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Villa Borghese • 1
Le tombe a fenditura superiore e le tombe semicostruite.
Alcune considerazioni
ORLANDO CERASUOLO
Le tombe a camera con apertura superiore coperta da lastre o blocchi di pietra rappre-
sentano una categoria complessa e piuttosto articolata al suo interno. Considerando as-
sieme le cosiddette tombe “a fenditura superiore” e le tombe “semicostruite”, conosciamo
esempi durante tutta l’epoca orientalizzante, concentrati specialmente in un territorio
tra Cerveteri e Tarquinia, tra Civitavecchia e i centri dell’Etruria interna di S. Giovena-
le, S. Giuliano, Blera e Tuscania1. Altre, con alcune variazioni, sono in territorio vulcente
e orvietano. La presenza di una feritoia nel soffitto è un carattere determinante, all’ori-
gine forse legato a necessità di ordine pratico, nel corso del tempo dovette assumere com-
plessi significati simbolici oggi difficilmente individuabili. Il suo ruolo nella rappresentazione
funeraria ci è indirettamente testimoniato anche da rare attestazioni, semplificate e non
funzionali, in camere ipogee prive di apertura sul soffitto che presentano un incasso al
posto del più comune columen a rilievo2.
L’origine dell’apertura verticale può essere cercata nelle precedenti tombe a loculo, co-
stituite da una profonda caditoia a pianta subrettangolare su cui si apre una nicchia. In
queste tombe il defunto era generalmente disposto assieme a parte del corredo nel lo-
culo, che veniva chiuso da lastre di pietra e coperto dall’interro della caditoia. La tipo-
logia, ascrivibile all’VIII e VII secolo a.C., è molto diffusa a Crustumerium, a Narce e a
Veio3, con sporadiche attestazioni a Cerveteri (fig. 1a), S. Giuliano, Blera (fig. 1b), Pog-
gio Montano, Celleno, Poggio Buco, Pitigliano, Sovana e Saturnia4.
Il passaggio alla forma della tomba a fenditura superiore comporta l’ampliamento del
vano funerario che viene a conformarsi come una camera allungata con soffitto ogivale
sul quale si apre una finestra rettangolare. La chiusura della feritoia avveniva tramite la-
stre o blocchi5 e questo permetteva la costruzione di un tumulo di terra che segnalava
monumentalmente la sepoltura.
Che la fenditura potesse essere da sola funzionale alla deposizione funeraria lo pos-
siamo ricavare da pochi esempi di tombe, le quali risultano prive di altri ingressi e rap-
presentano virtualmente un collegamento tipologico con le tombe a loculo. Nella necropoli
di Poggi di Castro e a Poggio Buco sono state individuate tombe cd. “a cassone”, con ca-
mera troncoconica o tronco-ovoide accessibile tramite una profonda caditoia rettango-
Vi sono poi le tombe integralmente costruite in blocchi che condividono i modelli for-
mali delle categorie precedenti e ugualmente si trovano realizzate in due scale dimensio-
nali. Le tombe monumentali costruite di Poggio del Forno (fig. 3g) e Poggio Gallinaro
(fig. 3f ) a Tarquinia, le due tombe di S. Paolo a Cerveteri, la Cuccumella del Caiolo a S.
Giuliano (fig. 3h) sono sepolcri entrati in uso a partite dal 700 a.C. circa con volta a ogi-
va e falsa fenditura24. Realizzazioni di carattere minore sono note a Cerveteri (fig. 3i) e
nella necropoli del Semaforo (fig. 3l)25.
Tra le tombe costruite si possono poi ricordare sia le manifestazioni inquadrabili nel-
la facies tolfetana che quelle documentate nelle necropoli di Castellina del Marangone26.
Tra le tombe della facies tolfetana sono note camere con chiusura a lastra senza ingres-
so e tombe con ingresso27. Le tombe di questa facies si datano prevalentemente alla se-
conda metà del VII secolo, nella prima metà del secolo troviamo pochi contesti tanto
importanti quanto poco conservati, cioè la Tomba 1 della necropoli del Seccareccio (fig.
4b), la Tomba 1 di Bandita Grande e le tombe 16 e 20 di Colle di Mezzo (fig. 4a)28. La
complessa situazione di Castellina del Marangone meriterebbe di essere approfondita e
i dati disponibili sono ancora scarsi, ad ogni modo le tombe meglio note si datano dal
VI al IV secolo e vedono con una certa frequenza due camere in asse (fig. 4c-l)29. Le tom-
be con copertura a lastre inclinate a contrasto, in genere databili a epoca tardo-etrusca,
non sembrano comuni al di fuori di questo sito30.
Le banchine suggeriscono una certa evoluzione a partire dai monumenti più antichi
talvolta caratterizzati dall’assenza di piani di deposizione architettonicamente definiti,
fino alle tombe con due o tre banchine. A Cerveteri la tendenza evolutiva passa da de-
posizioni individuali a deposizioni coniugali, fino ad arrivare nella seconda metà del VII
secolo alle tombe dedicate alla famiglia allargata. Un dato molto significativo che scatu-
risce dall’analisi del centinaio di tombe a fenditura provenienti da tutto il territorio con-
siderato è l’incisiva presenza di sepolcri senza banchine o con una sola banchina
(rispettivamente il 40% e il 25% del totale), che sono prevalentemente tombe indivi-
duali, contro una minore attestazione di tombe con due o più letti (10% nel caso di una
Note
1
Per una definizione delle tombe a fenditura superiore e delle tombe semicostruite: Åkerström 1934, in
part. pp. 57-59; Colonna 1963, pp. 157-160; Colonna 1967. Le tombe a fenditura vengono in genere
ritenute attribuibili alla prima metà del VII secolo e di origine tarquiniese (ad es. Henkhen 1968; Co-
lonna 1967, p. 16; Quilici Gigli 1970, pp. 16, 23; Romanelli 1986, p. 19; Moretti Sgubini 1991, pp.
14-15). Sui rapporti con l’architettura funeraria di Populonia: Colonna 1986 e Colonna 2000.
2
Colonna 1986, p. 421; Naso 1996, p. 146, n. 202. Ad es. Tarquinia tb. Cultrera XX (Cultrera 1924) e
tb. 69 (Romanelli 1943, pp. 218-220); Blera (Koch et al. 1915, fig. 54).
3 In generale: Bartoloni 2003, p. 83. Per la definizione della categoria (“tipo Narce”): di Gennaro 2007.
c. 478, nota. 1; Belelli Marchesini 2006, pp. 73-74; di Gennaro et al. 2007, p. 52, nota 25). Blera: tb.
della necropoli della Casetta (Romanelli 1986, fig.3). Poggio Buco: Bartoloni 1972, pp. 47-65; Colon-
na 1973, p. 65, n. 113; di Gennaro et al. 2007, p. 52, nota 27. Per Poggio Montano, Celleno, Pitiglia-
no e Sovana: Colonna 1973, p. 51, n. 40, p. 65, n. 113. Questo tipo di sepoltura non pare attualmente
attestato a Tarquinia ed è quasi sconosciuta a Vulci (si veda Mandolesi in questo volume).
5 Nella tb. Cultrera XXXII di Tarquinia, ascrivibile all’Orientalizzante medio, una delle lastre di copertu-
(EeC 1980, fig. VI.16). Pian Conserva: tbb. PC 27 e PC 35: Brocato 2009, pp. 189 e 191, figg. 101 e
104; Naso 2010, p. 138, n. 22.
8 Petrizzi 1990, tipo 1, ad es. la necropoli di Monte Acqua Tosta (Zifferero 2000, le tbb. AQ5-1 e AQ5-
5).
9 Bartoloni 2003, p. 64.
10
Petrizzi in EdT 1986, pp. 206-215.
11 Avvolta 1829. Databile alla seconda metà del VII secolo.
12 Cerveteri Banditaccia Vecchio Recinto, tb. 75 (Ricci 1955, cc. 485-494, riutilizzata nell’Orientalizzante
recente); Tarquinia tb. Cultrera XLV (Cultrera 1930). Tuscania Scalette Tomba 1/89 (Moretti Sgubini
2000) e Ara del Tufo Tomba 3 (Naso 1996, p. 260).
13 Tarquinia: tumulo Luzi-Infernaccio, ha la fenditura e la presenza dell’architrave non è certa (Mandolesi
2009). Blera: tb. del tumulo del Terrone (Romanelli 1986, pp. 21-23) e tb. di Casette-Grotte Penta (San-
tella 1981, fig. 67). Cava della Scaglia tbb. I, XX e sporadica (Mengarelli 1942). Sulla necropoli di Cava
della Scaglia si veda anche Ferrari 1961.
14
Per il riconoscimento di due rapporti dimensionali nelle tombe di Tarquinia: Mandolesi 2009, p. 38 (“mo-
dello monumentale” e “modello minore”).
15 Tbb. Castellina Camerata 14, Porzarago 1, Grotte Tufarina 1, La Starza 3 e Porzarago 12. Di poco più
tarde le tbb. Porzarago 2, Castellina Camerata 3 e Porzarago 6. Per tutte si veda Östenberg 1972, con bi-
bliografia precedente. Naso 1996, pp. 144-148.
16
Romanelli 1986, pp. 21-23.
17 La presenza di quattro pilastri è documentata anche nella tomba dell’Orientalizzante medio di Cima a S.
Giuliano, che denota forti influenze ceriti (in particolare a confronto con la tb. dei Leoni Dipinti o quel-
la delle Cinque Sedie). Altri casi di tombe a quattro pilastri – associati a capriate – sono ampiamente no-
ti a Cerveteri in contesti dell’Orientalizzante medio e recente iniziale: Colonna 1986, pp. 402-403; Belelli
Marchesini 2006.
dolesi 2009, p. 32. A Tarquinia si ricorda poi la poco nota Tomba Santiloni con imponente tumulo (Ca-
taldi, Mandolesi 2010, p. 238).
23 Tarquinia: tb. Romanelli 82 (Romanelli 1943, p. 232, fig. 13), tb. Demus Quatember A (Demus Qua-
tember 1958, pp. 21-22, n. 17, fig. 4). S. Giuliano: l’importante tb. dei Carri (Caruso 2000; Steingrä-
ber 2009). Cava della Scaglia tb. XXI (Mengarelli 1942). Cerveteri Banditaccia Vecchio Recinto tbb. 79,
81 e 84 (Ricci 1955), inoltre con scarsa documentazione Banditaccia Vecchio Recinto tbb. 65, 78, 88,
132, 176, 177, 181, Banditaccia Laghetto tbb. 65, 66, 68, 359 (EeC 1980), Monte Abadone tbb. 76,
77, 83 (EdC 1986); una tomba a fenditura di foggia particolare è mostrata in Prayon 1975, fig. 3c. Nel
territorio cerite altre tombe “a cielo aperto” sono note a Pian Cerese (Enei 2001, sito 145, fig. 172), a Le
Macchiozze (Enei 2001, sito 411, fig. 401) e alle Fornaci di Ceri.
24 Colonna 1963, p. 164. Tarquinia: Mandolesi 2009, pp. 30-32. S. Paolo: Rizzo 2008 con bibliografia pre-
cedente. Cuccumella: Boëthius et al. 1962, pp. 311-312; Romanelli 1986, p. 23. A S. Paolo in partico-
lare si riscontra l’unica attestazione di blocchi di tufo anche nel pavimento delle camere; la pavimentazione
delle camere funerarie si trova anche a Cipro (ad es. la tb. 2 in Karageorghis 1967).
25 Cerveteri Banditaccia Vecchio Recinto, tb. 66 (Ricci 1955, cc. 476-478); Semaforo: Bastianelli 1937, pp.
e dimensioni della camera – sempre coperta da lastre – generalmente maggiori. Per l’importante necro-
poli di Pian Sultano: Enei 1998.
28 Toti 1961; Toti 1967; Zifferero 2000, p. 232. Per il Seccareccio: Brocato 2009, pp. 108-109, fig. 50. Si
ge: Klakowicz 1974, pp. 57-62, 274, Bonamici et al. 1994, pp. 21-23, 245 (alcune presentano porte ad
arco).
36 Bonamici et al. 1994, pp. 22-23. Le necropoli di Orvieto sembrano attivarsi dalla prima metà del VII se-
banchina.
38
Naso 1996b; Mandolesi 2008; Mandolesi 2009; Cataldi, Mandolesi 2010; Karageorghis 1967 e Kara-
georghis 1970.
39 È difficile reperire una bibliografia soddisfacente: Kurtz, Boardman 1971, p. 319, fig. 87, dove si cita Ka-
poshina 1959, fig. 4. In generale si vedano Machowski 2000, pp. 272-273; Damyanov 2005. Nel primo
contributo si ribadisce «without doubt the native greek character of the Olbian necropolis and other neigh-
bouring cemeteries». Sono pochi i sepolcri databili alle prime fasi di colonizzazione, mentre molto più co-
muni sono le tombe di IV secolo.
40 Bagnasco Gianni 1999, pp. 175-176. Si veda anche Naso 2006.
41 Si veda ad esempio Baccarin 1997.
42 Sul contesto e sull’interpretazione del mito da ultimo con bibliografia Rizzo 2008, p. 222. Si ricordi an-
che la probabile attestazione del mito di Medea con il drago della Colchide nell’anfora cerite conservata
all’Allard Pierson Museum (Martelli 1984, pp. 11-12).
Bibliografia
Åkerström 1934 = Å. Åkerström, Studien uber die Etruskischen Gräber, Lund
Avvolta 1829 = C. Avvolta, Rapporto del signor Carlo Avvolta intorno le tombe di Tarquinia, in Annali
dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica, fasc. I e II, pp. 91-101
Baccarin 1997 = A. Baccarin, Il “Mare Ospitale”: l’arcaica concezione greca del Ponto Eusino nella stratificazione
delle tradizioni antiche, in Dialogues d’historie ancienne, vol. 23, n. 1, pp. 89-118
Bagnasco Gianni 1999 = G. Bagnasco Gianni, La ceramica etrusca depurata acroma e a bande, in C. Chiaramonte
Treré (a cura di), Tarquinia. Scavi sistematici nell’abitato. Campagne 1982-1988. I materiali I, Roma, pp.
99-176
Bartoloni 1972 = G. Bartoloni, Le tombe da Poggio Buco nel Museo archeologico di Firenze, Firenze
Bartoloni 2003 = G. Bartoloni, Le società dell’Italia primitiva. Lo studio delle necropoli e la nascita delle
aristocrazie, Roma
Bartoloni et al. 1997 = G. Bartoloni et alii, Le necropoli villanoviane di Veio. Parallelismi e differenze, in G.
Bartoloni (a cura di), Le necropoli arcaiche di Veio, Roma, pp. 89-100
Bartoloni, Cerasuolo cds. = G. Bartoloni, O. Cerasuolo, The Balanced Skill. To Build Arches and Vaults in
Early Etruria, in Craft and People. Agents of Skilled Labour in the Archaeological Record, International
Conference at the British Museum, London 2012, cds.
Bastianelli 1937 = S. Bastianelli, Territorio dei Castronovani. Scoperte nella necropoli preromana, in Studi
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