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Definizione di crimine

I crimini di diritto internazionale sono commessi


da uomini, non da entità astratte e solo con la
punizione di questi individui il diritto
internazionale può considerarsi applicato
 Gli individui hanno »International duties which
trascend the national obligations of obedience
imposed by the individual state» (Tribunale di
Norimberga).
Incidenza sulla posizione dell’individuo
 Con l’individuazione dei crimini gli individui sono destinatari diretti
delle norme internazionali che vietano l’adozione dei comportamenti
indicati nelle norme internazionali.
 Se commettono una violazione ne rispondono sul piano internazionale
e non solo interno
 Esistenza di un interesse generale dell’intera comunità alla punizione
dei crimini di diritto internazionale
 Condotte che ledono beni essenziali della comunità internazionale,
protetti da norme consuetudinarie o da trattati internazionali
 Impossibilità di invocare l’immunità anche se si tratta di organi de
iure o de facto, quanto meno dinanzi ai tribunali interni
Differenza con i reati transnazionali

 Altri casi: traffico illecito di droghe, commercio


illegale di armi, contrabbando, riciclaggio di
denaro e altri

la criminalizzazione di queste azioni è imposta dal


diritto internazionale ma non si tratta di crimini
internazionali in senso proprio
I Crimini

 La necessità di punire gli autori dei crimini: funzione


deterrente ed eliminazione del senso di impunità
 Le diverse modalità di esercizio della giurisdizione
I limiti dei tribunali nazionali
Necessità di punire gli individui
 Trattato di Versailles del 28 giugno 1919: Corte speciale
internazionale per processare il Kaiser:
 Giudici nominati da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia,
Italia e Giappone
 L’imperatore Guglielmo II si rifugiò nei Paesi Bassi che
rifiutarono l’estradizione
 Processi in Germania
 Corte di Lipsia
Segue
 Accordo di Londra dell’8 agosto 1945: Tribunale di Norimberga. Gli
atti del processo e il regolamento di procedura sono reperibile nel
sito http://www.yale.edu/lawweb/avalon/imt/proc
 Tribunale internazionale per l’Estremo Oriente, con decreto del 19
gennaio 1946, posto sotto il controllo del Supremo Comando delle
Potenze alleate fu istituito a seguito di una dichiarazione del
generale Douglas MacArthur, Supremo comandante delle Forze
alleate. Con sentenza del 12 novembre 1949 furono condannati a
morte sette criminali, quindici all’ergastolo e due a pene più lievi.
Gli Stati che facevano parte delle Forze alleate erano Australia,
Canada, Cina, Francia, Gran Bretagna, India, Filippine, Paesi Bassi,
Nuova Zelanda, Stati Uniti, Unione Sovietica.
Norimberga
 Accordo di Londra e Statuto del Tribunale di Norimberga
testo in italiano
http://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Patto-di-Londra-e-St
atuto-del-Tribunale-internazionale-militare-di-Norimberga-1945/170
)

Fu evitata la scelta di una giustizia sommaria voluta da Stalin

Ma è stato l’ultimo atto di guerra o il primo della costruzione


della giustizia penale internazionale? (A. Garapon)

Scelta della città, della giuria, dell’accusa, dei capi di imputazione, tipo di pena,
unanimità o maggioranza
Necessità di punire chi aveva ideato e attuato l’Olocausto
Segue: seguire il processo

 https://www.raicultura.it/storia/accadde-oggi/La-senten
za-del-processo-di-Norimberga-c8cc1a8d-4a6f-48a8-9afa-2
76b36a7002f.html

 Il processo si è svolto dal 14 novembre 1945 al 1° ottobre


1946. Alcuni criminali come Hitler, Goebels e Himmler si
suicidarono prima. Altri in carcere (Goering). Franck e
Steiner condannati a morte. Fritzsche assolto. Krupp
padre assolto. Eichmann e Mengel fuggirono prima
 Svolgimento dei processi anche nella Germania occupata
secondo la legge del Consiglio di controllo n. 10
Articolo 6 Norimberga
 Nomina del procuratore: Robert H. Jackson
 Primo capo di accusa: complotto
 Secondo: crimini contro la pace
 Terzo: crimini di guerra
 Quarto: crimini contro l’umanità
«Il Tribunale istituito in base all'Accordo menzionato nel precedente articolo 1 per
il giudizio e la punizione dei grandi criminali di guerra dei paesi europei dell'Asse
sarà competente a giudicare e punire tutti coloro che, agendo per conto dei Paesi
Europei dell'Asse, avranno commesso sia individualmente, sia quali membri di una
organizzazione, uno dei delitti seguenti.
Gli atti sotto menzionati, o uno qualunque di essi, costituiscono crimini sottoposti
alla giurisdizione del Tribunale e comportano una responsabilità individuale…»
Crimini contro la pace e crimini di guerra

 Crimini contro la pace: la progettazione, la preparazione, lo scatenamento e la


continuazione di una guerra d'aggressione, o d'una guerra in violazione di
trattati, assicurazioni o accordi internazionali, ovvero la partecipazione a un
piano concertato o a un complotto per commettere una delle precedenti
azioni

 Crimini di guerra: la violazione delle leggi e degli usi di guerra. Queste


violazioni includono, senza esserne limitate, l'assassinio; il maltrattamento o la
deportazione per lavori forzati, o per qualsiasi altro scopo, delle popolazioni
civili dei territori occupati o che vi si trovano; l'assassinio o il maltrattamento
di prigionieri di guerra o di naufraghi; l'esecuzione di ostaggi; il saccheggio di
beni pubblici o privati; la distruzione ingiustificata di città e di villaggi, ovvero
le devastazioni non giustificate da esigenze d'ordine militare.
Segue

 l'assassino, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la


deportazione e qualsiasi altro atto inumano commesso ai
danni di una qualsiasi popolazione civile, prima e durante
la guerra, ovvero le persecuzioni per motivi politici,
razziali o religiosi, quando tali atti o persecuzioni -
abbiano costituito o meno una violazione del diritto
interno del Paese dove sono state perpetrate - siano state
commesse nell'esecuzione di uno dei crimini rientranti
nella competenza del Tribunale, o in connessione con uno
di siffatti crimini
Crimini di guerra e crimini
contro l’umanità
I crimini contro l’umanità si discostano dalla categoria dei
crimini di guerra sotto due profili:
1) possono essere commessi sia in tempo di guerra sia in
tempo di pace;
2) possono essere commessi a danno di individui che sono
cittadini dello Stato del criminale responsabile, mentre
quelli di guerra vengono normalmente perpetrati nei
confronti di soggetti appartenenti ad uno Stato terzo,
nemico o occupato.
Configurazione autonoma della
categoria dei crimini contro l’umanità
Il Tribunale, a fronte dei diversi capi d’imputazione, ha ritenuto colpevoli di
crimini contro l’umanità diciassette imputati su ventiquattro, limitandosi,
tuttavia, a contestare e punire la connessione di suddetti crimini con quelli di
guerra.
Le sole eccezioni, ovverosia condanne determinate col il solo riferimento ai
crimini contro l’umanità, sono state rappresentate dai casi di Baldur von Schirach
e Julius Streicher.
In particolare, quest’ultimo era il fondatore della rivista Der Sturmer, uno dei
principali veicoli della propagazione dell'odio razziale e della stessa propaganda
nazista. Il Tribunale ha pertanto sottolineato il carattere di massa dei crimini da
lui commessi, e l’elemento soggettivo prevalentemente fondato su motivazioni
politiche, razziali o religiose.
U.S. Military Tribunal di Norimberga
United States v. Goering, Streicher

“For his twenty-five years of speaking, writing, and preaching hatred of the
Jews, Streicher was widely known as ‘Jew- Baiter Number One.’
[…]
In his speeches and articles, week after week, month after month, he infected
the German mind with the virus of anti-Semitism and incited the German people
to active persecution.
[…]
Streicher’s incitement to murder and extermination at the time when Jews in
the East were being killed under the most horrible conditions clearly
constitutes persecution on political and racial grounds in connection with war
crimes as defined by the Charter, and constitutes a crime against humanity.“
Il Genocidio
Origini

 Atti di distruzione di interi gruppi (nazionali, religiosi,


culturali etc): sempre esistiti
 Genocidio degli armeni 1915: furono uccisi 800mila armeni
(cristiani di rito gregoriano, cattolico o protestante)
 Termine di genocidio coniato nel 1944 dal giurista polacco
Lemkin
 Mancava durante il processo di Norimberga e i criminali
furono processati per sterminio e persecuzione rientranti
tra i crimini contro l’umanità
Complotto

 Complotto: I dirigenti, gli organizzatori, gli istigatori o i


complici che abbiano preso parte alla elaborazione o
all'esecuzione di un piano concertato o di un'intesa
criminosa per commettere uno qualunque dei crimini
sopra definiti, sono responsabili di tutti gli atti compiuti
da parte di qualsiasi persona in esecuzione di tale piano
Segue
 La sentenza, nel citare l’Art. 6, parte dal presupposto che lo Statuto del Tribunale «is
the expression of international law existing at the time of its creation», esclude
qualsiasi obiezione rispetto a quanto deciso considerato che la prova dei crimini di
guerra commessi è stata «overwhelming in its volume and its details».
 In particolare, i crimini di guerra nazisti hanno trovato nella ferocia, nell’inutilità
rispetto alle circostanze e nella premeditazione un ulteriore motivo di punizione da
parte del Tribunale.
 Tra gli altri, uccisione di prigionieri di guerra fuggiti e di piloti, maltrattamento e
tortura dei prigionieri di guerra, deportazione di intere popolazioni per lavoro
forzato, presa di ostaggi su larga scala; fucilazioni; distruzione volontaria di città,
saccheggi sistematici.
 I giudici, a Norimberga, hanno richiamato, oltre allo Statuto istitutivo del Tribunale, il
diritto internazionale vigente in materia di guerra (IV Convenzione dell’Aja,
concernente le leggi e gli usi della guerra, del 18 ottobre 1907. Convenzione di
Ginevra per il miglioramento delle condizioni dei feriti e dei malati del 27 luglio 1929).
All’indomani di Norimberga
 Posizione degli Stati Uniti – Jackson: «…Nella scorsa guerra
i tedeschi furono accusati di aver commesso atrocità.
L’opinione pubblica del mio Paese fu delusa perché la
maggior parte di queste accuse non fu mai accertata
attraverso un processo. Affinché gli Stati Uniti possano
continuare a sostenere le misure internazionali necessarie
per impedire il ritorno del nazismo, è necessario adesso
esaminare, attraverso metodi che gli americani
considereranno appropriati, l’intera storia del nazismo,
che include lo sterminio delle minoranze, le aggressioni
contro gli Stati confinanti, e il suo carattere sleale e
barbaro»
Segue

 Dal 1946 iniziarono le discussioni dinanzi


all’Assemblea generale per l’istituzione di una
Corte penale internazionale: la Commissione del
diritto internazionale incentrò la sua attività
sull’adozione di un codice di crimini contro la
pace e la sicurezza dell’umanità istituendo,
altresì, il Comitato sulla Corte penale
internazionale che, però, non riuscì a concludere i
propri lavori in modo positivo
Passi compiuti
 risoluzione 95(I), Affermazione dei principi di diritto internazionale riconosciuti dallo Statuto del
Tribunale di Norimberga, dell’11 dicembre 1946 si è ampliata la portata di quanto statuito con la
sentenza sui crimini commessi dai nazisti.
 §L’Assemblea, composta da circa il doppio dei Paesi che avevano ratificato il Patto di Londra con cui
si istituiva il Tribunale, ha, all’ unanimità:
 1) «Affirmed» i principi di diritto internazionale riconosciuti dai giudici, chiarendo che la Corte ha
riconosciuti principi già esistenti;
 2) assunto l’impegno di codificare tali principi, rinviando il compito alla Commissione di diritto
internazionale (CDI).
 La CDI ha adottato, nel 1950, un Rapporto sui Principles of International Law Recognized in the
Charter of the Nürnberg Tribunal and in the Judgment of the Tribunal. Con il principio VI, let. b,
affermava che:
 “Violations of the laws or customs of war which include, but are not limited to, murder, ill-
treatment or deportation to slave-labour or for any other purpose
 of civilian population of or in occupied territory, murder or ill-treatment of prisoners of war, of
persons on the seas, killing of hostages, plunder of public or private property, wanton destruction of
cities, towns, or villages, or devastation not justified by military necessity.”
Sviluppi
 Con le 4 Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, adottate su proposta
della Comitato internazionale della Croce rossa, si ridefinisce l’intero quadro
normativo in materia di comportamento degli Stati in caso di conflitto.
 Ciascuna Convenzione prevede l’applicazione in ogni circostanza. La
denominazione crimini di guerra lascia il posto alla più ampia definizione di
«grave braches» (infrazioni gravi), frutto di divergenze in sede di negoziato
considerato che in ciascun ordinamento il termine crimine assumeva portata
differente.
 Migliorare la sorte dei feriti e dei malati delle forze armate in campagna.
 Migliorare la sorte dei feriti, dei malati e dei naufraghi delle forze armate
di mare.
 Trattamento dei prigionieri di guerra.
 Per la protezione delle persone civili in tempo di guerra
Segue

 Convenzioni di Ginevra del 1949, tenendo conto delle difficoltà


di istituire un tribunale internazionale anche in ragione della
volontà degli Stati di tutelare l’esercizio del proprio potere
giurisdizionale in materia penale, è stato previsto unicamente un
obbligo di repressione a carico degli Stati nel caso di infrazioni
gravi, considerate come crimini di guerra, con un’affermazione
del principio già enunciato nella Convenzione del 9 dicembre
1948 per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio

- aut dedere aut iudicare


Segue

 obbligo ripreso nel I Protocollo del 1977, che amplia la nozione di infrazioni
gravi (art. 85), prevedendo una responsabilità per omissione (art. 86) e
stabilendo un obbligo di cooperazione tra le Alte parti contraenti che sono
tenute a ricercare e processare gli autori anche in assenza di un titolo di
giurisdizione, con ciò implicitamente affermando il principio della
giurisdizione universale
 La punizione degli individui nelle Convenzioni di Ginevra e nel Protocollo è
affidata ai tribunali interni
Crimini di guerra

 Presenti anche nei manuali militari nazionali


 Consistono nella violazione grave delle leggi e delle consuetudini di guerra
 Precisazioni nella sentenza ICTY nel caso Tadic: violazione di un norma del
diritto dei conflitti armati posta a tutela di beni fondamentali e la violazione
causa serie conseguenze per la vittima
 La norma violata ha natura consuetudinaria o se inclusa in un trattato precisa
o sviluppa il diritto consuetudinario
 La violazione comporta secondo il diritto internazionale consuetudinario la
responsabilità penale internazionale dell’individuo
Caratteristiche
 Devono essere commessi in un contesto di natura bellica e
quindi in un contesto in cui si applica il diritto
internazionale umanitario
 Non è detto che i combattimenti siano in corso
 La vittima deve essere identificabile come nemico o
avversario
 Anche i civili possono commettere crimini di guerra
 Dalla sentenza Tadic dell’ICTY i crimini di guerra sono tali
non solo quando sono commessi nei conflitti armati
internazionali ma anche interni
Segue

 Crimini che consistono nella violazione grave delle norme internazionali sui
mezzi e sui metodi di combattimento
 Crimini che consistono nella violazione delle norme poste a tutela di coloro
che non prendono o non prendono più parte alle attività

Infrazioni gravi delle Convenzioni di Ginevra


Assenza di un catalogo di crimini, presente invece nell’articolo 8 Statuto CPI
Dolo o colpa grave
Applicazione delle regole sui crimini:
conflitti armati
 nel caso Tadic la Camera di appello, nella decisione del 2
ottobre 1995, pur precisando che l’art. 2 dello Statuto che
richiamava le infrazioni gravi delle Convenzioni di Ginevra
si doveva applicare unicamente ai conflitti armati
internazionali, ha stabilito che, tenendo conto di diversi
fattori, incluse le norme interne, non c’è dubbio che i
comportamenti specificati nello Statuto “entail individual
criminal responsibility, regardless of whether they are
committed in internal or international armed conflicts.
Segue
 Principles and rules of humanitarian law reflect
‘elementary considerations of humanity’ widely recognized
as the mandatory minimum for conduct in armed conflicts
of any kind. No one can doubt the gravity of the acts at
issue, nor the interest of the international community in
their prohibition” (par. 129), Conclusione “that customary
international law imposes criminal liability for serious
violations of common Article 3, as supplemented by other
general principles and rules on the protection of victims of
internal armed conflict, and for breaching certain
fundamental principles and rules regarding means and
methods of combat in civil strife” (par. 134)
Principi
 Principi di carattere generale: principio di distinzione
finalizzato ad assicurare un’adeguata protezione ai civili.
Gli attacchi devono essere limitati unicamente a obiettivi
militari.
 Per assicurare il pieno rispetto di detto principio è
necessario che vengano usati metodi di combattimento
che permettano di distinguere gli obiettivi militari da
quelli civili
Segue
 Corte distrettuale di Tokyo, sentenza del 7 dicembre 1963:
a seguito di alcuni ricorsi presentati successivamente
all’esplosione atomica di Hiroshima e Nagasaki, la Corte ha
sottolineato che “It is a fundamental principle of
international law in time of war that a belligerent has not
an unlimited right in chosing the means of injuring the
enemy, and should not use such weapons, projectiles and
other material as cause unnecessary pain” prevedendo
altresì che “...it is right and proper that any weapon
contrary to the custom of civilized countries and to the
principles of international law should be prohibited even if
there is no express provision in the laws and regulation”.
Segue

 l’art. 52, par. 1 del I Protocollo addizionale considera obiettivi


militari i beni che “per loro natura, ubicazione, destinazione o
impiego forniscono un effettivo contributo all’azione militare e
la cui distruzione totale o parziale, cattura o neutralizzazione
offrono, nelle circostanze del momento, un vantaggio militare
preciso”.
 Approccio negativo perché non sono indicati in termini positivi
gli obiettivi civili, ma ciò che non può essere considerato tale,
con la conseguenza che sono considerati civili anche oggetti che
non lo sarebbero nell’espressione generale ma che, ai sensi del
diritto internazionale, lo sono proprio perché non sono obiettivi
militari
Segue

 In caso di dubbio, poi, con riguardo a beni che


usualmente sono destinati a usi civili, come scuole,
luoghi di culto e abitazioni, le parti in conflitto
devono presumere che essi non siano utilizzati “per
contribuire efficacemente all’azione militare”. Si
veda il rapporto annuale “Children and armed
conflict” del Rappresentante speciale per i bambini
e i conflitti armati, Coomaraswamy, adottato il 23
aprile 2011 (A/65/820, S/2011/250).
Segue

 L’obbligo del rispetto del principio di distinzione


comporta che sono vietati attacchi deliberati nei
confronti di civili e ciò anche quando tra la
popolazione civile vi siano persone isolate che non
hanno tale qualità (art. 50, par. 3). Sono anche
vietati gli attacchi indiscriminati: in questi casi, pur
in mancanza dell’intento di colpire la popolazione
civile, si verifica una violazione del diritto
internazionale umanitario nonché del diritto bellico.
Segue
 Ciò è stato ribadito anche dalla United Nations Fact
Finding Mission istituita dal Consiglio per i diritti umani a
seguito della cosiddetta “Operazione piombo fuso”, che si
è occupata del conflitto di Gaza, guidata da Richard
Goldstone che, nel rapporto del 15 settembre 2009,
analizzando l’utilizzo di talune armi durante questo
conflitto, ha rilevato che l’uso, da parte di Israele, di armi
con munizioni al fosforo, nonché gli attacchi con
munizioni antiuomo (flechette munitions), l’uso delle armi
all’uranio impoverito e del cosiddetto DIME ossia
munizioni con armi contenenti materiale inerte esplosivo
viola il principio di distinzione e l’obbligo di non causare
sofferenze non necessarie.
Principio di necessità

 Il principio di necessità militare impone che anche quando


sono oggetto di attacchi obiettivi militari, i belligeranti
devono verificare che l’azione sia necessaria dal punto di
vista del conseguimento di un vantaggio militare o ai fini
difensivi.
Principio di proporzionalità
 Anche negli attacchi ad obiettivi militari, le parti in conflitto devono evitare
danni sproporzionati ai civili come precisato dall’articolo 57 del I Protocollo
addizionale il quale impone che le operazioni militari siano condotte
risparmiando la popolazione e i beni di carattere civile, con un obbligo di
astensione rispetto alla realizzazione di attacchi che potrebbero causare
danni e perdite di vite umane eccessive “rispetto al vantaggio militare
concreto e diretto previsto” (art. 57, par. 2, lett. b, nonché art. 51, par. 5,
lett.b)
Segue
 Come sottolineato da Hongju Koh, consigliere giuridico del
Dipartimento di Stato americano nella relazione “The
Obama Administration and International Law” dinanzi al
Meeting annuale dell’American Society of International
Law del marzo 2010 (reperibile nel sito
http://www.state.gov/s/l/releases/remarks/139119.htm)
, questi principi devono essere applicati in ogni conflitto
armato e le forze statunitensi le applicano anche nelle
operazioni contro al-Qaeda “including lethal operations
conducted with the use of unmanned aerial vehicles” con
il fine di assicurare che siano colpiti solo obiettivi legittimi
e che i danni collaterali siano ridotti al minimo.
Segue

 La regola in esame consente, proprio imponendo una valutazione tra obiettivi


e mezzi utilizzati, di limitare i cosiddetti danni collaterali che possono
comportare perdite di vite umane tra i civili ed eccessive distruzioni ad
obiettivi non militari.
 Sull’elemento della proporzionalità un importante contributo è stato fornito
dalla Camera di appello del Tribunale per l’ex Iugoslavia nella sentenza Galic
depositata il 30 November 2006.
 Secondo il Tribunale ad hoc, per stabilire se un attacco è proporzionato, è
necessario accertare se, nella situazione in cui si trovava colui che ha
commesso l’azione, una persona ben informata ha fatto un uso ragionevole
delle informazioni in proprio possesso e se esse lasciavano presagire che si
sarebbero verificati danni eccessivi come conseguenza dell’attacco. Prosecutor
v. Stanislav Galić, IT-98-29-A.
Segue
 Blaškić del 3 marzo 2000 con riferimento all’elemento psicologico,
il Tribunale aveva affermato che si verifica una violazione del
Protocollo e un crimine di guerra ai sensi dell’art. 3 dello Statuto
quando l’attacco è condotto intenzionalmente “in the knowledge,
or when it was impossible not to know, that civilians or civilian
property were being targeted not through military necessity” (par.
180). IT-95-14-T.
 indispensabile accertare l’entità dei danni che danni devono
assumere un certo rilievo: deve trattarsi – ha precisato il Tribunale
nella sentenza Kordic del 26 febbraio 2001 – di attacchi che “have
caused deaths and/or serious bodily injuries within the civilian
population or extensive damage to civilian objects” (par. 328).
Segue

 Nel valutare il comportamento dei belligeranti al fine di accertare il rispetto del


principio di proporzionalità, il Protocollo attribuisce rilievo anche alla
valutazione delle alternative. Di conseguenza se è possibile un’opzione “fra più
obiettivi militari per ottenere un vantaggio militare equivalente, la scelta dovrà
cadere sull’obiettivo nei cui riguardi si può pensare che l’attacco presenti il
minor pericolo per le persone civili e per i beni di carattere civile” (art. 57, par.
3).
 Questo a maggior ragione quando si tratta di obiettivi misti come ha confermato
la Corte europea dei diritti dell’uomo, nella sentenza del 24 febbraio 2005 nella
quale ha accertato una violazione dell’art. 2 della Convenzione che garantisce il
diritto alla vita perché le autorità russe avevano bombardato un convoglio di
civili che, forse, trasportava anche presunti terroristi (Caso Isayeva, Yusupova e
Bazayeva e altri c. Russia (ricorsi nn. 57947/00, 57948/00 e 57949/00)
Civili vulnerabili
 Il diritto internazionale umanitario riconosce una protezione
rafforzata ad alcune categorie di civili, considerate
particolarmente vulnerabili
 Il Protocollo I stabilisce l’obbligo dei belligeranti tenuti ad
assicurare un particolare rispetto e protezione alle donne,
“particolarmente contro la violenza carnale, la prostituzione
forzata e ogni altra forma di offesa al pudore” (art. 76)
 Se si tratta di donne incinte o di madri di bambini in tenera età,
nel caso in cui siano arrestate o internate per motivi connessi al
conflitto, le forze che le detengono sono tenute ad esaminare la
loro situazione con “assoluta priorità” (art. 76, par. 2). Anche la IV
Convenzione di Ginevra, all’art. 27, par. 2 si occupa della speciale
protezione per le donne
Segue
ildivieto di compiere i suddetti atti è proibito dal diritto internazionale
consuetudinario.
Ampliamento della nozione di stupro per assicurare una maggiore protezione
sentenza Kunarac resa il 22 febbraio 2001 Prosecutor v. Kunarac, Kovac e
Vokovic, IT-96-23-T : ICTY non ha richiesto la sussistenza della forza fisica
come aveva fatto nella sentenza Furundzija del 18 dicembre 1998, ma ha
considerato stupro tutti i casi di mancato consenso della vittima. Lo stupro è
stato anche considerato come strumento di tortura e come forma di genocidio.
“The basic principle which is truly common to legal systems is that serious
violations of sexual autonomy are to be penalised. Sexual autonomy is violated
wherever the person subjected to the act has not freely agreed to it or is
otherwise not a voluntary participant”. Questi principi sono stati ripresi anche
dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nella sentenza M.C. v. Bulgaria, del 4
dicembre 2003, reperibile nel sito http://www.echr.coe.int.
Segue

 Anche la Grand Chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo, nella
sentenza del 17 maggio 2010 nel caso Kononov contro Lettonia, ritenendo non
contraria alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo la condanna per
crimini di guerra inflitta dai tribunali lettoni al ricorrente, accusato di aver
ucciso durante la Seconda guerra mondiale, in qualità di soldato dell’armata
sovietica, diversi civili rei di collaborazionismo con i tedeschi, aveva
rimarcato che l’uccisione di una donna incinta costituiva un crimine di guerra
commesso in violazione “of the special protection afforded to women” (par.
218)
Segue

 Kononov aveva fatto parte di un commando sovietico che era entrato nel
villaggio di Mazie Bati e aveva ucciso numerosi abitanti accusati di aver
consegnato alcuni partigiani ai tedeschi. Condannato per crimini di guerra si
era rivolto alla Corte europea che, con sentenza del 24 luglio 2008, aveva
ritenuto che la condanna era stata inflitta in violazione dell’art. 7 della
Convenzione europea. La Grand Chambre, al contrario, ha ritenuto
insussistente tale violazione ritenendo che vi fosse una base giuridica
sufficiente per condannare il ricorrente per crimini di guerra anche alla luce
della Convenzione dell’Aja del 1907. Gli abitanti del villaggio, quindi, se
considerati combattenti, avrebbero dovuto godere della protezione concessa
ai prigionieri di guerra, se considerati civili doveva essere loro accordata la
protezione propria dei civili.
Bambini
 Nei confronti dell’altra categoria di persone oggetto di particolare protezione, ossia i bambini, i belligeranti non
solo sono tenuti ad astenersi dal compimento di atti offensivi, ma dovranno fornire cure e aiuto. Inoltre, l’art.
77 del I Protocollo pone un divieto sulle Parti in conflitto di reclutare fanciulli di meno di 15 anni e nei casi in cui
esse reclutino persone che hanno più di 15 anni ma meno di 18 è necessario che le parti diano la precedenza a
quelli di maggiore età, con l’obbligo di assicurare una protezione speciale nel caso di fanciulli di età inferiore ai
15 anni che cadono nelle mani della parte avversaria, siano essi prigionieri di guerra o no.
 Un’ulteriore protezione è assicurata dall’art. 38 della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989
che vieta il reclutamento di bambini soldato considerati come coloro che hanno meno di 15 anni, richiedendo
agli Stati l’adozione di ogni misura per vigilare “che le persone che non hanno raggiunto l’età di 15 anni, non
partecipino direttamente alle ostilità”. Tuttavia, poiché l’indicata protezione è apparsa eccessivamente scarsa e
insufficiente anche perché limitata unicamente alla partecipazione diretta è stato poi adottato il Protocollo alla
Convenzione concernente il coinvolgimento dei fanciulli nei conflitti armati del 25 maggio 2000 che però sposta
il limite dell’età minima stabilendo che il divieto di partecipazione e di reclutamento riguarda le persone di età
inferiore ai 18 anni. Analoga soglia di età è stata codificata nella Carta africana sui diritti e il benessere dei
fanciulli adottata nell’ambito dell’Organizzazione dell’Unità Africana l’11 luglio 1990 il cui art. 22 vieta la
partecipazione diretta dei fanciulli alle ostilità e il loro reclutamento.
 La. Camera di appello del Tribunale per la Sierra Leone, nella decisione del 31 maggio 2004, Prosecutor v. Sam
Hinga Norman, sulla mozione preliminare relativa alla mancanza di giurisdizione del Tribunale, in relazione al
crimine del reclutamento dei bambini soldato, ha respinto l’istanza ritenendo che la proibizione del
reclutamento dei bambini ha carattere consuetudinario e si estende anche a fatti avvenuti prima del 1996 (SCSL-
2004-14-AR72(E), reperibile nel sito http://www.sc-sl.org/).
Giornalisti
 Il I Protocollo dedica poi un’ampia e rafforzata protezione ai giornalisti: l’articolo 79, intitolato «Misure di
protezione dei giornalisti» e riprodotto in numerosi manuali militari, stabilisce che «i giornalisti che svolgono
missioni professionali pericolose nelle zone di conflitto armato saranno considerati come persone civili ai sensi
dell’articolo 50, paragrafo 1» e, quindi, non potranno essere oggetto di attacchi diretti o di attacchi indiscriminati.
Nella protezione accordata nel Protocollo rientra anche il personale associato che supporta l’attività dei giornalisti,
come ribadito nella risoluzione 1738/2006 del 23 dicembre 2006 del Consiglio di sicurezza che espressamente
richiede un’adeguata protezione per i giornalisti, per i «media professionals» e per «associated personnel»,
sottolineando, nel Preambolo, la profonda preoccupazione per la frequenza «of acts of violence in many parts of
the world against journalists, media professionals and associated personnel in armed conflict, in particular
deliberate attacks in violation of international humanitarian law».
 La protezione accordata grazie all’articolo 79 è, però, attribuita solo a patto che i giornalisti «si astengano da
qualsiasi azione che pregiudichi il loro status di persone civili, e senza pregiudizio del diritto dei corrispondenti di
guerra accreditati presso le forze armate, di beneficiare dello status previsto dall’articolo 4 A. 4) della III
Convenzione».
 In relazione alla qualificazione delle azioni che possono pregiudicare la protezione accordata ai reporter, si è posta
la questione se l’attività di propaganda possa far perdere tale status. Nel citato rapporto dell’8 giugno 2000 stilato
dal Comitato istituito dalla Procura del Tribunale penale internazionale per i crimini commessi nell’ex Iugoslavia
con il compito di indagare sul comportamento delle forze Nato in Kosovo, in relazione al bombarmento della sede
della radio televisione a Belgrado, il Comitato ha sostenuto che «disrupting government propaganda may help to
undermine the morale of the population and the armed forces, but justifying an attack on a civilian facility on such
grounds alone may not meet the “effective contribution to military action” and “definite military advantage”
criteria by the required Additional Protocols».
 Nei casi in cui i giornalisti compiano attività di incitamento alla commissione di
crimini, invece, sussiste una partecipazione alle ostilità che fa perdere la speciale
protezione.
 Occorre poi ricordare che l’incitamento all’odio e alla commissione di crimini
contro l’umanità o al genocidio comporta una responsabilità individuale degli
autori. Si ricordi, a tale proposito, il caso della Radio télévision libre des milles
collines. Con due sentenze pronunciate dalla Camera di primo grado e da quella di
appello rispettivamente il 3 dicembre 2003 e il 28 novembre 2007 (ICTR-99-52), il
Tribunale penale internazionale per i crimini commessi in Ruanda ha condannato i
due fondatori della radio, Nahimana e Barayagwiza, e un giornalista, Ngeze,
direttore del quotidiano Kangura, per aver trasmesso messaggi di odio e di
incitamento al genocidio e alla violenza nei confronti del gruppo etnico dei tutsi e
degli hutu moderati. Le pronunce sono reperibili nel sito http://www.unictr.org.
Segue: patrimonio culturale
 Il diritto umanitario tutela, in via generale, tutti i beni, mobili e
immobili, necessari al sostentamento, all’assistenza sanitaria e allo
sviluppo della popolazione civile in caso di guerra.
 Il patrimonio culturale costituisce una categoria distinta ma comunque
sottoposta a tutela internazionale, anche in caso di conflitto.
 Regolamento allegato alla IV Convenzione dell’Aja relativa alle
leggi e agli usi della guerra terrestre del 18 ottobre 1907, all’Art. 27
si era previsto che «negli assedi e bombardamenti debbono essere
adottate tutte le misure necessarie per risparmiare, per quanto
possibile, gli edifici consacrati al culto, alle arti, alle scienze e alla
beneficenza, i monumenti storici, gli ospedali e i luoghi di raccolta di
malati e feriti, a condizione che essi non siano utilizzati nel contempo
per scopi militari».
Segue

 Art. 53 del I Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra, dell’8 giugno


1977: «è vietato compiere atti di ostilità contro i monumenti storici, le opere
d’arte o i luoghi di culto, che costituiscono il patrimonio culturale o spirituale dei
popoli; impiegare detti beni in appoggio allo sforzo militare; fare di questi beni
oggetto di rappresaglie».
 Il concetto di patrimonio comune ha trovato, poi, effettivo riscontro nella
Convenzione dell’Aja del 14 maggio 1954 per la protezione dei beni culturali
in caso di conflitto armato, finanche con la previsione di uno specifico
emblema da esporre in caso di bene sottoposto a protezione ordinaria o
speciale. (126 Stati parte)
Nell’articolo 1 si è offerta una nozione ampia quanto necessaria di patrimonio
culturale definito come “un bene, mobile o immobile, con portata storica o
religiosa e grande importanza per la cultura e le tradizioni di uno Stato”
I crimini contro il patrimonio culturale

 La distruzione del patrimonio culturale è classificata, in via


generale, tra i crimini di guerra

 Grazie ai tribunali ad hoc è stato considerato anche come


crimine contro l’umanità. Questo avviene quando gli atti
contro il patrimonio culturale sono perpetrati con lo scopo di
contribuire alla distruzione dell’identità culturali che sono un
elmento essenziale per un gruppo sociali (v. caso
Kordic/Cerkez, Tribunale ex Jugoslavia)
Il caso Blaskic
 Caso Blaskic: colpevole anche per la distruzione di
edifici religiosi.
Iluoghi non servivano per fini militari. Beni protetti.
Distruzione non necessaria. Colpevole per crimini
di guerra
 Nelcaso Naletilic, il Tribunale ha chiarito che la
posizione vicina a obiettivi militari non costituisce
esimente rispetto alla distruzione di edifici di culto.
Corte penale internazionale

 Art. 8: è indicato come crimine di guerra l’attacco


diretto intenzionalmente contro edifici dedicati a
scopi religiosi, educativi, artistici, scientifici o
umanitari, contro i monumenti storici, ospedali e
luoghi dove sono riuniti malati e feriti, purché non
siano utilizzati a fini militari.
 Nel caso di dubbio i beni non possono essere
attaccati
Caso del Mali

 Gennaio 2012: apertura delle indagini


 Analisi della situazione in base all’art. 53 dello
Statuto
 Crimini di guerra nella parte Nord del Mali.
Conflitto armato non internazionale
 Scritturae lettura di un sermone rivolto alla
distruzione di quei beni
 Al Mahdi Case
 The Prosecutor v. Ahmad Al Faqi Al Mahdi
 ICC-01/12-01/15
 Indicazione precisa della sequenza secondo la quale distruggere i beni
 Era a capo di Hesbah
Al-Mahdi

 Sentenza 27 settembre 2016: la prima relativa in via


esclusiva ai beni culturali
 Gravità del crimine: valore simbolico dei beni per gli
abitanti
 Parte integrante della vita della comunità
 Indicati come patrimonio culturale dell’Unesco
 E’ stata colpita anche l’intera comunità internazionale
 Distruzione di 9 mausolei e della moschea di Timbuctu
 Sentenza del 27 settembre 2016
 Colpevole, al di là di ogni ragionevole dubbio, per crimini di guerra
 Attacchi deliberati contro monumenti storici e religiosi a Timbuktu
 Dichiarazione di colpevolezza: attenuante
 Rimorso e buo comportamento durante la detenzione
 Condanna a 9 anni. Sono stati poi sottratti i 2 anni in custodia cautelare
 Risarcimento per le vittime
 Ordinanza sulla riparazione alle vittime: 17 agosto 2017 (confermata l’8
marzo 2018)
 2,7 milioni di euro per la comunità di Timbuktu
 Trust Fund for Victims

 Trasferimento per scontare la pena nel Regno Unito (29 agosto 2018)
Articolo 79: Fondo di garanzia per le vittime
1. È istituito, con decisione dell'Assemblea degli
Stati Parte, un Fondo a beneficio delle vittime dei
reati di competenza della Corte e delle loro
famiglie.
2. La Corte può ordinare che il ricavato delle
ammende e dei beni confiscati sia versato Fondo.
3. Il Fondo è gestito in conformità ai criteri stabiliti
dall'Assemblea degli Stati Parte.
Crimini contro l’umanità

 Prima collegati a un conflitto: punibili solo i crimini che,


in qualche misura, pregiudicavano gli interessi di altri
Stati
 Limitare le ingerenze
 Cambiamento con la giurisprudenza ICTY e ICTR
 Codificazione nello Statuto CPI

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