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Comune di Dorgali

Il presente volume è stato realizzato in occasione della mostra


Piergiorgio Gometz
Il visto, il vissuto

17 – 26 Settembre 2021
Dorgali, Sala Consiliare

Un’iniziativa voluta dal Comune di Dorgali


Sindaca Maria Itria Fancello
Assessore al bilancio e attività produttive Laura Sagheddu
Assessore alla Cultura Luciano Carta Brocca

Mostra
A cura di: Marco Useli e Fabrizio Brotzu
Progettazione allestimento: Marco Useli, Fabrizio Brotzu

Catalogo
A cura di: Fabrizio Brotzu e Marco Useli
Fotografie: Gigi Murru
Piergiorgio Gometz
Il visto, il vissuto

a cura di
Marco Useli, Fabrizio Brotzu
testo di Fabrizio Brotzu
INDICE

6 Biografia

7 “Papà, come è stata la tua vita?”


Ester e Manuela Gometz

8 Un ricordo di Piergiorgio Gometz.


Maria Itria Fancello, Sindaca del Comune di Dorgali

9 La mostra

10 Nota dei curatori - Ringraziamenti

12 La vita è una ruota che gira tre volte, e continua a girare.

19 Nasce un bambino e magari è un artista.

31 Di donna s’intesse lo sguardo.

43 Il vaso

45 Il buon augurio
Nota biografica

Piergiorgio Gometz nasce a Dorgali nel 1940,


fin da bambino frequenta assiduamente le botteghe artigiane dedicando
particolare attenzione alla modellazione della creta, senza però trascurare
tutte le materie tipiche dell’artigianato tradizionale dorgalese.
Completa il suo apprendistato a Genova, presso l’Accademia Ligustica di Belle arti,
e a Milano, dove impara l’arte della fusione in bronzo.
Artista colto e artigiano infaticabile,
ha scritto meravigliose pagine sulla cultura del gioiello e del coltello in Sardegna.
Costantemente all’opera nel suo studio di Cagliari per oltre trent’anni,
ha prodotto un patrimonio vastissimo ed eclettico di opere
che trova il suo apice nella realizzazione
di alcuni tra i più notevoli portali che impreziosiscono, tra le altre,
la Cattedrale di Nuoro, Nostra Signora di Monserrato a Tratalias
e San Lucifero a Cagliari.
Narratore prezioso e di cultura sterminata,
è scomparso nel 2016,
lasciandoci una vasta eredità culturale e artistica da coltivare.

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“Papà, come è stata la tua vita?”
Questa è la domanda che gli ho posto quando gli eventi precipitavano e trovavo
salvifico per entrambi avere risposte su una esistenza tanto travagliata.
Solo una pagina per rendere in parole scritte le sue mille sfaccettature è l’op-
portunità, con i suoi limiti, di scandagliare il mio animo rimestando e riportando
alla luce ricordi, sensazioni, sguardi e insegnamenti utili per elaborare ancora un
dolore mai sopito: la sua assenza è PRESENZA.
È complesso quanto ammaliante trovare le parole per dipanare la matassa di
fili infiniti che avvolge l’intimità tra un padre e un figlio. Quindi non sarà questo
il tempo di trovare quel bandolo che dà inizio ai tesori nascosti di un’ eredità. Ma
mi piace che in questa metàfora che immagino di colori vividi e tessuti ruvidi
quanto preziosi, ci sia dentro tutto il significato del suo archetipo: gli intricati
percorsi della vita, la materia grezza che diventa viva tra le mani, l’evasione dal
patimento grazie alla creazione di mondi paralleli dalle sfumature argento e oro,
il filo conduttore che permea ogni capolavoro.
Io, figlia di un grande Artista che è stato grandissimo Uomo, Padre e Nonno,
come un’immaginaria Arianna, raccolgo e accolgo un patrimonio che si realizza
in ciò che sono oggi e si concreta nelle sue opere. Opere che non erano tali sino
alla prima stima emotiva della donna che gli è stata accanto nel suo percorso di
vita: mamma. La sua musa in ogni viso.
Ma nella creta, nel legno, nel granito, dentro la materia sempre l’omaggio al
suo mentore più importante, il paese natio che gli ha donato gioie e delusioni,
grandi legami e paesaggi da togliere il fiato. Il Paese che babbo teneva a menzio-
nare in ogni lavoro con una firma eloquente “Piergiorgio Gometz Durgalesu” che
oggi lo omaggia con questo progetto inestimabile per cui ringrazio l’amministra-
zione e tutti i dorgalesi. Gratitudine particolare a Marco Useli e Fabrizio Brotzu
per l’impegno la professionalità e la passione con cui si sono prodigati.
PS. La sua risposta alla mia domanda: “In preda alle emozioni!”

grazie,

Ester e Manuela.

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Piergiorgio Gometz

Finalmente, dopo lo stop forzato del 2020, può ripartire l’attività di


valorizzazione degli artisti locali avviata dall’Amministrazione Comunale nel
2018, che stavolta si focalizza su uno degli artisti dorgalesi più conosciuti e
affermati: Piergiorgio Gometz.
Ho avuto la fortuna di conoscere Piergiorgio da bambina, quando le nostre
famiglie si trovavano a trascorrere le vacanze estive in case di campagna molto
vicine. Ricordo che il cortile della sua casa era per me una continua scoperta.
Ovunque posassi lo sguardo c’erano tracce della sua arte e della sua laboriosità:
grandi e piccole sculture, oggetti di uso quotidiano intagliati nel legno, maschere
più o meno tipiche, decorazioni di vario genere. A quell’epoca era già un artista
affermato, ma io lo ricordo soprattutto per il buonumore con cui condivideva con
mio padre le tecniche di scultura del legno e i piccoli trucchi utili per utilizzare
scalpelli e sgorbie.
Alcune delle sue opere sono conosciutissime e a disposizione di tutti coloro che
vogliono ammirarle: i meravigliosi portali della cattedrale di Nuoro, il portone
centrale della Parrocchia di Dorgali, le sue bellissime Madonne lignee. Altre sue
creazioni le abbiamo potute apprezzare in molte case dorgalesi e in occasione
delle sue mostre.
La grandissima produzione artistica di Piergiorgio Gometz è davvero difficile
da riassumere in poche pagine, e il lavoro di selezione fatto dai curatori della
mostra e di questo catalogo è stato sicuramente molto arduo ma di grande valore.
Oggi tutta la comunità dorgalese rende omaggio a un grande artista e a un
grande uomo, che ha saputo coniugare passione, talento, impegno e umanità
nella sua vita così come nella realizzazione delle sue opere.

Itria Fancello
Sindaca del Comune di Dorgali

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La mostra

Questa non è una mostra.


Sicuramente non è una mostra nei termini consueti secondo i quali
un’esposizione presenta al pubblico opere di un autore che sono state selezionate in
base a un criterio che intende esporre alcuni elementi notevoli, una certa maestria
dell’operare, la sintesi di un percorso formale ed estetico, di un periodo, se non di
un’intera produzione. Per un attimo ci siamo illusi che potesse essere una mostra
di questo genere e ci eravamo predisposti di buon animo per fare un normale, per
quanto faticoso, lavoro di raccolta e catalogazione al fine di selezionare un certo
numero di opere che potessero testimoniare di una certa grandezza artistica e di
una certa capacità di spaziare attraverso materie e linguaggi.
L’illusione è svanita rapidamente, e non solo per piccolezza di mezzi e la
cronica penuria di tempo, ma perché la produzione di Piergiorgio Gometz è
disseminata ovunque, presso collezionisti più o meno difficili da raggiungere,
luoghi pubblici, sacri e civili, presso amici, parenti, spesso in forme e formati
inusuali, in materie inamovibili o fragili così che, anche soltanto immaginarne la
mobilità è un rischio che lasciamo a chi, meglio attrezzato di noi, speriamo possa
presto mettere mano a un serio lavoro di catalogazione e valutazione del grande
patrimonio diffuso dall’artista su tutto il territorio regionale e oltre.
I portali restano, dunque, sui cardini delle chiese, le opere migliori nelle
collezioni, pubbliche e private, e le installazioni monumentali nelle piazze e in
prestigiosi punti di grande traffico come l’aeroporto di Elmas, perché un artista
è grande anche perché ha saputo vivere di arte, di commesse importanti e di
una felice circostanza che è il riconoscimento del valore dell’opera da parte dei
collezionisti.
Cos’è allora questa mostra?
É un percorso intimo, ritagliato con le opere che Piergiorgio ha disseminato
nelle case delle amate sorelle, di amici carissimi, opere destinate alle figlie e che
sono rimaste sui banchi e gli scaffali del suo studio di Cagliari fino all’ultimo
istante e che ha avuto, letteralmente, tra le mani fino all’ultimo momento. Sono
opere nelle quali abbiamo trovato temi e soggetti che sono alla base del suo essere
durgalesu, un’artista e artigiano entusiasta e sensibile, opere che testimoniano
in minuscolo l’intero percorso di attraversamento delle regole d’oro del fare
artigianale e poi artistico, dalle origini radicate nella sua infanzia, fino alle fasi più
mature durante le quali esprimeva il desiderio che chiunque a Dorgali possedesse
un suo pezzo. Sono opere che restituiscono, a nostro avviso, il percorso dell’artista
impegnato a vedere il mondo che lo circonda, a viverlo per poi riprodurlo filtrato,
oltre che dal suo sguardo, da mani che col tempo si affinano, migliorando il
tratto, il gesto, la capacità di imprimere con pochi segni una vita scintillante nel
più povero dei materiali.
Abbiamo scelto di raccontare una storia, piuttosto che esporre singole
conquiste, e si tratta di una storia che si ripete costantemente, nella trama delle
opere di Piergiorgio, così come nella vita di chiunque, dall’alba dei tempi.
Nota dei curatori sul catalogo

Come in precedenti occasioni, il presente catalogo non ha intenti


esaustivi o pretese culturali e analitiche di qualche genere, semplicemente racconta
attraverso una sintesi rapida e agevole, il percorso fatto dai curatori della mostra
per realizzare un omaggio, il più nitido e onesto possibile, a Piergiorgio Gometz
Durgalesu, nella sua veste complessa di artigiano, artista, uomo di cultura ed
essere umano.
La nostra operazione, in quanto sintesi è, per definizione, incompleta e
insufficiente nell’assolvere a tutti questi intenti, ma forse permetterà a chi ha
conosciuto l’uomo e l’artista di ritrovare temi, soggetti, interessi e storie che a
noi, dall’esterno, è sembrato di riconoscere e individuare, tanto da suggerirci una
lettura quasi lirica che, chi avrà pazienza, ritroverà, in qualche modo, nei testi che
accompagnano le immagini.
Speriamo di non offendere nessuno con questa visione incompleta e parziale
dell’opera di uno dei figli più conosciuti e riconoscibili di Dorgali, non è
sicuramente nel nostro intento, e dove non c’è intenzione, non ci dovrebbe essere
nemmeno peccato.

Ringraziamenti

La mostra e il catalogo non avrebbero visto la luce senza la collaborazione delle


Istituzioni locali e delle persone che queste istituzioni le vivono e le animano
dall’interno. Un evento solo apparentemente piccolo come questo ci obblighe-
rebbe a ringraziare, infatti, un numero apparentemente fuori scala di persone
che ci hanno aiutato a superare alcuni scogli e le solite ordinarie difficoltà che
accompagnano qualunque fare.
Non si senta trascurato chi non è qui di seguito nominato per semplice dimen-
ticanza, la nostra gratitudine è distribuita in modo equanime a chiunque abbia
avuto una parte piccola o grande nella realizzazione del progetto.
Un ringraziamento particolare va a Ester e Manuela Gometz che hanno avuto
la pazienza e la forza di assecondarci nell’impresa mettendo a disposizione gran
parte delle opere in mostra.
Altrettanta riconoscenza va alle sorelle di Piergiorgio che hanno messo a disposi-
zione il loro tempo e opere per le quali hanno dimostrato un particolare affetto e
che rendono la mostra, se possibile, ancora più preziosa.
Ringraziamo Salvatore Fozzi che, oltre ad aver messo a disposizione le opere in
suo possesso, ci ha accolto con grande ospitalità permettendoci di inquadrare al
meglio l’opera di Piergiorgio e il suo profilo umano.

10
Creatura Marina
11 Ceramica smaltata
La vita è una ruota che gira tre volte, e continua a girare.

L’artista nasce bambino, nasce dalla terra e nasce dal mare, creatura spinosa e
difficile, risale dal nulla fondale filtrando la luce, riflette, si fa attraversare.
Nasce da madre, da lievito e pane, di cera abbozzata e da modellare, lavorato
dal tutto che vive e che vede ogni giorno e dal fare.
L’artista nasce artigiano e nasce in quel fare, uno sguardo diverso da impri-
mere al mondo e nasce nel giorno in cui tra le mani, la cera e la terra riprendono
forma di ciò che ha vissuto, che ha visto e sa fare.
Riprendono forma di sé da bambino che ritrova, tenuto per mano, nell’idea
di una madre che chiama ed è come un’impronta nel pane, l’indelebile immagine
emersa dal mito che coniuga sacro e profano che vuole la madre che piange il suo
figlio, il più tragico evento inumano, e accomuna l’umano e il divino nel muto
avanzare di donne che portano croci di legno per mano, tra vicoli stretti perfino
per il figlio dell’uomo.

12
Testa di fanciullo
13 Terracotta
Madre con bambino
Bassorilievo in terracotta 14
Timbro per il pane
Intaglio su legno
Riproduzione de La madre dell’ucciso di F. Ciusa,
Modellino in cera 16
Cristo deposto
Ceramica dipinta
Processione
Intaglio e tecnica mista su legno 18
2

Nasce un bambino e magari è un artista, un pastore, un artigiano, un cavaliere


che da solo conquista il suo posto tra bestie mugghianti.
Nasce una bambina e magari è la somma perfetta di tutte le cose che il bambino
ha saputo pensare, e cresce all’ombra di una madre e di un padre, fino a quando
incontra lo sguardo profondo che sa penetrare il suo mondo domestico e sacro.
Insieme i due giovani esplorano il punto d’equilibrio che fa la natura capace di
generare.
E il primo regalo è un impegno a creare una rocca, che possa filare l’intreccio
che serve ad andare lontano, a non perdersi ancora, a dare alle voci una storia che
si possa cantare, che passi di bocca in orecchio al riunirsi di uomini soli, di donne
intente a setacciare davanti al focolare.
Nasce una bambina, magari un’artista, o forse non nasce nessuno, e i due corpi
riuniti in un vuoto a mostrare due facce impegnate a invecchiare lo stesso dolore,
fisse a guardare su opposti orizzonti gli identici errori, rimpianti che pensano
antipodi, ma con stessi colori.
Cavallo e cavaliere con berritta
Ceramica 20
Ritratto di ragazza con le trecce
Terracotta
Ritratto di ragazza
Scultura lignea

Giovane con mantello


Scultura lignea 22
Scena erotica
Piatto - ceramica
Rocca-conocchia
Incisione lignea 24
Gruppo di cavalieri
25 Ceramica
Donne che fanno il pane
Bassorilievo in terracotta 26
Vaso con coppia
Ceramica
Variazione sul tema de La madre dell’ucciso di Francesco Ciusa
Terracotta

Uomo con il bastone


Scultura lignea 30
3

Di donna s’intesse lo sguardo e l’istante che è solo guardare bagnanti e trovare


uno sguardo che è specchio distante di un vago interesse, costante, di donna che
sa che pensare e sognare è importante, sentirsi e vedersi diversa tra tante, trovare
la propria visione dell’altro, incontrarlo, e sentirlo il tassello mancante.
Sapere di avere una vita davanti che è somma di tutte le vite possibili e, anche,
di tutte le vite impossibili e i sogni che tolgono il freno al pensabile e portano
umano e animale a rifondersi in favole.
Eppure la vita è più debole, e il sogno si fa prevedibile, s’incontra la strada
segnata nei pressi di casa, colti per caso nel gesto di cedere, di perdere il senso di
Venere e scoprirsi riflesso di Cerere, angusta tra mura domestiche.
Distinta la vita, allontana una volta per tutte gli amanti e congiunge la madre
al bambino che è nato, che forse è soltanto un riflesso scontato di ciò che si è
scelto di essere, e il tempo che passa non cambia lo sfondo ma solo chi passa e le
cose rimangono sempre le stesse.
Nudo femmnile
Ceramica 32
Bagnanti
Bassorilievo in terracotta
Bagnanti
Tecnica mista su cartone 34
Donna
35 Terracotta colorata
Vaso con coppia di nudi
Ceramica 36
37
38
Vaso in ceramica a base quadrata:
scene 1 e 2
Vaso in ceramica a base quadrata:
scene 3 e 4 40
Pastore
Ceramica

Lettino
Terracotta
Giovane seduta
Bronzo

Donna anziana con gatto


Bronzo 42
Il Vaso

Il vaso esiste anche vuoto.


Ma pieno diventa uno schermo su cui si proietta l’immagine esatta di ciò che
rimane all’esterno e riempie il restante del mondo.
È il diaframma ideale tra ciò che va messo al sicuro e l’intorno. Si sfoglia la
forma che insegue ed informa l’interno creando l’inganno perfetto, la trappola
all’occhio che intento a guardare figure e vicende che girano in tondo, dimentica
ciò che c’è dentro e che forse potrebbe svelare allo sguardo il segreto più antico
del mondo.

43
44
Il buon augurio

In cima alla prima promessa, una rocca che ospita sette castelli di tortili torri
e pilastri ritorti.
Ad ogni girar di conocchia si fila la trama futura sui rebbi traversi, la vita è nel
gesto che fa, in fili fragili, un ampio tessuto.
Rivolto alla terra, il più semplice e antico tra i tanti scongiuri, scongiura l’amara
sostanza che tinge di nero il più bello dei fili, tre dita piegate a formare le fiche a
tenere lontano il malocchio e l’invidia, e le prefiche intente a cantar malaugurio.

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