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GUIDA ALL’ESCURSIONE

CONVEGNO ANNUALE NAZIONALE

SOCIETÀ ITALIANA DELLA SCIENZA DEL SUOLO

Il suolo: sistema centrale


nell’ambiente e nell’agricoltura

Bari e Parco Nazionale dell’Alta Murgia, 24 Giugno 2005


a cura di: Raffaele Lopez, Maddalena Corvasce

INDICE

1.1 – I L P A R C O D E L L ’A L T A M U R G I A . Pag…………….. 1
Cenni sull’iter istitutivo del Parco.

1.2 – Lineamenti geologici, morfologici e “ …………… 3


idrogeologici

1.3 - I suoli dell’Alta Murgia “ …………… 10

2 - Lo spietramento dei suoli dell’Alta Murgia “ ……………. 12

3 – I suoli nell’area di Monte Pietroso “ …………… 16


1.1 – I L P A R C O D E L L ’A L T A M U R G I A . Cenni sull’iter istitutivo del Parco.

Il riconoscimento dell’Alta Murgia come Parco Nazionale è il risultato


del percorso compiuto da un vasto ed eterogeneo movimento di forze
ambientaliste, politiche e sociali. L’ipotesi del Parco viene avanzata dal
Centro Studi e Documentazione delle Aree interne “Torre di Nebbia”, in
occasione di un incontro tenutosi ad Altamura (BA) nel 1990 (Conferenza
dei Sindaci dell’Alta Murgia). Il 28 novembre dello stesso anno, 18
senatori, in rappresentanza di quasi tutti gli schieramenti politici,
comunicano alla Presidenza del Senato il Disegno di Legge per l’istituzione
del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. La proposta viene accolta, e con la
Legge Quadro sulle aree protette ( L . 394/91 art. 34) l’Alta Murgia è
inserita fra le aree reperibili per futuri parchi nazionali.

La rilevanza ambientale dell’Alta Murgia, assurta a livello europeo con


la designazione di Sito d’Importanza Comunitaria (SIC, DIRETTIVA CEE
43/92 “ H A B I T A T ”) per la presenza di habitat e specie prioritari, e di Zona di
Protezione speciale (ZPS, DIRETTIVA CEE 79/409 “ U C C E L L I ”), ha fatto sì
che il Parlamento italiano disponesse, con la Legge N° 426 del 14 dicembre
1998, che l’altopiano murgiano divenisse Parco nazionale, previa l’intesa
fra Ministero dell’Ambiente e la Regione Puglia.

Con decreto del Presidente della Repubblica del 10 marzo 2004 viene
istituito il Parco nazionale dell’Alta Murgia e l’Ente parco. Fra adesioni,
tensioni, confronti e opposizioni la storia del Parco Nazionale dell’Alta
Murgia è continuata fino a qualche mese fa. L’effetto di tale ritardo
nell’istituzione dell’Ente di tutela e nell’attuazione di strategie e politiche
territoriali ha prodotto continui stravolgimenti dell’ambiente murgiano
compresi i rimodellamenti del perimetro protetto, le trasformazioni
fondiarie e ulteriori cambiamenti di destinazione d’uso (spietramento, cave,
discariche abusive, ecc.).

Il territorio del Parco, delimitato (DPR 10/03/2004) dal perimetro


tracciato sulla cartografia ufficiale in scala 1:50.000, interessa le porzioni
a quote più elevate di 13 comuni in provincia di Bari: Andria, Minervino
Murge, Spinazzola, Poggiorsini, Gravina in Puglia, Altamura, Santeramo in

1
Colle, Cassano delle Murge, Grumo Appula, Toritto, Bitonto, Ruvo di
Puglia, Corato (Figura 1,2).

Figura 1 - Ubicazione del Parco dell'Alta Murgia

Figura 2 - I comuni in provincia di Bari interessati dall'istituzione del Parco

2
1.2 – Lineamenti geologici, morfologici e idrogeologici

Nell’ambito di ampie vedute che abbracciano tutta l’Italia meridionale,


le Murge, il Gargano ed il Salento costituiscono il cosiddetto “Avampaese
apulo”. Un’area di avampaese, secondo le teorie della geologia strutturale,
rappresenta quelle zone verso cui vergono (tendono) le catene montuose;
l’Avampaese apulo, è l’area verso cui tendono e si ribaltano le falde
dell’Appennino (Appennino campano-lucano e subappennino dauno).

Le principali fasi tettoniche, che hanno interessato l’Appennino


meridionale, hanno dapprima suddiviso in blocchi il massiccio corpo
carbonatico (fasi distensive tardo cretacee) e successivamente gli hanno
conferito una struttura a gradinata, tipo horst, percorsa da blande pieghe
(fasi compressive del Terziario medio-superiore).

Le Murge risultano separate dal Gargano dalla depressione tettonica


chiamata "Graben dell'Ofanto", dal Salento dalla "Soglia Messapica"
(chiamata anche "Depressione di Taranto-Brindisi") e dall’Appennino
meridionale dalla cosiddetta “Fossa bradanica” (Figura 3).

F ig u r a 3
a ) G e o lo g ia
schematica della
F o s s a b r a d a n ic a e d
aree limitrofe. b)
S e zio n e a t t r a v e r s o i
terreni appenninici
(Catena), Fossa
b r a d a n ic a
(Avanfossa), Murge-
Gargano
(Avampaese)
(SOCIETÀ
GEOLOGICA
ITALIANA, 1999)

3
Figura 4 - Scala del tempo geologico

4
Le Murge si presentano come un esteso altopiano calcareo, allungato in
direzione NO-SE, omogeneo dal punto di vista geologico e geomorfologico
essendo stato interessato dalla medesima evoluzione tettonico-sedimentaria
( P I E R I , 1980). Nell’ambito della potente successione carbonatica delle
Murge (circa 5.000 m), si distinguono le formazioni del "Calcare di Bari",
di età cretacea inferiore e superiore (Figura 4) (Barremiano-Cenomaniano,
da 138 a 91 M.a.), e del "Calcare di Altamura", di età cretacea superiore
(Turoniano sup.-Maastrichtiano, da 88 a 66 M.a.); esse costituiscono
l'ossatura dell'altopiano.

Il "Calcare di Bari" affiora estesamente nella parte nord-occidentale


delle Murge, con alternanze di calcari e dolomie, scarsamente macro-
fossiliferi. Il "Calcare di Altamura", più recente e in trasgressione sul
"Calcare di Bari", interessa la parte sud-orientale delle Murge e presenta
litologie simili, ma spesso con abbondanti macrofossili. La sedimentazione
dei calcari delle Murge si è protratta per tutto il Cretaceo, anche se le due
formazioni principali sono separate da una lacuna stratigrafica
contrassegnata da una discordanza angolare e dall'interposizione di
discontinui livelli continentali documentati, secondo i luoghi, da depositi
bauxitici (Spinazzola), sabbioso-argillosi (Ruvo di Puglia) o argilloso-
terrosi (Fasano).

Dal Pliocene medio-superiore (3,5 M.a.) e fino al Pleistocene inferiore


(1,6 M.a.), le aree carbonatiche iniziano lentamente ad abbassarsi e di
conseguenza avanza il mare, che isola l'area murgiana configurando un
esteso bacino sedimentario, in cui andranno a depositarsi le unità
appartenenti alla “Serie della Fossa bradanica”.

I primi depositi trasgressivi sui calcari del Cretaceo sono rappresentati


dalla "Calcarenite di Gravina" (Pliocene medio? - Pleistocene inferiore, da
circa 3,4 a 1,5 M.a.); questa formazione, costituita da calcareniti
organogene scarsamente cementate, è nota in Puglia come "tufo calcareo".
Lo spessore della formazione varia in relazione alla conformazione del
substrato; maggiori gli spessori nelle depressioni strutturali (graben),
pressoché assente in prossimità degli alti strutturali (horst).

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Man mano che il bacino si approfondisce, sulla "Calcarenite di Gravina"
si accumulano argille, argille marnose e silts argillosi riferibili alle
"Argille subappennine" (Pleistocene inferiore, 1,5 M.a.). Tale unità
comprende i sedimenti di maggiore profondità della successione della
Fossa bradanica; infatti, a partire da questo momento ha inizio un graduale
sollevamento regionale, documentato prima dalle "Sabbie di Monte
Marano" e successivamente dal "Conglomerato d’Irsina” (Pleistocene
inferiore-medio, da 1,5 a 800.000 M.a.).

La tendenza all'emersione continua per la restante parte del Quaternario


(ultimo milione di anni), ed è evidenziata da più ordini di superfici
terrazzate registrate sull'altopiano delle Murge, ed in generale un pò
dovunque nella regione Puglia. Tali superfici, dette spianate d’abrasione
marina, sono delimitate da scarpate più o meno ripide.

All'interno dell'altopiano delle Murge sono stati individuati alcuni


lineamenti strutturali, orientati prevalentemente NO-SE, che ne
interrompono la continuità. Tali strutture riconosciute sono rappresentate
dalle depressioni chiamate "Graben delle Murge alte" e "Graben delle
Murge basse". Questi grabens, paralleli fra loro, sono ampi pochi
chilometri e si sviluppano per una lunghezza di un centinaio di chilometri.
Le faglie, che hanno dislocato le Murge, prevalentemente orientate da NO a
SE e subordinatamente da SO a NE, sono contrassegnate da scarpate che
caratterizzano tratti del paesaggio (Foto 1).

Foto 1 - Scarpata del costone bradanico dell’Alta Murgia (R. Lopez, 2001)

6
L’altopiano è suddiviso in due blocchi principali: il primo nella parte
nord-occidentale, corrispondente all’Alta Murgia con le quote più alte
dell’intero massiccio (monte Caccia 680 m, Serra Ficaia 672 m, ecc.), il
secondo, più a SE, è rappresentato dalla Murgia sud-orientale (Murgia dei
Trulli) che mediamente non supera i 500 m. Fra questi due “alti strutturali”
si estende un’area depressa, che costituisce la sella di Gioia del Colle.

L’azione degli agenti atmosferici e la stessa ingressione marina hanno


modificato solo parzialmente l’aspetto generale del paesaggio murgiano,
definito già nel Terziario superiore. I fenomeni sedimentari, infatti, hanno
modellato soprattutto le Murge basse verso l’Adriatico, mentre i fenomeni
carsici hanno potuto agire in superficie ed in profondità per tempi
lunghissimi, originando una morfologia ipogea (grotte) ed epigea (doline) e
la formazione di prodotti residuali provenienti dalla dissoluzione dei
calcari (terre rosse) sia nelle Murge sud-orientali che nell’Alta Murgia.

Questa parte della regione, emersa ininterrottamente dalla fine del


Cretaceo ad oggi (Figura 5), ha avuto uno sviluppo più armonico e
completo dell’idrografia, costituita da una fitta rete di canali naturali, dette
"lame" (Foto 2), spesso impostate su lineazioni tettoniche, e da depressioni
legate a fenomeni carsici (doline e polje).

Figura 5 - Paleogeografia delle Murge e della Fossa bradanica durante il Pliocene superiore-
Pleistocene inferiore (SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA, 1999)

7
Foto 2 - Lama fra i pascoli rocciosi dell'Alta Murgia (R. Lopez, 2001)

I canali, attraverso cui defluiscono le acque superficiali solo in


occasione di eventi meteorici particolarmente intensi, corrono paralleli alla
linea di costa nei loro tratti superiori. All’altezza della congiungente
Gravina-Bari le lame deviano repentinamente verso NNE, sicuramente
“catturate” da linee tettoniche trasversali all’altopiano delle Murge.

La conseguenza più appariscente della fenomenologia carsica dell’Alta


Murgia è quindi la scomparsa pressoché totale di un’idrografia superficiale
e la presenza di un’interessante circolazione idrica sotterranea. La falda,
generalmente in pressione, trae la sua alimentazione dalle precipitazioni
che interessano le porzioni più interne ed elevate dell’altopiano, dove le
altezze di pioggia raggiungono i 750 mm/anno: qui inoltre sono più diffuse
le forme carsiche che favoriscono l’infiltrazione delle acque meteoriche.

Quanto ai rapporti della falda carsica con il mare, l’influenza è evidente


lungo tutta la fascia costiera. Al contrario, le zone più interne non
sembrano interessate dall’intrusione marina, come riscontrato in alcuni
pozzi profondi anche più di mille metri nei dintorni di Minervino Murge.
La falda carsica di base emerge in più punti della costa barese e tarantina
sotto forma di sorgenti subaeree e sottomarine, con portate anche di diverse
centinaia di litri al secondo ( S O C I E T À GEOLOGICA ITALIANA, 1999).

Pertanto le unità carbonatiche mesozoiche della Piattaforma apula, di


cui l’Alta Murgia è parte integrante, rappresentano una riserva d’acqua di
notevole estensione e capacità cui attingono numerosissimi pozzi a servizio

8
dei comparti civile, agricolo ed industriale. Murge, Gargano e Salento
svolgono, quindi, la funzione di veri e propri serbatoi di acqua dolce
idraulicamente connessi. A causa di queste caratteristiche, l’Alta Murgia
rappresenta il luogo di formazione della falda acquifera essenziale per le
zone sottese. In quanto tale, essa è considerata dal Piano Regionale di
Risanamento Acque ( A R T . 4, L.S. N° 319/76; P . R . R . A ., L . R . N ° 24/83) come
“zona di possibile emungimento e di salvaguardia idrogeologica” (Fig. 6).

I territori dell’Alta Murgia risultano inoltre quasi integralmente


accomunati dalla presenza del Vincolo Idrogeologico (Fig. 7) contemplato
nel Regio Decreto n°3267 del 30 dicembre 1923.

Figura 6 - S e zio n e id r o g e o lo g ic a s c h e m a t ic a d e l l ’ a c q u i f e r o m u r g i a n o i n d i r e zi o n e S O -
NE (SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA 1999). Legenda: 1) depositi conglomeratici e
c a l c a r e n i t i c i ( P l e i s t o c e n e ) ; 2 ) c a l c a r e n i t i e a r g i l l e (P l i o - P l e i s t o c e n e ) ; 3 ) c a lc a r i e
d o l o m i e ( C r e t a c e o ) ; 4 ) a c q u a s a la t a ; 5 ) a c q u a d o l c e ; 6 ) s u p e r f i c i e p i e zo m e t r i c a

Figura 7 – Aree a vincolo


idrogeologico della Puglia con
i n e v i d e n za i l p e r i m e t r o d e l
Parco dell’Alta Murgia (dal
P.U.T.T./Puglia, D.G.R.
1 7 4 8 /2 0 0 0 , m o d if ic a t o )

9
1.3 - I suoli dell’Alta Murgia

In questa sede, si farà riferimento alle associazioni di suoli estrapolati


dal Sistema Informativo dei Suoli della Puglia in scala 1:50.000 (Interreg
II Italia – Albania, 2002), riadattato al perimetro del Parco dell’Alta
Murgia. In occasione di precedenti progetti (ACLA 1, 1998 - ACLA 2,
2001) il territorio pugliese era stato suddiviso in sistemi, sottosistemi ed
unità di paesaggio ed erano state delineate le unità cartografiche
pedologiche in scala 1:100.000.

Dall’esame di tali elaborati risulta che l’altopiano delle Murge


rappresenta un Sistema di Paesaggio ricoprente un’ampia area, parallela
alla linea di costa, che per ripiani successivi si eleva dal livello del mare
sino a quote superiori ai 500 m. L’Alta Murgia costituisce, in questa
suddivisione, un Sottosistema di Paesaggio, ulteriormente suddivisibile in
Unità di Paesaggio (Figura 8).

Figura 8 - Andamento schematico delle quote all'interno del perimetro del Parco

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Nel Progetto ACLA 1 la parte preponderante del documento è quindi
rappresentata da geomorfologia, litologia ed uso del suolo, determinati per
via foto-interpretativa, invece i dati sui suoli vengono avviati nell’ambito
del Progetto ACLA 2 ed integrati e perfezionati con il Progetto Interreg II
(Tavola I).

Si riportando di seguito le principali associazioni di Unità Tassonomiche


(Famiglie) riconosciute (USDA, 1998):

Tabella 1 – UTS pedologiche all’interno del Parco dell’Alta Murgia (dal Sistema
Informativo dei Suoli della Regione Puglia 2002, modificato)

CLD1 O DIM1 O DIM2 TYPIC HAPLOXEROLL fine o LITHIC HAPLOXERALF fine

DIM2/ BRE1 LITHIC MOLLIC HAPLOXERALF fine/ LITHIC ARGIXEROLL fine

DIM2/ BRE1/ SFE2 LITHIC MOLLIC HAPLOXERALF fine/ LITHIC ARGIXEROLL fine/ TYPIC
PALEXEROLL very fine

DIM2/ DIM1 LITHIC MOLLIC HAPLOXERALF fine

DIM2/ SFE2 LITHIC MOLLIC HAPLOXERALF fine/ TYPIC PALEXEROLL very fine

DIM4/DIM2 LITHIC HAPLOXEROLL fine/LITHIC HAPLOXERALF fine

PLM1/ CUT1 TYPIC HAPLOXEREPT fine/ PACHIC HAPLOXEROLL fine

PLM1/ SFE2 TYPIC HAPLOXEREPT fine/ TYPIC PALEXEROLL very fine

SFE1/DIM2 TYPIC PALEXEROLL very fine / LITHIC MOLLIC HAPLOXERALF fine

TYPIC PALEXEROLL very fine / TYPIC HAPLOXEREPT fine/ LITHIC


SFE1/ PLM1/ BRE1
ARGIXEROLL fine

STR1- TER1 TYPIC CALCIXEROLL fine - CALCIC ARGIXEROLL fine

SVN1 - SPL1 OXYAQUIC CALCIXEROLL fine - CALCIC PACHIC ARGIXEROLL fine

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2 - Lo spietramento dei suoli dell’Alta Murgia

I suoli dell’altopiano murgiano, essendo caratterizzati da un substrato calcareo-


dolomitico affiorante in superficie, presentano spesso condizioni di elevata pietrosità e
rocciosità. Il contenuto in pietre viene inoltre esasperato dalle arature che distaccano i
frammenti dalla roccia calcarea sottostante. Per tale motivo il lavoro agricolo sull’Alta
Murgia da secoli si è tradotto principalmente nel dissodare i canali e le lame, più ricchi di
sedimenti terrosi, mediante la pratica della spietratura. Alla fine di ogni ciclo produttivo i
contadini raccoglievano le pietre affioranti o rimosse dai vomeri degli aratri per poi
utilizzarle come materiali per la costruzione di innumerevoli manufatti (Foto 3): trulli,
recinti per le bestie, muri a secco ed altro (Castoro, Creanza & Perrone, 2000).

Foto 3 - Muretti a secco, risultato dello spietramento dei campi di tipo tradizionale

Da quando la spietratura manuale è stata soppiantata dallo spietramento meccanizzato,


sono diventate predominanti, a partire dagli anni ’80, le pratiche di derocciamento-
scarificatura del substrato calcareo e successiva frangitura delle pietre a dimensioni
inferiori ai 5 cm (Foto 4 A). Ciò ha comportato la trasformazione di terreni a pascolo
naturale in seminativi. Essendo lo spietramento meccanizzato una pratica che agisce
profondamente sulla distribuzione spaziale sia areale che verticale dei suoli, e quindi sul
loro stato chimico-fisico, come è deducibile già da sopralluoghi speditivi nell’agro
murgiano, è ipotizzabile che tali interventi rendano indifeso il suolo a fenomeni erosivi
favorendo il trasporto del materiale terroso attraverso i solchi di erosione (Foto 4 B).

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Foto 4 A - Aspetto di un versante spietrato Foto 4 B - Rill formatosi dopo un acquazzone
mediante pratica di derocciamento-frangitura estivo su versante spietrato

Per valutare gli effetti dello spietramento sui suoli murgiani, è stato eseguito (Lopez R.,
2001) uno studio geopedologico in un’area del territorio dell’Alta Murgia, estesa per circa
90 ha, ove coesistono siti spietrati in tempi diversi ed aree naturali; in modo particolare lo
spietramento è avvenuto nel 1987, 1995, 1999 interessando quote progressivamente
crescenti (Figura 9).

Per poter inquadrare da un punto di vista pedologico tutta l’area sono stati scavati alcuni
profili sia all’interno delle principali incisioni che attraversano l’area (lame) che sui terreni
rocciosi del pascolo e su quelli spietrati. Successivamente al riconoscimento degli orizzonti
genetici in campo e alle osservazioni ed analisi di laboratorio, è stato possibile attribuire i
suoli agli Ordini degli Alfisuoli (lame) e degli Entisuoli (pascoli rocciosi e terreni
spietrati).

In tutta l’area è stato condotto un campionamento del topsoil 0-20 cm (Lopez R., 2000),
e sui campioni (105 postazioni) sono stati misurati alcuni parametri chimico-fisici che
hanno influenza sui processi erosivi (tessitura apparente, carbonio organico, carbonati
totali e scheletro). I dati sono stati oggetto di analisi statistiche di base quali varianza,
minimo e massimo, coefficiente di variazione e di particolare test statistici che hanno
dimostrato la significatività delle differenze osservate per i vari parametri fra le aree
trasformate in tempi diversi e le aree naturali. I valori misurati per le varie postazioni
campionarie sono stati quindi interpolati mediante il kriging utilizzando il modello di
variogramma adattato al modello di semivariogramma sperimentale ottenuto applicando la
teoria delle variabili regionalizzate (Castrignanò A. et al., 2004).

13
F ig u r a 9

A) Schema di campionamento all’interno


delle 4 aree studiate; B) Stima delle quote; C)
K r ig in g d e l C a r b o n i o o r g a n ic o ; D ) K r ig in g d e l
Limo; E) Kriging dell’Argilla (Lopez R., 2001)

14
L’area di studio è compresa fra quote prossime ai 500 m s.l.m. e quote intorno ai 590 m
s.l.m.. L’elaborazione della quota mette in evidenza come la trasformazione abbia
interessato terreni posti quote progressivamente crescenti.

Il carbonio organico si attesta su valori anche superiori ai 55 g/Kg nel sito naturale,
mentre si diluisce notevolmente nel sito spietrato nel 1999 ed ancor di più in quello
spietrato da più tempo raggiungendo valori inferiori a 15 g/Kg. Dalle mappe relative ai
parametri tessiturali qui selezionati (limo e argilla), si osserva come il limo presenta i
valori più elevati nel sito trasformato da più tempo ed in quello trasformato nel 1999;
trattandosi della frazione della tessitura maggiormente disperdibile è possibile avanzare
l’ipotesi che si tratta delle aree con caratteristiche di erodibilità maggiore rispetto a tutta
l’area aziendale, valori bassi si osservano invece nelle aree naturali. I valori più bassi
dell’argilla si riscontrano nel sito ancora allo stato naturale, mentre nel sito spietrato da più
tempo l’argilla si concentra nei bassi morfologici per effetto della mobilizzazione dovuta al
gradiente topografico.

Risulta, quindi, dalle elaborazioni effettuate su parametri chimico-fisici di facile


determinazione, che le pratiche di derocciamento e frangitura dei suoli murgiani
determinano nel tempo una mobilità delle particelle più fini e la progressiva perdita dello
strato attivo del suolo.

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3 – I suoli nell’area di Monte Pietroso
La località Monte Pietroso è situata all’interno del perimetro del Parco
dell’Alta Murgia vicino al noto castello a pianta ottagonale eretto da
Federico II di Svevia, conosciuto con il nome di Castel del Monte. Qui i
fenomeni di trasformazione del pascolo in seminativo, anche se presenti
risultano meno evidenti ed invasivi che altrove. Si possono osservare
ancora i canali di terra (lame) che si fanno strada attraverso i pascoli
arborati e/o cespugliati (Figura 10) e i lembi della pseudosteppa
mediterranea tutelata da direttive comunitarie (Direttiva 92/43/CEE –
HABITAT). Il clima che caratterizza quest’angolo delle Murge è sub-
mediterraneo montano, con inverni piovosi ed estati calde e secche. I valori
medi annui di pioggia e temperatura sono rispettivamente 600±99 mm e
15±1 ° C.

Figura 10 – Ubicazione del profilo eseguito in località Monte Pietroso su ortofoto AGEA 1997; le curve
di livello sono state estrapolate dalla CTR 1:5000 Elemento 436111

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Descrizione e classificazione del Profilo “MP 1”. Si riportano di seguito le
caratteristiche del profilo MP1 scavato all’interno di una lama.

Foto 5 - Localizzazione del profilo MP 1 all'interno della lama (M. Corvasce, 2005)

Sigla: MP 1
Rilevatori: M. Corvasce, R. Lopez
Data rilevamento: ottobre 2002; giugno 2005
Località: Monte Pietroso
Comune: Andria
UTS: SFE1/PLM1/BRE1
Sist. coord.: Gauss Boaga Est Roma 40
N: 4549563,74 E: 2623767,72
Quota: 475 m s.l.m
Pendenza: 3% Esposizione profilo: 225°
Uso del suolo: incolto
Elemento morfologico: canale alluvionale
Pietrosità: 10%
Rocciosità: assente
Erosione: incanalata da debole a moderata
Drenaggio esterno: buono
Drenaggio interno: ben drenato
Litologia substrato: calcare micritico
Class. USDA (Grande Gruppo): Haploxeralf

Foto 6 – Profilo MP 1

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O r i z z o nti Ta b e lla 2 - D e s c r izio n e d i c a m p a g n a ( o t t o b r e 2 0 0 2 )

0 – 4 c m. Br u n o g r ig io s c u r o ( 1 0 Y R 4 /2 ) , limite in f e r io r e c h ia r o
lin e a r e , a s c iu tto , f r a n c o – limo s o a l ta tto , s c h e le tr o c o mu n e me d io ,
r iv e s time n ti a s s e n ti, s tr u ttu r a d a g r u mo s a a p o lie d r ic a s u b a n g o la r e d a
Ap1
f in e a me d ia d a d e b o le a mo d e r a ta me n te s v ilu p p a ta , d u r o , p o r i s c a r s i,
e f f e r v e s c e n z a a s s e n t e r a d ic i f in i e c o mu n i.

4 – 3 0 c m. Br u n o g r ig io mo lto s c u r o ( 1 0 Y R 3 /2 ) , limite in f e r io r e
g r a d u a l e o n d u l a t o , a s c i u t t o , a r g i l l o s o l i mo s o a l t a t t o , s c h e l e t r o c o mu n e
me d io , r iv e s time n ti a s s e n ti, s tr u ttu r a d a g r u mo s a mo d e r a ta me n te
Ap2
s v ilu p p a ta a p o lie d r ic a s u b a n g o la r e f o r te , d u r o , p o r i s c a r s i,
e f f e r v e s c e n z a a s s e n t e , r a d ic i r a r e e mo l t o f i n i .

3 0 – 6 0 c m. Br u n o s c u r o ( 7 , 5 Y R 3 /2 ) , limite in f e r io r e d if f u s o lin e a r e ,
u mi d o , a r g i l l o s o , s c h e l e t r o mo l t o s c a r s o c o s t i t u i t o d a p ic c o l i c i o t t o l i
c a lc a r e i a r r o to n d a ti ( c ir c a 1 c m) c o n s u p e r f ic ie a lte r a ta , s c a r s i
Bw1 r i v e s t i me n t i a r g i l l o s o - l i mo s i a l l ’ i n t e r n o d e i p o r i , s t r u t t u r a p o l i e d r i c a
s u b a n g o la r e mo d e r a ta me n te s v ilu p p a ta , in c o e r e n te , p o r i s c a r s i d i me d ie
d i me n s i o n i , e f f e r v e s c e n z a a s s e n t e , r a d i c i r a r e .

6 0 – 8 5 c m. Br u n o ( 7 , 5 Y R 4 /4 ) , limite in f e r io r e g r a d u a le ir r e g o la r e ,
u mi d o , a r g i l l o s o a l t a t t o , s c h e l e t r o mo l t o s c a r s o , r i v e s t i me n t i a r g i l l o s o -
limo s i c o mu n i a ll’ in te r n o d e i p o r i, s tr u ttu r a p o lie d r ic a s u b a n g o la r e
Bw2
mo d e r a ta me n te s v ilu p p a ta , in c o e r e n te , p o r i c o mu n i e f in i,
effervescenza debole, radici assenti.

8 5 – 1 1 5 c m. Br u n o r o s s a s tr o ( 5 Y R 4 /4 ) , limite in f e r io r e g r a d u a le d a
l i n e a r e a d o n d u l a t o , u mi d o , a r g i l l o s o a l t a t t o , s c h e l e t r o a s s e n t e ,
r iv e s time n ti a b b o n d a n ti in la r g h i p o r i v e r tic a li, s tr u ttu r a p o lie d r ic a
Bt1
s u b a n g o la r e p o c o s v ilu p p a ta te n d e n te a l g r a n u la r e , in c o e r e n te , p o r i
c o mu n i d a f in i a g r a n d i, e f f e r v e s c e n z a d e b o le , r a d ic i a s s e n ti.

1 1 5 – 1 4 5 G ia llo r o s s o ( 5 Y R 5 /6 ) , limite in f e r io r e g r a d u a le o n d u la to ,
a s c i u t t o , s a b b io s o , s c h e l e t r o a s s e n te , r i v e s t i me n t i s c a r s i a l l ’ i n t e r n o d e i
p o r i , s t r u t t u r a ma s s i v a , e s t r e ma me n t e d u r o ( i f r a mme n t i a s c i u t t i
a ll’ a r ia , n o n s i d is p e r d o n o n e a n c h e d o p o p r o lu n g a to in u mid ime n to ) ,
2 Bm
p o r i a b b o n d a n ti d a f in i a mo lto f in i, e f f e r v e s c e n z a d e b o le a ll’ in te r n o
d e l l ’ o r i z z o n t e , v i o l e n t a l u n g o i l l i mi t e s u p e r i o r e c h e a t r a t t i è d e l i n e a t o
d a i n c r o s t a z i o n i c a l c a r e e a d a n d a me n to ir r e g o la r e

1 4 5 – 1 9 5 Ro s s o b r u n o ( 5 Y R 5 /4 ) , limite in f e r io r e g r a d u a le o n d u la to ,
u mi d o , l i mo s o , s c h e l e t r o a s s e n te , r i v e s t i me n t i a s s e n t i , s t r u t t u r a
2 Bt2 p o lie d r ic a s u b a n g o la r e p o c o s v ilu p p a ta , d a le g g e r me n te d u r o a
d e b o lme n te p la s tic o , p o r i mo lto f in i c o mu n i, e f f e r v e s c e n z a d e b o le .

1 9 5 + R o s s o ( 2 . 5 Y R 4 / 6 ) , u mi d o , a r g i l l o s o , s c h e l e t r o c o mu n e
g r o s s o la n o c o n c la s ti a s p ig o li v iv i o p o c o a r r o to n d a ti, r iv e s time n ti
a s s e n ti, s tr u ttu r a p o lie d r ic a s u b a n g o la r e p o c o s v ilu p p a ta , d a
2 B/C
le g g e r me n te d u r o a d e b o lme n te p la s tic o , p o r i a s s e n ti, e f f e r v e s c e n z a
assente.

18
Tabella 3 – Dati tessiturali degli orizzonti genetici del profilo “MP 1”
(Corvasce M., 2005)
P r o fo n d ità Classe
Orizzonti S a b b i a ( %) L i m o ( %) A r g i l l a ( %)
(cm ) tessiturale
Ap1 0 – 4 14 50 36 AL
Ap2 4 – 30 32 37 31 AL
Bw1 30 – 60 30 31 39 AL
Bw2 60 – 85 25 28 47 A
Bt1 85 – 115 35 28 37 AS
2 Bm 115 – 145 45 36 19 SL
2 Bt 2 145 – 195 31 45 24 LS
2 B/C 195 + 23 40 37 AL

Individuazione degli orizzonti diagnostici e punti di discussione


L a d e s c r i z i o n e d e l p r o f i l o p e d o lo g i c o p r o f o n d o M P 1 i n l o c a l i t à “M o n t e P i e t r o s o ” è
c o n s i s t i t a n e l l a i n d iv id u a z i o n e i n c a mp o d e g l i o r i z z o n t i g e n e t i c i i n c u i i l s u o lo è
e v i d e n t e me n t e s u d d iv is o . I s in g o li o r iz z o n ti, r ic o n o s c iu ti s u lla b a s e d i o s s e r v a z io n i e
c a r a t t e r i s t i c h e ma c r o s c o p i c h e ( c o l o r e , s tr u t t u r a , f i g u r e p e d o g e n e t i c h e , e c c . ) , s o n o s t a t i
c a mp i o n a t i , r a c c o l t i i n b u s t e e t i c h e t t a t e e a n al i z z a t i i n l a b o r a t o r i o . I p a r a me t r i f i s i c i e
c h i mi c i mis u r a t i h a n n o c o n s e n t i t o d i r i c l a s s i f i c a r e g l i o r i z z o n t i g i à r i c o n o s c i u t i i n
c a mp o , i n o r i z z o n t i d i a g n o s t i c i . Q u e s t i u l t i mi r a p p r e s e n t a n o a l c u n e d e l l e p r i n c i p a l i
c h i a v i d i a c c e s s o a i s i s t e mi d i c l a s s i f ic a z i o n e p e d o l o g i c a , e d i n p a r t i c o l a r e a l l a S o il
T a x o n o m y ( S o il S u r v e y S ta f f , 1998) , c h e è il s is te ma a c u i s i è f a tto r if e r ime n to in
q u e s to la v o r o .

Le determinazioni svolte in laboratorio hanno consentito una migliore


comprensione di alcune differenze macroscopiche osservate in pieno campo
tra gli orizzonti (colore, tessitura, contenuto in C), mentre valori
decisamente inaspettati per alcuni parametri (capacità di scambio cationico,
tessitura) hanno fornito gli spunti per una prima lettura dei processi
pedogenetici responsabili della formazione degli orizzonti e del suolo.

19
Ta b e lla 3 – P r i n c i p a l i c a r a t t e r i s t i c h e c h i m i c h e d e g l i o r i z z o n t i
g e n e t ic i d e l p r o f ilo M P 1 ( C O = c a r b o n io o r g a n ic o , N = a zo t o , C S C =
c a p a c it à d i s c a m b io c a t io n ic o ) ( C o r v a s c e M . , 2 0 0 5 )
Conducibilità
pH pH CO CSC N Carbonati C/N
Orizzonti dScm-1
KCl H2O gKg-1 cmol(+) Kg-1 gkg-1 gKg-1
T=25°C
Ap1 6.4 7.4 25.5 34.8 0.1 2.1 tracce 12.1
Ap2 6.5 7.4 19.2 36.1 0.1 1.8 tracce 10.8
Ab1 6.4 7.6 9.9 31.9 0.8 1.1 tracce 9.1
Ab2 6.4 8.0 6.9 29.1 0.7 1.0 tracce 7.0
Bt1 6.5 8.0 6.0 33.8 0.1 0.8 5.7 8.0
2B 7.4 8.0 2.5 29.2 0.2 0.4 9.0 5.8
2Bt2 7.3 8.0 2.6 32.2 0.2 0.5 8.7 4.8
2B/C 7.2 8.0 2.1 38.4 0.2 0.5 tracce 4.1

Nella descrizione che segue, gli orizzonti sono sinteticamente accorpati


in quattro unità descrittive in funzione delle principali caratteristiche
visuali, fisiche macroscopiche e chimico-fisiche. La descrizione delle unità
si sviluppa a partire dagli orizzonti più profondi e prosegue verso quelli
superficiali.

Orizzonti delle terre rosse (2B/C e 2Bt2)

Gli orizzonti 2B/C e 2Bt2, definiti orizzonti delle terre rosse, si


sviluppano all’incirca tra i 200 e i 145 cm di profondità.
Si tratta di orizzonti a contatto diretto con la roccia madre, infatti la
parte inferiore di tale unità (2B/C) ne è il suo prodotto di alterazione. Il
colore dei due orizzonti, che costituiscono l’unità, degrada da rosso bruno
(5 YR 5/4) a rosso (2.5 YR 4/6). La struttura degli orizzonti è poliedrica
subangolare poco sviluppata; il suolo ha bassa effervescenza ed è limoso al
tatto.
In entrambi gli orizzonti si rileva una prevalenza del contenuto in limo
rispetto alle altre frazioni granulometriche sebbene appaia leggermente
inferiore al contenuto dell’orizzonte più superficiale. Il pH dei due
orizzonti è subalcalino, presentano uno scarso contenuto in carbonio
organico ed azoto e valori elevati (2Bt2) e molto elevati (2B/C) della CSC.
L’elevato valore di CSC osservato per l’orizzonte 2B/C potrebbe essere
attribuito anche all’elevato contenuto in argilla (37%), molto più basso

20
invece, nell’orizzonte 2Bt2 (24%). I valori di limo superiori al 40%
possono inoltre essere dovuti al metodo impiegato per la determinazione
delle frazioni granulometriche e quindi della tessitura apparente (metodo
densimetrico senza distruzione dei cementi organici e minerali). Potrebbe
infatti accadere che la maggior parte delle particelle di sabbia e limo siano
in verità costituite da particelle di argilla e da ossidi di ferro, naturalmente
di minori dimensioni, fisicamente e chimicamente legati in microaggregati
stabili e fortemente coesi.

Le osservazioni di campagna mostrano un passaggio graduale fra i due


orizzonti che compongono l’unità, uno spessore superiore ai 50 cm ed una
transizione agli orizzonti sovrastanti (2Bm) da diffusa a graduale.

Le informazioni su elencate, unitamente alla perdita totale della struttura


della roccia madre sottostante (roccia calcarea) consentono di ipotizzare
condizioni pedoclimatiche fortemente degradative, in evidente contrasto
con le condizioni climatiche attuali.

Orizzonte cementato (2Bm)

Tale unità si compone esclusivamente dell’orizzonte genetico


riconosciuto in campagna quale 2Bm ( T A B E L L A 5.1). L’unità mostra chiari
segni di orizzonte cementato ed è compresa tra le profondità di 145 e 115
cm (circa 30 cm di spessore). L’orizzonte 2Bm presenta il più elevato
contenuto in sabbia (45%) e i più bassi valori di carbonio organico e azoto
dell’intero profilo. In particolare, l’elevata percentuale in sabbia è in netto
contrasto con quella degli orizzonti sottostanti e sovrastanti, tanto da poter
evidenziare una vera e propria discontinuità litologica. Anche la CSC ha un
valore relativamente più basso (29.2 cmol ( + ) kg - 1 ) in relazione all’orizzonte
soprastante (Bt1) e sottostante (2Bt2); il pH è subalcalino.

Questo orizzonte di colore giallo-rossastro a tessitura sabbioso-limosa,


struttura massiva e consistenza tenace, è tanto duro quanto impenetrabile
(radici, trivella, vanga). I frammenti di suolo provenienti da questa unità
non si disperdono in acqua neanche dopo prolungate e totali immersioni.

Le caratteristiche su esposte riconducono l’unità ad un orizzonte


diagnostico del tipo Duripan (USDA, 1998).

21
Orizzonti organominerali e di illuviazione (Bt1, Bw2, Bw1)

Tale unità, compresa tra le profondità di 115–30 cm (85 cm di spessore),


si compone degli orizzonti genetici riconosciuti in campagna e denominati
Bt1, Bw2 e Bw1.

Una prima osservazione consente di distinguere inizialmente i caratteri


degli orizzonti di illuviazione per la presenza di rivestimenti di argilla di
colore bruno scuro a carico dei pori ed intorno ai peds. Tuttavia tali
riempimenti di argilla, sono ben espressi nell’orizzonte Bt1, ma diventano
sempre più sottili e meno evidenti risalendo lungo il profilo verso Bw2 e
Bw1.

La variazione rispetto agli orizzonti sottostanti e sovrastanti riguarda


soprattutto il dato percentuale dell’argilla, la quale supera sensibilmente i
valori delle altre frazioni e raggiunge in questa unità i valori più elevati
del profilo (37% in Bt1; 47% in Bw2; 39% in Bw1). Il contenuto in sabbia
è comunque ancora elevato in Bt1 (35%) tanto da identificarlo a tessitura
argilloso–sabbiosa. Limo e sabbia presentano comunque valori
relativamente costanti in questa unità.

Anche gli altri parametri chimici misurati contraddistinguono questi tre


orizzonti genetici rispetto alle altre unità. Il C organico presenta in questa
unità valori ancora elevati e compresi tra 6.0 e 9.9 g·kg - 1 , 3-4 volte
superiori al corrispondente valore delle unità sottostanti e circa la metà
rispetto al valore minimo dell’unità sovrastante. Un analogo discorso può
essere fatto per l’azoto totale e conseguentemente per il rapporto C/N,
indice che denota una maggiore mineralizzazione ed umificazione della
sostanza organica nel raggruppamento Bt1, Bw2, Bw1 rispetto ai valori
degli orizzonti superiori Ap2, Ap1.

Il rapporto tra le percentuali di argilla degli orizzonti Bw1 e Ap2 è


superiore a 1.2, cioè superiore alla soglia di definizione dell’orizzonte
diagnostico di profondità di tipo argillico.

In definitiva il marcato incremento dell’argilla nei tre orizzonti genetici,


la perdita totale della struttura della roccia madre e lo spessore osservato,
consentono di accorpare i tre orizzonti Bt1, Bw2 e Bw1 in un unico

22
orizzonte diagnostico, in cui la differenziazione tessiturale è da attribuire
ad un accumulo illuviale di argilla.

Orizzonti superficiali (Ap2 e Ap1)

Gli orizzonti Ap2 e Ap1 sono denominati orizzonti superficiali e si


rinvengono a partire da 30 cm di profondità fino al piano di campagna.

La tessitura media è di tipo limoso con percentuali della frazione


granulometrica che oscilla tra il 37 e il 50% dell’orizzonte più superficiale.
Il pH assume valori prossimi alla neutralità. Il contenuto in carbonio
organico e azoto totale mostrano, come prevedibile, i valori più elevati
dell’intero profilo e così di conseguenza valori del rapporto C/N. La CSC
presenta valori abbastanza elevati, ascrivibili probabilmente agli alti
contenuti di argilla e di sostanza organica.

Gli orizzonti superficiali costituiscono lo strato arabile e il letto di


semina di colture prevalentemente cerealicole. All’interno della prima
unità pedologica sono riconoscibili due orizzonti genetici distinguibili in
base alle differenze di porosità apparente, consistenza e colore, nonché per
la presenza di radici. La struttura varia da granulare a poliedrica media con
peds estremamente duri e consistenti.

La tessitura argilloso limosa, l’elevato contenuto in sostanza organica, il


rapporto C/N piuttosto alto, la presenza di radici, inducono
inequivocabilmente a ritenere l’unità interessata dall’azione antropica.

Da un punto di vista diagnostico è possibile caratterizzare l’unità come


un orizzonte di superficie (epipedon) di tipo antropico.

Sulla scorta delle osservazioni effettuate riguardo alla rappresentatività


dei singoli orizzonti diagnostici, si ritiene opportuno enfatizzare
l’importanza dell’orizzonte argillico (da 115 a 30 cm) che ci permette di
identificare il profilo appartenente all’Ordine degli Alfisuoli.

Le osservazioni pedoclimatiche indicano condizioni xeriche,


relativamente al regime di umidità e di temperatura. Tale informazione
consente di definire il Sottordine di appartenenza, quale Xeralfs. Tra tutti i

23
Grandi Gruppi degli Xeralfs la situazione che meglio corrisponde al nostro
profilo è quella degli Haploxeralfs.

BIBLIOGRAFIA

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24
TAVOLA I

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