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Zavoianu Maria
Gestione colore
La gestione digitale del colore si pone l’obbiettivo di riprodurre un’immagine digitale
con periferiche diverse, mantenendo lo stesso aspetto, cioè facendo in modo che il
colore riprodotto su varie periferiche sia uguale a quello originale.
Per esempio un’immagine scattata con la fotocamera digitale, quando viene trasferita
nel computer e visualizzata su monitor, deve apparire uguale all'originale, cioè uguale
o molto simile alla scena catturata.
Quando l’immagine poi verrà stampata, anche la stampa dovrà apparire uguale
all’originale e alla scena catturata. Se poi quest’immagine va passata su vari monitor,
essa dovrà avere lo stesso aspetto su ognuno di loro.
Per questo motivo la gestione digitale del colore è sviluppato apposta per arrivare a
questi risultati di coerenza cromatica.
La gestione del colore viene spesso confusa con la correzione del colore. Le due
hanno solo in comune l’oggetto, cioè le immagini digitali, ma hanno diversi
obbiettivi e diversi metodi utilizzati.
Periferiche di stampa:
Ne esistono di vario tipo: stampanti da scrivania, stampatrici fotografiche, macchine
da stampa industriale, ecc… Alcune stampano i colori mescolando inchiostri CMYK
(stampanti industriali), altre usano tecniche RGB (stampatrici fotografiche laser con
carta sensibile).
Anche per le periferiche di stampa c’è il bisogno della caratterizzazione della
stampante. Per fare ciò bisogna caricare la stampante con una certa carta e certi
inchiostri, si costruisce una tabella con tante righe quante sono le possibili
combinazioni di valori CMYK. Di seguito si stampano le combinazioni e si misurano
annotando le rispettive coordinate colorimetriche. Questa tabella sarà la
caratterizzazione di quella periferica di stampa, con quella carta e con quei rispettivi
dati ottenuti.
Colorimetro :
Questo strumento permette di misurare il colore
secondo le coordinate colorimetriche RGB
Spettrofotometro:
È uno strumento di misurazione del
colore usato per acquisire e valutare i dati
del colore. Infatti è capace di fornire dati
più dettagliati rispetto ad un colorimetro.
I tipi di misurazione possono essere
spettrali e colorimetriche. Lo
spettrofotometro è in grado di misurare il
colore a luce riflessa degli oggetti,
arrivando a leggere i colori su superfici e
materiali differenti.
Colorimetro:
Intento di rendering:
Esso determina come il sistema di gestione del colore gestisce la conversione dei
colori da uno spazio cromatico all’altro. I vari intenti di rendering si basano su regole
differenti per definire le regolazioni dei colori di origine. Alcuni profili generano
risultati identici anche con intenti di rendering diversi.
Percettivo: Mantiene le relazioni visive tra i colori in modo che siano percepiti come
naturali dall’occhio umano, anche se i valori effettivi dei colori cambiano. Questo
intento è ideale per e immagini fotografiche in cui sono presenti numerosi colori fuori
gamma e corrisponde allo standard utilizzato nell’industria tipografica giapponese.
Saturazione: Tenta di riprodurre colori brillanti, a scapito però della precisione
cromatica. Questo intento è indicato per la grafica aziendale dove l’intensità dei
colori ha la priorità rispetto alla precisione delle relazioni tra i colori.
Colorimetrico assoluto: Lascia invariati i colori che sono compresi all’interno del
gamut di destinazione. I colori che non rientrano nel gamut vengono tagliati. Non
viene effettuato alcun adeguamento dei colori al punto bianco di destinazione. Questo
intento permette di mantenere la precisione cromatica a scapito delle relazioni tra i
colori.
Qual è il miglior intento di rendering da usare?
Non esiste una regola ben precisa. Infatti il miglior intento di rendering da usare
dipende dai colori dell'immagine e dalla periferica di destinazione. Ogni immagine ha
determinati gamut e ogni periferica può riprodurre determinati colori.
Se tutti o maggior parte dei colori dell'immagine sono compresi nello spazio gamut
della periferica, l'intento di rendering più adeguato é il colorimetro relativo, capace di
riprodurre esattamente i colori in gamut e approssimare quelli esterni ad esso, e
simula il comportamento dell'occhio. Se vi sono invece molti colori fuori gamut, i più
adeguati intenti da usare sono percettivo o saturazione.
Soft proof= prova fatta a monitor Hard proof= prova fatta con una stampante
TERMINOLOGIA
Metodo di colore: È un modello matematico generico in grado di definire i colori
tramite numeri.
Spazio colore: È l’insieme di colori che un dispositivo può rappresentare. Esistono
anche spazi colore teorici, non corrispondenti a dispositivi reali.
Profilo colore: È un “oggetto” che definisce uno spazio colore. Non è lo spazio
colore, ma spesso lo confondiamo con esso.
Device independent:
Profili colore indipendenti da un dispositivo sono costruiti in base a modelli
matematici.
Essendo che non descrivono nessun dispositivo reale, sono degli standard essenziali
per scambiare dati. (spazi lavoro)
Parametri di calibrazione:
“Calibrare” significa portare il dispositivo in un acondizione nota e ripetibile. Per
questo si sceglie dei parametri di calibrazione.
• Punto di bianco;
• Luminanza;
• Gamma;
• Cromaticità dei primari.
Punto di bianco: definisce il bianco esatto visualizzato dal monitor. I valori più
diffusi sono 5.000K e 6.500K, ma anche 9.300K. A temperature basse l'aspetto tende
al giallo, al contrario, a temperature alte, esso tende al blu. Talvolta si è obbligati ad
usare il punto di bianco nativo del monitor.
Cromaticità: sono le coordinate dei tre colori primari (R, G, B) espresse di solito in
valori x,y che sono componenti di uno spazio colore denominato CIE xyY. Di solito
possono essere impostati solo su monitor di classe elevata.
Gamut: volume geometrico dello spazio colore; esso può essere esteso, avendo molti
colori a disposizione, o ristretto. Può essere rappresentato in maniera bidimensionale
o tridimensionale.
Impostazioni colore in Photoshop:
La finestra Impostazione colore è una delle più importanti di Photoshop. In molti non
la aprono, ma mantenere il predefinito proposto da Photoshop è sbagliatissimo.
Esempio:
Documento RGB con il profilo colore incorporato: la regola generale è usare il prfilo
colore incorporato. Se invece è opportuno e si sa cosa si sta facendo si può convertire
il documento nello spazio di lavoro.
In nessun caso conviene eliminare il profilo colore.
Se l’output naturale è il web: sRGB. Diversi browser ancora non gestiscono il colore
o lo fanno in maniera dubbia.
Se i files escono senza possibilità di controllo dalle vostre mani: sRGB. Alcune
persone ignorano semplicemente l'esistenza delle impostazioni colore in Photoshop e
aprono files come se fossero sRGB a volte senza neppure rendersene conto.
Se l’output è di tipo tipografico: Adobe RGB. In molti obbiettano che Adobe RGB
abbia troppi colori fuori gamut rispetto ai profili standard come CMYK, ma la stessa
cosa vale anche per sRGB.
Infatti un sRGB non è in grado di rappresentare un cyano pieno né un magenta pieno,
ma nemmeno un giallo CMYK pieno.