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A che ora mangi?

Episodio 132
L’orario dei pasti è sempre
un tema caldo tra persone
che non vivono nello stesso
Paese. Per gli stranieri in
Italia spesso questo tema
è divertente. Ma perché
mangiamo a questi orari?
E da dove arrivano i nomi
“colazione”, “pranzo” e
“cena”? Scopriamolo insieme
nell’episodio di oggi!
episodio 132
A che ora mangi?

A che ora mangi?


In questo podcast abbiamo già parlato molto di cibo, in tutte 1. Ricorrente: che
ricorre, che si ripete
le salse, possiamo dire. Se frequenti l’Italia o se hai amici periodicamente nel
italiani hai sicuramente già partecipato a mille conversazioni tempo.
su questo tema: cosa mangi, come lo mangi, mi piace
quello, non mi piace questo. Una domanda, però, è sempre 2. Cibario: riferito al cibo
ricorrente1 nelle conversazioni cibarie2 di persone che 3. Ci = a questo
vengono da Paesi diversi: ma tu a che ora ceni? Alle sei, non Non posso credere al
ci3 posso credere! fatto che mangi alle sei
= non ci posso credere.
L’orario dei pasti4 e in particolare quello della cena è sempre
4. Un “pasto” al maschile
un tema caldo che fa ridere e sorprendere. Ci sono, infatti, è l’insieme di cibi e
esperienze diverse in base alla cultura di riferimento. Ci sono bevande servite in un
estremi interessanti: chi vive in Nord Europa può cenare verso particolare orario del
giorno. La colazione, il
le 6 in inverno, chi vive in Sud Italia o in Spagna può mettersi
pranzo e la cena sono
a tavola con la famiglia o gli amici anche alle 10 di sera, pasti.
soprattutto d’estate. Orari che di certo fanno la differenza.
5. Rendersi conto: capire,
Una differenza che è percepita soprattutto quando uno realizzare, accorgersi
studente viene in Italia e, abituato a cenare alle 18 o 18:30 6. In forma riflessiva
si rende conto5 che molti ristoranti del nostro Paese aprono il verbo permettersi
per la cena solamente alle 19 o più tardi. La stessa differenza significa “avere la
percepita da un italiano all’estero che dopo una passeggiata possibilità economica
di fare qualcosa”: vorrei
turistica in una città come Dublino, cerca un posto per una macchina nuova, ma
cenare e si accorge che in molti pub la cucina chiude alle 21. al momento non posso
Un’amara sorpresa, di certo, per qualcuno che si aspettava di permettermela.
chiudere la giornata di turismo con una bella pinta di birra e In inglese: to afford.
un pasto caldo e invece è costretto a restare letteralmente a 7. Odierno: di oggi
bocca asciutta.

Questo dell’ora dei pasti, però, non è un tema scontato.


Molte abitudini attuali sono recenti oppure seguono un
modello culturale ben preciso. Oggi abbiamo la giornata divisa
in tre pasti principali: colazione, pranzo e cena. In passato,
però, non era così e in molti periodi storici le persone delle
classi sociali più povere non potevano permettersi6 nemmeno
un pasto al giorno, figuriamoci tre!

Di certo ci sono anche motivi geografici alla base degli orari


odierni7 dei pasti. In Nord Europa il sole tramonta prima
e spinge le persone a chiudere prima la giornata. Ma la

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A che ora mangi?

questione non si risolve qui: esistono fattori culturali, storici e


sociali che possiamo analizzare per capire perché mangiamo
all’ora a cui mangiamo. 8. “Slittare” significa
letteralmente
Se guardiamo il lato storico, possiamo dire che per molto “scivolare”, ma può
prendere il significato
tempo è esistita in Europa una differenza di orari tra le classi di “spostare in avanti”:
aristocratiche nobili e quelle più povere. Il contadino e il conte l’appuntamento è
non mangiavano alla stessa ora, anzi, succedeva una cosa del slittato alla prossima
genere: il nobile mangiava tardi proprio per differenziarsi dalle settimana.
abitudini del contadino. Lo storico Alessandro Barbero ha
scritto un libro di approfondimento legato a questo aspetto.
Nel 1700 il pasto principale della giornata era consumato tra
mezzogiorno e le 14. Poi gli orari hanno iniziato a slittare8
e i nobili a mangiare sempre più tardi, probabilmente anche
perché facevano feste fino a tardi e si alzavano tardi. Così,
in alcuni Paesi europei come la Francia, il pranzo è diventato
cena e la colazione del mattino è diventata una specie di
pranzo. In Paesi come Francia e Inghilterra se pranzavi tardi
significava che avevi fatto tardi la sera prima, probabilmente
perché eri stato ospite di balli e feste aristocratiche. Potevi
alzarti tardi e se potevi farlo significava che non appartenevi
alle classi più umili o povere che invece dovevano lavorare
dalle prime luci dell’alba. Queste persone lavoratrici non
potevano certo aspettare fino alle cinque o alle sei del
pomeriggio per mangiare e quindi tendevano a consumare il
pasto prima. Nel 1800 nelle case aristocratiche a Londra si
serviva il pranzo alle 19, cioè alle sette di sera. Lo so, una
gran confusione.

Non era solo l’orario a distinguere i pranzi dei ricchi da quelli


dei poveri, ma anche la quantità di cibo a tavola. Ovviamente
nelle case aristocratiche doveva esserci abbondanza con
pranzi di quattro o cinque portate e carne. Anche in Italia,
a metà del 1800 c’erano le stesse abitudini nelle case
aristocratiche dove il pranzo si consumava alle cinque del
pomeriggio. Lo sappiamo da Alessandro Manzoni che descrive
questa abitudine. Un’abitudine che cambiava, come detto,
per le classi sociali più povere, ma anche per le persone che
non vivevano in città, ma in provincia. Ma come arrivare alle
cinque del pomeriggio senza mangiare? Beh, si consumava
allora una colazione abbondante a metà mattinata o verso
mezzogiorno.

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Questa situazione cambia nel 1900: le differenze tra le classi


sociali diminuiscono e i tre pasti della giornata sono associati
a tre orari specifici: colazione, pranzo e cena, in italiano. 9. Cibarsi di: un verbo
poco usato, sinonimo
Parole che usiamo ancora oggi, ma da dove arrivano? Qual è di “mangiare”: gli
uccellini si cibano
l’origine del loro significato? prevalentemente di
bacche e semi.
Colazione arriva dal latino, ma è un termine entrato nel
vocabolario italiano attraverso la lingua francese. “Collatum”, 10. Frugale: parco, modesto
in latino, è il participio passato del verbo “conferre” che e semplice.
significa “portare insieme”. Indicava il cibarsi9 fuori dal pasto
principale. Se leggiamo infatti l’edizione settecentesca del
dizionario della Crusca, vediamo che il termine “colazione”
si riferisce non a un momento specifico della giornata, ma è
uno spuntino fatto a qualsiasi ora. Per arrivare al significato
moderno di colazione dobbiamo fare una visita ai monaci. In
monastero la “collatio” era una riunione serale per leggere
e commentare brani religiosi ed educativi per i monaci.
Tra queste letture era considerato fondamentale da San
Benedetto e da altri dopo di lui le “collationes patrum” cioè le
conferenze dei padri di Giovanni Cassiano. I monaci leggevano
e commentavano questo testo. E dopo? Mangiavano! Non
una cena abbondante, ma un pasto frugale10 che sostituiva la
cena nei giorni di digiuno. Ed è così che il nome dell’incontro
diventa anche il nome del pasto che segue la preghiera. Esiste
ancora oggi il termine “collation” in inglese e questo può
significare, tra gli altri significati “light meal” cioè spuntino.
Stessa cosa per “colacion” in spagnolo o “collation” in
francese. Tutte parole che hanno la stessa origine, ma solo
in italiano si riferiscono oggi al primo pasto della giornata.
Riferimenti a questo termine ci sono già nel Trecento, ma
solo a partire dal 1800 la colazione diventa quello che
conosciamo oggi.

“Colazione”, allora, ma perché a volte usiamo ancora la


dicitura “prima colazione”? Se questo è il primo pasto della
giornata, perché specificare? L’uso di “prima colazione” si
riconduce a un passato in cui, soprattutto negli alberghi si
usava il termine “seconda colazione” per riferirsi al pranzo e
si chiamava “pranzo” quella che è la nostra attuale cena.

Gli altri due termini, pranzo e cena, arrivano dal mondo

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romano. Per loro esisteva un primo pasto del mattino che


chiamavano “ientaculum”, il “prandium” cioè il pasto di
mezzogiorno e la cena che era un banchetto e iniziava 11. Pietanza: un cibo, di
solito caldo.
nel pomeriggio, tra le 15 e le 16 e andava avanti anche di
notte. Siccome i primi due pasti, “ientaculum” e “prandium” 12. Stuzzichino: spuntino,
erano piccoli e veloci, spesso si consumavano in piedi. Era cibo appetitoso e
durante la cena che i romani potevano sedersi, incontrare gli leggero che stuzzica
l’appetito.
amici, parlare e discutere sui fatti del giorno. Si mangiavano
pietanze11 diverse servite in piccole portate. 13. Strabuzzare gli occhi:
Questo verbo è presente
Dopo il crollo dell’impero romano, la cena perse piano unicamente in questa
piano di importanza e il pasto principale divenne quello di espressione e non si
trova singolarmente.
mezzogiorno.
Significa: stravolgere,
stralunare gli occhi,
Le abitudini cambiano, alcune tramontano, altre nascono sbarrandoli per un
nuove. Cosa direbbero i romani oppure gli aristocratici malore improvviso o
europei del Settecento sentendo parlare di “apericena”? Se per forte emozione. In
inglese: to open your
non hai mai sentito questo termine, al giorno d’oggi indica un
eyes wide.
aperitivo abbondante con stuzzichini12 e spesso pasti caldi
che si consuma in molti bar, soprattutto nel Nord, in orario di 14. Sbieco: obliquo,
aperitivo. E cosa penserebbe mia nonna se le dicessi “cosa ne inclinato, storto.
dici, nonna, se domenica facciamo un brunch?”. Probabilmente 15. “Mangiare come le
strabuzzerebbe13 gli occhi, mi guarderebbe di sbieco14 e galline” è un’espressione
penserebbe: “questa mia nipote è un po’ strana. Ah, questi comune che significa
giovani d’oggi”. E probabilmente esistono altri termini, altre “mangiare presto”.
mode che conoscono i ragazzi sedicenni e che a me sono
oscure.

Quindi, per terminare questo episodio, a che ora mangio


io? Ricordando che vengo dal Nord Italia, nella mia famiglia
abbiamo sempre cenato verso le 8 di sera in inverno e 8:30
d’estate. Devo ammettere che da quando ho bambini piccoli a
casa le mie abitudini sono cambiate. Ho iniziato a cenare alle
18 e mezza durante la settimana. All’inizio mi sentivo strana,
più che una cena mi sembrava di stare facendo merenda,
anche se salata. Mangiavo all’ora delle galline15, come diciamo
in italiano. Poi, da quando mi sono abituata, devo dire che non
è male. Si ha tempo di digerire prima di mettersi a letto, cosa
che non sempre succede con gli orari italiani. Se organizzo
una pizzata o una cena con gli amici che orari concordiamo?
Quelli classici, aperitivo alle 19 e cena alle 20 o 20:30.

A che ora si mangia nel tuo Paese? E quando vieni in Italia ti

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senti spaesato o spaesata o tutto sommato riesci ad adattarti


ai nostri orari e alle nostre abitudini? Sono curiosa di sapere
un po’ delle abitudini di altri Paesi.

L’episodio di oggi finisce qui, ma se vuoi parlare di questi


o altri temi ricorda che puoi scegliere di fare lezione con le
insegnanti di Piccolo Mondo Italiano. Organizziamo sia incontri
di conversazione di gruppo, sia individuali. Sarebbe bello fare
due chiacchiere insieme. Da un po’ non uso i social network,
per questo motivo, se vuoi entrare in contatto ti chiedo di
scrivermi una email all’indirizzo linda@piccolomondoitaliano.
com oppure di iscriverti alla newsletter. Per oggi è tutto,
buona settimana e, come sempre, grazie per l’ascolto.

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Osservazioni

Osservazioni di vocabolario
In tutte le salse - In every possible way
In tutti i modi, sotto i più diversi aspetti, riferito a qualcosa sostanzialmente sempre uguale ma
che viene ripetutamente presentato in forme diverse come fosse una novità:
• Te l’ho spiegato in tutte le salse e ancora non hai capito?
• I giornali riproporranno questa storia in tutte le salse.
Restare / rimanere a bocca asciutta - Be disappointed, be left high and dry
Significa letteralmente restare senza mangiare, ma si usa molto in modo figurato quando
qualcuno rimane senza niente:
• A Natale io ho ricevuto molti regali, mio fratello invece è rimasto a bocca asciutta.
• Sei arrivata in ritardo per la cena e ora rimani a bocca asciutta: è finito tutto!
Figuriamoci! - Never mind
“Figurarsi” è un verbo pronominale che usiamo in diversi modi sempre per dare espressività alla
frase. È un po’ un sininimo di “immaginarsi”:
• Alessio è italiano, ma non parla bene l’italiano, figuriamoci l’inglese!
• Figurati come ha reagito tua mamma quando ha saputo la notizia!

Fonti e link utili consultati per questo episodio:


• Alessandro Barbero, A che ora si mangia? Approssimazioni storico-linguistiche all’orario
dei pasti (secoli XVIII-XXI), Quodlibet elements, 2017
• Il post - Perché mangiamo all’ora a cui mangiamo
• Una parola al giorno, Colazione

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