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Comunicato stampa
CULTURA E TEMPO LIBERO
Quando si studia una lingua si studia, in qualche modo, anche un popolo, la sua cultura, le
sue tradizioni e le sue regole sociali perché imparare una lingua non significa solo usare in
maniera corretta lessico e grammatica, significa anche saperla usare in maniera appropriata.
Uno dei modi, anzi io direi uno dei mondi, in cui meglio si può conoscere ed imparare molto
sulla cultura italiana è quello che ruota intorno al cibo, come si cucina e come si mangia.
Noi italiani siamo famosi per l’importanza che diamo al cibo e credo che per un popolo come il
nostro, ancora legato alle tradizioni, sia normale. Ogni momento del rituale dei pasti evoca
infatti in noi ricordi e memorie, ogni oggetto della cucina, ogni profumo, ogni parola diventa
una maddalene proustiana che ha la capacità di catapultarci indietro nel passato come una
macchina del tempo.
Ma ritorniamo ai numeri, nel 2018 gli Italiani hanno speso circa 85 miliardi di euro peri i consumi
fuori casa, con ben 13.629, tra ristoranti, fast-food, trattorie, etc., aperti sempre nello stesso
anno. Su questi numeri esagerati si può stimare che in media gli Italiani escono a mangiare
fuori 5 volte al mese. Numero che varia in base alla fascia di età e alla regione di residenza.In
media 8 Italiani su 10 escono 1 volta al mese a mangiare fuori, di questi 8 possiamo estrapolare
un buon 57% che esce almeno una volta a settimana.Per quanto riguarda la fascia di età, i
giovani tra i 18 e 35 anni va a mangiare fuori 6 volte a settimana, preferendo il mercoledì e il
fine settimana.
Lombardia e Veneto sono le regioni con il tasso più basso di italiani che scelgono il ristorante,
lombardi e veneti preferiscono la cucina di casa propria, mentre Sicilia e Toscana sono le
regioni che amano più di tutte le cene e i pranzi fuori casa.
Chi per comodità, chi per poter staccare la spina dalla routine, chi per socializzare, una buona
fetta della popolazione italiana si concede una cena fuori, davanti ad una buona pizza e un
boccale ghiacciato di birra nostrana.
Dopo tutti questi numeri e calcoli è venuta un po’ di fame a tutti ma ci rimane una questione
ancora da chiarire: cosa amano mangiare gli Italiani al ristorante? Beh, se con i numeri vi è
venuta fame sicuramente dopo questa sfilza di piatti tipici correrete a mangiar fuori anche voi.
Le abitudini a tavola sono molto patriottiche anche quando si sceglie di andare a mangiare al
ristorante.
La maggior parte degli Italiani scelgono la pizza, ovviamente per la sua bontà ma soprattutto
per il suo potere di far riunire gruppi di persone attorno ad un tavolo e rendere la serata
piacevole a tutti.
Secondo la ricerca Doxa, delegata da Groupon, il 77% degli intervistati sceglie le pizzerie per
passare i suoi pranzi o le cene fuori casa, passiamo poi al 65% che predilige la cucina
mediterranea per concludere con il 55% che opta per le cascine e le trattorie con i loro piatti
tipici casalinghi.
Per quanto riguarda invece, la cucina straniera e in particolar modo quella etnica, solo il 33% la
sceglie e la maggioranza di questa percentuale e concentrata nel Nord Italia (Piemonte,
Lombardia e Liguria). Il Centro e il Sud Italia invece, prediligono le hamburgherie, le trattorie e
locali che preparano vari piatti di street food.
Dal Nord al Sud però gli Italiani scelgono sempre ingredienti di alta qualità e negli ultimi anni
prestano più attenzione alle varie allergie o intolleranze alimentari. Immaginando una piramide
di preferenze possiamo trovare alla base i menù per gli intolleranti o gli allergici, a seguire sopra
troviamo gli alimenti Bio o DOP, salendo gli ingredienti a chilometri zero e sul vertice si trovano
le materie prime di stagione e soprattutto fresche.
Non esiste. Solo noi, in viaggio per lavoro o in vacanza, finiamo per rifugiarci anche all’estero in
pizzerie e ristoranti italiani. E il fatto di dover andare incontro alle richieste di eventuali bambini
al seguito non è altro che un alibi. Alcuni di noi ci provano a sganciarsi dallo stereotipo
dell’italiano “Maccarone m’hai provocato e io mo’ te magno”. Alla vigilia di un soggiorno
all’estero dichiarano con aria baldanzosa che mangeranno solo cibo locale. Ottimo proposito.
Che talvolta si trova a fare i conti con un cibo locale che proprio ottimo non è. O che comunque
dopo un tot di giorni risulta, per così dire, un po’ meno gradevole di quanto si vorrebbe.
Uno studio rivela che ciò che mangiamo non è solo al centro delle nostra tavola ma anche delle
conversazioni di tutti i giorni. Abbiamo chiesto perché al professor Michele Costabile della Luiss.
E il motivo non è così banale.
Il cibo è un piacere. E allora perché non parlarne? In Italia lo fa la metà della popolazione, il 51
per cento ha al centro di almeno una delle sue conversazioni il cibo, tutti i giorni. Non si tratta di
una tendenza solo italiana ma che si conferma in gran parte del mondo occidentale, a partire
dalla Gran Bretagna, culla del celebre programma televisivo Masterchef. Lo rivela la
ricerca «Italiani che parlano di cibo: un dibattito infinito», realizzata dal centro ricerca Squadrati
e commissionata da Coca-Cola.
Parlare di cibo, mostrarlo, fotografarlo sembra essere diventato quasi più importante che
mangiarlo. Sono soprattutto i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni a farlo, con una quota
che raggiunge il 58 per cento ma non perché legata all’utilizzo dei social network che anzi
compaiono al sesto posto fra i luoghi in cui avvengono le conversazioni. «Replicare in casa il
piatto di un grande chef consente di avere una gratificazione tanto psicologica quanto sociale»,
continua Costabile. «È il lusso per tutti». Ed è infatti la casa è il regno delle discussioni sul cibo
e sui gusti (80% degli intervistati), seguita dal ristorante (53%) e ufficio (45%).
Chi lo mette in tavola e al centro delle sue conversazioni considera il cibo un argomento molto
serio. «È diventato un elemento di cui si discute perché incide sul nostro benessere ed è anche
fattore di secondo ordine del 90 per cento delle malattie, anche quelle mortali. La tendenza al
benessere non può che passare dal cibo e dall’alimentazione. Con il crescere della
consapevolezza che si ha di se stessi, della durata prospettica della propria vita e
dell’importanza di vivere a lungo e in salute, si è compreso che è l’alimentazione la principale
determinante del benessere e della longevità».
Se ne parla soprattutto con gli amici, ancora più che con il partner. «Una forte stimolazione a
parlare del cibo che è data dai luoghi in cui viviamo, disseminati di luoghi in cui il cibo si può
consumare. Infine è cambiato lo storytelling sul cibo: quello che un tempo accadeva solo nei
grandi ristoranti che raccontavano con dovizia di particolari i piatti, oggi avviene in centinaia di
bistrot e migliaia di trattorie. Tutto questo inevitabilmente offre argomenti di conversazione alle
persone».
Non dimentichiamo infine che il cibo è buono, soprattutto in Italia. «Siamo i migliori produttori di
cibo del mondo. Questo elemento strutturale implicito è ineliminabile». Si mangia per
trascorrere un momento di spensieratezza e soddisfazione.«Il cibo così come il parlarne è un
elemento di gratificazione, compensa. Riempie i vuoti causati dalla crisi economica prolungata e
ci fa stare bene. Chi mangia e beve bene è un bon vivant, molto più di chi legge un bel libro o
assiste a uno spettacolo di teatro».