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diretta da
Stefano Trinchese
3
Comitato scientifico:
prefazione di
Maurizio Antonioli
Textus
Realizzazione editoriale
Textus s.r.l.
Consulenza editoriale
Stefania De Nardis
Progetto grafico
Andrea Padovani
ISBN 978-88-87132-62-5
Indice generale
Appendice 227
«Il Pensiero» di Di Sciullo 227
I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 230
Lettera di Umberto Postiglione ai genitori 238
con alcune belle pagine nelle quali l’autore insegue, ad uno ad uno, i princi-
pali esponenti dell’anarchismo abruzzese nei luoghi in cui una vera e propria
diaspora li aveva sospinti. Partendo da località come Acciano, Paganica, L’A-
quila, Fontecchio, Teramo, Canistro, Castellamare Adriatico, Castel di Ieri,
Lanciano, Rocca Di Mezzo, Ortona, Pratola Peligna, Raiano, gli anarchici
abruzzesi si recavano in Argentina, Germania, Lussemburgo, Francia, Spa-
gna, o a New York, Boston, Detroit come in altre città degli Usa fuoriu-
scendo dalla «caserma di disciplina» che era l’Italia fascista, per dirla con le
parole di Luigi Meta, cercavano e trovavano nuove battaglie da combattere
per la libertà propria e altrui, poiché «anche in America c’erano schiavisti e
usurpatori senza scrupoli».
Scompaginato dalla dittatura e ricomposto su basi internazionali, il mo-
vimento anarchico – e al suo interno i molti militanti abruzzesi – attraversava
le tappe della guerra di Spagna, e poi della seconda guerra mondiale.
L’esperienza dell’immediato dopoguerra, qui ben sintetizzata con l’ana-
lizzare la vicenda di Quirino Perfetto, macchinista ferroviere e segretario
della Federazione anarchica abruzzese del biennio rosso, spesosi per una rior-
ganizzazione del movimento, conclude l’arco temporale affrontato dal libro.
E richiama nuovamente la volontà di una lunga generazione di militanti,
dopo un ventennio di dittatura, di ribadire la propria “storia affermata”.
Maurizio Antonioli
Il movimento anarchico abruzzese
1907-1957
Anni di guerra
Premessa
1 Sull’andamento della settimana rossa si veda L. Lotti, La Settimana Rossa, Le Monnier, Firenze 1972.
16 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
L’avvento del regime liberale e la fine del domicilio coatto non avevano
certo impedito alla polizia di porre ancora gli anarchici più attivi “nell’im-
possibilità di nuocere” ma la nuova realtà aveva offerto spazi di organizza-
zione e di propaganda mai sperati prima. Lo Stato non si presenta più come
l’aggressore cieco nei confronti del movimento sovversivo, in quanto tollera
certe libertà che permettono la funzionalità di un gruppo, la creazione di
una federazione, una certa programmazione di conferenze di propaganda,
la vita e la diffusione di periodici e di altre pubblicazioni, l’organizzazione
di convegni locali e regionali. Per gli anarchici, dunque, era stato nuova-
mente possibile reinserirsi fattivamente nella realtà e riguadagnare così il
tempo perduto nel periodo della “caccia al malfattore”, di cui erano stati le
vittime privilegiate.2 Un passaggio molto significativo è rappresentato dal
congresso anarchico nazionale di Roma (16-20 giugno 1907), che dava defi-
nitivamente il via al processo di ricerca e definizione della fisionomia e del-
l’azione di un’organizzazione anarchica italiana di sintesi. Il congresso aveva
visto la partecipazione di trentasette gruppi e federazioni locali per un totale
di quarantatre località rappresentate, tra cui Chieti, con la partecipazione
di Camillo Di Sciullo.3 Complessivamente erano intervenuti oltre un cen-
tinaio di militanti, quasi tutti operai («tranne due o tre avvocati e tre o quat-
tro studenti»), che approvavano definitivamente il programma
malatestiano.4 Importante anche il convegno romano della Federazione so-
cialista-anarchica laziale (Fasl) del novembre 1905, dove, tra le altre, si erano
registrate le presenze di Guido Pighetti e Francesco Ippoliti, in rappresen-
tanza rispettivamente del gruppo socialista-anarchico aquilano “Louise Mi-
chel” e del Circolo “Il Progresso” di San Benedetto dei Marsi. Gli intervenuti,
«dopo ampia discussione circa la partecipazione alle organizzazioni operaie,
considerando che è necessario aderirvi, dicono che è utile parteciparvi, te-
nendo però tattica intransigentemente coerente ai loro principii; e perciò
concludono che entrando nelle organizzazioni operaie, devono operare se-
2 G. Cerrito, Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa, Samizdat, Pescara 2001, pp. 47-48. Si veda
anche il paragrafo «Il Pensiero» di Di Sciullo nell’Appendice. Per una storia politica e sociale dell’Italia 1894-
1897 si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1774-
1829. Per una storia economica dell’Italia di fine secolo si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi,
tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 111-129. Per una storia politica e sociale dell’Italia 1897-1900
si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1830-1866.
3 Cfr. ACS, CPC, b. 1819, f. ad nomen.
4 Sull’andamento del congresso si veda G. Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano
e internazionale (1872-1932), Franco Angeli, Milano 2003, pp. 464-473.
anni di guerra 17
5 Il convegno romano della Fasl si tiene sotto la regia di Luigi Fabbri e Libero Merlino. L’assise
è incentrata sul seguente ordine del giorno: l’organizzazione del partito, il programma malatestiano, il
sistema di federazione fra i gruppi, la partecipazione degli anarchici nelle organizzazioni di mestiere,
la stampa libertaria. Cfr. Il convegno anarchico laziale, «Il Messaggero», Roma, 14 novembre 1905.
6 Si veda il paragrafo I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 nell’Appendice.
7 Su Carlo Tresca cfr. DBAI, vol. II, pp. 623-626.
8 Su Augusto Castrucci cfr. DBAI, vol. I, pp. 346-349.
18 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Da qualche tempo il nostro movimento si è rafforzato per la venuta nelle nostre file di
un nucleo di giovani, attivi ed intelligenti, i quali – dopo aver vagliato i criteri dei partiti
politici che tendono a conquistare i pubblici poteri per dar [illeggibile] dei demagoghi,
si sono convinti della bontà e realizzabilità dell’Idea anarchica che vuole organizzata la
società umana senza privilegi e senza autorità, promettendo “a ciascuno secondo i pro-
pri bisogni” e pretendendo “da ciascuno secondo le proprie forze”. Fra breve questi
nuovi e coraggiosi militi dell’Ideale si ordineranno in gruppo per attivare la propaganda
libertaria fra gli oppressi lavoratori e per strapparli dalle spire di un nuovo circolo ari-
stocratico sfruttatore.
Il gruppo anarchico giuliese si solleva, si agita, si muove.12
I sindacalisti debbono convincersi che di fronte all’azione statale vi è una sola forma di
azione sindacale: quella compenetrata di anarchismo, negante al potere politico il di-
ritto di imporsi alle masse. Quando i sindacati di mestiere più non ammetteranno che
gli organizzati nutrano delle speranze dall’invio di loro rappresentanti al parlamento,
la questione di principio dell’abolizione dello Stato sorgerà inevitabilmente […]. Tutto
ora sta qui: il sindacalismo, o è anarchico, o non è. Un lungo passo in questo senso è
stato fatto al congresso di Bologna [1910]. E questo passo tende ad avvicinare mag-
giormente i sindacalisti agli anarchici.18
delle linee ferroviarie aveva innestato anche in Abruzzo molti degli aspetti ti-
pici della società industriale. Era arrivata gente istruita, che «vista la miseria
culturale, si adopera per aprire scuole serali gratuite, circoli ricreativi e spor-
tivi, varie forme di socializzazione ed istruzione popolare, fondando giornali
e collaborando a quelli che già esistono». Non è certamente semplice far com-
prendere a chi «si appresta ad uscire dalle tenebre dell’analfabetismo, dall’ab-
brutimento della miseria, dalla paura e dalla sudditanza sociale, dalle tante
forme di dipendenza morale e materiale, che attraverso un governo di popolo,
attraverso l’organizzazione sindacale si può raggiungere, con una società di
eguali, un benessere che oggi ci appare ancora come il sogno utopico di una
romantica minoranza alimentata dai testi di Bakunin e Proudhon». Allo stesso
tempo, è difficile «e diventa eroico, quando le autorità costituite, ravvisando
in questi uomini e nelle loro idee di emancipazione sociale e civile una seria
minaccia al loro status quo, cercano con tutti i mezzi, compreso il ricatto verso
le famiglie, la galera, il licenziamento, la perdita di ogni diritto civile, di osta-
colare in tutti i modi che queste idee diventino patrimonio comune». Da qui
l’indispensabile e necessaria lotta di classe per abbattere il capitalismo e lo
sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la società così divisa in esecutori e diri-
genti, il privilegio fondato sull’accaparramento delle ricchezze e delle cono-
scenze. In questi termini, l’organizzazione dei lavoratori diviene centrale per
infondere i principi della solidarietà, dell’uguaglianza, del mutuo appoggio,
dell’importanza della socializzazione universale dell’istruzione per impedire
la formazione di minoranze di eruditi che, monopolizzando il sapere, potreb-
bero poi, grazie a questa maggiore conoscenza, monopolizzare il potere po-
litico ed economico. Per il proletariato della valle sulmonese si tratta a tutti
gli effetti di un nuovo modo di pensare e di vivere, «che cerca di scuotere i
vecchi legami, un mondo che attraverso l’opera educatrice dei ferrovieri, si
istruisce, reclama una propria fisionomia e che finalmente può mandare i pro-
pri figli a scuola, vestirli, fargli calzare le scarpe, così come fanno da sempre i
figli dei signori».20 Sulle colonne de «La Locomotiva», ad esempio, uscivano
sistematicamente editoriali e articoli di questo tono:
Io conosco una sola divisione, vera, netta, logica, il nessun contatto, la guerra a oltranza,
senza requie, senza quartiere, fra l’esercito degli sfruttati e quello degli sfruttatori […
]. I ferrovieri dovranno essere necessariamente uniti, concordi […] e se idealmente un
distacco, una netta divisione dovrà esservi, sarà di noi oppressi contro gli oppressori. I
ferrovieri, come del resto i lavoratori tutti, ricordiamolo, hanno solo due nemici: lo
Stato, il Capitale. È contro questi, o compagni, che vanno affilate le armi, per
debellarli.21
La settimana rossa
Gli anni che precedono la settimana rossa scorrono segnando anche l’Abruzzo
con una serie di agitazioni di classe nella gran parte promosse e coordinate
dalle organizzazioni sindacali ferroviarie.25 Ma non solo. Le colonne della
prima pagina de «Il Libertario», ad esempio, riferiscono dettagliatamente sui
fatti di Balsorano, dove circa duecento contadini, per lo più donne, si mobi-
litano contro l’applicazione della tassa sul focatico concentrandosi davanti al
municipio. All’arrivo dei carabinieri i manifestanti rispondono con una sas-
saiola. I militi sparano, indirizzando verso la folla colpi d’arma da fuoco. Il bi-
lancio è di un morto e due feriti gravi tra i manifestanti per colpi di moschetto;
di diversi feriti tra la forza pubblica per i sassi.26 Tra gli imputati ritenuti or-
ganizzatori del moto finisce anche l’ex-sindaco repubblicano Raffaele De Me-
dici, indagato per aver anche preso parte ad un convegno anarchico ad
Arsoli.27
[Ciarrocca, Aquila, 22 luglio 1909] Ogni anno 80 o 90 mila padri di famiglia devono
vestire di nuovo la solita e odiosa casacca, abbandonare i propri interessi e la propria fa-
miglia per oltre un mese. Quest’anno la chiamata sotto le armi è stata fatta proprio a lu-
glio, mentre il grano biondeggia nei solchi, proprio nel mese in cui urgono le braccia,
nel mese di maggior attività in campagna. Chi rimedierà a questa iniqua disposizione?28
Tali istanze andranno non troppo tardi a saldarsi a quelle espresse dagli
schieramenti anticolonialisti e quindi a caratterizzare le mobilitazioni per
la libertà di Augusto Masetti e dei prigionieri politici.29
Partecipatissime sono anche le mobilitazioni di protesta contro l’assas-
sinio di Francisco Ferrer y Guardia, attorno alla cui figura e opera si erano
diffuse tra la popolazione una straordinaria solidarietà e una grande sensi-
bilità pedagogica di natura progressista, libertaria e antiautoritaria ma, so-
prattutto, antidogmatica:30 «l’anima umana è assolutamente e ferocemente
anarchica, insofferente, perciò, di qualunque forma di dominio, inflessibile
nei desideri d’una vita completamente libera e varia, senza restrizioni, senza
disciplina alcuna: il senso religioso, nato dalla paura, la forzò ad una certa
umiliazione della sua istintiva tracotanza».31 Chiudendo in modo tragico
l’esperienza dell’Escuela Moderna di Barcellona, l’uccisione del pedagogo
catalano rafforza nel movimento una forma per lo più nuova di anticlerica-
lismo che da qualche anno aveva preso piede: quella della «guerra al prete»,
contro l’influenza della chiesa cattolica nella vita sociale, civile e politica: «il
re aveva interesse di sbarazzarsi di un anarchico; la classe aristocratica d’af-
francarsi d’un dotto pericoloso; il clericale, il cattolico di massacrare il fon-
datore della scuola moderna».32 «Grida oggi il tuo sangue, o Francesco Fer-
rer […] Per il tuo sangue giuriamo di continuare la lotta contro la bestialità
superstiziosa e contro tutte le istituzioni che da quella si ispirano […], di
combattere tutti gli alleati del clericalismo […], di demolire la feroce men-
zogna clericale! Schiacciare l’infame!».33 «Nessuna tolleranza verso gli in-
tolleranti! […] Troppo spesso al partito del prete si è concessa la libertà di
minare la libertà stessa. Da troppi secoli questa triste minoranza continua
ad essere dannosa alla civiltà e al progresso: quando un organo è in cancrena,
prima che per esso s’infetti l’intero organismo, è necessario amputarlo!».34
Nuove figure di sovversivi già da tempo avevano iniziato a prendere di mira
cerimonie cattoliche, preti e processioni, intese come manifestazioni pub-
bliche clericali a tutti gli effetti contro cui la necessità della pratica dell’a-
zione diretta. Basti pensare che all’Aquila l’ingresso del nuovo arcivescovo
era passato alle cronache per gli scontri di piazza Duomo tra anticlericali e
forze dell’ordine.35 Tra il 1909 e il 1912, comizi, manifestazioni di protesta
e commemorazioni pro-Ferrer dilagano inaspettatamente quasi ovunque e
agli appelli la popolazione risponde in massa, a testimonianza della radica-
lizzazione delle posizioni. Ve ne sono echi anche nei centri più piccoli della
regione, organizzate, in alcuni casi, da comitati costituitisi sul momento gra-
zie all’attivismo dei singoli militanti.36
Un inedito fiorire di iniziative editoriali e di incontri di propaganda,
infine, va ad arricchire il quadro generale. Tra il 1907 e il 1912 vedono la
luce in Abruzzo i seguenti periodici, tutti stampati presso la Tipografia del
Popolo di Di Sciullo:
«Il Foglio Anarchico», Individualista (1907-1908), diretto all’Aquila da
Francesco Piccinini:
AMICI e COMPAGNI,
nei primi di gennaio, fra le molteplici, rauche ed equivoche voci dell’ambidestro gior-
nalismo aquilano, suonerà forte e disdegnosa la voce di un nuovo periodico mensile
«Il Foglio Anarchico», con fisionomia vasta e sincera, con irrefrenabili slanci di non
31 F. Piccinini, Lo spirito delle religioni costituite, «Il Foglio Anarchico», 7 giugno 1908.
32 Franciscus Ferrer, «L’Abruzzo Radicale», 16 ottobre 1910.
33 L’assassinio di Francesco Ferrer perpetrato dai gesuiti e dalla soldataglia spagnola. L’esecrazione di tutto
il mondo civile, «L’Avvenire», 17 ottobre 1909. Sul periodico cfr. SPAM, pp. 58-59.
34 Distruggendo la potenza clericale, Ivi, novembre 1909.
35 Cfr. L’arrivo dell’arcivescovo, Ivi, 12 aprile 1908.
36 Sulle mobilitazioni pro-Ferrer in Abruzzo si veda E. Puglielli, Anticlericalismo e laicità nel so-
26 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Uscirà in Chieti il giornale anarchico «Nihil» a cui potranno collaborare insieme agli
intellettuali dell’anarchismo, tutti quei giovani che si sentissero la forza e il coraggio
di affrontare la lotta per l’Idea in questa plaga d’Abruzzo dove si ebbe campo di soffo-
care grida di verità e si soppressero uomini. Invitiamo i nostri compagni d’ogni paese
ad assicurare almeno per dieci numeri la vita di questo modesto ma battagliero foglio
che inizierà le sue pubblicazioni commemorando l’eccidio del 22 Gennaio 1905.
La redazione del Nihil.39
ad nomen.
43 A Chieti, ad esempio, viene promossa una sottoscrizione pro-tipografia de «Il Libertario». A
Giulianova si organizza un gruppo di sostenitori e diffusori alquanto numeroso, composto da: Angelazzi
Attilio, Bentivoglio Francesco, Brancaccio Giuseppe, D’Antonio Alfonso, De Angelis Cesare, De Fi-
lippo Attilio, Di Donato Domenico, Di Sabatino Aldo, Franchi Alessandro, Franchini Domenico, Ga-
sparetti Romolo, Gasparini Ivo, Giliuicci Canzio, Lattanzi Gino, Lelli Francesco, Mancini Nicola,
Mazzocchi Nicola, Nanni Oliviero, Panzio Mario, Pica Alessandro, Ridolfi Luigi, Solipaca Edoardo,
Solipaca Ercole, Squarcetta Armando, Torquato Giovanni, Vittorio Sebastiani (Cfr. «Il Libertario»
del 22 agosto 1912).
28 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
La liberazione del lavoratore deve essere opera del lavoratore medesimo. Il popolo cre-
dulone commette errori sopra errori, eleggendo dei fanatici, degli ambiziosi, che quando
si rinchiudono nel teatro di Montecitorio tutto pensano e tutto discutono fuorché l’inte-
resse del popolo. Gli operai non si debbono combattere fra loro, ma organizzarsi, affra-
tellarsi, per combattere energicamente contro la classe borghese e contro lo Stato!51
marxismo e anarchismo a confronto sul terreno dei fatti, La Rivolta, Catania 1978.
30 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Argenta, Parma, Piombino e venti altre località sono le tappe più note della reazione di
questi ultimi tempi. Ma quante vittime sparse per tutt’Italia, quanti esuli, quanti, quanti
carcerati, quanti – anche – assassinati dal piombo regio, mentre la pallida Maria Rygier,
ferocemente colpita con altri parecchi dalla giuria bolognese, lentamente si spegne in una
cella squallida delle Mantellate in Roma!
lavoratori,
Sono i difensori della vostra causa, i sostenitori del vostro diritto, coloro che la furia rea-
zionaria colpisce. A voi incombe il dovere di lottare per la loro scarcerazione.
I caduti, le vittime anelano la libertà perché ad essi preme tornare a riprendere il loro
posto per combattere la buona battaglia. A voi tocca comportarvi in guisa che la loro li-
berazione non abbia a tardare.
compagni,
la massa, resa pressoché inerte da tutta una propaganda di rassegnazione, ha bisogno che
le minoranze attive la scuotano, la spingano, la facciano insorgere. Spetta dunque a noi
tutti l’iniziare un’azione efficace e concorde, grazie alla quale i poteri dirigenti, sotto la
spinta della nostra pressione, si decidano a compiere l’atto riparatore che deve restituire a
libertà i nostri migliori.
È da quest’azione che noi vi chiamiamo. Dovunque uno di voi esiste, sappia mettersi al-
l’altezza delle presenti necessità. Ettor e Giovannitti sono minacciati dall’esecuzione ca-
pitale; Bretoni e Borghi hanno di fronte a sé la prospettiva di condanne e di espulsioni;
Maria Rygier, priva d’aria e di libertà, muore a lento fuoco in prigione; cento e cento altri
languono e fremono, vittime della vendetta borghese.
A noi l’opera indefessa che ne imponga la liberazione! A noi il dimostrare che non invano
i potenti ci provocano! A noi l’azione energica e vigorosa che dia almen la capacità di ri-
bellione e di sacrificio albergante ancora nelle anime dei superstiti!
nel Fascio Anticlericale, dando un forte impulso alla propaganda laica e ra-
zionalista:
Gli anarchici lottano – con loro grave danno ed affrontando pericoli d’ogni genere – per
elevarvi a dignità d’uomini, per l’avvento di una società di liberi e di uguali, mentre essi –
i preti – lottano – ricavandone tante prebende e onori – per… il contrario. Dipende dal
vostro buon senso – o miei concittadini – sapere distinguere tra noi e loro e scegliere.53
Vi è qui un megalomane che adopera tutte le arti per far iscrivere i giovani nei batta-
glioni ciclisti onde educarli al fratricidio, alla guerra. Giovani, non lasciatevi fuorviare,
pensate al dolore delle madri e delle spose orbate dei loro cari. Adoperatevi invece per
raggiungere la vostra redenzione cercando di istruirvi, di illuminarvi animati da un
ideale di amore e di giustizia.54
[…] Voi, o signori, sfruttate continuamente i vostri operai, facendoli lavorare dodici
ore al giorno per un salario di trenta soldi o due lire, accumulando le vostre ricchezze,
facendo gara per dominarli!!... Voi vi siete arricchiti col sudore dei miserabili e sono
essi che vi producono il lusso […]. Operai, siate risoluti e coraggiosi e spezzate le catene
del servaggio a cui ora siete legati e gettate il grido emancipatore ed insurrezionale!.55
vembre 1913, nei locali del Teatro Sociale, gli iniziatori si riuniscono in
privato per preparare l’incontro che, convocato per la prima domenica del
gennaio 1914, slitterà poi di qualche settimana. Mossi «dalla necessità di
creare un serio e pratico movimento di classe», i promotori esprimono l’au-
spicio che «i socialisti di tutte le scuole, anarchiche e socialiste», riescano
di comune accordo ad organizzarsi «per un’opera di propaganda mirante
all’organizzazione economica». Anarcosindacalismo dunque, sulla base di
una piattaforma strutturale condivisa, piuttosto che socialismo rivoluzio-
nario o partito politico, come si evince anche nell’annuncio pubblicato sulle
colonne del settimanale anconetano «Volontà»:
Il convegno si riunisce negli spazi del Teatro Sociale alle ore dieci an-
timeridiane. Tra i presenti, gli elementi più in vista del locale movimento
socialista, anarcosindacalista e anarchico tra cui: Mario Trozzi, Ettore
Croce, Alberto Argentieri (appena rientrato dagli Usa, dove, al fianco di
Tresca, aveva svolto attività sindacale e politica),66 Manlio Basile, Alfonso
Coppa, Paolo Caracciolo, Eugenio Pallotta, Attilio Conti, Camillo Di
Sciullo e Zaccaria Narcisi. Tra le adesioni, da segnalare quella di Errico
Malatesta. Principali relatori Croce67 e Trozzi per i socialisti, Conti e Di
Sciullo per gli anarchici. L’assemblea, constatata la necessità pratica di
un’intesa rivoluzionaria di base, si pronuncia per l’unità d’azione di socia-
listi e anarchici, «i soli in grado di creare un serio e pratico movimento di
classe», ed esprime parere favorevole per la costituzione di un comitato re-
gionale col compito di intensificare la propaganda anticapitalista e rivolu-
zionaria:
Venne stabilito di riunire tutti i partiti estremi allo scopo di fare propaganda sovversiva
fra il popolo, mediante comizi, riunioni, convegni, dimostrazioni. Nel pomeriggio poi,
per iniziativa delle stesse persone, venne tenuto in piazza […] un pubblico comizio alla
presenza di circa cento persone.68
protesta a Sulmona, «La Difesa», 1 febbraio 1914; L’ora che volge, Ivi, 1 marzo 1914.
72 Prefettura dell’Aquila, 16 aprile 1914, telegramma al ministero dell’Interno, ACS, MI, PS, Agr,
1914, b. 27, f. D2-Aquila.
73 Per una storia dello Sfi si veda M. Antonioli, G. Checcozzo (a cura di), Il Sindacato ferrovieri
italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, Unicopli, Milano 1994.
74 A. Conti, Uno dei cento, «Volontà», 14 febbraio 1914.
75 Agitazioni pro-Masetti e pro-Moroni si erano tenute non solo in Italia ma anche all’estero. Si
36 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
cona e Fabriano, entra in modo ufficiale in azione nel resto d’Italia solo il
10 giugno; ma nello stesso giorno la CGdL se ne chiama fuori. Il paese è
letteralmente paralizzato e l’intera impalcatura statale sembra essere sul-
l’orlo del collasso. Treni che non partono né arrivano, cartucce di dinamite
che danneggiano infrastrutture, vagoni rovesciati sulle linee, edifici di sta-
zioni che si trasformano in teatri di scontri fra militari e scioperanti con
numerosi feriti e danni agli impianti, fitte sassaiole contro quei treni che si
avventurano sulle linee, lavoratori che fermano treni contro il parere dei
ferrovieri, tafferugli con i crumiri, treni bloccati nella convinzione di im-
pedire spostamenti di truppe, comizi non autorizzati ovunque nei quali si
pronunciano parole di fuoco contro «il tradimento» della CGdL e di critica
aperta al comportamento dello Sfi, entrato in sciopero troppo in ritardo.
Complessivamente, nelle giornate si contano sedici morti. Il comitato cen-
trale dello Sfi, ormai isolato, comunica il 12 l’ordine di cessazione dello
sciopero ma in tutta l’Emilia, a Genova, Napoli e in alcune località del Ve-
neto e della Toscana si decide di non adeguarsi alla direttiva e di proseguire
invece lo sciopero ad oltranza. Gli ultimi focolai di rivolta si spengono il
giorno 16.76
I fermenti hanno riflessi rimarchevoli anche in Abruzzo. All’Aquila le
giornate si caratterizzano con momenti di tensione. Socialisti di sinistra e
anarcosindacalisti – con alla testa Donato Di Paolo, «caratterizzato nel suo
agire politico da evidenti venature anarcoidi», promotore della costituzione
del Circolo giovanile socialista Amilcare Cipriani77 – cercano di cogliere
l’occasione per aderire allo sciopero generale ed estendere le agitazioni, in-
contrando però la resistenza dei riformisti che paralizzano ogni iniziativa.
Esplicite, a riguardo, le annotazioni autobiografiche dello stesso Di Paolo:
Sentivamo la necessità di provocare degli eccidi per giustificare degli scioperi generali
che noi intendevamo svolgere a catena facendoli poi culminare nell’insurrezione ge-
nerale. Verso il 10 o il 12 giugno ero quasi riuscito a far verificare un eccidio in Aquila
con una dimostrazione da parte della CdL e del circolo giovanile, dimostrazione che
si sarebbe, ad un dato momento trasformata, ad opera dai giovani da me preparati, in
rivolta armata. I membri della CdL, fatti accorti dal riformista Lopardi, declinarono
veda M. Antonioli, Il movimento anarchico italiano nel 1914, «Storia e Politica», a. XII, n. 2, 1973, p.
236.
76 Sul ruolo dello Sfi nella settimana rossa si veda G. SACCHETTI, Il Sindacato Ferrovieri Italiani
dalla Settimana Rossa alla Grande Guerra, in M. Antonioli, G. Checcozzo (a cura di), Il Sindacato fer-
rovieri italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, cit.
77 R. Lolli, Emidio Lopardi e il circolo socialista aquilano, Textus, L’Aquila 2008, p. 114.
anni di guerra 37
Rompete dalle vostre labbra tremolanti il sigillo del dolore ed elevate e gettate il grido
emancipatore ed insurrezionale se volete che la vostra vita sia illuminata dalla visione
della libertà che cammina veloce verso il progresso, verso l’avvenire che noi tutti ago-
gnamo. A noi dunque o compagni di Giulianova e di tutto l’Abruzzo di metterci all’o-
pera e di lavorare indefessi per la causa della libertà che le porte dell’avvenire ai liberi
e ai costanti si apriranno sicuro.88
Nella nostra ridente cittadina si sta costruendo una Casa del Popolo, dove i figli degli
sfruttati saranno educati a sentimenti di pace e di fratellanza […] Nella Casa del Popolo
entreranno solo operai che sognano ed operano per l’avvento di una società di liberi e di
uguali. Da lungo tempo nell’Abruzzo regnava l’ignoranza e l’apatia, ma oggi che il pro-
letariato del settentrione d’Italia ha gettato il grido della riscossa e della redenzione, anche
in questa vergine terra, dominata da grassi borghesi, una buona parte di lavoratori si sono
attorcigliati come l’edera all’olmo, al nostro caro e sacrosanto vessillo!
Noi semineremo ovunque la nostra idea ed indefessi e tenaci cercheremo con lena di
scuotere la massa lavoratrice!
Abbasso la guerra!
Abbasso i coronati!
Viva la rivoluzione sociale!90
Contro l’intervento
Ai sovversivi guerrafondai.
Noi anarchici combattiamo con vivo ardore e con fede indomita ogni guerra che ha
per base la barbarie e lo sfruttamento dei popoli. Siamo assertori della pace e confi-
diamo solo nella verità e nella scienza. Per noi vi è una sola barriera che divide il mondo
in due eserciti formidabili, quello degli inermi oppressi e quello degli oppressori. La
nostra missione è quella di procurarci delle armi e mobilitare con coraggio la nostra
forza per combatterlo ed espugnarlo, perché esso viola la nostra libertà, imprigiona,
uccide, condanna e impone ai nostri fratelli il fratricidio, spingendoli al baratro, nel
macello umano. Noi anarchici e socialisti (non quelli di Sua Maestà che si sono lasciati
travolgere dall’irredentismo) vogliamo la guerra sociale, non per evocarne delle altre,
come oggi fanno i governi, ma per rinnovare il mondo e illuminarlo di pace e di amore
eterno. Domani la nostra vittoria sarà benedetta dalle spose, dalle madri che avranno
conquistato per sempre la loro felicità.95
La condizione di isolamento spinge il movimento anarchico a concen-
trarsi sulle strategie locali e allo scontro con la repressione, nonché all’a-
zione sulla base dell’iniziativa individuale. Ne rappresenta un concreto
esempio la diffusa propaganda antimilitarista che i molti richiamati alle
armi vanno spiegando a proprio rischio e pericolo all’interno delle strutture
militari stesse. Provvedimenti disciplinari scattano per l’aquilano Piccinini,
con l’accusa di «attiva propaganda anarchica e antimilitarista tra i soldati».96
Incriminazioni più pesanti per Ettorre, bersagliere ciclista assegnato nella
provincia di Udine, che dalla caserma continua a collaborare con la reda-
zione de «Il Libertario»,97 e su cui, a causa del contenuto di una lettera de-
stinata a Pasquale Binazzi, si aprirà un’indagine per «complotto
insurrezionale contro le autorità militari»:
Dopo aver sacrificato tanto la mia vita per la propaganda anarchica; dopo aver colla-
borato al giornale anarchico «La Sveglia» di Teramo; oggi, dopo due anni di rivedibile,
mi hanno fatto abile per potermi quegli assassini ammazzare! Mi hanno arruolato nel
corpo dei bersaglieri ciclisti ed appena arrivato alla caserma sono stato chiamato dal
colonnello il quale mi ha fatto un severissimo rimprovero per aver avuto informazioni
che io sono antimilitarista. L’ho detto sempre dinnanzi a mio padre e a mia madre, ai
miei amici e lo ripeterò dinnanzi al colonnello più forte: al grido di guerra risponderà
la bocca del mio fucile come seppe fare Masetti. Dunque compagni, vi terrò avvisato
di quanto mi succede ed io seguiterò a fare anche propaganda fra i miei compagni mi-
litari. La compagnia di disciplina per me sta per aprirsi.
Morte ai militaristi!
Voi chiamate eroi coloro che vanno in guerra, io li chiamo assassini […]. Cos’è questa
patria? La terra che mi vide nascere e dove sono quelli che mi han dato la vita? Ed
allora io non l’ho dimenticata e non la dimenticherò, ed anelo di rivederla. Ma oggi la
patria ha un altro significato. Servire la patria vuol dire servire il re, servire la canaglia
che spadroneggia. Ed allora io confesso che quella patria non l’amo, la odio anzi, non
la servo ma la combatto. Non confondere la patria con la famiglia. Non pensate nean-
che ch’io abbia dimenticato o vi possa dimenticare. Per una ragione soltanto potrei di-
menticarvi e vi dimenticherei. Quando cioè voi all’amore verso il figlio preporreste
l’amore verso chi comanda e governa; quando per la grandezza del re domandereste a
forza il sacrificio del figlio, quando per l’ubbidienza alla legge fatta dai governanti voi
domandereste di ribellarmi alla legge della mia coscienza.99
Diversa l’attività svolta in regione, così come in tutte quelle località non
colpite direttamente dal conflitto e non soggette a regime di zona di guerra.
Nel mondo ferroviario, ad esempio, nonostante i licenziamenti, i traslochi
e i divieti, si registrano convegni e riunioni tra le categorie per elaborare
piattaforme d’intervento per il sostegno ai colleghi in servizio nelle zone
di guerra, per far fronte al caroviveri, per la pace e per i miglioramenti del
personale. Nell’agosto del 1917 scoppieranno manifestazioni di protesta
tra i lavoratori di più di una trentina di sedi tra cui Sulmona, a testimo-
nianza che il dibattito politico-sindacale ha modo di proseguire senza gravi
interruzioni. Seguirà l’assemblea di protesta di Castellamare Adriatico (27
novembre 1917) contro il nuovo regolamento, per il caroviveri e per ela-
borare interventi di solidarietà nei confronti delle popolazioni colpite dal-
l’invasione dei territori nazionali, in soccorso delle quali i ferrovieri
stabiliranno di versare una giornata di paga per sopperire almeno ai bisogni
più urgenti.100
A Chieti, nel pieno dell’ondata nazionalista e interventista, Alessandrelli
Nella triste ora che volge, ora dolorosissima per tutti quanti non accettano e non plau-
dono alle vergognose vittorie di eserciti a nostro danno collegati, permettete che noi,
umili apostoli di una fede purissima e che qui ci professiamo, come sempre fummo e
saremo avversari di ogni potere e di ogni gloria conquistata col sangue di fratelli, vi di-
ciamo che l’alto ideale nostro aborre da qualsiasi lotta e più specialmente da quella di
oggi, unico esponente della prepotenza di pochi. Il nostro miraggio deve essere più
alto: la lotta per la libertà, per il pane, per la vera giustizia umana.
Abbasso la guerra!
Viva la rivoluzione sociale!
Viva l’anarchia!
Gli anarchici di Scafa, Piano d’Orta, Torre de’Passeri102
101 Cfr.: ACS, CPC, b. 58, f. ad nomen [Alessandrelli]; ACS, MI, PS, Agr, cat. A5G – I Guerra
Mondiale – b. 92, f. 206.
102 Gli anarchici di Scafa, Piano d’Orta, Torre de’Passeri, «Volontà», 1 ottobre 1914.
103 F. Caiola, Note dalla Marsica, Paterno di Celano, «Il Libertario», 20 maggio 1915. Franco Caiola,
bracciante, nato a Paterno di Celano il 26 maggio 1888. Nel 1908 lascia l’Italia per gli Usa. Sottoscrittore
di stampa anarchica e corrispondente di «Cronaca Sovversiva», sulle cui colonne porta avanti una serie di
interventi antimilitaristi. Cfr. ACS, CPC, b. 935, f. ad nomen; ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 39, f. 37.
44 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
104 Su Carmine Giuseppe Guacci, nato a Solofra (AV) il 21 gennaio 1882, macchinista, cfr.: ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 168, f. 4; ACS, CPC, b. 2548, f. ad nomen; Cronache sulmontine. La protesta
civica, «L’Avvenire», 14 febbraio 1915.
105 Su Temistocle Monticelli cfr. DBAI, vol. II, pp. 214-217.
106 Il Caia è composto ufficialmente da Monticelli, Binazzi e Virgilio Saverio Mazzoni, affiancati se-
gretamente da Fabbri, Luigi Molinari e Gregorio Benvenuti. Sul ruolo e l’attività svolta dal Caia, sull’or-
ganizzazione degli anarchici italiani durante gli anni del conflitto e sui due convegni nazionali clandestini
(1916 e 1917) si veda L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla
guerra di Spagna (1919-1939), BFS, Pisa 2001, pp. 18-24. Altre mozioni deliberate a Firenze riguardano:
la solidarietà all’Usi; l’organizzazione di fasci rivoluzionari locali con gli elementi della sinistra socialista e
sindacale; la promozione di una Internazionale aperta a tutte le forze operaie e a tutte le correnti di pensiero
socialista e internazionalista rivoluzionarie rimaste intransigenti contro la guerra.
107 Cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 30; Ivi, b. 121, f. 18.
108 Su Francesco Ippoliti, nato a San Benedetto dei Marsi il 12 febbraio 1865, medico, cfr. Ivi,
b. 79, f. 17.
109 «Rsa», n. 1, 2002, p. 106.
110 M. Trozzi, Sulmona, 25 agosto 1916, stralci di una lettera pubblicata sulla prima pagina de
anni di guerra 45
Anche Conti, in questo periodo a Palermo per gli obblighi di leva, nono-
stante «in divisa» è in prima linea nelle mobilitazioni pro-Tresca promosse
da anarchici e socialisti rivoluzionari, che si trasformano ben presto in scon-
tri con le forze dell’ordine dopo l’intervento di carattere repressivo di
quest’ultime.111 Complessivamente, gli effetti dell’intensa protesta avranno
risultati positivi e l’anarchico abruzzese otterrà la libertà.112 Nonostante la
guerra, la militarizzazione dei rapporti di lavoro, la repressione interna, le
restrizioni delle libertà individuali, politiche e sindacali, agli occhi degli
anarchici italiani appare possibile – e soprattutto necessario – accelerare i
tempi per darsi sia un’organizzazione nazionale, aperta a tutte le correnti,
sia una internazionale, prettamente classista, allo scopo di affrettare con i
mezzi dell’azione diretta la fine del conflitto mondiale e di far coincidere
con questa lo scoppio della rivoluzione:
«L’Avvenire» del 3 settembre 1916 dal titolo Ai compagni e ai lavoratori d’Abruzzo. I delitti del capitalismo.
Liberiamo Carlo Tresca dalla sedia elettrica!, «[Trozzi] si è reso promotore in Sulmona di una agitazione
a favore di Tresca Carlo arrestato in America sotto imputazione di assassino di primo grado in pregiu-
dizio di agenti dell’ordine pubblico». Cfr. ACS, CPC, b. 5231, f. ad nomen.
111 Su Attilio Conti, nato a Castellamare Adriatico il 17 giugno 1880, pittore, cfr. ACS, CPC, b.
1451, f. ad nomen.
112 In Italia, tra il 1916 e il 1917, nascono ovunque comitati pro-Tresca ad opera soprattutto di
gruppi anarchici e di CdL sindacaliste. Si svolgono centinaia di comizi fino a quello milanese dell’8
ottobre del 1916, cui aderiscono diciotto comuni socialisti, sette federazioni di mestiere, ventisei CdL
del lavoro, sessanta associazioni tra cui unioni sindacali e mutue, gruppi anarchici e leghe operaie, ven-
tiquattro federazioni socialiste, cinquantatre associazioni anarchiche, circoli giovanili socialisti e ag-
gruppamenti sindacalisti.
113 L. Ettorre, La patria si allarga! L’internazionale cammina! Ai traditori dell’internazionale, «Il
Libertario», 13 luglio 1916.
46 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
[Ettorre] Tutti quelli che si sono affaccendati a dichiarare che la nostra internazionale
operaia è caduta nell’eterno aizzo dell’oblio si sono ingannati, poiché l’internazionale
nostra, di uomini di fede, cammina, e al di sopra degli uomini apatici, della scienza,
s’innalza come un’aureola verso il trionfo! Domani, gli stessi uomini che ieri la dileg-
giarono, si accorgeranno della sua vitalità. La patria si allarga fino a divenire una sola!
È l’internazionale che cammina veloce come il vento!113
Fine del conflitto e scoppio della rivoluzione dunque: una strategia che,
diffondendosi sempre più dopo la dirompente notizia della rivoluzione pro-
letaria in Russia, sembra ora, agli occhi di molti, a tutti gli effetti praticabile
anche in Italia, visto anche il continuo stato d’insofferenza e insubordinazione
che, giorno dopo giorno, cresce esponenzialmente tra i “compagni in divisa”:
[Ettorre] Mentre sulle piazze d’Italia i nazionalisti, gli interventisti, predicano la guerra
a favore della civiltà, qui, nei confini, noi soldati non facciamo altro che imprecarla, de-
testarla, combatterla fino all’estremo per la difesa della vita, che rappresenta la cosa più
sacra dell’uomo civile. Noi, o guerrafondai, non siamo dei selvaggi del passato che non
conoscevano amore, ma nell’animo nostro è incisa la dolce visione della famiglia, dell’a-
mante, dei compagni tutti! […] Il governo Salandra e compagni non fanno altro che in-
ventare strumenti di seduzione per trascinarci alla guerra brutale!
Noi soldati siamo pronti per la rivoluzione!114
Anche se durante gli ultimi anni di guerra il crescere della repressione in-
terna mette l’intero movimento nell’impossibilità pratica di agire, quella
antimilitarista rappresenta un’intensa agitazione che porterà molti, soprat-
tutto giovani, a passare all’anarchismo, e costituisce una delle ragioni del
grande ascendente che il movimento avrà tra i lavoratori negli anni del-
l’immediato dopoguerra. I socialisti stessi, ad esempio, dietro la formula
ufficiale “né aderire né sabotare” finiscono o per aderire o per sabotare. È
innegabile il radicalizzarsi di alcuni settori del Psi, tanto che in diverse lo-
calità gli intransigenti rivoluzionari come Trozzi collaborano con gli anar-
chici nelle azioni e nella propaganda antimilitarista; l’avvocato sulmonese
ed altri dirigenti del movimento infatti, «unitamente ad altri socialisti ed
anarchici, si riunirono a convegno in Firenze allo scopo di stringere sempre
Sono stato nel valoroso Piemonte Socialista per una serie di conferenze politiche […],
ho frequentato tutti i “fasci” portando la mia ribelle ed incitatrice parola. Nel rosso
Piemonte serpeggia il grido della rivolta. Uomini e donne invocano la fatalità della
Russia rivoluzionaria.118
Dopo cinque anni di mutismo, gli onorevoli e gli aspiranti cominciano a farsi vivi […
]. Quanti pistolotti avete preparato per accattivarvi l’amicizia dei nostri ingenui prole-
tari? No, perdio, questa volta con tutte le vostre male arti non ci riuscirete! Noi vi gri-
deremo in faccia che siete stati voi quelli che avete voluta e osannata la santa guerra,
che vi ha procurato laute prebende e insperati guadagni; sono stati i vostri galoppini
elettorali che hanno denunziato i nostri compagni per disfattismo. Quando scenderete
fra noi – lupi camuffati da umili pecorelle – chiameremo a gridare vendetta le madri
Borghi di voler far saltare un dinamitificio. L’accusa cadde. Borghi viene internato a Isernia, Trozzi espulso
dal capoluogo toscano. Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 5, f. 24; ACS, CPC, b. 5231, f. ad nomen.
118 L. Ettorre, Giulianova, 29 aprile 1917, a Binazzi, in ACS, CPC, b. 1897, f. ad nomen.
119 Si veda P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Giulio Einaudi,
Torino 1972, pp. 416-432.
120 Su Raniero Zoppi, nato ad Osimo l’8 febbraio 1878, facchino, cfr.: ASAq, Fondo Questura,
cat. A8, b. 68, f. 29.
121 L. Meta, Da Pratola Peligna. Avvisaglie, «Abruzzo Rosso», 14 settembre 1919. Sul periodico
cfr. SPAM, pp. 37-38.
122 Meta nasce a Pratola Peligna il 23 luglio 1883, commerciante di calzature, di tessuti, rivenditore
di vino. Appena diciannovenne è segretario della Lega di Resistenza fra gli Artigiani di Pratola Peligna,
fondata l’8 aprile 1902 con Tresca e Nicola Trevisonno. Nel 1913 lascia l’Italia per gli Usa, per raggiungere
il fratello Francesco a Steubenville, nell’Ohio. Dirige il giornale «Il Telegrafo Marconi». Torna in Italia e
48 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
orbate dei loro giovani figli; le spose ed i teneri figlioletti privi dei loro mariti e genitori,
uccisi da piombo austriaco o dai vari graziani; i mutilati, che scaraventeranno sulle vo-
stre luride persone, le loro stampelle!121
Non è retorica. Luigi Meta la guerra l’ha fatta veramente.122 Durante gli anni
del conflitto
Mai come ora, infatti, l’intero paese si trova diviso tra chi dalla guerra ha tratto
vantaggio (i grandi ceti industriali ed agrari, futuri finanziatori del fascismo)
e chi ne aveva subito morti e miserie, cioè le grandi masse proletarie. Per que-
ste, la fine del conflitto suona davvero come l’ora della resa dei conti. E la
Russia ha tracciato la strada. In Italia, nonostante la militarizzazione, tra il
1914 e il 1918 si erano registrati quasi duemilacinquecento scioperi e il pro-
blema della smobilitazione e della trasformazione delle industrie di guerra in
industrie di pace, il malcontento accumulato e «lo spettacolo degli arricchiti
di guerra conferiscono caratteri di forte crisi economica e sociale, foriera di
conseguenze indubbiamente rivoluzionarie».124
«Unità per la rivoluzione!» dunque, tra chi ha combattuto contro la guerra.
viene richiamato alle armi. Su Meta si veda E. Puglielli, Luigi Meta, vita e scritti di un libertario abruzzese,
CSL Camillo di Sciullo, Chieti 2004.
123 Rocco Santacroce, Sulmona, 8 febbraio 1978, a Ego Spartaco Meta, secondogenito di Luigi,
nato a Pratola Peligna il 27 giugno 1924, vive attualmente a Roma.
124 Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, Samizdat, Pescara 2002, p. 28.
1 Per l’elenco complessivo delle località rappresentate e delle adesioni cfr. Convegno degli anarchici
italiani. Elenco delle rappres. e adesioni, «Il Libertario», 17 aprile 1919.
2 Sull’andamento del congresso si vedano: Convegno degli anarchici italiani, «Il Libertario», cit; Le riso-
luzioni del Congresso Anarchico di Firenze, «Volontà», 1 maggio 1919; G. Berti, Errico Malatesta e il movimento
anarchico italiano e internazionale (1872-1932), cit., pp. 607-615; G. Cerrito, Il ruolo della organizzazione anar-
Il biennio rosso
chica, Samizdat, Pescara 2002, pp. 53-72; A. Dadà, L’anarchismo in Italia: fra movimento e partito. Storia e docu-
menti dell’anarchismo italiano, Teti, Milano 1984; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in
50 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
zionale Anarchica.2 «Un vero programma d’assalto alla società borghese», per
usare le parole di Anna Kuliscioff.3 Con la nascita dell’Ucai si dichiara prati-
camente concluso il tempo dei dibattiti e delle polemiche interne come quello
dei comizi caotici e delle inconcludenti manifestazioni di protesta. È il mo-
mento di armarsi e di concentrare le forze per dare battaglia al primo momento
opportuno. Gli anarchici hanno la consapevolezza di non essere da soli una
forza sufficiente a sostenere lo scontro ma sanno di potere essere l’elemento
decisivo per trasformarlo in insurrezione. Contano inoltre sull’atteggiamento
delle masse, inferocite dalla guerra e galvanizzate dalla rivoluzione russa, e sul-
l’influenza che questa sta avendo sui socialisti. Nella nuova dirigenza del Psi
infatti, i massimalisti hanno ottenuto la maggioranza e la Confederazione ge-
nerale del lavoro (CGdL) ha accettato di fatto la guida politica del partito, che
si propone di coordinare e dirigere le manifestazioni di malcontento e di in-
canalarle verso il programma massimo dell’espropriazione capitalistica bor-
ghese.4 Per gli anarchici, la maggioranza dei socialisti potrebbe ora
abbandonare il parlamentarismo: non le resta che sbarazzarsi dei riformisti e
la storica spaccatura del 1892 potrebbe essere definitivamente colmata. Anche
se gli organi centrali non si pronunciano esplicitamente, è nei fatti innegabile
che a livello periferico e di base parecchie organizzazioni socialiste vedono
nell’attuale momento l’ora dell’atto risolutivo. «Abruzzo Rosso», ad esempio,
organo della frazione massimalista regionale, esce con editoriali di questo tono:
Ormai il vecchio carcame borghese è in completa decomposizione, e sta per essere scara-
ventato nella fossa, donde farà meritato lenzuolo il fango che lo generò […] Il nostro lavoro
di demolizione e ricostruzione avrà forse nella nostra regione artefici entusiasti, molti ele-
menti che fino a ieri non conoscemmo, e sarà meravigliosa rivelazione di energie.5
Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939), cit., pp. 25-30; V. Mantovani, Mazurka blu, 2 voll.,
Samizdat, Pescara 2002, pp. 69-72; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), cit., pp. 107-113.
3 A. Kuliscioff, 23 aprile 1919, a Turati, in F. Turati, A. Kuliscioff, Carteggio, Giulio Einaudi,
Torino 1953.
4 Si vedano: P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol. 1, Da Bordiga a Gramsci, Giulio
Einaudi, Torino 1967; E. Giovannini, L’Italia massimalista, Ediesse, Roma 2001.
5 Al lettore, «Abruzzo Rosso», 7 settembre 1919. Sul movimento socialista abruzzese si vedano:
A. Borghesi, F. Loreto (a cura di), Mario Trozzi. Alle origini del movimento operaio e sindacale in Abruzzo,
Ediesse, Roma 2007; R. Lolli, Emidio Lopardi e il circolo socialista aquilano, cit.
6 Mario Cavarocchi nasce a Jesi il 6 dicembre 1889. Nel 1920 è segretario della FGS aquilana.
L’anno successivo è per qualche tempo segretario della CdL di Trieste. Cfr. ASAq, Fondo Questura,
cat. A8 b. 112, f. 31.
7 Cfr. ACS, CPC, b. 1542, f. 78.
8 Cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 2, f. 1; Ivi, b. 41, f. 5.
il biennio rosso 51
È risultato che egli parlò della necessità di prepararsi per una prossima rivoluzione,
tendente ad abbattere il giogo dell’attuale governo […]. Disse che i contadini hanno
diritto alla terra e che perciò vi è l’urgenza che le terre siano ad essi distribuite […].
L’oratore parlò della prossima rivoluzione italiana.6
Il 1919
nomen.
il biennio rosso 53
una crisi di disoccupazione che crea situazioni assai delicate». Per il mini-
stro, i prefetti devono agire con grande energia, in particolare invitando
gli organi di polizia dipendenti e quelli creati per la vigilanza nei comuni a
compiere il loro dovere «nello scoprimento e repressione della sottrazione
delle merci al consumo generale e contro ogni genere di speculatori».11 Le
autorità locali elaborano calmieri, invitano i negozianti ad applicare un
equo prezzo, ma questi spesso si rifiutano di vendere ai prezzi imposti. La
gente allora prende d’assalto i negozi e, quando la polizia spara, è rivolta
generale.12 Il 13 luglio comizio di protesta a Castellamare Adriatico gestito
dai dirigenti della sezione Sfi. L’agitazione «assume un vero e proprio ca-
rattere politico, per opera soprattutto di sovversivi, che agiscono in modo
pericoloso sugli animi di quella numerosa classe dei ferrovieri». Comples-
sivamente, nella provincia di Teramo «regna vivo malcontento a causa ele-
vato prezzo generi prima necessità. Hanno avuto luogo anche pubbliche
manifestazioni». A Nereto «grandi e violente sommosse dell’intera popo-
lazione» contro negozi e rivenditori. Il 22 protesta popolare a Penne: il
prefetto mobilita i carabinieri di Castellamare Adriatico e Teramo, facendo
convergere sulla città anche due reparti di truppe. A fine mese agitazioni a
Torre de’Passeri contro il nuovo calmiere. Nei giorni immediatamente suc-
cessivi alle proteste per il carovita, si aggiungono a Penne anche quelle sui
contratti agrari, tanto che nella cittadina devono essere inviati altri militari
di truppa. Il giorno 26 le manifestazioni in corso a Torre de’Passeri sfociano
in guerriglia urbana. Verso le ore 20, circa seicento persone in protesta da-
vanti al municipio vengono caricate dalla cavalleria. La carica provoca feriti,
dalla folla partono colpi di pistola, i militari rispondono con colpi di mo-
schetto. «Manifestazioni tumultuose» per il caroviveri anche nell’Abruzzo
chietino. A Lama dei Peligni, «circa mille persone armate di scure, bastoni
ed altre armi […] cercarono a colpi scure abbattere porte negozio tessuti».
Ad Orsogna, da un folto gruppo di ragazzi parte una fitta sassaiola contro
i principali negozi del paese, richiamando una folla di circa tremila persone,
in maggioranza contadini, alcuni dei quali, armati di scure e bastoni, ten-
tano di aprire le porte dei negozi. Un gruppo di dimostranti poi, si dirige
verso un negozio di filati, abbatte la porta e requisisce merce. Il 20 e il 21
luglio la CdL di Lanciano, ora con l’ex-anarchico Mola alla segreteria,13
15 Sulle mobilitazioni nelle province di Teramo e Chieti cfr.: ACS, MI, PS, Agr, cat. G1, 1919, b.
65; Ivi, 1919, b. 81; Da Castellamare. Caro Viveri, «Il Risorgimento d’Abruzzo», 29 giugno 1919; La
sommossa di Penne, Ivi, 3 agosto 1919; La nostra inchiesta sui fatti di Penne, Ivi, 17 agosto 1919; Cronaca
Atessana. Il caro-viveri, Ibidem; Caro Viveri in Abruzzo, Ivi, 19 ottobre 1919. Sul periodico cfr. SPAM,
p. 150.
16 Cfr. ACS, CPC, b. 1813, f. ad nomen; ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 32, f. 10.
17 Cfr.: R. Lolli, Emidio Lopardi e il circolo socialista aquilano, cit. pp. 124-126; Note sulmonesi. Il
Caroviveri a Sulmona, «Abruzzo Rosso», 7 settembre 1919; Da Rocca di Mezzo, Ivi, 25 settembre 1919.
18 Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 30.
19 Il n.u. «Guerra e pace», edito ad Ancona «a cura della redazione di Volontà» e pubblicato il
il biennio rosso 55
La barricata unica
22 febbraio 1919, viene lanciato da Fabbri con un mese di anticipo sulla ripresa delle pubblicazioni di
«Volontà».
20 Cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 168, f. 60; ACS, CPC, b. 58, f. [Alessandrelli Carlo].
21 ACS, CPC, b. 1451, f. ad nomen. Congedato nel 1918 dal servizio militare, Conti si trasferisce
a Verona. La ripresa dell’attività di quella CdL nel dopoguerra coincide con lo spostamento della linea
politica della stessa in senso chiaramente rivoluzionario. Nel panorama del sindacalismo veronese del
periodo post-bellico, si registra infatti la presenza di un nutrito numero di militanti sindacalisti rivo-
56 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
luzionari: circa la metà di questi sono di tendenza politica anarchica. Poco dopo l’arrivo di Conti, l’or-
ganismo camerale, che negli anni precedenti aveva condiviso l’orientamento riformista della CGdL,
aderisce assieme a numerose nuove leghe all’Usi. Conti viene denunciato per incitamento all’odio di
classe una prima volta nel 1919 e, per lo stesso motivo, nel 1920.
22 Sulla nascita della CdL di Avezzano cfr. Da Avezzano. La Camera del Lavoro della Marsica,
«Abruzzo Rosso», 7 settembre 1919.
23 Su Alessandro Farias, nato a San Benedetto dei Marsi il 15 aprile 1881, operaio, cfr. ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 84, f. 6.
24 Su Antonio Martocchia, nato a Popoli il 13 marzo 1903, cfr. Ivi, b. 168, f. 28.
25 Per una storia della Fiom si vedano: M. Antonioli, B. Brezza (a cura di), La FIOM dalle origini
al fascismo 1901-1924, De Donato, Bari 1978; M. Antonioli, Sindacato e progresso. La FIOM tra immagine
e realtà (1901-1914), Franco Angeli, Milano 1983.
26 Si veda G. Sacchetti, Il Sindacato ferrovieri italiani durante il “biennio rosso”, in M. Antonioli,
G. Checcozzo (a cura di), Il Sindacato ferrovieri italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, cit.
27 Cfr. ACS, CPC, b. 3857, f. [Perfetto Quirino].
28 Oltre alla Lega proletaria si costituiscono: l’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra,
filoistituzionale ma antibellicista e antinazionalista; l’Associazione nazionale combattenti, numerica-
mente maggioritaria, erede dell’interventismo democratico; l’Unione nazionale dei reduci di guerra,
d’ispirazione cattolica; l’Unione nazionale ufficiali e soldati, l’Associazione nazionale volontari di guerra
il biennio rosso 57
[Meta] fondò in Pratola Peligna la Lega Proletaria, di cui subito assunse la direzione.
L’obiettivo di tale associazione, di carattere prettamente antinazionale, era quello di
sottrarre il maggior numero di smobilitati alle altre organizzazioni nazionali e porli
sotto il dominio del sovversivismo. Riunì un forte nucleo di scontenti e squilibrati, fa-
cendosi coadiuvare da costoro e si accinse alla lotta, svolgendo attivissima propaganda
comunista che meglio d’ogni altra si confaceva alle sue finalità, ed incitò la popolazione
alla rivolta, cercando di farla trascendere al disordine ed alla violenza. […] Fino a tutto
l’anno 1922, si fece notare, per la sua capacità organizzativa, fra gli elementi più accesi
e turbolenti.29
e l’Associazione nazionale reduci zona operante, queste ultime tre collocabili a destra. Sull’associazio-
nismo tra ex-combattenti e reduci si veda M. Rossi, Arditi non gendarmi! Dall’arditismo di guerra agli
Arditi del Popolo, 1917-1922, BFS, Pisa 1997. Sulle sezioni abruzzesi dell’Anc si veda P. Muzi, I moti
sociali in Abruzzo nel primo dopoguerra (1919-1920), cit., pp. 468-480.
29 Su Di Cioccio, Breda, Di Pietro e Meta cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 167, f. 30; Ivi,
b. 107, f. 7; Ivi, b. 110, f. 21; Ivi, b. 168, f. 70.
30 Da Giulianova. Danesi fischiato e sconfitto in contraddittorio, «Abruzzo Rosso», 7 novembre 1919.
31 Cfr.: Da Giulianova, Manifestazione proletaria, Ivi, 4 ottobre 1919; Da Giulianova. Combattenti in
guardia!!!, Ivi, 4 ottobre 1919; Da Sulmona. Un comizio grandioso, Ivi, 15 ottobre 1919.
32 Sulla costituzione di queste sezioni cfr. su «Abruzzo Rosso»: Da Città S. Angelo, 14 settembre
58 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Il suo discorso rivoluzionario viene interrotto da applausi e da evviva Conti! […] Conti
prosegue e termina inneggiando alla rivoluzione sociale. Tutti applaudono gridando:
«Viva la rivoluzione! viva il socialismo!» […] Giorno di rabbia e di paura per la bor-
ghesia tremenda. Il socialismo si afferma anche in Abruzzo.30
Solo un mese prima, una grande mobilitazione indetta dalla Lega contro «l’in-
teresse della classe capitalista», le «avventure dannunziane» e la montante
propaganda patriottica e nazionalista aveva scosso la cittadina adriatica. Il ma-
nifesto redatto e diffuso «[raccomandava] pure agli operai tutti di impedire
di parlare a quel famigerato Mussolini quando si recherà dalle nostre parti
[…] La manifestazione si è sciolta al grido di: abbasso la guerra! Abbasso d’An-
nunzio!! […]. Giorno di rabbia e di paura per la borghesia che vede contati i
suoi giorni». Anche a Sulmona, un comizio della Lega del 12 ottobre riesce
a mobilitare più di duemila persone.31 Sul territorio nazionale, agli esordi, lo
sviluppo della Lega proletaria era avvenuto nelle regioni tradizionalmente le-
gate al movimento operaio e socialista, con punte massime in Piemonte, Lom-
bardia, Emilia Romagna e Toscana; in una seconda fase questa si estende al
Sud, con notevoli nuclei anche in zone agricole fino ad allora impermeabili
alla propaganda socialista. Per l’Abruzzo, agli inizi del 1920 risultano attive
le sezioni di Aquila, Aragno, Barisciano, Caporciano, Castel Di Sangro, Ca-
stellamare Adriatico, Castelnuovo, Città Sant’Angelo, Coppito, Giulianova,
Montereale, Montesilvano, Popoli, Pratola Peligna, Rocca di Mezzo, San Pio
delle Camere, Sulmona, Teramo, Torre de’Passeri, Tussio e Villa Santa
Maria.32 La Lega, anche se colpita a più riprese da episodi di repressione sta-
1919. Da Barisciano, 25 settembre 1919; Da Aragno, Ibidem; Da Castel di Sangro, Ibidem; Da Sulmona.
Assemblea della Sezione Lega Proletaria Reduci Guerra, Ibidem; Da Rovere, 4 ottobre 1919; Da San Pio
delle Camere. Costituzione di Leghe Proletarie fra Reduci, Feriti e Smobilitati, Ibidem; Da Villa S. Maria.
Lega Proletaria, Mutilati e Reduci, Ibidem; Da Torre de’Passeri. Attività della Lega Proletaria Combattenti,
Ibidem; Da Aquila. Lega Proletaria, 15 ottobre 1919; Da Montereale. Costituzione di Leghe Proletarie, Ibi-
dem; L’inaugurazione della bandiera della Lega Proletaria Reduci di Guerra di Sulmona, 25 ottobre 1919; I
nostri comizi. A Teramo, 1 novembre 1919; Da Tussio, 7 novembre 1919. Su «L’Avvenire»: Il memoriale
della Lega Proletaria presentato al Governo Italiano, 24 dicembre 1919; 12 gennaio 1920; 19 gennaio 1920;
Dalla Provincia. Da Coppito, 4 aprile 1920; Dalla Provincia. Da Popoli, 9 maggio 1920.
33 All’ottobre 1919, la Lega proletaria raccoglie circa trecentomila iscritti organizzati in seicen-
tocinquanta sezioni. Al marzo 1920 le cifre salgono, con un milione di reduci e centotrentamila vedove
di guerra per un totale di ottocentonovantasei sezioni sparse sulla penisola. Per la provincia aquilana,
all’ottobre 1919 il totale degli iscritti si aggira sul migliaio, di cui circa trecento aderenti alla sezione
il biennio rosso 59
tale, accresce giorno dopo giorno la sua credibilità guidando importanti lotte
agrarie soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Le sezioni di Giulianova,
Castellamare Adriatico, Montesilvano e Città Sant’Angelo, ad esempio, sono
in prima linea nel coordinare le lotte per la riforma del patto colonico, sop-
piantando, o talvolta sostituendo del tutto, le stesse leghe braccianti. Allo
stesso modo le sezioni attive nell’aquilano, caratterizzate nel loro agire politico
da forti venature d’impronta anarcosindacalista. La Lega, in pratica, riesce a
raccogliere la rabbia degli smobilitati, che non hanno dimenticato la promessa
della “terra ai contadini” fatta solennemente loro dal governo quando erano
al fronte, e ad incanalarla su istanze internazionaliste e rivoluzionarie.33 Nel
corso dell’anno promuove e organizza una lunga serie di comizi a getto a
Bussi, Cansano, Castel del Monte, Castel di Sangro, Civitaretenga, Navelli e
Giulianova. Nella cittadina adriatica, alla propaganda «fiumana e guerrafon-
daia» di un comizio dell’Associazione nazionale combattenti (Anc), la Lega
risponde senza mezzi termini con una violenta sassaiola, impedendone di fatto
lo svolgimento. Applaudito e incitato dalla folla è invece Ettorre a tenere il
comizio, che «accusa i nazionalisti di voler condurre di nuovo il proletariato
al macello per Fiume […]. I socialisti lavoratori e combattenti prendono il
vessillo rosso e ritornano nella piazza del mercato a tenere un loro comizio
[…]. La borghesia dovrà ineluttabilmente precipitare».34
Gli anarchici sostanzialmente, in attesa di una risposta concreta e operativa
da parte degli organismi nazionali socialisti sulla tattica del Fur, iniziano
autonomamente a praticarla proprio a livello di base, nella convinzione di
poter rompere definitivamente la diffusa mentalità di delega a favore dei
tradizionali organismi proletari e di trovare il modo e il tempo per mettere
in atto qualche pratica di autogestione. Questa situazione, innescatasi con
la speranza di poter trasformare le insorgenze popolari in spallata rivolu-
zionaria, anche se non accettata dai vertici socialisti (spesso non attrezzati
culturalmente a capire un qualsiasi moto dal basso, che gli provoca, tra
l’altro, diffidenza verso gli anarchici e disistima verso il loro metodo di
azione diretta) è ben riassunta nella direttiva che Nitti invierà a tutti i pre-
fetti del Regno:
Domenica 19 [ottobre 1919] ebbe luogo in piazza del mercato [di Giulianova] un im-
ponente comizio pubblico. Malgrado il vento gelido e impetuoso la folla intervenne
numerosa ad ascoltare il verbo socialista. Parlarono Pica Alessandro, Attilio Conti
(anarchico) e Lidio Ettorre corrisp. dell’«Avanti!». Gli oratori incitarono tutti alla
squale, Zeglioli Orfeo. Dal 1924 verranno schedati genericamente come comunisti: Albani Luigi, Al-
bani Tiberio, Albani, Vincenzo, Albani Vittorio, Battistelli Attilio, Cianci Pietro, D’Aprile Giuseppe,
D’Errico Matilde, De Ascentis Pasquale, Di Silvestro Marino, Ettorre Enrico. Per Teramo vengono
schedati nel CPC gli anarchici: Alessandrini Saverio, Angelini Pietro, Campana Romolo, Capuni Gae-
tano, Carli Vincenzo Bernardo, Casacci Reginaldo, D’Angelo Pasquale, Di Berardo Francesco, Di
Paola Alberto, Ercolani Gaetano, Iannetti Francesco, Mazzocchi Francesco, Sorge Giuseppe.
37 Per Chieti, Ortona, Lanciano e Guardiagrele vengono schedati nel Cpc gli anarchici: Adorante
Giuseppe, Adorante Nicola, Amoroso Giuseppe, Ballone Gaetano, Bellomo Francesco, Carabba Na-
poleone, Ceccarossi Camillo, Cellini Anna, Chiusano Pasquale, D’Alessandro Carlo, D’Angelo Fran-
cesco Giuseppe, De Filippo Ferdinando, Di Renzo Ettore, Di Sciullo Anna Sista Domenica, Di Sciullo
Camillo, Durante Marco, Esposito Giuseppe, Ferrantini Ascanio, Filippone Giuseppe, Filippone Luigi,
Gaeta Nicola, Gatti Filippo, Grilli Ubaldo, Lazzarini Tullio, Martelli Francesco Paolo, Massari Paolo,
Mercadante Giovanni, Michetti Antonio, Mincucci Alfredo, Naccarella Corrado, Polidoro Rocco, Pol-
legioni Giuseppe, Ricci Antonio, Rossini Pasquale, Sanvitale Antonio, Secondini Luigi, Sigismondi
Leontino, Tacconelli Giuseppe, Tucci Alfredo, Vena Giuseppe, Zancolli Giuseppe.
38 Per una geografia dell’anarchismo nella provincia aquilana si veda S. Cicolani, La presenza
anarchica nell’aquilano, cit., pp. 135-143.
39 Da Giulianova, Comizio socialista, «Abruzzo Rosso», 25 ottobre 1919.
40 Su Vincenzo Scapaticci, nato a Sulmona il 15 gennaio 1879, capostazione, cfr. ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 65, f. 8.
41 Cfr. Federazione provinciale socialista di Aquila, congresso del giorno 4 gennaio 1920, «L’Avvenire»,
il biennio rosso 61
azione violenta per la difesa della Russia! I loro discorsi furono calorosamente applau-
diti. Il comizio si sciolse al grido unanime di viva il comunismo!39
In chiusura prende la parola Attilio Conti, il quale fustigò la vile borghesia che non sa-
pendo reagire apertamente e lealmente, dopo aver condotto il paese al disastro, cerca
12 gennaio 1920.
42 Da Giulianova. Grande comizio socialista, «Abruzzo Rosso», 25 ottobre 1919.
43 La solenne proclamazione dei nostri candidati, Ivi, 7 novembre 1919.
44 Per una storia economica dell’Italia del dopoguerra si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad
oggi, tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 220-247. Per una storia politica e sociale si veda Storia
d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 2059-2085.
62 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
nei palleggiamenti elettorali e nei connubi innaturali, la forza per contrastare il passo al
popolo che si avanza minaccioso. Ricordò come tutto questo sia inutile perché ormai il
popolo è in cammino verso la redenzione, verso il trionfo dell’Internazionale.43
Per tutto il 1919 nel Paese la febbre riamane alta: circa ottocento sono
gli scioperi nella seconda metà dell’anno, mentre, nell’agro romano, in Pu-
glia, in Calabria e in Sicilia iniziano le occupazioni delle terre, dando un
forte stimolo all’entusiasmo dei lavoratori della terra in aperta rivolta con-
tro il Regno. Il governo non solo non si pone il problema di mantenere le
promesse di divisione delle terre e di cogestione delle fabbriche fatte nei
drammatici anni di guerra, ma nulla predispone per fronteggiare la crisi
sociale.44 Stato e borghesia, dal canto loro, si riorganizzano. Nitti arma un
vero e proprio esercito interno: la Guardia Regia ha a disposizione 25.000
uomini con il solo compito di repressione mentre i Carabinieri vengono
portati da 28.000 a 60.000.
Agli inizi del 1920 la situazione diventerà ancora più incandescente.
Al congresso di Firenze era stato dato il via libera ai delegati milanesi per
la realizzazione del quotidiano di tutti gli anarchici d’Italia.45 Il gruppo pro-
motore aveva lanciato diversi appelli di sottoscrizione per il finanziamento,
che, al di là di ogni previsione, riscuotono un inaspettato successo.46 Il 26
febbraio 1920 può finalmente uscire il primo numero di «Umanità Nova».
Il prezzo, fissato per legge a 10 centesimi, rimarrà tale anche quando il go-
verno ne decreterà l’aumento.47 Nell’editoriale viene spiegato chiaramente
cosa il giornale si propone di sostenere:
45 Cfr.: Convegno degli anarchici italiani. Seduta antimeridiana del 14 e Seduta pomeridiana del 14, «Il
Libertario», cit.; Le risoluzioni del Congresso Anarchico di Firenze. Sulla stampa. Deliberazioni prese il 14
aprile, «Volontà», cit.
46 All’ottobre 1919 era a quota 100.000 lire che, al gennaio 1920 diventeranno 170.000 e l’anno
dopo 970.000.
47 Cfr. Un giornalaio processato per vendere “Umanità Nova” a 10 cent. Un pretore che vuol farci un po’
di reclame. Aquila, «Umanità Nova», 28 luglio 1920. Sul periodico cfr. BdA1, pp. 289-291.
48 In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 32.
49 F. Cellamare, Aquila, «Umanità Nova», 16 aprile 1920.
50 F. Turati, a A. Kuliscioff, 16 agosto 1920, F. Turati, A. Kuliscioff, Carteggio, cit.
51 Cfr. L’Abruzzo si agita. Leonessa, «Umanità Nova», 28 marzo 1920.
il biennio rosso 63
Noi siamo anarchici, anarchici nel senso proprio della parola; vale a dire che vogliamo di-
struggere quell’orientamento sociale in cui gli uomini, in lotta tra di loro, si sfruttano e si
opprimono, o tendono a sfruttarsi o opprimersi, l’un l’altro, per arrivare alla costituzione
di una nuova società in cui ciascuno, nella solidarietà e nell’amore con tutti gli altri uomini,
trovi completa libertà, massima soddisfazione possibile dei propri bisogni e dei propri de-
sideri: massimo sviluppo possibile delle sue facoltà intellettuali ed affettive. Quali siano le
forme concrete in cui potrà realizzarsi questa auspicata via di libertà e di benessere per
tutti, nessuno potrebbe dirlo con esattezza; nessuno, soprattutto, potrebbe, essendo anar-
chico, pensare ad imporre agli altri la forma che gli appare migliore. Unico modo per ar-
rivare alla scoperta del meglio è la libertà, libertà di aggruppamento, libertà di esperimento,
libertà completa senz’altro limite sociale che quello dell’eguale libertà degli altri.48
Con una tiratura di circa 40.000 copie, che saliranno a 50.000 nei momenti
più caldi, il quotidiano rappresenta un vero salto di qualità per il movimento.
Dall’Abruzzo, corrispondenti, diffusori e sostenitori si attivano immediata-
mente all’Aquila, Avezzano, Castellamare Adriatico, Chieti, Giulianova, Lan-
ciano, Ortona, Pratola Peligna, Sulmona, Teramo, ma anche nei centri più
piccoli come Bussi, Coppito, Paterno di Celano, Pescasseroli, Rapino, Roio,
San Benedetto dei Marsi, Torre de’Passeri, etc., garantendo così, anche nei
momenti più difficili, una regolare e capillare diffusione del periodico;
La classe operaia passa adesso un brutto quarto d’ora di contagio anarchico. Ormai
l’«Avanti!» è quasi boicottato, e gli operai non leggono che «Umanità Nova», che mi
dicono superi ora le 100.000 copie. Lo affermano i frequentatori della camera del lavoro
e i viaggiatori nei tram del mattino, ove non si trovano più operai senza «Umanità
Nova» in mano.50
Tutti coloro che, fra gli avversari, quando parlano di noi anarchici sogliono dire che
siamo “quattro gatti” saranno persuasi finalmente, noi speriamo, del contrario; e quelli
che lo credevano sul serio avranno perduto questa illusione. Questo modesto foglio di
carta, sorretto da tanto consenso proletario, da tanto favore di popolo – senza di cui
sarebbe inconcepibile il successo di un giornale d’idee, più di propaganda e polemica
che di notizie – è la dimostrazione più eloquente che il movimento anarchico è un mo-
vimento di massa, un movimento che rispecchia una vasta corrente della vita pubblica
e di cui amici e avversari debbono tenere il dovuto conto.52
saranno circa 700, con 18.000 anarchici ufficialmente aderenti all’Uai (Cfr. «Umanità Nova» del 4 no-
vembre 1921). In crescita anche i numerosi gruppi degli antiorganizzatori, i gruppi non federati e gli
elementi del sindacalismo libertario.
il biennio rosso 65
55 Cfr. la mozione che i repubblicani abruzzesi presenteranno al II convegno che la Faa terrà il
15 agosto 1920 a Castellamare Adriatico, Q. Perfetto, Il 2° Convegno degli anarchici d’Abruzzo, «Uma-
nità Nova», 24 agosto 1920.
56 Per l’azione rivoluzionaria. Riceviamo e pubblichiamo sopprimendo alcuni aggettivi un po’ aspri... Giu-
lianova, «Umanità Nova», 30 marzo 1920. Firmatari della mozione: Albani Cesare, Barlafante Vin-
cenzo, Battistelli Attilio, Belfiore Gaetano, Braga Davide, Braga Nicola, Campioni Attilio, Cermignani
Vincenzo (segretario del Circolo Giovanile), Cichetti Luigi, D’Antonio Ermanno, De Ascentis Pa-
squale, De Ascentis Tommaso, De Luca Luigi, De Silvestris Marino, Ettorre Alessandro, Ettorre Gio-
vanni, Ettorre Lidio, Ettorre Tommaso, Gasperetti Emilio, Giulinecci Francesco, Marconi Giuseppe,
Marcozzi Vincenzo, Mosca Alfonso, Mosca Antonio, Pagliaccetti Bernardo, Pele Attilio, Torquoli At-
tilio, Tulli Umberto. Su Vincenzo Cermignani si veda: Aa.Vv., Vincenzo Cermignani. Vita d’Artista,
Media Edizioni, Mosciano S. Angelo 2001; ACS, CPC, b. 1254, f. ad nomen.
57 Cfr. L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra
di Spagna (1919-1939), cit., pp. 53-55.
58 Si veda E. Malatesta, Introduzione, in G. Berti (a cura di), Il buon senso della rivoluzione,
Elèuthera, Milano 1999, pp. 7-31.
66 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
59 Come vedremo più avanti, dopo una perquisizione effettuata presso l’abitazione di Perfetto la
sottoprefettura di Sulmona segnala innanzitutto che «non furono rinvenute armi». Aleandri, segretario
del gruppo anarchico aquilano, verrà arrestato perché in possesso di una baionetta; Baduele Cerasani,
il biennio rosso 67
soli, sanno benissimo di non poter fare nessuna rivoluzione. E poi, quale ri-
voluzione? Nella storia, quando al popolo si era parlato di rivoluzione, per
rivoluzione si era sempre intesa un’insurrezione vittoriosa. Gli anarchici in-
vece pensano ed operano per una rivoluzione sociale non politica. Per essi
in pratica, solo attraverso il frantumarsi dell’ordine costituito che potrebbe
creare lo spazio e la forza per spingere a espropriare e a mettere in comune
i mezzi di produzione sperimentando soluzioni libertarie si potrebbe parlare
di rivoluzione. Anche riguardo al problema insurrezionale, l’ottica degli
anarchici è totalmente diversa da quella dei socialisti e dei comunisti, avendo
colto in pieno il fatto che tra la gente esiste un sovversivismo diffuso, un
fronte unico che potrebbe davvero muoversi alla prima spinta. Un fronte
unico non per forza costituito «dall’unione di tutti gli organismi classisti»
ma un fronte unico di tutti i sovversivi in grado di schierarsi, all’occorrenza,
anche contro quegli stessi organismi.
Per gli anarchici italiani dunque, il rovesciamento radicale dell’esistente
è la premessa socio-storica dell’anarchia, la quale non può essere messa in
moto senza l’attuazione preliminare dell’atto rivoluzionario. La rivoluzione
è intesa come liberazione della prima fase, il cui svolgimento non può avere
un progetto univoco. Il binomio volontà-rivoluzione non va inteso come
volontà di imposizione, poiché gli ideali di emancipazione umana non sono
soltanto il patrimonio teorico di una minoranza ma, in una certa misura,
sono stati recepiti anche dalla grande maggioranza della popolazione. Il
problema dei rivoluzionari allora non è quello di “plasmare” politicamente
o antropologicamente la popolazione, operazione di per sé squisitamente
autoritaria, ma di piegare, di adattare, di curvare l’ideologia anarchica entro
il modo di sentire e il modo di vedere delle grandi masse popolari. Si tratta
di trovare innanzitutto i punti in comune con la loro mentalità, al fine di
esplicitare la valenza libertaria che questa stessa mentalità sottende. L’a-
narchismo diventa così universale sentire umano senza perdere nessun ca-
rattere rivoluzionario specifico e senza stemperarsi in una sorta di generica
dottrina umanitaria. La sua pregnanza emancipatrice rimane per intero, in
quanto è conformata alla mentalità e alle aspirazioni delle classi oppresse
solo per quel tanto di valenza libertaria che questa mentalità e queste aspi-
razioni presentano. È vero che in generale le minoranze rivoluzionarie im-
pongono alle masse il loro volere, sia nei momenti “normali” che in quelli
“eccezionali”, ma per gli anarchici, in particolar modo, ciò che si vuole ef-
fettivamente imporre non è l’anarchia o una rotta libertaria bensì l’attua-
zione del suo presupposto: la volontà rivoluzionaria. Si vuole imporre in
68 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
del gruppo di San Benedetto dei Marsi, arrestato per possesso abusivo di rivoltella. Nel paese marsicano
verranno denunciati per porto abusivo di rivoltella, mancato omicidio di un esponente fascista e per
il biennio rosso 69
sociali e che, pertanto, non può essere condotta con metodi coercitivi. Bi-
sogna allora armarsi. E non sono solo parole, dato che nei mesi a venire i
tavoli dei prefetti verranno sommersi da informative sulle possibilità con-
crete che gli anarchici si starebbero armando.59 In secondo luogo, si ritiene
assolutamente necessario organizzare e far funzionare il Fur, il fronte unico
cioè di tutti i sovversivi, sostenendo la fratellanza con socialisti e repubbli-
cani. Infine, tentare in ogni modo di passare dagli scioperi all’occupazione
dei campi e delle fabbriche, facendoli funzionare in modo nuovo, sperimen-
tando pratiche di gestione diretta, trasformando cioè definitivamente l’oc-
cupazione da metodo di lotta sindacale in fattore di lotta insurrezionale.
Gli effetti radicalizzanti di questa propaganda vengono alla luce inaspet-
tatamente con le occupazioni e la gestione diretta degli stabilimenti industriali
in Liguria, Lombardia e Piemonte,60 qualche giorno prima cioè dell’assemblea
in cui i socialisti giuliesi si esprimevano pubblicamente (quasi a sfidare la diri-
genza centrale del partito) in favore del «contegno prettamente rivoluzionario
degli anarchici». L’attivismo degli anarchici riesce tra l’altro ad incanalare nelle
occupazioni in corso le rivendicazioni più generali del movimento operaio, il
progetto di boicottaggio comune dei rifornimenti alla Polonia – il cui esercito
sta avanzando verso la Russia sovietica – e, soprattutto, le istanze del più ampio
movimento che cerca con tutti i mezzi di imporre al governo italiano di ab-
bandonare l’Albania in aperta rivolta. Gli eventi riecheggiano in un Abruzzo
già scosso dallo sciopero ferroviario del gennaio, che, negli scali di Sulmona,
Avezzano e Castellamare Adriatico aveva fatto registrare una forte partecipa-
zione di massa e un’astensione totale dal lavoro. Nella provincia teramana
esplodono invece le agitazioni dei contadini per il patto colonico e il ricono-
aver sparato contro la sezione Pnf gli anarchici Baduele Cerasani, Mancinelli, De Rubeis e Martino.
Sempre nell’abitazione di De Rubeis, i carabinieri sequestreranno due pistole automatiche non denun-
ciate a nove colpi calibro 7,65 cariche, due caricatori di ricambio e 132 cartucce. Interrogato, risponderà
che «tenevale custodite per usarle in caso di eventuale insurrezione».
60 In una corrispondenza da Sestri Ponente a «Umanità Nova», dopo la descrizione degli eventi,
così si conclude: «Rimane provato che gli operai tecnicamente sono maturi per affrontare l’urto defi-
nitivo con il capitalismo in decomposizione; ormai non è più questione che di forza e gli operai stanno
acquistando la coscienza della loro forza». In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività
anarchica, cit., p. 33.
61 Sullo sciopero ferroviario cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1920, b. 24, f. D2-Aquila; sugli scioperi agrari
in provincia di Teramo cfr. ACS, MI, PS, Agr, cat. G1, 1920, b. 81; A. Lalli, Socialismo e socialisti in
Abruzzo. Piccola enciclopedia dell’Antifascismo Regionale (appunti e ricordi), Tipografia Zappacosta, Chieti
1970, pp. 24-25.
62 Cfr.: P. Muzi, I moti sociali in Abruzzo nel primo dopoguerra (1919-1920), cit., p. 496; ACS, MI,
70 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
A Teramo nell’aprile del 1920 vi fu una dimostrazione veramente massiccia […]. Circa
150 bandiere rosse, di altrettante leghe contadine, si radunarono a Porta Madonna e,
sfilando per tutto il Corso De Michetti e San Giorgio, si portarono in piazza Garibaldi.
Qui gli onorevoli Agostinone, Bosi, e il giovane Lidio Ettorre arringarono la folla, cal-
colata a parecchie migliaia di persone. L’avvenimento sgomentò la borghesia teramana
e molte famiglie si barricarono in casa, temendo, addirittura, la Rivoluzione.61
[Perfetto, 1946] Ho trovato pochi uomini, pochissime donne, intelligenti, che osano
difendere l’onore e la coscienza dei governi esistenti: tutti erano con me, ed in più
PS, Agr, cat. G1, 1920, b. 81. Gli aderenti allo sciopero sono trecento ad Atri, un migliaio a Penne e
circa cinquecento a Nocciano e Catignano.
63 Q. Perfetto, Anarchia, «Era Nuova», 15 settembre 1946.
64 Su Quirino Perfetto, nato il 25 agosto 1882 a Torino di Sangro, cfr.: ACS, CPC, b. 3857, f. ad
nomen; ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 24.
65 Su Ercolano Cinti cfr. DBAI, vol. I, pp. 407-408.
66 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 24.
il biennio rosso 71
Si avverte che il convegno anarchico regionale che doveva tenersi l’11 aprile è stato ri-
mandato improrogabilmente per il giorno 25 corr. a Pratola Peligna (prov. di Aquila),
6 Km. distante da Sulmona, e quindi i compagni e simpatizzanti che accettano l’azione
sinceramente rivoluzionaria sono pregati di mandare le loro adesioni in tempo oppor-
tuno. Scrivere a Caiola Franco, Celano per Paterno, prov. di Aquila.70
cit., p. 39. «Cronaca Sovversiva», Ebdomadario anarchico di propaganda rivoluzionaria, diretto a Torino
da Galleani. Vengono pubblicati 19 numeri dal 17 gennaio al 2 ottobre del 1920.
73 In questo paragrafo si riportano sinteticamente i resoconti delle corrispondenze ricevute dalla
redazione di «Umanità Nova». Per una lettura dettagliata si veda lo studio di P. Muzi, I moti sociali in
il biennio rosso 73
In un anno – dal marzo 1919 al marzo 1920 – sui solchi, per le piazze, per le vie della
più grande patria sono stati massacrati dal piombo regio 175 proletari, 330 sono stati
feriti. In complesso un assassinato ogni due giorni e tutti i giorni un ferito.72
randosi nei diversi negozi, mentre la non mai abbastanza maledetta arma be-
nemerita continua a far fuoco». Tutte le vittime, commissario compreso, ca-
dono sotto il piombo dei carabinieri, «che quando sparano chiudono gli
occhi». Ciononostante, bisogna fin da subito attivarsi per denunciare il ten-
tativo di «salvataggio dei responsabili» in atto. Gli arresti procedono in
massa. Gli anarchici Rocco Arquilla,74 Venanzio Vallera e Filiberto Tammaro
vengono immediatamente accusati e processati. Vallera è assolto. Per Arquilla
mandato di cattura per violenza pubblica, poi assoluzione. Per Tammaro
mandato di cattura per aver spinto settantatre persone a commettere violenza
e per possesso abusivo di rivoltella. «Il popolo che ha assistito allo strazio dei
figli suoi, freme ed aspetta. Aspetta che la diana chiami a raccolta i diseredati
di tutte le patrie di lor signori, i reietti del mondo, gli schiavi di tutti i secoli
per incitarli alla battaglia finale, alla grande rivoluzione sociale». Allo scio-
pero dei lavoratori impiegati nella costruzione della linea Aquila-Capitignano
segue l’invio di un gran numero di carabinieri: «quando essi vollero proce-
dere ad arresti la folla rumoreggiò e naturalmente i carabinieri spararono».
«Selvaggio macello» a Mascioni, nel contesto di un irriducibile antagonismo
tra la popolazione e un capitalismo reso aggressivo ed arrogante non certo
dalle proprie capacità imprenditoriali, quanto dal sostegno e dalle protezioni
che riceve dalle autorità locali. La popolazione da circa un anno vive una si-
tuazione di tensione per i metodi adottati dalla Società Industriale Aterno
(per la quale lavorano i socialisti aquilani Mario Cavarocchi e Pietro Ventura)
nell’occupare i terreni per l’estrazione della torba e per il vessatorio tratta-
mento riservato agli operai del luogo costretti a lavorare anche nei giorni fe-
stivi, soggetti a continue multe sul salario e finanche al ricatto del
licenziamento se per caso abbiano parenti in lite con la Società per la cessione
dei terreni. Un corteo di circa duecento persone, in gran parte composto da
donne e bambini con la bandiera rossa della Lega proletaria in testa, protesta
con un’occupazione delle terre. Alle provocazioni dei carabinieri seguono
sassaiole. I militari aprono il fuoco, anche con l’uso di una mitragliatrice. Ri-
sultato: «a terra furono travolti e pesti anche alcuni bambini in fasce»: tre i
morti, i feriti oltre quaranta, «colpiti quasi tutti alle spalle». Seguono arresti
indiscriminati, persecuzioni sulla popolazione e un’energica azione di pro-
testa contro la caserma dei carabinieri fino al rilascio degli arrestati. Que-
da un carabiniere, Ivi, 24 aprile 1920; Il salvataggio dei responsabili. Raiano, Ibidem; F. Caiola, Da lettere e
cartoline. Celano, Ivi, 30 aprile 1920; Un nuovo eroico fatto d’armi dei rr.cc. Tre morti e più di 30 feriti. Aquila,
il biennio rosso 75
Ivi, 11 maggio 1920; F. Caiola, Carabinieri malmenati dalla folla. Celano, Ibidem; Ancora morti e feriti!
Aquila, Ivi, 12 maggio 1920; Un morto e vari feriti. Avezzano, Ivi, 13 maggio 1920; A. Conti, Provocazioni
e violenze. Pescara, Ibidem; F. Caiola, Due morti a Celano, Ivi, 18 maggio 1920; E i carabinieri ammazzano.
Aquila, Ivi, 23 maggio 1920; Due morti e parecchi feriti ad Ortona. Chieti, Ivi, 27 maggio 1920; T. Lazzarini,
Da lettere e cartoline. Ortona a Mare, Ivi, 27 giugno 1920; T. Lazzarini, La magistratura opera. Ortona a
Mare, Ivi, 22 gennaio 1921; Il processo per i fatti di Raiano, «L’Avvenire», 21 marzo 1921; Dopo il verdetto
sull’eccidio di Raiano, Ivi, 27 marzo 1921; La verità sull’eccidio di Mascioni, Ivi, 16 maggio 1920; Dalla Pro-
vincia. Da Mascioni, Ivi, 23 maggio 1920; Ancora sangue proletario, Ibidem; La verità “vera” sui fatti di Ma-
scioni, Ivi, 31 maggio 1920; L’eccidio di S. Benedetto, Ibidem; Per i fatti di Mascioni, Ivi, 18 luglio 1920.
76 Cfr. La Settimana Rossa Abruzzese in Provincia, «L’Avvenire», 8 agosto 1920.
77 Cfr. La settima rossa in Abruzzo, «Falce e Martello», 12 agosto 1920.
78 Cfr. E. Giannetti, N. Iubatti, Temi e spunti di storia sociale ad Ortona nella prima metà del No-
vecento, «Rassfr», a. II, n. 1, 1981, p. 61.
79 Cfr.: Q. Perfetto, L’eccidio! Sulmona, «Umanità Nova», 7 settembre 1920; Libero, L’eccidio di
il biennio rosso 77
ligna (3.000 i manifestanti), Raiano, Roio Piano, San Lorenzo di Pizzoli, San
Pio, San Pio delle Camere, Secinaro (corteo e comizio), Sulmona («piazza XX
Settembre gremita di popolo»), Tussio, Vasche di Coppito, Villa Carufo d’O-
fena e Villa Santa Lucia.76 In provincia di Teramo «comizi imponentissimi»
riescono a Castellamare Adriatico, Penne, Atri, Montorio, Sant’Omero e Co-
lonnella.77 Gli anarchici, coordinati da Lazzarini e Perfetto, aderiscono all’i-
niziativa concentrando le proprie forze per la mobilitazione di Ortona.78
Eppure, dopo pochi giorni, si verifica l’ennesimo eccidio ad Alfedena. Il 2 set-
tembre la popolazione assalta la caserma dei carabinieri per liberare un con-
tadino; i carabinieri sparano dalle finestre uccidendo tre persone e ferendone
sei.79
Atteggiamento che gli anarchici devono tenere verso gli altri partiti politici (rel. Per-
fetto Quirino)
Riorganizzazione e costituzione dei gruppi (rel. Conti Attilio)
Adesione all’Ucai e rappresentanza al prossimo Congresso
Propaganda
Atteggiamento dopo la rivoluzione (rel. Di Sciullo Camillo)
Varie
Alle ore 10, i delegati giunti dalle diverse località possono finalmente riu-
Alfedena. L’abitudine di sparare!, Ivi, 9 settembre 1920; I delitti dei carabinieri del re, «L’Avvenire», 14 set-
tembre 1920.
80 Cfr. Q. Perfetto, Convegno anarchico abruzzese. Sulmona, «Umanità Nova», 4 maggio 1920. Il
comunicato è firmato da: Carlo Alessandrelli, Vittorio Biocca, Franco Caiola, Attilio Carlone, Di Bar-
tolomeo, Garegnani, Orazio Gaspari, Tullio Lazzarini e Quirino Perfetto. Su Biocca, fotografo, nato
a Celano il 17 aprile 1887, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 98, f. 14.
81 Il nucleo anarchico di Raiano è composto da: Giulio e Rocco Arquilla, Oscar Cavicchia, Anto-
nio Sabatini, Filiberto Tammaro, Argentino e Venanzio Vallera. Nel Cpc risultano schedati anche gli
anarchici: Fiore Caruso, Luigi Cipriani, Vincenzo Cipriani, Venanzio Corsetti, Angelo La Schiazza,
Vincenzo Martocchia, Ludovico Tentarella.
82 In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 35.
78 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
nirsi in convegno nei locali di via Morrone della CdL di Sulmona. Tutti i mag-
giori centri della regione quali l’Aquila, Avezzano Castellamare Adriatico,
Chieti, Ortona e Sulmona risultano rappresentati così come le località di Bussi,
Guardiagrele, Paterno di Celano, Raiano81 e Tocco Casauria. I lavori si aprono
con la relazione di Perfetto sull’impellente necessità dell’attivazione dei gruppi
del Fur, spiegando come tutti gli aderenti all’Ucai stiano già partecipando alla
composizione e all’organizzazione stessa del fronte negli altri centri della pe-
nisola. Per questo, fa notare Conti, è preferibile che la partecipazione degli
anarchici avvenga attraverso l’azione coordinata di gruppi piuttosto che da sin-
gole individualità, in modo da offrire un’efficiente base di intesa localmente
costituita a tutti i rivoluzionari attivi sul territorio che permetta loro di rompere
definitivamente con i vertici delle organizzazioni partitiche. L’abbandono della
politica rivoluzionaria del Psi infatti, si era fatto strada nella dirigenza già tra i
mesi di marzo e aprile, ovvero quando il sopravvento degli anarchici era stato
determinante per le occupazioni degli stabilimenti industriali in Liguria, Pie-
monte e Lombardia. L’«Avanti!», in seguito a quegli eventi, non condividen-
done la strategia, accusava pubblicamente gli anarchici addirittura di
disfattismo. Così rispondeva «Umanità Nova»:
Disfattisti! Sissignori, lo siamo stati durante la guerra, quando con tutte le nostre ener-
gie abbiamo cercato di aprire gli occhi al proletariato, perché vedesse il baratro nel
quale l’aveva gettato la borghesia; lo siamo oggi, quando diciamo ai lavoratori che è
ora che studino i problemi dell’assetto economico, quando diciamo ai lavoratori che è
ora che essi creino nelle fabbriche gli organi appositi per rendere possibile, domani, la
presa di possesso delle fabbriche stesse, quando opponiamo all’evangelico: «incrociate
le braccia», il rivoluzionario: «occupate le fabbriche!».82
86 Cfr. Prefettura dell’Aquila, 14 marzo 1920, telegramma al ministero dell’Interno, ACS, MI,
PS, Agr, 1920, b. 24, f. D2-Aquila.
87 Dalla provincia. Da Sulmona. Primo Maggio, «L’Avvenire», 9 maggio 1920.
88 Q. Perfetto, L’agitazione dei ferrovieri. Lo sciopero bianco a Sulmona, «Umanità Nova», 27 maggio
1920.
80 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Imponente manifestazione fu di vedere tutti gli operai dell’officina, squadra rialzo, per-
sonale di macchina, di accudienza e manovalanza, in tenuta di lavoro ed assieme ai
compagni di altri servizi, sostare inoperosi sotto la tettoia della stazione.88
Il fermento qui è vivissimo e quanto prima sarà indetto un grande comizio pubblico di
protesta. La Direzione del Psi, il Gruppo parlamentare socialista e il Comitato centrale
del Sfi stiano bene in guardia!89
ferroviaria, «L’Avvenire», 31 maggio 1920; Condanna reazionaria, Ivi, 23 maggio 1920; V. Scapaticci,
Menzogna e malafede pretesca, Ivi, 6 giugno 1920; Ingerenze illecite, Ivi, 11 luglio 1920.
91 Convegno provinciale Giovani Socialisti in Sulmona, «Umanità Nova», 15 aprile 1920.
92 Su Antonio Ricci, falegname, nato a Guardiagrele nel 1876, cfr. ACS, CPC, b. 4299, f. ad nomen.
93 Movimento Anarchico. Guardiagrele, «Umanità Nova», 2 giugno 1920.
94 Francesco Paglia, nato a Poggio di Roio il 29 gennaio 1890, «intervenuto nella riunione nei
locali della lega contadina di Sulmona per una costituenda Camera di Lavoro a scopo, più che econo-
82 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
più tardi meglio conosciuto come Ignazio Silone – si era pronunciata per
«l’intensificazione della propaganda rivoluzionaria» e inviava tempestiva-
mente quanto deliberato alla redazione di «Umanità Nova».91
mico, politico (sovversivismo). Vedasi pratica Convegno Anarchico Sulmona n. 903». Cfr. ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 93, f. 17.
95 Sulla costituzione del gruppo comunista-anarchico “Sorgiamo!” cfr.: ACS, MI, PS, Agr, cat. G1,
1920, b. 98, f. 403, s. fasc. 12; Movimento Anarchico. F. Cellamare, Aquila, «Umanità Nova», 25 giugno
1920; Comunicati. Aquila, Ivi, 22 agosto 1920; La cronaca rossa. Da Aquila – Un battesimo, «L’Avvenire», 8
agosto 1920. Su Gino Aleandri, nato all’Aquila il 27 ottobre 1903, barbiere, cfr. ACS, CPC, b. 57, f. ad
nomen; su Antonio Cera, nato a Montecompatri, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 143, f. 24; su Pietro
il biennio rosso 83
L’esistenza del nostro piccolo ma attivo gruppo Sorgiamo! pare dia del filo da torcere
alle locali autorità, le quali hanno sguinzagliato i loro sbirri per assicurarsi della identità
di quelli che lo compongono e vi spiegano maggiore attività. Sappiano dunque una
volta per sempre i zelanti spioni (che ben farebbero di scegliersi altra più proficua oc-
cupazione) che i componenti del nostro gruppo sono degli onesti e liberi cittadini che
il pane se lo guadagnano producendo utilmente. E ci lascino in pace!.96
Caro direttore, da quando io ho osato mostrarmi per le vie dell’Aquila con la bandiera nera
del nostro gruppo anarchico, mi sono visto meritare delle cure affettuose ed assidue dei se-
guaci di messer Ciancaglini – questore dell’Aquila – lo indiscusso capo della sbirraglia locale.
Questi cani rognosi mi seguivano ogni dove, anche al lavoro, e con idiota petulanza van
chiedendo notizie sul mio conto a tutti quei che mi conoscono […] Anziché perseguitare
operai onesti vedano di lasciare meno indisturbati i ladri, o preferibilmente per aiutare la
patria, prendano una vanga ed una zappa anche loro, questi eterni vagabondi.97
Cerasoli, sarto, nato all’Aquila il 28 giugno 1891, cfr: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 127, f. 7; b. 143,
f. 31; ACS, CPC, b. 1246, f. ad nomen; su Giuseppe Marchetti, nato ad Orte il 7 agosto 1893, cfr. ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 61, f. 15; sui fratelli Picuti cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 61, f. 15.
96 F. Cellamare, Movimento anarchico. Aquila, «Umanità Nova», 11 agosto 1920.
97 G. Marchetti, La cronaca rossa. Da Aquila. Riceviamo e pubblichiamo, «L’Avvenire», 15 agosto 1920.
98 Sull’attivazione dei gruppi di Avezzano e Tocco Casauria cfr.: Movimento Anarchico. Avezzano,
«Umanità Nova», 11 giugno 1920; Comunicati. Tocco Casauria (Chieti), Ivi, 25 agosto 1920.
99 Ordine del giorno approvato al convegno anarchico campano del 18 maggio, cfr. Convegno
Anarchico Campano, Ivi, 22 maggio 1920.
100 Francesco Cellamare nasce a Trani (BA) il 24 gennaio 1879, tipografo. Fratello del «noto
anarchico Domenico Cellamare». È in Sud America fino al 1907. Torna a Trani, dove riceve e diffonde
il periodico anarchico edito a Montevideo «La Giustizia». Di nuovo a Buenos Aires dal 1910 al 1912
84 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
“Umanità Nova” aderente alla Faa e all’Uai: «il gruppo già conta un buon
numero d’iscritti. Conti quanto prima terrà una pubblica conferenza».98
Nella Federazione anarchica meridionale
circa, «in prima linea nel movimento settario, imponendosi alla considerazione dei compagni per fer-
vore fanatico della propaganda libertaria». Rimpatria in seguito all’emanazione delle leggi contro il
movimento anarchico. Riceve e diffonde «Germinal» di Ancona. Nel 1913 è a Rocca San Giovanni.
Con Ettore Croce e Alberto Argentieri fonda la tipografia La Bodoniana. Tipografia e soci si trasferi-
scono a Chieti nel marzo 1914 e, rimasto solo Cellamare, all’Aquila nel 1916. Qui La Bodoniana viene
rifondata nell’agosto 1916 quale cooperativa sociale, sezione mista aquilana della Federazione italiana
del libro. Cfr. ACS, CPC, b. 1234, f. ad nomen.
101 La bozza elaborata dagli anarchici campani è pubblicata su «Umanità Nova» del 12 maggio 1920.
102 Q. Perfetto, Convegno regionale anarchico abruzzese. Sulmona, cit.
103 Sulle mobilitazioni antimilitariste e le agitazioni in solidarietà alle vittime politiche che da lu-
glio a settembre si registrano in Abruzzo cfr.: Aquila pronta, «L’Avvenire», 4 luglio 1920; Circolo Giov.
Soc., Per solidarietà coi fatti di Ancona. Giulianova, «Umanità Nova», 9 luglio 1920; L. Ettorre, Per la
il biennio rosso 85
a questi piccoli centri tutta quella opera che da soli non potrebbero avere».
Nonostante la consapevolezza che il tempo stringa, nell’esposizione delle
strategie d’azione c’è comunque la sensazione che sia sufficiente ad orga-
nizzarsi concretamente:
L’ora che attraversiamo è delle più rivoluzionarie che la storia ricordi. Non ozi, dunque,
e non dispersione di forze!.101
Le mobilitazioni antimilitariste
liberazione di tutti i condannati politici. Giulianova, cit.; Margio, Comizio di protesta contro gli eccidi. Giu-
86 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
La Lega Proletaria di coloro che non sono stati uccisi, mentre si dichiara a priori so-
lianova, Ivi, 6 agosto 1920; Pro Vittime politiche. L. Ettorre, Caramanico, Ivi, 5 settembre 1920.
il biennio rosso 87
lidale con i rivoltosi di Ancona, siano essi anarchici, socialisti, mazziniani o soldati è
pronta a scendere in piazza, per la pronta liberazione di tutti gli arrestati per motivi
politici.
Intanto invita il Comitato centrale della Lega Proletaria, la Direzione del Partito so-
cialista, l’Unione Sindacale, la Federazione giovanile socialista, la Federazione marinara
ed il Sindacato Ferrovieri a preparare subito lo sciopero generale in caso che i nostri
compagni non venissero liberati […].
La Lega Proletaria, il Circolo giovanile e la sezione adulta sono per il fronte unico ri-
voluzionario.
Il II congresso dell’Uai
104 Sull’andamento del congresso si vedano: Secondo Congresso dell’Unione Anarchica Italiana,
«Umanità Nova», 7 luglio 1920; G. Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e interna-
zionale (1872-1932), cit., pp. 681-693; G. Cerrito, Il ruolo della organizzazione anarchica, cit., pp. 53-
72; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna
(1919-1939), cit., pp. 77-75; V. Mantovani, Mazurka blu, cit., pp. 257-261. L’elenco completo delle
88 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Alle ore 8 del 15 agosto, nei locali di via Cesare Battisti della sezione re-
pubblicana di Castellamare Adriatico hanno inizio i lavori del secondo con-
vegno della Fa abruzzese. Dirigono i lavori Lazzarini e Perfetto. L’ordine
del giorno proposto viene approvato «con massima serenità e concordia».
Assenti gli anarchici marsicani, impegnati nel coordinare le occupazioni in
corso delle terre del Fucino e che, tramite Caiola, inviano ugualmente ade-
sione al convegno. I loro appelli alla massima partecipazione possibile delle
masse sia all’elaborazione delle decisioni che nelle azioni di lotta, così come
la loro martellante propaganda per la metodologia dell’azione diretta e il
rifiuto del riformismo stanno avendo ora effetti davvero radicalizzanti. In
92 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
110 Sul II convegno della Faa cfr.: Q. Perfetto, Sulmona – Federazione Anarchica Abruzzese, «Uma-
nità Nova», 22 luglio 1920; Q. Perfetto, Convegno della Federazione Anarchica Abruzzese. Sulmona, Ivi,
il biennio rosso 93
loro latitanza genera tra i presenti grande amarezza. A giudizio degli anarchici,
l’assenza «palesa ancora una volta come il Psi non intenda affatto svolgere l’a-
zione rivoluzionaria sul terreno dei fatti […]. Molti convenuti hanno parole
di sdegno».108 Al contrario, interviene e partecipa ai lavori il segretario della
sezione Pri di Castellamare Adriatico, Pietro Dettoni, che porta l’adesione al
fronte dei repubblicani con la presentazione della seguente mozione:
Gli anarchici d’Abruzzo, raccolti in Castellamare Adriatico pel loro secondo convegno,
amaramente constatano l’assenteismo e l’indifferenza delle frazioni rivoluzionarie di
partiti ritenuti affini nel trattare la formazione del fronte unico, deplorano che anche
nell’attuale momento precursore di avvenimenti storici nell’ascensione proletaria au-
spicata l’unione delle forze sovversive, sembra risolversi in una chimera; sdegnosi riaf-
fermano la loro fede nell’efficacia assoluta dei loro metodi di lotta pel raggiungimento
delle finalità rivoluzionarie e restringendosi di nuovo attorno al nero vessillo, pur pren-
dendo atto delle franche dichiarazioni del segretario della sezione repubblicana di Ca-
stellamare, passano all’ordine del giorno.
11 agosto 1920; Q. Perfetto, Il 2° Convegno degli anarchici d’Abruzzo, Ivi, 24 agosto 1920.
111 Nel paese di Bagnoli del Trigno vengono schedati nel CPC gli anarchici: Bartinoccia Antonio,
Candela Vincenzo, Celano Domenico, Celano Gennaro, Celano Matteo, Ciarniello Nicola, Ciarniello
Nicola, Ciarniello Nunzio, Cimaglia Andrea, Cimaglia Vittorio Vitale, D’onofrio Antonio, De Vita
Bartolomeo, Di Gregorio Domenico, Di Russo Giuseppe, Di Russo Tullio, Di Tosto Andrea, Di Tosto
Domenico, Donatiello Achille, Donatiello Domenico, Filacchione Andrea, Filacchione Domenico,
il biennio rosso 95
centri della regione. Lazzarini, infine, esprime l’augurio che tutti i propositi
del convegno «non abbiano a restare lettera morta e che ognuno di noi
propaghi instancabilmente le nostre idee».110
L’organizzazione libertaria in Molise
Gabriele Andrea, Gabriele Domenicantonio, Gabriele Giovanni, Greco Valentino, Lazazzera Gaetano
Giovanni, Manzi Vito, Massullo Bartolomeo, Massullo Giovanni, Massullo Vincenzo, Mastrodonato
Domenico, Mastrodonato Ercole, Masullo Giuseppe, Pelillo Massimino, Pelillo Pietro, Perella Angelo,
Pilorusso Andrea, Pilorusso Giuseppe, Pollice Andrea, Serafino Angelo, Spensiero Michele, Tarica
Alessandro, Tarica Gioacchino, Tarica Giovanni Angelo.
112 Sul periodico cfr. BdA1, p. 296.
113 G. Celano, Per la propaganda nel Meridionale. Bagnoli del Trigno, «Umanità Nova», 26 agosto 1920.
114 Il circolo di cultura op., la redazione di «spartaco», Per la propaganda anarchica nell’Italia
meridionale, Ivi, 2 febbraio 1921.
115 «Umanità Nova» calcola che dall’autunno precedente, e senza contare le vittime di Ancona,
su tutta la penisola sono caduti «sotto il piombo regio» 238 lavoratori e 1.251 sono i feriti. Inoltre,
96 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
speciali intendimenti»:
Sono già quattro mesi che nel piccolo paese di Bagnoli di Trigno, in provincia di Cam-
pobasso, si pubblica un giornale nostro, anarchico rivoluzionario: «Spartaco», a cura
del Circolo di Cultura Operaia. Si tratta della iniziativa di un gruppo di volenterosi,
artigiani e contadini, che si aggiungono ad un lavoro colossale: creare nell’Italia meri-
dionale un centro di propaganda nostra che s’irradi nelle regioni vicine sino alla Sicilia,
alla Puglia, alla Campania, finora restie al nostro movimento. Non ci siamo dissimulati
che gravi difficoltà ci attendono; ma esse saranno più superabili se non ci mancherà il
concorso dei compagni. E soprattutto sarà agevolata l’opera nostra se gli elementi delle
altre regioni non ci lesineranno aiuti, perché noi siamo pochi e poveri ed abbiamo bi-
sogno di cooperazione ed incoraggiamento da parte di tutti. E specificamente chia-
miamo in nostro favore il contributo fattivo dell’Unione Sindacale Italiana perché
intendiamo affermare un movimento proletario libero dalle pastoie riformiste dei con-
federalisti, e richiamiamo anche l’affezione della Unione Anarchica Italiana perché la
nostra opera è prettamente libertaria rivoluzionaria. Noi garantiamo l’uscita mensile
del giornale e procureremo di farlo quindicinale, se l’opera nostra sarà presa dai com-
pagni del Meridionale e se sarà aiutata dagli altri.114
Propaganda
ogni scontro è seguito da arresti e mandati di cattura, così imprigionati e latitanti si contano a centi-
naia.
116 In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 49.
il biennio rosso 97
[…] Fate il vostro dovere, uno dei più urgenti dell’ora che passa. Non tradite la solidarietà,
e cioè non tradite voi stessi. Dovunque vi aduniate per qualsiasi ragione, ricordate le vit-
time politiche: convocate comizi, organizzate dimostrazioni, elevate alto il grido vostro di
protesta e di volontà, che giunga squillante e minaccioso all’orecchio dei potenti. Ed il
sentimento d’amore pei caduti nella lotta vi accomuni tutti, al disopra delle diversità di
opinioni, in una solidarietà fraterna che vi renda forti ed invincibili anche per la lotta finale;
e vi dia quella vittoria dopo la quale non vi siano più vittime da liberare, perché sarà can-
cellata per sempre la macchia vergognosa dello sfruttamento e dell’oppressione.116
Ieri il capitalismo, prese il nostro sangue, fece le nostre membra a brandelli. Oggi per
sfuggire alle conseguenze della guerra, chiama voi per farne la guardia bianca. Non im-
brattatevi le mani col sangue dei vostri fratelli e dei vostri genitori che lottano per al-
lontanare la miseria dalle vostre case. Rammentatevi che siete e che ritornerete
lavoratori, rammentate che i vostri compagni lottano per il bene loro, per il vostro bene,
per il bene dei nostri cari. La lotta del Proletariato è la lotta vostra. Giovani, disertare
non giova. Andate alle armi con fede immutata, animate i compagni d’armi della vostra
fede. Impugnate il fucile con mano ferma ed animo deciso e in ogni circostanza sappiate
tener presente il vostro interesse di lavoratori. Siate sempre militi del Proletariato.117
117 La lega proletaria mutilati e reduci alle giovani reclute, «L’Avvenire», 10 ottobre 1920.
118 Nei primi anni del XX secolo Alessandro Pica aveva partecipato negli Usa alle battaglie sin-
dacali combattute nella Pensylvania. A Filadelfia aveva collaborato alla redazione del mensile «La Co-
mune», Organo di difesa proletaria, diretto da Hugo Rolland. Cfr. BdA2, pp. 189-190.
119 Margio, Comizi e manifestazioni. Giulianova, «Umanità Nova», 2 settembre 1920.
98 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Il permesso per la conferenza fu molto ostacolato dalla questura, che ci vietava un co-
mizio pubblico. Finalmente poche ore prima si ottenne il permesso ed il paese fu tap-
pezzato da manifesti invitanti gli operai a qualunque classe appartenevano ad ascoltare
la parola anarchica. Sebbene la piazza e le vie adiacenti erano perlustrate e piantonate
dalla benemerita e da un plotone di soldati in assetto di guerra ostruendo così il libero
passaggio alle... mezze coscienze, il teatro non dimeno si riempì di pubblico.121
Al Teatro Orfeo, l’anarchico Guglielmo Boldrini, dinanzi ad un discreto numero di la-
voratori, tenne una pubblica conferenza sul tema “Gli anarchici: chi sono e cosa vo-
gliono”. L’oratore venne spesse volte applaudito.122
Tocco Casauria, «Umanità Nova», 11 settembre 1920; Q. Perfetto, Sulmona, Ibidem; Movimento anar-
chico. Avezzano, Ivi, 14 settembre 1920; Movimento anarchico. Aquila, Ibidem; C.S., La fiera elettorale. Pe-
scara, Ivi, 19 settembre 1920; Movimento Anarchico. Margio, Giulianova, Ivi, 22 settembre 1920; T.
100 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Lazzarini, Ortona a Mare, Ivi, 26 settembre 1920; Margio, Contro i mestatori del dannunzianismo. Giu-
lianova, Ivi, 16 settembre 1920; Comunicati. Tocco Casauria, Ivi, 11 settembre 1920; Movimento Anarchico.
C. Di Sciullo, Castellamare Adriatico, Ivi, 28 settembre 1920.
124 Margio, Comizi e conferenze. Il blocco che si sgretola. Teramo, Ivi, 10 ottobre 1920.
125 Margio, Giulianova proletaria contro la scheda. Giulianova, Ivi, 13 ottobre 1920.
126 Margio, Come si svolge la farsa elettorale. Giulianova, Ivi, 21 ottobre 1920.
127 Da Roio Piano, «L’Avvenire», 10 ottobre 1920.
il biennio rosso 101
La sezione socialista astensionista scende in lotta contro tutte le liste della borghesia
per svolgere, in piazza, propaganda rivoluzionaria. La sezione ha lanciato migliaia di
programmi astensionisti. Domani vi saranno due comizi. Parleranno il segretario della
sezione socialista Pica ed il propagandista Ettorre. Nella Lega Proletaria gli astensio-
nisti hanno avuto la maggioranza e quindi essi con entusiasmo appoggeranno la lotta
astensionista. La Federazione socialista provinciale non può darsi pace.
Giulianova è comunista, è rivoluzionaria.125
E ancora:
128 Cfr.: Movimento anarchico. Termoli, «Umanità Nova», 20 ottobre 1920; Movimento anarchico,
Ibidem.
129 F. Caiola, Note marsicane. Paterno, Ivi, 8 settembre 1920.
130 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 84, f. 6.
102 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
131 Francesco De Rubeis nasce a San Benedetto dei Marsi il 18 gennaio 1892, bracciante. È negli
Usa dal 1913. Collabora con le redazioni de l’«Era Nuova» e di «Cronaca Sovversiva». Segnalato quale
anarchico pericoloso, da cui l’espulsione nel 1916 per rifiuto alla coscrizione militare.
132 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 143, f. 26; ACS, CPC, b. 1246, f. ad nomen.
il biennio rosso 103
133 Su Stefano Biancolino, nato a San Benedetto dei Marsi il 21 aprile 1875, contadino, cfr. ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 98, f. 10.
134 Su Giuseppe Cerasani, nato a San Benedetto dei Marsi il 19 marzo 1885, contadino, cfr. Ivi,
b. 143, f. 27.
135 Quella degli antiorganizzatori è la corrente che più si afferma negli ambienti radicali italo-
americani. Oltre alle figure più note tra cui Galleani, ne è portavoce e interprete lo stesso Postiglione.
È importante segnalare l’elevato numero di sottoscrittori, abbonati e collaboratori abruzzesi alle reda-
zioni di «Cronaca Sovversiva» e de «L’Adunata dei Refrattari», a testimonianza di come l’esperienza
migratoria abbia segnato la loro vita.
136 Si veda anche il ricordo personale di Romolo Liberale, La concezione contadina del Fucino in un
canto del poeta anarchico Francesco Ippoliti, «Rassfr», a. VI, nn. 2-3, 1985, p. 270.
137 F. Caiola, Sciopero elettorale a S. Benedetto dei Marsi, «Umanità Nova», 2 ottobre 1920.
138 In P. Spriano, L’occupazione delle fabbriche, settembre 1920, Giulio Einaudi, Torino 1964.
139 Q. Perfetto, Assemblea di ferrovieri, «L’Avvenire», 25 settembre 1920.
140 ACS, MI, PS, Agr, 1920, b. 24, f. D2-Aquila.
141 Q. Perfetto, Assemblea di ferrovieri, cit.
104 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
sibile in campi e officine di mezza Italia. Per averne il senso, basta il tono
di una telefonata del Direttore delle Ferrovie di Torino alla Direzione di
Roma il 7 settembre:
Guarda che qui continua allegramente la consegna dei trasporti ai raccordi special-
mente dello scalo smistamento. Ieri hanno consegnato altri sette carri alla FIAT Lin-
gotto […] i ferrovieri non ci guadagnano nulla […] in sostanza quello che sta maturando
qui e di cui si hanno diverse notizie, è la presa di possesso delle ferrovie, capisci?138
142 Artorige, Ferrovieri che compiono il loro dovere. Sulmona, «Umanità Nova», 19 settembre 1920.
143 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 24.
il biennio rosso 105
In una riunione segreta tenuta da anarchici del deposito locomotive di Sulmona, sa-
rebbe stato deciso di invadere, al momento opportuno, il deposito stesso, sostituendo
i dirigenti e nominando i titolari nelle persone dei macchinisti più turbolenti [L’Ufficio
Centrale della polizia ferroviaria individua i «macchinisti più turbolenti» nelle persone
di Quirino Perfetto, Luigi Rossi, Camillo Fiorentini e Antonio Diolaiti].140
Ieri alle ore 14.29, con il treno 1882 che nasce qui diretto a Castellamare, vi era una
vettura completa, composta da una sezione di mitraglieri in completo assetto da guerra,
con quattro mitragliatrici. Il personale ferroviario, intuendo che essa era diretta a Bussi
dove i lavoratori metallurgici e i chimici dello stabilimento elettro-chimico si sono im-
possessati dello stabilimento, dichiarò che quella vettura non sarebbe partita. Dinanzi
l’irremovibile decisione dei ferrovieri, si fece staccare la vettura. Però i poliziotti e i
reali carabinieri cercarono di vendicarsi arrestando il nostro compagno Perfetto Qui-
rino, il quale aveva esortato i suoi colleghi ferrovieri alla solidarietà.142
144 Cfr. Artorige, Ferrovieri che compiono il loro dovere. Sulmona, cit.
145 Su Luigi Fabbri cfr. DBAI, vol. I, pp. 556-566.
146 L. Fabbri, Prefazione a E. Malatesta, Pagine di lotta quotidiana, cit.
106 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
[…] sosteneva allora in pubblico e in privato […] non potersi presentare mai più un’oc-
casione migliore per vincere quasi senza spargimento di sangue. Estendere le occupa-
zioni delle fabbriche metallurgiche a tutte le altre industrie, alle terre. Dove non c’erano
industrie, scendere in piazza con scioperi e sommosse locali che distogliessero le forze
armate dello Stato dai grandi centri; dalle località più piccole dove non vi fosse proprio
nulla da fare accorrere in quelle maggiori più vicine; scesa in campo di gruppi d’azione
di fiancheggiamento; armarsi nel più gran numero possibile e intensificare la raccolta
delle armi. E così via.146
Oggi non è più questione di trattative e di memoriali. Oggi è questione di tutto e per
tutto, per voi come per i padroni.
Per far fallire il vostro movimento i padroni sono capaci di concedere tutto quello che
domandate: poi voi, quando avrete rinunciato al possesso delle fabbriche e queste sa-
ranno presidiate dalla polizia e dalle truppe, allora guai a voi!
Non cedete dunque. Avete in mano le fabbriche, difendetele con tutti i mezzi. Entrate
in relazione tra fabbrica e fabbrica e coi ferrovieri per il rifornimento delle materie
prime, intendetevi con le cooperative e col pubblico. Vendete e scambiate i vostri pro-
dotti senza tenere conto di coloro che furono i padroni.
Padroni non ve ne devono essere più – e non ve ne saranno se voi vorrete.147
Qualunque cosa stiano per decidere i “dirigenti”, non abbandonate la fabbrica, non ce-
dete la fabbrica e non consegnate le armi. Se oggi uscite dalle fabbriche, domani non
vi rientrerete che decimati, dopo essere passati sotto le forche caudine della tracotanza
padronale.148
Guai a chi non sa afferrare l’ora precisa del quadrante della storia. Noi non sapemmo
afferrare la nostra ora nell’immediato dopoguerra, ed abbiamo pagato e paghiamo ca-
ramente quell’inettitudine.151
Era inevitabile che il dibattimento assumesse il colore politico. L’avv. di difesa, Manlio
D’Eramo, ricorse in Appello. Degno di nota è che [il pretore], quattro giorni prima,
avvisava l’avvocato che avrebbe condannato, trattandosi di procedere contro Perfetto
specialmente perché anarchico!153
159 Libero Martello [L. Meta], Calendimaggio, «La Controcorrente», maggio 1939.
160 Su Angiolo Sbrana cfr. DBAI, vol. II, pp. 499-500.
161 Sulmona. Lo sciopero per l’amnistia e per la Russia, «L’Avvenire», 24 ottobre 1920.
162 Cfr. P. Muzi, I moti sociali in Abruzzo nel primo dopoguerra (1919-1920), cit., pp. 500-501.
il biennio rosso 111
[Meta, 1939] Maggio del ‘04-’05 in Russia: giornate rivoluzionarie che spianarono la
via alla rivoluzione del 1917. Quanti ricordi! Son passati molti anni da che il popolo,
conscio della sua forza, scendeva minaccioso nelle strade a reclamare i suoi diritti. E la
borghesia, pavida e tremebonda, in quel giorno si rinchiudeva in casa, a spiare dietro i
vetri delle finestre, quella massa minacciosa di popolo dalle spalle quadrate e dai muscoli
di acciaio. Era tempo che il movimento operaio non ancora era infiacchito ed inquinato
dai politicanti di mestiere: era movimento libertario, rivoluzionario, di azione diretta.
Nostalgici ricordi!
Poi il movimento fu inquinato dai fuorusciti della borghesia, che vi portarono la pana-
cea elettoralistica. Alla canfora rivoluzionaria sostituirono la morfina riformistica. Ed
il popolo si assopì […]
Che le masse operaie tornino alle lotte rivoluzionarie […]
Su, innalziamo la nostra bandiera: la bandiera rosso e nera: simbolo di ribellione e di
redenzione. Innalziamo questa bandiera che non conosce vergogne; che non è stata
macchiata da nessuna viltà.159
Se non vi è più una legge che ci difenda, noi dobbiamo far valere la legge del diritto, la
legge della forza. A nulla valse lo sciopero ferroviario di 24 ore che Sulmona ha procla-
mato per protesta antifascista e come solidarietà col compagno Diolaiti. Questa è azione
negativa. Bisogna prepararsi a rintuzzare in ogni circostanza la tracotanza avversaria, con
l’azione materiale. Organizziamoci in gruppi di arditi rossi, prepariamoci sulla difensiva;
risvegliamo pure l’istinto e lo spirito della lotta, se la lotta deve esservi.165
capitolo successivo. Sull’argomento bisogna precisare che le squadre comuniste costituite dal PCdI nel
biennio 1921-1922 saranno genericamente conosciute, soprattutto sulla stampa borghese, come Guar-
die rosse o Arditi rossi, così come saranno spesso confuse con gli Arditi del Popolo.
167 Q. Perfetto, Sulmona, «Umanità Nova», 11 novembre 1920.
168 Sottoprefettura di Sulmona, 28 ottobre 1920, alla Questura di Aquila, ASAq, Fondo Questura,
cat. A8, b. 59, f. 24.
169 Cfr. Comunicati. Giulianova, «Umanità Nova», 25 novembre 1920.
114 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Il compagno Paglia Francesco di Roio Piano (Aquila) tiene a far sapere agli amici e com-
pagni d’Italia ed America che sono in corrispondenza con lui, che in una perquisizione
insieme ai libri, gli è stata sequestrata tutta la corrispondenza privata e gli indirizzi. Prov-
vedano coloro che amano mantenere relazioni con lui.170
170 Cfr.: La reazione nell’Abruzzo. Aquila, Ivi, 7 novembre 1920; Ivi, 11 novembre 1920; ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 93, f. 17.
171 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 84, f. 6.
172 Circolo Di Cultura Operaia, La reazione non c’è! Bagnoli del Trigno, «Umanità Nova», 3 feb-
braio 1921.
173 Reazione, «L’Avvenire», 24 ottobre 1920.
174 Su Virgilia D’Andrea cfr. DBAI, vol. I, pp. 486-488.
175 Libero, Sulmona, «Umanità Nova», 11 novembre 1920.
176 Per Malatesta. Da Villa S. Lucia, «L’Avvenire», 17 novembre 1920.
il biennio rosso 115
Malatesta è stato arrestato; e con lui tutta la redazione di «Umanità Nova» è stata spazzata
via dalla raffica reazionaria. Di quale crimine si sono resi colpevoli questi delinquenti?
Del reato di pensiero. Noi di fronte allo scatenarsi della cieca follia novantottesca, non
possiamo fare a meno di sentirci intimamente solidali con queste vittime politiche, che
vanno ad aggiungersi all’altra innumerevole falange che langue nelle patrie galere.
Intanto ai compagni ricordiamo che la libertà si difende con la parola e con gli scritti;
ma quando essa sta per essere soffocata, allora si salva con la rivoltella. Di fronte alla rea-
zione che avanza non dobbiamo indietreggiare. Marciamogli anzi incontro offrendo i
polsi alle manette, ed il petto ai moschetti.173
A Villa Santa Lucia il compagno Giancola ha tenuto un affollato comizio nel quale ha par-
lato contro la reazione e per la scarcerazione immediata di Malatesta e di tutti i detenuti
politici. L’efficacia della sua parola strappò spesso gli applausi della folla. Si è poi recato a
Villa Carufo per tenervi un secondo comizio pure sullo stesso tema, riscuotendo altro con-
3 Il gruppo Pisacane, ad esempio, riesce a raccogliere tra militanti, sostenitori e simpatizzanti la somma
Controrivoluzione
di 500 lire; da Giulianova vengono inviate all’amministrazione del periodico 144,50 lire. Cfr.: «Umanità
Nova», 9 dicembre 1920; Ivi, 11 novembre 1920; Q. Perfetto, Comunicati. Sulmona, Ivi, 30 gennaio 1921.
4 Cfr.: Elenco dei prigionieri e processati politici. Giulianova, Ivi, 20 febbraio 1921; Cfr: Arresto di un
compagno. Castellamare Adr., Ivi, 9 gennaio 1921; Elenco dei prigionieri e processati politici. Castellamare
118 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
mila in media dei mesi precedenti; lunghe liste di sottoscrittori mai viste
prima segnalano i contributi che arrivano da ogni angolo della penisola,
come pure dall’Aquila, Castellamare Adriatico, Giulianova, Sulmona e in
generale dalle località in cui risiedono individualità e gruppi aderenti alla
Faa.3 E il sostegno dei militanti non si limita solamente al lato finanziario.
Vecchi e nuovi gruppi di diffusione intensificano l’attività, tanto che il quo-
tidiano riesce a mantenere le sue 40.000 copie giornaliere. Alla stessa ma-
niera crescono le collaborazioni locali, che nel giro di pochi mesi sono anche
in grado di fornire, come richiesto dalla redazione, i dati sulla repressione.
È così possibile apprendere e denunciare pubblicamente che tra i prigionieri
politici di Giulianova sono sotto processo «Lidio Ettorre (per due confe-
renze), Bernabei G., D’Antonio E., Esposito A., Di Odoardo P., Scancello
E. (per oltraggio). A Montorio oltre 40 processati di cui 13 detenuti a Te-
ramo»; che Conti viene arrestato a Castellamare Adriatico il 2 gennaio e
condannato dalla Corte d’Assise di Brescia a cinque mesi di reclusione, per
aver vilipeso l’esercito in un comizio da lui tenuto nel 1919 a Montagnana,
nel padovano, quand’era cioè segretario della CdL di Verona. Si tratta pra-
ticamente di una delle prime minuziose liste delle vittime politiche.4
Nel complesso, si può dire che il movimento anarchico tiene su tutta
la linea malgrado le centinaia di perquisizioni, gli arresti cautelativi, etc.
Paradossalmente, anzi, si ritrova sul terreno che gli è più congeniale. Poco
propenso alle fasi intermedie e alle strategie a largo raggio è invece sensi-
bilissimo alle strategie locali e allo scontro con la repressione, abituato ad
agire sulla base dell’iniziativa individuale e su quella dei contatti personali
piuttosto che sulla base di organismi che comunque lasciano tracce. La
grande crescita del dopoguerra e la nascita dell’Uai non avevano in pratica
alterato queste caratteristiche ed ora, se la situazione finisce per deprimere
il collegamento nazionale, che ricade tutto o quasi sulle spalle di «Umanità
Nova», permette però ai gruppi di resistere alla repressione. Dopo un mese
di perquisizioni e interrogatori, infatti, la PS non trova nemmeno un de-
posito di armi – e non perché non ce ne siano – tanto che i giudici si vedono
[A Giulianova] le forze del proletariato locale si raccoglievano ancora nella sezione so-
cialista, in seno alla quale prevaleva la tendenza estremista bordighiana (onde l’asten-
sionismo elettorale amministrativo e politico). Nel 1921 la stessa sezione passerà al
Partito comunista, ad eccezione di una piccola frangia turatiana e di un’altra, più nu-
merosa, libertaria.6
1980, pp. 176-187; E. Marinaro, L’unità socialista dei lavoratori abruzzesi nel 1921: fantoccio o realtà?, Ivi,
a. II, n. 3, 1981, pp. 109-179.
8 Cfr. Giulianova, «Il Comunista», 2 gennaio 1921.
120 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Per gli anarchici poi, la nascita del Partito comunista d’Italia (PCdI)
non è vista nelle sue implicazioni ideologiche ma come il segnale che final-
mente ci si potrebbe muovere. Il nuovo partito, inoltre, nella prima fase,
polarizza a sé una grande simpatia da buona parte dei settori dell’anarco-
sindacalismo, le cui radici ideologiche sono sì i valori libertari dell’autono-
mia operaia e dell’azione diretta ma in una visione più di lotta di classe che
di rivendicazione delle libertà individuali. È il caso di alcuni ferrovieri anar-
chici, che, pur rimanendo nell’autonomia dello Sfi, iniziano parallelamente
a coordinarsi anche con il Comitato sindacale comunista regionale diretto
da Smeraldo Presutti.7 Allo stesso modo, a livello periferico e di base, non
avendo ancora un’anima ben definita il PCdI solidarizza quasi spontanea-
mente con gli anarchici, tanto che, molti di essi, attratti dalla rivoluzione
di Lenin, passano direttamente nelle file comuniste. Ettorre, ad esempio,
in vista dell’assise livornese, invia adesione al congresso frazionista di Imola
per schierarsi con Bordiga.8 Nella convinzione dei comunisti, per altro,
come sentenzia Presutti, «le dottrine anarchiche e sindacaliste presentano
un pericolo assai trascurabile per la rivoluzione comunista: la realtà s’im-
pegna di liquidarle».9 Sta di fatto che le due correnti, anarchismo e lenini-
smo, sono ormai le uniche in questa fase a concepire l’insurrezione
rivoluzionaria come fase indispensabile, e questo, nell’immaginario popo-
lare, genera spesso e volentieri anche un’idea di continuità diacronica tra
le due scuole di pensiero.
Nel frattempo però, la situazione generale sta prendendo una brutta
piega. Gli ultimi episodi dell’ondata rossa si hanno nel mese di febbraio
con la guerriglia in Puglia e l’insurrezione a Firenze. Spedizioni fasciste
respinte, violenti scontri, masserie e messi bruciate nelle campagne di
mezza Puglia; sciopero generale, linee ferroviarie interrotte, barricate nelle
strade d’accesso alla città e tentativi di assalire il carcere a Firenze e negli
altri centri toscani. Comitati d’agitazione organizzati e coordinati dalle se-
zioni Usi nella regione meridionale; da ben 84 gruppi anarchici nelle città
toscane. Da questo momento, e soprattutto dopo l’attentato al Diana, gli
9 S. Presutti, Sulla tattica del partito-II, in F. Tripoti, Smeraldo Presutti. Da Città Sant’Angelo a
Mosca, cit., p. 41.
10 Si vedano: A. Borghi, Mussolini in camicia, Samizdat, Pescara 2000; U. Fedeli, La nascita del fa-
scismo, Samizdat, Pescara 1999.
11 La notte del 23 marzo entrano in azione Giuseppe Mariani, Giuseppe Boldrini ed Ettore Agug-
gini, intenzionati a non limitarsi ad un atto dimostrativo ma a eliminare la mente dell’operazione an-
tianarchica, il questore Gasti, che, a quanto risulta loro, alloggerebbe in una stanza all’Hotel Diana di
controrivoluzione 121
scontri saranno quasi tutti in difesa dagli attacchi fascisti (che la notte del
23 marzo distruggono a Milano i locali di «Umanità Nova» mentre la po-
lizia procede con oltre quattrocento arresti tra militanti e simpatizzanti) e
della truppa. Chi prima chi poi, la gran parte dei latitanti e dei condannati
deve rassegnarsi a espatriare: è l’inizio dell’emigrazione generalizzata degli
anarchici e della “guerra civile”.10 Il disastro del Diana inoltre, va in parti-
colar modo a colpire le radici umaniste dell’anarchismo stesso e rischia di
distruggere anni e anni di propaganda. La scoperta degli autori poi, oltre
a non impedire alle autorità di mantenere il coinvolgimento degli altri ar-
restati, del tutto estranei all’attentato, ha gravi conseguenze per l’intero
movimento anarchico italiano.11 Conseguenze non tanto nei rapporti con
il movimento proletario, impegnato ormai da mesi nei corpo a corpo coi
fascisti, ma al suo stesso interno tra organizzatori frontisti ed antiorganiz-
zatori, aprendo contraddizioni e polemiche perfino nei comitati libertari
pro-vittime politiche.
Milano. I tre sistemano una valigia di tritolo accanto a una saracinesca che si trova sotto la stanza del-
l’hotel. Gasti da qualche tempo non abita più lì e, soprattutto, la saracinesca dà sull’adiacente caffè-
teatro Diana. Questo è gremito di spettatori dell’operetta Mazurca Blu; di qui la strage. Si veda: G.
Mariani, Memorie di un ex-terrorista, Arti grafiche F.lli Garino, Torino 1953.
12 Sulla costituzione di questi nuovi gruppi cfr.: Corrispondenze. Da Pratola Peligna. Per le vittime
politiche, «L’Avvenire», 27 febbraio 1921; Anonimi Compagni, 1914-1945 Un trentennio di attività anar-
chica, cit., p. 72; Comunicati. Paterno di Celano, «Umanità Nova», 11 marzo 1921.
13 Crf. ACS, CPC, b. 2745, f. ad nomen [Lazzarini Tullio].
14 F. Paglia, Madre Terra, «Umanità Nova», 7 gennaio 1921. Cfr. anche Filadelfia, Ivi, 5 gennaio
1921.
15 Su Riziero Fantini, nato a Coppito il 16 aprile 1892, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b.
95, f. 31; ACS, CPC, b. 1951, f. ad nomen.
16 Su Nello Garavini cfr. DBAI, vol. I, pp. 667-669.
122 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Il mio primo pensiero fu quello di conoscere gli anarchici aquilani, e dopo pochi giorni
conoscevo tutti i compagni di Aquila. Il migliore fra tutti ed il più intelligente era [Pie-
tro] Cerasoli che, col fratello (comunista), aveva un negozio di sartoria nel corso prin-
cipale della città. Ogni sera durante la libera uscita mi trovavo immancabilmente nella
sartoria, e lì veniva il giovane Morosini con altri anarchici. Si intavolavano bonarie di-
scussioni col simpaticissimo fratello di Cerasoli; si leggevano i giornali e si parlava di
Malatesta, di «Umanità Nova», del fascismo e della situazione del momento. Facevamo
anche delle riunioni a casa di un vecchio compagno e quasi ogni sera Cerasoli e Mo-
rosini mi accompagnavano fino alle vicinanze della caserma.17
1922-24 aprile 1971); «Libero Accordo», diretto a Roma da Temistocle Monticelli (16 luglio 1920-1 ot-
tobre 1926); «Pagine Libertarie», diretto a Milano da Carlo Molaschi (16 giugno 1921-15 febbraio 1923).
20 Cfr.: Corrispondenze. Da Pratola Peligna. Per le vittime politiche, «L’Avvenire», 27 febbraio 1921;
Pro-Vittime politiche. Isernia, «Umanità Nova», 30 gennaio 1921; I comizi dei comunisti. Castellamare
Adriatico, Ivi, 24 febbraio 1921.
21 P. Scipione, Solidarietà d’oltremare. Filadelfia, Ivi, 16 febbraio 1921. Su Pasquale Scipione si veda
il paragrafo I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 nell’Appendice.
22 Cfr.: Q. Perfetto, Congresso Anarchico Abruzzese, «Umanità Nova», 30 gennaio 1921; O. Ce-
lano, Convegno Anarchico Abruzzese. Bagnoli del Trigno, Ivi, 11 febbraio 1921; Cfr. Q. Perfetto, Fede-
razione Anarchica Abruzzese. Sulmona, Ivi, 26 febbraio 1921.
124 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
A un certo momento mi tornarono a mente le parole d’un povero medico che praticava
in una frazione del nostro comune. Egli era conosciuto come anarchico, conduceva
una vita assai stentata ed era perciò trattato con diffidenza e disprezzo dalle buone fa-
miglie. «Ho qualche libro che potrei prestarti» mi aveva detto una volta. Il giorno dopo
mi recai dunque da lui per chiedergli consiglio e aiuto […]. Trovai il medico nella sua
misera cucina mentre si preparava da sé un po’ di cibo.
«Mangi un boccone con me?» mi chiese.
Mi scusai: «ho già appuntamento» dissi.
Pur continuando a parlare egli affettò del pane, lo dispose nel piatto e vi versò sopra
da una pentola la minestra di fagioli. Gli spiegai in che impiccio mi ritrovassi.
«Una lettura per i contadini?» borbottò. «Non so cosa consigliarti».
«Sono persone semplici ma non stupide» io insistetti.
«Li conosco e so che è difficile», egli ribadì […].
«Comincia con questo» mi disse porgendomi un libretto sgualcito. «Se l’esperimento
riesce ti darò qualcos’altro».
Era una piccola scelta di racconti di Leone Tolstoi […] Sapevo che Tolstoi era celebrato
come un grande scrittore, ma non avevo mai letto nulla di lui. […] Cominciato a leg-
gere, andai avanti, dimenticando il tempo e l’appetito. Mi colpì soprattutto la storia di
Polikusc’ka. […] Mi pareva incomprensibile, anzi assurdo, di essere arrivato a cono-
scenza di una storia come quella soltanto per caso. Perché non veniva letta e commen-
tata nelle scuole?.26
vincia dell’Aquila. Si tratta ovviamente di stime approssimate. Molti anarchici, infatti, non risultano né se-
gnalati né schedati. Altri, invece, come Perfetto, risultano schedati come comunisti; Meta ed Ettorre come
socialisti e poi comunisti; Conti come socialista; Ippoliti come socialista e poi anarchico. E così via.
26 I. Silone, Uscita di sicurezza, Arnoldo Mondadori, Milano 2001, pp. 43-44.
27 È l’inizio di quella mobilitazione internazionale rimasta alla storia per la sua durata, la sua
vastità e per il tragico epilogo il 23 agosto 1927, giorno dell’esecuzione. In quella data, gli anarchici
italiani esiliati in Francia intervengono a fianco dei compagni francesi in una delle più violente mani-
festazioni della storia di Francia, contro l’ambasciata americana.
28 T. Lazzarini, Pifferi di montagna. Lanciano, «Umanità Nova», 11 marzo 1921.
126 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
rezionalista, fanno ora un passo indietro nei confronti del fronte unico e
delle alleanze con gli altri schieramenti della sinistra. Posizioni queste, su
cui si ritrovano gli antiorganizzatori, molti dei quali attivi nei centri mar-
sicani, dove, a parte Caiola, Farias e Ippoliti, la maggior parte degli anar-
chici impegnati nel coordinare e sostenere le lotte in corso è di formazione
ideologico-politica di tendenza antiorganizzatrice. Al contrario, fermi so-
stenitori del Fur e dell’organizzazione specifica così come elaborata a Bo-
logna, restano gli anarchici di Giulianova così come quelli organizzati nei
gruppi di Castellamare Adriatico, Ortona, Pratola Peligna e Sulmona. Più
propensi verso soluzioni centraliste e per un’organizzazione di tendenza
sembrano invece gli aquilani del gruppo “Sorgiamo!”, visto che, dopo l’e-
sperienza nelle formazioni del Gruppo arditi rossi (Gar) e degli Arditi del
Popolo, buona parte di essi entrerà direttamente nel PCdI. Neanche la po-
sizione dei ferrovieri aderenti alla Faa impiegati negli scali regionali è del
tutto condivisa nei confronti del Fur, tanto che tra essi tornano a prender
corpo anche frange sostenitrici dell’idea dell’autosufficienza rivoluzionaria
del sindacalismo stesso.
Nel complesso comunque, la Faa riesce nel suo insieme a elaborare una
sintesi interna in grado di armonizzare le posizioni e di sviluppare strategie
d’azione comuni e condivise. Lo si vedrà a partire dal mese di ottobre,
quando sarà in grado di programmare, promuovere e realizzare un’agita-
zione capillare per la liberazione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.27
29 L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di
Spagna (1919-1939), cit., pp. 129-133.
30 Sul movimento degli Arditi del Popolo si vedano: E. Francescangeli, Arditi del Popolo. Argo
Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922), Odradek, Roma 2000; M. Rossi, Arditi, non
controrivoluzione 127
L’altro ieri oltre 300 fascisti si riunirono in San Vito Chietino per la costituzione di un
loro gruppo. Seguendo il sistema cominciarono a provocare facendo un’ignobile gaz-
zarra e tentando anche di assalire l’avv. La Morgia, che avrebbe voluto in contraddittorio
rispondere ai loro sconclusionati discorsi. Male però loro incolse perché finalmente
stanchi, alcuni compagni nostri presero l’offensiva, rompendo alcune, più o meno glo-
riose, zucche fasciste. Ripassando poi per Lanciano tentarono una nuova parata ma fu-
rono accolti a fischi e pietrate, dovendosene così tornare alle loro sedi mogi mogi e con
l’amara constatazione che malgrado le armi di cui erano abbondantemente forniti non
riuscirono ad evitare i cazzotti e le bastonature dei rivoluzionari.28
gendarmi!, cit.
31 ASAq, Fondo Questura, cat. misc. Z1, b. 1, f. Arditi Rossi.
32 Gruppo Arditi Rossi. Aquila, «L’Avvenire», 18 agosto 1921.
33 Gruppo Arditi Rossi. II elenco, Ivi, 19 settembre 1921. La sottoscrizione raggiunge un totale di
295,40 lire.
34 ASAq, Fondo Questura, cat. Z1, b. 1, f. Arditi Rossi. Per l’Abruzzo risultano «ufficialmente»
128 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
mano, gli Arditi del Popolo sfilano all’Orto botanico in circa tremila e in-
quadrati militarmente: la sorpresa e l’impressione sono veramente forti, pro-
spettando fin da subito che la loro non è una strategia solo difensiva ma
anche di attacco. Per averne un’idea, è indicativo leggere le direttive che il
ministero dell’Interno invia anche alle prefetture abruzzesi, nel momento
in cui, come accennato, i militanti del gruppo aquilano “Sorgiamo!” orga-
nizzano il locale Gar, inteso proprio come continuazione del Fur in versione
esplicitamente armata:
Nel congresso nazionale degli Arditi del Popolo tenuto in Roma il 24 luglio venne af-
fermato che l’associazione non sia strumento di alcun partito politico e che gli iscritti,
fedeli al giuramento prestato come membri di una organizzazione militare, debbano
obbedire disciplinatamente agli ordini del Direttorio.
Fu quindi approvato il seguente ordine del giorno proposto da Argo Secondari e dal-
l’on. Mingrino:
«Il Direttorio degli Arditi del Popolo, mentre fa appello a tutti i partiti politici di voler
contribuire moralmente e materialmente all’incremento dell’Associazione degli Arditi
del Popolo, fa invito a tutti gli iscritti a non cercare in seno agli Arditi del Popolo ag-
gruppamenti politici che ne scompiglierebbero la disciplina militare».
Il Secondari dette poi istruzioni sul metodo di Organizzazione degli Arditi del Popolo
nei singoli Comuni e sulla costituzione di comitati regionali con relativo Direttorio, il
quale è lasciato libero di prendere quelle iniziative di carattere locale che ritenga op-
portune nell’interesse dell’organizzazione. Spiegò la necessità di acquistare esatta no-
zione delle comunicazione stradali e ferroviarie nelle rispettive giurisdizioni per
mettersi in grado di procedere a rapidi concentramenti di Arditi ove lo richieda il bi-
sogno di opporsi a incursioni fasciste e di conoscere specialmente le vie che conducono
a Roma per accorrervi nella eventualità che il Direttorio centrale ritenesse necessario
un concentramento di tutti gli Arditi del Popolo nella Capitale. Raccomanda infine
che ciascuno degli iscritti si procuri di avere a disposizione la maggior quantità possibile
di armi.31
iscritti agli Arditi del Popolo: Gino Aleandri, Alessandro Angelini, Nicola Costantini, Armando Di
capitolo i 129
A quell’epoca Avezzano viveva ancora la sua difficile vita sparsa e disarticolata nelle
umide e già cadenti baracche provvisorie che rendevano più squallido l’aspetto generale
e la esistenza, affidata ad una promiscua popolazione che non raggiungeva i 6.000 abi-
tanti […]. Certo solo un grande amore per questa terra e una grande fede nella volontà
operosa dei cittadini potevano indurre i presenti a vivere ed operare nelle più difficili
condizioni. La stazione era stata ricostruita con tavole e bandoni […]. Davanti alla pic-
cola baracca, posta alle ultime case del Cupello, occupata perché fungesse quale sezione
del partito […], si tenne qualche tempo dopo una affollata riunione di giovani che fir-
marono la loro adesione al movimento degli Arditi del Popolo.35
Cicco e Pietrantonio Palladini per la provincia dell’Aquila; Nicolò Scenna per la provincia di Chieti;
Smeraldo Presutti, Ercole Orsini, Panfilo Alberto per la provincia di Teramo. Si tratta ovviamente di
un elenco incompleto, in E. Francescangeli, Arditi del Popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione
antifascista (1917-1922), cit., pp. 271-308.
35 P. Palladini, Avezzano 1° maggio 1921, «Rassfr», a. II, n. 1, 1981, pp. 149-153.
36 Si vedano: G. Bolino, L’Abruzzo alla vigilia della marcia su Roma, «Rassfr», a. V, n. 2, 1984, p.
11; E. Francescangeli, Arditi del Popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922),
cit., p. 228.
37 S. Presutti, Sulla tattica del partito, in F. Tripoti, Smeraldo Presutti. Da Città Sant’Angelo a Mosca,
cit., p. 40.
130 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
si registra un conflitto a fuoco tra anarchici e fascisti mentre gli Arditi pia-
nificano un’irruzione nella sede del Fascio di combattimento.36 Il 16 agosto,
Arditi e lavoratori tentano nuovamente l’occupazione delle terre del Fu-
cino, lanciando alla popolazione il seguente appello:
associazione
Arditi del Popolo
Avezzano
Cittadini!
Quanti siete uomini di cuore e di azione noi vi chiamiamo attorno a noi perché la bor-
ghesia terriera della nostra Marsica paghi il suo vecchio conto ai contadini.
Ad essi, nei giorni tristi della guerra, fu promessa la terra, che è la condizione essenziale
della loro esistenza: mille pretesti però furono accampati da chi, già ricco non vuol pri-
varsi dell’appezzamento che non lavora e che è soltanto mezzo di esoso sfruttamento.
Noi siamo a fianco degli sfruttati, decisi a tutto, perché i detentori del latifondo cedano
il posto ai sacri diritti del lavoro.
Contadini ed Arditi formeranno un solo corpo e non disarmeranno finché la meta non
sarà completamente raggiunta.
Avezzano, 15 agosto 1921
il direttorio
Malatesta sono corsi ad inquadrarsi. Contro questa concezione meccanica del processo
rivoluzionario sta tutto lo svolgimento della rivoluzione in Russia. Dal marzo all’otto-
bre non sdegnarono, i bolscevichi, contatti di sorta con gli altri partiti operai, appunto
perché intuirono che un isolarsi sarebbe significato un estraniarsi alla lotta e un perdere
contatto con le masse operaie…37
Anche nel ricordo di Lalli, «il contrasto tra Arditi del Popolo e Squadra
d’Azione Comunista fu la causa determinate dell’indebolimento dello schie-
ramento antifascista».38 Nel mese di agosto il Psi firma con Mussolini il
Patto di pacificazione, in cui nega ogni rapporto con gli Arditi, rompe la
solidarietà delle sinistre anche sul punto della difesa contro i fascisti e ab-
bandona le altre formazioni alla repressione statale e alla violenza fascista.
Con questa copertura il governo fa varare dei drastici provvedimenti contro
la detenzione di armi e le organizzazioni paramilitari; provvedimenti che le
strutture statali periferiche useranno solo contro le sinistre. Un’ondata di
perquisizioni, arresti, sequestri di armi e munizioni si abbatte su Arditi e
militanti che stanno organizzando la resistenza, scompaginandone le forze.
La sezione di Avezzano viene sciolta, mentre, «sotto parvenza sviluppo edu-
cazione fisica», anarchici, sindacalisti e comunisti dell’Aquila starebbero – a
giudizio della Ps – organizzandosi per la costituzione di «squadre ginnastiche
militarmente organizzate […] che dovrebbero poi formare base organismo
militare comunista con intenti insurrezionali».39 Ma isolati all’esterno, messi
in più città fuori legge e duramente repressi, nell’autunno gli Arditi del Po-
polo hanno già perso la loro spinta propulsiva.40 Gli unici a sostenerli ancora
sono gli anarchici e l’Uai. Nel mese di agosto, Ettorre organizza «numerosi
giovani per una manifestazione di solidarietà con gli antifascisti di Parma,
che, armi alla mano, hanno vietato il passo d’Oltretorrente a fitte schiere
squadriste».41 Farias e i militanti marsicani riusciranno di nuovo a mobilitare
lavoratori e reduci per un ennesimo tentativo di occupazione armata delle
terre del Fucino.42 Nell’aprile 1922 saranno i gruppi “I Liberi” e “Sor-
giamo!” a portare avanti una coraggiosa agitazione in solidarietà a Leo Flo-
res, da cinque mesi detenuto nel carcere di Avezzano perché trovato in
possesso di un tirapugni e di un distintivo degli Arditi del Popolo.43 Aleandri
e gli Arditi Rossi aquilani verranno fermati dopo un conflitto a fuoco con i
fascisti;44 Cerasani45 e Mancinelli46 del nucleo anarchico di San Benedetto
dei Marsi condannati a tre mesi di detenzione per porto abusivo d’arma da
fuoco, mancato omicidio di un esponente fascista e per aver fatto fuoco con-
tro la locale sezione del Pnf; De Rubeis e Martino fermati per porto abusivo
di rivoltella e possesso di munizioni.
I due immigrati erano stati condannati il 14 luglio alla sedia elettrica dal
tribunale di Pleymouth dopo un processo scandaloso. Dall’11 ottobre gli
anarchici italiani promuovono comizi in moltissime località e lanciano ap-
pelli alla mobilitazione generale di protesta: la risposta è incredibilmente
compatta e immediata, e attraversa non solo tutti i partiti della sinistra e le
organizzazioni di classe ma anche e soprattutto larghi strati di popolazione.
Il 16 manifestazioni e comizi all’Aquila, Castellamare Adriatico, Giulia-
nova e Sulmona. Nei locali del Teatro Orfeo non manca nessuno: «contro
l’infame sentenza emanata dalla giustizia della repubblica borghese del dol-
laro» mettono in campo le proprie forze il gruppo “Sorgiamo!”, la CdL
provinciale e le sezioni comunista, repubblicana e socialista. Gli interventi
degli anarchici Cera e Paglia aprono il comizio, seguiti da quelli del segre-
tario camerale Bartoli, del comunista D’Eramo e del repubblicano Prospe-
rini. Al Teatro Olimpia di Castellamare Adriatico il socialista Marcellusi
lascia immediatamente la parola agli anarchici Lazzarini e Conti, che aprono
il comizio. «La repubblica dei dollari condanna Sacco e Vanzetti perché
sono italiani e perché sono sovversivi», spiega Lazzarini, ricordando anche
altri processi «artificiosamente creati dalla giustizia privata americana sem-
cante di articoli elettrici, schedato come socialista nel 1922, cfr. ACS, CPC, b. 2093, f. ad nomen.
44 Cfr. ACS, CPC, b. 57, f. ad nomen.
45 Su Baduele Cerasani, nato a San Benedetto dei Marsi il 4 marzo 1890, calzolaio, bracciante,
cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 143, f. 26; ACS, CPC, b. 1246, f. ad nomen.
46 Su Rubino Mancinelli, nato a San Benedetto dei Marsi il 6 giugno 1897, cfr. ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 108, f. 2.
47 Cronaca di Castellamare. Comizio pro Sacco e Vanzetti, «Il Proletario», 22 ottobre 1921. Cfr. anche:
Pro Sacco-Vanzetti, Ivi, 3 settembre 1921; Cronaca di Castellamare. Pro Sacco e Vanzetti, Ivi, 15 ottobre 1921.
48 Su Giuseppe Spadi, pittore, nato a Forlì nel 1883, cfr. ACS, CPC, b. 4889, f. ad nomen.
49 Su Tommaso D’Amario, fabbro, nato ad Alanno nel 1877, cfr. ACS, CPC, b. 1596, f. ad nomen.
50 Sulle mobilitazioni dell’ottobre 1921 cfr.: Perché Sacco e Vanzetti non muoiano. In cento e cento comizi
controrivoluzione 133
l’animo del popolo italiano ha vibrato domenica della più pura passione. L. Ettorre, Giulianova, «Umanità
Nova», 19 ottobre 1921; Per salvare Sacco e Vanzetti. La protesta di tutta l’Italia. Comizi e manifestazioni.
Q. Perfetto, Negli Abruzzi. Sulmona, Ivi, 20 ottobre 1921; Per contendere Sacco e Vanzetti al boia americano.
134 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
La manifestazioni di domenica non è riuscita meno imponente perché “ignorata” dalla stampa. Aquila, Ivi, 21
ottobre 1921; Per strappare Sacco e Vanzetti agli artigli del boia! La cronaca dell’agitazione. Piano d’Orta, Ivi,
22 ottobre 1921; L’agitazione per Sacco e Vanzetti. A Lanciano, Ivi, 26 ottobre 1921; L’agitazione per Sacco
e Vanzetti. Ad Avezzano, Ibidem; Pro Sacco-Vanzetti, «Il Proletario», 3 settembre 1921; Cronaca di Castel-
lamare. Pro Sacco e Vanzetti, Ivi, 15 ottobre 1921; Cronaca di Castellamare. Comizio pro Sacco e Vanzetti, Ivi,
22 ottobre 1921. La protesta dei lavoratori aquilani, «L’Avvenire», 30 ottobre 1921.
51 Sulle mobilitazioni del gennaio-marzo 1922 cfr.: Importante assemblea dei ferrovieri di Sulmona,
«Umanità Nova», 4 gennaio 1922; Q. Perfetto, Salviamo Sacco e Vanzetti! La ripresa dell’agitazione na-
zionale. Comizio e commemorazione a Sulmona, Ivi, 5 gennaio 1922; L’agitazione nazionale per la vita di
Sacco e Vanzetti. La manifestazione di domenica. A Castellamare Adriatico, Ivi, 11 gennaio 1922; Imponente
comizio a Giulianova, Ibidem; L’agitazione per la vita di Sacco e Vanzetti. Comizio ad Avezzano, Ivi, 15 gen-
controrivoluzione 135
Affollatissimi anche gli spazi del Teatro Comunale di Fossacesia, che ospi-
tano il comizio pro-Sacco e Vanzetti con gli interventi di Buccianti per le
locali organizzazioni economiche e per i socialisti e di Conti per gli anarchici:
«grande entusiasmo. È stato votato un violento ordine del giorno reclamante
la libertà per i due compagni». Un «gran numero di lavoratori e contadini»
prende parte al comizio di protesta di Paganica, in solidarietà alle «vittime di
una legge al servizio del privilegio di una classe e della plutocrazia americana».
La manifestazione si chiude con l’invio del seguente telegramma all’amba-
controrivoluzione 137
naio 1922; La vita di Sacco e Vanzetti è nelle mani dei lavoratori! L’agitazione in Italia. Avezzano, Ivi, 18
gennaio 1922; Q. Perfetto, Commemorazione Gori e comizio pro Sacco e Vanzetti. Sulmona, Ivi, 19 gennaio
1922; Nel nome di Sacco e Vanzetti è il diritto alla vita e alla libertà per tutti che affermano i lavoratori italiani.
Da Bagnoli del Trigno, Ibidem; La giustizia per Sacco e Vanzetti bisogna imporla. L’agitazione in Italia. A
Chieti, Ivi, 25 gennaio 1922; A Fossacesia, Ibidem; Per Sacco e Vanzetti. Isernia, Ivi, 10 marzo 1922; Da
Paganica. Comizio per Sacco e Vanzetti, «L’Avvenire», 19 febbraio 1922.
52 Cfr. R. Fantini, Per Sacco e Vanzetti. Note retrospettive ad un giro di conferenze, «Umanità Nova»,
28 febbraio 1922.
53 Su Riccardo Sacconi cfr. DBAI, vol. II, pp. 475-477.
54 Su Raffaele Schiavina cfr. DBAI, vol. II, pp. 516-521.
55 Cfr.: Il convegno della Federazione anarchica abruzzese. Sulmona, «Umanità Nova», 26 ottobre
1921; Anonimi Compagni, 1914-1945 Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 72.
56 «La cooperativa marinara Garibaldi possedeva numerosi piroscafi intitolati al nome di persone
138 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Il Convegno: mentre esprime la sua completa solidarietà con i cari compagni Galleani
e Schiavina, fa voti perché presto possano riottenere la libertà e ridarsi alla propaganda;
esorta i compagni tutti ad interessarsi della loro sorte; invita U.N. ad iniziare un’attiva
ed energica campagna difensiva in favore dei suddetti compagni, nonché per strappare
alle galere tutte le vittime politiche che l’odio borghese ha privato della libertà.
a noi e al proletariato care: Pietro Gori, Amilcare Cipriani, Mazzini, Pisacane, ecc… Poche organiz-
zazioni erano riuscite a migliorare le condizioni morali ed economiche dei propri aderenti come la po-
controrivoluzione 139
a danno degli anarchici e dei sindacalisti, e mentre riaffermano per questi il diritto di
propaganda e di azione, richiamano su di ciò l’attenzione di tutte le forze estreme del
proletariato russo, perché si oppongano a tutte le persecuzioni ed affermino la libertà
per tutte le manifestazioni del pensiero.
Il Convegno: discutendo in merito alla sorte dei compagni Sacco e Vanzetti, ritenuto
che essi sono vittime dell’odio di parte e di razza; convinto che nel giudizio a danno
dei detti compagni si è artatamente calpestato il più elementare principio di giustizia
condannando, non due assassini, ma due innocenti rei solo di essere anarchici e, per
strano caso, italiani; delibera di continuare nell’agitazione fino a quando non si sia avuta
soddisfazione; s’impegna ad agire con tutti i mezzi pur di ottenere la liberazione dei
due compagni.
Apostolo e combattente
per l’anarchia
140 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
e la rivoluzione
francesco paglia
a soli 30 anni
vittima del lavoro
lasciando nel pianto
i genitori ed i compagni
5-11-1921
I raianesi, e chi, oltre il cerchio della borgata, lo ha conosciuto, non possono non ri-
cordarlo […] Un giovane trasandato dagli occhi azzurri e dalle labbra espressive si ri-
volgeva alla folla con pienezza di entusiasmo e di efficacia tanto se parlasse di
orientamenti politici, o se cantasse una triste ballata a forma di rondò; o se evocasse il
lamento di un usignolo, o il saluto a una rondine, o il sospiro di una adolescente…57
tentissima FILM che, da mozzo a comandante avevano formato un blocco formidabile di attività pro-
letaria contro il quale si sferrava l’odio di tutta la cricca armatoriale». H. Rolland, Il sindacalismo anar-
chico di Alberto Meschi, Samizdat, Pescara 1999, p. 209.
57 O. Giannangeli, Le vite esemplari. Umberto Postiglione, «Il Sagittario», 8 luglio 1945.
58 V. Marchesani, In memoria di Umberto Postiglione, Casa Editrice Vecchioni, Aquila 1925, pp. 32-33.
Il corsivo è dell’autore.
59 Panfilo Di Cioccio nasce a Pratola Peligna il 6 aprile 1893, agricoltore. Partecipa alla campagna
italo-austriaca. Si congeda il 5 maggio del 1919. Attivo nel locale movimento anarchico. Contribuisce
alla costituzione del locale gruppo anarchico. Nel 1922 è alla dirigenza della Lega proletaria, adope-
controrivoluzione 141
[…] nella quale si impartivano le principali discipline di studio come preparazione alla
vita. Ad attuare l’idea che tutto lo infervorava nel tentativo di fare [...] una scuola bene
ordinata nei singoli insegnamenti, la quale egli immaginava dovesse diventare a breve
andare un vivaio di energie dirette specialmente alla formazione della personalità
umana […] L’istruzione mirava soprattutto a stimolare, a mettere in moto le forze ge-
nuine che gli alunni portano in sé per poter rendersi conto della vita, formarsi l’auto-
educazione, fissare una meta, crearsi una volontà fattiva di bene.58
randosi anche per la ricostituzione della Lega contadini. Pubblica «manifesti scritti in tono acceso e
violento, esaltando le utopie comuniste e incitando la popolazione locale a lottare contro il fascismo».
142 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
La Casa del Popolo sarà il centro di un vasto ed intenso movimento per l’elevazione morale
e intellettuale del lavoratore.
Sarà un’officina per lo sviluppo d’ignorate energie capaci di aprire nuove vie, schiudere
più vasti orizzonti al popolo nostro, che oggi vive come in un fosso.
Sarà – ripetiamo – un’officina in cui andremo installando nuovi motori e trasfor-
matori (scuola serale e domenicale, ricreatorio, università popolare, biblioteca circolante,
filarmonica e filodrammatica) motori e trasformatori: che ci daranno forza e
luce: forza di volontà e luce di sapere.
Sarà – in altre parole – un vivaio in cui andrà maturandosi, giorno per giorno, la gente
nuova, quella capace di vivere senza frusta né briglia, senza catene né pastoie, né basto.153
Sarà un focolare di idee, sempre acceso attorno al quale noi ci sentiremo più uniti,
come fratelli, come una famiglia sola.
Sarà un faro di luce intensa.
Lo capite ora perché la Casa nostra avrà un’anima, una mente e un cuore; idee e speranze;
avrà una vita, insomma?
Ed allora capirete anche che essa verrà a trovarsi al di fuori e al di sopra di tutti i
partiti, vecchi e nuovi…
lavoratori!
Sebbene questa nostra sia la prima Casa del Popolo che sorge in Abruzzo, essa non è la
prima che sorge in Italia e tanto meno in Europa. A molti di voi dovrebbero perciò esser
noti i benefici effetti che apportano alla vita sociale le Case del Popolo, così come le in-
tendiamo noi, cioè centri di vita, officine di forza e di luce.
Un paragone. Gli operai della Svezia, Norvegia, Finlandia, in America, si costruiscono la
loro casa comune e vi passano le ore di svago leggendo, studiando, discutendo, ascoltando
conferenze e lezioni; mentre i loro figli si allenano nelle palestre, si addestrano nel canto
e nella musica, si fortificano – in una sola parola – e si nobilitano: futuri candidati ai posti
più elevati in tutti i campi delle attività umane.
Gli operai italiani, invece, la sera e la domenica non sanno dove sbattere la testa e finiscono
in un bar ad alleggerire la borsa, appesantire la testa ed avvelenare lo stomaco, mentre i
figli vagano per le vie, imparando vizi e lordure, raccogliendo i germi di tante malattie
fisiche e morali.
Ecco, la Casa del Popolo farà anche questo: strapperà i vostri figli dalla strada e dalla can-
tina. Aiuterà loro a trovare e provare le impagabili gioie che danno il sapere e l’arte, cioè
la verità e la bellezza.
cittadini!
Vi chiamo così, perché stiamo per fare delle considerazioni di indole generale che vi inte-
ressano come cittadini raianesi.
Il nostro paese manca di un pubblico e vasto locale adatto per feste sociali, balli, recite
drammatiche. Ebbene con la Casa del Popolo noi avremmo questo locale.
V’è di più: Raiano comincia a sentire il bisogno di un cinematografo. Ebbene: perché la-
sciare l’iniziativa ad un privato? Perché non metter su, nella Casa del Popolo – con un
piccolo sforzo collettivo – un cinematografo cooperativo-sociale che scarterebbe il lucro
privato?
E quante altre iniziative non nascerebbero dopo, quando ci fossimo abituati a vivere in-
sieme, a praticare la solidarietà, a gustare il bello?
Pensateci…61
Di nuovo la propaganda, l’autorganizzazione e l’istruzione sono, a giudizio
dell’anarchico raianese, gli strumenti privilegiati per favorire il cambiamento.
La Casa del Popolo, considerata nel campo educativo la più rivoluzionaria
delle sue iniziative, nonostante «una larga eco di adesioni, che non restò nel
campo astratto delle idee, ma passò allo stato concreto dell’attuazione»,62 avrà
vita breve, soprattutto per l’opera di ostruzionismo e di boicottaggio svolta
dalle autorità, che guardano con sospetto un trentenne dai precedenti così
poco rassicuranti e dalle iniziative così audaci.
L’Uai che si ritrova ad Ancona dall’1 al 4 novembre è una forza di tutto ri-
spetto ma non è più quella di Bologna. La CdC conta ancora circa diciot-
tomila aderenti ma, se nella precedente assise di Bologna i delegati avevano
superato il numero di duecento, nella città marchigiana risultano centoventi.
Molti gruppi infatti, non possono ora mandare delegati ma solo adesioni
perché «in certi luoghi i gruppi sono al completo […] in prigione». Risul-
64 Nei dibattiti del congresso si affaccia una tendenza più organizzatrice del solito, tanto che si
decide per un segretario dell’Uai, stipendiato e nominato dalla CdC, in grado di svolgere, in caso di
necessità, un’azione di organizzazione nelle varie località. La CdC passa al gruppo di Livorno e la se-
144 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
greteria affidata a Nazareno Moretti. Il Consiglio generale viene riconfermato come a Bologna.
65 Già nel luglio 1919 scriveva Malatesta a Fabbri: «Anarchia significa non-governo e quindi a
maggior ragione non-dittatura […]. Ora i bolscevichi sono semplicemente dei marxisti […]. La dittatura
del proletariato sarebbe il potere effettivo di tutti i lavoratori intenti ad abbattere la società capitalistica
e diventerebbe l’anarchia non appena fosse cessata la resistenza reazionaria e nessuno più pretendesse
di obbligare con la forza la massa ad ubbidirgli ed a lavorare per lui. […] Dittatura del proletariato si-
controrivoluzione 145
tativi per far rientrare Usi e Sfi nella CGdL nel nome dell’unità proletaria.
Questo, poi, aveva provocato sconcerto tra i sindacalisti anarchici, che ave-
vano salutato la nascita del PCdI con grande simpatia nella speranza che i
comunisti avrebbero fatto confluire le proprie forze dalla CGdL all’Usi.
Una serie di eventi che ora rischia di aprire uno scontro non solo tra anar-
chici e sindacalisti, ma anche tra gli anarchici organizzati nella CGdL e
quelli nell’Usi. La linea che prevale al congresso, e che riesce ancora una
volta ad avere la meglio sulla forte tendenza di molti militanti a tornare
solo sull’azione specifica, si basa sull’indiscutibile e concreto dato di fatto
che al di fuori delle associazioni dei lavoratori «gli anarchici resteranno
sempre impotenti a dare un loro indirizzo al corso degli eventi». A giudizio
di Malatesta, «oggi la più grande forza di trasformazione sociale è il movi-
mento operaio, e dal suo indirizzo dipende in gran parte il corso che pren-
deranno gli avvenimenti e la meta a cui arriverà la prossima rivoluzione […
]. Gli anarchici debbono riconoscere l’utilità e l’importanza del movimento
sindacale, debbono favorirne lo sviluppo, e farne una delle leve della loro
azione, facendo tutto quello che possono perché esso, in cooperazione colle
altre forze di progresso esistenti, sbocchi in una rivoluzione sociale che
porti alla soppressione delle classi, alla libertà totale, all’eguaglianza, alla
pace ed alla solidarietà fra tutti gli esseri umani». Affermazioni queste ac-
compagnate dalla consapevolezza che tutte le organizzazioni proletarie
sono di per sé riformiste e non possono non esserlo. La particolare simpatia
per gli anarcosindacalisti e per l’Usi è dovuta solo ed esclusivamente al loro
metodo di azione diretta e alla linea antiparlamentare e non a una loro in-
trinseca essenza rivoluzionaria. La parola d’ordine dunque è quella di stare
in tutte le organizzazioni proletarie, accettarne anche le cariche ma non
subordinare in alcun modo l’azione anarchica a quella sindacale e, a fini
tattici, istaurare un organismo d’intesa permanente tra tutti gli anarchici
attivi nelle organizzazioni di classe.
Un ordine del giorno molto duro nei confronti del bolscevismo segna
definitivamente la rottura col PCdI e l’inizio ufficiale dello scontro aperto
tra le due anime della sinistra rivoluzionaria: «il III Congresso dell’Uai […
] dichiara di non riconoscere affatto il governo russo cosiddetto comunista
come il rappresentante della rivoluzione, vedendo anzi in esso il maggior
nemico della rivoluzione stessa, in quanto il governo bolscevico si avvia […
] a divenire un governo come tutti gli altri […] oppressore e sfruttatore del
proletariato nel nome del quale pretende di esercitare il potere». Viene
quindi espressa la piena solidarietà agli anarchici russi e, con la votazione
146 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
«L’Annunciatore»
gnificherebbe dittatura di tutti, vale a dire non sarebbe più dittatura. […] Lenin, Trotski e compagni
sono di sicuro dei rivoluzionari sinceri […] ma preparano i nuovi quadri governativi che serviranno a
quelli che verranno dopo per profittare della rivoluzione ed ucciderla. Essi saranno le prime vittime del
loro metodo, e con loro, io temo, cadrà la rivoluzione». Cfr. R. Bertolucci (a cura di), Errico Malatesta.
Epistolario 1873-1932. Lettere edite ed inedite, Centro Studi Sociali Avenza, 1984, pp. 164-165.
66 Sull’andamento del congresso cfr.: «Umanità Nova» dei giorni 4, 5, 6 e 8 novembre 1921; G.
Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale (1872-1932), cit., pp. 718-754;
L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna
(1919-1939), cit., pp. 117-124.
67 Cfr. S. Presutti, Dalle Prov. Chieti-Teramo. Per il libertario Lidio Ettorre, «L’Abruzzo Rosso»,
18 giugno 1922.
68 Si vedano: P. Arshinov, Storia del movimento machnovista, Samizdat, Pescara 2001; P. Avrich, L’altra
anima della rivoluzione. Storia del movimento anarchico russo, Antistato, Milano 1978; A. Lehning, Marxismo
e anarchismo nella rivoluzione russa, Samizdat, Pescara 1999; N. Machno, La rivoluzione russa in Ucraina
(marzo 1917 - aprile 1918), La Fiaccola, Ragusa 1971; G.P. Maximoff, Gli anarcosindacalisti nella rivoluzione
russa, Samizdat, Pescara 2001; Volin, La rivoluzione sconosciuta, 2 voll., Franchini, Carrara 1976.
controrivoluzione 147
vano inaugurato una procedura che diciotto anni più avanti sarà imitata
dagli stalinisti spagnoli contro le milizie anarchiche. In Ucraina, per la
prima volta nella storia, erano stati applicati i principi del comunismo li-
bertario e, nella misura in cui le circostanze della guerra civile lo avevano
permesso, era stata praticata l’autogestione. Tutto era iniziato con l’in-
staurazione di un regime di destra, che, imposto dagli eserciti di occupa-
zione tedesco e austriaco, si era affrettato a rendere ai vecchi proprietari
le terre di cui i contadini rivoluzionari si erano appena impadroniti. I la-
voratori delle terre difesero con le armi in pugno le loro conquiste. Le di-
fesero tanto contro la reazione quanto contro l’intrusione intempestiva,
nelle campagne, dei commissari bolscevichi. Le terre furono coltivate in
comune dai contadini, raggruppati in «comuni» o liberi «soviet di lavoro».
I principi di fratellanza e di uguaglianza erano rispettati. Tutti, uomini,
donne, bambini dovevano lavorare secondo le loro forze. I compagni eletti
alle funzioni di gestione, a titolo temporaneo, riprendevano poi il loro la-
voro abituale a fianco degli altri membri della comune. Ogni soviet non
era che l’esecutore della volontà dei contadini della località in cui era stato
eletto. Le unità di produzione erano federate in distretti e i distretti in
regioni. I soviet erano inseriti in un sistema economico complessivo fon-
dato sull’uguaglianza sociale. Dovevano essere assolutamente indipen-
denti da qualsiasi partito politico; nessun politico vi doveva imporre la
sua volontà dietro la copertura del potere sovietico. I loro membri dove-
vano essere autentici lavoratori, a servizio esclusivo degli interessi delle
masse lavoratrici.68
Alla luce di quanto avvenuto in Ucraina, anche negli ambienti rivolu-
zionari italiani il dibattito interno torna inevitabilmente ad infocarsi pro-
prio sulle sostanziali differenze tra comunismo anarchico e comunismo
autoritario. E tutto ciò influisce profondamente anche su Ettorre:
terrestre, oggi sfiduciati di tutto e di tutti, ritornano, delusi e tristi, ai loro ca-
solari, alle loro borgate, ai loro villaggi, rassegnandosi ad una inesorabile ed
eterna condanna: la schiavitù! I comunisti vogliono ricominciare il lavoro o,
per meglio dire, la ignobile commedia, con discorsi demagogici e con gli stessi
metodi falsi dei loro compagni socialisti. I contadini però, non desiderando
essere più oltre ingannati non vogliono più saperne di… promesse, di elezioni,
di deputati, di consiglieri provinciali e di sindaci. Essi, ammaestrati dalla dura
esperienza, non credono più a questi metodi di lotta legalitaria che sono i freni
più solidi della emancipazione integrale dei lavoratori, i veleni più terribili
della rivoluzione sociale. Nel proletariato urbano poi, particolarmente nei
giovani, esuberanti di vita e di spirito ribelle, vi è un istinto libertario innato
nel loro animo accessibile alle più grandi passioni per l’Idea! Nei nostri paesi
più evoluti politicamente e più emancipati economicamente, quegli stessi che
si dicono comunisti infrangono la “disciplina” degli esecutivi minori e mag-
giori; non attendono e non rispettano gli ordini dall’alto, ma agiscono di loro
iniziativa, secondo le necessità impellenti del momento, del luogo e secondo
la loro forza. Gli operai comunisti dei nostri paesi sono prettamente libertari.
Essi però non si proclamano tali non per loro ignoranza, ma per mancanza di
un’assidua e metodica propaganda libertaria che faccia ben conoscere, a questi
oscuri militi della rivoluzione sociale, il nostro intero programma. Ma quali
sono dunque i mezzi principali a nostra disposizione per diffondere in mezzo
alle nostre masse, ricche di facoltà rivoluzionarie, il nostro programma?».72
Oltre al lavoro politico-organizzativo e sindacale, l’attivismo di Ettorre
e degli anarchici di Giulianova si polarizza sostanzialmente su due diret-
trici: la propaganda tra i lavoratori comunisti e la propaganda rivolta di-
rettamente agli stessi libertari, nella convinzione di una possibile
riconciliazione e, soprattutto, di una necessaria fusione dei due schiera-
menti in fronte unico rivoluzionario. A tal pro, in occasione del congresso
provinciale comunista, viene redatto, diffuso e affisso nei centri della zona
il seguente manifesto murale:
agli operai comunisti
Le verità sono sempre chiare e facili. Ecco perché alle dissertazioni pesanti del comu-
nismo noi vogliamo opporre la protesta delle nostre verità semplici. Il problema non è
quello di sostituire una legge ad un’altra: uno Stato nuovo ad uno Stato vecchio. Gli
Stati sono sempre tali ed hanno bisogno eternamente dei gendarmi per proteggerli,
dei giudici per consacrarli e di un Dio per benedirli.
76 Cfr.: Margio, Da Giulianova. Per un numero unico, «Umanità Nova», 3 marzo 1922; Margio, Pub-
150 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Gli Anarchici73
D’accordo con il gruppo “Carlo Pisacane”, allo scopo di rendere più ope-
rativa la fitta rete di collegamenti che tiene uniti gli individui e i gruppi orga-
nizzati nella Faa e, quindi, per dare soprattutto impulso alla propaganda e
all’organizzazione degli schieramenti proletari e rivoluzionari, l’ebanista di
Giulianova si fa promotore per avviare e dirigere le pubblicazioni di un pe-
riodico regionale: «L’Annunciatore», Organo degli anarchici dell’Abruzzo.
Un periodico di propaganda «che penetri come una freccia negli angoli più
remoti e silenti della campagna e sappia squarciare le fitte tenebre del pre-
giudizio e dell’ignoranza: e illuminare le menti più ottenebrate di una luce
chiara, piena di speranza per il prossimo avvenire. Il nostro giornale dev’essere
blicazioni nostre. È uscito «L’Annunciatore». Giulianova, Ivi, 24 marzo 1922; Comunicati. Giulianova, Ivi, 25
controrivoluzione 151
marzo 1922; Comunicati. Giulianova, Ivi, 14 aprile 1922. Su «L’Annunciatore» cfr.: U. Fedeli, «Movimento
Operaio», a. II, n. 9-10, giu.-lug. 1950, p. 292; BdA1, p. 313; R. Cerulli, Giulianova 1860, cit., p. 353.
77 In S. Galantini, La stampa periodica a Giulianova, «Bollettino della Deputazione Abruzzese di Sto-
ria Patria», a. LXXXV, 1995, pp. 466-467.
78 Sulla polemica da parte comunista cfr.: Questa è carina, «L’Abruzzo Rosso», 24 marzo 1922; A.
Pica, Giulianova. A Lidio Ettorre. Per una risposta che nulla ha dimostrato, Ivi, 6 aprile 1922; Id., A quando la
dimostrazione?, Ivi, 21 aprile 1922; Giulianova. Avviso importantissimo!!!, Ivi, 21 aprile 1922; S. Presutti,
152 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Il fascismo ha ormai dalla sua la gran parte degli apparati periferici dello Stato,
che non si limitano più a un atteggiamento di simpatia o connivenza ma non
obbediscono alle direttive del nuovo governo – se antifasciste – e fanno di testa
propria o, meglio, fanno assieme ai fascisti. Come ad esempio denunceranno
da Giulianova, «i fascisti comandano la magistratura e nell’esercizio delle loro
delicate funzioni portano tanto di distintivo all’occhiello».80 La mattina del 9
gennaio «girano per le vie della città numerose squadre di carabinieri, armati
di tutto punto. Varie perquisizioni alle case operaie sono state effettuate; tutte
però han dato risultato negativo. Durante una perquisizione nella casa del vo-
stro corrispondente, la polizia gli ha sequestrato libri di propaganda e nume-
rose compie di “Umanità Nova”. È palese il proposito delle autorità di
provocare il proletariato giuliese e fare una retata di compagni. Ma i lavoratori
Dalle Prov. Chieti-Teramo. Per il libertario Lidio Ettorre, Ivi, 18 giugno 1922; A. Pica, Da Giulianova. Sarebbe
ora di finirla, Ivi, 25 giugno 1922; Dalle Prov. Chieti-Teramo. Per un libertario, Ivi, 2 luglio 1922; S. Presutti,
Dalle Prov. Chieti-Teramo. Per finirla col binomio Lidio Ettorre-Bentivoglio Francesco, Ivi, 23 luglio 1922.
79 Su «Aurora Libertaria» cfr.: Comunicati. Giulianova, «Umanità Nova», 14 aprile 1922; Comunicati.
Giulianova, Ivi, 8 giugno 1922; A Pica, Da Giulianova, «L’Abruzzo Rosso», 23 luglio 1922; In punta di
penna. Anarchici e comunisti, Ivi, 11 giugno 1922; R. Cerulli, Giulianova 1860, cit., p. 354.
80 Giulianova, «L’Abruzzo Rosso», 27 maggio 1922.
81 Sopraffazioni poliziesche a Giulianova, «Umanità Nova», 11 gennaio 1922.
82 A. Lalli, Socialismo e socialisti in Abruzzo. Piccola enciclopedia dell’Antifascismo Regionale (appunti e
ricordi), cit., p. 27.
83 Fascista che le piglia. Avezzano, «Umanità Nova», 15 gennaio 1922.
controrivoluzione 153
84 I “ricostruttori” a Sulmona, Ivi, 29 marzo 1922. Cfr. anche Da Sulmona. Dimostrazione fascista a
scartamento ridotto, Ivi, 7 aprile 1922.
85 Cfr.: Da Sulmona. Gruppo ferrovieri comunisti, «L’Abruzzo Rosso», 11 marzo 1922; F. Orsini,
Ai compagni ferrovieri, Ivi, 1 maggio 1922.
86 Cfr.: Il monopolio industriale dei concimi. Reazione industriale e azione operaia. Piano d’Orta, «Uma-
nità Nova», 15 gennaio 1922; Da Piano d’Orta. Il “trust” della Montecatini, Ivi, 27 gennaio 1922.
87 Cfr. Connivenza polizial-borghese. Sulmona, Ivi, 27 aprile 1922.
154 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
88 Cfr.: Importante assemblea dei ferrovieri di Sulmona, «L’Abruzzo Rosso», 4 gennaio 1922; F. Or-
sini, Ai compagni ferrovieri, Ivi, cit.
89 Nel campo ferroviario, «La Riscossa d’Abruzzo», 22 luglio 1922. Sul periodico cfr. SPAM, p. 149.
90 Sull’AdL si vedano: M. Antonioli, Armando Borghi e l’Unione Sindacale Italiana, cit., pp. 348-
355; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di
controrivoluzione 155
Spagna (1919-1939), cit., pp. 133-142; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol. 1, Da Bordiga
a Gramsci, cit., pp. 192-215.
91 Libero, L’Alleanza del Lavoro a Sulmona, «Umanità Nova», 12 aprile 1922.
92 Cfr.: Da Castellamare, «Umanità Nova», 16 marzo 1922; Sciopero metallurgico. Castellamare Adria-
tico, Ivi, 24 marzo 1922; L’Alleanza del Lavoro Costituita a Castellamare, «L’Abruzzo Rosso», 6 aprile 1922.
93 Cfr.: Libero, L’Alleanza del Lavoro a Sulmona, «Umanità Nova», 12 aprile 1922; Da Sulmona.
Alleanza del Lavoro, «L’Abruzzo Rosso», 21 aprile 1922.
156 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
[Perfetto] dichiarò essere alquanto scettico nell’opera del Comitato dell’Alleanza del La-
voro, in quantoché teme si risolva come tutte le altre iniziative consimili; ma affermò pe-
raltro come la borghesia nazionale e mondiale oggi si è coalizzata per schiacciare il
proletariato nei suoi più vitali interessi di organizzazione e di conquiste umane, è impel-
lente l’affiatamento dei lavoratori per la difesa di oggi e la offesa di un futuro domani.91
Tutti i lavoratori iscritti nelle organizzazioni economiche, agenti sul terreno della lotta
di classe, riuniti in comizio nei locali della Casa del Ferroviere la sera dell’8 aprile 1922,
presenti anche i rappresentanti di organizzazioni politiche locali;
preso atto delle comunicazioni fatte dal segretario della locale sezione del Sindacato
ferrovieri italiani;
dichiarano costituita in Sulmona l’Alleanza del Lavoro per la tutela e difesa dei diritti
acquisiti dai lavoratori.93
p. 140.
97 Per le cronache sul I Maggio di Sulmona apparse su stampa anarchica, comunista, socialista e re-
pubblicana cfr. rispettivamente: Libero, A Sulmona, «Umanità Nova», 6 maggio 1922; Da Sulmona. Il 1°
Maggio a Sulmona, «L’Abruzzo Rosso», 9 maggio 1922; La manifestazione del 1° maggio in Provincia. Sulmona,
158 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
«L’Avvenire», 13 maggio 1922; Il primo maggio in Abruzzo. Nostre corrispondenze. Da Sulmona, «La Riscossa
d’Abruzzo», 6 maggio 1922; Attraverso l’Abruzzo. Da Sulmona, Ivi, 13 maggio 1922.
98 La manifestazione del I Maggio nelle varie città d’Italia. Avezzano, «Umanità Nova», 4 maggio 1922.
99 Per le cronache sul I Maggio di Castellamare Adriatico apparse su stampa anarchica, comunista,
socialista e repubblicana cfr. rispettivamente: La manifestazione del I Maggio nelle varie città d’Italia. Ca-
stellamare Adriatico, «Umanità Nova», 4 maggio 1922; Da Castellamare Adriatico, «L’Abruzzo Rosso»,
9 maggio 1922; Il 1° Maggio Teramano. A Castellamare Ad., «Il Proletario», 8 maggio 1922; Il primo
maggio in Abruzzo. Nostre corrispondenze. Da Castellamare, «La Riscossa d’Abruzzo», 6 maggio 1922;
controrivoluzione 159
L’Alleanza del Lavoro non può essere la riunione di tutti coloro che non sanno difendersi
da soli e cercano nell’unione la forza per resistere a tutte le correnti della reazione bor-
107 S. Presutti, Verbale della commissione sulla tattica, 20-03-1922, in F. Tripoti, Smeraldo Presutti.
Da Città Sant’Angelo a Mosca, cit., p. 44.
108 S. Presutti, Verbale della commissione sulla tattica, 21-03-1922, Ivi, p. 45.
109 Cfr. Comunicati. Giulianova, «Umanità Nova», 2 aprile 1922.
controrivoluzione 161
ghese. È troppo poco. La borghesia, che è apparsa minacciosa in questi ultimi tempi,
non scomparirà il giorno in cui sarà costretta ad abbandonare la violenza. Non disarmerà,
non può disarmare, deve essere disarmata. Ed allora l’Alleanza del Lavoro non può essere
destinata a vita lunga e proficua se il suo contenuto sarà soltanto difensivo. Ma perché
l’Alleanza del Lavoro, perché il proletariato tutto intero possa passare all’offensiva, che
rendesi non soltanto necessaria, ma urgente: occorre stabilire i comuni obiettivi da rag-
giungere. I repubblicani, i socialisti, i comunisti, gli anarchici e le organizzazioni che si
ispirano ai loro principi, rappresentano tutta la forza attiva ed operante della nazione […
]. Insieme sono una forza travolgente contro la quale non sarà possibile opporsi. Ma gli
obiettivi comuni mancano, la folla li indica, i dirigenti non hanno saputo ancora inter-
pretare i desideri di coloro che attendono la loro emancipazione…106
[Al contrario di Bordiga] accetto il fronte unico sindacale ma credo non debba essere esclusa
una intesa degli altri partiti della classe operaia quando fossero fissati gli obiettivi precisi
della lotta. Gli operai hanno l’impressione che i comunisti col loro rifiuto a partecipare agli
organismi di difesa vogliano sfuggire all’azione o perlomeno disinteressarsi di essa. Ritengo
che il partito avrebbe dovuto partecipare alla organizzazione degli Arditi del Popolo come
quello che era il risultato di un movimento di massa spontaneamente rivoluzionario.107
E ancora:
Propongo che ai comitati sindacali comunisti siano sostituiti dei comitati sindacali ri-
voluzionari di cui facciano parte anche le altre correnti politiche che nel seno dei sin-
dacati seguono l’indirizzo sindacale dei comunisti.108
110 Cfr.: Lettere Abruzzesi. Discussioni nostre. Giulianova, Ivi, cit; Comunicati. Castellamare Adriatico,
Ivi, 26 marzo 1922.
111 Cfr. Movimento anarchico. Aquila, Ivi, 10 marzo 1922.
112 «Il ricavato è stato così devoluto: Umanità Nova £ 200 (delle quali £ 50 per pagamento ma-
162 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Le cifre pubblicate su «Umanità Nova» nel suo rendiconto finanziario fanno capire anche
a tutti che il giornale muore. Morire il nostro giornale significa soffocare la nostra voce, li-
mitare il campo di espansione al nostro ideale. Morendo esso la colpa sarebbe tutta nostra.
Anarchici d’Abruzzo, scuotetevi del letargo. Diminuite ancora ciò che avete di su-
perfluo. Aiutate «Umanità Nova». Rinsanguate le sue esauste finanze. Soccorrete il
giornale prima che sia troppo tardi: è vostro dovere!
Aiutatelo! Aiutiamolo!114
In un quadro del genere i gruppi “Carlo Pisacane” e “La Luce” si met-
tono tempestivamente in moto per organizzare il IV convegno della fede-
razione regionale, indetto per il giorno 7 maggio a Castellamare Adriatico.
Le adesioni devono pervenire all’indirizzo di Conti e si discuterà il seguente
ordine del giorno:
nifesti); £ 200 a beneficio delle V. P. (delle quali £ 100 al Comitato Romano e £ 100 per aiutare il com-
pagno Flores che fra breve sarà processato nelle nostre assisi); £ 50 per opuscoli di propaganda da di-
stribuirsi gratuitamente ai lavoratori aquilani, e £ 87,50 pel fondo cassa del Gruppo». Cfr: G. Aleandri,
Festa pro U.N. e Vittime Politiche. Aquila, «Umanità Nova», 11 marzo 1922; Cronaca cittadina. Il Veglione
degli anarchici, «L’Avvenire», 5 marzo 1922.
113 Cfr. Da Raiano. I passatempi d’un pretonzolo, «Umanità Nova», 29 febbraio 1922.
114 Per la vita di “Umanità Nova”. Q. Perfetto, da Sulmona, Ivi, 30 aprile 1922.
115 I repubblicani e l’Alleanza del Lavoro, «La Riscossa d’Abruzzo», 29 luglio 1922.
116 Su IV convegno della Faa cfr.: Movimento Anarchico. Castellamare Adriatico. Ai Gruppi anarchici
ed ai compagni, «Umanità Nova», 29 aprile 1922; Libero, IV Convegno della Federaz. Anarchica Abruzzese.
Per la propaganda e per il quotidiano, Ivi, 13 maggio 1922; Comunicati. Giulianova, Ivi, 16 maggio 1922;
L. Ettorre, Movimento Anarchico. Come si vuole aiutare «U. N.», Ibidem. Sul previsto giro di conferenze
controrivoluzione 163
Alle ore 9 i delegati giunti nella cittadina adriatica si riuniscono nei lo-
cali della sezione repubblicana di via Regina Elena: «presenti diversi rap-
presentanti di gruppi; altri compagni, impossibilitati a venire, aderiscono
con lettera». La relazione d’apertura in merito al potenziamento interno
dell’organizzazione regionale redatta dal gruppo “I Liberi” viene approvata
all’unanimità e, ai componenti dello stesso, riconfermato l’incarico all’uffi-
cio di segreteria. Tutti i presenti, a loro volta, come nel precedente conve-
gno e così come stabilito nel Patto d’Alleanza, rinnovano il proprio
impegno anche di carattere finanziario, «per mettere in condizioni di fun-
zionabilità» i gruppi e la federazione.
Sul piano dell’azione territoriale e delle alleanze, tra gli obiettivi im-
mediati vi è quello di compattare il movimento regionale e di concentrarne
al massimo le forze, per poi riversarle in azione comune, diffusa e capillare
tendente a trasformare i gruppi dell’AdL in organismi rivoluzionari. Ma
questa sarà una tattica su cui, nel momento in cui bisognerà sostenere l’urto
definitivo con i fascisti, gli anarchici si ritroveranno praticamente soli.
Come affermano anche i repubblicani abruzzesi, «l’Alleanza del Lavoro ha
una finalità negativa, cioè di difesa, e perciò serve molto bene agli interessi
del riformismo, non potrà mai acquistare una finalità positiva, cioè non
potrà mai trasformarsi in un organismo rivoluzionario perché in tal caso
l’assolutismo comunista renderebbe impossibile ogni accordo e la scissione
sarebbe inevitabile».115
Per l’intensificazione della propaganda, il convegno dà mandato a Per-
fetto per programmare un giro di conferenze di Virgilia D’Andrea all’A-
quila, Avezzano, Castellamare Adriatico, Giulianova, Pescara e Sulmona,
ed esprime parere favorevole per versare l’intero ricavato all’amministra-
zione di «Umanità Nova», date le «condizioni disastrose in cui si dibatte».
A tal pro viene stabilito anche di sospendere le pubblicazioni de «L’An-
nunciatore» e devolvere sia i finanziamenti ricevuti sia l’intero ricavato
delle vendite del quarto e ultimo numero unico alle casse del quotidiano
degli anarchici d’Italia, sulle cui spalle, tra l’altro, ricade ora anche il diffi-
cile compito di collegamento nazionale tra i gruppi. Sul momento viene
raccolta per l’amministrazione di «Umanità Nova» la somma di 85 lire.
Con l’invio di un comunicato di «solidarietà spirituale» agli imputati
per l’attentato al Diana di Milano si chiudono i lavori del IV convegno
della Faa, l’ultimo prima della dittatura fascista.116
In serata, gli anarchici intervengono nei locali del Teatro Olimpia per
la prevista conferenza di Umberto Terracini sul tema “L’Internazionale Co-
munista e la classe proletaria”. Alcuni dei libertari interrompono l’oratore,
«dicendo che anche degli anarchici per ragioni di… Stato furono fucilati
dal governo di Lenin». Prende poi parola Ettorre, «esponendo la situa-
zione degli anarchici russi prima e dopo la rivoluzione, concludendo che
qualunque governo è tiranno, compreso quello di Mosca». Terracini
«scende agli attacchi personali, dicendo che Ettorre non poteva parlare
perché era da pochi mesi nel movimento anarchico, e perché, un anno fa,
inneggiava alla dittatura del proletariato». Ettorre, quindi, a nome degli
anarchici d’Abruzzo, invita i presenti a votare il seguente ordine del giorno:
117 Cfr.: Metodi comunisti di discussione. Castellamare, «Umanità Nova», 13 maggio 1922; Da Ca-
stellamare Adriatico. Conferenza Terracini, «L’Abruzzo Rosso», 19 maggio 1922; Prefettura di Teramo,
11 maggio 1922, al ministero degli Interni, ACS, MI, PS, Agr, 1922, cat. K.1, b. 165.
118 Cfr. Comunicati. Aquila, «Umanità Nova», 9 luglio 1922.
119 Si vedano: F. Gianvincenzo, P. Muzi, Il terrorismo squadrista in provincia dell’Aquila prima e
dopo la marcia su Roma, «Rassfr», a. I, n. 1, 1980, pp. 7-31; E. Marinaro, La provincia di Teramo alla
vigilia della marcia su Roma, Ivi, a. I, n. 1, 1980, pp. 33-46; L. Ponziani, La scissione del Partito Socialista
e la violenza squadristica: il fascismo in provincia di Teramo, Ivi, a. II, n. 2, 1981, pp. 13-35.
controrivoluzione 165
Lo sciopero di agosto
120 I sabotatori della difesa proletaria. Sulmona, «Umanità Nova», 1 luglio 1922.
121 In punta di penna. Il naufragio del collaborazionismo, «L’Abruzzo Rosso», 20 agosto 1922.
122 Da Popoli, Ivi, 8 agosto 1922.
123 Cfr.: Attraverso l’Abruzzo. Da Sulmona, «La Riscossa d’Abruzzo», 12 agosto 1922; Da Sulmona,
«L’Abruzzo Rosso», 8 agosto 1922.
124 Cfr.: Attraverso l’Abruzzo. Da Castellamare, «La Riscossa d’Abruzzo», 12 agosto 1922; Da Ca-
166 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
I riformisti […] hanno avuto il coraggio di lanciare il proletariato in uno sciopero ge-
nerale legalitario, cioè da strozzarsi dopo 24 o 48 ore […]. Oggi una sola via, una sola
possibile via di riscossa ha il proletariato dinanzi a se: la lotta armata, disperata, in tutte
le forme, dall’azione collettiva e in campo aperto, alla rappresaglia, all’agguato contro
la reazione e i suoi barbari lanzi.121
stellamare. Le giornate di sciopero. Il magnifico slancio della massa ferroviaria soffocato dal disfattismo e dalla
inettitudine dei capi della sezione del sindacato. La fuga dei socialisti. L’apparizione delle teste di morto. Ignobili
controrivoluzione 167
131 Cfr.: Attraverso l’Abruzzo. Da Popoli. Dimissioni dell’Amministrazione Socialista, «La Riscossa
d’Abruzzo», 19 agosto 1922; Attraverso l’Abruzzo. Da Popoli. La fuga ignominiosa dell’On. Trozzi, Ivi, 2
settembre 1922.
132 Attraverso l’Abruzzo. Da Popoli. La violenta reazione, «La Riscossa d’Abruzzo», cit.
133 La reazione schiavista negli Abruzzi, «Umanità Nova», 9 agosto 1922.
134 Cfr. Da Castellamare. La reazione contro i ferrovieri scioperanti, «L’Abruzzo Rosso», 10 settembre
1922.
135 Q. Perfetto, Vinto ma non domo, «Umanità Nova», 26 agosto 1922.
controrivoluzione 169
tore di Capestrano.
Il secondo processo riguarda Pinsuti Pasquale ed altri 6 di Bussi imputati di grandissimi
reati politici e detenuti nelle carceri giudiziarie di Sulmona.
Il terzo processo è a carico di Bucci Domenico, Riccioni Salvatore, Bucci Camillo,
Giangiulio Antonio, Anto Virgilio, Rossi Rocco e Rossi Giuseppe ed imputati di lesioni
in persona di La Gatta Camillo, resistenza alla forza pubblica e porto d’armi.
L’ultimo processo è a carico di 37 persone, delle quali 33 già detenuti nelle carceri di
Sulmona e 4 ricercati dalla PS. Fra questi imputati figurano Prato Nicola, socialista,
già segretario della CdL di Popoli, e Fissore Paolo, comunista, attuale segretario del-
l’attuale CdL. Contro costoro si sferra la più violenta e bestiale e cieca reazione […].
Per dimostrare la serietà della retata basti il fatto che una settimana dopo gli arresti la
Società Meridionale di Elettricità ha fatto affiggere un manifesto a Popoli, Bussi, Sul-
mona ecc…, col quale promette un premio di lire 2.000,00 a coloro che daranno indizi
sicuri sui colpevoli degli attentati. Domandiamo come può essere serio questo masto-
dontico processo, quando la Società Meridionale di Elettricità non ha potuto versare
le duemila lire di Taglia?132
Da Popoli si ha notizia che continuano i conflitti tra fascisti e carabinieri da una parte
ed operai dall’altra. Arresti vengono fatti in massa. Oltre 50 dimostranti sono stati tra-
sportati nelle carceri giudiziarie di Sulmona. Una mina ha rovinato un piccolo ponte
ferroviario presso Popoli. Il segretario del Fascio Popolese in seguito alle ferite ripor-
tate in un conflitto è morto in Sulmona. È moribondo un altro operaio fascista. Cara-
binieri che giungono a Popoli fraternizzano coi fascisti.
Qui a Sulmona pare che la calma voglia tornare. I fascisti sono però minacciosi. I la-
voratori tornati al lavoro si tengono sempre pronti. I foraggiati corrispondenti locali
dei giornali degli assassini tengono il più riservato silenzio sul delitto commesso dal
fascista Tabassi. Circolano voci che il ff. sotto prefetto abbia rilasciato il passaporto al-
l’assassino perché espatriasse.133
136 Nella lapide, nuovamente affissa nel secondo dopoguerra, è inciso: «Ai proletari/vittime
della/guerra borghese/i reduci/della Lega Proletaria/memori/2 maggio 1920».
170 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Stamane, i legulei degli attori principali della tragedia reazionaria combinata in Villa
Patrizi e al Viminale, pur di soddisfare la libidine di una vasta banda di delinquenti con
a capo un ministro, mi hanno comunicato le dimissioni dall’impiego che avevo come
macchinista nelle Ferrovie dello Stato, in base ai disposti dell’art. 56 della legge 7 luglio
1907, n. 429, per aver preso parte allo sciopero nei giorni dal 1 al 4 agosto 1922.
Governo e Direzione Generale hanno creduto distruggere in me un ideale al quale
tutto il mio pensiero è rivolto. Sebbene responsabile di una famiglia da me creata e per
la quale ho combattuto acciocché potesse migliorare di condizioni, accetto il provve-
dimento con la massima serenità, convinto di aver fatto tutto il mio dovere.
Sento altresì il dovere di comunicare a tutti i compagni ferrovieri, ai rudi lavoratori del
moto ex miei colleghi ai quali sono state dedicate molte mie battaglie, che la mia fede
non è affatto cambiata né depressa, anzi aumentata di spirito verso l’ideale e l’odio con-
tro i tiranni i quali in un prossimo riscatto per un avvenire più fulgido, inesorabilmente
saranno colpiti dalla folgore vendicatrice.
Avanti sempre per un altro sentiero e per l’ideale anarchico.
Vinto sì, ma non domo!
Sulmona, 18 agosto 1922
Perfetto Quirino135
137 Cfr.: Da Giulianova. Aspettando l’invasione, «L’Abruzzo Rosso», 27 agosto 1922; Cfr. Da Giu-
lianova. I “ricostruttori”, Ivi, 10 settembre 1922.
138 Corrispondenze. Da Giulianova, «Umanità Nova», 30 settembre 1922.
controrivoluzione 171
In pochi minuti lo stabilimento di mobili del padre dell’anarchico Ettorre alzava le sue
lingue di fuoco al cielo, e al mattino, di quello che era stato il lungo sforzo di una intera
famiglia di lavoratori, non restava che cenere. Subito dopo i “liberatori mussoliniani” si
recavano casa per casa dei nostri compagni e simpatizzanti, non risparmiando nessuno
che fosse in odore di essere restato sovversivo, malgrado un mese di occupazione fasci-
sta.
Dopo avere invitato... con le rivoltelle in pugno tutti coloro che vi abitavano a uscire, e
aver bastonato gli uomini, gettarono in istrada ogni cosa che vi si trovava e vi appiccarono
il fuoco. Le case di Ettorre, del padre di Ettorre (senza partito), del compagno Rossi,
degli operai Tancredi, Mascaretti e di altri di cui non abbiamo potuto sapere con preci-
sione i nomi, venivano così completamente saccheggiate e incendiate. Lo strazio e il ter-
rore di questa fiera popolazione è indescrivibile. Intere famiglie restate senza letto, senza
camicia, senza pane, con i loro genitori costretti a fuggire. La polizia, i carabinieri non
hanno naturalmente fatto nulla per impedire questa selvaggia opera di distruzione. Qual-
che operaio è rimasto ferito, fra cui uno, di cui non sappiamo il nome, piuttosto grave-
mente dai numerosi colpi di arma da fuoco. Non si sa se tra i fascisti vi siano feriti, dato
che costoro usano tener rigorosamente celate le loro perdite, per non demoralizzare le
truppe. Un fascista però è stato ferito al capo con un colpo di calcio di moschetto 91 as-
sestatogli da un compagno per sbaglio.
Vi trasmettiamo anche la notizia dataci da un compagno, ma con qualche riserva perché
non è stata confermata da altri a cui abbiamo domandato per assicurarcene, del rapimento
da parte dei fascisti di un bimbo di circa due anni dell’anarchico Tancredi perché a nome
Lenin! Se questa notizia fosse vera essa sarebbe il record della malvagità finora battuto
dalle squadre redentrici [...]. La domenica i fascisti sequestravano in ferrovia tutti i gior-
nali, bruciando quelli sovversivi.139
139 Da Giulianova. Le infami gesta fasciste a Giulianova, «L’Abruzzo Rosso», 15 ottobre 1922.
140 Una lettera di Lidio Ettorre, «Umanità Nova», Giornale Anarchico, Roma, 14 ottobre 1922.
141 «L’Abruzzo Rosso», 28 settembre 1922.
142 F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), 1930, manoscritto inedito, ar-
chivio del CSL Camillo Di Sciullo, Chieti.
143 Cfr. Attraverso l’Abruzzo. Da Sulmona. Una notte di terrore fascista. La Sezione repubblicana deva-
172 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
I ricchi l’hanno voluto! Cercate di darne subito la notizia! Ciò che hanno fatto a Giu-
lianova è orribile! Io non posso scrivere con connessione, precisando i fatti, perché la
visione della tragedia mi impedirebbe di scrivere.
Vostro cordialmente.
Lidio Ettorre.140
All’Aquila, «squadre di poliziotti, o fascisti camuffati da poliziotti, il che
è lo stesso, incominciano a perlustrare i rioni della città e perquisiscono senza
misericordia gli operai, li bastonano, li insultano. Un operaio viene legato e
appena immobilizzato dalle manette un agente gli spacca la testa […]. Alcuni
fascisti inquadrati tra gli agenti e carabinieri indicano gli operai e l’opera sel-
vaggia di violenza era fulminea e furiosa».140 Nella Marsica, «nei paesi e nelle
città, il manganello, il pugnale, la bomba sottomettono tutti al fascismo. Non
si [può] parlare più». A San Benedetto dei Marsi, la notte del 26 novembre
«si intesero uno o due colpi di rivoltella sparati da un fascista verso la piazza.
Successe un tafferuglio e un fuggi fuggi; gli anarchici spararono anche, ma
senza alcuna direttiva […]. I fascisti che erano nel caffé Palombo non uscirono
per paura; quelli di fuori con tutta fretta, a braghe calate, si rintanarono nel
detto caffé sbarrando porte e finestre. Dopo pochi minuti i rimanenti si sban-
darono e tutto finì. I fascisti naturalmente sfruttarono per loro conto il fatto,
specialmente quando il maresciallo, rompendo il pavimento della baracca di
De Rubeis, trovò sotto di esso molta munizione per rivoltelle […]. Intanto
Baduele Cerasani era fuggito a Roma, Francesco De Rubeis a Musellaro
[Chieti], qualche altro non so dove. Si arrestò a casaccio, e perfino la moglie
di De Rubeis, che quando tornò, dietro l’amnistia, fine dicembre, il giorno
25 del detto mese i fascisti le fecero degli sfregi, portandola in processione
per le strade principali del paese con cartelli sul petto e sulla schiena di gloria
e di elogio al fascismo».142 A Sulmona, la notte tra il 19 e il 20 dicembre le
squadre fasciste invadono ed incendiano la sede della sezione repubblicana.141
Stato e fascismo sono ormai praticamente un tutt’uno e hanno distrutto il
movimento operaio italiano. La marcia su Roma non sarà nient’altro che una
prova di forza fascista coi vertici dello Stato e della borghesia, che già all’in-
domani della disfatta operaia cerca di non pagare il debito a Mussolini. Ma
sul movimento dei lavoratori il fascismo ha vinto già in quei primi giorni d’a-
gosto.142 All’Usi, di centocinque CdL ne rimangono in piedi solo otto. L’11
agosto «Umanità Nova», senza più distributori, è costretta a uscire settima-
Clandestinità
[Ippoliti] Da oltre un anno i fascisti mi fanno una guerra spietata, che si è maggiormente
accentuata dal giugno scorso. Isolato completamente, nessuno può venire in casa, né
posso entrare negli spacci pubblici. Mi denigrano nella professione e molti per timore
non mi chiamano per visite. Io nulla dico loro. Temono la mia ombra. Malato da cinque
anni di un male i cui accessi continuamente mi assaliscono di notte ed anche di giorno,
sono stretto in una morsa; mi vogliono prendere per fame. Con tutto ciò non cedo. Mi
potranno sopprimere. La casa mia è aperta anche la notte; ma io non rinnegherò mai i
d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 248-295. Per una storia
politica e sociale dell’Italia dall’avvento del fascismo all’isolamento delle opposizioni si veda Storia d’I-
talia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 2121-2198.
145 Su Paolo Schicchi cfr. DBAI, vol. II, pp. 521-528.
146 F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), cit.
147 Su Arturo e Mario Petrucchi cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 110, f. 13; Ivi, b. 17, f.
17; ACS, CPC, b. 3910, f. ad nomen.
148 Su Ugo Bugni, nato all’Aquila il 6 agosto 1890, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 107, f. 21.
149 Nel 1923 Perfetto si trasferisce a Foggia con la famiglia. Nel 1926, in una perquisizione presso
174 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
la sua abitazione vengono sequestrati «numerosi opuscoli di propaganda anarchica ed una fotografia
dell’anarchico Malatesta con firma autografata dello stesso portante la data del marzo 1926». Viene
diffidato. Lavora come commesso viaggiatore, elettricista e meccanico. Subisce innumerevoli fermi e
arresti cautelativi. Denunciato da una spia dell’Opera volontaria di repressione antifascista (Ovra) per
aver pronunciato nella bottega di un barbiere «è caduta la prima lepre!», in coincidenza con la morte
di Italo Balbo (giugno 1940). Nel 1941 viene internato a Zungoli (AV).
150 F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), cit.
151 Sottoprefettura di Avezzano, maggio 1923, al prefetto dell’Aquila, ASAq, Fondo Questura,
cat. A8, b. 79, f. 17.
152 Il testo è riproposto in E. Puglielli, L’Autoeducazione del maestro. Pensiero e vita di Umberto Po-
stiglione (1893-1924), Csl Camillo Di Sciullo, Chieti 2006, pp. 93-99.
153 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 42, f. 24.
controrivoluzione 175
E fra i boschi, pei campi e pel mare, nelle officine, nelle botteghe, nei casolari, una
gente che lavora e non si stanca, che soffre e non si lagna. È questa la tua gente. È
questa la tua terra, o fanciullo! Più imparerai a conoscerla, più sentirai di amarla.
Leggi dunque con animo aperto queste pagine che della tua terra ti indicano le bellezze,
che della tua gente ti ricordano la lunga storia di sforzi e di lotte, di sventure e di gloria.155
154 G. Ferretti, Orgoglio d’esser maestri, in O. Giannangeli, Umberto Postiglione, Circolo di Cul-
tura, Raiano 1960, p. 153.
155 U. Postiglione, La Terra d’Abruzzo e la sua gente, Collezione Almanacchi Regionali diretta da
Roberto Almagià, G.B. Paravia & C., Torino 1925, p.5.
156 Sul periodico cfr. BdA1, pp. 318-319.
157 Cfr. F. Ippoliti, Per una revisione di Kropotkine, «Libero Accordo», 1 settembre 1926.
158 Dal gennaio 1923 al maggio 1924 Ippoliti è molto vicino a Ottorino Manni, recandosi con
176 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
una certa frequenza a Senigallia per poterlo visitare (dal 14 gennaio all’11 maggio e dal 20 luglio al 12
settembre del 1923; dal 23 marzo al 4 aprile e dall’8 al 13 maggio del 1924). Della sua biografia su Ot-
torino Manni si ha notizia nel diario Lipari, deportazione. Sette mesi e mezzo di dimora. 30 settembre 1927-
12 maggio 1928. Su Ottorino Manni si veda: R. Giulianelli, Un eretico in paradiso. Ottorino Manni:
anticlericalismo e anarchismo nella Senigallia del primo Novecento, BFS, Pisa 2007; DBAI, vol. II, p. 78.
159 Cfr. F. Ippoliti, Storia morale ed amministrativa del comune di Pescina, Tipografia Marchi, Ca-
merino 1926.
160 Cfr. F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), cit.
161 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, cat. K1, 1923, b. 106, f. Milano-partito anarchico, in G. Sacchetti,
Anarchici e pubblica sicurezza 1921-1943, in Aa.Vv., La Resistenza sconosciuta. Gli anarchici e la lotta contro
il fascismo, Zero in Condotta, Milano 2005, p. 55.
162 Cfr. ACS, CPC, b. 1897, f. ad nomen.
controrivoluzione 177
meno politico sempre più emergente meglio conosciuto come “culto della
personalità”.160
Quello a cui si assiste in pratica, è un effettivo processo di riorganizzazione
delle forze. Complessivamente, al 1923 risultano ancora attivi sul territorio
regionale dodici propagandisti, dieci per la provincia dell’Aquila e due per
quella di Chieti,161 mentre, nel teramano, il nome di Ettorre figura in un
elenco «di nominativi di anarchici costituenti una vasta organizzazione di pro-
paganda sovversiva».162 Propaganda che trova puntualmente in prima linea
l’instancabile Di Sciullo. Basti pensare che tra il 1923 e il 1925 la polizia se-
questra presso la sua abitazione milleottocentoquaranta copie dell’opuscolo
Ascolta, soldato, tremila opuscoli di più generica propaganda sovversiva e cin-
quemila copie de Le basi morali dell’anarchica di Gori. La diffusione di «Fede»
si sviluppa nelle province abruzzesi con una certa regolarità ed un buon nu-
mero di collaborazioni (diffusori nell’aquilano e corrispondenti dalla Marsica),
innestandosi sul vecchio ma ancora ben saldo circuito nato e consolidatosi
per la diffusione di «Umanità Nova» e su cui viaggia ora anche buona parte
della stampa anarchica proveniente dall’estero tra cui «Culmine», «Il Mar-
tello», «Il Risveglio» e «L’Adunata dei Refrattari».
Questa fase verrà definitivamente stroncata negli anni che passano tra l’uc-
cisione di Giacomo Matteotti e l’attentato a Mussolini di Gino Lucetti. «Il
fascismo – scrive Ippoliti – nei primi due tre mesi del 1924 si agitava in tutta
Italia con un’attività brutale per le imminenti elezioni politiche. Ovunque
botte, ferimenti, omicidi. Il duce predicava la violenza, i sottoduci e i ras la
chiosavano […]. Dopo il mio articolo sui ras locali nel giornale «Fede» di
Roma del 17 febbraio [1924] mi aspettavo un’aggressione notturna…».163
L’assassinio del segretario dei socialisti unitari provoca un’indignazione ve-
ramente enorme. Meta riesce per l’ennesima volta a mettere in moto un
coordinamento tra lavoratori antifascisti di Pratola Peligna («dopo il delitto
Matteotti, la minoranza parlamentare abbandonò nauseata Montecitorio e
si ritirò sull’Aventino. Qualcuno era per l’insurrezione…»),164 con l’obiettivo
di trasformarlo il prima possibile in organizzazione armata a tutti gli effetti:
163 F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), cit.
164 Libero Martello [L. Meta], I Savoia, stirpe di bastardi, «La Controcorrente», novembre 1941.
165 R. Santacroce, Ricordi del gruppo clandestino “Giustizia e Libertà” di Pratola, «Il Sagittario», 5
agosto 1945.
166 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 127, f. 7.
167 Cfr. Ivi, b. 92, f. 1.
178 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Nel luglio 1924, attorno all’Italia Libera di Angelo Camerini si formò il gruppo anti-
fascista. La fondazione della Sezione combattenti di Prezza fu l’occasione. Di tutti i
partiti ci unimmo. E quella giornata restò memorabile per Frattaroli G. il capitano
degli Arditi, Presutti Davide, per gli Inni di Mameli e di Garibaldi che chiusero la not-
turna battaglia per quelle stradelle. Poi vennero l’Avv. Tedeschi, Pizzoferrato e Meta e
fummo subito fraternamente uniti al di là delle ideologie, per la difesa democratica.165
168 Cfr. F. Paziente, Tè danzanti e fiori rossi per il martire Giacomo Matteotti, Ires Abruzzo, Pescara
2006, p. 29.
169 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 164, f. 30.
170 Libero Martello [L. Meta], Scioperi a rotazione, «Il Risveglio», 6 dicembre 1941.
171 Cfr. ACS, CPC, b. 2745, f. ad nomen.
172 Giuseppe Vena nasce ad Ortona a Mare il 21 marzo 1902, bracciante. Attivo dall’immediato
dopoguerra. Con Lazzarini contribuisce alla costituzione del locale gruppo anarchico “Iconoclasta”
aderente alla Faa. Arrestato nel dicembre 1926 per propaganda antifascista, confinato per cinque anni
controrivoluzione 179
noso per la classe lavoratrice, la quale finisce per diventare apatica e non risente più –
e se lo risente è un po’ annacquato – lo spirito di lotta contro la classe padronale, che
altra mira non ha, se non quella di aumentare i propri dividendi, anche se questi si-
gnificano la mancanza di pane per i produttori della sua ricchezza.
Noi italiani ne facemmo l’esperimento dopo la guerra: esperimento che portò alla disfatta
del famoso “sciopero legalitario” del 1922. Le masse erano stanche della scioperomania,
e quando urgeva un atto solidale, un gesto insurrezionale, non risposero. Erano permeate
della sfiducia, della stanchezza. Ai dirigenti successe quel che successe al pastorello che
dava l’allarme e chiedeva aiuto contro il lupo. E lo “sciopero legalitario” fallì.
Dal fallimento di questo sciopero ne trasse profitto il capitalismo, che aumentò il finan-
ziamento al fascismo per far oprare le squadracce. Il movimento sindacale fu distrutto
e, come sempre, non furono i dirigenti a pagare. Pagarono e pagano le masse.170
(Ustica, Lipari, Ponza, Tremiti, Lampedusa). Liberato nel dicembre 1932. Vigilato fino al 1937. Cfr.
ACS, CPC, b. 5346, f. ad nomen.
173 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 97, f. 13.
174 De Rubeis era stato già arrestato nel 1922 per mancato omicidio di un esponente fascista e
porto abusivo di rivoltella. Collabora con la redazione del settimanale anarchico romano «Fede». Ri-
ceve e diffonde «L’Adunata dei Refrattari». Assegnato a cinque anni di confino nel 1926 (Pantelleria,
Ustica, Ponza), ridotti poi a tre in appello. Liberato il 21 novembre 1929. Fermato ripetutamente negli
anni successivi per misure di PS. Arrestato nel dicembre 1930 per propaganda antifascista e confinato
a Lampedusa per cinque anni. Liberato il 26 novembre 1935 e iscritto nell’elenco delle persone da ar-
restare in determinate circostanze. Condannato a otto mesi di carcere e a 5.000 lire di multa nel maggio
1943 per aver ascoltato Radio Londra. Cfr. ACS, CPC, b. 1745, f. ad nomen.
175 F. Ippoliti, a Osvaldo Maraviglia, San Benedetto dei Marsi, 28 dicembre 1928, ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 79, f. 17. Su Osvaldo Maraviglia cfr. DBAI, vol. II, pp. 84-85.
176 Cfr. F. Ippoliti, S. Benedetto dei Marsi. Persecuzioni fasciste, «L’Adunata dei Refrattari», 19 giu-
gno 1926.
177 Prefettura di Aquila, 27 dicembre 1930, riservata al ministero dell’Interno, ASAq, Fondo Que-
180 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
[Ippoliti] Non posso lavorare: se esco per qualche visita appena torno debbo stare di-
steso sul letto o seduto con la testa poggia sul tavolino, vado avanti a forza di medicine
la cui spesa è da lire 2 a 3 al giorno. Il nutrimento deve essere sostanzioso […]. Ho 64
anni e con gli acciacchi da cui sono colpito è la forza di volontà che mi fa vivere. Ora
non mi disturbano; ma nessuno viene a trovarmi e gli amici più cari non rispondono
neppure con una cartolina illustrata alle notizie che si chiedono. Allo stato attuale per
gli intellettuali che amano un poco di libertà c’è da impazzire e questo lo dicevo tra i
compagni a Lipari. Quello che ci regge è la fede in un avvenire migliore anche se si
sparisce prima che avvenga.175
stura, cat. A8, b. 79, f. 17. Nel 1926 Ippoliti viene confinato a Pantelleria, pena ridotta a tre anni nel
gennaio 1927. Liberato condizionalmente per malattia il 26 maggio 1927. Torna a San Benedetto il 6
giugno. Arrestato e confinato a Lipari nel settembre 1927 per propaganda anarchica ed antifascista. A
causa dell’età avanzata e dello stato di salute il confino viene interrotto, mutato in due anni di ammo-
nizione. Diffidato e iscritto nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. Ripetu-
tamente fermato e perquisito (17 luglio, il 22 dicembre, 29 dicembre 1928, 31 dicembre 1929).
Denunciato il 3 giugno 1930 per affissione di manifesti antifascisti. Arrestato nel mese di agosto per
propaganda sovversiva.
178 A. Paolinelli, Vecchie figure di perseguitati. Il compagno Dott. Ippoliti, «Umanità Nova», 4 agosto
1957. Su Attilio Paolinelli cfr. DBAI, vol. II, pp. 282-283.
179 Il fascicolo personale di Pietrantonio Palladini, «Rassfr», a. V, n. 1, 1984, p. 156.
180 Tra il 1930 e il 1932 vengono arrestate in Abruzzo oltre cento persone. Sul movimento clan-
destino comunista abruzzese si veda il ricordo personale di Adolfo Lalli, Socialismo e socialisti in Abruzzo.
controrivoluzione 181
200 arresti. Il 18 maggio u.s. la Corte d’Assise di Aquila ha condannato alla prigione a
vita l’operaio Luigi De Stefani, imputato dell’uccisione del brigadiere Dardani e di mi-
nacce al capo-squadra della Milizia fascista Achille Guilia. Le accuse contro il De Ste-
fani, che venne arrestato nel corso della sommossa, non sono mai state provate, ma si
è voluto condannare per dare il solito esempio.182
Ivi, b. 104, f. 16; Ivi, b. 84, f. 2; Ivi, b. 96, f. 11; Ivi, b. 129, f. 7; Ivi, b. 39, f. 3; Ivi, b. 58, f. 3; Ivi, b. 114,
f. 4; Ivi, b. 96, f. 20.
«Sparpagliati per il mondo»
Gli anarchici che cercano riparo all’estero possono contare ancora per
qualche anno su porte aperte in diversi paesi e su una rete solidale di col-
legamenti che permette loro di riattivarsi nei gruppi e nelle organizzazioni
locali. Qualche esempio.
A Buenos Aires, in Argentina, Antonio Alloro di Acciano è tra i dirigenti
dell’Associazione comunista-anarchica italiana “Il Risveglio”; Dionisio Di
Giustino, anch’egli di Acciano, militante del gruppo “Umanità Nova”; An-
tonio Iovenitti, di Paganica, responsabile del periodico «La Protesta», pro-
motore di uno sciopero rivoluzionario nel 1933, nel pieno della repressione
militare. Sempre in Argentina, l’aquilano Orlando Ciucci, già militante del
gruppo anarchico aquilano “Studi Sociali” del 1902, è attivista e propagan-
dista di organizzazioni proletarie per la difesa e la tutela dei diritti dei lavo-
3 Su Mario Gialluca, nato a Pescara il 4 aprile 1911, meccanico, cfr. ACS, CPC, b. 2380, f. ad
nomen.
184 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
fino al 1942».5 Giuseppe Moro, di Ortona dei Marsi, è segretario del Comi-
tato pro-Sacco e Vanzetti di Haverhill, Mass., e «attivo propagandista anar-
chico». Suo fratello, Davide, è tra gli organizzatori delle agitazioni pro-Sacco
e Vanzetti di Boston e agente dei periodici «Il Nuovo Mondo» e «La Stampa
Libera». Così verrà ricordato dalla redazione di «Controcorrente»:
[…] Le durezze della vita gli fecero conoscere le ingiustizie sociali. Capì subito che
anche in America c’erano schiavisti e usurpatori senza scrupoli […]. Nell’industria delle
scarpe ove lavorò più a lungo, fu sempre attivo specialmente negli scioperi ed in tutte
le iniziative dell’organizzazione. Durante l’infausto ventennale fascista fu di un’attività
quasi insuperata. Davide con la sua automobile era dappertutto. Correva di giorno o
di notte ovunque un’iniziativa antifascista era promossa […]. In casa sua, con la coope-
razione della sua fedele compagna, c’era sempre asilo per i compagni propagandisti,
per i fuggiaschi ed i perseguitati. E l’aiuto lo dava come meglio poteva, con entusiasmo,
senza badare a tessere di partito…6
Con Vella il nostro movimento perde uno dei caratteri più fermi, della fibra più forte,
della volontà più tenace […] Partecipò a parecchi scioperi dei minatori che lo portarono
a contatto con elementi rivoluzionari e libertari. In quelle occasioni conobbe gli agita-
tori che accorrevano ad incoraggiare i minatori nella rivolta contro i padroni. Fu par-
ticolarmente amico di Carlo Tresca, col quale rimase in buoni rapporti fino alla fine.
Stabilitosi in Westfield vi esercitò il mestiere di muratore. Per più di quarant’anni prese
parte attivissima al nostro movimento, attraverso le iniziative del Gruppo Libertario.
L’agitazione Sacco e Vanzetti lo trovò in prima fila, come pure le lotte contro il fascismo
e la reazione. Queste attività lo portarono più volte in conflitto con la legge…8
1942.
10 Su Alfonso Failla cfr. DBAI, vol. I, pp. 573-574.
11 A. Zavarella, Joseph B. Zavarella, «Controcorrente», ottobre 1958.
12 C. Tresca, Ancora un vuoto: Pasquale Scipione non è più, «Il Martello», 28 febbraio 1942.
186 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
[…] Joseph B. Zavarella fu sovversivo tutta la sua vita e durante l’era fascista tenne il
suo giornale in lotta aperta contro le camicie nere e i gerarchi del regime. Durante l’a-
gitazione pro Sacco e Vanzetti le colonne de «Il Risveglio» furono aperte per tutte le
comunicazioni che pervenivano al giornale, in sostegno della loro innocenza. Sferzatore
dei prominenti impennacchiati, con i suoi foglietti volanti, «La Scopa» e «Il Pif Paf
Puf», fece loro perdere più di un sonno…11
13 Cfr. i relativi fascicoli personali, ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 147, f. 25; Ivi, b. 147, f. 28;
Ivi, b. 63, f. 24; Ivi, b. 99, f. 1; Ivi, b. 53, f. 1; Ivi, b. 14A, f. 6; Ivi, b. 141, f. 32; Ivi, b. 92, f. 19; Ivi, b.
99, f. 4; Ivi, b. 62, f. 10; Ivi, b. 35, f. 24. Cfr. anche BdA2, pp. 220-221.
14 Nel 1922 gli anarchici italiani rappresentavano il 46,6% dei rifugiati politici in Francia. Dal
sparpagliati per il mondo 187
Pasquale Scipione fu una quercia: all’infuriare di tutti i venti resistette, non piegò. Gio-
vanissimo, quando in Italia si iniziava la primavera delle speranze proletarie, con ardore,
devozione e spirito di sacrificio non comune prese posto nelle prime linee di combatti-
mento e si fece subito notare per ardimenti, per infaticabile attività. E fu compensato
dal governo reazionario di quel tempo con manette, persecuzioni e prigione. Fu a Por-
tolongone con Galleani e altri e dalla bastiglia borghese, immutato ed immutabile, tor-
nato alla sua natia Aquila passò all’amministrazione cittadina in qualità d’assessore,
distinguendosi per zelo e coraggio. Fu attivo collaboratore del giornale locale «L’Avve-
nire», e de «Il Germe», di Sulmona, diretto da Carlo Tresca. Fu per molti anni come
una spina al cuore delle camorre locali che fugava leoninamente con le parole e lo scritto.
Se ne venne in America e cercare migliore fortuna nel lavoro. Onestissimo. Ospitale ac-
coglieva nel suo focolare tutti gli sperduti, i rifugiati, i diseredati in cerca del pane per
lo stomaco e la mente; vi accoglieva, in oltre, in indimenticabili ore di riposo, di racco-
glimento e di fraternità gli esponenti massimi di idee di libertà e giustizia. Libertario
nel senso più bello e nobile della parola tollerava le idee altrui e sorrideva benevolmente
alla critica astiosa degli avversari. Non conobbe restrizioni mentali dogmatiche e recen-
temente, dedicato ad un lavoro paziente di chiarificazione, che fu definito “revisioni-
smo”, conobbe le amarezze delle interne discordie del nostro movimento. Ma seppe
tenersi sempre al di sopra della mischia: maestro, educatore di popolo venuto dal po-
polo.
«Il Martello», che lo ebbe diligentissimo amministratore per qualche tempo, collabo-
ratore assiduo per molti anni, piega, riconoscente, sulla sua bara l’abbrunata bandiera
della fede che ci fece fratelli lungo l’irto cammino.12
Negli Usa anche Francesco Saulle, militante del gruppo anarchico aqui-
lano “Studi Sociali” del 1902, propagandista anarchico a Brooklyn, «acca-
nitamente avverso al fascismo». A Weirton, West Virginia, Leonardo Anile
di Secinaro è promotore di manifestazioni anticolonialiste ed antipatriotti-
che contro la campagna italiana in Africa Orientale: «in Weirton sono molti
gli anarchici provenienti da Secinaro». Leader della Lega Anarchica di Steu-
benville, Ohio, è Antonio Giannageli, «assiduo propagandista tra i lavoratori
dei bacini minerari della zona […] al suo recapito pervengono tutte le pub-
blicazioni sovversive dirette gli iscritti del gruppo stesso […] irriducibile an-
tifascista e capo del gruppo anarchico e antifascista di quel distretto».13
E così via.
La situazione è destinata a cambiare nel giro di pochi anni, a causa della
finire del 1920 il flusso era stato ininterrotto: gli anarchici erano quelli che più si erano esposti nel
biennio rosso e, quindi, per primi avevano dovuto riparare all’estero. Un’ultima ondata si registra tra
il 1924 e il 1926. Dopo l’afflusso del resto dell’emigrazione politica (comunisti, socialisti, repubblicani
e antifascisti vari), la percentuale degli anarchici si assesta sul 13,4%. Si vedano: L. Di Lembo, Guerra
188 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
crisi economica che investe i paesi del centro Europa e le severe restrizioni
all’immigrazione accentuate da Gran Bretagna, Stati Uniti e poi Svizzera.
In Francia, invece, le esigenze della ricostruzione postbellica offrono molto
lavoro; inoltre, nel periodo 1924-26, al governo c’è un cartello delle sinistre
decisamente antifascista e, anche dopo la sua caduta, la legislazione rimane
ancora per una decina di anni ancorata alla tradizione dell’ospitalità poli-
tica. Oltre agli italiani,14 in Francia trovano rifugio in gran numero anche
gli anarchici russi, spagnoli, bulgari, polacchi, ungheresi e tedeschi. Questi,
con alle spalle le rispettive esperienze particolari ed i propri insuccessi lo-
cali, si ritrovano direttamente proiettati nel vivo delle grandi correnti po-
litiche che agitano l’Europa, con l’esigenza comune di riorganizzarsi a
livello internazionale e di ridefinire l’identità dell’anarchismo stesso. In
questo processo, oltre agli organizzatori, antiorganizzatori e individualisti,
si inseriscono nel confronto in atto anche i piattaformisti, i sostenitori cioè
della necessità di una organizzazione di tendenza strutturata sulla base della
piattaforma d’intesa elaborata dai russi.15 La dimensione di questo dibattito,
rilevabile dal numero dei periodici anarchici usciti durante l’esilio in Fran-
cia (ben cinquantadue, pari al 29% di tutte le testate dell’emigrazione ita-
liana in Francia, politica e no), non è argomento che può essere affrontato
in questa sede, così come le posizioni degli anarchici italiani (essenzial-
mente riorganizzatisi sui principi dell’Uai) nei confronti della Concentra-
zione d’azione antifascista e del movimento di Gl.16 Uno sforzo che ha
comunque dell’incredibile, se si considera la situazione nella quale gli anar-
chici devono muoversi, mai in regola con i documenti e sempre sotto la
minaccia non solo dell’espulsione ma della riconsegna alle autorità fasciste.
In queste condizioni devono innanzitutto trovare lavoro e il problema di-
venta drammatico quando, dal 1930, l’Europa viene investita dalla più
grande crisi della storia del capitalismo. Eppure, gli anarchici italiani non
di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939), cit., p.
171; G. Cerrito, L’emigrazione libertaria in Francia tra le due guerre, in Gli italiani fuori d’Italia. Gli emi-
grati italiani nei movimenti operai dei paesi d’adozione (1880-1940), Franco Angeli, Milano 1983.
15 Sulla «Piattaforma» si veda G. Cerrito, Il ruolo della organizzazione anarchica, cit., pp. 201-300.
16 Sulla riorganizzazione delle forze politiche italiane in Francia si veda S. Tombaccini, Storia dei
fuoriusciti italiani in Francia, Mursia, Milano 1988.
17 Si vedano: G. Galzerano, Angelo Sbardellotto. Vita, processo e morte dell’emigrante anarchico fucilato
per “l’intenzione” di uccidere Mussolini, Galzerano Editore, Casalvelino Scalo 2003; G. Fiori, L’anarchico
Schirru, condannato a morte per l’intenzione di uccidere Mussolini, Mondadori, Milano 1983; R. Lucetti,
Gino Lucetti, l’attentato contro il Duce, 11 settembre 1926, Cooperativa Tipolitografica di Carrara, Carrara
2000.
sparpagliati per il mondo 189
[Meta] La storia fisserà un giorno tutta la perfidia, turpe e sanguinaria opera dello Stato
bolscevico e non parrà minore di quella dei peggiori Stati capitalisti. Quello che parrà
quasi incredibile è che abbia potuto essere appoggiata nel mondo intero da tanti cre-
duloni e fanatici, malgrado svolte, contraddizioni e tradimenti continui. Come mai si
sono accettate fra l’altro tante ecatombe di rei pretesi confessi, in seguito a orribili tor-
ture che forse ci saranno rivelate un giorno.20
18 Su Ugo Tiberti, nato all’Aquila il 16 luglio 1881, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 114, f. 4.
19 Ivi, b. 84, f. 4.
20 L. Meta, L’equivoco, «La Controcorrente», ottobre-novembre 1939.
21 Libero Martello [L. Meta], Che fare?, Ivi, agosto 1939.
22 Nel dicembre del 1928 Meta si era trasferito a Pescara con la famiglia. Arrestato dal 31 luglio
al 2 agosto 1929, dal 28 dicembre 1929 al 2 gennaio 1930, dal 28 ottobre al 9 novembre del 1930. Era
tornato a Pratola Peligna nel dicembre del 1934.
23 L. Meta, Rientro, «Il Risveglio», 4 marzo 1939.
190 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
[Meta, 1939] Nella sconfitta subita che ci ha sparpagliati per il mondo, ho pagato, come
han pagato tutti coloro che non hanno piegato al fascismo. E quando potetti evadere
da quella caserma di disciplina che è l’Italia fascista, chiesi asilo alla Francia. Alla terra
di Robespierre e di Marat; dei Diritti dell’Uomo; della Comune di Parigi, imperante
il Fronte Popolare.
Triste illusione! Umanamente non pensavo, né lo avrei mai pensato, che la Francia del
Fronte Popolare dovesse accanirsi tanto contro i profughi politici. E né potevo imma-
ginare che la Francia rivoluzionaria rinculasse per lasciare il passo alla Francia reazio-
naria dei Barbari, di Thiers, di Napoleone; auspice il Fronte Popolare che gli fa da
passerella. È doloroso, ma è doveroso dirlo: la Francia nega ai profughi politici quel
Diritto che tutti abbiamo per legge di natura e che essa ha consacrato nella Carta dei
Diritti dell’Uomo: il diritto alla vita. E la Francia Democratica del Fronte Popolare,
dei cugini (triste parentela) gli nega il diritto d’asilo. E li scaccia senza pietà, attaccan-
dogli un cartello con la scritta: “Indesiderabile”. E quando qualcuno fortunato riesce a
trovare un paese che lo ospita, gli viene attaccato un altro cartello con la scritta: “Senza
patria”. Non protesto. I democratici, prima di essere tali, sono borghesi e capitalisti; e
per conseguenza conservatori e reazionari, anche se sono verniciati nitro cellulosa so-
cial-rifo-staliniana. […] Oggi sono i padroni! Oh! son troppi coloro che han dovuto
lasciare la Francia per sfuggire al carcere, cercando rifugio in altre terre! Son troppi
coloro che vivono nella illegalità che gli aggrava maggiormente la loro miseria, con lo
spettro del poliziotto sempre davanti! E sono ancora troppi coloro che scontano nelle
infami carceri francesi il delitto di non trovare una terra che li ospiti! Dolorosa situa-
zione per questi compagni! Un senso di disgusto e di disprezzo mi assale per quella
Francia che va vantando una tradizione storica rivoluzionaria, ai rivoluzionari nega il
diritto d’asilo e il diritto alla vita.23
[Meta, 1939] Il governo francese ha emanato un nuovo decreto per gli stranieri: per co-
stringerli a dare il loro contributo all’esercito in tempo di pace, per un periodo uguale a
quello imposto ai francesi; ed in tempo di guerra come … carne da macello. […] Solo
chi è passato sotto le forche caudine della democratica Francia, non sa i diritti che vi ha
lo straniero antifascista. Diritto di morire di fame; diritto al campo di concentramento;
diritto di essere espulso senza motivi e consegnato alle autorità fasciste di frontiera. Questi
i diritti degli antifascisti, nella terra dei Diritti dell’uomo. […] È venuta poi la minaccia
fascista. La Francia si è ricordata che nel suo territorio vi si erano rifugiati centinaia e
centinaia di migliaia di antifascisti sfuggiti alle rappresaglie dei loro governi; ed ha pensato
– se il fascismo passerà all’azione – di usufruire di essi, sfruttando il loro odio per il fasci-
smo, il loro amore per la libertà, le misere e disastrose condizioni in cui essa li ha cacciati;
ed ha emanato un decreto col quale gli impone di servire l’esercito francese in tempo di
pace e di guerra, pena, se non accettano, di espellerli dal suo territorio. […] L’odio al fa-
scismo, l’amore alla libertà, il pensiero di tornare a riabbracciare i loro cari, le misere e
pericolose condizioni in cui si trovano, hanno contribuito a che questi uomini si facessero
volontari della morte per difendere l’Impero francese. Penso con quanta abnegazione e
spirito di sacrificio possano prendere le armi per difendere i confini di quella Francia che
gli ha negato il diritto d’asilo, negandogli la carta di soggiorno, che li ha internati in
campi di concentramento; che li ha cacciati nelle sue luridissime prigioni, per scontare il
grave delitto di non trovare un paese che li ospiti.
Ma chi sono gli indesiderabili? […] Per il governo francese – e purtroppo anche per un
partito di masse operaie – essi sono i nemici della democrazia e del regime capitalista.
Sono coloro che per le loro ideologie sono sempre pronti a farsi mitragliare sulle barri-
cate, ma che non sono disposti a farsi mitragliare e bombardare per una guerra di confini.
Sono gli Anarchici, i Socialisti Massimalisti, i Comunisti di sinistra, i Rivoluzionari di
tutte le scuole. Ed è per questi che si chiede un decreto ancora più bastardo dei prece-
denti; ed è su questi che si abbatterà con maggiore ferocia l’ira dei governanti francesi.
O bere, o affogare! O prendere le armi in difesa del capitalismo francese, o l’espulsione.24
A Parigi, Meta si avvicina alla sede dell’«Avanti!», alla Lega italiana per
i diritti dell’uomo (Lidu), al movimento di Giustizia e libertà (Gl) e aderisce
all’Associazione ex-combattenti pacifisti, partecipando all’organizzazione
delle manifestazioni antifasciste e di protesta contro il bellicismo dilagante.
Grazie all’intervento di Cianca e Salvemini, nel 1939 riesce a raggiungere
Per i libertari è possibile evitare una nuova guerra tra stati solo puntando
tutto su una rivoluzione sociale capace di dare soluzioni alternative ai pro-
blemi della società europea, all’immobilismo socialdemocratico, alla stali-
nizzazione della Russia e al nazifascismo dilagante:
[Meta] Le masse operaie debbono porsi, oggi più che mai, il dilemma: o stringere la
mano a Mussolini, Hitler, Franco, Stalin, Daladier, Chamberlain; o costituire un fronte
prettamente operaio e rivoluzionario […] Oggi più che mai, la nostra divisa deve essere:
serrare le file e pronti all’attacco […] Che questo nostro grido di passione sia raccolto
da tutti i rivoluzionari in buona fede; da tutti coloro che disinteressatamente lottano
per l’avvento di una società di liberi e di uguali.27
28 Sul ruolo degli anarchici e della Cnt si segnalano: Abel Paz, Durruti e la rivoluzione spagnola, 2
tomi, coedizione BFS, La Fiaccola, ZIC, Pisa 1999-2000; Id., Spagna 1936. Un anarchico nella rivolu-
zione, Piero Lacaita, Manduria-Bari-Roma 1998; C. Berneri, Guerra di classe in Spagna, R.L., Pistoia
1971; C. Berneri, Pietrogrado 1917-Barcellona 1937. Scritti scelti, La Fiaccola, Ragusa 1990; H.M. En-
zensberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di B. Durruti, Feltrinelli, Milano 1973; G. Leval,
sparpagliati per il mondo 193
Né Franco né Stalin, Istituto editoriale italiano, Milano 1952; M. A. Ackelsberg, Mujeres libres. L’attualità
delle lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, ZIC, Milano 2005; J. Peirats, La C.N.T. nella
rivoluzione spagnola, 4 voll., Antistato, Milano 1977; V. Richards, Insegnamenti della rivoluzione spagnola
(1936-1939), Vallera, Pistoia 1974.
29 Si veda B. Taddei, Miliziani abruzzesi nella Spagna repubblicana, Istituto Abruzzese per la Storia
d’Italia dal fascismo alla Resistenza, L’Aquila 1987.
30 Bifolchi comanda la colonna italiana fino al gennaio 1937, Cieri dal febbraio fino all’8 aprile
1937, giorno in cui viene ucciso. Su Bifolchi (Balsorano, 20 febbraio 1895-Avezzano, 16 marzo 1978)
e Cieri (Vasto, 10 novembre 1898-Carrascal di Huesca 7 aprile 1937) mancano a tutt’oggi lavori orga-
nici. Si rimanda quindi alle schede biografiche di F. Palombo, in DBAI, vol. I, pp. 187-188 e pp. 402-
403. Cfr. anche BdA2, p. 45, 106, 110, 134, 135, 252, 257.
31 Su Giuseppe Gialluca, nato a Pescara il 19 marzo 1901, cfr.: ACS, CPC, b. 2380, f. ad nomen;
B. Taddei, Miliziani abruzzesi nella Spagna repubblicana, cit., pp. 113-119.
32 Su Renato Gialluca, nato a Castellamare Adriatico il 4 marzo 1900, cfr. ACS, CPC, b. 2380, f.
ad nomen.
33 Cfr.: ACS, CPC, b. 5196, f. ad nomen; B. Taddei, Miliziani abruzzesi nella Spagna repubblicana,
194 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
[Meta] Quello che è vergognoso però è il fatto che a volere lo schiacciamento della
Spagna del popolo – e vi hanno contribuito – sono stati i democratici, nonché gli ele-
menti che formavano il famoso Fronte Popolare, rappresentanti del popolo evoluto,
cosciente e… minchione. Che, quando tardi, volle gridare contro Daladier perché
aprisse le frontiere e mandasse cannoni ed aeroplani alla Spagna, si sentì rispondere
che seguiva la minaccia di Blum. Cioè di colui che spalleggiato dai componenti del
fronte Popolare, aveva applicato la formula del non-intervento. E dopo ciò, questo po-
polo non ha saputo ritrovare uno dei suoi scatti di santa ribellione contro i falsi pastori
addormentatori di coscienze, imprimendogli nei sporchi deretani le forme delle sue
scarpe.
Ed è rimasto ancora pecorone!
Nella lotta impari che il generoso ed altruistico popolo spagnolo ha dovuto sostenere
contro la formidabile coalizione dei generali felloni, dei latifondisti, cattolici, reazionari
dell’interno; protetti ed aiutati dall’Italia fascista e dalla Germania nazista, nonché dalla
imperialista Inghilterra e democratica Francia, che tutti, per delle ragioni loro speciali,
avevano interesse a schiacciare la Spagna del popolo, ha dovuto soccombere. L’esercito
ispano-moro-italo-tedesco-portoghese, agguerrito e nutrito, ha avuto ragione di un
esercito di eroi, disarmato ed affamato.
Così ha voluto la plutocrazia internazionale!
Ed il proletariato tesserato ha assistito vigliaccamente a questo martirio, a questa
sconfitta: che è sconfitta del proletariato internazionale.39
Memoria resistente
[Meta, 1940] Abbiamo subito delle sconfitte e, prima fra tutte, quella della Spagna ri-
voluzionaria. Non staremo qui a rifarne la storia; né a lanciare la nostra feroce invettiva
contro i traditori; contro i fascismi e contro le democrazie; contro lo stalinismo, che
ha il vizio delle democrazie e l’impronta del fascismo. Raccogliamo i nostri rottami,
raccogliamo le nostre armi: le ricostruiamo, le raffiliamo, e, fatto tesoro dell’esperienza,
le teniamo pronte per la prossima occasione […].
È vero che il progresso meccanico e chimico ha annientato, ha distrutto l’idea delle
barricate ma è pure vero che da quelle del 1848 a quelle del 1936 c’è un innegabile
progresso: un lungo passo avanti sulla via della rivoluzione sociale. E noi crediamo che
il popolo, sia pur disarmato, può, se vuole, sbarazzarsi di un mezzo milione di militi,
anche se armati fino ai denti.
Noi, che all’idea rivoluzionaria restammo sempre fedeli; che la propagandammo contro
tutte le deviazioni e le rampogne dei “benpensanti”, che cercammo di spingerla sempre
con tutte le nostre forze, per quanto modestissime; che non raccogliemmo né ingiurie
né calunnie, per proseguire nella nostra strada, non possiamo oggi disperare di essa.
Abbiamo fede.
Oramai alla vecchia rivoluzione politica si è sostituita la rivoluzione sociale.
E questa verrà, trionferà!1
vedano: CcFAI; Aa.Vv., La Resistenza sconosciuta. Gli anarchici e la lotta contro il fascismo, cit; A. Cardella,
198 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
L. Fenech, Anni senza tregua, per una storia della Federazione Anarchica Italiana dal 1970 al 1980, Zero in
Condotta, Milano 2005; G. Cerrito, Il ruolo della organizzazione anarchica, cit.; A. Dadà, L’anarchismo
in Italia: fra movimento e partito. Storia e documenti dell’anarchismo italiano, cit.; I. Rossi, La ripresa del
Movimento Anarchico Italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, RL, Pistoia 1981.
6 U. Postiglione, ai genitori, San José, Costa Rica, 1 agosto 1918, in O. Giannangeli, Umberto
Postiglione, cit., p. 85.
7 Si veda V. Marchesani, In memoria di Umberto Postiglione, cit., pp. 46-47.
8 E. De Benedictis, a Franco Postiglione, San José, Costa Rica, 9 maggio 1924, «Il Nocchiero»,
21 giugno 1924.
9 Al testo di Marchesani seguono: O. Giannangeli, Umberto Postiglione, Circolo di Cultura, Raiano
1960; V. Vallera (a cura di), Umberto Postiglione. Scritti Sociali, Collana Vallera, Pistoia 1972; A. Ga-
sbarrini, Del presunto anarchico Umberto Postiglione, Il Semicerchio, L’Aquila 1979; E. Puglielli, L’Au-
liberazione 199
[San José, Costa Rica] Ma a che serve e giova farne l’elogio? Chi ce lo restituisce? […
] Mi sento orgoglioso e fiero di essere stato amico, ammiratore ed allievo di Umberto.
Ho visto e conosciuto molta gente in questo nuovo mondo e nel vecchio mondo ma
come Umberto Postiglione non ne ho trovato l’uguale […]. Io e la mia famiglia lo pian-
giamo come parente scomparso. E vi prego di deporre sulla sua tomba un umile fiore,
un fiore della compagna che egli tanto prediligeva e che ora piange la scomparsa del-
l’Apostolo della Scuola.8
Nel primo anniversario della morte (1925) veniva posta una lapide
commemorativa in cui si legge: «All’ombra dei tre cipressi/che egli volle/in
quest’ermo luogo/fiorito di rose/il popolo di Raiano/richiama/dai silenzi
della morte/lo spirito di/umberto postiglione/perché/assertore del do-
vere/vigile e presente sempre/lo conforti ad amare/gl’ideali della vita/da
lui perseguiti/per una umanità migliore». Lo stesso anno usciva il testo di
Vincenzo Marchesani In memoria di Umberto Postiglione.9 Al di là dell’O-
ceano, il Circolo d’emancipazione sociale di Filadelfia curava nel 1939 la
ristampa di Come i falchi, bozzetto sociale composto da Postiglione negli
anni Dieci:
Abbiamo creduto di fare cosa utile riordinare – sulla scorta di due copie, non sempre
concordanti, trascritte dal supposto manoscritto originale non rintracciato – il presente
bozzetto sociale di Umberto Postiglione per darlo alle stampe. Il nostro scopo è stato
quello di contribuire ad arricchire lo scarso repertorio del teatro sociale d’avanguardia
di un lavoretto il quale – pur senza pretese letterarie e artistiche – ha il pregio di espri-
mere nella semplicità della forma e nella sincerità delle situazioni che presenta, gli ac-
centi drammatici capaci di far vibrare il nostro animo, di appassionarlo e di
commuoverlo. Infine, col curare la stampa di “COME I FALCHI” – lavoro di agevole
interpretazione per tutte le filodrammatiche sociali di avanguardia che lo vorranno rap-
presentare – noi abbiamo voluto mettere a disposizione dei compagni nostri di ogni
località un modesto, ma efficace mezzo di propaganda e diffusione delle idee emanci-
patrici in seno al popolo; oltre e rendere un postumo, meritato omaggio all’apprezzato
militante scomparso che lo scrisse.10
Noi lo ricordiamo ancora nel periodo agitato del dopoguerra, sempre vivace e entu-
siasta d’animo malgrado l’età, prender la parola al Congresso anarchico di Ancona per
recarvi il tributo del suo ottimismo sereno e l’incoraggiamento ai più giovani. Dalla
sua figura bianca di apostolo traspariva un’infinita bontà e nel suo sguardo si rifletteva
la fede immutata in un miglior divenire. Fino all’ultimo Di Sciullo, nonostante il peso
degli anni e l’avversità dell’ora presente, fu sorretto dalla sua fede inalterabile; egli
esprimeva liberamente il suo pensiero, propagandosi senza posa ad alleviare le miserie
che lo circondavano. Si è spento tra il cordoglio dei suoi concittadini che lo stimavano
e rispettavano per la sua integrità ed il suo buon cuore.12
Lo avevamo conosciuto personalmente negli anni lontani. Era già vecchio […]. La ri-
cerca che abbiamo compiuto per documentarci per la rievocazione di Fabbri ci ha fatto
rinverdire il ricordo di Camillo Di Sciullo e siamo riusciti a sapere di lui cose che igno-
ravamo […]. Visse fiero delle sue idee nella sua Chieti, povero, isolato, abbandonato,
perseguitato ancora […]. E il compagno che ci scrive da Chieti queste cose, ci dà questo
particolare: nella casa della nuora si conserva ancora il nerbo di bue che i nerocamiciati
abbandonarono un giorno che lo aggredirono in casa sua e lo batterono a sangue. Il
vecchio non cedette e gridava loro: «Le mie idee sono immortali, voi non le vincerete
mai».
È in volta l’idea di ricordare con una conferenza Camillo Di Sciullo a Chieti. Noi cre-
diamo che questa sia una ottima idea per risvegliare l’iniziativa anarchica in Abruzzo
[…]. Noi invitiamo i compagni delle varie località che vivono in Abruzzo di considerare
queste idee che buttiamo giù alla svelta, d’accordo e per suggerimento del compagno
Bruschi Aldo di Chieti…14
14 Chieti…, «Umanità Nova», 27 giugno 1954, ora in F. Palombo, Camillo Di Sciullo, anarchico e
tipografo di Chieti, cit., pp. 63-64.
15 Luce Fabbri nasce a Roma nel 1908. Dopo l’avvento del fascismo segue il padre Luigi nell’esilio,
stabilendosi dal 1929 in Uruguay. Dopo la morte del padre dirige la rivista «Studi Sociali» dal 1936 al
1946. Scrive numerosi libri fra cui Luigi Fabbri, storia di un uomo libero, commossa ricostruzione del
percorso politico e umano del padre. Muore a Montevideo nel 2000.
16 Luce Fabbri, Presentazione, in Luigi Fabbri, Lettera ad una donna sull’Anarchia, Samizdat, Pescara
liberazione 201
[…] Il nome e il ricordo di Camillo Di Sciullo mi sono molto cari. Ho voluto bene fin
da bambina a quell’amico dalla barba brizzolata e dal mantello ampio, inusuale allora,
che gli dava l’apparenza esotica del “vecchio della montagna”. Veniva ogni tanto a tro-
varci a Corticella (dove abitavamo allora, nei pressi di Bologna) e ci portava sempre in
regalo un gran barattolo di miele di sua produzione, molto migliore di quello che si
comprava. Per noi ragazzi era soprattutto l’apicultore; con noi parlava sempre delle api.
Ricordo una volta che m’accompagnò in città (cominciavo allora il ginnasio) e, nella
mezz’ora che durò il viaggio in tramway da Corticella a Bologna, mi parlò sempre con
entusiasmo dell’organizzazione del lavoro nell’alveare. Aveva una voce forte che si fa-
ceva sentire in tutta la vettura. E tutti i passeggeri tacquero ed ascoltarono con me re-
ligiosamente quella specie di conferenza. “È una calunnia – diceva – parlare dell’ape
regina, quando si tratta della madre, tutta dedita alla sua opera creativa, che tutta la so-
cietà della api operaie cerca di proteggere e di aiutare”. Naturalmente, sapevo che Di
Sciullo non era solo “l’amico delle api”, perché poi lo sentivo parlare con mio padre
dei problemi del movimento anarchico, di giornali, di edizioni. Più tardi, dopo la sua
scomparsa, ho potuto valutare meglio la sua importanza per la storia della cultura li-
bertaria, ma mai ho potuto separare, nell’immaginazione, la sua figura dall’atmosfera
dorata del miele e dalle api…16
L’8 gennaio 1938, all’età di 73 anni, era morto Ippoliti. Le autorità ave-
vano proibito lo svolgimento del funerale. Il suo corpo lasciava San Bene-
detto dei Marsi a bordo di un carretto adibito al trasporto della spazzatura.
Silone è uno dei primi a ricordarne la figura:
«Quelli che nascono in questa contrada sono veramente disgraziati» mi ripeteva il Dr.
F.J. [Francesco Ippoliti], un medico di un villaggio vicino. «Qui non c’è via di mezzo:
o ribellarsi o essere complici». Egli si ribellò. Si dichiarò anarchico. Tenne discorsi tol-
stoiani alla povera gente…17
Nell’Abruzzo, sua terra natale, il nostro compagno era molto conosciuto, specie nel
ceto operaio. Era conosciuto per la sua onestà professionale di medico, sempre pronto
a lenire una sofferenza; era conosciuto e stimato nel campo politico per la sua dirittura
morale e per la sua intransigenza ideologica; era amato dai compagni e dai simpatizzanti
che lo avevano avuto maestro di dignitosa fierezza e spronatore alle più alte manifesta-
zioni della vita.
Le lotte proletarie succedutesi nella sua regione per un cinquantennio, lo hanno trovato
sempre ed immancabilmente sulla breccia. Sempre prodigo di un consiglio, di un am-
monimento, la sua parola era sempre improntata alla visione superiore delle cose; lon-
tana da lui ogni forma di demagogia, nella quale si sono distinti molti politicanti dei
vari colori.
Il nostro compagno associava alla sana visione della realtà il culto di un idealismo con-
sapevole, l’obbedienza ad una ragione di superiore umanità.
I suoi amici d’Abruzzo lo ricordano con particolare gratitudine per la dovizia dei sen-
timenti che ha saputo istillare nel loro animo e per l’esempio della sua vita intemerata.
E noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo nelle angustie promettenti del confino
politico siamo rimasti ammirati dalla sua giovane vecchiaia, dalla sua coraggiosa resi-
stenza. Ci narrava le sue movimentate peripezie di S. Benedetto dei Marsi, arresti, per-
quisizioni, bastonature, montature calunniose di crimini inesistenti. Questo clima da
medioevo e le persecuzioni dei ras locali lo costringevano spessissimo ad abbandonare
il paese e rifugiarsi presso amici di altre località. Una vera vita d’inferno!! […]
Il suo candore si rivelava anche e soprattutto nella valutazione funzionale della sua pro-
fessione di medico. Non credeva al miracolismo della scienza, pur ammirandone i
grandi progressi e nelle prescrizioni sanitarie seguiva la scuola omeopatica. «L’essere
umano come del resto tutti gli esseri viventi – soleva ripetere – hanno nel loro organi-
smo tutti gli elementi atti alla loro difesa, i farmaci contro ogni male: bisogna aver fidu-
cia, molta fiducia in se stessi».
Amava le infinite bellezze della natura e valutava le enormi risorse che essa ha in serbo
e vedeva nelle conquiste della cultura un potente ausiliario del progresso e delle finalità
anarchiche. […]
Siamo lieti di aver ricordato – con queste brevi considerazioni – il compagno Dott. Ip-
politi sulle colonne di «Umanità Nova», sia per una nostra personale soddisfazione,
sia per aver aderito al caloroso invito fattoci dai compagni d’Abruzzo.18
Nel 1997 la giunta comunale di San Benedetto dei Marsi intitola ad Ip-
politi una strada che, dal paese, conduce alle terre del Fucino.
Conti, liberato condizionalmente dal confino nel gennaio 1943, viene
ricordato dal risorto foglio socialista di Castellamare Adriatico «Il Prole-
tario», soprattutto per il suo impegno nel coordinamento delle forze anti-
fasciste e per aver tenuto ancora comizi anarchici fino al dicembre 1944,
dentro una tabaccheria che «invece dei discorsi di Mussolini ci vuole il pane!») e condannato a cinque
liberazione 203
fino cioè a pochi giorni prima della sua morte.19 L’anno successivo, le co-
lonne de «Il Momento», mensile del Movimento libertario italiano in
Francia, narrano di un Conti giovanissimo prendere parola nei comizi con-
clusivi di un primo maggio fiorentino:
Un nuovo oratore. Un ragazzo. Sembrava una bimba, tanto era piccino, bello e delicato.
Dette le sue generalità: Attilio Conti, 16 anni, pittore, anarchico. Cosa disse? Ricordo
una sua frase: «e quando non avremo più da mangiare cosa faremo?» Una voce sten-
torea gli rispose dalla folla: prenderemo la poppa! Volendo senza dubbio alludere alla
tenera età dell’oratore. Ci fu chi rise, ma pure dal gruppo degli anarchici partirono
delle risposte, feroci quelle: «mangeremo il cuore dei borghesi» […].20
Venne qui una povera vecchierella che l’avresti detta logorata nella mente dagli anni.
Sta qui «U. Nova?»
Sì, sta qui.
Io credo che voi siete gli anarchici, nevvero?
Siamo gli anarchici
Sapete, dovete scusarmi... dovete scusare una povera donna che è tutta sola da anni e
che non è “struita”; ma ho piacere di “avvedere” qualche amico di mio marito.
E dov’è vostro marito? Ah, è morto...
Quanto sono (conta su le dita, ma le dita sono solo dieci)... Sarà... sapete quando scap-
parono via quella brutta gente...
Mi fa vedere una fotografia. Quella che il lettore vede qui.
Ma questa è una fisionomia che conosco.
Voi chi siete?
Sono (e dico il mio nome).
Oh, lui mi ricordo che parlava di voi.
E questa fotografia di dove viene?
La trovarono nella casa della polizia quando scappò quella brutta gente. Me la porta-
rono i suoi amici. Me lo presero da casa e me lo portarono via una notte. Gli dettero
tante botte che finì all’ospedale. Così era tutte le volte che veniva quella brutta gente.
La fotografia ha un numero di archivio nel margine. Ho capito è un fotografo da ga-
anni di confino a Pisticci nel novembre del 1940. Liberato condizionalmente il 14 gennaio 1943.
20 Un Refrattario, «Il Momento», n. 9, dicembre 1945.
21 I dimenticati, «Umanità Nova», 9 marzo 1958.
22 Sul PdA si veda G. De Luna, Storia del Partito d’Azione 1942-1947, Editori Riuniti, Roma 1997.
23 Archivio privato Ego Spartaco Meta, Roma.
24 Libero Martello [L. Meta], I conti senza l’oste, «Il Risveglio», 7 febbraio 1942.
25 Chieti. Morte di Mincucci, «Umanità Nova», 6 gennaio 1951.
204 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
binetto... scientifico poliziesco. Leggo il nome e cognome: Paolo [Attilio] Conti. È lui!
Era un militante dell’Usi che si era messo al buon lavoro a Verona. Il giorno che lo li-
berarono, dice la povera vecchia, io credetti di morire al vederlo ridotto così. Ma morì
lui dopo poche settimane. La povera donna è desolata di solitudine. Veniva da Pescara,
se non sbaglio e non chiedeva niente: voleva solo sapere se vi sono ancora degli “anar-
chici” compagni di suo marito al mondo. Gli avevano detto di venire da noi...
La consolai con le mie parole? Non so! Mi illusi di farlo. Se leggerà «U.N.» povera
buona santa vecchierella, si abbia ancora una stretta da un amico del suo caro compagno
del quale do qui il ritratto che ha regalato a «U.N.».21
partito d’azione
Sezione di Pratola Peligna
Concittadini,
la morte di LUIGI META rinnova in quanti lo ebbero compagno, durante la venten-
nale tirannide, nella profonda fede all’ideale di Libertà per tutti e di Giustizia Sociale
per gli umili, il dolore che egli patì nella persecuzione.
Nell’America, lontana nello spazio, ma tanto vicina alla nuova Italia rinascente, il nostro
martire ha vissute le ore tristi dell’esule ramingo in terra straniera, ansioso di rivedere
la famiglia e le proprie contrade riscattate dalla iniqua oppressione del privilegio.
Sappiamo che quelle ore egli ebbe confortate dall’amicizia di Alberto Cianca e di Carlo
Sforza, alfieri di un purissimo ideale di redenzione sociale e tenaci precursori della
nuova Italia libera e repubblicana.
Mentre ci inchiniamo, profondamente commossi, alla memoria di Luigi Meta, iscri-
vendo il suo nome fra i nostri martiri ed i caduti della lotta clandestina, e mentre por-
giamo alla sua Famiglia l’attestazione della nostra solidarietà fraterna in quest’ora di
lutto, ricordiamo ai Pratolani il sacrificio che il nostro compagno di fede e di speranze
seppe compiere, senza mai piegare né alle minacce né alle lusinghe, sorretto nella diffi-
cile via dalla coscienza di adempiere così al suo dovere di uomo civile perché libero e
generoso.
Pratola Peligna, 20 ottobre 1940
26 Bifolchi continua fino alla morte a collaborare con la stampa anarchica («Umanità Nova»,
«L’Adunata dei Refrattari»). Negli anni Settanta collabora con le edizioni “Antistato” di Cesena, im-
pegnandosi a far stampare diversi libri presso una tipografia di Sora e pubblicando anche un suo libro,
liberazione 205
Giuseppe Bifolchi era stato arrestato in Francia nel novembre 1940 dalla
polizia tedesca e consegnato a quella italiana. Viene assegnato a tre anni di
confino prima a Ventotene e poi nel campo di prigionia di Renicci d’An-
ghiari. Da qui era riuscito a evadere e a tornare clandestinamente in
Abruzzo, per poi stabilire canali di collegamento con i gruppi partigiani e
partecipare alla guerra di Resistenza. A Liberazione conclusa, viene nomi-
nato sindaco “repubblicano” di Balsorano, incarico che mantiene per più
di un anno.26 Non è questo l’unico caso che vede gli anarchici impegnati
nella ricostruzione delle amministrazioni pubbliche locali, nella convin-
zione che si vada incontro ad una situazione nuova che richiede da loro
anche un impegno di questo tipo. Come Bifolchi, anche Ugo Fedeli27 ri-
copre per alcuni mesi del 1944 l’incarico di sindaco a Bucchianico, paese
in provincia di Chieti dove aveva subito il confino:
Nell’adunanza dei capifamiglia di Bucchianico tenuta nel giorno 14 giugno 1944 dietro
invito del governo militare alleato, presenti 39 padri di famiglia fu eletto sindaco il si-
gnor Fedeli Ugo con voti 33. Presiedeva l’adunanza il parroco P. Grossi. Segue il visto
dell’Allied Militery Governament.
Scrive Fedeli: «[…] Quali sono i compiti essenziali che spettano all’attività
del Comune e che voglio realizzare a passo di corsa? 1) Rifornire il paese di
viveri. 2) Portare l’acqua al paese. Il lavoro è, anche così ridotto, enorme, per-
ché nulla esiste e tutto è da fare nuovo […]. In Comune tutto il lavoro ricade
sulle mie spalle, lavoro direttivo, lavoro materiale: ricevere, scrivere a mac-
china, decidere, presenziare, correre a vedere o sollecitare. Due persone vo-
lontariamente si sono messe ad aiutarmi, e con loro cerco di rimontare la
corrente e portare a buon porto la barca della Comunità di questo paese. Un
altro grave problema è quello del recupero della roba lasciata dai tedeschi in
alcune case, ma che appartiene ad altri. Questo problema è fonte di continui
litigi; succede qualche volta che una cosa è pretesa da due o più proprietari. Il
tal caso è al più povero o al più provato che la consegno […]. Il mercato nero
e la speculazione è grandissima. È necessario colpire. Oggi ad un negoziante,
colto in flagrante, ho levato la licenza e l’ho denunciato perché vendette il
grano a più di tremila lire. Mi si assicura che lo vendette anche a settemila. È
un famoso strozzino ed affamatore nonché fascista della prima ora […]. Parlai
col sindaco di Chieti, un buon uomo d’avvocato. Gli proposi di farsi promo-
tore di un congresso di tutti i sindaci della provincia, per uno scambio di idee
e una chiarificazione di propositi. Disse che la mia idea era eccellente […].
Oggi ho fatto distribuire ai poveri – o almeno ad alcuni di essi – della farina
rimasta […] La miseria è tale e tanta che veramente impressiona, eppure era
questa una delle più ricche regioni, una delle più prosperose ed ora è ridotta
alla miseria […] Da qualche giorno, dopo i provvedimenti assunti per dare la
vendita dei generi alimentari direttamente al Comune e soprattutto dopo aver
fatto assumere dal Comune anche la gestione del Granaio del Popolo, da parte
di alcuni elementi fascisti e veramente loschi del paese, con qualcuno che i
miei metodi intaccarono i loro interessi, incominciarono a farmi una lotta
dapprima sorniona poi sempre più ardita, culminando in una lista contro di
me […]. Erano cose da ridere, ma preoccuparono qualcuno che, stimandomi
e ritenendo giusta la mia opera, si fecero promotori di una controlista o di
una raccolta di firma a mio favore […]. Riconosco che un vero lavoro
profondo e proficuo è in questo campo, dell’amministrazione comunale, pos-
sibile solo se dietro a chi lo compie vi è una forza su cui poggiarsi e potervi
contare. Nelle mie condizioni è un vero disastro. È tutta una questione di pic-
coli interessi, di sentimenti personali, di ripicche e di vendette. Le mezze mi-
sure non possono far niente, bisogna scendere profondo e sradicare
profondamente, solo allora si potrà rifare, efficacemente […]. Vi è stata una
levata di scudi da parte dei commercianti contro la nostra iniziativa di “Spaccio
Comunale” che ha portato ad una inchiesta in Paese. Tutto è un gran da fare.
L’opposizione lavora forte e tutto gli è buono per tirarmi qualche cosa tra i
piedi. Potrei lavorare e potrei sobillare, incitare la gente a fare questo o que-
st’altro, ma veramente voglio che la gente esprima liberamente il proprio pa-
rere e vada da una parte o dall’altra. Hanno bisogno ancora di provare, e
duramente provare […]. Del resto, una cosa ho sempre saputo, e ora più che
mai ho risaputo, che non si può realizzare niente se prima non si abbattono
gli ostacoli che si frappongono a questa realizzazione. Le mezze misure, lo
vedo più che mai ora, sono polvere negli occhi. Una cosa la si fa o non la si fa,
e la si può fare solo se dietro a noi, se con noi, vi è una forza. Dobbiamo creare
questa forza per utilizzarla e utilizzarla in pieno […]».28
In generale, è questa la prima volta che in Italia gli anarchici partecipano,
in quanto tali, all’amministrazione della cosa pubblica, convinti di non potersi
sottrarre a questo dovere. Indubbiamente influisce su di loro non soltanto la
vicenda della guerra partigiana, con i suoi ovvi compromessi, ma anche l’at-
tività del precedente periodo cospirativo e gli stessi avvenimenti spagnoli.
Tutto un complesso insieme di fattori che emergono con evidenza nelle righe
che Bifolchi indirizza a Bertoni:
di attività anarchica viene vietata ma ciò non riesce ad impedire la diffusione di pubblicazioni clande-
208 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Carissimo Luigi,
ho saputo che sei ancora al solito posto, bene, attivo, e mi affretto a inviarti i miei auguri
migliori. Io sono a casa dalla Liberazione, devo dirti però che sotto l’occupazione te-
desca la vita è stata per me un vero tormento. Ho dovuto essere sempre sul chi vive.
Ma è bello poterla raccontare. Capito spesso a Roma e sono al corrente delle nostre
cose. Ho fiducia che si riuscirà a fare qualcosa di buono ma bisogna essere tenaci e in-
telligenti. Manchiamo d’elementi capaci e la buona volontà non è sufficiente. Io sono
stato costretto a fare il sindaco da oltre un anno, e solo ora comincio a vedere gli ele-
menti capaci di sostituirmi. Se non avessi agito in tal modo la camorra fascista sarebbe
ancora in auge. Ventidue anni di fascismo peseranno ancora per un pezzo sulle spalle
degli italiani, e non è il caso di farsi soverchie illusioni. Sarebbe già bello arrivare a una
repubblica democratica ma se dobbiamo attenderla dalle elezioni ci credo poco. Il male
maggiore del nostro popolo è quello di avere la memoria corta…29
stine. «Il Risveglio/Le Réveil», viene pubblicato clandestinamente e senza titolo da Bertoni tra il 1940
e il 1946 in formato opuscolo. Su Luigi Bertoni cfr. DBAI, vol. I, pp. 159-164.
30 «Sia le lettere che il libro sono però andati perduti, in parte distrutti all’epoca fascista, dagli
stessi familiari, per sottrarre prove alle continue perquisizioni, in parte successivamente, perché i figli
e la moglie diedero loro scarsa importanza» (profilo biografico di Di Cioccio a cura dell’omonimo
nipote).
31 L. Ettorre, Le memorie di un perseguitato politico antifascista, archivio del CSL Camillo Di
Sciullo, Chieti. Durante gli anni della dittatura fascista Ettorre subisce un breve esilio a Parigi, e, tor-
nato a Giulianova, numerose perquisizioni, fermi e percosse più volte ricevute con conseguenze per-
manentemente gravi per la salute. Muore nel 1977.
32 F. Caiola, La parola dei lettori, «Voce d’Abruzzo», 8 settembre 1945.
33 Maturità politica, «Risorgere», 13 maggio 1945.
34 Cfr. La Resistenza Italiana. Abruzzo: I Patrioti della Majella, pubblicato su «Controcorrente» di
Boston nei numeri di luglio, agosto e ottobre 1947.
35 Cfr.: A. Felicani, Carlo Tresca, «Controcorrente», febbraio 1958; L. Quintiliano, L’ombra di Tresca
liberazione 209
politico noto ed espresso in ogni tempo, anche quando la megalomania fascista ha reso
timidi tanti uomini temprati alla sacra fede della libertà.32
I desideri del popolo, bisogna convincersene, non valgono nulla fino a quando i pavidi
e gli inadatti pretendono governarlo: il popolo, per questi signori, vale solo per far nu-
mero nelle beghe elettorali; allorché gli arrivisti, gli affaristi e gli ambiziosi lo dichiarano,
solo in quelle circostanze, sovrano. Ma i tempi sono cambiati: un’onda imperiosa di de-
mocrazia sale e salirà fino a sommergere quelli che credono servirsene come cieco stru-
mento nelle loro mani: si sappia che vi sono liberi spiriti, che sapranno smascherare
questi impudenti.33
carlo tresca non è stato dimenticato. Il ricordo del suo assassinio ci ha portato let-
tere di gratitudine dei compagni che hanno, come noi, seguito l’opera sua. Ci si esorta
a continuare. Lo faremo. Siamo dolenti soltanto di non poter fare nulla per squarciare
le tenebre che circondano quel delitto.36
Il Gruppo Carlo Tresca è sempre sulla breccia. Vuole ancora una volta manifestare la
sua solidarietà a «Controcorrente» per il ricordo continuo che fa di Carlo Tresca. Se
non fosse stato per l’interessamento dimostrato da «Controcorrente», il delitto dell’11
gennaio 1943, che costò la vita a questo combattente intrepido, sarebbe stato dimenti-
vaga ancora, Ibidem; Primo maggio. Articolo di Carlo Tresca, Ivi, aprile 1958; L. Cairo, Ricordando Carlo Tresca,
Ivi, ottobre 1958; L. Venturi, Un delitto impunito. La leggenda di Carlo Tresca, Ivi, dicembre 1958; Anniversario
di un delitto. Una pagina di Carlo Tresca, Ivi, febbraio 1959; A. Balabanoff, L’esempio di Carlo Tresca, Ibidem;
Tributo di Arturo Giovannitti, Ibidem; D. Carrillo, Anniversario. Ricordiamo Carlo Tresca, Ivi, dicembre 1959.
36 Fra noi, Ivi, aprile 1958.
37 Esortazione del Gruppo Carlo Tresca, Ivi, agosto 1959.
38 Affissioni, Ivi, dicembre 1959.
39 Su «La Frusta», di propaganda anarchica, cfr. BdA1, pp. 366-367. Su Giobbe Sanchini cfr. DBAI,
vol. II, p. 484.
40 Sull’andamento del congresso cfr. CcFAI, pp. 58-64.
210 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
cato.
I compagni che conoscono le incessanti attività di Carlo Tresca hanno il dovere di so-
stenere questa fiaccola rivoluzionaria. Essa deve continuare a ricordarne l’abnegazione
e l’apostolato. Lottatori come Carlo Tresca devono essere ricordati degnamente ogni
epoca. I lavoratori dovrebbero avere sempre presente le scene delle sanguinose battaglie
di ieri, che dovevano spianare la strada alla conquista del pane e della libertà.
Il gruppo Carlo Tresca continuerà a sostenere «Controcorrente» che tiene vivo lo spi-
rito di quelle lotte, dimenticate dai più. I compagni che quelle lotte ricordano, perché
sono glorie del loro passato, hanno il dovere di sostenere questo vessillo di battaglia.
Che ognuno faccia il proprio dovere.37
carlo tresca non deve essere dimenticato. Sono passati sedici anni dalla sera del
delitto. Fu ucciso l’11 gennaio 1943. quando il cadavere era ancora caldo la polizia
promise di agguantare gli assassini. Gli sforzi del Comitato formatosi per far luce sul
delitto sono stati inutili. Le autorità non si smentiscono. Servono coloro che ungono
le ruote della macchina politica. Se l’ucciso fosse stato un politicante qualunque, la
polizia si sarebbe data da fare. Tresca era un ribelle che dava fastidio. La sua uccisione
fece respirare meglio i mastini della legge. L’assassino è ancora al largo. Ciò non im-
pedisce che gli amici di Tresca rivolgano un pensiero gentile alla sua memoria. Lo
merita.38
Riorganizzazione
A Pescara, dov’era nato nel 1901, lo scorso 20 maggio [1987] si è spento il compagno
Giuseppe Gialluca. Anarchico a 19 anni, durante il fascismo subì bastonature e la per-
dita del posto di lavoro di ferroviere […]. Emigrò in Francia e fu sempre attivo nella
lotta contro il fascismo e per la libertà nel mondo, e insieme al fratello Renato e a molti
altri compagni si batté per la libertà della Spagna nelle colonne Durruti. Caduto il fa-
scismo ritornò in Italia ristabilendosi nella sua città, dove rifondò il gruppo anarchico
con il quale promosse molte iniziative di propaganda anarchica.42
Scopo del convegno, che poi slitterà all’8 e 9 febbraio, è quello di va-
lutare la fattibilità della proposta avanzata dagli abruzzesi stessi e cioè, come
pubblicizzato attraverso il seguente manifesto, l’attivazione di un organi-
smo in grado di organizzare, programmare e curare lo svolgimento della
propaganda anarchica nelle località delle province centrali e meridionali:
45 Si veda Introduzione, E. Malatesta (a cura di G. Berti), Il buon senso della rivoluzione, cit., pp. 7-31.
46 U. Fedeli, 13 gennaio, a Giovanni Sobrini, IISH, UFP, Correspondence, Folder 214. Cfr.
anche le risposte di Sobrini del 16 e 21 gennaio 1947, Ivi.
47 Cfr. I. Rossi, La ripresa del Movimento Anarchico Italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950,
212 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
cit., pp. 83-88. Su Pier Carlo Masini cfr. DBAI, vol. II, pp. 121-125.
liberazione 213
[…] regioni come l’Abruzzo sono state sino ad ora le più restie. Personalmente cono-
sco molto bene luoghi e cose dell’Abruzzo per averci vissuto diversi anni quale confi-
nato, durante lo sfollamento e subito dopo la liberazione […]. La FAI e tutti i
compagni d’Italia sono con voi disposti ad aiutarvi. Fateci conoscere i risultati del vo-
stro convegno e cercate di fare tutto il possibile per inviare qualcuno al prossimo con-
gresso della FAI che si terrà, nel prossimo marzo, a Bologna. Saluti fraterni a tutti e
buon lavoro.46
48 Cfr.: Quale libertà tutelano i questori di Rieti e Chieti?, «Umanità Nova», 11 aprile 1948; P.C.M.,
Chieti, città murata, Ibidem.
49 «Anarchia», A cura delle fratellanze abruzzese e di capitanata, n.u., Pescara, 18 marzo 1947. Ge-
214 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
La Sicilia si sveglia. La Sardegna si muove. Ma questa Italia che dalla Maiella fra i
monti arriva alla Sila dorme un sonno profondo. Bisogna destarla. Bisogna espugnarla,
quasi di sorpresa, alle forze della conservazione che la ignorano e la disprezzano. E
bisogna cominciare il lavoro da Chieti, alle cui falde sembra essersi arrestato il moto
del progresso e dell’emancipazione.48
Quirino Perfetto
poli: Agenzia “Fracasso”. San Benedetto dei Marsi: Francesco De Rubeis ed E. Barrecca. San Demetrio
nei Vestini: Gaetano Tozzi. Silvi Marina: Ambrogio Rossi. Cfr. i numeri di «Umanità Nova» del 24 feb-
braio, 23 marzo, 30 marzo, 3 agosto, 31 agosto, 7 settembre, 28 settembre, 23 novembre del 1952; 8
febbraio, 1 marzo, 19 aprile, 4 ottobre, 13 dicembre del 1953; 21 marzo, 23 maggio, 18 giugno, 1 agosto,
12 settembre, 31 ottobre del 1954.
53 F. De Rubeis, Note marsicane, «Umanità Nova», 24 agosto 1950.
54 Cfr. Ivi, 14 maggio 1950.
55 Cfr. CcFAI, pp. 68-74.
56 Cfr. Ivi, pp. 79-86.
57 Ivi, pp. 89-97.
58 Ivi, pp. 106-111.
59 Ivi, pp. 45-51.
60 Q. Perfetto, CdC della FA di Capitanata, Foggia, 5 maggio 1946, Ai gruppi anarchici della provincia,
ai compagni isolati, ai simpatizzanti anarchici della provincia, IISH, UFP, Correspondence, Folder 185.
61 Su «Anarchia», Giornale di propaganda Edito dai Gruppi Anarchici della Federazione di Capitanata
(F.A.I.). Numero unico dedicato al Congresso Anarchico, Foggia, settembre 1946, cfr. BdA1, pp. 367-368.
216 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
62 Q. Perfetto, Foggia, 6 settembre 1946, a Ugo Fedeli, IISH, UFP, Correspondence, Folder 185.
63 Id., Foggia, 9 novembre 1946, a Ugo Fedeli, Ivi.
64 Difficoltà ben evidenti nelle righe che Fedeli indirizza a Perfetto in data 4 dicembre 1946:
liberazione 217
terò un numero unico che voglia esser di guida per preparare l’ordine del
giorno per il congresso. Spero ottenere la tua approvazione e quella di tutti,
giacché vedo che si va alla deriva come un relitto senza timone […]»),62 nelle
cui colonne vengono pubblicate «le relazioni sulle risoluzioni [in merito al-
l’organizzazione] che questa federazione presenterà al congresso».63 Nel mese
di novembre infine, tra mille difficoltà64 cerca in tutti i modi di programmare
conferenze di propaganda anarchica di Riccardo Sacconi e Pio Turroni a Fog-
gia e a Barletta.65
Come nel biennio rosso, anche in questi anni l’impegno di Perfetto –
individuale, nel gruppo, nella Fa di Capitanata, nella Fa regionale e nella
Fai – è quantitativamente e qualitativamente considerevole:
Noi non diamo il benvenuto ad una repubblica che non sospinga le masse verso la giu-
stizia sociale, che non dica ad esse che il suolo, il sottosuolo, gli strumenti di lavoro, i
mezzi di trasporto, il capitale, sotto tutte le sue forme, la ricchezza in tutte le sue ma-
nifestazioni, ritornino ai loro legittimi proprietari, a quelli che avendo creato tutto
avrebbero dovuto aver tutto e che invece sono stati sempre spogliati […].
Solo sotto la spinta nostra, dei nostri apostoli, dei nostri animatori, gli spiriti potranno
ancora penetrarsi di idee novelle, i cuori potranno aprirsi alle idee fraterne […].
E noi vi diciamo, o compagni: fate il supremo sforzo di pensare che la redenzione non
è un sogno, creato dalla fecondità della nostra immaginazione e dall’ardore dei nostri
desideri, e vi convincerete che essa può diventare una realtà benefica e feconda e vi
renderete conto come noi vogliamo edificare questa meravigliosa società di sapere, di
armonie, di bellezze e di amore […].
Viva la repubblica, sì, ma quella sociale, ove tutti gli uomini saranno liberi e uguali,
consorti nella fatica e nel premio.66
«In questi giorni Alfonso Failla è sceso giù nel napoletano eppoi andrà in Sicilia, ma abbiamo così
poca gente che veramente non si può fare che quel poco, che è tanto date le nostre scarse possibilità,
che si fa». Ivi.
65 Cfr. Q. Perfetto, Foggia, 26 novembre 1946, a Ugo Fedeli, Ivi. Su Pio Turroni cfr. DBAI,
vol. II, pp. 635-638.
66 Id., Repubblica italiana, «Umanità Nova», 29 giugno 1946.
67 Cfr. Q. Perfetto, Foggia, «L’Adunata dei Refrattari», 13 aprile 1946
68 Id., Foggia, 9 novembre 1946, a Ugo Fedeli, cit.
69 Cfr. Fed. Di Capitanata-Q. Perfetto, Foggia. Per le sorelle di Michele Angiolillo, «Era Nuova»,
1 giugno 1950.
70 Cfr. Q. Perfetto, Questa è la repubblica democratica, «Umanità Nova», 20 agosto 1946.
218 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
I comunisti-libertari, dopo l’esposizione delle loro idee e dei loro metodi, dopo il di-
stacco definitivo dalla FAI (logico e leale distacco), nulla hanno più in comune con l’A-
narchia ed il Movimento Anarchico. Essi vanno compresi tra i partiti politici, e infatti,
sono un vero e proprio partito politico con tutti gli annessi e connessi autoritari e ge-
rarchici: programma, statuto, Cc, etc… I loro metodi di lotta, pur non escludendo l’a-
zione rivoluzionaria, sono legalitari ed elezionisti; essi sostengono la conquista e
l’esercizio del potere politico; tutto lo spirito che li anima, tutta la mentalità è confor-
mista, gregaria, gerarchica, autoritaria. Tutto, quindi, come ogni altro partito politico,
li pone, nel fine e nella prassi, dall’altra parte della barricata, contro, inequivocabil-
mente, l’Anarchismo.71
si può abbattere la sua potenza politica, che deriva direttamente, come l’ef-
fetto dalla causa, dalla potenza economica, e così renderla impotente ed in-
capace a mantenere il proprio dominio. Ecco perché l’espropriazione
economica deve essere seguita dall’abbattimento immediato dei poteri po-
litici, organi storici di oppressione, la cui funzione specifica è quella, nella
società a classi, di mantenere nella schiavitù il proletariato. Solo attraverso
l’espropriazione dei beni e l’insurrezione ci si incammina sulle vie maestre
e dirette della rivoluzione sociale e della soppressione di ogni potere».77 «La
triste storia dell’umanità è là per dimostrare che chiunque, individuo o col-
lettività, ha tentato o voluto emanciparsi ha dovuto opporre le armi alle armi
ed ha dovuto conquistarsi la propria emancipazione attraverso lotte sangui-
nose e terribili. La società presente, autoritaria e capitalista, basata sulla vio-
lenza sanguinosa e brutale, potrà essere abbattuta solamente con la violenza
cosciente. Illuso ed in malafede chi spera di abbatterla diversamente. I pri-
vilegiati, gli oppressori, i governanti non cederanno che quando saranno
sopraffatti dalla forza. […] E si rifletta che l’azione individuale è come il ful-
mine che precede gli uragani. L’uragano è la rivoluzione sociale».78
Nel 1949 la redazione del quindicinale torinese affida a Perfetto anche la
cura della rubrica Un po’ di storia sull’anarchismo, per la cui realizzazione il
ferroviere compila una breve cronistoria del movimento anarchico in Italia
da Bakunin al regicidio di Gaetano Bresci,79 ricevendo le riconoscenze da
parte dei lettori e della redazione stessa:
Alla redazione del giornale è pervenuta una lettera elevatissima scrittaci da un ammi-
ratore dell’attività feconda di un nostro vecchio compagno che da oltre un cinquan-
tennio svolge una propaganda veramente appassionata per il nostro ideale. L’autore si
dichiara avvinto dagli scritti che su ERA NUOVA viene pubblicando il compagno Per-
fetto Quirino.
Di questo nostro compagno, la cui attività egli segue da molto tempo, esalta l’apostolato
e pur trovandosi al di fuori del movimento nostro – per la sua posizione professionale
– non può trattenersi dal dichiarare (e ci prega egli stesso di dare pubblicità alle sue at-
testazioni) la sua ammirazione «per gli uomini che spendono tutta la loro vita per il
grande ideale che dovrà in un tempo non lontano trionfare».
E così, conclude il nostro fervido simpatizzante, al quale ricambiamo tutta la nostra
simpatia insieme con le espressioni di fraterna solidarietà: «Sento nel mio intimo di
essere attratto da una ineluttabile forza verso l’anarchia, futura società di uguaglianza,
nel grandioso eden di pace, di amore, di fratellanza, di convivenza tra l’umana gente
nella pace, nell’amore, nella fratellanza».80
Ai familiari del caro compagno scomparso esprimono il loro profondo dolore e la loro
fraterna solidarietà.85
Un doveroso omaggio ad uno dei tanti che, per tutto il corso della vita,
ha lottato e pagato a caro prezzo il tentativo di realizzare qui ed ora una
società diversa:
89 Programma della Federazione provinciale marchigiana e umbra della Regione Italiana dell’AIL,
in G. Di Leonardo, M. R. Bentivoglio, Internazionalisti e Repubblicani in Abruzzo 1865-1895, Media
liberazione 223
sociale. Quello che accomuna alla base le diverse scuole del pensiero anar-
chico è il riconoscimento di un’indispensabile e sistematica lotta contro lo
sfruttamento e il potere dell’uomo sull’uomo. Lotta contro il potere fuori
dal potere medesimo, nella convinzione che il dominio, e cioè la divisione
in classi della società, non sia dovuto a differenze biologiche o a innati
istinti di prevaricazione, né risponda esclusivamente al monopolio del pro-
cesso produttivo da parte di una classe alla proprietà privata dei mezzi di
produzione. Nella prospettiva dell’anarchismo, gli uomini riuniti in società,
una volta presa coscienza che la disuguaglianza sociale e politica altro non
è se non il prodotto di una conquista militare, politica, economica, ideolo-
gica dei pochi sui molti e della sua successiva cristallizzazione in istituzioni,
possono organizzarsi in maniera cooperativa, egualitaria, solidale, federa-
tiva, orizzontale per eliminare definitivamente tutti quei fattori che divi-
dono da sempre il genere umano in dominanti e dominati. In questi
termini, la storia del movimento anarchico è storia di organizzazione come
pratica di cooperazione e solidarietà, di organizzazione come condizione
basilare e necessaria della vita sociale e, al contempo, storia di lotte per la
frantumazione di quell’ordine costituito per aprire la possibilità alla speri-
mentazione di soluzioni e pratiche autogestionarie.
Fa bene allora Silvio Cicolani ad affermare che la ricostruzione accurata
della presenza anarchica anche a livello provinciale e regionale può con-
tribuire non soltanto a rendere più visibile la “storia negata”, ma anche a
fornire elementi di giudizio nuovi che permettono di focalizzare meglio le
categorie socio-storiche interpretative.87 In altri termini, la ricostruzione
stessa delle “altre storie” ha senso solo in un contesto politico, ha senso
cioè perché esiste una progettualità politica che ne fonda la stessa ricerca.
Ponendoci dal punto di vista della liberazione e dell’emancipazione umana
in senso universale e globale, la storia degli “esclusi” e dei “vinti” ha lo
stesso senso, anzi, ha molto più senso, della storia del dominatore. Già in
Postiglione era viva – e a tal fine sentita come urgente e necessaria – l’idea
di «dar voce a tutti i lamenti, a tutti i sospiri, a tutti gli aneliti, gli spasimi
uditi in tutte le bolge dell’inferno sociale dove sono sceso, e che io raccolsi
e rinchiusi nell’urna sacra del cuore. I violenti dannati dell’inferno sociale
dove sono sceso e che io raccolsi e rinchiusi nell’urna sacra del cuore. I vio-
lenti e dannati dell’inferno terrestre, i pezzenti, i vagabondi, i pazzi, i ladri,
per restituirlo alla sua dimensione politica e farlo divenire patrimonio col-
lettivo dell’umanità:
[Meta] Vi è stato in questi anni uno sprazzo di luce nelle tenebre che ha vivificato gli animi
degli oppressi, ridestandone le speranze sopite: la Spagna. Un esperimento non riuscito è
vero. Non rinvanghiamo le colpe. Ma quell’esperimento non riuscito vale più di mille non
tentati […] E non saranno gli ipotecatori di un futuro governo a mettergli la benda.94
Fare storia per contestare lo sviluppo storico così come si è evoluto, fare
storia per pensare e praticare un altro possibile paradigma di sviluppo e di
convivenza umana significa scegliere di partire realmente dall’altro, laddove
l’altro è l’escluso e il dimenticato, colui o colei che non è mai stato oggetto
di storia. E cercare nella storia le ragioni della sofferenza umana significa im-
mediatamente mostrare che non c’è carattere di necessità in quelle sofferenze
e dunque che “non deve essere più così”. Contestare il verso della storia così
come finora lo si è spiegato significa cercare altre soluzioni, altre storie. Si-
gnifica che «la ricerca obiettiva delle cause fondamentali dei conflitti politici
e sociali in regime capitalista» – per usare le parole di Meta – «avrà la sua
ragione di essere finché l’attuale e legale sfruttamento dell’uomo dividerà il
genere umano in due classi: dei privilegiati, l’una; degli oppressi, l’altra. Piac-
cia o non piaccia, la lotta di classe scomparirà quando scompariranno le classi
sociali. Quando, dal cumulo di rovine d’un passato infame, sorgerà sovrano
il nuovo ordine sociale».95 Ma ciò vuol dire anche che la storia vera non è
ancora stata scritta, la storia di quella «gente nuova capace di vivere senza
frusta né briglia, senza catene né pastoie, né basto»96 a cui aspira Postiglione.
La ricerca e la lettura della storia non ha dunque esaurito le sue dinamiche,
e studiare il suo corso come un oggetto non unilaterale mette al riparo anche
da un certo giustificazionismo secondo il quale chi ha vinto ha ragione per il
semplice fatto di avere vinto. La storia deve occuparsi anche delle alternative
negate, e deve farlo per sovvertire il decorso storico stesso, per costruire altre
narrazioni di riscatto e giustizia sociale che, per tanti, fondano e legittimano
una presa di posizione per un mondo differente.
nazionalisti e Repubblicani in Abruzzo 1865-1895, Media Edizioni, Mosciano S. Angelo 1999; J. Guillaume,
228 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
sulle dita coloro che, avendo una proprietà, si dedicano a praticarvi degli
allegri buchi per la bellezza, nientemeno, dell’Anarchia.
Dichiarata la guerra ad oltranza contro questo iniquo stato di cose, Ca-
millo Di Sciullo si vide presto intorno tutti gli anarchici d’Italia. Dovette
essere per lui una di quelle consolazioni inaspettate, che fecero dimenticare
a lui, uomo di cuore, i disinganni patiti, quando, appena dopo ingaggiata
la lotta, alcuni suoi amici o conoscenti gli avevano fatto il viso beffardo e
canzonatorio, ed alcuni altri avevano assunto la parte di consiglieri pru-
denti, desiderosi del bene altrui.
Il buon Camillo, tutto inteso all’aspra battaglia, non badò più a questi
cari borghesi, e sentendo bene il coraggio che gli veniva dai compagni che
lo avevano sufficientemente compreso, continuò il suo lavoro di rigenera-
zione umana con la coscienza sicura dell’uomo generoso, e col cuore pieno
ed entusiasta della novella fede. Sposo felice e padre felice – allora non gli
era ancora morta la più piccola delle sue figliuoline, Atene – quante volte
egli non pensò alle conseguenze disastrose delle istituzioni presenti, ai tanti
matrimoni non riusciti, ai tanti uomini resi bruti dalla famiglia, alle tante
donne prostitute per fame, ai tanti fanciulli abbandonati… Chi poteva per-
suaderlo più – dopo che egli, studiato il problema sociale, non aveva trovato
altro rimedio ai mali umani che la distruzione dello Stato e della proprietà
– a rinunziare all’ideale abbracciato, per tema di fastidi e di persecuzioni?
Non è nostra intenzione seguire passo passo l’opera di Di Sciullo. Basta
averla accennata. Bisogna tosto venire alla catastrofe, della quale solo avevamo
intenzione di parlare. Quasi ad ogni numero Il Pensiero era sequestrato. Ciò
nonostante le sue pubblicazioni erano regolari. Ma l’autorità s’era fitta in testa
l’idea di sopprimerlo ad ogni costo, e non attendeva che l’occasione propizia.
Cominciarono a fargli dei processi per i soliti motivi d’eccitamento all’odio fra
le classi sociali, d’apologia di reato, ecc… Camillo Di Sciullo si dichiarò sempre
apertamente socialista-anarchico, spiegò con serenità i suoi principi e accettò
tutta la responsabilità degli articoli incriminati, quantunque spesso non fossero
scritti da lui. Egli subì due di questi processi e in tutti e due dei buoni com-
pagni, Pietro Gori e Alfredo Donati, accorsero a difenderlo.
I giurati lo mandarono assolto, applauditi dalla folla enorme che gre-
miva l’aula e che non poteva certo capacitarsi come un abruzzese, che be-
neficava tanto la sua città, potesse poi per ricompensa sedere sul banco dei
rei e correre senz’altro il rischio di andare in galera. Uscito vittorioso da
questi processi, il Di Sciullo, che del resto non aveva interrotto la pubbli-
cazione del suo periodico, si rimise con maggiore calore all’ardua impresa.
appendice 229
L’Internazionale, documenti e ricordi, CSL Camillo Di Sciullo, Chieti 2004; P.C. Masini, La Federazione Ita-
liana della Associazione Internazionale dei Lavoratori – Atti ufficiali 1871 – 1880, Avanti!, Milano 1963; M.
Nettlau, Malatesta, Samizdat, Pescara 1998; F. Paziente, Democrazia e Socialismo in Abruzzo (1870-1917),
Istituto Abruzzese per la Storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza, L’Aquila 1985.
3 Pasquale Scipione nasce all’Aquila il 28 maggio 1869. È tra i più attivi del circolo socialista-
appendice 231
anarchico. Collabora con «L’Avvenire» dell’Aquila e poi con «Il Germe» di Sulmona. Assegnato al do-
micilio coatto nel 1894. Nei primi anni del XX secolo lascia l’Italia per gli Usa, stabilendosi a Filadelfia.
Riprende i contatti con Tresca. Attivo nelle campagne antimilitariste contro la prima guerra mondiale,
poi in quelle contro il fascismo, contribuendo altresì alla costituzione di diversi gruppi anarchici e li-
bertari. Collabora con la redazione de «Il Martello», assumendone l’incarico di amministratore nel
1934. Segue in particolar modo le vicende che riguardano il movimento dei lavoratori negli Usa, ap-
poggiando quei tentativi di organizzazione autonoma sindacale come l’Amagamated Clothing Workers
of America e l’International Ladies Garment Workers Union, nei quali è forte la presenza di operai
italiani. A tal riguardo, porta avanti una lunga serie di articoli sulle colonne de «Il Martello». Vigilato
fino al 1942, anno della sua morte, per «continua attività anarchica». Cfr. ASAq, Fondo Questura cat.
A8, b. 99, f. 5; ACS, CPC, b. 4703, f. ad nomen.
4 Cfr. i relativi fascicoli personali, ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 1, f. 2; Ivi, b. 66, f. 28; Ivi,
b. 84, f. 1; Ivi, b. 92, f. 1; Ivi, b. 97, f. 6; Ivi, b. 105, f. 2.
5 E.S.M.O.I., Attività parlamentare dei socialisti italiani, vol. I, 1882-1900, Edizioni E.S.M.O.I.,
Roma 1967, p. 236.
6 Cfr. «L’Avvenire», 29 aprile 1894.
7 Tocchi e Toghe, Ivi, 4 novembre 1894.
8 Cronaca, Ivi, 28 aprile 1895.
9 Propaganda, Ivi, 25 ottobre 1896.
10 Cfr. i relativi fascicoli personali, ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 32, f. 24; Ivi, b. 56, f. 15;
Ivi, b. 84, f. 1; Ivi, b. 84, f. 2; Ivi, b. 84, f. 5; Ivi, b. 98, f. 16; Ivi, b. 99, f. 4; Ivi, b. 114, f.1.
232 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Da alcuni giorni trovasi detenuto nelle carceri di S. Domenico, a disposizione della lo-
cale commissione per il domicilio coatto, l’amico Francesco Donatelli, tradottovi da
Lugano, in seguito a decreto di estradizione dell’autorità cantonale Svizzera. A pre-
scindere dal pretesto che ha determinata l’estradizione, noi crediamo che tale misura
di polizia sia veramente inconsulta e draconiana […] Ed infatti, ove si pensi che il Gori
– presunto ispiratore di Caserio – ed altri anarchici militanti dei più attivi e pericolosi
in seguito a propaganda sovversiva furono bensì espulsi e condotti al confine belga, ma
non già estradati, apparirà chiaro che nell’estradizione del Donatelli ha il suo zampino
l’implacabile polizia italiana…8
Nella sede del Circolo Socialista (via Accursio n. 11) un compagno terrà la seconda le-
zione settimanale sul tema: Socialismo ed Anarchismo. Invitiamo caldamente tutti gli
operai a volervi intervenire numerosi.9
compagni lavoratori!
Tutti i cialtroni della politica, trascinandovisi per gli angiporti del più vergognoso op-
portunismo, gonfiandovi di sofismi e di menzogne, vi hanno fatto accettare la criminosa
alleanza coi partiti borghesi, i quali non faranno mai i vostri interessi perché in anta-
gonismo con loro. Quando i socialisti non avevano la fregola delle elezioni vi predica-
vano la vera lotta di classe, cioè la guerra ad oltranza, in tutte le forme alla borghesia
repubblicana o democratica che fosse! Ora che essi si sono borghesemente addomesti-
cati, vi conducono al macello della vostra fiera coscienza e vi legano al carro dei nostri
nemici, dei vostri padroni!
lavoratori!
Quali miglioramenti hanno ottenuto le Amministrazioni democratiche? Le poche
riforme concesse dai popolari nei Comuni, furono appunto quelle reclamate con tenacia
dal popolo in modo che anche i forcaioli non avrebbero potuto negarle.
compagni operai!
Se volete fare una vera lotta di classe, mandate al diavolo questi mistificatori vecchi e
nuovi, democratici o socialisti borghesi! Combattete da soli le vostre battaglie econo-
miche, perché soltanto colla vostra fermezza potrete imporre la vostra volontà a capi-
talisti e governanti. Non lasciatevi traviare da funeste illusioni, non nominatevi dei capi
che finiscono sempre per diventare dei padroni e dei traditori. Serrate le file, rinsaldate
le coscienze del diritto, la fede nella vostra forza, e liberatevi dai pastori e dai tutori
che pretendono guidarvi e proteggervi.
lavoratori!
Astenetevi dal favorire col vostro concorso le ambizioni e gli intrighi! Non votate!
Va precisato che «Il Grido della Folla», per tutta la sua durata, fu con-
tinuamente bersagliato dalla polizia e dalla magistratura; condizione che
creava la perenne necessità di cambiare il responsabile legale perché, nel
giro di poche settimane, questi accumulava sistematicamente diverse con-
danne e dunque era costretto a emigrare all’estero per sfuggire alla pena
carceraria. Una vera e propria persecuzione che spinse Filippo Turati nel
1902 a protestare in parlamento per il continuo sequestro del periodico.
All’Aquila, l’arresto di Biondi e Simone era stato preceduto da quello del
sarto Giustino Desideri,14 già attivo nelle organizzazioni proletarie e nei
gruppi anarchici del ternano e ora diffusore del periodico milanese:
Il compagno Desideri Giustino venne pochi giorni fa arrestato per espiare la pena di
100 giorni per apologia di… delitto ed associazione a scopo sedizioso!! Quando i cara-
binieri si presentarono per arrestarlo egli volle vedere il relativo mandato e non aven-
dolo quelli mostrato, il nostro compagno oppose resistenza. Fu trascinato colla violenza
in caserma, e venne accusato di aver percosso un carabiniere!
Oh! che volevano facesse come i vitelli a cui non si dà alcuna ragione quando li si tra-
scina al macello?
Il grave dell’accusa venne poi quando gli si trovò in tasca «Il Grido della Folla» e «L’A-
gitazione» e allora, addio serenità della giustizia!
Fu condannato a due mesi di reclusione e 100 lire di multa!
E poi si grida alla ferocia degli anarchici!!15
Negli anni 1903-1904 gli anarchici aquilani avevano avuto modo di co-
noscere direttamente Pietro Gori,16 giunto nel capoluogo abruzzese prima
per un giro di conferenze di propaganda molto seguite («il Gori, benché
socialista anarchico, strappò entusiastiche ovazioni anche a chi del più sem-
plice socialismo democratico non sente che paura ed orrore»),17 poi per di-
fendere in tribunale i facchini di Ancona. E fu proprio l’avvocato a tenere
in città il comizio conclusivo del I maggio 1904:
Quest’anno il I maggio sarà festeggiato con una conferenza pubblica di Pietro Gori.
Pietro Gori, l’apostolo dell’idea anarchica, si trova tra noi per prender parte quale di-
fensore alla causa dei facchini di Ancona; e vi rimarrà durante tutta la discussione, che
durerà una quarantina di giorni. Pregato da alcuni amici e ammiratori, che ricordavano
le ore deliziose passate al Comunale, ascoltando la parola alata dell’Avv. Gori, quando
vi tenne, mesi fa, l’altra conferenza…18
[…]
lavoratori,
se lo stato d’inferiorità sociale in cui vivete rivolta la vostra dignità economica e politica
a cui aspirate, è davvero la preoccupazione costante dei vostri pensieri, compiete la vo-
stra emancipazione, direttamente voi stessi.
E non dimenticate mai che i soli mezzi che conducono all’emancipazione sono quelli
che, risvegliando le vostre iniziative e addestrandovi alla lotta, limitano ogni giorno
più il potere e l’influenza dello Stato, del Capitale e dell’Ignoranza, le cause prime della
vostra schiavitù.
maggio 1904; Conferenza Gori, Ivi, 8 maggio 1904; «L’Abruzzo Radicale», 5 giugno 1904.
19 Stralci del testo del manifesto, in ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 32, f. 24.
20 «L’Agitazione», «L’Avvenire», 8 maggio 1904.
21 Conferenza Gori, Ivi, 22 maggio 1904.
22 Conferenza Gori, Ivi, 29 maggio 1904.
23 La partenza di P. Gori, Ivi, 12 giugno 1904.
24 Anarchici all’opera, «L’Avvenire», 22 gennaio 1905. Cfr. anche «L’Abruzzo Radicale» del 22
236 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Noi, lavoratori anarchici, salutiamo nel Primo Maggio 1904 questo nuovo risveglio
delle classi operaie italiane, che ci assicura giorni migliori di lotte e di vittorie per la li-
bertà e per benessere comune.
i socialisti-anarchici
Pietro Gori terrà una conferenza dal titolo Battaglie d’arte redentrice dalla letteratura
latina alla slava. L’incasso andrà a beneficio degli alunni poveri delle scuole elementari.
L’altra conferenza descrittiva, già annunciata: Dal paese dei faraoni alla terra di Gesù,
l’avremo in seguito, quando cioè saranno pronti gli apparecchi per le proiezioni. Co-
gliamo l’occasione per rallegrarci col nostro caro ed illustre amico della recuperata sa-
lute.21
Pietro Gori, pregato dai suoi ammiratori, ci fece risentire la sua parola alata la sera di
giovedì, nel Teatro Comunale, facendo un’escursione attraverso le opere di Zola, Bovio,
Tolstoi e Gorki. Noi non ci permettiamo di riassumere, neppure minimamente, ciò
che disse il nostro valoroso amico, il quale ci fece ripassare davanti agli occhi i capola-
vori di quei sommi con le osservazioni acute ed in una forma smagliante; perché, se lo
facessimo, deturperemmo la magnifica opera d’arte che egli costruì in due ore e mezzo
di conferenza. Diremo solo che il numeroso pubblico, che religiosamente l’ascoltava,
passò delle ore deliziosissime, e gli fu largo di meritati applausi. La conferenza fu fatta
a beneficio degli alunni poveri della scuola elementare.22
Il professore Pietro Gori è partito alla volta di Sulmona – ove, in quel teatro, terrà oggi
la terza delle sue conferenze – lasciando di sé graditissimo ricordo per la bontà, la cor-
tesia, la gustosa conversazione, oltrechè per le eminenti doti intellettuali. Da Sulmona
il nostro caro e illustre amico tornerà a Rosignano Marittimo, ove lo aspettano il vec-
chio padre e la sorella Bice, che non lo veggono da molto tempo. La sera di venerdì
nel circolo anarchico vi fu, anche, in suo onore, una riuscita bicchierata.23
gennaio 1905.
25 «L’Abruzzo Radicale», 22 gennaio 1905.
26 Circolo di studi sociali, Ivi, 29 gennaio 1905; Università popolare e studi sociali, Ivi, 5 febbraio 1905.
27 Su Guido Pighetti cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 21, f. 15.
appendice 237
Nel 1905, sotto la spinta del giovane studente Guido Pighetti, si costi-
tuiva all’Aquila il gruppo socialista-anarchico “Louise Michel”:
L’idea della costituzione di un circolo studi sociali completato da una Università popo-
lare, a proposito della quale ci scrisse una lettera (che pubblicammo nel numero passato)
il sig. Guido Pighetti, non si è perduta per istrada, come avviene di tante iniziative aqui-
lane, ma è stata raccolta da parecchi enti della città e avrà la sua naturale esplicazione in
un’adunanza pubblica che si terrà oggi, domenica 29 gennaio, alle ore 4 pom. nei locali
della Società Operaia in via Roio n. 18. Facciamo vivissima preghiera a tutti di interve-
nire, sicuri che un’iniziativa così bella non sia destinata a perire ingloriosamente.26
Guido Pighetti, parlando per gli anarchici, esordì dicendo come sia umile la sua elo-
quenza dopo il magnifico discorso dell’amico Romualdi e come egli scompaia di fronte
alla figura di Pietro Gori, il poeta dell’ideale umanitario, invece del quale deve parlare.
Con accento vibrato e con meravigliosa spigliatezza l’oratore fa un’analisi critica pic-
cantissima di ciò che sia il cosiddetto sentimento di patria, mettendo in rilievo l’inte-
ressamento succhionesco della classe borghese, di fronte ai concetti internazionalisti
dell’intero proletariato. Chiude il suo sintetico discorso con un alato augurio di pros-
simo trionfo dei grandi ideali umani.29
legge fatta dai governanti voi domandereste di ribellarmi alla legge della
mia coscienza. Io vi amo quanto e più dei miei fratelli e della mie sorelle.
La lontananza ha irrobustito e santificato l’amore verso di voi. Non mi ma-
ledite perciò s’io non torno. Tornerò quando la tempesta sarà passata e sul
cielo d’Italia splenderà il sole della pace, della giustizia e della libertà. Non
sarò processato al mio ritorno. Chi lo potrebbe? Il governo, dopo la guerra,
sarà esso stesso processato e condannato. Siamo milioni noi che ci rifiu-
tammo di partire. Qui da Seattle son partiti venti e siamo duemila. Ma
quand’anche fossi solo? La compagnia della mia coscienza mi sarebbe
sprone abbastante a marciare sempre avanti, a fronte scoperta. Vogliatemi
dunque bene. Non chiedo l’assoluzione del re, né quella di dio. Mi basta la
vostra.
Vi bacia vostro figlio Umberto
Indice dei nomi
Carli, Vincenzo Bernardo, 60n Cimini, Antonio, 184 D’Orazi, Pia, 215n
Carlone, Attilio, 71, 77n, 138, Cimini, Silvestro, 184 Dadà, Adriana, 50n, 198n
140 Cimini, Tito, 184 Damiani, Luigi, 117, 117n,
Carosi, Giovanni, 215n Cinti, Ercolano, 71, 71n 123n, 173
Carrillo, Donato, 209n Cipriani, Ambrogio, 11, 20, Damiani, Pietro, 181
Carusi, Filippo, 135 28, 28n Dardani, 182
Caruso, Fiore, 78n Cipriani, Amilcare, 36, 140n De Amicis, Edmondo, 47n
Casacci, Reginaldo, ,60n Cipriani, Luigi, 78n De Angelis, Cesare, 27n
Casavecchia, D., 215n Cipriani, Vincenzo, 78n De Ascentis, Pasquale, 60n,
Castrucci, Augusto, 17, 23n Ciucci, Orlando, 183, 232, 237 65n
Cavaliere, 168 Codello, Francesco, 24n De Ascentis, Tommaso, 65n
Cavarocchi, Mario, 51, 51n, 74 Colagrande, Michele, 231 De Bartolomei, Alberto, 160
Cavicchia, Oscar, 71, 78n Colapietra, Raffaele, 24n, 33n, De Benedictis, E., 199n
Ceccarossi, Camillo, 60n 37n De Dominicis, 160
Celano, Domenico, 95n, 96n Conti, Attilio, 11, 21, 26, 33, De Filippo, Attilio, 27n
Celano, Gennaro, 95n 35, 35n, 37, 45, 45n, 56, De Filippo, Ferdinando, 60n
Celano, Matteo, 95n 56n, 58, 60, 61, 71,75, 76n, De Gregoris, 133, 157
Celano, O., 124n 77-79, 82, 83, 87, 93, 94, De Leone, Nicola, 159
Cellamare, Domenico, 84n 98-100, 118, 119, 124, De Luca, Luigi, 65n
Cellamare, Francesco, 63n, 125n, 133, 135, 136, 148, De Marco, Laura, 24n
76n, 82, 83n, 84, 84n, 99n, 156, 158, 159, 163, 180, De Medici, Raffaele, 23
209, 215n 181, 202, 203, 203n, 204 De Rubeis, Francesco, 69n,
Cellini, Anna, 60n Conti, Cafiero, 214n 103n, 132, 142, 172, 174,
Centofanti, T., 215n Coppa, Alfonso, 33 179, 179n, 180, 215, 215n
Cera, Antonio, 82, 83n, 132 Coretti, Luigi, 51 De Silvestri, 148
Cerasani, Baduele, 69n, 103, Cornelissen, Cristian, 40n De Silvestris, Marino, 65n
132, 132n, 172 Corsetti, Venanzio, 78 De Stefani, Luigi, 182
Cerasani, Giuseppe, 103, Costa, Andrea, 48 De Vincentis, Mariano, 169
103n, 142, Costantini, Nicola, 129n De Vita, Bartolomeo, 95n
Cerasoli, Pietro, 82, 83n, 122, Crispi, Francesco, 229 Demelis, 134
178 Croce, Ettore, 33, 33n, 51, 84, Desideri, Giustino, 232, 234,
Cermignani, Vincenzo, 60n, 158, 231 234n
65, 65n, 123 Curini, A., 215n Dettoni, Pietro, 94
Cerrito, Gino, 16n, 19n, 20n, Di Bartolomeo, 77n
24n, 50n, 88n, 188n, 198n D’Achille, 156 Di Benedetto, Evangelista, 71
Cerulli, Riccardo, 119n, 131n, D’Alessandro, Carlo, 60n Di Berardo, Francesco, 60n
151n, 152n D’Amario, Tommaso, 134, Di Cesare, Pietro, 194
Checcozzo, Giorgio, 35n, 134n Di Cicco, Armando,129n
36n, 56n D’Andrea, Virgilia, 115, 115n, Di Cioccio, Panfilo, 57, 57n,
Cherubini, Sabatino, 169 163, 164n 123, 142, 142n, 208, 208n
Chiusano, Pasquale, 60n D’Angelo, Francesco Giu- Di Donato, Domenico, 27n
Cianca, Alberto, 191, 204 seppe, 60n Di Giambattista, Giuseppe,
Ciancaglini, 83 D’Angelo, Pasquale, 60n 184
Cianci, Pietro, 60n d’Annunzio, Gabriele, 587, 5, Di Giamberardino, Giustino,
Ciardi, Livio, 35 100, 127 169
Ciarniello, Nicola, 95n D’Antonio, Alfonso, 27n, Di Giovanni, Severino, 123n,
Ciarniello, Nunzio, 95n D’Antonio, Ermanno, 65n 184
Ciarrocca, Guido, 24, 24n D’Aprile, Giuseppe, 60n Di Giustino, Dionisio, 183
Cichetti, Luigi, 65n D’Aurora, Mimì, 21n, Di Gregorio, Domenico, 95n
Cicolani, Silvio, 26n, 60n, 94, D’Elio, 148 Di Lembo, Luigi , 44n, 50n,
94n, 223 D’Eramo, Manlio, 37, 109, 60n, 66, 66n, 88n, 108n,
Cieri, Antonio, 193, 193n 109n, 132, 157, 158, 167 127, 127n, 146n, 155n,
Cimaglia, Andrea, 95n D’Errico, Matilde, 60n 188n
Cimaglia, Vittorio Vitale, 95n D’Intimo, Carlo, 160 Di Leonardo, Giovanni, 224n,
Cimini, Angelo, 184 D’Onofrio, Antonio, 95n 230n
indice dei nomi 243
Di Odoardo, P., 118 87n, 98, 101, 114, 118, 120, Gabriele, Giovanni, 95n
Di Paola, Alberto, 60n 125n, 131, 133, 134n, 135, Gaeta, 158
Di Paolo, Donato, 36, 36n, 146, 147, 148, 148n, 149, Gaeta, Nicola, 60n
Di Paolo, Francesco, 54, 215n 151, 152n, 164, 164n, 171, Galantini, Sandro, 152n
Di Pietro, Francesco, 57, 123, 172, 172n, 177, 208, 208n, Galleani, Luigi, 73n, 103n,
138, 184 225, 225n 110, 110n, 138, 141, 180,
Di Renzo, Ettore, 60n Ettorre, Tommaso, 65n 187
di Rudinì, Antonio, 230 Galzerano, Giuseppe, 189n,
Di Russo, Giuseppe, 95n Fabbri, Luce, 201, 201n 211n
Di Russo, Tullio, 95n Fabbri, Luigi, 17n, 44n, 55n, Garavini, Nello, 122, 122n
Di Sabatino, Aldo, 27n 106, 106n, 146n, 152, 200, Garegnani, 77n
Di Sciullo, Anna Sista Dome- 200n, 201n, 238 Garibaldi, Giuseppe, 140,
nica. 60n Fabi, Mario, 189, 194 140n, 178, 194
Di Sciullo, Camillo. 11, 16, Failla, Alfonso, 186, 186n, Gasbarrini, Antonio, 199n
16n, 21, 21n, 25, 25n, 26n, 217n Gasparetti, Romolo, 27n
28, 33, 34, 34n, 39, 39n, 42, Falli, Alberto, 232 Gaspari, Orazio, 71, 77n
55, 56, 60n, 71, 77, 87, 100, Fantini, Riziero, 122, 122n, Gasparini, Ivo, 27n
144, 144n, 177-179, 200, 137 Gasperetti, Emilio, 65n
200n, 201, 205, 227, 227n, Farias, Alessandro, 56, 56n, Gasti, Giovanni, 121n
228-230 79, 102, 114, 126, 131, 142 Gatti, Filippo, 60n
Di Sciullo, Marzio, 230 Fedeli, Ugo, 121n, 151n, 206, Gialluca, Giuseppe, 193,
Di Sciullo, Sista, 230 206n, 207n, 213, 213n, 194n, 210, 211, 211n
Di Silvestro, Marino, 60 217n, 218n Gialluca, Mario, 184, 184n
Di Tosto, Andrea, 95n Felice, Costantino, 195n Gialluca, Renato, 194n
Di Tosto, Domenico, 95n Felicani, A., 209n Giancola, 115
Diolaiti, Antonio , 105, 112, Fenech, Ludovico, 198n Giangiulio, Antonio, 169
113 Ferrante, Saverio, 32 Giannangeli, Antonio, 183,
Dionisi, Gennaro, 231 Ferrantini, Ascanio, 60n 183n
Donatelli, Francesco, 231, 232 Ferrer y Guardia, Francisco, Giannangeli, Ottaviano, 140n,
Donati Alfredo, 228, 229 24, 24n, 25, 25n, 26, 28, 31, 175n, 198n, 199n, 200,
Donatiello, Achille, 95n 31n 200n
Donatiello, Domenico, 95n Ferretti, Giovanni, 175, 175n Giannetti, Elio, 77n
Donnabella, Ilverano, 179 Filacchione, Andrea, 95n Gianvincenzo, F., 165n
Dundee, Alessandro, 82, 178 Filacchione, Domenico, 95n Giliuicci, Canzio, 27n
Dundee, Giovanni, 82 Filippini, Giuseppe, 80 Giolitti, Giovanni, 98, 104,
Durand, 29 Filippone, Giuseppe, 60n 107, 108, 110, 117
Durante, Marco, 60n Filippone, Luigi, 60n Giovannini, Elio, 50n
Durruti, Buenaventura, 184, Fiorentini, Camillo, 71, 72n, Giovannitti, Arturo, 29, 30,
193n, 211 105, 157, 167 209n
Fiori, Giuseppe, 189n Giulia, Achille, 182
Elia, Vincenzo, 232, 237 Fissore, Paolo, 169 Giulianelli, Roberto, 176n
Enzensberger, Hans M., 193n Flores, Leo Lorenzo, 132, Giulietti, 140
Ercolani, Gaetano, 60n 132n, 162n Giulinecci, Francesco, 65n
Esposito, A., 118 Fracasso, Nerino, 23, 23n Godwin, William, 24n
Esposito, Giuseppe, 60n, 194, Francescangeli, Eros, 127n, Gogol’, Nikolaj Vasil’evic, 110
121 129n, 130n, 159n Gori, Bice, 236
Ettor, Joe, 29, 30 Franchi, Alessandro, 27n Gori, Pietro, 21n, 28, 28n, 99,
Ettorre, Alessandro, 65n Franchini, Domenico, 27n 100, 136, 137n, 140n, 162,
Ettorre, Enrico, 60n Frigerio, Carlo, 144, 144n, 175, 177, 219, 228, 229,
Ettorre, Giovanni, 65n 200n 232, 235, 235n, 236, 236n,
Ettorre, Lidio, 11, 21, 29, Fusco, Ugo, 232 238
29n, 30n, 31n, 38, 39, 39n, Gorki, Maxim, 236
40, 40n, 41, 41n, 45, 46, Gabriele, Andrea, 95n Gramsci, Antonio, 24n, 47n,
46n, 47, 47n, 57, 59, 60, 61, Gabriele, Domenicantonio, 50n, 107n, 130, 155n
65, 65n, 70, 79, 79n, 87, 95n Grave, Jan, 40n
244 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Greco, Valentino, 95n Lopardi, Emidio, 36, 36n, 48, Masciolongo, Antonio, 102
Grilli, Ubaldo, 60n 50n, 55n Masetti, Augusto, 24, 24n, 35,
Grossi, 206 Loreto, Fabrizio, 50n 35n, 41
Guacci, Carmine Giuseppe, Lotti, Luigi, 15n Masini, Pier Carlo, 214, 214n,
43, 44n Lucantonio, Guerino, 184 230n
Guillaume, James, 230n Lucente, Giuseppe, 237 Massari, Paolo, 60n
Lucetti, Gino, 177 Massari, Vincenzo, 186
Iannetti, Francesco, 60n Massullo, Bartolomeo, 95n
Iovenitti, Antonio, 183 Machno, Nestor Ivanovic, Massullo, Giovanni, 95n
Ippoliti, Francesco, 11, 16, 20, 147, 147n Massullo, Vincenzo, 95n
44, 44n, 49, 103n, 125, Maddalena, Luigi, 63, 231, Mastrodonato, Domenico, 95n
125n, 126, 144, 173, 173n, 232, 236 Mastrodonato, Ercole, 95n
174, 174n, 176, 176n, 177, Malatesta, Errico, 16n, 18n, Masullo, Giuseppe, 95n
177n, 179, 180, 180n, 181, 33, 34, 35, 50n, 64, 64n, Matteotti, Giacomo, 177,
181n, 201, 202n, 225, 225n, 68n, 88n, 106, 106n, 110, 178n
238 114, 115, 115n, 122, 123, Maximoff, Gregori P., 147n
Isca, V., 185n 124, 145, 146n, 173, 174n, Mazzini, Giuseppe, 140n, 192
Iubatti, Nicola, 77n 213n, 230n Mazzocchi, Francesco, 60n
Malato, Charles, 40n Mazzocchi, Nicola, 27n
Jarach, Cesare, 20n Mameli, Goffredo, 178 Mazzoni, Virgilio Saverio, 44n
Mancinelli, Rubino, 69n, 103, Mercadante, Giovanni, 60n
Kropotkin, Pëtr Alekseevic, 132, 132n Merlino, Libero, 17n
40n, 176, 176n, 194, 219 Mancini, Nicola, 27n Merlino, Francesco Saverio,
Kuliscioff Anna, 50, 50n, 63n Manni, Ottorino, 176, 176n 23, 23n
Mantovani, Vincenzo Meta, Ego Spartaco, 48n
La Gatta, Camillo, 169 50n, 88n Meta, Francesco, 8n
La Morgia, 127 Manzi, Vito, 95n Meta, Luigi, 12, 47n, 48, 48n,
La Schiazza, Angelo, 78n Manzulli, Massimo, 52n 55, 57, 57n, 61, 71, 78, 108,
Lalli, Adolfo, 70n, 108, 108n, Marat, Jean-Paul, 190 108n, 110, 110n, 111, 111n,
110, 110n, 131, 131n, 153n, Maraviglia, Osvaldo, 180, 123, 125n, 138, 142, 174,
181n, 211n 180n 177, 178, 178n, 179, 179n,
Lanciani, 157 Marcellusi, 132 181, 189, 189n, 190, 190n,
Lattanzi, Gino, 27n Marchesani, Vincenzo, 141n, 191, 191n, 192, 192n, 194,
Laubria, Maria, 160 143n, 198n, 199, 199n, 195n, 197, 197n, 204, 204n,
Lauriti, Salvo, 160 224n, 226n 205n, 226, 226n
Lazazzera, Gaetano Giovanni, Marchetti, Giuseppe, 82, 83n, Michel, Louise, 16, 237, 238
95n 160 Michetti, Antonio, 60n
Lazzarini, Tullio, 11, 20, 34, Marconi, Giuseppe, 65n Mincucci, Alfredo, 60n, 205,
34n, 38, 60n, 71, 76n, 77, Marcozzi, Vincenzo, 65n 205n
77n, 78, 91, 94, 100n, 119, Margio, 87n, 98n, 100n, 101n, Mingrino, Giuseppe, 128,
121, 121n, 127, 127n, 133, 148n, 151n, 160n 158, 159, 159n, 160
138, 140, 157, 160,179, Mariani, Giuseppe, 121, 121n Moccheggiani, Mario, 51
179n, 224 Marinacci, Giuseppe, 32 Mola, Federico, 21n, 26, 34,
Leccese, Francesco, 215n Marinaro, E., 120n, 165n 54, 54n,
Leli, Massimo, 26 Martelli, Francesco Paolo, 60n Molaschi, Carlo, 123n
Lelli, Francesco, 27 Martini, Raffaele, 215 Molinari, Luigi, 44n
Lenin (Vladimir Il’ic Ul’ja- Martino, Pasqualina, 69n, 103, Montagnani, Alfredo, 237
nov), 55, 64, 120, 146n, 132, 142, 142n Monticelli, Temistocle, 44,
164, 171 Martocchia, Antonio, 56, 56n, 44n, 123n
Libero Martello [Luigi Meta], 71, 186 Morbiducci, Gino, 21, 21n,
108n, 110n, 111n, 178n, Martocchia, Vincenzo, 78n 22n
179n, 190n, 192n, 197n, Mascaretti, 171 Moretti, Nazareno, 144n
205n, 226n Masci, Francesco, 231 Moro, Davide, 185, 185n
Liccardi, Italo, 184 Mascio, Guido, 186, 186n Moro, Giuseppe, 185
Lolli, Riccardo, 36n, 50n, 55n Masciocchi, 168 Moroni, Antonio, 35, 35n
indice dei nomi 245
Moroni, Domenico, 215n Perfetto, Quirino, 12, 56n, Prosperini, Gino, 132, 165
Morosini, 122 65n, 69n, 70, 71, 71n, 72, Proudhon, Pierre-Joseph, 22,
Mosca, Alfonso, 65n 77, 77n, 78, 79, 79n, 80, 192
Mosca, Antonio, 65n 81n, 86n, 87, 91, 92, 93, Puglielli, Edoardo, 9, 25n,
Moscardini, Amedeo, 109n 94n, 99, 100n, 104, 104n, 48n, 175n, 199n
Murolo, Sante, 231 105, 105n, 106, 109, 109n, Pulcini, Antonio, 169
Mussolini, Benito, 48, 58, 112, 113, 114, 118n, 119, Pulcini, Domenico, 169
121n, 127, 131, 173, 174, 124n, 125n, 133, 134n, 135,
177, 183, 189n, 192, 203n 137n, 138, 140, 142, 153, Quaglino, Corrado Cesare.
Muzi, Paolo, 53n, 57n, 70n, 156, 157, 162n, 167, 170, 119, 123, 124, 124n
73n, 112n, 165n 170n, 174, 174n, 214, 216, Quintiliano, Luigi, 109n
216n, 217, 217n, 218, 218n,
Naccarella, Corrado, 60n 219n, 220, 220n, 221, 221n, Rafanelli, Leda, 10
Naldini, Cesare, 32 222n Rampini, Luigi, 184
Nanni, Oliviero, 27n Pestellini, Francesco, 215n Ricci, Antonio, 44, 60n, 71n,
Napoleone Bonaparte, 190 Petrini, Sante, 60n, 148 82, 82n
Narcisi, Zaccaria, 33, 37 Pica, Alessandro, 27n, 60, 98, Riccioni, Salvatore, 169
Neil, 24n 98n, 101, 133, 152n Richards, Vernon, 193n
Nenni, Pietro, 35 Piccinini, Francesco, 24n, 25, Ridolfi, Luigi, 27n
Nettlau, Max, 230n 38, 38n, 41, 54, 61, 178, Robespierre, Maximilien-
Nitti, Francesco Saverio, 60, 231 Marie-Isidore de, 190
60n, 62, 92 Picuti, Guglielmo, 82, 83n Roesler, 80
Picuti, Ugo, 82, 83n, 178 Rolland, Hugo, 98n, 140n
Orsini, Ercole, 129n Pietrangelo, S., 215n Rossetti, Silvino, 186
Orsini, Francesco, 154n, Pighetti, Guido, 27, 237, Rossi, Ambrogio, 215n
155n, 237 237n, 238 Rossi, Giovanni, 169
Pilorusso, Andrea, 95n Rossi, Giuseppe, 169
Paglia, Francesco, 82, 82n, Pilorusso, Giuseppe, 95n Rossi, Italino, 198n, 214n
101, 114, 121, 122n, 132, Pinsuti, Pasquale, 169 Rossi, Luigi, 105
138, 139, 140, 162 Pisacane, Carlo, 31, 37, 79, Rossi, Marco, 57n, 127n, 159n
Pagliaccetti, Bernardo, 65n 100, 118n, 135, 140n, 150n, Rossi, Rocco, 169
Paladini, Pietrantonio (vedi 152, 158, 162, 163, 192, 193 Rossini, Pasquale, 60n
Palladini), 129n, 130, 135, Polidoro, Rocco. 60n Rygier, Maria, 30
153, 181, 181n, Pollegioni, Giuseppe, 60n Sabatini, Antonio, 78n, 186
Palermini, Antonio, 184 Pollice, Andrea, 95n Sacchetti, Giorgio, 34n, 36n,
Pallotta, Eugenio, 33 Ponziani, Luigi, 165n 50n, 56n, 177n
Palma, Francesco, 76 Porrecca, 229
Palmiotti, Nicola, 215 Postiglione, Franco, 199n Sacco, Nicola, 126, 132, 133,
Palombo, Aurelio, 185 Postiglione, Umberto, 42n, 133n, 134, 134n, 135, 136,
Palombo, Fabio, 26n, 193n, 103n, 122, 125, 140n, 141, 137, 137n, 139, 140, 185,
200n 141n, 142, 143n, 175, 175n, 186,
Panfilo, Alberto, 129n 176n, 198, 198n, 199, 199n, Sacconi, Riccardo, 138, 138n,
Panzio, Mario, 27n 200n, 223, 224n, 226, 226n, 140, 158, 213
Paolinelli, Attilio, 180, 181n, 238 Salandra, Antonio, 46
201, 202n Potestà, Giuseppe, 136 Salvemini, Gaetano, 191, 192,
Paoni, Carlo, 232 Prato, Nicola, 169 192n
Pascucci, A., 215n Presutti, Damiano, 112 Salvucci, N.F., 185n
Paziente, Filippo, 20n, 24n, Presutti, Davide, 178 Sanchini, Giobbe, 210, 210n
26n, 33n, 37n, 178n, 230n Presutti, Emidio, 133, 135, Santacroce, Rocco, 48n, 178n
Peirats, Josè, 193n 157, 167 Sanvitale, Antonio, , 0n
Pele, Attilio, 65n Presutti, Placido, 186 Sapigni, Brenno, 60n
Pelillo, Massimino, 95n Presutti, Smeraldo, 120, 120n, Saulle, Francesco, 187, 232
Pelillo, Pietro, 95n 129n, 130, 131n, 133, 146n, Saulle, Giuseppe, 237
Penelope, 10 152n, 159, 160, 161, 161n, Sbardellotto, Angelo, 189,
Perella, Angelo, 95n 167 189n, 194
246 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Sbrana, Angiolo, 111, 111n, Tabassi, 167, 169 Trozzi, Mario, 28, 28n, 33, 37,
112 Tacconelli, Giuseppe, 60n 44, 45n, 46, 47n, 48, 50n,
Scancello, E., 118 Taddei, Bernardo, 193n, 194n 80, 87, 135, 136, 158, 168n
Scapaticci, Vincenzo, 61, 61n, Talamini, Gilmo, 11, 21, 21n, Tucci, Alfredo, 60n
80, 81, 81n, 112 56, 71, 94 Tulli, Umberto, 65n
Scenna, Nicolò, 129n Tammaro, Filiberto, 74, 78n, Turati, Filippo, 50n, 63n, 234
Schiavina, Raffaele, 138, 138n 160 Turroni, Pio, 217, 217n
Schicchi, Paolo, 173, 173n, Tancredi, 171
180 Tarica, Alessandro, 95n Urbani, Giuseppe, 231
Schirru, Michele, 184, 189, Tarica, Gioacchino, 95n
189n Tarica, Giovanni Angelo, 95n Vallera, Argentino, 78n
Scipione, Pasquale, 123, 124n, Tedeschi, 178 Vallera, Venanzio, 74, 78n,
186, 187, 187n, 231, 231n, Tentarella, Ludovico, 78n 199n
232 Thiers, Adolphe Marie Joseph Vanzetti, Bartolomeo, 126,
Sebastiani, Vittorio, 27n Louis, 190 132, 133, 133n, 134, 134n,
Secondari, Argo, 128, 129n, Tiberti, Ugo, 184, 189, 189n, 135-137, 137n, 139, 148,
130n, 159n 232 185, 186
Secondini, Luigi, 60n Tobia, Pietro, 32 Vella, Luigi, 185, 185n
Serafino, Angelo, 95n Tolstoi [Tolstoj, Lev Nikolae- Vena, Giuseppe, 60n, 121,
Severino, 167 vic], 125, 236 179, 179n
Sigismondi, Leontino, 60n Tombaccini, Simonetta, 188n Ventura, Pietro, 74
Signorini, Camillo, 38, 38n Toninello, Alberto, 28n Venturi, L., 209n
Silone, Ignazio, 81, 125, 201, Torlonia, 92 Vicentini, Alberigo, 231
201n Toro, Jafet, 109n Viglietti, Nicola, 26, 26n
Silvestri, Antonio, 167 Torquato, Giovanni, 27n Vittorini, Giovanni, 210,
Silvestri, Domenico, 167 Torquoli, Attilio, 65n 210n, 215
Simone, Giovanni, 232, 234 Torrese, Guido, 26, 26n, 136 Volin, 147n
Sobrini, Giovanni, 212, 213, Tozzi, Gaetano, 215 Volpi, F., 215n
213n Tranquilli, 153
Solipaca, Edoardo, 27n Tranquilli, Secondino, 81, 87 Zancolli, Giuseppe, 60n
Solipaca, Ercole, 27n Trapasso, Luigi, 194 Zanni, Quinto, 215n
Sorge, Giuseppe, 60n Tresca, Carlo, 17, 17n, 33, 44, Zavarella, A., 186n
Spadi, Giuseppe, 133, 133n 45, 45n, 48n, 123n, 124, Zavarella, Joseph B., 186,
Spensiero, Michele, 95n 133, 185, 186, 187, 187n, 186n
Spinosa, 157 200n, 209, 209n, 210, 210n, Zeglioli, Orfeo, 60n
Spongichetti, Pasquale, 60n 231n Zola, Emile, 236
Spriano, Paolo, 47n, 50n, Trevisonno, Nicola, 48n Zoppi, Raniero, 47, 47n
104n, 107, 107n, 155n Tripoti, Fabrizio, 120n, 131n,
Squarcetta, Armando, 27n 161n
Stirner, Max, 48 Trotsky, Lev, 146n
Indice dei luoghi
Abruzzo, 11,18, 22, 22n, 23, 25, Atessa, 44 Cagnano Amiterno, 54, 184,
25n, 26, 27, 33n, 34, 36, 37n, Atri, 44, 70, 70n, 77, 214, 215n 214, 215n
38-40, 41n, 45, 45n, 47n, 49, Australia, 151 Caianello, 81
50, 50n, 53, 53n, 54n, 55, Avezzano, 27, 32, 34, 54, 55, Calabria, 62
55n, 56n, 57n, 58, 58n, 59n, 56, 56n, 60, 63, 64, 69, 71, Campo di Giove, 185
61n, 63, 64, 64n, 65n, 69, 76, 76n, 78, 79, 81, 83, 92, Campobasso, 95, 114
70n, 71, 73n, 76n, 77n, 78, 99, 100n, 102, 103, 113, 129, Campotosto, 73
79, 87, 87n, 91, 94, 94n, 96, 129n, 130, 131, 132, 134n, Canistro, 12, 184
99n, 100n, 108n, 109n, 135, 137n, 138, 141, 153n, Canosa di Puglia, 215, 221
110n, 112n, 114n, 119n, 124, 155, 157n, 158, 158n, 164, Cansano, 59
125n, 129n, 130n, 131n, 134, 167, 168n, 175n, 178, 193n, Capitanata, 216, 217, 218n,
142, 146n, 148, 151, 151n, 206n, 213, 214, 215n 221,
153n, 154n, 155n, 156n, Capitignano, 74
157n, 158n, 159n, 160n, Bagnoli del Trigno, 95, 95n, 96, Caporciano, 58, 76
161n, 162, 162n, 163n, 164, 96n, 114, 114n, 124, 124n, Caporetto, 47
164n, 166n, 167, 167n, 168n, 136, 137n Caramanico, 87, 87n, 213
169n, 170n, 171, 171n, 172n, Bagnorea, 49 Carrara, 198, 221
173n, 175, 176n, 178n, 179, Balsorano, 23, 193, 193n, 205, Carrascal di Huesca, 193, 193n
181n, 195n, 200n, 202, 205, 208n Caserio, 229, 232
209n, 211n, 213, 224n, 227, Barcellona, 24, 184, 189, 193, Castel del Monte, 59, 76
230n, 235n, 237n. 193n Castel di Ieri, 12, 184, 194
Acciano, 12,183 Bari, 21n Castel di Sangro, 58, 58n, 59,
Africa, 32, 32n, 187 Barisciano, 58, 58n, 112, 129, 76, 221, 138
Albania, 69, 85, 86 230n Castellalto, 70
Alessandria, 229, 230 Barletta, 217 Castellamare Adriatico, 11, 12,
Alfedena, 77, 77n Bellante, 70 21, 26, 27, 28, 28n, 31, 32,
Alto Sangro, 71 Belluno, 21n 33, 33n, 34, 35, 37, 39, 40,
America, 12, 29, 45n, 84n, 114, Benevento, 95 42, 42n, 45n, 53, 54n, 58, 59,
122, 133, 135, 136, 142, 152, Berga, 184 63, 64, 65n, 69, 71, 77-79,
185-187, 198, 204, 231n Berlino, 146 81, 83, 87, 91, 94, 96, 100,
Amsterdam, 28n Bologna, 21, 27, 65n, 79, 83, 87, 100n, 105, 118, 118n, 119,
Ancona, 21n, 26, 27, 35, 37, 91, 92, 95, 96, 98, 110, 143, 122, 123, 126, 132, 133,
55n, 71, 84n, 85, 86, 87, 87n, 144, 201, 210, 213, 221, 229 133n, 134n, 135, 137n, 138,
97n, 134, 137, 138, 140, 143, Borgo Marino, 37 139, 144, 148, 156, 156n,
144, 146, 170, 200, 215, 233, Borgo Velino, 76 158, 159n, 162n, 163, 164,
235, 238 Boston, 12, 185, 192, 192n, 164n, 166, 167, 167n, 168,
Antrodoco, 76, 168 204, 209 168n, 170, 170n, 194n, 202
Anversa degli Abruzzi, 166 Brescia, 104, 105, 118 Castelnuovo, 58
Aragno, 58 Bucchianico, 206 Castiglione Messer Marino, 70
Aragona, 194 Buenos Aires, 84n, 123n, 183 Catalogna, 184, 193
Arezzo, 47n Bugnara, 54 Catignano, 70, 70n
Argenta, 30 Bussi, 23, 27, 44, 56, 59, 63, 71, Cattolica, 137
Argentina, 12, 183 76, 78, 105, 106, 108, 119, Celano, 55, 73, 75, 76n, 77n,
Arsoli, 23 166, 168, 169, 181 91, 135, 214, 215
Ascoli Piceno, 137, 152, 216 Cermignano, 47n
248 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
Cesena, 206n 130, 132, 202, 215 37n, 38n, 44, 47, 48, 51, 54,
Chicago, 186 Genova, 35, 36, 140, 166, 233 55, 58, 59n, 60, 61n, 62n, 63,
Chieti, 11, 16, 21, 21n, 26, 26n, Germania, 12, 15, 29, 152, 184, 63n, 64, 70n, 72, 72n, 74, 76,
27, 27n, 28, 31, 37, 37n, 38, 195 76n, 78, 79, 80n, 81, 81n, 83,
42, 44, 51, 54n, 55, 60, 60n, Ginevra, 123n, 173, 208n 83n, 84n, 86, 87n, 94n, 99n,
63, 64, 71, 76n, 78, 79, 83n, Gissi, 34, 71 100n, 105n, 109n, 113, 113n,
84n, 94n, 100, 113, 129, Giulianova, 11, 21, 21n, 26, 27, 114, 114n, 115, 115n, 118,
129n, 136, 137n, 144, 146n, 27n, 28, 29, 29n, 30, 30n, 31, 119n, 122, 125n, 129, 129n,
152, 152n, 167, 167n, 172, 31n, 32, 32n, 38, 39, 39n, 40, 131, 132, 134n, 137, 141n,
177, 178, 200, 200n, 201, 40n, 44, 47n, 57, 58, 58n, 59, 152, 162n, 165n, 168, 172,
205, 205n, 206, 208n, 214, 59n, 60, 60n, 61, 61n, 63-65, 173n, 174, 174n, 175, 175n,
214n, 215, 215n, 216, 227, 70, 79, 79n, 86, 87, 87n, 98, 177, 177n, 178, 180n, 182,
229, 98n, 99, 100, 100n, 101, 187, 189, 189n, 198, 208n,
Città di Castello, 238 101n, 109n, 114n, 118, 118n, 214, 215n, 225n, 230n, 231,
Città Sant’Angelo, 58, 59, 119, 119n, 120n, 126, 132, 231n, 232, 233, 234, 234n,
120n, 131n, 159, 161n 132n, 133, 134n, 135, 137n, 235n, 237, 238n
Cittareale, 54 148, 148n, 149, 149n, 150, La Spezia, 18n, 27, 173
Civitanova,. 137 150n, 151, 151n, 152, 152n, Lama dei Peligni, 53
Civitaretenga, 59 153, 153n, 160, 160n, 162n, Lampedusa, 179n
Civitavecchia, 215 164, 164n, 170, 171, 171n, Lanciano, 12, 34, 53, 54, 60,
Colonnella, 70 208n, 225n 60n, 63, 127, 127n, 134,
Coppito, 58, 58n, 63, 122n Goriano Sicoli, 54 134n, 230n
Corticella, 201 Gran Bretagna, 188 Lega, 229
Costa Rica, 199 Guardiagrele, 44, 60n, 71, 78, Leonessa, 64, 64n
Cuenca, 184 79, 82, 82n, 100, 215n Libia, 20
Cupello, 129 Haverhill, 185 Liguria, 69, 78
Dalmazia, 100 Illinois, 186 Lipari, 176n, 179, 179n, 180,
Dedham, 135 Imola, 120, 173 180n, 181
Detroit, 12, 186 Inghilterra, 54, 195 Lisbona, 29
Differdange, 184 Introdacqua, 214, 215n Livorno, 144n, 173
Dunkirk, 186 Isernia, 47n, 113, 123, 123n, Lombardia, 58, 69, 78
Elmwood Park, 186 137, 137n Lorenzago, 21n
Emilia Romagna, 35, 58 Isola Liri, 215 Loreto Aprutino, 44
Europa, 15, 24n, 52, 54, 142, Italia, 12, 15, 16n, 17, 20n, 24n, Luco dei Marsi, 76
187, 188, 195 29, 30, 32, 33n, 35, 35n, 38, Lucoli, 194
Fabriano, 35, 238 39, 39n, 40, 43n, 44n, 45, Lussemburgo, 12, 184, 189
Fano, 137 45n, 46, 48, 48n, 50n, 52,
Fermo, 114, 137 52n, 54, 54n, 60n, 62, 62n, Macerata, 137, 152
Filadelfia, 98n, 122, 124, 199, 64, 66n, 88, 88n, 89, 96, 96n, Marche, 35, 85
231n 103, 104, 108n, 114, 117n, Marsica, 11, 20, 43, 43n, 56n,
Fiume, 59, 85, 100 120, 124, 124n, 127, 127n, 91, 102, 103, 119, 130, 134,
Foggia, 174n, 216, 216n, 217, 134n, 137n, 142, 146n, 148, 135, 141, 157, 172, 177, 186,
217n, 218n, 221n, 222n 150, 155, 155n, 158, 158n, 173, 174,
Fontecchio, 12, 38n, 54, 184 159n, 164, 165, 170, 173n, Mascioni, 73, 74, 76n
Fontrica, 168 174, 176-178, 181, 183, 186, Milano, 107, 108, 110, 117,
Forlì, 51, 133n, 233 187, 188n, 189, 190, 192n, 121, 121n, 123n, 138, 158,
Fossa, 50, 76 193n, 195, 198, 198n, 204, 164, 177, 198, 198n, 233
Fossacesia, 136, 137n, 156 205, 207, 208n, 210, 211- Mirabella Eclano, 216
Francavilla a Mare, 216 214, 216, 220, 227-229, 230, Molise, 20n, 32, 95
Francia, 12, 29, 40, 54, 126n, 230n, 231n, 238, 240. Mondolfo, 137
152, 184, 185, 188, 188n, Montagnana, 118
189, 190, 191, 195, 203, 205, Jesi, 51n Monte Pelato, 193
211 Kembs, 184 Montegranaro, 137
Frosinone, 44 L’Aquila, 12, 23n, 24, 24n, 25- Montenerodomo, 54
Fucino, 28, 56, 91, 102, 103n, 27, 31n, 34n, 35n, 36, 37, Montepagano, 70
indice dei luoghi 249
Montereale, 54, 58, 58n Pettorano sul Gizio, 76 148, 150, 176, 189, 192, 205
Montesilvano, 58, 59 Piano d’Orta, 26, 43, 43n, 134,
Montevideo, 84n, 201n 134n, 154, 154n, 225n Saint-Imier, 220n
Montorio al Vomano, 77, 112, Piemonte, 47, 58, 69, 78 Salerno, 122, 224n
118, 159, 160n, 214, 215n Piombino, 30 Salle, 64
Mosca, 65n, 89, 120n, 131n, Pisa, 173 Saludecio, 137
150, 161n, 164 Pleymouth, 132 San Benedetto dei Marsi, 16,
Musellaro, 142n, 162 Poggio di Roio, 82n 44n, 56n, 63, 102, 103n, 121,
Napoli, 27, 36, 84, 168, 198 Pollutri, 54 130, 132, 132n, 138, 141,
Navelli, 59 Polonia, 69, 85 172, 173n, 174n, 176, 177n,
Nereto, 53, 70 Ponza, 179n, 181, 194 180n, 181, 186, 201, 202,
New Jersey, 185 Popoli, 23, 56, 56n, 58, 58n, 215, 215n, 225n, 238
New York, 12, 45, 123n, 182n 60, 61, 76, 78, 79, 119, 157, San Benedetto in Perillis, 73,
Niagara Falls, 186 166, 166n, 168, 168n, 169, 75
Nocciano, 70, 70n 169n, 181, 215, 215n San Costanzo, 137
Nocera Inferiore, 221, 221n Porto San Giorgio, 137 San Demetrio ne’ Vestini, 175,
Notaresco, 70 Portocivitanova, 137 215, 215n
Ofena, 76 Pratola Peligna, 12, 47n, 48n, San José, 198n, 199, 199n
Ohio, 48n, 186, 187 51, 55, 57, 58, 61, 63, 71, 72, San Lorenzo di Pizzoli, 77
Orsogna, 53, 54n 76, 79, 121, 121n, 123, 123n, San Pio, 77
Ortona, 12, 44, 60, 63, 71, 73, 126, 138, 142, 166, 174, San Pio delle Camere, 58, 58n,
75, 76n, 77, 77n, 78, 79, 177, 178n, 181, 182n, 184, 77
100n, 121, 126, 138, 160, 186, 190n, 204 San Vito Chietino, 127, 160,
179, 179n, 194 Preturo, 55, 210n 160n
Ortona dei Marsi32, 185, Prezza, 178 Sanpierdarena, 107
Ortucchio, 28 Providence, 184, 184n Sant’Egidio, 70
Osimo, 47n Puglia, 32n, 35, 62, 96, 120, Sant’Omero, 77
Ovindoli, 75 221 Santa Teresa di Gallura, 132n
Pacentro, 51 Raiano, 12, 23n, 71, 73, 74n, Scafa, 26, 34, 43, 43n, 225n
Paganica, 12, 137, 137n, 183 76n, 77, 78, 78n, 125, 140, Schenectady, 186
Palermo, 45, 173 141, 143, 162, 162n, 166, Seattle, 42, 42n, 238, 240
Pantelleria, 179n, 180n 175, 175n, 186, 199, 200, Secinaro, 44, 54, 77, 183n, 187
Parigi, 32, 184, 186, 190, 191, 226n Senigallia, 176n, 215
208n, 237 Rapino, 44, 63 Sestri Ponente, 69n
Parma, 30, 131 Ravenna, 27 Sicilia, 20n, 62, 96, 214, 217n
Paterno di Celano, 27, 43, 43n, Renicci d’Anghiari, 205 Siena, 100
44, 55, 63, 64, 71, 72, 78, 99, Rocca Di Mezzo, 12, 55, 55n, Sila, 214
102n, 103, 121, 121n, 122, 58, 184 Silvi Marina, 215, 215n
122n, 134n, 138, 158, 214, Rocca San Giovanni, 33n, 34, Sora, 206n
215 84n Spagna, 12, 44n, 50n, 60n, 66n,
Penne, 53, 54n, 70, 70n, 77, Roio, 63 88n, 108n, 127n, 146n,
159, 159n Roio Piano, 77, 101, 101n, 114, 155n, 184, 186, 188n, 190,
Pensylvania, 98n 122, 140 193, 193n, 194, 194n, 195,
Perugia, 238 Roma, 16, 17n, 30, 34n, 38, 195n, 197, 205, 211, 216,
Pesaro, 80, 173 42n, 44, 48n, 103, 123n, 124, 226, 230
Pescara 26n, 27, 33n, 34, 37, 127, 128, 130n, 134, 138, Steubenville, 48n, 187
37n, 44, 73, 75, 99, 100n, 165n, 172, 172n, 173, 174, Sulmona, 17, 21, 22n, 24n, 26,
106, 164, 167, 184n, 190n, 176, 177, 179, 201n, 204n, 27, 28, 28n, 34, 34n, 37, 37n,
194n, 204, 210, 211, 211n, 205, 208, 238, 238n 38, 42-44, 45n, 48n, 51, 55,
212, 213, 214, 214n, 215, Rosciano, 70 55n, 56, 58, 58n, 59, 61n, 63,
215n, 230n Rosignano Marittimo, 236 64, 69, 69n, 71, 72, 72n, 77,
Pescasseroli, 63 Rovere, 58n, 59n 77n, 78, 79, 79n, 80, 80n, 81,
Pescina, 76, 103, 153, 176, Russia, 15, 29, 46, 47, 47n, 48, 81n, 82, 82n, 83, 84, 86, 86n,
176n 55, 60, 61, 69, 87, 96, 98, 87, 91, 94n, 95, 99, 100n,
Pescocostanzo, 32 111, 112n, 131, 138, 146, 104, 105, 105n, 106, 106n,
250 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
108, 109, 111, 112n, 113, Tocco Casauria, 78, 79, 83, Ustica, 179n
114, 114n, 115n, 118, 118n, 83n, 99, 100, 100n Val Pescara, 11, 21, 34, 134
119, 119n, 124, 124n, 126, Torano Nuovo, 70 Valle Peligna, 21, 51,
132, 132n, 133, 134, 134n, Torino, 47, 47n, 73n, 103, 110 Varsavia, 150
135, 137, 137n, 138, 139, Torino di Sangro, 71n Vasche di Coppito , 77
140n, 144, 153, 153n, 154, Torre de’ Passeri, 27, 43, 43n, Veneto, 36
154n, 155n, 156n, 157, 157n, 44, 53, 58, 58n, 63, 70, 112, Venezia, 35
158, 158n, 162n, 164, 165, 121, 134, 138, 154, 166, Ventotene, 205, 232
165n, 166, 167, 167n, 168, 225n Verona, 56, 118, 204
169, 169n, 170, 172, 173n, Torricella Peligna, 54 Versailles, 54
187, 209, 230n, 231, 231n, Tortoreto, 70 Villa Carufo d’Ofena, 77, 115
236 Toscana, 34n, 35, 36, 50n, 58 Villa Caruso, 115
Svizzera, 29, 38n, 185, 188, Trani, 84n Villa Penna, 18, 18n,
208n, 232 Tremiti, 179, 179n Villa Santa Lucia, 77, 115,
Tagliacozzo, 64 Trieste, 51n, 110 115n
Teramo, 12, 27, 30n, 34n, 37n, Tripoli, 28 Villa Santa Maria, 58, 58n
40, 41, 44, 53, 54n, 58, 58n, Tussio, 58, 58n, 77 Villalago, 166
60, 60n, 61, 63, 64, 70, 70n, Viterbo, 44
77, 94n, 101n, 118, 119n, Ucraina, 147, 147n Warreu, 186
129n, 146n, 152, 152n, 159, Udine, 41 Washington, 205
159n, 164n, 165n, 167n, 168, Umbertide, 238 Weirton, 187
210 Uruguay 201n Westfield, 185
Termoli, 27, 32n, 102, 102n, Usa, 12, 28, 33, 43n, 44, 48n, Zungoli, 174n, 216
160 98n, 103n, 139, 183n, 184, Zurigo, 29
Terni, 38, 85, 238 187, 192, 209, 231n
Indice dei periodici
«Abruzzo Rosso», Organo settimanale della Federazione Socialista Abruzzese, Aquila, a. 1919
«Almanacco Libertario», Pro vittime politiche per l’anno 1936, Ginevra, a. 1936
«Anarchia», A cura delle fratellanze abruzzese e di capitanata, Pescara, a. 1947
«Controcorrente», Rivista di critica e di battaglia, Boston, Mass., aa. 1957-1959
«Era Nuova», Quindicinale anarchico (F.A.I.) dal 1946; Quindicinale anarchico. Periodico della Fe-
derazione Anarchica Piemontese (F.A.I.) dal 1949; Torino, aa. 1946-1950
«Falce e Martello», Organo della Federazione Provinciale Socialista, Teramo, a. 1920
«Il Comunista», Organo della Frazione Comunista del Partito Socialista Italiano, Imola, a. 1921
«Il Foglio Anarchico», Individualista, Aquila, aa. 1907-1908
«Il Germe», Giornale quindicinale socialista, Sulmona, a. 1907
«Il Grido della Folla», Periodico settimanale anarchico, Milano, aa. 1902-1904
«Il Libertario», Giornale anarchico dal 1905; Settimanale anarchico dal 1915; Giornale anarchico dal
1916; La Spezia, aa. 1907-1920
«Il Martello», New York, Settimanale di battaglia a cura del Gruppo Il Martello, numeri sparsi, aa.
1935-1942
«Il Momento», Organe du M.L.I. en France, Parigi, numeri sparsi, a. 1945
«Il Nocchiero», Settimanale politico, sociale, letterario, commerciale, Aquila, a. 1924
«Il Proletario», già “Falce e Martello”- Organo settimanale della Federazione Provinciale Socialista
di Teramo, Castellamare Adriatico, aa. 1921-1922
«Il Risorgimento d’Abruzzo», Settimanale di battaglia, Roma, a. 1919
«Il Risveglio», Giornale italiano indipendente, Dunkirk, N. Y., aa. 1937-1942
«Il Sagittario», Voce delle correnti di sinistra, Sulmona, a. 1945
«L’Abruzzo Radicale», Organo dei Radicali Abruzzesi, Aquila, aa. 1904-1905
«L’Abruzzo Rosso», Organo del Partito Comunista d’Italia, Aquila, a. 1922
«L’Adunata dei Refrattari», Pubblicazione settimanale, New York, numeri sparsi, aa. 1926-1946
«L’Agitatore», Periodico settimanale di azione rivoluzionaria dal 1910; Periodico anarchico di azione
rivoluzionaria dal 1911; Periodico settimanale anarchico dal 1912; Bologna, numeri sparsi, aa. 1910-
1913
«L’Agitazione», Periodico socialista-anarchico, Ancona, a. 1897
«L’Avvenire», Organo dei Lavoratori Abruzzesi dal 1894; Organo dei Socialisti Abruzzesi dal 1899;
Organo dei Socialisti del Collegio di Aquila dal 1903; Organo della Federazione Provinciale Socialista
di Aquila dal 1920; Organo di battaglia della Federazione Provinciale Socialista Aquilana dal settembre
1920; Organo della Federazione Provinciale Socialista Aquilana dal febbraio 1921; Aquila, aa. 1894-
1922
«L’Internazionale», Quindicinale anarchico, Ancona, numeri sparsi, aa. 1978-1987
«La Città», Mensile d’Abruzzo indipendente al servizio del cittadino, Sulmona, a. 1989
«La Controcorrente», Pubblicazione dedicata alla lotta contro il fascismo; Organo d’agitazione e di
battaglia contro il fascismo dal dicembre 1939, Boston, Mass., numeri sparsi, aa. 1939-1943
«La Difesa», Giornale ufficiale dell’Unione Nazionale fra il Personale Attivo del Servizio Lavori delle
Ferrovie dello Stato, Sulmona, aa. 1914-1916
«La Locomotiva», Organo del Sindacato Conduttori Locomotive, Guidatori Treni Elettrici ed Affini,
Sulmona, aa. 1905-1906
«La Riscossa d’Abruzzo», Organo della Federazione Repubblicana Abruzzese-Molisana, Castellamare
Adriatico, a. 1922
«La Sveglia», suona al sabato, Teramo, a. 1914
252 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957
«La Vita Operaia», Quindicinale di propaganda socialista-anarchica, Ancona, numeri sparsi, a. 1906
«Libero Accordo», Quindicinale di propaganda per l’educazione e la coltura libertaria, Roma, numeri
sparsi, a. 1926
«Risorgere», Settimanale indipendente, Aquila, aa. 1944-1945
«Umanità Nova», Quotidiano anarchico, Milano, poi Roma, Giornale Anarchico dal 19 agosto 1922,
aa. 1920-1922
«Umanità Nova», Settimanale anarchico, Roma, numeri sparsi, aa. 1950-1958
«Voce d’Abruzzo», Settimanale della Federazione Comunista di Aquila, L’Aquila, a. 1945
«Volontà», Periodico di propaganda anarchica, Ancona, numeri sparsi, aa. 1913-1914
«Volontà», Rassegna quindicinale anarchica, Ancona, numeri sparsi, aa. 1919-1920
Tavola delle abbreviazioni
Abbreviazioni archivistiche
Abbreviazioni bibliografiche
BdA1 L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo. Vol. I, tomo 1. Periodici e numeri unici anar-
chici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Crescita Politica, Firenze, 1972
BdA2 L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo. Vol. I, tomo 2. Periodici e numeri unici anar-
chici in lingua italiana all’estero (1872-1971), Crescita Politica, Firenze, 1976
CcFAI U. Fedeli, G. Sacchetti, Congressi e convegni della Federazione Anarchica Italiana.
Atti e documenti 1944-1995, CSL Camillo Di Sciullo, Chieti, 2003
DBAI Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, diretto da M. Antonioli, G. Berti, S. Fe-
dele, P. Iuso, 2 voll., BFS, Pisa, 2003-2004
SPAM L. Ponziani, Due secoli di stampa periodica abruzzese e molisana, Interlinea, Teramo,
1990
«Rassfr» «Rivista Abruzzese di Studi Storici dal fascismo alla Resistenza», L’Aquila
«Rsa» «Rivista storica dell’anarchismo», BFS, Pisa
Altre abbreviazioni
Ristampa Anno
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