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Indice
1 Note biografiche
2 Processo e fuga in Francia
3 Movimento per la grazia
3.1 Primo tentativo
3.2 Secondo tentativo
3.3 Terzo tentativo
4 Note
5 Voci correlate
Note biografiche
Figlio di Stanislao Pietrostefani, prefetto di Arezzo, negli anni '60 aderì al
movimento studentesco e poi fondò con Adriano Sofri il gruppo di sinistra
extraparlamentare Lotta Continua, di cui fu responsabile in capo del servizio
d'ordine. Laureato in architettura, dopo la fine del periodo degli anni di
piombo, abbandonò l'ideologia marxista, rinnegò come "fanatiche" molte delle
idee precedentemente professate, e divenne dirigente d'azienda alle Officine
Meccaniche Reggiane fino al 1988, quando fu arrestato la prima volta.[6]
Scarcerato nel 1999 per la revisione del processo e condannato ancora nel 2000,
per sottrarsi all'esecuzione della condanna definitiva si è reso latitante
rifugiandosi nuovamente in Francia; gli è quindi stata accordata la protezione
giuridica della dottrina Mitterrand. Non è mai stata presentata una formale
richiesta di estradizione al governo di Parigi, e per la legge francese il reato
è già prescritto.
Primo tentativo
Nel 1997, lo stesso anno in cui vennero pronunciate le condanne definitive per
l'omicidio, il Presidente Oscar Luigi Scalfaro sollecitato da numerosi
parlamentari, circa 200, e da cittadini comuni (160 000 firmatari), rifiutò di
firmare la grazia, con una lettera aperta agli allora Presidenti delle Camere,
Luciano Violante e Nicola Mancino, contenente le seguenti motivazioni[10]:
Secondo tentativo
Cambiata la maggioranza parlamentare, in seguito alle elezioni politiche del
2001, la domanda fu ripresentata. Le domande presentate nella legislatura
2001-2006, hanno sempre avuto parere negativo da parte del magistrato competente
al cui parere si è adeguato il Ministro della Giustizia Roberto Castelli,
malgrado il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi avesse nello stesso
periodo più volte manifestato la volontà di concederla, tanto da giungere a un
conflitto di giurisdizione con il guardasigilli risolto poi dalla Corte
Costituzionale che, con sentenza n.200 del 18/05/2006, ha stabilito che non
spetta al Ministero della giustizia di impedire la prosecuzione del procedimento
di grazia; il Presidente della Repubblica dispone autonomamente del Potere di
Grazia anche senza la firma del guardasigilli. Alla fine la grazia non fu
concessa perché la sentenza fu emessa tre giorni dopo il termine del mandato
presidenziale di Ciampi.
Terzo tentativo
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il 1º giugno 2006 ha c