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Ela Sabolčec

Facoltà di lettere e di filosofia, Dipartimento di italianistica


Corso: Umanesimo e Rinascimento
Docente: dr. sc. Francesca Maria Gabrielli
Anno accademico: 2019/2020

Relazione scritta sul saggio L'incanto delle parole e la magia del discorso
nell'Orlando furioso di Laura Giannetti Ruggiero

L'interesse per il meraviglioso, l'astrologia e la magia in generale non caratterizzano solo il


famoso poema epico-cavalleresco Orlando furioso, ma la magia nelle sue varie forme ebbe un
gran impatto sulla vita quotidiana nel periodo in cui Ludovico Ariosto visse, il Quattrocento.
L'autrice Laura Giannetti Ruggiero nel suo saggio intitolato L’incanto delle parole e la magia
del discorso nell’Orlando furioso1 presenta e spiega l'ingegnosa virtù, soprattutto linguistica,
con la quale l'Ariosto, servitosi dalla tecnica dell’intrecciamento e dalla narrazione, riuscì a
presentare proprio il linguaggio, soprattutto quello poetico come un elemento magico.
Presenterò alcune osservazioni dell’autrice che dimostrano i legami tra la magia e la parola,
sia scritta che pronunciata, presentati nel poema dell’Ariosto.

L’autrice inizia con le spiegazioni dell’impatto della magia sulla vita delle persone nel
Quattrocento: le arti magiche, che esistevano già dall’antichità, furono praticate nel periodo
dell’Umanesimo e soprattutto nel Rinascimento, il che non deve sorprendere – la magia era
legata alla natura ed i maghi erano considerati gli uomini sapienti capaci di intervenire sul
mondo, che maritano la terra al cielo2 e il periodo del Rinascimento fu il periodo delle
conoscenze di ogni tipo, della creatività, del cercare di capire il mondo in modo migliore, da
ogni punto di vista. L’autrice spiega che la magia si praticava spesso creando delle formule
magiche, scritte o orali – da tempi si credeva nella forza della parola e nell’impatto di essa.
Ariosto, osserva l’autrice, crea la magia non solo usando gli elementi magici (i maghi, l’anello
della ragione, il palazzo incantato, ma anche la stessa ricerca della ragione che è sfuggita a

1
Giannetti Ruggiero, Laura, L’incanto delle parole e la magia del discorso nell’Orlando Furioso, in Italica,
Vol, 78, No. 2 (l’estate, 2001), pp. 149-175, pubblicato da: American Association of Teacher’s of Italian, preso
da: https://www.jstor.org/stable/3656124
2
Ivi, p. 150
Orlando e che è finita sulla luna), ma la crea prima di tutto al livello metanarrativo. L’autore-
narratore si fa presente comunicando con i suoi personaggi e chiedendogli aiuto nel raccontare
la sua storia, ad esempio chiede al personaggio di Merlino, il mago, il profeta, al suo
‘’profetico spirto’’, presente nella tradizione epico-cavalleresca europea, di prestargli la sua
‘’chiarissima voce’’3. Il personaggio di Merlino si può considerare infatti una delle voci
dell’Ariosto, dato che Merlino è il profeta ed ha la conoscenza di quello che sta per succedere
come appunto Ariosto sa che cosa trattano le ottave ed i canti successivi.
L’autrice narra di questo gioco, di questa presenza dell’autore nei suoi personaggi, del
narratore-poeta metanarrativo che si rivolge ad essi e non solo ad essi, ma anche ai lettori
rilevando di che cosa sta per raccontare ed in quale modo descrivendo la propria narrazione. I
giochi di parole e le metafore usate dall’autore sono presenti nei libri negromantici, cioè nei
libri in cui si trovano delle formule magiche, maggiormente scritte in versi rimati, che servono
per invocare dei spiriti e dei demoni. Ariosto menziona i libri di magia in varie parti del
poema, li usano il mago Merlino e la maga Melissa (che addirittura invoca i demoni), ma
anche Astolfo. La presenza di questi libri nel poema di Ariosto oltre ai personaggi dei maghi
va mano nella mano con l’importanza che Ariosto dà alla parola, sia scritta che detta. Per
continuare l’argomento, l’autrice del saggio ha rilevato le sue osservazioni sul canto XXIII
(proprio la metà del poema) in cui si narra la vicenda dell’Orlando che, trainato dal cavallo,
giunse il luogo in cui Angelica e Medoro hanno consumato il loro amore. Orlando prima vede
gli alberi in cui Angelica ha inciso i loro nomi, prima non vuole crederci, e poi entra nella
grotta in cui è descritto, nella lingua araba, il fatto sessuale di Angelica e di Medoro.
Disperato, non voleva crederci ancora, cercava delle varie scuse (forse c’è stata un’altra
Angelica), ma quando il pastore gli racconta la storia dei due amanti, lui perde la ragione e
diventa pazzo, furioso. L’autrice spiega che è stata proprio la parola detta che ha trasformato
l’evento in realtà – se il pastore non gli avesse raccontato la storia, lui avrebbe continuato a
sperare che non era stata la sua amata a incidere quelle parole, nonostante tutti i segni che lo
indicavano. La connessione fra le parole scritte in una lingua (per Orlando) straniera, il fatto
che Orlando sentiva il loro significato ma non n’era sicuro ed il fatto che Orlando ha perso la
ragione quando il pastore gli ha raccontato la storia corrisponde al legame significante –
significato. Orlando si rifiutava di sapere il significato, e quando lo scoprì, a causa della
parola detta, perse la ragione. Inoltre, le parole scritte in arabo (la scrittura completamente
diversa dalla scrittura latina), il fatto che Orlando sentiva il loro significato senza conoscere le
parole e alla fine la perdita della sua ragione quando le parole gli vennero tradotte fanno
3
Ivi, p. 152
ricordare i riti magici (le parole in arabo come i simboli) e soprattutto la potenza della parola
detta, l’effetto che le parole possono avere una volta pronunciate.

Alla fine, secondo l’autrice, prendendo in considerazione che le pratiche della magia nel
Quattrocento erano frequenti e diffuse, non è impossibile credere che Ludovico Ariosto
avesse avuto a che fare con la magia, specialmente prendendo in considerazione la quantità
degli elementi magici presenti nel poema Orlando furioso. Ma su questo si può solo
speculare. Il fatto è che i suoi complessi giochi linguistici e metanarrativi mescolati con gli
elementi magici invitano ad andare oltre la superficie del testo, a collegare i frammenti, ad
arrivare ad una conclusione tutta nostra e dimostrano proprio la magia del linguaggio.

Bibliografia:
Giannetti Ruggiero, Laura, L’incanto delle parole e la magia del discorso nell’Orlando Furioso, in
Italica, Vol, 78, No. 2 (l’estate, 2001), pp. 149-175, pubblicato da: American Association of
Teacher’s of Italian, preso da: https://www.jstor.org/stable/3656124

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