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Le norme a tutela del mare: la normativa MARPOL

Se pensiamo che l’inquinamento dell’ambiente marino sia dovuto solamente, o comunque in gran parte, agli
sversamenti delle grandi navi, ci sbagliamo alla grande. Infatti, l’80% dell’inquinamento marino deriva
proprio dalla terraferma.
Tra le sostanze nocive troviamo:

1. sostanze organiche provenienti da scarichi fognari, rifiuti alimentari, solventi, detergenti, pesticidi,
diserbanti, idrocarburi, ecc.;
2. ioni tossici o comunque pericolosi quali arsenico, cromo, piombo, cadmio, ecc.;
3. materiali solidi affondati, semisommersi o galleggianti come plastica, lattine, rifiuti civili e
industriali ecc.;
4. microrganismi patogeni (protozoi, batteri, virus) potenzialmente pericolosi per l’uomo in seguito
a balneazione, consumo di prodotti ittici e attività lavorative in contatto con l’ambiente marino.

L’inquinamento da idrocarburi è poi particolarmente nocivo perché questi:

 uccidono il plankton vegetale che vive negli strati oceanici superficiali e che produce il 70% di tutto
l’ossigeno atmosferico;
 compromettono la quantità e la qualità dei prodotti ittici, risorsa alimentare vitale per l’umanità.

A tutela dell’ambiente marino, il 2 Novembre 1973, i grandi del mare firmarono una convenzione che oggi
conosciamo come normativa MARPOL, che sta per International Convention for the Prevention of
Pollution from Ships.
Attualmente, la MARPOL consta di 20 articoli e 6 annessi. I primi due annessi sono detti obbligatori
perché sono i punti saldi della convenzione, entrati in vigore, infatti, proprio all’origine della normativa. Gli
altri 4 sono opzionali ed entrarono in vigore qualche anno dopo. Già nel 1973 la Convenzione MARPOL
aveva individuato un certo numero di zone del mare che, ritenute particolarmente vulnerabili per motivi
ambientali e di traffico, richiedevano l’adozione di norme più severe per la prevenzione dell’inquinamento
marino: tali zone, definite Aree Speciali (Special Areas), vennero via via implementate con gli anni. Ad
esempio, sono aree speciali dell’annesso 1, il Mar Mediterraneo, il Mar Rosso, il Mar Nero che sono specchi
d’acqua “chiusi”.

Tra le prescrizioni più importanti della MARPOL, ricordiamo:

1. Ogni nave deve essere dotata di un raccordo internazionale per il sicuro trasferimento a terra delle
miscele oleose. Questo raccordo consiste in una flangia dalle determinate caratteristiche, si prescrive,
infatti, un diametro esterno di 215 mm per un numero di fori pari a 6.
2. Ogni nave deve possedere un registro degli idrocarburi (Oil record book), da compilare ed esibire
all’Autorità marittima in caso di ispezioni. Il libro si compone di due parti, nella prima vanno
registrate in ordine cronologico le operazioni dei locali di macchina, nella seconda va riportata la
planimetria delle cisterne del carico, delle slop tanks e della zavorra.
3. Qualche parola in più, invece, va spesa per la separazione delle miscele oleose. In base alle norme
MARPOL le acque oleose non possono essere scaricate in mare se non dopo un trattamento che ne
riduca il contenuto di sostanze oleose entro limiti ben precisi. Il processo di separazione si basa sulla
differenza di peso specifico tra l’acqua e le goccioline oleose: queste ultime, più leggere dell’acqua
in cui sono disperse, tendono spontaneamente a migrare lentamente verso l’alto, tanto da arrivare in
superficie, dove poi formeranno uno strato galleggiante che potrà essere facilmente rimosso.
Per separare le miscele oleose che si raccolgono nella sentina della nave in seguito alle normali
attività operative di bordo si utilizza un dispositivo denominato appunto separatore di sentina. Si
tratta di un contenitore cilindrico in cui l’acqua da trattare (1), fatta entrare dal basso e riscaldata da
Le norme a tutela del mare: la normativa MARPOL
una serpentina percorsa da vapore (2) entrante nella parte alta, fluisce lungo stretti passaggi (3)
delimitati da dischi conici. Comincia da qui un percorso centrifugo ed è proprio grazie a questa
rotazione che l’acqua, più pesante delle sostanze oleose, va sulle pareti, mentre gli oli restano al
centro. Quando aumenta troppo l’acqua sulle pareti si aprono le armature e l’acqua fuoriesce. In
questo modo le gocce di olio, dopo aver percorso una risalita di pochi millimetri, continuano il loro
cammino strisciando lungo la faccia inferiore dei dischi, dove il loro incontro è più frequente. Poiché
però non è sufficiente che entrino in contatto ma è necessario che si fondano, grazie all’aumento di
temperatura la tensione superficiale delle gocce si riduce e avviene la coalescenza; le gocce di olio
così formatesi salgono più velocemente e si raccolgono nella parte alta del separatore, dove formano
uno strato galleggiante che viene avviato in cassa morchie (5), mentre l’acqua pulita (6), previo
controllo del tenore di sostanze oleose (max 15 parti per milione), potrà essere scaricata in mare.
4. Le acque reflue variamente inquinate dalle attività umane si distinguono in: acque nere (se
provengono dagli scarichi dei servizi igienici) e acque grigie (quando provengono dagli scarichi di
lavandini, docce, cucine, lavanderie e attività di pulizia di bordo. In base alle norme, le acque nere e
grigie possono essere smaltite in diversi modi: possono essere raccolte in una cassa e poi scaricate a
terra; possono essere immesse in mare con un tasso moderato
di scarico e con una distanza dalla costa di 12 Miglia nautiche
e alla velocità minima di 4 Kts; oppure possono essere trattate
con un impianto e scaricate in mare ad una distanza dalla
costa non inferiore alle 4 Miglia nautiche.
5. Ci sono anche altre acque che vanno trattate diversamente
Il fatto che una nave imbarchi acqua di zavorra in punto A e
la scarichi in un punto B potrebbe comportare il rilascio di
organismi biologici in un habitat che non è il loro, andando
così ad interferire nella flora e nella fauna locale. Perciò, dal
2004, l’IMO impone che le acque di zavorra debbano essere
trattate a bordo per eliminare eventuali forme di vita. Il
trattamento delle suddette acque implica l’utilizzo di
composti a base di cloro, particolari molecole tossiche e ioni
metallici tossici.

contaminazione biologica, ioni tossici per trattare sono dei


veri e proprio grande pile alle prese mare o delle gocce o
compresse di ioni così da abbattere ballast water convention

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