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Scuola Calcio
COME INSEGNARE A CALCIARE CORRETTAMENTE IN PORTA NELLE
CATEGORIE PICCOLI AMICI (5-8 ANNI) E PULCINI (8-11 ANNI)
A cura di Ernesto Marchi
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INTRODUZIONE
Le considerazioni contenute in questo Articolo sono il frutto di 30 e passa anni
di OSSERVAZIONE e STUDIO dei giovani calciatori da me allenati.
Sono il frutto, in particolare, degli errori osservati e delle strategie messe in
atto per la loro risoluzione (CONSIDERAZIONE PEDAGOGICA DEL CONCETTO
DI ERRORE).
Questo approccio didattico mi ha permesso di capire il punto di vista dei miei
giovani calciatori in azione (ERRORI PRIMARI), evitando di basarmi soltanto
sull’approccio tecnico del calcio ad alti livelli basato esclusivamente sull’analisi
e correzione di particolari esecutivi che nel calcio dei più piccoli potrebbero
risultare marginali e certamente non così significativi (ERRORI SECONDARI).
Senza ombra di dubbio, per canalizzare al meglio le mie osservazioni, mi sono
servite le nozioni di FISICA, ANATOMIA, CINESIOLOGIA, BIOMECCANICA
apprese durante il percorso di studi superiore (Liceo e Istituto Superiore di
Educazione Fisica).
Senza queste basi teoriche le mie osservazioni non avrebbero raggiunto lo
stesso risultato.
Il poter osservare giovani calciatori dal vivo, con tutto il loro background
coordinativo ed il loro approccio tecnico, mi ha permesso di capire moltissime
cose.

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Le problematiche emergenti, stagione dopo stagione, mi hanno aiutato a capire
ed inquadrare il problema in modo da poter sviluppare al meglio la DIDATTICA
D’INSEGNAMENTO TECNICO RELATIVA AL TIRO IN PORTA (la cosa ovviamente
è valida per qualsiasi gesto tecnico) sulla base di ben precise esperienze
pratiche (senza pratica non può esserci teoria).
L’approccio didattico che andrò a trattare è particolarmente indicato con quei
giovani calciatori appartenenti alle due categorie iniziali del ciclo formativo
della Scuola Calcio: i Piccoli Amici (5-8 anni) ed i Pulcini(8-11 anni).

COME INSEGNARE LA TECNICA DEL TIRO IN PORTA


Per insegnare la TECNICA DEL TIRO IN PORTA bisognerà prendere in
considerazione QUATTRO FASI DIDATTICHE:

• la rincorsa;

• la collocazione sul terreno del piede di appoggio ed il caricamento


dell’arto calciante;

• l’impatto del piede calciante con la palla e la sequenza cinetica delle leve
propulsive dell’arto inferiore calciante (prima dell’impatto con la palla
stessa);

• lo slancio finale dell’arto calciante.

La Rincorsa
I giovani calciatori, nelle fasi di apprendimento iniziale, faticano ad apprendere
in modo particolare la corretta RITMICA DELLA RINCORSA.
La tendenza, nella parte finale della rincorsa stessa, è quella di approcciarsi
alla palla con passi lunghi e tutti uguali.
Questo impedisce loro di arrivare (nella stragrande maggioranza dei casi) a
posizionare il piede di appoggio lateralmente alla palla in modo corretto, con
un atteggiamento corporeo poco stabile e funzionale (insomma in modo assai
poco coordinato).
Affinché il giovane calciatore possa concentrarsi sulla fase finale del
movimento, e in questo modo riuscire ad appoggiare il PIEDE DI APPOGGIO
ben vicino alla palla ed in posizione laterale, la RITMICA FINALE DELLA
RINCORSA dovrà essere la seguente:

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• effettuare 2/3 passettini rapidi ed estremamente accorciati nella fase di
pre-ingresso (quart’ultimo, terz’ultimo e penultimo passo);
• effettuare un ultimo passo finale, quello per andare ad appoggiare il
piede di appoggio lateralmente alla palla, più LUNGO degli altri.
Quindi nella testa del giocatore dovrà entrare la seguente RITMICA: corto,
corto, corto, lungo…
Nei momenti iniziali, per facilitare l’apprendimento di questa ritmica, sarà bene
andare a CALCIARE IN PORTA un PALLONE FERMO A TERRA facendo partire il
giovane calciatore a breve distanza da esso.
Cercare di voler insegnare questa ritmica con un pallone già in movimento (con
conduzione della palla) determina troppi problemi di tipo coordinativo
(STRUTTURAZIONE SPAZIO-TEMPORALE: scelta del “tempo” giusto).
Si potrebbe anche facilitare questa ritmica vincolando l’appoggio dei piedi in
prossimità di ben precisi “indicatori spaziali” (cinesini) che, dislocati a ben
precise distanze, costringano i giovani calciatori ad adottare la struttura
sequenziale corretta.
La ritmica giusta potrebbe essere anche scandita a voce o con battito delle
mani da parte dell’Istruttore.

La collocazione sul terreno del piede di appoggio ed il caricamento


dell’arto calciante
Il PIEDE DI APPOGGIO deve essere collocato a breve distanza dal pallone (10-
15 cm) ed in posizione laterale.
La tendenza dei giovani calciatori, nelle fasi di apprendimento iniziale, è invece
quella di posizionare il piede un po’ troppo indietro rispetto alla posizione della
palla stessa.
Il posizionamento del piede di appoggio in posizione un po’ troppo arretrata
rispetto al pallone, nella maggior parte dei casi impedisce di colpire la palla in
modo corretto con il piede calciante (la palla partirà alta dal terreno invece che
con traiettoria tesa); impossibile in questo caso impattare la palla con il piede
perpendicolare rispetto al terreno… con tutta probabilità il pallone verrà colpito
con il piede leggermente “a martello” arrivando con la punta del piede sotto la
palla.
Al limite, per favorire l’impatto del piede calciante in posizione perpendicolare
rispetto alla palla, sarebbe meglio che i giovani calciatori, nelle fasi di
apprendimento iniziale, manifestassero la tendenza a posizionare il piede di
appoggio leggermente più avanti del normale rispetto alla palla stessa.

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Il corpo dovrebbe essere mantenuto in posizione leggermente inclinata, in
direzione dell’arto di appoggio, con ginocchio mantenuto leggermente piegato;
questo consentirebbe di impattare la palla con il piede calciante ben
posizionato ed in direzione diagonale, in modo da coprire bene una superficie
maggiore della palla stessa e, grazie a questo, indirizzarla al meglio.
La tendenza dei neofiti è invece quella (in molti casi) di colpire la palla con il
corpo ed il piede diritto, impedendo, in questo modo, di poter angolare al
meglio la traiettoria di uscita della palla.
Passiamo ora ad analizzare come deve essere “caricato l’arto calciante”.
Il ginocchio dovrebbe essere portato bene in alto con accentuata flessione della
gamba ed estensione della coscia; la punta del piede dovrebbe essere invece
portata bene all’indietro in modo da favorire l’impatto con la palla, da parte
dello stesso, in posizione perpendicolare.
La flessione della gamba, così come l’estensione dell’anca, dovrebbe favorire
un maggior caricamento delle leve articolari dell’arto inferiore e, grazie a
questo, riuscire ad imprimere una maggior forza ed una maggiore velocità
nell’impatto del piede con la palla.
La tendenza da parte dei giovani calciatori, invece, è quella di caricare
pochissimo le leve articolari sfruttando pochissimo le loro potenzialità
propulsive.
È chiaro che con i giovani calciatori in fase di apprendimento risulterà poco
utile formulare dettagliate spiegazioni biomeccaniche, ma sarà importante
fornire utili e semplici indicazioni che, in ogni caso, permettano di raggiungere
il risultato voluto.
Dalla mia esperienza, l’indicazione maggiormente significativa risulta quella di
far concentrare il giovane calciatore sulla flessione della gamba in fase di
caricamento e, soprattutto, su una velocissima flessione della coscia in fase
propulsiva (i giovani calciatori manifestano la tendenza ad effettuare una
flessione della coscia assai poco veloce).

L’Impatto del piede calciante con la palla e la sequenza cinetica delle


leve propulsive dell’arto inferiore calciante (prima dell’impatto con la
palla stessa)
Dopo il caricamento l’arto inferiore calciante dovrà agire in direzione opposta
(in avanti) per consentire al piede di impattare la palla e favorire la conclusione
in porta.
In che modo?

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Prima di tutto ci sarà una decisa e veloce flessione della coscia (le velocità di
questa flessione può fare la differenza nel determinare la potenza della
conclusione in porta).
Nel momento in cui, durante la flessione della coscia, il ginocchio verrà a
trovarsi sopra il pallone (la sua proiezione), dovrà cominciare una veloce
estensione della gamba fino a portare il piede ad impattare il pallone in
posizione perpendicolare.
Altra cosa da far rilevare ai giovani calciatori è la stabilità del piede calciante al
momento dell’impatto con la palla per evitare una dispersione di energia
potenziale al momento dell’impatto con la palla stessa (cosa che avviene nel
caso di “piede molle”).
Solo dopo che i giovani calciatori avranno appreso, con un certo rigore
“tecnico-coordinativo”, i movimenti dei due arti, sia di quello calciante che
quello di quello in appoggio, l’Istruttore si dovrà concentrare sul come
utilizzare e muovere gli arti superiori.
Gli arti superiori dovranno essere utilizzati nel modo seguente: l’arto superiore
opposto all’arto inferiore calciante dovrà essere aperto e portato verso l’alto,
mentre l’arto superiore corrispondente all’arto calciante dovrà anch’esso essere
portato in fuori, ma in questo caso verso il basso.
Questo utilizzo degli arti superiori risulterà utile per sfruttarne la loro funzione
EQUILIBRATRICE (spesso, da parte dei giovani calciatori neofiti, vi è invece la
tendenza a non sfruttare quasi per niente questa funzione, tenendo gli arti
superiori in modo innaturale verso il basso).

Lo slancio finale dell’arto calciante


Se la flessione della coscia e l’estensione della gamba saranno state
sufficientemente “veloci”, l’arto calciante stesso dovrebbe proseguire con
naturalezza la sua corsa (slancio) verso l’alto, salendo assai di più rispetto a
quanto accade nel corso di un normale “passaggio”.
Quando questo accade verrà sollevato da terra anche il piede di appoggio (cosa
che invece non accade nel corso di un normale passaggio).
Per favorire lo slancio necessario, e garantire quindi fluidità al movimento
finale, il busto, al termine di questa sequenza cinetica, dovrà risultare in
leggera estensione (la tendenza di alcuni giovani calciatori neofiti è invece
quella di flettere il busto in avanti bloccando, in questo modo, la flessione
dell’anca e, conseguentemente, il naturale slancio dell’arto inferiore calciante
dopo l’impatto con la palla stessa).◊

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