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Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale
Italiana)
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La Xª[1] Flottiglia MAS (dal 1º maggio 1944, con l'unificazione di
Xª Flottiglia MAS
vari battaglioni, rinominata in Divisione fanteria di marina Xª [2]
anche se è meglio nota semplicemente solo e soltanto come Xª MAS)
è stato un corpo militare indipendente, ufficialmente di fanteria di
marina della Marina Nazionale Repubblicana della Repubblica
Sociale Italiana, attivo dal 1943 al 1945. La Xª Flottiglia MAS al nord,
al comando del capitano di fregata Junio Valerio Borghese in seguito
all'armistizio di Cassibile strinse accordi di alleanza con il capitano di
vascello Berninghaus della Marina da guerra germanica.
Al nord, immediatamente dopo l'armistizio dell'8 settembre, molti fucilieri di marina della Xª Flottiglia Mas tornarono
a casa[10] o si rifugiano sulle colline in attesa degli eventi[11], mentre il comando di stanza nella caserma di La Spezia
non si sbandò e messo in allarme attese ordini disciplinatamente[12] evitando però di distruggere i piccoli mezzi navali
all'ancora fuori della caserma di cui parte poi cadde momentaneamente in mani tedesche[13]. La serata stessa Junio
Valerio Borghese raggiunse l'ammiraglio Aimone d'Aosta e inutilmente cercarono insieme di contattare Roma per
avere conferma dell'armistizio e ricevere ordini[12]. La Xª MAS, continuando a rimanere priva di ordini[14], mantenne
l'attività nella caserma immutata e per tutto il tempo la bandiera italiana rimase sul pennone[15]. Borghese inoltre
dispose di aprire il fuoco contro chiunque avesse tentato di attaccare la caserma[15] riuscendo a respingere alcuni
tentativi tedeschi di disarmare i fucilieri[16]. Il 9 settembre gli ufficiali si riunirono per decidere la strada da
intraprendere e Borghese ribadì la sua intenzione di continuare la guerra contro gli angloamericani, scegliendo
l'alleanza con la Germania. L'11 settembre radunò i marinai di stanza a La Spezia spiegando la situazione e dando il
permesso di congedarsi a coloro che non se la fossero sentita di continuare la guerra[17]. La maggioranza si congedò[17].
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La ricostituzione
Egli avrebbe poi spiegato tale azione dicendo di avere fatto questo «per riscattare l'onore militare dell'Italia,
riconquistare la stima della Germania e ricondurre le due nazioni sul piano dell'alleanza» (secondo le sue stesse parole
tratte da una intervista concessa nel dopoguerra al giornalista e storico Ruggero Zangrandi). La Decima assunse,
almeno ufficialmente, atteggiamento del tutto apolitico ed apartitico, tanto che per essere inquadrati nei marò della Xª
MAS occorreva non essere iscritti ad alcun partito politico.
Borghese strinse dunque il 12 settembre direttamente con il Capitano di vascello Berninghaus della Marina da guerra
germanica, la Kriegsmarine, una singolare alleanza che permetteva la continuazione dell'attività della Xª MAS con il
Terzo Reich, conservando bandiera (a cui era stato tolto l'emblema dei Savoia) e divisa italiane, seppur sotto il
controllo operativo tedesco.
L'ideologia fondante del corpo era basata sul nazionalismo e sul combattentismo, in cerca della "bella morte" in
battaglia e dell'eroismo «per riscattare l'onore della nazione italiana» (agli occhi dei volontari che si arruolavano,
tradito dall'armistizio dell'otto settembre, conclusosi con il crollo dell'Esercito, la consegna delle navi della Marina e la
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fuga del sovrano e di Badoglio al sud, lasciando il paese nel caos). Ciò trovava espressione nel motto del corpo «Per
l'onore e la bandiera d'Italia» e nello scudetto in cui era disegnata una X sormontata da un teschio con una rosa in
bocca e nell'Inno della Decima, scritto dalla moglie di Borghese sulle note di una canzone d'operetta.[19] L'immagine
del teschio con la rosa in bocca veniva dal capitano di corvetta Salvatore Todaro: poco prima di morire aveva espresso
il desiderio di un distintivo per la Xª che rendesse l'idea che la morte in combattimento era una cosa dolce, come il
profumo di un fiore.
Nonostante la premessa di voler partecipare solo alla guerra per la "liberazione dell'Italia invasa" ben presto i reparti
della Decima furono coinvolti dai tedeschi nelle operazioni di controguerriglia, ma gli ufficiali furono lasciati liberi di
congedarsi senza conseguenze qualora avessero rifiutato di sollevare le armi contro altri italiani[20]. L'esasperazione e
la ferocia cui giunse la guerra civile condussero alcuni elementi della Decima a macchiarsi di crimini di guerra, come la
fucilazione di prigionieri, la cattura di ostaggi fra i civili, la tortura di partigiani (o civili presunti tali) catturati. Venne
comunque applicata la convenzione dell'Aja che non permetteva la fucilazione di prigionieri, la cattura di ostaggi fra i
civili per diritto di rappresaglia. D'altro canto, vi furono anche diversi episodi di accordi fra i reparti partigiani e quelli
della Decima in funzione anti-tedesca e anti-iugoslava, soprattutto (ma non solo) al confine orientale. In molti casi si
giunse a regolari scambi di prigionieri, e in un caso un ufficiale traditore della Decima - passato ai partigiani con la
cassa del reparto - fu fucilato da un plotone d'esecuzione misto di resistenti e marò.
La Xª MAS di Borghese aumentò rapidamente i suoi numeri, sia con arruolamenti regolari sia accettando nelle proprie
file disertori di altri reparti (e perfino ex-partigiani), attratti dalla paga migliore, dal regolamento peculiare della
Decima e soprattutto dalla prospettiva di poter colà combattere contro gli angloamericani. Per contro, la Decima fu una
delle unità della RSI che soffrì meno per le diserzioni (invece epidemiche nelle altre unità, soprattutto nell'Esercito
Nazionale Repubblicano). Borghese aveva sancito la pena di morte per la diserzione e la codardia in faccia al nemico
ben prima che tale pena fosse estesa alle altre Armi e Forze Armate della RSI.[21]
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Nel 1945 Borghese riorganizzò la Divisione Decima nel Veneto su due Gruppi di Combattimento (di cui uno a ranghi
incompleti, perché, come abbiamo visto, due battaglioni e un gruppo d'artiglieria erano aggregati alle divisioni
tedesche sulla Linea Verde). L'obbiettivo era quello di costituire una grossa massa di manovra da spostare a Trieste e
Fiume per evitare alle città la prevedibile occupazione titina, mentre si intensificavano i contatti con i servizi segreti
regi, americani e britanniche per favorire uno sbarco italo-inglese in Istria. Tuttavia il precipitare degli eventi e il
completo controllo del cielo da parte alleato impedì alla Divisione Decima di raggiungere le posizioni previste (né
d'altro canto vi fu il promesso sbarco italo-britannico). I reparti così rimasti immobilizzati si arresero alle truppe
alleate con l'onore delle armi fra il 29 aprile ed il 2 maggio 1945.
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Il fronte orientale
Subito prima della costituzione della Repubblica Sociale, i tedeschi avviarono una politica di annessione delle Tre
Venezie, riunendo le province di Bolzano, Trento, Belluno, al Gau dell'Alto Tirolo, dietro il pretesto della costituzione
di una zona d'operazioni nota con il nome di Alpenvorland, e quelle di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana
(già aggregata come Provincia Autonoma alla Venezia Giulia) al Gau della Carinzia nell'ambito della zona d'operazioni
chiamata Adriatisches Küstenland (rimase Zara, pur sotto occupazione militare tedesca, sotto il controllo delle autorità
della RSI).
Soprattutto le terre orientali, già minacciate di annessione dagli ustascia croati alleati dei nazisti, furono teatro di aspri
scontri coi partigiani di Tito, che - organizzati in formazioni di notevoli dimensioni e potenziale bellico - cercavano di
sconfinare nella Venezia Giulia per poter reclamare, giusta il principio dell'uti possidetis, l'annessione di questa alla
Jugoslavia.
Perciò la Decima ebbe un notevole impiego sul fronte dell'Istria e del Carso e nelle retrovie dell'esercito tedesco
soprattutto nel 1944, collaborando con i tedeschi nello scontro con i partigiani titini (insieme agli altri cinque
reggimenti italiani inquadrati nelle Forze Armate germaniche come Milizia Difesa Territoriale e ai reparti e batterie di
difesa costiera). Gli scontri con i titini assumevano spesso l'aspetto tipico della guerriglia, con azioni crudeli ed atrocità
alle quali seguivano altrettanto crudeli rastrellamenti da parte nazifascista, mentre solitamente le truppe titine
rifiutavano la battaglia in campo aperto, dove ancora non potevano avere ragione dei tedeschi e dei loro alleati.
Sulla frontiera orientale i battaglioni Sagittario, Barbarigo, Lupo, appoggiati dai gruppi d'artiglieria San Giorgio ed
Alberto da Giussano e da parte dei battaglioni Nuotatori Paracadutisti, guastatori Valanga e genio Freccia furono
coinvolti nell'Operazione Aquila (Adler Aktion) per la distruzione delle forze del IX Korpus iugoslavo, e quindi il
Fulmine fu impiegato per arginare i tentativi di invasione iugoslava della Venezia Giulia, rimanendo coinvolto in un
aspro scontro con gli slavi nella Battaglia di Tarnova, dove fu quasi distrutto, riuscendo tuttavia a sbarrare il passo alle
forze nemiche.
In seguito le autorità tedesche pretesero da Mussolini che i reparti della Decima fossero ritirati dalla Venezia Giulia,
dove si erano verificati scontri anche sanguinosi con i collaborazionisti slavi[30] e con lo stesso gauleiter Rainer.
Rimasero solo alcune unità minori che presidiavano le isole del Quarnaro e Trieste.[31]
In Istria perciò rimasero solo alcune centinaia di uomini della Decima dislocati in vari presidi a fianco dei reparti
tedeschi, perlopiù catturati dai titini durante l'occupazione della Venezia Giulia insieme ai tedeschi e altri soldati della
RSI e massacrati nelle tristemente note foibe, o deportati nei campi di prigionia iugoslavi.
Gli altri morirono a fianco degli ultimi nuclei di resistenza tedeschi nei combattimenti che divampavano
contemporaneamente all'avanzata dei titini verso il Friuli e la Venezia Giulia. Essi, insieme a questi resti dell'esercito
tedesco, dovevano resistere per coprire la ritirata del grosso delle truppe tedesche acquartierate nell'Istria e nella
Slovenia verso l'Austria. Il caos che sconvolse le truppe tedesche prive di ordini univoci e divise nel tentare di resistere
oppure ritirarsi trascinò anche i reparti repubblicani, e fra questi ovviamente quelli della Decima.
Gli ultimi focolai di resistenza che proseguirono fino agli inizi di maggio vennero tutti schiacciati dai titini,
combattendo oppure - più spesso - promettendo salva la vita in caso di resa. Tra questi ultimi combattimenti, degno di
nota quello che si svolse a Pola. Qui, dopo la firma della resa delle ultime truppe tedesche affiancate da alcuni reparti
della Decima decimati dalla battaglia alle forze iugoslave l'8 maggio 1945, l'ammiraglio tedesco che aveva firmato la
capitolazione venne subito dopo fucilato insieme ad un gruppo di suoi ufficiali, insieme a una decina di ufficiali italiani
della Decima Mas.
Poco prima dell'occupazione dell'Istria da parte iugoslava, Borghese cercò un'improbabile alleanza con gli Alleati per
fronteggiare l'esercito iugoslavo di Tito, che stava rapidamente avanzando: in quei tempi, era viva in molti gerarchi
nazisti e fascisti la speranza di arrivare a un armistizio con gli alleati occidentali per poter continuare la guerra contro
l'Unione Sovietica e il bolscevismo in generale.[32]
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Analogamente, fra il settembre ed il dicembre del 1944 furono presi approfonditi contatti con la brigata partigiana
Osoppo, al fine di costituire un corpo misto che potesse organizzare una difesa comune di quel fronte, ma il comando
inglese a cui faceva riferimento la Osoppo, seppur con qualche tentennamento, rifiutò l'offerta. Poco tempo dopo a
Porzûs tutti i principali esponenti della brigata partigiana furono uccisi in quanto accusati di tradimento e per aver
dato ospitalità ad una giovane, Elda Turchetti, denunciata come spia da Radio Londra su segnalazione di agenti inglesi,
e il tentativo di collaborazione non ebbe séguito.
Negli ultimi mesi del conflitto, al fine di difendere l'italianità dell'Istria, Borghese avviò contatti con la Regia Marina al
sud (ammiraglio De Courten) per favorire uno sbarco italo-alleato in Istria e salvare le terre orientali dall'avanzata
delle forze iugoslave[33]. Lo sbarco studiato dalla marina italiana del Sud si sarebbe avvalso dell'appoggio delle
formazioni fasciste e della Decima, con o senza l'intervento Alleato[34]. L'opposizione inglese fece fallire questo
piano[35], non volendosi inimicare Stalin dopo l'accordo di Yalta[36] e favorendo così l'avanzata degli iugoslavi, che
ebbero peraltro anche l'attivo sostegno della Royal Navy britannica.
A questo punto però i suoi appartenenti furono posti di fronte alla libera
scelta di congedarsi o continuare con la guerra civile
Per fronteggiare le sempre più frequenti azioni dei partigiani, viene costituita una speciale "Compagnia O" (operativa),
composta da 120 uomini al comando del tenente Umberto Bertozzi. Non è chiaro invece il suo rapporto con Borghese e
coi comandi della Decima: pare piuttosto plausibile che detta compagnia "O" sia stata maltollerata quanto necessario
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per venire incontro alle urgenze della primavera-estate 1944, e appena possibile sciolta e i suoi elementi inviati nel
Distaccamento "Milano"[39].
Tuttavia, il 4 luglio 1944 l'episodio dell'uccisione del comandante Umberto Bardelli spinse Borghese a tornare sulla sua
decisione di non impiegare i suoi uomini nella controguerriglia. Così dall'autunno 1944 anche la Decima fu
massicciamente coinvolta nella guerra civile contro i partigiani italiani, dispiegando una forza ed una violenza
impressionante.
« mentre le altre formazioni operavano in funzione antipartigiana, la Decima attese che i partigiani
attaccassero per poi procedere, con riluttanza, alla guerra antipartigiana. La differenza è tuttavia assai
sottile, vista la guerra civile. In ogni caso, almeno nei vertici e nelle intenzioni, la Decima non voleva
combattere contro altri italiani, bensì portare a termine l’impegno d’onore verso la nazione concludendo la
guerra anche con una sconfitta. Ciò determinò, in qualche caso, momenti di cavalleria e di rispetto fra le due
parti in lotta e persino qualche momentaneo accordo politico »
(Prefazione di Giuseppe Parlato al volume di Sergio Nesi, "Junio Valerio Borghese", cit.)
L'8 luglio 1944 Bardelli si recò personalmente alla ricerca del guardiamarina Gaetano Oneto, disertore del "Sagittario"
che, unitamente ad altri fucilieri, era fuggito con la cassa del battaglione. Giunto nel borgo di Ozegna con una scorta, si
trovò faccia a faccia coi guerriglieri della formazione "Matteotti" al comando del partigiano Piero Urati, detto Piero
Piero. Per evitare uno scontro fratricida, Bardelli depose le armi e ordinò ai suoi di fare lo stesso. Iniziarono così a
parlamentare coi partigiani per ottenere la consegna del disertore, in un clima di crescente tensione. Dopo aver
concordato lo scambio del disertore Oneto con dei prigionieri partigiani, Bardelli lasciò il convegno con Piero Piero,
ma si trovò circondato da uomini della "Matteotti". Piero Piero intimò la resa al comandante repubblicano, il quale
rifiutò urlando«Barbarigo non si arrende! Fuoco!». Nel rapido scontro a fuoco che ne seguì Bardelli e 10 fucilieri
furono uccisi. Le salme furono ricomposte nell'attuale oratorio del paese e i feriti curati da alcune religiose del posto. I
fucilieri prigionieri, invece, furono catturati dai partigiani e portati "in montagna", dove sarebbero stati sottoposti a
varie pressioni (fra cui la "falsa fucilazione") per indurli a disertare e passare con la "Matteotti". Furono poi rilasciati
una settimana dopo, a seguito di uno scambio con prigionieri partigiani.
Caddero anche sette partigiani ed un civile[40].Secondo l'ufficio propaganda della Decima il corpo di Bardelli fu
rinvenuto privo di due denti d'oro, mentre due caduti furono rinvenuti dai paesani ammassati contro un muro e
imbrattati di sterco e con della paglia in bocca (secondo alcuni a causa del trasporto con un carretto sporco, ma tale
versione risulta respinta da altra storiografia[41]).
In seguito a questo evento Borghese radunò lo stato maggiore della Decima comunicando la sua decisione e ribadendo
il carattere volontario della Decima. Chiunque non avesse voluto rimanere nella Decima, che era nata per combattere
al fronte gli anglo-americani, e che da quel momento si trovava coinvolta nella guerra civile, avrebbe ottenuto il
congedo illimitato: quindici ufficiali su duecento chiesero ed ottennero d'essere messi in congedo per non dover
partecipare alla guerra civile.[42]
Dopo altri due mesi di imboscate e rastrellamenti si giunse ad un nuovo abboccamento fra i reparti della Decima e
della formazione di Piero Piero che portò alla costituzione, caso più unico che raro, di un plotone d'esecuzione misto
per l'esecuzione del disertore Oneto. Oneto dopo essere stato degradato viene fucilato nei pressi di Configlietto Val
Soana da un picchetto comandato dal tenente di vascello Montanari formato da sei fucilieri del battaglione Barbarigo e
sei partigiani della Brigata De Franchi il 4 settembre 1944. All'esecuzione assistette un picchetto di venti fucilieri della
Decima e di venti partigiani.[4][41].
Nonostante questo episodio (che ebbe come strascico l'arresto di Piero Piero per ordine di altri capi partigiani, anche
in seguito alle esazioni compiute dal gruppo in Valchiusella. Il malcontento della popolazione sfociò in un'inchiesta da
parte dei partigiani dell'area che fecero cessare le requisizioni e i furti di cibo e bestiame.), la Decima si trovò coinvolta
sempre più profondamente nella guerra civile. Subendo - in quanto forza militare alleata dei tedeschi e al pari delle
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Fra gli episodi più significativi si inquadra l'esecuzione sommaria del partigiano
garibaldino Ferruccio Nazionale, detto "Carmela", il cui corpo, immortalato in una
macabra foto, è divenuto uno dei simboli della ferocia cui si giunse durante la guerra
civile. Ad Ivrea il partigiano Nazionale decise di attentare alla vita del cappellano
militare della Decima, don Augusto Bianco. Bloccato con una bomba a mano in La salma del comandante
pugno, proprio un istante prima che potesse scagliarla, fu sommariamente Umberto Bardelli ucciso dai
giustiziato il 29 luglio tramite impiccagione nella piazza del municipio[44]. Il corpo, partigiani della "Matteotti" di
Piero Urati detto Piero Piero
lasciato appeso con cartello al collo divenuto tristemente famoso per una foto
il 4 luglio 1944: secondo
scattata da un fuciliere (vedi foto), sarebbe dovuto rimanere appeso quale monito l'ufficio propaganda della
per la popolazione, che venne raggruppata e fatta sfilare davanti al suo cadavere[45]. Decima, che ha diffuso
Secondo le testimonianze di alcuni partigiani (raccolte però successivamente ai l'immagine, si noterebbe la
fatti), al momento dell'impiccagione Nazionale era praticamente già morto a causa mancanza di due denti
delle torture subìte da parte dei fucilieri della compagnia "O", generalmente ritenuta d'oro strappati al cadavere
Valmozzola (PR): 17 marzo 1944 fucilazione di otto partigiani presi prigionieri dopo l'uccisione di due ufficiali del
battaglione Lupo della Xª Flottiglia MAS Carlotti e Pieropan[48]
Forno (frazione di Massa), 13 giugno 1944: 68 persone (tra le quali il maresciallo dei carabinieri Ciro Siciliano, che
cercò di impedire il rastrellamento), per lo più civili e qualche partigiano, vennero uccise da un reparto di SS e da
uomini della Compagnia "O" della Decima al comando di Umberto Bertozzi (che secondo alcune fonti fu colui che
selezionò chi tra i prigionieri sarebbe stato fucilato) in quella che viene ricordata come la Strage di Forno.[49][50]
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Borgo Ticino (NO), 13 agosto 1944: in collaborazione con le SS, fucilazione di 12 civili, saccheggio e incendio del
paese. Per la prima volta viene applicato il bando Kesselring di rappresaglia per il ferimento di quattro soldati
tedeschi (al paese venne chiesto un risarcimento di 300.000 lire a compensazione del fatto[51] e per evitare
l'esecuzione, ma dopo aver riscosso la cifra, come ammesso anche al processo dal Capitano Krumhar che
guidava il gruppo delle SS, la fucilazione e le successive violenze avvennero ugualmente).[52][53]
Guadine (fraz. di Massa), 24 agosto 1944: rappresaglia sulla popolazione civile, ritenuta fiancheggiatrice dei
partigiani, con 13 civili uccisi[54]. Il paese e le sue frazioni furono quasi completamente bruciati e distrutti.
L'operazione probabilmente aveva anche lo scopo di bloccare eventuali fuggitivi dalla contemporanea azione della
16. SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS, agli ordini del maggiore Walter Reder e degli
uomini della Brigata Nera di Massa, che si stava svolgendo a Vinca (comune di Fivizzano).[55][56]
Castelletto sopra Ticino (NO), 2 novembre 1944, dopo l'uccisione da parte dei partigiani del sottotenente di
vascello Leonardi, pubblica esecuzione esemplare: un ufficiale della Xª MAS fa fucilare in pubblico cinque
partigiani "garibaldini" detenuti ad Arona[57][58], dopo aver raccolto una folla obbligata ad assistere.[59]
Crocetta del Montello (TV): tortura di sei partigiani tramite fustigazione e ustioni con stracci imbevuti di benzina e
accesi[60][61]. I sei partigiani, presi prigionieri dal tenente dalla Xª MAS Filippo Mariucci, forse in seguito a
delazione di un altro partigiano, erano stati indicati come i responsabili del rapimento e dell'uccisione avvenuta il 7
ottobre 1944 del brigadiere dei carabinieri Ettore Buggio pertanto furono sommariamente fucilati lungo il muro
esterno del cimitero di Ciano del Montello il 2 gennaio 1945[62][63]
Nel processo che Borghese subì dopo la guerra, una testimonianza suggerì anche che in alcune delle rappresaglie di cui
furono protagonisti, gli uomini della Decima indossassero uniformi tedesche, probabilmente per farle attribuire
esclusivamente all'esercito nazista.[53]. Tuttavia nel dispositivo della sentenza, Borghese fu condannato a 12 anni di
carcere ed esclusione dai pubblici uffici solo per "collaborazione militare" coi tedeschi, escludendo il suo
coinvolgimento nei crimini di guerra come la sua partecipazione ai reati di omicidio e saccheggio[64].
Durante gli anni sessanta seicentonovantacinque fascicoli riguardanti le stragi nazifasciste in Italia vennero "archiviati
provvisoriamente" dal procuratore generale militare, principalmente per ragioni di convenienza politica, e i vari
procedimenti furono bloccati, garantendo quindi l'impunità per i responsabili ancora in vita. Successivamente, nel
1994, durante la ricerca di prove a carico di Erich Priebke per la strage delle Fosse Ardeatine, venne scoperta l'esistenza
di questi fascicoli (trovati in quello che giornalisticamente è stato definito l'Armadio della Vergogna): tra di questi ve
ne erano diversi riferiti a fatti compiuti da personale della Decima Mas di Borghese.[65].
Comportamento in guerra
Le truppe coinvolte nelle operazioni di "grande polizia" o controguerriglia
contro le forze partigiane italiane sono state oggetto di numerose critiche.
La Xª MAS fu attiva in operazioni di grande polizia nel Monferrato, nelle
Langhe, nel Canavese, in Carnia, in Val di Susa e in Val d'Ossola. Gli uomini
della Decima si macchiarono di crimini di guerra, come torture,
rappresaglie, fucilazioni sommarie.
Alcuni appartenenti alla Decima Mas si distinsero anche in azioni di saccheggio e furto a danno della popolazione
civile, perseverando nell'abuso della loro autorità tanto da far preoccupare le autorità legittime e non militari:
« Continuano con costante preoccupazione le azioni illegali commesse dagli appartenenti alla Xª Mas. Furti,
rapine, provocazioni gravi, fermi, perquisizioni, contegni scorretti in pubblico, rappresentano quasi la
caratteristica speciale di questi militari. Anche il 12 novembre 1944, tra l'altro, verso le ore 20 quattro di essi
si sono presentati in un magazzino di stoffe: dopo aver immobilizzato il custode ne hanno asportato quattro
colli per un ingente valore [...]. La cittadinanza, oltre ad essere allarmata per queste continue vessazioni, si
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domanda come costoro, che dovrebbero essere sottoposti ad una rigida disciplina militare, possano agire
impunemente e senza alcuna possibilità di punizione [...]. Sarebbe consigliabile pertanto, che tutto il reparto,
comando compreso, sia fatto allontanare da Milano. »
« continue e feroci azioni di rastrellamento di partigiani e di elementi antifascisti in genere, talvolta in stretta
collaborazione con le forze armate germaniche, azioni che di solito si concludevano con la cattura, le sevizie
particolarmente efferate, la deportazione e la uccisione degli arrestati, e tutto ciò sempre allo scopo di
contribuire a rendere tranquille le retrovie del nemico, in modo che questi più agevolmente potesse
contrastare il passo agli eserciti liberatori [... ] ingiustificate azioni di saccheggio ed asportazione violenta ed
arbitraria di averi di ogni genere, ciò che il più delle volte si risolveva in un ingiusto profitto personale di chi
partecipava a queste operazioni »
(Dalla sentenza di rinvio a giudizio del processo contro Borghese, articolo del sito dell'ANPI[66])
Sergio Nesi, ex ufficiale della Xª, sostiene che Borghese e la Decima tennero un comportamento coraggioso ed
intrepido di fronte al nemico (ne parla al riguardo delle battaglie sul fronte di Nettuno, sulla Linea Verde, durante
l'Operazione Aquila e nella Battaglia di Tarnova)[67] e asserisce che nel complesso le diserzioni della Decima sarebbero
state sensibilmente inferiori a quelle registrate in altre forze armate e reparti della RSI.[68] Molte azioni di furto e
saccheggio attribuite a reparti della RSI o tedeschi sarebbero, secondo lui, invece da attribuirsi alle numerose bande di
criminali comuni che infestavano il territorio, i quali mascherati dietro uniformi della Decima che sarebbero riusciti ad
ottenere durante lo sbandamento dell'8 settembre 1943, taglieggiavano la popolazione civile con relativa impunità.
Sempre secondo quanto riportato da Nesi, operazioni dello stesso genere - a scopo di propaganda antifascista -
sarebbero state condotte, sempre con uniformi della Decima in qualche modo trafugate, da nuclei partigiani (secondo
Nesi, nella zona della Liguria e del Cuneense)[69].
Nesi sostiene poi che taluni rapporti di polizia proverrebbero da uffici e comandi repubblicani ostili alla Decima, i quali
avrebbero perseguito non lo scopo di riparare i numerosi torti subiti dai civili, ma quello di metterla in cattiva luce
presso gli alti comandi nonché lo stesso Mussolini nell'ambito delle feroci lotte per il potere che caratterizzarono la
Repubblica Sociale. Questi rapporti sarebbero stati comunque ingigantiti ed esagerati.[70] Infatti, per finanziare la
guerra contro gli angloamericani, fu anche impiegato il mercato nero, acquistando armi in Svizzera tramite
contrabbando di beni calmierati. Lo stesso prefetto di Milano espresse preoccupazione per le numerose azioni illegali
commesse dai fucilieri.
Sempre secondo l'ex ufficiale, nei confronti dei tedeschi la Decima non è stata, come sostenuto da altri, servile e
collaborazionista, ma avrebbe invece seguito sempre un atteggiamento di furbesco doppiogioco, cercando di sottrarre
all'alleato ogni tipo di rifornimento e materiale con ogni mezzo (compresa la corruzione, il furto, l'ubriacatura e
l'inganno). Secondo l'ex ufficiale è da inquadrare in quest'ottica anche il pestaggio e l'arresto del gauleiter Reiner,
episodio che portò all'espulsione quasi totale delle forze di Borghese dalla Venezia Giulia, sottoposte a "zona
d'operazione".[71].
I vari reparti della Decima seguirono invece diversi destini, a seconda del luogo e del nemico a cui si arresero[4][5][72].
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I reparti navali
Reparti di naviglio sottile della Decima furono impiegati contro le forze di
sbarco e di rifornimento angloamericane. Impiegati quasi esclusivamente
MAS e motoscafi veloci modificati in siluranti, gli MTM. I reparti navali
erano di stanza a Genova (Comando Tirreno) insieme agli "uomini Gamma"
(sommozzatori), mentre la 1ª e 2ª squadriglia MAS erano di stanza a La
Spezia.
Il "Comando Tirreno" alla fine della guerra prese contatti con il locale CLN,
Un MTM in servizio alla Xª
prendendo efficaci contromisure a contrasto dell'opera dei guastatori
tedeschi che intendevano far saltare in aria le installazioni portuali. I
sommozzatori del reparto disarmarono le 80 cariche di demolizione predisposte dai germanici e autoaffondarono le
loro unità MAS e VAS e si consegnarono ai partigiani.[74]
Struttura della Xª
Comando Xª MAS Regolamento della Decima
Ufficio Stampa e propaganda[75]
https://it.wikipedia.org/wiki/X%C2%AA_Flottiglia_MAS_(Repubblica_Sociale_Italiana) 12/21
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https://it.wikipedia.org/wiki/X%C2%AA_Flottiglia_MAS_(Repubblica_Sociale_Italiana) 13/21
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Scuola sommozzatori[114]
Gruppo operativo SSB[115]
Gruppo "Gamma" - "Medaglia d'Oro Visintini"[116]
Gruppo trasporto mezzi d'assalto "Aradam"[117]
Squadriglia sommergibili CA[118]
Squadriglia sommergibili CB/CM[119]
Le riviste
La prima rivista pubblicata dalla Xª MAS fu "La Cambusa", nata presso la caserma di Muggiano presso La Spezia fin
dal settembre 1943. Dopo la distruzione della caserma a causa dei bombardamenti alleati tutto l'ufficio fu trasferito a
Milano in Piazza Fiume. Il distaccamento milanese era all'epoca comandato dal capitano Gennaro Riccio. Si occupò
della rivista Pasca Piredda, affiancata da diversi corrispondenti di guerra come Ugo Franzolin. Presto nacquero
problemi con l'ufficio stampa tedesco del tenente Schaffer che pretese di imporre la censura ma la Decima, forte degli
accordi direttamente intercorsi con il comandante tedesco Berninghaus riuscì ad evitare ogni problema. Il 9 dicembre
1944 Pasca Piredda ebbe un grave incidente stradale che la costrinse a una lunga degenza. Nel frattempo il suo ufficio
fu affidato al tenente di vascello Mario Ducci e in seguito al giornalista Bruno Spampanato. Nel gennaio 1945 "La
Cambusa" cambiò nome in "L'Orizzonte" e si arricchì di due pagine in più arrivando a contarne sei e attirandosi le
attenzioni del Ministero della Cultura Popolare che, a causa della carenza di carta, vietava alle riviste di avere più di
quattro pagine, e pertanto non ne autorizzò la pubblicazione. Distribuito ugualmente per le strade e in alcune edicole
presidiate da militi della Xª MAS cessò le pubblicazioni con il terzo numero nel mese di febbraio.
"L'Orizzonte" assunse rispetto alla precedente rivista un taglio più politico affrontando argomenti che
precedentemente erano stati lasciati ai margini. La questione dell'antisemitismo fu affrontato dall'Ispettore generale
per la razza Giovanni Preziosi che iniziò a scrivere articoli fortemente antisemiti, in cui propugnava la teoria del
complotto giudaico: "È storicamente dimostrato che l'attuale guerra fu voluta, attuata e preparata dal giudaismo,
che ha avuto come strumento principale la massoneria..."
Decorazioni
Un totale di almeno 466 militi della Xª Flottiglia MAS della Marina Repubblicana furono insigniti di decorazioni al
Valore Militare della Repubblica Sociale Italiana[120]. Tra di loro:
Al momento della resa della RSI erano ancora al vaglio della commissione di assegnazione
altre quattro proposte, ossia :
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Riferimenti postali storici
Al Comando X Flottiglia Mas venne assegnata[125]: Fp. 80015 (dal 4.5.44) e la Fp 81200 (dal 5.3.45); a La Spezia
PdC.781; a Milano PdC.795; a Lonato (BS) PdC.755.
Note
1. ^ La marca di numero ordinale apposta al numero romano (di per sé già ordinale), pur essendo un errore, fu
nondimeno usata dai costitutori del corpo.
2. ^ Cfr. a p. 67 in Antonio Pietra, Guerriglia e contro guerriglia: un bilancio militare della Resistenza, 1943-1945.
Valdagno, G. Rossato, 1997 (http://books.google.it/books?id=-_JmAAAAMAAJ&q=%22X+divisione+MAS%22&dq
=%22X+divisione+MAS%22&source=bl&ots=UlBbpmWfgY&sig=eysMcrMl68rGNlLd3V-myWN8A0E&hl=it&sa=X&
ei=QvMPUOe8Kobssgbv8YHoCg&ved=0CDoQ6AEwAQ).
3. ^ Giorgio Bocca, Storia dell'Italia partigiana, p. 478.
4. ^ a b c d Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Mursia, Milano.
5. ^ a b c Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, CED, 1967.
6. ^ Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia, CED, 1964 et. al.
7. ^ De Gasperi: anche quelli di Salo' difendevano Trieste - Corriere della Sera 11 ottobre 1996, su
archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 19-08-2008.
8. ^ G. Bocca, Storia dell'Italia partigiana, p. 479-480.
9. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pag. 198.
10. ^ Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag 151.
11. ^ Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag 158.
12. ^ a b Giampaolo Pansa, Il gladio e l'alloro, Le Scie, Mondadori editore, Milano, 1991, pag 186.
13. ^ Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag 153-157.
14. ^ Sole De Felice, "La Decima Flottiglia Mas e la Venezia Giulia 1943-1945", Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2003,
pag.53, Relazione giurata del capitano di vascello Agostino Calosi responsabile dell´Ufficio Informazioni della
Regia Marina del Sud nel corso del processo tenuto contro Borghese il 24 novembre 1948 "nel caso specifico
della X Flottiglia Mas debbo dire che a questo comando non arrivarono mai ordini precisi, benché dallo stesso
sollecitati anche telefonicamente".
15. ^ a b Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag. 156.
16. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pag. 160: "I tedeschi fecero numerosi tentativi di penetrare nella caserma della Xª Mas, ma, come scrisse
Borghese, Li respingemmo tutti malgrado l'enorme sproporzione di forze. Nessuno ne ha mai dubitato e, anzi la
fermezza dimostrata dalla flottiglia nella circostanza è stata spesso presa a esempio di ciò che sarebbe stato
possibile fare in quei giorni difficili se si fosse potuto contare su unità altrettanto motivate".
17. ^ a b Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar
Mondadori, 2008, pag. 161.
18. ^ Giorgio Pisanò, op. cit. «Chi vuole rimanere con me a difendere la Flottiglia, resti. Io non me ne vado. Ma chi di
voi ha motivi validi per cercare di raggiungere le famiglie me lo dica. Sarà posto in licenza immediata, salvo il
richiamo che farò non appena le circostanze lo permetteranno».
19. ^ Emanuele Mastrangelo, I canti del Littorio, Lo Scarabeo, Bologna, 2005.
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20. ^ G. Bonvicini, op. cit., pag. 79. Quindici ufficiali chiesero ed ottennero da Borghese regolare foglio di congedo per
non dover partecipare ai rastrellamenti antipartigiani.
21. ^ Emanuele Mastrangelo, I disertori nella RSI, su Il Secondo Risorgimento, III/2004.
22. ^ Un estratto (http://digilander.libero.it/ladecimamas/fronte%20orientale.htm) dal libro di Aurelio Lepre, La storia
della Repubblica di Mussolini. Salò: il tempo dell'odio e della violenza, Mondadori, 1999, ISBN 88-04-48141-2.
23. ^ Intervista (http://digilander.libero.it/ladecimamas/vivarelli.htm) a Piero Vivarelli.
24. ^ Sergio Nesi, Decima Flottiglia nostra..., Mursia, Milano, 1986, pag. 59.
25. ^ Andrea Lombardi, Il comandante Bardelli, Effepi edizioni, Genova, 2005, pag. 24.
26. ^ Carlo Cocut, Forze armate della R.S.I. sulla Linea Gotica, Marvia edizioni, Milano, 2011, pag. 255.
27. ^ Paolo Senise, Lo sbarco ad Anzio e Nettuno - 22 gennaio 1944, Milano, Mursia, 1994, p. 72, ISBN 978-88-4251-
621-7..
«I giornali fascisti che si stampavano a Roma riportavano le cronache di guerra dal fronte di Nettuno».
28. ^ Carlo Chevallard, Diario 1942-1945: cronache del tempo di guerra, a cura di Riccardo Marchis, BLU Edizioni,
2005, p. 252.
«La nostra radio ha parlato ieri di un'offensiva sul fronte di Nettuno.».
29. ^ Giuseppe Rocco, L'organizzazione militare della RSI sul finire della Seconda guerra mondiale, GRECO &
GRECO Editori, 1998, p. 46.
30. ^ Pier Arrigo Carnier, Lo sterminio mancato, Mursia, p. 113.
31. ^ Nino Arena, Storia delle Forze Armate della RSI, vol. 3.
32. ^ Aga Rossi, Bradley Smith. Operazione Sunrise, Mondadori; Pier Arrigo Carnier, Lo sterminio mancato, Mursia.
33. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pag. 180"La graduale avanzata dei comunisti di Tito in Istria spiega perché, a un certo punto, Borghese fece
delle aperture agli Alleati, in particolare alla marina italiana del Sud..".
34. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pagg. 182-183:"Il SIS, guidato dal capitano di vascello Agostino Calosi, aveva ricevuto istruzioni precise
dall'ammiraglio De Courten, divenuto capo di stato maggiore della marina. L'idea era quella di sbarcare in Istria
senza avvalersi dell'aiuto degli Alleati, in modo da non turbare i rapporti con Tito".
35. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pag. 180"In ogni caso, gli Alleati respinsero queste avance, forse con una certa avventatezza"".
36. ^ Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, pag. 403, Lo Scarabeo, Bologna,
2004 "Roosevelt e Eisenhower non volevano rompere assolutamente con "l'amico Stalin" di cui avevano massima
stima e inoltre non si potevano buttare all'aria gli accordi di Yalta".
37. ^ Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, Lo Scarabeo, Bologna, 2004.
38. ^ Massimiliano Capra Casadio, La Decima Mas di Junio Valerio Borghese, i comandi tedeschi e le formazioni
partigiane (http://www.centroginocchi.it/index.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=82&Itemid=18), in I
sentieri della ricerca, n. 5, Centro Studio Piero Ginocchi.
39. ^ ibidem; nonché Pisanò, op. cit.
40. ^ targa commemorativa sul posto.
41. ^ a b Sergio Nesi, Ozegna, 8 luglio 1944, Lo Scarabeo, Bologna, 2008.
42. ^ Mario Bordogna, Junio Valerio Borghese e la Xª Flottiglia MAS, Mursia, Milano, 2007.
43. ^ Circa le catture o - secondo il gergo militare di allora "prelevamenti" di militari in libera uscita o in licenza - si
veda Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, cit., voll. I e II, in particolare riguardo alle disposizioni del gen. Farina
in materia di sicurezza dei militari in libera uscita.
44. ^ Ricciotti Lazzero, "La Decima MAS", pagg. 95-96, Garzanti, Milano, 1984.
45. ^ Ferruccio Nazionale "Carmela" (http://digilander.libero.it/mediaivrea/partigiani05/fernazio.htm).
46. ^ Itinerari della memoria (http://www.anpiivrea.it/publicmono/static/itinerari.shtml), dal sito ANPI di Ivrea.
47. ^ Articolo del settimanale Panorama sul libro "Guerra civile 1943-1945-1948. Una storia fotografica" (http://archivi
o.panorama.it/home/articolo/idA020001030404_6), di Chessa Pasquale.
48. ^ Eventi - I fatti di Valmozzola del marzo 1944 (http://xoomer.virgilio.it/parmanelweb/VALMOZZOLA.htm).
49. ^ A proposito di Decima Mas (http://digilander.libero.it/ladecimamas/pagina3.htm), dal sito di denuncia dell'operato
della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
50. ^ La battaglia e la strage di Forno (http://www.resistenzatoscana.it/index.php?loc=storie&doc=massa_forno), dal
sito resistenzatoscana.it.
51. ^ Ricciotti Lazzero, "La Decima MAS", pagg. 104-105, Garzanti, Milano, 1984.
52. ^ Strage di Borgo Ticino (http://digilander.libero.it/ladecimamas/stragi3.htm), dal sito di denuncia dell'operato della
formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
53. ^ a b L'eccidio di Borgo Ticino (NO) (http://www.anpi.it/xmas/borgoticino.htm) Archiviato (https://web.archive.org/we
b/20080513170833/http://www.anpi.it/xmas/borgoticino.htm) il 13 maggio 2008 in Internet Archive., dal sito
dell'ANPI.
54. ^ Vedi http://digilander.iol.it/ladecimamas/stragi2.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/X%C2%AA_Flottiglia_MAS_(Repubblica_Sociale_Italiana) 16/21
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Servizi
79. ^ Costituito a La Spezia nell'ottobre 1943 (Cpt.G.N. Nino Buttazzoni). Inizialmente suddiviso in distaccamenti (1ª
Cp. a difesa del Ministero della Marina a Montecchio Maggiore, 4ª Cp. in Val d'Intelvi, Cp."Ceccacci" a Treviso per
addestramento sabotatori, Compagnia comando ad Asiago) partecipò successivamente ad azioni antipartigiane in
Piemonte ed ai combattimenti contro i partigiani jugoslavi in Friuli e Venezia Giulia. Nel marzo 1945 fu inquadrato
nel 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
80. ^ Costituito a La Spezia nel marzo 1944 (Com. Corallo). Operò in funzione antipartigiana in Valle d'Aosta,
Piemonte, Veneto e Friuli, distinguendosi in combattimento contro i partigiani jugoslavi nella Selva di Tarnova.
Venne poi inquadrato nel 2º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
81. ^ Costituito a Pavia nel Settembre 1943 con personale brevettato alla Scuola Guastatori del Genio di Banne (Cpt.
Manlio Morelli). Il reparto si aggregò alla Xª nel marzo 1944, partecipando con il resto della divisione ai
rastrellamenti nella zona di Ivrea per poi trasferirsi in Friuli nel goriziano e nella zona del Meduna, distinguendosi in
combattimento contro le formazioni jugoslave. Era parte del 2º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
82. ^ Costituito a La Spezia nell'aprile 1944 (C.C. Bernardino Fumai), a partire dalla disciolta Compagnia autonoma
"Mai Morti". Partecipò ai grandi rastrellamenti antipartigiani in Piemonte per poi trasferirsi in Friuli contro i partigiani
jugoslavi nella zona di Salcano, distinguendosi nei combattimenti di Casale Nenzi. Era parte del 2º Gruppo di
Combattimento della "Divisione Decima".
83. ^ Costituito a partire dal febbraio 1944 a La Spezia (Magg. Guido Boriello).
84. ^ Il gruppo partecipò ai combattimenti sul fronte di Nettunia, in supporto al Battaglione "Barbarigo", per poi operare
nel settore Veneto e Friulano.
85. ^ Il gruppo operò in supporto alle unità della Divisione contro gli jugoslavi ed entrò successivamente a far parte del
1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
86. ^ Il gruppo non divenne mai pienamente operativo.
87. ^ Parte del 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
88. ^ Formato nel 1944 (C.C. Filippo di Bernardo) nel quadro della costituzione delle unità di supporto divisionali.
Sostenne le attività dei reparti da combattimento contro i partigiani jugoslavi, ed entrò successivamente a far parte
del 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
89. ^ Costituito inizialmente come unità di guarnigione a protezione degli enti territoriali della Marina Repubblicana
dislocati sul Lago Maggiore. Operò in funzione antipartigiana in Valdossola e Valle Strona, per poi venire assorbito
nella "Divisione Decima" come Battaglione complementi. Entrò successivamente a far parte del 2º Gruppo di
Combattimento della "Divisione Decima".
90. ^ Costituito a La Spezia nel febbraio 1944, operò nell'addestramento del personale dei reparti speciali della
Divisione prima al Lido di Camaiore, poi a Piacenza ed a Portese sul Garda ".
91. ^ Costituito nel giugno 1944 a Bordeaux (Francia) con personale in esubero di Betasom. Rientrò in Italia
nell'agosto 1944".
92. ^ Costituito a Montecchio Maggiore nel gennaio 1945, operò come guarnigione delle locali sedi comando della
Marina Repubblicana ".
93. ^ Costituito a Genova nel marzo 1944 su iniziativa del Capo di I Classe Felice Bottero, rimase fino alla fine
inquadrato da soli sottufficiali con l'eccezione dell'ufficiale medico e di due tenenti dell'Esercito. Operò nella difesa
costiera (comprese le batterie di Sturla, San Remo e Sampierdarena) e fornì rincalzi ai battaglioni "Lupo" e
"Barbarigo" ed al Distaccamento "Milano".
94. ^ Costituito a Trieste nel dicembre 1944, rimanendo sempre parte della guarnigione della città.
95. ^ Costituito ad Arona nel maggio 1944, a difesa della Scuola Mezzi d'Assalto di Superficie di Sesto Calende.
96. ^ Costituito a Venezia nel febbraio 1944, con compiti di guarnigione. Una compagnia fu distaccata in supporto del
battaglione "Valanga in Val Meduna e nella Selva di Tarnova.
97. ^ Costituito a Montorfano nel maggio 1944 come unità di supporto ed addestamento per il battaglione "NP".
98. ^ Costituito a Torino nel marzo 1944, a difesa degli stabilimenti FIAT.
99. ^ Costituito a Milano nel giugno 1944 per la difesa del comando della Xª in Piazza Fiume, e successivamente
rinforzato con una compagnia del Battaglione "Risoluti" e la Compagnia operativa "O".
100. ^ Costituito a Roma nel 1944 per compiti amministrativi, servì da comando tappa per il Battaglione "Barbarigo" e
da centro reclutamento.
101. ^ Costituito a Torino nel giugno 1944 sulla forza di una Compagnia con compiti di guarnigione, assorbì
successivamente il distaccamento "Umberto Cumero" ed altre unità fino ad assumere la consistenza di un
Battaglione.
102. ^ Costituita a Ravenna, servì come guarnigione dell'isola di Cherso.
103. ^ Costituita a Fiume nel maggio 1944 con compiti di guarnigione.
104. ^ Costituita a Trieste nell'ottobre 1943, venne successivamente trasferita a Novara e successivamente sciolta a La
Spezia per motivi disciplinari.
105. ^ Costituita a La Spezia nel luglio 1944 a difesa del comando della Xª. Quando il comando si trasferì a Milano,
venne assorbita dal locale Distaccamento.
106. ^ Costituita a Pola con personale in esubero del 3º Reggimento "San Marco" della RSI per la protezione della
locale Base Sommergibili CB.
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107. ^ Costituito a Gavirate, servì inizialmente a difesa dello Stato Maggiore della Marina Repubblicana a Lonato e poi
a difesa del comando della Xª a Milano.
108. ^ Costituita a Lerici nel gennaio 1944 a partire da natanti di recupero della locale Sezione MAS. Operò
successivamente da Porto Santo Stefano, Bocca d'Arno, nuovamente Lerici ed infine Sanremo.
109. ^ Basato a Sesto Calende.
110. ^ Costituita a La Spezia nel gennaio 1944, operava nel trasporto e recupero degli informatori dietro le linee
Alleate.
111. ^ Basata inizialmente a Fiumicino (gennaio 1944), poi trasferita a Marina di Pisa, Disattivata nell'agosto 1944.
112. ^ Basata a Villefranche-sur-Mer (Francia) a partire dal gennaio 1944.
113. ^ Operativa dall'isola di Brioni, sulle coste dell'Istria.
114. ^ Basata inizialmente a Portofino e successivamente trasferita a Portorose (Istria).
115. ^ Costituita per operare sui mezzi d'assalto subacquei SLC e SSB non ebbe impiego operativo per la mancanza di
mezzi avvicinatori.
116. ^ L'unita inquadrava i nuotatori d'assalto "Gamma" (G = Guastatori) della Xª. Inizialmente basata a La Spezia,
venne successivamente trasferita a Valdagno.
117. ^ Costituito a Genova, avrebbe dovuto fornire l'equipaggio ed il supporto al sommergibile Aradam, recuperato
dall'autoaffondamento, i cui lavori di riparazione e trasformazione in sommergibile avvicinatore per gli SLC e SSB
non vennero mai ultimati. Il Gruppo venne sciolto nel settembre 1944, dopo l'affondamento del sommergibile
ancora in allestimento nel corso di un bombardamento.
118. ^ Basata a La Spezia, inquadrava i sommergibili tascabili Classe CA CA.1, CA.3 e CA.4, recuperati
dall'autoaffondamento. Non ebbe impiego operativo.
119. ^ Basata a Pola, la squadriglia inquadrava il sommergibile tascabile CM.1 ed il pari classe CM.2 (mai ultimato), ed
i sommergibili tascabili Classe CB (da CB.13 a CB.26, gli ultimi cinque mai completati o collaudati). Svolse una
limitata attività addestrativa e di trasporto informatori.
120. ^ La Repubblica Italiana non riconosce i conferimenti di medaglie, decorazioni ed onorificenze concessi dalla
Repubblica Sociale Italiana.
121. ^ 79 - Albo d'Oro del valore (http://www.repubblicasocialeitaliana.eu/pagine/storia/rsi%20la%20guerra%20in%20it
alia/volume3%201945/pagine/079.htm).
122. ^ Questa MOVM della RSI fu concessa alla memoria, ignorando che il GM Tognoloni, prigioniero degli americani,
era in realtà sopravvissuto alle gravissime ferite riportate.
123. ^ Motivazione della medaglia : Ufficiale Comandante di Plotone Fucilieri inviato in rinforzo a reparto duramente
provato, riusciva con i propri uomini a contenere per molte ore la straripante pressione avversaria. Invitato dai
superiori a ritirare il Plotone ormai duramente provato, insisteva nel condurlo ancora una volta al contrattacco.
Ferito,a chi tentava di porgergli di aiuto, ordinava di non pensare a lui. Trascinatosi nelle linee italiane e vista la
situazione ormai insostenibile, dopo avere con grande freddezza dato ai pochi superstiti le disposizioni per il
ripiegamento ed essersi assicurato che il movimento si effettuava con il salvataggio di tutte le armi, si scagliava
contro il nemico irrompente con la pistola in pugno e lanciando le ultime bombe a mano, fin quando veniva travolto
dalle forze corazzate nemiche avanzanti. Meraviglioso esempio di cosciente, eroico sacrificio per l'onore e la
grandezza della Patria. Fronte di Cisterna, 23 maggio 1944.
124. ^ Motivazione della medaglia: Ufficiale superiore di belle qualità e di provata esperienza, sorretto da uno slancio e
da una fede senza limiti, tre volte decorato al valore; primo comandante del Barbarigo, che per sua travolgente
iniziativa per primo si allineò con gli alleati germanici sulla testa di ponte di Nettuno, si recava volontariamente e
coscientemente con le esigue forze in una zona notoriamente infestata da bande ribelli. Giunto nella piazzetta del
paese di Ozegna cercò di esercitare opera di persuasione sugli sbandati deprecando la lotta fratricida voluta e
sovvenzionata dall'oro dei nemici della Patria. Circondato a tradimento insieme ai suoi pochi uomini da forze
preponderanti che gli intimavano la resa rispondeva con un netto rifiuto e fatto segno a violentissimo fuoco di armi
automatiche postate agli sbocchi delle vie di accesso alla piazza si batteva con leonino furore incitando
continuamente i pochi uomini di cui disponeva. Colpito una prima volta al braccio continuava a sparare con una
mano sola, colpito una seconda volta ad una gamba continuava a far fuoco sino all' esaurimento delle munizioni.
Nuovamente colpito cadeva falciato da una raffica al petto con il nome d'Italia sulle labbra. Fulgido esempio di
eroismo, di altissimo senso dell'onore, di attaccamento al dovere e di dedizione completa alla Patria adorata.
Ozegna, 8 luglio 1944.
125. ^ La "Decima Flottiglia MAS", xflottigliamas. (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2010).
Bibliografia
A cura di Victoria de Grazia e Sergio Luzzatto, Dizionario del fascismo, volume primo, Einaudi editore, 2002
Nino Arena, Storia delle Forze Armate della RSI, Ermanno Albertelli
Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Mursia, Milano
Mario Bordogna, Junio Valerio Borghese e la Xª Flottiglia MAS, Mursia, Milano, 2007. ISBN 978-88-425-3877-6
Sergio Bozza, Decima! Gli ennepì si raccontano, Greco e Greco, 1997 ISBN 978-88-7980-132-4
Nino Buttazzoni,Solo per la bandiera. I nuotatori paracadutisti della marina, Mursia, Milano, 2002
https://it.wikipedia.org/wiki/X%C2%AA_Flottiglia_MAS_(Repubblica_Sociale_Italiana) 19/21
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Voci correlate
Armadio della Vergogna
Battaglia di Tarnova
Campo della Memoria
Crimine di guerra
Comitato di Liberazione Nazionale
Guerra civile in Italia (1943-1945)
Guerra di liberazione italiana
Marina Nazionale Repubblicana
Repubblica Sociale Italiana
Resistenza italiana
Altri progetti
Wikisource contiene il testo completo dell'Inno della X Flottiglia MAS
Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene immagini o altri file sulla Xª
Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana) (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Decima_Flottig
lia_MAS?uselang=it)
Collegamenti esterni
La Decima MAS (http://digilander.libero.it/ladecimamas), sito con descrizione dei crimini di guerra commessi dalla
Decima
Pagine Web sulla Xª MAS (https://web.archive.org/web/20060928153014/http://www.anpi.it/xmas/)
dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI)
Decima MAS Network (http://www.decima-mas.net), sito sulla Decima Mas con pagine dell'Associazione Culturale
Decima Flottiglia M.A.S.
Associazione combattenti Xª Flottiglia MAS (http://www.associazionedecimaflottigliamas.it), sito di reduci
(EN) Comando Supremo (http://www.comandosupremo.com/Decima.html), un sito sulle forze armate italiane nella
seconda guerra mondiale
La Decima Flottiglia MAS e il fronte orientale (https://web.archive.org/web/20060830184120/http://www.italia-rsi.or
g/farsixa/decimaveneziagiulia.htm), un approfondimento sulla presenza della Decima Mas in Istria, all'interno di un
sito espressamente neofascista
Malta 2: Una attenta ricostruzione storica dell'azione della Xª Mas della Regia Marina (http://www.altomareblu.co
m/malta-2-lino-mancini/). Avvenuta la notte tra il 25 ed il 26 luglio 1941, la ricostruzione storica è realizzata da
Lino Mancini.
https://it.wikipedia.org/wiki/X%C2%AA_Flottiglia_MAS_(Repubblica_Sociale_Italiana) 20/21
2/5/2018 Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana) - Wikipedia
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