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ALIMENTAZIONE DEL

SUINO

Prof. Vito Laudadio


Utilizzazione dei carboidrati strutturali

 Dal punto di vista alimentare il suino è un animale


monogastrico onnivoro
 Il rilevante sviluppo dell’intestino crasso del suino
favorisce, particolarmente nell’animale adulto (scrofe
e verri) una discreta capacità di digestione anche
degli alimenti cosiddetti “fibrosi”.
 La popolazione microbica ospitata a livello di cieco-
colon-retto è infatti particolarmente abbondante
(fino a 10 miliardi di microrganismi per grammo di
contenuto) e, grazie a specifiche produzioni
enzimatiche, può fermentare (e quindi digerire) tanto
la cellulosa quanto le emicellulose e le pectine
rendendo questi principi alimentari almeno in parte
disponibili sotto forma di acidi grassi volatili (acetico,
propionico e butirrico).
Produzione di vitamine idro-solubili

 Nel grosso intestino inoltre si ha una buona produzione


di vitamine idrosolubili alcune delle quali vengono
assorbite direttamente ed altre possono essere
“recuperate” attraverso la coprofagia che, negli animali
allo stato brado, rappresenta un comportamento
fisiologico mentre viene praticata in misura assai
limitata nel suino in allevamento intensivo.
 Tutto ciò però non toglie che il maiale sia un animale
monogastrico e di conseguenza incapace, soprattutto nel
giovane allevato in stabulazione permanente, di sintesi
aminoacidiche e vitaminiche di concreto interesse
pratico sotto il profilo nutrizionale: ne deriva che
almeno nei soggetti in allevamento intensivo i fabbisogni
debbano venire quasi interamente coperti da apporti
esogeni (dietetici).
I fabbisogni nei suini
 Per poter praticare un corretto razionamento dei suini
così come per gli altri animali in produzione zootecnica,
è necessario in primo luogo conoscere i fabbisogni delle
diverse categorie di animali, fabbisogni che purtroppo
non sono costanti ma variano oltre che in relazione al
momento fisiologico, al sesso, al clima, al tipo di suino
che si intende produrre (leggero o pesante), alla
quantità ed alla modalità di distribuzione degli alimenti,
anche e soprattutto al tipo genetico.
 Più in particolare i fabbisogni aminoacidici e soprattutto
quelli di lisina sono largamente influenzati dalla
costituzione genetica dell’animale tant’è che nei soggetti
ad alta specializzazione per la produzione di carne
magra, la concentrazione di questo aminoacido nella
dieta dovrà essere sensibilmente aumentata (fino al 20-
25%) rispetto a quella contenuta nei mangimi destinati a
suini di tipo tradizionale.
Fabbisogni energetici

 Per esprimere i fabbisogni energetici dei suini si può ricorrere


sia all’energia DIGERIBILE (E.D.), sia alla METABOLIZZABILE
(E.M.) e alla NETTA (E.N.).
 L’ultimo metodo (E.N.) è senza dubbio il più corretto da un punto
di vista scientifico perché esprime l’energia di cui il suino
effettivamente dispone per il mantenimento e per la produzione;
però anche un metodo di difficile valutazione e per questo si fa
ancora ricorso ai valori dell’E.D. e dell’E.M. che vengono espressi
sia in Calorie (cal) sia in Joule (J).
 L’adozione dell’una o dell’altra unità di misura non comporta
problemi particolari in quanto si può passare dalle Calorie ai
Joule moltiplicando per il coefficiente 4.184 e dai Joule alle
Calorie per quello 0.239: di norma però i dati vengono espressi in
Chilocalorie (kcal) corrispondenti a mille Calorie e in MegaJoule
(MJ) che equivale a un milione di Joule o 239 kcal.
UTILIZZO DI ENZIMI NELL'ALIMENTAZIONE DEL
SUINO

 PROTEASI
 CELLULASI, EMICELLULASI, PECTINASI,
GLUCANASI
 AMILASI
 FITASI

 L'USO DEGLI ENZIMI E' PARTICOLARMENTE UTILE


FINO A 25 kg P.V.
 LA FITASI DATO CHE MIGLIORA LA DISPONIBILITA' DEL
FOSFORO PRESENTE NEGLI ALIMENTI COME FITATI E' UTILE
PER TUTTE LE CATEGORIE DI SUINI.
ASSORBIMENTO DEL FOSFORO DEGLI
ALIMENTI VEGETALI NEL SUINO
MATERIA PRIMA ASSORBIMENTO (% P TOTALE)
 ORZO 39.8
 MAIS 14.3
 GLUTINE DI MAIS 17.8
 INSILATO DI MAIS 35.3
 PISELLI 42.0

 PULA DI RISO 10.1


 BUCCETTE DI SOIA 38.0
 MANIOCA 23.8
 CRUSCA FRUMENTO 23.5

 FRUMENTO 18.4
 PANELLO DI COCCO 24.6
 PANELLO DI LINO 18.4
Fabbisogni proteici
 Della ventina di amminoacidi presenti in natura negli
alimenti la metà sono essenziali per il suino; essi pertanto
devono essere forniti con l’alimento non solo in quantità
sufficiente, ma anche in giusta proporzione (in equilibrio).
 Esistono infatti delle competizione fra amminoacidi
chimicamente affini sia per l’assorbimento a livello
intestinale sia per i siti di attacco metabolico; un eccesso
di un amminoacido può dunque peggiorare l’utilizzazione di
un altro rendendolo di fatto carente anche se nel mangime
è presente in quantità apparentemente adeguate.
 Su queste acquisizioni è stato elaborato il concetto di
“proteina ideale” studiata per i suini in accrescimento e
ingrasso, partendo dalla composizione amminoacidica della
proteina dell’intero organismo che è relativamente
costante e non dipende ne dal peso ne dall’età dell’animale.
Proteina Ideale
 Su queste acquisizioni è stato elaborato il concetto di
“proteina ideale” studiata per i suini in accrescimento
e ingrasso, partendo dalla composizione amminoacidica
della proteina dell’intero organismo che è
relativamente costante e non dipende ne dal peso ne
dall’età dell’animale.
 Molto più difficoltoso è formulare una proteina ideale
per le scrofe gestanti e allattanti variando i
fabbisogni in funzione della dimensione della nidiata e
della produzione di latte.
 Una volta identificati i rapporti fra gli aminoacidi
essenziali è sufficiente individuare il fabbisogno
dell’aminoacido più frequentemente limitante primario,
la lisina, per risalire ai fabbisogni di tutti gli altri.
Rapporti fra gli amminoacidi essenziali consigliati per
il suino e “proteina ideale”.
Aminoacidi (suini in (scrofe (scrofe in

essenziali accrescimento- gestanti) lattazione)

ingrasso)

Lisina 100 100 100

Metionina +

Cistina (1) 60 67 62

Treonina 65 84 74

Triptofano 18 16 21

Leucina 72 74 121

Isoleucina 60 86 67

Valina 70 107 75

Istidina 26 30 43

Arginina (3) 29 - 69

Fenilalanina + 100 77 147

Tirosina (2)

(1)Di cui almeno il 55% di Metionina


(2) Di cui almeno il 50% di Fenilalanina
(3) Non sembra essere un aminoacido essenziale nella scrofa in gravidanza
Proteina minima equilibrata
 La quantità minima di proteina grezza equilibrata, cioè della
quota sufficiente ad apportare l’azoto che l’animale utilizza per
la sintesi degli aminoacidi non essenziali, può essere calcolata con
la formula:

 P.M.E. = 6,1 x % di lisina nel mangime x 2,1

 dove 6,1 è il rapporto fra lisina totale e il totale degli AA


essenziali della proteina ideale;
 2,1 è il rapporto fra totale degli AA (100) e gli AA essenziali
(47) nella proteina ideale.
 In pratica i valori di proteina grezza dei mangimi normalmente
utilizzati sono più alti dal momento che i dati ottenibili con
questa equazione si raggiungono solo facendo ampio ricorso ad
aminoacidi di sintesi, cosa che non è sempre economicamente
giustificata anche se positiva per migliorare l’efficienza
alimentare e ridurre la polluzione azotata.
Rapporto Lisina/Energia

 È necessario anche assicurare un giusto


rapporto nel mangime fra energia e aminoacidi
in modo da garantire la miglior utilizzazione di
ogni nutriente. Per questo motivo per i suini in
accrescimento-ingrasso di solito si esprime il
fabbisogno di lisina in g/1000 kcal di E.D. o
E.M.
 Tanto maggiore è la specializzazione del suino
a produrre “carne magra” tanto più elevato
sarà il valore del rapporto lisina/energia.
Rapporto tra lisina ed energia
(grammi di lisina per 1000 kcal di E.D. della dieta) per i
suini in accrescimento-ingrasso

Categoria di peso (kg) Suino leggero Suino pesante

5-10 4,0 4,0

10-25 3,5 3,5

25-60 2,7 2,5

60-100 2,5 2,3-2,2

oltre i 100 - 2,1-1,9


Apporti proteici nel suino

 La nutrizione azotata rappresenta il fulcro attorno al quale


ruotano, performance zootecniche, qualità della carne,stato di
salute degli animali e inquinamento ambientale.
 La ricerca scientifica ha verificato che il fabbisogno di
amminoacidi del suino varia in funzione del miglioramento
genetico e delle condizioni di allevamento.
 Ciò significa che la composizione della cosiddetta “proteina
ideale” è un concetto dinamico: essa si differenzia a seconda
dell’età, del peso, della categoria produttiva e del tipo genetico.
 Altra recente conoscenza nella nutrizione del suino è quella
relativa al ruolo di alcuni amminoacidi semi-essenziali (cioè
sintetizzati dall’organismo, ma in quantità inferiore alle
necessità), il quale si esplica principalmente nella funzionalità
intestinale: la glutamina, in particolare, esercita importanti
funzioni sui tessuti intestinali e quindi sull’integrità e sulla
funzionalità assorbente e metabolica degli epiteli.
Apporti proteici ed impatto
ambientale
 È importante la relazione esistente tra livello proteico degli
alimenti e la quantità di azoto liberata nell’ambiente.
 L’efficienza con la quale l’azoto è trattenuto dal suino in
accrescimento, infatti, si aggira mediamente attorno al 30-40%
 Le fonti di eliminazione sono le feci e le urine, con quote che
sono dell’ordine del 75-80% per le urine e del 20-25 per cento
per le feci.
 È perciò necessario ottimizzare, specialmente dal punto di vista
qualitativo, l’apporto proteico della dieta, sia a scopo produttivo,
sia ai fini della tutela ambientale.
Linee guida per l’ottimizzazione
degli apporti proteici
 Per aumentare la quota di azoto trattenuto sull’ingerito si può
operare su due linee diverse:
1. aumentare la digeribilità delle proteine alimentari per ridurre
l’azoto eliminato con le feci. Ciò è possibile scegliendo materie
prime molto digeribili o praticando su queste trattamenti di tipo
enzimatico e/o tecnologico che ne aumentino la digeribilità;
2. limitare ogni eccesso alimentare di proteine ed ogni forma di
spreco di azoto a livello metabolico. Questo obiettivo è
raggiungibile migliorando l’equilibrio amminoacidico dell’alimento
(anche con l’ausilio di amminoacidi di sintesi da introdurre nella
formulazione) e adattando puntualmente le sue caratteristiche ai
fabbisogni dell’animale (separazione dei sessi e alimentazione per
fasi).
Impatto ambientale delle escrezioni
azotate

 La riduzione dell’eliminazione dell’azoto con le urine


rappresenta l’obiettivo principale, non solo sotto il
profilo quantitativo, ma anche per ragioni ambientali.
 Questa, infatti, è la quota di azoto escreto a più alto
rischio, trattandosi prevalentemente di forme solubili
e quindi più pericolose per l’inquinamento delle acque e
dell’aria.
Fabbisogni minerali e vitaminici

I fabbisogni minerali espressi come


contenuto dei singoli alimenti nelle
differenti diete dei suini sono
influenzati, oltre che da fattori legati
all’individuo (peso, sesso, momento
fisiologico e produttivo, ecc.) anche e
soprattutto dal tipo di composto chimico
in cui si trovano e dai rapporti con gli
altri nutrienti.
Equilibri tra i micro-ingredienti
 È noto ad esempio che il Fosforo apportato sotto forma di fitati
(largamente rappresentanti negli alimenti di origine vegetale) è
assai poco disponibile, così come è dimostrato che eccessi di calcio,
di fosforo e di altri elementi minerali interferiscono negativamente
sull’utilizzazione di macro e micro elementi.
 Analoghi problemi si possono rilevare a carico delle vitamine alcune
delle quali si trovano negli alimenti in forme scarsamente disponibili
(biotina presente in molti mangimi vegetali, ad esempio) ed altre,se
fornite in eccesso creano squilibri nutrizionali e metabolici a volte
anche gravi (vit. D; vit. A; ecc.).
 Ne deriva che, tanto per i minerali quanto per le vitamine, così
come si è rilevato per gli aminoacidi, non è sufficiente assicurare
apporti dietetici minimi: si dovranno altresì stimare sia la
disponibilità biologica sia gli equilibri tra i vari costituenti la dieta e
quindi i reciproci rapporti.
Apporti in macro e microelementi minerali dei mangimi
per suini
Elementi Suinetti Suinetti Accrescimento Ingrasso Ingrasso Scrofe Scrofe

Minerali (5-10 kg) (10-25 kg) (25-60 kg) (60-110kg) (>110kg) Gravide e lattazione

Verri

Macroelementi

Calcio % 1.30 1.05 0.95 0.85 0.80 1.00 0.90

Fosforo * % 0.90 0.75 0.60 0.50 0.50 0.60 0.55

Magnesio % 0.06 0.08 0.07 0.06 0.06 0.08 0.10

Potassio % 0.35 0.30 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.

Cloruro 0.50 0.45 0.40 0.40 0.50 0.50 0.50

Sodio %

Oligoelementi

mg/kg

Cobalto 0.70 0.60 0.50 0.50 0.40 0.50 0.50

Ferro 100 90 80 70 65 80 80

Iodio 1.00 0.80 0.75 0.70 0.60 0.75 0.75

Manganese 50 40 35 35 30 40 40

Rame** 20 15 15 10 10 15 15

Zinco 100 100 80 80 70 90 90

Selenio 0.25 0.20 0.15 0.10 0.10 0.15 0.15

Molibdeno 1.00 0.80 0.70 0.50 0.50 0.75 0.75


COMPOSIZIONE DEL LATTE DI
SCROFA

SOSTANZA SECCA 18.3 %


PROTEINE 5.8 %
GRASSI 6.2 %
LATTOSIO 5.4 %
CENERI 0.9 %
Alimentazione dei suinetti

 Il latte prodotto dalla scrofa è in grado di soddisfare quanti-


qualitativamente, eccezion fatta per il ferro, i fabbisogni dei
suinetti nei primi 15-20 giorni di vita. Ciononostante è
importante cominciare a fornire ai suinetti, fin dai primi giorni
dopo il parto, alimenti complementari del latte materno (creep
feed o prestarter) anche se i consumi saranno molto ridotti.
 Ciò risponde a diverse finalità:
 1) si abitua il suinetto ad alimentarsi precocemente (ogni animale
ne dovrebbe consumare almeno 500-600 grammi prima dello
svezzamento);
 2) si induce precocemente la secrezione di enzimi in grado di
digerire alimenti di natura diversa da quella del latte materno;
 3) si evita la comparsa di fenomeni di ipersensibilità transitoria
agli antigeni di origine alimentare che sono spesso alla base della
patologia da svezzamento e trovano la loro causa principale in un
limitato contatto fra mucosa intestinale del suinetto e proteine
non presenti nel latte.
Alimenti sotto-scrofa
 Per indurre un precoce consumo di alimenti prestarter è importante
disporre di mangimi molto appetiti in quanto il suinetto usufruisce
già di latte materno notoriamente assai gradito ed in quantità
sufficiente. Per questo motivo devono essere presenti sia materie
prime molto digeribili ed appetibili e di elevato valore nutritivo e
biologico (farine di latte e derivati – siero -, farina di aringhe,
destrosio, ed altri edulcoloranti, carrubina, maltodestrine, cereali
fioccati o estrusi o comunque trattati per aumentarne la
digeribilità, olii o grassi di ottima qualità), sia gli alimenti che
saranno alla base dei mangimi nei periodi successivi (farine di
cereali, farina di estrazione di soia).
 Il mangime sotto-scrofa deve essere somministrato ad libitum
rinnovandolo frequentemente per evitare inquinamenti e
fermentazioni che lo rendano meno appetibile e possibile fonte di
agenti in grado di alterare il delicato equilibrio microbico
intestinale. Nei giorni seguenti allo svezzamento è necessario
ridurre la quantità di alimento ingerito dai suinetti se compaiono
turbe digestive; in caso contrario è opportuno che l’alimento
(starter) venga somministrato ad libitum almeno fino ai 25-30 kg di
peso.
Acidi organici negli alimenti per suinetti

 L’inclusione di acidi organici nelle diete per suinetti è


una strategia da tempo presa in considerazione come
possibile strada per ridurre il cosiddetto “post-
weaning lag”, lo stress da postsvezzamento,nel
suinetto.
 A tre-quattro settimane di vita, il sistema digestivo
del suinetto non è ancora capace di digerire in
maniera efficiente una dieta costituita da soia e
cereali.
 La popolazione batterica del tratto gastrointestinale
allo svezzamento è instabile e suscettibile di essere
colonizzata da batteri patogeni.
 L’aggiunta di acidi organici può favorire le
performance di crescita e migliorare lo stato di salute
dei suinetti
Meccanismi d’azione degli acidi organici

 Fra i meccanismi d’azione degli acidi organici


le teorie scientifiche più accreditate sono le
seguenti:
 la stabilizzazione del pH gastrico,
 l’alterazione della microflora attraverso la
loro azione battericidae batteriostatica,
 il miglioramento dell’attività enzimatica,
 lo stimolo delle secrezioni pancreatiche,
 lo stimolo della proliferazione cellulare e del
metabolismo intermedio.
Potere tampone della dieta
 Elevati valori di pH gastrico portano ad una
minor proteolisi gastrica, dovuta ad una
inefficiente azione della pepsina;
 una parte di proteine indigerite raggiunge
l’intestino aumentando il rischio di diarree ed
altre patologie intestinali.
 Il potere tampone è il quantitativo di acido
necessario a riportare il pH dell’alimento ad un
dato valore standard.
 I valori di potere tampone dipendono in larga
misura dal contenuto in minerali e proteine
della dieta.
Valori di potere tampone* di alcuni ingredienti
utilizzati nei mangimi per suinetti.

Ingrediente Meq/kg
1. Orzo 200-250
2. Frumento 180-240
3. Mais 130-180
4. Polpa di bietola 450-480
5. Crusca di frumento 500-550
6. Farina di soia 1000-1200
7. Siero di latte in polvere 900-1200
8. Proteina di patata 1800-2200
9. Fosfato monocalcico 1800-2500
10.Calcio solfato 1500-2000
11.Calcio formiato 8000-9000
12.Calcio carbonato 18000-20000
13.Acido citrico - 4000
14.Acido fumarico - 6400

*millimoli di acido cloridrico necessarie a riportare una soluzione 100


grammi di alimento a pH 3.
Effetto del potere tampone sulle
fermentazioni intestinali
 Il potere tampone di un alimento ha inoltre un effetto
sulle fermentazioni intestinali a livello dell’ileo e del
grosso intestino, dove l’energia è il fattore limitante
la crescita microbica.
 Tale limitazione può aumentare la proteolisi ed il
rilascio di sostanze tossiche (ammoniaca ed anime
biogene), che possono interagire con la crescita e la
differenziazione delle cellule dell’epitelio intestinale.
 Le amine (cadaverina, spermidina, putrescina e
tiramina) provengono dalla decarbossilazione degli
aminoacidi e l’aumento della loro concentrazione
nell’intestino è associato con il manifestarsi di
patologia diarroiche allo svezzamento
Effetto del potere tampone sulle
fermentazioni intestinali
 L’ammoniaca viene detossificata dal fegato, ma se in eccesso, può
aumentare il turnover cellulare a livello di epitelio della mucosa
con risvolti negativi per le performance di crescita in generale.
 L’inclusione nella dieta di carboidrati fermentescibili permette ai
batteri del grosso intestino di utilizzare l’urea come fonte di
azoto per le sintesi delle proteine batteriche, riducendo il carico
di ammoniaca delle cellule.
 L’inclusione di acidi organici alle diete per suinetti riduce
significativamente il livello di ammoniaca sia nello stomaco che
nell’intestino; mentre l’aggiunta di idrossido di sodio, creando un
ambiente più favorevole alle crescita dei batteri, aumenta la
produzione di ammoniaca.
 La riduzione del potere tampone ha causato una diminuzione della
concentrazione di clostridi nel digiuno ed una diminuzione di
clostridi e di coli nel cieco.
Alimentazione dei suini in
accrescimento-ingrasso

I fabbisogni dei suini in accrescimento-


ingrasso sono variabili in funzione di
diversi fattori e più precisamente:
a) tipo genetico degli animali;
b) finalità produttive;
c) caratteristiche della carcassa;
d) condizioni ambientali di allevamento.
Tipo di alimentazione
nell’ accrescimento-ingrasso

 Il genotipo determina infatti la capacità del suino di


ripartire l’energia ricevuta fra accrescimento del
tessuto muscolare e del tessuto adiposo (per
sintetizzare un grammo di grasso occorre una quantità
di energia 4 volte superiore a quella necessaria per
produrre la stessa quantità di muscolo) e parimenti il
rapporto fra energia e aminoacidi e l’apporto totale di
energia dovranno tener conto della percentuale di
tessuto muscolare della carcassa che si vuole ottenere e
dell’energia spesa dagli animali per il mantenimento.
 Per questo motivo l’alimentazione sarà liberale (ad
libitum) nei suini leggeri capaci di un forte sviluppo
muscolare e razionata per quelli pesanti ed a rilevante
propensione all’adipogenesi.
Utilizzazione del siero di latte
nell’ accrescimento-ingrasso

 Per il suino pesante qualora si faccia ricorso al


siero di latte (5-6 % di s.s.) 13-15 l di siero
possono sostituire 1 kg di mangime.
 Il siero di latte può essere utilizzato in dosi
crescenti da 3-4 lt/capo/d a 30 kg di peso fino
a 10-12 lt oltre i 130 kg.
 Quantità superiori possono peggiorare
l’utilizzazione dell’intera razione.
 È interessante precisare che con l’aumentare
della quantità di siero somministrato
giornalmente è opportuno ridurre
proporzionalmente la percentuale di fibra (ed in
particolare di cruscami) presenti nei mangimi.
Alimentazione dei Suini
in Accrescimento-Ingrasso

Suinetti Suinetti Accrescim. Accrescim. Ingrasso

(5-10kg) (10-25kg) Ingrasso Ingrasso (>110kg)

(25-60 kg) (60-110kg)

E. Digeribile 3500 3300 3250 3150 3250

(Kcal/kg)

E. Metaboliz. 3300 3150 3100 3050 3100

(kcal/kg)

Prot.Grezze% 19-20 18-19 16-17 14-16 12-14

Lisina min. % 1.40 1.20 0.95 0.85 0.75


Suini in accrescimento ingrasso:
Consumi medi di Alimento tal quale

25 kg 1.00 kg
40 kg 1.65 kg
60 kg 2.10 kg
80 kg 2.50 kg
100 kg 2.70 kg
120 kg 2.85 kg
140 kg 2.95 kg
160 kg 3.10 kg
Alimentazione delle scrofette
 L’utilizzazione delle diete e dei livelli nutritivi adottati per gli
animali all’ingrasso è spesso causa di una minore durata della
carriera degli animali.
 Infatti questi raggiungono pesi elevati quando ancora il loro
apparato scheletrico non è sufficientemente sviluppato per
sopportare gli sforzi notevoli legati all’aumento di peso in
gravidanza e l’inevitabile depauperamento delle riserve minerali in
lattazione.
 Scrofette troppo grasse possono incorrere in fratture ossee
(apofisiolisi) nell’ultimo periodo di gravidanza, alterazioni del
corretto appiombo degli arti che ovviamente può peggiorare nelle
gravidanze successive, notevole affaticamento al momento del
parto, scarso appetito e quindi eccessivo dimagramento durante la
lattazione.
 Sarà dunque opportuno limitare l’assunzione giornaliera di alimenti
per le scrofette oltre i 50-60 kg di peso vivo, ad un massimo di 2.4-
2.5 kg di mangime con caratteristiche abbastanza simili a quelle
considerate per le scrofe gestanti.
 Risulterebbero utili invece aumenti degli apporti alimentari
(flushing) negli 8-10 giorni che precedono la prima copertura: ciò
consente di aumentare i tassi di ovulazione e di natalità (5-10%).
Scrofe in gestazione

 Necessitano di razioni a moderato livello nutritivo giacchè il


particolare assetto ormonale della scrofa gravida consente di
utilizzare in modo ottimale l’alimento per il ripristino delle riserve
corporee.
 Razioni eccedenti i 2.5 kg giornalieri di mangime, oltre a costituire
un ingiustificato spreco, possono causare eccessivo ingrassamento
degli animali con aumento del tasso di mortalità embrionale e
perinatale e diminuzione dell’ingestione di alimento in lattazione.
 Ottimi risultati si ottengono con apporti alimentari giornalieri
mediamente compresi fra i 2.0 ed i 2.5 kg per capo in base al peso
della scrofa, alle caratteristiche dell’alimento, al tipo di
allevamento (boxes individuali o collettivi) ed alla temperatura
ambientale.
 È importante che, vista la tendenza delle scrofe gestanti alla
stipsi, il mangime contenga non meno del 6% di fibra grezza oppure
venga somministrato in broda ad alta diluizione.
 Buoni risultati si ottengono in tal senso anche con l’impiego di
insilati purchè ben conservati ed in particolare con il silomais
utilizzato in ragione di 3-4 kg per capo al giorno.
Scrofe in lattazione
 Scrofe di buona attitudine lattifera e con nidiate di 10 suinetti ed
oltre hanno fabbisogni tali che difficilmente possono essere
coperti dalle quantità di alimento che esse sono in grado di ingerire.
 È normale dunque che si registri un calo di peso corporeo (circa 50
kg costituiti per metà da feti ed invogli e per l’altra metà di peso
reale della scrofa) a fine lattazione.
 Tali scrofe dovrebbero ingerire infatti 6-7 kg ed oltre al giorno di
mangime, quantità che possono facilitare la comparsa di turbe
digestive e metaboliche e di conseguenza dei suinetti.
 D’altra parte l’adozione di livelli nutritivi troppo bassi (< 4kg al
giorno di mangime) provoca un eccessivo depauperamento delle
riserve organiche della scrofa con aumento del rischio di lesioni
traumatiche all’apparato scheletrico e più frequentemente
comparsa di anestro o ipofertilità.
 Sono quindi da considerare favorevolmente le tecniche che
consentono di aumentare la capacità di ingestione, digestione e
metabolizzazione degli alimenti favorendo ad un tempo
l’eliminazione delle scorie come succede per l’alimentazione in broda
sia in gestazione che in lattazione.
Riproduttori maschi

 Anche per i verretti una forzatura alimentare può


avere effetti negativi sulla correttezza e la
robustezza della struttura scheletrica, oltre che sulla
libido.
 Per i verri in attività di solito 2-2.5 kg al giorno di
mangime per scrofe sono sufficienti, mentre quantità
superiori potrebbero portare ad un eccessivo
ingrassamento e quindi ad un notevole affaticamento
della scrofa e del verro durante il salto.
 Possono essere utilizzati mangimi per scrofe gestanti
o in lattazione anche se un apporto maggiore di
triptofano sarebbe auspicabile per favorire una
migliore qualità dello sperma.
Alimentazione dei Riproduttori

Tipo Riproduttori Scrofe Gestanti Scrofe

Energia In e Verri Allattanti

Accrescimento

E. Digeribile (Kcal/kg) 2950 2950 3100

E. Metaboliz. (kcal/kg) 2850 2800 2950

Proteine Grezze % 15-16 14-15 15-16

Lisina min. % 0.80 0.60 0.80


MODALITA' DI ALIMENTAZIONE

DIETE SECCHE

DIETE LIQUIDE (ACQUA E SIERO)

 RAPPORTO MANGIME/ACQUA O SIERO = 1/3 - 1/5


ALIMENTI AD ELEVATO TENORE DI
UMIDITA' UTILIZZABILI IN
ALIMENTAZIONE SUINA

SIERO DI LATTE
MELASSI DI CANNA, BIETOLA,
AGRUMI
DISTILLERS (CEREALI, PATATE),
 ESTRATTI SOLUBILI DI MAIS
BORLANDE DI VARIA NATURA
INFLUENZA DELLA FORMA DI PRESENTAZIONE
DELL'ALIMENTO
SULLE PERFORMANCE

FARINA BRODE PELLETTATO


IPMG (g/d) 703 727 776
ICA 3.37 3.25 3.05
% DI MUSCOLO 52.0 52.5 50.9
VANTAGGI ALIMENTAZIONE LIQUIDA

 FLESSIBILITA' D'USO DELLE MATERIE PRIME (POSSIBILITA'


DI UTILIZZO DI FONTI ALIMENTARI PIU' ECONOMICHE)
 RIDUZIONE DEL COSTO PER kg DI INCREMENTO PONDERALE
 MIGLIORE GESTIONE DEI MATERIALI (IL SISTEMA PUO'
FUNGERE CONTEMPORANEAMENTE DA MISCELATORE E DA
DISTRIBUTORE)
 MAGGIORE PRECISIONE NEL RAZIONAMENTO (IL
CONTROLLO COMPUTERIZZATO PERMETTE DI RAGGIUNGERE
UN GRADO DI PRECISIONE DIFFICILE DA OTTENERE CON
SISTEMI DI ALIMENTAZIONE SOLIDA)
 MAGGIORE ASSUNZIONE DI SOSTANZA SECCA
 RIDUZIONE DEGLI SPRECHI SOTTO FORMA DI POLVERE
L’alimentazione liquida nei suini
 La somministrazione di alimenti in forma liquida nasce
dalla necessità di smaltire le ingenti quantità di siero
residuanti dai caseifici ubicati nelle zone tipiche di
produzione dei formaggi grana (Parmigiano Reggiano e
Grana Padano).
 Il suino ha così assunto il ruolo di “riciclatore” dei
sotto prodotti del caseificio, ruolo giustificato dalle
documentate buone proprietà nutrizionali del siero di
latte.
 Oltre al siero di latte e all’acqua, nell’alimentazione
del suino sono utilizzabili, in virtù del loro contenuto
in elementi nutritivi, frazioni liquide derivanti da
svariate lavorazioni agroalimentari.
Alimentazione liquida nelle diverse
fasi di allevamento

Per i suini in accrescimento l’alimentazione


“bagnata” inizia normalmente dopo i primi tre
mesi di vita, quando cioè gli animali hanno
superato il peso vivo di 30 Kg, e si protrae fino
alla macellazione.
Non particolarmente diffuso è l’utilizzo di
alimento in broda nelle fasi di gestazione e di
riproduzione della scrofa e ancor meno per i
suinetti prima dei tre mesi di età.
Vantaggi dell’alimentazione in broda
 Da un punto di vista generale i motivi che rendono
vantaggioso il ricorso ad un’alimentazione del suino in
forma liquida sono molteplici; tra i più importanti
possono essere annoverati: la praticità di distribuzione
e i benefici relativi alle performance produttive
riguardanti sia gli incrementi ponderali, sia l’indice di
conversione alimentare.
 L’alimentazione bagnata può anche indurre un
miglioramento della qualità delle carcasse e delle carni
e, a motivo della possibilità di impiego di sottoprodotti
liquidi economici e nutrizionalmente validi, determinare
un contenimento del costo alimentare.
Rapporto liquido/mangime

 Stime effettuate recentemente indicano come, in


Italia, oltre il 40% dei suini in accrescimento ingrasso
siano alimentati in forma liquida utilizzando come
veicolo siero di latte, sottoprodotti di origine
industriale o, più semplicemente, acqua.
 Il rapporto liquido/mangime da adottarsi è variabile in
funzione della componente liquida e della sostanza
secca in essa eventualmente contenuta.
 Il rapporto ideale si attesta attorno al 5-3/1 quando il
veicolo utilizzato è l’acqua e 4-6/1 quando la diluizione
viene effettuata ad opera del siero.
Il pastone nell’alimentazione del
suino
 Nella pratica alcuni allevatori impiegano diluizioni
minori, dell’ordine del 1.5-2/1, nell’intento di
ottenere il così detto “pastone” o “polenta” che può
essere spruzzato direttamente sul pavimento.
 Questa tecnica è limitata all’uso di acqua come
veicolo e riconosce come principale vantaggio quello
di non dover prevedere all’interno dei box truogoli in
cui distribuire la broda, il ché determina un risparmio
in termini di superficie e di strutture.
Inconvenienti del pastone

Gli inconvenienti sono però forse maggiori dei


vantaggi: è, infatti, necessaria una maggiore
potenza delle pompe che spingono il pastone
lungo le tubature di distribuzione e l’alimento
spruzzato sul pavimento del box viene
inevitabilmente contaminato dalle deiezioni
con evidente scadimento delle sue proprietà
igieniche.
Eccessiva diluizione della broda
 Nella produzione della broda, non si deve
neppure eccedere nella diluizione, in quanto,
indipendentemente dal liquido utilizzato, forti
diluizioni comportano una maggiore velocità di
transito dell’alimento nel tubo digerente del
suino penalizzandone, di conseguenza,
l’utilizzazione digestiva.
 Sotto il profilo tecnologico ad un’eccessiva
diluizione può inoltre corrispondere una
demiscelazione dei diversi componenti la
broda.
Utilizzazione del siero di latte
 Qualora si ricorra alla diluizione con siero è
opportuno che la sostanza secca apportata da
quest’ultimo non superi il 30 % di quella della
razione onde non determinare un minor
assorbimento dei nutrienti, una marcata
riduzione della digeribilità nei confronti della
fibra, un aumento del volume delle deiezioni e
dell’imbrattamento delle strutture aziendali.
 La pratica, inoltre, dimostra come un
eccessivo impiego di siero possa comportare
una demineralizzazione scheletrica, non
attribuita ad uno scompenso di sali nel siero,
bensì alla sua acidità.
Utilizzazione del siero di latte
 La bassissima concentrazione associata alla rapida
caduta di pH, fa sì che questo sottoprodotto sia
utilizzabile convenientemente solo se disponibile nelle
immediate vicinanze dei caseifici.
 Come per tutti i sottoprodotti, anche relativamente
all’impiego del siero di latte esistono dei vantaggi e
degli svantaggi.
 È tuttavia possibile affermare che i benefici superano
di gran lunga le controindicazioni, soprattutto quando
si adottano minime precauzioni e accorgimenti mirati
e se, come di solito avviene, il costo del siero è nullo o
al massimo pari alle spese di trasporto dal caseificio
alla porcilaia.
Limiti nell’impiego di siero di latte
 Il limite nell’utilizzo del siero si attesta su 15 - 18 litri
al giorno anche in funzione della proprietà lassativa
del siero stesso e del suo basso pH.
 Sempre nei confronti del siero è opportuno ricordare
come, a seconda del processo di caseificazione
adottato, si possa distinguere fra “siero dolce”,
povero di acido lattico e di calcio e ricco di lattosio,
ottenuto per coagulazione del latte con il caglio in
seguito alla produzione del formaggio a pasta dura
trattato o meno con acidificante e “siero acido”,
maggiormente appetibile e di più alto valore nutritivo,
proveniente dalla lavorazione dei formaggi a pasta
molle e più ricco di minerali, calcio soprattutto.
Principali aspetti negativi e positivi derivanti
dall’impiego di siero di latte nell’alimentazione dei
suini all’ingrasso( Piva G. et al., 2002)

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