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Organizzato da

EV Soc Cons ARL una Societ con


sistema qualit certificato ISO 9001:2008

ATTI CONGRESSUALI

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79 CONGRESSO NAZIONALE

SOCIET CULTURALE ITALIANA VETERINARI PER ANIMALI DA COMPAGNIA


SOCIET FEDERATA ANMVI

MOLTO CAMBIATO IN
ONCOLOGIA VETERINARIA
VEDIAMO DI FARE IL PUNTO
12/14 LUGLIO 2013 - PALERMO

Organizzato da

EV Soc Cons ARL una Societ con


sistema qualit certificato ISO 9001:2008

ATTI CONGRESSUALI

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COMITATO SCIENTIFICO
CONGRESSUALE
PAOLO BURACCO
Med Vet, Dipl ECVS, Torino

DIRETTORE SCIENTIFICO
FULVIO STANGA
Med Vet, Cremona
COORDINATORE CONGRESSUALE
MONICA VILLA
Tel. +39 0372 403504
E-mail: commscientifica@scivac.it

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SEGRETERIA MARKETING
FRANCESCA MANFREDI
Tel. +39 0372 403538
E-mail: marketing@evsrl.it

LAURA MARCONATO
Med Vet, Dipl ECVIM CA (Oncology), Bologna
CHAIRMAN
ERNESTO TURL
Med Vet, Ragusa

20-06-2013

SEGRETERIA ISCRIZIONI
PAOLA GAMBAROTTI
Tel. +39 0372 403508
Fax +39 0372 403512
E-mail: info@scivac.it

ORGANIZZAZIONE CONGRESSUALE

Soc. Cons. a r.l.


Azienda con sistema qualit certificato ISO 9001:2008

EV - Eventi Veterinari
Via Trecchi, 20 - 26100 CREMONA (Italia)

Societ Federata ANMVI

Ringrazia lo Sponsor per il sostegno dato allevento

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Molto cambiato in oncologia veterinaria vediamo di fare il punto
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RELATORI
FRANCESCA ABRAMO
Med Vet, Pisa
Si laureata in Medicina Veterinaria a
pieni voti presso lUniversit degli Studi
di Pisa nel 1986. Dal giugno 1988 fino
a Dicembre 1989 stata Assistentin
Professor presso la Facolt di Medicina Veterinaria
dellUniversit di Berna (Svizzera). attualmente Professore Associato presso il Dipartimento di Patologia
Animale della Facolt di Medicina di Pisa e docente
di patologia generale comparata. I principali settori
di attivit sono la diagnostica dermatopatologica e
oncologica; presso il Dipartimento responsabile del
Servizio di Diagnostica Dermatopatologica. Ha partecipato ed stata relatrice a numerosi congressi nazionali ed internazionali su argomenti di patologia (in
particolare dermatopatologia) ed autrice di oltre
100 articoli scientifici pubblicati su riviste nazionali e
internazionali di accertato impatto scientifico e di un
libro di dermatologia edito dalla UTET. Presidente
della SIDEV e responsabile del Gruppo di Studio di
Dermatopatologia.
PAOLO BURACCO
Med Vet, Dipl ECVS, Torino
Prof. ordinario, Clinica Chir Vet (Facolt
Med. Vet. Torino). Visiting Assistant Professor presso Vet Med School (Purdue
University, Indiana, 1987-88, borsa AIRC).
Svolti ulteriori trainings in oncologia (6 mesi) presso
Vet Med School (Fort Collins, Colorado, e Raleigh,
North Carolina). Diplomato nel 1998 al Collegio Europeo dei Chirurghi Vet (ECVS), piccoli animali.
Membro dellExamination Committee ECVS (2005-8)
e, nel 2007, Chair del Committe. Membro di Vet Cancer Soc (VCS), Soc Ital Chir Vet (SICV) e Europ Soc
Vet Oncol (ESVONC). Nel 2007-10 presidente Soc It
Onc Vet (SIONCOV). Dal 2006 membro onorario
della VSSO (Vet Soc Surgical Oncology). Relatore in
convegni nazionali e internazionali; autore di oltre
220 articoli su riviste italiane ed estere, comprese le
comunicazioni congressuali, e di capitoli di libri, anche in lingua inglese, su chirurgia oncologica e oncologia clinica.

SIMONA CANCEDDA
Med Vet, Bologna
Laureata con lode presso la Facolt di
Medicina Veterinaria di Sassari nel 2006.
Dopo aver praticato in una clinica privata, svolge nel 2007-2008 un tirocinio teorico-pratico presso la Clinica Veterinaria dellOrologio,
Sasso Marconi (BO). Nel 2010 consegue il Diploma di
Master di II livello in Oncologia Veterinaria presso la
Facolt di Medicina Veterinaria di Pisa. Nel Luglio
2010 consegue una borsa di ricerca SPINNER (Regione Emilia-Romagna) in collaborazione con il Centro
Oncologico Veterinario finalizzata allo studio di un protocollo combinato di radioterapia e anticox-2 nel trattamento dei tumori nasali del cane. Ha trascorso periodi
di formazione in radioterapia in Italia presso lOspedale S. Orsola (BO) e allestero presso lAOI Center
di Huenenberg (CH) e lUniversit degli studi di Zurigo.
Dal 2009 ad oggi collabora presso il Centro Oncologico Veterinario di Sasso Marconi (BO) occupandosi
esclusivamente di oncologia e radioterapia (gestione
dei pazienti sottoposti a radioterapia e pianificazione
dei trattamenti radioterapici). Ha partecipato a numerosi congressi nazionali ed internazionali e ad incontri di
societ specialistiche, presentando posters e abstracts, e
pubblicato lavori scientifici in riviste nazionali ed internazionali. Attualmente svolge un Dottorato di ricerca
presso la Facolt di Medicina Veterinaria di Bologna.
LAURA MARCONATO
Med Vet, Dipl ECVIM CA (Oncology),
Bologna
Laureata a Milano. Dopo la laurea lavora a Philadelphia (USA) presso il Veterinary Oncology Service and Research
Center, occupandosi di oncologia medica. Nel 20012003 fellow visitor a UPenn (Dip. Pat. Vet). Nel 20032009 lavora a Napoli. Nel 2003-2004 professore a
contratto presso lUniversit di Napoli Federico II. Nel
2007-2009 docente al Master di Oncologia (UNIPI).
Nel 2007-2009 professore a contratto presso UNIBO. Nel 2008 consegue il diploma del College Europeo di Medicina Interna - Oncologia. Nel 2009-2011
collabora con Animal Oncology and Imaging Center,
Hunenberg, CH. Attualmente lavora al Centro di Oncologia di Sasso Marconi (BO). stata relatrice a diversi
seminari, congressi e corsi di oncologia. autrice di
vari testi (Poletto editore) e di numerosi articoli. Fonda
la SIONCOV e dal 2011 ne Presidente.

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PROGRAMMA SCIENTIFICO
VENERD 12 LUGLIO 2013
13.45
14.30
14.45
15.30
16.15
16.45
17.30
18.15
18.30

Registrazione dei partecipanti e verifica presenze


Saluto ai partecipanti, presentazione dei relatori ed inizio lavori
Dalla presentazione del caso alla pianificazione del trattamento: il percorso a tappe
della stadiazione clinica - Laura Marconato
nel percorso di stadiazione scattiamo qualche foto: limportanza dellimaging - Simona Cancedda
Pausa caff
Diamo un nome allalieno: la biopsia, come prelevarla e cosa chiedere al patologo - Francesca Abramo
e ora che sappiamo chi e quanto esteso definiamo la prognosi! Lutilit dei c.d. oncomarkers
Francesca Abramo
Discussione
Termine della giornata

SABATO 13 LUGLIO 2013


09.00
10.00
10.45
11.15
12.00
12.45
13.00
14.30
15.15
16.00
16.45
17.30
18.15
18.30

la chirurgia, se possibile, cura pi di ogni altro trattamento.


Vediamo come: i margini di escissione e il trattamento multimodale - Paolo Buracco
Pianifichiamo il trattamento: radioterapia, quando e perch - Simona Cancedda
Pausa caff
Pianifichiamo il trattamento: chemioterapia, quando e perch - Laura Marconato
Cosa c di nuovo per il linfoma nel cane? - Laura Marconato
Discussione
Pausa pranzo
Cosa fare per il linfoma del gatto? - Laura Marconato
Tumori cutanei: per molti di loro sapere prima di cosa si tratta ti dice come operarli
(compreso mastocitoma) - Paolo Buracco
Pausa caff
Neoplasie ossee: tumori che mettono ansia - Paolo Buracco
Tumori mammari: anche se sono sempre i pi comuni, impariamo a conoscerli meglio
Laura Marconato
Discussione
Termine della giornata

DOMENICA 14 LUGLIO 2013


09.00
10.00
10.45
11.15
12.15
13.00
13.30

La sfida continua: i tumori dellurinario - Paolo Buracco


e quando i tumori sono endocavitari? (torace, fegato, milza) - Paolo Buracco
Pausa caff
qual lapproccio terapeutico pi corretto per i tumori intestinali e perianali? - Paolo Buracco
Tumori difficili: quelli di origine istiocitaria. Conoscere il nemico per combatterlo meglio
Francesca Abramo e Laura Marconato
Discussione
Termine del congresso

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ESTRATTI
DELLE RELAZIONI

Questo volume di atti congressuali riporta fedelmente quanto fornito dagli autori
che si assumono la responsabilit dei contenuti dei propri scritti.

Gli estratti sono elencati in ordine cronologico di presentazione.

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Francesca Abramo
Med Vet, Pisa

Diamo un nome allalieno:


la biopsia, come prelevarla e
cosa chiedere al patologo
Venerd, 12 luglio 2013, ore 16.45

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Con il termine biopsia si identifica il prelievo (asportazione) di un campione di tessuto da analizzare attraverso lesame microscopico ai fini diagnostici e/o prognostici. Il prelievo pu essere eseguito su lesioni superficiali, su lesioni poste in cavit viscerali mediante endoscopia, su lesioni profonde mediante agobiopsia (biopsia a cielo coperto ecoguidata) o approccio chirurgico
(biopsia a cielo scoperto). Una biopsia si definisce incisionale quando si preleva un campione pi piccolo rispetto alla lesione che si vuole analizzare e si
definisce escissionale quando si preleva in toto la lesione che si vuole esaminare. La prima viene effettuata solitamente tramite punch, la seconda, quasi
sempre, tramite bisturi.
In oncologia la biopsia incisionale viene eseguita fondamentalmente per
ottenere una diagnosi specifica di malattia neoplastica (istotipo tumorale)
quando gli esami precedenti (esame clinico, esami mediante diagnostica per
immagine, esame citologico) non sono stati conclusivi. La biopsia escissionale viene invece eseguita quando, raggiunta una diagnosi clinica, sia necessaria la conferma istopatologica e/o sia necessario aggiungere alcuni parametri
prognostici da poter utilizzare per la terapia e/o sia necessario fare una valutazione dei margini di asportazione. Il referto istopatologico ha un ruolo chiave in entrambi i casi nel definire la diagnosi e la prognosi, e nella decisione
terapeutica o gestione del caso.
Le indicazioni riportate in questa relazione seguono le linee guida pubblicate nel 2011 su Veterinary Pathology da una commissione di patologi ed oncologi veterinari sulla corretta gestione di un campione oncologico per quanto riguarda linvio, lallestimento dei campioni istopatologici, la valutazione
dei margini e la refertazione.

INVIO DEL CAMPIONE


La validit del referto oncologico dipende dalle informazioni inviate dal
clinico (riportate in scheda, verbalmente, invio di immagini) e dalla qualit
del campione spedito. La parte finale di allestimento del campione e il suo invio al laboratorio di istopatologia costituiscono fasi importanti per lottimizzazione del risultato finale.
Il campione deve essere fissato immediatamente (assolutamente entro i 30
minuti) in formalina tamponata. Gli artefatti possono essere presenti anche
dopo soli 10 minuti. La formalina del commercio una soluzione al 40% (la
forma pura non esiste allo stato liquido) e per un corretto uso deve essere diluita 1:10 in soluzione fisiologica (la concentrazione finale quindi in realt
al 4 e non al 10% anche se comunemente viene indicata come formalina al

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10%). In commercio disponibile la formalina tamponata al 10% gi pronta


alluso. Il volume totale del fissativo deve essere almeno 10 volte superiore al
volume del campione. Secondo le norme IATA il materiale va spedito dentro
un contenitore a norma, con doppia chiusura ermetica a pressione con tappo
e con secondo tappo a vite, in materiale plastico resistente non fragile, moderatamente elastico, antirottura. Questo contenitore va quindi inserito in una
busta di plastica resistente a chiusura ermetica e in un terzo contenitore di cartone con polistirolo.
Si ottiene cos il triplo imballo. Loncologo pu anche procedere direttamente in ambulatorio alla fissazione (almeno per 24-48h) ed inviare il pezzo gi fissato, privato del liquido, in doppia busta ermetica. Questo metodo
sconsigliabile per campioni di dimensioni inferiori a 1 cm. In presenza di
biopsie multiple il clinico deve assolutamente contrassegnare le biopsie o inserirle in contenitori diversi.
I campioni devono essere corredati di una scheda anamnestica di accompagnamento compilata accuratamente e riportante: nome del veterinario curante, nome del proprietario, segnalamento, caratteristiche specifiche della lesione (sito anatomico, data di riscontro, tipo di crescita), segni clinici associati, tipologia di lesione (nuova, recidiva), risultati di precedenti indagini (radiografie, RM, TAC, citologia) ed eventuali terapie effettuate. Loncologo dovr
anche necessariamente segnalare se si tratta di biopsia incisionale o escissionale e, nel secondo caso, indicare leventuale necessit della valutazione dei
margini contrassegnando gli stessi sulla scheda.

VALUTAZIONE DEI MARGINI


Lasportazione chirurgica uno degli approcci terapeutici alla malattia
neoplastica, indicata per neoplasie a basso potenziale metastatico ed elevata probabilit di recidiva locale e in alcuni casi pu essere considerata risolutiva. Il primo intervento ha maggiore possibilit di essere risolutivo rispetto
ad un eventuale secondo intervento in quanto: a)i tessuti non trattati hanno
avuto meno tempo a disposizione per dare metastasi b) anatomia non alterata
per manipolazioni precedenti c) assenza di reazione cicatriziale d) nel secondo intervento possibile disseminazione a piani tissutali prima non coinvolti.
Per questi motivi lasportazione chirurgica deve essere completa.
La causa pi comune di fallimento di un intervento chirurgico infatti una
escissione incompleta.
La completezza dellescissione chirurgica di una neoplasia dipende soprattutto dallinavsivit del tumore; con questo termine si intende labilit delle

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cellule di insinuarsi nei tessuti limitrofi con zaffi, propaggini o cordoni. Tale
atteggiamento molto evidente nei sarcomi con cordoni cellulari che decorrono lungo i setti, i vasi o i nervi; le propaggini originano lesioni satelliti che
ampliandosi confluiscono e danno luogo a masse multilobulate; macroscopicamente si vede la massa ma non la propaggine che, se permane in situ, dar
luogo a recidiva.
Per recidiva si intende la produzione in situ del tumore a partire da cellule ad esso appartenenti che sono rimaste nel tessuto dorigine. Le recidive
hanno spesso carattere pi aggressivo della neoplasia primaria; pi la neoplasia infiltrante maggiore la probabilit di dare recidiva, poich pi difficile lescissione completa.
Il metodo di valutazione oggettivo della completezza dellescissione chirurgica losservazione istologica del margine. La definizione di margine
in oncologia oggetto di grande discussione. Lestensione del margine varia
in base al tipo di tessuto coinvolto: i tessuti poco vascolarizzati, come tendini, legamenti, cartilagine sono resistenti allinvasione neoplastica mentre i
tessuti pi vascolarizzati come il tessuto sottocutaneo, il muscolo, i parenchimi in generali sono soggetti pi facilmente allinvasione. Ne consegue che i
margini posso avere dimensioni diverse.
Il margine creato dal chirurgo e osservato dal patologo, necessario pertanto che le due figure professionali interloquiscano in modo soddisfacente.
Il patologo deve essere al corrente del tipo di resezione effettuata dal chirurgo:
Intralesionale asportazione di parte della massa attraverso la sua capsula
(si effettua generalmente per il curettage di neoplasie ossee benigne e per
prelievo bioptico);
Marginale asportazione della massa con la sua capsula (per neoplasie benigne);
Ampia quando oltre alla massa viene asportato un margine di tessuto normale sia ai lati che in profondit;
Radicale quando si rimuovono sia la massa che lintero compartimento organico interessato (amputazione).
Uno dei concetti fondamentali di margine che il chirurgo lo valuta macroscopicamente e il patologo microscopicamente, il chirurgo non pu quindi essere conscio della presenza o meno di massa neoplastica residua nello
spessore del margine mentre il patologo vede anche singole cellule nello spessore del margine: ecco perch, soprattutto nei tumori infiltranti (mastocitoma,
schwannoma, miopericitoma) il margine chirurgico deve essere ampio.

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Il chirurgo ha una migliore percezione spaziale del campione in quanto lo


vede nella sua sede anatomica, il patologo percepisce meno lesatta localizzazione del tumore in quanto questo staccato da ogni riferimento anatomico e risulta non palpabile per lindurimento conseguente alla fissazione; losservazione istopatologica di un campione avviene inoltre dopo che questo ha
subito un complesso iter di processazione che include: prelievo del campione che deve essere inserito in cassettine di plastica delle dimensioni di circa
0,5x3x2,5cm (e quindi deve essere ridotto di dimensione), disidratazione,
chiarificazione, inclusione in paraffina, taglio e colorazione.
Altro concetto di rilevanza nella valutazione dei margini che spesso il
chirurgo a definire quale dei margini di un tumore escisso debba essere valutato per la presenza di eventuali cellule residue e pertanto deve segnalarlo al
patologo. quindi compito del chirurgo segnalare in dettaglio i limiti anatomici del pezzo asportato e la definizione dei limiti anatomici dipende dalla sede di asportazione:
tronco craniale, caudale, laterali dx e sx (se era sulla linea mediale), laterale, mediale, ventrale
arti prossimale, distale, laterale, mediale, ventrale
cavit orale orale, aborale, labiale, ventrale
La segnalazione del margine da parte del chirurgo pu essere eseguita con
diverse modalit e le pi comunemente usate sono:
a) apposizione di fili di sutura singoli o multipli (es: 1 filo di sutura=margine
craniale; 2 fili di sutura=margine caudale; 3 fili di sutura= margine mediale ecc). Considerare che i fili devono essere abbastanza lunghi da essere riconosciuti dal patologo durante le fasi di sezionamento, spesso, soprattutto nei campioni con margini costituiti da pannicolo, i fili vengono inglobati nel grasso (pi opaco e indurito in seguito a fissazione) e risultano difficilmente visibili. Talvolta sono usati fili di colore diverso che per dopo
fissazione sbiadiscono e pertanto non possono essere considerati indicativi per il riconoscimento dei diversi margini.
b) utilizzo di marcatori colorati, tale metodo considerato come il pi pratico e utile
La colorazione dei margini deve essere eseguita mediante colori che segnano in modo indelebile i tessuti in modo tale che il patologo possa riconoscerli dopo che il pezzo stato fissato in formalina.
Il colore deve essere applicato facendo attenzione che si colorino solo i
margini che devono essere valutati e non tutta la superficie della massa (si potrebbero creare margini falsamente positivi).

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Sullo stesso campione pu essere utilizzato un unico colore o pi di un colorante (sistema multicolore), necessario in questo caso che il chirurgo effettui una adeguata descrizione o disegni una mappa con lesatto orientamento della massa.
Le qualit del colorante devono essere molteplici: facile reperibilit, economico, non tossico, che si asciuga facilmente, poco diffusibile, visibile anche microscopicamente, non asportabile durante la processazione, essere indelebile. I coloranti utilizzati sono numerosi e comprendono oltre a kit commerciali anche linchiostro di china (con vari colori), pigmenti per artisti in
acetone, fluido correttore,
Alcian blu, gelatine colorate e i semplici colori acrilici che resistono bene
alla processazione.

Orientamento del pezzo


Per migliorare laccuratezza della valutazione di un margine (non marcato o
marcato) sono state nel tempo elaborate metodiche di orientamento del campione. In medicina veterinaria le tecniche di orientamento del pezzo sono ancora
scarsamente utilizzate in quanto complesse e codificate solo di recente.
I margini chirurgici di una neoplasia cutanea possono essere valutati dalla
combinazione dei tre principali tipi di sezionamento: verticale o perpendicolare, orizzontale o parallelo, obliquo.
Le principali combinazioni sono la:
cross sectioning: valutazione di sezioni verticali perpendicolari alla superficie cutanea della massa; la neoplasia viene sezionata prima lungo lasse
minore e poi lungo lasse maggiore di ogni emisezione. Lo svantaggio del
metodo che si assume che la crescita sia espansiva e simmetrica e che solo una piccola porzione dei margini viene valutata (<10%).
metodo Breadloaf: valutazione di sezioni parallele e verticali alla massa
per tutta la lunghezza del campione. Il metodo prevede lallestimento di
numerose sezioni ed costoso.
metodo cross-Breadloaf: valutazione di sezioni parallele verticali alla massa e sezioni longitudinali
metodo periferico: sezioni periferiche verticali in vicinanza dei margini e
paralleli a questi
tecnica Mohs: valutazione di sezioni periferiche oblique con cui si valutano contemporaneamente il margine laterale e profondo
Le diverse tecniche, singole o combinate, vengono usate a seconda dellestensione della massa da esaminare e della sua conformazione.

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Refertazione dei margini


La refertazione del patologo dovr comprendere la valutazione dei margini. La terminologia del patologo sui margini non codificata e i termini
pi utilizzati sono:
positivo o sporco o coinvolto:
- quando le cellule neoplastiche sono in corrispondenza del margine
negativo o pulito o libero:
- quando le cellule non sono sul margine
Se le cellule neoplastiche non sono sul margine ma comunque in prossimit di esso la definizione di margine diventa molto ambigua. La terminologia si personalizza e ogni patologo esprime un parere che spesso soggettivo (es. margine libero ma le cellule sono in stretta prossimit, margine libero ma sottile, margine libero ma con aggregati cellulari nelle vicinanze).
A tale proposito esistono solo scarse segnalazioni in letteratura, alcuni autori suggeriscono di considerare un margine ancora positivo o sporco o coinvolto quando le cellule neoplastiche sono a meno di 1 mm di distanza (stima
quantitativa: la met di un campo a 10x circa 1 mm), viceversa il margine
definito negativo, pulito o libero.
Con un margine positivo o sporco o coinvolto possibile che si verifichi
una recidiva e pi accurato lesame del margine, pi attendibile sar la prognosi. Lassenza di recidive in caso di margine sporco nel mastocitoma sottocutaneo viene interpretata in base alla teoria della nicchia delle stem cell.
Al contrario, con un margine negativo o pulito o libero, non si pu con sicurezza affermare che lescissione sia stata completa per i seguenti principali motivi:
- non possibile tecnicamente esaminare per intero i margini di una massa
(per massa di 6x6x6cm ci vorrebbero 54 sezioni)
- in alcune neoplasie linvasivit determinata da piccole lesioni satelliti
che possono non avere stretta contiguit con la massa primaria

VALUTAZIONE MICROSCOPICA E REFERTAZIONE


La standardizzazione della refertazione scaturita dalla necessit delloncologo clinico di reperire in un referto istopatologico tutti i dati prognostici
necessari al fine della gestione ottimale di un paziente oncologico. Il recepimento delle linee guida per la refertazione pubblicate su Veterinary Pathology nel 2011 render sicuramente pi facile ed immediata la comunicazione tra
i diversi laboratori di patologia ma soprattutto tra oncologi e patologi. La pri-

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ma componente di un referto riguarda i dati anagrafici del laboratorio, della


clinica referente, del proprietario e il segnalamento dellanimale oltre alla data di ricevimento del campione e ad un breve riassunto dellanamnesi e della
tipologia di lesione. Lesame microscopico deve essere preceduto da una descrizione macroscopica del campione e di eventuali metodologie applicate
dopo la fissazione (es: demineralizzazione, postfissazione in alcool).
La descrizione standardizzata dallAFIP prevede la descrizione a piccolo ingrandimento con indicazione precisa della sede anatomica, forma, dimensioni,
capsula, demarcazione, margini, modello di crescita per quanto riguarda lorganizzazione cellulare (tipo embriogenetico della neoplasia) e le caratteristiche dello stroma, e le caratteristiche citologiche (cellule, citoplasma, nucleo). Seguono
lindicazione del numero di mitosi (per HPF) e il grading. Nel referto verranno
anche indicati evidenze di malignit (necrosi, emorragie, emboli), lesioni addizionali, tipi di colorazione speciale istochimica o immunoistochimica utilizzata
con i rispettivi risultati e infine una diagnosi morfologica o una diagnosi di neoplasia (tipo di tumore, sottotipo, grado). Il referto pu essere corredato di un
commento (non obbligatorio ma fortemente consigliato anche per suggerire ulteriori indagini diagnostiche) e riporta la firma del responsabile.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Surgery 1984, 73: 492-197.
Gould E, Robinson PG. The pathologists examination of the lumpectomy the pathologists view of surgical margin. Seminars in Surgical Oncology 1992, 8:129-135.
Dernell W, Withrow SJ. Preoperative patient planning and margin evaluation. Clinical techniques in Small Animal Practice 1998, 13:17-21.
Enneking WF. Surgical procedures, in Enneking WF (ed): Musculoskeletal Tumor Surgery.
New York, NY, Churchill Livingstone, 1983, pp 89-122.
Withrow JW, McEwen EG. Small Animal Clinical Oncology. WB Saunders Co 2 ed 1996, pp 9-11.
Seitz SE, Foley GL, Marretta SM. Evaluation of marking materials for cutaneous surgical margins. American Journal of Veterinary Research 1995, 56: 826-833.
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Indirizzo per la corrispondenza:
Dipartimento di Scienze Veterinarie - Viale delle Piagge, 2 - 56100 Pisa - abramo@vet.unipi.it

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Molto cambiato in oncologia veterinaria vediamo di fare il punto
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Francesca Abramo
Med Vet, Pisa

e ora che sappiamo chi


e quanto esteso
definiamo la prognosi!
Lutilit dei c.d. oncomarkers
Venerd, 12 luglio 2013, ore 17.30

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Gli oncomarkers vengono sempre pi frequentemente utilizzati per la gestione del paziente oncologico. Il termine stato coniato per indicare alcune
sostanze rilasciate da un tumore o da un tessuto in seguito alla formazione di
una neoplasia e che, se rilevate in un paziente, possono rappresentare un indice precoce di trasformazione neoplastica in corso. Con il passare degli anni il termine ha assunto significati pi ampi e viene utilizzato in ambito clinico ma anche in patologia diagnostica. In questa relazione i diversi oncomarkers saranno suddivisi in base alla loro definizione e utilit:
a) oncomarkers come termine pd: spiegato nel paragrafo precedente (utilizzato dai clinici)
b) oncomarkers come fattori prognostici (individuato dai patologi e di utilizzo per la clinica)
c) oncomarkers come fattori predittivi (individuato dai patologi e di utilizzo
per la clinica)
d) oncomarkers come fattori per individuare le linee tumorali (utilizzato dai
patologi per la classificazione dei tumori poco differenziati)
I termini oncomarker prognostico e predittivo sono stati spesso utilizzati
in modo inappropriato, in realt hanno significati diversi. Loncomarker prognostico d informazioni sullevoluzione della malattia oncologica in un soggetto non trattato. Al contrario loncomarker predittivo un marker che pu
essere utilizzato per identificare una sottopopolazione di individui che possono beneficiare di una certa terapia. Quindi in questi pazienti si pu instaurare
una terapia che possa essere il pi efficace possibile (es:biomarkers predittivi
sono i recettori per estrogeni e progesterone per stabilire una terapia endocrina nel cancro della mammella, recettore cKit per stabilire una terapia con inibitori delle tirosin-chinasi per il mastocitoma e i GIST). Nella seguente relazione saranno trattati solo alcuni dei principali oncomarkers di cui sopra.

a) Non sar argomento di questa trattazione


b) Oncomarkers come fattori prognostici
Negli ultimi anni sempre pi sesso si fa riferimento a determinati oncomarkers per individuare particolari neoplasie o sottogruppi di neoplasie per le
quali con il solo ausilio dellistopatologia non possibile stabilirne il comportamento biologico (probabilit di recidiva, di metastasi, tempo di sopravvivenza, tempo libero da malattia).
Ki67
Uno dei markers pi utilizzati il Ki67 (anticorpo MIB-1) in grado di determinare la frazione di crescita in una certa popolazione. Il numero di cellule

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positive al marker (positivit nucleare) su 100 cellule consente di esprimere un


indice di Ki67 (erroneamente ma comunemente indicato come indice di proliferazione-IP) che spesso correlato al decorso clinico della malattia neoplastica. Per alcune neoplasie la letteratura scientifica ricca di studi atti a determinare quale valore di cut-off possa essere individuato come valore soglia per definire una neoplasia a prognosi buona o infausta per quanto riguarda il comportamento biologico. Le neoplasie pi studiate in ambito veterinario sono il
mastocitoma e il melanoma. La letteratura sul mastocitoma molto articolata
e rispecchia il comportamento eterogeneo di questa neoplasia che assume
aspetti diversi a seconda della specie, della sede di insorgenza (dermica o sottocutanea) e della presentazione clinica. Un breve escursus sulla storia del mastocitoma consente di individuare i primi lavori dedicati allIP verso la fine del
secolo scorso. Nei mastocitomi canini di II grado secondo la classificazione
di Patnaik (allora vigente) il valore di 10 viene ritenuto il cut-off per valutazioni di tipo prognostico (Abadie et al, 1999); 7-8 anni dopo altri lavori indipendenti segnalano cut-off variabili per lIP molto pi basso attorno a 1-2 cellule
per HPF (Scase et al, 2006) e 23 (Webster et al, 2007). Nel frattempo la nuova classificazione 2-Tier sconvolge lapproccio classificativo di Patnaik (in
uso da circa 25 anni) ma non fornisce indicazioni sulluso del Ki67, non pi
possibile quindi stabilire una prognosi basata su IP nei mastocitomi low-grade e high-grade. Solo nel 2012 un lavoro arriva in aiuto ai patologi e ai clinici segnalando il valore prognostico dellIP in 53 mastocitomi cutanei. Con
un IP >10,6 il cane con mastocitoma ha 8 volte pi probabilit di soccombere
rispetto ad un soggetto con IP< a10,6. Il cut-off per lIP stato anche individuato per un sottogruppo di mastocitomi ovvero quelli che insorgono primariamente nel sottocute e che per molto tempo sono stati classificati come MC
di grado II secondo Patnaik. Per tali mastocitomi il cut-off viene considerato
21,8 (i soggetti con valori superiori hanno maggiore probabilit di sviluppare
metastasi). Per il melanoma la situazione meno complessa, nel 2011 Smedley
et al, propongono un sistema di valutazione del Ki67 ben dettagliato differenziando tra melanomi ad insorgenza orale/mucosa labiale o sulle aree digitali e
cutanee. Il cut-off di 19,5 per il prim gruppo di neoplasie e 15 per i melanomi nelle aree non mucosali. Resta comunque la difficolt per il patologo allapproccio delle neoplasie melanocitarie fortemente pigmentate per le quali i processi di decolorazione (che si basano sullutilizzo di H2O2) possono inficiare
una corretta interpretazione dellesame immunoistochimico.
Altri marker di proliferazione sono stati segnalati in letteratura: PCNA,
AgNOR (argyrophilic nucleolar organizer region), microcromosomi ma mai
come il Ki67 hanno preso largo uso nella diagnostica oncologica se non da
centri specializzati di ricerca.

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P16
La p16 appartiene alla famiglia delle CDKI, proteine che, inibendo lazione delle chinasi dipendenti da ciclina (CDK), sono in grado di bloccare il ciclo cellulare ed impedire la mitosi. Per tali funzioni il gene per questa proteina definito un oncosoppressore ed infatti ritrovato mutato o down-regolato in alcune neoplasie. Poich tra i target della proteina compare CDK4, che
un inibitore della proteina RB (retinoblastoma), la presenza di p16 fortemente correlata allazione del RB. In breve, laccumulo della p16 determina
la fosforilazione del RB con conseguente suo distacco da un fattore di trascrizione nucleare lE2F ed entrata della cellula nel ciclo di proliferazione. Tale
meccanismo viene attivato da alcuni agenti virali, in particolare il Papillomavirus tanto che in medicina umana laumento tissutale dellespressione della
p16 indicativo della genesi virale di alcune neoplasie (carcinoma squamoso
dellorofaringe e della cervice) per le quali anche documentata una prognosi migliore rispetto alla stessa neoplasia non virus-indotta. In medicina veterinaria la p16 un marker di oncogenicit e nel gatto la sua espressione era
aumentata nelle placche virali, nel BISC (carcinoma in situ Bowenoide) e nel
carcinoma squamoso invasivo (ISCC) di origine non attinica e solo scarsamente presente nellISCC di origine attinica e nel tricoblastoma. Nelle lesioni che esprimono la p16 esami di PCR confermano la presenza dellinfezione
da PV. Recentemente il gruppo di Munday (2013) ha segnalato una marcata
immunopositivit alla p16 nel 63% di gatti con CS del planum nasale; in questo studio, su 30 gatti con diagnosi di CS (senza asportazione chirurgica) il
tempo di sopravvivenza era superiore (643giorni) nei soggetti p16+ rispetto
ai soggetti p16- (217 giorni). Questi risultati suggeriscono lutilizzo della p16
come fattore prognostico per il CS del planum nasale nel gatto.

c) oncomarkers come fattori predittivi


(individuato dai patologi e di utilizzo per la clinica)
Gli onkomarkers cd predittivi e pi studiati in medicina veterinaria sono i
recettori per le tirosin-chinasi, i recettori per estrogeno e progesterone e le
COX.
cKIT
I recettori per le tirosin-chinasi vengono identificati dal cKit e rappresentano il primo gruppo di recettori che hanno mostrato una utilit clinica per la
terapia oncologica basata su molecole a bersaglio (inibitori delle tirosin-chinasi). Lespressione del cKit stata inizialmente studiata per il mastocitoma,
e diversi pattern di espressione sono stati identificati nel cane e nel gatto, nel
mastocitoma dermico vs il mastocitoma sottocutaneo. Per il mastocitoma der-

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mico del cane viene segnalata una correlazione con la prognosi: la distribuzione omogenea citoplasmatica costituisce un fattore prognostico negativo
mentre lespressione membranaria e in parte anche quella a spot perinucleare, ricordando la distribuzione del recettore nei mastociti non neoplastici, legata ad una prognosi favorevole. Non assume alcun rilievo prognostico invece la distribuzione del recettore nei mastocitomi sottocutanei, per queste neoplasie pertanto il gold standard resta lIP. Nel gatto lespressione del cKit non
correla con il tipo istologico (mastocitoma mastocitico, atipico o poco differenziato e pleomorfo), gli autori pertanto ritengono che possa essere utile solo per lidentificazione della linea cellulare. I recettori delle tirosin-chinasi sono espressi oltre che dai mastociti anche da altre cellule (cellule di Cajal, melanociti, cellule emopoietiche primordiali, cellule germinativa) e lindividuazione immunoistochimica in alcune neoplasie (es: GIST o occasionalmente
altre) diventa di utilit al clinico per un approccio terapeutico mirato con le
nuove molecole inibitrici prodotte in commercio.
COX-2
Le ciclo-ossigenasi (COX) note anche come enzima prostaglandina G/H
sintetasi un omodimero del quale si conoscono due isoforme. Lisoforma
COX-1 espressa in molti tessuti e si reputa che medi le risposte fisiologiche
che richiedano una biosintesi rapida e/o costante di prostaglandine. Lisoforma
COX-2 invece normalmente assente dalle cellule ma pu essere indotta in risposta a reazioni infiammatorie, fattori di crescita e promotori tumorali. Le due
isoforme condividono diverse similarit nella struttura proteica ma derivano da
geni diversi. Lespressione della COX-2 stata dimostrata in diverse neoplasie umane e in ambito veterinario. Diversi studi documentano lespressione aumentata di COX-2 in diverse tipologie tumorali del cane e del gatto (es:tumori
mammari, carcinoma squamoso, TVT, carcinoma intestinali e altre neoplasie)
e in alcuni casi questa espressione associata ad una prognosi peggiore. Gli
inibitori delle COX sono pertanto considerati dal clinico oncologo come possibile approccio terapeutico per le neoplasie che esprimono tali enzimi. Una recente esperienza personale ha riportato buoni risultati (clinici e istopatologici)
in 5/6 cani trattati con firocoxib per dermatite/cheratosi attinica.

d) oncomarkers come fattori per individuare le linee


tumorali (utilizzato dai patologi per la classificazione
dei tumori poco differenziati)
In questo gruppo rientrano diverse categorie di oncomarkers tra i quali
molto utilizzati i filamenti intermedi (FI). La diagnostica istopatologica si avvale delluso di questi marker per due motivi principali: a) assegnare ad una

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neoplasia con spiccati caratteri di anaplasia unorigine epiteliale (pancitocheratina) piuttosto che mesenchimale (vimentina), determinare nellambito di
una categoria epiteliale o mesenchimale una ulteriore linea differenziativa
(es: epidermica vs annessiale, muscolare vs endoteliale).
La vimentina espresso da tutte le cellule embrionali e la maggior parte
delle cellule di qualsiasi linea riesprimono la vimentina se messe in coltura.
Questultima situazione pu essere assimilata alla tendenza di alcune cellule
neoplastiche ad assumere la forma fusata e quindi la vimentina espresso da
numerose neoplasie: sarcoma, melanoma, CS fusato, angiosarcoma. Deve essere utilizzata consci di questa sua plasticit.
Le citocheratine sono una grande famiglia di filamenti intermedi conosciute come CK individuali (CK7, CK20), come paia di CK acide e basiche
(CK8/18) o come CK a basso o alto PM. Lapproccio pi utile quello di considerare le CK a basso PM (7, 8, 17, 18, 19) come quelle dellepitelio semplice (duttale) e quelle ad alto PM (1, 10) come quelle dellepitelio stratificato
(cute, urotelio).
La desmina il filamento intermedio delle cellule muscolari espressa nel
muscolo striato e liscio di neoplasie benigne e maligne di origine muscolare. Le
actine sono invece un gruppo di FI, componenti del citoscheletro e che servono
per la contrazione e motilit cellulare; la pi utilizzata la alfa-smooth muscle
actin (SMA) che identifica le cellule muscolari lisce, cellule miofibroblastiche,
mioepiteliali, periciti e cellule dei glomi. Alcune neoplasie che non originano da
queste cellule ma che manifestano una morfologia fusata possono per esprimere questo marker. La caldesmina espressa in modo specifico dalle cellule
muscolari lisce e non dal muscolo striato o dalle cellule miofibroblastiche, oltre che dai GIST e dal tumore dei glomi. Infine la miogenina pu essere utilizzata per le neoplasie del muscolo striato, la positivit nucleare.
La proteina S100 espressa dai melanociti, cellule della glia, condrociti,
annessi cutanei, cellule di Langerhans, cellule di Schwann. LS100 storicamente utilizzata per la diagnosi dei melanomi (positivit soprattutto citoplasmatica) e per i PNST (positivit prevalentemente nucleare) ma la % di positivit in questi tumori bassa e non del tutto specifica. La sua presenza rende la diagnosi di melanoma e PNST compatibile mentre la sua assenza non li
esclude. Recentemente altri marker pi specifici per il melanoma sono stati
utilizzati, tra questi il MART, il MITF e il RACK1.
Il fattore-VIII presente solo nei corpi di Weibel-Palade degli endoteliociti e piastrine ed teoreticamente specifico di una differenziazione endoteliale. In pratica per secreto nel siero e la presenza di elevato background che
origina in immunoistochimica riduce di molto il suo utilizzo. Altri marker, per
esempio il CD31, vengono indicati come sostituti.

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Per concludere in patologia oncologica veterinaria lutilizzo di markers


per la diagnosi e per la prognosi in continua espansione come dimostrato
dalla vasta letteratura scientifica. Nella presente trattazione sono stati citati e
approfonditi solo alcuni dei principali oncomarkers. Poich nellultimo secolo le conoscenze sulla cancerogenesi hanno fatto passi da gigante auspicabile che anche in medicina veterinaria, cos come per la medicina umana, vengano approfondite le nuove strade dellapproccio alla citogenetica e alla biologia molecolare con individuazione di anticorpi specifici per proteine o prodotti di fusione di geni mutati in corso di determinate neoplasie.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Paolo Buracco
Med Vet, Dipl ECVS, Torino

la chirurgia, se possibile,
cura pi di ogni altro trattamento.
Vediamo come:
i margini di escissione e
il trattamento multimodale
Sabato, 13 luglio 2013, ore 09.00

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La chirurgia rappresenta la principale modalit di trattamento per la maggior parte dei tumori localizzati, con tasso di cura pi elevato rispetto ad ogni
altra terapia. per importante sottolineare che lapproccio multimodale consente spesso di ottenere risultati migliori in termini sia di periodo libero da
malattia sia di sopravvivenza complessiva.
La chirurgia, in tal caso, non deve essere sempre aggressiva visto che altre modalit terapeutiche (chemioterapia e/o radioterapia) possono risultare
efficaci nel controllo del tumore. Questi trattamenti possono essere erogati
preoperatoriamente (neoadiuvanti), dopo la chirurgia (adiuvanti) o intraoperatoriamente (molto pi di rado).
Nel pianificare la rimozione chirurgica di un tumore opportuno considerare 1) il suo comportamento biologico-clinico standard, 2) che la prima chirurgia quella con le maggiori probabilit di essere efficace, 3) che lescissione en bloc implica spesso la rimozione dellosso sottostante (anche in assenza di infiltrazione evidente), con necessit di pianificare sia la fase demolitiva sia quella ricostruttiva.
opportuno inoltre considerare: la qualit di vita dellanimale e il deficit
funzionale arrecato allanimale a seguito di tale intervento, le proprie capacit chirurgiche, le diverse tecniche di ricostruzione applicabili, lopportunit o
meno di trattamenti neo- e/o adiuvanti e lesito oncologico pi probabile
(tempo libero da malattia, sopravvivenza totale dati desumibili dalla
letteratura e, in misura minore, dallesperienza personale). Il controllo della
disseminazione metastatica operato con chemioterapia, quello della recidiva locale con radioterapia. Per decidere se un secondo intervento chirurgico
(qualora ancora effettuabile) o lirradiazione locale siano o meno opportuni,
indispensabile la valutazione istologica dei margini di escissione per verificare la completezza o meno dellasportazione.
Al momento della chirurgia, sulla base degli esiti della stadiazione tumorale, deve essere chiaro quale fra queste procedure si desidera mettere in atto.
1) Chirurgia diagnostica: quando procedure meno invasive NON hanno
fornito i risultati attesi. Lobiettivo ottenere campioni tissutali signicativi (biopsia incisionale da unarea poi facilmente rimovibile nel successivo intervento chirurgico). Le biopsie escissionali marginali devono
limitarsi a quelle lesioni, per lo pi superciali, che precedenti accertamenti hanno identicato come benigne. In tale ambito si pongono anche
le chirurgie esplorative quando altre procedure non hanno consentito di
valutare in pieno posizione, origine e aggredibilit chirurgica. Le biopsie escissionali, in assenza di diagnosi, devono comprendere un margine
di tessuto sano e devono essere avviate allistopatologia richiedendo anche la valutazione dei margini di escissione.

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2) Chirurgia citoriduttiva (c.d. debulking): per alcune neoplasie pu


non essere possibile la escissione en bloc a causa della loro localizzazione (scheletro assiale, cranio, arti distali, etc). Se lescissione incompleta o a pezzi, il controllo successivo deve essere operato da
trattamenti adiuvanti (chemio- e/o radio-terapia) la cui efficacia preferibilmente gi comprovata. Pu anche essere tentato un trattamento
neoadiuvante (chemioterapia e/o radioterapia) al fine di rendere una
neoplasia operabile al suo completamento ma questo indicato solo
in casi selezionati.
3) Chirurgia curativa: quella che prevede lescissione en bloc della
neoplasia con 1-5 cm di tessuto macroscopicamente sano intorno. Come gi accennato, questo pu implicare la rimozione dellosso sottostante (mandibolectomia, maxillectomia, scapulectomia, pelvectomia,
rimozione di coste, limb sparing, etc) fino allamputazione dellintera parte (arto).
4) Chirurgia palliativa: raramente applicata in medicina veterinaria. Se
messa in atto, deve esitare in miglioramento della qualit di vita del paziente anche se non necessariamente in un prolungamento di questa.
La classificazione dei margini di escissione riflette la suddivisione sopra accennata:
intracapsulari: tumore rimosso a pezzi con neoplasia residua macroscopicamente. Tale procedura va limitata ai tumori benigni (ad es. lipomi infiltranti) o a quelli a malignit soprattutto locale (tumori endonasali, dellorecchio medio, del midollo spinale, etc) e sicuramente aggredibili con trattamenti adiuvanti (chemio- e/o radio-terapia) gi previsti;
marginali: il tumore residuo evidente istologicamente. Ne un esempio classico la pseudocapsula dei sarcomi dei tessuti molli, derivata
dalla compressione dello strato tumorale pi periferico; la recidiva assolutamente inevitabile se lo scollamento eseguito lungo tale struttura.
Va inoltre tenuto presente che lestensione extravascolare del tumore pu
dare origine a metastasi satellite nella zona di reattivit peritumorale o,
peggio, a lesioni pi distanti (cio nel tessuto sano, le c.d. skip metastasi). Tale chirurgia idealmente corretta solo per le lesioni benigne; in
caso di malignit locale, se non possibile operare la rimozione del tumore in altro modo, indicata lirradiazione adiuvante;
ampi: la procedura rispetta idealmente uno dei principi cardine della chirurgia oncologica ma skip metastasi possono ancora svilupparsi ed essere omesse durante la chirurgia. TC e RMN trovano ampio utilizzo nel
pianificare correttamente la procedura. inoltre opportuno considerare la

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natura dei tessuti molli coinvolti (muscolo, fascia, grasso, etc); nella
maggior parte dei casi lescissione deve includere 1 (mastocitoma) o 2
(sarcomi dei tessuti molli) strati fasciali;
radicali: per neoplasie molto aggressive (melanoma, sarcomi ossei, etc).
Lesempio pi classico lamputazione di un arto.

Linee guida generali per la chirurgia oncologica

Criochirurgia: solo per carcinomi squamosi di ridotte dimensioni;


Non operare in anestesia locale; tra laltro, liniezione locale di anestetico pu disseminare la neoplasia. Nei pazienti critici pu essere opportuno ricorrere ad anestesia loco-regionale;
Pianificare preventivamente la demolizione e la ricostruzione e preparare pertanto il campo chirurgico in accordo a questo;
Rispettare i principi di Halsted;
Rimuovere sempre la sede di biopsia;
Proteggere la ferita chirurgica con teli al fine di limitare limpianto tumorale iatrogeno;
Utilizzare il pi possibile gli strumenti chirurgici e non le mani; queste
ultime possono pi facilmente disseminare la neoplasia;
Usare un set chirurgico per la rimozione e uno per la ricostruzione; cambiare i guanti ogni qualvolta opportuno, sempre comunque quando si
inizia la ricostruzione;
Per la rimozione dei tumori superficiali preferibile utilizzare il bisturi
(taglio pi netto) piuttosto che le forbici (da utilizzare per la dissezione
smussa fra i diversi piani)
Usare lelettrocoagulazione (o il laser) il meno possibile per non complicare lidentificazione dei margini tumorali (tessuto carbonizzato);
Legare tutti i vasi tributari e, se possibile, prima le vene (che potrebbero
drenare emboli neoplastici)
preferibile limpiego di materiale da sutura monofilamento piuttosto
che intrecciato per non favorire ladesione delle cellule tumorali;
Limpiego dei lavaggi controverso. Importante comunque aspirare
tutto il liquido utilizzato, insieme ai detriti tissutali e ai coaguli di sangue;
Valutare sempre se lasportazione stata appropriata (in termini di cm
macroscopici di tessuto sano), identificare i margini di escissione e, in
caso di dubbio, ricorrere alla citologia intraoperatoria.
Eseguire sempre lesame istopatologico (lesione primaria, margini, eventuali linfonodi).

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BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA
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Indirizzo per la corrispondenza:


Paolo Buracco, Prof. ordinario di Clinica Chirurgica Veterinaria,
Dipartimento di Scienze Veterinarie, Universit di Torino,
Via Leonardo da Vinci 44 10095 Grugliasco (Torino)
Tel 011-670157/8 - Fax 011-6709165 - paolo.buracco@unito.it

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Molto cambiato in oncologia veterinaria vediamo di fare il punto
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Paolo Buracco
Med Vet, Dipl ECVS, Torino

Tumori cutanei: per molti di loro


sapere prima di cosa si tratta
ti dice come operarli
(compreso mastocitoma)
Sabato, 13 luglio 2013, ore 15.15

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I tumori cutanei rappresentano tra il 20 e il 30% di tutti i tumori canini e


felini. Prevalgono negli anziani e possono essere classificati come epiteliali,
mesenchimali, a cellule rotonde ed ematopoietici (questi ultimi solo occasionalmente trattati chirurgicamente). I tumori della cute sono in genere singoli
ma possono anche essere multipli. Dal punto di vista chirurgico sono importanti soprattutto quelli maligni.
Tumori delle cellule basali, compreso carcinoma: frequenti sia nel cane sia
nel gatto. Nellultimo possono essere cistici e/o pigmentati. Sono spesso
privi di pelo e talvolta possono ulcerarsi. La malignit limitata. (margine di escissione 1 cm)
Carcinoma squamoso: frequente in entrambe le specie, si sviluppa soprattutto in
aree non o solo lievemente pigmentate. Sedi elettive sono: naso, palpebre, ano,
cute inguinale e fianco; nel gatto il CS predilige naso, palpebre, padiglioni auricolari e labbra ed correlato allesposizione ai raggi ultravioletti (carcinoma attinico anche in alcuni cani, ad esempio dalmata, cute addominale). Il tessuto
subungueale (dita) coinvolto soprattutto in razze canine pigmentate (Schnauzer), con erosione precoce della terza falange. Le lesioni possono essere proliferative o, pi spesso, erosive/infiltrative. Le forme facciali o al fianco sono localmente invasive ma la metastatizzazione tardiva; quelli digitali sono localmente invasivi e la metastatizzazione ai linfonodi regionali pi precoce, specie se
la prima chirurgia incompleta; la disseminazione successiva ai polmoni.
(margine di escissione almeno 2 cm, 1 piano fasciale profondo)
Tumori sebacei: rari nel gatto, pi frequenti nel cane; in questultima specie prevalgono le forme benigne che possono svilupparsi ovunque nel corpo. Alcuni possono originare da ghiandole sebacee modificate (Meibonio,
perianali e ceruminose). Ladenocarcinoma raro; localmente invasivo
ma le metastasi sono rare. (margine 2 cm, 1 piano fasciale profondo)
Tumori delle ghiandole sudoripare: infrequenti; la maggior parte deriva
dalle ghiandole apocrine. Ladenocarcinoma, talvolta, caratterizzato da
elevato potenziale infiltrativo locale e metastatico (linfonodi regionali e
polmoni). Sedi preferenziali sono testa (nel gatto alla base del padiglione),
collo, dorso e fianco. (margine 2 cm, 1 piano fasciale profondo)
Tumori degli annessi (tricoepilioma, pilomatrixoma): in genere benigni
ma raramente si assiste allo sviluppo di forme maligne. (margine da 1 a 2
cm, 1 piano fasciale profondo)
Tumori mesenchinali: costituiscono il c.d. gruppo dei sarcomi dei tessuti
molli, quasi tutti caratterizzati da comportamento clinico-biologico simile.
Il gruppo include fibrosarcoma, liposarcoma, leiomiosarcoma, rabdomiosarcoma, mixosarcoma, sarcomi indifferenziati, etc, istologicamente di 1,
2 e 3 grado. La malignit soprattutto locale (infiltrativa) mentre il tas-

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so metastatico (possibile il coinvolgimento anche dei linfonodi regionali


oltre che dei polmoni) pi limitato. Nel gatto sono importanti i sarcomi
post-iniettivi, caratterizzati soprattutto da spiccata malignit locale. La
pseudocapsula che circonda i sarcomi dei tessuti molli estesamente infiltrata di cellule neoplastiche. (margine da 2 a 3-5 cm cm, 2 piani fasciali)
Emangiopericitoma, miopericitoma, schwannoma: appartengono ai sarcomi dei tessuti molli ma la loro malignit in genere pi limitata. Pur potendo svilupparsi ovunque nel corpo, prevalgono a livello degli arti dei cani anziani. (margine 1-2 cm, 1 piano fasciale)
Emangiosarcoma cutaneo e sottocutaneo, istiocitoma fibroso maligno,
sarcoma istiocitico (cane): a parte lemangiosarcoma cutaneo (di limitata
aggressivit), sono neoplasie che annoveriamo nei sarcomi dei tessuti molli pur essendo caratterizzate da malignit sia locale sia sistemica (disseminazione metastatica) decisamente pi elevata. (resezione en bloc)
Tumori a cellule rotonde: mastocitoma (margine 2 cm, 1 piano fasciale),
istiocitoma, plasmocitoma, linfoma, tumore venereo trasmissibile.
Tumori melanocitici: nevi, melanoma maligno. I melanomi fino a 1cm di diametro sono in genere benigni, quelli di oltre 2.5 cm sono invece maligni, con metastatizzazione a linfonodi regionali e polmoni. (margine almeno 2 cm).

Prima dellescissione chirurgica del nodulo cutaneo/sottocutaneo, importante conoscere fenotipo neoplastico e stadio clinico al fine di stabilire a)
se la chirurgia indicata o altre procedure sono pi idonee, b) se qualche altro trattamento (chemioterapia e/o radioterapia) sono indicate pre- e/o postchirurgia, e c) la dose chirurgica da applicare (marginale o en bloc). Nella pianificazione, chemioterapia e/o radioterapia neoadiuvanti e/o adiuvanti devono essere previsti e discussi con il proprietario prima di procedere in base a
stadio clinico, specifici fattori prognostici (ad es. ki-67, c-kit, etc) e, non ultimo, probabilit o meno di escissione chirurgica completa (questo influenzato non solo dalla biologia clinica di quel specifico tumore ma anche dalla sua
localizzazione, potenzialmente critica se su muso, parte distale degli arti, regione interscapolare, groppa, etc).
La diagnosi sul nodulo cutaneo deve avvalersi di:
a) biopsia ad ago sottile ed esame citologico: spesso diagnostico, per lo meno nel senso di indirizzare la diagnosi; in caso di dubbio, preferibile la
biopsia incisionale;
b) biopsia con tru-cut o incisionale ed esame istologico: indicata se la caratterizzazione del fenotipo neoplastico modifica il trattamento (ad esempio
chemioterapia vs. chirurgia) e la dose chirurgica (ad es. grado I vs. III); indicata inoltre per tumori a localizzazione complicata con limitate possibi-

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lit di ricostruzione e in caso di volont del proprietario a proseguire o meno il trattamento in dipendenza della prognosi prevista;
c) biopsia escissionale en bloc: indicata solo per tumori sicuramente benigni
o a presunta bassa malignit. Il nodulo rimosso con un adeguato margine di tessuto sano intorno.
La stadiazione clinica del tumore (Owen 1980) incentrata su:
T: dimensioni della neoplasia. La biologia clinica pu variare in dipendenza anche della localizzazione (ad es. mastocitoma); questo parametro, tra
laltro, condiziona la dose chirurgica. LA TC pre-operatoria pu essere di
aiuto nel pianificare la chirurgia;
N: linfonodi regionali/satellite: a parte i casi di linfonodi metastatici evidenti
gi clinicamente (fissi, indolenti e irregolari) e poi confermati citologicamente, nella maggior parte dei casi il linfonodo ha caratteristiche cliniche dubbie
(ingrandito ma liscio e mobile), con eventuale citologia non definitiva. In tal
caso, dopo esclusione di linfoadenopatie successive e metastasi sistemiche, il
linfonodo biopsiato o rimosso per una valutazione istologica. Lescissione
del linfonodo, che non considerabile curativa (Sigurdson 2003), pu a) rappresentare lunico atto chirurgico applicato (in tal caso indicata anche la biopsia incisionale del tumore primario), b) essere in un secondo tempo seguita
dallescissione del tumore primario, o c) essere contestuale allescissione del
tumore primario. Lesame istologico di entrambi pu guidare i successivi passi diagnostici e terapeutici; ad esempio, se vero che la negativit del linfonodo satellite in caso di mastocitoma pu far si che si decida di non procedere
oltre con la stadiazione (Warland et a. 2012), la sua positivit impone di proseguire con lago-aspirazione di fegato e milza;
M: metastasi a distanza: la valutazione preferibilmente eseguita con TAC
total body, specie in caso di tumori altamente aggressivi. In caso di tumori di bassa o media malignit, pu essere sufficiente un esame radiografico del torace (3 proiezioni) ed ecografico delladdome. In caso di metastasi accertate, solo in casi selezionati la chirurgia ancora indicata e in genere si opta per la chemioterapia dose-intensa e/o metronomica.
La dose chirurgica (resezione marginale fino a margini di escissione di 15cm periferici e 1-2 piani fasciali profondi) dipende dallistotipo ma anche
dalla localizzazione tumorale. Dopo ampie escissioni si fa spesso ricorso a ricostruzioni pi o meno complesse (incisioni liberatorie, lembi locali, liberi,
assiali, muscolari o miocutanei, etc), con anche, se del caso, usi di reti di prolene. In caso di tumore maligno a livello del muso (tartufo, regione nasale o,
a livello degli arti, distalmente a gomito e ginocchio, la probabililt di ottene-

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re margini chirurgici puliti limitata. In caso di margini sporchi, le alternative sono il re-intervento (se ancora possibile in dipendenza della regione anatomica) considerando la cicatrice come tumorale (1-5cm di margine periferico e 1-2 piani fasciali profondi) o lirradiazione locale (sede del tumore primario +/- sede del linfonodo satellite, se metastatico). Solo tumori a bassa
malignit (ad esempio sarcomi a cellule fusate di basso grado - Stefanello et
al 2008) possono essere rimossi con margini limitati. In caso di neoplasie di
medio-alto grado e di escissione incompleta, la radioterapia adiuvante indicata per controllare le recidive locali; la chemioterapia invece impiegata per
limitare la disseminazione a distanza (linfatica regionale e oltre) in caso di
neoplasie ad alto grado e in caso di mastocitomi aggressivi.

BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA
1. Owen L.N. TNM classification of tumors in domestic animals. World Health Organization, Geneva, 1980.
2. Gilson SD. Clinical management of the regional lymph node. Vet Clin North Am, Sm
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Oncology 21 (6): 965-7, 2003.
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low grade spindle cell sarcoma of the extremities: 35 dogs (1996-2006). Veterinary Surgery 37:461-465, 2008
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10. Withrow SJ, Vail DM, Page RL. Withrow & MacEwens Small Animal Clinical Oncology. Elsevier Saunders, 5 edizione, 2013.
Indirizzo per la corrispondenza:
Paolo Buracco, Prof. ordinario di Clinica Chirurgica Veterinaria,
Dipartimento di Scienze Veterinarie, Universit di Torino,
Via Leonardo da Vinci 44 10095 Grugliasco (Torino)
Tel 011-670157/8 - Fax 011-6709165 - paolo.buracco@unito.it

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Paolo Buracco
Med Vet, Dipl ECVS, Torino

Neoplasie ossee:
tumori che mettono ansia
Sabato, 13 luglio 2013, ore 16.45

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I tumori dellosso possono essere primari o secondari. I primari includono


osteosarcoma, condrosarcoma, fibrosarcoma, emangiosarcoma, osteoclastoma, sarcoma multilobulare dellosso, liposarcoma, mieloma multiplo e linfoma. I secondari possono essere metastatici (da carcinomi mammari, prostatici, melanoma, etc) o derivare da invasione secondaria dellosso da parte di
sarcomi dei tessuti molli, carcinomi squamosi, etc.
Se vero che losteosarcoma, il tumore osseo primario in assoluto pi frequente (fino al 95% dei casi), pu essere in genere facilmente sospettato radiograficamente, altrettanto vero che sia la diagnostica differenziale sia i risultati della biopsia possono talvolta risultare contradditori; infine, i possibili
trattamenti operabili, specie lamputazione per le forme appendicolari, e la
prognosi prevista possono essere oggetto di valutazioni assolutamente soggettive e non oggettive.
Biopsia ossea: le controversie e le diagnosi differenziali: le lesioni che
possono simulare clinicamente e radiograficamente un tumore osseo primitivo sono molte e solo la biopsia ossea in grado di consentire la diagnosi definitiva.
Mediante biopsia ad ago sottile possibile, nel 50-60% dei casi, emettere
diagnosi generica di sarcoma; in alcuni casi le caratteristiche cellulari sono
compatibili con la diagnosi pi specifica di osteosarcoma. Le motivazioni per
una mancata diagnosi sono principalmente: 1) impossibilit a penetrare il cuore del tumore a causa di una compatta reazione ossea periostale peritumorale, e
2) presenza di aree necrotiche e/o reattivit infiammatoria peritumorale, lacune
ematiche. Quando possibile, trattandosi di una procedura relativamente atraumatica, lago-aspirazione dovrebbe essere sempre tentata. Preparati per la valutazione citologica possono essere approntati anche dalle carote di tessuto ottenute con ago Jamshidi prima della loro immersione in formalina.
Mediante ago di Jamshidi possibile ottenere campioni per la valutazione sia citologica sia istopatologica. Lutilizzo di strumenti di diametro maggiore (ad es. trapano di Michelle), pur fornendo una maggior quantit di tessuto (con aumento quindi della probabilit di diagnosi), non del tutto raccomandata per il maggior rischio di frattura patologica. Per la selezione dellarea da biopsiare consigliabile il ricorso a tecniche di diagnostica per immagini. In tal senso, mentre ecografia, Doppler e fluoroscopia possono fornire risultati variabili, la TC con contrasto garantisce risultati pi consistenti in
quanto sono evidenziate pi facilmente le aree dove presente tessuto vitale.
Una volta penetrato lago, preferibile eseguire carotaggi in pi direzioni.
In casi selezionati si pu operare anche la biopsia incisionale che andrebbe
per evitata se in programma il salvataggio dellarto visto che la procedura

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non scevra da complicanze (ematomi, infezioni e, potenzialmente, disseminazione di cellule). A seconda della qualit e della quantit di materiale ottenuto, si allestiscono preparati citologici, istologici, e se opportuno, colture
batteriologiche e micologiche. La sede di biopsia (in caso di tumore) va rimossa nel corso del successivo intervento curativo (anche di salvataggio dellarto).
Trattamento dellosteosarcoma (OSA) appendicolare: le metafisi degli
arti anteriori (soprattutto distale di radio e prossimale di omero) sono colpite
con frequenza doppia rispetto a quelle dellarto posteriore (distale di femore,
prossimale e distale di tibia e, in misura minore, prossimale di femore).
LOSA si sviluppa soprattutto in soggetti di peso superiore a 25-30 kg, di et
media o avanzata; un secondo picco di et interessa cani di 18-24 mesi. Il tumore prevale nei soggetti maschi ma le femmine di alcune razze (Rottweiler,
S. Bernardo, Alano) ne possono spesso essere colpite. Pur essendo altamente
metastatico, solo nel 10% dei soggetti colpiti vi evidenza radiografica di
metastatizzazione polmonare in prima presentazione. Per la stadiazione clinica, la TC del torace per la ricerca di metastasi pi efficace rispetto allesame radiografico (tre proiezioni standard), specie nei cani di grossa taglia.1,2
Il solo controllo della lesione primaria non ha ambizioni curative; infatti,
il 90% dei cani solo amputati muore per metastasi, generalmente polmonari,
entro 6-8 mesi dalla chirurgia. Il risultato principale, in tal caso, leliminazione del dolore tumore-associato. La disseminazione al linfonodo regionale
rara (<5%) ma, se presente, un fattore prognostico negativo, cos come anche la localizzazione dellOSA a omero prossimale o scapola. Metastasi a cute, muscolo, etc non sono tipiche in prima presentazione e tendono a prodursi dopo che la chemioterapia stata completata.
Il trattamento prevede asportazione chirurgica ad ampio margine dellOSA e chemioterapia adiuvante. Lescissione pu essere non conservativa
(amputazione) o conservativa (salvataggio dellarto - c.d. limb sparing) 3,4;
nellultimo caso, dopo resezione tumorale en bloc, segue la ricostruzione della parte. Se lOSA stato causa di frattura patologica, le opzioni sono leutanasia, lamputazione o, se disponibile e in chiave squisitamente palliativa, la
fissazione della frattura seguita da radioterapia stereotasica5-7 e chemioterapia. Anche nellultima evenienza, il controllo del dolore efficacemente raggiunto e la sopravvivenza pu essere prolungata. Lamputazione a seguito di
frattura patologica caratterizzata da un minor impatto emotivo perch considerata inevitabile.
Il problema si pone invece quando entrambi gli interventi sono potenzialmente possibili, in particolare per OSA del radio distale ancora confinati al-

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losso (senza cio evidente estensione ai tessuti molli) e che non necessitino,
dopo disarticolazione al carpo, di ostectomia del radio (o radio-ulna) per oltre il 50% della lunghezza del radio stesso. Lultima condizione implica problemi di stabilit dellimpianto ortopedico. Vi sono invece minori problemi di
stabilit se si prevista la ricostruzione mediante bone transport osteogenesis con apparato Ilizarov -. 8
Attori della vicenda sono il tumore, il cane ammalato, il veterinario, il
proprietario e le tecniche utilizzabili.
Il tumore: va innanzi tutto considerato che la prognosi post-trattamento per
lOSA appendicolare canino a tuttoggi non particolarmente brillante. Dopo
chirurgia e chemioterapia, dal 36% al 60% dei cani (a seconda dei lavori considerati) vivo a 1 anno e solo il 20% circa a 2 anni. La mediana di sopravvivenza di circa 1 anno.
Il cane ammalato di osteosarcoma appendicolare: in genere di grossa taglia, di peso variabile tra 25 e 75-90 kg, pi o meno collaborativo, con
eventuali precedenti di malattia ortopedica trattata o meno e, se trattata, con
pieno successo o, invece, ancora causa di deficit deambulatori di gravit variabile; e/o pu trattarsi di un paziente neurologico la cui menomazione va,
anche in questo caso, valutata in modo preciso. Comunque, anche se normale dal punto di vista ortopedico e/o neurologico, pu non essere facile, emotivamente, vederlo amputato, n da parte del proprietario n del veterinario.
Un ulteriore fattore negativo da considerare leventuale eccessiva obesit.
Il veterinario: anche se non sempre, pu profondamente influenzare la decisione del proprietario. Pochi sono i tumori capaci di evocare timore, ma tra
questi vi di certo lOSA per la sua aggressivit clinico-biologica; se poi a
questaspetto si associa la taglia del paziente colpito, il timore diviene ancora maggiore. Pertanto, se la convinzione del veterinario, al di l della scienza pubblicata, che lOSA una malattia comunque fatale che non merita
sforzi terapeutici, e/o che la taglia del cane tale da rendere improponibile
lamputazione, leutanasia spesso la scelta definitiva del proprietario, preceduta spesso da un periodo variabile di palliazione farmacologica del dolore.
Solo i proprietari particolarmente motivati cercano strade alternative (oggi
anche attraverso internet). Se, al contrario, il veterinario crede nei lavori pubblicati e sia testimone di una professionalit pragmatica, allora proporr tutte
le alternative terapeutiche possibili, anche mostrando foto e video di cani trattati. Al riguardo, credere maggiormente nellamputazione piuttosto che nel
salvataggio dellarto, del tutto comprensibile viste le molte complicanze del
limb sparing.
Il proprietario: questultimo pu essere decisamente contrario allamputazione (perch non riesce a vederlo a tre zampe) e a ogni altro trattamento

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possibile (perch tutto troppo complicato, lanimale potrebbe soffrirne


e/o perch le probabilit di successo oncologico sono troppo ridotte), o desiderare fortemente che si proceda al pi presto. Il compito del veterinario non
convincere. Credo che, se da una parte il veterinario non pu e non deve decidere per il proprietario, ha dallaltra lobbligo di illustrare nel dettaglio al
proprietario le diverse possibilit e i risultati ottenibili.
Le tecniche utilizzabili: il limb sparing sostitutivo (con allograft, innesto
autografico pasteurizzato, endoprotesi metallica, innesti vascolarizzati)
spesso associato a complicanze (infezione, instabilit e cedimento dellimpianto, recidiva locale) che impegnano in modo rilevante loncologo chirurgo e medico, il veterinario referente, il proprietario e il cane stesso. Quando
compaiono, sono anche causa di dolore per lanimale e di costi aggiuntivi; in
caso dinfezione, si assiste comunque a un prolungamento della sopravvivenza, presumibilmente per stimolazione immunitaria protratta.9 Anche in caso di
bone transport osteogenesis limpegno richiesto importante.6 Questi
aspetti fanno preferire a molti chirurghi lamputazione; solo in casi selezionati (assoluta volont del proprietario a procedere ed effettiva incapacit del cane a tollerare lamputazione) il salvataggio dellarto diventa unopzione. Requisiti essenziali per il limb sparing sono: idonea localizzazione (radio distale) ed estensione del tumore, ricerca metastasi negativa (TAC torace), paziente in buona salute e collaborativo, proprietario informato dei costi e delle problematiche connesse alla procedura.
Lamputazione, al contrario, la procedura pi semplice, in genere senza
particolari complicanze post-chirurgiche, per eradicare un OSA appendicolare. La distribuzione del peso in genere 30% su ogni arto anteriore (appoggio statico) e 20% su ciascun posteriore (maggior impegno nella propulsione).8 Dopo amputazione anteriore, il 47% del carico sopportato dal controlaterale e il 53% dai due posteriori; dopo amputazione posteriore, il 73% del
peso sugli anteriori e il 27% sul posteriore rimanente.10,11 Lamputazione anteriore determina maggiori problemi di equilibrio, quella posteriore di propulsione; ladattamento (e quindi il recupero funzionale) influenzato dalla facilit con cui lanimale riesce a gestire lo spostamento dei carichi e del nuovo centro di gravit. In caso di amputazione posteriore gli anteriori continuano ad agire come lavorerebbero in un cane a quattro arti, con modificazioni
compensatorie minime o nulle; al contrario, il tempo di ricupero dopo amputazione anteriore pu essere superiore perch le modificazioni sono pi complesse. La motivazione principale contro lamputazione in genere il peso
dellanimale che sarebbe causa di una maggiore difficolt dellanimale ad
adattarsi alla locomozione a 3 arti. Uno studio ha concluso che, sulla base di
un questionario compilato dai proprietari, 41 su 44 cani si sono ben adattati

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alla nuova condizione (la maggior parte entro 1 mese e alcuni entro 1 settimana).12 Le principali lamentele sono state che 1 cane non era stato pi in grado
di fare passeggiate lunghe; altre, invece, che alcuni soggetti avevano sviluppato cambiamenti comportamentali (maggior aggressivit, ansia, paura, perdita della dominanza o di interesse). Diciannove su 22 proprietari, prima contrari allamputazione, avevano poi cambiato idea dopo aver costatato il recupero del proprio cane. Il recupero funzionale non era stato influenzato dal peso e dallet dellanimale o dal fatto che fosse stato amputato un anteriore o
un posteriore. Due ulteriori importanti aspetti di questo studio sono stati che
1) la capacit esplicativa del veterinario specialista piuttosto che del veterinario di famiglia aveva consentito alla maggior parte dei proprietari di scegliere meglio, con loro maggior soddisfazione sul livello informativo riguardo il prima, durante e dopo e 2) che il consenso famigliare generalizzato
aveva favorito il recupero pi rapido del cane. In conclusione, la paura dellamputazione pi un fatto emozionale piuttosto che basato sui fatti e la qualit di vita dei cani amputati, come percepita dai proprietari, buona, anche a
fronte di potenziali modificazioni comportamentali.

BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA
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VCOT 13(1): 18-22.

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Molto cambiato in oncologia veterinaria vediamo di fare il punto
12/14 LUGLIO 2013 - PALERMO

9. Liptak JM, Dernell WS, Ehrhart N, et al. (200&), Cortical allograft and endoprosthesis
for limb-sparing surgery in dogs with distal radial osteosarcoma: a prospective clinical
comparison of two different limb-sparing techniques. Vet Surg 35(6):518-33.
10. Budsberg SC, Verstraete MC, Soutas-Little RW., (1987) Force plate analysis of the walling gait in healthy dogs. Am J Vet Res 48:915-918.
11. Kirpensteijn J, van den Bos R, van den Brom WE, et al., (2000), Ground reaction force
analysis of large breed dogs when walking after the amputation of a limb. Vet Rec 146(6):
155-9.
12. Kirpensteijn J, van den Bos R, Endenburg N., (1999), Adaptation of dogs to the amputation of a limb and their owners' satisfaction with the procedure. Vet Rec 144(5):115-8.

Indirizzo per la corrispondenza:


Paolo Buracco, Prof. ordinario di Clinica Chirurgica Veterinaria,
Dipartimento di Scienze Veterinarie, Universit di Torino,
Via Leonardo da Vinci 44 10095 Grugliasco (Torino)
Tel 011-670157/8 - Fax 011-6709165 - paolo.buracco@unito.it

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Paolo Buracco
Med Vet, Dipl ECVS, Torino

La sfida continua:
i tumori dellurinario
Domenica, 14 luglio 2013, ore 09.00

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RENE: i tumori renali sono rari (1%). Nel cane oltre il 90% maligno. I
principali sono: carcinoma (adenocarcinoma tubulare, carcinoma a cellule
transizionali), sarcomi diversi, e tumori embrionali (tumore di Wilm, nefroblastoma, nefroma embrionale). La bilateralit possibile in caso di linfoma
e di cistadenocarcinoma (prevalente nel Pastore tedesco malattia genetica
associata a dermatofibrosi nodulare paraneoplastica; nelle femmine possono
essere presenti anche polipi e leiomioma uterini). Nel gatto il fenotipo tumorale prevalente il linfoma.
- Il tasso metastatico delladenocarcinoma fino al 50% (linfonodi, fegato,
polmoni, osso).
- Carcinoma a cellule transizionali: deriva in genere dalla pelvi renale; il
suo tasso metastatico inferiore alladenocarcinoma.
- Nefroblastoma: in genere non produce metastasi ma pu impiantarsi sul
peritoneo.
- Dopo accurata stadiazione al fine di escludere la disseminazione metastatica (TAC total body), la nefrectomia, in caso di forme unilaterali, di
scelta. Particolate attenzione va rivolta alla valutazione della funzionalit
del rene controlaterale. Luretere legato e resecato il pi vicino possibile alla vescica al fine di evitare reflusso. I linfonodi regionali ingranditi
vanno biopsiati o, preferibilmente, rimossi. La nefrectomia parziale, in caso di tumori polari, non consigliabile a meno che la funzionalit renale
complessiva sia gi a un livello critico.
- Al momento non consigliabile alcun protocollo chemioterapico specifico. In caso di sarcoma, pu essere previsto luso della doxorubicina adiuvante.

Dermatofibrosi nodulare e cistadenocaercinoma (ecografia)

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Nefroblastoma

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- La chirurgia NON unopzione in caso di ciastadenocarcinoma (bilaterale anche se inizialmente unilaterale) ma la sopravvivenza in genere protratta (mesi-anni).
URETERI: molto rari. Pi frequenti sono i tumori renali con estensione alluretere; in tal caso di scelta la nefroureterectomia. I tumori primari includono: leiomioma, leiomiosarcoma e carcinoma a cellule transizionali. In casi
selezionati pu essere indicata lureterectomia parziale, anastomosi terminoterminale e stenting ureterale (con stent double J tail al fine di prevenire la
stenosi).
VESCICA: fino al 2% dei tumori canini. Le femmine sono colpite con
maggior frequenza rispetto ai maschi. Anche giovani cani di grossa taglia (<2
anni) ne possono essere colpiti (sarcoma botroide o rabdomiosarcoma embrionale, in genere localizzato a livello del trigono e a volte associato a osteopatia ipertrofica).
- Tumori benigni: fibroma, leiomioma, papilloma.
- Tumori maligni: carcinoma a cellule transizionali, carcinoma squamoso,
adenocarcinoma; pi raramente fibrosarcoma, leiomiosarcoma, emangiosarcoma.
- Carcinoma a cellule transizionali:
a) Nel cane pi spesso localizzato a livello del trigono (la cistite poliposa canina in genere a livello dellapice e della parte ventrale della vescica). Nel gatto pu svilupparsi anche in aree meno critiche.
b) Colpisce soprattutto cani femmina.
c) invasivo e impiantabile iatrogenicamente (lago-aspirazione transcutanea ecoguidata controindicata il prelievo eseguito mediante cistoscopia o cateterizzazione eco-guidata transuretrale)
d) La citologia pu sovrastimare la malattia ed preferibile ottenere un
campione da avviare allistologia.
e) La disseminazione metastatica linfatica regionale e oltre si verifica in
circa met dei casi ma solo una piccola percentuale gi metastatica
in presentazione.
f) Talvolta la sua origine difficile da stabilire (uretra, prostata).
- Ruolo della chirurgia:
a) Cistectomia parziale (fino al 75%): di scelta se il trigono non coinvolto. Se il trigono coinvolto, possibile re-impiantare uno o entrambi gli ureteri ma esiste il rischio concreto di disseminare iatrogenicamente il tumore.

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b)

c)

d)

Cistectomia totale (controversa): deve prevedere il reimpianto degli


ureteri in altra sede (colon ?; moncone uterino o uretra, con inevitabile incontinenza). Le tecniche sostitutive sono sperimentali.
La chirurgia pi spesso palliativa e pu essere associata a chemioradioterapia. essenziale cambiare guanti e strumenti dopo lescissione al fine di evitare limpianto iatrogenico in altra sede. Anche in
caso di margini puliti allistologia, la recidiva ancora possibile. I
margini di escissione dovrebbero essere di almeno 2cm.
La diversione dellurina (cateterizzazione chiusa con catetere di Foley
o de Pezzer, tubo cistostomico, stent uretrale, etc) essenziale in caso
di ostruzione a livello del collo; nel frattempo si intraprende il trattamento medico chemioterapico. Se lostruzione/occlusione a livello
degli ureteri, la prognosi sfavorevole anche se, potenzialmente possibile applicare degli stent ureterali al fine di ristabilirne la perviet

- Ruolo della chemioterapia:


a) Da sola o come adiuvante o neoadiuvante.
b) Per controllare la disseminazione metastatica e la crescita del tumore
primario.
c) Aumenta la la sopravvivenza.
d) Piroxicam (metacam nel gatto).
e) Altri + piroxicam: mitoxantrone (sopravvivenza mediana 350 gg, miglioramento nel 75% casi), carboplatino, gemcitabina, etc. In generale, la maggior parte dei proprietari soddisfatta della palliazione ottenuta.
f) Trattamento intravescicale: purtroppo inefficace per il fatto che il tumore troppo infiltrato nello spessore della parete.
g) Trattamento multimodale: chirurgia (se fattibile, anche non immediatamente), radio- e chemio-terapia: augurabile per il futuro.
- Fattori prognostici negativi: recidiva e/o metastasi entro 1 anno, localizzazione al trigono, idrouretere e idronefrosi, TNM avanzato, giovane et,
coinvolgimento di uretra/prostata.

URETRA: stessi tumori della VESCICA.


- Carcinoma a cellule transizionali nel terzo prossimale, carcinoma squamoso in genere pi distale.
- FEMMINE ANZIANE, dalluretra al trigono; MASCHIO, dalluretra prostatica al trigono.

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- Metastasi linfatiche nel 50% dei casi.


- Chirurgia: cistouretrectomia e reimpianto degli ureteri.
- Occasionalmente, escissione marginale di leiomiomi o uretrectomia segmetale e anastomosi termino-terminale (previa apertura del bacino).
- Diversione dellurina, stenting uretrale (palliativo).
- Chemotherapia: vedi vescica.
- MASCHIO: in caso di carcinoma squamosa uretra peniena stadiazione
amputazione pene, castrazione e uretrostomia scrotale.

BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA
1. Nicoli S., Morello E., Martano M., L. Pisoni L., Buracco P. Double-J ureteral stenting in
nine cats for ureteral obstruction (2007-2011). The Vet Journal 194 (1):60-65, 2012.
2. Kudnig ST, Sguin B. Veterinary Surgical Oncology. Wiley-Blackwell, 2012.
3. Withrow SJ, Vail DM, Page RL. Withrow & MacEwens Small Animal Clinical Oncology. Elsevier Saunders, 5 edizione, 2013.

Indirizzo per la corrispondenza:


Paolo Buracco, Prof. ordinario di Clinica Chirurgica Veterinaria,
Dipartimento di Scienze Veterinarie, Universit di Torino,
Via Leonardo da Vinci 44 10095 Grugliasco (Torino)
Tel 011-670157/8 - Fax 011-6709165 - paolo.buracco@unito.it

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e quando i tumori
sono endocavitari?
Domenica, 14 luglio 2013, ore 10.00

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In questa sede ci si occupa dei principali tumori endo-toracici/addominali


aggredibili chirurgicamente. Si forniscono cenni su timoma, tumori polmonari, epatici, splenici e surrenalici.

TIMOMA
Le due principali diagnosi differenziali per una massa mediastinica sono
linfoma e timoma: altre possibili sono chemodectoma, tumori ectopici della tiroide o paratiroide, cisti brachiali, etc. Citologicamente (ago-aspirato ecoguidato transtoracico), il timoma, tumore della parte epiteliale del timo, rivela cellule epiteliali, molti piccoli linfociti e poche mast-cellule; presenti inoltre cellule infiammatorie (neutrofili, eosinofili e monociti). In caso di dubbio la citofluorimetria pu essere utile per differenziarlo dal linfoma ( 10% piccoli linfociti positivi per CD4 e CD8 in caso di timoma- Lana et al 2006). La diagnostica per immagini prevede lesame radiografico (che oltre a rivelare la massa
pu evidenziare versamento pleurico potenzialmente chilo - e megaesofago
da compressione o da miastenia gravis paraneoplastica associata a timoma),
ecografico (che rivela la struttura della massa cistica in caso di timoma) e
TAC (per valutare operabilit). Per tentare di distinguere compressione vs. invasione della vena cava craniale da parte del tumore pi opportuna la venografia giugulare piuttosto che la TC. Le principali sindromi paraneoplastiche
potenzialmente associate a timoma sono miastenia gravis e ipercalcemia e, nel
gatto, dermatite esfoliativa. Dopo escissione del timoma la risoluzione della
miastenia incerta. Lapproccio chirurgico per il timoma quello sternotomico e solo in caso di lesioni di piccole dimensioni pu essere indicato quello laterale toracotomico, in genere sinistro. Luso combinato di chirurgia, radioterapia e chemioterapia non stato standardizzato ma presumibile una risposta
misurabile quando la componente linfocitica del timoma cospicua. Dopo chirurgia la sopravvivenza in genere protratta; un fattore prognostico negativo
rappresentato dallassociazione timoma / miastenia.

TUMORI POLMONARI
Sono rari sia nel cane (1% di tutti i tumori) sia nel gatto. Quasi tutti sono
epiteliali maligni, in particolare adenocarcinomi (bronchiali, alveolari o broncoalveaolari). In genere sono solitari ma possibile riscontrare anche forme
diffuse. Tra gli epiteliali, si riporta anche il carcinoma squamoso, pi raro. I
tumori benigni e la granulomatosi linfomatosa sono rari. La metastatizzazio-

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ne si verifica in > 50% degli adenocarcinomi indifferenziati e il 95% degli


squamosi. Nel gatto, nel 75% dei casi, le metastasi di carcinoma polmonare
si sviluppano a livello delle dita (lung digit syndrome). Aggravamento acuto
spesso dovuto a versamento pleurico (da rottura o maligno) e pneumotorace. La sindrome paraneoplastica pi frequente losteopatia ipertrofica; possibile anche la leucocitosi paraneoplastica. Le procedure diagnostiche prevedono esame radiografico e TC (soprattutto per verificare operabilit e metastasi). Si tenga presente che vi sempre la possibilit che la lesione sia secondaria e non un TP primitivo; i lobi caudali sono pi spesso colpiti da forme
primitive. La citologia di biopsie ad ago sottile trans-toraciche (eco- o TCguidate) pu essere controversa (necrosi, infezione) e in caso di lesioni solitarie preferibile la chirurgia, anche per la diagnosi. Se presente versamento pleurico, invece opportuno tentare di stabilire prima se questo maligno
in quanto, in tal caso, la prognosi negativa e il ruolo della chirurgia discutibile. TC e toracoscopia sono in tal caso assolutamente determinanti per stabilire leziologia del versamento. Un paziente stabile con una massa solitaria
polmonare potenzialmente un candidato chirurgico. La lobectomia polmonare possibile anche per via toracoscopia. Lapproccio chirurgico migliore
per la lobectomia quello laterale intercostale (4-6 spazio), anche per i linfonodi (che sono rimossi o biopsiati). La miglior prognosi (oltre il 50% dei
pazienti vivi a 1 anno) attribuita agli adenocarcinomi ben differenziati solitari di meno di 5 cm, con linfonodi negativi e assenza di versamento toracico.
Ladenocarcinoma polmonare caratterizzato da miglior prognosi (sopravvivenza media di 19 mesi) rispetto al carcinoma squamoso (8 mesi di sopravvivenza media), spesso gi diffuso alla diagnosi. La localizzazione periferica
vs. ilare del TP prognostica (sopravvivenza media di 16 mesi vs. 8 mesi).
Allo stesso modo la sua dimensione: < 5cm vs > 5cm, sopravvivenza media
di 20 mesi vs. 8 mesi. La concomitanza di linfoadenopatia metastatica influisce anchessa negativamente: 60 gg in caso di coinvolgimento metastatico vs.
sopravvivenza media di 1 anno in caso di linfonodi negativi. Uno studio su 67
cani (McNiel EA et al, 1997) (sopravvivenza mediana 1 anno) ha inoltre evidenziato quanto segue: a) differenze in sopravvivenza a seconda del grado (16
mesi se di basso grado vs. 6 mesi se di alto grado), b) presenza o meno di segni clinici in presentazione (18 mesi se assenti vs. 8 mesi se presenti), c) stadio clinico (26 mesi per tumori T1, 7 mesi per tumori T2 e 3 mesi per T3), d)
stato dei linfonodi (mediana 15 mesi in caso di LNF negativi vs. 11 mesi se
LFN positivi), e) i cani con carcinoma papillare a basso grado sono caratterizzati da sopravvivenza mediana di 17 mesi, gli altri di 1,5 mesi.
I gatti sono colpiti da TP meno frequentemente dei cani e anche in questa
specie i tumori secondari sono pi frequenti. Gli istotipi sono simili al cane e

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solo il grado istologico significativamente correlato con la sopravvivenza


(mediana di 2,5 mesi in caso di tumori indifferenziati vs. 23 mesi se pi differenziati).

TUMORI EPATICI
I tumori epatocellulari sono pi frequenti nel CANE, gli epatobiliari nel
GATTO.
Altri tumori che possono colpire primariamente il fegato sono: emangiosarcoma (le metastasi da EMS splenico sono pi frequenti del primario), linfoma, mastocitoma, sarcoma istiocitico, altri sarcomi, carcinoidi, etc
Ipoglicemia paraneoplastica: occasionalmente in caso di epatoma (carcinoma epatocellulare di basso grado).
I tumori epatocellulari e epatobiliari includono adenoma (cistico nel gatto
cistadenoma epatobiliare) e carcinoma (colangiocarcinoma se deriva dal sistema biliare). Tipicamente il carcinoma pu essere: massivo, nodulare (multifocale) o diffuso (peggior prognosi).
Il colangiocarcinoma caratterizzato da prognosi peggiore (metastatico
80-87% dei casi) rispetto al carcinoma epatocellulare. La stadiazione si avvale preferibilmente della TAC total body. Preoperatoriamente, opportuna la
valutazione del profilo coagulativo.
La miglior prognosi attribuibile al carcinoma epatocellulare massivo,
specie se localizzato nei lobi sinistri dove lilo facilmente riconoscibile (i lobi destro e caudato devono essere separati dalla vena cava caudale). Questo
consente nella maggior parte dei casi unescissione tumorale completa e una
sopravvivenza protratta (anni). Se la divisione centrale del fegato eliminata
(lobi quadrato e destro mediale) necessario procedere anche a colecistectomia. Nel post-operatorio, specie nel cane, opportuno il trattamento contro i
batteri anaerobi in quanto questi possono essere attivati da uneventuale
ischemia relativa occorsa durante chirurgie a volte complesse.

TUMORI SPLENICI (EMANGIOSARCOMA)


Le razze retrievier e pastore tedesco sembrano pi a rischio per lemangiosarcoma (EMS). Lincidenza di emoaddome del 40-60%. Gli episodi acuti
possono talvolta avere risoluzione spontanea, a seguito di rottura parziale dellorgano con successivo riassorbimento dellemoperitoneo e cicatrizzazione
(aderenze) della parte rotta. La morte solitamente esito di emorragia acu-

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ta, metastasi, CID o aritmia cardiaca. LEMS splenico del cane classificato
in 3 stadi: I (confinato alla milza, senza evidenza di metastasi); II (rottura di
milza con emoperitoneo senza macroscopica evidenza di metastasi); III (evidenza di invasione di strutture attigue, presenza di metastasi a livello di linfonodi e altre sedi). LEMS splenico e cardiaco possono coesistere nello stesso
cane solo in una piccola percentuale di soggetti (8.7%; 2/23) (Boston et al,
2011). Dopo splenectomia sono riportate sopravvivenze mediane di 19-87
giorni, con tasso di sopravvivenza ad 1 anno del 6.25%. Limpiego della doxorubicina adiuvante determina un aumento della sopravvivenza (141 a 273
giorni, a seconda dello stadio clinico).
Sopravvivenze simili sono ottenibili con splenectomia e chemioterapia
metronomica a base di ciclofosfamide, etopiside e piroxicam, somministrata
per via orale (mediana 178 giorni - Lana et al, 2007).

TUMORI SURRENALICI
Possono essere classificati come: adrenocorticali funzionali (eccesso di
cortisolo, Cushing tipico), adrenocorticali funzionali (eccesso di 17-idrossiprogesterone Cushing atipico), feocromocitoma (da midollare surrenalica,
eccesso di catecolamine) e non funzionale. La diagnosi di tumore surrenalico
pu anche essere casuale (incidentaloma). La diagnosi prevede test endocrini, valutazione periodica della pressione, esame ecografico e TAC/RMN.
Linvasione o la semplice compressione della vena caudale non sono facili da
stabilire prima della chirurgia. Il trattamento del Cushing prima della chirurgia, al fine di diminuire lincidenza del tromboembolismo perioperatorio,
consigliato da molti ma non effettuato di routine; allo stesso modo non di
routine leparinizzazione preoperatoria dei pazienti. Lapproccio chirurgico
pu essere celiotomico, al fianco o laparoscopico. I trombi nella vena frenico-diaframmatica o gi in vena cava caudale devono essere rimossi contestualmente al tumore primario.
Nei pazienti con Cushing, pu essere opportuno integrare con glucocorticoidi (solo raramente indicata lintegrazione con mineralcorticoidi monitorare elettroliti). La mortalit perioperatoria del 15-20% (emorragia, fibrillazione ventricolare, iper- o ipo-tensione, tromboembolismo, pancreatite, CID,
etc) e sono a maggior rischio i soggetti con adenocarcinoma 5 cm, pi facilmente di altri gi con trombi intravenosi; la restante popolazione sopravvive in genere a lungo anche se fattore prognostico negativo aver subito la surrenalectomia insieme alla rimozione di un altro organo (ad es. rene) o essere
gi metastatici (evento raro) (Massari et al 2011).

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BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA
1. McNiel EA, Ogilvie GK, Powers BE et al: Evaluation of prognostic factors for dogs with
primary lung tumors: 67 cases (1985-1992), J Am Vet Med Assoc 211:1422-1427, 1997.
2. Kudnig ST, Sguin B. Veterinary Surgical Oncology. Wiley-Blackwell, 2012.
3. Withrow SJ, Vail DM, Page RL. Withrow & MacEwens Small Animal Clinical Oncology. Elsevier Saunders, 5 edizione, 2013.
4. Lana S, Plaza S, Hampe K, Burnett R, Avery AC. Diagnosis of mediastinal masses in
dogs by flow cytometry. J Vet Intern Med. 2006 Sep-Oct;20(5):1161-5.
5. Boston S et al. Concurrent splenic and right atrial mass at presentation in dogs with HSA:
a retrospective study. J Am Anim Hosp Assoc 2011; 47:336341.
6. Lana S et al. Continuous low-dose oral chemotherapy for adjuvant therapy of splenic hemangiosarcoma in dogs. J Vet Intern Med 2007;21:764-769.
7. Massari F, Nicoli S, Romanelli G, Buracco P, Zini E. Adrenalectomy in dogs with adrenal gland tumors: 52 cases (2002-2008). JAVMA 2011, 239(2):216-21.

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qual lapproccio terapeutico


pi corretto per i tumori
intestinali e perianali?
Domenica, 14 luglio 2013, ore 11.15

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TUMORI INTESTINALI
I tumori epiteliali maligni sono, nel GATTO, pi frequenti a livello del piccolo intestino; nel CANE a livello colorettale (60-70%).
- Ladenocarcinoma del piccolo intestino spesso in stadio avanzato gi in
presentazione, con disseminazione metastatica ai linfonodi meseraici, fegato, etc. Pu inoltre coesistere versamento peritoneale, specie nel gatto.
- Il leiomiosarcoma , nel cane, pi probabile a livello del piccolo intestino
ma pu colpire anche il grosso intestino. Sempre nel cane pu occasionalmente associarsi, in presentazione, a segni neurologici da ipoglicemia paraneoplastica; i GIST (gastro-intestinal stromal tumor) sono pi probabili,
oltre che nellantro pilorico, a livello di valvola ileo-cecale e colon. Le metastasi di GIST sono pi precoci e pi diffuse di quelle originate dal leiomiosarcoma. La differenziazione tra leiomiosarcoma e GIST (allimmunoistochimica i GIST sono vimentina +, actina-alfa per muscolatura liscia
debolmente + e CD117/c-kit + in molti casi) importante in quanto i secondi, anche se metastatici, possono essere trattati in forma palliativa con
anti-tirosonchinasici; la sopravvivenza pu in tal caso protrarsi anche per
mesi.
- Mastocitoma intestinale: fortunatamente raro, sia nel cane sia nel gatto. La
prognosi negativa.
- In caso di malignit intestinale solitaria lenterectomia di scelta, con
margini di resezione di 4-8cm (tessuto macroscopicamente sano). In caso
di lesione linfomatosa apparentemente solitaria (reperto occasionale) questi margini non sono sufficienti. La valutazione istologica deve essere richiesta sia sulla massa sia sulle estremit di resezione per verificare la
completezza dellescissione. I linfonodi ingranditi sono biopsiati o, se possibile, rimossi e avviati allistopatologia. In caso di assenza di disseminazione, dopo escissione chirurgica, la sopravvivenza pu essere prolungata.
- I tumori colorettali canini includono: polipi, adenocarcinoma in situ e adenocarcinoma. Le metastasi (a livello dei linfonodi sottolombari e/o colici)
sono rare (adenocarcinoma infiltrativo, in genere a 360) (Morello et al,
2008). Le procedure chirurgiche attuabili sono:
- Tiflectomia
- Colectomia subtotale/totale
- Pull-out transanale (prolasso mediante suture di trazione) ed escissione
marginale (per polipi, adenocarcinoma in situ e adenocarcinomi polipoidi); in alternativa, lescissione pu essere eseguita per via trans-endoscopica

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- Amputazione rettale pull-through (a partire dalla cute) e transanale (dopo pull-out, con risparmio di 1-2 cm di retto distale) per lesioni del retto distale e medio
- Osteotomia od ostectomia (bilaterale) ischiopubica e resezione colorettale standard / anastomosi termino-terminale. Tale procedura indicata per adenocarcinomi colorettali pi prossimali
- Procedura di Swenson modificata (Morello et al. 2008).

Pull through transanale e anastomosi termino-terminale

Ostectomia ischiopubica e anastomosi termino-terminale dopo resezione colorettale

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- Complicanze: ematochezia (auto-limitante), deiscenza (tensione, devascolarizzazione pi probabile con lapproccio transanale), infezione, stenosi (da tensione +/- scarsa vascolarizzazione pi probabile nei cani di piccola taglia)
- Incontinenza fecale: la frequenza di evacuazione pu aumentare, le feci
possono risultare pi morbide fino a diarrea vera e propria per un certo periodo ma incontinenza vera si osserva solo se il retto distale (1-2cm) non
conservato (Morello et al, 2008).

TUMORI PERIANALI
Tumori epatoidi del cane: includono adenoma, epitelioma (entrambi ormono-dipendenti) e adenocarcinoma. Le forme ormono-dipendenti sono benigne
e colpiscono soprattutto maschi interi anziani; le femmine colpite sono invece
tipicamente ovariectomizzate (e potenzialmente con Cushing). La metastatizzazione, in caso di adenocarcinoma, in genere tardiva e si sviluppa nei linfonodi sottolombari nel 10-15% dei casi. Per le forme benigne (anche per sedi
diverse dalla regione perianale) la resezione marginale e la castrazione sono in
genere curative; in caso di adenocarcinoma la resezione en bloc pu esitare in
incontinenza se oltre il 50% dello sfintere esterno rimosso; in caso di linfoadenopatia sottolombare, anche i linfonodi vanno rimossi durante la stessa procedura. Se ladenocarcinoma a livello della ghiandola della coda, lopzione
pi ragionevole lamputazione. La sopravvivenza in genere protratta.
Adenocarcinoma dei seni paranali: colpisce femmine anziane, pi spesso
sterilizzate, ma anche femmine intere e maschi. Pu essere associata a ipercalcemia paraneoplastica (per produzione di una sostanza PTH-like preferibile
misurare il calcio ionico). Il tumore pu colpire anche il gatto. La progressione
metastatica ai linfonodi sottolombari precoce e frequente e pu causare tenesmo defecatorio. Metastasi distanti possono svilupparsi a livello di milza, fegato, polmoni e osso; se le metastasi sono oltre i linfonodi sottolombari, la prognosi diventa decisamente pi negativa. Lipercalcemia rappresenta unemergenza medica e deve essere trattata in modo appropriato (fluidi, furosemide,
cortisone); se lipercalcemia non si risolve, lunica alternativa la chirurgia, con
rimozione del tumore prmario e di tutti linfonodi ingranditi. La TAC total body
aiuta nello stabilire il planning chirurgico. Il successo della chirurgia testimoniato dal rapido normalizzarsi della calcemia. La chemioterapia adiuvante
proponibile ma il suo ruolo non del tutto chiaro. La sopravvivenza in genere di 12-18 mesi od oltre ma se la disseminazione oltre i linfonodi sottolombari, la sopravvivenza mediana di soli 3 mesi.

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linfoadenopatia sottolombare

dopo escissione dei linfonosdi

resezione marginale
delladenocarcinoma
del seno

BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA
1. Kosovsky JE, Matthiesen DT, Patnaik AK. Small intestinal adenocarcinoma in cats: 32
cases (1978-1985). JAVMA 1988, 192(2):233-5.
2. Kapatkin AS, Mullen HS, Matthiesen DT, Patnaik AK. Leiomyosarcoma in dogs: 44 cases (1983-1988). JAVMA 1992, 201(7):1077-9.
3. Crawshaw J, Berg J, Sardinas JC, Engler SJ, Rand WM, Ogilvie GK, Spodnick GJ, O'Keefe DA, Vail DM, Henderson RA. Prognosis for dogs with nonlymphomatous, small
intestinal tumors treated by surgical excision. JAAHA 1998, 34(6):451-6.
4. Morello E, Squassino C, Iussich S, Caccamo R, Sammartano F, Martano M, Zabarino S,
Bellino C, Pisani G, Buracco P. Transanal pull-through rectal amputation for the treatment of colorectal carcinoma in 11 dogs. Veterinary Surgery 37:420426, 2008
5. Buracco P., (2012), Colorectal Tumors (Alimentary tract, by Culp WTN, Cavanaugh RP,
Calfee III EF, Buracco P, Banks TA). In: Veterinary surgical oncology, Kudnig S.T., Seguin B., Wiley-Blackwell, Iowa, USA, pp. 223-245, 2012
6. Buracco P. (2012). Perianal tumors (Alimentary tract, by Culp WTN, Cavanaugh RP, Calfee III EF, Buracco P, Banks TA). In: Veterinary surgical oncology, Kudnig S.T., Seguin
B., Wiley-Blackwell, Iowa, USA, pp. 245-262, 2012
7. Withrow SJ, Vail DM, Page RL. Withrow & MacEwens Small Animal Clinical Oncology. Elsevier Saunders, 5 edizione, 2013.

Indirizzo per la corrispondenza:


Paolo Buracco, Prof. ordinario di Clinica Chirurgica Veterinaria,
Dipartimento di Scienze Veterinarie, Universit di Torino,
Via Leonardo da Vinci 44 10095 Grugliasco (Torino)
Tel 011-670157/8 - Fax 011-6709165 - paolo.buracco@unito.it

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Simona Cancedda
Med Vet, Bologna

nel percorso di stadiazione


scattiamo qualche foto:
limportanza dellimaging
Venerd, 12 luglio 2013, ore 15.30

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INTRODUZIONE
Al fine di poter trattare in maniera adeguata una neoplasia fondamentale stabilire, con la maggiore precisione possibile, la sua estensione, sia nella
sua localizzazione primaria sia negli eventuali siti metastatici. Stadiare un tumore quindi il modo pi semplice e standardizzato per dire quanto esteso
e diffuso nel momento in cui viene diagnosticato. Avere queste informazioni
fondamentale nellapproccio al paziente oncologico in quanto fornisce elementi utili a definire la prognosi, consente di pianificare la terapia pi idonea,
permette di valutare e confrontare i risultati terapeutici raggiunti con il trattamento effettuato. In generale possiamo dire che loncologia fa ricorso allimaging nelle seguenti situazioni:
- risposta ad uno specifico quesito clinico
- stadiazione delle neoplasie
- controllo dellefficacia della terapia (chemio o radioterapia)
- monitoraggio in pazienti con lesioni sospette
- screening (principalmente in campo umano)
- pianificazione del trattamento (chirurgia e radioterapia). Il piano terapeutico complessivo deve essere messo a punto conoscendo lo stadio raggiunto dalla malattia e l'eventuale presenza di metastasi impone una modifica,
a volte radicale, della terapia.
Lestensione tumorale stata standardizzata a livello internazionale mediante lutilizzo di un sistema di classificazione TNM, il quale descrive lestensione anatomica del tumore basandosi sulla valutazione di tre componenti: T, identifica lestensione e linvasivit locale del tumore primitivo, N, identifica lo stato dei linfonodi regionali ed M che identifica la presenza o meno di metastasi a
distanza. La valutazione dellestensione tumorale viene effettuata mediante
esami clinici e indagini strumentali. Di conseguenza, nel momento in cui, dalla visita clinica e/o dagli esami di laboratorio vi il sospetto di una lesione
neoplastica, per confermare la presenza, la sede e lestensione delleventuale
indispensabile ricorrere ad esami diagnostici.
Differenti risultano le metodiche di diagnostica per immagini ad oggi disponibili anche in oncologia veterinaria.

RADIOLOGIA CONVENZIONALE
una delle procedure ampiamente utilizzate, poco costose e di facile esecuzione, alla quale si ricorre sia per indagare la presenza di una neoplasia primaria sia per lo studio di eventuali lesioni secondarie regionali o a distanza.

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Dimensioni e localizzazione della lesione neoplastica sono di fondamentale


importanza nel momento in cui si decide di utilizzare questa tecnica. La bassa sensibilit della radiologia non consente di poter visualizzare lesioni di piccole dimensioni soprattutto se queste sono circondate da strutture con la stessa radiopacit.
Per quanto riguarda lo studio delle lesioni primarie (T) la radiologia fornisce le seguenti informazioni:
- tumori polmonari: se di sufficienti dimensioni sono spesso visibili come
masse singole, localizzate prevalentemente, ma non solo, nei lobi caudali
del polmone. La radiologia consente di fare una prima valutazione delle
dimensioni e dei rapporti con le altre strutture endotoraciche (parete, mediastino), tuttavia queste informazioni non sono sufficienti per programmare con cura un possibile trattamento, per esempio di tipo chirurgico.
- a livello addominale, a causa della sovrapposizione delle strutture e della
radiopacit simile agli organi addominali, la neoplasia deve raggiungere
dimensioni ragguardevoli. In tal caso fondamentale studiare la dislocazione degli organi adiacenti. Per queste ragioni, la radiologia non consente una diagnosi precoce della neoplasia ma permette di avere delle informazioni in tempi brevi e a costi contenuti in caso di malattia avanzata.
- Per quanto riguarda le neoplasie dello scheletro, la radiologia trova ancora
valida applicazione e anzi rappresenta il metodo diagnostico di prima scelta.
Mediante la valutazione radiografica delle caratteristiche di osteoaggressivit, numero e sede delle lesioni e altri parametri quali esami di laboratorio,
anamnesi e segnalamento possibile giungere alla formulazione di una diagnosi che in ogni caso andr confermata mediante indagini istopatologiche.
Ricerca di metastasi polmonari: la radiologia consente di identificare noduli polmonari di circa 4-5 mm. Tuttavia, la visualizzazione di un nodulo polmonare non dipende solo dalle sue dimensioni ma anche dalla sede. Di conseguenza, lesioni di maggiori dimensioni possono non venire identificate se il parenchima polmonare non sufficientemente aerato e produce un sufficiente contrasto radiografico. Per tale ragione sempre consigliabile effettuare studi radiografici che prevedano 3 proiezioni del torace (due laterali e una sagittale)1-2.

ECOGRAFIA
Lecografia unaltra tecnica non invasiva in grado di fornire importanti
informazioni nella stadiazione del paziente oncologico. Essa particolarmente indicata per lo studio degli organi addominali in quando permette di identificare e fornire precise informazioni di sede, dimensioni e rapporti che una

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lesione contrae con le strutture circostanti. Inoltre di fondamentale importanza nella valutazione dei linfonodi e nellindividuazione delle lesioni metastatiche a carico degli organi addominali principalmente fegato, milza e reni.
Per quanto riguarda i linfonodi, esistono dei criteri ecografici che possono
aiutare nella differenziazione tra un linfonodo reattivo ed uno metastatico
quali forma, dimensioni medie, ecogenicit e distribuzione dei vasi3. Lecografia non consente di indagare in maniera adeguata strutture a contenuto gassoso o completamente mineralizzate quale polmone aerato e apparato scheletrico. Mediante esame ecografico possibile effettuare con estrema precisione e accuratezza prelievi (agoaspirati e biopsie) da lesioni o parenchimi. Uno
dei limiti dellecografia rappresentato dalla bassa specificit, ossia risulta
piuttosto difficile attribuire le alterazioni dellecostruttura e dellecogenicit a
specifiche cause fisiopatologiche. Per tale ragione, al fine di poter studiare
meglio la perfusione e la vascolarizzazione delle lesioni addominali, stato
introdotto anche in medicina veterinaria lutilizzo di mezzi di contrasto ecografici. Tale metodica prende il nome di CEUS (Contrast Enhanced Ultrasound) e ha come obiettivo quello di poter differenziare, in base alla distribuzione delle microbolle nei vasi e capillari, una lesione benigna da una maligna ed i diversi istotipi tumorali. Questa metodica si dimostrata utile per effettuare un primo screening di lesioni a carico di linfonodi, fegato, milza, prostata4-5. Va ricordato tuttavia, che vi sono aree di sovrapposizione di pattern di
diverso tipo e pertanto questa metodica non sostituisce il prelievo dalla lesione, che risulta fondamentale per la diagnosi definitiva,

METODICHE TOMOGRAFICHE (TC ED RM)


Anche in medicina veterinaria ladeguata stadiazione del paziente oncologico non pu prescindere dallutilizzo di tecniche, quali Tomografia Computerizzata (TC) e Risonanza Magnetica (RM) che rispetto alle tecniche convenzionali, forniscono immagini tomografiche caratterizzate da unelevata risoluzione spaziale e di contrasto. Rispetto alle tecniche viste in precedenza, TC
e RM richiedono per la loro esecuzione unanestesia generale. La TC considerata il gold standard per la stadiazione dei tumori in quanto consente di
esaminare ampi settori in tempi brevi permettendo di valutare la lesione primaria e di effettuare contemporaneamente la ricerca metastasi. In particolare,
la TC rappresenta la metodica di elezione per la ricerca di metastasi polmonari consentendo lindividuazione di lesioni del diametro di circa 1 mm e localizzate in aree polmonari di difficile valutazione radiografica6. Lesame tomografico particolarmente utile in quanto fornisce unottima visualizzazio-

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ne sia dei tessuti molli che dei tessuti duri e consente di identificare con precisione sede e dimensioni di lesioni occupanti spazio e visualizzare i rapporti che tali lesioni contraggono con le strutture vicine, fondamentale ai fini di
unadeguata pianificazione chirurgica. Mediante la somministrazione del
mezzo di contrasto, possibile valutare in maniera accurata la componente
vascolare della lesione neoplasica e stabilire i rapporti che questa contrae con
le strutture adiacenti. Lesame TC consente di effettuare prelievi bioptici delle lesioni in maniera mirata e localizzate in qualsiasi distretto, compresi i noduli polmonari. Sempre pi spesso anche in medicina veterinaria, la TC viene utilizzata per il controllo dellefficacia della terapia effettuata e per monitorare il paziente nel tempo (follow up). possibile ricorrere a tale tecnica
diagnostica anche in presenza di impianti metallici o microchip.
In caso di lesioni localizzate a livello di sistema nervoso (centrale e periferico) lesame di elezione per la valutazione di tali neoplasie rappresentato dalla Risonanza Magnetica (RM). Per tale metodica non vengono utilizzate radiazioni ionizzanti ma vengono sfruttate le propriet magnetiche di alcuni atomi
che costituiscono i vari tessuti, in particolare degli atomi di idrogeno, per ottenere immagini con eccellente risoluzione di contrasto. In generale, tale metodica consente di acquisire informazioni accurate in caso di lesioni localizzate in
distretti non in movimento e originatesi a partire dai tessuti molli (es. cavit pelvica e retro peritoneale, testa e collo, arti). Per tale ragione, a causa della presenza di artefatti dovuti al movimento, si hanno dei limiti nella valutazione di
lesioni localizzate a livello di torace e addome craniale. Rispetto alla TC presenta tempi di acquisizione pi lunghi e lo studio risulta penalizzato da artefatti causati dalla presenza di impianti metallici o microchip.

POSITION EMISSION TOMOGRAPHY (PET)


In campo umano, la stadiazione del paziente oncologico non pu prescindere dallutilizzo della PET, metodica che permette di identificare la presenza di un tumore ad elevata attivit metabolica dopo somministrazione endovenosa di una sostanza radioattiva come il 18F-fluorodesossiglucosio. Questo
tracciante radioattivo si concentra nelle aree del corpo metabolicamente attive ed emette radiazioni. Tale metodica permette quindi di evidenziare lo stato metabolico e funzionale dei tessuti. Sappiamo che gran parte delle malattie sono innescate da alterazioni metabolico/funzionali e che queste precedono le modificazioni anatomiche. Questo consente alla PET di avere una maggiore accuratezza diagnostica rispetto a TC e RM ma una minore risoluzione
spaziale. Per tale ragione si utilizzano sistemi integrati PET-TC che possono

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offrire informazioni funzionali, permettono di giungere ad una stadiazione pi


accurata, evitando, in questo modo, che molti pazienti vengano sottoposti a
terapie o interventi inutili. Inoltre, mediante tale metodica possibile diagnosticare precocemente recidive in atto. Questi sofisticati sistemi di imaging sono stati introdotti anche in Medicina Veterinaria, anche se la scarsa disponibilit e gli elevati costi limitano attualmente la loro presenza a istituti di ricerca o universitari.

IMAGING E TERAPIA
Altro importantissimo ruolo svolto dalla diagnostica per immagini quello di consentire unadeguata pianificazione del trattamento principalmente di
quello chirurgico e radioterapico. In particolare la TC rappresenta un indispensabile strumento di supporto per la pianificazione di procedure chirurgiche. In questi casi, la combinazione di immagini ad elevata risoluzione spaziale e di accurate ricostruzioni tridimensionali vascolari e parenchimali facilita significativamente il compito del chirurgo.
La pianificazione del trattamento radioterapico necessita delle pi accurate tecniche di diagnostica per immagini. Accanto alla Tomografia Computerizzata, le tecniche di Risonanza Magnetica e di Tomografia ad Emissione di
Positroni (in campo umano), sono oggi in grado di fornire informazioni sia fisiologiche che funzionali sul tumore e sugli organi adiacenti. Mediante lutilizzo di queste tecniche, viene individuata la patologia tumorale e le strutture
anatomiche adiacenti al fine di definire i volumi tumorali con grande precisione, individuare al meglio il bersaglio tumorale e di elaborare un adeguato piano di cura radioterapico. Laccurata progettazione del piano assicura una
copertura omogenea del tumore, salvaguardando il pi possibile i tessuti sani
circostanti. Nella pianificazione del trattamento radioterapico, la TC rappresenta lesame di scelta in virt dellelevata accuratezza spaziale. La tecnica di
image fusion TC-RM, consentendo di integrare elettronicamente le informazioni anatomo-strutturali fornite dalle immagini TC con quelle, sovente complementari fornite dalla RM, pu portare un contributo determinante al fine di
ottimizzare la definizione dei contorni del volume bersaglio e dei tessuti sani
circostanti. Tale metodica , infatti, in grado di combinare la superiorit della RM nella sensibilit diagnostica con quella della TC nella definizione spaziale. Oltre allacquisizione delle immagini utili ai fini della pianificazione radioterapica, lesame TC consente di posizionare lanimale allinterno di particolari sistemi di posizionamento (bite block e moulage) che poi vengono utilizzati durante le sedute di radioterapia.

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BIBLIOGRAFIA
1. Forrest LJ. (1992) Radiology corner-advantages of the three view thoracic radiographic
examination in instances other than metastasis. Vet Radiol Ultrasound 33:340-341.
2. Bathez PY, Hornof WJ, Theon AP et al. (1994) Receiver operating characteristic curve
analysis of the performance of various radiographic protocols when screening dogs for
pulmonary metastases. J Am Vet Med Assoc 204(2):237-240.
3. Nyaman HP, Kristensen AT, Skovgaard IM, Martinussen T, McEvoy FJ (2005) Characterization of normal and abnormal canine superficial lymph nodes using gray-scale B-mode, color flow mapping, power, and spectral Doppler ultrasonography: a multivariate study. Vet Radiol Ultrasound 46(5):404-10.
4. Rossi F, Leone VF, Vignoli M, Terragni R. (2008) Use of contrast-enhanced ultrasound
for characterization of focal splenic lesions. Vet Radiol Ultrasound 49:154-164.
5. OBrian B, Iani M, Matheson J et al. (2004) Contrast Harmonic Ultrasound of spontaneous liver nodules in 32 dogs. Vet Radiol Ultrasound 45:547-553.
6. Nemanic S, London CA, Wisner ER. (2006) Comparison of thoracic radiographs and single breath-hold helical CT for detection of pulmonary nodules in dogs with metastatic
neoplasia. J Vet Intern Med 20(3):508-15.

Indirizzo per la corrispondenza:


Simona Cancedda - Centro Oncologico Veterinario
Via San Lorenzo 1/4 - 40037 Sasso Marconi (Bologna)
cancedda@centroncologicovet.it

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Simona Cancedda
Med Vet, Bologna

Pianifichiamo il trattamento:
radioterapia, quando e perch
Sabato, 13 luglio 2013, ore 10.00

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La radioterapia (RT) unopzione terapeutica utilizzata sempre pi frequentemente anche in medicina veterinaria per il trattamento delle lesioni
neoplastiche e prevede lutilizzo di radiazioni ionizzanti con lo scopo di distruggere le cellule tumorali. Gli stessi raggi X utilizzati a basse energie per
finalit diagnostiche (radiologia o TC), ad alte energie hanno propriet distruttive nei confronti di diversi tipi di cellule. Il danno cellulare deriva principalmente dallazione diretta delle radiazioni sul DNA cellulare o indirettamente, in seguito alla formazione di radicali liberi citotossici prodotti a partire dallinterazione delle radiazioni con le molecole di acqua intracellulare e la
matrice intercellulare. Anche i vasi tumorali che portano sostentamento al tumore vengono danneggiati dalle radiazioni ionizzanti mediante azione indiretta. Le cellule dei tessuti normali possiedono meccanismi naturali di riparazione del DNA, mentre le cellule tumorali non hanno questa capacit e sono
pertanto, maggiormente esposte ad un danno da radiazioni.
Vi uno storico conflitto tra i pro ed i contro di un trattamento radioterapico. Il pro rappresentato dalla capacit della radioterapia di agire efficacemente sulle cellule tumorali. Ci richiede alte dosi radianti che riescono ad
inibire la crescita delle cellule neoplastiche e determinano la loro involuzione fino alla morte. Il contro lesposizione, intorno o vicino alla massa, di organi e tessuti sani che a loro volta subiscono danni secondari allirradiazione.
Risulta quindi fondamentale ridurre al massimo gli effetti collaterali sui tessuti circostanti. A tal fine indispensabile:
- Limitare la dose nella terapia di masse tumorali situate in zone particolarmente critiche, la dose totale viene ridotta, preferendo attenuare la potenzialit terapeutica e diminuendo nello stesso tempo il rischio consistente di produrre effetti collaterali importanti. Nei casi pi complessi si pu,
per esempio, optare per un trattamento pi breve (cosiddetto palliativo). Si
tratta di casi in cui la prognosi influenzata negativamente da uno stadio
tumorale avanzato, da una localizzazione sfavorevole o da scarse condizioni cliniche del paziente. In questi casi, la neoplasia non pu essere controllata in maniera definitiva e il trattamento radioterapico ha principalmente lobiettivo di migliorare la qualit di vita del paziente ed eventualmente di prolungare la sopravvivenza, controllando temporaneamente la
sintomatologia algica e le alterazioni funzionali che frequentemente si associano al tumore.
- Frazionare la dose In medicina veterinaria, vengono utilizzati differenti
tipi di protocollo. Quando il trattamento ha finalit curativa (in caso di tumori curabili o controllabili per un lungo periodo di tempo) prevista la

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somministrazione di una piccola dose di radiazioni, di solito quotidiana, ripetuta per diversi giorni (fino ad un massimo di 20 frazioni). Ci consente di applicare una dose totale adeguata, con conseguente danno alle cellule tumorali e risparmio dei tessuti sani circostanti. Infatti, i tessuti normali hanno la capacit di riparare il danno da radiazioni pi velocemente
ed efficacemente rispetto alle cellule neoplastiche, con il risultato finale di
riportare danni pi contenuti.
- Concentrare le radiazioni sul bersaglio grazie allutilizzo di apparecchiature e di sistemi di posizionamento sempre pi precisi, possibile limitare in modo molto accurato lazione del fascio radiante su un obiettivo mirato, il tumore, preservando gli organi e i tessuti sani circostanti. Mediante la cosiddetta 3D-CRT (Radioterapia Tridimensionale Conformazionale)
il volume tumorale ricostruito in tre dimensioni e assieme ad esso gli organi critici circostanti. Un computer dedicato alla pianificazione (TPS,
Treatment Planning System) consente di utilizzare le immagini ottenute
mediante TC per pianificare il trattamento e valutare la distribuzione tridimensionale della dose a livello del tumore e degli organi adiacenti. possibile cos creare e analizzare degli istogrammi dose-volume del tumore e
degli organi a rischio. Il piano ideale quello che prevede la somministrazione del 100% della dose al 100% del tumore. Sono considerate accettabili variazioni pi o meno del 5 - 7.5%.

PRINCIPALI INDICAZIONI
Differenti e numerose sono le patologie per le quali possibile ricorrere
alla radioterapia. In generale. possiamo dire che tale tipologia di trattamento
risulta utile soprattutto in caso di tumori solidi localizzati, la cui rimozione
completa impossibile o comporta un difetto estetico inaccettabile. Questa
tecnica trova indicazione principalmente in tutti i casi in cui la neoplasia stata asportata chirurgicamente ma, a causa della localizzazione e/o estensione
della stessa, non stato possibile ottenere margini indenni ed occorre di conseguenza sterilizzare il letto chirurgico (radioterapia adiuvante). Altre volte,
la lesione non pu essere escissa chirurgicamente e la radioterapia ha in questi casi la funzione di ridurre le dimensioni della lesione e, se possibile, renderla asportabile chirurgicamente in un secondo momento (radioterapia neoadiuvante). In altri casi, lintento della radioterapia quello di migliorare la
qualit di vita del paziente, pi che ambire ad un prolungamento della sopravvivenza. Tale tipologia di trattamento viene definito palliativo e ha la funzio-

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ne principale di controllare localmente il dolore provocato dalla neoplasia, ridurre le dimensioni della massa e leventuale sanguinamento.

Tumori del sistema nervoso


La radioterapia rappresenta unefficace modalit terapeutica per le neoplasie del sistema nervoso. In particolare, viene utilizzata in maniera ottimale per
il trattamento dei tumori cerebrali quale unica modalit (lesioni non aggredibili chirurgicamente per localizzazione o dimensioni) o in setting adiuvante
nel momento in cui la chirurgia non ha raggiunto la radicalit descissione. In
tale distretto anatomico difficilmente si giunge ad avere una diagnosi istologica della lesione trattata. In ogni caso, con tale metodica vengono irradiati
sia meningiomi che tumori primitivi (quali glioblastomi, macroadenomi e
carcinomi ipofisari, papillomi e carcinomi dei plessi corioidei). I protocolli
prevedono la somministrazione di una dose totale di 45-50 Gy suddivisa in
15-20 frazioni. Pazienti con sintomatologia neurologica manifestano un netto
miglioramento gi dopo poche frazioni di radioterapia e la sopravvivenza mediana in questi casi di circa 23 mesi1. La dose tollerabile dipende comunque
dalle dimensioni e dalla localizzazione del tumore. Particolare attenzione deve essere posta nel momento in cui si irradiano lesioni che interessano zone
sensibili del SNC quali tronco encefalico e midollo allungato.

Tumori nasali e del planum


La radioterapia rappresenta il trattamento di scelta delle neoplasie nasali
sia nel cane che nel gatto. Tali neoplasie sono aggressive localmente e caratterizzate da un tasso di recidiva piuttosto elevato, per cui il controllo locale a
lungo termine risulta piuttosto difficile da ottenere. Per tali tipologie di tumori i protocolli utilizzati cambiano a seconda dello stadio tumorale e il numero
di frazioni varia da un minimo di 5 ad un massimo di 16. La sopravvivenza
mediana dei cani affetti da neoplasie nasali trattate con radioterapia oscilla dai
7 ai 21 mesi2. Nel gatto, il linfoma il tumore nasale pi frequentemente trattato, soprattutto per le forme localizzate con staging negativo, e i tempi di sopravvivenza ottenuti con sola radioterapia sono di circa 24 mesi3. Il carcinoma squamocellulare a livello di planum nasale un tumore piuttosto comune
nel gatto. La terapia di elezione chirurgica, associata in alcune volte a radioterapia adiuvante. Nei casi in cui il risultato estetico dopo nosectomia pu non
risultare soddisfacente, in presenza di lesioni estese e invasive per le quali non

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possibile effettuare una resezione chirurgica, o profonde (profondit > 5


mm) tali da non permettere lutilizzo della terapia fotodinamica, possibile
utilizzare la radioterapia. ottenendo un tasso di remissione completa del 94%
e un intervallo mediano libero da malattia di 414 giorni4. Attualmente, il protocollo accelerato, che prevede 2 frazioni al giorno per 5 giorni consecutivi,
quello pi promettente per il trattamento di queste neoplasie.

Tumori orali
Mediante radioterapia possibile trattare tutte le varie tipologie tumorali
che si localizzano a livello orale. Nella quasi totalit dei casi, il trattamento
radioterapico viene utilizzato come unica modalit terapeutica o dopo chirurgia per sterilizzare il focolaio neoplastico residuo. Raramente si ricorre a radioterapia neoadiuvante, in quanto si associa ad elevata percentuale di deiscenza della ferita dopo intervento chirurgico. Le epulidi acantomatose risultano estremamente radioresponsive, con controllo locale della neoplasia a
lungo termine (3 anni) nel 90% dei pazienti5. Il carcinoma squamocellulare
(SCC) nel cane risulta controllato nell80% dei pazienti trattati con sola radioterapia con un intervallo libero da progressione neoplastica di 36 mesi6.
Per i sarcomi orali, al fine di ottenere un controllo locale a lungo termine,
necessario impostare un trattamento multimodale che prevede la combinazione di chirurgia e radioterapia pi o meno chemioterapia. Con il solo trattamento radioterapico, i tempi di sopravvivenza riportati sono inferiori allanno sia con protocollo curativo che palliativo7. Questo risultato non stato
confermato da un recente studio che, prendendo in considerazione solo i fibrosarcomi orali, riporta tempi di sopravvivenza notevolmente pi lunghi per
i pazienti trattati con protocollo curativo (825 giorni vs 204 giorni del trattamento palliativo)8. La combinazione di chirurgia e radioterapia consente di
prolungare i tempi di controllo locale8. Altra neoplasia orale frequente nel cane il melanoma per il quale risaputo che il protocollo radiante deve essere ipofrazionato, con una dose per singola frazione > 4 Gy. In questo caso i
tempi di sopravvivenza oscillano tra i 211 e 363 giorni9-10.
Nel gatto il carcinoma squamocellulare risulta piuttosto difficile da controllare a causa del suo comportamento aggressivo ed invasivo localmente. Il
trattamento multimodale quello che al momento ha dato i risultati pi promettenti. Un studio recentemente pubblicato prevedeva trattamento medico
(talidomide, piroxicam e bleomicina) associato ad un protocollo radioterapico accelerato (2 frazioni al giorno, per 5 giorni consecutivi) ed eventuale
escissione chirurgia11.

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Sarcomi dei tessuti molli


I sarcomi dei tessuti molli sono tumori invasivi, di conseguenza il trattamento prevede prima di tutto, terapie in grado di controllare localmente la
neoplasia. fondamentale quindi, in presentazione, considerare la chirurgia
come prima opzione terapeutica. Nel momento in cui questa non riesce a raggiungere lobiettivo di una radicalit di escissione o non possibile ricorrervi per localizzazione o dimensioni del tumore, la radioterapia di fondamentale importanza nel controllo locale della neoplasia. Nel primo caso, il protocollo radioterapico adiuvante di solito curativo e prevede la somministrazione di una dose totale di circa 45-48 Gy, suddivise in 16-18 frazioni, ottenendo una sopravvivenza a 5 anni nel 75% dei pazienti12. La maggior parte dei
sarcomi radio resistente per cui, data limpossibilit di ottenere un adeguato controllo locale, il trattamento radioterapico limitato a poche frazioni e
prevede la somministrazione di una dose totale che non supera i 30 Gy. In tal
caso, lobiettivo quello di alleviare leventuale dolore provocato dalla neoplasia, ristabilire la funzionalit della parte lesa e ottenere remissione parziale o malattia stabile.
Per i sarcomi iniettivi il trattamento consigliato quello multimodale. Anche in caso di escissione chirurgica completa (margini liberi), la radioterapia
di tipo curativo, deve essere sempre presa in considerazione e permette di ottenere tempi di sopravvivenza mediani piuttosto lunghi (47 mesi)13. In caso di
lesioni non asportabili, la radioterapia indicata in setting neoadiuvante o
adiuvante, associata a chemioterapia.

Mastocitoma
La tipologia di trattamento radioterapico da effettuarsi in presenza di mastocitomi (MCT) viene scelta considerando grado istologico, stadio clinico,
dimensioni, localizzazione della lesione e condizioni generali dellanimale. In
caso di escissione incompleta, la radioterapia ha la funzione di sterilizzare il
letto chirurgico e portare ad un controllo locale a 3 anni in > 90% dei casi14.
Il trattamento palliativo prevede la somministrazione di alte dosi a intervalli
di tempo pi distanziati. In casi considerati ad alto rischio, ad esempio per
grado o localizzazione, fondamentale ricorrere a trattamenti aggressivi multimodali.
Altre neoplasie che possiamo controllare ricorrendo alla radioterapia sono
rappresentate da:
- adenocarcinoma dei sacchi anali

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adenocarcinoma delle ghiadole perianali


carcinoma tiroideo
timoma
linfoma localizzato o multicentrico

La radioterapia trova inoltre applicazione per il trattamento di lesioni benigne quali artrosi, granulomi da leccamento, sialocele e nel gatto stomatiti/gengiviti. In questi casi, vista la natura delle lesioni, la dose somministrata
risulta notevolmente pi bassa.

BIBLIOGRAFIA
1. Rohrer Bley C, Sumova A, Roos M et al. (2005) Irradiation of brain tumors in dogs with
neurologic disease. J Vet Intern Med 6:849-854.
2. Buchholz J, Hagen R, Leo C et al. (2009) 3D conformal radiation therapy for palliative
treatment of canine nasal tumors. Vet Radiol Ultrasound 50(6):679-83.
3. Elmslie RE, Ogilvie GK, Gillette EL et al. (1991) Radiotherapy with and without chemotherapy for localized lymphoma in 10 cats. Vet Radiol Ultrasound 32:277-280.
4. Melzer K, Guscetti F, Rohrer Bley C et al. (2006) Ki67 reactivity in nasal and periocular
squamous cell carcinomas in cats treated with electron beam radiation therapy. J Vet Intern Med 20:676-681.
5. Theon AP, Rodriguez C, Griffey S, Madewell BR. (1997) Analysis of prognostic factors
and paterns of failure in dogs with periodontal tumors trated with megavoltage irradiation. J Am Vet Med Assoc 210:785-788.
6. Theon AP, Rodriguez C, Madewell BR. (1997) Analysis of prognostic factors and patterns of failure in dogs with malignant oral tumors treated with megavoltage irradiation.
J Am Vet Med Assoc 210:778-784.
7. Poirier VJ, Rohrer Bley C, Ross M et al. (2006) Efficacy of radiation therapy for the treatment of macroscopic canine oral soft tissue sarcoma. In vivo 20:415-420.
8. Gardner H, Fidel J, Haldorson G et al. (2013) Canine oral fibrosarcomas: a retrospective
analysis of 65 cases (1998-2010). Vet Comp Oncol. Feb 18. doi: 10.1111/vco.12017.
9. Murphy S, Hayes AM, Blackwood L et al. (2005) Oral malignant melanoma. The effect
of coarse fractionation radiotherapy alone or with adjuvant carboplatin therapy. Vet Com
Oncol 3(4):222-9.
10. Proulx DP, Ruslander DM, Dodge RK et al. (2003) A retrospective analysis of 140 dogs
with oral melanoma treated with external beam radiation. Vet Radiol Ultrasound
44(3):352-9.
11. Marconato L, Buchholz J, Keller M et al. (2013) Multimodal therapeutic approach and
interdisciplinary challenge for the treatment of unresctable head and neck squamous cell
carcinoma in six cats: a pilot study. Vet Comp Oncol 11(2):101-12.
12. Forrest LJ, Chun R, Adams WM et al. (2000) Postoperative radiotherapy for canine soft
tissue sarcoma. J Vet Intern Med 14:578-582.

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13. Eckstein C, Guscetti F, Roos M et al. (2009) A retrospective analysis of radiation therapy for the treatment of feline vaccine-associated sarcoma. Vet Comp Oncol 7:54-8.
14. Frimberger AE, Moore AS, LaRue SM et al. (1997) Radiotherapy of incompletely resected, moderately differentiated mast cell tumors in the dog: 37 cases (19891993). J Am
Anim Hosp Assoc 33:320324.

Indirizzo per la corrispondenza:


Simona Cancedda - Centro Oncologico Veterinario
Via San Lorenzo 1/4 - 40037 Sasso Marconi (Bologna)
cancedda@centroncologicovet.it

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Laura Marconato
Med Vet, Dipl ECVIM-CA (Oncology), Bologna

Dalla presentazione del caso


alla pianificazione del trattamento:
il percorso a tappe
della stadiazione clinica
Venerd, 12 luglio 2013, ore 14.45

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Lapproccio al paziente oncologico inizia con lanamnesi accurata e la visita clinica. quindi necessario inquadrare il tumore da un punto di vista patologico mediante citologia e/o istologia, per poi procedere con la stadiazione.
La stadiazione rappresenta la valutazione di estensione anatomica di una
neoplasia, e permette di definire in modo standardizzato quanto voluminoso e diffuso il tumore al momento della diagnosi.
La stadiazione una tappa fondamentale, poich fornisce le informazioni
con cui viene scelta la terapia, definita la prognosi, valutati i risultati di trattamento, scambiate informazioni tra diversi centri oncologici e facilitata la ricerca. Pertanto, i medici veterinari che gestiscono pazienti oncologici devono abituarsi a ricercare e registrare i dati di stadiazione, dal momento che questi rappresentano il corredo minimo di informazioni per affrontare ogni singolo caso.
Il tumore deve essere obbligatoriamente stadiato alla diagnosi, perch il
clinico possa fornire dati essenziali per la prognosi e per la scelta del trattamento. Lo staging non pu prescindere dalla conoscenza dellistotipo, dal
momento che tumori diversi hanno diverso comportamento biologico, diverse modalit metastatiche (diffusione per via linfatica, ematogena, per continuit, per contiguit), e diversi organi bersaglio di metastatizzazione.
Da quanto detto emerge quindi che la stadiazione clinica del paziente oncologico di cruciale importanza per diversi motivi: consente di formulare
una prognosi, di mettere a punto un piano terapeutico complessivo basato sullo stadio raggiunto dalla malattia neoplastica, e di modificare radicalmente tipo di terapia ed intento in caso di metastasi a distanza.

SISTEMA TNM
Lestensione della malattia neoplastica stata internazionalmente standardizzata mediante il sistema di classificazione TNM.1-5 La classificazione
TNM costituisce un punto di riferimento comune e scientificamente valido;
inoltre, essendo riproducibile, consente di confrontare le casistiche sia allinterno della stessa istituzione, sia tra istituzioni diverse. La stretta correlazione che esiste tra stadio clinico della neoplasia, opzioni terapeutiche e prognosi di estrema importanza per il paziente oncologico, per il suo proprietario
e per il veterinario curante. La classificazione TNM costituita dalle voci T
(dimensione ed invasivit locale del tumore primitivo), N (stato dei linfonodi
regionali), e M (presenza o meno di metastasi a distanza). Il sistema TNM
applicato per la valutazione di tumori solidi (come ad esempio mammari, polmonari, genito-urinari). La principale limitazione riguarda limpossibilit di
stadiare le neoplasie sistemiche e diffuse come linfomi e leucemie.

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Il sistema di stadiazione TNM propone una stadiazione clinica (cTNM),


una chirurgica (sTNM) ed una patologica (pTNM). La stadiazione cTNM si
basa sui risultati ottenuti prima dellinizio della terapia, e si avvale di esami
clinici (esame obiettivo generale e particolare) e strumentali (diagnostica per
immagini, endoscopia, biopsia). Grazie allo sviluppo delle moderne tecniche
di diagnostica per immagini, infatti spesso possibile ottenere campioni diagnostici citologici o istologici mediante prelievo endoscopico o CT-guidato,
senza dover ricorrere alla chirurgia.
La chirurgia assume ruolo diagnostico quando le tecniche non-invasive si
rivelano inapplicabili per la sede della lesione, oppure inefficaci a garantire
campioni necessari per la prevalenza di materiale necrotico o per le ridotte dimensioni della lesione polmonare. sTNM particolarmente importante laddove lesito patologico possa modificare lestensione dellintervento chirurgico
o il tipo di approccio terapeutico.
La stadiazione pTNM rappresenta un perfezionamento delle altre ed ha
importanti implicazioni prognostiche e terapeutiche; essa si basa sulla valutazione del campione istologico asportato chirurgicamente. pTNM consente di
valutare: radicalit di escissione del tumore (in caso di chirurgia radicale) valutando i margini di resezione, presenza di eventuale coinvolgimento intra-parenchimale e linfonodale, istotipo.
La stadiazione clinica quindi essenziale per la scelta della terapia,
mentre la stadiazione patologica fornisce valide informazioni per formulare una prognosi e utili indicazioni sullopportunit di eseguire o meno terapie adiuvanti. importante sottolineare che, una volta stabilita, la stadiazione clinica non pu pi essere modificata, neanche se i dati forniti dallintervento chirurgico (ad esempio linfadenectomia profilattica) indicano
uno stadio pi avanzato. Tale norma generale fondamentale ai fini di un
confronto scientificamente valido tra i risultati di chirurgia, chemioterapia,
e/o radioterapia.
In merito a T, T0 indica assenza di tumore evidente (occulto o precedentemente rimosso), Tis un carcinoma in situ (cute e cornea), T1,2,3,4 gradi crescenti di estensione del tumore primitivo. Si indica Tx quando non possibile evidenziare il tumore primitivo (dati insufficienti).
Per alcuni tumori la dimensione di T si correla alla prognosi (come ad
esempio per neoplasie mammarie), per altri invece T si riferisce allinvasivit locale ( il caso di neoplasie ossee, vescicale, testicolari e prostatiche). Per
altri tumori ancora T del tutto irrilevante, dal momento che ai fini prognostici pi importante la via di diffusione; il caso ad esempio dei tumori ovarici e polmonari.

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Il linfonodo sentinella (N) rappresenta il primo linfonodo che accoglie vasi linfatici provenienti dalla regione anatomica in cui si sviluppato il tumore (e che quindi lo drenano).6 La valutazione istopatologica del linfonodo sentinella riflette lestensione neoplastica regionale, con ovvie implicazioni prognostiche e terapeutiche. La biopsia del linfonodo satellite eseguita sempre
pi spesso in oncologia umana, per la corretta stadiazione e lidentificazione
di eventuali micrometastasi, non altrimenti riconoscibili. Le micrometastasi
sono infatti impossibili da identificare mediante normali test di screening, e
sono ritenute responsabili della disseminazione neoplastica sistemica tardiva.
Metodi utilizzati in medicina veterinaria per valutare il linfonodo sentinella sono: escissione chirurgica (linfadenectomia), valutazione citologica (che
tuttavia pu dare falsi negativi), scintigrafia, iniezione peritumorale di colorante blu associato a tracciante radioattivo.
Per definire N, importante stabilire se i linfonodi regionali sono fissi o
mobili, le loro dimensioni, la loro consistenza, il coinvolgimento singolo o
multiplo, ipsilaterale o controlaterale, e leventuale distribuzione bilaterale.
N0 indica che non vi evidenza clinica di metastasi ai linfonodi regionali.
N1,2,3,4 indicano gradi crescenti di interessamento dei linfonodi regionali. Nx
indica che non possibile valutare i linfonodi regionali (dati insufficienti). Le
metastasi ai linfonodi non regionali sono considerate metastasi a distanza.
Lo stato N ha importantissime implicazioni prognostiche per molti tumori solidi, come ad esempio per le neoplasie di testa e collo, vescicali ed intestinali, dal momento che riflette limpossibilit di intervenire efficacemente
sul tumore primitivo. I linfonodi fissi (N3) sono tipicamente chirurgicamente
non rimovibili e pertanto si accompagnano ad una prognosi per lo pi sfavorevole. Infine, il coinvolgimento linfonodale spesso riflette lelevata probabilit di diffusione ematogena (neoplasie mammarie).
In merito a M, M0 indica che non ci alcuna evidenza clinica di metastasi a distanza, mentre M1 indica che vi sono metastasi (diverse dai linfonodi regionali), ed in questo caso necessario specificarne la sede. Mx indica che
impossibile verificare la presenza di metastasi.
La presenza di metastasi a distanza definisce in modo chiaro i pazienti in
operabili e si accompagna nella maggior parte dei casi a prognosi infausta. M
pu essere definito clinicamente, ma il pi delle volte richiede indagini strumentali.
Le indagini diagnostiche collaterali, quali radiografia, ecografia, endoscopia, CT, e risonanza magnetica hanno notevolmente migliorato laccuratezza
della classificazione clinica TNM. Nel complesso, un tumore viene conside-

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rato tanto pi avanzato quanto pi voluminoso ed esteso oltre lorgano sede


primitiva dinsorgenza (ai linfonodi o allintero organismo): la combinazione
delle variabili descritte determina quindi lassegnazione del tumore a uno stadio generalmente compreso fra il primo e il quarto. Allinterno di ciascuno
stadio lesperienza scientifica ha messo e va progressivamente mettendo a
punto il miglior protocollo di trattamento possibile, tenendo conto della oggettiva speranza di successo e dei possibili effetti collaterali della terapia su
quel tumore in quello stadio.

SISTEMA WHO
Le neoplasia emopoietiche (linfomi e leucemie) ed i mastocitomi vengono
stadiati secondo il sistema WHO.
Linfoma nel cane7
Il sistema WHO suddivide il linfoma in base alla forma anatomica e raggruppa i cani secondo distribuzione di coinvolgimento linfonodale (stadio IIII), epatico e/o splenico (stadio IV) e midollare, ematico e/o di altri organi
(stadio V).
Ogni stadio deve essere ulteriormente caratterizzato dalle lettere a o b, che
indicano, rispettivamente, assenza o presenza di sintomi sistemici. La presenza di ipercalcemia fa rientrare il paziente in sottostadio b.
Linfoma nel gatto8
La stadiazione clinica proposta riportata in Tabella 1.
Anche nel gatto ogni stadio deve essere ulteriormente caratterizzato dalle
lettere a o b, che indicano rispettivamente assenza o presenza di sintomi sistemici.
Mastocitoma cutaneo nel cane9
Secondo la classificazione WHO, esistono 5 stadi clinici in cui inserire i
cani con MCT. La stadiazione stabilita valutando tumore primitivo e presenza di metastasi regionali (stadio II) e a distanza (stadio IV). Il principale
limite della stadiazione proposta riguarda la definizione di III stadio, in assoluto il pi controverso. Lo stadio III viene attribuito a pazienti che mostrano
tumori dermici multipli oppure un unico tumore infiltrante e voluminoso con
o senza metastasi al linfonodo satellite, senza tuttavia definire infiltrante e
voluminoso (Tab. 2).

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TABELLA 1
Stadio I

- neoplasia singola (extranodale).


- interessamento di una sola area anatomica (nodale), compresa una neoplasia primitiva toracica.

Stadio II

- singola neoplasia extranodale con coinvolgimento di linfonodo regionale.


- interessamento di due o pi aree nodali sullo stesso lato
del diaframma.
- due neoplasie singole (extranodali) con o senza interessamento di linfonodi regionali sullo stesso lato del
diaframma.
- neoplasia primitiva gastroenterica (generalmente in area
ileocecale), ben asportabile, con o senza interessamento
di linfonodi meseraici.

Stadio III

- due neoplasie singole extranodali in regioni opposte rispetto al diaframma.


- interessamento di due o pi aree nodali cranialmente e
caudalmente al diaframma.
- lesioni primitive intraddominali estese e non asportabili.
- neoplasie paraspinali o epidurali, indipendentemente da
altri siti neoplastici.

Stadio IV

- stadio I-III con coinvolgimento di fegato e/o milza.

Stadio V

- stadio I-IV con iniziale coinvolgimento di sistema nervoso centrale e/o midollo osseo.

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TABELLA 2
Stadio 0

lesione solitaria dermica, escissa senza radicalit, senza coinvolgimento linfonodale

Stadio I

lesione solitaria dermica senza coinvolgimento linfonodale o metastasi a distanza

Stadio II

lesione solitaria dermica, con coinvolgimento linfonodale

Stadio III

lesioni multiple dermiche o presenza di tumore voluminoso infiltrante, con o senza coinvolgimento linfonodale. Nessuna evidenza di metastasi a distanza

Stadio IV

qualunque lesione con metastasi a distanza (incluso coinvolgimento ematico o midollare)

A: asintomatico; B: sintomatico

BIBLIOGRAFIA
1. Owen LM, (1980), TNM Classification of tumors in domestic animals. Geneva, World
Health Organization.
2. Sobin LH, (2001), TNM: principles, history, and relation to other prognostic factors. Cancer 91: 1589-1592.
3. Sobin LH, Wittekind Ch, (2002), TNM Classification of malignant tumors. UICC (International Union Against Cancer) 6th edition.
4. Sobin LH, (2003), TNM: evolution and relation to other prognostic factors. Semin Surg
Oncol. 21: 3-7.
5. Sobin LH, (2003), TNM, 6th edition: new developments in general concepts and rules.
Semin Surg Oncol. 21: 19-22.
6. Tuohy JL, Milgram J, Worley DR, Dernell WS, (2009), A review of sentinel lymph node evaluation and the need for its incorporation into veterinary oncology. Vet Comp Oncol. 7:81.
7. Withrow SJ, Vail DM, Page RL, (2013), Withrow & MacEwens Small Animal Clinical
Oncology, Elsevier, Philadelphia, 612.
8. Withrow SJ, Vail DM, Page RL, (2013), Withrow & MacEwens Small Animal Clinical
Oncology, Elsevier, Philadelphia, 646.
9. Withrow SJ, Vail DM, Page RL, (2013), Withrow & MacEwens Small Animal Clinical
Oncology, Elsevier, Philadelphia, 340.
Indirizzo per la corrispondenza:
Centro Oncologico Veterinario - Via San Lorenzo 1-4 - 40037 Sasso Marconi (BO)
marconato@centroncologicovet.it

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Laura Marconato
Med Vet, Dipl ECVIM-CA (Oncology), Bologna

Pianifichiamo il trattamento:
chemioterapia, quando e perch
Sabato, 13 luglio 2013, ore 11.15

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Chirurgia e radioterapia rappresentano modalit terapeutiche locali o locoregionali; tuttavia, rimuovere o trattare localmente ci che visibile, non esita sempre in cura del paziente. La chemioterapia quale terapia adiuvante indicata nel caso di tumori con elevato potenziale metastatico e comportamento biologico aggressivo. Per tumori che interessano lintero organismo (ad
esempio, linfoma o leucemie), la chemioterapia rimane lopzione terapeutica
delezione.
Nel caso di tumori disseminati (metastatici), lo scopo di chemioterapia
palliativo. La terapia palliativa ha lo scopo di mantenere buona qualit di vita alleviando i sintomi, possibilmente prolungando anche sopravvivenza (che
per non la finalit principale). di estrema importanza che la chemioterapia offra in questi casi un bilancio favorevole tra beneficio e tossicit derivante dal trattamento.
Per ottenere la massima attivit antitumorale necessario utilizzare pi
farmaci in strategie combinate o sequenziali. I tumori avanzati non possono
essere curati con agenti chemioterapici singoli. Anche se inizialmente chemiosensibili, leterogeneit molecolare dei tumori garantisce la proliferazione secondaria di cellule chemioresistenti. La combinazione di chemioterapici
pertanto pi efficace.
Per chemioterapia combinata sintende la somministrazione di pi chemioterapici contemporaneamente, mentre il regime sequenziale prevede la
somministrazione alternata di diversi agenti (uno dopo laltro).1
I principi guida formulati per combinare tra loro diversi chemioterapici sono i seguenti:1
1. Includere chemioterapici di provata efficacia sul tumore (tasso di risposta
30%). Sono da prediligere chemioterapici che in monoterapia (trias clinici di fase 2) hanno dato almeno qualche caso di remissione completa.
2. Includere chemioterapici che agiscano con diversi meccanismi, per ottenere effetto additivo o sinergico e prevenire reattivit crociata.
3. Includere chemioterapici che abbiano differente tossicit dose-limitante,
per poter utilizzare per ogni farmaco la piena dose terapeutica senza produrre danno cumulativo a carico di un singolo organo (garantendo cos
lintensit di dose). Dal momento che la maggior parte dei chemioterapici
ha tossicit midollare dose-limitante, la mielosoppressione che deriva dalle strategie combinate comporta spesso una riduzione di dose.
Il razionale della strategia chemioterapica combinata si basa sulle osservazioni di Goldie-Coldman, che suggeriscono di utilizzare quanti pi chemioterapici possibili (dal diverso meccanismo dazione ma dalla provata efficacia) il
pi precocemente possibile. In molti casi, tuttavia, i chemioterapici non possono essere somministrati contemporaneamente, per interferenza competitiva o

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sovrapposizione di tossicit. In questo caso, si opta per strategie alternate o sequenziali, volte a somministrare il chemioterapico a pieno dosaggio (intensit
di dose). Il regime alternato, oltre a ridurre la tossicit, riduce anche i costi di
eventuali ospedalizzazioni o terapia di supporto con stimolatori midollari.2,3
Goldie e Coldman hanno quindi introdotto altri principi guida nella scelta
di regimi combinati:
4. Includere chemioterapici con differenti meccanismi di resistenza.
5. Somministrare chemioterapici a dosaggi pi elevati per diminuire la probabilit di chemioresistenza.
Lapproccio terapeutico moderno al cancro (essenzialmente tumori solidi caratterizzati da un comportamento biologico aggressivo) prevede spesso trattamenti multimodali, in altre parole chirurgia e radioterapia per il controllo locale, e chemioterapia per il trattamento di malattia metastatica (sia foci micrometastatici sia macrometastatici). I cosiddetti protocolli di associazione combinano diverse strategie terapeutiche nel tentativo di ottenere sinergie ed effetti di
potenziamento, per migliorare in ultimo la prognosi dei pazienti oncologici.1
Ogni volta che si mette in atto una strategia multimodale, si cercando di
soddisfare i seguenti obiettivi:
1.) ridurre lo stadio clinico di malattia (down-staging);
2.) eliminare le micrometastasi sistemiche;
3.) trattare la malattia minima residua dopo asportazione chirurgica;
4.) prolungare la sopravvivenza, mantenendo una buona qualit di vita.
Nel tempo sono state proposte molteplici associazioni, sia per quanto riguarda la strategia terapeutica (combinazioni tra chirurgia, radioterapia, chemioterapia), sia per quanto concerne la cronologia di applicazione (trattamento neoadiuvante o adiuvante).
La scelta della terapia antitumorale e delle sue associazioni si basa sui seguenti fattori:
1.) valutazione completa ed accurata dellestensione neoplastica (stadiazione
clinica);
2.) conoscenza approfondita delle caratteristiche del tumore, incluse le vie di
metastatizzazione, la radiosensibilit, la chemiosensibilit;
3.) valutazione di: sede anatomica, tipo istologico, e strutture normali nella regione da trattare;
4.) definizione degli scopi terapeutici (curativi o palliativi);
5.) selezione delle modalit di trattamento appropriate, inclusa dose (chirurgica, radiante, chemioterapica) e volume neoplastico da trattare (modalit
adiuvante o neoadiuvante);
6.) valutazione delle condizioni generali del paziente e di eventuali comorbidit,
che potrebbero compromettere lefficacia del trattamento antitumorale.

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CHEMIOTERAPIA NEOADIUVANTE
Per chemioterapia neoadiuvante sintende la somministrazione di chemioterapici, prima che si sia intervenuti localmente con chirurgia e/o radioterapia.
Il razionale della chemioterapia neoadiuvante si basa sullipotesi di Goldie-Coldman. Se vero che il volume delle cellule neoplastiche chemio-resistenti aumenta con laumentare delle dimensioni del tumore, allora la chemioterapia ha la massima efficacia e potenziale di cura nelle fasi iniziali della malattia.
Inoltre, somministrando la chemioterapia prima di intervenire chirurgicamente, non si avrebbero fenomeni cicatriziali, che alterano il letto vascolare
compromettendo lefficace distribuzione di chemioterapico.
Gli scopi principali della chemioterapia neoadiuvante sono:
- ridurre le dimensioni del tumore primitivo, per renderlo aggredibile con
chirurgia,
- bersagliare foci micrometastatici sistemici clinicamente occulti, tipicamente molto sensibili allazione farmacologica,
- individuare pazienti che rispondono al trattamento e che possono essere
sottoposti a chemioterapia adiuvante in seguito ad asportazione chirurgica
del tumore o radioterapia, utilizzando il tumore come marker biologico di
risposta al farmaco somministrato. Una scarsa risposta alla chemioterapia
neoadiuvante identifica invece quei pazienti per i quali necessario valutare seriamente approcci terapeutici alternativi.
La chemioterapia neoadiuvante trova poche applicazioni dirette nella pratica clinica, e questo da ricondurre agli accertati svantaggi, tra cui il ritardato trattamento definitivo loco-regionale (in caso di mancata risposta alla chemioterapia), il peggioramento delle condizioni generali del paziente (in caso
di tossicit), la possibilit di metastatizzazione a distanza (in caso di perdita
dellimmuno-sorveglianza indotta dalla chemioterapia).
Gli esempi meglio documentati in letteratura comprendono: sarcoma iniettivo felino e mastocitoma del cane.

CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE
Dopo asportazione chirurgica di un tumore, il volume che resta (malattia
minima residua, sia locale sia sistemica) pu essere bersagliato con chemioterapia, se naturalmente esiste lindicazione (ad esempio, tumori biologicamente aggressivi, ad elevato potenziale metastatico, con linfonodo regionale
positivo, e/o con elevato rischio di recidiva locale). Le cellule residue presentano, infatti, unelevata frazione di accrescimento e sono pertanto sensibili al
trattamento chemioterapico, che sarebbe cos in grado di eliminare micrometastasi clinicamente occulte. Non devono inoltre essere affrontati i problemi

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tipici di tumor burden elevato, tra cui ridotto apporto vascolare, ipossia, eterogeneit neoplastica, emergenza di cloni chemioresistenti.
I principi che regolano la somministrazione della chemioterapia adiuvante sono i seguenti:
1.) somministrare soltanto chemioterapici efficaci per quel tipo di tumore;
2.) il tumore deve essere stato asportato chirurgicamente;
3.) la chemioterapia deve essere iniziata il prima possibile dopo chirurgia;
4.) somministrare chemioterapici alla massima dose tollerata;
5.) somministrare chemioterapia per un periodo di tempo limitato.
Alcuni esempi comprendono: sarcomi dei tessuti molli ad alto grado istologico, carcinomi con invasione linfatica o vascolare, osteosarcoma, emangiosarcoma, mastocitoma di stadio clinico II o IV.

CHEMIOTERAPIA METRONOMICA
La chemioterapia metronomica, che bersaglia le cellule endoteliali, si avvale dellutilizzo di chemioterapici somministrati continuamente a piccole
dosi senza prolungati intervalli inter-somministrazione. Tale strategia rivoluziona completamente lapproccio tradizionale della chemioterapia, che prevede la somministrazione di farmaci alla loro massima dose tollerata. Il concetto di intensit di dose si basa infatti sullevidenza che, aumentando la dose del
farmaco, aumenta in maniera esponenziale anche il numero di cellule neoplastiche uccise. Il maggiore limite dei regimi dose-intensi la tossicit a carico
degli organi costituiti da cellule in rapida proliferazione, come midollo osseo
e tratto gastroenterico. Pertanto, dopo un regime dose-intenso, necessario un
lungo intervallo privo di terapia per consentire ai tessuti sani di ripopolarsi.
Seppur utile in neoplasie rapidamente proliferanti (come linfomi e leucemie,
almeno in fasi iniziali), tale strategia poco utile nei tumori solidi eterogenei,
in cui sono presenti cloni chemio-resistenti.
La chemioterapia metronomica si avvicina di pi ad una strategia dose-intensa, differenziandosi da questa per la dose totale somministrata. Infatti, lo
scopo dei regimi dose-densi somministrare elevati quantitativi di farmaci ad
intervalli brevi; la chemioterapia metronomica invece si prefigge solo di abbreviare gli intervalli tra un trattamento e laltro, senza necessariamente aumentare la dose dei farmaci somministrati. Cos facendo, si ha un migliore
profilo tossicologico e una ridotta necessit di terapia di supporto.
stato dimostrato che le cellule endoteliali sono molto pi sensibili allesposizione continua a basse dosi di chemioterapici anzich a dosaggi bolo;
inoltre esse sono meno soggette ad andare incontro a mutazioni genetiche rispetto alle cellule tumorali, e quindi a sviluppare meno frequentemente chemioresistenza.

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La chemioterapia metronomica inibisce inoltre la mobilizzazione dei progenitori delle cellule endoteliali, che dal midollo osseo raggiungono focolai
periferici di neoangiogenesi, rappresentando la fonte principale di nuovi vasi
che si sviluppano nel contesto neoplastico.
Infine, la chemioterapia metronomica stimola la produzione di sostanze
antiangiogenetiche endogene, tra cui trombospondina, e diminuisce i livelli di
cellule T regolatrici, fondamentali nel fenomeno di tolleranza neoplastica.
Sono stati pubblicati in medicina veterinaria alcuni trials molto promettenti.4-7

BIBLIOGRAFIA
1. Marconato L, (2009), Principi di chemioterapia in oncologia, Poletto Editore, Vermezzo
(MI).
2. Goldie JH, Coldman AJ, (1979), A mathematic model for relating the drug sensitivity of
tumors to their spontaneous mutation rate. Cancer Treat Rep, 63: 1727-32.
3. Goldie JH, Coldman AJ, Gudauskas GA, (1982), Rationale for the use of alternating noncross-resistant chemotherapy. Cancer Treat Rep, 66: 439-446.
4. Leach TN, Childress MO, Greene SN, et al, (2012), Prospective trial of metronomic chlorambucil chemotherapy in dogs with naturally occurring cancer. Vet Comp Oncol, 10:
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5. Tripp CD, Fidel J, Anderson CL, et al, (2011), Tolerability of metronomic administration
of lomustine in dogs with cancer. J Vet Intern Med, 25: 278-284.
6. Elmslie RE, Glawe P, Dow SW, (2008), Metronomic therapy with cyclophosphamide and
piroxicam effectively delays tumor recurrence in dogs with incompletely resected soft tissue sarcomas. J Vet Intern Med, 22: 1373-1379.
7. Lana S, U'ren L, Plaza S, et al, (2007), Continuous low-dose oral chemotherapy for adjuvant therapy of splenic hemangiosarcoma in dogs. J Vet Intern Med, 21: 764-769.

Indirizzo per la corrispondenza:


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Via San Lorenzo 1-4
40037 Sasso Marconi (BO)
marconato@centroncologicovet.it

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Laura Marconato
Med Vet, Dipl ECVIM-CA (Oncology), Bologna

Cosa c di nuovo
per il linfoma del cane?
Sabato, 13 luglio 2013, ore 12.00

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Negli ultimi anni sono stati fatti importanti progressi nella comprensione
della biologia del linfoma del cane, che hanno portato a rivedere la classificazione, a migliorare la stadiazione e a formulare nuove opzioni terapeutiche,
volte sempre di pi a stratificare il trattamento in base alle caratteristiche del
paziente e del linfoma.

STADIAZIONE
La stadiazione del linfoma canino si articola nelle seguenti indagini:
- anamnesi
- palpazione di linfonodi periferici, esame delle mucose, palpazione di addome per valutare eventuale organomegalia, ispessimento di pareti intestinali o linfoadenomegalia meseraica, auscultazione del torace ed esame del
fondo dellocchio che evidenzia eventuale infiltrazione oculare
- esame emocromocitometrico, ematochimica ed esame delle urine
- radiologia del torace
- ecografia delladdome
- valutazione citologica di milza e fegato, anche se ecograficamente non alterati1
- TC, endoscopia con biopsie multiple e scintigrafia ossea in alcuni casi selezionati
- ago-infissione dei linfonodi periferici rappresenta un esame irrinunciabile,
perch diagnostico nella maggioranza dei casi, facile e veloce da eseguire,
scevro da effetti collaterali ed economico. In merito a quali linfonodi esaminare citologicamente, si consiglia di evitare i mandibolari, dal momento che sono esposti a numerosi antigeni e possono falsare il quadro, inducendo spesso una falsa diagnosi di iperplasia.
- determinazione dellimmunofenotipo sta per distinguere i linfomi B dai T,
diversi dal punto di vista prognostico e terapeutico.2 Limmunofenotipizzazione pu essere fatta mediante citometria a flusso (tecnica che consente di evidenziare diverse sottopopolazioni linfocitiche, eseguibile anche su
aspirati linfonodali), immunoistochimica su sezioni istologiche e immunocitochimica su preparati citologici. Trattamenti precedenti con glicocorticoidi mascherano lassetto antigenico di superficie, rendendo difficoltoso
il riconoscimento di immunofenotipo. Per definire lorigine come B, le
cellule devono immunoesprimere CD21 e CD79a, mentre per essere di
origine T devono immunoesprimere CD3, CD4, CD5 o CD8.
- PCR: amplificando le sequenze di DNA codificanti per TCR o BCR nella
popolazione linfocitica, permette di valutare lo stato di riarrangiamento di

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questi recettori (PARR: PCR for antigen receptor rearrangement).3 Se la


popolazione linfocitica policlonale (ad esempio, iperplasia linfoide), lamplificazione mediante PCR produrr ampliconi di varie dimensioni. Al contrario, in caso di linfoma, lamplificazione produce ampliconi della medesima dimensione, ad indicare la presenza di una popolazione clonale.
esame del midollo osseo: tappa fondamentale nella stadiazione dei cani
con linfoma, non solo ai fini prognostici ma anche terapeutici.4,5 Il prelievo per aspirazione di solito sufficiente per emettere diagnosi.
citometria a flusso su sangue midollare e periferico per determinare linfiltrazione di cellule linfomatose anche in percentuali molto ridotte
(<1%).6
studio PET/CT per monitorare risposta a chemioterapia e diagnosticare
una recidiva precoce, consentendo quindi di intervenire con protocolli
chemioterapici di salvataggio prima che il linfoma sia di nuovo clinicamente apparente. Si tratta di studi ancora preliminari.7,8
istologia ed immunoistochimica per dare nome e cognome al linfoma.
Linfoma infatti una diagnosi generica: esistono circa 30 istotipi nel cane, cui si associa una prognosi diversa. Come nelluomo, anche nel cane
si sta cercando di diversificare la terapia in base (anche) alle caratteristiche istologiche.9,10

OPZIONI TERAPEUTICHE
Il linfoma del cane rappresenta una sfida terapeutica, sia in prima presentazione (scelta del miglior approccio possibile in base ai dati clinici raccolti),
sia alla recidiva.
1.) TRATTAMENTO DEL LINFOMA AD ALTO GRADO IN PRIMA PRESENTAZIONE
La chemioterapia rappresenta la terapia delezione, anche se la finalit
quasi sempre palliativa. Infatti, la maggior parte dei cani sviluppa una recidiva e meno del 10% ottiene invece una guarigione.11 Lo scopo della chemioterapia dunque quello di migliorare la qualit di vita dei cani con linfoma, palliando i sintomi da esso provocato, e possibilmente di prolungare la sopravvivenza. Senza alcuna terapia oppure somministrando soltanto corticosteroidi, la sopravvivenza non supera generalmente le 4 settimane. Con la chemioterapia sistemica la sopravvivenza mediana oscilla tra gli 8 ed i 16 mesi, in
base alle caratteristiche del paziente e del linfoma. Il gold standard attuale
prevede la somministrazione di protocolli di polichemioterapia, che incorporano farmaci tra cui vincristina, ciclofosfamide, doxorubicina, con o senza L-

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asparaginasi. Nel corso degli anni si accumulata levidenza scientifica che i


linfomi B non richiedono fasi di mantenimento, dal momento che questi non
prolungano n la durata della remissione, n la sopravvivenza.12 Gli studi attuali sono volti a individuare nuovi protocolli brevi che riducono la tossicit,
migliorando la qualit di vita dei pazienti.
Se per i linfomi B sono stati fatti notevoli progressi in campo terapeutico, la
strada ancora lunga per i linfomi ad immunofenotipo T, mancando ancora linee guida precise e convincenti.12 Limmunofenotipo T rappresenta un fattore
prognostico negativo clinicamente rilevante e indipendente. I protocolli CHOP
(C=ciclofosfamide, H=doxorubicina, O=vincristina, P=prednisone) e simili sono frequentemente utilizzati per trattare i linfomi B; gli stessi hanno tuttavia dato risposte sub-ottimali in caso di immunofenotipo T, attribuibili alla precoce
chemioresistenza che caratterizza tali linfomi.13 In linea con quanto viene fatto
nei pazienti umani con linfoma non-Hodgkin, lincorporazione di agenti chemioterapici che by-passano i meccanismi di resistenza mediati dalla glicoproteine pg-170, oppure lutilizzo di protocolli che prevedono lunghe fasi di mantenimento, potrebbero essere efficaci anche nel cane con linfoma T.
Un ulteriore obiettivo della ricerca in oncologia veterinaria di stratificare il trattamento in base allo stadio clinico. Tendenzialmente i cani in stadio
clinico I e II sono trattati come quelli in stadio clinico pi avanzato, con leccezione dei cani in stadio V (coinvolgimento di midollo osseo), per i quali
lincorporazione nel protocollo di citosina arabinoside ha mostrato un vantaggio in termini di sopravvivenza e tasso di remissioni complete, indipendentemente dallimmunofenotipo.5 necessario valutare se i cani in stadio III e IV
richiedono trattamenti diversificati per migliorare loutcome.
2.) TRATTAMENTO DELLA RECIDIVA
La recidiva e il linfoma chemioresistente rappresentano una vera sfida terapeutica.
In seguito a recidiva si utilizzano generalmente protocolli di salvataggio (o
chemioterapici di seconda linea), che incorporano farmaci non utilizzati in
prima linea e possibilmente non substrato della glicoproteina gp-170, tra cui
mecloretamina e procarbazina (protocollo MOPP), D-actinomicina, citosina
arabinoside e melphalan (protocollo DMAC), lomustina e dacarbazina o Lasparaginasi, dacarbazina o temozolomide in monochemioterapia, lomustina
in monochemioterapia.
Con i protocolli di salvataggio il tasso di remissione completa si aggira intorno al 20-50% e ha durata mediana di 2-3 mesi circa. Nonostante i progressi degli ultimi anni, la recidiva in corso di linfoma resta problematica, e sono
richiesti nuovi approcci terapeutici.

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3.) TRATTAMENTO DEL LINFOMA A BASSO GRADO


Il linfoma a basso grado ha tendenzialmente comportamento biologico indolente, richiedendo per lo pi strategie metronomiche anzich dose-intense.
In medicina veterinaria mancano studi approfonditi e su larga scala che dirigano le scelte terapeutiche.10,15
4.) TERAPIE EMERGENTI
Attualmente esistono nuovi approcci terapeutici per trattare il linfoma del
cane.
- trapianto di midollo osseo.14 Al momento il trapianto di cellule staminali
proposto dal Veterinary Teaching Hospital della North Carolina State University negli Stati Uniti con risultati promettenti.
- radioterapia per le forme localizzate di linfoma (nasale, spinale, cutaneo),
oppure radioterapia half-body o total-body abbinando il trattamento chemioterapico.15,16 I risultati migliori si ottengono nel contesto di malattia
minima residua, come consolidamento, utilizzando radioterapia a basso
dosaggio.16,17
- immunoterapia attiva (vaccino anti-tumorale), che consiste nel presentare
antigeni tumorali in forma pi immunogena, correggendo in questo modo i
deficit nella sorveglianza tumorale (tolleranza). Il vaccino rappresenta
una forma specifica ed attiva di immunoterapia in grado di evocare una risposta immunitaria contro le cellule tumorali. Molto spesso le cellule tumorali stesse sono utilizzate come fonte di antigeni. attualmente disponibile
in Italia un vaccino autologo per i linfoma ad immunofenotipo B del cane.

BIBLIOGRAFIA
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ultrasonography for the detection of hepatic and splenic lymphoma in dogs. Vet Radiol
Ultrasound, 51: 661-664.
2. Comazzi S, Gelain ME, (2011), Use of flow cytometric immunophenotyping to refine the
cytological diagnosis of canine lymphoma. Vet J, 188: 149-155.
3. Lana SE, Jackson TL, Burnett RC, et al., (2006), Utility of polymerase chain reaction for
analysis of antigen receptor rearrangement in staging and predicting prognosis in dogs
with lymphoma. J Vet Intern Med, 20: 329-334.
4. Marconato L, Martini V, Aresu L, et al. Assessment of bone marrow infiltration in canine large B-cell lymphoma by flow cytometry: Prognostic significance and proposal of a
cut-off value. Vet J, submitted manuscript.
5. Marconato L, Bonfanti U, Stefanello D, et al., (2008), Cytosine arabinoside in addition to
VCAA-based protocols for the treatment of canine lymphoma with bone marrow involvement: does it make the difference? Vet Comp Oncol, 6: 80-89.

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bone marrow infiltration in canine large B-cell lymphoma: is there a link? Vet Comp Oncol, in press.
7. Lawrence J, Vanderhoek M, Barbee D, et al., (2009), Use of 3-deoxy-3-[18F] fluorothymidine PET/CT for evaluating response to cytotoxic chemotherapy in dogs with nonHodgkins lymphoma. Vet Radiol Ultrasound, 50: 660-668.
8. LeBlanc AK, Jakoby BW, Townsend DW, Daniel GB, (2009), 18FDG-PET imaging in
canine lymphoma and cutaneous mast cell tumor. Vet Radiol Ultrasound. 50: 215-223.
9. Valli VE, San Myint M, Barthel A, et al., (2011), Classification of canine malignant lymphomas according to the World Health Organization criteria. Vet Pathol, 48: 198-211.
10. Aresu L, Martini V, Rossi F, et al. Indolent or aggressive: that is the question! Clinical
spectrum of canine B and T-cell lymphoma with histologic correlation. Submitted manuscript.
11. Marconato L, Stefanello D, Valenti P, et al., (2011), Predictors of long-term survival in
dogs with high-grade multicentric lymphoma. J Am Vet Med Assoc, 238: 480-485.
12. Simon D, Nolte I, Eberle N, et al., (2006), Treatment of dogs with lymphoma using a 12week, maintenance-free combination chemotherapy protocol. J Vet Intern Med, 20: 948954.
13. Ponce F, Magnol JP, Ledieu D, et al., (2004), Prognostic significance of morphological
subtypes in canine malignant lymphomas during chemotherapy. Vet J, 167: 158-166.
14. Willcox JL, Pruitt A, Suter SE, (2012), Autologous peripheral blood hematopoietic cell
transplantation in dogs with B-cell lymphoma. J Vet Intern Med, 26: 1155-1163.
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16. Lurie DM, Kent MS, Fry MM, Thon AP, (2008), A toxicity study of low-dose rate halfbody irradiation and chemotherapy in dogs with lymphoma. Vet Comp Oncol, 6: 257267.
17. Lurie DM, Gordon IK, Thon AP, et al., (2009), Sequential low-dose rate half-body irradiation and chemotherapy for the treatment of canine multicentric lymphoma. J Vet Intern Med, 23: 1064-1070.
18. Marconato L, Frayssinet P, Rouquet N, et al., Phase 1-2 randomized, controlled, doubleblind chemo-immunotherapy clinical trial for canine diffuse large B-cell lymphoma. Manuscript in preparation.

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Cosa fare per il linfoma


del gatto?
Sabato, 13 luglio 2013, ore 14.30

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Il linfoma molto comune nel gatto, rappresentando circa il 90% dei tumori emopoietici ed il 30% di tutti i tumori felini. Lincidenza stimata di 200
nuovi casi lanno su 100000 gatti a rischio. Tuttavia, la maggior parte dei dati disponibili in letteratura si riferisce allera pre-vaccinazione FeLV, e non riflette in maniera precisa la situazione attuale. Fattori di rischio sono: infezione con il virus della leucemia felina (soprattutto forma multicentrica, mediastinica, extranodale e leucemica), esposizione a fumo passivo, condizioni di
infiammazioni croniche (tra cui anche malattia infiammatoria intestinale cronica [IBD]), fattori genetici. Si riconoscono le seguenti forme anatomiche:

Mediastinica: caratterizzata da linfoadenomegalia mediastinica eventualmente associata a versamento pleurico (chiloso o emorragico). I polmoni
risultano compressi dalla voluminosa massa neoplastica, ma raramente sono
infiltrati. I gatti interessati sono tipicamente giovani (2-3 anni di et) e FeLV
positivi (90% dei casi); sintomi comuni includono tosse, dispnea, intolleranza allesercizio, rigurgito, disfagia, anoressia e, occasionalmente, sindrome di
Horner monolaterale o bilaterale. Pu essere presente linfoadenomegalia periferica. La diagnosi differenziale deve essere posta con timoma, chilotorace,
mesotelioma, ernia diaframmatica e cardiomiopatia.

Alimentare:1,2 per linfoma alimentare sintendono le sedi gastrica e/o


intestinale. In caso di coinvolgimento concomitante splenico e/o epatico, si riferisce a forma multicentrica o intra-addominale.
Per ottenere diagnosi, necessario valutare nellinsieme criteri clinici,
istologici ed immunofenotipici.
Il linfoma associato a MALT di origine T ed tipicamente a piccole cellule (low-grade); per un periodo piuttosto lungo pu restare confinato nel contesto mucosale, ma inesorabilmente progredisce raggiungendo prima i linfonodi meseraici, poi gli altri visceri addominali (estensione transmurale).
Lestensione transmurale pu comportare perforazione e peritonite. La diagnosi differenziale deve essere posta, nelle forma iniziali, con IBD, che potrebbe rappresentare fattore predisponente. La valutazione di clonalit eseguita mediante tecniche di PCR su tessuti fissati in formalina consente di differenziare IBD (espansione policlonale) da linfoma (espansione monoclonale).
Pi soggettiva la valutazione istopatologica. Tendenzialmente il linfoma linfocitico mostra epiteliotropismo ed caratterizzato dalla presenza di piccoli
linfociti in corrispondenza di villi con distribuzione non equa tra villo e villo.
In corrispondenza di piccolo intestino nella sua parte distale, cieco e colon, pi comune il linfoma con immunofenotipo B, che prende origine dai
follicoli linfoidi mucosali (placche di Peyer). Le cellule sono di grandi dimensioni. Le lesioni sono tipicamente transmurali e spesso si ha coinvolgimento
concomitante di milza, linfonodi periferici, e midollo osseo.

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Il linfoma dei grossi linfociti granulari (large granular cell lymphoma,


LGL) rappresenta circa il 10% dei linfomi alimentari e deriva dalla proliferazione incontrollata di linfociti T citotossici o Natural Killer (NK). Si tratta di
una forma transmurale a grandi cellule, che interessa inizialmente ileo, digiuno e linfonodi meseraici, ma che metastatizza in fretta a stomaco, grosso intestino, fegato, milza, midollo osseo e reni. I gatti sono tendenzialmente FeLV-.
Gli esami laboratoristici riscontrano leucocitosi neutrofilica con spostamento
a sinistra, anemia, ipoalbuminemia, ipocalcemia, aumento di transaminasi
epatiche e bilirubina. Il riscontro di grossi linfociti granulari circolanti in percentuale superiore al 13% deve essere considerato patologico. La diagnosi
differenziale deve essere posta con tumori che originano dalle cellule enterocromaffini e con mastocitomi.

Multicentrica: caratterizzata da linfoadenomegalia solitaria (50% dei


casi) o generalizzata, con o senza coinvolgimento splenico, epatico, midollare ed extranodale.
La diagnosi differenziale deve essere posta con linfoadenopatia idiopatica
reattiva (iperplastica) che interessa i gatti giovani ed riconoscibile allesame
istologico.

Extranodale: La forma nervosa caratterizzata da coinvolgimento


centrale (encefalico o spinale) o periferico e pu essere primitiva oppure
far parte di linfoma multicentrico. I gatti con linfoma renale hanno nel 4050% dei casi anche concomitante interessamento cerebrale. La forma renale frequente ed interessa gatti adulti. Essa pu essere primitiva o far
parte di forma addominale o multicentrica. I sintomi sono vaghi e aspecifici e secondari ad insufficienza renale. Spesso il linfoma renale si accompagna a coinvolgimento cerebrale, pertanto possono essere presenti sintomi quali irritabilit, cambio di personalit, debolezza, mancata coordinazione e deficit propriocettivi. La forma oculare piuttosto comune e pu
essere primitiva oppure far parte di forma multicentrica. Sintomi comuni
sono: fotofobia, blefarospasmo, epifora, ifema, ipopion, presenza di masse oculari o retro-orbitali, uveite o distacco retinico. La forma nasale frequente ed i sintomi sono simili alle infezioni del primo tratto respiratorio.
La forma cutanea rara nella specie felina e generalmente interessa gatti
anziani.
La stadiazione clinica dei gatti con linfoma prevede lesecuzione di diversi esami:3,4
- esami del sangue: emocromocitometrico, ematochimica, FIV/FeLV, profilo tiroideo, dosaggio di cobalamina e fPLI
- esame delle urine
- valutazione citologica o istopatologica di midollo osseo

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- valutazione istopatologica di linfonodi o organi interessati. La citologia


per infissione linfonodale nel gatto spesso inadeguata nellottenere diagnosi conclusiva, soprattutto per quanto riguarda la diagnostica differenziale con alcune sindromi benigne iperplastiche tipiche della specie felina,
tra cui linfoadenopatia periferica idiopatica, iperplasia linfonodale periferica dei gatti giovani. La valutazione istopatologica consente anche di ottenere grado istologico.
In merito a linfoma intestinale, le biopsie ottenute per via laparotomica o
laparoscopica sono migliori rispetto a quelle ottenute per via endoscopica,
perch permettono di ottenere campioni a tutto spessore.5 Tra laparotomia e
laparoscopia, la seconda si associa a minore morbidit. Se i campioni vengono prelevati per via endoscopica, necessario raccogliere almeno 4 campioni da ogni sito anomalo, mentre sufficiente un solo campione se si preleva
per via laparotomica o laparoscopica. Gatti particolarmente debilitati tollerano meglio il prelievo per via endoscopica.6
La citologia spesso insufficiente nellemettere diagnosi in caso di linfoma low-grade, mentre utilit molto maggiore si ha in caso di linfoma highgrade, a grosse cellule, che tuttavia, rappresenta nella specie felina percentuale pi ridotta di casi rispetto allanalogo canino. In alcune specifiche entit, quali linfomi LGL, la citologia invece di estremo aiuto in quanto le
granulazioni azurofile caratteristiche tendono a colorarsi molto facilmente
con normali tecniche di colorazione e il quadro risulta praticamente patognomonico, mentre le stesse granulazioni sono poco o nulla evidenti in preparati istologici.
- immunofenotipizzazione. Con tecniche immunoistochimiche possibile
stabilire limmunofenotipo, anche se nel gatto ancora non riveste limportanza prognostica che ha invece nel cane.
- valutazione di clonalit per mezzo di PCR utile nel caso di patologia intestinale per differenziare tra forma neoplastica (monomorfa) e IBD (popolazione pleomorfa). In ogni caso, importante che valutazione istologica, immunoistochimica e PCR siano eseguite con questa sequenza, interpretando i risultati nel contesto individuale. Recentemente stato pubblicato un algoritmo diagnostico di grande interesse clinico. Se dopo una diagnosi morfologica di IBD e istituzione di terapia adeguata il gatto non migliora, necessario rivedere le biopsie (o campionare di nuovo lintestino)
e ricorrere ad immunofenotipizzazione.7 La valutazione immunoistochimica deve invece essere eseguita su ogni caso, certo o presunto, di linfoma, dal momento che consente di identificare una popolazione monomorfa di linfociti B o T. Solo dopo queste due indagini, e in caso di persistente dubbio diagnostico, si pu ricorrere alle tecniche di PCR per evidenzia-

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re clonalit. Se la popolazione policlonale, verosimilmente di natura infiammatorio. Una popolazione monoclonale invece suggestiva di neoplasia.
- ecografia addominale
- radiografia del torace.
Al completamento di stadiazione, si pu definire stadio clinico secondo
OMS:
Stadio I

- neoplasia singola (extranodale).


- interessamento di una sola area anatomica (nodale), compresa
una neoplasia primitiva toracica.

Stadio II

- singola neoplasia extranodale con coinvolgimento di linfonodo


regionale.
- interessamento di due o pi aree nodali sullo stesso lato del diaframma.
- due neoplasie singole (extranodali) con o senza interessamento
di linfonodi regionali sullo stesso lato del diaframma.
- neoplasia primitiva gastroenterica (generalmente in area ileocecale), ben asportabile, con o senza interessamento di linfonodi meseraici.

Stadio III

- due neoplasie singole extranodali in regioni opposte rispetto al


diaframma.
- interessamento di due o pi aree nodali cranialmente e caudalmente al diaframma.
- lesioni primitive intraddominali estese e non asportabili.
- neoplasie paraspinali o epidurali, indipendentemente da altri siti neoplastici.

Stadio IV

- stadio I-III con coinvolgimento di fegato e/o milza

Stadio V

- stadio I-IV con iniziale coinvolgimento di sistema nervoso centrale e/o midollo osseo.

Trattandosi di una malattia sistemica, la terapia delezione per il linfoma


felino la chemioterapia, con cui si ottengono tassi di remissione completa
nel 50-70% dei casi, e tempi di sopravvivenza di 4-6 mesi. Soltanto il 30%
circa dei gatti sopravvive oltre lanno. Se non trattati, il 40-75% dei gatti muore nellarco di 2-8 settimane.
Sono stati pubblicati diversi protocolli chemioterapici, cui si rimanda.8-11

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In caso di linfoma alimentare, se di basso grado, possibile utilizzare clorambucile e prednisone.10 In alternativa, possibile somministrare lomustina
in monochemioterapia.
Quelli di alto grado richiedono invece trattamenti pi aggressivi e combinati. stato dimostrato che protocolli di polichemioterapia che incorporano
doxorubicina e L-Asparaginasi si associano a prognosi migliore.3
Sfortunatamente, il linfoma LGL minimamente responsivo a chemioterapia e si accompagna a breve sopravvivenza.11 Per il trattamento della forma
nervosa, indispensabile aggiungere al protocollo chemioterapici liposolubili che superano la barriera ematoencefalica. Lutilizzo solamente dei corticosteroidi si accompagna a brevi periodi di remissione.

BIBLIOGRAFIA
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2. Wilson HM, (2008), Feline alimentary lymphoma: demystifying the enigma. Top Comp
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3. Barrs VR, Beatty JA, (2012), Feline alimentary lymphoma: 1. Classification, risk factors,
clinical signs and non-invasive diagnostics. J Feline Med Surg, 14: 182-190.
4. Barrs VR, Beatty JA, (2012), Feline alimentary lymphoma: 2. Further diagnostics, therapy and prognosis. J Feline Med Surg, 14: 191-201.
5. Scott KD, Zoran DL, Mansell J, et al., (2011), Utility of endoscopic biopsies of the duodenum and ileum for diagnosis of inflammatory bowel disease and small cell lymphoma
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8. Simon D, Eberle N, Laacke-Singer L, Nolte I, (2008), Combination chemotherapy in feline lymphoma: treatment outcome, tolerability, and duration in 23 cats. J Vet Intern Med,
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10. Milner RJ, Peyton J, Cooke K, et al., (2005), Response rates and survival times for cats
with lymphoma treated with the University of Wisconsin-Madison chemotherapy protocol: 38 cases (1996-2003). J Am Vet Med Assoc, 227: 1118-1122.
11. Kiselow MA, Rassnick KM, McDonough SP, et al., (2008), Outcome of cats with low-grade lymphocytic lymphoma: 41 cases (1995-2005). J Am Vet Med Assoc, 232: 405-410.
12. Krick EL, Little L, Patel R, et al., (2008), Description of clinical and pathological findings, treatment and outcome of feline large granular lymphocyte lymphoma (19962004). Vet Comp Onc, 6: 102-110.
Indirizzo per la corrispondenza: Centro Oncologico Veterinario
Via San Lorenzo 1-4 - 40037 Sasso Marconi (BO) - marconato@centroncologicovet.it

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Tumori mammari: anche se sono


sempre i pi comuni,
impariamo a conoscerli meglio
Sabato, 13 luglio 2013, ore 17.30

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TUMORI MAMMARI NEL CANE


I tumori mammari sono le neoplasie pi frequenti nella cagna, che rappresenta in assoluto il mammifero con la pi alta incidenza. La presentazione clinica pi comune il nodulo solitario o multiplo e, in questultimo caso, non
raro il riscontro concomitante di istotipi diversi, cui corrisponde un comportamento biologico altrettanto differente. Generalmente crescita rapida, ulcerazione cutanea, linfoadenomegalia regionale e presenza di sintomi sistemici depongono a favore di una neoplasia maligna, mentre crescita lenta e demarcazione
netta suggeriscono la presenza di displasia o neoplasia benigna. Tutte le razze
possono sviluppare tumori mammari, tuttavia stato riscontrato un rischio maggiore per bassotti, barboncini, setter, pointer, fox terrier, cocker e pastori tedeschi. La stimolazione ormonale rappresenta uno dei fattori eziologici pi importanti. Infatti, ormai accertato che lovarioisterectomia precoce (eseguita prima
del primo calore e tra il primo e il secondo calore) riduce il rischio di tumori
mammari dell80% e del 40%, rispettivamente. Grande enfasi viene data allidentificazione di geni ritenuti responsabili della cancerogenesi, in particolare
dei geni che appartengono alla famiglia delle protein-chinasi: la loro amplificazione e sovra-espressione frequente nei tumori maligni della mammella. Alcuni esempi sono c-erbB-2 (her-2 o neu), c-yes, c-RAS e c-kit.
Una volta identificato un nodulo mammario, necessario stadiare il tumore per valutarne lestensione e stabilire quale sia lapproccio terapeutico migliore. La stadiazione clinica prevede: misurazione di tutti i noduli mammari,
esame citologico di questi e dei linfonodi regionali (se palpabili), esame emocromocitometrico, ematochimica, profilo coagulativo, radiografie del torace
(tre proiezioni) ed ecografia addominale.
La classificazione TNM sottolinea la rilevanza prognostica di: dimensione ed invasivit locale del tumore primitivo (T), stato dei linfonodi regionali
(N) e presenza di metastasi distanti (M) (Vedi alla pagina seguente).
La definizione prognostica nei tumori mammari complessa e multifattoriale. Fattori prognostici riconosciuti nella cagna includono: razza (sembra
che il Pastore Tedesco abbia prognosi peggiore), et dinsorgenza (neoplasie
maligne insorte in animali giovani avrebbero prognosi peggiore), sesso (nei
maschi il carcinoma mammario difficilmente metastatizza), tempo di comparsa (tumori maligni presenti da pi di 6 mesi hanno prognosi peggiore rispetto a quelli presenti da meno di 6 mesi), dimensione del tumore primitivo (se
il diametro superiore a 5 cm, la prognosi peggiore), istotipo (la prognosi
peggiore per carcinoma semplice, carcinosarcoma, carcinoma anaplastico),
presenza di invasione linfatica/ vascolare (prognosi peggiore), presenza di
metastasi linfonodali e/o a distanza (prognosi peggiore).

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T1
T2
T3

diametro massimo del tumore < 3 cm


diametro massimo 3-5 cm
diametro > 5 cm

N0
N1

LNF regionali non interessati


LNF regionali interessati

M0
M1

nessuna evidenza di metastasi a distanza


metastasi presenti

Stadio I
Stadio II
Stadio III
Stadio IV

T1N0M0
T2N0M0
T3N0M0
qualsiasi T, N1M0

Caposaldo di terapia di tumori mammari che per nessun motivo un nodulo mammario deve essere lasciato in situ ed osservato anzi, deve sempre essere asportato e valutato istologicamente.
La chirurgia rappresenta la terapia delezione. Nel caso di carcinomi mammari aggressivi o metastatici, la chirurgia come unica opzione terapeutica
deludente, dal momento che la maggior parte dei pazienti muore o viene sottoposta ad eutanasia a causa delle metastasi a distanza. La chemioterapia
adiuvante potrebbe pertanto migliorare la prognosi di questi pazienti, eradicando le micrometastasi (linfonodali e polmonari) o rallentando la progressione di metastasi gi clinicamente evidenti.
Indicazioni per chemioterapia sono: evidenza istologica di invasione linfatica, presenza di metastasi (linfonodali, polmonari, ossee o viscerali), e alcuni tipi istologici selezionati (carcinoma semplice con le sue varianti, carcinosarcoma, sarcoma) di grado 2 e 3.
In medicina veterinaria sono stati pubblicati pochi lavori in merito ad efficacia di chemioterapia adiuvante o neoadiuvante per il trattamento di carcinomi mammari.
Molecole efficaci sono: doxorubicina (in monochemioterapia o associata a
ciclofosfamide o 5-fluorouracile), gemcitabina, carboplatino.1-3
Recentemente stata valutata lefficacia di paclitaxel nel trattamento di tumori mammari canini. La somministrazione endovenosa di paclitaxel alla do-

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se di 165 mg/m2 nellarco di 3-6 ore ogni 21 giorni dava tassi di risposta di
20%, ma la tossicit era inaccettabile nella maggior parte dei pazienti trattati.4 Un lavoro successivo che valutava lefficacia postoperatoria di doxorubicina o docetaxel non rilevava alcun miglioramento di sopravvivenza.5
La terapia ormonale non trova ancora grande spazio nel trattamento della
patologia neoplastica mammaria, sia per lutilizzo non ancora routinario della valutazione recettoriale, sia per i risultati ottenuti, spesso inconcludenti o
addirittura controversi.
Dai dati disponibili in letteratura emerge che i tumori mammari del cane
che meglio rispondono al tamoxifene sono quelli meno anaplastici, spesso
trattabili con la sola chirurgia.
Dopo terapia, necessario monitorare la cagna mediante attento follow-up
clinico e radiologico, sia per valutare la presenza di eventuali recidive, sia per
accertasi della comparsa di lesioni replicative ad altri organi.. Dopo i primi 3
mesi e per il primo anno il monitoraggio va fatto ogni 3 mesi, poi ogni 6 mesi e, dopo il secondo anno, il controllo annuale.

CARCINOMA INFIAMMATORIO
Il carcinoma infiammatorio una neoplasia a carattere rapidamente progressivo e fatale, che interessa le specie umana, canina e raramente felina. Il
comportamento biologico molto aggressivo e contraddistinto da un decorso
clinico fulminante e da una breve sopravvivenza (generalmente < 60 giorni
dalla diagnosi).
La presentazione clinica mima una dermatite o grave mastite. Caratteristica che contraddistingue il carcinoma infiammatorio la concomitante
invasione linfatica dermica da parte di emboli tumorali (dermatotropismo)
che, ostruendo i vasi, causano edema diffuso agli arti. Il potenziale metastatico elevato, con frequente coinvolgimento secondario dellapparato
urinario.6
I cani non sottoposti ad eutanasia alla diagnosi, ricevono generalmente terapia palliativa (antibiotici, steroidi, FANS), con sopravvivenza mediana di
30 giorni. Alcuni casi selezionati possono beneficiare di un trattamento multimodale, che prevede limpiego di chirurgia, radioterapia locale, chemioterapia sistemica.
La prognosi deve comunque essere considerata tendenzialmente infausta.
Un recente studio retrospettivo ha evidenziato i seguenti fattori prognostici
positivi: assenza di coagulopatia e somministrazione di terapia medica (piroxicam e/o chemioterapia sistemica).7

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TUMORI MAMMARI NEL GATTO


Nella gatta i tumori mammari sono terzi in ordine di frequenza dopo i tumori cutanei e il linfoma. Cos come nella donna, anche nel gatto i tumori
mammari sono molto aggressivi, ad elevato potenziale metastatico (90% alla
diagnosi), spesso a decorso fatale e pertanto potrebbero servire, per certi
aspetti, come modello patogenetico e terapeutico per la controparte umana.
Siti metastatici frequenti includono linfonodi regionali (ascellari ed inguinali), polmoni e pleura, fegato. Considerato il comportamento molto aggressivo, sono fondamentali diagnosi precoce, terapia chirurgica aggressiva ed
immediata, nonch attento follow-up per evidenziare una eventuale recidiva
locale o metastatizzazione regionale e/o a distanza.
La stadiazione clinica prevede: esame clinico, analisi di laboratorio, citologia, imaging. Scopi della stadiazione clinica sono: valutare lestensione
neoplastica e stabilire quale sia lapproccio terapeutico migliore. La classificazione TNM sottolinea la rilevanza prognostica di: dimensione ed invasivit locale del tumore primitivo (T), stato dei linfonodi regionali (N) e presenza di metastasi distanti (M).
T: tumore primitivo
T1: diametro massimo del tumore < 2 cm
T2: diametro massimo 2-3 cm
T3: diametro > 3 cm
N: linfonodi regionali (ascellari, sternali, inguinali, iliaci, sacrali)
N0: LNF regionali istologicamente non interessati
N1: LNF istologicamente interessati
M: metastasi distanti
M0: nessuna evidenza di metastasi a distanza
M1: metastasi presenti (specificare sede)
Stadio I: T1N0M0
Stadio II: T2N0M0
Stadio III: T1/2N1M0, T3N0/1M0
Stadio IV: qualsiasi T, qualsiasi N, M1
La valutazione clinica di noduli mammari importante sia ai fini di eventuale chirurgia (poich si valutano fissit ed invasivit di cute e muscoli), sia
di prognosi, dal momento che tumori di diametro >3 cm si accompagnano a
prognosi peggiore.

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La citologia del nodulo mammario pu aiutare nella differenziazione tra


lesione infiammatoria e neoplastica. I linfonodi regionali devono essere palpati e, se aumentati di volume, valutati citologicamente per il riscontro eventuale di cellule metastatiche.
Le radiografie del torace nei tre decubiti (laterale destro, laterale sinistro e
ventrodorsale) permettono di identificare eventuali metastasi polmonari,
pleuriche e linfonodali toraciche o sternali. Le metastasi polmonari si manifestano radiologicamente come noduli interstiziali ben definiti, come noduli
indefiniti oppure con pattern diffuso interstiziale cosiddetto a nevischio,
con o senza carcinomatosi pleurica e versamento pleurico. Lecografia addominale completa la stadiazione, e consente di escludere metastasi addominali e/o eventuali patologie extra-mammarie concomitanti.
A seguito del comportamento biologico particolarmente aggressivo, anche
il trattamento deve esserlo. Importante ai fini della programmazione terapeutica la valutazione dei fattori prognostici (dimensione di tumore primitivo,
stadio clinico, perdita di ER, sovra-espressione di VEGF-HER2-AgNorPCNA-Ki-67-COX-2).
Gatti con tumori <2 cm hanno prognosi non necessariamente sfavorevole,
e la chirurgia aggressiva pu risultare sufficiente. Al contrario, se il tumore ha
diametro >2 cm, il comportamento biologico pi aggressivo con elevato potenziale metastatico e tempi di sopravvivenza inferiori allanno. La chemioterapia in questo caso indicata. Protocolli utilizzati nella specie felina prevedono lutilizzo di doxorubicina in monochemioterapia o combinata a ciclofosfamide, con risultati tuttavia spesso contrastanti.8,9

BIBLIOGRAFIA
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6. Clemente M, Prez-Alenza MD, Pea L, (2010), Metastasis of canine inflammatory versus non-inflammatory mammary tumours. J Comp Pathol, 143: 157-163.
7. Marconato L, Romanelli G, Stefanello D, et al., (2009), Prognostic factors for dogs with
mammary inflammatory carcinoma: 43 cases (2003-2008). J Am Vet Med Assoc, 235:
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8. Novosad CA, Bergman PJ, O'Brien MG, et al., (2006), Retrospective evaluation of adjunctive doxorubicin for the treatment of feline mammary gland adenocarcinoma: 67 cases.
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9. McNeill CJ, Sorenmo KU, Shofer FS, et al., (2009), Evaluation of adjuvant doxorubicinbased chemotherapy for the treatment of feline mammary carcinoma. J Vet Intern Med
23: 123-129.

Indirizzo per la corrispondenza:


Centro Oncologico Veterinario
Via San Lorenzo 1-4
40037 Sasso Marconi (BO)
marconato@centroncologicovet.it

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Laura Marconato
Med Vet, Dipl ECVIM-CA (Oncology), Bologna

Francesca Abramo
Med Vet, Pisa

Tumori difficili: quelli di origine


istiocitaria. conoscere il nemico
per combatterlo meglio
Domenica, 14 luglio 2013, ore 12.15

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I disordini istiocitari rappresentano uno spettro di patologie dal comportamento biologico molto variabile, che prendono origine da macrofagi o da cellule dendritiche, distinguibili tra loro non morfologicamente, bens attraverso
lespressione di cluster di differenziazione (CD).
MARKER

TESSUTO

SPECIE

CD45

Fissato in formalina;
congelato fresco

Cane

CD18*

Fissato in formalina;
congelato fresco

Cane, gatto

CD1

Congelato fresco

Cane, gatto

CD11b

Congelato fresco

Cane

CD11c

Congelato fresco

Cane

CD11d

Fissato in formalina;
congelato fresco

Cane

CD68

Congelato fresco

Cane

MHC classe II

Congelato fresco

Cane

CD4

Congelato fresco

Cane, gatto

CD90 (Thy-1)

Congelato fresco

Cane

E-caderina

Fissato in formalina;
congelato fresco

Cane, gatto

CD204

Fissato in formalina

Cane

CD163

Fissato in formalina

Cane

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Le proliferazioni di cellule di Langerhans danno luogo a: istiocitoma cutaneo, istiocitoma cutaneo solitario con interessamento linfonodale, istiocitomi cutanei multipli e/o persistenti con o senza interessamento linfonodale,
istiocitomi multipli con disseminazione viscerale, e istiocitosi di Langerhans.
La proliferazione di cellule dendritiche interstiziali d luogo a istiocitosi
progressiva felina, istiocitosi reattiva e sarcoma istiocitico (localizzato e disseminato) non emofagocitico, mentre la proliferazione di macrofagi d luogo
a sarcoma istiocitico emofagocitico.
Listiocitoma cutaneo rappresenta una proliferazione focale delle cellule
di Langerhans epidermotropiche ed considerato una neoplasia benigna, auto-limitante, tipica del cane giovane, che va spesso incontro a regressione
spontanea nellarco di tre mesi per intervento dei linfociti T citotossici CD8+.
Clinicamente si osserva un nodulo solitario alopecico, ben delimitato,
spesso ulcerato, che appare improvvisamente e cresce in fretta, che si localizza prevalentemente su testa, orecchie, collo ed estremit.
Lasportazione chirurgica della lesione curativa e pu essere presa in
considerazione se la diagnosi non pi che certa, se il tumore ulcerato o
provoca disturbi funzionali o prurito allanimale, oppure in caso di nodulo
singolo in cani di et > 3 anni. La chirurgia inoltre indicata nel caso in cui
listiocitoma non regredisca spontaneamente. Lutilizzo di corticosteroidi
sconsigliato.
Listiocitoma si presenta istologicamente come nodulo dermico cupoliforme in assetto top-heavy, delimitato ma non capsulato, composto da cellule
istiocitarie da rotonde a poligonali, con citoplasma chiaro e nucleo ovale spesso indentato. Non sono rare le figure mitotiche occasionalmente atipiche. La
regressione, se presente, si evidenzia con aree multifocali di necrosi e un vallo peritumorale di piccoli linfociti T CD8+ che, nelle fasi avanzate, compenetrano la massa. In caso di persistenza, oltre ai linfociti T, possono essere presenti aggregati di plasmacellule. In citologia le cellule neoplastiche sono tonde e di dimensioni poco variabili fra loro e posseggono citoplasma variamente abbondante, di colore azzurro chiaro (a vetro smerigliato), con presenza occasionale di vacuoli otticamente vuoti. I nuclei sono da rotondi ad ovali, spesso periferici, di dimensioni simili fra loro con cromatina omogeneamente diffusa e nucleolo poco evidente. Le cellule neoplastiche sono CD1+, CD11c+
MHCII+, CD4-, Thy-1- e spesso sono E-caderina positive.
Listiocitosi di Langerhans raro disordine immunologico sistemico del
cane, in cui le lesioni cutanee sono multiple, convergenti e persistenti; si ha
inoltre coinvolgimento di linfonodi regionali e spiccato tropismo per giunzio-

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ni mucocutanee; la metastatizzazione viscerale diffusa rapida e frequente. In


alcuni casi listiocitosi di Langerhans rappresenta levoluzione di istiocitomi
multipli.
Allesame istopatologico le lesioni sono simili a quelle degli istiocitomi
multipli con maggior estensione in profondit e maggior pleomorfismo dei
singoli elementi proliferanti. Lindice mitotico elevato, anisocariosi e anisocitosi sono prominenti, non sono presenti linfociti T ma eventualmente plasmacellule. Limmunofenotipo uguale a quello dellistiocitoma.
Listiocitosi felina progressiva, ancora scarsamente documentata, caratterizzata da una proliferazione di cellule dendritiche (il cui esatto sottotipo
non ancora stato determinato) a livello cutaneo.1 Siti maggiormente interessati sono testa, collo ed estremit distali degli arti. Inizialmente si osserva nodulo solitario rivestito da cute integra, che pu alternare periodi di remissione parziale; progressivamente i noduli diventano multipli, ulcerati e a localizzazione multicentrica con tendenza a confluire in placche. La linfoadenomegalia regionale compare tardivamente, mentre in fasi terminali si ha metastatizzazione viscerale. In questa fase clinicamente non pi possibile differenziare tra istiocitosi progressiva felina e sarcoma istiocitico diffuso.
Si pu pertanto affermare che istiocitosi felina progressiva si comporta inizialmente come un sarcoma istiocitico a basso grado, poi a seguito di mutazioni evolve in sarcoma ad alto grado. Lintervallo tra una forma e laltra pu
essere lungo (fino a 3 anni).
La generalizzazione della neoplasia rende la prognosi per lo pi sfavorevole. Non esistono linee guida terapeutiche.
Allistologia si identificano noduli circoscritti, non capsulati composti da
cellule istiocitarie in assetto diffuso che si estendono al derma profondo ed al
sottocute. Gli istiociti hanno nuclei ovali e reniformi con citoplasma vacuolizzato, anisocariosi e anisocitosi, frequentemente multinucleati e con mitosi
anche atipiche. In alcuni casi si osserva epiteliotropismo. Le lesioni interne
sono istologicamente simili. I campioni citologici sono molto cellulari e costituiti da una popolazione di cellule neoplastiche rotonde di dimensioni estremamente variabili (anisocitosi), con nuclei eccentrici da rotondi ad ovali e reniformi, con marcata dismetria. Il citoplasma abbondante, variamente basofilo talvolta vacuolizzato. Le cellule esprimono CD18, CD1, MHCII, fenotipo tipico delle cellule dendritiche.
Listiocitosi reattiva, sia nella forma cutanea sia sistemica, rappresenta invece la manifestazione clinica di una proliferazione reattiva delle cellule dendritiche dermiche.

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Listiocitosi cutanea interessa la cute ed il sottocute, mentre la forma sistemica pu interessare anche altri organi (occhi, polmoni, milza, fegato e midollo osseo). Il comportamento biologico tra le due forme simile. Linteressamento cutaneo si caratterizza per lo sviluppo di placche e noduli multipli
anche ulcerati su testa, perineo, scroto ed estremit, a volte lungo il decorso
dei vasi a dimostrazione di un loro coinvolgimento. Hanno tendenza a regredire e recidivare con lenta progressione, e in alcuni casi si segnala regressione spontanea. Nella forma sistemica si ha tipicamente il coinvolgimento delle giunzioni muco-cutanee (mucosa nasale, sclera, palpebre), dei linfonodi e,
pi raramente, di polmoni, milza, fegato e midollo osseo.
Dal momento che la forma cutanea pu evolvere a forma sistemica, il paziente deve essere completamente stadiato. Per la terapia indicato luso di
farmaci immuno-regolatori.
Listologia definitiva per la diagnosi, in quanto lesame citologico esita
in processo infiammatorio aspecifico non consentendo di individuare il modello di crescita. Questo si caratterizza, soprattutto nelle lesioni non ulcerate,
per la presenza di noduli perivascolari, multifocali, anche con aspetti di emorragia e necrosi (angiocentrismo), a livello di derma profondo. I noduli sono
composti da una popolazione mista di istiociti, piccoli linfociti e neutrofili in
proporzioni variabili con predominanza di istiociti.
Le stesse lesioni sono osservabili negli organi interni nella forma sistemica. Gli istiociti reattivi sono cellule dendritiche interstiziali dermiche attivate
positive ai marker per le cellule dendritiche in generale CD1a, CD1b, CD1c,
MHCII e CD11c, al marker Thy-1 tipico delle CD dermiche e al CD4 (marker di attivazione).
Il sarcoma istiocitico localizzato rappresenta la forma localizzata del complesso del sarcoma istiocitico, ed caratterizzato dal coinvolgimento di una
sola area corporea, di solito il sottocute o i muscoli scheletrici delle estremit (soprattutto arto anteriore) o regioni periarticolari, con o senza coinvolgimento di linfonodi regionali.2 Razze canine a rischio sono bovari del bernese,
rottweiler, golden retriever e labrador retriever.
La chirurgia deve essere radicale e, se il tumore localizzato su estremit
degli arti, la terapia delezione lamputazione. Dal momento che il sarcoma
istiocitico radiosensibile, indicata radioterapia del tumore primitivo e del
linfonodo satellite. I risultati ottenuti sono incoraggianti. Considerate aggressivit del tumore e possibilit di coinvolgimento sistemico, indicata la chemioterapia adiuvante. La prognosi peggiore per le forme viscerali.
Istologicamente si tratta di una proliferazione densa di cellule neoplastiche poligonali, spesso con aspetti di gigantismo e multinucleazione e con se-

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veri aspetti di atipia cariologica e mitosi. Possono essere presenti linfociti reattivi in quantit variabile. In citologia si osservano gli stessi aspetti morfologici con maggior dettaglio. Si ritiene che le cellule neoplastiche derivino
da un precursore mieloide pluripotente. La diagnosi definitiva si ottiene con
limmunofenotipo: le cellule neoplastiche esprimono i marker delle cellule
dendritiche CD1, CD11c, MHC II e i marker CD204 e CD163 della linea
macrofagica.
Il sarcoma istiocitico localizzato emofagocitico stato riconosciuto come
distinta entit patologica soltanto recentemente.3 Per caratteristiche cliniche
ed epidemiologiche richiama il sarcoma istiocitico localizzato non emofagocitico, ma la sopravvivenza breve (mediamente 7 settimane dalla diagnosi)
e la prognosi decisamente sfavorevole. Razze canine predisposte includono
bovari del bernese, golden retriever, labrador retriever e rottweiler. Nella specie felina, la maggior parte di segnalazioni di sarcoma istiocitico si riferiscono a sottotipo emofagocitico.
Da un punto di vista ematologico, si evidenziano marcata anemia rigenerativa e trombocitopenia, iperbilirubinemia, ipoalbuminemia e ipocolesterolemia. La splenomegalia massiva reperto molto comune e suggerisce unorigine macrofagica. Il midollo osseo spesso interessato sin dallinizio. Con il
progredire della malattia, si ha insidiosa invasione intravascolare con conseguente metastatizzazione a livello epatico e polmonare, senza formazione di
masse.
La terapia solo palliativa e prevede splenectomia associata a chemioterapia adiuvante con lomustina: in genere i cani hanno miglioramento clinico,
ma non prolungamento di sopravvivenza.4
Istologicamente la polpa rossa splenica viene sostituita da innumerevoli
istiociti molti dei quali in eritrofagocitosi o contenenti emosiderina. Gli istiociti hanno aspetto molto variabile, da normali ad atipici con anisocariosi e anisocitosi, multinucleazione, cariomegalia, mitosi atipiche e citoplasma eosinofilo abbondante e con vacuoli. Negli altri organi gli istiociti hanno una morfologia simile. Le cellule neoplastiche esprimono CD11d, MHCII, CD204 e
CD163 in quanto appartengono alla linea macrofagica.5
Il sarcoma istiocitico disseminato (un tempo chiamato istiocitosi maligna, termine ormai abbandonato) una rara malattia fatale per il paziente,
caratterizzata dalla rapida ed incontrollata proliferazione di istiociti atipici
maligni in diversi siti contemporaneamente.2
Razze canine a rischio sono bovari del bernese, ed in particolare maschi
adulti, ma anche golden retriever, labrador retriever, rottweiler e dobermann.

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La prognosi infausta e gli animali malati muoiono in genere nellarco di


1-6 mesi. Trattandosi di tumore sistemico, la chirurgia va considerata se la rimozione del tumore pu dare sollievo allanimale. La chemioterapia spesso
pu solo alleviare temporaneamente i sintomi, ma la risposta non duratura,
soprattutto in presenza di lesioni avanzate o coinvolgimento midollare.
Lesame istologico e citologico simile a quanto si osserva morfologicamente nel sarcoma istiocitico localizzato.

BIBLIOGRAFIA
1. Affolter V, Moore P, (2006), Feline progressive histiocytosis. Vet Pathol 43: 646-655.
2. Affolter VK, Moore PF, (2002), Localized and disseminated histiocytic sarcoma of dendritic cell origin in dogs. Vet Pathol, 39: 74-83.
3. Moore PF, Affolter VK, Vernau W (2006) Canine hemophagocytic histiocytic sarcoma: a
proliferative disorder of CD11d+ macrophages. Vet Pathol, 43: 632-645.
4. Skorupski KA, Clifford CA, Paoloni MC, et al, (2007), CCNU for the treatment of dogs
with histiocytic sarcoma. J Vet Intern Med, 21: 121-126.
5. Kato Y, Murakami M, Hoshino Y, et al, (2013), The Class A Macrophage Scavenger Receptor CD204 is a Useful Immunohistochemical Marker of Canine Histiocytic Sarcoma.
J Comp Pathol. 148: 188-196.

Indirizzo per la corrispondenza:


Laura Marconato
Centro Oncologico Veterinario
Via San Lorenzo 1-4
40037 Sasso Marconi (BO)
marconato@centroncologicovet.it
Francesca Abramo
Dipartimento di Scienze Veterinarie
Viale delle Piagge, 2
56100 Pisa
abramo@vet.unipi.it

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