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Gianluca Soricelli

Bolli oschi su tegola dallarea del lago del Matese

I bolli su tegola oggetto di questa nota sono stati rinvenuti nel corso della campagna di scavo condotta nel 2011 sul sito sannitico-romano in loc. Capo di 1 Campo (Castello del Matese, CE) . Nonostante la documentazione di scavo sia ancora in fase di elaborazione si deciso di presentarli, sia pure in forma preliminare, per lindubbio valore documentario. Essi appartengono, infatti, ad una serie conosciuta e omogenea di tegole e coppi bollati, caratterizzati dalla presenza dellabbreviazione m.t. che in genere precede il nome di un personaggio nel quale, giusto lo scioglimento di m.t. in m(eddss) t(vtiks), da riconoscere un magistrato 2 eponimo ; discusso tra gli studiosi , tuttavia, lambito in cui costui avrebbe esercitato le sue funzioni: locale, secondo alcuni; esteso allintero gruppo pentro 3 secondo altri . La distribuzione topografica di questi prodotti - databili, al pi tardi,
Lo scavo, avviato nel 2010, rientra nelle attivit svolte in convenzione dallUniversit del Molise con la Soprintendenza Archeologica delle province di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta ed il Comune di Castello del Matese (CE), al fine di meglio comprendere le forme di occupazione e utilizzo in et antica di questo comparto matesino. Desidero ringraziare le Soprintendenti Archeologhe di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, dott.sse Maria Luisa Nava e Adele Campanelli, per aver concesso le necessarie autorizzazioni, ed il funzionario archeologo di zona, dott. Enrico Angelo Stanco, per il costante e pi che amichevole sostegno alla ricerca. Un sentito ringraziamento anche al sindaco, dott. Antonio Montone, e allAmministrazione Comunale di Castello del Matese per aver fortemente voluto e sostenuto lindagine a Capo di Campo. Sono altres grato alla dott.ssa Stefania Capini (Soprintendenza Archeologica del Molise) per avere consentito il confronto tra i bolli matesini e quelli dal santuario di Ercole di Campochiaro e per le utili indicazioni e consigli, e al prof. Felice Senatore per alcune osservazioni al testo. Infine, linquadramento topografico ed il rilievo strumentale delle strutture sono stati realizzati dal dott. Luigi Lombardi (Ares s.r.l.) a cui va la mia gratitudine. 2 Sulla struttura di questi bolli - che prevede normalmente la sigla m.t. preposta al nome, meno frequentemente posposta e, in un numero ancora pi ridotto di casi, interposta tra i nomi di due personaggi - vd. Capini 1978, pp. 433-435; Prosdocimi 1980, pp. 209-215; La Regina 1989, pp. 327328; Marchese 2002 (che inquadra il fenomeno della datazione dei manufatti attraverso lindicazione del magistrato eponimo nellambito dei contatti linguistici tra greco e osco). Prosdocimi 1980, in particolare, ipotizza che lindicazione della meddicia preceda il nome del magistrato quando prevale la funzione eponima, sia posposta quando prevale la funzione di esecutore dellopera (cfr. anche Marchese 2002) ma si vd. le obiezioni a riguardo di Capini 1985, pp. 247-248. 3 Lo scioglimento della sigla m.t. in m(eddss) t(vtiks) stata avanzata da Maiuri 1913, p. 483 nel pubblicare alcuni dei bolli laterizi della collezione Chiovitti di Bojano (esso, tuttavia, era suggerito gi in Mommsen 1850, p. 175, Taf. VIII.9, sia pure dubitativamente, per un altro bollo laterizio mutilo pure compreso in tale collezione; sui materiali laterizi oschi della collezione Chiovitti vd. De Benedittis 1978, pp. 410, 413-414, nn. 9-13, A9-A13, 417). Lipotesi che il meddss tvtiks dei bolli sia il magistrato supremo dei Pentri stata avanzata da A. La Regina (1989, pp. 304, 327-340, con proposta di ricostruzione dei fasti magistratuali) seguito da Gaggiotti 1991, pp. 41-42 che osserva la presenza a
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tra la met del II secolo a.C. e la guerra sociale - ad oggi documentati nella piana di Bojano (Bojano, Campochiaro, Colle dAnchise) e a Saepinum ha suggerito di localizzare questa officina pubblica a Bovianum o nel suo territorio. Per quanto riguarda, invece, il sito di Capo di Campo (fig. 1), esso si colloca allestremit sud-orientale della piana occupata dal lago del Matese, a circa m 1050 5 sul livello del mare, a ridosso di un tratturo che ricalca uno dei percorsi che in antico permettevano di scavalcare il massiccio matesino collegando la Campania al Sannio. Il sito infatti a ridosso della strada che, lasciata la piana alifana e raggiunto il passo di Pretemorto (attuale passo di Miralago), discendeva lungo il fianco settentrionale della Serra delle Giumente e, attraversata la piana lacustre, proseguiva lungo le pendici di Costa Catena fino al Pozzacchio; da l, oltrepassata la sella del Perrone, risaliva verso Marianelle, raggiungeva le Tre Torrette, passando sotto la fortificazio6 7 ne sannitica che la controllava , le girava intorno percorrendo Valle Uma , e poi 8 ridiscendeva, attraversando il santuario di Campochiaro , fino a raggiungere la 9 sottostante piana di Bojano ove incrociava il tratturo Pescasseroli - Candela .
Saepinum sia di bolli della serie m.t. che di bolli vicani con iscrizione osca sai da connettere ai bolli latini saepin, riferiti ad una successiva officina pubblica municipale; diversamente Letta 1994, pp. 388390 pensa a magistrati di Bovianum; vd. anche Dench 1995, p. 136 (che sottolinea la difficolt a scegliere tra le due opzioni) e Bispham 2007, p. 411; Stek 2009, p. 161 sembra invece accettare lipotesi di una meddicia estesa allintero gruppo pentro. La discussione sullambito di esercizio della carica di questi personaggi si inquadra nel pi ampio dibattito sulorganizzazione politico-costituzionale dei Sanniti per il quale si rimanda alla sintesi in Senatore 2006, pp. 13-24. 4 La Regina 1989, p. 361 ha proposto una datazione ca. 160-90 a.C. (essa, per, si fonda sostanzialmente sulla cronologia degli stemmi familiari ricostruiti dallo studioso); una datazione pi larga, III-II secolo a.C. invece avanzata da Capini 1978, p. 434; 1982, p. 44. 5 La piana lacustre ed i rilievi che la circondano presentano, ancora oggi, larghe superfici pascolive e abbondanti acque di superficie che le rendono particolarmente adatte alla monticazione estiva di ovini, bovini ed equini e tale deve essere stata la loro principale destinazione in antico, cfr. Salmon 1985, p. 72. In et medievale e moderna, i pascoli matesini erano pienamente integrati nel pi ampio sistema della transumanza orizzontale; il loro raccordo con il tratturo Pescasseroli-Candela, che attraversava la piana di Bojano immediatamente a ridosso del massiccio matesino, era assicurato da almeno 11 bracci tratturali (cfr. Riselli 2008, pp. 54-57) alcuni dei quali avevano in comune il segmento Capo di Campo - Pozzacchio, che attraversa larea dello scavo, il solo nellarea matesina a possedere una larghezza di ca. 55 m e, dunque, ad essere catalogato come Regio Tratturo. 6 Sulla quale De Benedittis 1977, pp. 12-13, tav. II; Capini 1982, pp. 12-14; Coarelli - La Regina 1993, pp. 208-209. 7 De Benedittis 1977, p. 12 ricorda come Valle Uma, posta immediatamente sotto la fortificazione delle Tre Torrette sia denominata sulle mappe catastali Via per Alife. 8 Sul santuario di Campochiaro, dedicato ad Ercole Aisernio (Capini 2000; cfr. Marchese 2011) e dipendente da Bovianum, vd. Capini 1982, pp. 19-54; 1984; 1991. 9 Il tratto Pretemorto - Serra delle Giumente, ancora oggi percorribile, descritto in Maiuri 1929, pp. 34-35 che lo segu per circa 2 km; la guida che lo accompagnava avrebbe assicurato che la strada era ancora percorribile e identificabile per pi lungo percorso sboccando e perdendosi nella mulattiera che conduceva a Guardiaregia e di l nel grande Regio Tratturo fra Boiano e la romana Sepino. Il tratto Capo di Campo - santuario di Campochiaro richiede circa 3h di cammino e si presenta di agevole percorrenza fino alla F. Francone, immediatamente dopo la fortificazione delle Tre Torrette (ringrazio per queste informazioni ling. Gregorio di Lullo, assiduo ed esperto frequentatore del massiccio del Matese).

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Fig. 1. Larea di Capo di Campo.

I bolli rinvenuti consentono, dunque, di collocare a Capo di Campo un edificio di carattere pubblico, quasi certamente un santuario, attivo nel corso del II secolo 10 a.C. Delle strutture pertinenti alledificio sannitico gli interventi di scavo sembrano avere restituito, al momento, solo un muro in grossi blocchi di calcare riutilizzato dal complesso edilizio che verso la fine del I secolo a.C. si installa sulledificio sannitico ormai, si pu presumere, defunzionalizzato e in stato di abbandono. I bolli provengono dagli strati di disfacimento e obliterazione di questo nuovo complesso per la cui realizzazione le tegole di copertura delledificio sannitico erano state riusate ritagliandole e ponendole in opera sia negli alzati (i nn. 2, 5 e 6 a giudicare dalla forma triangolare o trapezoidale) che nei pavimenti in opus figlinum (certamente il n. 4, che conserva ancora tracce della malta di cocciopesto 11 in cui erano allettati gli elementi fittili) .
10 Sulla funzione dei santuari nel mondo italico ed il loro rapporto con il contesto territoriale si vd. Stek 2009, pp. 53-77 che sottolinea la debolezza dei modelli interpretativi fin qui proposti per spiegarne la distribuzione e la necessit di una migliore conoscenza dei contesti insediativi in cui essi sono inseriti. Esemplificativa, per questo tipo di approccio, lindagine condotta sul santuario di S. Giovanni in Galdo (pp. 79-106), inizialmente inteso come santuario legato ai movimenti transumanti ma che oggi appare inserito allinterno di un habitat rurale pi o meno densamente occupato che ad esso faceva riferimento. Nel caso di Capo di Campo non possibile dire, al momento, se la struttura sorgesse isolata o fosse integrata in un pi articolato contesto insediativo; comunque da segnalare, ca. m. 100 a est dellarea di scavo, la presenza di una struttura quadrangolare, delineata in superficie da blocchi informi di calcare, associata a ceramica a vernice nera. 11 Labbandono di questo nuovo complesso edilizio, sorto verso la fine del I secolo a.C., sembra avere luogo nel corso del II secolo d.C., almeno a giudicare dalla ceramica. Una pi tarda occupazione, caratterizzata dalla realizzazione di nuove strutture edilizie, databile - su base numismatica - tra la fine del III secolo e gli inizi del IV secolo d.C.

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Largilla dei bolli di Capo di Campo risulta, almeno ad una analisi macroscopica, molto omogenea, mediamente dura, con buona macro-porosit (pori circolari o allungati e paralleli al piano di lavorazione) e caratterizzata da una tessitura bimodale: gli inclusi pi minuti (inferiori a mm 1) sono rappresentati da quarzi e feldspati; gli inclusi pi grossolani (superiori a mm 1) sono invece rappresentati da chamotte (abbondante, arrotondata, fino a mm 5), pomici e scorie vulcaniche (frequenti, sub-arrotondate), pirosseni (frequenti), ed ancora quarzi e feldspati (sporadici); a giudicare dal colore, tendenzialmente beige, con toni tendenti al 12 giallo (nn. 2 e 5) e al rossiccio (n. 6) presumibile una cottura intorno agli 850C. Sempre ad una analisi macroscopica, non si colgono differenze con le argille dei laterizi bollati di Campochiaro rendendo legittima lipotesi (da verificare in ogni 13 caso archeometricamente) della loro provenienza dalla medesima officina . I bolli sono tutti di forma rettangolare e sinistrorsi, ad eccezione del n. 2, destrorso. Nel presentarli sono stati ordinati collocando dapprima quelli che presentano lindicazione della meddicia preposta al nome del magistrato (nn.1-3 e, probabilmente, n. 4), seguiti dal bollo n. 5 in cui essa dovrebbe (o potrebbe) essere posposta. Il n. 6, del quale sopravvivono solo due lettere, stato inteso come sinistrorso pur non potendosi escludere la possibilit di un diverso orientamento; anche la sua appartenenza alla serie dei bolli pubblici possibile, considerata la provenienza degli altri materiali bollati, ma tuttaltro che certa: da considerare, a riguardo, laltezza delle sue lettere, sensibilmente maggiore rispetto a quelle degli altri esemplari qui presentati, che potrebbe consentirne laccostamento ad altri bolli rinvenuti a Campochiaro, sia tra i materiali del santuario di Ercole che in loc. Selva del Campo, non attribuibili alla serie pubblica ma intesi come contrassegni o 14 marchi di fabbrica . Per non appesantire le singole schede, sono stati sintetizzati nelle tabelle che seguono le dimensioni (espresse in centimetri) dei frammenti bollati, il colore delle 15 loro argille , le letture proposte per ciascun bollo e, ove possibile, il riferimento ai Sabellische Texte di H. Rix (2002):

Ringrazio per queste notazioni il dott. Celestino Grifa (DSGA, Universit del Sannio). In questo caso, il trasporto di tegole e coppi dalla piana di Bojano al lago pu essere avvenuto solo mediante carico su animali; si vedano a riguardo i calcoli forniti da Small 2005, p. 205. 14 Campochiaro, santuario di Ercole: Capini 1978, pp. 432, n. 59, G31, 440, tav. LXXXI; 1981, pp. 296, n. 4, 298, fig. 6; loc. Selva del Campo: De Benedittis 1978, pp. 416-418, n. 24, E1a-e, 430, tav. LXXVII. Si vd. anche Capini 1981, pp. 295, n. 1, 298, fig. 2 ove il bollo composto da tre lettere di dimensioni inferiori (1,6 cm) rispetto ai bolli precedenti. 15 Secondo le Munsell soil color charts.
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Fig. 2.

56 n. 1 2 3 4 5 6 n. 1 2 3 4 5 6 lungh. 9,9 16,2 8,2 10,1 22,5 12 largh. 6,1 13,5 4,7 7,9 12,5 11,7

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spess. 4 4 3,3 3,8 3,5 3,5

Mus 7.5YR 7/4 2.5YR 8/4 10 YR 8/3 10 YR 8/3 2.5YR 8/4 7.5YR 7/4 Rix 2002 tSa 10 tSa 21 / tSa 8 tSa 23 /

m(eddss) t(vtiks) l(vkis) kl(ppiis) l(vkies) m(eddss) t(vtiks) s(te)n(is) sta(s) mit(iles) [k( )] [m(eddss)] t(vtiks) hr( ) paapi(s) h[ ] m(eddss) t(vtiks) g(aavis) nim( ) h(eren)n(es) n(iumsis) pap(is) m(a)r( ) n(vies) [ ] [ ]f( ) (vies) (se destrorso: (vis) f[ ])

n. 1 (figg. 2-4): bollo rettangolare a lettere incavate alte ca. cm 1,6; linea di scrittura lunga cm 7,6. mtlkll Il bollo noto in diversi esemplari da Sepino, Campochiaro e Colle dAnchise . A giudicare dallapografo dellesemplare dal foro di Sepino, il bollo matesino sembra essere stato impresso dal medesimo punzone, come suggerisce, in particolare, lanomalia nella parte inferiore della ; tale anomalia presente anche sullesemplare da Colle dAnchise (come possibile ricavare dalla riproduzione fotografica) che, tuttavia, rispetto al bollo matesino, presenta completamente impressa la l di l(vkies); questultima, non completamente impressa, ritorna sullesemplare pi integro di Campochiaro. Se, come sembra, il punzone utilizzato stato sempre lo stesso e le differenze tra i diversi bolli ne segnano il progressivo usurarsi, il bollo matesino dovrebbe essere posteriore allesemplare di Colle dAnchise e pressoch contemporaneo agli esemplari dal foro di Sepino e da Campochiaro.
Sepino: La Regina 1966, pp. 269-270, n. 16, tav. VIII (scavi del Foro); Matteini Chiari 2004, p. 204, n. 408 (cinta muraria); Campochiaro: Capini 1978, pp. 422, n. 32, G4, 430, tav. LXXVIII; 1982, p. 49, n.66; Campo dAnchise: De Benedittis 1978, pp. 416-417, n. 22, D2, tav. LXXVI. Riguardo alla sua collocazione cronologica, ca. 160-100 a.C., vd. La Regina 1989, pp. 330, 339. Il gentilizio appare anche in area lucana, vd. Campanile 1994, pp. 563-564 e a Pompei usato probabilmente come prenome, cfr. Salomies 2008, p. 23.
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Fig. 3.

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n. 2 (figg. 2-3): bollo rettangolare; la linea di scrittura lunga cm 10; lettere incavate, impresse poco profondamente, alte cm 1,5/1,6. mtsnstamit[ ] Un bollo analogo documentato a Campochiaro da diversi esemplari frammentari, ricavati da almeno due differenti punzoni: per il primo di essi, possibile 18 ricostruire il testo m(eddss) t(vtiks) s(te)n(is) sta(s) mit(i)l(es) k( ). Il nostro bollo, per laltezza uniforme delle lettere, potrebbe provenire dal secondo punzone, rappresentato a Campochiaro da un esemplare mutilo dopo il gentilizio i cui caratteri, a giudicare dallapografo pubblicato, sembrano molto vicini a quelli del 19 bollo matesino . Se cos, questo secondo punzone sarebbe caratterizzato, oltre che dallaltezza uniforme delle lettere, anche dallabbreviazione del patronimico in mit piuttosto che, come nel primo punzone, in mitl. da sottolineare che a Campochiaro i laterizi con il bollo m(eddss) t(vtiks) s(te)n(is) sta(s) mit(i)l(es) k( ) sono tutti concentrati nellarea delle rovine del tempio suggerendo che con essi sia stato coperto ledificio templare la cui costruzione, in base ai rinvenimenti numismatici, stata collocata negli anni centrali del terzo quarto del II secolo a.C. e 20 che tale sia, dunque, anche la cronologia della meddicia del nostro personaggio .
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n. 3 (figg. 2-3): bollo rettangolare; la linea di scrittura si conserva per una lunghezza di cm 8; lettere incavate, solo parzialmente conservate per una altezza massima di cm 1,5. [m]thrpaapih[ ] Nonostante il cattivo stato di conservazione, il bollo sembra ricostruibile con relativa sicurezza: sono infatti ben leggibili prenome e gentilizio del personaggio, hr. paapi, seguiti dalla h iniziale del patronimico, assai consunta; lasta verticale allestrema sinistra pu essere invece identificata come t per t(vtiks). dunque
Capini 1978, pp. 423-424, n. 36, G8a-f, 430, tav. LXXVIII. Sugli Staii vd. La Regina 1989, pp. 334-338; Campanile 1994, pp. 560-562. 18 Lo scioglimento della sigla pronominale sn in s(te)n(is) avanzata in Capini 1978, p. 424 e accettata, sia pure con riserva, da Poccetti 1979, p. 65, n. 73 e da Salomies 2008, p. 35; Rix 2002, p. 145 lascia irrisolta. 19 Capini 1978, pp. 424, n. 36, G8e, 430. da rilevare, tuttavia, lassenza in questo esemplare del segno di interpunzione tra m e t, presente invece, almeno cos sembrerebbe, sullesemplare matesino; ci potrebbe tuttavia dipendere dalla qualit e da una maggiore usura del punzone. 20 Capini 1991, p. 118; La Regina 1989, p. 336, n. 9 (meddicia intorno al 130 a.C.).
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Fig. 4.

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possibile proporre la seguente lettura: [m(eddss)] t(vtiks) hr( ) paapi(s) h[ ] . Si tratta di un bollo finora inedito cos come inedita sembrerebbe labbreviazione del prenome, hr, la quale, se si esclude la possibilit di uno 22 scioglimento in herens (che solitamente si ritiene abbreviato hn) , potrebbe eventualmente sciogliersi in heriis, prenome certamente documentato in area 23 marrucina .

n. 4 (figg. 2-3): bollo rettangolare, visibile il margine inferiore del cartiglio; la linea di scrittura si conserva per una lunghezza di cm 5,6; lettere incavate (la sola integralmente conservata alta cm 1,5). [ ]nimhn Del bollo sono chiaramente leggibili solo le due lettere finali, hn, da sciogliere in h(eren)n(es). Delle lettere che precedono si conserva solo la parte terminale inferiore di almeno 5, forse 6, tratti verticali che, se correttamente intesi come nim, restituirebbero il gentilizio nim( ) e, dunque, la formula [ ] nim( ) h(eren)n(es), gi nota da un bollo ugualmente mutilo di Campochiaro, ma conosciuto dalle schede Chiovitti nella sua forma completa: m(eddss) t(vtiks) g(aavis) nim( ) 24 h(eren)n(es) .
21 Per lintegrazione del patronimico, considerata la h iniziale superstite, verrebbe da pensare allo stesso prenome del figlio, hr, pur non potendosi escludere altre soluzioni - hn (per il quale cfr. infra), he (cfr. Rix 2002, p. 139); sulla trasmissione del prenome da padre a figlio in ambiente osco vd. Lejeune 1976, pp. 48-50; Poli 2009, pp. 346-347. 22 Sul problema posto dallo scioglimento delle sigle prenominali osche vd. Lejeune 1976, pp. 98100. Sul prenome herens vd. Rix 2002, p. 139; Salomies 2008, p. 22. 23 Come gentilizio heriis (lat. Herius) documentato in area pentra (bollo su coppo da Campochiaro, Capini 1978, pp. 422-423, 430, n.33, G5, tav. LXVIII; vd. anche la defixio da Cuma Vetter 1953, p. 33-37, n. 5 C 7, ove compare un dekis hereiis dekkieis saipinaz), vd. La Regina 1989, p. 331. Come prenome certamente attestato in area marrucina: Herius, infatti, il prenome del nonno di C. Asinio Pollione, praetor Marrucinorum durante la Guerra Sociale (Liv. Per. 73) e tipico della famiglia, vd. Campanile 1994, p. 566. In qualit di prenome potrebbe ritornare in una iscrizione lapidea da Campochiaro, fortemente mutila ([ ]sinish[ ] / [ ][ ], cfr. Capini 1978, pp. 441-442, 446, n. 83, G55, tav. LXXXI; Antonini 1981, p. 320, n.11), per la quale stata avanzata lintegrazione [a]sinis h[eriis], intendendo h[eriis] come gentilizio, vd. La Regina 1989, p. 331; tuttavia, riconoscendo il gentilizio in Asinis (come tale documentato a Pompei, vd. Poccetti 1979, p. 89, n. 118; Antonini 1981, p. 320, n.11) il nome che segue dovrebbe essere necessariamente un patronimico ([a]sinis h[erieis]), vd. Campanile 1994, p. 566; per altre attestazioni del prenome in area sannita vd. Salomies 2008, p. 22. 24 Campochiaro: Capini 1978, pp. 425, n. 37, G9, 430, tav. LXXIX; schede Chiovitti: De Benedittis 1978, pp. 413, n. 9, A9, 417. Circa labbreviazione del gentilizio De Benedittis 1978 preferisce non suggerire scioglimenti, pur non escludendo la possibilit di ni(u)m(siis); questultima invece accolta da Capini 1978 che restituisce m(eddss) t(vtiks) g(aavis) ni(u)m(siis) h(eren)n(es); Poccetti 1979, pp. 57, n. 47 preferisce invece lo scioglimento nim(siis), cfr. anche La Regina 1989, p. 421. Rix 2002, p. 142 lascia irrisolto.

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n. 5 (figg. 2-3): bollo rettangolare, margini del cartiglio (alto cm 1,9) visibili inferiormente a sinistra e nellangolo in alto a destra; la linea di scrittura lunga cm 8; lettere incavate alte cm 1,1/1,2. npapmrnu[ ] La mancata geminazione della vocale del gentilizio presente anche in un altro bollo laterizio relativo ad un g(aavis) papi(s), documentato a Campochiaro e nel 25 territorio di Bojano . La frattura della u non consente di apprezzare la presenza o meno dellapicatura, tuttavia probabile considerato che, trattandosi verosimilmen26 te del prenome dellavo, non sembrano possibili scioglimenti diversi da n(vies) . 27 28 La lettura dovrebbe dunque essere: n(iumsis) pap(is) m(a)r( ) n(vies) [ ]. 29 Un n(iumsis) pap(is) m(a)r( ) ritorna su di un bollo mutilo da Colle dAnchise . Questultimo stato posto in relazione con un secondo bollo, ugualmente mutilo, da Campochiaro, ove del nome si conserva solo il patronimico m(a)r( ) seguito da 30 mt ; la derivazione di questi due bolli dal medesimo punzone sarebbe dimostrata dalla forma dei segni di interpunzione (triangolari con vertice in alto) e dalla sagoma delle lettere e consentirebbe di ricostruirlo nella forma n(iumsis) pap(is) m(a)r( ) m(eddss) t(vtiks) o, secondo una diversa lettura proposta da A. La 31 Regina, [m(eddss)]t(vtiks) n(iumsis) pap(is) m(a)r( ) m<i>t(iles) . Se, tuttavia, si confronta lesemplare di Colle dAnchise con lesemplare matesino risulta
25 Campochiaro: Capini 1982, p. 49, n. 66; Capini 1985, pp. 246-248, 249, n. 23, tav. XLVII, 23; territorio di Bojano: De Benedittis 1978, pp. 412, n. 4, A4, 417, tav. LXXVI. 26 Il prenome nvis (cfr. Rix 2002, pp. 142-143; Salomies 2008, p. 28), documentato per esteso a Venafro (Antonini 1981, pp. 317-318, n. 4); labbreviazione prenominale n( ) per n(vis) invece documentata ad Abella (Antonini 1992, pp. 334-336, n. 2), mentre appare abbreviato nella forma n()v(is) a Pietrabbondante (Vetter 1953, pp. 109-110, n. 150) e cos, forse, graffito sul fondo di una patera a vernice nera da S. Giovanni in Galdo (vd. Di Niro 1978, p. 447, n. 94, M4). 27 Labbreviazione prenominale n( ) ricorre con una certa frequenza (cfr. Rix 2002, p. 142; Salomies 2008, pp. 28-29); per i bolli ove compaiono membri della famiglia dei Papii (sulla quale La Regina 1989, pp. 332-333; 1991) lo scioglimento in n(iumsis) risulterebbe giustificato dalle numerose occorrenze familiari del prenome niumsis (lat. Numerius, vd. CIL I2, 1757 da Pietrabbondante; RE, XVIII, c. 1078, Papius, n. 13). 28 Si preferito non sciogliere labbreviazione prenominale mr( ), largamente diffusa (cfr. Rix 2002, p. 141), perch sebbene sia generalmente intesa come maras [e dunque da sciogliere in m(a)r(aheis)], non da escludere la possibilit che possa essere utilizzata anche per marahis [e dunque da sciogliere in m(a)r(ahieis)], anche se per questultimo sembrerebbe usata di preferenza la forma mh, vd. Salomies 2008, pp. 25-26; cfr. anche Poccetti 1985, p. 241. 29 De Benedittis 1978, pp. 416-417, n. 21, D1, tav. LXXVI. 30 Capini 1978, pp. 429-430, n. 48, G20; De Benedittis 1983, p. 312, tav. XLV, 1. 31 De Benedittis 1983, p. 312; La Regina 1989, p. 333; 1991, p. 151 secondo cui, accolta come buona la lettura di De Benedittis 1978 che vedeva lasta di una t prima del prenome, il titolo di funzione avrebbe preceduto il nome del magistrato.

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pressoch certa la loro derivazione dal medesimo punzone, corrispondendo sia la grafia delle lettere che la peculiare forma stretta e allungata dei segni di interpunzione, in particolare di quello che separa il gentilizio dal patronimico. Ci permette di escludere le ipotesi di una lettura unitaria dei succitati bolli da Colle dAnchise e 32 Campochiaro ed anche lesistenza di un meddss tvtiks N. Papis Mr. Mit. n. 6 (figg. 2-3): bollo rettangolare, ben visibili i margini del cartiglio (alto cm 4); linea di scrittura conservata per una lunghezza di cm 3; lettere incavate alte cm 2,2/2,3. [ ]f Del bollo si conservano le due lettere finali, separate da un segno di interpunzione. Se anche questultimo bollo potesse essere assegnato allofficina di Bojano, la seconda lettera potrebbe restituire labbreviazione di un prenome, da 33 sciogliere nel caso in (vies) pur non potendosi escludere altre soluzioni ; per la f che precede, sempre nelleventualit che il nome del personaggio fosse espresso con una formula onomastica quadrimembre e che possa dunque trattarsi del 34 patronimico, si potrebbe pensare ad [p]f(alles) . Nel caso in cui, invece, lorientamento fosse destrorso, si potrebbe pensare ad un gentilizio iniziante con f, 35 ad es. il fafl[ ] che compare su un bollo da Campochiaro e, dunque, ad una lettura del tipo (vis) f[ ].

Questi bolli, dunque, permettono di migliorare alcune letture precedentemente proposte e di aggiungere almeno un nuovo nome allelenco dei magistrati finora noti dai laterizi dellofficina pubblica di Bojano, arricchendo, in particolare, la conoscenza genealogica della famiglia dei Papii, qui rappresentata dal finora
La Regina 1989, p. 333, n. 4; 1991, pp. 150-151, n. 8. Labbreviazione prenominale ( ) ricorre con una certa frequenza (cfr. Rix 2002, p. 143; Salomies 2008, p. 30) sia in area pentra (bolli da Campochiaro e dal territorio di Bojano in Capini 1978, pp. 429-431, nn. 49, G21 e 50, G22, tav. LXXX; 1981, pp. 296,n. 2, 298,fig. 4; De Benedittis 1978, p. 414, n. 12, A12; Capini 1981, pp. 296, n.2, 298, fig. 4) che a Pompei (Antonini 1985, p. 274, n. 16, tav. LVII, 18); vd. anche Vetter 1953, p. 118, n. 178 (luogo di rinvenimento ignoto). Per i bolli di Campochiaro e dellarea di Bojano, da riferire a personaggi della famiglia degli Staii (cfr. La Regina 1989, pp. 334-338), lo scioglimento in (vis) risulterebbe giustificato dallimpiego presso costoro del prenome vis (lat. Ovius, vd. I.Dlos, nn. 1732, 1734); questo, in ogni caso, risulterebbe abbreviato in area pentra anche nella forma v(is) (Campochiaro: Capini 1978, pp. 422-423, 439, n. 33, G5, tav. LXVIII; 1979, p. 368, n. 32), bene attestata anche altrove, cfr. Salomies 2008, p. 30. 34 Per pf(als) cfr. Vetter 1953, pp. 51-52, n. 16, da Pompei. Sulla diffusione del nome cfr. Rix 2002, p. 143; Salomies 2008, p. 29. 35 Capini 1979, pp. 368-369, n. 33; per altri gentilizi in f vd. Rix 2002, p. 139.
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ignoto hr( ) paapi(s) h[] (n. 3) e da n(iumsis) pap(is) m(a)r( ) n(vies) (n. 5), personaggio gi noto ma del quale adesso possibile precisare lascendenza. Di un certo interesse appare anche il dato topografico che possibile ricavare dal rinvenimento di Capo di Campo: come noto, si ritiene che dopo le guerre sannitiche Roma abbia acquisito il controllo dellalta e della media valle del Volturno e, in particolare, delle citt gi pentre di Aesernia (colonia latina nel 263 36 a.C.), Venafrum e Allifae . Del territorio di questultima, confinante con Bovianum e Saepinum, non conosciamo i precisi limiti territoriali in et sannitica: una possibile ricostruzione di questi ultimi stata suggerita partendo dal presupposto che i confini della diocesi ecclesiastica alifana, noti attraverso una bolla del 985 d.C., abbiano ricalcato i limiti amministrativi della colonia triumvirale e che questi ultimi abbiano coinciso con quelli del territorio controllato dalla Allifae sannitica; di conseguenza, poich il confine settentrionale della diocesi risulta costituito dai rilievi che chiudono a nord il massiccio matesino e che culminano nel M. Miletto (m 2050 s.l.m; da sud a nord: M. Moschiaturo / M. Mutria / Gallinola / M. Miletto / M. Marzone / M. Caruso), tale si considerato essere anche il confine settentrionale della Allifae sannitica che, pertanto, avrebbe avuto il controllo della conca lacustre 37 matesina posta a sud di questa catena . I bolli di Capo di Campo sembrano indicare, invece, che la conca lacustre dipendesse ancora nel II secolo a.C. dai Sanniti Pentri 38 e, molto probabilmente proprio da Bovianum (e ci a prescindere dalla funzione
36 Salmon 1985, pp. 287-288, 304 ritiene che il controllo di questa area sia stato acquisito da Roma in due tempi: nel 290 a.C. sarebbero state acquisite le citt, e tra esse Venafrum, a sud del Volturno (che avrebbe costituito il nuovo confine tra Romani e Sanniti Pentri), nel 268 a.C. anche Allifae, divenuta praefectura, ed Aesernia. Sullo statuto giuridico di Allifae tra la fine delle guerre sannitiche e la deduzione della colonia (triumvirale secondo Lib. Col. I, p. 231, 3-4 Lachmann, ma non da tutti gli studiosi accettata come tale, cfr. Miele 2007, pp. 191-192 con bibl. prec.) le posizioni sono diverse: fermo restando il suo inserimento nel sistema delle praefecturae (Fest., p. 262 Lindsay), secondo Humbert 1978, pp. 245-247, lacquisizione di Allifae da parte di Roma, nel 268 a.C., avrebbe comportato per la citt sannita la sua municipalizzazione, con la concessione della civitas sine suffragio ma la perdita delle competenze giurisdizionali, ora assolte da un praefectus iure dicundo inviato da Roma; Bispham 2007, p. 466, ritiene certo lottenimento dello statuto municipale nel 54 a.C. sulla base di Cic., Planc. 22, e non esclude che ci possa essere avvenuto prima della guerra sociale; Laffi 2001, pp. 118-119, 125 annovera Allifae tra quelle comunit che non avrebbero mai conosciuto una municipalizzazione intermedia. Diversamente, Stanco 2010, pp. 143-147, avanza lipotesi che la citt possa aver mantenuto una sua autonomia fino alla guerra sociale e solo allindomani sia divenuta praefectura. Sulla discussa localizzazione della Allifae precoloniale vd. Miele 2007, p. 186 e la recente proposta, sulla base di un attento esame della documentazione archeologica disponibile, avanzata da Stanco 2010, pp. 147-150. 37 Caiazza 1990, pp. 25-29; 1997, pp. 34-39, tav. XI. 38 I limiti del territorio della Bovianum romana sono ricostruiti da De Benedittis 1977, pp. 29-30, fig. 5; il limite con il territorio di Saepinum viene fatto correre lungo una linea, da sud a nord, che da il Palumbaro (poco a est del M. Mutria), passa per il passo di Vinchiaturo e raggiunge il M. La Rocca. Per la fase sannitica (p. 9) viene suggerito, sulla base della distribuzione dei bolli laterizi della serie pubblica, presenti anche Saepinum (vd. supra il bollo n. 1), che il territorio controllato da Bovianum dovesse allargarsi oltre i limiti dellalta valle del Biferno.

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locale o nazionale dei meddices i cui nomi ricorrono sui bolli della serie pubblica), posta immediatamente alle sue spalle e ad essa direttamente collegata da un tracciato che ancora oggi parte da Civita di Bojano, raggiunge la sorgente di Capo dAcqua, attraversa la valle dellEsule (dove segnalato il rinvenimento di 39 ceramica di IV-II/I secolo a.C.) e da qui scende nella piana lacustre . Ci comporta che il confine tra Allifae e Bovianum (e, dunque, tra i territori controllati da Roma e i Sanniti Pentri), nel III-II secolo a.C., debba essere spostato verso sud, quanto meno lungo la pi bassa linea di rilievi (con quote comunque comprese tra m 1100 e 1600 s.l.m.) che cinge sul lato meridionale la conca del lago del Matese. Dei Sanniti Pentri, e in particolare di Bovianum, era dunque lo sfruttamento delle risorse naturali ed il controllo delle attivit economiche gravitanti sulla conca del lago del Matese.

39 La ceramica rinvenuta allEsule mi stata segnalata dalling. Gregorio Di Lullo che ringrazio per linformazione. Per i tracciati tratturali che collegano la piana lacustre a Bojano e al suo territorio vd. Riselli 2008, pp. 55-56.

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