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NOTIZIE

DEGLI

SCAVI DI AITICHIT
COMUNICATE

ALLA

R.

ACCADEMIA DEI
PER ORDINE

LINCI-]!

DI S. E. IL

MINISTRO DELLA PUBE. ISTRUZIONE

^ItTlSrO 1894

^|?W^<P

Il

'i

ROMA
TirOtKAFIA DELLA
R.

ACCADEMIA DEI LINCEI


V. SAI.VIUCOI

l'ROHRlET DEI, CAV.

1894

NOTIZIE DEGLI 8CAVI

GENNAIO
Regione XI
I.

1804.

(TRANSPADANA).
et

MASER

Tombe

di

romana scoperte nel


inviata per

territorio

del

comune.

Da una
fettura di
in

relazione del maggiore Giulio Bazetta,


al Ministero,
rilevatii

mezzo della K. Pre-

Novara
di
l.

che nel luglio scorso, eseguendosi alcuni sterri


si

un fondo

propriet

del cav. Mcllerio,


la

rinvenne una tomba con alcuni vasi,

sparsi qua e
strie,

Presso
di

tomba

si

raccolsero

nn

bastoncino di vetro

colorato a

un pugnale

ferro

ed alcune monete.
il

Nel luogo
in luce un'altra

stesso,

a m. 4 di profondit,

giorno

1.5

del passato novemltre torn

tomba, formata da

sei lastre di pietra,

lunga m. 1,05, larga m. 0,42, due


delle

alta

m.

0,."i.5.

Vi

si

rinvennero

cinque

patere

aretine,

quali

con ornati

a rilievo nel labbro, e tutte poi con

marca

di fabbrica nell'interno;

due ampolle di vetro


di

azzurro;
di

due

piccole
il

scuri di bronzo;

una bella lucerna pure

bronzo, intarsiata

oro presso

becco, e con manico formato da un pipistrello, squisitamente model-

lato e lavorato.

In un vaso di pietra oliare, pur contenuto nella tomba,

si

[trovarono

ossa cremate, in

mezzo
:

alle] quali
;

erano: una casseruola di argento con manico piatto


di

recante

il

bollo

EPAPHRODI

un braccialetto

argento,
giri;

della
altro

forma

cos

detta

a vitigno;

un anello di argento, a spirale di quattro

anello, pure di ar-

gento, con cercbio d'oro che tratteneva una pietra calcedonia, finamente incisa;
fibula di argento,

una

ed infine tre monete di bronzo, una di Drus Giuniore,

due di

Nerone. Si raccolse pure un vittoriato di argento.


Questi notevoli oggetti saranno
donati dal proprietario al Civico

Museo

di

Do-

modossola.

Regione Vili (CISPADANA).


IL La

CAORSO
e
il

Seaol nella

Terramara Rovere.
sitirata

terramara della quale parlo


Po,

nella liassa pianura piacentina, fra la


di

via Emilia

14 chilom. circa ad

est

Piacenza, nel

comune
'

di

Caorso,
"

un chilometro

mezzo dal capoluogo. E attraversata dalla

via detta della

Rovere

CAORSO

4
la

REGIONE

Vili.

la

quale corre lungo

destra

della

Chiavenna, e per la sua postura


dalla

fino

a qui
con-

l'ultima delle terremare dell'Emilia

parte

di

occidente.

Il

nome che

le

viene quello di Rovere di

Occorso.

Da
nel

esatte informazioni avute risulta che fu scoperta

nel

1865 costruendosi apcure del

punto l'attuale strada

della Rovere

ma
gli

gli

studiosi

ne ebbero soltanto notizia


alle
in

1877

(')

grazie

al

dotto

piacentino

conte

Bernardo Pallastrelli,

quale siamo debitori

se si

conservarono

oggetti allora rinvenuti

quell'antica

stazione e che, insieme col copioso materiale archuologico


citt,

da lui legato alla propria


:

passarono al Museo Civico di Piacenza. Gli oggetti stessi sono

Fittili.

Tre
reci-

piccoli vasi e

un tubo che era forse applicato a guisa di beccuccio a un grande

piente.
lice,

Bronci.

Uno

spillone, quattro

lame

di coltelli o pugnaletti a foglia di saalette.

una punta

di lancia a

cannone ed un' ascia ad

Conosciuta la potenza fertilizzante del terreno artificiale esistente nel luogo indicato (e noto di passaggio
altra terramara)
,

che

perfettamente identico a quello che compone ogni


nei

chi lo possedeva

giorni in cui fu scoperto vi fece estesi scavi


il

nell'interesse agricolo,

sconvolgendo o distruggendo
3,

tratto

compreso

fra le lettere

X'X"X"', della

tg.

tuttavia ne rimase ancora intatta tanta parte da potervi ese-

guire sistematiche esplorazioni con profitto degli studi paletnologici.

la fortuna di

intraprenderle tocc a me, pei mezzi accordatimi nel

1892

e nello

scorso anno

dal

Ministero della Pubblica Istruzione, dall'Amministrazione


di Piacenza,
e

della Cassa di Eisparmio

dalla

Commissione della Biblioteca

Museo Civico
furono
allora

della stessa citt,

per cui mi professo a tutti oltremodo grato.

Le mie prime indagini


(fig. 3,

risalgono
fatti,
pili

al

1891,

ma
altro,

seniplici assaggi

num.

4,

5,

7,

8,

18)

che per

per assicurarmi della esistenza

della stazione. 11 luogo, a motivo

dei

lavori agricoli in passato ivi compiuti,


:

mi

si

present poco

meno che uniformemente spianato ad


nell'aprile

ogni

modo
3,

le ricerche di detto anno,


(3,

come

altre eseguitevi

del

1892

(tg.

3,

num.

9),

bastarono a pro-

vare che pur tale terramara, al pari delle altre, aveva in origine la forma di monticello,

di cui

rimaneva ancora intatta


di

la base.
e propria

Assicurato della esistenza


del

una vera

terramara, allorch nell'estate

1892
i

intrapresi gli scavi coi mezzi dei quali ho fatto cenno, fu

mia cura

di cer-

carne

limiti,

seguendo

il

metodo appreso dal

prof. Pigorini

assistendo ogni anno

agli studi da lui compiuti sulla terramara Castellazzo di Fontanellato nel

Parmense.
circa

Con

tale intendimento

eseguii

una

trivellazione

(fig.

3,

num. 30), 200 metri

a sud della strada,


siffatta trivellazione,

nel

podere della signora Fredesvinda Carrara ved. Boriani. Con


altre

come con

due pi a nord (28, 29), non estrassi che

ter-

reno naturale, segno certo

clie la

stazione non giungeva fino ai punti indicati. Per con-

(')

Bull, di paUtn., Ili, pag. 44.


di

Qui per giova notare che

il

Pallastrelli la

chiam

ter-

ramara

Polignano dal fatto che

gli oggetti in essa raccolti gli

furono donati dal rev. don Gae-

tano Morandi parroco allora a Polignano, al quale


dott.

poi,

come

in particolar

modo

agli egregi sigg,

Francesco Ferrari di Polignano

e dott.

Riccardo Padrini di Cortemaggiore, mi compiaccio addi-

mostrare la mia viva riconoscenza per tutto quelle notizie che gentilmente mi vollero favorire.

REGIONE

Vili.

5
26 incontrai un terreno
siffatti

trario colla trivellazione


lina fossa (').
(fig. 3,

che

accennava

al

riempimento
di
si

di

Fondandomi sopra

indizi
se ivi,

intrapresi

imo scavo

m.

10X4
il

num. 27) onde mettere

in chiaro

come

io

mi attendeva,

trovasse

limite meridionale della stazione.

Levato
dit di

il

terreno coltivabile,
circa,

un

altro

ben distinto se ne present alla profon-

un metro
il

di tinte diverse e senza

dubbio

di

trasporto.

Esso per altro

non formava
in

piano inferiore della trincea per tutta la sua lunghezza,

ma

di

mano

mano che

lo

scavo discendeva andava gradatamente restringendosi a sud, ove ap-

pariva invece un' argilla sabbiosa giallognola pura ed in posto. Arrivato alla prof, di

m. 2,80 mi
a sud,

arrestai,

ripulito
il

colla

maggior cura

il

lato occidentale dello scavo,


la quale

vidi che io aveva toccato

margine esterno della fossa

lambiva

la stazione

come dimostra

l'esatta sezione ciie ne presento (tg. 1) eseguita sulla linea 0. P.

Fig.

1.

della

tg.

(-).

Restava

])er

di

determinare anche

il

margine interno dello stesso lato

della fossa, e ci ottenni ben presto colle trivellazioni

25
le

26.
il

Posto in chiaro
lato orientale.

il

fatto
le

cui ho accennato,

rivolsi
e

mie indagini a cercare


e

Gi per

trivellazioni

22

23

per alcuni assaggi (num. 15

10)
e

eseguiti presso la strada

aveva
12
e

notato gl'indizi
di

della fossa

che

ivi

continuava,

provarlo apersi lo scavo

12'

m. 18

5,

tracciato in

modo che non

solo met-

tesse allo scoperto la fossa ad est,


esistita,

ma

altres a nord,
i

se pure

da quella parte fosse


formano

com'era da credere. Inoltre nel punto in cui


retto, o

due

tratti dello scavo

un angolo

se le

mie

previsioni erano fondate, avrei dovuto tagliare la stazione

nell'interno,

in altri

termini
si

incontrare

il

terreno
il

artiliciale,

composto dei

rifiuti

delle abitazioni e al quale


Il risultato

in proprio

nome

di

terramara.

che ne ebbi non poteva riuscire pi soddisfacente. Ai due capi, cio

ad

est

a nord, apparvero

ben

distinti

il

margine interno della

fossa,

l'argine che

(')

questi primi assaggi e a parecchi altri presiedette

il

sig. ing.

Francesco Papuzzi, erede

ed amministratore delle propriet Boriani. All'egregio ingegnere, all'esimia signora Fredesvinda Carrara ved. Boriani,
agli Ospizi Civili di Piacenza
i

e al sig.

Giuseppe Bassini,

quali permisero di

intraprendere scavi nelle loro propriet,


(-)

miei sinceri ringraziamenti..


di
1

Questa i^rima sezione

e la

seconda che segue sono sulla scala

cent, per metro.

declive,

REGIONE

Vili.

luugo

il

lato della

fossa

scendeva

con dolce

mentre aveva quello interno


di

verticale, appoggiandosi al contrafforte di cui pure a

Kovere

Caorso rimangono

segni non dubbi

esso fa riscontro alla costruzione simile osservata gi dal prof. Pi-

gorini nelle due terremare parmensi Castione dei Ma^'chesi e Castellazzo di Fontanellato
(')

Laddove poi nell'interno

due

tratti dello

scavo

si

congiungono ad angolo retto


i

trovai l'ammasso di ritinti che si adagiava

sul suolo vergine, nel quale restavano


(-).

testimoni sicuri della palafitta che reggeva le abitazioni


altro
e a

Col lavoro eseguito per

non era giunto a scoprire


completare l'opera, che

cos'i

a nord,

come ad

est, il

limite esterno della fossa,

riusc'i

felicemente, servirono le due trincee 13 e

14

(^).

Terminata questa parte del lavoro, posi ogni cura nel


la sezione di quanto
(flg.
si

rilevare, sulla linea


;

R,

notava sul lato

occidentale

dello scavo

nel

presentarla

2) ho fede di
osservati.

far cosa

gradita al lettore e provargli

all'evidenza l'esattezza dei

fatti

FiG.

2.

In tale sezione abbiamo pertanto

seguenti terreni:

a-f) terreno arabile dello spessore di cm. 20;


c-d) strato archeologico o terramara dello spessore di

m. 1,50: interno della

stazione

d-e) terriccio scuro per

una larghezza

di

m. 1,50: tracce del

contrafforte;

e-f-g) argilla giallognola scura dell'argine;

della fossa; f-g) terreno di riempimento

I-m) suolo vergine colle punte della palafitta.

(1)

Terramara

in

Castione dei Marchesi,

estr.

dagli Atti d. Acc. dei Lincei 1883, pag. 25;

Terramara Castellazzo
(^)

di Fontanellato, estr. dalle Notizie degli Scavi 1892, pag. 5.


si

Quanto fu osservato nel punto ove


a
ci

congiungono ad angolo retto

due

tratti dello

scavo
iig.

corrisponde esattamente

che

si
il

rinvenne cogli scavi 7-8-10-11-18-19-2(1-21 e 24 della

3.

Ad

alcuni di questi scavi assistette

chiarissimo conte cav. Lodovico Marazzani benemerito riordi-

natore del
(3)

Museo Civico piacentino.


fatti esposti

Dei
le

rimasero pienamente convinte


cio
i

le

egregie persone

le

quali visitarono

il

luogo

durante
di

mie

ricerche,

sigg. prof.

comm. Luigi Pigorini


Sonora E.

direttore del

Museo Preistorico

Roma,

rag. Lagorio sindaco di Caorso, prof. cav.

ispettore degli scavi, prof. cav. Bri-

gidini preside del R. Istituto Tecnico piacentino, jiTofessori Alfredo Ferrari e Aser Poli dello stesso
Istituto, conte avv.

Alessandro Morandi

ispettore della Biblioteca e

Museo

Civico,

conte Giuseppe

Nasali) Rocca e arciprete Gaetano Tononi della R. Deputazione di Storia Patria.

REGIONE

Vili.

CAORSO

Gli scavi dei quali ho parlato sin qui condussero,

come ognun

vede, a determiil

nare tre

soli

lati

della stazione,

cio

l'orientale,
e

il

settentrionale e

meridionale.

Eestava ancora da trovare quello


ticate nello scorso luglio.

di oriento,

a cercarlo rivolsi le esplorazioni pra-

Partendo dai dati raccolti,


si

e assicuratomi

colle trivellazioni
//

/;

(fig. -S)

che in a

aveva

il

terreno naturale

come

nei casi precedenti, e in

per contrario quello di


1.5

trasporto da cui riempita la fossa, tracciai lo scavo 1 di

m.

4.

Il risultato

avu-

tone fu questo, che in a misi allo scoperto la sponda esterna occidentale della fossa,

mentre dalla parto opposta


golo che ivi
dello scavo
il

{b)

rinvenni non solo

il

margine interno,

ma

altres l'an-

lato occidentale

forma con quello

di nord.

nei

due

lati

maggiori

si

not con ogni chiarezza l'inclinazione

della

fossa che anche ad ovest

manteneva

la larghezza e la profondit osservate negli altri punti (').


il

provare poi

sempre meglio che

lato della

fossa

rinvenuta

collo

scavo

si

congiungeva con
e

quello di settentrione,
col

giov mirabilmente l'altro, aperto a breve distanza


di discorrere partitamente

segnato

num.

2,

del quale tralascio

per non cadere in troppo

frequenti ripetizioni.

Dopo quanto sono venuto esponendo


dagini
di
si

gli

chiaro che anche senza ulteriori in-

poteva rilevare intera la figura che in pianta disegna la terramara Rovere

Caorso, e determinare esattamente le dimensioni tanto dell'area interna occupata

dalle abitazioni,
la circondano.

quanto
per
e

della fossa
altro

dell'argine

col

rispettivo
fino

contrafforte
lo

che la
i

Volli

continuare nelle ricerche

a che

permisero

mezzi concedutimi,

proseguii nello studio del limite occidentale collo scavo 17 e


Il risultato

con una numerosa serie di trivellazioni sulle linee d-e-f,g-h,i-l,'m-n.


di stabilire

fu

esattamente

la

lunghezza del limite stesso,

di

provare che in ogni suo

punto, scendendo da nord a sud, aveva le stesse particolarit osservate collo scavo 1
e che al termine

formava un angolo acuto col lato meridionale. Ne sono questi


ultimi lavori. Vidi inoltre che sul punto indicato
e
il

sol-

tanto

frutti degli

si

congiungevano
che
sul
si

esattamente l'argine

contrafforte
al

dei lati occidentale e meridionale, e


e nella direzione di
si

margine esterno della


si

fossa,

vertice dell'angolo

sud-ovest,

apre un canale della stessa larghezza della fossa. Evidentemente


dal
prof.

ha

ivi,

come
,

gi fu notato

Pigorini

nella terramara Castellazzo

di Fontanellato (-)

il

canale d'immissione o incile per cui traevasi l'acqua che allagava la fossa.

il

fatto

tanto pi certo in quanto

il

detto canale

si

dirige a

monte del
(^).

torrentello Chia-

venna, unico corso d'acqua naturale e perenne del luogo


di

La presenza

del canale

immissione induce
il

credere

che in qualche altro dei punti della fossa vi fosse

anche
che
io

eanale di scarico delle acque,

ma

per indagarlo occorrono speciali ricerche

non ho avuto ancora modo di eseguire.

(')

Testimoni
il

elei

fatto furono

il

compianto

prof. cav.

Antonio

Bonora

R.

ispettore degli

Scavi, e
(2)
(')

prof. Alfredo Ferrari del R. Istituto


cit. si si

Tecnico di Piacenza.

Terram. Castellazzo

pag.

.5.

La Chiavenna oggi
che
in

trova alla distanza di

m. 400 circa a sud-ovest della stazione,

ma

probabile

antico vi

accostasse maggiormente.

REGIONE vai.

In base ai

fatti positivi osservati colle

mie

esplorazioni, che oso dire accuratis(fig. 3).

sime, ho disegnato la pianta che presento ai lettori


estesa complessivamente
tazioni

Essa

ci

mostra una stazione

per mq. 20640,

della quale per l'area destinata alle abi-

misura soltanto mq. 12870: la


in

fossa,

come

l'argine e

il

contrafforte,

manten-

gono ciascuno

ogni punto uguali dimensioni, cio la fossa, al pari del canale d'im-

missione, profonda

m. 1,50 dall'antico
di

piano di campagna

con

una larghezza di

m. 10, l'argine ha una base

m.

5, e il contrafforte largo

m. 1,50. Per chi amasse

poi di conoscere la lunghezza dei singoli lati della stazione, dir che l'orientale di

m. 150, l'occidentale
m. 180
(').

di

m. 170,

il

meridionale di m. 135 ed
si

il

settentrionale di

Ma

ci che pi

importa di notare

che pure la terramara Rovere di

(})

Le

varie misure citate, sia della lunghezza di ogni singolo lato, sia della larghezza
si

della

fossa e della base dell'argine, sono divisibili per 5. Ci


prof. Pigorini al Castellazzo

accorda colle osservazioni fatte gi dal


lui

di Fontanellato,
i

avvalora la opinione da

manifestata (Terram.

Castella:30

cit.

pag.

4)

che cio

terramaricoli avessero una unit di misura.

REGIONE

VII.

fatto,
i

MASSA E COZZILE

Caorso ha forma di trapezio,


leli.

che

suoi lati di oriente e di occidente sono paral-

Abbiamo

in ci
('),

una nuova conferma del


che
le

dimostrato anche
caratteri essenziali

recentemente
delle
citt

dal prof. Pigorini


degl'Italici,

terremare presentano

quelli cio della

quadratura

della orientazione.
i

Cogli scavi praticati nell'interno rinvenni avanzi organici ed altri industriali,


quali tutti trovano
riscontro
in

ci

che ordinariamente esce dalle terremare. Negli


il

avanzi organici, che furono ossa di animali,


di esaminarli,
vi

prof Strobel,

il

quale ebbe la cortesia


la

riconobbe

il

cavallo,

il

porco (sus palusf.ris),

capra

e il

bue

(bos hrachyceros).

Gli oggetti lavorati dall'uomo sono di terra, di corno cervino, di


:

bronzo

di pietra, cio e

FUI ili.

Sette fusaiuole, quattro dei creduti pesi da telaio,


di

tre piccoli vasi

moltissimi
di
tre

frammenti
Alcuni

stoviglie

fra

cornute.

ora,

Coi'iio

corro.

punteruoli.

cui le caratteristiche anse

Bronzo.

Due
Pietra.

spilloni,

di

cui

uno frammentato,

lame

di coltello a foglia di

salice.

onde

Una

cote.

Ed
i

nel chiudere la

mia

relazione,
il

mi anima
loro

la fiducia che pure in avvenire


io

miei concittadini

vorranno

mantenermi
della

aiuto,

possa proseguire

le

iniziate esplorazioni

paletnologiche

provincia

piacentina,

dalle quali, oltre al


il

vantaggio che pu averne la scienza, riceve notevole incremento

Civico Museo.

L. Scotti.

Re(H..\k vii
III.

(ETRURL.

MASSA E COZZILE
sulle
sul

Tomlie antiche scoperte a Monte a Colle.


gli

oriente del poggio,

cui pendici sorgono


livello

ameni paeselli
altro

di

Massa

Cozzile, si eleva, a 4.57 metri

del mare,

un

monte,

conosciuto e

segnato nella carta dello Stato Maggiore col

nome

di

Monte a
di esso,

Colle.

Giovanni Mucci,

proprietario di un piccolo podere situato presso alla

cima

stava nel maggio

189U

scassando
tivazione,

il

terreno, che scende con pendio

ripido verso occidente, per ridurlo a coldi metri,

in

un punto discosto dalla casetta circa un centinaio

allorquando

s'abbatt in una pietra arenaria (serena) piantata ritta, in terra, a guisa di pilastro
assai

irregolare

scabro,

alto

circa

un metro e mezzo

dello

spessore

medio

di

40 centimetri. Rimossa
strato di carboni,
in cui

la pietra,

a circa 3 metri di profondit,"riconobbe

un denso

eran mischiati frammenti di vasi, e da un canto un vaset-

settino di terra rossa intero,

che
e

il

Mucci

raccolse,

ma

che poi and perduto.


il

Seguitando

in

quell'anno

nel successivo a scassare

terreno, gli

avvenne spes-

sissimo d'incontrare cumuli di sassi irregolari, che sovrastavano a fosse di forma rettangolare, della larghezza

media

di

m.

1,.50

della lunghezza di m.t

.3,-50.

Pare che

complessivamente
carboni pi o

il

numero

di cotesto fosse sia stato di sedici.

tutte contenevano

meno decomposti, qualche


piti

volta misti a frantumi di stoviglie.


nel

Ma

la scoperta

notevole
di

occorse

maggio 1891.

In una di quelle tali

fosse giaceva

una specie

vaso a foggia di

campana

capovolto, contenente un altro

(1)

Tcrraw. Castellazzo

cit.

pag.

1,

MASSA E COZZILE

IO

REGIONE

VII.

vaso coperto da una ciotola, nel quale erano ossa combuste. Disgraziatamente

il

vaso

a campana fu distrutto, e non potei vederne che un piccolo frammento, d'argilla rossa,

abbastanza depurata, appartenente


cima, vale a dire al piede
evidente che
il

alla estremit

del vaso che veniva a trovarsi in


di questo

rovesciato.

Dalla struttura
le

frammento

risulta

vaso finiva a punta, come

anfore

romane. Io credo

pertanto

che

esso vaso fosse

una grande

anfora,

la quale,

segata in mezzo al ventre, sarebbe stata

usata con l'apertura volta in gi, secondo una consuetudine frequentissima ne' tempi

romani.

Ma

non escludo che


il

si tratti

d'un vaso fatto apposta cos per l'uso sepolcrale;

perch, secondo

Mucci,

esso

era

munito
l'ipotesi

di

due

anse

manubri

laterali,

che

non combinerebbero propriamente con

d'un'anfora segata; essendoch la por-

zione segata avrebbe dovuto restare sprovvista di manichi. Checch sia di ci, anche
il

frammento

di

un' ansa,

che mi fu fatto vedere, cos per la qualit dell'argilla come

per la forma scanalata, corrisponde in ogni caso a quelle proprie delle figuline di et

romana.
Sotto di quella specie di
rico
e
si

campana

si

rinvenne un ossuario col ventre quasi sferotto in cinque pezzi,

la bocca rientrante, fornito di

un grosso labbro, ora


(alto

ma
(').

che

pu ricomporre quasi interamente


il

m. 0,21

maggior diametro 0,28)

Considerato diligentemente
fetta regolarit di

vaso, misurato esattamente l'orifcio, constatata la per-

esso e del ventre, notate certe strisele circolari che girano intorno

a questo, ho dedotto che l'ossuario sia stato fatto al tornio. Esso di terra

rossastra

simile a quella del vaso a

campana su

ricordato.

D'argilla
cotta invece

di

color cupo e di rozzissimo


ciotola (alta

impasto, fatta

mano

malamente
canto,

una

m. 0,09, diametro 0,17) sbocconcellata da un


e vi
si

la quale serviva
diritta,

da coperchio all'ossuario,
Accanto
terra

era posta, secondo cui rifer

il

Mucci,

non rovesciata.
della
stessa

ad

essa

rinvenne

un
e

bicchiere

di

forma quasi

cilindrica

brunastra

(alto

m. 0,10)
le

di grossolana fattura.
si

Entro all'ossuario
di

finalmente

insieme

con

ossa combuste
e

trov

un pezzo
irrico-

moneta

di

bronzo tagliata in antico,

in cui tipo

leggenda sono

affatto

noscibili.

Un
(alto

secondo bicchiere di terra rozzissima, un po' panciuto e scheggiato nell'orlo


in un' altra di quelle fosse. In
e

m. 0,08) fu trovato

una terza s'ebbe un vasetto,

di cui restano

due insignificanti frammenti


rossastra,

due pezzetti di ansa scanalata. Esso


di

era di fine argilla

ricoperta

di

uno strato

vernice nera. Il

Mucci mi

accenn per ultimo ad un vasellino elegantissimo di argilla, oltremodo leggero e di


color rosso vivacissimo, disgraziatamente andato perduto,
e

che avr molto probabil-

mente appartenuto
Visitato
la propriet
il

al

genere aretino.

podere del Mucci e giunto al lato meridionale, dove esso confina con
si

Puccini,

vide

una delle pietre


si

del genere di quelle che

si

sogliono
;

rinvenire sopra le fosse. 11


e,

Mucci
il

proflerse di fare

un piccolissimo saggio un
po'

di scavo

rimossa la pietra e scavato

terreno sottoposto, altre pietre

meno grandi

Cj Cfr. per la forma Fabretti, Scavi di Carr negli Atti della Societ d'Archeologia
arti

e Belle

per la provincia di Torino, II (1879), tav.

II,

fig.

10-12; tav. UI,

fig.

4.

REGIONE

VII.

11

MASSA E COZZILE

comparvero sotto
spessore di circa
tatto,

d'intorno. Tolte anche queste, si vide chiaramente

uno strato dello


untuosa
al

20 centimetri formato da una


mescolati

terra nericcia, grassa ed

residuo evidente di carboni decomposti e polverizzati. Soltanto qualche pezzetto


era

di

carbone

ancora

intero,

con la terra
e

si

ravvisarono certi esigui


rozzo.

frammentini di stoviglie di argilla rossastra


la fossa in

d'impasto piuttosto
il

Sgombrata

modo che
si

sotto

intorno

apparisse

terreno

naturale senza tracce di


e

combustione, non
stigio

rinvenne malauguratamente

alcun oggetto,

neppure alcun veil

d'ossa bruciate.

La cosa parve
come
e
dissi,
il

me
le

alquanto singolare e mi fece nascere

sospetto che, sebbene,

terreno sembrasse sotto ed intorno intatto, con-

venisse tuttavia allargare

approfondire

indagini

il

che

per

li

non

si

po-

teva naturalmente fare.


Intanto, raccogliendo
le
i

dati,

che l'analisi dei pochi oggetti serbati dal Mucci e

informazioni assunte

sopra

luogo

potevano

fornirmi, credo

di

poterne

trarre le

seguenti conclusioni.
1
Il

sepolcreto appartenne ad un vico, che doveva sorgere sul


si

Monte a Colle;

e,

per quanto
di gente
di
Il

pu arguire dal pochissimo

che

si

scoperto,

serv alla deposizione

povera condizione.
sepolcreto,
se

2
si

non

tutto,

almeno parzialmente

de'

tempi romani, secondo


esplorata. Il vaso a
fatto
al

deduce dall'indole della tomba meglio conservata o meglio


a proteggere
l'ossuario,

campana che serviva


vasello rosso non

l'ossuario

stesso

tornio,

quel
di

veduto da me,

ma

giudicato, giusta le indicazioni de' contadini,

fabbrica aretina, finalmente la mezza moneta, la quale, sebbene corrosa, pare tuttavia
essere stata un

medio btonzo romano: tutto cotesto accenna, a parer mio, indubbiain

mente

all'epoca,

cui anche nella

Val

di

Nievole

era

oggimai

estesa la

romana

dominazione.
3 Sebbene spettante
a'

tempi romani,

il

sepolcreto serba

una peculiare impronta

primitiva e paesana: di che non da far meraviglia, essendo risaputo che, dirimpetto
all'assorbente e unificatrice cultura classica diffusa ed

imposta
ne'

dai

dominatori

del

mondo, ogni singola regione mantenne


gezione
a'

in parte,

massime
le

primordi della sua sogper

Komani,
i

il

patrimonio della civilt che

era

proprio

V innanzi,

e,

ricevendo
e
locali,

benefici della

nuova coltura,

li

adatt alle particolari condizioni etniche

in

cui

si

trovava.

Ora, appunto

per

la consistenza

d'una

civilt

arcaica,

rude

disforme dalla

romana

classica,

il

vico di

Monte a Colle pare a me deguo

di nota.
i

una

tal civilt

accennano la ciotola sovrimposta come coperchio all'ossuario,


fattura scoperti in talune delle tombe, e specialmente
delle

vaselli

di grossolana di costruzione

il rito e il

modo

tombe

stesse.

sassi
il

che in grandissimo numero

si

rinvennero accumulati sui

sepolcri e sopratutto

grande ed erto pilastro rozzamente scarpellato che serviva da


ci

cippo a una delle sepolture,


simi sepolcreti
italici,

fanno pensare a consuetudini riscontrate in antichis-

in particolar

modo
dove
e
e
sgj,r.
-,

in sepolcreti liguri.
le

Mi

baster ricordare

quelli di Velleia (')


(1)

di

Cenisela
p.

(-'),

tombe
V-IX.

erano

costrutte o protette

Cfr. Mariotti,

Notizie 1877,

166

tav.

()

Cfr. Podest, Notizie 1879, p.

295

ss^.; tav. Vili,

I\

12

REGIONE

VI.

da

sassi.

Nel sepolcreto

di Cenisela poi uscirono in luce quei rozzi cippi,


('),

uno

de' quali,

edito nelle Notizie

1879

pu esser messo a diretto confronto con quello scoperto


G. Ghirardini.

dal Mucci.

Regione VI (UMBRIA).
IV.

PIANETTO

(frazioae

del

comime

di Galeata)

Tomba

preromana

scoperta nel territorio del Comune.


Fra Galeata e Santa
renze, in
Sofia,

al

confine della provincia di Forl con quella di Fi-

un fondo del

sig.

Quercioli, posto a Pianetto, in occasione di piantamento


di grossi ciottoli.

di viti stata trovata

una tomba composta

Dalle notizie avute era


i

di

combusto

ma

non ne ho potuto determinare la forma. Essa conteneva


di

seguenti
assot-

bronzi:

Due armille

verga ettagona, massiccia, a un giro e mezzo

circa,

tigliantesi lievemente verso le estremit e del diametro interno di

mm.
10).

42. Per forma

richiamano altre trovate qui,


Forl
(cfr.

specialmente
Hai. anno IX,

quelle
tav.

del

ripostiglio
9,

scoperto

presso
fibule

Bull,

di

Paletn.

VII, nn.

Quattro

a navicella piena, fornite di tre globetti

sull'arco e

di bottone

un

po' rialzato alla

punta del breve astuccio


(cf.

riproducono gli esemplari che erano nel ricordato ripostiglio


n.

Bull,

cit.,

tav. VII,

G).

Altre due a navicella vuota,


(op. cit. n.
2).

con

soli

due globetti

laterali;

ma

prive di cartoccio e di spillo

Due pi

piccole con sei

bottoncini distribuiti tre per parte, nelle coste del sottile arco e somigliante a quella
riportata dal

Gozzadini negli

Scavi Arnoaldi-

Veli, presso

Bologna, tav. X, n. 10.


finale, spettanti

Cinque

spilli

con resti di ripiegatura e due cartocci con bottone


i

ad

altre fibule. Tutti

pezzi sono coperti da patina bruna con chiazze verdastre e sono


graffito.

privi di

qualunque ornato

Nulla mi fu dato di raccogliere

di fittili

che mi

si

assicur non esser stati trovati.


nella distribuzione,

Come
si

noto,

fibule a quattro globetti, con qualche dilferenza

incontrano nelle necropoli della prima et del ferro e scompaiono, o quasi, nel periodo

successivo.

In altra occasione trattai di questa foggia di fibule

provai che

le

medesime,

quasi sempre associate alle armille semplici suddescritte, sono molto


in assoluta prevalenza nella nostra regione, specialmente sulle

diffuse e anzi

pendici
sgg.).

appenniniche

a sud-est e sud-ovest di Forl

(cf.

Bull.

cit.

anno IX,

p.

180

Ritengo perci

che la tomba in discorso, sia di deciso tipo italico.

Ho

potuto fare acquisto dei ricordati avanzi pel

Museo

forlivese,

gi

ricco di

esemplari consimili, usciti tutti dal nostro territorio, o da lunghi contermini.

A. Santarelli.

(')

Tav. Vili,
di

COllClt

fig. 10. Il sepolcro n. 2 (ibid. fig. 11, 12; cfr. p. 299-300J conteneva un ossuario una ciotola diritta, come pare fosse quella sovrimposta all'ossuario della nostra tomba.

13

V.

ROMA.

Nuove scoperte

nella citt e nel suburbio.

Kegione
si

III. Disfacendosi

il

muro muro

di cinta

di
ni.

un orto per
(.),S(.

si.^teinare l'ultimo
il

tratto della yia della Polveriera,


riconosciuto
i

alla profondit

di

sotto

piano stradale,

un avanzo
adoperati

di

antico

a cortina, per la luuglie/za di circa m. 20.


si

Fra

materiali

nella

costruzione

rinvenne:

un

frammento
;

di

grande

coperchio di sarcofago marmoreo, con maschera scenica scolpita sull'angolo


di

un pezzo

capitello ov' rilevata


alto

una pantera,

di cui

manca

la testa;

un piede

di

candelabro

marmoreo,
in
rilievo,

m. 0,70, sopra un

lato del quale conservata

una figurina muliebre

con breve tunica succinta, che nella

mano

destra abbassata tiene una pelle

leonina e con la sinistra sorregge una lunga asta; un frammento di lapide sepolcrale,

ove rimane soltanto

M
INV

Entro

il

medesimo muro

si

trov
e

una colonna

di

granitello.

del diametro di
il

m. 0,45, collocata verticalmente,


rimasto interrato.

sporgente

appena m. 0,35 dal snolo:

resto

Regione
m. 4 sotto
il

IV. Presso l'angolo

tra la via

Cavour

la via de' Serpenti, a circa


di

piano stradale,

stato scoperto

un rocchio

colonna

di

marmo

bianco,

del diametro di

m. 0,50.
V.

Regione
un piccolo
di

Intrapreso

nel

grande terrapieno

rimasto

sulla

piazza

Dante,

sterro per ricavarvi

una cantina, sono

stati raccolti

parecchi frammenti
di

marmo,

cio: testa virile alta

m. 0,4o, con la faccia del tutto consunta; pezzo


;

gamba appartenuta
un avanzo

a statua pi grande del vero

plinto di statua, sul quale resta

di pelle leonina;

rocchio di colonna di bigio, lungo m. 0,78, diam. m. 0,30

altro rocchio di colonna, in

marmo

bianco, baccellata, lungo

m. 0,82, diam. m.

0,

22

Regione
Settembre

VI. Negli
Firenze,

sterri per la

nuova chiesa americana sull'angolo


ritrovati:

di via

Venti

e via

sono

stati

un pezzo

di

panneggio di statua, in

marmo bianco; un frammento di cornice, ingiallo antico, e varie lastrine squadrate di marmo bianco, che dovettero appartenere ad un pavimento un frammento di co;

lonna scanalata in tufo, lungo m. 0,37; ed un piccolo frammento di capitello dorico,


in travertino.

Nel

sito

medesimo

stato

compiuto

lo

sterro di
di tufo,

una colonna, formata


alto

di vari rocchi trovata al suo posto.

Al primo rocchio

m. 1,15, era
alto

sot11

toposto un altro

rocchio

di

pietra

sperone, anch'esso scanalato

ed

m. 1,10.

POMPEI

14

sulla propria base di

REGIONE

T.

diametro della colonna


alta

di

m. 0,60. Essa poggia


di

travertino,

m. 0,30, del diametro


tufo,
Il
il

m. 0,70

questa piantata sopra un fondamento a

massi squadrati di

quale

congiunto perpendicolarmente con un altro tratto


il

di simile costruzione.

piano di posa della base a m. 5 sotto

livello stradale

della via Venti Settembre.

Regione IX.
di

In via Capodiferro,

avanti

la
di

casa segnata col

n.

5,

facendosi

un cavo per imbocco di fogna, alla profondit


statua virile, in

metri 1,20

si

trovato un torso

marmo,

gi-ande pi del naturale, di


1.

buona

fattura.

Dal

collo all'at-

taccatura della coscia

misura m.

La

figura tutta ignuda; sulla spalla sinistra


scarpellata.

rimangono

le tracce di

una clamide, che fu totalmente

Via Nomentana.
liclinico,

Nella escavazione per fondare un nuovo fabbricato del Po-

sono stati raccolti fra le terre di scarico vari oggetti, cio: un'asta di bibronzo,

lancia, in

con appiccagnolo; un pezzo di cerniera, in osso; un cucchiaio ed


in

una borchia, parimente

osso;

un frammento
muri

di ornato, in bronzo.

Via Salaria.
di cui altre volte si

Altri avanzi di

riferito,

reticolati, in tufo, sono apparsi nello sterro,

sul piazzale
;

esterno di porta Salaria. Si rinvennero


alta
,

poi parecchi frammenti d'intonaco dipinto


sette lucerne cornimi.

un' anfora fittile intiera,


il

m. 0,80,
un'altra

e
il

Due

di

queste

hanno impresso

bollo

FORTIS

bollo
di

GABINIA

le

rimanenti sono anepigrafi. In un pezzo di mattone leggesi parte


che sembra finora sconosciuto:

un bollo

circolare,

ILESAGOR
1

w
n.

Facendosi un cavo dinanzi al casamento

45

in

via di porta Salaria, a circa

m. 0,50
di

sotto

il

piano stradale,

si

rinvenuta una base di colonna ed un capitello

marmo,

assai guasto.

G. Gatti.

Regione
VI. POMP,EI
1

(LATIUM ET CAMPANIA).
deijli
di

1.

Giornale
il

scavi redatto dai soprastanti.


isola 2^

dicembre. Si ripreso

lavoro

sterro nella regione V,

ad est

della casa detta delle Nos^e di

Argento;

ma
si

non avvennero trovamenti.

2-15 detto. Non avvennero scoperte.


16 detto. Facendosi
trale col bassorilievo di

alcuni

restauri

rivenne:
sin.;

Avorio.

Una
31.

tessera

tea-

una testa muliebre, a


di

diametro

mm.

Fu

trovata

nella

prima stanza della casa detta


17-18
detto.

P. Emilio Celere,

regione IX, isola 7*.

Non

si

ebbero rinvenimenti.

REGIONE

I.

Fu causalmente

io

POMPEI

19 detto.

trovato nei lavori per la nettezza,

un medio bronzo,

imperiale, guasto per l'ossidazione.

20-31

detto.

Non avvennero

scoperte.

2.

Nuove

epigrafi rinvenute
(cfr.

nel fondo del signor


a.

Eduardo

Santilli.

Nel fondo Santilli


il

Notizie
a

1893

p.

333

sgg.),

continuandosi a cavare

lapillo, son tornati

recentemente
:

luce

altri

sette cippi

marmorei ad erma con

le seguenti
1.

iscrizioni

Alto m.

0,9.5,

largo m. 0,24:

DELLIAEQ^L
CHI AE

2.

Alto m. 0,54, largo m. 0,26:

FORTVNATA = Ve ANt*L3.

Alto m. 0,45, largo m. 0,20. Lettere quasi corsive:

lANVARlVS
VIX-ANN

XXV

4.

Alto m. 0,97, largo m. 0,32. Lettere allungate

L'LATVRNIO GRATO
PAGANO
Et MI N ISTRO

Innanzi a questo cippo era sepolta un' urna di vetro ben conservata, col coperchio,
il

cui alto

manubrio vuoto era messo


p.

in
p.

comunicazione con un tubo


253,
3).

di

piombo

(cfr.

So-

gliano in Notizie 1892,


5.

252,

Alto m. 0,88, largo m. 0,31. Lettere rubricate:

L A T V R N ANN

lANVAR'A-CALCARIA
VIX
6.

XXXXV
m. 1,10, largo m. 0,50: nella met
l'epigrafe
(cfr.

Grosso cippo marmoreo

ad

erma, alto

inferiore grezzo,
p.

lavorato cio sin l dove appare

Notizie 1893,

333-34)

M- PETACIO M-

MEN

FORCHIA

16

REGIONE

II.

7.

Alto m. 0,60, largo m. 0,21:

PRVNI
CFVIXIT-

AN
Le
Si

XVI

lapidi

1,

2,

3,

5 e 7 presentano

verso
di

il

basso
fra

il

solito

foro

circolare.

raccolsero

inoltre
e

poche

monete

bronzo,

cui

un asse repubblicano,

un dupondio di Claudio
qualcuno in piombo,
in

monetine del basso impero,


colle

parecclii tubi di terracotta e


olle

messi gi in comunicazione

cinerarie

di

terracotta,

una

delle quali si rinvenne un' anforetta di alabastro.

A. SOGLIANO.

Regione
VII.

II

(APULIA).
riconosciute
nel
territorio

FORCHIA.

Antichit

varie

del

comune.
Nel fondo denominato Tascariello, situato nella contrada
Crocefisso,
di propriet dei sigg. Falco,
si

di

s.

Alfonso,
il

del

lavorandosi la terra, presso

ciglio di

una

cos detta muracchia,

riconobbero alcune antiche tombe, quasi accoppiate,


tegoli,

rivolte

ad oriente, costruite con

ed embrici.

tegoli erano privi di bolli ed in

nu-

mero

di quattro pei lati lunghi della tomba.

Non

vi si riconobbe alcun oggetto della

suppellettile

funebre e le ossa furon trovate scomposte.


dalle

Poco
cale,
in

lungi

dette

tombe

si

rinvennero

due grossi blocchi di pietra

lo-

forma

di parallelepipedi.

Nella faccia di uno vedesi praticata una specie di

nicchia di m. 0,25

0,37

0,65.

Entrambi
la

blocchi
si

presentano
rinvennero
;

le

due facce con


rottami
di

prima lavoratura a
vasi neri,
di

scalpello.
;

Tra

terra
di

mossa
ferro,

alcuni

di

impasto rozzo

un chiodo

ossidato

due monete

bronzo,

irriconoscibili per l'ossido.

Nei pressi di un'antica


di tegole

fablirica, detta

'

la peschiera ",

esaminai alcuni frammenti

mamraate.
tratto
di

Nel recinto del caseggiato riconobbi un


di opera reticolata.

acquedotto e qualche avanzo

Osservai inoltre due tratti di grande muratura a getto, in uno dei

quali veggonsi

fori pei quali


si

passavano tubi

fittili

o plumbei.

Presso l'aia

osservano le fondazioni di muri di

antiche

camere,
pietra

nel

ter-

reno rinvengonsi di frequente cubetti di pietra bigia ed altri di


partenuti a pavimenti in mosaico.

bianca, ap-

F.

Colonna.

REGIONE

II.

17

deUa necropoli
hrimlisina.
su

Vili.

BRINDISI

Xiion

titoli
si

sepolcrali
i

Nel fondo De Marzo Monaco,


pietra calcare bianca:
1.

rinvennero

seguenti

titoli sepolcrali, incisi

Cubo, alto m. 0,92, largo m. 0,36, dello spessore di m. 0,26. Nella parte

sini-

stra scolpita

una mano aperta,

nella fronte leggesi

D
I

M
I

V L
I

T E R PIO FILI V e A XXCAMPATIA SE


L
.\

O O M

HE

VERAV-A-XXI
H-S-E-NICOPOLISFBM POS
2.

Lastra di

iii.

0,.S6

0,27

X
'

0,07: Reca inciso:

OCTAV VS qELTICVS SACERD V A -XXX H

'.

Lastra

di

lu.

0,48 di altezza, m. (>,o6 di largliezza,


d.

iii.

0,12

di

spessore:

M
N
I

yv
1.

A E
idi
di

t\HEOGN
Id.
di
111.

0,40

di

altezza e

in.

0,.")4

largliezza:

A
I

E F

XXIII V S C

HERMES
SORORI
5.

PIEOTSSIME

Id.

di

m.

0,1.5

0,27

0,06:

l;>IIO-DIANENJ

QV AV ATG-^
Nel medesimo
riprodotto del
sito
n.
si

rinvenne un medio bronzo di Antonino Pio. ugunle a quello

Cohen

588.
G.

Nervegna.

STRONGOLI

Regione
III

18

REGIONE

III.

(LUCANIA ET BRUTTII).
statua

IX.

STRONGOLI

Di un piedistallo di

onoraria posta

Manio Megonio Leone nel Foro


16 ottobre del 1892 l'ispettore
di

di Petelia, con iscrizione dedicatoria e

con un nuovo capitolo del testamento di quel psrsonaggio.


Il

dott. Cesare

Trombetta annunzi che, ricominin

ciati gli scavi

antichit nel
si

comnne
scopr

di Strongoli,
il

contrada Pianette, che

ter-

reno di propriet municipale,


blocco di
vicino

piedistallo di

una statua, formato in xm

solo

marmo,
sua

alto

m, 1,25 largo m. 0,60, senza


ancora
;

la cornice. Si trov rovesciato

alla

base, la quale rimane

al proprio

posto.

Nel prospetto reca

nn' iscrizione onoraria a

Manio Megonio Leone


rinvenne la
ra.

nel lato sinistro inciso un capitolo

del testamento di questo personaggio.

Insieme a questo piedistallo

si

mano
di

sinistra di

una statua

di bronzo,

maggiore del vero,


castone

il

cui indice lungo

0,11, e l'anulare porta l'anello sul cui

un ornamento a meandro, della forma


il

un

s,

volto a sinistra.
o

Si scopr pure

frammento

di

un grande vaso

di pietra bianca

di

calcare

del luogo, sul cui labbro, largo

m. 0,03, doveva

in origine correre

una leggenda, della

quale rimane soltanto la parola:

SACRVM
Si scopr inoltre una
e

moneta

di

bronzo ossidata, attribuita a Faustina Giuniore,

molti pezzi di bronzo appartenenti ad una statua.

Nel luogo ove queste scoperte avvennero,


a grandi massi,

si

rimise pure in luce un tratto di

muro
e

alcuni
e

dei quali,

formanti angolo, misurano m. 1,70 di lunghezza

m. 0,40

di altezza;

questi muri sono in rapporto con altre costruzioni pi lontane,


edifz.
si

che accennano a rovine di grandiosi

Non
come
dice

fu questa la

prima volta che

rinvennero antichit in quel luogo. a


all'altezza
di

La

con-

trada Pianette, ad est di Strongoli, sorge


il

257

metri,

consiste,
si

nome

stesso,

in

un piccolo ripiano sopra una delle tante colline che


alla distanza di circa cinque chilometri dal

affacciano lungo la spiaggia ionica,

mare.

distante poco pi di un chilometro

da

Strongoli

che

sovrasta,

sorgendo a mag-

giore altezza cento metri circa.

Quivi
nostra,

le

scoperte di antichit furono quasi continue, per quanto a conoscenza


il

non essendovisi fatto scavo alcuno che non avesse prodotto

rinvenimento di

cose antiche; e gi fino dal

1867

il

compianto cav. Domenico Marincola Pistoia aveva

pubblicato una memoria sopra queste antichit quivi dissepolte. Sapevasi che nel 1842
presso
edificio
si
il

diruto convento
i

dei

Domenicani erano
ed
i

stati

rimessi a luce

ruderi di un
;

termale,

resti

di acquedotti,

frammenti
si

di varie lapidi iscritte

poi

erano scoperte altre costruzioni; e da ogni parte


in

avevano argomenti per provare

che
la

quel ripiano ebbe sede l'antica citt di Petelia.


il

La

quale tesi topografica riceve rinvenuto presso

massima conferma mediante

piedistallo

marmoreo

iscritto, ora

REGIONE

III.

vale a dire nel

19

STKONGOU

la propria base,

luogo che doveva corrispondere alla parte superiore

del Foro di Petelia. ove appunto avrebbe dovuto essere collocata la statua a cui appar-

teneva quel piedistallo, come sappiamo dalla iscrizione che vi

si

legge.

Scavi sistematici fattivi intraprendere dall'amministrazione proviucialo sui primi


del

1880

sotto la direzione

dell'ispettore

sac.

Nicola Volante, e continuati in tutto

l'anno stesso, fecero riconoscere nuove costruzioni e diedero copiosi oggetti di suppellettile

domestica di et romana [Notizie ISSO


fattivi

p.

69,

103, 5i)l).
di oggetti

Nuovi scavi

nel 188G,

oltre la solita

messe

comuni, diedero

alcuni frammenti di
virile,
e

una statua muliebre

in bronzo, altri pezzi di bronzo di

una statua

poi due piedistalli di

marmo

l'uno con iscrizione in

memoria

di Lucilla Isau-

rica,

l'altro con
i

epigrafe in onore di Cedicia Iride. Servirono

ambedue come
di

basi di

statue che

Petelini con denaro proprio posero a quelle donne; e per tali onoranze,
lo

come

si

legge nelle epigrafi,


al

stesso

Manio Megonio Leone,

cui parla la lapide

ultimamente trovata, fece


furono trovati rovesciati
Io non so
il

municipio di Petelia cospicui doni. Anche questi piedistalli


che rimangono tuttora al loro posto.

presso le proprie basi

se con

queste scoperte
le

si

abbia la guida sicura per risolvere tutto

problema della topografia, cio se

antichit dissepolte in contrada Pianette ba-

stino a provare che la citt di Petelia


si

ebbe sempre quivi


prestato

la sua sede.

Perocch se

considera che
i

il

luogo

non sarebbesi

per resistere a quel lungo assedio

con cui

Cartaginesi nelle guerre annibaliche oppressero la citt da loro finalmente


7, 1,

conquistata por mezzo della fame (Polib.


d'altra parte che all'et
si

3; Liv. 22, 10, 30); se


tutte le costruzioni
e

si

considera

romana appartengono

gli

oggetti che
la citt nel

rinvennero in contrada Pianette, apparisce


il

sommamente probabile che


in

tempo che precedette


la

dominio

di

Roma

avesse avuto sede sull'altura

cui

sorge

moderna
e

Strongoli,

ove tornarono a chiudersi le famiglie per difendersi dalle pira-

terie

da pericoli nell'et di mezzo.


lasciando ci da parte, certo
in

Ma

che Petelia nell'et della dominazione romana

ebbe sede

questa collina sosttostante al paese moderno, e se non fu citt di quella


le

importanza che potrebbe credersi pigliando alla lettera

parole di Strabone, che la

chiam

/iiyrp.To/u-

mv .It-vxnvMv
fu osservato

(6,3), intorno

a che bene avere innanzi ci che

del prof.
floridezza,
diosi,

Mommsen

(6'. /.
i

L.

p.

15), god

indubitamente

di

una certa

della quale ci fanno fede

ruderi che accennano ad edifici pubblici gran-

e le

lapidi le quali sono testimoni dei


che,

monumenti che abbellivano


la floridezza

la citt.

Vero

argomentando da queste
si

lapidi,

di Petelia

non avrebbe
il

avuto lunga durata. Esse

riferiscono tutte
l'et

ad un periodo ben

circoscritto,

quale

comincia con Traiano


dalla fine del primo
parir ardito
il

non supera

di

Antonino Pio, ossia dura pochi decenni,


nuova.

alla

met

del secondo secolo dell'era

forse

non ap-

supporre che questa prosperit avesse pigliato principalmente origine

della munificenza di
la

un personaggio,

di quel personaggio

appunto

di cui ci

parla

nuova base marmorea recentemente scoperta.

E
il

poich lo studio di essa

ci

offre

motivo a considerazioni

utili

sopra la storia

dei municipi nel periodo


fac-simile,

imperiale, ne dir brevemente, cominciando dal presentarne


al

per cui siamo debitori

solerte dott.

Solone Ambrosoli, conservatore

STRONGOLI

20

di recarsi in
i

REGIONE

UI.

del Ganibetto numismatico di Milano. Questi trovandosi in Catanzaro a riordinare

il

medagliere civico per incarico del Ministero, fu pregato


assistito dall'ispettore

Strongoli, ove

locale dottore

Trombetta pot

fare

calchi delle due nuove

epigrafi; e poich l'iscrizione in caratteri pi piccoli presentava alcuni passi nei quali
le lettere

sono appena superficialmente incise, cur che un esatto fac-simile riparasse

all'insufficienza dal calco.

Abbiamo adunque

dal prospetto della nuova base

KA/MEGOKIIQiAA/^F^
M/* AI^AA/^ P RO
^

N CO R.
^

LiONl
AJD^Illl^VIRLEG'COR

a^PP'PATRONO^MV
MlClPlMlII'VlRra-Q.

DECVI^10NE5 AVGV5 TALCS POPVLVS Q.VE

EXAERECONLAT
OBAAERfTAElV5
M(anio) Megonio
Leoni, aed(ili),

Affami) f(ilio) M(anii) nfejwtz) M(anii) pronfepoti)


vir(o) legfe), corfnelia)
vir(o)

Cor(neUa)

iiii

qn(aestori)

p(ecimiae) i(uhlicae}, -papopuliisque

trono

municipii.

iiii

q(uin)q(uennali),
eius.

deciiriones, Augustales

ex aere conlat(o), ab merita

REGIONE

III.

-1

dal

lato sinistro:

KAPVT' [XTESTK/V\lNTO
RIlP-AXVNlClPVUWtoRVU^lMlHlUKTVA
QVAKXMI H \VCV^T1F ; POiVlf^VMT PI?OPi
I

PtDlSIRlS
I

|NiFORoSVPtRioRES0LiALKPlDtKBMix\^RUoR|\ADlX[XKPLVMBAnS
P0SVfRVA)TP0SITAfV[Rn_l4^C_XX_N OVAt

FXKMTFAX(0MDI(I0N[

t4^c

AKXQVAMXA.i hi MM N C PFi Mf VlVOPOlUCITV? SVMDaRIVOiO hXNQSSS D^R-ivoiOVTfKV5VRi$5(AAKSl8VS


f
1

l5

{l\/SP[CV^JI^E0^^'BVSANMl5 Dll liMl IQVI liT X KAl APRIL DlSTRIBvTiOriATDK vRiOMlBVS [PVIANTlgv^ X (TC C DI DvC TO[ K H ^ , 5V/KArTVSTRATiONlSR[liOVi IN TI R| O^QVI PR/\i 51 MT S( AH0/3/ RVNT DIVIDANTVRItIMKVGVSTXIIBV? (ADIKKCONDK iON[ XC LDM^IVOIO nMVMKiPIBV$P[TfllMhVTRlv50V( Si VV5 [\MOR[10C1 ^1 OX NlBvSANMlSDKRlVOlOlTlXA NCI N ;x PARfMTL ( lA X[ fi HOC XMPlIVSSVMPlVMHOSTIAf PROVTlOCATIOPVBilCAlMfRITDARiVOtO
I

MMM

AVOBISOFTI

AA

IMVWICIP[S PlTOlTCo&oP[RSAlVTtAASAC(?ATlSSlAAI
I

PRl

NCIPIS

^HTOMiw: AVGVSriPi IIBf PoRV\A9Vf flVS HancvOLVNTAT[XX\X(AM(T0IS POSITI0NJlMRATAM.P(RPirVM9Vl HA BfATi sToTVAAQVf HOCCAPVTIfS TAW>! NTiMtlBASiSTATVA! PI DtSTRlSOVAMSVPR-aAVOSPtTlWAM HI PO
NAIlSiNS(l?lBf/\)DVA/\(Vl?fTl$QVONJ0TIVSPoSTEf?ISQV0QV[N0ST,l?l<;
[vX'

PoITVU( ISOVOOV[Q\)IMVNI HC [RaAPATRIAMSVAM fRlNTAD


I

cio:

Kaput ex
Reip(ublicae)

Icstain'nlo

mumci/mm meormn,

si

m/hi siulna

jiedeslris

in foro superiore, solea lapidea, basi

marmorea, ad exemplam basis


milii

quam
5.

mi/li aiirjastales posiierunt,

prope eam qitam

municipes

josueruat, posila fueril (sestertium.) cfentam) m(i.lia) n(nmmiin),


\_no pollicitus

quae

eis

me

sum, dari volo.


q(uae) s(apra)

Ea aatem

comlicionc

(ses/erti/i.m)

c(enhnn)

m(i/ia)

niummum)
est

[s(criiita) s(ndt

dari onlo. ut ex
i/ui

xstiris

semissibus
April(es),

eius peciiiiiae

omnibus anais. die ra/alis mei,

l,-al(endas)

distribuito fiat decurionibiis epaluiitibus (deiiariorum) eoe, deducto ex bis

sumptu strationis
10. dividantur.
et

reliipui inter eos

qui jiraeseiites ea hora erunl


e
l

Item augnstalibus eadcm. coadicioiie (denarios)

dari volo

muiiicipibus Peteliiiis ulriusefie sexus ex more loci (denarios singulos) oml

nibus anais dari volo, item in cena parenlaUcia (denarios)

et

hoc

amplius sumptum hostiae, prout locatio publica finrit, dari volo.

A
15.

vobis, optimi nvniicipes, peto et rogo

per salulem sacratissimi princijs


liane voluntatern

Antonini Augusti Pii liberorumque

eius.

vteam

et

dis-

positionem ratam perpetuamque habeatis, tolumque hoc caput


tamenti mei basi statnae pedestris,
natis,

tes-

quam sapr a

vos

{sic)

pelivi (sic)

mi hi po-

inscribendum curetis, quo notius jwsteris quoque nostris

esse possit vel eis

quoque qui munifici ergo palriam suam erint ad-

20. monianl.

STRONGOLI

il

22

REGIONE

III.

Quattro volte ricorre

nome

di

Megonio

tra le epigrafi latine dell'antica Petelia.


lui posero gli augustali, e che

La prima

nel piedistallo

di

ima statua che a


anche

contiene oltre la epigrafe


si

dedicatoria

un capitolo del testamento

di lui,

ove

parla di lasciti che aveva fatti e pei quali pot poi meritare quella onoranza.
solo blocco di

in

un

marmo, simile a quello ora rinvenuto,

e conservasi ora nella chiesa

madre
secolo

di Strongoli.

Non

si

sa
fu

quando

fu

scoperto, n dove;

ma

era conosciuto nel

XVI,

probabilmente

rinvenuto anch' esso nella medesima contrada Pianette

{C.I.L. X, 111).

La seconda
Strongoli {C.
I.

volta ricorre
e

il

nome

di

Megonio

in

un' altra iscrizione


del

marmorea

pure rinvenuta in antico


L. X,

murata attualmente

nell'edificio

Monte

dei Pegni in

118).

in
di

una semplice lastra marmorea che doveva servire una statua, essa pure di Megonio, con la differenza
augustali
soltanto,

di rivestimento al piedistallo

che questa nuova

statua

non

dagli

ma

anche degli
al

altri

ordini

dei cittadini fu posta,

ed

allorquando Megonio

era giunto

pi alto onore della

sua carriera municipale, onore che nella lapide precedente non

citato.

La

terza volta ricordato, nella base della statua di Cedicia Iride

madre

di lui

{Notizie 1886, p. 172,

Kphem. Epigr. Vili 260);


ora
nel

la

quarta nella iscrizione della

statua innalzata a Lucilla Isaurica {Noiisie 1886, p. 172;


la

quinta volta torna

nuovo

piedistallo,

ed in tutto queste lapidi


e

Ephem. Epigr. Vili, 261); il nome


,

del nostro personaggio leggesi costantemente


di trascrizione fu

Megonio

non Meconio

come per

errore

riprodotto nella pubblicazione dei primi due


l'et in

titoli.

Per quanto concerne


tolo

cui egli visse,

abbiamo

la notizia precisa dal capi-

del

testamento inciso nel nuovo piedistallo, ove Manlo Megonio chiede ai suoi

concittadini che questa sua volont testamentaria sia adempiuta

per salutem sacrache


ci

tissimi principis

Antonini Augusti Pi libero rumque


il

eiiis,

il

riporta

agli

anni tra

il

138 ed

161 dell'era volgare.


il

Dunque
di

la statua a cui appartenne

nostro piedistallo, non fu la sola che in onore

Manie Megonio

fosse stata innalzata in Petelia.

Una

statua gli era stata gi eretta


I.

dagli augustali; e dal capitolo del testamento inciso nella base di essa (C.

L.

X,

114) sappiamo che tale onoranza ebbe Megonio perch aveva lasciato
di Petelia diecimila sesterzi,
e

al

municipio

la

vigna cediciana, che

indubbiamente aveva avuta


eh.

per eredit dalla madre Cedicia Iride,


Epigr., Nili,
p.

come osserv

il

0.

Hirschfeld {Ephem.

74)

inoltre perch aveva legata per testamento


in favore

una parte del fondo pom-

peiano ed aveva

fatti

del municipio altre disposizioni.

se

la statua per

questi lasciti non dai cittadini dei vari ordini,


la

ma

dagli

augustali

fu

posta

a lui,

ragione

sta

in

ci

che quasi

profitto esclusivo
finisse

degli augustali riusciva


in

quel
e

legato testamentario, per quanto ci

poi

a risolversi
i

decoro

pubblico

quindi riuscisse a vantaggio

del municipio. Imperocch


sei

diecimila sesterzi che docediciana

vevano essere

messi al frutto del


i

per cento,
viti,
i

e la

vigna

ed

il

fondo

pompeiano ed

pali per

il

sostegno delle

quali gli eredi di Megonio avrebbero

dovuto fornire da altri fondi, tutto ci insomma che era considerato in questo capitolo
del testamento, doveva
servire

per gli augustali

a migliore

comodo

dei due tricliuii

che Megonio aveva loro donati pei banchetti pubblici, e doveva servire pel vino che
gli
.

augustali avrebbero bevuto in tali banchetti.

REGIONE

in.

2o

STRONGOLI

Una seconda
e lo

statua gli era stata innalzata dai vari ordini dei cittadini, cio dai
cittadini stessi;
I.

decurioni, dagli augustali e dal popolo, e con denaro raccolto tra

sappiamo

dall'altra

lapide

onoraria
i

superiormente

citata

(C.

L. X,

113).

Ma

nulla conosciamo di preciso sopra


il

motivi che diedero origine a questa seconda


che fu posto sulla*fronte del monumento,
gli altri lati del piedistallo.

onoranza, essendoci noto solamente

titolo

ed essendosi perdute

le altre lastre

marmoree che rivestivano

Dove per
blocco di

da considerare che la base di questa statua non fu formata


la base della statua innalzata dagli

tutta di

un

marmo, come

augustali

ma

fu

fatta

di fabbrica con rivestimento in lastre di

marmo;

di tali lastre
in

pervenuta a noi
lastre
laterali

soltanto

quella del prospetto.

non

improbabile che

una delle

fosse stato inciso

anche

il

ricordo della muuilicenza per cui

Megonio aveva ottenuta


si

questa

seconda statua, innalzata a lui dai vari ordini dei suoi concittadini, come
se

accennato. Anzi,

ben

si

riflette,
il

non solo

probabile

ma

quasi certo che tale


statua innalzata a

ricordo vi fosse stato. In fatti

capitolo inciso nella base


le parole:

della

Megonio dagli augustali comincia con

wc amplius rei i{uhlicac} Peteliviiicara

norum darl
aveva
fatti

volo seslertium
pii
;

decem milia Hiimmum item


manifesto
e

eacdicianam, parole
nostro

che accennano nel modo


al

ad

altri

lasciti

che

il

personaggio

suo

municipio

deve essere stato appunto per uno di questi lasciti

che questa seconda statua gli fosse stata posta. Certament- sarebbe assai utile sapere
in che cosa consistessero

questi lasciti

ma

intorno a ci nulla

si

pu argomentare
due muniJ-

con sicurezza. Io avevo pensato che

ci

potesse essere in rapporto con


ci

cenze di Megonio, delle quali altre lapidi peteline

conservarono la notizia.
accanto alla propria base, e
scoperto,
i

Un

piedistallo

marmoreo, rinvenuto pochi anni


sito

fa,

poco distante

dal

ove

il

nuovo piedistallo

si

reca
di

una

iscrizione

onoraria a Lucilla Isaurica figliuola di Caio, alla quale

cittadini

Petelia, con
in

denaro raccolto tra

essi,

avevano innalzato una statua. Dice l'iscrizione che

menon

moria

di

quella donna

Mauio Megonio Leone aveva donato


i

al

municipio centomila
e

sesterzi.

Non

ci

dice quali fossero stati

rapporti
fosse

fra

Lucilla

Megonio

ma

andremo
tutto una

errati

supponendo
e
il

che
poi

costei

stata

sua

moglie.

Abbiamo

innanzi

donna ingenua,
lei;

una somma considerevole lasciata per testamento

ad

onorare la memoria di

che significa che quella


di essa

somma
farsi

avreblie dovuto essere

messa

a frutto, e colle rendite

annue

avrebbe dovuto

un banchetto,

e farsi la distri-

buzione di denaro ai vari ordini dei cittadini, o nel giorno natalizio, o negli altri nei
quali era costume di onorare la

memoria
il

del

defunto.

Doveva
di

trattarsi di persona

tanto nota, che bastava citarne


essere essa la moglie di lui.

nome accanto

quello

Megonio per ricordare

Un
che
i

altro piedistallo

marmoreo, pure con iscrizione onoraria, rinvenuto vicino a

quello ora citato, e non lungi dalla nuova base recentemente dissepolta, ci fa sapere
Petelini posero
tiglio

una statua a Cedicia


il

Iride,

come

attestato di riconoscenza a
lasci
al

Megonio

di

lei;

quale per la memoria di Cedicia

municipio

altri

centomila sesterzi.
cilla,

Ed

qui da ripetere ci che stato notato per la statua di Lu-

vale a dire che questi centomila sesterzi dovevano essere messi a frutto, e dalla
degli iuteressi annui

somma

doveva ricavarsi quanto occorreva pel banchetto pubblico

STRONGOLI

nella
lei.

24

del
natalizio
o

REGIONE

III.

e per la

distnbiizione di denaro

ricorrenza

nell'anniversario

della morte di

Ora

io

pensavo che questi due

lasciti, di

centomila sesterzi l'uno, ricordati nelle basi


titolo sufiiciente per

delle statue poste alle due donne,


far meritare a

avrebbero potuto costituire un

Megonio una statua innalzatagli dai

cittadini, e che la lastra

marmorea

con l'iscrizione onoi'aria a Megonio, avesse appartenuto alla base di tale statua.

Ma

ho dovuto abbandonare questa


la elargizione

ipotesi,

riflettendo che la riconoscenza dei cittadini per

dei duecento mila sesterzi era stata suflicientemente addimosti-ata con

l'erezione delle due statue alle

due donne,

la

cui

memoria Megonio desiderava


per

ve-

dere onorata.

Deve

trattarsi

adunque

di

un altro

lascito,

ben distinto da quello


i

cui gli

augustali posero la statua, e dagli altri che per


alle

quali

Petelini

posero le statue

due donne, alla moglie cio ed alla madre di Megonio;

ma

in

che cosa consistesse


dai vari

questo lascito che fece ottenere a Megonio una seconda statua posta a lui
ordini dei suoi concittadini, ancora ignoto per noi.

Del

resto, stando

a ci che sappiamo del nuovo

monumento
un quinto

ora dissepolto,
lascito,

come

se tutte queste munificenze non bastassero,


fosse eretta

Megonio

fece

attlnch gli

una terza statua. Ne

fece egli la richiesta in

modo propriamente
terza
statua,
i

solenne
nella
tutti

nel

capitolo del testamento inciso nella

base di

questa

ossia

base ora scoperta. Comincia infatti questo capitolo col dire che se
gli

cittadini
alla

avessero posta una statua nella parte


i

superiore

del Foro,

accanto

statua

che gi
di

cittadini stessi gli avevano quivi innalzata, e con

una base di marmo tutta


augustali, avrebbero do-

un pezzo,

come

quella

della

statua
i

posta a lui dagli


sesterzi

vuto

pagarsi ai medesimi

cittadini

centomila

che

Megonio

aveva

loro

promessi, salvo le condizioni che nel resto del capitolo sono indicate.

Anche
municipi
osato
fin

in

mezzo

agli

esemp dell'ambizione

pii

miseranda che immaginare


stati

si

possa, anche in mezzo alle


i

memorie che
ed
i

ci

provano non essere

infrequenti nei

Nasidieni

Enfi

Trimalcioni,
il

sorprende che la vanit

umana

avesse

quello che molto ingenuamente os


citt, e

nostro Megonio, al quale non bastarono


si

due statue innalzategli nella stessa

ne volle una terza; e non

perit di do-

mandarla con

atto pubblico.

Non

gi che in un numero cos grande di persone onorate


di onoranza

mancasse qualunque

documento

conceduta spontaneamente; anzi abbiamo qualche esempio di


fu quella di

velata modestia,

come

Caio Hedio Varo, patrono del municipio di Foro


ei

Sempronio

al quale
et
is

quod cum antea statua

nomine publico ob merita come

eius de-

creta essetj

ionore conteiitus nimptibas puhlicis pepercisset, decuriones de suo

posuerunt (Wilmaiins, 694).


gli
si

Ma

sono esemp

rari,

rari nel senso opposto sono


essi

esemp

di coloro

che a somiglianza del nostro Megonio chiesero

medesimi che

ponesse loro la statua. Possiamo ricordare Postumio Giuliano di Preneste, che fece
lascito ai suoi cittadini a condizione che gli collocassero

un
vi

una statua nel Foro,

incidessero

il

suo testamento (C.

I.

L.

XIV, 2934).
morto
nell'

Ma

Postumio visse quasi due

secoli e
in

mezzo dopo Megonio,


di

essendo

anno

385

dell' ra

volgare,

cio

un periodo

estrema decadenza.

REGIONE

ni.

il

25

forse unico,

STRONGOLI

E
si ti'07i

poich

caso

di'

Megonio

piti

che raro

essendo
lui,

a.ssai difficile

che

documento

di tanto sfrenata

ambizione come quella di

che domand ai suoi

concittadini gli innalzassero

una statua, quando due

altre statue gli erano state in-

nalzate nella citt medesima; sembra conveniente di indagare se possa esservi stato

qualche motivo, per

cui la

domanda

di

Megonio diventi
un

in qualche

modo

spiegabile.

La statua ultima non pu


riera pubblica di

collegarsi ad

fatto che avesse potuto segnare nella car-

Megonio un grado superiore a quello che Megonio aveva raggiunto


l'altra statua dai tale

quando
blica di
lui

gli fu innalzata

suoi concittadini.

Gi questa carriera pubdi

Megonio non

da eccitare ammirazione. Trattasi


al

cariche ottenute da

semplicemente nel municipio di Petelia, dove giunse


;

pi alto onore

quando

divent quattuorviro quinquennale

questa dignit, che era la maggiore a cui nella

sua carriera potesse aspirare, l'aveva gi ottenuta allorch l'altra statua dai suoi concittadini gli fa
eretta.

Dunque non

era
le

il

caso di chiedere

una nuova statua

sola-

mente acci nella lapide dedicatoria

dignit della persona onorata fossero pi nul'iscrizione sarebbe stata

merose di quelle segnate nella statua precedente; imperocch


la stessa,

cio avrebbe ripetuto,

come

in

fatto

ripete,

precisamente

quello che nel

piedistallo dell'altra statua fu scritto.

Ed
stata

allora se

il

titolo

dedicatorie doveva essere lo stesso,

come

lo

fu di fatto, e

sarebbe stato assolutamente ridicolo che la nuova statua che Megonio chiedeva fosse

una ripetizione pura


in

semplice della statua che

gli

era stata gi innalzata,

si

pu indagare

che cosa la nuova statua avrebbe potuto variare,


ai

sicch

si

mostri

almeno un motivo possibile nella domanda che Megonio rivolgeva


Ricordo bene
che
parecchi sono gli esempi
di

suoi concittadini.
al

due statue innalzate

perso-

naggio medesimo in un municipio; sappiamo


alla stessa persona nel luogo istesso,

pure

che pi di una statua fu posta


L.

come avvenne per


a lui
fra
i

Arrunzio Rufo
l'una
(

che

nel

Foro sorrentino ebbe duo statue decretate


del

dai decurioni,

fatta a

spese

municipio,

l'altra

per

denaro

raccolto

concittadini

C.

I.

L.

X,

n.

089).

Ma

dobbiamo supporre che L. Arrunzio Rufo non avesse

rivolto lui la

domanda per

queste due statue, e che in ogni caso queste non fossero state simili in tutto l'una
all'altra.

Infatti,

parecchie
se

statue alla scessa persona e nel

medesimo municipio non


;

sono concepibili
erette nel luogo

non supponendo che fossero state erette in diversi luoghi


il

e,

se

medesimo, avessero rappresentato


ed a cavallo.

personaggio

stesso o in

abito

civile e militare, ovvero a piedi

Come

fosse stata la statua che gli augustali


si

innal':arono a

Megonio

ci

dimo-

strato dal piedistallo che ne fu scoperto e che


di Strongoli

conserva
blocco

ora nella chiesa


e

madre
poteva
poich

(C

/.

L. IX, n.

114).
il

di

un solo

marmoreo;

non

servire che ad

una statua

in cui

personaggio fosse rappresentato a piedi.


gli

domandava Megonio che


come quello

la

nuova statua

fosse

eretta

dai suoi concittadini con

piedistallo di un solo blocco

marmoreo

{iolea lapidea, busi

marmorea), precisamente
basis

della statua che dagli augustali gli fu posta [ad cceyivplam

quam
essere

Augustales posuerimt), ne nasce di conseguenza che tale base avrebbe dovuto

adatta per una statua pedestre, appunto come quella che gli augustali avevano eretta.

Ma

gi queste deduzioni sono pi che superflue,

se

si

ripiglia a leggere
4

il

capitolo

STRONQOLl

la

2G

REGIONE

III.

del testamento, ove appunto

una statua pedestre chiede Megonio


base della statua, che
del

ai suoi concittadini.

Ed

anche manifesto che

suoi concittadini gli

avevano

gi innalzata nella parte superiore

Foro,

ove

desiderava
posta

che

la

nuova statua
;

dovesse sorgere, non fosse simile a quella della statua

dagli augustali
il

giac-

ch in questo

caso

Megonio

avrebbe

trovato

pi

conveniente
fosse

dire che la

base

della statua che chiedeva ai

municipali nel Foro

come

la

base della statua

che

municipali nel Foro stesso gli avevano gi innalzata; e la cosa sarebbe stata

indicata con tanta chiarezza da non aver bisogno di ulteriori dilucidazioni.

vi sar chi possa supporre che la differenza tra la base della vecchia e quella

della nuova statua dovesse unicamente consistere nella materia con


fossero fatte, riposando sopra

cui le due basi

un

piedistallo di fabbrica rivestito di lastre

marmoree

la statua gi erettagli nel Foro,

mentre la statua nuova avrebbe dovuto posare sopra


solo

un

piedistallo

marmoreo

di

un

pezzo. Perocch pur volendo

misurare l'ambi-

zione di Megouio al livello pi basso che

immaginare

sia possibile,

non

lecito di

supporre che egli chiedesse ai suoi cittadini una nuova


di sapere che la base di questa

statua,
di

solo

per la volutt
la base

non fosse di fabbrica rivestita

marmo, come
il

della precedente,

ma

fosse

di

un blocco

solo,

e per tutto

il

resto

nuovo monumento
pii soil

fosse perfettamente somigliante al primo.

Ci deve essere stata una differenza


il

stanziale

che

avesse potuto
;

incoraggiare

nostro

personaggio ad esprimere

suo

morboso desiderio

e cos

siamo condotti ad ammettere che la statua gi innalzatagli

nel Foro dai suoi cittadini

non

fosse stata pedestre

come quella che

ora

Megonio chie-

deva,

ma

fosse stata equestre.

Ed

allora si pu comprendere

come quest'uomo reputasse appagata


della
citt,

la sua va-

nit se nel luogo pi frequentato

ove egli era

stato

gi

rappresentato

a cavallo, fosse rappresentato anche a piedi, accanto alla statua della sua donna, ed accanto a quella di sua madre.

vale in conferma della cosa

il

considerare

che

non sarebbe stato

facile in

quella parte remota della

moderna Calabria trasportare im blocco marmoreo


stato

cos grande,

come quello che sarebbe


potevasi
lastre

necessario per sostenere la

statua

equestre; mentre
di

benissimo

ad una statua simile fare la base di fabbrica, rivestendola


in fatto si fece.

marmoree,

come

lo

dimostra la lastra col

titolo

dedicatorio,

che indubitatamente fu applicato alla base di detta


fronte del piedistallo,

statua equestre, e che rivest la


vi

come

si

deduce dall'epigrafe che

fu

incisa.

Nasce da
fosse

ci la

conseguenza che la statua posta a Megonio dagli augustali non

stata innalzata nel Foro,

ma

nella sede del collegio.

Intorno alle condizioni alle

quali fu fatto
il

quest'ultimo

lascito di

Megonio ed

intorno ad altre questioni epigrafiche

dott.

D. Vaglieri, addetto al

Museo Nazio-

nale Romano, scrisse la nota che qui

si

aggiunge.
F. Barnabei.

Il

nuovo capitolo del testamento di Manio Megonio,


tratti caratteristici del

mostra con rara evidenza


cio

uno dei

rare dopo la morte nella

mondo antico, il memoria dei posteri.

desiderio

tanto diffuso, di perduCicerone,

lasidet, dice

quaedam

in

REGIONE

III.

27

STRONGOLI

optimo quoque virtuSj quae nocies ac dies animum gloriae stimulis concitai atque
admoiet, iion
nostri sed
sulle

cum vitae tempore esse commetiendam commemorationem nominis cum omni posteritate adaeqiiandam (pr Arch. 29). Le statue innalzate piazze e nelle case, le immagini degli antenati, le marmoreae moles dell' Appia,
p. 68), le iscri-

che pure concutiet stcrnetque dies (Seneca in Poet. min. ed. Baehrens

zioni sepolcrali (') sono tutte manifestazioni di quel desiderio, al quale noi

dobbiamo
il
i

tanta conoscenza dell'antichit.

E come
ai

gli antichi desideravano

che rimanesse
indecoroso, che
sacrifizi

ri-

cordo della loro gloria, grande o piccola che fosse, cos credevano
venti non dimostrassero
di frequente

vi-

morti la loro ricordanza con

con

banchetti.

Da

qui

il

fiorire

del culto dei

Mani

e le

grandi solennit funebri, tanto

pubbliche, quanto specialmente private, nell'occasione dei parenialia, dei rosalia, del
dies violae, del giorno natalizio del defunto ed anche di altri giorni, oltre questi rituali (Marquardt,

Staatsv.

'-

p.

311 segg.)

(-).

Da

qui quella grande cura di assiil

curarsi atti di piet da parte dei posteri, o per lo

meno

semplice voto del vian-

dante, che la terra al morto fosse leggiera.

Ed

perci

che tanto spesso abbiamo le

raccomandazioni agli eredi, o a comunit,


loro interesse per
piet.

o collegi, fatte

anche
e

principalmente nel

mezzo
si

di legati,

non rivolte puramente


e

semplicemente alla loro

Che

il

morto

dovesse rallegrare di quegli atti

merc

di essi rivivere coi posteri,

era opinione tanto diifusa, che vi badava anche chi non credeva ad

una

vita futura.

Cos fa

il

nostro

Megonio Leone,
:

ricco

cittadino

di

Petelia,

dove egli occup


{^)
,

tutte le cariche municipali

vi fu infatti aedilis^

IIII vir lege Cornelia


infine

quaestor

pecuniae publicae

(*)

patronus municifii ed

//// vir quinqueanalis. Delle

sue prestazioni a favore della citt egli fu ricompensato con onori e con statue, omaggio
reso ai suoi meriti non

meno che
da
quello

alle sue ricchezze,

che egli us nobilmente a giudegli augustali

dicare da' suoi

legati

specialmente a favore

(C

I.

L.

X, 114). Nel capitolo del suo testamento


test scoperto,
egli lega alla sua citt, secondo

una promessa
statua.
i

fatta in vita, centomila sesterzi alla condizione che gli fosse posta
il

una

questa condizione, necessaria per poter adire


cittadini,
i

legato, soddisfecero subito


il

tre ordini di

decuriones, gli auguslales ed

populm, che

gli

innal-

zarono la statua aere coniato, non ex pecunia puhlica.

Col frutto del legato al


i

sei

per cento

si

dovevano per pubblicamente venerare


e in

Mani

del defunto

nel

suo

giorno natalizio

quello pareatalis, probabilmente

nel giorno anniversario della sua morte o del suo funerale.

(')

Cf.

G.

I.

L. Vili 27.56:

Qime fuenint

jiraetcritae vitae testimonia

nunc declarantur hoc

scrittura postrema: iaec sunt enim mortis salaria uln conti netur nominis vel generis aeterna me-

moria

etc.
{^)

Cf.

C.I.L. VI 10239:

... ut die parentali [meo, item


k.

XI
e

k.

Apr. die viola]tionis, item


etc.

XII
p.

k.
(')

lunias die rosationis, item IIII Cio praefectus pr duoviro,


cf.

lanuar. die natali meo, ([? mortuus ero]


I.

Mominseii C.

L.

I p.

125

Stadtrecite

con Saipensa

etc.

447.
(')

Petelia la questura dov essere un tnunus, non un honor, dal posto che essa occupa nel

cursus honorum di Megonio.

STRONGOLI

il

28

doveva
essere

REGIONE

III.

Il

SUO giorno natalizio,

23' marzo,

solennizzato con una cena

per

decurioni e gli augiistali ('), e con una distribuzione di trecento denari a quelli
(-).

e di centocinquanta a questi, detraendone per la spesa dell'apparecchio

Essi do-

vevano trovarsi pretenti


per lui l'ammonimento

al banchetto all'ora fissata;

se

qualcuno tardava, valeva

della

lapide
{^).
i

di

Ferentino

(C. /. Z.
poi,

X, 5844):
in

\^de]

te

tar-

dior au[f\ piger qiiereri{f\


a testa,
si

Un' altra distribuzione


Petelini

ragione di un denaro

doveva fare a tutti

secondo l'uso locale a maschi e femmine.

Quest'aggiunta ex more loci, che credo nuova, tanto pi curiosa, in quanto secondo
un'altra iscrizione Petelina

{CI.L.X,

112),

la

sola

che oltre

alla

nostra accenni

ad una distribuzione

di denaro,

im augustale

distribu

un

sesterzio a testa viritim, cio


forse

evidentemente soltanto agli uomini. La differenza


rando, che quest'ultima fatta ob

si

potr

spiegare

conside-

honorem aiujustalUatis

(*).
il

In diverso

modo

quel fondo doveva servire a ricordare


si

dies parealalis di
la

Me{;')

gonio Leone. Con cinquanta denari cio


e

doveva contribuire alla spesa per

cena

inoltre si

doveva pagare
il

la vittima pel sacrifizio

da

farsi allora sulla

sua tomba.
la parti-

Ricorre spessissimo

ricordo di un sacrifizio simile (^);


si

ma

qui

abbiamo

colarit che la vittima

deve pagare

al prezzo

fissato

nel pubblico appalto delle

cose necessarie al culto, illustrato specialmente da un passo della lex coloniae luliae

Genetivae

(').

(1)

Tali banchetti pubblici


si cf.

erano

comunissimi,

bench senza dubbio nelle iscrizioni talvolta


i

sotto

epulum

debba intendere
C. I. L.

sportula.
:

quasi sempre sono

decurioni
filiae

gli

augustali, che
et

banchettano;

XIV 2793

die natali Plutiae

Verae

suae decur.

VI

vir.

Aug. publice
(2)

in Iriclinis siiis epulentur.

Almeno questo sembra debba

essere

il

significato della parola slratio, che ricorre, per quanto


cultori
di

ricordo, solo in due altre iscrizioni.

Nei banchetti del collegio dei

Diana ed Antinoo a

Lanuvio

si

deve dare vini boni amphoras singuas et panes a{ssium duorum), qui numerus collegi

fuerit, et sardas n\u\m.ero quattuor, strationem


nell'altro noto capitolo

caldam cum ministerio


7.

[C. I.

L. XIV, 2112). Inoltre

del

suo testamento (C.

i. X, 114J scrive Megonio Leone:

Volo autem ex
loci

usuris semissius (sestertium)


stri)

n{ummum) comparavi {in usum) augustalium ad instrumentum tricliniorum duum, quod eis me vibo tradidi, candelabro et
{milium)
che cita Vitruvio
il

n[o-

lucerna[s]
il

bilichnes arbitrio augustalium, quo facilius slrati[o]nibus puhlicis obire passini.


cellini,
6,

Secondo
il

For-

10, la parola

stratio

indica

il

luogo
i

dove

si

prepara
i

banchetto;

secondo

Friedlaender [Sitteng.

p.

308) indica la coperta o


7.

cuscini per
del

divani, forse ricordel Gallo

dando

gli strata

cauponarum

di Plinio (iV.

16,

36, 64) e lo slratus

testamento

(Bruns, Fontes iuris^ p. 297): stratus ili

sit,

quod slernatur per eos

dies, quibus cella

memoriae

aperietur:

ma

n l'una n l'altra di queste spiegazioni parmi potersi accettare. Forse da ricordare

la frase tecnica: sternere triclinium.


(3)

Cf.

C.I.L. 11,4511:

... si

quo pauciores con\vener]int, amplius inter praesentes pr rata

divi[datur^ etc.
()

Cf. del resto Toller,

De

speclaculis etc. p. 73 seg.


;

(^)

Questa cena menzionata in parecchie iscrizioni

cf.

p. es. Orelli

3999

...

ex cuius

re-

ditu quodannis die parentaliorum ne minus homincs


{)

XII ad rogum meum


lin.

vescerentur.

Cf. specialmente

il

cenotafo pisano,

C.

L. XI, 1420

18 segg.

ii

Suppl. 5439 cap. LXIX: ... II viri qui post coloa(iam) deduc\t^am primi erunt, C) Cf. C. I. L. pro.vumis, in suo mag{istratu) et quieumque II vir{i) in colon(ia) Iul{ia) erunt, ii in diebus

LX

quibus

eum mag{islralum)

gerer>>,

coeperint, ad dccuriones referunto,

cum non minus

XX

aderunt,


di

20

TERRANOVA FAL'SANIA

L'ultima parte del documento corrisponde

in

genere all'altro capitolo del testamento

Megonio, inciso nella base della statua a lui eretta dagli augustali. Egli desidera
si

che

approvi

dun

eterna la sua volont e la sua disposizione ('), e che

il

capitolo
(-),

del suo testamento


e
i

sia iscritto

sulla base della statua perch la cosa si ricordi


(^).

posteri imparino ad essere munitici verso la patria


egli invita
^^riiicipis
i

Peraltro qui

aggiunta

una formula assolutamente nuova, perocch


il

suoi concittadini ad approvare

suo testamento per


eius.

salutem sacrai issimi


la

Aalonini Augusti Pii libcro

rumque

Egli

non minaccia

multa che spesso


imposti
nel

intimata nelle lapidi, per


si

coloro che avessero

mancato

ai

doveri

testamento, n
il

affida

soltanto

all'obbligo

che

suoi

concittadini

s'assumevano,

accettando

legato;

egli

mette

invece in seconda linea la


Petelia,

memoria
la

della propria persona e dei proprii meriti verso


al

ponendo

innanzi

devozione

sacratissirao

imperatore.

questa

gli

dava sicurezza, che


i

gli oneri imposti stati venerati

nel suo testamento si sarebbero adempiuti, che


e

suoi

Mani sarebbero

che la sua memoria sarebbe durata.


D. Vaglieki.

SARDINIA
X.

TERRANOVA FAUSANIA

OfjficUl

di et

romana

e coslru-

sionl varie rieonoscude nel territorio eomimale.


1.

Nel luogo vocabolo la coaca di la padda, situato nella regione loiri mannu,
il

a circa sei chilometri da Terranova, furono scoperte da certo Salvatore Fogu,


vi faceva

quale
in-

uno sterro per impiantare

le

fondazioni d'una casupola, cinque tombe

terrate a

m. 0,40

di

profondit, e vicinissime fra loro, senza ordine di regolare allid'interesse

neamento. Esse sono degne

per la loro

struttura

la di

quale,

per

quanto

mia cognizione, apparisce


L'interno prosentasi in

ora la prima volta nelle

tombe
la

Sardegna.

forma quadrilatera,

variando

lunghezza da m. 1,80
disteso

a 2 metri, e la larghezza

massima
di cinta

in

m. 1,10. Neil' alveo

un selciato di

pietre alquanto grosse, non lavorate,


altre pietre minori.
1

negli interstizi delle quali sono state conficcate

muri

sono formati

da eguali pietre, del


0,6.5,

pari rozze,
lo

senza rivestimento di calce o cemento, ed hanno l'altezza di m.


di

spessore

m. 0,30. La copertura d'ogni tomba consiste

in

un lastrone granitico, che posa

uti

redemptori redemptoribusqu.e, qui ea redrmpta habeiunt qune ad sacra resq{ue) divinai opus

erunt, pecunia
locet

ex lege locationis adtrihuatur solvaturq{ue).


p.

Cf. Tertull.

de

idolol. 17:

7wn hostias

(Y.
(')

Mommsen, Eph. Epigr. 3


Cf.

104; Staatsr. 2^ p. 42S).


:

C.I.L. X, 114
e,

lin.

41

segg,

hanc voluntatom mcara ralam

et

ut

perpetua forma

oservetis.
(-)

Cf.

I.

lin.

43 segg.: quo facilius autein nota

sit

corpori vestro haec erga vos rolunetc.

tatem

(sic),
(3)

totum loco kaput quod ad vestrum honorem pertinet


C. I.

Cf.

L.

XIV

3679.

TERRANOVA FAUSANU

30

sui mentovati

muri

laterali,

ed eccede di molto le dimensioni della tomba, giacch


in lunghezza,

esso raggiunge iu

media m. o,00
solo in

m. 2,00 in larghezza, con

lo spes-

sore di cent. 20

una

lastra lo spessore fu riscontrato in

m. 0,32. In ogni

tomba stava uno


funebre.

scheletro

quasi disfatto dall'umidit, senza indizio di suppellettile

pochi passi dalla tomba s'incontr l'avanzo di una muraglia costrutta con
scalpellate,

rottami di mattoni, e ai piedi di essa due lunghe pietre

unitamente a

frantumi di embrici e di vasi


dall'ossidazione.

fittili.

Vi furono anche raccolte alcune monete guaste

Poco distante da quell'area, nell'interno d'una costruzione ciclopica


io

caduta in rovina, raccolsi


nerastro,
fatto a

stesso alcuni

pezzetti di ossidiana,
il

e la

parete d'un vaso

mano,

d'impasto ordinario,

quale senza dubbio

appartiene al-

l'epoca preistorica.
2.

Cinque chilometri da Terranova, nella regione Moroasu, ove spesso

si

rinven-

gono monete antiche, fu trovato in una piccola scavazione apertasi da un certo Salvatore Serra,
il

residuo d'una conduttura per acqua, consistente in un canaletto riquadro


lo

con pareti di pietra, intonacate, e ricoperte da embrici. Slargato

scavo s'incontr

un gruppo d'informi avanzi

di fabbriche costruite a mattoni, e si


e

raccolse

un piccolo

tubo di piombo, lungo m. 0,75,


partenere a Claudio
3.
II.

poche monete ossidate, delle quali una sembra ap-

Nella regione Frati Ziiinia, aprendosi una larga

scassatura per fare un dela-

posito d'acqua pel bestiame, furon


terizi; essa a pianta

messe all'aperto

le

fondamenta d'una casa in

quadrata, coi lati di m. 9,50 e conserva da un lato

cinque

gradini di granito,
stente

quali trovansi ancora a posto, e corrispondono ad un vano esi-

nel
e

muro
vi
si

del

manufatto.

La

detta

localit

dista

circa

sei

chilometri da

Terranova,
colse

trovano con frequenza monete romane.


in

Due anoi

or sono vi si racfori circolari.

un pane
4.

di

piombo

forma ovale, attraversato nel mezzo da due

Nel predio vocabolo Sticcatu, posto sulla stessa linea della regione anzidetta,
da
questo paese,
si

distante quasi quattro chilometri

rinvenne
0,30,

seppellito

a circa

m. 0,20, im recipiente quadrato di granito.


pareti alte

un

lungo m.

largo m. 0,18,

con

m. 0,12. Nello

stesso

predio, in

fosso aperto

lungo la sponda d'un

fiumicello, si misero alla luce gli avanzi d'un

pavimento in calcestruzzo, sul quale

stavano rovesciate due colonnine granitiche.


5.

Essendosi ultimamente riattivata una cava di prestito sul versante della


s.

col-

lina,

dietro la basilica di

Semplicio, vennero scoperte

due tombe antiche costrutte

con pietre e cemento. Sottostavano al

piano della campagna

m. 0,60

muri ave-

vano l'altezza di m. 0,50,

e lo

spessore di

m. 0,25;

il

piano lungo m. 1,80, largo

m. 0,70, consisteva in un battuto


nitiche, rivestite all'esterno

di calcestruzzo.

La

vlta era formata da lastre gra-

da uno strato cementizio. In una di queste tombe fu rinin

venuto

lo scheletro
fittili,

in
e

buona conservazione, raccogliendosi

mezzo

alla
si

terra pochi

frantumi di

due ampolline di vetro azzurrognolo; nell'altra

trovarono in

prossimit ai piedi del cadavere, un'anforetta priva di anse, col collo stretto, e mancante
del fondo, e

un

piattello leggermente concavo,

alquanto scheggiato

negli orli:

am-

bedue questi
6.

fittili

sono d'argilla finissima, e lavorati al tornio.


il

Cavandosi nell'interno del paese

terreno per impiantare la conduttura del-


l'acqua potabile,
si

31

avanzi

TERRANOVA FAUSANIA

rinvennei'o a pi riprese molti

di antiche costruzioni,
le

di

cui qualcuna con blocchi

enormi,

scalpellinati.

Numerosissime

monete.

Di

esse,

stando alle narrazioni fattemi, ne vennero raccolte non

meno

di tremila,

ma

andarono

disperse fra gli operai, e poi vendute; ed io non ho potuto esaminarne che una pic-

cola parte che ho diligentemente studiata e confrontata. Appartengono a Treboniano


Gallo, Valeriano,

Gallieno, Cornelia Salonina,

Aureliano, Severino, Tetrico, Floriano,


e

Probo, Caro, Numeriano, Diocleziano, Massimiano Erculeo, Costanzo Cloro

Calerlo

Massimiano. Le dette scavazioni hanno inoltre restituito alla luce una straordinaria
quantit di embrici e mattoni frammentati, con avanzi di antiche^stoviglie e di vetrerie,
fittile,

chiodi,

altri

piccoli oggetti di ferro;

come pure un
a meandri,
e

residuo di
fogliami
e

mattonella

su

cui

sono impressi

ornati

in

rilievo

elegantissimi,

un anellino

di bronzo
le lettere

per dito, ricoperto di bella patina verdastra,


:

due frammenti

marmorei con

7.

Nel gettare

lo

fondazioni d'una nuova ala di fabbrica, presso la casa di eerto


si

Salvatore Fedele, entro l'abitato di Terranova,


tiche costruzioni
in
si

posero al nudo

le

vestigia

di

an-

quadratura,
scopr'i

con

traccio

di

fabbricati accessori

sporgenti

sugli

angoli; l presso

una

vasclietta

rovinata, in forma ovale, con impiantito so-

lidissimo tirato a perfetto pulimento, raccogliendovisi alcune monete di piccolo

mo-

dulo in cattivissimo stato, due oggetti di ferro contorti

acuminati, di uso incerto,

una lama

di coltello affatto corrosa, e parte

inferiore

di

una

lucernina

fittile

con

bollo ben conservato.


8.

Nel giardino Tamponi, vicino


di cristallo lavorati
in

al porto,
e

furono scoperti casualmente due pez-

zettini

forma concava,

un frammento
si

di

lamina di bronzo

opistografa che appartiene ad un diplo!ua militare. Vi

legge

VNT

QVAS-T
civitat;

9.

In un cavo
si

apertosi nel cortile del

nominato

Luigi

Negri,

all'

entrata del

paese,

ebbe a trovare un tubo di terracotta lungo m. 1.20, molte monete sformate


e

dall'ossido,

alcuni piccoli arnesi di ferro di uso ignoto.


P.

Tamponi.

Roma, 18 febbraio

18'J4.

NOTIZIE DEGLI SCAVI


F K B B K A 1 CJ
Regione XI
I.

(TRANSPADANA).

GRAN SAN BERNARDO


^

Qmrta

relazione degli ^caci al

Pian

de lupi ter

Con

gli

scavi,

cominciati nel pomeriggio del 22 di agosto dello scorso anno (1893),

proseguiti nel restante del mese, senza interruzione, salvo la domenica 27, e terminati
il

primo giorno

di settembre,

si

condotta a fine la esplorazione del


e continuazione nel e la parte

P/it/i

de

J/i-

jj/er,

ch'ebbe principio nel 1890


il

1891

1892

(')

Kimaneva da scavare
nerale del

mezzo

sud-ovest del piano: frutto di questi


in ge-

lavori fu la scoperta di resti di

muri del medesimo genere di costruzione ed

medesimo spessore (m. 0,90)

di quelli dell'edifizio sterrato nell'anno scorso.

Questi avanzi molto guasti, di altezza variante da m. 0,90 a 0,50, sono troppo pochi
per potere ricavare l'intera pianta dell'edifizio,
zione di quelli del tempio e dell'altro edifizio,
il

cui asse devia alquanto dalla dire-

col quale

ha comune

la disposizione

generale dei muri, sicch pu tenersi

come

un' altra casa della

mansione del monte

Penino.
11

viandante adunque, che aveva salito

il

versante italiano, uscendo dalla strada


edifizi

(-)

giungendo sul piano, trovavasi a destra ed a sinistra due

fra

loro

separati

da uno spazio assai pi largo della strada percorsa. L'edifizio di

sinistra,

come ab-

biamo dedotto dalla


suo

gi-ande quantit

di tegoli

di carboni

raccolti

all'esterno del

muro
(^).

occidentale,

doveva essere coperto da un tetto a due pendenze assai sporfare uguale osseiTazione per l'edifizio di destra,
i

genti

Non

si

potuto

cui pochi

(1)

Notizie 1890,
scavata;

j).

294-305; 1802,
lo stato di

p.

63-77,

p.

440-450. Era nostro desiderio lasciare


i

afi'atto

libera l'area

ma

rovina,

in cui si trovami

ruderi

dissepolti,

ci

consigli di
si

provvedere alla loro conservazione ricoprendoli con terra. Questo lavoro di ricoprimento non
tuto ancora ultimare
:

po-

nel tnirlo prossimamente

probabile

cbe

dalla terra,

anche gi ripetuta-

mente

rovistata,

venga

fuori qualche altro piccolo oggetto, qualche moneta.


le

(^)

Nei piani, che accompagnano

mie relazioni degli scavi degli anni precedenti,


(p.

segnata

solamente una parte della strada romana; in quello ora dato

34) ho creduto non inutile di tracciare


tratti

quanto rimane di questa strada. Per


(3J

la descrizione dei

duo ultimi

vedi Notizie 1890, p. 294.

Notizie 1892,

p.

44:"l.

GRAN SAN BERNARDO

Pu

34

REGIONE

XI.

ruderi furono

scoperti in

un luogo rovistato dagli scavatori antecedenti pi ancora


darsi che la forma del tetto non differisse dall'altro, e
si

dell'area dell'altra casa.


si

pu credere che l'ingresso

trovasse sul lato rivolto a tramontana, non in quello


del tempio,

ad oriente, in faccia al muro

occidentale

dal quale lo

si

pu supporre
il

separato da una certa distanza, forse la stessa (metri 7) che intercede fra

piccolo
sul

avanzo di muro pi ad oriente

gV
non

incastri
si

occidentali del

santuario.

Infatti
Il

suolo roccioso, contiguo a questi,

veggono tracce di

altri incastri.

tempio

aveva un

edifizio in

faccia?

Un

leggero intaglio in un tratto di rupe sul prolungacasa


dissepolta

mento del muro meridionale

della

l'anno

passato farebbe supporre

l'esistenza di qualche altra costruzione,

che per non doveva

giungere sino al san-

/*l\V-:

iV

\W

./A,

A
tuario,
e rimpetto

Strada romana

B Pian

de Jupiter
e d'intagli

ad

esso,

non discernendosi niun indizio di spianamento

sulla roccia che lo fronteggia, e la quale ci parve abbia potuto essere

l'altare

pre-

REGIONE

XI.

(').

oo

GRAN SAN BERNARDO

romano

di

Penino

Libera adunque doveva essere la vista dinanzi


Chenalettas con l'alta sua punta

al

tempio, di

fronte a cui si presenta la

ai piedi del

monte

lo

stagno, da cui

si

estrassero pregevoli oggetti votivi.

Nello costruzioni della mansione dovevansi trovare scuderie non solo per le bestie

da soma,

ma

anche per quelle da tiro; poich non parmi vi


il

sia ragione per negare

nell'antichit

passaggio di veicoli per questo

colle,

che era valicato da soldatesche,


('-).

talvolta in grosso

numero

necessariamente con cavalleria e con carri

Fra

gli oggetti raccolti nelle

ultime escavazioni primi per importanza sono tre


(alta

tabelle votive di bronzo,

una delle quali dorata. Questa ultima


macerie all'esterno
e

m. 0,055, larga
scorso.

m.

0,112), fu estratta dalle


lettere di

dell'edilizio
1 1

scoperto l'anno

Con

mm.

9 nella prima riga

di

mm.

nelle

due

altre

vi

incisa

l'iscrizione:

C VETTIVS

'

SALI

P.

LEG XV

V
C.

-M-

Vcttias

Sai

... p(rhn/)]i{ilus)

lcg{>oiii)>)

XV

v[olum)

i{olt'/f)

l(i/jens)

m{e/'l/o).

Per

la legione, in cui serv'i

questo

ufficiale, fu essa la

XV

Apollinare, che da Augusto

(1)

Nothie 1882,
Per esempio

p.

65.

(^)

il

passagfjio dei soldati di Vitellio guidati da Cecina nel 69 hibernis


70).

adhuc
e seg.),

Apibus (Tacito,
la

Iliit., I,

Il

De Saulcy

[Rev. arrk., nouv. srie,


n. 5519),

t.

IH, 186,

p.

454

cui ipotesi stata fatta sua dall'Hirschfeld {C.I.L., XII,

suppone che

le

venticinque

miglia segnate nell'itinerario antoniniano e nella tavola peutingeriaua per la distanza da Octodurus
(Martignj-) al

summus Poeninus non

si

riferiscano che al tratto carrozzabile, che doveva terminare

verso Bourg-Saint-Pierre, ove esiste un milliario col numero XXIIII; la strada rimanente sarebbe
stata soltanto mulattiera e quindi trascurata dagl'itineravi.

Ma, anche ammesso, come pare probabile,


il

che

il

milliario

non sia mai stato mosso da quel luogo (non so dove


p. 50,

Durandi, Alpi

Graie
al

Pennino, Torino, 1804,


di

abbia tratto la notizia che

il

milliario si trovasse

un tempo

ponte

Nudry

sulla Dranse, due chilometri

prima

di

giungere alla sommit del

colle),

non

si

puf) esser
il

sicuri che

non

esista

un errore nelle

cifre degli itinerari,

come

vi

per la distanza fra Aosta e

Penino. L'antoniniano d venticinque miglia, numero da ridursi; la carta peutingeriana aumenta ancora la distanza,
e quella della e reca venticinque

miglia fra Aosta ed Eudracinum e tredici fra questa stazione

sommit del
?)
,

valico.

Sia

Eudracimum

l'attuale

Saint-Rmy, sia da collocarsi pi


vi

in

basso (Etroubles

la cifra

pur sempre esagerata. Dunque sulle distanze degl'itinerari non


il

qui da contare: piuttosto da notare la stazione fra Aosta e


(sia

Penino con una distanza segnata


italiano

pur essa erronea); argomento per credere la strada sul versante

aperta

ai

veicoli, e

quindi tale pure sull'elvetico.

Certamente

il

passaggio non ha dovuto essere molto frequente:

le

offerte votive a
il

Giove Pe-

nino rivelano la poca tranquillit


le e

d'animo

di coloro,

che dovevano traversar


all'et

monte temuto; ma
in

condizioni di viabilit erano certamente

migliori

romana,

di

quanto furono

appresso

sino a ieri. Qualche giorno dopo la fine degli scavi di quest'anno fu aperta la strada carrozzabile

sul versante svizzero, costrutta a spese del cantone Valle.se col concorso dell'Ospizio.

Per quanto

so,

non

si

fecero trovamenti antiquari, salvo un certo

numero

di

monete

di argento, inglesi dei secoli

XI

e XII,

probabilmente peculio

di

un viandante perito per

istrada. Se,
si

come

da sperare,

si

pro-

lungher questa strada sul nostro territorio sino a Saint-Remy,


sibili

avr cura di vigilare

sulle pos-

scoperte archeologiche.

GRAN SAN BERNARDO

36

REGIONE

XI.

a Nerone ebbe stanza in Pannonia, dove torn al principio del regno di Vespasiano e

rimase sino

ai

tempi di Traiano, ovvero la

XV Primigenia, eh' ebbe


Germania
inferiore?
di titolo alla legione

breve vita, da Claudio

sino a Vespasiano

come pare

('),

e sede nella

La forma
non

dei caratteri

accenna

al

primo secolo;
il

la

mancanza

sufiiciente a far

supporre che
sola legione

dedicante abbia collocato questa tabella quando non esisteva che una

XV.

Agli esemp

di

omissione

del

nome

della

legione,

anche quando
ci

questo serve a distinguere legioni col medesimo numero, un altro da aggiungere

somministrato da una lastra da noi scoperta in suolo ancora vergine nella parte meridionale del piano,

non

lungi

dal

tempio.
di

alta

m, 0,055

con l'aletta di destra,

che

le

rimane, misura m. 0,113

larghezza;

l'iscrizione,

dentro una riquadratura


riga, di

formata da semplici linee, ha lettere di

mm.

8 nella prima

mm.

7 nella se-

conda, 6 nella terza, 5 nelle due ultime:

C A

S S

FESTVS
MILES LEG XOI^2^I RVFI

V
31.

M
/[/]/(/) Ru/ v{otum) s{olvit) l{i-

Cassitis Festus miles leg{ioais)

X, {cenluriue)

bens) m{erito).

Due
fra
i

legioni

esistettero sin dal

tempo

di

Augusto, la Pretense, ch'ebbe


poi nella

suoi

quartieri in Oriente, e la

Gemina dapprima
e
il

in Ispagna,

Germania

inferiore

tempi di Vespasiano

quelli di Traiano, nei quali pass nella

Pannonia supe-

riore.
letta,

ben
fissata

probabile che

nostro milite fosse ascritto a quest'ultima. Questa tavopiccoli

da principio

con due
il

chiodetti

nelle

ali,

fu fermata di

nuovo

pi tardi malamente, forandosi

gentilizio

del centurione, su cui per non rimane

alcun dubbio.

La

terza tabella di voto fu rinvenuta in terra gi da altri rovistata e parimente

nella zona meridionale.

alta
sic

m. 0,072, larga m. 0,083, con


I

lettere

alte

mm.

PEONINC/

IVLtsFORTV NATVS B F
(3

cos
VflS-LisM
I{ovi) P(oe)nino Iul{ius)
l{ibens) m{erito).

Fortunatus h{ene)f(iciariu) co{n)s{ulans) v{ohim)

s{ovit)

Oltre a
(a.

queste

trovammo xm

piccolo

frammento

di

sottile

lamina
15:

di bronzo

m. 0,04, L m. 0,035) con

la sola lettera a sbalzo, alta

mm.

('}

Cf.

Ritterling,

De

legione

Romana

gemina, Lipsiae, 1SS5,

p.

81

scgg.

REGIONE

XI.

di altre

37

GRAN SAN BERNARDO

due alette

tabelle

(a.

m. 0,084

0,095); nel foro

di

una

di esse era

piantato un grosso chiodo di ferro. Questi frammenti non appartengono a nessuna delle
tavolette esistenti nella collezione dell'Ospizio.
Il

numero

delle tabelle votive del

Gran San Bernardo

ora di cinquanta; uoa

decina di frammenti insignificanti. Quarantuna di esse sono possedute dall'Ospizio;

una dal museo Britannico


le

('),

una dal museo


('').

di

Berna

(-),

una da quello

di

Brunswick

(^)

altre sei sono perdute o celate

Una
perte

piccola statuetta di divinit venne ad aumentare


al

il

numero

di

quelle scodi

precedentemente
(a.

lAan de Japiter
e

('').

questa

una graziosa Pallade

bronzo

m. 0,055) con alta


il

lunga cresta sull'elmo

e col
si

petto coperto dal manto.

La dea ha
ed ha
il

braccio destro alzato per tenere l'asta, di cui


sinistro

trov una parte del fusto,

braccio

pendente.

Posa sul piede


statuetta
pii

destro

con la

gamba

sinistra

alquanto ripiegata in dentro.

Ad una

grande di squisitissima fattura

doveva appartenere un piede destro ignudo di bronzo bianchiccio con bellissima patina,

nel quale sono ottimamente indicate le muscolature. Il calcagno rotto, nello

stato attuale
di

misura m. 0,039

di lunghezza.

aver posato sopra

un

piedistallo.

La gamba era vuota: la pianta mostra Ad una mano di maggior grossezza apparteinferiore
e

neva un dito mignolo


trovato
negli

di bronzo

mancante della parte


ci

lungo m. 0,028,
di

ultimi
a.

scavi,

ciie

diedero

pure

una bella mascherina

bronzo,
infissa.

L m. 0,045 ed

m. 0,045, con

la

bocca aperta e traforata destinata ad essere


personali devono aggiungersi
gr.
i

Alla raccolta degli


di oro (a.

ornamenti

seguenti
sottile

Fibula
la

m. 0,035,

1.

m. 0,03; peso

3.12), formata
fori

di

un

nastro,

cui

massima larghezza

di

mm.

4,

con due

alle estremit,

in

cui passava
1.

una

spilla di ferro,

della quale rimane

una parte ossidata;


la

fibula di bronzo,

m. 0,065, con

arco depresso, mancante

dell'ardiglione e con
1.

molla interamente coperta dall'os-

sido; altra simile pure a molla,


fibula

0,040, con grossa staffa e senza ardiglione; altra


e

ad arco,

a.

m. 0,025,

1.

m. 0,045, con una capocchia sulla coda


altra

due

ai

fianclii

della cerniera ora priva dell'ardiglione;


a.

della

medesima forma, ma pi
cerniera;
fibula
di

grossa,
a.

m. 0,029,
1.

1.

m. 0,05,
con

senza
arco

ornamenti sulla
nastro,
,

ferro,

m. 0,037,
rotta
giri
;

m. 0,068,
la

che

va

restringendosi

verso

la

stalfa,

come

punta
di

dell'

ardiglione
;

il

quale

parte
di

da

una
con

molla

di

quattro
con-

frammenti

altre fibule

due

fermagli

bronzo

un

dischetto

(')

C.

I.

L., V. n. 6866.

(2) Ibid., n. 688,3.


(5)

Ibid., n. 6872. Ibid., n.

(1)

0878, 6886, 6888, 08S9, 6890, 0804. Quelle indicate coi miineri 6886 e 6890 fu-

rono

trovate nel 1837 dalla contessa Calieri di Sala: ignorasi dove finirono; non passarono all'erede,

]iresso cui

ne ho fatto ricerca.
C.
I.

Trentadue tabelle sono riprodotte nel

L. V,

n.

680-3-0894, Cinque delle altre furono per la


se.

prima volta pubblicate dal


T. lU, 1887,
p. 294. p.
("'J

prof.

Barnabei

nei

Rendiconti dell'Accademia dei Lincei,

nior.,

p.

364-367,

nove da

me

negli Atti dell' Acc. delle se. di Torino, T.


p.

XXIV, 1888-89,

838

e seg., e nelle

Notizie 1890,
p.

290, nota 2

p.

,303;

1892,

p.

CO, 08, 445.

Vedi Notizie 1892,

71, 448.

tRAN SAN

BERNARDO
l'uno intero
e

38

REGIONE
un pezzetto

XI.

tornato da globetti,

l'altro rotto;

di lastrina di argento
;

con due borchiette, che forse fece parte di un' estremit di cintura
di

un' armilla fatta

un nastro

sottile di

bronzo
anelli

a.

m. 0,01, diam. m. 0,055,


di cui

con una riga incavata


tre

longitudinalmente;

sette

di bronzo, di

due con qualche ornamento;


calice
fra

gemme
delfini,

incise,

cio

una specie

topazio (m.

0,013X0,014) con un
sinistra,

due

una corniola (m. 0,007X0.015) con un leone a


ed un
onice

ed in atto di slana
sinistra

ciarsi,

(m.

0,011X0,009) con una


e

figura

giovanile

incisa
;

nello

strato

inferiore

nero

spiccante sul fondo bianco dello strato superiore


;

uno
e

spillone di bronzo rotto con capocchia ovoidale


di pietra di vario colore; grani di collana,

un bottone

di osso

cinque di pasta

di pasta vitrea.
1.

Le armi
di millim.

scoperte (') furono:

un

ferro di lancia

m. 0,12,

di

forma piramidale

con base triangolare di m. 0,03 di lato e con gorbia esteriormente corta (m. 0,017), 2 di spessore, l'asta entrava nella parte piramidale; una cuspide pirami1.

dale piena

m. 0,15 con sezione triangolare


1.

di

m. 0,03 di

lato,

mancante della
punta a sezione

gorbia; un ferro di giavellotto

m. 0,108,

di cui

m. 0,088 per

la
1.

quadrata di m. 0,015
la

di

lato

con gorbia a

cono vuoto; un altro

m. 0,145. con
di

punta

1.

m. 0,066 alquanto smussata, parimente a sezione quadrata

m. 0,016

di lato e con gorbia a cono vuoto, per la cui rottura si vede che l'asta vi penetrava

per almeno

35 millimetri; quattro punte di

freccie,

di

cui

una a

foglia di lauro

(lungh. totale a

m. 0,08,
1.

della gorbia

m. 0,035, largh.
m. 0,009
1.

della punta
la gorbia,

m. 0,02), un' altra una terza


1.

rombo smussata

0,035 con traccia del legno entro

0,06

della forma di piramide quadrilatera di


s'infiggeva nell'asticella,

di lato e con

punta in basso, che


di triangolo
di cui

come

la quarta la

m. 0,055 a sezione

con

lati

convessi; la

lama

di

un pugnale con
e

punta smussata, lunga m. 0,28,


il

m. 0,065
e con

per

il

codolo piatto,

larga
1.

presso

codolo m. 0,037

un' altra col codolo

la parte inferiore rotti,


1.

m. 0,12

m. 0,25; un pezzo di un'altra; un calzuolo con diametro alla base di m. 0,025.


:

di asta conico

Gli altri oggetti forniti dagli ultimi scavi fm-ono


deliere di ferro, a.

la parte superiore di

un can(-),

m. 0,25, quasi uguale a quella rinvenuta l'anno passato


e

con

punta piramidale
simile,
di lato,

di base quadrata,

mancante
di ferro

di

uno degli uncini laterali

un' altra

ma

molto rovinata; due sbarre

di sezione quadrangolare

di

mm.

l'una lunga m. 0,24, l'altra pi corta per rottura, entrambe ripiegate in cima

e terminanti in
e

una punta piramidale (credo servissero per

infiggervi piccole candele,


di ferro, che pare

fossero o piantate nel

muro od

attaccate ad un fusto)

un gancio

(')

Nel descrivere

il

ferro i

pilum esumato due anni

or sono {Notizie, 1892, p. 446)


il

mi sfuggi
peso
ori-

di dire

quadrata la sezione della punta, laddove essa triangolare. Inoltre ho detto che
il

ginario doveva essere di poco superiore all'attuale (gr. 1305). Al contrario


il

peso antico era quasi

doppio

come ho potuto
il

verificare facendo fare

un

ferro simile.

Esso pesa

gr.

2370

una perfetta
Torino,

identit fra l'antico e

nuovo nell'interno

impossibile, essendovi in quello avanzi dell'asta, che


dell' Acc. delle se. di

impediscono
t.

di scorgere sino a che

punto la gorbia era vuota. A'edi Alti

XXIX,
(2)

p.

156

e segg.
p.

Notizie 181)2,

445.

EEGIONE

XI.

3;>

GRAN SAN BERNARDO

abbia servito per tener appesa uua lucerna;


e

due lame di coltello a foglia


(1.

di

salice
altre

doppio taglio prolungantisi


di coltello ad
1.

in

un manico quasi cilindrico

m. 0,23); duo

lame

un taglio solo col codolo sul prolungamento del lato minore non
e

tagliente,
a.

m. 0,15

0,12; altre lame della stessa forma rotto; un ferro di falcetto

m. 0,125;

la parte superiore di
1.

un altro

pii

grosso; l'impugnatura di osso di un


e

pugnale o
diminuenti

coltello,
di

m. 0,075 della figura

di quattro piani esagonali sovrapposti di osso

grandezza; un piccolo manico


che pu aver

con dentro un pezzo di ferro;


dell'impugnatura
di
1.

un pezzo
uno
stilo

di osso lavoralo,
di ferro
di
;

fatto parte

una lama;

mollette di bronzo, probabilmente per la depilazione,


il

m. 0,052

una spatola
un manico
al

bronzo per l'unguento od


altra materia;
;

belletto,

1.

m.

0,07(3. che

mostra aver avuto

di

un oggetto pure
di

di bronzo,

che pu essere stato destinato


a forma di rosone, del
;

medesimo uso

un
;

coperchietto

bronzo od ornamento

diametro di m. 0,035
di

un grosso manico rotto

di ferro rivestito di bronzo


1.

il

manico

una casseruola
di

di

bronzo; quello di un vaso con testa di ariete,


righe
a.

m. 0,045; una
m. 0,045
;

maniglia

bronzo con

longitudinali rilevate,
1.

a.

m. 0,027,

1.

una
e

grossa maniglia di ferro

m. 0,15,

m. 0,37; parecchi frammenti


e

di

una

sottile

lunga lamina di bronzo

(a.

m. 0,08) ripiegata

contenente filamenti di legno; altri


;

pezzi di lamine di bronzo, che hanno servito per rivestimenti


di bronzo con trafori,
a.

una piastra rettangolare


bronzo;
altri pezzi dello

m. 0,041,

1.

m. 0,i)S5; chiodetti

di

stesso metallo; parecchi pezzi di catene di ferro con

anelli a forma di s,

pi o

meno

Innghi

pii

meno

aperti sul
di

mezzo;

sette chiavi di ferro di varia

forma

e gros-

sezza; alcuni
lastre,

arnesi

ferro guasti
;

o di uso ignoto; ganci,


di anfore, di vasi di

grossi

anelli,

pezzi di
dif-

chiodi pure di ferro


di

frammenti
e

forma

grandezza

ferenti

terra

cotta

grossolana

fina, tra

questi ultimi qualche pezzo con bella


in

vernice nera di riflessi argentini ed altri con vernice corallina, talvolta con lavori
rilievo,
il

fondo di un vasettino pure a vernice corallina e col bollo

ARRI

di di

cui altro

esempio

si

ha nella Narbonese

(');

un altro

col

bollo

in

impronta

piede

OF MERC

esso pure noto nella Narbonese. nella Spagna, nel

Piemonte

(-)

un terzo con

le lettere:

2A

(')

C. /.

L. XII,
cit.,

II.

5(386, 76.
(;2:.7,

(2)

Op.

II,

II.

110; XII,
].

n. .5(j.bG,
3.

-582; Atti

ddlo Soc.

Hi nrrhroo.jin e beile arti

per

la proc. di

Torino, T. V,

110,

ii.

GRAN SAN BERNARDO

nome
:

4U

REGIONE

XI.

una lampada

fittile

rotta col

POTIDES
frammenti
di bottiglie,

coppe ed

altri

vasi di vetro, fra cui di

un vaso

di vetro giallo

con ornamenti bianchi


di

e di

un vaso turchino parimente con ornamenti bianchi, un pezzo


:

vaso di vetro bianco, su cui inciso un pesce a sinistra e sotto

UsiSAV
le lettere

minori sono alte

mm. 4

le

maggiori

mm.

15.

Nei frammenti raccolti di tegoli con

bolli, oltre a quelli gi noti, trovossi in

due

l>|

C-

CASSI <l
|

intiero

nell'uno,

rotto
si

nell'altro.

Il

sigillo

nuovo

per

il

pian de Jupiter ; per

nell'Ospizio gi

conservava un pezzo di tegola con questo nome, scoperto anni sono


nel luogo detto le

sul versante elvetico,

fond de la Combe. Nuovi sono pure

se-

guenti, che ci pervennero rotti:

\tiV
con lettere alte 34 millimetri;

|7b1|

dove l'ultima lettera

bene distinta

la

forma

di

essa e delle altre non permette

di crederlo parte del sigillo;

l>

PVBL'C
Un

<l

ovvio sui tegoli del Gran San Bernardo.

pezzo di tegolo reca

il

bollo:

un

altra l'avanzo:

'^^

REGIONE

XI.

41

per

GRAN SAN BERNARDO

che

ci

fanno

l'ettitcare

quello

scoperto precedentemente,

meno buona

conserva-

zione letto ('):

l>

L-P-NM"

<1

Vi

dunque un cognome principiante per N//mp.

Notiamo ancora

fra

il

materiale laterizio dissepolto tre frammenti di antefsse.

Non poche
l'elenco
:

furono le monete, rinvenute quasi tutte in terra gi smossa. Eccone

Gali/che.
(pot. gr.

1,97). Tipo

come

in

Von Duhn
tav.
n.

Ferrer,
nelle
P^.

Le moactc

galliclis del

raedagliere dell'Ospizio del


sciense di Torino, serie 2*,
volta a d.

Gran
t.

So. a

Bernardo,
I,

Mem.

della R.

Acc

delle
ri-

XLI,

2.

C.'rvo a sin.

con la testa

(Von Duhn

Ferrer, p.

342,
s.

n.

21).

2 (pot. gr. 4,85). Testa barbara a


R).
e

con diadema di due fascie molto oblique.


ripiegate e la coda a forma di S

Cavallo geometrico a
-36).

s.

con le

gambe

(Von Duhn

Ferrer, n.

3 (pot. gr. 2,85). Altra simile.

(br.

gr.

2,92).
s.

REMO.

Tre busti accollati a


e Ferrer,
n.

s.

li^.

[RE]MO.

Vittoria in una

biga in corsa a

(Von Duhn

59).

(br.

gr. gr.

2,80). Altra simile, nel diritto e nel rovescio


1,98). Altra simile, nel diritto

[REJMO.

G (br.
7
(pot.

[REMO]

nel rovescio
le teste
l).

REMO.

gr 2,12).

Due

teste

imberbi

addossate

come

di

Giano, cou la

difterenza che

una
e

in

senso diritto e l'altra capovolta

[AIAoYIN]. Cinghiale

s.

(Von Duhn

Ferrer, n. 63).

Romane.
8 (br. 9
(br.

gr.

42, 2u). Asse (con un l)uco nel mezzo). 16,70). Asse.

gr.

10-12

(br.).

Tre assi tagliati per met.

13 14

(arg.).
(id.).
t.

Vittoriato.

Denario di Lucio Valerio Aciscolo (Babelon.


li,
p.

Dcscr. des monn. de la

rp. rom.,

519,

n.

18).

15

(br.

med.). Ottaviano ed Agrippa,


ed.
t.

coniata
n.

Nemaiisus (Cohen. Descr. des

monn. de VEmp. rom., 2^


16-17 18-20
(id.).

I.

p.

179,

10).

Altre due tagliate per met.

(arg.).
(br.
(id.).

Angusto (Cohen,

t.
t.

I, I.

p.
p.

69, n. 43).

21-34
35-37

med.). Id. (Cohen,

94, n. 228).

Altre tre tagliate per met.

(')

;Vo^;--;6-

1892.

r-

ii'j-

GRAN SAN BERNARDO


Augusto (Cohen,
t.

t.

42

95, n. 237).

REGIONE

XI.

38-41

(id.).

I,

p.

42 43

(id.).

Id. (Cohen,

I,

p.
t.

96, n. 244).
I,

(br.

picc). Id. (Cohen,


gr.).

p.

Ili, n. 352).
n,

44 48 49

(br.

Id. (Cohen,

t.

I,

p.
t.

119,
I,

407).

45-47
(br.

(br.

picc). Id. (Cohen,


t.

122, n. 425). 124,


n.

med.). Id. (Cohen,


Id. (Cohen, Id.
t.

I,

p.

437).

(id.).

I,

p.

125, n. 440).
di

50-51
zione del n.

(id.).

Due monete, entrambe


t.

fabbrica barbara,

ma

diversa (imita-

504 Cohen,

I,

p.
t.

137).
I,

52

(id.).

Augusto (Cohen,

p.

139, n. 515).

53-55

(id.).

Monetarii di Augusto irriconoscibili.

56-57 (id.). Altre due tagliate per met.

58-59
60-61

(br. (br.

picc). Monetarii di Augusto irriconoscibili.

med.).

Marco Agrippa (Cohen,

t.

I,

p.

175, n. 3).

62

(id.).
s.

Id.
l).

[M- AGRIPP]A L-F-COS-

III.

Testa di Agrippa con la corona

rostrata a

ROM

ET AVG.
t. t.

Altare di Lione
I,

(').

63 64
65

(id.). (ib.).
(id.).

Tiberio (Cohen,
Id. (Cohen, Id. (Cohen,
I, I,

p.

191, n. 14).
n. n.

p. p.
I.

191,

18).

t.

192,
p.

24-26).

66-69
70-71

(id.).

Id. (Cohen,

t.

193, n. 37).

(id.).

Due monete

logore di Tiberio.
t.

72

(id.).

Augusto

Tiberio (Cohen,

I,

p.

95, n. 240,

oppure

p.

193,

n.

31

34
73

37).
(id.). (id.).

Druso giuniore (Cohen,


Antonia (Cohen,
t.

t.

I,

p.
n.

217.
6).

n.

2).

74

I,

p.
t.

223,
I,

75-76 77 78

(id.).

Germanico (Cohen,
(Cohen,
t.

p.

224,

n.

1).

(id.).

Id.

I,

p.

226,

n.

8).

(id.).

Moneta logora
(Cohen,

di

Germanico.
t.

79-80
81

(id.).

Caligola (Cohen,
t.

I,

p.

240,

n.

27-29).

(id.).

Id.

I,

p.

240,
t.

n.
p.

28-29).

82-83

(id.).

Claudio (Cohen,
t.

I,

250,
47).
n.

n.

1).

84
88 89 90
91 92

(id.).

Id. (Cohen,
Id.

I,
t.

p.
I,

254,
p.
t.

n.

85-87

(id.).

(Cohen,

257,
I,

84).
n.

(br. picc).
(br.
(id.).

Nerone (Cohen,
t.

p.

291,

183).
n.

med). Id. (Cohen,

I,
t.

p.
I,

298

e seg.,

288-305),

Vespasiano (Cohen,
Id.

p- 369, n.
n. n. n.
n.

13).

(arg.).
(id.).

(Cohen,
t.
t.

t.

I, I, I,
I, I,

p. p.
p.

376, 377,
384,

102
125).

o p.

377

n.

125).

Id. (Cohen, Id. (Cohen, Id. (Cohen, Id. (Cohen,

93

(id.). (id.).
(id.).

222).

94
95

t.

p.
p.

395,

364

o 365).

t.

401,

n.

432).

(')

Credo sconosciuta questa moneta

di AgT]ipa ihn-A, al pari dei n. 1 e 2

Cohen,

t. I.

p.

175.

REGIONE

XI.

med.). Tito (Cohen,


t.

io

GRAN SAN BERNARDO

96
97

(br.

I,

p.

420,
n. p. n.

n.

4).

(arg.)-

W.
Id.
(br.
gr.)

(Cohen,

t.

I,

p.

452,
t.

272).

98

(br.

gr.)

Domiziano (Cohen,
(Cohen,
t.

I,

498,
412).

n.

314-316).

99 (arg).
100-101 102
(br.
(br.
(id.).

I,

p.

505,

med.) Due monete logore di Domiziano.

Adriano

(?).

103 104
105

med.). Moneta logora di Antonino Pio.

Marco Aurelio (Cohen,


Id.
gr.).

t.

Ili,
n.

p.

13.

u.

lo9).

(id.).

(Cohen,

t.

Ili,
t.

p.

39,
p.

78).

106
107 108 109 110

(br.

Id. (Cohen,

Ili,

57, n. 564).

(arg.).
(br.

Moneta logora

di

Marco Aurelio.
t.

gr.).

Faustina giuniore (Cohen,


t.

Ili,

p.

143, n. 96).
n.

(br. (br.

med.). Id. (Cohen,


gr.).

Ili,

p.

146, n. 123, o p. 147,

130).

Moneta logora Moneta logora


(Cohen,

del secolo I o del II.


I

111-144
145
(br.

(br.
gr.). gr.).

med.). Trentaquattro monete logore del secolo


del secolo II o del III.
t.

o del II.

146
147

(br.

Severo Alessandio (Cohen,


t.

IV,

p.

432,

n.

305).

(arg.).
(id.). (id.).

Id. Id.

IV,

p. p.

444, 459,
t.

n.

429).

148
149 150
151

(Cohen,

t.

IV,

n.

563).
p.

Filippo seniore (Cohen,

V,
t.

98, n. 33).
p.
n.
n.

(id.).
(id.).

Valeriane seniore (Cohen,


Gallieno (Cohen,
picc). Id. (Cohen,
t.
t.

V,

303,
173).

n.

57).

V, V,

p. p.

363,
400,

152

(br.
(id.).

617).

153

Moneta logora

di

Gallieno.
t.

154
163
168 169
p.

(id.).

Claudio Gotico (Colien,


(id.).

VI, p. 135,

n.

50).
e

155-162
164-167

Otto monete logore del tempo di Gallieno

di

Claudio

Gotico.

(br. picc).
(id.).

Moneta logora

di Crispo.
e

Quattro monete logore del tempo di Costantino


di

dei

figli.

(id.).

Moneta logora
med.).

Magnenzio.
I

(br.
n.

Valeutiniano

Valente

(Cohen,

t.

Vili,

p.

88,

n.

12

103,

11).

170

(id.).

Graziano (Cohen,
(br.

t.

Vili,

p.

130, n. 30).

171-174

picc). Quattro monete logore del secolo IV.


si

Negli scavi precedenti ed in questi


vini,

rinvennero non pochi ossi di animali bodi

ovini,

suini

due grosse

lunghe corna appartengono ad un bovino

una

razza,

che tuttora

esiste,

ma

non pi in quei monti, dai quali disparvero pure,


ed
il

ma

non da

tempo remotissimo,
una mandibola

l'orso

cinghiale

trovaronsi molti denti di questa fiera ed


si

di quella.

Di ossa umane

riconobbero due mandibole, due parietali


?

ed un pezzo di occipite.

qual tempo rimontano

Fra

le

cose

scoperte
le

da noi

dai

nostri

predecessori
si

sul

pian de

Jwpiter

ninna vi ha, salvo


et preromana. I

monete galliche,

la quale

possa assegnare con certezza ad


di gros-

fittili

rozzamente lavorati possono benissimo essere prodotti


officine,

solana industria locale, contemporanea alle perfezionate

donde uscirono quegli

GRAN SAN BERNARDO


troYammo

copiosi avanzi.
in tutto
il

44

nulla
inizi
(').

REGIONE

XI.

altri,

di cui

Negli strumenti, nelle armi, negli ornamenti


resto,
si

della persona, in

nna parola

presenta con impronta di un'inil

dustria anteriore ai tempi imperiali,


sione,

ai

cui

rimontano

santuario e la man-

come
(2),

lavori stradali del


po' pi frequente

monte Penino
era

Per

esso,

non ostante l'aspro camnel

mino

un

divenuto

il

passaggio

primo secolo avanti

l'ra volgare,

come attestano

le

disposizioni date da Cesare


(^).

nel 57 per la sicurezza

di esso (*) e le
delle

monete galliche colass dissepolte

il

assai probabile che

prima

romane non

esistessero costruzioni sul colle: per


si

culto di Penino (^) doveva

bastare la rupe, intorno a cui

scoprirono in copia monete galliche con

nummi

della

repubblica romana

('').

Fra

le

cose votive, anche fra le tabelle, pi abbondanti sono

quelle di bel lavoro,

come
e

in

maggior numero sono


ultime
delle

le

monete del primo

secolo, spe-

cialmente dei Giulii


tgli

dei Claudii,

romane quelle

di Teodosio e

dei

C).
Il

tempio ha

sotferto

una profanazione attestata dagli oggetti

votivi spesso vio-

(')

Probabilmente cominciati subito dopo la conquista del paese dei Salassi


(25 av. C).

e la

fondazione

di

Augusta Praetoria
il

Anche ammettendoli

fatti

dopo

la conquista della Rezia (15 av. C.)


t.

ed

principio delle guerre germaniche (Momrasen,

Rm.

Geschichte,

V,

p.

18)

il

ritardo di

poco tempo.
(2)
(3)

Cf. Stvabone, IV, G, 7, p. 205.

Bell. Gali., HI, 1.

{*)

Le monete galliche

del

Gran San Bernardo

descritte
2^"

nel
t.

catalogo fatto insieme col eh.

Von Duhn (Mem.


se

della R. Acc. delle scienze di Torino, serie


le

XLI,

p.

331

e segg.), nel quale

sono comprese anche

poche trovate nel 1890, ammontano a 418. Negli scavi degli auni seguenti
da aggiungere un piccolo numero
di

ne rinvennero 74,

e vi
il

altre,

che

ci

erano rimaste ignote,

quando compiemmo
(5)

nostro lavoro.
28.

Cf. Livio,

XXXI,

(6)

Notizie, 1892, pag. 64 e sgg.

C)

peccato che non tutto

le

monete romane scoperte


non siano
uno specchietto

al

pian de Jupiter

si

trovino

nel-

l'Ospizio e che quello, che vi esistono,

state distinte dai


i

nummi

di straniera provenienza.

Mi

sembrato non inutile

riunire

in

gruppi delle monete romane esistenti nel


si

medagliere dell'Ospizio prima dei nostri scavi, per la maggior parte delle quali
il

pu& presumere

rinvenimento

al

pian de Jupiter (ho escluso


i

quelle,

della cui origine diversa


:

ho avuto sicura

informazione e separato

gruppi delle monete fornite dai nostri scavi)

REGIONE

XI.

gli
edifz
e

le

GRAN SAN BERNARDO

lentemente infranti, spesso scagliati lontano, come


ricavate dallo stagno:
della mansione
la

belle statuette

le

altre cose

furono consumati

da un incendio.

La

devastazione
?

del santuario

rovina

della mansione avvennero nel

medesimo
e la

tempo

Ovvero quello fu violato


si

prima, quando trionf


e

la religione di Cristo,

mansione
santi del

conserv
?

sotto

Burgundii

poi sotto

Franchi padroni dei due ver:

monte

queste domande
(')

non possiamo rispondere

solo a cagione delle

monete carolingiche

ci

dato supporre col un ricovero, almeno nel secolo


sia

IX

(-).

Siasi conservata la mansione,

caduta e poi risorta

pii

tardi,

certo che (vero-

similmente per

le

devastazioni,

di cui quei
il

monti furono teatro nel secolo

per opera

dei Saraceni annidati nel Vallese)

luogo era deserto quando San Bernardo di Menthon


casa
ospitale

nel secolo

XI

(')

venne a fondarvi la sua

ad

un mezzo chilometro

dall'antica stazione e dall'altra parte del lago, che occupa la

sommit del
(^).

colle,

ado-

perando per tale costruzione


ci

le

pietre della

mansione

del tempio
,

questo poi

sembra accenni

il

cronista della Novalesa (secolo


nel

XI)

allorch, a proposito

deUa

discesa di Carlomagno
pietre riquadrate

773 parla

di

un tempio sul Monginevro costrutto con


('').

congiunte con ferro e piombo


per l'Alpe Penina

Carlomagno non valic

il

Mon-

ginevro,

ma

il

Cenisio;

pass con parte dell'esercito lo zio Ber-

(1)

Notizie 1889,

p.

303; 1890,

p.

305; 1892,

p.

77.
:

Fra

gli altri oggetti

qualcuno pu essere dei primi secoli del medio evo


si

iiun ve

u'Iia

per

di quelli, in cui
(-)

indubbiamente
di

palesi l'industria delle genti barbariche.


le notizie,

Non parliamo

un monastero, parendoci infondate

che vuoisi lo concernano.


n
;

Esse
circa

si

riducono a quella di un

Vultgarius abbas ex monasterio quod est situm in monte lovis


et

Tanno 820 [Formulae Merovingici


"

Karolini aevi, ed. Zeumer, Hannoverae, 1886,


ipsius luci (cio del

p.

324)

a quella di un

clcricus
ian.
t.

nomine Benedictus,
II,

monte Giove) aedituus


>>

"

neir826

{Acta Sanctorum,

p.

281) ed

all' >

hospitale quud est in. monte lovis


fatta

escluso dalla ces-

sione dei contadi di Ginevra, Losanna e Sion

da Lotario II

al fratello
il

Ludovico II neir859
S.

(Ann. Bertin.,

a.

859).

Ma

d'altra parte
"

si

ricorda neir842 o 849


t.

a "

monasterium

Petri quod

adradicem
s.

raontis situm est

Acta Sanctorum, aug.


doc. puhlis
"

III,p. 613),

un

Hartniannus elemosinarius

P(etri) mentis

lovis " verso l'SSl (Cartulaire

du chapicre de Notre Dame de Lausanne, LauSoc. d'hist. de la Suisse romanie.


rei.
t.

sanne, 1846, p. 8 in

Man.

et

par

la

VI);

1'

ah-

batiam montis lovensis Sancti Petri


t.

in

una carta del 1011 (Grmaud, Doc.


primi sopra

l'hist.

du

Vallais,

(XXIX

dei J/m. de la Soc. de la Suisse rom.), p. 54). Questi testi spettano ad


al

un monastero

a Bourg-Saint-Pierre,
'hospitale
. .

quale pure sono da riferire

citati.

Notisi la esclusione dol-

ma

non
(3)

il

in monte lovis dalla cessione del contado di Sion. In questo trovavasi Bourg-Saiul-Pierre, pian de Jupiter, che ha dovuto sempre appartenere al territorio di Aosta. Non nel precedente, come comunemente si creduto. Vedasi il recente studio di monsignor
di

J. A.

Due, vescovo
Il

Aosta,

quelle date est mort Saint-Bernard de

Menthon

? (voi.

XXXI

della

Miscellanea di storia italiana).


(*)

racconto del culto idolatrico rinato in quei luoghi

della statua di Giove distrutta dal


di favole, che contiene s

santo non appartiene che alla leggenda.


fatte narrazioni
di

La
p.

vita di
di

San Bernardo, piena


Val
compilazione tarda

va sotto

il

nome
t.

di

Piiccardo

d'Isera, successore a lui nell'arcidiaconato


e

Aosta (Acta Sanctorum, iunii


(^)

IL
in

107T)
clini

senza valore.

"

In

montem Geminum
lapidibus
".

...

quo
et

"lovis, ex quadris
1

plumbo

ferro
III,

templum ad honorem cuiusdam Caco deo, seilicet valde connesis, niirae pulchritudiiiis quondam con-

structum fuerat

Chron. Novaliciense,

7.

GRAN SAN BERNARDO


Nou pu

una confusione

4(3

REGIONE

XI.

nardo

(').

darsi

fra

due personaggi, un errore


di

nel

nome

del monte,

ma

in

pari

tempo un ricordo del santuario

Penino

('-)

circa

due cliilometri prima di giungere al 2)lan de Jupiter, sopra un

altqj)iano

della superficie di

un 1500 metri quadrati, sorge una

casa,

chiamata la Cantina di

Fontintes, la quale serve come luogo di riposo ed all'uopo di rifugio per coloro, che

salgono

il

versante italiano del monte.

La

casa odierna

fu costrutta nel
{^).

1835;

ma

quivi fin dalla

met del
di

secolo

XIII esisteva un piccolo ospizio


il

Trovansi sparsi

sul suolo rottami


periale.

tegoli

romani:

canonico Lugon vi raccolse una moneta im-

Queste traccio di una casa antica destinata


dussero a farvi saggi
di

al

medesimo scopo

dell'attuale

m'

in-

scavo,

nei

quali

si

scoprirono molti pezzi di tegoli, di cui

uno col bollo:

R
I

un

altro con:

resto del sigillo

Hylne, uno

col

nome

l>
|

PVBL'C

[<I

un

altro con

avanzo del medesimo

bollo:

questi

due sono di terra gialla;


di terra rossa.

mentre

quelli con uguale impronta scoperti al

pian de Jupiter sono


fittili

Kinvenimmo

poi una certa quantit di frammenti di vasi


fina con vernice corallina,
e

grossi e piccoli, qualcuno di terra

di vasi di vetro, chiodi e carbone, che

mostra la distrudegli
forse

zione di quest' appendice della mansione


edifiz

romana

essere avvenuta

come quella
di

principali. I saggi di scavo

non mi condussero allo scoprimento


della moderna.

muri

la casa

romana era nella medesima area

(') (')

Einardo, Ann.,

a.

773.
si

Nel 1881

si

scoprirono avanzi antichi sul Monginevro, ove


al

sa esisteva una stazione ro-

mana. Si suppose appartenessero


p. 47)
,

tempio menzionato dalla cronaca novaliciense [Bull pigr., 1882,


descrivendo la strada di questo monte {Mem.
p. 441).

ed io stesso ricordai

si

fatta identificazione,
t.

della R. Acc. delle scienze di Torino, serie 2*

XXX\7II,

Ma

la notizia del ritrovamento,

che fu pubblicata
per la scienza
e

molto scarsa; n

si

fece un'estesa esplorazione, la quale sarebbe impresa utile

lodevole per la Francia, sul cui territorio avvenne la scoperta. poi in quale

Non sappiamo

misura materiali degli

edifizi del

pian de Jupiter abbiano servito


le ricostruzioni

alla primitiva costruzione dell'Ospizio,

n se di l se ne trassero ancora per

e le

ampliazioni successive.

Ho

trovato
:

conti delle spese per la rifabbricazione di una parte di esso

nel 1558, dopo un incendio


Jupiter.
(3)

non

vi

per

cenno alcuno su trasporti

di

materiali

dal pian de

Margueretttiz, Ancien^ hpitaux

du vai d'Aoste, Aoste, 1870,


di

p.

14

sgg.

(cstr.

dal 7

Bulleltiii della Societ'i,

Accademica

di Sant' .Anselmo

Aosta).

REGIONE

VI.

47

FOSSOMBRONE, ASSISI

N
sono
le

risultaraento pi soddisfacente ebbero gli scavi, che per cura dell'Ospizio

si

fatti

ad un chilometro
la

e
i

mezzo da

esso sul versante elvetico,

in

un luogo detto

fond de

Combe, ove

pezzi di pietre e di tegoli sul terreno attestano l'antica


esso

esistenza di un edifcio,

anche

dipendenza della mansione in stimino Poeniao.


e

In questo luogo
chi scende dalla

si

osservano avanzi della strada scavata nella roccia,


del colle
si

a destra di

sommit

vede intagliato nella rupe un piccolo condotto

per avere l'acqua da un ruscello

circa

dugeuto metri di distanza: se ne possono

seguire le traccie per tratti assai lunghi.

Nell'escavazione quivi fatta dal canonico Lugon,


altri

come monsignor prevosto


le

e gli
i

superiori

dell'Ospizio,

sempre disposto a favorire


frammenti di
tegoli,

nostre

esplorazioni ed

nostri lavori, si trovarono

di cui

due di terra rossa con

resti

del sigillo:

l>|

VB

L'

|<l

uua fibula

di

bronzo ad arco ed a cerniera mancante dell'ardiglione, alta m. 0,025,


;

larga m. 0,035

un peso
t.

(?)

di pietra nera circolare (gr.

140)

una moneta
175,
n.

di

Augusto
irrico-

(Cohen, 2^

ed.,

I,

p. 95,

n. 2:37);

una

di

Agrippa

(ibid., p.

3);
:

una

noscibile dei tempi di Tiberio con la contromarca impressa due volte

IMP///////

frammenti

di

vasellame cretaceo

vitreo,

chiodi ed altri pezzi di ferro. E.

Ferrer.

Regione VI (UMBRIA).
II.

FOSSOMBRONE

Ih una statuetta di

bromo
dello

scoperta fuor!

la

citt.

Nella localit detta Gulla,

non lungi
di

dal

mulino

stesso

nome, apparte-

nente alla signora Teresa Cesariui

Fossombrone, posto sul monte Cesana, a nord

della citt, un contadino, atterrando un albero, rinvenne una statuetta di bronzo votiva

rappresentante una

divinit

muliebre.

alta

m. 0,07,
destra.

raffigura

una donna

avvolta in lungo manto con una patera nella


tratta stringe qualche cosa di indistinto.

mano

Colla sinistra molto con-

A. Vernarecci.

III.
Il

ASSISI

Rilievo
del
alto

sepolcrale scoperto nel territorio del eoiniie.


facendo
eseguire
lavori
agricoli

sig.
s.

Francesco

Bianco,

nel

suo

fondo

presso

Potente, scopr un cippo di travertino, largo inferiormente


;

m. 0,61,

supe-

riormente m. 0,59

m. 0,60,

e dello spessore di

metri 0,39. Nel piano superiore

CAPOLONA

48

chiusi

REGIONE

VII.

sono due incavi a base quadrata, di m. 0.20 di lato, profondi


essere destinati per le ceneri di due defunti; erano
rilievi di

m. 0,15, che dovevano


da
coperchio ornato
ra.

con

due pelle. Nel prospetto, entro campo rettangolare, largo


in bassorilievo

0,45, alto

m. 0,35,
il
i

rappresentato

un uomo adagiato su

di

xm

letto,

poggiando

gomito
defunti

sinistro sul guaciale, nell'attitudine

con cui sono raffigurati

quasi

sempre

sui coperchi delle urne etrusche nel territorio volterrano, nel perugino e nel chiusino.

Regge con
destra un
i

la destra

un oggetto rotondo,
stesso letto siede
le

ed ha

la

sinistra

sopra una patera

(?).

Presso di

lui, nello

una donna coperta

di velo,

reggendo con la

bambino ignudo che

sta ritto innanzi.

La donna

ed
il

il

bambino posano

piedi sopra uno sgabello, che alla sua volta posato sopra

suppedaneo.

Nel campo

tra le figure

pendono due

festoni.

A. Brizi.

Regione YII [ETRURTA).


IV.

CAPOLONA

Alianti

di

un'antica

ina

poca distanza da

Are'zo.
Nel parlare dell'antica figulina
di

Publio Telilo, stabilita


si

al

ponte a Burlano

sull'Arno Notisi e 1893, p. 138), accennava che di quivi

dipartivano o diramavano

due

vie,

sulla destra dell'Arno, seguendone l'una


il

il

corso verso Firenze, e l'altra ri-

salendolo verso

Casentino. Ora venuta nuova occasione di parlare specialmente di

questa, e ne profitto volentieri, perch non

ne rimane ricordo o traccia alcima

se non

che vi sono elementi invero scarsi per segnarla e seguirla con qualche sicurezza.

La

strada antichissima da Arezzo giungeva al ponte a Burlano passando da Gail

lognono, che poi fu costituita Pieve ora distrutta. Alla riva opposta presso

ponte,

Publio Telilo stabil la fabbrica dei vasi rossi a rilievo incirca


Publio Cornelio
e

ai

tempi

di Siila:

ne venne

se ne

impossessava, seguitando

a lavorarci con gli stessi operai.

Ma

cess presto, che la fabbrica fu trasferita con loro a Cincelli a


il

lometro di distanza sopra la via, che risaliva


suo principio proprio dal ponte,
e

corso dell'Arno.

meno di un chiLa quale via aveva

sul

bivio

era un' edicola


si

edificata probabilmente

con due sole colonne dinanzi, a ordine corinzio, come

vede da un capitello rimasto.


dedicata
ai

Per

la sua posizione

noi

possiamo credere che

fosse

Lari

compitali,

com' era di costume.

Di
si

costeggiava

la di

collina di Cincelli, chiamata allora

Ceiitum-Cellae,

come

trae

da carte dell'et

mezzo. Nelle sue falde,

e sopra la via,

e rimpetto all'Arno

lavorava Publio Cornelio, certo un liberto di Siila, e venuto colla colonia corneliana
in Arezzo.

Ma

si

riscontra che

prima

di lui,

o insieme

a lui era ivi un' altra figu-

lina tenuta da Caio Cispio. Io propendo a credere


di quell'industria

che per alcun tempo fossero soci

almeno

in quel luogo, perch tranne che a Cincelli

non s'incontra

nei vasi

il

nome

di Cispio,

commisto a quello

di Publio Cornelio.

Ora che

vi sia

stata stretta relazione o

comune

interesse fra queste

due famiglie

si

rileva dalla let-

tera di Cicei'one al proconsole Quinto Valerio nel raccomandargli

un Publio Cornelio,

REGIONE

VII.

qui
G).
[ibi

1.'

dedit,
si

CAPOLONA

dieoudogli: P. Cornelius,
mentatiis
in cui

has quale

litterns

est

mibi a P.

Ciispio
il

comtempo.

{Famil. XIII,

Dal

passo

potrebbe anche rilevare

fioriva la loro figulina.

Ma
sero in

dopo avere addotti tanti argomenti, che

vasi aretini

si

fecero,

si

spar-

Roma

nel

mondo romano

dai tempi di Siila


Il

quelli di Augusto, noi ne

abbiamo oggi un'altra prova manifesta.


nuovamente
e tra

sig.

ing.

Vincenzo Fungbini nell'esplorare


di quella di P. Cornelio,

la figulina di Cincelli

ha trovato molti avanzi

questi una piccola coppa ornata, e segnata


si

RODO

che apparisce essere degli


orli l'im-

ultimi lavoranti di Publio Cornelio. Vi

vede in giro ripetuta per quattro


col

pronta di una medaglia colla testa giovanile di Augusto,

nome AVGVSTVS,

la

quale medaglia collocata in mezzo a due delfini guizzanti. Tutto questo


all'assunzione del

relativo

nome

di

Augusto due anni dopo

la vittoria navale di Azio, avvedelfini.

nuta nel l'anno 723 di Roma, vittoria simboleggiata dai due

Questa data

importantissima per la storia dei vasi aretini, segnando la loro decadenza, per essere gi

scomparse prima della figulina corneliana, quelle della Rasinia, Mcmmia, Perennia,
e

Tellia,

che produssero

le

opere

pii

fine

leggiadre

bassorilievo nei loro vasi

destinati ad onorare le mense.

Poco sopra a Cincelli l'antica


traccio,
si

via.

della quale

ha

il

Funghini

verificato sicure

biforcava; l'nna seguiva l'Arno, e andava verso la Badia di Capolona, ora


e ridotta,

distrutta,

nome che proviene da


si

Cai)ut leonis, se possiamo prestar fede


s.

alle

carte del mille.

L'altra

dirigeva

alla Pieve

Giovanni.

Fra Cincelli

questa

Pieve
rallini,

si

transita per
si

Casa rossa, dove pare che


ricercata.

fosse un'altra

fabbrica di vasi cos.

che non
il

Alla Pieve, che ha l'aggiunto di


Sulpicia, fanno capo,

Giovanni

in

Sul-

piciano, onde

fondo

fu della famiglia

come

era ancora da

supporsi, pi vie, delle quali non terremo conto. Quindi la principale scende a un vil-

laggio chiamato Apia,


se

nome che conserva


l

dall'antico,

che
la

di

provenienza
di

italica,

non vogliam dire pelasgica,


si

essendo Apia in Arcadia

sede

Pelasgi. Sotto

Apia

scorge qualche traccia, e


gli

presso sono stati trovati dei sepolcri, di cui per


il

non aver veduto

oggetti

non ho potuto certificare

tempo: solo mi

capitato

un asse onciale di

Roma

del secolo secondo avanti Cristo.

Da Apia
l'una del

la strada volgeva

alquanto a destra per Busseto. Quivi nel 1654 fudi

rono discoperte due urne cinerarie

marmo

assai eleganti, le quali erano iscritte

nome

di

Lucio Valerio Pesto, l'altra di sua moglie Crispinia,


I.

le quali ora

sono nel museo di Firenze {.


l'arte

Z. XI, 186.3, 1864). Sia per la paleografia, sia per


e

appartengono

al

secolo primo dell'impero,

Busseto (Buxetum) era adunque

un fondo della Valeria.

E
o

qui non voglio tralasciare


si

come pochi anni


i

fa nella

china

del poggio verso Carbonaia


forse alla villa

rinvenne un grande orcio, che

villani infransero, addetto

romana,
la

per l'uso dell'orto.


(il

Proseguendo

strada incontrasi Casa vecchia, e poi Palazzo


o taverna,

nome ralatium
si

come fermata od

osteria,

frequente nelle antiche vie); e poi

viene sotto

Serboli. In quel tratto, lavorando la terra or fa


tello

un mese,

si

trov un manico di col-

in

osso degno di essere descritto,

che ha prto occasione al presente ragio-

namento.

CAPOLONA

oU

ed ha
la

REGIONE

VII.

11

manico

di tre pezzi,
stato

ma

ricongiunti

intera

lunghezza di centi-

metri otto. In
la testa tiene

sommo

intagliato

un busto muliebre panneggiato; nel quale


intrecciati sopra la fronte, simile
le patrizie
e le liberto

l'acconciatura
si

alta

di molti capelli

a quella che
di lei

vede nell'imperatrice Sabina: foggia che allora


pi probabile
:

avranno sicm-amente usato. Anzi


il
i

che nel manico sia

effigiata

Sabina stessa, non discostandosene


oggetti di uso ripetevansi sovente

profilo

poich non solo nelle monete ,ma negli


sovrani d'allora.

ritratti dei

Tale ritrovamento ha pure la sua importanza topografica, indicandoci, che siamo

lungo

presso la via romana:

la

quale

avanzandosi lasciava a sinistra in alto


e

il

villaggio di

Ve^sUj

nome

anch' esso

italico,

luogo ricco di fontane, onde certo non


circa
il

tralasciato dalla primitiva gente.

Pi

oltre

un chilometro dominava

la

via

vecchia (di cui non rimane adesso segno alcuno)


derivare dalla Baebia,
si

castello di Bibbiano, che potrebbe

come dalla Vibia, anzi pi probabilmente da questo: poich


il

cangi bene spesso e in tempi tardi


e

y in pen
a.

si

chiama ora Bibbiena, quella

che fu un tempo Vibiena,

in

etruso

Inoltre

abbiamo un

riscontro di Di-

hianiim per Vibianum per ascrivere


in

Bibbiano

alla

Vibia, che aveva molti possessi

Etruria.

A
un'

poca distanza

da Bibbiano

il

sig.

Farsetti trov e don

al

Museo pubblico
prime
let:

umetta

colla iscrizione

TILIAE

TERTVLLAE. Per
Il

essere le due

tere corrose ed incerte si potrebbe pensare a

TiiUae o Teliae scritte al modo arcaico

ma

non convenendoci la paleografia lascio Tiliae.

luogo chiamasi Migliarino^ forse

da una colonna miliaria, come abbiamo Migliavi in una diramazione della via Cassia
fra Civitella e Montevarchi.

Di
Belfiori,

si

andava verso Ponina, luogo


in

etrusco,

e poi sotto

il

prossimo castello di

dove
si

basso lungo la via

si

sono trovati sepolcri del secondo secolo dell'imdi


l pervenuto

pero. di

Per

frequentava
e

molto prima, essendomi

un asse onciale

Roma. Ponina

Belfiore fanno parte del piviere di Vogoguano, vale a dire p-aedi sopra di questo punto, circa

dium Voconianum. Al
si

un chilometro sopra Subbiano


il

designa suU'Aroo un ponte antico distrutto, che viene chiamato


via poi lasciato a destra
e
il

ponte della regina.

La

ponte proseguiva tra


e

il

fiume e le colline della Zenna,


si

di Lorenzano,

di

Talliano,

avanti

di

giungervi

scopriva nella fine del se-

colo scorso la lapide di Testirao Vittorino {C. I. L. XI,

1893). Il tratto che abbiamo


Talliano

percorso dal ponte a Burlano, ove era situata la figulina Tellia fino a
circa dieci chilometri,
e vi

abbiamo sempre
la

riconosciuti fondi posseduti


la Valeria,

da famiglie
la Bebia, la

romane.
Tilia,

Prima

l'Aburia, quindi

Cornelia, la Sulpicia,

la Voconia, la Laurentia, e la Tallia.

Questi fondi quasi tutti

fertili

ed ameni

saranno loro pervenuti per


ficile

effetto della colonia sillana,

ovvero della triumvirale? Difsi

per ora

il

risolverlo

in ogni

modo

apparisce chiaro, che

proclam nell'aretino
chiara,
l'Italia

campagne
le

l'editto:

veteres migrati coloni"; e per dirla

pi

dopa

funestissime guerre civili non fu degli italiani

ma

de'

romani.

G. F. Gamurrini.

REGIONE

VII.

">!

CORTUNA, MONTEKIGGIONI

V.

CORTONA

Di un' urna con Iscrizione ctrusca, scoperta fuori


Cortona
stata riuveniita,

r abitalo.

tre miglia dalla citt di

lavorando

il

terreno del
incisa la

sig. Petti,

un'

umetta cineraria
:

di travertino,

nella cui fronte

malamente

seguente iscrizione

3^afl>i->i6^

Mentre
e

il

primo verso

chiaro,

Vel.karse,

l'altro incertissimo

per

buchi

la qualit della pietra e la

pessima scrittura. Importante per mi sembra


italico: dal quale derivarono
il
i

il

nome

di

karse Carsm. sicuramente


Carsoli latino,
e

nomi

tipici di
//

Carseoli

di

Carsulae umbro,aggiungendovi

suffisso

in

latino lum,

significante luogo

diinora.

Or questo nome

italico

si
il

vede qui divenuto un persofondo


e il sustrato dell'etrusca,

nale etrusco, indizio non lieve, essere la lingua italica

come per

la nostra la latina.

Nulla diremo sul nome materno, probabilmente

Velcia natus, essendo comune, italico anch'esso, e pronunciato dagli Etruschi

velchal, volchal.

Gi abbiamo da Dionigi d'Alicarnasso


bavasi la primitiva lingua pelasga.

('),

che in Cortona

a suo tempo ancor serdialetto con-

cio italica,
:

vale a dire che quel

servava maggiori
il

voci

modi arcaici
la sua
i

la

qual cosa viene ancora notata da Plinio


Citt di Castello
(

giovine,

quando descrive

villa nel territorio di


(-).

Tifer-

num

Tiberliiam) situato dietro

monti di Cortona
l'arcaismo,
e

La

paleografa

pure

conserva

specialmente
si

la

lettera k,

col

di-

stacco inoltre della curva dalla linea retta: la quale forma

riscontra in uno specchio


il

Cortonese,
dichiarativi

che rappresenta

un uomo che
forse

cavallo

passa

mare,

reca

nomi
Pare

Erkle Pakste,
fosse

Hercules

Po.cifer,

che

va

agli

Elisi.

dunque che

una regione piuttosto tarda

nello svolgimento dell'etrusca civilt.

G. F.

Gamurrini.

VI.

MONTERIQGIONI

Di una grande tomba a camera con sardella tenuta del Casone di pro-

cofagi, scoperta nella tenuta del Casone.


In un altipiano detto Mcducena
facente

parte

priet del sig. Giulio Terrosi, non lungi dalla stazione ferroviaria della Castellina in
Chianti, eseguendosi
i

soliti

fossati

per una piantagione di


tufo,

viti,

si

rinvenne casual-

mente ima tomba famigliare a camera, scavata nel


banchine in
riferibile

con un pilastro centrale e

giro,
sec.

dalla quale
Ili a. C.

si

estrasse
:

una

assai copiosa ed importante suppellettile

al

Vi sono

Trentacinque urne cinerarie delle quali quattro di alabastro

e le altre di travertino.

(') I,
(=)

20.
I.

Ep. IV,

CORNETO-TARQUINIA

Oli

REGIONE

VII.

L'urna principale,

alta col coperchio

m. 1,07

larga 0,84,

di alabastro lu-

meggiato

in

oro.

bisoma,
i

cio fatto per le ceneri di due coniugi. Essi sono aggrup-

pati sul coperchio dell'urna

come recumbenti
scritti

nel proprio letto. Sono

capi famiglia

della

tomba; ed

loro

nomi sono

in bei caratteri nel fronte dell'urna fog-

giata a letto funebre:

mi capra
:

calis'nas'
:

lardai

s'epus'

ariiialisla

cursmalx

Quattordici specchi di bronzo figurati.

Trentaquattro pezzi di
Trentasette
Bai., tav. 48.

orificeria.

monete,
1).

fra

le

quali due dupondi di Volterra

= GaiTucci,
di

lUon.

Quattordici vasi di bronzo di varie forme.

Trenta

e pil

vasi

verniciati,

detti

etrusco-campani,

costituenti

per s una

stupenda collezione, con pezzi unici.


Ventotto
vasi dipinti della Campania, per lo pi krateri a campana.
inoltre vari candelabri,
;

Vi sono
locali
di

anni

molti altri oggetti in ferro

molti vasi

terra gialla di varia forma

stoviglie che io giudico, imitazioni etrusche del

genere campano ecc.

La
Museo
Il

suppellettile

raccolta

tale

e cosiffatta

da potersi costituire con essa un

particolare.
sig.

Terrosi la fece trasportare di questi di appunto in Firenze nella sua abi-

tazione per costituirvi un

Museo

privato. Egli promise di dare al nostro


di

Museo Etrusco

Centrale una rappresentanza di essa. Dal mio canto promisi


tante scoperta con una

illustrare la impor-

memoria a

parte. Frattanto si sta ripulendo e ristaurando gli

oggetti principali per poterli studiare e descivere esattamente.


L. A.

Milani.

VII.

CORNETO-TARQUINIA

Nuove scoperte
il (').

di antichit nella ne-

cropoli tarqiiiniese.
Gli scavi in questo anno furono incominciati
alle Arcatelle

29 gennaio
il

ai

Monterozzi vicino
trovai

ed alla tomba del citaredo


il

Visitandoli

10

e l'il febbraio,

scoperte soltanto due tombe,

cui contenuto era interessante per diversi rapporti.


al sepolcro dipinto

La

prima
ciola

di esse
('-)
,

una tomba a camera situata vicino

del fondo Quer-

sepolcro oggi indicato col

num.

4. Il tetto

ne era franato. Oltre a ci risul-

tava da certi indizi che la camera gi anticamente era stata visitata.

Ma

quella visita

deve essere stata molto superficiale, giacch sotto


getti
di

rottami furono trovati parecchi og-

materia preziosa. Tra

tali

oggetti primeggia uno scarabeo intagliato in onice

(')

Mon. deiriaU. VI, VII


I

79,

Ann. 1863

tav. d'agg.

p.

336-360.
p.

() Mon. deirinst.
mini. 3.

33.

L'altra letteratura relativa negli

Ann. delVInst. 1863

347 not. 2

REGIOxNE

VII.

stile arcaico

-y

CORNETO-TARQUINIA

orientale,

il

cui diametro lungo di m. U,019.

L'incisione eseguita con grande finezza


nell'atto di versare

manifesta imo
dell'olio

avanzato.

Vediamo sull'impronta Peleo


s.

da una lek//fhos nella mano


il

ed ai suoi

i^iedi
il

seduto per terra un giovinetto

ignudo,

quale non so se abbia da interpretarsi per

piccolo Achille o per uno schiavo


le

di Peleo. Quest'ultimo

determinato per l'iscrizione 3>IE1 incisa dietro

gambe

sta in piedi verso

s.

inchinando alquanto la parte superiore del corpo. L'eroe rap-

presentato ignudo ed imberbe. Egli tiene colla destra una lc/i///hos a baso piana coll'orifizio

diretto ingi verso la


incisi

mano

s.

protesa. L'olio che ne stilla indicato


il

mediante

due puntini

sopra la palma della medesima mano. Attorno

collo della lekythos

avvolta la correggia

che serviva a sospenderla. Il giovinetto seduto per terra davanti

a Peleo, guarda ins verso quest'ultimo e nell'atto di discorrere protende la sinistra,


dalla cui

palma pendono,

sospesivi con
i

una correggia, un arjhalUn ed una


rottami otto oggetti di oro,
i

striglie.

Oltre a ci furono

trovati sotto
(),()2;

quali sono: u
il

anello liscio (diametro di luce


siste

peso 14 grammi):
.V

un

oreccliino,
e

quale con-

d'un anello aperto (diam. di luce 0,01.0; peso 4


in

grammi)

decorato presso

le

estremit con strisce parallele

rilievo;

due bottoncini (diam. 0,015) che mo-

strano nel mezzo una rosetta vuota, la quale anticamente fuori di dubbio era empita

con smalto; due

altri

bottoncini rigonfi (diam. 0,012), l'uno dei quali ha una deco,

razione eseguita a puntini d'oro (lavoro a granaglia)


tivi simili

mentre

l'altro

ornato con

mo-

a foglie di

vite,

staccantisi da

xm fondo coperto con puntini


munito
di

di oro; final-

mente un attaccaglio

in

forma

di concliiglia {jiecteii)

due anellini per so-

spenderlo (diam. 0,015).

Di
manico

oggetti di bronzo furono trovati soltanto


(alto 0,lo),

un piede scannellato

di vaso ed

un

che finisce al di sotto in una maschera di Sileno, fornita d'una


stile arcaico

barba cuneiforme, la quale maschera palesa uno


Notai inoltre due
il

abbastanza avanzato.

Ich-ijlluti

d'alabastro (alte 0,15) ed uno strano oggetto di osso,

quale a quanto pare faceva

parte

d'un ombrello,

cio

vi

serviva per inserire le


il

costerelle.

Esso ha la forma d'un grosso disco (alto 0,03; diam. 0,045), per
Il

quale

passa verticalmente un buco tondo (diam. 0,025).

cerchio

che circonda la parte

superiore di questo buco munito di dieci intacchi


fissarvi
le

che sembrano adattatissimi per

costerelle.
i

Mi
Tra

resta di descrivere

vasi

fttili

scoperti nella

medesima camera, cinque


munita

dei

quali sono attici, uno di fabbricazione locale.


i

vasi attici merita speciale attenzione un' olla


dell'orifizio
in

di

due manici obbliqui

(alta 0,18; diam.


tav.

0,225; forma: Furtwaengler


ogni lato mostra la

/A'/'///<6'r

Vanvasammluiig
figure

VI

u.

214), la (|uale

medesima rappresentanza a
impossibile che vi

nere, eseguita con


di

grande trascuratezza.

Non mi sembra

si tratti
il

un

fatto simile

a quelli ultimamente accennati dal Klein ('), che cio

pittore

vascolare, avendo gi incominciato ad eseguire la scena da raffigurarsi, repentinamente


la

cambi

in

una rappresentanza
tale quale
si

di

significato diverso.

La

pittura ripetuta in ogni

lato dell'olla,

presenta

attualmente,

composta dai motivi seguenti:

('j

Jahfburl,

d,'s

a.-rk.

fnslltKts

VII (1S02)

].,

1-I2-141

CORNETO-TARQUINIA

si

54

destra.
d.)
,

REGIONE

VII.

Nel centro sono rappresentati quattro cavalli galoppanti verso


timo cavallo a sinistra
presa la testa
perto da

Dietro all'ul-

vede un personaggio (verso

la cui

maggiore parte
il

com-

coperta dai quadrupedi.


e

Non

se ne travede altro che

torace co-

una veste

sul dorso lo scudo (dipinto con colore bianco) quadrangolare e

rigonfio, caratteristico per gli aurighi.

Nel campo dietro a questo personaggio


il

dipinto

con colore rosso un oggetto

simile

ad una spada,

quale non sta in alcuna relad.,

zione col resto della rappresentanza. Davanti ai cavalli procede velocemente verso

ma

rivolgendo la testa indietro, una donna

riconoscibile
e

come

tale per la carna-

gione bianca

vestita

con alto berretto aguzzo

con un corto e stretto chitone.

Essa

priva di

qualunque arma,

le braccia sono incurvate e le

mani congiunte
Tale

all'al-

tezza della vita.


rinchiusa
11 pittore,

Una

simile figura procede

dietro ai cavalli (verso d.).


il

scena

da due Sfingi sedute, ognuna delle quali guarda verso


rappresentando donne vestite
col

vicino manico.

costume

scitico,

certamente ha voluto
specie che le vergini

raffigurare

Amazzoni.

Ma
si il

accettata questa interpretazione,

fa

guerriere sono prive di armi e che anche l'insieme della scena


nei

non
In

trova riscontro
tali

monumenti
altro

quali

riferiscono

ai
il

miti

delle

Amazzoni.

condizioni

spontaneamente sorge

pensiero che

pittore originariamente

avesse voluto esprifatti.

mere un

soggetto.

La quale

supposizione trova conferma in due

In primo

luogo dall'anca di una delle Amazzoni sporge

un oggetto dipinto

di rosso-brunastro
il

che rassomiglia ad una coda da cavallo. In secondo luogo un'altra Amazzone ha


volto sproporzionatamente lungo,
ci che suscita l'inpressione

aver

il

pittore coperto

un volto barbuto

col colore bianco tipico per la carnagione femminile.


il

Per essere breve,

sembra possibile che

pittore in principio abbia avuto l'intenzione di rappresentare


cio

un soggetto molto comune nella pittura vascolare,


preceduto
e

Bacco montato sul cocchio,

seguito da

un Sileno,

che poi abbia trasformato cosi fatto soggetto in

una scena
Gli

riferibile

aUe Amazzoni.
attici

altri

vasi

trovati

nella

medesima tomba sono

seguenti

Un

or-

cietto finamente lavorato (alto 0,045), decorato sul recipiente piatto colla figura rossa

d'un delfino (verso

s.).

Un

vaso (alto 0,113) informa di kaaiharos (non eguale

ma

simile a Furtwaengler tav.


la parte

VII

n. .338)

con un ornato rosso a schacchi che gira attorno


tazza (alta 0,07; diam. 0,155),
giallo.
il

superiore del recipiente.

Una
di

cui

reci-

piente circondato

da una zona
il

palmette nere sopra fondo

Un' anforetta
recipiente con

(alta 0,17) decorata sotto

collo ed attorno la parte pi gonfia

del

palmette impresse
Il

e coperta di finissima vernice nera.

vaso di fabbricazione locale, trovato nella medesima tomba, lavorato in buc-

chero grigio scuro. Esso consiste in un cerchio (diam. di luce 0,07), sul quale in distanze

simmetriche sono imposte tre ollette (alte 0,085).


contenere
11
il

Sembra aver

servito a tavola

per

sale e

due

altre spezie.
fra
il

29 febbraio a nord degli stradali che trovansi una tomba a pozzo, nella quale
Siccome
si
il il

Tiro a segno e le Arca-

telle fu scoperta

corredo funebre era rinchiuso in

un grande

ziro d'argilla {dolium).

la lastra di pietra che copriva lo ziro


il

non

chiudeva esattamente, cos della terra


pressione aveva sconvolto in gran parte

era infiltrata entro

recipiente e colla sua


il

contenuto del dolium e danneggiato

piede

REGIONE

VII.

(')

CORNETO-TAKQUINIA

del vaso cenerario in lamina di colore aureo

postovi nel centro. Tale vaso (alto

in

quanto

conservato

0,25), nella forma


in un'altra

e nella decorazione a sbalzo corrisponde general-

mente ad un esemplare trovato

tomba tarquiniese a
il

pozzo, anche essa provvista

d'un doUiin. Quest'ultimo esemplare per,


tav.

quale

riprodotto nei
al

Moa.

dell' List. voi.

XI

LX

n. 5 (-),

non serviva da urna ceneraria,

ma

apparteneva

corredo funebre accom-

pagnante l'urna. Esso

munito

di

due manichi girevoli entro due fermagli, ognuno

dei quali resta lassato con due chiodi sulla striscia di metallo formante l'orifizio. Sic-

come

sul vaso recentemente trovato in ogni lato della

medesima

striscia si osservano

due buchi, cos risulta che anche questo vaso originariamente era fornito di due simili manichi e fermagli, i quali sono stati levati per poter imporre al recipiente un coperchio.

Questo coperchio

decorato nel centro con una specie d'ombelico, dal quale strisce

rette
feria,

come raggi

si

dirigono verso una zona di piccoli tondi che gira attorno la peri-

tutti questi ornati lavorati a sbalzo.

Siccome

il

coperchio fissato molto soli-

damente sul
pere
il

recipiente,

cos'i

non

si

ancora rischiato di toglierlo per paura di romsi

vaso.

Pu

essere

dunque che entro questo vaso

trovi

ancora qualche piccolo

manufatto frammisto

alle ceneri.

Ora passo alla descrizione degli oggetti aggruppati attorno all'urna ceneraria. Vi
erano due vasi in lamina di colore aureo, cio una tazza munita d'un manico verticale e
baccellata attorno al recipiente (alta

compreso

il

manico

0,19

diam. 0,19)

(3)

ed un

piatto semplice (alto 0,085; diam. di luce 0,23). Tra le stoviglie notai due esemplari di

fabbricazione locale, lavorati a

mano

nel cosi detto bucchero italico, cio

una tazzetta
manico

(^)

ed un'oUetta, ambedue con manico verticale (la prima alta

compreso
Ma
vi era
Fisso

il

0,06,

diam. 0,09
0,23),
il

l'oUetta alta 0,09, diam. dell'orifizio 0,08).

anche un vaso (alto


il

quale lavorato al tornio e perci sembra importato.

ha

recipiente sferico
rossi

ed decorato con ornati


giallastro.

zone

orizzontali, strisce verticali, triangoli

sopra fondo

Per

ci che riguarda la

forma

la

tecnica,
n.

questo vaso corrisponde con

quello riprodotto nei

Moa.

dell' List.

XI

tav.

LIX

18

('),

ma

ne diversifica alquanto

nella disposizione degli ornati.

Sul fondo poi del doUuvi


notai

si

trovarono sparsi molti oggetti di piccole dimensioni. Vi


sette faccette,

una fusarola d'argilla giallo-rossastra a

due grani cilindrici d'ar-

(')

Per quanto concerne questi vasi

di

lamina metallica del colore medesimo del nostro ottone

clV.

il

voi.
il

IV

dei

Monumenti antichi
inserito

editi dalla R.
i

(^livi
e

prnf.

Barnabei, illustrando

vasi scoperti nelle pi antiche

Accademia dei Lincei, test pubblicato (p. 208-220). tombe delle necropoli di Narce
nostri

di

Falerii,

ha

una Memoria che produce una vera rivoluzione nei

apprezzamenti

sulla tecnica antica.

per amore di brevit dichiaro che d'ora in poi nelle mie relazioni mi servir

sempre delle determinazioni esposte nella Memoria suddetta. Ann. 1S83 p. 289 (') Cf. Bull. deWInst. 1883 p. 119 n. 1
;

n.

.5.

(3)
(<) (5)

Essa rassomiglia all'esemplare riprodotto nei Mon. delVLut. XI


Simile all'esemplare riprodotto nei
Il

tav.

LX

n. 2.

Mon. deU'Inst XI
Vulci p.

tav.

LX
1

21-21''.

Gsell Fouille.i dans la ncropole de


",

390

not.

attribuisce questo

vaso

alla

categoria degli exemplaires d'imitation

suppone dunque a quel che pare che essa sia un'imitalavorati al tornio,

zione locale d'un vaso importato. Sopra la quistione, se questi due vasi fossero

ho domandato un parere

a!

sig.

Scapi>ini, proiiriotario e direttore della nota fabbrica

cornetana

di

vasi dipinti. Egli jier ainbrdur i'>eiiiphii

mi

risp'iM'

in

iiianirra afl'rrmativa.

CORNETO-TARQUINIA

00

REGIONE

VII.

gento ed
gialli,

frammenti

di parecchi altri, quattro perle di vetro azzurro decorato con cerchi


;

una

stretta spirale di bronzo (alta 0,02

diam. 0,01). Di fibule furono trovati dieci

esemplari del tipo detto a sanguisuga, nove dei quali di bronzo, uno d'argento, cinque

esemplari di tipo simile


tre coir arco

ma

muniti

in

ogni lato dell'arco d'una sporgenza


liscio.

puntuta,
fibule

semplice scannellato, uno ad arco semplice

In due grandi

a sanguisuga (lunghe 0,07) inserita

una catenella
le

di anelli di bronzo in

modo che
pende
spalle,

una parte
ingi. Se

di essa (questa parte

lunga 0,25) riunisce

due

fibule,

mentre

l'altra

dunque queste

fibule erano adoperate per fissare

una veste sopra

le

due

allora la parte della


l'altra

catenella
il

stesa

tra

esse adornava l'orlo superiore della veste,


(').

pendente ingi

busto in

modo

simile all'op/ioc omerico

Sopra parecchie

fibule sono infilati anelli.


tallo.

Quella d'argento

munita d'un anello del medesimo me-

Negli altri esemplari notai soltanto anelli di bronzo. Speciale attenzione merita
fibula di bronzo a sanguisuga, sopra la quale sono infilati tre anelli.
Il

una

L'uno

n'

molto

piccolo e senz'aggiunta.
vetro,
filo di

secondo pi grande (diam. 0,035) ha infilate due perle di

l'una celeste, l'altra bianca (non tralucida).

Al

terzo (diam. 0,02) fissato


risulta
il

un

bronzo che avvolge una freccia di pietra focaja.


di pietra gi al

Ne
le

fatto interessante che


si

le

armi

tempo, a cui appartengono

tombe a pozzo,

usavano come

amuleti, e che la superstizione, la quale durante l'epoca classica ed ancora ai giorni


nostri si attacca a quegli oggetti, risalisce fino a

tempi tanto

antichi

(^).

Alla
i

fine

furono trovati anche diversi frammenti di bronzo, in parte muniti di buchi,

quali

frammenti sembrano provenire da due morsi

di cavallo,

spezzati a bella posta. Vi ap-

partengono due rozze teste di cavallo simili a quelle che servono come ornato ai morsi
lavorati nella

prima epoca

di

ferro (3).
vi era n

Siccome nel dolium non

un rasojo semilunare,
le ceneri

il

quale s'incontra rego-

larmente nelle tombe a pozzo contenenti


vi si trovarono

di uomini, n alcun'arma,
cos'i

ma
la

invece

una fusarola una donna.

grani di una o di pi collane,

sembra che

tomba

fosse stata di

Gli scavi

continuarono sui Monterozzi


recai

dal
i

12

febbraio al 12

marzo, nel qual


essere

giorno

mi

vi

nuovamente. Ed

ecco

fatti

principali

che

meritano di

notati per quest'ultimo periodo dei lavori.

('}

Cf. Helbisr

Das homerische Epos


?)

2" ed. p. 268.

Un

vezzo similmente atteggiato


'EtfrjficQg

si

osserva

in

un idolo di terracotta (Aphrodite


1.5.

trovato in una

tomba micenea:
et

ciQ/dioXoyix^ 1888

tav. 9 n.
(^)

Cf. Cartailhac L''i<je de piarre

dans

les

souvenirs

superstitions populaires, Paris

187S.

Bellucci

Catalogue d'une coUection d'amulettes i'.aliennes envoye a l'exposition de Paris, Prouso

1889. Reinach dans la

Bevue archologique
fornito

S' srie

XI

(1888) p. 71 not.
il

2.

Verhandlungen der Ber-

liner Geselhchaft fr Anthropologie 1893 p. 5-58 sg. Nell'Italia


perstizione fino ad ora era

pi antico esempio di tale su-

da un sepolcro ad inumazione scoperto nella necropoli Arnoaldi-

Veli presso Bologna: Notizie degli scavi 1884 p. 70,


servati in necropoli che

XV. A
:

tale

esempio fanno

seguito

altri

os-

contengono gi vasi dipinti


n.

attici

nella necropoli della Certosa di Bologna

(Zannoni

Gli scavi della Certosa tav. XV'

16-19 p. 06), in quella di Marzabotto (tozzadini Ulte-

riori scoperte nella necropoli a Marzahotto p. 42), in quella di Tolentino piceno {Bull, di paletno-

logia italiana
(3)

(iozzadini

VI 1880 p. 159), in quella d'Orvieto {Ann. deU'Inst. 1877 p. De quelques mors de chevnl italiques (Bologna 1875) pi.

169).
1.

REGIONE

VII.

57

CORNETO-TARQUINIA

Il

1:;

fcbb aio a circa 40

ineti'i

dal Tiro a se^'no ed a settentrione di quest'nl(liin<^fa

timo

fu

scop,\ta una

tomba a camera
franato.

m.

2,

lai'ga

m.
in

l.U),

con

ingresso
i

rivolto a ponente e con tetto

Era stata spogliata

antico, giacch sotto

rottami non
pani,
e tre

si

raccolse altro che parecchi frammenti di vasi

campani

o etrusco-cam-

due

olle decorate

con zone nere

senza dubbio prodotti d'una figulina italica

lekythoi d'argilla grezza.

Pi interessante era
quale fu messa alla
luce

il

contenuto

di

una tomba a

fossa,

coperta con lastre, la


a camera.

50 metri a settentrione dal suddetto sepolcro


si

Attorno allo scheletro (incombusto)


1)

trovarono
in

seguenti oggetti

Un

disco (diam.

m. 0,041) lavorato

lastra d'oro che


-

sembra aver
XIII

servito
-

da pendaglio ad una collana. La decorazione a sbalzo


rassomiglia a quella dell'esemplare riprodotto nelle
il

un ombelico ed attorno cerchi 1882


tav.
(')
1

tVo/Z^./i?

p.

140,

quale esemplare proviene da una tomba tarquiniese a pozzo


2, y)

Due

fibule di
in

bronzo,

il

cui

tipo

si

ravvicina a quello detto a sanguisuga.

Ma

ambedue hanno

ogni

lato

dell'arco

una sporgenza leggermente puntuta ed

attaccato al canale un disco che serve d'appoggio alla spilla.


4)

Una

figura di

Bes

(alta

m. 0,03) lavorata
pilastrino,
al

in pastiglia verdastra.

Un

foro pra-

ticato nell'esti'emit

superiore

del

quale

questa figura

appoggiata,
fare con

prova che essa era sospesa.

Non

arrischio

decidere, se

abbiamo da

un

prodotto egizio o con un' imitazione fenicia.


5)
in

Uno

strano yutfus (alto m. 0,15) lavorato in argilla rosso-brunastra. Consiste

un cerchio vuoto, alla cui parte anteriore


si

attaccata una protome di toro, mentre

dall'orlo inferiore

distaccano
il

le

quattro zampe. Sulla parte posteriore del cerchio


il

im-

posto

il

tubo, mediante

quale

liquido s'invasava nel recipiente circolare. Per vertoro.

sarlo serviva

un buco praticato nel muso del

Le orecchia del

toro sono ornate

con orecchini composti di gruppi di anellini di bronzo.


6)
Il

Una

specie di fiaschetta (alta m. 0.155), lavorata a


il

mano

in argilla

brunastra.
Il

recipiente ha una forma sferica,

collo

una direzione

alquanl;o obliqua.

primo

riunito al

secondo mediante un manico verticale.


tazzetta lavorata a

7)

Una

mano

nella

medesima

argilla (alta

m. 0,085; diam.

m. 0,09), simile all'esemplare riprodotto nei Mo/t.


dell' last.

dell' List.

tav.

X^

n.

15 {Ami.
a pozzo

1874
(-).

p. 2(52

n. 15).

11

tipo appartiene a quelli

comuni

alle

tombe

ed a fossa

8) Un'olletta (alta m. 0,086) della

medesima tecnica

colla tazzetta n. 7.

Ha

due

manici verticali ed
Il

in

ogni lato del recipiente una sporgenza.

2o febbraio

fu fatto

un saggio

a settentrione ed alla distanza di circa

lOO metri
col

dal secondo miglio della strada provinciale. Vi fu scoperta una


tetto a schiena,

tomba a camera

lunga m. 1,95, larga m. 2,20, alta (cio massima altezza) m. 1,80.

L'ingresso rivolto a ponente. Sopra


scheletri e

ognuna

delle
si

due

banchine
il

si

trovarono
fatto,

due
che

sopra

1'

una come

1"

altra

banchina

osserv

medesimo

(1)
(")

Cf.
Cf.

Ann. deirinst. 1884


Ann. (hirinst. 1881

p, p.

122 note 4

5.
1
ii.

118-1 U> nnt,

1.

cio le ossa del corpo,

deposto

prima,

erano state rimosse verso la parete, per

far

posto alla salma indottavi posteriormente.


e

La tomba

gi anticamente era stata visitata

spogliata degli oggetti preziosi. Perci essa conteneva niente altro che una punta

di lancia in ferro,

lunga m. 0,42, otto stoviglie


sono

greche e sei vasi di bucchero nero.


coU'orifizio

Le

stoviglie greche

un

orcio (alto

m. 0,275)

tondo e con due ditav.

schetti attorno all'estremit superiore del


la cui

manico (forma: Furtwaengler

IV

n.

19),

decorazione dipinta non

si

riconosce,

essendo l'intero recipiente coperto d'un

grosso strato di sedimento calcareo; due tazze (alte m. 0,106; diam. m. 0,12; forma:

Furtwaengler tav.
zone del medesimo

n.

117),

cui piedi sono dipinti con vernice brunastra, mentre


l'esterno
;

colore

adornano tanto

quanto l'interno del recipiente;

tre lekythoi decorate

anche esse con zone brunastre

due piattini con zone rossastre,


I

ognuno presso la periferia munito con due buchi per sospenderli.


sono tre calici bassi

vasi di bucchero

con zone graffite attorno la parte esterna del recipiente e tre

tazze semplici, ognuna munita con due manici orizzontali.

Nel proseguire
braio circa

lo scavo verso il

secondo miglio della strada provinciale


dipinto
detto
delle

il

26

feb-

200 metri dal

sepolcro

due bighe ovvero di Fran-

cesca Giustiniani (oggi insignito col num. 22) fu scoperta ima

tomba franata ed
Sotto
i

anti-

camente spogliata, r ingresso


si

della quale guardava

a ponente.

ruderi

non

trov altro che parecchie stoviglie, le quali tutte quante sembrano di fabbricazione
orci

locale, cio cinque

(forma simile a quella riprodotta dal Furtwaengler Berliner


n.

Vasensammlung

tav.

IV
al

63)

coperti

di

cattiva

vernice

nera ed alcuni piatti

lekythoi d'argilla grezza.

Dal 26 febbraio

12 marzo non avvennero scoperte

di

sorta.

W. Helbig.

Vili.

ROMA.

Nuove

scoperte nella citt e nel suburbio.

Regione IV.

Nella parte occidentale del tempio

di

Venere

Roma,
il

il

Mini-

stero della Pubblica Istruzione

ha

fatto

rimuovere
di

le terre,
s.

che formavano

giardino

annesso alle moderne fabbriche


fondit di m. 2,80

si

dell'ex-convento
il

Francesca Romana. Alla procella,

trovato
e

pavimento

dell'antica

una parte del quale

ancora lastricata di porfido

di

pavonazzetto.

Nello sterro

si

sono trovati

molti

frammenti
rocchi

di

bellissime colonne di porfido,

di diverso diametro.

Alcuni

di questi
;

appartengono all'ordine inferiore della

decorazione interna del tempio


di diametro.
I rocchi

ed uno di essi misura m. 2,40 di lunghezza e m. 0,86


superiore,

Altri spettano

all'ordine

ed

hanno

il

diametro di m. 0,36.
alcuni anni or sono,

maggiori sono similissimi a

quelli

che

furono

posti,

lungo

il

lato esterno della basilica di Costantino,


e

ed

evidentemente provengono dal

dmao

adrianeo dedicato a Venere

Roma.

Sono

itati

pure recuperati

frammenti

di

capitelli

marmorei, d'ordine corinzio;

pezzi di cornici intagliate, e mattoni con bollo di fabbrica.


e

Uno

di questi dell'anno
il

123

delle figuline di Claudio Liviano (C.

/.

L.

XV, 932); due portano


col

bollo,

del se-

colo quarto (ib.

1620); ed

altri

tre

sono
del

improntati
quarto

noto

sigillo

delle officine

Domiziane

(ib.

1569 ), anch'esse
nei

secolo.

Ci

indica

che

la

prima

costruzione di Adriano

primordii del quarto secolo fu in gran parte

risarcita e

rinnovata.

Regione

V. Demolendosi

una

piccola

casa
e

rustica
il

nell'area

della

villa gi

Giustiniani, poi Lancellotti,

fra la

via Ariosto

viale

Manzoni,

stato riconole

sciuto ch'essa era stata costruita

sopra

un avanzo

di antica

fabbrica,

cui

mura

erano di opera reticolata.

Il

rudero messo allo scoperto, presenta una stanza di circa

metri 5

4,

coperta a volta con intonaco, e con un'apertura in un lato per darvi luce.
in

Sopra di essa fu

antico elevata un' altra costruzione in mattoni, dei quali restano

appena due Tra


i

tre

filari.

materiali di fabbrica fu raccolta una lastra di

marmo,

di

m. 0,64X0,27,

con l'avanzo di iscrizione sepolcrale cristiana:

DEPOSITA mi NOIIAS E

FL

VALENTINIANO AVG OVIESCET IN PACE

l)

Spetta agli ultimi

decenni
il

del

secolo quarto,

nei

quali

Flavii Valentiniani

Augusti pi volte ottennero

consolato.

Via Tiburtina.
stato trovato

Per

consueti lavori al pubblico cimitero nel


di lapide
si

Campo Verano

un frammento

sepolcrale cristiana, che certamente proviene

dal sottoposto cimitero di Ciriaca. Vi

legge:

E
,

BENEMERENTI QVAE

VIXIT

li

me NSENS V DEPOSITA III -IDVS -SEPTEMBRES CE FECIT CLARISSIMA SORORI j)


Si pm-e rinvenuto

un frammento

di

tavola

lusoria,

che conserva

le

parole:

Evidentemente nei primi


recchi altri consimili

due versi
:

si

contenevano

le

formole, gi note per pa-

monumenti

Circns plcnns, clamor magnus. Per l'ultimo verso

POMPEI, TAPvANTO

GU

parimente trovata
al

REGIONE

I,

II.

si

ha un confronto in una eguale tavola

lusoria,

Campo Verano,

nella quale si legge: Circus pleuus,


P-

clamor mannus, Eugeiii vincas [Bull, comiin. 1877


una piccola testa un peso rotondo,

88).

Per

medesimi

lavori si ricuperato

di Genietto, in terracotta di basalte


;

un frammento

di vaso vitreo,

baccellato

una lucerna

in terra rossa, intiera,

senza ornati e col bollo di fabbrica

FORTVNATI.

Regone
IX.

(LATIUM ET CAMPANIA).
lavori di restauro nella

POMPEI
I,

Giornale del lavori rcdallo dagli assistenti.


i

1-2 gennaio. Continuano

regione IX, isola 6, e nella


e

regione

isola

5 casa

n.

5.

Si assicurano
i

anche

le

pareti nelle case 1


delle case,

della

regione VI,

isola 8.

Proseguono pure

lavori

di pulizia

strade e dei

monumenti.
3-4 detto.

Non avvennero
i

scoperte.
I,

15 detto. Proseguono
nella casa n. 5 detta del

restauri nella regione IX, isola 6, nella regione

isola 4,

Citarista e nella casa detta del Pozzo,

regione VII, isola 2.

Non avvennero

scoperte.

16-31 detto. Non avvennero rinvenimenti.

Regione
X.
I
tifico,

II

(APULIA).
epigrafiche.

TARANTO

Nuove scoperte
in

lavori di Taranto

questi ultimi anni hanno fruttato molto materiale scien-

che resta ancora inedito nel Museo Nazionale di


le

quella
di

citt.

Fra

l'altro son

venute fuori molte iscrizioni;

quali bench non siano

grande importanza, non

sono tali tuttavia da restare ancora ignote ai cultori dell'archeologia.

Non

si

cessa per dal deplorare

la scarsezza

di

iscrizioni greche in
il

una

citt,

in cui le diverse manifestazioni della vita


e nella quale il

ellenica ebbero

pii

ampio svolgimento,

grecismo continu anche dopo

la conquista

romana.
e

Le

iscrizioni

latine,

tranne pochi frammenti, sono tutte di ordine sepolcrale

furono tutte

rac-

colte

nei lavori eseguiti dal Genio Militare fuori e dentro l'arsenale marittimo.
1.

Lastra di

marmo; m. 0,24X0,18.

'

A A N AI

Iaeine

niKOPni

KAlArYNAFAAYKA

REGIONE

II.

lastra di

2.

Frammento su

marmo

bianco; m. 0,32X0,17.

-J

^<jYPnMAIOI T r O N O Y
I

^ Y TANEYZ ANTA0EOIS

3.

Frammento

d'iscrizione su piccolo blocco di pietra viva; le lettere sono esili

ed alcune quasi corrose, poich pare che la pietra sia stata per molto tempo esposta
all'azione dell'aria e dell'acqua;

m. 0,37X0,18X0,22.

4.

Piccola lastra

di

marmo; m.

5. Altra

piccola lastra di

marmo

0,13X0,09.

bianco; m. 0,12X0,08.

NilAEn EPllTJ
VPXOZl

6.

Lastra

di

molto incavate; m. 0,1 (J

marmo con X 0,14.

lettere

7.

Lastra di crparo con rozza cor-

nice;

m. 0,21 X0,12.

(52

9.

REGIONE

II.

8.

Su piccola lastra
lettere

di

marmo

rosso
di

Sopra

il

lato lungo di

un blocco
;

con

quasi

graffite;

m. 0,11

crparo e con lettere

mal eseguite

X 0,067.

m. 1,25

X 0,70 X.37

(').

OPAIKICAC

Venendo
pubblicata nel

alle

iscrizioni latine,

prima

di ogni altro

bisogna correggere la iscrizione


scoperte
di

n. 10.

della

mia

relazione

intorno

alle

Taranto;

Notisie

1891

p.

423: dove per

errore fu edito pineses invece di

PINNESES.
4 pezzi; m. 0,38

10. Sopra lastra di

marmo

grigio

frammentata

e ridotta in

0.39.

V A R G A'\
-q-b:/"ata\

L-HELyiVSDIC\

vxorI

11. Sopra lastra di

marmo

biancastro frammentata

e ridotta in

5 pezzi; m. 0,30

0,27.

L-

TAMR/aNVs\ O PTATV S-VlXIT


A N V ^.E'glLL^ H-S-\

l\

(')

Questo blocco trovavasi in una costruzione

di

forma semicircolare, rinvenuta nello


tutti delle proporzioni di

sterro

dell'angolo sud-ovest dell arsenale marittimo. Tale avanzo di

monumento deve rimandarsi ad epoca


quello che

molto antica, non solo perch era formato da parallelepipedi


piano di campagna; mentre che la iscrizione
alla destinazione del

contiene la parola greca sopra riferita, e messi insieme senza malta;

ma

anche perch stava a circa


e

8 metri sotto

il

pare tracciata in tempo posteriore

da mano inesperta. Intorno


nel resto
si

monumento

nulla fu possibile congetturare, poich

addentrava nel terreno che non venne tagliato.

REGIONE

II.

marmo
un
grigio
cercliio

63

12. Sopra lastra di

frammentata
ro:^(:l^e,

e rotta in

tre

pezzi.
di

Al disopra
circolo;

della iscrizione inciso


lati

con

formato da segmenti

nei

due

delfini;

m. 0,37

0,26.

.'D

VqVILIA IVLIA /HIC-EST-SITA QVEVI


XSIT-ANNIS-LXXV-ME
SIBVS-III DIESV FILIE MATRI- BENE MERE NTI-FECERVNTET-NE

"'ICIE

AVIE

BENE

"^-'TI.POSVERVNT

13. Sopra

frammento

di

lastra in

marmo
o,oU.

bianco,

rotto in

due pezzi

con cor-

nice nella parte superiore;

m. 0,39

'\^

AE

'

VLIO

V^JCAPI
14. Lastra
tre pezzi;

di

marmo

bianco in

15.

Id.
/<

frammentata

in

un angolo:

m. 0.25X0,16.

m. 0,22

<M(.

C R A

T E

GRAECINIA a SEVIA
VIXIT-AN-IIII

V-ANN-V-H-S-E

16. Lastra

in

marmo

biancastro;

17. Id. di

marmo

bianco; m. 0,24

m. 0,23X0,16.

0,24.

;.v

A N V.
VI

-kRIA

AN
S

JXXXX H
P S I^M
^i

MINATI VsJ


18.
tere sono

04

marmo

REGIONE

H.

Piccolo frammento di grande iscrizione su lastra di

bianco: le let-

lunghe m. 0,24

molto bene scolpite; m. 0,36X0,31.

t\

E SI amento

19. Lastra

di

marmo

bardiglio;

20. Id. di

marmo

grigio; m. 0,15

m. 0,24X0,20.

X0,14.

A\

AJTINA

\^CARIS/

21. Id. di

marmo

bianco: lettere

22. Id. in

marmo

bianco; m. 0,12

grandi e ben incise; m.

0,21X018.

X0,13.

VT-DS

23. Id. id.; m.

0,15X0,15.

24. Id. in lettere alte m. 0,21 e

ben scolpite; m. 0,26X0,24.

IVIjX

//N

25.

Lastra

in

marmo

grigio;

26.

Id.

id.

con cornice laterale


;

m. 0,13X0,12.

lettere piuttosto grandi

m. 0,23

X 0,13.

D
V\

FRI

REGIONE

n.

27.
111.

Lastra

in

inaimo

bianco;

28. IJ.

con

cornice

nella

parte

0,14X0,22.

superiore;

ui.

0,22X0,22.

RCHIV
AR V
I

-^F
li

Dl\\

'?^

PD^AJ

2y.

Lstraa

in

marmo

grigio;

30. LI.

i(l.;

m.

0,1(5

X0,1,^.

m. 0,23X0,29.

ET-INCOL
-ICE
I

31.

Lastra

di

marmo

l)ianco;

32.

Id.

id.;

m. 0,15X0,09.

m. 0,16X0,11.

33. Stela in mariiio bianco


di foglie

iiiaiicaiitu

nella parte superiore:

(irnata

con

rilievi

nei quattro lati:

m.

0,;O

0,18

0,04.

VS FIRMVS MATRI- ET

SIBIQVI
V-ALV-H-SS

34.
nella

Su grande

lastra di crparo e con listello sporgente nella parte superiore e


fu

inferiore.

Evidentemente

adoperato

nel

fregio

di

qualclio

edifizio,

anclie

perch fu trovata insieme a molti blocclii della stessa pietra, alcuni sparsi
altri

al suolo.

ancora
furono

in costruzione nel sito

dove ora sorge


grandi
pezzi

la casa Fanigliulo nella via d'A(|iiiiio.


di

Ivi

pure

trovati

cinijuc

cornice

in

mnniio, due dfi

(inali

TARANTO

0,30.

C6

di

REGIONE

II.

appartenenti a frontone e molti frammenti

una statua

di

epoca romana; m. 1,20

0,47

)^

EPIDIO P

iVk

35. In altro pezzo della stessa pietra, in lettere dello stesse autore e probabil-

mente della stessa

iscrizione;

m. 0,50X0,47X0,80.

CAPI"
36.

Su

lastra di crparo

con cornice

nella parte inferiore; le lettere sono alte

m. 0,29; m. 0,77X0,64.
j^J I

37. Stela di crparo lavorata nella parte superiore con due angoli sporgenti nei
lati

ed un arco nel mezzo; m. 0,55X0,32.

A HORDIONN

ESSPER VIX AN L X V

sic

H
38.

S-

Stela di crpas'o lavorata a tre angoli sporgenti

nella parte superiore,

due

nei lati ed uno nel

mezzo; m. 0,88X0,26.

Q_ PLOTIV

SIANVARI VS- VIX

ANNIS
XXV-

HSE39. Stela di carparo lavorala nella

parte

superiore

come

la precedente.

PATHRIA AMPLIATA
V

XI

HSIiST CONTVBIIR
NALliS Mll RIINTl

REGIONE

II.

40. Stela di crparo lavorata

come

le

precedenti: alciiue delle lettere sono al;

quanto incerte

per

la corrosione della superficie

m. 0,78

0,52.

D M S LAQVIVSSATER

sic

VIX

AN LX

E
">

Itziafotvnata
coivcb-m-e-

etsibivixalH S E ETFILIPARENTI BVS-B-M-FECERVNT


41. Stela sepolcrale in crparo lavorata nell'alto alla solita maniera;

m. 0,88

0,39.

C
S

IVLIVS
V A XXXX

BSCANTv
H-SEST SEXTIASAT^ RNINA C B M F

42. Stela sepolcrale di carparo con lettere molto guaste, alcune delle quali se-

gnate in rosso; m. 0,74X0,44.

POP HI NI
SERCLYPO VIX-ANNL ARTEMID ORVSET-

FEROXA MICAEBM
43. Stela di crparo lavorata allo stesso

modo

nella parte superiore

m. 0,70

0,34.

C SCEVI VSHILAR

VS H

sic

CLAVDIA

PRIMA
HI
Ssic

GS

REGIONE

11.

44. Altra stela simile; m.

0,72X0,39.

C MEMI?

vsmsThv VA- XXX

H-SE

45. Stela sepolcrale


lettere rozze

di crparo,

lavorata

frontoue

nella

parte superiore con

ed

in

parte corrose; m.

0,70X0,36.

ARTIMIA
APRHODITIA
sic

H-SE

4(3.

Stela sepolcrale

in carparo

lavorata

al

solito

modo

nella parte superiore;

m. 0,78X0,36.

PHALERES
A- XVI

H E

-S-

47. Stela sepolcrale

in

carparo lavorata

nella parte superiore

a tre angoli, dei

quali

manca uno; m. 0,72X0,38.

ACERRONIA
ELEVTHERIV V A LXXV

48. Stela di carparo frammentata nella parte superiore; m.

0,75X0,34.

M-7777777777-

NIVS M MALLV

F
S

VA-

IX

REGIONE

II.

- nn

in

TARANTO
modo

49. Stela sepolcrale


nella parte superiore;
in.

di

crparo,

rotta

due pezzi

lavorata

al

solito

0,80X0,40.

PAEZVSA VAVII

.50.

Stela

sepolcrale

di

crparo

terminata

ad

arco

nella

parte

superiore

m. 0,73

0,46.

L XALIDIVS

sic

VENERIVS

VAXXXV
H-SE

51. Stela di crparo finita ad angolo nella parte superiore: m. o, (io

0,48.

C VETIVS ECVNDVS VIXALXHI

52. Stela in crparo con lettere incavate e tinte in rosso a tre punte
;

la

]>arte

superiore

m. 0,59

0,42.

PVBLILIVS

LVCRIO VIX

ANCVCA
RVS SVIS

H-E-S-

53. Stela sepolcrale in crparo frammentata allo stesso


riore.

modo

nella parte supe-

MV

CLODIVS PRIMO G NE
A X A N y C
.
.

,'


54. Sopra

70

REGIONE

n.

frammento

di stela sepolcrale

con lettere molto corrose; m. 0.34

0,48.

77777////IA

LYDE-VIX AM I H<C J
.

55.

Frammento
;

di stela sepolcrale in crparo con epigrafe

incompleta e con

let-

tere molto corrose

m. 0,47

0,36.

56.

Frammento

superiore

di

stela

in

crparo

con

iscrizione

incompleta

m.

0,22

X 0,34.
D MMALLEGINIVS

57. Stela sepolcrale in crparo frammentata nella parte inferiore, e con lettere

molto guaste nelle ultime due righe

m. 0,30

0,28.

D M SABINIANVS
VIX-ANXIII
HS-

E.

////ILIS -VIR
/////E

B-M-F

58.

Frammento

di stela in crparo

m. 0,28

X 0,29.

ELVIA
S- E-

59.

Frammento

di stela

in

crparo con testa virile

di bassa arte romana,

alt.

m. 0,39.

/ MIS
/lX-HS-E

REGIONE

II.

71

testa

TARANTO

60. Nella parte anteriore di un basso pilastrino iu crparo con

virile

di

bassa arte romana;

alt.

m. 0,39.

C-MVTIFAVSTE SALVE

61. Riproduco completandola l'epigrafe tarantina, pubblicata dal prof. Sogliano;

Notizie 1893, p. 2.55, n. 6.

QVE,u>RIVS

MAECHIO V A ex

L. Viola.

Roma

18 marzo 1894

NOTIZIE DEGLI SCAVI

M
BORGOMASINO
fatta
in

A R

Regione XI fTEAiVSPADA.YAJ.
I.

del

Jloncia barbarica di oro.

Nelle Notule del 1893, pag. 259, parlando della scoperta di sepolture barbariche

questo

comune,

accennai
secolo,

ad

una

moneta
in

di

oro,

imitazione

dei

nummi
moneta

imperiali del
io

VI

rinvenuta

tale

sepolcreto.
;

Di

questa

non aveva potuto vedere allora che un' impronta imperfettissima


di

ma, avendo

avuto ora occasione


tremissi di

esaminarla,

vi

ho riconosciuto una delle note imitazioni dei


sottile,

Mamizio Tiberio (582-602),

leggermente scifata

circondata da

un cerchietto, particolarit osservate nelle monete longobarde


della Toscana:

dell'Italia superiore e

DN nA'VRCTbPPVI.
R).

Busto diademato a destra.


Victoria
di

VICTORIAAVIVITORVN.

fronte

con

la

corona ed
gr.

il

globo

crucigero; nell'esergo

CONOB;
(Parigi,

nel
e

campo a
Serrare

destra

(mm. 18;
del loro

1,496).

Una

simile

riprodotta dall'Engel

dal

a pag. 31

Traile de numis-

matiiiue dn

moyea gc

1891).
E.

Ferrer.

II.

PAVIA

Avaui di un antico ponte romano presso


regione dell'antica
immediatamente
pu
dirsi

la citt,

-Vote

di topografia nella

Ticinnm.

Nel breve periodo che passai nelle scorse vacanze a Pavia ho eseguito alcune
ricerche nel territorio che circonda
l'antica

Ticinum,

che dal lato

archeologico, e specialmente
offrire

preistorico,

ancora inesplorato. Perci poteva

campo

a studi interessanti, principalmente perch, data la frequenza di stazioni


il

dell'et del ferro lungo tutta la vallata ed

bacino del fiume Ticino sino a Castel-

letto-Ticino ed al famoso territorio di Golasecca, potevasi sperare che nella regione

compresa tra
cura,
del
si

due rami del delta del Ticino ed


i

il

corso del Po, regione forte e si-

dovessero avere

resti

d'un centro notevole di quelle genti.


scientifici
e

Ma

la scarsezza

tempo ed anche dei mezzi

materiali, e pi di tutto le esigenze dei


10

74

REGIONE

XI.

miei studi, mi costrinsero a limitare per ora

il

campo

delle

mie ricerche

e dirigerle

ad un pi modesto ambito,

cio allo studio

di

alcuni manufatti,

esistenti nel letto

del fiume stesso, a poca distanza

dalla citt di Pavia, e che gi avevano vagamente


(').

attratto l'attenzione di alcuni dei pi insigni scrittori di storia locale

La

citt di Pavia,

come

noto,

ha conservata

la

sua posizione nell'ambito dell'ancitt

tica Ticinum, e siede sulla

sponda sinistra del fiume, che diede nome alla

romana,

elevandosi a poco a poco sino a raggiungere l'estremit superiore del terrazzo quaternario,

entro al quale racchiusa

l'

attuale corrente del fiume stesso. Ancora attualdi fortificazioni, congiunta al suo pi

mente recinta da una poderosa cerchia


la sua pittoresca irregolarit,

grande

sobborgo sulla riva destra del fiume, da un ponte coperto, che per la sua forma, per

una

delle caratteristiche della citt moderna.


di questo ponte

appunto sotto all'arco centrale

che

si

notava nelle grandi magre

la traccia d'una costruzione

molto poderosa,

la

quale aveva dato luogo, credo, alla

leggenda popolare dell'intervento del demonio nella costruzione del ponte sul Ticino,
opera veramente colossale dei tempi di mezzo.
archivi del municipio, e

Ma

per quanto io abbia cercato negli


di
si

pi

ancora

nelle

opere

degli scrittori

storia cittadina,

nessuna notizia era cos chiara da rispondere alle domande che


torno a quell'avanzo subacqueo.

potevano fare in-

Nello scorso anno la magra del Ticino, in seguito ai fortissimi calori, fu delle pi grandi; e
cos,

essendosi ridotto a poco pi di un metro e cinquanta cent,

il

velo

d'acqua purissima, che copriva l'avanzo in questione, mi parve di potere asserire che
si

trattava di un basamento d'una pila

di

un ponte,

il

quale

si

trovava in questa
Decisi
al-

stessa localit, in

momento precedente

alla costruzione del ponte attuale.


il

lora di approfittare dell'occasione favorevole e di fare

rilievo topografico,
il

prima che

qualche pioggia improvvisa facesse crescere


I

il

livello,

o alterasse

colore delle acque.

resultati delle

mie ricerche non furono dei pi

copiosi,

ma

per non credo inop-

portuno di presentarli nella speranza che possano iucoraggiare a qualche altra ricerca
sulla topografia dell'antica

Ticinum

(-).

Qui aggiungo uno schizzo topografico, eseguito dall'egregio mio amico Emilio Tacconi, perch possa la

mia esposizione

essere pi chiara

(fig.

1,

2,

8,

4).

L'avanzo

in

questione dista m. 8,40 dal pilone centrale del ponte moderno, sul
e

quale sorge una piccola cappelletta,

m.

13,.55 dal

primo pilone di destra. La sua

forma

(fig.

3, 4)

rettangolare, di

poco rastremata verso monte, ove termina con uno

sperone triangolare a larga base ed alquanto smussato. Invece a valle termina in una
testata a semicerchio, di cui
riore a
si

scorge nettamente

il

profilo.

La

pila ha la faccia supe-

m. 1,50 sotto

il

pelo della

massima magra,

e sorge per

un altezza
(fig.

di

m. 1,35

dal letto sabbioso del fiume, che s'abbassa a destra fino a m. 4,50

1 e),

a sinistra

(1)

(')

Mi limito a citare Capsoni, Storia della citt di Pavia voi. I, cai), Non voglio dilungarmi a descrivere come procedetti alla ricerca, non
condurla
sott'acqua,

seguenti.
;

del tutto agevole

avendo dovuto

con una

corrente forte

devo

per rendere sentite grazie al


ai

signor Emilio Tacconi, allievo della Facolt scientitica di quell'Universit ed


Caldino, Sangiorgi, Sacchi ed
nottieri e di palombari, jier
il

miei amici Negri,

altri,

che mi prestarono gentilmente l'opera loro di topograi, di ca-

rilievo e per le misurazioni subacquee.

REGIONE

XI.

/;j

PAVIA

a m. 3,25

(fig.

1 d),

calcolando per sempre

iiu

minimum

di

livello,

quale appunto

era nello scorso anno.

Sorgendo dal fondo, questa pila presenta due larghe riseghe, che
da basamento, e corrono
lateralmente
ai

le

fanno quasi
ter-

due fianchi ed alla testata posteriore,


dove comincia
lo

minando dolcemente a smusso,


alquanto pi indietro (m.
],<tu).

a destra,

sperone, a sinistra invece

La lunghezza
riseghe, che

totale della pila di

m. 12,20, computando naturalmente


di

le

duo

hanno ciascuna una larghezza

circa m.

(i,40.

KlG.

1.

La larghezza a monte,
del semicerchio, e

alla Inise dello sperone,


le

di

m.

2,(5

a valle, alla base

tralasciando

due riseghe,

di

m.

2,'^>,

ed alla base inferiore

m. 3,L5.

Come
di legno,

risulta da queste cifre e dalle figure qui aggiunte, questa pila assai pi che
si

quella del ponte medioevale, svelta ed elegante, e

accosta, per la forma, alle chiatte

con cui

si

fanno

ponti natanti.

D'altra parte l'eleganza di questo pilone

^J
Fig.

non urta

affatto contro le esigenze tecniche


ort're

a cui deve rispondere, giacche la forma


corrente,

stretta ed allungata,

poco

ostacolo

alla

mentre

la leggera rastrema-

zione e la duplice risega danno solidit e robustezza ai suoi fianchi.

Gi anticamente
colle

era

noto

ci

che la scienza idraulica moderna ha consacrato

esperienze e coi calcoli, cio che la resistenza statica d'una pila tanto

magNel
ro-

giore,

quanto meglio essa, pur essendo normale alla corrente, ne riceve l'impeto sopra
i

piani obliqui, atti a rompere la corrente stessa ed a deviarla lungo


nostro caso la costruzione

due

lati.

risponde

tale esigenza:

infatti
lo

la

forma tozza,

ma

busta del triangolo monolatico

a larga liase costituente

sperone, serve a tagliare


la corrente,

76

REGIONE

XI.

costretta

dopo a sfuggire

secondo

piani

inclinati,

determinati dalle

riseghe.

D'altra parte poi la testata curvilinea a valle, analoga a quella conservata nei

grandi ponti moderni in muratura, atta ad impedire la formazione di gorghi pericolosi alla navigazione ed alla solidit stessa della pila,

determinando

il

subito avvisi

cinarsi delle

acque,

divise

dalla punta

dello

sperone.

L'eccellenza della tecnica

rivela altres dal


le varie pietre

modo magistrale ed eminentemente


l'edificio,

pratico col quale furono disposte


scelta del materiale.

che costituiscono
bellissimo granito

come anche dalla

Esso

il

delle

celebri cave

del lago Maggiore, d'una

com-

pattezza tale che riuscirono vani tutti gli sforzi por staccarne anche un piccolo fram-

FiG.

3.

mento che doveva


delle cave di

servire a risolvere
nell'antichit.
fig.

una questione storica


Quanto

e litologica

insieme, sull'uso

Baveno

alla disposizione delle pietre essa chiaralo

mente dimostrata dalla

solo

debbo aggiungere che

sperone e la testata superiore

constano di due enormi blocchi, lavorati a perfezione; gli altri conci sono tagliati a

squadra viva, disposti secondo


all'altro,

le migliori regole

d'arte e siffattamente aderenti l'uno


le

che solo dopo ripetute immersioni ho potuto esattamente notare

commest,

sure. L'unione d'un concio coll'altro era ottenuto

mediante grappe a doppio


si

forse

di bronzo, le cui impronte si notano ancora,

come

notano quelle di altre grappe che

congiungevano questi conci con quelli del corso soprastante. Si vede adunque che quando

Fig.

4.

si

costru

il

ponte medioevale e

si

distrusse ci che restava del ponte pi antico,


alti,

si

levarono anche da questa pila gli strati pi

sino a togliere ogni pericolo per la

navigazione

ma

per quanto l'opera di distruzione fosse violenta e tale da non rispettare

questo vetusto avanzo, essa non pot alterare la distribuzione della robusta compagine.

Un esame
il

per quanto mi fu possibile minuzioso ed accurato, che eseguii io tutto

letto

del fiume nelle adiacenze del ponte coperto, e lo studio diligente della strut-

REGIONE

XI.

tura e della composizione

del

ponte stesso,

mi indussero
come
quanto
di di

nel pi assoluto convinci-

mento che

la costruzione

del ponte medioevale,

dir pi oltre, fu

compiuta a

spese del ponte precedente, o per lo

meno

di

esso restava.

Le

altre pile di pietra,

die,

data la larghezza

m. 200 circa della corrente

ed una luce degli archi di m. 12 o 14 ('), possibile colla struttura della pila stessa,

dovevano essere certo pi di 10, sono completamente scomparse,

comprese dal largo

impostamento delle pile moderne, o


credere, al

forse

anche sistematicamente distrutte.

Come

giova

momento

della costruzione del ponte medioevale, essendo stata deviata la

corrente per la maggior parte, apparvero allo scoperto almeno le parti pi alte delle
pile antiche, che furono adoperate nell'editicio nuovo, o direttamente, o

anche estraen-

done
nelli,

le

belle piastre di granito, le quali

si

vedono ancora,
al

qui

e l

murate nei pendegli eccellenti

negli speroni del ponte moderno, in

mezzo

rosso vivo cupo

mattoni medioerali.
Dalla pianta da

me

presentata

(tig. 5), pii

ancora che delle mie parole, apparir

chiaramente che la pila da

me

rilevata,

appartenga all'antico ponto romano che univa

PAVIA

FiG.

5.

la tiorente

citt di

Ticinum

col

suo territorio tnitimo,

che sosteneva sulle sue sola quale,


il

lide pile la grande strada,

importante strategicamente e commercialmente,

staccatasi dalla via Aemilia a Placentia, raggiungeva


si

Ticinum

e poi

varcato
si

tume,

dirigeva

per CuHiae

Laumelum a Mulatio Duriae, dove

poi

divideva in

(')

La

luce di 12 o 14 m.
si

molto

consiJorovole

per

ponti romani, od in generale veniva

adottata solo nel caso che

volesse con un solo arco saltare da una sponda all'altra. Cos, per esempio,

nel ponte presso Kiakhta, nella

Commagene,
p.

visitato dal prof.

Moltke

dal Sester ed ora rilevato


Reisci
di
in

recentemente
asien

dall'architetto

0. Puchstein {V. Karl

Humann, Otto Puchstein,


si

Klcin14, 10,

und Nordsyrien, Berlin 1890

393

e seg.

Atlas, Taf. XLI, 1)

abbiamo una luce

m.

con una lunghezza delle due


(m. 12,20j.

siialle

di

m. 8/20, inferiore, come

vede, a quella della pila ticinense

PAVIA

l'altra

78

REGIONE

XI.

due grandi rami, l'uno, che per Ejoredia metteva ad Augusta Praeloria ed dlV Alpes
Poeninae,
che per

Rigomagum
(').

ed Augusta Taurinorum, raggiungeva la regione


ritengo ardita la

dei Cottii e di l la Gallia

Non

mia supposizione,

in

quanto

che un ponte che faceva parte integrale di una delle pi importanti arterie dell'Italia
e

del

mondo romano,
e

che congiungeva fra di loro citt e territori fiorenti per com-

merci

per industrie, doveva essere certamente in pietra, perch potesse essere pi


d'ogni sorta che avvenivano du-

sicuro e mantenere non interrotte le comunicazioni

rante

lunghi secoli di tranquillo e forte dominio romano.


di pietra,
e

Ed appunto

solidamente
;

ed elegantemente costrutta,

la pila
tali

che

ancora rimane nel fondo del fiume

la sua

forma

e le sue
i

dimensioni sono

da

reggere al confronto coi migliori edifici congeneri che


i

Komani

costrussero in tutti
la

paesi del loro vasto dominio

(-).

Essa ricorda assai da vicino

forma delle

pile

del ponte detto dei Quattro capi sul Tevere a


dello splendido ponte Elio,

Roma,

quella del ponte

Fabricio o

nella

medesima
fanno

citt.

Questi ultimi ponti per, oltre ad

essere nella capitale

dell'impero,

anche parte di un complesso architettonico


la

ed artistico,
bricio,

come

il

ponte
le belle

Elio,

che Completava

mole Adriana, o

il

ponte Fa-

che continuava

opere repubblicane ed imperiali del Palatino e dell'Avenutili


i

tino
e

(3).

Quindi tornano pi
dell'impero,

confronti colle costruzioni di ponti nelle Provincie

sui confini

che

furono

recentemente rilevati
i

e studiati,
e

specialmente

in
e
i

Francia ed in Germania, quali ad esempio


ponti sul

ponti sul

Eodano

suoi affluenti ('),


,

Reno presso Magontiacum,


ricercati

Colonia,

Augst-W3'len

('')

e sul

Meno

Seiigenstadt ed altrove,

con
la

zelo

indefesso

dalla benemerita societ degli


alla

Altertumsfreunden in
dell'antica civilt

Rheinlande,

quale ha tanto contribuito


confini.

conoscenza

romana su quei lontani


si

Un'altra questione che ora

presenta riguardala forma di questo ponte. Dall'imico


vero, sup-

frammento sarebbe ardito desumerla; per non credo d'essere lontano dal
ponendo che non solo questa
strutte
pila,
I

ma
('');

le

altre che

rimanevano dovessero essere co-

completamente
Danubio,
il

in pietra.
il

Romani

costrussero ponti in legno sui grandi fiumi, preferirono

come

il

Reno,

Meno

ma

sempre,

nei luoghi dove le

(')
(2)

V. C.

I.

L. V,

p.ig.

715

e l'annessa carta dell'antica Italia superiore di


cf.

H. Kiepert.

Per

confronti eolle altre pile e coi ponti romani

l'opera
p.

un

po' antiquata,
e seg.

ma

sempre

utilissima, di
(')
(*)

Guhl

Kohner, Das Lehen der Griechen und Romcr

419

E. Lanciani,

The Ancient Rom. Eoma

1890, p. 290.
voi. I, II. L'illustre

C. Lontheric, Histoire d'un fleuoe.

Lyon 1892,

ingegnere in capo di
le notizie

ponti e strade di Lione, ha in questo lavoro riassunto splendidamente tutte


del bacino del Rodano,
e

archeologiche

l'opera

sua merita d'essere segnalata a

tutti

quanti amano nna ricerca

coscienziosa e completa.
(5)

Wolff, Berlin. Philol.


cf.

Wochenschnft, VI, 1886


lavoro del generale

p.

1384, Vili, 1888

p.
a.

314; per

ponti

sul

Meno

F. Kofier,

Alte Meinlriicke bei Seligcnstad in Banner Studien


cf.
il

1885

p.

169; sui

ponti del Eeno a Colonia

Von

Veith,

Festprogramm
e seg.,

1885); ed in generale per tutto le opere

romane

sui confini del


in

Dos Rmische Kln (Vinchelmanns Eeno vedi E. Hubner, Banner Studien


109.
a.

Neiieste Studien iiler den rmischen

Grenzwall in Deutschland

1888

p. 36,

48

58

e sg. ecc.

(*)

V. Koflor, Alte Me.inbrikkj ecc. in

Banner Studien

a.

1885,

p.

REGIONE

XI.

79

costruzione in muratura, lasciando la

condizioni lo permisero,

attenersi

alla

solida

costruzione in legno ai luoghi paludosi, dove le pesanti pile in


fatto

muro non avrebbero


supporti,

buona riuscita
le

(').

Potrebbe anche darsi che questo nostro ponte sul Ticino, pur
avesse la

avendo
le

pile di pietra,
e la

costruzione

superiore, cio
il

correnti,

capriate

balaustrata in legno, come per esempio


prof.

ponte di
l'atto
il

Magontiacum
che mi venne

sul Reno, studiato dal eh.

E. Hiibner
studi
nel

(-).

Osservo per un
del fiume.

dato di notare durante

miei

letto
il

Sotto

secondo arco, a

partire dalla sponda sinistra,

a m. 2,-50 sotto

pelo dell' acqua,

rilevai

un grosso
cot-

frammento

di

muratura, costituito

da grossi quadrelloni rosso-cupi, d'eccellente

tura, fortemente cementati in

modo da

presentare quasi un solo masso, leggermente


vorrei

concavo su una delle sue superfcie.

Non

ora andare

errato,
di

attribuendo quel
questo ponte

frammento ad un arco

crollato

precedentemente alla costruzione


il

me-

dioevale, e di ritenere quindi che


gliori

ponte romano fosse costrutto nelle condizioni mii

completamente
difficile

in

muratura, come
l'et

ponti di Verona, di
risalire

Roma

ed

altri.
il

Pi

conoscere

cui

pu

questo

ponte,

come anche
che

modo con
del fiume,

cui gli architetti

romani procedettero nella

costruzioue.

Non conoscendosi
il

allora l'arte delle fondazioni a pressione atmosferica, possiamo


la

ritenere

corso

cui

strada chiaramente designata dai terrazzi


e

quaternari,

fosse stata

deviata durante la costruzione delle pile

poi ricondotta nel suo letto a lavoro finito.

Mi
data

pare di ravvisare nella cosidetta Morta a monte del ponte, e nella linea di
tutto
il

massima depressione lungo


nelle

borgo Ticino, la quale la prima ad essere inondi questo canale


artificiale
(fig.

piene

del

fiume, la traccia

5,

lett. a),

utilizzato forse anche nella costruzione del ponte medioevale.

Quanto

all'et della costru-

zione non credo possibile un giudizio

credo solo che essa possa risalire all'et augustea.


si

quando, ampliato l'impero, assicurata la pace,

procedetfe alla costruzione od alla

restaurazione di tutte le grandi arterie stradali che percorsero l'Italia e la allaccia-

rono colle altre Provincie transalpine. Se questa supposizione non


vi

ardita, per

non

sono, per quanto io

mi sappia,

notizie letterarie od epigrafiche d'et classica, le quali

accennino direttamente al nostro ponte. Solo abbiamo un ricordo assai breve,

ma

di

grande valore,

in

Procopio {De Bello Gotico 2,25) che dice:


{

uhi {Ticino)

Romani

veteres ponte flamen

l'icinum) iiinxermit.

La costruzione
risale agli anni

del ponte che tuttora vediamo, dovuta a due architetti di Verona,


il

1:!51-1354, al oiomento cio in cui la citt di Pavia, sotto

dominio

dei Vi- conti prima, e poi degli Sforza, aveva preso un grande sviluppo ed

una grande

importanza

(''):

ma

nell'intervallo tra questa costruzione medioevale, e quella notizia

(')

Sr.i

ponti di legno nelle palmli, riiiuiinlo

il

lettere ad

una mia Nota

sui ponlea oni/i della


e

Germania. V. A. Taramelli, Le Campagne di (lermanico nella Germania pag. 83


(-) (3)

seg.

E. Hiibner, Neueste Studien ecc. Torello Sairano {Historia


e fatti

p.

48

sg.
ili

dei Veronesi, Verona 161!) p. 52) parla


i

due architetti
di

insigni di Verona,

Giovanni Ferrarese, Jacopo Gozio,


quale
gli

quali

"

havevano

fatto

il

ponte

l'avia

sopra
(cf.

il

Tesino,
i

il

era riuscito bene

".

Questo avvenimento

posto

nel 1351, o

1354

Magenta,

Visconti e gli Sforza nel Castello di Pavia, pag. 30).

PAVIA

80

REGIONE

XI.

di

Procopio sul ponte

Romano

noi troviamo molti ricordi che sembrano mostrare che

quest'ultimo siasi conservato sino ad epoca assai vicina a noi. Cosi per esempio noto

che nell'anno 1191 l'imperatore Enrico

V
il

con un suo decreto confermava alla ghibellina

Pavia

il

privilegio d'avere essa sola

ponte sul Ticino

('),

favorendo in tal

modo
pri-

gli interessi di questa citt a

daono

di

Milano

degli altri borghi vicini. Tale

vilegio per diu' solo sino al 1203, perch in


i

seguito ad una guerra accanita contro

Milanesi,

cittadini di Pavia, sconfitti, dovettero concedere ai loro vincitori la costru-

zione d'un ponte presso Vigevano.

Nell'aureo libretto
Ticinese, cos ricco
e.

De

Laudi,bus civitatis

Papiae

(-)

del

cosidetto

Anonimo

di

notizie

riguardanti Pavia medioevale,

noi

abbiamo anche a
:

supra qiiem {Ticinum)


liinc

XII un importantissimo cenno sul ponte. Il passo, che cito per intero, il seguente est pons per dimidium stadium longus, quasi dimidius
inde muros ac fenestras
5.'
et

coperlm, habens
valvis,
et

a parte suburbii porimn cum

supra

quam

est ecclesia
et

Saturnini. Habet etiam hic pons pilas ex saxis


et
ille

lapidibus factas

in aliqua parte lapideos arcus fundatos saxis

Vetus pons dicitur.

Ora questa insistenza


nell'et medioevale,

sulle pile in pietra, che

dovevano costituire una meraviglia

sugli archi di muratura, e pi di tutto su questo

nome

di p)ons

Vetus, ohe l'autore

indica cosi chiaramente,

per

distinguerlo

da un altro ponte di

barche, inferiore al primo {habet ipsa civitas aliquaado pojtiem alium ligneum tofum

a parie inferiore /himinis)


il

mi induce

a ritenere che questo pons

Vefus fosse ancora

ponte romano, con molte aggiunte posteriori e con molti ampliamenti di carattere

militare.

Tutte queste aggiunte e sovraccarichi,


forse

fatti

forse senza alcun criterio

tecnico, e

anche qualche forte

alluvione

fecero crollare questo antico avanzo, certamente


si

nell'intervallo dal
la costruzione,

1330

al 1351, e tornati vani gli sforzi di riattarlo (^),

cominci

non del tutto spregevole del ponte coperto, che forma una delle carat-

teristiche

di

Pavia.

Durante questa costruzione,


si

che

assai

probabilmente fu fatta
rasa
di tutti gli avanzi
ri-

colla deviazione

della corrente,

fece,

come

dissi,

tavola

ingombranti; solo venne lasciata, forse per la sua profondit, forse anche per un
spetto alla veneranda
antichit,
la

pila che

mi

dette occasione a questo studio ().

(1)

Azuvio,

Cronicon

e.

IX,

pag. 92.

Del Carretto, Cronaca di Monferrato


di

voi.

III.

Giulini,
(2)

Memorie

spettanti alla citt e

campagna

Milano IV,
e

77.
di

Per giudizio concorde

dei pivi distinti annalisti

storiografi

Pavia

l'opera di questo

anonimo, forse un esule, forse frate Onesto da Pavia, dev'essere


ratori,

riferita all'anno 1329, 1330. V.

Mu-

Ber. Italie, scriptor.

v.

XI.

Bosisio, Gaietta provinciale

di

Pavia 27 giugno 1857.

Terenzio, Comment. dell'anonimo pag, 91.


(')

Magenta, op.

cit.,

p. 2.

Ho

saputo troppo tardi che esistono in alcune parti dell'archivio di Stato di Pavia, alcuni
le

documenti riguardanti
patria.
(')

opere fatte dal

Comune

intorno al ponte. Li consulter al mio ritorno in

Non dobbiamo
e

sede fiorente di studi


epistole latine.

dimenticare che nel 13.51-13.54, epoca di questo colossale lavoro, Pavia era di civilt e jiiena di cortesia, come la dipinge Fr.inccsco Petrarca nelle sue

REGIONE

XI.

Si

Un'altra osservazione che debbo aggiungere

si

che
;

la

pila

romana da me
si

rile-

vata
il

sul

medesimo

asse delle pile del

moderno ponte

dal che

deve arguire che


il

ponte romano, non solo fosse stato nel medesimo sito nel quale sta
il

presente

ma

avesse avuto anche

medesimo

asse,
i

la

medesima
io potei

direzione.

Sino a questo punto arrivano

fatti

che

osservare colla

massima

diligenza;
la topo-

mi

si

permetta ora di desumerne alcune conclusioni non senza interesse per


Ticiiium.
il

grafia dell'antica

Come
torio

noto,
;

ponto medioevale sul Ticino


io

si

trova allo sbocco del Corso Vit-

Emanuele
posto

ed

credo probabile che,

come

l'attuale ponte si trova sulla conti-

nuazione della via pi importante dell'attuale Pavia, cosi l'antico ponte, che come di-

cemmo,

sul luogo e sull'asse

medesimo

dell'attuale, dovesse trovarsi all'estree

mit meridionale d'una delle grandi arterie della citt romana,

probabilmente della
cio
sulla

maggiore delle
cardo maximus

strade che
(')

la

percorrevano

dal nord

al

sud,

linea

del

Non

facile

trovare la prova diretta di questa ipotesi, giacch


l'antico
indizi.
si

per Pavia lo strato di macerie che copre

suolo

alto

almeno

tre

metri.

Per non credo che


Se
si

ci

maneliiuo

all'atto

gli

osserva l'attuale pianta di Pavia,


si

nota al primo sguardo una regolarit


(-).

non molto solita nelle citt che

dicono medioevali

Il

corso V.

Emanuele, l'antica
(fig.
(3

strada grande,
intersecato

che come dicemmo va presso a poco dal nord a sud


linee

B)

normalmente dallo

delle

strade
(ib.

ora

chiamate Corso Caribaldi,

Via Cardapo, Via Cavour, Via Mazzini


colle linee

e parallele

C, U, E, F), le quali, insieme

parallele del Corso principale, dividono la citt in tante isole quadrate o di

forma quadrilatera. Tale regolare distribuzione non


che,

d'ora; anzi esistono prove certe


nella storia
('),

almeno
pittura

le

grandi linee, risalgono molto addietro

della
in

citt.

Cos

nella

murale esistente
s.

nella

chiesa di
facile

s.

Teodoro

ed

quella inedita

della chiesa di
gtriula i/'andc,

Salvatore fuori

mura

ravvisare questa linea principale della

che dal ponte attraversa tutta la massa dell'abitato.


valore anche
l'attestazione

Non senza

dell'anonimo

Ticinese

(').

C,!uesti,

nella

sua accurata descrizione della citt (anteriore al 1830) ricorda che la parte interna

(')

Non

posso qui

L'iitrarc

nella Jiscussioiie

intorno al valore dei


iilolofj;i

due termini cardo


di

dccu-

maiiis,
I,

determinata dall'interpretazione diversa data dai


(v.

ai

passi

Servius
p.

Verr/.

Georg.

12C: Festus, pag. 71

Nissen, Das Templiim,


;

p.

13

e seg.; Curtius,

Gr. Etym.

142; Legnazzi,

Del catasto romano, Padova, 1887


Rendiconti Acc. Lincei, 1893
iraltung II^, p. 406.
(2)

Pigorini,
;

Nuovo scoperte

nella tcrramara Castellasso,


del Marquardt,

Roma,

p.

832)

mi attengo all'opinione

Rmische Staatver-

Le
il

citt d'origine

medioevale o feudataria,
e

si

svilupparono successivamente intorno ad un

centro,
citt
di

castello del dominatore,


p. es.

sono

quindi formate di zone concentriche. Cosi alcune delle

lombarde,

Milano,

clie si

svilupp su un piano completamente niedioevale, dopo l'incendio

Federico Barbarossa nel 11G2.


(')

V. Magenta, op.

cit.

pag.

."iSG,

n. 1, Il

rev.

prof.

1'.

Moiraghi,

lia

pubblicato una bu'jiia


la storia di

eliotipia di questa pianta, corredandola con

una illustrazione del massimo interesse per

Pavia medioevale; rimando perci


1893,

il

lettore alla

monografa pubblicata nel ^m/Zi^Wwo s^or/co Pavese

(")

Anno I, p. 41 e De Laudkts

sg.
etc.
e.

XI.

82

tempo da una
successivamente
dai
e

REGIONE

XI.

era la pi antica, e che essa

era difesa ancora al suo

cinta antichis-

sima

di

mura, la prima di
e

tre cerchie concentriche

pi estese, la
la

quale era quadrata,


conquista della
citt.

che era

stata

rinforzata

ristorata

Longobardi dopo

Questa parte interiore, prosegue, pur essendo vetusta, aveva an-

cora vie larghe e spaziose e ben selciate, e tali erano anche le piazze, cinte di
porticati.

ampi

Quasi come illustrazione del passo citato dell'anonimo, abbiamo la famosa


il

pianta di Pavia, disegnata verso

1590 dal grande

architetto

G. Battista Claricio,

pianta che

propriet del conte Sola di Milano e che venne pubblicata dal prof.
(').

Magenta

nella sua opera sul Castello di Pavia


cello con

Questa carta, che

disegnata a volo d'uc-

veduta dal mezzod, presenta

le tre

cerchie di mura.

La

parte centrale, limi-

tata dalla cinta quadrilatera delle


la duplice cattedrale

mura pi
(

vetuste, contiene gli edilzi pi antichi,


il

del

XI
si

secolo

-),

la

torre di Severino Boezio,

palazzo dei

consoli romani (sic) ed altri edifci dell'alto

medioevo.
le

notevole che, mentre non

sono segnate le vie, per


nel circuito delle

osserva

come

porte

si

aprono con grande simmetria Palacense ad est colla porta

mura;

cos si fanno riscontro la porta


('').

Maricia o Marenga all'ovest

Sull'altra linea nord -sud troviamo la porta del ponte,


s.

mentre

al

nord

si

devia verso sinistra a Porta Palazzo, o a destra verso Porta

Pietro;

ma
si

devo notare che diritto alla

linea del ponte, nel lato settentrionale delle mura,

presenta un torrione con un segno di pustierla, accanto al palazzo dei consoli ro-

mani.
della
e
"

questa apertura corrisponde in linea retta una porta nel muro meridionale
'

Cittadella

ia

cui stanno racchiuse la chiesa di


di
si
s.

s.

Pietro

il

Ciel d'auro

(*),

la chiesa ora

scomparsa
linea

Agostino.

Al nord questa

continua colla porta settentrionale della cittadella e colla

strada suburbana, detta nelle carte del

XII

secolo e seguenti strata, sive cursii.m, la


il

quale attraversa in linea retta tutta la regione che fu

parco Visconteo, e poi pro-

seguiva pi al nord, in linea retta, e che se non altro era un ricordo dell'antica via

che univa Pavia a Milano

('').

Ora noi non possiamo sapere esattamente donde


carta
;

il

Cla-

ricius desunse le notizie con cui poi compil la sua bella


le

certo per

che
e

sue indicazioni sono molte esatte per quanto

riguarda
antichi,

monumenti medioevali
accordano
colle

cos anche, per

quanto riguarda gli


il

edifici

pi

si

notizie

dell'anonimo Ticinese,

cui libro rimase forse ignoto all'ingegnere Claricio.

(')

Il

Claricio fu uno dei pi grandi ingegneri idraulici dei suoi tempi,

v.

Promis, Biografie

di ingegneri militari Italiani dal secolo


(-)

XIV

al

XVIII,

t.

XIV, pag. 734


che

e seg.

Brambilla,

La

chiesa di
il

s.

Maria
dei

del popolo.

()

Sarebbe imprudente

collegare questo

nome

di porta Jlaricia,

si

trova del resto sino

nel XII sec, colla popolazione antica

Marici,

abitanti

insieme coi Laevi in questo territorio

Ticinense.
(*) {^)

Vedi Dante, Paradiso, canto XIX,

v. 116.
il

Lungo questa
e

linea troviamo

villaggi che portano

nome

di

arcus .Varianus, ad Septi-

mum, ad Decimum
sposte presso
i

che non sono che ricordi delle antiche tahernae lungo la strada romana di-

miliari.

Un documento

scoperto recentemente nell'Archivio di Stato di Milano (Reg.

Missine, n. 12, pag. 298) contiene una lettera di G.

Galeazzo Visconti, che impone di tener libera

per le corse la vecchia strata.

REGIONE

XI.

sia

83

riferire

PAVIA

Ora non credo che


nelle linee generali

una supposizione troppo ardita

questa regolarit

della Topografia

moderna

medioevale di Pavia ad una remini-

scenza

ad una continuit dell'antica disposizione della citt di Ticiimm. Richiamo


il

un momento
sione del
rina.
si

confronto con
le guerre

Koma.
e

Se v' una citt che pi

sofferse

nella succes-

tempo per

per gli spostamenti edilizi

apiiunto la citt tibe-

E malgrado

queste molteplici vicende

notissimo che molte delle linee antiche


di

conservano anche nella topografia attuale.

Non ho bisogno
!'//

accennare

il

Corso, che
la

l'antica Via Lata; la

Via Venti Settembre, che

Semita del monte Quirinale;


un
fatto

piazza Agonale, l'antico


e

Stadlnm Domiliani. E

tale conservazione
i

molto chiaro

spiegabile. Se

una

citt subisce

una grande distruzione ed


la localit resti
si

suoi abitanti sono im-

pediti di farvi ritorno, in

modo che

abbandonata, allora, dopo appena


e

mezzo

secolo,

le

rovine

si

frantumano,

forma un terriccio vegetale,

l'humus colla
forma

sua verde coltre di vegetazione cancella ed altera tanto potentemente l'antica


della citt, che solo con istud e con scavi
si

pu seguirne

la

traccia.

Se invece, ap-

pena cessato
citt
le
e

il

disastro e scomparso ogni pericolo, la popolazione pu rientrare nella

riaprirsi
e

una
si

via fra le rovine, allora avviene

che

si

sgomberino

e si livellino

macerie,

che

utilizzino le parti inferiori degli ediflzi per le nuove costruzioni. In

tal caso

una distruzione, anche completa, ha per conseguenza immediata l'elevazione


si

di

qualche metro del livello delle nuove strade, che per pi o meno
Cos molto probabilmente avvenne di Pavia.

conservano
citt che

nell'andamento primitivo.
i

La

Romani

costrussero.

fortificarono ed abbellirono,

non

fu

coinvolta nella grande rovina

dell'Italia.

Appena

tocca da un parziale incendio dei Goti


elessi.'ro

('),

essa venne

per divina virt

preservata dai Longobardi, che la


e

a stanza e capitale del proprio regno

(-)

quindi per tutto

il

lungo periodo longobardo fu non solo conservata,


il

ma

anzi ampliata
il

ed abbellita. Poco diversa fu la sorte sotto

regno dei Carolingi, durante

quale

probabilmente avvenne l'ampliamento della seconda cerchia, che rese


Il

la citt formidabile.
il

pi famoso negli annali Ticinesi


fatto,

l'

incendio del 1004 sotto Enrico II

Zoppo:

ma

il

che venne troppe volte esagerato, va ridotto nella sua vera misura: poich
(?) la

l'imperatore, entrato senza contrasti nella fedele Pavia, ricevette, in San Michele

corona ferrea;

ma

in seguito

ad una zuffa tra


citt,

cittadini e le soldatesche imperiali,


stesso, precipitato

queste vennero espulse


frattur la

dalla

e F imperatore

da cavallo,

si

gamba

destra.

L' incendio che si svilupp in questa occasione deve avere

danneggiato qualche

cdifizio

della citt,

ma

non

la

distrusse

completamente, perch

poco tempo dopo troviamo diplomi ed

atti pubblici,
i

che attestano come la vita civile

non rimase sospesa. Pi

tardi,
e

le

lotte interne tra

Beccaria ed

Langosco ed altre

grandi famiglie feudatarie,


citt

la

lunga accanita contesa con Milano fecero erigere in

dei palazzi fortificati e le famose torri del secolo XI, le quali, importa notare,
i

sono tutte allineate lungo

due

assi

principali e

le

vie

parallele

della citt.

La

(')
ip.

Joruandes, De hello gotieo,

e.

sg.

cf.

F. Huilgkin.

Ituly

and her iaraders,

vul.

Ili,

220

e scg.
.\iioiiimi

y^)

Ticinese,

De

laud. eiv. etc.

e. I,

1.


citt

84

uno splendore ed un

REGIONE

XI.

(loniinazione viscontea poi ebbe per effetto di dare

ordine alla

che

si

manifesta nelle pitture murali citate e che traspare altres dalle lettere

un poco enfatiche,

ma

non del tutto

false,

del grande Petrarca.


le linee dell'attuale

Da

quanto ho sino a qui esposto appare verosimile che

Pavia
ri-

ricordino in generale quelle dell'antica Ticinum. Per, ad onore del vero,

debbo

conoscere che noi siamo assai poco informati sulla disposizione della

citt all'epoca

romana. Noi sappiamo solo che

il

luogo era occupato da Laevi e da Marici, popola-

zioni Liguri, secondo Livio e Plinio,

Galliche invece, secondo Polibio


coi

Tolomeo

(').

Visitato dai

Romani

al

tempo delle guerre

Galli e della seconda guerra punica,


forse

probabile che questo luogo ricevesse


d.

uno stabilimento,

una colonia militare

quando nel 567


da Placentia
e

R. fu costrutto quel prolungamento della via Emilia che moveva


e

Cremona

veniva a Ticinum, per dividersi poi nei due grandi rami,

uno per Mediolauum

e le regioni alpine della Retia, l'altro verso ovest per la Gallia (-).
I.

probabile allora che questo stanziamento, che divenne pi tardi municipio {C.
avesse
la
e

L. V,
del

(3419)

forma regolare, quadrata che fu propria della

colonia,

come

campo
secondo

militare,
i

come

della citt italica in generale, colle sue grandi vie, orientate


(').

punti cardinali, e tagliate ad angolo retto

Ora questa forma

tipica del

castro romano, salta subito agli occhi a chi osserva la pianta di Pavia,
tig.
(j

come vedesi nella


interna cerchia.

qni aggiunta, ove sono indicato le parti conispondenti

alla pi

Ci presentano esse perfettamente la forma dell'accampamento romano,


riconoscere confrontando la nostra pianta con quella del castro
diligenti del
2

come ognuno pu
gli studi

romano secondo

Domazeswski, del Marquardt, del Nisseu


;.

(^).

Al punto
Pj

corrisponde la

orla praetoria

al

punto

la

porta decumana

la linea

corrisponde alla via

quintana;
parte pi

\2,\inQa.

CD
il

alla via principalis coWt relative porte.

Noto anche come la


lato,

regolare e

pi interna di Pavia ha
castro

le

misure di circa 1100 m. per


sue

qual'era appunto

romano d'una

sola legione, colle

aggiunte e col suo

bagaglio

{^).

Debbo

inoltre ricordare che nelle vie principali della citt

moderna, nel punto


disegnata

in

cui intersecavano la cinta detta dall'anonimo vetustissima

interior,

nella

carta del Claricius

come quadrata

e regolare,

esistettero sino

al principio

di questo
e

secolo alcune porte antichissime, dagli archi di pietra


gli scrittori pavesi,

profondamente

interrati,

che

di

comune accordo, chiamano archi Romani. Cos

sulla linea di

via Mazzini trovavasi la porta Palacense, con alcuni resti d'un editcio grandioso, incor-

(')
cos'i

Plinio, h.

il.

Ili,

pure Livio, V, 35,

cfr.

Tolomeo,
(2)

3.

1.

33.

124: Tichium coiditum a Laevis et A/ariciis, Liffurum populis Antiquam gentem Laevos Litjures, incoiente^ circa Ticinum amnem . Polibio, 2. 17, 4. cfr. Mommsen, C /. L. V, pag. 915.
17,
.

2.

Livio, 39. 2. Strabo, V. 11, pag. 217.


a^rjfit!
'

P) Polyb., VI. 31. 10. ro uv avfinccy


Qof. Cfr. Joseph. Judaic. 3. 51
()
:

yivsrat

zjf

aTgatoTieSiiig

Tirgelymi'Oi'

an'ei-

ia/tisTgetiai

nciQt/JiioXtj rcTQciyioyos, ctc.

quardt,
cf.

Cf. Alfr. Domaszewski, Hygini gromatici de munitionibus castrorum, heipiig 1887; MarRomische Staatsverwaltung V", 401; Nissen. Das Tempum. Berlin, 1869, p. 23 e seg.

C. Koenen, 2!uin
(5)

Verstandniss des Banner


e loc. cit.

Romers

lager in Banner Jahrhuch. 18S7. pag.

189.

Marquardt, op.

REGIONE

XI.

porato nella attuale casa Florer; pi a sud, sulla


a quella prima,

linea di

via Garibaldi, parallela


si

esisteva la porta
dell'

s.

Giovanni, atterrata nel 1818, alla quale

col-

lega la tradizione

ingrosso di re Alboino, condottiero dei Longobardi. Nell'estre-

mit opposta della

cittil,

ad ovest, via Cavour


al

era

intersecata da

porta

Marieia, o

Marenga, conservata sino


del

1825

('),

poco loutauo dalla quale v'era la nota statua

Muto dell'Accia

al collo, rappresentante

un magistrato romano, avvolto nella toga.

E anche
le

interessante notare che al di fuori della cinta delle mura, in cui queste
si

porte romane erano poste,

estendevano
i

cimiteri,
;

sacri

in

tutto

il

medioevo per

reliquie dei martiri e di tutti

vescovi pavesi

non voglio scordare una notizia

dell'Anonimo del pi alto valore, che cio


al

fuori della

prima cerchia
cittil

di
si

mura, accanto
erano trovate

monastero di

s.

Maria

in Pertica,

dalla parte orientale della


i

insieme a tombe ad inumazione della et cristiana,

vasi

di terra dove gli antiehis-

(1)

Terenzio,
al

La

statua

del

muto dell'Accia

al collo. Pavia

1855. Questa
essa
si

famosa statua

ancora

suo posto, o poco lontano, ed iin|iortante ricordare

Como ad

collega tutta una

letteratura di Folklore.

PAVIA

le

SO

noi vedere
le

REGIONE

XI.

simi riponevano

ceneri dei loro morti.

Non vogliamo

in

queste parole

un ricordo

di

qualche antico sepolcreto romano, allineato lungo

vie che furono gi

estraurbane e poi incorporate nell'abitato d'et pi recente?

Se queste mie osservazioni rendono in qualche


le linee generali dell'attuale

modo

evidente che in parte almeno

citt ripetono quelle della citt

romana, mi
si

si

conceda
la

di a^fiungere

una considerazione che non mi sembra trascurabile. Se


si

esamina

pianta di Pavia,
del Corso Vittorio
e

trova che l'asse del ponte, non in perfetta coincidenza con quello

Emanuele,

ma

che questo

alquanto pi inclinato verso nord nord-est,


della via Garibaldi, Mazzini,

come

le

altre linee, normali alla principale,

Cavour

e parallele

non corrispodono esattamente alla linea astronomica est-ovest,


naturale domandarsi
il

ma

hanno

un'inclinazione verso sud di 13, 20', 15".

Questo

fatto sulle

prime sorprende, perch

il

perch di
inclina-

questa curva della strada prima di giungere sul ponte,


zione sulla linea astronomica. Credo che la

perch

di

questa

mia

risposta non sia del tutto errata.

Sappiamo che

tutti gli impianti di castra, e le fondazioni di colonie, tanto ita-

liche che latine (forse anche elleniche o indogermaniche) erano precedute dalla ceri-

monia ieWauguralio,
prendendo per punto
con questo punto
si

colla quale si stabilivano le

prime mensurae del futuro abitato,


dal
sole

di base quello dell'apparente spuntare

sull'orizzonte;

tracciava la linea da oriente a ponente, poi la normale da nord


(').

a sud, valendosi delle leggi augurali e dei calcoli dei gromatici professor es

Ora dal

precedente discorso, credo di avere

dimostrato

come

la

citt
si

di

Ticinum, ebbe per

sua prima origine un castro romano, che successivamente

venne ampliando, che ebbe

molte vicende, vide


tari,

le case

ed

palazzi succedere alle umili tende o baracche mili-

ma

che conserv sempre la sua forma tipica; e quindi molto probabile, anzi

vorrei dire certo che

avvenne anche per Ticinnm

la

cerimonia religioso-agronoma della

auguratio preliminare.

Ora

noto che

il

punto dall'apparente levata del sole

si

spo.sta

durante l'anno

a nord ed a sud dell'est astronomico, equinoziale; ed cosi che, applicando un semplicissimo calcolo,

saremmo

condotti a stabilire che


il

il

momento

in

cui venne fatta


o

l'osservazione cardinale per

tracciamento topografico del caslrum


il

dello
il

stabili-

mento romano, doveva

trovarsi tra

21 settembre ed

il

21 dicembre, o tra

21

di-

capitale

fjromatici sunt cognoeius artis. (') Cfr. Hygiiius (Domaszewski) e. 13. 5. Et professores specialmente nel lavoro minati. Nei lavori che ho citato pi innanzi del Legnazzi, del Marquardt, e esposte con grande del Nissen: Das Templum pag. 13 e seg.; 28, e seg. pag. 53 e seg., sono
. .

larghezza di critica

le fonti classiche sul rito

augurale, che appare fondamentale nell'edilizia e nel-

l'economia politica della

Roma

e dell'Italia antica, e

che coordinato sulle


il

piii

inveterate credenze

religiose della schiatta italica.

Qui mi basti ricordare

passo

di

Hyginus.

De

limitib. consti-

tuendis pag. 169: postea placuit


natur, sic
et

omnem

religionem eo convertere

et

qua parte

coeli terra inlumi-

limites in

oriente

constituuntiir n; cos

{Gromatici

vet. ree.

Lachmann):
cfr.

itaque

si

loci

anche l'altro dello stesso autore pag. 181 natura permittit, rationem servare debemus. sin
I,

autem proximam rationi;

Servius.

Verg. Georg.

12G,

cum agri
et

colonis dividerentur, fossa

ducebatur ab oriente in occidentem, quae cardo nuncupabatur,

alia

de septentrione ad

me

ridiem qui decimanus limes vocabatur

"

Cfr. Veget.

t.

23; Festus. pag. 223. Tacit. Uist. IV. 30, ecc.

REGIONE

XI.

87

cembre ed
all'

il

21 marzo,
(').

pi

precisamente

si

doveva

essere

al

12 novembre o

11

febbraio

Se noi pensiamo

al

lungo lavoro che doveva richiedere la costruzione d'una


e

citt,

che era ad un tempo stazione militare importante


linea del

destinata a proteggere la duplice

Po

e del

Ticino, parrebbe logico

ammettere che l'osservazione

inaugurale

della futura Pavia, venne fatta nella


a spirare la stagione delle nevi,
e

prima met del febbraio.

Allora era prossima

s'aveva dinnanzi tutta la buona stagione per coil

minciare a condurre a buon termine

lavoro.
il

Questo fatto di eseguire

il

tracciamento della citt in principio di primavera,


necessit

quale nei tempi primitivi trova la sua spiegazione nella

sopra

accennata,

ebbe pi
si

tardi,
il

come

fatto

antico,

tradizionale la sanzione religiosa; a questa che

collega

rito,

essenzialmente italico, della primavera sacra {ver sacriim).

cosi

io

spiego l'obliquit dell'antico cardo dell'attuale corso Vittorio PJmanuele, sulla linea

del ponte: la

prima linea
;

collegata coll'orientazione della citt, e

da questa dipende

organicamente
alla quale
il

la

seconda invece determinata dalla direzione della corrente del fiume,

ponte stesso, alla sua volta, dev'essere normale.


i

per questo che anche

oggi vediamo questa deviazione conservata attraverso

secoli,

perch la costruzione

primitiva della citt

del ponte dovette obbedire a due esigenze affatto diverse.

Questi pochi appunti, nella grande mancanza di notizie letterarie ed epigrafiche,

possono servire come incentivo ad altre ricerche,


in causa dei viaggi impostimi dalla

le

quali a

me non

sono ora possibili

mia qualit

di

alunno della Scuola di Archeologia.

anche per la stessa ragione della mia assenza da Pavia che non ho potuto seguire
i

attentamente

lavori che avvennero nel

duomo

della citt, in occasione della costru-

zione della facciata. Essi sono stati diligentemente sorvegliati dalla Commissione Conservatrice; ed
il

rev. P.

che furono scoperti nell'atterrare alcune delle antiche colonne della basilica di
del popolo, e nello sgombero del terreno.
in

Moiraghi ha dato alcuni cenni su quei pochi frammenti romani s. Maria

Ma

come

il

signor prof. Moiraghi incorso

qualche inesattezza, cos credo dovere di dare qualche cenno. Anzitutto debbo lala

mentare

distruzione senza un piano ben delimitato d'una delle prime e pi antiche

basiliche dell'Italia settentrionale.


rev.

Debbo anche aggiungere che non credo che


di Pavia sia

il

Moiraghi debba insistere pi a lungo sulla antica idea espressa gi dal Terenzio
che cio
il

e dal Capsoni, e

duomo
lo

sorto sul posto

di

un tempio antico
si

precisamente di Cybele. Per

meno

la

prova su cui tutti questi scrittori

basano
si

sono insufficienti.

noto che nell'interno dei piloni compositi della chiesa

romana

CI Innesto calcolo astronomico cinz troviamo cliiaramontc esposto dal dott. B. Tiele, Astronomische hiUf-'tafdn aggiunte all'opera gi citata pi volte dal Nissen, condusse a risultati sorprendenti

come a

risolvere alcuni punti controversi nella topografia dell'antica Atene, sulla fondazione
(v.

di alcuni
2.

tempii

Ediz. pag. 8;

cfr.

229-260).

COSI

es. Penrose .4?? investigation of the prtnciples of Athenian Architecture, p. Koehler Der Siidahian.i der AkropoUs su Athen in Ath. MiUheil. II, 171-186; juire giov al eh. prof. Tacchini per determinare la data di impianto di alcune

p.

delle stazioni dette le

terramare

specialmente di

quella grandiosa e

recentemente esplorata
dei Lincei,

di

Castellazzo
I.

(v.

Pigorini

Monumenti antichi puhhl irati per cura dell'Accademia


ecc.,

Roma

1889,

pag. 134; cfr.

Nuove Scoperte

Roma

.Vccad. Lincei 1894, n. 3 e seg.).

88

REGIONE

XI.

trovarono dei fusti di colonna, decisamente romani, che furono posti dagli architetti

per formare una specie di nucleo al pilone stesso. Queste colonne sono state ritenute
l'avanzo d'un tempio pagano, coperto e coinvolto
dal

tempio

cristiano.

Debbo

anzi-

tutto mostrare che tutte le colonne non solo sono di


duli e di stili affatto diversi, in
stili

marmi

diversi,

ma

sono di motanti

modo che

si

dovrebbe pensare a un
i

edificio di

di cui non

abbiamo esempio alcuno. Rivedendo

miei appunti trovo per esempio

queste indicazioni:
{/)

fusto di colonna spezzato, di


:

marmo

di

Verona {breccia) senza scanalature,


;

lungo m. 4,47
h)

dm. della base cm. 65, del fusto cm. 55


di

troncone

colonna
stile

di

marmo,

probabilmente

apuano,

lungo m.

2,34,

diam. 0,85. La colonna di


in luogo
e) di

composito, cio le scanalature corinzie sono ricolme,

essere concave: larghezza delle scanalature

m. 0,08;

altro troncone di colonna, pure di

marmo

apuano, lungo m. 1,70, dm. 57 cm.


(5.

Le scanalature che sono pure

ricolme,

come

nel

frammento precedente, sono ampie cm.

Disgraziatamente non trovo altra misura delle varie colonne rinvenute nello scavo,

come pure ho smarrita una piccola pianta da me


colonne
e

fatta

per indicare

il

posto delle varie

dei vari tronconi nell'interno dei massicci pilastri della antica basilica.
si

Ma

mi

conforta l'idea che non siamo autorizzati a ritenere che


farsi

possa da

questi vari

avanzi

un concetto

dell'edificio

romano che avrebbe preceduto


che
o
l'architetto
o
i

la primitiva chiesa

lombarda.

Che anzi
il

io insisto nell'opinione

mastri fabbricatori
citt,

abbiano raccolto

materiale da edifici

pi

meno
di

vicini nella

che nella

grande scarsezza di pietre nella pianura alluvionale


di procurarle

Pavia,

colla difficolt estrema

da lontano, data la

infelice condizione

della viabilit dell'alto medioevo,

siano anche andati a cercarli lungo le vie che uscivano dalla citt, la maggior parto
delle quali erano di origine romana. Io ne vedo

una prova

in questo fatto che

uno dei

tronchi di colonna, e forse non

il

solo,

che facevano da nocciolo ai

pilastri,

non

che un milliario romano. Quando io lo ho veduto, esso giaceva nelle macerie, capovolto e quasi coperto dai rottami, ma col permesso dell'ing. direttore dei lavori, ho potuto vedere le traccie dell'iscrizione. Il milliario una colonna di granito, alta m. 0,65 che
sorge su basamento di cm.
si

64

X 64

di base, e di

87

di altezza

nel punto dove

il

fusto

innesta sulla base,


si

si

trovano quattro rotondi ovoli, che ora sono smussati. Quello


assai

che

pu scorgere dell'iscrizione

poco; dall'esame ripetuto della pietra e dei


queste lettere, che trascrivo nella

calchi elle ne ho tratti, ho potuto avere solamente


loro posizione:

M?

";
;

|P
cio:

VI
m) p
.

imp{erator

Aiito)iii{us

REGIONE

XI.

89

FORNOVO

S.

GIOVANNI

Questa iscrizione avrebbe poco valore per


nese, se

la topografia della antica regione tici-

non ne esistesse un'altra consimile, trovata a Cuttiae nel


ini'per.
\

territorio ticinese,
Iviil.

in cui si legge:

Aitoaiaiix
\

pius

Amj

poni
le

curavit

Col confronto di questo milliario che conta

miglia della via, che conduceva


io

ad Augusta Taurinorum, cominciando probabilmente da Placeniia,


che
il

credo di dire

milliario da

me
i

esaminato, appartenesse alla medesima via da Ticinum a J,au-

mellum gi sopra
ritenere che

citata.

Quanto

alla cifra {m) .p. VI, che sicura,

mi pare

di poter

almeno

milliar pi vicini a Pavia portassero le indicazioni della dicitt,

stanza a partire da questa

poi

si

riprendesse

la

numerazione da Placentia,

che necessaria ammettere per comprendere la cifra di


sul milliario di

Vili, del resto non sicura,


i

Cottiae (Cozzo). Si vede adunque che


e

muratori ed
la

mastri andamilliaria.

rono a cercare le pietre da lungi,


Un'altra prova di questo fatto
nelle macerie, intitolato a

trovarono atta allo scopo


dal piccolo

colonna

dato anche

cippo funerario,
p.

rinvenuto

Caelia Materna {Notizie 1893,

348).

Questa iscrizione che rammenta la famiglia


nell'Italia superiore
(cf.

Caelia assai diffusa sotto l'impero

C.

I.

L. V,

6827

Aug.
che

Praeloria; 6680 Vorcellac etc),

doveva senza dubbio trovarsi nelle necropoli,


fuori della citt
;

massime

nell'et imperiale erano

dalla necropoli dov essere tolta per formarne materiale di costrul'ipotesi che nel posto

zione. Sino a

nuova prova perci credo infondata


il

dell'attuate

duomo

di

Pavia sorgesse

tempio di Cybele

(').

A. T.ramelli.

Nuove scoperte
III.

di antichit nella proolncia di

Bergamo.
comune importanza

FORNOVO SAN GIOVANNI


s.

Scoperte
e

di

non

avvennero nel territorio continuamente esplorato


Giovanni.

non mai esausto del nostro Fornovo

Nella primavera del 1892, in occasione


coli

di lavori agri-

del

podere Brolo, di propriet Gallavresi, a


si

m.

0,.5U

del soprassuolo
tura,

incontr
il

una specie
alla

di pilastro in

mura1,00

largo

m.

I,.'i0;

quale

profondit di m.

posava sopra un pavimento di


al di

ciottoli.

L presso, ed alquanto

sopra del

piano
di

dell'acciottolato, si trov

una testa
m. 0,33,
fo-

marmorea,
della

virile,

grandezza

naturale,

alta

quale offriamo qui una riproduzione tolta da una

tografia.

sufficientemente conservata, se

si

eccettua un'offesa
sinistro,

non gravo al naso, ed altra meno grave nell'occhio


e

por amichevole deferenza dei signori Achille e dott. Emilio

Gallavresi, fu da

me

acquistata per la mia raccolta di anti-

chit fornovesi.

(i)

Capsoiii,

Vedi Tereiitio, D'un monumoitn scoprrto nell'anno IS'3'J nella Memorie htoriehe della l. Cilt di Pavia, 1782, I, p. 2-50.

cattedrale di Pavia,

cf.

12

FORNOVO

S.

GIOVANNI

solo,

90

ma
si

REGIONE

XI.

Pare assai probabile che non ad un busto,


non formata da un pezzo
del

abbia appartenuto ad una statua,

ma

con la testa riportata, come

deduce dal taglio

marmo

nell'attaccatura del collo.


il

Ma
sia

null'altro

pu

dirsi

con certezza intorno al

personaggio di cui

marmo

ora dissepolto dov rappresentare le sembianze in


stato
;

maaltra

niera assai perfetta.

probabile che

qualche

cittadino

insigne

od

persona benemerita dell'antico


posta nel

Forum novum

ma

se trattisi di

una statua onoraria

Foro od in qualche

edificio pubblico,

ovvero se trattisi di semplice ritratto


si

posto sul sepolcro di qualche ricco od insigne cittadino, nulla

pu conoscere.

Nel campo attiguo


in posto

all'aia del Brolo,

fu trovata molti anni or sono, e conservata

una specie

di base

marmorea,

ma

senza epigrafe.
la scoperta, ebbi la fortuna
cosi detto pilastro
;

Essendomi recato sul luogo ove avvenne


assistere agli scavi che vi si fecero presso
stare
i

non solo

di

il

ma

ancora di acqui-

seguenti oggetti, tutti spettanti a due separati trovamenti.

Provengono dai
formavano
1.
il

Casaretti

propriet Carminati, quelli che qui


a cremazione.

si

notano

che

corredo di una

tomba

Vaso ossuario

in terra

rossastra,

frammentato, con residui di ossa bruciate.


in

2.

Met

inferiore di vasetto bruno rossastro,


;

forma di calice a base piatta,


;

ornato da doppi cerchietti, stampati a creta molle


3.

diam. del fondo m. 0,04

alt.

0,08.

Rotella di bronzo di grosso cordone fuso, a sezione elittica, adorno nella peri-

feria

da 14 bottoni equidistanti; diam. 0,045.


4.

Rotella simile,

ma

di cordone

un poco meno grosso,

mutila per antica frattura.

5. 6.

Frammenti

di

due rotelle

simili.

Rotella di grosso cordone cilindrico, ornato

nella

periferia da

sei

anitrelle;

diam. m. 0,045.
7.

Pezzo

di

lamina pure

di bronzo appartenente

ad un vaso.
di

Questi oggetti trovano riscontro in quelli delle tombe

Brambate-Sotto

(cfr.

Mantovani, Notizie archeologiche bergomensi., 1884-1890

p.

52, 72).
:

Provengono dal
8.

Castelletto

propriet Santoni

seguenti

Lama
i

bitagliente di pugnale in bronzo, a foglia di ulivo,

con

due

fori

nel

codolo, ed

relativi chiodetti

per l'immanicatura

lunga m. 0,15:

larghezza

mas-

sima m. 0,017.
9.

Grosso anello del diam. interno di m. 0,032 con castone a targhetta.

10.

Da
i

questo predio pervenne alla

mia

raccolta un'urna cineraria

fittile,

che pre-

senta tutti
in

caratteri delle terrecotte preistoriche; con la quale urna, circa l'et, sono
i

rapporto

bronzi qui accennati.


si

In questa stessa mia visita sul luogo ove


coU'assistenza dei signori fratelli
del vicino podere
sca,

rinvenne la testa marmorsa, sempre


tentare

Gallavresi,

potei

un

altro scavo nell'area


va-

Costa Grande.

quivi,

alla profondit di

m. 0,50, trovai una


in laterizi.

probabilmente per bagno, alta m. 1,00, chiusa da pareti

REGIONE

XI.

91

BARIANO, BRIGNANO

IV.

BARIANO
si

Presso un campo del conrento di Bariano, seavaudosi una


di

fossa per gelsi,


tetto.
si

scopri

una tomba formata


si

tegole

romane

anepigrafi, poste

Vi

era dentro

uno scheletro; n

seppe di oggetti di corredo funebre che vi

fossero rinvenuti.

V.

BRIGNANO

di

poca distanza

dal

paese

di

Brignano {Dregiiaiuim
predio

anno 847), in una cava

ghiaia recentemente aperta nel

Breda, propriet
si

del sig. Francesco Carminati, a circa m. 0,80 dal piano attuale di campagna,

scopr

una sepoltura romana. Lo scheletro, ben conservato, stava


ovest, ed

in direzione

sud-est norde rotti.

aveva ancora coperta


si

la sola parte superiore

da tre tegoloni anepigrafi


:

lati

del cranio
1)

raccolsero gli oggetti che seguono


fittile

Anforetta

giallastra alta m. 0,21.


ora la

Non deve

essere

comune

nella sup-

pellettile delle nostre

tombe, perch

prima volta che mi accade d'incontrarne.

Un

vaso simile,

ma

con una sola ansa, fu esumato a Ticengo (Soncino) da una tomba

romana dell'epoca

degli Antonini.
;

2) Armilla in bronzo coll'asticciuola finiente a testa di serpe

diam. m. 0,042.

Dna
tanto

simile ne fu scoperta nel predio Guadali a Zanica.

Un'altra sepoltura, costruita come la precedente, conservava dello scheletro solil

cranio, ed molto probabile che fosse stata gi esplorata in antico

il

che,

del resto, era anche desumibile dalla condizione smossa in cui fu trovato in quel punto
il

terreno.

Sotto

laterizi
fittile
il

che coprivano

il

cranio

si

raccolsero:
all'orlo,
e

3) Scodella

rossastra, a labbro

espanso orizzontalmente

con

beccuccio per mescere


nella

liquido,

particolarit che pm-e per la


alta

prima volta riscontro

numerosa

serie di tali terrecotte;

m. 0,06; diam. m. 0,16.


rossastra
;

4) Aryballos ventricoso ansato e di corto collo, di pasta ordinaria


alto

m. 0,14. Simili

si

scoprirono nel

Campo

s.

Giuseppe a Zanica.

5) Fibbia in bronzo da cintura, con gancetto mobile, di forma comune, lunga

m. 0,04.
6) Anelletto di lronzn
7)
;

diam. di m.

0,<2.

Altro anelletto simile, risultante da un'asticciuola cilindrica ripiegata alle


;

estremit
8)

diam. 0.02.

Laminetta pure
;

di

bronzo usata per rivestimento di cintura, ed ornata da

puntini traforati agli orli


9) Pezzetto di

larga m. 0.02.
in
ferro,

lamina

irriconoscibile per
1'

corrosione.
si-

Non
lieto di

avrei raccolto queste notizie senza


di

avviso
delle

l'assistenza dell' egregio


patrie,
al

gnor Francesco Carminati

Brignano,

amante

memorie

quale sono

esprimere la mia gratitudine.

COLOGNO AL SERIO, MOZZANICA, OSIO

92

la

REGIONE XI

VI.
di

COLOUNO AL SERIO
un

Presso

cascina

Cantarana, nel

comune

Cologno al Serio, da

campo

ghiaioso,

posseduto
di
ferro,

da Carminati Giuseppe, fu

estratto,

a m. 0,75 di profondit, un coltello

a grossa costola, lungo nella

lama m. 0,26, nel codolo m. 0,08.


Stava di fianco ad uno scheletro di uomo, sepolto in piena
terra. Cotali

armi

si

giudicano, come noto, pi specialmente usate nel basso impero e nell'epoca barbarica.

VII.

MOZZANICA

Nel predio

del

sig.

Gustavo

Camozzi, situato assai

prossimo al comune di Mozzanica, tra le radici di un albero divelto da un turbine,


fu trovato

un bellissimo cimelio

dell'

epoca

litica primitiva.

un pugnale

di selce

nera trascheggiata, perfettamente conservato; lungo m. 0,11, largo a met della lama

m. 0,04. Sebbene nell'Insieme abbia figura quasi romboidale od a


mostrasi alquanto ristretto nel codolo
e

foglia di lauro,

pure

ci per opportunit dell'immanicatura.


p.

Di
e sgg.

tali

armi parlai nelle mie Notizie archeologiche bcrgomemi, 1882-83,

134

Debbo

solo aggiungere, che questa scoperta accresce l'importanza paletuologica

della stazione di Mozzanica,

mai esplorata

a scopo scientifico.
sig.

Certo, che senza l'intelligente


fu

premura del
agricoli,

Camozzi,

trovato sinora, in occasione di lavori

noi

conserveremmo

nemmeno quanto vi ed avremmo

potuto salvare dalle dispersioni.

Vili.

OSIO

SOPEA

Sulla fine del febbraio 1891. nello scavar forse per

piantagioni di gelsi in podere Casello di propriet Mongili, alla profondit di m. 0,60


e distante

m. 200 tanto
ossuarie,
dall'altra.

dall'ospitale che dal cimitero, si scopersero

in

piena terra

tre

urne

fittili

come quelle
Secondo
i

di

Brembate

Sotto, poste in linea retta ed a circa

m. 0,50 l'una

il

referto dello

scavatore

Moretti

Angelo,

le

due

pi piccole non contenevano che


frammisti sul fondo colle ceneri,
distruzione.
1)

residui della cremazione; nella

maggiore, invece,
soli salvati

si

raccolsero

seguenti bronzi,

dalla

Quattro anelli; due del diam. di m. 0,03; e due del diam. di m. 0,02.

2) Anello di lega biancastra; diam. 0,03.

3) Anelletto; diam.

m. 0,012.

4) Stat'a scanalata di grossa fibula, finiente a globetto.


5) Fibula serpeggiante od a drago, col dischetto fisso nell'arco, mutila nelle

estremit.
6) Secchietto per pendaglio, col foro poco sotto le estremit del manico. 7)

Lamina

di metallo bianco, che secondo l'analisi fattane

dal chimico dott.

Pietro Giacomelli, risult essere una lega di rame, manganese, antimonio ed arsenico,

analoga certamente a quella dell'anello sopra citato.

poich oggetti simili a questi, eccettuato

l'ultimo, si

rinvennero nel

sepolferro

creto di

Brembate

Sotto,

spettante

al

terzo

periodo

della

prima

et

del

REGIONE

VII.

'^o

le

(cfr.

Mantovani, Notule archeol. berg., 1884-1890), crediamo con tutta ragione do-

versi attribuire al periodo

medesimo anche

urne del Casello.

cos ci viene indicata nel nostro territorio

una nuova stazione preromana, me-

ritevole di sistematiche indagini.

G.

Mantovani.

Regione VII (ETRURIA).


IX.

AREZZO
direzione del

Nnooe hidagini ndVorlo


le

di Santa

Maria

in

Gradi,

nel luocjO ove avvennero

scoperte delle figuline di

Marco Perennio.

La
di santa

Museo

civico di

Arezzo fece intraprendere nuove indagini nell'orto


si

Maria

in

Gradi, entro la citt, nel luogo ove


p.

scoprirono le tiguline bel-

lissime di

Marco Perennio {Notizie 1884,

369, tav. VII, Vili, IX).

Si recuperarono esemplari delle splendide

forme di Niceforo,
il

di

Gerdone, di Pi-

lade e di Tigrane,

frammenti che rappresentano

prodotto dell'ultimo periodo della

fabbrica perenuiana, quando vi lavorarono Bargate e Grescente.


Atfatto singolari
centi scene comiche.
e

nuove
tali

le

forme decorate con figurine in caricatura, riprodui

Di

forme non comparse finora tra


di altre. in

fittili

aretini,

abbiamo

una

intiera e vari

frammenti

Si

comunica per ora questo annunzio sommario


aspettano intorno a questi trovamenti.

attesa

delle

ampie

notizie

che

si

X. Ro:\rA.

Nuove scoperte
Regione IV.
Venere
terre
si

nella citt e nel suburbio.


le escavazioni

Sono state continuate

nella cella del tempio di


di febbraio (p. .58).

Roma,

delle quali fu data notizia nello scorso

mese

Fra

le

sono trovati altri frammenti delle colonne di porfido che ornavano quel san-

tuario;
fregi
e

una base, parimente


di capitelli

di porfido, del diametro di

m. 1,03;

e vari

frammenti

di

marmorei.

Regione

VI.

Nel cavo per costruire una piccola fogna entro

l'area,

ove

si

sta

edificando la nuova chiesa americana, presso l'angolo di via Firenze e via Venti Set-

tembre, stato recuperato un braccio di statua marmorea lungo m. 0,48, di buona


fattm'a e bene modellato,

mancante

delle estremit della


in

mano.
al

Sottofondandosi
Sallustiani,
si

un casamento

via

Cadorna, di

fronte

Ninfeo degli Orti

sono rinvenuti, alla profondit di m. 13, due pezzi di cornicione intaovoli e dentelli, di
0,.5.5

gliato in dei

marmo, con

buon lavoro

benissimo
lo.

conservati.

Uno

frammenti misura m.

0,15, l'altro m. 0,3.5

94

Regione IX.

Nel restaurare una fogna, sulla piazza

di

s.

Stefano del Cacce,

si

trovata una lastra marmorea, scorniciata, alta m. 0,47, larga m. 0,58, che era stata

adoperata per coprire

la

fogna medesima. Vi

si

legge

l'

iscrizione

TTILLIVST-F-PA/
S

ABINVS7COH XIIVRB

iV

POSTVMIA
PHYLLIS
fratris vxor

caninia

mvsa

concvbinasabIni

Regione X.

Restaurata l'antica scala, che dal portico orientale dello Stadio ed


a livello
della

Palatino ascende al piano superiore


severiana,
si

grande loggia semicircolare

trovata una grande condottura di piombo, grossa m. 0,03, che corre


il

per tutta la lunghezza della scala ed posta immediatamente sotto


dini.

ciglio dei gra-

Ne

sono stati scoperti per intiero quattro pezzi, della lunghezza di m. 1,76 ciail

scuno, cio di sei piedi romani, saldati fortemente l'uno coll'altro, ed aventi

dia-

metro maggiore esterno

di

m. 0,17,
e
il

l'

interno di m. 0,14. In imo impresso a rilievo

un grande ramo

di

palma

segno numerale

un

altro porta

due volte

il

sigillo

IMP-DOMITIANI-AVGGER-SVBCVRAEPAGATHIAVGL

PROC FEO MARTIALIS

ET

-ALEXANDER- SE R
;

Sul terzo

sul quarto tubo ripetuta la


nell'altro
il

medesima leggenda
...III.

ed inoltre in uno

aggiunto

il

numero V,

numero

Questa condottura discendeva

fino all'antico

piano della scala


il

e dello Stadio,

che

stato riconosciuto essere circa

mezzo metro

sotto

piano attuale.

quindi mani-

festo che nelle grandi rinnovazioni fatte


di

da Adriano
il

da Settimio Severo nello Stadio

Domiziano, ne fu notabilmente rialzato


Altre fistule acquarle col

livello.
il

nome

di

Domiziano,

quale distribu in questa parte


state quivi
e

del palazzo l'acqua Claudia derivante

dall'acquedotto Celimontano, sono

trovate in altri tempi. Portano per


di Euticho
;

nomi dei procuratori M. Arricinio Clemente


si

mentre quello di Epagato


(').

legge soltanto sopra un tubo trovato presso

piazza di Spagna
stessi

Una

sola iscrizione simile a quelle test rinvenute, e portante gli


e

nomi del procuratore Epagato

dei plumbarii Marziale ed Alessandro, trovasi del luogo onde


il

registrata nelle schede dell'Amati, senza veruna indicazione

tubo

proveniva

(-).

(')

Lanciarli, Silloge epigrafica aquario. \x 211-213, 231, n. 137.

(2)

0. e, p. 277,

n.

'iTe.

ROMA

95

dei

ROMA

Spianandosi poi
lato volto

il

terreno

in
la

prossimit

ruderi del palazzo Severiano, sul


dello

ad

oriente e dietro

grande

essedra

Stadio,

sono stati scoperti

avanzi di una casa privata del primo secolo, la quale sorgeva su quell'ultimo lembo
del Palatino.

Ne rimangono

soltanto alcune

parti delle

mura

laterizie,

ed un framIl

mento

di

pavimento a musaico finissimo, tutto bianco, con larga fascia nera.


m. 12 sotto
il

piano

di queste stanze trovasi circa

piano del palazzo


d'

di

Severo.

Fra

le terre

si

sono

racolti

alcuni frammenti

intonaco finissimo, di vivace

colore rosso, ed altri piccoli pezzi di colore giallo con liste rosse.

Area
ritrovata,

del
fra

Policlnico.
la
terra,

Sistemandosi

la strada d'accesso

al

Policlinico,

si

a poca distanza dalle

mura

della citt, una piccola base marsuperiore.

morea, alta m. 0,34

0,18

0,22, mancante della parte


alle

Sulla fronte vi

sono scolpite in altorilievo due figure, in mezzo


assai danneggiate.

quali im tripode. Esse sono

Nei due
palma.

lati

sono egualmente scolpite due Vittorie alate che recano

un grande ramo

di

Fu pure
bigio, alto

recuperato nello stesso luogo un rocchio di colonnina


e

tortile,

di

marmo

m. 0,60

del diametro di m. 0,10.

Alveo del Tevere.

Per

gli

sterri

che

si

eseguiscono

sulla

riva destra del

Tevere, nel sito appellato Montesecco, e sulla riva sinistra


Milvio, .sono stati recuperati questi oggetti:

in prossimit

del ponte

Marmo. Piede

sinistro di statua,

appena

abbozzato, lungo m. 0,22, rotto in due pezzi.

5/^0 ^o. Uncino, lungo


fibula,

m. 0,15. Tre

piccoli frammenti, forse di vaso, assai consunti.

Una

mancante dell'ardiglione.
intieri
e'

Quattordici monete diverse.


vati.

Vetro.

Due

piccoli balsamari,

ben.

conser-

Terracotta. Grande

lucerna

rotonda,

mancante del becco, con un tridente

rilevato nel fondo. Altra rotonda, col bollo a lettere incavate e rozze:

FORTIS. Altra
grezze,

pi piccola, di terra gialla, col bollo a lettere rilevate


di

FORTIS. Due lucerne

forma

ellittica,

con largo becco. Altra piccola bilione, con cerchietti impressi sul
col sigillo 'c

piatto.
tina,

Manico d'anfora

ANTOl!^

QvJt

|.

Frammento

di ciotola are-

con testine e meandri nell'orlo superiore. Vasetto grezzo, alto m. 0,05, diam. m. 0,035.

Osso. Spillo, in due pezzi, rotto alla punta, lungo

m. 0,18.
6. Gatti.

Via Ostiense.
eseguendosi uno
cassa
rata.
fittile,

Ad

occidente del nuovo quadriportico della basilica di

s.

Paolo,

sterro

per

una

fogna,

si

rinvenne,

m. 1,70

di
e

profondit, una

lunga m. 1,95, larga m.

0,4i_!,

senza ornati di sorta,

rozzamente lavola

Era chiusa da due tegoloni bipedali

da due tegole battentate, spezzate per

pressione delle terra sovrapposta, e non recavano bolli figuli. Neil' interno della cassa
fu trovato
il

solo scheletro, che riconobbesi


fatti

di adulto.

La

cassa era

posta

obliqua-

mente

tra

due muri

con

scaglie di tufo e calce, spettanti ad una

camera che

probabilmente
11
lire

doveva contenere altre sepolture.

seppellimento

di et tarda,

precisamente del tempo in cui

si

us seppel-

intorno o nelle vicinanze delle basiliche.

L. Borsari.

PALESTRINA, TERRACINA

96

REGIONE

I.

Regione
XI.

(LATIUM ET CAMPANIA).
Di una
iscrizione onoraria a Traiano.
citt,

PALESTRINA.

Nel terreno Galeazzi sull'entrata della


si

in contrada
il

s.

Rocco, nell'area ove

estendeva la parte superiore dell'antico Foro di Preneste,

giorno i5 dello scorso febcilindrica.

braio fu dissotterrata una base di statua del


plinto
il

marmorea

di

forma

Ha

nel vivo

diam. di m. 0,69. ed

alta in tutto

m. 1,20. Vi
al

incisa

l'iscrizione

seguente, che ho trascritta dal calco cartaceo

mandato

Ministero dall'ispettore sig.

V. Cicerchia:

IMPCAESARIDIVINERVAE-F

NERVAE-TRAIANOAVGVST GERMANICO-PONTIF -M AX TRIB POTESTATCOSIIIIPP


DECVRIONES-POPVLVSQVE
Le
nistra,

lettere
in

del

primo verso sono alte

mm. 50

quelle dell'ultimo ram. 32

a si-

lettere alte

mm.

22,

si

legge

DEDICATA xml K OCT CLAVDIO ATTALO MAM!LIANO_ SABIDIO SABINO IT. VIR T

TI

Di questa iscrizione mandarono apografi


tore sopra ricordato sig. Cicerchia.

l'architetto sig. D. Marchetti e

l'ispet-

Ambedue
il

notarono che

il titolo

onorario

ci

riporta

all'anno 101 dell'era nuova, e che

giorno 18 di settembre, in cui la statua a Tra-

iano fu inaugurata, era

il

giorno natalizio di quell'imperatore.


si

L'ispettore aggiunse che vicino alla base

rinvenne un rocchio di colonna sca-

nalata di

marmo

bigio,

dell'altezza di poco pi di

un metro.
F.

Barnabei.

XII.

TERRACINA.
s.

Del tempio
la
citt.

di Giove Anx/ire, scoperto sulla vetta

di Moite

Angelo, presso

Poche
di

scarse notizie ci tramandarono gli antichi intorno


i

al celebre

santuario

Giove Anxure. Livio (XXVIII, 11), enumerando

prodigi avvenuti nell'anno


sul

548

della citt al
di

tempo della seconda guerra punica, ricorda un fulmine caduto


(');

tempio

Giove a Terracina
in

poco dopo (XL, 45) narra di

altri

fulmini che nell'anno


i

575 caddero
pure
il

vari luoghi del Lazio, recando danno ai templi, tra


(-).

quali ricordato

nostro di Giove Terracinese


In civitate tanto discrimine belli

(')

sollicita... milita

prodigia

nuntiabantur:

Tarracinae

lovis aedem... de caelo tactam.


(^)

cadem tempestai

et in

CapitoUo aliquot signa jrostravit ftdminibusque romplura loca

deformavit, aedem lovis Tarracinae...

REGIONE

I.

97

TERRACINA

Virgilio (Aeu. VII, 799)

enumorando

popoli che preparavansi a combattere con

Turno, ricorda quelli che

sacrum
Utili

Namicl
Aikcitrus arvis

araat Rutulosq>(,e exerconl vomere eoUes


Jiipjiitu'

Circaeumque iugum, quis


praosidet.
.
. .

Tale menziono
role di

iia

mafjyjiore

importanza per l'antica


il

topo,t(ratia,

poich dalle paristretto

Virgilio ben intendesi che

culto di Giove

Auxure non era

alla sula

citt di Terracina,

ma

estendevasi anche alle terre circostanti; la qual cosa conil

fermata anche da Servio. Sappiamo inoltre da questo passo che


sorgere sulla cima di un monte, essendo visibile da tutto
il

santuario doveva

territorio circostante,

da

Ardea

cio, presso cui scorreva


il

il

Numicio, sino alle terre situate alle falde del Circeo.


fosse

Che

sotto

titolo di

Anxirr od Anxnrus
il

adorato Giove bambino, sappiamo per


i

mezzo

dello stesso Servio,

quale nel passo ora citato, commentando

versi di

Vir-

gilio, scrive:

circa uinc tractiim

Campaaiac colebatur

ptier JiippUer, qui

A/wurus

dicebatur, quasi livu ^vqov.

Ma, per quanto

preziosi, nulla ci dicono questi ricordi classici intorno al luogo


il

preciso in cui presso Terracina


fonti archeologiche.

tempio fosse stato


il

edificato.

giova ricorrere alle

stato pi volte citato

denaro della gente Vibia, in cui vedesi


recante
il

rappresentata una divinit giovane,


lo scettro, nell'altra la patera,
e

assisa, con testa coronata,

in

una mano documento


da
Servio,

con la leggenda
ci

lOVI

AXVR
la

('),

quale
dataci

che pure ha per noi grande valore, perch


cio

conferma

notizia

che sotto
di

il

titolo

di

Aaxur

fosse adorato

Giove fanciullo, nulla

aggiunge

per

la questione

architettura e di topografa.
si

Poco
tempio
si

nulla

occuparono del tema

gli scrittori
i

moderni,

quali ricordando questo

limitarono per lo pi a riportare

passi di Livio e di Virgilio, senza dir

nulla intorno alla sua ubicazione.


Soltanto
dei classici,
il

Contatore, meglio di ogui altro avendo interpretato le scarse notizie


sacrario
-

scrisse che questo celebre


viilijo

dov
s.

sorgere

sapr apicem montis


sulla cui
il

Terraciiiensi urbi immiaentis,

il

Moiile

Angeto

sommit pose

anche l'arce della citt volsco-romana

(-).

dell'arce, secondo

Contatore, facevano

anche parte quelle arcuazioni che tuttod veggonsi sul


servito da specola per osservare da lungi le

detto

monte, quasi avessero


(^).

mosse dei nemici

Del medesimo avviso

fu

lo

Smith,

il

quale parlando di questo tempio di Giove

presso Terracina non esit a dire che molto probabilmente esso sorgesse ncH'aeropoli

dove erano ancora

visibili gli avanzi

delle sue

mura

le

sostruzioni

{ ').

(1)

Cf.
D'-

Eckhel
hist.
cit.

I,

p.

100; Cohen Med. Cona.


p.

p.

33;,

n.

19: F.ibrrtti Gloss.

[tal.

(-)
('')

Terracin.
p.

307,

se.ir.

Op.

310.

(')

Dirt. uf Grei'k

ami llotimn

ijcogrrr/ili/,

II,

/'.

1104.

TERRACINA

il

98

REGIONE

I.

Cos la pens anche


patrie
(').

sig.

Salvatore Vinditti, zelante ricercatore delle memorie

Ma
s.

in

generale, per quanto


altri
si

concerne

questi antichi avanzi esistenti sul


;

Monte

Angelo, gli

tennero alla tradizione locale


i

cos fece lo stesso eh.

De La

Blanchre, a cui dobbiamo


tichit terracinesi.

migliori studi,

fatti in questi

ultimi tempi, sopra le an-

Secondo
di

il

eh. autore (-) anche le grandi arcuazioni sono le rovine di


e

una caserma,

un praetorium Tieodorici.

coeve, giudicando dalle particolarit tecniche della

struttura, alla cinta fortificata che dal vertice del colle discende sin presso la citt,

cinta che l'autore

denomina moenia aevi barbarici, pur riconoscendo una eostruzione


{^).

pi diligente e perfetta nelle arcuazioni

Escluso pertanto
eh.

l'

intero

monte

s.

Angelo dal perimetro dell'antica Anxur,

il

De La Blanchre pone
il

l'arce in quella piccola elevazione, a

nord di Terracina, sulla


del tempio di

quale sorge ora


(^iove (0.

castello medioevale,

ed

ivi

stabilisce

pure la sede

veramente, se non pu
e

farglisi

colpa di avere prescelta questa localit per la


inesplicabile
le

sede dell'acropoli

del

tempio,
s.

resta

come mai

riferisse
il

a cos tarda

et le costruzioni di

monte

Angelo,

quali presentano subito

carattere di coil

struzione romana, di opera incerta, dei tempi migliori.

tale infatti fu

giudizio

che

me

ne formai, pur non sapendo quale attribuzione dare a questi avanzi, allorch
localit

visitai la

per la prima volta, nel giugno del 1891, unitamente al eh. archi-

tetto sig.

Giacomo Boni.

Le

recenti ed importanti scoperte che

mi accingo a descrivere ebbero

origine da

opere che se non possono dirsi fortuite, certo non erano dirette alla indagine archeologica.

Perocch, nel passato marzo, un tal Luigi Antonio Capponi, ritenendo che sulla
colle

sommit del
catovisi,

dovesse celarsi una

somma
e

di denaro

d'oro,

clandestinamente
('')
;

re-

cominci a scavare una buca, lunga

larga 2 metri circa

e giunto alla

profondit di m. 2,50, incontr una muratura in calcare del luogo,


cornice di ottimo stile.

con

soprapposta

Avendo

di l a breve

tempo avuta occasione


lo

il

sig.

Pio Capponi di recarsi sul

Monte

s.

Angelo, esaminato

scavo, e colpito dalla presenza di quella base scornial

ciata, riconobbe

che essa apparteneva

basamento

di

un tempio, anzi

al

tempio di

Giove Anxiu-e, che secondo l'opinione da


(')
C'fr.

lui varie volte manifestata,

sorgeva su quelin

Monografia della basilica cattedrale, gi antichissimo tempio di Apollo


p.
5.
.34,

Terracina,

Foligno, 1885,
()

Terracine. Essai d' histoire locale. Fascio.


et

della Bibliothcque des

Ecoles Franraises

d'Athnes
(')

de Rome.
cit.
e.

Op.
Op.

IX, pagg. 162-171

pi.
s.

II.

.\uche
"

il

Westphal {Guida per


fortificato

la

campagna

di

Roma,

p. 22)

designa
(4)
(^)

le costruzioni di
pi. II, n.
7.

Monte

Angelo

un campo

del re Teodorico ".

cit.

Tolgo questi particolari da una corrispondenza del

sig.

ispettore degli scavi, ing. Filippo


inoltre

Liberati, edita nel periodico

Arte
prof,

e Storia, 1894, n. 8.

Debbo

rammentare
inserito

che di questi
nel

scavi

diede contezza

il

eh.

comra. Francesco Azzurri, in un

articolo

giornale

l'Italie,

REGIONE

I.

U'J

egli additare
l

TERRACINA

l'altura.

Ed

in

conferma della detta

tesi toi}ografica pot

anclie alcuni

avanzi di pavimento a musaico, rimessi a luce

vicino.

Pigliando molto interesse a questa importante scoperta, e secondando le premm-e


di

vari egregi cittadini, ed in particolar

modo

del predetto sig. Pio Capponi,


atto

il

Mu-

nicipio di Terracina, proprietario dell'area, con nobile

mise a disposizione del

Fio.

1.

Capponi una

somma

per cominciare l'esplorazione di quel luogo.

In breve gli

scavi

fecero riconoscere,

a non

grande profondit,

l'intera pianta di

un tempio

di

forma
19,7U.

rettangolare, orientato da nord a sud, della lunghezza complessiva di m. 38,50

maggiore intelligenza qui se ne aggiunge


2
.

la pianta (fig.
sig.

1) con le relative sezioni

(lig.

3) secondo

rilievi trasmessi al

Ministero dal

ispettore ing. P. Liberati.

TERRACINA

lunga m. 14,10; larga


il

100

La

cella,

in.

13,60, con ingresso largo

in.

4,98, costruita

ad opera incerta, come tutto

resto del tempio, era esternamente decorata con

mezze

colonne aderenti alle pareti, e costruite pure ad opera incerta, salvo la parte inferiore

formata con un mezzo tamburo di travertino. Si scoprirono alcuni di questi semicilindri

0r,7:>.!,,rQ

ffl sul

FiG.

2.

(Sezione trasversale

P Q

R)

di travertino, e parecchi blocchi della fabbrica sui quali risalta la parte superiore di
tali

semicolonne. Rimangono

al

loro

posto

lungo

le

pareti

della

cella

blocchi

squadrati di travertino sui quali le mezze colonne venivano a posare. Dal loro numero

sappiamo che
lato di fondo.

le

mezze cplouno erano

sei

su ciascuno dei lati lunghi,

quattro sul

FiG.

3.

(Sezione longitudinale

0)

Nel centro

di questo lato, nel in


laterizi,
si

punto segnato in pianta con la lettera


con
zoccolo cornice
(fig. 4).

(fig. 1),

rimane un basamento

gola

rovescia,

come vedesi
la statua

nella figura che qui appresso della


divinit.

aggiunge

Era destinato a sostenere

REGIONE

I.

101

TERRACINA

Il

pavimento

di

musaico bianco a

tasselli

di

calcare, contornato

da una fascia

scura a tesselli di ardesia.


Il

pronao lungo m.

12,80 mostra sul prospetto

resti

della gradinata. Era deil

corato con grandi colonne scanalate e con capitelli di stile corinzio,


col cosi detto alabastro dello cave del Circeo.

tutto formato

Delle colonne

si

scopr

un tamburo,

che ha
telli,

il

diametro di m. 0,92

si

raccolsero molti frammenti dei fogliami dei capi-

eseguiti con magistero che ci riporta ai primi

tempi dell'impero.
orientale,

Lo

stilobate, assai

bene

conservato

lungo

il

lato

fatto con grossi


il

blocchi di calcare con cornice, listello, guscio e gola rovescia, secondo

motivo che

qui rappresentato

(fg.

5).

OM

Ed anche
i

questa parte, per la eleganza con cui tu condotta, va attribuita all'et


il

tra la fine della repubblica ed

principio dell'impero. All'et

medesima

ci

riportano

bolli impressi su tegoli e sugli embrici che si raccolsero nello scavo.

Alcuni, con lievi


noti,
e Il

differenze
citato.

nella

disposizione

delle

parole,

offrono

bolli

gi

del

tempo sopra

primo, impresso in un pezzo di embrice reca

EVPOR
I
I

DOMITI L VPI-

Ripete con diversa distribuzione la leggenda del bollo


nell'agro di Velletri (C. I. L.
Il secondo,

di

una tegola scoperta

X
in

8043, 55).

pure impresso

un embrice, presenta:

Ripete,

pure

con

distribuzione

diversa,

il

bollo di

una tegola scoperta presso

TERRACINA

(ib.

l02

REGIONE

I.

Sermoneta

8043, 56).
(ib.

Il

nome

solo di questo servo figulo apparisce in

una

te-

gola rinvenuta a Fondi


Il
il

8043, 72).
il

terzo,

pure su embrice porta


di

nome

dello stesso padrone L.


si

Domizio Lupo ed

nome

di

un servo Felix,

cui nessun altro bollo finora

conosceva.

L-

Domiti
I

L V P
In un frammento di tegole leggasi
il

bollo inedito:

IZLI
che va attribuito alla
fine

della repubblica.
si

Ad
Il

et pi

antica,

probabilmente

devono

attribuire alcime teste di leone,

pure di alabastro del Circeo, adoperate per la grondaia.

tempio fu devastato da un incendio

che lo

distrusse

completamente,
orientale.

calci-

nando perfino alcuni dei grossi blocchi del basamento, della parte

Dovunque

manifesta la violenta

azione

del fuoco, ed un potente

strato di ceneri e carboni

ricopre le rovine.

questo aggiungasi l'opera diretta dell'uomo, che infranse in miil

nuti pezzi le statue che adornavano


rati

santuario, di guisa che non sono stati recupe-

che frammenti di piedi e di mani, ed


il

informi

avanzi di teste, suflicienti per

a far riconoscere

corretto disegno ed

il

gusto con cui le statue erano state condotte.


quali

la

mancanza

delle

colonne, delle

un

solo

tambm-o

fu

rinvenuto,
l'edifizio,

e se

di tanti altri

frammenti

architettonici, induce a credere, che

distrutto

ne dispersero gli avanzi precipitandoli pei borri e

pei

rocciosi

greppi

del

monte.

Alla reazione cristiana devesi certamente quest' ultima rovina dell'insigne tempio, avvenuta, secondo ogni probabilit, dopo
il

420

di Cristo,

dopo cio che fu promulgata da

Teodosio lu costituzione perla distruzione dei templi pagani {Cod. Theod. XVI, 10, 25).

Lungo

il

fianco orientale del

monmuento,

tra gli strati di

cenere,

si

recuper,

una notevole quantit


fiamme

di oggetti votivi, di piombo,

risparmiati dal fuoco

per esser

forse stati protetti dai materiali caduti dall'edifizio,


alle
si

mentre

altri oggetti simili esposti

erano

fusi.

Vi

si

trovarono inoltre due piccole colombe di pasta vitrea;


di

globetti vitrei per collana;

un amo da pesca
piccole

rame ed alcune
di

cerniere per mobili.


di

Vi

si

raccolsero pure

due

basi

marmoree

donarii

forma quadrata,
i

destinate a reggere una statuetta che vi era infissa,


nella faccia superiore.

come dimostrano

fori praticati

La prima

di metri 0,04

0,05, reca inciso in piccole lettere:

DEXTER
VENERI
opseoveinTi

UMDON

REGIONE

I.

103

TERRACINA

L'appellativo di obsequeiis dato a Venere ricorre soltanto in

un

titolo
/.

votivo

rinvenuto presso

s.

Polo dei Cavalieri, edito sull'apografo del Viola (C.


il

L.,

XIV,

3569) quantunque

compilatore

lo

abbia creduto sospetto.


accogliersi
falsa

Parimenti credo che


tra
le
I.

dopo

il

rinvenimento della nostra base, debba


scrittura,

vere,
Z.,

sebbene

di

scorretta

l'epigrafe

terracinesc

reputata

{C.

855*).

ad venere opsequente La seconda


a
di

m. 0,U7

0,05, reca a piccole lettere, imitanti quasi la scrittura

pennello

CARPINATIA FORTVNATAVENERI-V-S-LM
Queste
iscrizioni

provano

come

anche Venere avesse un sacello

nel

maggior

tempio terracinese.
In un frammento di lastrone marmoreo,
calcinato restano,
soltanto
le

lettere

Lungo
cingeva, fu

lo

stesso Iato del tempio, al di l del

muro
agli

di opera incerta che lo re-

trovata una buca di forma quadrata, segnata in pianta colla lettera D.


delle favisse,
in

Fu probabilmente una
mente accennati,
si

cui,

oltre
di

ex volo
di

in

piombo superiorpiombo, listata di

rinvennero gli avanzi

una

cassettina

rame

tutta deformata dal fuoco.


vi
si

Poche monete

recuperarono.

Una

di

esse spetta ad Augusto, ed ha


I.

il

nome

del triumviro monetale C.

Plozio Kufo (Cohen


Si trovarono

p.

95

n.

452)
altre

una

di

Faustina
bronzo

minore, ed una di Marco Aurelio.


irriconoscibili per l'ossido.

pure

due

monete

di

Una

singolare e curiosa costruzione apparve, col procedere dello scavo, a levante


nel punto segnato in pianta colla lettera C.

del tempio, ed a breve distanza,

Consiste in quattro muri, dell'altezza di m. (J,75 circa, di opera incerta, formanti

un rettangolo di m. 6,90

6,00, coi lati non paralleli all'asse del tempio. In tale

costruzione incluso uno scoglio naturale, superiormente forato nel punto corrispon-

dente al centro del rettangolo.

Da

scandagli

fatti si

riconosciuto,
7,

che sotto

lo scoglio

apresi una piccola caverna, ora profonda poco pi di m.


di cunicolo di altra
foro,

comunicante
dalla

per mezzo
d'aria

apertura, coU'esterno,
far

come

provato

corrente

che esce dal

sufficiente a

sollevare le paglie e le fronde

che

si

volessero

introdurre nella cavit.

Certamente

questo

un antro per

le sorti, o il

luogo pei responsi dell'oracolo

(').

(')

Litcressaiite per l'antica tii]ini;rafia di Trrracina

una

i)ianta

della citt

dei

suoi
il

din-

torni, rilevata nel

1781 dall'in^. Gaetano Astulfi. nella qu.alc vedasi disegnato

non solo

tempio

TERRACINA

104

il

REGIONE

I.

N crediamo

di errare attribuendo l'origine di questa singolare costruzione

ad un

fulmino caduto in questa parto del monte per cui


strato la sua potenza, divenne
Infatti quella sacra roccia

sasso, su cui

Giove aveva mo-

un sacro bidental,
solo

quindi fu coperto e chiuso ai profani.


entro
la

non

rimase

nascosta

precinzione

tuttora

esistente,

ma

ancora fu ricoperta da piccola tettoia sorretta da colonnine laterizie, di

ordine ionico, delle quali,


dissepolti.

come pure

dei capitelli di travertino, vari frammenti furono

Trovato
buite,

il

tempio, fu facil cosa


al
e

il

riconoscere nelle sottostanti arenazioni, attri-

come dicemmo

lyraetorimn

Theodorici, la grande sostruzione che per una

lunghezza di m. 62
fu eretto
il

per m. 24 nel lato occidentale, sorregge la platea al cui centro

santuario,

come vedesi

nella figura che qui si aggiunge (tg. 6).

^S<-^^'

FiG.

6.

Trattasi di lavoro colossale ed imponente, se

si

considera che la platea fu ottele

nuta con

lo

scalpellare
il

molta parte delle roccie del monte,


e quasi lo recingono e

quali

ergonsi

quasi

a picco dietro

tempio
si

difendono.

Ed

affinch ne dal tempio

n dall'area sacra
tico,

vedesse l'asprezza del luogo, fu innalzato dietro la cella un porI

nel punto segnato in pianta con la lettera

(fig.

1).

Era anch'esso costruito con opera

incerta,

rivestito d'intonaco
rilevasi

dipinto a colori
;

giallo e rosso, con colonne di stile corinzio,


e vi si

come

da pochi frammenti raccolti

ascendeva per quattro gradini.

Tutta la platea, come bene pu osservarsi dalla pianta di insieme,


irregolare, secondo che le difficili condizioni

di

forma

del sito
1
l,

richiedevano. L'acqua
di

piovana
pel
cui

veniva raccolta in due grandi cisterne

(fig.

II)

forma rettangolare,

lato meridionale, a risparmio di costruzione, si seppe trajTe partito dal

grande muro

interno della sostruzione.

L'asse del tempio non normale con la fronte della sostruzione, e ci


rale,

natu-

ove

si

consideri che

il

tempio

orientato,

mentre

la sostruzione

segue la forma

del monte.

ma

anche

la

costruzione ora descritta. Questa pianta conservasi presso


il

l'ufficio

tecnico della bonifica


il

pontina, e fu indicata al Ministero dal sig. ing. Filippo Liberati,

quale invi anche

lucido delle

antiche costruzioni di Monte S. Angelo.

KEGIUXIC

I.

1(15

il

TEKRACINA

La comunii'azione
gran parte meiliante

tra la platea dui

tuinpio ed
pin-

ripiano sottostante, formato in


di

le sostruzioni,

avveniva

mezzo

una scala

(tig.

B), scoperta

presso l'ultima arcata del fianco occidentale della sostruzione predetta.

Da

queste sostruzioni, nel punto segnato in pianta con la lettera


sorti.

/',

si

penetra

in un'altra grotta usata anch'essa per le

Potrebbesi forse domandare per quale ragione gli antichi non eressero
pili

il

tempio

verso la

sommit

del monte, risparmiando

cos'i

l'enorme lavoro e della platea e


che nel punto
prescelto dagli

delle sostruzioni.
antichi, a circa

La

risposta

f facile,

se

si

osservi
il

200 metri

sul livello

del maro,

tempio era visibile

da lungi, a

partire da Fondi e da Gaeta


inoltre

verso oriente, e da Anzio e da

Ardea verso occidente:


se
fosse stato
eretto,
edifi-

dominava

la citt,

alla quale sarebbe rimasto invisibile


altro

cato sul culmino dell'altura. In qualunque

punto fosse stato

la

veduta

non sarebbe stata cos estesa, ed


e dalle rupi.

il

santuario sarebbe stato occultato dalle scogliere


ci

Ed

questa ampia veduta che

d l'argomento principale per riconoscere


il

nel tempio ora scoperto quello di Giove Anxnre, poich solo da questo punto poteva

nume dominare, come


Numieio,
Il
i

ci

attestato
1

dai

versi

di

Virgilio,

il

territorio

bagnato dal

colli

dei Rutuli, ed

giuochi del Circeo.


cui
si

tempio
che
(fig.

era

difeso dall'arce,
ci

accedeva per una rampa tagliata nel vivo


riconoscere nella parte nord-ovest
della

sasso,

gli
1,

ultimi scavi
/.).

hanno

fatto

platea

Delle fortificazioni dell'arce rimangono non pochi avanzi, dei quali


il

sarebbe fuori luogo ora discorrere, collegati alla grande cinta turrita che protegge

monte lungo

il

versante nord nord-ovest.

La

struttura

ad opus incertum, identica a

quella dei muri del tempio e delle sostruzioni, identica anche a quella delle tombe che

fiancheggiano l'Appia primitiva, alle falde di Monte

s.

Angelo, esclude assolutamente


e

che

la

cinta

fortificata sia opera dei

tempi barbari

l'appellazione di

moenia aeoi

barbarici, come l'altra di palatinin

Tlwodorici, dovr ora bandirsi per sempre.


Aii.var
ci

Non

improbabile che
ed

il

nome

rappresenti

la

divinit

originaria
di

adorata dai Volsci,


altre divinit locali.

immedesimata

poi nel concetto di Giove,

come avvenne

Vuol dire che questa divinit primitiva aveva carattere sommail

mente giovanile, donde


Ci

culto di Giove fanciullo, o Aitnir


:

come sappiamo da

Servio.

confermato dalla base con iscrizione


Hai., Antuerpiae
(6'.

lori

jiiicro,

che lo Schotto attesta di aver


p.
1).

veduto a Terracina {Ilin.


fu

MDGXXV,
L. X, 918*,

577),

la

quale iscrizione

annoverata tra

le

false o sospette

/.

Ci maggiormente confermato dagli oggetti votivi, che sopra abbiamo ricordati,


e

che sono veri giocattoli {crcpiaidia). Questi oggetti rarissimi, dei


i

quali

sono

qui

raffigurati

tipi principali,

sono tutti di piombo, ed ottenuti mediante la fusione del


si

piombo

in stampiglie

come

usa fare anche adesso per molti balocchi.


e
il

Kappresentano mobili per l'arredo di una camera, piatti ed utensili da tavola


da cucina;
il

tutto nello

stile

che fu in voga tra

il

finire

della

repubblica ed

principio dell'impero, che appunto l'et a cui la costruzione ora scoperta o le ul-

time rifazioni del tempio

si

devono
(fig.

riferire.

Abbiamo una
leonine,

ie/sa

Iripes
di

7)
e

alt.

mm. 33
In-ouzo.

coi

trapezofori a testa e

zampe

come negli

originali

marmo

di

Il

TERRACINA

(H)

REGIONE

I.

Viene poi una colicdra supina

alt.

min. 34 che

li.i

la

forma dello nostro pol-

trone (ib.); nella quale sul prospetto del sedilo rilevato nn fe.toucino, in
cui una patera; e nella spalliera la testa di un fanciullo.
rilevata nella parte

mezzo a

Un'altra testa giovanile

opposta della spalliera medesima.

Fi.;.

7.

Segue una specie


ossia

di

scamniim, se pure non debbasi definirlo un piccolo uiacus.


piedi, con sbarre (ib.), alt.
le

una tavola rettangolare a quattro


il

mm.
mano

19, destinata

a simulare la credenza, od

repositorium per

vivande che a

mano

do-

vevano essere apposte.

Quindi una base cilindrica con scanalature,

chiusa

superior(ib.),

mente con un disco

di

maggiore diametro, ornato nella superfcie con un rosone

alt.

mm.

18.

Probabilmente era destinata essa pure a servire da


l'ufficio

repositorium. od a fare
di

della tavola conosciuta col


o nel
e

nome

delphica, su cui,
il

come TiW'abacus,
che
il

repositorium ordi-

nario, si disponeva

vasellame pei cibi


arnese,
cio

per le bevande.
fa

N manca un
degli aecessorii

altro

pure

parte

integrale

per la tavola,

candelabro.

Se

non

che

non abbiamo un candelabro nel


ossia

pi

stretto senso della parola,


la nota iscrizione:

un ceriolare
G.
f.

ceriolarium

(cfr.

De-

cimia

Candid. sacer{dos) M{atris) D{eum) delficam cum

laribus et ceriolariis n{umero)


Fu;
s,

XXXV1;

Orelli n. 2505),

ma

un

i:i

candelabrum nel

significato

ordinario di lyclmuchum,
consistente in

cio

un

lucernario della forma pi semplice


sostiene

un'asta che

un largo piatto, sopra

il

quale poteva essere posata una lucerna, probabil-

mente

di

quelle grandi a pi becchi [ttoXvijvoc).

REGIONE

1.

(ib.).

1()7

di

TERRACINA

Finalmente a compimento del servizio


si

tavola

abbiamo

il

pwr

dapifcr, che

avanza con im ferculum

noto che secondo

il

costume antico non


si

si

siedeva a tavola con le vestimenta

la calzatura ordinaria,

ma

indossava la veslis cenatoria, e vi erano

anche san-

Fi.;,

11.

1:1

Fi,;,

fi.

1:1

dali speciali {so/coc).

Cosi veiliauio dipinte

le

pianelle accanto ad un servo,

forse

il

servus a pedibus, in una pittura murale rappresentante scene di triclinio, scoperta in

una casa presso

il

Palatino {Notizie 1892,

p.

47).

Quindi, acci nulla mancasse al


(tig.

nostro corredo, furono aggiunte anche le pianelle convivali

8).

Non

saprei se al vestito per la cena

si

riferiscano

anche

gli oggetti

rappresen-

4_

y-:

*^^^3^^^

FiG. li.

1:1

Fi.;,

l:;.

1:1

tati

nella

tig.

'J,

lU,

11.

Certo

che

due primi

debbuuo considerarsi come

tibule,

essendovi rappresentato l'ardiglione; e non


tura avesse servito
il

improbabile che per fermaglio di cin-

terzo,

che non

ci

pervenuto nella sua integrit.


con le vivande.

Seguono

piatti pel servizio della tavola ed alcuni rappresentati

Abbiamo

anzi

tutto

una piscium paliia

(tig.

12), ove si

veggono

rilevati

due pesci,

probabilmente due

triglie

{ikUus ba'nitm).

TfiRRACINA

108

(tg.

Segue un'altra pallila ove un pesce solo


rappresentanza di cibo
nel
(fig.

13); poi un'altra senza alcuna


e

14), ornata in giro

da una fascia a piccole baccellature

mezzo da una

stella.

Un'altra scodella ornata con un solo giro di baccellature,

Fig. 11.

i:i

ed anch'essa

vuota

(fig.

15).

Un'altra, assai elegante, in forma di conchiglia, forse


(fig.

per simulare la conca salis puri

IG).

Un'altra scodella con l'orlo ottagonale, po-

trebbe meglio definirsi un catino

(fig.

17). Tutti questi piatti

hanno due anse,

se

si

eccettua quello in forma di conchiglia che ha un'ansa soltanto.

REGIONE

I.

hi;t

gli

TERRACINA

Credo potersi ascrivere questi utensili a quelli che

antichi designavano col


(fig.

nome

di lances,

usati talvolta anche per fnittiere.


(LTlp.

Le due ultime
2,

19, 20) possono

ben corrispondere alle lances quadratuc

Dig. 34,

19).

Parimenti alla mensa appartengono


manico, e
dift'erenti

Avlg jiatcrae (fig. 21,

22) ciascuna col proprio

tra loro solo nell'ornato,

l'una avendo nel fondo solo cerchi con-

centrici, l'altra

un rosone.

Fig. 17.

:l

Fig. IS.

;I

Pei vasi da bere possiamo citare solo un'oinochoe, di fonila certo non elegante,
e

che se fosse stata fratturata nell'estremit


(tig.

avremmo creduto die


((/fi//c///a)

rappresentasse un

elmo

23).
di

Degli utensili

cucina

abbiamo una graticola


con
laiiiiiietta

lunga

mm. 125
mancante

compreso
(fig.

il

manico,

formata

di

rame una
il

delle

quali

24). Essendo molto adoperato per arrostire


piii

pesce, quest'utensile doveva essere

uno dei

comuui nella cucina

di

un paese marittimo, quale

Terracina.

Fig. Ui.

1:1

Ho

detto che (juesti oggettini sono rarissimi, n vi ha bisogno di aggiungere argoci,

menti per confermare

bastando ripensare

al culto di

Giove a cui

si

riferiscono ed

alla tesi topografica e storica

che per mezzo di essi

pienamente

risoluta.
fatto osservare

Ma
il

quantunque rarissimi non potrebbero


Pigorini,

dirsi unici,

come mi ha
clie
si

eh.

prof.

a cui
e

devo la notizia di oggetti simili


che furono rinvenuti nella tomba

conservano nel
fanciulla.

Museo
la

di

Reggio Emilia,

di

una

Con
ispet-

notizia avuta dal prof.

Pigorini, e con alcune dilucidazioni

datemi

dal

r.

tore

degli scavi

prof.

Xaborre

(Campanini,

ho

potuto leggere

quanto riguarda tale

TERRACINA

Nota del compianto


scritta il

no

AHI
e

REGIONE

I.

scoperta, cio la

Chierici, intitolata

Ragguagli di uno scavo

a Brescello,

19 settembre del 1863, ed inserita negli


le

Memorie
^ol. I,

delle

RR.
p.

Deimlazioni di Storia patria per


sg.

provimi? modenesi

parmensi
il

1864,

381

La tomba,

cos scrisse

il

Chierici, era intatta. Il fondo e

coperchio qua-

Yw..

-Jl.

I:l

drati si

formavano di un mattone

mezzo, ed intorno girava l'altezza di un mezzo


penetrata,
di
si

mattone. Dentro, fra la terra, eh' eravi


e

trov

un mucchietto
una

di ceneri

di ossa bruciate,

ima lucernetta pendula

terra nera e

serie di piccoli og-

getti di stagno che rappresentano mobilie e arnesi domestici spettanti particolarmente


alla

mensa ed
u

alla cucina.

Una mensa

rotonda a tre piedi.


;

Una

sedia che ha tutta

la

forma delle mo-

derne cattedre episcopali

nello schienale dinanzi disegnata


e un' altra

una

testa giovanile di
;

femmina,

dietro.

Due

piatti ovali

sul fondo di

uno ligurato un pesce.


cavi,
glia,

Altri due escar {lances) rotondi,

a due manichi.
se pure

Un

quinto piatto a foggia di conchilibazioni.

non

una coppa per


ed

Due urne
col col

di

forme diverse. Una lucerna a mano.


chio.

Una
di

cesta

coper-

Una

calderuola (lebes)

un secchietto

manico

arcuato mobile {siiula).


largo cerchio radiato

Un frammento
nimbo
ed

base rotonda.

Un

come
.

alcuni minori pezzi

lavorati sono avanzi di altri oggetti

che erano

consunti o

non
23.

si

poterono salvare

Sopra questa tomba era stata trovata l'iscrizione (C.


VI.

/.

L.

XI, 1029): d.

luliae GraplUdis vixil ami. xv, m.

ii,

d. xi. Q.
Il

Julius

Alexander

vi vir aug. mag. aug. bis et faccia Justina


i

alumnae karissimae.

che conferma che

resti

del rogo appartenevano ad una fanciulla, a cui per conseguenza bene convo-

REGIONE

[.

nivano quei

giuoealtili
del

siiniU

;x

qii'?Hi posti

por vo!o a Giove

l'aueiii!l<),

o<\

Aniure,

alouito siulalco

olle di

Ter.'ai-'na.

Fio. 21.

Dobbiamo
mosse
le

esser grati dell' iiiiportautu rinveuiuieiito al locale ilniiii-iiiiu che


e

pro-

indagini;

singolare elogio merita

il sig.
il

Pio Capi)oui, studioso

indefesso

ricercatore delle antichit della sua patria,

quale diresse gli scavi che a stagione

propizia saranno continuati.

XIII. P'JMPKI
1.

Crinrak deijli scavi redatto dai

-so iira>< tanti.


iiii;:.e

febbraio. Sono cominciati gli scavi ad est della casa detta delle
U''

d'ar-

gento. Si sistemarono anche le terre nella regione IX. isola

iinqiriameiite nel-

l'ultima casa, lato ovest.


Si eseguirono restauri
isola

nella regione

I,

isola

.5^

e nella

casa

n.

Iti,

regiime VII.

2\
Nell'anzidetta ultima casa, lato ovest, della regione IX, isola
(3=',

si

rinvenne:

Bronzo.
2-,5.
(.

Un

candelabro terminante a piedi leonini e foglie di edera,

alto

m. 1,817.

detto.

Continuano

la\ori.

come

sopra.

detto. Si eseguito
e

uno

scavo

straordinario

nella

regione V,

isola 2^, casa


in

n.

1.");

presso

il

triclinio si trovato:

Ferro.

Un

braciere ossidato ed

frammenti.

7.

detto. Sistemandosi lo stesso scavo, lasciato incompleto nei tempi passati, della lo. 11,

casa indicata coi numeri

sulla via Nolana, regione V,

isola
(),;;."i.

2\

si

rinvenne:

Ferro
gladio

e avorio.

Un
e

piede apparteuente
corroso,

ad

un

letto,

alto

m.
m.

ossidato

mancante della punta,

lungo

0,9(J.

Ferro.

n><go.

Un Un
2''.

cucchiaio

circolare,

lungo m. 0,112.
n. U,

Nello sgomberare un vano di fronte all'ingresso segnato


nella
rosso,

regione V, isola
verniciata

via

Nolana,

si

rinvenne:

Terracotta.

Lucerna

ad

un

lume,

di

con la rappresentanza di (liove, sedente, innanzi a cui


lungh. m. 0,142.

l'aquila ad ali spie-

gate,

Altra

lucerna

bilicne,

con la stessa

rappresentanza, rotta

TERRANOVA KATSANIA

IVI

nella parte posteriore,

lungh. m. 0,140. Altra a due becchi,

uuo dei quali

rotto,

con rappresentanza di armi gladiatorie, nel centro,

lunga m. 0,141.

Lucerna bilicne a Fernice nera, semicircolare, diam. m. 0,100. Altra a vernice nera,
monolicne, con manico ad anello.
Il

bordo

decorato

con

ovoli ed altre decorazioni.

Bromo. Una
conoscibile.

piccola conca, lesionata e mancante nel fondo, diam. m. 0,270.

Un

anello,
irri-

diam. m. 0,029. Altro simile, diam. m. 0,024.

Una moneta

di piccolo

modulo

8-12. detto. Continuano

lavori nelle mentovate localit

ma

non

si

ebbero rin-

venimenti.

Fu casualmente
il

raccolta:

Bronco.

Una

testina

ornamentale, mal con-

servata, alta m. 0,022.

13-14. Si sgombera
18,
li)

materiale esistente nell'atrio della casa segnata coi numeri


si

nella regione V, isola 2^, e


detto.

trov un'anfora con epigrafe.

1.5-27

Continuano

lavori di restauro, e di scavo, nelle accennate localit.


di lastra
:

28. Si rinvenne

un frammento

marmorea,

in quattro pezzi, alto

m.0,18,

largo m. 0,35, in cui rimangono le lettere

D AB SV

SARDINIA
XIV.
militare.
Nelle Notizie dello scorso gennaio
vertite
(p.

TERRANOVA TAUSANIA

/)/

un frammento di diploma
in-

31) per errore tipografico sono state


di

due linee nella pubblicazione del frammento

diploma militare,

trovato
i

Terranova Fausania.

Riproduciamo quel frammento


il

epigrafico,

aggiungendovi

facili

supplementi, che determinano spettare

monumento

all'et di Adriano.

Da un

lato:

imji.

caes.

iiervae

DIVI lraiaiii parthici f. wIepOS lyaianus hadrianus

divi aug.
p. p.

poni if. m
iis

UX

JKljb.

poi. ... cos

qui

mli^-^^^-'avriint

etc.

Dall'altro

dimiss is
^,r-iTj-s>-r^e

ho iiesta

quorum aomina subscripia S'VNT \V\sis tiberis posterisque eorum


CI VITAT|e/w dedtt
et

conubium cum uxorib^

QVAS -Tiunc
vis

habuissent

cum

est

civilas
etc.

data, aut si qui caelibes essent,

Cfr.
p.

specialmente
n.

il

diploma militare

di Adriano, dell'anno 129, edito nel C. I. L. Ili,

87.5.

32.

G. Gatti.

Roma

15 aprile 1894.

NOTIZIE DEGLI SCAVI


APR
Reuione XI
I.

I.

{rRAXSPADANA).
romana
?,coperta nel territorio del

LENTA.
di

Tonhn

di et

comune.

Ad un
a

chilometro circa, a sud di Lenta, a m. 10 dalla strada Vercelli-Gattiuara,


profondit, in uno scavo di ghiaia,
fu scoperta un'anfora,
di vetro,

m. 1,80

mancante del

collo.

Conteneva ossa combuste, due bottiglie quadrangolari

ed una grande
gi noto

lucerna di terra cotta, ornata di due mascherine, e col bollo figulo


in lucerne
ili

ATIMETI,
n.

Vercelli (cfr. Bruzza Tscr.

ani.
t.

oercell.

p.

227,

5; Leone in Atti

delta
in

Soc. di Arcti. e bette arti di

Torino

V,
Il,

p.
t.

ol7), e del Vercellese (Ferrer,

Miim. dell'Acc. dette Scienze

di Torino

s.

XLl,

p.

17(3,

u.

42). L'anfora
orlo

ed una bottiglia furono infrante; la lucerna


e raauico larghi
e

l'altra bottiglia, alta

m. 0,18, con

piatti e circoli

concentrici sul fondo

esterno, furono acquistate dal

diligente raccoglitore di antichit vercellesi, cav. Camillo

Leone,

alla 'cui

cortesia

debbo

la

notizia del rinvenimento.

Soppesi poi che alla suppellettile funeJjre delle medesime tombe apparteneva un
poculo di terra rossa, alto m. 0,085, diam. della bocca m. 0,08, con
le

lettere:

M
graffite nel fondo all'esterno:

ed anche questo poculo pass nella raccolta del cav. Leone.

H
Rekione viti {CISPADANA).
II.

Ferrer.

FIORENZUOLA D'ARDA.

Fondi

di

capanne dell'et neolitica

scoperti alla Palazzina d'Olza nel territorio di Fiorenzuola d' Arda.


In Olza, villa distesa lungo la sinistra dell'Arda, comune
zuola,
:3

parecchia di Fiorenstesso capo-

chilometri e mezzo inferiormente alla via Emilia, a nord dello


nella

luogo

media pianura del Piacentino,


Gazzola.

vi

ha un podere denominato

Palazzina

',

di propriet dell' Istituto


Il

fttabile

signor Virginio Gallini, distinto

agricoltore, visto che

un campo detto
sponda del
lo
tor-

Giarrone, posto a ovest della casa colonica e a

200 metri

circa dalla

FIORENZUOLA d'aRDA

114

REGIONE

Vili.

rente. era

molto

fertile

un

po' elevato sul livello


il

della propriet, pens di fare una

grande spianata e adoperare


venne molti avanzi di

terreno per concimare altre terre. In questo lavoro rin-

laterizi, del

che fui tosto avvertito per mezzo dell'egregio conte


dell' Istituto

Giuseppe Nasalli Rocca, presidente del Consiglio d'Amministrazione


zola,

Gaz-

ed

il

25 marzo

u.

s.

feci

una prima

visita sul luogo. Vidi che si trattava degli

avanzi di un'antica abitazione romana. Questi consistevano in grandi quadroni romani,


embrici, resti di pavimento a impasto, anse di grosse anfore e frammenti di vasi terra
finissima; avendo per notato sotto a questi ruderi qualche indizio di et pi antica,
credetti opportuno di intraprendervi alcune esplorazioni coi

mezzi in parte accorda-

timi dalla benemerita Amministrazione dell' Istituto Gazzola, di cui

mi

professo oltre-

modo

grato.

Le mie
circolari

ricerche, durate per tutto l'aprile, accertarono l'esistenza di alcune

buche

del diametro

da m. 2,50 a m. 3,00
forma
e

della

profondit

media
in

di

m. 1,30,
trovano

col fondo concavo, che, per la loro

pel materiale

contenuto

esse,

riscontro coi fondi di

capanne

dell'et della pietra gi rinvenuti dal

Rosa nella Valle

della Vibrata nell'Abruzzo di

Teramo

dal Chierici ad Albinea, a Rivaltella, a

Cam-

peggine, ecc. nel Reggiano


Intrapresi
lo
i

dall'Orefici nel

Cremonese,

ecc.

lavori di esplorazione, fu

mia precipua cura


circa,

di levare innanzi tutto

strato

romano

dello spessore di
i

50 cm.

e di

portarmi sul terreno vergine

sottostante.

Noto qui che

laterizi
tal

romani affioravano sulla superficie del campo per


osservare due macchie
di

un'estensione di

30

are.

Per

modo ho potuto

circolari di

terreno scuro, disegnate con regolari contorni del diam.

m. 2

mezzo,

alla

di-

stanza l'una dall'altra da nord a sud di m. 10.

Con una lunga trincea


in

tagliai traversalmente
si

una

di queste macchie, e di
i

mano

mano che

si

discendeva

vedevano nel terreno giallo

margini di una buca colle

pareti quasi verticali e col fondo leggermente concavo.

Arrivato alla profondit di un metro e mezzo, osservai

che

il

margine d'ovest

discendeva quasi verticale, mentre quello d'est scendeva con dolce declive in
unirsi colla curva del fondo.

modo da

Lisciati poi per bene


la buca,

lati dello scavo, si vide

che

il

terriccio di cui era riempita

composto di
e

ceneri e carboni, di avanzi animali


si

vegetali, era

disposto a

strati orizzontali,

sul fondo, dalla parte d'oriente,

scorgeva uno straterello in po-

sizione orizzontale dello spessore dai 5 ai

10

cent,

e per la

lunghezza di 35, di un

terreno cotto o bruciato dall'azione del fuoco, resto forse di un focolare. Discesi un

mezzo metro
terra.
il

oltre

il

fondo della buca, gli

operai

avvertirono l'orlo di
ivi

un vaso

di

Si tent di estrarlo,

ma

per la grande quantit d'acqua che


del letto dell'Arda,

sorgeva, essendo
notato

piano di questo

campo un metro pi basso

come pure
del

anche nella carta topografica militare che d una quota sul


pel

livello

mare

di

60

campo

di

61 pel

letto dell'Arda sulla stessa localit,

non se ne poterono avere

che alcuni frammenti.

Meno

chiari risultati diede la seconda buca. Riprese

per

le ricerche

alla di-

stanza di m. 10 a nord-ovest della prima buca, ne rinvenni una terza.

Feci levare lo strato coltivabile per uno spazio

di

mq. 10,

lisciato per

bene

REGIONE

Vili.

si

11.")

FORL

il

piano sottostante,
Lutt'

vide pure in ([uesto disegnato un circolo del diametro di

ni. 3,

intorno al circolo delle piccole macchie circolari del diametro dai 4 ai 7 cent.

di terreno nero,

impronte dei pali che dovevano sostenere

il

tetto della capanna. Rial centro

levata la sezione orizzontale, feci aprire uno scavo da est a ovest proprio
della buca, e vidi che essa era stata colmata in parte da laterizi romani
sotto ad essi notai
;

ma

subito

una

striscia o straterello di terreno

scuro che

sembrava complerami
carbonizzati,

tamente formato da rami o da piccoli


forse

pali

carbonizzati.

Questi

avanzo del tetto caduto in seguito ad incendio, giacevano orizzontalmente sopra


e

un terreno pure scuro

formato di carboni, ceneri, ossa in

parte

bruciate, cocci di

stoviglie e piccoli sassolini di selce.

Collo scavo non potei discendere oltre


tit

il

fondo della buca per la grande quani>er rilevarne

d'acqua che anche qui sorgeva;

ma

ho potuto

un'accurata sezione

verticale completa.

Era
argilloso,

cos

ben marcata l'orma di questa grande buca scavata nel terreno giallo
stessi

che ne furono meravigliati gli


e

egregi

signori ing. Lorenzo

Concari,

R. Ispettore degli scavi

monumenti,

mons.

dott. Pietro Piacenza, arciprete di Fiogli

renzuola

membro
ai

della R.

Deputazione di Storia Patria, che visitarono

scavi.

Insieme

cocci raccolti di pasta impura,

mista a grancllini di selce, assai ben


nuclei,

cotti all'esterno,

meno

nel!' interno,

rinvenni due madre-selci o


si

uno

di

selce

verde e l'altro di diaspro rosso. Dal nucleo di selce verde


furono staccate schegge ad arte; non
l'uso.
cos'i

vedo con chiarezza che


levigato dal-

dal nucleo di diaspro, quasi

Pure

in questo furono staccate alcune scheggie,


fosse,

ma
cent.

per

la

sua

forma lascie-

rebbe credere che

invece di un nucleo, un vero percussore


di
(3,

o martello.

Ha
di

la

forma di parallelepipedo ovoidale della lunghezza


e

della

larghezza

dello spessore di 2. Rinvenni pure

una conchiglietta

fossile, pliocenica, tagliata arti-

ficialmente a punta, smussata dall'uso al margine e levigata all'apice.

La messe
che per
solito

degli oggetti non stata ricca,


si

ma

quei pochi trovano riscontro in quelli

rinvengono nei fondi di capanne.

Presenter pi estesa relazione corredata


eseguite
pii

da

pianta

sezioni, allorquando
i

avr
fatti

estese esplorazioni

per ora

mi sono
di.

limitato ad accennare

soli

che provano l'esistenza all'Olza di fondi


notare che ne and pur convinto
riale uscito
in
il

ccqMune.

a conferma di ci mi
spedii saggio
i

piace

prof.

Pigoriui, al quale

del mate-

dai fondi stessi insieme a minuto ragguaglio di tutti

fatti

che di

mano

mano

si

notavano durante

le

indagini.
L.

Scotti.

III.

FORL

da

Tomhe romane scoperte entro


palazzo
di

In

ettii.

Nello scavo per una fossa da grano nel

dei

marchesi Albicini

sito

in

Borgo Garibaldi gi Schiavouia, alla profondit

m. 4.50 furono Incontrate due tombe

romane

d'

inumati. Erano composte di mattoni manubriati, coperte da rozze lastre di


est

tufo ed orientate
di

ad ovest. Gli scheletri

si

trovarono guasti

dall'umido e privi

corredo.

FIESOLE, AREZZO

il

116

REGIONE

VII.

L' importanza quindi della scoperta sta tutta nei dati che ci fornisce di topografia
locale,

per essersi ivi riscontrato che


fino

terreno di trasporto, intramezzato da striscio


;

di

arena, giunge

alla

profondit di m. 5

il

che prova

che in quel punto

il

piano di Forl era molto basso e venne


parte per le inondazioni del

mano

mano

colmato, parte artificialmente,


sottopassante all'antico ponte

ramo

del

fiume Montone

romano detto
livello

dei

MoraUini, distrutto nel 1840. Altre testimonianze del primitivo

della citt in questa zona si ebbero nel fondare


l'

un pozzo nella vicina Caserma

Chellini per
attuale,

incontro di terriccio di rifiuto con istoviglie


si

romane a m. 7 dal piano


di

come presso a poco

verific,

non

guari,

nella costruzione

una buca

da grano in casa Petrucci-Rosetti nelle vicinanze del ponte surricordato.

Una seconda
all'asse del

fossa aperta nel palazzo Albicini, accosto a quella indicata pi sopra,

non diede altre tombe come speravo,

ma

solo

due grossi muri che corrono paralleli


rinfusa, e

Borgo Garibaldi, formati superiormente con mattoni messi alla

nella parte inferiore, di ciottoli fluviatili fortemente cementati con calce, tecnica che

pu convenire a sostruzioni romane.


A. Santarelli.

Regione VII [ETRURIAJ.


IV.

FIESOLE

Nuova
anni
or

stele

funebre con rilievo di

stile

arcaico ag-

giunta alle raccolte del Museo Etrusco di Firen:;e.

Ho

potuto assicurare pel


vari

Museo Etrusco
sono, vicino
di

centrale di Firenze un importante

mo-

numento trovato

s.

Ansano, nel comune di Fiesole.

Trattasi di una stele funeraria,

macigno, alta m. 0,42, larga 0,32 e 0,29,


arcaico,

spessa

m.

0,10, sulla quale sono scolpite in bassorilievo due figure di stile

assai bene conservate.

Un uomo

barbato (forse ritratto del

defunto)
la

con mustacchi,

manto a met
nieri),

corpo, e stivali curvi (superiormente

assumono

forma di due schista in-

tiene la

mano

sinistra aperta e con l'altra stringe

un kantharos. Gli
quale tiene nella

nanzi un giovine con simile manto,

con

piedi

nudi,

il

sin.

una

oinochoe, e fa come da coppiere alla figura principale.


L'arte e lo stile di questo
av. Or.

monumento me

lo

farebbero

ascrivere

al

VI

secolo

La punta
Notkie 1889,

a cimeo, con cui la stele conficcavasi in terra, manca;

ma

notasi la

rottura della medesima. Vedansi le altre stele dell'agro fiesolano, da


p.

me

descritte nelle

152, 183.
L. A.

MlLANL

V.

AREZZO
dei

1893

Nuovi ritrovamenti
e nei

di vasi

fittili

nella

citt

e nel

contado.

Nel corso

primi di quest'anno
di

si

sono

discoperti

entro

fuori
ri-

la citt moltissimi
lievo,

frammenti
il

vasi a vernice rossa, privi


officine.

della

decorazione a
liscio

rappresentanti

prodotto di modeste

Questo

vasellame

porta

REGIONE

VII.

117

ai tiguli

AREZZO

sempre nel fondo interno impresso


nace,
il

il

sigillo

del tornitore o del possessore della forveri e propri l'onore di col-

nome

di

ambedue, essendo riserbato

locarlo all'esterno tra le figure e tra gli ornati.

Via Guido Monaco.


cesco, e diviso dalla

di

Dei fondi di vasi


il

lisci

si

raccolsero negli

scarichi
s.

antichi giacenti nel terreno interposto tra

Teatro Petrarca e la chiesa di


di
essi recano
i

Fran-

Via Guido Monaco. Alcuni


fornaci

sigilli

di lavoranti

finora sconosciuti delle


il

Rasinio, di

Annio, di Avilio, di Sara, di Telilo,


('),

quale sappiamo che ebbe una fal)brica di vasi figurati a Ponte a Buriane
Cassia, non lungi da quella cospicua di P. Cornelio in Cincelli,
i

lungo

la via

cui prodotti

fanno parte della raccolta esposta nel civico Museo.

La promiscuit

di detti scarichi

prova che anche su quello spazio

lo

spurgo di

pi. fornaci era

portato ora in un punto

ora in un altro, ove occorreva riempir le fosse scavate per l'estrazione dell'argilla e
livellare
il

terreno.
i

Enumero

bolli delle

piccole tazze e dei piattelli

di

forme semplici, dei quali

mi

fu possibile prender nota

mano

mano che venivano

scoperti, specialmente nelle

fondazioni di nuove case o nelle fogne della via Guido

Monaco

li

vicino.

,-.-,.,tazza In tondo
1.

...
liscia

7VTIO

di

2.

In piccolo piatto

AFRI

3.

In fondo di vasello ESCN'////

4.

Su fondo

di

potcUa

C NON

5.

Vasetto semplice
In

C VOLV?
/

G.

frammentino
secondo non
,.

di

fondo

di

una

iifilella

'^,,^,-.,,;

forse

il

\THEt//

primo nome

Fu/'lus;

il

si

spiega per altri rallronti.


,

CERDO
,.,.,, C-ANNI

7.

Su pezzetto '

di

iondo

8.

Su fondo

di

vasello

^,,^, C-NN

Ph/lemo

C.

Anni.

9.

Su

di

ugual fondo

.;-,.<..<-

ANNI
0/w/rus
Anni.

10.

Su

piattello

^jj^^^

(?)

C.

11. In

fondi di diversi vasittii

('}

Noti:. 1893,

p.

138

se,!,';

AREZZO

118

REGIONE

VII.

FR O S
12.

'

Nel

iovidiO

\ ^iatellae

LA^NI

.,,,'

L'AhNI
13.

Sa fondo

di

piatto

^, ^ CLE M

'

14.

Entro piccolo vaso

o/-^c E RO S

15.

Su fondo

di piattello

^*;civ

16. 17.

Su

di

ugual fondo

A/IIi

Su fondo

di vasetto o di piattelli

L-A'ILLI

L-AVILIl

L-AVILLI

LAAim
c/^VR/e.

SVRA
e

SVR/c.
L. Avilli Surae.
vasello
Il

2VR/C.

L-A'L-SAH

18. In fondo di piatto e 19. In fondo di piatti

SVI

S/?^

nome

di

Sura

Syra

si

ha ancora

in

grande

monogramma
sima
localit.

cos graffito

?)R.

nel fondo di

una forma figurata, proveniente dalla mede-

20. Su diversi fondi di piattelli e piccoli vasi

RVFRE R/FIO

//

TRA'RE
R7''I1

l-KiA R/''IOVX
pisisg
PljI

TRFRE
Ry''IO:-:

21. In fondo di due grandi vassoi

22.

Su fondo

di

vasetti

decorati

^^^

23. In fondo

di

vasello

,^^j

24. In diversi piattelli frammentati

VMBRIC
P1[L0LG

VMBRICI
PFIlOLOG

CW>BRIC

CWBRI
gioii Hd
ad
altri

l|

PHILOL

LVWBRI
tre

25. Su fondo di piccolo vaso fuso in fornace e attaccato

2^^

SVRA eT
e

su

altro

piattello

j^jj^q^OG
26. Su fondo di piatto e di vasetto 1-ERT

MERO

Herlori

27. Su piattello

J^^
hcriz. dei vasi aret.
p.

(')

Cfr. Gmiiuitii,

49, n. 221,

REGIONE

VII.

RASN

11'*

RASN;
e in

AREZZ

28. In piccoli vasetti lisci


di

RASk

un frammentino

di fond

piattello

29. Su fondo di tazza

CELER ^, RASI

CERTV
(') o

RASi^

^.,

il

qual Ccrtu^

qm

apparisce come

semplice tornitore,

ma

fu

anche

fgulo

come
sig.

si

rileva

da

un

frammento

di

forma

elegantemente ornata, oggi posseduto dal

dott.

A. Guiducci.

30. In frammentino

. A NT

^"

_
h

Ranni Anteros

(-)

.A. Su piattello

^^^^,^

32. Su piattello

-^JJ
RVFIO .,,,,, RAbIN
IVEIVVII

piccolo 33. In fondo di vaso '

34. In

frammento

in

fondo IN'EMI

35. Sa fondi di vasetti

CT-E

C TEU
ALBA/V _ ^^, CTELLl
,
,

36. Su fondo di altro piccolo vaso


"^

A/TER
37.

Su fondo

di

due piccoli

piatti

38. Vaso liscio

L-VM

L.

Umbrici.

30. In fondo

di

altro

vasetto

AVETTI __,^_, OPTATI


di vaso figurato, a lettere

40.

Sotto l'orlo

d'

un frammentino

ben rilevate L-TETTEI

41. Su fondo di piattello

LTIC

/..

TU' Capo

(').

(1)

Gamurrini, op.
ib.

cit,

)i.

01, n.

130.

(2)
(3)

p. p.

31, n.

131.

ib.

23, n. 69-73.

AREZZO

120

REGIONE

VII.

Fonte Pozzolo.
tuali,

Nei campi di Fonte Pozzolo

('),

contigui alle

mura

at-

dalla parte di tramontana, e precisamente nella propriet del sig. L. Eossi, gli

avanzi di vasi sono quasi a superficie, e vengono continuamente in luce

ogni
si

volta

che

si

lavora la terra. Siccome tutto


il

il il

terreno n' cosparso, ritengo che vi

siano

stati rovesciati allorch verso


il

1325

Comune
si

edific quel tratto di


officine

mura,

e scav

fossato,

dimezzando

cos l'area occupata

da diverse

di

fittili.

cidia,

stato detto che in detta localit

sono trovati gli scarichi della fornace Jee

Murria, Saufeia, Vibia ed Ertoria

(-),

che perci

vi

esistesse

una fabbrica
i

passata in breve tempo a diversi proprietari.


fittili

Ma

poich

vi si

rinvengono ancora

della Gelila, della Tizia,

della Perennia, della Rasinia,

della

Gavia, dell' An-

nia

ecc.,

credo che moltissimi di quasti avanzi siano venuti in quel luogo cogli sterri

della citt, siccome pi volte ho osservato in vari punti limitrofi all'antica cinta di

Arretium. Gli scarichi adunque di vasellame semplice che trovansi in

un dato

sito

non

vi

stabiliscono la ubicazione o la vicinanza di

una fornace: questa peraltro non


i

mai

lontana

dal

luogo

in

cui

sono

abbondanti

frantumi

di

forme

di vasi

figurati.
I

bolli

segnati tanto nei piattelli quanto in vasetti a tronco di cono, che appai

rirono a Fonte Pozzolo, sono

seguenti

1.

In grande vassoio e ripetuto quattro volte

S-E

2.

In piccolo pezzo di fondo L-S-G. L'ultiina lettera non

ben

visiliile;

potrebbe

leggersi anche per una C.


3.

Su frammento C-V
Su fondo
di

C.

Volusau, vedasi sopra

al

n.

5.

4.

piattelli

ETE

L-TC- cio L. Tlli Uopo, vedasi sopra

al n.

41.

.5.

Su

dm

paiellae

D7LI

QALTi

6.

Piattello e piccolo vasetto

CARVI

C'.IVI

7.

Su fondo

di

patella

y^?,l^ ( /L-A/NI\
(3).

8.

In un ugual fondo

CCL-SJB
piatto

9.

In fondo

di piccolo

v-r SEaT

^^^^

^^''^'^

Sexius.

10. Sul fondo di piattelli

1-J

L ClIS'

rOlS

lcris

(')

Si dice talvolta

anche Fonie Pozzoli (Fons putcoli), ed


il

eravi

d'anticliissimo
ol

tempo una
di pro-

pubblica fonte: oggi resta solo

nome
il

al

luogo che doveva essere anche

tempo romano

priet pubblica. Nel 21 agosto 1412

comune d'Arezzo provvide


civitatem
Aretii
"

super

reactationem
centotrenta

seu rehelire

dificationem fontis del pozzolo

site

propre

spendendo

(Arch.

Com. Delib. D,
(-) (3)

e.

72').
oj).

Gamurriiii.
ib.

cit.

p.

2.3.

p.

35, n.

ICO.

REGIONE

VII.

GELt

121

11. In

fondo di piattelli L

L-GEL
12.

In

fondo

di

piccolo

vaso

QVAD

HERT
1^1

Su fondo

di

l'ascilo

14.

Su
In

di

un ugual fondo

C-M/?R.
PfiA
Pereiial

l.">.

fondo di grande

vas.>~oio

IC).

In

fondo frainmentato

PECR

Cresceas.

17. In fondo di piccolo


affatto

piatto

i-S^NO^^'C

M- P'-rcni

Cresce, ix in ne?so

insolito.

Ih.

bu

fondo

di

piattello

fnj',viv.>a

PER

19.

In fonilo di ciutola
sigilli,
I.

SA.^^'i

E e |L-S.aTiE] nello quali impressioni, ottenute con


tra
la

due diversi

abbiamo insolitamente un piccolo segno

e la E, clic

sem-

brerebbe una
20.

DAMA
Suir interno di ' piccolo vasetto IVaiumentato
in
, ,.^, bA/ EI,

21.
in

f>ndo di iiiatto
L.

-^
A/'Ei

(/,')//.s7/

Sai'fei.

Avanti

di

avere

una

fornace

proprio.

Saufeio era lavorante o socio di L. Kasinio; quegli


di

mm

ebbe cbe una

modesta
stile
JI.

officina

semplici stoviglie; questi invece produsse tazze decorate con uno

secco,

pi arcaico, per elegante quanto quello che riscontrasi nelle tigulinu di

Pereuuio.
22. Entro 23.
fjiido

il

di

piccolo vaso ^L-TiTI

Su fondo

di

vasetti

A SES
S'-.ctns

24. Su pezzetto di lombi ^'\

L.

Tiii.

2.'i.

In

fondo di vasetti

LT.P.SI

L- -fYR'I

T-kS

J,.
|

77///

7iimi{^).

25. In fuudo di tazza ,,,,. '^ V 1 D

Aiirjilno

Vibicai.

Care
scrittori

la re 11
co-^e
.\.

e.

La fabbrica
(-'),

di L.

Calidio, della quale si

fa ricordo

da antichi
fatti

di

aretine

stata

ultimamente rintracciata per


-

alcuni saggi
-

dal

sig.
(')
(-)

dott.

Guiducci nell'aia del podere detto


np, cit. p.
l'ai;.
-'"',

delle Carciarelle

di propriet

iamiirriiii.

n.

i''7.

Xoti:ii' 181\

Ci";.


AHEZ-^O

122

REGIONE

VII.

della nobile sig.

Anna

Saraciui, che
e sulla

gentilmente

diede

il

permesso. .Eimaneva pre-

cisamente in vicinanza
sito lo

destra del torrente Castro,

hmgo

la via che in quel

passava discostandosi dall'attuale \m centinaio di metri. Gli avanzi delle ar-

ginatm-e di questa via, costruite a grosse pietre squadrate, vedonsi tuttora sotto gli
annessi della casa colonica, la quale dev'essere fondata sopra la fornace antica. Gli
scarichi trovansi

ammassati a poca profondit, per modo che


il

bastato un colpo di
e
i

zappa per ben conoscere


Pel consueto non
di cono,
si

luogo ove fabbricavano

vasi L. Calidio

suoi servi.

produssero che semplici tazze dalla forma pi comune, a tronco

e piattelli

ad

orlo

sagomato

e lisci,

simili a quelli della fornace dell' Orcio-

laia

(')

che sta di contro a poca distanza.


fuori

Le marche venute
1.

sono queste

Su

piattelli CA;-,

su vasetti CAIl

2.

Su fondo

di vasetti e piattelli

CA-D

3.

Su

vasetti

CALDI
di
piattelli

CAUP
CA^ID

4.

Su fondo

C^Dl

CALIDI
|

c
i

-v

f).

Entro vasetti

().

Su

piattelli

(OMD)

KALDI
Aemili:

7.

Su fondo

di patella

A^ILIC^

IVCVN
8.

Entro eleganti vasetti a tronco di cono p.

CA^DI

.p.,

jyQy

0.

Fondo

..

CRIS

di

piccolo vasetto p,^,,

lo. Entro parecchi ^

vasi

piattelli

^^^-

.'-

CALDI

11.

Su fondo

di

molti piattelli

FELIXO ffi^ CALDI *

^|t# CALD'O

PERM
12.

Entro vasello

CAIlD
^

18.

Su

piattelli

777:7

CALDI

14. Entro vaselli e piccoli

piatti

AASAO

c^dI

Inenslazosi
I

IT).

Su

vassoio

CA:.DI'^

^,

(')

Notisie 1890 pag. 63-72.


Gamurriiii, op.
cit.,

(2)

p.

44, n. 237.

REGIONE

VII.

123

CAPODIMUNTE

VlICEFi
16. Sul fouJo di i)areechi piattelli

Nlcepltor Culidl

17. In piattelli e vasi

p4,Tp,,- Leggo

Oavirus piuttosto che

Oairm

PELEVa
18. In fondo di moltissimi
piattelli

19.

Su

di

vm piatto franimfutato

I-

Proti Calidi

(')

^r e 20. Su

-,

grande

..

SIASA-CA
e

piatto

m
.

altri

grandi vassoi

,.

SASACA
,

.p,,

_^

21. In frammento

di

fondo

PsNls

(-)

22. In fondo di piattello

^J^^J^l CA^D\

{^)

TELA
23. In piattelli diversi

TELMO
^

CA:.DI

CALIDI
U. P.vsijui.

VI.

CAPODIMONTE

Xaovl

scavi nella necropall

Vtsentiia nel co-

mune

di Capodiinonle sul lago di Bolsena.


della necropoli
si

Le nuove esplorazioni
NoiiSLe del 1892
p.

Visentina.

cui

si

riferisce

il

cenno nelle

404,

devono principalmente alla lodevole iniziativa dell'egregio


condotte, parte
o
p.

proprietario cav. Napoleone Brenciaglia, deputato provinciale, e furono


alla Palazzetta, dove si praticarono
i

primi scavi dell'antica

Visenliain

Visentia

{Y.Nolisiel88(),i^.U3-[rA
e parte

Bull. ht. 1886 p. 18-36; Bormann,


dal luogo dove

C /. Z. XI,
si

444
il

e sg.),

in contrada Polledrara, poco discosto

era rinvenuto

terzo

sepolcreto primitivo di quella importante necropoli (v. Notizie 1886,, pag. 290-314).
Il

primo sepolcreto, con ossuari

di tipo primitivo e con urne a capanna, si scopr,

come

noto,

dal sig. Paolozzi di Chiusi presso la Palazzetta nella primavera del 1885,
lo

approfondendo
e

scavo sotto
p.

lo

deposizioni in casse tufacee (v. Notizie 1886, pag.

144
con
ap-

Bull.

Isl.

1886.
a

19).

Il

secondo sepolcreto di carattere pure primitivo,


al

ma

casse

tufacee

umazione, alternate
della

medesimo piano con

pozzetti

italici,

parve nella parte pi bassa

necropoli Visentina, quasi a riva del lago, sulla

(')
('-)

Gamiirriiii. op.
ib.,
il).,

cit..

]'.

1''!.

ii.

2-"i7.

p.

4.5,

n.
11.

2:;;8-2.Jl.
2?,'o.

(3)

p.

IL

CAl^ODLMONTE

124

REGIONE

VII.

piana di

s.

Bernardino. Questo sepolcreto, indipendente dal primo e limitato intorno

intorno da

un cerchio

di pietre,

fu potuto
(v.

esplorare accuratamente e completamente

dal Pasqui nel novembre


le ricerche

1886

Notizie

1886,

p.

177-205, tav. II-lIl); per cui


s.

del dicembre dello stesso anno si portarono pi a mezzogiorno di

Bernar-

dino, nel terreno

denominato
a

la

PoUedrara. Quivi

si

rinvenne un terzo sepolcreto, con


di
s.

tombe a

fossa

ed

pozzetto

alternate, simile a quello


p.

Bernardino, pure

ac-

curatamente descritto dal Fasqui nelle Notizie 1886,


L'esplorazione
quella
di

290-314.
stata

questo

terzo

sepolcreto

essendo

pressoch

esaurita

in

campagna

di scavo,

per consiglio
ulteriori

dello scavatore Filippo Manetti, bracciante

del sig. Breneiaglia, le ricerche polcreto di


s.

furono

portate

a circa metri

400

dal se-

Bernardino, sempre in contrada PoUedrara,

ma

pi in prossimit della

strada provinciale e propriamente in una piana detta Porto Madonna.


sig.

Fu
Io

qui che

il

Napoleone Breneiaglia rinvenne

il

quarto sepolcreto primitivo, di cui diede egli


del

stesso

un cenno nelle

sopracitate

Notizie

1892,

p.

404

sg.

mi

recai

a visitare le nuove scoperte


di scavo praticati alla

nell'aprile

decorso e potei constatare,


il

con alcuni saggi

mia presenza, che mai

carattere

del nuovo sepolcreto di Porto


i

Madonna
sul

corrisponde a quello dei sepolcreti precedenti, con la sola differenza che


alternati da deposizioni a umazione, e tutti
si

pozzetti non apparvero

trovarono

medesimo piano vicinissimi

l'uno all'altro, a
si

un metro circa

di

profondit dal

suolo.

Le

suppellettili delle
col recipiente

tombe

rinvennero costantemente collocate dentro cu-

stodie di tufo

ora emisferico

ed

ora quasi cilindrico, e col coperchio


i

tondeggiante foggiato un po' sul tipo della ciotola che suol ricoprire

rituali ossuari

a doppio tronco di cono, a quando quasi sul tipo di un elmo pileato, a quando quasi
sul tipo dei tetti delle urne a capanna. Vedasi
relativo pozzetto nelle Notizie 1886, tav. II,
il

disegno di una di queste custodie e

fig. 4.

Le

stele della necropoli falisca pri-

mitiva foggiate pi determinatamente a tetto di capanna, ed una

simile

stele rin-

venuta anche nella necropoli di Bisenzio

(v.

Notizie 1886, tav. Ili,

fig.

12, p. 188)

metfisio-

tono fuori di dubbio l'intenzione degli antichi italici di dare alla loro necropoli la

nomia

di

una

citt

dei morti,

imitando

le

capanne, ossia le loro

proprie abitazioni
i

normali, non solo nei recipienti destinati a

conservare direttamente

resti mortali

ma

altres,

in qualche

caso,

perfino nella custodia destinata a conservare le rituali

suppellettili funebri, ovvero nelle stele che sopra suolo,

richiamavano

il

sepolcro e la

memoria

del defunto.
il

Esibisco

disegno di una di

tali

tombe

(fig.

1) ottenuta in
sig.

dono per

il

nostro

Museo

Etrusco Centrale dalla ben nota liberalit del


la descrizione
e

cav. Breneiaglia, e faccio seguire


il

di

altre dodici

tombe a pozzo da me acquistate per

Museo

stesso,

scelte fra quelle che

mi parvero adatte

a dare un' idea del nuovo sepolcreto visen-

tino di

Porto Madonna.
1,

Tomba
sferica
e

intatta,

donata al Museo dal cav. Breneiaglia. La custodia tufacea

di

questa tomba alta m. 0,87 con un diam. di circa m. 0,65, ha la parte inferiore emila
il

parte

superiore in forma di ciotola rovescia col fondo piano,


il

il

ventre

rigonfio ed

labbro ripreso. Quella specie di strozzatura o gola presso

labbro infe-

REGIO.XK VII.

125

(cfr.

CAPOUIMONTIO

rioro s'iucontra

anche nelle custodie, che, come accennai, mi sembrano imitare


il

o l'elmo
tig.

pilcato degli italici, o

tetto

di

una capanna

Notizie. 1880, ta?. II,

4).

La

rottura naturale del coperchio della nostra custodia lascia scorgere interiorin

mente l'urna a capanna, ancora


con due cajircoli
e

posto,

intatta col coperchio a testuggine formato


I

due

caitllici'H

appoggiati al relativo columea.

capreoU,

conthcni

FlG

il

columea

ed

anche

la

gronda

del

tetto

son scannellati peculiarmente,


fatti.

cos"i

da

dare un' idea del materiale (legno) di cui erano

1 cantheril terminavano superiormente in cornetti ricordanti le note corna profilattiche di altre


stite di

urne a capanna.

Il

tetto

le pareti

cilindriche dell'urna sono rive-

ocra bianca.

CAPODIMONTE

12(J

REGIONE

VII.

Addossate all'urna a capanna

si

vedono un calicetto ed un poculo molto rozzi


il

quest' ultimo vasetto nasconde anzi la porta rettangolare dell'urna ed


tello.

relativo spor-

Accanto all'urna, affondati nel terriccio


barchetta con

d'infiltrazione,
e

giacciono un piccolo indella


suppellettile

censiere a

maniglia centrale

tre

altri

vasetti

funebre molto ordinari.

Allre tombe a p:so di Porto Madonna {Polledrard).

Tomba

2.

Fittili:
(fig.

a)
2).

nestra tonda sul davanti

Umetta a capanna a pareti quasi cilindriche con fiLa copertura composta di due caprcoli e due

FlG.

cantherii desinenti in cornetti, Alt. totale 0,26; dm. della copertura 0,21.
decorato di
graffiti, alt.

b)

Vasetto

0,10, con tre borchie

mammellate come

negli ossuarii orvietani

Fio.

3.

tipo Villanova.
siere

e)

Tre bicchieri (peculi) 0,08.

a saliera con piccola ausa nel mozzo.

il)

Due coppe
e

alt.

0,05.

e)

Incen-

/) Kuote

piano d'un piccolo carro.

REGIONE

VII.

I2(

CAPODIMON'TE

giuocattolo da fanciullo. Il disegno che ne diamo (tg 3) un terzo del vero. T relativi
cavallucci non
ruote. Cfr.
si

riuvennero affatto; saranno stati di legno come

il

timone

e l'asse delle

la biga di Orvieto nel


3.

Museo

Tomba
di

terra brunastra.

di Firenze.

Filtili: a) Ossuario alt.


/;)

0,23, bocca

0,65, liscio

senza manici,

Vaso a un manico decorato con ocre bianche simile a quello

della 0,09.

tomba

n.

3 a,

alt.

0,21.

e)

Tre vasetti senza manici


alt.

fatti

d)

Due

poculi con ansa anulare

0,06.

a olla alt. 0,12, 0,11,

e)

Kyathos leggermente scan-

nellato

nel ventre e con manico a due prese scannellato orizzontalmente a stecco. Di


il

questo kyathos tipico diamo

disegno un

tei-zo drl

vero

(fig. 4).

/')

Cinque tazzine a

calice con largo labbro piatto e piede ripreso, tipo poco pi elegante di quello A^o/^-/<? 1886,
tav.
Ili,
7,

diam. n,17, 0,14, 0,12, 0,12, 0,11.

La

pii

grande ha

il

labbro striato

Fig.

4.

Fig.

5.

a stecco a circoli concentrici, ed ha due fori per l'attacco di una cordicella.


censiere con maniglie nel centro lungo o.ll, largo 0,11 con quattro pieducci
h) Ciotolina

g)
(fig.

In-

5)

diam. 0,06.
i)

Bronsi:

Due

fibule

a disco con arco ornato di

ambre.
ci'oci

dischi ornati
e

d'in-

cisioni finissime simili a quelli di Vetulonia


iscritti

esibiscono
fig.

lung. 0,10, piattello larg. 0,06


fettuccia

(cfr.

8).

gammate

quadrati

j)

Due

armille spirali a un

giro

di

con

striatura
(v.
fig.

mediana;
8).

proliabilmente erano infilzate nelle fibule

come
e

nella

tomba A a
sbalzo
d'oro
di

/;)

Bulla di bronzo placcata


lineari

di

foglia

d'oro;

decorata a
foglie

circoli

concentrici
simile
s.

punteggiati (diam. 0,03); una

delle

manca.

Una

bulla o plialcra faceva parte di una collana

trovata in una
tisie

tomba

del sepolcreto di

Bernardino ora nel Museo di Firenze


graffiti.

(v.

No-

1886
e

p.

187 m).

/)

Fibula a sanguisuga con

m) Due

palline di

ambra

cinque di vetro
4.

llogranato,
a)

pertinenti a collana.
verticale

Tomba
fig. 6,

Filtili:
(alt.

Ossuario con ansa

nastro

attaccata

al-

l'omero ed alla bocca


di
graffiti

0,22, bocca 0,15).

decorato,

come vedesi

nel disegno

geometrici

riempiti

di

ocre

bianche.

Ben conservato.
lupo

al

//)

Due
e

kyathoi con alta ansa a doppia presa di tipo corrispondente a quello della tomba 3
(fig.

4).

Sono

decorati

con

ocra

bianca

dentiera

di

intorno

ventre

CAl'iiDlMONTE

128

REGIONE

VII

diam. 0,09,

alt.

0,10.

gratRti geometrici
di lupo,

(tig. 7).
1.

diam.

0.1


e)

e)

Askos a testa

di

bue, liing. 0,16,

alt.

0,08, decorato di

d).

Tazzina a un manico con doppia

fila di graffiti

a dente

Coppa ansata con piede

linea dell'ansa alt. 0,095, diam. 0,16.

f) Ciotola ansata, tipo Villanova, diam. 0.14, decorata di tre nervature verticali sul labbro, bucchero piuttosto fine. f) Ciotola

conico, decorata di tre cornetti sulla

Fio. Ck

FlG.

di simile tipo,

ma

ordinaria, diam. 0,15.


5,

g) Piguatto rotto, simile a quello dato nelle

Notizie

1886

tav. Ili fig.


II, fig. 7,

molto ordinano.

Notisie 1886 tav.

mancanti del piede.

h)
/)

Due Due

calici

molto ordinari tipo

fuseruole,

una a tronco

di

cono

l'altra

a lenticchia.
graffiti

Bronci: j) Due fibule a disco con finissimi


stito
filo di

geometrici e con l'arco rive-

d'ambre. Reca infilata nell'ardiglione un'armilla a due giri spirali fatta di doppio

bronzo di coloro aureo


del vero

(')

con

le

estremit ritorte a fune. Vedasi

il

disegno

fig. 8,

un quarto minore
fondamente
incisi.

k) Fibula a sanguisuga, lunga 0,05 con graffiti molto pro-

/)

Spirale a tre giri di fettuccia di bronzo, per capelli, diam. 0,05.

m) Altra

spirale a un giro di fettuccia pure per capelli, diam. 0,03.

n) Capocchia

conica probabilmente bottone di colore aureo avendo nella parte interna

una piccola

sbarra per l'attacco.

o)

Campanella piccola massiccia, dm. 0,03.


tondi pure d'ambra per collana.
,

p)

Due ambre
tomba P,

oblunghe

e tre o quattro chicchi


5.

Tomba
solo
il

Fi/fili: a)

Urna a capanna

di tipo

simile a quella della


alt.

tetto pi schiacciato e le pareti


fori.

leggermente oblique;

0,18, diam. circa


/;)

0,19, sportello con tre

La parte superiore mal conservata.

Fuseruola lenti-

(1)

Y. Barnabei, J/on. Ant. IV

p.

208-226.

REGIONE

VII.

ino

CAPOOIMONTE

colare decorata di punti incisi.

e)

Tazzina molto rozza


all'ansa.

servato un solo cornetto


duccio, diam. 0,12, 0,08.

sovrapposto

con ansa cornuta. E


tazzine a calice
solito

con-

d) Tre
del

con pio-

e)

Tazza a pignatta

bucchero

ordinario col

FiG. 8.

ventre leggermente scannellato, decorata di palline


spillo.

di

bronzo simili a capocchie di


(fig.

L'ansa anulare a nastro

decorata nel medesimo

modo

9).

/) Due

poculi

FiG. 10.

rozzi alt. 0,08, 0,07.

f/)

Due
ed

incensieri a l'orma di barchetta 0,10;

0,11,

il

se-

condo

con

ansa

nel

centro

estremit piatte
di

(fig.

10).

Bronzi: g) Fibula
lungh. 0,04

con ornati a dente


ilio

lupo

nell'arco di

nastro

rientrante

h)

Cauipauelline di

di

bi'onzo.

17

CAPODIMONTE

130

REGIONE

VII.

Tomba
fig.

6.

Fitlili

a) Ossuario grande tipo Villanova (v. Notizie, 1886, tav. Ili,

13), di cui conservata la sola

parte

superiore.

L'omero

decorato

dei soliti

graffiti

a greca, e la greca stessa limitata da un giro di astri impressi.

b)

Vaso
9
;

affatto simile per

forma

decorazione a quello nelle Notizie 1886, tav. Ili,


liscio.

fig.

ma

con una sola ansa a nastro

Alt.

0,20, bocca 0,19.

simile

Notide 1886,

tav. Ili, fig. 5,

bocca 0,09.

d) Vaso
alt.

e)

Pignatto

rozzo,

tipo Villanova alt. 0,20,

ma

con ansa anulare.

decorato di
(fig.

graffiti

a greca sul collo conico


e)

a denti di lupo e

zig-zag sulla linea dell'ansa

11).

Poculo

m. 0,09.

emisferiche con ansa orizzontale diam. 0,12

/)

Paio di ciotole
tipo
fig.

g) Tre kyathoi del

solito

4.

con ansa a doppia presa; tutti e tre con ventre decorato di striature oblunghe fatte

con lo stecco.

Bucchero piuttosto

fine

ben

cotto.

l)

Due

tazze

calice,

una

con doppio foro per l'attacco (diam. 0,16); l'altra (0,10) di


mitivo.
fig. 3,

rozzissimo

impasto pri-

i)

Anforetta di bucchero

fine,

simile a quella nelle Notizie 1886, tav. Ili,

decorata nel ventre di semicerchi

scalfiti,

ma

senza bugna centrale.

Bromi:
filo

j) Grande fibula a disco e giogo sovrapposto, lung. 0,10. L'arco fatto di


cos'i

di bronzo massiccio ornato di graffiti,


inciso di graffiti geometrici.

pure

il

piattello (0,06) tutto fina-

mente

Mantiene

infilati fra l'arco e

l'ardiglione tre anelli

(diam. 0,02) a fettuccia leggermente convessa e nervata.

k) Simile fibula a disco,


il

ma
m.

senza quella spe(e di giogo che serra l'ardiglione sopra

piattello.

Ha

infilati

nell'ardiglione
0,0.5

due coppie di campanelline

(tre dentro

una quarta).

/)

Fibula a drago
simbolico
di

con arco rientrante

tondo, decorato di graffiti.

m) Rasoio

REGIONE

VII.

forma del disegno


fig.

131

0,(J4).

CAPODIMONTE

Lti-0,

semilunato, privo dal manico rotto (liingh.


e

n) Cuspide simbolica di ferro


fori

grandezza

12.

laterali decorato di punti a sbalzo.

p)

o)

Bottone un po' convesso, con due


di

Due campanelle

esilissimo

filo

di bronzo

colore aureo, diam.

m. 0,35,

forse orecchini?

q)

Varie perline di osso per collana.

Fir,.

12.

Tomba

7.

obliquo, alt. 0,11.

n) Olla cineraria liscia senza manici a ventre


//)

ovoide e
9,

labbro

Vaso a due anse,

tipo Notizie 1886,


e

tav. Ili,

ma

con piede

pi a tronco di cono, ause a nastro


di

liscie,

ventre ornato da una parte e dall'altra

due semplici
(v.

cornetti
13).

(un'ansa

manca).

e)

Anfora 0,20

con

anse

peculiari

scannellate

tg.

Omero

decorato di piramidette incavate a punta di stecco, de-

FlG.

1'^.

sinenti in circoli concentrici impressi

ventre a rettangoli di doppie linee impresse a fune.

Anche

nel punto d'attacco delle anse sono aggiunti dei circoli concentrici impressi. Bucfine.

chero grigio-nero piuttosto

(/)

Pignatte grande con la solita ansa anulare di

nastro, alt. 0,14, bocca 0,14, col ventre decorato di graffiti, divisi da zone a tratteggi.

CAPODJMONTE

liscio.

132

REGIONE

VII.

e)

Pignatto di simile forma

Terra ed impasto molto rozzi, alt.0,10 bocca 0,10.

/) Ciotoletta quasi emisferica, diam. 0,07.


nario alt. 0,08.

g) Poeulo a tronco di cono molto ordi-

II)

Due

tazzine a calice circa

m. 0,12
In questa

0,10.

i)

Due

tazzine
affatto

(kyathoi) ad alto manico tipo della


i

tomba 2

e.

tomba mancavano

bronzi.

Tomba
bocca 0,17.

8.

Filtlli: a) Olla analoga a quelle della necropoli laziale, alt. 0,18,


le

decorata di nervature

quali

si

legano a riquadri, incrociandosi nel-

FiG. 11.

l'omero e nel basso ventre del vaso

impasto nero rozzissimo

(fig.

15).

b)

Vaso

tipo

Notbie 1886,

tav.

Ili, fig. 15,

ma

con anse anulari e senza piede ripreso. Sul ventre

larghi graffiti a 'dente; l'ansa rotta.

e)

Tre pignatti con ansa a nastro, anulare,

quello pi grande alt. 0,10, decorato di graffiti; quello

mezzano

alt.

0,09 bocca 0,11,

Fig. 16.

liscio,

quello pii piccolo 0,08,

d'impasto rozzissimo, decorato di

graffiti

punti

d) Tazzina a tronco di cono con ansa triangolare sormontata da testa animalesca orec-

chiuta

diam. alla bocca 0,12

(tg.

16).

e)

Cinque tazze a

calice,

diam. da 0,14 a 0,09,

REGIONE

VII.

%.
4,

133

//)

CAPODIMONTE

liscie.

/) Ciotola a sezione di cono, diam. 0,15 molto ordinaria.


con ansa a doppia presa.
alt.

g) Kyatlios,

del solito tipo


alt.

Poculo

o pignatto senza ansa, tre

0,08.

(fig.

/)

Vasetto a zuppiera

0,09 bocca 0,10 con ausa rotta

cornetti

sull'orlo

14).
e

Drons: j) Spirale da capelli


ad arco
semplice
graffito,

due

giri
/)

di

fettuccia,

diam. 0,14.
di

/.)

Fibula

lung. 0,04.

originariamente infilate nella fibula.

m)

Due gruppi

campanelle da credersi
di

Cidler simbolico

bronzo,

con

largo

manico (lungh. 0,04).

Tomba

9.

FitlilL a) Ossuario tipo Notizie 1886, tav. Ili,

fig.

13, con due

anse orizzontali, ventre

decorato

di graffiti

a greca,

alt.

0,31,

bocca 0,22, impasto

Fig. 17.

rossiccio.

La

superficie nera tanto consunta da lasciare


graffila

appena scorgere la decorazione


ovoide

riquadri

sul

ventre

(fig.

17).

b)

Olla

piena

di

ceneri,

con

ansa anulare a nastro, rotta, e col ventre decorato di


e)

graffiti,

alt.

0,23, diam. 0,19.

Piatto discoide con labbro


fiori);

obliquo

foro

nel

centro
18).

(simile
d)

ad

un sottovasi
a

da

rozzissimo

impasto,

diam.

0,18

(fig.

Poculo

pignatta

CAPODLMONTE


e)

134

rozzissime.

REGIONE

VII.

alt. alt.

0,11

rozzo.

Duo

tazzine

calice

/')

Tre pignatti ansati

da 0,12 a 0,10

lisci.

FiG. 18.

Tomba
b)
e

10.

a) Olla senza manici liscia, molto rozza, alt. 0,33, bocca 0,17.
in testa

Vaso a barchetta, lung. 0,25, largh. 0,14: da un capo termina


dall'altro in

animalesca
a

un calicetto per

gli incensi (tg.

19).

v)

Altro

vaso

barchetta

FiG. 10.

lung. 0,25, larg. 0,13, sostenuto da

4 zampine. Da un
in

lato

termina superiormente
(fig.

un

piattello

quasi

esagonale,

dall'altro

calicetto

tondo

20).

in

d)

Piatto

FiG. 20.

vassoio per incensi, tipo oblungo, lung. 0,17, larg. 0,12.


/')

e)

Vasetto ansato,
alti,

alt.

0,17.

Undici

piatti,

e tazze a calice con

peducci pi o meno

diam.

0,31-0,12.


REGIONE
VII.

fig. 4,

135

CAPODIMONTE

fj)

Due

kyathoi del solito tipo

diam. 0,10, decorati di

graffiti.

dei

/()

Pigiiatto,

alt.

0,15 frammentario.

Tomba
b)
e)

11.

Urna a capanna frammentaria,


a
d)

tipo simile alle precedenti.

Pignatto

con alta ansa a doppia presa simile


di grattiti
(fig.

quella

propria

Icyathoi.
e)

di

Tre pignatti decorati

21).

Due

calicctti.

Specie

Fig. 21.

FiG. 22.

ciotola

con ansa peculiare e orlo rientrato, decorata con linee imiiresse e con circoli
(fig.

concentrici

22).

/')

Due

fibule

ad arco semplice

graffite

0,075, con due cam-

panelle attaccate all'ardiglione.

Tomba

12.

Fitiili. a)

Urna a capanna,

alt.

0,26, limg. 0,26, porta

0,10X0,10

circonferenza 0,84, originariamente incrostata di ocra bianca. Conserva ancora molti

avanzi della colorazione

rotta nella parte posteriore.

Tre cavalietti {capreoli

e
il

canquale

therii) costituiscono l'ossatura del tetto, poggiando sul colmareccio {columen),

termina in testa d'animale (aries). Le travi sul culmine del tetto sembrano
nare in teste di serpi (cornetti
?).

termi-

Sul davanti quattro correnti {trcaistra e interpensiva)

formano

il

frontoncino; nessuna finestra.


s.

Lo

sportello termina

in

una punta che


da
d.

fa
s.,

da cardine a

ed ha un foro per legarlo all'altra estremit. Si apriva

com' indicato dal foro corrispondente praticato nell'urna.

b) Pignatto della solita


di graffiti tratteg-

forma

liscio, alt.

0,13, bocca 0,13.


d)

e)

Pignatto,

alt. e)

0,07 decorato

giati a raggi.
in

Due

peculi 0,09-0,10, rozzi.

frantumi

e tre piccolissimi,

diam. 0,06

Quattro

calici,

uno grande andato

/')

con una specie di spina graffita nel mezzo.

Incensiere a saliera, luug. 0,15, larg. 0,07


g) Saliera rozza.

B'Oiui: h) Fibula ad arco semplice, lungli. 0,037.


bolica,

/)

Cuspide di lancia sim-

lungh. 0,07.

Tomba
b)

13.

Fittili: a)

Pentola

liscia, alt.

0,22, larg. 0,19, piena di ceneri.


di
larg.
graffiti a

Ciotola di buccliero nero fine con due cornetti sul labbro, decorata

linee oblique tratteggiate


e)

diam. 0,16.
fig.

e)

Incensiere,
il

lung.

0.16,

0,05
la

Kyathos della

solita

forma

4,

dentro

quale stavano

collocate

punta

CAPODIMONTE

loG

REGIONE

VII.

di lancia
rozze,

il

rasoio descritti pi oltre.

/)

Due
con

poculi e quattro

tazze a

calice

di varie grandezze.

Bronzi:
(fig. (fig.

g)

Cuspide

di

lancia

23 24

al vero).
al vero).

simbolica,
(fig.

residui
vero).

dell'asticella

h) Rasoio simbolico

25

al

di

legno
di-ago

i)

Fibula

il

iC

Fio. 23.

FiG

24.

Fig. 25.

Aggiungo qui
di

il

disegno,

met del

vero, di

un singolare e interessante vasetto


Giovanni Paolozzi di Chiusi in una
sg. h).

bucchero grigio

rossastro, rinvenuto dal sig.


(v.

delle prime

tombe visentine

Notizie 1886,

p.

147

Questo vasetto
se

(fig.

26, 26a),

stato separato dalla ricca suppellettile di detta tomba,

quando

ne faceva l'acquisto

per

il

Museo
p.

di Firenze (a.

1887)

non fu potuto ricuperare prima del luglio 1893. Nelle


Pasqui
:

Notizie

148 veniva

cos descritto dal

Vasetto rotondo
il

posato

su

tre

bastoncelli

di terracotta.

Il

corpo

striato

verticalmente ed
sopra
l'orlo.

manico decorato

di

due cavalli che posano sulle zampe anteriori

Dietro ai medesimi aderisce la figura rozzissima di un

uomo nudo che


e

sostiene con

ambedue

le

mani

le

redini

espresse

con

due bastoncelli accoppiati

congiunti ai lati e dinanzi alle teste

Le cosiddette
fatte

redini,

sembrano piuttosto
flessibili

lacci per la presa dei cavalli, perch

evidentemente con forcelle

(ferro o legno)

che abbrancano

le teste dei

cavalli oscurandone gli occhi

(fig.

26fl).

Vasetti di bucchero ornati similmente con figurine generiche s'incontrano anche


nelle

tombe

a ziro

di

Chiusi.
di

Uno

di

questi, proveniente dalla collezione Servadio,


sig. S. T.

donato test al Museo

Firenze dal

Baxter, una piccola olla cineraria

REGIONE

VII.

Vi

27).

CAPODIMONTE

di

bucchero cinereo, sul cui ventre, peeulianneute baccellato e

graffito espressa in alto

rilievo la rozza figura di

una pi-aefica nuda

(fig.

Le anse poi

di quest'olla son formate

Vu:. 2(1

Fk;.

'jr,

a.

con due figuro di giniuisti n saltimbauclii,


.stanno per rizzare
il

quali tenendo le faccio e

le

mani a

terra

corpo sopra le braccia.

questa per certo la

pii

antica rappree

sentazione che abbiamo del xvfKSiijT'jQ o cenuais.

Tali vasi io associo

faccio di-

pendere dai pi antichi prodotti plastici della tecnica


finissimo (cf

maremmana
si

in

bucchero nero
in

Mns.

Grcgor.

II,

tav.

98).

Il

coperchio con la maniglia

forma di

cavalluccio non appartiene a quest'olla,

ma

del tempo, e le

adatta.

Le

suppellettili

proprie
in

delle

tombe
per
sgg.,

a
le e

cassa tufacea della necropoli Viseutina


descrizioni

della Palazzetta sono

parte
p.

note

ed

illustrazioni

fattene dal

Pasqui nelle Notbic, 188G,


p.

177

dallo

Helbig nel Bull.

dell/Isl.

1886,

19 sgg.

Le tombe

di questa specie, esplorate dal sig. cav. Brenciaglia nel

novembre 1892
18

CAPODIMONTE

138

REGIONE

VII.

hanno dato suppellettili del medesimo carattere delle precedenti

e circa al

del

mede-

simo tempo con vasi dipinti greci a figure nere, ascrivibili piuttosto
che al secolo

secolo

VI
sono

a Cr.

Due
appunto

di queste

tombe diedero una


io

suppellettile specialmente ricca di bronzi

quelle

che

scelsi per

il

Museo Etrusco

centrale,

reputandole opportune

per riempire talune lacune delle nostre raccolte.

FiG. 27.

Faccio seguire la descrizione di queste suppellettili, richiamando particolarmente


l'attenzione sopra l'insigne kyathos di bronzo sbalzato descritto per
il

primo ed accom-

pagnato dal relativo disegno.

REGIONE

VII.

nj9

CAPODIMONTE

Tomba a
liroiul: a) Kyathos,
il

cassa tufacea della Pala::ella N.

1.

alt.

0,28, diaui. U,24. con ansa a nastro, larga 0,06, alta sopra
il

labbro del recipiente 0,19 e piede massiccio. Il labbro ed con la decorazione a rocchetti
palmetta,
e

piede sono finamente

cesellati

baccelli.

L'ansa,

desinente in

una larga
e

ed elegante
stile

peculiarimente

decorata a sbalzo con


al

due figure di tipo

ieratico esprimenti, a

mio avviso, due sacerdotesse addette


e

culto della divinit

che sormonta l'ansa stessa. Tali figure, con testa


di
protilo,

corpo di faccia e

gambe

e piedi
e

sono vestite di una tunica manicata raccolta in pieghe sul davanti


s.,

alzata

dalla

mano

come

nelle note

immagini

ieratiche della Spes.

Hanno

capigliatura fluente

disposta a frangia intorno alla fronte calceoli riciu'vi {calceus rejiandus).

La

figura

FiG. 28.

Fio. 28

a.

che sormonta l'ansa

massiccia: rappresenta certamente una divinit etnisca, nomiThu/ltha-Tii/''/ii.

natamente, secondo opino,


vestita di tunica ionica,
e

assisa,
la

fornita

di
s.

tutulo

diademato,
e

con

calceoli

ricurvi, tiene

mano

abbassata

prona

stringe fra l'indice e

il

pollice dell'altra

mano uu

fratto piti simile all'ananasso che

al

melagrano.

Per la forma

e per la

peculiare

ornamentazione

dell'ansa

ritengo

che

questo

vaso interessantissimo, abbia potuto servire alle rituali libazioni di qualche sacerdotessa etrusca.

CAPODIMONTE

0,12 con l'omero e


il

14U

REGIONE

VII.

b) Sitiila alt.

ventre decorato di baccellature, tipo ovoide

con i)ieduccio ripreso (manico rotto).


e)

Pixis ossia acerra frammentaria a tronco


0,14). Per
il

di

cono

liscio

con coperchio concavo

atto a ricevere gli incensi (alt.

tipo ricorda quelle cos caratteristiche

della necropoli di Vetulonia (cfr. Falchi,


(!)

Vetidonia, tav.

XV,

24).
alt.

Kyathos
Bacile

liscio

frammentario con un manico massiccio,

0,08, diam. 0,09.

e)
/')
(j) l)

liscio,

diam. 0,22.

Patera mesomphala frammentaria, diam. 0,12, con piccola maniglia a cerniera.

Borchia

liscia convessa,

diam.

0,08.

Due manici

cilindrici frammentari,

manubri

forse del cataletto mortuario (alt.

0,10-0,08).
)

Kyathos, diam. 0,20 con ansa a nastro sormontata da fiorame massiccio

(tg.

28).

Questo fiorame ha riscontro e sembra aver relazione col frutto che tiene in mano la
divinit che sormonta l'ansa del kyathos, n. 1
(cfr.

anche

fiorami che sormontano

coperchi dei cinerari Vetuloniesi).

FiG. 29.

j) Oinochoe, alt. 0,12 con ansa desinente in mascheroncino silenico.

k)

Lebete grande
l)

liscio,

diam. 0,57.

Fitlli:

Catino liscio di terra ordinaria giallastra.


alt.

m) Paio

di pignatti,

0,07, di bucchero cinereo assai fine.

n) Tazzina rozza di terra brunastra, diam. 0,08.

Tomba a cassa N.
Bi'n:i: a) Secchia ovoide, alt.
0,26,

2.

con doppia

maniglia di
alt.

bastone

tondo,

bocca 0,17.
nente
in

/>)

Oinochoe con bocca a foglia di

ellera,

0,28 con l'ansa desi-

fogliame.

e)

Due

simpoli di cui uno con manico desinente in doppio becco


d'oca, lungo 0,32.

141

d)

Due

patere

mesomphale 0,13
con

0,15.
di

manicarsi
ondulato.

in

legno, lung.
;/)

0,15.

e)

Koniaiolo da
di

/) Trua

manico
h)

doppio
con

filo

bronzo
manico,

Due
/)

bacili

lisci,

diam. 0,21.
ossia
situla

d)

Pignatte
alt.

alto

diam. 0,10.

Altro pignatte
/)

manicata,
e

0,12.

/,)

Guttus
0,20.

elegante, alt. 0,15.


iti)

Oinochoe a pancia larghissima


diam. 0,02.
filogranate

bocca distrutta,

alt.

Anello a fettuccia convessa,

chini).
fibule

o)

Due

perle di

vetro

Due campanelliue di oro (orecper collana. Due frammenti di j/;)

ad arco schiacciato.
:

Fi-rro

q)

Candelabro

di

ferro

in

frammenti.
ntro
fine.

Futili: /) Kantharos di bucchero


line,

alt.

16.

u)

s)

Olla di
a

bucchero
zone

cinereo

/)

(Jlla

di

terra

rossa

italo-pelasgica
liscio,

dipinta

geometriche

alt.

0,22.

Grande lebote (diam. 0.5T)

simile a quello della

tomba

prece-

dente,

ma

in peggiori condizioni.

Luigi A. Mil.vni.

VII.

ROMA.

Nuove scoperte

nella citt e nel suburbio.

Regione
lucci,
in

III.

Abbassandosi

il

livello

del pianterreno

nel

casamento Bel-

via Giovanni Lanza, per ridurlo a cantina, comparso un tratto di

mura-

gliene composto di grandi massi squadrati di tufo.

desso la continuazione dell'altro

tratto quivi stesso scoperto parecchi anni or sono, che taglia

obliquamente

il

muro

di

prospetto della faljbrica, e continuava fino al lato opposto della strada, ove ne restano

ancora visibili alcuni massi.


Sull'angolo orientale della scuola comunale femminile in
facendosi uu piccolo cavo,
si

via

dulia

Polveriera,

incontrato

il

selciato di un'antica

strada

romana, a

m. 0,90 sotto l'odierno

livello stradale.

Regione IV.
di

Nel

cortile annesso alla casa,

gi destinata

alla

Direzione

delle carceri, in via Viminale, stato scoperto, alla profondit di m. 1,10, un tratto

antica strada a poligoni di selce, per la lunghezza di circa m.


si

7.

Nel medesimo

cavo

sono incontrati avanzi di

mura

laterizie,

che distano

m. 0,50 dalla strada

predetta.

Un
di

altro pezzo di antico

muro

a cortina, con arco a tutto


in

sesto

del

diametro
n.

m.
i

2,

stato scoperto nel palazzo Medici,

via di
le

s.

Maria Maggiore

151,

per

lavori quivi

intrapresi ad effetto

di

rinforzare

fondazioni del lato opposto

alla facciata.

Regione XIII.

In via di

s.

Sabina, costruendosi una nuova fogna, stato


all'officina

scoperto, alla distanza di circa m.

lo dal cancello d'ingresso


di

Conscience,

ed alla profondit di m. 1,20, uu tratto

antico

pavimento stradale, lungo circa

m. 5,00. formato dei consueti poligoni

di

lava

liasaltijia.

142

Via Flaminia.
ponte medesimo,

destra della testata del ponte Milvio, facendosi lo sterro


e

per l'arginatura della sponda sinistra del Tevere


stato trovato

per la livellazione del


di

piano del

nn frammento d'angolo

grande cornicione in marmo,


fra

ornato con mensole intagliate a foglia d'acanto e rosoni

ima

mensola

e l'altra.

Mism'a in lunghezza m. 2,20X1,90X0,76. Sulla parte piana superiore sono


rozzamente
le lettere

incise

seguenti:

a poca distanza pm'e incisa una mazzuola da scarpellino con


:

le

lettere

in

questa forma

Altri massi marmorei,


il

ma

senza verun intaglio architettonico,


fluviali
;

si

trovarono presso
ingresso di un

medesimo luogo

fra le sabbie

sembrano
i

spettare

all'

antico ponte, delle cui testate restano ancora in piedi

solidissimi fondamenti sulle

due ripe del fiume, alla distanza di m. 24,50 a monte del ponte odierno.
Sulla predetta sponda sinistra, e precisamente a m. 31 di
stato scoperto, al suo posto primitivo,

distanza
dulie

dal ponte,
ripe del Te-

un
di

altro cippo terminale

vere, colla nota iscrizione dell'anno

700

Roma

P-SERVEILIVS-C-F

ISAVRICVS

W
Il cippo in travertino, Si

VALERIVS M F N MESSALL

GENS EX-SC-TERMIN
ed ha l'altezza di m. 2,40

0,60

X
si

0,40.

sono pure recuperati nello sterro: un coperchio d'urna cineraria, quadrata, con
e pulvini
;

fastigio

un frammento

di lastrone

marmoreo, su cui

legge

ROMA
ed im

altro

143

ROMA

frammento

di

lastrina da colombaro, che conserva:

G E M N AJ BVS SVi
I

Via Nomentana.

Per

lavori di

fondazione di una
si

scuderia nel villino

Doria, posto lungo la nuova strada del Policlinico,

trovato

un antico sepolcro
il

formato con tegoloni e coperto alla cappuccina. Era a m. 2 sotto

piano stradale; e

conteneva pochi avanzi dello scheletro scomposti

frammisti alla terra, ed un piccolo

balsamario

di

terra cotta alto

m. 0,12,

di

forma comune.

Via Salaria Ve t ore.


vigna del Collegio Germanico,
archeologia sacra
la cripta

Nel sotterraneo cimitero

di

s.

Ermete,

posto sotto la

alla sinistra della Salaria vetere, la


in

Commissione

di

ha compiuto

questi mesi alcune escavazioni.

stata ritrovata

dei martiri Proto e Giacinto, che fu scoperta nel


sotto le rovine;

1845

e rest poi

auova-

mente sepolta
santuario.

ed stata sterrata l'antica scala che scendeva a quel


si

Uno

dei

muri

di

questa scala

trov restaurato in antico, e copriva uu

loculo chiuso con la seguente lapide inscritta, dell'anno 4(.)0:

FELIX DICNA IVLIT

PARVM MVNERA

"

CRISTI^

ET SVO CONTVS HABVIT PER SAECVLA NOM E N LAETIFICVMRENOVANS PRIGINE TEA/TpVS INFANDAQVCIENS ISTIVS VRGI.rSAECLI CERTVM EST INREGNIE ROVEAMO^Tj-JA VIRECTA ISTVM CVM ELECTIS ERIT HABHlVM FRAEMIA DIGNA SEMPERETADSIDVAE BENEDICI PRO MVNERE TALI
I

QyiVIXITA=N=LXIIIIc-M=VIIIfDXXl/DEPtVI

IDVS

lAN

ELi-STILICONEs-CONx^

Le

iniziali

dei versi metrici

ripetono
errori

il

nome
si

del defunto

FELICIS:

l'epitafio

inciso con incredibile

numero

di

(').

Un

altro loculo a pie' della scala


piii

medesima

trov chiuso

con una pietra in


:

forma di stela, col seguente titolo

antico, volto verso l'interno del sepolcro

Pastor buono
fra

due pecore

TOAAIA
ACKAHniAKH
() V.
ettura.
ile

Eossi,

Bull, d'archeol. crist. 1894

]i.

24

04,

clic

ne

ha corretta ed

iiite^T.ita

la

ROMA

144

ROMA

Si rinvennero pure sedici

frammenti dell'epigrafe posta dal prete Teodoro per


la quale epigrafe era gi

ricordare la costruzione da lui fatta della scala predetta;

nota per la copia conservata nel celebre codice Vat. Palat. 833. Il

marmo

originale

scritto in carattere filocaliano,


Il testo

ma

con lievi differenze dal tipo delle iscrizioni del

papa Damaso.

ne

il

seguente:

asplce descensum cerNES

sanctonim

MIRAi/LE Y hCT uni P monumenta yIDES j^A^EFACTa se/y?(LCKHIS

martyris hic Proti iianidVS lACET


quen ciim

ADQVE YACINTHI

iamdudim tegEKET MONS TERRA CALIGo hoc Theodoriis opus cows/RVCXIT PRESBYER INSTANS p ut domini plebem opera MAIORA TENERENT b

Negli

sterri delle gallerie cimiteriali


;

fu trovato

un grande capitello
in oro e col

corinzio,

di

giallo antico
e le

un frammento

di vetro con tgiue graffite

nome /LORVS
probabilmente

seguenti lapidi inscritte:


a) grande lastra
di

marmo,

servita

per

mensa

di arcosolio,

proveniente da un sepolcro pagano della via Salaria:

S/i'TA -SVNT-PIA- NATORVM DVA COR /j/(? ^p^MATRIS MYSERAE SEMPER dIlECTAE Ma{ ^"OMINA SVB TITVLO QVORVM PERSCRIPTA QVOS PATER INFELIX CO NI VX MYSER IPsI TE QVICVMQVE LEGIS PIETATIS NOMINE A CVM SIS MORTALIS QVaE SINT MORTAL ET PATRIAS ADMITTE PRECES ET PARCE S

b) lastra di loculo sepolcrale eristiano:

VICTOR

IN PA CE QVI VIXIT

ANNOS XXX
c)

simile

N V A R

TE

CVM PACE


d) lastra in cui

lU
ove era scritto

manca

la parte,

il

nome

del defunto fanciullo:

IN PACEQVI-VIXITANNIII-MIIII-D

Vini-

BONE MEMORIE

FILIO

DVLCISSIMOPATER-BENFECe)

titoletto di

loculo cimiteriale

PARENTEs
BONOSO

fillio

^ERVNT BENE-MERe'nTI IN p.ace -et in, refri


F'

gerivmY~'\__^

VVI-VIXIT-A'rt.
f) frammento di titolo simile:

\X

.bciicmc?-E^l\ IN va ce
/(W 'ori
/'

IMvii
'

d epos /IT VI ID,'

In prossimit poi
arcosolio,

della

basilica

sotterranea

stato
vi
si

scoperto

un cubicolo con
il

decorato di pitture.

Nel centro della volta


della volta

ravvisa
la

Buon

Pastore,
il

in ^ran parte perito;


ficio

e ai quattro lati
i

medesima,

donna orante,

sacri-

d'Isacco, Daniele fra

leoni,
la

tre fanciulli in

mezzo
pani,

alle fiamme.

Nella lunetta

dell'arcosolio rappresentata

moltiplicazione

dei

con una colomba posata

sopra un pilastrino.
di pesci e colombe.

Il

resto della decorazione a riquadri arciiitettouici con gruppi

Via Tiburtina.
della basilica di
tro
s.

Nel
fuori

cavo per la costruzione di una fogna sul piazzale


le

Lorenzo

mura,

si

sono raccolti fia torre di scarico quat-

piccoli

frammenti

d'iscrizioni

in

marmo, che conservano:

a)

IXi

TIVOLI,

MARCELUNA

uiica

146

REGIONE

I.

Si ebbe inoltre

Incerna rotonda di terra gialla, con fogliami a rilievo sul

piatto, e col bollo di fabbrica

Q_

P con dna cerchietti

un fondo

di

vaso aretino

DOIVE
col

bollo

; [

ed un frammento di fregio in terracotta, con ornati di foglie e viticci. 6. Gatti.

Regione
Vili.

(LATIUM ET CAMPANIA).
romana scoperta nel
territorio del comune.

TIVOLI

Tomba
di

In contrada Favate, eseguendosi alcuni lavori campestri, torn in luce un'antica

tomba formata da
alta

lastre di travertino,

delle quali quella di fronte era lunga

m. 1,20

m. 0,76

e dello spessore

m. 0,20. Racchiusa da una

fascia rilevata vi incisa

la seguente epigrafe:

HYG A
I

MVRDIAE-PHIALE NVTRICI SVAE

A
alto

base della tomba erano due gradini di travertino, dei quali uno lungo m. 1,38,
l'altro di

m. 0,19;
Nel

m. 1,48,

alto 0,23.

sepolcro, la cui copertura era di calce e sassi,


il

non

si

rinvennero che le ossa,

a quanto mi afferm

colono inventore.

sud della tomba, osservai resti di muri antichi, ed all'intorno pezzi di pavitasselli bianchi
e

mento a mosaico a
e giallo.

neri e

frammenti di

intonaco

colore rosso

L.

COCCANARI.

IX.

MARCELIjINA

(frazione del

comuue

di s.

Polo de' Cavalieri)

Sar-

cofago marmoreo rinvenuto in contrada Colonnelle.


Nel
territorio di Marcellina e

precisamente
si

nel

fondo

denominato

Colonnelle,

eseguendosi uno scassato per vigna,


di

rinvenne un sarcofago di
proprio

marmo

lunense, tutto
di

nn pezzo, lungo m. 2,00 alto


e dello spessore
e nel

ra.

0,64 con

coperchio
il

marmoreo pure

un pezzo solo

di

m. 0,13. Nella fronte

sarcofago ornato di sca scolpita

nalature ondulate,

centro, sotto

un arco poggiante su due colonnine,

una figura
sinistra,

virile,

ignuda, con clamide che dalla spalla destra scende sotto l'ascella

in atto di

guardare un cane poggiato sulle zampe posteriori.

Alla

sinistra

di questa figura altra


fago, sono
scolpite,

minore di

Satiro. Alle
altre

due estremit della fronte del sarcofigure,

in

bassorilievo,

due

rivolte

al

centro,

in

atto di

camminare. Quella a dritta

di

un pastore nudo,

che

stringe un vincastro nella

destra e con la sinistra tiene un'otre, poggiato sulla spalla da cui pende una pelle.
L'altra figura, apparentemente di donna,

ha una

veste, a pieghe spesse, che dal collo

REGIONE

I.

147

SAN PRISCO, POMPEI

scjiide ai piedi,
tibie

aperta verso la met della coscia sinistra.

Con

le

mani regge due


scanala-

divergenti, fsse alla bocca. Il coperchio ha la sola

fronte

ornata di

ture ondulate.

Entro

il

sarcofago

si

rinvenne uno

sclieletro di
il

donna, come

lo

provano

alcuni

aghi crinali di osso, che giacevano presso


vario colore.

teschio, e globutti vitrei per collana di

Mi
Il

fu detto che vi si rinvenne

anche una moneta ed un anello con pietra limpida

e rilucente.

sarcofago era murato tutto all'intorno con forte calcestruzzo del quale riman-

gono tracce sulle sculture.


L.

COCCANAKI.

X.

SAN PRISCO
di
s.

(presso

s.

Maria

di

Capua Vetere).
e

Nel tenimeuto
un metro
di

Prisco, a poca distanza dal noto fondo Patturelli


Iia

a circa

profondit venne fuori, non

guari,

un

cippo

di

tufo

con

iscrizione

osca, che di recente stata aggiunto alla raccolta delle iscrizioni italiche del

Museo

Nazionale di Napoli.
Il

cippo ha l'altezza di m. 0,50, la larghezza di m. 0,28


0,17.

una grossezza mase

sima

di in.

Come

in

altre epigrafi della

medesima provenienza

del

medesimo

materiale, le lettere vi sono profondamente incise, e la prima riga sventuratamente


in gran parte danneggiata.
il

Il

mio apografo, collazionato anche

col calco

cartaceo,

seguente

3 n

mVn

/ V T/
messe

Sono a notare

le
'

lineole oblique

in

luogo dei punti diacritici e la strana


'

scrittura delle parola


in

pumperi

',

che nella forma

pumperias

'

ricorre due altre volte

una

iscrizione opistografa rinvenuta nel

1873

nel fondo Patturelli (cfr. Zvetaiell",

Syllocje n. 32).

A. Sogliano.

XI.

POMPEI

Giornale degli scavi redatto dal soprastanti.


i

1-18 marzo. Proseguirono


casa n. 14, della quale
vari restauri nella casa
si

lavori di scavo nella regione Vili, isola 2^, via quinta,


il

sgombra

viridario,

dal lato sud. Si eseguiscono intanto


2'',

13,

della regione Vili, isola

nella

casa 18

della re-

gione IX, isola

.5*.

Non avvennero

rinvenimenti.
si

14

detto.

Nel ricordato viridario

rinvenne:

Tcrracotla. Lu'enia circolare,

verniciata di rosso, monoliene e con manico ad anello, luugli. m. o, 12o. Altra

monn-

CITTADUCALE, RUVO

DI

PUGLIA

148

m. 0,145. Altro

REGIONE

IV,

II.

licne e con

manico ad

anello, lung.

m. 0,124. Vaso ordinario con ventre


simile, alt.

rigonfio,

piccolo collo, ad un'ansa, corroso nel ventre, alt.

m. 0,140.
labbro

Altro pi piccolo,

alt.

m. 0,124. Altro

alto

m. 0,085:

Vetro. Tazza con

sporgente, del diametro di

m. 0,112. Piccola

bottiglia, a collo lungo, alt.

m. 0,150:
lati piani.

l''

Piombo. Un peso:

Marrao. Piccolo peso circolare, nero, con due


i

15-31 detto. Continuarono


e nella regione

lavori di restauro nella casa n. 3, regione IX, isola


scoperte.

isola 2^.

Non avvennero

Regione IV

(SAMNIUM ET SABINA).
SABINI

XII.
l'abitato.

CITTADUCALE

di

Iscrizione

funebre

latina

scoperta dentro

Quando
ducale,

si

fu demolita la fontana

pubblica nella piazzetta del


1,50

Popolo

in Citta-

scopr

una lapide
Vi

travertino di m.

X 0,50 X

0,40. Il lato
;

destro

sagomato, con diverse scanalature (gola, ovolo, guscio e


incisa l'iscrizione

listello)

la parte sinistra

fu distrutta in antico.

seguente:

CALLISTE ATI

PIAE VILICA

DAPHINVSCO
FECIT
Di
in
r

sotto,

bassorilievo, scolpita

una

pianella.

A.

De

Nino.

Regione
XIII.

II

(APULIA).

RUVO
il

DI

PUGLIA

Vasi dipinti che diconsi scoperti in una

tomba greca di Ruvo.


Presso
can. d. Francesco Fatelli di questo

comune ultimamente ho potuto


che
egli dice di aver
il

ve-

dere la suppellettile funebre d'una antica

tomba

greca,

comdel

perata da \m contadino sul finire dell'anno 1893,

ma
i

non sa indicarmi

nome

luogo del rinvenimento. Ora di alcuni di questi vasi mi pregio trasmettere la seguente
breve descrizione, non senza aver prima notato che n meritano che se ne faccia menzione.
1.

rimanenti non hanno importanza,

Vasca con larga base circolare che quasi eguaglia in diametro la larghezza
da lungo piedistallo cilindrico in forma
di

della stessa vasca, la quale sostenuta

bassa colonna. Intorno al piedistallo, sul colore naturale della creta cotta, veggonsi

REGIONE

IV.

quelli
e

149

della

RUVO

DI

PUGLIA

delle zone circolari nere, e intorno al labbro

vasca
e

tre

dischetti e tre sporti


Alt.
ni.

mamraellati.

questi

disposti

triangolarmente

rilievo.

0,16;

dam. m. 0,13.
2.

Vaselliuo di forma elegante con alto coperchio. Alt. del vaso

m. 0,18;

del

coperchio solo m. 0,095.


rosso vivo.
sporti

La

sottocoppa

il

dipinta di nero con linee circolari di color

Ha

il

piede piuttosto alto,


in

labbro

molto

piegato in dentro
del

quattro

mammellati

corrispondenza fra loro al cominciare

ventre. Il coperchio

senza colore,
il

ma

cinto in pi luoghi da linee circolari di nero e di rosso, e dove


cilindrico,

comincia

sno finimento

somigliante in diminuite

proporzioni al piedi-

stallo della vasca innanzi descritta,

veggonsi

disposti

in

cerchio quattro animali a

tutto rilievo plasmati grossolanamente, dei quali uno anche incompleto per recente
fruttura, e
creilersi

due sembrano
uccello.

quadrupedi

del

genere cauts,
di nota
il

mentre
fatto che

il il

quarto potrebbe
coperchio non
,

un grosso

Degno finalmente
in cima,
il

come ordinariamente, chiuso


l'aria

ma

lascia invece aperta la comunicazione delera coperto n protetto in-

con la coppa sottostante,

cui contenuto cos non

teramente. Ci potrebbe forse dar luogo a pensare che l'elegante vasellino fosse stato
destinato ad esalare odori o profumi,
i

quali per la lunga canna del coperchio

tro-

vavano l'uscita

si

diffondevano intorno;

ma

sul

momento

non

sono in grado di

addurre alcun confronto per avvalorare questa congettura.


3.

Olla sferica con pvera alla bocca e manichi orizzontali nel ventre, del colore

della creta cotta con ornati di nero, consistenti in zone circolari alla parte inferiore
e

alla

met del

ventre, in corrispondenza

dei manichi, sotto la

pvera formante

il

collo e

nell'interno di questa.

Tra

le

due zone del ventre, su


s.

ciascim lato dell'olla

dipinto un lungo e nero serpente ondulato che va da d. a


;

ed uno ha la bocca

aperta poco discosta dalla coda dell'altro. Alt. m. 0,27

circonferenza alla linea dei

manichi m. 1,03.
4.

Kelebe di disegno trascurato, dipinta di nero matto-rossigno con ornati

e figure

dello stesso colore su fondo rosso-giallastro. Alt.


dell'anfora,

m.

0,2.5

diam. m. 0,26.

Il

ventre

interamente nero, dal piede in su va sempre slargandosi fino ai manichi,


riverso.

prendendo la forma d'un cono tronco

Ove poi cominciano


di

manichi

cinto

da larga zona rosso-giallastra su cui sono dipinte


simili da un lato e dell'altro.
-V)

nero due rappresentazioni quasi

Sfinge a d. di chi guarda, dritta sulle quattro


;

gambe

e volta

s.

Le

ali

sono

foggiate alla maniera arcaica


e sulla

la

punta della coda

simile alla testa d'un serpente


o altro

fronte

ha una prominenza che deve credersi un radio


di

muliebre orna-

mento. Segue una specie di stele fantastica, composta


gendosi
le

due palmette che, congiun-

rispettive basi, sono attraversate orizzontalmente da fiori di loto e contori

nate da cerchietti concentrici, motivo che ricorda


d.
IiLSt.

vasi di

Melo

e di

Rodi

(cfr.

Juhrh.

1887,

p.

hi

s.).

Di fronte
(?)

alla descritta e a lei simile in tutto un'altra

sfinge,

a cui tien dietro un grifo

del quale andata perduta la parte posteriore

del corpo, poi un'altra sfinge anch'essa molto sciupata e finalmente un grosso uccello

a collo lungo, tutti volti a

d.

B) Due

sfingi,

come

le

precedenti, l'una di rimpetto all'altra con la stele vege-

15U

REGIONE

IV.

tale in
riori.

mezzo a

loro,

se

non che

la

seconda sembra star seduta sulle gambe postevolute concentricbe alla

Segue un grande

fiore

di loto con steli terminanti in


d.

sua base e finalmente un'altra sfinge volta a

Essendo questa faccia del vaso assai


le

meglio conservata

dell'altra,

permette notare che


si

gambe

anteriori delle sfingi dalla

met

in gi della loro lunghezza

vanno
;

assottigliando in

guisa, da
dire se

prendere

dirittura la forma di

gambe

di uccello

lo

che
;

poi non so

debba credersi

fatto pensatamente, o per frettolosa sbadataggine


le

tanto pi che una delle sfingi mostra


nel vaso

sue

gambe
collo e

posteriori arbitrariamente torte e che


i

mancano

del tutto le

linee graffite che solitamente determinano


Il
il

contorni delle figure.


stile

labbro dell'anfora recano ornati di

geometrico,

consistenti su

quello in linee oblique e verticali che s'intersecano fra loro lasciando dei vuoti triangolari,

e su questo in lineette in

forma di sigma
i

coricato. I

manichi cominciano
all'arco

bi-

partiti e sottilmente tondi,


essi

ma

poi

due bastoni congiungonsi, in cima

da

formato, ad una larga striscia che termina nell'orlo del vaso; e su questa larga
orizzontali e un fiore di loto,
alle sfingi,

striscia veggonsi delle linee


lo

mentre

sull'orlo ripetesi
fu-

stesso ornato del collo.


e

Quanto

parmi che ad esse debba darsi un


stele.

nebre significato
poi non
tiche di

che forse sia da pensare lo stesso della fantastica


le

Lo

stile

meno che
Ruvo
la

forme dei quattro vasi descritti pongono fra le greche pi anli

tomba che

conteneva, quand'anche piacesse meglio attribuirli ad

alquanto pi tarda imitazione dell'arte locale, che ad importazione per via del commercio.
6. Jatta.

XLV.
Lo

CANOSA

ivi

Due terrecoUe ed un urna


mi ha mostrato una
rinvenuto sul
bella

di arte canoshia.
e

stesso rev.

Fatelli

urna

due

figuline

da

lui

comperate a Ganosa, ed
ecco la descrizione.
5.

cominciare del corrente anno, delle quali

Una

delle terrecotte, non

raffinata

ne ritoccata a

mano

ne'

particolari dopo

l'estrazione dalla forma,

ma

nell'insieme pregevole e abbastanza curiosa, rappresenta


di

un uomo nudo, seduto sopra un pogginolo


sulle pudende,

forma rotonda, con


in

le

gambe

incrocicle

chiate e le braccia piegate sul grosso ventre

guisa da far

congiungere

mani

delle quali per altro non appare indizio veruno. Il suo volto coperto
di

da una maschera comica di tipo presso a poco simile a quella del Museo
riprodotta dal Wieseler
(

Napoli

Theaiergeb. V, 38 e 40) e da lui creduta di schiavi. L'atto

di star seduto su tonda base e di tener le

gambe

incrociate notasi spesso nelle figu(v.

line rappresentanti attori comici in

costume da jhlyakes
si

Korte in Jahrb.

d. List.

1893.

p,

82

s.).

Ma

se nella nostra statuetta


alle

possono chiaramente vedere avanzi


alla

di bianco e di colore roseo ai piedi,

gambe,

maschera

in altre parti del

corpo, non sono poi visibili in nessun luogo tracce di mantello, tunica, brache, calzari,

n pare che

il

restauro, a cui la statuetta fu parzialmente sottoposta, le avesse

potuto far sparire del tutto. Alt. m. 0,13.


6.

L'altra terracotta rappresenta un gruppo di due amanti che

si

abbracciano

baciano.

La donna ha

la

testa coronata di

larghe foglie tondeggianti, lungo

ch/loiie

REGIONE

IV.

151

himatioii avvolto di traverso alla parte media del corpo


i

l'uomo corta tunica che

tocca quasi
corpo.

ginocchi e clamide avvolta anche di


l
si

traverso alla parte superiore del

Qua

veggono avanzi
la

di

color roseo e generalmente un rivestimento di


il

bianco.

La donna pone
mano

mano
il

d.

sotto
d.

mento dell'uomo
al
d.

la

mano

s.

intorno al
il

collo dello stesso;

l'uomo ha la mano
s.

intorno

eolio
di

della donna e stende

braccio e la

lungo

corpo e tino all'anca

lei.

Le bocche poi
si

di

en-

trambi, ravvicinate dal reciproco stringersi delle braccia intorno al collo,

mostrano
le figui

congiunte in erotico bacio. Anche questo gruppo, come del resto quasi tutte
line di Canosa,
ticolari sono

non

fa

ritoccato dopo averlo tratto dalla forma, di guisa che


e
e

par-

molto trascurati
le parti
fig.

talora,
i

come

p.

e.

nella testa dell'uomo, non

si

giunge

neppure a distinguere
7.

tratti

del viso. Alt.

m.

0,1(5.

Urna [slamaos) a

l'osse

su fondo nero, di vernice lucida e di colorito finis-

simo, di disegno alquanto

leggiero,

ma

molto

espressivo, e
Il

certamente importata,

perch la creta non

quella dei vasi canosini.

ooperchio, ornato con un'ellei-a gi-

rante intorno, evidentemente non appartiene a quest'urna che doveva averlo di

men

largo diametro, corrispondente a quello della sua bocca, e ben pi alto relativamente
all'altezza dei la deturpa.

manichi del vaso, nella cui forma per

ci notasi

un non so che di tozzo che


i

Sulle spalle dell'urna una scannellatura di rosso e di nero, sotto


il

ma-

nichi le solite palmette con rabeschi e volute, e finalmente sotto le figure

meandro

chiamato green. Due sole sono


scena completa
e

le
il

figure,

una sopra ciascuna

faccia del vaso,


loelelta
di

ma

la

rappresenta

lavacro e la conseguente

una giovino

donna. Yedesi infatti da un lato una donzella

interamente nuda, senza alcun orna-

mento, tranne

le

ai-mille

ad aml)e

le

braccia, e coi capelli poco abbondanti sciolti e

cadenti sul collo; la quale, reggendosi sulla


presso

gamba

d.

piegando mollemente

la

s.,

una vasca sostenuta da piedistallo scannellato con larga base


Sull'orlo della vasca sta
alle

e capitello do-

rico ornato di ovoletti.


le
ali,

un uccello

(forse

colomba) che apre


sull'uc-

come per rispondere

carezze della sua padrona, la quale stende


s.

cello la

mano

d.

mentre tiene
lunga

la

immersa nell'acqua
fimbriata
vestita,

della vasca.

Nel campo una


lato
la

palla da giuoco e una

zona

che
si

fa

panneggio.

Dall'altro

stessa donzella, gi lanata

ornata e

contempla
s.,

compiacentemente nello
la d'

specchio che ella

si

tien ritto d'innanzi con la


il

mentre lascia pendere inerte


;

Ella siede, malgrado che non sia espresso

sedile
le

ha

calzari,

lungo chitone senza

maniche

affibbiato sugli omeri, che lascia

nude

braccia ornato di armille; Ylmation

avvolto strettamente alla parte inferiore del corpo, n

mancano
nero

la collana, gli orecsi


il

chini e la mitella, disposta elegantemente

intorno ai capelli che neppur qui


di
e

movaso
gio-

strano abbondanti. Gli ornamenti

metallici sono dipinti

in tutto

non

traccia

alcuna di bianco,
quel

il

che ne rialza
in

la data.

Nel campo, innanzi alla

vinetta

vedesi infine

paniere

forma

di

cono tronco riverso {calathus), che

tante volte sui vasi dipinti apparisce presso le donne riunite nei gineci.

Senza dubbio
dell'arte pugliese,

la bella
e

urna del can.

Fatelli

deve assegnarsi al miglior tempo


frattura alcuna

fa

dispiacere che, mentr'essa non ha


canosini),

(cosa l)en
lio

difHcile nei rinvenimenti


tato,

manchi poi

del coperchio, couu^ innanzi

no-

ed anche d'uno dei manichi. Alt. m. 0.22.

SIRACUSA, NOTO

152

SICILIA

8. e

Terracotta di Canosa
alle

rappresentante
e alle

una donna seduta con lungo chitone


in alto di allattare

himation ravvolto

anche
s.,

gambe,

un bambino fasciato

che ella sostiene col braccio


la d. alla propria

mentre, con gesto tanto naturale nelle madri, porta


al solito, trascurata nei particolari
;

mammella. Esecuzione,

alt.

0,165.

6. Jatta.

SICILIA.

XV. SIRACUSA
cropoli greca del Fusco.

Fu

Nuove
e

scoperte nella necropoli del Fusco.

Nei mesi di novembre

dicembre

1893

si

continuarono

le

indagini nella ne-

esplorato

uq

tratto di terreno contenente circa

380 tombe,
principio

per la maggior parte arcaicissime,

cio

della ine del

secolo

Vili,

del

del VII; pochissime sono di et posteriore;

una sessantina poi spettano a barbari


morti nel

che nel V-VII

(?)

sec.

di Cr.

deposero

loro

campo

funebre greco.

La
stile

suppellettile vascolare greca rappresentata in gran

maggioranza da vasi dello

protocorinzio geometrico e protocorinzio:


terie, fibule

si

ebbero anche scarabei in pastiglia, argened ambre di un tipo


fin

in bronzo (a navicella)

ed in ferro, avorio

qui

sconosciuto.

Questa campagna estende notevolmente la nostra conoscenza sulla


di

civilti

dorica

Siracusa ed allarga gli orizzonti cronolo.,ci degli strati greci. Oltremodo interes-

santi sono poi le osservazioni fatte sulle deposizioni dei barbari nelle

tombe greche,

come

a suo

tempo sar detto

in

queste Notizie.

Nuove

iidagini nelle catacombe cristiane di Siracusa.


s.

In quella di

Giovanni

la revisione accurata

della

regione

meridionale e di

alcune parti, prima


tantina di nuovi

meno attentamente
si

esplorate nella settentrionale, frutt

una

set-

titoli;

esplor anche qualche sepolcro intatto.

Sulle pendici meridionali dell' Acradina vennero sgombrati due piccoli ipogei con
sarcofagi,
altri

che dalle numerose

lucerne

che

contenevano,

risultarono

cristiani.
il

Molti
tipo di
s.

analoghi esistono nella stessa localit ed io penso che rappresentino


gli ipogei

collegamento tra

pagani dell'impero

le

ampie catacombe del tipo

Gio-

vanni, Cassia, etc. P.

Orsi.

XVI.

NOTO

Sepolcreti siculi riconosciuti presso Noto Vecchio.


ed una

In una ricognizione archeologica a Noto Vecchio, l'antica Neetiim, vennero riconosciute alcuno piccole necropoli siculo, nei burroni che conterminano la citt
vasta, di tipo greco, nelle colline a nord di essa.
:

Fu

poi da

me

riveduta la grande
salvo a Siracusa.

iscrizione (Kaibel n. 240) e studiata la possibilit di portarla in

Ho

poi scoperto due caraeroni scavati nei fianchi del monte, con numerose nicchiette

quadre, adorne di avanzi di

scultura; le quali

stanze,

come

si

deduce

dai

residui

S^RDI.SA

_
non erano
se

153

CUGLIERI

epigrafici altro
{".ixoai)
di

non degli

/V*;?^.

Xell'iuterno della

motagna verso Palazzolo

constatai poi l'esistenza di un piccolo borgo di et bizantina, con case costruite


e

gran massi non cementati

colla sua piccola necropoli.

P. Orsi.

SARDINIA
XVII.

CUGLIERI

Di una nuova piclra

tcrmnui' col

ricordo d

antichi popoli della

Sardeijna.

Nello scorcio del settembre dello scorso anno l'agricoltore Francesco Obino, nella
localit

detta

Ses.a nel territorio di Cuglieri verso

punti chiamati

naraijioacs

lius'idde, dissotterr

una importante pietra terminale. Era seppellita, per quanto

affer-

masi, poco lungi dalla sponda sinistra di un torrente che ora chiamasi Rio lanmi

(Rio grande).

dursi,

alta m.

1,

larga m.

U,(i(;);

ha

lo spessore di

m. 0.20, ed ha forma parallele la inferiore

pipeda, quantunque non esatta.

La parte meno regolare

che doveva intro-

come
di

base,

nel terreno. Nella parte superiore si osserva

una solcatura quasi a

forma

mezzaluna.
('):

Nella fronte leggesi in bei caratteri

TERMINVS
QVINTVS VDD.\DHADDAR N VM S ARVM
I
I

dalla parte opposta,

inciso:

evtychiAni
Per quanto
fu possibile sapere,
la pietra era ritta

alla sinistra del torrente ed


.S'essa,
il

a poca distanza di osso, guardando con l'ultima indicazione la regione


il

cio
tor-

territorio
il

dell'attuale Cuglieri, mentre l'epigrafe pi lunga era rivolta verso


territorio

rente ed

della

cos'i

detta Planaryia.
titolo

Abbiamo dunque un nuovo


li

terminale tra

gli

Eutiiciaai

od Eulijchiani,
i

ed altri popoli che con essi confinavano.

Di questi conoscevamo soltanto

(i

iddi-

tani

(cfr.

C.

L.

X,

7',toO);
lo

ora

ci

vengono

additati

anche

gli

Uddadhad-

darri. Lasciando ad

altri

studio sopra questo nome,


ai confini coi

[lossiamo osservare che la

nuova lapide rende oltreniodo probabile che

popoli medesimi apparten-

(')

Di questa importante
calco cartaceo.

lapiile

il

ih.

prof.

Vivaiiet trasmise al Ministero

oltre

di

apografi

anche

il

CUGLIERI

gli altri

154

SARDINIA

gano anche
(C.
/.
/..

due

titoli

frammentati, scoperti nello stesso territorio di Ciiglieri

X, 7931, 7932).
della

E
perto
il

chiaro che questi titoli costituiscono una serie,


il

quale

quello

ora sco-

termitius quiiitits. Inoltre chiaro che in tutti

ricorre

nell'ultimo verso

nome

Niimisiariivi. e che l'ultima parte del

nome

Uddadh ad darri
il

rimane

in

uno

di questi titoli.

In conseguenza di ci sembra pi che probabile

clie

titolo

frammentato 7932,

debba leggersi

ter^\\

N VS scCVNDVS
.
. .

uddiidhadVkRRl

MISIARYm
E
se ci vero,

anche

l'altro

titolo

frammentato,

il

quale come

il

nuovo mostra

intiera la parola

Eutychiani, pu

leggersi:

ierminVS

prlMWS
nuulSilARym
Resta solo incerto
il

verso

terzo,

il

quale secondo

l'apografo

edito non ci datitoli.

rebbe gli elementi del nome che ricorre nel verso medesimo degli altri
L'insigne

monumento

acquistato dall'egregio

cittadino di Cuglieri
al

comm. Giuove ora


si

seppe Sauna Najtanu, fa da lui


trova esposto.

generosamente

donato

patrio

museo,

F.

VlVANET.

Roma 20 maggio

1894.

NOTIZIE DEGLI 8CAVI


M A(i (rio
Rii.HONE IX
I.

(LIGURIA)
di

KONCAGIjIA

(rrazioiic

del

(diimui'

Beue

Vai;'it,'iiu;i).

Dell' antico

teatro di Ai'ijnsta

faijlennornu.
in

Dopo alcuni
di
ivi

tentativi fatti

diverse epoche alla Roncaglia, frazione del connine

Bene Vagienna, ove eia

l'antica

Augusta Bagiennorum,

sottoscritti

intrapresero

su pi vasta scala, nello scorso autunno, alcuni scavi che condussero avarie scoperte
teatro.

tra cui la principale si quella del


I

ruderi dell'antica citt distano di circa tre chilometri dal capoluogo, giacciono
dalla
cui

in

perfetta pianura, sulle sponde del torrente Mondalavia,


i

direzione

est-

nord-est pare abbiano presa l'orientazione

singoli edifzi.
e
si

L'area del teatro non venne completamente scavata:

fecero soltanto dei nu-

merosi saggi per riconoscerne la planimetria, come


appresso
si

indicato

nella figura

che

qui

aggiunge. Rimangono perci alcuni punti indeterminati, che sar facile di


si

poter ulteriormente stabilire, essendo che ovunque

assaggi
il

il

terreno, vennero

sempre

trovate tracce ccntinuate e simmetriche delle diverse parti;

che induce a crederono

esistano per intero le

vestigia.

La cavea
raggiera, fra
nel punto A;

rivolta

ad ovest-sud-ovest
il

e,

come

risulta dal disegno, consta di tre

muri semicircolari, legato


i

minore

al

mediano con muri trasversali


coniche di cui
unito con
si

posti a

modo

di

quali
il

sono gettate delle volte


era

hanno sicure tracce


anulare
al

muro mediano

probabilmente
i

una vlta
di cui
si

muro

esterno; sopratali volte erano posti


d

sedili in

marmo,

rinvenne un

frammento che misura m. 0,48


totale.

altezza

0,33 di larghezza, met forse di quella

Guardando

la pianta

verr osservato
si

il

notevole spostamento dei

centri dei tre


sole
scale,

muri semicircolari,

singolarit che

pu spiegare supponendo che due

all'estremit della cvea, dessero accesso alle gradinate, e queste mettessero ad

una

precinzione

corrispondente al muro

semicircolare
il

mediano, che larga da

principio

metri

3,-50,

andasse restringendosi verso

mezzo sino ad essere della

sola larghezza

RONCAGLIA

15(3

RKGIONE

IX.

di

un gradino, o poco pi. Questa disposizione divenuta plausibile ove


si

si rifletta

che se

tale precinzione

restringeva coll'avvicinarsi al mezzo della cavea, diminuiva pure


il

in essa proporzionalmente
rispettivi posti per le
adito.
Il
tri

numero

degli spettatori,
tagliate a

che

scendevano

salivano
vi

ai

uumerose

scalette,

mezzo

gradino, che

davano

diametro

dell'orchestra

era

di

m.

22,20; quello del muro


il

periferico

me-

57,50; la lunghezza della scena m. 40,50;


e

proscenio era largo nella parte di


5,25.

mezzo m. 7,20;

nelle parti laterali

meno avanzate m.
in

La decorazione

della scena risulta abbastaaza palese dalla disposizione dei

muri

che ne formano la base. Quattro massicci

muratura, larghi

m. 2,20,
il

sporgenti
piedistallo,

m. 0,93 sul grosso muro che costituisce

il

fondo di essa, dovevano formare

&^

ciascuno a due colonne, su cui correva certo una trabeazione. Negli intervalli fra detti
pilastri,

nella parte anteriore a detta scena, si rinvennero alla rinfusa

grossi stipiti

e gli architravi in

marmo

delle tre porte,

eguali nelle modanature quelli delle due


si

laterali,

alquanto diversi quelli della mediana, da cui

pot deterininare la loro difra essi e le

mensione. In corrispondenza dei pilastri e degli spazi


si

compresi

porte

rinvenne un gran numero di cornici in

marmo

bianco con varie sagomature, e fram-

miste ad esse una quantit di

sottili lastre

segate di

marmi

colorati,

alcune

assai

grandi, altre tagliate secondo forme geometriche, tre finalmente contornate con forme

ornamentali che dovettero comporre una graziosa decorazione


alla parte bassa della scena.

di

opera

alessandrina

Vi abbonda un bel cipollino a venature

verdognole e

REGIONE

IX..

marmi
di

l"i7

RONCAGLIA

bianclie, vari

un giiiUo

di

diversa intensit, im rosso unito, varie


africani ed orientali, che per secondo

lrercie
il

simili ad alcune belle variet di


rere di persone competenti

marmi

pa-

deriverebbero tutti da cave dell'alta


Si

valle

del

Tanaro,

ricca di svariatissime qualit di calcari colorati.


stucco,

rinvennero inoltre frammenti di

come

foglie di acanto,

cornici

cordoni intagliati, intonachi dipinti ad imi-

tazione di marmi, ed altri


l'abito di
iscrizione.

portanti traccio di pitture, un dito ed alcune pieghe deldi

una statua ed un frammento

una

lettera che doveva far parte di

una

Ad una

estremit della sporgenza del proscenio, nel punto B,


lato,

si

trov un foro

quadrato assai profondo di cm. 28 di

che

si

pu supporre abbia servito col suo


il

simmetrico a tener dritta un'antenna od altro congegno destinato a sostenere


Dietro la scena esiste un sottile

sipario.

muro che forma con questa uno


;

stretto corri-

doio praticabile agli attori per le loro entrate

tale

muro ha ancora

delle tracce di

intonaco colorato in rosso nella parte esterna ove era probabilmente un

portico che
cocci

non

si

potuto scavare per essere

il

campo

coltivato; quivi

si

trovarono vari

di vasi contenenti colori diversi.

Alle due estremit del corridoio

si

aprivano due ambienti simmetrici, destinati

agli attori, in quello a sinistra si trovarono rasente ai

muri degli stucchi finamente


il

dipinti

in quello a destra

una grossa

nicchia

semicircolare,

cui

pavimento

era

formato da piccoli pezzi irregolari di


nicchia, nel punto C,
si

marmo

bianco. Nella parte posteriore di detta


corinzio, di

trov

un capitello d'ordine

forma quadrangolare,

di lavoro mediocre in
faccio.

marmo

bianco, facilmente sfaldabile, ornato nelle sue quattro

Fra

il

muro semicircolare

esterno ed

il

mediano,
color

si

trovarono in quantit framintenso,


fra
le

menti

di

l)elle

tegole di un'argilla compatta, di

rosso

quali

molte col bollo:

MATERNVS
E
dintorni

questo
di

il

terzo sigillo che

si
;

trova

impresso su laterizi
altri

da costruzione
quello

nei

Augusta
:

Bagiennorum

essendone noti

due, cio

che

reca

semplicemente

cocceI
pubblicato nel
C.
I.

L.

V. 8110, 424, e l'altro che reca:

LCOCCEI
finora inedito, e trovato

dal prof. G. B. Adriani

s.

Nazario, frazione del

comune

di

Narzole, finitima alla Koncaglia.

Una
Fuori
citare per

sola

moneta venne trovata


coli' ara

fra

ruderi del teatro, ed un piccolo bronzo di


.">1).

Claudio Gotico

della consacrazione (Cohen, n.

dell'area occupata dal teatro si raccolsero altre monete, fra le quali basti
i

limiti del

tempo una
U\L).

dell'et

di

Augusto (Cohen

n.

413); un'altra di

Valentiiiiano I (Cohen n.

MII-ANO

il

158

RKGIONE

XI.

Dopo
frammenti
quali
in
si

supplemento

al

voi.

del

C.

I.

L.

vennero

fuori

sul
e

territorio

di

Augusta Bagiennonim varie


di

iscrizioni e

frammenti

di esse;

lucerne con

senza bollo; e
edifizi

marmo

con figure. Si scalzarono le fondamenta


dipinti
;

di alcuni

nei

rinvennero avanzi di bellissimi intonachi

aghi crinali e da lavoro

osso

pezzi di argento fuso e di bronzo lavorato, fra cui uno che pare abbia ser-

vito di contorno ad
di

una

iscrizione; vasetti unguentari, vasi di bucchero,

cocci di anfore,

vasi

dipinti,

vasi

sigillati

del

tipo Aretino o Pollentino, fra cui

notevoli

due
pure

frammenti verdi
vari

invetriati
vetro,

all'interno ed
i

argentati al di fuori. Si

ritrovarono

frammenti di

tea

quali di un vaso azzurro con ornamenti bianchi spi-

raliformi, altro con incisioni alla ruota, altro di pasta vitrea


coli oggetti;
il

aranciata e molti piccitt,

che mentre conferma l'importanza della

distrutta

fa

desideil

rare che scavi condotti su pi vasta scala vengano praticati, sia per scoprire

resto

del teatro

come per mettere


sepolte.

alla luce le altre parti della citt

medesima, che tuttora

rimangono

G. AS.SANDR1A.

G. Vacchetta.

Regione XI

(TEANSPADANA).
iscrizioni latine scoperte presso

IL MILANO.
il

Lapidi sepolcrali con


il

Ponte di Porta Magenta.


Nei lavori
di

sterro eseguiti durante lo scorso febbraio per collocare alcuni tubi

della conduttura di acqua potabile lungo

corso

Magenta

in Milano, nel tratto tra lo


s.

sbocco della via Terraggio ed


stato necessario demolire
teriali

il

Ponte sul Navilio interno, detto di


vi
si

Girolamo, essendo

una parte del ponte,

riconobbero adoperate come ma;

di fabbrica

due lapidi con iscrizioni latine funebri

delle quali l'ufficio regioi

nale per la conservazione dei

monumenti

in

Lombardia mand
di granito,

calchi cartacei.

La prima

incisa in

un parallelepipedo
al

come

quello che viene dalla


di

cava del Monte Orfano ycuo

Lago Maggiore,
perch
/.

alto

m. 1,42, largo 0,62, munito


e

cornice e cimasa, lavorato in tre lati

a punta grossa
ci

nel prospetto a punta lina.

di

importanza

non

comune,

fa

conoscere

un

altro

dei

sexinri

iuniores dell'antica Mediolanuni (C.

/..

V,

p.

035).

V
PI

ON

CRESCENS VRSINVS VI VIR IVN


SIBI ET SVIS INFRIX IN AGP >

Abbiamo
scxvir

dunque
|

V{iveiis)
|

f{ecil)
in

l'{iiblits)

Pondiis

Crcsccns
arj{ro)

L'rsinits
\ \

iu(/nor)

sii el suls

fr{onle)

p{cdcs)

in

]i{e(U's)

A'.

REGIONE

X.

il

159

non

BASSANO

Si vede che

lapicida, procedendo con lavoro rapido,


lettere

bad

ad

incidere

com-

piutamente

le

seguendo

tutte

le

liuej

che erano state segnate col carbone;

quindi di alcune lettere incav soltanto una parte. Co.4 della prima lettera del
nel secondo verso incise soltanto la linea perpendicolare,
in la

nome

quale tra

le

due lettere

cui cade non pu prestarsi che per

im

P.

N
altri

possibile
il

ammettere
pubblic

la opinione

del eh. sig. F. Ponti ispettore degli scavi


/'.

in Varese,

quale

questa

lapide leggendo
clic
il

t'oiilius,

riconoscendosi da

esemp nella lapide medesima


L'altra

vi

tu inciso regolarmente.

un parallelepipedo

di

sarizzo ghiandone, a base rettangolare con corl,2.'i,

nice e cimasa, alto complessivamente m.

largo m. U,75,

senza gli sporti. Fu


e

lavorato nei due tianchi

nella faccia
il

posteriore a punta grosta,

nel prospetto a

punta

tna.

Quivi

inciso

titolo:

C
C

VALERIVS
SIBI ET VALERIO MASCLO

F.\BRICIVS

ET VALERIAE PrIMIGENIAE ET-VALERIAE PRIA1VLAEF ET KANINIAE THYmELE ET P FVLVIO MACRINO ET P FVLVIO PESTO ET ACILIAE MANSVETAE F

Ambedue
Archeologico
di

queste lapidi furono depositate

nel

castello,

futura

sede del Museo

Milano.
P.

Harnabei.

Regionk
III.

X (VENKTIA).
Di una
la
aiitic/iissiina

BASSANo VENETO

necropoli e di altri

aoanzi romani ricohosciiiti presso


contadini

cill.
.-Vngarano,

Nel settembre 1892 a breve distanza da


sulla destra del

grosso sobborgo di Bassano

Brenta,

clie

lavoravano
Rovina,
si

in

un fondo del

sig.

Brocchi,

lungo

la via

Bassano

s.

Giorgio

Val

imbatterono in un campo funebre


i

antichissimo, che venne in gran parte manomesso. Portatomi a Bassano a studiare

pochi avanzi scampati dalla rovina, merc


onorario degli scavi, e del suo egregio
funebri, deposte
dall'altra

le

cure del conte Tiberio Roberti, ispettore

tiglio,

ho saputo
jirofondit

che non

meno
e

di

lO urne

nella

nuda

terra,

piccola

(cm. 50).
i

distanti l'uua

m. 1.00 ad 1,50 erano state distrutte dai contadini,


i

quali miravano solo

a raccogliere
Il

pochi bronzi, venduti poi


si

dispersi.

conte Roberti tglio


di

rec
altre

sul luogo; ricuper

qualche bronzo,

scavando

un paio

giorni mise a

nudo

quattro

urne ad incinerazione, portate in casa

liASSANO

giaceva,
e

1<J(

resto,

REGIONE

X.

Roberti, dove io le studiai assieme a tutto

il

merc l'amabilit di proprietario.


sole erano protette
il

Ognuna
scaglie),

mi

fu assicurato, in

fosso terragno (due

da

derivavano
il

da punti opposti della

necropoli;
altri

tanto

Roberti nel no-

vembre 92 come
risultato negativo.
Fiilili.

Brocchi nell'ottobre 93 tentarono

punti del suolo,

ma
(tig.

con

a) Olla

alta

cm.

15

larg.

mass.

cm. 21

qui riprodotta
delle quali
si

1).

Ha
il

forma emisferica con spalle larghe, orizzontali,


Nello
spigolo vivo
delle

al centro

imposta

breve collarino.

spalle spuntano

quattro

anse adunche.

FlG.

1.

con lineette verticali a stecca,


creta nerastra,
ricorda,

tracciate fra l'una


tii-ata

l'altra

di

esse.

L'impasto
Il

di

sparsa

di renella quarzitica,

lucido
ai

alla superficie.

vaso

ma

non riproduce esattamente, alcune forme proprie


(').

pi antichi strati della


nerastra e

necropoli di Este

Vuotato alla mia presenza esso

diede terra

buona

quantit di ossa combuste.


b)

Ossuario simile al precedente, alto cm. 17, larg. mass. cm. 22. Le spalle bresi

vissime

risolvono in

un

collo a cono tronco, sul quale girano delle impressioni a punta

di dito; aggiungansi quattro ansette


ticali

un

po'

adunche

fra l'una

e l'altra fregi ver-

a stecco.

La

creta rossastra,

epurata,

con chiazze

alla superficie.
;

Esso era

per met pieno di ossa

umane combuste,
di

coperte

da terra di rogo

vuotato diede,

assieme alle ossa,


descrivo, e che
il

rottami

armillette filiformi, ed im paio delle fibule che sotto

conte Roberti non seppe pi identificare, avendole confuse col resto.


si

La forma

del vaso

riattacca alla precedente,

ma

pi rudimentale

(-).

(1)

Si

raffronti

cogli

ossuari

editi

dal

Snranzo Scavi
III. 13, IV.

e scoperte nei
2;

poderi Nazari di Este

tav. V, 8 e dal Prosdocirai

Notizie 1882, tav.


e

3.

Si distingue per altro

da codesti

per la mancanza del piede conico,

perch lo

sviluppo

della

met
il

superiore,

conico ad Este,

qui semplificato, e resta quasi sprofondato in quella inferiore; anche

collo dritto,

mentre ad Este

sempre ad aggetto ohliquo. Non manca ad Este l'ansa adunca in qualche ossuario del primo pes.

riodo (Notizie 1882, tav. III. 4) e qualche saggio trovo anche nella Necropoli di

Lucia presso

Tolmino
(-)

(tav.

IV. 5) recentemente illustrata con copiosa dottrina dal Marchesetti.


si

perci

accosta
(Ibid.

ai

tipi

arcaicissimi di Bovolone (Bulletti/io

Palctn. Italiano 1879,

tav. XII) e

Bismantova

1876, tav. VIII).

REGIONE

X.

alt.
si

Kil

di creta
e

c)

Ossuario simile,
:

cm. 22,

larg.
b,

mass. cm. 34,

fattura

come

precedenti
si

per la forma

avvicina a

ma

le

spalle

pi sviluppate ed inclinate
e

risolvono in un collarino divergente,

ben pronunciato,

sono adorne di cerchioni


('),
(-)
;

tracciati colle dita

nella

creta fresca.

Questa forma, eccezionale ad Este

la

si

trova pi facilmente altrove,

come

Vadena
alla

e nelle necropoli e delle

comasche

remi-

niscenze di essa

si

hanno pure nello necropoli istriane


di terra, e

Alpi Giulie

(').

L'una era piena


buste, terra di rogo,
d) Cista fittile

vuotata

mia presenza diede molte ossa communita


in giro di cinque

ma

nessun oggetto.
alta cm. 18, diam. cm. 20,

a cordoni

cordoni o costolature di forte rilievo con intaccature a stecco distribuite in due colonne
verticali,
e

con quattro bitorzoli o capezzoli

equidistanti, al labbro

(tg. 2),

La

creta

FiG.

2.

rossastra

con qualche

sa;-.solino.

Il

vaso,

aperto davanti a me, ha dato abl)ondaHti


sottile

ossa comliuste

cnu

terra

di

rogo

ed

un

anello

in

frammenti.

(Questa cista,

non

vi

ha

dul)l)io,

imitazione di un esemplare in bronzo ('); lasciando la questione


(''),

sull'origine delle ciste metalliche a cordoni

osservo che riproduzioni

fittili liscie

sono numerose

Bologna,

pi

rare

le

cordonate, delle quali si ha qualche saggio

(')

Unico, credo, un vaso

ideili ico

nella necro])oli Benvenuti


fil,^

(ihiravdiiii.

La

situici

ito/ira jiri-

mitivi, nei .lonuinenli antirhi. voi. II, p. 23S,


f2) (5)

20.
I,

Orsi,

La

nrcropoli itaicn di

Vudcna
a.

tav.

4.

Riristn archro. di
I,
1.5.

Como
s.

1871.

I,

2. riiiehtu
.j-T.

Dall'Istria Bull. Paletnol


fittile

Italiann

XI, tav.
;

\'(ilendo,

si

imii

considerare

vaso come una situla

rudimentale, rattrappita

ci'r.

Marchesetti, NecToiwli di
di

L ucia

tav. V,

Non
a.

affatto

dissimili sono gli ossuari, per pi


i

antichi, della necropoli


il

Monza
43
e

{Bull. l'ai. Ilul.


seg.) ranimenfaiie

XVn,
(*]

tav. Ili, A, B),


il

quali,

come ben osserva


di

Ca.stelfranco (ibid., p.

nella

sagoma

primo periodo

(olasecca, sebbene se ne distacchino per la decorazione.

Per l'imitazione

in terra cotta dei vasi laminati veggansi gli eccellenti studi del Pigoriiii

Sull'origine del tipo di alcune stoviglie fabbricate dagli Italici

nella 1" et del ferro, nel Bull.


cit.

Paletn. Ital. XIII, p. 73 e segg.;


(^)

del Gbirardini,

La

situla italica primitiva, op.


s.

p.

230.

Per

le

ci.sle

cfr.

recentissimi studi del Marchesetti, lYccropoli di

Lucia,

p.

18-5.

1(32

REGIONE

X.

anche neUTstria
degli altri,

(').

La presenza
che
le

di codesto

vaso, che cronologicamente pi rei;ente

dimost;a

antiche trib, le

quali

seppellivano

loro morti sulla

destra del Brenta, conoscevano la cista in bronzo e la imitavano.

Per quanto scarsi

di

numero,

fittili

esaminati

ci

permettono

di orientarci
alle

in

qualche modo sul posto da assegnare alla necropoli di Angarano, accanto


dell'alta Italia.

altre
i

Ad
(-).

onta della vicinanza col grande centro veneto


scarsi,

illirico

di

Este,

contatti con esso sono


di

ed

in ogni
b,

modo
in

si

affermano

collo

strato pi antico
si

esso, l'italico

Gli ossuari

ed

parte

anche quello a

accostano in-

vece pi sentitamente a quelle forme che riscontransi nelle necropoli di popolazioni


uscite dalle terremare, palafitte, e stazioni affini, quali Bovolone, Crespellano,
nato,

Monte Loorientale,

Bismantova
e

tra

le

pi

antiche,

Vadena

tra

le

recenti del

gruppo

Monza
Con
ci

Golasecca dell'occidentale; per quanto poco conosciute

le palafitte orientali,

cio le venete,

non pertanto anche l'esame dei bronzi conferma questa assegnazione.


sia sincrona alle palafitte,
il

non intendo affermare che la necropoli

ma

essa

appartiene per altro, con tutta probabilit, ad un popolo da esse uscito,


poi a lungo sulla destra del Medoaco. Solo la cista
e
fittile
si

quale abit

stacca dagli altri vasi

per forma e per et.

Bronzi.

I
il

pochi pezzi conservati dal conte Roberti furono tolti ai contadini,

che trafugarono

maglio; pochi vennero estratti dall'urna

h.

FlG.

u.

Gli aghi crinali, nove in tutto, sono parte


a 21; tre sono
lisci, sei

rotti,

parte interi, lunghi da cm. 10

coU'estremit superiore decorata. Basta un'occhiata ai quattro


(fig.

saggi, che qui riproduco

3) per riconoscere
lo

cogli strati veneti di Este, e

manchino per

come poco o nulla vi abbia di comune meno le forme specifiche ad essi. Di deri1,

vazione prettamente palafittico-terramaricola sono gli esemplari

2,

con pomello

(')

Gozzadini,
.3,

Di un sepolcreto etrusco

ecc.,

lav.

1\',

5.

Orsi,

Bull. Palclnol. Ilal. XI,

tav. II,
(-]

p.

75-76.

Accetto pienamente la tripartizione proposta dal Ghirardini {Notizie 1888 p. 307;


p.

La

col-

lezione Baratela

207-209).

REGIONE

X.

168

BASSANO

a doppio cono,
di linee,

rigonfiamento
essi

dell'asta superiore,

ornata di tortiglione, o di fasci

e di spinapesce;

continuano anche nei pi antichi orizzonti della prima


il

et del ferro, alla quale tutto proprio

u.

4 a larga capocchia
;

(').

Di armille

si

ebbero due eleganti esemplari


di

uno con bellissima patina

for-

mato da doppio

filo

bronzo avvolto per

tre giri, finiente

ad ima estremit ad occhio,

nell'altra a

coda di
4).

seiije,

mediante saldatura a martello del capo


il

dei

due

fili (fig.

Siccome

diametro importa
i

spirali piuttosto che

ad ornare
la

polsi di

soli cm. 3 \u codeste una bambinetta avranno

servito a raccorue

chioma

sull'occipite

sono

perci

delle

vere avoiyytc.
plari in tutti
Fig.

Non mi
gli

diffondo

in riscontri, trovandosene
e

esem-

strati protostorici dell' Italia

della Grecia.
fili

Come
4.

armille interpreto una '

massa

aggrovigliata di sottili oo a

in bronzo, di

ad uno o pi

giri,

con diametri vari fra gli estremi

cm. 4

e e

61;

di pi

un esemplare a nastro (con sezione a calotta), ad estremit


^;

appuntate
altre,

sovrapposte, del diametro di cm. 5

aggiungansi parecchi rottami di

ed un anello digitale.
fibule sono

Le

poche di numero,

ma
il

di forme caratteristiche per la cronologia.

Una

bellissima ed intatta serpeggiante,

cui ardiglione consta di uno spillo inne-

stato ad occhio nel bastoncino contorto e costolato, viene qui riprodotta, attesa la sua

importanza(fig.

5).

Misura

in

lung. cm. 10 ed uno dei saggi pi eloquenti, a dimo(-).

strare la genesi della fibula dallo spillo ritorto


plice,
tra
i

Il tipo,

dopo quello ad arco sem-

pi antichi

che

si

conoscono, proprio specialmente agli strati


(').

umbro

italici dell'Italia

Centrale, da Bologna ai colli Albani


rotti,

Tre esemplari ad arco semplice, tutti


drica coll'arco

sono formati da una verghetta cilin a piccolissime


le

solcature

oblique;

una quarta

costolature;

luug.
italici

cm. 4-5. Anche codeste fibule sono annoverate fra


della

pi antiche degli strati

prima et del

ferro.

Un

quinto esemplare della stessa categoria, pi grande dei

precedenti,

ma

guasto, ha l'arco leggermente rigonfio con cordoni o costole ben mar-

cate e spaziate.

idure della necropoli di


Il

di

modo di dare aiiipiu statistiche, ma basteranno pochi riscontri .salienti. Un esemMonza {Bull. Paletnol. Rai. XVII, tav. Ili, 8) identico ad uno bassanese. n. 1 si ha cos nella palafitta di Peschiera come a Vadena (Orsi, Vadena p. 34) e dalla torbiera Fiav (Orsi, Nuove note di paletnol. trentina tay. II, 11); pure da un bacino lacustre deriva un
(')

Mi manca

il

esemplare come

il

nostro

n.

2 (Orsi,
della

ibid., II, 9). Piii

recente

il

tipo n. 6, ombrelliforme, e proprio

alle necropoli norditaliche

prima et del

ferro (Orsi,

Vailcnu, tav. V, 5.

Marchesetti, Ne-

cropoli di
(2)

s.

Lucia, tav. XXII, 21).


p.

Tale teoria fu emessa dal Chierici (Bul. Paletnol. Rai. 1876,


si

249;

1878

p.

50) assai
della Si-

tempo prima che


cilia, nelle

conoscessero

risultati dell'esplorazione delle

tombe ^eche arcaiche

quali io ho constatato frequenti volte due spilloni in bronzo od in argento posti all'estrespalle,

mit delle

per fissare

il

chitone od
p.

il

peplo, fungendo cos esattamente da fibule. Cfr. le


2)

mie

rettifiche (Orsi,

Megara Hijhlaea

125 nota

allo

Studnicka che nelle Moirai del vaso Fran(;ois

credette riconoscere sulle spalle delle fibule, mentre in realt non sono che spilloni a disco e nodi.
(^)

Ne

rassegnai una statistica

in

V'ulcna

p.

49

segg., ed

in

Bull.

Paletn.

Rai. XIII,

p.

115

122.

21


altro che
il

164

REGIONE

X.

Spettano a cid- lunati o rasoi due frammenti

l'uno, qui disegnato (fig. 6),

non

manichetto a tortiglione, finieute in un occhio con due cornetti,

e con porzion-

cina della

lama (lung.

tot.

cm. 7 4);

l'altro simile

conserva una porzione maggiore


(lung. cm. 1 1 7).

della schiena della

lama con andamento ad angolo ottuso


si

Ormai
e

provato che codesti rasoi

hanno nella

lor

forma pi antica nelle terremare

pa-

FiG.

6.

laftte,

che prendono

il

massimo sviluppo
ferro
('),
;

di

forma

diffusione nei pi antichi

strati della

prima et del

non mancano ad Este, nel Trentino, nella Svizzera


fanno
invece difetto nelle
necropoli illiriche delle

meridionale e nella Francia


Giulie e dell'Istria
('-).

Di osso era un disco rotto (diam. cm. 5 7)

con circoli concentrici


e nelle

ed occhi di
(^).

dado alla superficie; se no trovarono di simili a Vadena

terremare
di

Ove

si

ponga mente che delle cento

e pi

tomhe antichissime

Angarano ma-

nomesse dai contadini, appena quattro sono pervenute a nostra conoscenza, con qualche
altro bronzo isolato,

ognuno comprender come non

si

possa per ora esprimere un esatto

giudizio sull'indole etnica e cronologica della necropoli. Per altro gli oggetti studiati

presentano

note cos spiccate,

che

si

prestano

ad un giudizio di massima,

il

quale

sar definitivo solo in seguito ad ulteriori scavi sistematici.

Intanto risulta certo cos dall'esame dei

fittili

come
;

dei bronzi, che la necropoli


,

spetta agli strati pi arcaici della prima et del ferro


al

in qualche
fittili

modo, sincrona

periodo Benacci di Bologna, all'italico di Este ecc.

dei

la sola cista

sembra

(1)
(*) (^)

Orsi,

Vadena
Vndcna

p. 81

e segg.
s. 1.

Pigorini, Notizie 1888, p. 242.


p.

Marchesetti, Necropoli di
Orsi,
p.

Lucia

297.

74,

tinta

REGIONE

X.

1(35

RASSANO

accennare ad uu momento pi recente.


tatti generali,

Col gruppo veneto-illirico abbiamo solo con-

come

d'indole generale sono quelli col villanovano; mancando,

almeno
o ve-

per ora,

fittili

specifici all'uno ed all'altro nulla ci autorizza a

chiamar umbra
{').

neta la necropoli; e
ci

nemmeno vedo

rapporti col gruppo bellunese-cadorino


e

Invece

accostiamo a quelle arcaiche necropoli del Veneto occidentale

della Lombardia,

spettanti ad una popolazione uscita dalle palafitte e

dalle stazioni analoghe alle terlato,

remare. Pi in l di questo giudizio, che, come vedesi, ancor

non possiamo

andare, sino a che la necropoli di Angarano non sia meglio conosciuta.

ReUip.ile

ili

et

romana presso Angarano.


Bassano,
anzi continuazione della citt, dalla

Angarano
quale

oggid

sobborgo

di

soltanto diviso pel maestoso letto del Brenta;

ma

in addietro

non deve esser

stato cos, e furon due abitati vicini

ma

distinti,

dei quali pi antico quello sulla


tutto

destra del fiume. Di Bassano infatto, ad onta del

nome che suona


di
tali

romano
(-);
il

{r/'cus

Bassianus) non
C. I. L.
i

il

pi piccolo documento
s.

archeologico Fortunato,
e
,

tempi

titolo

V, 2101, gi nel monastero di

di origine incerta.

Invece tutti

liioiilii

contermini alla citt tradiscono nel nome,


Crespano,
?)
,

colle scoperte, la loro origine;

quindi

Cartiliano,

Rossano {Cartilianus

Crisplanus, Boscianns),

Mar-

guano {llarinianus

Marsano (Marcianus?) derivano da

gentilizi certi od ipotetici.


i

Ad Angarano
avessero

stanziavano genti italiote antichissime, prima ancora che

Romani
il

vi

imposto

un nome (Ancharianus, Angariamis)


il

di

deriva

titoletto

CI.

L. V,
.

2107, ed

vico apparteneva

alla

pertica

della vicina Asolo (Acelum,

AcilUim)
avvenuto

L'esistenza di un vico romano ora affermata da alcune fortuite scoperte

in

un podere dello stesso

sig.

conte Roberti,

a pochi passi dall'abitato, e

meno

di

mezzo chilometro discosto dalla necropoli primitiva.


i

Quivi a breve profondit

contadini

scoprirono due lunghe braccia di muro,


forsi

d'opera incerta, spesse circa m. 0,50, una normale all'altra; nel punto d'incontro

mavano uu vano quadrato


se

di

circa

m. 2,00X2,00. Tutto

il

terreno

circostante

trov pieno di tegoloni e mattonacci (ne misurai alcuni di cm.

30X22 X8),
il

dei quali

ne raccolsero quanti bastarono per fare l'impiantito di una cucina. Presso

conte Rocirco-

berti vidi pure lare (diam. cm.

una mezza dozzina

di pesi a

piramide

tronca,

un tambellone

17, spessore cm. 8), una antefissa


in basso di fogliette; in basso

con testa di

Medusa

fasciata in

giro di
in

meandro ed

di pi

un frammento

di fregio fittile, rotto


il

tre (cm.

27X24);

conterminato da im astragalo e nel campo avvi


forte
e

residuo di un rilievo

disegno

corretto,

rappresentante una donna seduta

(1)
(2)

tliirardini, Notizie,
Il

1883, p. 27 e 83.

Brentari nella sua Storia di Bassano cerc dimostrare, che la citt non esisteva affatto

all'epoca romana. Per egli


in

mi

scrive,

che in epoca receutissiina tracce

di abitati

romani, consistenti

monete, tombe, pavimenti a mosaico, tegole

di varia specie si rinvennero nei contorni immediati,

cio a Jlussolente, FeDette, Cassola. Ci


vico, che esisteva nelle sue vicinanze.

pu

signiticare,

che la citt attuale prese

il

nome da un

l(3t

REGIONE vai.

panneggiata, dietro la qiale scorgonsi le estremit inferiori di due altre davanti ad un' offerta. essa avanzi di panneggio, da cui sporge una mano che sembra presentare
;

Delle tegolo molte erano segnate, ed in casa Roberti ho copiato

seguenti bolli

a)

aL-MF-f

cio

[if.]

Val{enus) Ma. F. P{_astoT']

b)

Mi PASTOR
si

Bolli

eguali a b)

conoscevano gi da Venezia e dai contorni di Padova {CI. L.

V, 8110, 277).

e)

JW

FI-3

d)

?Al.k

parecchi

e)

PA'EA

L'officina di Avillia

Paeta era gi conosciuta per alcuni


nel

bolli
il

padovani

C. I. L.
:

V,

SUO,
Mn.

267

imo

di Villadose

Rovigoto ne porta anche


C. I.

patronimico

"

Avilia

F. Paeta

(Pais,

Additamenta ad

L. V, 1075).

Il conte

Roberti ha in animo di ampliare le escavazioni nei ruderi romani del


e far cosa

suo podere

buona, perch essi accennano ad un edilzio di qualche imsi

portanza, forse una villa, la cui estensione non

pu ancora precisare.
P. Orsi.

Kegione Vili {CISPADANA).


IV.

FIUMANA

pel

Arma
Museo

litica

rinvenuta nel territorio del comune.

Da un
stai,

colono che lavora a Fiumana, paese distante chilom. 11 da Forl, acquicivico, un'ascia di pietra levigata, uscita sporadica-

in questi giorni,

mente

in opere campestri. di roccia serpentinosa verde-cupa, traslucida e

un

durissima, di tipo cuneiforme a


si

fianchi tondeggianti,
ciottolo,

a taglio arcuato. Considerata la tecnica attorno


alla

direbbe

ricavata da

perocch sono rimaste

punta

delle

piccole zone depresse,

serbanti la corteccia antica.

Tranne alcune intaccature nel tagliente, prodotte


tamente conservata.

dall'uso, essa

pu

dirsi perfet-

Per

il

volume, la maggiore
nella pi lata

fin

qui raccolta

da

noi,

misurando in lunghezza

mm. 140
Per
la

espansione

mm.

22. Il suo peso specifico di gr. 265.

forma riproduce
it.

l'ascia trovata nel sepolcro eneo-litico di

Cumarola

(cfr.

Bull,

di Paletti,

a.

X.

tav.

VII,

n.

4) ed altre tornate in luce a Mozzanica, nel Ber-

REGIONE

VI.

1(37

non ebe quella riuveiuita


14. nel

gamasco

(cfr.

op.

cit.

a.

XI

tav.

Ili n.

1);

Friuli

riportata dal Moloii, Preist. e cont. tav. II n.

A. Sant.relli.

Regione VI (UMBRIA).
V.
dalla

PIANETTO

(frazione

del

coiuime di Galeata)
tra
s.

m. 4 di distanza

tomba arcaica trovata a Pianetto,


e

Sofia e Galeata (cf. Notizie

1894

p.

12)

venne scoperta una seconda tomba

questa di inumato.
esistere

Da quanto
Ci cbe

apprendo,

in detto

luogo doveva

una necropoli, essendo

in

passato tornato in luce un elmo di bronzo, con altre anticaglie dello stesso metallo.

mi

riuscito di

fare,

di

aver salvato ed acquistato pel Civico Museo


si

forlivese quella parte di suijpellettile funebre che vi fu raccolta e che


la

collega con

nostra, nell'intento che

non andasse dispersa.


la

Stando alle notizie di chi vide

tomba, essa
di
e

si

trovava presso un corso di acqua,

detto Riosecco; era sotterra appena

m. 0,30,

forma ovale, molto ampia, formata


crescendo

da grossi

ciottoli spianati,

che sormontandosi

mano mano

in lunghezza,

venivano a coprirla a volta.

Con poche ossa

dello scheletro

di adulto

(che data

la piccolezza del

sepolcro,

doveva giacere seduto o rattrappito)


solita avidit ed ignoranza,

erano

un vaso che

fu

ridotto

in

pezzi,

per la

ed

seguenti bronzi.
e cos distinte:
e

Ventuno
a)

fibule,

tutte,

meno una, senza ornamenti


Mancano
di

Undici a navicella, con

pometti laterali nell'arco


dello spillo.

pometto

in

fondo al

cartoccio, lunglie
b)

mm.

60.

Sette della stessa foggia,


spillo.

ma

pi grandi e con cartoccio pi lungo,


Il

meno
ri-

una, anche" esse mancanti

Misurano mill. 83.

tipo dei

due gruppi

risponde a quello dato dal Montelius


alle moltissime trovate nel

Spnnan

friln Bronslderii p. 142, n.

145 ed

forlivese e luoghi contermini (cf. Santarelli

Seconda meit.

moria sugli avanzi di


tav. VII). e)

abit.

prim. a Villanova,

p.

24

Bull, di Paletn.

a.

XII,

Due
n.

piccole

sanguisuga,

senza spillo, identiche,

meno

pel pendaglio, a

quelle rinvenute a Bologna e riportate dal Gozzadini {Intorno agli scavi Arnoahli- Veli,
tav.

XII,
d)

8-12).
a navicella,

Una

con cordone tagliuzzato


:

sull'arco e cartoccio fniente in

isporgenze a triangolo, volte in su


Orvieto
e riportato dal

lunghezza
cit.

mm.
154,

47. Riproduce
n.
it.

il

tipo trovato in

Montelius

(op.
(cf.

p.

154), noncli di altra da


a.

me

rinvenuta nel ripostiglio forlivese


e)

Bull. Paletn.

XII. tav. VII).

Cinque

spilli
:

isolati

ed un cartoccio con pometto finale.


di grosso
filo

f)

Due

armille

una formata

sormontantesi per due


filo

terzi,

a se-

zione esagona, del diametro di


drica,

mm. 64;

l'altra

di

pi

sottile,

sezione cilin-

del diametro di

mm.

60.

A. Santarelli.

CIVITELLA, SENTINO, CORTONA

168

Da un
civico di Forl

REGIONE

VI,

VII.

VI.

CIVITELLA DI ROMAGNA
Romagna
potei acquistare pel

colono abitante nei pressi di

Civitella di

Museo
erotico,

una lucerna mono-

licne ivi trovata, di terra cenerognola,

verniciata in nero, con rilievo rappresentante

due figure cio un uomo e donna in atto


e fornito di

sopra

letto

ad una sola spalliera

suppedaneo isolato {scamnum).


di fondo reca il noto bollo

Nel disco

FACCI.
A. Santarelli.

VII.

SENTINO
s.

Monete romane scoperte nei lavori per

la fer-

rovia da

Arcangelo a Fabriano.
s.

Facendosi una cava di prestito pei lavori della nuova ferrovia


briano, si rinvenne

Arcangelo-Fadi

un recipiente

di bronzo, contenente

varie

monete consolari,

argento, molte delle quali fui'ono asportate dagli operai addetti ai lavori. Se ne re-

cuperarono soltanto quindici, che mi furono consegnate, per le raccolte del Civico Musco
di Ancona,

dal sig. ing. Gamberale direttore


Caecilia, Considia,

tecnico

dei

lavori ferroviari. Spettano


Lollia, Plancia, Poblicia,

alle famiglie Aemilia,

Cornelia, Julia,
Si

Valeria.

Due

sono irriconoscibili per l'ossidazione.

raccolsero piu-e cinque assi di

bronzo, con Giano bifronte da una parte, e dall'altra la prora di nave, ed un medio

bronzo di Faustina Seniore.


Gli scavi restituirono anche alla luce un gancio di bronzo, a tre punte a becco
di oca,

un ago crinale di bronzo, con tracce

di doratura,

lungo m. 0,20.
C. ClAVARINI.

Ereione VII (ETRURIA).


Vili.

CORTONA

Tomba antichissima con armi

di

pietra

e di

bronzo scoperta nel territorio del comune.


Nella valle di Cortona, in luogo

chiamato Battifolle presso Farneta,

si

trov

una tomba a

fossa,

scavata nel declivo di una collina. Conteneva lo scheletro intero,


disfatto e consunto. Presso
il

ma

in

massima parte
ben fatta
di

capo un vasetto, con una freccia


cent.

dentro,

piromache color cenere (lungh.


la

8):

presso le spalle due


cent. 30, e la mie

asce di bronzo ad alette lievemente rilevate;

maggiore lunga
di

nore cent. 9. Al sinistro

fianco

posava un pugnaletto
nel rotondo manico,

bronzo assai consumato,


per
tenere
fissa

lungo cent. 14; aveva un foro


chiodo la rivestitura di legno.

certo

con

un

Questo

uno

dei

pi

antichi

sepolcri

trovati

nella

Val

di Chiana,
si

segna
sti-

l'epoca di passaggio dalle armi di pielra a quelle di bronzo, poich non

pu

mare

la

freccia di silice

come amuleto, che non sarebbe

stata entro

il

vasetto,

ma

sospesa al collo o deposta nelle mani o nel petto del morto.


stati

Tutti gli oggetti sono

da

me

acquistati e deposti nel

Museo

di Arezzo.

G. F. Gamurrini.

ROMA

169

ROMA

IX.

ROMA.

Nuove scoperte

nella citt e nel suburbio.

Eegione
di

IV. Negli
per

sterri

che

si

esegTiiscono in via Genova, sotto

il

giardino
nella

Panisperna,

collocarvi

la

fontana detta

del

Prigione,

gi

esistente
in

villa

Massimo, stato recuperato un frammento di pilastrino triangolare,

marmo,

che appartenne al fusto di un candelabro.

lungo m.

0,4.5,

coi lati larghi

m. 0,14.
i

Vi sono

intagliati leggiadi-amente

un serto d'edera

e fogliami di vario disegno:

tre

spigoli sono ornati con

una
si

serie di globetti.
fittile,

Nello stesso luogo

rinvenne un' anfora

alta

m.

0,.5O,

con collo stretto,

a due anse, una delle quali

mancante

un pezzo

di piede di statua

marmorea con

parte del plinto su cui poggiava; ed un frammento di bronzo, di forma ovoidale.

Per

lavori di risarcimento nel grande fabbricato, che serviva per carceri sulla

piazza di Termini,
di

tornata

in

luce una base

marmorea

di

colonna, del diametro

m. 1,10.

Regione
di

V. Sul viale Principessa Margherita, costruendosi un muro di recinto

alla propriet Ghezzi, distante

m.

16.5

dalla porta Maggiore, sono apparsi tre ordini


all'altro.

massi rettangolari di tufo sovrapposti l'uno

Questi avanzi spettano alle

arenazioni dell'antico acquedotto

della Claudia e dell' Aniene

nuovo; corrispondendo

al sito dell'antica vigna Belardi, ove nel secolo passato furono riconosciuti e distrutti
sei piloni delle arenazioni

medesime.

Regione

VI. In via Cadorna, a m. 5,50

sotto

il

piano stradale,

stato sco-

perto per m. 2,75

2,00

il

pavimento

di un' antica
si

stanza,

formato di mattoni ad

opera spicata; ed alla profondit di m. 21


tufo ed intonacata, alta m.

trovata

un'antica fogna scavata nel

0,80 e larga m. 0,45.

Via Salaria.
laria,

Facendosi un piccolo cavo per condottura d'acqua fuori

di porta Sa-

a sinistra di chi esce dalla citt e alla distanza di oltre m.

200

dalla porta,

stato scoperto

un

tratto dell'antico selciato, per la


e

lunghezza di m. 45. Esso segue


sotto
il

l'andamento della via moderna,

trovasi in

media a m. 0.45

piano attuale.

Via Tiburtina.
il

Proseguendo

lavori della fogna sulla via Tiburtina. presso

pi:l)blico

cimitero del

Campo Verano,

sono stati raccolti

seguenti frammenti di

antiche iscrizioni:

AE U A E C R

XJROR bene!

ANZIO

170

KEGIONE

I.

Nello stesso luogo pure ho trovato: un frammento di fregio in terracotta; una lucerna
fittile,

grezza

due lastrine

di

smalto

due paste vitree lenticolari

quattro anelli

ed altri piccoli frammenti di bronzo.

G. Gatti.

Nella ricca collezione


zionale

dei cippi terminali del Tevere,


la cui epigrafe ridotta in

esposta nel
stato,

Museo Naappartenente Sex.

Romano,

esiste uno,

pessimo
C.

alla terminazione fatta sotto

Tiberio dai curatores

Tiberis,

Vibius Rufus,

Sotidius Strabo,

C.

Calpetanus Statius Rufus, L.

Visellms
di

Varr, M. Claudkis
p.

Marcellus

(cfr.

Cantarelli, Bull. d.

comm. Arch.
1237
si

coti,

Roma 1889

192

seg.).

Mi-

sura in altezza

m. 1,36,
C. I.

in

larghezza
n.

m. 0,83,

in

spessore

m. 0,36. Confrontato

coll'altro edito nel

L. VI

supplisce facilmente:

C V

e.

/'.

r u f u

sex SO/IDI VS sex. f. L I B V scid


e e hip et
et'*

slrABO
statius

US.

e.

f.

rufus

LV SE
l

1 1 i

s.

e.

/'.

it

ar

JAClAiidius. m.
curatores

f.

marcellus
Tiberis

Kiparum
S.C.

et alvei

ex.

termin.

Quest'

il

solo cippo appartenente a questa terminazione, che sia tornato in luce

negli ultimi lavori del Tevere.

Un'

altro,

siccome

m' avverte

il

eh. prof. Hiilsen,

pubblicato dal Gudio

tra le epigrafi sepolcrali


C.
I.

(pag.

338
i

n.

16) e sar edito negli


dei curatores
disposti

addenda
in .altro

al

volume VI del

L. Questo mostra
il

nomi

ordine,

come

d'altra parte

nostro stesso ha un'altra disposizione di quello

superiormente citato.

D. Vaglieri.

Regione
X.

(LATIUM ET CAMPANIA).
alcuni lavori
villa

ANZIO

Eseguendosi
alla

per

sistemare lo scolo delle acque


ora

dinanzi al cancello

d'ingresso

gi Albani,

sede dell'Opera pia degli

Ospizi marini, tornato in luce un frammento di cornicione marmoreo, con semplici


linee architettoniche, lungo poco pi di
Si sono pure trovati

un metro ed in cattivo stato di conservazione.


di

due pezzi scheggiati

una colonna

di cipollino, di

niun valore.

G. Gatti.

REGIONE

I.

171

TEKRACINA, NAPOLI

XI.
lometri

TERRAOINA
da
Terracina,
si

In occasione

di

lavori di restauro,

esplorandosi l'area

circostante al sepolcro detto di Valma.-ina, posto sulla sinistra dell' Appia, a circa 8 chi-

rinvenuto
di

un frammeuto

dell'epigrafe

di

detta tomba.

scolpito su di
:

uno scaglione

calcare del luogo, di m. 0,47

0,85. Vi restano

solo le lettere

l_

-T^

\/ry
D
questo

frammento mand anche

il

calco

cartaceo

il

cav. iug. F. Liberati.

XII. XAPt>LI.

.Vz/rnH!
i

xcnpcrle di antichi li entro

l'dliitato.

In questi ultimi tempi

lavori di risanamento

nella vecchia Napoli sono stati

quasi sospesi, per


caria.

le

questioni della Societ col Municipio, per la crisi edilizia e bans'

Di nuove costruzioni non

iniziata

alcuna,

contentandosi

gli

appaltatori

di poter

mandare stentatamente a termine


non ce ne
sono
stati,

le gi

incominciate. Lavori nuovi


di

quindi

nel sottosuolo

per la speranza

nuovi

rinvenimenti

rimasta delusa.

Pur tuttavia dai pochi


venuta fuori
;

cantieri aperti e dai lavori di fognatura qualche cosa


la presente

di ci tratta

relazione.

Sezione Porto.
parte di mezzogiorno
et varia. Sotto
si
i

(Jontinuando
di occidente,

lavori di fondazione per la

Nuova

liorsa dalla

tornarono in luce altri avanzi di costruzioni di

ruderi di alcune abitazioni private di et recente dal lato di sud-ovest

scoprirono molti blocchi di

marmo

bianco comune, che con ogni certezza

si

riferivano

al rivestimento esterno di

un

edilizio di et

romana. Avevano

tutti le stesse dimensioni, la faccia migliore

cio alt.

m. 0,87

0,9.5

u,84 di spessore, ed erano rovesciati con

sul terreno, in

modo da

lasciar supporre che la facciata dell'edilzio fosse caduta in

una

sola volta col ripiegarsi

a settentrione;

giacch

il

sito,

dove

l'edilzio

sorgeva, pre-

sentemente

occupato dalla grande strada del rcillfdo, che


s.

mena direttamente
si

dalla

stazione ferro\iaria a

Giuseppe. Difatti nell'area edificatoria


blocchi,

trovarono non pi
stra-

che venti dei sopradett


dale ed erano posti in

ma

altri

si

vedevano nel terrapieno dell'area

modo da non
di

potersi estrarre

senza andare incontro ad una

spesa piuttosto rilevante. Giacevano essi su le arene del mare, ed erano stati adoperati
il

come substratum

tutte le fabbriche posteriori: stavano a circa

ra.

1,50 sotto

presente livello del mare.

Uno
la

di questi blocchi

lavorato con cornice in incavo presenta sul piano rilevato


:

seguente parola, scolpita con lettere molto regolari

TESTAMENTO
la

quale doveva far parte di una iscrizione.


a

della

stessa

iscrizione

doveva

far

parte,

mio modo

di

credere,

l'altro

fi-animento

pubblicato

dall'egregio prof. Spi21

NAPOLI

172

REGIONE

I.

nazzola nelle Notizie del 1893 p. 522; difatti


pito fu
si
il

il

blocco di

marmo

sul quale scol-

detto frammento, se non delle identiche proporzioni, perch frammentato,


stesso sito e per
la

nondimeno trovato nello

due

lati

vi

ricorre la stessa cornice che

vede nel nostro. Sicch di tutta

iscrizione noi conserviamo l'angolo superiore a


:

destra e l'angolo inferiore a sinistra di chi guarda. Eccone la disposizione

LIO
VI

TAE

TESTAMENTO
Non giunge
di
s.

poi

Aspreno

esisteva,
in

meno degna di come esiste


un
fognone
per

esser conosciuta
tuttora,
o

la notizia

che sotto la cripta

un' altra
lurido.

costruzione

pure di
tale

epoca

romana,
era di
riore

consistente

condotto
in

La
a

luce di

condotto

ra.

3,00

in

larghezza

m. 2.10

altezza

contare dal

punto supe-

dell'arco,

mentre che
d'intonaco

la freccia dello stesso era di ra. 0,80.

Nella parte interna


poi
di

era

rivestito

dello

spessore

di

mm.

era

costruito

fabbrica

a masso, la quale nei lati raggiungeva lo spessore di m. 1,80; nella parte superiore
e

propriamente nel centro dell'arco misurava m. 0,70

nel fondo

m.

1,80. In rap-

porto col presente livello del mare sottostava di m. 2,60, restandovi al di sopra di

m. 1,50; vuol dire adunque che, supponendo identiche


dizioni altimetriche, per dentro al canale l'acqua del

in quei

tempi

le presenti con-

mare penetrava

molto oppor-

tunamente serviva a lavare

disinfettare.

L'esistenza intanto di queste costruzioni in un livello inferiore a quello del mare,


ci fa ritenere

che un certo riparo contro l'azione delle acque gi esisteva, altrimenti

non sarebbero avvenute n la costruzione n la conservazione dei fabbricati. Non volendo supporre, come non saremmo autorizzati a
in
farlo,

alcun cambiamento di livello

seguito a commozioni telluriche, dobl)iamo ritenere

che quello spazio fosse stato

occupato in epoca romana dopo la costruzione del grande

muro

di

cinta, quale ce lo

presenta la pianta di Napoli del 1100 pubblicata dal eh. B. Capasse

n^X Archivio
romano, cos a
del

dorico 'per
costruzioni

le

prov. nap. (anuo 1892,


di

p.

832-862

sg.).

siccome alcune di queste

non possono discendere


lo

qua dai primi


la

secoli dell'impero

quel tempo per

meno dobbiamo rimandare


come
in questo sito

costruzione

ricostruzione

grande muro di cinta, attribuendolo o all'et di Adriano o a quella di Augusto.

Va

notato inoltre

nessuna traccia di antichit di epoca greca

sia apparsa,

per quanta cm-a abbia posto nel ricercarne ogni

menomo

indizio,

mentre

che nel terreno resta sempre l'orma del popolo che l'ha calpestato, ed a chi accura-

tamente osserva ed esplora non

facile che

sfuggano

le

diverse stratificazioni, rap-

presentanti epoche e civilt diverse. Questo fatto

mena

alla conclusione che quel ter;

reno restava ancora spiaggia nel tempo della greca Neapolis

per se una porzione

della cinta, quella delle alture dove si spiegava la citt greca, fu semplicemente riedificazione, la parte del

mare

fu ex novo

costruita,

perch da questo lato avvenne

l'ampliamento della

citt.

REGIONE

t.

173

bianco, assai guasti, furono trovati nella

Parecchi pezzi architettoaici di

marmo
;

continuazione dello sterro di quel cantiere

cio

due tronchi di colonna, due capitelli


il

ed un pezzo di cornice di epoca bassa niun valore della loro materia, non

quali

considerato

loro stato, ed

il

poco o

si

trov conveniente di estrarre. Si rinvenne pure


(alt.

una testa marmorea


importanza. Fra
con iscrizioni:
1.

di

uomo barbato

m. 0,26) corrosa
i

guasta e senza alcuna

le terre

di scarico si raccolsero poi

seguenti frammenti di

marmi
iscri-

Lapide

in

marmo

bianco mancante di un pez-o e rotta in due parti, con


;

zione latina dei bassi tempi

m. 0,27

0,26

erivs pe
i

"Reg^nvs-sen
TIAEHHrS^RIDI
I

CONIVGIEriMU
1
j

LIMERENTIFECE RVNTI
I

2.

Piccolo frammento

di

lastra in

marmo

grigio con lettere

mal

eseguite, alt.

m. 0,13X0,12:

PHOEBVS
\
3.

XVIII

Lapide
si

in

marmo

bianco, frammentata

nella

part.3

superiore

rotta in due

pezzi, che

ricongiungono; m.

0,43X0,22:

o npctY*Xi-tj

KeAGyCANTOYOGOY

Eichiamo particolare attenzione su l'ultima


pare, ha un' importanza speciale.
sia,

iscrizione,

la quale,

secondo a

me

Gi

la

scoperta

di

un alfabeto, greco o latino che


la

non

mai un

fatto trascurabile.

Pi interessante riesce

scoperta se l'alfabeto

scritto sopra lapide,

invece di essere graffito o dipinto sopra vasi o


se
si

mura

antiche.

Cresce anche

pi

l'interesse

tratta

di

un alfabeto

di

epoca cristiana, scar-

sissimi essendone gli esemp.


Il

nostro alfabeto

sventuratamente

non
e

uscito

compk-to

esso era scritto in

due righe, di cui la seconda

completa

comprende

le lettere dall' o
(t,

aH'w, mentre

che della precedente non resta che la prima lettera

la parto

inferiore

deUa

[i.

NAPOLI

ad un'epoca,
in cui

174

REGIONE

I.

Ci non pertanto non pu cadere alcun dubbio intorno al suo completamento


si

poich

riferisce

da parecchi secoli l'alfabeto greco avea preso stabilit

nel

numero

delle lettere, cio di 24.


oltre l'alfabeto,

La

rottura della lapide per ci ha tolto

il

mezzo

di sapere se,
si

nella parte superiore fosse stata altra iscrizione,

come
oltre-

osserva

nella inferiore.

Ad

ogni modo,

l'et

cui
la

si

dove rimandare non


e

passa la prima met


lettere,
la

del 3 secolo dell'impero;


e

regolarit

l'uguaglianza delle

forma lunata della a


qi,

dell' t

il

prolungamento superiore della sbarretta


i

media nella

ip

ed

oi

nonch una discreta esecuzione sono proprio

caratteri paleo-

gratici di quel
in

tempo, quando molte delle istituzioni greche e la lingua istessa erano

vigore in Napoli,

come

in

Taranto

Reggio,

le

sole citt d'Italia che continua(').

rono ad esser greche durante la conquista romana


riga,

La
sia

interpretazione dell'ultima

che da principio mi restava oscura, venne chiarita dal dotto mio amico mons. A. Gail

lante,

quale ritiene che in tutte quelle lettere non

scritto

che un solo nome

proprio al genitivo,

corrispondente al genitivo latino Qiioclvidtdei, Ktlnauvioititoi

nome

del tutto cristiano, per cui cristiana anche la nostra epigrafe.

Ma

a quale scopo fu essa origiuariamente destinata


grafico,

'?

Escludendo l'idea che fosse


o

scolpita per esercizio

essa

non poteva essere che


riscontro

una tabella abecedaria

ovvero una iscrizione

funebre. Trova

la nostra lapide col titolo sepolcrale

pubblicato dal eh.


riga,
e'

De

Eossi

(-)

nel quale oltre all'alfabeto greco posto nella prima

il

nome

proprio

al genitivo

nella

seconda

ma
ritiene

il

De

Rossi,

osservando

che questo nome

di epoca posteriore,

giustamente

essere stata quella

una

tabella alfabetica, adoperata poi

come lapide
proprio

sepolcrale. Tale ipotesi non essendo del

caso nostro, perch alfabeto

nome
posto

sono

della stessa epoca

della stessa
scolastico.

mano, noi incliniamo a ritenerla una tabella abecedaria ad esclusivo scopo

Nel cantiere Martinelli,

alle

spalle

della grande

piazza
di

guendosi pochi lavori di fondazione, furono scoperti alcuni avanzi


reticolato;

De Pretis, esemura romane in

ma

ben
in

misera

cosa

da non poterci
il

tirar

su un qualsiasi costrutto.

Le

case

moderne

questo sito avevano

pianterreno a circa un metro sul livello del


il

mare, mentre che

le

fondazioni giungevano sino a m. 4 sotto

detto livello. Alla pro-

fondit di circa m. 3 si rinvenuto un altro fognone


tezza,

della largh. di m. 2
si

1,50 di al-

probabilmente anche questo di epoca romana. Quivi


semiellittica,

rinvenne pm-e una bellissima


(alt.

antefissa fittile

frammentata nella parte superiore


folti

m. 0,18

0,26),

rappresentante una faccia muliebre di fronte con


e con

capelli che scendono a trecce


nei
lati

monile

al

collo.

Una zona ad
gialletto,

orli rilevati,

che

finiscono a disco la
di ventaglio.

circonda, e tutto l'insieme posa sopra altra zona lavorata a


bell'arte

modo

della

romana, colorata in
ros;:

tendente al bianco nella faccia e nella prima

zona, e nel resto in

astro.

Sezione
nei lavori

s.

Lorenzo. Non meno


in
il

privo d'interesse

il

rinvenimento avvenuto
del secolo

di

fognatura

via

del

Duomo. Nella sopracitata pianta

XI

con esattozza notato


(i) {^)

|.ercorso

del

muro

di cinta

lungo l'a&se stradale di via Set-

Slruh. V,

?;

VI,

2. il

Bull, di ardi, crisi. 1881

131.

REGIONE

I.

poco

175

la

POMPEI

tembrini, tagliando
in

men

che perpendicolarmente

via del

Duomo. E

proprio

quel sito nello scavo del canale collettore fu trovato una muraglia che senza alcun
citt.

dubbio apparteneva alla cinta della


da blocchi ben levigati
in
ra.

Era a m. 15 circa

di profondit,

composta

in

tutte le faccio, disposti senza malta ed a strati orizzontali

modo da formare regolare costruzione isodoma: le proporzioni dei massi erano di 1,20X0,85X0,45. Per costruire il condotto convenne sfondare la muraglia, per
di
altezza,
ci

m. 2,50
Si

che vuol dire

che

essa

conserva ancora non poca altezza.


si

osserv lungo lo scavo che un altro


al

muro

delle identiche proporzioni

congiun-

geva

primo ad angolo retto


il

che per

breve

spazio

soltanto
le

si

potette seguire.
a.

Anche
p.

Tutini

citato

dal

Capasse {Archivio storico per

prov. nap.

1891,
.-7.5

486) parla

di questa mm-aglia, la quale

discendeva fido alla profondila di pai.

iiapoletani, cio poco pi di

15 metri.
la strada di Foria, si

Nella parte estramurale, cio nel tratto verso


alluvionale trasportata dalle correnti che
si

trovava terra

formavano nelle colline

di nord e di ovest

ed in questa terra parecchie


entro
il

tombe

di

epoca romana

furono rinvenute, mentre che


il

recinto urbano s'incominci a trovare la roccia tufacea, per cui


in

lavoro non

ha presentato d'allora

poi alcuna novit. l'egregio ing. Raffaele ({alante, direttore dui lavori

Le tombe, a quanto mi assicura


di

quella fognatura, alla cortesia del


di
,

quale devo molte notizie ed


costruzioni
:

mezzi

di visitare

quell'importante lavoro, erano

due diverse

alcune erano formate da

grandi tcgoloni (m. 0,65

0,42)

disposti a schiena per proteggere lo scheletro, le altre

erano sarcofagi di tufo di varie dimensioni. Di queste tombe potei vedere una soltanto,
l'ultima; era di un bambino
e

misurava

m.

0,82X0,30X0,25;
;

di

oggetti nulla.
di notte

Probabilmente furono dispersi,


in

o furono sottratti da' muratori


di

quali

ed
il

numero

di tre soltanto fanno quel tanto

scavo, quanto

basta

per

costruire
e

giorno dopo. Si procede cosi lentamente e per la ristrettezza dello spazio


di crollamenti.
Il

per tema

muro

di

cinta

adunque era fondato nel declivio della


che ora non pi

collina,
si

avendo nella

pai-te

esterna una naturai difesa nel burrone,


esser grandissimo,

vede,

ma

che an-

ticamente dovette

nello spazio

presentemente occupato da lungo


L.

tratto della strada Foria.

Viola.

XIII.

POMPEI

(1 /ornale
i

(ci/li

hcciv

rcdatlo dai soprastanti.

1-8 aprile. Sono stati ripresi

lavori

di

restauro nella Kegione IX, isola 2^ e

nella casa n. 3, nell'isola 6^ della regione stessa.

9 detto.
lana, casa nn.

stato eseguito

uno scavo staordinario nella regione V,


si

isola

2-'

via

No-

18-19

nel vano di fronte all'ingresso

rinvenne

Bronco. Una

piccola casseruola con manico tniente


e restaurata

ad anello
125.
in

fisso,

tutta

frammentata nel fondo

dagli
di

antichi: diam.

mm.

Una
lato

lagena a due manichi, dissaldati,


della
e

finienti a testa

baccante,

ossidata

un

faccia,

restaurata,
nei

alt.

mm.

179, Altra lagena a

due

manichi

dissaldati,

con

incrostazioni

due

lati

POMPEI

176

REGIONE

I.

della pancia,

alt.

uim. 203.

Una

forma per pasticceria a foggia di conchiglia con


diam.

anello mobile,
l'orlo,

mancante

nell'orlo,

mm.
da
200.

160. Altra simile pure mancante nel-

diam.

mm.
i

160.

Un
sono

tripode

circolare

ben
fregi,

conservato, con

piedi
alt.

finienti

zampe

leonine,

quali

intermezzati

diam.

mm.

112,

mm.

123.

Una forma

ovale per pasticceria, lung.

mm.
diam.

Una

patera con tracce di incrostazioni

nei due lati dell'orlo e nel manico,

mm.

142.

Un

vasetto conservatissimo di
il

forma circolare restaurato, diam.

mm.

68, col corrispondente coperchio,


;

quale nella
il

parte superiore e posteriore lavorato con incavi e rilievi

tanto

il

vasetto che

coperchio erano muniti

di

catenelle

per

sospendersi,

delle

quali restano solo due.

Piccola forma ovale per pasticceria, corrosa e frammentata nel fondo, lung.

Vaso a base circolare


finisce nella parte

pancia con

rigonfia,

ansato

restaurato, alt.

mm. 113. mm. 153; l'ansa


due
foglie,

inferiore

testina di satiro fiancheggiata da


lati

nella

parte superiore
di

si

dilunga ne' due

del labbro con teste


lati
:

di volatili,

e nel centro

esse vi

pure altra testina di satiro con ornati nei


della

leggermente frammen-

tato

nell'orlo anteriore

base con incrostazioni verso la parte bassa della pancia.

Una

pinzetta, lung.

mm.

57.

relativa

mappa, frammentata nel

Uno scudo giro. Due


i

di

serratura con

corrispondenti chiodetti e

cerniere, la

prima

di

mm. 71, l'altra

di

mm. 62.

Un

piccolo manico semicircolare con

cassettino, larg.

mm.

65.

lung.

mm.

95.
il

Argento.

corrispondenti ritieni, appartenente a qualche

Asticciuola cilindrica, frammentata in un estremo,

Velico.

Un

piccolo vaso turchino, con manico scanalato e pancia decre-

scente verso

basso, con collo lungo e labbro finiente a nasiterno.

rotto nella parte supealt.

riore dell'ansa, alt.

mm.

138. Altro quasi simile, con ammaccature nella pancia,

mm

127. Vasetto cilindrico a collo breve e labbro sporgente e piccola ansa, contenente

della materia grassa, alt.

della materia grassa, alt.

mm. 151. Altro di mm. 130. Altro


a largo

forma cubica ad un'ansa, pure contenente


pi piccolo, che fa
oca con
alt.

mm.

82.

Altro depresso
alt.

nelle quattro facce della pancia

collo
di

le veci

anche del labbro,

mm.
lung.

142,

diam.

mm.

96.

Altro a forma

ansa scanalata soprapposta,


alt. alt.

mm.

138. Vasetto con pancia circolare a larga bocca e labbro sporgente,


di

mm. mm.
zione,

59. Altro a pancia rigonfia, mancante

porzione del collo e del labbro,

58. Altro cilindrico finiente


alt.

con la base a dentelli, e mancante di buona poralt.

mm.
a

35, restaurato. Bottiglia a pancia rigonfia e collo lungo,


alt.

mm.

176.

Altra quasi simile,


Bottiglia

mm.
alt.

168.

Bottiglia

simile alla precedente,

alt.

ram. 152.

alt. mm. 148. mm. 135. Altra, alt. mm. 121. Altra pi piccola, alt. mm. 102. Altra simile, alt. mm. 101. Due piccoli unguentari. Tazza a labbro sporgente e pancia decrescente finiente con bordino per base, diam. mm. 115. Bicchiere a forma di cono tronco, lesionato e mancante di alcuni pezzi, alt. mm. 100, restau-

pancia rigonfia e collo lungo, contenente materia grassa,


155. Altra,

Altra, alt.

mm

rato.

Tazzolina circolare con labbro sporgente e rivolto in

su,

contenente della

pol-

vere di vetro,
Piattello,

diam.

mm.

70.

Altra con piccolo

labbro

sporgente,

diam.

mm. mm.

83.

diam.

mm.

172. Altro con piccolo bordino circolare che fa

le veci di base,

diam.

mm.
160.

148. Altro pi piccolo, diam.

mm.

104. Altro di color verde, diam.

107.

Altro di color turchino, rotto e restaurato, mancante di diversi pezzi nell'orlo,

diam.

mm.

TerracoUa. Vaso con piccolo piede a larga pancia

due piccole anse ade-

REGIONE

I.

striato

Una
diam.

POMPEI

renti iu prossirail del labbro,

in

senso verticale, diani. min. 135.


di piede nel fondo,

piccola

coppa verniciata rossa


verniciata rossa
e

e con

marca a forma

mm.

140. Altra pure

con marca, diam. min. 124. Altra mancante nell'orlo,


e

diam.

mm.

13.3.

Pignattino a due anse ordinario, diam. nmi. 90. Altro lesionato

mancante
e

nell'orlo,

diam. 88, restaurato.

Altro

lesionato

mancante nella pancia

nel

fondo,

diam.

mm.
alt.

86, restaurato. Vasettino ordinario ad un' ansa, mancante nel fondo e nel labbro,

mm.

65. Pignattino

forma

di

cono tronco a due anse, diam.

mm.

70. Altro

simile mancante di un'ansa e nell'orlo, diam.

mm.

68. xVltro pi piccolo ad un'ansa,


collo
e

diam.
e

mm.
in

46.

Vaso ordinario a pancia

rigoutia,

breve

labbro

sporgente

ad un'ansa,

alt.

mm.

148. Lucerna ad un luminello


lung.

con manico ad anello con deco-

razioni

giro

ed

ovoli,

mm.

118.

Altra ordinaria ad

un luminello

lung.

mm. HO.

Altra lung.

mm.

lUO. Altra lung.

mm.

85. Piccola lucerna a due luminelli

con manico in senso verticale, lavorata con piccoli circoli concentrici, lung.

mm.

57.

Altra simile, lung.


del manico, lung. lung.

mm. 57. mm. 6o.

Piccola lucerna ad un

luminello, mancante di porzione

Altra

ordinaria'"ad un luminello

con manico ad anello,

mm.

58.

10 detto. Non avvennero scoperte.


11 detto. Si esegu

uno scavo straordinario nella

Ke. V, isola
isola,

2'''

nella casa

con entrata dal secondo vano nel vicolo ad oriente di detta


golo sud-est. Nell'ambiente ad est dell'atrio
si

a partire dall'an-

rinvenne:

Bronco.

Un

candelabro

con fregi sulla base, rotto e restaurato, alto m. 0,121.

12-15

detto.

Non

si

ebbero scoperte.
del
sig.

16 detto.

D'ordine

Direttore
della R.

si

pratic

un scavo straordinario,

alla

presenza dei cliiaris.simi


Arti, nella Eeg. V,

membri
2''

Accademia

di Archeologia,

Lettere o Belle
si

isola

venne:
labbro,

Droruo. Vaso
alt.

casa nn. 18, 19, e nel vano a sinistra del giardino

rin-

a pancia rigonfia e lal)bro sporgente, mancante di porzione del


Altro, ))ure non ben conservato, alt.

m. 0,123, diam. 0,117.

m. 0,182.
il

17 aprile. Eseguitosi uno scavo straordinario nella localit indicata


nell'ambiente ad ovest dell'atrio,

si

rinvenne:

m.

giorno 11,

Terracolta. Pignattino, sul cui ventre


(i,105.

rilevata

una maschera rotta

iiell'oi-lo. alt.

diam. m. 0.135. Pignatta ordi-

naria, senza

manichi, alta m. (t.lso,

diam.

0.1 30.

Cola-pasta con due sporgenze che

fanno
alt. alt.

le

veci di ause. diam.

della bocca

m. 0,135.

Vaso ordinario

a due manichi,

m. 0.240, diam. m.

0,1 00.

Una

scodella ordinaria, diam. 0,232. Vaso ordinario,

m. 0.238. diam. 0,118.

lo

Osso.

Corno

di

cervo,

frammentato

iu

una

punta,

lungo m. 0,425.
18 detto. Proseguendosi
si

scavo straordinario di cui


e

stato detto

il

giorno

9,

rinvenne

Bronco. Candelabro con fusto scanalato

con piedi leonini, cesellato


foglia di edera, alt.

alt.

m. 1,028. Altro con piedi leonini frammezzati da una


Padella ovale, lunga, senza
il

m. 1,29,

restaurato.
ovale, lung.

manico, m. 0.350.
il

Una forma

per pasticceria,
il

m. 0,175. Tre

delfini,

il

primo lungo m. 0,72.

secondo 0,69,

terzo 0,61.

Una conca con base


di

circolare per piede e a due manichi un poco lesionata nel ventre,


rivestita

diam. m. 0.325. Pezzo cilindrico decrescente, forse una forma,


vimini di cui ne esiste una
parte,

nell'interno

molto sconservata

misura

in

lunghezza

PETTORANO SUL

GIZIO

178

REGIONE

IV.

m. 0,100. Un ago

saccaie, lungo

m. 0,149. Una borchia

di

m. 0,046

di

diametro.

Altra pi piccola cui attaccato un anello; diam. m. 0,032.


di Tiberio.

Un

dupondio sconservato,

Un

luminello di lampada.

nente ad un vaso. Altro semicircolare.


alta

Un corrente di serratura. Un manico apparteUna fibula. Lagena a due manichi restaurata,


rettangolari,

m. 0,378. Due forme per

pasticceria,

aderenti

per l'ossido, rotte


a collo breve
bottiglia a

nell'orlo.

Conchiglia.

Una tuba marina.


e

Vetro.
alt.

Vaso

cilindrico

labbro sporgente, con manico formato a

listelli,

m. 0,310. Piccola

ventre rigonfio, collo lungo

labbro sporgente, alta m. 0,120. Altra a ventre molto

rigonfio, collo breve e labbro sporgente, alta

m. 0,095.

Un

balsamario alto m. 0,073.

Piccola tazza, mancante dell'orlo, del diametro di m. 0,073.

19
il

aprile.

Per ordine del

sig.

Direttore

si

praticato
2"^

uno scavo straordinario,

quale

ha avuto luogo nella Regione V, isola


est
dell'atrio
si

nella

casa suddetta, e nell'amossidata,

biente

ad

rinvenne:

Ferro.

Una zappa molto

lunga

m. 0,35.

Un

ronciglio pure ossidato.

20-30

detto.

Non avvennero rinvenimenti.

Ri.:aiONE

IV

(SAMNIU.U
PAELIG.Vf

et.

SABINA).

XrV.

PETTORANO SUL GIZIO

Bi una nnooa lapide dkilcUalc

pcligna, scoperta nel territorio del comune.


In una contrada, al di l delle Prete Regie, sopra al Tratture, alla destra del

fiume Gizio,

il

colono Giuseppe di Censo rinvenne una lapide rettangolare di calcare

paesano, alta m. 0,70, larga m. 0,48, dello spessore di m. 0,14, lavorata grezzamente
e solo nella parte supcriore levigata.

Vi

si

legge

SALVTA

-l-

MVSESA

-f

PA

ANACETA-fCERIA
ET + AISIS + SATO
Ci troviamo dunque innanzi ad un altro
gi por altre iscrizioni,
il

/
epigrafico peligno.

monumento
nella

Noto

Saluta.

Nuovo

poi

collezione

peligna
di

il

Miisosa. 11

secondo verso

si

confronta col

cortniese Alicela

Cerri. Invece

aisos,

abbiamo

qui Yfiiss e salo-, anche nuovo per noi.

La lapide

fa ora parte delle raccolto epigrafiche del Civico

Musco
A.

di

Sulmona

(').

De Nino.

e) Intorno
arch, kit.
e

11

questa epigrafe scrisse


.

il

nierlesinio prof.
il

De Nino

nellu Rivista Abruzzese (anno IX.

faseicnlo II, febbraio 1894, p. 96 sg.)


Ielle arti di

ed

prof Carlo Ta-cal (Rendiconti della R. Accad di

Napoli

a.

1894).

REGIONE

IV.

17'J

PENTIMA, BUSSI

XV. PENTDIA

Nel

territorio

di

Pentima,

lungo

la

via di

Kaiauo, gi
l'affit-

Claudia-Valeria, per iscavo fortuito, in un terreno del sig. Domenico Marrama,


tuario Pelino Navaroli scopr

una tomba con una lapide


e

di calcare paesano, di

m. 0,57

0,26X0,18, terminante a timpano,

recante nella fronte l'epigrafe:

C
P

ve
E

O C

APOLLONIO
A

D A G O

APOLLONIA
FILIA-PATRI-POSIT
A.

De

Nino.

VKSTJ.VI

XVI. BUSSE
Incontro
elle

Ailcitt

V'i'ic

rcoiioscule nei Lcrrtoro dei coiiiunc.


Uueco,

al

paese di

liussi, tra oriente e sud. trovasi la co]itnida l'iano di 8.

appunto

uno spianato
la

i-opra
e

una roccia assai scoscesa verso nord,


pei frammenti laterizi arcaici

alla destra

del Tirino.

Per

sua topografia

pu

ritenersi

com

sede di primitivi popoli.

Nel medio evo,

in

detta

contrada
lato.

fu

eretto

un

fortilizio,

di cui
s.

oggi rimane
locco.

un'alta torre triangolare di m. 9 di

Dava

accesso al

Piano di

una

via di et romana, ancor oggi riconoscibile alle falde dell'attiguo colle, nella direziono
di

Piam

le

Case,

altra contrada

dove

in

vari tempi

si

scoprirono tomlie

si

rin-

vennero parecchie anticaglie.


verso la

La

traccia di questa via non


riconoscibile
e

ammette pi alcun

dubl)io
ri-

met della sua lunghe"za

proprio iu un punto nel quale


7.

mane ancora
come un

l'antico taglio della roccia,

per circa m.

La

detta via pu ritenersi


la

diverticolo

della Claudia

Nuova che attraversava quindi


la chiesa

montagna

di

Somma

per ricongiungersi alla Claudia Valeria, presso Popoli.


al

Presso

Piano

le

Case

sorgeva

della

Madonna
di

di

ponte Marmore.

Ora, in un altare
di

quasi cadente ho rinvenuto


in

un pezzo

lapide di calcare locale,

m. 0,70X0,35X0,20,

cui leggesi

T<^VX0R^VIvrsiBrET^
!

PETRONIAE- V-L iNIGELLAE FECERVNT

Subito dopo Bussi,


laterizi,

distendesi

la

contrada

s.

Paolo,

tutta

seminata

di

rottami

cio tegoloni, dolii, anfore ed altre specie di vasi.


di l

Al

del Tratture,
iu

nord-ovest,
sig.

vi

si

annette

la contrada
si
ilr.

detta

Foxsi,

dove giorni dietro,

un terreno del
lastre, o

Antonino De Stephanis,

rinvenne una

tomba a inumazione, senza


fei'ro,

tegole.

Lo scheletro aveva a

una spada

di

lunga m. 0,63, a

sin.

una cuspide di lancia, lunga m. n,43, anciie

di ferro, i-mi

22

BENEVENTO

180

alta

REGIONE

II.

costola ben rilevata; da capo,

una coppa
era caduto

di bronzo,
il

m. 0,06,

col

diametro di

m. 0,19. Dentro questa coppa


di elmo.

cranio,

sicch

fu presa per

una specie

I detti oggetti conservansi dal proprietario del fondo.

A De

Nino.

Regione

II

(APULIA).
epigrafi latine.
(').

HIRPINI

XVII.
1.

BENEVENTO

Nuove

Potei in questi ultimi tempi riconoscere le seguenti iscrizioni entro la citt

Pietra calcare grezza, trovata nella demolizione della casa del sig. Giuseppe Zopil

poli

Cusano nel Corso Garibaldi, presso

teatro Vittorio

Emanuele, nel settembre


larghezza e m. 0,39 di

dello scorso anno.

Misura m. 0,75

in

altezza e
si

m. 0,67

di

spessore. Il

campo

m. 0,48X0,39. Vi

legge:

S A C R V M SILVANO-CO

RNELIANO
PERMISSV- CL -RETRVFI M-PAMPINEIVS RVFINVS- A-L- V-S
Nel
lato sinistro della stessa pietra sono incise le lettere:

SMPR.DBB-M.A-L-VS.

renti)
2.

manifesto che sieno compendio della iscrizione votiva medesima,

che deb-

bano leggersi: S^ilvam) M{arcus) P{ampHeius) R{ufiiius) d{eo) B{oiio)

b{cne) ine-

a{nm)

l{ibenti)

v{otum)

s{olvit).

Sulfalto della spalla destra del Castello,

entrando, presso

l'arco antico,

ho

riconosciuto la seguente epigrafe, di calcare,

alta m. 0,58, larga

m. 0,30:

^.

E S

O N

REGIONE

n.

il

181

Museo
al

BENEVENTO

Si

scoprirono restaurandosi

castello per adattarlo a

Provinciale. Erano
le

nel vano di finestra a mezzod del sfrnn salone

primo piano. Dopo

lettere del

frammento uiinore notasi un


Intorno coiue una cornice.

jio'

di

i-ilievo

ohe accenna ad un ornato, forse una corona.

SEXr- T

VETTIO-C-F
VV
I

4.

Sulla facciata orientale della casa del sig. Gabriele Palmieri in via
ra.
1,5.'>,

s.

Diodato

su calcare del luogo lungo

alto

m.

(),S3

si

legge:

VIA
!

SALVIO

O-L- MNEMOSINE M F VIRO SVO

FECIT

^>.

Sulla fronte meridionale della cantonata della casa ora Bozza nel cortile alle

spalle della suddetta


si

casa Palmieri,

pure

in

calcare, alto

m. 0,55, largo m. 0,70,

legge:
I

^'

O
ed alla misura
delle lettere, pare

no PINDA
Stando alla qualit della pietra, alla forma
che questo frammento appartenga all'iscrizione precedente.
6.
il

Sulla facciata occidentale della casa dei signori Principe e Mutarelli, presso
il

cantone sud-est resta

frammento

assai deperito,

che conserva:

D
V///ORI

M
ANN
si

VIX
7.

Negli scavi per la nuova fognatura in via Pontale, che va all'arco Traiano,

scoperto un frammento di lapide cemeteriale in

marmo

bianco, alta m. 0,245, larga

m. 0,34, che dice:

K.XLENDAS

'

DEC
/

ET'MENSIS

xj

'"VCC0N>=-'''
8.

Quivi

pure

si

recuperato

un altro frammento

marmoreo cemeteriale

di

m. 0,395

<(), 1:55,

ove rimano:

pJOS

Q_y

N QVA C N

uovo

DI

PUGLIA

fu scoperto

182

di

REGIONE

II.

9.

Anche quivi
si

un altro frammento marmoreo cemeteriale

m. 0,2

0,210, ove

legge:
/:ty
I

ES

CET

/eanastasi

Ho
euUib
I

pure riconosciuto che nella spalla sinistra della grande porta settentrionale
iii.

del Castello in un blocco di pietra calcare di


sit

1,65

X 0,57 X 0,42

si

legge

intro-

pax

ex

eiuitib

letitia.

A. Meomartini.

XVIII.
veslina.

RUVO
di

DI

PUGLIA
e

Nuovi

sepolcreti della necropoli

rii-

Nei mesi

novembre
alcuni

decembre del passato anno 1893


in

il

dott.

Rinaldo Balducci

nel fare eseguire

lavori campestri
il

un suo fondo

in

contrada Arena, poco

distante dall'abitato, ebbe


renti,

piacere d'imbattersi in due piccole necropoli di et diffe-

che prese insieme possono attribuirsi dal


pii

VI

al 111 secolo a.

Cr.

La

pi an-

tica

occupava uno strato

profondo del terreno, a circa

2 metri

dalla superficie

presente, la pi recente era sovrapposta a quella, a circa \ metro dal suolo.


dice
il

quanto
e

dott.

Balducci,

in

tutte

ha trovato

circa

60 tombe

di povera costruzione

di pi

povero contenuto. Erano infatti scavate nella terra qui chiamata carpino (sabbia

calcare pi o
di tufo

meno compatta mista ad


i

argilla) e

non avevano muri di cinta n casse


for-

da riporvi

cadaveri,

ma

solamente delle lastre di pietra locale che ne


poi consisteva in vasi per la

mavano

la copertura.

La

suppellettile funebre

maggior

parte senza vernice e senza ornati e figm'e.

deplorevole intanto che le cose trovate


fra loro,

non siano state da principio


i

segregate

distinte

separando accuratamente
si

rinvenimenti della necropoli antica da quelli della posteriore, affinch


il

fosse potuto

almeno limitare con qualche precisione


principio e la fine di ciascuna.

tempo che divide l'una

dall'altra,

cio

il

Non mi

stato

neppure possibile esaminare

tutti e

bene

vasi fino a

quando

medesimi sono rimasti ammucchiati insieme confusamente

in luogo troppo angusto presso l'inventore, e solo ora che sono passati al rev. can. Eliclo,

che ne ha fatto l'acquisto, m" consentito prenderne qualche appunto.


altro a dar notizia

Mi
i

limito per
e

delle cose soltanto

cui pu darsi

una qualsiasi importanza

tralascio

vasi senza colore e senza ornati, o con semplici zone circolari,


detto,
il

quali for-

mano, come ho gi
1.

numero maggiore.
linee graffite
e

Lekj'thos a figure nere su fondo rosso;


alt.

carni di bianco, di(?)

segno frettoloso e trascurato,


di

m. 0,18. Nel prospetto vedesi Dioniso


s.

in atto

camminare a
;

d.

volgendo la testa a

con barba,

pallio

lungo chitone orlati

di bianco

il

quale reca nelle mani due oggetti di forma allungata con in cima del
lato e dall'altro del supposto Dioniso seggono sopra muletti itifallici

bianco.

Da un

a lunghissimi orecchi due figure simili affrontate, con faccia, collo, braccia e
di bianco e mantello nero avvolto al corpo,
le

gambe

quali sono da credere muliebri.

REGIONE

II.

183

RliVO DI PUGLIA

2.

Lekythos che, come

la precedente,

aveva nel prospetto

le figure

nere su fondo
si

rosso,

che per altro sono andate quasi interamente perdute. Dai pochi avanzi

pu

forse credere che vi fosse rappresentato

Dioniso (di cui distinguesi la faccia barbuta)


jiieili.

sdraiato con
la

fianco

una figura

di

doiuia (?) in

Al vasellino manca inoltre

bocca
3.

senza di questa alto m. 0.14.

Lek_vthos

come

al

n.

1,

ma

fini

conservatissimi ornati di linee curvo e sotsulla spalla del vasellino,

tili
il

con fogliette lunghe e acute sono disposti in cerchio

cui disegno inoltre

meno

trascurato;

alt.

m. 0,14.
graffite,

Nel prospetto veggonsi quattro figure a linee

disgraziatamente molto

sciupate per esser caduto lo smalto in parecchi punti,

ma

che tuttavia lasciano bene

intendere e ricostituire la scena.


itifallico a

La prima
in

a d. di chi guarda quella di

un Satiro
la testa.
e tiene

coda lunghissima
barbato
e

e sottile in atto di

camminare a
pallio,
lui
il

d.

volgendo
si

a. s.

Segue

Dioniso

avvolto

lungo

quale

volge a

s.

nella d. un grande corno potorio.

Di rimpetto a

siede sopra
al

un muletto

itifallico

Efesto, e chiude finalmente la scena

un

altro Satiro simile


di Dioniso e dei

primo,
Satiri
il

ma

che cam-

mina

s.

volgendo la testa a
col

d.

La barba
e

due

mostra avanzi

del colore purpureo


lekytlios notansi

quale

originariamente

fu espressa.

Sotto

piede poi della

due lineette verticali

parallele,

impresse come segno sulla creta

ancor tenera, se pure tal cosa non sia del tutto accidentale.
4.

Lekythos come
alt.

al

n.

3 e sciupata,

come

quest' ultima,

per la caduta dello

smalto;

m. 0,195.
altro

La scena per
La prima
la

composta di cinque

figure

si

lascia

facilmente intendere.

a d.
in

di

chi guarda una donna con carni bianche, in lunga tunica e pallio,
s.

quale

piedi e volta a

eleva
il

il

braccio

d.,

pare che in

mano abbia un
mezzo a
loro,

og-

getto ovoide

anche

bianco. Segue
si

gruppo non
il

nuovo dei due guerrieri seduti o


sul

inginocchiati, non ben

distingue, con

tavoliere da scacchi in
atto
di

quale essi con

il

braccio disteso
il

sono

in

muovere

le

pedine, mentre Atena

sta ritta in piedi dietro

tavoliere e presiede al giuoco. Ciascuno dei due giuocatori

imbraccia uno scudo


ricordo altro esempio,

tondo

con episema
scudi

bianco irriconoscibile,

della qua! cosa non


ai

perch gli
;

ordinariamente stanno dietro

guerrieri e

come addossati
e

al

muro

tiene inoltre la lancia, di cui


di

appena rimane qualche traccia,


foggia arcaica, che in uno dei

mostra

il

capo coperto da elmo ad alto cimiero


crinito,

due

anche

circostanza questa che trova


il

il

suo riscontro nell'Ajace della nota


n'

anfora di Eiekias, che ha


la testa coperta anch'essa

cimiero crinito, mentre l'Achille


e in

privo.

La

dea,

con

da elmo ad alto cimiero


s.

lunga tunica

e pallio avvolto
la

alla persona, un' altra

stende
in

il

braccio

volgendo a

d.

la faccia.

Chiude finalmente
prima
le

scena

donna

piedi,

volta a d. e atteggiata

come

la

descritta.

Le donne, come

raccogliesi

da Omero,

sono da credere

amiche

compagne Owerbeck

degli eroi nella vita del campo, le (juali naturalmente assistono anche ai loro giuochi.

Per queste donne, per la presenza di Atena


Bildiverke
e e

e per la

scena in generale

cfr.

^um
123

Thcb.

und

Tro/sch.

Ileldciikrcis

taf.

XIV, 4
dell' Is/.

p.

311
p.

313
123

n.
e

16
sg.,

17; Bull,

dell' Ist.
e sg.

18.3? p.

103

1885

p.

220; Ann.

1844

1877

p.

RUVO

DI

PUGLIA

184

REGIONE

li.

5.

Kylix mancante di un pezzo al labbro in corrispondenza di uno dei manichi,

tutta nera e a piede alto.

Nel tondino della parte interna,

cb' di color rosso e con-

tornato da cercliietti neri concentrici, vedesi un grosso uccello nero a

gambe

e collo

lunghi (gru), che


6.

cammina a

d.

alt.

m.

0,08."i,

diam. m. 0,185.

Kylix a piede bassissimo

e tutta

nera come la precedente. Nel tondino rosso


in testa,
s.

dell'interno dipinto di nero

un cavaliere con petaso

che galoppa verso

s.,

mentre stende

la d.

sul collo del cavallo agita con la

alzata una lunga frusta in

atto di volerlo sferzare; alt.


7.

m. 0,05, diam. m. 0,195.


di

Coppa profonda

in

forma

sk-yphos,

a due manichi

figure nere su fondo

rosso con linee e contorni graffiti.


fascia fossa con due

Lo

interno tutto nero, l'esterno cinto da larga


lati

palmette nere ai

di ciascuno dei manichi,

mentre nel prodall'altra

spetto

si

ripete la stessa rappresentazione, completa da

una parte, incompleta

per la mancanza di qualche pezzo del vaso. Vedesi un am'iga in lungo chitone, che
sostiene con la d.
la sferza e con
la
s.

le
e,

briglie,

conducendo una biga da


nella stessa direzione a
e

s.

a d.

Un uomo

intanto a fianco

del cocchio

correndo
sfidare

gambe
cavalli.

smisuratamente distese,

sembra che voglia

pareggiare nel corso

notevole che questa coppa fu nei tempi antichi ricucita in pi luoghi,


i

come dimoil

strano
graffito

forellini

che servirono

dar passaggio

ai 'fili

di

piombo.

Sotto

piede

un

/V\

alt.

m. 0,075, diam. m. 0,15.


alto,

8.

Kylix a piede

figure

rosse

tutta

nera all'esterno. Nell'interno in


pallio,

un tondino circondato
una vasca, che

dal

meandro detto greca vedesi un giovane avvolto nel


alla testa, in atto di

con calzari e tenia intorno


egli si

camminare a

d.

allontanandosi da

lascia

dietro le spalle, e recando

nella d. un lungo bastone.


e

La vasca
tera; alt.
9.

sostenuta

da un pilastrino rettangolare a larga base

non apparisce in-

m. 0,09, diam. m. 0,195.


rosse,

Skyphos a figure

mancante
lunghi

di

uno dei manichi, sotto

quali veggonsi

le solite

palmette affiancate

da

steli

a volute. Sopra l'una e l'altra faccia


il

del bicchiere ripetesi la stessa figura d'un giovane palliato che, tenendo
fuori del mantello,

solo braccio d.

impugna una

striglie;

da una parte

gli sta d'innanzi,

dall'altra

dietro le spalle

un

pilastrino quadrilatero con larga base; alt.

m. 0,115, diam. m. 0,155.


alt.

10. Olpe panciuta con bocca trilobata, a figure rosse;

m. 0,21. Nel prospetto

vedesi la seguente scena lateralmente chiusa da due striscette, superiormente da ovoletti


e

inferiormente
chi guarda

dal

meandro chiamato greca;


in

il

resto dell'urceo

tutto

nero.
e

A
i

d. di

una donna
di

lungo chitone senza maniche, con calzari,

miIella

soliti

ornamenti muliebri
s.,

color bianco,
la d.

la quale, stando ritta in piedi e abbasil

sando la mano

eleva

con
e

uno specchio tra

proprio
d. e

volto e quello d'un


s.

giovane nudo con bastone


se la

clamide pendente dalla mano


la

dal braccio

dubbio

donna nello specchio contempli

sua bellezza stessa, ovvero inviti ad

ammi-

rarsi il

giovane che le sta d'innanzi, bench la prima cosa sia da credere molto pi
vedesi

probabile. Tra le due figure

un'ara in forma
i

di pilastrino quadrilatero con

larga base, sulla faccia del quale sono apparenti


giero,

segni d'una libazione. Disegno leg-

ma

non cattivo,

e fino

colorito.

11. Aryballos rotto, a figure rosse.

Nel prospetto

tra

due rami a volute

una

REGIONE

II.

185

ella si

RUVO

DI

PUGLIA

donzella in lungo chitone e stante in piedi d'innanzi a un quadrilatero e basso


strino su cui, piegando indietro

pila/

una gamba,

appoggia con

la

mano
alt.

s.

mentre
0,14.").

sostiene con la d.

una cassettina chiusa,

alla quale volge lo sguardo;


coi
soliti

m.

12. Piccolo unguentario della

medesima forma,

ornati di palmette e

volute sotto

il

manico

e scannellatura dipinta nel collo.


alt.

Nel prospetto testa muliebre

coperta dalla cuffia e dietro palla da giuoco;


13. Altro simile pi piccolo.

m. 0,105.
s.; alt.
;

Nel prospetto uccello (quaglia?) volto a

m. 0,09.

14. Altro simile ancora pi piccolo. Nel prospetto un'oca volta a d.

alt.

m. 0,08.

15-16.

Due unguentari perfettamente


taf.

simili, la cui

forma pu vedersi

in

Heydemann
ri-

{Vasensamml. zu Neapel

Ili,

n.

172).

Sul

dorso hanno entrambi la figura


tesi,

petuta d'un animale (probabilmente cane o lupo) accovacciato, con orecchi


aperta, coda lunga e pelle maculata; alt.

bocca

m. 0,06; diam. m. 0,09.

17. Altro unguentario per grandezza e forma simile ai precedenti, sul cui dorso

per vedesi due volte la stessa figura di Eros accoccolato, in atto di prendere un uccello che gli sta innanzi sul suolo.

Questo
Cr.
i

concetto

grazioso

non

infrequente sui

vasellini di

Ruvo

del secolo III

a.

quali spesso rappresentano Eros intento ora

a prendere un insetto o una farfalla, ora a cogliere


nelle

un

flore,

ora con qualche uccello


taf.

mani

(Cfr.

rch. Zeitg, 1867 pag. 126; Heydemann

Vasenb.

X,

3, 4,

Hilftaf. 9, 10; Jatta Catal. 752, 772, 902, 18.


alt.

1312 agg.

e corr.,

1393

Vasi Caputi 380).


;

Piccolo skyphos con due civettoni tra rami di ulivo, uno sopra ciascun lato

m. 0,07.
19.

Umetta (stamnos)
e

tutta nera,

tranne senza

una zona giallo-rossigna sulla spalla


linimento,

con rosette di nero,


centrici; alt.

a coperchio

basso

ornato di cerchietti con-

m. 0,13.

20. Anforetta di graziosa forma, presso a poco


pi.
II,

come
e

in

De Witte

{Catal.

Durami

n.

32),

ma

con due manichi


di

invece
e

di

uno

a piede

pi alto; tutta nera,

di creta leggiera,

buona vernice
sulla

con ornati di bianco (greca e triangoli senza


alt.

base) ben conservati

met superiore del corpo;


Poco

m. 0,11, diam. m. 0,10.


e tutto nero (vedi

21. Vasellino in forma di piccola

campana senza manichi


n.

Heyde-

mann Vasensamml. ;u Ncapcl


tenerlo sospeso; alt.

taf.

Ili,

154).

al

di

sotto del labbro veg-

gonsi da un sol lato due forellini che servirono

a dar passaggio alla cordicella per

m. 0,09, diam.
tutta nera
alt.

ra.

0,15.

22. Vaschetta

a piede alto

con quattro

sporti

intorno al labbro in

forma di cappietti;

m. 0,09, diam. m. 0,10.

23. Grazioso unguentario col corpo in forma di


cellatura a rilievo
del colore
della
creta,

pomo
il

solcato da larghissima bac nero.

mentre
il

vasellino

Da un

il

lato

sporge

il

lungo becco cilindrico, da un altro


e

manico anulare

e nel centro

un tonliquido

dino con orlo rilevato

fornito
alt.

di

sei

fori,

destinati certamente

a colare

ueir introdurlo nel vasellino;


24. Unguentario
in

m. o,o6.
di

forma

ciambella
e

bucata, del colore

dell'argilla,

ma

col

ventre cinto da tre cerchietti neri


alla bocca; alt.

con strisele anclie di nero sul manico e intorno

m. 0,05.
alt.

25. Aryballos tutto nero con cerchietti rossi intorno al ventre;


26.

m. 0,OS5.

Piccolo askos tutto nero

alt.

m. 0,085.

RUVO

DI

PUGLIA

186

REGIONE

II

27. Candelabro di colore rossigno in forma di colonna dorica profondamente scannellata, con toro,

base

plinto

quadrilateri, ornato
ricacciati

quest'ultimo intorno intorno di


li

una ringhiera

di pilastrini rettangolari

da piccole lacune che

separano

ad eguale distanza. La colonna, ruvidamente lavorata a mano,

sormontata da una

scodelletta che le tien luogo di capitello e che serviva a contenere la

lampada

altezza

m. 0,27, diam. della scodelletta m. 0,12.


28. Anfora rozzissima dai manichi a colonnette, senza figure,

ma

con ornati neri

su fondo rosso, mentre tutta

l'anfora

nera, e con

un

tralcio

di

edera bianca che

ne circonda

il

ventre;

alt.

m. 0,26.
con
il

29. Vaso in forma di calathus

corpo interamente
della creta.

coperto da zone orizsei,


e,

zontali di colere rossigno sul fondo giallo-scuro

Le zone sono
forma

co-

minciando dal piede,

si

succedono in quest'ordine, cio: meandro detto greca; linee


tra
loro dei piccoli vuoti
in di trapezi;

obblique che s'intersecano lasciando

bastoncelli coricati; foglie di edera appaiate con stelo dritto e orizzontale in

mezzo

a loro

fogliette

probabilmente di mirto similmente


il

disposte

infine triplice fila di


alt.

dadi rossi e neri formanti scacchiera; sotto

piede cerchietti concentrici;

m. 0,20,

diam. m. 0,28.
30. Cratere,

comunemente

detto vaso a campana,

tutto nero tranne nella parte

superiore, ove a livello del manichi cinto

da larga fascia rosso-giallognola su cui


tralcio serpeggiante di

un ornato nero conservatissimo, che rappresenta un grosso

edera con foglie non bene imitate, le quali per ci prendono un aspetto a bastanza
strano; alt. m. 0,29.
31. Piccola collana
tagliati
e
pii

composta da

19 pezzi in forma
il

di cubetti,

irregolarmente

muniti del foro per farvi passare


grande pendente di ambra.
di persone competenti,
I

filo

che dovea tenerli uniti, e inoltre

da un

cubetti in discorso, sottoposti dall'inventore


stati creduti,

al giudizio

da queste sono
il

non di pasta

vitrea,

ma

di vero corallo,

del quale hanno

colore.

Io non oso decidere su ci,


io

ma

se la

cosa fosse vera, sarebbe un fatto,


raro.

per

quanto

sappia, non ovvio, anzi a bastanza

La

collana poi, giudicandone dalla grandezza, non pot servire che all'ornamento

del collo d'una fanciulla.

32. Armilla
di cui fu la

di bronzo

spirale,

certamente
Nelle

appartenuta alla stessa fanciulla


si

coUana innanzi

descritta.

spire dell'armilla

conservato'

un

buon pezzo

dell'osso radiale del braccio della piccola morta.


fin

33. Notevole finalmente sopra tutte le cose


in
creta,

qui descritte

una piccola forma


Il dott.

fatta per cavarne la sola testa di

una statuetta muliebre.

Balducci

mi

assicur che la

medesima

fu

trovata
la

in

una

delle

tombe

dello

strato inferiore

appartenente alla necropoli


stessi

pi antica,

qual cosa invero confermata dai tratti

della testina di stile a bastanza severo. Il trovamento poi di questa forma pu

provare due cose; primieramente

che tra
si

il

secolo

VI

e 'V

qui gi

si

fabbricavano
le teste,

delle terrecotte e in secondo luogo che

adopravano a

tal uopo,

almeno per

delle forme ricavate senza dubbio da terrecotte di arte pi provetta importate dalla

Grecia per via


storia dell'arte

del commercio,

la

qual

cosa non punto

senza importanza per


". .Tatta.

la

ceramica locale.
giu<:;no

Roma 17

18!U

REGIONE

XI,

IX.

187

SAN GIUSTO, BENE VAGIENNA

IT (

N O

Regione XI

(TRANSPADANA).
K F(H_ILIZZn.

I.

SAN GIUSTO GANAVESK


pei-

Sepollior di et ro-

mana rinvenute mi
Nei lavori eseguiti
dell' abitato di

con/ine dei comuni.


livellare

un

prato,

nella

regione

Meletto,

a nord-ovest
s.

Foglizzo e traversato dal confine tra questo


si

comune

e quello di

Giusto
fittili,

Oanavese, nella parte spettante all'ultimo comune,


di

scoperto un gruppo di

cui

rimangono un' umetta

di

terra grossolana, coperta da

una coppa

di terra rossa

pi

fina,

capovolta, e tre vasi con largo ventre, manico e collo stretto. Costituivano

la suppellettile di

una tomlja ad incinerazione, alla quale appartengono pure un pic-

colo balsamario di vetro bianco ed

un medio bronzo

di Tiberio.
il

Ho

visitato

il

luogo
a poca
scorso

della scoperta, di propriet del sindaco di Foglizzo,

quale

mi inform che
nello

distanza, nella parte del fondo compresa nel territorio del suo comune,

autunno eransi rinvenuti

altri

fittili,

distrutti

dagli scavatori, ed

undici monete di

mezzano bronzo, da me vedute. Sei


e cinque sono affatto logore,

di esse

vanno dai tempi

di Tiberio a quelli di Tito,

ma

pare spettino al primo secolo dell'impero.

qualche
for-

decina di metri

si

trov pure nel 1893, e nel territorio di Foglizzo,

una tomba

mata

di grossi

tegoli a risvolti,

con entro un'urna; pure questa tomba fu distrutta.

probabile che

altre sepolture si celino nei punti

dove non
(),(i(),

si

fatto lo sterro,
in

ovvero che questo non sia giunto alla profondit di m.

che

(juella

cui

si

cominciarono a scoprire

le

dette tombe.
PI

Ferrer.

Regione IX (LIGURIA).

IL

BENE VAGIENNA
civico di

Nuove

iscrizioni romane.

Nel palazzo

Bene Vagienna, per cura dell'ei-sindaco cav. (iiuseppe As-

sandria, furono raccolte alcune iscrizioni

romane

del luogo,

edite
di

(6*. /. //.

V, 7689,

7692, 7693,
che
si

8110, 424),

insieme
di

con riproduzioni di gesso


di
di.

altre,

pure beuesi,

trovano nel E. Museo


di
aceti,

antichit
la pcov.

Torino
Tocino,
II,

(ib. l'V,

71.t1,
p.

7685,
Si

7690;

cfr.

Atti delta Societ

pec

279).

aggiunsero
2H

Classe'di scienze morali ecc.

Memorie

Vul.

Serie

f)'"",

parte 2'

PIEVE DI CADORE

188

REGIONE

li.

alcune epigrafi venute alla luce dopo la pubblicazione di quel volume e del suo sup-

plemento,
note
del

le

quali furono
libro:

inserite
et

gi dallo stesso Assandria a pag. 13 e

104

delle

suo

Ccqntula

Statuta

Comunitatis Baemiarum ab anno 1293


fatti
1.

Roma, 1892. Gli apografi


1)

di esse

da

me ultimamente
a.

sono

seguenti:
a.

Lastra

di

marmo

bigio

rotta,

m. 0,47,

m. 0,19;

delle

lettere

Un.

m. 0,055, 2^ e 3* m. 0,04. Gi nella cantina della casa Ansaldi, donde fu

levata nel 1891:


.M

AGR

I'

2) Sasso,

a.

m. 1,20,

1.

m. 0,40, scoperto nel 1883 nella regione Pra.


dentro

L'iscri-

zione, con lettere rozze a.

m. 0,055,

un quadrilatero con timpano, tracciato

con un solco nella pietra

DQMITIAI
PFTERTIAI
3) Sasso,
a.

m.

0,(30,

1.

m. 0,30 con lettere rozze dell altezza media

di

m.

O.iJi'

scoperto nel

1892 nella frazione San Bernardo.

M
lA

11

T T

SEX

FSECVND A
4) Altro esemplare di mattone
C. I.

L. V, n. 8110, 424.
n.

L Assandria
tico (op.

di

avviso che l'iscrizione

7151, dal Momrasen posta


che
il

fra le pietitolo an-

montesi di origine incerta, appartenga a Bene,


cit.

u.

7G94 non

sia

un

p.

12).

E.

Ferrer.

Regione
III.

II

(VENETLi).
statuetta d

PIEVE DI CADORE
di

Di una
Genio
di Pieve,
s.

bromo

di

un piat-

tinetto

rame con

iscrizione latina votiva.


Militare
e
si

Nei lavori che per ordine del


trionali del

eseguirono alle falde setten-

Monte Ricco a sud-est

precisamente

cinque o sei metri a

destra dalla via che mette al Roccolo di

Alipio, ed a sinistra della vecchia strada

che conduceva
presso
i

all'antico
si

castello,

si

rimisero

luce

ruderi

di

antiche

fabbriche,

quali

raccolsero varie monete romane.

REGIONE

V.

189

mano
m.

PAUSULA

Vi

si

trov pure una bella statuetta di bronzo, alta m. 0,10, conservatissima, rapsinistra
il

presentante Diana cacciatrice, nell'atto di tirare l'arco. Nella

buco

per cui passava l'arco, e nella destra, a cui mancano le dita, rimane parte della corda.

Vi
tello,

si

raccolse inoltre

un

piattinetto di rame, del diam. di

0,l.i, tirato

a mar-

sul cui orlo

inchiodata

una laminetta
a

di

rame,
ottenute

forse

residuo di un' ansa.

Sotto l'orlo, con lettere formate


di martello,

linee di punti,

con punzone ed a colpi

corre la leggenda:

MARTI
La prima
semplice linea.
parola,

.-.

CORNELIA

.-.

.-.

.-.

OSSA
a
cui

.-.

.-.

.-.

quella

cio della divinit


le

era

fatto

il

dono votivo,

formata con due linee di puntini, mentre

lettere

delle altre parole sono ad

una

Questi due oggetti sono ora esposti nel Museo comunale di Pieve di Cadore, al

quale furono destinati, merc


le

le

cure del
e

sig. ispettore

don Luigi Bernardi, che mand

notizie sopra

il

rinvenimento
da

l'apografo dell'iscrizione sopra riferita.

Questo apografo fu

me

confrontato

sull'originale,

che unitamente alla sta-

tuetta fu trasmesso per studio al

Ministero.
F.

Barnabei.

Keoione V (Plf'ENJJM).
IV.
nella

PALISUIjA

Aoan:~l
in

d edifici della picena

Pausulac scoperti

localiUi

denominata Antico.
che non prima del
quello
di
18.'i2

sud-ovest di Pausula,

riacquist

questo suo antico


e

nome, cambiatole nel medio evo

Montolmo, a circa due chilometri


Ivi,

mezzo da
nente alla

essa,
sig.

evvi una contrada denominata Antico.

in

un latifondo appartesi

marchesa Teresa Montani Leoni Ugolini, ogniqualvolta

dovuto ese-

guire uno scavo, sia per piantagione d'alberi, sia per altro lavoro campestre, a qualche

metro appena
rizi,

di profondit

dalla superficie del suolo,

si

sono rinvenuti rottami late-

presentanti alle volte tracce di incendio,

qualche tomba coperta con tegoloni alla


al

cappuccina, ed una volta anche un'olla


dell'aria si disfece,

contenente ossa calcinate, che

contatto

come mi narr

il

colono Benedetto Re.

Anni
camera

sono, quasi nel centro del terreno

medesimo,

si

rinvennero

ruderi di una

le cui

pareti presentavano tracce dell'antico dipinto. Il pavimento era a mo-

saico bianco

con

ornati

in

nero, che tuttora


si

conservasi.
di oppi,

poca distanza da detta


al

camera, nello scorso inverno


ritroviuneuto di altro gran

fatto
di

un vivaio
mattoni

che ha dato occasione


si

numero

rotti,

anepigrafi; e di notevole
di

sono

rinvenuti soltanto piccoli avanzi del fregio


edifcio,

della trabeazione
e

qualche importante

tutti in terracotta locale,

di color giallastro

di

rozzo stile. Essi sono due

antefisse con differente rappresentanza,

avendo una nel mezzo una testina muliebre, ed


di

un altra maschile

testa di

bue frammentata, alta m. 0,20, avanzo forse

una me-

tope; bassorilievo di cui resta una sola figurina rappresentante Cupido, alto m. u,l(,
in

atto di inseguire altra persona contro cui tira l'arco.

190

ni.

REGIONE

V.

Presso la casa colonica poi conservasi un grosso rocchio in puddinga, di m. 0,70

X 0,50
un capo

di

diauietro.

Ha

un

foro

quadrato nel mezzo, largo

0,20, che lo buca da

all'altro,

e che si rinvenne pure in quel terreno.


e

da augurarsi che nuove

pi fruttuose scoperte diano maggiore luce sull'an-

tica destinazione

di quella localit.

N. Persichetti.

V.

CAMPLI
il

Di un

ripostiglio di

tetmdrammi
monumenti

di argento, scoperto

presso
Il

villaggio di Battaglia nel

comune

di Campii.
in

14 maggio scorso

l'ispettore degli scavi e dei

Teramo, cav. F. Sa-

viui,

rifer

che poco prima, in uu terreno vicino al villaggio di Battaglia, nel comune


si

di

Campii,

trov

un
i

ripostiglio

formato

da una quarantina di monete d'argento.

L'ispettore trasmise
dell'egregio cav.
l'ispettore cav.

disegni dei principali tipi di queste monete avuti per cortesia

Norberto Bozzi, colto gentiluomo di Campii stesso.


fece seguire
gli

questi disegni
si

Savini

originali

dei

cinque tetradrammi che qui

descrivono.
Il

primo

di

Lisimaco re di Tracia (323-281


;

av. Cr.).

dr. testa di

Alessandro

col

corno di

Ammone
;

nel rov. nel

mezzo Pallade

nicefora, e

la

leggenda

AYSIMAXOY
Ifisl.

innanzi

nell'esergo tridente tra due delfini.

Nel trono

BASIAEQS BY (cfr. Head,


av.
;

Num.
Il

p.

242).

secondo

di Eucratide, re della

Battriana

dell'India

(200-150

Cr.).

A.
i

dr.

busto del re volto a destra coperto di elmo, ornato con un corno di l)ue

rov.

dioscuri a cavallo e la leggenda

BASIAEns MEFAAoY;
p.

nell'esergo

EYKPATIAoY;

innanzi ai cavalli
Il terzo di

(Head

o.

e.

704).

Demetrio

Sotere, re della Siria

(162-150

av. Cr.).

A
e
e.

dr.

busto dia-

demato del
la

re volto a destra; rov. la

Fortuna nel trono con scettro


a sin.
f)

cornucopia, e
p.
il

leggenda
Il

BASL\Ens AHMHTPIoY laiHPoZ;

(Head

o.

642).
av. Cr.

quarto della citt di Tiro nella Fenicia, riferibile agli anni tra

126

ed

il

57 dell'era nostra.

dr.

testa di Ercole laureato, volta a dr.

rov.

aquila e la

leggenda

TYPOY lEPAS KAI ASYAOY.


o.
e.

Nel campo a

sin.

LN

clava; a dr.

ramuscello di palma (Head


Il quinto

p.

675).
citt di
il

un

cistoforo

della

Apamea
il

di

Frigia.

dr.

cista

mistica

col

coperchio mezzo aperto, da cui esce

serpente,

tutto chiuso da corona di edera;

rov.

serpenti intrecciati, con le teste erette, e la leggenda

ATTAAOY TIMoY

a dr.

ARA

(Head,

o.

e.

p.

557).

Le monete
Il

di quest'ultimo tipo,

cominciate a coniare nel II secolo av. Cristo,

durarono fino alla dominazione romana.

maggior numero delle monete del

ripostiglio

era formato appunto da questi

cistofori.

Essendo

la

moneta pi recente

riferibile al

periodo tra

il

126

av. Cristo ed

il

l'Jl

57

dell ra volgare,

uon contrastando a questa data

il

cistoforo,

il

tesoretto deve

essere stato depositato non

prima dell'ultimo secolo avanti

Cristo.

F.

Barnabei.

VI.

ROMA.

Niiooe scoperte nella citt e nel suburbio.

Regione
incontro
il

III. Intrapresi gli sterri pel prolungamento della via dei Serpenti,
del Colosseo,

lato settentrionale
e

sono incominciati ad apparire ruderi di

antiche fabbriche,

sovrapposti nuclei di fondazione, appartenenti ad epoche diverse.


laterizio,
altri

Alcuni muri sono

in

in

opera reticolata di tufo.

Uno

di questi ultimi

conserva gran parte dell'intonaco dipinto,

che sar intieramente

messo

allo scoiierto

approfondendo l'escavazione.
Presso l'abside della chiesa di
d'accesso dalla via Giovanni
s.

Martino

ai

Monti, costruendosi la nuova scala


stato

Lanza

alla porta

minore della chiesa medesima,

recuperato un frammento di antico bassorilievo in marmo, alto m. 0,40

0,35.

Vi

ri-

mane
la

la parte inferiore

di

una figura

virile, vestita di

toga e lungo pallio, che poggia

mano

destra sopra un oggetto quasi sferico posto su di un pilastrino.

La scultm-a
piano

di arte assai scadente e

mal conservata.
il

Costruendosi una fogna in via dell'Olmata, alla profondit di m. 3 sotto


stradale,

sono stati scoperti

tre

massi squadrati

di tufo,

sovrapposti l'uno all'altro,

e spettanti

ad un muraglione diretto da nord a sud. Ciascuno dei massi lungo m. 0,65,


ionici,

profondo m. 0,50, alto m. 0,25. Si sono pure rinvenuti due pezzi di capitelli
in

maiino; un'anfora

fittile

alta
/.

m. 1,10; ed uu tegolone
L.

col bollo del figulo Mirtilo,

servo di Domizia Lucilla (C.

XV,

1037).

Regione

IV. In fondo
di

alla via Genova,


laterizie;

sotto l'orto di Panisperna, sono stati


i

scoperti altri avanzi

mura

sotto

quali

si

trovato

un cunicolo sca-

vato nel tufo, alto m.

1,30 e largo m. 1,10.


la

In un cavo per rinforzare


n.

fondazione
si

del

casamento

Sereni, in via

Cavour

348, alla profondit di m. 7,00

incontrato un avanzo di muraglione in paral-

lelepipedi di tufo.
di

Ne

restano due ordini, alti insieme m. 0,95, della lunghezza totale

m.

1,20.

Regione XIII.
il

Scavandosi per una piccola fogna lungo la via che fiancheggia

lato occidentale

del

monte Testacelo,
delle

fra

un grande cumulo
anse,

di rottami d'anfore,

furono raccolte
di

venticinque

consuete

che portano

impressi

questi

l)olli

fabbrica:
1.

L F
L F

GRES CVF

2.

L F
F

C CVF

3.

C CVF C

4.

C CVF PAC


PMOCV ^..^
FI

192

().

AC HC
I

G DO

ire esemplari '

7.

WEbAJNE

8.

OF GRAR LVC

9.

POR ODV

10.

LIVNIM ELISSI
C
+
I

11.

L+ +
I

ME

12.

LISSI+CI

13.

Qjl-A-S

U.

N N
V

1re,s,.ni|,l;,ri

1.-).

Iti.

17.

CRA
^ICANIO
21.

IS.

\Em\~A)

19.

2(1.

C C- D
i i B

"^'CILA
terre provenienti dall'alveo del Tevere, trasportate

Alveo del Tevere. Fra


allo scarico delle barche

le
il

presso
testa

ponte

di

s.

Paolo, sono stati raccolti

seguenti
testine,

oggetti:

Marino.
e

Una

femminile, assai

consunta;

cinque

piccole

ugualmente corrose

danneggiate dall'acqua;

due frammenti

di titoletti

sepolcrali:

un frammento

di

bassorilievo, con parte

di figura virile

ignuda

due pesi

in traver-

tino di forma ellittica,

uno di libbre cinque,


statuetta,

l'altro di libbre

tre.

Bronco. Met

anteriore del braccio


varie

di

lunga m. 0,09;

cinque

spilli;

un ago da rete;

monete

ossidate.

Piombo. Un'anforetta, a due manichi, alta m. 0,095.


un piede votivo; due lucerne comuni;

Terracotta.

Due

testine muliebri;
stili.

un bal-

samario.

Osso. Tre

Via Portueuse.
delle anse;

Negli

sterri

per

il

collettore

delle

acque urbane fuori

di

porta Portese sono state trovate due anfore in terracotta,


alcuni balsamar
e vasetti
fittili

una delle quali mancante


or-

comuni; una lucerna rotonda senza

REGIONE

I.

]r3

POMPEI

nati; un

manico

di lucerna,
;

formato dal busto

di
tre

Diana sopra nna mezzaluna; due


frammenti
di capitelli in peperino.

piccoli balsumar di Tetro

uno

spillo in osso

Via Tiburtina. Per la costruzione di nuove Campo Verano, sono stati ritrovati i seguenti oggetti
terminato superiormeute a cerchietto
;

celle sepolcrali sul Pincetto al


:

Bronco. Piccolo anello con

castone rilevato nello stesso metallo; ago da rete, lungo m. 0,07, con doppia cruna e

lungo m. 0,20, diam. 0,012.


manico.

frammento

del fusto cilindrico di

un caudetabro,

Osso.

Cucchiaio,

mancante quasi intieramente del

Marmo. Lapide

cimiteriale cristiana, che conserva parte dell'epitaffio:

TASELVS
ini
I

IN /

PACE

q-y

>,~
Terrncotla.

Arca sepolcrale, lunga m.

2,2.5

0,56

lucerua rotonda con ghirlanda

a rilievo, e col bollo

PALLAD;

altra simile di terra rossa, senza ornati; altra

oblunga

con largo becco

col bollo:

L FABRIC MAS.
(I.

Gatti.

Regione
VII.

(L.UllJM

ET CAMPANIA).
assi-s^teuti.
il

roMFEI

Giornale deyli scavi redatto dcujli


i

1-3 maggio. Fm'ono ripresi


e

lavori nelle

medesime

localit indicate

30

aprile

non avvennero scoperte.


4-6 detto. Sono stati cominciati alcuni lavori di restauro a Porta Stabiana.
7
detto.

Gli operai della nettezza rinvennero:


di

Broii:o.

col tipo

del tempio

Giano,

nel rovescio.

fu

Terracotta.

Un Una

sesterzio di

Nerone

testina

muliebre,

alta

m. 0,058.
8-0 detto. Non avvennero rinvenimenti.

10 detto.

Da un

operaio

della

nettezza

rinvenuto:

Broaio.

Un

asse di

Augusto, coniato dal triumviro monetale Sex. Noaiiis

QniictUian{Hs).

11-14

detto.

Non avvennero

scoperte.
si

15 detto. Dagli operai della nettezza


noscibile.

rinvenne una moneta di bronzo

irrico-

16 detto. Non 17 detto.


pinzetta, lunga

si

ebbero rinvenimenti.
fu

Da

un operaio addetto alla nettezza

rinvenuto:

Bronco.

Una

m. 0,101.
Nello scavo al lato sud della Regione Vili,

18-21 detto. Non avvennero scoperte.

22

detto.

si

trov

Bronzo.

Un

gancio della lunghezza di m. 0,09.

23-24 Non avvennero scoperte.

25

detto.

Proseguirono gli scavi nel lato sud della Regione VITI. Si fecero
nella

ri-

parazioni delle pareti

casa n.

1,

Reg. V,

isola

2*

nella

casa n. 10 della

TORNIMPARTE

194

Una coppa
li

REGIONE

IV.

Eeg. IX, isola 2*. Si rinvenne:


in

Bronzo.

bilancia, con relativi anelli,

numero
26-31

di quattro; diametro
detto.

m, 0,099.
scoperte.

Non avvennero

Regione IV

(SAMNIUM ET SABINA).
SABINI

Vili.

TORNIMPARTE
notizia,

Frammenti

di epigrafi latine, riconosciuti

nel territorio del comune.

Avendo avuto
e

che nel territorio di Tornimparte trovavansi sparsi qua


epigrafici latini,

col parecchi

frammenti
i

ho finora trovato
1.

seguenti,

non

editi nel

mi credei IX volume
in di

in dovere di rintracciarli,

ed

del

C. I. L.

Nel villaggio Casa Mascetti,

murato
calcare,

una parete della cantina


m. 0,20X0,21,

di

Tom-

maso
teri,

Legini, esiste
leggesi:

un frammento

di

in cui, a bei carat-

/S2.

L-FjA
s.

Sulla facciata occidentale della chiesuola consacrata a

Pietro, presso l'an-

golo a sinistra, nel villaggio Piedi la Villa, un frammento in calcare, di m. 0,22


0,81, ove rimane:

3.

Nella contrada Cupelli, del villaggio

s.

Nicola, sulla facciata meridionale del


1

casale del sig. Giovanni Cipolloni, presso l'angolo a sin. ed all'altezza di m.


suolo,

il

dal

frammento:

4.

Allo spigolo del cantone a Piedi


la

sin.

della facciata della chiesuola di

s.

Tommaso,

fuori

Villa

Costa,

infisso

un cippo frammentato,

di

m. U,60

X 0,44,

quale offre:
P M CC O N PL- ERONI stveTivs

ST H

E P

A N

REGIONE

IV.

195

PIZZOLI, RAI ANO

Ho
esiste

trovato inoltre,

che

l'iscrizione

edita al n.

4350
da
la

del voi. IX,

C.
e

I.

L.

non

pi.

Quella

del n.
la

4351

oggi

posseduta

Paolo Micarelli;

di quella

del n.

4357 avanza

met

soltanto,
s.

essendo

stata

lapide adoperata per soglia

di porta,

nella frazione Colle

Vito.

N. Peksichetti.

IX.

PIZZOLI
fiicciata

Al tri [rammenti lapidari rincciuUi


s.

nelle frazioni

comunali di
Nella
precisai!) ente

ValUcella e

Lorenzo.
e

meridionale della casa di Serafino del Zio, in Villa Vallicella,

circa

m. 0,30

al

disopra della porta di ingresso, ho riconosciuto


in

il

se-

guente resto di epigrafe sepolcrale, scolpito

calcare e di bei caratteri

Poco tempo
terreno,
in

fa

certo

Domenico

di Luca,

scomponendo alcune macerie


di
s.

in

un suo
il

contrada (Jona di Candelette,


in

nel villaggio

Lorenzo, rinvenne

se-

guente resto di epigrafe,

calcare

O FE^i
della casa di
Alaria di
(.'ola,

Nel pa\imeutu. pressn


(juesto altro

il

fuc(tlare

ho

ricomiscuito

frammento

di

iscrizione,

a grandi

lettere,

incise su lastra

marmorea,

che mi
tica

si

disse esser stato trovato, circa dieci anni sono, presso l'antiteatro dell'an:

.Vmiterno

PAI- lu NI

X. RAI A No

di

Di una lapide iscriUa sco[)erta nel lerritorio

del

comune.
Nel
e

territorio

Raiano, nella contrada

s.

Petronilla,
si

verso la

met

del

monte

presso la fontana, nei poderi dei sigg. Lepore,

rinvenuto un plinto di calcare,

di

m. 0,57X0,49X0,23. Sulla fronte


L
Dietro mio consiglio,

incisa l'epigrafe:

TATIVS

la pietra

stata portata a Raiano, ove conservasi presso

proprietari del fondo.

A.

De Nino.

Classe

di scienze

morali

ecc.

Me.mokie Voi. II, Serie

-5",

narfe 2^

24

196

REGIONE

li.

Heoione
XI.

II

(APULIA).
romana
di

BRINDISI

Nuove

epigrafi latine della necropoli

Brindisi. Nel fondo De Marco-Monaco, di contro la


tizie

localit

denominata Osanna
altri
i

(cf.

No-

1892
pili

p.

252, 341) sono tornati

in luce parecchi

frammenti

di

iscrizioni

per lo
nel

sepolcrali,

incisi nella solita pietra del luogo,

quali verranno depositati

Museo municipale
Di
esse
le
il

di

s.

Giovanni al Sepolcro.

solerte ispettore

Nervegna mand

calchi cartacei,
lo

dai

quali

si

de-

sumono

lezioni seguenti, confrontate

pure con gli apografi che

stesso ispettore

trasse direttamente dagli originali.


1 (.83
l'

25

24). Sia per lo spessore

della lapide, sia per la grandezza delle


di questi titoli sepolcrali.

lettere,

iscrizione esce dall'ordine

comune

1 (33

X 22 X

14).

icosvu kx H -J
Questi due frammenti potrebbero apiiarteiiore
all'

istessa iscrizione.

4 (11

12

X2)

5 (14

X 19X

4 0-

/s-c-l\

li

(2')

X 30 X
'

11).

(47

X
L

19

7).

C VT V S

rus;i

?a\GISTER

ARRVNTIVS

8 (In due pezzi).

9 (25

20

6).

arlRVN;

REGIONE

II.

X
0,25

197

10'^'^

10 (0,30

0,06).

(0,48
*)

0,26X0,06).

'')

CLOP-'-

ISALV
|vi

il

AR

t(

VI

Illa

Il (11

21

7).

12 (19
(/.

20

X
m.

11).
,^s:
S;'

LCOl

LLC

f^rxTtE

'-LMVLC

1:1

(19

.S2

9).

14 In
/

(lue

pezzi:

"L-"nnMjKTVTy?r

APR^

V-AL-H-S

1")

In (lue pezzi:
I

Questo

u.

15

sitato

currettu:

si

riconosce

VL

lAPL- VIBNA

chiaramente che prima

era

stato scritto:

LYS^'''

IVLIAORBNA.

16 (14

4).

17 (11

20

:-V-UA

(C

/
X
19

X
K

9).
l)

AR

18 (18

X
,

25
I

5).

19

(;31

7).

/IBIENVS

EROS
IH-S

M E M\\
V- A-X>ii

20 (15

16

5).

21 (25,X 21

X 8). C OCTAV

\(

IVSTVS V A

Ih^

BRINDISI

198

2.S

REGIONE

li.

22 (36

25

11).

(23X30 X

10).

-aiys

OPTATvS

/PRIMVS
24 (10

20

7).

matrIf:,''

oc/avi:^

villi

1U In

tre pezzi:

2(3

(18X21

X2 0-

VA-LXXXX
SEXTILIA-

-VITALIA^
\'A-/

TERTIA "\ S

27 (27

22

12).

28 (15

13

4).

VEISER/

29 (28
/

27

12).

30
l'

(15X14X4^).
-^FQRIA

C VE T V

(v

A-L- VEtI

31

(18

X 20 X

32 (16

6).

zos
CYRJ

.33

(12

21

5i).

34 (12

25

7).

REGIONE

II.

199

3(J

;J5

(9X12X5 i).
1/

(15

X 20 X
\K
I

9).

T aJ

37 (10

12

G).

?,R

(15

6i).

CE Ut

39 (27 X 30

7).

40

(9

2).

TUA V A LX

MAN,/
(X-M

41 (19

18

7).

42 (11

21

5;,).

DVLE//

^S
-H -S

EIV
I

V/ND

43 (19

27

t)

44 (10

10

9).

lEYR^
mpI

45 (15

X 15X6 4).

4(3

(12

13

9).

graI
A-LX/
47 (14

X21 X

3i).

48

(7

X8iX4i).

lA

ISlI

ANCIL]\|
f[-M-X-I|

^ TERE'

BRINDISI

(10X8^X4i).

200

no (12

REGIONE

II.

49

X 18X9).

L-IX,/

l (11

X21

X6).

,52

(9

16

6).

ONIS
ll-S-

.53

(19

19).

54 (10

16

5).

Ih,;

S5

(11

9-^

4^).

.56

(11

X 20 X

6).

RIA
ili

57 (12

11
'=

X9).

58

(25X37X

11).

RrA

.59

(20

12

10).

60 (11

X22X8).

61

(14X20 X5i).
'SO-Lj
S
I

62 (10

21

6).

63 (15

X 20 X

7).

\xi-p/

201

64 (9 X

'i

4).

66

(8X

15

5^).

ili I

T
/

68 (12

7 4

6).

69

(9

11

6).

70 (18

12

8i).

72 (2o

(i

6).

SELINUNTE

SELINUNTE
1887
al

202

sommaria
intorno
agli scavi ese-

XIII.
gniti dal

me
;

Relazione

1892.
fatti

L'ultima relazione degli scavi


collega prof. Patricolo e da
sino alla primavera del

a Selinunte quella che compilata dal mio

{Notizie 1888 p. 593) d conto dei lavori eseguiti

1887

a quel

rapporto fa seguito una

mia Relazione sugli


1884

oggetti rinvenuti nei lavori eseguiti a Selinunte nell'inverno 1884-85, che con-

tinuazione
(ser.

di

una
I,

precedente,

relativa

al

1883, inserita nelle Notizie del

4, voi.

pag. 89-50).

Da
stante

quel

tempo

non

venuto

pi

fuori

alcuna

pubblicazione

ufficiale
si

degli

ulteriori scavi fatti a Selinunte,

sebbene lavori di molta importanza vi


il

compissero,
le

la

giusta

predilezione

che

Ministero

il

R. Commissario

per

anti-

chit di Sicilia, Principe di Scalea, hanno avuta per un posto di una importanza eccezionale, tanto riguardo allo studio dell'architettura greca, che a quello generale dell'arte e della storia antica.

Sarebbe qui fuor di proposito l'esporre

le molteplici

ca-

gioni per le quali non


siderate dal Ministero:

si

son potute compilare le relazioni generali,


soltanto

vivamente dearchitettonico
si

dir

che
il

pel

lato

topografico
dei

ed

aveva

il

giusto desiderio di attendere

completamento
topografici
e,

lavori,

sicch

venisse

fuori pi chiaro lo studio


finito
e

di alcuni quesiti
;

spesso, l'ufficio non

ben de-

di alcime fabbriche

pel lato poi dello studio degli oggetti rinvenuti, pareva


il

pare,

a chi scrive miglior consiglio

disporre tutti gli oggetti secondo

la

forma

loro,

anzich dividerli

secondo

l'anno

del

rinvenimento, nel qual caso s'incorre in


spesso
atten-

ripetizioni o in descrizioni

monche

o inesatte per necessit, dovendosi

dere che esemplari pi completi o pi conservati facciano capire esattamente le forme


di

una terracotta o

le lettere

di

un bollo

figulino. Si

aggiunga che

lo studio di tante

migliaia di pezzi non era possibile senza che tutta la suppellettile fosse prima ordi-

nata in locale adatto


sicch
i

il

quale, pur troppo, non possedevasi nel

Museo palermitano

miei sforzi

si

diressero anzitutto a procurare

un'ampia sala

coi mobili necessari;

dei quali potendo oramai disporre, sono in grado, con la presente relazione,

di dare

un succinto ragguaglio complessivo del risultato degli scavi selinuntini dal


qua, notando solo
i

1885

in

pezzi pi notevoli, poich in altro luogo spero di poter esporre,


suppellettile

completamente

e per categorie, tutta la

rinvenuta.
tutti

A
i

ben comprendere l'origine dei trovamenti, premetter un breve cenno di

lavori di scavo dal

1886

al presente giorno,

estendendomi, per la parte topografica,


affidata.

alla

campagna 1891-92,
i

la cui

direzione fu a

me

In quanto agli anni 1885-87

sar bene ripetere che

lavori,

nel loro complesso, non ebbero per iscopo scavi dela

terminati, perch dopo che fu conferita al prof Patricolo

direzione
di

tecnica e

me

quella

archeologica
che,

dei

monumenti
si

siciliani,

credemmo
le

dover proporre al

R. Commissario

anzitutto,
si

sgombrassero

boscaglie

che

nascondevano

danneggiavano

monumenti,

verificasse lo stato di tutte quelle antichit e si disi

sponesse un sistema di lavori, pel quale


esplorazione di tutta l'acropoli
nella contrada Gaggera.

rendesse possibile una larga e metodica


e

selinuntina

dei Propilei ad occidente

del

fiume,

i)o

SELINl'NTE

188').

Miu-zo, aprile e maggio.


{No/i:/''. ISsfi, p. Iu4).
e e
i)

Scavi:

a) Banchina del porto


:

Fortitieazioni a nord

dell'Acropoli
all'Acropoli,

esterno

della
di

torre

da questa

al

muro

die

unisce
in altri

la

torre

M
e

e)

Sgombro

macerie

pulizia ai Propilei (Q) e

monumenti

nelle strade.

Non tengo
proseguito
il

conto di ripulimeiiti di i)oca importanza. Le fabbriche sono indicate

con la nomenclatura stabilita nelle Noli:ic del

1888, quando con

nuove

lettere

fu

sistema del Serradifalco, ad evitare equivoci non infrequenti.


:

Questi scavi non diedero origino a rinvenimenti di importanza


soliti

furono trovati

frammenti

di

chiodi e di altri oggetti di bronzo, punte

di

freccia

e pezzi di

vasi e di terrecotte con ornati

a rilievo.

1887. Maggio

giugno (XII)

(')

fl).

Scavo della necropoli

di Clalera

Bagliazzo (propriet Castelli), h) Uipulimento

ai

Propilei alla Gaggera (Q), e) Scavo della strada principale dell'Acropoli, da nord
d)

a sud.

Sgombro

del peribolo e del peristilio del tempio

A.
in

Della suppellettile rinvenuta nella necropoli Galera Bagliazzo


e

questo
si

anno

nel seguente

si

fatto

im notamento a parte
distinti
si

gli oggetti

pertanto

sono collo-

cati in vetrine separate,

tomba per tomba.


insigni Hcauti.
e

Nel ripulimento b non


scavo
6',

rinvennero che piccole terrecotte


l)izantine

Nello

oltre le

solite

monete

ed

frammenti
di

di bronzo

di

terracotta,

venne fuori un grosso pezzo di grondaia con testa

leone.

1888. Gennaio ed aprile (IX e XIII).

a)

Kipulimento della strada da K. ad 0.


:

Scavi

h)

Muraglia

porta settentrionale, a destra e a sinistra

strada da nord a
orien-

sud. e) Lato occidentale e angolo sud-ovest del


tali

Tempio

0,

d)

Fortitieazioni

fuori dell'Acropoli (ad oriente della porta originaria della


il

muraglia settentrionale)

e fortificazioni presso

cos'i

detto teatro. Corridoio da nord a sud. Rinvenimento di


lati

due porte,
/). Saggi

e)

Suolo della gradinata e

esterni della

camera attigua
rilevamento
al 21 aprile.

ai

Propilei.

lungo la muraglia orientale dell'Acropoli, pel

della

pianta.

g) Scavo della necropoli Galera-Bagliazzo, dal

20 marzo

Sebbene

rinvenimenti

pii

notevoli di questo anno fossero fatti ai Propilei della

necropoli, tuttavia noter alcuni pezzi venuti fuori dai molteplici scavi di altri posti.

Presso la torre M,

in

una porta rivolta alla parte

di

mezzogiorno,

si

trovarono gli

avanzi del legno bruciato e della ferratura dell'imposta (IX, 420, 421).
certo

Abbiamo un
la

numero

di

piastre di ferro con chiodi, larghe

circa

cent. 8

(ne

ignoriamo

Cj Culi questi
l>r'iveiiiciiti

miiiii'ri

roiiuuii

sc.iin

ilistiiite

iH'l

JIiiscu

di

l'alenila

!.

vario |iartiio di

.f..,'iji/tti

da

Scliiiuiito.

Classe

di

scienze morali ecc.

Memorie

Vul. II, Serie h", parte 2*

25

SELINUNTE

204

di

lunghezza; raa un frammento misura cent. 50). I chiodi pi grandi, i quali sebbene

non completi misurano


dai 6 agli 8 cent.
;

fino a

16

cent.,
in

hanno una borchia circolare

un diametro
si

uno ha la testa

forma di losanga, come quelli che

rinven-

gono talvolta nelle tombe.

Un
orli

bel

frammento

di terracotta (IX,

404) credo che meriti una speciale consi-

derazione per la singolarit della sua fattura, simile, per alcuni rispetti, a quella degli
dei vasi

con ornati a rilievo. Era

forse

una base, lunga 42

cent.,

ma

mentre

nelle basi pi piccole, altra volta tenute in conto di sarcofagi, le figure sono modellate,

qui invece

il

rilievo tenuto tanto piatto


si

da parere un disegno a contorno. La


di

rappresentazione, ripetuta due volte,

compone

un gruppo

di
;

un guerriero, cui
sotto
si

fanno seguito due cavalieri, aventi ognuno una coppia di cavalli

una

fascia

con ornato a meandro, e tanto questa, quanto la fascia figurata,


minori, senza, tuttavia, una esatta
ricorrenza
di
linee.

ripeteva nei lati

La

fattura arcaica molto

accurata, e l'ondeggiamento delle linee, che dovrebbero essere orizzontali e la ripetizione dell'incisione

mi pare che
cio
di cilindro

sieno la prova pi evidente di quanto


rotolare
voi.
I,

ebbi altra
sulla
41).

volta ad asserire,

che

questi stampi fossero fatti facendo

creta

una matrice a forma

(Vedi Notizia 1884,

ser.

4^^,

p.

FlG.

1.

Sul molo antico della via da nord a sud,

il

24 marzo,

si

rinvenne una testa di

marmo

(IX, 411) qui rappresentata nella


cent.),

fig. 1.

grande

al vero (dal vertice alla estree ci fa

mit del collo misura 26

gravemente danneggiata nella parte anteriore,

rim-

piangere la perdita di una importante scultura del

secolo,

eseguita in

marmo

greco

bianchissimo a grossi

cristalli, lo stesso

adoperato nelle altre sculture selinuntine. Pare


Il

che per lungo tempo rimanesse esposta alle ingiurie degli uomini.
rotti l'orecchio,

naso
e

distrutto,

la parte sinistra della

barba

capelli sulla fronte,

sciupata la

205

il

SELINUNTE

superficie, in generale. Il lato destro, invece, conserva perfettamente

lavorio dei capelli,


fre-

che,

annodati in due lunghe trecce, cingono due volte la nuca con una disposizione

quente nell'arte arcaica, secondo pu vedersi negli

esempi

citati

dal Benndorf {Die

Melopea von Selinunt, pag. 55,


capelli richiamano, a

n. 2).

Il tipo della testa e la disposizione

generale dei

prima

vista,

la testa

di

Giove nella nota melopa selinuntina


II, tav.

(Benndorf,

o.

cit.

tav.

Vili, Serradifalco AatichU di Sicilia, voi.

XXXIII).

La bocca qui
lascia vedere
i

chiusa, mentre nella

metopa, ad
i

esprimere

il

senso

di meraviglia,

denti;

ma

anche qui

baffi

scendono ripiegati ad

angolo.

Le forme

sono pi larghe e tondeggianti di quel che non sieno nella metopa, dove scolpendosi
nel tufo, si

dava alla fattura una certa angolosit.


altri
ili

Non

tengo conto di

piccoli oggetti rinvenuti;

ma

parmi meritevole

di spe-

ciale ricordo

un frammento

amlira siciliana (IX, 324). trovato nello

scavo

della

strada da nord a sud.

FiG. 2.

Lo scavo come

ai

Propilei della

Gaggera,

Propilei

(tig. 2),

dimostra

ancor pi

in quel posto per ragione di culto si


e

accumulasse una quantit di statuette votive

e di lucerne,

come uno

strato ricchissimo di avanzi provenisse da

un trasporto allu-

vionale derivante dalla necropoli sovrastante.


di
stile

Un

pezzo di
(fig.

marmo

(IX, 186) ha le lettere

pi antico

fin

qui rinvenute a Selinunte

H).

Questo frammento di base

circolare o ellittica col povero avanzo della parola ((<rt')

EK

E,

prova come nel pro-

sieguo

degli

scavi

sia

da sperare

il

rinvenimento

di

aaalwmulit arcaici ed impor-

tanti per dimensioni e per materia.

Singolare stato

il

numero

delle lucerne e delle figurine, per la pi parte rotte,

rinvenute nel suolo antico tanto della gradinata che dell' interno e dell'esterno della

camera attigua

all'

ingresso.

Le lucerne sono grossolane, senza

vernice,

di

dimen-

sioni piccole, variando nella

lunghezza da 5 a 11 centimetri. Di queste lucerne solo


il

alcune

si

sono trasportate a Palermo, tutto


di

grosso della partita rest a Selinunte.


stesso giorno

Nel giornale degli scavi trovo partite


e

pi centinaia rinvenute nello

un totale

di

pi di mille

duecento.

Pi curiose son quelle a

\)\\\

becchi,

delle

SELhNUNTE

il

20()

segnato IX, 327


delle
(fig.

quali

si

aggiunge qui un disegno dell'esemplare

4).

Pure a
soltanto

centinaia ascende
alcuni tipi
pili

numero

delle

terrecotte

figurate,

quali

indico

notevoli.

'-^
FiG.
4.

Duo maschere arcaiche


prima con una specie

col

buco

in

testa

per

appendersi (IX,278
notevole

279).

La

di cuffia

in capo,

specialmente

per

le

dimensioni
serie nu-

(altezza 19 cm.), per l'accurata fattura e pel tipo che non

ha riscontro nella

merosa delle maschere selinuntine. E singolare

pure una piccola placca (IX, 3G8)

con una figura arcaica di Medusa, ritagliata per essere applicata ad uso di decorazione,

come

si

vede ancora da un buco presso


rosso vivo.
il

il

braccio sinistro. Nel fondo e nell'ala

restano vestigia di un colore

La

statuetta

muliebre

con

la

colomba

iu

mano forma una


alta

transizione fra

tipo orientale delle statuette di Afrodite e quello

greco sviluppato, di cui quest'anno

si

qui trovata una bella statuetta sedente (IX, 291)

37

cju.,

che la

pii

completa di quante se ne posseggano dal Museo palermii

tano, dove pure ne


di

abbondano
il

frammenti

massime

le teste.

Pregevoli per finezza

modellatura sono

grosso frammento di figura muliebre con un boccinolo nella destra


i

(IX, 293) gi dipinta, almeno nel panneggio, con una tinta rosso cupo e
di lastre con bassorilievi (IX, 39(11 di squisita esecuzione
(fig. 5, G).

frammenti

Da

applicare,

ma

'""""Ili';'

fitfifj

"'%

*^'

l'iG.

Fia.

0.

non in superficie interamente piana, era


che
ritagliata e

la

elegante vittoria a bassorilievo (IX, 120)

con un buco nell'ala. La testa col saccos, al quale

aggiunta una

larga fascia (IX. 231), notevole pel numero delle repliche (se ne hanno circa ses-


santa).
in

2U7

SELINUNTE

Importante

il

fatto che

il

culto di questo santuario funebre sia continuato

tempi cristiani antichi, alla quale epoca


all'

da attribuirsi la costruzione rinvenuta

pi in alto. Qui, dentro la camera attigua

ingresso o nell'angolo esterno n^rd-ove:^t,

sul suolo archeologico, si rinvennero alquante


classica,

lucerne di

una fattura

diversa dalla

con ornati a cerchi e puntini rilevati (IX, 141) o con palmetto (IX, 1G4) e

alcune, a dirittura, con segni cristiani, cio col

monogramma

costantiniano

(fig.

7) e col

pesce (IX, 84, 142).


(IX,

allo stesso periodo

da riportare un capitello corinzio


nell'interno
della

di

marmo
stanza;

144)

alto

1(3

cent, rinvenuto

detta

trovamenti tutti che corrispondono con la presenza di monete di bronzo


del basso impero. Strano impasto di avanzi, dove non

f^C^^

mancano

frambella,

menti di vasi arcaici a figure nere,

vetri

fenici

a colore e

una

ma
Una

piccola punta di lancia in bronzo (IX, o5U) di

20

cent, di lunghezza.

scure di bronzo (IX. 322) molto ben fatta, a dirittura un gio(iti

cattolo (misura

mm.

di

lunghezza). Anche pregevole per fattura


di bronzo (IX, 47),

e or-

per completezza

un campanellino emisferico

nato di cerchi incisi e fornito del battaglio in ferro: ha un diametro di


le

mm.
II_,
i

oO. Fra

monete di bronzo, che sono sempre ossidate

in

modo

orribile,

per

rara ecce-

zione,

ben conservato un esemplare della moneta siracusana di re Gerone

con la

testa di

Nettuno nel dritto


il

il

tridente

nel

rovescio,

sulla quale
;

moneta

Romani

stamparono
quente,

sestante con la testa di Mercurio e la prua di nave


ricordo storico importante a dimostrare

riconio non infre-

ma

di

come

conquistatori accettasil

sero la monetazione esistente al

momento

della couquista, pur distruggendone

tipo.

1880. Marzo, aprile, maggio (XIV.

XY. XVI).

a)

Fortificazioni settentrionali dell'Acropoli, presso la porta centrale e presso


) Necropoli di

la porta occidentale dal lato del Selinus.

Galera Bagliazzo.

6-)

Propilei

alla

Gaggera dalla parte occidentale

meridionale e nell'edifizio scoperto ad occidente

dei Propilei stessi.

Dei trovamenti
porta,

fatti

nell'Acropoli
di

merita

speciale
si

ricordo

la

ferratura di

una

che insieme

ad avanzi

legno bruciato

trov nella porta a mezzogiorno

djlla tinre

in

direzione da est ad ovest. Sono frammenti di piastre, simili a quelle

rinvenute l'anno precedente nella

porta

vicina

chiodi

ancor pi grossi

con

una

borchia che ha da 8 a 9 cent, di diametro.


sata da

Un

pezzo di piastra ricurvata e traver-

im chiodo

ci

mostra che

lo

spessore della imposta doveva essere di un 7 cenci

timetri, sebbene la ripiegatura di


circa), forse

un grosso chiodo

d un maggior spessore (14 cent.

perch

l'i

co.-rispondeva l'intelaiatura della porta. Si rinvennero parimenti

due grossi anelli dei cardini.

Ai Propilei continuarono

le

numerose scoperte

di

terrecotte.

Per avere un'idea del numero rilevante di quegli avanzi, tolgo questa semplice
enumerazione di
cifre

dal giornale degli scavi.


:

Delle solite lucerne

18

3(34 al 21
aprile.

marzo; 180

al

27 marzo; 378

al

28 marzo:

80

al

1.')

aprile:

108

al

SELINUNTE

13 maggio
si

20S

SICILIA

sotto la data del

registrano:

148 statuette sedenti; 77

sta-

tuette in piedi;

924

testine e busti muliebri.


lo pii rossa

Delle figurine di carattere orientale (fatte di creta per

con pagliuzze

piccolissime luccicanti a color di oro) troviamo una bella figura muliebre in piedi a

forma di vaso (XV, 172) tenente una colomba, con tracce


figura

di colore rosso vivo; un'altra

muliebre sedente con la colomba

e tracce di pittura;

una

figura

ermafrodita

accoccolata
riportata

(XV, 280); un'estremit


sopra,

di vaso a

forma di figura (XV, 78), come quella


di

pi

ma

con questa

peculiarit

una testa bifronte;

altro vaso a

forma
il

di uccello con testa di donna.

Delle figure muliebri arcaiche una rappresenta

tipo rudimentale delle figure sedenti; un'altra pi

grande ha

buchi per riportarvi

le

braccia,

e dietro,

un grande

bene inciso; ed un'ultima ha una collana con bulle

mezze

lune.

La

figura appartiene ad

un tipo pi frequente a Selinunte nelle

figure

sedenti.

Bara

pure la figura che tiene sulle ginocchia un bambino (XV, 157).

Nello
tone e le

stile

pi progredito

singolare

la figura

muliebre vestita di doppio chi-

mani avvicinate
Di

al petto con la punta delle dita in su, figurina che si ripete


il

in diverse grandezze.

arte ancor pi sviluppata

grande frammento della parte

superiore di una figura muliebre

(XV,

48), che aveva sulla


;

mano

sinistra,

alzata,

un

disco con oggetti (frutta e piccole torte)

il

braccio destro era conficcato in im buco.

Di

lastre con bassirilievi si


di

hanno due piccoli frammenti,


di braccio

ma

non dispregevoli;
destro
di

una testa

Medusa

un avanzo

che

afferra

il

braccio

una

figura coperta di

un chitone a corta manica.

Come

prodotto di un' i'ndustiia diversa

merita ricordo la tgm'ina con testa di animale (XV, 240), e avanzi di genitali presso
la base.

La

figurina fatta interamente a

mano

senza l'aiuto di forme.

Parimenti a mano libera

eseguita la grande maschera al vero (XV, 205) rin-

venuta chiusa fra quattro tegole, a due metri a nord dell'ara, diversa, per dimensioni
e per fattura,

dall'altre terrecotte di Selinunte.

Rappresenta una faccia imberbe,

coi

capelli a

forma di scanalatura (forma propria delle figuline arcaiche). In giro


;

al collo

una

serie di buchi

nelle pupille
di

un vuoto, certamente per incastrarvi un corpo


ci

estraneo.

Piccoli

frammenti
pi
in

marmo, come im piede (XV, 182)


di considerazione

danno sempre da

sperare

che

su abbia a trovarsi qualche

scultura di dimensioni importanti.

Fra

le

piccole

mi paiono degne

due statuette rinvenute nel pozzo

avanti al monumento, perch la prima, che rappresenta una figurina muliebre sedente,
alta cent. 21,

mancante

della parte inferiore, e tenente nella destra


tipi

un frutto (XV, 237)

riproduce in

marmo

delle statuette di terracotta

mentre la seconda (XV, 238)


col corpo piegato in atto di

fuori dei tipi soliti, rappresenta

una donna recumbente


Pare come
se
fosse

appoggiarsi sulle braccia

(fig,

8).

una

figura

collocata

iu

un

frontone triangolare; e malgrado la scorrezione dell'insieme, richiama alla mente le


figure giacenti del frontone occidentale di Olimpia, di quell'Olimpia cosi strettamente

legata,

per arte, a Selinunte.


il

Ma

trovamento pi importante,
(fig. 9),

fatto in questo posto, fu quello di


add'i

una iscrizione una base


di

greca in quattro righe

rinvenuta

13 aprile

(')

scolpita in

(1)

V. Patricolo nello .'Vo<('e 1880, p. 254.


tufo,

209

SELINUNTE

decorata

con
si

una

cornicetta,

mancante ilcUa parte


messe insieme.

inferiore

e rotta

in varie

scheggi e.

che

sono diligentemente

La base misura m. 50
si

4(.).

l'iscrizione scolpita a lettere di

2 cent, di altezza, molto accuratamente,


il

conserva

nitida,

meno

in

qualche posto in cui

terriccio si attaccato al tufo, o si trovi qualche

frego per urto accidentale. Tuttavia

da notare che

di proposito,

molto irregolar-

Fin.

mente,
trare
il

vi

fu aggiunto un

capovolto, che dal secondo

del

primo rigo va ad incon-

secondo E del secondo rigo.


stile

Lo

delle lettere,

ad eccezione della

tliela

del jihi, richiama quello della


le tante

grande iscrizione selinuntina rinvenuta nel pi grande dei templi, pubblicata


volte e recentemente nella
schrifteii.
III. p.

raccolta del Bechtel

{Sammluii:j
la

d.

grieck.

Dialckt-In-

26, n. 3046).

Solo

da notare che qni


tutti

theta ha un semplice
il

punto nel centro, come un punto hanno pure

gli

O,

non che

jilti

del

terzo

(_T^_J3^_
A

FiG.

9.

rigo.

con la

massima

delle iscrizioni

selinuntiue

si

accorda puro la presente per

l'epiteto di

Mulo(fQUQ dato a Demeter,


44, o).
Pijrrluo>;

epiteto noto soltanto per un' indicazione di

Pausania

(I,

Non

chiaro qual fosse l'oggetto dedicato a Maloforo da Tkeidlos


noti,

tigliuolo di

(nomi ambidue

sebbene

il

primo non,

come

qui,

nella

forma dorica,

ma

nella forma

comune k'toXXoc

{ch\ Pape,

Wortcrb. der griech. Eigen,a

nameu), perch

la parola C

\' [i

AN

d luogo

qualche ambiguit

cagione della

SELINUNTE

210

SICILIA

prima
sia
bile,

lettera,

che ha la forma di mi E.

Ma

il

tratto

medio orizzontale pare che non


non avrebbe senso plausiun

originario, e per questo e perch la parola

EVRAN
principio

eredo

clie

debba piuttosto riconoscersi

in

digamma

per una

parola

VRAN.
in

Che questa voce possa mettersi


equivalente di
(T/t/yioc,

rapporto con ywor registrato da Esichio come

alveare? L'ultima parola va letta senza dubbio

ENPEAA(AEN)
una profondit
di

restando qualche traccia dell'ultime tre lettere.

La forma
statua),
iscritta,

dell'incavo,

scolpito nel piano superiore della base con

di 4 cent., accenna alla collocazione di

un oggetto specialissimo
direzione
dell'incavo

(e

non certo
alla

una

massime

se

si

tien

conto

della

rispetto

fronte,

che la meno larga.

1890. Marzo, aprile e maggio (XVII).


a) Scavo
del

corridoio
h)

coperto a nord-ovest, della muraglia

del corridoio a

nord dell'Acropoli,

Sterro della muraglia occidentale e sgombro delle due torri di

quel lato e della parte nord della torre circolare H.

Come
vati che

in tutti gli
di

sgombri di muraglie, anche in questo non


poca importanza, se per sorte non
il

si

sarebbero

tro-

frammenti
i

si

fosse

rinvenuta al

25

marzo, fra

materiali da costruzione, avanti

vano settentrionale del lato occiden1) di finissima

tale della muraglia, la piccola

metopa (XVII,

esecuzione,

la

quale

fu pubblicata dal prof Patricolo {Di

una nuova metopa selinuntina nei Monumenti


di

antichi voi.

I.

1890), nonch due

pezzi

tufo, con

avanzi

di

iscrizione, riferiti

pure nella detta Memoria.

1891. Febbraio, marzo, aprile


a) Scavo nel tempio
/).

maggio (XVIII),.
(ff). e)

h)

Saggi nel tempio di Apollo

Scavo nella strada


fortificazioni e

da nord

sud, ad ovest del tempio D. d) Scavo nel

lato nord delle

nel corridoio.

Un

pezzo

.solo

merita di essere notato

fra

soliti

piccoli

IVammcnti

rinvenuti

negli scavi di quest'anno.


pite le lettere

un

grosso ciottolo del peso di gr. 1,850, che porta scol-

DEKA

(flg.

10) di bella forma arcaica, e trovossi nel collocare la ferrovia

lungo la strada antica da nord a sud. Evidentemente avremmo avuto in questo pezzo

un peso greco del quinto secolo

ma

nel suo stato presente inutile far congetture,

essendo che la rottura non lascia neanche

sospettare

quanta parte

possa

mancare.


Perduto
cos'i
il

211

fatto

SELINIINTE

valore metrologico, questo pezzo nou lascia di essere molto pregevole

come documento
pietra.

paleografico e

come prova

dell'uso

auche a Seliuunto

di posi

di

Nello scavo della graude via da nord a sud


di

venuto fuori mi piccoln ripostiglio

25 monete d'argento campane,

di

buona conservazione,

ma

fortemente ossidate, col

noto tipo della testa imberbe bifronte nel dritto e la quadriga e l'iscrizione
incusa, nel rovescio.

ROMANO,
si

Venti sono del maggior modulo

e sei del

minore, oltre ad alcuni


consideri

frammenti.

Il

fatto di
si

questo rinvenimento non e senza importanza, ove


si

che altra volta

era gi assicurato che a Selinunte non


si

fossero

mai trovate mo-

nete romane, e ove

pensi al ricordo dei numerosi mercenari campani che guerreg-

giarono in Sicilia.
18'J2.

Febbraio, marzo, aprile

maggio (XIX).
io

Col grandioso lavoro compiuto in questa primavera


tutta
la parte nord-est fuori della
il

mi proposi

di

sgombrare

muraglia settentrionale dell'Acropoli, per mettere a

giorno

sistema delle opere avanzate e l'accesso all'Acropoli da questa parte, dove

FlG. 11.

doveva essere
col porto
e

il

maggiore
citt.

traffico,

essendoch quivi
degli

si

trovi

la

sola

comunicazione

con la

La vigilanza

scavi fu affidata

all'assistente sig.

Mi-

chele Giolfr; l'ingegnere sig. Francesco 'Valenti rilev negli ultimi giorni la pianta,

Classe

di scienze

morali

ecc.

Memorie

Voi.

II,

Serie

.5",

parte 2'

2G

SELINDNTE

212

che

qui riprodotta
si

(tg.

11), la quale

mostra come in seguito ad un ingente sgombro


il

di

materiali

riuscisse a mettere allo scoperto


il

muro

settentrionale dell'Acropoli e girando

esteriormente

cos detto teatro (torre 31), si scoprisse

una

serie

di

muri, che comseli-

pletavano
nuntina, o
Ulteriori

il

singolare

sistema di fortificazione poste all'ingresso

dell'Acropoli

si

aggiunsero, in et pi tarda, a protezione delle antiche opere di difesa.


il

scavi mostreranno

vero

ufficio

di

alcune

delle

scoperte,

diverse
di

per

epoca

per sistema costruttivo. Per questo ed anche per la

mancanza

una pianta

FiG. 12.

degli scavi precedenti, devo di necessit limitarmi a considerare isolatamente


tati

risul-

dello

scavo di quest'anno.

In

quelli
31,

precedenti

non

posi
fuori

mano, salvo
la

che

rinettare
Il

esternamente
e

la

torre

della

quale
lo

venne

risega

di

base.

primo

importante risultato stato

scovrimento del muro originario dei-


l'Acropoli, degno,

213

SELINUNTE

per la bellezza della sua fattura, di stare

a paro con le migliori

labbriche selinuntine e superiore per conservazione e per qualit di pietra, agli altri
tratti scoverti all'estremit occidentale

della

fronte

nord

nella

fronte occidentale

Itrossima a questa
11

(fig.

17).

tratto ora scavato va

per una lunghezza di pi di cinquanta metri, da ovest

ad

est,

cio dalla torre aggiunta alla

muraglia

di

faccia

al

corridoio

che

va

alla
il

torre

M, sino all'angolo nord-est dell'Acropoli. In questo angolo dovetti arrestare


squarciatasi,
si

lavoro, essendo che in quel posto la muraglia,

precipita in fuori, di

modo che prima


piombo un
filari superiori,

di

togliere esternamente la terra,


di

bisogner smontare e rimettere a

tratto

muro. La

fig.

12 qui annessa

mostra la struttura tanto

dei
;

gi visibili, quanto della parte inferiore intatta, scoverta soltanto adesso

la quale tanto pi importante, in quanto che gli studiosi delle antichit selinuntine

sono caduti spesso in inesattezze intorno alla struttura di questo muro e alla sua pianta,
poicii limitarono
le

loro indagini ai soli filari

superiori rimaneggiati e spostati. Perla quale


se-

tanto

si

vede ora che questa muraglia aveva principio con una risega,

guiva, con una serie di spezzature a scalini, l'inclinazione notevole del terreno e spor-

geva irregolarmente, ma, per


un'altra
di

lo pi,

di

IO centimetri.
8 a
:J

quella
1

risega
poi

ne

seguiva

una sporgenza

variabile
in.

da

centimeni.
'/i,

filari

sovrastanti

sono di pezzi di una altezza da


(la

0,30 a m. O.oT

e di

una lunghezza che varia


superiori,

m. 1,47 a m. 0,80, posti per


frequenti
i

lo

pi per lungo; nei

filari

invece, sono
filari

pi

pezzi

messi sono
quelli

jter

punta. All'estremit presso la torre, sui


'\

antichi

della parte

inferiore,

sovrapposti restauri con blocclii ulti


della torre adiacente.

centimetri

lunghi

irregolarmente,
I

come

pezzi

delia costruzione primitiva, squadrati con ogni ciua,

hanno una smussasovrastante


in

tura nello spigolo superiore

per far

die la pressione del


si

filare

non

avesse a danneggiarlo: tanta gelosa attenzione

usava dai Selinuntini anche

grandi

muraglie

di

cinta.

Le

altre fabbriche sono

ben lungi dall'avere

lo stesso

merito di

struttura,

ma

sono importanti per altre ragioni storiche e tecniche.

Come

noto, questa parte dellivello


di

l'acropoli di Selinunte rivolta a settentrione e per allo stesso

dell'altipiano
fortificazione

dove
tosto

si

crede che sorgesse la citt, fu afforzata con


la

rilevanti opere

dopo

distruzione della citt (409


le

a.

C).

indubitato che queste opere,

quali hanno tanti i)unti di analogia con quelle


;

del forte siracusano dell'Eurialo, fossero fatte dal siracusano Rriiiocrate

altre di fatttura

grossolana senza fondazioni


et pi tarda.

con massi malamente accatastati, sono da attribuire ad

Nella pianta annessa

si

son segnate con semplici linee le

mura scavate precedenteun


trat-

mente, con un tratteggio pi seuro quelle che fondano


teggio pi chiaro quelle piantate sulla terra.

sulla roccia, e con

Delle

prime,

che

comprendono principalmente
che
si

la

torre
il

M,

io

non

devo

oc-

cuparmi; delle seconde dir


alla torre
,

scav

un

tratto
di

[aa)

quale
e

passando sotto
per
di

di

certo,

avanzo delle primitive opere

fortificazione

una

grande importanza siccome un'opera che accenna ad un legame tra l'Acropoli

e l'ai-

SELINUNTE

almeno a

214

di

tipiano detto della citt, o

difese anteriori a quelle


e nell'interno

Ermocrate:
messi per

co-

struito con due fila di conci esternamente,

con pezzi

lungo

(incatenati qualche volta) e con un riempimento di pietre e terra.

Ma

sventuratamente

questo mm-o, passata la trincea

b,

continua con lo spessore di m. 1,96,

ma

di

una

costruzione di pezzi messi per punta e per lungo, con


tiche,

frammenti

di terre cotte an-

poggiata sul banco di sabbia, sicch la sua ulteriore esplorazione potr impor-

tare per lo studio delle trasformazioni di questo sistema di difese.

Vu..

i:;.

Singolare scoperta stata quella della trincea h in curva coi suoi passaggi
tificati

for-

RS. La

trincea,

larga da m. 2J->0 a m. o,5U nella

parte inferiore, tagliata

nella roccia, con pareti a scarpa, ed era forse chiusa al suo sbocco, per quanto se ne

pu dedurre, da un cumulo

di

pietre trovate

presso. 11 passaggio

rappresen-

tato chiaramente dalle qui unite figure (fig. 13, 13), ed notevole die queste fortificazioni seliuuntine,

dopo di averci mostrato un lungo uso dell'arco semicircolare


ora
ci

in

fabbriche greche

('),

danno vani chiusi a

filari

rientranti

come

nelle anticliissime

costruzioni di Tirinto.
(')

Qui non
al prof.

senza utilit

il

ricordare che anche all'Eiirialo siracusano, in una visita fattavi


pezzi con simili archi semicircolari {Notizie 1S89, pae.
170).

insieme

Patricolo,

trovammo

215

era,

SELINUNTE

Questo passaggio
caria,

(al

quale furono pi tardi aggiunte, e di fabbrica molto pree

un muro

di

chiusura
e

tompagnature)

naturalmente, chiuso con lastroni al

livello della

campagna

difeso ancora da

una sopraedificaziono, cui appartenevano di

certo

massi caduti. Seguendo la curva della trincea, s'iucontra un altro passaggio


si

simile a questo (S), che non


galleria sottostante al
Posteriori,
e.

potuto

scavare e che,

di

certo,

immetteva

nella

muro

settentrionale dell'Acropoli.
altri

di

struttura pi che negletta, sono tutti gli

muri scavati

in

questo anno
le

quali, nel complesso,

pare che sorgessero per maggiormente difendere


dei secoli

fabbriche antiche, massime quando la terra accumulatasi con l'andare


le

aveva mutato

coudizioni del livello.

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%^
/i-S-:

,(

raslri

Pi notevole

il

muro quasi

parallelo alla fronte del

muro

di cinta dellWcropoli,
e

costruito sulla sabbia con massi situati

per lungo e prr imnta,

dal quale

si

partono

alcuni muri ti-aversi che suddividono quel re(nnto in dieci vani,

limitati a mezzogiorno
si

da un muretto che serve di canale alle acque. Nell'ultimo ripiano


pozzo con acqua, rivestito di anelli
del diametro di cm.
t'4,

rinvenne

un

di terra
i

eotta; se ne contano otto fuori deirac((u;i,

ed hanno
si

soliti

buchi per mettervi


terra
cotta.

piedi.
11

Nel posto segnato

riinenuero statuette di

muro

nella

sua

parte bassa accenna a curvarsi,

si'guendo l'angolo nord-estdell'Aciopoli,

ma

che questo

recinto non fosse un corridoio di accesso provato dalla forma sua stessa e dal dislivello rispetto alla piccola porticina presso l'angolo della tono, la cui

fronte orientale,

scavatasi ora, sorge su di ima triplice risega.

Continuandosi

lo

scavo

dalla

parte

orientale potr, aversi un criterio pi preciso sul


amltienti.
il

modn
la

cid

((naie

entravasi
dellr

in iiuesti

cui

ufficio

doveva pur aver rapporto con

cnstiMlia

mura.

SEMNUNTE
Tutte le muraglie in
giro e
in

21<)

della torre

prossimit

sono fatte di

piccole
antichi.

pietre e terra, ad eccezione del tratto e e,

messo insieme con grossi pezzi


furono

Dentro
le quali U' e

di

questo

recinto,

al

posto

segnato 5,

rinvenute

le

tre
I

metope,

erano adoperate per pavimento,


di

colla faccia

scolpita

all'ingii.

due muri

yg son piantati sulla terra a pi


della torre.

due metri

di altezza dal

piano della risega

iuferioi-e

nord di questa restano gli avanzi di alquante povere casette

fabbricate con frammenti antichi di ogni genere. Ancora pi a nord, al di l della


trincea, si sono rinvenuti

due pozzi

quello inferiore (2) senza rivestimento, l'altro (3)

con

sei

anelli di terra cotta fuori dell'acqua,

che profonda m. 1,20.

qui dovrei intrattenermi dei pezzi architettonici di ogni genere rinvenuti o sparsi

nel suolo o adoperati nelle fabbriche. Sono colonne spaccate, capitelli, spesso segati a

met, di
di
edilizi

tipi e di
anticlii.

dimensioni diverse, pezzi di trabeazione e

altri

frammenti diversi
fortificazioni.

di

manomessi nella

furia dell'improvvisare

nuove

Pur-

l'iG.

14

troppo quegli avanzi non appartengono ad un solo

edificio,

per in tanta farragine

conviene attendere, che ultimato


pi fondati di ricostituire quelle

lo

sgombro delle
sparse.

fortificazioni,

possano

farsi tentativi

membra

Degno

di

nota

un

pezzo di tra-

beazione dorica (lungo m.


teristici

1,1(3),

nel quale fu incavato poi uno di quegli archi carat-

a tutto sesto; un grande frammento di capitello ionico con stucco bianco e


tre
di

un pilastro molto rastremato, decorato da


coiierta di

facce con

una trabeazione dorica,

ri-

stucco, della larghezza

massima

cm. 53.

217

con iscoperte
di

SELINUNTE

La campagna
cazione nei
11

di quest'anno
le

fu

favorita dalla sorte

oggetti

di

prima importanza, come

tre

metope arcaiche, delle quali ho


(?ol.
I.

fatto speciale pubbli-

Monumenti Antichi
alla

p.

P57

segg.).

posto preciso del rinvenimento segnato col


(fg.

numero

nella pianta superior(fig.

mente data
mostra
il

11),

quale

serve di completamento la vedutina

M), che

recinto in cui fu fatta la scoperta.

Aggiunger

<iui

un cenno dogli spleni

didi pezzi di

decorazioni

architettoniche

di terra cotta dipinta,

pi grandi che

si

siano trovati da noi, e che furono rinvenuti presso un muretto segnato in pianta coi
n. 6, al di l della trincea

a nord della torre


(fig.

M. Due
verso

pezzi sono rivestimenti di geisa,


il

diversi nella decorazione della treccia


e

15, l.^a,
e

16, h'in);
le

piii

conservato

(tg. L'i)

lungo 93 cm. e largo 69

nel

centro
il

estremit

mostra due buchi di


Il

mm.
di

17

di

diametro, per fissare

pezzo

con Taiuto dei chiodi.


e

pezzo di sima,

rotto alquanto nell'estremit superiore (tg. 17, 17),

completo nella sua lunghezza


e

cm. 95, compreso

il

dente che s'incavalcava dall'uno

dall'altro

lato coi pezzi

seguenti.

^^"^

&i:ifi'

FiG. i:

FlG. l.

Fig.

Il

FiG.

Ma.

Qui abbiamo vere


di

prop;ie grondaie a fonua di un grosso imbuto, del diametro


fin

11

cm.

circa,

mentre

qui non avevamo trovato a Selinunte che un solo fram(cfr,

mento, ed isolato, di grondaia di terracotta di un piccolissimo diametro


1882,
Il

Notizie

ser.

;3^

voi.

X.

p.

467;

ib.

1884,

ser.

4^
,

voi.

1,

p.

48

tav.
e

III).

processo della pittura di questi pezzi

al solito, con rosso


il

nero soprapposti

ad un fondo giallastro;

ma

questi esemplari hanno

pregio di completare, in

modo
fin

indubbio, tanto la decorazione che la forma di questi rivestimenti, ricostruiti

qui

SEr.INUNTE

218

dei
signori

(la

semplici frammenti nelle pubblicazioni


e

anteriori

Drpfeld,

Graber,

Bnrrmann

Siebold [Ueber die Verweiidung voa Tcrrakotten ani Geisoii und Dache

griechischer Bauwerke, Berlin, 1881).


Scarsi,
fortificazioni,

come sempre, sono

stati

piccoli oggetti rinvenuti


Pj

nello

sgombro delle
I)

ma

pure non privi di pregio.


1:J

singolare un disco di bronzo (XIX,

del diametro di

cm., al quale soprapposti un'altra lamina di bronzo, ritagliata


ippogrifo,
(lg.

con una figura di

dal cui dorso esce

una

testa e

un

collo

di

animale,

come

nella clhimera

18).

FiG. !8.

Di bronzo

si

rinvenuto un piccolo fallo (XIX, 60).


in

Un

piccolo

frammento

marmo

di pollice di piede

(XIX,

8.3) ci
:

fa

rimpianse-

gere la perdita di una bella statua. In terracotta abbiamo avuto

una statuetta

dente (XIX, 46) di buono

stile,

sebbene con

le

braccia aderenti ancora al corpo, di

FlG. IP.

un tipo molto freiiueute

Seliiinnte

(tig. !!)
:

Ma

questo esemplare ha una particolarit

curiosa, in questo genere di terrecotte

tracce di colore azzurro e rosso in vari punti del

chitone, nel petto, nelle ginocchia e nell'orlo inferiore. Sono piccole tracce,

ma

sicu-

219
disgregato vada

SELIXUNTE
cadendo
senza

rissime,
riparo.

quantunque

il

colore

che

possa

mettervis'

Si rinvenne pure:
la

Parte inferiore di una statuetta di

Afrodite

sedente con
testina di

colomba

in seno

(XIX
figura

152), simile a quella ricordata pi sopra.


il

Una

donna

di bello stile, con colore ros.so nei capelli e di

resto preparato in bianco

(XIX,
rosso

75).

Un frammento
(XIX
1(32).

muliebre

sedente,

con

una

striscia

di

color

vivo

FiG. 20.

Ben fortunata
di

da stimarsi

la scoperta fatta al lato settentrionale della torre


i

M,

alquanti pezzi di terracotta (XIX, 82)

quali,

messi insieme,

ci

hanno data quasi

completa una singolare vasca con piede,


la soluzione
di

e con bassorilievi intorno all'orlo (fig. 20), e cosi

un enigma

riguardo alla
il

destinazione di certi orli di vaso

propri

della Sicilia, dei quali

ragion a lungo

Kekul {Die

Tci-racotleii

voii

Slullieii,

pag. 50 segg.) pubblicando molti disegni di quei bassorilievi, rinvenuti in pezzi molto

frammentati.

Nella mia relazione del 18S3, (Noi. 1884,

ser. 4=', voi. I, p. o2),

con l'aiuto di grandi

frammenti, rinvenuti allora, potei accertare che quei bassorilievi non fossero appartenuti

ad

orli di vasi,

ma

bens a grandi dischi, leggermente concavi e del diametro di m. 0,()8.


la

Dagli scavi del 1882 viene ora intera

forma

di

un ttsoiquit i]qiov alto 47 cm.,


,

formato da una base circolare con una colonna

vuota ( fornita
il

anche

di

un

buco

per agevolare la cottura della creta), sulla quale e fissato


il

disco,

che ha appujito
in giro la

diametro di m. 0,GS da
le

me
e

previsto.

La rappresentazione stampata

solita delle Nereidi con

armi di Achille,

ma

differisce
le

da quelle

gi

pubblicate

dal Benndorf, dal

Kekul

da me, in quanto che

figure, invece

di essere rivolte

a destra, vanno tutte verso sinistra. Riguardo, poi, alla destinazione di questo utensile,

mi

riservo di ragionarne di proposito col sussidio


di scieisze

di altri

monumenti

e per

Classe

morali

ecc.

Memorie

\(. II, Serie ^, parte 2

27

220

le espressioni qui adoperate di vasca

di

nsQiarTvqior valgano solo in modo ge-

nerico ad indicarne la forma dell'oggetto.

1894
Furono concentrati
si
i

lavori in

un

sol

punto

dove, senza rimuovere grandi massi

poteva esser certi di una larga copia di trovamenti. Pertanto feci scavare al di l del

Selinos, a

Monte

dei Propilei Q, liberando per intero, internamente ed esternamente,


di

una fabbrica singolare

cui non iscorgevansi in pianta, che le sole


i

mura

perimetrali.

questo edifizio, che pur essendo privo di peristilio ha tutti

caratteri di
i

un tempio, ho
particolari di

attribuito la lettera distintiva T. Dalle piante ora rilevate si vedranno

questa costruzione e gli avanzi di un'altra fabbrica preesistente; per ora accenner
soltanto ai felici trovamenti ottenuti di vasi, lucerne, figm-ine di terra cotta, pezzi di

bronzo
fizio.

di

vetro sparsi con

una ricchezza fenomenale tanto dentro che

fuori dell'edi-

Baster dire che le sole lucerne rifiutate e per lasciate a Selinunte in magaz-

zino,

ascendono a undici mila

e ottantanove.

Per

la

prima volta mi

occorso di

avere tanti avanzi di colore nelle figurine di

terra cotta e massime, in quelle arcaiche. Si pur trovata

una grande vasca

di

marmo.

Dalla muraglia occidentale dell'Acropoli ho


la nascondevano, sicch ora agevole
il

ftitto

togliere tutte le boscaglie che

rendersi conto della sua struttura.

Altro lavoro importantissimo

si

compiuto

in

tempo molto breve,

il

rilievo

della pianta dell'Acropoli eseguito dall'ingegnere sig. Rao, rilievo che


il

comprende pure

risultato degli scavi da

me

diretti nello

scorso anno.

A. Salinas.

SARDINIA.
XIV. SORGONO
comune.
Nel
badore
"
,

Di una gemma
di Sorgono,

incisa scoperta nel territorio del

territorio del

comune

nella localit detta

i^

Bingia de santu Sariscri-

fu raccolta

una corniola adoperata come amuleto.

Ha

da una parte un'

zione greca, formata di quattro righe, ridotta ora, per effetto di scheggiatura, a sole tre,

restando in fine della prima riga solo qualche traccia di lettera. In seguito, per dare

forma

pii

regolare alla pietra ed incastonarla

come gemma,

in qualche anello,

venne

ritagliata
vi
si

nel margine, facendo scomparire anche l'ultima lettera del secondo verso,
:

legge

SAnni.\i.\

221

mm.
il

sorgono

La

corniola nello slato attuale larga

15,

e le lettere

misurano

in altezza

mm.

2. Nell'altra faccia,

stante l'anzidetta frattura, vedesi solo la parte inferiore di prodi

tome barbata, che ritengo


riferita.

Giove Serapide,

cui

nome
per

si

legge nell'epigrafe sopra

Il

descritto

cimelio

stato

da

me

acquistato

le

raccolte

antiquarie

del

E.

Museo

di Cagliari.

F.

VlVANET.

Koma

l.'

luglio

1894.

NOTIZIE DEGLI SCAVI

L U
Regione
I.

X (VENETIA).
suWarca
del Teatro romano.
l'area del-

VERONA.
tin

1.

Scavi e scoperte
il

Gi

dagli anni 1758-17tU

sig.

Gian Maria Fontana, scavando


s.

l'odierna casa
del

Monga,

affittata

al sig.

Merzario, fra la piazzetta di


e

Libera e quella

Redentore, aveva scoperto frammenti figurati e architettonici

im piede colossale
un Teatro

di bronzo, riconosciuti di
s.

come

pertinenti all'antico Teatro, che sorgeva ai piedi del colle


alla riva

Pietro

sporgeva sino

dell'Adige (') Che

vi fosso
lo

stato

importante a Verona ancra in tempi


storici pi antichi veronesi;

romani,

oltre

l'Anfiteatro,

attestavano gli

ma
in

quale forma avesse, quale estensione nessuno l'aveva


e
il

potuto rintracciare con esattezza

Maft'ei stesso,
e

delle glorie veronesi amantissimo,


la

aveva sostenuto essere


inanta
(-).
il

follia,

mezzo

dopo tanta ruina, di volerne ricostruire

Se non che,
tivit dal

fu cav.

Andrea Monga, negli anni 1834-1840


e con
e

con speciale

at-

1834

al

1838, con abnegazione di scienziato

munificenza di sovrano, mise

allo scoperto alcune parti principali del Teatro


e in disegni che, se

romano

tent di ricostruirlo in pianta

non sono esatti in

tutti

particolari, sono

approssimativamente veri;
fregi, epigrafi,

ma

non poterono essere mai pubblicati. Scoperse inoltre statue,

fram-

menti di

marmo

finamente

lavorato,

monete importanti per

la
e

storia
gli

del

Teatro;

ma, morto

lui nel

30

aprile 1861,

nessuno pi se ne occup,

oggetti scoperti,

accumulati in un sotterraneo, non potendo pi essere studiati, rimasero dimenticati.

(')

Gli oi,'getti di cui supra, in

numero

di centoventi, furono nel

I81S dal

figlio
li

dott. Silvio

Fedele Fontana donati alla Congregazione municipale di Verona, che nel 1821
la biblioteca municipale, che

deposit

presso

fungeva allora da museo.

Da

quella passarono poi nel 1864 al museo


p.

civico (vedi Biadogo G. Storia della Bihlioteca


(^)

Vedi Matfei,
i

Verona
le

illttstrata

Comunale di Verona 1892, IV pag. 63-70. Non credo opportuno


]ier

123-128).

di ricordare in questa
la

breve nota

disegni e
cui
si

piante del Caroto, del Palladio, del Cristofali.

maggior parte im-

maginarie

e di

parler in

un lavoro

speciale.

28

VERONA

224

REGIONE

X.

Da
molti

tutto ci ne venne
i

che

ben pochi sanno


anteriore

degli italiani e degli


di

stranieri

che a Verona sieno

resti di

un Teatro,

tempo all'Anfiteatro

e sotto

rispetti storici e archeologici importantissimo

n possediamo alcun lavoro com-

pleto che ne dia concetto scientifico agli studiosi

(').
i

Recatomi con incarico ministeriale a studiare

monumenti

di

Verona

e ricono-

sciuta la necessit di assaggi opportuni d' escavo sull'area del Teatro per confermare

ed ampliare
avv.
lo

le

scoperte
e

del

Monga, ottenni

dall'onor. Sindaco

di Verona,

comm.

Augusto Caperle,

dalla onor. Giunta, con deliberazione del 25 novembre 1893,


lire

stanziamento di circa

cinquecento per compiere gli assaggi e per eseguire le


oggetti
ai

fotografie delle vedute e

degli

antichi

pi importanti,

che

furono

scoperti

sull'area del Teatro dal

1757

nostri giorni.

Gli assaggi condotti su luogo con sei operai, sotto la


e intelligente

mia

direzione e col solerte

aiuto dell'ing. capo cav. Tullio Donatelli, dell'ing. Foretti e dell'asses-

sore cav. prof. Spazzi dal

29 novembre a
alla breve

tutto

il

15 decembre 1893, diedero risultati

splendidi, in proporzione
e

durata ed all'esigua

somma
e

stanziata per

essi,

confermarono la necessit, anzi l'urgenza di scavi sistematici


e

completi per denu-

dare tutta l'area del Teatro


I.

le

grandiose sue sostruzioni.


di
s.

Sul lato destro di chi sale alla piazzetta

Libera, fra questa e la piaz-

zetta del Redentore, in continuazione del piano della scena e del lato estremo orientale
dell'orchestra,
di
si

oper un escavo della profondit di m. 3,00 circa, della superficie


e,

m. 2,90X4,80,

tolto
si

imo dei membri architettonici dei


siibito
il

soliti palchetti della loggia

superiore

del Teatro,
s.

rintracci

sguito

dei

lastroni verticali dal

lato

della chiesetta di

Libera, lastroni di varia lunghezza ed altezza in sguito a posteluogo.

riori alterazioni del

Dietro

lastroni sorge

il

muro originariamente
il

rivestito di-

di blocchi di tufo e pi tardi dai lastroni sopradetti,

quale, a

un dato punto,

verge seguendo la curva della cavea e dista dal termine opposto delio scavo m. 4,20.

IL Nel

riparto scavi della

Cavea del Teatro, verso l'Adige,


due miiri
di
giorni,
il

al vertice dell'angolo

opposto all'entrata,
sig.

formato
per

dai

di sostegno dell'orto

Monga

affittato

al

Tosi,

si

lavor

un paio

affondandosi

m. 1,70

Xm.

sotto

un

voltino

moderno seminterrato, che sostiene

muricciolo di parapetto dell'orto.

(')

Intorno al Teatro non abbiamo che due brevissimi resoconti dell'Istituto Arclieolopco
p.

!,'er-

manico (Bull 1837,

173-175; Ann. 1839,

p.

184-185), alcuni cenni storici del Benassuti {Dell'antico

Teatro della citt di Verona, 1827)


delVantico romano Teatro
ladio,
(v.

e un' insufficiente relazione del Finali


il

[Relazione

defili scavi

ecc.,

Milano 1845). Solo

Falkener ne pubblic disegni


le

fatti dal

Pal-

che

credevansi

perduti e furono da lui ritrovati fra


antiq. II, p. 174 e segg.),
la

carte

di
il

lord Burlington a

Londra
Finali e

The Museum of
stato
di

class,

ma

siccome anche

Falkener, come
il

il

gli altri dotti

contemporanei aspettavano

pubblicazione dello scopritore,


fratelli

lavoro rimase interrotto


il

allo

preliminare.

Avendo

io

ottenuto dai
i
i

Monga,

sigg. cav. Fietro e Bartolomeo,

permesso

studiare e di pubblicare

disegni

gli

appunti inediti dell'illustre loro padre Andrea

Monga,

mia intenzione
e

di riassumere

risultati
il

delle sue e

mie ricerche

e,

premettendo un' intro-

duzione storica, illustrare convenientemente


preparato,
e

Teatro di Verona in un lavoro speciale che gi


It.

che sar fra mesi pubblicato per cura della

Deputazione veneta di Storia Patria

col

concorso del Municipio di Verona.

REGIONE

X.

in
ai

225

e
sei

VERONA

Si scopersero intatti tre gradi

posto

gradini

di

uno degli scalarla che


il

davano accesso

cunei ed alle "praecinciioncs del teatro, inoltre intatto


si

primo mezzo
di

grado della cavea. Allora


e si prosegui finch,
telli,
il

mise a nudo

lo

scalarium nella sua larghezza

m. 0,89

terriccio
il

a strampiombo impedendo di continuare senza puni

si

interruppero per

momento
conferma

lavori.
il

III.
inferiori

Una
per
si
i

splendida

che

primo

mezzo

grado

tre
il

ordini

subsellia continuino,

come nel

luogo descritto,

per tutto

semi-

cerchio,
di
s.

ottenne dall'assaggio importantissimo compiuto nel centro della piazzetta

Libera.
Si squarci
il

suolo a m. 9,30 circa dall'angolo sinistro della casa

Monga, per
il ter-

una
reno

superficie di

m. 5,20
per

X 3,20
m.

alla profondit di

m. 3,80

circa,

tastando

sottostante
e
i

circa

1,20.

Seguendo

dati

della planimetria

dell'Ufficio

Tecnico

rilievi su

luogo presi per cura dell'ing. Peretti, non fu posto in


si

fallo colpo di

zappa, e a m. 3,06

scoperse

il

primo mezzo grado all'estremit opposta a quella

del riparto scavi della Cavea, verso l'Adige.

Degno

di nota

un muro

laterizio
si

moderno,
accer-

perpendicolare all'asse della piazzetta e costruito a volta, che non


tare quale avanzo di edifici
anteriori,

potuto

oppure

quale indizio dell'esistenza del primo


sbocco

mezzo grado, del limite


di

delle costruzioni antiche e dell'imboccatura o meglio


di

un euripo romano. questo una galleria

stupenda conservazione

di forma-

zione identica a quella della parte opposta occidentale, gi scoperta nel riparto

Cavea

all'Adige e non segnata nella pianta Monga.


lastroni di pietra

un

canale

alt.

1,55,
di

larg.

1,03, con

sopra

lastroni

sotto
di

e con

una tapezzatura

cemento romano

durissimo

ai

lati;

alla

profondit
e

m. 1,70 dal pavimento del condotto al


perfettamente
la

sommo

del

vlto

sopra

indicato

segue

curva

semicircolare

della cavea.

Scoperta questa parte orientale dell'euripo,


per quanto fosse possibile.
l'arco descritto dalla cavea

si

rivolse ogni attivit ad espurgarla

A
si

metri 5,15 dallo sbocco dell'euripo sulla piazza, lungo


ritrov un
il

muro
il

a secco, rifatto con

materiale antico

forse in

epoca posteriore, e sotto

muro
e

primo mezzo grado

e tre pei sidisellia in

posto, corrispondenti per la loro in riva all'Adige: inoltre si

misura

posizione a quelli scoperti nel riparto Cavea

mise

allo scoperto

un pozzo circolare che scendo m. 3

dal piano stradale e comunica coU'esterno.

Espurgato l'enripo per m. 16,


e,

si

mise allo scoperto altro piccolo pozzo circolare,

levato da questo
del

il

materiale che lo otturava, altra parto dell'euripo fu visibile e


fattosi

altra porzione

primo grado; ma,


il

l'espurgo
i

pi

difficile

costoso,

si

do-

vette interrompere

lavoro e ricoprire, ponendovi


il

segui d'uso.
si

Potei pertanto rilevare che

condotto sotterraneo

prolunga per m. 21,15 nei

modo

sopradescritto, seguendo

la

curva della cavea; s'incontra poi a m. 37,50 con


nel riparto
di
s.

la parte gi scoperta

dal

Monga
piazzetta

Cavea verso l'Adige.

Il

punto di par-

tenza scoperto ora sulla

Libera non

lo sbocco

antico dell'euripo,

che

si

prolungava in linea retta


in

alcun poco ancra verso l'Adige e poi continuava


piazzetta
del

ad angolo retto

direzione

della

Kedentore,

conginngendosi

con la

parte dello stesso euripo gi scoperta nel riparto scavi al Redentore.

VERONA

sotto
il

226

REGIONE

X.

Scavando pi addentro,

al disopra dell'euripo e verso la chiesa, s'incontr

il
:

primo
quivi,
ri-

mezzo grado
oltre
il i

vlto laterizio gi descritto a


si

m. 2,80 dal piano stradale


calcestruzzo,

mezzo grado,

scopr

il

muro romano a

scaglionato, per

cevere

lastroni di pietra dei subsellia, che di l furono asportati.


il

IV. Si pot studiare inoltre


cio lo strato inferiore

modo

di costruzione della sostruzione della cavea,

a quello a

calcestruzzo

dei

subsellia.
si

met

dell'odierno

vicolo di
ra.

s.

Libera, alquanto pi in l dell'asse del Teatro,


si

scav una superfcie di

2,40

3,40. Alla profondit di circa m. 2,40

trov un lastrone squadrato

romano

che pu essere stato uno dei sitsellia, usato poi a sostegno della strada, come un altro
scoperto pi in gi.

m. 3,70

di

profondit

apparvero

blocchi squadrati

di tufo,

da mq.

a mq.1,50, che continuavano d'ogni lato della strada, uniti fra loro senza
stesso.

cemento con due piccole incanalature per l'acqua scavate nel tufo
codesto strato di blocchi tufacei
sostenere
i

Ora, sopra

veniva costruito

il

muro a

calcestruzzo che doveva

subsellia.
i

V. Lo scavo che diede nel minor tempo

migliori risultati fu l'ultimo, condotto

sul rettifilo della facciata occidentale del Teatro dalla parte del Ponte Pietra, la quale

doveva essere perfettamente simmetrica a quella


e

orientale del

riparto al

Redentore

trovarsi quindi sul

prolungamento della perpendicolare

all'asse,

passante per que-

st'ultima facciata.

Secondo
nimetria, che

gli
si

accordi presi in

comune con
questa

l'ing. Peretti in

base

ai dati della pla-

riconobbe

anche

volta

esatta,

feci

cominciare

l'assaggio

sul dinanzi d'una finestra, che d luce al riparto scavi gi esistente al Ponte Pietra
e

che

aperta sul piano stradale del vicolo Botte, che poi, volgendo a sinistra cons.

duce al Castel di

Pietro.

poca profondit
il

si

scoperse,

come

si

sperava, una delle

pareti laterali della scala e precisamente


dei gradini all'interno. Si delinearono in breve all'esterno
i

cornicione all'esterno,

il

piano scaglionato

massi di tufo

una delle colonne colossali


Il

che ornavano la facciata, per la lunghezza di m. 8 circa e l'altezza di m. 4,30 circa.

cornicione che corre sopra la colonna e la parete attigua stanno profondi m. 1,70 dal

piano della strada, m. 2,20 dal piano dello scavo interno pi basso; le sostruzioui dei
gradini dello scalone sono m. 3,75 sotto
sopradetto.
I
il

piano della finestra sul riparto

interno

risultati ottenuti

da codesti assaggi, oltre la conoscenza pi esatta delle varie

parti del Teatro, dei vari condotti sotterranei e delle sezioni architettoniche di tutto
l'edificio, otfrirono

specialmente la conferma della sussistenza delle sostruzioni dei cunei

e di parte dei relativi subsellia nella cavea, inoltre condussero alla scoperta di

membri

architettonici importantissimi, che completano la conoscenza del Teatro e sono di tale

importanza da raccomandare un provvedimento pronto


del Ministero della Pubblica Istruzione.

conveniente anche da parte

Frattanto di tutti codesti assaggi ottenni dall'Ufficio Tecnico che rimanga traccia
visibile al visitatore

ed allo studioso per agevolare

all'uno

la ricostruzione
i

mentale
oppor-

del Teatro, all'altro l'opera susseguente d'escavo. Furono inoltre fatti

rilievi

tuni dall'ing. Peretti, che, riportati poi nella planimetria del Teatro e adiacenze, sa-

REGIONE X.

227

ranno resi di pubblica ragione, ridotti in scala minore, nelle tavole


alla

piante annesse

prima parte
Quanto

dell'illustrazione del Teatro

(').
il

agli oggetti scoperti o ritrovati durante

periodo de' miei studi intorno


fatti su

al Teatro, poco

venne alla luce dagli assaggi suesposti, perch non

larga scala,

u molto profondi.

Furono

raccolti

due

frammenti

d'epigrafi,

l'uno m.
l'altro

0,11X0,08,

dello spess. di m. 0,07 in pietra locale grezza con le lettere


dello spess. di

E C,

0,095
P

X
F.

0,105,
Si ca-

m. 0,06,

di biancone veronese cou le lettere colorate in nero


e

varono inoltre
rivestimento
e

due monete medioevali

una moderna, alcune

lastrine di porfido di

qualche frammento d'ornato dello stesso carattere di quelli riconosciuti


Quello che
pii

come

pertinenti al Teatro.
il

importa pei nostri studi

che non posso


dal

passare sotto silenzio

ritrovamento sopraccennato degli oggetti gi scoperti

Monga, ancora ignoti


Per intromissione
ottenuto
il

al

mondo
(-)

scientifico e che illustrer particolarmente a suo luogo

con le fotografie relative.

del eh. sig. Prefetto, conte Sorniani Moretti e del eh. sig. Sindaco,
feci trasportare in
e vittati.

permesso dai proprietari sigg. Monga,


convento di
s.

una sala superiore


che dovevano ap-

dell'antico

Gerolamo quattro busti laureati

appertenere a quattro erme di carattere decorativo, verosimilmente di


di
fine
i

marmo

greco e

lavoro.
tipi

Ispirate tutte dall'ambiente teatrale,


i

due
e

di

queste erme rappresen-

tano

giovani e due

tipi

adulti di Dionysos

di

un

suo

satiro,
il

con

evi-

dente contrasto fra loro. L'Ercole giovane, in

marmo

italico,

che pot vedere


Teatro
certezza
('*),

Dutschke
lo

quando

fu a

Verona
del

che
n

cita
lo

come appartenente
potrei
identificare

al

non

ritrovo

fra le statue

Teatro,

cou

con

alcuna

delle

sopracitate.

Nella stessa sala sopracitata ebbi cura che fossero trasportati tutti gli
getti artistici.
e

altri og-

Ammirasi una
altra
si

sfinge che

pu essere stata spalliera del trono imperiale,


il

frammenti

di

sono trovati sparsi fra

materiale; ammirasi una parte della


rappresentanti la testa
la spal-

spalliera e di
di

un bracciale del

trono, con rilievi greci finissimi

un

ariete e quella di

un gallo che sono davvero una creazione; termina


frammentoso,
di

liera con
dell'altro
in

un bel
lato

satiretto

marmo
al
n.

greco e di egregio scalpello. Parto


bracciale
('O.

simmetrico della spalliera

e dell'altro

sta ancra

immurato

una delle pareti del Museo Filarmonico

417

L'altro putto alquanto con-

CJ Questa prima parte, che

f^ia

in

corso di stampa,

contiene

la

storia

tienili

avvenimenti
;

relativi al Teatro, degli studi e degli scavi

Monga

e la descrizione dello stato attuale delle rovine

la seconda parte sar


(2)

composta a scavi compiuti

e completi. in

Le

fotograte del Teatro

romano, eseguite dallo Stabilimento fotografico Kaiser,


e

numero
di ve-

di

cinquantaquattro sono gi state raccolte

depositate in busta speciale presso l'Uflcio Tecnico muni-

cipale,

come propriet

del

Comune,

saranno cedute alla Biblioteca come .album completo


al

dute e di fotografe di oggetti antichi pertinenti


e del lavoro maggiore.

Teatro romano, a complemento di questa

nota

P) Ant. Bildiv. im Oberita. IV,


Herinesstatue non appartiene al Teatro
()

p. e

277, n. 268.
fu

Il

n.

630 che

cita eine schlecht

erhalUae

comperata dal Monga a Mantova.

Maffei,

Mai. njron.,

p.

101.

n.

117.


sunto dal tempo
e

228

REGIONE

X.

dall'acqua fu ritrovato nei recenti scavi dell'Adige certamente ro(').

tolato insieme con le mactrie nel fiume

Fu
un
supplito

ridata alla luce anche

ima graziosa cariatide

di

marmo,

o per meglio dire

torso antico acefalo, di proporzioni e di fattura squisita, di

marmo

greco anch'esso,

come

cariatide con teata, braccia e piedi moderni.

Lo

scopritore, che aveva


al restauro
;

l'ottima intenzione di formare un


di questa

museo

teatrale,

aveva di suo provveduto

come

della sfinge,, che in molti punti ritoccata, e di altri oggetti d'arte

ma

il

restauro non riuscito perfettamente, anche per la diversa qualit del


i

marmo.

Degni di nota sono


frammenti
nel
e

frammenti

di

una statua colossale

di

marmo,

di cui altri

molto interessanti furono trovati appartenenti ad essa


dott.

fra quelli scoperti

1760

e dal

Silvio Fedele

Fontana donati
il

al

Museo; un'altra statua meno

colossale, di
e di

tipo satiresco,

doveva ornare

Teatro, appoggiata sul ginocchio destro,


il

questa molti frammenti sparsi vedonsi fra


Il

materiale del Teatro.


e ornati,

tipo di
(-)

gorgoneion su un circolo a raggi

accennato di sfuggita dal


di cui

Dutschke

non

che

uno

dei

tanti ornamenti

circolari,

frammenti innu-

merevoli furono da
sirilievi

me
di

ritrovati recentemente.

cos dicasi di altri

frammenti

di bas-

finissimi lavorati e
i

di

una lastra
fra loro

da ambi
parte

lati,

argomento
degli

marmo dello spessore da 0,04'" a diverso. Non sono ancora conosciuti,


di

0,05""

fanno

della

categoria

oscilla,

di

cui

si

vedono

scelti

esemplari

al

Museo
finis-

di Napoli.

Fu

tale la distruzione antica e


si

moderna

di codesti cimeli

di arte

sima, che ben poco

pu ricostruire delle scene


e

scolpite,

quantunque ogni frammento


di

di scena sia per s istrutttivo

degno di illustrazione; per una

codeste doppie

rappresentanze figurate
si

si

per

ventura conservata intera e l'altra per buona parte


,

pot ricongiungere. Quella intera


il

per cos dire, una lseudofcUa, le cui estremit


grifi

lunate rappresentano

motivo delle teste dei

affacciantisi,

che incontrasi anche

negli oscilla di Napoli. Nel

campo vedesi d'un


innanzi

lato la

pugna
il

fiera tra

un gladiatore

ed una
di cui

tigre, dall'altro la sfinge

che tiene con la zampa destra


con
altri

braccio d'un cadavere,


L'altra rappresentanza

appare

il

teschio

pii

resti

umani.

frammentosa rappresenta scene


Troppo lungo
e

di satiri allusive al Teatro.


il

inopportuno riescirebbe

parlare in questo
capitelli,

momento
greco
e

dei singoli

frammenti, oltre quelli architettonici; cornicioni,

colonne, plinti, sime, ecc.,


italico.

alcuni di squisito stile ionico e corintio, di finissimo


tisi

marmo,

No-

inoltre

una numerosa

e varia serie

di

marmi

orientali e africani, che

dovevano

rivestire le varie parti visibili e pi decorate del Teatro.

Ci che

maggiormente degno
numerosa

di e

nota e su cui desidero

di

richiamare l'attenzione
architettonici fu

il fatto che altra serie

varia degli stessi frammenti


localit, dal e nei
sig.

scoperta

sull'area

del

Teatro, identica

ma

in altra

Gian Maria Fontana,


motivi artistici alla

che gi nominai, ed
serie

nelle

misure

particolari
al

che

il

Monga

scoperse

nei suoi scavi dal

1834

1839. Cos alcuni oggetti di

(1)
i

V. Catal. ms. dell'Uff. Tecn. n. 353:

Frammento

di putto di

marmo

greco trovato presso

ruderi del Ponte Postumio (30 giugno 1891).


(')

Dutschke, Ant. Bildw. im Oherital. IV,

p. 277, n.

629.

REGIONE X.

in

229

in

VERONA

bronzo, raccolti

due vetrine nella recente raccolta del Teatro, ritrovano


al Teatro stesso

la

con-

ferma della loro pertinenza


di bronzo, gi scoperto dal

uno stupendo colossale piede romano

Fontana

donato al museo Civico di Verona.

Occorrono inoltre frammenti di mosaico; di cotto, di muri parietali dipinti, anfore

balnearie, acroter ed antefisse in terracotta, epigrafi frammentose di varie epoche

e su vario materiale, che pubblicher insieme con gli altri oggetti a suo luogo.

Per ora mi basta


servati e
i

di aver

mostrato che dinanzi a un monumento fra

ben conil

meno

conosciuti d'Italia

come

il

Teatro

di

Verona,

veramente

caso che Governo, Provincia, Municipio concorrano con nobile gara per la riuscita di

un'opera importante per la scienza, per


Si

il

decoro e

per

l'utile

stesso sul

della

citt.

tratta di

un teatro che

si

pu scoprire
che
i

interamente, che posto


vari

pendio del
stili,

colle pi storico di
epigrafi,
le

Verona romana,

sistemi
piti

di costruzione, gli

le

monete confermano una delle opere

antiche di Verona romana ed

usata come teatro pubblico fino agli ultimi tempi dell'Impero.

Va

data pertanto lode sincera

al sig. Prefetto,

sen. Sorniani Moretti, che tent

gi anni fa un accordo

per gli scavi, e


il sig.

voto

favorevole

ed

unanime

al

grandioso

progetto che presto far approvare

Sindaco comm. Caperle, quello della cassa dei

monumenti
ricava
il

musei, nella quale riversando tutto quello che dai monumenti e musei
di

Comune, a vantaggio
gl'introiti

questi, per gli scavi e

restauri opportuni, saranno

devoluti

ed

fondi.

quest'opera intelligente e patriottica dev'essere in

ogui

modo

aiutata.

2.

Epigrafi etnische e varie di


iscrizioni

Verona.

Pubblico altre
gi
si

tre

appartenenti

alla

collezione dei conti (Jazzola, che

provata sospetta per molte epigrafi latine e greche che pubblicai nelle Noli::ie

del gennaio del palazzo

1893

(pag. 17-19). Questa volta sono epigrafi etrusche, che vidi nel cortile

dei conti Gazzola

(piazza S. Maria in Chiavica)


al

nei

giorni

13^15
le

set-

tembre del 1892. Ora sono state trasportate


greche
e

museo Civico insieme con


il

epigrafi

latino

gi

da

me

illustrate e con

tutto

materiale

archeologico e zoolastre inscritte pro-

logico del

museo Gazzola, acquistato


Giovanni Lupatoto,

dal Municipio di Verona.

Le

vengono dai poderi Gazzola, o da Quaderno, sulla linea di Mantova, o dalla Palazzina,
nel

comune
si

di

s.

da Koverchiaretta, circondario di da cinque


o sei

Legnago.

Non
e

sa a
e

quando rimonti

la scoperta;

mesi giacevano neglette nel


di

cortile

mi furono mostrate insieme con tegoloni antichi


di larghezza,

m.

circa di altezza

0,.50'"

formanti sarcofago
nella

e scoperti

a Koverchiaretta, secondo le indi-

cazioni degli scopritori,

campagna

Crosara,

unitamente

a monete e a piccolo

recipiente di terra cotta ora perduto.

In apparenza codeste sono tutte


e

tre iscrizioni

paiono ottime epigrafi etrusche,


il

ma

invece
le-

tre

falsificazioni.

La

trasposizione di alcune lettere,

ductus della

zione, specialmente in

riguardo del principio e della fine dei tratti rettilinei e curvi,


si

alcune forme peculiari al falsario che


il

ripetono e

si

allontanano dal buon uso, infine

materiale su cui sono scolpite,

eh'

verosimilmente pietra di Saltrio, giustificano

230

REGIONE

X.

dubbi ch'io mi ero formato


il

cho contemporaneamente a

me

esponeva par suo conto


sig.

anche

sig.

Cordenons, direttore del Museo di Padova, iu una sua lettera al

Sgul-

mero, vice bibliotecario della Comunale di Verona.

Ora

il

eh.

prof.

comm.

Lattes, professore emerito della

li.

Accademia

Scientifica

Letteraria di Milano,

gentilmente mi

comunica

il

suo

giudizio circa le epigrafi in


delle
e

questione, che io riporter insieme con la pubblicazione dei facsimili


e

epigrafi

con alcune mie note, innanzitutto per porre in guardia gli studiosi
falsificazioni sono

poi perch

come

importanti
del

Ecco

le

osservazioni

prof.

Lattes:

Le

tre iscrizioni

etruscho

di

Verona

sono tutte e tre copie inesatte,


l''
"

ma
.

molto interessanti d'epigrafi gi note:


Velxeim
\

V.

Fabr. 1382:

Ulitaoc

LarOiia. Vqns'

Gasp

res('); lamina

plumbea, oggi, come pare, a Bziers, essa medesima

forse

una

falsificazione di Fabr,
p.

Primo
2"

suppl. 340, oggi a Napoli

(cfr.

Deecke Etr. Forsc/i. HI,


Gloss. col.

195-6,

n.

31)

-.

V.

Fabr. 935 tav.

XXXIII

811

C. I.

L. L, p. 255: L{arti).

Cae. Caidias' (in lettere etrusche)

L{arO)

Cae

Caidlas

(in lettere latine con

II

per

E
3=^

e col nesso
.

THC
e

finora inavvertiti

l'uno e l'altro),

tegolo di Montepul;iano,

oggi a Firenze

Fabr. 901

Gloss 1529; LarO

Numsi

nnufias

tegolo sepolcrale

id. ib. .

(')

Il

falsario trasport

Gasp

nella

prima linea
iQ

tralasci res. Si notino le forme

delln

diverse dairoriginale

coi tratti esagerati (fl

fl)

lo

h di

Uhtave, che pare un

di

Tliera del

periodo arcaicissimo.

REGIONE

X.

particolaritl del

2al

Nuais, da

VERONA

<i

Fra

lo

falsario la sua personale simpatia per quella


clie

forma

di

S, che pare 5 arabico capovolto e


al

egli pose nello strano


,

lui sur-

rogato per falsa lezione

genuino Numsi
di

forse perch

avea sottocchi Fabr. 871,


Niiasiae

dove quel S occorre due

volte,

cui

una precisamente

in

(').

ob.osr/'oiQXjCQhu^j

Devo

la

conoscenza di codesta epigrafe alla gentilezza del prelodato

sig.

Pietro So-ul-

moro. L'epigrafe
eredi del fu
il

di sua propriet e gli fu consegnata antiijuario


in

nel

maggio del 1887 da^li


la vidi

Simone Meneghelli,

Verona,

morto nel 1887. Io

settembre 1893 e ne ritardai la pubblicazione, tentandone invano l'interpretazione


le

anche dietro
Il p.

indicazioni di persone competenti.


in

Placido Bresciani,
latine

una raccolta,
cho

in

fogli

sparsi

in

minute

copie,

di
bi-

iscrizioni greche,

e medioevali,

ora trovasi con altri suoi mss. nella

blioteca Capitolare di Verona (sala Mafteiana), unisce


di codesta iscrizione e ci d la seguente

un facsimile abbastanza fedele


:

notizia preziosa

trovata a Las/se (la^o di


il

Garda) la occasione di fare un fabbricalo nel 1T8.J, presso


filippi.

uob. sig. Puulino Gian-

Ora

il

eh. sig.

Sgulmero, che trov presso gli eredi Meneghelli


crede
libri

libri provenienti

dalla libreria

(riantilippi,

molto verosimilmente che

l'antiquario

Meneghelli
divisa

abbia acquistato lapide e


e

nel 1848, quando la sostanza Giantlippi and

venduta.

Lo Sgulmero

raffronta codesta epigrafe, quanto al carattere, con l'iscrizione


e

di

Gaudenzia, che era nel Cimitero di Ciriaca

che fu donata dal Boldetti al mons. Bian-

chini (M. A. Boldetti: Cimitero di Ss.


Infiliti

Martiri ed antichi Cristiani di

Roma

I,

84-85).

nell'ultima linea di quell'epigrafe:


V.

Anime
si

(sic)

Innocenti Gaudentiae

qite (sic)

vixil * an.

m.

VII

d.

XXI

in piace,

legge in caratteri di un unciale goffo e


filiae {?)

barocco, tutto a curve, apici e nessi;


et

Mercarius pater

idus nooemb. Urso

Polemio

coss.

Il

ductus assomiglia molto a quello della nostra epigrafe,


della

come a

quello di altre

due epigrafi

raccolta

Bresciani

sopracitata,

che non

qui

il

luogo di esaminare. Tentai di decifrare con l'aiuto di queste la nostra epigrafe,

ma

(')
il

Io

lej,'j,'o

Nwmi

dal

mio

o;ilco,

quaiifumiue alquanto confuso X


il

quasi abraso Vi Oltre l'uso del

finali';

falsario
il

avrebbe dunque copiato senza alcuna alterazione


si

Numsi

j,'enuino.

seifiio

per

noti la predilezione del falsario per

1'

a ealice ed obliquo.

29

VERONA, VENEZIA
le lettere

la

232

significato.

REGIONE

X.

formano un accozzo di parole senza


provenienza
della

D'altra parte la nota mss.

del

Bresciani circa

lapide

allontanerebbe la

supposizione

di

falsit

della medesima.
il

Epigrafe greca falsa, copiata presso

fu cav. Alessandri, gi conservatore del

museo

Civico.

immurata

nel cortile del suo palazzo ed di pietra bruna lucente,


alt.

molto simile a quella di Saltrio,


lettere 0,02. Leggesi
:

m. 0,385,

larg.

m. 0,17, dello

spess. di

m. 0,03,

MENANAPOC lEPAnOAETHC OPOC MENANAPON


] |
|

nOTAMON
IfQanoh'Tfji

Mvavdqog
Cfr.

leqanoXsTrjg ngg Mt'rccvQOv irottt}xv.


n.

Kaibel,

/.

G.

S. et It.

1848 (Roma)

MvurQoc

ngg

MedvQov

TTotafiv.
S.

Ricci.

IL VENEZIA
Basilica di
Durante
si

D un' importante epigrafe cretese rinvenuta mila

s.
il

Marco.
mio soggiorno a Venezia per
la revisione delle iscrizioni cretesi

che

trovano sparse nei musei pubblici e privati e nei codici di


il

quella citt, dovetti,

per studiare

marmo
s.

del lato opposto


('),

allo

scritto,

che la nota epigrafe cretese


e

della Basilica di

Marco

rimuovere la lastra dall'incassatura di legno


lati.

stacri-

carne lo strato di gesso che la ricopriva da tutti gli altri


conoscere all'intorno
della
i

Fui sorpreso nel


spessore, lungo
e finora

lastra

rettangolare,

nel senso

dello

uno
non

dei lati maggiori e lungo

due minori, un fregio ottimamente conservato

rilevato da alcuno. Sbito lo identificai con quello ricorrente per tutta la facciata della

Basilica nella costura dei piloni, fra


altrove.

il

primo

il

secondo ordine di colonne ed anche


ai

Consiste

il

fregio in

due fascio a scacchetti alternantisi, in mezzo


;

quali

corre

una

lista sporgente d'ornato a foglia di edera

esso

indubbiamente del
si

sec.

XIII.

Nella zona mediana della lastra,

dalla

parte
fissi
i

non

scritta,

vedono ancora

le

im-

pronte a stella del cemento che teneva


alle

capitelli delle

due colonne

sottostanti,

quali la lastra serviva di abaco. Accertatomi da questi indizi che quella lastra

fortunata doveva avere un posto speciale nella storia della Basilica, e che questa storia
a sua volta doveva dilucidare quella della lastra,
cardo, direttore dei lavori di restauro di S.

mi

rivolsi

al

eh. ing. comtu. Sac-

Marco
che

e dello

Studio di mosaico.
era stata da lui scoperta

Risult dalle

sue

gentili

informazioni

la lastra

nell'agosto del 1882, nel secondo intercolunnio della facciata, venendo dalla piazzetta
e

precisamente

al posto

del

pilone

delle arcate nell'ordine superiore.

La

lastra di

marmo
silica;

fu sostituita da altra identica e ceduta al

Museo

dalla Fabbriceria della Ba-

essa faceva parte di tutto


fregio architettonico

il

restauro ed ornato della Basilica anteriore al 1300,


di

ed

il

doveva perci essere

quel periodo

di

tempo, come del

resto risulta evidente dallo stile stesso del fregio e dalle colonne in posto sottostanti,

(')

Comparetti D.,

Mm.

ital.

di antich. class.

I,

p.

141-150.

REGIONE X.

233

stile

VENEZIA

che hanno la foglia protezionale,


njl

poi

anche dal fatto che nel 1385 incominciarono


dello

sommo

della facciata le decorazioni

gotico

successivo al

nostro

in

questione.

Ora, siccome la cronaca


ciata,

Da

Canale, che accenna agli ornati artistici della facdi

s'arresta al

1275

parla

un mosaico

di quel

tempo, che ancra

si

vede

in posto nell'ultima arcata a sinistra,

per chi guarda la facciata, rappresentante ap-

punto

la

facciata della Basilica col nostro ornato, risulta evidente che questo appar-

tiene al periodo

1204-1275

che molto prima

del

1275

l'epigrafe cretese doveva

essere stata trasportata a Venezia da Creta direttamente o forse da Costantinopoli, in

occasione del ritorno trionfale a Venezia del doge Enrico Dandolo (1204)

(')

dunque
parla
il

impossibile

che la nostra epigrafe,


sia
la

gi prima del 1275

membro

ar-

chitettonico della facciata,


eh.

stessa che serv al testo

del foglio Molin, di cui

Comparetti nella sua pubblicazione, foglio ora perduto, stampato in s(-)

guito al trasporto nel decimo sej^timo saeculo

ed erano quindi giustificati

dubbi

dello stesso prof. Comparetti, che rilevava gi fin dal

1884 che
le

l'epigrafe della Basilica

mancava dell'aggiunta
nel foglio veneto)
,

fatta

di

comune accordo
d'altra parte,

fra
si

due

citt (che leggesi

invece

che questo,

mostrava mancante

di brani

che

la nostra epigrafe porta scolpiti tuttora leggibili.

In attesa di maggiori dilucidazioni,

il

marmo,
dei

dietro

mia proposta
e

e per gentile

concessione del eh.

comm.

Barozzi,

direttore

RR. Musei
di

Gallerie di Venezia,

non

si

vede pi come prima ingessato nell'incassatura


il

legno,

ma

stato

posto su

sostegni a rotelle, ad un' altezza che renda agevole


e gli sar

vederlo e studiarlo da ogni lato,


Basilica,

apposta

una targhetta, che ne

ricordi

la pertinenza alla

come

membro
anche
ai

architettonico, e la sua storia

come

epigrafe, storia che merita d'esser nota

non specialisti della materia, perch interessa Creta,

ma

pi aacra Venezia.

S.

Ricci.

(1)

Un'altra importante epigrafe


(v.

cretese
,

rimane tuttora a Costantinopoli ed


s.

il

giuramento

di

quei di Dreros
(2)

Caiior, Delectus"

n.

121: in museo Turcico ecclesinc


I.

Ircnae).

Gli studi del Torres y Ribera [Antiquit. crei., eap.


il

pag. 28 e segg.,

cfr.

Periplus Crelae,

p.

13-14) avevano posto in luce che

testo di codesto

foglio prezioso

era stato tratto da un'epi-

grafe che Francesco Molin vide in quel di Kydonia in Creta, saeculo elalentc decimo septimo non
prociil a Salinis,
bito al fratello

quam {labidam)

rustlcus

quidam pr mensa adhibere sueverat,


e

e che spedi

su-

Domenico, senatore veneto

raccoglitore

di

antichi monumenti, non quidem, ut

ChshuUus prodidit, anm 10 J5, cum Dominicus Molinus diem suum obierit 17 die nov. a. \63 .... decem nimirum tot annos ante detecti ac trmismissi lapidis epocham a Cliishullo exprcssam Ora l'afBnit dell'argomento tra il testo del foglio, che ci pervenuto per mezzo del Chishull, e
quello dell'epigrafe della Basilica aveva indotto ad identificare l'uno coll'allro.

NONTEMARCIANO, ANCONA

234

REGIONE

VI,

V.

Regione VI (UMBRIA).
III.

MONTEMARCIANO

un

Di un

ripost'Kjlio di

monete consolari di

argento.
In un predio di propriet del
gioia,
sig.

Enrico Andreanelli, situato in contrada Gag-

fu casualmente rinvenuto

ripostiglio di

208 monete
Aburia

familiari, di argento,

contenuto entro una rozza olla di terracotta, a m. 0,60 di profondit.

Le monete spettano
Crepusia
2.

alle famiglie seguenti:

1.

Aelia

1.

Antestia
1.

1.

An2.

tonia 4. Atilia 1. Caecilia 4, Calpurnia 12. Cipia 2. Claudia 7. Coelia

Cornelia
4.

Curtia

1.

Egnatia

3.

Fabia

2.

Flaminia

3.

Fonteia

8.

Furia

Julia 11.

Junia

4.

Licinia 7. Lucilia 3. Lucretia 4. Lutatia 1. Manila 4. Marcia 8. Maria 3.


2.

Memmia
pala
2.

Minucia
2.

4.

Naevia
7.

5.

Papia

2.

Papiria

2.

Plautia 1 Poblicia

2.

Pom1. 1.

Porcia
1.

Posturaia

Procilia 8. Rubria 3. Rutilia 7. Satrlena 3. Scribonia


1.

Sempronia

Sergia 2. Servilia
G.

Thoria

1.

Titia 7. Tituria 9. Trebanla

1.

Tullia

Vibia 20. Voltola

Incerte 4.
C. ClAVARINI.

Regione V (PICENUMJ.
IV.

ANCONA

Tombe ed avanci

di costrndoni di et varia sco-

perti in piazza Cavour.


Sulla fine del passato marzo, cominciarono
1

lavori di sterro per le

fondamenta

del nuovo palazzo delle Ferrovie, nella piazza Cavour.

La

valle in cui

si

sta costruendo

il il

detto palazzo, chiusa tra


colle di
s.

il

colle dei
si

Cap-

puccini e quello del Cardeto a nord, ed


dalle vecchie

Stefano a sud e che

allarga

mura

e
si

dalla porta Calamo, trent'anni fa demolite, fino alla nuova cinta

ed a porta Cavoxu-,

chiam, modernamente la -piana degli orti, e nel medio evo

valle di Penocchiara (nelle carte del sec.

XI

detta

Peneclaria).

Premetto pure che


prossimo colle di
e nel
s.

la tradizione
si

le

memorie

dei cronisti riferiscono che nel

Stefano

edific nel

primo secolo una memoria a quel santo;


chiesa che

secolo

una chiesa
anconitana

allo
fino

stesso vi fece innalzare Galla Placidia,


ai

fu la cattedrale

secoli

o
s.

XI

circa.

Inoltre sappiamo

che

in

Penocchiara fu anche una chiesa dedicata a


demolita dai barbari, era ridotta

Silvestro, la quale nell'anno

510

gi

un mucchio
s.

di rovine.

Nel VI

secolo, in seguito

al terremoto del 558, gli abitanti del colle di

Stefano scesero a fabbricare case nel

piano sottostante;

nel secolo

XI

monaci Benedettini
il

nelle vicinanze di

s.

Stefano,

nella piana degli orti

murarono

monastero

di

s.

Gio. Battista {Ecclesia Pene-

REGIONE

V.

235

ANCONA

darla, in flindo Peneclaria, fonte Alchara: da carte del 1051) con ospedale per
poveri malati e con cara di anime.

Questo monastero, accresciuto nel 1168 con la


fino

parrocchia di
del 1191,

s.

Giacomo,

si

mantenne
ed
era

al secolo

XIV, come
fu

si

ha dalle carte
dai

1205, 1296, 1300;

quasi

demolito quando

abbandonato

monaci nel 1464 ^Ann. Camaldolesi);


Vi

e forse il

suo materiale venne adoperato nel 1532

per la costruzione della cittadella, ordinata dal papa Clemente VII.


fu

inoltre

una fontana

di

s.

Giovanni,

e,

pi tardi, la
Goti

Madonna

degli orti.

Rammento da ultimo che


i

in cotesta valle, dai

in poi, si

attendarono sempre

nemici

quali assediarono per terra Ancona.


tali

Premesse

notizie riferisco le scoperte.

Nella linea dei pozzi, a tramontana,


si

nei giorni 2,

12, 20, 23.


sul

25

e
e

27 aprile
sulle con-

sono trovate sette tombe di tegole a tettoia,

con coppi
le

culmine

giunture laterali delle tegole, variamente orientate,


profonditl

pi da est ad ovest, ed alla


a

dal

livello attuale

di

campagna da m. 5,12
erano
il

m. 6,08, che, compresa


la sesta

l'altezza delle
il

tombe, scende da m. 5,58, a m. 6,51, meno


soli

tomba, scoperta

25 aprile a

m,

4.

Tutte
fra

piene di terra filtratavi


:

dalle

commessure,
al

con scheletri conservati


essere studiati.

bene

terriccio

due crani ho portati

Museo per
pezzi, a

Soltanto nella

prima tomba

si

rinvennero tre unguentari

di vetro
di

in

sinistra dei piedi dello scheletro.

Nella terza osservai che la tegola


sesta,

mezzo, sotaprile,

tostante al cadavere,
si

era forata
lo
e

nel centro. Nella

apparsa

il

25

come

detto di sopra,

scheletro posava, invece che su tegole, su quadroni di laterizi

con incavo a presa;

nell'ultima

scoperta

il

giorno

27,

lo

scheletro posava sulla


entro un fossetto

nuda

terra.

Singolara la quinta, che conteneva ossa

umane combuste

aperto nel piano della tomba. Vi erano misti carboni, ceneri, rottami di una lucerna
fittile

col noto bollo Forlis,

frammenti

di

due

o tre vasi ansati di terracotta, e chiodi

di bronzo e di ferro.
Il

20

aprile fu rimessa in luce a

m. 5,44 anche una tomba a

cassa, alta

m. 1,03

orientata da est ad ovest.

Era formata

di

grandi lastre di tufo del montagnolo, come quelle tombe che ho

trovato sempre ricche, specialmente se nell'interno dipinte e intonacate.

Ma

a questa

mancava
lato sud,
preziosi.

la lastra superiore della testata

ad ovest

mancavano due dei pioventi del


la scopri e spogli degli oggetti

evidentemente tolte da chi in altro tempo

Infatti la trovai piena di terra penetratavi dalle lastre mancanti, con lo schee a posto,
:

letro
tile

femminile intero

col

capo a levante. Degli oggetti della suppelletfittile,

funebre vi rimanevano

un' anfora

ai piedi

dello scheletro

una coppa

di

vetro;

un
i

disco di rame,
;

frammentato probabilmente fondo di un vaso, anche questo


ed un bastoncino
di osso

presso

piedi

un ago crinale

lavorato, presso la

gamba

sinistra,

ed a destra un asse unciale con Giano bifronte, e prova di nave;


fittili

un'oncia;

tre

vasi

fusiformi, ed

un vasetto con un' ansa a vernice nera.


indicate
profondit,

Tali

tombe scoperte

alle

confermano che

la

necropoli di

Ancona continu

in quel sito anche nell'et romana, appartenendo all'et suddetta le


citate,

prime tombe, superiormente

mentre

la

tomba

sesta del secolo III av. Cristo,

ANCONA

altre

236

(cfr.

REGIONE

V.

come molte
p.

precedentemente scoperte nella zona medesima

Notizie 1892

80, 108).

Molto importante per

la topografia

della citt la scoperta dei ruderi di vari

muri

di sculture.
tre

Noto

muri nella linea di tramontana


;

uno diretto da
;

est

ad ovest

un

altro

da nord a sud

un
;

altro

da nord-ovest a sud-est

quattro altri muri apparvero nella

linea di levante

e di

essi

uno da nord a sud,

e tre

da est ad ovest. Tre muri appar-

vero nella linea meridionale tutti diretti da nord-ovest a sud-est.


Il
ni.

primo muro

del

lato

di

tramontana,

della

larghezza

varia
fino al

da m. 0,55 a
piano di fon-

0,85 apparso alla medesima profondit di m. 4,80, scende

dazione da m. 5,36 a m. 5,70; e solamente in un punto, nell'angolo nord-est scende

a m. 6,55.

Da
il

esso

si

distaccano
di

lungo la linea, a varia distanza,


Cotesti

altri

due muri

da m. 4,75
quasi tutti
fossero

a m. 5,46

profondit.

muri,

per

conseguenza, raggiungono

piano delle tombe

pi antiche, e forse sono contemporanei ad esse, o


o di altro edificio.

muri

di recinto del sepolcreto,

All'opposto dei muri apparsi nei pozzi e nella trincea del lato di levante, quello
diretto

da nord a sud
direzione

a m. 2, 88 dal livello attuale, e gli altri che


ovest,

si

spiccano da

quello nella

da est ad

sono alla profondit

varia

da m. 1,60 a

m. 3,20.
Cos
i

muri

scoperti finora nei pozzi del lato meridionale, orientati da nord-ovest

a sud-est, sono alla profondit di

m. 2,14 a m. 3,52. Laonde questi che rimangono

tanto al disopra del livello

delle

tombe

dei ruderi

del lato nord crederei appar-

tenessero a costruzioni di et posteriore.

Presso

il

muro

di levante diretto da nord a sud,

verso

il

mezzo

della linea,

si

raccolse sotto calcinacci e macerie,


alta

una colonna

di granito bianco

macchiato di nero,

m. 3,30

del diam. superiore di

m. 0,37,

e inferiore di

m. 0,44. Accanto giaceva


di

un grosso

cilindro in travertino, alto


e

m. 0,78 del diametro esterno


tutta

m. 0,60

e dia-

metro interno di m. 0,31

questa parte interna era

ripiena

di calcestruzzo.

Si trov in piedi, su propria base, la quale posava sopra due parallelepipedi di tufo

del montagnolo, e sopra un dado a fondazione formato di calcestruzzo.

Dove
in origine

da notare che

il

vano circolare
il

di

questo cilindro
il

superiormente

si

al-

larga per l'innesto di un cilindro simile,

che dimostra che


riempitone
il

cilindro appartenne

ad una conduttura

di acqua,

poi,

vuoto, fu adoperato

come

un semplice rocchio

di colonna.
tre
altri

Poco discosto furono trovati


estrarli,
si

cilindri simili. Allargato poi lo scavo per


ai

rinvenne un altro cilindro simile

precedenti, pure ripieno di calcestruzzo

ed in piedi sulla base, uguale a quella del primo, e distante da questo circa m. 3,50

ed in linea da est ad ovest. Vicino giacevano due capitelli di travertino, dei quali

uno ornato a fogliami, ed uno quasi


Infine a pochi

intero,

con quattro aquile agli angoli.


di granito si rinvenuto

metri

dalla

prima colonna

un tronco

di altra colonna simile,

lunga m. 1,60 del diametro superiore di m. 0,44.


sculture
si

Nello estrarre

le predette

sono rinvenuti

alcuni massi rettangolari


e giallo.

di travertino con le facce

leggermente intonacate a colori rosso

REGIONE

VII.

la

237

FIRENZE, MONTEPULCIANO

Non debbo omettere


e

scoperta

di

una tomba formata parte di

lastre di tufo

parte di tegole tolte da antichi sepolcri, e coperta di due lastre di tufo.

ridosso poi del


:

muro

dei lati est e sud, ed alla profondit varia da m. 2,24

a m. 3,52

si

scoprirono quattro grandi sepolture, piene di ossa raccolte da altre tomba.


tali

Senza dubbio
intere ed
i

muri, e le basi trovate al loro posto,

e,

poco lungi, le colonne


di

rocchi

di colonne,

ed

capitelli,

ed

massi rettangolari

travertino

intonacati e colorati sono le tracce sicure di uno degli edilzi dei primi tempi cristiani,
dei quali
e
si

detto in principio e che vennero formati con materiali di vario

stile

di varia provenienza.

a sperare che col progresso dei

lavori

sia

dato raccogliere tutti gli elementi

per deliuearne la pianta.


C.

ClAVARINI.

Regione VII (ETRURIA).


V.
e
si

FIRENZE

Proseguirono

le scoperte

nei

lavori

pel

Centro di Firenze,

rimisero in luce pezzi architettonici, per lo pi riferibili ad editici pubblici di

et romana, intorno ai quali sar presto edito un rapporto del direttore degli scavi.

VI.

MONTEPULCIANO
raccolsero
i

in

Arredi

di

una tomba chiusina a camera.

Non
mente,
si

lungi da Montepulciano

una tomba franata a camera, scoperta casual-

seguenti oggetti d'arredo funebre.

Bronzi
Giuoco del Kottabos

1.

in

bronzo,

alt.

m. 1,30, con base

di ferro

frammentaria

(v. tig. 1, 2, 2*).

Ha

la (nfiog xuitaiiixij di

bastone liscio affusato, la vnoxgiftt'trj ktxdi'tj

di lamiera tonda,
cfr.

come nell'esemplare
p.

di

Perugia (Helbig,
ed

Edm. MUlh. 1886


il

tav.

XII;

Barnabei, Notule 1886


alt.

314

sg.);

sormontato da una mostruosa figura alata

seminginocchiata,

cent. 17, nella quale

da riconoscersi

Charim etrusco

Tachulcha^

il

pii

abietto

servo

dell' Averne.

Corrisponde per tipo alla figura di


Ital.

Caronte psi/choponpos

dell'urna
p.

etrusca

in

Micali,

av.

Rom,,

tav.

XXIV
serpi,

(=
tav.

Martha, L'Art iinisque


Tuchidcia
nella
cit.

178). Nelle

mani protese teneva probabilmente due


della

come

pittura
p.

cornetana
fig.

tomba dell'Orco {Mon.


grande

Ist.

VIII,

15; Martha op.


con

394,

268).

La
pii

testa barbata col caratteristico naso


dell'altro,

a becco d'aquila,

occhi disformi,

uno

coperta da una

specie di berretto ('lliJoc xuitij,

sul quale

sporgono due orecchie ferine^ due corni

MONTEPULCIANO

238

in

REGIONE

VII.

caprini ed uu punzone ottuso, destinato


tabos.

a sostenere in bilico la

TrXdany^
i

del

Kot(').

vestito di breve tunica

manicata stretta

cintura ed ha

piedi nudi

2-3.

per arte e
I piedi

Due candelabri compagni, alt. m. 1,54, simili per tipo grandezza a quelli del Museo Gregoriano I tav. LUI. 4.
sono Tramezzati da eleganti palmette.
Il fusto,

d'aquila

cesellato alla base con tre ordini di palmette e scannellato fino


in cima,
il

presenta la solita padellina convessa, sulla quale riposa


si

quadruplice uncino dove


uncini per
in
le

conficcavano le candele. In mezzo


il

agli

candele posto
il

syniplegma

di

un cavaliere
Sa);

nudo

atto d'infrenare
di questi

proprio cavallo (Dioscuro).


alt.
il

Uno

simplegma

0,11

intatto (v. fig. 3,

dell'altro si

conserva

solamente

cavallo in galoppo privo di

una gamba
4-5.

e della coda.
alt.

Due stamnoi compagni,

0,38, bocca 0,23, corrispon(fig. 4).

denti al tipo del Bluseo Gregoriano I tav. IV, 5

Hanno
e le

per

il

labbro con

l'ornato a lingue finamente

cesellato

anse orizzontali con l'attacco in forma di foglia piena lanceolata


(cfr.

Miis.
6.

Gregor.

tav.

60

(/).

Mancano

vari pezzi del ventre.


(fig- 5).

Altro slamnos simile,

alt.

0,28, bocca 0,21


di foglia di

Le anse
frasta-

orizzontali

hanno l'attacco in forma

palma

Fig. 2a.

i
FlG.
1.

FiG.

2.

(')

Questo nuovo giuoco del Kottabos

candelabri coi Dioscuri, descritti qui appresso for-

mano

soggetto di una mia trattazione separata nei Rendiconti dei Lincei voi.

HI

fase. 5 p. 268-282.

REGIONE

VII.

Gregor.
I

239

al

JIONTEPUI.CIANO

gliata (cfr. Mas.

tav.

me).

Il

labbro

di fuori

similni(?ute decorato

a linguette
7.

superiormente con una treccia cojitinua bulinata. Patera unibellicata (diam. 0,2u) decorata esternamente
e

bulino con finis-

Fio. 3a.

FiG. 4.

FiG.

5.

sinii

tralci

di

foglio d'oliera e con

un doiipio ordine di foglie palmate,

le

quali contor-

nano l'umbellico concavo convesso corrispondente a quello d'una

Ima
e

(fig. (>).

Esternadelfini

mente

decorata

sempre a bulino con

un corridietro a onde

sovrapposti

MONTEPaLCIANO

240

REGIONE

VII.

natanti

(fig.

6a).

L'ansa, di forma ovale,

ha un nodo superiore con

triplice

periato

che la contorna, e l'attacco decorato in rilievo con un leone gradiente.

Fig.

6.

Fig. Ga.

8.

Altra patera

fondo piano, dm. 0,29.


ovale, con

Ha
e

il

bordo

cesellato

con

l'ormato

a lingua e la maniglia

nodo superiore

l'attacco cesellato a rilievo con

un pegaso volante.
9.
I tav.

Manico
e.

di oinochoe a

canna

(alt.

0,19), identico a quello del


di ariete, ed inferiormente in

Mus. Gregor.

59

Superiormente termina in testa

una placchetta

rettangolare, sulla quale

rappresentato un eroe in panoplia caduto con testa roveil

sciata tutta all'indietro. Per


tav.

tipo della oinochoe cui appartenne, cfr.

Mus. Gregor.

VI.
10.

infra, 5. 1 supra.
(alt.

Manico a nastro
I

0,20) di oinochoe con bocca a foglia d'ellera

(cfr.

Mus.
ha

Gregor.

tav.

VI.

supra).

decorato longitudinalmente a tre

fili

di periato, ed

l'attacco tondo ornato al rilievo di 11.

un

grifo che assale

un puledro.
con gli attacchi tondi,

Due maniglie
Due maniglie
una
I tav. situla, la

orizzontali (larg. 0,11)

di

un

bacile,

noi quali sono scolpiti due mascheroni silenici.

12.
tarie,

e relative orecchie cesellate, in

parte frammen-

di

quale doveva esser identica a quella del Mus.

Gregor

IV

n. 4.

13-15. Tre kyathoi

(alt.

0,68) ossia poculi con

alti

manici

corri-

spondenti con quelli del Mus.


vato
(tg.

Gregor.

tav. VI. 1.

Uno ben

conser-

FiG.

7.

7);

gli

altri

due mancanti della parte

inferiore.

16-17.

Due

vasetti (alt. 0,12; 0,10) col ventre in forma di situla a labbro espanso,

simili a quelli del

Mas. Gregor.

tav.

III.

2.

REGIONE

VII.

241

alt.

MONTEPULCIANO

18. Altro vasetto in forma di sitiila privo di labbro, 19.

0,09.
cesellata riferibili, ad
es.
il

Ghiera (diam. 0,27) uervata


ossia
tav.

base tonda sagomata


ventre ovoide
(efr.

un kratere
Gregor.
I

ad un o.viilxtphon
4).

col

per

tipo del

J/z/.s'.

IX.

20. Borchia tonda in forma di coppella (diam. 0,08) e frammento di due altre
simili.

21. Borchietta simile pi piccola, diam. 0,025.

Ferro.
22. Foculo ossia braciere in frammenti di forma quadrangolare, fatto di lamina
di

bronzo

con rinforzi

di

ferro

sostenuto da

quattro rotelle

di

bronzo (presunta

lungh. 0,68, largh. 0,42). Corrisponde esattamente coi tipi di braciere rinvenuti negli
scavi di
Viscatitim.

23.

Frammenti

di

una spada

di

ferro (larga

m. 0,055).

Terrccotle.
24.

Fondo

di

una kylix

in

frammenti

di

fabbrica orvietana a vernice rossa, nel


in atto
di correre.

cui interno rappresentata

una figura

virile

Questo fondo

di

tazza, per quanto

male ridotto
e

con la vernice quasi interafissare


la

mente

distrutta,

interessante per la tecnica,

perch serve a

data della

suppellettile suddescritta

verso la fine del sec.


di tutti gli altri
si

IV

a.

Cr.

epoca con cui ben corri-

spondono

lo

stile

e l'arte

oggetti.

La tomba

a camera, dentro cui

rinvenne, era di forma quadra (m. 3


posizione

3)

priva di banchine. Nel bel mezzo,


si

in

traversa rispettivamente al dromos,

trov la cassa di legno con lo scheletro del defunto.


11

kottabos

n.

candelabri

n.

2-3

si

trovarono piazzati a sin. dell'ingresso

della

tomba
Tutto

ai piedi

della cassa.
le

Alla cassa di legno del defunto appartengono


il

borchie

n.

20-21.
alla

vasellame

(n.

3-19)

si

trov

ammassato

accanto

cassa

vicino

all'ingresso.

Questa tomba sta strettamente connessa con un'altra scoperta nel 1868 dal
Mazzetti, parimente nei pressi di Montepulciano, della quale faceva parte la importante kylix del kottabos edita negli Ami. dell' hi.

1868, tav. d'agg.

i?,

p.

226.

Questa tazza fu acquistata nel 1892

per

il

Museo

di Firenze

insieme con al-

cuni altri oggetti provenienti dalla stessa tomba, degni di esser qui almeno ricordati
e

brevemente descritti

Broizi.

a)

Stamnos

(alt.

m. 0,39, diam. della bocca m. 0,22), con maniglie finamente

cesellate desinenti in mascheroni silenici, e bocca ornata di ovuli. Conservazione perfetta


;

splendida patina verde azzurrognola.


b)

242

(v. fig. 5).

ROMA
Conservazione perfetta

Altro stamnos simile al

n.

6 suddescritto

patina come sopra.


e)

Oinochoe con bocca a foglia d'ellera

e con alto

manico a nastro
e

(alt.

m. 0,23).

Oon-servazione

patina come sopra.

d) Oinochoe con manico ornato di gorgoiieion e bocca tonda (alt. m. 0,22). Conser-

vazione e patina
e)

come

sopra.

Trua

di bella conservazione e patina

come

sopra.

f) Paio di peculi
(cfr.
fig.

cilindrici

manicati

7).

g) Pociilo a tronco di cono ansato.


/)

Candelabro,

alt.

m.

1,

con tripiede a

zampe

d'aquila, fusto scannellato decorato infe-

riormente a squame, e sormontato da un gruppo


di squisito

lavoro,

il

quale

esibisce

un dio

clamidato

ed imberbe (credo Apollo) in atto

di colpire col

pugno un Gigante (credo EuriIl

medonte)
barba
Pig
g
e

(fig. 8).

Gigante, afferrato per la

gi atterrato, tenta di difendersi lansasso contro


il

dando un

suo assalitore.

Ori.

a) Paio di orecchini {naures), lung. 0,05,


di rabeschi e palmizi
cfr.

ad anello vuoto, decorato a stampa

con campanella

pendente filogranata. Per un tipo analogo


381.

Martha. L'art lrusqiie pag. 565,


b)

fig.

Grosso anello

da dito di oro vuoto, con grosso castone convesso ornato a

stampo

di rabeschi e con

gemma

vitrea nel centro.

L. A. Milani.

VII.

ROMA.

Nuove

scoperte nella citt e nel suburbio.


per
le

Regione

II. Negli sterri

fondazioni

di

un

villino,
(3

di propriet della

signora Claudia Palassi in via Capo d'Africa, alla profondit di m.

dal piano stradale,

sono stati scoperti due tratti di antico


ralleli

muro

laterizio,

largo m. 1,20. Essi sono pa-

fra loro

traversano tutta la larghezza del cavo, che di m. 1,40, e distano

l'uno dall'altro m. 7. In qualche parte conservano ancora l'intonaco tutto bianco.

Regione

III.

lavori per

il

prolungamento della via

de'

Serpenti hanno fatto


in

tornare all'aperto altri avanzi di antiche costruzioni.

Alcune

di queste,

opera re-

ROMA

24;:3

ROMA

ticolata e dei primi secoli

dell'impero, trovansi a maggiore

profondit; altre di et

posteriore sono in gran parte ad esse sovrapposte.

pareti

stata totalmente sgombrata dalle terre l'antica stanza,

il

cui rinvenimento fu

ricordato nelle Nolizic

del corrente anno

(j).

IMI).

Misura m. 5,80
;

4,50. Solo

tre

sono conservate, ed hanno l'altezza di m. 5,50

la quarta fu distrutta in antico

per le fabbriche posteriori.


riore,

La
di

loro costruzione

d'opera reticolata nella parte supeIl

di parallelepipedi

tufo nella parte pi bassa.

pavimento

formato a

piccoli

cubetti di

marmo

bianco, con

una semplice

fascia nera che gira tutt' attorno

alla stanza.

La

parete di fondo, che ha una porta verso l'angolo orientale, decorata


:

di mediocri pitture su fondo bianco

lo zoccolo

di color nero.

Circa la met dell'al-

tezza

v'

una

fascia rossa, sulla quale sono dipinti genietti ed animali. Sopra e sotto

di questa

fascia,
;

con linee di vario colore sono disegnati scompartimenti architettonici


fra

assai semplici
di

questi

sono

dipinti

due piccoli quadretti rappresentanti scene

campagna,

in

cattivo stato di conservazione.


descritta,

A
(larga

m. 13 dalla stanza ora

verso

nord,

ne stata

scoperta

un'altra

m. 3,75X4,00), similmente

costruita in reticolato.

Una

parete
frutti

conserva
di

un

frammento d'intonaco,
Nello sterro

sul quale dipinto

un festone con

foglie e

pino.

stato

trovato un frammento di tavola marmorea, altom. 0,20

(J,21,

che conserva questa parte di antico calendario romano:

/
rj

ili

^iS'\ludl

fii

N
r
IN

LVD.~^~

-.

^^^Jin A^lg.
FERIAE-EX-S-C-d1

il

Il

EIDJNI
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IN.

lOVI-IVNONl-MIN-lN-CAPlTOL
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XVII

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XVI

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A
B
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i-J

feri ae ex s-c jmoId-eo-die-honores-caelestes-dIvg-avgvsto a seri'jATv- decreti -svNT- pompeio et-appvleio cos


XV
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Im lvdmn

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LVDI-IN CIRCO

^i-t'ii

r m. n

X\n xi\n
Xll

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c
\_^
\ y

^'t'i

MERCATVS
R e A T

h
fl

XI
*'

\_ M E
V...

E R

C A T

Nella parte sinistra


nella parte destra

si

contengono

le

indicazioni dei giorni 11-22 di settembre;


di

quelle dei giorni

12-20

ottobre.

Le

lettere maggiori,

che

ri-

ROMA

le

244

le

ROMA

producono

antichissime tabulae fastorum,


di ciascun giorno, sono alte

cio le lettere mindinali e le note e

nomi proprii

un centimetro:

minori hanno l'altezza da

tre a quattro millimetri. L'incisione nitida e regolare;

parecchie lettere, specialmente


della primitiva rubricazione.
inseriti
i

nelle

note del settembre,

conservano tuttora

le

tracce

Fra

le

due serie di lettere incise a caratteri maggiori sono

numeri

calendari!, quali trovansi pure in altri emerologii dello stesso tempo, per es. nei Vallenses,

nei Vaticani, negli Amiternini,

quali ultimi per

il

tipo generale sono par-

ticolarmente da mettere a riscontro col frammento novellamente scoperto. In questo


le

notae dei singoli giorni corrispondono quasi tutte con quelle degli
ne diversificano
soltanto
ai giorni ai

altri emerologii,

12,

15,

17 settembre.

Il

12

e il

15 sono

in-

dicati nefasti,

concordemente

calendarii

Maffeiano, Sabino e di Amiterno la cui


gli Anziati,

et di poco posteriore all'anno

760

di R.,

mentre
il

che sono dell'anno 804, che dagli emerologii


hilaris.

segnano quei giorni comiliales. Per contrario


di

17 settembre,
nefastus
il

et pi antica

notato comitialis,

qui

segnato

come

nei

calendarii di Amiterno e di Anzio. Ci dimostra che


in circa

monumento

ora

scoperto

contemporaneo

di poco posteriore ai fasti d' Amiterno,

mentre

anteriore a

quelli di Anzio.

Delle ferie che


attribuiti a

si

osservavano

fin

dall'et

remotissima,

derivavano dai fasti

Numa, rimane

soltanto l'indicazione delle YOl^linalia al giorno 13 di ot-

tobre; e senza dubbio

era

notato

VARMHiistrium

al

giorno 19

dello stesso mese.

Delle altre ferie aggiunte nei primi tempi dell'impero abbiamo nel nostro frammento,
al

17 di settembre,
d.

il

ricordo di quelle decretate dal senato nell'anno


di

767

di

Roma

(14

Cr.) per

la divinizzazione
d'

Augusto.

Tale nota corrisponde esattamente a


ci^onsiUto),

quella scritta nel calendario


d{ie) divo
2)eio

Amiterno: Fer{iae) ex s{enatus)

qfuod) e{o)

Augusto honores caelestes a senalu decreti. Sex. Appul(eio) Sex. Pom(').

COS.

Al 12

di ottobre

poi dovevano

essere

ricordate le k.\Gustalia, ferie

istituite nell'anno
cilia,

735, quando ritornato a


il

Roma Augusto
l'annotazione

dopo avere ordinato

la Si-

la Grecia, l'Asia e la Siria,

senato volle che fosse dedicata un' ara alla Fortuna


relativa
dice cos'i: Fer{iae)

reduce. Nel citato

emerologio
,

d' Amiterno

ex s{enatus) c{onsulto)
provinc{is)

q{uod) e(o) d{ie) imp. Caes{ar) Aug{ustus) ex tra>ismarin{is)

urbem

ialravit, araq{ue) Fort{unae)

reduci constit{iitd)

(-).

Nel fram-

mento

test rinvenuto l'indicazione mutila,


in

ma

doveva essere espressa con formola

assai pi breve e contenuta

una sola

linea.

Ne rimane

solamente

il

principio

FERIAE EX

cui fanno seguito alcuni avanzi di lettere, delle quali difficile

precisare
I

il

supplemento.
nel

LVDI menzionati

settembre
e

erano

celeberrimi

vetustissimi

giuochi,

appellati propriamente ludi

Romani

ludi

Romani magni.

Nell'ultimo tempo repub-

blicano celebravansi
la

per quindici

giorni

consecutivi,

dal' 5 al 19 settembre:
di lui,
e

dopo

morte

di Cesare

ne fu aggiunto

un altro in onore

cos

avevano luogo

(')
{^Aici

C.

I.

L. I p. 324

=1X

n.

4192. Ni.-ireraerologio di Anzio la nota abbreviata nelle parole

^usto)
(2)

hon{ores)] cael[esles) [decreti]


I.

CI.

LA

p.

328

:=X

n.

6638.

C.

L. I p.

404 ==IX

n.

4192.


dal giorno 4 a tutto
le
il

24;:

19.

Parte

di

tali ludi

erano scenici; parte

si

celebravano con

corse

IN CIRCO.
di detto

Al giorno 13
plicemente: lavi
pure alle
Giove,
el
il

mese

gli emerologii fino

ad ora conosciuti notano sem-

epulum

Fovi ladicltim
i

epidum

Epidi iadictio

(');

siccome

idi

di

novembre, durante
"

ludi pleheii, un simile banchetto era offerto a


est

quale

cenai magnisqiie implendus

dapibus,

iamdudum

inedia gestiens

anniversaria inlerieclione ieiunus


al

(Arnob. VII, 32). Quantunque fosse lecito argo-

mentare che
tutelari di

banchetto offerto a Giove fossero pure invitate le altre due divinit


e

Roma, Giunone

Minerva, che con

lui

erano venerate in Capilolio e do-

vevano trovarsi anch'esse anniversaria inlerieclione ieiunae; pure non se ne aveva


finora espressa menzione.
Il nostro
:

calendario

registra pienamente, che in occasione

dei

solenni

ludi

Romani
oltre

EPVLVM INDICITVR

lOVI

IVNONI

MIN((ve;fft')

IN

CAPITOL(/o).
Nel giorno
14,

Veqnoriim jirohalio, che ripetevasi pure nel giorno sussei

guente 2\Y epulum del novembre durante

ludi plebei,

troviamo indicato

INFERIAE
per la frat-

DRVSI CAESARIS. Tale nota si ha parimente tura del marmo non rimanendo quivi che le sole
un equivoco
fino

nell'emerologio Anziate;
parole

ma

INFER DR

?;s/,

ha avuto origine
fatti

storico,

che
dotti

il

nuovo monumento corregge con sicurezza. In


al

hanno

ad ora

tutti

concordemente creduto, che

14 settembre sieno ricordate


cio del fratello dell'imp. Ti-

nel calendario di Anziate la inferiae di

Dmso

seniore,

berio e padre dell'imp. Claudio, morto nell'anno 74.5 di

Roma
al

(9 av. Cr.).
di

Ma
il

poich

nel

frammento d'emerologio

test scoperto aggixmto

nome

Druse

cognome

Caesar, e questo

cognome non

fu

giammai portato da Druso

seniore,

non essendo

stato egli adottato,


il

come

il

suo fratello Tiberio, nella gente Giulia;

manifesto che

Drusus Caesar,

di cui al

giorno 14 di settembre gli emerologii segnano le inferiae,


il figlio

deve invece intendersi Claudio Druso giuniore, cio

dell'imp. Tiberio,

il

quale

con l'adozione del padre pass nella gente Giulia ed ebbe

il

cognome
opera

di Cesare. Egli

mor nell'anno 776 di

Roma

(23

d.

Cr.),
;

avvelenato

per

di Seiano. Tiberio

nel senato ne pianse la perdita

immatura

furono decretati alla


(-)
;

memoria

di lui onori

anche maggiori

di quelli

decretati a

Germanico

ed

il

funns imaginnm

pompa

maxime
et

inlustre full,

cum

origo

Juliae genlis Aeneas omnesque

Albanorum reges

conditor vrbis liomulus, post Sabina nobililas, Allus Clausus celeracque Claueffgies

diorum

longo

ordine sqjectarenlur
e

(Tacit. IV, 9).

Druso Cesare nacque

nell'anno 739 di
al 7 ottobre:

Roma,

ne

segnato

il

giorno nel feriale Cumano, ove scritto


(3).

DRVSI CAESARIS NATALIS, SVPPLICATIO VESTAE


ci

Conoscendo
il

ora dal frammento, di cui

occupiamo, anche
con
precisione

il

giorno della morte, che fu


questi

14

set-

tembre

dell'anno

770,

risulta

da

monumenti

epigrafici,

che

Druso giuniore visse 37 anni, meno 23 giorni. Questa indicazione della morte di Druso

(')
(')

Cfr.

C-l.L.

11.

101.
iluc

Esistono
di

tiitt'ira

franimcnfi, incisi in bronzo, do! scnatus consulto col ijuale fu uuoivita


(cfr.

la

memoria
(!)

Druso Cosare
I p. :J10

I.

L. VI,
8;J7.""i.

lll'J).

C.I.L.

=X,

3082

ROMA

24(3

ROMA

un altro argomento cronologico, che conferma

fasti test scoperti essere stati scritti

dopo l'anno 776, cio nei primi anni dell'impero di Tiberio.


Un'altra novit esibisce
il

nuovo emerologio

al giorno

13

di ottobre, nel

quale

cadono

le

O<Tinaiia.

Il solo

calendario di Amiterno, al

nome

proprio del giorno,


(').

registrato in tutti gli altri fasti, aggiunge la semplice annotazione Feriae Fonti

Ora
e

sul nostro

marmo

era indicato anche

il

luogo, ove celebravasi la festa principale

solenne; e tale luogo

additato

fuori di
il

una porta della

citt:
;

[^feriae]

FONTI
potrebbe
fonletf,

EXTRA Vortam
supporre che fosse
la

Disgraziatamente
Pontinale,
cos

nome

della porta perito

ma

si

nominata appunto dalla celebrit dei


Anzi da Feste
il

che nelle vicinanze sgorgavano ed erano certamente venerati.


che appunto dalle feste in onore
delle Fonti aveva origine
et
il

si

ricava

nome

della porta
(p.

me-

desima: Fontiaalia, foiitinm sacra: umle


Se non che a

Romae

Fontinalis porta
:

85

Miiller).
;

me

sembrerebbe anche probabile


il

supplemento

extra p[ortam Capenani]

riconoscendo che

sito indicato dai fasti era il

celeberrimo fonte sacro, che scorreva nel

luco delle Camene. In fatti tutte le iscrizioni sacre alle Fonti, di cui nota la provenienza,

sono state trovate nella regione

I e nelle

vicinanze dell'antica porta Capena.


e

Un

notabile

gruppo
fino

d'iscrizioni dedicate
la

da magistri

ministri Fo/itis, dall'anno 69 dell'era nostra

ad oltre

met del secondo

secolo, furono dissepolte in

una vigna

in Piscina pic-

hlica,

ad Caelii montis radices, ac secus Ardeatinam viam


lembo della vallata

{-).

Altre simili dedica-

zioni furono trovate nell'ultimo

fra

il

Celio e l'Aventino {^); una

base sacra Fonti Aug. era nell'orto Mattei

sub

Cuelio colle

prope veteris Capenae

portae situm
sanctissimis

("')

il

celebre bassorilievo, ora Capitolino, dedicato Fontibus et

Nymphis

fu
(^).

parimente scavato

ante veteris portae Capenae situm sub hortis

Matthaeis

Ora

noto

che nella valle della porta Capena, la quale anche nel


delle acque ed

medio evo era appellata arcus stillans, l'abbondanza


era antichissimo e tradizionale.

il

culto di esse

ricordato da Cicerone:

Ajjpia ad Martis, mira

proftHvies

magna

vis

aquae

iisque

arcum madidamque Capenam


zionati da Giovenale (");

erano

il

Ad veterem ad Piscinam publicam " ("). men sacri fontis nemus et deliibra
il

dal fons,

che perenni rigabat aqua

sacro

bosco delle

Camene

attingevasi l'acqua pel servizio del tempio di Vesta, riputata migliore delle

fontinali e della

Marcia

{^);
il

in fine

extra fortam Capenam, iuxta aedem Martis

".

custodivasi religiosamente

celebre lapis manalis, che di l era portato processio(").

nalmente

in

citt per invocare ed ottenere la pioggia

(')
(2)

C. I. L. I p.

325

=IX

n.

4192.

Cl.L.
ib.
1.53,

VI, 155-162.

p)
{<)
(5) (6)

163-165.

ib.

150.

ib.

166.

Ad

Quint.

fr.

DI,

7,

1.
I,

n
(8) (3)

Sat. ITI, 12. Cfr. Liv.


Vitruv. VITI,
3.

2\

l'intarcli.

Xum. 13; Symmncli. Epht

I,

21.

Fani. Diac.

p.

128

Miill.

ROMA.

247

la
fiori

ROMA

Pare dunque assai verosimile, che mentre


di

Fontiiim memoria, nel giorno 14


le sorgenti

settembre era festeggiata in tutta la citt coU'ornare di

d'acqua

e gittar corone nelle fonti

(),

il

centro principale di questo culto fosse nella valle


il

esterna della porta Gapena, e precisamente nel sito dov' era


il

fons sacer, che irrigava

bosco delle Camene, e ricordava

leggendari colloquii di

Numa

{-).

Per

tali con-

siderazioni nel

frammento

di calendario
si

parmi poter supplire con molta probabilit,


essendo

che e,vlra p{ortam Capenam)


quivi
il

celebrassero principalmente le Fontinalia ,


di ogni

fons vetustissimo, che

pii

altro

aveva celebrit

rinomanza.
i

Oltre al ricordato frammento di calendario, sono stati


getti
:

ricuperati
e

seguenti ogtesta,
e

Marmo.
che

Statuetta

virile,

mancante
nella

delle

braccia

della
corpo,

alta

m. 0,16. Eappresenta una figura


col solo pallio

nuda

met

superiore del

coperta

dalla spalla sinistra scende

dietro l'omero destro ed avvolge la

met

inferiore

della persona.

Pu

riconoscervisi

l'imagine di Esculapio. Rocchio di


ra.

colonna

di

portasanta

con

baccellature,

lungo

0,93,

diam. m. 0,18. Simile di

breccia, lungo

m.

0,.57,

diam.

m. 0,19. Simile

di

cipollino, lungo
di

m. 0,44, diam.
bianco.

m. 0,30. Piccolo frammento di colonna scanalata, e pezzo di base,


Vetro. Tre piccoli balsamarii interi,
e

due mancanti del

collo.

ed

im cucchiaio

Bronco.

Parecchi

frammenti informi.

marmo

ftwo. Tre spilli

Terracotla.

Lucerna
Simile,
cer-

monolicne rotonda, con due grappoli d'uva


di grossolana fattura,
chietti.

in rilievo e col bollo

CAE SAR.

che nel fondo ha

il

bollo

K.^ frammezzato da otto piccoli

Simile, di terra rossa, senza manico, che porta in rilievo una figura muliebre
di terra gialla,

nuda accovacciata. Simile


manico ad
anello.

con ornato di foglie intorno al piatto e con


con giro di globotti. Grande manico di

Simile,

di

terra

grezza,

lucerna, in forma di mezzaluna,


destra,

con protome di Giove

che stringe

il

fulmine nella

ed aquila. Ciotola di terra rossa,


di anfora, col bollo P e Tulio (C.
inferiore,
/.

senza verun ornato, del diam. di m. 0,15.

Manico Lucano
della

N. Tegolone col bollo di Primigenio, figulo dei Domizii


di fregio, lungo

L.

XV, 1000 ) Frammento

m.

0,.58,

mancante

met

decorato in alto con una serie di ovoli sotto la cornice. Vi


il

rappresentata

una figura muliebre seduta sopra un cigno,

quale

cammina ad

ali

spiegate verso destra.

La donna
la spalla
le

volta a sinistra,

ed ha una veste che lascia scodestra regge


di
il

perto

il

seno e tutta

sinistra.

Con

la

mano

manto, che a
il

modo
piccoli

di vela svolazza dietro

spalle.
il

Vi restano tracce

policromia:

fondo

colorato in turchino, la veste ed

velo in rosso, le ali del cigno in giallo. Tre altri


in

frammenti

di simile fregio:

uno dei quali resta


figura,

la parte superiore di

una

donna seminuda:
sollevato
si
;

nel

secondo

una mezza

pure muliebre,

col

braccio destro
delle quali

nel terzo, un avanzo di architettura con due arcate, in


virile.

ognuna

vede la testa di una figura

Regione VI.

Nella via
stati

di

s.

Martino,

presso

il

Castro Pretorio, costruendosi

un nuovo casamento, sono


provengono dalle prossime
(')

trovati
di

duo grandi massi marmorei, che certamente

Terme

Diocleziano.

Uno

di essi

largo m. 1,15 ed

Cfr. Varr. de L. L. VI, 22; Frontin. de arjuis 4.

(')

Gamenarum

rcligio

sacro fonti

adoertitur (Symmacli. ep.

I,

01).

31

ROMA

248

ROMA

alto

m. 0,90

conserva sopra un lato l'intaglio di un grande capitello di pilastro,

d'ordine corinzio; del quale per fino da antico fu segata quasi una terza parte nei

due

lati

nel piano inferiore.

Dal

lato grezzo,

opposto

all'intaglio

del capitello,

rozzamente incisa una nota numerale di cava.


L'altro masso,
scorniciato
in tre lati, largo

m.

1,3.5

1,18, con spessore di

m. 0,73.
ricordato.

la base di

un

pilastro,

corrispondente nelle proporzioni al capitello sopra

La sua

pertinenza alle

Terme

esplicitamente dichiarata dalla parola:


sic

<
incisa sopra
zione.
il

THRMARVM

lato grezzo dallo scarpellino, al quale ne era stata

commessa

l'esecu-

La

parola

Th{e)nnarum

preceduta

da una grande V, segno numerale del


collocare.

pilastro ove tale

marmorea decorazione dovevasi


Per
lavori della

Kegione VIL
Sulla piazza di

nuova fogna, che da via Capo

le case

deve

scendere alla via delle Convertite, sono avvenute le seguenti scoperte.


s.

Silvestro,

di fronte

alla chiesa,

stata rimessa in luce, alla

profondit di m. 2,40, una parte di quell'antica


vertino,

platea, formata di lastroni di tra(').

che gi fu veduta

dal

Fea nell'anno 1778


si

Il tratto scoperto

nel cavo

di

m. 3,35X1,90. Fra
m. 0,80
col

le terre di

trovato

un rocchio di colonna
fittile

di granitello,

alto

diametro

m. 1,10; ed una lucerna

monolicne, di forma ovale,

senza verun bollo od ornato.


Incontro all'ingresso principale delle

R. Poste,
alta
di

a m. 3 sotto

il

piano stradale,

stata recuperata

un'
i

erma doppia,
lati

di

marmo,

m. 0,80, larga m. 0,30. Raparricciati sulla


affib-

presenta in

ambedue

una figura giovanile

donna con capelli

fronte e cadenti in larghe ciocche sulle spalle.

Veste uu peplo assai scollato, ed

biato sulla spalla dritta.

Sul principio della via della Mercede, a m. 2,25 di profondit stato scoperto,
per un tratto di m.
2,

un muro a cortina largo m. 0,75


strie ondulate,

sono stati raccolti due

frammenti marmorei con

spettanti

probabilmente al lato anteriore di

un sarcofago.

Regione IX.
via Monteroni n. 78,

Rinforzando
si

le

fondazioni della facciata del casamento posto in

trovato
il

un rocchio di colonna scanalata

in

marmo

giallo,

lungo m. 0,75.

Il

marmo
e

scheggiato quasi per un terzo: la parte superstite ha la

larghezza di m. 0,68,

diametro

intiero

della

colonna

doveva essere

di circa

m. 0,90.
In piazza di
a
si
s.

Pantaleo scavandosi per gittare


fra
i

le

fondamenta del monumento

Marco Minghetti,
rinvenuto

muri moderni delle cantine spettanti a fabbriche demolite,


di antico sarcofago

un pezzo

marmoreo. Consiste nel

solo lato sinistro


;

con piccola parte dei due lati principali.


il

La

fronte era adorna di baccellature ondulate


e

fianco porta leggermente inciso

due pelte

fra esse

una bipenne.

(1)

Ossero. suPanfit. Flavio p. 44.

ROMA

249

di

ROMA

Regione
piccole lucerne
globetti.

X. Nello spurgare una stanza terrena delle fabbriche


sul Palatino, sono state raccolte fra
e

Caligola, a

livello del clivo della Vittoria


fttili,

la terra cinque

di

rozzo lavoro

di

bassa
di

etii,

ornate all'ingiro

dei consueti

Fu
/.

pure recuperato

uu frammento

mano, spettante a statua marmorea;

due pezzi di mattoni improntati


sano (C.
Z.

coi noti sigilli delle figline Cepioniane di Curiatio Co-

XV, 97

e)

e di quelle di

Oppio Prisco

(ib.

1347);

due manichi di

anfore coi bolli:

a)

C-

A Csigillo,
si

b)

EX PRO V MAVRETAN CAES- TVB

Di questo secondo
busuctu nell'Africa,
d.
Islit.

spettante

ad una fabbrica

che era nella colonia di Tudella Giustizia (cfr. A/ui.

trov un altro esemplare al

Monte

1878

p.

134).

Prati
virile

di Castello. Presso

il
s.

mausoleo

di Adriano,

demolendosi im muro del

bastione moderno a valle del ponte

Angelo, stata recuperata una testa di statua

marmorea, quasi

colossale, con parte del collo.

scheggiata sulla guancia destra,

manca

tutta la parte inferiore, dal naso al mento. Nello stato presente alta
la

m. 0,39.

Su

di essa poggiata
il

mano

destra della

medesima

tgiura,

o pi probabilmente

di un'altra,

cui braccio scendeva dietro la nuca.

La mano,

alta

m. 0.31, impugna

un oggetto, che non pu riconoscersi per


Nello stesso luogo
assai mediocre.
di giovane
si

la rottura del

marmo.

rinvenuta una piccola erma bicipite, alta m. 0,14, di fattura

Da una

parte presenta una figura virile barbata; dall'altra, una figura


fronte.

donna con capelli inanellati sulla

Via Tiburtina. Al Campo


di edicole sepolcrali sul cos detto

Verano,

facendosi nuovi sterri per la costruzione


i

Pincetto, sono stati raccolti

seguenti oggetti
il

Lucerna

di terra gialla,

rotonda, con manico ad anello, che porta nel fondo


di

bollo

P IVL PHIL. Altra grezza,


rilievo: nel fondo incisa

forma

ellittica,

con ramoscello di palma e globetti in

una

croce. Altra piccola, rotonda, a


di vaso aretino, di

due becchi, con ma-

nico in forma di mezzaluna.


di
foglie

Frammento

di rozza fattura, con ornati

ed
:

uccelli

nell'orlo.

Due frammenti

lapidi

cimiteriali

cristiane,

che

conservano

a)

VERl\
MATH'
m. 0,04. Ago

lettere alte

m. 0,12

liarclic-tta

/.)

lettere alte

m.

0,0.5

Balsamario di vetro,

intiero,

alto

di

bronzo,

lungo m. 0,12. Piccolo


irriconoscibili.

campanello di bronzo. Varie monete consunte dall'ossido ed

G.

Gatti.

TERRACINA

Regione
I

250

REGIONE

I.

(LATIUM ET CAMPANIA).
scoperte di antichit avvenute in oc-

Vili.

TERRACINA
per

Di varie
la

casione degli scavi

nuova conduttura.
in Terracina,

Nei cavi per l'impianto della nuova conduttura d'acqua


calit detta

dalla

lo-

Mola della Torre,

a cinque chilometri dall'abitato, fino al serbatoio, od


s.

antica piscina, detta le grotte di

Francesco sulla pendice occidentale

di

Monte

s.

An-

gelo, avvennero le scoperte seguenti.


1.

Dinanzi la

Mola della Torre apparvero


anche di
nobili.

resti

di

un antico

edificio,

con

muri

di opera reticolata ed in parte

laterizio,

un intonaco dipinto

framinto-

menti di incrostazioni di marmi


nacata di opus signinum.
2.
lierto

Si scoprirono pure avanzi di

una piscina

Alquanto inferiormente a questo


di

edificio,

il

taglio delle terre pose allo seocentro,

un nucleo

muratura

rivestito di blocchi

marmorei con una tomba nel

a forma di cassa, allettata su di un piano di sottile lastra di marmo, fiancheggiata

da sponde costruite con conci


pi grossa.
3.

di

macigno

locale,

e coperta

da altra lastra

di

marmo

Seguendo

il

tracciato della condottura, a

200 metri

circa dall'altra mola, detta

Mola di me:so,

si

rinvenne

il

lastricato

dell'antica via Appia,

a m. 0,40 sotto

il

piano di campagna.

La

strada in quel punto misurava m. 6,57 di larghezza. Correva

dal lato sinistro di essa


sul

un muro grosso m.
era
stabilito

1,50, con

paramento
della
il

di opera reticolata,

quale probabilmente

l'antico

acquedotto

citt;

sulla destra

vedevasi, tuttora al posto, un ordine di pieti-e costituenti


4.

margine stradale.

Segue dopo questo punto, l'incontro, nel cavo,

di

un deposito di parecchi massi un sepolcro che fiancheg-

lavorati, di pietra locale.

Appartengono
i

al rivestimento di
detti

giava r Appia. Sono stati rilevati tra


a) Blocco
di

massi:
sul

m. 1,24X0,61X0,51,

quale

rimane

il

seguente resto di

epigrafe

OTAC

OTA/
/;)

Pulvino decorato d'intagli, che faceva parte del fastigio del sepolcro; mi-

sura m.
e)

1,02X0,57X0,30.
Frammento
di

cornice

di

coronamento

del

sepolcro

medesimo; misura

m. 1,30X0,50X0,29.
5.

Nel

tratto di cavo, che precede la

Mola di messo,
dell'acqua

la

quale stata ridotta


si

ad

edificio pel

macchinario del sollevamento

potabile,

rinvennero due

REGIONE

I.

alti

251

POMPEI

cippi anepigrafi di calcare locale,


collocati a confine del tra loro
6.

m. 1,06. Trovavansi al loro antico posto, cio


dei campi.

margine destro dell'antica Appia


pari a duecento piedi romani.
il

Erano distanti

m. 60

circa,

Dopo

la

mola predetta,

tracciato
s.

della

condottura incontra
titolo della e

l'

Appia

al

ponticello della linea ferroviaria, detto di

Benedetto dal

prossima chiesa
la attraversa a

medioevale, oggi diroccata,

posta
il

monte della linea medesima

m. 0,50
7.

di profondit sotto

lastricato di poligoni.

Da

questo punto

sino

alla citt,

la condottura segue

il

fianco destro della

via antica, passando col cavo accanto all'acquedotto moderno.

In prossimit della Stazione Ferroviaria, per m. 800 circa, la condottura posata entro la forma
dell'Appia.
di

stata

un' antica
costruiti
di
in
il

fogna

sottostante
di

alla

crepidine del lato destro


e

Ha

fianclii

muretti

opera

reticolata

la copertura a

vlta a sesto ribassato, di


8.

muro
citt,

pietrame, essendo tutta intonacata di cocciopesto.


cavo, dalla Porta

Internamente alla

Romana

risalendo per

il

Borgo,

sino alla porta Ma'ia, prosegue sulla destra, ed ha messo allo scoperto un tratto lungo

m. 25

circa,

lastricato con lastroni di calcare locale, dello spessore di

m. 0,22

quindi

segue la pavimentazione della via consolare, che trovasi costantemente a m. 0,45 circa,
sotto
il

ciottolato moderno.

9.
si

Cosi proseguendo a salire per la moderna via mattonata, praticandosi


il

il

cavo,

sempre ritrovato

pavimento della stessa via consolare, ad una profondit che


Questa passa a tergo del tempio di Apollo, sul quale fu

varia da

m. 0,40 a 0,60.

innalzata la moderna chiesa cattedrale, sino all'antico foro Emilio.

Nel

fare l'ultimo cavo descritto,

si

rinvenuto

un frammento

di statua muliebre,

seduta, mancante dalla vita in su.

Giunto

il

tracciato della condottura all'antico Foro, devia dal lato destro della

cattedrale, salendo per la via del

Palma

prosegue dietro

il

palazzo municipale

ri-

discende per la strada della Salita del Castello, e toccando l'angolo orientale del Foro

segue

la

discesa

della

strada
della

della

Annunziata,

ove

m.

1,50

dall'angolo
il

in-

contra l'antico margine

via consolare,

che trovasi a m. 0,30 sotto

selciato

moderno.
Alla distanza
di

m. 0,40 circa dall'angolo

citato

s'incontra

il

piedritto di

un

antico arco che probabilmente

formava l'ingresso nel Foro,

la cui soglia trovasi a

m. 1,25,

in

media, sopra

il

suolo della moderna via predetta. verso la via di


s.

Da
di

questa dirigendosi

Francesco

il

cavo per la condottura,

s'incontr costantemente, fino al serbatoio, Tantica via consolare, lastricata di poligoni

calcare locale, alcuni dei quali di grandi dimensioni.

D.

Marchetti.

IX.

POMPEI

Giornale del lavor redatto dagli assistenti.


gli

1-20 giugno. Proseguirono


di restauro continuarono

scavi

nel lato sud


isola
2"-

della regione Vili. I lavori


isola 3^;
e nella regione V,

nella regione IX,

isola isola

P. Si eseguirono anche riparazioni P. Non avvennero rinvenimenti.

alle pareti della casa n. 5, della regione VI,

S.

VITTORINO

Si eseguii'ono

252

pareti
IS^'.

REGIONE

IV.

21-27
isola 3^,
e

detto.

restauri

alle
isola

della

casa

n.

8,

regione VII,

della casa n.
detto. I lavori
n.

19 regione VI
di scavo
e

Non avvennero

scoperte.

28-30

di restauro seguitarono nelle indicate localit,


3^^

ed inoltre nelle case

5,

regione IX, isola

e n.

38, regione VI, isola 14*.

Eegione IV

(SAMNIUM ET SABINA).
SABINI.

X.
1.

S.

VITTORINO

(frazione

del

comirne di Pizzoli).

Certo Andrea Cialone, volendo fare uno stipo nella cucina della sua casa, ha

rimosso la lapide con epigrafe sepolcrale


gi conto nelle Notizie 1891
p.

che

vi

era incastrata

della quale

diedi

97.

Per

effetto

di tale rimozione e della

caduta d'intonaco che nascondeva

la lapide,

questa tornata interamente in luce.

lunga m. 0,70, larga 0,33

l'epigrafe integrata nel

modo seguente:

RESTVS' LV
SLVS AVFIDIO

TROFIMOCOGN
ATO-BENEMERE

NTIPOSVIT
EGO-TIBI- MI Q_y I
S

2.

Domenico Fratacchione,

in

un suo

terreno,

sito nella

parte pi elevata del

paese, e precisamente nella localit denominata


il

Castello di

Chiercone, ha rinvenuto
:

seguente frammento epigrafico, inciso su calcare del luogo

-Vmetdion
-B^E

RTAE
N. Persichetti.

Nel fascicolo dello scorso mese


N. Persichetti alla
fine

(p.

195)

fu

omesso

il

nome

del eh. ispettore

della nota intorno ad altri frammenti lapidari iscritti rinves.

nuti nei villaggi di Vallicella e

Lorenzo nel comune stesso di Pizzoli.

REGIONE

IV.

253

VESTI. VI.

XI.

PAGA NIC A

Tombe

di

et

romana,

con oggetti della supVallone.


il

pellettile funebre,

rinvenute nella contrada Colle del


di
p.

levante del grosso villaggio


(cfr.

Paganiea,

che dai dotti vuoisi fosse stato

Parjus Fifigulanm

C. I. L.

IX,

338)

ed alla distanza di un centinaio di metri


Vallone.

appena dall'attuale abitato, elevasi un


sizione a mezzogiorno,

colle detto Colle del

Con bella

espo-

desso

da una banda circoscritto

da un fosso che raccoglie


a Filetto (frazione del co-

acque torrenziali,

dall'altra da scabrosa strada che

mena

mune
Il

di

Camarda).

colle

medesimo appartiene

in

gran parte

ad un

tal

PMuardo De Paolis che


es-

l'ha impiantato a vigna.

La pi bassa pendice

per, prossima alla via pubblica,

sendo duramente brecciosa, non ha messa a coltivazione ed invece ne usufruisce per


cava
si

di

arena e breccia. Con questo lavoro, saltuariamente ed irregolarmente eseguito,

sono col rinvenuti degli scheletri, aventi presso di loro oggetti in terracotta, rotti pi pezzi e
ferri

in

corrosi.

Avvertito

di

ci

mi

feci

sollecito

di

raccomandare

al

De
che

Paolis la maggioro possibile delicatezza

nelle future

scoperte nonch la consercosi si potuto riconoscere

vazione di qualunque oggetto che vi avesse rinvenuto.


ivi

era l'antica necropoli del sopra accennato pago, di cui dir


e

quel

poco

che

ho potuto sapere
Il terreno

vedere.
il

ove

De

Paolis

cava

l'arena

un conglomerato alluvionale assai


ai

compatto, di formazione postpliocenica. In esso, ad una profondit varia dai 2


metri
dal piano di campagna,
si

sono rinvenute parecchie tombe ad umazione,


fittile.

meno

una a cremazione rappresentata da un olla cineraria

Le tombe non erano regolarmente


il

allineate,

ma

erano scavate or qua or


le

l,

ove

terreno presentavasi

pi

duro

resistente,

poich

tombe medesime non erano


intagliata
nella
con-

costituite

da

altro

che

da

una semplice
si

fossa

rettangolare

crezione brecciosa, cosicch gli scheletri


talora opposta, e non tutti nella
Il

sono trovati giacenti in diversa direzione,


posizione.

medesima

cadavere poi vi era per lo pi deposto sulla nuda terra, ovvero in una cassa

di

legno,

come induce a credere

l'esistenza di numerosi chiodi metallici e di spranle

ghette di ferro rettangolari, certamente servite per stringere


goli della cassa istessa.

commessure

degli an-

La tomba
gli

era riempita col

medesimo materiale

sassoso ricavato dallo scavo, onde


si

oggetti costituenti la funebre suppellettile non sempre


si

sono rinvenuti a posto,

ma

sono trovati spostati e frammentati sia per effetto della sovrapposizione di quel
e

materiale che col tempo ha riacquistata la stessa durezza


stante,
sia pel pi

tinta della

massa

circo-

grave

peso

che ha acquistato
in

con la maggior quantit di terra

che vi scesa dall'alto del colle

lungo elasso di tempo.

Notevole pure in tante tombe


qualsiasi titolo o distintivo funebre,

l'assoluta
il

mancanza

di stele,

cippi e di altro

che fa supporre che posteriormente altro do-

254

REGIONE

IV.

vette essere

il

sepolcreto

del pago, nel quale forse


n.

si

rinvennero le
altre.

iscrizioni

che

leggonsi nel

C. I. L.

IX,

3574, 3575, 3572

3577, 3581 ed

E anche da
elle

notarsi la completa assenza di

monete

e di oggetti in bronzo,

mentre

vi

abbonda

la suppellettile fittile ed in ferro.

Infatti ecco gli oggetti che ne ho


e dispersi

potuto osservare, e che non erano stati trascurati

come

quelli precedente-

mente rinvenutivi.
Dir pare che tale suppellettile in genere
scarsa e di ordinaria fattura, e nella

massima parte
un breve
torio.

quella

fittile

di creta gialla
e

pallidissima,
Fittili.

meno qualche esemplare


mancante
di di

eh' di creta e di stile diverso

pi

fino.

Olla, alta cm. 32,

tratto dell'orlo.

Lucerna monolicne, con rappresentanza


di rozzo stile. in argilla

un ludo gladia-

Altra lucerna,

ma

Patera a vernice rossa, ben conservata. Sco-

della di forma elegante,

nericcia

ma

fina,

verniciata

in nero, con ornae lavoro,

nementazione geometrica grafRta nel mezzo. Scodelletta di simile argilla

ma

rotta

mancante

di varii pezzi.

Quattro

ciotolette di grossolana argilla, tinta

in nero.
tinte
rotti tere.

Tre scatole
nero.

circolari,

contenenti altre scatolette quasi simili,


della

ma
le

pi piccole,

anche in
e

Tre vasetti

medesima
;

argilla

colore.
essi

Quattro skyphoi,

mancanti di

pezzi, tutti a vernice nera

uno solo di

ha

due anse

in-

Un
Tre

aryballos in argilla giallastra, con ansa intrecciata. Vasetto ventricoso, bianlekj'thoi

sato.

frammentate, di forma snella ed elegante,

ma

di

diversa altezza.

Una
il

oinochoe in argilla gialla pallida. ed


il

Ferro. Due

coltelli, rotti e corrosi,

lungo

primo cm. 40,

secondo cm. 52.


di lucerne.

Manichi

di padellette

colatoi,

corrosi e

frammentati. Tre piedi

Spranghette e chiodi di casse mortuarie.

Avorio.

Uno

stilo,

lungo cm. 12, ben conservato.

N. Persiciietti.

PAEUGNl.
XII.
dosi

BUGNARA

Mi

Nella contrada Difesa, di propriet comunale, eseguendi Corfinio,


alla

una variante

al canale

profondit

di

circa

m.

8,

si

scopr

e fu subito
fine e

demolito, un angolo di grandioso edificio, con zoccolo di pietre calcaree

scorniciate.

Alcune

di queste pietre furono adoperate per la costruzione di

un

ponte, nello stesso canale.


io

fu detto che eransi trovate anche delle iscrizioni


lettere.

ma

non vidi che qualche traccia di


Gli appaltatori dei lavori

Porse furono abrase.

di vasi di creta finissima e in quella stessa localit.

mi informarono che tra i rottami si rinvennero pezzi d i vetri, e mi fu mostrato un ex-voto muliebre, raccolto

poca distanza, verso levante, sempre in occasione di detti lavori, torn a luce
di pietre poligone,
s.

un pavimento

come
o

di

strada.
fu

Nella contrada
di

Giovanni

Caja non

mai preso

in considerazione

un avanzo
fu

mura poligoniche, senza cemento, con rozza sfaccettatura da una parte, il quale manomesso durante i lavori della linea ferroviaria Sulmona-Bugnara-Anversa.

REGIONE

IV, SAIDISIA

si

2oO

RAlAXO, SANT ANTIOCO

Ma

ne rimane ancora visibile un tratto di circa metri 3 di lunghezza. La parte

non demolita, verso mezzod,

nasconde nel terreno alla profondit di circa metri 2.


i

Alla superficie non sono rari


si

frammenti

laterizi antichi; e poco distante, a valle,

rinvennero gi parecchie statuette di Ercole, in bronzo, vindute poi al barone Corvi

di

Sulmona.
A.

De Nino

XIII.
un
si

RAIANO
Nunzio

Dentro Raiano, quasi in u nangolo della piazza comunale, in


facendosi

sito del sig.

Tiberii,

uno scavo pei fondamenti di una


di

cantina,
di

rimesso in luce un mozzicone solidissimo

mausoleo quadrangolare,
si

circa

quattro metri di lato, simile a quelli


di

che

ancora

vedono presso la la

catteckale

Pentima.

tre metri di profondit, verso la base del

monumento,

si

sono poi scoperti due


di

tronchi di colonne: uno lungo

m. 0,95

e.

uno m. 0,70, del diametro

m. 0.35. En-

trambi sono scannellati a tortiglione


scannellature.

e lisci

nella superficie, anche dalla parte delle

Con
conservati

le

colonne

si

sono raccolti molti frammenti, tra cui notevoli due pezzi ben
alte
e

di

antifisse,
:

m. 0,38, scolpite con disegni a palme, intramezzate


gigli che si elevano sopra
il

di

gigli a tre petali

palme

un semplice e pur grazioso araa parte.

besco. Dall'arabesco in su,

disegno traforato parte

Un

altro

pezzo di

antefissa doveva formare angolo.

Vi

scolpito
di

una specie

di genio

alato.

Tutto

il

descritto
artista.

materiale

pietra calcarea paesana finissima,

lavorata

da un perfetto

Ora, questi avanzi inducono a credere, e con molta probabilit, che di l doveva

passare la
nanzio,
si

Via Amiterniiia che, dalla destra

dell' Aterno, fuori della

Valle di San Ve-

andava a ricongiungere con


dirigendosi a

la

Claudia- Valeria, la quale scendeva da Sta-

lule (Goriano Sicoli),

Corflnium.

A.

De Nino.

SARDINIA.
XIV. SANT' ANTIOCO
Nell'area dell'antica

Nuove

epigrafi latine deir antica Salci, agCagliari.

giunte alla raccolta epigrafica del Museo di


Sulci, nelle fondamenta di

un antico fabbricato che

risult

lastricato con pietre di forma parallelepipeda rettangolare, grossolanamente lavorate,


si

recuperarono due frammenti di epigrafi, incise su lastra marmorea

(').

(1)

Di tutte

riueste epigrafi

il

direttore del Jhiseo

]irof.

F. \ivaiiet inaiidn al Jlinistero

calchi

cartacei.

32

SANT ANTIOCO

Uno

di

essi,

alto

m. 0,80, largo

ra.

0,19, presenta in belle lettere:

IjMEDI

ASOLI

L'altro, alto ni. <,r2, largo

m. 0,11 conserva soltanto

tre lettere incomplete, cio:

Si rinvenne

pure parte

di

una bandella

di

bronzo ed un chiodo dello stesso

metallo.

Tali oggetti furono

donati

al

R.

Museo

di

Antichit

in

Cagliari

dal sindaco

di Sant' Antioco sig. Luigi Bigio-Cao.

In

s.

Antioco stesso

il

dott.

Alberto

Schifi',

ebbe opportunit di acquistare


e di

le
al

seguenti epigrafi, una delle quali intiera,

le

altre mutile;

esse

fece

dono

Museo sopra
1.

citato.

Lastra di m.

0,24x0,21:

M D POMPEIVS MARCIANm.s VIXIT ANNIS XXIII MENSES SEX AVIONIA RESTITVTA


L

FlLIO

BENEMERENTI Fecit

2.

Lastra di m.

0,23X0,11:

etgrgiliAe

L F

gemellAe

conivgidominaesvAepompi FELIX-SENECIODOCIMVS QVk A


mAtri-kArissimAe fecer-

SANT ANTIOCO

3,

Frammento

ili

m. 0,12X0.12:

R
i

FECiT Aliai] eo VG BE
I I

r'i

F e
vix,-

4.

Altni frammento

di

m.

(,10,

in

cui

rimane soltanto,

ed

in

brutte lettere:

VH

,M A

5.

Altro frammento di m. 0, 12.

0,12:

G.'UNELI

F.

VirANET.

Koma

ir.

agosto 1894.

NOTIZIE DEGLI 8CAVI

AGOSTO
Regione
I.

X (VENETIA).

CALTRANO VICENTINO

Ripostglio di vittoriati.

Proprio dove la pianura vicentina muore al pie' delle Alpi, e l'antico ghiacciaio
dell' Astice

sbocca per l'ampia vallea, formando uno


oltre

sbarramento frontale, oggi proin


si

fondamente inciso per

un chilometro dal fiume,


monte Costo

ridente

posizione a solatio

ed adagiato sulle pendici inferiori del


in sito

stende

il

borgo di Caltrano,
;

un d molto

forte,

a guardia d'un valico fluviale, altra volta importante

che

oggi la cupa ed angusta gola, in fondo alla quale romoreggia l'antico Astagus sog-

giogata da ardito ponte in ferro, mentre nei secoli addietro

il

varco del fiume

si ef-

fettuava scendendo in fondo all'erta ripa destra, guadando l'acqua e risalendo l'opposta

pendice per
dioevo
si

il

valloncello detto del Creare. Per questo transito durante tutto

il

me-

effuttuarono le comunicazioni fra la pianura vicentina e l'altopiano di Asiago,


;

ricco di prodotti alpini

e certo

ancora nell'epoca romana,

e,

penso, anche prima.

Che

Caltrano sia stato luogo di qualche importanza lo dicono, oltre della sua ubicazione,
i

ricordi storici

gi nel secolo decimo la sua chiesa figura


del

come chiesa madre

di nu-

merosi borghi e villaggi


austriaco,
e

piano,
(');

della
era

valle

dell'Astice

sino all'attuale contine


cristiano,

dei

monti

di

Asiago

dunque un ragguardevole centro

sovrapostosi ad uno romano.

la sua romanit risuona ancora nel

nome

odierno {oictis

Caltrianus)

(-),

ed in quello di circostanti villaggi (Zugliano


...,

pano

= vicus

= vicus FiiUanus, Chiup;

Chip
il

Calvene dalla gens Calvenia o Calveiia)


C. I. L.

Piovene, non guari

discosto,

ha dato

titolo

V,

n.

3187,

Chiuppano

il

6'.,

V,

n.

3137, im-

portante pel ricordo di un magistrato vicentino.

Fu appunto
nente,

sulla collinetta detta

"

Castellare

"

a duo passi dal paese verso po-

imminente

all'antico passo del fiume, clie nella scorsa estate del

93 avvenne

la

(M Brontari,
('}

Guida

di

Bussano

e dei

Sette Comuni, p. 130.


fin

Una

ijens

Caltria o Calteria, comecch sconosciuta

qui per

le

fonti epigratclie e let-

terarie
(li

(manca

in

De

Vit,
il

Onomasticon

tot.

latinitatis), tutt'altro

che inverosimile, avendovi pi

un nome

gentilizio,

cui ricordo ci soltanto pervenuto attraverso le

forme toponomastiche.

CALTRANO VICENTINO

il

260

un

REGIONE

X.

scoperta di cui riferisco. Per costruire

campanile della nuova chiesa

gli operai,

levando

la terra superficiale in cerca della roccia sottostante, avvertirono ad

tratto in

mezzo

a due pietre un vaso di rame, che dai fianchi laceri lasci scappare una quantit di

monete. Tra gli operai fu tosto una ressa a chi pi poteva rubarne, e solo con grande
stento don Giov. Batt. Stjevano, parroco di Caltrano, al quale apparteneva
il

fondo,

pot dopo qualche tempo ricuperare un

365

vittoriati,

dei quali circa

15
fra

esemplari

dopo la mia prima visita fatta


visitatori: pochi altri esemplari

al

luogo nell'agosto

andarono
di

dispersi

amici

e e

ho visto nelle mani

varie persone

di Thiene,

quattro vennero ancora nell'agosto offerti al

Museo Etrusco Centrale

di Firenze. Dalle

concordi deposizioni di parecchie persone che assistettero al rinvenimento devo arguire,

che l'intero tesoretto consistesse di poco oltre un migliaio di pezzi.

Prima

di passare allo studio di esso osservo ancora, che sul


il

colmo del Castellare,


si

dove esiste oggi


drato di robusto

campanile provvisorio, di sotto la zolla erbosa


antico, che se

disegna un quadi

muro

non

medioevale (n ebbi modo


il

accertarmene)

nulla toglie che s'abbia a considerare come


di

nucleo di antico
il

fortilizio, forse

avanzo

una

torre di guardia. Attorno

ad esso verso

1884

si

trovarono

fondamenta di

casette con

muri

spessi
;

meno

di

un metro, suddivise internamente

in piccoli ambienti

pavimentati a battuto

dalla fattami descrizione parmi desumere, che tali casette fossero

simili a quelle segnalate al Bostel di Rozzo, sul soprastante altipiano di Asiago, e sui

Lessini del veronese

('),

dentro

le

quali

si

rinvennero pure vittoriati romani. Nel

ri-

muovere

poi la terra per denudare la roccia si misero allo scoperto assieme a carboni,
i

cocci in quantit,

quali non presentano per spiccate caratteristiche per assegnarli


;

ad un determinato periodo
tharos,
elittica

quasi completo

soltanto

un fondo

di vaso, simile a

kan-

di

bucchero bigio, n va dimenticato un macinatojo di pietra trachitica, a forma

(cm. 30

23), piano inferiormente


il

il

quale nella faccia superiore

convessa

porta profondamente scolpito

segno

N/, cio

una

lettera dell'alfabeto veneto-illirico (-);

qua e

l s'imbatterono

lavoratori anche in qualche scheletro isolato, deposto super-

ficialmente nella nuda terra, sulla cui et


antica la

manca

ogni sicuro indizio


e

invece molto

tomba che ha dato

le

monete massaliote,

che ricorder pi avanti.

Le monete che

io

ho esaminate nell'ottobre

u.

s.

presso

il

rev.

don Stjevano,

parroco del sito erano tutte ricoperte di una forte ossidazione, verdastra in taluna per
il

lungo contatto colle pareti del vaso metallico


incollate

anzi parecchie di esse erano ancora

quasi

l'una all'altra.

Sottoposte con tutte le debite cautele,

ed a piccoli

gruppi,

ad un

bagno

di acido

muriatico ne risult

una

pulitura

completa

senza

(')

Del Pozzo, Memorie dei Sette Comuni


Probabilmente una
senza la

p.

5; Orsi, Notizie 1890,

p.

24;
del

scavi fatti nelle antichissime capanne di pietra del


(2)

Monte Lo/fa a

s.

Anna

De Stefani, Sopra gli Fondo (Verona 1885).

gamba lunga che

occorre di

consueto (Ghirardini, Notizie

degli scavi 1888, p. 12).

REGIONE

X.

il

261

il

CALTRANO VICENTINO

compromettere
toria

loro

stato di conservazione,

quale

io

ho

segnato

nella

gradua-

seguente.

1.

quasi

fior

di

conio

esemplari

"

2 7

2.

freschissimi
freschi

3.

20
56
118

4. poco usati
5.

usati

6.
7.

molto usati
logori e consumati
. .
,

"

110
37

Totale

"

350

una

delle cose pi delicate, ed al

tempo

stesso piti
il

importanti, nello studio


di

dei ripostigli monetali, quella del fissare

equamente

grado proporzionale

con-

servazione dei singoli pezzi

nel quale giudizio, a scanso di conclusioni errate, vuoisi

aver di mira anche

lo

stato del punzone, se cio

nuovo o stanco; e delle differenze


di

derivanti da conio stanco o da prolungata circolazione dei pezzi solo in grado


giudicare, chi abbia avuto in

mano

ed a lungo esaminate e comparate tutte le mo-

nete

nella quale fortunata condizione, per parecchi giorni di seguito venni io stesso

a trovarmi. Aggiungo, che per maggior sicurezza di giudizio io non ho voluto com-

misurare la graduatoria di conservazione sopra


preferito stabilire

una scala troppo

frazionata,

ma

ho

una scala progressiva di

soli sette punti, dal fior di conio al logoro.


si

Lo

specchietto che propongo, dimostra che la condizione media dei pezzi


6,

aggira sui

punti 5 e

ci che dimostra

come

la grande

maggioranza dei pezzi

sia stata a

lungo

in circolazione.
Il

ripostiglio,

come

dissi,

consta esclusivamente di vittoriati

sebbene

il

tipo fon-

damentale
e simboli,

sia unico,

grandissime sono le varianti di conio, consistenti non solo in sigle

ma

nella varia grandezza e forma (profilo,

chioma)

della testa di Giove,

nella varia composizione del rovescio, nella diversit delle lettere dell' esergo ecc. Se

talune di codeste varianti, sopratutto le sigle ed

simboli, sono contrassegni evidenti

di emissioni diverse, altre invece solo questo provano, che in

una stessa emissione

si

adibivano, per sollecitare l'operazione, parecchi punzoni con tenuissime variet.


giori particolari

Mag-

espongo nel catalogo che segue.

Vittoriati con simboli dei motieiieri. N. 1-11.


d.
(alt.

Adv. Piccola

testa di

Giove a
mar-

mm.

11-12) con folta chioma, barbuta, coronata di lauro, con tre


alla

riccioli

cati,

che

scendono

base

posteriore
d.,

del

coUo

il

tutto

in

cerchio di perline.
e

Vittoria alata incedente a


il

sollevando colla d.

una corona,

sorreggendo colla

sin.

lembo della

ricca e lunga tunica.

Di

fronte ad essa trofeo formato da


;

un

palo,

che sostiene uno scudo circolare {parma) sormontato da galea cristata

lo

completano

una lunga lancia ed un parasonium appesi obliquamente. Dal margine


scudo
si

inferiore dello
il

staccano le strisele in cuoio della

lorica.

Tra

la vittoria

ed

trofeo luna

crescente. Esergo

RoMA.

CALTRANO VICENTINO

262

meno
;

REGIONE

X.

Sopra undici pezzi sono rappresentate almeno sette tenui varianti (varia gi-andezza
nella testa di Giove, lettere ad estremit punteggiate o

parazonio indicato da

uno

da due

tratti paralleli ecc.).

Conservazione:

8 freschi

Peso:

gr.
"

2,45 2,60

4 poco usati

4
Il

usati

2,45

2,55 3,15 2,75 2,95 3,25 3,30


nei
gr.

3,25

3,50

simbolo della luna crescente fu gi riscontrato


a.

vittoriati

del primo pe(').

riodo (268-217

C,) che

hanno un peso medio


il

fra

2,37 e 3,47

Uno

dei

nostri esemplari freschi supera di poco

peso

massimo

fin

qui segnato.
Vittoria e trofeo doppio
(tre con

N. 12-18. Adv.

Idem con

testa alta
sette

mm. 12-12^. 9 Tra

fulmine verticale. Fs.

RoMA. Su

pezzi

almeno cinque tenui variet

Roma).
Conservazione:
^

3 freschissimi
1

Peso:
' "

gr.

2,50
2,95

2,75

3,60

(sic)

fresco

3 poco usati

2,35 (due)

2,95

Il

simbolo monetale del doppio fulmine


N. 19-20. Adv. Idem,
i^

conosciuto.

Troia a d. fra Vittoria e trofeo. s.

RoMA. Esemplare
mo-

largo poco usato peso gr. 2,95. Altro spesso poco usato, peso gr. 3,20. Simbolo

netale conosciuto.

N. 21-22. Adv. Idem.


fra Vittoria e trofeo.

9 Cagnolino

a d. con orecchie irte e coda a cirro (lupetto),

Due

variet (strisele della lorica).

Conservazione:
Il

2 poco usati

Peso:

gr.

2,50

2,85

simbolo conosciuto ed occorre anche nelle monete della Antestia (Cohen Medailles

consulaires, tav. II, Ant. 1-3).

N. 23-25. Adv. Idem.


conosciuto:

La

Vittoria ha la

palma nella

sin. Es.

RoMA.

Simbolo

mosca

in prospetto. Variet nessuna.

Conio grosso e difettoso, con crini brutta,

ture in tutti tre gli esemplari.

La

testa di

Giove

quasi barbarica

punzone

cattivo e stanco, e tuttavia peso alquanto elevato.

Conservazione

2 poco usati
1

Peso
"

gr.

3,20 2,90

3,30

usato

N. 26. Adv. Idem.

Ss.

RAAA

(sic).

Simbolo scorpione, nuovo nei


:

vittoriati.

Incisione scorretta, conio cattivo. Conservazione fresca, peso gr. 2,75.

N. 27-28. Adv. Idem.


tone all'apice. Es.

Il trofeo coperto

da un elmo a cappellaccio, con bot-

RoMA. Emblema
^

noto: ferro di lancia, che a tutta prima sembra


del peso di gr. 2,90-3,30

un

cipresso.

Due

lievi varianti usate

N. 29-30. Adv. Idem.


riet.

Idem. Fs.

RoMA. Simbolo

noto

spiga.

Due

tenui va-

Esemplari molto

usati, peso gr. 3,05-3,15.


^

N. 31. Adv. Idem.


usato, peso gr. 2,75.

Idem. Es.

RMA.

Simbolo noto: cornucopia. Esemplare

(')

Babelon, Descrption historique

et

chronol. des monnaies de la rep. romaine,

p.

49.

REGIONE

X.

T)

263

CALTRANO VICENTINO

N. 32-35. Adv. Idem.


stracco.

Idem. Es.

RoMA. Simbolo

noto

meta. Conio alquanto

Due

lievi varianti.
?

Conservazione:

freschi

Peso:

gr.

2,60 2,60

(sic)
:

3,10

3,20

freschissimo
I^

N. 36-42. Adv. Idm.

Idem. Fs.

RMA.

Simbolo noto

clava. Incisione gros-

solana, conio spesso in cinque esemplari, largo in due, lettere con punti agli angoli.

Due

variet.

Conio grosso:

3 poco usati

Peso:
"

gr.

2,90

3,10

3,15

2 usati
Conio largo:
2 usati

2,95 (due)
2,95

3,00
e

N. 48-46. Adv. Idem.


lunato. Es.

9 Emblema

elmo a

lai-ga tesa,

con paragnatidi

cimiero

RoMA

ed in uno
1

RMA

(sic).

Tre deboli varianti.


Peso:

Conservazione:
"

fresco

gr.

2,90 2,65
(sic)

3 poco usati
1^

2,85

N. 47-48. Adv. Idem.


con manico.

Conio curato. Es.

RoMA. Simbolo

noto; spada gallica


di gr. 3,00.

Due

piccole varianti.
1)

Conservazione freschissima,

ambedue

N. 49-50. Adv. Idem.


rianti nella testa di

Idem. Es.

RoMA. Emblema

nuovo:

falcetto.

Due

va-

Giove.
:

Conservazione
"

fresco

Peso
"

gr.

3,30

molto usato

2,70

N. 51. Adv. Idem.


bolo: mazzuolo,

Idem. Al trofeo sono aggiunte

le ocreae. Es.

RoMA. Sim-

Conio largo, molto usato, peso

gr.

3,10.

Vittoriati con sigle dei monetieri.


sigla IS,
Il

N.

52. Adv.

Idem.

1)

Idem. Es.

R^MA;
verosi-

Molto usato, peso

gr.

3,00

senso della sigla oscuro; che essa indichi l'officina di Atria

non

mile, essendo quella di consueto espressa con H.


al

del paro incerto, se vada riferito

monetiere Tampilus, che di solito marca con altro

monogramma
hanno la sigla

(cf.

n.

59)

(')

N. 53-56. Adv. Idem. sponde nellVs.

I;^

Idem.

Tre

esemplari

U,

a cui corri-

RoMA;
in

essi

costituiscono tutti tipi diversi. (Bella e curata esecuzione


dritti

della testa di Giovo pettinata, in uno con fiocchi di capelli cadenti

sotto

la

corona, sul collo

due

altri

con fiocchi arricciati. Le varianti sono a tutta prima

meno

avvertibili,

perch sottilissime, nel rovescio).

Conservazione:

3 usati
.

Peso:

gr.

2,80

3,10 3,20

Un
i

esemplai'e porta la sigla

La

L-

semplice indica la zecco di Lucerla, dove


(-).

pezzi vennero coniati, dubbia l'altro

monogramma
p.

(')

Il

Mommsen

(Geschichte des roemischeu. Miimcezens,


occorrente sugli assi.
cons. tav.

501) non sa dare spiegazione dello

stesso

monogramma,
(2)

Il

Cohen Med.

XLUI,

15

p.

341

ed

il

Babelon

Description

p.

56 nota 3
II,

non esitano ad attribuirlo alla stessa zecca, mentre, con


p.

pii

ragione Mommsen-Blacas Histoire


Italiano 1885 p.
1)

227 restano dubbiosi sulla sua interpretazione.

Il

De Petra {Museo

pensa a

Luceria-Teate.

CALTRANO VICENTINO

264

9
Idem;
es.

REGIONE X.

N. 57. Adv. Idem; dietro la testa C.


Cons.
:

RoMA;

sigla

M.

molto usato.
il

Peso:
lettera

gr. 3,05.
II,

Incerto
sciuta
fin

senso della

del

dritto

(Mommsen-Blacas

248), riconodi egual

qui sopra denari (Capua?).

Puro quella del rovescio

oscura, forse

significato del

N. 58.

monogramma Adv. Idem con

seguente.
la C.

Idem;

es.

RM.

Sigla AA.

Cons.: molto usato.

Peso:

gr.

3,10

Non

provato che codesto

monogramma

si

riconduca al monetiere Matienus.


Sigla

N. 59-60. Adv. Idem.


Cons.
Il
:

Idem. Es.

RoMA.

A^.
:

poco usati
si

Peso

2,75

2,90.

monetiere Matienus, indicato nel monogramma,


0.
e.

riporta circa all'anno

234 (Ba-

belon

II 208).

N. 61-62. Adi). Idem.


Cons.: poco usati
Il

Idem. Es.

RoMA.

Sigla NE.

Peso:

gr.

2,90

3,10.

monetiere Caecilius Metellus batte intorno al 217 (Babelon


i

o. e. I,

258)

ma

non

tutti

numismatici
II,

sono

di

accordo

nello

attribuire

il

vittoriato

a costui

(Mommsen-Blacas.

240).

N. 63. Adv. Idem.


Cons.: usato

Idem. Es.

RoMA.

Sigla

/APeso:
gr.

2,80.
;

La
oscura.

sigla,

a rigore epigrafico, non denota n Matienus, n Metellus

resta perci

N. 64-65. Adv. Idem.


Cons.: usati

Idem. Es.

RoMA.

Sigla M" (col


gr.

aperto).

Peso:

2,90

3,15.

Due

varianti.

Sigla nota (Mommsen-Blacas. II, p. 246)

ma
A'?.

incerta di senso

(').

N. 66-73. Adv. Idem. Es.

RoMA.

Sigla

Tre tenuissime variet. Cons.: 2 poco usati: Peso


2 usati 4 molto usati
11

gr. gr.

3,00
2,90 2,80

gr.

2,85 (due)
e
p.

3,00

3,05.

Babelon

(1,

249) attribuisce

il

vittoriato a Cn. Baebius Tampilus, conduttore

di un'ai-mata contro Insubri e Liguri egli

della Cisalpina nel 199,

console

nel 182;

avrebbe battuto fra 217-214;

il

Mommseu

[Geschichte

495) propende ad

assegnare la moneta al padre di costui, Q. Baebius, legato ad Annibale nel 218.

N. 74. Adv. Idem. Es.

RoMA.
gr.

Sigla 7^?.

Cons: usato

Peso:

3,25

Et

monetario come nella precedente.

N. 75. Adv. Idem. Es. cancellato. Sigla T.


Cons.: molto usato

Peso:
^.

gr.

3,00

N. 76-78. Adv. Idem.


all'apice e guanciali.

Idem. La galea del trofeo

campana, con bottone


variet.

Es.

RoMA.

Sigla ^S e punto in alto.

Due

Cons.: usati.
(!) Il

Peso:

gr.

2,85

3,00

3,05.

peso di codesti due pezzi conferma le osservazioni del

De Petra

(Gli ullimi ripostigli

di denari in

Museo Italiano 1885

p.

1)

facendo riselire

il

vittoriato con tali sigle al periodo del

denaro di 4 scrupoli ; ella


che battevano coi tipi ed
il

MP

il De Petra vedrebbe nome Roma.

indicato Malies e Paestura, citt privilegiate,

REGIONE

X.

attribuiti
II, p.

265

vittoriati.
II,

CALTRANO VICENTINO

Qualcuno ha

alla

Tibia
I,

questi

Ora

per

si

d'accordo

(Mommsen-Blacas

231. Babelon
il

p 57,

p.

537) nel
di

ritenerli usciti dalla

zecca di Vibo, che nel 189 cambia

suo

nome

in quello

Valentia

essi

sono

quindi anteriori a quest'epoca e

si

possono collocare fra 228-189.


'^f.

N. 79. Adv. Idem.

Idem. Sigla

Trattandosi di un esemi^lare alquanto usato

(peso gr. 3,10), pu darsi che la sigla logora, non sia che
dente.

un

residuo della prece-

Viitoriati sensa simboli o sigle.


di quasi tre centinaia di pezzi, di tipo

operazione penosa

delicata l'ordinamento

eguale, in gruppi determinati.

Ma

se

tipi

sono eguali non sono in tutto identici. L'occhio sottile del numismatico,
i

schierando

dritti

ed

rovesci,

avvertir numerose sfumature, le quali non

rispondono sempre

ad altrettante emissioni,

ma

a diversi punzoni, che in una stessa emissione venivano


il

messi in opera per sollecitare


difficili

lavoro; cos

si

hanno delle gradazioni dal tipo base,

ad esprimere

in

disegno, impossibili a rendere colla parola.


di osservazione

Prendendo per punto

fondamentale la testa di Giove,


il

poi con-

siderando in rapporto ad essa nel rovescio


e

trofeo (sua composizione,

forma dell'elmo

delle altre armi) e la leggenda (forma e grandezza delle lettere),

abbiamo almeno

una dozzina

di variet di teste, con circa altrettante variet di rovesci per ogni testa,

quanto dire un centinaio circa di delicatissime varianti. Data questa abbondanza, ho


rinunziato ad una descrizione dei pezzi singoli, limitandomi ad insistere sui caratteri
salienti della testa, del trofeo, della leggenda, ed

aggruppandoli poi attorno a nuclei,

che presentino

le

maggiori

affinit

di caratteri.
Ij

N. 80-87. Adv. Testa di Giove e davanti ad essa uno scettro.

Idem. Ea. R'-'MA.

Cinque varianti appena


Cons.
:

percettibili.

2 freschissimi

Peso

gr-

2 freschi 2 poco usati


2 usati

N. 88. Esemplare con testa in rilievo da una parte


Usato.

in

cavo dall'altra.

Peso

gr.

3,00.
(a.

N. 89-98. Adv. Testa di Giove, grande

mm.

15),

di

forte

rilievo

plastico

con vibrato disegno delle carni. Chioma ben pettinata sulla nuca, tniente sulla fronte
in ciocche lanose;
chiare.

barba idem; la corona


la figura e le lettere
:gr.

doppio ordine di foglie aperte


(').

ben

Grande

RoMA
3,00

Cinque variet. Cons.: 8 usati Peso

2,90

2 molto usati

gr.

2,95 3,05(due) 3,10(due)


3,05.
il

3, 15 (due).

N. 99-156. Adv. Testa media, rilievo tenue; caratteristico


nare la chioma dal vertice craniale in

modo

di
e

scrimi-

masse

ondulate.

Chioma

frontale

barba

(')

Il

D'Ailly [Rechcrches
17)

sur la

mannaie de Home jusq'

la

mort d'Auqustr

classe IV,

tav. 53,

16,

disegna esattamente alcuni pezzi di questo gruppo.

CALTRANO VICENTINO

266

REGIONE

X.

lanose. Corona con foglie aperte e semiaperte.


diritto

Numerosissime tenui varianti

cos nel

come

nel rovescio. Pochi conii larghi, prevalenti quelli stretti e grossi.

Cons.
-

4 poco usati

Peso: 3,15

24

usati

30

usati.

2,70 2,80 (due) 2,95 (due) 3,20 3,05 3,10 3,25 3,35 Peso: 2,70 2,75 2,80 2,85 2,90 2,95 3.00 (due) 3,05 (due) 3,10 (due) 3,25 (cinque) 3,12 3,15 (due) 3,20 3,30 (due)
gr.

3,20 (due).

2,35

(sic)

(tre)

8,00

(quattro)

(quattro)

(quattro)

(due).

gr.

(sei)

3,35.

N. 157-351. Adv. La testa


tata

piccola,

la discriminatura della

chioma

trat-

come
i

nel gruppo precedente,


e la

ma

capelli pi che lanosi sono setolosi e iliformi.

Anche
testa

fiocchi sulla fronte

barba sono filiformi ed acuti. Fattezze secche, quasi

arcigne. Foglie della corona socchiuse ed aghiformi.

Numerose
nel

varianti

tanto

nella
il

come nel

precisamente nell'orlo della

lorica,

modo

di indicare

pa-

razonio, nella foggia dell'elmo, nelle


sottile

ocreae, talora mancanti, nel

gambo

del trofeo

grosso,

nel diametro dello scudo


sottili,

(mm. 2

'/a

5),

nella leggenda dell' esergo

a lettera or crasse, or

ora punteggiate alle estremit (saggi pi salienti


e

RoMA,
serrate,

RoMA, RoMA, RoMA, RoMA, RoMA, RoMA),


quando addossate.
Freschissimi e quasi
fior

quando

spaziate,

quando

di conio

2,80 (due) 2,90 2,95 peso 2,45 2,50 2,70 2,75 2,80 (due) Poco 2,95 3,00 3,15 3,25 2,85 2,90 2,20 2,30 (due) 2,40 2,45 (due) 2,50 Usati 59; peso 2,70 2,75 2,80 2,90 2,95 3,00 2,60 3,10 3,15 3,20 3,25 (due) 3,05 3,30 3,35 (due) 3,40 (due) 3,75 2,60 Molto 2,20 2,25 2,40 2,45 66; peso 2,75 (due) 2,80 2,85 2,90 3,00 2,70 3,10 3,15 3,20 3,25 3,05 3,30 (due) 3,35 (due) Consumati 37; peso conio 2,10 (esemplare 3,05 2,25 2,80 (due) 2,90 (cinque) 2,95 3,00 3,25 3,30 (due) 3,35 3,15 3,20 3,10
Freschi
8,

peso gr. 2,30


23,

2; peso

gr.

2,80.

2,60

(due)

3,15.

usati:

gr.

(tre)

(tre)

(tre)

(tre).

gr.

(tre)

(cinque)

(tre)

(cinque)

(sette)

(undici)

(quattro)
(sic).

(tre)

usati

gr.

(tre)

(tre)

(quattro)

(sei)

(tre)

(cinque)

(undici)

(sette)

(sette)

(quattro)

3,40.

gr.

logoro

assai e di

difettoso)
(tre)

(quattro)

(sette)

(quattro)

(due)

(due).

Uno sguardo

ai pesi di

questo gruppo dimostra come

il

peso stesso non sia sempre

in rapporto collo stato

apparente di conservazione della moneta, poich noi vediamo


e

qui gli esemplari usati,


i

molto usati superare col loro peso medio

freschissimi ed
lo stato

freschi

ci

conferma l'osservazione gi fatta di sopra, che cio spesse volte


si

apparente di non buona conservazione


cesso di circolazione
;

spiega per difetto di conio pi che per ecil

devesi,

non di meno, aver sempre davanti

numero grande

di

REGIONE

X.

piedi

267

diversi,
e

CALTRANO VICENTINO

emissioni di vittoriati, fatte su


tolleranza.

notevolmente
*

con largo margine di

circa sei metri dal

punto
si

del ripostiglio,

accanto
di

ad

uno scheletro
di Massalia,

disteso,

dentro un circolo di pietre

raccolse

una dozzina

monete

delle quali

solo cinque rimasero in possesso del

parroco. Sono

emidramme

d'argento, di falsifica-

zione antica, leggermente scodellate e di uno stile eccessivamente rozzo.

N. 352-356. Adv. Testa muliebre colla chioma corta,

irta,

fermata da un diala

dema;
testa.

profilo barbarico;

al collo doppio

giro di perle

e giro
d.

di perline attorno

9. Mostruosa corruzione di una figura di leone a


a scacchetti,
le

colla testa formata da

un

arco con due raggi, la giubba


stecchite con punti
;

coseie arcuate e sollevate, le

gambe

il

tutto indicato a tratti lineari.


il

Di

lettere

non avverto traccia

che in un solo esemplare, nel quale sopra


plari

leone vedasi
gr.

Conio pessimo,

esem-

molto usati, anzi in parte consunti, pesi


11 tipo

1,65-1,75-1,85-1,95-2,05.

eminentemente barbarico designa tosto questi pezzi come contraffazioni;

essi

appartengono al sistema massalioto, ridotto sotto l'influenza del vittoriato romano,

posteriori cio al

217

a.

C, che

si

pu tenere come

terminus a quo

perle imi-

tazioni fatte a Massalia, nella Gallia e nell'Italia Superiore. I nostri


il

esemplari per
giustai

loro carattere generale

appartengono ad un gruppo, che

il

Von Duhn molto

mente crede derivato da una fabbrica norditalica della


prodotti sono appunto
diffusi

fine

del terzo secolo,

cui
(2).

nell'alta Italia ('),

associati talvolta ai vittoriati

In vicinanza alla tomba N. 357.

che conteneva le monete massaliote venne ricuperato:

Un denaro

della famiglia

Pompeia Adv.

T. galeata di
e

Roma
; :

a d. pre-

ceduta da X. 9-

pi d'un albero lupa che allatta


?).

Romolo

Remo

dietro

ad essa
.

tracce di figura poggiata ad un bastone (Faustolo

Avanzi dulia leggenda


tav.
cii'ca

SEX Po
1,
il

Fostulus ^s.
p.

RoMA;
il

peso gr. 3,7.

Il

Cohen {Mcd. Cons.

XXXIII. Pompeia
a.

264), seguendo
(0.

Cavedoni, assegna la moneta al 184

C, mentre

Ba-

belon

e, IL p. 336) la abbassa sino al 129.

CJ Von Duhn, Die Bcniitzung der Alpenpsse


1892. p. 66-67
e

nota 30).
p.

10.

del Orari
gioni,
p.

s.

Bernardo
del von

Von Duhn & Le imitazioni


II,

Ferrer,

ini AUerthum (nei Neuc Ileidclh. Jahrbikher Le monete galliche del medagliere deW ospizio
si

norditalicho

trovarono nel Piemonte, Lombardia, Gri-

Veneto e Treutino. Alle rasseofne statistiche del Ghirardini (La collezione Barattela in Este
e

127-128)

Duhn

(0.

e.

p.

55-.56)

aggiungansi

altri pezzi

provenienti da localit tren-

tine.

Orgler,

Verzeichniss der Fundorte von antiken


p.
6.

Mnzen
esisteva

in Tirol p. 30.

Noriler,

la-

vini di

Marco
p.

160, lav.

I.

7.

Orsi,

Le monete romane

di provenienza trentina del

Museo
comuni

di Rovereto

Anche a Rotzo presso Asiago, dove

un piccolo
e

villaggio

si

raccolse

qualche raassaliota con qualche vittoriato.


del

Molon. / popoli antichi

moderni dei

sette

Vicentino
(')

p. 4.

Cos nel ripostiglio di


p.
p.

Modena

(fine

del 3"
di

principio del 2" sec.) e ad Este (Ghirardini,

Notizie degli Scavi 1888,


e

200); nel tosorefto


.'JO).

Legnago sono

associate ai denari di 0. Allius

Paetus (von

Duhn

0.

e.

34

CALTRANO VICENTINO

comode
poich
di

268

REGIONE

X.

Il vittoriato

fu introdotto per la

prima volta poco dopo


conto
di

la conquista dell'Illirico

(228

a.

C.) in proporzioni

cambio

colle

tridracme, che cir-

colavano in quella

regione,
;

esso

corrispondeva

a V3
di

del

denaro

romano,

ad Vs dei pezzi
Il

illirici

esso rappresentava cos

una specie

dramma

romano-illirica.

suo peso originario fu di gr. 3,41,

ma

la

prima emissione deve esser stata molto


sono rarissimi. Colla ridug-.

ristretta e di breve durata, perch vittoriati di tal peso

zione del denaro, avvenuta nel 217, anche


gliato alla
serv

il

vittoriato fu ridotto a

2,92, ed egua-

dramma

corinzio-attica;

con

tal

piede

fu tirato

su lai'ghissima scala e

come moneta provinciale

come prototipo ad

essa. Sui vittoriati vedonsi


;

non

di rado

monogrammi
e.

di

monetieri,
la
i

mai per nomi


delle

interi di magistrati

verso la fine

del 6" sec. u.

tutta

coniazione

monete viene accentrata

in
;

Eoma
nomi
di

da

allora scompariscono tutti


netari non si
col
finire

nomi

delle officine provinciali sui vittoriati


e

mo-

hanno prima del 217

son dati con


in disteso,

monogrammi
il

con

iniziali,

ma
(').

del sec.

VI

u. e. essi si

danno

ed

vittoriato va a scomparii-e

Ho
logici,
i

premesso questi cenni generali sul


quali

vittoriato,

per arrivare a risultati cronodelle

emergono anche dall'esame dettagliato

nostre

monete

dallo

studio dei loro pesi.

Siccome abbiamo

esemplari superiori a gr. 3,30

n. n. n.
:

14

fra

gr.

3,30

2,95

210
126
14 126

inferiori

a
si

gr.

2,95

tradotti in cifre cronologiche,

questi dati

esprimono cos

esemplari dell'emissione 228 e poco anteriori

n. n.

217

di emissioni intermedie fra


si

228-217

n.210
sigle della zecca

Maggiori lumi cronologici


del monetiere
n.
:

desumono dalle poche monete con

3 esemplari (58-60) sono coniati da Matienus circa 234 2 8


3

(?)

n.
n.
n.

(61-62) da Metello circa

il

217
stanno fra 218-189.
i

(66-74) da Cn. Bebio Tampilo fra 217-214


(76-78) escono dalla zecca di Vibo
al periodo
e

Aggiungo ancora che


lettere od
IVF
,

228-226 sembrano appartenere


di quattro

vittoriati senza

emblemi rispondenti ad un denaro


e

scrupoli,

di pi quelli con

CM
Ma

la clava.

Al periodo 226-217
il

quelli con

l-,T-,\B

la mezzaluna, l'elmo

gallico,

la

spada gallica, la spiga,


p.

cane, la meta, la

mosca (De Petra, Notule

Scavi 1883

230).

la presenza di circa
il

134 pezzi battuti intorno


sec.

al

217

poco dopo bastano a


a.

collocare

nascondimento negli ultimi anni del 3"

nei primissimi del 2

C.

poich d'ordinario erano cause determinanti di

tali

sotterramenti avvenimenti mi-

litari,

cerchiamo di

stabilire,

almeno

in via di approssimazione, quale sia la fazione

(')

Sul vittoriato

in

genere

p.

85-101.

Babelon, Bescription p. 41

Mommsen Geschichte & segg.

p.

389-99.

Mommsen-Blacas Histoire

II,

REGIONE

Vili.

delle Alpi

269

pu coincidere
col

di guerra svoltasi al pie

vicentine, che

nascondimento

del tesoretto.

Nel 191

la Gallia Cisalpina

tutta

occupata

dai

Romani

la fondazione di

Aquileia 183/82 segua l'installazione definitiva dei Romani anclie nella regime dei
Veneti, che per anche

prima erano

stati in

ottimi rapporti con

Roma

la

debella-

zione poi degli Histri e dei Ligm-i


la conquista

avvenuta pochi anni appresso, nel 178, compie

di tutta l'Italia superiore (').


i

Ma

se

Veneti del piano

si

diedero,

come

pare, a

Roma, senza guerra

e per

trattati amichevoli,

siamo

allo scuro circa le popolazioni della

zona alpina che cinge


e per guerra.

la pianura veneta.

La

definitiva soggiogazione di esse


e

avvenne pi tardo

Dai monti scendevano frequenti


rispondevano
resta oscuro;
le

pericolose le razzie
;

delle trib alpino, alle quali


sul quale parecchio ancora de-

punte otfensive dei Romani


in

un periodo

sappiamo per che

una

di codeste

campagne nel 118 Q. Marcio


Epit.
lib.

bell gli Stoni che abitavano sopra

Verona

(T. Liv.
fine

LXIl).

Tutto ci mi induce a pensare che alla

del sec. terzo, o pi facilmente nei

primi decennii del secondo una punta offensiva dei


abbia distrutto
il

Romani

nelle

montagne

di

Asiago

villaggio di indigeni,

esistente allora al passo dell'Astagus, incen-

diandolo; la sua posizione militare richiedeva che quella chiave fosse in possesso di
chi teneva
il il

piano. Il tesoretto sar stato

nascosto
i

al

primo rumore

di guerra,

ed

fatto che

non venne pi rintracciato prova che


il

suoi antichi possessori eran tutti


le

periti.

Che

vittoriato

fosse

moneta circolante anche presso

trib delle prealpi

venete lo dice la presenza di esemplari dentro casette di villaggi preromani, riconosciute sugli altipiani dei Sette
dici

Comuni Veronesi

sembra avvicinarsi a

Comuni Vicentini, al Bostel di Rotzo (-) e dei TreAnna del Faedo {^). Cronologicamente il nostro ripostiglio quello di Modena, e la tomba colle mezze dramme massaliote
a
s.

dovrebbe di poco precedere


teramento del tesoretto.

la

distruzione del piccolo villaggio, e quindi anche

il

sot-

P. Orsi.

Regione Vili {CISPADANA).


II.
1.

BOLOGNA

Antichit scoperte nella

citt.

In via Ripa di Reno, parte nord di Bologna, scavandosi nella cantina della casa
superiori,
di

n.

41-43 per costruirvi un pilone a sostegno degli ambienti


di profondit

s'incontr

ad

un metro m. 0,25
tutto

una base circolare


il

in

macigno del diam.


di

m. 0,80 alta

fra toro e zoccolo;

primo della grossezza

m. 0,15 sporge due centim.

attorno sul secondo, lasciato grezzo, perch non dovea apparire visibile.

(')

proposito di tale guerra

(cfr.

frammento

dei fasti in Notizie

Scavi 1892

p.

411) torna

al

caso nostro ricordare

che

il

vincitore

di essa C. Claudio ne riport in trionfo


n (Livio

307,000 denari
la

et

victoriatum octoginta quinque milia septingentos ducs

XLI,

13),

il

che conferma

grande

diffusione del vittoriato presso tutte le popolazioni dell'Italia superiore, anche


(2)

non soggiogate da Roma.

Orsi, Notizie degli

Scavi 1890

p.

294.
Lo/j'a

(2)

De

Stefani,

Antichissime capanne di pietra del monte

s.

Anna

del Faedo.

BOLOGNA

270

sig.

REGIONE

Vili.

Stava ad \m metro dal piano

di cantina ed a quattro metri

da quello della strada.

Avvertito della scoperta dal proprietario della casa

Angelo Brunetti, ordinai

che quantunque affiorasse l'acqua

si

approfondisse

lo

scavo tanto da poter riconoscere

se la base fosse al posto originario od ivi trasportata.

E
si

si

pot constatare eh' essa

era al suo antico posto e posava sopra


costruito a mattoni,

un grosso

pilastro quadi'o di

m. 0,70 per

lato,

con

molta regolarit,

del quale

scoprirono circa 40 centim.

ma che

senza dubbio dovea approfondirsi assai di pi.


allargare
lo scavo senza

Ma l'affluire
il

abbondante dell'acqua

e l'impossibilit di

danneggiare la solidit dei muri della

cantina, hanno

impedito
si

di penetrare fino al

pimto dove

pilastro terminava.

Al contrario

potuto verificare che al piano stesso in cui posava la base sten-

devasi un pavimento costruito con grandi laterizi quadri di m. 0,43

0,30, quattro dei

quali ancora aderivano fra loro, mentre altri s'internavano sotto lo strato delle terre su
cui, or

sono trentanni,
in

si

adagi

il

piano della cantina, quando venne restaurata la casa.


riferisce
il

Anche
mento

quell'occasione,

mi

proprietario, s'incontrarono resti di pavi-

ma

fatto a mattonelle esagonali e lucerne e vasetti in terracotta a lungo collo di

quelli soliti a deporsi nei sepolcri.

Una
e

delle lucerne che

ho ancora veduto

di

forma

comune con
all'epoca

il

manico ad anello

e con

due lettere P

M segnate

con la stecca sulla base.

Dal complesso delle scoperte

degli oggetti trovati non pu essere dubbio che

romana

in quel sito sorgevano

uno o pi

edifizi, forse di carattere

sepolcrale,

tenuto conto specialmente del fatto che la localit era situata fuori del recinto urbano.

2.

Al

eh. prof,

don Luigi Breventani debbo la conoscenza della seguente iscrizione

incisa sul rovescio di

una lapide di marmo greco, collocata sopra un loculo


nella chiesa di
s.

di reliquie

riposto nel secolo

XV

Giovanni in Monte qui in Bologna.

La

lapide alta m. 0,20 larga m. 0,25.

REGIONE

Vili.

271

tale

meandro. Al

di

sopra del quale era un grande spazio libero, forse occupato da

pi figure,

ma

di

esse

una soltanto sopravanza


del

neppure intera.
il

Rappresenta un uomo
abbassato.

tutto

nudo

con

l)raccio

d.

alzato

ed

il

s.

forse

Quanto rimane su questo frammento


in

di

macigno

sufficiente per far riconoscere

esso Tavanzo di

una

stele sepolcrale del periodo detto di Villanova,

attesa l'ana-

logia che tanto la figura virile, quanto gli ornati presentano con altre stele consimili

rinvenute specialmente in questi ultimi anni.

>.<^l//

K.

Ad
stele

es.

il

meandro trova

riscontro nella bellissima stele di


il

s.

Giovanni in Per-

siceto edita in questo

Notzie 1893, p. 179; ed


1.

rosone o ruota fu gi notato nelle


(ibid.
p.

Grabinski {Notisie
181,
fig. 5).
il

e.

p.

178,

fig.

1),

Arnoaldi

180,

4),

e Caprara
la quale,

(ibid. p.

In questa ultima poi ricorre altres una figura

virile,

specialmente per

disegno delle
sul nuovo

gambe

divergenti, presenta grandissima somiglianza


di stele

con

la figura virile

frammento

De-Lucca.
E. Brizio.


III.

272

REGIONE

Vili.

IMOLA
un

Antichit scoperte nella citt

nel

suo

territorio.

In una recente visita fatta al Museo d'Imola, ho notato sei pezzi di bronzo facienti parte di
ripostiglio rinvenuto
il

parecchi anni addietro a Rivera, nel podere

Guado, otto miglia da Imola presso


I
1.

borgo di Tossignano.

sei pezzi sono:

Frammento

di

cuspide di lancia,

alto

m. 0,11 a tubo cilindrico con

l'orlo

ingrossato ed ornato di un cordone fra due solchi. L'altezza


alla base delle

del tubo, dall'orlo fino


il

due alette

di

m. 0,08

due

fori

per cui passava


l'orlo.

chiodo che

fermava l'asta innestata nella cuspide sono a m. 0,025 sopra


di
s.

Nella Fonderia

Francesco, conservata in questo Museo, non avvi alcun pezzo di cuspide di lancia

del

medesimo
2.

tipo.
di

Parte inferiore, alta m. 0,085,

un ascia a manico tubulare con sezione quas.

drangolare dai lati un po' ricurvi, simile ad altri esemplari della Fonderia di
cesco e precisamente al n. 7 della tav.

Fran-

XX

della pubblicazione dello Zannoni


il

La Fon-

deria di Bologna. Anche nel frammento imolese


3.

taglio della

lama

ricurvo.

Parte superiore di un'ascia ad alette, anch'essa di un tipo assai comune nella


cfr.

detta Fonoeria,
4. 5.

Zannoni

op.

cit.

tav. VII.

Parte superiore di ascia ad alette del medesimo tipo alta m. 0,10.

Frammentino

alto

m. 0,055
il

di

ascia

ad alette

di tipo analogo al precedente

ma

con la particolarit che

manico non
assai

nettamente separato dalla lama mediante


di

cordone: al contrario sulle

coste

larghe
il

questa, discendono le alette

for-

mandovi un
ascie

triangolo. Presenta

adunque

frammentino qualche somiglianza con


dallo

le

della

Fonderia di

s.

Francesco pubblicate

Zannoni sotto

n.

59

00

della tav. XI.


6.

Frammento
Lo

di piastra di bronzo

alta

m. 0,09 larga nella parte pi svilupl'orlo

pata m. 0,10, con due grossi cordoni a rilievo presso


colare.

che affetta la forma cir-

ritengo un

frammento

di falce, per la

grande somiglianza che presenta con

pezzi analoghi inediti della fonderia di Casalecchio, conservata nel

museo
il

di Rimini.

Argomentando dal complesso degli oggetti che


stiglio di Rivera,

lo

componevano,

piccolo ripo-

sembra spettare

ai

primordi del periodo detto di 'Villanova cio al


gli oggetti della

tempo a

cui rimontano altres in

massima parte

Fonderia di

s.

Francesco.

In un'altra localit dell'Imolese, cio a Monterone detto la Chiesuola,


si

(comune d'Imola) nel podere

rinvenne lo scorso anno un bellissimo coltello-ascia intero, alto

m. 0,21 a

taglio lungo e curvo,

come l'esemplare

della terramara di Castellazzo parital.

mense, pubblicato dallo Strobel nel Bidt. di 'paletn.


Il senatore

tom.

I,

tav. I,

n.

6 pag.

9.

Scarabelli pot eziandio acquistarlo per

il

Museo

di Imola.

Lo
due

scorso anno, circa due kilom. a ponente della citt, sulla sinistra dell'antica
sig.

Via Emilia, nel podere del


iscrizioni

Roncagli, in occasione di lavori agricoli


il

si
r.

trovarono
Ispettore

dell'epoca romana, che insieme con


il

senatore Scarabelli

degli scavi, ho potuto poscia esaminare presso

proprietario.

REGIONE

Vili.

incisa in

273

lastra
di

La prima
m. 0,35.

belle

lettere

su

marmo

alta ra. 0,90, larga

Ji;l

mezzo busto bambino in rilie

IMOLA

274

REGIONE

Vili.

Ho

fatto conoscere al proprietario del

fondo la convenienza di eseguire appositi

scavi per rintracciare gli altri avanzi, che non potranno mancare, del

monumento.

Entro Imola nella piazza Maggiore


guendosi
scavi

proprio di fronte al palazzo comunale ese-

per

lavori

edilizi,

si

scoprirono
di

alcune sepolture

medioevali nelle

quali per erano stati adoperati


l'epoca romana.

come materiale

fabbrica, dei tegoli e

marmi

del-

Uno
gli

dei pezzi di

marmo lungo m. 0,33

alto

m. 0,22

e grosso

m. 0,07, contiene

avanzi di

un'iscrizione sepolcrale incisa in belle lettere:

'IVS

THESEN ERENTI FIL

Sopra un grande tegolo rettangolare, lungo m. 0,60 alto m. 0,52

e grosso

m. 0,08,

impresso

il

bollo seguente (cfr.

Marini-Dressel

n.

695, 773.

cartoriaN

Un
sig.

kilom.

sud-ovest

da Imola,
si

in

luogo detto

Villa

Clelia,

propriet del

conte Antonio Zampieri,

sono scoperte, or fanno pochi mesi, in occasione di


scheletri,

lavori agricoli, quattro

tombe con

tre delle

quali prive di oggetti.

Nella

quarta per con lo scheletro erano parecchi grani di pasta vitrea variegata, simili a
quelli in grande

numero rinvenuti nella necropoli longobarda


si

di Castel Trosino.

fior di

terra poi

erano raccolte, volta a volta, tre fibbie di bronzo di tipo

comune, cio a grosso anello dittico con gancio mobile e ricurvo, ed una fibula di
argento dorato in forma di
caratteristico dei

con incastonatura di vetri rossi; anche questo ornamento

tempi barbarici.
che in vicinanza di
pii

Dalle indicate scoperte sporadiche argomento

Villa

Clelia

dovea esistere un sepolcreto del periodo barbarico, tanto


visita fatta sul luogo, ho potuto accertarmi che le quattro

che in seguito ad una

tombe casualmente scoperte


che
ivi

giacevano

poco

lungi

dall'antichissima

chiesa

di

s.

Cassiano

sorgeva nel

medio

evo, com' indicato nella pianta di

Imola del Ferri pubblicata nel 1705.

E. Brizio.

REGIONE

Vili.

275

FORL, FIUMANA, CASTROCARO

IV.

FORL

Tombe

di et

romana riconomuie fuori

la

barriera

Ravaldino.
Nella cava della fornace Hoffinann, fuori della Barriera Ravaldino, proseguendosi
lo sterro,

verso sud,

a m. 3 di profondit

furono trovare due tombe di et romana,

contigue fra loro, orientate da est ad ovest. Erano di inumati e composte di embrici,

messi a

doppio

piovente,

fornite

solo di

qualche

impressione

digitale,

fatta

sulla

creta molle.

Una tomba mancava

di ogni corredo funebre

l'altra

aveva presso

il

cranio,

una

semplice oinochoe di terra giallognola, striata all'esterno da spessi solchi orizzontali.


I crani e le altre ossa erano frantumate
;

accanto ai

due depositi stava pm'e un


lati lunghi.

grande abbeveratoio di calcare, mancante di parte di uno dei


prime, un terzo sepolcro
;

Lo

credei, sulle

ma

fattolo vuotare dalla terra,

nulla rinvenni che testimo-

niasse l'esistenza di cadaveri.

Ho

acquistato

il

vaso per aggiungerlo agli altri oggetti,

iu pi

volte tornati in

luce in quella localit, e custoditi nel Civico

Museo.
A. Santarelli.

V.

FIUMANA

Altra

arma
p.

litica

trovata nel territorio del comune.

Da

quel colono che raccolse sporadicamente la bella ascia di pietra levigata, deNotizie del corrente anno

scritta nelle

1G6,

mi

stata portata un'altra ascia trovata

poco lungi dal luogo della prima, ed


campestri.

anch'essa tornata in luce in occasione di lavori

meno
e

elegante e pi piccola della ricordata, misurando solo m. 0,66 in altezza


il

m. 0,45 nella maggiore espansione;

suo peso specifico di

grammi

132.

di

roccia verde-cupo, coi

fianchi

tondeggianti

ma

il

taglio invece di essere

arcuato, quasi diritto.

Anche questa pare ricavata da un

ciottolo, e tranne

una schegsi

giatura nel mezzo del tagliente, pu dirsi conservatissima. Per la forma

confionti

una rinvenuta a Remedello {Bull, di

Paletti,

il.,

anno X,

tav.

VI,

n. 5).

A. Santarelli.

VI.
sigillo

CASTROCARO
romano scoperto
sigillo

(frazione del

comune

di

Terra del Sole)

Di un

nei pressi dall'abitato.

Un
di

romano

di

bronzo, probabilmente usato nelle figuline Cesoniane, fu rin-

venuto, non ha guari, nei pressi di Castrocaro.

rettangolare, con presa quadrilunga,

m. 0,45 X 0,15,

reca, a belle lettere rilevate:

M0833
Di questo cimelio ho
di Forl'i.
fatto

acquisto per le raccolte antiquarie del Civico

Museo

A. Santarelli.

35

FIRENZE, AREZZO

276

REGIONE

VII.

Regione VII [ET R URIA).


VII.
dosi
i

FIRENZE
tratti

Continuando

lavori per
si

il

Centro di Firenze, e scavan-

nuovi fognoni in piazza degli Strozzi,


e alcuni

sono scoperti avanzi di muri di era rodi selce.

mana

di

una strada pure romana, lastricata a grandi poligoni

Vili.

AREZZO

Frammenti

fittili

relativi al

coronamento di un

tempio scoperti presso l'abitato.

Devo

ritornare ancora dove sorge la

nuova fronte del teatro Petrarca situata sulla


rinvenutevi
nello

via Guido Monaco, a cagione di altre

antichit
si

scavare le fonda-

menta. Gi ho
e

riferito,

che in quello spazio

esercitavano le figuline Annia,


:

Memmia
fittili

Rasinia, che cessarono al cadere della repubblica

che vi passava una via fiancheg-

giata da sepolcri a fossa e coperti da tegole. L presso apparvero alcuni frantumi

da supporvi l'esistenza di qualche tempietto.

Ora questa ultima

ricerca

pu ricevere una luce maggiore, dacch


ai'etino diverse terrecotte ornate
si

il

sig. dott. rilievi,

Anche

tonio G^iducci ha donato al


si

museo

sono tratte dall'indicato luogo.

Ben
lo

comprende che uno scavo sistematico avrebbe

a noi offerto elementi non dubbi e forse fruttuosi,

ma

le solite condizioni del

lavoro

non

lo permisero

(e

quando mai

permettono?); onde mi valgo della conoscenza

locale, e di alcuni

miei ricordi per trattare tale argomento.


in

Pertanto quando nel 1872 fu tracciata gata la piazza di


s.

quel punto la nuova strada e allarfittile

Francesco,

si

trov alla profondit di due metri un acroterio


di color rosso.
e

colla faccia rilevata di


si

un uomo, dipinto
di

In quel tempo da

attorno

trasse

un piccolo cornicione

marmo,

un capitello corinzio a

foglie di

palma
di or-

acute.

Or sono due anni venne

fuori

una sommit

di pilastro, pure in

marmo,

dine corinzio, che doveva essere posta innanzi ad una delle antae dell'edicola.
I
fittili

poi,

che

a tale tempietto sembra che appartengano, sono di

stile

cos
rico-

diverso, che converrebbe o stimarli di

due

differenti

edifici,

o pensare ad

una

struzione

almeno restaurazione.
di bassorilievo in

Frammento

terracotta

con

tracce di

colorito

bianco, rosso, e
sul

tm'chino, della larghezza di cent.

34 per 20.

Si figura

una Nereide, che seduta

dosso di un mostro marino, viene da questo via trasportata verso destra. Ella
sinistra abbraccia per reggersi
il

colla

collo

dell'animale,

mente

coli' altra

mano

sostiene

una cnemide o gambale

di guerriero.

ricoperta di tunica sottile interiore, e sopra

la cinge la sopravvesta a
ficare la

modo

di mantello o clamide, che dietro le svolazza a signile tracce del colore

grande velocit del suo corso. Nella tunica appariscono


nel mantello quelle del rosso, e
il

bianco

nudo ginocchio

dipinto

di turchino, per

essere quella ninfa marina.

Mancano

alla figura la testa e la parte inferiore dal giil

nocchio in gi. Dell'animale altro non resta che


si

collo con l'ispida criniera;


si

da che
e

argomenta essere un cavallo marino od ippocampo. L'arte

mostra rude

deca-

ROMA

le

277

gettate
colla

ROMA

dente piuttosto che arcaica; e


stecco.
Il

figure

sono

forma

non lavorate

gruppo era levato dalla forma


sia

e fissato

sopra la metopa o spazio apposito


fittili

del fregio, sia con chiodi,


dell'arte

murata:

il

che molto differisce dalle altre metope

campana

o latina.

Si deduce finalmente, che

questa

Nereide

faceva

parte

d'un

fregio,

nel quale

erano figurate e disposte

le

altre Nereidi portanti le

armi di Achille. Tale rappresen-

tanza ripetuta nei vasi e nei sarcofagi, e quivi stava a decorazione di un tempio.

Da
pili

che

si

potrebbe supporre che questo fosse consecrato a Nettuno, o a Vulcano


al

ma
e

probabilmente

dio del fuoco


le

per

avere egli fabbricato le armi di Achille,


il

perch all'intorno erano

fornaci delle celebri figuline, e infine perch

suo tempio
in

era situato fuori della cinta della citt,

come

infatti questo circa

250 metri pi

basso dalla mvu-a dell'antica Arezzo.


Si raccolsero insieme al

bassorilievo

della Nereide un

acroterio di coppo colla

testa di

una ninfa a chioma bipartita


uno
rosa,

e fluente (cent. 13).

Un frammento
e dall'altra

di ornato
giglio,
e

elegantissimo, in cui da
al disopra

stelo si dipartono
e

da una parte

un

un boccio

di

cos

alternamente. Sopra questo ornato stava un ba-

stoncello,

sul quale seguiva

uno

strigliato,

che era coronato da palmette isolate.


e poi

Di queste palmette restano due esemplari,


altro edifizio.

un'altra

pi piccola

forse

di

Frammenti
ciuolo entro

di

embrici ornati a velucchi, e a spirali.


foglia.
i

Frammento

di ornato a boc-

una gran

Non
Base,

saprei poi se

fittili

seguenti siano prodotto di quello scavo, ovvero apparten-

gano ad altro fabbricato antico.


grossa punta di acroterio, in cui impressa a stampa una piccola paltavoletta in cui impressa una colonnetta scannellata.
di

metta.
di

Una

La

parte superiore

ima figura

mimo

colla

maschera scenica (cent. 17).


si

Fuori della citt di Arezzo alla distanza di tre chilometri sulla via che
alla Pieve al Bagner,
e

dirige
altro

anticamente ad Balneum aureuni,


si

stato scoperto

un

sepolcro coperto a tegole, nel quale

sono raccolte due boccette di vetro (ampullae)

una turchina,

l'altra biancastra,

insieme una grossa corniola, nella quale inciso


il

Achille armato dello scudo e dell'asta che riguarda, innanzi di porlo in capo,
l'blmo

bel-

cristato:

buona incisione greca anteriore sicuramente ad Augusto.


G. F. Gamukrini.

IX.

ROMA.
nella citt e nel suburbio.

Nuove scoperte

di anliehlt

Regione
di tufo,
coli

III. Continuandosi
di

gli sterri pel

prolungamento della via


Era costruito

de' Serpenti,

sono stati scoperti gli avanzi

im antico

ninfeo.

in opera reticolata

con le pareti incrostate di pomici ed ornate di conchiglie, di smalti, di pic-

pezzi di

marmo;

la volta era

coperta di sole pomici.

ROMA

una stanza, costruita Nel


sito

278

ROMA

Poco pi innanzi,
riapparsa

cio nel punto ove detta via traversa quella della Polveriera,
in laterizio, con

pavimento a lastrine romboidali di


sotto
il

marmi

diversi.

medesimo, ad un metro
di

livello stradale,

si

sono in-

contrati altri avanzi di costruzioni

varia

et,

ed un tratto di antica strada sel2,

ciata; ed a poca distanza, alla profondit di


circa 5 metri

m.

riapparso per la lunghezza di

un pezzo
,

di

muragliene,

costruito

in

massi rettangolari di tufo

(di

m. 0,60
Fra
alto

X 0,40 X 0,40)
le

in direzione da nord a sud.

terre

si

raccolto

un grande bacino

di basalto,

del diam. di m. 0,75,

m.

0,4.5,

grosso

m. 0,06; un frammento uno


stilo

di fregio fittile

con

piccola parte di

figura femminile ignuda;

d'osso;

due bolli

figlili

che sembrano inediti:

M TITINI
D PR D P F LVCILLAE HELENVS SER

Regione

IV. Sull'angolo della via Cavour

via del Lauro, presso la piazza


si

delle Carrette, costruendosi

un fognolo

sotto

il

marciapiede,
il

sono trovati due rocchi

di colonne di granito orientale, a


di

m. 3,50 sotto

piano stradale.
dell'altro

Hanno

il

diametro

m. 0,70;

la lunghezza dell'uno di

m. 1,50,

m. 2,20.
Suore detto

Regione
un

V. Nel
in

fondare
via di
s.

una nuova parte


Giovanni,
a

del

monastero

delle

del Sangue sparso,


tratto di antico

m. 6,50

di profondit, si incontrato

pavimento stradale, a poligoni

di selce,

lungo m.

4.

pure ap-

parso alla stessa profondit im avanzo di costruzione reticolata; ed a m. 9,50 sotto


il

piano moderno un grosso muro di fondazione, largo m.

lungo circa m. 10, in

direzione da nord a sud.

Intrapresi gli sterri per la fondazione di un


linelli,

muro

di recinto alla propriet

Go-

nella via che suole appellarsi

Curva,

in

prossimit

della via Buonarroti,

stato trovato
di scarico.

un grande ammasso

di

frammenti

fittili,

quivi accumulati quasi in luogo

La maggior

parte degli oggetti proviene

dalle favisse del tempio di

Misi

nerva Medica, che sorgeva in quella parte dell'Esquilino; ove pochi anni or sono
rinvennero simili depositi
p.

di

oggetti
fittili

votivi

(cfr.

Notizie 1887

p.

179, 446; 1888


intiere,

60,

133, 699).

principali
testa,

recuperati sono:
di

8 statuette
simili,

43

sta-

tuette

mancanti della
3 piedi, 2

42 frammenti
1

statuette

90

testine

diverse,

4 mani,
tre figure

braccia,

gamba,

addome,

maschere,

11

gruppi

delle

eleusinie sedenti.

A
e

questo deposito di oggetti votivi erano frammisti molti vasetti, tazze, ciotole
di

simili oggetti di suppellettile funebre,

rozza fattura e di grossolano impasto di

terra nerastra, che certamente provengono

da tombe

disfatte

dell'arcaico sepolcreto

esquilino.

ROMA

Per
i

279

in via

ROMA

Regione VII.
sotto
il

lavori

della

nuova fogna
s.

Capo

le

Case, stata

recuperata, in prossimit della porticella di

Andrea

delle Fratte ed a metri 2,50

piano della strada, una bella statua virile in marmo, tutta ignuda, mancante

della testa, delle braccia e delle estremit inferiori.


del naturale: nello stato presente misiu-a

di

grandezza poco maggiore

m, 1,25
:

di altezza.

Sono

stati

pure raccolti nello stesso luogo

un frammento

di

avambraccio in

marmo; una

testa di putto in altorilievo;

un

piattello fittile, del diam. di


:

m. 1,15

X 0,57 X

0,30 con cornice intagliata e con l'iscrizione

LAPPVLEIVSHERACLIDA- ET
l apfvleivs

cerdo appvleiae satvrninae

li

locvmmonvnentiin frontp-xxin agr-pxxv et-vstrinvmpost-monvmentvmin frontp-xii


.

[1

inagrpxiiconlIbertisetconlIbertabvs-qvi infra-scrIpti-svntdesvapecvniadedervnt APPVLEIA L LRHODINE LAPPVLEIVSLLET DL- SVAVIS


ed un frammento pure di lastra marmorea, che conserva:

Regione
Minghetti,
si

IX. In piazza

di

s.

Pantaleo,

nell'esca vazione

per
di

il

monumento

rinvenuto, alla profondit di


1,85, largo

m.

4,

un lastrone

breccia africana,

con belle macchie, lungo m.

m.

1,18, grosso

m, 0,50.
Cosimato
di

Regione XIV.
profondit di m.

Nell'orto annesso all'ospizio di

s.

in Trastevere, alla

1,60, sono stati


laterizio.

rimessi

all'aperto

gli avanzi

due camere d'et


ed ha
il

romana, costniite in

Una
a

di queste

misura m. 6.40
con

X 4,25,

pavi-

mento
larga

di

musaico grossolano,
v'

semplice

chiaroscuro,

fascia

verso l'estremit,
sciolti,

m. 0,15. Nel mezzo


alla fronte

una grande testa muliebre, con capelli


alla quale

alta

m. 1,05, larga
ha

m. 0,85: attorno

sono

rappresentati

delfini.

L'altra stanza, distante dalla


il

prima

circa

m.

10, misura

m. 3,50X3,10, ed anch'essa
bianco e nero. Sul lato

pavimento a musaico, formato


si

di soli tesselli di

marmo

nord di questa seconda camera

apre un corridoio, tutttora interrato, lungo m. 1,50.


l'an-

Dinanzi all'ultima casa, che forma angolo sulla via dei Tre Pupazzi, verso
tico recinto della porta Castello, a circa

mezzo metro

sotto

il

suolo attuale si sco-

ROMA

m. 33 un

280

di antica strada

ROMA

perto, per la lunghezza di

tratto

lastricata coi consueti

poligoni basaltini.

Via Tiburtina. Nel


sterri

pubblico

cimitero
i

del

Campo Verano,

in

occasione di

per nuovi

sepolcri,

sono stati raccolti


su cui

seguenti oggetti:
legge
:

Manno. Fram-

mento

di lapide ciniiteiiale cristiana,

si

,^rs
S

D M -SANVS- Vix( ME VIIII^'^

La

lettera

nella

sillaba

finale

del

nome

si

vede coiTetta da O.
che

Frammento

di

sottUe lastra di cipollino,


bricate
:

parimente

cimiteriale,

conserva le poche lettere ru-

Bronzo.

Un

pendaglio; un ago crinale; una teca; un ganghero; un anello con chiave;


semi)lici.

due anellini
intiera.

Terracotta.

Una

piccola

lucerna

rotonda

di terra gialla,

Vetro.

Un

piccolo balsamario.

Osso.

Una

colonnina,

lunga m. 0,08.
G. Gatti.

Iscrisioni latine aggiunte alla raccolta epigrafica del Museo nazionale romano.

Tra

monumenti

iscritti

aggiunti

alla raccolta

epigrafica del

Museo nazionale

romano, due meritano speciale studio.


Il

primo, acquistato sul mercato antiquario di

Roma

dal eh. sig. conte

M. Tyszkielarga

wicz, e da lui donato al Museo,

una piccola

lastra

marmorea da colombario,

m. 0,355, alta m. 0,185. Vi

si

legge:

35

e.

V.

cio: Fuscis, cursor prasini,

vix{it) ann{is)

XXIV:
bis
.

vicit

Rom{ae) LUI, ad deam


vicit.

Diam

II,

BoviUis

/,

una palma rev{ocatus)

eandem
.

Ilic

omnium

cursor{um) primus qua die missus


vilio co{n)s{ulibas).

est vicit stai

C{aio) Cestio, M{arco) Ser-

Machao conser{vus) memoriae causa.

ROMA
Fu

281

ROMA

edita in lettere minuscole dal Friedlaender nella sesta edizione della sua Siltci-

cjeschichte (voi. II, pag. 325, nota 7), e brevemente illustrata nel testo, secondo

una

comunicazione a

lui fatta dal prof. 0. Hirschfeld. la lapide

Stando a ci che quivi fu esposto,


bre 1887 sulla via

sarebbe stata rinvenuta nel dicem-

Campana
si

a tre miglia da Porta Portese.

Ma

secondo altre notizie,

che sembrano pi verosimili, sarebbe stata rinvenuta nel sepolcreto di Porta Salara,

che appunto in quel tempo

andava discoprendo {Notizie 1887


Nella
linea
6,

p.

21, 74, 118, 147,

191, 237, 283, 328, 375, 401, 449, 554).

egli

legge sta{dio), non


I

tenendo conto dell'ultima lettera


ogni

come

se il lapicida avesse scritto


lo spazio se

per

ma

ad

modo conviene badare che non mancava

avesse voluto incidere com-

pleta questa lettera.

Nelle iscrizioni latine sono ricordati parecchi

cursorcs e di vario
corrieri (cfr.

ufficio.

Rara1,

mente

si

ha la menzione

di cirsores imhlici, pubblici


dijii.

Cod.

Theod.
I.

27, 1; 16, 61, 10; Noi.


Ili,

4,

12).
{sa

Abbiamo

in

una

iscrizione di

Salona(C.

L.

2007)

ex cursore p'avato

~ probato),

qui confecit sub die

ed in una urbana {C.I.L. VI, 9317): Zonisus, cursor, qui cucunii opere

miliaXCIV; maxime,
il

qui cucurrit annis


epigrafico
:

et

mesis IIII

ecc., e nelle

anse della targa che limita


est.

campo
quali

de tres fratris cursor is unus separatus


i

Pii frequenti sono

cursores dell'imperatore o dei privati, quei lacch,

a piedi precedevano
Suet.

cocchi dei padroni, spesso insieme ai

Numidae
del

(Sen. ep. 123, 7, 87;

Nero 30);
L. Vili,

e questi

cursores
si
s.

servivano per lettere e commissioni.


in

Cursores e
Cartagine

Numidae
(C.
/.

riuniti in collegio

hanno

un'iscrizione

sepolcreto

di

12905)

D. m.

SatHru[_s']

Aug{ustorum) ser{vus)
et

et Tit{:^cus fecit.

Augg.

ser.,

cursores, hie s(iti) s{unt).

Collegium cursormn
ricorre nella
il

Numidaru{n)
I.

Un

collegius (sic)

cursormn
doctor

lapide urbana C.

L. VI, 9316.

questi cursores imperiali vanno attribuiti


(C. I. L. VI, 8800),
il

praepositus cursorum, liberto imperiale


/.

V exercitator cursorum, servi imperiali (C.


il

L. Vili,

12904; Eph. Epigr. 5,366) ed


probabilmente da
serva\^toris2
citarsi

cursore liberto di Acte(C. /. L. VI, 8801). Qui

la iscrizione C. I. L. VI,
n{oslri)'],

241

Genio

soda\_lici'\

lovis con-

cursorum Caesa\_ris

quod Alleelum
servavit~\.

\_'profec{lun)~\

Laudicia

Syriac\_oele~} Aug{usti) lib{ertum)


si

cur[_sorem
(C.
/.

Un
85).

cursore di un privato

ha nel testamento

di

Dasumio

L. VI,

10229

lin.

I corridori nel circo

(Plin. Nat. hist. 7, 84.; Cic. de dioin. 2,


il

144;

Tusc. 2, 23)

sono menzionati, a quanto sembra, tre volte soltanto;

che poco per la quantit


tal

che abbiamo di iscrizioni relative a ludi

probabilmente
ci

genere di corse non era

molto
antica:

in

voga. Tutte e tre queste menzioni poi


in

riportano ad epoca relativamente


/.

abbiamo

primo luogo

fasti prenestini

(C.

L. I- p.

236

cf. p.

317)

quali

segnano al 25 aprile: ludi cursoribus maioribus minoribusque fiunt; segue la lapide


del sepolcreto di Porta Salaria {Notizie
siipra cursores factionis prasinae
;

1880

p.

70):

Q. Antonius Albanus, cursor et


il

finalmente la nostra lapide che ha

pregio di

indicarci dove si fecero quelle corse.

La prima
ferisce

indicazione

Romae

vaga: la seconda invece ad deam


e

Diam

si

ri-

certamente alle feste Arvaliche

completa gli

atti

del collegio,

che parlano

ROMA

282

155
(cf.

ROMA

di

quadrigae

desullores
p.

dall' a.
sg.)-

38

in poi e di birjae dal


ai

Henzen,

Ada

fratrum ArvaUum

36

La

terza ci riporta

ludi

circensi di Bovillae in

onore della gente Giulia, pei quali abbiamo una testimonianza in Tacito {Ann. 15, 23).

Non

offrono alcuna

difficolt

le

parole

con cui termina

il

titolo,

per

le

quali tro-

viamo parecchie analogie. Fusco dovette correre due volte per una palma sola e la vinse; ma oscura invece la lode che gli si fa, di essere stato il primo cursore
che nel primo giorno in cui prese parte alle corse {missus
forse vinse in
est)

vinse stai o sta

/;

una corsa semplice,


il

in quella cio di

un

giro solo di stadio.

La

fazione prasina, cui

nostro

Fusco

appartenne, era la preferita nei primi


il

tempi dell'impero, e la nostra


la pi antica menzione.

iscrizione,

che ricorda

consolato del 35 d.

C, ne

L'altra iscrizione proviene, per quanto affermasi, dalle raccolte del defunto barone

P. E. Visconti, e fu ora acquistata sul mercato di Koma.


di bronzo ansata,

in

ima piccola targhetta

alta cent. 4, larga 7, e dice:

DNGALLA
EPLACIDI

AE-NP

L'ansa a

sin.

forata,

il

che dimostra che la targhetta doveva appendersi

ma
163,

a quale scopo essa realmente servisse, non appare chiaro.

Di 2769)

tali

targhette di bronzo o rotonde {C.


si

I.

L.Yl, 8690, 8691, 8692;

XIV

quadrate

conoscono parecchie,

ma

nessuna contiene un' indicazione sul suo


7.

scopo: talune, come quelle esistenti nel museo Kircheriano (C.

Z. VI, 2148;Orelli
altre

2867) hanno un

foro in

un'ansa, simile a quello della nostra;

invece che in
scritto

un'ansa hanno un foro in alto; altre mostrano nella parte opposta allo
punta, per la quale avrebbero potuto essere
infsse.

una

Talune sono votive:


per
le

altre

hanno

evidentemente
(C.
/.

carattere

di

dedicazioni e

si

distinguono
e

lettere

inargentate
(cfr.

L. IX, 6090, 8; X, 802, 4. 5. 7;

XIV

4120, 4)

per alcune formule

p.

e.

C. I.

L.
Il

XIV, 4120,4):

Salvo d{omino) n{ostro)

Valentiniano p{io) [{elice) Aug{u-

sto)

Paulinits v{ir) c{larissmus) praef{ectus) urb{i) fecit.

Le

altre possono aver doni,


e via

servito ad usi svariatissimi,


schiavi, per bardature
di

come ad esempio per accompagnare


per luoghi di
si

per collari di
dicendo.

cavalli,

uffici
si

pubblici

Per

la nostra targhetta la soluzione forse

avrebbe, se

potessero spiegare le lettere

N-

della terza linea.

Galla Placidia, nominata nella piastrina,


il

la figlia di

Teodosio

I,

che, morto

marito Flavio Costanzio, fu nel 424 mandata da Teodosio II in Italia insieme al


Valentiniano per ricuperare
il

figlio

trono.

Se ne ha ricordo in Kavenna, dove


lei

esiste

la sua

tomba

la chiesa di

s.

Giovanni da

innnalzata.

D. Vagi.ieri.

283

Di una lapide dedicata ad Ercole

vincitore,
tiburtino.

forse proveniente dal famoso santuario

Fu aggiunta
antiquario di
di

al

Museo nazionale romano per acquisto che


cippo

se ne fece sul

mercato

Roma un
si

marmoreo

alto

m. 0,255, largo m. 0,19

e dello spessore

m. 0,08. Vi

legge:

PFVLCINIVS
VERGILI
V
S

MARCELLVS

PRAF -FABRVM-TRIB MiL- legviTgem-felicis PRAEF' EQ_yiT VM AlA PARTHR SVBCVRATOR

ADIVMSACRARVM-ET
OPERVM LOCRVMQ_yE PVBLICOR SVBPRAEFCLA'sS pratmisene'nsis CVRid FACIVNDIS PR- SACRiS

hrcvlIvictrI
P{ublius) Fulcinius
Vergilius Mareelliis, praef{ectus) fabrum, trib{uniis) mil(itum) leg{ionis septimae) Gem{inae) Felicis, p)raef{ectiis) equitmn alae rarthor(um).

subcurator aedium sacrarum

et

operum locorumque

p(blicor{iim), subpraef(ectis)

class{is) praei{oriae) Misenensis^ curio p{opuli)

R{omani) sacris faciundis, Ilerculi

Victor/.

Due

fori

che

si

scorgono superiormente mostrano che


il

il

cippo sosteneva la sta-

tuetta di Ercole Vincitore,

dio protettore dell'antica


C. 1. L.

Tibiir,

donde forse proviene

anche questo monumento (Dessau,


P. Fulcinio Vergilio Marcello,

XIV

p.

367, 495).

uomo
pi

dell'ordine equestre, sino all'epoca di questa

sua dedicazione non aveva


dalla praefectura
p.

percorso veramente una splendida carriera. Prescindendo


titolo

fabmm,

che vera

milizia
e

98)

lo

vediamo anzitutto tribuno legionario

prefetto di un' ala.

(Mommsen, Staatsrecht 2^ La legione VII


78
in poi all'esercito ispa;

Gemina
nico
(cf.

Felice, istituita da Galba, apparteneva dall'anno

Boissevain,

De

re militari prov. Hisp.

p.

32 segg.)

non

si

conosce invece

S.

ANGELO

IN FORMIS

284

si

la residenza

dell'

ala Parthorum,

che non

dovr confondere coU'a^a

/ Augusta

Parthorum
in

di residenza nella Maiiretania Cesariense,


s. v.

almeno dal 107

d. C. (Cichorius,

Pauly, Realencycl. 2^ ed.

ala).

Occup poscia un

ufficio civile, quello

di

subcurator aedium sacrarum

et

operum

locorumque publicorum_, che spettava ai ma che non era ufficio molto alto, come
primo secolo coperto da

cavalieri,
si

come quello

di

curator

ai senatori,

vede dalla nostra lapide e da un' altra

britannica frammentata (C. /. L. VII, 1054).


classis, nel

N pi

alto era l'ufficio del subpraefectus

liberti imperiali

{Eph. Epigr.

4,

926): dal

se-

condo secolo invece da cavalieri,

ma

subito io^o Isipraefectura a to, al principio cio

della carriera; da essa si passava alle procuratie imperiali (C. I. L. IX, 5387, 5439).
Il

nostro Marcello

il

terzo

sottoprefetto della
/.

flotta

Misenate, che
e

si

conosca; gli

altri

due sono Alfenio Senecione (C.


5,

L. X, 3334)

C.

Annio Plaviano {Eph.

Epigr.
Il

699).

curio miiior o curio sacris faciundis o, curio populi


cf.

come qui

si

dice con formula soessere tanto

lita nei titoli sacri,

Romani
ufficio

sacris faciundis,
4,

poteva

un

senatore (C.

/.

L. X, 3761;
il

6439; Eph. Epigr.


sacro,

831), quanto un cavaliere. Per

qxiesf ultimi anzi era

pi alto

che potessero occupare, onde a prefequesti


si

renza
virato

si

dava a cavalieri d'ordine senatorio.

trova conferito dopo

il

se-

equitum

tribimato

Romanorum laticlavio {CI. L.

{C.
II,
/.

I.

L. IX, 2213; XII, 4354), o in genere prima del

1262). Al vero ordo equester appartengono, oltre a


L. VIII,

Fulcinio Marcello, altri tre (C.

1174; XI, 1331; VI, 2169),


e

di cui

il

primo

occup quell'ufficio tra la praefectura fabrum


il

Yadvocatio
insieme
il

fisci,

il

secondo dopo
seviri

sevirato

equitum Romanorum: quest'ultimo


(cf.

solo
p.

di tali

che

abbia seguito la carriera equestre

Mommsen,

Staatsr. 3

157).

D. V.-VGLIERI.

Regione

(LATIUM ET CAMPANIA).

X.
graffila.

S,

ANGELO IN FORMIS

s.

Di una rara
Angelo
in

tegola con

iscrizione

Sui primi del 1890 nelle vicinanze di

Pormis da un

tal

Michele Sciall'ai-gilla

done fu rimessa in luce una grande tegola, sulla quale, essendo ancora
e

cruda

non completamente disseccata, fu tracciato un

graffito.

Mostrata

al solerte ispettore

cav. Gabriele Jannelli, parve

degna di essere aggiunta

alle raccolte del

Museo Camal

pano, ove da vario tempo trovasi esposta.

Avendone esaminato un buon

calco,

pel quale

esprimo la mia gratitudine

REGIONE

I.

Istruzione
in

285

riusc di

S.

ANGELO

IN FORMIS

Ministero della Pubblica

Roma, mi

eseguirne un disegno a

fac-simile, che qui viene riprodotto.

La
La
insolita,

tegola larga m. 0,571; alta m. U.58.


scrittura corsiva, coi suoi tratti connessi
e perci

ed intrecciati,

di

forma piuttosto

di lettura difficile.

La mia

lezione la seguente:

C
fiiigei

Idibus Iidis Celer

bipcdas

VXXXI
Casiliiio
et

Actiim

Modesto II

Probo cos

(a.

228

d. Cr.)

Nella prima riga


pare debba leggersi

punto un po' meno chiaro; il penultimo segno il secondo ET; perch prendendolo per E, l'orizzontale superiore sarebbe

prolungato troppo a sinistra. L'ultima lettera certamente

non G.

'V.

3 l'A

S.

ANGELO

IN FORMIS

ma
lettera
lo

286

REGIONE

I.

in

BIPEDAS
meno

stava in nesso,

l'ultima linea adesso poco sicura.


scrittore

V. 5
,

la

prima

chiara.

Dopo questa
v.

ha lasciato arbitrariamente qualche

spazio.

Del

conservato

tanto poco,

che non sembra possibile una lezione


Il dottore Hiilsen (^)

sicura degli avanzi e molto


l'originale,

meno un supplemento.
228.

che ha visto

ha creduto

di leggervi le lettere

MBRES...
riga

Il consolato

dell'anno

La prima

scritta in caratteri lapidari

probabilmente per farla comparire


con ci segue, non
si

come

soprascritta;

giacch,

che esse

si

connetta

pu mettere in dubbio. Le interpunzioni non escludono assoh.

lutamente che

si

legga
I.

dee,
n.

stante
si

che per

es.

in

una

iscrizione di Heidelberg
I-

(Brambach Corp.
dis m{anibus).
si

Rhen.

1710)

legge con perfetta chiarezza D-

S-

cio

Ma

una

tale scrittura insolita,

ed inoltre ad una tale supposizione

oppone, che, come

dissi, si
si

legge non E
a

ma

(in nesso)
le

ET.
di

dunque

pi probabile,
difficili

che in questo verso


per ad indovinarsi.

abbiano

riconoscere

iniziali
es.
:

quattro parole,

Con tutta riserva proporrei per una specie


;

n{omiii) d{ecurionum) et

c{olonorum).

La
n.

parola bipeda
e presso

per

di

tegole

s'incontra ancora nel bollo Marini

772

Palladio 6, 2

ed ambedue

le volte
i

come qui senza l'aggiunta


n.

di

tegula. Vitruvio usa la forma hipedalis, e cos

bolli

Marini

258

944.

La

nostra

tegola essa stessa una bipeda qnadi-ata. Se le sue dimensioni sono un poco inferiori
di

due piedi romani (0,59 m.),


Il

ci

si

spiega con la diminuzione subita nella cottura.

graffito

dice dunque, che Celer nel 15 luglio former, cio dovr formare te-

gole bipedali in

numero

di

5031. Dalle iscrizioni

di tegole riunite

da

me

nei Jahrp.

bcher des

Vereins voti Alterthwnsfreuiiden

im Rheinlande 67 (1879)
e

75 noi

sappiamo, che un operaio poteva formare in un giorno fra 137

260

tegole. Il nu-

mero 5031

dunque troppo

alto,

e si

spiega forse

come uno scherzo

come una

derisione delle esagerate pretese del padrone.


Il prof.

Barnabei sarebbe di avviso che

si

tratti

di

un incarico per
il

la fabbri-

cazione di 5031 tegole di quella misura, fissato n{oms) dec{embrbus),

quale decor-

rerebbe idibus Juliis.

La formola Actum Actum Pompe is; e cos


di

Casilino
lo

analoga

alla

sottoscritta di documenti, per es.


graffito quasi la

scrittore

ha voluto dare a questo


Casilini appartiene
stato

fomia

un documento.

Casilino

invece di

all'uso
/.

volgare.

L'unica

iscrizione nella quale questo

nome

sia

trovato finora (C.

L. X,

3792, del-

l'anno 387) offre la

medesima forma del

locativo.

La

nostra tegola dunque proin


s.

viene da una figulina casilinense,


in Formis.

ma

fu adoperata per

una costruzione

Angelo

L'iscrizione contornata

con ornamenti a fogliame disegnati ai quattro angoli.


corsiva

Per

la storia

della scrittura

questo graffito

di

im interesse
si
;

speciale,

mancando

finora

un esempio datato per quest'epoca. Nessi simili

conoscevano di gi

dalle tavole cerate della Dacia, scritte ai tempi di

Marco Aurelio

ma

qui

si

trovano

(')

V. gli Atti della Commissione di Caserta 1892 p. 48, ove la sua lezione delle righe 4-6

fu

edita.

REGIONE

I.

differenti in vari riguardi;

287

BAIA, POMPEI

delle legature

anche

l'intero carattere della scrittura corsiva

essenzialmente diverso e lascia vederne lo sviluppo nel secolo intermedio.

Karl Zangemeister.

XI.
di Baia,

BAIA

(conuiue di Pozzuoli).

Il

cav. Cesare Pascarella copi nel Castello


I.
si

ove tuttora murata, la iscrizione latina {C.

L. X, 1750) edita sulla fede

di antichi apograi.

Ne

fece anzi

un fac-simile di cui

deduce la lezione esatta di

quel

titolo,

che merita di essere ripubblicato. Esso dice:

IVLIAE

EroTini

mYsTis-caesaris-vIlic

famila q_vaesvbeo est

OB

MERITIS

ElVS

'

Secondo afferma
traccia dell'

il

cav.

Pascarella, non apparisce nel principio del vs. 3 nessuna


del Maft'ei,
la

ET
il

segnato

nell'apografo

quale

congiunzione modificava
F.

grandemente

senso del titolo.

B.

Xlt.

POMPEI
3^ Eegione

IX

Giornale dei lavori redatto dagli assistenti.


restauri
nell'isola

1-2 luglio. Si eseguono


dell'isola
e
n.

4^ Regione Vili

nella casa n. 5

38, isola l^'^ Regione VI. Gli scavi hanno avuto luogo

nel lato sud della regione Vili.

3 detto. Non avvennero scoperte.


4 detto.

Da un

operaio

della

nettezza

furono

trovate dieci

monete
di

di

bronzo,

nella bottega n. 6 dell'isola

P, Regione XI. Sono: un dupondio

M. Agrippa; un

asse di Tiberio Claudio; un asse di Germanico; due dupondii di Galba; cinque sesterzi

di Vespasiano.

5-10 detto. Non avvennero scoperte.


11 detto.
e

Da un
le

operaio

furono casualmente rinvenuti presso la Regione Vili


di Ercole,
i

propriamente fuori

mura, a sud del tempio detto

seguenti oggetti
;

Terracotta. Statuetta di figura muliebre, panneggiata, con avanzi di colori


della
testa
e

mancante
nella

della
alto

parte

inferiore,

alta

m. 0,670.

Bustino

muliebre,

rotto

parte inferiore;

m.

0,1()5.

Figurina alata, mancante

della parte

inferiore,

alta

m. 0,120. Statuetta muliebre alta m. 0,107. Bustino muliebre, mancante della parte
inferiore,

alto

m. 0,092. Testina muliebre


e piede per base.

alta 0,058. Tredici tazzine ordinarie, con


del

due manichi,
di

La

piti

grande

diam. di m. 0,035, la pi piccola

m. 0,025.
12-31 detto. Proseguirono
i

lavori

nelle

indicate

localit;

ma

non avvennero

scoperte.

BARISCIANO

Reoione IV

288

REGIONE

IV.

(SAMNIUM ET SABINA).
VESTIMI.

XIII.

BARISCIANO
s.
si

D un /sermone
il

latina

di edifieio pubhlico,

seoperta in contrada
Sulla collina a cui

Angelo nel
addossa

territorio del comune.

pittoresco paese di Barisciano, emergono alcuni


lo storico

avanzi

di

castello

medioevale,

famoso un tempo per essersi (come dice

Cirillo) virilmente difeso

e per esser poi stato espugnato e


di

messo a sacco da Braccio


libr.

di Montone,

durante

l'assedio

Aquila {Annali delta citt di Aquila


per una chiesuola

V).

Ora, quegli avanzi sono notevoli


affreschi del secolo

dedicata a
il

s.

Rocco, ornata con

XVI.

sin.

poi di chi guarda

paese dalla via nazionale sopra

un' alta

cima

di colle, di

in continuazione della stessa plaga, nella contrada Castelluccio,


fortilizio

vi sono ruderi

altro

medioevale;

pi su ancora, alcuni pochi accenni

a cinta di

mura

poligonali.
di Barisciano, da

Il territorio

me

esplorato

al di l di queste colline,

fornisce

non pochi materiali per la storia antica di Abruzzo.


detta di
s.

Noto la contrada pi lontana,

Lucia o Cortine della


pioggia non

Villa,

estesamente seminata di laterizi medioevali.


di

Una improvvisa

mi permise

esaminare la parte pi elevata, per vedere

se si presentasse anche qualche elemento storico pi antico.

Tornando per indietro,


detto Fortini di
s.

Basilio.

il tempo meno cattivo mi permise di La denominazione accennava a qualche

ascendere un colle
fortilizio
;

e difatti

potei raccogliervi prove indubbie di

una stazione primitiva. Vi notai una

traccia di

strada con avvallamento, la quale comincia da mezzogiorno, continua verso nord per

terminare poi a levante, dove

il

colle scende quasi a picco. Il colle

medesimo aveva

una cinta ciclopica della primitiva epoca,


m.

riconoscibile ora soltanto a nord e a nord-est.

In quest'ultima direzione le mura rimangono a discreta altezza, in un tratto di


circa
6.

Ad
deri di

occidente di questo colle, presso

il

laghetto di

Valle,
la

vedonsi parecchi rudi

un villaggio medioevale, che dov sorgere dopo


se devesi giudicare dai

distruzione

un vico

dell'et romana,

frammenti

laterizi e

specialmente di mattovico fa menzione


il

nelle rettangolari per pavimenti


citato storico

ad opera spicata.
Villa
s.

E
e

di questo

aquilano,

dicendola
secolo

Basilio

asserendo che ai suoi

tempi,

cio verso la

met del

XVI,
e

esisteva ancora.
in

Girando quindi la montagna, dietro a Barisciano, entrasi


di laterizi dell'epoca

una

valle cosparsa

romana

medioevale.

La

contrada

si

chiama Sant'Angelo. Vicasetta di

cino alla Fontanella v' un antico fabbricato col


ora ricovero di pastori e di gregge.
traccia di pi

nome

di

Sant'Angelo

Le

colline essendo coltivate


e
feci serbare

hanno perduta ogni


di
dolio.

remota antichit. Io vi raccolsi


di un'altura,

un frammento

seppi che appi


di

la quale chiude

la valle verso greco,

e proprio

in

un terreno

Dionisio Marinelli, furono non ha guari scoperte otto o nove tombe a


solito,

inumazione con suppellettile funebre, come di

manomessa.

Il colono

Domenicanin due, e

tonio Jannarelli, nella stessa contrada rinvenne gi

una lapide, spezzata

che

REGIONE

IV.

289

legge ('):

CASTELNUOVO

ora conserva nella sua abitazione,


alta 0,25, dello spessore di

a Barisciano.
si

di pietra locale, lunga

m. 0,54,

m. 0,08. Vi

T TREBIVS-T-FTVBER

CVRIETR /OVESTA
D-S-P-F-C-r-Q^PColgo guest' occasione per
tica
rettificare

un frammento

di iscrizione

dell'area dell'an-

Furfo, riprodotto nel

C. I.

L. IX,
e

n.

3554 con qualche


alte

inesattezza.

di calcare

locale,

misura m. 0,78X0,22X0,17,

le lettere sono
dell' orto

m. 0,10. Trovasi oggi a

Barisciano,
ficare

come parapetto
:

in

un mm-o

dei signori Bernardi. Devesi retti-

come segue

VNIENA- V-F
A.

De Nino.

XIV. Un
burelli,

CASTELNUOVO

(frazioiie

del

coiinme di

s.

Pio delle Camere)


Vestlnl

0(jgctli raccolti nell'agro

deW antica

Peltuino del

tale Loreto Aloisi, alcuni


territorio dell'antica

mesi or sono, facendo uno scassato in contrada Coldi

Peltuinmn, rinvenne alcuni avanzi

un fabbricato, con
fittile,

oggetti in ferro, molto corrosi, che non cur. Conserv solo un' antefissa diocre lavoro, avente nel

di

me-

mezzo una testina muliebre con ornati

in giro.
di colonna, di stile

Lo

stesso,

nella localit

Taverna Nuova, rinvenne una base

dorico, con parte del fusto,

che pure conserva,

Nello stesso agro peltuinate, in contrada Follato, certo Liberatore Casciani, ese-

guendo uno scassato per piantagione


lastre calcari,

di

viti,

trov

un sepolcro composto

di grosse

lavorate a scalpello,
;

ma

anepigrafi. Nell'interno rinvenne


;

uno specchio
;

rotto in pi pezzi

due fibule di bronzo, pm-e rotte


fittili.

un' idria col collo

frammentato

un piatto

due vasetti pure


di Castelnuovo

Nel paese
grafici
:

ho avuto occasione di riconoscere

seguenti resti epi-

1)

Avanti la casa di Domenico de Julio giace un cippo quadi'angolare con

cornice e base sagomata; alto m. 0,60, largo 0,45.


e l'epigrafe

La

faccia scritta in parte rotta,

rimanente

cos'i

evanida che se ne legge appena l'ultima parola:

POSVIT
2) Altro frustolo di iscrizione, in calcare; trovai infisso nella facciata meridio-

nale della casa di Luigi Capiani. Misura m.

0.20X0,18

e reca inciso:

tei

ESHO
LIBEI

(')

La

lezione stata desunta dal calco cartaceo, sul quale

io,

(iatti e

Vaglieri abbiamo tenF. B.

tato invano di trarre altri elementi per dirimere le oscurit del secondo verso.

PREZZA, CHEREMDLE

290

REGIONE

IV,

SARDINIA

3) Nel

muro

di facciata ed in quello a sinistra dell'arco della casa di Sante

Orioli, sono incastrati

due frammenti di una stessa


;

iscrizione, in bei caratteri.


:

Il

primo

misura m. 0,54

X 0,35

il

secondo m. 050

016

Recano

VLGVR

CO Nidi
cio:

FuUjur coadilmn,

cfr.

C. I. L.

X, 1603, 6990

ecc.

N. Persichetti.

PELIGNI.

XV. PREZZA

Tombe

di

et

preromana
la

romana scoperte nel

territorio del comune.

Eseguendosi lavori agricoli nella contrada


Panfilo Sandonato,
si

Chiusa, in terreno di propriet di

scoprirono parecchie tombe formate con lastroni calcarei lavorati

a scalpello, contenenti ossa e vasi rotti.

Dna
menti

delle tombe,

che non fu scomposta, era di m.


sono di et romana.
a

1,70X0,53X0,41.

I fram-

di laterizi sparsi sul terreno,

Una mezza
I

olla,

da

me
La

os-

servata presso detta

tomba appartiene
ad angolo

fabbriche locali.

tegoloni per sono di


con-

due

specie, o con dentatura

retto, o

con dentatura ricurva in fuori.


si

trada rientra nel territorio del Pago Laverno, di cui

sa pochissimo.

Nella medesima
quercia, si rinvenne

contrada,

breve

distanza

dalla descritta

tomba,

sotto

una

un

altro sepolcro a umazione,

con oinochoe rotta, fatta a

mano
filo

ed una collana di ventiquattro cilindretti, scanalati di traverso e tre anellini di


cilindrico,

di bronzo.
le

Questi oggetti sono stati acquistati per


di

pubbliche raccolte del Museo peligno


A.

Sulmona.

De

Nino.

SARDINIA.
XVI,
Presso

CHEREMULE
il

Di una
in

statuetta

di

bronzo probabilmente

votiva, scoperta presso il

Nuraghe

Martirio.
del

Nuraghe Martirio,

territorio

comune

di Cheremule,

il

colono

Bachisio Mannori, rinvenne casualmente una statuetta di bronzo, alta m. 0,096 con
testa nuda, viso ovale, e vestigia di breve tunica stretta al corpo, che termina alquanto

sopra

il

ginocchio, e con patera nella

mano

sinistra.

Sul petto, da sinistra a destra, scende una fascia o tracolla, e per mezzo di un
cordone,

da destra

sinistra,

sostenuto

un pugnaletto

in

posizione

orizzontale,

all'altezza della vita.

La

statuetta, rotta nelle

gambe, doveva essere

infissa

in

un piedistallo, essendo

rimasta parte della radice e della impiombatura.

Questo cimelio
Cagliari.

fu

da

me

acquistato per

le

raccolte

del

Museo Nazionale
F. Vivanet.

di

Roma 15

settembre 1894.

NOTIZIE DEGLI 8CAVI

-SETTEMBRE
Regione
I.

X (YENSTIA).
comune
di

QUATRELLE

(frazione

del

Fellonica)

Di una tomba
lungo
Po,
col

romana

nella quale fu trovato un peso di bronco iscritto.


trovandosi
il

Nel gennaio del 1892 certo Friguani Francesco,

fiume in massima magra, vide nella localit Merlino, in fondo alla scarpata dell'argine, verso acqua,
laterizio.

pochi centimetri sopra

il

livello della stessa,


altri di varie

affiorare

un grosso

Spinto dalla curiosit a levarlo, ne trov

dimensioni (m. 0,60

0,45

0,40 per lato) connessi tra loro con calce.


tard quindi ad accorgersi che era una tomba a cassettone (m.
i

Non
che,

1,60X0,60);
ad acquidi

poich ne trasse residui d'ossa cremate, ceneri e carboni, nonch

seguenti oggetti,

merc l'intermezzo dell'ora defunto parroco don Giulio


per
la

Ori,

riuscii pure

stare
gr.

mia

collezione

archeologica

Sermidese.

lroiao.

Peso

romano

101,30

{t'iens),

in forma di palla

a due coni tronchi (alt.


il

mm.

20), uniti per

la base;

l'inferiore
in

pi basso

scodellato,

superiore recante incastrati a quadrato

tre rettangoletti

lamina di rame:

del quarto

segno ponderale riuiasto l'incavo

vuoto. In giro al cono superiore reca in argento le lettere:

EX
cio:

CA
2765rt).

ex{actum ad) Ga(xtof/x)

(cfr.

Wilmanns
in'

Asticciuola

cilindrica

ben

modellata, e terminante a spatoletta


anelli
di cordone

forma di foglia d'ulivo (lung.


18,20,25).
di gr.

mm.

07). Tre

cilindrico (diam.

mm.

d'altro anello.

Frammenti
(trietis)
,

di

sottile

lamina
e

Piombo. Peso romano

103

in

forma discoide

impronte non bene discernibili (diam.

mm.

40).

con

Monete. Medio bronzo dei primi

Cesari (obsoleto). Piccolo bronzo di Antonino Pio (obsoleto). Raro medio bronzo coloniale di Antonino Pio, coniato a Licopoli nella

Tebaide egiziana, avente nel rovescio

un lupo

volto a sinistra, e sormontante

un

delfino (?).
e

Vetro.

Palla prismatica di

color verde, formata

da 18 faccette quadrate

da 8 triangolari, misuranti ciascuna

poco

meno

di

10

mm.

periato; probabilmente giuocattolo da fanciulli. Collo di vaso


e

a ventre quadi'ato in color bianco,


lare oggetto, probabilmente

frammento

di altro simile.

Terracotta. Singo-

una luceruetta priapiforme, di cui nessun esempio simile


37

VERUCCHIO

una
Osso.

292


Pietra. Tre dischetti

REGIONE

Vili.

finora

si

rinvenne.
e

Due

piastrelle lusorie tonde, di colore bianchiccio (diam.

mm. 20
forma
di

25),

delle quali scodellata.

pure lusori a

bottoni

lisci, e di

colore bianco-giallastro (diam.

mm.
la

14.

15 e 16). Guscio

di lumaca.

Da quanto
stata di

stato esposto apparisce verosimile che


e

tomba

del Merlino fosse

un fanciullo

probabilmente del tempo degli Antonini.


ancora
nel

L'essere stata

poi trovata in scarpa d'argine, e verso l'acqua, conferma


il

una volta

le

induzioni che, circa


intitolato: Il

corso antico del

Po ebbi

gi ad enunciare

mio volume

Territorio

Sennidese (pag. Ili

e seg).

G.

Mantovani.

Eeoione Vili {CISPADANA).


II.

VERUCCHIO, SPADAROLO,

RIMINI

I"

Relazione sulle sco-

perte archeologiche nel Riminese.


Verucchio.
Nel giugno dell'anno 1893 eseguendosi alcuni
Lavatoio presso Verucchio, propriet del
lavori agricoli in
si

un campo detto
casuale

dottor Nicola Kipa,

scopersero
oggetti

mente alcune tombe,


bronzo.

da cui

contadini estrassero alla rinfusa

fittili

di

Ne Un

indico

principali.

piccolo ossuario biconico in terracotta, perfettamente conservato, alto m. 0,28,


graffiti

ad un sol manico con meandri


ne formava
il

sotto

il

collo e sul ventre, e con ciotola che

coperchio.
di

Un' armilla a grossa verga


conservata; diam. 0,07.

bronzo,

ripiegata

due volte sopra s

stessa,

ben

Altra armilla, costituita per tutto


il

il

giro del cerchio, da

filo

gemino

di bronzo,

quale alle estremit convertesi in

filo

tremolante; diam. m. 0,05.

Un'ornamento formato con lastrina trapezoidale sormontata da disco lavorato a


giorno con figura maschile nel centro e due volatili ai piedi, simile ad altro esemplare,

ma un
pag.

p guasto, esistente nella fonderia di


tav.

s.

Francesco (Zannoni,

La fonderia

di

Bologna

XLVI,
17.

n.

62). Si confronti

il

disco di Spadarolo

descritto pi avanti

308

e fig.

Tre fusaiuole coniche

lisce.

Due

fibule a grosso arco ritorto di bronzo, alte


(fig.

m. 0,47, l'una perfettamente con-

servata, e l'altra priva dello spillo

1).

Altra fibula con arco fatto a due robuste verghe rafforzate ciascuna da sette nodi
di cui quello centrale pi grosso
:

manca

dello spillo e della staffa(fig. 2).

Per la forma

numero dei nodi ricorda un poco la fibulina pubblicata dal Gozzadini, {Scavi Arnoaldi Veltta.^. XII, n. 14) e da Montelius {Spnnen fran bronscddern ecc. pag. 115,
ed
il

n.

128); se non che, ripeto, l'arco formato non da una

ma

da due

aste.

Altra fibula

REGIONE

Vili.

293

ma
ad un solo
arco,

VERUCCHIO

con pi nodi simile a questa di Verucchio,

venne

pubblicata
p. 218).

daU'Undset, che la giudic di origine greca {Zcilschrift

fir Elluioloy.

1889,
stalla

Due

fibule a navicella

vuota

con

a lungo

canaletto fiuiente in bottone, del tipo di quella pubbli-

cata da Montelius op.

cit.

pag.

178,
filo

n.

170.
girato a

Una

fibulina

semplice

di bronzo

doppia spirale, come altre simili provenienti dalla tombe


arcaiche Benacci
po' pi semplice,
(fig.

3).

Di

un

tipo simile,

ma im

cio senza la spirale raddoppiata, la

fibula edita dal Montelius op. cit. p.


Fig.
1.

78, n.

102.

Una grande
longitudinali
fusi.

fibula

a navicella

vuota

con solchi

Una

rotella di bronzo traforata a giorno col

mozzo, simile ad altre uscite dalle

necropoli tipo Villanova di Bologna e di Chiusi e che, da rappresentazioni plastiche


provato, servivano per annodare e

rassicurare

capelli dietro la

naca

(fig.

4)

(').

Fig

2.

Fig.

Fig

Una cuspide di lancia in Un orecchino formato con


tre occhielli disposti in
Il
fila.

ferro,

lunga m. 0,30.

spillo piegato a cerchio ed ornato presso la testa di

complesso

di

questi oggetti, trovando esatti riscontri in altri dei sepolcri fel-

sinei Benacci,

Caprara,

od

Arnoaldi e della Fonderia di


stati

s.

Francesco, non lasciava

dubbio che
di

le

tombe da cui erano

estratti appartenessero al tipo di quelle dette

Villanova.

Incoraggiato da questi casuali ritrovamenti

il

proprietario del fondo, dottor Ripa,

chiese ed ottenne dal Governo la licenza di proseguire le indagini con


zione

una esplora-

ampia

e regolare.
il

Un

suo parente

sig.

Alessandro Tosi, dottore in medicina


le

scienze naturali,
archeologia, gen-

ma

che per qualche


si

anno avea pure frequentate

mie lezioni

di

tilmente

offerse di presenziare

assiduamente quegli

scavi, e notarne le particolarit,

secondo le indicazioni da

me

suggeritegli.

Al quale

scopo

g'

indicai

anche

libri

(')

Milani,

Monumenti etruschi

iconici d'uso cinerario

tav.

Vili,

ii.

14 e

14'"'^;

cfr.

p. 311).


A
lavoro finito

294

difficili

REGIONE

Vili.

che dovea consultare alcuni dei quali, rari e

a trovarsi, gl'imprestai io stesso.

mi trasmise una

estesa ed accurata relazione acccompagnata da taluni

disegni, eh' egli render poi di pubblica ragione, dalla


fatto pi interessanti relative allo scavo (')

quale ho

tolto le notizie di

La sua importanza
tipo Villanova,

consiste non tanto negli oggetti forniti,


e

quali in complesso

ripetono quelli caratteristici

noti

delle altre necropoli,


il

specialmente felsinee, del

ma

nel fatto eh' esso

primo scavo metodico eseguito a Verucchio,


l'esistenza presso quella citt

dal quale
di

si

pu ora con

scientifica certezza stabilire

una estesissima necropoli


Finora la
si

tipo Villanova.

poteva soltanto congetturare dagli oggetti

che a datare dal prin-

cipio di questo e forse anche dal

XVII

secolo

si

erano o per caso rinvenuti od irre-

golarmente scavati,
nero

che andarono qua e col dispersi e solo accidentalmente ven-

ricordati o pubblicati ora in questa ed ora in quella

Memoria

(-).

Al contrario tutta
in seguito dal
scientifiche,

la e

suppellettile

raccolta dallo scavo

Ripa venne acquistata


le odierne esigenze

Governo

depositata,
di

tomba per tomba, secondo


vetrina

nel

Museo Civico

Rimini, in apposita

costruita a spese del

Municipio

di

quella citt.

Questa suppellettile insieme agli oggetti della


di

nota

fonderia,

di

Casalecchio,

Rimini

{^)

ad

altri rinvenuti

in parecchie

localit del riminese, star

ad atte-

stare al dotto visitatore l'estremo confine orientale, a cui sul versante adriatico arri-

vano

le

necropoli tipo Villanova.

Le quali ad occidente sono limitate dal


passano
il

Panaro,

come

ad oriente

non

oltre-

territorio riminese,

certo

non

il

Foglia,

al di l

del quale appare subito

un

altro tipo di necropoli

preromana,
(*).

quella

cio fin d' ora gi

ben nota col nome

di necropoli tipo Novilara


Il

podere Lavatolo che racchiude


in

il

sepolcreto trovasi un kilom. a sud-sud-ovest

di Verucchio,

un campo detto

del

Tesoro,

che prospetta

il

fiume Marecchia, al

quale sovrasta circa 200 metri ed alle radici di un colle detto Monte della Baldissera
fra queste e la via

comunale che conduce

al

Montefeltro (Cfr. Tosi op.

cit.

tav. 27).

Questo monte

s'innalza a guisa di enorme

mammellone

fra

la

sponda destra del


detto

Marecchia e 1^ valle verucchiese. Sulla sua cima stendasi un grande pianoro

(')

Dopo

la

consegna

di questo
:

mio lavoro (26

luglio 1894) al Ministero,

il

dott. Tosi

ha pubVil-

blicato la sua

Memoria

col titolo

Relazione degli scavi eseguiti in un Sepolcreto

del

tipo

lanova a
(2)

Verucchio con due tavole. Rimini 1894.


A. Pecci, Cenni sui sepolcri della
ital.

prima epoca
della

del ferro scoperti a

Verucchio 1893;

cfr.

Bullettino di paletnol.
(3)

1894, p. 34.

Luigi Tonini

negli

Atti

Memorie
224

R. Deputazione di storia patria delle Ro-

magne

1867, p. 127.

(')

Notizie degli scaci 1892,

p.

e 225.
3,

Negli Atti
1,

Memorie

della R. Deputazione di
in terracotta
e

storia patria delle

Romagne

1885, tav. V,

pag. 181, n.

ho pubblicato un vasetto

conservato nel Museo di Bologna e eh' era stato rinvenuto nel traforo del tunnel fra Pesaro
tolica.

Cat-

Quel vasetto caratteristico delle tombe tipo Novilara, dimostra che queste tstcndevansi an-

che sulla sinistra del Foglia.

REGIONE

Vili.

di

295

col

VERDCCHIO

Piaii del Monte,

forma pressoch

circolare,

diametro di oltre mezzo kilom.

Nella punta sud di esso sorgeva un antico convento dei Cappuccini, e ad ovest trovasi la Rocca

Capo

di

Monte con
di

la quale

il

Baldissera collegato

su cui costruito

attualmente un monastero

monache.

Uu

largo e profondo avvallamento che notasi

quasi nel mezzo del pianoro in direzione da nord a sud, viene dalla tradizione locale
attribuito all'esistenza di

un antico

lago,

che

sarebbe

stato in seguito

prosciugato,

aprendo dal lato sud-ovest un varco alle acque.


In molti punti di quel pianoro appaiono a
fior

di terra,

frammenti

di vasi, spe-

cialmente

di

dogli,

del periodo di Villanova, rimessi in luce, nel dissodare le terre,

insieme con zolle tinte di cenere e picchiettate di carboni. Parecchi di quei cocci ho
raccolto io stesso in poco tempo.

Scavi

appositi,

quanto mi fu
ivi

riferito,

non vi

vennero mai eseguiti.

Ma
La

noi
le

pu essere dubbio che

sorgessero le capanne di

quella gente che ha lasciato


passato, nei dintorni.

tombe

tipo

Villanova,

gi molte volte scoperte in

localit

era molto adatta per abitazione, non solo in grazia

dell'esteso pianoro e della elevata postura, la quale offriva


assalti nemici,

una difesa naturale contro


in nu-

ma

specialmente per la ricchezza delle acque, manifestantesi


e

merose sorgenti ond' erano

sono tuttavia circondati


il

versanti del monte.

Una
cos'i

di queste esiste poco sotto

ricordato convento dei Cappuccini, e da un'altra,


di kilom.

detta con voce dialettale

Brista,

ad un quarto
il

da

esso,

sgorga un' acqua

fresca che pare diacciata.

Lungo

versante est del monte avvi una terza sore

gente che chiamasi Doccia, copiosissima di fresca

salubemma

acqua, con gettito sempre


i

abbondante anche nei periodi


ad attingerla da otto
e

pii

lunghi di siccit, durante

quali la gente, accorre

dieci kilom. di distanza.

Ai piedi
poli,

tutto intorno a questo

monte

di Baldissera dovea estendersi la necro-

perch gi in parecchi punti di essa, in occasione di lavori agricoli e specialfilari

mente nel piantar


ambra,
di bronzo,

di

viti,

s'incontrarono sepolcri, da cui

si

ebbero oggetti di
situato

fibule,

ciste,

morsi,

paalstabs

ecc.

Il

podere Lavatoio,

anch' esso, immediatamente alle radici del monte dal lato sud, dovea contenere, per

quanto

si

pu dedurre dalle scoperte

fatte finora,

un gruppo

di

tombe molto arcaiche,

alle quali altre in seguito se ne sovrapposero di et pi recente.

Gli ossuari delle tombe

pi

antiche,

tutti

del

tipo

doppio tronco di cono,


al-

sormontati da ciotola

con una sola ansa ritorta, presentano un forma piuttosto


il

lungata, con fascie di meandri leggermente graffiti sotto

collo e talvolta sul ventre.


si

Di

essi

porge un' idea l'esemplare della


il

tomba 38 che qui

pubblica

(fig.
e,

5).

No-

tevole

fatto che tutti gli ossuari, sono dal


storti,
il

pi al meno, irregolari,

per dire

la vera parola,

che attesta l'imperizia degli antichi vasai verucchiesi.


di

Con una
di

serie di trincee

forma

lunghezza varia fu esplorata una superficie


si

terreno di circa

100 m.q. nella quale

posero allo scoperto 52 tombe situate a

distanza irregolare fra loro, alcune ricche di oggetti,


tutto prive.

ed altre che n'erano quasi del

Anche

la loro profondit

era molto difl'erente, oscillando da

m. 0,40

m. 1,00

talvolta a
il

m. 2,00, secondo l'inclinazione del terreno,

e ci in causa,

come

bene avverte

dottor Tosi, dei processi di denudazione, a cui col

tempo and sog-

getta la superficie di quel colle.

VERUCCHlO

296

REGIONE

Vili.

Delle 52 tombe alcune erano scavate in semplice buca, altre con


stite

le pareti rive-

tutto attorno da grossi ciottoli a secco,

come

nelle pi ricche ed arcaiche


(').

tombe

Benacci presso Bologna ed in quelle di Villanova edite dal Gozzadini


stesso,

L'ossuario
sol

della nota forma

di

due coni riuniti alla base, quasi sempre ad un

ma-

nico e coperto di ciotola, posava ordinariamente sopra

un denso

strato carbonioso e

conteneva nell'interno ossa combuste, accompagnate talvolta con qualche ornamento


di bronzo,

per lo pi fibule.

FiG.

5.

Gli oggetti per in generale giacevano fuori dell'ossuario.

Ma
Ad
in

assai degno di nota


altri
il

il

fatto

che qualche volta gli ossuari erano cos

vi-

cini gli uni agli


es.

che quasi

si

toccavano.
del sepolcreto entro
"

riferisce

dottor Tosi, che in un punto


si

uno spazio

largo appena m.

3X4,50

trovarono circa 30 tombe

le

pi adossate l'una all'altra

modo che un
il

ossuario posava talora direttamente su quello sottoposto, altra volta


i

occupava
fra loro,

poco spazio che intercedeva fra

coni superiori

di ossuari che aderenti

formavano come un piano inferiore

{^) .

(1) ()

Di un

sepolcreto etrusco scoperto presso Bologna


cit.

tiiv.

I,

n.

2 e

4.

Tosi, op.

pag. 11.

REGIONE

Vili.

297

VERUCCHie

questa una particolarit non mai osservata finora nelle necropoli tipo Villanova,
dei terramaricoli
e
i

ma

soltanto in quelle
i

sar certo

un valido argomento per quei

dotti, fra cui

professori

Helbig

e Pigorini,

quali propugnano l'afliuit etnografica dei


detto di Villanova,

terramaricoli e degli Italici


civilt di questi ultimi altro

del

periodo

anzi ritengono
di

che la

non sia fuorch un ulteriore

sviluppo

quella delle

terramare.
D'altra parte non dev'essere trascurato l'altro fatto, notato pure dal dottor Tosi,

che gli ossuari di Verucchio variavano bens in grandezza,


biconico, detto di Villanova,

ma

erano tutti del tipo

che nelle necropoli

dei terramaricoli finora non

mai

apparso.

Gli ossuari di Verucchio estratti dal fondo Ripa sono quasi tutti ornati di disegni

geometrici

graffiti,

raramente impressi

e gli

ornati stessi consistono di meandri, croci,

triangoli, senza

neppure un accenno a figure

d'uomini,

d'animali o di piante,

come

per

es.

negli ossuari del sepolcreto Arnoaldi

('). Il

che d a questa parte della necropoli

verucchiese finora scavata un carattere piuttosto arcaico, confermato altres dai bronzi
rinvenuti, specialmente dalle fibule,

parecchie

delle

quali

vanno annoverate

fra le

pi antiche che siano finora uscite dai sepolcri tipo Villanova.

Ad

et relativamente pi tarda spetta soltanto

una tomba

in

cui l'ossuario non

era deposto nella solita buca,

ma

entro

un gran

dolio di terracotta,

difeso da pareti

di ciottoli a secco, e circondato

da numerosi vasetti accessori, notevoli per maggiore

eleganza di forma e per una perfetta cottura.


notate altres nelle tombe a dolio dei predi

Le

stesse particolarit

si

sono pi volte

Benaeci ed Arnoaldi in Bologna, spetle

tando anch' esse ad et pi tarda

che

non

tombe a buca

{^).

Ma

ci che

meglio

conferma

il

periodo pi inoltrato della sepoltura a dolio di Verucchio l'essersi rin-

venuta nel suo interno, sotto alcuni vasetti accessori, anche una lunga lancia di ferro
e

frammenti

di

spada pure

di

ferro.

Una seconda tomba


trata

a dolio,

ma

anteriormente frugata,

si

era casualmente incon-

dapprima

in

occasione dei lavori agricoli,

ma

non

si

tenne conto degli oggetti

che essa conteneva.

Debbo

infine notare che oltre le

tombe

di

combusti
il

si

rinvennero pure delle ossa

incombuste di uno scheletro, che, a quanto


superiore sopra lastre di sasso

riferisce

dottor Tosi, posava con la parte

grezzo

di

varia forma e grandezza,

ma

non ora

cir-

condato da nessun oggetto.


Perci non possibile determinare
il

tempo cui
e

spetta.

queste indicazioni generali sul carattere


delle

sull'et

del sepolcreto faccio ora


o la copia degli

seguire la descrizione
oggetti forniti.

tombe pi notevoli per

la singolarit

(')

Gozzadini, Scavi Arnoaldi

^ei

taf.

e VI.

(')

Anche

le

tombe a

ziro di Chiusi

e quelle di

Corneto, a giudicare dagli oggetti che conle e

tenevano spettano ad et pi tarda che non quelle in semplice buca. Per


si

tombe

a ziro di Chiusi

confronti specialmente Milani,

Monumenti

etnischi iconici cac.^a.g.ZW,

per quelle di Corneto

Helbig, Notizie 1894, pag. hK

VERUCCHIO

1.

298

suolo
e la

REGIONE

Vili.

Tomba
niche
lisce,

Apparsa a

circa

40 centim. dal
cremate

con l'ossuario ridotto in

minuti frammenti conteneva, fra

le ossa

terra di rogo, tre fusaiole co-

quattro pendagli, otto fibule, una piastra quadrangolare di bronzo ed un

anellino di ambra.
I

pendagli

alti
:

m. 0,06 massicci, hanno forma di battagli con appiccagnolo.


prima a navicella piena alta m. 0,07,

il

Delle otto fibule

la

liscia

manca

dello spillo

la seconda, priva anch'essa dello spillo,

formata con
filo

sottile

fettuccia liscia di

rame

rivestita con fodera di bronzo

imitante

a spirale; la terza alt. m. 0,05 a

gondola piatta con solchi obliqui; e tre altre sono ad arco semplice con solchi nell'una
obliqui, nell'altra orizzontali, nella terza piccoli e finamente incisi.

La

settima una

piccola fibulina ad arco semplice perfettamente conservata con solchi, fini orizzontali;
l'ottava

un frammento

di fibula a filo attraversato


di

da sezioni discoidali di ambra.


bronzo ripiegata
con
sopra s stessa
di
fori pervii

in

La placca consiste di una sotti 1 laminetta modo da formare un quadrato di m. 0,07 X


lati verticali, e nell'altro soltanto

0,07,

una

serie

lungo uno dei

due a ciascuna

testa.

Delle due facce

una

liscia,

l'altra ornata
i

da puntini a sbalzo che formano un quadrato intersecato


quattro triangoli che ne risultano, riempiti da una bulla.

da due linee diagonali con


Nella tomba erano

ancora

pochi

frammenti

di piccole

spirali detti saltaleoni.

Tomba
sotto
le
il

2.

L'ossuario bicouico ad un sol manico ritorto, alto m. 0,30 e graffito

collo e sul ventre a semplice

meandro

si

raccolse intero, e contiene tuttavia

ossa cremate e frammenti di due fibule ad arco semplice ritorto.

Tomba

3.

Anche

in questa,

il

cui

ossuario

si

estrasse per in frammenti,

erano cinque fibule di bronzo, una delle quali con l'arco formato da una lastrina sor-

montata per tutto


conici a

il

suo sviluppo da una serie di tubetti


di tre e tre, e dira-

spirale distribuiti a gruppi

mantesi ogni gruppo da propria


sovrapposta.

linguetta

l'una

all'altra

La

staft'a

consiste di

un disco

elittico

ornato

presso all'orlo tutto attorno con fasci di lineette curve alternate con altre a spina di pesce,
croci
inciso.
e

nel
il

mezzo con due


tutto

ansate

ed un

quadrato ripieno,

finamente

Fra

l'arco e la staffa interponevasi di ti'averso


di

una

piastrina

tubolare

bronzo,

solo

in

parte

conservata,

anch'essa

con

fini

incisioni

di fascie di linee e di qua-

dretti (flg. 6).

un
Due
Fio.
6.

tipo di fibula molto arcaico,

solo

rare volte

occorso nelle

tombe

tipo Villanova.

fibule con l'arco sormontato

da tubetti conici a
n.

spirale eransi

pure

trovate nella
i

tomba Benacci

689.

Ma
di
tre

negli esemplari felsinei

tubetti conici sono distribuiti

ai

quattro

capi

piastrelle quadrangolari allineate ed inchiodate sulla lastrina

dell'arco.

Oltre ci lo spillo

non appoggiasi pi sul largo disco aperto,

ma

rac-

chiuso entro breve staffa piegata, indizio di fibula

meno

arcaica.

Questo tipo di fibula molto probabilmente

derivato dalle fibule ungheresi con

REGIONE

Vili.

299

(Hampel,

VERDCCHIO

l'arco ornato ora di quattro,


e

ora di sei tubetti conici a spirali disposti lateralmente

con la staffa similmente

formata con disco a spirale

Alterihimer der

Bronzezeit in

Ungarn

taf.

XL

XLI,

n.

4).

Delle altre quattro fibule ch'erano nella

tomba verucchiese, una dovea formar paio


il

con quella ora descritta,

ma

non ne rimane che

disco

due sono ad arco semplice

finamente ritorto, e la quinta consiste di un frammento di arco ad asta quadrangolare


avvolto in
filo 1.

di bronzo girato a spira.

Tomba
il

L'ossuario, ridotto in frammenti, era coperto da ciotola notevole per


figura

manico fomiato da rozza

femminile
fori

con la

mano
(fig.

sinistra

distesa sul seno

e l'altra al basso ventre, e con

due

presso le orecchie,
di

nei quali, all'atto della


7).

scoperta era ancora

infilato

un cerchietto

bronzo

Questa rozza figurina


il

sembra imitazione

riproduzione plastica degli idoletti in bronzo che


Difatti
nello
stesso territorio

commercio
a

importava sulle coste dell'Adriatico.

riminese, cio

Spadarolo, distante circa 3 kilom. da Rimini sulla strada di Verucchio, cinque anni
addietro scoprironsi alcune

tombe

tipo Villanova,

dalle quali

il

dottor Tonini ebbe


la figurina
si

parecchi bronzi conservati ora nel


tata,
(fig.

Museo

di Rimini.

Fra

essi era

sormon-

a guisa dei ciondoli, da anello, la quale in grandezza naturale qui


8).

riproduce

Fig.

7.

Fio.

8.

Rappresenta una donna del tutto nuda, similmente con la mano sinistra distesa
sul petto e con la destra sul basso

ventre. Il sesso non

indicato,

ma
di

soltanto

il

seno e questo mediante

due

circoli

concentrici impressi,

con foro nel mezzo. Dalle

orecchie poi traforate doveano pendere,


cerchi metallici.

come nel rozzo

idolo fittile

Verucchio,

Questa quarta tomba conteneva altres due armille a spirali ed una catena, pregevoli per la loro bellezza e conservazione.
di

Le due armille

costituite
di in

da robusto

filo

bronzo lavorato a spirale di 21

giri,

misurano una lunghezza

m.

0,1,5

e con-

servano ancora tutta la loro elasticit.

ciascun capo terminano

un occhiello da

VERUCCHIO

due
anelletti.
(fig.

300

REGIONE

Vili.

cui dipendono tuttora

Una

delle armille poi avea infilato fra le

spire

una fibula ad arco semplice


Per
il

0).

tipo ed anche per la conservazione si possono confrontare con due armille a

spirali del

Museo

di

Bologna provenienti dalle tombe Arnoaldi, ed ancora


non in
anelli,

inedite,

cui capi per terminano


spirale,

ma

in tubetti conici

lavorati similmente a

come quasi

tutte le armille dello stesso tipo raccolte negli altri sepolcri fel-

sinei dei predii Benacci,

De Lucca
il

ecc.

Intorno alle armille, riferisce


anelletti

dottor
e

Tosi,

si

trov

una catena

costituita di

gemini della stessa grandezza

forma

di quelli uniti
11

ai capi dell' armilla,

onde pare potersi dedurre che fosse ad essa appesa.

ramo meglio conservato miraccolti in grande

sura una lunghezza di m. 0,50 e da esso dipendono catenelle simili pi brevi.


Altri anelli
sciolti
e

copia

sparsi per la tomba,

doveano comporre una seconda

catena uguale alla precedente.

Nel piano della tomba erano


grani sferoidali di
filati

altres

parecchi

ambra

di

vetro scuro, gi in-

in archi di fibule e vari bottoncini di

rame con

breve appiccagnolo da cucirsi alle vesti. Bottoncini


simili uscii'ono in grande quantit anche da talune

tombe arcaiche del predio Benacci.

Tomba
rivestita

5.

quella gi indicata,

dolio,

con pareti di ciottoli a secco, e che con-

teneva molti vasetti accessori ben cotti e di forma


eleganti.

Alcuni di

essi a

doppio manico, con alette sul


altri

vertice aflettano

la

forma di cantaro,
ciotole
di

consiorlo

stono
Fig.
9.

di

semplici

senza

manico con
ad un

rientrante,
verticale
e

ed
con

altri

alte coppe

manico

base

umbilicata.

Giacevano quali
dell'ossuario

dentro

quali fuori del dolio,


(').

ma

tutti nella parte opposta

quella

che era a ponente

Questo conteneva nel suo interno, oltre

le ossa

combuste, dei frammenti di anelli

a spirali, e dei ganci, maschio e femmina, di un cinturone.

Al

di fuori

dell'ossuario

erano due fibule di bronzo a doppio ventre, di tipo serpeggiante,


e

ma

di

forma

esile

fina.

Enti-o

il

dolio poi,

come ho gi

riferito, e

sotto alcuni
e corrosa,

vasetti accessori

si

rin-

venne la cuspide

di lancia in ferro

molto ossidata
e

lunga m. 0,35, con avanzo


e

del suo puntale (sauroter)


di ferro

pure di ferro

di

forma cilindrica

fi-ammenti informi

appartenenti probabilmente a coltello.

(')

Tre

di questi vasetti
sri citata.

sono ora pubblicati dal dott. Tosi nella

tavola che acconijiatma la

sua

Memoria

REGIONE

Vili.

essi

301

VERUCCHIO

Tomba

6.

Intorno all'ossuario frammentato apparso a

40 ceutim.

di profon-

dit posavano vari vasetti accessori


colo calicetto.

pure in frammenti ad eccezione di im picfra cui

Pi notevoli erano

gli

ornamenti di bronzo,

sette fibule ed

un

ciondolo.

Delle fibule tre sono a navicella vuota con lungo canaletto

solchi sul dorso;

due aveano
semplice.

dischi

di

ambra

infilati

nell'arco

ora

spezzato

due sono

ad

arco

Il ciondolo

assai pregevole per la sua rarit e perfetta conservazione, consiste di


-L,

un gancio

in

forma di

alla

cui

asta orizzontale sono infilate numerose catenelle


o

che a met o pi gi
di

si

bipartiscono

tripartiscono

in altre
(').

piii

brevi e ciascuna

queste finisce in pendaglietti sferoidali con appicagnolo

Tomba
s stessa;

9.

Da

essa oltre

una fusaiuola

frammenti

di vasetti

accessori si

ebbero vari bronzi, fra cui un' armilla a grossa verga esagonale girata una volta su

una

fibula a navicella vuota con lungo canaletto finiente in bottone,

una

con solco trasversale sul dorso ed altre fibuline ad arco semplice con fascio di linee
orizzontali.

Tomba

10.

si

Oltre due fibuline a navicella con lunga staffa e residui di altre


trov

a doppio ventre,

una tazzina

di terra nera a doppio manico,


e dritto.

con pareti co-

niche, piede a semplice basetta ed orlo rastremato

Sopra

due manici ad

FiG. 10.

orecchietta verticale con alette sul vertice, notasi


di

im ornamento speciale che

consiste

una

fila

di circoletti riempiti di pasta biancastra

con puntino di terra sul centro.


tubercoletti

Altii due di questi circoli sormontano due specie di

sporgenti

uno per

parte dalla costa della tazza


Tali ornamenti
si

(fig.

10).

ottennero imprimendo

nella terra, quando ancora

era fresca.

(')

Pubblicata anche questa dal dott. Tosi nella Memoria succitata tav.

I,

fig.

5.

VERUCCHIO

di

302

quali,
il

REGIONE

Vili.

tanti anellini di conchiglia oppure di osso,

dopo la cottura, assunsero l'aspetto

come

di

una pasta biancastra,

uno smalto,

quale sul fondo nero della tazza dovea

vivamente spiccare.

un

genere di ornamentazione che ricorda quello delle cosidette

borchiette di bronzo con o senza spina, gi incontrate'nei vasi delle necropoli arcaiche.
Cfr.

Barnabei, Antichit del territorio Falisco

Parte Prima
le

p.

227

e seg.

Dopo questa tomba,


di avanzi

altre

nove ne vennero scavate

quali per non offrirono


di

alcun particolare notevole, n contenevano altri oggetti all'iufuori


di armille a filo

poche fusaiuole,

gemino

tremolante, e di qualche fibula in frammenti.

Di queste
zava che
il

fibule due aveano

la staffa a disco;

ma

di esse altro

non sopravan-

disco stesso ed ancora assai guasto e sformato dal rogo.

Tomba 20.
torto,

notevole perch conteneva tre fibule e tutte a grosso arco

ri-

la

prima perfettamente conservata, la seconda mancante dello


la loro altezza

spillo, e la terza

rotta nella staffa:

media

di

m. 0,07.

il

tipo di fibula apparso

con pi frequenza in queste tombe, essendosene raccolte fra intere e frammentate circa
venti esemplari.

lazione

(fig.

1).

Una delle meglio conservate Come le fibule con staffa a

quella riprodotta in principio della redisco


e

quelle a

filo

attraversate

da

perline di vetro, giudico anche queste ad arco

ritorto,

proprie

di

un periodo arcaico,

perch almeno qui in Bologna, esse occorrono nelle pi antiche tombe tipo Villanova,
e

cessano nelle posteriori.


nella fonderia di

Ad
s.

es.

appaiono nelle pi arcaiche tombe


in cui le fibule di

Benacci,

ma
es.

mancano

Francesco,

forma primitiva, ad
con grosso arco
di

quelle con disco a staffa sono appena


occorsero
al

rappresentate. Fibule
l'anno

ritorto

contrario nelle

tombe

scavate

1886 nel centro


fine),

Bologna

al

Carrobio presso la Mercanzia {Notizie 1887, pag. 6 in


le circostanze topografiche,

le quali

tombe gi per

cio per essere, fra tutte quelle fin qui note, le pi prosfra le

sime

all'abitato,

debbono annoverarsi

pi antiche.
,

Tomba
si

21.

Dovea

essere

simile alla h^
estratti,

cio a dolio;

ma

sfortunatamente
ritorto,

rinvenne frugata. Degli oggetti

oltre tre fibule

ad arco semplice

merita speciale menzione un pugnale di

ferro,

rotto in

due pezzi alto m. 0,20 di una

forma non mai occorsa nelle necropoli tipo Villanova, ed identico per contrario a quelli
rinvenuti in grande numero nella necropoli di Novilara.

Consiste di una
e

lama larga
rinvenne,

e dritta,

che finisce bruscamente in una punta aguzza

lunga simile ad uno spiedo.


Il fodero

non

si

ma

negli esemplari di Novilara esso sempre di ferro,

con puntale rafforzato da grosso nodo e sotto l'imboccatuia con uno e pi anelli con
cui veniva sospeso ad

una cintura.
di

Che anche

il

pugnale

Verucchio fosse portato nella stessa guisa

provato

dal fatto che alla sua punta aderisce, legato dall'ossido, un gancio

femmina

di bronzo,

che faceva parte della cintura.

La presenza
si

di questo pugnale caratteristico delle

tombe

di

Novilara a Verucchio

comprende assai bene tenendo conto della vicinanza


ett'ettuarsi

di queste

due localit

e degli

scambi che potevano


ricordare

fra gli

abitanti di esse. Anzi qui

mi pare opportuno
col cadavere

come

nella necropoli di Novilara fra

260 tombe ad umazione

REGIONE

Vili.

303

rannicchiato se ne trovarono quattro soltanto di combusti, ed in una di esse le ceneri

erano deposte dentro un ossuario tipo Villauova. Molto probabilmente

era

quella la

tomba

di

un Italico morto col


la

sepolto secondo

il

rito
le

della propria gente.

Dopo

tomba 21

si

esplorarono altre sei tombe


cio

quali per, ad eccezione di

qualche fibula di forma


saiuola,

comune
oggetti.
e

ad

arco

semplice ed a navicella ed ima fu-

non diedero

altri

Per compenso

le

tombe 28

29

rivestite

con

pareti e con vlta di ciotoli,


e

secco,

che

ne

coprivano

difendevano
taluni

tutto

attorno

l'ossuario,

contenevano

altres

oggetti di forma

singolare.

Nella tomba 28

oltre un' armilla

formata

di filo

gemino

di bronzo

in

parte tremolante, erano due fibule


cio formate

dette a sanguisuga,

da

tanti

dischetti

di

bronzo aderenti fra loro e degradanti


dell'arco.

verso

l'estremit

La

staffa

era

similmente

disco,

il

quale

come

quello della fibula nella

tomba 3 era
fine

inciso con ornati

geometrici, cio con fascie di


la

lineette

assecondanti
nel

curva
11).

dell'orlo

con

due

cruci

ansate

mezzo

(fig.

Bastano queste fibule


arcaico
Fig. 11.

per

determinare
appartiene.
rarit

il

periodo

a cui questa

tomba 28

Impercioc-

ch fibule sifatte sono di una


Bologna.

estrema

anche a

La
(Zannoni,

fonderia di
tav.

s.

Francesco ne
31),
e

contiene
le

una sola

La fonderia
simili,
le

di

Bologna
sola,

XLI,

n.

di

tutte

tombe

del

predio Benacci, similmente una

la 412,

spettante al periodo arcaico, ha offerto


frequenti nell'Etruria

due tibule

quali sembrano al contrario pi

mediter-

ranea specialmente a

Tarquinia. Si confronti Montelius,


ecc.
fig.

Spnnen fran
nota 2;
e

Bronsldern

18,

pag.

223,
e

Ghirardini, Notizie 1881, tav. V, n. 21

22

Notizie 1882, tav.

XIIP^

n.

21; Falchi,

Vetidonia

tav.

VI,

u.

20.

Tomba 20.
ad
Fig. 12.

Racchiudeva quattro valve

di

pec-

tunculi forate all'apice per


arco

formare collana; una fibula


dal

semplice

contorta

rogo ed

un' armilletta
(fig.

filo

gemino, in parte tremolante, di bronzo


armille
e gli anelli

12).

Le
perch quantunque

di questo

tipo

sembrano

caratteristiche
il

delle

tombe pi archaiche
sia

di Verucchio,
si

numero

delle

tombe esplorate
i

piuttosto esiguo, pure vi


altre.

trovarono gi dieci di tali armille, senza contare

frammenti di parecchie
in

Un' armilla del medesimo

tipo,

ma

ridotta

pi pezzi,

si

ebbe

altres dalle

VERUCCHIO

304

ricordate

REGIONE

Vili.

tombe arcaiche

della Mercanzia in Bologna, che sopra ho

descrivendo

la

tomba

2.

La grande

antichit delle armille ed anelli a

filo

metallico

tremolante sembra

inoltre confermata dal fatto che anelli simili,

ma

in oro, si trovarono nei sepolcri sca-

vati dallo Tsountas nella parte bassa di Micene. ^E(frji.iiQg QXicioXoyixi]


n.

1888, tav.

9,

12

14, pag. 151.

Tomba

30.

Si ebbero da essa rasoio


di bronzo,

seguenti oggetti:

Un
sopra

bellissimo

alto

m. 0,12 perfettamente conservato, ornato

ambo le facce di triangoli ripieni incisi. Una fibula a fettuccina, rotta in due pezzi

con punteggiature sull'orlo, anch'essa

di

tipo piuttosto arcaico, contorta dall'ossido.

Un
fuori di

anello di bronzo del diam. di m. 0,03.


sei

Seguirono altre

tombe

dalla 31 alla

36

le quali

non diedero oggetti


in

all' in-

uu frammento di

fibula

ad arco

ritorto e di

un ago crinale
e

forma

di chiodo,

leggermente curvato all'estremit,


turchina.

ma

assai

ben conservato

con stupenda patina

Tomba
trale,

37.
;

Conteneva l'ossuario tipo Villanova intero

un frammento
m. 0,04 con

di fibula
foro cen-

ad arco ritorto
e

un dischetto a lamina di bronzo del diam.

di

cinque pezzi di tubetti spiraliformi detti saltaleoni.


38.

Tomba
graffiti

Priva affatto

di

oggetti.

Conteneva

soltanto

un

ossuario con

a meandri sul collo e sul ventre e sormontato da ciotola capovolta (gi pubfig. 5).

blicato a pag. 296,

Tomba
una

39.

Racchiudeva

oltre l'ossuario in

frammenti una fusaiuola sferoidale;


di altra simile, pi

fibula ad arco ritorto in due pezzi e


di

frammenti

un gruppo

di anelletti del diam.

m. 0,015.
i

Tomba

10.

Oltre

frammenti

dell'ossuario,

due fusaiuole coniche, un avanzo

di fibula ad arco ritorto, conteneva

due fibule dette a sanguisuga, cio formate con


ai

dischetti di bronzo aderenti

fra loro e rastremantesi


(fig.

capi dell'arco con la staffa

a disco come gli esemplari della tomba 21

11).
infilati

Eranvi per di pi una diecina di grani di pasta vitrea gi

in

fibule,

ed

una placca

di sottil

lamina di bronzo molto guasta

contorta dal fuoco, simile a quella

del 1" sepolcro.

Sorvolo sopra le cinque susseguenti tombe, dalle quali non


sissimi ed insignificanti oggetti.

si

ebbero che

scai--

Tomba

46.

Degni invece

di particolare considerazione sono

seguenti avanzi

della suppellettile funebre, raccolti in questa tomba.

Un
Due
impressi
di

rasoio semilunato

con ornamenti

incisi presso la costa,

rotto nella

punta

nel taglio, alto m. 0,12.


lastre parallelepipedi
e

di osso

con l'una faccia ornata di circoli concentrici


il

con l'altra grezza, le quali combaciando dovevano formare


di

rivestimento

un manico

pugnale

di

spada, la cui lama per non

si

rinvenne.

Al

contrario si trov un pugnale a

lama

di ferro ricurva, lunga

m. 0,37 compreso

REGIONE

Vili.

il

305

da piccole laminette

VERUCCHIO

il

manico ora staccato,

quale finiva in testa ad anello circolare. L'ossatura di questo


di bronzo e

manico doveva essere

di legno, rafforzato alle coste


filo

tutto intorno da due fascie a

di bronzo girato a spirale, l'una sotto l'anello, l'altra

sopra la guardia.

Anche

il

fodero della

lama era

di

legno, del quale

sono

ancora

visibili le fibre,

qua

e col rafforzato esso


filo

pure in due parti cio a


bronzo girato a spirale

met ed
i-i^i^

alla punta, con fascie di

di

r. J
''f

(fig-

13).

Per questo pugnale debbo rinnovare


quello con lamina

osservazione fatta

/f'~^
/
I

dritta e rastremantesi della


affatto

tomba
del

21,

cio

che di un tipo
Villanova,

nuovo

nella

suppellettile

gruppo

ma

per compenso, trova riscontro nei pugnali di No-

'j.'-i

l%r-,.r^

vilara,
ferro.

una
In essi

classe dei quali


il

sono

appunto a lama

ricurva

di

U'T^X
'rfii'l''^

fodero sopra una faccia, quella

meno

nobile e

non

visibile,
i

di legno,

su quella destinata a vedersi di lamina di

'^^'K

ferro,

cui orli ripiegandosi sulla faccia

opposta

stringevano
si

\.'^''^^l

rassicuravano la lastra di legno.

Un
il

pugnale di questo tipo

era

Is*

(.^

scoperto anche a Vorucchio da molto


l'anno

tempo

venne

acquistato

\ \j1^ ^0='^

1885 dal
si

prof. Pigorini per

Museo

preistorico di

Roma,

dove ora

conserva.
alla gentilezza dell'amico
il

^^^%
blico

Debbo
(fig.

disegno che qui ne pub-

14).

v;
gere

ferro

alto

m. 0,28

quantunque

rotto in tre pezzi, lascia scori

assai

bene, in quello
il

superiore,

risvolti

delle

lastre

in

^
l/
Fig. 13.

che ne costituiscono

fodero della parte nobile. Il manico

ora

manca,
ai

ma

esso

pure

avea

la

stessa

forma

dei

manici

proprii

pugnali

ricurvi di Novilara,

che pubblicher quanto

prima nella relazione generale che


quella necropoli.

sto preparando sullo scavo di

Tomba
drangolare

17.

Oltre

frammenti
di

dell'ossuario e duo fusaiuole

coniche, conte-

neva un considerevole numero


;

oggetti in bronzo fra cui:


filo

una fibula a verga qua;

altra piccola,

ma

ben conservata, a semplice


pivi

di bronzo

una terza fibula

ad arco semplice attraversata da altra


fibulina
anellini.

piccola con solchi sul dorso, ed una quinta

ad arco quadrangolare con solchi longitudinali sul dorso ed attraversata da

Argomentando dalla piccolezza


appartenuto ad una giovinetta.

di tutte queste fibule,

parrebbe che

la

tomba avesse

Confermerebbero tale supposizione anche due armille

in essa

rinvenute che hanno

un diametro

di soli cinque centimetri (tipo fig.


filo

12).

Lavorate nel solito

gemino

in

parte tremolante, queste armille erano attra-

versate ciascuna da una fibula e da un anello di ambra.


11

medesimo lavoro a

filo

gemino
m.

di bronzo

in

parte tremolante presentano al-

tres

due anelli del diametro

di

O.o:;.

VERUCCHIO

oggetti.

306

REGIONE

Vili.

Le rimanenti cinque tombe erano

affatto

prive di

Tomba

52.

Soltanto la

.52

conteneva una fibula

che per la novit del suo tipo e per la sua rara conservazione merita una speciale descrizione.

L'arco
tato

costituito

da uno spillo ricurvo,


di

sormoncorda

da capocchia ottaedra

ambra;

la

ha

forma di telaio
nel

quadrangolare
fornito a

introdotto

con

la testa
e

foro dello spillo,

met

di

due cornetti

finiente a sua volta in

una

staffa

che rinserra la punta

dello spillo

(tg.

15).

Non

conosco nessun' altra fibula da confrontare con

questa. Per qualche

lontana analogia

possono

soltanto

osservarsi le due fibule pubblicate dal Montelius,


frali
la

Spanmn
n.

Bronsldern
lo

ecc.,

pag. 30 n. 27

pag. 27

25,
la

prima per
il

spillo

ricmTO

e piegato

ad

arco,

seconda per

telaio quadrangolare.

Fra
alcuni
si

numerosi

cocci

raccolti in
le

questo

sepolcro,

distinguevano per

pareti

pi spesse e per

un ornamento

di circoli impressi, alternati con triangoli

e con linee graffite.

Avendo

fatto

raccogliere

ed

accoin-

stare

fra loro

diversi pezzi, ne risult

un oggetto

teressantissimo,
alto

vale

a
la

dire

im elmo a doppia
rotta,

cresta,

m. 0,265 senza

pvmta che
usciti

del noto tipo

degli

elmi di bronzo

dalla necropoli tarquiniese

{Notisie 1881, tav. V, n. 18, 28).

L'esemplare veruechiese
il

per
in

quanto

io

conosca,

primo

fittile

che riproduca

grandezza

natm-ale

l'elmo a doppia cresta e con riproduzione non superficiale,


FiG. 14.

ma

accurata ed esatta in tutti

particolari

(').

Due

linee

di circoli impressi, imitazione

delle bulle a sbalzo sugli

esemplari di bronzo, ed alternate con altre due linee

graffite,

ornano

ambo

le facce della

doppia cresta, al di sotto della quale sopravanzano gl'indizi dei tre perni
orizzontali, cos caratteristici degli
all'orlo gira

elmi metallici tarquiniesi. Intorno


sovrapposte di circoli
i

un

fregio di

due

file

ed una terza

di triangoli ripieni di linee, imitanti

cos detti denti di lupo, frequenti

pure nei lavori di bronzo.


di

Ma

con tutta

questa

ricchezza di fregi

ornamenti forma contrasto la rozzezza dell'elmo per quanto riguarda

la fattura plastica, perch la calotta


Fig. 15.

anch'essa

irregolare e storta,
16).

come

in

massima

parte, le pareti degli ossuari

(fig.

(')

Nel Museo preistorico

di

Roma
e

si

conserva un elmo

fittile

a doppia cresta, proveniente da

Tarquinia,

ma

di

un lavoro semplice

senza ornamentazione.

REGIONE

Vili.

3U7

SPADAROLO

Questo elmo
a credere

fittile

che probabilmente serviva da coperchio


il

all'ossuario,
si

induce

che abbia appartenuto ad un guerriero

sepolcro in cui lo

rinvenne,

dove in luogo dell'originale metallico, che dovea essere di troppo gran pregio, fu col-

cH>_^H,i

(? t

()

@@ @

f^

Via. 16.

locata soltanto una copia in terracotta. Essa tuttavia sempre

di

ima grande imItalici

portanza, perch dimostra che

tale tipo di

elmo era usato non soltanto dagli


del

che

lasciarono

le

tombe

tipo Villanova sulle sponde

Tirreno,

ma

altres'i

dai

loro connazionali stanziati sul versante Adriatico.

Spadarolo.

Descrivendo la tomba

20

di

Verucchio

ho gi indicato alcuni

bronzi che

si

erano scoperti a Spadarolo, altra localit del riminese, in cui esiste un sepolcreto tipo
Villanova.

Qui trovo opportuno


dottor Tonini ebbe dalla

di

menzionare anche

seguenti

oggetti

che

il

benemerito

medesima

localit e che ora sono conservati nel

Museo

di

Eimini.

Tre grosse fibule a navicella piena, con disegni geometrici

prive dello spillo. 39

SPADAROLO

308

REGIONE

Vili.

Una

fibula a navicella vuota

frammentata con lungo canaletto.


sferica.

Un Un Un

ago crinale finiente in capocchia


nocciolo grande di

ambra appartenuto

a fibula.
alle teste di croci coi quadranti

cilindro fittile a doppia capocchia,

ornato

riempiti di triangoli.

Ma
Un

special descrizione meritano gli oggetti che seguono.


disco lavorato a giorno, del diam. di 0,095, formato di due cerchi concentrici

legati fra loro da sei linee a zig-zag tre per parte.

un

fermaglio di cinturone, proprio

della regione riminese, perch

un secondo esemplare

se ne rinvenne nel

1875 a

s.

Lo-

renzo in Monte presso Eimini e fu gi pubblicato dal dottor Carlo Tonini {Sioia di

Rimiiii

voi.

in fine) e tre esemplari simili,


tallica appartenente

ancora con

il

residuo della fascia me-

alla cintura,

conservansi nel

Museo
p. 216).

parrocchiale di

s.

Giovanni

in Galilea {Not.

1889

Altro disco lavorato a giorno formato similmente

"5^/ f^^-:ht-j/
11
il^rrrrv

"\\

^^ ^^^ cerchi concentrici. Lo spazio


colo

di

quello

pi

pic-

il ,=zJn

occupato da una figurina


e

umana

con le braccia
periferia

alzate

con

due volatili

ai piedi.
fila di

Sulla

del

cerchio maggiore correva una

quadrupedi anch'essi

lavorati a giorno e distribuiti cinque per parte.

Sopravanzano ora soltanto quelli a destra.


11

disco termina nella parte inferiore in un sostegno a


la quale

forma triangolare con propria basetta rettangolare


sorretta

da una figurina,
le

a tutta scultura,
cui

di

bronzo
alla

con le braccia allargate

mani sono inchiodate

base del sostegno del cerchio come per sollevarlo e presentarlo


(fig.

17).

Anche questo

disco proprio della suppellettile del

periodo detto di Villano va, perch,

come ho gi accen-

nato in principio, un
nelle

secondo esemplare se n'era trovato

tombe

del

predio

Kipa a Verucchio, prima che

s'iniziassero gli scavi regolari, ed


Fig. 17.

un terzo

se ne conserva

nella fonderia di
Altri

s.

Francesco a Bologna.
fornirono
le

due
di

si

ne

necropoli di
op.
cit.,

Tarquinia

(Nolie 1882,
n.

tav.

XIII "%

n.

19) e

Vetulonia

(Falchi

tav.

XVIII,

16).

Ma

l'esemplare di Spadarolo

pi completo pi singolare

per l'aggiunta

della figura

umana che
suggerito

lo

sostiene

comprende

l'uso

cui

pu

aver

servito.

Come mi ha
della quale
il

l'amico Barnabei, la base rettangolare del sostegno essendo


ch'essa fosse applicata ad una

curva, non vi ha dubbio


disco

coppa emisferica
figura

di bronzo in

traforato

formava

il

manico,

la

maschile

piedi

l'appoggio.

Da
con

Spadarolo provengono

altres'i

due manici di cista semicircolari, mobili


infissi

e lisci

estremit ricurve, introdotte in doppi anelli ch'erano


il

alla parte
si

superiore

della cista,

cui diametro era di

m. 0,20

all'incirca.

Della cista stessa

conserva

REGIONE

VII.

309

RIMINI, LORO-CIUFFENNA

un pezzo

alto

la sua piccolezza, per la

m. 0,05, largo m. 0,04 che contiene cinque cordoni. Questa cista per forma dei manici e per la fittezza dei cordoni dovea essere

simile a quelle di Novilara.

Rmini.
un podere appartenente alla Congregazione

Demolendosi
rit,

la casa colonica di
il

di ca-

situato oltre

Borgo

s.

Giovanni, a sin. del pubblico passeggio, presso la chiesa


ria Flaminia, fu rinvenuta una stele di calcare, alta
di

della Colonnella, lungo l'antica

m. 2,23 larga m. 0,49 dello spessore

m. 0,27. Superiormente

arcuata,

e quivi

presenta di rozzo rilievo una testa muliebre di profilo col capo coperto di un manto.

Di sotto
per
il

incisa la seguente epigrafe che fu trascritta auche dal eh.

prof.

Bormann

voi.

XI

del

C.

I.

L.

legna!

ivslf

ANI SEX-( VIR


VF-IN-F-p\ \II ET EGNAT / A-LLDICA- V //v T
I
I

La

lapide

ora

conservata nella biblioteca Gambalunga,

unitamente ad altre
K. Brizio.

lapidi latine del riminese.

ReCxIOne vii
III.

(ET R URIA).
tesoretto di monete lucchesi scos.

LORO-CIUFFENNA
riferisce
il s.
il

Di un

perto in una tomba della diruta chiesa di

Miniato.
il

Mi

sig.

avv. Cini di Montevarchi, che nel disfare

pavimento della
Val-

piccola chiesa di

Miniato, situata fra Loro-Ciutfenna e Monte Marciano nel


proprietario don Antonio
di

darno superiore,

Parilli

ha

rinvenuto

alla testa di

un

morto un vasetto pieno


antichissima, e
il

monetine

di argento.

Dicesi pm-e essere stata quella chiesa


alla

suo disfacimento aver data occasione


l'antica via

scoperta
il

delle

monete.

Era situata lungo

romana, che da Arezzo passando per


(').

ponte Aburiano

seguiva la destra dell'Arno per andare a Firenze


(1)

La

chiesetta di

s.

Miniato presso Loro, abbandonata da un gran pezzo e ridotta


fu trasformata in fienile.
12.

alle sole

pareti perimetrali,

mancante dell'abside

Ne rimane

la parete a

tramontana

costruita di pietre conce e della lunghezza di m.

Litcrnamenle erano

traccie di affreschi;

ma

LURO-CIUFFENNA

olU

si

REGIONE

VII.

Del tesoretto non mi sono capitate che centosette monete, che


circa
il

afferma siano

terzo di quelle recupecate. Sono tutte quante denari lucchesi di argento bat-

tuti col

nome
nome

dell'imperatore Enrico, cio:


nel centro
il

HENRICVS,

nel centro

LVCA;

nel rov.

INPERATOR,
11

monogramma
il

dell'imperatore Ottone, cio l'H con due T.

dell'imperatore Ottone rimase per vari secoli

come

tipico nelle

monete

lucchesi.

Ora dopo avere esaminato


dell'imperatore

ragguardevole numero di cento sette denari di

argento, tutti

Enrico

con quelle piccole variet


di

di

conio notate da

D. Massagli nella sua storia delle monete


ancora

Lucca, possiamo ben desumere, come


le altre

mi

stato detto,

che simigliauti fossero

monete. La mancanza assoluta


il

di quelle degli Ottoni, che precedettero Enrico secondo,


riale

quale tenne

il titolo

impe-

dall014

al

1024,

e di quelle del suo successore Corrado,

mi inducono a credere che

queste che monete spettino ai due Enrici successivi,

che dominarono tutta la seconda


distintivo si ri-

met dell'undecimo

secolo,

anche pi

oltre.

Infatti nessun chiaro

vela in esse in quel tempo da poterle con certezza designare: in tutte lo stesso conio
stozzo a martello, le rozze lettere, la forma disuguale

purch ne stozzassero fuora


:

da dugento ottantotto per libbra di argento con qualche mistura


a battere ino al

cos seguit
il

Lucca

tempo

di Federigo

il

Barbarossa, tenendo

le

sue monete

principale

mercato per tutta la regione della Tuscia ed ancora nelle limitrofe.

Ma
il

tralasciando questa parte numismatica,

alla quale tanti dotti


il

hanno

atteso,
di.

pregio della scoperta precipuamente consiste nell'aver rinvenuto


il

gnizzolo

quei

denari di argento presso

capo del morto. Tale superstizione, sia pure in tempi ancristiani,

cora incolti e barbari

ma

se

da alcuno fu avvertita, da nessuno


giacch

poi,

eh' io

sappia, trattata. Eppure bene di considerarla,


fosse diffusa,
e

sembra che nel medio evo


le

pi o meno per l'Italia tutta: n dubito che siano comparse

sue
tra-

tracce anche in oltremonte e forse pi che da noi, dove questo fatto fu sempre
scurato.
i

Valga dunque

la

mia breve nota


le
il

a mettere sull'avviso, e cos

raccogliendo

diversi fatti si

vengano a discoprire

vere ragioni di quella pratica superstiziosa.


rito

Dalla Grecia s'introdusse in Italia

di porre l'obolo o nella


il

bocca o nella

mano

del morto, in

tempo per non molto

antico, cio verso

secolo quarto avanti

l'era volgare, e

non in tutte

le sue contrade;

pi frequente poi e pi generale nel


;

primo secolo dell'impero. Soltanto la moneta

di bronzo fu allora tenuta sacra e di rito

ma
in

col diffondersi delle religioni orientali


il

si
il

andava perdendo la volgare credulit,


passaggio acherontico, credulit messa

che l'obolo o
ridicolo

triente servissero a pagare


e
si

da Luciano,

ritenne piuttosto

che

servisse

fine

di

purificazione

dell'anima.

Da

che proviene, che oltre le monete di bronzo s'incontrano ne' sepolcri

quelle di argento e ancora di oro. Tale superstizione se fu dal cristianesimo condan-

anche queste venneio distrutte.

Di

tale

chiesetta

non

si

lianno ricordi, o
e

almeno non

se ne co-

noscono. Trattasi di un oratorio che forse non ebbe cura di anime,

piobabilmente non dov avere


carte

importanza alcuna; altrimenti questo assoluto silenzio

delle

antiche

non sarebbe

in

alcun

modo

giustificabile.

REGIONE

VII.

secoli nelle nostre

311

LORO CIUFFENNA

nata ed affievolita, non del tutto fu dismessa come di altre praticlie e credenze, che
a traverso
i

campagne vigono ancora.


e

Sono ormai trascorsi trenta

pi

anni

(Bull. List.

1863,

p.

55)

da

che

io

avvertiva, che in luogo detto la Qiiola in Casentino, lontano un miglio da Talla,


altrettanto dall'Arno (diverso da altro luogo
sepolcri lavorando
tegole,
di di
e

Quota sopra Poppi) s'incontrarono molti


colle.
1

un breve piano a

pie' del
il

morti erano

interi,

coperti da

ciascuno

di essi aveva presso


di

capo
i

un

mucchio pi
di Teodosio,

meno numeroso
e
era,

piccolissime monete
Onorio.

rame segnate con


nel secolo quinto,

nomi

di Valentiniano,

Siamo adunque

quando quella contrada non

essendo

piuttosto lontana dal centro di Arezzo, forse divenuta cristiana.

E
testa di

in quei

dintorni

si

manifest un fatto simile.

Il

parroco di

s.

Martino a Ga-

liano sopr'Aruo, ancor vivente, nel guastare l'antico cimitero della chiesa, trov alla

un morto una trentina di denari


la fine

di argento,

che ebbi fra mano, lucchesi del

tempo degli Ottoni verso

del mille.

nelle
s.

ancora pi curioso di vedere ripetuta tale superstizione iu luogo sacro,


di Bolsena.

proprio

catacombe

L'ambulacro,

che a sinistra

si

diparte dalla grotta di


il

Cristina, teneva nel

suo primo arcosolio un cadavere, presso

capo del quale era

collocato un vasetto con circa trecento denari di argento, la maggior parte lucchesi,

ma
di

ve ne erano pure delle zecche di Lombardia, e vi trovai

il

preziosissimo denaro
di

Arduino re d'Italia battuto a Milano, che fu dal medagliere


il

Brera acquistato.

Era ben manifesto

tempo

dei primi del mille,

quando

il

tesoretto insieme al ca-

davere fu deposto e nascoso. Kilevo dalle


filze

manoscritte dell'archivio delle KR. Gallerie di Firenze

(anno
di

1822,

n.

49, e 1828, n. 20)

che

nel

fare

la strada presso

Mignegno,

suburbio

Pontremoli fm-ono trovate da un ducento monete di bilione tutte di Londra dei primi
del duecento (la

maggior parte con

WALTER),
si

delle quali

una ventina giunsero

al

medagliere delle Gallerie.

Ed

qui

da osservare che costui doveva essere un viandante


deponesse nel suo sepolcro, o ci avr

inglese, che avr voluto che quel tesoretto


fatto alcuno dei

compagni

suoi.

E proseguendo
u.

ancora dal secolo decimoterzo noi incontreremo altre vestigia nei


e

due susseguenti. Tolgo dall'erudito Zanetti [Monete


6) che nel

Zeccie d'Italia,

t.

II,

p.

420

1771

si

trovarono nel comune di Panzane sotto l'ascella di un morto


i

molti zecchini veneziani, tra


nel 1354.

quali uno del doge Marino Faliero che


di
s.

fu decapitato
di

Che pi? Racconta ancora che nel comune

Bartolomeo

Musiano,
si

nel territorio di Bologna, fu scoperto al

tempo suo un cadavere, presso del quale

trovarono varie monete di mistura, che stabilivano che quello era stato sepolto verso
il

1470. Dai quali


barbari,

fatti

lo

Zanetti deduce che quel costume


i

fu

appreso

certamente

dai

che usavano di seppellire

loro morti

con grandi tesori.

Fu

nei secoli posteriori stimata


si

una

siffatta pratica

come

sortilegio

condannato
credo nel-

dalla chiesa; onde da qualcuno


l'opinione di giovare al defunto,
fortuna.

continu a fare di nascosto,

non

gi

ma

perch questo fosse propizio, o per trarre qualche

Lo

stesso Zanetti nel luogo citato riporta quanto ne scrive G. Catalani nei

ROMA
commentari

al

312

Ili, p.

ROMA
Quidam

suoi

Pontificale

Romanum

(t.

268)

fidcm agentes jonunl quinfiue solidos siipra pectus mortui


11

sortilegi contila

Catalani pubblic
ci

il

terzo

volume dei Commentari nel 1740,


la

e con la parola

ponimi

significa
fin

come

tuttora la superstizione fosse in vigore,

quale

forse si

sar protratta

presso ai tempi nostri.

G. Gamurrini.

IV.

ROMA.

Nuove scoperte

nella citt e nel suburbio.

Regione
si

III. Nel cavo all'angolo sinistro dell'abside

della nuova chiesa, che


s.

costruiscono le Religiose dette del Sangue Sparso, in via di

Giovanni

al Laterano,

scoperto, alla profondit

di

m. 6,50 dal suolo, un pozzo rettangolare costruito

in laterizio, profondo oltre 5 metri.

largo

m. 0,85X0,70;

e nei quattro lati di

esso sboccano piccoli fognoli,

egualmente

costruiti,

che misurano m. 0,40 di larghezza

ed altrettanto di altezza. In vicinanza dell'indicato pozzo ed alla medesima profondit sono apparsi avanzi
di

mm'a

a cortina.
le

Nella via detta Curva, fra


terre di scarico molti altri
p.

vie Buonarroti e Macchiavelli, furono raccolti fra


di figurine votive in terracotta (cfr. Notizie

frammenti

1894,

278), parecchie tazze e vasetti


esquilino,

fittili

spettanti alla suppellettile funebre dell'ar-

caico sepolcreto

ed im blocco di amatista gausto

dal fuoco, del peso di

circa 5 chilogrammi.

Fu

pure scoperto un avanzo di grosso pilastro in muratura, con

un blocco di tufo sovrapposto, alto m. 0,50 largo m. 0,55.


In via di
s.

Vito, cavandosi per

una

fogna, si scoperto un tratto di pavimento


il

stradale a poligoni di selce, che a m. 2,00 sotto

livello della via odierna.


le terre

mae cin-

nifestamente l'antica strada, che tendeva alla porta Esquilina. Fra


recuperati due grandi anelli di bronzo
;

sono stati
;

due

spilli piu-e di

bronzo, e due di osso

quanta monete imperiali di bronzo.

Per

lavori di fognatura in via di


si

s.

Antonio, alla profondit di m. 3.10 dal

piano stradale,
cappuccina.

incontrata un' antica chiavica costruita in laterizio e coperta alla

alta

m. 1,80

larga m. 0,58.

Regione IX.
spiciente
il

Nei lavori di fondazione


si

al

muro

del palazzo Falconieri prodi

fiume,

recuperato
di

un pezzo

di lastrone

porfido, lungo
di

m. 0,90,

largo

m. 0,70,

dello spessore

m. 0,40;

ed

un rocchio

colonna scanalata, di

portasanta, lungo m. 0,38, del diametro di m. 0,35.

In piazza

di

Montecitorio,

rinforzandosi

le

fondamenta dell'albergo Milano, a


di

m. 2 sotto

il

livello stradale si scoperto


il

un avanzo

muro

a cortina lungo

m. 2,50,
laterizio.

grosso m. 0,50. Presso

medesimo

apparso nel cavo

un piccolo pilastro

REGIONE

I.

313

un parafulmine,

GROTTAFERRATA

Eegione XIII.
tino,

Sull'angolo orientale del nuovo Collegio dei Benedettini all'Aventilo di si

scavandosi per la collocazione del


di un' antica stanza, a
il

incontrato

il

pavi-

mento
sotto

musaico tutto bianco. Questo pavimento trovasi a m. 4,35

livello del
il

suolo attuale.

Costruendosi
Testacelo,
si

nuovo muro

di

recinto

sud del cimitero acattolico presso


e

il

sono rinvenute

quattro

anfore
il

intiere

tre

frammentate. Misurano
di circa

in

media

l'altezza di

un metro, ed hanno

maggior diametro

m. 0,80.

Via Portuense.
acque urbane,

Nella vigna Costa, situata fra


i

il

secondo ed

il

terzo chilo-

lometro fuori di porta Portese, a sinistra, eseguendosi


stato scoperto a

lavori del grande collettore delle

m. 5,50

sotto
il

il

piano di campagna, un piccolo cordi tesselli bianchi,

ridoio in opera laterizia, largo

m. 1,60.

Ha

pavimento a musaico

con fascia nera all'intorno. Sui muri laterali, che spettano probabilmente a due stanze
di

un privato

edifcio,
tino,

fra le quali

correva quell'ambulacro, resta qualche parte d'in-

tonaco abbastanza

senza traccia di pittura.

Via Tiburtiua.
monogramma X
in

Negli

sterri per la costruzione di

nuovi sepolcri

al

Campo Ve-

rano, sono state raccolte quattro lucerne


rilievo;

comuni,
di

in

terracotta,

una delle quali col

una piccola tazza

terra nerastra; tre spilli di osso;


di vetro.

una lastrina di smalto; un balsamario ed un fondo di vasetto,

G. Gatti.

Regione
V.
nominato

(LATIUM ET CAMPANIA).

tllOTTAFEllRATA
La
Ci-priaia,
si

In un quarto del territorio di Grottaferrata,

de-

scoperto un cippo di

marmo,

alto

m. 0,53, largo
in

e spesso

m. 0,32, che dentro scorniciatura mostra


rose,

l'iscrizione

seguente,

lettere

assai cor-

della quale l'ispettore P. Hocchi

mand un

calco cartaceo:

LPVLLAIENVS SABINVS PVLLAIEN AE PRIVATAE


N

VTR

CI

FECI

Il

cippo fu aggiunto alla raccolta antiquaria della monuraentaU' Abbazia.


F. IjAKnabei.

ANZIO, POZZUOLI, POMPEI

314

scoperti

REGIONE

I.

VI.
via

ANZIO

Jlaniii

arc/leUonici

presso

un

tratto

di

romana

in Anzio.

Nello scorso giugno, furono eseguite opere di sterro sulla via romana di Anzio,
nel punto in cui sbocca nell'abitato, accanto al cancello esterno della villetta gi pontificia,

ora Ospizio Marino.

Si

rinvennero numerosi poligoni di selce, dell'antica via,

la coincidenza della

quale colla moderna, era del resto cosa nota. Anzi nel margine
e
si

sinistro di

essa

si

scopr

lasci

intatto

un

filo

dei poligoni suddetti.

Ma

ci

che rende importante lo scavo, la scoperta di frammenti architettonici, marmorei,


di

grandiose

proporzioni.

Si tratta di due parti di

un immenso stilobate
abaco.

in

marmo
lungo

bianco,

sagomato
dello

egregiamente,
di

con

listelli,

gole,

Un frammento

m. 1,48,

spessore

m. 0,67;

l'altro

di

m. 1,20X0,70. Altri frammenti

minori sono
caristio,

stati scoperti insieme,

e fu trovato

anche un tronco di colonna di

marmo

limgo, m. 2,32, del diametro di m. 0,46.

Questi avanzi sono custoditi nel

recinto contiguo suddetto Ospizio Marino.

G. TOMASSETTI.

VII.

POZZUOLI

In vicinanza della stazione di ToiTe Gaveta, nella


di Precida,
il

via

campestre che mena a monte


sposte sul fianco sinistro

prof.

Viola esamin alcune tombe, didi

della strada, a

m. 1,20 del piano

campagna. Erano di

costruzione semplicissima, incavate nello strato tufaceo, senza rivestimento interno e

coperte da grossi tegoli. Contenevano

il

solo scheletro.

Una
m. 1,90

di queste

tombe,

scavata

alla

presenza

dello

stesso

prof.

Viola,

lunga
estre-

0,40

X 0,30,

coperta come le altre da tegoloni, presentava in una


loro.

mit della copertura un tubo formato da due embrici, accostati tra


conteneva un mucchio di ossa umane, combuste.

La tomba

Vili.

POMPEI

Giornale dei lavori compilato dagli assistenti.


fatti lavori

1-19 agosto. Si sono


di pareti dipinte; e

per restauri di vari edifiz e per assicurazione


di oggetti.

non sono avvenuti rinvenimenti


i

20

detto.

Sono incominciati

lavori di scavo nella Kegione V, ad est della casa

detta del Laberinto.

24

detto. Nella sistemazione

dello

scavo nella Kegione V, isola 2, nella casa

con l'entrata al secondo vano, nel vicolo ad oriente della detta isola, a partire dall'angolo sud-est, nell'ambiente posto ad est dell'atrio,
fora lesionata e
si

rinvenne:

frammentata con

iscrizione.

Terracotta. Un'an-

Dron::o.

Una

cerniera lunga

mm.
70.

72.

Un

anello avente in un punto del diametro un avanzo in ferro

diam.

mm.

Una
quali

borchia a cui

superiormente attaccato un anello

scanalato;

diam. della borchia


circolari,

mm.

43.

Altra quasi simile.

Osso.

Cinquantuna cerniere
Vetro.

delle

otto grandi o quarantatre piccole.

Piccola carafinetta, alta

mm.

65.

25-31

detto.

Proseguirono

lavori senza rinvenimento di oggetti.

REGIONE

I.

315

IX.

SORRENTO

DI uh antica colonna
s.

milliaria.
e

Nel chiostro clell'ex-convento di

Francesco in Sorrento,

propriamente nell'area

del piccolo giardino giace al suolo da alcuni anni (che

prima trovavasi in opera nel


m. 1,83
e del

medesimo
di

chiostro) un fusto di colonna di


la seguente

marmo

cipollino, alto

diam.

m. 0,27. Porta incisa

epigrafe,

molto danneggiata dalla grande cor-

rosione della superfcie del

marmo

XXV
IMP caes.

VR vai. m XEN tio


PIO
.

felici

W\' iclo
X/fguslo

Avverto innanzi tutto di aver collazionato l'apografo con l'impronta cartacea.


11

nostro milliario dunque

appartenne

senza

dubbio

alla

via,

segnata dagl'itinerari

{CI.

L. X,

p.

58, n. I)

che

dal promontorio di Minerva perveniva a Pompei, dove

innestavasi all'altra che da Nuceria


liario rinvenuto

menava a Napoli
il

{C.

I.

L. X, p. 58, n. II).

Il

mil-

a Resina e recante

numero VI

{C. I. L. X, n.

6037, 6938)

opi-

stografo

e l'epigrafe n.
sii

6937

si

riferisce

appunto a Massenzio. Ora, poich ad Re-

sinam inventus cum

aelalis

lahcntis.

qua Neapolis principatum

iiilcr

oppida

Campana
p.

sibi viadicabul, in eo milia ab ea urbe nuvierari probabile est (C. I. L. X,


al

704)

medesimo computo bisogna


infatti la distanza tra

riferire

il

milliario di Sorrento, che porta


e
il

il

numero

XXV. Ed

Neapolis

promontorimn Minervae

era

di circa trentuno miglia


la strada,

romane.

Ma

l'imperatore Massenzio non dovette che restaurare

giacche altrimenti dal tempo della terribile conflagrazione vesuviana, che

mut

addii'ittura la faccia dei luoghi, si sarebbe,


di

contrariamente

al

costume romano,
e

troppo aspettato per rifare una regolare via


regione sepolta dal Vesuvio.

comunicazione tra Napoli

tutta la

La qual

cosa, se insostenibile
fatto,

alla luce del solo ra-

gionamento, vien del tutto eliminata da una prova di

che scaturisce dalla impor-

tante epigrafe, in grandi e belle lettere monumentali,

di

una colonna milliaria


(cfr.

sco-

perta nel 1879 presso la cattedrale di Castellammare di Stabia


p.

Notizie 1879,
di

226; CI. I. X, n 6939).

Spetta

all'anno

121-122

d.

C,

fa
l'

memoria

una buon
il

via costruita dall'imperatore Adriano, della quale quel milliario era


diritto cred
il

undecima.

De Rossi
presso

[Bitll.

d.

arch. crisi. 1879, p. 124)


alla distanza

che,

non potendo

milliario scoperto

Stabia

convenire

da Napoli, la numerazione da Niceria Alfa-

progressiva

delle

miglia

della via fatta da Adriano cominciasse

terna, stazione principalissima della

Cojiua Rheriium, diramata dall'Appia.


(6'.

Ma
/.

esi-

steva gi in Napoli una colonna milliaria priva di numero, la cui epigrafe

I. X,

40

NAVELLI

316

REGIONE

IV.

n.

6940)

risulta perfettamente identica a quella del milliario di Stabia.

Dunque non

infondata la ipotesi, la via

che Adriano, oltre alla Nuceria Stabias, abbia rifatta anche


si

da Napoli a Nocera, passando per Pompei, donde

diramava
nostra

il

tronco Pompeils
milliaria
di

Stabias Promonloriuvi
Sorrento.

Minervae,

cui

appartenne

la

colonna

Veramente non
Napoli

si

pu affermare

con

sicurezza

che Adriano sia stato

il

primo

imperatore, dopo l'incendo Vesuviano, che abbia curata la rifazioue della nuova via
tra
e le citt

sepolte.

Ma

se

da un lato

si

tien conto

della fortissima im-

pressione prodotta negli animi da quell'incendio, la quale dov tener lontani da quella

contrada per molto tempo gli abitanti, e dall'altro

si

pensa che l'impero di Traiano,


i

pi che alle

arti

della pace, fu in gran parte rivolto alle imprese guerresche,


tra la catastrofe

qua-

rantadue anni intercessi

Vesuviana e

la rifazione

della nuova via

non parranno troppi, perch quei luoghi desolati risorgessero alla

vita.

Da

ultimo non voglio omettere

che Massenzio, seguendo la tradizione dei suoi


e,

predecessori,

non manc di occuparsi delle viae imblicae populi Romani;


e
il

oltre

che alla via fra Napoli

promontorio

di

Minerva,
I.

egli

rivolse le sue cure alla

via Ilercidea ab Aequo Tiitico ia Lucaniam {C,


alla

L. X, n. 6063, 6964, 6971, 69T2);


(n.

Labicana

(n.

6882);

alla

Latina

(n. (n.

6881); &\YAppia

6836, 6847, 6816,

6867, 6868, 6869); alla Pracaeslina


(n.

6886)

finalmente alla

Capua Rhegium
A. Sogliono.

6952, 6956).

Regione IV

(SAMNIUM ET SABINA).
VESTINI

X.
Di

NAVELLI

Tombe preromane scoperte nella contrada Camaia.


una contrada detta Camaia,
i

fronte al villaggio di Navelli, havvi

che dista

dal paese circa un chilometro. Nello scorso inverno,

fratelli

Gennaro ed Ambrogio
dello
zafferano,

Gianiorio, eseguendovi in

un

loro terreno

uno scassato per piantare

a m. 2 circa di profondit, rinvennero


ferro;
I e

dei sepolcri appartenenti alla

prima et del

ma

di

un periodo piuttosto avanzato.


sulla

cadaveri incombusti giacevano

nuda

terra, soltanto difesi

lateralmente

superiormente da rozze pietre. Io non fui presente al rinvenimento,

ma
i

appena ne

ebbi notizia

mi

recai sopra luogo, onde potei osservare la localit ed

seguenti og-

getti della suppellettile

funebre

che

dai detti Gianiorio


corrose,
e

si

conservano.
di

Bronzo.

Dieci placche da cinturone, pi o

meno
a

frammentate,

m. 0,065
a

0,065
riuniti

ognuna, con decorazioni geometriche

puntini,

sparse di bottoni

sbalzo,

quattro a quattro. Cinque placchette per rivestire strisce o cinture di cuoio, lunghe

m. 0,028

0,015, contornate da figure geometriche, anche a puntini, aventi nel mezzo

tre bottoni

a sbalzo, in linea rotta.

Un

pettine di lamina di bronzo, con molte sfalalto

dature, ornalo in

ambo

le

facce

da figure geometriche,

m. 0,05

0,04. Vi

ri-

REGIONE

IV.

317

VITTORITO, SALLE

mangono

otto denti,

ognuno lungo 0,005. Una pinzetta ben conservata, lunga m. 0,13.

Due

arniille a spirali, grandi, ed

una

piccola.

Catena ben conservata, rotta

in

due

pezzi,

lunga m. 1,20. Un'araiilla ed un pendaglio con pasta vitrea colorata


Feltro.
altri

in azzurro:

alta

Met

del fondo di un vasetto

cilindrico.

Un' arniilla
di

rotta in

duo pezzi, ed

oggetti irriconoscibili.

Le

Vitili.

Un'idria

argilla nera,

frammentata,

m. 0,42X0,35
lini.

di diametro.

anse, in

numero

di quattro,

rappresentano dei cagno-

All'intorno vi graffito un bell'ornato.

Una

tazza; una fusaiuola.

N. Persichetti.

PAELIGNI
XI.
in

VITTORITO

Nella chiesa dedicata a

s.

Michele Arcangelo

proprio
pietra

un mui'O grezzo della seconda nave destra, stava murato un frammento

di

calcare locale, di m.

0,70X0,26. Vi

si

legge:

ViTrTANN
Al
lato

XIIII

MENS

VII

DIES

VI

destro vi scolpito uno specchio circolare.

In una lastra della stessa pietra, di m.


resto epigratco, a grandi e belle lettere
:

1,30X0,85X0,16, rimane

il

seguente

Nei dintorni della chiesa


ad un pago
corfiniese,

si

scoprirono in vari tempi

molte tombe appartenenti

ignoto.
scoprirsi a breve distanza,

Le antichit continuano a
cati

verso nord-est, nei fabbridoli,

nuovi del paese. Tra gli oggetti rinvenuti noto due grandi
de' quali,

ben conservati,
diametro

uno

posseduto

dal

sig.

Serafino

Pietrantoni,

alto

m. 1,10, del

alla bocca di
si

m. 0,46. Nel luogo del rinvenimento detto

Piano di Santa Maria,


Verso

scopri pure una vaschetta di forma quadrangolare, costruita a calcestruzzo. L'altro


1

dolio alto m.

con diametro di m. 1,12 nel corpo

m. 1,02

di bocca.

il

fondo, che piatto,

ha un

foro circolare con labbri sporgenti.

Questo secondo vaso

si

conserva nel giardino del

sig.

Alfonso Pietrantoni.

A.

De

Nino.

XII.

SALLE
di

s.

Avanci

di suppellettile funebre

preromana proveValle.

nienti da tombe scoperte in contrada Peschio della

La contrada
perte.

Nicola, distante circa

chilometro dal paese, ferace di sco-

Ma

gli

antichi oggetti

che

di

quando

in

quando

vi

si

rinvennero,

andarono

sempre

dispersi.
cos'i

Non

quelli che

si

trovarono nella contrada Peschio della Valle, a sinistra


Ivi

del torrente Fossato Torbido.

ultimamente

il

proprietario del fondo. Luigi

Sa-

TARANTO

318

REGIONE

li.

lerno,

nell'abbattere un' annosa quercia, rinvenne una tomba,

la cui suppellettile di

rozzo impasto nerastro fu spezzata.

Dalla descrizione avuta dal colono, suppongo vi fosse un'oinochoe a bocca tonda
e

una

cotyla.

Lo

scopritore conserva per grande parte di


;

una decorazione

di bronzo,
;

con le solite magliette a spirale


oltre a cinquanta.

una grande quantit

di anellini

di filo cilindrico

Grazioso

il

ciondolo,

pure di bronzo, somigliante ad anforetta con base conica.


piano

La tomba aveva
vergine,
ai lati, e

per

un acciottolato concavo, quasi a navicella; terreno


dal contadino
ferro.

un grosso lastrone per coperchio.


sito,

Altra tomba, nello stesso

fu scoperta

Antonio Paolo Sarra,

che conserva soltanto una cuspide di lancia, in

A.

De

Nino.

Regione
XIII.

II

(APULIA)).
Taranto.
che
faceva lo sterro per la costruzione di una
alcuni

TARANTO

il

Pavimenti a musaico scoperti in


mentre
si

Nel passato mese di


nuova casa nel borgo

aprile,

di Taranto,

furono scoperti
sig.

pavimenti

a musaico,

richiamarono l'attenzione del vice-segretario


del

Parrilli,

col residente per le cose


dei

Museo

degli scavi;

quale subito ne

rifer

alla Dii-ezione

Musei

degli
di
ri-

scavi in Napoli. Recatomi


riferire

sul

posto e tutto osservato,

mi

sembrato opportuno

non solo dell'ultima scoperta,

ma

anche delle precedenti, per quel che


rappresentata in

guarda questo genere d'arte antica,


sue tre parti principali, cio
thostroton.
Il proprietario del terreno
il
:

e per

quanto essa
iesi^ellatum,

Taranto nelle
e

idYopus

nel

musivum
sig.

sectile

nel U-

dove avvenne

la scoperta tal

il

Carlo Cacace; ed
lasciarono

mastro muratore che vi

costruisce

un

Quero;

questi

che

il

Governo, per mio mezzo,


tero
di
il

con ogni cura avesse preso nota del rinvenimento, e detil

tempo per
noto
ai

fare

eseguire
delle

disegno di un pavimento, quello che pi interessa


archeologiche. Esso
se
infatti
ci

render

cultori
ci

scienze

presenta una

scena mitologica,
del tutto nuovo

che vuol
storia
i

dire che,

pure

non viene a mostrare


i

un

fatto

nella
fra

delle

scoperte

tarantine, non tuttavia fra

rinveni-

menti pi comuni,

tanti cio,

di cui quella terra


e di vario

stata cos
si

doviziosa.

Dal 1880 a questa parte molti pavimenti


figurati

genere

son trovati,

ma

son tutti

disegni geometrici, e quindi di minore importanza relativamente


si

a quest'ultimo. Solo una volta, quando

faceva lo scavo delle terme romane nel sito

denominato

fortini presso la sponda di

Mar Grande

(')

venne fuori una stanza con


di tessellae nere,

pavimento a musaico, nel cui mezzo, disegnati

a contorno

vede-

vansi la parte posteriore di un delfino e gli avanzi di una figura


vi

umana

ignuda, che

sedeva sopra.

Era

la

solita

rappresentazione

di

Taras

sul delfino,

comunissima

(1)

Notizie, 1881,

p.

401.

REGIONE

II.

Ma
vi restava,
iu

319

conservarlo.

nulla

numismatica tarantina.

era puro ben misera cosa quel pavimento, special-

mente per quel che

modo da non meritare una spesa per


sig.

Da' miei appunti poi rilevo che una volta nel fondo del
sig.

La Tanza,

ora del

Cacace, posto a dr. dell'antica

strada

di

s.

Lucia, presentemente strada secon-

daria dell'arsenale marittimo,

fu scoperto

un pavimento a musaico con disegni geo;

metrici di color nero su fondo bianco, molto bene eseguiti e discretamente conservati
e ricordo

pure che, dopo di essere stato esposto per qualche tempo, fu ricoperto per

non esporlo ad ulteriori guasti.

Un

altro fu trovato nella casa del sig.


sig.

Tommaso
s.

Cito

a dr. della strada Umberto I"; parecchi nel fondo del


di

Osimo presso

Francesco

Paola; uno nel fondo del


siti,

sig.

Miraglia a

sin.

della strada delle Gasine, ed altri

in altri

ma
essi

tutti d'un

importanza secondaria.
le

Per se
per
ranto
i

non servono a far progredire

conoscenze in quanto a parte tecnica

soggetti di rappresentazione, mostrano nonpertanto quanto era diffuso in Ta-

a'

tempi dei Romani questo ramo

di costruzioni

la

importanza ed estensione

della Taranto romana.


Soli tre musaici trovansi estratti e conservati nel

museo

di

Taranto, dei quali


il

procurer di fare esatta descrizione, quantunque nessuno ignori che iu questi casi

disegno sia pi dichiarativo di tutte le parole.


1.

Musaico

di

forma rettangolare (m. 2,12

1,78)

due colori bianco e nero


;

di

mediocre esecuzione. Corre intorno una fascia bianca larga m. 0,05


e

alla quale

succede un'altra di m. 0,19 col fondo liianco


nero, fatti in

con rivolgimenti a spirale a musaico

modo da

lasciar

bianchi

altrettanti disegni, simili per


tali

forma

delle

identiche dimensioni dei precedenti.

Ricordano
le

disegni

il

motivo generalmente
e

adoperai" dagli antichi per rappresentare

onde del mare nei vasi


il

nelle monete.

Dopo una

terza fascia nera di

m. 0,07, resta
a

rettangolo interno,
profilo nero,

sempre a fondo
le

bianco, variato da tgure semiellittiche


alle altre in

semplice

sovrapposte

une

modo che

la

estremit di ciascuna vada a posare sul centro degli archi

sottoposti.
2.
lori

Il

secondo musaico (m. 1,70X1,00), come


e

il

precedente
n

pure

in

due cofat-

bianco
Il

nero;

esso

non

fu

trovato
lo

completo,
in

molto pregevole per

tura.

fondo

al solito

bianco,

variazioni
e

nero.
i

Una

fascia larga

m. 0,26

correva intorno, formata da triangoli bianchi


negli angoli. Vi succede poi

neri,

quali tutti si toccano fra loro

una zona bianca

di

m. 0,07 ed un' altra nera della stessa

larghezza, che limita l'arca interna che poteva essere di forma quadrata o rettangolare.

Questa

divisa in

tanti spazi quadrangolari, le cui estremit sono fra loro conin

giunte da curve rientranti,


quadrati curvilinei.
il

modo che

si

potrebbero chiamare,
sono
in

se fosse possibile,

Gli

spazi contenuti fra le curve


in bianco.

musaico nero, mentre

fondo dei quadrati


8.

Fu

tagliato alle dimensioni di

m.

1,7(3

1,76 mentre era molto pi grande.

11

fondo bianco

formato da tasselli piuttosto piccoli e ben commessi insieme. Nel


di lato
;

mezzo sta un quadrato con m. 0,84 m. 0,04 di minutissimo musaico in


saico bianco con tasselli

il

quale definito da una fascetta larga

porfido,

cui succede un'altra di

m. 0,08

di

mu-

egualmente minuti; questa in alcuni punii

fu dagli antichi

TARANTO
restaurata. Viene quindi

320

REGIONE

U.

un meandro semplicissimo su

fascia larga
:

m. 0,18,

il

quale

distinto in quattro parti, rappresentate da quattro diversi colori

rosso antico, rosso

meno
da

intenso, verdastro oscuro

e e

verde chiaro. Resta infine

nella parte interna un

quadrato

del

lato
di

di

m, 0,54;
vitrea

sempre
di

col
di

fondo

bianco o variato da
I

rombi

triano-oli

pasta

marmi

diversi colori.

quattro angoli e la
tre
file di

parte media dei lati sono occupati da triangoli in


di
tre ciascuna,

marmo, mentre

rombi,

scendono perpendicolarmente nello stesso senso, toccandosi negli an-

o-oli

acuti, ed altri

due rombi per

pai-te

sono messi in senso opposto al primo. Tutti

questi sono di pasta vitrea bleu con filamenti a voluta di color biancastro. Il poi sparso
di pezzettini di

campo
e di-

marmo
pare,

giallo senza alcun ordine

di varie

forme

mensioni.

questo, secondo a
;

me

imo degli esemp in cui vedesi l'opus tessellatmn


musaico merita
di essere in particolar di cui

mescolato al seciilc

e per questo

modo

notato.
for-

Anderebbe

piu-e

menzionato per

la profusione di pasta vitrea,

non solo son

mate
I

le

lastre romboidali,

ma

anche buona parte del meandro.

tre descritti

musaici forono rinvenuti parecchi anni fa in un'area edificatoria

di Montedoro, e propriamente nel sito, ove presentemente trovasi costruita la casa del
sio-.

Massarotti. Si vedeva chiaro che trattavasi di


si

una antica casa


il

di epoca romana,

della quale per non

pot trovare la continuazione, perch


fu sterrato ed ancora

giardino della sopra-

detta casa

moderna non

resta nell'antico

piano di campagna.
descritti

La casa per doveva

essere grandiosa e ricca: lo si

desumeva non tanto dai

musaici, quanto da un piccolo frammento pure di musaico, che potetti salvare e che

pur esso esiste ancora in quel museo. La piccolezza dei pezzettini, il vario dei colori, esso per cos guasto la esatta commessura dovevano far cosa di primissimo ordine
;

da non prestarsi a descrizione. Misura m, 0,35 X 0,28. L'esempio pi importante nel genere aVopus sectile o lavoro a commesso vien
dato da un pavimento trovato nello sterro per la costruzione delle scuderie della societ decrli

Omnibus

nel fondo

del sig. Carlo Cacace,

posto in vicinanza del luogo,


felice idea di

ove furono trovati


e

gli ultimi

musaici.

11

sig.

Cacace ebbe la

estrarlo

restaurarlo, sostenendo

una non

lieve spesa: presentemente lo si

ammira

il

nella torre

della sua deliziosa

villa di

Crispiano,

borgata

di Taranto.

Non

caso di farne

descrizione per le difficolt


colori dei diversi

che incontrerei, posta la complicazione del disegno e dei

marmi

solo dir che nei dischi dei quattro angoli erano intarsiate
si

quattro figure, delle quali non

pot conservare neppiu'e l'impronta pel pessimo stato

di conservazione in cui ci pervennero.

N mi
Taranto;
di
e

fu dato

di vedere altri
si

pavimenti di simil genere

in

tutti

lavori

di

tale scarsezza
ci

potrebbe spiegare con la povert di marmi, che gli scavi


son venuti
e

Taranto

mostrano.

Invece moltissimi

fuori

del genere che gli an-

tichi
i

chiamavano con

la parola greca litioslraton,

che corrispondono a quelli, che


di

moderni dicono battuti alla veneziana. Si costruivano con pezzettini


di

marmo

di
li-

vari colori,
sciati in

terracotta, di vetro, misti a malta,

battuti, spianati ed in ultimo

modo da

presentare im piano levigato e perfetto. Si consideravano di maggior

pregio quelli, nei quali

maggiore era la quantit di

jtasta vitrea;

infatti

la casa del

REGIONE

i;.

321

TARANTO

Fauno, che certameiite

la pi grandio.sa di

Pompei, ne conserva

migliori:

pii

comuni poi erano


molti
in

quelli costruiti senza pezzi di vetro.

di questa classe se ne trovano

Taranto

qualcuno anche molto ben eseguito, come quello rinvenuto nello sterro
dove
e'

della casa Cito,


di

era anche

un certo ordine nella disposizione dei pezzettini


stato possibile di

maimo, mentre che sinora non mi

osservarne alcuno con me-

scolanza di pasta vitrea.

Ho
tizie

voluto trattare di queste precedenti

scoperte, sia perch esse restavano an-

cora ignorate, sia per mostrare quanto vi era in precedenza in

monumenti ed

ui

no-

intorno a questo genere di antichit in Taranto. Passo ora a trattare degli ultimi

rinvenimenti.
I

pavimenti a musaico erano

in

numero

di tre,

uno dei quali in cattivo stato


appartenevano
tutti
e

di

conservazione e gli altri due piuttosto ben conservati:

tre

ad

una casa

di

epoca romana dalle proporzioni vaste e grandiose. Essa per posava sopra
le

rovine di altra epoca,

bassissime muraglie

che limitavgno
i

pavimenti erano fab-

bricate con pietre appartenute ad edifiz pi antichi ed


stesi sopra rottami

pavimenti stessi erano di-

di data pi anteriore.
in

Del resto quei muri erano pessimamente


far ritenere

costruiti e quasi senza fondazione

modo da

che la casa era formata

dal solo pianterreno.


II

pavimento meno ampio

meno importante misurava m. 3,84X3,14. Un maralla

gine di musaico bianco largo

m. 0,55 correva intorno

parte figurata, la quale

formava un rettangolo di m. 2,74X2,04; ed era semplicissima, tutta di figure geometriche con qualche accenno o motivo
in ciascuno dei quali stanno iscritti
di fogliami.

Due

rettangoli (m.

2,04X0,60),

due rombi orizzontali ed uno verticale, incassano


altri

un quadrato
rali

il

quale resta del tutto chiuso per mezzo di


in
filo

due rettangoli latesteli

(m.

1,54X025);
un

cui dal centro

si

svolgono
Il

due semplicissimi

serpeg-

gianti formati da
iscritto

di pezzettini neri.
e

quadrato interno (m. 1,54 di lato) ha

un secondo quadrato,
il

nei triangoli risultanti eseguita

una

foglia di edera

con steli;

secondo contiene

con
il

lo

stesso sistema

un

terzo,

nei triangoli altre

figure geometriche; e finalmente


di

terzo con un insieme di quadrati, di triangoli e


il

archi bellamente

couipie

tutto

pavimento, che desta interesse

per la bont

del disegno e per la buona esecuzione.

Maggiore considerazione devesi atribuire all'ultimo pavimento,


figurato quasi unico

il

quale per essere

nel suo genere

in

Taranto.

La

stanza,

in

cui trovavasi era


;

molto ampia, cio di m. 9.25


tazione che ne occupava
il

X 5,95,
3,00
,

forse la pi

ampia

della grande casa


fig.

la

rappresen-

centro era di m. 5,40

3,00, per nella

qui unita ne rap-

presentato solo per m. 4,80

essendosi tralasciata la riproduzione di altre due zone

con rombi

iscritti,

simili a quelle che vedonsi nella parte superiore.


il

Intanto come prima impressione notiamo la difterenza sensibilissima fra


del musaico e la zona inferiore.

corpo

Come

tecnica e

come disegno queste due


quindi

parti sono
e

diverse

ed

diver.>a

epoca

si

riferiscono.

Pai'ler

prima

dell'una

poi

dell'altra.

Si

notino in primo

luogo

la poca

esattezza

il

nessun

ordine fra le diverse


alle

parti

del musaico, ili

noto che gli antichi

artefici

davano spesso

rappresen-

322

non
in

REGIONE

II.

tazioni una certa irregolarit che in vero

se

permetteva di ammirare

la

parte

meccanica del lavoro, lasciava nondimeno posare l'occhio


composizioni,

una

tal quale variet di


infiniti

che

riusciva

gradita

allo

sguardo. Di questo

fatto

esempi

ci

mostra

l'arte

decorativa, e nel genere di musaici questo ne uno. Uiaccli la fascia

a dr. della tgura, variata da rettangoli, in cui sono iscritti in senso orizzontale altret-

REGIONE

II.

323

tanti

rombi contenenti piccoli


sin.

cerchietti, pi larga (m. 0,54) duU'altra dello stesto

disegno che sta a


e'

(m. 0,42). Cos nella doppia zona della parte superiore a dr.
divisi in quattro presentano disegni si-

la variante dei

due ultimi rettangoli, che

mili ai precedenti,

ma

pivi

piccoli.

La
non

fascia pi interna poi (m. 0,17) costituita


si

da

fondo bianco con un sistema di circonferenze che


retta che tutte le taglia a met,

tagliano a vicenda e da una linea


d'inesattezze, le quali non sono

meno piena

che
il

l'effetto

di poca accuratezza.
il

E dopo

un'altra fascia di color nero (m. 0,0T) viene

quadro; tutto
Il

resto non che cornice.

fondo del quadro

(m.

2,40X1,80)

di

un musaico

fitto

ben commesso;

ci

sono parecchi vuoti, alcuni dei quali intaccano la figura,

ma

tutti facilmente re-

stam-abili.
il

Ne occupa
sin.

il

centro una figura giovanile

rappresentante

Bacco imberbe;

quale con la

si

regge su la

gamba
si

dr.,

lasciando la sin. nella solita posa di abbandono;


tirso,

mano
il

sollevata

appoggia al

mentre abbassa

la destra per versare

da un vaso

liquore prediletto nelle fauci di una pantera. Questa belva che gli sta
e dall'occhio

accanto, dal coi-po screziato

verdastro,

rivolge la testa verso


i

il

nume,

ed apre la bocca in direzione del vaso. Completano la rappresentazione

disegui di

due anforette, adattate nei

due angoli superiori

con la bocca rivolta al centro.

La
di-

forma
gate

di questi

vasi dalla pancia piuttosto sferica e senza base, e dalle anse proluni

trova pi facile riscontro nell'anfora messapica, quantunque non vi siano

schetti,

che

in

forme di vasi greci; mentre che

il

vaso

della

mano

proprio il

kantharos greco.

La

figura di prospetto

ed

ti-attata

a semplice contorno di tasselli neri

la

stessa linea passa a distinguere varie parti del corpo,

del petto, dell'addome, dell'in-

guine, del pube, dei piedi e della dicare


i

mano

destra; mentre che una zona nera serve ad in-

capelli sormontati da foglie

di

edera

di

vite,

distinte

con pezzettini di

vetro verde, ed altri avanzi di musaico in vetro dello stesso colore vedonsi nella gola,

indicanti forse una collana;

come pure alcune

linee che stanno sul petto presso gli


i

omeri potrebbero indicare una nebride. La pantera mostra


porta la collana di foglie di edera di color verdino
;

denti di vetro celeste e


il

mentre che tutto

corpo ma-

culato da piccoli cerchietti di color nero e qualcuno verde. L'apertura dei vasi di
color bleu e nel corpo di essi

e'

traccia di gialletto
e

il

tirso poi

che finisce a punta


di vetro celeste.
il

formato da due linee laterali di color nero


si

nel resto

da musaico

L'insieme della figura non


destro piuttosto corretta;

presenta male, ad esempio la linea delimitante

lato

ma

ce anche del brutto specialmente


il

nella forma della

gamba
faccia,

sinistra,

tutt' altro

che regolare. Gli occhi,


;

naso,

la

bocca, in generale la

lasciano molto

a desiderare

vi

si

osserva una certa durezza

ed uniformit,
si

inevitabili del resto in lavori di simil genere; nei quali la linea non
tere a ricercare tutte le
tuisce a

pu

inflet-

movenze

delle diverse parti del corpo.

Questo per non insi

che non

si

veda la preponderanza delle forme muliebri, quali


ciini

convenivano
(')

ad un dio membris
Tuttavia se
si

molUbus

et

laUjuoris feminei dissolutissimus laxitatc

va a notare che di musaici con figure oltre la grandezza uatunile

(1)

Arnobio,

/Ir/c.

gentcx,

<;,

12.

TARANTO

di

324

si

REGIONE

II

(la figura

m. 2,10) non esistono che pochissimi, e che in nessun


Bacco
('),

altro trovasi

la rappresentazione di

cosi
il

completa come in questo, non


giusto posto che le compete.
il

deve durar

fatica nel dare alla nostra scoperta

N
Si di

quel che abbiamo detto costituisce

pregio principale del nostro


il

musaico.
il

ritiene

da

tutti gli archeologi,


si

ed vero nel fatto, che


e

musaico
si

genere

arte

che pi

accosta alla pittura;


di arte pittorica
se

per

nei

musaici

trovano

riprodotti
si

ed imitati

soggetti

con tutte
i

quelle note che alla pittura

ad-

dicono. Nel nostro invece

ne togli
;

due vasi degli angoli,

tu non trovi che la


e'

semplice riproduzione di una statua


di paesaggio,

non vi sono movimenti, non

scena,

n figure

nulla che possa riferirsi ad un originale di pittura.


in

Del resto

un soggetto cos comune

e popolare,
ci

in

un

ciclo

di arte cos

ampio,

del quale infinite e svariatissime rappresentazioni


teria e

sono pervenute su qualsiasi madifficile

di qualsivoglia

tempo,

non

dovrebbe esser
rilievi.

di trovar riscontri nelle


stato possibile
;

pitture parietarie o vascolari

ed anche nei
il

Questo non m'

ed invece facilissimo m'

venuto

riscontro con parecchie statue e specialmente con


(-),

una del Museo Nazionale di Napoli


petuto.

nella quale

il

soggetto identicamente ridella testa:


solo la

La

stessa

posa

del

corpo,

delle

gambe,

delle braccia,
le

pantera, a differenza di quella del musaico, sta seduta su

gambe

posteriori ed

molto pi da presso al

dio.

Ma

in questo

chiaramente

si

vede che tale posizione non

sarebbe stata che un ripiego per necessit di collocamento o di dimensioni di blocco.

il

ripiego fu felice, giacch nel mentre la belva del musaico con


si

movimento natugola,
testa,

ralissimo

dispone a ricevere

il

liquido

che le va a cadere direttamente in

quella della statua invece, stando troppo da vicino e


riceve
il

non volgendo

bene

la

liquido su la fronte, per cui viene a mancare l'effetto della rappresentazione.


il

Salvo questa differenza tutta a vantaggio del nostro monumento,

confronto non

potrebbe riuscire pi convincente per la nostra

tesi,

cio che
di

la figura del

musaico

la riproduzione

non di una pittura

ma

di

una statua

Bacco che versa da bere

alla pantera.

questo

importante.
si

In quanto al tempo cui


fine del

possa rimandare

il

musaico,

io lo

credo fattura della

3 secolo d. Cr.
dir poche parole intorno alla zona inferiore che si lega,
si

Venendo ora a

come

di-

cevo avanti, col resto del musaico, essa non


la riproduzione.

pu confondere anche a solo guardare


del disegno, notasi la diffe-

Nel pavimento

poi, oltre alla diversit

renza della esecuzione e sopra tutto la posteriore applicazione di essa, come restauro
al

grande musaico.

Essa (m. 3,00

X 0,58)

divisa in tre partite, distinte fra loro da due fasce nere


:

perpendicolari, della larghezza di m. 0,05

le

due laterali sono di m. 0,82

0,85, e
di

quelle di

mezzo

di

m. 0,82X1.20.

Le prime sono variate da doppio rettangolo

(')

rotrobbcsi a questo proposito


V.

ricordare

il

musaico pubblicato da E. Q. Visconti, Museo


la

P.
di

Ci,

VII, tav.

XLIX,
v.

nel quale per

non c' che

maschera
H,

di

Bacco con

pli attributi propri

questa divinit.
(2)

R. M. Borb.

XI, tav. 10; Miiller-Wieseler,

v.

p.

354.

REGIONE

II.

325

filetti

neri con

due semicerchi nella parte esterna

con molti altri pi piccoli nella

interna, oltre

im disco nel centro, due perpendicolari

ed una linea orizzontale, che

dividono

il

rettangolo interno in sei pi piccoli. Il rettangolo di mezzo presenta tre

figurine di
ai

una semplicit

e rozzezza

tutt' affatto

primitive

paragonabili soltanto

pi rudimentali graiBti di figura

umana

delle

catacombe

cristiane.
:

Quella a

sin.

a semplice contorno, con la bocca figurata da breve linea circolare

quella di mezzo
sotto
il

ha come velata la testa da panno che gradatamente va a restringersi


e con

mento

segno quasi quadrato per bocca


pieno e con piccola

la terza

con eguale copertura in testa per

a musaico

figura ellittica

schiacciata per bocca. Per braccia e


la

busti poi di segni curiosi, che a pena ne


e primitivo.

adombrano

forma nel modo

il

pi goffo

Ci troviamo dunque, secondo a


l'arte

me

pare, dinanzi
dell' arte

ad un lavoro dei tempi, quando

del

musaico ripigliava, su
s

le

orme

antica romana, la via che poi lo

menava ad una
Che
in

ampia

e larga applicazione nell'arte cri,stiaua.

Da

tal

punto di vista

esso riesce int8''essantissimo.

Taranto stesso poi

il

musaico ebbe applicazione nei monumenti


1

di

arte

cristiana, vien provato dalla scoperta del

858, mentre

si

rifaceva

il

pavimento della

cattedrale di

s.

Cataldo, santo protettore della citt. Ivi fu trovato un pavimento a

musaico

di

rozza fattura con rappresentazione di una figura muliebre, che aveva din-

torno figure di pesci ed uccelli. Questo pavimento fu salvato dal can. Ceci, amatore
di cose antiche e fondatore fu
di

un

piccolo museo, che pi non esiste, e dallo stesso

messo

in opera
il

come pavimento

della stanza del Musco.


in

Posteriormente la detta
si

stanza croll ed
tale stato.

musaico fu ridotto

frantumi; anche ora lo

pu vedere

in

Ma

qualche anno prima era stato dal Lenormant visto e descritto

e giudicato

opera del sec.

XI
le

(').

E
di

in tal

modo

resta completa la storia delle scoperte tarantine in questo genere

monumenti,

quali scoperte, quantunque non siano di primaria importanza, non

cessano tuttavia di esser degne di menzione.

Con questo non intendo n

di accettare, n di respingere l'opinione del

Lenormant

intorno alla provenienza dei due quadretti di musaico a rilievo della collezione Santangelo del

Museo Nazionale
tutti

di Napoli,

che

il

dotto francese crede scoperti in Taranto,


dalle rovine dell'antica Metaponto.

mentre da

sono ritenuti

come provenienti

L. VioL.i.

(1)

Lenormant, Gaz. archoL, 1881-2,

p.

125; 1883,

p.

199-200.

TERRANOVA FAUSANIA

826

SARDIXIA.
XIV.
1

TERRANOVA FAUSANIA.

Nuove

scoperte di antichit nel

territorio olbiense.
Essendosi praticato uuo scavo nel predio denominato Iscia Mariana, per ricersi

care materiale da fabbricare,

scoprirono, a circa

m. 0,80 di profondit ed in mezzo

a terreno carbonioso. otto antiche tombe, con ossa

umane

del tutto consunte.

Non

si

tenne conto di prendere le mism-e delle tombe,

ma

secondo

informazioni

avute dal

mio nipote
piccolissime
sei,

sig.

Tommaso Tamponi,

il

quale assist allo scavo, due di esse erano di

dimensioni, con muri laterizi, e volte di embrici e pioventi, e le altre

di proporzioni maggioii, coi lati di pietre granitiche, legate a calcina e con volta

piana, formata da lastroni.

In una di queste
conservazione, e

si

raccolsero due orecchini d'oro, in forma di cuore, in eattiva

un

anello, pure d'oro,


si

a fascia, avente
di

un leggiero

rialzo in quadra-

tura

da un'altra tomba

estrasse

un braccialetto

argento, formato di sottile la-

mina rotonda ma
argilla ordinaria.

in parte consunto, tre bottigline di vetro celeste e

due anforotte di

In una terza tomba trovaronsi altre due anforette e tre lucernine


grafi.

fittili

anepi-

Le rimanenti tombe non contenevano


2.

oggetti

della

suppellettile

funebre; in

qualcuna notaronsi soltanto pochi avanzi di anfore e rimasugli di vetro.


In uno sterro praticato da certo Gio. Maria Panu, in vicinanza della collina

di

s.

Simplicio, rinvennesi un piccolo sepolcro spettante a bambina, costruito con pietre

e calce e rifiuti di mattoni.

Chiudevano

la vlta

due lastrine di granito, bene into-

nacate al di fuori; altra lastrina stava in una testata dell'interno, messavi per tener
sollevato
il

capo della defunta. Le ossa erano tutte sminuzzate. Vi fu trovata una


senza bollo, alcuni frammenti di vetro

lucerna

fittile,

azzmTO

un orecchino

d'oro,

a forma di globetto, molto consunto.

Nel predio Abbefritta, a ciixa 6 chilometri dal paese,


ferroviaria di Figari,
si

in direzione della linea

rinvennero molte monete di bronzo, del basso impero, nonch

copiosi

frammenti

di embrici

romani

di vetrerie.

Nella stessa localit vedonsi

residui di
e le rovine

un antico manufatto
di

in laterizi e di poco emergenti dal piano di

campagna,

una vasca

circolare,

per

acqua,

con traccio di uno stretto cunicolo

di pietre.
3.
Il

mio amico

sig.

Torquato Tovani, comandante

il

bastimento italiano Assunpresso


l'isola

tina,

estraeva recentemente dalle acque di questo

golfo

Bianca, alla

profondit di circa m. 3,00, due grandi anfore


e terminanti

fittili,

alquanto scheggiate alla bocca

a punta.

Una, munita

di piccole

anse semicircolari, alta m. 1,10 con


l'altra,

la

massima
va.

rigoufiezza nel

ventre, di

m. 0,62;

meno

corporata,

mism-a in

altezza

0,90.
il

Mi manifestava
rosissime le anfore

sig.

Tovani, buon conoscitore di quelle localit, esser numesparse in tutti


i

che

vedonsi

bassifondi

del

mare

di Terranova.

327

TERRANOVA FAUSANIA

La draga
4.

a vapore

ne

ripesc

quattro, di dimensioni

maggiori delle precedenti,

le

quali riposavano al fondo di m. 6,00.

Un
si

piccolo scavo, durato poche ore, fu fatto con esito

felice,

dal sig. Pietro

Puzzu, nel suo predio denominato Acciaradosa, presso l'abitato. Alla profondit di
in.

0,55,

trov

una tomba

in

laterizi,
si

con vlta granitica, entro la quale,


raccolse

tra

resti

di ossa

umane, avvolti di

terra,

un pendaglio

di oro

ben conservato.

Certi Francesco

Goleddu

Paolo Careddu, facendo uno scavo nel predetto predio

Acciaradoha, per conto


di quattordici

di certo

Giovanni Stefano Nurra, s'imbatterono


e calcina,

in

un gruppo

tombe antiche. Erano costrutte con pietra


filare,

a vlta piana e

stavano in un

alla regolare

distanza

di

m.

l'una

dall'altra.
e

Cinque risul-

tarono frugate anteriormente,


di

giudicare dalle vlte aperte


e le

dai molti frammenti

ossami

di
1.

fittili

fuori posto;

altre conservavano
si

il

corredo funerario.

Tomba

Misurava m. 2,10X0,85X0,60. Vi
su di

trovarono le ossa ben con-

servate, riposanti

un impiantito

di pietre.

Corrispondenti alla testa del cadavere

giacevano tre scodellette leggermente concave, di finissima argilla, una lucernetta ad

un solo buco, contornata da cordoncini a


solana
e

fiorami,

una piccola coppa

di terraglia gros-

quattro chiodi di bronzo.


2.

Tomba
stretto,

Misurava m. 2,00
tre

0,80

X 0,60.

Vicino

al cranio si

rinvennero due
e

scodelline intere

frammentate,

due anforette senza manici, dal collo lungo

cinque monete corrose, un ago crinale ed alcuni frammenti di vetro.


3.

Tomba

Misurava m. 2,08X0,75X0,62. Presso


;

piedi dello scheletro si


tre chiodi lunghi,

trov una scodella rotta in due parti

due anforette

fittili

a ca-

pocchia concava, diversi frammenti di una catenina a maglia, quattro pezzi rotondi,
di bronzo;

una piccola chiave; un pezzo

di osso
di

di

forma

circolare

con

buco

nel

centro, solcato

da scanalature; due ampolline

vetro; cinque cerchietti di bronzo

della circonferenza di

Toviba

m. 0,07

tre

monete

irriconoscibili.

Misurava m. 1,80X0,75X0,63.
si

Deposta sopra
di bronzo,

le ossa

e preci-

samente a contatto del petto

recuper una

catenina

a maglia, attac-

cata ad un cerchiello dello stesso metallo, del diametro di m. 0,04.


chiello di pari grandezza

Da

im' altro cer-

pendeva un frammento di catenina. Accanto


sei

al teschio erano

due ampolline

di vetro,

monete

irriconoscibili e

due lunghi chiodi.


di scoprii-si le ossa si racdi

Tomba
colsero

5.

Misurava m. 1,82X0,70X0,65. Prima


terra

nella

nuda

due scodelline frammentate; un piccolo calice


fittile,

vetro e

tre bottigline;

una lucerna

senza bollo, ed alcune asticelle di bronzo.

Tomba

6.

Misurava m. 1,85X0,80X0,60. Al fianco destro del cadavere


;

stavano due bottigline di vetro, in frammenti


ossidate e un' anforetta
dale,
di

un ago crinale di bronzo

tre

monete

argilla

finissima,

senza manichi e con coperchio pirami-

avente nel mezzo un rialzo in forma di pomo.

Tomba

7.

Misiu-ava m.

2,10X0,87X0,70. Fra
il

la terra,

superiormente allo
di vetro spettanti
fittile,

strato in cui si rinvennero

poi le ossa, giacevano

due frammenti
teschio era

a bottigline, ed alcuni residui di scodelle. Presso

una lucernina

guarnita di fiorami, sette globetti di vetro azzurro, forati nel mezzo, tre chiodi e due
cerchietti di bronzo, dai quali

pende un pezzo

di

catenina a maglia.

TEMPIO

828

SARDINIA

Tomba

8.

Misurava m. 2,00
di

X 0,82 X 0,60.
concava,

In direzione del petto del morto


forato

giaceva un medaglione

bronzo, in forma

nel centro;

met

di

un

ago crinale di osso, tre frammenti di catenina a maglia, attaccati


di

ad un cerchietto

bronzo e diversi frammenti

fittili

di vetrerie.

Tomba
due

9.

Misurava m. 1,95X0,75X0,63.
uno
di osso,
;

Sul petto dell'estinto posavano

cerchielli di bronzo e

forati;

un frammentino di catenella a maglia,


concava
;

lungo m. 0,18; cinque monete corrose

tre grossi chiodi a capocchia

un'asti-

cella di bronzo e cinque globetti di pasta gialliccia, traforati.

Tutte le ossa trovavansi generalmente in buono stato di conservazione.


P. T.iMPONI.

XV.

TEMPIO
>

Fittili

di

arte rude scoperti nel

Nuraghe

del

Muracciu
Il

iella

regione Padulu.
Tempio, essendosi recato nella

mio amico

dott. Celestino Secchi, residente a

decorsa primavera a visitare un ammalato nella regione Padulu, proprio al nord di

Tempio,

che dista da quella citt circa quindici chilometri, pot osservare nel fondo

di certo pastore Francesco Abeltino,

un nuraghe posto a cavaliere d'un piccolo


muri

al-

tipiano.
Il predetto

manufatto, mancante
di

della vlta,
si

conserva solo

di cinta per

im' altezza

media

3 a 4 metri,

presenta

in tutta la magnificenza

delle sue

rovine; da quei pastori viene


e

comunemente denominato
si

In naracii di

lii

muracciu,

secondo la tradizione popolare vi


bronzo.
Il

ebbero a trovare nel secolo scorso molti oggetti

di

dott.

Secchi costretto a rimanere in quella localit un paio di giorni, intra-

prese uno scavo nella

grande camera circolare che costituiva

il

solo

ambiente del
le quali

nuraghe, dopo aver fatto rimuovere le pietre cadute dai muri e dalla vlta,

ingombravano

il

suolo.

Lo scavo

si

cominci a una profondit di 50 centimetri,


preistorica,

il

primo oggetto a comparire fu un vasetto dell'epoca


a

plasmato rozzamente

mano
alto

con argilla

nerastra,

munito

di

ruvida
di

ansa ad anello, poco sporgente.


;

di

m. 0,14,

col

massimo rigonfiamento

m. 0,21

alla bocca

misura

il

diametro

m. 0,10.
Vicino a questo recipiente fu notata una grande quantit di cenere vegetale con

carboni in decomposizione, e non poche pietre scapole annerite dal fuoco


grossi cantoni che costituiscono le
stessi

anche nei
l,

fondamenta

dell'edificio,

si

notarono, qua e

gli

annerimenti causati dalle fiamme.


questo punto
il

A
dezza
;

disterro,

non rinvenendosi

altro,

fu portato a

una profondit

maggiore. Comparvero allora varie ossa, specialmente costole spezzate, di varia gran-

un dente,

forse di cavallo
e

una vertebra umana, avariata,

molti cocci nerastri


tornio.

appartenenti a vasetti

grosse anfore primitive lavorate senza

l'aiuto del

Dei
pic-

suddetti frammenti sonvene alcuni che esibiscono disegui rozzi fatti a mano,
coli

come

incavi circolari, ed altri sono solcati da righe disordinate e da rialzi piramidali.

SARDINIA

329

TEMPIO

Il
il

giorno dopo fu continuata

compiuta l'esplorazione della camera.


con qualche frammento
di
di

Si rinvenne

solito

grande ammasso

di

cenere,

ossa inclassiticabile,
di

e fra

mezzo a quella cenere un colpo


in

zappa mise
in

fuori

un oggetto

bronzo.
di cir-

Esso consiste
conferenza.
fisso,

una colonnina che misura m. 0,06


di

altezza, per

m. 0,03

munita

zoccolo in quadratura, e termina superiormente con un anello

specie di appiccagnolo
la

sormontato da una colomba.


quale vedevasi annerito,
e

Quest' oggetto era tutto


si

incrostato di cenere, levando


l'azione del fuoco

scorgeva chiaramente
o pietra di

sul metallo.

poca distanza

fu trovata

una giada,

fulmine, come volgarmente


mitivi e lavorati a mano.

vien detta, nonch

altri

cocci spettanti a recipienti pri-

L'anzidetta regione di Padulu, che costituisce un esteso e ferace altipiano fra pi importanti
di

questo alpestre

selvaggio lenrbo

della Gallura, fu abitata dai

popoli preistorici; ed oltre al nuraghe su ricordato ve ne sono molti altri, o meglio


vi

un'agglomerazione

di

questi

monumenti

megalitici, che cuopre un' estensione di


il

circa sei o sette mila metri quadrati.

Disgraziatamente

tempo

l'uomo non

li

hanno

conservati, e tutto

si

riduce a un

ammasso

di rovine imponenti.

P.

Tamponi.

Roma

15 ottobre 1804.

NOTIZIE DEGLI SCAVI


TTOB KK

C)

Regione IX (LIGURIA).
I.

CAIRO MONTENOTTE
prof.

Isorisione hilina ed oggetll vart di et

romana rinvenuti nel


Alla cortesia del eh.
rata,

territorio del comune.


avv. Federico Patetta, della R.

Universit di Mace-

debbo

la

trascrizione della seguente epigrafe, incisa sopra


alta

una

lastra
0,4(',

di

forma

irregolare, di cattiva pietra arenaria locale,


di circa in.

m. 0,87, larga m.

con lettere

0,08, scoperta nel

1892

nello scavo delle fondamenta

di

una casa, nel

recinto del

comune

di

Cairo Montenotte:

ENNIV/// LL F A7STl\
,

L. Eiiaii[s) L{hc) l[ibeiim) Fansfi...

La prima L

quasi

affatto

scomparsa; ne pi discurnesi

il

compimento

del co-

gnome

Fuiisto

Famtiws.

Questa lapide

la

prima rinvenuta nel detto comune, a nord del quale Spigno,


titoli

ed a sud-ovest Millesimo diedero gi

romani

(cf.

C. I.

L.,

V,

n.

7543-7540,
7543).
Cairo,

7553, 7554). Uno


altri resti di

fra

primi

offre

il

medesimo

gentilizio Eiiuius
in

(n.

Per
spe-

romane antichit erano gi venuti

luce nel territorio

di

cialmente a poco pi di un chilometro dall'abitato, nella strada da Aqiiae Statiellae a

Vada
t.

Sabatia. Ivi

il

Casalis

{Diz. geogr. sior. degli

Stati dei
e resti

Re
di

di

Sardegna,

Ili,

1836,
il

p.

287) ricorda essersi trovati antichi oggetti

costruzioni; e

verso

1876, in un campo prossimo ad una chiesa, ridotta a casa rustica,


Vecchia, a m. 1,50 di profondit, in uno strato
fittili,

detta la
ceneri,

Madonna
si

di

carboni

di

rinvennero

vetri ed altri oggetti,


si

in

massima parte andati


nella

dispersi.

Alcuni

pochi soltanto ne furono salvati, e

conservano
:

casa

municipale, ove furono

esaminati dal
circolare;

predetto

prof.
fittile,

Patetta, e sono
col

un frammento di specchio metallico,


alcuni pezzi di vasi vitrei e di ba42

una lucerna

nome SABINI;

S.

QUIRICO IN VAL DI POLCEVERA

332

si

REGIONE

IX.

stoncini striati pure di vetro, uguali a quelli che

trovano spesso nella regione su-

balpina, nelle

tombe

di

donne

de'

primi secoli dell'impero.


scoperte
di

Pili volte nel

territorio

del

comune avvennero
un
ripostiglio di

monete romane.

Il

Casalis (op.

cit.,

p.

288)

ricorda
essi

nummi
mano

consolari

che andarono

dispersi, salvo

un centinaio di

che passarono in

del P. Spotorno, a Genova.

E.

Ferrer.

II.

SAN QUIRICO IN VAL


di Polcevera,

DI

POLCEVERA
Serro, si

Di un

tesorello di

monete medievali di oro.


Nel greto monete
sole ed
d'oro,

nella contrada

rinvennero casualmente

molte

medioevali. Alcune di esse sono zecchini francesi, detti scudi d'oro del

appartengono a Carlo VI (1396-1406) ed a Ludovico XII (1503-13). Merita


di

singolare ricordo uno zecchino

Giulio

li,

coniato in Avignone (1503-13). Vi sono

pure molte monete d'oro della repubblica di Genova, e per quanto pu argomentarsi
dalle notizie giunte finora al Ministero, trattasi di cospicuo tesoro nascosto verso la

met del

secolo

XVI.

Regione
III.

X (VENETIA).

TREGNAGO

BADIA DI CALAVENA

Armi

silicee e fittili

di industria rude e primitioa.


lidi

cortesia dell'egregio rev. don Giovanni Cieno

mi pone

in grado di

comunicare

alcune scoperte di antichit preistoriche avvenute nei comuni di Tregnago e di Badia

Calavena. Queste localit restituiscono assai di sovente oggetti d'antichit romana e

preromana. Di Tregnago (Terenciacum) ebbi occasione


Notisie, riportando anche qualche iscrizione
zidetti di

di

far

cenno
1

pii

volte nelle

romana

ivi

scoperta.

due comuni and'illasi ,

Tregnago

e di

Badia Calavena trovansi nella vallata del


i

Progne

cos che

Badia sta a settentrione di Tregnago, e ambedue


torrente

paesi rimangono alla sigiacla

nistra

del

Progne

Le contrade Guerre,
si

Scorgnano, Marcemigo,

ciono alla destra del torrente, e

seguono ordinatamente [da nord a sud. Invece

contrada Cogolo, spettante, come Scorgnano e Marcemigo al comune di Tregnago, sta


sulla sinistra e precisamente collocata fra Badia e Tregnago. Tutte queste localit
restituirono di

tempo

in

tempo antichit

di varie epoche, e vogliono esser tenute ora

in considerazione.

Nella primavera del 1893, sulla sinistra

del

Progne, poco a sud


Grisi,

della piazza
sullo

Mercato

di

Badia Calavena,

in

un fondo posseduto da Agostino


mare)

spalto
il
li-

ghiaioso quasi adiacente al Progne e precisamente ad undici metri circa sopra


vello di questo (cio a

m. 470 sul

livello del

il

predetto don Cieno, appastrovamenti, dei

sionato indagatore delle antiche

memorie del suo

paese, fece alcuni

quali vuoisi tener conto.

Come

egli

mi

riferiva, nello

smussare

lo spigolo di detto spalto.

REGIONE

X.

333

CONCORDIA-SAGITTARIA

sotto lino strato di ghiaia fluviale spesso circa


e

un metro, apparve un secondo


si

strato,

questo di terra nerastra, spesso da m.

0,30 a m. 0,50. PjSSo


centinaio di metri.
fttili,

allinea lungo quel


di terra

profilo per la lungiiezza di

almeno

un

In detto strato

nerastra

si

rinvennero

disseminati

moltissimi
:

certo
la

composti di
granulazione

terra
fina,

no-

strana, e di colore o grigio-neri, o rosso-neri

in

alcuni

ma

quasi sempre apparisce invece assai grossolana; questi ultimi sembrano cotti all'aria
libera.

Sopra qualcuno di quei cocci apparisce qualche semplicissima ornamentazione,

ottenuta forse coll'impressione del polpaccio delle dita, o piuttosto con una spatola.

Vario ne

lo

spessore, che di solito sottile; talora per altro raggiunge


fttili,

2 o 3 cen-

timetri. Insieme coi


ossa,

ritrovansi

in

quello

strato

anche qualche frammento di

scheggio silicee, pezzi di basalto ecc.


Sulla destra del Progne, a m. 442 sul livello del mare, nella descritta localit

denominata Guerre

(cui

vaghe tradizioni circondano

di

memorie guerresche),
Scavando
1 1

il

pre-

detto don Cieno nell'inverno del


di

1893 incontr
circa

altre antichit.

ivi

all'unghia

un agglomerato ghiaioso, a

m. 0,90 dal

suolo, e a

m.

dal letto del Progno nel colore


i

scopr una straordinaria quantit di cocci, nella

pasta,

nella

fonua,

so-

migliantissimi a quelli

dell'altra stazione.
o

per a notare

che qui

vasi

fittili

avevano presso

all'orlo

verso

il

ventre alcuni semplici lavori a dentelli, ad incavo,

ad intacco,

ecc.

Qualche frammento era perforato da piccoli buchi. Si raccolsero pure


fttili

alcune anse ad anello. Si rinvennero ancora due piccoli globi

della grossezza di
;

un uovo
esse

incirca.

Enorme

fu la quantit di scheggie

silicee

ivi

rinvenute
e sono

alcune di

hanno pi o meno evidente la traccia del lavoro dell'uomo,

rozzamente

foggiate a coltello od accetta, della larghezza di cent. 5 a 7. Moltissimi pezzi calcarei

sono formati a cuneo, angolosi o piatti,


si

che al colore

non

sembrano

di

pro9)

venienza locale. Qui

trov anche un disco di ferro molto ossidato

(diam. cm.
si

ma

forse la

sua presenza in questo

luogo

fortuita.

Con abbondanza
un giudizio

raccolsero

anche ossa di bruti;


sansi date

ma

sulla loro et non si pot avere

sicuro,

quantunque
sol-

ad esaminare ad un zoologo. Della stazione delle Guerre esplorossi

tanto uno spazio di 100 m.q.;


s

ma

senza dubbio, se la esplorazione


tali

si fosse

allargata,

avrebbero potuto ritrovare altre di

anticaglie.

A
beroui.

cento metri di distanza, sull'ultimo strato delle ghiaie, nei piani Cieno-Gamsi

rinvennero le fondamenta di antico edifcio, con numerosi pezzi di tegole di

forma romana.
Negli scorsi anni
si

esumarono cicci ed
Sorte,

altri

oggetti antichi a Cogolo, e


e

nelle

vicine contrade Ronchi e

nonch a Scorgnano (campo Cazzola),

Marcemigo

(campo

Battisti).
e

Gli oggetti trovati a Badia

alle

Guerre

con.-ervano

presso

il

prelodato

don Cieno.

C. Cipolla.

IV.

CONGORDIA-SAGITTAUIA

Tempo
giaceva,

addietro

lo

scalpellino

nob.

Pietro Sbroiavacca acquistava in Concordia un masso di pietra, apparentemente greggio

per metterlo in opera. Levatolo dal posto ove

vide

che inferionuente

era


e perci sospese
Il
il

334

REGIONE

V.

scolpito con motivi ornamentali a foglie di acanto,

faceva

parte

di

un

fregio

lavoro progettato.

masso, conservato ora nel Museo concordiese, in pietra calcare delle cave di
solita

Nabresina,

ad usarsi nell'antica Concordia;


e

rotto
lo

irregolarmente,

misura

m. 0,97
buona

0,73 in alto
e,

m. 0,45
il

in

basso, ed

ha

spessore di

m. 0,30.

di

fattura,

per quanto

sig.

Pietro Sbroiavacea asserisce, proviene dallo scavo

della Braida Bruni, miniera inesausta di materiali architettonici,

come

scrisse

il

com-

pianto
edificio,

mio

padi-e

nelle Notizie del 1880, p. 413.


indicato

Quivi doveva sorgere un grande


pianta
di Concordia
al n.
4,

probabilmente teatro, come

nella

edita nella tav.

XII

delle Notisie superiormente citate.

G. C. Bertoi-ini.

Regione V (PICENUM).
V.

ANCONA
di fabbrica

A
:

Nuove scoperte
nell'editcio

di antichit entro

l'abitato.
i

Demolendosi
teriali

un

muro

dell'Istituto tecnico si riconobbe tra

ma-

una lastra marmorea funebre. Vi

scolpita di rilievo la figura delil

l'estinto,

in piedi, paludato, col braccio sinistro disteso lungo

fianco, e col

destro

ripiegato sul petto.

destra

un giovinetto ignudo, appoggiato ad una colonnetta.

Inferiormente inciso

rAYAiaNAionoMno"5j XAIPE
La
lapide fu aggiunta alla raccolta epigrafica del Museo, dove se ne conservano
stile.

quattro dello stesso

Fu
p.

riferito

intorno alle scoperte


di

avvenute

negli

scavi

pel

palazzo

delle

fer-

rovie in piazza Cavour, dalla fine

marzo

al

27

di aprile

scorso
e

{Notizie 1894,
fecero

234

sq.).

Gli scavi continuarono fino al 22 del passato

agosto,

scoprire

altri

avanzi di antiche costruzioni ed altri oggetti.

Delle costruzioni riconosciute in trentotto


pianta esatta, tanto
piii

pozzi,

non fu possibile

ricavare

la

che

ruderi apparvero soprapposti gli uni agli altri a diversa

profondit e variamente orientati.


Si riconobbero altre quattro
oggetti. Sei ossuari ed

tombe formate da
di

tegole,

e si raccolsero

seguenti
di

un coperchio

sarcofago di

travertino.

Due frammenti

colonne pure di travertino delle quali una scanalata.


di

Un

busto di statuetta muliebre

marmo

bianco.

Due

lucerne

fittili

anepigrafi.

Tre coperchi di anfore.


stesso

Un

vasetto

fittile.

Un

asse unciale di bronzo e due


di

monete imperiali dello


il

metallo.

Un

frammento

marmo

giallo,

in

cui

si

legge

residuo epigrafico:

IPPAE

'

REGIONE

VII.

di

88.")

VETULONIA

Altro frammento

iscrizioue in pietra calcare, in

cui restano le lettere:

VIXIT

ANN
DIES

Frammento

di lastra

marmorea

alta

m. U,20, larga m. 0,22,

e dello

spessore di

ni.

O.Oo

1/

E R '

Altro frammento alto e largo m. U,12,

dello spessore

di

m. 0,04:

\JP
Anche questi frammenti furono aggiunti
servate nel
alla raccolta delle lapidi
iscritte

con-

Museo pubblico.
(J.

ClAVAIUNI.

Regione VII (ETRURIA).


VI.

VETULriNIA

Scaol della ccropoli vetuloniei-e durante l'an-

no 1893.
Ttimolo della Pieirera (continuazione
e
fine).

Nel biennio 1891-92 rimase demolita una parte del tumolo della Pietrera per
ricercare
i

depositi

funebri

che

io

riteneva

fermamente dovessero

ivi

ritrovarsi ric-

chissimi e inesplorati ('); e noi sappiamo gi di qual felice resultato siano state quelle
esplorazioni
(-).

Ma

nel decorso

anno 1893, veduto che continuando


il

la demolizione

del tumolo avrebbe corso pericolo

suo ipogeo, costruito per rimaner sepolto nelle


i

sue viscere, fu deciso di limitare gli scavi al livello cui arrivavano

ricchi depositi

funebri ritrovati precedentemente, sulla superficie del tumolo.

Questa operazione non


si

costata

molto tempo, n ha

offerto

difficolt

alcuna, se
si

toglie la durezza quasi lapidea del terreno in

un punto a sud,

ove,

quando

co-

(')

I.

Falchi,

Vetulonia

la

sua necropoli a/Uichissima

jjag.

28.

()

Notizie, 1893 p. 496 sq.

VETULONIA

336

REGIONE

VII.

stniiva l'ipogeo, o pi probabilmente


le

quando
essere

vi fu aperta

una cava per asportarne


e

pietre della sua copertura,


si

doveva

una strada pei lavoranti

pei veicoli

che

conducevano sulla cima del poggetto.


quindi iniziato
e

Fu

uno scasso regolare del tumolo, a met della sua


procedendo orizzontalmente per guadagnare, presso
il

altezza,

incominciando da zero

centro,

un' altezza di taglio di m. 5 in 6.

Ma

non fu interamente raggiunto

lo scopo,
il

perch,

a poca profondit venne a scoprirsi lo strato delle pietre che costituiscono


del tumolo, di cui fu necessit seguire l'andamento.
Neil' eseguire
i

nucleo

suddetti lavori

si

fecero queste scoperte.


sotto

sud del tumolo,

poca distanza dalla sua cima,

un metro dalla sua

superficie,

comparve un piccolo deposito scomposto, senza difesa alcuna


Conteneva due braccialetti di bronzo in pezzi
;

n superiore n laterale.

qualche frammento d'avorio; due rozzi bottoni di bronzo; nove piccoli


chiodi,
di

una fibula di bronzo a sanguisuga


i

e pochi

frammenti di

fittili

impasto rosso, fra

quali due balsamar, dello stesso colore, di forma

comunissima.

A
io

sud-ovest,

in

vicinanza

dei

muri

della

corsia

che

immette

""

'

nell'ipogeo superiore, vennero a scoprirsi le seguenti sculture in sassofefido, le quali

qui mi limiter a ricordare

semplicemente,

riportandone

disegni,

seguendo

l'ordine del ritrovamento.


1.

Una mano

al

natuiale, distesa, con


servata, che
di statua sul
2.

dita

lunghe

e intirizzite, assai

mal con-

forse

la sfaldatura
rilievo (fig. 1).

di

un frammento

mezzo

Un

busto muliebre bellissimo, in buono stato


al

di conservazione,

naturale, acefalo, al quale io ri-

tengo debba avere appartenuto la testa ritrovata nel


decorso anno
(').

Dalla testa
rilievo sopra

in

gi sembra fosse scolpita sul mezzo


di pietrafetida,
la

una gran tavola

quale

superiormente terminava con la rotondit delle spalle


e la testa in alto rilievo,

da cui cadevano posterior-

mente larghe trecce

di capelli che tuttora conservansi


(fig.

scolpite dietro le spalle

2).

La donna

perfettamente
con

nuda

con

mammelle
sui gomiti

assai sviluppate,
.,
^^
.-,

le braccia ripiegate

e portate sul petto,


j
^

con le mani distese


seno.

addossate

una
collana di ciondoli ovoidali
l'alto quattro

sull'altra

sul

Attorno

al

collo porta

una

accostati fra loro; e di fuori alla collana scendono daldi capelli,

grandi trecce

due delle quali,


le

interne,

terminano

in

pi

volute sopra alle

mammelle medesime,

altre

due girano al

di fuori per

terminare e

nascondersi con le estremit al di sotto delle mani. Ai

polsi appariscono gli avanzi

(1)

Notale 1893,

p.

510.

REiilONE

VII.

887

VETULONIA

di

due braccialetti. Alla vita porta un'alta cintura, nella quale sono scolpite due
sfingi

in basso-

rilievo

alate l'una di fronte all'altra.


la

Questa cintura chiarisce

destinazione

delle

lamine d'argento dorate

sbal-

zate rinvenute nell'anno precedente in una

tomba

del tumolo, le quali io avevo supe

posto che avessero

appunto

servito

quello

scopo ('),
in

non escludo che anche


e in altra

due leoncini, trovati insieme a quelle lamine abbiano appartenuto a quella cintura.
3.

quella tomba medesima

(-'),

Altro busto di donna, simile

al precedente, se

ma

in

pessimo stato di conser3).

vazione,
di

come vedesi dal disegno che qui


di

ne

offre

(tg.

forse

la sfaldatura

una tavola

sassofetido, su cui la figura era tutta scolpita in bassorilievo.

Non sono
della

rimai-ti

che

segui del movimento delle braccia nella stessa attitudine

scultura precedente, con le


4.

mani ugualmente

distese

sovrammesse sul seno.

Altra

mano

di

dimensioni naturali, pur essa assai mal ridotta, troncata alle


e

falangi medie,

ma
dito

pi grossa
indice

meno

intirizzita

della precedente, sulla quale


le

si

conservato

il

dell'altra

mano, che
(tg. 4),

posava al

di

sopra, ad angolo retto dei suoi metacarpi nei due busti acefali
5.
(tg.
li

precisamente come

3).
il

Frammento
di

di

altra scultura che


e

colio

parte

del
gli

seno di altra donna nuda

parimente

al naturale,
(fig.

che conserva

avanzi di due

tli

collana a globetti

5).

Questo frammento

m.

A.

i-.n

appartiene probabilmente ad altra faccia ugualmente sfaldata che


qui ripoiio,
nella

quale

apparisce un'acconciatura dei

capelli

che

si

rialza esagee

ratamente sopra alla


essere di

testa.

Questa faccia

altres

pi piccola delle altre,

sembra

donna giovanissima.
sono
a

Tutte queste sculture

state

ritrovate
in

in

un medesimo punto,
e

fuori

della

costruzione centrale, insieme

grandi lastre

pietrafetida

di granito,

addo-^sate

I-)

Ib

]..

5li:;.

VETULONIA

838

REGIONE

VII.

fra loro

e quasi verticali

onde erano state certamente asportate dalla camera supeper

riore e condotte all'esterno sul terreno inclinato del tumolo,

opera di chi avea

preso a visitare l'ipogeo mediante una buca al di sopra della corsia in vicinanza della
volta,

quando

la costruzione era ripiena di

terra.

Ma

esse erano state altra volta

matra-

neggiate, perch gi

mal

ridotte e frantumate; e ci deve essere accaduto

quando

fugatori penetrarono nell'interno dell'ipogeo,

mettendo tutto a soqquadro, dopo averne


caduta
nella
fittili

abbattuta la porta, la quale infatti fu ritrovata


ricordate sculture
si

corsia. e

Insieme

alle

trovarono ancora pochi frammenti di

pezzi di bronzo e

di ferro irriconoscibili.

est del tumolo,


in

m. 1,40 dalla
io,

superficie,
i

si

rinvenne un piccolo cono di sase

soforte nel punto

cui

in presenza di tutti

lavoranti

della

guardia degli

scavi Eboli Salvatore, avea presagito l'esistenza di altro deposito funebre,

me

annunziato da osservazioni che qui

non

il

luogo di esporre,

frutto di quella esperienza che

ognuno avrebbe acquistato dopo 12 anni

dacch furono incominciati gli scavi nella necropoli di Vetulonia.


Il

cono surricordato simile a tutti gli altri usciti da questo meai depositi

desimo tumolo, costantemente situati superiormente


e a quelli grandissimi, in
e

funebri,

buon numero,
mole.

ritrovati nei circoli di pietre (')

nei tumoli di piccola


di diametro,

Esso

misura m.

0,25

di

altezza, su

m. 0,31

ed era situato nella nuda terra, posato sui fianchi.


di sotto di questo piccolo cono, giaceva

A
letro
ritrovati,

m. 2,40

al

uno sche-

schiacciato alla testa e ai piedi da piccole pietre,


e

come

gli altri

precedentemente
di trasporto

similmente

collocato

in

una

fossa

scavata

nella terra

del

tumolo senza difesa alcuna. Giaceva per traverso sul raggio corrispondente del tumolo,
voltando
il

lato sinistro al centro,

scomposto

dalle radiche

delle

piante,

con ossa

macerate dall'umidit.

La sua
fittili.

suppellettile,

anch'essa tutta frantumata dalle pietre sovrastanti, era col-

locata attorno al cadavere,

ma

pi ammassata ai piedi ove specialmente posavano

Soltanto un gancio da cinturone fu ritrovato al di sopra delle pietre. Gli ogi

getti di questa suppellettile furono

seguenti:
fissato

Un

coltello di ferro,

frammentato,

con due chiodi


al

ad un' impugnatura o

codolo, che forse era foderato d'avorio,

di

cui accanto

coltello si trovarono pure

alcuni frammenti, che sembrano ornati a graffito.


e

Due

piccolissime spirali d'oro liscie,

due d'argento

le

une

le

altre

trovate ai lati del cranio.

Un

vaso di bucchero a

grandi ause pesanti, levato in grossi frammenti,

ma

forse ricomponibile, simile ai tanti


e

ormai comparsi soltanto a Vetulonia nei


Pietrera.
lice,

circoli

di pietre

nel tumolo stesso della

Grande quantit
quelli

di

altri

buccheri, la maggior parte di forma


dei quali

comune
in

a ca-

come

delle

tombe surricordate, non pochi

ho

tolti

blocco

insieme alla terra, e inviati al Museo Etrusco centrale.

poca distanza

dal deposito

ora
ai

descritto

fu rinvenuto

un vaso

fittile,

tutto

frantumato,

ma

che forse

assomiglia

ciuerar

doppio

cono,

con due ause sul

(')

Falcili,

Vetulonia

ecc.,

pag. 93, 159, 179.

'J'av.

XIII

10.

REGIONE

VII.

3yy

VETUI.ONIA

corpo, e quattro buchi nel fondo, ripieno di ossa combuste,

senz'altro oggetto che un

braccialetto liscio di bronzo, in pezzi, collocato fuori del cinerario.

Neil' iilerii'i del tumoU).

Venuto a Vetulonia
la conservazione

il

corani,

prof.

Del Moro, direttore


e

dell'uffizio regionale

per

dei

monumenti

della Toscana,

riscontrata

la

grande importanza
del tumolo della

della gigantesca e meravigliosa

costruzione ritrovata nelle viscere


e

Pietrera, furono da esso ritenute necessarie

urgenti alcune opere di mm'atura per

proteggere e assicurare quella costruzione medesima. I lavori con tanta saviezza ordinati

dall'esimio

architetto,

eseguiti dal bravo maestro muratore Gaetano Bardi di

Firenze, consistono in una volta di mattoni per tutta la lunghezza della corsia che im-

mette nell'interno dell'ipogeo, che facesse da sbarra


di sostegno

ai

muri della corsia pi bassa,

a quelli della corsia superiore, e in una copertura a calotta della camera


ricoperta
di

centrale posata sui muri e sui pennacchi delle sue pareti perpendicolari,
terra,

che in pari tempo restituisse all'ipogeo


i

la

forma primitiva.
io

In eseguire

detti lavori
(')

rimase confermato ci che


cio che la corsia della

avevo gi accennato nelle

precedenti mie relazioni

camera bassa era stata ripiena

per met della sua lunghezza da bozze rotte di sassoforte, quasi tutte a cuneo, appartenute
le

alla volta

dell'antico ipogeo,

certamente levate dall'interno per preparare


;

opere alla riedificazione dell'ipogeo superiore

per l'altra met da strati orizzon-

tali

di pietre a lastra, tramezzati da terra inumidita e battuta.


tal

Su questa riempitura
i

in

modo
si

ottenuta

furono posati
(-),

muri della corsia superiore,

quali,

come

gi

sappiamo,

vollero paralleli

mentre quelli della corsia inferiore sono divergenti

dall'interno verso l'esterno.

Fra
vello,
e

le

bozze rotte dell'ipogeo franato, ammassate nella corsia,


il

al

medesimo

li-

a m. 2 di distanza dal punto in cui fu ritrovato


blicato
(')
,

busto acefalo

gi pubrilievo,
C).

sono comparsi

resti

di

due sculture in alto


i

anch' esse di pietra fetida, delle quali riporto

disegni

(flg.

Sono

le

estremit inferiori

di

due statue

in alto rilievo al

naturale, attaccate alla loro base, o plinto rozzissimo, consistente


in

uno zoccolo grande pesante


a rimaner sepolto

informe leggermente piramidato,

destinato
le

nel suolo e a fissare in

modo

sicuro

statue stesse nella loro naturale posizione sul

pavimento

ove

vennero collocate, talch sembrassero riposare su quel pavimento

medesimo
accostati di due figure nella

(fig.

7).

In

ambedue

si

conservano

piedi riuniti ed
i

medesima

posizione,

ma

nel piti piccolo di essi

piedi

sono quasi verticali e per quanto assai corti lasciano vedere le impronta dello dita;
nell'altro
calzari,

pi

grande,

espressi in

modo veramente
'

rude, si direbbero

chiusi entro

se le

gambe non

fossero interamente nude.

(')
(2)
v3)

Notzie ISOn,
Ib.
p.

p.

159.

\h\.

Ib. p.

511,

fi;;.

7.

43

VETULONIA

esaurita
la

340

REGIONE

VII.

Con questo rimane


praticati nel gran

descrizione

dei

resultati

ottenuti con gli scavi

tumolo della Pretiera negli anni 1891-93.


Delle osservazioni, cui han dato luogo mi propongo di tener
parola con uno scritto a parte, nel quale mi tratterr sopratutto
sul fatto interessantissimo

rimasto accertato,

clie

tanto le sepol-

ture

ricchissime ritrovate alla superficie del tumolo, quanto le


:

sculture levate dalla costruzione centrale, sono di donne

frat-

tanto chiudo questo argomento col richiamare in

modo

partico-

lare l'attenzione del Ministero della Pubblica Istruzione e degli


scienziati sulla necropoli di Vetulonia, la quale offre allo

studioso

un campo nuovo
FiG.

affatto di ricerche interessantissime,

un nuovo
la-

orizzonte ove ognuno potr spaziare per riempire


7.

non poche

1:10

cune della nostra

storia.

Scaoi alle

Mi(jliariiie.

Esplorata che ebbi la cucumella della Pietrera,

guidato dai resultati di questi

scavi e dai precedenti a congetture di eccezionale importanza per la storia e la crono-

logia

('),

mi condussi

a visitare alcuno dei tanti sepolcri esistenti ai piedi e a nord-est a


circa 3 chilometri
di distanza

del poggio di Vetulonia,

dalla Pietrera, lungo la

via provinciale Emilia, a forse o metri sul livello del padule di Castiglion della Pescaia e del mare, nell'intendimento di completare, con saggi in varie localit, lo studio della necropoli
di Vetulonia. in

E,

fatte

le

necessarie indagini, sulla guida della


le

mia

esperienza,

mi fermai

un luogo detto

Migliarino,

in

un punto diboscato e in

parte gi da molto tempo ridotto a cultura, a immediato contatto della sili-ricordata


via Emilia. Quivi avevo scorto, a sinistra di detta strada, guardando a sud,

un legge-

rissimo rigonfiamento

di

terreno

che
e

per

certi

segni particolari

pi di ogni altro

mi sembr meritevole

di studio,

a destra

due tumoli di non gran mole, sollevati


solchi, o fosse,

e raccolti, tagliati sulla loro

cima da due profondi

segno certo di ten-

tata esplorazione, imo dei quali,

un poco attaccato dalla stessa via Emilia, ritenni

nonostante non del tutto rovistato.

Tomba
il

I.

Il

17 di aprile incominciai gli scavi sulla leggera sollevazione test


senza

descritta a sinistra della detta via, gi da anni e anni traversata dall'aratro,

pi lieve segno esteriore di tomba, situata agli estremi di un campo spiovente sul
i

fiume Rigo. Posti

lavoranti nel punto pi basso,

assistiti

dalla guardia

degli scavi

Eboli Salvatore, venni dopo poco, con mia grande


di

soddisfazione,

a scoprire un giro

pietre bianche a lastra, accoste fra loro, fitte per ritto nel terreno vergine, che
di

mi

assicur del ritrovamento

una tomba a

circolo,

come quelle ricchissime

in
di

buon
terra

numero scoperte
al di sopra,

sul poggio vicino


altri

di Vetulonia,

con leggero rigonfiamento

come

ritrovati sul detto poggio.

Ci

I.

Falchi, Sulla questione

ctrmca

Lettera aperta al P. A. C.

De Cara. Firenze

St:i-

bilimento Tip. Fiorentino 1893.

REGIONE

VII.

il

o41

VETULONIA

Nel giorno 18, appena superato


due cerchioni di ruote di
del poggio, e frammenti
ferro,

circolo di pietre,

comparvero, ad est dal centro

simili a quelli usciti da tutte le


sparsi,
i

tombe surricordate
nella

di

fittili

quali non

mi sgomentarono punto

continuazione delle indagini, quantunque segno di ricerche gi da tempo antichissimo


ivi praticate.

Nel giorno 19,


frammenti

pii

innanzi ancora verso


i

il

centro del circolo,

comparvero

altri

di vasi di bucchero, tra


(')

quali
i

riconobbi le solite grandi coppe ad anse


e nelle

pesanti e intagliate

come

in tutti

circoli

tombe a umazione

del tumolo
si

della Pietrera; e nel giorno 20, a poca distanza

dal centro,

ma

pi a nord,

pre-

sent

il

ripostiglio funebre di cui

vengo a

riferire.
e
il

Il

deposito giaceva
e

m. 1,80

di profondit,

primo oggetto a comparire,


un vaso grande
di

compresso

schiacciato da informe
e

ma

non grossa
lisci

pietra, fu

bronzo

frammentato

ossidato,

con due manichetti

sul corpo e

una ornamentazione di

capocchie di chiodo sulla parte pi rigonfia del corpo, circondato da forte strato di
legno.

Presso al vaso raccolsi


in altri circoli,
fra

diverse
era

ambre

di varie in

forme, ninna a figura

umana
che
(-),

come
forse

le quali

un'armatura

bronzo di

gi-ossa fibula

avea

il

corpo rivestito di ambra, e una gran quantit di nocciole, avellane

doventate di color nero,


Vetuloniese.

alcune delle quali ben conservate furono inviate al Museo

Da

questo punto incominciava


cii'ca

uno strato di pietre globulari bianche, in gran

parte ciottoli di fiume, lungo

m.

2,

poco meno largo, sotto al quale compar-

vero fra terra nera, simile a quella di ustrino, ossa scomposte, di cui non riuscii a
distinguere alcun ordine anatomico, e

nemmeno

con sicurezza
i

ad assicurarmi se di
seguenti oggetti, le-

cadavere incombusto o cremato

('),

presso lo quali ossa erano

vati alla presenza del prof. Milani.


1.

Due
e

braccialetti d' oro tuttora agganciati posti a qualche distanza

uno

dall'altro,
circoli

per forma tecnica e stile identici a quelli


del

ormai in buon numero

usciti dai
foglio

poggio

dalle

tombe della

Pietrera.

Erano aggrinzati come un

di carta

stretto fra le mani,


al
filo

ma
modo

in

buono stato
(tg.

di conservazione,
8),

robusti e pesanti, costituiti

solito,

come

dal seguente disegno


attorto,

da nastri

sottili d'oro, riuniti

insieme da
si

d'oro in

vario

tirati

fra

due lamine sovrapposte,


nastri a formare

oltre le quali

continuano in minor numero quei medesimi


stretto

un prolungamento pi

ad ambo
il

gli estremi,

anch'esso terminante in altre due lamine cui attaccato

da un lato

gancio, dall'altro la maglietta del monile.

Chi desiderasse avere pi

esatte informazioni a riguardo di questo genere di oreficerie vetulouiesi, voglia leggere

CJ
(-)

I.

Falchi,

Vetuliiia e la sua necropoli antkliissimn, tav. IX,


e

19.

Carilo comune, facile in Europa


Il prof.

nell'Asia settentrionale.
:

P)

Milani, che ha dato

le

informazioni di questi miei ritrovamenti, in suo opuscolo

Le ultime
posizione,

scoperte

Vetuloniesi a Colonna, dice recisamente questa tomba di umazione;


e
lo

ma

ci

non

pu affermarsi con sicurezza, non che

spazio

ben limitato ove furono ritrovate

le

ossa, la loro

scom-

la terra nera sulla quale riposavano, con tutte le di cremazione.

apparenze della terra di rogo,

non escludono che potesse essere invece

VETULONIA

342

in altre

REGIONE

VII.

la

minuta deserizione da
si

me

fatta di altre

molte gi ritrovate

tombe

('),

alle

quali perfettamente

rassomigliano. Solamente ad osservarsi che nelle lamine assisi

curate agli estremi dei proliiiigaineuti pi stretti

veggono nei nostri monili sbalzate


tre
le

duepalmette;
teste

ma

sulle

lamine

in che

termina la fascia pi larga sono sbalzate

umane con lunga

capigliatura spartita sulla fronte e ripiegata sulle spalle,


quali
si

direbbero ottenute col medesimo stampo di altre


paia di braccialetti
ritrovati nelle
(-).

che figurano in due

tombe a umazione del tumolo


2.

della Pietrera

Diversi globetti

d'

oro sbalzati anch' essi, identici

alle collane della Pietrera {^). 3.

Quattro fibule

d'

oro in

lamina robusta,

il

cui

corpo costituito da un quadrupede alato che ha attaccato la staffa alle estremit anteriori, l'ardiglione alle posteriori,

le

cui ali

sono

formate

di

due

sottili
(fig.

nastri
9).

d'oro stretti al collo senza alcuna fermatura


4.

Due

vasi di bronzo ossidati e ridotti in polvere,

di cui sono rimasti soltanto


5.

due manichetti orizzontali.

Diverse patere baccellate in pessimo stato, simili


i

alle
di

tante venute in luce in tutti


(^).

sepolcri con circolo

pietre
6.

Due
Molti

candelabri affatto rovinati, anch' essi simili


surricordati
(').

ai tanti usciti dai sepolcri a circolo


7.
fittili

in

frantumi, buccheri quasi

tutti

della stessa forma di quelli levati dalle


zionate,
siccio,

tombe ora men-

ad eccezione

di

uno frammentato di colore ros-

con coperchio sferico e manico centrale a cilindro,

sormontato da un disco, simile forse ad altro comparso


nella
l'iG.
8,
I
;

tomba a

circolo degli Ulivastri

(").

Fra

buccheri,
la deco-

uno a grandi
razione

anse intagliate aveva,

al

solito,

geometrica tinta di color porpora.


e

8.
9.

Quattro piccole fusaruole faccettate


Diversi ferri irriconoscibili.

bucate.

10.

Moltissime
il

piccole

ghiaie
e

di

fiume

o pi probabilmente di mare, levigate

dalle acq-.ie per

continuo

lungo loro rotolarsi, altre volte comparse nei sepolcri


si

a circolo di umazione e di cremazione, che

direbbe quasi volere esprimere la gran

(')

I.

Falchi,

Vclulonia e la sua
p.

necropoli antichissima, pag. 86, 105, tav. VII

6,

Vili 11

e le

Notizie 1893
(2)
(3)

503.
p.

Notizie 1893
Ib. p. 505,
I.
I.
I.

504,
5.

fig.

ia,

U.
i.

fig.

(')
(^)

Falchi,

Vetulonia e la sua necropoli ecc. tav. X.


cit., cit.,

Falchi op. Falchi op.

tav.

XIV.

14.

(S)

p. 98, tav.

XVIII

25.

REGIONE

VII.

lungo

343

ivi

VETULONIA

distanza o

il

mare percorso dall'individuo


venuto
di

sepolto

per

arrivare all'ultima

sua dimora.
Allontanati tutti questi oggetti
di terra nera,
di osservare

resultare

che

essi,

con un tappeto

posavano sopra una tavola


nel circolo dei monili ('),

legno nerissinio

e lucido,

come era accaduto

ricoperta di una lamina di bronzo.


di

m. 1.60 da questo deposito, apparve nel centro del tumolo una gran buca
fittile,

forma quadra, nella quale, insieme a qualche frammento

vennero a scoprirsi
ai

due grandi coni

di

sassofortino

{-).

Erano

identici

per la forma

tanti

ritrovati

nei circoli di pietre e in alcuni tumoli del poggio, sovrapposti uno sull'altro e posati
sui fianchi.

Uno

di essi,

il

pi profondo, avea

il

diametro alla base di


al

m. 1,40
diametro

e di

l'altezza di cent.

74;
di

l'altro,

certamente non pi
70.

suo posto, aveva

il

m. 1,20

e l'altezza

cent.

Nemmeno dunque
necropoli di Vetulonia

nella pianura, alla distanza di circa 3 chilometri dal centro della


si

trovano

tombe che diano segno

di

appartenere

ad un' et

meno

arcaica di tutte le altre esplorate sul poggio; e quella di cui


delle

abbiamo pi sopra
fin

discorso,
scoperti,

Migliarine,

similissima

ad

altri

sepolcri
riti

a
i

circolo

ora

di-

con la medesima suppellettile, coi medesimi


il

ed

medesimi costumi, non

escluso quello di seppellire


e di lapidarlo

deposito funebre in una fossa scavata nella nuda terra


diffe(3)

dopo deposto, per poi ricoprirlo della stessa terra scavata. La sola

renza consiste in ci che nei circoli dei monili, di Bes, delle Pellicce, degli Acquastrini

non esistevano altre ossa che poche corone di denti, cio


verde smeraldo, riposte
delle

il

solo avorio,

sempre

di color

tra le cose pi preziose del ripostiglio,


le
('')

mentre nella tomba


di

Migliarine
di

esistevano
di

ossa dell'estinto

come

nel

sepolcro

cremazione,

Del Duce,

Val

Campo

con scheletro certamente combusto, e come in altri

ancora a umazione; e mentre nei circoli prima ricordati, l'area del terreno sovrastante
era spianata, nella
SI

tomba
in

delle Migliarine era ricolma

come

altre del poggio.

Del resto

in questa

come

quelle surricordate a circolo di pietre e del tumolo della Piei

trera,

sono venuti in luce

medesimi oggetti

e la

medesima

suppellettile, senza alcun

CJ
.2)

I.
I.

Falchi,

Vetulonia
oji.
uji.

la

sua nccropui
10.

ecc.,

p.

97.

Falchi Falchi

cit

t.iv.

XIII.
9S,

(3) {*)

I.

cit.,
cit.,

p;ig.

107,

72 tav. VII. 12; .XI/.


1

V^.

XV.

I.

Falchi op.

pag. 149, tav. XII.

pag. 2U0, tav. XVIII.

VETULONIA

umana
e

344

si

REGIONE

VII.

vaso decorato a figura


e
e

a colore.

Onde sembrami

possa senz'altro concludere

porre

come dimostrato,
decadde

in riguardo fu

all'antichit di Vetulonia,

che quella celebre

illustre citt

abbandonata almeno dalle

illustri famiglie in un' et re-

motissima, la quale, in considerazione della quasi assoluta mancanza di vasi ellenici


nelle sue tombe, possiamo determinare essere

stata

anteriore al

VI

secolo av. G. C.

Tomba IL

Tttmolo del figulo.

Non

erano interamente

compiute

le ricerche

nella

tomba a

circolo di pietre a

sinistra della via Emilia, che posi

mano ad uno
riponeva
le

dei tumoli al lato opposto di detta


e

strada, incominciando

da

quello
io

propriamente situato sull'argine di essa

un poco

da questa manomesso. Su questo

maggiori speranze quantunque, come ho

gi accennato, conservasse una fossa profonda alla sua cima, che indicava per lo

meno

un tentativo

fatto

per violarlo.

Questo tumolo era alto m. 4,80


poco tempo, conservava tuttora
i

ed avea

il

diametro

di

m. 10. Diboscato da
ave-

ceppi e le radiche delle grosse piante che vi


il il

vano vegetato

al di sopra,

per le quali

lavoro riusci lungo e faticoso.

Ne

fu incominciata la esplorazione

21 aprile con un

taglio,

a poca distanza
scavo per

dalla sua base, diretto orizzontalmente al centro: circa due metri, e costatato che
il

ma

affondato che fu lo

nucleo del tumolo era costituito di schiette pietre,

fu necessit di seguirne l'andamento.

Nel giorno successivo, a m. 1,40 dalla

superficie,

a nord del tumolo, comparve,

deposto nella nuda terra, un gruppo di rozzi balsamar di varie dimensioni, di tipo

comune,

ma

pi arrotondati

ingrossati inferiormente, alcuni dei quali erano decorati

sul collo di linee a colore disposte a raggio. Questi balsamar erano in

numero

di sei

senza altro oggetto.

nel giorno
soli

2.5,

arrivati a

m. 2,50 dal centro, venne a


le

scoprirsi a sud-ovest del

tumolo, a

cent.

15 dalla superficie, intricato fra

radiche delle piante, un de-

posito ftmebre singolarissimo e di eccezionale importanza.

Comparso questo deposito contemporaneamente su due punti con una distanza


loro
di circa

fra
ri-

m. 1,20,

credetti in principio che fossero due gruppi


lo strato

distinti,

ma,

mosso con molta circospezione

della terra sovrastante,

ritrovai che era

un

solo ripostiglio, posato sopra un piano orizzontale, di circa

m.

2,

nella

nuda

terra del

tumolo, senza segno alcuno di difesa, n di muro, n di pietre per

ritto.

Noter anzi

che a dift'erenza delle altre tombe tanto di umazione che di cremazione visitate sul
poggio, ad eccezione della
i

tomba

del

Duce

di

Val di Campo, nemmeno

si

notarono

soliti

sassi

di lapidazione, e
:

come

in queste la suppellettile sepolcrale era ricoperta


in

di schietta terra

onde quasi tutti gli oggetti eransi conservati

buono

stato,

quelli

levati

in

pezzi
il

non sono

cos'i

frantumati da
di

non potere

essere

ricomposti.

dunque

certo che

materiale funebre

questa

tomba
si

si

volle conservato

come

nei due sepolcri surricordati, mentre che in tutte le altre

volle lapidato e distrutto.

Riflettendo ora che

le

tombe

fin

ad oggi scoperte, con la suppellettile funebre lapidata,

erano tutte di donna, mentre quelle del Duce e di Val di

Campo

erano,

come questa

REGIONE

VII.

345

VETULONIA

delle Migliarine certamente di maschi,


fosse limitato
alle

mi nasce

il

dubbio che l'uso della lapidazione


i

tombe

di

donna ove erano ricchi monili,

quali non dovevano tor-

nare ad essere adoperati per l'uso della vita.


Dissi gi del rito della lapidazione (');

ma

non avevo ancora notato che esso


si

si

limitava alle tombe di donna.

ci

deve sorprendere ove

pensi che certe osservazioni

quando sono conseguenza


esempio

di fatti strani che compariscono per la

prima volta (come ad


e della

accaduto dei ripostigli stranieri del poggio alla Guardia

presenza della

sola corona dei denti in quelli e in altri depositi senza altre ossa n

umate n cremate,

non che dell'uso stesso della lapidazione) non danno subito luogo a particolare attenzione; ma, tornati quei fatti pi
volte a manifestarsi, doventano soggetto di studio.

tale studio
il

mi propongo

di dedicare

d'ora innanzi ai sepolcri di donna per appue

rare
usi e

dubbio cui ho sopra accennato, come ho fatto dei ripostigli stranieri


ivi

degli

costumi

riscontrati,

quali oggi sono doventati fatti evidentissimi e meri-

tevoli

di tutta l'attenzione degli scienziati.


il

Scoperto
alla

prezioso

deposito

del

nostro

tumolo,

la

prima idea che mi venne

mente

fu di

nettare e isolare dalla terra ogni singolo oggetto senza rimuoverlo

dalla sua giacitura, per farne la fotografia e quindi tentarne la remozione e l'incas-

samento

in

blocco da inviarsi al

Museo Vetuloniese; ma richiedendo


e

tale operazione

un tempo lungo a causa specialmente delle radiche delle piante,


di lasciare in aperta

non convenendo

campagna sopra una strada pubblica un

prezioso ripostiglio,

mi

decisi di asportarne tutti gli oggetti.

A.

Fittili.
e

Essi consistevano

in

balsamar in gran numero, che

si

distinguono

per la variet

per la singolarit delle loro forme, principale caratteristica del nostro

sepolcro, aggiustati con molta cura attorno a due vasi di bronzo ripieni di ossa combuste,

con qualche altro oggetto di bronzo e


oggetti preziosi levati dalla

di

ferro.

Non

oro,

u argento, n

altri

degli

tomba precedente.
numero
di questi
fittili,

Non
e riuniti

posso precisare
in

il

perch non pochi, levati in pezzi


;

un medesimo

involto,

non
ai

sono
tipi

stati

per anco ricomposti


importanti,
e

e nel descriil

vere quelli levati interi

mi

atterr

pi

ne
il

unir

disegno

inviatomi dalla Direzione del


sig.

Museo Archeologico
il

di Firenze, ove

bravo restauratore

Pietro Zei attende ora a ricomporre


1.

rimanente.
e

Balsamario

in

forma

di lepre

morta, sgozzata e gonfiata, con la testa cadente

rovesciata sul dorso, e gli arti distesi nella posizione che ognuno pu facilmente

imma-

ginare pensando di vedere quell'animale attaccato a un chiodo di una parete, o sospeso per le estremit anteriori. Nel punto pi alto, ove
il

collo sgozzato si rovescia


(fig. 10).

con la testa sulla schiena, In altri esemplari


le

la

bocca cilindrica e poco sporgente del vaso


anteriori invece
di essere
intirizzite
e

estremit

distese,
orli

sono leggermente ripiegate in alto, e vanno a terminare e quasi a sostenere gli


del beccuccio
(fig.

11).
di

Sono in numero

8 o 10 di questa specie

variano per

le

dimensioni da 17

a 21 cent, di lunghezza: onde non furono ottenuti con

uno stampo sopra una medesima

(')

Vetulonia

In

sua necropoli antirhixsma

p.

(J8,

9-5.

VKTULONIA

ognuno con
la

.34(3

REGIONE

VII.

forma,

ma
si

mano

dello scultore che a questo genere di figuline in


aiTatto di

modo

speciale
tutti

era dedicato.

Mancano

vernice, e

il

loro impasto,

come

di quasi

gli altri balsamar,


al rosso
;

costituito di

terra finissima di color giallognolo con ten-

denza

la quale,

ridotta sul posto quasi allo stato di mota, tornata a gua-

dagnare la dm'ezza della terra cotta appena asciugata.

FiG. 10

F:g

11

2.

Altro balsamario a testa di cavallo, riprodotta alla perfezione, vestita dei suoi

finimenti tinti di color nero o almeno della sua cavezza di strisele di cuoio, con criniera
e parte

del collo tagliato alla sua met, la cui sezione di taglio costituisce la base

del balsamario.
stituita

Fa da

ciuffo,

sulla parte pi alta della testa, la bocca del vaso, co-

da un collo ben corto cilindrico sormontato da uno scudetto sferico orizzon12). Altra testa

tale bucato (fig.


di

simile

pii

grande,

ma

assai trascurata e

mancante

finimenti.
3.

Altro in forma forma di cervietta accucciata con le estremit ripiegate sotto

il

corpo, sulle quali riposa in attenzione e quasi vicina a slanciarsi. Il collo perpendicolare,

Fig. IJ.

1:4

Fig. 13.

bucato, costituisce la bocca del balsamario, nel quale entra, mediante un pernio, la testa

mobile orecchiuta dell'animale, che serve di tappo all'unguentario medesimo

(fig. 13).

di

rozza fattura e non offre di particolare che la originalit del soggetto.


4.

Altro in forma di
e

lepre,

pure accucciata come la cervietta, con


In corrispondenza
e

le orecchie

ripiegate
costituisce

strette
la

alla

groppa.

della

fronte

un buco
buco

che

bocca

del

balsamario,

sotto

le

orecchie

altro

passante.

REGIONE

VII.

347

(tg. 14).

VETUI.OiVIA

destinato forse a tenere una cordicella per appenderlo


fattura e appena riconoscibile.
5.

Anche questo

di

rozza

Altro in forma di un' oca o di un'anatra posata sui piedi, a collo alto e ricurvo,
testa,
(fig.

la

cui

non

pi

ritrovata

forse

smarrita

nell'involto,

terminava a bocca

aperta

1,5).

FlG. Vj.

1:3

FlG. 16.

l:

Altro simile

piti

rozzo ancora e parimente

mancante della

tosta

non

offre

di

singolare che la sua posa assai bea rappresentata.


6. Altro in

forma

di

organi genitali di fanciullo


il

scroto attaccato al

pube

buc.ito
fa

per appendersi, col pene eretto,

cui glande, tagliato

orizzontalmente,

bucato

da bocca all'unguentario

(tg.

IG).

Fu;. Vi

Fi.!.

19.

1:2

7.

In forma di sfinge, di tipo

egiziano

faccia

umana imberbe
(fig.
i

che

riposa

sulle estremiti ripiegate sotto al corpo,

con lunga coda ripiegata e avvolta sopra la


17).

natica sinistra, coperta di vello, sulla cui testa la bocca del vaso
8.

.Vitro

in di

forma

di stivale,^che
(fig.

conserva fino a met del gambale


18).

graffi

obliqui

intrecciati

una atlibbiatura

Altro simile

ma

pii

rozzo non porta segno alcuno di graflitura, ed di impasto

pi scuro, imbevuto forse del succo di radiche marcite in sua vicinanza.


9.

Altro in forma di elmo che riposa sul suo orlo inferiore. L'elmo verniciato
e

di nero

ripete la forma

del capo, con cresta sulla

sommit che
e

fa

da

bocca al

balsamario.
faccia

La visiera alzata umana imberbe in esso


19).

porta

scolpita

una palmetta,
i

lascia

vedere

una

racchiusa, nascosta fra

guanciali dell'elmo, con occhi


del
fittile,

ciglia e bocca tinti di nero sul

fondo

rossasti-o

naturale

di

esecuzione

stupenda

(fig.

44

VETULON'IA

348

clie

REGIONE

VII.

10. Altro in

forma

di

donna nuda inginocchiata,

posa sulla punta dei piedi e


in

sui ginocchi, con le braccia ripiegate sui gomiti e portate

alto in

atto di preghiera,

con le mani riunite sul seno per


i

il

dorso delle dita forzatamente chiuse a pugno,


di

meno

diti pollici

tesi

in

alto a guisa

corna.

Dalla testa scendono

capelli

sciolti,

se pure

non

un velo che scende dal capo, sul cui vertice


(fig.

l'apertura circolare del

vasetto formata da un semplice buco

20).
al

Questa figura di eccezionale importanza era cos ridotta allo stato molle

momento
lari

in cui fu ritrovata,

che a stento potei strigarla dalle barbe vegetali capil-

che la cingevano e levarla dal posto senza lasciarvi le impronta della dita. Asciu-

gata ha preso un colore tendente al mattone e una consistenza come di terra non cotta,
per cui ha perduto, nella faccia specialmente, la regolarit dei suoi lineamenti.

Nonostante non

chi non veda in questa figura

ima natudefinii-e

ralezza e un insieme di linee e di proporzioni da dover

per un genio

il

figulo che la

modell

genio strano e singolare, che


tutto
ci

avea la passione di imitare alla


feriva la sua fantasia,
e

perfezione

che

pi

che forse colui stesso sepolto nel tu-

molo delle Migliarine, a cui omaggio vennero dai superstiti depositati attorno alle sue ossa combuste i migliori saggi dell'arte
sua, insieme
forse
allo

strumento

del

suo

mestiere,

come

fra

poco dir.

Queste ceramiche, in gran parte nuove per l'Etruria,

ma

non

nuove per l'Oriente,


e la storia dell'arte

di

un pregio inestimabile per


che

la

cronologia

non meno
di

per l'etnologia, mi auguro


In

che saranno

soggetto

studi

accurati.

questa

fiducia
in

ri-

chiamo l'attenzione degli


FiG
20.

scienziati sulla
figuline,

comparsa
tanto

una meche

desima tomba di queste

di genere

diverso,

sembrano uscite da una medesima mano,


sull'atteggiamento che hanno le mani
scritta,

e in

modo
alto,

particolare
test de-

della
i

figura di
diti

donna in ginocchio
in

con

le

dita chiuse a

pugno meno

pollici stesi

precisamente

come una

delle sculture in sassofetido ritrovate nell'ipogeo della Pietrera

(').

11. Balsamario in forma di bottiglia allungata senza piede (alabastron) alto pi

che 30 cent., a pareti molto grosse, bucato


fine

vuotato dopo modellato, di


fittili,

terra pi

ancora e pi giallastra di quella degli

altri

che all'atto del ritrovamento

avea l'apparenza dell'avorio infracidato per


bera
(fig.

gli anni, tornata poi

durissima all'aria

li-

21).

Era spalmato di un'ocre color ruggine, ora

in

gran parte

mancante,

decorato di graffiti di cui pochi avanzi sono rimasti sulla superficie del balsamario,

ma

che nonostante fanno ritenere essere stati interessantissimi e forse a figura.


Altro esemplare ripete la stessa forma senza graflture;
e
altri

ancora in buon

numero, ugualmente a bottiglia, a base rotonda

e rigonfia,

sono lavorati a tortiglione


tutti,

con solcature marcate spiraliformi, le quali hanno favorito la rottura di


per, da lasciare speranze di poterli restaurare.

in

modo

(')

Notizie 1893,

p.

511.

REGIONE

VII.

349

VETUI.ONIA

12. Balsamario in

forma di una palla (aryballos), simile ad

altri ritrovati nelle

tombe

di Vetulonia,

segnatamente nel tnmolo di cremazione di Val


di

di

Campo

(')

ugualmente situato nel padule


lonia,

Castiglion della Pescaia sotto al Poggio di Vetu(fig.

a forse m. 4 sul livello del mare

22).
dei quali con
a

Sono
qualche

in

numero

di 8 o 10, di varie dimensioni, alcuni

avanzo

di graffitura e fors'

anco di una

decorazione

colore

sul corpo.

B. Bronci.
tali sugli
2.
orli.

1.

Due

ciotole liscie con

due

manichetti orizzon-

Due
e

oinocboai, alte e di forma elegante,


si

con

bocca

foglia
ri-

d'ellera,
>

manico pesante che

solleva

perpendicolarmente, per
in

piegarsi poi ad ansa e attaccarsi sul corpo con una palmetta


sorilievo.
3.
4.

bas-

'^

Una

grattugia frammentata.
liscia,

Grande bacinella

piena colma di ossa combusto.


di

5.

Cassa di bronzo anch'essa tutta piena di ossa bruciate


liscia con

forma
8,

quadra,
FlG. 21.

coperchio a scatola lunga cent. 30, larga cent.


il

alta cent. 12.

posata su quattro piedi, che sono


si

prolungamento della
esisteva

stessa lamina di cui


altro oggetto che quello di cui
6.

comjwne tutta
dire.

la cassa.

Sulle ossa non

vengo a

Piccolo arnese con manichette rotondo ed allungato cui fa seguito una piccola
il

lama lunga quanto

manico,

che termina convesso


(fig.

in

im tagliente orizzontale un
lato,

a scalpello,
dall'altro e

leggermente
graffito
7.

da
23).

pianeggiante

a raspa

Due

piccole fibule a globetti, una delle quali ben con-

servata.

Tutti questi oggetti di bronzo erano situati al centro del


deposito funebre, posati uno presso
colo arnese ora ricordato
l'altro,

eccettuato

il

pic-

di bronzo, situato sulle ossa del ci-

nerario
Fi e.

a scatola,

il

quale

era

forse

lo

strumento di cui

il

figulo stesso ivi sepolto si era servito per


allo stato di

modellare sulla terra

muta

gli

oggetti clie pi avea ritenuto meritevoli

di essere

riprodotti

alcuni dei quali dovea aver veduti in ben lontani paesi, e altri

imitati

sull'originale dinanzi ai suoi occhi a Vetulonia.

In mezzo al deposito

funebre

erano pure degli

oggetti

di

ferro,
e

ma

questi in
ri-

scarsissima quantit, e consistevano in una lancia, in una spada


dotti in

in un'accetta,

pessimo

stato.

Rimossa tutta questa suppellettile


del tmuolo, venne a scoprirsi,

sepolcrale, e continuato lo scavo verso

il

centro
di

come

nella

tomba a

circolo

precedente,

un cono

sassoforte anche esso collocato sui fianchi, identico per la forma a tutti quelli

com-

parsi nella

tomba ora ricordata

e nei

circoli

nei

tumoli

del

poggio, tanto in se-

(1)

r.

Falchi,

Vetulonia ecc. pag. 198, tav.

XVIH.

13.

VETULONIA

di

35U

REGIONE

VII.

polcri

(li

umazione che

cremazione.

Fu

inviato a Firenze, ed oggi vedesi

esposto

nel

Museo Vetuloniese.
Terminata
la esplorazione di questo

tumolo
e

fu,

posto
le

mano

all'altro che gli stava


e soia-

quasi accosto, conformato nello stesso

modo

con

medesime dimensioni,

Fio. 23.

1:1

mente un poco pi spianato sulla sommit


scrupolose ricerche, non
praticata con

ma, nonostante molto lavoro

le

pi

ne risultarono
profonda
che

che le prove certe di un'antica esplorazione,


per

una

fossa

appunto deve

esser

caduta

sul deposito

funebre.

Tombe

di Franchetla.

Esplorati anche tre sepolcri alle Migliarine a forte distanza dal centro della necropoli di Vetulonia, e riscontrato che

anche

in

questi si mantiene quel carattere di

grande antichit che


altri sepolcri

proprio di tutte le sue tombe,


al

mi venne vaghezza
quali

di visitare

vicinissimi

tumolo

della

Pietrera,

sui

gi
essi

da molto tempo non potevano es-

avevo

fissato la

mia

attenzione,

quantunque convinto che anch'

sere sfuggiti
Il

ad un'antica esplorazione.
limitato

Poggio della Pietrera

a sud da una valle stretta e profonda che

dicesi di Franchetta, sulla quale si rialza dal lato opposto

una costola assai pi bassa

della Pietrera, continuazione del Poggio alle Birbe ('), spiovente sugli Acquastrini (^)
e sulla Sagrona,

che la parte pi ricca di tombe a circolo.

Sul crinale di detta costola erano visibilissimi alcuni rigonfiamenti regolari del
terreno,

uno accanto

all'altro,

disposti

in linea retta, in

quali andavano sempre pi


e

ingrandendosi dal basso all'alto per terminare


piccola mole.

un vero

proprio tumolo di non

Primo
esplorazione

sepolcro di Franchetta. Tali scavi, afidati alla continua vigilanza delle


e

due guardie degli scavi Eboli Salvatore


della pi piccola
e

Liberato Miele furono incominciati

con la
e

quasi insensibile sporgenza di terreno in basso;


allo scoperto
il

non erano passate che poche ore di lavoro che venne


formato di pietre sovrammesse
senza

un

circolo a muro,

cemento; entro

qual

circolo

erano

diverse

tombe a umazione, gi da antico tempo


all'altra,

rovistate, disposte

ad alveare una accanto

divise da grandi lastroni per ritto e ricoperte da altri lastroni simili ritrovati

in

pezzi.

(,')

I.

Falchi,
cit.,

Vetulonia e la sua necropoli antichissima, tav.


tav. I. 8.

I.

L.

(2)

Oli.

JREGIONE

VII.

o51

VETULONIA

Potei

raccogliere

diversi

frammenti

di

vasi

di

bucchero

lisci,

anche qui col

piede a cono come nei circoli di pietre; un alabastron intatto, di alabastro, che per
la

grana non rassomiglia punto all'alabastro nostrale;


in

tre

balsamari

fittili
;

a corpo tondo

di colore giallognolo,

tutto simili a quelli della

tomba del
;

tigulo

una tazza

ele-

gante a piede piatto della stessa terra dei balsamari

rottami di altro vaso, forse di


;

forma

singolai-e,

che non riuscii a distinguere


fibula d'argento
e

diversi spilli di bronzo con capocchia

frammenti

di

una

di

una

di

bronzo

un

coltello

in

ferro

altro

arnese di egual metallo che forse un puntale di lancia.

Secondo sepolcro di Franchctta. Anzich da pietre a muro era questo circondato


da grandi lastre bianche
e

accostate di sassovivo

come

in tutti

circoli, fitte

a molta

profondit nel terreno vergine. Misurato a livello di queste lastre aveva un'altezza di

m.

4,

ridotta poi a

m. 1,80

sul piano del sepolcro, con


e

m. 18

di

diametro. Era da

molto tempo ridotto a cultura


.certa regolarit nella

traversato dall'aratro,

ma

conservava

sempre una

sua forma esteriore.


del circolo senza

Penetrati gli scavi per circa m. 3 nell'interno

mai abbando-

nare

il

terreno vergine, non incontrai

che

qualche frantume di ferro appartenuto a


il

un cerchione da ruote;

ma

continuati verso

centro,

venne a scoprirsi una gran buca


si

ripiena in parte di sassi schietti, in parte da sassi e terra, nella quale

affondava

un cerchione
Noto
in

di ferro addossato al ciglio nord di quella

medesima buca.
si

modo
a

particolare che fra le pietre di riempitura

trovarono grossi pezzi


in

di bozze lavorate di sassoforte in

forma di cuneo, leggermente scavate


alla

tondo sul

lato largo, simili


trera ('),
e

quelle

avanzate

rovina

della

volta nell'ipogeo della Pie-

perci indubbiamente cadute da quel ripido poggio nella valle di Franchetta,


il

poi raccolte e portate alla riempitura della buca in discorso; onde


posteriore

sepolcro, cui
alla riediti-

appartenevano

alla co.-itruzione

del

tumolo della Pietrcra

cazione del suo ipogeo.

La
non
di

buca, quadra in pianta,

era

lunga
trovai

m.

4.

larga

m.

2,

alta

m. 2,30,

e nel

suo fondo, sopra un piano durissimo,


interi,

con mia

sorpresa,

distesi sul dorso,

ma

due scheletri quasi uno

all'altro

accosti col capo a est a valle,

ambedue

et molto avanzata, per quanto potessi desumerlo dallo stato di consumazione dei

denti e dallo spessore delle pareti del cranio. Di fuori e superiormente ad


le

ambedue

teste posava la meravigliosa accetta di bronzo in perfetto


il

stato di conservazione

di cui qui riporto

disegno

(fig.

24).
e

Si

compone

di

una

lama

forte

robusta

da lavoro, lunga cent. 18, con

ta-

gliente tuttora affilato, largo cent. 8, della stessa forma delle accette di ferro anch'oggi
in uso,

meno

l'occhietto.
e e

Le sue orecchiette sull'estremo opposto


aderirsi,

al

taglio, si prolunlatg,

gano per cent. 8

vanno a

mediante due prolungamenti per ciascun


Questo
ricoperto

ad

un manico rotondo

molto pesante

di ferro.
;

da

forte

lamina

di bronzo,

ed posto ad angolo acuto con la lama

la

qual lamina, dopo una lunghezza di cent. 28,


dalla ripiegatura della stessa lamina.

termina in un cartoccio rafforzato,

sull'orlo,

Nel

cartoccio entra un'asta rotonda di legno dui'O, in parte conservata, assicurata con chiodi

(')

V. a pag. oo9.

VETULONIA

352

REGIONE

VII.

passanti e ribaditi, lunga precisamente m. 1, munita di elegante ghiera all'estremit opposta.

un

oggetto di grandissimo pregio, tanto per la sua conservazione da permettere

anch' oggi di servirsene senza

tema

di romperlo,

quanto per

farci assicurati del

modo

col quale le accette di bronzo o paalstab degli antichi,


fessura,

di questa la nostra

forma senza occhio

erano assicurate al manico,

adoprate.

Ma

forse

un'accetta

sacerdotale che non doveva aver

mai

servito,

n essere mai
;

rimasta

senza

il

suo fodero di bronzo o di cuoio

da cui la

sua perfetta integrit.


Presso la detta accetta e di fuori alla testa dello scheletro
di sinistra era

un

incensiere di bronzo

(fig. 2.5),

simile in

tutto ad altri ritrovati nei

circoli di pietre e

segnatamente a
circoli

quello levato dalla


delle Pellicce
(-).

tomba

del

Duce

(')

da uno dei

La catena
entro assi

formata come in quelli, di pi


si

ordini di
chietti,

colonnette di
e girano

bronzo che

articolano coi loro oc-

orizzontali,

uno dei

quali,

al-

l'estremo superiore sostiene un manubrio


in questa catena
l'asse

grave ad anello.
dalle

Ma
e

inferiore sostenuto

mani

dalle braccia,

portate

in

alto,

di

una

figm-a

umana nuda,

tagliata a

met del petto

fermata su quattro petali cadenti.

Questi petali escono da un boccio, da cui inferiormente parte

un pernio destinato a rimaner


siere

fissato al coperchio
e

dell'incenin-

a cono fenestrato; coperchio

incensiere,

ritrovati

sieme, simili a quelli delle tombe surricordate.

Accanto all'incensiere posava un elmo


dotto in pessimo stato. Sul petto del

conico liscio

ri-

medesimo

scheletro di

sinistra stavano diverse fibule di bronzo,


di

frantumate, coperte

foglia

d' oro,

e altre

a corpo di ambra,

anche queste in

frammenti.

Lateralmente alla testa dello scheletro di destra

erano

due piccole spirali d'oro


e

liscie,

un balsamario

di

forma comune

due piccole fusaruole.


Tutto
il

restante della buca centrale era stato da

tempo

remotissimo rovistato mediante una fossa a tutta profondit,


che avea tagliato gli scheletri a met del petto, conservandoci
FiG. 24.
1:7

cos tutti

gli

oggetti

che erano stati deposti presso la testa

dei defunti.
Ter::o sepolcro

di Franchetta.

Era poco pi grande del precedente


Conteneva ugualmente
(')
I.

come quello limitato da un

circolo di pietre

per ritto accostate fra loro e un poco inclinate in fuori.

una buca

centrale, gi anch' essa anticamente esplorata,

Falchi,
cit.

Vetulonia

la sua necropoli, p. 132, tav. X. 12.

(2)

Op.

pag 174,

fav.

XV.

24.

REGIONE

VII.

353

VETULONIA

nella quale erano avanzi di uno scheletro, senz' altri oggetti che quattro ciotole liscie
di robusta

lamina

di

bronzo, ben conservate, un balsaniario


e

fttile

di

forma comime,

qualche ambra frammentata

un morso ossidato,

di

ferro,

da

cavalli.

Sull'orlo di dotta buca, a sud, era

stato deposto

un gruppo
cocci,

di oggetti
i

di

bronzo e

di

fra

quali

potei

riconoscere soltanto

una lamina bucata,

che era forse l'avanzo di una grattugia.

dal lato opposto, a nord, presso l'orlo

della

medesima buca,

stava altro deterra,

posito, posato sulla

nuda

costi-

tuito da diversi vasi di bucchero fram-

mentati

col

piede a cono,

del
i

solito
circoli

tipo di quelli
di pietre
;

comuni a

tutti

da altra catena da incensiere


quella

simile

precedentemente

de-

scritta del secondo sepolcro,

anch' essa
la

ben

conservata,

ma

senza

figura

umana
catena;

a sostegno dell'ultimo asse della


e

da una

fermezza
di

d'argento
d'oro.

frammentata ricoperta

lamina

Quarto sepolcro di Francietla.

Mentre
cui

gli

altri

tre

sepolcri

di

bo detto
rigonfi

sopra
in

erano

soltanto un

poco

all'aratro di passarvi

modo da permettere comodamente al


il

di sopra pei lavori campestri,

quarto

era un vero e proprio


ziato e raccolto

tumolo pronunil

come

tumolo

dil

figulo alle Migliarino, alto

m. 4,30 con

una circonferenza
tato
in

di circa di

m. 40, limiper
piano,

da un muro

pietre

qualche punto conservato, che faceva


al

da terrazza
P,
2G.

poggetto.
i

1:3

Ptir

quanto sapessi che

tumoli

in generale
di un'antica esplorazione,

hanno

tutti provato l'azione

non nego che


fatto

la

regolarit, che questo presentava nella sua

forma

esteriore,

mi aveva
fino

sperare

un qualche interessante ritrovamento;


di cui

ma
ora

all'infuori di
dir,

un oggetto preziosissimo per caso gettato nella cucumella,


otl'erto

non ha
11

ad oggi niente di interessante.


terra, e nel centro

tumolo era formato all'esterno da schietta

da

sassi gettati

VETULONIA

una gran
la

854

REGIONE

VII.

a caso,

quali ricoprivano

fossa in quadro

scavata molto profondamente

alla base del tuniolo.

Questa volta
;

buca era stata gi visitata mediante un pozzo

largo sulla cima della cucnmella


ricercatori.

pu darsi che quella soddisfacesse all'avidit dei


gran buca centrale, a ovest di questa, comparvasi
di bucchero
col piede a cono, grandi e

Solamente presso

l'orlo della

vero, deposti sulla


piccoli,
i

nuda

terra,

diversi

che ripetono esattamente la forma di tutti gli

altri usciti dai circoli di pietre,


i

quali erano forse abbelliti di sfoglia d'oro ritrovata in quantit tra


fittili,

frantumi di

quei medesimi

15 pallottole fenestrate di bronzo che forse avevano servito ad

uso di bottoni; finalmente 13 campanelle pure di bronzo e pezzi di cerchioni di ruote.


Il

tumolo per altro non fu interamente esplorato

in riguardo di

una grossa pianta


im-

d'ulivo che prometteva

un abbondante raccolto

e se

in seguito si verificheranno

portanti ritrovamenti, torner a parlarne nella futura

mia

relazione.

L'oggetto interessantissimo cui ho sopra accennato fu rinvenuto al quarto giorno


di lavoro fra la terra e
siste in
i

sassi

del

tumolo, sotto due metri dalla superficie,

con-

un frammento di statua al naturale, simile ad altro comparso

lo scorso

anno

nel gran tumolo della Pietrera,

ma

di

un pregio grandemente maggiore.


con
parte del collo e del petto, in
eccezionale
la

una
essere

testa al naturale,

sassofetido, che

ha

di

veramente

particolarit

di

sbozzata e condotta a un buon punto, e poi dallo scultore


e gettata

abbandonata

via per motivi a noi ignoti,


(fig.

ma

che

ci

da-

remo cura
fu

di investigare
il

26).

Qualunque

la ragione per cui

non

rifinita,

suo pregio straordinario consiste appunto nell'essere


presentarci

essa incompleta, e nel

una

scultura

arrestata

ad un

primo periodo del suo svolgimento, che


la
Fig. 26
i:i3

ci rivela il processo, ossia

maniera usata per potere scorgere


l'immagine

fino

dai primi tratti,

come

nella penombra,

da riprodursi, non meno che per asal confronto

sicurarsi della sua

buona riuscita
forse
si

di

un soggetto gi
dello

modellato o di una maschera


quale la esamina, la confronta
pressione che
si

che
e

stava

dinanzi agli occhi

scultore;

il

finalmente

decide ad abbandonarla.

questa

l'im-

riceve a un primo colpo d'occhio sulla nostra scultura;


forse

ma

la ragione

per cui rimase incompleta non


la scolpiva,

che essa non corrispondesse all'ideale di chi


di necessit abbandonarla.

ma

ben altra come ora vedremo, per cui fu

Questo^monumento preziosissimo

parte di una scultura di donna, indubbiamente

destinata al vicino tumolo della Pietrera, lavorata a poca distanza a sud di questo,
poi raccolta

come un

sasso qualunque e adoprata

con tanti altri sassi a formare la

cucumella
e

ivi

presso situata di Franchetta, ove la

mancanza

di ogni altro

frammento

di ogni costruzione,

non che

le circostanze del

ritrovamento escludono in

modo

certo

che ad essa appartenesse. D'altra parte la distanza di questo tumolo da

altri di

gran

mole

esistenti nella necropoli di Vetulonia tolgono di

mezzo anche

il

dubbio di altra

provenienza.

Da
mella
di

questo primo fatto

si

pu intanto trarre la deduzione che la piccola cucuche contemporanea


al

Franchetta

presso

tumolo della Pietrera, senza poter

dire con precisione se essa rimonti all'et del primo ipogeo o al

tempo della

riedi-

REGIONE

VII.

355

VETULONIA

ficazione del secondo in quel

medesimo tumolo

(')

costruiti.

Solamente
fa,

a osservarsi

che
le

il

secondo sepolcro di Franchetta, di cui

si

detto poco

in cui sono apparse

bozze a cuneo di sassoforte, sicuramente posteriore alla rovina del primo ipogeo

della Pietrera; e dovendo ritenere questo secondo sepolcro posteriore ancora alla cu-

cumella di Franchetta, per trovarsi

esso

in

una posizione pi

infelice ed in
e

mezzo

ad

altri

sepolcri,

si

sarebbe

indotti a ritenere quella cucumella,

quindi anche la

scultura in essa ritrovata, appartenuti piuttosto al te.mpo della costruzione del primo

ipogeo che all'et del secondo della Pietrera.

Ma
conto
si

ci sia o

non

sia, di

che meno importa, l'osservazione di cui pi preme tener


ci

che la scultura in esame


(-'),

richiama ad altra uscita nello scorso anno dal

tumolo della Pietrera


il

alla quale tanto a

me sembra

si

rassomigli da farmi nascere


e

dubbio che ambedue

si

riferiscano ad

un medesimo soggetto, ['una incompiuta

ritiutata,

l'altra rifinita e collocata al posto cui era destinata.


le

infatti chi

prenda

in le

esame comparativo

due sculture, riscontrer facilmente che

esse,

oltre

ad avere
e

medesime
quasi la

proporzioni, rivelano un
espressione.
e

medesimo
faccia

pensiero, un

medesimo concetto
e

direi

il

medesima

La

ugualmente lunga
uguale
dal
e
i

magra, uguale

movimento
mascellare;

delle ciglia
e

la

forma del mento,

molto allungato l'angolo


capelli
riuniti in grosse

con una stessa maniera scendono

capo

trecce che passano dietro le orecchie, allargandole, per condursi sul

nudo seno. Solale

mente

la scultura di

Franchetta

semplicemente sbozzata, per cui

ciglia

sono

appena marcate dall'arco


della

ciliare sull'affossamento dell'orbita, e le

protuberanze mediane

gobba

frontale, del naso e del mento,


si si

sono costituite da un solo rilievo rettilineo

longitudinale che
trecce dei capelli
losi che,

direbbe ottenuto con un sol tratto di uno strumento tagliente, e le

veggono rappresentate informemente da due grossi cordoni angoe

spostando

allargando

il

padiglione gi

tracciato dalle orecchie,

scendono

anch'essi in basso e in avanti sul petto.

Al momento
a svilupparne
in
il

in cui la figura fu

abbandonata sembra che


in alto gi scoperta e

lo

scultore attendesse

il

seno, di cui

una parte

quasi rifinita, mentre

basso rimane tuttora un rilievo rude globoso da doversi remuovere.

questo forse

punto ove

l'artista

dette scoraggito l'ultimo suo colpo

di

scalpello

mente osservata questa nostra scultura

nel suo insieme e nei suoi contorni

ma attentaa me sembra
la treccia

scorgere dal lato sinistro, di fuori all'orecchio, un incavo che esteticamente disarmo-

nizza con le linee rigonfie terminali del lato

opposto,

a causa del

quale

corrispondente pi dell'altra abbassata e schiacciata per entrare ugualmente dietro


il

padiglione dell'orecchio. Sembrerebbe

insomma che

lo

scultore

si

fosse adoprato a

riparare o a

un

difetto della pietra o a


e
il

una sfaldatura

verificatasi nel

lavorare attorno

all'orecchio sinistro della sua figura,


scito,

che in principio abbia creduto di esservi riupetto;

per cui

si

dette a svilupparne

ma

che poi, riscontrata la persistenza

di

un

difetto troppo

sensibile al lato sinistro della testa, finisse col decidersi ad ab-

bandonarla, facendola ruzzolare nella valle sottostante al poggio, ove era la sua stanza

{')
(2)

Notizie, 1893,

y.

.507,

508.
,
. .

Ib. p. STO, flg 0.

45

VETULONIA

356

nella

REGIONE

VII.

di lavoro,

da dove poi fu levata

condotta

formazione del

vicino tumolo di

Pranchetta.

Pu

darsi che io non abbia indovinato la causa che indusse lo scultore a

rigettare quella sua opera; in ogni

modo questa

scultura solamente sbozzata sempre

un monumento interessantissimo per


e

la storia dell'arte

da preferirsi ad altro

rifinito

completo.

Con questa mia relazione non rimane compiuto


sul

il

resoconto degli scavi praticati

poggio di Vetulonia nella primavera dell'anno 1893, imperocch agli splendidi


necropoli, dovrei

resultati ottenuti con le esplorazioni in quella sterminata

unire la

descrizione di quelli pi splendidi ancora conseguiti sull'area della citt di Vetulonia,


entro
il

cerchio delle sue portentose


di quella stessa citt,

mura

di cinta,

dire

del disseppellimento

di

una parte

dei suoi muri avanzati ad

un antichissimo

incendio,

delle sue strade, dei suoi pozzi, dei tanti oggetti levati dalle sue rovine,

delle mol-

tissime monete, in gran parte di Vetulonia, tolte


prof.

alle sue macerie.

Ma

avendone
:

il

cav.

Milani

anticipata

la

notizia

in

due suoi
e

rapporti,
ai

uno dei quali

Una

seconda Vetulonia^ stampato come manoscritto


l'altro
:

comunicato
letto

Lincei nel giugno 1893,

Le ultime scopetHe Vetidoniesi a Colonna,

nell'adunanza dei Lincei sotto


futuri scavi,
i

di

26 novembre successivo, verr a parlarne nella relazione dei

quali

spero

mi

sar concesso di continuare oltre che nella necropoli, anche sull'area dell'an-

tichissima citt. Frattanto verr


fuori degli scavi governativi sul

dire

di altri importanti

ritrovamenti verificatisi

poggio di Vetulonia nell'anno 1893.

Di

altri importanti ritrovamenti sul

poggio di

Vetulonia.

Tre grandi mole. Nell'anno 1892, dopo sospesi


della Pietrera,
il

gli scavi governativi nel

tumolo

sig.

Angiolo Guidi di Vetulonia, cui piace di frugai'e per proprio


luogo
detto la

conto nelle sue


cerchio delle

possessioni, venne a scoprire, in


il

Leccetina entro

il

mura urbane, lungo

braccio

che

conduce a Colonna, a sinistra di

questo scendendo, a forse m. 300 dall'arce di Vetulonia, grandi avanzi di antichissimi


fabbricati sepolti sotto m.

1,50 dalla superficie. Di questi fabbricati non posso dare

alcune

informazioni perch erano stati di


;

mano

in

mano

ricoperti

scomposti

nel

procedere degli scavi


la

solamente al cessare di questi rimase scoperta una stanza grande,

quale nell'occasione di una mia gita a Vetulonia potei osservare, insieme a pochi

oggetti avanzati alla spedizione gi fatta al


di tuttoci

Museo

di Grosseto dal sig. Angiolo Guidi


e

che di pi importante avea ritrovato in quella localit

altrove.

La

stanza non interamente esplorata era situata forse a m. 3 di distanza dalla

via che conduce

a Colonna, la quale in quel punto alta, e passa metri due al di


il

sopra dell'antico piano stradale etrusco; onde dato congetturare che

suo ingresso

corrispondesse alla strada surricordata. Questa stanza era costituita da im vuoto quadro
di circa

m. 1,50 per

lato,

ed era

limitata

da muri a

secco, alti

in qualche

punto

m. 1,80. Sul

lato est si

conservava la bocca di un forno costituita da due pilastri per-

perdicolari di sassomorto, sormontati da un'architrave della stessa pietra tagliato infe-

riormente ad arco. Nel profondo

si

conservava una terra di color rosso con molti avanzi


dello scavo da

di embrici e di tegoli, e al di fuori

ogni

parte

erano rottami in gran

REGIONE

VII.

fittili,

857

alcune
grandissime,

VETULONIA

quantit di vasi
ferri

per lo pi anfore

ma

tutte

liscie,

di

informi e di bronzi irriconoscibili. Seppi dal proprietario che entro questo vano
state

erano

ritrovate
e

due

macine
monete.

in

pezzi,

una

statuetta di bronzo,
del peso di circa

una calotta
avea

pure di bronzo,

diverse

La

statuetta,

10 chilog.,

subito l'azione del fuoco, per cui la testa specialmente e altre parti del corpo avevano

cominciato a colare,
lotta

pare rappresentasse una figura virile coperta di pallio.


liscia

La

ca-

grande

forte,

ottenuta con la fusione,

nel suo interno,


all'esterno

fu

in

principio

da

me

creduta una ciotola;


io

ma

attentamente

osservata

ho

dovuto con-

vincermi che quella che


i

credevo una decorazione a fiammelle, riproduceva invece


e

capelli corti,

divisi in gruppi appuntati

ondulati,

disposti

raggio

dal

centro
il

verso l'orlo esterno; onde certamente una calotta

cranieuse destinata a coprire

capo di una statua

virile

al naturale.

Fra

le

monete alcune erano

sestanti di Vetufra poco.

lonia con la solita iscrizione"; del tipo delle due

macine verr a dire

FiG. 27.

Non mi
pi esatte

trattengo pi oltre a

dire

di

questi

di

altri

oggetti ritrovati dal sig.

Angiolo Guidi, perch in gran parte

nemmeno da me
visita al
sig.
il

veduti, e per darne informazioni


di

mi occorrebbe

di

fare

una

museo

Grosseto.

Nella scorsa primavera, tornato


e a
io

Angiolo Guidi a rovistare nella sua Leccetiua


altra
(fig.

frugare nella stanza surricordata,

incontr

mola

in grossi pezzi,

la
le

quale

potei ricomporre alla

meglio

fotografare

27).

Non

posso

dare

misure

esatte,
io

perch appena fatta la fotografia, fu quella mola inviata a Grosseto senza che

avessi

tempo

di

misurarla: ne riporter

ben^

il

diseguo, tolto

dalla

mia

foto-

grafia, eseguito dal sig.

Guido Gatti

di Firenze,

sufficiente perch

ognuno possa averne

ima chiara

idea.

alta circa

m. 1,40 ed

formata di una roccia simile al granito orientale, la


e

quale per aver subito leggermente l'azione del fuoco diventata leggiera

friabilis-

sima. Si costituisce di un cono posato sopra una gran vasca o piatto di terra cotta,

sormontato da una mole internamente

bucata,

la

quale

termina,

superiormente,

VETULONIA

sul cono surricordato.


alle cui

358

REGIONE

VII.

conca per servire da tramoggia, e inferiormente in una specie di campana, che riposa
e si

muove

Fra

la

tramoggia

la

campana

un sodo

in
le

forma
leve o

di grosso troppolo,

estremit sono le fessure


si

destinate a ricevere
tutta la
si

stanghe di legno

di ferro, con le quali

imprimeva a

mole un movimento
la
e

orizzontale di andirivieni sul cono fisso inferiore, con che


di ci che dal

compiva

macinazione
il

buco interno della tramoggia cadeva


(').

fra

la

campana

cono ora

detto, fregando sulla sua superficie

Meravigliosa filula d'oro. Sui primi di


in luogo detto le

luglio,

mentre

si

stava segando

il

grano
sul

Costiacce Bamhojjini, che fan parte del foggio alle Birbe

i^-)

poggio di Vetulonia precisamente a pochi


sepolcri
rato,

metri a destra

scendendo

dalla

via dei

del 'piano, in vicinanza di un circolo di pietre gi da antico tempo esplo(3),

sulla cui superficie furono ritrovate le due strane e curiose statuette


fissa

una

di

donna nuda che tiene


itifallica

sul capo
le

una doppia catenella

di

bronzo,

l'altra

virile

che tiene in
e

mano

estremit della detta catenella per cui la donna con-

duce l'uomo
terra
le
il

questi guida la donna,

un

certo Ferdinando Lippi,


si

nel

sollevare da

grano segato per legarlo col balso, cosi almeno


in

racconta, si sent impigliate


fu

dita

un oggetto metallico,

che

pulito

dalla

terra,

riconosciuto

per

una

fibula d'oro.

Avuto avviso

di questo

ritrovamento e condottomi subito a Vetulonia, potei acquiil

stare quel prezioso cimelio per

museo Vetuloniese, ed eccone

il

disegno

(fig.

28).

KiG. 28.

mancante
quanto tutta la

della staffa, che doveva esser lunga circa cent. 12


fibula,

e
il

pesante forse
peso di questo

perch generalmente d'oro sodo, contuttoci

meraviglioso cimelio monta a


le

grammi 15

in
si

forma

di

mignatta come quasi tutte

fibule

d'oro, d'argento e di bronzo che

rinvengono a Vetulonia e termina agli

estremi con un
dall'altro

rigonfiamento solido a rocchetto,


filo

da cui esce da un lato la

staffa,

un grosso

d'oro

che dopo due volute a

molla

costituisce

l'ardiglione

che

lungo cent. 16.


movimento

Il

suo corpo, leggermente ammaccato da una parte, formato


per compire la macinazione, dimostrato

(')

Il

di andirivieni, anzich rotatorio,

dal fatto che tutte e tre le macine erano situate accoste alle pareti della stanza, per cui
effettuarsi
(2)
(3)
I.

non poteva

un movimento attorno
Palchi,
cit.

alla macina.
I.

Vetulonia ecc. Tav.

L.

Op.

tav.

XVn,

33.

REGIONE

VII.

359

VETDLONIA

da una sola robusta lamina d'oro battuta,


gono
fissi

cui

bordi

si

sovraramettono

e riuiau-

sulla concavit della fibula. nella sua

Il
i

pregio suo eccezionale sta tutto

decorazione a pulviscolo finissimo,

cui granellini, grossi quanto un granello di sabbia,

appena

si

scorgono ad occhio

nudo.
in

La quale decorazione

ricopre interamente tutta la superficie della fibula, divisa


di granitura,

due parti distinte da un meandro, pur esso

che va da un estremo allato si

l'altro del

monile passando per la sua maggiore convessit.


il

Da un

veggono due

grandi stngi che occupano quasi tutto

campo,

le quali si

guardano

di fronte e si toc-

cano per una delle loro estremit anteriori portata in

alto.

Sono ambedue nello stesso


a testa di cavallo a lungo

atteggiamento
colio,

ambedue a coda

ritta e ripiegata

ma una

quasi di giratfa, ed ha sulla groppa un quadrupede che forse un cervo; l'altro


gli sta di dietro, e altro ancora situato fra le sue

quadrupede

gambe

posteriori allarcol braccio

gate: sotto la pancia

collocata una figura


il

umana nuda
e

forse

itifallica

destro alzato e l'altro presso

fianco corrispondente. L'altra sfinge a testa

umana
dietro

ed alata, con un tralcio sopra alla groppa


le natiche
e

un quadrupede a bocca aperta

sotto la pancia.

Fra

le

due

stngi si alza,
rettile,

nel centro della fibula, sulle


col

gambe
dine,

di dietro,

altro animale, che

sembra un

collo

la testa piegata

verso la tgura virile. Dall'altro lato sono ugualmente due stngi nella stessa attitu-

ma

una sembra a testa

di leone a

bocca aperta, l'altra a testa di cavallo, ambedue


e altro

parimente con un quadrupede sulla groppa


a pulviscolo
si

sotto la pancia.

Questa decorazione

estende anche agli ingrossamenti delle estremit della mignatta, ove


i

sono pure rilevati dei quadrupedi

quali sembrano in movimento. Tutti questi animali

hanno

piedi posati sulla concavit della fibula, onde la posizione naturale del

mo-

nile col corpo in alto e l'ardiglione in basso puntato a sinistra.

Coi futuri scavi mi propongo di fare attive ricerche


la staffa e

per

tentare di recuperare

completare un cimelio di tanto pregio

ma

dubito assai di riuscirvi, per

varie ragioni, di cui qui non luogo parlare.

Monete

ritrovate

fuori degli scavi sul poggio

di

Vetulonia nel

corso

del-

l'anno 1893. Le monete venute in luce sul poggio di Vetulonia solamente nell'anno 1893

sono

N. 3 didrammi d'argento a rovescio liscio del peso di


il

grammi

8,

nei quali

da un lato impresso
ritrovati in

gorgonio come

nelle

monete

di

Populonia;

ma

due di

essi

un pozzo

etrusco, in luogo feracissimo di ritrovamenti arcaici detto le


si

Dan-

dilelle entro l'area della citt,


di

distinguono in

modo

particolare su quelli
(tg.

comuni

Populonia.

Il
;

gorgonio
i

impresso tanto pi profondamente

29) con zigomi stac-

cati dalle gote di Populonia.

suoi capelli non sono raccolti e cadenti a pioggia


arruffati e piegati in alto
;

come

nei

didrammi

ma

nemmeno

diademato come generalmente


(fig.

quelli

della citt simcordata, e

come quello qui

riprodotto

30) parimente trovato


altri

a Vetulonia,

ma

ha sulla testa un segno non mai comparso

in

esemplari, e per

di pi orecchiuto.

Un
Due

quinario col Mercurio a

sinistra e dietro

il

segno

o cinque,

rovesciato,

del peso di

grammi
e

2.
liscio,

sesterzi

pure a rovescio

ambedue con

testa di

moro a destra

e dietro

<

due

mezzo.

VETULONIA

di

360

REGIONE va.

Due once

Vetulonia impresse da ambo

lati

con faccia a destra da

una, e

sotto la iscrizione

VATL,

dall'altra tridente e delfni rovesciati.

Diciassette sestanti di Vetulonia, non compresi quelli usciti dagli


nativi nella citt in

scavi

gover-

numero

di

7,

n altri in numero di 5 o 6 ritrovati dai signori


e

Fratelli Guidi, coi soliti

emblemi

la solita iscrizione.
lato,

Un'oncia di Cosa con testa elmata da un


l'iscrizione
:

dietro

protome

di

cavallo e

cossano.

FiG. 29.

l:l

Fio. 30.

i:l

Un Un

denaro romano coi dioscuri a cavallo e dietro Roma.


quinario pure romano.
consunti.

Due assi romani assai pesanti per quanto Due monete della Campania.

Una moneta
Sei

d'oro piccola dell'et costantiniana.

Quattro monete di bronzo bizantine, una delle quali, ben conservata, di Licinio.

monete

di bronzo irriconoscibili,

una

sola delle quali, forse cartaginese, lascia

vedere due spighe sopra una delle sue faccie.

Fu

pure raccolta una moneta d'oro di Emanuele Filiberto.

Tutte queste monete da

me

acquistate, sono state raccolte sul poggio di Colonna


di

ad eccezione della moneta d'oro

Emanuele

Filiberto, ritrovata da certo Fiorenzoni

a qualche distanza lungo la via Emilia.

Questa abbondanza di monete, venute a scoprirsi nell'anno 1893,


dirotte pioggie dell'estate che ne

dovuta alle
alle

hanno

favorito

il

ritrovamento, e non

meno

mie

incessanti premure, perch ninna sfuggisse alla collezione Vetuloniese. Tre o quattro

nonostante sono passate nelle mani del

sig.

Grembialini di Massa Marittima, castrino da


cui
il

molto stimato che


nel

fa frequenti gite a Vetulonia,

prof.

Milani comprava

maggio decorso, nella

citt stessa di

Massa, alcune monete,

fra le quali

due sestanti

di Vetulonia.

I.

Falchi.

ROMA

VII.

361

ROMA

ROMA.

Nuove scoperto
Kegione

nella citt e nel suhnrbio.

III. Nella escavazione per fondare

il

muro

di
s.

facciata della

nuova

fabbrica delle Religiose dette del Sangue sparso, in via di


sotto la strada odierna,
si

Giovanni,

m. 4,70

incontrato

un

tratto dell'antica via lastricata coi soliti poli

goni di selce; ed alla maggiore profondit di m. 1,20


volta di un'antica fogna, costruita in muratura.

stata

messa

allo scoperto la

Per

lavori di sistemazione della via Labicana, alla distanza

di

circa
si

m. 100
apre una

dall'ingresso delle terme di Tito, ed a

m. 8,55 dall'asse della strada,

sono trovati
si

avanzi di anticlie costruzioni in opera laterizia. In uno di questi muri


porta larga m.

1,25 con arco a sesto ribassato.


s.

In via Carlo Alberto, a piccola distanza dall'angolo sinistro della via di


tonio,

An-

apparso, alla profondit di m. 4,50, un pozzo


il

circolare scavato nel

terreno

vergine,

quale ha

il

diametro

di

m. 0,70 ed

profondo m.

14.

Regione IV.
tempio
di

Facendosi la nettezza al Foro romano,


di lastra

stato trovato, presso

il

Romulo, un franmieuto

marmorea,

alto

m. 0,24

0,14, che conserva:

stato pure raccolto un

pezzo di fregio in terracotta, nel quale riniane la parte


sin.,

superiore di una Vittoria alata, volta a

che col braccio destro levato in alto

te-

neva forse una corona od altro simile emblema.

Regione
lino Giarapietri,

V. Nel fondare un muro


si

di

recinto, in via Macchiavelli, presso

il

vil-

incontrato un avanzo di antica costruzione a mattonciui di tufo,


sottile

regolarmente squadrati ed uniti con un

strato di calcina.

Regione VI.
posto al
n.

In via Quattro Fontane, rinforzandosi


il

le

fondazioni del casamento

143, a m. 4 sotto

piano stradale

alla distanza di

m. 3,40 dal

ciglio

del marciapiede, stato riconosciuto un tratto di antica strada romana, a grossi poligoni di lava basaltina.

Regione IX. Un
la

altro

pavimento stradale

si

incontrato nel cavo per costruire


at-

nuova fogna

in

via dei

Falegnami. Trovasi a m. 4,10 di profondit dal suolo


dalla

tuale; e per tutta la lunghezza del cavo,


alla piazza

met

in circa della predetta via sino

delle Tartarughe,

l'antica

sti-ada

corre

nella

stessa

direzione della via

ROMA

3(52

ROMA

odierna.

circa

m. 6 sotto quell'antico

selciato,

stata

scoperta

una

fogna, larga

m. 0,85,

alta

m. 1.55, costruita in muratura. Fra

le terre

stato raccolto

un pezzo

dell'angolo sinistro di un piccolo sarcofago marmoreo, alto m. 0,30. Vi rimane


figura virile in piedi, molto consunta: e sul fianco,
la parte anteriore

una

del solito gri-

fone alato.

Regione XI.
metro
di

Ricostruendosi un casamento in

via di

s.

Teodoro

n.

41,

si

raccolto nello sterro del cortile

un pezzo

di colonna di bigio,
fittile,

lungo m. 0,90,

col dia-

m. 0,07, ed una piccola anfora

mancante

delle anse, alta

m. 0,47.

Regione XIII.
sull'Aventino, facendosi
fondit di
altro di
ra.

Nel lato volto ad oriente del nuovo monastero dei Benedettini

un cavo per
incontrato

la collocazione di

un

altro parafulmine, alla pro-

2,00

si

uu

tratto di
la

muro

reticolato,

lungo m. 1,80, ed un

buon

laterizio largo

m. 0,65, per

lunghezza di m. 1,70.

Prati di Castello. Nel


dinanzi Castel
s.

disfare

muri
allo

di

fondamento dei bastioni moderni


parecchie grandi
travi di

Angelo, sono state messe


che formavano
la

scoperto

quercia

di pino,

palizzata

su cui era stata costruita la testata

transtiberina dell'antico ponte Elio. Queste grosse travi sono larghe in media m. 0,50
e grosse

m. 0,40. Hanno sopra un

lato

l'incastro a

maschio e femmina, per essere

fortemente unite fra loro; ed all'esterno erano rivestite da grosse lamine di piombo,
alte

m, 0,20.
Fra
i

materiali di fabbrica, che costituivano le suddette fondazioni,


di Atti Arvalici, largo

si

rinvenuto

un frammento marmoreo
Vi
si

m. 0,20, alto m. 0,15, grosso m. 0,048.

legge

/rNEOSTA-.
,/r^XVT EOMELlORE-i

RISASTTVEAITAF/ TVM TIBIPROCONlI


fratrva\arvalivm1

avratovoveoessep
ler-optia\ea\a>;

Spetta questo frammento alla

invocazione

solenne, con la quale

il

collegio ari

valico al principio di ciascun anno faceva voti per la salute dell' imperatore. Oltre
caratteri paleografici e la formola

stessa del voto,

propria

degli atti pi antichi,

si

hanno qui due dati


il

caratteristici,

per

quali possiamo stabilire con sicurezza, che


di

frammento deve assegnarsi all'impero


il

Claudio, e precisamente ad uno degli anni

fra

50

il

54

dell'era nostra.

ROMA

363

ROMA

In fatti

da uolare in primo luogo, che questa parte degli Atti

fu

scritta so-

pra Hua tavola marmorea, che ha dimensioni cos ristrette, da non superare in lar-

ghezza

rentisei centimetri

onde ogni linea di scrittura contiene in media soltanto


i

20

lettere.

In secondo luogo da osservare, che mentre tutti

consimili voti o sacrifici

fatti

dagli Arvali sono espressi dal capo del sacerdozio

fratrun Ar valimi nomine,,

nel nostro

marmo

adoperata invece

la

formola equivalente: pr conlegio fratrum

Arvalium.
Queste due particolarit, che non s'incontrano
arvaliche superstiti
,

in

alcun' altra delle molte tavole

appariscono unicamente in quella


il

che

si

riferisce
C. I.

ad uno degli
L. VI, 2035

anni probabilmente compresi fra


e

50
n.

e il 8.

54, e trovasi edita nel

nelY Ephem. epigr. Vili,

p.

326,

Questa

la

sola

tavola,

che ha in ogni

linea circa
legio.

20

lettere di scrittura;

ed

in

essa soltanto trovasi la formola pr con-

Farmi quindi

evidente, che agli atti del


i

medesimo anno ed

al principio della

stessa tavola, in cui sono registrati


il

sacrificii

del 23 e

24 settembre, appartenga anche


il

frammento

test rinvenuto,

che

fa

menzione dei voti annui, emessi

3 gennaio

per la salute di Claudio.

poich in quell'anno, come risulta dai sacrifici anzidetti,


si

era magister del collegio L. Vitellio,

pu ragionevolmente congetturare, che

la con-

sueta relazione premessa al

Carmen votoriim

fosse redatta in questa guisa ('):

'

a.

d.

Ili non.

laniiar.

L.

Vitellius magister
Ti.

pr conlegio fratrum Arvalium' vota nuncupavit pr


Germanici
:

salute
tolto j

Claudii Caesaris Aug.

victimis immolatis in
et

Capi-

quae superioris anni magister voverat, persolvit


,

inproximun annmn
sunt.

nuncupavit, praeeunte

in

eadcm verba quae infra scripta

Seguiva poscia
test ritrovato.
il

la

formola

della

votiva promessa,
lettere
:

di

cui parte

il

frammento
riga,

Tenuto conto del numero dello

da assegnare a ciascuna

testo

pu essere reintegrato nel modo che segue

Jupfiter optime maxime,


si
Ti.

Claudius Caesar Aug.


sentio

Germaniciis, qiiem me

dicere, vivet domusq. eius

incolumis erit a. d. Ili non. lan. quae proximae p. R. Q.reip.


p. R.
Q.

erunt faerint,

et

eum.

diem eumque salvum


veris ex periculis
(')

serva-

si

qua

Cfr.

C'.IL.Xl, 20^8:

Heiizen.

Ad. Are.

p.

05.

ROMA

364

ita uti

ROMA

sunt eruntve ante eiim diem,

eventumque bonum,

me sentio dicere, dederis eumque in eo statw quo nunc


est
ris,
aut
eo

meliore

servave-

ast

tu ea ita fa,rss,

tum

tibi

pr

conle^zo

fratrum

A r valium bove

aurato Toveo esse iuturum.

qua e

/M^piter optime m&xime, in verba tibi bove

aurato vovi esse' futurum,


quod hoc die vovi, ast tu ea
ita faxsis,

tum

tibi

donum

quod conlegiuvi fratrum Arvalium volet, p. .. auri


voveo esse futurum.

La seconda
uno degli

parte del voto,

con la quale all'immolazione del bove


in

si

aggiunge

anche la promessa di
stessi anni

un donarlo, trovasi pure

un

altro

frammento spettante ad

50-54
p.

(C. /. L. VI, 2034), che stato reintegrato dal


cf.

Mommsen

xeWEphem. epigr. IV,


Il

226,

Vili,
il

p.

327.
ripetendo
la

carme continuava, secondo

solito,

stessa

promessa votiva a

Giunone regina, a Minerva,


ed
al

alla Salute pubblica, ed anche probabilmente alla dea

Dia

divo Augusto, siccome trovasi negli atti dell'anno 38; e conchiudevasi la re-

lazione coi

nomi

dei fratelli Arvali che in conlegio adfueruiil.

Dallo stesso luogo proviene un frammento marmoreo scolpito, di m. 0,15X0,10,


spettante all'angolo sinistro superiore di un piccolo sarcofago probabilmente cristiano.

Della scultura piuttosto rozza


bato
e

rimane soltanto

la

parte superiore

di

un uomo bardritta,

coperto di pileo,

volto a d., con clamide aflbbiata sulla

spalla

che

potrebbe essere uno dei Magi alla presenza del bambino Ges.

Fu pure

recuperata nella demolizione dei muri sopra indicati una parte d'umetta

cineraria quadrata (m.

0,26X0,16), che porta

l'epigrafe:

f/^M
ANO

.VRELIO-VAL'm
VIXIT AnJhos

XV -M-

VII-

y; ...

Via Flaminia.

In occasione dei lavori per l'arginatura della riva sinistra del

Tevere, a valle del ponte Milvio, a non molta distanza dal'ponte medesimo e sulla

ROMA

del fiume,
in tufo,
e

3(35

le

ROMA

sponda

sono
alto

stati
ra.

ritrovati

fra

sabbie

seguenti oggetti.
al

Capi-

tello ionico,

0,18, del

diametro di m. 0,27
lato.

collarino: l'abaco

di

forma quadrata

misura m. 0,37 per


alla

Frammento

di

fregio fittile di

forma

trapezoidale, spettante

estremit sinistra di un frontone.


e

largo m.

0,62 alla

base; e
rilievo

due

lati

sono alti m. 0,70

m. 0,61. Vi
sin.,

egregiamente scolpito a tutto

un Genio

alato,

che

cammina

verso

volgendo alquanto la testa con elela

gante

movimento

della

persona.

Sostiene con

mano
cui

dritta la pesante clava di

Ercole, sulla quale gittata la pelle di


del Genietto, le
alto

leone

la

testa

cade dietro le

gambe

zampe

e la

coda sul davanti.

Altro

avanzo di fregio rettangolare,


a punte decorate con pal-

m. 0,30, lungo m. 0,44. Superiormente


forma leonina, volto a
e

terminato

mette, ed in basso ornato da una larga

greca.
dr.,

Vi

figurato

ad alto
sotto

rilievo,
il

un
;

animale fantastico,
le

di

con otto

mammelle

ventre
la

zampe

posteriori

la

coda terminano
fittile,

in

volute ornamentali.

Manca

testa.

Vari frammenti di altro fregio


di

di dimensioni minori. In alcuni restano gli avanzi


l'altra verso

due bighe, che corrono una dopo

dritta.

Nella prima

una figura
di

di

auriga con corta tunica e schinieri; nella seconda


chitone e manto, col braccio sinistro
riore,
fissa,

sta
altri

una
pezzi

donna vestita

lungo

proteso.

Di

rimane

la parte supe-

ornata con ovoli, palmette

mascheroncini. Quattro pezzi di canali con ante-

uno dei quali quasi

intiero lungo

m.
;

0,.58.

L'antefissa ha in basso

una

serie

di baccelli, e nel

mezzo

di essi
i

una colonnina
frammenti
di

sopra vi

un mascherone con fogliami.

Tanto queste antefisse che


policromia.

fregio sopra descritti, portano tracce di

Via Salaria.

Alla distanza di m. 56 dalla porta Salaria, verso nord, scavan-

dosi per la condottura del gas, si scoperto l'angolo di un'antica stanza sepolcrale,

costruita in reticolato, e con avanzi dei soliti colombarii. Si rinvenne fra la terra
stele

una

di

marmo, terminata superiormente a semicerchio,


m. 0,207. Vi

forata nella parte inferiore

per innestarvi un'asse di legno che ne proteggesse l'infissione nel suolo.


e

alta

m. 0,445

larga

si

legge

D -M

TRYPE7VA rECICOIVG

I5VOBM
APRIOiy^l
V-Ai\^IS-XXXX

Fu pure

raccolta un'anfora di terracotta, rotta nell'orlo superiore.

Via T

bu

r t

na

soliti
:

movimenti di terra per

le

nuove sepolture
;

al

Campo

Verano hanno
sera di osso;

fatt<T

recuperare
di

un piccolo balsamario
condotto di
fittile,

di vetro

uno

stilo

ed una tes-

un pezzo

antico

piombo,

anepigrafo; tre frammenti di

lastrina di smalto;

una lucerna

monolicue, con ornati nel giro del piatto.

G. Gatti.


Regione
VII[.
I

366

(LATIUM ET CAMPANIA).

POMPEI
di

Giornale dei lavori redatto dai Soprastanti.


Regione VII,
ed
2".

1-4 settembre. Proseguono gli scavi ad est della casa detta del Laberinto, e continuano
scoperte.
i

lavori

restauro

nella

is.

l'*

is.

Non avvennero
fibula,

5 detto. Nello sterro della detta casa


ui.

si

rinvenne:

Droii:o. Una

lunga

0,045, mancante dell'ardiglione.

6-10

detto.

Non avvennero

rinvenimenti.

11 detto. Nello sterro fu recuperato:


della

Droazo. Un
si

asse di Domiziano, col tipo

Victoria Augusti, nel rovescio.

12 detto. Non
1.3

si

ebbero scoperte.

detto. Nello scavo della

menzionata casa

recuper:

Bronzo. Un
di

asse di

Tiberio, di conio

mal

riuscito.

14-21 detto. Non avvennero scoperte.

22 detto. Nello scavo


con le sigle S

si

rinvenne

Bronzo. Frazione

un asse

di Claudio,

nel rovescio.

23-25

detto.

26
munito

detto.
di

Fu

trovato nella

Non avvennero scoperte. medesima localit


m. 0,68.
scoperte.

Bronzo. Un

piccolo piede

umano,

coturno, lungo
detto.

27-30

Non avvennero

Roma 25 novembre

1894.

NOTIZIE

DEG

8CAVI

NOVEMBRE
Regione XI
I.

(TRANSPADANA).
nel
rechilo

AOSTA
e

Di,

un'antica porta scoperta

romano

di

Aosta

di

unlscrhione onorarla ad Augusto quivi rlmenuta.


della pianta di Aosta
far pensare

La somiglianza
alla

con

quella

degli

accampamenti

militari

romani doveva naturalmente

che oltre alla ben nota porta iwactoria ed

decumana,
le

di cui esistono

tuttora alcuni avanzi, doveva la citt

romana avere

anche

due porte a capo della via principalis.


i

ci tanto
il

pi che non appariva


facili

naturale, che
uscite dalle

coloni di

Augusto non avessero sentito


le

bisogno di riservarsi
le

mura
si

verso

campagne a sud

similmente verso

pendici a nord

della citt, dove

trovano le pi soleggiate e ridenti posizioni dei dintorni, nonch


Si.

verso le profonde valli Pelli na e di

Rcmy,

ricche
i

di

minerali e di legname

percorse da

quella via
e

alle

Alpi

per la quale

mercadanti solevano passare con


via, al

grande pericolo
sare,

pagando gravosi pedaggi

Di questa

tempo

di Giulio Ce-

fu affidata la difesa a quel Sergio Galba, che fu poi sconfitto a Ottoduro.


Infatti, gli

autori che scrissero intorno alle antichit di Aosta e della sua valle,
dell'esistenza di dette porte
;

pensarono tutti alla probabilit

ma

non avendole

tro-

vate, nonostante gli scandagli che

uno di

essi

disse di aver fatti all'uopo, si venne


esistite,

nella conclusione, non solo che dette

porte

non erano mai

ma

che vi era

una ragione perch

cos

fosse,

essendo la citt stata fabbricata in un tempo in cui


del

la strada verso la valle superiore

Rodano ed

il

lago

Lemano non aveva ancora

l'importanza che ebbe pi tardi, cio quando la liezia venne occupata e furono creati
gli

accampamenti del Reno.


Malgrado l'opinione
di di

tanti studiosi

non potei mai, per pi ragioni, convincermi


presso la torre medioevale

di queste asserzioni.

Una

dette ragioni era l'esistenza

di

Bramafam, che avevo motivo


non

di credere fabbricata su di
citt,

una

torre

romana,

di

un

rudere sporgente infuori della cinta della


se
di
i

che altro non mi pareva poter essere


quella doveva costituire la difesa
in quel

resti

dell'altra torre,

che accoppiata con

una porta.

Un

altro dei motivi per cui


tratto di

supponevo l'esistenza della porta


romano,
e

luogo, era che

nel

muro, evidentemente

rivestito

di pietre

da

47

AOSTA

che
si

368

il

REGIONE

XI.

taglio,

vedeva tra la torre

di

Bramafam ed

rudero anzidetto,

si

poteva notare

la testata di

una piccola fogna, accanto ad uno

stipite

di altra apertura che qualcuno

diceva di una grande cloaca e che a me, osservandola dall'alto del muro, dal quale
io

la poteva scorgere, pareva piuttosto lo stipite della porta stessa.

In questi
presi,

dubbi,

profittando

della

presenza in Aosta di im nostro

assistente,

col suo aiuto,

alcune misure, e

mi

convinsi maggiormente della giustezza della


il

mia supposizione.

Indi, osservato con cura

lato interno di quella parte del

muro

del

castello medioevale di
di

Bramafam,

sottostante alla torre, ed avendo constatato le tracce

un risvolto nella costruzione dell'epoca romana,


l

non

mi

rest pi alcun

dubbio

sulla esistenza,

presso, della porta priacipalis dextra.


resti di detta porta, che le vicende della

Restava a sapere quale l'importanza dei


citt

avevano risparmiato.
Feci perci scavare un pozzo nel suolo
dell' interno
e

del

castello,

l ove

avevo

riconosciuto

resti del risvolto del

muro romano;

trovato subito, a pochi centimetri

al di sotto del suolo attuale, la parete di levante di

una

delle torri, volli, senza fare

grosse spese, accertarmi


la fabbrica.

dei

punti

essenziali per stabilire la pianta esatta di tutta

Ordinai perci lo scavo di tanti pozzi quanti


torri

dovevano

essere gli angoli

delle

che supposi, e che ebbi la soddisfazione di trovare al posto indicato, in buono

stato di conservazione, per l'altezza varia da

m. 5 a m. 2,50, misurata dal suolo del-

l'epoca romana.

Erano

tali torri costruite,

come

le

mura

della citt, a corsi regolari di selci di

torrente, dalla faccia spaccata, cementati con abbondante


rivestiti,

malta

di calce

sabbia e

all'esterno,

di bei pezzi di travertino,

murati a

corsi regolari.

Volli pure riconoscere gli stipiti dell' unica fauce di questa

porta

li

trovai

con le loro scanalature per la cateratta


su cui poggiava
lasciare
le
il

e dietro

ad uno

di

detti stipiti, vidi la pietra

girava
volli

il

cardine inferiore di una delle imposte.


si

E prima

di

tra-

lavoro,

pure riconoscere in qual modo

accedesse alle torri; e trovai

apposite porte, rivolte verso la citt, e constatai che questa porta minore, cio la

lrinciimlis dextra, a dii'erenza della praetoria, non aveva cortile chiuso.

Durante

gli scavi, che portarono a queste scoperte, si rinvennero

innumerevoli resti
dipinto, tutti og-

dell'et romana, cio

frammenti

di

tegoli, embrici, anfore e stucco


citt.

getti di demolizione, provenienti,

probabilmente, dalla

Tra questi avanzi mi parvero specialmente interessanti per

le

nostre ricerche

molti pezzi di travertino aventi una delle faccio scalpellate a curva, simili a quelli
con cui sono costruite le mezze colonne che decorano le pareti superiori del
della porta pretoria; poich da essi
si

cortile

pu

dedurre

che anche la porla priacipalis

dextra avesse
Rinvenni

al di sopra del
infine, in

basamento

finestre fiancheggiate
i

da mezze colonne.

questa occasione, tra

materiali murari romani, con cui nel

medio evo venne chiusa

la parte bassa della porta romana,

un grosso lastrone

di pietra

arenaria, grigiastra, con iscrizione latina dedicata ad Augusto.

Dalla scoperta

della

porta princijjalis dextra emerge la quasi

certezza della
fatto.

esistenza della simmetrica

porta prineipalis sinistra. Accertato che sar questo

REGIONE

XI.

in

369

parrai che

non debba pi porsi

dubbio che la via

al

Sommo Pennino
come

partisse

da

Aosta, salendo per le pendici dominanti la riva destra del Buthier,


strada e non,

fa l'attuale

come taluno

vuole, voltasse verso la riva

sinistra del torrente,

prima

di giungere al ponte pel quale entravasi nella citt

romana, dal lato di Eporedia.


A. d'Andrade.

L'epigrafe latina superiormente citata, incisa sopra un masso di arenaria, alto

m. 0,92, largo m. 0,68, spesso m. 0,28. Fu da

me

copiata sull'originale, e dice

MP

C A E S A'

Divi E.J^G^v^7e

C O S XI M P viR TRIBVNICPOT^ SALASSI- INCOL


I

QVI- INITIOSE iNCOLON- conl; P ATRiON-

margini

sono

intatti,

salvo

quello a destra di chi guarda,

dove
;

si

notano varie

corrosioni. Nella superficie posteriore sono i resti di tre


si

impiombature

nella superiore

trova

il

buco per

lo

strumento destinato ad aggrappare la lapide ed a sollevarla.

In generale vi ha ima disposizione simmetrica delle linee, salvo nella terza, nella

quinta

forse

anche nella seconda.

Aggiunger alcune osservazioni.


Nel verso
1", sulla
fine, la

pietra sgretolata nel luogo che avrebbe dovuto es-

sere occupata dalle due ultime lettere della parola Cacsa\jri'\.

Nel verso 2

una

rottura, per la quale

scomparsa parte
;

di

alcune lettere.
lettere

Dell'A di Augusto non rimane che leggerissima traccia

le

due ultime

poi

non sono totalmente

visibili

supponendole entrambe, non esisterebbe

pii la

posizione

simmetrica della linea.

Nel verso 3

si

ha

la

simmetria soltanto in

COS

XI

IMP

probabile che

il

numero

della salutazione imperatoria sia stato aggiunto dopo; e quindi sia stato inciso in

carattere pii piccolo, sicch vi apparisce solo

una V seguita da una


il

lineetta.

vi

manca

il

posto per due altre, necessarie a formare

numero

Vili.

Ma

non vi sarebbe

lo spazio per

una quarta

lineetta, sicch

il

numero

Villi della salutazione imperatoria,

che pm-e

si

concilierebbe col

numero XI

del consolato di Augusto,

inammissibile.

AOSTA

370

REGIONE

XI.

Nel verso 4 non apparisce alcun segno


porre che nel tratto mancante per rottura,

di

numero dopo

il

HOT. Volendo

sup-

fosse stato

un numero, questo avrebbe do-

vuto essere in caratteri molto piccoli, incisi ad un certa distanza dal T, non in alto

n in mezzo,

ma

in basso;

il

che assai improbabile per non dire impossibile. Ora

non potendosi ammettere che fosse stato inciso un numero dopo la tribunicia potest, ne viene la
il

conseguenza
di

che sia stata

questa
Or.).

la

prima, la quale ottenne Augusto

27 giugno del 731

Roma
il

(23 av.

Ci in piena armonia col consolato

XI

e
il

con la Vili salutazione imperatoria. Quindi la lapide da riportarsi al periodo tra

27 giugno del 731, ed Nel verso 7 dopo

17 giugno del 732.


ci

CON

lo
i

spazio

per

una

lettera;

ma
(').

impossibile di-

scernerne la

menoma
si

traccia per

guasti sofferti dalla pietra

Nel verso 8 Fra


i

pu esser

certi

che non esistesse la

finale.

rottami di tegoli estratti dallo scavo della porta


Aosta, fatto per cura
e
dell' Ufficio

meridionale della cinta

romana

di

regionale per la conservazione dei

mo-

numenti del Piemonte

della Liguria, quattro recano avanzi di bolli.

Nel primo

si

legge:

G.

Cas\_si'\.

Un

tegolo

col

medesimo

nome, scoperto

ad

Aosta nel 1857, esisteva nella collezione gi del canonico Gal, ora del vescovo monsignor
dire se
C.

Due
il

{.

I.

L., V,

n.

8110, 402). Io non l'ho pi trovato; quindi non posso


i

sigillo fosse

perfettamente uguale in entrambi

tegoli.
p.

Il

bollo col

nome

Cassi, sui tegoli del

Gran San Bernardo (Notisie, 1894,

40) pi piccolo di

quello ora scoperto ad Aosta.

Nel secondo rimane soltanto:

i-N/ST

Un
n.

altro uguale,

mancante pure del

principio,

era gi conosciuto (C. /. L., V,

8110, 413).

Nuovi sono

il

terzo ed

il

quarto, dei quali non rimane che la fine

3.

Ipitfki

Pu

darsi che

il

terzo sia da completarsi in \^Sep']p;

ma

ha forma diversa dal

bollo con questo nome,

gi

occorso ad Aosta

(C

/.

L. V, n. 8110,

407

^, h),

co-

munissimo

al

Gran San Bernardo {Notizie, 1892,

p.

444).

(')

Da un esame
il

che abbiamo fatto sul calco in gesso,

io,

il

prof.

Bormann ed

il

dott. Taglieri

abbiamo creduto da principio riconoscere


suase noi tutti che

alla fine di questo verso

CON".

Ma

un nuovo esame perF. B.

taglio superiore dell'

accidentale.

REGIONE

XI.

fra
i

371

fittili,

Molto abbondanti souo,

rottami di

quelli di vasi con vernice rossa,

talora finissima, talora meno, ed in questo caso per lo pii

molto

lucida e di color

vivo quali sono quelli che provengono dalle officine di Arretitim. Parecchi hanno or-

namenti

figure in rilievo.

Copiai

seguenti bolli

a)

COMVNI
A///////N
fina.

in

un fondo

di

coppa

di patera assai b)

\l L

In orma di piede impressa in un frammentino. Probabilmente avanzo di


C. p.

Gelli,

Gelii

L.

Gelli,

bolli ovvii nei vasi aretini (Gamurrini,

Iscr. dei vasi aretini,

36

Notizie, 1884, p. 369), e non rari nel Piemonte

(cfr.

Men.

dell' Acc.

delle

scienze di

Torino, serie

II,

t.

XLI,
e)

p.

186).

M-PER
(cfr.

cio della
p.

famosa

officina di

Marco Perennio
P
d)

Gamurrini, o

e. p. .51

Xotizie 1884

369).

RI

MVS
le

Con un ramoscello orizzontale tramezzante


nuti nella Narbonese
figulo dell'officina
[(6'.

due righe. Occorre in pi


il

fittili

rinve-

/.

L. XII,

n.

5686, 714) ed
in

nome

assai

noto di un

Annia {Primus
e)

Anni)

Arezzo.

(rasn)

Ras{i)n[ii). noto fra

sigilli

aretini (Gamurrini, o. e, p. 31).

/)

/ASCI|
col

Da compiere

in

\_M\asci o
XII,
n.

[o/"

M^asci,

confronto di vasi di Ginevra e di Aosta

(Isre) (C, /. L.,

5686, 557).
i

Appartengono a fabbriche probabilmente della Gallia


g)

seguenti:
k)

(severa of)
collo di anfora

h)

|L-CYIj
il

i)

/SILLl|

JvRf)

Un

ha impresso

sigillo

MLIVI
Due
lucerne di terra rossa offrono
il

comunissimo:

FORTIS
letto pure sopra un'altra lucerna di Aosta,

ma

di

terra cenerognola, della raceola

Gal

{C.I.L., V,

n.

8114, 54 W.W.).

VERONA
Nei lavori compiuti nel 1891
attorno alla torre
di

romana conosciuta
:

372

la

REGIONE X

dall'Ufficio per
sotto
il

conservazione dei monumenti

nome

di Pailleron, si rinvenne

un fondo

coppa

col

bollo aretino

(sabini -f)
lu
altri

scavi fatti, nel

medesimo anno
coi

nel seguente, alla porta pretoria

si

raccol-

due frammenti di tegoli

nomi
'^

noti

TMQLI
I

seppi!

{C. I.L., V, n. 8110, 407, 408).

Un

pezzo di tegolo con parte di sigillo nuovo

fu da

me
:

raccolto quest'anno
si

presso la chiesa di Sant' Orso e consegnato


fittile

all' Ufficio

menzionato, ove

conserva pure una lucerna

trovata nel 1891 ad Aosta colla

leggenda

PHOETASPI
11 bollo assai

comune,

ma

nuovo sinora per questa

citt.

E.

Ferrer

Eegione
IL

X (VENEIIA.
il

VERONA

Nei primi giorni di settembre


al

sig.

Giacomo Apostoli
seta,

ese-

guiva alcuni lavori di ampliamento

suo

opificio di

filatura di

e per questo

scopo lavorava sopra una piccola superficie di terra da lui acquistata dal locale
nicipio. Ci avveniva in citt, nella contrada di
s.

Mu-

Giorgio, sulla sinistra dell'Adige,


di profondit gli operai incon-

accanto alla via detta dietro Mura.


trarono le bocche di parecchie anfore
altre addossate,
e

circa

m. 1,60

fittili

vinarie, che si trovavano ritte, le

une

alle

chiuse entro una specie di stanza. Erano infatti

racchiuse fra tre

muraglie, di cui due normali alla terza, la lunghezza della quale misurava m. 3 circa.

Furono

raccolte, pii o

meno

spezzate, cinque anfore, che potei io stesso vedere. Sono

biansate e munite di fittone; non potei rilevarvi alcuna lettera o indicazione


rale.

nume-

Insieme colle anfore, alte un metro,

si

rinvennero anche tre vasi

fittili

di assai

minore grandezza, senza piede, coU'orlo ripiegato. Misuravano rispettivamente in altezza


cent.

16,

20

e 26.

Credo che

ivi fosse

una

cella vinaria.

Gli

oggetti

indicati

pas-

sarono al

Museo Civico

di Verona.

Probabilmente queste antichit non hanno relazione


rinvenute, siccome venni assicurato dagli operai,
C. Cipolla.

alcuna con un cumulo di ossa


a pochi metri di distanza.

umane

REGIONE

Vili.

373

Regione Vili (CISPADANA).


III.

CAORSO

Nuovi scavi nella Terramara Rovere.


3),

In altra mia Nota inserita nelle Notizie del corrente anno (pag.
dei risultati ottenuti dal
di

ho fatto cenno

1891

al

1893
ora

colle ricerche eseguite nella terramara


far seguire un'aggiunta

Kovere

Caorso nel Piacentino.

Stimo
i

opportuno di

a quella

prima
u.
s.

relazione, riassumendo
colle

fatti

osservati nel

medesimo luogo dal

luglio all'agosto

nuove esplorazioni che ho potuto compiere pei mezzi accordatimi pur questa

volta dal Ministero della Istruzione pubblica e dalla benemerita Cassa di Risparmio

piacentina, di che

mi

professo inSnitamente grato.

Gli scavi dal 1891 al 1893 provarono all'evidenza, come risulta dalla planimetria
inserita nella citata relazione cui ora ripresento completata, che anche la terramara

Rovere

di

Caorso ha gli stessi caratteri essenziali delle altre stazioni simili dei pri-

mitivi Italici, cio la quadratura e l'orientazione, coll'argine attorno, circondato dalla


fossa.

Era inoltre gi apparso anche


vicino
il

il

canale di immissione, pel quale entrava nella


(lett.

fossa l'acqua del

torrentello

Chiavenna

A. della planimetria). Restava

ancora da cercare

canale di scarico della fossa, e colle ultime indagini sono riuscito


(lett.

a scopriiio nel mezzo del lato orientale

B).

Chiunque metta ora pertanto a conParmense, gi


vedr tosto
e

fronto la planimetria della terramara Castellazzo di Fontanellato nel

data nelle Notizie del 1892, pag. 452, con quella di Rovere di Caorso

come esattamente
ci

si

corrispondano in tutti
fra

particolari

della

periferia,
vi

trover

in
dif-

nuovo argomento per ritenere che

le

varie terremare non

ha alcuna

ferenza oltre quella della estensione. Fra le planimetrie del Castellazzo e di Rovere
vi

ha questo solo

di

diverso, che nella


si

prima

indicato

il

ponte pel quale vi

si ac-

cedeva, ci che nell'altra non

conosce aifatto. Giova per notare che qo a qui a

Rovere non

si

fecero per anco le ricerche relative, le quali porterebbero senza dubbio

a trovarne le tracce nel punto S.

Ma

le

ricerche di quest'anno erano rivolte pi specialmente a indagare se puro

a Rovere di Caorso esistesse quella tale area limitata di terreno natm'ale, detta co-

munemente
la

temiiliim, posta nel

mezzo del

lato orientale della stazione, quale gi per

prima volta fu osservato

dall'illustre prof. Pigorini al


(-).

Castellazzo

('),

poscia da

me

a Colombare di Bersano nel Piacentino


furono quelle stesse per le quali
si

Le norme che mi guidarono

nella ricerca

fece la scoperta nelle due localit menzionate, e,

divisa quindi anzitutto la stazione in due parti uguali, l'orientale e l'occidentale,

me-

diante la linea
a sud le quali

M-M,

cominciai nella prima una serie ordinata di trivellazioni da nord


il

mi diedero

pi felice risultato che potessi attendermi.

Con

le

prime trivellazioni da C a
i

non ebbi che terreno


o in
altri

artificiale, quello cio


e

formatosi tra
propria;

pali che reggevano le abitazioni,

termini terramara vera


di

ma

arrivato al punto E, incontrai un terreno

come

riempimento

di

fo.'-sa,

(')
^2J

Rendiconti Ace.
Ib.

d.

Lincei, (CI. di

se.

mor.) sed

d.

20

iiuv.

180:!, jiatr

834.

sed. d.

17 die. 1893, pag. 998.

374

REGIONE

Vili.

che alla profondit di m. 5 circa

si

mut

in

vero

pantano, ossia nn deposito mel-

moso

lasciato dalle acque che ivi dovevano stagnare.


aprii senz'altro nel

Avuta

cos la certezza di

una

fossa all'interno della stazione,


il

punto indicato uno scavo da nord

sud con l'intendimento di tagliarne trasversalmente la sponda settentrionale, e vidi


il

che, levato

terreno coltivabile,

un

altro

ben distinto
in

se ne presentava di tinte disi

verse e senza dubbio di trasporto.


trasporto e di riempimento

Di mano

mano che
arrestai

discendeva,
cos

il

terreno di

scompariva a settentrione,

scoprendo
e,

l'inclinazione

della sponda esterna della fossa.

m. 3 circa mi

rilevatane una sezione.

proseguii colle trivellazioni verso sud, tinche ebbi

attraversato

il

terreno di riempifossa

mento, col quale lavoro mi riusc


e di

facile

di incontrare la

sponda opposta della

determinarne la larghezza che

di

m. 10.

Che nel punto E

si

trovasse la fossa non era da dubitare


si

menomamente, ma imProcedendo

portava di vedere se essa, come


l'area limitata che io cercava.
infatti
Il

doveva supporre, chiudesse a nord la fronte deldi diflcile soluzione.

problema non fu

colle trivellazioni
si

da nord a sud, oltrepassata

appena

la

sponda meridionale

della fossa,

present in

F un cumulo

di terreno naturale giallognolo che prosegue

REGIONE

Vili.

ra.

375

la

CAORSO

fino

per una lunghezza di

50, e appresso, cio in H, riapparve di nuovo la


cos per

fossa,

uguale a quella trovata in E,

larghezza,

come
lungo

pei materiali dai


li-

quali stata riempita. Mediante tali lavori era chiaramente dimostrato che l'area

mitata

templiim a Kovere di Caorso

non

manca,

che

due

lati

di nord

e di sud esiste la fossa che la circondava.

Toccata anche in

la

fossa,

non mi tenni soddisfatto

di

averne accertata la esi-

stenza. Volli seguirla da est ad ovest per tutta la sua lunghezza, cio fino al punto I

ove termina: in

anzi,

oltre alle trivellazioni, apersi

anche uno scavo, pel quale ebbi


tcmpliiii e
(')
il

modo

di osservare esattamente l'angolo sud-ovest del


il

punto ove

si

conin

giungono

lato meridionale

quello occidentale della fossa

Nel pantano che

questa giaceva, raccolsi parecchi cocci di piccoli vasi

tipici delle terremare,

molti fram-

menti d'ossa cremate, un pezzetto d'arma


stesso metallo.

di bronzo e la
si

punta di un ago crinale dello

questa la prima volta che

raccolgono di tali residui nella fossa


gli studi

che circonda l'area della quale parlo, e giover forse tenerne conto per
in

che

proposito

si

potranno fare in avvenire.


con
questo scavo l'angolo che formavano
le

Rintracciato pertanto

due

sponde

esterne delle fosse di sud e d'ovest, non restava che di seguire l'occidentale, onde de-

terminarne

la al

lunghezza, e dalla esplorazione fatta risult chiaramente che essa arri-

vava
ho

tino

punto L, ove

si

congiunge esattamente col lato settentrionale del quale


il

gi.

parlato.

Inoltre, studiando

lato occidentale,

sul fondo di essa,

in N, trovai

accumulato, sopra un spazio di circa 5 m., avanzi di legnami, che verosimilmente sono
i

resti

del ponte pel quale, dalla via

mediana

della stazione

M-M,
a a

si

poteva

acce-

dere al (emplui. Finalmente un'ultima serie di trivellazioni da


a rinfracciare la fossa anche in Q, cio nel lato orientale, e

P mi

condusse

determinare in pari
(-).

tempo

l'esatta larghezza dell'area che

la

intera fossa circoscrive

Dalle mie osservazioni pertanto risulta, che l'area limitata o /emplum, come
voglia chiamare, lunga a Rovere m.

si

50

larga m. 25, ossia misura

in

superficie

m.

q.

12,50, e che la fossa che la circonda mantiene costantemente la larghezza di


di ra.
G.

m. 10 colla profondit massima nel mezzo

La

fossa altrettanto larga


e

quanto quella che

gira

attorno

all'intera stazione.

Fra l'una

l'altra
(,

vi

solo differenza nella profondit, e

mentre quella del (emidum


ra. 3.

scende fino a m.

l'altra invece
si

non giunge che


fatto che la

fino

La

ragione di questa

differenza di livello

ha forse nel

fossa interna non


di

comunicava

affatto
si otte-

coir esterna, e che probabilmente solo per

mezzo

una maggiore profondit

(')
l.

I fatti esposti

furono pure osservati dal f.hiarissimo dott. Alfredo


di

Ferrari,
il

])rofessorc'
il

del

Istituto tecnico di
fu

Piacenza ed Ispettore della Cassa

Risparmio

])iaceiifina.

([naie

:jO hi^-Iio

mi

compagno
(')

nelle

mie esplorazioni.
che nel mezzo del tempum,
'issia

Stimo

utile di notare

nel punto R, mediante le trivellalimitato,

zioni eseguite ho potuto osservare che alla prof'uiidit di circa m. 3,50, entru uno spazio
vi

ha un deposito melmoso che


ho parlato. Del
si

da credere sia dovuto ad acqua

ivi

stagnante dopo la costruzione


esso

dell'area di cui

fatto

non ho saputo darmi ragione,

ma

acquista valere dalla


di

circostanza che altrettanto


tanellato. Ulteriori studi

verifica ora nel

mezzo del tcmplum della terramaia Castellazzo


il

F^n-

potranno forse risolvere

nuovo problema che

si

preseiita.


tata,

376

(').

REGIONE

Vili.

neva che l'acqua della seconda potesse penetrare nella prima

Quanto

all'area limi-

dopo ci che ho detto non credo occorrano altre considerazioni. Per rilevarne la
di

sua importanza, basta notare che, al pari


a Colombare di Bersano,
e del cardo, e che
i

quelle

gi

scoperte al

Castellazzo e

si

trova pur essa sul punto d'intersecazione del deciinanua


altre

come

le

due

perfettamente orientata,

avendo paralleli

lati

di est e di ovest.
fin

Tuttoch cogli scavi eseguiti

qui sia stato possibile di

conoscere la conforsi

mazione della terramara Rovere

di

Caorso in ogni suo particolare, pure non credo


"

debba per questo tralasciare di


"

fare in seguito sopra di essa altri studi


il

La mononon porge

grafia di

un popolo

scriveva

compianto Chierici, non


Delle tombe

compita

se

anche la descrizione
fin

de'

suoi sepolcri .
si

relative a tale

stazione non

abbiamo

qui indizio alcuno, e

rende necessario cercarle e rinvenirle.

la sco-

perta di esse sarebbe tanto pi importaate, in quanto non conosciamo fin qui

alcun

cimitero di terramai'icoli nella provincia di

Piacenza.
L. Scotti.

IV.

MELDOLA
non mi

sud-est di Forl, nei contrafforti appenninici di Meldola,


di

in localit che

riuscito

bene determinare, fu trovato qualche tempo

fa

un

sigillo di bronzo,

di cui si offre qui

un fac-simile

alla grandezza del vero.

Q < PS
Vi
si

trov pure un campanellino quadrato di bronzo. Di

ambedue

questi oggetti feci

acquisto pel

Museo

di Forl.

A. Santarelli.

(')

Doi

fatti osservati

convennero pure

gli

egregi sigg. rag. Lagorio sindaco di Caorso, prof,

cav. Severino Brigidini preside del R. Istituto tecnico di Piacenza, Sartori Carlo Asse.ssore
e Cerri segretario

comunale

comunale,

quali nel 29 luglio visitarono gli scavi.

questa

visita, in

mancanza
sulle

del R. Ispettore degli scavi, volle farsi rappresentare dal Sindaco lo stesso sig. Prefetto. All'illustre

funzionario, che con tanto

amore

sollecitudine
i

s'interessa degli

studi ch'io sto

compiendo

antichit primitive di questa provincia,

sensi della

mia

pili

viva e sentita riconoscenza.


il

parmi

altres

opportuno di ricordare

con animo

veramente riconoscente

dotto cav. avv.


il

Gaetano Grandi presidente del Consiglio d'Amministrazione della benemerita Cassa di Risparmio,
quale, insieme agli onorevoli suoi Colleghi,

mi

oltremodo cortese d'incoraggiamenti e di aiuto.

REGIONE

VI.

377

Regione VI (UMBRIA).
V.
che
il

NOVILARA
e

presso Pesaro

Fu

gi annunciato (Notbie 1893, p. 14)


prof.

eh.

Gamurrini, accompagnato dai chiarissimi marchese Ciro Antalti,

Bonnann,

prof.

Zamboni
una

da

altri

amici

nella

seconda

met

del

1891 esplor presso Noalcune

vilara in

delle colline che

dominano

la citt di

Pesaro,

tombe a

fossa

con scheletri, e con suppellettile funebre simile a

quelle

delle

tombe a

fossa vetu-

stissime scoperte nelle necropoli della bassa Etruria e del Lazio.

Fatte in quel luogo nuove ricerche dal eh. prof. E. Brizio direttore degli scavi
di

Emilia

Marche {Notizie 1893,


per

p.

224),

si

riconobbe la convenienza di praticarvi

esplorazioni sistematiche

conto del Governo;


i

non solo nel

fondo

di propriet

Servici, ove erano stati eseguiti

saggi di scavo sopra accennati,

ma

anche nel prosscoperte pre-

simo fondo parrocchiale denominato Tomba, ove per molte

notizie

di

cedenti rimaneva accertato che estendevasi un vasto sepolcreto. Attirava maggiormente


l'attenzione del prof. Brizio l'essere stato osservato che gli scheletri rinvenuti in queste

tombe erano
nel
gli

stati deposti

con le

gambe

rannicchiate,

il

quale costume trovava riscontro

modo

di seppellire usato in altri sepolcreti lungo le coste dell'Adriatico; e

che
delle

oggetti di suppellettile

funebre

mostravano

piena

somiglianza con

quelli

tombe pi antiche

della necropoli picena di

Numana,

a sud di Ancona, e con quelli

pi caratteristici di altri sepolcreti

arcaici del Piceno.

Per

la qual cosa,

esssendovi

certa speranza che in questi scavi di Novilara avrebbesi potuto


teriale

raccogliere

un ma-

archeologico cospicuo, che


si

si

prestasse ad utili

ratt'ronti, il eh. prof.

Brizio prola di-

pose che senza indugio

incominciasse l'esplorazione della necropoli, affidata

rezione tecnica dello scavo al solerte ingegnere Kaniero Mengarelli.

le

speranze furono vane. Incominciate le regolari esplorazioni


p. 29.5),
"

il

28

luglio

1892

{Notule 1892,
denominato
^

si

scoprirono due vasti sepolcreti, l'uno nel fondo parrocchiale

Tomba

di cui

usufruttuario

il

sacerdote don

Romolo Molaroni,
secondo,

l'altro

nel fondo posseduto dalla signora contessa Servici.

Le tombe
inumazione o

esplorate fm'ono 142 nel primo, e 121 nel


e

quasi

tutte

ad

fossa,

quasi tutte

col

proprio

scheletro

coperto

e circondato dagli

oggetti del fimebre corredo,


di ghiaia marina,
e

giacente nel maggior numero dei casi sopra uno strato

ravvolto in uno strato di calce.

Ho
la nota

detto che le

tombe erano quasi

tutte

fossa,
si

perch fanno

eccezione tre

quattro a pozzo, ossia a cremazione, nelle quali

trov l'ossuario

fittile

che ripete

forma del vaso di Villanova, eseguito nella stessa rude tecnica,

e coperto

da

ciotola della forma tradizionale.

Ci che rende prezioso l'insieme dei dati raccolti consiste nell'essere stata

tro-

vata in una tomba a fossa del sepolcreto Servici, ed al proprio posto, la parte inferiore di

una

stele sepolcrale, ornata con

motivi a spirale o d'arte cos detta Micenea,

assai caratteristici nelle stele dell'agro pesarese, che presso Novilara in altri

tempi
e degli

furono
eruditi.

scoperte,

che

richiamarono

molta

attenzione

da parte

dei

dotti

FIRENZE

378

pregio in
;

REGIONE

VII.

E
minato

tanto maggiormente questa scoperta ha


lo

quanto che rimane deteral

strato archeologico a cui appartengono tali stele

cui

numero possiamo

oggi aggiungere due oltremodo rare, perch iscritte, la prima mutila, la seconda intatta,

rinvenuta poco tempo prima in un fondo prossimo al fondo Sorvici e mediante le cure
del prof.

Brizio e dell'ing. Mengarelli salvata anch'essa per

le

collezioni nazionali.
prof. E. Lattes

Sono

due monumenti che diedero materia alle dotte memorie del eh.

della K.

Accademia

scientifico-letteraria di Milano,
CI.

edite da questa nostra Reale

Ac-

cademia {Rendiconti

se.

mor.

II,

1894,

p.

775, 855, 1018.


gi date

poich questa pubblicazione del prof. Lattes e le notizie sommarie


il

hanno maggiormente acceso


moria illustrativa;
tiva abbia in
gli
e

desiderio che di tutto lo scavo


stato

si

pubblichi una me-

da varie parti

domandato

se l'amministrazione governa-

animo

di provvedervi, ho creduto opportuno di far conoscere che secondo

accordi con la Presidenza

della

R. Accademia

dei

Lincei

nel

volume

dei

Monumenti

antichi, che sar presto dato alla luce, sar inserita un'ampia

memoria

del prof. Brizio sopra gli scavi di Novilara, corredata da dieci tavole, e con moltis-

sime figure intercalate nel


R. Mengarelli.

testo,

aggiunto

il

giornale

dello

scavo redatto dall' ing.

F.

Barnabei.

Regione VII (ETRURIA).


VI.

FIRENZE

Nuove scoperte

di antichit nei lavori del Centro.


eh. prof. L. A.
si

Mentre
le

in corso di

stampa un'ampia relazione del

Milani sopra

antichit rinvenute nei lavori del Centro di Fir-enze, dove


fittili

disseppellirono

tombe

con ossuari

della forma del vaso di Villanova,


(cfr.

scultm-e
p.

appartenenti al pep.

riodo pi florido della civilt etrusca

Nolisie 1893,

493; 1894,

237, 276),

proseguono
e

rinvenimenti, dei quali togliamo l'annunzio dal Giornale fiorentino Arie


n.

Storia (anno XIII,

25, 1 die.

1894).

Nel soppresso

vicolo degli Adimari, accanto

ad una torre medievale, che fu degli


in

Adimari

e poi di

un ramo di cotesta famiglia, cio degli Alamanneschi, torn

luce
e

alla profondit di

m. 3,35 un
gradini.

ricco

musaico a decorazioni geometriche bellissime,


questi
era formato

presso di

esso

vari

Uno

di

con una pietra sepolcrale,

leggendovisi la iscrizione:

IN
Il

AG

XXX
Museo archeologico
a far parte

musaico accuratamente consolidato

oggi nel

della nuova ed importante sezione delle antichit fiorentine.

In via Pellicceria, nel fare romana. Sopra


bonizzate,
di questo si

gli scavi

pel fognone, riapparve

il

lastrico della via

riconobbe una massa di scarico, commisto a sostanze carla

che

ne

costituiscono

superficie; e si
i

pu

supporre che

trattisi

delle

tracce di uno di quei grandi incendi che, secondo

ricordi degli antichi cronisti, de-

solarono pi volte la citt di Firenze nel medio evo.

ROMA

VII.

379

ROMA

ROMA.
nel suburbio.

Nuove scoperte

nella citt e

Regione
Sangue Sparso,
ed a m. 9 sotto

III. Nelle fondazioni del nuovo fabbricato spettante


in
il

alle

Suore del

via di

s.

Giovanni Laterano, a distanza


si

di

m. 3,80 dall'angolo sud

piano stradale,

sono incontrati gli avanzi di un'antica camera,

costruita in opera reticolata di tufo, larga


in

m.

'

per ogni lato. Le pareti conservano

parte l'intonaco dipinto a fondo rosso, con riquadrature in bianco, tramezzate da


in

una larga fascia scura, sulla quale spiccano

colore verde foglie di vite.

Il

pavi-

mento della stanza


dal

a musaico tutto bianco, con fascia nera larga

m. 0,10 distante

muro

0,20.

Regione
pellini,

V. Restaurandosi una parte


il

del

marciapiede nella

via Alfredo

Ca-

a pochi centimetri sotto


:

rico

seguenti oggetti
fittili,

Novantacinque
da
tessitore.
la

livello stradale, sono stati raccolti fra terre di sca-

verticchi in terracotta, del diam. di m. 0,05.

Sette pesi

dotti

Sei lucerne in terracotta, di et arcaica, una delle

quali ha impressa nel fondo

lettera

fra

due punti. Tre balsamar


di bronzo.

fittili.

Uno

scalpello di ferro. Sette stili di osso. Tre

monete

Regione IX.
golo del palazzo

In piazza di Montecitorio, rinforzandosi le


stato recuperato
il

fondamenta sull'anmarmoreo, assai


petto
della

Wedekind,

un frammento

di busto

danneggiato. Si conserva
figura,

soltanto

pieduceio

di sostegno, e

parte del

che era vestita di clamide.

Regione
di

X. Fra

le

terre rimosse

da una delle stanze teiTene della domus Ti-

beriana al Palatino, sono stati raccolti parecchi pezzi di tegoloni improntati col bollo
fabbrica.

Uno

di

questi
i

bolli,

spettante alle

officine

Brutiane, porta
I.

il

nome

di

M.

Rutilio

Lupo ed

nomi

dei consoli dell'anno

115 {C.

L.

XV,
il

22): un altro
le

delle officine Caniuiane di T. Greio lanuario (ib.

119 a); un terzo ricorda


solo

officine

Quinziane di Plotina Augusta

(ib.

442). Sette altri bolli portano


altro,

nome

di

Gneo

Domizio Amando
altro,

(ib.

1097

);

un

quello di T. Flavio Ermete (ib. 1152); un


a).

quello di L. Sestilio Rufo (ib.

1449

Nuovo
.

il

bollo circolare.

M V N AI r ^ S CRESCENTI

Leggasi: Miiuali {F(tus)ti, dol{iare) CresceiUi\_f\.

Dallo stesso luogo provengono


bolli rettangolari
:

tre

manichi

di grosse

anfore

fittili,

che recano

a)

DIATRICI

Ij)

TGERW'

c)

SA-MINES

GROTTAFERRATA

Fra
le terre

380


j)/fln?2(/.

REGIONE

I.

Alveo del Tevere.


tico,

provenienti dallo spurgo dell'alveo del Tevere

sono stati raccolti gli oggetti che seguono:


assai consunta nel volto, alt.
il

Testina muliebre di rosso an-

m. 0,07. Peso

cii-colare

da una libbra, su cui

inciso

segno numerale

I.

Piccolo peso circolare di pietra nera, con la nota di due

once e- Quattro frammenti di pietre inscritte:

a)

m. 0,06

0,07

b)

m. 0,12

0,08

e)

m. 0,07

0,08

Ferro. Cuspide di lancia, con parte del codolo,


diametro ciascuno di m. 0,018.
di

lunga, m, 0,33.

Due

anellini

del

Bromo. Una

fibula semplice a navicella,

mancante

una parte

dell'ago,
;

lunga m. 0,045. Piccolo manico di vaso. Varie monete ossidate


tra le quali

e logore,

di varia et
l'effigie

un grande bronzo, che

il

pezzo meglio consere nel

vato porta

di

Caracalla con la leggenda

DIVO ANTONINO MAGNO,


(Cohen, Caracalla,
n.

rov. il rogo, con la scritta

CONSECRATIO
crinali,
rotti.

396).

Osso.

Quattro

spilli e

due aghi
alt.

Terracotla. Piccola ciotola grossolana di

forma comune,

m. 0,025, diam
(cf.

m. 0,05.

Un
:

coperchio

di

anfora.

Fondo

di

tazza aretina col bollo

C. I. L.

XV, 5346 )
P-

MESSE

NVS'ME
NOPILVS

Via Tiburtina.
Verano provengono:
con mascherone
di stadera,
in
;

Dagli sterri per nuovi sepolcri nel pubblico cimitero al


in

Campo
un peso

Una piccola mano

marmo; un frammento
;

di antefissa fittile,

quattro lucerne comuni di terracotta


in

un anello

di bronzo

marmo, con parte dell'appiccagnolo

bronzo; un balsamario di vetro.

G. Gatti.

Reoone
Vili.

(LATIUM ET CAMPANIA).

GROTTAFERRATA

Nuova

iscrizione funebre latina ricono-

sciuta nei pressi della

monumentale Abbaca.

In una vigna presso Castel Savelli, nel quarto denominato Borghetto, l'ispettore

padre A. Bocchi riconobbe un cippo di peperino, sormontato da antefissa, alto m. 0,95,


largo m. 0,35, dello spessore di

m. 0,10.


grafo ed
il

381

il

CASTELMADAMA, POMPEI

Sulla fronte incisa l'epigrafe seguente, della quale


calco cartaceo:

sig. ispettore

mand

l'apo-

D M C MALLIO ABASCANTO AP R H O D S VS sic

PATERFILIO
VIX -MENS
DIEB

Vili

mi

11

cippo fu aggiunto alla raccolta lapidaria esistente nella monumentale Abbazia.


F.

Barnabei.

IX.

CASTELMADAMA
acquistata pel

Di una

statuetta di ro/uo rappresentante

Minerva.

Fu

Museo Nazionale Romano

alle

Terme

di

Diocleziano ima sta-

tuetta di bronzo, alta

mm.

85, offerta

da

un

contadino che

disse averla rinvenuta

presso l'abitato di Castelmadama, sulla valle dell'Anieno fra Tivoli e Vicovaro, senza

aver saputo indicare


di

il

luogo preciso del rinvenimento. Rappresenta Minerva coperta


vestita di lunga tunica,

elmo ad alta

cresta,

con peplo succinto, sopra


;

il

quale

l'egida col Gorgoneion.

Ha

il

braccio destro alzato


il

la

mano

destra attraversata dal

foro per cui passava l'asta;

ed

braccio sinistro

abbassato.

Probabilmente

con

la

mano

protesa reggeva una piccola Vittoria, come la famosa Atena del Partenone seci

condo che

viene indicato dalla statua di Atena, conservata ora uel

Museo

del

Var-

vakion, con la quale questo piccolo bronzo, bench di lavoro ordinario, ha molta so-

miglianza.

X.

POMPEI
e

si

Giornale dei lavori compilato dagli assistenti.


i

l-o ottobre. Continuarono


nelle isole 2
n.

lavori di

restauro, nella Regione

XII

precisamente

14; e

fecero le riparazioni ad alcune pareti della casa segnata col

85, nella detta Regione, isola 2. Proseguirono gli scavi nella localit ad est della

casa detta del LaheriiUo.

Non avvennero

scoperte.
si

4 detto. Nello strato superiore delle terre


cerniera,

raccolse:

Drongo.

Una

piccola

mancante

di

uno estremo, lunga m. 0,40.


e

5 detto. Nello stesso luogo

sempre nello strato superiore delle

terre si trov:

Bronzo. Una fibula semicircolare, lunga m. 0,018. Una pinzetta, lunga m. 0,65.
t-8

detto.

Non

si

ebbero scoperte.
:

detto. Negli strati superiori delle terre fu recuperato

lroi:o.

Una

pinzetta,

con una delle due linguette rotta

per met, lunga m. 0,081.

Altra pinzetta,

lunga

m. 0,112.
10-18.

Non avvennero

scoperte.

POMPEI

Fu
posto

382

si

REGIONE

I.

14 detto

mano ad uno scavo

nella via Nolana, Regione V. isola 2 e

precisamente nell'ambiente a destra, di fronte al secondo giardino, e

rinvenne

Avanzi organici. Una quantit


15-17
detto.

di ossa appartenenti a scheletri

di

eavalli.

Non avvennero

scoperte.
is.2''

18 detto.

Fu

eseguito uno scavo straordinario nella casa n. 15, Regione V.

sulla via Nolana, e nell'ambiente

venne

a sinistra, di
di

fronte

al

secondo giardino,

si

rin-

Terracotta.

Un frammento

anfora con

parte

del collo, presso cui in

lettere nere leggesi:

cePAnic

AwPA
Nel giardino poi
in
si

rinvennero due anfore, in una delle quali, verso la base del collo,

lettere rosse scritto:

Nell'altra, sul collo, a lettere rosse e crassae leggesi

TI

Una

pelvi con la
:

marca

di

un tridente da un lato

dell'orlo,

dall'altro la

leggenda

a lettere rilevate

M- VAREN CRESCENS
19 detto. Non avvennero rinvenimenti.

20

detto. In

uno scavo eseguito nella casa segnata

coi

numeri 18
il

e 19,

con in-

gresso sulla via Nolana, Regione V. isola 2, alla presenza di S. E.

Ministro della
ingresso:

Pubblica Istruzione,
Terracotta.
la

si

rinvenne

nell'ambiente a
anfore
:

sinistra

del vano di

Un

abbeveratoio.

Due

Piombo. Un

peso avente in una faccia

leggenda:

HABBEBI
sull'altra:

EME
21-22
detto.

Non

si

ebbero scoperte.

23

detto. Negli strati superiori delle terre, fu trovato:

Avorio. Piccolo co-

perchio cilindrico, lavorato al tornio, del diam. di m. 0,027.

24-31 detto. Continuarono


alcun rinvenimento.

lavori

nelle

mentovate

localit;

ma

non

avvenne

Nuove

epigrafi rinvenute nel fondo del sig


(cfr.

Eduardo
e

Santilli.

Nel fondo Santilli


dosi a cavare
iscrizioni
1.
:

Notie 1893,

p.

333

sgg.

1894,

p.

15

sg.),

continuan-

il

lapillo,

tornarono a luce altri quindici cippi ad erma con le seguenti

Cippo ad erma marmoreo,


lettere:

rotto

superiormente,

alt.

m. 1,03,

larg.

m. 0,33,

in

buone

AMANDVSVlx AN

XX-

REGIONE

I.^

383

2. Altro cippo

marmoreo, assai corroso,

alto

m. 0,58,

larg.

m. 0,10:

AMPLIA"/
rrNNICVLI

ET-MENSIII
o.

Altro,

del

pari molto corroso, alto

m. 0,40,

larg.

m. 0,15:

ECHI/////

ANN
4.

X////

Altro, alto m. 0,58, larg. m. 0,18:

F
Il

AV E N T N V S
I

cognome Faveiitium

ricorre nelle

iscrizioni parietarie.

5.

Altro,

alt.

m. 0,50.

larg.

m. 0,10:

LASavOS
INTRIMATV
Nel primo
C. I. L.

(s/tf)

verso

forse

da

leggere:

Lascivo s{uo). Per la frase in Irimo.lu

cfr.

VI, 24167: Grut, 1148, 13: Phosphorus obiit in trimatu.

G.

Altro, rotto
:

inferiormente, alto m. 0,84, larg. m. 0,14.

Lettere

rubricate e

cattive

ORLES VIX

ANN
7.

Altro,

ricavato da un pezzo di cornice marmorea, col solito buco verso

il

basso,

alto

m. 0,02, largo m. 0,22:

topYrvs-plocami
Nell'epigrafe pompeiana
miiiistei'
C. I. L.

X,

n.

827 incontriamo un

L. Melissaeus

Plocamus

Fortiiaae Aagustae.

8.

Piccolo cippo
:

marmoreo

di erma,

spezzato in

due, alto m. 0,54,

larg.

0,13

in

lettore trascurate

VENVSTVS
VIXIT-ANXIII
MENS-IIII49

POMPEI

384

REGIONE

1.

9.

Altro cippo marmoreo, alto m. 0,80, largo m. 0,19:

P-E

CF
m. 0,21
:

10. Altro, col solito buco nella parte inferiore, alto m. 0,69, largo

MELISSAEVS

CASTORAVGVST
11. Altro, col solito buco nel
basso, alto

m. 0,48, largo m. 0,20. Nel capo

AT

Nell'ernia o pilastro in lettere quasi corsive:

12. Altro, col solito

buco nel basso, alto m. 0,69, largo

ni.

0,35,

frammentato

nei lati e inferiormente:

\gprimigenIab
Vix
^

annIs

xxxxv

Le

lettere neliae del

primo verso ed or entro

il

iniziale

del secondo furono

aggiunte, e paiono pi graffite che incise.


13. Cippo di travertino ad erma, alto m. 0,65, largo m. 0,81,

danneggiato in-

feriormente a sinistra ed in buone lettere

POPPAEACORINN
14.

Cippo marmoreo ad erma, alto m. 0,74, lungo m. 0,20:

TVTIAE

L-

LICENTIAE15. Altro, col solito buco nel basso, alto

m. 0,87,

larg.

m. 0,20:

VRSILLA
VIX-AN-XXV

REGIONE

1.

IV.

885

BO.SCOREALE,S. RUFINA, ROIO PIANO

Si raccolsero inoltre tre piccoli

frammenti marmorei

a)

HEGIA-VP-'

b)

QVINTA
VIX-

ANN

ET-MEN

Il

frammento indicato
Tra
le

colla lettera b rotto in due pezzi.


pii

poche monete raccolte

frequenti sono quelle di Nerone.

A. SOGLIANO.

XI.

BOSCOREALE

Nel fondo de Prisco in contrada Pisanello, nel coriapparvero alcuni ruderi

mune
di

di Boscoreale,

essendosi aperta una cava di lapillo,

antiche fabbriche, appartenenti come sembra ad un suburbano dell'agro di Pompei.

Regione IV

(SAMNIUM ET SABINA).
SABINI
comune
come per

XII.

SANTA RUFINA.
Calhste
ali...

(Frazioiie

del

di

Cittadiicale).
dello

L'iscrizione
aprile p.

piac. vilica... ecc.. edita

nelle Notizie

scorso

148 non
i

fu rinvenuta in Cittaducale,

errore fu stampato,

ma

fu

riconosciuta tra
di

materiali di fabbrica demolendosi la fontana pubblica del paesetto

Santa Kufina, frazione del comune sopra detto.

XIII.

ROIO PIANO

Di un epigrafe sepolcrale

mutila e di altri

oggetti di et

romana scoperti nel

territorio del comune.


sul

Un

tal

Donato Ciccozzi, facendo uno scassato per vigne


ed

poggio denominato
distanza da essa,
di
il

Costo di Colle, a levante della chiesa dell'Annunziata

a poca

ha rinvenuto una testa muliebre


che ha collocato al
s.

in

marmo, alquanto mutilata

ma

buon lavoro,
villaggio
di

sommo

di ingresso di

un suo orto recinto presso

Rufna.

Giacomo
delle

Ciccozzi,
tegoloni,

nella

medesima, contrada Coste

di

Colle,

ha pure rinvenuto
sotto
i

tombe a

disposti alla cappuccina, tutti

anepigrafi,

quali

gia-

cevano due cadaveri, privi per di suppellettile funebre.


Certo Angelo Ciccozzi nell'autunno del
priet nella contrada
di

1892 scassando un terreno

di

sua pro-

Madonna

di

Corti,

trov un sepolcro composto di grossi blocchi

pietra calcare, lavorati a scalpello. Vi giacevano due scheletri.

La

lastra superiore

PENTIMA,

S.

VALENTINO

Lunga m.

386

REGIONE

IV.

era iscritta e frammentata.

1,10, larga m. 0,57 e dello spessore di

m. 0,30

iu grandi e belle lettere offre:

ATR

REGIONE

II.

387

e talvolta

BENEVENTO

inumazione, di cui

contadini non hanno saputo dir altro,

che erano formati di

la-

stroni grezzi di pietra del luogo


e l si

medesimo

di grossi tegoloni dentati.

Qua

vedono anche avanzi di cella vinaria.

ovvio quindi supporre che dal colle

di Sant'Anzino, nel

medioevo la popolazione scendesse a formare con l'immancabile


nelle porte
di bronzo

feudatario
di

il

Castrum Boloniaiii, ricordato anche

della Badia

San Clemente a Casauria.

La contrada
maniera. Vi ho

di

Santa Liberata che s'incontra, quando da Bolognano

si

va alla

chiesa di Santa Maria del Monte, ancora essa coperta di folti avanzi laterizi d'ogni
visto
altres

un rocchio
ne'

di

colonna

cilindrica

di

calcare paesano.

Quindi emerge un vivo scoglio,


varie dimensioni e di forme

cui fianchi sono

incavate

tre

nicchie

votive

di

rettangolari.

La prima ha m. 0,19 x 0,13;


vi

la seconda
prosi-

m. 0,17x0,16;

la terza

m. 0,13x0,14. Se

erano iscrizioni,
di

il

tempo deve

babilmente averle corrose. Le due contrade sono nel lenimento


nistra del fiume Orta, affluente del Pescara.

Bolognano, alla

La

terza contrada, detta di Sant'Angelo,

alla

destra dell' Orta ed a brevissima

distanza da Bolognano, appartiene al territorio di

San Valentino. Sant'Angelo

ri-

cordato dall' Dghelli, nel tomo 6" della Storia sacra, dove parla del Vescovado Teatino.

Non

pare chj debba confondersi questo Sant'Angelo con l'altro di Caramanico.

La

necropoli della contrada in discorso piuttosto estesa, se dobbiamo prestar fede


del luogo.

alle relazioni dei contadini

La

costruzione delle tombe sempre di lastroni

grezzi. Se ne riconobbero molte nei poderi del sig.

Emilio

Tieri.

Ivi in

un serbatoio

d'acqua ho potuto scoprire un lastrone rettangolare, adoperato per argine delle acque
raccolte,

alto

m. 1,03, largo m.
:

0,")7

e spesso

m. 0,27.

L'iscrizione un po' coirosa

a sinistra, dice

FELICI M- TITI ET GALL

SERVO
VIXIT-ANNOS-X,7/7

SALVIVS

PATER

QVAR T A M A T E R
P

La parte
quindi
il

corrosa

quella

infissa

nel

terreno

sempre sott'acqua.

Ho

pregato

proprietario del podere, onde faccia rimuovere da quel sito la lapide e con

servarla in luogo idoneo.

A.

De Nino

Regione

II

(A PULA).

IIIRPINI.

XVI.
De Nicola
rinvenne

BENEVENTO
in via Neviera n.
di

10

Eseguendosi restami
in

nella

casa del

cav.

Pasquale
si

Benevento,
luogo
con

il

giorno IG dello scorso agosto vi


e

un cippo
e

calcare del

base
fianco

cimasa,

alto

m.

1,13,

largo
sul

m. 0,565,

dello

spessore di m. 0,425.

Sul

sinistro scolpito

l'urceo,

TARANTO, MARSALA

388

REGIONE

li,

SICILIA

destro la patera. Nel prospetto

si

legge la iscrizione seguente, della quale

il

sig. ing.

A. Meomartini

mand

il

calco cartaceo:

C-IVLIO CYPAERO

AVG CLAVD

HONORATO BISELLIO MRVTlLIVS-LVPVS

amIcooptimo
A
cura dell'ispettore sopra citato la lapide fu trasportata nel Museo provinciale.
F. B.

XVII.
blica,

TARANTO

Il

giorno 20 dello scorso novembre


S. E. il

il

eh. prof.

Luigi

Viola reduce da Taranto, present in Pompei a


on. prof.

Ministro dell'istruzione pubin

Guido Baccelli, alcuni frammenti


brani di una

di iscrizioni

tavole

di

bronzo,

nei quali
esservi
il

appparivano

legge

romana.

Avendo

il

prof.

Viola mostrato
S. E.

buona speranza
lo

di ricuperare altri pezzi

di questo insigne

monumento,

Ministro

incaric di tornare a Taranto ad attendere alla cosa.


il

le

nuove cure
di

vennero coronate da buon successo. Infatti

Direttore del

Museo Nazionale
il

Na-

zionale di Napoli, con nota 19 novembre, comunicava al Ministero avere

prof. Viola

recuperato un sesto frammento,


si

il

quale completava la colonna nona della legge, come


di

deduce dal numero scrittovi sopra. In attesa

maggiori notizie sopra questo im-

portantissimo trovamento, ne diamo intanto l'annunzio, per quanto risulta dagli atti
del Ministero.

F. B.

SICILIA.
XVIII.

MARSALA

Di una rara epigrafe ricordante Sesto Pompeo.


epigrafico, unico nel suo genere e destinato a fornire

Uno splendido monumento


argomento di studi per

la Sicilia antica e per la

storia

generale di

Koma,

stato

recentemente acquistato dal Museo Nazionale di Palermo, e questo acquisto

da

sti-

mare ancor

pii

pregevole ove

si

pensi alla nota povert epigrafica dell'Isola. Fabbri-

candosi dal signor Carlo Anselmi un vasto stabilimento di vini a Marsala, e proprio
all'estremit del Boeo, si trovava

un pavimento

di

lastre di

un calcare bianchiccio,
e fra quelle,

molto compatto, proveniente forse dalla vicina cava di Trapani,


incisa in

una lapide
e

un lastrone
(').

dello stesso materiale, lungo

m.

1,34, largo
forse di

m. 0,42

spesso
stele,
si

m. 0,15

Si rinvennero altres

un bel frammento,

coronamento di

con una voluta, e un frammento di collo di pozzo, con scanalature. I quali pezzi

vedono collocati sulla lapide nella fotografia che ne

feci nel

cortile stesso dello sta-

(')

Ne

ebbi notizia dall'egregio ispettore dei monumenti di Marsala, signor Salvatore Struppa.

SICILIA

389

mi
si

MARSALA

bilimento Anselmi, e che qui riprodotta. Dal proprietario


pide che quei frammenti,

cedette tanto la la-

quali hanno ora sicura e decorosa conservazione nel

Museo

Palermitano.

La

lapide fu gi incastrata,

come

naturale, in

un muro

e se ne

hanno

le tracce

nello spessore della pietra stessa, adoperata pi tardi

come

lastra di pavimento.
le

Ci

nocque alla conservazione dello


giature che
lettere,
si
il

scritto,

massime, nella parte centrale; raa

scheg-

notano
contesto

in
si

questo posto, hanno pur lasciata tanta parte dei solchi delle
legge, senza alcuna ambiguit, nel

che

modo seguente

!WG-

POMPE IO MGF- PIO IMP AVO VIE COS-DESIG POR/M-ET TVRRES

L-PLINIVS-L-FRVFVS-LEGPRO-PR-PRDES-F-CL'epigrafe di una singolare

importanza tanto

rispetto

alla

persona di Sesto

Pompeo
memoria

e del legato di lui Plinio,

quanto rispetto alle opere eseguite a Lilibeo. Nissuna


di

epigrafica

si

aveva

in

Sicilia

quel

Pompeo che pur


la quale

la tenne da sovrano

assoluto per ben sette anni, dalla costituzione del triumvirato nell'ottobre
alla battaglia di

711=43
at:

Mylae

nell'estate del

718

= 36;

mancanza dovr pure


nuova

tribuirsi all'odio dei vincitori, premurosi di distruggere le

memorie

del gran proscritto

n parrebbemi di azzardar troppo congetturando che

il

fatto di trovarsi la

la-

pide adoperata in un pavimento antico debba attribuirsi


proposito dal primitivo posto
di

all'essere stata rimossa

di

onore.

Ad

ogni

modo, non trovando alcun

ricordo

MARSALA

Pompeo, neanche

390

SICILIA

epigrafico di Sesto
d'iscrizioni)

fuori di Sicilia

(almeno nelle principali raccolte

mi

rivolsi al collega

Pais per accertarmi se ne fosse venuto fuori qualegli riconoscendo l'unicit del titolo lilibetano e l'alto

cuno in questi ultimi tempi; ed

suo valore, accennava alle molteplici considerazioni che potranno dedursene. Le quali
ricerche lascio agli studiosi di antichit romane del testo,
;

da parte mia,

stabilita la lettura

mi

limiter solo ad accennare ad alcune circostanze che hanno pi strettala lapide stessa.

mente rapporto con

E
di

pria di tutto, in quanto alla data, certo che questa sia posteriore alla pace
fu stabilito secondo

Miseno (715^39), perch allora

Dione Cassio (XLVIII, 36)


e/r

che Sesto

Pompeo

fosse eletto console

ed augure: Al aw&fjxai
ts cdQfd-rjvcci xc
i

roTae sys'vozo
ciTTofi^-^rjvat.

avTv S tv ^s^tov

vnuTv

olwvidrrjv

Appiano {de

beli. civ.

VI, 62) riferendo

patti,

muta l'augure
riig

in pontefice: virarevaai

'nvTa

ozov xqivoi (Pompeo) lorv


e poscia (V,

(ftXoor,

xc
i

j.isy(STrji; IfQUffvrrjc g tovg

IsQs'ag yyQatpfivai,

73), ricordati
si stabil

banchetti tenuti dopo la pace da Anl'ordine dei consolati pel quadriennio,


rrjg

tonio Cesare

Pompeo, aggiunge che


il

assegnando a Pompeo

secondo anno insieme a Cesare: 'ATisfprjvav de

movarjg KaGaQcc

vndtovg
TE
xtt

sg rergaiTc, 'A'tmviov (lv xccl

Ai'^wva ngciovc ....

'xsi'voig

nofiTTifiov ....

Nel 717

= 35,

nel focdus larcalinun uno dei patti convenuti

tra Cesare ed
lo dice

Antonio

che

si

tolga a Sesto

Pompeo

il

consolato e l'augurato.

Ce

Dione Cassio, dopo di aver notato (XLVIII, 53,


[l-v

.")4) il

mutare

di tutti

prin-

cipali magistrati: xal rr


g r]v

Ittiov
(Cfr.

rrjg

rs

isQwavrrjg
Gescliichte
I,

a^ia xal
lioms,
I

rrjg

vn axaiag
449
seg.
;

nsSftxro

snavffav

Drumann,

Th.,

IV Th. 577;
avvenimenti
di

Schiller,

Gesch. de?' rm. Kaiserseii,

95). Pertanto fra questi

due

da collocare

la data della nostra iscrizione.

La
ad

quale pel titolo sacerdotale


notato
dal Dorn-Seiffen,

AVGVRE
18 e 74.

dimostra sempre pi l'errore di Appiano, gi


Gii.

De Sex. Pompeio ilagm


p.

Magni

f.\

Trajecti

Rhenum, MDCCCXLVI,
titolo la solennit della

Quel che forma uno dei pregi caratteristici di questo


titolatura di Sesto

Pompeo,

all'ablativo,
il

come
lui.

si

conveniva per mostrare ancor pi


pi il
;

che l'opera fosse fatta sotto


el

regno di

Non

Praefectus orae

mariUmac

class/s

ex senatus consulto delle note monete

qui

si

sente la grandezza impera;

toria,

quale poteva concepirsi in quel tempo e da tale

uomo

il

cognome Magnus del

padre suo diventa un praenomen imperatorium, e secondo l'opinione del Pais, farebbe
riscontro all'operato di Ottaviano che poco avanti, nel 714, cessando di farsi chiamare

Caius lulius Caesar, aveva assunto la titolatura di Iw.p. Caesar divi


Il

fllius.

presente titolo ci d intero

il

nome
lo

latino e gli uffici

del

celebre Plennios
partito

legato di Sesto

Pompeo, che ebbe parte notevolissima nella catastrofe del


Appiano (V, 97)

pompeiano

in Sicilia.

ricorda l dove parlando dell'attacco simul-

taneo che Cesare, Lepido e Tauro davano alla Sicilia per cingere

Pompeo da

oriente,

da occidente
in

da mezzogiorno,

dice che

Pompeo
:

a Lepido contrapponesse Plennios


'O J tlof-inriiog ^isnim fiv vr-

Lilibeo con una legione e con truppe leggere

TtttTS

nXvvio

V fv yiiXvfiaCrn, rXog i'xovTa, xal aXXo nXrj^og iffxsvaff/isvor xoiKpcog.


e

Lepido viene dall'Africa con mille

settanta navi, dodici legioni, cinque mila cava-

SICILIA

391

in

MARSALA

lieri

Numidi,

dopo di aver perduto molte navi onorarie, approd

Sicilia

ed as-

sedi Plennio in Lilibeo (V, 98): Tlliwiov tv

AtXv^ao ttoXioqxmv. N
impegno
di

altro ne dice

Appiano

di questo assedio,

riuscito infruttuoso o per poco

Lepido o per

la difficolt di

espugnare
et

per

forza

la

piazza (F. Briiggemann,

De Marci Aemilii
p,

Legnai

t)Ua

rebus

gestis.

Monasterii Guestfalorum,
I,

MDCCCLXXXVII,
esser

65

Gardthausen, Aiigustus und scine Zcit,

264)

che

dovette

levato

quando

Cesare volle che l'esercito di Lepido, insieme alle due legioni di Messala (Appiano,

V, 103) venisse a raggiungerlo presso Tauromenio.

E da

Lilibeo venne Plennio tostoch

Pompeo ebbe
coi triumviri.

bisogno di tutte le sue forze a Messana per combattere la lotta decisiva

Perduta

la

causa di

Pompeo con

la
si

disfatta di Naulochos, fu Plennio

che ridottosi a Messana, con una o con otto legioni,

arrese a Lepido nei primi del set-

tembre 718
e

= 36.
e
(1.

Le vicende

di questo

bellmn siculiim sono narrate da Dione Cassio

da Appiano

formarono oggetto
cit. p.

di studio del
e

Drumann {Gesehichte Roras IV, 565


(1. cit. I,

segg.)
segg.).

dello Schiller

104 segg.)

del Gardthausen
'rotta di

245
(a.

segg. II,

127
il

Del Nuovo piallo

il attacco

dopo la

Tauromenium

718/

= 36)

signor

A. Aiello ha trattato recentemente nella Raccolta di studi di


dal prof. Casagrande (Catania,

Storia

antica edita

1893,

p.

65-126). Qui non


il

il

luogo di discutere di

quegli avvenimenti ai quali ebbe parte

legato

pompeiano, ricordato nella lapide;

devo bens far notare come


al

il

Pleiiiiios

degli scrittori greci

debba oramai dar posto


f.

Pliaius distinto del suo prenome Lucius, della paternit L.


Il

del

cognome

di

Rufus.
p.

Klein {Die Verwaltuugsbeamtea voa


il

Sicilieti

und Sardinien, Bonn, 1878,


opportunamente che
il

196) togliendo da Appiano

nome

di questo legato, ragiona

Plinius in forma greca dovesse dirsi nXa'wioQ, ricordando quanto aveva scritto

Dit-

temberger (Hermes, VI, 142) sulla forma ^TSQii'vioc per Stertinius


{Antiquitates rom.
le
e

e il

Wannowski
greco
scono-

gr. font,

explicatae, p. 27)
il

sull'uso

di

raddoppiare in

consonanti latine semplici. Aggiunge

Klein che
di
il

la persona del legato

sciuta ed da ritenere

come l'esempio pi antico

un ricordo della gente Plinia


Gardthausen
soldato
(1.

in

tempi repubblicani: nella qual cosa consente pure

cit. II. p.

136. 5),

aggiungendo come sia pi moderna l'epigrafe


Scxti
/'.

di

un

per

nome
I,

Z. Plinius

[C.

I.

L. III, supp. 7451). L'aver affibbiato

al legato
(1.

Pompeiano un precit.

nome
Il

C.

Plennius,
titolo

un equivoco,

senz'altro,

dello Schiller

105).

nuovo

lilibetano, insieme al

nome completo
praetore
di
e

del legato, ci

d l'indica-

zione degli
la

uffici

di lui, che a

fu legalus -pro
egli

praetor desirjnatus. Durante


il

sua amministrazione
opere

Lilibeo

cur

farvi (o restaurarvi?)
e

porto e le

torri,

strettamente legate alle condizioni commerciali

militari di quel posto


di Sesto

di

una capitale importanza strategica. Se delle fabbriche ordinate dal legato


trovarsi tracce,
il

Pompeo possano ancora


l'avrebbe

un

quesito

che

merita

una

risposta; e

piena soltanto quando

K. Governo

volesse, o potesse,

iniziare

un'ampia

esplorazione archeologica nelle rovine tanto visibili dell'antica Lilibeo.

A. Salina.s.

50

SELINUNTE, TERRANOVA FAUSANIA

392

SICILIA,

SAIDINIA

XIX. SELINUNTE Da Partanna venne un


gento, rinvenute nelle

Ripostiglio di monete campane.

ripostiglio di molte centinaia di

monete campane di
;

ar-

campagne

vicine a Selinunte.

Erano tutte di un tipo


;

la testa

bifronte di Giano nel dritto, e Giove in quadriga, nel rovescio

nuove

di zecca e in

maggioranza

di bellissima fattura.

Si tratta di

moneta notissima (Cohen,

Coiisulaires,

pi.

XLIII,

5,

6;

D'Ailly,

Rechcrches, tom.
scelta
di

I,

pi.

XLIII-XLV,

p.

151

segg.); tut-

tavia io ho voluto farne

una

36 pezzi (30 con

l'iscrizione

ROMA

inca-

vata e 6 con l'iscrizione a rilievo), tanto per avere tutte

le variet del tipo, le

che in

alcune teste ha un rilievo e ima larghezza che ricordano


per conservare una memoria di questo ripostiglio, che
nel commercio.

monete greche, quanto


disperso

andr naturalmente

Selinunte stessa, nel 1891, fu gi trovato un gruzzoletto di monete

simili; e questo fatto,

come

notai nelle Noti;:ie del giugno di questo anno (') fa pen-

sare ai molti mercenari campani,

militanti sotto varie bandiere in Sicilia.

col fare
i

questo accenno non intendo portare un giudizio nella controversia suscitata fra

nu-

mismatici sulla vera patria di quelle monete.


Il presente

ripostiglio di quadrigati, oltre

il

valore storico,

ha dal lato numi-

smatico

il

pregio di darci una serie di varianti nella fattiura dei tipi; ed da no-

tare pure che

un esemplare
e

ha, nel rovescio, tracce di

una moneta
e,

preesistente, senza

che possa scorgersi quale;

un

altro

ha due

lettere graffite

cosa non solita, con

qualche accuratezza,
quadriga.

un

sul collo della testa di Giano e un

nel

campo

della

A. Saunas.

SARDINIA.
XX.
1.

TERRANOVA FAUSANIA

Nuove scoperte
pastore

di antichit nel-

l'agro olbiese.

pochi chilometri di distanza da Terranova e precisamente sul versante della

collina di

Provania, nella regione

di

Piiszolu, fu dal

Martino

Muccicone

intrapreso uno scavo per trovare pietrame e valersene nella chiusura di un suo predio

che

si

estende fino al vertice della collina predetta.

')

Notizie, 1894,

p.

211. L'iscrizione

ROMANO

ivi

citata va corretta in

ROMA.)

393

TERRANOVA FAUSANIA

Distrutte in prima le fondamenta di un vecchio manufatto e proseguiti

lavori

a levante, comparvero a m. 0,25 dal suolo, tre tombe antiche, delle quali una quasi
a contatto della muraglia anzidetta e le altre due un po' discosto.

Avendo subito

visitato

il

luogo, ho potuto constatare che le


e

tombe erano formate

con miu-elli barbari, di pietre informi

senza rivestimento d'intonaco; per coperchio

erano state poste due o tre sfaldature di roccia, rimboccate negli interstizi, da pietre
minori.

Nella tomba addossata alla muraglia furono trovati

gli

avanzi di

un cadavere
senza
e

incombusto. Gli oggetti


bollo,

fittili,

consistenti in due anforette e in una lucernina


ai
lati

giacevano in direzione dei piedi;


si

del

cranio,

di

forma

dolicocefala,

volto a nord-est,

raccolsero un anello d'oro, a fascia, per dito; ed un braccialetto di

bronzo, del diametro di m. 0,08.

Nelle altre due tombe, oltre

resti

dello

scheletro,
fittili

trovaronsi

due monete di

bronzo, del basso impero, vari frammenti di anfore


di bronzo,

ed un'asticciuola cilindrica

ripiegata alle estremit.


si

Pi innanzi
il

scoprirono

resti

di

un piccolo muro

in

laterizi,

lungo m. 7,20,

quale correndo da ponente a levante andava a terminare presso due blocchi di pietra
in

locale,

forma

di parallelepipedi.
i

Nella faccia di imo,

proprio nel centro, vedevasi

un

foro circolare contenente


si

rimasugli del piombo che vi fu messo. Poco distante,

a m. 1,10 di profondit
col

rinvenne una vasca ovale, costruita in mattoni e calce e


i

pavimento a calcestruzzo. In media,

muri erano
il

alti

m. 0,30,

e nella parte
il

meglio
fit-

conservata, a
tile,

m. 0,05 dal pavimento, vedevasi

foro

pel quale passava


si

tubo

plumbeo, destinato per l'acqua. In quel punto


il

allarg lo scavo, avendo dato


e si raccolsero tre grossi

coraggio
e

trovamento

di

16 monete di bronzo, irriconoscibili;

lunghi chiodi di

ferro,

a capocchia concava, e un pezzo di osso bianco, piegato ad

arco e terminante ai capi con due globetti. Si ebbe anche un'anfora di impasto nero
e
rozzo,

di

m.

0,40

di

diametro

m. 0,15

nell'orifizio

fatto a labbra sporgenti

ripiegate.

Nel culmine della detta collina


medioevale;

di

Provaiiia, esistono
le

ruderi di

una borgata
abitata nei

ma
e

la localit,

come ne fanno fede


i

tombe

scoperte, era

tempi romani,

frequentemente

pastori delle vicinanze vi


feci,

rinvengono

monete dei

primi secoli dell'impero. Nella breve sosta che vi


di terracotta,

venni informato di un'anfora

piena di ossa combuste, trovata pochi mesi addietro, a circa 200 m. di

distanza dagli scavi predetti.

2.

Un

altro

trovamento ebbe luogo presso la chiesa nu-ale

di

Coha Abbas, a
fosso per

nord di Terranova, da cui dista circa 4 chilometri. Facendovisi un


veratoio del bestiame,
si

abbebaule;
1

trov una

tomba

di

piombo,
in

in

forma

di

grande

ma

cosi deteriorata

da non potersi raccogliere che


il

frammenti. Era deposta a m.

di profondit, e devesi al terreno acquitrinoso

pessimo stato

in cui trovavasi. Il co-

perchio era leggermente concavo e solcato da cordoni longitudinali.

Lo

scheletro rin-

chiusovi era coperto da terra ed aveva ai lati alcuni resti di terraglia ordinaria, nerastra,

spettante ad anforette manubriate ed una moneta in

bronzo di Tiberio. Sag-

TERRANOVA FAUSANIA

si

394

di
ferro,

giando

il

terreno limitrofo,
fittili

notarono pezzi di embrici alla rinfusa, con frammenti

di grosse olle

vi si raccolse:

ima verghetta
;

lunga
di

m. 0,22;

sette
;

globetti
e dodici

di vetro turchiniccio, per collana

una fusaiuola

fittile,

forma piramidale

monete

di bronzo,

di piccolo

modulo, irriconoscibili per l'ossidazione.

8.

Sottofondandosi un casamento di Alessendro Dalli, situato entro questo popolato,


si

nella via principale che conduce al porto, anfore


fittili

trovarono alla profondit di m. 1,40 cinque


pii

d'impasto ordinario, una delle quali, cio la

grande, munita di due


liscio.

anse semicircolari con scanalature, e le altre


praticato sul labbro a gola rovescia

ad un

sol

manico

In queste
il

un canaletto

a beccuccio per iscorrervi

liquido.

Fra la terra

estratta,

ricca di avanzi carboniosi e

di calcinacci, si raccolsero diversi

cubetti di pietra nera e bianca distaccati da impiantito a musaico, due


di

medi bronzi

Nerone ed altre monete indecifrabili per

l'ossido.

4.

Apertasi una grande scavazione nel cortile della casa Bardanzellu, posta nella
si

piazzetta del Barchile, per impiantarvi le fondamenta d'un magazzino,


vista quattro
sotto
e
il

posero

in

tombe romane
di

fatte con
cortile,
i

embrici, ed a capanna.

Due

di esse, collocate

muro

cinta

del

avevano, per la forte pressione, la vlta rovinata,


cadavere. Esplorate le altre
vetrerie
si

nient'altro contenevano che

resti del

rinvennero atdi
ferro,

torno agli scheletri alcuni frammenti di


ossidati.

verdognole,

tre

chiodi
il

Tutti gli embrici adoperati nelle tombe, all'infuori di uno


fatti

quale portava

impressi longitudinalmente due solchi

a stecca, esibivano
in
i

il

noto bollo

ACES

AVG
rizi,

-L

{C.

I.

L. X, 8040,

9) cos

comune

tutti gli scavi d'Olbia.

Nel centro del

cortile,

interrati a

m.

1,30, si riconobbero

residui d'un piccolo manufatto in late-

di forma quadrata; l presso si ebbero sparpagliate

32 monete

di bronzo: le

ben

conservate appartengono a Tiberio, Vespasiano, Traiano,

Marco Aurelio, Massimino,

Gordiano Pio, Filippo, Carino,

Massimiano Erculeo. Dal suddetto manufatto ripartivasi

con qualche piccola interruzione un selciato di pietre granitiche, largo m. 2,35, lungo

m. 7,50, sul quale giacevano rovesciate due colonne cilindriche con zoccolo d'ordine corinzio, ed aventi poco pii d'un metro in
alla base di

della

stessa

pietra,

altezza, col diametro

m.

0,(35.

Nell'estremit

superiore

di

queste colonne doveva impernarsi

un'asta di ferro o di altro metallo, a giudicare dai fori profondi ed impiombati


vi

che

sono rimasti.

Poco discosto dal selciato comparve l'avanzo

di

un muricciuolo in
si

laterizi,

alto
di

m. 0,36,

dello spessore di

m. 0,20. In questo punto

trov un

mezzo busto

marmo
e

rappresentante una figura a met del vero, mancante della testa

e delle braccia,

con parte del manto che svolazzava a sinistra. Si trovarono inoltre alcuni pezzi di
il

embrici portanti

bollo su menzionato, e accanto ad un mucchio di

calcinacci

si

eb-

bero a trovare cinque monete di bronzo irriconoscibili, met d'una


racotta, e
i

fusaiuola in ter-

frammenti d'un lungo ago crinale di

osso,

lavorato a piccoli incavi. Il

fondo d'una fiala di vetro portava impresse le lettere

V P.
si

In un angolo del

cortile,
di

alla profondit di

m. 0,60,

trov un cannone di ferro


di

lungo m. 0,98, e del peso

110 chilogrammi, pi un cannoncino

bronzo che mi-

395

TERRANOVA FAUSANIA

sura m. 0,20 di lunghezza.

probaliile che

predetti due arnesi debltano aver

ap-

partenuto a un castello fortificato che, secondo la tradizioue popolare, sorgeva verso


la

met del

secolo scorso in vicinanza al detto cortile.

5.

Uno

scavo eseguitosi per conto del


allo scoperto

sig.

Tommaso Tamponi
rettilineo,

nel predio

Iscia

Mariana, mise

un tratto

di

muro

con

direzione da

nord a

sud, formato da grossi cautoui granitici escalpellati, e disposti senza calce o cemento.
Il

suddetto muro, che misura m.

19,20

in

lunghezza, ed

largo m. 0,45,

doveva

estendersi ancora dalla parte di levante, cio in faccia al mare, essendosi poi sterrato

a qualche distanza
sterri,

il

residuo d'un

altro

muro

trasversale

dell'identica fattura.

Gli

condotti in

media

alla profondit di

m. 1,20, posero poscia

in evidenza cinque
dall'altra.

tombe con embrici,


avanzi delle ossa
si

alla cappuccina, situate a varie distanze

una

Con

gli

trovarono

frammenti della suppellettile funeraria, consistente


ed in lucerne ed anforette
in
fttili.

in

vasi e fiale di sottilissimo vetro,


si

Solo da una

tomba
vetro

estrasse incolume
(,12.

un

orciuolo

terracotta

finissima,

un'ampollina di

verde, alta m.

In un altro disterro, fatto a poca distanza

da

questo,

si

esplor una
il

tomba

di

eguale struttm^a, contenente un cadavere incombusto; anche da questa


estratto in frammenti,
la lettera H.

corredo venne

tranne una lucernina di fina argilla biancastra, avente nel fondo


si

In direzione del cranio


perforati.

raccolsero due orecchini di oro, e sette gradi

nelli di

ambra
il

Ogni orecchino consta

un globetto

liscio,

nel quale at-

taccato

solito gancio ricurvo per appenderlo;

sotto al

globetto v' un

anellino

appiccagnolo che sorregge una sottile lamina d'oro in forma quadrata,


goli

ma

con gli an-

leggermente smussati. Gli


altri cordoncini la

orli

della lamina sono fatti a cordoncino rialzato, e nel

mezzo due

dividono in quattro parti a guisa di croce.


si

qualche
in

metro d'intervallo dalla suddetta tomba,


di cassetta, contenente

trov un'urna ossuaria di


e le

piombo

forma

due

fialette

di vetro,

ossa combuste del cadavere. L'urna


alla

lunga m. 0,39, larga m. 0,24, alta m. 0,20


si

fino

impostatura

del coperchio.

Questo

presenta a due pioventi, ed attraversato da cordoni, da palme e da rialzi


si

rotondi in rilievo. Uguali ornamenti


sepolta a

ripetono anche ai quattro lati dell'urna.

Era

m. 0,60

il

fondo poggiava su di una lastra granitica quadrangolare, e su-

periormente era difesa da informi pietre messevi alla rinfusa.

6.

Il

predetto sig.

Tommaso Tamponi
Si scopersero sei

intraprese un altro scassato in un predio


tra la stazione ferroviaria e la ba-

di sua propriet situato all'imboccatura del paese,


silica di

San Semplicio.

tombe a
di

tettuccio,

le quali

stavano allineate

alla regolare distanza di

un metro. Una

esse

portava

nel

cumignolo della vlta


Gli scheletri,

l'avanzo di un tubo
tutti

fittile

sporgente col diametro interno di m. 0,08.

dolicocefali, giacevano col cranio rivolto a levante.


fittili

Senza contare
incolumi

numerosi framdi

menti

spettanti a

piccoli

recipienti,
e

si

estrassero

due vasi

vetro,

una scodella aretina alquanto scheggiata


argilla ordinaria.

lesionata nell'orlo, e quattro anforette di


si

Dalla tomba guarnita del tubo,

estrasse

una

lamina

d'argento
pra-

in quadratm-a, che

misura cent. 6 per ciascun

lato.

Nel mezzo della

lamina

TERRANOVA FAUSANIA

396

il

ticato
di

un

foro circolare del diametro di

cent.,

quale era chiuso da una lastrina

madreperla di cui rimangono appena


di orecchini in
oro,

gli avanzi.

In direzione del cranio

si

raccolse
qu9,le

un paio

consistenti ciascuno in

una piccola ghianda dalla

pendono, infilzate ad un anellino, due catenelle lavorate a filigrana lunghe m. 0,02.

Da
in

un'altra tomba, pi piccola delle precedenti, perch appartenente

bambina,

si

raccolsero altri due oreechini di oro, consistenti in una lastrina dello stesso metallo,

forma rotonda, racchiudente una pietra verde quadrangolare finiente

piramide.

7.

Certi cavatori di pietra, attendendo com' loro

consuetudine,

a rivoltare

un

forte strato di terra nella collina di

San Semplicio, diedero occasione ad alcune scofittili

perte archeologiche. Esse consistono in 14 urne ossuarie

di

diversa grandezza,

contenenti
fore,

resti

combusti

sminuzzati dei cadaveri

hanno

l'istessa

forma delle anGiacevano in

col coperchio leggermente conico terminante in


di breccia

un

rialzo a globo.
di circa

un sedimento

dura

giallastra,

alla

profondit

un metro, entro

apposite buche scavate nel vivo di quella roccia, le quali vennero poi riempile di sassi
e

di

terra.

8.

Nella spiaggia del mare, presso la villa Tamponi,


di lapide, che conserva:

si

trov

casualmente

un

frammento marmoreo

Si trov pure

il

fondo d'un vaso di vetro che esibisce la scritta:

RIMON
Tale bollo concorda con altro da

me

edito nella

Classica!

Review

di

Londra

(v.

IV,

1890,

p.

67),

nelle

Notme

1893, a pag. 393.

9.

Frammisto a molte

pietre accumulate, vicino al predio

Carus::edda e presso
:

Terranova, raccolsi un frammento marmoreo che conserva

le lettere

10. Scavandosi un tratto di terra,

per
si
:

lavori

agricoli,
il

nell'appezzamento
di

OUu
una

Maiinu, vicino all'antico porto romano,


grossa anfora
fittile,

rinvenne

frammento della bocca

col graflto seguente

++X
P.

Tamponi.

Roma, 16 dicembre 1894.

NOTIZIE DFXUJ SCAVI


DIO KM n HE
Kk.uune X[ {'JRAXSPADANA).
I.

Tolti

No

il

Aoan:l ani/chi scoperti

nei lavori

per

la (oijiiatiii'a.

Nello scavo pur

canale dulia fognatura sul viale di destra del Corso liegina

Margherita, di fronte al muro di cinta del giardino reale, fra la via Venti Settembre
e

l'incontro col corso

San llaurizio,
vetri,

si

estrassero parecchi mattoni


altri

pezzi

di

tegoli
di

coi risvolti,

frammenti di

di

anfore e di

vasi di

terra cotta,

fra cui

quelli con ornamenti in rilievo e verniciati in rosso lucido.

Un

fondo piano di patera

recava

il

ItoUo pediformc di tgtilo aretino

GEL
e Uicolvi,

ovvio pure in Pieuioute, n sconosciuto a Torino (Kivautella


II,

Marni. Tuiw..

p.

105). ossa

Erano, fra questi avanzi


inferiore di

umane ed

animali, e

si

raccolse altres la

parte
lettere

una lastra marmorea, alta m. 0,21, lunga m. 0,:M,

che reca
:

in

rozze (alcune paleograficamente curiose), alte in media m. 0,085

cvisb-...^^

UBEROPATh.^
1
I

PROCVR.^ ?Os\
T

Non sono ben


torinese [C.
I.

certo della line della lin.


Z.,

i'^.

Liber paffr occorre gi

in

altrn

titoli)

V, n. 0950).
cui questi resti furono scoperti, del corso,
era stata col trasportata anni
forse
s<iiiii.

La

terra,
il

in

per alzare

livello

da scavi probabilmente non lontani,

da quelli
ira

per le fondazioni delle case fronteggianti. La presenza di ossa


quei resti ve ne sono di sepolture.
11

umano mostra che

luogo fuori della cinta romana, non discosto


si

dalla porta settentrionale (la cosi detta por/n Palaliun), e dalla strada, che

av-

viava verso la Dora, con direzione non ancora precisamente determinata.

Al
citt,
si

di

l di questo

fiume, nel punto, ove, secondo


il

il

piano d'ingrandimento del hi


si
e,

taglieranno obliquamente la via Foggia ed


collo,

corso Palermo,

trov un'an-

fora

mancante del

rotta

in

pi

pezzi e ripiena di terra nera:

ad una di-

si

NOLI

di altre sepolture gi
p.
si

398

breve
(cfr.

REGIONE

IX.

stanza di una ventina di metri, due piccoli vasi cretacei con

collo e manico.

Avanzi
p.

erano scoperti in questi luoghi


369).

Notisie 1887,

465; 1888,

272; 1892,

p.

Un
steriore,

sepolcro, fatto di materiale di et romana,


si

ma

probabilmente a questa po-

trov pure in quelle vicinanze, in via Pisa, tra le vie

Ancona

Perugia,

presso l'angolo con quest'ultima. Era rettangolare coi lati formati da corsi di mattoni

con l'impronta della mano, interi (m. 0,42

0,32) o

rotti,

di laterizi a

forma

di

semicircoli o di quarto di cerchio, congiunti con calce. Nei tratti meglio


i

conservati

corsi

giungevano ad
e parte
lati

otto.

Nell'interno, di cui ho potuto esaminare due lati interale pareti erano arricciate, e

mente

di

un

terzo,
e

misuravano m. 1,95 di lune

ghezza nei

maggiori

m. 1,83 nei minori. L'asse era in direzione da nord a sud,


i

formava un angolo di 47 con quello della via Pisa. Trovaronsi guasti

resti di tre o

quattro scheletri umani con la testa a nord, senza alcun oggetto di corredo funebre.

Era questo sepolcro sopra uno


distanza di m. 1,20.

strato di puddinga,

ed era

circondato in

parte e cola

perto da terra trasportata. Dal piano della strada a quello della

tomba contavasi

Avanzi dei

soliti

mattoni

u
il

tegoli con ossa si trovarono nei lavori fatti per

la

fognatura e per altri scopi presso


citt

maschio della cittadella nell'angolo sud-ovest della


se

romana. Scoperte di antichit in quei luoghi avvennero pi volte;


il

n'ha

me-

moria sin dal tempo, in cui

duca Emanuele Filiberto faceva costruire


n.

la cittadella

(Ottaviano Ferraro ad Aldo Manuzio, 1566, cod. Vat.,


dell'anno

5237,

f.

347').

Nei lavori

1893 venne

fuori altres

una lucernetta

fittile

con

le lettere:

PCP
analoga ad altra
di

Vercelli, ove,

per la non buona conservazione nella seconda letdelle

tera io aveva scorto

una

{Meni, della R. Acc.

sciente di

Torino,

ser.

II,

tum. XLI, p. 128, n. 42, 10).


E.

Ferrer.

Regione IX (LIGURIA).
IL NOLI
perata

Iscrulone funebre latina scoperta nella cattedrale.


si

Eseguendosi alcune riparazioni nella cattedrale di Noli ligure,

rinvenne, adofronte,

come materiale da

costruzione, un'urnetta cineraria,

marmorea, sulla cui

entro cornice, superiormente terminata da timpano, leggesi la seguente epigrafe, della

quale

il

prof comm. A. D'Audrade, direttore dell'Uficio regionale per la

conseiTa-

zioue dei

Monumenti

del

Piemonte

della Liguria, trasmise un calco cartaceo:

D M CAECILI ALEXAN DR! CONIVG- B-MCAECILIA- TYRANl^S


L

L'urna conservasi ora uulla sacrestia della cattedrale.

F.

15.

REGIONE

X.

VI.

Regione

399

CONCORDIA, CASTELLEONE DI SUASA

X (VENETIA).
delle antiche

III.

OONClOllDIA

Avan:o

mura

della citt colonica,

/'invennto nel fondo


TI sig.

Siro.
allo scopo di cercare materiali

Giacomo Stringhetta,

da costniziono, esegu
del

uno scavo nel fondo posseduto dalla signora


segnato col n.
1

Elisa

Siro

vedova

Pra, nel punto

nella pianta dell'antica Coacorda Saijitiaria, pubblicata nelle

No-

ttue del 1880, tav. XII.

Lo Stringhetta
e

si
il

accinse all'opera partendo dal punto segnato in pianta col n.


n.
1,

dirigendosi verso

poi('h giusta le sue induzioni,

ivi

dovevansi

trovare le

mura

della colonia romana.


a circa

Infatti,

m.

1,.">0

dal livello del suolo, s'imbatt nel muro, costruito, in

quel punto, colle pareti e la parte superiore di laterizi della dimensione in media di

m. 0,40X0,80X0,00,

posti a strati

alternati,

cio

per

lungo e per

traverso.

La

parte intermedia di opera incerta, cio di pezzi di pietrame vivo e calce. Il

muro

riposa sopra uno strato di impasto simile al tjeton^ di circa m. 0,50 di spessore, assai
indurito. L'altezza calcolasi di cir'ca

m. o

la larghezza di

m. 3 alla base

m. 2

in

snmmit. Non

si

restringe dal basso all'alto:


si
il

ma
m.

a tratti verticali, con due riseghe,

ad ognuna delle quali


laterizio,

restringe per

circa

0..50.

Un frammento
ed edito

di

(juadrone
C.
I.

reca impresso

bollo gi noto per altri esemplari,

nel

L..

Y.

n.

149.
di

Questo modo

costruzione delle

mura
il

di

Concordia, non

speciale

che al luogo
vivo,

ora scoperto, mentre negli altri pimti

muro

era di massi irregolari di sasso

saldamente cementati tra


torba che vi
si

loro.

Ora, la platea che base alla fondazione e la molta

scava all'intorno, lascia supporre che tale costruzione siasi prescelta

per la natura ))assa, palustre e mal sicura del suolo.

Addossati poi
n.

al

muro,

dalla

parte

interna,

nel punto
vivo,

segnato

in

pianta col

3,

si

rinvennero alcuni massi quadrati di sasso


di

un
di

rocchio e tre (piarti di

l'olouna.
ionico,
le

m. l.K), altro

di

colonna intera del diametro

m. 0,30 ed un capitello
tra

alquanto guasto, di m. 0.3G di diametro, alla base, alto m. 0,33, largo,

punte delle volute, m. 0,14.


(j.

0.

Bertolini.

Regione VI fffMBL'IAJ.
IV.

CASTELLEONK
Snasa.
Lorenzo
s.

DI

SUASA
Campo

Oostrnsiuni rarie miserie

nel-

l'urea dell'antica

Sono stato a

in

per

esaminare

gli

avanzi

arcliitettunici

di

recente scoperti nel luogo dell'antica Snasa.


Si tratta di basi,

tronchi di colonne e mensole di


e

marmo, incontrate
occasione degli
al

alla prusterri

fondit di circa

un metro

mezzo dal suolo

attuale,

in

per

un acquedotto che dal Monte Secco dovr portare l'acqua

comune

di

Corinaldo.

CASTEIJ.EONK DI SUASA

400

REGIONE

VI.

La conduttura passa
confinante, tanto a

sotto

Castelleone di

Suasa, costeggiando una sti'ada comnnalo, poderi del principe don Emanuele Ku-

monte quanto a

valle, con

spoli attuale sindaco di

Roma.

quali poderi occupano altres la maggior parte del-

l'area dell'antica Suasa.

Ci provato dal fatto


private abitazioni, delle quali
i

che si incontrano nel sottosuolo pavimenti e muri di appaiono le sezioni nei fossi di scolo, e vi vedono i
in

ruderi dell'anfiteatro, emergenti, ancora


fortuiti,

parte,
si

fior

di

terra; inoltre vari

ri-

trovamenti parte
scritti

parte intenzionali, vi

fecero per lo passato, di

monumenti

di oggetti d'arte.

Da
fu poi
il

persone del luogo

mi venne La

riferito

che circa venti anni addietro


e di

si

rinvenne
la quale

una testa

di cavallo in bronzo di
all'estero.

grandezza naturale

buonissimo lavoro,

venduta

testa fu veduta altres dal R. ispettore cav. A. Anselmi,

quale

mi

assicura che

il

bronzo era dorato, come quello del eavallo di M. Aurelio

in Campidoglio.

Delle lapidi

scritte, oltre quelle citate dal

Brandimarte {Piceno Annoiuirio,

Roma

1825, pag. Ili


in

sq.)

gi

al

suo

tempo

scomparse, tre se ne

conservano ancora

casa di privati a Castelleone, le quali saranno


nel voi.

quanto prima pubblicate dal Borsepolcrale

mann

XI
p.

del

C.

1.

L.

Un

grandioso monumento
e

proveniente da
negli

Suasa conservasi nel Museo di Ancona


dell' Inst.

fu pubblicato dal eh.

Henzeu

Annali

1872,

61. tav. d'agg. F. Era stato ritrovato poco

tempo prima

vicino

agli avanzi dell'anfiteatro e

non lungi dal Cesano

.
11

Questo anfiteatro era stato creduto finora di forma circolare.


(1.

Brandimarte dico

e.

p.

107)

"

Si

mirano

ruderi dell'anfiteatro ch'era perfettamente tondo e molto

vasto, e vicino

ad esso quelli di un tempio in cui furono trovate molte antichit dal

Volpelli e fra esse una statua di Giove di

marmo

parie .
gli

Parendomi anormale un

anfiteatro di forma circolare, ne ho fatto misurare

avanzi emergenti sopra suolo, ed


pii

risultato di

forma

elittica con

100 metri per

l'asse

lungo, ed 80 per quello pi breve.

L'area occupata dall'antica citt traversata ora da ponente a levante dalla sopraindicata via comunale, ed in tre punti di essa s'incontrarono recentemente gli accennati avanzi architettonici.
Il

primo luogo
sotto
il

di fronte la casa colonica detta

Tappalino. Ivi alla profondit

di

m. 1,50

margine a monte della strada comunale s'incontr un pavimento

formato con grandi l)locchi di un

marmo

rosso, simile a quello di

Verona, larghi circa

un metro quadrato, dello spessore una delle


Per
faccie.

di oltre

30

cent,

levigati,

anzi quasi lucidi, in

far posto alla conduttura questi lastroni vennero alcuni


rotti.

estratti, altri

barba-

ramente
cora in

Ne ho

veduto

sei

appoggiati al

muro

della casa colonica ed altri an-

sito,

ma

spezzati.

Non

ostante la ristrettezza del taglio

(largo

appena
il

m. 0,60) ho

potuto
si

me-

diante tasti qua e l acquistare la convinzione che

pavimento marmoreo

esten-

deva cos sotto

la

strada comunale,

com

sotto

il

podere, a monte, del principe

Ru-

REGIONE Vn.

401

VETUI.ONIA

spoli,
Ila

che con uno scavo largo

regolare

si

potr detonninare l'edifizio a cui esso

appartenuto.
Circa cento metri

pi

oltre verso l'antiteatro

s'

incontr,

pure

alla

medesima
da una

profondit, un grande

dado marmoreo,

largo
e

un metro che ora sormontato

bella base ionica di m.

0,75 di diametro

di assai

buon lavoro. La colonna proba-

bilmente non era

sola,

ma

perch

il

cavo in questo secondo punto era gi stato col-

mato, non ho potuto investigare se altre ne esistessero pi discosto o da quale specie


di

pavimento fsssero circondate.


Kicerche pi particolareggiate ho potuto istituire nel terzo punto, distante circa

ijO

metri dal secondo, sempre sulla medesima linea stradale,


Ivi si era incontrata
i

ma

quasi di fronte allarghi

l'anfiteatro.

una

fila

di blocchi quadrangolari di calcare,

pi di un metro

quali erano sovrapposti due a due e costituivano le fondamenta di


T

colonne costruite a tamburi.


di
e

blocchi equidistavano fra loro quattro metri;


lo

ma

due

mezzo soltanto m. o.2n,

spazio racchiuso fra essi era occupato da un grosso

largo gradino fatto in due blocchi,' della lunghezza complessiva di m. 2,80, in

modo

che rimaneva un vuoto di venti centimetri per


colonna.

parte

fra

gradini

la

base della

Tale vuoto probabilmente era riempito con grossi mattoni esagonali,

quali ciril

condavano

altres'i

da ogni parte

le

altre

due basi

di colonne e

costituivano
gii

pavi-

mento

dell'edifizio.

Del quale pavimento ho riconosciuto ancora


a sinistra delle ultime

avanzi

in posto
si

cos a destra

come

due basi

di

colonne: per cui non

pu

ancor dire se queste fossero soltanto quattro, oppure in maggior numero.

Anche qui sarebbe

necessario uno scavo ampio e regolare per determinare l'esten-

sione e la natm'a dell'edifizio a cui

hanno appartenuto non

solo queste colonne,


in

ma

ancora una grande mensola marmorea, alta pi di un metro, ritrovata


di
esse.

vicinanza

Siccoiue tutti questi trovamenti avvennero lungo la strada comunale, cos tanto
le

colonne, quanto le basi e le mensole sono di propriet del

comune

di

Castelleone

di Suasa,
cipio,
])ero

dove ho consigliato che siano trasportate e collocate nel cortile del munipoco

perch rimanendo sulla strada dopo


distrutte.

tempo

scomparirebbero o

andrel.i-

Nel sottosuolo ed

in

sito

restano ancora
ripresa

dadi

inferiuri

che

servivano

di

so-

struzione alle colonne, e che alla

dello scavo, potranno

essere di

guida per

controllare le misure e le distanze da colonna a colonna indicate nel presente rapporto.


E.

BiMZio.

Rreiune vii (ETiniRIA).


V. VKTUL(.)NIA

Di ima

iscri:i<ne

hitlna dedicala

Caracalla.

Nella nuova Badia di Sestinga, ridotta a casale, presso Colonna ora Vetnloiiia.
entro
il

perimetro delle mura

dell'antica

citt,
il

il

solerte

ispettore

dott.

I.

Falchi
di

riconobbe un'iscrizione latina, di cui trasmise

calco.

Era applicata come soglia

VETULONIA

finestra,
e
si

402

REGIONE

VII.

marmo ad una

ai^palesa,

sebbene mancante della parte superiore, come

onoraria all'imperatore Caracalla. Per la


dell'edita nel giornale
inserirsi in queste

importanza sua
dell'a.

per la

lezione migliore

Y Ombrane

(n.

46

1893), non vi ha

dubbio

che deve

Notizie.
e

suo complemento supplisco le parti mancanti, attenenI.

domi a
n.

simili

iscrizioni,

specialmente a quella di Perugia {C.

L. XT. parte 1*,

1925):

Imp. Caes. 31. Aurelio Antonino. Aug. Tr. Poi. ...


hn]).

Caes. L. Septimi

Severi

Pii. Pertinacis.

Aug. hKabici

ADIABENICI-FILIO'Dn'Z. M. ANTONININEPDIVI-A/ito?2
PIIPRONDlVIHDRIA//^(///ej.).

DIVITRAIANIPAIIIC?:
DIVI

et

NERVAE IX D D

ADNEjtw//
P P

Vale a dire nell'ultima riga:


visa,
l'era

Ex

decreto deciiriomnn pecunia jmblica.


il

11

che

ci

av-

che presso quel luogo sorgeva un municipio fra


volgare. Di quale

secondo e

il

terzo secolo del-

mai

si

tratta ? Certo di quello, che era in


citt.

cima del poggio,


quale lass
si

risorto
fosse,
si

dopo la distruzione

dell' etrusca

Nella

grave

questione,

giunge molto opportuno questo nuovo monumento. Non


si

vero adunque,

come
o sei

propal e
Cr.

fantastic, che nel poggio di


i

Colonna Vetulonia cessasse cinque

secoli av.

suoi abitanti pii a settentrione trasmigrassero, fondando una citt


vero,

omonima. E neppure

che

dopo la sua distruzione avvenuta, come


Cr.,

si

rileva

dalle monete, nel secolo priino av.

la ricoprisse

un oblio

di

tempi

di fortuna.

Invece riprese vita, e


sposti
i

si

costitu a municipio.

Nel suo pubblico Foro saranno


:

stati die questo

titoli

onorari ai cittadini pi cospicui, ai patroni, e agli imperatori

a Caracalla a noi rimane di valida testimonianza.


gli scavi entro citt,

Sono persuaso, che proseguendosi


si

come felicemente

da due anni

cominciato,

s'

incontrer

il

luogo del Poro, e da qui verr alla luce, quale fu quella citt etrusca, che intorno a
s svolse

una

cos

grande e meravigliosa necropoli.


la citt di Vetulonia

Ben sapevamo che


tempo
di
il

non ricordata da Strabone, perch a suo

distrutt^a,

apparisce poco dopo

come

ricostituita da potere concorrere colle altre

Etruria ad onorare l'imperatore Claudio con un

monumento
diceva

in Cerveteri.
si

Si ricorda la sua esi-

suo

nome

in

varie epigrafi del secondo e terzo secolo, da che

desume

stenza al tempo imperiale.

Ma

finora dubitoso fra

me

Si pone Vetulonia etrusca

sul poggio di Colonna, con ragioni invero validissime, e pare che del tutto siale

man-

cata la vita prima di Cesare, essendomi manifesto che la sua distruzione fu eseguita

da qualche legione di Siila


l'accertamento in Plinio
parsa.
e

ma

dove sar la Vetulonia romana, della quale abbiamo


?

Tolomeo, e nelle iscrizioni

Ora questa

dificolt

scom-

Recentemente ho pubblicato nel Bullettinn storico senese alcune

epigrafi latine

ROMA

403

di

ROMA

dparse nel poggio di Colonna, ove restano non lievi traccio ora di Caracalla decide, che alla citt etnisca
successe,
sia

vie

romane.

11

titolo
il

pure dopo un secolo,

municipio romano.

Da
tutti,
i

quanto finora possediamo,

si

pu asserire che quasi

tutti, se

pure non furono

quindici popoli dell'Etruria dedicarono un ricordo di gratitudine a Caracalla.

Sussistono tali

monumenti

a Limi, a Perugia, a Volsinii, a Faleria, a Cosa, a Saturnia,


e

a Sutri, a Cerveteri,
citt dell'Etruria.
lit,

ad Alsio,

a Capena, e so ne ritrover qualche altro di

altra

Queste dimostrazioni pubbliche appellano a provvidenze, a liberamunicipi,


sia per

a benefici di Caracalla inverso quei

rifacimenti di

strade,

sia per condoni

d'imposte, sia per istituzioni di monti frumentari. Certo aveva tutta

la regione etnisca gran bisogno di essere sollevata, specialmente la marittima. Saturnia

dichiara che onora Caracalla (C.

/.

L. XI,

p.

P,

n.

2648) oh multa

et Inliistria

in

se beneficia cliviiiae iiidiilgentiae eius.

Lo scopo

dell'epigrafe del poggio di Colonna,

che ornai potremo dire di Vetulonia,

sicuramente uno simigliante. Poich

a quale

altra citt possiamo pensare ? forse a Colonia,


di Frontino,

rammentata
si

solo

da un dubbio passo

ed in un martirologio, mentre non

legge

il

suo

nome

in alcun

mo-

numento,

in niun latercolo militare ?

Eppoi

molto
i

disputabile

se quella Colonia

equivalga alla medievale Colonna: e infine che

romani abbiano dato l'appellativo


il

generale alla colonia dedottavi senza determinarla,

clie

non facevano mai. Adunque

resta comprovato anche per questo nuovo documento, se non direttamente,

almeno per

giusta deduzione, che la citt etrusca, situata sopra


al

il

poggio di Colonna, riprese vita


accettata

tempo imperiale,

ci

molto conforta l'opinione, omai universalmente

(nulla contando le scrittm'e pii o

meno

vivaci ed erudite senza dei fatti), che quella

debba stimarsi

ci'cdersi

la celebre

Vetulonia,

G. F. Gamdrrini.

VI.

ROMA.

Nuove scoperte

nella ciU e nel mhiwho.

Regione IV.

Intrapresi dal Ministero della pubblica Istruzione alomii lavori


s.

per rimuovere l'umidit nel pavimento della chiesa detta di


rata una parte degli antichi edifici sui quali quella chiesa
vori saranno compiuti,
e

Pudenziana,
fondata.

si steri

fu

Quando

la-

saranno tratte piante e disegni delle costruzioni

sottoposte

alla chiesa, potr riconoscersi se queste costruzioni siano da attribuire ai portici delle

terme di Nevato,
il

nelle quali alla

met del secondo


Padcitiuiur,

secolo dell'era nostra fu costituito

titolo

di

Pudente ossia \ ecclesia

ovvero se spettino
il

alia

riedifica-

zione della chiesa stessa fatta nell'annuo

398

sotto

pontificato di Sirieio, dai preti

Leopardo ed

Ilicio.

Frattanto possiamo accennare, che quattro spaziose e


in

lunghe gallerie,

costruite

buon

laterizio,

parallele fra loro e comunicanti mediante

una

serie di arenazioni,
le

sono state gi scoperte: qualcun'altra ne ancora nascosta sotto

terre,

come

in-

ROMA

clie

404

ROMA

dicano gli ardii di comunicazione

appariscono in una di esse. Tali gallerie

oc-

cupano tutto

lo

spazio della chiesa superiore, e verso la facciata di questa

mettono

in alcime stanze quadrate,

con volta a crociera, sulle cui pareti intonacate veggonsi

tuttora tracce di decorazione a


rosso.

scomparti architettonici,
e

formati da
si

linee

di

colore

In una delle indicate gallerie,


di

poco sotto la volta,

scoperta

una nicchia

in

forma

arcosolio

nel cui fondo conservatissimo


alle giovani Prassede e

un bel

dipinto, che ritrae l'apo-

stolo Pietro in

mezzo

Pudenziana. Le figure sono distinte coi

propri nomi, scritti con lettere una sotto l'altra.


Il

piano antico

stato in alcuni luoghi raggiunto, e trovasi a pii di setto metri


si

sotto

il

pavimento della chiesa. In un punto


si

scoperto un
il

avanzo

di

pavimento

a musaico bianco e nero; in un altro

incontrato

selciato di un'antica strada

romana. Fra

le terre

stato raccolto

un frammento

di zoccolo in porfido,

un piccolo

rocchio di colonna scanalata in


colorati,

marmo

bianco, frammenti di lastre diverse di

marmi
di Q.

e quattro pezzi di tegoli

con bollo.

Due

di questi sono delle

figline

Servilio
figline

Pudente

e spettano e

agli anni

128-133

(cfr.

CI.
C. I.

L.
L.

Terenziane

dell'et di Settimio Severo (cfr.

XV, 1439); uno delle XV, G2(3) un altro ri;

corda l'officina Vicciana, e dee riferirsi alla met del primo secolo:

^
A
dici

VICCIN
e quivi la

sinistra delle gallerie sopra indicate, cio nella parte che si estende alle pen;

del Viminale, sono state sterrate altre gallerie minori


il

caduta di una
di un'antica

piccola parte della volta ha messo allo scoperto

pavimento a musaico

stanza romana, che


Il

si

trova a livello pi alto e di poco inferiore a quello della chiesa.


tesselli

musaico
il

a minuti

bianchi e posa sopra un piano di mattoni,

uno dei

quali ha
Callisto

bollo dell'et di Antonino Pio, coi

nomi

di Flavio

Apro

e del figulo Giulio

{C. I. L.

XV,

1145).

Regione V.
si

In via Palestre, facendosi un cavo per fondazione presso l'angolo


col
n.

ad oriente del casamento segnato


rimesso all'aperto
di

15, a quattro metri sotto

il

piano

stradale
Si

un avanzo

di antica costruzione in opera reticolata.


retto,
il

coml'altro

pone

due muri posti ad angolo

primo dei quali

lungo

m. 1,20,

m. 0,60.

Regione IX.
Umberto
I,

Negli

sterri per la

costruzione della
stati

rampa

d'accesso

al

ponte

presso la via di

Monte Brianzo, sono

scoperti avanzi di

un antico

muro ad opera
un rocchio
di

reticolata. In prossimit di esso si trovarono


lato,

due basi
le terre

di colonne, di

m. 0,37 per ogni m. 0,675.

distanti l'una dall'altra

m. 1,32. Fra m.
2,

fu

recuperato

di colonna di granito bigio, lungo circa

col

diametro all'imoscapo

Regione XI. Nel


n.

giardino attiguo al casamento Cartoni in via di


si

s.

Teodoro
corri-

41, facendosi alcune opere di fondazione

trovata un'antica

fogna,
la

che

sponde all'angolo sud del fabbricato medesimo.


di

Ha
il

l'altezza di

m. 1,70,

larghezza

m. 1,40,

e trovasi

a circa otto metri sotto

livello stradale.

4U5

ROCCA

DI

PAPA,

S.

MARIA

C.

VKTEKE

Regione XIII. Un
nato in luce nei lavori per
sull'Aventino.

altro
il

avanzo di pavimento a musaico bianco

e nero tor-

lato meridionale del

nuovo monastero dei Benedettini


il

alla profoudii di sette metri sotto


e

piano attuale; ed

grande-

mente danneggiato

consunto dal fuoco.


t.

Gatti.

Regione
VII.
di iHonte

(LATIUM ET rAMl'AXIA).

ROCCA
Caoo.

DI

PAPA
di

Resti di edificio termale scnperti alle falde

Nel terreno boschivo

propriet della Casa (Jolouiia, alle falde meridionali di


delle

Monte Cavo,
di

in

vocabolo Mezzaraga, eseguendosi


si

buche per piantare alcuni

pali

una capanna,

scoprirono due vasche in muratura, di forma quasi semicircolare,

parallele; l'una col fondo in mosaico, a quadretti di


ovest, l'altra rivestita nelle pareti e

marmo
si

bianco, inclinato a nord-

nel

fondo di lastre di

marmo
riconobbe

bianco
il

di por-

tasanta.

Dai

fori

praticati nel fondo delle dette vasche

vuoto

sotto-

stante, che pare di fornace, con pilastrini quadrati in laterizio {suspensurae), sui quali

poggiano grossi mattoni quadri, di m. 0,60 di


riprodotti nel
C. I. L.

lato.

Su questi sono impressi


184, 138

bolli

XV,

n.

171, 207, 674, riferibili agli anni

dell'era

volgare.

Per due
le

lati

della vasca rivestita di

marmo

nelle pareti di essa

appariscono

tubulature

fittili

per

il
i

calorico, comunicanti coU'ipocausto.

A
di
e

breve distanza dalle

vasche suddette, esistono

ruderi di due ambienti paralleli,


reale,

forma
pare

rettangolare,

comunicanti tra

loro,

con residui di copertura o volta


le

che

spettino a

conserva di acqua. Presso


di opera reticolata,

vasche osservasi pure un avanzo di parete con paramento


e

di pietra albana,

con un'apertura

di

cunicolo.

Alla destra

degli

indicati

ruderi,

indubitatamente di una

terma

balinea di

qualche subm-bano, a circa m. 10 di distanza, trovansi gli avanzi di un'antica strada

romana, pavimentata con poligoni

di

lava basaltiua, per la quale


dall'altra.

si

saliva al

monte

Laziale, da una parte, e discendevasi verso Albano,

M. Salustri.

VITI. 8.

MARIA

DI
il

OAPUA VKTKRK

11

direttore

dx.d

Museo Nazio-

nale di Napoli ha

mandato

calco cartaceo della seguente iscrizione osca:

()

>J

>ir;ia>iN^

N N V
xi

3 :

(/;)

nV

51!<!N^

POMPEI,

S.

VITTORINO

40H

REGIONE

I.

IV.

Tale lapide fu venduta nel passato inverno al

sig.

Bourguignon da persona

di-

morante nelle vicinanze


e
il

di S.

Maria Capua Vetere; essa misura 210


sinistra della pietra rotta,

mm.

di lungh.

mm. 175

di

largh.

la parte

sicch possediamo solo

principio dell'iscrizione.

La

terza parola del lato (a) probabilmente verna, e cio


(cfr.

la parola che
.iTU).

troviamo in altra epigrafe osca

Fabretti. C.

1. 1.

2838, Gloss.

col.

L'iscrizione nostra appartiene alla classe delle iovilae, probabilmente offerte vodelle

tive a Giove

quali

non

abbiamo ancora precise


(cfr. Zvetaieff,

notizie,

malgrado

le

molte

iscrizioni osche

che ne fanno menzione


p.

Syll. Inscripi.
;

Ose. S3b,

Sia

Eh. Mus. 1888,


1894,

130

e segg.

1889,

p.

323

e segg.

e cfr.

anche la nuova

iscri-

zione osca recentemente pubblicata dal Pianta, in Indogernianische Forschungen


p.

IV,

259). Il sakrak nuovo nel dizionario osco;

il

sakrid
in

evidentemente abla-

tivo (cfr.

Rh. Mus.

voi.

45,

f.

II),

acc.

sakrim, da tema

-/,

come slaagUl

'loco'

(acc. slagim),
Il testo

akricl 'acri'.

della nostra epigrafe fu pubblicato in Rheinisches


io

Museum, 1894, pa-

gina 480 dal signor R. Seymour Conwaj-; ed


Rerid.

stesso ne tentai l'interpretazione in

Accad. Lincei, Ferie accad. 1894.


C.

Pascal.

IX.

POMPEI
12''^.

(riornale dei lavori redallo dagli assistenti.

1-5 novembre. Fm-ono ripresi gli scavi ad est della casa del Laberinto, nella Re-

gione VI, isola

Gli operai attendono allo sgombro degli ambienti a destra di chi

guarda
dipinti,

il

protiro e nel
le

primo di

essi,

che di fronte al peristilio, vennero in luce tre

con

rappresentanze del supplizio di Dii'ce nel primo, del supplizio di Penteo


si

nel secondo, e di Ercole coi serpenti nel terzo. Nell'ultimo ambiente

scoprirono altri

due dipinti, l'uno rappresentante Bacco ed altre figure presenti alla lotta di Amore
con Pane; e l'altro rappresentante Ciparisso. Mancano
le pareti
i

due quadri che adornavano

dei lati est ed ovest.

6-11 detto. Non avvennero rinvenimenti.

12 detto.

Da un
Non

operaio fu

rinvenuto

casualmente

Dronso.

Un

cucchiaio,

lungo m. 0,135.

13-26

detto.

si

ebbero scoperte.
su
indicato,
si

27

detto.

Nello

scavo

rinvenne

una

caraffinetta di vetro, alta

m. 0,130.

28-3U

detto.

Non avvennero

scoperte.

Regione IV

(SAMNIUM
SABINI
del

et

SABINA).

X.

S.

VITTORINO

(frazioue

conume
alcune

di

Pizzoli)

Angelo
s.

Maria

Ludovici, per lavori agricoli scassando un suo terreno, nel territorio di


iella

Vittorino,

localit

denominata Torrione, trov

lastre

di

calcare,

sagomate, vari

REGIONE

IV.

laterizi
t\

407

iiioiiolicnc.

UAPESTRANO. BUSSI

frammenti
ili

di

ed min lueeriia

fttile,

nmuta

nella

parte

siiperion-

due )ialme,

l'ei'antr

uA

rmido

il

noto bollo:

FABRMASCL
N. Peksiohktti.

VESTI NI
XI.
l'abitato.

CAPESTIlANt
il

Di

/dm

isc/'hioiic

ialina

acoperla

preiiso

Circa tre anni dietro,

signor Filippo Corsi, cultore di patrie memorie, mi lavori


ni.

alcune notizie sulla scoperta di una lapide di pietra calcarea (-omunc, di


I

1,()U
si

;.

U,.^)U

),.')(),

rinvenuta a jnica distanza da Capestrano, nella contrada Presciano. Vi

leggeva:

C O M

V N

CORFIDIBENIC
NI VI L L C O GEMELLVS- FRA
I

Non

diedi

comunicazione

olliciale

della
Il

scoperta,

perch
si,

volevo andare

io

sul
jier

luogo e rilevare un calco della iscrizione.


tale oggetto, fosse
la,

ritardo ha fatto

che la mia gita,


ini

ultimamente riuscita

inutile,

dacch con rammarico

saputo che

lapide in discorso fu barbaramente rotta e adoperata

come materiale

di fabbrica.

A. de Nino.

XII.

BUSSI
e

Altre antichit riconosciute nel territorio del comune.

Nelle vicinanze di Bussi, allo contrade di Piano di

San Rocco, Piano

le

Case.

San Paolo

Fossi, descritte nelle Noli:-ic del volgente anno pag. 17i>-lS(), debbono

aggiungersi alcuno altre uou

meno

interessanti per
pii

la

topografia antica dei

Vestini.
;

Bussi siede sopra un


rincomincia
l'erta.

colle.

Nel

alto del paese

ha un avvallamento

quindi
si

Poi viene un piccolo spianato, detto contrada Necchta, dove

sco-

persero gi, in diversi tempi e non di rado, sepolcri a inumazione per un lungo tratto,
fino
si

alla contrada

Giardino,

in

cui appunto per

una piuttosto larga distesa


di

di terreni
ita-

vedono sparsi laterizi di ogni genere, compresi alcuni frammenti


I I

bucchero

lico.

grossi pezzi

di dolia

di

seriac

si

incontrano in vari punti.

contadini di quella contrada ricordano avanzi di muri di varie forme e dimen-

sioni,

demoliti per la piantagione delle vigne.

Una

piccola sorgente accenna all'antica

fontana del pago, da cui per avventura sorse nel medio evo l'attuale Bussi.

La contrada
Essa

detta Bussi vecchio, parecchi chilometri distante dal moderno Bussi,


l'origine.

non pu aver dato a questo

contigua all'altra di Arai uro, eutr.imbe ricordate dallo storico Antinori,

CANOSA

408

REGIONE

II.

il

quale nomiua un signore di Bussi e di Araturo. Certo che questo Bussi vecchio.
clie

dovette essere un vico dell'et romana, come dalla testimonianza di cocci antichi
vi
si

vedono sparsi,
si

e poi fu castello

medievale, come dai ruderi di

fortilizio

che al

presente ancora

vedono.
di Bussi deve probabilmente derivare dall'abbondanza o busci.

La denominazione comune
dei bossi che, in vernacolo
si

chiamano misci

Nel tenimento

di Castelvecchio

Carapelle

si

ricorda altres una contrada detta


.'i7,

Valle di bussi.
ricorda una

Lo

storico

Di Pietro,

parlando della eattedi-ale di Sulmona, a pag.

Santa Maria in Bussi.

Del

resto,

trattandosi di etimologie,
alle

si

rimane quasi sempre nel campo congetturale.


e

Torno all'attuale Bussi e


noto che per esse e per
Culle

su accennate contrade di Necchia


si

Giardino,

Sodo

deve passare volendo ascendere a Rocca Taavanzi di un ca-

gliata, che un colossale schianto di roccia, dove ho osservato gli


stello medievale,
di

cui anche

bene tener conto.


A. DE Nino.

Regione
XIII.

II

(APULIAJ.

CANOSA

Ayitichi.

acanzi scoperti neiraijro Canusino.


sig.

Tu occasione dei lavori della ferrovia Barletta-Spinazzola, nel fondo del

Sa-

bino Ferina in contrada Vignale dell' Avena,


alla profondit di

si

rinvennero non lontano dall'anfiteatro,

m. 1,50

e in

un' area di circa


e

m.

q.

700, un frontone marmoreo

modanato

della

lunghezza

di

m. 3,20

dell'altezza di

m. 0,94, mancante

di

una

parte della cornice nel lato inferiore d'imposta; un buon capitello corintio
alto

marmoreo

m. 0,50

due colonne di
-3

marmo

grigio giallastro, con venature turchine, senza

scanalature, alte m.

e del diam. di

m. 0,80 nell'imoscapo;

e undici pezzi di

fistule

plumbee,

di

cui quattro con l'epigrafe:

R P C CVR

GRAEC FIRMo

che io leggerei: R{ei) p{ublicae) C{anusinorum) cur{ante) P(ublin) Graec(idin) Firmo.

Un nmium
menti
di

P.

Graecidius Firmus figura tra

ITviralicii nell'albo dei decurioni di Can.

dell'anno
i

223
ho

dell' e. v.

[C.

I.

L.

IX.

338,

2,

30).

Cosi

dati degli avanzi architettonici


li

come

la copia della iscrizione


sig.

su

fram-

fistule

tratti

da un disegno presentatomi dal

Ferina.

A. SOGLIANO.

REGIONE

III.

Regione
III

409

REGGIO CALAHRIA

(LUCANIA ET BRCTTII).

XI Y. REGGIO CALABRIA
I.

di

Piomln antichi.

Relazionk.
Koggio
ll

Nella piazza Vittorio Mniaiinole


della
Italica
ili

di

Calaliria.

scavaiulohii
i

li'

l'alibriehu

Nazionale,

si

rinvennero avanzi
])i'r

varie et, fra


11

quali

un buon
deserisse

un1

mefd
nelle

piombi, cristiani

la

maggior
seg.).
e

parte.

prof.

IJarnabei
sigilli

ne

Notizie del 188i)

(p.

244

propriamente IO
e

bizantini, con

iscri-

zioni greche,

nno

di
di

un Grerjori papae
propriet del
li

una placchetta

col

monogramma

cristiano.

Altri
R.

39 piombi

Museo Reggino furono pi


e

tardi spediti a

me

dal

Ministero perch

studiassi,

sono quelli che formano l'argomento della presente


in

relazione, la quale ho compilato con grandissimo ritardo,

parte per colpa di guai

miei e in parto, per colpa di quei piombi

stessi,

che sono in uno stato disperato di

conservazione; sicch prima di rinunziare alla lettura di molti di quelli,


tentare e ritentare la prova,

ho

voluto

sperando sempre di giungere ad un


si

risultato

concreto.

Perch nessun genere

di

monumenti
la

presta cos poco alla lettura

come quello

dei

piombi

iscritti,

essendo che
e

cattiva

conservazione,

unita alla poca precisione di

un metallo duttilissimo

all'alterazione dell'ossido, spesso non

permette
il

di

ricono-

scere le singole lettere se

prima non

si

divinata la lettura di tutto

testo.

Spero

che altri possa essere pi fortunato di me; a


fuori altre
ziosi

me

duole di

non aver potuto cavar

notizie da

una partita di piombi, che avrebbe potuto darci elementi prebizantina; ma,

per la storia della Calabria nell'et


ai
:

comunque

sia,

credo che

risultati
cesi

quali son giunto

mi compensino

degli sforzi fatti. Questi

39 piombi vanno

divisi

A) Piombi mercantili.
V>)

Piombi

di

forma cilindrica schiacciati

alle

estremit.

C) Sigilli liizantini con iscrizioni greche n latine.

D) Tessere

frammenti informi.

A
Piovibi mercantili.

Di questi piombi
quelli che
voi.
si

tre

sono del periodo classico

(n.

1:!)

per la forma simili a

trovano in Sicilia (dei quali nel 1804 pubblicai un'ampia collezione nel
degli Aniiali dell' htituto Archeoloyieo, accompagnata da

XXXVI

83

disegni).

REGGIO CALABRIA

41U

da una
striscia fusa

REGIONE

IH.

come

moderni

bolli mercantili, eran formati

di

piombo avente

ad una estremit una parte conica,

la quale,

ficcata nel

cerchio dell'altra estremit,

era poi schiacciata con l'impronta dei coni


Il u. 1

(').
;

ha una piccola testa rivolta a dritta


il
n.-

il

n.

2 un aratro con una caval-

letta ed altro oggetto indistinto;

3 ha un tipo irriconoscibile.
venissero
dalla vicina Sicilia,
sola
faccia.
Il

Non

improbabile che questi

esemplari reggini

quantunque contro

l'uso di quelli siciliani, sieno bollati da

una

tipo

dell'aratro si trova in quelli


iiioria

da

me

pubblicati, sebbene di forma diversa (Vedi

Mc-

citata, n.

71).
es-

In quanto a quelli dei bassi tempi (nn. 4-1 ()) nulla posso diro di concreto,

sendo che dei tipi loro non restano che avanzi incompletissimi di stemmi, di
zioni e di

iscri-

monogrammi.

Bollo

(li

forma cilindrica xchiacciaio

all'c^lrcntit.

La forma

loro si vede chiaramente dalla vignetta qui intercalata e ancor meglio

dalle incisioni della tavola d'aggiunta B, che fa seguito ai miei

Piombi antichi
voi.

si-

eiliani pubblicati negli

Annali deU'Istitulo archeologico del 1860,


il

XXXVIII.
ci-

In questi piombi

si

scorge benissimo che

conio fu stampato dopo che la parte

lindrica di quelli si trovava imprigionata in un corpo di


sore,
il

un centimetro circa
c]ie vi

di spes-

quale frapponendosi fra le due facce del piombo, permetteva

stampasse
dal-

sopra. Anzi da
l'essere
il

ammettere piuttosto che questa forma a fungo avesse origine

metallo colato in un foro della tavoletta, che voleva bollarsi e che poi and

consunta col tempo.


con quei piombi
si

Da

questa osservazione potrebbe forse derivare

la

congettura che

bollassero documenti scritti su tavolette.


(n.

In questo esemplare reggino


ili

11)

si

scorge, in

un bollo quadrangolare, parte

un monogramma composto

di

tre lettere.

(')

Nella Memoria sopracitata pubblicai

anche un esemplare che ancura non era stato


1).

cliiuso

e coniato

(Monumenti delVht. ardi.

voi.

Vili, tav. XI, n.

REGIONE

ni.

411

REGGIO CALABRIA

Sigilli lii:aiUidi.

Kiuuuvaiitiu k' dicliiaiiizioni gi


gilli

l'atte

intorno allo stato deplurevole di questi


latina,

si-

bizantini,

due

soli

dei quali

hanno leggenda

ecco quanto io sono riuscito

a trovarvi.

H anzi tutto un nuovo Duca

di

Calabria, Niceforo (n.

12).

Il

nuovo bollo di Niceforo ha nel dritto

il

solito

monogramma,

ch'io proposi di
;

leggere Ot^mxf fior,di(, rettificando la lettura Kvqtf ^o]Ofi seguita fin allora
lieto

son
si

che l'egregio Schlumberger abbia accettato quella mia


:

rettifica.

Nel rovescio

le-ige

NI..
<>OP0J
(fQ(0

cnA' OVK'K
Come
mai perch
si

\_x(

S^ovxl K(alafQlac)

vede, la lettura non

oll're

alcuna

difficolt.

arta^uQiM aggiungo

il

noano

restando ett'ettivamente lo spazio per Yalfa col quale esprimevasi quella parola e non
la carica di

Duca

di Calabria dovesse per necessit conferirsi

ad un pro-

tospatario, siccome dimostrai in


di Ireneo

queste Notizie (1887.

p. 124')

a proposito del sigilUo

duca.

Nei miei Sigilli diplomatici italo-greci {Periodico dello Strozzi,


tav. di

voi.

IV, 1872,
dell'Ufficio

XI)

io

aveva trovato

nomi

di

Pietro, Teodoto e Basilio, insigniti

Duchi, quando al tema di Calabria furono preposte autorit rivestite di quell'alto


l'

grado militare. Lo Schlumberger nella sua splendida opera: Sigilloorajihie do

Emaltro
di

pire bjzantih Paris 1884,

p.

220

e seg.,

vi

aggiunse un Costantino
sigillo

(').

E un

Duca

di

Calabria, Ireaeo, trovai in uno


e

splendido
p.

acquistato

dal

Museo

Palermo

pubblicato in queste Notizie, 1887,

124.

(')

Non

tt'iiixo

conto

lui

nomo

di

Tcodoiiio, iiro|iost",

:i

ra,i;ionc,

in

modo

dubitativo.

REGGIO CALABRIA

412

REGIONE

IH.

N. 13. Nel

(b-itto,

avanzi di figura. Nel rovescio, l'iscrizione:

JAN
II

APXICIII
ffxTTM

KOniOKA AAVPIN
La
lettura par difficile a prima
vista,

Ka

ma
267
pensi

pm'e

riesce

agevole se

si

confronta

con l'esemplare bellissimo ch'io comprai pel Museo Nazionale di Palermo


nel Periodico citato, tavola XI, n.
cati di sigilli, facilmente spiegabile

pubblicai

10,
se

p.
si

seg.
al

questo un caso raro di dupli-

lungo
nel

governo tenuto da questo

Giovanni, se questi

il

vescovo

reggino

spedito

680 da papa Agatone come


i

uno dei deputati del sinodo romano


e ricordato dall'Ughelli
il

al concilio costantinopolitano contro


voi.

Monoteliti

{Balia sacra, Venezia, 1721,

IX,

p. 324).

Non

questo

luogo opportuno per esaminare se lo Span

Bolani

abbia errato registrando due

vescovi diversi col

nome

di Giovanni (Storia

di Reggio di Calabria. Reggio, 1891,


limito a rimandare all'opera di Hefele

IP,

p.

372). Per la storia di quel periodo

mi

{Conciliciigescliichte, III,' 2.52 segg.) notando soltanto

come
e

in quel

tempo un archiela

piscopus potesse esser chiamato semplicemente episcopiis,


portasse
il

come

sede di Reggio

titolo di
p.

metropolitana della Calabria (G. Minasi,


1.

S. Nilo di
Sicilia,

Calabria,

Napoli, 1892,
gli

108; Span Bolani,


l'Isola,

cit.

I,

204) ed anche della

dopo che

Arabi conquistarono
di

come
della

si

vede dall'esempio di Niccol arcivescovo


di

della frovineia
%Qa<:, ricordato

Calalrria,

citt

Reggio xc 2ixfUaQ TQivnxQiiiog

nel codice greco vaticaco 1650, citato da monsignor Lancia di Brolo,


II,

Storia della Chiesa in Sicilia, Palermo, 1884,

454.
di n.

Un

altro arcivescovo di Calabria

avremmo

nel

frammento

14.

Dritto

avanzi del solito

monogramma

rovescio

O0
leni
PI
Del nome dell'arcivescovo non restano che duo sole lettere ...O...
specificare se questo fosse
if7ii[(Sxn)

K(aXa^)

insufficienti

un

Timoteo

un Doroteo o qualunque altro

dei

tau-

REGIONE

III.

413

KEGGIO CALABRIA

tissimi composti col


nell'altra dello

nome

di Dio; molto pi che tanto nella lista doli' Ughelli, quanto


lettere.

Span Bolani, non ne trovo alcuno che convenga con quelle

Il

sigillo di

PaLcaUo,

n. 1.5,

importante non solo pel

titolo

onorario di Mi:o-

Icro,

che spunta quasi sempre in


si

sigilli italo-bizantini (),

ma
il

per l'uso cui fu destilo scritto an-

nato pi tardi, siccome


tico,

vede dal suo rovescio. Su questo, cancellato

fu inciso con

uno strumento tagliente, un lambda. Che


{

piombo
i

in origine fosse

un

sigillo

diplomatico non
i

da dubitare, restando ancora visibili


seguito,

buchi pei quali


quel
sigillo si

passavano
facesse

cordoncini

pertanto da ammettere che, in


gr.
2.5,

di

un peso. Presentemente pesa

90.

Il

n.

IH apparteneva ad un
riferentesi
.
.

Smeone

imperiale spalario

termina con l'augurio


del dritto:

.iM{t\)
ili

amea,

alla forinola espressa nel

monogramma

Madre

Dio ajiUa

Finamente

incise

erano

le

lettere

del

u.

17,

ma

a deplorare che non possano

leggersi gli ultimi due righi del rovescio,

in

cui doveva contenersi l'ufficio determi-

nato di questo

Teo/llallo imperialo protoquilario.


il

In un altro

si

legge

il

nome

di

Niceforo

e,

sicuramente,

solo titolo di o bolli interi

Candidato (NAA).

NN. 19-30. Frammenti


alcuna lezione
siciu-a.

mal conservati
(n.

e dai

quali non pu cavarsi

Noter solo due pezzi. L'uno


il

19), che la

met

di

un pic-

colo sigillo, che ci lascia all'ottavo


liei

desiderio del

nome
la

di

qualche gran funzionario di Sicilia


dello scritto con la fine
e

al

nono secolo.

Resta soltanto
e

met destra
protospatario

nome

(forse

un Giovanni),
Ili

poi

il

titolo

proto

di Sicilia.

AP' SA'

\jtQ(OTo']
. . .

[(STTa!))aq((o)

xi TiQuno

IK
(')

.... \_2'\ixe{Xiai)

V. ScUlumbcrgor,

1.

e.

\).

54u.

53

REGGIO CALABRIA

ijiccolino,
^oi'idsi
-f-

414

l'altro,

REGIONE

in.

L'altro

(u.

20) pure

da un lato aveva, come


tijT

la croce

circon-

data dall'iscrizione
altri

Kvois

c^-)

dovh>), e nel rovescio,

IlO&t

e la fino di

tre

righi di scritto

...
...

HAI

(?)

HA

... Ito

L'ossido ha rovinato questo piombo, sicch pel secondo rigo, non saprei
lezione da proporre
;

alcuna

in tine

potrebbe proporsi Ttatoixim o ana^nQo.


i

E mi

rassegno
questo
legge

con tanto pi dispiacere a questa impossibilit di giungere a leggere Fothos, in quanto che
Potios stratego di
il

titoli di

presente sigillo molto simile a un

altro in cui si
8, 9,

Sicilia, e lo

Schlumberger

(1.

cit., p.

216, nn.
il

10

e p.

734)

ha creduto

di poter leggere pure,

non so con quanto fondamento,

titolo di

tiirmarca

di Calabria.

Degli

altri

piombi con

iscrizioni

con

monogrammi incompleti

di

dubbia

lezione preferisco di non tener conto, credendo

non solo privo di scopo,

ma

anche

dannoso
di

il

proporre letture, che non abbiano sicm-o fondamento.

Due
i

di questi sigilli

et bizantina hanno iscrizioni latine; l'uno (n. 31) ha nel dritto

due

soliti busti

di
e

santi, con
l'altro
(n.

una croce nel mezzo;

nel rovescio, l'iscrizione


il

Sisinnii 'pr{esb>jter)i:

32) probabilmente di qualche vescovo, ha


si

dritto interamente sciupato,

mentre nel rovescio


il

leggono

primi due righi S{aii)c{lac) A'cc{lcsiae) ed

perduto

terzo,

che doveva contenere

il

nome

della diocesi.

Tessere e

frammenti informi.
o a
(n.

Nulla ho da dire intorno a questi frammenti


dei bassi

qualche piccola tessera, tutti

tempi (nn. 33-39). Solo noter un disco

33)

liscio dalle

due

facce,

ma

che porta graffito da un lato una sigma e dall'altro

le

lettere

A -E.

Evidentemente

un peso (Pesa
Nel por

gr.

16,98).

tine

a questa relazione esprimo

il

desiderio che

gli

eruditi di Eeggio

vogliano continuare a raccogliere con ogni cura queste anticaglie, le quali se a prima

KEGIONE

III.

Iten

4i;

REC,GIi>

CALAIKIA

giunta paiono

povera cosa, possono tuttavia fornirci notizie iniportantissiiiie


mille,

per
l'oine

la storia italiana anteriore al

quando

allo

studio non faccia

ostacolo,

questa volta

seguito la cattiva couservazioue di questi cimeli.

II.

Relazione.

Dal U. Jlinisteru mi
\enienza reggina,
i

si

communicauo

altri

o4

bolli di piimibo della

stessa pru-

quali descriver lasciando, in certa guisa,

come introduzione quanto


Sicilia molto
eil

nella relazione precedente avevo scritto. Questa nuova serie contiene pezzi inediti di

grande importanza, come

il

sigillo

di

Nicela

2)itti'bo

xtraleyo

li

noto nelle storie (n. 7) e quello di

Giorijio di Antiochia

ammiraglio

arconte,

il

fondatore della celebre ehesa, dell'A>niiraglio o della Martorana, in Palermo (u.

:J1).

Nelle bolle bizantine sono pure da notare quelle di uno spaiarlo e tarmarca di Sicilia (n. 8),

di

un Nic

imperiale spatario
(n. 12), di

protonotajo di Sicilia

(n. 9),

di
e

un
In) 14)

arcivescovo di Calabria

un Coslauliiiu? e di un'altro anonimo (un. 11

duchi pure
di
e

di Calabria, secondo ogni probabilit, di


e

un
di

Sisiiiiiiu

coiiimcreiario

(n.

un Eiqrrassio citbicularw

carlularin

(n. 21).

un

Cosma ex-prefetto
di

(n.

24)

quella greco-latina di un Asterio.

Insieme a qualche piombo ottimamente conservato, ve ne ha


incompleti. Chiudendo fra parentesi
i

molto guasti ed
li

numeri
qui

coi quali

mi

furono consegnati,
in
classi,

nu-

mero ora
quelli

tutti

modo mio

li

descrivo

appresso, dividendoli

come

della

pi'ima relazione, e aggiungendo una nuova categoria (E) di

varia.

Pioiith/

iiicrcautili.

N.
Dr.

(27).

Lunghezza
in

mill.
cui
si

oli.

Monosrramma

scorgono le lettere

HNOE.

Iv.

liscie

REGGIO CALABRIA

416

di altre lettere^

REGIONE

III.

Sopra del tratto orizzontale del

esistono tracce
il

ma

nou

pru-

dente di produrre congetture, essendo stato

piombo

riuettato poco

accortamente.

N. 2 (28). Lunghezza mill. 51.


Dr.

Le

lettere

A
se

Non sappiamo
in

il

T K in monogramma. 9. liscio. monogramma sia completo e,


i

data la deficienza del piombo

quel posto, non sarebbe improbabile che

resti

in

forma

di

fossero appartenuti

ad una R.
N. 8 (33). Diametro mill. lo.
Dr.

Manca

la striscia ripiegata.

Monogramma composto
altro tipo simile,
n.

delle lettere

KGN.
me

9-

liscio.

Un

trovato in Sicilia, fu da

pubblicato negli Aiiuali

citati.

XXXVIII, tav. d'agg. B, NN. 4 (29). 5 (30).


di

6 (32). Piccoli bolli con

monogrammi molto

intrecciati,

ma

epoca recentissima.

C
Sigilli hiianlini con iscrizioni greche
Ialine.

N. 7

(8).

Dr.

come

al

n.

12 della Relazione precedente.

l}.

NIKHTA
IATPIK,K, T P A T r,
I
. .

NixtjTc<
lTt']arQix{io)

x{al)

[cr]Tpx-(7(m)

KGA

A'

l2i~\xfXk<c

Sopra

sotto,

croce fra due rami


Sicilia,

in

un cordone. Diametro mill. 32.

Niceta patrizio di

venerato dalla chiesa greca come santo, noto tanto


(1.

nella storia ecclesiastica che nella storia politica dell'Isola. Il Lancia di Brolo
II,

cit.

197

seg.) raccoglie

le

notizie di questo stratego di Sicilia,


fini

che

fu

parente del-

l'imperatrice Irene e che

monaco, dopo di essere stato Prefetto di Costantinopoli.


il

Durante

il

suo governo in Sicilia importante

fatto

di aver spedito

nel

797 un
sor-

suo legato, Teoctisto, per trattare in Aquisgrana con Carlo


nensea

Magno (Annales Laurisstessa

presso Pertz,

Scr/plorex

tomo

I,

p.

182,

186). Sappiamo, dalla

REGIONE

III.

7W
egli

41

HEaaiO CALABI4IA

gente, nlie nel

non fosse pi stratego o patrizio

di

Sicilia,

poicli

nn

altro

legato spedito a Carlo


intese, a

Magno

dal successore Michele.

|ii;i-

coiitiiiunre quelle

pratiche

quanto pare, ad una possibile iiupresa


Sf.

di Sicilia, sollecitata da ]iapa

Leone IH

(Amari,

dei Mas.

p.

ino

segg.).

N. 8
I)r.

(l'.i,

20).

Frammento Inngd

mill.

"Jlti.

(Jome

so]ira.

n A 0,

VPMAP
.

KGAI,
ntlciale,

Questo povero avanzo, privo del nome del pnldilico

ha pure

una

vera

importanza
e
l.

storica,

provando, insieme al sigillo di un Murc/odu t/jierin/c


(1.

caitil/'da/o

turmarca di Sicilia gi da me pubblicato


e.

cit.

tav.

Vili,

n.

o.

Schlumberger.

p.

372),

come

la

Sicilia,

la o

quale

nell'amministrazione
fosse

bizantina formava

un
di

thema governato da un pa/ri:io


grado meno elevato, come era
i

^tralcgn,

talvolta

retta da

un militare

il

turmarca. Panni proba)ile che

ci seguisse

quando

progressi del conqnisto


e

musulmano
si

lasciarono all'impero greco solo la parte orien-

tale dell'Isola,

per non

credette pi opportuno di
cos'i

mandare un reggitore con

la

dignit di stratego ad una i>rovincia


dosi,

ridotta,

che andava sempre pi riducensecondati dall'ignavia dell'im-

malgrado

la resistenza

eroica dei

Siciliani,

mal

pero lontano.

^ff';1-i,

N.

1'

(21.

22).

I''raiiinienlii

diani.

27.

KEGGIO CALABRIA

418

REGIONE

III.

Dr. Croco potenziata; iu giro:

KROHeHTu).
Nix.
..

1^.
. .

I'

NIKI CnA S A' N O


R/

{aaihxM) dna[^cDi'C';')

(^0

('Tero)i'o-

Non
ili

iniiirobabile cho

il

uonie fosse l\Uxi^(puQM.

Di

iiu

Nicefovo protoiolni'u
lia la croci-,

Sicilia pubblicai un sigillo diverso da questo pel drittn. che non


il

ma,

invece,

solito

monoorramma cruciforme

(1.

cit.,

tav.

Ylll.

n.

2).

N.

1(

(2;J,

24).

Frammento lungo

niill.

25.

Dr.

A b' A I

oiXii

Ij.

VnA ACIA K nAAp S A b K


I
I

Tt;d[Tof\
.

[,i](r(A(;([oT]

[ff]7r.;/()('[w]

(xc) ovxi'.

Da

questo sigillo vediamo come anche


di console,

duchi di Calabria abbiano avuta talvolta


i

la dignit

come

l'ebbero pii tardi,

duchi di Sardegna, secondo vediamo


Torino,
toni.

dai sigilli pubblicati dal

Manno
e,

{A//i dell' Acc di

XIII, 1878).

N. 11 (25, 26). Frammento lungo mill. 23.


Dr. Avanzi di croce,
fra

due cerchi di puntini,

..

.CO {sic) AOV AW..

[AV^(.f jioj^j ro^a ovXo).

IJ.

+KC
CTA
I

+A't[r]
ffzavTi'vM
rTai[^Qtxlr>^

nAT CnA
Ab
Questo i'rammeuto
il

a,ia\^D^uQ{(r
()'oix('J ?

xc^

rotto in

modo da permetterci

di ricostruire con certezza tutto


;

testo,

tanto nel nome, che nei primi due titoli di patrizio e di spatario

con di-

REGIONE

IH.

419

REGGIO CALABRIA

spiacero ho dovuto aggiungere un punto interrogativo al terzo titolo di duca, perchu

mentre questa lettura

avvalorata dalla seconda lettera, che ha ben la forma del segno del dittongo ov, d'altra parte potrebbe essere contrastata dalla prima lettera,

nella quale non solo

manca

la linea orizzontale,

cosi

pronunziata nella

base

del

del dritto,
cos di
catiu-e

ma

si

trova una certa interruzione

come

di

un A.

I bolli in

piombo hanno

frequente simili imperfezioni per vizio originario dello stampare o per

ammac:

successive, che bisogna andar molto guardinghi nel completare leggende

perdi

tanto noto con riserva


Calabria.

questo

nuovo

nome

di

Costantino

nella serie

dei

iluchi

N. 12 (14). Uiam.
Di'.

mill.
oj

28.
'^[)'f] T[^(ffc]
,;

Deeocn
NBOHO
.

q^c (;[,wr]
. .

1-

^,n]Sri

WAOV

[r]^; Sot-

...COV
li'.

lhn-\aov

A_P_

'Ao

..CKOn

[X'^'T(Jcrx7r(w)

KAaABP
I

KaXaQiag

AC
nome
dell'arcivescovo Calabro
si

Sventuratamente
del

il

manca

del tutto per la rottura

piombo;

ma

cos

incompleta come

trova, questa bolla importante per la sua


e

forma, diversa da quella adoperata dagli altri arcivescovi,

per la rara formula di


li).

invocazione alla Santa Trinit (Schlumberger,

1.

cit.

p.

725.

N. ly
Dr.

(0).

Diametro mill.
e

:;i.

Monogramma

iscrizioni,

come

al

n.

7.

In un giro di grossi puntini.

Ij.

PVCW
AAXAP
. .

[A'J

qvam

xnQ{Tov/.aQ{(o)

TOVUe
'

tov Se[_voSoxiov2

REGGIO CALABRIA

420

REGIONE

III.

N. 14 (11). Diametro mill. 25.


Dr.

Monogramma

iscrizioni,

come

opra.

In un cercliio.

+ CICI
NNIWK.
l'I'l'f)

x[]oi)]

MPKH
APIW
N. 15 (23, 24). Frammento lungo mill. 2o.
Dr.

flfQXj
CCQh

Come

sopra.

^.

+TA Ani
ONAI
A
Frammento Inngo

M
25.

N.
Dr.

16 (21, 22).

mill.

Come

sopra.

...AC
. . .

lOVT

tlNOY
.

MHN

N.
Dr.

17 (15). Diam. mill. 24.

Monogramma, come

al

n.

in giro, fra

due cerchi, un ornato a triangoletti.

1-

'

A(jJ

AGONTI .MHN

REGIONE

in.

2(3.

421

REGGIO CALABRIA

N. 18 (19. 20). Diciinetro mill.


Di-.

Monogramma
di

iscrizioni,

conio al

n.

7.

IJ.

Croc(3 ])otenziata;

in giro,

fra

due

eerclii

puntini

...URAlCflA (...m

iu<n)jxi

TtQunoaTiud^aQicj).
rovescio,
il

Questo

sigillo

notevole per trovarvisi, adoperato

come

tipo

della
(si

Croce, che, invece, serve di dritto in una numerosa serie di bolle

bizantine

ve-

dano

p.

es.

nn. precedenti 0,

11).

N.

19

(1).

Rotto in due

[lezzi.

Diam.

mill.

32.

i)r. (in

un cerchio)
i;

>

FIATI

'Ayiic
ii'tc,

tq-

coeeo CHMWN COH0H


IPAKIw CIAIKW

Ot-

li (in un cerchio
/'

oaxio)

BnAoAPOK
AnaiaA
TU-fN. 20 (12)
Dr.

OtikDuqoxavid-

Diametro
ri

uiil

A NA riATPI
A

If(<((-

yiu

T(ji-

CBOH
MAP
Maq)'C(Ollll'

li (in un cerchio)

eniTb vr
Alla Trinit

tir)

TO

dato in questa bolla


soi/Z/i.

il

titolo

di

jifi//;////,

come

alla

Madonna,

invece del semplice aggettivo di

N. 21

(2).

Diametro

mill.
-[-

2;J.

Dr. (in un cerchio)

VII

E/T-

PA

="1

ov

REGGIO CALABRIA

K^

422

REGIONE

111.

REGIONE

[li.

(r>).

423

REGGIO CALABRIA

N. 24

Diametro mill. 2o.

Dr.

KOC

REGGIO CALABRIA

fu

424

piombo
si

REGIONE

III.

Un
ci.

altro

esemplare,

meno completo,
pul)blicato
e dal

di questo

conservava nel Museo

Biscari di Catania e

dal

Castelli

{Slciliae velerei Inscript. 2^ ed.,

XVI,

n.

XXIV,

p.

231)

Ferrara {Storia di Catania, Catania,


il

MDCCCXXIX,

p.

10, n. 6) con un disegno orribile. Del resto, n questi n


il

Castelli si accorsero

che

piombo

fosse bilingue, la qual cosa evidente nell'esemplare reggino.

N. 29 (13). Diametro: mill. 28.

Dr. (in

un cerchio)

OH

Joh
aim{is)

ANN
PRI

presbyteri

li (in un cerchio)

+ RO
nAN

+ Ro
maii{ae)
Eccl{esia)

ecc
N. 30
Dr.
(4).

Diametro mill. 27.

Due

teste virili,

una barbata
1^.

una imberbe affrontate;

in alto, nel

campo,

una croce;
{Notari).

in giro,

puntini.

Roso

dall'ossido; nei due righi inferiori,

N\^

\RI

N. 31 (10). Diametro, mill. 25.


Dr. Busto barbato con
(
(tyioc)

nimbo

lancia,

di

s.

Giorgio;

ai

lati,

Ore PTIOC

ri\_w]Qyio(;.

REGIONE

III.

di puntini)

425

+ K{vQi)f
Yot'

REGGIO CALABRIA

It.

(in

un giro

-fI

KGBO erGop Fi ^ A KG PX O T

jSo

i^rj) rsoQ
'A(/^i^Q)

(XQXi>{i')>^og

Prezioso

sigillo,

perch, siccome accennai

nell'introduzione,

appartiene

ad uno

dei pi celebri personaggi della storia siciliana nel periodo normanno, Giorgio di
tiochia,

An-

primo ministro

grande ammiraglio di re Ruggero

fondatore della chiesa,

che da lui fu detta dell' Ammiraglio (e ora la Martorana)

in

Palermo.

La
per

scrittura

ha

le

scorrezioni solite nei documenti greci siciliani di quel

tempo:
per

BOI

BOH0,
quale

KG

per KAI, e una abbreviatura abbastanza arbitraria

\<iu]()cci,

della

ragioner di proposito.

Anzitutto
in

da notare che

il

Museo Palermitano ebbe

gi un
s.

piombo

simile, e

buonissimo stato, dai lavori


;

fatti

nell'antico monastero di
il

Giovanni degli Eree l'impossibilit

miti in Palermo
di

questa circostanza, non che


le

titolo di arconte

una lezione plausibile seguendo

forme della sigillografia bizantina, mi avevano


Essendo, inoltre
il

fatto pensare all'Ammiraglio Giorgio.

titolo di i^xavrog

preceduto

dalla congiunzione xa

(KG) parvemi naturale che nella precedente


si

lettera

A, col

segno di abbreviazione,

contenesse pure un titolo e questo non poteva essere che

quello di 'Afii^Qag. Dell'ammiraglio Giorgio antiocheno

noto

un piccolo

sigillo

di

piombo, finamente
nel
rovescio

inciso,

di tipi

ben diversi

nel dritto, la

Madonna

Blachernitissa,

l'epigrafe

metrica -h

O %m'

(xqxvtuv aQ/oiv reoQytog nijQctg -[- Il

sigillo

pende ancora dall'atto originale del maggio


(Cusa,

1148 conservato nella cappella


p.

Palatina di Palermo
l'Engel ne pubblic

/ diplomi

greci ed arabi di Sicilia,

68

segg.)

un disegno, del

resto poco esatto {liecherches

sur la numisma1882,
p.

tique et la sigillographie des


pi.
Il

Normands de

Sicile et d'Italie, Paris,

94,

ITI,

8) inserito, per la singolarit del titolo, nel libro dello Schlumberger (p. 343).

sigillo

trovato a Reggio sarebbe, secondo me, di un'epoca anteriore quando Giorgio


i

non aveva ancora

titoli

altisonanti di arcoiite
K(.nriQdg
1.

degli

arconti

ammiraglio degli
chiama
re

ammiragli. "Aq^wv twv o^viuiv xc

rv
p.
o,

f.ii]Qadwv reaiqYiog lo

Ruggero

in

un diploma del 1133 (Cusa,


titoli

cit.,

515); ed egli stesso

si

firma con
col

tutti quei
titolo di

nel

1143

(C'usa

1.

cit.

p.
1.

524)
cit.,

anche nello stesso anno,

solo

arconte degli arconti (Cusa,

p.

70).

il

titolo

di

ammiraglio, in-

sieme a quello di nqwtiazov tv

c(;vra)j'

oXwv, troviamo nelle iscrizioni metriche

dipinte nel ritratto a musaico del fondatore nella chiesa dell'Ammiraglio o della
torana.

Mar-

Ma

due firme, che

si

leggono

nella

raccolta

del Cusa, potrebbero indurci a


io

leggere diversamente del nostro sigillo,

contraddicendo a quanto

ho litenuto sulla

necessit di riconoscere un titolo in quella abbreviatura seguita da


e

una congiunzione
si

da im'altro
il

titolo.

In un diploma della chiesa di Catania, del 1125,

troverebbe,

secondo
e
in

Cusa

(p. 55(3) la

firma regyioc vTioxsvg xal d[X)jQg (lqrvQ vna'yQapa,


di

un

altro

della

chiesa

Messina

del

1142

(?)

^Eyw ysoQyiog

chzioxlag xa

REGGIO CALABRIA

r.

426

mi permetto
del
pii

REGIONE

III.

f^LVQi;

dixsXlag

x.

X.

(Cusa,

p.

310). Io

di

dubitare dell'esattezza
arbitrario
o

di queste

due letture, tenendo conto, massime,

sistema

seguito nella

raccolta del Cusa: e per nel nostro sigillo,

che 'AvTuixtccg

'Amoxfvg credo

che
suoi

si

debba leggere

il

titolo

di

ammiraglio, pel quale fu distinto Gergie tanto dai

contemporanei quanto dai posteri.

N. 32 (16). Diametro mill. 34.


Dr. Croce latina pomata; nel

campo IC

XC YC OV

{'I(^ffov)c

X{Qi(fT)g

v{i)g

[so)v). In giro, grossi puntini. 9. Cristo, con la testa cinta dal nimbo,
l'asino, le cui redini

siede sul-

paiono tenute da una persona che precede. In giro, grossi puntini.

Presso all'orlo di questa tessera saera fu praticato un buco, perch potesse appendersi come amuleto.

N. 33 (18). Diametro mill. 20.


Dr. Iscrizione in due righi.
J^.

Liscio.

Se l'iscrizione

si

volesse collocare verticalmente, potrebbe trovarvisi qualche


la

mo-

nogramma, non dissimile per


tine;

forma

generale da quelli di alcune

monete bizan-

ma

me
e

pare che debba leggersi, cos come l'ho fatto disegnare, in due righi
il

orizzontali,

tenersi in conto di orientale. Si noti che

piombo ha qualche cosa


diplomatico, traversato

di

inusitato nella sua fattura, perch pur essendo

un

sigillo

da

SARDINli

427

TERRANOVA FAOSANIA
K da

un buco,

coniato da

una sola faccia

inegualmente.

aspettare pertanto

il

trovamento di un esemplare migliore prima di dare un giudizio definitivo.


N. 34 (35). Piombo rettangolare, lungo mill. 17; largo mill. 11.
Dr.

Le

lettere

SVF

legate insieme,

l).

Tracce poco sicure di


il

lettere.

Singolare la forma di questo piombo,

quale ha pure una fenditura perch vi


sicch

passasse una striscia di pergamena o una fettuccia;


sigillo

chiaro
il

l'ufBcio suo di

pendente.

La qual

cosa da notare tanto pi in quanto che

Picoroni pub-

blicando parecchi piombi puro di forma rettangolare {I piombi aalichi.,

RomaMDCCXL
che non sa
.se

Parte

I,

tav.

XIX,

nn. 3,

.'')

altrove)

dice

espressamente
dei

(p.

(51)

siano sigilli. Invece di tentare fantastiche spiegazioni

tipi,

egli

avrebbe
l'uso

fatto

meglio a descrivere la fattura dei piombi


di sigilli di
tessero.

stessi,

perch

riuscisse

chiaro

loro

A. Salinas.

SARDINIA.
XV.
di

TERRANOVA FAUSANIA
si Inali
di

Esplonulonl compilile ncU"uilcnio


Olbia.

mam fall p reistorici


Avuta notizia

n eli agro de II' aulica


fittili

alcuni vasetti

provenienti da uno scavo eseguito nel nuio

raghe Belveghilc, stimai opportuno di proseguire


ranza di nuovi e pi importanti trovamenti.
Il

stesso le

indagini,

con

la

spe-

nuraghe dista appena

tre chilometri

da Terranova,

in direzione della

montagna
ad una
il

di

Cabli Abbas, e trovasi collocato sul rialto d'una collina, nella regione Belveghile,
il

da cui prende

nome. Fino a questi ultimi anni esistevano

muri

di cinta

altezza considerevole,

ma

ne mancava la vlta franata da tempo immemorabile, e


chiusura ai predi
vicini.

cui materiale era stato gi esportato per servire di


le

Anche

pareti vennero poco per volta abbattute, in guisa che oggi non ne rimangono che
i

pochi avanzi,

quali emergono circa un metro dal livello del terreno.

Si trovarono nella

camera

circolare,

sepolti a

GO centimetri

di

profondit, tre

vasetti d'impasto ordinario e nerastro, e lavorati rozzamente a


nito di

mano. Ciascuno
.

mu-

due manubri, poco staccati dal

collo,

foggiati ad arco
il

Un

vasetto alto

m. 0,18, con pronunziato rigonfiamento nel corpo, ed avente


che termina alla bocca con un
il

collo piuttosto lungo


altri

orifizio

di

m. 0,07 di diametro. Gli


e

due hanno

collo pi corto,
si

con la bocca pi larga,

sono alquanto pi corporuti. Nella terra

venuta fuori

notarono dei rimasugli di piccole ossa, probabilmente di animali, co-

piosa quantit di cenere vegetale, e alcuni pezzetti di lironzo insignificanti.

Frugato

cos l'ambiente principale del

manufatto, rivolsi l'attenziene ad un cusi

nicolo che internamente girava intorno alle fondazioni dell'edificio. Vi

accedeva da
cos'i

un'apertura quasi ovale, praticata presso la porticina del nuraghe,

ma

era

stretta

da non potervi a mala pena passare che im uomo ricurvo, misurando


di

esso

m. 1,20

altezza,

per m.
fino

(.),80

di larghezza alla base,

che gradatamente restringevasi poi a

50 centimetri

alla impostatura della vlta.

Questa presentavasi

in

forma piana.

TERRANOVA FAUSANIA

428

costrutta con cantoni granitici


pietre minori.

malamente squadrati,

rimboccati negli

interstizi

da

La

parte destra era formata dalle fondazioni stesse del nuraghe, mentre

alla sinistra vi fu eretto


terra o cemento.

un muro d'uguale struttura cio

di blocchi, senza

malta

di

Aiutati dalla

poca

luce

che penetrava

dal

foro di entrata, s'intraprese,


si

come

meglio
ferro,

si

pot, uno scavo,

ma

senza alcun frutto; pi avanti

trov una spada di


le

sospesa per la larghezza del cunicolo, ossia collocata in


di essa si trovavano

modo che

due

estre-

mit

solidamente internate fra

le fessure de'

due muri. La spada,

larga nel mezzo sei centimetri, a due tagli, con la costola rilevata, e misura dall'apice in cui

dovea essere impomato

il

manico

fino

alla punta

m. 1,20.
il

Non
arrivati a

fu per possibile di percorrere in tutta la sua longitudine

cunicolo, giacch

15 metri dall'apertura,

si

verific

che esso era otturato da enormi pietre


fatti,

cadute dalla vlta, le quali, malgrado gli sforzi


vere, atteso lo spazio

non

si

poterono

nemmeno smuomanufatti, che


circolare,
e
il

ristrettissimo.

All'intervallo

di

pochi metri dal nuraghe, sul


piccoli

pendio della collina, spuntano dal suolo le fondazioni di tre

indubbiamente devono esser

stati

altri

nuraghi,

attesa la loro

forma

grado di lavorazione delle pietre impiegatevi.

Compiute con

esito cos soddisfacente, queste

prime ricerche,
il

feci praticare un'altra

esplorazione nell'interno del nuraghe detto


di circa

Nuragadena,

quale trovasi alla distanza

un chilometro da Belveghile,
i

che,

come

il

primo,

mancante della cupola,

conservando solo

muri ad un'altezza

di

due metri, o poco pi. Della camera se ne


il

pot solo esplorare una met, trovandosi

restante dell'area costituito da

una

roccia

ben dura
vari

tntta

d'un pezzo,
di cocci,

rivestita

da pochi

centimetri

di terra.

Si

rinvennero

agglomeramenti

spettanti ad anfore preistoriche, un teschio

umano

in

avanzato grado di corrosione, ed altre ossa appartenenti allo scheletro.

Avendo
mie

poi appreso, nel giorno susseguente dai due scavatori, che in altro nm-aghe
si

denominato Chtdoii:a,
le

erano trovati, anni sono, molti pezzi di

bronzo, volsi

col

ricerche. Questo manufatto,


circa, le

posto in cima ad un colle boscoso, e distante da

Terranova cinque chilometri


dei

a nord-ovest,

si

mostra nell'identica conservazione


e privo di copertura.

due precedenti, cio con

muraglie smantellate

Lo scavo

venne

fatto alla profondit di

m. 0,70,

fino

al

primo strato delle pietre messe per

fondamenta. Sotto la direzione d'un vacuo quadrato, che al certo sar stata la porticina d'ingresso,
e

furono trovate, sparpagliate, alcune ossa


e

umane

ricoperte di cenere
in

di terra nera untuosa;

pi

in

si

estrasse

una scodella rozzissima

forma
altri

concava, lavorata a

mano con

argilla

ordinaria,

ma

rotta in

tre parti.

Molti

cocci di stile arcaico, lasciati sul luogo perch inservibili, dinotavano di aver sopportato l'azione del fuoco.

Ma

il

trovamento pi importante
a

quello di ventidue pezzi

informi di rame, che

si

raccolsero

contatto

del

muro,

fra

un

mucchio

di

pietre

sciolte e di cenere vegetale.

Oltre a questo

si

esplor pui'e la camera del

nuraghe

Criscula,

vicinissimo a

quello ora descritto, e che presenta lo stesso deplorevole stato di conservazione. Estir-

pate le radiche di annose piante che ne occuparono l'area, e tolte le pietre cadutevi
dai muri,
si

cominci a frugare alla profondit di m.

0,(30.

Anche qui non manca-

429

TERRANOVA FAUSANIA

rono di comparire

residui di numerosi recipienti

fittili

lavorati a mano, e segnata-

mente
un
po'

di grandi

anfore, le cui pareti

misuravano

lo

spessore di m. 0,07.

Fu

raccolto,

lesionato nella bocca, un vasetto a due manichi, simile

per

fattura e mate-

riale a quelli recuperatisi in

Belveghile

pi quattro pezzi informi di rame, un framdi


ferro,

mento

di osso bianco lavorato,

due pezzi di minerale

alcune scheggie di

ossidiana lavorata, forse avanzi di antichissime armi.

Visitando attentamente
i

le

campagne

vicine a questi due ultimi nuraghi, trovai


si rin-

ruderi di alcune costruzioni dell'epoca romana. Nel luogo Pelrialocddw, ove

vennero casualmente nel mese scorso trentadue monete del basso impero, sorgono

le

fondamenta d'un manufatto quadrangolare


m. 17,20, con traccia
di divisioni interne;

in

blocchi granitici, lungo

m. 25,60, largo
vedono
altri ru-

nella regione

Tamara

si

deri di caseggiati in mattoni e calcestruzzo, cen avanzi di


le pareti

un largo cunicolo avente

di pietre,

la vlta
i

concava in laterizi; nell'appezzamento Fedra Bianca


di tre piccoli

sonvi a livello del terreno


fra loro;
e

resti

manufatti in quadratura, vicinissimi

infine presso

il

fiumicello di
la

raglia di pietre scalpellinate,


e

Santa Lucia, non lungi da una robusta muquale sopporta met d'un arco fabbricato con mattoni
selciata,

cemento, esiste un tratto di strada robustamente


di ({uella strada,
si

lungo

m. 11,40, largo
opposta del
il

m. 7,10. Altre vestigia

ripetono anche dalla

parte

fiume; per cui sarebbe lecito supporre che la muraglia sopra descritta, sia
d'un antico ponte che traversava quel fiume.
P.

residuo

Tamponi.

Koma, 20 gennaio 1895.

NOTIZIE
DEGLI

SCAVI DI ITICHIT
COMUNICATE

ALLA
DI

R.

ACCADEMIA DEI LINCEI


PER ORDINE

S. E.

IL MINISTRO

DELLA PUBB. ISTRUZIONE

INDICE TOPOGIUEICO
PEli

L'ANNO ISO-O:

ROMA
TIPOGIJAHA DELLA
K.

ACCADEMLV DEI LINCKI

l'ROHKIET DEI. CAV. V. SAI.VIUCCI

1895

INDICE TOPOGRAFICO

Barisciano
Ancona.

Iscrizione latina, spettante

a pubs.

blico edifcio, rinvenuta nella contrada

An-

Tombe

costruzioni

di et varia

gelo 288.

rimesse in luce nella piazza

Cavour 234,

Bassano veneto
nosciuta
costruzioni

Antichissima necropoli rico-

334

epigrafe sepolcrale greca scoperta nel-

presso

Angarano
e

1.59;

avanzi di

rediflcio dell' Istituto tecnico ib.

romane

tegole con bolli sco-

Anzio

Frammenti

architettonici

e tratto di

perte nel predio Roberti 165.

via romana, riconosciuto sull'ingresso della


villa gi pontifcia, ora Ospizio

Bene Vagienna
torio 187.

Frammenti

di iscrizioni la-

marino

170,

tine provenienti da varie localit del terri-

314.

Aosta
ivi

Nuovi avanzi
ed
iscrizione

del recinto

romano

di

Benevento
Bologna

Epigrafi

latine scoperte in vari

Aosta

onoraria ad

Augusto
Maria in

luoghi della citt 180, 387.

rinvenuta 367.

Arezzo

Nuove indagini nell'orto di


fttili

Resti di costruzioni di et romana

s.

scoperti nella via

Ripa
latina

di

Reno 269

epi-

Gradi, nel luogo ove avvennero le scoperte


delle figuline perenniane vasi via

grafe

sepolcrale
s.

riconosciuta

nella
stele

93; frammenti

di

chiesa di

Giovanni in Monte 270:

a copertura rossa dissepolti nella


;

sepolcrale del periodo di Villanova, prove-

Guido Monaco 117


120

altri

avanzi di vasi
le

niente dagli scavi eseguiti nell'area dell'Arsenale militare


ib.

trovati a
citt

Fonte Potzolo presso


;

mura

dellit
ri-

vasi dell'officina di L. Calidio

BoRGOMASiNo
comune
BoscoREALE

Moneta

d'oro, dell'

imperatore

conosciuti nel podere detto delle Carciarolle

Maurizio Tiberio, trovata nel territorio del


73.

121
di

frammenti

fttili

relativi al

coronamento
276.

un tempio scoperti presso

l'abitato

Assisi

Resti di antica villa suburbana

Rilievo

sepolcrale scoperto nel fondo


s.

rinvenuti nel fondo de

Prisco

in

contrada

Del Bianco, presso

Potente 47.

Pisanello 385.

Brignano

Sepoltura di et romana, contenente


Breda
91.

oggetti di corredo funebre, tornata in luce


nel predio

Brindisi
Bai.v

Nuovi

titoli

sepolcrali latini

della

(comune

di Pozzuoli)

Epigrafe

sepol-

necropoli brindisina, scoperti nel fondo de

crale latina riconosciuta nel castello di

Baia
in

Marzo-Monaco

17,

196.
di pietra cal-

287.

Bugnaea

Costruzione a blocchi
via

Bariano

Tomba

di

et

romana scoperta

care e resti di

romana
;

scoperti
di

nella
poli-

un campo del convento 01,

contrada Difesa 254

avanzo

mura

4
gonali riconosciuto
nella contrada
s.

Gio-

Cheremule
CiTTADucALE
CiviTELLA

Statuetta di bronzo votiva recuil

vanni
Bussi

Caia Avanzi

ib.

perata presso
antica via

nuraghe Martirio 290.

di

romana riconos.

V. Santa Bufina.

sciuti nella

contrada Piano di
di lapide

Bocca 179

DI

Romagna

Lucerna

fittile

con

frammento

sepolcrale latina rin-

marca

di fabbrica

recuperata nei pressi del

venuto nella chiesa eWa,

Madonna

di ponte

Marmore
Foszi
ib.;

ib.;

tomba scoperta
frammenti

in contrada
di vasi
fittili

comune 168. CoLOGxo AL serio


la cascina

Scheletro

umano

e coltello

laterizi e

di ferro dell'et barbarica,

scoperto

presso

raccolti nelle contrade Vecchia e

Giardino

Cantnrana 92.

407.

Concordia-sagittaria

Frammento

architet-

tonico, spettante a pubblico edificio, ricono-

sciuto nell'abitato di Concordia S'iS; avanzo

c
Cairo Montenotte
getti vari di et

delle

mura

della citt colonica rinvenuto nel

fondo Siro 399.

Iscrizione latina ed ognel ter-

Cornkto-Tarquinia

Nuovi

scavi della necro-

romana rinvenuti

poli tarquiniese in contrada Monterozzi 52.

ritorio del comune 331. Caltrano Vicentino Eipostiglio


-

Cortona
di Vitto-

Urna con

iscrizione etrusca scoperta


;

nel fondo Petti 51

tomba

di et remotise di

riati

scoperto sulla collina detta Castellare

sima, contenente armi di pietra

bronzo,

259.

rinvenuta nel territorio del comune 168.

Campli

Ripostiglio di
il

tetradrammi di argento

Cuglieri

Pietra terminale con menzione degli

scoperto presso

villaggio di Battaglia 190.

antichi popoli della Sardegna, dissotterrata


nella localit detta Sessa 153.

Canosa

Statuine

fittili

ed urna di arte cano-

sina rinvenute nel territorio del

comune

150;

avanzi architettonici marmorei e fistule plum-

bee inscritte,

scoperte

nella

contrada Vi-

gnale dell'Avena 408.

Caorso
3,

373.

Esplorazione della terramara Bovere

Fiesole

Stele funebre con rilievo di stile ars.

caico proveniente dal luogo detto

Ansano

Capestrako
Capodimonte
e

Epigrafe sepolcrale latina sco-

116.

peiia nella contrada Presciano 407.

Fiorenzuola d'Arda
113.

Fondi

di

capanne

del-

Nuovi scavi

della

necropoli

l'et neolitica scoperti alla

Palazzina d'Olza

Visentina eseguiti nelle contrade Palazsetta

Polledrara 123.

Firenze
riconosciuti

Antichit scoperte nei lavori di

ri-

Capolona
presso

Avanzi di un'antica via


il

sanamento nel Centro della


mosaico a decorazioni
nuto
nel

citt 237, 276;

ponte a Burlano 48.

geometriche

rinve;

Casteli.eone di Suasa
varie, di

Resti

di costruzioni

gi

vicolo

degli

Adimari 378

et romana,

tornati in luce nel-

tracce di via

romana riconosciute

nella via

l'area dell'antica

Suasa 399.

Pellicceria

ib.

Castelmadama

Statuetta di bronzo, rappre-

Fiumana
del

sentante Minerva, scoperta nel territorio del

Armi litiche rinvenute comune 166, 275.

nel territorio

comune 381.

FoRCHiA

Tombe

riconosciute in contrada del

Castelnuoyo
Camere)

(frazione del

comune

di

s.

Pio delle

Crocefisso 16; tracce di acquedotto e resti di

Resti di antiche costruzioni e

opera reticolata scoperti entro l'abitato

ib.

frammenti architettonici scoperti nella contrada Colburelli 289


;

Forl

Tombe romane
altre

dissotterrate nell'area
in

tomba a

lastroni rin-

del palazzo Albicini

Borgo Schiavonia
fuori la barriera

venuta nella localit detta Taverna


ib.;

Nuova

115;

tombe scoperte

frammenti epigrafici riconosciuti entro

Bavaldino 275.

l'abitato ib.

FoRNOvo san Giovanni


di

Testa marmorea
;

vi-

Castrocaro
Sole)

(frazione del connine


Sigillo

Terra del

rile

rinvenuta nel podere Brolo 89


suppellettile

oggetti
dalle

romano

di

bronzo rinvenuto

di

funebre provenienti
Castelletto 90.

presso l'abitalo 375.

localit Casaretti e

FossoMBRONE
tatn
17.

Statuetta di bronzo

rinvenuta

Meldola
Milano

Sigillo di bronzo

scoperto nel ter-

nella localit detta Gulla

a nord dell'abi-

ritorio del

comune

376.
la-

Lapidi sepolcrali con iscrizioni


il

tine scoperte presso

Ponte

di.

Porta Ma-

genta 158.

MoNTEMARCiANO
solari di

Eipostiglio di monete con-

argento,

scoperto nella contrada

Irak san

Bernardo

Nuove esplorazioni nelGiove Penino,


al

Gaggiola 234.

l'area del tempio di

Pian

de Jupiter, nel comune di Saint-Eemy 33.

Montepulciano Arredi una tomba a camera,


sina l'i".

funebri rinvenuti in
della necropoli chiu-

Grottafereata

Iscrizione sepolcrale latina

scoperta nel fondo denominato

La Cipriana

MoNTERiGGioM
tile

Grande tomba a camera, con-

313; cippo con iscrizione funebre dissepolto


nel predio denominato Borghetto 380.

tenente sarcofagi ed oggetti della suppelletfunebre, tornata in


luce
nell'altipiano

detto

Malacena
92.

51.
selce

Mozzanica
I
dio

Pugnale di

raccolto nel pre-

Camozzi

I.MOLA

Bronzi arcaici spettanti ad un ripo-

stiglio ritrovati a

Rivera, nel podere Guado

N
Napoli

272

coltello-ascia recuperato a

Monterone
ib.;

nel podere detto la

Chiesuola

epigrafi

Scavi

scoperte
s.

in

Sezione

Porto

sepolcrali latine triniate in luce nel predio

171;

id.

in Sezione

Lorenzo 174.
oggetti della

Roncagli sulla sinistra dell'antica via Emilia ib.;

Navelh

Tombe preromane ed
316.

tombe medievali scoperte


;

nella piazza

suijiellettile

funebre scoperte nella contrada

Maggiore 274

tombe barbaricbe riconoib.

Camaia
Noli

sciute nella localit detta Villa Clelia

Epigrafe sepolcrale

latina recuperata

tra

materiali di fabbrica della cattedrale

398.

Noto
Le.nta

Sepolcreti siculi riconosciuti nei colli a

nord dell'antica Neetmn 152.

Tomba

di

et romana, lucerne

fittili

NoviLARA

(presso Pesaro)

Esplorazioni della

e vasi vitrei rinvenuti presso la strada

Ver-

necropoli arcaica nel predio parrocchiale de-

celli-Gattinara 113.

LoRO-CiuKFENNA

nominato Tomla,
della

e nel predio

Servici ZI.

Tesoretto di monete lucchesi

scoperto in una
di
s.

tomba

diruta chiesa

Miniato 30D.
Osio Sopra

Urne

fittili

ossuario ed oggetti

M
Marcellina
(frazione
del

di bronzo, scoperti

nel

podere

Casello, di

propriet Mongilli 92.

comune

di

s.

Polo
sco-

de' Cavalieri)

Sarcofago marmoreo

perto nel fondo denominato Colonnelle 146.

Marsala

Epigrafe ricordante Sesto


ed
al

Pompeo

Paganica

Tombe

di et

romana, con oggetti

relativa alle fortificazioni


l'antica Lilibeo
Sti^S.

]iorto del-

della suppellettile

funebre, rinvenute nella

contrada detta Colle del Vallone 253.

Maser
in

Tombe

di et

romana contenenti ogfunebre rinvenute


3.

Palestrina

Epigrafe onoraria all'imperatore

getti della

suppellettile

Traiano scoperta nell'area del Foro prenestino 96.


I'al'SI'la

un fondo di propriet Mellerio

Massa e Cozzile
a Colle
9.

Tombe

tornate in luce nel

Avanzi
scoperti

di edifici della ])icena

Pan-

predio Mucci sul monte denominato

Monle

sulae,

nella

localit

denominata

Antico 189.

6
Pavia

Eesti di un ponte romano sul Ticino

Reggio

di

Calabria

Piombi mercantili,

tes-

riconosciuti presso la citt 73; note topografiche sulla regione dell'antico

sere e sigilli bizantini con epigrafi

greche

Ticinum

81.

e latine, scoperti nella piazza Vittorio

Ema-

I'entima

Epigrafe sepolcrale

latina tornata
;

nuele 409.

in luce

lungo la via di Baiano 179

nuovi
ri-

RiMiKi

di

Epigrafe sepolcrale latiua scoperta

frammenti epigrafici dell'agro corflniese


conosciuti nel territorio del

presso la chiesa della Colonnella, lungo l'antica via

comune

386.

Flaminia 309.

Pettorano sul Gizio


Prete Regie 178.
riA>iETTO (frazione

Lapide dialettale pe-

Rocca

Papa

Resti di edificio termale sco-

ligna rinvenuta presso la contrada detta delle

perti alle falde di

monte Cave,

in vocabolo

del

comune

di Galeata)
e

Mezzaraga 405.
Roio Piano

Testa muliebre, marmorea, e tombe


;

Tomba preromana, con


cioli

armille

fibule di

scoperte nella contrada Coste di Colle 385

bronzo, scoperta nel fondo di propriet Quer12


;

frammento

di iscrizione sepolcrale latina, re-

tomba, pure preromana, riconosciuta


torrente Riosecco 167.

cuperato nella conira,- Madoina di Corti ib.

presso

il

Roma

(Regione

II)

Scavi

scoperte nella via

Pieve
di

di

Cadore

Statuetta di bronzo e disco


latina,

Capo d'Africa 242.


(Regione IH)
Scavi
e

rame con epigrafe

votiva, rinve-

scoperte

nella via della

nuti alle falde del

Monte Ricco
di

188.
latine,

Polveriera 13.
scoId. nella via

PizzoLi

Frammenti

epigrafi

Giovanni Lonza 141.


Serpenti 191, 242, 277.
ib.

perti nelle frazioni comunali


e
s.

di

Vallicella

Id. nella via dei Id. nella via

Lorenzo 195.
Scavi e scoperte nella regione
;

dell'Olmata
s.

Pompei

I, is.

5*

Id. nella via di

Giovanni in Luterano 312,

60, 111

id.

regione V,

is.

2 14 111, 175,

361, 379.
Id. nella via

193, 314, 382; id. regione VI, 18.12" 406;


is.

Curva 312.
Vito ib.

14 252;
regione

id.

regione VII,
is.

is.

1 e 2^ 366
;

Id. nella via di s. Id.

id.

VIH,
is.
is.

2" 147,

193, 287
is.

id.
is.

nella via

Labicana 357.
Carlo Alberto
e
ib.

regione IX;

2 175, 251;

3^ 252;
is.

Id. nelle via

6 60, 111

7* 14; id. regione XI,


;

1^

(Regione IV) Scavi


e dei

scoperte tra le vie Cavour

287

id.

regione XII

is.

2 e 14* 381

tombe

Serpenti 13.

ed epigrafi latine rinvenute nel fondo Santini 15,

Id. nell'area del


il

tempio di Venere

Roma, presso

382; scavi a jorta Stabiana 193;

Foro Romano

58, 93, 357.

scavi fuori le mura, a sud del tempio detto


di

Id. in via

Viminale 141.

Ercole 287.

Id. nella via

Genova 169,
Cavour
191.

191.
ib.

Pozzuoli
di

Tombe

scoperte presso la stazione

Id. nella piazza di

Termini

Torre Gaveta 314.

Id. nella via


e

Prezza

Tombe

di et

preromana

romana

rico-

Id. all'angolo delle vie Id. sotto la chiesa di

Cavour
s.

e del

Lauro 278.

nosciuto nella contrada detta la Chiusa 290*

Pudenziana 403.

(Regione V) Scavi e scoperte nella piazza Dante 13.

Q
QuATRELLE
(frazione del

Id tra

le vie

Ariosto e Manzoni 59.

Id. nel Viale

Principessa Margherita 169.


s.

comune

di Fellonica)

Id. nella via di

Giovanni 278.

Id. nella via

Machiavelli 357.

Tomba romana
iscritto,

contenente

oggetti
di

della
Id. nella via

suppellettile funebre ed

un peso

Alfredo Capellini 379.


Palestro 404.
e

bronzo
Id. nella via

scoperta nella localit Merlino 291.

(Regione VI) Scavi

scoperte tra le vie


13, 93.

Venti

Settembre

Firenze

R
Paiano

Id. nella via

Cadorna
s.

169.

Id. nella via di

Martino 247.
Quattro Fontane 357.

Base

di calcare,

con epigrafe latina,


s.

Id. nella via delle

rinvenuta nella contrada


tracce
di

Petronilla 195
scoperte

(Regione VII) Scavi e scoperte nella piazza di


s.

antico

mausoleo

nella

Silvestro 248.

piazza del comune 255.

Id. nella via di

Capo

le

Case 279.

EoMA
1(1.

(Regione IX)

Scavi
14.

scoperte nella

zione grafBta rinvenuta nelle vicinanze dell'abitato 284.

via

Capo di ferro
ili
.s.

nella piazza

Stefano del Cacco 94.

Sant'Antioco

Nuove

epigrafi latine dell'an-

Ifl. 1(1.
1(1.

nella via di nella piazza

Monleroni 248.
s.

tica Siilci, aggiunte alla raccolta lapidaria

Pantnlco 248, 279.

del

Museo nazionale
e

di Cagliari 255.

nella via Giulia 312.

San Giusto Canavese


romane
e

Foglizzo
di

Tombe
scoperte
dei co-

Id. nella piazza di Id. nella via

Montecitorio 312, 379.

frammenti

stoviglie

dei

Id. nella via di

Falegnami 357. Monte Brianzo 404.


S.

nella regione

Meletto sul

confine

muni

187.

(Regione Xj Scavi e scoperte nello stadio Pulatino 94.


Id. nelle Id. nella

Maria Capua \'etere


(presso
s.

Epigrafe osca rin-

venuta nei pressi dell'abitato 406.

fabbriche di Caligola 249.

San Prisco
di

Maria Capua Vetere)

Domus

tiberiana 379.
s.

Cippo con iscrizione osca rinvenuto


Troil

presso

(Regione XI) Scavi e scoperte nella via

fondo Patturelli 147.in

doro 358, 404.


(Regione XIII)
s.

San Quirico
e

val

di

Polcevera

Tesoretto

Scavi
141.

scoperte

nella

via

di

di

monete medioevali

d'oro, rinvenuto nella

Sabina
il

Contrada Serro, nel greto del Polcevera 332.


191.

Id. presso

monte Testacelo

Id. nell'area del

nuovo convento dei Uenodettini,

Santa Rufina ifrazione cale) Frammento

del
di

comune

di Cittadu-

iscrizione sepolcrale

saWAventino 313, 358, 405.


(Regione XIV) Scavi e scoperte a
279.
Id. nei Id.
s.

latina scojierto entro l'abitato 385.

CosimiHo

S.

Valentino

Bolognano
di

Tombe
di

a inu-

mazione, formate

lastre

pietra, sco;

Prati di Castello 249, 358.

perte nella contrada Saut'Anzino 386


di

resti

neV alveo del Tevere 95, 192, 380.

costruzioni laterizie, e nicchie votive, in-

Id. nell'area del Policlinico 95.

cavato nella rupe, riconosciute nella contrada

(Suburbio) Scavi
142.
Id. nella via
Id. nella via

scoperte nella via Flaminia

Santa Liberata 387


iscrizione

tombe a
latina,
ib.

lastroni ed nella

sepolcrale

scoperta

Nomentana
Ostiense 95.

14, 143.
S.

contrada Sant'Angelo

Vittorino
Epigrafe

(frazione del

comune

di Pizzoli)

di

Id. nella via


Id. nella via Id. nella via

Portuense 192, 313.


Salaria
14,

sepolcrale

latina

scoperta
;

nella

143,

169, 3G5.

casa Cialone entro l'abitato 252


calcare e lucerna
fittile

lastre

Tiburtina 59. 145, 1G9, 193, 249,

con marca di fabdetto

280, 313, 365, 380.

brica
ilella failei

rinvenuta nel

luogo

Torrione

Epigrafe latina spettante ad un ciirsor


zione

406.

Prasina,

aggiunta

alle

raccolte

Selinunte

Relazione degli scavi eseguiti nelSelinunte dall'anno


di

Museo Nazionale romano 280. Roncaglia (frazione del comune


gienna)

l'area dell'antica
di

1887

Bene Va-

al 1892,

202;

ripostiglio

monete cam-

Esjilorazioni nell'area del teatro

pane rinvenuto nel


Senti NO

territorio selinuntino 392.


terri-

romano
155.

dell'antica

Augusta Bagiennorum

Monete romane scoperte nel


comune,
s.

torio del

in

occasione

dei

lavori

Rivo

DI

Puglia

Vasi dipinti provenienti da

per la ferrovia

Arcangelo-Fabriano 168.

una tomba greca, tornata in luce nel territombe della necrotorio del comune 148
;

Siracusa

Nuove

esplorazioni nella necropoli

siracusana del Fusco

152; indagini
s.

nelle
e

poli ruvestina, contenenti vasi

fttili

dipinti,

catacombe cristiane

di

Giovanni

del-

scoperte nella contrada

Arena

182.

VAcradina

ib.

Sorgono
di

Gemma

incisa,

con rappresentanza

Giove Serapide, rinvenuta nella localit

detta Bingia de santu Sarbadore 220.

Salle

Avanzi

di

suppellettile

funebre, prein

Sorrento

Colonna miniarla spettante


da Na])oli per Pompei

alla

romana, provenienti da tombe scoperte


contrada Pcschio della
S.

antica via che

an-

Valle 317.
iscri-

dava a Nocera 315.

Angelo

in

Formis

Di una tegola con

Spadarolo

(frazione del

comune

di

Riraini)

Bronzi arcaici provenienti da un fondo presso


la strada di

ossuarie

fittili

trovate nella collina di

s.

Sim-

Verucchio 307.
di

plicio .396; esplorazioni eseguite nell'interno


onoraria,
dei nuraghi Belveghile,

Stronaoli

Piedistallo

statua

Nuragadena, Chi-

posta a Manio Megonio Leone nel Foro di


Petelia, con iscrizione dedicatoria e con un

donza, Criscula, nell'agro olbiense 427; resti


di antiche costruzioni riconosciuti nella lo-

nuovo capitolo del testamento


sonaggio 18.

di quel per-

calit Pietralveddu,

Tamara, Pedra Bianca

429.

Thapsos (penisola

di Magnisi, presso Siracusa)

Esplorazioni della grande necropoli


T.\R.4.NT0

sicula

Frammenti

di

epigrafi greche

ed

di

Thapsos 201.

iscrizioni sepolcrali, latine, tornate in luce


in vari luoghi della citt

Tivoli

Tomba romana
latina

con iscrizione
;

sco-

60

pavimenti ronella contrada

perta nella contrada Favale 146

epigrafe

mani

mosaico,

rinvenuti

onoraria
di

proveniente

dal

santuario

Montedoro 318.

Ercole Vincitore, aggiunta alle raccolte


del

Tempio
328.

Fittili di arte

rude scoperti nel Nu-

epigrafiche

Museo Nazionale
di

di

Roma

raghe del Muracciu, nella regione Padulu

283.

Torino

Sepolture
397
;

et romana, e
.sul

frammento

Terracina

Avanzi del tempio di Giove Anxure


monte
di
s.

epigrafico scoperto

corso Berjina
fittile

Marnel

scoperti sulla vetta di


la citt 96;

Angelo presso
latina

gherita

anfora

ricuperata
via

frammento
il

epigrafe

punto

di

intersecazione

della

Foggia

recuperato presso
detto

monumento
171;

sepolcrale
varie

e del corso

Palermo

ih.;

tomba

di laterizi,

di

Valmarina

scoperte

rinvenuta nella via Pisa 398.

avvenute in occasione dei lavori per la nuova


conduttura d'acqua 250.

ToRNiMPARTE

Frammenti

di

iscrizioni latine

riconosciuti nel territorio del


in

comune

194.

Terranova fausania
frammenti

Tombe

muratura,
di bronzo,

Tregnago
e

badia di calavena

Armi silicee

di vasi fittili e

monete

vasi

fittili

di industria rude e primitiva,

scoperte in vocabolo la Conca di la

pudda

scoperti nei territori dei

comuni 332.

29

tracce di antico acquedotto riconosciute

nella regione

Moronzu 30;

resti di costru-

zioni laterizie esistenti nella regione Frati

Zinnia

ih.

tombe

costruite con pietre e ce-

Venezia

Iscrizione
s.

cretese

rinvenuta

nella

mento tornate
Sticcatu ib
;

in luce nel predio vocabolo

basilica di

Marco 232.
e scoperte nell'area del teatro

avanzi di antiche costruzioni,


e

Verona

Scavi
:

monete romane imperiali


fici

frammenti epigra-

romano 223

epigrafi etrusche della raccolta


;

rinvenuti in vari punti dell'abitato 80;


di

dei Conti Gazzola 229

iscrizione cristiana

frammento
villa
in

diploma militare scoperto nella


il

di propriet del sig. Pietro

Sgulmero, pro;

Tamponi, presso

porto 112; tombe

veniente da Lazise, sul Garda 231


vinarie rinvenute nella contrada
s.

anfore

laterizi, scoperte

nel predio denominato


;

Giorgio

hcia Mariana 326, 395


ib.;

tomba
di
s.

di

bambina
di

presso la via detta dietro

mura

372.

rinvenuta presso la collina

Simplicio

Verucchio

Necropoli

arcaica

riconosciuta

monete

bronzo

frammenti
luce
nel

em-

nel podere detto Laoatoio 292.

brici

romani tornati
ib.
;

in

predio

Vetulonia
della

Nuove

esplorazioni
;

del

tumulo

Abbefritta

sepolcreto con oggetti della

Pietrera 335

scavi

della necropoli
le

suppellettile

funebre rinvenuto nel


;

predio
e

vetuloniese, nel luogo detto

Migliarino

Acciaradalza 327

tombe

di et

romana

340;

tomba scoperta nella


;

valle di

Fran-

resti di costruzioni laterizie, tornati in luce

cher 350
lonia 356
;

scoperte

sul

paggio di Vetu-

nella regione Puzzola alla

collina di Proe

epigrafe dedicata all'imperatore


nella

vania 392; cassa sepolcrale di piombo


stoviglie
di

Caracalla, riconosciuta
di Sestinga 401.

nuova Badia

scoperte

iJresso
;

la

chiesa rurale

Cobu Abbas 393


della

tombe

romane

con

ViTTORiTO
nella

Frammenti

epigrafici riconosciuti
s.

oggetti

suppellettile

funebre

rinve;

chiesa dedicata a

Michele Arcan-

nute nella piazzetta del Barellile 394

urne

gelo 317.

DG 12 A27
1894.

Accademia nazionale dei Lincei, Rome Notizie degli scavi di antichit

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