1 oli minerali;
2 sostanze liquide nocive trasportate alla rinfusa;
3 sostanze inquinanti trasportate per mare in imballaggi;
4 liquami scaricati dalle navi;
5 rifiuti solidi scaricati dalle navi;
6 scarichi dei motori marini (SOx -ossidi di zolfo- ed NOx -ossidi di azoto).
La MARPOL dà inoltre precise istruzioni circa:
Cisterne destinate al solo uso di zavorra pulita;
Costruzione di navi petroliere a doppio scafo;
L’annesso 1 tende a:
minimizzare la produzione di acque oleose;
limitare la quantità di olio scaricabile in mare;
prevedere specifiche tipologie di navi cisterna per il trasporto degli idrocarburi
con indicazioni vincolanti in merito alle caratteristiche costruttive;
introdurre aree speciali dove si applicano misure più restrittive (Gran Barriera
Corallina in Australia, arcipelago delle Galapagos, arcip. delle Canarie, etc.).
b) l’acqua sporca di lavaggio può essere conservata a bordo in una "slop tank” e
consegnata al successivo terminale di arrivo che, per imposizione della
Convenzione, dovrebbe essere fornito di un adeguato serbatoio di raccolta.
Con il termine oli minerali si indicano dei fluidi che si trovano in natura, creatisi
in milioni di anni. Dal punto di vista chimico, gli oli minerali sono delle miscele
simili al petrolio ma, a differenza degli idrocarburi, solitamente non sono
combustibili e quindi vengono adoperati: come lubrificanti per il cambio; nel
raffreddamento (per l’alto livello di ebollizione e scarsa espansione termica) di
macchinari che producono molto calore (es. motori di grosse macchine);
nell'elettrotecnica per la loro nulla conducibilità elettrica; nel raffreddamento di
personal computer.
La regola 13 illustra i requisiti costruttivi delle petroliere varate dopo e prima del
luglio 1996. In particolare, in quelle varate dopo il 07/96 impone:
1. doppio scafo per navi di stazza aventi portata > 5000 DWT;
La regola 3, per quanto concerne le navi cisterna inerenti sia l’annesso 1 che
l’annesso 2, classifica le sostanze pericolose trasportate alla rinfusa in 4
categorie (A, B, C, D). Alla prima appartengono le sostanze che se scaricate in
mare, per pulizia di cisterne o scarico della zavorra, determinano un grave
rischio per le risorse marine, per la salute umana e/o alle attrattive dei luoghi e
pertanto necessitano di misure rigorose contro l’inquinamento. Alla seconda,
terza e quarta appartengono sostanze ottenute dalla pulizia di cisterne o acque
di zavorra, che se scaricate in mare causano danni via via minori alla salute,
all’ambiente ed alla attrazione dei luoghi.
Le unità mercantili devono essere munite di un “registro di carico” oltre che dei
registri ufficiali di bordo prescritti. Lo scopo è quello di registrare tutti gli
avvenimenti riguardanti, la caricazione e scaricazione, il travaso interno del
carico (per ragioni di stabilità), la pulizia e zavorramento delle cisterne, la
discarica della zavorra dalle cisterne, lo scarico dei residui in stazioni di
ricezione, la discarica in mare sia volontaria che accidentale. Le pagine del
registro devono essere firmate dal comandante che deve tener pronto in nave
per eventuali controlli, per un periodo di almeno 3 anni.
√ Classe 1 – ESPLOSIVI;
√ Classe 8 – CORROSIVI;
Per ogni classe esiste un segnale di pericolo differente. Alcune classi vengono
suddivise in varie sottoclassi.
L’appartenenza alle diverse classi viene definita dai 3 criteri di valutazione:
- infiammabilità raggruppa tutte quelle sostanze capaci di entrare più o
meno facilmente in combustione e quindi di bruciare;
- instabilità, interessa tutte quelle sostanze capaci di sviluppare energia
spontaneamente o per reazione con altre sostanze stabili;
Annesso IV. Inquinamento da liquami scaricati in mare dalle navi (sea Wage).
Lo scarico in mare di rifiuti fognari non trattati può creare però problemi di salute
in generale, mentre nelle zone costiere può bloccare l’ossigenazione del mare con
gravi conseguenze per gli ecosistemi oltreché costituire un ulteriore danno
economico dovuto alla minore gradevolezza delle zone con vocazione turistica.
- la nave scarica liquami triturati e disinfettati ad una distanza > 4 Nm dalla costa;
- la nave scarica liquami non sminuzzati e non disinfettati (cibo, carta e rifiuti
simili) a più di 12 Nm dalla costa, sotto la linea di galleggiamento.
I rifiuti solidi possono essere letali per la vita marina. Il maggior pericolo
proviene dalla plastica che può galleggiare per anni. I pesci ed i mammiferi
marini possono, in alcuni casi, confondere la plastica con il cibo. Per questo
è prevista la totale proibizione dello scarico della plastica e severe restrizioni
per lo scarico in mare degli altri rifiuti solidi sia nelle zone costiere che nelle Aree
Speciali. Inoltre è fatto obbligo agli Stati di attrezzare i porti con strutture per la
ricezione dei rifiuti solidi.
- Registro dei rifiuti solidi. La data, la posizione della nave, la descrizione dei
rifiuti e la quantità stimata di materiale incenerito o sbarcato deve essere
riportata nel registro. Inoltre devono essere approntati gli avvisi per i
passeggeri e l’equipaggio sulle disposizioni relative ai rifiuti.
L’annesso ammette la discarica di pacchi e cavi vegetali galleggianti a distanze
> di 25 Nm; a distanze superiore a 12 Nm per cibo, carta, bicchieri e rifiuti simili;
mentre è sempre vietata la discarica di materiali sintetici (cavi, buste, reti, etc.)
- Un piano per il trattamento dei rifiuti deve prevedere procedure scritte
per la raccolta, la conservazione, il trattamento e lo spostamento dei rifiuti e
l’uso delle attrezzature di bordo.
Nel 1997 sono state stabilite le specifiche per gli Inceneritori di bordo.
L’annesso VI sostanzialmente prevede: l’installazione di motori e di inceneritori
a bassa emissione di inquinanti; l’utilizzo di combustibili a basso contenuto di
zolfo; il divieto di incenerire certi prodotti (PVC, PCB, etc.); il recupero di
composti organici volatili e i l divieto di utilizzare gas dannosi per l’ozono. In
particolare, per quanto riguarda le emissioni inquinanti nell'atmosfera, sono in
vigore i seguenti regolamenti:
· il regolamento 14: norme relative alle emissioni di SOx (ossidi di zolfo);
· il regolamento 13: si riferisce alle emissioni di NOx (ossidi di azoto).
Il regolamento 14 SOx (ossidi di zolfo) stabilisce che il tenore di zolfo (S)
contenuto nel combustibile utilizzato dalla nave non deve superare la
percentuale in massa del 3,5 % (dal 2020 il contenuto scende allo 0,5%),
mentre nelle Aree SECA non deve superare lo 0,1%, oppure, se il carburante
utilizzato produce gas che superano tali valori, si dovrà installare un sistema di
lavaggio dei gas combusti o applicato altro metodo che riduca le emissioni di SOx
a livelli equivalenti o inferiori a quelli sopra riportati.
Per ottemperare ai limiti di zolfo previsti dalla normativa IMO, gli armatori
sono di fatto costretti a scegliere tra 3 differenti possibilità:
1. cambiare il prodotto petrolifero attualmente utilizzato da quasi tutte le navi
HFO (higher sulphur fuel), a favore del gasolio marino - MGO che costa il
50% in più rispetto a quello attualmente in uso;
2. installare i desolforatori di fumo ( SCRUBBERS) che pur utilizzando
combustibile HFO con tasso sulfureo superiore, il “lavaggio” dei fumi, riduce
le emissioni. Tale opzione comporta modifiche molto costose sulle navi;
3. utilizzare il GNL ( gas naturale liquefatto). Nonostante questo sia il
carburante più appropriato, il suo utilizzo comporterebbe un cambiamento
radicale del “fuel system” navale (sistema di stoccaggio a bordo delle navi,
approvvigionamento nei porti, etc.).
Gli ossidi di zolfo presenti in atmosfera sono l'anidride solforosa e l'anidride
solforica, composti indicati con il termine comune SOx.
L'anidride solforosa (SO 2 ) o biossido di zolfo è un gas incolore, irritante, non
infiammabile, molto solubile in acqua e dall'odore pungente. Dato che è più
pesante dell'aria tende a stratificarsi nelle zone più basse.
Rappresenta l'inquinante atmosferico per eccellenza essendo il più diffuso,
uno dei più aggressivi e pericolosi e di gran lunga quello più studiato.
Deriva dalla ossidazione dello zolfo nel corso dei processi di combustione
delle sostanze che contengono questo elemento sia come impurezza (come i
combustibili fossili) che come costituente fondamentale.
Dall'ossidazione dell'anidride solforosa si origina l'anidride solforica (SO 3 ) o
triossido di zolfo che reagendo con l'acqua, sia liquida che allo stato di vapore,
origina rapidamente l'acido solforico, responsabile in gran parte del fenomeno
delle piogge acide S 2 +O 2 CALORESO 2 +O 2 SO3+H2O H2SO4Acido solforico.
Effetti nell’uomo, per l'elevata solubilità in acqua il biossido di zolfo viene
facilmente assorbito dalle mucose del naso e del tratto superiore dell'apparato
respiratorio. L'alta reattività lo rende irritante. Il biossido di zolfo causa patologie
all'apparato respiratorio come bronchiti e asma oltre che irritazioni di pelle,
occhi e mucose. L'azione principale dei danni all'ambiente consiste
nell'acidificazione delle precipitazioni e di conseguenza dei mari.
Gli effetti corrosivi dell'acido solforico si riscontrano su materiali da costruzione,
metalli e vernici. L'acido solforico trasforma i carbonati insolubili dei monumenti
e delle opere d'arte in solfati solubili che vengono dilavati per azione della
pioggia. Nel mare l'acido solforico trasforma i carbonati insolubili delle conchiglie
dei molluschi, delle barriere coralline, corrodendole e compromettendo lo
sviluppo e la crescita di questi ed altri organismi. Il biossido di zolfo provoca
prima un rallentamento nella crescita delle piante, poi ne provoca la morte
alterandone la fisiologia.
Il regolamento 13 NOx. Pur essendo presenti in atmosfera diverse specie di
ossidi di azoto, per l'inquinamento dell'aria si fa riferimento al termine NOx che
indica la somma del monossido (NO) e del biossido di azoto (NO 2 ).
L'ossido di azoto (NO) è un gas incolore, insapore ed inodore. Prodotto nei
processi di combustione ad alta temperatura, viene poi ossidato in atmosfera
dall'ossigeno e trasformato in biossido di azoto. La tossicità è limitata, mentre
quella del biossido risulta elevata.