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ATHENAEUM

Studi di Letteratura e Storia d eli' Antichit


pubblicati sotto gli auspici dell'Universit di Pavia
---<E>---
VOLUME OTTANTACINQUESIMO
1997
FASCICOlO l
A.t\1MINISTRAZIONE DI ATHENIEUM
UNIVERSIT PAVIA
COMO . EDIZIONI NEW PRESS 1997

LA REGIONE VESUVIANA DOPO L'ERUZIONE DEL 79 d.C.
L'immagine solitamente proposta dell'area vesuviana nei decenni successivi
all'eruzione del 79 d.C. quella di un territorio che, sconvolto dall'evento vulca-
nico, avrebbe stentato a riprendersi fino agli inizi del III secolo; un deserto privo
di vegetazione, arido, scarsamente popolato (
1
). A suo supporto sono invocati -
in termini pi o meno espliciti - da un lato il silenzio delle fonti letterarie circa
una ripresa dell'area e la ricostruzione dei centri urbani sepolti dalla pioggia piro-
clastica, dall'altro la documentazione archeologica, secondo cui solo a partire dalla
fine del II/inizi III secolo avrebbe inizio una lenta e sporadica rtoccupazione del
territorio (l). Tali argomenti sono stati spesso utilizzati l'uno a supporto dell'altro
nonostante il loro diverso valore documentario. Per quanto riguarda la documen-
tazione archeologica legittimo chiedersi se il quadro d'insieme non sia viziato
dal limitato interesse nutrito dalla ricerca - concentrata, piuttosto, sullo scavo
degli abitati urbani e rurali sepolti dall'eruzione - per i livelli archeologici poste-
riori al 79 d.C. Le fonti letterarie, dal canto loro, condensano l'attenzione sulla
sorte dei centri urbani e, per quanto ci informino di interventi stabiliti da Tito a
favore della citt disastrate, nulla ci dicono sugli ambiti di tali interventi, n sul
modo in cui essi furono resi operativi. Se si esclude la posizione isolata del Soglia-
no (e ripresa dalla Cerulli Irelli), sostenitore di una di Pompei ad opera
dei euratom inviati dall'imperatore ('), si ritiene in genere - pur con diverse sfu-
mature -che i funzionari imperiali, abbandonata l'idea di ricostruire Pompei ed
Ercolano, si siano limitati a sistemare i superstiti nelle citt vicine, provvedendo
per queste ultime al restauro dei monumenti danneggiati dalla catastrofe ma senza
operare interventi sul territorio; non sarebbe stato estraneo a tale scelta l'inci-
piente stato di crisi dell'agricoltura italica; in et adrianea, in un territorio ancora
sconvolto dall'evento vulcanico, si sarebbe provveduto a ripristinare la viabilit
tra Neapo/is, Nuceria e Stabiae per favorire i collegamenti diretti tra questi centri;
solo verso la fine del II/inizi III secolo avrebbe avuto inizio una lenta rioccupazio-
(l) Il quodro che ne da, ad esempio, il Novi (188,, p. 1), molto diverso da quanro sosrenuro in
anni rcccnri, ad esempio, da Alagi (1971, p. IO), Widcmann (1990, p 230), Pappolardo (U Pappolardo,
oOppidum rumulo in ucciso loco ... on Scnnt di n um1111ilt '" mtmon di Bt11tlo ltllt , Nopoli 1994,
p. IlO)
(2) V d ad esempio Alqr 1971, p IO a proposiro di Mare Aurei, Ad Jt tpsum, IV,8 e] P. D<scou
dres, Diti somt Pompti411s rrtum lo thttr ctty 11/t" tht nup/1011 of M t VtJIItuJ '" AD 79.' i11 tht
Houst o/tht colourrd Cpit./s, in AA VV. , Etcof.,o 17JB-19BB 2JO """' dt ricnr11 rchtolottc (Roma
1993), pp.169-170 a proposiro di Plur., Mor. l98E
(l) Cfr Soaliano 19.,, pp <48)<484, Hl, a proposuo dr Fior 1,11,,-6 (suUa cui dorvazion da
Plin., NH , III,,, 606', 70, vd. E. Salomon< Gagoro, u rom11110 lt&un 11tll'qtitomt dt Floro, in Stll-
dt 111 0110rr di Am111do Buurdi, V, Milano 1984, pp '9 60L
- 140-
ne del territorio, documentata da pochi nuclei di sepolture e da sporadici edi-
fici (') .
Come si cercher di mostrare, pur nei limiti imposti dalla documentaziOne
letteraria e archeologica, sembrano sussistere elementi sufficienti per proporre una
diversa ricostruzione del processo di recupero dell'area vesuviana all'indomani del-
l'eruzione pliniana, sia per quanto riguarda l'attivit svolta dai magistrati inviati
da Tito, di cui sembra possibile rivalutare per alcune aree la natura e l'entit degli
anterventi, sia in relazione al processo di rioccupazione del territorio, per il quale
sembra possibile ipotizzare una ripresa gi nei primi decenni del II secolo.
Il quadro offerto dalle fonti letterarie circa i catastrofici effetti dell'eruzione
sul territorio vesuviano , inutile dirlo, confermato e integrato dalla documentazio-
ne archeologica. L'aspetto dei luoghi mut profondamente('): flerculaneum, Pom-
peii, 5tabiae e l'habitat rurale circostante scomparvero (
6
) mentre i centri urbani pi
prossimi al Vesuvio subirono gravi danni, prodotti sia dalla caduta delle ceneri che
dalle scosse sismiche che avevano accompagnato l'eruzione; su una vasta area com-
presa tra il territorio neapolitano e la piana a sud di Salerno (1) furono sepolti gli
insediamenti agricoli e le infrastrutture - rete viaria, trame catastali, ecc ... - che
ne avevano permesso e guidato lo sviluppo (
1
). Le conseguenze della pioggia piro-
clastica furono avvertite fino a Paestum, dove lo scavo di uno dei decumani della
(') Cfr., in sul ropporto tra la mancare ricostruzione ciul c crisi
e..:onomiCa dcll'aaricoltora italica avrebbe spinto, piullosto, ad invatirc in artt in
espansione! Ro>tovzcv 1933, p. 2}2 c Widcmann 1990. Diversamente F. Ston11 Oflomiu di
Rom ntrc. 2 (firenze 1980), p. 2}9 secondo cui non vi fu oltre forse a motivi di sicu-
rezza, dovcuc occorrere del tempo prima che l'arca potesse essere nuovamente messa a colturo (ma cfr ,/rw,
n t 26) c non pcrch le potenzialit economiche dcUa Campania fossero dimnwtc. Quanti altri si sono occu-
pati del problema accettano, talora combinandole, ora l'una, oro l'altra due soluzioni ..
(') Tac . Anfl .. JV,67,2 a proposito del aolfo di Napoli, pulchnrimum sinum mons
fcimr /ocr
(6) Mart. IV,44; Stat . Srlv. V, l, 20, .208; Val Flacc. AtJ 111, 208-209; IV, '07,09, 686-
688
(l) Cfr . Mart . V,44; Stat. Srlu. IV,4, 81-84; V,},104-106 (a proposito d Nupo/u); Plin. Ep.,
Vl,20,18
(l) Arca napoletana: Arr:Molo&i e urb.uu. (CommissanltO Straordinario dd Governo
per ti comune di Napoli, Notiziario, 12, 1987) pp. 60-64; S. CaJCclla, LI vr//4 rustu: di Po,tiUi fNpoli), te-
s di laurea, a a 1989/90, Uruversit La Sapienza, Roma. Versante settentrionale del Vesuvio: ifl/rw, nt.
H Territorio di M.A Scatozu, Vilk tm'itorio m:ot.Mu, .Cronache Ercolanesi U
pp. 1H 16, , Territorio di Pomp6i e valle del Suno: Day 19}2; A. Casale A. Bianco, Co,tributo l-
l. topo,,..f dd suburbio pompr.,o, in Pomp6 79, suppl . a ..Antqu.,. U (1979), pp. 27,6; S De Caro, LI
"'"" ru1tic in lcclt (Roma 1994); M. ConticeUo de' Spqnolis,l/ rrtrow111mtc di
locltt. Ponti di Suftt 14 vi atr-urb.,, Pompri-S.mo, .RSP 3 (1989), pp. 41-,2; EMI, Ville
Scfti, RSP, (1991), pp.67-88, EMI , 1994. Tnrrtorro di Subilli!: Pilln trw S11kmo e Pussu"' M. Rom-
ro - F Ctfclli, LI vi/14 ro"'"'"' dt S. onrrlo S.kmo, ..Apollo 7 (1991), pp. 2}-38 (villa rustica disuuna
cWl'cruzione dd 79 con tracce di Gasparri 199,,

- 141 -
strigatto che strutturava la piana a nord deUa citt - probabilmente risalente alla
deduzione della colonia latina del 273 a.C - ha mostrato che esso era fiancheg-
giato da due canali ostruiti dai prodotti piroclastic1 del 79 d.C. e non pi ripristi -
nati(').
Per soccorrere le citt campane, Tito nomin due magistrati straordinari, i
curatores restituendae Campaniae; le spese per la ricostruzione furono sostenute in-
tegralmente dall'imperatore che dot i due curatores di un fondo finanziario ali -
mentato dalla sua cassa personale e al quale devolse anche i beni di quanti, senza
aver lasciato eredi, erano stati vittime della catastrofe vesuviana (sicch deve im-
maginarsi che tra le prime misure intraprese dai curatores vi sia stato un censimen-
to delle vittime e delle loro propriet) (
10
), evidentemente avocati al fiscus imperia-
le in quanto bona vacantia (
11
); l'anno successivo lo stesso imperatore era in Cam-
pania ad ispezionare i luoghi. La politica a favore dell'area vesuviana deve aver
costituito uno dei punti cardini della politica di provvidenze sociali svolta da Ti-
to (
12
); non a caso, l'accento posto da Diane Cassio sul suo rifiuto ad utilizzare i
fondi messi a sua disposizione da privati cittadini, citt e sovrani alleati, ritorna
nel luogo svetoniano relativo alla ricostruzione dei quartieri e dei monumenti
('l Gaspam 199,, p 1,4, circa i daMJ arrecati dalla pioggia ptrocllsbca allo Hmtrofl d foce Selr ,
P. Zancani Montuoro, U. Zanoui Bianco, Hmttofl 114 Fou tkl l (Roma 1946), p 37 e (cfr G
Greco, Lo Htraiolf 114 /oci! d1l Si!k, in F. Zevi [a cura), Pantum [Napli 1990), p nJ
(IO) Suct. Ttl. 8,4; Cus.Dio LXVI.24,}-4 trattato, di propriet ste al -
l'esterno dell'area devastata daU'cruzione (rosi anche Leno1r 1989, p. 98); la presenza di Tito in Camparua
sqnalata da Dione Cassio (LXVI,24,1) che lo ricorda assente da Roma in occasione dell ' incendio
di quell'anno appunto impeanato a visillrc i luoghi investiti dalla catastrofe vesuviana, L Pareti ,
Stonll dr Rom tkl mo..Jo TOfflllfiO, v Da a DIO (69-251 d C.J. Torino 1960, pp 10}-104, cfr
A. Gancui, L'i"'prro d. Tibmo &li Attton"'' (Bolo1na 1960), p. 271.
(Il) L'esprnsione di Svetonio bo,. .. quorum non ccslilbllflt ricorre su un'iscrizione da Volu-
bilis (IAN/41. 448, suUa da ultimo Lenou 1989) e dcs11na una cateaora di beni ben definita dai gun-
sti ddl' ctl tardo repubblicana (dr. Cic., pro Qu"'ct., 19 60: '"' nofl ccstllbrtl, indicati ncUe fonti aur
diche a partire dal II d.C. come bo,. IJ<IfltII (vd. ,/,.., nt . 62) Per quanto riguarda i bon devoluti ai eu
Ed. Cuq, l..n uu:cnstom tks citoyms I'Offllllfll /un Pii' SOUJ k tk J'a
prh rflscrrpboflt tk Volubilis, JS 1917, pp 491-492 ritiene che il Senato, in perfetto accordo con l'im-
peratore, abbia nnWIClato al diritto di rivendicare all'"""""' p.R. successioru vacanti, che ad esso spet-
tavano in bue aUa lcaisJazione caducarta, fornire all'imperatore i mezzi finanziari necessari ai due cura-
Iom; Garzetti 1960, p. 271, come i bo,. oppmsorum lmpieaati da Tito, rientrando ne1 cadrtco, sa-
rebbero all'.,.,.,, p.R. .; divcrs1mente, Soraci 1982, p. 4}2 Tito abbia statuito, contro
disposizioni della In lulill Ppill caducaria, la nnuncia del fiJCo a tali Tuttavia, l'accento posto
le fonti, quanto riauarda sia le in favore dd!' area vesuviana che in favore di Roma
all'indomani ddl'inccndo ddl'80, suUa volont di Tito di far fronte alle da attingendo ai
fondi e senza pesare sun.,.,.,, sugerirebbc che proprio medi1nte l'avocazione (c non la rinun
eia) dci bo,. c.duu al fisco Tito abbia avuto la possibilitl d sviluppare la sua polnica di 11u11 1
dei sulisttau.
(Il) Sulla politiCI di di Tito, vd , Soraci 1982, pp. 4}0-4H.
-142-
pubblici dt Roma distrutti dall'incendio dell'SO, ricostruzione che Tito, urbis m-
undio nihi/ publtu ns periisst testatus, volle ugualmente sostenere impiegando so-
lo i propri mezzi (
11
).
Come accennato, le fonti tacciono circa l'attivit svolta dai curatores, con il
cui intervento, tuttavia, sono poste in relazione una serie di iscrizioni, databili tra
l'BO e 1'82 d.C, rinvenute a Napoli, Nola, Nocera, Sorrento e Salerno (
14
), nelle
quali si ricorda il restauro di monumenti pubblici cittadini danneggiati a terrae
motib11s, ovvero dai fenomeni tellurici che avevano accompagnato 'l'eruzione seb-
bene non siano escluse eventuali allusioni ai danni provocati dai terremoti che
avevano colpito l'arca tra il 62 e il 79 d.C. (l')
La descrizione che a breve distanza di tempo dall'evento vulcanico alcuni
autori - soprattutto Marziale e Stazo - offrono della regione, ricordando il
precedente rigoglio delle citt distrutte, rende perfettamente conto dell'aspetto
desolato che essa aveva assunto e della minaccia ancora incombente del Vesu-
vio

Lo stesso Stazo, tuttavia, nota come la vita nelle altre citt campane stes-
se riprendendo i suoi ritmi normali alludendo, in tale contesto, a Stabias ... rena-
(IJ) Suet , Tit, 8,4; cfr. rn/r nt . '8
(14) Nopol. CIL X, 1481; Nolo: P.J. Snonell, N"""' rmw.mmh dtucrruollttll Noi., Atti Accod.
Pontananll>, 21 (1972), pp. J86-J87; Nocero: W. Johonnowsky, T- tifO/Id. llll'iJcmiOII<' IIIIC<'rrll "WIH
11/ mtlluro d .. ltoJtro, in T ""'bkmmls d.. lnrr, lrwpltOIII uolcIIU,IIn <'l Ul<' U. hom"'n Ulll ltl c.,,,_,; ... ,,;.
"" (Nopol 1986), pp. 91-9J, pL UX; Sorrento; Not .Sc. 1901, p. J6J; SILicrno. G. Poci, Tito S.kmo,
in Ept&ra/tll Acl<'l du colloqut m mbnot" d.. Atttlio (CoU EFR, 143, 1991), pp. 691-704; vd. do ul-
timo Guadogno 1995
(Il) Cosi Burnand 1984, pp. l H -In (che: non cschxlc lo possibilitl di un sismo in ctl vcsposianeo .
anteriore .Uo mct del 76 d.C. suUo base di CJL X. l406 e AE 1979, 170); Guidoboni 1989, pp. 142 e
60J (suU'iscrizione nopoletano cfr. anche P. Anhus, Arrh.-oiotJ <' lrrrrmoti Npoli, in Guidoboni 1989,
p. 502); Guodagno 1995 (che pensa ai donni di un terremoto occorso neUo primo metl dqli anni 70, non
pi tardi del 76 d C.). Sul terremoto dd 62 d.C., Sen. Nt QIUinl VI, I,I -J, Tac A1111 XV,22,2; vd. per la
sua datuione GO. Onoro lo, u ulil d<'llnrrmoto dt Pomptt: J 62 d Cr., RAL., s. VIU, v. IV,
1949 pp . 644 661; per sii dfcui economici c soctlli} Andrcau, Hulot" U, smmn "' hislot" ko11omiq11<' .
u tTrmbkmtnt d .. u Pomph, 62 P f. C., .Annalcs ESC, 28 (197J), pp. J69-J95; per ali upcnl si-
smologici (intcnsirl c arca interessata) G. Luonao - M. Moancua, Noc.-r: t.,llmsticb.. fisteb.. tkl """tono,
in Nucnu Al/111..,., <'il suo tnritorio. V.lltl /onu::tollt Loncob.rrli, l (Nocera Inferiore 1994), pp. 28-29,
la. l c Marturano Rinaldis 1995. Suet . Nno, 20,3 e Tac., An11. XV,H,1 ricordano una scossa sismica
che avrebbe causato alcuni danni 1 Nopoli nd 64 d. C , mentre Plin , Ep. VI,20,J dice che: le scosse: teUuri -
chc che avevano preceduto fJ" muos tli<'s l'eruztonc, non avevano provocato spavento abituali in
Camponia. L'ipotesi di un secondo terremoto che avrebbe colpito l'arca vesuviana neaJi anni 70 su t a ne-
ah ultimi anni avanzata suUa base deUa documentazione epiaralica (cfr. supr11) e archcoloaica (vd. i diversi
conmbuti raccolti in AA.VV. 199,), e troverebbe conforto nei modelli acofisici che per lo fase pre-79 pre-
vedono una intensa auivul sismica di cui l terremoto del 62 d.C. avrebbe costituito la manifestazione pi
violenta ma certamente non l'unico (vd. Marturano-Rinaldis, 1995, p. l H).
(l) Mart . Sm. Stlu. IV,4, 7880 sembra .Uudcre al persistere di fenomeni vulcanici ancora
negli anni intorno al 90 d.C.
-143-
tas (
11
). Gli autori posteriori non aggiungono nulla di nuovo a quanto detto dai
pnmi, soffermandosi sulla scomparsa di Pompei ed Ercolano, sepolte da ceneri e
fango, e sulle cause dell'eruzione- interpretata come punizione divina- piutto-
sto che sulla storia successiva dei luoghi (1
1
). Di Plutarco stata evidenziata la di -
pendenza dai versi, in cui si allude all'eruzione del Vesuvio, scritti immediatamen-
te dopo la catastrofe (l') da un anonimo sibillista di origine giudea che in essa vede-
va una delle calamit prodotte dall'ira divina per punire la distruzione di Gerusa-
lemme (
20
), e sullo stesso filone interpretativo si pone Terrulliano, che accomuna la
sorte di Pompei a quella di Sodoma e Gomorra (2
1
) . Dal canto suo Marco Aurelio,
il primo a menzionare esplicitamente la fine di Ercolano e Pompei, ricorda la scom-
parsa delle due cittl nell'ambito di una riflessione pi ampia sulla caducit delle
cose (2
2
). Ci che soprattutto conta osservare come nessuno di questi autori offra
o sia interessato ad offrire una descrizione geografica dei luoghi all'indomani
dell'eruzione e come le loro notazioni a riguardo siano necessariamente vaghe se
non del tutto inesistenti.
Appunto per questo motivo appare di particolare interesse la descrizione del -
l'ambiente vesuviano offerta da Dione Cassio poco pi di un secolo dopo l'eruzio-
ne pliniana. Il racconto di quest'ultima preceduto da un'accurata descrizione del
vulcano cosl come doveva apparire negli anni in cui scrive lo storico (
2
'), le cui pa-
role fanno pensare ad ua conoscenza diretta dei luoghi, del tutto verosimile consi-
derato che costui, buon conoscitore della Campania, era proprietario di una villa a
Capua, ove era solito ritirarsi per dedicarsi ai suoi studi (2
4
) e che qui soggiornava
nel 203 d.C., quando vi furono nuove manifestazioni vulcaniche (
2
'). Secondo la
descrizione dionea sulle pendici del vulcano vi erano alberi e vigneti, segno dunque
non solo della ormai avvenuta ricostituzione del manto arboreo ma anche della pie-
na ripresa delle attivit agricole. L'estendersi dei vigneti fino alle pendici del vul-
cano suggerisce, peraltro, un pi o meno completo e precoce recupero delle superfi-
(11) Stat . Silu. IV,4,84-81; 111,5,104
(Il) Cfr. Solimcno Cipriano 1982; Luui 1989.
(l') Onsc. Sibyl. IV, 1J0-1J6; suUa data dcUa composizione Soaliano 1891/93, pp .. l 71-176; cfr Lusi
1989, pp. 2Jl-2J2.
(20) Soalino 1891/93, p. 177; cfr. Solimcno Cipriano 1982, pp. 272-27J; Luisi 1989, pp, 2H-2H.
(2t) Tcrt., ApoL
(U) Muc.Awd., AJ 1<' ipsu,, IV,48.
(ll) Cus.Dio LXVI, 21-22,1 (descrizione del Vesuvio); 22,2-2J (eruzione)
(24) Cus.Dio LXXVI) . Anche a proposito di Baia - altra localit campana - lo stonco fa precedere al
ncconto ddl'attivitl edilizia di Aarippa una descrizione dei luos}U buata su conoscenze probabilmente au-
toptiche (Cus.Dio XLVD1,51,1-2).
(U) Cus.Dio LXXVI,2; suU'cruzionc vd. M Rost. R. Santacroce, ul Somflllf-Vtsuuio prt
c .. l'<'rll:t:IOM ul 16) l: uli ltnllilf4fiti .. UlllciiiiO/or.Jct, in T ""'bkmmll "" lrrrt, buptionJ
uit Ut hommntUIII ltf U,.II.IUII/IfiU (Napoli 1986), p. 26,
-144-
ci agricole, necessariamente anteriore agli anni in cui scrive D10ne, ed una popo
!azione rurale numericamente rilevante.
Ci in evidente contrasto con l'immagine di un territorio sostanzialmente
spopolato e pressocch spoglio ancora alla fine del II - inizi III secolo; a riguar- '
do, tuttavia, deve osservarsi che, almeno da un punto di vista ..ambientale, non
vi sarebbero stati impedimenti perch, passato un breve lasso di tempo, si fosse
proceduto ad una nuova messa a coltura delle aree sepolte dall'eruzione. E' gi
stata notata, in tempi recenti, la rapidit con cui si forma lo strato di humus al
di sopra dei livelli piroclastici (
26
) e, d'altra parte, era ben noto in antico che i
suoli vulcanici erano particolarmente produttivi e che i danni causati ai raccolti
dai prodotti piroclastici erano, in un certo senso, bilanciati dalla accresciuta fer-
tilit dei suoli negli anni successivi (
17
). Per quanto riguarda il Vesuvio, ci det
to chiaramente agli inizi del VI secolo da Cassiodoro che, nel descrivere gli ef-
fetti prodotti sui territori circostanti dalle sue eruzioni, sottolinea la fertilit del-
le ceneri vulcaniche e il veloce ricostituirsi del manto vegetale (
21
) . li contesto di
queste osservazioni particolarmente significativo: si tratta di una lettera, scritta
quando Cassiodoro era il palatii di Teodorico, con la quale veniva accol-
ta la richiesta di remissione delle imposte avanzata da e Nola, i cui ter-
ritori erano stati devastati da un eruzione del Vesuvio, e si invitavano le autorit
locali ad una esatta verifica dei danni affinch gli sgravi concessi fossero propor
zionati alle perdite subite. Quale che sia l'esatta cronologia dell'evento vulcanico
- 505 o 512 d.C. f
1
') -,esso fece seguito ad un'eruzione, quella del 472 d.C.,
che, a giudicare dalle fonti letterarie, produsse larga impressione per la sua vio-
(26) Cerulli IreUi 1976, p. 293; dr. Day 1932, p. l99 e nt. 190 che sulla base di Stot ., Siitl .
IV.4,7980 ritiene che bostarono 16 onni lo vqetozione potesse riprendere (diversomente Widc
mann 1990, p. 224).
(21) Clr . V,4,8 C 247 e VI,2,} , C Procop . Bti/Gotb , Il .4,29.
(I l) Cassiod, Vnt lV,,O <M G H., AA. XII , p. 137): Vomit/omiiJt Il pumicr, w/mi
ks /,.mu1, lfUM lieti J1utum {utnffl .Ju1tiont 11CtI<Jt, ;,. wrior /ttu1 1urup1<J vrmr,.. mox proJuc.,l ti
,.,,.. ttkrii<Jtt tfU.t TJ-Mio nlt W1,.,tnfll ,
(lt) Secondo il Chronico" Prcb.lt (M G H, AA, IX, p. }}0, 1Mb .,.,.11 ,0,, H2) vi urebbero state
due eruzioni dd Vesuvio ogli inizi del VI secolo, l'uno nel 'O' (deUo cui tuttovio, si dubito per lo
coincidenza cronologica inizi del mese di novembre con la precedente eruzione del 472, dr. Colucci
Pescatore 1986, p. 1}7), l'altro nel '12. La lfUtrtur p.kllii di Cassiodoro si doto in genere tra il '07 c il
H l <in questo caso st nferirebbe necessariamente .D'eruzione dd ,0,), pur non escludendosi che posso
essere rimasto in carico per buona pllte del '12, in tempo per aver scritto lo lettera in questione, vd. J . R ..
Martindale, Prosopovpby o/ the uw R.o"'"" Emp1rr, Combridae 1980, pp. 26, 269 (cfr. anche pp. 4H
4'6 riauardo Fl. Anicio Fowto !Uiuore Nigro, destinatario deUa lettere di Cassiodoro, PPO in ltal.io cer
tamente tra il m e gli inizi dd '12, pur non escludendosi che possa essere stato in carico ancoro nel lu
alio dello neuo anno l: vd., do ultimi, per una dota onteriore al '07/" l Colucci Pescotore 1986, p. 137;
per il H 2 propende Renna 1992, p 6' .
- 145 -
lenza {'
0
) e - come mostrano i dati geologici e archeologici - dov colpire pe
santemente le aree limitrofe e soprattutto quelle site a nord e a nord-est del vulca-
no("), le stesse colpite dall'eruzione a cui si riferisce la lettera di Cassiodoro. Per
quanto la descrizione cassiodorea dell'attivit vulcanica del Vesuvio possa essere
letteraria ('
2
), le notazioni relative alla rapida ripresa della vegetazione suggeri-
scono una precisa conoscenza dell'evoluzione de Il' ambiente vesuviano all' indomam
di fenomeni vulcanici evidentemente fondata su quanto era stato osservato all'in:
domani delle precedenti eruzioni.
La documentazione archeologica, ancorch limitata, sembra comprovare il
quadroambientale presentato da Cassio Dione. La ricostituzione del manto arbo-
reo, sottintesa dallo storico quando parla della vegetazione che copre le pendici del
Vesuvio, potrebbe trovare conferma in una piccola ara marmorea rinvenuta net
pressi di alcuni ambienti costruiti dopo il 79 d.C. sui resti di una grande villa di-
strutta dall'eruzione pliniana in localit Sora a Torre del Greco; essa reca un'iscn-
zione, datata verso la fine del II o nel III secolo, in cui si parla di un lucus lovt, un
bosco in relazione ad un culto connesso ai fenomeni vulcanici (ll). Anche altri rin-
venimenti recenti fanno fede della relativa rapidit con cui i territori devastati dal -
l'eruzione vennero rioccupati. Particolarmente significativo, per questo aspetto, si
rivela il sito di via Lepanto a Pompei, ove stato portato alla luce un complesso co-
struito sulle ceneri del 79 d.C., sfruttando in parte le strutture di on edificio ante
riore sepolto dall'eruzione (H); diversamente da quanto deve lamentarsi per scoper
(lO) MarceUinw Comes, Cbronicon, M G H., AA. XI, 90, sub nno 472; cfr Alfono 1924, pp. 12 17
e Renna 1992, p. 124, nt . l
(li) Depositi piroclastici posti in rdaztone con l'eruzione dd 472 d.C. sono stati riconosciuti, nell'a
reo vesuviano, 1 Torre Annunziata (M. Paaano, LA Il romana di contnula Sor T o'" Jtl Grrco, oCrona
che Ercolanesi, 21 (1991), pp. l49 186), Pompei (De Carolis 1989), a Scafati (M. Conticdlo de' Spagna
lis, OsrnwttOfltlMik fu di lcunt ullt nHiicbt Ji Sc.f.tl, suburbro ontni<Jk dr rqptllllt dal/d
m;uo"' tkl 79 J.C., in AA.VV. 199,, pp. 100 102), a Sont'Anostasio (A. Parmo, A. Gifuni, Pnmt mda&lm
1M ,.,.. fltcropoli ;, u;. RownN S..n1'An1111<J1ut, tn 1 Conutcno Jn Gruppi
MmJion.lt (P,..,. Sannii<J, 2121 pnlt 1986), !sernio 1988, pp. 1H173); depoSiti onaloghi sono presenti nd
nolano (V. Sampoolo, Dttli tchtoloflci t /momtnt uulcniCt ntll'ru noiiiM Noi<J prtilmiMrr, in Trrmblt
mtnl1 tk ttrrt, lrupliofl1 uolcttniquts ti Ult tks hommn ,u,, t. U.mp.n" .,.ltqut (Nopoli 1986), pp. 116 e 118,
nt. 28; E. La Foraia, lAuro Ji No/4 LA ut/14 roman, in W. Johannowsky tllil, Le ville romane dell 'et m
periale, [Napoli 1986), p. 94), ad Atripalda (Abtllinum, Colucci Pescatore 1986; M. Colucci Pescatore, M.
FuieUo Sarno, Anforr J. AbtllinMm, tn AA.VV., Ampbort1 romamn ti hutoirr iconomiqMt. Due alfr dt rr
chtrchn (CoU cole Fran. Rome, 114, Roma 1989), pp. 633-634); suaJi aspetti vulconologici deU'eruzione
vdt M. Rosi, R. Santacroce, Tht A.D. 472 .Polltn nup11on uo/c,olofiCIII ntl 1b11
poorly ltnoW1f, plifiIVftypt tutnl 111 Vnuurur, in M.F. Shendan, F. Bubieri (cdd.), Explorwt Volcttnum, J
Volcanol . Geotherm .. Res , 17 (198}), pp. 249271.
{J2) Cfr. Aliano 1924, p. 18.
(ll) Paaano 1993.
(H) De Cuolis 1989.
-146-
te analoghe avvenute in passato nell'area vesuviana, di difficile inquadramento
cronologico in assenza di sufficienti dati di scavo, le strutrure di via Lepanto pos-
sono essere collocate al pi tardi intorno alla met del II secolo, come suggeriscono
le forme della sigillata chiara A presenti (''). Con questa precoce rioccupazione del-
l'area potrebbe essere ugualmente posto in relazione un piccolo gruppo di sepoltu-
re, alla cappuccina e in anfora, rinvenute a Scafati e per le quali, la presenza di una
moneta di Domiziano, offre come possibile termznus post quem gli inizi del II seco-
lo('').
La situazione di via Lepanto trova paralleli nell'area di Ponticelli (Napoli) do-
ve in anm recenti stata scavata una villa rustica, associata ad una non estesa ne-
cropoh Si tratta di un impianto di almeno 2000 mq. costruito sui prodotti pirocla-
stici del 79 d.C. e distante solo poche decine di metri da una pi antica villa rusti-
ca- diversamente orientata- sepolta dall'eruzione pliniana. La ceramica presen-
te nelle fosse di fondazione permette di datare la costruzione dell'impianto in et
adrianea (
17
).
Anche a est di Ponticelli, lungo le pendici del Vesuvio tra S. Anastasia e Som-
ma Vesuviana, ricerche di superficie hanno permesso di individuare una serie di si-
ti certamente posteriori all'eruzione pliniana e occupati, a giudicare dalla ceramica
raccolta, tra la met del II ed il V-VI secolo(") mentre a S. Sebastiano al Vesuvio,
lo scavo di una estes villa rustica sepolta dall'eruzione del 79 d.C., ha permesso in
passato di individuare una serie di strutture costruite sopra i materiali eruttivi (") .
La precoce rioccupazione delle aree investite dall'eruzione del 79 d C. in
rapporto con una ripresa delle attivit agricole, come testimoniano gli impianti per
la trasformazione dei prodotti annessi ai complessi citati. La villa di Ponticelli era
provvista, infatti, di strutture per la lavorazione dei prodotti agricoli e lo stesso
sembra valere per il complesso di via Lepanto. La ripresa della viticoltura sembra
trovare conferma oltre che nel torchio sistemato in uno dei nuovi ambienti del
complesso di S. Sebastiano, in alcuni recenti rinvenimenti di anfore vinarie che le
analisi delle argille permettono di riferi&e all'area vesuviana: A Saint-Romain-en-
Gal (Rhone), un largo gruppo di anfore Dr. 2/4, di provenienza italica, stato rin-
venuto in contesti di fine II-III secolo; l'analisi delle argille ha mostrato che una
parte di queste anfore (groupe C) proverrebbe dall'area vesuviana; in tale gruppo
(Il) La cc"amica scavo di via Lepanto corso di studio da dd dott . E. Carolis
lo Sulle evidenze ad una roccupazionc dcU'arca vesuviana dopo l'crurione del 79 d.C.,
vd. Soaliano 191'; lrclli 19n.
(16) ConticeUo de' Spagnolis 199<4, p. 4' c nt.8L
(l'l) Cfr Archtolcc4 t INJ/o,Qiolft llrNif, (cit . a nt . 8), pp . 61-66
(li) Rinarazto per l'informazione l dott . D. Russo che mi ha anche mostrato i materiali ccnrnic roe
cohi in
(l'J lrelli 196,
-147-
rientrano due frammenti con tituli, l'uno recante l'indicazione Sur{rentinum -vi-
num), l'altro la data consolare del 124 d.C. (
40
) Ad un diverso tipo di contenitore
anforico, derivato dalle Dr. 2/4, sono riferibili i frammenti rinvenuti a Roma, a
Ostia, a Neuss e in Britannia in contesti di II-III; le analisi petrologiche suggeri-
scono che questo tipo di contenitore venne prodotto in almeno 4 zone dell'area tir
renica, una delle quali, per la presenza di inclusi caratteristici, identificabile con
l'area vesuviana

In entrambi i casi, sembrerebbe ricavarsi che i vigneti distrut-


ti dall'eruzione furono ricostituiti relativamente presto e che l'area vesuviana ri-
prese ad esportare vino, sia pure in quantit ridotte rispetto al passato.
Agli inizi del Il secolo, come accennato, risale anche la normalizzazione delle
comunicazioni viarie. Una serie di miliari databili agli anni 120/121 d.C. documen
tano il rifacimento della rete stradale che serviva l'area vesuviana; rinvenuti a Na-
poli, Castellammare di Stabia e Angri (
42
), sono relativi alle strade che dovevano
collegare Neapolis con Nuceria e quest'ultima con Stabiae. Nel caso della Nuceria-
Stabias, possibile che l'operazione adrianea sia stata preceduta da un primo par-
ziale recupero del percorso, con la rimozione dei depositi vulcanici dalla sede stra-
dale e la costruzione ai lati, dove necessario, di muri di contenimento (
41
); se cosl
fosse, il successivo intervento adrianeo, piuttosto che prevedere la rimozione delle
ceneri dal piano stradale e la sua costruzione ex novo dove lo scavo poteva risultare
poco conveniente (
44
), potrebbe essere consistito in restauri al percorso o, meglio,
nel sostanziale rifacimento della sede stradale ad una quota superiore, ricalcando,
pi o meno fedelmente, il traaciato anteriore (
4
'). La Neapolis-Nuuri4, invece, deve
essere stata necessariamente realizzata ex nova almeno nd tratto sigillato dalla
spessa colata di fango che aveva sepolto Ercolano. Finalizzato alla ripresa di comu-
nicazioni dirette tra i tre centri (
46
), il ripristino della rete viaria favoriva indubbia-
mente anche il reinsediamento nell'area, facilitando i collegamenti tra i centri ur-
bani e l'habitat rurale.
(40) A. Dcsb1t, H. S1vay Gucrnz, Now Jur t. Jlco11W7U J'-mphom DrtsJtl 2/4 i14/iqllts, 14rtlivn,
S.ilftRom-irt-mGI(Rb61ft), H (1990), pp. 20l2U.
(41) P. Arthur, D. Willioms, Ctmp.11,.,. wmt, Rom1111 Bn1411f, _,J tht Thirtl cmfllry A.D., Jour. Ro
man Arch.o' (1992), pp.
(42) Napoli: CIL CasteUammarc di St1bio: CIL X.69}9; Anari: Varone 196,/84.
(O) F. Di Capua, Scopntt - J AlftolfiO Ab.lu 1111110 t. uill AJ.U.M, oRSPo l (1934/
19m, pp. 11211l; Minicro 198}, p. 361; 1988, p.244, n "; p.26,,
(44) 196,/84, p 68.
(4l) ll lecito dei miliari sembra sottintendere lo realizzazione deUo sede laddove, in
caso di restauro o ripristino del tracciato ci si dovrebbe attendere piuttosto l'espressione crefecit o resti-
tuito. Varone 196,/84, pp. 6162 lfecit nel che solo olloro, o oltre 40 anni daU'cruzionc il
tracciato sarebbe st1to riportato oli luce. La sovnpposizione olia strada in uso ol momento dell'eruzione di
un secondo piano stradale, del quale pcrb chiaro se fosse 11 meno seanolato presso la chiesa
di S. Chiara a Inferiore, cfr Varone 196,/84, p.67 con bibl.
(46) Miniuo 1988,
-148 -
Per quanto riguarda quest'ultimo, sembra possibile attribuire al periodo suc-
cessivo al 79 d.C. alcune delle centuriazioni individuate nelle aree pi direttamen-
te colpite dall'eruzione.
Tra Pompei e Nocera sono riconoscibili le tracce di due centuriazioni che
hanno strutturato, in momenti diversi, il paesaggio agrario della regione e che an-
cora oggi influenzano largamente l'organizzazione del parcellare rurale: uNuctria
l, i cui resti pi evidenti sono visibili tra Nocera (a est) e S. Marzano/Angri (a
ovest)

II, ben pi marcata nel territorio ed estesa dalla linea di co-


sta fino alle pendici dei monti Lattari (
41
) . Di ess ancora discussa la cronologia
cosl come sono ancora da analizzare nel dettaglio la morfologia interna e i rappor-
ti reciproci. Considerato che lo spessore dei prodotti piroclastici depositatosi sul
piano di campagna del 79 d.C. avrebbe oscillato intorno ai 6 m. nell'area circo-
stante Pompei e intorno ai 3/4 m. ca. nell'agro nocerino, da escludere che all'in-
domani dell'eruzione la precedente organizzazione agraria fosse chiaramente leg-
gibile; ci significa che quanto osserviamo oggi nelle campagne della valle del Sar-
no il risultato, quanto meno, di un intervento di ripristino delle divisioru agra-
rie, sia stato esso operato dalle autorit cittadine o dal governo centrale. Se nel
caso di Nuuria, per la sopravvivenza del centro urbano, una tale operazione pote-
va, oltre che essere necessaria, risultare facilitata dall'utilizzo della documentazio-
ne catastale verosimilmente depositata negli archivi cittadini (
49
), non pu dirsi lo
stesso per Pompei. E' peraltro poco credibile che le autorit incaricate dell'inter-
vento abbiano potuto o voluto- ripristinare la precedente divisione agraria dell'a-
gro pompeiano ove le radicali trasformazioni subite dal territorio - si pensi alle
modifiche imposte al regime delle acque e all'avanzamento della linea di costa ('
0
)
- avranno certamente richiesto e determinato una nuova e diversa organizzazio-
ne delle campagne. Ci significa che almeno per le cui tracce sono
particolarmente evidenti soprattutto nell'area circostante Pompei, deve escludersi
la possibilit che si tratti di un sistema catastale anteriore all'eruzione pliniana;
anche l'ipotesi che sia un sistema catastale connesso con la colonia dedotta a Nu-
ctria nel 57 d.C., ripristinato all'indomani dell'evento vulcanico ed esteso fino a
(47) Su Nucm. l (2"N, modulo di 710m) vd. Castaanoli 1956, p. Hl, Esposito 1985, pp. 2l82l9;
1994, p. ll7 Chouquer ttlii 1987, pp. 2122ll, Ha. 76; 228.
Su Nucm Il modulo di 708 m) vd. Castaanoli 1956; Esposito 1985, pp. 2l924J;
1994, p. 117; Chouquer tt11/ii 1987, pp. 213214, Ha . 77; 230-23 l.
(4t) Oocwnentazione che doveva nsere 1111a auornata circa venri anni prima, in occasione deUa
deduzione di veterani ricordata da Tac., An11., Xlli ,H .2.
(:IO) CL Livadie t1 Iii, EIIDIMtiollt f!OMorfolorJc, ntokttoniu t IIU/canic tklt. pi.M costitrt1 tk/ fiu
;,, S.mo (C.,.ni.) m rrt.Vont ali Uttlitlltfmtr tk/ 79 d.C., PACTo 25 (1990),
pp. 237256; E. Furnari, NuOCit contnb11ti ll'idmtfsctiont tk/ ltorlt 11ntico di Pompri, NtiiJIOis. Ttmi pro-
&ettuli (Soprintendenza Archcoloaica di Pompei, Monografie, 7), Roma 1995, v . 2, pp. 221-266
r.

- 149 -
comprendere anche il territorio prima appartenente a Pompei ("), appare poco
credibile.
Differente il caso di 1. Il sistema certamente anteriore all'eru-
zione (H) e da questa risulta essere stato parzialmente cancellato. Lo scavo recente
di due limites, sepolti dai prodotti piroclastici e non pi riattivati, che ben si inte-
grerebbero nella trama della centuriazione, mostra come quest'ultima si estendesse
verso Pompei oltre i limiti accertati a suo tempo dal Castagnoli, fino a raggiungere,
verosimilmente, il corso del Sarno (H) . La sopravvivenza di Nuuria l nel paesag-
gio agrario attuale suggerisce una sua parziale riattivazione dopo l'eruzione del 79
d.C., probabilmente limitata prevalentemente, a giudicare dalle tracce superstiti,
al territorio immediatamente a nord e a ovest di Nocera e funzionale ad un primo
recupero degli spazi agricoli; ci potrebbe essere confermato dal rinvenimento di
un breve tratto stradale, realizzato sulle ceneri del 79 d.C. al di sopra del
nus della centuriazione del quale ricalca il tracciato e l'orientamento, allo sco-
po evidentemente di ripristinarne la funzionalit. Per le sue finalit, l'operazione
deve aver avuto luogo negli anni immediatamente successivi all'eruzione e potreb-
be rientrare nell'ambito degli interventi realizzati dai curatores Campa-
a favore di gi documentati dall'iscrizione relativa al restauro del tea-
tro.
Il confronto tra la diversa estensione dei due sistemi mostra le differenti fina-
lit cui essi rispondevano. Nuceria Il, con il suo ampio sviluppo, sembra manife-
stare l'intenzione di procedere ad una ristrutturazione integrale della valle del Sar-
no e, soprattutto, della fascia pi prossima alla costa, volta evidentemente ad un
completo recupero delle aree colpite dall'eruzione del 79 d.C. Tale operazione
agrimensoria costituiva un atto giuridico-amministrativo necessario nel momento
in cui si fosse inteso procedere alla riorganizzazione fondiaria del territorio. Neces-
sariamente posteriore al parziale ripristino di Nuceria 1, questa nuova centuria-
zione deve essere stata realizzata nei primi decenni del II secolo, per regolare il
l" l Cosi Esposito 1985, pp. 241-243; 1994, p. ll7; cfr. Chouquer tl11lii 1987, p. 2J l .
(H) Porrebbe rssere in rappo"o la deduzione coloniale di etl augustea (Lb. Col. l, 235-236 La,
cosi Chouquer d li 1987, p. 228; Esposito 1994, p. ll7) o, in alternativa, con la deduzione neroniana (tu-
pr, nt 49)
(H) ConticeUo de' Spasnolis 1994, pp. H , 65 e 74, fig. 47 c 60, tav. l, nn. JS, 4): entrambi orienta
ti N-5, il primo, in loc. Basni, lar1o ca. 4 m. e borduo lunso il lato occidentale da cipreul, stato ripo"llo
alla luce per una lunahezu di ca. 11 m.; il secondo, ad Ansri , loc. Pontoni Il, larso ca. J m. scoperto
per ca. H m.; tta loro puaUeli, distano ca. 1400 m. Circa l'estensione deUa centuriazione (15 centurie nel
senso ibid., p. 74. Considerata la distanza ua i due: lilffiltf pari pressappoco 1 due centurie e la
posizione in cui essi verrebbero a cadere aU'interno della centuriazione, non sarebbe forse da esc.luderc la
possibilitl che nel suo ripristino dopo l'eruzione, pur conservandosi il modulo di base oriainario e l'allinea
mento del sistema sul medesimo asse, si sia prodotto uno spostamento del urrlifln
(H) ConticeUo de' Spagnolis 1994, p. H, fig. 45-46, tav. l, n. 36.
-150 -
processo di rioccupazione del territorio, processo documentato, per quegli anni,
dagli insediamenti che si sviluppano nel territorio di Pompei; poich analoghe in-
tenzioni paiono alla base del rifacimento adrianeo della rete stradale, possibile
che le due operazioni siano state contemporanee.
Una datazione posteriore al 79 d.C. potrebbe forse essere proposta anche per
la centuriazione che si estende tra Napoli, il Vesuvio e Taverna Nova:
lis (") . La cronologia suggerita per questo sistema catastale - et augustea - s1
fonda sostanzialmente sulla identit di modulo e di orientamento con un secondo
sistema catastale, I. ("), che si estende immediatamente a nord di
senza per risultare integrabile con quest'ultimo all'interno della stessa
griglia. Le tracce pi evidenti si conservano lungo la fascia pedemontana del Vesu-
vio, ove in passato sono state scavate diverse ville rustiche sepolte dall'eruzione
del 79 d.C. e al cui interno ricade l'area occupata dalle due ville di Ponticelli (H).
Lo spessore dei depositi piroclastici lungo tutta questa fascia induce a credere che,
qualora risalga all'et augustea, la centuriazione sia stata ripristinata all'indomani
dell'eruzione o, in alternativa, che sia stata realizzata dopo il 79 d.C.; in entrambi
i casi lo scopo sar stato quello di promuovere la ripresa dell' area che gi nella pri-
ma met dd II secolo occupata da nuovi insediamenti rurali.
I dati fin qui esposti, per quanto limitati, sembrano tuttavia sufficienti per
considerare iniziato ben prima della fine del II/inizi III secolo il processo di rioccu-
pazione dei territori sconvolti dall'eruzione pliniana e, soprattutto, gi completato
nella prima met del n secolo il ripristino delle infrastrutture - centuriazioni,
strade - necessarie per la ripresa delle attivit agricole e lo sviluppo di un nuovo
insediamento rurale. Questo processo di recupero deve essersi articolato in due fa-
si: all'indomani dell'eruzione, i nominati da Tito avviano la ricostruzione
dei monumenti pubblici nelle citt campane danneggiate dal cataclisma; tale attivi-
t riflessa nei versi di Stazio, scritti nell' 88 d.C., in cui si allude alla ripresa di
e alla vita delle altre citt campane che riprende il suo scorrere normale. La
loro azione, tuttavia, non deve essersi limitata al restauro di pochi monumenti ur-
t"l Chouqucr d.tH 19117, pp 207-2011, fia. 70; 226-227.
("l Chouqucrttlii 19117, pp. 207, 6a. 70; 226-227
(Hl Ponticdli: ,,,., nt. l . San Giovanni a Tcduccio: Alli tkl XVlll Collvtf.IIO Ji Sllllli swtr. M&1f
Grrci4 (Taranto 1979), p.2611 . Sanr ' Anauasia: M. DeUa Conc, 5dlll4 AMslui4, oNot .Sc . 19)2, pp. JOS-
)09; A. Parma, ro-M,,[ krriiOrio Ji 5. AMsJ,., l Collvtf.IIO tki ArciHolot)ci tltlld
nU., PouYoli l'-20 priill!'IO (Roma 191111, pp. 1H-10; R. D' Avino - A. Puma, Uu vll ro""'""
i11 locdiiiJ c,,. 0/w/t. S...t'M.ui4Si4, Il" Colllltf.1lo tkl Grvppi rch,ofocics Jdr. c.mp,,,., N.JJ./ons 24
2J ,mll l91l (Sant' Anuruia, s.d.l, pp. 9-H . Pollena Trocchia: M. Della Corre, Trocch"' CNpoli). Scopm'
Ji .,hchi MI krrilorio tkl C01flllll,, oNot.Sc . 192,, p . ... , , Id., Pollena Trocchia c,tr. UiffllM,
pmso l ,..,u,; Ji IlM vii/d rvslsU, oNor.Sc. 19)2, pp. J ll Jl4. S Seburiano al Vesuvio: Ccrulli lrdli 196';
Somma Vesuviana: M. Della Corte, So,_ Vna111i.M, Nor.Sc . 19)2, pp. l09Jll .
-151-
bani ("), ma da credere che uno dei compiti loro affidati - forse il principale .-
sia stato il recupero delle campagne, per permettere una ripresa della produzione
agricola. Nell' ambito di questi interventi deve probabilmente inquadrarsi un pri-
mo riassetto del territorio nocerino, con la parziale riattivazione della preesistente
divisione agraria (Nuceria l ) e l' eventuale ripristino della centuriazione che orga-
nizzava la fascia pedemontana del Vesuvio a sud-est di Napoli, eventualmente da
connettere con la notizia del coloniarum di assegnazioni fondiarie effettuate
da Tito nel territorio di ('').
Analoghi interventi devono immaginarsi anche per i territori degli altri centri
urbani - Nola, Sakrnum - colpiti dall'eruzione. E' probabile che ai
si debba anche un primo parziale ripristino della rete stradale e che la ri-
nascita di sia stata accompagnata dalla riapertura della strada che la colle-
gava con Nuceria, evidentemente in funzione del nuovo ruolo di scalo marittimo
del territorio nocerino assunto da Stabiae dopo la scomparsa del porto di Pom-
(60). Le difficolt, certamente notevoli, incontrate dai funzionari imperiali a ri-
comporre il quadro del precedente assetto immobiliare e fondiario, potrebbero es-
sere state all'origine della decisione di non ricostruire i due centri urbani sepolti
dall' eruzione. Ignoriamo il destino di questi territori sul piano giuridico, tuttavia
- come accennato - poco probabile che sia stato possibile per gli antichi pro-
prietari o i loro eredi tornare su fondi che non si era ormai pi in grado di localiz-
zare e terminare (61). Non sarebbe dunque da escludere che, come gi i bona
sorum ... quorum herttks non ccstabant erano stati rivendicati da Tito e destinati al-
la ricostruzione delle citt campane, anche tali territori, nell'impossibilit di risali-
re alla precedente divisione fondiaria e ai rispettivi legittimi proprietari - sia che
si fosse trattato di sopravvissuti all'eruzione, di eredi diretti delle vittime o, anco-
ra, dell' e/o del fiscus in base alla legislazione caducaria (
62
) - proprio dal
("l Cfr. Guadaano 199,, pp. 12, 126 c la discusionc in M .VV. 199,, pp. 129-1JO. La politica di
provvidenze c la sresaa presenza di Tiro in Campania nei mesi successivi all' eiUZionc sembra, ruuavia, dimo-
su-are unasollccirudinc che va oltre il semplice inrcnro <rpropaaandistico, cfr. nJfW, nn. 10-12.
t"l Lib.CoL l , 2H, 1H? La.; dr. Chouqucr dlii 1987, pp. 2272211, nr. J96.
(601 Strab V,4,11 C 247 circa la funzione di Pompei, mariuimo anche per Nor., Acmw' c N"c'
.U, vd. PUn. Ep. VI ,16, 12 circa la presenza a Shiu di slrUINR portuall in .,.00 di accoaliett navi. di p-an
dc stuz.a. Sul ruolo di 514biu quale porto di Nucm. all'indomani dcll'CNZione, vd. Widcmann 1990, 2}0;
divenamcnlc Espoliro 199, , p. ll2, secondo cui tale funzione aarcbbc 11a1a auoha dallo Kalo di Vietri.
t" l D!vcnamenre sembra ritenere Ccrulli lrdli 19n, p. 296 che circa l'inlbtcrc delle nnurure edili
zie posr-79 N villc rustiche scpohe dall'cnnionc avanza l'iporesi di una YYOura rioccupuione dci cenui del
la proprie! fondiario. E' probabile, piunoslo, che si uaui dd semplice riutilluo delle suurrure cmcracnri
per fondue ali edifici co11ruiti dai nuovi occupanri, evitando cos\ pi cosroac opere di fondazione in suoli
ancora poco stabili.
(62) Sulla lqisluionc caducuia vd. T. Spaanuolo Viaorira, cBou uJ- 'prisJi:iortt
&li i11i:i tltl Ul Jolo J.C., .Labco- 24 (197111, pp. 1J1 1611 con bibl. prcc.; la riputiz.ionc di queste carcaoric
-152-
fisctts possano essere stati avocati in loto. Tale rivendicazione potrebbe aver avu-
to come base giuridica quella stessa normativa caducaria che aveva permesso a
Tito di avocare i bona delle vittime dell'eruzione o, in alternativa, rientrare nel-
l'ambito della politica fondiaria perseguita da Vespasiano e da Tito, politica che
nei suoi intenti rivela non solo interessi fiscali ma anche la preoccupazione di de-
finire la condizione di terreni di incerto statuto sul piano agrimensorio, quali po-
tevano essere appunto quelli sepolti nel 79 d.C. ('l) L'eventuale passaggio di que-
sti territori tra le propriet imperiali potrebbe ben giustificare perch non si
sia proceduto alla ricostruzione delle citt sepolte; inoltre, potrebbe configurarsi
uno scenario ben diverso da quello suggerito dal Widemann ("), dove la mancata
ricostruzione di e piuttosto che la volont di abbandonare
al proprio destino aree non pi economicamente vitali, potrebbe al contrario ma-
nifestare l'interesse dell'imperatore ad acquisire territori dalle note potenzialit
economiche.
Agli inizi del II secolo, durante i primi anni del regno di Adriano, U recu-
pero delle aree devastate dall'eruzione pliniana giunge a conclusione. La rete via-
eia viene integralmente ripristinata e si procede, attraverso nuove divisioni agra-
rie, alla riorganizzazione fondiaria della regione. Il costituisce lo stru-
mento con cui viene ristrutturato U paesaggio rurale della valle del Sarno, recu-
perando anche quello che era stato il territorio di In queste aree, lo svi-
luppo del nuovo insediamento rurale sembra coincidere o essere immediatamente
posteriore all'attivit agrimensoria, costituendo quest'ultima un presupposto ne-
cessario per poter procedere alla ristrutturazione fondiaria (
66
).
Nei primi anni dd III secolo, quando Cassio Dione descrive le pendici del
Vesuvio, il processo di rioccupazione dei territori circostanti doveva ormai essere
in una fase pi che avanzata, con U rinnovato sviluppo, favorito dalla fertilit
di bo1111 tra mri11m e /rcur suebbe avvenuta suDa base della divisione tra province senatorie e province
imperiali, forse ail nel I secolo ma certamente a partire da Traiano, con la tuttavia, da parre
dclfucus di avanzare pretese su tali beni anche al di di tale criteno di (rbit/., pp 142 144).
(4J) Su tale politica, ln cui ha svolto un ruolo centrale la rrquintto dei substciv che non erano 11111
espressamente attribuiti alle colonie (Frontin. 54,2-12: HyJln., 133,9 16 La.) vd. F. T. Hns1chs, Hlflo1n
Jn pliNI<fllts (PuiJ 1989), pp. U5-144.
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l"l Wickmann 1990
(") Viene da chicckrsi se non potrebbe, eventualmente, essere in qualche rel.uionc con la ristrut-
turuione fondiaria c lo aviluppo di un nuovo insediamento nell'area vesuviana la nuova normativa intro-
dotta da Adriano reaolante il rinvenimento di tesori, in bue alla quale dei beni rinvenuti dovevano
dati daii'U.W..tm al proprietario del fondo, sia esso stato psivato, pubblico o fiscale, cfr. SHA, H-
tlrilln, 18.6: Gai ., Il .1,39; in acncralc, sullo sviluppo della normativa in matcna, vd. M. Lauria, Dal
Jelttroro 1/'i,.,mt-, cl..abeo l (1955), pp. 21 -H .
-153-
dei suoli, di colture specializzate, quali la vite, destinate ad un sia pur ridotto
consumo sui mercati extra-regionali.
Gianluca Soricelli
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ATHENAEUM
Studi di Letteratura e Storia d eli' Antichit
pubblicati sotto gli auspici dell'Universit di Pavia
---<E>---
VOLUME OTTANTACINQUESIMO
1997
FASCICOlO l
A.t\1MINISTRAZIONE DI ATHENIEUM
UNIVERSIT PAVIA
COMO . EDIZIONI NEW PRESS 1997

LA REGIONE VESUVIANA DOPO L'ERUZIONE DEL 79 d.C.
L'immagine solitamente proposta dell'area vesuviana nei decenni successivi
all'eruzione del 79 d.C. quella di un territorio che, sconvolto dall'evento vulca-
nico, avrebbe stentato a riprendersi fino agli inizi del III secolo; un deserto privo
di vegetazione, arido, scarsamente popolato (
1
). A suo supporto sono invocati -
in termini pi o meno espliciti - da un lato il silenzio delle fonti letterarie circa
una ripresa dell'area e la ricostruzione dei centri urbani sepolti dalla pioggia piro-
clastica, dall'altro la documentazione archeologica, secondo cui solo a partire dalla
fine del II/inizi III secolo avrebbe inizio una lenta e sporadica rtoccupazione del
territorio (l). Tali argomenti sono stati spesso utilizzati l'uno a supporto dell'altro
nonostante il loro diverso valore documentario. Per quanto riguarda la documen-
tazione archeologica legittimo chiedersi se il quadro d'insieme non sia viziato
dal limitato interesse nutrito dalla ricerca - concentrata, piuttosto, sullo scavo
degli abitati urbani e rurali sepolti dall'eruzione - per i livelli archeologici poste-
riori al 79 d.C. Le fonti letterarie, dal canto loro, condensano l'attenzione sulla
sorte dei centri urbani e, per quanto ci informino di interventi stabiliti da Tito a
favore della citt disastrate, nulla ci dicono sugli ambiti di tali interventi, n sul
modo in cui essi furono resi operativi. Se si esclude la posizione isolata del Soglia-
no (e ripresa dalla Cerulli Irelli), sostenitore di una di Pompei ad opera
dei euratom inviati dall'imperatore ('), si ritiene in genere - pur con diverse sfu-
mature -che i funzionari imperiali, abbandonata l'idea di ricostruire Pompei ed
Ercolano, si siano limitati a sistemare i superstiti nelle citt vicine, provvedendo
per queste ultime al restauro dei monumenti danneggiati dalla catastrofe ma senza
operare interventi sul territorio; non sarebbe stato estraneo a tale scelta l'inci-
piente stato di crisi dell'agricoltura italica; in et adrianea, in un territorio ancora
sconvolto dall'evento vulcanico, si sarebbe provveduto a ripristinare la viabilit
tra Neapo/is, Nuceria e Stabiae per favorire i collegamenti diretti tra questi centri;
solo verso la fine del II/inizi III secolo avrebbe avuto inizio una lenta rioccupazio-
(l) Il quodro che ne da, ad esempio, il Novi (188,, p. 1), molto diverso da quanro sosrenuro in
anni rcccnri, ad esempio, da Alagi (1971, p. IO), Widcmann (1990, p 230), Pappolardo (U Pappolardo,
oOppidum rumulo in ucciso loco ... on Scnnt di n um1111ilt '" mtmon di Bt11tlo ltllt , Nopoli 1994,
p. IlO)
(2) V d ad esempio Alqr 1971, p IO a proposiro di Mare Aurei, Ad Jt tpsum, IV,8 e] P. D<scou
dres, Diti somt Pompti411s rrtum lo thttr ctty 11/t" tht nup/1011 of M t VtJIItuJ '" AD 79.' i11 tht
Houst o/tht colourrd Cpit./s, in AA VV. , Etcof.,o 17JB-19BB 2JO """' dt ricnr11 rchtolottc (Roma
1993), pp.169-170 a proposiro di Plur., Mor. l98E
(l) Cfr Soaliano 19.,, pp <48)<484, Hl, a proposuo dr Fior 1,11,,-6 (suUa cui dorvazion da
Plin., NH , III,,, 606', 70, vd. E. Salomon< Gagoro, u rom11110 lt&un 11tll'qtitomt dt Floro, in Stll-
dt 111 0110rr di Am111do Buurdi, V, Milano 1984, pp '9 60L
- 140-
ne del territorio, documentata da pochi nuclei di sepolture e da sporadici edi-
fici (') .
Come si cercher di mostrare, pur nei limiti imposti dalla documentaziOne
letteraria e archeologica, sembrano sussistere elementi sufficienti per proporre una
diversa ricostruzione del processo di recupero dell'area vesuviana all'indomani del-
l'eruzione pliniana, sia per quanto riguarda l'attivit svolta dai magistrati inviati
da Tito, di cui sembra possibile rivalutare per alcune aree la natura e l'entit degli
anterventi, sia in relazione al processo di rioccupazione del territorio, per il quale
sembra possibile ipotizzare una ripresa gi nei primi decenni del II secolo.
Il quadro offerto dalle fonti letterarie circa i catastrofici effetti dell'eruzione
sul territorio vesuviano , inutile dirlo, confermato e integrato dalla documentazio-
ne archeologica. L'aspetto dei luoghi mut profondamente('): flerculaneum, Pom-
peii, 5tabiae e l'habitat rurale circostante scomparvero (
6
) mentre i centri urbani pi
prossimi al Vesuvio subirono gravi danni, prodotti sia dalla caduta delle ceneri che
dalle scosse sismiche che avevano accompagnato l'eruzione; su una vasta area com-
presa tra il territorio neapolitano e la piana a sud di Salerno (1) furono sepolti gli
insediamenti agricoli e le infrastrutture - rete viaria, trame catastali, ecc ... - che
ne avevano permesso e guidato lo sviluppo (
1
). Le conseguenze della pioggia piro-
clastica furono avvertite fino a Paestum, dove lo scavo di uno dei decumani della
(') Cfr., in sul ropporto tra la mancare ricostruzione ciul c crisi
e..:onomiCa dcll'aaricoltora italica avrebbe spinto, piullosto, ad invatirc in artt in
espansione! Ro>tovzcv 1933, p. 2}2 c Widcmann 1990. Diversamente F. Ston11 Oflomiu di
Rom ntrc. 2 (firenze 1980), p. 2}9 secondo cui non vi fu oltre forse a motivi di sicu-
rezza, dovcuc occorrere del tempo prima che l'arca potesse essere nuovamente messa a colturo (ma cfr ,/rw,
n t 26) c non pcrch le potenzialit economiche dcUa Campania fossero dimnwtc. Quanti altri si sono occu-
pati del problema accettano, talora combinandole, ora l'una, oro l'altra due soluzioni ..
(') Tac . Anfl .. JV,67,2 a proposito del aolfo di Napoli, pulchnrimum sinum mons
fcimr /ocr
(6) Mart. IV,44; Stat . Srlv. V, l, 20, .208; Val Flacc. AtJ 111, 208-209; IV, '07,09, 686-
688
(l) Cfr . Mart . V,44; Stat. Srlu. IV,4, 81-84; V,},104-106 (a proposito d Nupo/u); Plin. Ep.,
Vl,20,18
(l) Arca napoletana: Arr:Molo&i e urb.uu. (CommissanltO Straordinario dd Governo
per ti comune di Napoli, Notiziario, 12, 1987) pp. 60-64; S. CaJCclla, LI vr//4 rustu: di Po,tiUi fNpoli), te-
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ro - F Ctfclli, LI vi/14 ro"'"'"' dt S. onrrlo S.kmo, ..Apollo 7 (1991), pp. 2}-38 (villa rustica disuuna
cWl'cruzione dd 79 con tracce di Gasparri 199,,

- 141 -
strigatto che strutturava la piana a nord deUa citt - probabilmente risalente alla
deduzione della colonia latina del 273 a.C - ha mostrato che esso era fiancheg-
giato da due canali ostruiti dai prodotti piroclastic1 del 79 d.C. e non pi ripristi -
nati(').
Per soccorrere le citt campane, Tito nomin due magistrati straordinari, i
curatores restituendae Campaniae; le spese per la ricostruzione furono sostenute in-
tegralmente dall'imperatore che dot i due curatores di un fondo finanziario ali -
mentato dalla sua cassa personale e al quale devolse anche i beni di quanti, senza
aver lasciato eredi, erano stati vittime della catastrofe vesuviana (sicch deve im-
maginarsi che tra le prime misure intraprese dai curatores vi sia stato un censimen-
to delle vittime e delle loro propriet) (
10
), evidentemente avocati al fiscus imperia-
le in quanto bona vacantia (
11
); l'anno successivo lo stesso imperatore era in Cam-
pania ad ispezionare i luoghi. La politica a favore dell'area vesuviana deve aver
costituito uno dei punti cardini della politica di provvidenze sociali svolta da Ti-
to (
12
); non a caso, l'accento posto da Diane Cassio sul suo rifiuto ad utilizzare i
fondi messi a sua disposizione da privati cittadini, citt e sovrani alleati, ritorna
nel luogo svetoniano relativo alla ricostruzione dei quartieri e dei monumenti
('l Gaspam 199,, p 1,4, circa i daMJ arrecati dalla pioggia ptrocllsbca allo Hmtrofl d foce Selr ,
P. Zancani Montuoro, U. Zanoui Bianco, Hmttofl 114 Fou tkl l (Roma 1946), p 37 e (cfr G
Greco, Lo Htraiolf 114 /oci! d1l Si!k, in F. Zevi [a cura), Pantum [Napli 1990), p nJ
(IO) Suct. Ttl. 8,4; Cus.Dio LXVI.24,}-4 trattato, di propriet ste al -
l'esterno dell'area devastata daU'cruzione (rosi anche Leno1r 1989, p. 98); la presenza di Tito in Camparua
sqnalata da Dione Cassio (LXVI,24,1) che lo ricorda assente da Roma in occasione dell ' incendio
di quell'anno appunto impeanato a visillrc i luoghi investiti dalla catastrofe vesuviana, L Pareti ,
Stonll dr Rom tkl mo..Jo TOfflllfiO, v Da a DIO (69-251 d C.J. Torino 1960, pp 10}-104, cfr
A. Gancui, L'i"'prro d. Tibmo &li Attton"'' (Bolo1na 1960), p. 271.
(Il) L'esprnsione di Svetonio bo,. .. quorum non ccslilbllflt ricorre su un'iscrizione da Volu-
bilis (IAN/41. 448, suUa da ultimo Lenou 1989) e dcs11na una cateaora di beni ben definita dai gun-
sti ddl' ctl tardo repubblicana (dr. Cic., pro Qu"'ct., 19 60: '"' nofl ccstllbrtl, indicati ncUe fonti aur
diche a partire dal II d.C. come bo,. IJ<IfltII (vd. ,/,.., nt . 62) Per quanto riguarda i bon devoluti ai eu
Ed. Cuq, l..n uu:cnstom tks citoyms I'Offllllfll /un Pii' SOUJ k tk J'a
prh rflscrrpboflt tk Volubilis, JS 1917, pp 491-492 ritiene che il Senato, in perfetto accordo con l'im-
peratore, abbia nnWIClato al diritto di rivendicare all'"""""' p.R. successioru vacanti, che ad esso spet-
tavano in bue aUa lcaisJazione caducarta, fornire all'imperatore i mezzi finanziari necessari ai due cura-
Iom; Garzetti 1960, p. 271, come i bo,. oppmsorum lmpieaati da Tito, rientrando ne1 cadrtco, sa-
rebbero all'.,.,.,, p.R. .; divcrs1mente, Soraci 1982, p. 4}2 Tito abbia statuito, contro
disposizioni della In lulill Ppill caducaria, la nnuncia del fiJCo a tali Tuttavia, l'accento posto
le fonti, quanto riauarda sia le in favore dd!' area vesuviana che in favore di Roma
all'indomani ddl'inccndo ddl'80, suUa volont di Tito di far fronte alle da attingendo ai
fondi e senza pesare sun.,.,.,, sugerirebbc che proprio medi1nte l'avocazione (c non la rinun
eia) dci bo,. c.duu al fisco Tito abbia avuto la possibilitl d sviluppare la sua polnica di 11u11 1
dei sulisttau.
(Il) Sulla politiCI di di Tito, vd , Soraci 1982, pp. 4}0-4H.
-142-
pubblici dt Roma distrutti dall'incendio dell'SO, ricostruzione che Tito, urbis m-
undio nihi/ publtu ns periisst testatus, volle ugualmente sostenere impiegando so-
lo i propri mezzi (
11
).
Come accennato, le fonti tacciono circa l'attivit svolta dai curatores, con il
cui intervento, tuttavia, sono poste in relazione una serie di iscrizioni, databili tra
l'BO e 1'82 d.C, rinvenute a Napoli, Nola, Nocera, Sorrento e Salerno (
14
), nelle
quali si ricorda il restauro di monumenti pubblici cittadini danneggiati a terrae
motib11s, ovvero dai fenomeni tellurici che avevano accompagnato 'l'eruzione seb-
bene non siano escluse eventuali allusioni ai danni provocati dai terremoti che
avevano colpito l'arca tra il 62 e il 79 d.C. (l')
La descrizione che a breve distanza di tempo dall'evento vulcanico alcuni
autori - soprattutto Marziale e Stazo - offrono della regione, ricordando il
precedente rigoglio delle citt distrutte, rende perfettamente conto dell'aspetto
desolato che essa aveva assunto e della minaccia ancora incombente del Vesu-
vio

Lo stesso Stazo, tuttavia, nota come la vita nelle altre citt campane stes-
se riprendendo i suoi ritmi normali alludendo, in tale contesto, a Stabias ... rena-
(IJ) Suet , Tit, 8,4; cfr. rn/r nt . '8
(14) Nopol. CIL X, 1481; Nolo: P.J. Snonell, N"""' rmw.mmh dtucrruollttll Noi., Atti Accod.
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timo Guadogno 1995
(Il) Cosi Burnand 1984, pp. l H -In (che: non cschxlc lo possibilitl di un sismo in ctl vcsposianeo .
anteriore .Uo mct del 76 d.C. suUo base di CJL X. l406 e AE 1979, 170); Guidoboni 1989, pp. 142 e
60J (suU'iscrizione nopoletano cfr. anche P. Anhus, Arrh.-oiotJ <' lrrrrmoti Npoli, in Guidoboni 1989,
p. 502); Guodagno 1995 (che pensa ai donni di un terremoto occorso neUo primo metl dqli anni 70, non
pi tardi del 76 d C.). Sul terremoto dd 62 d.C., Sen. Nt QIUinl VI, I,I -J, Tac A1111 XV,22,2; vd. per la
sua datuione GO. Onoro lo, u ulil d<'llnrrmoto dt Pomptt: J 62 d Cr., RAL., s. VIU, v. IV,
1949 pp . 644 661; per sii dfcui economici c soctlli} Andrcau, Hulot" U, smmn "' hislot" ko11omiq11<' .
u tTrmbkmtnt d .. u Pomph, 62 P f. C., .Annalcs ESC, 28 (197J), pp. J69-J95; per ali upcnl si-
smologici (intcnsirl c arca interessata) G. Luonao - M. Moancua, Noc.-r: t.,llmsticb.. fisteb.. tkl """tono,
in Nucnu Al/111..,., <'il suo tnritorio. V.lltl /onu::tollt Loncob.rrli, l (Nocera Inferiore 1994), pp. 28-29,
la. l c Marturano Rinaldis 1995. Suet . Nno, 20,3 e Tac., An11. XV,H,1 ricordano una scossa sismica
che avrebbe causato alcuni danni 1 Nopoli nd 64 d. C , mentre Plin , Ep. VI,20,J dice che: le scosse: teUuri -
chc che avevano preceduto fJ" muos tli<'s l'eruztonc, non avevano provocato spavento abituali in
Camponia. L'ipotesi di un secondo terremoto che avrebbe colpito l'arca vesuviana neaJi anni 70 su t a ne-
ah ultimi anni avanzata suUa base deUa documentazione epiaralica (cfr. supr11) e archcoloaica (vd. i diversi
conmbuti raccolti in AA.VV. 199,), e troverebbe conforto nei modelli acofisici che per lo fase pre-79 pre-
vedono una intensa auivul sismica di cui l terremoto del 62 d.C. avrebbe costituito la manifestazione pi
violenta ma certamente non l'unico (vd. Marturano-Rinaldis, 1995, p. l H).
(l) Mart . Sm. Stlu. IV,4, 7880 sembra .Uudcre al persistere di fenomeni vulcanici ancora
negli anni intorno al 90 d.C.
-143-
tas (
11
). Gli autori posteriori non aggiungono nulla di nuovo a quanto detto dai
pnmi, soffermandosi sulla scomparsa di Pompei ed Ercolano, sepolte da ceneri e
fango, e sulle cause dell'eruzione- interpretata come punizione divina- piutto-
sto che sulla storia successiva dei luoghi (1
1
). Di Plutarco stata evidenziata la di -
pendenza dai versi, in cui si allude all'eruzione del Vesuvio, scritti immediatamen-
te dopo la catastrofe (l') da un anonimo sibillista di origine giudea che in essa vede-
va una delle calamit prodotte dall'ira divina per punire la distruzione di Gerusa-
lemme (
20
), e sullo stesso filone interpretativo si pone Terrulliano, che accomuna la
sorte di Pompei a quella di Sodoma e Gomorra (2
1
) . Dal canto suo Marco Aurelio,
il primo a menzionare esplicitamente la fine di Ercolano e Pompei, ricorda la scom-
parsa delle due cittl nell'ambito di una riflessione pi ampia sulla caducit delle
cose (2
2
). Ci che soprattutto conta osservare come nessuno di questi autori offra
o sia interessato ad offrire una descrizione geografica dei luoghi all'indomani
dell'eruzione e come le loro notazioni a riguardo siano necessariamente vaghe se
non del tutto inesistenti.
Appunto per questo motivo appare di particolare interesse la descrizione del -
l'ambiente vesuviano offerta da Dione Cassio poco pi di un secolo dopo l'eruzio-
ne pliniana. Il racconto di quest'ultima preceduto da un'accurata descrizione del
vulcano cosl come doveva apparire negli anni in cui scrive lo storico (
2
'), le cui pa-
role fanno pensare ad ua conoscenza diretta dei luoghi, del tutto verosimile consi-
derato che costui, buon conoscitore della Campania, era proprietario di una villa a
Capua, ove era solito ritirarsi per dedicarsi ai suoi studi (2
4
) e che qui soggiornava
nel 203 d.C., quando vi furono nuove manifestazioni vulcaniche (
2
'). Secondo la
descrizione dionea sulle pendici del vulcano vi erano alberi e vigneti, segno dunque
non solo della ormai avvenuta ricostituzione del manto arboreo ma anche della pie-
na ripresa delle attivit agricole. L'estendersi dei vigneti fino alle pendici del vul-
cano suggerisce, peraltro, un pi o meno completo e precoce recupero delle superfi-
(11) Stat . Silu. IV,4,84-81; 111,5,104
(Il) Cfr. Solimcno Cipriano 1982; Luui 1989.
(l') Onsc. Sibyl. IV, 1J0-1J6; suUa data dcUa composizione Soaliano 1891/93, pp .. l 71-176; cfr Lusi
1989, pp. 2Jl-2J2.
(20) Soalino 1891/93, p. 177; cfr. Solimcno Cipriano 1982, pp. 272-27J; Luisi 1989, pp, 2H-2H.
(2t) Tcrt., ApoL
(U) Muc.Awd., AJ 1<' ipsu,, IV,48.
(ll) Cus.Dio LXVI, 21-22,1 (descrizione del Vesuvio); 22,2-2J (eruzione)
(24) Cus.Dio LXXVI) . Anche a proposito di Baia - altra localit campana - lo stonco fa precedere al
ncconto ddl'attivitl edilizia di Aarippa una descrizione dei luos}U buata su conoscenze probabilmente au-
toptiche (Cus.Dio XLVD1,51,1-2).
(U) Cus.Dio LXXVI,2; suU'cruzionc vd. M Rost. R. Santacroce, ul Somflllf-Vtsuuio prt
c .. l'<'rll:t:IOM ul 16) l: uli ltnllilf4fiti .. UlllciiiiO/or.Jct, in T ""'bkmmll "" lrrrt, buptionJ
uit Ut hommntUIII ltf U,.II.IUII/IfiU (Napoli 1986), p. 26,
-144-
ci agricole, necessariamente anteriore agli anni in cui scrive D10ne, ed una popo
!azione rurale numericamente rilevante.
Ci in evidente contrasto con l'immagine di un territorio sostanzialmente
spopolato e pressocch spoglio ancora alla fine del II - inizi III secolo; a riguar- '
do, tuttavia, deve osservarsi che, almeno da un punto di vista ..ambientale, non
vi sarebbero stati impedimenti perch, passato un breve lasso di tempo, si fosse
proceduto ad una nuova messa a coltura delle aree sepolte dall'eruzione. E' gi
stata notata, in tempi recenti, la rapidit con cui si forma lo strato di humus al
di sopra dei livelli piroclastici (
26
) e, d'altra parte, era ben noto in antico che i
suoli vulcanici erano particolarmente produttivi e che i danni causati ai raccolti
dai prodotti piroclastici erano, in un certo senso, bilanciati dalla accresciuta fer-
tilit dei suoli negli anni successivi (
17
). Per quanto riguarda il Vesuvio, ci det
to chiaramente agli inizi del VI secolo da Cassiodoro che, nel descrivere gli ef-
fetti prodotti sui territori circostanti dalle sue eruzioni, sottolinea la fertilit del-
le ceneri vulcaniche e il veloce ricostituirsi del manto vegetale (
21
) . li contesto di
queste osservazioni particolarmente significativo: si tratta di una lettera, scritta
quando Cassiodoro era il palatii di Teodorico, con la quale veniva accol-
ta la richiesta di remissione delle imposte avanzata da e Nola, i cui ter-
ritori erano stati devastati da un eruzione del Vesuvio, e si invitavano le autorit
locali ad una esatta verifica dei danni affinch gli sgravi concessi fossero propor
zionati alle perdite subite. Quale che sia l'esatta cronologia dell'evento vulcanico
- 505 o 512 d.C. f
1
') -,esso fece seguito ad un'eruzione, quella del 472 d.C.,
che, a giudicare dalle fonti letterarie, produsse larga impressione per la sua vio-
(26) Cerulli IreUi 1976, p. 293; dr. Day 1932, p. l99 e nt. 190 che sulla base di Stot ., Siitl .
IV.4,7980 ritiene che bostarono 16 onni lo vqetozione potesse riprendere (diversomente Widc
mann 1990, p. 224).
(21) Clr . V,4,8 C 247 e VI,2,} , C Procop . Bti/Gotb , Il .4,29.
(I l) Cassiod, Vnt lV,,O <M G H., AA. XII , p. 137): Vomit/omiiJt Il pumicr, w/mi
ks /,.mu1, lfUM lieti J1utum {utnffl .Ju1tiont 11CtI<Jt, ;,. wrior /ttu1 1urup1<J vrmr,.. mox proJuc.,l ti
,.,,.. ttkrii<Jtt tfU.t TJ-Mio nlt W1,.,tnfll ,
(lt) Secondo il Chronico" Prcb.lt (M G H, AA, IX, p. }}0, 1Mb .,.,.11 ,0,, H2) vi urebbero state
due eruzioni dd Vesuvio ogli inizi del VI secolo, l'uno nel 'O' (deUo cui tuttovio, si dubito per lo
coincidenza cronologica inizi del mese di novembre con la precedente eruzione del 472, dr. Colucci
Pescatore 1986, p. 1}7), l'altro nel '12. La lfUtrtur p.kllii di Cassiodoro si doto in genere tra il '07 c il
H l <in questo caso st nferirebbe necessariamente .D'eruzione dd ,0,), pur non escludendosi che posso
essere rimasto in carico per buona pllte del '12, in tempo per aver scritto lo lettera in questione, vd. J . R ..
Martindale, Prosopovpby o/ the uw R.o"'"" Emp1rr, Combridae 1980, pp. 26, 269 (cfr. anche pp. 4H
4'6 riauardo Fl. Anicio Fowto !Uiuore Nigro, destinatario deUa lettere di Cassiodoro, PPO in ltal.io cer
tamente tra il m e gli inizi dd '12, pur non escludendosi che possa essere stato in carico ancoro nel lu
alio dello neuo anno l: vd., do ultimi, per una dota onteriore al '07/" l Colucci Pescotore 1986, p. 137;
per il H 2 propende Renna 1992, p 6' .
- 145 -
lenza {'
0
) e - come mostrano i dati geologici e archeologici - dov colpire pe
santemente le aree limitrofe e soprattutto quelle site a nord e a nord-est del vulca-
no("), le stesse colpite dall'eruzione a cui si riferisce la lettera di Cassiodoro. Per
quanto la descrizione cassiodorea dell'attivit vulcanica del Vesuvio possa essere
letteraria ('
2
), le notazioni relative alla rapida ripresa della vegetazione suggeri-
scono una precisa conoscenza dell'evoluzione de Il' ambiente vesuviano all' indomam
di fenomeni vulcanici evidentemente fondata su quanto era stato osservato all'in:
domani delle precedenti eruzioni.
La documentazione archeologica, ancorch limitata, sembra comprovare il
quadroambientale presentato da Cassio Dione. La ricostituzione del manto arbo-
reo, sottintesa dallo storico quando parla della vegetazione che copre le pendici del
Vesuvio, potrebbe trovare conferma in una piccola ara marmorea rinvenuta net
pressi di alcuni ambienti costruiti dopo il 79 d.C. sui resti di una grande villa di-
strutta dall'eruzione pliniana in localit Sora a Torre del Greco; essa reca un'iscn-
zione, datata verso la fine del II o nel III secolo, in cui si parla di un lucus lovt, un
bosco in relazione ad un culto connesso ai fenomeni vulcanici (ll). Anche altri rin-
venimenti recenti fanno fede della relativa rapidit con cui i territori devastati dal -
l'eruzione vennero rioccupati. Particolarmente significativo, per questo aspetto, si
rivela il sito di via Lepanto a Pompei, ove stato portato alla luce un complesso co-
struito sulle ceneri del 79 d.C., sfruttando in parte le strutture di on edificio ante
riore sepolto dall'eruzione (H); diversamente da quanto deve lamentarsi per scoper
(lO) MarceUinw Comes, Cbronicon, M G H., AA. XI, 90, sub nno 472; cfr Alfono 1924, pp. 12 17
e Renna 1992, p. 124, nt . l
(li) Depositi piroclastici posti in rdaztone con l'eruzione dd 472 d.C. sono stati riconosciuti, nell'a
reo vesuviano, 1 Torre Annunziata (M. Paaano, LA Il romana di contnula Sor T o'" Jtl Grrco, oCrona
che Ercolanesi, 21 (1991), pp. l49 186), Pompei (De Carolis 1989), a Scafati (M. Conticdlo de' Spagna
lis, OsrnwttOfltlMik fu di lcunt ullt nHiicbt Ji Sc.f.tl, suburbro ontni<Jk dr rqptllllt dal/d
m;uo"' tkl 79 J.C., in AA.VV. 199,, pp. 100 102), a Sont'Anostasio (A. Parmo, A. Gifuni, Pnmt mda&lm
1M ,.,.. fltcropoli ;, u;. RownN S..n1'An1111<J1ut, tn 1 Conutcno Jn Gruppi
MmJion.lt (P,..,. Sannii<J, 2121 pnlt 1986), !sernio 1988, pp. 1H173); depoSiti onaloghi sono presenti nd
nolano (V. Sampoolo, Dttli tchtoloflci t /momtnt uulcniCt ntll'ru noiiiM Noi<J prtilmiMrr, in Trrmblt
mtnl1 tk ttrrt, lrupliofl1 uolcttniquts ti Ult tks hommn ,u,, t. U.mp.n" .,.ltqut (Nopoli 1986), pp. 116 e 118,
nt. 28; E. La Foraia, lAuro Ji No/4 LA ut/14 roman, in W. Johannowsky tllil, Le ville romane dell 'et m
periale, [Napoli 1986), p. 94), ad Atripalda (Abtllinum, Colucci Pescatore 1986; M. Colucci Pescatore, M.
FuieUo Sarno, Anforr J. AbtllinMm, tn AA.VV., Ampbort1 romamn ti hutoirr iconomiqMt. Due alfr dt rr
chtrchn (CoU cole Fran. Rome, 114, Roma 1989), pp. 633-634); suaJi aspetti vulconologici deU'eruzione
vdt M. Rosi, R. Santacroce, Tht A.D. 472 .Polltn nup11on uo/c,olofiCIII ntl 1b11
poorly ltnoW1f, plifiIVftypt tutnl 111 Vnuurur, in M.F. Shendan, F. Bubieri (cdd.), Explorwt Volcttnum, J
Volcanol . Geotherm .. Res , 17 (198}), pp. 249271.
{J2) Cfr. Aliano 1924, p. 18.
(ll) Paaano 1993.
(H) De Cuolis 1989.
-146-
te analoghe avvenute in passato nell'area vesuviana, di difficile inquadramento
cronologico in assenza di sufficienti dati di scavo, le strutrure di via Lepanto pos-
sono essere collocate al pi tardi intorno alla met del II secolo, come suggeriscono
le forme della sigillata chiara A presenti (''). Con questa precoce rioccupazione del-
l'area potrebbe essere ugualmente posto in relazione un piccolo gruppo di sepoltu-
re, alla cappuccina e in anfora, rinvenute a Scafati e per le quali, la presenza di una
moneta di Domiziano, offre come possibile termznus post quem gli inizi del II seco-
lo('').
La situazione di via Lepanto trova paralleli nell'area di Ponticelli (Napoli) do-
ve in anm recenti stata scavata una villa rustica, associata ad una non estesa ne-
cropoh Si tratta di un impianto di almeno 2000 mq. costruito sui prodotti pirocla-
stici del 79 d.C. e distante solo poche decine di metri da una pi antica villa rusti-
ca- diversamente orientata- sepolta dall'eruzione pliniana. La ceramica presen-
te nelle fosse di fondazione permette di datare la costruzione dell'impianto in et
adrianea (
17
).
Anche a est di Ponticelli, lungo le pendici del Vesuvio tra S. Anastasia e Som-
ma Vesuviana, ricerche di superficie hanno permesso di individuare una serie di si-
ti certamente posteriori all'eruzione pliniana e occupati, a giudicare dalla ceramica
raccolta, tra la met del II ed il V-VI secolo(") mentre a S. Sebastiano al Vesuvio,
lo scavo di una estes villa rustica sepolta dall'eruzione del 79 d.C., ha permesso in
passato di individuare una serie di strutture costruite sopra i materiali eruttivi (") .
La precoce rioccupazione delle aree investite dall'eruzione del 79 d C. in
rapporto con una ripresa delle attivit agricole, come testimoniano gli impianti per
la trasformazione dei prodotti annessi ai complessi citati. La villa di Ponticelli era
provvista, infatti, di strutture per la lavorazione dei prodotti agricoli e lo stesso
sembra valere per il complesso di via Lepanto. La ripresa della viticoltura sembra
trovare conferma oltre che nel torchio sistemato in uno dei nuovi ambienti del
complesso di S. Sebastiano, in alcuni recenti rinvenimenti di anfore vinarie che le
analisi delle argille permettono di riferi&e all'area vesuviana: A Saint-Romain-en-
Gal (Rhone), un largo gruppo di anfore Dr. 2/4, di provenienza italica, stato rin-
venuto in contesti di fine II-III secolo; l'analisi delle argille ha mostrato che una
parte di queste anfore (groupe C) proverrebbe dall'area vesuviana; in tale gruppo
(Il) La cc"amica scavo di via Lepanto corso di studio da dd dott . E. Carolis
lo Sulle evidenze ad una roccupazionc dcU'arca vesuviana dopo l'crurione del 79 d.C.,
vd. Soaliano 191'; lrclli 19n.
(16) ConticeUo de' Spagnolis 199<4, p. 4' c nt.8L
(l'l) Cfr Archtolcc4 t INJ/o,Qiolft llrNif, (cit . a nt . 8), pp . 61-66
(li) Rinarazto per l'informazione l dott . D. Russo che mi ha anche mostrato i materiali ccnrnic roe
cohi in
(l'J lrelli 196,
-147-
rientrano due frammenti con tituli, l'uno recante l'indicazione Sur{rentinum -vi-
num), l'altro la data consolare del 124 d.C. (
40
) Ad un diverso tipo di contenitore
anforico, derivato dalle Dr. 2/4, sono riferibili i frammenti rinvenuti a Roma, a
Ostia, a Neuss e in Britannia in contesti di II-III; le analisi petrologiche suggeri-
scono che questo tipo di contenitore venne prodotto in almeno 4 zone dell'area tir
renica, una delle quali, per la presenza di inclusi caratteristici, identificabile con
l'area vesuviana

In entrambi i casi, sembrerebbe ricavarsi che i vigneti distrut-


ti dall'eruzione furono ricostituiti relativamente presto e che l'area vesuviana ri-
prese ad esportare vino, sia pure in quantit ridotte rispetto al passato.
Agli inizi del Il secolo, come accennato, risale anche la normalizzazione delle
comunicazioni viarie. Una serie di miliari databili agli anni 120/121 d.C. documen
tano il rifacimento della rete stradale che serviva l'area vesuviana; rinvenuti a Na-
poli, Castellammare di Stabia e Angri (
42
), sono relativi alle strade che dovevano
collegare Neapolis con Nuceria e quest'ultima con Stabiae. Nel caso della Nuceria-
Stabias, possibile che l'operazione adrianea sia stata preceduta da un primo par-
ziale recupero del percorso, con la rimozione dei depositi vulcanici dalla sede stra-
dale e la costruzione ai lati, dove necessario, di muri di contenimento (
41
); se cosl
fosse, il successivo intervento adrianeo, piuttosto che prevedere la rimozione delle
ceneri dal piano stradale e la sua costruzione ex novo dove lo scavo poteva risultare
poco conveniente (
44
), potrebbe essere consistito in restauri al percorso o, meglio,
nel sostanziale rifacimento della sede stradale ad una quota superiore, ricalcando,
pi o meno fedelmente, il traaciato anteriore (
4
'). La Neapolis-Nuuri4, invece, deve
essere stata necessariamente realizzata ex nova almeno nd tratto sigillato dalla
spessa colata di fango che aveva sepolto Ercolano. Finalizzato alla ripresa di comu-
nicazioni dirette tra i tre centri (
46
), il ripristino della rete viaria favoriva indubbia-
mente anche il reinsediamento nell'area, facilitando i collegamenti tra i centri ur-
bani e l'habitat rurale.
(40) A. Dcsb1t, H. S1vay Gucrnz, Now Jur t. Jlco11W7U J'-mphom DrtsJtl 2/4 i14/iqllts, 14rtlivn,
S.ilftRom-irt-mGI(Rb61ft), H (1990), pp. 20l2U.
(41) P. Arthur, D. Willioms, Ctmp.11,.,. wmt, Rom1111 Bn1411f, _,J tht Thirtl cmfllry A.D., Jour. Ro
man Arch.o' (1992), pp.
(42) Napoli: CIL CasteUammarc di St1bio: CIL X.69}9; Anari: Varone 196,/84.
(O) F. Di Capua, Scopntt - J AlftolfiO Ab.lu 1111110 t. uill AJ.U.M, oRSPo l (1934/
19m, pp. 11211l; Minicro 198}, p. 361; 1988, p.244, n "; p.26,,
(44) 196,/84, p 68.
(4l) ll lecito dei miliari sembra sottintendere lo realizzazione deUo sede laddove, in
caso di restauro o ripristino del tracciato ci si dovrebbe attendere piuttosto l'espressione crefecit o resti-
tuito. Varone 196,/84, pp. 6162 lfecit nel che solo olloro, o oltre 40 anni daU'cruzionc il
tracciato sarebbe st1to riportato oli luce. La sovnpposizione olia strada in uso ol momento dell'eruzione di
un secondo piano stradale, del quale pcrb chiaro se fosse 11 meno seanolato presso la chiesa
di S. Chiara a Inferiore, cfr Varone 196,/84, p.67 con bibl.
(46) Miniuo 1988,
-148 -
Per quanto riguarda quest'ultimo, sembra possibile attribuire al periodo suc-
cessivo al 79 d.C. alcune delle centuriazioni individuate nelle aree pi direttamen-
te colpite dall'eruzione.
Tra Pompei e Nocera sono riconoscibili le tracce di due centuriazioni che
hanno strutturato, in momenti diversi, il paesaggio agrario della regione e che an-
cora oggi influenzano largamente l'organizzazione del parcellare rurale: uNuctria
l, i cui resti pi evidenti sono visibili tra Nocera (a est) e S. Marzano/Angri (a
ovest)

II, ben pi marcata nel territorio ed estesa dalla linea di co-


sta fino alle pendici dei monti Lattari (
41
) . Di ess ancora discussa la cronologia
cosl come sono ancora da analizzare nel dettaglio la morfologia interna e i rappor-
ti reciproci. Considerato che lo spessore dei prodotti piroclastici depositatosi sul
piano di campagna del 79 d.C. avrebbe oscillato intorno ai 6 m. nell'area circo-
stante Pompei e intorno ai 3/4 m. ca. nell'agro nocerino, da escludere che all'in-
domani dell'eruzione la precedente organizzazione agraria fosse chiaramente leg-
gibile; ci significa che quanto osserviamo oggi nelle campagne della valle del Sar-
no il risultato, quanto meno, di un intervento di ripristino delle divisioru agra-
rie, sia stato esso operato dalle autorit cittadine o dal governo centrale. Se nel
caso di Nuuria, per la sopravvivenza del centro urbano, una tale operazione pote-
va, oltre che essere necessaria, risultare facilitata dall'utilizzo della documentazio-
ne catastale verosimilmente depositata negli archivi cittadini (
49
), non pu dirsi lo
stesso per Pompei. E' peraltro poco credibile che le autorit incaricate dell'inter-
vento abbiano potuto o voluto- ripristinare la precedente divisione agraria dell'a-
gro pompeiano ove le radicali trasformazioni subite dal territorio - si pensi alle
modifiche imposte al regime delle acque e all'avanzamento della linea di costa ('
0
)
- avranno certamente richiesto e determinato una nuova e diversa organizzazio-
ne delle campagne. Ci significa che almeno per le cui tracce sono
particolarmente evidenti soprattutto nell'area circostante Pompei, deve escludersi
la possibilit che si tratti di un sistema catastale anteriore all'eruzione pliniana;
anche l'ipotesi che sia un sistema catastale connesso con la colonia dedotta a Nu-
ctria nel 57 d.C., ripristinato all'indomani dell'evento vulcanico ed esteso fino a
(47) Su Nucm. l (2"N, modulo di 710m) vd. Castaanoli 1956, p. Hl, Esposito 1985, pp. 2l82l9;
1994, p. ll7 Chouquer ttlii 1987, pp. 2122ll, Ha. 76; 228.
Su Nucm Il modulo di 708 m) vd. Castaanoli 1956; Esposito 1985, pp. 2l924J;
1994, p. 117; Chouquer tt11/ii 1987, pp. 213214, Ha . 77; 230-23 l.
(4t) Oocwnentazione che doveva nsere 1111a auornata circa venri anni prima, in occasione deUa
deduzione di veterani ricordata da Tac., An11., Xlli ,H .2.
(:IO) CL Livadie t1 Iii, EIIDIMtiollt f!OMorfolorJc, ntokttoniu t IIU/canic tklt. pi.M costitrt1 tk/ fiu
;,, S.mo (C.,.ni.) m rrt.Vont ali Uttlitlltfmtr tk/ 79 d.C., PACTo 25 (1990),
pp. 237256; E. Furnari, NuOCit contnb11ti ll'idmtfsctiont tk/ ltorlt 11ntico di Pompri, NtiiJIOis. Ttmi pro-
&ettuli (Soprintendenza Archcoloaica di Pompei, Monografie, 7), Roma 1995, v . 2, pp. 221-266
r.

- 149 -
comprendere anche il territorio prima appartenente a Pompei ("), appare poco
credibile.
Differente il caso di 1. Il sistema certamente anteriore all'eru-
zione (H) e da questa risulta essere stato parzialmente cancellato. Lo scavo recente
di due limites, sepolti dai prodotti piroclastici e non pi riattivati, che ben si inte-
grerebbero nella trama della centuriazione, mostra come quest'ultima si estendesse
verso Pompei oltre i limiti accertati a suo tempo dal Castagnoli, fino a raggiungere,
verosimilmente, il corso del Sarno (H) . La sopravvivenza di Nuuria l nel paesag-
gio agrario attuale suggerisce una sua parziale riattivazione dopo l'eruzione del 79
d.C., probabilmente limitata prevalentemente, a giudicare dalle tracce superstiti,
al territorio immediatamente a nord e a ovest di Nocera e funzionale ad un primo
recupero degli spazi agricoli; ci potrebbe essere confermato dal rinvenimento di
un breve tratto stradale, realizzato sulle ceneri del 79 d.C. al di sopra del
nus della centuriazione del quale ricalca il tracciato e l'orientamento, allo sco-
po evidentemente di ripristinarne la funzionalit. Per le sue finalit, l'operazione
deve aver avuto luogo negli anni immediatamente successivi all'eruzione e potreb-
be rientrare nell'ambito degli interventi realizzati dai curatores Campa-
a favore di gi documentati dall'iscrizione relativa al restauro del tea-
tro.
Il confronto tra la diversa estensione dei due sistemi mostra le differenti fina-
lit cui essi rispondevano. Nuceria Il, con il suo ampio sviluppo, sembra manife-
stare l'intenzione di procedere ad una ristrutturazione integrale della valle del Sar-
no e, soprattutto, della fascia pi prossima alla costa, volta evidentemente ad un
completo recupero delle aree colpite dall'eruzione del 79 d.C. Tale operazione
agrimensoria costituiva un atto giuridico-amministrativo necessario nel momento
in cui si fosse inteso procedere alla riorganizzazione fondiaria del territorio. Neces-
sariamente posteriore al parziale ripristino di Nuceria 1, questa nuova centuria-
zione deve essere stata realizzata nei primi decenni del II secolo, per regolare il
l" l Cosi Esposito 1985, pp. 241-243; 1994, p. ll7; cfr. Chouquer tl11lii 1987, p. 2J l .
(H) Porrebbe rssere in rappo"o la deduzione coloniale di etl augustea (Lb. Col. l, 235-236 La,
cosi Chouquer d li 1987, p. 228; Esposito 1994, p. ll7) o, in alternativa, con la deduzione neroniana (tu-
pr, nt 49)
(H) ConticeUo de' Spasnolis 1994, pp. H , 65 e 74, fig. 47 c 60, tav. l, nn. JS, 4): entrambi orienta
ti N-5, il primo, in loc. Basni, lar1o ca. 4 m. e borduo lunso il lato occidentale da cipreul, stato ripo"llo
alla luce per una lunahezu di ca. 11 m.; il secondo, ad Ansri , loc. Pontoni Il, larso ca. J m. scoperto
per ca. H m.; tta loro puaUeli, distano ca. 1400 m. Circa l'estensione deUa centuriazione (15 centurie nel
senso ibid., p. 74. Considerata la distanza ua i due: lilffiltf pari pressappoco 1 due centurie e la
posizione in cui essi verrebbero a cadere aU'interno della centuriazione, non sarebbe forse da esc.luderc la
possibilitl che nel suo ripristino dopo l'eruzione, pur conservandosi il modulo di base oriainario e l'allinea
mento del sistema sul medesimo asse, si sia prodotto uno spostamento del urrlifln
(H) ConticeUo de' Spagnolis 1994, p. H, fig. 45-46, tav. l, n. 36.
-150 -
processo di rioccupazione del territorio, processo documentato, per quegli anni,
dagli insediamenti che si sviluppano nel territorio di Pompei; poich analoghe in-
tenzioni paiono alla base del rifacimento adrianeo della rete stradale, possibile
che le due operazioni siano state contemporanee.
Una datazione posteriore al 79 d.C. potrebbe forse essere proposta anche per
la centuriazione che si estende tra Napoli, il Vesuvio e Taverna Nova:
lis (") . La cronologia suggerita per questo sistema catastale - et augustea - s1
fonda sostanzialmente sulla identit di modulo e di orientamento con un secondo
sistema catastale, I. ("), che si estende immediatamente a nord di
senza per risultare integrabile con quest'ultimo all'interno della stessa
griglia. Le tracce pi evidenti si conservano lungo la fascia pedemontana del Vesu-
vio, ove in passato sono state scavate diverse ville rustiche sepolte dall'eruzione
del 79 d.C. e al cui interno ricade l'area occupata dalle due ville di Ponticelli (H).
Lo spessore dei depositi piroclastici lungo tutta questa fascia induce a credere che,
qualora risalga all'et augustea, la centuriazione sia stata ripristinata all'indomani
dell'eruzione o, in alternativa, che sia stata realizzata dopo il 79 d.C.; in entrambi
i casi lo scopo sar stato quello di promuovere la ripresa dell' area che gi nella pri-
ma met dd II secolo occupata da nuovi insediamenti rurali.
I dati fin qui esposti, per quanto limitati, sembrano tuttavia sufficienti per
considerare iniziato ben prima della fine del II/inizi III secolo il processo di rioccu-
pazione dei territori sconvolti dall'eruzione pliniana e, soprattutto, gi completato
nella prima met del n secolo il ripristino delle infrastrutture - centuriazioni,
strade - necessarie per la ripresa delle attivit agricole e lo sviluppo di un nuovo
insediamento rurale. Questo processo di recupero deve essersi articolato in due fa-
si: all'indomani dell'eruzione, i nominati da Tito avviano la ricostruzione
dei monumenti pubblici nelle citt campane danneggiate dal cataclisma; tale attivi-
t riflessa nei versi di Stazio, scritti nell' 88 d.C., in cui si allude alla ripresa di
e alla vita delle altre citt campane che riprende il suo scorrere normale. La
loro azione, tuttavia, non deve essersi limitata al restauro di pochi monumenti ur-
t"l Chouqucr d.tH 19117, pp 207-2011, fia. 70; 226-227.
("l Chouqucrttlii 19117, pp. 207, 6a. 70; 226-227
(Hl Ponticdli: ,,,., nt. l . San Giovanni a Tcduccio: Alli tkl XVlll Collvtf.IIO Ji Sllllli swtr. M&1f
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Ji .,hchi MI krrilorio tkl C01flllll,, oNot.Sc . 192,, p . ... , , Id., Pollena Trocchia c,tr. UiffllM,
pmso l ,..,u,; Ji IlM vii/d rvslsU, oNor.Sc. 19)2, pp. J ll Jl4. S Seburiano al Vesuvio: Ccrulli lrdli 196';
Somma Vesuviana: M. Della Corte, So,_ Vna111i.M, Nor.Sc . 19)2, pp. l09Jll .
-151-
bani ("), ma da credere che uno dei compiti loro affidati - forse il principale .-
sia stato il recupero delle campagne, per permettere una ripresa della produzione
agricola. Nell' ambito di questi interventi deve probabilmente inquadrarsi un pri-
mo riassetto del territorio nocerino, con la parziale riattivazione della preesistente
divisione agraria (Nuceria l ) e l' eventuale ripristino della centuriazione che orga-
nizzava la fascia pedemontana del Vesuvio a sud-est di Napoli, eventualmente da
connettere con la notizia del coloniarum di assegnazioni fondiarie effettuate
da Tito nel territorio di ('').
Analoghi interventi devono immaginarsi anche per i territori degli altri centri
urbani - Nola, Sakrnum - colpiti dall'eruzione. E' probabile che ai
si debba anche un primo parziale ripristino della rete stradale e che la ri-
nascita di sia stata accompagnata dalla riapertura della strada che la colle-
gava con Nuceria, evidentemente in funzione del nuovo ruolo di scalo marittimo
del territorio nocerino assunto da Stabiae dopo la scomparsa del porto di Pom-
(60). Le difficolt, certamente notevoli, incontrate dai funzionari imperiali a ri-
comporre il quadro del precedente assetto immobiliare e fondiario, potrebbero es-
sere state all'origine della decisione di non ricostruire i due centri urbani sepolti
dall' eruzione. Ignoriamo il destino di questi territori sul piano giuridico, tuttavia
- come accennato - poco probabile che sia stato possibile per gli antichi pro-
prietari o i loro eredi tornare su fondi che non si era ormai pi in grado di localiz-
zare e terminare (61). Non sarebbe dunque da escludere che, come gi i bona
sorum ... quorum herttks non ccstabant erano stati rivendicati da Tito e destinati al-
la ricostruzione delle citt campane, anche tali territori, nell'impossibilit di risali-
re alla precedente divisione fondiaria e ai rispettivi legittimi proprietari - sia che
si fosse trattato di sopravvissuti all'eruzione, di eredi diretti delle vittime o, anco-
ra, dell' e/o del fiscus in base alla legislazione caducaria (
62
) - proprio dal
("l Cfr. Guadaano 199,, pp. 12, 126 c la discusionc in M .VV. 199,, pp. 129-1JO. La politica di
provvidenze c la sresaa presenza di Tiro in Campania nei mesi successivi all' eiUZionc sembra, ruuavia, dimo-
su-are unasollccirudinc che va oltre il semplice inrcnro <rpropaaandistico, cfr. nJfW, nn. 10-12.
t"l Lib.CoL l , 2H, 1H? La.; dr. Chouqucr dlii 1987, pp. 2272211, nr. J96.
(601 Strab V,4,11 C 247 circa la funzione di Pompei, mariuimo anche per Nor., Acmw' c N"c'
.U, vd. PUn. Ep. VI ,16, 12 circa la presenza a Shiu di slrUINR portuall in .,.00 di accoaliett navi. di p-an
dc stuz.a. Sul ruolo di 514biu quale porto di Nucm. all'indomani dcll'CNZione, vd. Widcmann 1990, 2}0;
divenamcnlc Espoliro 199, , p. ll2, secondo cui tale funzione aarcbbc 11a1a auoha dallo Kalo di Vietri.
t" l D!vcnamenre sembra ritenere Ccrulli lrdli 19n, p. 296 che circa l'inlbtcrc delle nnurure edili
zie posr-79 N villc rustiche scpohe dall'cnnionc avanza l'iporesi di una YYOura rioccupuione dci cenui del
la proprie! fondiario. E' probabile, piunoslo, che si uaui dd semplice riutilluo delle suurrure cmcracnri
per fondue ali edifici co11ruiti dai nuovi occupanri, evitando cos\ pi cosroac opere di fondazione in suoli
ancora poco stabili.
(62) Sulla lqisluionc caducuia vd. T. Spaanuolo Viaorira, cBou uJ- 'prisJi:iortt
&li i11i:i tltl Ul Jolo J.C., .Labco- 24 (197111, pp. 1J1 1611 con bibl. prcc.; la riputiz.ionc di queste carcaoric
-152-
fisctts possano essere stati avocati in loto. Tale rivendicazione potrebbe aver avu-
to come base giuridica quella stessa normativa caducaria che aveva permesso a
Tito di avocare i bona delle vittime dell'eruzione o, in alternativa, rientrare nel-
l'ambito della politica fondiaria perseguita da Vespasiano e da Tito, politica che
nei suoi intenti rivela non solo interessi fiscali ma anche la preoccupazione di de-
finire la condizione di terreni di incerto statuto sul piano agrimensorio, quali po-
tevano essere appunto quelli sepolti nel 79 d.C. ('l) L'eventuale passaggio di que-
sti territori tra le propriet imperiali potrebbe ben giustificare perch non si
sia proceduto alla ricostruzione delle citt sepolte; inoltre, potrebbe configurarsi
uno scenario ben diverso da quello suggerito dal Widemann ("), dove la mancata
ricostruzione di e piuttosto che la volont di abbandonare
al proprio destino aree non pi economicamente vitali, potrebbe al contrario ma-
nifestare l'interesse dell'imperatore ad acquisire territori dalle note potenzialit
economiche.
Agli inizi del II secolo, durante i primi anni del regno di Adriano, U recu-
pero delle aree devastate dall'eruzione pliniana giunge a conclusione. La rete via-
eia viene integralmente ripristinata e si procede, attraverso nuove divisioni agra-
rie, alla riorganizzazione fondiaria della regione. Il costituisce lo stru-
mento con cui viene ristrutturato U paesaggio rurale della valle del Sarno, recu-
perando anche quello che era stato il territorio di In queste aree, lo svi-
luppo del nuovo insediamento rurale sembra coincidere o essere immediatamente
posteriore all'attivit agrimensoria, costituendo quest'ultima un presupposto ne-
cessario per poter procedere alla ristrutturazione fondiaria (
66
).
Nei primi anni dd III secolo, quando Cassio Dione descrive le pendici del
Vesuvio, il processo di rioccupazione dei territori circostanti doveva ormai essere
in una fase pi che avanzata, con U rinnovato sviluppo, favorito dalla fertilit
di bo1111 tra mri11m e /rcur suebbe avvenuta suDa base della divisione tra province senatorie e province
imperiali, forse ail nel I secolo ma certamente a partire da Traiano, con la tuttavia, da parre
dclfucus di avanzare pretese su tali beni anche al di di tale criteno di (rbit/., pp 142 144).
(4J) Su tale politica, ln cui ha svolto un ruolo centrale la rrquintto dei substciv che non erano 11111
espressamente attribuiti alle colonie (Frontin. 54,2-12: HyJln., 133,9 16 La.) vd. F. T. Hns1chs, Hlflo1n
Jn pliNI<fllts (PuiJ 1989), pp. U5-144.
Sulle proprictl imperiali in Italia vd. D.J Crawford, impniali, in M.l. Finley (a cu-
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l"l Wickmann 1990
(") Viene da chicckrsi se non potrebbe, eventualmente, essere in qualche rel.uionc con la ristrut-
turuione fondiaria c lo aviluppo di un nuovo insediamento nell'area vesuviana la nuova normativa intro-
dotta da Adriano reaolante il rinvenimento di tesori, in bue alla quale dei beni rinvenuti dovevano
dati daii'U.W..tm al proprietario del fondo, sia esso stato psivato, pubblico o fiscale, cfr. SHA, H-
tlrilln, 18.6: Gai ., Il .1,39; in acncralc, sullo sviluppo della normativa in matcna, vd. M. Lauria, Dal
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-153-
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consumo sui mercati extra-regionali.
Gianluca Soricelli
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