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Firmato Da: MAZZONE EMILIO Emesso Da: ARUBAPEC S.P.A.

NG CA 3 Serial#: 28e1f2bb3956f9a27415c4d4a73bc27d - Firmato Da: GATTUSO MARCO Emesso Da: ARUBAPEC S.P.A. NG CA 3 Serial#: 11e1ffd1d4cf968a69192fe5655afd
Sentenza n. 3042/2018 pubbl. il 29/11/2018
RG n. 3875/2017

R.G. 3857/2017

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
TRIBUNALE ORDINARIO DI BOLOGNA
SECONDA SEZIONE CIVILE
Il Tribunale, nella persona del Giudice dott. Marco Gattuso ha pronunciato
la seguente
SENTENZA
nella causa civile di II Grado iscritta al n. r.g. 3857/2017 promossa da:
HERA COMM S.R.L. (C.F. 02221101203), con il patrocinio dell’avv.
BOCCANERA NICOLETTA e dell’avv. REALI RITA (RLERTI59E50F198H)
VIA SPADARI, 3 44121 FERRARA elettivamente domiciliato in VIA
D’AZEGLIO 31 40100 Bologna presso il difensore avv. BOCCANERA
NICOLETTA
Appellante opposta
contro
MARIA LUISA DELLA TOMMASINA (C.F. DLLMLS22C68F023E),
con il patrocinio dell’avv. GARAGNANI PAOLO e dell’avv. ROCCHI
ALESSANDRO (RCCLSN75R05E625Y) Via Don Minzoni 27 ter 54033
CARRARA elettivamente domiciliato in VIA GARIBALDI 5 Bologna presso il
difensore avv. GARAGNANI PAOLO
Appellata opponente
Conclusioni delle parti
Conclusioni per l’appellante:
All’udienza del 6 settembre 2018 come da atto di citazione in appello.
Conclusioni per l’appellata:
All’udienza del 6 settembre 2018 come da comparsa di risposta in appello.

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Sentenza n. 3042/2018 pubbl. il 29/11/2018
RG n. 3875/2017
Concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto
1.
L’appello deve essere respinto.
2.
Con atto di citazione avanti al giudice di pace l’odierna appellata svolgeva
opposizione avverso il decreto ingiuntivo ottenuto dall’opposta avente ad oggetto
l’importo di € 4.846,37 oltre interessi a titolo di corrispettivo per la
somministrazione di gas, eccependo di non avere mai sottoscritto alcun contratto
di somministrazione di gas con l’opposta.
Si costituiva quest’ultima ammettendo d’avere somministrato gas in
assenza di alcun contratto, sicché aveva attivato la procedura di riattivazione del
contratto di somministrazione precedente, provvedendo a fatturare il corrispettivo
nei limiti previsti dalla Delibera dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas
(AEEG) n. 153 del 2012, la quale prescriveva la «esclusione della componente
OVD relativa alla commercializzazione al dettaglio».
Alla prima udienza avanti al giudice di pace la parte opponente eccepiva a
verbale la contrarietà di tale delibera con la «Direttiva Comunitaria 83/11/Ue
(art. 23) e con il conseguente D.L. 21/14 che riforma l’art. 57 del codice del
consumo».
Con sentenza pubblicata in data 24 agosto 2016, il giudice di pace
accoglieva l’opposizione in ragione del mancato rispetto della detta delibera,
posto che dalla lettura della fattura risultavano a suo avviso «presenti .. le voci
relative alla commercializzazione».
Avverso tale decisione l’opposta svolgeva appello, chiedendone l’integrale
riforma.
Costituitasi in appello, l’opponente ne richiedeva invece la conferma.
3.
Nella specie non è contestato che la somministrazione di gas sia
effettivamente avvenuta dall’1 settembre 2012 al 31 maggio 2013 (data del
passaggio ad altro venditore), così come è pacificamente ammesso dall’opposta,
odierna appellante, che la fornitura non sia stata mai richiesta dall’opponente,

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Sentenza n. 3042/2018 pubbl. il 29/11/2018
RG n. 3875/2017
mancando del tutto una richiesta di attivazione e il perfezionamento di un
contratto fra le parti.
Essendo questi i fatti pacifici della controversia, oggetto di dibattito
processuale è l’effettivo rispetto da parte dell’opposta dei criteri di
determinazione del corrispettivo di cui alla menzionata delibera AEEG 153/2012
(circostanza negata dal primo giudice e affermata dall’appellante) e, in ogni caso,
l’effettiva sussistenza di un diritto del somministrante ad un qualsiasi
corrispettivo (circostanza affermata dall’appellante e negata dall’appellata).
4.
A norma della disciplina applicabile ratione temporis alla fattispecie de
qua (somministrazione di gas avvenuta dall’1 settembre 2012 al 31 maggio 2013
in carenza di contratto) il consumatore non è tenuto ad alcuna prestazione
corrispettiva in caso di fornitura non richiesta.
L’art. 9, D.L.vo 22 maggio 1999, n. 185 («Attuazione della direttiva
97/7/CE relativa alla protezione dei consumatori in materia di contratti a
distanza»), titolato «Fornitura non richiesta», disponeva difatti che «1. È vietata
la fornitura di beni o servizi al consumatore in mancanza di una sua previa
ordinazione nel caso in cui la fornitura comporti una richiesta di pagamento. 2. Il
consumatore non è tenuto ad alcuna prestazione corrispettiva in caso di
fornitura non richiesta. In ogni caso, la mancata risposta non significa consenso»
(corsivo aggiunto).
Tale disciplina è stata emanata in applicazione della direttiva 97/7/CE
relativa alla protezione dei consumatori, la quale all’art. 9 («Fornitura non
richiesta») prevedeva (nel testo sostituito dall’art. 15 della direttiva n.
2005/29/CE) che «considerato il divieto delle pratiche di fornitura non richiesta
stabilito dalla direttiva 2005/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
dell’11 maggio 2005, relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e
consumatori nel mercato interno, gli Stati membri adottano le disposizioni
necessarie per dispensare il consumatore da qualsiasi prestazione corrispettiva
in caso di fornitura non richiesta, fermo restando che l’assenza di risposta non
implica consenso» (corsivo aggiunto).

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Sentenza n. 3042/2018 pubbl. il 29/11/2018
RG n. 3875/2017
A fronte del carattere univoco di tali norme non può dunque dubitarsi della
inesigibilità da parte dell’opposta di alcun corrispettivo, neppure ai sensi di
disposizioni di rango secondario di segno contrario, le quali necessariamente
cedono a fronte di precetti di rango primario e debbono essere disapplicate.
Che tali precetti di rango primario non possano essere interpretati in senso
diverso dal loro chiaro tenore letterale è pure confermato dalla loro reiterazione
anche nei testi, di fonte europea e interna, succedutisi nel tempo.
A norma dell’art. 27 (Fornitura non richiesta) della Direttiva 2011/83/UE
del 25 ottobre 2011: «Il consumatore è esonerato dall’obbligo di fornire
qualsiasi prestazione corrispettiva in caso di fornitura non richiesta di beni,
acqua, gas, elettricità, teleriscaldamento o contenuto digitale o di prestazione non
richiesta di servizi, vietate dall’articolo 5, paragrafo 5, e al punto 29 dell’allegato
I della direttiva 2005/29/CE. In tali casi, l’assenza di una risposta da parte del
consumatore in seguito a tale fornitura non richiesta non costituisce consenso».
La stessa è stata recepita come noto con decreto legislativo del 21 febbraio
2014 n° 21, in vigore dal 13 giugno 2014, che modificando e introducendo ex
novo intere parti nel Codice del Consumo ha introdotto l’art. 66 quinquies per cui
«1. Il consumatore è esonerato dall'obbligo di fornire qualsiasi prestazione
corrispettiva in caso di fornitura non richiesta di beni, acqua, gas, elettricità,
teleriscaldamento o contenuto digitale o di prestazione non richiesta di servizi,
vietate dall'articolo 20, comma 5, e dall'articolo 26, comma 1, lettera f), del
presente Codice. In tali casi, l'assenza di una risposta da parte del consumatore in
seguito a tale fornitura non richiesta non costituisce consenso. 2. Salvo consenso
del consumatore, da esprimersi prima o al momento della conclusione del
contratto, il professionista non può adempiere eseguendo una fornitura diversa da
quella pattuita, anche se di valore e qualità equivalenti o superiori».
Ne consegue che non appare legittima la richiesta di parte opposta di
pagamento di qualsiasi corrispettivo, neppure se compatibile con il disposto della
menzionata delibera 153/2012/R/com dell’Autorità per l'energia elettrica e il gas.
La normativa primaria, infatti, di derivazione eurounitaria, introduce in
tutta evidenza una misura sanzionatoria per la prevenzione del fenomeno dei

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Sentenza n. 3042/2018 pubbl. il 29/11/2018
RG n. 3875/2017
contratti e delle attivazioni di forniture di gas naturale non richieste dal cliente
finale, negando al somministrante il diritto di richiedere, letteralmente, «qualsiasi
prestazione corrispettiva».
Esula dall’oggetto della presente decisione ogni valutazione in ordine
all’eventuale arricchimento dell’opponente, posto che la parte opposta non ha
mai formulato alcuna domanda al riguardo e che la domanda di adempimento
contrattuale e quella di arricchimento senza causa ex art. 2041 c.c.,
distinguendosi strutturalmente e tipologicamente, necessitano di espressa e
differenziata formulazione (Corte di cassazione Sez. 2, Ordinanza n. 17482 del
04/07/2018; Sez. 1, Sentenza n. 21190 del 19/10/2016).
5.
La sentenza di primo grado deve essere confermata, seppure con i
chiarimenti sopra esposti in punto di motivazione.
6.
La condanna dell’opposta, odierna appellante, alla rifusione delle spese del
secondo grado di giudizio segue secondo soccombenza, liquidate come da
dispositivo, tenendo conto del valore della causa, della trattazione esperita e dei
valori medi dei parametri vigenti.
Visto che l’appello è stato proposto successivamente al 30 gennaio 2013 ed
è stato integralmente respinto, ai sensi della l. 24 dicembre 2012 n. 228, art. 1
comma 17 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato - Legge di stabilità 2013) -che ha aggiunto il comma 1 quater
all’articolo 13 del Testo Unico di cui al D.P.R. 30 maggio 2002 n. 115- va dato
atto che in capo all’appellante sussiste l'obbligo di versamento di un ulteriore
importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per l’impugnazione.
P.Q.M.
Il Tribunale di Bologna, in composizione monocratica, ogni contraria
istanza, eccezione e deduzione respinta, definitivamente pronunciando nel
contraddittorio delle parti, così provvede:
RIGETTA l’appello e per l’effetto CONFERMA la sentenza impugnata;
CONDANNA l’appellante alla rifusione delle spese di lite che liquida in

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Sentenza n. 3042/2018 pubbl. il 29/11/2018
RG n. 3875/2017
favore dell’appellata in € 1.620,00 per compensi professionali, € 0,0 per spese,
oltre 15% per spese generali ed oltre IVA e CPA;
DICHIARA la sussistenza dei presupposti per il versamento da parte del
appellante dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello
dovuto per l’impugnazione.
Bologna, 27 novembre 2018
Il GIUDICE
dott. Marco Gattuso

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