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2/5/2018 Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana) - Wikipedia

Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale
Italiana)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La Xª[1] Flottiglia  MAS (dal 1º maggio 1944, con l'unificazione di
Xª Flottiglia MAS
vari battaglioni, rinominata in Divisione fanteria di marina Xª [2]
anche se è meglio nota semplicemente solo e soltanto come Xª MAS)
è stato un corpo militare indipendente, ufficialmente di fanteria di
marina della Marina Nazionale Repubblicana della Repubblica
Sociale Italiana, attivo dal 1943 al 1945. La Xª Flottiglia MAS al nord,
al comando del capitano di fregata Junio Valerio Borghese in seguito
all'armistizio di Cassibile strinse accordi di alleanza con il capitano di
vascello Berninghaus della Marina da guerra germanica.

Durante i due anni che seguirono operò in coordinazione coi reparti


tedeschi, sia per contrastare l'avanzata alleata dopo lo sbarco di Anzio
e sulla Linea Gotica e nel Polesine, sia in operazioni contro la
resistenza italiana, attività durante la quale l'unità impiegò metodi di
repressione violenti e terroristici e si macchiò di crimini di guerra[3], e
infine nel tentativo di difendere i confini nordorientali dalla
controffensiva iugoslava, cercando anche di affermare l'italianità di
Descrizione generale
quelle regioni di fronte alle politiche annessionistiche dell'occupante
tedesco[4][5][6] sostenuto da elementi collaborazionisti serbi, croati e Attiva 1943-1945
sloveni[7]. Peraltro questi tentativi velleitari non ottennero risultati ed Nazione  Repubblica
i reparti inviati in Friuli furono presto fatti trasferire oltre il Piave, a Sociale Italiana
Thiene, dal Gauleiter Rainer, deciso a mantenere il controllo totale Servizio Fanteria di
della regione[8]. marina
Reparti
La Xª Divisione MAS si arrese il 26 aprile 1945 ai rappresentanti del
Antipartigiani
Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) nella caserma di piazzale
Fiume (l'attuale piazza della Repubblica) a Milano dopo la cerimonia Tipo Divisione fanteria
dell'ammaina bandiera[9]. di marina, con
reparti di naviglio
sottile

Indice Dimensione circa 20.000


uomini
Storia
Comando La Spezia
L'armistizio
La ricostituzione Gorizia
Rapporti fra Xª e RSI Equipaggiamento Unità di terra:
La Divisione armamento
Il fronte orientale leggero da
Il coinvolgimento nella guerra civile
fanteria tra cui
Comportamento in guerra
Beretta MAB 38
La fine della guerra
panzerfaust
I reparti navali
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Struttura della Xª artiglieria da


Le riviste campagna Unità
Decorazioni navali:
Riferimenti postali storici naviglio sottile
Note Soprannome Decima;
Bibliografia Divisione Xª
Voci correlate Motto Per l'onore
Altri progetti d'Italia
Collegamenti esterni Marcia Inno della
Decima
Battaglie/guerre Battaglia di
Storia Anzio (1944)
Operazione
Adler (1944)
L'armistizio
Battaglia di
Tarnova (1944)
Senio e Polesine
(1945)
Parte di
Marina Nazionale Repubblicana
(anche se alla costituzione era un
corpo autonomo)
Gruppo di soldati della Xª Flottiglia
Comandanti
MAS
Degni di nota Junio Valerio
Borghese
Nella confusione e nello sbandamento delle forze armate causato dalle
Simboli
circostanze dell'armistizio dell'8 settembre, la Xª Flottiglia MAS
(Motobarca Armata Silurante - già denominata: Motobarca Armata Simbolo Teschio con una
SVAN nella Prima guerra mondiale) a differenza di quasi tutti i rosa in bocca
reparti delle Regie forze armate non si sbandò. La Xª rimasta a sud, Voci su unità militari presenti su Wikipedia
costituì una unità denominata Mariassalto che partecipò nel 1944 e
nel 1945 ad un paio di azioni, al fianco di omologhe unità britanniche,
per mantenere aperto il Porto della Spezia, contro il tentativo dei tedeschi di affondare delle navi alla sua entrata. Alla
prima di queste azioni prese parte Luigi Durand de la Penne una volta rimpatriato dalla prigionia.

Al nord, immediatamente dopo l'armistizio dell'8 settembre, molti fucilieri di marina della Xª Flottiglia Mas tornarono
a casa[10] o si rifugiano sulle colline in attesa degli eventi[11], mentre il comando di stanza nella caserma di La Spezia
non si sbandò e messo in allarme attese ordini disciplinatamente[12] evitando però di distruggere i piccoli mezzi navali
all'ancora fuori della caserma di cui parte poi cadde momentaneamente in mani tedesche[13]. La serata stessa Junio
Valerio Borghese raggiunse l'ammiraglio Aimone d'Aosta e inutilmente cercarono insieme di contattare Roma per
avere conferma dell'armistizio e ricevere ordini[12]. La Xª MAS, continuando a rimanere priva di ordini[14], mantenne
l'attività nella caserma immutata e per tutto il tempo la bandiera italiana rimase sul pennone[15]. Borghese inoltre
dispose di aprire il fuoco contro chiunque avesse tentato di attaccare la caserma[15] riuscendo a respingere alcuni
tentativi tedeschi di disarmare i fucilieri[16]. Il 9 settembre gli ufficiali si riunirono per decidere la strada da
intraprendere e Borghese ribadì la sua intenzione di continuare la guerra contro gli angloamericani, scegliendo
l'alleanza con la Germania. L'11 settembre radunò i marinai di stanza a La Spezia spiegando la situazione e dando il
permesso di congedarsi a coloro che non se la fossero sentita di continuare la guerra[17]. La maggioranza si congedò[17].

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La ricostituzione
Egli avrebbe poi spiegato tale azione dicendo di avere fatto questo «per riscattare l'onore militare dell'Italia,
riconquistare la stima della Germania e ricondurre le due nazioni sul piano dell'alleanza» (secondo le sue stesse parole
tratte da una intervista concessa nel dopoguerra al giornalista e storico Ruggero Zangrandi). La Decima assunse,
almeno ufficialmente, atteggiamento del tutto apolitico ed apartitico, tanto che per essere inquadrati nei marò della Xª
MAS occorreva non essere iscritti ad alcun partito politico.

Borghese strinse dunque il 12 settembre direttamente con il Capitano di vascello Berninghaus della Marina da guerra
germanica, la Kriegsmarine, una singolare alleanza che permetteva la continuazione dell'attività della Xª MAS con il
Terzo Reich, conservando bandiera (a cui era stato tolto l'emblema dei Savoia) e divisa italiane, seppur sotto il
controllo operativo tedesco.

Accordo Borghese-Berlinghaus Al progetto di Borghese alla metà di settembre aderirono circa


14 settembre 1943 metà dei duecento ufficiali presenti alla sede della Spezia. Gli altri
chiesero regolare licenza, concessa dal comandante[18]. Ben presto
La Spezia, 14-9-1943
si unirono a quello che avrebbe formato il nucleo della futura
1) La Xª Flottiglia M.A.S. è un'unità complessa formazione autonoma della Decima Mas nella Repubblica Sociale
appartenente alla Marina militare italiana, con i trecentocinquanta marò al comando del capitano di corvetta
completa autonomia nel campo logistico, Umberto Bardelli.
"organico", della giustizia e disciplinare,
Fin dai primissimi giorni dopo l'armistizio iniziarono a giungere
amministrativo;
giovani volontari, spesso minorenni, attratti dalla leggenda delle
2) È alleata delle Forze Armate germaniche con gesta eroiche dei "maiali" e dalla fama del comandante Borghese,
parità di diritti e doveri; celebrati dai manifesti di propaganda che tappezzarono le città
italiane. I ruolini della Decima giunsero quindi a contare
3) Batte bandiera da guerra italiana; complessivamente 20.000 uomini, l'entità di una divisione di
fanteria.[5]. Vice comandante della divisione fu scelto il Capitano
4) È riconosciuto a chi ne fà parte il diritto all'uso
di Fregata Luigi Carallo, che fu ucciso nel dicembre 1944.
di ogni arma;

Altri elementi che diedero


5) È autorizzata a ricuperare e armare, con
presso i giovani della
bandiera ed equipaggi italiani, le unità italiane
Repubblica Sociale popolarità
trovantisi nei porti italiani; il loro impiego
notevole al corpo furono il
operativo dipende dal comando della Marina
cameratismo che esisteva tra
germanica;
gli ufficiali e i marinai
6) Il Comandante Borghese ne è il capo (istituzione del rancio unico
riconosciuto, con i diritti e i doveri inerenti a tale per marinai e ufficiali e
incarico. dell'uniforme di panno uguale)
e il suo non conformismo
Berninghaus
Capitano di Vascello (saluto meno formale rispetto
ai canoni tradizionali della
J. V. Borghese
Comandante marina) e la promozione
Junio Valerio Borghese in
guadagnata sul campo e non divisa della Xª
con l'anzianità o i concorsi. Il regolamento della Decima - rivoluzionario per le Forze
Armate italiane dell'epoca - era una derivazione del volontarismo garibaldino e del
particolare tipo di cameratismo dei sommergibilisti, dalle cui fila provenivano Borghese, Bardelli ed altri capi del
corpo.

L'ideologia fondante del corpo era basata sul nazionalismo e sul combattentismo, in cerca della "bella morte" in
battaglia e dell'eroismo «per riscattare l'onore della nazione italiana» (agli occhi dei volontari che si arruolavano,
tradito dall'armistizio dell'otto settembre, conclusosi con il crollo dell'Esercito, la consegna delle navi della Marina e la
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fuga del sovrano e di Badoglio al sud, lasciando il paese nel caos). Ciò trovava espressione nel motto del corpo «Per
l'onore e la bandiera d'Italia» e nello scudetto in cui era disegnata una X sormontata da un teschio con una rosa in
bocca e nell'Inno della Decima, scritto dalla moglie di Borghese sulle note di una canzone d'operetta.[19] L'immagine
del teschio con la rosa in bocca veniva dal capitano di corvetta Salvatore Todaro: poco prima di morire aveva espresso
il desiderio di un distintivo per la Xª che rendesse l'idea che la morte in combattimento era una cosa dolce, come il
profumo di un fiore.

Nonostante la premessa di voler partecipare solo alla guerra per la "liberazione dell'Italia invasa" ben presto i reparti
della Decima furono coinvolti dai tedeschi nelle operazioni di controguerriglia, ma gli ufficiali furono lasciati liberi di
congedarsi senza conseguenze qualora avessero rifiutato di sollevare le armi contro altri italiani[20]. L'esasperazione e
la ferocia cui giunse la guerra civile condussero alcuni elementi della Decima a macchiarsi di crimini di guerra, come la
fucilazione di prigionieri, la cattura di ostaggi fra i civili, la tortura di partigiani (o civili presunti tali) catturati. Venne
comunque applicata la convenzione dell'Aja che non permetteva la fucilazione di prigionieri, la cattura di ostaggi fra i
civili per diritto di rappresaglia. D'altro canto, vi furono anche diversi episodi di accordi fra i reparti partigiani e quelli
della Decima in funzione anti-tedesca e anti-iugoslava, soprattutto (ma non solo) al confine orientale. In molti casi si
giunse a regolari scambi di prigionieri, e in un caso un ufficiale traditore della Decima - passato ai partigiani con la
cassa del reparto - fu fucilato da un plotone d'esecuzione misto di resistenti e marò.

La Xª MAS di Borghese aumentò rapidamente i suoi numeri, sia con arruolamenti regolari sia accettando nelle proprie
file disertori di altri reparti (e perfino ex-partigiani), attratti dalla paga migliore, dal regolamento peculiare della
Decima e soprattutto dalla prospettiva di poter colà combattere contro gli angloamericani. Per contro, la Decima fu una
delle unità della RSI che soffrì meno per le diserzioni (invece epidemiche nelle altre unità, soprattutto nell'Esercito
Nazionale Repubblicano). Borghese aveva sancito la pena di morte per la diserzione e la codardia in faccia al nemico
ben prima che tale pena fosse estesa alle altre Armi e Forze Armate della RSI.[21]

Rapporti fra Xª e RSI


Numerosi furono i problemi organizzativi che si erano
materializzati per il nuovo corpo, sia per le oggettive
condizioni economiche e militari dell'Italia settentrionale,
sia a causa delle difficoltà sollevate dalle autorità tedesche e
repubblicane.

Borghese negoziò direttamente con la Germania nazista i


termini della sua collaborazione con l'Asse. Questo dal
punto di vista della legittimità del corpo e del suo successivo
inserimento nell'organico della RSI pose non pochi
problemi, e caratterizzò i rapporti fra Borghese e RSI, tanto Aprile 1944: Junio Valerio Borghese e Umberto
che alcuni autori stentano a considerare la Xª MAS di Bardelli sul fronte di Anzio
Borghese un corpo della Repubblica Sociale Italiana, bensì
un vero e proprio corpo franco o compagnia  di  ventura
inserita nell'ambito delle forze dell'Asse: in realtà, la Xª e la RSI mantenevano rapporti difficili, perché l'autorità
politica della RSI cercava faticosamente di ricondurre tutte le varie forze armate e di polizia sotto il suo controllo
centralizzato (in quanto solo allo Stato è concesso il monopolio dell'uso della forza, secondo il diritto). D'altro canto,
Borghese aveva ottenuto legittimazione dai tedeschi, attraverso il capitano di vascello Berlinghaus della Kriegsmarine,
con il riconoscimento a combattere sotto bandiera italiana, ottenendo ampia autonomia. Pur rispondendo, in pratica,
al comando tedesco e amministrativamente dal Ministero della Difesa repubblicano, la Xª MAS era formalmente
equiparata alla Wehrmacht, e in pratica era una corpo franco.[22]

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Il comportamento apertamente autonomistico contro le autorità repubblicane (fino


alla strafottenza) - alle quali formalmente la Decima avrebbe dovuto appartenere e
da cui amministrativamente dipendeva, avendo i suoi uomini giurato secondo la
formula prevista dal governo repubblicano - causò molti attriti con altri organismi
della Repubblica Sociale e perfino la ventilata possibilità che Borghese tentasse un
colpo di Stato contro Mussolini. In seguito alle voci circolanti su questa eventualità,
Borghese, convocato a Gargnano, fu posto agli arresti il 14 gennaio 1944. La voce
dell'arresto di Borghese, attraverso circostanze fortuite, arrivò al comando della
Decima, che valutò addirittura l'ipotesi di marciare su Salò. Probabilmente
l'incidente fu risolto anche con la mediazione dei tedeschi, che non volevano una
lotta intestina tra i loro alleati.[23] Tutto venne risolto in tempi brevi con il rilascio di
Borghese e il seguente licenziamento del sottosegretario alla Marina, Ferruccio
Ferrini, da parte di Mussolini, che lo sostituì con il contrammiraglio Giuseppe
1944: Fuciliere della Sparzani. Borghese divenne sottocapo di Stato Maggiore ed ebbe ai suoi ordini tutte
Decima MAS. Appartiene al
le attività operative di Marina.[24]
Gruppo Esplorante
Divisionale, come si evince Borghese, d'altronde, aveva sempre ostentato disprezzo nei confronti dei partiti e
dal fregio sul basco (diverso
aveva la propensione per un modello di società organicista e militarista secondo il
da quello d'ordinanza per la
Marina) e dalle mostrine modello che realizzò con la Decima. Nella Xª MAS di Borghese non venne mai fatto
nere con i teschi, il "saluto al Duce", ma solo il saluto "Decima  marinai!  Decima  Comandante!" (di
caratteristiche del Reparto questo lo stesso Borghese venne accusato da parte di chi lo voleva esautorare dal
Esplorante. comando della Decima).

Dopo l'alleanza coi tedeschi, il nuovo


corpo si dedicò all'organizzazione militare al fine di poter recarsi al fronte a
combattere gli anglo-americani. La sera del 3 marzo 1944[25][26] il
battaglione "Barbarigo" (il primo reparto di fanteria della marina, guidato
da Bardelli) entrò in linea nei pressi di Anzio e Nettuno, dove venne
impiegato contro gli Alleati durante lo Sbarco di Anzio,[27][28][29] operando
però alle dipendenze della 175ª divisione tedesca.

Fanteria di marina della Xª, con la


bandiera di guerra, a Nettuno nel
La Divisione
1944
I diversi reparti di fanteria, con il 3º reggimento San Marco, vennero
raggruppati nella Divisione  Fanteria  di  Marina  "Xª", costituita il 1º
maggio 1944. Dopo la rotta seguita allo sfondamento di Cassino, i reparti della Decima furono impiegati in maniera
disorganica anche in operazioni di polizia e di contro guerriglia in Italia settentrionale contro i partigiani, mentre sul
fronte della Linea Gotica venivano inviati nel 1945 il "Lupo", il "Nuotatori Paracadutisti" o "NP" (Polesine), e il gruppo
d'artiglieria "Colleoni" (sul fiume Senio). Questi reparti ebbero pesanti perdite in combattimento durante l'ultima
offensiva nemica, e ricevettero numerose decorazioni dai tedeschi; il "Lupo" e l'"NP", dopo il crollo della linea Verde,
riuscirono a ripiegare su Venezia, dove rimasero fino all'arrivo degli alleati, a cui si arresero con l'onore delle armi.

Nel 1945 Borghese riorganizzò la Divisione Decima nel Veneto su due Gruppi di Combattimento (di cui uno a ranghi
incompleti, perché, come abbiamo visto, due battaglioni e un gruppo d'artiglieria erano aggregati alle divisioni
tedesche sulla Linea Verde). L'obbiettivo era quello di costituire una grossa massa di manovra da spostare a Trieste e
Fiume per evitare alle città la prevedibile occupazione titina, mentre si intensificavano i contatti con i servizi segreti
regi, americani e britanniche per favorire uno sbarco italo-inglese in Istria. Tuttavia il precipitare degli eventi e il
completo controllo del cielo da parte alleato impedì alla Divisione Decima di raggiungere le posizioni previste (né
d'altro canto vi fu il promesso sbarco italo-britannico). I reparti così rimasti immobilizzati si arresero alle truppe
alleate con l'onore delle armi fra il 29 aprile ed il 2 maggio 1945.

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Il fronte orientale
Subito prima della costituzione della Repubblica Sociale, i tedeschi avviarono una politica di annessione delle Tre
Venezie, riunendo le province di Bolzano, Trento, Belluno, al Gau dell'Alto Tirolo, dietro il pretesto della costituzione
di una zona d'operazioni nota con il nome di Alpenvorland, e quelle di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana
(già aggregata come Provincia Autonoma alla Venezia Giulia) al Gau della Carinzia nell'ambito della zona d'operazioni
chiamata Adriatisches Küstenland (rimase Zara, pur sotto occupazione militare tedesca, sotto il controllo delle autorità
della RSI).

Soprattutto le terre orientali, già minacciate di annessione dagli ustascia croati alleati dei nazisti, furono teatro di aspri
scontri coi partigiani di Tito, che - organizzati in formazioni di notevoli dimensioni e potenziale bellico - cercavano di
sconfinare nella Venezia Giulia per poter reclamare, giusta il principio dell'uti possidetis, l'annessione di questa alla
Jugoslavia.

Perciò la Decima ebbe un notevole impiego sul fronte dell'Istria e del Carso e nelle retrovie dell'esercito tedesco
soprattutto nel 1944, collaborando con i tedeschi nello scontro con i partigiani titini (insieme agli altri cinque
reggimenti italiani inquadrati nelle Forze Armate germaniche come Milizia Difesa Territoriale e ai reparti e batterie di
difesa costiera). Gli scontri con i titini assumevano spesso l'aspetto tipico della guerriglia, con azioni crudeli ed atrocità
alle quali seguivano altrettanto crudeli rastrellamenti da parte nazifascista, mentre solitamente le truppe titine
rifiutavano la battaglia in campo aperto, dove ancora non potevano avere ragione dei tedeschi e dei loro alleati.

Sulla frontiera orientale i battaglioni Sagittario, Barbarigo, Lupo, appoggiati dai gruppi d'artiglieria San Giorgio ed
Alberto  da  Giussano e da parte dei battaglioni Nuotatori Paracadutisti, guastatori Valanga e genio Freccia furono
coinvolti nell'Operazione Aquila (Adler  Aktion) per la distruzione delle forze del IX Korpus iugoslavo, e quindi il
Fulmine fu impiegato per arginare i tentativi di invasione iugoslava della Venezia Giulia, rimanendo coinvolto in un
aspro scontro con gli slavi nella Battaglia di Tarnova, dove fu quasi distrutto, riuscendo tuttavia a sbarrare il passo alle
forze nemiche.

In seguito le autorità tedesche pretesero da Mussolini che i reparti della Decima fossero ritirati dalla Venezia Giulia,
dove si erano verificati scontri anche sanguinosi con i collaborazionisti slavi[30] e con lo stesso gauleiter Rainer.
Rimasero solo alcune unità minori che presidiavano le isole del Quarnaro e Trieste.[31]

In Istria perciò rimasero solo alcune centinaia di uomini della Decima dislocati in vari presidi a fianco dei reparti
tedeschi, perlopiù catturati dai titini durante l'occupazione della Venezia Giulia insieme ai tedeschi e altri soldati della
RSI e massacrati nelle tristemente note foibe, o deportati nei campi di prigionia iugoslavi.

Gli altri morirono a fianco degli ultimi nuclei di resistenza tedeschi nei combattimenti che divampavano
contemporaneamente all'avanzata dei titini verso il Friuli e la Venezia Giulia. Essi, insieme a questi resti dell'esercito
tedesco, dovevano resistere per coprire la ritirata del grosso delle truppe tedesche acquartierate nell'Istria e nella
Slovenia verso l'Austria. Il caos che sconvolse le truppe tedesche prive di ordini univoci e divise nel tentare di resistere
oppure ritirarsi trascinò anche i reparti repubblicani, e fra questi ovviamente quelli della Decima.

Gli ultimi focolai di resistenza che proseguirono fino agli inizi di maggio vennero tutti schiacciati dai titini,
combattendo oppure - più spesso - promettendo salva la vita in caso di resa. Tra questi ultimi combattimenti, degno di
nota quello che si svolse a Pola. Qui, dopo la firma della resa delle ultime truppe tedesche affiancate da alcuni reparti
della Decima decimati dalla battaglia alle forze iugoslave l'8 maggio 1945, l'ammiraglio tedesco che aveva firmato la
capitolazione venne subito dopo fucilato insieme ad un gruppo di suoi ufficiali, insieme a una decina di ufficiali italiani
della Decima Mas.

Poco prima dell'occupazione dell'Istria da parte iugoslava, Borghese cercò un'improbabile alleanza con gli Alleati per
fronteggiare l'esercito iugoslavo di Tito, che stava rapidamente avanzando: in quei tempi, era viva in molti gerarchi
nazisti e fascisti la speranza di arrivare a un armistizio con gli alleati occidentali per poter continuare la guerra contro
l'Unione Sovietica e il bolscevismo in generale.[32]
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Analogamente, fra il settembre ed il dicembre del 1944 furono presi approfonditi contatti con la brigata partigiana
Osoppo, al fine di costituire un corpo misto che potesse organizzare una difesa comune di quel fronte, ma il comando
inglese a cui faceva riferimento la Osoppo, seppur con qualche tentennamento, rifiutò l'offerta. Poco tempo dopo a
Porzûs tutti i principali esponenti della brigata partigiana furono uccisi in quanto accusati di tradimento e per aver
dato ospitalità ad una giovane, Elda Turchetti, denunciata come spia da Radio Londra su segnalazione di agenti inglesi,
e il tentativo di collaborazione non ebbe séguito.

Negli ultimi mesi del conflitto, al fine di difendere l'italianità dell'Istria, Borghese avviò contatti con la Regia Marina al
sud (ammiraglio De Courten) per favorire uno sbarco italo-alleato in Istria e salvare le terre orientali dall'avanzata
delle forze iugoslave[33]. Lo sbarco studiato dalla marina italiana del Sud si sarebbe avvalso dell'appoggio delle
formazioni fasciste e della Decima, con o senza l'intervento Alleato[34]. L'opposizione inglese fece fallire questo
piano[35], non volendosi inimicare Stalin dopo l'accordo di Yalta[36] e favorendo così l'avanzata degli iugoslavi, che
ebbero peraltro anche l'attivo sostegno della Royal Navy britannica.

Il coinvolgimento nella guerra civile


La decima, nata per proseguire la guerra contro gli angloamericani, fu inizialmente risparmiata dalle azioni partigiane
e gappiste, fino al 23 gennaio 1944, quando un attacco dinamitardo fece saltare alla Spezia il tram che collegava il
centro cittadino colla sede della Decima nella Caserma San Bartolomeo, provocando la morte di tre fucilieri di marina e
due cittadini.

A questo punto però i suoi appartenenti furono posti di fronte alla libera
scelta di congedarsi o continuare con la guerra civile

In seguito a questo episodio, la


Decima inviò dei reparti in
supporto ai tedeschi per un
rastrellamento nelle montagne
prospicienti La Spezia, durante
Uomini della Xª MAS prendono il quale non si ebbero scontri a
parte al rastrellamento di civili
fuoco, ma solo sequestri d'armi.
davanti Palazzo Barberini seguito
all'attentato di via Rasella del 23 La prima rappresaglia compiuta
marzo 1944: alcuni dei fermati
dalla Decima risale invece al
saranno poi trucidati alle Fosse
Ardeatine marzo 1944, quando il treno
Parma-La Spezia fu bloccato dai
partigiani e tutti i suoi
occupanti militari (fra cui tre fucilieri della Decima) furono passati per le
armi sebbene disarmati.[37]. La Decima ordinò un rastrellamento, durante
il quale 13 partigiani furono sorpresi: quattro morirono nello scontro a
fuoco e altri nove furono portati alla Spezia. Di questi, un minorenne fu
rilasciato, e gli altri otto furono fucilati. Spostate le unità in Piemonte alla Manifesto del 1944 inneggiante ad
Decima fu sempre più spesso richiesta la partecipazione alle operazioni di una "pacificazione" fra partigiani e
grande polizia, richieste alle quali la formazione aderì sempre con forze della Decima

riluttanza e mettendo a disposizioni nuclei di entità inferiore alla


compagnia[38].

Per fronteggiare le sempre più frequenti azioni dei partigiani, viene costituita una speciale "Compagnia O" (operativa),
composta da 120 uomini al comando del tenente Umberto Bertozzi. Non è chiaro invece il suo rapporto con Borghese e
coi comandi della Decima: pare piuttosto plausibile che detta compagnia "O" sia stata maltollerata quanto necessario

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per venire incontro alle urgenze della primavera-estate 1944, e appena possibile sciolta e i suoi elementi inviati nel
Distaccamento "Milano"[39].

Tuttavia, il 4 luglio 1944 l'episodio dell'uccisione del comandante Umberto Bardelli spinse Borghese a tornare sulla sua
decisione di non impiegare i suoi uomini nella controguerriglia. Così dall'autunno 1944 anche la Decima fu
massicciamente coinvolta nella guerra civile contro i partigiani italiani, dispiegando una forza ed una violenza
impressionante.

«  mentre le altre formazioni operavano in funzione antipartigiana, la Decima attese che i partigiani
attaccassero per poi procedere, con riluttanza, alla guerra antipartigiana. La differenza è tuttavia assai
sottile, vista la guerra civile. In ogni caso, almeno nei vertici e nelle intenzioni, la Decima non voleva
combattere contro altri italiani, bensì portare a termine l’impegno d’onore verso la nazione concludendo la
guerra anche con una sconfitta. Ciò determinò, in qualche caso, momenti di cavalleria e di rispetto fra le due
parti in lotta e persino qualche momentaneo accordo politico »

(Prefazione di Giuseppe Parlato al volume di Sergio Nesi, "Junio Valerio Borghese", cit.)
L'8 luglio 1944 Bardelli si recò personalmente alla ricerca del guardiamarina Gaetano Oneto, disertore del "Sagittario"
che, unitamente ad altri fucilieri, era fuggito con la cassa del battaglione. Giunto nel borgo di Ozegna con una scorta, si
trovò faccia a faccia coi guerriglieri della formazione "Matteotti" al comando del partigiano Piero Urati, detto Piero
Piero. Per evitare uno scontro fratricida, Bardelli depose le armi e ordinò ai suoi di fare lo stesso. Iniziarono così a
parlamentare coi partigiani per ottenere la consegna del disertore, in un clima di crescente tensione. Dopo aver
concordato lo scambio del disertore Oneto con dei prigionieri partigiani, Bardelli lasciò il convegno con Piero Piero,
ma si trovò circondato da uomini della "Matteotti". Piero Piero intimò la resa al comandante repubblicano, il quale
rifiutò urlando«Barbarigo non si arrende! Fuoco!». Nel rapido scontro a fuoco che ne seguì Bardelli e 10 fucilieri
furono uccisi. Le salme furono ricomposte nell'attuale oratorio del paese e i feriti curati da alcune religiose del posto. I
fucilieri prigionieri, invece, furono catturati dai partigiani e portati "in montagna", dove sarebbero stati sottoposti a
varie pressioni (fra cui la "falsa fucilazione") per indurli a disertare e passare con la "Matteotti". Furono poi rilasciati
una settimana dopo, a seguito di uno scambio con prigionieri partigiani.

Caddero anche sette partigiani ed un civile[40].Secondo l'ufficio propaganda della Decima il corpo di Bardelli fu
rinvenuto privo di due denti d'oro, mentre due caduti furono rinvenuti dai paesani ammassati contro un muro e
imbrattati di sterco e con della paglia in bocca (secondo alcuni a causa del trasporto con un carretto sporco, ma tale
versione risulta respinta da altra storiografia[41]).

In seguito a questo evento Borghese radunò lo stato maggiore della Decima comunicando la sua decisione e ribadendo
il carattere volontario della Decima. Chiunque non avesse voluto rimanere nella Decima, che era nata per combattere
al fronte gli anglo-americani, e che da quel momento si trovava coinvolta nella guerra civile, avrebbe ottenuto il
congedo illimitato: quindici ufficiali su duecento chiesero ed ottennero d'essere messi in congedo per non dover
partecipare alla guerra civile.[42]

Dopo altri due mesi di imboscate e rastrellamenti si giunse ad un nuovo abboccamento fra i reparti della Decima e
della formazione di Piero Piero che portò alla costituzione, caso più unico che raro, di un plotone d'esecuzione misto
per l'esecuzione del disertore Oneto. Oneto dopo essere stato degradato viene fucilato nei pressi di Configlietto Val
Soana da un picchetto comandato dal tenente di vascello Montanari formato da sei fucilieri del battaglione Barbarigo e
sei partigiani della Brigata De Franchi il 4 settembre 1944. All'esecuzione assistette un picchetto di venti fucilieri della
Decima e di venti partigiani.[4][41].

Nonostante questo episodio (che ebbe come strascico l'arresto di Piero Piero per ordine di altri capi partigiani, anche
in seguito alle esazioni compiute dal gruppo in Valchiusella. Il malcontento della popolazione sfociò in un'inchiesta da
parte dei partigiani dell'area che fecero cessare le requisizioni e i furti di cibo e bestiame.), la Decima si trovò coinvolta
sempre più profondamente nella guerra civile. Subendo - in quanto forza militare alleata dei tedeschi e al pari delle

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forze militari di questi - attacchi, catture ed imboscate[43] in numero crescente, i


suoi uomini reagirono sempre più violentemente, fino a perpetrare veri e propri
crimini di guerra contro le popolazioni civili.

Fra gli episodi più significativi si inquadra l'esecuzione sommaria del partigiano
garibaldino Ferruccio Nazionale, detto "Carmela", il cui corpo, immortalato in una
macabra foto, è divenuto uno dei simboli della ferocia cui si giunse durante la guerra
civile. Ad Ivrea il partigiano Nazionale decise di attentare alla vita del cappellano
militare della Decima, don Augusto Bianco. Bloccato con una bomba a mano in La salma del comandante
pugno, proprio un istante prima che potesse scagliarla, fu sommariamente Umberto Bardelli ucciso dai
giustiziato il 29 luglio tramite impiccagione nella piazza del municipio[44]. Il corpo, partigiani della "Matteotti" di
Piero Urati detto Piero Piero
lasciato appeso con cartello al collo divenuto tristemente famoso per una foto
il 4 luglio 1944: secondo
scattata da un fuciliere (vedi foto), sarebbe dovuto rimanere appeso quale monito l'ufficio propaganda della
per la popolazione, che venne raggruppata e fatta sfilare davanti al suo cadavere[45]. Decima, che ha diffuso
Secondo le testimonianze di alcuni partigiani (raccolte però successivamente ai l'immagine, si noterebbe la
fatti), al momento dell'impiccagione Nazionale era praticamente già morto a causa mancanza di due denti
delle torture subìte da parte dei fucilieri della compagnia "O", generalmente ritenuta d'oro strappati al cadavere

la più violenta della Decima, e, sempre secondo queste testimonianze, nell'ambito


delle torture gli sarebbe anche stata mozzata la lingua[46][47]. Tuttavia, dopo
poche ore, un ufficiale del battaglione "Fulmine", non ritenendo
compatibile un simile spettacolo di ferocia con l'onore del proprio reparto,
ordinò che il corpo fosse deposto, e cristianamente sepolto nel cimitero
cittadino, alla presenza di un picchetto di fucilieri.[4].

La particolare crudezza che caratterizzò le azioni della Decima durante le


operazioni antipartigiane è stata spiegata così dallo storico Renzo De Felice:
Le salme dei fucilieri Fiaschi e
Grosso, imbrattate di sterco
«  Tipici in questo senso sono i tre stadi che spesso sono
riscontrabili nel loro atteggiamento […] primo, la Decima
combatte per l’onore della patria; la sua guerra è contro il nemico
invasore dell’Italia e non ideologica e di partito, che divide gli
italiani invece di unirli nel nome della patria, e, dunque, la
Decima non combatte contro i partigiani; secondo, se però i
partigiani si accaniscono contro di essa, vendichi i suoi morti;
terzo, ogni forma di clemenza verso i partigiani dettata dal
governo o dal PFR da considerazioni di ordine politico non può
essere accettata e non riguarda la Decima, i nemici attivi della
patria, coloro che uccidono chi ne difende l’onore e il territorio
non possono trovare clemenza. »
Ferruccio Nazionale,
(Renzo de Felice, Mussolini l'alleato, Einaudi) partigiano biellese
I crimini di guerra e contro l'umanità della Xª MAS si svolsero essenzialmente in impiccato dalla Xª MAS
sulla piazza del municipio di
paesi e frazioni, dove era concentrata l'attività partigiana. Sono stati citati i seguenti
Ivrea il 9 luglio 1944
episodi a carico della Decima durante il processo al suo comandante nel
dopoguerra:

Valmozzola (PR): 17 marzo 1944 fucilazione di otto partigiani presi prigionieri dopo l'uccisione di due ufficiali del
battaglione Lupo della Xª Flottiglia MAS Carlotti e Pieropan[48]
Forno (frazione di Massa), 13 giugno 1944: 68 persone (tra le quali il maresciallo dei carabinieri Ciro Siciliano, che
cercò di impedire il rastrellamento), per lo più civili e qualche partigiano, vennero uccise da un reparto di SS e da
uomini della Compagnia "O" della Decima al comando di Umberto Bertozzi (che secondo alcune fonti fu colui che
selezionò chi tra i prigionieri sarebbe stato fucilato) in quella che viene ricordata come la Strage di Forno.[49][50]
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Borgo Ticino (NO), 13 agosto 1944: in collaborazione con le SS, fucilazione di 12 civili, saccheggio e incendio del
paese. Per la prima volta viene applicato il bando Kesselring di rappresaglia per il ferimento di quattro soldati
tedeschi (al paese venne chiesto un risarcimento di 300.000 lire a compensazione del fatto[51] e per evitare
l'esecuzione, ma dopo aver riscosso la cifra, come ammesso anche al processo dal Capitano Krumhar che
guidava il gruppo delle SS, la fucilazione e le successive violenze avvennero ugualmente).[52][53]
Guadine (fraz. di Massa), 24 agosto 1944: rappresaglia sulla popolazione civile, ritenuta fiancheggiatrice dei
partigiani, con 13 civili uccisi[54]. Il paese e le sue frazioni furono quasi completamente bruciati e distrutti.
L'operazione probabilmente aveva anche lo scopo di bloccare eventuali fuggitivi dalla contemporanea azione della
16. SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS, agli ordini del maggiore Walter Reder e degli
uomini della Brigata Nera di Massa, che si stava svolgendo a Vinca (comune di Fivizzano).[55][56]
Castelletto sopra Ticino (NO), 2 novembre 1944, dopo l'uccisione da parte dei partigiani del sottotenente di
vascello Leonardi, pubblica esecuzione esemplare: un ufficiale della Xª MAS fa fucilare in pubblico cinque
partigiani "garibaldini" detenuti ad Arona[57][58], dopo aver raccolto una folla obbligata ad assistere.[59]
Crocetta del Montello (TV): tortura di sei partigiani tramite fustigazione e ustioni con stracci imbevuti di benzina e
accesi[60][61]. I sei partigiani, presi prigionieri dal tenente dalla Xª MAS Filippo Mariucci, forse in seguito a
delazione di un altro partigiano, erano stati indicati come i responsabili del rapimento e dell'uccisione avvenuta il 7
ottobre 1944 del brigadiere dei carabinieri Ettore Buggio pertanto furono sommariamente fucilati lungo il muro
esterno del cimitero di Ciano del Montello il 2 gennaio 1945[62][63]
Nel processo che Borghese subì dopo la guerra, una testimonianza suggerì anche che in alcune delle rappresaglie di cui
furono protagonisti, gli uomini della Decima indossassero uniformi tedesche, probabilmente per farle attribuire
esclusivamente all'esercito nazista.[53]. Tuttavia nel dispositivo della sentenza, Borghese fu condannato a 12 anni di
carcere ed esclusione dai pubblici uffici solo per "collaborazione militare" coi tedeschi, escludendo il suo
coinvolgimento nei crimini di guerra come la sua partecipazione ai reati di omicidio e saccheggio[64].

Durante gli anni sessanta seicentonovantacinque fascicoli riguardanti le stragi nazifasciste in Italia vennero "archiviati
provvisoriamente" dal procuratore generale militare, principalmente per ragioni di convenienza politica, e i vari
procedimenti furono bloccati, garantendo quindi l'impunità per i responsabili ancora in vita. Successivamente, nel
1994, durante la ricerca di prove a carico di Erich Priebke per la strage delle Fosse Ardeatine, venne scoperta l'esistenza
di questi fascicoli (trovati in quello che giornalisticamente è stato definito l'Armadio della Vergogna): tra di questi ve
ne erano diversi riferiti a fatti compiuti da personale della Decima Mas di Borghese.[65].

Comportamento in guerra
Le truppe coinvolte nelle operazioni di "grande polizia" o controguerriglia
contro le forze partigiane italiane sono state oggetto di numerose critiche.
La Xª MAS fu attiva in operazioni di grande polizia nel Monferrato, nelle
Langhe, nel Canavese, in Carnia, in Val di Susa e in Val d'Ossola. Gli uomini
della Decima si macchiarono di crimini di guerra, come torture,
rappresaglie, fucilazioni sommarie.

Le operazioni di rastrellamento contro i civili causarono malcontento tra


Il Battaglione lupo alcuni soldati, arruolatisi per combattere solamente gli Alleati. Pertanto si
registrarono numerose diserzioni e perfino ammutinamenti tra i fucilieri
dei reparti impiegati contro i partigiani.

Alcuni appartenenti alla Decima Mas si distinsero anche in azioni di saccheggio e furto a danno della popolazione
civile, perseverando nell'abuso della loro autorità tanto da far preoccupare le autorità legittime e non militari:

« Continuano con costante preoccupazione le azioni illegali commesse dagli appartenenti alla Xª Mas. Furti,
rapine, provocazioni gravi, fermi, perquisizioni, contegni scorretti in pubblico, rappresentano quasi la
caratteristica speciale di questi militari. Anche il 12 novembre 1944, tra l'altro, verso le ore 20 quattro di essi
si sono presentati in un magazzino di stoffe: dopo aver immobilizzato il custode ne hanno asportato quattro
colli per un ingente valore [...]. La cittadinanza, oltre ad essere allarmata per queste continue vessazioni, si

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domanda come costoro, che dovrebbero essere sottoposti ad una rigida disciplina militare, possano agire
impunemente e senza alcuna possibilità di punizione [...]. Sarebbe consigliabile pertanto, che tutto il reparto,
comando compreso, sia fatto allontanare da Milano. »

(Appunto per il Duce di Mario Bassi, prefetto di Milano[66])


Nella sentenza di rinvio a giudizio del processo contro Junio Valerio Borghese, le accuse erano di aver effettuato, tra le
altre cose:

« continue e feroci azioni di rastrellamento di partigiani e di elementi antifascisti in genere, talvolta in stretta
collaborazione con le forze armate germaniche, azioni che di solito si concludevano con la cattura, le sevizie
particolarmente efferate, la deportazione e la uccisione degli arrestati, e tutto ciò sempre allo scopo di
contribuire a rendere tranquille le retrovie del nemico, in modo che questi più agevolmente potesse
contrastare il passo agli eserciti liberatori [... ] ingiustificate azioni di saccheggio ed asportazione violenta ed
arbitraria di averi di ogni genere, ciò che il più delle volte si risolveva in un ingiusto profitto personale di chi
partecipava a queste operazioni »

(Dalla sentenza di rinvio a giudizio del processo contro Borghese, articolo del sito dell'ANPI[66])
Sergio Nesi, ex ufficiale della Xª, sostiene che Borghese e la Decima tennero un comportamento coraggioso ed
intrepido di fronte al nemico (ne parla al riguardo delle battaglie sul fronte  di  Nettuno, sulla Linea Verde, durante
l'Operazione Aquila e nella Battaglia di Tarnova)[67] e asserisce che nel complesso le diserzioni della Decima sarebbero
state sensibilmente inferiori a quelle registrate in altre forze armate e reparti della RSI.[68] Molte azioni di furto e
saccheggio attribuite a reparti della RSI o tedeschi sarebbero, secondo lui, invece da attribuirsi alle numerose bande di
criminali comuni che infestavano il territorio, i quali mascherati dietro uniformi della Decima che sarebbero riusciti ad
ottenere durante lo sbandamento dell'8 settembre 1943, taglieggiavano la popolazione civile con relativa impunità.
Sempre secondo quanto riportato da Nesi, operazioni dello stesso genere - a scopo di propaganda antifascista -
sarebbero state condotte, sempre con uniformi della Decima in qualche modo trafugate, da nuclei partigiani (secondo
Nesi, nella zona della Liguria e del Cuneense)[69].

Nesi sostiene poi che taluni rapporti di polizia proverrebbero da uffici e comandi repubblicani ostili alla Decima, i quali
avrebbero perseguito non lo scopo di riparare i numerosi torti subiti dai civili, ma quello di metterla in cattiva luce
presso gli alti comandi nonché lo stesso Mussolini nell'ambito delle feroci lotte per il potere che caratterizzarono la
Repubblica Sociale. Questi rapporti sarebbero stati comunque ingigantiti ed esagerati.[70] Infatti, per finanziare la
guerra contro gli angloamericani, fu anche impiegato il mercato nero, acquistando armi in Svizzera tramite
contrabbando di beni calmierati. Lo stesso prefetto di Milano espresse preoccupazione per le numerose azioni illegali
commesse dai fucilieri.

Sempre secondo l'ex ufficiale, nei confronti dei tedeschi la Decima non è stata, come sostenuto da altri, servile e
collaborazionista, ma avrebbe invece seguito sempre un atteggiamento di furbesco doppiogioco, cercando di sottrarre
all'alleato ogni tipo di rifornimento e materiale con ogni mezzo (compresa la corruzione, il furto, l'ubriacatura e
l'inganno). Secondo l'ex ufficiale è da inquadrare in quest'ottica anche il pestaggio e l'arresto del gauleiter Reiner,
episodio che portò all'espulsione quasi totale delle forze di Borghese dalla Venezia Giulia, sottoposte a "zona
d'operazione".[71].

La fine della guerra


Verso la fine della guerra, la Xª MAS di Borghese spostò il suo quartier generale in Piemonte. Il 26 aprile, primo dei tre
giorni di insurrezione che portarono alla Liberazione, Borghese sciolse la Decima presso la caserma di piazzale Fiume
(odierna piazza della Repubblica) a Milano.

I vari reparti della Decima seguirono invece diversi destini, a seconda del luogo e del nemico a cui si arresero[4][5][72].

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I battaglioni "Barbarigo", "Lupo", "NP" e "Freccia" e il gruppo artiglieria


"Colleoni", impiegati a difesa della Linea Gotica, dopo aver subito
perdite assai gravi nei combattimenti contro le forze inglesi e del
Commonwealth, si ritirarono in piccoli nuclei oltre l'Adige verso Padova
ad Albignasego ("Lupo" e "Barbarigo") dove si arresero quando furono
raggiunte dal nemico, ottenendo l'onore delle armi. Il "Freccia" e il
"Colleoni" furono totalmente distrutti nella battaglia, e cessarono di
agire come unità organiche già dagli ultimi giorni di aprile 1945,
ripiegando disordinatamente.
I reparti indivisionati nella Divisione Decima in territorio vicentino
("Sagittario", "Fulmine", "Valanga", "Castagnacci", "san Giorgio",
"Alberto da Giussano", "Pegaso", "Vega") attesero l'arrivo del nemico Junio Valerio Borghese ordina
arma-al-piede, dopo un iniziale tentativo di raggiungere la Venezia
l'ammaina bandiera e smobilita la Xª
Giulia per arginare l'invasione iugoslava, frustrato dal totale controllo
dell'aria da parte delle aviazioni alleate. Anche questi reparti si MAS. - Milano, Piazzale Fiume 26
arresero con l'onore delle armi. I reparti concentrati a Bassano del aprile 1945
Grappa invece si confrontarono coi partigiani, a volte combattendo a
volte arrendendosi: in quest'ultimo caso gli uomini che si
consegnarono furono spesso oggetto di feroci vendette.
I reparti di Fanteria di Marina a Venezia (btg. "Serenissima" e Nuotatori Paracadutisti -NP- ed altri) si arresero con
l'onore delle armi agli Alleati il 30 aprile 1945, presso l'ex collegio navale della GIL a Sant'Elena[73].
I reparti territoriali a Torino e Milano seguirono la sorte delle altre unità repubblicane ivi presenti. Quelli di Torino
non riuscirono a ripiegare verso la "zona franca" di Ivrea per arrendersi agli americani il 5 maggio successivo, e
seguitarono a combattere nella caserma assediata dai partigiani. Dopo aver finito le munizioni si arresero, e oltre
60 dei superstiti furono fucilati sommariamente. Quelli di Milano subirono l'urto dell'insurrezione partigiana il 26
aprile.
I reparti nel novarese (btg. "Scirè") furono coinvolti in scontri a fuoco coi partigiani. Quelli che si arresero dietro
promessa d'aver salva la vita furono in gran parte passati per le armi.
I reparti in Istria, a Fiume e sulle isole del Carnaro furono sistematicamente annientati dagli iugoslavi. Il
battaglione "San Giusto" di Trieste invece riuscì a raggiungere via mare Venezia dove si arrese agli Alleati il 30
aprile.
I reparti di marina a Sanremo uscirono il 26 aprile per un'ultima missione contro i franco-americani, dopodiché
affondarono i propri mezzi e dispersero gli uomini. Quelli che furono catturati dai partigiani furono sommariamente
uccisi.
I caduti accertati in operazioni belliche e di controguerriglia della Decima assommano a oltre 600. A questi vanno
aggiunti gli uomini uccisi sommariamente al termine delle ostilità dopo aver ceduto le armi, in numero non precisato
(si ricorda, ad esempio, l'eccidio di Valdobbiadene dei Nuotatori Paracadutisti della Decima, NP, nel maggio del 1945,
ove furono trucidati 50 prigionieri di guerra).

I reparti navali
Reparti di naviglio sottile della Decima furono impiegati contro le forze di
sbarco e di rifornimento angloamericane. Impiegati quasi esclusivamente
MAS e motoscafi veloci modificati in siluranti, gli MTM. I reparti navali
erano di stanza a Genova (Comando Tirreno) insieme agli "uomini Gamma"
(sommozzatori), mentre la 1ª e 2ª squadriglia MAS erano di stanza a La
Spezia.

Il "Comando Tirreno" alla fine della guerra prese contatti con il locale CLN,
Un MTM in servizio alla Xª
prendendo efficaci contromisure a contrasto dell'opera dei guastatori
tedeschi che intendevano far saltare in aria le installazioni portuali. I
sommozzatori del reparto disarmarono le 80 cariche di demolizione predisposte dai germanici e autoaffondarono le
loro unità MAS e VAS e si consegnarono ai partigiani.[74]

Struttura della Xª
Comando Xª MAS Regolamento della Decima
Ufficio Stampa e propaganda[75]
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Servizio Ausiliario Femminile (SAF)[76] Il rancio è unico per tutti, ufficiali,


sottufficiali e marinai
Servizio Amministrativo
Il panno della divisa è uguale per
Servizio Sanitario
tutti
Servizio Approvvigionamento
Sono sospese tutte le promozioni
Servizio Genio Armi navali fino alla fine della guerra, tranne che
Servizio Polizia interna quelle per merito di guerra sul
Servizio Informazioni campo
Ufficio Assistenza Il reclutamento è esclusivamente
volontario
Gruppo Esplorante Divisionale
Vige la pena di morte per i militari
Reparti di terra (dal 1º maggio 1944 raggruppati nella "Divisione della "Decima" che vengano
fanteria di marina Xª") su: riconosciuti colpevoli di furto o
saccheggio, diserzione, o codardia
Battaglione "Maestrale" poi "Barbarigo"[77] in faccia al nemico
Battaglione "Lupo"[78]
Battaglione Nuotatori-Paracadutisti (NP)[79]
Battaglione Bersaglieri "Fulmine"[80]
Battaglione Guastatori Alpini "Valanga"[81]
Battaglione "Sagittario"[82]
3º Reggimento artiglieria di marina "Condottieri",[83] su:

Gruppo artiglieria "San Giorgio"[84]


Gruppo artiglieria "da Giussano"[85]
Gruppo artiglieria "Colleoni"[86]
Batteria contraerea leggera (20/65)[87]
Battaglione del Genio "Freccia"[88] Arruolamenti a La Spezia nel 1944
Battaglione "Castagnacci"[89]
Reparti di terra autonomi:

Gruppo d'ardimento "Medaglia d'Oro Giobbe"[90]


Battaglione "Longobardo"[91]
Battaglione "Pegaso"[92]
Battaglione "Risoluti"[93]
Battaglione "San Giusto"[94]
Battaglione "Scirè"[95]
Battaglione "Serenissima"[96]
Battaglione "Vega"[97]
Distaccamento "Umberto Cumero" (successivamente assorbito nel Distaccamento "Torino")[98]
Distaccamento "Milano"[99]
Distaccamento "Roma"[100]
Distaccamento "Torino"[101]
Compagnia "Adriatica"[102]
Compagnia "d'Annunzio"[103]
Compagnia "Mai Morti"[104]
Compagnia operativa "O" (successivamente assorbita nel Distaccamento "Milano")[105]
Compagnia "Sauro"[106]
Gruppo contraereo "Q"[107]

Reparti di mare, su:

Squadriglia MAS "Comandante Castagnacci"[108]


Reparto mezzi d'assalto di superficie "Medaglia d'Oro Moccagatta", su:

Comando e reparto comando


Gruppo "Medaglia d'Oro Todaro" (Scuola mezzi d'assalto di superficie)[109]

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Base operativa di collegamento[110]


Base operativa sud[111]
Base operativa ovest[112]
Base operativa est[113]
Reparto mezzi d'assalto subacquei, su:

Scuola sommozzatori[114]
Gruppo operativo SSB[115]
Gruppo "Gamma" - "Medaglia d'Oro Visintini"[116]
Gruppo trasporto mezzi d'assalto "Aradam"[117]
Squadriglia sommergibili CA[118]
Squadriglia sommergibili CB/CM[119]

Le riviste
La prima rivista pubblicata dalla Xª MAS fu "La Cambusa", nata presso la caserma di Muggiano presso La Spezia fin
dal settembre 1943. Dopo la distruzione della caserma a causa dei bombardamenti alleati tutto l'ufficio fu trasferito a
Milano in Piazza Fiume. Il distaccamento milanese era all'epoca comandato dal capitano Gennaro Riccio. Si occupò
della rivista Pasca Piredda, affiancata da diversi corrispondenti di guerra come Ugo Franzolin. Presto nacquero
problemi con l'ufficio stampa tedesco del tenente Schaffer che pretese di imporre la censura ma la Decima, forte degli
accordi direttamente intercorsi con il comandante tedesco Berninghaus riuscì ad evitare ogni problema. Il 9 dicembre
1944 Pasca Piredda ebbe un grave incidente stradale che la costrinse a una lunga degenza. Nel frattempo il suo ufficio
fu affidato al tenente di vascello Mario Ducci e in seguito al giornalista Bruno Spampanato. Nel gennaio 1945 "La
Cambusa" cambiò nome in "L'Orizzonte" e si arricchì di due pagine in più arrivando a contarne sei e attirandosi le
attenzioni del Ministero della Cultura Popolare che, a causa della carenza di carta, vietava alle riviste di avere più di
quattro pagine, e pertanto non ne autorizzò la pubblicazione. Distribuito ugualmente per le strade e in alcune edicole
presidiate da militi della Xª MAS cessò le pubblicazioni con il terzo numero nel mese di febbraio.

"L'Orizzonte" assunse rispetto alla precedente rivista un taglio più politico affrontando argomenti che
precedentemente erano stati lasciati ai margini. La questione dell'antisemitismo fu affrontato dall'Ispettore generale
per la razza Giovanni Preziosi che iniziò a scrivere articoli fortemente antisemiti, in cui propugnava la teoria del
complotto giudaico: "È  storicamente  dimostrato  che  l'attuale  guerra  fu  voluta,  attuata  e  preparata  dal  giudaismo,
che ha avuto come strumento principale la massoneria..."

Decorazioni
Un totale di almeno 466 militi della Xª Flottiglia MAS della Marina Repubblicana furono insigniti di decorazioni al
Valore Militare della Repubblica Sociale Italiana[120]. Tra di loro:

3 Medaglie d'oro al valor militare[121] (tutte concesse alla memoria)

Guardiamarina Alessandro Tognoloni[122], Battaglione "Barbarigo", Cisterna


24/5/1944[123]
Sottotenente Alfonso Guadagni, Battaglione "N.P" e Servizio Informazioni Xª
MAS, Nisida 14/6/1944
Maggiore Genio Navale Umberto Bardelli, Battaglione "Barbarigo", Ozegna
8/7/1944[124]

Al momento della resa della RSI erano ancora al vaglio della commissione di assegnazione
altre quattro proposte, ossia :

S.Ten. Sergio Denti, Mezzi d'Assalto - Mare Tirreno 1944-45

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Marò Giorgio Agostini, Casale Nenci 25/12/44


Marò Eugenio Bampi, Tarnova 18/1/45
S.Ten. Giovanni Biggio, Castelnuovo Perna 20/3/45

96 Medaglie d'argento al valor militare

122 Medaglie di bronzo al valor militare

245 Croci di guerra al valore militare

A cui si aggiungono 122 encomi solenni, sempre concessi dalla RSI.

Riferimenti postali storici
Al Comando X Flottiglia Mas venne assegnata[125]: Fp. 80015 (dal 4.5.44) e la Fp 81200 (dal 5.3.45); a La Spezia
PdC.781; a Milano PdC.795; a Lonato (BS) PdC.755.

Note
1. ^ La marca di numero ordinale apposta al numero romano (di per sé già ordinale), pur essendo un errore, fu
nondimeno usata dai costitutori del corpo.
2. ^ Cfr. a p. 67 in Antonio Pietra, Guerriglia e contro guerriglia: un bilancio militare della Resistenza, 1943-1945.
Valdagno, G. Rossato, 1997 (http://books.google.it/books?id=-_JmAAAAMAAJ&q=%22X+divisione+MAS%22&dq
=%22X+divisione+MAS%22&source=bl&ots=UlBbpmWfgY&sig=eysMcrMl68rGNlLd3V-myWN8A0E&hl=it&sa=X&
ei=QvMPUOe8Kobssgbv8YHoCg&ved=0CDoQ6AEwAQ).
3. ^ Giorgio Bocca, Storia dell'Italia partigiana, p. 478.
4. ^ a b c d Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Mursia, Milano.
5. ^ a b c Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, CED, 1967.
6. ^ Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia, CED, 1964 et. al.
7. ^ De Gasperi: anche quelli di Salo' difendevano Trieste - Corriere della Sera 11 ottobre 1996, su
archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 19-08-2008.
8. ^ G. Bocca, Storia dell'Italia partigiana, p. 479-480.
9. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pag. 198.
10. ^ Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag 151.
11. ^ Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag 158.
12. ^ a b Giampaolo Pansa, Il gladio e l'alloro, Le Scie, Mondadori editore, Milano, 1991, pag 186.
13. ^ Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag 153-157.
14. ^ Sole De Felice, "La Decima Flottiglia Mas e la Venezia Giulia 1943-1945", Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2003,
pag.53, Relazione giurata del capitano di vascello Agostino Calosi responsabile dell´Ufficio Informazioni della
Regia Marina del Sud nel corso del processo tenuto contro Borghese il 24 novembre 1948 "nel caso specifico
della X Flottiglia Mas debbo dire che a questo comando non arrivarono mai ordini precisi, benché dallo stesso
sollecitati anche telefonicamente".
15. ^ a b Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag. 156.
16. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pag. 160: "I tedeschi fecero numerosi tentativi di penetrare nella caserma della Xª Mas, ma, come scrisse
Borghese, Li respingemmo tutti malgrado l'enorme sproporzione di forze. Nessuno ne ha mai dubitato e, anzi la
fermezza dimostrata dalla flottiglia nella circostanza è stata spesso presa a esempio di ciò che sarebbe stato
possibile fare in quei giorni difficili se si fosse potuto contare su unità altrettanto motivate".
17. ^ a b Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar
Mondadori, 2008, pag. 161.
18. ^ Giorgio Pisanò, op. cit. «Chi vuole rimanere con me a difendere la Flottiglia, resti. Io non me ne vado. Ma chi di
voi ha motivi validi per cercare di raggiungere le famiglie me lo dica. Sarà posto in licenza immediata, salvo il
richiamo che farò non appena le circostanze lo permetteranno».
19. ^ Emanuele Mastrangelo, I canti del Littorio, Lo Scarabeo, Bologna, 2005.

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20. ^ G. Bonvicini, op. cit., pag. 79. Quindici ufficiali chiesero ed ottennero da Borghese regolare foglio di congedo per
non dover partecipare ai rastrellamenti antipartigiani.
21. ^ Emanuele Mastrangelo, I disertori nella RSI, su Il Secondo Risorgimento, III/2004.
22. ^ Un estratto (http://digilander.libero.it/ladecimamas/fronte%20orientale.htm) dal libro di Aurelio Lepre, La storia
della Repubblica di Mussolini. Salò: il tempo dell'odio e della violenza, Mondadori, 1999, ISBN 88-04-48141-2.
23. ^ Intervista (http://digilander.libero.it/ladecimamas/vivarelli.htm) a Piero Vivarelli.
24. ^ Sergio Nesi, Decima Flottiglia nostra..., Mursia, Milano, 1986, pag. 59.
25. ^ Andrea Lombardi, Il comandante Bardelli, Effepi edizioni, Genova, 2005, pag. 24.
26. ^ Carlo Cocut, Forze armate della R.S.I. sulla Linea Gotica, Marvia edizioni, Milano, 2011, pag. 255.
27. ^ Paolo Senise, Lo sbarco ad Anzio e Nettuno - 22 gennaio 1944, Milano, Mursia, 1994, p. 72, ISBN 978-88-4251-
621-7..
«I giornali fascisti che si stampavano a Roma riportavano le cronache di guerra dal fronte di Nettuno».
28. ^ Carlo Chevallard, Diario 1942-1945: cronache del tempo di guerra, a cura di Riccardo Marchis, BLU Edizioni,
2005, p. 252.
«La nostra radio ha parlato ieri di un'offensiva sul fronte di Nettuno.».
29. ^ Giuseppe Rocco, L'organizzazione militare della RSI sul finire della Seconda guerra mondiale, GRECO &
GRECO Editori, 1998, p. 46.
30. ^ Pier Arrigo Carnier, Lo sterminio mancato, Mursia, p. 113.
31. ^ Nino Arena, Storia delle Forze Armate della RSI, vol. 3.
32. ^ Aga Rossi, Bradley Smith. Operazione Sunrise, Mondadori; Pier Arrigo Carnier, Lo sterminio mancato, Mursia.
33. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pag. 180"La graduale avanzata dei comunisti di Tito in Istria spiega perché, a un certo punto, Borghese fece
delle aperture agli Alleati, in particolare alla marina italiana del Sud..".
34. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pagg. 182-183:"Il SIS, guidato dal capitano di vascello Agostino Calosi, aveva ricevuto istruzioni precise
dall'ammiraglio De Courten, divenuto capo di stato maggiore della marina. L'idea era quella di sbarcare in Istria
senza avvalersi dell'aiuto degli Alleati, in modo da non turbare i rapporti con Tito".
35. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori,
2008, pag. 180"In ogni caso, gli Alleati respinsero queste avance, forse con una certa avventatezza"".
36. ^ Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, pag. 403, Lo Scarabeo, Bologna,
2004 "Roosevelt e Eisenhower non volevano rompere assolutamente con "l'amico Stalin" di cui avevano massima
stima e inoltre non si potevano buttare all'aria gli accordi di Yalta".
37. ^ Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, Lo Scarabeo, Bologna, 2004.
38. ^ Massimiliano Capra Casadio, La Decima Mas di Junio Valerio Borghese, i comandi tedeschi e le formazioni
partigiane (http://www.centroginocchi.it/index.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=82&Itemid=18), in I
sentieri della ricerca, n. 5, Centro Studio Piero Ginocchi.
39. ^ ibidem; nonché Pisanò, op. cit.
40. ^ targa commemorativa sul posto.
41. ^ a b Sergio Nesi, Ozegna, 8 luglio 1944, Lo Scarabeo, Bologna, 2008.
42. ^ Mario Bordogna, Junio Valerio Borghese e la Xª Flottiglia MAS, Mursia, Milano, 2007.
43. ^ Circa le catture o - secondo il gergo militare di allora "prelevamenti" di militari in libera uscita o in licenza - si
veda Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, cit., voll. I e II, in particolare riguardo alle disposizioni del gen. Farina
in materia di sicurezza dei militari in libera uscita.
44. ^ Ricciotti Lazzero, "La Decima MAS", pagg. 95-96, Garzanti, Milano, 1984.
45. ^ Ferruccio Nazionale "Carmela" (http://digilander.libero.it/mediaivrea/partigiani05/fernazio.htm).
46. ^ Itinerari della memoria (http://www.anpiivrea.it/publicmono/static/itinerari.shtml), dal sito ANPI di Ivrea.
47. ^ Articolo del settimanale Panorama sul libro "Guerra civile 1943-1945-1948. Una storia fotografica" (http://archivi
o.panorama.it/home/articolo/idA020001030404_6), di Chessa Pasquale.
48. ^ Eventi - I fatti di Valmozzola del marzo 1944 (http://xoomer.virgilio.it/parmanelweb/VALMOZZOLA.htm).
49. ^ A proposito di Decima Mas (http://digilander.libero.it/ladecimamas/pagina3.htm), dal sito di denuncia dell'operato
della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
50. ^ La battaglia e la strage di Forno (http://www.resistenzatoscana.it/index.php?loc=storie&doc=massa_forno), dal
sito resistenzatoscana.it.
51. ^ Ricciotti Lazzero, "La Decima MAS", pagg. 104-105, Garzanti, Milano, 1984.
52. ^ Strage di Borgo Ticino (http://digilander.libero.it/ladecimamas/stragi3.htm), dal sito di denuncia dell'operato della
formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
53. ^ a b L'eccidio di Borgo Ticino (NO) (http://www.anpi.it/xmas/borgoticino.htm) Archiviato (https://web.archive.org/we
b/20080513170833/http://www.anpi.it/xmas/borgoticino.htm) il 13 maggio 2008 in Internet Archive., dal sito
dell'ANPI.
54. ^ Vedi http://digilander.iol.it/ladecimamas/stragi2.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/X%C2%AA_Flottiglia_MAS_(Repubblica_Sociale_Italiana) 16/21
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55. ^ Strage di Guadine (MS) (http://digilander.libero.it/ladecimamas/stragi2.htm), dal sito di denuncia dell'operato


della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
56. ^ Le stragi di civili in Toscana (aprile-settembre 1944) (http://www.romacivica.net/anpiroma/dossier/dossier1d1.ht
m), dal sito Centro studi della Resistenza.
57. ^ L'eccidio di Castelletto Ticino (NO) (http://www.anpi.it/xmas/castelletto_ticino.htm) Archiviato (https://web.archiv
e.org/web/20070702110933/http://www.anpi.it/xmas/castelletto_ticino.htm) il 2 luglio 2007 in Internet Archive., dal
sito dell'ANPI.
58. ^ Secondo altre fonti, si trattava di cinque detenuti per reati comuni, estranei alla Resistenza. Vedi
http://digilander.iol.it/ladecimamas/stragi4.htm
59. ^ Strage di Castelletto Ticino (http://www.resistenzanovarese.it/schede/scheda_castelletto_ticino.pdf) Archiviato (h
ttps://web.archive.org/web/20060510195752/http://www.resistenzanovarese.it/schede/scheda_castelletto_ticino.pd
f) il 10 maggio 2006 in Internet Archive. riporta estratti di un rapporto dell'ufficiale della Decima coinvolto e l'intero
rapporto di un testimone partigiano.
60. ^ L'eccidio di Crocetta del Montello (TV) (http://digilander.libero.it/ladecimamas/stragi5.htm), dal sito di denuncia
dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
61. ^ L'eccidio di Crocetta del Montello (TV) (https://web.archive.org/web/20090305171931/http://www.anpi.it/xmas/cro
cetta.htm), dal vecchio sito web dell'ANPI
62. ^ http://www.ultimacrociata.it/upload/files/n%C2%B001_2008.pdf
63. ^ Antonio Serena, I fantasmi del Cansiglio, Mursia, Milano 2011,p. 86 sgg.
64. ^ Atti del processo contro Junio Valerio Borghese e altri, Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949 ""La Corte,
visti gli articoli...dichiara Junio Valerio Borghese, Ungarelli Ongarillo, Del Giudice Guido e Marinucci Filippo,
colpevoli del reato di collaborazione militare. Esclusa per Valerio Borghese la partecipazione ai fatti di omicidio di
Borgo Ticino, Castelletto Ticino, Crocetta di Montello, nonché a quello di saccheggio". Questi ultimi erano i fatti
imputati per i crimini di guerra. "Condanna il Borghese a 12 anni di reclusione,[...]. Condonati: 9 anni a Junio
Valerio Borghese".
65. ^ Si veda l'estratto dall'elenco reperito nel 1994 presso la Procura Generale Militare in Italia per le sole posizioni
che richiamano a militari della Decima Mas (http://digilander.libero.it/ladecimamas/inc_insab.htm), riportato sul sito
di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
66. ^ a b Le "imprese" della Decima MAS - Una carriera di furti e rapine (http://anpi-lissone.over-blog.com/40-categorie
-10127204.html) Archiviato (https://web.archive.org/web/20121212232501/http://anpi-lissone.over-blog.com/40-cat
egorie-10127204.html) il 12 dicembre 2012 in Internet Archive., dal sito dell'ANPI.
67. ^ Sergio Nesi, Decima flottiglia nostra..., Edizioni Mursia, Milano, 1986, pag. 303.
68. ^ cfr. infra.
69. ^ Cfr, National Archives and Recording administration, RG226 Records of OSS, faldoni vari; Sergio Nesi, Junio
Valerio Borghese, Lo Scarabeo, Bologna.
70. ^ Sergio Nesi, ibidem.
71. ^ Sergio Nesi, Decima flottiglia nostra..., Lo Scarabeo, Bologna, 2008.
72. ^ Carlo Cucut, Le Forze Armate della RSI, Gruppo Modellismo Trentino di studio e ricerca storica.
73. ^ G.Bonvicini, Decima marinai! Decima Comandante! La fanteria di Marina 1943-1945, Milano, Mursia, 1998, pag.
183.
74. ^ Anno VI - 1997, n° 5 - De Padova (http://tabularasa.altervista.org/1997/5_padova.htm).
75. ^ L'Ufficio Stampa e Propaganda fu costituito alla Spezia il 9 settembre 1943 e disciolto a Milano il 26 aprile 1945.
Il responsabile fu il sottotenente di vascello Pasca Piredda.

Servizi

Propaganda: resp. capitano di corvetta Cocchia


Stampa: resp. tenente Genta e tenente Zanfagna
Radio: resp. capitano Bruno Spampanato
Fotografia: resp. tenente Elio Luxardo
Giornale ufficiale della Xª Mas: La Cambusa
.
76. ^ Comandante : Ausiliaria Fede Arnaud- Costituito a Roma nel 1944 come centro assistenza per i feriti in afflusso
dal fronte di Nettunia, venne successivamente trasferito a La Spezia e poi a Sulzano per un corso
d'addestramento. Un secondo corso venne tenuto a Grandola, ed un terzo a Col di Luna.
77. ^ Costituito nel novembre 1943 (C.C. Umberto Bardelli), si distinse in combattimento sul fronte di Nettunia e nella
difesa di Roma. Partecipò successivamente ai combattimenti contro i partigiani jugoslavi nelle zone del Bosco di
Cansiglio, nel Goriziano e nella Selva di Tarnova. Nel marzo 1945 fu inquadrato nel 1º Gruppo di Combattimento
della "Divisione Decima".
78. ^ Costituito a La Spezia tra gennaio ed aprile 1944 (C.C. Corrado de Martino). Operò in funzione antipartigiana in
Garfagnana, Lunigiana e Piemonte, prima di essere trasferito al fronte sulla linea del Senio come parte del 1º
Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
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79. ^ Costituito a La Spezia nell'ottobre 1943 (Cpt.G.N. Nino Buttazzoni). Inizialmente suddiviso in distaccamenti (1ª
Cp. a difesa del Ministero della Marina a Montecchio Maggiore, 4ª Cp. in Val d'Intelvi, Cp."Ceccacci" a Treviso per
addestramento sabotatori, Compagnia comando ad Asiago) partecipò successivamente ad azioni antipartigiane in
Piemonte ed ai combattimenti contro i partigiani jugoslavi in Friuli e Venezia Giulia. Nel marzo 1945 fu inquadrato
nel 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
80. ^ Costituito a La Spezia nel marzo 1944 (Com. Corallo). Operò in funzione antipartigiana in Valle d'Aosta,
Piemonte, Veneto e Friuli, distinguendosi in combattimento contro i partigiani jugoslavi nella Selva di Tarnova.
Venne poi inquadrato nel 2º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
81. ^ Costituito a Pavia nel Settembre 1943 con personale brevettato alla Scuola Guastatori del Genio di Banne (Cpt.
Manlio Morelli). Il reparto si aggregò alla Xª nel marzo 1944, partecipando con il resto della divisione ai
rastrellamenti nella zona di Ivrea per poi trasferirsi in Friuli nel goriziano e nella zona del Meduna, distinguendosi in
combattimento contro le formazioni jugoslave. Era parte del 2º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
82. ^ Costituito a La Spezia nell'aprile 1944 (C.C. Bernardino Fumai), a partire dalla disciolta Compagnia autonoma
"Mai Morti". Partecipò ai grandi rastrellamenti antipartigiani in Piemonte per poi trasferirsi in Friuli contro i partigiani
jugoslavi nella zona di Salcano, distinguendosi nei combattimenti di Casale Nenzi. Era parte del 2º Gruppo di
Combattimento della "Divisione Decima".
83. ^ Costituito a partire dal febbraio 1944 a La Spezia (Magg. Guido Boriello).
84. ^ Il gruppo partecipò ai combattimenti sul fronte di Nettunia, in supporto al Battaglione "Barbarigo", per poi operare
nel settore Veneto e Friulano.
85. ^ Il gruppo operò in supporto alle unità della Divisione contro gli jugoslavi ed entrò successivamente a far parte del
1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
86. ^ Il gruppo non divenne mai pienamente operativo.
87. ^ Parte del 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
88. ^ Formato nel 1944 (C.C. Filippo di Bernardo) nel quadro della costituzione delle unità di supporto divisionali.
Sostenne le attività dei reparti da combattimento contro i partigiani jugoslavi, ed entrò successivamente a far parte
del 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
89. ^ Costituito inizialmente come unità di guarnigione a protezione degli enti territoriali della Marina Repubblicana
dislocati sul Lago Maggiore. Operò in funzione antipartigiana in Valdossola e Valle Strona, per poi venire assorbito
nella "Divisione Decima" come Battaglione complementi. Entrò successivamente a far parte del 2º Gruppo di
Combattimento della "Divisione Decima".
90. ^ Costituito a La Spezia nel febbraio 1944, operò nell'addestramento del personale dei reparti speciali della
Divisione prima al Lido di Camaiore, poi a Piacenza ed a Portese sul Garda ".
91. ^ Costituito nel giugno 1944 a Bordeaux (Francia) con personale in esubero di Betasom. Rientrò in Italia
nell'agosto 1944".
92. ^ Costituito a Montecchio Maggiore nel gennaio 1945, operò come guarnigione delle locali sedi comando della
Marina Repubblicana ".
93. ^ Costituito a Genova nel marzo 1944 su iniziativa del Capo di I Classe Felice Bottero, rimase fino alla fine
inquadrato da soli sottufficiali con l'eccezione dell'ufficiale medico e di due tenenti dell'Esercito. Operò nella difesa
costiera (comprese le batterie di Sturla, San Remo e Sampierdarena) e fornì rincalzi ai battaglioni "Lupo" e
"Barbarigo" ed al Distaccamento "Milano".
94. ^ Costituito a Trieste nel dicembre 1944, rimanendo sempre parte della guarnigione della città.
95. ^ Costituito ad Arona nel maggio 1944, a difesa della Scuola Mezzi d'Assalto di Superficie di Sesto Calende.
96. ^ Costituito a Venezia nel febbraio 1944, con compiti di guarnigione. Una compagnia fu distaccata in supporto del
battaglione "Valanga in Val Meduna e nella Selva di Tarnova.
97. ^ Costituito a Montorfano nel maggio 1944 come unità di supporto ed addestamento per il battaglione "NP".
98. ^ Costituito a Torino nel marzo 1944, a difesa degli stabilimenti FIAT.
99. ^ Costituito a Milano nel giugno 1944 per la difesa del comando della Xª in Piazza Fiume, e successivamente
rinforzato con una compagnia del Battaglione "Risoluti" e la Compagnia operativa "O".
100. ^ Costituito a Roma nel 1944 per compiti amministrativi, servì da comando tappa per il Battaglione "Barbarigo" e
da centro reclutamento.
101. ^ Costituito a Torino nel giugno 1944 sulla forza di una Compagnia con compiti di guarnigione, assorbì
successivamente il distaccamento "Umberto Cumero" ed altre unità fino ad assumere la consistenza di un
Battaglione.
102. ^ Costituita a Ravenna, servì come guarnigione dell'isola di Cherso.
103. ^ Costituita a Fiume nel maggio 1944 con compiti di guarnigione.
104. ^ Costituita a Trieste nell'ottobre 1943, venne successivamente trasferita a Novara e successivamente sciolta a La
Spezia per motivi disciplinari.
105. ^ Costituita a La Spezia nel luglio 1944 a difesa del comando della Xª. Quando il comando si trasferì a Milano,
venne assorbita dal locale Distaccamento.
106. ^ Costituita a Pola con personale in esubero del 3º Reggimento "San Marco" della RSI per la protezione della
locale Base Sommergibili CB.

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107. ^ Costituito a Gavirate, servì inizialmente a difesa dello Stato Maggiore della Marina Repubblicana a Lonato e poi
a difesa del comando della Xª a Milano.
108. ^ Costituita a Lerici nel gennaio 1944 a partire da natanti di recupero della locale Sezione MAS. Operò
successivamente da Porto Santo Stefano, Bocca d'Arno, nuovamente Lerici ed infine Sanremo.
109. ^ Basato a Sesto Calende.
110. ^ Costituita a La Spezia nel gennaio 1944, operava nel trasporto e recupero degli informatori dietro le linee
Alleate.
111. ^ Basata inizialmente a Fiumicino (gennaio 1944), poi trasferita a Marina di Pisa, Disattivata nell'agosto 1944.
112. ^ Basata a Villefranche-sur-Mer (Francia) a partire dal gennaio 1944.
113. ^ Operativa dall'isola di Brioni, sulle coste dell'Istria.
114. ^ Basata inizialmente a Portofino e successivamente trasferita a Portorose (Istria).
115. ^ Costituita per operare sui mezzi d'assalto subacquei SLC e SSB non ebbe impiego operativo per la mancanza di
mezzi avvicinatori.
116. ^ L'unita inquadrava i nuotatori d'assalto "Gamma" (G = Guastatori) della Xª. Inizialmente basata a La Spezia,
venne successivamente trasferita a Valdagno.
117. ^ Costituito a Genova, avrebbe dovuto fornire l'equipaggio ed il supporto al sommergibile Aradam, recuperato
dall'autoaffondamento, i cui lavori di riparazione e trasformazione in sommergibile avvicinatore per gli SLC e SSB
non vennero mai ultimati. Il Gruppo venne sciolto nel settembre 1944, dopo l'affondamento del sommergibile
ancora in allestimento nel corso di un bombardamento.
118. ^ Basata a La Spezia, inquadrava i sommergibili tascabili Classe CA CA.1, CA.3 e CA.4, recuperati
dall'autoaffondamento. Non ebbe impiego operativo.
119. ^ Basata a Pola, la squadriglia inquadrava il sommergibile tascabile CM.1 ed il pari classe CM.2 (mai ultimato), ed
i sommergibili tascabili Classe CB (da CB.13 a CB.26, gli ultimi cinque mai completati o collaudati). Svolse una
limitata attività addestrativa e di trasporto informatori.
120. ^ La Repubblica Italiana non riconosce i conferimenti di medaglie, decorazioni ed onorificenze concessi dalla
Repubblica Sociale Italiana.
121. ^ 79 - Albo d'Oro del valore (http://www.repubblicasocialeitaliana.eu/pagine/storia/rsi%20la%20guerra%20in%20it
alia/volume3%201945/pagine/079.htm).
122. ^ Questa MOVM della RSI fu concessa alla memoria, ignorando che il GM Tognoloni, prigioniero degli americani,
era in realtà sopravvissuto alle gravissime ferite riportate.
123. ^ Motivazione della medaglia : Ufficiale Comandante di Plotone Fucilieri inviato in rinforzo a reparto duramente
provato, riusciva con i propri uomini a contenere per molte ore la straripante pressione avversaria. Invitato dai
superiori a ritirare il Plotone ormai duramente provato, insisteva nel condurlo ancora una volta al contrattacco.
Ferito,a chi tentava di porgergli di aiuto, ordinava di non pensare a lui. Trascinatosi nelle linee italiane e vista la
situazione ormai insostenibile, dopo avere con grande freddezza dato ai pochi superstiti le disposizioni per il
ripiegamento ed essersi assicurato che il movimento si effettuava con il salvataggio di tutte le armi, si scagliava
contro il nemico irrompente con la pistola in pugno e lanciando le ultime bombe a mano, fin quando veniva travolto
dalle forze corazzate nemiche avanzanti. Meraviglioso esempio di cosciente, eroico sacrificio per l'onore e la
grandezza della Patria. Fronte di Cisterna, 23 maggio 1944.
124. ^ Motivazione della medaglia: Ufficiale superiore di belle qualità e di provata esperienza, sorretto da uno slancio e
da una fede senza limiti, tre volte decorato al valore; primo comandante del Barbarigo, che per sua travolgente
iniziativa per primo si allineò con gli alleati germanici sulla testa di ponte di Nettuno, si recava volontariamente e
coscientemente con le esigue forze in una zona notoriamente infestata da bande ribelli. Giunto nella piazzetta del
paese di Ozegna cercò di esercitare opera di persuasione sugli sbandati deprecando la lotta fratricida voluta e
sovvenzionata dall'oro dei nemici della Patria. Circondato a tradimento insieme ai suoi pochi uomini da forze
preponderanti che gli intimavano la resa rispondeva con un netto rifiuto e fatto segno a violentissimo fuoco di armi
automatiche postate agli sbocchi delle vie di accesso alla piazza si batteva con leonino furore incitando
continuamente i pochi uomini di cui disponeva. Colpito una prima volta al braccio continuava a sparare con una
mano sola, colpito una seconda volta ad una gamba continuava a far fuoco sino all' esaurimento delle munizioni.
Nuovamente colpito cadeva falciato da una raffica al petto con il nome d'Italia sulle labbra. Fulgido esempio di
eroismo, di altissimo senso dell'onore, di attaccamento al dovere e di dedizione completa alla Patria adorata.
Ozegna, 8 luglio 1944.
125. ^ La "Decima Flottiglia MAS", xflottigliamas. (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2010).

Bibliografia
A cura di Victoria de Grazia e Sergio Luzzatto, Dizionario del fascismo, volume primo, Einaudi editore, 2002
Nino Arena, Storia delle Forze Armate della RSI, Ermanno Albertelli
Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Mursia, Milano
Mario Bordogna, Junio Valerio Borghese e la Xª Flottiglia MAS, Mursia, Milano, 2007. ISBN 978-88-425-3877-6
Sergio Bozza, Decima! Gli ennepì si raccontano, Greco e Greco, 1997 ISBN 978-88-7980-132-4
Nino Buttazzoni,Solo per la bandiera. I nuotatori paracadutisti della marina, Mursia, Milano, 2002
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2/5/2018 Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana) - Wikipedia

Arrigo Carnier, Lo sterminio mancato, Mursia, Milano


Sole De Felice, La Decima Flottiglia Mas e la Venezia Giulia 1943-1945, Ediz.Settimo Sigillo
Aurelio Lepre, La storia della Repubblica di Mussolini. Salò: il tempo dell'odio e della violenza, Mondadori, 1999,
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R.Maculan, M.Gamberini, Battaglione Fulmine - X Flottiglia Mas, Menin Edizioni, Schio (Vi), 2009 ISBN 978-88-
89275-11-5
Sergio Nesi, Decima flottiglia nostra..., Lo Scarabeo, Bologna, 2008
Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, Lo Scarabeo, Bologna, 2004
Sergio Nesi, Ozegna, 8 Luglio 1944, Lo Scarabeo, Bologna, 2008 ISBN 978-88-8478-116-1
Sergio Nesi, Rivisitando storie già note di una nota Flottiglia - parte seconda, Lo Scarabeo, Bologna, 2000
Marino Perissinotto, Duri a morire - storia del Battaglione Barbarigo, Ermanno Albertelli
Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, CDL Edizioni, Milano, 1994
Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia, CDL Edizioni, Milano, 1994
Giuseppe Rocco, L'organizzazione militare della RSI sul finire della Seconda Guerra Mondiale, Greco & Greco
Editori, Milano 1998

Voci correlate
Armadio della Vergogna
Battaglia di Tarnova
Campo della Memoria
Crimine di guerra
Comitato di Liberazione Nazionale
Guerra civile in Italia (1943-1945)
Guerra di liberazione italiana
Marina Nazionale Repubblicana
Repubblica Sociale Italiana
Resistenza italiana

Altri progetti
Wikisource contiene il testo completo dell'Inno della X Flottiglia MAS
Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene immagini o altri file sulla Xª
Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana) (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Decima_Flottig
lia_MAS?uselang=it)

Collegamenti esterni
La Decima MAS (http://digilander.libero.it/ladecimamas), sito con descrizione dei crimini di guerra commessi dalla
Decima
Pagine Web sulla Xª MAS (https://web.archive.org/web/20060928153014/http://www.anpi.it/xmas/)
dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI)
Decima MAS Network (http://www.decima-mas.net), sito sulla Decima Mas con pagine dell'Associazione Culturale
Decima Flottiglia M.A.S.
Associazione combattenti Xª Flottiglia MAS (http://www.associazionedecimaflottigliamas.it), sito di reduci
(EN) Comando Supremo (http://www.comandosupremo.com/Decima.html), un sito sulle forze armate italiane nella
seconda guerra mondiale
La Decima Flottiglia MAS e il fronte orientale (https://web.archive.org/web/20060830184120/http://www.italia-rsi.or
g/farsixa/decimaveneziagiulia.htm), un approfondimento sulla presenza della Decima Mas in Istria, all'interno di un
sito espressamente neofascista
Malta 2: Una attenta ricostruzione storica dell'azione della Xª Mas della Regia Marina (http://www.altomareblu.co
m/malta-2-lino-mancini/). Avvenuta la notte tra il 25 ed il 26 luglio 1941, la ricostruzione storica è realizzata da
Lino Mancini.

https://it.wikipedia.org/wiki/X%C2%AA_Flottiglia_MAS_(Repubblica_Sociale_Italiana) 20/21
2/5/2018 Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana) - Wikipedia

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