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L’Ignimbrite Campana (IC)

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Alessio Langella David L Bish


Università degli Studi del Sannio Indiana University Bloomington
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Domenico Calcaterra Piergiulio Cappelletti


University of Naples Federico II University of Naples Federico II
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L’Ignimbrite Campana (IC)


ALESSIO LANGELLA, DAVID L. BISH, DOMENICO CALCATERRA, PIERGIULIO CAPPELLETTI, GUIDO CERRI, ABNER
COLELLA, SOSSIO FABIO GRAZIANO, LUIGI PAPA, ANNAMARIA PERROTTA, CLAUDIO SCARPATI, MAURIZIO DE GENNARO

3.2 Introduzione messo in posto prodotti sia da cadu-


ta che da corrente piroclastica. Le
Il distretto vulcanico Campano è ceneri distali, associate a quest’eru-
sede di un diffuso vulcanismo che zione pliniana, ricoprono un’area
ha determinato la formazione di due (circa 3x106 km2) che va dai Campi
grandi stratoconi, il vulcano estinto Flegrei fino al Mar Mediterraneo
del Roccamonfina e quello ancora orientale ed in Russia (Barberi et al.,
attivo del Somma-Vesuvio, ed il 1978; Thunnell et al., 1979; Sparks
campo vulcanico dei Campi Flegrei. & Huang, 1980; Cornell et al., 1983;
Eruzioni effusive ed esplosive hanno Rosi & Sbrana, 1987; Wulf et al.,
caratterizzato il Roccamonfina 2004; Perrotta et al., 2006; Pyle et
(Giannetti, 2001) ed il Somma-Vesu- al., 2006).
vio (Santacroce et al., 2008), mentre A questa eruzione è associato un
i Campi Flegrei hanno avuto una esteso collasso calderico compren-
prevalente attività esplosiva (Ritt- dente l’area dei Campi Flegrei e di
mann, 1950; Rosi & Sbrana, 1987; Napoli (Orsi et al., 1996; Perrotta et
Orsi et al., 1996). In particolare, i al., 2006). I depositi prossimali che
Campi Flegrei, hanno prodotto enor- si sono conservati in pochi affiora-
mi correnti piroclastiche i cui depo- menti lungo il bordo della caldera
siti si sono accumulati nella Piana dei Campi Flegrei sono rappresenta-
Campana ed hanno colmato le valli ti prevalentemente da brecce litiche
dei circostanti rilievi Appenninici. La grossolane ed orizzonti saldati (Rosi
formazione vulcanica più diffusa è & Sbrana, 1987; Rosi et al., 1996;
senz’altro quella dell’Ignimbrite Orsi et al., 1996; Perrotta et al.,
Campana (39 ka, De Vivo et al., 2006; Fedele et al., 2008). Depositi
2001; 37 ka, Fedele et al., 2008), il di aree mediane quali la Piana Cam-
prodotto della principale attività pana e della catena Appenninica
esplosiva della regione Mediterra- fino ad 80 km dall’area di emissione,
nea durante il Quaternario, che ha consistono in un deposito pliniano

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A. LANGELLA, D.L. BISH, D. CALCATERRA, P. CAPPELLETTI, G. CERRI, A. COLELLA, S.F. GRAZIANO, L. PAPA, A. PERROTTA, C. SCARPATI, M. DE GENNARO

di pomici stratificate (Rosi et al., mostra chiare evidenze di un signifi-


1999; Perrotta & Scarpati, 2003) a cativo controllo topografico. Nella
cui succede un tufo grigio saldato fase finale della messa in posto
che localmente assume colorazione l’ignimbrite si è accumulata nelle
giallastra in conseguenza di proces- valli per scorrimento dai versanti,
si definiti diagenetici (Fisher et al., dove assume spessori minori
1993; Rosi et al., 1999; De Vivo et (Fisher et al., 1993). Perrotta & Scar-
al., 2001). pati (2003) hanno stimato un volu-
Il deposito dell’Ignimbrite Cam- me di circa 20 km 3 per il deposito
pana assume una distribuzione pliniano, 4 km 3 dei quali sono gli
radiale attorno ai Campi Flegrei (Fig. accumuli prossimali, e di circa 100
1) e colma la Piana Campana con km 3 per le ceneri da caduta co-
spessori compresi tra i 60 m in pros- ignimbritiche. Il volume dell’ignim-
simità della caldera e i 20 m ai piedi brite non è stato a tutt’oggi ben
dell’Appennino (Bellucci, 1994). In valutato e la stima proposta è com-
particolare sull’Appennino, la distri- presa tra gli 80 ed i 500 km 3 (e.g.
buzione dell’Ignimbrite Campana Barberi et al., 1978; Thunnell et al.,
1979; Fisher et al., 1993).

Figura 1 - Mappa della distribuzione prossimale dell’Ignimbrite Campana (area ombreggiata) e delle
isopache (spessore espresso in cm) dei depositi da caduta relativi all’eruzione dell’Ignimbrite Campana
(da Cappelletti et al., 2003 - modif.).

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L’Ignimbrite Campana (IC)

3.2.1 Aspetti vulcanologici e minori quantità di clasti litici e cri-


stalli, tranne che per il livello C che
L’Ignimbrite Campana è una suc- mostra un marcato arricchimento in
cessione piroclastica che compren- litici e cristalli. Le pomici di colore gri-
de un deposito pliniano da caduta gio chiaro sono ben vescicolate e
ed una ignimbrite principale. mostrano una tessitura da afirica a
Entrambi i depositi si dividono in debolmente porfirica. Questa
diverse unità sulla base dei principa- sequenza è chiusa da un sottile livel-
li caratteri litologici. In figura 2 si lo di lapilli stratificato da sabbioso a
riporta la colonna stratigrafica rico- fine nella parte più alta (E); spesso,
struita della formazione. tale livello è eroso ed è direttamente
Plinian Pumice Fall (PPF) - L’in- sottostante alla successione ignim-
tero deposito è rappresentato da britica.
quattro livelli principali, da A a D dalla Unconsolidated Stratified Ash
base al top, costituiti da lapilli pomi- Flow (USAF) - È un deposito da
cei di dimensioni da grossolani a fini cineritico a sabbioso stratificato ed
incoerente il cui colore varia da bian-
castro alla base a rossastro al top. Il
suo spessore è compreso tra pochi
cm fino ad un massimo di circa 50
cm. In questa unità è possibile ritro-
vare disperse quantità variabili di
lapilli pomicei fini arrotondati. Un
livello dell’USAF lateralmente discon-
tinuo è caratterizzato da abbondanti
litici e cristalli.
Welded Grey Ignimbrite (WGI) -
Gran parte del deposito dell’Ignim-
brite Campana è costituito da un
livello cineritico grigio di spessore
compreso tra qualche metro a
poche decine di metri. La parte
massiva più bassa (decine di centi-
metri) è da bianca a color crema, a
grana relativamente fine, e contiene
lapilli pomicei sparsi e rari lapilli sco-
riacei verso l’alto. Questa parte più
bassa diviene gradualmente più
scura e sfuma verso l’alto in una
zona saldata di colore grigio che
presenta lapilli scoriacei arrotondati.
Figura 2- Colonna stratigrafica dell’Ignimbrite Questo orizzonte saldato grigio è la
Campana (da Cappelletti et al., 2003 - modif.). facies più diffusa associata

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all’Ignimbrite Campana (nota in pre- 1978; de Gennaro et al., 1982;


cedenza con il nome di Tufo Grigio). 1987; 1990; 1995a; de Gennaro &
Localmente, questo livello saldato Langella, 1986; Passaglia et al.,
mostra fessurazioni colonnari. 1990). L’interesse geologico per
Lithified Yellow Tuff (LYT) - Sul tale piroclastite ha riguardato
WGI si rinviene localmente un depo- soprattutto l’individuazione del cen-
sito cineritico di colore giallo, massi- tro d’origine ed in particolare se
vo e litificato. Questa unità è costitui- essa fosse attribuibile all’attività di
ta da una matrice cineritica con uno dei vulcani presenti nella regio-
dispersi lapilli pomicei arrotondati. ne o invece ad eruzioni locali,
Localmente si rinvengono anche secondo modalità che prescindono
poche scorie grossolane disperse. da un edificio vulcanico (Scacchi,
Coarse Pumice Flow (CPF) - La 1887). Sulla base della distribuzione
porzione più alta dell’Ignimbrite Cam- del deposito da caduta, l’area sor-
pana è un’unità incoerente costituita gente dell’Ignimbrite Campana è
da lapilli e clasti pomicei arrotondati probabilmente da localizzare ad est
in abbondanti shards vetrose sciolte. dei Campi Flegrei (Perrotta & Scar-
Distribuzione delle unità: Le unità pati, 2003). L’area di emissione del
USAF e WGI sono quelle maggior- susseguente flusso piroclastico è
mente diffuse ed ubiquitarie nella controversa ed è stata localizzata
regione Campania. La loro estensio- all’interno dei Campi Flegrei (Ritt-
ne è continua, anche nelle aree colli- mann, 1950; Rosi et al., 1983; Rosi
nari mentre risulta sporadica su rilie- & Sbrana, 1987; Barberi et al.,
vi fino a 1000 m. La facies LYT è pre- 1991), lungo una frattura posta
sente nella porzione orientale della pochi chilometri a nord dei Campi
Piana Campana ed è confinata nelle Flegrei (Di Girolamo, 1970; Barberi
principali valli della vicina catena et al., 1978; Di Girolamo et al.,
Appenninica coprendo un’area di 1984; Lirer et al., 1987), in una
circa 2000 km 2 . Da sottolineare grossa depressione strutturale al
come questa unità sia diffusa in pre- centro della piana Campana
valenza in aree che non superano (depressione di Acerra, Scandone
mai i 350 m sul livello del mare. Infi- et al., 1991), a nordest di Napoli
ne, il CPF si rinviene solo in pochi e (Rossano et al., 1996). Infine, De
localizzati siti. Il contatto verticale tra Vivo et al. (2001) e Rolandi et al.
WGI e LYT è gradato e si rinviene in (2003) sostengono che l’eruzione
poche decine di centimetri. Gli altri della IC possa essere dovuta a frat-
contatti (USAF-WGI e LYT-CPF) sono ture attivate lungo faglie neotettoni-
generalmente netti. che Appenniniche.
Area di emissione: L’Ignimbrite Attualmente l’ipotesi più accredi-
Campana costituisce uno dei depo- tata è quella del centro unico d’emis-
siti tra i più importanti per potenzia- sione, molto probabilmente localizza-
lità e tenore di minerale utile pre- to tra Napoli e i Campi Flegrei. A
senti sul territorio italiano (Sersale, sostegno di quest’ipotesi, vi sono

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L’Ignimbrite Campana (IC)

numerosi dati che testimoniano La caldera flegrea copre un’area di


come l’IC rappresenti un’unica for- circa 230 km2 e racchiude tutti i centri
mazione, con variazioni graduali in eruttivi attivi dopo l’eruzione del-
spessore in estensione. l’Ignimbrite Campana. Assumendo
L’unicità della formazione è avva- uno sprofondamento di circa 700 m
lorata dal fatto che: in media, come suggerito dalle perfo-
-) è una “semplice unità di raffred- razioni profonde (Agip, 1987), il volu-
damento” (Ross & Smith, 1961) i me collassato è di circa 160 km3 in
cui termini non si ripetono nel- buon accordo con il volume stimato
l’ambito dell’intero deposito; di magma eruttato nel corso dell’eru-
-) si osserva un graduale aumento zione (150 km3) (Orsi et al., 1996).
delle dimensioni delle pomici e Stime sulla quantità di materiale erut-
delle scorie verso l’area flegrea tato ipotizzano valori da 80 (Thunnell
(Di Girolamo, 1970; Di Girolamo & et al., 1979) a circa 150 km 3 DRE
Morra, 1987). (Civetta et al., 1997), distribuiti su
In quest’area il ritrovamento di gran parte della regione campana
scorie e lapilli di maggiori dimensio- (circa 30.000 km2, Civetta et al., 1997)
ni, che indicano la notevole vicinanza e riconosciuti anche nel Mediterraneo
alla probabile zona d’origine e la loro orientale (Thunnell et al., 1979).
distribuzione lungo una direttrice
appenninica, suggerisce per l’Ignim-
brite Campana un’origine di tipo fis- 3.2.2 Aspetti mineralogici
surale, con una frattura di circa 25 e petrografici
km di lunghezza (Di Girolamo, 1970,
Di Girolamo & Morra, 1987). Rosi & Studi pregressi hanno tentato di
Sbrana (1987) hanno invece ipotizza- interpretare i processi sin- o post-
to una frattura arcuata sul bordo set- deposizionali che hanno portato alla
tentrionale dei Campi Flegrei quale feldspatizzazione ed alla saldatura
zona d’origine dell’IC, la cui eruzione della facies grigia ed alla zeolitizzazio-
avrebbe portato alla formazione della ne della facies gialla (Tab. 1) ed
caldera flegrea. hanno evidenziato l’estrema comples-
Secondo Orsi et al. (1996), nel sità del problema (Cappelletti et al.,
corso dell’eruzione dell’IC, si ebbe la 2003). È stato altresì possibile verifica-
migrazione del centro eruttivo ed re le variazioni di facies sia laterale
un’incipiente calderizzazione. Il col- che verticale all’interno della formazio-
lasso della caldera, il cui margine set- ne, in diverse decine di affioramenti
tentrionale non è attualmente espo- ricadenti nella piana Campana e nei
sto, si è realizzato sia attraverso la circostanti rilievi Appenninici (Langella
formazione di nuove faglie sia attra- et al., in pubblicazione su Applied
verso la parziale riattivazione di alcu- Clay Science). In particolare, la facies
ne strutture regionali preesistenti. grigia è caratterizzata da un elevato
L’area collassata comprende una contenuto di K-feldspato, sia pirogeni-
parte sommersa ed un’emersa. co che autigeno, a cui si associano

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tracce di pirosseno, biotite e residui di -) di evidenziare che le facies più


sostanza amorfa. Le fasi autigene pre- importanti della formazione sono
valenti della facies gialla sono la phil- state interessate da processi minero-
lipsite, la cabasite e quantità subordi- genetici post-deposizionali che
nate e variabili di analcime e smectite. hanno portato alla cristallizzazione di
Sono state inoltre riconosciute fasi feldspato autigeno (WGI) e di zeoliti
pirogeniche quali il K-feldspato e (LYT) (Fig. 4);
minori quantità di pirosseno e biotite. -) di registrare la variabilità vertica-
Le analisi chimiche su campioni le di minerale autigeno in termini di
rappresentativi delle due facies (Tab. quantità e di tipologia. Il feldspato
2) ben rappresentano la composizio- generalmente decresce verso l’alto
ne trachitica tipica delle vulcanocla- nell’ambito della facies WGI mentre il
stiti flegree, caratterizzate da elevati tipo di zeolite e la sua quantità relati-
contenuti di potassio. Ed è proprio va varia dal top alla base della facies
questa composizione, analoga a gialla (LYT);
quella del vetro precursore, che favo- -) di identificare in alcuni livelli non
risce la cristallizzazione di K-feldspa- saldati della facies WGI la presen-
to nella facies grigia e di zeoliti di tipo za di minerali del gruppo della
intermedio quali phillipsite e cabasi- scapolite (marialite) che probabil-
te, in quella gialla. mente testimonia come questa
La figura 3 riporta alcune immagi- porzione dell’unità sia stata inte-
ni degli affioramenti più rappresenta- ressata da un processo di cristal-
tivi delle facies WGI ed LYT. I dati lizzazione in fase vapore (vapor-
geo-vulcanologici ottenuti dai rilievi phase crystallization);
di campo unitamente ai dati analitici -) di definire le condizioni termodi-
ottenuti su un significativo numero di namiche che hanno determinato in
campioni ha permesso: alcuni specifici livelli della formazio-
-) di confermare che la messa in ne (facies LYT) la cristallizzazione di
posto dell’Ignimbrite Campana è analcime ed adularia (Fig. 5). Que-
avvenuta a seguito di un unico episo- sto aspetto può fornire informazioni
dio eruttivo; relative alle temperature massime

Tabella 1 - Composizione mineralogica media (%) dell’Ignimbrite Campana in facies grigia e gialla.

Facies Smectite Biotite Feldspato Phillipsite Cabasite Analcime Pirosseno Amorfo


Grigia 0 1 (±1) 88 (±13) 0 0 1 (±1) 5 (±1) 5 (±13)
Gialla 5 (±1) 1 (±1) 20 (±3) 28 (±2) 25 (±2) 4 (±1) 5 (±1) 12 (±5)

Tabella 2 - Composizione chimica media (%) dell’Ignimbrite Campana in facies grigia e gialla.
Campione SiO2 TiO2 Al2O3 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P2O5 LOI Tot
Facies grigia* 60,44 0,46 18,47 3,91 0,18 0,68 2,32 4,54 7,20 0,11 1,75 100,06
Facies gialla* 54,80 0,47 16,12 4,10 0,16 0,82 3,95 1,09 6,65 0,09 11,83 100,08
*[da Langella et al. (in pubblicazione)].

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L’Ignimbrite Campana (IC)

a b

c d

Figura 3 - a) Faicchio (BN), porzione inferiore dell’affioramento con esposizione della facies WGI; b)
Balzarama (CE), transizione grigio-giallo (WGI ➝ LYT) su fronte di cava; c) La Schiava (NA), fronte di
cava nella facies LYT; d) Faicchio (BN), fessurazione colonnare nella facies WGI.

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Figura 4 - Micrografie al SEM. a) Balzarama (CE), shards vetrose affette da diffusa zeolitizzazione; b) Castel
San Giorgio (SA), cristalli di cabasite romboedrica in crescita su una superficie vetrosa affetta da una pati-
na di alterazione di smectite; c) Sant’Agata dei Goti (BN), livello particolarmente ricco di feldspato di tipo
adularia; d) Dugenta (BN), cristalli romboedrici di cabasite inglobanti cristalli aciculari di phillipsite.

che si possono essere instaurate del deposito sufficiente a determina-


nella facies LYT evidenziando altre- re una immediata saldatura di una
sì il ruolo dei cationi alcalini ed alca- porzione del flusso e la sua concomi-
lino-terrosi nella cristallizzazione tante feldspatizzazione. La diffusa cri-
delle diverse zeoliti. stallizzazione di feldspato autigeno in
La base informativa fin qui esposta tutta la facies WGI, è da mettere in
permette di proporre un modello mine- relazione a processi di devetrificazio-
rogenetico attendibile. L’Ignimbrite ne che si sono sviluppati immediata-
Campana sicuramente rappresenta un mente dopo la messa in posto e
sistema estremamente complesso in durante il lento raffreddamento del-
quanto costituito da una successione l’unità, così come descritto da Vani-
di unità litostratigrafiche che mostrano man (2006). Il rilascio di piccole
evoluzioni minerogenetiche diverse quantità di acqua a seguito del pro-
ma strettamente correlate. cesso di devetrificazione, valutata in
I meccanismi minerogenetici post- genere attorno all’1% in un deposito
deposizionali che hanno dato luogo vulcanoclastico (Vaniman, 2006),
alle diverse facies della CI vengono potrebbe aver favorito processi di
di seguito sintetizzati: alterazione da fase vapore. Le por-
-) temperatura di messa in posto zioni inferiori e a temperatura mag-

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L’Ignimbrite Campana (IC)

Figura 6 - Diagrammi Log aK+ 2/Ca++ vs Log


aNa+ 2/Ca++ per le zeoliti dell’LYT a 110°, 130°,
Figura 5 - Microfotografie al SEM di un campione
150°, 230° e 240°C. Log aSiO2 = -3.7, Log aH2O
di Balzarama. a) elementi arrotondati di analcime
= 1 [da Langella et al. (in pubblicazione),
pseudomorfa su cabasite inglobante phillipsite;
modif.].
b) adularia (abito triclino) associata ad analcime.
adatte alla zeolitizzazione per intera-
giore della facies WGI si sono imme- zione di vetro fresco trachitico con
diatamente saldate e contempora- una soluzione, presumibilmente
neamente devetrificate con la forma- acqua di percolazione meteorica.
zione di feldspato autigeno a spese Queste acque hanno cominciato a
del vetro. La temperatura decrescen- circolare nel deposito caratterizzato
te verso l’alto del WGI definisce una da una permeabilità di circa 10-5m/s
progressiva diminuzione del grado di (Celico, comunicazione personale),
saldatura; nel contempo, la feldspa- determinando l’idrolisi e la dissolu-
tizzazione continua, seppure in zione della frazione vetrosa.
maniera meno massiva, così che le L’idrolisi del vetro definisce un
parti più alte della facies mostrano un ambiente sodico-potassico favorevo-
contenuto di feldspato che solo rara- le alla cristallizzazione di phillipsite,
mente supera il 50 %. Proseguendo zeolite predominante nella parte alta
verso l’alto il WGI degrada nella della facies, e di cabasite subordina-
facies zeolitizzata LYT. ta. Limitate quantità di smectite pre-
La facies LYT della IC è caratteriz- cedono sempre la cristallizzazione di
zata da temperature comprese tra zeolite. Al procedere della formazio-
120°-230° C (vedi figura 6), troppo ne di phillipsite il sistema si impoveri-
basse per la feldspatizzazione ma sce in sodio con conseguente arric-

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A. LANGELLA, D.L. BISH, D. CALCATERRA, P. CAPPELLETTI, G. CERRI, A. COLELLA, S.F. GRAZIANO, L. PAPA, A. PERROTTA, C. SCARPATI, M. DE GENNARO

Figura 7 - Variazione stratigrafica di phillipsite e cabasite in sezioni selezionate di LYT [da Langella et al.
(in pubblicazione), modif.].

Figura 8 - Diagramma (Na2O+K2O)/(Al2O3+Fe2O3) vs. (CaO+MgO)/(Al2O3+Fe2O3) [da Langella et al.


(in pubblicazione), modif.].

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L’Ignimbrite Campana (IC)

chimento indiretto in calcio, definen- adularia, favorita anche dalla dispo-


do in tal modo la formazione di caba- nibilità in soluzione di silice ed allu-
site (de Gennaro et al., 1999). La por- mina conseguente alla trasformazio-
zione centrale dell’unità LYT è pertan- ne cabasite-analcime prima consi-
to fortemente arricchita in cabasite derata.
per diversi metri di spessore (Fig. 7). Tale aspetto è confermato dagli
Verso la transizione LYT-WGI il elevati tenori di feldspato registrati
grado di zeolitizzazione diminuisce in questi specifici livelli. L’analcime
sensibilmente interessando solo formatasi mostra significativi conte-
limitatamente la porzione più alta nuti di Ca e K (Tab. 3) e di H2O, più
della WGI la quale è anche parzial- alti di quelli riportati in letteratura per
mente feldspatizzata. Ciò è dovuto una analcime di tipo autigeno (H-
al fatto che l’interazione delle shard type, Giampaolo & Lombardi, 1994)
vetrose con le soluzioni, nonostante che supporta ulteriormente il model-
le temperature siano ancora idonee lo genetico proposto.
a favorire la zeolitizzazione, non è Quanto fin qui detto evidenzia
più efficace in quanto le superfici come l’evoluzione minerogenetica
esterne delle shard sono interessate dell’Ignimbrite Campana sia estre-
da alterazione in fase vapore (maria- mamente complessa per le seguenti
lite + feldspato) che riduce la reatti- ragioni:
vità del vetro. a) concomitante presenza di oriz-
Il modello appena descritto fa zonti saldati e di altri intensamen-
riferimento ad un processo di zeoli- te zeolitizzati in un deposito
tizzazione che tiene conto di conti- messo in posto da un unico enor-
nue modificazioni della composizio- me flusso piroclastico;
ne cationica della soluzione che, a b) presenza di feldspati di diversa
sua volta, esercita un ruolo determi- genesi (feldspati pirogenici ed
nante nel dirigere il processo verso autigeni, adularia);
la cristallizzazione dell’una o dell’al- c) presenza di minerali del gruppo
tra zeolite (Fig. 8). Questo aspetto è della scapolite;
altresì confermato dalla cristallizza- b) livelli profondamente zeolitizzati
zione di analcime a spese della caratterizzati da elevata variabilità
cabasite (Fig. 5) a cui si associa un stratigrafica delle specie zeoliti-
concomitante incremento di phillip- che (phillipsite, cabasite, analci-
site in alcuni livelli del deposito di me).
Balzarama (BAL) e Altavilla (ALT), Solo un’analisi vulcanologica e
verosimilmente dovuta a particolari tessiturale delle diverse sezioni stra-
arricchimenti in sodio. Questa cri- tigrafiche investigate unitamente ai
stallizzazione simultanea definisce risultati di specifiche indagini mine-
un impoverimento di sodio ed un ralogiche ha permesso di formulare
arricchimento indiretto di potassio in un modello genetico affidabile, che
soluzione; si determinano così con- dimostra ancora che sistemi idrolo-
dizioni idonee alla formazione di gici aperti e/o chiusi non sempre

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A. LANGELLA, D.L. BISH, D. CALCATERRA, P. CAPPELLETTI, G. CERRI, A. COLELLA, S.F. GRAZIANO, L. PAPA, A. PERROTTA, C. SCARPATI, M. DE GENNARO

Tabella 3 - Formule cristallochimiche medie delle zeoliti di alcuni affioramenti di IC [da Langella et al.
(in pubblicazione), modif.].

ALTAVILLA IRPINA
Phillipsite (Na0,52K2,20)(Ca0,80Mg0,13)[Al4,39Si11,50O32] 11,53H2O
Cabasite (Na0,14K1,03)(Ca0,91Mg0,18)[Al3,26Si8,66O24] 11,15H2O
BALZARAMA
Phillipsite (Na0,67K2,09)(Ca0,74Mg0,05)[Al4,51Si11,49O32] 11,50H2O
Cabasite (Na0,18K0,92)(Ca0,99Mg0,17)[Al3,37Si8,59O24] 11,13H2O
Analcime (Na7,56K2,98)(Ca0,88Mg0,07) [Al13,37Si34,68O96] 21,13 H2O
LA SCHIAVA
Phillipsite (Na0,52K1,95)(Ca0,89Mg0,03)[Al4,46Si11,54O32] 11,46H2O
Cabasite (Na0,13K0,84)(Ca1,15Mg0,06)[Al3,27Si8,68O24] 11,11H2O
MADONNA DELLE GRAZIE
Cabasite (Na0,13K1,14)(Ca0,90Mg0,18)[Al3,19Si8,70O24] 11,18H2O
DUGENTA
Cabasite (Na0,21K0,71)(Ca1,05Mg0,12)[Al3,26Si8,71O24] 11,04H2O

sono pertinenti alle unità di flusso. teri fisici di queste porzioni sono
Come evidenziato in figura 9, la alquanto diversi da quelli registrati
temperatura gioca un ruolo premi- nella porzione saldata, quali per
nente nello sviluppo dell’intero pro- esempio, la presenza di scorie non
cesso. Gli alti valori della tempera- collassate. La facies WGI degrada
tura di messa in posto, in particola- dolcemente verso l’alto nella facies
re nella porzione inferiore del depo- LYT definendo una zona di transi-
sito (circa 600° C; Incoronato & Di zione nella quale l’azione dei volati-
Girolamo, dati non pubblicati), li, particolarmente intensa, favorisce
hanno favorito l’immediata saldatu- sia la trasformazione vetro-zeolite,
ra della porzione centrale della sia la cristallizzazione di marialite.
facies WGI ed una devetrificazione La temperatura della facies più
quasi simultanea delle shard vetro- alta (LYT), benché ancora elevata,
se che ha portato alla formazione di non è sufficiente a permettere i pro-
feldspato autigeno. La feldspatizza- cessi di feldspatizzazione sopra
zione ha interessato in maniera descritti; inoltre, la quantità d’acqua
massiva anche le porzioni più di origine vulcanica non è presente
basse e più alte della facies WGI in quantità sufficienti ad incentivare
caratterizzate da temperature non nuovi processi minerogenetici. Sulla
sufficientemente elevate da definire base della paragenesi riconosciuta
processi di saldatura. Infatti, i carat- nella porzione inferiore della facies

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L’Ignimbrite Campana (IC)

LYT si ipotizzano temperature mas- dati riportati da Chipera & Apps


sime prossime ai 200° C (Fig. 9). Il (2001) argomentano che la tempe-
processo di zeolitizzazione che ha ratura, seppure in un intervallo
portato alla litificazione dell’LYT si molto stretto (20° - 100° C), discri-
realizza solo grazie al contributo mini la cristallizzazione di phillipsite
delle acque meteoriche percolanti. e di cabasite in un flusso piroclasti-
La conseguente idrolisi del vetro co: temperature più alte favorireb-
vulcanico definisce una iniziale bero la cristallizzazione di phillipsite
nucleazione di smectite seguita mentre la cabasite si formerebbe
dalla cristallizzazione di phillipsite, solo a valori più bassi. Per quanto
cabasite e analcime. riguarda la facies LYT, la cabasite
La distribuzione stratigrafica di prevale quantitativamente nella
queste zeoliti, principalmente phil- parte bassa dell’unità laddove le
lipsite e cabasite, non può essere temperature sono decisamente più
ricondotta ad un gradiente termico. alte ed adatte alla cristallizzazione
Bear et al. (2006), sulla base dei di analcime, particolarmente abbon-
dante in questo livello (Fig. 5). È
evidente dunque, che il solo fattore
temperatura non è sufficiente a
spiegare la prevalenza dell’una o
dell’altra zeolite. È possibile, in tal
senso, prendere in considerazione
la composizione delle soluzioni che
interagiscono con il vetro. In parti-
colare, Na, K e Ca ed i loro rispettivi
rapporti giocano un ruolo fonda-
mentale nel favorire la crescita di
phillipsite, cabasite e analcime. Tali
soluzioni si arricchiscono progressi-
vamente in K e Na (de Gennaro et
al. 1988, 1991, 1992, 1993, 1999)
determinando un incremento del pH
che, unitamente alla presenza in
soluzione di K e Na, facilita la cri-
stallizzazione di phillipsite. La con-
seguente rimozione di questi due
cationi dalla soluzione definisce un
arricchimento indiretto del Ca che
crea le condizioni per la cristalliza-
zione di cabasite.
Figura 9 - Modello schematico dei processi mine-
rogenetici che interessano le diverse unità della
CI [da Langella et al. (in pubblicazione), modif.].

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A. LANGELLA, D.L. BISH, D. CALCATERRA, P. CAPPELLETTI, G. CERRI, A. COLELLA, S.F. GRAZIANO, L. PAPA, A. PERROTTA, C. SCARPATI, M. DE GENNARO

3.2.3 Caratteri fisici e meccanici in provincia di Caserta e nel com-


dell’Ignimbrite Campana prensorio Nocerino-Sarnese, anche
se altre cave sono disseminate sull’in-
Tra le pietre da costruzione in
ambito regionale sicuramente
l’Ignimbrite Campana assume un
ruolo preminente innanzitutto per
l’ampia diffusione sul territorio ma
anche e soprattutto per la sua facile
lavorabilità (Figure 10 e 11). Ciò ne
ha determinato l’uso intensivo nell’ar-
chitettura Campana a partire da
epoca Romana: moltissime facciate
e/o elementi decorativi (colonne, por-
tali, ecc.) della Pompei antica sono
realizzati in tufo, spesso proveniente
dalla vicina città di Nocera. È stato
Figura 11 - Foto di marmette (5x5x10 cm) di
altresì utilizzato facciavista in diversi Ignimbrite Campana in Facies gialla (sn) e facies
monumenti quali il mastio del castel- grigia (dx).
lo di Casertavecchia (CE), il castello
di Manocalzati (AV), la Cattedrale di tero territorio regionale (Penta, 1935).
Sessa Aurunca, la Basilica di S. Di seguito si riportano i parametri
Angelo in Formis (CE) e la Cattedrale fisico-meccanici caratteristici del-
di Casertavecchia. l’Ignimbrite Campana rispettivamente
Le aree maggiormente sfruttate ai in facies grigia (Tab. 4) e facies gialla
fini della produzione sono localizzate (Tab. 5). Tutti i valori misurati mostra-
no una estrema variabilità per
entrambe le facies mentre non si
riscontrano sostanziali differenze tra
le due facies. Le uniche differenze
più evidenti sono quelle relative a
parametri strettamente condizionati
dalla composizione mineralogica
della roccia. Infatti, il coefficiente di
dilatazione termica lineare assume
un valore positivo per la facies grigia,
come era naturale aspettarsi, e nega-
tivo per la facies gialla, comporta-
mento questo che è da mettere in
relazione alla presenza di zeoliti che,
Figura 10 - Cava di Ignimbrite Campana. Affiora-
essendo alluminosilicati idrati, con il
mento della facies gialla (LYT) sfruttato per la pro-
duzione di blocchetti sagomati per l’edilizia riscaldamento si deidratano con con-
(Comiziano, Napoli). seguente riduzione del volume.

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L’Ignimbrite Campana (IC)

Anche i valori del peso specifico la facies gialla (8,91 vs. 1,57) è sicu-
reale differiscono in modo abbastan- ramente da mettere in relazione alla
za marcato, risultando più alti nella presenza di zeoliti.
facies grigia come risposta all’elevato Per entrambe le facies si registra-
contenuto di feldspato a cui si con- no valori di resistenza a compressio-
trappone la presenza di zeoliti a più ne molto bassi, tipici di una roccia
basso peso specifico nella facies tenera, e l’estrema variabilità di que-
gialla. I bassi valori del peso di volu- sto parametro è da imputare alla ete-
me secco, gli alti valori dell’assorbi- rogeneità tessiturale della roccia. Infi-
mento per capillarità e della capacità ne si evidenzia la riduzione della
di imbibizione sono da mettere in velocità ultrasonica in provini saturi
diretta relazione con l’elevata porosi- rispetto a quella misurata in provini
tà aperta di entrambi i materiali. I allo stato secco, fenomeno tipico di
risultati dei test di porosimetria a campioni macroporosi quali quelli in
mercurio evidenziano infatti che le oggetto.
dimensioni dei pori ricadono total- Sulla base di quanto riportato
mente nella classe dei macropori con risulta evidente la complessità di
conseguente distribuzione di tipo questa pietra le cui caratteristiche
unimodale (Fig. 12) ma con raggio petrofisiche e fisico-meccaniche
medio dei pori maggiore di circa un risentono in modo marcato non solo
ordine di grandezza per la facies gri- della eterogeneità tessiturale delle
gia (7,62 μm) rispetto alla facies gial- due facies ma anche delle loro speci-
la (0,66 μm). Il valore decisamente fiche composizioni mineralogiche.
più alto della superficie specifica per

Tabella 4 - Parametri fisici dell’Ignimbrite Campana in facies grigia.

n°campioni media min max dev. st.


Peso di volume secco (kN/m3) 93 11,42 9,66 14,80 0,71
Peso specifico reale (kN/m3) 93 25,53 22,26 26,30 0,45
Compattezza 93 0,45
Assorbimento per capillarità (gr/cm2·s1/2) 4 0,165 0,160 0,169 0,003
Capacità di imbibizione (%) 16 41,61 38,17 52,28 3,38
Porosità aperta (%) 93 55,24 42,06 62,79 0,03
Raggio dei pori medio (μm) 3 7,62 6,84 8,26
Superficie specifica (m2/g) 3 1,57 0,64 2,95
Volume totale dei pori (cm3/g) 3 0,48 0,47 0,48
Resistenza a compressione uniassiale (MPa) 17 5,23 1,07 11,68 2,80
Coefficiente di dilatazione termica lineare 10-6 mm/mm * °C-1 3 0,78 0,67 1,00
Velocità ultrasonica a secco (m/s) 89 1691 1221 2379 297,92
Velocità ultrasonica a saturazione (m/s) 49 1491 1004 2153 380,25

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Tabella 5 - Parametri fisico-meccanici dell’Ignimbrite Campana in facies gialla.

n°campioni media min max dev. st.


Peso di volume secco (kN/m3) 40 10,97 9,85 12,10 0,52
Peso specifico reale (kN/m3) 40 22,68 21,51 23,13 0,29
Compattezza 40 0,48
Assorbimento per capillarità (gr/cm2·s1/2) 6 0,014 0,012 0,015 0,001
Capacità di imbibizione (%) 10 34,73 28,49 40,43 5,24
Porosità aperta (%) 40 51,61 46,85 57,20 0,02
Raggio dei pori medio (μm) 3 0,66 0,56 0,79 0,09
Superficie specifica (m2/g) 3 8,91 8,07 9,60 0,63
Volume totale dei pori (cm3/g) 3 0,36 0,33 0,41 0,04
Resistenza a compressione uniassiale (MPa) 13 6,45 4,11 8,02 1,01
Coefficiente di dilatazione termica lineare 10-6 mm/mm * °C-1 3 -25,40 -21,50 -28,50
Deformazione volumetrica (%) 9 0,49 0,3 1,01 0,21
Velocità ultrasonica a secco (m/s) 64 1777 1672 2204 112,63
Velocità ultrasonica a saturazione (m/s) 33 1621 1536 2092 89,11

3.2.4 L’Ignimbrite Campana come avuto una rilevanza paragonabile a


pietra da costruzione quella della facies grigia (WGI) nel-
l’architettura storica dell’area. Un
Come già detto in precedenza i esempio importante di impiego di
principali depositi di questa formazio- tufo giallo è quello del Mastio del
ne si identificano in provincia di Castello di Casertavecchia (Fig. 13a)
Caserta e nell’agro Nocerino-Sarne- per il quale studi recenti hanno evi-
se. La facies gialla (LYT), sebbene denziato dubbi sulla sua provenienza
molto richiesta ed ampiamente (Calcaterra et al., 2004). Esistono
apprezzata come pietra da costruzio- solo pochi altri esempi in cui tale
ne per le discrete qualità tecniche e materiale è stato impiegato senza
l’ampia diffusione areale, non ha mai ricoprimento di intonaco. La facies

Figura 12 - Distribuzione della dimensione dei pori per la facies gialla (Sn- LYT) e grigia (Dx - WGI).

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L’Ignimbrite Campana (IC)

Figura 13 - a) Mastio del Castello di Casertavecchia in Ignimbrite in facies gialla; b) Matres Matutae, scul-
tura votiva in Ignimbrite Campana in facies grigia (Museo Provinciale Campano di Capua - CE); c) e d)
Cattedrale di Casertavecchia (CE) - (Ignimbrite Campana in facies grigia).

grigia è stata al contrario, usata con gono al settimo secolo a.C. con le
maggiore frequenza, specialmente Matres Matutae (Fig. 13b), sculture
per la realizzazione di particolari ele- votive che simboleggiavano la fertilità
menti architettonici. Esempi impor- e l’abbondanza, attualmente custodi-
tanti di uso facciavista di questo te presso il museo Archeologico di
materiale sono diffusi in tutta la regio- Capua (CE).
ne anche se si concentrano partico- L’Ignimbrite Campana, usata sin-
larmente nella provincia di Caserta golarmente o con altri materiali locali,
(Figure 14 e 15). ha rappresentato dunque uno dei
Le testimonianze più antiche risal- primi materiali da costruzione, a par-

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A. LANGELLA, D.L. BISH, D. CALCATERRA, P. CAPPELLETTI, G. CERRI, A. COLELLA, S.F. GRAZIANO, L. PAPA, A. PERROTTA, C. SCARPATI, M. DE GENNARO

Figura 14 - Distribuzione dei materiali lapidei nel Borgo medievale di Casertavecchia. sn. Facciate; dx.
Elementi architettonici (da Calcaterra et al., 2003- modif.).

tire da epoca Romana, come testi-


moniato da rovine di teatri, ponti,
tombe e le mura di cinta della vec-
chia Suessa (oggi Sessa Aurunca),
Pompei, S. Maria Capua Vetere e Tre-
glia (Caiazza, 1986; Villucci, 1980).
Nell’area del foro di Pompei il tem-
pio arcaico di Apollo venne comple-
tamente rinnovato. Le antiche struttu-
re in legno vennero sostituite da un
nuovo edificio, costruito interamente
in muratura, su alto podio, con una
fronte esastila ed una peristasi che
circondava interamente la cella, rea-
lizzata in colonne di tufo grigio di
Figura 15 - L’Ignimbrite Campana nei monumenti
Nocera sormontate da capitelli corin-
Campani. Distribuzione dei comuni della Campa-
nia (in arancione) nei quali sono presenti impor- zi, il tutto stuccato ad imitazione del
tanti monumenti in Ignimbrite Campana (da Cal- marmo.
caterra et al., 2003- modif.). La popolarità di questo materiale,

172
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L’Ignimbrite Campana (IC)

Figura 16 - a) Basilica di S. Angelo in Formis (CE) - (Ignimbrite Campana in facies grigia); b) Dettaglio
del quadriportico della Cattedrale di Salerno in tufo grigio con travertino e laterizio.

per colore e tessitura, è espressa importanza architettonica realizzato


mirabilmente nelle Cattedrali di in questo periodo è il famoso acque-
Sessa Aurunca, Casertavecchia (Fig. dotto Carolino (vicino Maddaloni -
13c,d) e S. Angelo in Formis (Fig. Caserta) realizzato su progetto di
16a). Vanvitelli (Maiuri, 1950).
Durante il periodo Gotico (12°-15° Sebbene la sua utilizzazione
secolo) l’Ignimbrite Campana ebbe abbia avuto un carattere prevalente-
un uso prevalentemente strutturale mente locale, il principale esempio di
ma, nel contempo, cominciò ad esportazione è quello verso la città di
essere usata come pietra decorativa. Napoli, dove l’Ignimbrite Campana
Esempi con tali finalità si rinvengono ha rivestito un ruolo di particolare
nelle torri del Castello di Federico II a rilevanza, sul finire del XIX secolo,
Capua, il Palazzo Fieramosca e quel- nella sostituzione dell’ormai difficil-
lo di Antignano a Capua e nella Chie- mente reperibile Piperno per la realiz-
sa dell’Annunziata di Carinola zazione di elementi architettonici e
(Caserta), quest’ultima di stile Goti- porzioni degli edifici meno esposte
co-Catalano (Robotti, 1983; D’Ange- (Fiengo & Guerriero, 1999; Calcater-
lo, 1958). Da ricordare inoltre, il ra et al., 2000).
meraviglioso effetto decorativo otte-
nuto coniugando il tufo grigio con
altri materiali (laterizio e travertino) 3.2.5 Processi alterativi
nel quadriportico medievale della
Cattedrale di Salerno (Figura 16b). La profonda differenza composi-
Il 16° secolo vede il declino nel- zionale e tessiturale tra le due facies
l’uso facciavista dell’Ignimbrite Cam- dell’Ignimbrite Campana, quella sal-
pana, benché un esempio di enorme data (WGI) a prevalente contenuto di

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Figura 17 - Weathering dell’Ignimbrite Campana. a) Mastio del Castello di Casertavecchia, esempio di


disgregazione ed alveolizzazione nella facies gialla (LYT); b) Castello di Casertavecchia, esempio di
alveolizzazione nella facies grigia (WGI).

feldspato autigeno e quella gialla l’esfoliazione, le efflorescenze e la


(LYT) profondamente zeolitizzata, disgregazione sono più frequenti in
definisce una significativa differenza quei paramenti esposti a sud o ad
di risposta alle sollecitazioni degli est mentre l’umidità e l’attività biolo-
agenti del degrado. La facies grigia è gica si sviluppano per esposizioni a
più sensibile all’azione fisica del wea- nord ed ovest (de Gennaro et al.,
thering mentre quella gialla è mag- 1995b).
giormente soggetta alle variazioni
chimiche dei fattori ambientali (de
Gennaro et al., 1995b). Per entrambe Bibliografia
le facies il weathering è particolar- AGIP, 1987. Geologia e geofisica del siste-
mente evidente quando la pietra è ma geotermico dei Campi Flegrei. Int.
messa a contatto diretto con materia- Report, 17 pp.
li differenti; alveolizzazione, patine, BARBERI, F., CASSANO, E., LA TORRE, P., SBRA-
attività biologica, scagliatura e NA , A., 1991. Structural evolution of
Campi Flegrei caldera in light of vol-
disgregazione sono forme alterative
canological and geophysical data. J.
quasi sempre presenti (Fig. 17a e Volcanol. Geotherm. Res. 48, 33-50.
17b). Molti paramenti mostrano la BARBERI, F., INNOCENTI, F., LIRER, L., MUNNO,
seguente sequenza alterativa: esfo- R., PESCATORE, T., SANTACROCE, R., 1978.
liazione ➝ scagliatura ➝ disgrega- The Campanian Ignimbrite: a major pre-
zione. Quest’ultimo fenomeno altera- historic eruption in the Neapolitan area
tivo espone superfici fresche della (Italy). Bull. Volcanol. 41 (1), 1-22.
pietra che saranno quindi di nuovo B EAR , A.N., G IORDANO, G., G IAMPAOLO, C.,
CAS, R.A.F., 2009. Volcanological con-
interessate dagli stessi fenomeni di straints on the post-emplacement zeoli-
weathering. Queste forme di altera- tisazion of ignimbrites and geoarcheo-
zione si sviluppano in maniera diver- logical implications for Etruscan tomb
sa anche in funzione del tipo di espo- construction (6th-3rd century B.C.) in
sizione del manufatto. Generalmente, the Tufo Rosso a Scorie Nere, Vico

174
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L’Ignimbrite Campana (IC)

Caldera, Central Italy. J. Volcanol. Geo- therm. Res. 75, 183-219.


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