Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
35 Cos’è la gestione del colore 50 Due tecnologie di gestione del colore
35 Cosa non è: la correzione del colore 51 PostScript Color Management
51 Color Space Array (CSA)
36 Immagini digitali 51 Color Rendering Dictionary (CRD)
36 Il significato dei numeri 51 Profili PostScript
38 I numeri non indicano il colore 51 Funzionamento di PCM
52 International Color Consortium
38 Caratterizzare una periferica 52 Profilo di colore ICC
38 Caratterizzare una fotocamera 53 Motore di colore ICC
40 Caratterizzare un monitor 53 Relazione tra le due tecnologie
40 Caratterizzare un monitor con pochi dati 53 Gli elementi di una conversione
40 Caratterizzare una stampante
41 La caratterizzazione non riguarda solo la periferica 53 Creare un profilo ICC
54 Stabilità
41 Riproduzione del colore 54 Calibrare un monitor
41 Cambiare i numeri per non cambiare il colore 54 Profilo di una fotocamera
42 Conversione in quadricromia 54 Profilo di uno scanner
A
43 Tutte le conversioni possibili 54 Profilo di una periferica di stampa
44 Gamut e fuori gamut 54 Sistemi per la gestione del colore
ZZ
D Q
device-dependent 38, 39 quadricromia
device-independent 39 conversione in 42
F R
fotocamera Radius ProSense 37
caratterizzare 38
fuori gamut 44, 46, 48, 55 S
scanner 38, 39, 40, 41, 43, 45, 46, 55
G
spazio colorimetrico
gamut 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 53, 55 XYZ 44, 51
di una fotocamera 45 Yxy 44
di una immagine 46 stabilità (di una periferica) 54
di un monitor 44 stampante
di uno scanner 45 caratterizzare 40
gestione del colore 35, 36, 37, 50, 52, 54,
55 T
definizione 35
tabella di caratterizzazione 39-46, 50-52
primi tentativi 37
definizione 39
GretagMacbeth 38, 39
I
Le idee di base della gestione digitale del colore
Idee di base 35
prima utilizza come strumenti l’istogramma, le curve
e i livelli; la seconda le conversioni di colore, i profili,
gli intenti di rendering. Le due attività sono indi-
pendenti e complementari e vanno svolte una dopo
l’altra: prima la gestione del colore, per assicurare
che l’aspetto venga mantenuto, poi la correzione del
colore, per migliorare questo aspetto.
Nella memoria di massa (hard disk, CD, DVD) o anche nella Figura 2 Una immagine raster RGB è fatta di pixel, ed ogni
memoria centrale (RAM). pixel è rappresentato da tre numeri interi compresi tra 0 e 255.
Idee di base 37
role “rosso” o giallo”. Lo indicano in modo approssi-
mato, troppo approssimato per essere utile nel campo
della computer grafica, della fotografia, della stampa.
Potrà bastare per chi lavora con Word ed Excel, ma
non per chi lavora con Photoshop.
Figura 5 GretagMacbeth ColorChecker, un target per Figura 6 Corrispondenza tra numeri forniti dalla fotocamera
caratterizzare la fotocamera digitale, composto di 24 tacche, di e coordinate colorimetriche delle 24 tacche di ColorChecker,
cui le sei in basso formano una scala di grigi. per una determinata fotocamera.
comprende 24 tacche colorate (fig. 5). convertiti in coordinate colorimetriche, cioè vengono
resi indipendenti (device-independent).
Di ognuna di queste tacche colorate, GretagMacbeth
fornisce le coordinate colorimetriche XYZ (ma anche La tabella di caratterizzazione di una fotocamera è la
se non le fornisse, potremmo sempre misurarle con carta di identità di quella fotocamera, che assegna un
uno strumento). significato preciso ai numeri RGB, risolvendo l’ambi-
guità e rendendo ogni immagine scattata con quella
Adesso fotografiamo il ColorChecker con la fotoca- fotocamera (o meglio i numeri RGB che la descrivo-
mera in questione e sotto una data illuminazione. no) device-independent.
Per ognuna delle 24 tacche colorate la fotocamera
fornisce tre valori RGB che riportiamo in una tabella. La tabella di caratterizzazione può essere creata per
Di fianco riportiamo anche le rispettive coordinate ogni periferica, cioè per ogni fotocamera (abbiamo
colorimetriche. Alla fine abbiamo una tabella di 24 ri- visto come), ma anche per ogni scanner, ogni moni-
ghe, come quella di fig. 6. Questa tabella non riporta tor e ogni periferica di stampa. Una volta creata, la
tutte le possibili combinazioni RGB che la fotocamera tabella consente di dare un significato non ambiguo
può fornire, possiamo però ordinarla per valori RGB (cioè un colore preciso) ad ogni pixel di ogni immagi-
crescenti e calcolare per interpolazione tutti le combi- ne creata, catturata o visualizzata da una determinata
nazioni mancanti. periferica.
Idee di base 39
Vediamo come si caratterizza un monitor e una peri- e annotare una misura ci si mettesse 1", per farle tutte
ferica di stampa (per uno scanner il procedimento è ci si metterebbe più di 6 mesi (e la tabella riempirebbe
in principio identico a quello usato per la fotocamera). quasi 100 Mbyte).
Figura 9 In questo libro consideriamo tre classi di periferiche: Figura 11 Tabella di caratterizzazione di una determinata
di input (scanner e fotocamere), monitor e di output (stampanti periferica di stampa. Contiene tutte le possibili combinazioni di
da tavolo, macchine da stampa, stampatrici su carta sensibile). valori CMYK e le rispettive coordinate colorimetriche XYZ di
una determinata stampante.
costruire esplicitamente l’intera tabella implementan- necessario costruirne un’altra. Cose simili si possono
do, come nel caso del monitor, un algoritmo. D’altra dire per le altre periferiche, vedi fig. 10.
parte la tabella completa di caratterizzazione di una
stampante richiederebbe qualche centinaio di Mbyte
di memoria, e dunque non è possibile costruirla tutta Riproduzione del colore
esplicitamente. Rimane la possibilità di costruire un
numero ridotto di righe, qualche migliaio, e ottenere, Ora che abbiamo costruito le tabelle di caratterizza-
al momento della consultazione, i dati mancanti con zione delle nostre periferiche possiamo finalmente
tecniche di interpolazione. dare una prima risposta alla domanda iniziale: come
riprodurre una immagine con periferiche diverse
La caratterizzazione non riguarda solo la periferica conservandone l’aspetto? Ecco come si fa.
La tabella di caratterizzazione del monitor riguarda il
monitor nelle condizioni in cui era quando sono state Cambiare i numeri per non cambiare il colore
fatte le misure, cioè con i controlli che influiscono sul
colore (per esempio luminosità e contrasto) impostati Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto
cambi.
in determinate posizioni. Se i controlli vengono im- Giuseppe Tomasi di Lampedusa Il gattopardo 1957
postati diversamente, la tabella non caratterizza più il
monitor ed è necessario costruirne un’altra. Abbiamo una immagine RGB con allegata la tabella
di caratterizzazione della fotocamera con la quale
La tabella di caratterizzazione della stampante è stata scattata (fig. 6). L’immagine è un mosaico di
riguarda la stampante nelle condizioni in cui era pixel, ogni pixel è rappresentato da una terna RGB e
quando sono state fatte le misure, cioè con quegli in- per ognuna di queste terne la tabella di caratterizza-
chiostri e quella carta. Se inchiostri e/o carta cambia- zione indica le coordinate colorimetriche (oppure si
no, la tabella non caratterizza più la stampante ed è possono trovare per interpolazione).
periferica
Ora desideriamo visualizzare l’immagine su un mo-
scanner originale
fotocamera illuminazione
nitor, del quale abbiamo la tabella di caratterizzazio-
monitor luminosità, contrasto, gamma, bianco ne. Il problema si riduce nel trovare, pixel per pixel, i
stampante carta, inchiostri valori RGB che occorre visualizzare sul monitor, per
avere lo stesso colore che quel pixel ha nella scena
Figura 10 La caratterizzazione di una periferica dipende, oltre originale.
che dalla periferica stessa, anche dagli altri elementi indicati in
questa tabella.
Idee di base 41
origine: fotocamera destinazione: monitor
coordinate di periferica coordinate colorimetriche coordinate di periferica coordinate colorimetriche
R G B X Y Z R G B X Y Z
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
... ... ... ... ... ... 0 0 1 0 0 0,1
239 10 15 0,37 0,19 0,02 0 0 2 0,01 0 0,02
... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
255 255 253 0,95 0,99 1,08 186 83 44 0,37 0,19 0,02
255 255 254 0,95 0,99 1,09 ... ... ... ... ... ...
255 255 255 0,95 1,00 1,09 255 255 255 0,96 1,00 0,82
Figura 12 A sinistra la tabella di caratterizzazione della fotocamera e a destra quella del monitor. Le frecce rosse indicano il
percorso di una conversione di colore
Quali valori RGB devono essere usati per visualizzare, 1 nella tabella di origine si identifica la riga che contiene
sul monitor il pixel 239R 10G 15B? Visualizzare que- i valori del pixel in questione, 239R, 10G, 15B;
2 nella stessa tabella si leggono le corrispondenti coordi-
sti numeri direttamente su monitor non è una buona
nate colorimetriche, X = 0,37, Y = 0,19, Z = 0,02;
idea, si vedranno colori non corretti perché il moni- 3 si individuano questi stessi valori nella tabella di de-
tor ha un’altra tabella di caratterizzazione rispetto a stinazione;
quella della fotocamera. Per avere lo stesso colore sarà 4 si leggono in corrispondenza i valori 186R, 83G, 44B.
necessario fornire al monitor valori opportunamente
modificati. Ma modificati come? Dunque il colore originale del pixel 239R 10G 15B si
ottiene su monitor impostando i numeri 186R 83G
Facendo uso delle due tabelle di caratterizzazione, 44B.
rispettivamente quella allegata all’immagine (cioè la
tabella di caratterizzazione della fotocamera) e quella Questo procedimento, che consiste nel modificare i
del monitor (fig. 12). La tabella di origine, cioè quella numeri riferiti alla periferica di origine in modo da
che caratterizza la fotocamera, viene letta nella dire- avere lo stesso colore sulla periferica di destinazio-
zione da coordinate di periferica RGB a coordinate ne, è detto conversione di colore (anche se in realtà si
colorimetriche XYZ; la tabella di destinazione, quella tratta di una conversione di numeri) e si può riassu-
che caratterizza il monitor, viene letta da coordinate mere nella frase “cambiare i numeri per mantenere il
colorimetriche XYZ a coordinate di periferica RGB. colore”.
Figura 13 A sinistra la tabella di caratterizzazione della fotocamera e a destra quella della stampante. Le frecce rosse indicano la
conversione di colore dalla fotocamera alla stampante.
le modalità di colore di origine e destinazione sono • da scanner a monitor: visualizzare una immagine su
monitor in modo che conservi l’aspetto dell’originale
diverse, il meccanismo non cambia, come vediamo in scannerizzato;
questo un esempio. • da scanner a stampante (raro): stampare una immagine
in modo che mantenga i colori dell’originale scanneriz-
zato;
Desideriamo stampare la precedente immagine RGB • da fotocamera a monitor (come nell’esempio più sopra):
che vediamo a monitor con una stampante CMYK in visualizzare una immagine in modo che mantenga i
modo che i colori stampati siano gli stessi degli origi- colori dell’originale fotografato;
• da fotocamera a stampante (raro): stampare una im-
nali. È il problema che i fotografi digitali affrontano magine in modo che conservi l’aspetto dell’originale
ogni volta che devono stampare le proprie fotografie. fotografato;
Prima visualizzano la fotografia sul monitor (e qui • da monitor a monitor: visualizzare una immagine su un
altro monitor in modo che mantenga gli stessi colori;
agisce la conversione di colore descritta nel paragrafo • da monitor a stampante (come nell’esempio più sopra):
precedente) ed effettuano le necessarie correzioni di stampare una immagine in modo che conservi l’aspetto
colore, quindi stampano la fotografia e richiedono di quella visualizzata;
• da stampante a monitor: visualizzare una immagine in
che i colori stampati siano uguali a quelli visti a mo- modo che mantenga i colori di quella stampata;
nitor. È possibile farlo? E se lo è, come si fa? • da stampante a stampante: stampare una immagine pre-
parata per una stampante su un’altra stampante in modo
che mantenga i colori.
Per esempio, quali percentuali CMYK devono essere
usate, con una data stampante, per stampare lo stesso
È importante notare che una conversione di colore
pixel di prima, quello che sul monitor ha coordinate
avviene sempre tra due tabelle di caratterizzazione:
186R 83G 44B? Anche in questo caso dobbiamo fare
una tabella di origine e una tabella di destinazione.
una conversione di colore facendo uso della tabella di
Da notare ancora che monitor e stampante sono peri-
caratterizzazione del monitor (l’origine della conver-
feriche che possono essere sia l’origine che la destina-
sione) e della tabella di caratterizzazione della stam-
zione della conversione, mentre scanner e fotocamera
pante (la destinazione della conversione). Si procede
sono periferiche che possono essere solo l’origine
come segue (fig. 10):
della conversione di colore, mai la destinazione.
1 nella tabella di origine si identifica la riga che contiene
i valori del pixel 186R, 83G, 44B; L’algoritmo generale di conversione di colore è il
2 nella stessa tabella si leggono in corrispondenza le seguente:
coordinate colorimetriche, nell’esempio X = 0,37, Y =
0,19, Z = 0,02; 1 nella tabella di origine si identifica la riga che contiene
3 si individuano queste stesse coordinate colorimetriche le coordinate di periferica che devono essere converti-
nella tabella di destinazione; te;
4 si leggono in corrispondenza i valori CMYK, nel- 2 nella stessa tabella si leggono le corrispondenti coordi-
l’esempio le percentuali 20C 90M 20Y 0K. nate colorimetriche;
Idee di base 43
3 si individuano tali coordinate colorimetriche nella
tabella di destinazione;
4 si leggono in corrispondenza le coordinate di periferi-
ca.
A questo punto è opportuno introdurre il concetto di Figura 15 Due viste del gamut di un monitor nello spazio
gamut di una periferica. Il gamut è la rappresentazio- XYZ.
ne grafica dei colori riproducibili da quella periferica.
(tali posizioni sarebbero comunque nelle zone del ros-
Gamut di un monitor so, verde e blu: perché?) rimarrebbero sempre alcuni
La colonna di destra della tabella di caratterizzazione colori non riproducibili: per esempio i verdi brillanti,
di un monitor indica (in coordinate colorimetriche, gli azzurri. In effetti non esiste un monitor in grado
fig. 7) tutti i colori che quel monitor può visualizzare. di visualizzare tutti i colori. Ogni singolo monitor ne
Ogni terna di coordinate elencata nella tabella è un può visualizzare solo una parte limitata, il suo gamut.
punto nello spazio colorimetrico XYZ. L’insieme di Il secondo fatto, al quale abbiamo già accennato, è
tutte le terne è un insieme di punti che si può pensare che, poiché monitor diversi hanno caratterizzazioni
come un volume nello spazio colorimetrico XYZ, e diverse, hanno anche gamut diversi.
questo volume è detto il gamut del monitor, che è
dunque la rappresentazione grafica di tutti i colori I monitor sono tutti diversi, rivisitato
che quel dato monitor può visualizzare. Alla luce di quello che abbiamo visto possiamo con-
siderare sotto una nuova luce la questione che ogni
Il gamut di un monitor nello spazio XYZ ha la forma monitor produce colori diversi. Questa affermazione,
di un parallelepipedo come si vede in fig. 15, ma è in termini di gamut, significa che i gamut sono diver-
più significativo rappresentare il gamut del monitor si. Dalla rappresentazione grafica bidimensionale di
nello spazio colorimetrico Yxy (che si ricava facil- fig. 19, è possibile farsene un’idea. Gli stessi numeri
mente dallo spazio XYZ). In questo spazio il gamut 0R 255G 0B, in due spazi diversi, rappresentano due
ha un’altra forma, simile a quella riportata in fig. colori diversi. E viceversa, lo stesso colore in due spa-
16 e la proiezione del gamut sul diagramma delle zi diversi, ha numeri RGB diversi.
cromaticità xy è un triangolo i cui vertici sono i tre
colori primari del monitor (fig. 17 a sinistra). Gamut di una stampante
Come nel caso di un monitor, la colonna di destra
È caratteristico di tutte le periferiche che formano i della tabella di caratterizzazione di una determinata
colori in mescolanza additiva di tre primari (e quin- stampante indica i colori che quella stampante può
di in particolare del monitor) avere un gamut la cui stampare, e questo insieme di colori può essere rap-
proiezione sul diagramma delle cromaticità è un presentato graficamente. Il gamut di una stampante è
triangolo. un insieme di punti racchiusi in un volume tridimen-
sionale nello spazio colorimetrico considerato (in fig.
Esaminando il gamut di un monitor si possono
19 lo spazio colorimetrico è Yxy).
osservare due fatti importanti. Il primo fatto è che il
monitor in esame (come tutti i monitor) può ripro-
La proiezione di questo volume sul diagramma delle
durre solo una parte, cioè un sottoinsieme, dei colori.
cromaticità xy (fig. 20) fornisce una rappresentazione
Anche se i primari fossero in posizioni più favorevoli
bidimensionale del gamut della stampante che non è,
Questo insieme è in realtà un insieme di punti discreti e come nel caso del monitor, un triangolo, ma piuttosto
dunque non è evidentemente un volume, ma si può conside- è un poligono irregolare in cui tre vertici corrispon-
rare come gamut, in prima approssimazione, quello che vie-
dono ai colori primari ciano, magenta e giallo. Il fatto
ne detto l’involucro convesso di tali punti, che è un volume
che contiene tutti i punti del gamut. che non sia un triangolo, come nel caso del monitor,
dipende dal fatto che la formazione dei colori in una tutti i colori che la fotocamera può catturare. Tuttavia
stampante non avviene per mescolanza additiva, ma ci si scontra subito con il fatto che in realtà la fotoca-
in modo più complesso (una combinazione di mesco- mera cattura qualunque cosa gli si metta davanti.
lanza additiva e sottrattiva fra i colori degli inchiostri
e il colore della carta). Possiamo dunque dire che la fotocamera non ha un
E anche nel caso della stampante potremmo riformu- Figura 18 Gli stessi numeri, in due gamut diversi,
rappresentano colori diversi.
lare l’affermazione che stampanti diversi stampano
gli stessi numeri con colori diversi sulla base dei loro
gamut (lo lasciamo come esercizio al lettore).
Idee di base 45
gamut, perché il suo gamut sarebbe tutto lo spa-
zio dei colori e quindi non sarebbe significativo. È
significativo invece il gamut del target (l’insieme di
tutti i colori compresi nel target stesso) con cui è stata
costruita la tabella di caratterizzazione della fotoca-
mera. Le stesse considerazioni possono essere fatte
per lo scanner.
Idee di base 47
Intento percettivo
Questo intento si usa quando è opportuno che i co-
lori mantengano le loro posizioni cromatiche relative,
e tutti i colori, anche quelli che potrebbero essere
riprodotti come sono, vengano “modificati” propor-
zionalmente in modo da essere compresi nel gamut di
destinazione (fig. 25).
Figura 24 I gamut tridimensionali di due monitor si
intersecano. Si tratta di un intento di rendering, che modifica tutti
i colori dell’immagine originale in modo che siano
mo al rosso del logo Coca Cola o al giallo del logo completamente compresi nel gamut di destinazio-
McDonald (fig. 23): chi ha progettato questi logo si ne. In questo caso tutti i colori vengono modificati,
è sicuramente posto il problema della stampabilità non solo quelli fuori gamut, ma lo sono in modo che
ed ha scelto colori che potessero essere sicuramente mantengano i loro rispettivi rapporti cromatici.
stampabili su qualunque stampante.
Per esempio, si potrebbe riprodurre tutta l’immagine
È quindi ragionevole chiedere che l’intento di più scura, o tutta più chiara o tutta meno satura. Tut-
rendering da utilizzare in questo caso, sia quello che ti i colori cambiano, ma rimangono “cromaticamente
consiste nello stampare esattamente i colori stampa- proporzionali” a quelli originali, e l’occhio compensa
bili e di approssimare gli altri (se esistono) portandoli la differenza dei gamut, rendendo “simili” le due im-
al bordo del gamut di destinazione. magini, quella originale e quella riprodotta.
Un altro tipo di immagine per la quale è adatto l’in-
tento di rendering colorimetrico è una fotografia i cui L’intento di rendering percettivo (perceptual) talvolta
colori non siano molto saturi. Le fotografie “amato- viene chiamato immagine (picture), fotografico (pho-
riali” sono spesso di questo tipo (fig. 24). tographic) o fotometrico (photometric).
Se la fotografia è invece ricca di colori saturi, l’inten- Colorimetrico assoluto e colorimetrico relativo
to di rendering colorimetrico può non essere adatto. Nella pratica l’intento colorimetrico, così come
Infatti in questo caso i colori saturi potrebbero non l’abbiamo descritto, viene usato raramente (sostan-
essere compresi nel gamut di destinazione e potrebbe zialmente solo per alcuni tipi di prove colore) e viene
non essere accettabile che i colori meno saturi ven- invece usata una sua variante, chiamata colorimetrico
gano riprodotti esattamente mentre quelli più saturi relativo (relative colorimetric) e l’intento colorimetri-
solo in modo approssimato. Si usa allora un altro co “originale” viene allora detto colorimetrico assolu-
intento di rendering, il percettivo. to (absolute colorimetric).
Figura 25 Due gamut; il colore in alto sta nel gamut di origine Figura 26 Schema dell’intento di rendering colorimetrico: il
e anche in quello destinazione (è in-gamut); il colore in basso colore in alto è in gamut e viene riprodotto esattamente com’è;
sta nel gamut di origine ma non nel gamut di destinazione (è il colore in basso è out-of-gamut e viene riprodotto con un
out-of-gamut). colore che sta sul bordo del gamut di destinazione.
L’intento di rendering colorimetrico relativo si com- è l’intento percettivo vero e proprio, la seconda si
porta come quello assoluto ma in più riproduce il chiama intento di rendering saturazione.
bianco di origine con il bianco di destinazione (che
può essere diverso) e quindi modifica la corrispon- Si applica questo intento di rendering nei casi in cui
denza di tutti gli altri colori. Questo comportamento la precisa corrispondenza di colore ha meno impor-
è giustificato dal meccanismo di adattamento croma- tanza del fatto che sia vivo, saturo: l’esempio tipico è
tico del sistema visivo umano. Il rendering colorime- quello dei grafici statistici, ma anche delle carte geo-
trico assoluto non ne tiene contro, quello relativo sì. grafiche e degli schemi tecnici, in cui è poco impor-
tante che il colore sia esattamente uguale all’originale.
In alcune applicazioni l’intento colorimetrico relativo
viene chiamato grafica (graphics) o logo mentre quello L’intento di rendering di saturazione (saturation),
assoluto viene chiamato semplicemente colorimetrico talvolta chiamato grafica (graphics) o presentazione
o prova (proof, proofing) o corrispondenza (match). (presentation), richiede appunto che, nella conversio-
ne da origine a destinazione, venga mantenuta il più
Intento saturazione possibile la saturazione del colore, a spese eventual-
Così come esistono due varietà dell’intento di mente della chiarezza e della tinta.
rendering colorimetrico, esistono anche due varietà
dell’intento di rendering percettivo. La prima varietà Con questo intento di rendering i colori dell’imma-
gine vengono modificati in modo da riempire esat-
tamente, o quasi, il gamut di destinazione e in modo
che i primari vadano nei primari. Ciò significa che
alcune regioni del gamut vengono compresse, men-
tre altre vengono espanse. È l’unico intento che può
espandere un gamut limitato in uno più grande.
Idee di base 49
Due tecnologie di gestione del colore
I profili PostScript CSA e CRD sono istruzioni del Color Rendering Dictionary
Idee di base 51
International Color Consortium profilo è usato come origine, viene utilizzata la sua
International Color Consortium (ICC) ha standar- tabella diretta; quando è usato come destinazione
dizzato una tecnologia di implementazione di profili viene usata la tabella inversa dell’intento di rendering
di colore, che supporta gli spazi colorimetrici XYZ e scelto dall’operatore (fig. 30).
Lab D50.
Profilo di colore ICC
La principale differenza con la tecnologia di gestione Le specifiche ICC in realtà portano ancora più avanti
del colore PostScript (dove i profili di origine sono questo concetto e richiedono che, per ogni intento
distinti da quelli di destinazione) è che un profilo può di rendering esista non solo una tabella inversa ma
agire sia da origine che da destinazione, in quanto anche una tabella diretta (dunque non una sola, ma
contiene sia la tabella di caratterizzazione diretta, da una per ogni intento di rendering). Dunque in realtà,
valori di periferica (RGB o CMYK) a valori colori- lo schema di un profilo ICC è come indicato in fig. 31.
metrici (XYZ o Lab) sia la tabella inversa (da XYZ o
Lab a RGB o CMYK). Quando il profilo è usato come In definitiva un profilo ICC può essere usato in modo
origine, viene utilizzata la sua tabella diretta; quando bidirezionale, sia come origine che come destina-
è usato come destinazione viene usata la sua tabel- zione della conversione di colore e contiene in sé
la inversa nella quale è implementato un intento di l’implementazione degli intenti di rendering. Questa
rendering. Con questa struttura il profilo può essere comunque è una descrizione molto generale, perché
utilizzato sia come origine che come destinazione in pratica ogni singolo profilo, e ogni classe di profili,
di una conversione di colore cioè è bidirezionale. può avere o non avere tabelle dirette e inverse, tabelle
Quando è usato come origine si usa la tabella diretta; dei vari intenti di rendering, e in qualche caso può
quando è usato come destinazione si usa la tabella anche non avere nessuna tabella. I dettagli sono indi-
inversa (fig. 29). cati nel capitolo Profili ICC.
origine destinazione
origine destinazione
XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB
XYZ RGB XYZ RGB ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• •••
percettivo colorimetrico saturazione percettivo colorimetrico saturazione
tabella inversa tabella inversa relativo relativo
Figura 32 Conversione di colore ICC indicante la struttura di Figura 33 Conversione di colore ICC indicante la struttura di
prima approssimazione di un profilo ICC. seconda approssimazione di un profilo ICC.
origine
tabelle dirette
destinazione
tabelle dirette
Creare un profilo ICC
RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
La creazione effettiva di un profilo ICC avviene in
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
tre fasi: calibrazione, caratterizzazione e profilazione.
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
••• Queste tre fasi sono spesso intrecciate tra di loro e in
tabelle inverse tabelle inverse tal caso sono viste dall’utente come un unico proce-
dimento.
XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB XYZ RGB
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• ••• •••
percettivo colorimetrico
relativo
saturazione percettivo colorimetrico
relativo
saturazione
bella (esplicita o implicita) di caratterizzazione. Profi-
lare significa costruire il profilo a partire dalla tabella
Figura 34 Conversione di colore ICC indicante la struttura di caratterizzazione. Con un paragone si potrebbe
generale di un profilo ICC.
Idee di base 53
dire che la creazione di un profilo è come fotografare ma per la gestione del colore) è un termine generale
una persona: calibrare è analogo a farla metterlo in per indicare una architettura software che consente
posa, caratterizzare è analogo a scattare la fotografia di “gestire” il colore.
e profilare è analogo a stampare la fotografia.
Un CMS può basarsi sulle specifiche ICC oppure sul-
Stabilità le istruzioni PCM, ma in ogni caso si compone di
Il presupposto per la creazione e l’uso di un profilo
è che la periferica sia stabile nel suo stato di calibra- • profili che descrivono le periferiche;
zione, cioè che rimanga nello stato di calibrazione, o • intenti di rendering;
possa essere portata periodicamente in questo stato. • motore di colore per fare i calcoli.
Livello di driver di stampa Il gamut di una periferica è l’insieme dei colori che la
A livello di driver di stampa, se la stampante è Post- periferica può produrre, rappresentato graficamente.
Script, si può implementare un CMS basato su ICC Ogni monitor e ogni stampante ha un proprio gamut.
oppure su PCM. Per esempio il driver di stampa Fotocamera e scanner non hanno un gamut, nel loro
LaserWriter (che, nonostante il nome, non riguarda le caso il gamut è quello del medium.
stampanti laser, ma le stampanti PostScript) presente
sia in Mac OS che in varie versioni di Windows, op- Il cambiamento dei numeri (ed eventualmente di mo-
pure il driver Adobe PS per Windows, consentono di dalità) si ottiene con la conversione di colore (color
“gestire” il colore, a scelta dell’utente, mediante ICC conversion), una operazione che si basa su una tabella
oppure mediante PCM. Anche il driver di stampa di di origine, una tabella di conversione, un intento di
Mac OS X ha la stessa possibilità (fig. 32). rendering e un motore di colore.
Idee di base 55
applicazione o di driver di stampa.