Rappresenta nel mondo occidentale il 5% dei tumori di maschi e femmine, con incidenza in costante
aumento a velocità più sostenuta di tutte le altre malattie neoplastiche. Insorge più frequentemente
intorno ai 50 anni.
Fattori di rischio per il melanoma sono sicuramente le lesioni pigmentate, particolarmente i nevi displastici,
un' anamnesi familiare o personale positiva per melanoma, alcune mutazioni genetiche, sebbene solo il 2%
dei melanomi dipendano da difetti genetici ereditari. Un fototipo chiaro, la presenza di lentiggini o un
numero elevato di nevi aumentano il rischio.
I nevi displastici sono lesioni pigmentate acquisite dai margini e pigmentazione irregolari, dimensioni
maggiori di 5mm: i nevi displastici possono essere solitari o multipli, in un contesto definito sindrome del
nevo displastico (DNS), predisponente all'insorgenza di nevi displastici e melanomi. Il melanoma può
insorgere sia da lesioni displastiche che da cute apparentemente integra.
I nevi congeniti sono amartomi caratterizzati da grandi dimensioni, ipertricosi, pigmentazione e margini
irregolari: essendo tutti potenzialmente a rischio trasformativo andrebbero rimossi o seguiti nel tempo.
Lo xeroderma pigmentoso è una patologia autosomica recessiva legata a mutazioni dei geni del DNA
mismatch repair in seguito a danni indotti dalle radiazioni solari.
Altri fattori di rischio per lo sviluppo di melanoma sono l'immunodepressione e l'esposizione intermittente
ai raggi solari (specie se seguita da eritema solare). Discusso è il peso degli ormoni, in quanto l'uso
prolungato di contraccettivi orali sembra favorire il melanoma così come in gravidanza si sono osservati casi
di disseminazione melanomatosa.
Nella diagnosi istopatologica oltre alla microstadiazione di Breslow devono essere assolutamente specificati
l'istotipo, l'eventuale presenza di regressione, la distanza dai margini di resezione ed, eventualmente, il
livello di invasione secondo Clark, l'eventuale presenza di ulcerazione, di infiltrazione linfocitaria intra e
perilesionale, di invasione vascolare, l'indice mitotico ed il neurotropismo. La presenza di ulcerazione ed
una conta mitotica elevata sono fattori prognosticamente negativi; al contrario, la presenza di un infiltrato
di linfociti T intralesionale (NON perilesionale), in grado di aggredire citotossicamente le cellule tumorali è
un fattore positivo e viene distinto in brisk (infiltrato diffuso), non brisk (infiltrato scarso), absent (infiltrato
non presente).
Il melanoma risulta, infine, positivo alla vimentina ed alla proteina S100 all'immunoistochimica.
I diversi tipi di lesione melanomatosa si differenziano anche sulla base della sede più tipica di insorgenza:
Lesione superficiale: la più frequente (70%), colpisce soprattutto dorso e tronco negli uomini,
scollatura e gambe nelle donne, tutte aree foto esposte. Si presenta soprattutto tra i 40-50 anni
come lesione melanomatosa su cute già lesionata, ad esempio da nevi, in forma di placca o
macchia.
Lesione nodulare: è meno frequente della superficiale, colpisce soprattutto il tronco ed ha
un'evoluzione rapida, insorgendo anche cute apparentemente sana. È frequente la crescita
verticale e la colorazione può essere blu-nerastra o priva di pigmento, amelanica.
Lesione acrale: raro nei caucasici, più diffuso tra asiatici e neri, colpisce le estremità degli arti, il
letto ungueale ed il palmo di mani e piedi con lesioni sfrangiate a prognosi infausta. È più tipico
dell'età avanzata
Diagnosi
Per la diagnosi di possibili melanomi è suggerito l'utilizzo della regola ABCDE, recentemente revisionata
dagli australiani in ABCDEFG:
A. Asimmetria
B. Bordi
C. Colore non omogeneo
D. Dimensioni >5mm
E. Elevated: elevato rispetto al piano cutaneo
F. Firm: consistenza alla palpazione, la lesione risulta più consistente dei tessuti circostanti
G. Growing: la lesione è cresciuta nel giro di poche settimane o mesi
Una lesione che abbia una o più delle caratteristiche raccolte nell'acronimo va sottoposta al giudizio di un
dermatologo o chirurgo plastico. La diagnosi strumentale del melanoma si avvale della microscopia in
epiluminescenza in cui, applicando un olio sulla superficie cutanea, si rende trasparente lo strato corneo e
si mettono in evidenza le strutture pigmentate sottostanti.
Lesioni sospette vanno bioptizzate con biopsie di tipo escissionale allargate per 1-3 mm nel tessuto sano.
Stadiazione TNM
Fattori prognostici
I principali fattori prognosticamente sfavorevoli sono le metastasi a distanza o linfonodali, l'ulcerazione,
elevato indice mitotico, elevati livelli sierici di LDH; un fattore favorevole è la presenza di infiltrato
linfocitario intralesionale.
Terapia
Il trattamento del melanoma è elettivamente chirurgico fin quando possibile: la chirurgia radicale assicura
la guarigione negli stadi iniziali con un basso tasso di recidiva.
Alla chirurgia va sempre affiancato l'esame del linfonodo sentinella che, se positivo, va seguito da
linfadenectomia. Il caso di skip metastasis, con linfonodo sentinella negativo e metastasi a distanza
linfonodali, è abbastanza raro.
Uno dei capitoli più importanti della terapia del melanoma riguarda la terapia immunologica, attiva e
passiva: per terapia attiva si intende la somministrazione di un vaccino, per terapia passiva si intende invece
la somministrazione di anticorpi monoclonali. La terapia con interferone è ora in secondo piano a causa
degli effetti collaterali ed è considerata una terapia immunomodulante e non una vera immunoterapia.
A causa della elevata tendenza alle mutazioni delle cellule di melanoma è difficile strutturare un vaccino
efficace per tutte le fasi della malattia ed è impossibile creare un vaccino valido per tutti. Il vaccino viene
creato estraendo cellule tumorali del paziente, estraendone e purificandone gli antigeni che verranno messi
in coltura con cellule dendritiche del paziente stesso, in modo da fare maturare queste ultime affinchè
diventino capaci di presentare l'antigene ed avviare, una volta reinfuse una risposta linfocitaria contro il
tumore. Un'alternativa all'utilizzo delle cellule dendritiche è l'utilizzo di exosomi, contenenti DNA ed RNA in
grandi concentrazioni, nettamente superiori a quelli estraibili dalle cellule.
Per quanto riguarda l'immunoterapia passiva, è possibile sfruttare anticorpi monoclonali diretti contro
specifici recettori o inibitori delle tirosin-chinasi mutate.
L'ipilimumab è un anticorpo diretto contro il CTLA4: il recettore viene bloccato nella sua funzione e quindi
non è in grado di inibire l'attività dei linfociti T che possono aggredire il tumore.
Lo studio mutazionale di BRAF ha consentito di progettare un inibitore della BRAF chinasi: in pazienti con
mutazione V600E è possibile somministrare vemurafenib che riesce a bloccare la via BRAF/MEK/ERK,
iperattiva in neoplasie con BRAF mutato. La terapia combinata con inibitori ed anticorpi può permettere
una maggiore efficacia ed un superamento di eventuali farmacoresistenze: la terapia va però studiata
paziente per paziente. Gli effetti delle terapia immunologiche sono visibili dopo un periodo maggiore di
quelli con inibitori e queste terapia dovrebbero pertanto essere riservate a chi si presume abbia tempo per
completare le infusioni e non abbia sintomatologia da risolvere con urgenza.
Un aspetto peculiare della immunoterapia è la pseudo-progressione del tumore, un aumento volumetrico
talvolta visibile macroscopicamente segno di infarcimento infiammatoria del tessuto e non di avanzamento
di malattia. Purtroppo la diagnosi differenziale tra i due fenomeni non è ancora accertabile in nessun modo.
La chemioterapia riveste un ruolo assolutamente marginale nel melanoma, tumore poco chemiosensibile:
tradizionalmente destinata ai pazienti con metastasi e malattia fortemente sintomatica e si fonda
sull'utilizzo di dacarbazina e nitrosurea, valida nei pazienti con metastasi nel SNC.
Melanoma uveale
È una patologia fortemente differente dagli altri tipi di melanoma, altamente aggressiva ed a prognosi
infausta. Si localizza a livella della coroide ed è da considerare rara ma in aumento, forse a causa del
crescente utilizzo di telefoni cellulari e cordless. È comunque il primo tumore intraoculare nella popolazione
adulta. Il melanoma può insorgere su nevi uveali o su uvea sana.
Tipicamente si ritrovano le mutazioni dei geni c-Kit, GNAC1 e GNAC2.
Istologicamente si trovano cellule epiteliodi e fusate con vari gradi di atipia: fattori prognostici sono la
dimensione del tumore (diversamente dal melanoma cutaneo è un fattore negativo l'estensione
orizzontale), il tipo cellulare predominante (peggiore l'epitelioide), l'indice mitotico. L'infiltrazione
linfocitaria non è un fattore positivo nel melanoma uveale.
Non essendovi vasi linfatici nell'occhio i melanomi uveali possono diffondere solamente per via ematica
dimostrando particolare tropismo per il fegato (colpito nel 50% dei casi). Le metastasi possono insorgere
molti anni dopo la risoluzione della patologia primitiva.
La diagnosi è clinica attraverso la visita oculistica, non vengono effettuate biopsie del tumore.
La clinica del melanoma può essere completamente muta o prevedere alterazioni del visus e disturbi che
vanno dal distacco di retina al glaucoma, passando per fosfeni, riduzioni del campo visivo ed offuscamenti
visivi.
Nei casi trattabili in modo conservativo si effettua radioterapia in centri altamente specializzati, nei casi più
avanzati si esegue chirurgia conservativa o demolitiva con enucleazione del bulbo oculare.