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TESI DI LAUREA
RELATORE
CHIAR.MO PROF. Michele Lisanti
CANDIDATO
Paolo Montemaggi
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare :
il prof. Michele Lisanti per avermi trasmesso grazie alle sue capacità professionali e
pedagogiche l’interesse per l’ortopedia, per avermi inoltre aiutato a trovare il giusto
inserimento all’interno del reparto da lui diretto, spronandomi ad acquisire consapevolezza
e sicurezza delle capacità utili al servizio del paziente.
Lo ringrazio inoltre per avermi accompagnato nella scelta di una branca dell’ortopedia
tanto delicata quanto importante.
È doveroso inoltre che ringrazi:
il Dott. Lorenzo Andreani per avermi mostrato cosa significa “ essere un medico
esemplare”
il Dott. Enrico Bonicoli per avermi dato consigli sempre utili e pertinenti, e per non essersi
mai esentato dallo spiegarmi concetti fondamentali
la Dott.ssa Veronica Zarra per la sua encomiabile disponibilità e per il suo aiuto costante
dimostrato per tutta la durata del percorso
la Dott.ssa Elisabetta Neri per il suo supporto nei momenti del bisogno.
Desidero ringraziare anche colleghi ed amici che mi hanno incoraggiato.
Vorrei infine ringraziare le persone a me più care, mio padre, mia madre che hanno sempre
creduto in me; mio fratello e mia cognata per la loro vicinanza e la mia ragazza che ha reso
ancora più bella questa fase importante della mia vita.
DEDICA:
Dedico questa tesi al mio nipotino che seppur piccolo mi ha già insegnato cosa significa
“essere forti e non arrendersi mai”.
Infine un pensiero speciale va a mio nonno Brunero che ha sempre desiderato che
diventassi un bravo medico.
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INDICE
INDICE pag. 1
INTRODUZIONE pag. 2
CAPITOLO 1: Epidemiologia e vie di diffusione pag. 3
1.1 Incidenza pag. 4
1.2 Eziopatogenesi pag. 4
1.3 Meccanismi patogenetici delle metastasi ossee pag. 5
1.4 Reazione ossea: osteolisi ed osteogenesi pag. 7
CAPITOLO 2: Il trattamento delle metastasi ossee pag. 10
2.1 Generalità pag. 10
2.2 Il trattamento chirurgico delle metastasi ossee pag. 17
2.3 Chirurgia delle metastasi dello scheletro appendicolare pag. 25
2.4 Chirurgia delle metastasi del rachide e del bacino pag. 33
2.5 Il follow-up del paziente con metastasi ossee pag. 39
CAPITOLO 3: Tecniche chirurgiche mini-invasive pag. 41
3.1 Generalità pag. 42
3.2 Tipologie ed utilizzo pag. 44
CAPITOLO 4: Materiali e metodi pag. 65
CAPITOLO 5: Risultati pag. 70
CAPITOLO 6: Conclusioni pag. 71
CAPITOLO 7: Casi clinici pag. 73
CAPITOLO 8: Bibliografia pag. 87
3
INTRODUZIONE
Le metastasi ossee sono una delle principali cause di morbilità nei pazienti
neoplastici per due motivi, uno epidemiologico e l'altro clinico. Da un punto di vista
epidemiologico numerosi studi hanno identificato lo scheletro come la terza sede più
frequente di metastasi dopo fegato e polmone. È facile intuire dunque come il numero
di pazienti affetti da malattia metastatica sia in continuo aumento a causa sia del
permesso di progredire nella prevenzione dei tumori e di ottenere diagnosi sempre più
precoci delle neoplasie, per poterle trattare in fase sempre più iniziale. A questi
risultati vanno aggiunti i progressi delle terapie, con effetti collaterali delle
delle quali sono tuttora in fase di studio, finalizzate alla terapia del dolore ed al
controllo locale delle lesioni metastatiche dell’osso in quei pazienti non candidabili a
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Tutto questo si traduce ad oggi in concrete possibilità curative dei tumori, o, quanto
L’oggetto di questo studio è stata una revisione critica della letteratura e della
5
CAPITOLO 1
1.1 Incidenza
ossee di 35000 nuovi casi all’anno. Circa l’80% delle metastasi scheletriche è
sostenuto da tumori della mammella, della prostata, del polmone, del rene e della
tiroide.
correlato al fatto che il malato oncologico grazie a terapie più efficaci vive più a lungo.
possibile, ed il loro riscontro è talora solo di tipo autoptico, quindi una reale incidenza
1.2 Eziopatogenesi
per le lesioni dei cingoli dapprima prossimali (spalla e bacino) poi distali ( gomito e
ginocchio), e venosa per le lesioni della colonna vertebrale grazie all'esistenza del
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Plesso di Batson, una rete di vasi extra vertebrali, vertebrali, intrarachidei, dalle pareti
sottili e privi di valvole, che costituisce la principale via di connessione tra i territori
della cava superiore e quelli della cava inferiore, anastomizzandosi ampiamente a vari
Una volta in circolo tali cellule possono interagire con neutrofili, eritrociti, linfociti
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Figura 1. Metastatizzazione neoplastica: migrazione cellulare, diapedesi e
colonizzazione
0,1% degli emboli neoplastici sopravvive poiché il loro destino è legato ad un insieme
immunitario.
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1.4 La reazione ossea: osteolisi ed osteogenesi
strettamente legata al tipo di tumore, che può avere una tendenza invasiva, litica e
trama preesistente.
eccezionali una metastasi osteoblastica può evocarne una che ricorda quella di un
osteosarcoma.
d'altra parte quelle osteoaddensanti sembrano essere il risultato del rilascio di fattori
Lesioni puramente litiche o addensanti sono ad ogni modo gli estremi dello spettro
di attività che guida la distruzione ossea da parte del tumore; tipicamente infatti
Il fattore attivante gli osteoclasti è stato individuato nella interleuchina l (IL-1), già
evidenziato ben oltre 20 anni fa come prodotto dei linfociti capace di una potente
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I tumor necrosis factors sono polipeptidi, anche denominati citokine: il TNFα
prodotto dai macrofagi, e il TNF β prodotto dai linfociti T attivati, hanno sull'osso
azione analoga all' IL-1, di cui inoltre stimolano la sintesi; essi promuovono
delle cellule immunitarie e delle piastrine ma sono stati individuati anche in colture di
cellule tumorali.
prodotti anche da monociti attirati dalla necrosi ossea conseguente all'ischemia dei
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Il carcinoma della prostata ed in alcuni casi quello della mammella determinano
delle metastasi tumorali in grado di produrre uno stroma fibroso, come ad esempio
analogamente a quanto succede nella riparazione delle fratture. In questi casi tuttavia
tale neoproduzione può essere tanto esuberante a tal punto da creare ampie aree di
tessuto osteoide non ancora calcificato che causano ulteriore indebolimento della
struttura ossea.
per mezzo di induttori. Esse infatti stimolano l'osteogenesi ai bordi delle formazioni
osteodistruzione (es. Carcinoma renale e tiroideo), altri con una elettiva osteosclerosi
(carcinoma bronchiale e prostatico) ed altri ancora con una duplice attitudine sia
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CAPITOLO 2
2.1 Generalità
metodiche di screening sempre più affidabili, hanno reso possibile diagnosticare molti
tumori sempre più precocemente in modo da trattarli in fase sempre più iniziale.
Ad oggi quindi il termine "metastasi" non va più considerato come una condanna a
breve termine per il paziente ma, soprattutto per quanto riguarda le metastasi ossee,
figure specialistiche diverse per mirare al controllo del dolore, alla prevenzione e/o al
vita della persona malata. Lo scheletro è la terza sede più frequente per metastasi da
Ogni anno, secondo l'American Cancer Society (ACS), si registrano negli Stati
Uniti ben 1,4 milioni di nuovi casi di carcinoma dei quali circa la metà sono neoplasie
con tendenza a dare metastasi ossee; a queste si devono aggiungere le neoplasie della
serie ematologica, che danno localizzazioni ossee simili alle metastasi, e una gran
Sebbene quindi non sia possibile stimare una reale incidenza di tali lesioni in corso
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di neoplasie primitive è stato dimostrato come la loro diagnosi modifichi
dati del ACS la sopravvivenza a 5 anni cambia significativamente per i pazienti non
Rispettivamente è stata osservata per il carcinoma della prostata una riduzione dal
100% al 33%, per il carcinoma della mammella dal 89% al 26% mentre per il
carcinoma tiroideo dal 97% al 56%. Questi dati dimostrano comunque che anche il
paziente metastatico può avere una lunga sopravvivenza nonostante una malattia in
stadio avanzato.
L'aspetto fondamentale per la scelta del trattamento, sia esso chirurgico o meno,
sopravvivenza del paziente affetto da quel tipo di tumore primitivo e da quel tipo di
meccaniche; in caso invece di una buona e lunga aspettativa di vita il trattamento delle
metastasi deve essere più aggressivo e soprattutto adatto a durare nel tempo.
Alla luce di ciò pare evidente come identificare i principali fattori prognostici sia
proposti anche dei sistemi a punteggio per la stadiazione del paziente con metastasi da
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Dagli anni 90' ad oggi, dall'analisi di numerosi studi come quello di Tokuhashi et
al. [5], Tomita et al. [6], Bohm et al. [7] e Kataghiri et al. [8] sono stati proposti molti
(ECOG) del paziente, il numero delle metastasi ossee (isolate o multiple) o la presenza
osteolitica o osteoaddensante).
I fattori più significativi descritti da tutti gli autori sono fondamentalmente due: il
di frattura patologica.
di metastasi ossee. Tumori a lenta crescita, spesso responsivi alle terapie, possono
sviluppare metastasi ossee anche a distanza di anni, mentre tumori a rapida crescita
in pazienti con condizioni generali molto scarse, e non è da meno l'impending fracture.
sia ormai largamente accettato da tutti gli specialisti che può essere definita tale una
condizione in cui almeno il 50% della massa ossea risulta distrutta poiché solo in
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Nel 1989 Mirels [9] sviluppò un sistema a punteggio, combinando 4 diversi aspetti
delle lesioni metastatiche quali dolore, sede, tipo di metastasi ed estensione della
molto più pratico per il chirurgo e soprattutto meno disagevole per il paziente.
1 2 3
Sede Arto superiore Arto inferiore Zona peritrocanterica
Dolore Lieve Severo Moderato
Lesione Osteoblastica Mista Osteolitica
Estensione <1/3 1/3 - 2/3 >2/3
associato ad un rischio del 15% mentre il rischio cresce addirittura al 33% in caso di
punteggio ≥ 9.
con limiti sfumati ed aspetto "cotonoso" che frequentemente sconfinano dai limiti
15
Scintigrafia scheletrica globale per valutare il numero delle lesioni
prima);
coinvolta per studiare i rapporti con le parti molli circostanti; nel caso di lesioni
vertebrali la RMN deve riguardare il rachide in toto, perché sono frequenti le lesioni
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È tuttavia raccomandabile, in presenza di qualunque dubbio diagnostico, eseguire
una biopsia, anche estemporanea, della lesione ossea; nel caso di lesioni del vertebrali
metastatica; i parametri più significativi, sia pur non assoluti, che possono aiutare ad
una valutazione oggettiva del rischio sono l'estensione dell'osteolisi superiore al 50%
L'esame TC del segmento interessato è pertanto l'esame più utile per eseguire tali
tuttavia un esame importante per la scelta chirurgica per cui la sua esecuzione sarà da
riservarsi a pazienti per i quali è già stata stimata una buona sopravvivenza e quindi la
indotta dall’occlusione dell’albero vascolare della lesione, la quale deve avvenire il più
distalmente possibile a livello delle arteriole terminali prive di collaterali che sono
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L’occlusione vascolare è provocata da materiale che blocca il flusso ematico e
mediante cateterismo dei vasi arteriosi afferenti alla neoplasia. I materiali embolizzanti
polivinilico e Spongostan®.
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2.2 Il trattamento chirurgico delle metastasi ossee
tra metastasi della colonna vertebrale e metastasi dello scheletro appendicolare e della
pelvi.
principali valutata in base ai seguenti parametri: lesione litica della corticale ≥ 2,5 cm,
distruzione della corticale ≥ 50% del diametro e dolore persistente o progressione della
in ossa non sottoposte a carico (ulna distale, coste, perone, clavicola), lesioni non a
rischio di frattura nelle principali ossa lunghe, lesioni per le quali l'unico trattamento
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Quando e Come operare
radioterapista per le terapie adiuvanti. I pazienti della CLASSE 4 devono essere trattati
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Il tipo di trattamento chirurgico e di ricostruzione viene deciso considerando diversi
dimensioni della lesione, l’aspetto radiografico e la prevista sensibilità alle terapie non
Classe 1:
(possibilmente con margini ampi) e la ricostruzione con metodiche adatte a durare nel
Una resezione articolare o intercalare in questi casi viene ricostruita con sistemi
Le lesioni metastatiche solitarie delle ossa spendibili (perone, coste, clavicola, ulna
distale) possono essere facilmente resecate senza alcun residuo funzionale. Nelle
lesioni di classe 1 della scapola è indicato eseguire una scapulectomia totale che
resezione dell’ala iliaca e dell’arco pelvico anteriore può essere eseguita senza
non è necessaria e una rete sintetica può essere utilizzata per evitare ernie viscerali.
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Al contrario, la resezione di lesioni che coinvolgono l’acetabolo richiede
ricostruzioni complesse che possono essere eseguite con protesi a sella o con anelli
Classi 2 e 3:
sotto carico al femore. Per questo motivo, in queste sedi è indicato un trattamento
evitata, mentre rimane indicata dopo resezione marginale o intralesionale della lesione
essere a dosi piene di almeno 30Gy e non a scopo palliativo di controllo del dolore.
Nelle lesioni epifisarie, la ricostruzione può essere eseguita con protesi convenzionali
a stelo lungo cementato, mentre nelle resezioni metafisarie devono essere usati sistemi
del ginocchio e della tibiotarsica. In queste sedi, quando meno della metà della
del tumore (curettage), riempire la cavità con cemento acrilico (PMMA) ed eseguire
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sempre indicata. L’estensione tumorale a più della metà della metaepifisi o il
distale, del femore distale e della tibia prossimale o l’artrodesi della tibiotarsica.
A: OSTEOSINTESI
A1:semplice Chiodo endomidollare bloccato (con viti di
bloccaggio ancorate su osso sano). Placca e cemento.
A2:rinforzata Chiodo endomidollare bloccato e cementato;
Placca doppia e cemento.
B: PROTESI
B0 Protesi standard a stelo lungo endomidollare
B1 Protesi da resezione modulare
B2 Spaziatore intercalare modulare
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Tab. 3 Trattamento consigliato per le lesioni metaepifisarie nei pz in classe 2 e 3
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Diafisi: per le metastasi diafisarie nei pazienti in classe 2 e 3 è stato proposto un
la sede della lesione; le dimensioni della lesione; la risposta prevista alle terapie
adiuvanti non chirurgiche. Come risposta prevista alle terapie adiuvanti viene
indicata nei pazienti con punteggio elevato (da 11 a 15 punti). Il punteggio viene
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Fino a 5 punti Osteosintesi semplice: chiodo endomidollare bloccato o
placca e cemento (A1)
Da 6 a 10 punti Osteosintesi rinforzata: chiodo endomidollare e
cemento o doppia placca e cemento (A2)
Da 11 a 15 punti Megaprotesi o spaziatore intercalare modulare (B1; B2)
pazienti della classe 1, come descritto in precedenza, nei pazienti della classe 2 ,con
una protrusione acetabolare, e nelle lesioni osteolitiche con una scarsa risposta prevista
lesione con riempimento della cavità con cemento acrilico mantenendo integra la
funzione articolare dell’anca. Questa procedura può essere eseguita anche in maniera
curettage può essere solo parziale con conseguente residuo macroscopico di malattia
tumorale in sede; tale metodica trova in realtà specifica indicazione nelle lesioni
acetabolari in pazienti con metastasi multiple ossee e/o viscerali, e con aspettativa di
vita solitamente non superiore all’anno. Per rinforzare la ricostruzione del tetto
acetabolare, fili o barre metalliche possono essere inseriti nell’osso sano ed immersi
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protesica che deve essere eseguita utilizzando speciali componenti di rinforzo (fili o
cercare di fare il più possibile nel migliore dei modi al fine di evitare al paziente un
secondo intervento;
si deve ricostituire quanto più è possibile del difetto osseo per cui spesso,
riduzione e sintesi;
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In caso di fratture patologiche la finalità di trattamento non è ottenere la
patologiche, bensì ristabilire la resistenza sia in flessione che in torsione del segmento
l'arto inferiore.
In molti casi è stato osservato che l'escissione del tessuto tumorale durante il
locale. Tale escissione può essere eseguita in modo intralesionale mediante curettage e
utilizzo di adiuvanti locali, quali etere, fenolo, perossido d'idrogeno oppure cemento
mieloma multiplo e nel carcinoma mammario responsivo alle terapie mediche) oppure
nei casi in cui la prognosi del paziente faccia ritenere che il tempo di durata
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La cementazione generalmente segue un accurato curettage della metastasi con
bloccato con viti, prossimale e distale, oppure una placca, sempre bloccata con viti.
Per quanto riguarda l'arto inferiore, per la maggior parte delle sedi, i mezzi di
sintesi endomidollari sono oggi la prima scelta; i principali vantaggi del chiodo
endomidollare sono:
una sintesi più lunga e comprensiva della quasi totalità del segmento osseo,
condizione che migliora la distribuzione degli stress e assicura una minor incidenza di
difficoltà a guarire;
chiodo;
intatta, un sufficiente bone stock residuo che renda stabile la fissazione ed un adeguato
del chiodo;
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Per quanto riguarda l'arto superiore invece l'utilizzo della placca ha tuttora un
ruolo prevalente, grazie anche al fatto che questo risulta essere meno sollecitato al
carico.
possono anche utilizzare due placche poste parallele una a 90° rispetto all'altra sulla
borraggio a cielo aperto, come ad esempio nel trattamento delle lesioni da mieloma
multiplo; in caso contrario sarebbe più indicata appunto la placca perché consente
l'utilizzo di un unico accesso chirurgico, una riduzione dei tempi operatori ed una
Nel caso del femore, come dell'omero, la sintesi dovrà interessare anche il distretto
cervico-cefalico per cui si dovranno utilizzare chiodi con vite o viti cervico-cefaliche,
semplice che in che in quella associata a curettage e cemento, è l'alesaggio del canale.
Tale procedura consente, nel primo caso, una più accurata scelta sulla misura del
chiodo e un miglior fit del chiodo stesso nel segmento osseo; nel secondo caso
consente invece una miglior penetrazione del cemento all'interno del canale
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pressioni endocanalari determinate dalla fresatura preliminare, dalla cementazione e
L'indicazione alla chirurgia di resezione e sostituzione con protesi, sia essa a stelo
Arto inferiore
patologiche o le impending fractures a questo livello, eccetto che nei pazienti allettati
Per la scelta dell'impianto protesico è necessaria una RMN preoperatoria del bacino
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Per lesioni limitate alla testa e al collo femorale si utilizzano generalmente protesi
standard; impianti con stelo lungo sono invece indicati in caso di progressione della
malattia al fine di rinforzare la diafisi e prevenire nuove fratture. In alcuni casi, quando
semplice con placca e viti o un chiodo endomidollare possono dare risultati inadeguati
migliorare i risultati che tuttavia appaiono comunque scarsi. Per tali ragioni in questi
l'intervento.
Esistono quindi delle raccomandazioni da seguire sia durante che dopo l'intervento
acetabolari cementate con inserti ad effetto snap-fit oppure testine femorali più grandi
(32-36 mm). È importante cercare di salvare quanto più possibile la capsula articolare
per poterla reinserire adeguatamente attorno al colletto della protesi; in caso contrario
della capsula da ancorare alla protesi. La re-inserzione muscolare deve poi essere
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attraverso maglie sintetiche, ligamenti artificiali o graffette metalliche; utile può essere
la sutura diretta del muscolo medio gluteo a livello degli appositi fori sul corpo della
protesi e la sutura al di sopra del vasto laterale per cercare di sfruttare l'effetto di
Tension Banding dato dalla contrazione del vasto laterale stesso conferendo così
evitandogli eccessivi stress, data la precoce ripresa del carico consentita al paziente.
non dimenticare che tali interventi sono estremamente demolitivi, gravati da numerosi
altri rischi come il rischio di sanguinamento, accentuato spesso anche dal tipo di
Ginocchio e caviglia sono meno soggetti a forze di tensione e torsione per cui sono
una resezione ampia del femore distale e/o della tibia prossimale con ricostruzione
Per la caviglia non esistono attualmente impianti protesici per cui l'unica opzione
33
Arto superiore
radioterapia nella maggior parte dei casi. Il trattamento chirurgico è indicato solo nelle
scapulectomia.
trattamento di scelta per queste lesioni è una protesi convenzionale cementata a stelo
lungo, preservando l'inserzione della cuffia dei rotatori sulla grande tuberosità. Se la
con un'accurata re-inserzione della cuffia dei rotatori, del muscolo deltoide e del
funzionalità residua.
trattamento di scelta si avvale, nella maggior parte dei casi, di chiodi endomidollari o
placche bloccati con viti dopo accurato curettage e borraggio. In caso di lesioni
singole, soprattutto in pazienti con una buona prognosi, possono essere indicate delle
resezioni in blocco della lesione a margini ampi e ricostruzione del segmento osseo
34
2.4 Chirurgia delle metastasi del rachide e del bacino
prevalentemente per via ematogena a causa della particolare vascolarizzazione, sia dal
cambiamenti di direzione del flusso sono frequenti poiché l'assenza di valvole rende la
pressione nel sistema venoso incostante e soggetta alle variazioni delle pressioni
chiusura della via cavale, come un colpo di tosse o la defecazione, spinge il sangue nel
sistema vertebrale. Ciò può essere sfruttato dagli emboli neoplastici che così possono
vertebra, e l'instabilità del tratto spinale interessato che causa un dolore meccanico
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Le tecniche chirurgiche impiegate nel trattamento delle metastasi vertebrali
oppure quando è richiesta una riduzione della massa per poter eseguire terapie
adiuvanti.
La via d'accesso chirurgico può essere sia anteriore che posteriore oppure
addirittura combinata in due tempi. La tecnica varia solitamente in rapporto alla sede e
per via posteriore, previa laminectomia/e o emilaminectomia/e nelle forme più laterali,
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Nelle localizzazioni cervicali, toraciche o anche lombari, purché estese oltre il
corpo, è necessario ricorrere alla via anteriore o al doppio accesso, posteriore per la
stabilizzazione supplementare.
instabile è necessaria la sostituzione del corpo o della parte distrutta mediante l'uso di
Decompressione e stabilizzazione
breve termine, in caso di danno neurologico acuto per frattura patologica in atto, ma
ormonale.
L'intervento può essere eseguito con accesso sia anteriore che posteriore.
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Nelle localizzazioni posteriori con compressione posteriore è necessario eseguire
completa.
agli importanti rischi di danno a carico del midollo spinale e delle strutture nobili del
vengono eseguite per via posteriore e sono il gold standard nelle stabilizzazioni del
di danno neurologico, la posizione prona che deve assumere il paziente durante tutto
l'intervento non sempre è compatibile con le sue condizioni cliniche e con le procedure
anestesiologiche.
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Resezione in blocco (corpectomia + laminectomia)
Per quanto riguarda il bacino salvo rare eccezioni, il ruolo è essenzialmente di tipo
possono essere classificate in tre tipi a seconda dell'estensione del tumore e del grado
di compromissione ossea:
intatte.
sostegno.
39
Le lesioni di tipo III prevedono invece la più complessa ricostruzione delle colonne
protesica acetabolare.
aspettativa di vita.
introdotto a mano libera e poi con trapano, previa introduzione di una cannula di
protezione. Una volta raggiunta la lesione viene rimosso il filo e lasciata in sede la
La finalità del trattamento è ottenere una necrosi del tessuto neoplastico senza però
conferire alcuna stabilità al tessuto osseo perilesionale; tale metodica non è quindi
per riempire il difetto osseo così da conferire nuova stabilità e resistenza alle
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Particolare importanza ricopre in questo caso l'acetaboloplastica che risulta essere
vita, interessamento della zona sovracetabolare o delle colonne anteriore e/o posteriore
articolare.
probabilità di sviluppare una recidiva sono, infatti, più alte rispetto a quelle di chi non
ne ha mai sofferto.
fase iniziale, e quindi più suscettibili di trattamenti meno invasivi chirurgici o meno,
oppure una recidiva di malattia in una zona già trattata, che potrebbe, col tempo,
41
Il protocollo pertanto più indicato per un paziente con metastasi ossee trattato
anno;
d'indicazione chirurgica è necessario un follow-up più stretto con RMN mirata ogni 3
mesi per il primo anno e ogni 6 mesi per i successivi fino a nuova indicazione in caso
42
CAPITOLO 3
3.1 Generalità
ma che hanno dimostrato la loro efficacia anche nella malattia metastatica ossea per il
difosfonati, del denosumab, alla radioterapia ed alla terapia del dolore, per il controllo
osteoclasti.
43
L’intento iniziale di ottenere una palliazione del dolore delle lesioni sintomatiche,
che ha guidato i primi trattamenti, sta lentamente cedendo il posto alla possibilità di
trattare tali lesioni per ottenere una ablazione completa del tumore sostituibile alla
per sede, come la zona acetabolare, sia per qualità delle metastasi, come le lesioni
minimizza i rischi chirurgici e consente di ottenere una necrosi del tessuto tumorale
ottenere una necrosi del tessuto ma anche di restituire in tempi immediati una stabilità
paziente.
44
Figura 2: Algoritmo di trattamento delle metastasi osteolitiche o miste delle ossa
45
3.2 Tipologie ed utilizzo
3) crioablazione
5) embolizzazione
6) alcolizzazione
7) elettrochemioterapia (ECT)
8) cementoplastica percutanea
1. TERMOABLAZIONE RFA
adiacenti vitali.
troppo elevate e subiscono danni di diversa entità a seconda del range di temperatura a
cui sono sottoposte. Per comprendere come il calore interagisce con il tessuto
cellulare:
46
l’omeostasi cellulare può essere mantenuta, con lievi aumenti della
cellule non subiscono veri e propri danni, ma diventano più sensibili ai danni
cinetica del processo è lenta: a questo livello bisogna attendere circa un’ora per
tempo necessario per indurre tossicità: si passa infatti da tempi di un’ora a tempi
di 4-6 minuti
verifica questa estensione del danno termico, nel corso di alcuni giorni, sono
47
Un obiettivo chiave di tutte le terapie ablative è pertanto quello di raggiungere e
mantenere una temperatura tra i 60 ed i 100 °C in tutto il volume del tessuto da trattare
Si fa notare, inoltre, che colpire tutto e solo il tessuto tumorale non è banale in
quanto la separazione tra tessuto sano e malato non è netta e per questo si accetta di
emanate dalla punta non isolata di un elettrodo (figura 3) e producono calore per via delle
forze resistive (come l’agitazione ionica) che originano dal movimento delle onde stesse
verso un elettrodo neutro applicato solitamente sulla schiena o sulle cosce del paziente.
(maggiori di 105°C) con conseguente formazione del gas che serve come isolante per
impedire la formazione del calore. Perciò aumentare oltre misura l’energia rilasciata
48
dall’applicatore non è una soluzione: attorno ad esso si raggiungerebbe la temperatura
ablazione.
Le onde a radio frequenza ( 500 kHz) , che passano attraverso la sonda, generano
radiofrequenza.
stimolare direttamente i nervi o il muscolo cardiaco e può quindi essere spesso utilizzata
La tecnica RFA usa generalmente una coppia di elettrodi: un elettrodo attivo con una
piccola superficie, posto sulla zona bersaglio, e un elettrodo dispersivo più grande per
chiudere il circuito elettrico. In più occasioni, l’ablazione bipolare può essere condotta con
applicata all'elettrodo è regolata in modo tale che la potenza erogata si mantenga costante
49
della punta, misurata da un termistore, ad un valore impostato (la temperatura di punta
L'obiettivo finale della terapia è l’ablazione completa di tutte le cellule maligne. Data
della maggior parte dei tumori solidi, data la varietà dei tipi di tumore e dei siti d'organo da
trattare, la combinazione di più terapie è la chiave di volta con cui perseguire la ricerca nel
campo dell’ablazione.
fa.
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2. TERMOABLAZIONE CON MICROONDE (Microwave Thermoablation)
elettromagnetico con lunghezza d'onda compresa tra le gamme superiori delle onde radio e
microonde sono comprese nelle parti UHF e EHF dello spettro radio, presentando
comunque delle caratteristiche specifiche dovute alla loro alta frequenza. Il confine tra le
microonde e le gamme di radiazioni vicine non è infatti netto e può variare a seconda dei
tempo e con minore dispersione del calore da parte delle strutture vascolari [14].
più ampie ed in tempi più rapidi, produce un’area di termocoagulazione ellittica attorno
alla punta dell’elettrodo e necessita dell’impiego di aghi di calibro maggiore (14 G pari a
51
3. CRIOABLAZIONE
sui tessuti, sia per la citolisi diretta, causata dal congelamento del citoplasma con rottura
delle membrane cellulari, sia per l’effetto ischemico, necrotico e disidratante che si
La sfera di ghiaccio è visibile alla TC, per cui è possibile evidenziare in tempo reale
cementoplastica.
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4. CHIRURGIA FOCALIZZATA AD ULTRASUONI (HIFU)
La HIFU è una metodica ablativa di recente sviluppo che utilizza il calore generato
53
La concentrazione del fascio può avvenire geometricamente, attraverso lenti o
Gli ultrasuoni permettono l’ablazione sicura dei tessuti perché possono essere
è molto piccola, viceversa concentrando il fuoco in più punti può essere ablato un volume
più grande.
Oltre alla prerogativa principale rappresentata dalla focalità del trattamento, altri
importanti vantaggi comprendono la non invasività e l’efficacia sia su lesioni litiche che
Poiché il volume del tessuto danneggiato dal fascio di ultrasuoni si presenta come
una regione altamente ecogena sarà possibile sfruttare questa proprietà utilizzando una
gli altri elementi dell’array che emettono una maggiore intensità per visualizzare la
distruzione del tessuto, il cui grado di ablazione può essere monitorato in tempo reale
La tecnica può essere guidata anche attraverso altre modalità imaging come la RM, si
Recenti studi hanno valutato l’efficacia di questa tecnica nel trattamento delle
metastasi ossee [17,18], tuttavia già da tempo è stata dimostrato il suo ruolo positivo nel
54
Tuttavia la metodica necessita di una linea diretta tra la lesione da trattare ed il
trasduttore di ultrasuoni, senza che vi siano interposte aria o strutture vitali; non è
55
5. EMBOLIZZAZIONE
afferenti con conseguente necrosi ischemica della lesione. L'occlusione deve avvenire il
più distalmente possibile (arteriole terminali prive di collaterali unica fonte di apporto
L’utilizzo di tale tecnica può pertanto avere intento sia curativo, solitamente in regime neo-
adiuvante così da aumentare la radicalità dell’intervento, sia palliativo ( è ciò che avviene
L'effetto antalgico è strettamente correlato alla necrosi ischemica che determina sia
una riduzione delle dimensioni del tumore con conseguente minor compressione sul
periostio le cui fibre sarebbero responsabili del dolore, sia un rallentamento dei processi di
La procedura viene eseguita in anestesia locale (in anestesia generale nei pazienti
catetere, l'esame diagnostico (angiografia) per la precisa valutazione del tipo e grado di
56
vascolarizzazione della lesione. Se da tale studio emerge la fattibilità della procedura,
La procedura può essere ripetuta anche più volte a distanza di tempo. In assenza di
puro ed Onyx mentre i materiali embolizzanti solidi sono Microsfere, Spirali metalliche,
rischi che va eseguita soltanto presso centri specializzati al fine di ridurre eventuali
57
6. ALCOLIZZAZIONE
necrosi coagulativa della neoplasia e dalla trombosi del micro-circolo tumorale ( causata
ago nella zona patologica. Una volta posizionato correttamente l’ago, si procede ad
Difficilmente si riesce a eliminare tutta la patologia in una seduta per cui possono
essere necessari vari trattamenti che, man mano, occludono i vasi displasici. È poco
utilizzata in ambito ortopedico a causa della scarsa efficacia. Mentre invece trova
Trova ancora oggi applicazione nella terapia del dolore, dove la procedura si effettua
su alcuni plessi nervosi (per es. plesso celiaco) in modo da impedire il funzionamento delle
58
7. ELETTROCHEMIOTERAPIA (ECT)
(ECT).
59
Nella letteratura, EP ed elettropermeabilizazione
locale pulsante.
necessario che l’isolamento perfusionale della neoplasia si realizzi una volta che il
60
Il contributo relativo dei due effetti nella efficacia della ECT (distruttivo vascolare
Tuttavia, l’effetto della distruzione vascolare non è osservato sui grandi vasi del
ECT rispetto all’ablazione in radiofrequenza che è una tecnica ablativa termica che
non è efficace lungo i più grossi vasi del sangue a causa dell’effetto di raffreddamento
La procedura può essere eseguita sia con anestesia locale che con anestesia
generale, in relazione alla scelta del trattamento chirurgico, ma con pochi e piccoli
noduli è raccomandata l’anestesia locale, mentre negli altri casi quella generale.
controllo dei parametri di EP, ottenuto con una adeguata progettazione dei dispositivi,
mantenendo elevata l’efficacia del trattamento locale della ECT. Nella pratica clinica,
vengono utilizzati impulsi elettrici brevi e intensi, con corrente continua monopolare.
della corrente elettrica nel tessuto per impedire eccesso di corrente, per la sicurezza del
paziente.
Gli applicatori più comunemente utilizzati in ECT sono elettrodi a piastra o ago
[23]. Gli elettrodi a piastra sono principalmente utilizzati per il trattamento di lesioni
superficiali; gli elettrodi ad ago sono invece utilizzati principalmente per il trattamento
61
di lesioni profonde. A differenza degli elettrodi a piastra, gli elettrodi ad ago devono
essere inseriti nel tessuto tumorale fino al margine profondo del tumore [22].
massimo intorno all’elettrodo e tra gli elettrodi mentre decresce molto rapidamente
lontano dagli elettrodi. Se il tumore è più esteso della distanza tra gli elettrodi, l’intero
tumore può , quindi, essere trattato in modo efficiente solo con successivi spostamenti
importanti parametri:
vasi o nervi).
62
Il possibile utilizzo come trattamento adiuvante necessita di ulteriori sviluppi e di
L’ECT è una tecnica che agli albori ha mostrato la sua efficacia nel trattamento
applicazione alle lesioni viscerali sempre più profonde e infine appunto alle neoplasie
ossee.
Benché i pochi studi pre-clinici preliminari tutt’ora in corso debbano ancora essere
Sono stati infatti evidenziato numerosi vantaggi nell’utilizzo di tale metodica tra cui
un alto tasso di risposta nel controllo locale di tumori, un effetto limitato sui tessuti
sani con riduzione degli effetti collaterali sistemici, tipici della chemioterapia, la
possibilità di trattamento anche del margine tumorale e non solo del volume centrale,
trattate e rapporto costi-benefici vantaggioso, sia per la tecnologia che per i farmaci
utilizzati.
L’efficacia e la sicurezza della ECT sono state valutate accuratamente nel corso di
63
Non sono mai stati riportati seri effetti negativi della ECT. Tuttavia, alcuni minori
immediati effetti sono stati osservati, come lievi irritazioni e una non confortevole
sensazione di dolore, associata con la contrazione dei muscoli, posti in vicinanza degli
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8. CEMENTOPLASTICA PERCUTANEA
fratture invalidanti.
una lesione tumorale localizzata in un osso mediante un apposito ago che viene
inserito direttamente nella lesione per via percutanea, visualizzando il suo percorso
con una fluoroscopia o con una TAC. Una volta iniettato, il cemento si solidifica in
Viene eseguita in anestesia locale o con una leggera sedazione ed è una procedura
locale con ripresa della deambulazione autonoma già dopo circa 2 ore dall’esecuzione
della procedura.
65
stabili, se il tumore si estende allo spazio epidurale causando compressione midollare
Tale integrità della corticale periferica è necessaria per evitare spandimenti del
cemento a livello articolare, con prevedibili complicanze. Molti Autori [28-29] hanno
strumentazione dedicata che crei una cavità dove iniettare il cemento, cosa che ne
limita l’utilizzo a metastasi che siano molto osteolitiche e con una componente
difficoltà tecnica ha suggerito la possibilità di creare una distruzione tessutale con altre
Come già sperimentato nelle metastasi della colonna vertebrale, sono stati trattati
alcuni pazienti con lesioni acetabolari combinando due metodiche, di cui una ablativa
precedentemente descritta, che può essere eseguita in anestesia locale. E' richiesto un solo
66
Viene eseguita inserendo un catetere a palloncino o un dilatatore meccanico nel
normale altezza. Al termine viene quindi iniettato il cemento per consolidare e stabilizzare
la frattura.
67
CAPITOLO 4
MATERIALI E METODI
Il nostro studio ha preso in esame la casistica dei pazienti valutati per patologia ossea di
tra Ottobre 2007 ed Maggio 2015, ponendo la nostra attenzione su quelli affetti da malattia
I pazienti sono stati valutati clinicamente e suddivisi in due gruppi: nel primo sono stati
chirurgicamente, i quali sono stati poi classificati in base al tipo di lesione, se primitiva o
secondaria, benigna o maligna, al segmento osseo interessato dalla stessa ed infine in base
Tutti i pazienti sono stati studiati con esami Rx standard e RMN del segmento
scheletrico interessato per porre diagnosi e valutare i rapporti della lesione ossea con i
Sono stati poi sottoposti anche ad esame TC total-body e scintigrafia total-body per
L'obiettivo di questo studio è stato pertanto quello di valutare i possibili percorsi, sia
chirurgici che non, scelti per ciascun paziente, prestando maggior attenzione all’utilizzo di
68
I pazienti valutati sono stati 230, di cui 103 maschi e 127 femmine (M:F=1:1,2) con età
116 erano tumori primitivi (114 benigni e 2 maligni) mentre i restanti 114 erano
secondari ( 56 Ca. tiroide, 16 Ca. polmone, 15 mieloma multiplo, 10 Ca. mammella, 3 Ca.
renale, 3 Ca. colon-retto, 2 Ca. prostata, 2 Ca. pancreas, 1 Epatocarcinoma, 1 Ca. stomaco,
Di questi, 137 sono stati trattati chirurgicamente e 3 hanno subito più interventi per
I segmenti scheletrici colpiti sono stati così trattati: femore 37 casi, mano 26, rachide
23, omero 22, tibia 11, piede 9 , bacino 6 , perone 2, scapola 1, clavicola 1, radio 1, ulna 1,
sterno 1.
I trattamenti chirurgici scelti sono stati exeresi delle neoformazioni (31 casi) e curettage
+ borraggio con osso sia autologo (16 casi) che di banca (2 casi) per quanto riguarda le
lesioni di natura benigna; le metastasi maligne sono state trattate con sostituzioni
protesiche, in particolare protesi cefaliche (2 casi), protesi standard (12 casi Protesi Totale
dell‘Anca, 1 caso Protesi Totale del Ginocchio), protesi spalla (3 endoprotesi, 1 inversa),
cemento + stabilizzazione con placche e viti (9 casi), osteosintesi semplice con chiodo (7
69
Tra tutti quelli presi in analisi 11 pazienti, di cui 8 maschi e 3 femmine (M:F=1:2,7) con
età compresa tra 47 e 68 anni (età media 56,4 anni), sono stati sottoposti a trattamento
chirurgico mini-invasivo.
11
137
3 Cifoplastica
Acetaboloplastica
ECT
7
70
Frequenza di interessamento
scheletrico
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Sterno
Ulna
Radio
Clavicola
71
Scapola
Perone
Bacino
Piede
Tibia
Omero
Rachide
Mano
Femore
CAPITOLO 5
RISULTATI
Alla valutazione dei pazienti con metastasi ossee per i quali risultava indicata una
Degli 11 pazienti trattati 8 erano maschi (73%) e 3 femmine (27%) con età
elettrochemioterapia.
Attualmente tutti i pazienti sono ancora in vita senza recidiva locale con evidenza
della sintomatologia algica locale fin da subito dopo l’intervento e buon recupero di
72
CAPITOLO 6
CONCLUSIONI
L’oggetto di questo studio è stata una revisione critica della letteratura e della
rapida riduzione del dolore sono un valido trattamento alternativo alle metodiche
I pazienti che fino a pochi anni fa venivano esclusi dalla chirurgia convenzionale in
quanto affetti da lesioni metastatiche che non erano a rischio di frattura o in zone non
portanti dello scheletro assile o peduncolare possono rientrare, oggi, nel trattamento
mini-invasivo.
letteratura da oltre un decennio, sta osservando, solo da poco, un vero sviluppo sia
chirurgici e consente di ottenere una necrosi del tessuto tumorale con buona riduzione
L’analisi dei nostri dati mostra risultati perfettamente in linea con la letteratura
più recente.
terza dopo polmone e fegato. Sebbene talvolta lo scheletro non venga considerato
73
condizione estremamente debilitante dal punto di vista della sintomatologia dolorosa
linee guida il più dirimenti possibile, spesso l’Ortopedico si trova di fronte a situazioni
limite nelle quali l’indicazione non risulta essere chiara anche perché in molti casi
Poiché i migliori risultati, sia dal punto di vista delle procedure chirurgiche che
miglior modo possibile la qualità di vita del paziente considerando anche che il tempo
74
CAPITOLO 7
CASI CLINICI
RM preoperatoria
75
Immagini di tecnica intraoperatoria con posizionamento di cannule per via
(sotto)
76
Controllo intraoperatorio mediante fluoroscopia
Rx postoperatorio
77
CASO CLINICO 2: Maschio 56 anni, Ca. papillare plurimetastatico. Lesione osteolitica
soma L2 trattata con stabilizzazione a due livelli con viti transpeduncolari D12-L4 e barre
78
Rx postoperatoria in AP e LL rachide lombosacrale
79
Fasi della procedura di acetabolo plastica
rigida di protezione
80
CASO CLINICO 3:Maschio, 43 anni, Ca Follicolare tiroideo a cellule ossifile. Lesione
Osteolitica di dimensioni < 5 cm. collocata sulla branca ileo-pubica destra sintomatica
81
Alcune fasi di preparazione all’intervento di ECT
82
Valutazione amplioscopica e quadro intraoperatorio
83
RMN a 2 mesi dall’intervento: si evidenzia marcata necrosi ed edema
perilesionale
84
CASO CLINICO 4: Femmina 44anni, Ca. renale a cellule chiare. Lesione osteolitica in
Bipsia TC-guidata femore sx. Area osteolitica con erosione dell' osso corticale.
85
RMN preoperatoria sez. coronali in T1, T2 e STIR
86
Rx postoperatorio femore sx Rx femore sx ad 1 mese dall'intervento
87
CASO CLINICO 5: Femmina 76 anni, Ca. midollare tiroideo. Lesione osteolitica in
Rx preoperatoria Rx postoperatoria
88
CAPITOLO 8
BIBLIOGRAFIA
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