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17 – 26 Settembre 2021
Dorgali, Sala Consiliare
Mostra
A cura di: Marco Useli e Fabrizio Brotzu
Progettazione allestimento: Marco Useli, Fabrizio Brotzu
Catalogo
A cura di: Fabrizio Brotzu e Marco Useli
Fotografie: Gigi Murru
Piergiorgio Gometz
Il visto, il vissuto
a cura di
Marco Useli, Fabrizio Brotzu
testo di Fabrizio Brotzu
INDICE
6 Biografia
9 La mostra
43 Il vaso
45 Il buon augurio
Nota biografica
6
“Papà, come è stata la tua vita?”
Questa è la domanda che gli ho posto quando gli eventi precipitavano e trovavo
salvifico per entrambi avere risposte su una esistenza tanto travagliata.
Solo una pagina per rendere in parole scritte le sue mille sfaccettature è l’op-
portunità, con i suoi limiti, di scandagliare il mio animo rimestando e riportando
alla luce ricordi, sensazioni, sguardi e insegnamenti utili per elaborare ancora un
dolore mai sopito: la sua assenza è PRESENZA.
È complesso quanto ammaliante trovare le parole per dipanare la matassa di
fili infiniti che avvolge l’intimità tra un padre e un figlio. Quindi non sarà questo
il tempo di trovare quel bandolo che dà inizio ai tesori nascosti di un’ eredità. Ma
mi piace che in questa metàfora che immagino di colori vividi e tessuti ruvidi
quanto preziosi, ci sia dentro tutto il significato del suo archetipo: gli intricati
percorsi della vita, la materia grezza che diventa viva tra le mani, l’evasione dal
patimento grazie alla creazione di mondi paralleli dalle sfumature argento e oro,
il filo conduttore che permea ogni capolavoro.
Io, figlia di un grande Artista che è stato grandissimo Uomo, Padre e Nonno,
come un’immaginaria Arianna, raccolgo e accolgo un patrimonio che si realizza
in ciò che sono oggi e si concreta nelle sue opere. Opere che non erano tali sino
alla prima stima emotiva della donna che gli è stata accanto nel suo percorso di
vita: mamma. La sua musa in ogni viso.
Ma nella creta, nel legno, nel granito, dentro la materia sempre l’omaggio al
suo mentore più importante, il paese natio che gli ha donato gioie e delusioni,
grandi legami e paesaggi da togliere il fiato. Il Paese che babbo teneva a menzio-
nare in ogni lavoro con una firma eloquente “Piergiorgio Gometz Durgalesu” che
oggi lo omaggia con questo progetto inestimabile per cui ringrazio l’amministra-
zione e tutti i dorgalesi. Gratitudine particolare a Marco Useli e Fabrizio Brotzu
per l’impegno la professionalità e la passione con cui si sono prodigati.
PS. La sua risposta alla mia domanda: “In preda alle emozioni!”
grazie,
Ester e Manuela.
7
Piergiorgio Gometz
Itria Fancello
Sindaca del Comune di Dorgali
8
La mostra
Ringraziamenti
10
Creatura Marina
11 Ceramica smaltata
La vita è una ruota che gira tre volte, e continua a girare.
L’artista nasce bambino, nasce dalla terra e nasce dal mare, creatura spinosa e
difficile, risale dal nulla fondale filtrando la luce, riflette, si fa attraversare.
Nasce da madre, da lievito e pane, di cera abbozzata e da modellare, lavorato
dal tutto che vive e che vede ogni giorno e dal fare.
L’artista nasce artigiano e nasce in quel fare, uno sguardo diverso da impri-
mere al mondo e nasce nel giorno in cui tra le mani, la cera e la terra riprendono
forma di ciò che ha vissuto, che ha visto e sa fare.
Riprendono forma di sé da bambino che ritrova, tenuto per mano, nell’idea
di una madre che chiama ed è come un’impronta nel pane, l’indelebile immagine
emersa dal mito che coniuga sacro e profano che vuole la madre che piange il suo
figlio, il più tragico evento inumano, e accomuna l’umano e il divino nel muto
avanzare di donne che portano croci di legno per mano, tra vicoli stretti perfino
per il figlio dell’uomo.
12
Testa di fanciullo
13 Terracotta
Madre con bambino
Bassorilievo in terracotta 14
Timbro per il pane
Intaglio su legno
Riproduzione de La madre dell’ucciso di F. Ciusa,
Modellino in cera 16
Cristo deposto
Ceramica dipinta
Processione
Intaglio e tecnica mista su legno 18
2
Lettino
Terracotta
Giovane seduta
Bronzo
43
44
Il buon augurio
In cima alla prima promessa, una rocca che ospita sette castelli di tortili torri
e pilastri ritorti.
Ad ogni girar di conocchia si fila la trama futura sui rebbi traversi, la vita è nel
gesto che fa, in fili fragili, un ampio tessuto.
Rivolto alla terra, il più semplice e antico tra i tanti scongiuri, scongiura l’amara
sostanza che tinge di nero il più bello dei fili, tre dita piegate a formare le fiche a
tenere lontano il malocchio e l’invidia, e le prefiche intente a cantar malaugurio.
45