Si tratta di un suffisso poco studia- verbali e denominali designanti profes-
to già presente nel protoindoeuropeo sioni, occupazioni e funzioni (R
nella forma *-mno, dove formava ag- 2002-2004).
gettivi locativi a partire da avverbi di Le realizzazioni toponimiche in
stato in luogo e di moto a luogo. Vedia- Friuli non mancano anche se quasi
mo qualche esempio: greco πρυμνός/ sempre il loro significato ci sfugge a
προυμνός ‘uscito fuori, comparso’, causa delle errate etimologie avanza-
sanscrito nimnà- ‘orientato, che va te in passato e di basi che hanno perso
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14. Secondo gli studi più significativi tale fenomeno è stato attivo fra il X e il XV secolo.
15. È un fenomeno abbastanza comprensibile e citiamo come esempi Tercimonte (frl. Ter-
cimònt, ma slov. Tarčmùn), monte Dimon (a.1420, poi a.1492 al plurale Dimons, inteso
evidentemente come *Di-monts, e che con facile paretimologia è stato trasformato in-
fine in Mons) a Piano d’Arta (B 2001: 215) e monte Pisimoni a Moggio, che in
documento ottocentesco era diventato Pisimont (dobbiamo molti di questi esempi e anche
alcuni dei successivi a un testo inedito di Maurizio Puntin, riguardante la toponomastica
del Canale della Meduna (P M ). Uscendo dal Friuli troviamo diversi Char-
mont in Francia e Svizzera, che derivano da un celtico *calma con suffisso -onem (A -
1976: 92), ma D -R 1983: 175 ne danno altra spiegazione. Questa
paronomasia, che assimila terminazioni di varia origine a monte, non si limita al mondo
romanzo, ma per influssi colti o popolari intacca anche nomi in aree di altra matrice
linguistica: die Tschintemunte, malga in Lesachtal, con nome influenzato dal friulano da
paretimologia (ma K 1956-1958: II,230 non è dello stesso avviso), Admund
(Carinzia) e Admont (Stiria) ecc.
16. Il dibattito sul processo formativo di nomi latini in -monium come suffisso indivisibile
o composto di -mon- + -ium è ancora aperto e le conclusioni di là da venire (R 2014:
112); lo stesso si può dire per sostantivi come autumnus o personali come Vertumnus, di
derivazione incerta, prima accettata e poi confutata come etrusca (S 2014: 81;
V 2008: ad vocem).
17. Citiamo qui un solo esempio, che ha contribuito a generare molti nomi locali nella nostra
regione. Si tratta della voce celtica onno (<omno), che ha valore idronimico, e nel friulano
è spesso troncata e ovviamente predilige i corsi d’acqua: Cjarzò, Cjarò, Clavenò, Grivò,
Malò, Margò ecc.; ma non sempre: Malon, Sfleons.

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sopra - Locandina
del convegno
tenutosi a Pieve
di Cadore il 25
maggio 2019
nel quale è stata
presentata la
relazione.
sotto - Particolare

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da secoli ogni funzione significativa: in quell’epoca, che dovrebbe essere
Tramonti, Enemonzo, Esemon, monte anche il termine ad quem, consideran-
Dimon, Tercimonte, monte Pisimon, do anche che il suffisso ha mutato di
monte Premon ecc. significato e funzione già nelle lingue
Possiamo quindi affermare che ci italiche, compreso il latino.
troviamo in presenza di un suffisso La versione italiana del nome, ossia
protoindoeuropeo a valenza locativa. Castelraimondo, è decisamente di for-
mazione più recente. Abbiamo citato la
Conclusioni forma Castri Raymundi, documentata
Le conclusioni sono ora facili da nel 1291, e sappiamo che il castrum
trarre. latino, nell’accezione di costruzione
Si tratta di un toponimo abbastan- eretta a difesa, è da far risalire a epoca
za complesso, con tre inserzioni, di tarda. Sottolineiamo anche che la for-
cui due eufoniche e ascitizie (S- e -a-) ma citata è sicuramente una traduzio-
e una paretimologica (-t). La parte re- ne dotta di un più recente castellum,
stante contiene la base ‘sasso, voce di introduzione altomedievale.
pietra’, ben descrittiva del promontorio Ci sembra evidente allora che la forma
che porta il nome che abbiamo esami- italiana Castelraimondo sia la tradu-
nato, unitamente a un suffisso formante zione paretimologica di Scjaramont,
di valore locativo (-mon). Ambedue realizzata in un periodo in cui la S- ini-
questi elementi, la base e il suffisso, ziale non era ancora stata introdotta e
sono molto antichi: il primo ha origini la palatalizzazione non si era ancora
preindoeuropee ma è poi penetrato in realizzata. La forma romanza di par-
quelle europee rimanendo attivo alme- tenza doveva pertanto essere qualcosa
no fino a epoca celtica; il secondo ha di simile a *Karamon(t). Dalle consi-
operato già in fase protoindoeuropea e derazioni appena effettuate deduciamo
ha cessato di essere produttivo in epo- che la forma italiana si è fissata fra gli
ca celto-latina. Essendo ambedue tali ultimi decenni del primo millennio e
elementi passati attraverso il celtico, l’anno 1291.
possiamo ragionevolmente supporre
che il nostro toponimo si sia formato

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