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ABRUZZI EstOvest

collana di civiltà adriatiche e mediterranee

diretta da
Stefano Trinchese

3
Comitato scientifico:

Antonello Biagini, Gaetano Bonetta, Jean Dominique Durand, Agostino Giovagnoli,


Roberto Morozzo della Rocca, Predrag Matvejevic, Andrea Riccardi, Luciano Tosi.
Edoardo Puglielli

Il movimento anarchico abruzzese


1907-1957

prefazione di
Maurizio Antonioli

Textus
Realizzazione editoriale
Textus s.r.l.

Consulenza editoriale
Stefania De Nardis

Progetto grafico
Andrea Padovani

© Copyright 2010 Textus s.r.l. Casa editrice


L’Aquila, via Rosso Guelfaglione, 35

Stampato da Publish Pre&stampa di San Giovanni Teatino (CH)


www.textusedizioni.it

I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e di adattamento anche


parziale, effettuato con qualsiasi mezzo compresi i microfilm e le copie foto-
statiche sono riservati

ISBN 978-88-87132-62-5
Indice generale

Prefazione di Maurizio Antonioli 9

Capitolo I: Anni di guerra 15


Premessa 15
La settimana rossa 23
Contro l’intervento 39

Capitolo II: Il biennio rosso 49


L’Unione comunista-anarchica italiana 79
Il 1919 52
La barricata unica 55
Il quotidiano degli anarchici italiani 62
Il «contegno degli anarchici» 65
Il coordinamento anarchico regionale 70
«Vittime della regia mitraglia» 73
Nasce la Federazione anarchica abruzzese 77
L’attivazione dei gruppi 82
Nella Federazione anarchica meridionale 84
Le mobilitazioni antimilitariste 85
Il II congresso dell’Uai 87
Il II convegno della Faa 91
L’organizzazione libertaria in Molise 95
Propaganda 96
Occupazione di terre e officine 102
L’offensiva del governo 110

Capitolo III: Controrivoluzione 117


Il clima del 1921 117
La linea della Faa 121
Gli Arditi del Popolo 126
8 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

«Per la vita di Sacco e Vanzetti!» 132


Il III convegno della Faa 137
La Casa del Popolo di Raiano 140
Il III congresso dell’Uai 143
«L’Annunciatore» 146
L’Alleanza del lavoro 152
Il IV convegno della Faa 162
Lo sciopero di agosto 165
Clandestinità 173

Capitolo IV: «Sparpagliati per il mondo» 183


Lotta per la libertà 183
Nella rivoluzione spagnola 192

Capitolo V: Liberazione 197


Memoria resistente 197
Editori, memorialisti e sindaci anarchici 208
Riorganizzazione 210
Quirino Perfetto 216
Al posto di una conclusione 222

Appendice 227
«Il Pensiero» di Di Sciullo 227
I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 230
Lettera di Umberto Postiglione ai genitori 238

Indice dei nomi 241


Indice dei luoghi 247
Indice dei periodici 251
Tavola delle abbreviazioni 253
Prefazione

Il lavoro che Edoardo Puglielli ha condotto per ricostruire le vicende del


movimento anarchico abruzzese durante un arco di tempo cinquantennale è
stato generoso e accurato. Non sempre uno studioso generoso e dedito al-
l’argomento che va affrontando riesce a combinare l’accuratezza e la pazienza
della ricerca dei dettagli, rinvenendoli dalle pieghe della storia in cui si è av-
venturato. Quando vi riesce, però, il risultato è felice, utile alle ricerche suc-
cessive e, pure, piacevole alla lettura; e questo è il caso del volume che
abbiamo tra le mani.
Deve considerarsi centrato, quindi, l’obiettivo che nelle sue conclusioni,
stilate «al posto di una conclusione», l’autore stesso lucidamente riassume;
specificando di mirare alla definizione di una tessera, più levigata e definita
possibile, utile per contribuire a delineare un mosaico ampio, che negli anni
per l’impegno di molti studiosi appassionati si è sempre più svelato: quello
che ci riporta l’immagine del movimento anarchico italiano, nel suo com-
plesso, e lungo l’arco diacronico in cui le sue vicende si svolsero.
La ricerca si giova degli studi che lo hanno preceduto, e che sono ampia-
mente valutati in una solida bibliografia di supporto, ma i suoi buoni esiti sono
utili pure a testimoniare come lo stato dell’arte in materia di storiografia del
movimento anarchico abbia raggiunto, in questi ultimi anni, un livello di ma-
turità sia sotto il profilo metodologico sia dell’ampiezza dei casi di studio. Penso
allo sforzo collettivo realmente imponente che ha portato alla pubblicazione
del Dizionario biografico degli anarchici italiani, ampiamente richiamato anche in
questa ricerca, e che ha rappresentato un vero e proprio turning point degli studi
del movimento anarchico, permettendo di illuminare le vite di singoli militanti,
e svelando le reti relazionali che sul territorio fungevano da connessione del
tessuto del movimento e che, pure per il caso abruzzese, sono in questo volume
attentamente considerate.
Anche l’analisi di questo caso regionale, certamente originale sotto molti
aspetti, evidenzia come dietro ogni organizzazione o embrione di organiz-
zazione, dietro ogni gruppo o circolo, dietro ogni pubblicazione, rilevante
od occasionale, dietro ogni attività o azione, inscrivibile nel contesto del mo-
vimento anarchico in senso lato, si celasse ancora più di quanto non avvenisse
in altri ambienti politici, l’attività infaticabile e generosa di singoli individui,
spesso votati ad esistenze tanto appassionate quanto, a tratti, disperate.
È interessante e comprensibile il richiamo alla necessità anche euristica
di ricostruire le vicende degli “esclusi” e dei “vinti”, certamente sovente tra-
scurati dalla storiografia, così come è pertinente, nelle modalità in cui lo si
avanza, il richiamo alla categoria della “storia negata”. Dopo anni di studio di
storia dell’anarchia, e ancora di più delle persone che questa idea hanno por-
tato in giro per il mondo, pure leggendo con attenzione lo studio di Puglielli,
emerge la sensazione che tutti questi individui, ognuno per se stesso e tutti
legati in uno stesso “movimento” da un filo a volte flebile, abbiano saputo vi-
vere e dar vita – a prescindere da come li abbia trattati una storiografia che
comunque in questi anni ha ben svolto il suo compito – a una straordinaria e
speculare “storia affermata”. Abbiano saputo, in altre parole, e richiamando
il pensiero di Leda Rafanelli, seguire la propria strada «a piacere della loro
natura, del loro modo di pensare, del loro temperamento», e a dispetto di
ogni ostacolo si frapponesse loro o fosse loro frapposto dinanzi: affermando,
quindi, se stessi, le proprie idee e la propria storia, nonostante tutto.
Il libro ricostruisce le vicende dell’anarchismo a livello regionale, po-
nendo così un confine geografico a un movimento che è sempre una materia
fluida, che in alcuni momenti scivola, si espande, si sfilaccia, si disperde per
rivoli sottilissimi a volte carsici, e poi riemerge, si rinvigorisce, e riprende il
suo corso quando sembrava essere ormai definitivamente essiccato. Merito
dell’autore è non perdere mai le tracce di questo fluido, ricomponendone
una sostanza che a volte potrebbe sfuggire tra le dita delle mani. Questa abi-
lità anche narrativa, che rende uniforme quel che uniforme non è stato in
natura, ed elabora efficaci soluzioni di continuità ad ogni strappo del tessuto,
rende al lettore la sensazione della attività infaticabile svolta da alcune gene-
razioni di militanti: il movimento anarchico che emerge da questo studio è
una tela di Penelope, un continuo tessere di giorno quel che la notte è stato
disfatto – da sé, dagli uomini o dal destino – un impegno quotidiano, a volte
diffuso tanto insistentemente da non parere ragionevole, nell’affermare in
pochi, o anche singolarmente e a dispetto di ogni ostacolo, la propria volontà
e convinzione.
Il libro avvia col delineare la costituzione – che è a sua volta una ricosti-
tuzione dopo gli avvenimenti dello scorcio del secolo precedente – del mo-
vimento alla vigilia della Grande guerra. Quest’ultimo avvenimento, che
segnava l’avvento di una intera generazione sulla scena politica, trovava un
movimento anarchico, anche in Abruzzo, fortemente debilitato dalla se-
quenza di agitazioni sindacaliste (per i forti legami in particolare con le or-
ganizzazioni sindacali dei ferrovieri), antimilitariste, anticolonialiste che
avevano segnato il periodo giolittiano.
Il rinvigorirsi del movimento a partire dal 1917 avviava una stratificazione
di strutture e esperienze, perfezionate negli anni del dopoguerra con un de-
ciso incremento della militanza, che l’autore segue non perdendo però mai
di vista le diverse connotazioni del movimento anarchico: organizzatrici, an-
tiorganizzatrici, individualiste. Allo stesso modo si nota una attenzione alla
tessitura e alle lacerazioni intervenute tra il movimento anarchico e le altre
componenti del movimento operaio, nonché ai rapporti in evoluzione tra gli
avvenimenti di ordine nazionale e la peculiare esperienza abruzzese.
In questa regione il movimento coinvolgeva non solo i militanti dei mag-
giori centri ma anche quelli che vivevano le più difficili condizioni nelle realtà
periferiche e nelle piccole località: la militanza vedeva protagonisti quali Am-
brogio Cipriani, Franco Caiola e Francesco Ippoliti nella Marsica; Tullio
Lazzarini, Carlo Alessandrelli, Gilmo Talamini e Camillo Di Sciullo, ani-
matore de «Il Pensiero», a Chieti e nei centri della Val Pescara; Attilio Conti
nella zona di Castellamare Adriatico; Francesco Bentivoglio e Lidio Ettorre
a Giulianova e nel teramano.
Le evoluzioni nell’organizzazione del movimento a livello nazionale, ana-
lizzate nei loro risvolti locali, erano animate da un lavorio che raggiungeva
il suo apice con la volontà di dar vita, dal 1920, ad una Federazione anarchica
meridionale.
Se i primi anni di fascismo, pur frammentando il movimento, non riu-
scivano a disperdere i legami tra i militanti, con la metà degli anni venti il
riflusso colpiva l’anarchismo italiano, e quindi abruzzese, avviando una lunga
fase carsica, di clandestinità, terminata solamente alla fine della guerra.
Il periodo del fascismo, in cui gli anarchici venivano, secondo l’autore
«sparpagliati per il mondo», stretti com’erano non solamente nello storico
conflitto con lo Stato ma anche con il fascismo e con il bolscevismo, coincide
12 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

con alcune belle pagine nelle quali l’autore insegue, ad uno ad uno, i princi-
pali esponenti dell’anarchismo abruzzese nei luoghi in cui una vera e propria
diaspora li aveva sospinti. Partendo da località come Acciano, Paganica, L’A-
quila, Fontecchio, Teramo, Canistro, Castellamare Adriatico, Castel di Ieri,
Lanciano, Rocca Di Mezzo, Ortona, Pratola Peligna, Raiano, gli anarchici
abruzzesi si recavano in Argentina, Germania, Lussemburgo, Francia, Spa-
gna, o a New York, Boston, Detroit come in altre città degli Usa fuoriu-
scendo dalla «caserma di disciplina» che era l’Italia fascista, per dirla con le
parole di Luigi Meta, cercavano e trovavano nuove battaglie da combattere
per la libertà propria e altrui, poiché «anche in America c’erano schiavisti e
usurpatori senza scrupoli».
Scompaginato dalla dittatura e ricomposto su basi internazionali, il mo-
vimento anarchico – e al suo interno i molti militanti abruzzesi – attraversava
le tappe della guerra di Spagna, e poi della seconda guerra mondiale.
L’esperienza dell’immediato dopoguerra, qui ben sintetizzata con l’ana-
lizzare la vicenda di Quirino Perfetto, macchinista ferroviere e segretario
della Federazione anarchica abruzzese del biennio rosso, spesosi per una rior-
ganizzazione del movimento, conclude l’arco temporale affrontato dal libro.
E richiama nuovamente la volontà di una lunga generazione di militanti,
dopo un ventennio di dittatura, di ribadire la propria “storia affermata”.

Maurizio Antonioli
Il movimento anarchico abruzzese
1907-1957
Anni di guerra

Premessa

«Unità per la rivoluzione!», tra chi ha combattuto contro la guerra. È que-


sto l’appello lanciato dal movimento anarchico italiano al proletariato nel
marzo 1917, quando cioè si diffonde in tutto il mondo la notizia che in
Russia lo zarismo è stato spazzato via. La rivincita sembra essere a portata
di mano. Bisogna organizzarsi e prepararsi. E al più presto: la rivoluzione
può estendersi in Germania, nel resto d’Europa e, allora, occorre insorgere
anche in Italia.
Come?
Nel giugno 1914, con la settimana rossa, gli anarchici avevano incendiato
la penisola ma già a metà ottobre, del fronte rivoluzionario che pazientemente
avevano unito, non rimaneva quasi nulla. Quell’insurrezione aveva segnato
ulteriormente il divario netto di strategia fra rivoluzionari e riformisti e il suo
epilogo rimane a lungo oggetto di dibattiti, polemiche e scissioni all’interno
del movimento operaio. Dai sindacalisti rivoluzionari, la settimana rossa viene
valutata come una mezza sconfitta, il che li orienta verso una rielaborazione
teorica che prevede uno Stato minimo, comunalista, e anche momenti poli-
tico-elettorali nella lotta rivoluzionaria. Dagli anarchici, invece, lo sciopero
insurrezionale, inteso e preparato come “preludio della rivoluzione”, viene
totalmente “riabilitato”, proprio alla luce del fatto che erano bastate sole
quarantotto ore per mettere quasi in pericolo la sicurezza di uno Stato. E
seppure molti di essi venissero arrestati o costretti alla fuga, la settimana
rossa viene valutata come una conferma del loro metodo rivoluzionario.1

1 Sull’andamento della settimana rossa si veda L. Lotti, La Settimana Rossa, Le Monnier, Firenze 1972.
16 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

L’avvento del regime liberale e la fine del domicilio coatto non avevano
certo impedito alla polizia di porre ancora gli anarchici più attivi “nell’im-
possibilità di nuocere” ma la nuova realtà aveva offerto spazi di organizza-
zione e di propaganda mai sperati prima. Lo Stato non si presenta più come
l’aggressore cieco nei confronti del movimento sovversivo, in quanto tollera
certe libertà che permettono la funzionalità di un gruppo, la creazione di
una federazione, una certa programmazione di conferenze di propaganda,
la vita e la diffusione di periodici e di altre pubblicazioni, l’organizzazione
di convegni locali e regionali. Per gli anarchici, dunque, era stato nuova-
mente possibile reinserirsi fattivamente nella realtà e riguadagnare così il
tempo perduto nel periodo della “caccia al malfattore”, di cui erano stati le
vittime privilegiate.2 Un passaggio molto significativo è rappresentato dal
congresso anarchico nazionale di Roma (16-20 giugno 1907), che dava defi-
nitivamente il via al processo di ricerca e definizione della fisionomia e del-
l’azione di un’organizzazione anarchica italiana di sintesi. Il congresso aveva
visto la partecipazione di trentasette gruppi e federazioni locali per un totale
di quarantatre località rappresentate, tra cui Chieti, con la partecipazione
di Camillo Di Sciullo.3 Complessivamente erano intervenuti oltre un cen-
tinaio di militanti, quasi tutti operai («tranne due o tre avvocati e tre o quat-
tro studenti»), che approvavano definitivamente il programma
malatestiano.4 Importante anche il convegno romano della Federazione so-
cialista-anarchica laziale (Fasl) del novembre 1905, dove, tra le altre, si erano
registrate le presenze di Guido Pighetti e Francesco Ippoliti, in rappresen-
tanza rispettivamente del gruppo socialista-anarchico aquilano “Louise Mi-
chel” e del Circolo “Il Progresso” di San Benedetto dei Marsi. Gli intervenuti,
«dopo ampia discussione circa la partecipazione alle organizzazioni operaie,
considerando che è necessario aderirvi, dicono che è utile parteciparvi, te-
nendo però tattica intransigentemente coerente ai loro principii; e perciò
concludono che entrando nelle organizzazioni operaie, devono operare se-

2 G. Cerrito, Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa, Samizdat, Pescara 2001, pp. 47-48. Si veda
anche il paragrafo «Il Pensiero» di Di Sciullo nell’Appendice. Per una storia politica e sociale dell’Italia 1894-
1897 si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1774-
1829. Per una storia economica dell’Italia di fine secolo si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi,
tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 111-129. Per una storia politica e sociale dell’Italia 1897-1900
si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1830-1866.
3 Cfr. ACS, CPC, b. 1819, f. ad nomen.
4 Sull’andamento del congresso si veda G. Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano
e internazionale (1872-1932), Franco Angeli, Milano 2003, pp. 464-473.
anni di guerra 17

condo la coscienza anarchica: lasciando libertà ai gruppi e agli individui di


accettare o no le cariche sociali, a secondo dei momenti e delle circostanze
senza menomare la coerenza anarchica».5 Va ricordato che fin dal 1901 i mi-
litanti romani avevano adottato un Programma socialista anarchico che, sulla
scorta di una sostanziale linea malatestiana, rifiutava tuttavia la tentazione
insurrezionalista perché affermava la necessità di lottare alla luce del sole,
usufruendo dello spazio aperto dalle nuove libertà politiche nelle quali
avrebbe dovuto inserirsi l’organizzazione specifica degli anarchici. Questo
Programma, concepito per dare vita ad una federazione dei socialisti-anar-
chici d’Italia, era stato in gran parte mutuato da altri gruppi e federazioni
sparsi in varie parti della penisola, tra cui i gruppi attivi nel capoluogo abruz-
zese.6 Contemporaneamente, molti anarchici andavano assumendo posi-
zioni di responsabilità negli organismi sindacali, divenendo segretari o
membri delle commissioni esecutive di alcune Camera del Lavoro CdL,
Leghe di resistenza, o, come per Carlo Tresca,7 Augusto Castrucci8 ed altri,
dirigenti dello Scl con sede nazionale a Sulmona.
È questo sostanzialmente il quadro in cui si erano trovati ad agire quei
militanti che intendevano creare una forza organizzativa al fine di costituire
la base operativa di una salda identità politica. Bisogna precisare che in que-
sti anni gli anarchici d’orientamento organizzatore non costituivano la parte
maggioritaria del movimento (composto anche da antiorganizzatori e indi-
vidualisti, e con i quali, tra l’altro, la polemica era abbastanza accesa). Per
di più, chi era favorevole alla prospettiva organizzativa era anche quasi sem-
pre attratto dall’ottica sindacalista, la quale prospettava un inserimento or-
ganico nelle maglie del movimento operaio. E ciò costituiva indubbiamente
una tentazione non indifferente, dal momento che veniva data la possibilità
di usufruire di una struttura già esistente costituita dalla rete organizzativa
delle CdL e delle Leghe di resistenza, in generale da tutte le strutture create
autonomamente dal movimento dei lavoratori. Una possibilità, ovviamente,
che spesso portava molti a relegare in secondo piano la necessità di formare
un organismo anarchico specifico. La ricerca di un’identità politico-orga-

5 Il convegno romano della Fasl si tiene sotto la regia di Luigi Fabbri e Libero Merlino. L’assise
è incentrata sul seguente ordine del giorno: l’organizzazione del partito, il programma malatestiano, il
sistema di federazione fra i gruppi, la partecipazione degli anarchici nelle organizzazioni di mestiere,
la stampa libertaria. Cfr. Il convegno anarchico laziale, «Il Messaggero», Roma, 14 novembre 1905.
6 Si veda il paragrafo I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 nell’Appendice.
7 Su Carlo Tresca cfr. DBAI, vol. II, pp. 623-626.
8 Su Augusto Castrucci cfr. DBAI, vol. I, pp. 346-349.
18 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

nizzativa nasce dunque da queste condizioni che spiegano anche il continuo


intreccio operativo esistente fra anarchici organizzatori e anarchici filosin-
dacalisti. I poli di questo intenso processo, quello politico e quello sindacale,
vanno perciò considerati dialetticamente.9
Le discussioni sulla validità e l’incidenza dell’anarchismo, il suo ruolo,
la sua tattica, la sua organizzazione, i problemi minoranza/masse e
teoria/pratica coinvolgono tutta la stampa e gli ambienti d’area anarchica
e libertaria. Sono molte le località in cui dirigenti del movimento riescono
con successo a spingere gli anarchici sostenitori dell’organizzazione a “tor-
nare al popolo”, per svolgervi un lavoro sistematico, giorno per giorno. Un
lavoro costante e metodico che, come vedremo meglio più avanti, vede ora
attivi anche in Abruzzo non solo i militanti dei maggiori centri delle pro-
vince, ma anche quelli che vivono le più difficili condizioni obiettivamente
presenti nelle realtà periferiche e nelle piccole località:

[Villa Penna] Anche in quest’angolo dell’Abruzzo, ignorante ma “forte e gentile” come


dicono i letterati, l’idea libertaria comincia a farsi strada. Pare incredibile; a me pure,
a furia di insistere e di non scoraggiarsi mai, qualche compagno è riuscito a far pene-
trare anche qui «Il Libertario», il quale non dimostra minor buona volontà di noi a
diffondere l’anarchismo in queste popolazioni arretratissime sulla via della civiltà.10

Studio dei problemi vivi e quotidiani dei lavoratori dunque, ma sempre


in vista della totale trasformazione del sistema di proprietà e di distribu-
zione; propaganda, lotta per i miglioramenti salariali e normativi, in quanto
necessità di vita per il lavoratore, giacché evita che esso scenda ad una con-
dizione d’esistenza sempre più bassa e, allo stesso tempo, lo educa al
conflitto e alla solidarietà. L’organizzazione di classe quindi, assume una
necessaria funzione elevatrice delle masse ma anche educatrice, strumentale
e di autoemancipazione. Approfittare di ogni occasione si presenti per sug-
gerire soluzioni libertarie ai problemi sociali; cogliere e comprendere la
realtà mutevole e adattarvisi non con il mutare del programma ma con lo
scrollarsi di dosso la preoccupazione dell’ortodossia immobilistica di ori-
gine ottimista e meccanicista e con un ripensamento critico di tutti i pro-
blemi della società; costruire o ricostruire i gruppi, concordando coi
membri di essi le misure da adottare nelle varie occasioni; formare di questi

9 G. Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale (1872-1932), cit., p.


464.
10 D.B., Villa Penna, «Il Libertario», 26 gennaio 1911. Sul periodico, diretto a La Spezia da Pa-
anni di guerra 19

gruppi dei nuclei rivoluzionari, con possibilità di allargamento a individua-


lità di altre formazioni sovversive collegandole tra loro e armonizzandone
l’azione, in modo da presentarsi alle masse con una base di intesa rivolu-
zionaria localmente costituita e da offrire al potere una resistenza più estesa
e compatta.11
Con questa impostazione, questo fervore organizzativo di carattere po-
litico e questa presenza anarchica nel movimento dei lavoratori si apre ef-
fettivamente un nuovo periodo: le minoranze tornano ad agire tra il popolo
non più come avanguardia isolata e incompresa ma insieme con il popolo,
con l’obiettivo immediato di strappare innanzitutto le organizzazioni e le
associazioni dei lavoratori agli schieramenti filoistituzionali:

Da qualche tempo il nostro movimento si è rafforzato per la venuta nelle nostre file di
un nucleo di giovani, attivi ed intelligenti, i quali – dopo aver vagliato i criteri dei partiti
politici che tendono a conquistare i pubblici poteri per dar [illeggibile] dei demagoghi,
si sono convinti della bontà e realizzabilità dell’Idea anarchica che vuole organizzata la
società umana senza privilegi e senza autorità, promettendo “a ciascuno secondo i pro-
pri bisogni” e pretendendo “da ciascuno secondo le proprie forze”. Fra breve questi
nuovi e coraggiosi militi dell’Ideale si ordineranno in gruppo per attivare la propaganda
libertaria fra gli oppressi lavoratori e per strapparli dalle spire di un nuovo circolo ari-
stocratico sfruttatore.
Il gruppo anarchico giuliese si solleva, si agita, si muove.12

Gli anarchici, in pratica, hanno capito che la rivoluzione fatta da un


partito solo condurrebbe al dominio di quel partito e non sarebbe in alcun
modo una rivoluzione né realmente socialista né tantomeno libertaria. Essi,
infatti, non vedono nell’organizzazione una necessità transitoria, una que-
stione di tattica e di opportunità, ma una necessità inerente alla stessa so-
cietà, una questione di principio che comprende gli elementi essenziali che
dovranno caratterizzare la società di domani: tolleranza e antimonopoli-
smo, autonomia delle individualità e dei gruppi nell’associazione ed obbligo
per ciascuno di rispettare gli impegni liberamente assunti, collegialità delle
funzioni e, per conseguenza, antiautoritarismo. Questi chiarimenti, frutto
di ripensamenti ideologici, rielaborazione dei valori dell’anarchismo e ri-
cerca di precisazione di obiettivi pratici, non riguardano semplicemente la
chiarificazione teorica e la riorganizzazione secondo criteri realistici degli

squale Binazzi dal 1903 al 1922, cfr. BdA1, pp. 167-171.


11 G. Cerrito, Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa, cit., p. 109.
20 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

anarchici e l’eventuale intesa con gli elementi rivoluzionari dispersi negli


altri movimenti sovversivi. Riguardano pure i sindacati, la parte organizzata
del movimento dei lavoratori, e i partiti socialista e repubblicano. L’obiet-
tivo è quello di portarli su un piano di rottura con la legalità, sul medesimo
piano cioè degli anarchici, nella lotta contro il potere dal di fuori del potere
medesimo, per dimostrare al Paese che c’è una concreta possibilità di fare
di più, che lo Stato non è invincibile.13
Costruzione di un’intesa rivoluzionaria di base dunque, orizzontale,
in grado di attraversare e coinvolgere i gruppi politici, i movimenti popo-
lari e i settori del sindacalismo. La propaganda sta dando i suoi frutti e,
contemporaneamente, i rapporti di produzione sviluppano un processo di
aggregazione politica marcatamente anticapitalista e classista. La Libia
non dà né il benessere né le ricchezze tanto propagandate dal governo ma
solo morti e invalidi. La situazione economica, a sua volta, si fa col tempo
sempre più difficile, caratterizzata da un quasi costante aumento della di-
soccupazione, una flessione dei salari reali verso il basso, un vertiginoso
aumento del costo della vita e una massiccia emigrazione.14 Ovunque, il
nuovo clima si tinge di un’intransigente contrapposizione classista tra pro-
letariato e Stato, accettata ora anche dai socialisti di sinistra e dai repub-
blicani, che si ritrovano, insieme agli altri schieramenti di classe, in lotta
contro il medesimo avversario: lo Stato. Tra i socialisti si rafforza l’ala ri-
voluzionaria e anticolonialista, creando le premesse per lo sviluppo di
un’estrema sinistra di classe, un blocco rosso capace di dar vita a un mo-
vimento alternativo, classista, anticapitalista e antimilitarista: organizza-
zione proletaria al primo posto, chiarezza degli obiettivi e aderenza
all’ambiente in cui si opera. Privi di rapporti dialettici con un gruppo po-
liticamente consolidato di riformisti intransigenti, anche per i socialisti di
sinistra abruzzesi la convergenza con gli anarchici è praticamente sponta-
nea. Costoro si stringono ora attorno a forti personalità come Ambrogio
Cipriani, Franco Caiola e Francesco Ippoliti nella Marsica; Tullio Lazza-

12 «Il Libertario», 25 luglio 1912.


13 G. Cerrito, Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa, cit., p. 111.
14 Per una storia economica dell’Italia in età giolittiana si veda Storia d’Italia, vol. 4, Dall’Unità ad
oggi, tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 130-206. Per una storia politica e sociale del periodo si
veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1866-1960.
Per l’Abruzzo si vedano: C. Jarach, Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle Provincie me-
ridionali e nella Sicilia, vol. II, Abruzzi e Molise, tomo 1, Roma 1909, ristampa anastatica, Textus, L’Aquila
2007; F. Paziente, Democrazia e Socialismo in Abruzzo (1870-1917), Istituto Abruzzese per la Storia d’I-
anni di guerra 21

rini, Carlo Alessandrelli,15 Gilmo Talamini16 e Camillo Di Sciullo a Chieti


e nei centri della Val Pescara; Attilio Conti nel circondario di Castellamare
Adriatico; Francesco Bentivoglio17 e Lidio Ettorre a Giulianova e nel te-
ramano. A parte il primo, che perderà la vita nel terremoto del 1915, tutti gli
altri li ritroveremo più avanti. Nella Valle Peligna, gli anarchici sono come
da sempre asserragliati in nuclei attivi e meglio coordinati a livello nazionale
nei più compatti raggruppamenti sindacali ferroviari. Nell’idea di modello
organizzativo che più si diffonde tra il proletariato ferroviario, infatti, sono
molti gli elementi che si accordano con quella elaborata in seno al movimento
anarchico: volontarismo, classismo, organizzazione quale struttura federale
di gruppi autonomi a democrazia diretta, cioè agente principale del processo
di trasformazione sociale e, al contempo, embrione della società nuova, risul-
tato del radicale cambiamento degli assetti economici vigenti:

I sindacalisti debbono convincersi che di fronte all’azione statale vi è una sola forma di
azione sindacale: quella compenetrata di anarchismo, negante al potere politico il di-
ritto di imporsi alle masse. Quando i sindacati di mestiere più non ammetteranno che
gli organizzati nutrano delle speranze dall’invio di loro rappresentanti al parlamento,
la questione di principio dell’abolizione dello Stato sorgerà inevitabilmente […]. Tutto
ora sta qui: il sindacalismo, o è anarchico, o non è. Un lungo passo in questo senso è
stato fatto al congresso di Bologna [1910]. E questo passo tende ad avvicinare mag-
giormente i sindacalisti agli anarchici.18

Come ricorderà Gino Morbiducci,19 i governi che si succedono «convo-


gliano gli elementi politicamente scomodi da altre sedi ferroviarie a Sulmona
e questi, in parte anarco-sindacalisti, in parte repubblicani o socialisti, mal si
adattano ad una convivenza così stretta ma, soprattutto, estranea alla loro cul-
tura e priva di sfoghi e scambi, sia politici sia intellettuali». La costruzione

talia dal fascismo alla Resistenza, L’Aquila 1985.


15 Carlo Alessandrelli nasce a Chieti il 3 agosto 1873. Segnalato nel 1903 dalla PS come «anima
delle manifestazioni del suo partito», firmatario di manifesti e programmi, attivo propagandista, in
corrispondenza con Pietro Gori e con i gruppi anarchici di Bari. Diffonde e scrive per «Il Libertario».
Con Mola è alla redazione del periodico «Nihil», stampato nel 1909 presso la tipografia di Di Sciullo.
Nel 1912 riceve e diffonde «Germinal» di Ancona. Cfr. ACS, CPC, b. 58, f. ad nomen.
16 Su Gilmo Talamini, nato a Lorenzago (Belluno) il 29 aprile 1884, elettricista, cfr. ACS, CPC,
b. 5009, f. ad nomen.
17 Su Francesco Bentivoglio, nato a Giulianova il 13 aprile 1883, barbiere, cfr. ACS, CPC, b. 505,
f. ad nomen.
18 Il Congresso Sindacalista, «Il Libertario», 15 dicembre 1910.
19 Su Gino Morbiducci si veda G. Morbiducci (a cura di Mimì D’Aurora), Frammenti di memoria
22 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

delle linee ferroviarie aveva innestato anche in Abruzzo molti degli aspetti ti-
pici della società industriale. Era arrivata gente istruita, che «vista la miseria
culturale, si adopera per aprire scuole serali gratuite, circoli ricreativi e spor-
tivi, varie forme di socializzazione ed istruzione popolare, fondando giornali
e collaborando a quelli che già esistono». Non è certamente semplice far com-
prendere a chi «si appresta ad uscire dalle tenebre dell’analfabetismo, dall’ab-
brutimento della miseria, dalla paura e dalla sudditanza sociale, dalle tante
forme di dipendenza morale e materiale, che attraverso un governo di popolo,
attraverso l’organizzazione sindacale si può raggiungere, con una società di
eguali, un benessere che oggi ci appare ancora come il sogno utopico di una
romantica minoranza alimentata dai testi di Bakunin e Proudhon». Allo stesso
tempo, è difficile «e diventa eroico, quando le autorità costituite, ravvisando
in questi uomini e nelle loro idee di emancipazione sociale e civile una seria
minaccia al loro status quo, cercano con tutti i mezzi, compreso il ricatto verso
le famiglie, la galera, il licenziamento, la perdita di ogni diritto civile, di osta-
colare in tutti i modi che queste idee diventino patrimonio comune». Da qui
l’indispensabile e necessaria lotta di classe per abbattere il capitalismo e lo
sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la società così divisa in esecutori e diri-
genti, il privilegio fondato sull’accaparramento delle ricchezze e delle cono-
scenze. In questi termini, l’organizzazione dei lavoratori diviene centrale per
infondere i principi della solidarietà, dell’uguaglianza, del mutuo appoggio,
dell’importanza della socializzazione universale dell’istruzione per impedire
la formazione di minoranze di eruditi che, monopolizzando il sapere, potreb-
bero poi, grazie a questa maggiore conoscenza, monopolizzare il potere po-
litico ed economico. Per il proletariato della valle sulmonese si tratta a tutti
gli effetti di un nuovo modo di pensare e di vivere, «che cerca di scuotere i
vecchi legami, un mondo che attraverso l’opera educatrice dei ferrovieri, si
istruisce, reclama una propria fisionomia e che finalmente può mandare i pro-
pri figli a scuola, vestirli, fargli calzare le scarpe, così come fanno da sempre i
figli dei signori».20 Sulle colonne de «La Locomotiva», ad esempio, uscivano
sistematicamente editoriali e articoli di questo tono:

Io conosco una sola divisione, vera, netta, logica, il nessun contatto, la guerra a oltranza,
senza requie, senza quartiere, fra l’esercito degli sfruttati e quello degli sfruttatori […
]. I ferrovieri dovranno essere necessariamente uniti, concordi […] e se idealmente un

di un militante di sinistra, Ires Abruzzo, Pescara 2007.


20 G. Morbiducci, Ferrovia e ferrovieri a Sulmona, appunti per una storia sociale del Centro Abruzzo,
anni di guerra 23

distacco, una netta divisione dovrà esservi, sarà di noi oppressi contro gli oppressori. I
ferrovieri, come del resto i lavoratori tutti, ricordiamolo, hanno solo due nemici: lo
Stato, il Capitale. È contro questi, o compagni, che vanno affilate le armi, per
debellarli.21

Significativa è anche la presenza anarchica tra gli operai impiegati nelle


officine di Bussi e i lavoratori organizzati nella CdL di Popoli, per la cui inau-
gurazione (1908) il tipografo Nerino Fracasso, «il sovversivo più influente
delle masse»,22 organizza la conferenza dell’ex-anarchico Francesco Saverio
Merlino.23 Va ricomponendosi, invece, il movimento nel capoluogo di re-
gione, dopo un ininterrotto percorso organizzativo proficuamente sviluppa-
tosi nel ceto artigiano negli anni a cavallo tra i due secoli.24

La settimana rossa

Gli anni che precedono la settimana rossa scorrono segnando anche l’Abruzzo
con una serie di agitazioni di classe nella gran parte promosse e coordinate
dalle organizzazioni sindacali ferroviarie.25 Ma non solo. Le colonne della
prima pagina de «Il Libertario», ad esempio, riferiscono dettagliatamente sui
fatti di Balsorano, dove circa duecento contadini, per lo più donne, si mobi-
litano contro l’applicazione della tassa sul focatico concentrandosi davanti al
municipio. All’arrivo dei carabinieri i manifestanti rispondono con una sas-
saiola. I militi sparano, indirizzando verso la folla colpi d’arma da fuoco. Il bi-
lancio è di un morto e due feriti gravi tra i manifestanti per colpi di moschetto;
di diversi feriti tra la forza pubblica per i sassi.26 Tra gli imputati ritenuti or-
ganizzatori del moto finisce anche l’ex-sindaco repubblicano Raffaele De Me-
dici, indagato per aver anche preso parte ad un convegno anarchico ad
Arsoli.27

«La Città», febbraio 1989.


21 A. Castrucci, Per il Congresso e per l’Organizzazione dei Ferrovieri, «La Locomotiva», 1 novembre 1905.
22 Su Nerino Fracasso, nato a Raiano il 22 agosto 1882, tipografo, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat.
A8, b. 29, f. 14.
23 Su Francesco Saverio Merlino si veda G. Berti, Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista
al socialismo liberale (1856-1930), Franco Angeli, Milano 1999.
24 Si veda il paragrafo I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 nell’Appendice.
25 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1911, b. 23, f. D2-Aquila; Ivi, 1913, b. 29, f. D2-Aquila; Ivi, 1914, b. 27, f.
D2-Aquila; Ivi, cat. G1 (1912-1945), b. 190, f. 445, s. fasc. 16.
26 Cfr. L’eccidio di Balsorano, «Il Libertario», 15 dicembre 1910.
24 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Al contempo, come in tutte le altre regioni della penisola, cresce e si


diffonde sempre più aspra la polemica antimilitarista

[Ciarrocca, Aquila, 22 luglio 1909] Ogni anno 80 o 90 mila padri di famiglia devono
vestire di nuovo la solita e odiosa casacca, abbandonare i propri interessi e la propria fa-
miglia per oltre un mese. Quest’anno la chiamata sotto le armi è stata fatta proprio a lu-
glio, mentre il grano biondeggia nei solchi, proprio nel mese in cui urgono le braccia,
nel mese di maggior attività in campagna. Chi rimedierà a questa iniqua disposizione?28

Tali istanze andranno non troppo tardi a saldarsi a quelle espresse dagli
schieramenti anticolonialisti e quindi a caratterizzare le mobilitazioni per
la libertà di Augusto Masetti e dei prigionieri politici.29
Partecipatissime sono anche le mobilitazioni di protesta contro l’assas-
sinio di Francisco Ferrer y Guardia, attorno alla cui figura e opera si erano
diffuse tra la popolazione una straordinaria solidarietà e una grande sensi-
bilità pedagogica di natura progressista, libertaria e antiautoritaria ma, so-
prattutto, antidogmatica:30 «l’anima umana è assolutamente e ferocemente
anarchica, insofferente, perciò, di qualunque forma di dominio, inflessibile
nei desideri d’una vita completamente libera e varia, senza restrizioni, senza
disciplina alcuna: il senso religioso, nato dalla paura, la forzò ad una certa
umiliazione della sua istintiva tracotanza».31 Chiudendo in modo tragico
l’esperienza dell’Escuela Moderna di Barcellona, l’uccisione del pedagogo
catalano rafforza nel movimento una forma per lo più nuova di anticlerica-
lismo che da qualche anno aveva preso piede: quella della «guerra al prete»,
contro l’influenza della chiesa cattolica nella vita sociale, civile e politica: «il
re aveva interesse di sbarazzarsi di un anarchico; la classe aristocratica d’af-
francarsi d’un dotto pericoloso; il clericale, il cattolico di massacrare il fon-

27 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1912, b. 37, f. K1B-Aquila.


28 G. Ciarrocca, Mentre il grano biondeggia, «Il Libertario», 29 luglio 1909. Su Guido Ciarrocca
cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 126, f. 24. Per Sulmona cfr. La conferenza antimilitarista, «Il
Germe», 20 ottobre 1907.
29 Sull’antimilitarismo nell’Italia del periodo si vedano: G. Cerrito, L’antimilitarismo anarchico in
Italia nel primo ventennio del secolo, Samizdat, Pescara 1996; L. De Marco, Il soldato che disse no alla guerra:
storia dell’anarchico Augusto Masetti (1888-1966), Spartaco, Santa Maria Capua Vetere 2003. Per l’A-
bruzzo si vedano: R. Colapietra, Antimilitarismo e pacifismo all’Aquila dall’Unità d’Italia al fascismo, De-
mocratici di Sinistra, Sezione “Antonio Gramsci” – Area Cultura, L’Aquila 2005; F. Paziente, I socialisti
abruzzesi e il problema della guerra (1911-1917), «Rassfr», a. III, n. 2, 1982, pp. 243-268.
30 Sui modelli pedagogici elaborati e praticati da Francisco Ferrer (1859-1909) si veda F. Codello,
La buona educazione, esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neil, Franco Angeli,
Milano 2005, pp. 472-488.
anni di guerra 25

datore della scuola moderna».32 «Grida oggi il tuo sangue, o Francesco Fer-
rer […] Per il tuo sangue giuriamo di continuare la lotta contro la bestialità
superstiziosa e contro tutte le istituzioni che da quella si ispirano […], di
combattere tutti gli alleati del clericalismo […], di demolire la feroce men-
zogna clericale! Schiacciare l’infame!».33 «Nessuna tolleranza verso gli in-
tolleranti! […] Troppo spesso al partito del prete si è concessa la libertà di
minare la libertà stessa. Da troppi secoli questa triste minoranza continua
ad essere dannosa alla civiltà e al progresso: quando un organo è in cancrena,
prima che per esso s’infetti l’intero organismo, è necessario amputarlo!».34
Nuove figure di sovversivi già da tempo avevano iniziato a prendere di mira
cerimonie cattoliche, preti e processioni, intese come manifestazioni pub-
bliche clericali a tutti gli effetti contro cui la necessità della pratica dell’a-
zione diretta. Basti pensare che all’Aquila l’ingresso del nuovo arcivescovo
era passato alle cronache per gli scontri di piazza Duomo tra anticlericali e
forze dell’ordine.35 Tra il 1909 e il 1912, comizi, manifestazioni di protesta
e commemorazioni pro-Ferrer dilagano inaspettatamente quasi ovunque e
agli appelli la popolazione risponde in massa, a testimonianza della radica-
lizzazione delle posizioni. Ve ne sono echi anche nei centri più piccoli della
regione, organizzate, in alcuni casi, da comitati costituitisi sul momento gra-
zie all’attivismo dei singoli militanti.36
Un inedito fiorire di iniziative editoriali e di incontri di propaganda,
infine, va ad arricchire il quadro generale. Tra il 1907 e il 1912 vedono la
luce in Abruzzo i seguenti periodici, tutti stampati presso la Tipografia del
Popolo di Di Sciullo:
«Il Foglio Anarchico», Individualista (1907-1908), diretto all’Aquila da
Francesco Piccinini:

AMICI e COMPAGNI,
nei primi di gennaio, fra le molteplici, rauche ed equivoche voci dell’ambidestro gior-
nalismo aquilano, suonerà forte e disdegnosa la voce di un nuovo periodico mensile
«Il Foglio Anarchico», con fisionomia vasta e sincera, con irrefrenabili slanci di non

31 F. Piccinini, Lo spirito delle religioni costituite, «Il Foglio Anarchico», 7 giugno 1908.
32 Franciscus Ferrer, «L’Abruzzo Radicale», 16 ottobre 1910.
33 L’assassinio di Francesco Ferrer perpetrato dai gesuiti e dalla soldataglia spagnola. L’esecrazione di tutto
il mondo civile, «L’Avvenire», 17 ottobre 1909. Sul periodico cfr. SPAM, pp. 58-59.
34 Distruggendo la potenza clericale, Ivi, novembre 1909.
35 Cfr. L’arrivo dell’arcivescovo, Ivi, 12 aprile 1908.
36 Sulle mobilitazioni pro-Ferrer in Abruzzo si veda E. Puglielli, Anticlericalismo e laicità nel so-
26 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

comune disinteresse, con fieri ed incrollabili atteggiamenti di asprissima guerra, che,


con leale vicenda, indifferente per nomi e caste, esalterà e deprimerà secondo le esatte
nozioni del vero e del falso.37

«Nihil», Giornale di propaganda anarchica, (1909) redatto a Chieti da


Alessandrelli e Federico Mola con il supporto di giovani collaboratori aqui-
lani tra cui Massimo Leli:38

Uscirà in Chieti il giornale anarchico «Nihil» a cui potranno collaborare insieme agli
intellettuali dell’anarchismo, tutti quei giovani che si sentissero la forza e il coraggio
di affrontare la lotta per l’Idea in questa plaga d’Abruzzo dove si ebbe campo di soffo-
care grida di verità e si soppressero uomini. Invitiamo i nostri compagni d’ogni paese
ad assicurare almeno per dieci numeri la vita di questo modesto ma battagliero foglio
che inizierà le sue pubblicazioni commemorando l’eccidio del 22 Gennaio 1905.
La redazione del Nihil.39

«Il Grido», foglio dei libertari di Castellamare Adriatico (1909), redatto


da Conti e compagni. Occupandosi dei problemi di organizzazione e di
lotta politica e sociale, il giornale sviluppa fin da subito una vivace polemica
con i socialisti riguardo la gestione delle locali organizzazioni di classe e le
lotte proletarie da queste intraprese.40
«Giordano Bruno», organo del Circolo “Francisco Ferrer”, sezione
di Chieti della Federazione internazionale del libero pensiero animata
da Guido Torrese.41
«Il Pensiero Anarchico» (1912), diretto da Nicola Viglietti, pubblicato
a Castellamare Adriatico con l’obiettivo principale di incrementare la pro-
paganda tra la popolazione.42
In quasi tutti i maggiori centri della regione, inoltre, si organizzano gruppi
di diffusione per garantire la regolare circolazione di «Volontà» di Ancona
(Aquila, Castellamare Adriatico, Giulianova, Piano d’Orta, Scafa, Sulmona,

cialismo aquilano 1894-1914, CSL Camillo Di Sciullo, Chieti 2009.


37 Riportato in S. Cicolani, La presenza anarchica nell’aquilano, Samizdat, Pescara 1997, p. 115.
38 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 85, f. 17.
39 «Il Libertario», 14 gennaio 1909. Sulle vicende giudiziarie contro i redattori di «Nihil» cfr.:
Giornale anarchico di Chieti, «L’Avvenire», 17 gennaio 1909; Fra gli ingranaggi della giustizia. Anarchici
assolti, Ivi, 12 settembre 1909; Chieti, «Il Libertario», 15 aprile 1909; Chieti, Ivi, 6 maggio 1909.
40 Su «Il Grido» cfr. Da Pescara. Impudenze Libertarie, «L’Avvenire», 15 agosto 1909.
41 Cfr. F. Palombo, Camillo Di Sciullo, anarchico e tipografo di Chieti, CSL Camillo Di Sciullo, Chieti
2004, p. 48. Su Torrese si veda F. Paziente, Guido Torrese. Fondatore della Camera del Lavoro di Chieti,
Ires Abruzzo, Pescara 2002.
42 Su «Il Pensiero Anarchico» cfr. BdA1, p. 247. Su Nicola Viglietti cfr. ACS, CPC, b. 5411, f.
anni di guerra 27

Termoli, Torre de’ Passeri), «L’Agitatore» di Bologna (Chieti, Castellamare


Adriatico, Giulianova, Teramo), «Germinal» di Ancona (Aquila, Avezzano,
Castellamare Adriatico, Chieti, Giulianova, Sulmona, Teramo), «Il Liberta-
rio» di La Spezia (Aquila, Avezzano, Bussi, Chieti, Giulianova, Paterno di
Celano, Pescara, Teramo), «L’Aurora» di Ravenna (Bussi Officine), «Sor-
giamo!» di Napoli (Pescara). La diffusione di questi periodici è solitamente
accompagnata da corrispondenze locali e da svariate iniziative di supporto.43
Non è semplice, infine, enumerare in questa sede la mole di stampa libertaria
che, tramite gli emigrati, ricevono dall’estero i diffusori locali. E qui occorre
aprire una breve parentesi. Le emigrazioni non rappresentano ovviamente un
elemento solo politico ma anche sociale, poiché molti espatri erano avvenuti
sostanzialmente per cercare un migliore avvenire. Non si deve però dimenti-
care che spesso la disoccupazione degli attivisti non è il semplice portato del-
l’andamento del mercato del lavoro ma il risultato di un processo di
emarginazione fatto di licenziamenti, sfratti ed altro del quale è in larga misura
responsabile il continuo controllo poliziesco. Da questo punto di vista, è in-
comparabile il tasso di repressione esercitato dalle autorità governative verso
i libertari rispetto alle altre forze politiche di segno antimonarchico e antica-
pitalistico come quelle socialiste e repubblicane. Il che, naturalmente, ha degli
effetti non secondari nel moltiplicare ed accelerare i movimenti migratori. Si
deve infatti precisare che la ripetuta circolazione europea e atlantica degli
anarchici italiani deriva, per l’appunto, da questa caratteristica, che appare del
tutto unica rispetto alle altre formazioni del movimento operaio e socialista.
Quest’ultimo aveva subito un processo di nazionalizzazione; al contrario, l’ala
libertaria aveva mantenuto praticamente inalterata la dimensione internazio-
nalista e transnazionale della sua azione politica.44
Ma torniamo in Abruzzo, e al risveglio politico e culturale di matrice li-
bertaria che va sviluppandosi. Sul versante educazionista, mentre Pighetti e
gli aquilani s’adoperavano per istituire un’Università Popolare ed un Circolo

ad nomen.
43 A Chieti, ad esempio, viene promossa una sottoscrizione pro-tipografia de «Il Libertario». A
Giulianova si organizza un gruppo di sostenitori e diffusori alquanto numeroso, composto da: Angelazzi
Attilio, Bentivoglio Francesco, Brancaccio Giuseppe, D’Antonio Alfonso, De Angelis Cesare, De Fi-
lippo Attilio, Di Donato Domenico, Di Sabatino Aldo, Franchi Alessandro, Franchini Domenico, Ga-
sparetti Romolo, Gasparini Ivo, Giliuicci Canzio, Lattanzi Gino, Lelli Francesco, Mancini Nicola,
Mazzocchi Nicola, Nanni Oliviero, Panzio Mario, Pica Alessandro, Ridolfi Luigi, Solipaca Edoardo,
Solipaca Ercole, Squarcetta Armando, Torquato Giovanni, Vittorio Sebastiani (Cfr. «Il Libertario»
del 22 agosto 1912).
28 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

di studi sociali,45 Di Sciullo e compagni attivavano a Chieti anche una biblio-


teca popolare circolante, «per dar modo alla classe meno istruita e meno ab-
biente di abituarsi alla lettura ed a far si che l’istruzione non sia monopolio
delle sole classi privilegiate».46 Comizi di propaganda anarchica vanno coe-
rentemente a fondersi sia alle mobilitazioni popolari pro-Ferrer, che, come
abbiamo visto, ininterrotte dal 1909 al 1912 dilagano in ogni località ponendo
come centrale la riflessione sul ruolo della formazione, sia agli incontri di
piazza che commemorano Pietro Gori dopo la sua scomparsa (Sulmona 1911,
Castellamare Adriatico 1912).47 Si tratta di momenti e occasioni puntualmente
accompagnati anche dalla pubblicazione di numeri unici e fogli volanti.
Sul fronte sindacale, per stimolare i lavoratori all’aggregazione, alla soli-
darietà e alla lotta di classe, per dare quindi impulso e combattività alle leghe
dei lavoratori della terra marsicani, Cipriani organizza a San Benedetto una
serie di comizi di propaganda a conferenzieri del gruppo romano de «L’Al-
leanza Libertaria», allo scopo di costituire una locale struttura anarcosindaca-
lista. Era stato negli Usa, dove aveva collaborato con le redazioni di «Cronaca
Sovversiva» e de «L’Era Nuova», autore di articoli «contro le avventure mili-
tariste italiane a Tripoli». Il 19 maggio 1912 tiene ad Ortucchio la conferenza
sul tema Fucino e condizioni operaie. Perde la vita nel tremendo terremoto del
gennaio 1915.48 Nel ricordo personale di Mario Trozzi: «Ambrogio Cipriani,
il contadino tenace e laborioso, l’oratore caro alla folla, che con l’impeto della
parola e l’ardore della fede accendeva sempre più viva la fiamma dell’ideale fra
i compagni di lavoro».49 Al contempo, nuclei di ferrovieri di Sulmona e Ca-
stellamare Adriatico spingono come possono all’azione diretta nelle battaglie
per i miglioramenti materiali e morali della categoria, svolgendo sul territorio
una continua e costante propaganda sul ruolo e la necessità dell’organizzazione
anarcosindacalista.50 A Giulianova, infine, Bentivoglio, Ettorre e compagni

44 Cfr. Premessa, DBAI, vol. I, pp. VI-VII.


45 Si veda il paragrafo I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 nell’Appendice.
46 «La Vita Operaia», 28 dicembre 1906. Sul periodico cfr. BdA1, pp. 190-191.
47 Per le manifestazioni di Sulmona e Castellamare Adriatico cfr. rispettivamente: La commemo-
razione di Gori, «L’Avvenire», 22 gennaio 1911; ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 5, f. 24.
48 Su Ambrogio Cipriani cfr. DBAI, vol. I, p. 411.
49 M. Trozzi, Calendimaggio in gramaglie, «L’Avvenire», 1 maggio 1915.
50 Sull’anarcosindacalismo si vedano: M. Antonioli, Azione diretta e organizzazione operaia. Sin-
dacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell’Ottocento e il fascismo, Piero Lacaita, Manduria-Bari-
Roma 1990; M. Antonioli (a cura di), Dibattito sul sindacalismo. Atti del Congresso internazionale anarchico
di Amsterdam (1907), CP, Firenze 1978; A. Lehning, L’anarcosindacalismo. Scritti scelti a cura di Maurizio
Antonioli, BFS, Pisa 1994; A. Toninello, Sindacalismo rivoluzionario, anarcosindacalismo, anarchismo:
anni di guerra 29

coordinano le leghe dei lavoratori della terra e degli artigiani. È da segnalare


la particolare vivacità che contraddistingue l’attivismo degli anarchici di Giu-
lianova. Essi, infatti, oltre alle lotte proletarie per i diritti e l’emancipazione
dei lavoratori riescono contemporaneamente ad impegnarsi e ad essere presenti
con una certa sistematicità, nella propaganda astensionista tra la popolazione:

La liberazione del lavoratore deve essere opera del lavoratore medesimo. Il popolo cre-
dulone commette errori sopra errori, eleggendo dei fanatici, degli ambiziosi, che quando
si rinchiudono nel teatro di Montecitorio tutto pensano e tutto discutono fuorché l’inte-
resse del popolo. Gli operai non si debbono combattere fra loro, ma organizzarsi, affra-
tellarsi, per combattere energicamente contro la classe borghese e contro lo Stato!51

nella campagna d’agitazione per la liberazione delle vittime politiche:

per le vittime politiche


lavoratori, compagni!

Vi chiamiamo ad un movimento tendente a ottenere la liberazione delle vittime politiche.


Sono centinaia, sparsi per il mondo, preda della reazione borghese. Loro colpa, il com-
battere pel diritto proletario, loro delitto il suscitare le masse lavoratrici contro il dominio
della classe sfruttatrice.
Ieri Durand nella Francia, poi i tranvieri di Lisbona, più tardi Ettor e Giovannitti, adesso
gli scioperanti di Zurigo e Luigi Bertoni e Armando Borghi e cento e cento altri ignoti e
sconosciuti che cadono e soffrono, dovunque, perché dovunque regna il dio dell’oro, sia
sotto l’usbergo della corona reale sia sotto l’ipocrita insegna del berretto frigio, dalla Russia
autocratica alla Svizzera modello di repubblica, dalla Germania semi-feudale alla sociali-
steggiante nazione dei Briand, la classe che domina, la classe che sfrutta ha uguali gl’inte-
ressi da difendere, uguali i privilegia da salvaguardare.
La borghesia segue la sua linea di condotta turpemente logica, in quest’orgia di reazione!
Dovunque la massa lavoratrice incomincia a scuotere il giogo del salariato, i padroni sen-
tono necessario ricorrere spietati all’arma della repressione. E mentre, ora, nel Nord-
America si apprestano a compiere le loro vendette cercando di far inchiodare dalla serva
giustizia sulla sedia elettrica [Joe] Ettor e [Arturo] Giovannitti, in Italia, briachi di guerra
e di conquista, sfogano la loro foga reazionaria su scioperanti e su agitatori, sulle madri di
soldati e su giovani renitenti, pur di ritardare l’ora fatale in cui, gravata di colpe e di infamie,
la società borghese crollerà sotto il peso luridissimo delle sue vergogne.
Né l’Italia è seconda alle altre nazioni, nell’opera nefanda. Non più la reazione cieca e
brutale del ’94 e del ’98, che scatena le ire popolari e prepara l’azione insurrezionale; ma
lo stillicidio dell’astuzia giolittiana, che produce le vittime ed evita l’indignazione del pub-
blico, al quale, per muoversi, occorrono le forti emozioni!

marxismo e anarchismo a confronto sul terreno dei fatti, La Rivolta, Catania 1978.
30 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Argenta, Parma, Piombino e venti altre località sono le tappe più note della reazione di
questi ultimi tempi. Ma quante vittime sparse per tutt’Italia, quanti esuli, quanti, quanti
carcerati, quanti – anche – assassinati dal piombo regio, mentre la pallida Maria Rygier,
ferocemente colpita con altri parecchi dalla giuria bolognese, lentamente si spegne in una
cella squallida delle Mantellate in Roma!
lavoratori,
Sono i difensori della vostra causa, i sostenitori del vostro diritto, coloro che la furia rea-
zionaria colpisce. A voi incombe il dovere di lottare per la loro scarcerazione.
I caduti, le vittime anelano la libertà perché ad essi preme tornare a riprendere il loro
posto per combattere la buona battaglia. A voi tocca comportarvi in guisa che la loro li-
berazione non abbia a tardare.
compagni,
la massa, resa pressoché inerte da tutta una propaganda di rassegnazione, ha bisogno che
le minoranze attive la scuotano, la spingano, la facciano insorgere. Spetta dunque a noi
tutti l’iniziare un’azione efficace e concorde, grazie alla quale i poteri dirigenti, sotto la
spinta della nostra pressione, si decidano a compiere l’atto riparatore che deve restituire a
libertà i nostri migliori.
È da quest’azione che noi vi chiamiamo. Dovunque uno di voi esiste, sappia mettersi al-
l’altezza delle presenti necessità. Ettor e Giovannitti sono minacciati dall’esecuzione ca-
pitale; Bretoni e Borghi hanno di fronte a sé la prospettiva di condanne e di espulsioni;
Maria Rygier, priva d’aria e di libertà, muore a lento fuoco in prigione; cento e cento altri
languono e fremono, vittime della vendetta borghese.
A noi l’opera indefessa che ne imponga la liberazione! A noi il dimostrare che non invano
i potenti ci provocano! A noi l’azione energica e vigorosa che dia almen la capacità di ri-
bellione e di sacrificio albergante ancora nelle anime dei superstiti!

Giulianova, 20 settembre 1912


gli anarchici52

nel Fascio Anticlericale, dando un forte impulso alla propaganda laica e ra-
zionalista:

Gli anarchici lottano – con loro grave danno ed affrontando pericoli d’ogni genere – per
elevarvi a dignità d’uomini, per l’avvento di una società di liberi e di uguali, mentre essi –
i preti – lottano – ricavandone tante prebende e onori – per… il contrario. Dipende dal
vostro buon senso – o miei concittadini – sapere distinguere tra noi e loro e scegliere.53

51 L. Ettorre, Corrispondenze. Giulianova, «Il Libertario», 25 dicembre 1913.


52 Testo del manifesto, in ACS, MI, PS, Agr, 1912, b. 24. f. C2-Agitazione pro vittime politiche
e disertori-Teramo.
53 L. Ettorre, Giulianova, «Volontà», 13 settembre 1913. Cfr. anche F. Bentivoglio, Nel Mondo
Libertario. Giulianova, «L’Agitatore», 6 aprile 1913; F. Bentivoglio, Corrispondenze. Giulianova, «Il Li-
bertario», 12 marzo 1914; L. Ettorre, Corrispondenze. Giulianova, Ivi, 26 febbraio 1914; Id., Corri-
spondenze. Giulianova, Ivi, 30 luglio 1914; Id., Corrispondenze. Giulianova, Ivi, 13 agosto 1914; Id.,
anni di guerra 31

nella propaganda antimilitarista, su cui polarizzano l’attività quando, con la


montante propaganda bellicista e nazionalista, si costituisce nella cittadina un
plotone di volontari ciclisti:

Vi è qui un megalomane che adopera tutte le arti per far iscrivere i giovani nei batta-
glioni ciclisti onde educarli al fratricidio, alla guerra. Giovani, non lasciatevi fuorviare,
pensate al dolore delle madri e delle spose orbate dei loro cari. Adoperatevi invece per
raggiungere la vostra redenzione cercando di istruirvi, di illuminarvi animati da un
ideale di amore e di giustizia.54

nella propaganda tra i lavoratori e la questione sociale:

[…] Voi, o signori, sfruttate continuamente i vostri operai, facendoli lavorare dodici
ore al giorno per un salario di trenta soldi o due lire, accumulando le vostre ricchezze,
facendo gara per dominarli!!... Voi vi siete arricchiti col sudore dei miserabili e sono
essi che vi producono il lusso […]. Operai, siate risoluti e coraggiosi e spezzate le catene
del servaggio a cui ora siete legati e gettate il grido emancipatore ed insurrezionale!.55

Con questo clima non solo a Giulianova tornano a ricomporsi e a fun-


zionare i gruppi. Un gruppo intitolato a “Francisco Ferrer” si organizza a
Chieti;56 a Castellamare Adriatico si costituisce il gruppo “Carlo Pisacane”:

Per iniziativa di alcuni giovani volenterosi si è costituito un «Gruppo giovanile Carlo


Pisacane». Nell’adunanza costitutiva, dopo discusso e approvato il programma del
Gruppo, fu votato all’unanimità il seguente ordine del giorno:
«I giovani sovversivi di Castellamare Adr. riuniti in assemblea, plaudendo al risveglio
proletario, che prelude ad una più grande intesa sul terreno dell’azione diretta e della
vera lotta di classe, mentre inviano il saluto entusiastico solidale agli scioperanti di Bo-
logna in lotta contro l’esoso sfruttamento capitalistico, uniscono la loro voce di protesta
al coro di indignazioni contro la reazione militaristica e padronale, e deliberano di co-
stituirsi in Gruppo giovanile per intensificare la propaganda delle idee di solidarietà e
di redenzione operaia mediante comizi, conferenze, distribuzione di opuscoli e giornali
di propaganda, ecc…, auspicando un più grande risveglio delle nuove energie giovanili
e della coscienza proletaria abruzzese».
Il Gruppo curerà anche l’istituzione di una Biblioteca circolante e di una scuola serale
per gli operai analfabeti.57

Corrispondenze. Giulianova, Ivi, 3 settembre 1914.


54 L. Ettorre, Corrispondenze. Giulianova, «Il Libertario», 6 novembre 1913.
55 Corrispondenze. Giulianova, Ivi, 22 gennaio 1914.
56 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1912, b. 36, f. 15 – Commemorazione Ferrer – Aquila.
32 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Un nucleo impegnato nella propaganda anarchica, antimilitarista e anti-


clericale si attiva ad Ortona dei Marsi.58 Altre formazioni nascono tra gli ope-
rai dello zuccherificio di Avezzano e tra gli artigiani di Pescocostanzo,
organizzati rispettivamente dal barbiere Giuseppe Marinacci59 e dal brac-
ciante Saverio Ferrante.60 Meno fortunata la situazione nel capoluogo di re-
gione: «ormai nella vita pubblica aquilana tutto passa inosservato; gli episodi
più tristi svolgono regolarmente il ciclo di tutta la loro bruttura, senza che
alcuno si levi a protestare; nemmeno quelli del partitone, che pure qui vi
sono […]».61 Poco seguito ha l’iniziativa di Cesare Naldini, «da vari giorni
in questa città va facendo attiva propaganda delle sue idee con conferenze e
altro»; nel giugno 1909 è promotore dell’iniziativa di propaganda che com-
memora la Comune di Parigi nei locali della Società Operaia [«Oggi, ad ini-
ziativa del gruppo anarchico sarà commemorata la Comune di Parigi.
Oratore l’anarchico Naldini Cesare»].62 Nuclei attivi si costituiscono anche
in Molise e riescono positivamente ad incanalare nel più radicale impegno
antimilitarista le diffuse istanze popolari contro l’impresa libica, il naziona-
lismo e la politica colonialista italiana: «è nostro dovere di sovversivi, di an-
dare sino in fondo, seguendo con dati dimostrativi a sostegno della nostra
tesi antilibica, quanto essa fu infame: poiché mentre si gettavano centinaia
di milioni in un’impresa folle si trascurava e si trascura le terre d’Italia, che
nulla hanno da invidiare alle vere terre d’Africa».63 A grandi linee, sul ver-
sante anarchico il quadro complessivo regionale è ben riassunto e fotografato
nella corrispondenza che la redazione de «L’Agitatore» riceve da Giulianova:

La gioventù comincia ad abbracciare le idee sovversive e libertarie. È un grande pro-


gresso, poiché non sono ancora lontani i tempi quando l’anarchia o non era conosciuta
fra noi, o destava orrore. Oggi invece contiamo già qui parecchi buoni compagni, pronti
a lottare per la diffusione delle proprie idee.64

La parabola di questo fermento politico-organizzativo tocca il picco


più alto con il Congresso Sovversivo di Castellamare Adriatico. Il 30 no-

57 Comunicati, «Il Libertario», 7 agosto 1913.


58 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 73, f. 4.
59 Ivi, b. 61, f. 35.
60 Ivi, b. 113, f. 25.
61 G. Ciarrocca, Mentre il grano biondeggia, «Il Libertario», 29 luglio 1909.
62 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 122, f. 3.
63 A. Capannari, Termoli. L’Africa italiana: la Puglia, «Volontà», 7 febbraio 1914. Sul periodico
cfr. BdA1, pp. 261-262.
anni di guerra 33

vembre 1913, nei locali del Teatro Sociale, gli iniziatori si riuniscono in
privato per preparare l’incontro che, convocato per la prima domenica del
gennaio 1914, slitterà poi di qualche settimana. Mossi «dalla necessità di
creare un serio e pratico movimento di classe», i promotori esprimono l’au-
spicio che «i socialisti di tutte le scuole, anarchiche e socialiste», riescano
di comune accordo ad organizzarsi «per un’opera di propaganda mirante
all’organizzazione economica». Anarcosindacalismo dunque, sulla base di
una piattaforma strutturale condivisa, piuttosto che socialismo rivoluzio-
nario o partito politico, come si evince anche nell’annuncio pubblicato sulle
colonne del settimanale anconetano «Volontà»:

Il 1° febbraio avrà luogo a Castellamare un convegno sovversivo abruzzese al quale


sono invitati tutti quei cittadini e quei sodalizi politici ed economici che riconoscono
che la miseria della classi lavoratrici è dovuta alla cattiva organizzazione sociale e che
intendono cooperare all’abolizione di detta società a mezzo della lotta di classe.65

Il convegno si riunisce negli spazi del Teatro Sociale alle ore dieci an-
timeridiane. Tra i presenti, gli elementi più in vista del locale movimento
socialista, anarcosindacalista e anarchico tra cui: Mario Trozzi, Ettore
Croce, Alberto Argentieri (appena rientrato dagli Usa, dove, al fianco di
Tresca, aveva svolto attività sindacale e politica),66 Manlio Basile, Alfonso
Coppa, Paolo Caracciolo, Eugenio Pallotta, Attilio Conti, Camillo Di
Sciullo e Zaccaria Narcisi. Tra le adesioni, da segnalare quella di Errico
Malatesta. Principali relatori Croce67 e Trozzi per i socialisti, Conti e Di
Sciullo per gli anarchici. L’assemblea, constatata la necessità pratica di
un’intesa rivoluzionaria di base, si pronuncia per l’unità d’azione di socia-
listi e anarchici, «i soli in grado di creare un serio e pratico movimento di
classe», ed esprime parere favorevole per la costituzione di un comitato re-
gionale col compito di intensificare la propaganda anticapitalista e rivolu-
zionaria:

64 Giulianova, «L’Agitatore», 19 gennaio 1913.


65 Castellamare Adriatico, «Volontà», 31 gennaio 1914.
66 Di Argentieri è lo scritto Su l’organizzazione politica delle forze sindacaliste rivoluzionarie, edito
dalla Casa Editrice Abruzzese diretta da Ettore Croce a Rocca San Giovanni.
67 Sull’attività politica svolta in regione da Ettore Croce (Rocca San Giovanni, 6 maggio 1866-
28 novembre 1956) si vedano: R. Colapietra, Pescara 1860-1960, Costantini Editore, Pescara 1980; F.
Paziente, Democrazia e Socialismo in Abruzzo (1870-1917), Istituto Abruzzese per la Storia d’Italia dal
fascismo alla Resistenza, L’Aquila 1985; Id., I socialisti abruzzesi e il problema della guerra (1911-1917),
«Rassfr», a. III, n. 2, 1982, pp. 243-268; Id., Origini e sviluppo del movimento socialista in provincia di
34 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Venne stabilito di riunire tutti i partiti estremi allo scopo di fare propaganda sovversiva
fra il popolo, mediante comizi, riunioni, convegni, dimostrazioni. Nel pomeriggio poi,
per iniziativa delle stesse persone, venne tenuto in piazza […] un pubblico comizio alla
presenza di circa cento persone.68

Per gli anarchici, il coordinamento e l’organizzazione delle forze non


rimangono circoscritti al solo territorio regionale ma si articolano profi-
cuamente anche su scala nazionale. Lazzarini, ad esempio, aveva già preso
parte in rappresentanza degli anarchici di Scafa e della Val Pescara al con-
vegno anarchico provinciale di Firenze del 10 novembre 1912, una delle
tappe del percorso organizzativo dei toscani che porterà, di lì a poco, alla
costituzione dell’Unione anarchica regionale.69 Di Sciullo e Mola, da parte
loro, già da qualche anno avevano ripreso i contatti con Malatesta,70 a cui
organizzano ora comizi di propaganda anarchica e antimilitarista molto se-
guiti a Pescara, Castellamare Adriatico, Lanciano, Rocca San Giovanni e
Gissi, con l’intento di inserire anche l’Abruzzo nell’audace piano insurre-
zionale che l’intero movimento sta tenacemente preparando con le altre
forze sovversive e classiste del paese. Tutto ciò mentre sul fronte sindacale
le organizzazioni ferroviarie rinfocolano lo stato di agitazione contro la di-
rezione generale delle FF.SS., che avendo giudicato il memoriale presen-
tatogli «esagerato», minaccia di «militarizzare la classe qualora essa
insistesse nel pretendere i suoi diritti».71 I lavoratori delle strade ferrate di
Sulmona, riuniti in privato il 14 aprile, «inneggiano con determinazione
allo sciopero generale», minacciando esplicitamente atti «di sabotaggio,
persino di distruzione di opere ferroviarie quali ponti, scambi, etc…». Tra
la popolazione gira addirittura voce che lo sciopero generale e l’insurre-
zione dovrebbero scoppiare di lì a poco, tanto che, verso la mezzanotte tra
il 20 e 21 aprile, sono davvero molti quei cittadini che si «recano alla sta-
zione per curiosare». Voce non del tutto infondata: stando ad una nota pre-
fettizia, la notte tra il 15 e il 16 aprile i ferrovieri dei depositi di Sulmona
e Avezzano erano effettivamente «riuniti in solenne comizio segreto. Ore

Chieti, Ivi, a. V, n. 2, 1984, pp. 97-128.


68 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1914, b. 37, f. K5-Teramo
69 Cfr. ACS, CPC, b. 2745, f. ad nomen. Tullio Lazzarini nasce a Roma il 18 marzo 1882, maestro
elementare. Sul convegno di Firenze si veda G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), Altre
Edizioni, Todi 1983.
70 Cfr. ACS, CPC, b. 1819, f. ad nomen [Di Sciullo Camillo].
71 Cfr.: ACS, MI, PS, Agr, 1914, b. 27, f. D2-Aquila; Ivi, cat. G1 (1912-1945), b. 190, f. 445, s.
fasc. 16; L’appello dei ferrovieri, «L’Avvenire», 9 aprile 1914; Comizio pro-ferrovieri, ibidem; Il Comizio di
anni di guerra 35

24 attendevano fiduciosi loro ordini».72 Anche i ferrovieri di Castellamare


Adriatico, in occasione di un’assemblea antigovernativa coordinata dai di-
rigenti del Sindacato ferrovieri italiani (Sfi)73 e da Conti, lanciano parole
di fuoco contro «la funesta guerra libica», deliberando di «dare aspra bat-
taglia a tutti i sistemi inquisitoriali di cui sono vittime e di essere solidali
col proletariato autentico in un prossimo domani di insurrezione
decisiva».74
È questo il clima in cui giungono i moti della settimana rossa. L’occasione
per i primi tumulti scaturisce dalla categorica quanto mai vana decisione del
governo di vietare le circa settanta manifestazioni antimilitariste promosse
per il 7 giugno 1914 dalla Camera del Lavoro di Ancona e dai comitati na-
zionali di sostegno ai soldati Augusto Masetti e Antonio Moroni, incarcerati
per insubordinazione.75 Fra le associazioni aderenti alla giornata di mobili-
tazione «contro le compagnie di disciplina» vi sono numerose camere sin-
dacaliste e gruppi anarchici, l’Usi, la Fgs e lo Sfi. Ad Ancona, dopo un
comizio tenuto da Pietro Nenni, Malatesta e dal leader dello Sfi Livio Ciardi,
si verificano gravi scontri con la forza pubblica e tre manifestanti rimangono
uccisi. In un’ondata di sdegno generale i moti si estendono in tutta Italia in
maniera prevalentemente spontanea, mentre il Psi, seguito dalla CGdL, si
vede costretto a promuovere lo sciopero nazionale di protesta per tutte le
categorie; in azione fin da subito gli anarchici, l’Usi e il Pri. Nel capoluogo
marchigiano la popolazione si solleva contro la polizia trasformando l’agita-
zione in insurrezione, che si estende in tutte le Marche e in Emilia Romagna;
allargandosi velocemente in Toscana, a Genova, Venezia, nel napoletano e
nelle Puglie, dilaga infine in quasi tutte le regioni della penisola, soprattutto
nel centro-nord, travolgendovi istituzioni, truppe e polizia. In molti centri
urbani i rivoltosi si impadroniscono dei comuni decretando la «repubblica»
e la soppressione di ogni autorità preesistente.
Lo Sfi, in cui molti singoli militanti s’impegnano fin dall’inizio, riceve
la conferma ufficiale dalla direzione del Psi che trattasi di sciopero ad ol-
tranza il 9 e, pur avendo già attuato un blocco ferroviario nelle zone di An-

protesta a Sulmona, «La Difesa», 1 febbraio 1914; L’ora che volge, Ivi, 1 marzo 1914.
72 Prefettura dell’Aquila, 16 aprile 1914, telegramma al ministero dell’Interno, ACS, MI, PS, Agr,
1914, b. 27, f. D2-Aquila.
73 Per una storia dello Sfi si veda M. Antonioli, G. Checcozzo (a cura di), Il Sindacato ferrovieri
italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, Unicopli, Milano 1994.
74 A. Conti, Uno dei cento, «Volontà», 14 febbraio 1914.
75 Agitazioni pro-Masetti e pro-Moroni si erano tenute non solo in Italia ma anche all’estero. Si
36 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

cona e Fabriano, entra in modo ufficiale in azione nel resto d’Italia solo il
10 giugno; ma nello stesso giorno la CGdL se ne chiama fuori. Il paese è
letteralmente paralizzato e l’intera impalcatura statale sembra essere sul-
l’orlo del collasso. Treni che non partono né arrivano, cartucce di dinamite
che danneggiano infrastrutture, vagoni rovesciati sulle linee, edifici di sta-
zioni che si trasformano in teatri di scontri fra militari e scioperanti con
numerosi feriti e danni agli impianti, fitte sassaiole contro quei treni che si
avventurano sulle linee, lavoratori che fermano treni contro il parere dei
ferrovieri, tafferugli con i crumiri, treni bloccati nella convinzione di im-
pedire spostamenti di truppe, comizi non autorizzati ovunque nei quali si
pronunciano parole di fuoco contro «il tradimento» della CGdL e di critica
aperta al comportamento dello Sfi, entrato in sciopero troppo in ritardo.
Complessivamente, nelle giornate si contano sedici morti. Il comitato cen-
trale dello Sfi, ormai isolato, comunica il 12 l’ordine di cessazione dello
sciopero ma in tutta l’Emilia, a Genova, Napoli e in alcune località del Ve-
neto e della Toscana si decide di non adeguarsi alla direttiva e di proseguire
invece lo sciopero ad oltranza. Gli ultimi focolai di rivolta si spengono il
giorno 16.76
I fermenti hanno riflessi rimarchevoli anche in Abruzzo. All’Aquila le
giornate si caratterizzano con momenti di tensione. Socialisti di sinistra e
anarcosindacalisti – con alla testa Donato Di Paolo, «caratterizzato nel suo
agire politico da evidenti venature anarcoidi», promotore della costituzione
del Circolo giovanile socialista Amilcare Cipriani77 – cercano di cogliere
l’occasione per aderire allo sciopero generale ed estendere le agitazioni, in-
contrando però la resistenza dei riformisti che paralizzano ogni iniziativa.
Esplicite, a riguardo, le annotazioni autobiografiche dello stesso Di Paolo:

Sentivamo la necessità di provocare degli eccidi per giustificare degli scioperi generali
che noi intendevamo svolgere a catena facendoli poi culminare nell’insurrezione ge-
nerale. Verso il 10 o il 12 giugno ero quasi riuscito a far verificare un eccidio in Aquila
con una dimostrazione da parte della CdL e del circolo giovanile, dimostrazione che
si sarebbe, ad un dato momento trasformata, ad opera dai giovani da me preparati, in
rivolta armata. I membri della CdL, fatti accorti dal riformista Lopardi, declinarono

veda M. Antonioli, Il movimento anarchico italiano nel 1914, «Storia e Politica», a. XII, n. 2, 1973, p.
236.
76 Sul ruolo dello Sfi nella settimana rossa si veda G. SACCHETTI, Il Sindacato Ferrovieri Italiani
dalla Settimana Rossa alla Grande Guerra, in M. Antonioli, G. Checcozzo (a cura di), Il Sindacato fer-
rovieri italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, cit.
77 R. Lolli, Emidio Lopardi e il circolo socialista aquilano, Textus, L’Aquila 2008, p. 114.
anni di guerra 37

l’invito a partecipare a quell’azione.78

A Sulmona, lo sciopero, le agitazioni e le manifestazioni non autorizzate


continuano fino al 20 giugno, quando, in un comizio di protesta, il repubblicano
Manlio D’Eramo, il socialista Trozzi e «i ferrovieri scioperanti, si resero solidali
con i rivoluzionari di Ancona, qualificando pubblicamente assassini gli agenti
della forza pubblica».79 A Castellamare Adriatico aderiscono allo sciopero la se-
zione socialista, i ferrovieri, gli anarchici del gruppo “Pisacane” e la lega dei
muratori: il 10 un corteo muove da Pescara a Castellamare Adriatico, in piazza
Vittorio Emanuele; l’11 un secondo corteo da Borgo Marino al municipio di
Castellamare Adriatico; il 13 un terzo corteo in senso inverso che, a Borgo Ma-
rino, s’incontra con i lavoratori di Pescara; insieme, dopo essersi unito ad un
altro corteo di donne e famiglie di ferrovieri e pescatori, torna a Castellamare
Adriatico, in piazza Vittorio Emanuele, dove si alternano gli accesi comizi di
Conti, Agostinone, Narcisi ed altri. A Chieti, un comizio antimilitarista degli
anarchici e dei giovani socialisti provoca i primi scontri di piazza con i gruppi
nazionalisti. Si può avere un’idea della portata degli eventi leggendo gli articoli
redatti dai ferrovieri riformisti di Sulmona organizzati nella Federazione ferro-
vieri italiani (Ffi), in cui spiegano il perché della loro mancata adesione: «l’agi-
tazione [ha] il colore e la tendenza di rivoluzionare il Paese con uno scopo
essenzialmente ed esclusivamente politico.80 [Lo Sfi] vuole la rivoluzione, usare
cioè i sistemi della violenza aggressiva che porti allo scopo senza titubanze…
».81
Come è noto, ai tentativi insurrezionali segue la reazione e, di conse-
guenza, gli interventi in solidarietà e sostegno ai colpiti, per lo più sindacalisti
e anarchici. Ad aggravare la situazione, lo sgretolarsi del fronte rivoluzionario
pazientemente unito e lo scoppio del conflitto mondiale. La strategia incen-
trata su convergenze rivoluzionarie di base però, è risultata e torna a dimo-
strarsi ancora vincente sia sul terreno sindacale che su quello politico. Nella
sezione Sfi di Castellamare Adriatico, ad esempio, nonostante l’ondata re-

78 Autobiografia di Donato Di Paolo, in R. Lolli, cit., p. 119.


79 Sottoprefettura di Sulmona, 20 agosto 1914, riservata al prefetto dell’Aquila, ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 71, f. 18.
80 La burrasca è passata, «La Difesa», 1 luglio 1914. Sull’andamento della settimana rossa nelle
province abruzzesi si vedano: R. Colapietra, Pescara 1860-1960, cit.; F. Paziente, Democrazia e Socia-
lismo in Abruzzo (1870-1917), cit.; Id., I socialisti abruzzesi e il problema della guerra 1911-1917, cit.; Id,
Origini e sviluppo del movimento socialista in provincia di Chieti, cit.
81 Le gravi punizioni contro i ferrovieri scioperanti, «La Difesa», 1 agosto 1914.
82 Cfr. Prefettura di Teramo, 18 dicembre 1914, al ministero dell’Interno, ACS, MI, PS, Agr, cat.
38 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

pressiva, continuano a stringersi «sovversivi» e cioè «anarchici, socialisti e re-


pubblicani».82 Nella prefettura dell’Aquila giungono segnalazioni sia di una
circolare diramata dallo Sfi che promuoverebbe attentati alle infrastrutture
ferroviarie sulla Terni-Sulmona,83 sia che l’anarcosindacalista Francesco Pic-
cinini «possiede e confeziona esplosivi micidialissimi [...] oltre ad una corri-
spondenza compromettente, possiede in casa propria degli esplosivi occorrenti
per confezionare bombe».84 Del 4 settembre è il comizio di Sulmona contro
i provvedimenti punitivi inflitti ai ferrovieri scioperanti, tenuto dal dirigente
anarchico dello Sfi Camillo Signorini,85 che chiama la categoria alla mobi-
litazione per la riammissione dei licenziati e per sostenere «le famiglie più
bisognose dei puniti».86
Neanche lo sviluppo del coordinamento politico subisce una secca in-
terruzione. Una delegazione della provincia di Chieti capeggiata da Lazza-
rini invia adesione al congresso nazionale, che poi non si terrà, indetto dal
Fascio comunista-anarchico di Roma e il cui principale obiettivo sarebbe
dovuto essere la costituzione definitiva «dell’organizzazione nazionale tra
gli anarchici d’Italia».87 Ettorre, dal canto suo, è sempre attivo alla redazione
teramana de «La Sveglia», settimanale che ancora raccorda anarchici e sin-
dacalisti rivoluzionari, mantenendone in tal modo ben salda l’intesa di base:

Rompete dalle vostre labbra tremolanti il sigillo del dolore ed elevate e gettate il grido
emancipatore ed insurrezionale se volete che la vostra vita sia illuminata dalla visione

G1 (1912-1945), b. 190, f. 445, s. fasc. 16.


83 Cfr. Ministero dell’Interno, 1 luglio 1914, telegramma alla prefettura dell’Aquila, ACS, MI,
PS, Agr, 1914, b. 27, f. D2-Aquila.
84 Francesco Piccinini nasce a Fontecchio il 2 giugno 1878. Appena quattordicenne milita nel
circolo socialista anarchico aquilano. Si fa notare per «propaganda di principi sovversivi fra gli operai».
Biografato nel 1896 perché «uno dei più spinti fautori di idee socialiste e anarchiche». Dopo lo scio-
glimento del circolo anarchico milita in quello socialista. Dal marzo 1899 al novembre 1900 presta gli
obblighi di leva. Assegnato alla compagnia di disciplina per aver «manifestato idee anarchiche e con-
trarie alle istituzioni». Sulle colonne de «L’Avvenire» porta avanti una lunga serie di interventi sul-
l’antimilitarismo, l’organizzazione di classe e l’anticlericalismo. Dopo una breve parentesi in Svizzera,
dove collabora alla redazione di «Aurora Vermiglia», nel dicembre 1906 fa ritorno all’Aquila. Costan-
temente vigilato per la sua «proclività ai delitti contro i poteri dello Stato a mezzo stampa». Dopo una
vivace polemica con i socialisti passa all’anarchismo individualista, facendosi promotore delle pubbli-
cazioni de «Il Foglio Anarchico», che esce regolarmente fino all’ottobre 1908. Richiamato alle armi.
Nel 1919 si congeda e fa ritorno all’Aquila, dove è nominato segretario di quella CdL. Cfr. ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 92, f. 1.
85 Su Camillo Signorini cfr. DBAI, vol. II, pp. 552-554.
86 Cfr. Prefettura dell’Aquila, 5 settembre 1914, telegramma al ministero dell’Interno, ACS, MI,
PS, Agr, 1914, b. 27, f. D2-Aquila.
anni di guerra 39

della libertà che cammina veloce verso il progresso, verso l’avvenire che noi tutti ago-
gnamo. A noi dunque o compagni di Giulianova e di tutto l’Abruzzo di metterci all’o-
pera e di lavorare indefessi per la causa della libertà che le porte dell’avvenire ai liberi
e ai costanti si apriranno sicuro.88

A Castellamare Adriatico, Di Sciullo dà il via alle sottoscrizioni pro-«Volontà»,


allo scopo di devolvere alle casse della redazione del periodico anconetano il
ricavato delle vendite degli opuscoli stampati presso la sua tipografia.89 Ancora
a Giulianova, gli anarchici di Giulianova guidati da Bentivoglio ed Ettorre rie-
scono con successo a coinvolgere e mobilitare ancora una volta i lavoratori
per riprendere i lavori di costruzione della Casa del Popolo:

Nella nostra ridente cittadina si sta costruendo una Casa del Popolo, dove i figli degli
sfruttati saranno educati a sentimenti di pace e di fratellanza […] Nella Casa del Popolo
entreranno solo operai che sognano ed operano per l’avvento di una società di liberi e di
uguali. Da lungo tempo nell’Abruzzo regnava l’ignoranza e l’apatia, ma oggi che il pro-
letariato del settentrione d’Italia ha gettato il grido della riscossa e della redenzione, anche
in questa vergine terra, dominata da grassi borghesi, una buona parte di lavoratori si sono
attorcigliati come l’edera all’olmo, al nostro caro e sacrosanto vessillo!
Noi semineremo ovunque la nostra idea ed indefessi e tenaci cercheremo con lena di
scuotere la massa lavoratrice!
Abbasso la guerra!
Abbasso i coronati!
Viva la rivoluzione sociale!90

Contro l’intervento

A guerra iniziata gli anarchici si trovano già in una situazione di semiclande-


stinità, con gli esponenti più conosciuti internati e i giornali costretti a chiu-
dere o ridotti quasi al silenzio dalla censura. Si erano impegnati fino all’ultimo
ma da soli non erano riusciti a far sì che l’antimilitarismo – e soprattutto il
profondo pacifismo delle masse italiane – riuscisse ad impedire il conflitto.91
Allo stato attuale, pur tra mille difficoltà, continuano come possono a rima-

87 Cfr. «Volontà», 8 agosto 1914.


88 L. Ettorre, Dalla provincia. Ai compagni di Giulianova, «La Sveglia», 23 maggio 1914. Sul pe-
riodico cfr. SPAM, p. 165.
89 Cfr. Casa Editrice Camillo Di Sciullo. Ai Compagni, «Volontà», 2 gennaio 1915.
90 Giulianova. La nostra Casa del Popolo, Ivi, 22 agosto 1914.
91 Per una storia economica dell’Italia 1914-1918 si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad
oggi, tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 206-219. Per una storia politica e sociale si veda Storia
d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 1961-2059.
40 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

nere attivi, garantendo lo svolgimento di una costante propaganda contro il


bellicismo dilagante così come l’organizzazione di agitazioni locali fino agli
scontri di piazza con gli interventisti. A Teramo, ad esempio, «l’incaricato del
partito anarchico della provincia [Ettorre]» lancia appello a tutti «i rivoluzio-
nari coscienti» a partecipare in massa al comizio di protesta contro le compa-
gnie di disciplina, indetto per il 20 settembre 1914 appositamente in
contemporanea ad una «conferenza pro-nazionalismo».92 Sempre Ettorre era
stato l’oratore del comizio anarchico di Giulianova del 24 maggio contro il
militarismo e le compagnie di disciplina.93 Per meglio comprendere il clima,
bisogna considerare che il fenomeno dell’interventismo sta coinvolgendo l’in-
tero movimento operaio e, più in generale, tutti gli schieramenti della sinistra,
anche parte del movimento anarchico.94 La II Internazionale, con la social-
democrazia tedesca e il socialismo francese in guerra l’uno contro l’altro, frana
rovinosamente. Quando il conflitto europeo apre per l’Italia la possibilità di
abbandonare le vecchie alleanze e di combattere l’Impero Austro-Ungarico
e quello Germanico a fianco della Francia repubblicana, dell’antimilitarismo
dei repubblicani italiani non rimane quasi nulla. Al contempo l’ala mussoli-
niana del Partito socialista italiano sceglie di passare ad un interventismo rivo-
luzionario. In Abruzzo, la conversione all’interventismo di settori rivoluzionari
finisce per indebolire l’antagonismo classista del blocco rosso nato dal con-
gresso sovversivo di Castellamare Adriatico, creando fratture all’interno di esso
e determinando una temporanea involuzione del paziente processo di ricom-
posizione delle forze. Sviluppa inoltre la saldatura in un’ampia schiera inter-
ventista di forze eterogenee (costituzionali, radicali, socialriformisti e
nazionalisti), nella cui propaganda temi ideali antitetici come internazionalismo
e nazionalismo, monarchia e repubblica, parlamentarismo e antiparlamenta-
rismo, coesistono confusamente. La battaglia per la pace e il non intervento
viene combattuta da piccoli nuclei antimilitaristi, pacifisti e libertari:

Viva la guerra sociale!

Ai sovversivi guerrafondai.
Noi anarchici combattiamo con vivo ardore e con fede indomita ogni guerra che ha

92 L. Ettorre, Comunicati, «Volontà», 12 settembre 1914.


93 Cfr. L. Ettorre, Corrispondenze. Giulianova, «Il Libertario», 8 ottobre 1914.
94 Si vedano in merito le posizioni espresse nel cosiddetto «manifesto dei sedici» del febbraio 1916,
documento sottoscritto da intellettuali anarchici tra cui Kropotkin, Guillame, Malato, Cornelissen e Grave.
anni di guerra 41

per base la barbarie e lo sfruttamento dei popoli. Siamo assertori della pace e confi-
diamo solo nella verità e nella scienza. Per noi vi è una sola barriera che divide il mondo
in due eserciti formidabili, quello degli inermi oppressi e quello degli oppressori. La
nostra missione è quella di procurarci delle armi e mobilitare con coraggio la nostra
forza per combatterlo ed espugnarlo, perché esso viola la nostra libertà, imprigiona,
uccide, condanna e impone ai nostri fratelli il fratricidio, spingendoli al baratro, nel
macello umano. Noi anarchici e socialisti (non quelli di Sua Maestà che si sono lasciati
travolgere dall’irredentismo) vogliamo la guerra sociale, non per evocarne delle altre,
come oggi fanno i governi, ma per rinnovare il mondo e illuminarlo di pace e di amore
eterno. Domani la nostra vittoria sarà benedetta dalle spose, dalle madri che avranno
conquistato per sempre la loro felicità.95
La condizione di isolamento spinge il movimento anarchico a concen-
trarsi sulle strategie locali e allo scontro con la repressione, nonché all’a-
zione sulla base dell’iniziativa individuale. Ne rappresenta un concreto
esempio la diffusa propaganda antimilitarista che i molti richiamati alle
armi vanno spiegando a proprio rischio e pericolo all’interno delle strutture
militari stesse. Provvedimenti disciplinari scattano per l’aquilano Piccinini,
con l’accusa di «attiva propaganda anarchica e antimilitarista tra i soldati».96
Incriminazioni più pesanti per Ettorre, bersagliere ciclista assegnato nella
provincia di Udine, che dalla caserma continua a collaborare con la reda-
zione de «Il Libertario»,97 e su cui, a causa del contenuto di una lettera de-
stinata a Pasquale Binazzi, si aprirà un’indagine per «complotto
insurrezionale contro le autorità militari»:

Dopo aver sacrificato tanto la mia vita per la propaganda anarchica; dopo aver colla-
borato al giornale anarchico «La Sveglia» di Teramo; oggi, dopo due anni di rivedibile,
mi hanno fatto abile per potermi quegli assassini ammazzare! Mi hanno arruolato nel
corpo dei bersaglieri ciclisti ed appena arrivato alla caserma sono stato chiamato dal
colonnello il quale mi ha fatto un severissimo rimprovero per aver avuto informazioni
che io sono antimilitarista. L’ho detto sempre dinnanzi a mio padre e a mia madre, ai
miei amici e lo ripeterò dinnanzi al colonnello più forte: al grido di guerra risponderà
la bocca del mio fucile come seppe fare Masetti. Dunque compagni, vi terrò avvisato
di quanto mi succede ed io seguiterò a fare anche propaganda fra i miei compagni mi-
litari. La compagnia di disciplina per me sta per aprirsi.
Morte ai militaristi!

95 L. Ettorre, Viva la guerra sociale!, «Il Libertario», 22 novembre 1914.


96 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 92, f. 1.
97 Cfr.: L. Ettorre, Una regione selvaggia, «Il Libertario», 22 giugno 1916; Id., Gli sciacalli, Ivi,
27 luglio 1916; Id., Il pazzo errante dell’Abruzzo, Ivi, 10 agosto 1916.
98 L. Ettorre, a Binazzi, in ACS, CPC, b. 1897, f. ad nomen. Su Pasquale Binazzi cfr. DBAI, vol.
I, pp. 189-195.
42 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Morte alla guerra!


Viva l’anarchia!98

Un fiero antimilitarismo emerge anche dalle corrispondenze epistolari tra


famiglie e giovani emigrati, nel momento in cui per costoro arriva la chia-
mata alle armi. Così, ad esempio, scrive da Seattle il raianese Umberto Po-
stiglione – che ritroveremo più avanti – in risposta ai genitori che cercano
di persuaderlo al rimpatrio per adempire gli obblighi militari:

Voi chiamate eroi coloro che vanno in guerra, io li chiamo assassini […]. Cos’è questa
patria? La terra che mi vide nascere e dove sono quelli che mi han dato la vita? Ed
allora io non l’ho dimenticata e non la dimenticherò, ed anelo di rivederla. Ma oggi la
patria ha un altro significato. Servire la patria vuol dire servire il re, servire la canaglia
che spadroneggia. Ed allora io confesso che quella patria non l’amo, la odio anzi, non
la servo ma la combatto. Non confondere la patria con la famiglia. Non pensate nean-
che ch’io abbia dimenticato o vi possa dimenticare. Per una ragione soltanto potrei di-
menticarvi e vi dimenticherei. Quando cioè voi all’amore verso il figlio preporreste
l’amore verso chi comanda e governa; quando per la grandezza del re domandereste a
forza il sacrificio del figlio, quando per l’ubbidienza alla legge fatta dai governanti voi
domandereste di ribellarmi alla legge della mia coscienza.99

Diversa l’attività svolta in regione, così come in tutte quelle località non
colpite direttamente dal conflitto e non soggette a regime di zona di guerra.
Nel mondo ferroviario, ad esempio, nonostante i licenziamenti, i traslochi
e i divieti, si registrano convegni e riunioni tra le categorie per elaborare
piattaforme d’intervento per il sostegno ai colleghi in servizio nelle zone
di guerra, per far fronte al caroviveri, per la pace e per i miglioramenti del
personale. Nell’agosto del 1917 scoppieranno manifestazioni di protesta
tra i lavoratori di più di una trentina di sedi tra cui Sulmona, a testimo-
nianza che il dibattito politico-sindacale ha modo di proseguire senza gravi
interruzioni. Seguirà l’assemblea di protesta di Castellamare Adriatico (27
novembre 1917) contro il nuovo regolamento, per il caroviveri e per ela-
borare interventi di solidarietà nei confronti delle popolazioni colpite dal-
l’invasione dei territori nazionali, in soccorso delle quali i ferrovieri
stabiliranno di versare una giornata di paga per sopperire almeno ai bisogni
più urgenti.100
A Chieti, nel pieno dell’ondata nazionalista e interventista, Alessandrelli

99 U. Postiglione, ai genitori, Seattle, 10 agosto 1915. Si veda l’Appendice.


100 Cronaca degli Abruzzi. Castellamare Adriatico: adunanza di ferrovieri, «Il Messaggero», Roma, 2
dicembre 1917.
anni di guerra 43

tiene comizi di propaganda antimilitarista mentre Di Sciullo, da parte sua,


si fa promotore per la costituzione di un coordinamento cittadino «per
provvedere ai mezzi più efficaci contro la guerra». Nel momento in cui il
tentativo non riesce, il tipografo stampa e fa affiggere un manifesto pacifista
di condanna «di una guerra che sta insanguinando e disonorando
l’Europa».101 Allo stesso tempo, i militanti di Scafa, Piano d’Orta e Torre
de’Passeri trasformano in manifesto murale il seguente appello:

Nella triste ora che volge, ora dolorosissima per tutti quanti non accettano e non plau-
dono alle vergognose vittorie di eserciti a nostro danno collegati, permettete che noi,
umili apostoli di una fede purissima e che qui ci professiamo, come sempre fummo e
saremo avversari di ogni potere e di ogni gloria conquistata col sangue di fratelli, vi di-
ciamo che l’alto ideale nostro aborre da qualsiasi lotta e più specialmente da quella di
oggi, unico esponente della prepotenza di pochi. Il nostro miraggio deve essere più
alto: la lotta per la libertà, per il pane, per la vera giustizia umana.
Abbasso la guerra!
Viva la rivoluzione sociale!
Viva l’anarchia!
Gli anarchici di Scafa, Piano d’Orta, Torre de’Passeri102

Più complessa la situazione nei centri della Marsica, dove ai sacrifici di


guerra e al carovita vanno a sommarsi i disastrosi effetti del tremendo ter-
remoto del 13 gennaio 1915: «sconosciuta da tanto tempo per il suo sonno
letargico, per la sua indifferenza alla solidarietà cogli altri lavoratori, per il
suo contegno passivo riguardo alle organizzazioni e alle idealità di riven-
dicazione umana, la Marsica, causa il recente terremoto, si è fatta notare al
mondo intero […] Che cuore! La frazione di Paterno di Celano conta 2.000
abitanti. Ve ne sono oltre 400 storpiati e derelitti che ancora vivono in ri-
coveri provvisori come maiali! Ma eterne bestie continuano a credere in
dio, nel governo e nel re. Quando si sveglieranno?».103 Chi si è salvato,
come Caiola, corrispondente de «Il Libertario», è impegnato nel prestare
soccorso ai sinistrati e nei comitati in agitazione contro il governo, carente
nell’opera di soccorso. Contemporaneamente, a Sulmona, il macchinista

101 Cfr.: ACS, CPC, b. 58, f. ad nomen [Alessandrelli]; ACS, MI, PS, Agr, cat. A5G – I Guerra
Mondiale – b. 92, f. 206.
102 Gli anarchici di Scafa, Piano d’Orta, Torre de’Passeri, «Volontà», 1 ottobre 1914.
103 F. Caiola, Note dalla Marsica, Paterno di Celano, «Il Libertario», 20 maggio 1915. Franco Caiola,
bracciante, nato a Paterno di Celano il 26 maggio 1888. Nel 1908 lascia l’Italia per gli Usa. Sottoscrittore
di stampa anarchica e corrispondente di «Cronaca Sovversiva», sulle cui colonne porta avanti una serie di
interventi antimilitaristi. Cfr. ACS, CPC, b. 935, f. ad nomen; ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 39, f. 37.
44 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

anarchico Carmine Guacci si fa notare per «propaganda anarchica e anti-


militarista. Si insinua fra i manovali spiegando loro i teoremi della ribel-
lione».104 All’Aquila, elementi attivi entrano in corrispondenza con
Temistocle Monticelli105 e con il gruppo del Comitato d’azione internazio-
nalista anarchica (Caia), organismo attivato dal convegno clandestino di Fi-
renze (giugno 1916) con il compito di coordinare al meglio le forze sparse sul
territorio e di rappresentare all’occorrenza, la collettività del movimento: dal
convegno, in pratica, era stato deciso una volta per tutte di darsi una struttura
nazionale.106 Nella fitta trama organizzativa che clandestinamente vanno tes-
sendo Monticelli e compagni s’inseriscono anche un gruppo di ferrovieri im-
piegati nel capoluogo di regione (firmatari di una circolare del Caia a favore
dei detenuti politici)107 e Ippoliti, in questi anni medico condotto nel circon-
dario di Frosinone e poi di Viterbo: «[Ippoliti] da quando è venuto ha dimo-
strato idee sovversive e si è dedicato ad una assidua propaganda di socialismo
ed anarchismo, tenendo private conferenze […]; è in corrispondenza col noto
anarchico di Roma Temistocle Monticelli».108 Da segnalare inoltre, la regolare
e ininterrotta circolazione de «Il Libertario»; abbonati e diffusori rimangono
attivi fino a tutto il 1917 ad Atessa, Atri, Bussi Officine, Chieti, Giulianova,
Loreto Aprutino, Ortona, Paterno di Celano, Pescara, Secinaro, Sulmona,
Teramo, Torre de’Passeri, Rapino, presso il Circolo operaio, e Guardiagrele,
presso la Biblioteca Popolare diretta da Antonio Ricci, che ritroveremo più
avanti.109
Oltre all’antimilitarismo e al rafforzamento dell’organizzazione interna,
un’altra direttrice su cui gli anarchici polarizzano l’attività è rappresentata

104 Su Carmine Giuseppe Guacci, nato a Solofra (AV) il 21 gennaio 1882, macchinista, cfr.: ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 168, f. 4; ACS, CPC, b. 2548, f. ad nomen; Cronache sulmontine. La protesta
civica, «L’Avvenire», 14 febbraio 1915.
105 Su Temistocle Monticelli cfr. DBAI, vol. II, pp. 214-217.
106 Il Caia è composto ufficialmente da Monticelli, Binazzi e Virgilio Saverio Mazzoni, affiancati se-
gretamente da Fabbri, Luigi Molinari e Gregorio Benvenuti. Sul ruolo e l’attività svolta dal Caia, sull’or-
ganizzazione degli anarchici italiani durante gli anni del conflitto e sui due convegni nazionali clandestini
(1916 e 1917) si veda L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla
guerra di Spagna (1919-1939), BFS, Pisa 2001, pp. 18-24. Altre mozioni deliberate a Firenze riguardano:
la solidarietà all’Usi; l’organizzazione di fasci rivoluzionari locali con gli elementi della sinistra socialista e
sindacale; la promozione di una Internazionale aperta a tutte le forze operaie e a tutte le correnti di pensiero
socialista e internazionalista rivoluzionarie rimaste intransigenti contro la guerra.
107 Cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 30; Ivi, b. 121, f. 18.
108 Su Francesco Ippoliti, nato a San Benedetto dei Marsi il 12 febbraio 1865, medico, cfr. Ivi,
b. 79, f. 17.
109 «Rsa», n. 1, 2002, p. 106.
110 M. Trozzi, Sulmona, 25 agosto 1916, stralci di una lettera pubblicata sulla prima pagina de
anni di guerra 45

dalla vasta agitazione internazionale a favore di Tresca, che, arrestato negli


Usa e accusato ingiustamente di omicidio, rischia la sedia elettrica. Il coor-
dinamento delle forze abruzzesi viene affidato a Trozzi:
Si promuova subito una fervida agitazione al fine di evitare il martirio di un innocente,
nostro corregionale e correligionario: Carlo Tresca, esule in New York dalla natia Sul-
mona, sul quale incombe, per effetto delle losche mene della poliziottaglia nordame-
ricana, il tremendo pericolo della sedia elettrica! […] È perciò che io mi rivolgo a voi,
buoni compagni e generosi lavoratori d’Abruzzo, affinché vogliate cooperare con me
e con altri compagni d’Italia, che hanno preso a cuore la giusta causa, per la liberazione
di Carlo Tresca […] Affido a tutti voi, eletti figli dell’Abruzzo libero e ribelle, la santa
bandiera di questa santissima agitazione: in lotta, con tutte le forze, per un supremo
ideale di pura Giustizia e di vera Libertà!110

Anche Conti, in questo periodo a Palermo per gli obblighi di leva, nono-
stante «in divisa» è in prima linea nelle mobilitazioni pro-Tresca promosse
da anarchici e socialisti rivoluzionari, che si trasformano ben presto in scon-
tri con le forze dell’ordine dopo l’intervento di carattere repressivo di
quest’ultime.111 Complessivamente, gli effetti dell’intensa protesta avranno
risultati positivi e l’anarchico abruzzese otterrà la libertà.112 Nonostante la
guerra, la militarizzazione dei rapporti di lavoro, la repressione interna, le
restrizioni delle libertà individuali, politiche e sindacali, agli occhi degli
anarchici italiani appare possibile – e soprattutto necessario – accelerare i
tempi per darsi sia un’organizzazione nazionale, aperta a tutte le correnti,
sia una internazionale, prettamente classista, allo scopo di affrettare con i
mezzi dell’azione diretta la fine del conflitto mondiale e di far coincidere
con questa lo scoppio della rivoluzione:

«L’Avvenire» del 3 settembre 1916 dal titolo Ai compagni e ai lavoratori d’Abruzzo. I delitti del capitalismo.
Liberiamo Carlo Tresca dalla sedia elettrica!, «[Trozzi] si è reso promotore in Sulmona di una agitazione
a favore di Tresca Carlo arrestato in America sotto imputazione di assassino di primo grado in pregiu-
dizio di agenti dell’ordine pubblico». Cfr. ACS, CPC, b. 5231, f. ad nomen.
111 Su Attilio Conti, nato a Castellamare Adriatico il 17 giugno 1880, pittore, cfr. ACS, CPC, b.
1451, f. ad nomen.
112 In Italia, tra il 1916 e il 1917, nascono ovunque comitati pro-Tresca ad opera soprattutto di
gruppi anarchici e di CdL sindacaliste. Si svolgono centinaia di comizi fino a quello milanese dell’8
ottobre del 1916, cui aderiscono diciotto comuni socialisti, sette federazioni di mestiere, ventisei CdL
del lavoro, sessanta associazioni tra cui unioni sindacali e mutue, gruppi anarchici e leghe operaie, ven-
tiquattro federazioni socialiste, cinquantatre associazioni anarchiche, circoli giovanili socialisti e ag-
gruppamenti sindacalisti.
113 L. Ettorre, La patria si allarga! L’internazionale cammina! Ai traditori dell’internazionale, «Il
Libertario», 13 luglio 1916.
46 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

[Ettorre] Tutti quelli che si sono affaccendati a dichiarare che la nostra internazionale
operaia è caduta nell’eterno aizzo dell’oblio si sono ingannati, poiché l’internazionale
nostra, di uomini di fede, cammina, e al di sopra degli uomini apatici, della scienza,
s’innalza come un’aureola verso il trionfo! Domani, gli stessi uomini che ieri la dileg-
giarono, si accorgeranno della sua vitalità. La patria si allarga fino a divenire una sola!
È l’internazionale che cammina veloce come il vento!113
Fine del conflitto e scoppio della rivoluzione dunque: una strategia che,
diffondendosi sempre più dopo la dirompente notizia della rivoluzione pro-
letaria in Russia, sembra ora, agli occhi di molti, a tutti gli effetti praticabile
anche in Italia, visto anche il continuo stato d’insofferenza e insubordinazione
che, giorno dopo giorno, cresce esponenzialmente tra i “compagni in divisa”:

[Ettorre] Mentre sulle piazze d’Italia i nazionalisti, gli interventisti, predicano la guerra
a favore della civiltà, qui, nei confini, noi soldati non facciamo altro che imprecarla, de-
testarla, combatterla fino all’estremo per la difesa della vita, che rappresenta la cosa più
sacra dell’uomo civile. Noi, o guerrafondai, non siamo dei selvaggi del passato che non
conoscevano amore, ma nell’animo nostro è incisa la dolce visione della famiglia, dell’a-
mante, dei compagni tutti! […] Il governo Salandra e compagni non fanno altro che in-
ventare strumenti di seduzione per trascinarci alla guerra brutale!
Noi soldati siamo pronti per la rivoluzione!114

Anche se durante gli ultimi anni di guerra il crescere della repressione in-
terna mette l’intero movimento nell’impossibilità pratica di agire, quella
antimilitarista rappresenta un’intensa agitazione che porterà molti, soprat-
tutto giovani, a passare all’anarchismo, e costituisce una delle ragioni del
grande ascendente che il movimento avrà tra i lavoratori negli anni del-
l’immediato dopoguerra. I socialisti stessi, ad esempio, dietro la formula
ufficiale “né aderire né sabotare” finiscono o per aderire o per sabotare. È
innegabile il radicalizzarsi di alcuni settori del Psi, tanto che in diverse lo-
calità gli intransigenti rivoluzionari come Trozzi collaborano con gli anar-
chici nelle azioni e nella propaganda antimilitarista; l’avvocato sulmonese
ed altri dirigenti del movimento infatti, «unitamente ad altri socialisti ed
anarchici, si riunirono a convegno in Firenze allo scopo di stringere sempre

114 L. Ettorre, a Binazzi, in ACS, CPC, b. 1897, f. ad nomen.


115 Cfr. ACS, CPC, b. 5231, f. ad nomen.
116 Sull’Usi si veda M. Antonioli, Armando Borghi e l’Unione Sindacale Italiana, Piero Lacaita,
Bari-Manduria 1990. Su Armando Borghi cfr. DBAI, vol. I, pp. 228-236.
117 Di Trozzi è la serie di articoli dal titolo Russia rossa pubblicata su «Guerra di Classe» dal 3 di-
cembre 1917 all’8 febbraio 1919. Dopo aver svolto propaganda antimilitarista a Firenze, tra gli operai
del polverificio di Cermignano e nel circondario di Arezzo, su denuncia anonima, viene accusato con
anni di guerra 47

più i rapporti di cordialità fra di loro».115 Al fianco di Armando Borghi, se-


gretario dell’Usi,116 Trozzi è impegnato nel costituire quei fasci rivoluzio-
nari che raggruppano anarchici, elementi della sinistra socialista, quella
giovanile e il sindacalismo contrario alla guerra.117 Allo stesso modo, nel-
l’organizzare i fasci torinesi, è attivissimo l’instancabile Ettorre:

Sono stato nel valoroso Piemonte Socialista per una serie di conferenze politiche […],
ho frequentato tutti i “fasci” portando la mia ribelle ed incitatrice parola. Nel rosso
Piemonte serpeggia il grido della rivolta. Uomini e donne invocano la fatalità della
Russia rivoluzionaria.118

In seguito agli scioperi, all’insurrezione di Torino119 e al disastro di Caporetto,


il governo riprende decisamente in mano il controllo della situazione. Dopo
le centinaia e centinaia di arresti tra gli operai degli stabilimenti torinesi, la
repressione si accentua ovunque. Sorveglianza speciale, ad esempio, per Ra-
niero Zoppi, incorporato nel 163° battaglione di stanza all’Aquila, ritenuto
dalle autorità militari «capace di provocare disordini» per il fatto di essere
anarchico.120 Più in generale, galera e confino fioccano sugli anarchici di tutto
il Paese. L’intero movimento deve praticamente rassegnarsi e aspettare il no-
vembre del 1918, la fine cioè di quella guerra «voluta dalla borghesia» che ha
massacrato più di seicentomila uomini e storpiato quasi mezzo milione:

Dopo cinque anni di mutismo, gli onorevoli e gli aspiranti cominciano a farsi vivi […
]. Quanti pistolotti avete preparato per accattivarvi l’amicizia dei nostri ingenui prole-
tari? No, perdio, questa volta con tutte le vostre male arti non ci riuscirete! Noi vi gri-
deremo in faccia che siete stati voi quelli che avete voluta e osannata la santa guerra,
che vi ha procurato laute prebende e insperati guadagni; sono stati i vostri galoppini
elettorali che hanno denunziato i nostri compagni per disfattismo. Quando scenderete
fra noi – lupi camuffati da umili pecorelle – chiameremo a gridare vendetta le madri

Borghi di voler far saltare un dinamitificio. L’accusa cadde. Borghi viene internato a Isernia, Trozzi espulso
dal capoluogo toscano. Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 5, f. 24; ACS, CPC, b. 5231, f. ad nomen.
118 L. Ettorre, Giulianova, 29 aprile 1917, a Binazzi, in ACS, CPC, b. 1897, f. ad nomen.
119 Si veda P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Giulio Einaudi,
Torino 1972, pp. 416-432.
120 Su Raniero Zoppi, nato ad Osimo l’8 febbraio 1878, facchino, cfr.: ASAq, Fondo Questura,
cat. A8, b. 68, f. 29.
121 L. Meta, Da Pratola Peligna. Avvisaglie, «Abruzzo Rosso», 14 settembre 1919. Sul periodico
cfr. SPAM, pp. 37-38.
122 Meta nasce a Pratola Peligna il 23 luglio 1883, commerciante di calzature, di tessuti, rivenditore
di vino. Appena diciannovenne è segretario della Lega di Resistenza fra gli Artigiani di Pratola Peligna,
fondata l’8 aprile 1902 con Tresca e Nicola Trevisonno. Nel 1913 lascia l’Italia per gli Usa, per raggiungere
il fratello Francesco a Steubenville, nell’Ohio. Dirige il giornale «Il Telegrafo Marconi». Torna in Italia e
48 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

orbate dei loro giovani figli; le spose ed i teneri figlioletti privi dei loro mariti e genitori,
uccisi da piombo austriaco o dai vari graziani; i mutilati, che scaraventeranno sulle vo-
stre luride persone, le loro stampelle!121

Non è retorica. Luigi Meta la guerra l’ha fatta veramente.122 Durante gli anni
del conflitto

«incontrò di nuovo Mussolini; lo aveva conosciuto da vicino nei congressi socialisti ma lo


riteneva un maniaco, nient’altro che un maniaco. […] Amava ricordare che non riusciva a
comprendere come mai quel Mussolini, che era vissuto di collette dei compagni per farsi
un vestito, ora era tanto spietato. Lo considerava un traditore dell’idea, quel che poi si di-
mostrò. E perciò mai con lui tentò un approccio, neanche nel periodo peggiore della per-
secuzione […]. Con Luigi discutevamo a non finire su Bakunin, Costa e Cafiero e, come
io mi allontanavo sempre di più dall’infantile positivismo deterministico lui si allontanava
sempre di più dalla concezione meccanicistica dello Stirner, accettando la concezione del
Blanqui della rivoluzione. C’era nella sua mente la sicurezza che il popolo avrebbe un
giorno rifatta l’insurrezione del 14 luglio contro la Bastiglia, anche in Italia […]. Nel mio
ricordo, i suoi giudizi sul caro Trozzi e sul caro Lopardi dell’Aquila erano tutti negativi,
fermo com’era nella concezione morale del rivoluzionario in attesa dell’esplosione della
collera popolare».123

Mai come ora, infatti, l’intero paese si trova diviso tra chi dalla guerra ha tratto
vantaggio (i grandi ceti industriali ed agrari, futuri finanziatori del fascismo)
e chi ne aveva subito morti e miserie, cioè le grandi masse proletarie. Per que-
ste, la fine del conflitto suona davvero come l’ora della resa dei conti. E la
Russia ha tracciato la strada. In Italia, nonostante la militarizzazione, tra il
1914 e il 1918 si erano registrati quasi duemilacinquecento scioperi e il pro-
blema della smobilitazione e della trasformazione delle industrie di guerra in
industrie di pace, il malcontento accumulato e «lo spettacolo degli arricchiti
di guerra conferiscono caratteri di forte crisi economica e sociale, foriera di
conseguenze indubbiamente rivoluzionarie».124
«Unità per la rivoluzione!» dunque, tra chi ha combattuto contro la guerra.

viene richiamato alle armi. Su Meta si veda E. Puglielli, Luigi Meta, vita e scritti di un libertario abruzzese,
CSL Camillo di Sciullo, Chieti 2004.
123 Rocco Santacroce, Sulmona, 8 febbraio 1978, a Ego Spartaco Meta, secondogenito di Luigi,
nato a Pratola Peligna il 27 giugno 1924, vive attualmente a Roma.
124 Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, Samizdat, Pescara 2002, p. 28.
1 Per l’elenco complessivo delle località rappresentate e delle adesioni cfr. Convegno degli anarchici
italiani. Elenco delle rappres. e adesioni, «Il Libertario», 17 aprile 1919.
2 Sull’andamento del congresso si vedano: Convegno degli anarchici italiani, «Il Libertario», cit; Le riso-
luzioni del Congresso Anarchico di Firenze, «Volontà», 1 maggio 1919; G. Berti, Errico Malatesta e il movimento
anarchico italiano e internazionale (1872-1932), cit., pp. 607-615; G. Cerrito, Il ruolo della organizzazione anar-
Il biennio rosso

L’Unione comunista-anarchica italiana

«Anarchici in politica, comunisti in economia, rivoluzionari nel mezzo di


lotta»: questa linea accomuna circa duecento delegati di centoquarantacinque
gruppi e federazioni di ogni regione, riuniti in congresso dal 12 al 14 aprile
1919 nei locali della CdL di Firenze per riattivare la sezione italiana dell’U-
nione anarchica internazionale. Per l’Abruzzo prende parte ai lavori Ippoliti
(in rappresentanza anche del gruppo laziale di Bagnorea), mentre, a nome di
Caiola, perviene l’adesione degli anarchici attivi nelle località marsicane.1
Dal gennaio 1919 il movimento era fiorito in ogni provincia e il Caia, con
un intenso lavoro, era riuscito a far confluire le volontà, le necessità comuni
e le esperienze di gran parte degli anarchici italiani nell’organizzazione, in
questo caso di sintesi, nata come Unione comunista-anarchica italiana (Ucai).
Ridefinizione del programma malatestiano, autonomia dei gruppi, delle
unioni e delle federazioni provinciali e regionali, coordinamento fra esse at-
traverso l’apporto di un Comitato di coordinamento e corrispondenza,
rafforzamento dell’organizzazione interna e considerazione per i gruppi
esterni, divisione netta tra organizzazione specifica e organizzazione sinda-
cale così come tra scontro rivoluzionario e lotta di classe. Questa, in breve,
la sintesi del dibattito e del confronto su: modello organizzativo, ruolo dei
gruppi e del comitato coordinatore, rapporti con le organizzazioni dei lavo-
ratori; seguono le mozioni approvate riguardo la stampa di movimento, i
rapporti con i partiti della sinistra, la III Internazionale e la nuova Interna-

chica, Samizdat, Pescara 2002, pp. 53-72; A. Dadà, L’anarchismo in Italia: fra movimento e partito. Storia e docu-
menti dell’anarchismo italiano, Teti, Milano 1984; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in
50 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

zionale Anarchica.2 «Un vero programma d’assalto alla società borghese», per
usare le parole di Anna Kuliscioff.3 Con la nascita dell’Ucai si dichiara prati-
camente concluso il tempo dei dibattiti e delle polemiche interne come quello
dei comizi caotici e delle inconcludenti manifestazioni di protesta. È il mo-
mento di armarsi e di concentrare le forze per dare battaglia al primo momento
opportuno. Gli anarchici hanno la consapevolezza di non essere da soli una
forza sufficiente a sostenere lo scontro ma sanno di potere essere l’elemento
decisivo per trasformarlo in insurrezione. Contano inoltre sull’atteggiamento
delle masse, inferocite dalla guerra e galvanizzate dalla rivoluzione russa, e sul-
l’influenza che questa sta avendo sui socialisti. Nella nuova dirigenza del Psi
infatti, i massimalisti hanno ottenuto la maggioranza e la Confederazione ge-
nerale del lavoro (CGdL) ha accettato di fatto la guida politica del partito, che
si propone di coordinare e dirigere le manifestazioni di malcontento e di in-
canalarle verso il programma massimo dell’espropriazione capitalistica bor-
ghese.4 Per gli anarchici, la maggioranza dei socialisti potrebbe ora
abbandonare il parlamentarismo: non le resta che sbarazzarsi dei riformisti e
la storica spaccatura del 1892 potrebbe essere definitivamente colmata. Anche
se gli organi centrali non si pronunciano esplicitamente, è nei fatti innegabile
che a livello periferico e di base parecchie organizzazioni socialiste vedono
nell’attuale momento l’ora dell’atto risolutivo. «Abruzzo Rosso», ad esempio,
organo della frazione massimalista regionale, esce con editoriali di questo tono:

Ormai il vecchio carcame borghese è in completa decomposizione, e sta per essere scara-
ventato nella fossa, donde farà meritato lenzuolo il fango che lo generò […] Il nostro lavoro
di demolizione e ricostruzione avrà forse nella nostra regione artefici entusiasti, molti ele-
menti che fino a ieri non conoscemmo, e sarà meravigliosa rivelazione di energie.5

Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939), cit., pp. 25-30; V. Mantovani, Mazurka blu, 2 voll.,
Samizdat, Pescara 2002, pp. 69-72; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), cit., pp. 107-113.
3 A. Kuliscioff, 23 aprile 1919, a Turati, in F. Turati, A. Kuliscioff, Carteggio, Giulio Einaudi,
Torino 1953.
4 Si vedano: P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol. 1, Da Bordiga a Gramsci, Giulio
Einaudi, Torino 1967; E. Giovannini, L’Italia massimalista, Ediesse, Roma 2001.
5 Al lettore, «Abruzzo Rosso», 7 settembre 1919. Sul movimento socialista abruzzese si vedano:
A. Borghesi, F. Loreto (a cura di), Mario Trozzi. Alle origini del movimento operaio e sindacale in Abruzzo,
Ediesse, Roma 2007; R. Lolli, Emidio Lopardi e il circolo socialista aquilano, cit.
6 Mario Cavarocchi nasce a Jesi il 6 dicembre 1889. Nel 1920 è segretario della FGS aquilana.
L’anno successivo è per qualche tempo segretario della CdL di Trieste. Cfr. ASAq, Fondo Questura,
cat. A8 b. 112, f. 31.
7 Cfr. ACS, CPC, b. 1542, f. 78.
8 Cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 2, f. 1; Ivi, b. 41, f. 5.
il biennio rosso 51

Un foglio anarchico non scriverebbe diversamente. Della stessa portata è


la propaganda che i massimalisti vanno spiegando nei centri delle province.
Nel marzo 1919 Mario Cavarocchi attraversa la Valle Peligna per un giro
di conferenze molto seguite a Sulmona, Pratola Peligna e Pacentro:

È risultato che egli parlò della necessità di prepararsi per una prossima rivoluzione,
tendente ad abbattere il giogo dell’attuale governo […]. Disse che i contadini hanno
diritto alla terra e che perciò vi è l’urgenza che le terre siano ad essi distribuite […].
L’oratore parlò della prossima rivoluzione italiana.6

Non è da meno Croce, appena rientrato da Forlì, dove aveva coordinato


le lotte di alcune organizzazioni di classe, indirizzandole verso gli espropri
di beni primari e merci. È ora a Chieti, per il comizio del 9 agosto sul ca-
roviveri e sull’attuale momento politico: «dichiarandosi “vecchio rudere”
dell’Internazionale proletaria, incitò i convenuti ad organizzarsi per il
trionfo dell’unità Internazionale».7 E la propaganda entra anche nelle ca-
serme, destando forti preoccupazioni tra le autorità militari per l’influenza
che potrebbe avere sulle giovani leve e, di conseguenza, che le truppe pos-
sano fraternizzare. L’allarme scatta nel deposito fanteria di stanza all’Aquila,
“minato” all’interno dagli anarchici Mario Moccheggiani prima, Luigi Co-
retti poi,8 e all’esterno da Cavarocchi:

Aquila, 26 febbraio 1919. Deposito fanteria. Da qualche giorno [Cavarocchi] è stato


notato da questo comando che cerca di avvicinare i militari e parla con loro animata-
mente di politica e di bolscevismo […] Questo comando ha informato quello della
Compagnia dei RR.CC. per le indagini e i provvedimenti del caso, pur continuando,
dal canto suo, nell’assidua vigilanza su tutti i militari dipendenti perché nessuna con-
seguenza abbia verso di loro la tentata propaganda sovversiva.9

9 Cfr. Ivi, b. 112, f. 31.


10 Si veda R. Bianchi, Pace, pane, terra. Il 1919 in Italia, Odradek, Roma 2006.
11 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, cat. G1, 1919, b. 81.
12 Si veda P. Muzi, I moti sociali in Abruzzo nel primo dopoguerra (1919-1920), «Rassfr», a. III, n. 3,
1982, pp. 453-503.
13 Su Federico Mola, nato ad Orsogna il 7 aprile 1887, insegnante, cfr. ACS, CPC, b. 3332, f. ad
52 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Il 1919

Nel corso dell’anno si susseguono varie ondate di mobilitazioni, scioperi e


rivolte, con l’irruzione nel conflitto sociale e politico di nuovi soggetti e
programmi capaci di incidere sul processo di ridefinizione dei rapporti tra
Stato e società. All’indomani della prima guerra mondiale e di massa,
quando dall’Europa giungono notizie di rivoluzioni e formazione di nuove
repubbliche, in Italia riemergono forme di protesta popolare con occupa-
zioni delle terre, assalti ai forni e ai palazzi del potere mentre con la nascita
di organismi per l’azione diretta prendono corpo speranze e progetti per
la costruzione di una società fondata su nuove basi e nuovi principi. Tre
sono i principali ambiti del conflitto politico e sociale: la terra, con l’avvio
delle lotte contadine per il controllo delle risorse e degli usi civici; il pane,
con i tumulti annonari che sconvolgono la penisola; la pace, con la realiz-
zazione del primo sciopero internazionale contro la guerra del XX secolo,
lo “scioperissimo”. Pace, pane e terra: tre direttrici lungo le quali si dispie-
gano avvenimenti ed episodi che, se visti in maniera disomogenea e disar-
ticolata, possono sembrare solo momenti di esplosione o collera di masse
popolari sfinite dagli avvenimenti bellici da poco terminati. Al contrario,
come spiega Roberto Bianchi, meglio interpretati e politicamente messi in
sequenza, essi traducono episodi di apparente jaquerie in mobilitazione co-
sciente di sfruttati che dalla loro condizione vogliono uscire: operai, molti
dei quali ora disoccupati; braccianti, adesso senza lavoro; reduci, privi di
speranza; donne, nella doppia di figura di disoccupate e vedove. È l’inizio
del biennio rosso, una lunga stagione di lotte che dalle campagne alle città
nascono e si sviluppano dal basso, costringendo in molte occasioni all’unità
i vertici e le dirigenze delle diverse organizzazioni del proletariato, dagli
anarchici ai socialisti di ogni scuola.10
Già nel mese di febbraio, il ministero dell’Interno scrive a tutti i prefetti
del regno «sul vivo malcontento che serpeggia tra le varie classi sociali, in
specie tra quella operaia e meno abbiente, per il permanere degli alti prezzi
sui generi di prima necessità […] Tutto ciò, che in ogni ora potrebbe con-
durre a perturbamenti dell’ordine pubblico, va represso con particolare at-
tenzione in questi giorni nei quali per la smobilitazione dell’esercito, per
la chiusura totale o parziale delle fabbriche di materiale bellico, si verifica

nomen.
il biennio rosso 53

una crisi di disoccupazione che crea situazioni assai delicate». Per il mini-
stro, i prefetti devono agire con grande energia, in particolare invitando
gli organi di polizia dipendenti e quelli creati per la vigilanza nei comuni a
compiere il loro dovere «nello scoprimento e repressione della sottrazione
delle merci al consumo generale e contro ogni genere di speculatori».11 Le
autorità locali elaborano calmieri, invitano i negozianti ad applicare un
equo prezzo, ma questi spesso si rifiutano di vendere ai prezzi imposti. La
gente allora prende d’assalto i negozi e, quando la polizia spara, è rivolta
generale.12 Il 13 luglio comizio di protesta a Castellamare Adriatico gestito
dai dirigenti della sezione Sfi. L’agitazione «assume un vero e proprio ca-
rattere politico, per opera soprattutto di sovversivi, che agiscono in modo
pericoloso sugli animi di quella numerosa classe dei ferrovieri». Comples-
sivamente, nella provincia di Teramo «regna vivo malcontento a causa ele-
vato prezzo generi prima necessità. Hanno avuto luogo anche pubbliche
manifestazioni». A Nereto «grandi e violente sommosse dell’intera popo-
lazione» contro negozi e rivenditori. Il 22 protesta popolare a Penne: il
prefetto mobilita i carabinieri di Castellamare Adriatico e Teramo, facendo
convergere sulla città anche due reparti di truppe. A fine mese agitazioni a
Torre de’Passeri contro il nuovo calmiere. Nei giorni immediatamente suc-
cessivi alle proteste per il carovita, si aggiungono a Penne anche quelle sui
contratti agrari, tanto che nella cittadina devono essere inviati altri militari
di truppa. Il giorno 26 le manifestazioni in corso a Torre de’Passeri sfociano
in guerriglia urbana. Verso le ore 20, circa seicento persone in protesta da-
vanti al municipio vengono caricate dalla cavalleria. La carica provoca feriti,
dalla folla partono colpi di pistola, i militari rispondono con colpi di mo-
schetto. «Manifestazioni tumultuose» per il caroviveri anche nell’Abruzzo
chietino. A Lama dei Peligni, «circa mille persone armate di scure, bastoni
ed altre armi […] cercarono a colpi scure abbattere porte negozio tessuti».
Ad Orsogna, da un folto gruppo di ragazzi parte una fitta sassaiola contro
i principali negozi del paese, richiamando una folla di circa tremila persone,
in maggioranza contadini, alcuni dei quali, armati di scure e bastoni, ten-
tano di aprire le porte dei negozi. Un gruppo di dimostranti poi, si dirige
verso un negozio di filati, abbatte la porta e requisisce merce. Il 20 e il 21
luglio la CdL di Lanciano, ora con l’ex-anarchico Mola alla segreteria,13

14 Sull’andamento dello “scioperissimo” in Italia vedano: A. Borghi, La rivoluzione mancata,


Azione Comune, Milano 1964; A. Borghi, Mezzo secolo di anarchia (1898-1945), ESI, Napoli, 1954; R.
Bianchi, Pace, pane, terra. Il 1919 in Italia, cit.
54 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

aderisce e partecipa allo “scioperissimo”, mobilitazione internazionale per


la pace, contro i dettati imposti dal trattato firmato a Versailles dalle po-
tenze vincitrici della guerra, in appoggio ai bolscevichi e alla rivoluzione
sovietica e contro il sostegno agli eserciti “bianchi” offerto dall’Intesa. Si
sarebbe dovuto trattare di uno sciopero generale insurrezionale, da attuare
simultaneamente anche in Francia e in Inghilterra. In Italia è Borghi a
coordinare i lavori, e fa di tutto per trovare un accordo d’azione con la si-
nistra socialista, fino alla comunicazione ufficiale del Psi che si pronuncia
invece per uno sciopero di sole 48 ore e di solo carattere dimostrativo. Sono
molti a questo punto quelli che si tirano indietro, tra cui lo Sfi. Sostenuto
essenzialmente solo da Usi e Ucai, lo sciopero riesce compatto ma non ge-
nerale; in Inghilterra e in Francia non si sciopera mentre un notevole suc-
cesso si registra nei paesi dell’Europa centrale e balcanica.14 Il 22, sempre
a Lanciano, sassaiole contro negozi e case private ed espropriazione di
merci. Arrivano in città autocarri carichi di carabinieri e soldati ed un’au-
tomitragliatrice; seguono una quarantina di arresti. Fatti simili si ripetono
nei comuni di Torricella, Montenerodomo e a Pollutri, nel vastese, dove
fitte sassaiole colpiscono negozi ed abitazioni private.15 All’Aquila, l’8 lu-
glio, la folla guidata da Commissari del Popolo, tra cui Piccinini, massi-
malisti e anarcosindacalisti, tenta di invadere il Comune allo scopo di
impadronirsi delle chiavi di magazzini, enti e negozi e quindi di «istaurare
la repubblica dei soviet». Il tentativo riesce il giorno successivo a Monte-
reale, con l’espulsione del sindaco, di un consigliere e del segretario comu-
nale. Lo stesso tipo di protesta si ripete il 18 a Cittareale e il 20 a Bugnara,
poi a Goriano Sicoli, Secinaro, Fontecchio e Cagnano, dove l’anarchico
Francesco Di Paolo viene tratto in arresto con l’accusa di violenza a pub-
blico ufficiale.16 Al contempo, gli operai dello zuccherificio di Avezzano,
già da tempo in agitazione, minacciano il saccheggio. Il culmine dell’in-

15 Sulle mobilitazioni nelle province di Teramo e Chieti cfr.: ACS, MI, PS, Agr, cat. G1, 1919, b.
65; Ivi, 1919, b. 81; Da Castellamare. Caro Viveri, «Il Risorgimento d’Abruzzo», 29 giugno 1919; La
sommossa di Penne, Ivi, 3 agosto 1919; La nostra inchiesta sui fatti di Penne, Ivi, 17 agosto 1919; Cronaca
Atessana. Il caro-viveri, Ibidem; Caro Viveri in Abruzzo, Ivi, 19 ottobre 1919. Sul periodico cfr. SPAM,
p. 150.
16 Cfr. ACS, CPC, b. 1813, f. ad nomen; ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 32, f. 10.
17 Cfr.: R. Lolli, Emidio Lopardi e il circolo socialista aquilano, cit. pp. 124-126; Note sulmonesi. Il
Caroviveri a Sulmona, «Abruzzo Rosso», 7 settembre 1919; Da Rocca di Mezzo, Ivi, 25 settembre 1919.
18 Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 30.
19 Il n.u. «Guerra e pace», edito ad Ancona «a cura della redazione di Volontà» e pubblicato il
il biennio rosso 55

tensità di questi moti si raggiunge a Sulmona, con un’agitazione popolare


di più giorni continuati che provoca le dimissioni della giunta comunale e
la fuga del sindaco. Seguono manifestazioni e sassaiole contro le abitazioni
dei commercianti e, quando questi sparano sulla folla (25 luglio), partono
gli assalti, i saccheggi e le nomine dei commissari del popolo, in possesso
delle chiavi dei negozi. A Rocca di Mezzo infine, nell’aquilano, «festa pa-
triottica trasformata in sovversiva: la folla aveva preso d’assalto ed invaso il
municipio […]. Ordinato quindi un imponente corteo […] tutta quella
massa si riversò per le vie del paese, acclamando a Lenin, alla Russia, alla
rivoluzione ed al socialismo».17
Dovunque le uniche autorità riconosciute dalla popolazione diventano le
CdL o i locali organismi proletari: «dappertutto si sono costituite commis-
sioni di operai che requisiscono le merci e le trasportano nei locali delle
Camere del Lavoro per distribuirle al popolo».18 Questa situazione porta
gli anarchici a ritenere nuovamente pensabile la formula della “barricata
unica”, dell’intesa rivoluzionaria di base. La proposta di un Fronte unico
rivoluzionario (Fur), retto da un comitato d’azione formato da rappresen-
tanti dei cinque organismi sovversivi e proletari in esso raccolti quali Psi,
CGdL, Ucai, Usi e Sfi, indipendente dai singoli partiti e col compito di
coordinamento delle forze locali, era già stata lanciata da «Volontà» e, qual-
che mese prima, in parte da «Guerra e Pace»,19 recapitato agli indirizzi di
Alessandrelli, Caiola, Di Sciullo, Meta e degli anarchici residenti nelle pro-
vince di Aquila (Avezzano, Celano, Paterno di Celano, Pratola Peligna,
Preturo, Sulmona) e Chieti.20

La barricata unica

Per tutto il 1919 non risultano in Abruzzo gruppi ufficialmente costituiti


ma esistono presenze diffuse e una fitta rete di relazioni che copre buona
parte del territorio regionale. In mancanza di un’organizzazione specifica,

22 febbraio 1919, viene lanciato da Fabbri con un mese di anticipo sulla ripresa delle pubblicazioni di
«Volontà».
20 Cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 168, f. 60; ACS, CPC, b. 58, f. [Alessandrelli Carlo].
21 ACS, CPC, b. 1451, f. ad nomen. Congedato nel 1918 dal servizio militare, Conti si trasferisce
a Verona. La ripresa dell’attività di quella CdL nel dopoguerra coincide con lo spostamento della linea
politica della stessa in senso chiaramente rivoluzionario. Nel panorama del sindacalismo veronese del
periodo post-bellico, si registra infatti la presenza di un nutrito numero di militanti sindacalisti rivo-
56 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

mentre Di Sciullo aderisce alla sezione anconetana dell’Ucai altri si attivano


direttamente nel movimento sindacale. Conti, tornato da Verona – dove
aveva assunto l’incarico di segretario di quella CdL aderente all’Usi, se-
gnalato perché «pericolosissimo organizzatore ed agitatore di masse con
sistemi addirittura bolscevichi»21 – è ora segretario della CdL di Castella-
mare Adriatico. Alessandro Farias, dopo un soggiorno statunitense, è alla
guida della neonata CdL di Avezzano,22 «impartisce agli aderenti lezioni
sul da farsi per occupare le terre del Fucino».23 Talamini è attivo nelle or-
ganizzazioni operaie delle officine di Bussi; Antonio Martocchia nella CdL
di Popoli.24 Altri ancora assumono posizioni di responsabilità nella diri-
genza di gruppi e sezioni Sfi, organizzazione strategicamente essenziale
perché controlla le vie di comunicazione e che, a sua volta, vuole restare
indipendente e conservare la propria autonomia. Va ricordato che al ter-
mine del conflitto mondiale, lo Sfi si ritrova al pari della Federazione ita-
liana operai metallurgici (Fiom)25 a riprendere il suo antico ruolo di
avanguardia nella classe lavoratrice italiana.26 Tra i ferrovieri di Sulmona
sono gli anarchici «i più attivi propagandisti per creare nuove agitazioni
[…] Quasi tutto il personale superiore e inferiore ferroviario della stazione
e deposito di Avezzano è di colore leninista».27 Altri anarchici, in assenza
di organizzazioni specifiche, riversano tutto il loro attivismo nelle sezioni
della Lega proletaria, sorta fra mutilati, invalidi, feriti, reduci, orfani e ve-
dove di guerra. E qui occorre aprire una parentesi. L’esperienza bellica at-

luzionari: circa la metà di questi sono di tendenza politica anarchica. Poco dopo l’arrivo di Conti, l’or-
ganismo camerale, che negli anni precedenti aveva condiviso l’orientamento riformista della CGdL,
aderisce assieme a numerose nuove leghe all’Usi. Conti viene denunciato per incitamento all’odio di
classe una prima volta nel 1919 e, per lo stesso motivo, nel 1920.
22 Sulla nascita della CdL di Avezzano cfr. Da Avezzano. La Camera del Lavoro della Marsica,
«Abruzzo Rosso», 7 settembre 1919.
23 Su Alessandro Farias, nato a San Benedetto dei Marsi il 15 aprile 1881, operaio, cfr. ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 84, f. 6.
24 Su Antonio Martocchia, nato a Popoli il 13 marzo 1903, cfr. Ivi, b. 168, f. 28.
25 Per una storia della Fiom si vedano: M. Antonioli, B. Brezza (a cura di), La FIOM dalle origini
al fascismo 1901-1924, De Donato, Bari 1978; M. Antonioli, Sindacato e progresso. La FIOM tra immagine
e realtà (1901-1914), Franco Angeli, Milano 1983.
26 Si veda G. Sacchetti, Il Sindacato ferrovieri italiani durante il “biennio rosso”, in M. Antonioli,
G. Checcozzo (a cura di), Il Sindacato ferrovieri italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, cit.
27 Cfr. ACS, CPC, b. 3857, f. [Perfetto Quirino].
28 Oltre alla Lega proletaria si costituiscono: l’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra,
filoistituzionale ma antibellicista e antinazionalista; l’Associazione nazionale combattenti, numerica-
mente maggioritaria, erede dell’interventismo democratico; l’Unione nazionale dei reduci di guerra,
d’ispirazione cattolica; l’Unione nazionale ufficiali e soldati, l’Associazione nazionale volontari di guerra
il biennio rosso 57

traversa più in generale lo scontro sociale, in quanto i “proletari in divisa”


portano nei conflitti di classe, assieme alla risolutezza di una generazione
che ha acquisito abitudine alla violenza e all’uso delle armi, l’antagonismo
di chi sente di aver patito uno sfruttamento “supplementare” oltre a quello
insito nei rapporti di produzione. Da questo magma di risentimenti na-
scono diverse associazioni di ex-combattenti;28 tra esse la Lega proletaria
merita un discorso a parte. Promossa e sostenuta dalle frazioni massimali-
ste-terzinternazionaliste di Psi e CGdL, a differenza delle altre si caratte-
rizza come associazione antipatriottica e classista e, a livello di base,
raccoglie forti adesioni anche fra gli anarchici e i sindacalisti rivoluzionari.
La sezione di Pratola Peligna, ad esempio, è diretta dagli anarchici Meta,
Panfilo Di Cioccio, «annoverato fra le persone pericolose per gli ordina-
menti nazionali, da tenersi continuamente sorvegliato», Luigi Breda, «uno
degli elementi più spinti del movimento sovversivo in Pratola», e Francesco
Di Pietro, tutti mossi dalla consapevolezza di trovarsi in minoranza come
anarchici ma non come rivoluzionari:

[Meta] fondò in Pratola Peligna la Lega Proletaria, di cui subito assunse la direzione.
L’obiettivo di tale associazione, di carattere prettamente antinazionale, era quello di
sottrarre il maggior numero di smobilitati alle altre organizzazioni nazionali e porli
sotto il dominio del sovversivismo. Riunì un forte nucleo di scontenti e squilibrati, fa-
cendosi coadiuvare da costoro e si accinse alla lotta, svolgendo attivissima propaganda
comunista che meglio d’ogni altra si confaceva alle sue finalità, ed incitò la popolazione
alla rivolta, cercando di farla trascendere al disordine ed alla violenza. […] Fino a tutto
l’anno 1922, si fece notare, per la sua capacità organizzativa, fra gli elementi più accesi
e turbolenti.29

Dirigente della sezione di Giulianova è Ettorre, ed anche in questo caso è la


componente anarchica a definire le strategie e gli indirizzi di lotta. Il 3 no-

e l’Associazione nazionale reduci zona operante, queste ultime tre collocabili a destra. Sull’associazio-
nismo tra ex-combattenti e reduci si veda M. Rossi, Arditi non gendarmi! Dall’arditismo di guerra agli
Arditi del Popolo, 1917-1922, BFS, Pisa 1997. Sulle sezioni abruzzesi dell’Anc si veda P. Muzi, I moti
sociali in Abruzzo nel primo dopoguerra (1919-1920), cit., pp. 468-480.
29 Su Di Cioccio, Breda, Di Pietro e Meta cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 167, f. 30; Ivi,
b. 107, f. 7; Ivi, b. 110, f. 21; Ivi, b. 168, f. 70.
30 Da Giulianova. Danesi fischiato e sconfitto in contraddittorio, «Abruzzo Rosso», 7 novembre 1919.
31 Cfr.: Da Giulianova, Manifestazione proletaria, Ivi, 4 ottobre 1919; Da Giulianova. Combattenti in
guardia!!!, Ivi, 4 ottobre 1919; Da Sulmona. Un comizio grandioso, Ivi, 15 ottobre 1919.
32 Sulla costituzione di queste sezioni cfr. su «Abruzzo Rosso»: Da Città S. Angelo, 14 settembre
58 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

vembre 1919, per l’inaugurazione della bandiera, intervengono più di 1.500


persone per ascoltare il comizio di Conti, oratore designato per l’occasione:

Il suo discorso rivoluzionario viene interrotto da applausi e da evviva Conti! […] Conti
prosegue e termina inneggiando alla rivoluzione sociale. Tutti applaudono gridando:
«Viva la rivoluzione! viva il socialismo!» […] Giorno di rabbia e di paura per la bor-
ghesia tremenda. Il socialismo si afferma anche in Abruzzo.30

Solo un mese prima, una grande mobilitazione indetta dalla Lega contro «l’in-
teresse della classe capitalista», le «avventure dannunziane» e la montante
propaganda patriottica e nazionalista aveva scosso la cittadina adriatica. Il ma-
nifesto redatto e diffuso «[raccomandava] pure agli operai tutti di impedire
di parlare a quel famigerato Mussolini quando si recherà dalle nostre parti
[…] La manifestazione si è sciolta al grido di: abbasso la guerra! Abbasso d’An-
nunzio!! […]. Giorno di rabbia e di paura per la borghesia che vede contati i
suoi giorni». Anche a Sulmona, un comizio della Lega del 12 ottobre riesce
a mobilitare più di duemila persone.31 Sul territorio nazionale, agli esordi, lo
sviluppo della Lega proletaria era avvenuto nelle regioni tradizionalmente le-
gate al movimento operaio e socialista, con punte massime in Piemonte, Lom-
bardia, Emilia Romagna e Toscana; in una seconda fase questa si estende al
Sud, con notevoli nuclei anche in zone agricole fino ad allora impermeabili
alla propaganda socialista. Per l’Abruzzo, agli inizi del 1920 risultano attive
le sezioni di Aquila, Aragno, Barisciano, Caporciano, Castel Di Sangro, Ca-
stellamare Adriatico, Castelnuovo, Città Sant’Angelo, Coppito, Giulianova,
Montereale, Montesilvano, Popoli, Pratola Peligna, Rocca di Mezzo, San Pio
delle Camere, Sulmona, Teramo, Torre de’Passeri, Tussio e Villa Santa
Maria.32 La Lega, anche se colpita a più riprese da episodi di repressione sta-

1919. Da Barisciano, 25 settembre 1919; Da Aragno, Ibidem; Da Castel di Sangro, Ibidem; Da Sulmona.
Assemblea della Sezione Lega Proletaria Reduci Guerra, Ibidem; Da Rovere, 4 ottobre 1919; Da San Pio
delle Camere. Costituzione di Leghe Proletarie fra Reduci, Feriti e Smobilitati, Ibidem; Da Villa S. Maria.
Lega Proletaria, Mutilati e Reduci, Ibidem; Da Torre de’Passeri. Attività della Lega Proletaria Combattenti,
Ibidem; Da Aquila. Lega Proletaria, 15 ottobre 1919; Da Montereale. Costituzione di Leghe Proletarie, Ibi-
dem; L’inaugurazione della bandiera della Lega Proletaria Reduci di Guerra di Sulmona, 25 ottobre 1919; I
nostri comizi. A Teramo, 1 novembre 1919; Da Tussio, 7 novembre 1919. Su «L’Avvenire»: Il memoriale
della Lega Proletaria presentato al Governo Italiano, 24 dicembre 1919; 12 gennaio 1920; 19 gennaio 1920;
Dalla Provincia. Da Coppito, 4 aprile 1920; Dalla Provincia. Da Popoli, 9 maggio 1920.
33 All’ottobre 1919, la Lega proletaria raccoglie circa trecentomila iscritti organizzati in seicen-
tocinquanta sezioni. Al marzo 1920 le cifre salgono, con un milione di reduci e centotrentamila vedove
di guerra per un totale di ottocentonovantasei sezioni sparse sulla penisola. Per la provincia aquilana,
all’ottobre 1919 il totale degli iscritti si aggira sul migliaio, di cui circa trecento aderenti alla sezione
il biennio rosso 59

tale, accresce giorno dopo giorno la sua credibilità guidando importanti lotte
agrarie soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Le sezioni di Giulianova,
Castellamare Adriatico, Montesilvano e Città Sant’Angelo, ad esempio, sono
in prima linea nel coordinare le lotte per la riforma del patto colonico, sop-
piantando, o talvolta sostituendo del tutto, le stesse leghe braccianti. Allo
stesso modo le sezioni attive nell’aquilano, caratterizzate nel loro agire politico
da forti venature d’impronta anarcosindacalista. La Lega, in pratica, riesce a
raccogliere la rabbia degli smobilitati, che non hanno dimenticato la promessa
della “terra ai contadini” fatta solennemente loro dal governo quando erano
al fronte, e ad incanalarla su istanze internazionaliste e rivoluzionarie.33 Nel
corso dell’anno promuove e organizza una lunga serie di comizi a getto a
Bussi, Cansano, Castel del Monte, Castel di Sangro, Civitaretenga, Navelli e
Giulianova. Nella cittadina adriatica, alla propaganda «fiumana e guerrafon-
daia» di un comizio dell’Associazione nazionale combattenti (Anc), la Lega
risponde senza mezzi termini con una violenta sassaiola, impedendone di fatto
lo svolgimento. Applaudito e incitato dalla folla è invece Ettorre a tenere il
comizio, che «accusa i nazionalisti di voler condurre di nuovo il proletariato
al macello per Fiume […]. I socialisti lavoratori e combattenti prendono il
vessillo rosso e ritornano nella piazza del mercato a tenere un loro comizio
[…]. La borghesia dovrà ineluttabilmente precipitare».34
Gli anarchici sostanzialmente, in attesa di una risposta concreta e operativa
da parte degli organismi nazionali socialisti sulla tattica del Fur, iniziano
autonomamente a praticarla proprio a livello di base, nella convinzione di
poter rompere definitivamente la diffusa mentalità di delega a favore dei
tradizionali organismi proletari e di trovare il modo e il tempo per mettere
in atto qualche pratica di autogestione. Questa situazione, innescatasi con
la speranza di poter trasformare le insorgenze popolari in spallata rivolu-
zionaria, anche se non accettata dai vertici socialisti (spesso non attrezzati
culturalmente a capire un qualsiasi moto dal basso, che gli provoca, tra
l’altro, diffidenza verso gli anarchici e disistima verso il loro metodo di

dell’Aquila. Particolarmente forti le sezioni di Giulianova, Sulmona e Rovere.


34 Il proletariato giuliese contro i dannunziani. Acerbo Fischiato, «Abruzzo Rosso», 7 novembre 1919.
Cfr. anche Da Giulianova. Il grandioso comizio dei combattenti, «Il Risorgimento d’Abruzzo», 12 novembre
1919.
35 Direttiva di Nitti a tutti i prefetti del Regno, 7 aprile 1920, in L. Di Lembo, Guerra di classe e
lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939), cit., p. 61.
36 Per Giulianova vengono schedati nel Cpc gli anarchici: Barretta Antonio, Bentivoglio France-
sco, Berri Paolo Francesco, Cermignani Vincenzo, Petrini Sante, Sapigni Brenno, Spongichetti Pa-
60 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

azione diretta) è ben riassunta nella direttiva che Nitti invierà a tutti i pre-
fetti del Regno:

Notasi evidente tendenza partito anarchico prendere sopravvento sebbene minoranza,


mettendosi a capo agitazioni qualsiasi natura per ispirare proposito immediata azione
violenta contro poteri Statali strappando direzione masse lavoratrici anche alle stesse
organizzazioni economiche.35

Come testimoniano fonti e documenti, nei circondari di Giulianova e Te-


ramo,36 Chieti, Lanciano e Ortona,37 Aquila, Avezzano, Popoli e Sul-
mona,38 sono molti gli anarchici attivi nel coordinare le lotte in corso su
questioni concomitanti sul piano nazionale e locale quali il caroviveri, il
pacifismo e l’antimilitarismo, le battaglie per l’emancipazione morale e ma-
teriale del proletariato, per le libertà e i diritti sindacali, così come nel pro-
cesso di ricomposizione del movimento, nella propaganda tra i lavoratori
e, infine, nelle mobilitazioni popolari per la Russia dei soviet, costretta ora
a fronteggiate la controrivoluzione bianca e l’aggressione imperialista:

Domenica 19 [ottobre 1919] ebbe luogo in piazza del mercato [di Giulianova] un im-
ponente comizio pubblico. Malgrado il vento gelido e impetuoso la folla intervenne
numerosa ad ascoltare il verbo socialista. Parlarono Pica Alessandro, Attilio Conti
(anarchico) e Lidio Ettorre corrisp. dell’«Avanti!». Gli oratori incitarono tutti alla

squale, Zeglioli Orfeo. Dal 1924 verranno schedati genericamente come comunisti: Albani Luigi, Al-
bani Tiberio, Albani, Vincenzo, Albani Vittorio, Battistelli Attilio, Cianci Pietro, D’Aprile Giuseppe,
D’Errico Matilde, De Ascentis Pasquale, Di Silvestro Marino, Ettorre Enrico. Per Teramo vengono
schedati nel CPC gli anarchici: Alessandrini Saverio, Angelini Pietro, Campana Romolo, Capuni Gae-
tano, Carli Vincenzo Bernardo, Casacci Reginaldo, D’Angelo Pasquale, Di Berardo Francesco, Di
Paola Alberto, Ercolani Gaetano, Iannetti Francesco, Mazzocchi Francesco, Sorge Giuseppe.
37 Per Chieti, Ortona, Lanciano e Guardiagrele vengono schedati nel Cpc gli anarchici: Adorante
Giuseppe, Adorante Nicola, Amoroso Giuseppe, Ballone Gaetano, Bellomo Francesco, Carabba Na-
poleone, Ceccarossi Camillo, Cellini Anna, Chiusano Pasquale, D’Alessandro Carlo, D’Angelo Fran-
cesco Giuseppe, De Filippo Ferdinando, Di Renzo Ettore, Di Sciullo Anna Sista Domenica, Di Sciullo
Camillo, Durante Marco, Esposito Giuseppe, Ferrantini Ascanio, Filippone Giuseppe, Filippone Luigi,
Gaeta Nicola, Gatti Filippo, Grilli Ubaldo, Lazzarini Tullio, Martelli Francesco Paolo, Massari Paolo,
Mercadante Giovanni, Michetti Antonio, Mincucci Alfredo, Naccarella Corrado, Polidoro Rocco, Pol-
legioni Giuseppe, Ricci Antonio, Rossini Pasquale, Sanvitale Antonio, Secondini Luigi, Sigismondi
Leontino, Tacconelli Giuseppe, Tucci Alfredo, Vena Giuseppe, Zancolli Giuseppe.
38 Per una geografia dell’anarchismo nella provincia aquilana si veda S. Cicolani, La presenza
anarchica nell’aquilano, cit., pp. 135-143.
39 Da Giulianova, Comizio socialista, «Abruzzo Rosso», 25 ottobre 1919.
40 Su Vincenzo Scapaticci, nato a Sulmona il 15 gennaio 1879, capostazione, cfr. ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 65, f. 8.
41 Cfr. Federazione provinciale socialista di Aquila, congresso del giorno 4 gennaio 1920, «L’Avvenire»,
il biennio rosso 61

azione violenta per la difesa della Russia! I loro discorsi furono calorosamente applau-
diti. Il comizio si sciolse al grido unanime di viva il comunismo!39

Alcuni anarchici infine, come Scapaticci, «organizzatore di razza»,40 ed


Ettorre, entrano direttamente nel movimento socialista, portando tutto il
proprio dinamismo tra i massimalisti il primo, nella frangia comunista il
secondo. Piccinini, da parte sua, passato ad un massimalismo intransigente,
viene nominato segretario della CdL aquilana, contribuendo più di tutti
anche alla costituzione, organizzazione e coordinamento di svariate sezioni
della Lega proletaria dei centri minori della provincia. Anche Meta, in oc-
casione del congresso della Federazione socialista provinciale, parteciperà
ai lavori in rappresentanza delle frange socialcomuniste di Popoli e Pratola
Peligna,41 con l’esplicito intento di scacciare i riformisti dal partito e tra-
scinare i militanti di sinistra all’interno del Fur. È con questo spirito che
vengono utilizzati perfino i comizi elettorali dei socialisti, durante i quali
gli interventi degli anarchici contribuiscono ad accrescere l’ascendente del
movimento sulle nuove generazioni di sovversivi e sui settori socialisti più
impazienti. Ciò è possibile non tanto per un’accondiscendenza socialista
ma per il fatto che la riuscita dei comizi elettorali stessi è ora possibile solo
se promossi e organizzati dalle sezioni della Lega proletaria, le più com-
battive delle quali sono dirette dagli anarchici. Ne rappresentano un esem-
pio le manifestazioni di Giulianova e Teramo. Nella cittadina adriatica, al
comizio di propaganda elettorale segue l’intervento «del battagliero Et-
torre, che con parola impetuosa rifà la storia dei quattro anni di guerra,
con una critica continua e serrata. Chiude inneggiando alla rivoluzione so-
ciale».42 Stesso copione a Teramo, dove in seimila (secondo le cronache)
prendono parte alla «grande mobilitazione proletaria» di fine ottobre. Il
corteo che precede il comizio è aperto in testa dalla bandiera della Lega
proletaria e l’ultimo degli interventi, dopo la presentazione dei candidati,
è quello di Conti:

In chiusura prende la parola Attilio Conti, il quale fustigò la vile borghesia che non sa-
pendo reagire apertamente e lealmente, dopo aver condotto il paese al disastro, cerca

12 gennaio 1920.
42 Da Giulianova. Grande comizio socialista, «Abruzzo Rosso», 25 ottobre 1919.
43 La solenne proclamazione dei nostri candidati, Ivi, 7 novembre 1919.
44 Per una storia economica dell’Italia del dopoguerra si veda Storia d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad
oggi, tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 220-247. Per una storia politica e sociale si veda Storia
d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 2059-2085.
62 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

nei palleggiamenti elettorali e nei connubi innaturali, la forza per contrastare il passo al
popolo che si avanza minaccioso. Ricordò come tutto questo sia inutile perché ormai il
popolo è in cammino verso la redenzione, verso il trionfo dell’Internazionale.43

Per tutto il 1919 nel Paese la febbre riamane alta: circa ottocento sono
gli scioperi nella seconda metà dell’anno, mentre, nell’agro romano, in Pu-
glia, in Calabria e in Sicilia iniziano le occupazioni delle terre, dando un
forte stimolo all’entusiasmo dei lavoratori della terra in aperta rivolta con-
tro il Regno. Il governo non solo non si pone il problema di mantenere le
promesse di divisione delle terre e di cogestione delle fabbriche fatte nei
drammatici anni di guerra, ma nulla predispone per fronteggiare la crisi
sociale.44 Stato e borghesia, dal canto loro, si riorganizzano. Nitti arma un
vero e proprio esercito interno: la Guardia Regia ha a disposizione 25.000
uomini con il solo compito di repressione mentre i Carabinieri vengono
portati da 28.000 a 60.000.
Agli inizi del 1920 la situazione diventerà ancora più incandescente.

Il quotidiano degli anarchici italiani

Al congresso di Firenze era stato dato il via libera ai delegati milanesi per
la realizzazione del quotidiano di tutti gli anarchici d’Italia.45 Il gruppo pro-
motore aveva lanciato diversi appelli di sottoscrizione per il finanziamento,
che, al di là di ogni previsione, riscuotono un inaspettato successo.46 Il 26
febbraio 1920 può finalmente uscire il primo numero di «Umanità Nova».
Il prezzo, fissato per legge a 10 centesimi, rimarrà tale anche quando il go-
verno ne decreterà l’aumento.47 Nell’editoriale viene spiegato chiaramente
cosa il giornale si propone di sostenere:

45 Cfr.: Convegno degli anarchici italiani. Seduta antimeridiana del 14 e Seduta pomeridiana del 14, «Il
Libertario», cit.; Le risoluzioni del Congresso Anarchico di Firenze. Sulla stampa. Deliberazioni prese il 14
aprile, «Volontà», cit.
46 All’ottobre 1919 era a quota 100.000 lire che, al gennaio 1920 diventeranno 170.000 e l’anno
dopo 970.000.
47 Cfr. Un giornalaio processato per vendere “Umanità Nova” a 10 cent. Un pretore che vuol farci un po’
di reclame. Aquila, «Umanità Nova», 28 luglio 1920. Sul periodico cfr. BdA1, pp. 289-291.
48 In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 32.
49 F. Cellamare, Aquila, «Umanità Nova», 16 aprile 1920.
50 F. Turati, a A. Kuliscioff, 16 agosto 1920, F. Turati, A. Kuliscioff, Carteggio, cit.
51 Cfr. L’Abruzzo si agita. Leonessa, «Umanità Nova», 28 marzo 1920.
il biennio rosso 63

Noi siamo anarchici, anarchici nel senso proprio della parola; vale a dire che vogliamo di-
struggere quell’orientamento sociale in cui gli uomini, in lotta tra di loro, si sfruttano e si
opprimono, o tendono a sfruttarsi o opprimersi, l’un l’altro, per arrivare alla costituzione
di una nuova società in cui ciascuno, nella solidarietà e nell’amore con tutti gli altri uomini,
trovi completa libertà, massima soddisfazione possibile dei propri bisogni e dei propri de-
sideri: massimo sviluppo possibile delle sue facoltà intellettuali ed affettive. Quali siano le
forme concrete in cui potrà realizzarsi questa auspicata via di libertà e di benessere per
tutti, nessuno potrebbe dirlo con esattezza; nessuno, soprattutto, potrebbe, essendo anar-
chico, pensare ad imporre agli altri la forma che gli appare migliore. Unico modo per ar-
rivare alla scoperta del meglio è la libertà, libertà di aggruppamento, libertà di esperimento,
libertà completa senz’altro limite sociale che quello dell’eguale libertà degli altri.48

Con una tiratura di circa 40.000 copie, che saliranno a 50.000 nei momenti
più caldi, il quotidiano rappresenta un vero salto di qualità per il movimento.
Dall’Abruzzo, corrispondenti, diffusori e sostenitori si attivano immediata-
mente all’Aquila, Avezzano, Castellamare Adriatico, Chieti, Giulianova, Lan-
ciano, Ortona, Pratola Peligna, Sulmona, Teramo, ma anche nei centri più
piccoli come Bussi, Coppito, Paterno di Celano, Pescasseroli, Rapino, Roio,
San Benedetto dei Marsi, Torre de’Passeri, etc., garantendo così, anche nei
momenti più difficili, una regolare e capillare diffusione del periodico;

I compagni anarchici ed i simpatizzanti sono avvisati che il giornale «Umanità Nova»


dal 5 c.m. viene venduto dallo strillone Aragnitto. Si avvertono tutti i compagni che de-
siderano i numeri arretrati che essi si trovano depositati presso il libraio Maddalena49

si legge da una corrispondenza dall’Aquila. Una penetrazione tra le


masse davvero imponente, se si pensa che il quotidiano storico del Psi,
l’«Avanti!», che da sempre deteneva il quasi monopolio della stampa di si-
nistra, si ritrova a vivere una situazione praticamente concorrenziale:

La classe operaia passa adesso un brutto quarto d’ora di contagio anarchico. Ormai
l’«Avanti!» è quasi boicottato, e gli operai non leggono che «Umanità Nova», che mi
dicono superi ora le 100.000 copie. Lo affermano i frequentatori della camera del lavoro
e i viaggiatori nei tram del mattino, ove non si trovano più operai senza «Umanità
Nova» in mano.50

Il momento politico è particolarmente teso e con le forze in effervescente


crescita il nuovo quotidiano riesce fin da subito ad imporsi nei movimenti

52 In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 49.


53 Su Errico Malatesta cfr. DBAI, vol. II, pp. 57-66.
54 Se al congresso di Firenze avevano partecipato 145 gruppi, a quello di Bologna del luglio 1920
64 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

proletari anche come strumento di grande pressione. Oltre a sottoscrizioni e


contributi economici, assolutamente indispensabili per la vita stessa di un pe-
riodico anarchico, la redazione riceve sistematicamente collaborazioni e cor-
rispondenze da ogni località, a testimonianza dell’influenza che il giornale sta
avendo sulle masse e non solo esclusivamente circoscritte agli ambienti liber-
tari. Una delle prime corrispondenze locali, ad esempio, L’Abruzzo si agita,
resoconto di una mobilitazione popolare contro le «usurpazioni dei beni de-
maniali», è redatta dalla sezione socialista di Leonessa.51 E non sarà un’ecce-
zione. Il nuovo giornale, inoltre, al contrario di quello che alcuni temevano,
né soffoca né tantomeno appiattisce le altre testate già esistenti, conservando
in tal modo il pluralismo del movimento e della stessa pubblicistica anarchica:
all’Aquila, Avezzano, Castellamare Adriatico, Chieti, Salle, Sulmona e Taglia-
cozzo continua ininterrotta anche la diffusione di «Volontà», ad Avezzano,
Giulianova, Paterno di Celano e Teramo quella de «Il Libertario», mentre,
tra il personale degli scali ferroviari di Avezzano, Castellamare Adriatico e
Sulmona, dall’immediato dopoguerra era tornato a circolare regolarmente il
periodico dell’Usi «Guerra di Classe». Nel mese di agosto, in un bilancio sul
primo semestre di vita, il quotidiano degli anarchici potrà scrivere:

Tutti coloro che, fra gli avversari, quando parlano di noi anarchici sogliono dire che
siamo “quattro gatti” saranno persuasi finalmente, noi speriamo, del contrario; e quelli
che lo credevano sul serio avranno perduto questa illusione. Questo modesto foglio di
carta, sorretto da tanto consenso proletario, da tanto favore di popolo – senza di cui
sarebbe inconcepibile il successo di un giornale d’idee, più di propaganda e polemica
che di notizie – è la dimostrazione più eloquente che il movimento anarchico è un mo-
vimento di massa, un movimento che rispecchia una vasta corrente della vita pubblica
e di cui amici e avversari debbono tenere il dovuto conto.52

Ad alimentare gli entusiasmi e la vitalità del movimento stesso, oltre al


successo che sta riscuotendo il quotidiano concorre anche un altro fattore
nient’affatto secondario: il rientro di Malatesta in Italia, salutato dalle folle
come “Lenin italiano”, accolto come l’uomo in grado di guidare quella ri-
voluzione che il popolo vuole ma che non è capace di concretizzare.53 At-
torno al leggendario leader gli anarchici si ricompattano come mai prima:
la linea politica intrapresa nelle lotte sociali li sta facendo effettivamente

saranno circa 700, con 18.000 anarchici ufficialmente aderenti all’Uai (Cfr. «Umanità Nova» del 4 no-
vembre 1921). In crescita anche i numerosi gruppi degli antiorganizzatori, i gruppi non federati e gli
elementi del sindacalismo libertario.
il biennio rosso 65

crescere in termini numerici e di peso,54 la loro sintonia con il ribellismo


dilagante è innegabile e, inoltre, sono attrezzati psicologicamente non solo
alla lotta extralegale, ma anche allo scontro armato. Gli anarchici hanno ora
molte probabilità di trascinare all’assalto dello Stato il sovversivismo diffuso
e i settori socialcomunisti più impazienti, mentre, con i repubblicani, la con-
vergenza sarebbe automatica.55 Infatti, anche se l’atteggiamento dei leader
non è trasparente, a livello di base repubblicani e socialisti guardano con
entusiasmo alla collaborazione con gli anarchici. Emblematica la mozione
approvata all’unanimità dalla sezione giovanile socialista di Giulianova – ca-
peggiata ora dagli anarchici Ettorre e Cermignani – in cui si delibera chia-
ramente di sganciarsi dalla linea dei vertici di partito per condividere, al
contrario, «il contegno prettamente rivoluzionario degli anarchici»:

Noi giovani socialisti astensionisti ed antilegalitari, impazienti, ribelli contro la società


borghese e votati al trionfo del comunismo, condanniamo l’opera temporeggiatrice
della direzione del Psi che si affatica attorno alla lotta amministrativa invece di orga-
nizzare l’esercito rosso per l’assalto finale.
Approvando il contegno prettamente rivoluzionario degli anarchici, tutti uniti gri-
diamo: Viva la Rivoluzione! Abbasso il parlamentarismo!56

Il «contegno degli anarchici»

I socialisti di Giulianova colgono in parte la situazione: l’attuale regime


parlamentare si rivela incapace di redimere le divergenze di interessi fra

55 Cfr. la mozione che i repubblicani abruzzesi presenteranno al II convegno che la Faa terrà il
15 agosto 1920 a Castellamare Adriatico, Q. Perfetto, Il 2° Convegno degli anarchici d’Abruzzo, «Uma-
nità Nova», 24 agosto 1920.
56 Per l’azione rivoluzionaria. Riceviamo e pubblichiamo sopprimendo alcuni aggettivi un po’ aspri... Giu-
lianova, «Umanità Nova», 30 marzo 1920. Firmatari della mozione: Albani Cesare, Barlafante Vin-
cenzo, Battistelli Attilio, Belfiore Gaetano, Braga Davide, Braga Nicola, Campioni Attilio, Cermignani
Vincenzo (segretario del Circolo Giovanile), Cichetti Luigi, D’Antonio Ermanno, De Ascentis Pa-
squale, De Ascentis Tommaso, De Luca Luigi, De Silvestris Marino, Ettorre Alessandro, Ettorre Gio-
vanni, Ettorre Lidio, Ettorre Tommaso, Gasperetti Emilio, Giulinecci Francesco, Marconi Giuseppe,
Marcozzi Vincenzo, Mosca Alfonso, Mosca Antonio, Pagliaccetti Bernardo, Pele Attilio, Torquoli At-
tilio, Tulli Umberto. Su Vincenzo Cermignani si veda: Aa.Vv., Vincenzo Cermignani. Vita d’Artista,
Media Edizioni, Mosciano S. Angelo 2001; ACS, CPC, b. 1254, f. ad nomen.
57 Cfr. L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra
di Spagna (1919-1939), cit., pp. 53-55.
58 Si veda E. Malatesta, Introduzione, in G. Berti (a cura di), Il buon senso della rivoluzione,
Elèuthera, Milano 1999, pp. 7-31.
66 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

produttori e consumatori e non riesce, attraverso le normali procedure


democratiche, a prendere le decisioni che la situazione economica esige.
Inoltre, la crisi economica, l’esasperazione dei nazionalismi, la crisi sociale,
morale e politica iniziano a provocare tra le masse operaie di tutt’Europa
reazioni orientate verso soluzioni di estremo autoritarismo. Ciò che invece
non emerge dal comunicato dei socialisti giuliesi riguarda “il come” «or-
ganizzare l’esercito rosso per l’assalto finale», in che modo cioè preoccu-
parsi delle questioni concrete del presente e del futuro, come studiare i
problemi vivi della rivoluzione sociale – cui i fatti e le masse sembrano
realmente propendere – e quindi i problemi del passaggio dalla società
borghese al comunismo anarchico.
Queste riflessioni coinvolgono direttamente le soggettività organizzate
nell’Ucai, per le quali non si tratta più di preparare il terreno, che è già
pronto, ma di fare quello che si può e al più presto, perché una rivoluzione
è già in cammino.
Non si tratta di volere o poter fare o non fare la rivoluzione, spiega Luigi
Di Lembo, perché il problema è del tutto diverso: le contraddizioni tra i
rapporti e i modi della produzione hanno superato la soglia della compati-
bilità reciproca. E a ciò si aggiunge un fattore del tutto nuovo: il proletariato
italiano ha non solo la volontà ma la mentalità e la forza per rifiutare di rien-
trare nei ranghi e pagare. I lavoratori non si sentono più servi e così i padroni
non li fanno lavorare perché temono l’espropriazione; i lavoratori, da parte
loro, non possono lavorare perché mancano gli strumenti di lavoro. Una si-
tuazione che non può durare a lungo. Socialisti e comunisti la interpretano
come il segno dell’irreversibile disfacimento del capitalismo: ogni laccio
messo in più alla borghesia è un passo in avanti verso il suo decesso e verso
l’inevitabile lascito di un nuovo mondo al socialismo.
Del tutto opposta la valutazione dell’Ucai, per cui la situazione è tutt’al-
tro che favorevole: la borghesia non è morente. È in grandi difficoltà, ma,
se non sfruttate a fondo dal proletariato, queste potrebbero solo inferocire
i capitalisti ed aprire il via alla reazione. Si è, in pratica, al punto che o il go-
verno soffoca il proletariato o questo soffoca il governo: ogni soluzione
nell’ambito del vecchio sistema è ora improponibile così come non è più
possibile limitarsi alla sola propaganda tra le masse.57 Ma gli anarchici, da

59 Come vedremo più avanti, dopo una perquisizione effettuata presso l’abitazione di Perfetto la
sottoprefettura di Sulmona segnala innanzitutto che «non furono rinvenute armi». Aleandri, segretario
del gruppo anarchico aquilano, verrà arrestato perché in possesso di una baionetta; Baduele Cerasani,
il biennio rosso 67

soli, sanno benissimo di non poter fare nessuna rivoluzione. E poi, quale ri-
voluzione? Nella storia, quando al popolo si era parlato di rivoluzione, per
rivoluzione si era sempre intesa un’insurrezione vittoriosa. Gli anarchici in-
vece pensano ed operano per una rivoluzione sociale non politica. Per essi
in pratica, solo attraverso il frantumarsi dell’ordine costituito che potrebbe
creare lo spazio e la forza per spingere a espropriare e a mettere in comune
i mezzi di produzione sperimentando soluzioni libertarie si potrebbe parlare
di rivoluzione. Anche riguardo al problema insurrezionale, l’ottica degli
anarchici è totalmente diversa da quella dei socialisti e dei comunisti, avendo
colto in pieno il fatto che tra la gente esiste un sovversivismo diffuso, un
fronte unico che potrebbe davvero muoversi alla prima spinta. Un fronte
unico non per forza costituito «dall’unione di tutti gli organismi classisti»
ma un fronte unico di tutti i sovversivi in grado di schierarsi, all’occorrenza,
anche contro quegli stessi organismi.
Per gli anarchici italiani dunque, il rovesciamento radicale dell’esistente
è la premessa socio-storica dell’anarchia, la quale non può essere messa in
moto senza l’attuazione preliminare dell’atto rivoluzionario. La rivoluzione
è intesa come liberazione della prima fase, il cui svolgimento non può avere
un progetto univoco. Il binomio volontà-rivoluzione non va inteso come
volontà di imposizione, poiché gli ideali di emancipazione umana non sono
soltanto il patrimonio teorico di una minoranza ma, in una certa misura,
sono stati recepiti anche dalla grande maggioranza della popolazione. Il
problema dei rivoluzionari allora non è quello di “plasmare” politicamente
o antropologicamente la popolazione, operazione di per sé squisitamente
autoritaria, ma di piegare, di adattare, di curvare l’ideologia anarchica entro
il modo di sentire e il modo di vedere delle grandi masse popolari. Si tratta
di trovare innanzitutto i punti in comune con la loro mentalità, al fine di
esplicitare la valenza libertaria che questa stessa mentalità sottende. L’a-
narchismo diventa così universale sentire umano senza perdere nessun ca-
rattere rivoluzionario specifico e senza stemperarsi in una sorta di generica
dottrina umanitaria. La sua pregnanza emancipatrice rimane per intero, in
quanto è conformata alla mentalità e alle aspirazioni delle classi oppresse
solo per quel tanto di valenza libertaria che questa mentalità e queste aspi-
razioni presentano. È vero che in generale le minoranze rivoluzionarie im-
pongono alle masse il loro volere, sia nei momenti “normali” che in quelli
“eccezionali”, ma per gli anarchici, in particolar modo, ciò che si vuole ef-
fettivamente imporre non è l’anarchia o una rotta libertaria bensì l’attua-
zione del suo presupposto: la volontà rivoluzionaria. Si vuole imporre in
68 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

pratica la rivoluzione intesa e praticata come liberazione, perché dissolve


quelle forze che impediscono il libero dispiegarsi della vita sociale. In altri
termini, la rivoluzione è una reazione ad una volontà di sopraffazione, per
cui il suo compito consiste nell’eliminare il sistema di dominio per giungere
ad un terreno “neutro” di libertà valevole per tutti. Ragionamento, questo,
logico e coerente, in quanto la volontà di liberazione è, nell’attuale mo-
mento storico, a tutti gli effetti viva e diffusa a livello popolare. Perché av-
venga il passaggio dall’autorità alla libertà è dunque necessario questo salto
rivoluzionario, che non è più soltanto mera insurrezione violenta che tende
a realizzare tutto e subito, ma prima di tutto un fatto psicologico trauma-
tico, volontà appunto, di rompere con il presente e con i suoi principi infor-
matori. Insomma, volontà, rivoluzione e libertà sono i tre momenti
inseparabili di un processo unico, dove è chiaro che per arrivare all’ultimo
termine bisogna partire dal primo dovendo passare per il secondo: senza
volontà di fare la rivoluzione non vi è rottura rivoluzionaria, senza rottura
rivoluzionaria non vi è libertà. La rottura rivoluzionaria è preliminare ad
una fase di gradualismo perché il progressivo estendersi delle idee anar-
chiche tra le masse deve avvenire senza forzature, senza imposizioni, e la
loro attuazione deve procedere nella misura in cui le idee di libertà e ugua-
glianza diverranno un libero e spontaneo sentire comune. L’idea regolativa
della rivoluzione deve in pratica coniugarsi con l’idea costitutiva della ri-
voluzione medesima: la rivoluzione è necessaria, però la società anarchica
dovrà essere fondata su un progetto gradualista che la realizzerà nella mi-
sura in cui l’idea di libertà, di uguaglianza e di solidarietà si farà “senso co-
mune”. L’anarchismo a sua volta, inteso come il farsi dell’anarchia, dovrà
rispettare anch’esso ciò che universalmente esiste in ogni forma di realtà:
la logica della continuità.58
La linea d’azione degli anarchici italiani si definisce sulla base di tali ana-
lisi, da cui innanzitutto la necessità di mantenere la continuità della vita so-
ciale con tutto ciò che ne consegue. Un’azione rivoluzionaria divisa in una
sorta di due tempi, ma non del tutto nettamente separati: il primo è quello
della distruzione violenta delle condizioni materiali che non permettono
una libera evoluzione umana; il secondo è l’esplicazione di questa evolu-
zione, che esige la più ampia libertà per tutti di sperimentare varie forme

del gruppo di San Benedetto dei Marsi, arrestato per possesso abusivo di rivoltella. Nel paese marsicano
verranno denunciati per porto abusivo di rivoltella, mancato omicidio di un esponente fascista e per
il biennio rosso 69

sociali e che, pertanto, non può essere condotta con metodi coercitivi. Bi-
sogna allora armarsi. E non sono solo parole, dato che nei mesi a venire i
tavoli dei prefetti verranno sommersi da informative sulle possibilità con-
crete che gli anarchici si starebbero armando.59 In secondo luogo, si ritiene
assolutamente necessario organizzare e far funzionare il Fur, il fronte unico
cioè di tutti i sovversivi, sostenendo la fratellanza con socialisti e repubbli-
cani. Infine, tentare in ogni modo di passare dagli scioperi all’occupazione
dei campi e delle fabbriche, facendoli funzionare in modo nuovo, sperimen-
tando pratiche di gestione diretta, trasformando cioè definitivamente l’oc-
cupazione da metodo di lotta sindacale in fattore di lotta insurrezionale.
Gli effetti radicalizzanti di questa propaganda vengono alla luce inaspet-
tatamente con le occupazioni e la gestione diretta degli stabilimenti industriali
in Liguria, Lombardia e Piemonte,60 qualche giorno prima cioè dell’assemblea
in cui i socialisti giuliesi si esprimevano pubblicamente (quasi a sfidare la diri-
genza centrale del partito) in favore del «contegno prettamente rivoluzionario
degli anarchici». L’attivismo degli anarchici riesce tra l’altro ad incanalare nelle
occupazioni in corso le rivendicazioni più generali del movimento operaio, il
progetto di boicottaggio comune dei rifornimenti alla Polonia – il cui esercito
sta avanzando verso la Russia sovietica – e, soprattutto, le istanze del più ampio
movimento che cerca con tutti i mezzi di imporre al governo italiano di ab-
bandonare l’Albania in aperta rivolta. Gli eventi riecheggiano in un Abruzzo
già scosso dallo sciopero ferroviario del gennaio, che, negli scali di Sulmona,
Avezzano e Castellamare Adriatico aveva fatto registrare una forte partecipa-
zione di massa e un’astensione totale dal lavoro. Nella provincia teramana
esplodono invece le agitazioni dei contadini per il patto colonico e il ricono-

aver sparato contro la sezione Pnf gli anarchici Baduele Cerasani, Mancinelli, De Rubeis e Martino.
Sempre nell’abitazione di De Rubeis, i carabinieri sequestreranno due pistole automatiche non denun-
ciate a nove colpi calibro 7,65 cariche, due caricatori di ricambio e 132 cartucce. Interrogato, risponderà
che «tenevale custodite per usarle in caso di eventuale insurrezione».
60 In una corrispondenza da Sestri Ponente a «Umanità Nova», dopo la descrizione degli eventi,
così si conclude: «Rimane provato che gli operai tecnicamente sono maturi per affrontare l’urto defi-
nitivo con il capitalismo in decomposizione; ormai non è più questione che di forza e gli operai stanno
acquistando la coscienza della loro forza». In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività
anarchica, cit., p. 33.
61 Sullo sciopero ferroviario cfr. ACS, MI, PS, Agr, 1920, b. 24, f. D2-Aquila; sugli scioperi agrari
in provincia di Teramo cfr. ACS, MI, PS, Agr, cat. G1, 1920, b. 81; A. Lalli, Socialismo e socialisti in
Abruzzo. Piccola enciclopedia dell’Antifascismo Regionale (appunti e ricordi), Tipografia Zappacosta, Chieti
1970, pp. 24-25.
62 Cfr.: P. Muzi, I moti sociali in Abruzzo nel primo dopoguerra (1919-1920), cit., p. 496; ACS, MI,
70 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

scimento delle leghe; le mobilitazioni «rischiano di sfociare in atti violenti da


parte della massa contadina verso la classe padronale».

A Teramo nell’aprile del 1920 vi fu una dimostrazione veramente massiccia […]. Circa
150 bandiere rosse, di altrettante leghe contadine, si radunarono a Porta Madonna e,
sfilando per tutto il Corso De Michetti e San Giorgio, si portarono in piazza Garibaldi.
Qui gli onorevoli Agostinone, Bosi, e il giovane Lidio Ettorre arringarono la folla, cal-
colata a parecchie migliaia di persone. L’avvenimento sgomentò la borghesia teramana
e molte famiglie si barricarono in casa, temendo, addirittura, la Rivoluzione.61

Il 18 e 19 aprile comizi di protesta ad Atri. A Castiglione Messer Marino,


il 29 aprile viene mobilitata di prima mattina l’intera popolazione contro l’ar-
resto di alcuni dei protagonisti dell’assalto al municipio avvenuto due giorni
prima per protesta contro le tasse di famiglia e d’esercizio. Gruppi di contadini
e di operai bloccano le uscite del paese convincendo o costringendo coloro
che vanno a lavorare nei campi a non lasciare l’abitato perché «tutto il popolo
doveva proclamare la sua volontà» per la liberazione dei detenuti. Quindi una
folla di un migliaio di persone si raduna sotto le carceri mandamentali «tu-
multuando» fino al rilascio degli arrestati. Il 12 giugno inizia lo sciopero nei
comuni di Montepagano e Giulianova, estendendosi subito anche ad Atri,
Notaresco, Bellante, Colonnella, Nereto, Torano Nuovo, Castellalto, Torto-
reto, Sant’Egidio, Penne, Rosciano, Nocciano e Catignano. A Notaresco taf-
ferugli tra circa duecento sovversivi e forze dell’ordine. Scontri, comizi,
dimostrazioni ed arresti si registrano in quasi tutte le località. A Torre de’ Pas-
seri sciopero, mobilitazione popolare e scontri tra gli iscritti all’ANC e circa
trecento operai dello stabilimento di produzione di azotati di Piano d’Orta.62

Il coordinamento anarchico regionale

[Perfetto, 1946] Ho trovato pochi uomini, pochissime donne, intelligenti, che osano
difendere l’onore e la coscienza dei governi esistenti: tutti erano con me, ed in più

PS, Agr, cat. G1, 1920, b. 81. Gli aderenti allo sciopero sono trecento ad Atri, un migliaio a Penne e
circa cinquecento a Nocciano e Catignano.
63 Q. Perfetto, Anarchia, «Era Nuova», 15 settembre 1946.
64 Su Quirino Perfetto, nato il 25 agosto 1882 a Torino di Sangro, cfr.: ACS, CPC, b. 3857, f. ad
nomen; ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 24.
65 Su Ercolano Cinti cfr. DBAI, vol. I, pp. 407-408.
66 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 24.
il biennio rosso 71

punti, d’accordo: ma poi mancava loro il coraggio morale di affermare francamente,


apertamente, la loro simpatia, la loro solidarietà coi rivoluzionari dell’anarchismo. Noi
che abbiamo scelto la nostra via, la via segnataci dalle nostre convinzioni in nome dei
principi della scienza e delle leggi naturali, combattiamo con tutte le nostre forze contro
lo Stato, proclamando per tutti un ugual diritto alle gioie della vita.63

Constatata la diffusa sintonia con le masse lavoratrici, anche per gli


anarchici abruzzesi il momento attuale richiede la necessità dell’organiz-
zazione specifica così come elaborata a Firenze. A prendere decisamente
in mano le redini della situazione è il macchinista Quirino Perfetto,64 se-
gretario sezionale Sfi a Sulmona, già messosi in luce come organizzatore
“efficentista” durante lo sciopero ferroviario del gennaio. Con un intenso
lavoro di contatti e col supporto di Ercolano Cinti65 del Comitato di coor-
dinamento e corrispondenza dell’Ucai, nei primi mesi del 1920 il macchi-
nista riesce a strutturare una rete in grado di coprire effettivamente quasi
tutte le zone della regione e di connettere i movimenti locali. Alla sua pro-
posta infatti, rispondono positivamente organizzatori di prim’ordine attivi
sul territorio quali: Tullio Lazzarini per il circondario di Ortona; Evange-
lista Di Benedetto e Franco Caiola per Avezzano e Paterno di Celano; At-
tilio Conti ed Attilio Carlone per Castellamare Adriatico; Antonio Ricci
per Guardiagrele; Orazio Gaspari per Gissi e le località dell’Alto Sangro;
Oscar Cavicchia per Raiano; Gilmo Talamini e Antonio Martocchia per le
officine di Bussi; Camillo Di Sciullo e Carlo Alessandrelli per Chieti.66
Quest’ultimo, tra l’altro, era già stato incaricato dal Comitato di coordi-
namento e corrispondenza di Ancona per la diffusione in Abruzzo del ma-
nifesto redatto subito dopo la costituzione dell’Ucai.67 Perfetto, inoltre, sa
di poter contare anche sulle capacità di Meta, attivissimo nelle organizza-
zioni dei reduci e dei contadini di Pratola Peligna, così come sull’apporto
degli anarcosindacalisti, numerosi tra il proletariato ferroviario dello scalo
di Sulmona, tra cui Camillo Fiorentini, futuro segretario sezionale, «attivo
propagandista ed animatore. Nella massa ferrovieri [ha] molto ascendente
e dai suoi compagni di fede e di lavoro la sua parola [viene] assai ascoltata,

67 Cfr. ACS, CPC, b. 58, f. ad nomen.


68 Su Camillo Fiorentini cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 116, f. 21; Ivi, b. 168, f. 9.
69 Movimento Anarchico. Sulmona, «Umanità Nova», 4 aprile 1920.
70 Movimento Anarchico. Aquila, Ivi, 10 aprile 1920.
71 Cfr. F. Caiola, Aquila, Ivi, 16 aprile 1920.
72 Fra una strage e l’altra, in Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica,
72 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

e la propaganda di idee comuniste ch’egli [fa] nelle riunioni e alla spiccio-


lata [riesce] a creare nuovi proseliti».68
Il coordinamento riesce concretamente a superare l’isolamento degli
individui e dei nuclei, a promuoverne il confronto politico e a svilupparne
la solidarietà. Un processo a tutti gli effetti volto sia allo studio che all’ap-
plicazione delle strategie degli anarchici alla situazione rivoluzionaria del
paese, per cercare soprattutto di orientare lo sforzo comune verso la solle-
citazione delle masse alla formazione del Fur. Riguardo l’organizzazione
specifica, il coordinamento si mette subito in moto per realizzare il conve-
gno preparatorio alla costituzione della Fa regionale:

Con data da destinarsi, dopo ricevimento di tutte le adesioni, è indetto un convegno


regionale anarchico delle tre province abruzzesi. Il convegno dovrà tenersi a Sulmona
e le adesioni dovranno pervenire all’indirizzo di Perfetto Quirino – Case Ferrovieri n.
1 sc. B int. 12 Sulmona, non più tardi dell’11 corrente mese. I compagni aderenti sono
pregati far conoscere il proprio indirizzo.69

Le risposte all’appello evidentemente non sono così immediate, e così,


attraverso un secondo comunicato:

Si avverte che il convegno anarchico regionale che doveva tenersi l’11 aprile è stato ri-
mandato improrogabilmente per il giorno 25 corr. a Pratola Peligna (prov. di Aquila),
6 Km. distante da Sulmona, e quindi i compagni e simpatizzanti che accettano l’azione
sinceramente rivoluzionaria sono pregati di mandare le loro adesioni in tempo oppor-
tuno. Scrivere a Caiola Franco, Celano per Paterno, prov. di Aquila.70

Con un terzo avviso infine, si dà conferma della data, spostando però


la sede da Pratola Peligna a Sulmona.71 Tuttavia, dopo quest’annuncio, gli
anarchici abruzzesi devono necessariamente interrompere ogni attività: la
violenza politica esercitata dallo Stato liberale attraverso le prefetture, le
questure e i carabinieri colpisce sistematicamente gli scioperi degli operai
e dei ferrovieri, le occupazioni delle terre dei braccianti e le manifestazioni
di protesta contro le difficili condizioni di vita. Divieti, soprusi, ordini il-

cit., p. 39. «Cronaca Sovversiva», Ebdomadario anarchico di propaganda rivoluzionaria, diretto a Torino
da Galleani. Vengono pubblicati 19 numeri dal 17 gennaio al 2 ottobre del 1920.
73 In questo paragrafo si riportano sinteticamente i resoconti delle corrispondenze ricevute dalla
redazione di «Umanità Nova». Per una lettura dettagliata si veda lo studio di P. Muzi, I moti sociali in
il biennio rosso 73

legali, ricorso al crumiraggio, intimidazioni, minacce e non solo; la brutalità


dei carabinieri nelle campagne, delle guardie bianche e delle guardie regie
in città, la complicità della magistratura che sistematicamente ribalta la ve-
rità dei fatti attribuendo le colpe sempre ai dimostranti: una terribile esca-
lation di violenza che, a partire dalla primavera del 1920, moltiplica il
numero delle «vittime della regia mitraglia». In poco più di un mese, tra
aprile e maggio, nella regione si registrano sei eccidi con decine di morti e
circa cinquanta feriti: a Raiano il 18 aprile, a Pescara il 28 dello stesso mese,
a Campotosto e Mascioni l’8 maggio, a Celano l’11, a San Benedetto in
Perillis il 20, ad Ortona il 24. Solo un mese prima, il settimanale torinese
«Cronaca Sovversiva» pubblicava un articolo in cui si faceva il tragico bi-
lancio degli eccidi avvenuti nel corso dell’anno in tutta la penisola:

In un anno – dal marzo 1919 al marzo 1920 – sui solchi, per le piazze, per le vie della
più grande patria sono stati massacrati dal piombo regio 175 proletari, 330 sono stati
feriti. In complesso un assassinato ogni due giorni e tutti i giorni un ferito.72

«Vittime della regia mitraglia»

«Umanità Nova» segue con puntualità il succedersi degli eventi, dando


ampio spazio alle numerose e dettagliate corrispondenze locali che denun-
ciano i veri responsabili, gli esecutori materiali di una strategia politica di
lungo periodo: «i reali carabinieri».73
A Raiano, una manifestazione contro l’inasprimento del canone sull’ac-
qua di irrigazione si conclude con quindici feriti e cinque morti, tra cui il
regio commissario e un ragazzo di quattordici anni. Nel timore di un’inva-
sione del municipio, i carabinieri impediscono un comizio di socialisti e anar-
chici: «nasce una discussione a voce alta; indi la strage. I regi fucilatori
perdono la pazienza, la pazzia omicida li ha invasi; dan di mano alle pistole
e sparano all’impazzata sulla folla inerme. La folla fugge terrorizzata rinser-

Abruzzo nel primo dopoguerra (1919-1920), cit., pp. 481-495.


74 Su Rocco Arquilla, nato a Raiano il 22 ottobre 1901, bracciante, cfr. ASAq, Fondo Questura,
cat. A8, b. 63, f. 25; ACS, CPC, b. 198, f. ad nomen.
75 Sugli eccidi proletari in Abruzzo cfr.: Sommate: altri due morti! Aquila, «Umanità Nova», 20 aprile
1920; Tre morti, due moribondi, undici feriti. Salvataggio?! Aquila, Ivi, 21 aprile 1920; La verità sui fatti di
Raiano. Raiano, Ivi, 23 aprile 1920; F. Cellamare, I morti di Raiano sono 5. Il regio commissario fu ammazzato
74 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

randosi nei diversi negozi, mentre la non mai abbastanza maledetta arma be-
nemerita continua a far fuoco». Tutte le vittime, commissario compreso, ca-
dono sotto il piombo dei carabinieri, «che quando sparano chiudono gli
occhi». Ciononostante, bisogna fin da subito attivarsi per denunciare il ten-
tativo di «salvataggio dei responsabili» in atto. Gli arresti procedono in
massa. Gli anarchici Rocco Arquilla,74 Venanzio Vallera e Filiberto Tammaro
vengono immediatamente accusati e processati. Vallera è assolto. Per Arquilla
mandato di cattura per violenza pubblica, poi assoluzione. Per Tammaro
mandato di cattura per aver spinto settantatre persone a commettere violenza
e per possesso abusivo di rivoltella. «Il popolo che ha assistito allo strazio dei
figli suoi, freme ed aspetta. Aspetta che la diana chiami a raccolta i diseredati
di tutte le patrie di lor signori, i reietti del mondo, gli schiavi di tutti i secoli
per incitarli alla battaglia finale, alla grande rivoluzione sociale». Allo scio-
pero dei lavoratori impiegati nella costruzione della linea Aquila-Capitignano
segue l’invio di un gran numero di carabinieri: «quando essi vollero proce-
dere ad arresti la folla rumoreggiò e naturalmente i carabinieri spararono».
«Selvaggio macello» a Mascioni, nel contesto di un irriducibile antagonismo
tra la popolazione e un capitalismo reso aggressivo ed arrogante non certo
dalle proprie capacità imprenditoriali, quanto dal sostegno e dalle protezioni
che riceve dalle autorità locali. La popolazione da circa un anno vive una si-
tuazione di tensione per i metodi adottati dalla Società Industriale Aterno
(per la quale lavorano i socialisti aquilani Mario Cavarocchi e Pietro Ventura)
nell’occupare i terreni per l’estrazione della torba e per il vessatorio tratta-
mento riservato agli operai del luogo costretti a lavorare anche nei giorni fe-
stivi, soggetti a continue multe sul salario e finanche al ricatto del
licenziamento se per caso abbiano parenti in lite con la Società per la cessione
dei terreni. Un corteo di circa duecento persone, in gran parte composto da
donne e bambini con la bandiera rossa della Lega proletaria in testa, protesta
con un’occupazione delle terre. Alle provocazioni dei carabinieri seguono
sassaiole. I militari aprono il fuoco, anche con l’uso di una mitragliatrice. Ri-
sultato: «a terra furono travolti e pesti anche alcuni bambini in fasce»: tre i
morti, i feriti oltre quaranta, «colpiti quasi tutti alle spalle». Seguono arresti
indiscriminati, persecuzioni sulla popolazione e un’energica azione di pro-
testa contro la caserma dei carabinieri fino al rilascio degli arrestati. Que-

da un carabiniere, Ivi, 24 aprile 1920; Il salvataggio dei responsabili. Raiano, Ibidem; F. Caiola, Da lettere e
cartoline. Celano, Ivi, 30 aprile 1920; Un nuovo eroico fatto d’armi dei rr.cc. Tre morti e più di 30 feriti. Aquila,
il biennio rosso 75

stioni di confine e di terre demaniali, vecchie di secoli, provocano tumulti


tra le popolazioni di Celano e Ovindoli: «i paesi sono circondati dai soldati
con mitragliatrici, perché si teme che il conflitto possa degenerare sul terreno
politico. Stamattina squadre di contadini hanno bloccato le strade campestri,
cosicché nessuno si è recato al lavoro». Il maresciallo Baldi, «che tutti ricor-
dano per le sue prodezze commesse contro la popolazione», viene ricono-
sciuto da alcune donne e aggredito: «mentre estraeva la rivoltella, una
pietrata ben assestata lo fece desistere dai bellicosi propositi e deve essere
grato ai suoi satelliti se altri non lo colpissero e se l’ira popolare ne facesse
giustizia. Malconcio, insieme ad un altro carabiniere, anch’esso ferito, dovette
riparare in caserma mentre nella via una grande folla continuava a protestare
ad alta voce». La situazione precipita e, ancora una volta, la soluzione viene
affidata «al moschetto del carabiniere», che spara tra le vie di Celano su un
gruppo di dimostranti. Altri due morti.
La tensione è davvero alta.
L’esasperazione e la rabbia popolare esplodono col comizio nazionalista
e “guerrafondaio” indetto a Pescara da ex-combattenti e dannunziani, che,
«riuniti senza pregiudiziali dal vincolo dello sfruttamento, avevano deciso di
glorificare Gabriele D’Annunzio per provocare, d’accordo con la sbirraglia,
i sovversivi». Guidati da Conti, «socialisti, anarchici e ferrovieri di Castella-
mare Adriatico e Pescara» assaltano il raduno impedendone le svolgimento.
La polizia e «la teppa assoldata dai pescecani» sparano sulla folla. Fortuna-
tamente a vuoto. Ma le provocazioni, la violenza e gli eccidi continuano: «an-
cora sangue proletario». Una donna cade il 20 maggio a San Benedetto in
Perillis, colpita dal fuoco dei carabinieri che scortano una commissione mi-
litare inviata per requisire una partita di grano. Al loro arrivo, le truppe si
trovano avanti «una manifestazione ostile da parte della popolazione» dalla
quale parte qualche sasso. Le truppe sparano e la giovane cade fucilata alle
spalle. Lo stato di polizia dura due giorni, con arresti di donne e ragazzi e
violenze sulla popolazione. Un’ennesima manifestazione nazionalista pro-
mossa dall’Anc di Ortona esaspera ulteriormente gli animi della popolazione,
che risponde con un corteo: di nuovo l’intervento dei carabinieri, il sequestro
di una bandiera rossa e l’arresto di un giovane. La popolazione è davvero
stanca e, soprattutto, dalla fine del conflitto non riesce più a tollerare la pro-
paganda nazionalista così come quelle pubbliche manifestazioni che conti-
nuano ad esaltare la guerra e le imprese militari. Più di quattrocento persone
si radunano fuori la caserma per richiedere il rilascio del ragazzo, lanciando
parole di fuoco e grida di «vigliacchi, carne venduta, abbasso i rifiuti della
76 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

società, abbasso i fucilatori […] lasciate i moschetti o sparate ai vostri supe-


riori». I carabinieri sparano sulla folla. Anche con la mitragliatrice. Due i
morti, sette i feriti. I militi imputati saranno tutti assolti per legittima difesa.

Dopo l’eccidio si è instaurato il regime del terrore e della provocazione. Chiamate in


questura, in caserma dei carabinieri, intimidazioni, processi imbastiti per eccitamento al-
l’odio di classe, violenza privata, ecc… ecc…; e tutto ciò perché si rinneghi la verità sul
come si svolsero i fatti luttuosi e per tenere il salvataggio degli assassini. I due principali
responsabili, il tenente degli arditi Palma Francesco che istigò a far fuoco, e quel tale
prete che istillava nel cuore degli assassini l’amor di patria a forza di pranzi e… relative
sbornie, pagati poi dalle famiglie dei caduti in guerra con somme destinate alla loro com-
memorazione, passeggiano spavaldamente ed indisturbati per le vie del paese […] Va
bene che questa è terra di pecore, ma pensi qualcuno che fra le pecore non insorgano i
lupi… Intendo, ridendoci delle loro minacce, delle loro leggi e delle loro manette, con-
tinuiamo la nostra propaganda in attesa del giorno della riscossa.75

Per protestare contro gli eccidi proletari e contro la repressione, i socialisti


promuovono ed organizzano tra la fine di luglio e l’inizio di agosto una “set-
timana rossa” tutta abruzzese, fatta di manifestazioni popolari, comizi, cortei
e presidi, riuscendo a mobilitare anche gli abitanti dei centri più piccoli delle
province. Nella sola provincia aquilana si registrano manifestazioni di protesta
ad Antrodoco (corteo e comizio), Aquila (corteo e comizio in piazza Sallustio),
Avezzano, Borgo Velino («prima manifestazione rossa che ebbe luogo nel no-
stro paese»), Bussi, Capestrano, Caporciano, Castel del Monte, Castel di San-
gro (circa 1.000 i partecipanti), Fossa, Luco dei Marsi, Ofena, Pescina,
Pettorano (comizio e corteo di circa 2.500 persone), Popoli (operai, contadini
e donne accorrono in massa per il comizio in piazza della Libertà), Pratola Pe-

Ivi, 11 maggio 1920; F. Caiola, Carabinieri malmenati dalla folla. Celano, Ibidem; Ancora morti e feriti!
Aquila, Ivi, 12 maggio 1920; Un morto e vari feriti. Avezzano, Ivi, 13 maggio 1920; A. Conti, Provocazioni
e violenze. Pescara, Ibidem; F. Caiola, Due morti a Celano, Ivi, 18 maggio 1920; E i carabinieri ammazzano.
Aquila, Ivi, 23 maggio 1920; Due morti e parecchi feriti ad Ortona. Chieti, Ivi, 27 maggio 1920; T. Lazzarini,
Da lettere e cartoline. Ortona a Mare, Ivi, 27 giugno 1920; T. Lazzarini, La magistratura opera. Ortona a
Mare, Ivi, 22 gennaio 1921; Il processo per i fatti di Raiano, «L’Avvenire», 21 marzo 1921; Dopo il verdetto
sull’eccidio di Raiano, Ivi, 27 marzo 1921; La verità sull’eccidio di Mascioni, Ivi, 16 maggio 1920; Dalla Pro-
vincia. Da Mascioni, Ivi, 23 maggio 1920; Ancora sangue proletario, Ibidem; La verità “vera” sui fatti di Ma-
scioni, Ivi, 31 maggio 1920; L’eccidio di S. Benedetto, Ibidem; Per i fatti di Mascioni, Ivi, 18 luglio 1920.
76 Cfr. La Settimana Rossa Abruzzese in Provincia, «L’Avvenire», 8 agosto 1920.
77 Cfr. La settima rossa in Abruzzo, «Falce e Martello», 12 agosto 1920.
78 Cfr. E. Giannetti, N. Iubatti, Temi e spunti di storia sociale ad Ortona nella prima metà del No-
vecento, «Rassfr», a. II, n. 1, 1981, p. 61.
79 Cfr.: Q. Perfetto, L’eccidio! Sulmona, «Umanità Nova», 7 settembre 1920; Libero, L’eccidio di
il biennio rosso 77

ligna (3.000 i manifestanti), Raiano, Roio Piano, San Lorenzo di Pizzoli, San
Pio, San Pio delle Camere, Secinaro (corteo e comizio), Sulmona («piazza XX
Settembre gremita di popolo»), Tussio, Vasche di Coppito, Villa Carufo d’O-
fena e Villa Santa Lucia.76 In provincia di Teramo «comizi imponentissimi»
riescono a Castellamare Adriatico, Penne, Atri, Montorio, Sant’Omero e Co-
lonnella.77 Gli anarchici, coordinati da Lazzarini e Perfetto, aderiscono all’i-
niziativa concentrando le proprie forze per la mobilitazione di Ortona.78
Eppure, dopo pochi giorni, si verifica l’ennesimo eccidio ad Alfedena. Il 2 set-
tembre la popolazione assalta la caserma dei carabinieri per liberare un con-
tadino; i carabinieri sparano dalle finestre uccidendo tre persone e ferendone
sei.79

Nasce la Federazione anarchica abruzzese

A causa della violenta ondata repressiva il convegno regionale slitta di


nuovo, quasi di un mese.80 La data viene fissata improrogabilmente per il
giorno 20 maggio e tutte le adesioni devono tempestivamente pervenire
all’indirizzo di Perfetto. Si discuterà il seguente ordine del giorno:

Atteggiamento che gli anarchici devono tenere verso gli altri partiti politici (rel. Per-
fetto Quirino)
Riorganizzazione e costituzione dei gruppi (rel. Conti Attilio)
Adesione all’Ucai e rappresentanza al prossimo Congresso
Propaganda
Atteggiamento dopo la rivoluzione (rel. Di Sciullo Camillo)
Varie

Alle ore 10, i delegati giunti dalle diverse località possono finalmente riu-

Alfedena. L’abitudine di sparare!, Ivi, 9 settembre 1920; I delitti dei carabinieri del re, «L’Avvenire», 14 set-
tembre 1920.
80 Cfr. Q. Perfetto, Convegno anarchico abruzzese. Sulmona, «Umanità Nova», 4 maggio 1920. Il
comunicato è firmato da: Carlo Alessandrelli, Vittorio Biocca, Franco Caiola, Attilio Carlone, Di Bar-
tolomeo, Garegnani, Orazio Gaspari, Tullio Lazzarini e Quirino Perfetto. Su Biocca, fotografo, nato
a Celano il 17 aprile 1887, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 98, f. 14.
81 Il nucleo anarchico di Raiano è composto da: Giulio e Rocco Arquilla, Oscar Cavicchia, Anto-
nio Sabatini, Filiberto Tammaro, Argentino e Venanzio Vallera. Nel Cpc risultano schedati anche gli
anarchici: Fiore Caruso, Luigi Cipriani, Vincenzo Cipriani, Venanzio Corsetti, Angelo La Schiazza,
Vincenzo Martocchia, Ludovico Tentarella.
82 In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 35.
78 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

nirsi in convegno nei locali di via Morrone della CdL di Sulmona. Tutti i mag-
giori centri della regione quali l’Aquila, Avezzano Castellamare Adriatico,
Chieti, Ortona e Sulmona risultano rappresentati così come le località di Bussi,
Guardiagrele, Paterno di Celano, Raiano81 e Tocco Casauria. I lavori si aprono
con la relazione di Perfetto sull’impellente necessità dell’attivazione dei gruppi
del Fur, spiegando come tutti gli aderenti all’Ucai stiano già partecipando alla
composizione e all’organizzazione stessa del fronte negli altri centri della pe-
nisola. Per questo, fa notare Conti, è preferibile che la partecipazione degli
anarchici avvenga attraverso l’azione coordinata di gruppi piuttosto che da sin-
gole individualità, in modo da offrire un’efficiente base di intesa localmente
costituita a tutti i rivoluzionari attivi sul territorio che permetta loro di rompere
definitivamente con i vertici delle organizzazioni partitiche. L’abbandono della
politica rivoluzionaria del Psi infatti, si era fatto strada nella dirigenza già tra i
mesi di marzo e aprile, ovvero quando il sopravvento degli anarchici era stato
determinante per le occupazioni degli stabilimenti industriali in Liguria, Pie-
monte e Lombardia. L’«Avanti!», in seguito a quegli eventi, non condividen-
done la strategia, accusava pubblicamente gli anarchici addirittura di
disfattismo. Così rispondeva «Umanità Nova»:

Disfattisti! Sissignori, lo siamo stati durante la guerra, quando con tutte le nostre ener-
gie abbiamo cercato di aprire gli occhi al proletariato, perché vedesse il baratro nel
quale l’aveva gettato la borghesia; lo siamo oggi, quando diciamo ai lavoratori che è
ora che studino i problemi dell’assetto economico, quando diciamo ai lavoratori che è
ora che essi creino nelle fabbriche gli organi appositi per rendere possibile, domani, la
presa di possesso delle fabbriche stesse, quando opponiamo all’evangelico: «incrociate
le braccia», il rivoluzionario: «occupate le fabbriche!».82

Le considerazioni di Conti risultano ancor più plausibili soprattutto se viste


in relazione all’incidenza politica che gli anarchici abruzzesi sono riusciti ad
avere, come abbiamo già visto, nelle locali organizzazioni proletarie e di classe,
ricoprendovi ruoli di notevole responsabilità: Conti stesso è segretario della
CdL di Castellamare Adriatico; Perfetto segretario della sezione Sfi più nu-
merosa e combattiva d’Abruzzo; Lazzarini sarà nominato alla segreteria della

83 L. Ettorre, Per la liberazione di tutti i condannati politici. Giulianova, «Umanità Nova», 14


luglio 1920.
84 Su «Falce e Martello» cfr. SPAM, pp. 87-88.
85 Sul convegno di Sulmona cfr. Q. Perfetto, Convegno regionale anarchico abruzzese. Sulmona,
«Umanità Nova», 26 maggio 1920.
il biennio rosso 79

CdL di Popoli; Meta coordina le frange socialcomuniste interne alla CdL di


Popoli e dirige la sezione della Lega proletaria di Pratola Peligna; Caiola e Fa-
rias infine, sono impegnati nella dirigenza della CdL marsicana. Un ulteriore
e concreto esempio viene da Giulianova, dove, grazie all’intesa di base coordi-
nata da Ettorre e dagli anarchici, il Fur rappresenta praticamente un dato di
fatto: «[anche] la forte gioventù giuliese comincia a muoversi per marciare
verso la rivoluzione liberatrice. La Lega Proletaria, il circolo giovanile [socia-
lista] e la sezione adulta sono per il fronte unico rivoluzionario».83 Una con-
vergenza questa, realizzata grazie all’impegno che Ettorre è riuscito a riversare
anche nella redazione del settimanale «Falce e Martello», organo della Fede-
razione socialista provinciale che, per precisa scelta, più che di teoria o ideolo-
gia, si occupa seriamente dei problemi di organizzazione e di lotta politica e
sociale nei centri della provincia teramana.84
Le esperienze, le necessità, le prospettive e gli intenti operativi dei delegati
intervenuti al primo convegno anarchico d’Abruzzo convergono automatica-
mente nella direzione illustrata da Perfetto e Conti, cioè nella piena condivi-
sione della strategia d’azione del Fur e nella volontà di costituire la Federazione
comunista-anarchica abruzzese (Fcaa) aderente all’Ucai. La cittadina di Sul-
mona viene designata come sede del segretariato e Perfetto nominato segre-
tario e propagandista dell’organizzazione; si delibera quindi che la Fcaa sarà
presente al prossimo congresso nazionale previsto a Bologna attraverso la par-
tecipazione di un proprio delegato. Riguardo l’organizzazione locale, dal con-
vegno risultano costituiti e federati i seguenti gruppi: “Carlo Pisacane” di
Castellamare Adriatico, “I Liberi” di Sulmona, “Iconoclasta” di Ortona; in via
di costituzione, invece, le formazioni dell’Aquila, Avezzano, Chieti, Guardia-
grele e Tocco Casauria. I lavori terminano con l’unanime decisione «di passare
all’azione» comune e coordinata per intensificare le agitazioni antimilitariste
e le mobilitazioni in corso per imporre al governo italiano l’abbandono dei
territori albanesi occupati. A giudizio di Perfetto, il convegno «è riuscito sod-
disfacentissimo oltre ogni nostra previsione, sia pel numero degli intervenuti
e per le numerose adesioni, come pure per le deliberazioni prese».85
Potremmo affermare che, agli occhi dei promotori, il conseguimento del

86 Cfr. Prefettura dell’Aquila, 14 marzo 1920, telegramma al ministero dell’Interno, ACS, MI,
PS, Agr, 1920, b. 24, f. D2-Aquila.
87 Dalla provincia. Da Sulmona. Primo Maggio, «L’Avvenire», 9 maggio 1920.
88 Q. Perfetto, L’agitazione dei ferrovieri. Lo sciopero bianco a Sulmona, «Umanità Nova», 27 maggio
1920.
80 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

risultato unitario è ancor più soddisfacente di quanto si possa immaginare,


tenendo presente che molti di essi, contemporaneamente al percorso prepa-
ratorio alla costituzione dell’organizzazione regionale, erano stati e rimangono
costantemente attivi anche nelle mobilitazioni contro gli eccidi proletari e la
violenza delle forze armate, nelle agitazioni e negli scontri con i nazionalisti
e i dannunziani, nelle lotte contro i rincari, la disoccupazione e la penuria di
generi alimentari, nella campagna antimilitarista, nelle battaglie del lavoro e
in quelle per i diritti e per le libertà sindacali. Gli anarchici di Sulmona inoltre,
dopo lo sciopero ferroviario del gennaio, erano riusciti con successo sia a or-
ganizzare lo sciopero del I maggio, sia a portare avanti la coraggiosa battaglia
contro la singolare condanna inflitta a Scapaticci, unico ferroviere italiano pu-
nito per lo sciopero del gennaio. Con le agitazioni del I maggio, i dirigenti
dello Sfi non si proponevano altro che di imporre al governo il rispetto degli
accordi del doposciopero di gennaio ed ottenere quanto conquistato almeno
sulla carta. Già nel mese di marzo, in concomitanza con la prima occupazione
delle fabbriche, erano esplosi quasi ovunque agitazioni antigovernative e scio-
peri ferroviari. Convogli di guardie regie e di carabinieri inviati a reprimere i
focolai di rivolta venivano bloccati dai lavoratori delle strade ferrate di molti
scali, mentre, in sedi come Sulmona, più di duecento ferrovieri coordinati da
Perfetto e gli anarchici si dichiaravano pronti a aderire qualora l’agitazione
venisse proclamata ufficialmente dallo Sfi.86 Trattandosi di azioni sì radicali
ma scollegate e spontanee, i dirigenti dello Sfi erano riusciti a far confluire
ogni velleità rivendicativa e malcontento nel successivo sciopero proclamato
per il 1 maggio:

[Sulmona] I nostri lavoratori hanno festeggiato con insolito entusiasmo il I maggio. È


stata una magnifica, straordinaria, indimenticabile manifestazione di forza, di disciplina,
di fede. Il corteo interminabile, cui hanno preso parte anche un bel gruppo di bambini
e la locale sezione femminile col suo fiammante vessillo, ha percorso le vie della città
preceduto dalla musica e cantando Bandiera Rossa […]. Dopo l’imponente comizio in
piazza XX Settembre, in cui hanno parlato applauditissimi il ferroviere Roesler, l’on.
Filippini, del Collegio di Pesaro, e l’on. Trozzi, i nostri bravi lavoratori, calmi, sereni
e dignitosi, tornano alle proprie case. E così avverrà sempre e dovunque quando la tu-
tela dell’ordine sarà affidata ai cosiddetti sovversivi. La disciplina, l’ordine, la calma,
derivano al proletariato dalla consapevolezza della propria forza.87

89 Q. Perfetto, Ingerenze illecite, cit.


90 Sulle mobilitazioni pro-Scapaticci cfr.: ACS, MI, PS, Agr, 1920, b. 24, f. D2-Aquila; Q. Per-
fetto, Echi dello sciopero generale ferroviario. Sulmona, «Umanità Nova», 22 maggio 1920; Agitazione
il biennio rosso 81

Più complessa la “questione Scapaticci”, la cui condanna rappresenta a


tutti gli effetti una violazione dell’accordo stipulato tra Sfi e governo. Anche
in questa occasione la lotta è coordinata dal nucleo dei ferrovieri anarchici,
a giudizio dei quali il caso rappresenta un esplicito atto di «rappresaglia
politica». La risposta deve essere generale, perché «colpendo il compagno
Scapaticci, la polizia e la magistratura hanno colpito lo stesso Sindacato».
Un’evidente «offesa ed una sfida ai diritti dell’organizzazione ferroviaria e
perciò devesi rintuzzare l’offesa e raccogliere la sfida con una vasta e forte
agitazione, la quale dimostri tanto ai troppo zelanti magistrati quanto ai
poliziotti denunziatori e provocatori tutta la forza della più grande orga-
nizzazione del Proletariato Italiano, che non ammette tradimenti e sopraf-
fazioni né dall’alto né dal basso». Un iniziale sciopero bianco, incrociare
cioè le braccia e rimanere sul posto di lavoro pronti ad occupare, viene pro-
clamato per il giorno 18 maggio, e all’appello i ferrovieri rispondono in
massa: con più di seicento scioperanti il traffico sulle linee Castellamare-
Aquila e Avezzano-Caianello viene totalmente interrotto:

Imponente manifestazione fu di vedere tutti gli operai dell’officina, squadra rialzo, per-
sonale di macchina, di accudienza e manovalanza, in tenuta di lavoro ed assieme ai
compagni di altri servizi, sostare inoperosi sotto la tettoia della stazione.88
Il fermento qui è vivissimo e quanto prima sarà indetto un grande comizio pubblico di
protesta. La Direzione del Psi, il Gruppo parlamentare socialista e il Comitato centrale
del Sfi stiano bene in guardia!89

Il caso diventa nazionale e le agitazioni proseguono ininterrotte fino al


28 luglio, giorno in cui la Corte d’appello dell’Aquila si vede costretta ad
assolvere in pieno Scapaticci «per non aver commesso reato».90
Infine, va ricordato che gli anarchici abruzzesi erano riusciti in questi
mesi anche a sostenere e a seguire con interesse le agitazioni antimilitariste
promosse dai giovani socialisti, riuniti l’11 aprile a Sulmona in convegno
provinciale. L’assemblea, presieduta dal ventenne Secondino Tranquilli –

ferroviaria, «L’Avvenire», 31 maggio 1920; Condanna reazionaria, Ivi, 23 maggio 1920; V. Scapaticci,
Menzogna e malafede pretesca, Ivi, 6 giugno 1920; Ingerenze illecite, Ivi, 11 luglio 1920.
91 Convegno provinciale Giovani Socialisti in Sulmona, «Umanità Nova», 15 aprile 1920.
92 Su Antonio Ricci, falegname, nato a Guardiagrele nel 1876, cfr. ACS, CPC, b. 4299, f. ad nomen.
93 Movimento Anarchico. Guardiagrele, «Umanità Nova», 2 giugno 1920.
94 Francesco Paglia, nato a Poggio di Roio il 29 gennaio 1890, «intervenuto nella riunione nei
locali della lega contadina di Sulmona per una costituenda Camera di Lavoro a scopo, più che econo-
82 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

più tardi meglio conosciuto come Ignazio Silone – si era pronunciata per
«l’intensificazione della propaganda rivoluzionaria» e inviava tempestiva-
mente quanto deliberato alla redazione di «Umanità Nova».91

L’attivazione dei gruppi

Le mozioni e le piattaforme operative discusse e approvate a Sulmona si ri-


verberano velocemente negli ambienti libertari e, più in generale, negli orga-
nismi proletari e di classe attivi nei centri delle province abruzzesi. Attraverso
riunioni, incontri e comizi, i dirigenti della Fcaa si mettono fin da subito al-
l’opera per chiarire alla popolazione e ai lavoratori le strategie d’intervento
elaborate dall’Ucai e dalla federazione regionale e, quindi, allo scopo di po-
tenziare l’organizzazione stessa, per costituire dove è possibile nuovi nuclei e
gruppi anarchici federati. Già il 23 maggio, su iniziativa del gruppo Iconoclasta
e di Antonio Ricci92 viene organizzato in piazza S. Maria Maggiore di Guar-
diagrele un comizio sul ruolo dell’organizzazione anarchica e sulle forme di
lotta politica e sociale: «ha parlato entusiasmando il numeroso pubblico il
compagno Attilio Conti. Ottima giornata di propaganda».93
Gli anarchici aquilani si riuniscono il 15 giugno nei locali della CdL pro-
vinciale per l’assemblea preparatoria alla costituzione del gruppo comuni-
sta-anarchico “Sorgiamo!” aderente all’Ucai. A coordinare i lavori è
Francesco Paglia, che il 20 maggio aveva partecipato con gli altri delegati al
convegno di Sulmona.94 Il gruppo aquilano si compone di una ventina di mi-
litanti (19 per la Ps), quasi tutti operai e artigiani tra cui il giovanissimo Gino
Aleandri, nominato segretario, il tipografo Francesco Cellamare, corrispon-
dente di «Umanità Nova», il ferroviere Antonio Cera, Giuseppe Marchetti,
ex-sergente dei bersaglieri, Pietro Cerasoli, Alessandro e Giovanni Dundee,
Guglielmo e Ugo Picuti. Il primo agosto, dopo aver inaugurato nei locali
della CdL la «bandiera nera sulla quale è posta la scritta Circolo comunista-
anarchico aquilano Sorgiamo!», anarchici e lavoratori sfilano in corteo tra le

mico, politico (sovversivismo). Vedasi pratica Convegno Anarchico Sulmona n. 903». Cfr. ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 93, f. 17.
95 Sulla costituzione del gruppo comunista-anarchico “Sorgiamo!” cfr.: ACS, MI, PS, Agr, cat. G1,
1920, b. 98, f. 403, s. fasc. 12; Movimento Anarchico. F. Cellamare, Aquila, «Umanità Nova», 25 giugno
1920; Comunicati. Aquila, Ivi, 22 agosto 1920; La cronaca rossa. Da Aquila – Un battesimo, «L’Avvenire», 8
agosto 1920. Su Gino Aleandri, nato all’Aquila il 27 ottobre 1903, barbiere, cfr. ACS, CPC, b. 57, f. ad
nomen; su Antonio Cera, nato a Montecompatri, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 143, f. 24; su Pietro
il biennio rosso 83

strade del capoluogo. Nell’arco di qualche settimana (dopo il congresso


dell’Uai di Bologna), condividendone appieno principi e programma, i mi-
litanti deliberano «la incondizionata adesione» del nuovo gruppo alla Fede-
razione anarchica abruzzese (Faa) e all’Unione anarchica italiana (Uai).
Tempestiva è la direttiva del prefetto a disporre «la necessaria vigilanza,
anche a mezzo d’informatori confidenziali»,95 attraverso cioè l’uso di infil-
trati:

L’esistenza del nostro piccolo ma attivo gruppo Sorgiamo! pare dia del filo da torcere
alle locali autorità, le quali hanno sguinzagliato i loro sbirri per assicurarsi della identità
di quelli che lo compongono e vi spiegano maggiore attività. Sappiano dunque una
volta per sempre i zelanti spioni (che ben farebbero di scegliersi altra più proficua oc-
cupazione) che i componenti del nostro gruppo sono degli onesti e liberi cittadini che
il pane se lo guadagnano producendo utilmente. E ci lascino in pace!.96
Caro direttore, da quando io ho osato mostrarmi per le vie dell’Aquila con la bandiera nera
del nostro gruppo anarchico, mi sono visto meritare delle cure affettuose ed assidue dei se-
guaci di messer Ciancaglini – questore dell’Aquila – lo indiscusso capo della sbirraglia locale.
Questi cani rognosi mi seguivano ogni dove, anche al lavoro, e con idiota petulanza van
chiedendo notizie sul mio conto a tutti quei che mi conoscono […] Anziché perseguitare
operai onesti vedano di lasciare meno indisturbati i ladri, o preferibilmente per aiutare la
patria, prendano una vanga ed una zappa anche loro, questi eterni vagabondi.97

Coordinati da Caiola e Di Benedetto, gli anarchici marsicani si riuni-


scono in assemblea il 20 giugno nei locali della CdL di Avezzano; dopo aver
discusso ed approvato le mozioni elaborate a Sulmona, viene deliberata l’at-
tivazione del gruppo “Umanità Nova” e la sua adesione alla Fcaa e all’Ucai.
Infine, i militanti di Tocco Casauria e dei centri limitrofi, immediatamente
dopo il convegno della Faa di Castellamare Adriatico del 15 agosto, costi-
tuiscono con il supporto organizzativo di Conti il locale gruppo anarchico

Cerasoli, sarto, nato all’Aquila il 28 giugno 1891, cfr: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 127, f. 7; b. 143,
f. 31; ACS, CPC, b. 1246, f. ad nomen; su Giuseppe Marchetti, nato ad Orte il 7 agosto 1893, cfr. ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 61, f. 15; sui fratelli Picuti cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 61, f. 15.
96 F. Cellamare, Movimento anarchico. Aquila, «Umanità Nova», 11 agosto 1920.
97 G. Marchetti, La cronaca rossa. Da Aquila. Riceviamo e pubblichiamo, «L’Avvenire», 15 agosto 1920.
98 Sull’attivazione dei gruppi di Avezzano e Tocco Casauria cfr.: Movimento Anarchico. Avezzano,
«Umanità Nova», 11 giugno 1920; Comunicati. Tocco Casauria (Chieti), Ivi, 25 agosto 1920.
99 Ordine del giorno approvato al convegno anarchico campano del 18 maggio, cfr. Convegno
Anarchico Campano, Ivi, 22 maggio 1920.
100 Francesco Cellamare nasce a Trani (BA) il 24 gennaio 1879, tipografo. Fratello del «noto
anarchico Domenico Cellamare». È in Sud America fino al 1907. Torna a Trani, dove riceve e diffonde
il periodico anarchico edito a Montevideo «La Giustizia». Di nuovo a Buenos Aires dal 1910 al 1912
84 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

“Umanità Nova” aderente alla Faa e all’Uai: «il gruppo già conta un buon
numero d’iscritti. Conti quanto prima terrà una pubblica conferenza».98
Nella Federazione anarchica meridionale

[Napoli, 18 maggio 1920] Considerato l’assoluta necessità dell’Unione di tutte le forze


anarchiche meridionali, [il convegno] delibera di mettersi d’accordo con gli altri gruppi
e federazioni e costituire al più presto la Federazione anarchica meridionale.99

A ridosso del convegno di Sulmona si tiene quello pugliese, dove, presenti


i delegati delle federazioni campana e abruzzese, viene discussa e approvata
la proposta parzialmente elaborata a Napoli sulla costituzione di una Fa
Meridionale. In rappresentanza della Faa partecipa ai lavori l’aquilano Cel-
lamare.100 Una bozza di patto associativo presentata dall’Ua Campana
spiega come l’organizzazione potrà essere formata da individui e gruppi
attivi nelle località di quelle regioni che si riconoscono nelle linee guida
dell’anarchismo comunista e sociale, per dare il via, innanzitutto, ad un la-
voro «coordinato e fattivo di propaganda da svolgere in ogni località con
oratori, opuscoli, giornali». Da ogni centro, quindi, è indispensabile che
pervengano all’indirizzo di un’apposita Commissione di corrispondenza
«relazioni esatte» sull’ambiente e sul numero effettivo dei militanti, sia per
«suggerire consigli», sia per «richiedere tutto quanto potesse occorrere
per la diffusione delle nostre idee». È evidente che lo sforzo organizzativo
degli anarchici, in vista dello scontro ormai sentito come imminente, con-
tinua a orientarsi principalmente nel coordinare al meglio tutte le forze di-
sponibili anche nel meridione, anche alla luce del fatto che «nei piccoli
centri, l’iniziativa locale non può svilupparsi per le precarie forze di quei
compagni, mentre, un’intesa generale, coordinando gli sforzi di tutti, darà

circa, «in prima linea nel movimento settario, imponendosi alla considerazione dei compagni per fer-
vore fanatico della propaganda libertaria». Rimpatria in seguito all’emanazione delle leggi contro il
movimento anarchico. Riceve e diffonde «Germinal» di Ancona. Nel 1913 è a Rocca San Giovanni.
Con Ettore Croce e Alberto Argentieri fonda la tipografia La Bodoniana. Tipografia e soci si trasferi-
scono a Chieti nel marzo 1914 e, rimasto solo Cellamare, all’Aquila nel 1916. Qui La Bodoniana viene
rifondata nell’agosto 1916 quale cooperativa sociale, sezione mista aquilana della Federazione italiana
del libro. Cfr. ACS, CPC, b. 1234, f. ad nomen.
101 La bozza elaborata dagli anarchici campani è pubblicata su «Umanità Nova» del 12 maggio 1920.
102 Q. Perfetto, Convegno regionale anarchico abruzzese. Sulmona, cit.
103 Sulle mobilitazioni antimilitariste e le agitazioni in solidarietà alle vittime politiche che da lu-
glio a settembre si registrano in Abruzzo cfr.: Aquila pronta, «L’Avvenire», 4 luglio 1920; Circolo Giov.
Soc., Per solidarietà coi fatti di Ancona. Giulianova, «Umanità Nova», 9 luglio 1920; L. Ettorre, Per la
il biennio rosso 85

a questi piccoli centri tutta quella opera che da soli non potrebbero avere».
Nonostante la consapevolezza che il tempo stringa, nell’esposizione delle
strategie d’azione c’è comunque la sensazione che sia sufficiente ad orga-
nizzarsi concretamente:

L’ora che attraversiamo è delle più rivoluzionarie che la storia ricordi. Non ozi, dunque,
e non dispersione di forze!.101

Le mobilitazioni antimilitariste

Il malcontento accumulato durante i lunghi anni di guerra, i fermenti an-


timilitaristi contro l’occupazione italiana dell’Albania, la campagna per il
riconoscimento della giovane repubblica sovietica e le agitazioni contro il
sostegno del governo italiano alla Polonia scoppiano definitivamente nel-
l’estate 1920 con la rivolta di Ancona. Nella città marchigiana è l’insoffe-
renza che da tempo covava tra la gioventù sotto le armi ad esplodere, nel
momento in cui il timore di essere inviata in Albania trova conferma. La
sera del 25 giugno alcuni bersaglieri fraternizzano con gli anarchici, che
riescono ad entrare in caserma e ad aiutare i militari a svaligiare i depositi
di armi. All’alba del giorno dopo i bersaglieri cominciano a far fuoco. La
gran parte degli operai non sa ancora nulla eppure nel giro di qualche ora
tutta la città entrerà in sciopero, seguita, l’indomani, da tutta la regione. A
sera, i reparti insorti e gli anarchici rimasti asserragliati in caserma devono
arrendersi ma in città si è passati dallo sciopero all’insurrezione: gli anar-
chici e gli elementi del sovversivismo diffuso sono riusciti ancora una volta
a formare un tutt’uno con la gente dei quartieri popolari. Il timore del go-
verno è forte: un centinaio di miglia di mare separano Ancona da Fiume e
una saldatura tra le due sovversioni sarebbe fatale. Gli anarchici propon-
gono di proclamare una repubblica rivoluzionaria ma repubblicani e socia-
listi rifiutano di impegnarsi: la mancata adesione degli uni e degli altri
permette ai governativi di isolare la regione. La città verrà addirittura bom-
bardata dalle navi della Regia Marina, provocando morti e feriti. Gli ultimi
scontri si protraggono fino al 30 luglio, con ripercussioni non solo nelle
Marche ma anche nel parmense, nel reggiano e fino a Terni.

liberazione di tutti i condannati politici. Giulianova, cit.; Margio, Comizio di protesta contro gli eccidi. Giu-
86 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Mobilitazioni antimilitariste contro l’occupazione dell’Albania e agita-


zioni in solidarietà ai «rivoltosi di Ancona» e a tutte le vittime della rea-
zione esplodono ovunque. Già nel convegno di Sulmona del 20 maggio,
gli anarchici abruzzesi avevano deliberato di passare all’azione «per inten-
sificare l’agitazione pro-Albania».102 All’Aquila, in seguito «alle varie di-
mostrazioni di protesta per l’invio di soldati in Albania, la Commissione
esecutiva della sezione socialista, coi rappresentanti della Federazione e
della Camera del Lavoro» si dichiara pronta a qualsiasi ordine d’azione che
dagli organi centrali potrebbe pervenire da un momento all’altro. «Costa-
tato di persona l’entità del movimento in provincia e nelle città viciniori»
viene riunita d’urgenza l’assemblea tra tutti i lavoratori organizzati nella
CdL, convocando anche i delegati del gruppo comunista-anarchico “Sor-
giamo!” e quelli della sezione della Lega proletaria e del circolo giovanile
socialista. L’incontro si svolge nei locali di una CdL «circondata da grande
apparato di forze» dotate di mitragliatrici, «dislocate in diversi punti della
città per reprimere nel sangue qualsiasi movimento», caratterizzandosi per
una «discussione lunga e vivace, specialmente da parte del giovane gruppo
anarchico» che propone «azione immediata». L’assemblea, al contrario, si
conclude con l’approvazione di una mozione – non votata dagli anarchici
– in cui si delibera di accettare momentaneamente la linea di Psi e CGdL
per poi però decidere autonomamente «tutte quelle deliberazioni che siano
seguite da ogni e qualsiasi mezzo atto a reprimere la reazione borghese e
ad assicurare il trionfo del Socialismo». All’assemblea dell’Aquila seguono
quelle del 1 e del 12 luglio di Giulianova. La prima, convocata dagli anar-
chici e dal circolo giovanile socialista “Spartacus”, esprime piena solidarietà
«con chi lotta per l’ideale rivoluzionario […] I giovani ribelli salutano le
vittime del piombo regio e fanno proposito di tenersi sempre pronti per la
grande lotta degli oppressi contro i loro nemici». La seconda è promossa
dalla componente anarchica della «ribelle e compatta» Lega proletaria, che
ora conta complessivamente centoventicinque iscritti. All’unanimità viene
approvato il seguente ordine del giorno, votato anche dalla «forte gioventù
giuliese, che comincia a muoversi per marciare verso la rivoluzione libera-
trice»:

La Lega Proletaria di coloro che non sono stati uccisi, mentre si dichiara a priori so-

lianova, Ivi, 6 agosto 1920; Pro Vittime politiche. L. Ettorre, Caramanico, Ivi, 5 settembre 1920.
il biennio rosso 87

lidale con i rivoltosi di Ancona, siano essi anarchici, socialisti, mazziniani o soldati è
pronta a scendere in piazza, per la pronta liberazione di tutti gli arrestati per motivi
politici.
Intanto invita il Comitato centrale della Lega Proletaria, la Direzione del Partito so-
cialista, l’Unione Sindacale, la Federazione giovanile socialista, la Federazione marinara
ed il Sindacato Ferrovieri a preparare subito lo sciopero generale in caso che i nostri
compagni non venissero liberati […].
La Lega Proletaria, il Circolo giovanile e la sezione adulta sono per il fronte unico ri-
voluzionario.

A Giulianova la tensione sale quando, con una terza manifestazione


promossa dagli anarchici, la relazione del giovane socialista Secondino
Tranquilli accenna anche alle vittime del «piombo regio», esprimendo in
essa tutta la rabbia «contro il ripetersi degli eccidi nel nostro Abruzzo».
Gli accesi interventi che si susseguono reclamano libertà per tutti i con-
dannati politici e lanciano parole di fuoco contro il governo italiano e gli
eserciti dell’Intesa coalizzati contro la Russia sovietica; si approva infine
«un energico ordine del giorno, in cui si minaccia lo sciopero generale ad
oltranza se non verranno liberati prontamente i nostri compagni arrestati».
Un’ulteriore mobilitazione popolare si registra il 30 agosto a Caramanico.
Nel comizio conclusivo intervengono Trozzi, Carestia, Ettorre e Conti:
«si parlò di organizzazione contro gli eccidi, contro il militarismo e venne
reclamata la libertà alle vittime politiche».103

Il II congresso dell’Uai

Dal 1° al 4 luglio gli anarchici italiani organizzati nell’Uai si riuniscono a


Bologna per il loro secondo congresso. Avrebbe dovuto tenersi già a maggio
ma l’incalzare degli avvenimenti e i molti convegni in corso, costituitivi di
altrettante unioni e federazioni regionali, avevano portato a un rinvio e, per
i fatti di Ancona, anche la data di luglio rischiava di saltare. Perfetto e Di
Sciullo prendono parte ai lavori in rappresentanza della Faa; presenti anche

104 Sull’andamento del congresso si vedano: Secondo Congresso dell’Unione Anarchica Italiana,
«Umanità Nova», 7 luglio 1920; G. Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e interna-
zionale (1872-1932), cit., pp. 681-693; G. Cerrito, Il ruolo della organizzazione anarchica, cit., pp. 53-
72; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna
(1919-1939), cit., pp. 77-75; V. Mantovani, Mazurka blu, cit., pp. 257-261. L’elenco completo delle
88 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

i delegati dei gruppi di Sulmona e Castellamare Adriatico. Complessiva-


mente, intervengono delegati di circa settecento gruppi e unioni provenienti
da centottantatre località che coprono capillarmente il Centro-Nord del
paese.104 Questo non tanto perché non sia in aumento la presenza anarchica
nel meridione, quanto, piuttosto, per la prevalenza degli antiorganizzatori
in quelle regioni. Il problema, avvertito come urgente, viene affrontato con
l’approvazione di una mozione essenzialmente in linea con quanto già
espresso nei convegni dei gruppi federati del Centro-Sud:

Il Congresso dell’Uai […], mentre riconosce urgente intensificare la propaganda a


mezzo di opuscoli, giornali e conferenze, prende impegno formale di portare questo
contributo nelle regioni del Meridionale, dà mandato al nuovo consiglio nazionale
dell’Uai perché di comune intesa con la Commissione di corrispondenza e le varie
U.A.R. abbia a studiare seriamente i mezzi pratici affinché la nostra propaganda sia
estesa anche nel Meridionale d’Italia.

Da questo momento «Umanità Nova» apre una specie di rubrica Per


la propaganda nel Meridionale e viene dato incarico a conferenzieri dell’Uai
di iniziare giri di propaganda e collegamento tra i vari centri del Sud.
Complessivamente, nelle quattro giornate il congresso si trova a definire
la fisionomia e l’azione dell’Unione abbozzate nel senso di organizzazione
di sintesi a Firenze. Viene innanzitutto discusso e approvato il programma
malatestiano, articolato in cinque punti (che cosa vogliamo, vie e mezzi, la
lotta economica, la lotta politica, conclusione) ed elaborato in forma di mani-
festo delle idee guida dell’anarchismo federato italiano. Segue l’approva-
zione del patto associativo, ovvero le regole di funzionamento
dell’Unione. Gli aderenti si riconoscono in un programma che non deve
lasciare spazio a questioni di principio. I problemi nascono solo sulla va-
lutazione delle situazioni particolari e sulle scelte operative. Le analisi ge-
nerali e politiche possono essere deliberate solo nei congressi, hanno
valore orientativo e impegnano solo chi le ha votate. Le scelte “tecniche”,
una volta fatte, impegnano materialmente e moralmente tutti e cioè nel

località rappresentate al congresso è pubblicato su «Umanità Nova» del 7 luglio 1920.


105 Cfr. Secondo Congresso dell’Unione Anarchica Italiana, «Umanità Nova», cit.: Propaganda nel Me-
ridionale; Rapporti internazionali. Mozione sulla Terza internazionale; Rapporti internazionali. Per l’Inter-
nazionale Anarchica; Rapporti internazionali. Mozione di simpatia per la rivoluzione Russa; Ordine del giorno
sui sovieti; Agitazione pro vittime politiche.
106 F. Caiola, Note Marsicane, «Umanità Nova», 30 luglio 1920.
il biennio rosso 89

senso “positivo” di contributo operativo e finanziario per chi è d’accordo,


e nel senso “passivo”, per chi d’accordo non è, di non ostacolarle. Il Co-
mitato di coordinamento e corrispondenza nato a Firenze viene articolato
in due organismi: la Commissione di corrispondenza (CdC), con compiti
di coordinamento e collegamento, affidata di volta in volta a un gruppo
diverso, e il Consiglio generale di 30 membri, nominati dal congresso tra
esponenti di ogni parte d’Italia, con compiti di consiglio e di appoggio in
vacanza del congresso.
I lavori proseguono con il dibattito sulla strategia del Fur. Si tengono
ben distinte “rivoluzione” e “insurrezione”, per cui l’iniziativa rivoluzio-
naria in senso lato spetta al popolo, alle masse, non già ai partiti e alle or-
ganizzazioni, giudicate – Uai e Usi comprese – incompetenti e incapaci
all’opera rivoluzionaria. Per vincere le resistenze armate statali occorre una
forza armata proletaria che, di conseguenza, non può essere un’organizza-
zione formale e unica, centralizzata e burocratica come un partito ma, vi-
ceversa, vista come «un libero patto di lavorare tutti verso il medesimo
scopo». Dov’è possibile gli anarchici devono organizzarsi in piccoli gruppi
informali e locali con chiunque sia disposto all’azione: al momento i più
disponibili sembrano essere i giovani socialisti e i repubblicani e con essi
bisogna dotarsi di un proprio armamento e canali di collegamento veloce.
Altri punti all’ordine del giorno molto delicati riguardano la posizione
dell’anarchismo comunista italiano nel movimento internazionale e la pre-
senza dei suoi militanti nel movimento operaio. L’Internazionale di Mosca
sta imboccando la dittatura del proletariato e soffocando i soviet. Con un
simile organismo si possono avere solo «accordi di vicinanza» e nulla di
più. In altri termini si ritiene indispensabile riattivare un’Internazionale
Anarchica e si dà mandato alla CdC di prendere i contatti necessari per un
primo congresso internazionale preparatorio. Al momento dunque, data
anche la contraddittorietà delle notizie che arrivano da Mosca, filtrate dai
socialisti riformisti e dalla stampa borghese, non si può far altro che votare
un ordine del giorno di simpatia per la rivoluzione Russa:

Il Secondo Congresso dell’Uai saluta entusiasta la Rivoluzione Russa che ha segnato


una nuova tappa luminosa nel movimento rivoluzionario internazionale; e protestando
contro tutti i tentativi di sopraffazione violenta della rivoluzione russa compiuti dalla
borghesia internazionale; manifesta completa la propria solidarietà con tutti i movi-
menti e le iniziative proletarie miranti a impedire l’opera di soffocazione della Rivolu-
zione Soviettista.
90 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Anche la seconda questione non è semplice da affrontare, soprattutto


in rapporto alla nascita dei consigli operai e alla sperimentazione dei soviet
promossa da Psi e CGdL. Molti consigli infatti, vanno sì configurandosi
come luoghi di unità proletaria e sviluppandosi come organi di autodeter-
minazione, ma il controllo socialista impedisce una loro effettiva trasfor-
mazione in veri e propri consigli di autogestione. Si vota perciò una
mozione sia di critica che di incoraggiamento ai consigli di operai e con-
tadini, in quanto organi potenzialmente tesi a trasferire nelle masse lavo-
ratrici tutte le facoltà di iniziativa rivoluzionaria e ricostruttiva della vita
sociale. I soviet «hanno una ragione di esistere solo durante l’urto vitto-
rioso fra le classi sfruttatrici e sfruttate» e solo allora «essi possono essere
sentiti dalle masse che esercitano volontariamente la massima attività ri-
voluzionaria». Ogni loro attuazione «in regime borghese, tendente a in-
quadrare entro forme artificiose di organizzazioni il futuro assetto
rivoluzionario, è antirivoluzionaria e utopistica, poiché il nuovo regime
sarà il risultato dei rapporti economici e sociali che si creeranno all’indo-
mani della rivoluzione del libero svolgimento delle libere forze rivoluzio-
narie». Si invitano allora «tutti i compagni a non dare nessun valore
rivoluzionario a una eventuale costituzione di tali organismi entro l’ambito
dell’assetto borghese», ma nel momento in cui «essi sorgano durante i ten-
tativi insurrezionali e rivoluzionari si ritiene doveroso che gli anarchici vi
penetrino per mantenere ad essi il loro carattere autonomo, decentrato,
federalista, e non siano trasformati in organismi politici autoritari e statali
sovrapponentisi alle funzioni produttive e creanti nuove gerarchie sociali
destinate a preparare una nuova divisione di classi». Con la discussione di
questioni altrettanto urgenti e delicate quali la repressione e le vittime po-
litiche, terminano i lavori del secondo congresso degli anarchici italiani.
La decisione unanime è quella di riprendere al più presto, coordinandole,
campagne di sensibilizzazione e agitazioni locali che abbiano come obiet-
tivo pratico e immediato «la imposizione della liberazione completa e ge-
nerale per quanti sono stati colpiti pei moti politici e per le esplosioni delle
masse popolari». A tal proposito la CdC riceve mandato «di nominare un

107 Cfr. «Umanità Nova», 21 agosto 1920.


108 Al 1920 il Psi conta 67 sezioni e 2.898 iscritti per la provincia dell’Aquila; 33 sezioni e 1.433
iscritti per la provincia di Chieti; 11 sezioni e 487 iscritti per la provincia di Teramo.
109 Cfr. S. Cicolani, La presenza anarchica nell’aquilano, cit., p. 66.
il biennio rosso 91

comitato apposito, inteso ad agitare tra il popolo la questione anzidetta e


a raccogliere i mezzi occorrenti a soccorrere in ogni modo i colpiti dalla
reazione governativa».105
Il II convegno della Faa

Le piattaforme d’intervento comuni messe a punto a Bologna sono oggetto


di chiarimento e discussione nei convegni di gruppi, unioni e federazioni
locali che si susseguono nei giorni a venire, riverberandosi anche negli am-
bienti anarchici non federati e, più in generale, nell’intero movimento li-
bertario italiano. Gli anarchici attivi in Abruzzo, anche quelli che nella Faa
non si riconoscono, vengono convocati dal segretariato di Sulmona per il
secondo convegno dell’organizzazione regionale, fissato per il giorno 15
agosto a Castellamare Adriatico. Per discutere sul Fur «si dà ampia libertà
agli elementi di partiti rivoluzionari di intervenire al convegno» e, allo
stesso modo, i rappresentanti dei gruppi regionali federati hanno pieno
mandato di «rivolgere regolare invito» ai segretari sezionali di giovani so-
cialisti, repubblicani e delle locali CdL:

Avrà luogo il II Convegno Anarchico Regionale Abruzzese, al quale potranno prendere


parte tutti gli anarchici aderenti o non alla Faa. Lo scopo del convegno è lo svolgimento
del seguente ordine del giorno:

1. Relazione sul II Congresso dell’Uai


2. Funzionamento della Faa
3. Relazione finanziaria
4. Costituzione nuovi gruppi
5. Fronte unico rivoluzionario
6. Riconferma o nomina di un nuovo segretario della Faa
7. Varie

Alle ore 8 del 15 agosto, nei locali di via Cesare Battisti della sezione re-
pubblicana di Castellamare Adriatico hanno inizio i lavori del secondo con-
vegno della Fa abruzzese. Dirigono i lavori Lazzarini e Perfetto. L’ordine
del giorno proposto viene approvato «con massima serenità e concordia».
Assenti gli anarchici marsicani, impegnati nel coordinare le occupazioni in
corso delle terre del Fucino e che, tramite Caiola, inviano ugualmente ade-
sione al convegno. I loro appelli alla massima partecipazione possibile delle
masse sia all’elaborazione delle decisioni che nelle azioni di lotta, così come
la loro martellante propaganda per la metodologia dell’azione diretta e il
rifiuto del riformismo stanno avendo ora effetti davvero radicalizzanti. In
92 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

tutti i centri della Marsica «i contadini sono in agitazione e si vocifera ch’essi


siano decisi a non cedere al governo il grano per la requisizione. Giorni fa
a Celano un banditore che gridava l’ordine della commissione militare in-
timando che nessuno si sottraesse all’obbligo di requisizione, fu messo alla
fuga dalla popolazione. Soltanto la promessa del ritiro del bando poté far
tornare la calma». Ad Avezzano si protrae lo sciopero dei cavatori per l’au-
mento del salario, provocando pesanti ripercussioni su altri cantieri e dando,
al contempo, stimolo e impulso al movimento sindacalista e all’organizza-
zione di classe stessa. Le sezioni della Lega proletaria e gli ex-combattenti
riprendono a loro volta in maniera autonoma la lotta contro Torlonia, «per
ottenere quella terra da far fruttare che la borghesia durante la guerra sem-
pre promise». Tutto ciò accompagnato da una «rigorosa agitazione in favore
delle numerose vittime del piombo regio e della reazione Nitti-
giolittiana».106 Le agitazioni raggiungeranno l’acme con le occupazioni delle
terre dell’8 agosto, occupazioni sconfessate da Psi e CGdL, tanto che «L’Av-
venire» non ne fa neanche menzione. È invece Caiola a farne un resoconto,
riferendo di una «fiumana sterminata di popolo» che dilaga nei campi per
prendere possesso «delle terre del principe di Torlonia e di altri signorotti
locali nell’unico intento di renderle produttive».107 Quindi, prima di passare
alle discussioni previste all’ordine del giorno, l’assemblea riunita a Castel-
lamare Adriatico esprime «tutta la solidarietà ai proletari marsicani […] im-
pegnati in una lotta fra capitale e lavoro, lotta altamente rivoluzionaria».
Il convegno si apre con le relazioni del segretario sull’andamento del
congresso di Bologna, a cominciare dalle «dichiarazioni di principio del-
l’anarchismo» e quindi dall’esposizione del programma malatestiano. Le
parole di Perfetto ribadiscono come, in un clima di operaismo, di classismo
e di lotta per la dittatura del proletariato, gli anarchici debbano affermare
orgogliosamente di combattere, come ai tempi della I Internazionale, per
una società fatta di uomini e per gli uomini, basata sulla solidarietà al posto
della concorrenza, sulla libertà al posto dell’imposizione. Per abolire radi-
calmente il dominio e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è necessario
anzitutto che i mezzi di produzione siano a disposizione di tutti. I detentori
delle terre, dei mezzi di produzione e, più in generale, del capitale, devono
essere espropriati a vantaggio di tutti, così come ogni forma di governo

110 Sul II convegno della Faa cfr.: Q. Perfetto, Sulmona – Federazione Anarchica Abruzzese, «Uma-
nità Nova», 22 luglio 1920; Q. Perfetto, Convegno della Federazione Anarchica Abruzzese. Sulmona, Ivi,
il biennio rosso 93

deve essere abolita. A questo si oppongono, come da sempre e con l’uso


della forza, tutti coloro che beneficiano dei privilegi derivanti dalla vigente
organizzazione economica, dai rapporti di potere che regolano le espres-
sioni e le forme della vita sociale, e dai modelli culturali dominanti. Non
resta alla popolazione che vuole emanciparsi altra via che quella di opporre
la forza alla forza: espropriare i proprietari con la forza, abbattere il governo
con la forza e mettere definitivamente in comune tutti i mezzi di vita e di
produzione, impedendo altresì che nuovi governi possano poi imporre nuo-
vamente la propria volontà ed ostacolare il processo di riorganizzazione
sociale. Questo, in sintesi, il pensiero che deve sottendere anche la strategia
d’azione del Fur teorizzato dagli anarchici e su cui si articolano ulteriori
«delucidazioni chiare e concise» del segretario della Faa. Le relazioni ini-
ziali vengono approvate dall’assemblea all’unanimità.
I lavori proseguono con la discussione degli altri punti previsti all’ordine
del giorno. Viene subito costatata l’urgenza di un incremento della propa-
ganda, data «la giovinezza» dell’organizzazione regionale e «la scarsità dei
suoi mezzi finanziari». Perfetto si pronuncia per una richiesta di sostegno
all’Uai e alla CdC, «perché non lesinino l’invio di opuscoli di propaganda
anarchica e giornali da diffondere largamente fra il popolo abruzzese, po-
polo negletto ma pieno di buona volontà». Conti si associa alla proposta del
segretario, sottolineando anche come non si debba in alcun modo sottova-
lutare l’importanza della propaganda orale. Il convegno esprime parere po-
sitivo anche sull’idea esposta da Perfetto sull’uscita di un periodico regionale
anarchico, «purché non abbia a nuocere alla stampa già esistente» per Conti,
e che «abbia più che altro carattere agricolo ed artigiano» per Talamini.
Nello specifico, riguardo alla strutturazione della Faa stessa, il risultato del
dibattito sul modello organizzativo, frutto della costante dialettica tra uma-
nesimo e classismo, tra autonomia dei gruppi e un’avvertita esigenza effi-
centista, sembra propendere al momento più verso il secondo polo piuttosto
che sul primo, nel probabile intento di evitare, nel migliore dei modi, una
possibile dispersione delle forze e, allo stesso tempo, di mantenere alta
quell’incisività che il movimento anarchico regionale sta avendo negli or-
ganismi proletari. La seduta antimeridiana si chiude «con un voto di plauso
a Perfetto per tutta la attiva opera svolta per la Federazione» e con la sua
riconferma alla segreteria fino a prossimo convegno.
Per affrontare le discussioni sul Fur, l’assemblea si riunisce nel pomerig-
gio, per permettere ai segretari delle sezioni socialiste e repubblicane di giun-
gere a convegno. I socialisti né rispondono né tantomeno si presentano e la
94 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

loro latitanza genera tra i presenti grande amarezza. A giudizio degli anarchici,
l’assenza «palesa ancora una volta come il Psi non intenda affatto svolgere l’a-
zione rivoluzionaria sul terreno dei fatti […]. Molti convenuti hanno parole
di sdegno».108 Al contrario, interviene e partecipa ai lavori il segretario della
sezione Pri di Castellamare Adriatico, Pietro Dettoni, che porta l’adesione al
fronte dei repubblicani con la presentazione della seguente mozione:

I repubblicani di Castellamare Adriatico si uniscono per l’azione rivoluzionaria agli anar-


chici, e invocano l’unione di tutte le forze al di sopra di programmi, di partiti e di false di-
rettive impostile da ambizione di uomini, perché la rivoluzione si compia nella più perfetta
concomitanza degli animi che ci porterà all’abbattimento dell’attuale regime capitalistico.

Le discussioni sulla costituzione dei gruppi d’azione del Fur si chiudono


con l’approvazione della mozione di Talamini, in cui emerge tutta la con-
sapevolezza di un’ormai improbabile estensione del fronte unico regionale
dal terreno sindacale a quello prettamente politico:

Gli anarchici d’Abruzzo, raccolti in Castellamare Adriatico pel loro secondo convegno,
amaramente constatano l’assenteismo e l’indifferenza delle frazioni rivoluzionarie di
partiti ritenuti affini nel trattare la formazione del fronte unico, deplorano che anche
nell’attuale momento precursore di avvenimenti storici nell’ascensione proletaria au-
spicata l’unione delle forze sovversive, sembra risolversi in una chimera; sdegnosi riaf-
fermano la loro fede nell’efficacia assoluta dei loro metodi di lotta pel raggiungimento
delle finalità rivoluzionarie e restringendosi di nuovo attorno al nero vessillo, pur pren-
dendo atto delle franche dichiarazioni del segretario della sezione repubblicana di Ca-
stellamare, passano all’ordine del giorno.

La relazione di Conti sulle vittime della reazione chiude i lavori della


seconda assise anarchica regionale, che, come spiega Silvio Cicolani, rap-
presenta l’apice della parabola organizzativa del movimento abruzzese.109
Il convegno dà pieno mandato al segretario di prendere accordi con la CdC
dell’Uai affinché venga designato un oratore che, accompagnato da Conti,
possa iniziare al più presto un giro di conferenze pro-vittime politiche nei

11 agosto 1920; Q. Perfetto, Il 2° Convegno degli anarchici d’Abruzzo, Ivi, 24 agosto 1920.
111 Nel paese di Bagnoli del Trigno vengono schedati nel CPC gli anarchici: Bartinoccia Antonio,
Candela Vincenzo, Celano Domenico, Celano Gennaro, Celano Matteo, Ciarniello Nicola, Ciarniello
Nicola, Ciarniello Nunzio, Cimaglia Andrea, Cimaglia Vittorio Vitale, D’onofrio Antonio, De Vita
Bartolomeo, Di Gregorio Domenico, Di Russo Giuseppe, Di Russo Tullio, Di Tosto Andrea, Di Tosto
Domenico, Donatiello Achille, Donatiello Domenico, Filacchione Andrea, Filacchione Domenico,
il biennio rosso 95

centri della regione. Lazzarini, infine, esprime l’augurio che tutti i propositi
del convegno «non abbiano a restare lettera morta e che ognuno di noi
propaghi instancabilmente le nostre idee».110
L’organizzazione libertaria in Molise

Nell’evidente constatazione della risonanza che hanno avuto il congresso


di Bologna e i successivi convegni regionali, in particolar modo tra quella
parte dei lavoratori ormai stanca degli ondeggiamenti socialconfederali e
delle divisioni tra i vari organismi proletari, nella provincia di Campobasso
a prendere iniziativa è il folto gruppo di Bagnoli del Trigno.111 Innanzi-
tutto, dopo una serie di incontri e di accordi stipulati con i redattori di
«Spartaco»,112 i molisani riescono a dare alle stampe un’edizione locale
della testata romana, una specie di supplemento meridionale redatto e dif-
fuso nelle province di Campobasso e Benevento. Lo scopo è quello di in-
crementare la propaganda tra i lavoratori e di diffondere tra la popolazione
«i principi rivoluzionari, per i quali non giova l’opera incoerente e con-
traddittoria dei socialdemocratici legalitari». Il nuovo gruppo si costituisce
come “Circolo di Cultura Operaia” e fin da subito si fa promotore per l’or-
ganizzazione di comizi e conferenze di propaganda anarchica nelle località
di quelle province. L’obiettivo è quello di «gettare le basi di un serio e pra-
tico movimento libertario», attivando nuclei anarcosindacalisti «secondo
il programma dell’Unione Sindacale Italiana». A coordinare i lavori è Gen-
naro Celano, tempestivamente invitato dalla CdC dell’Uai a raccordarsi
con il segretariato della Faa di Sulmona. Celano riesce a rendere operativo
a Bagnoli anche un locale comitato di propaganda e corrispondenza, sol-
lecitando quindi «tutti i compagni ed i lavoratori che per ragioni di lavoro
e di residenza dimorano nelle province di Campobasso e Benevento» a sta-
bilire contatti e forme di collegamento, inviare i propri recapiti e «i loro

Gabriele Andrea, Gabriele Domenicantonio, Gabriele Giovanni, Greco Valentino, Lazazzera Gaetano
Giovanni, Manzi Vito, Massullo Bartolomeo, Massullo Giovanni, Massullo Vincenzo, Mastrodonato
Domenico, Mastrodonato Ercole, Masullo Giuseppe, Pelillo Massimino, Pelillo Pietro, Perella Angelo,
Pilorusso Andrea, Pilorusso Giuseppe, Pollice Andrea, Serafino Angelo, Spensiero Michele, Tarica
Alessandro, Tarica Gioacchino, Tarica Giovanni Angelo.
112 Sul periodico cfr. BdA1, p. 296.
113 G. Celano, Per la propaganda nel Meridionale. Bagnoli del Trigno, «Umanità Nova», 26 agosto 1920.
114 Il circolo di cultura op., la redazione di «spartaco», Per la propaganda anarchica nell’Italia
meridionale, Ivi, 2 febbraio 1921.
115 «Umanità Nova» calcola che dall’autunno precedente, e senza contare le vittime di Ancona,
su tutta la penisola sono caduti «sotto il piombo regio» 238 lavoratori e 1.251 sono i feriti. Inoltre,
96 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

speciali intendimenti»:

Comprendiamo le difficoltà gravi di ordine politico e finanziario, a cui andiamo incon-


tro, ma ci sorregge la ardente fede del nostro Ideale e la fiducia che i compagni d’Italia
e dell’estero non ci lasceranno soli nell’arduo lavoro.113

L’iniziativa promossa dagli anarchici di Bagnoli farà registrare un ina-


spettato successo, tanto che, in un primo bilancio sull’attività svolta, con
l’ambizione di trasformare il Circolo in una sorta di centro di propaganda
dell’Italia meridionale, scriveranno:

Sono già quattro mesi che nel piccolo paese di Bagnoli di Trigno, in provincia di Cam-
pobasso, si pubblica un giornale nostro, anarchico rivoluzionario: «Spartaco», a cura
del Circolo di Cultura Operaia. Si tratta della iniziativa di un gruppo di volenterosi,
artigiani e contadini, che si aggiungono ad un lavoro colossale: creare nell’Italia meri-
dionale un centro di propaganda nostra che s’irradi nelle regioni vicine sino alla Sicilia,
alla Puglia, alla Campania, finora restie al nostro movimento. Non ci siamo dissimulati
che gravi difficoltà ci attendono; ma esse saranno più superabili se non ci mancherà il
concorso dei compagni. E soprattutto sarà agevolata l’opera nostra se gli elementi delle
altre regioni non ci lesineranno aiuti, perché noi siamo pochi e poveri ed abbiamo bi-
sogno di cooperazione ed incoraggiamento da parte di tutti. E specificamente chia-
miamo in nostro favore il contributo fattivo dell’Unione Sindacale Italiana perché
intendiamo affermare un movimento proletario libero dalle pastoie riformiste dei con-
federalisti, e richiamiamo anche l’affezione della Unione Anarchica Italiana perché la
nostra opera è prettamente libertaria rivoluzionaria. Noi garantiamo l’uscita mensile
del giornale e procureremo di farlo quindicinale, se l’opera nostra sarà presa dai com-
pagni del Meridionale e se sarà aiutata dagli altri.114

Propaganda

Sulla base degli impegni assunti a Bologna, nei convegni interregionali e


in quello di Castellamare Adriatico, gli anarchici abruzzesi si attivano fin
da subito per intensificare la propaganda nei centri abitati delle province,
polarizzando l’azione essenzialmente su tre direttrici: la propaganda spe-

ogni scontro è seguito da arresti e mandati di cattura, così imprigionati e latitanti si contano a centi-
naia.
116 In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 49.
il biennio rosso 97

cifica per il rafforzamento dell’organizzazione locale e per la costituzione


dei gruppi d’azione del Fur; la campagna in difesa della Russia sovietica,
nuovamente in ritirata; le mobilitazioni a favore delle vittime politiche, una
realtà, questa, sempre più pesante.115 A tal riguardo, il 24 agosto l’Uai di-
rama a tutti i gruppi un manifesto «per le vittime politiche e contro la rea-
zione» indirizzato agli operai delle officine e ai lavoratori dei campi:

[…] Fate il vostro dovere, uno dei più urgenti dell’ora che passa. Non tradite la solidarietà,
e cioè non tradite voi stessi. Dovunque vi aduniate per qualsiasi ragione, ricordate le vit-
time politiche: convocate comizi, organizzate dimostrazioni, elevate alto il grido vostro di
protesta e di volontà, che giunga squillante e minaccioso all’orecchio dei potenti. Ed il
sentimento d’amore pei caduti nella lotta vi accomuni tutti, al disopra delle diversità di
opinioni, in una solidarietà fraterna che vi renda forti ed invincibili anche per la lotta finale;
e vi dia quella vittoria dopo la quale non vi siano più vittime da liberare, perché sarà can-
cellata per sempre la macchia vergognosa dello sfruttamento e dell’oppressione.116

La strategia dei gruppi, delle unioni e delle federazioni è innanzitutto


quella di utilizzare al massimo il malcontento ed il risentimento accumulati
dai lavoratori e mantenere attiva l’iniziativa sul movimento popolare. Per
avere un’idea del clima, è significativo leggere il tono dell’appello lanciato
dalla Lega proletaria ai giovani abruzzesi richiamati alle armi, esortandoli
non a disertare, ma ad impugnare il fucile come «militi del Proletariato» e
non come guardie:

Ieri il capitalismo, prese il nostro sangue, fece le nostre membra a brandelli. Oggi per
sfuggire alle conseguenze della guerra, chiama voi per farne la guardia bianca. Non im-
brattatevi le mani col sangue dei vostri fratelli e dei vostri genitori che lottano per al-
lontanare la miseria dalle vostre case. Rammentatevi che siete e che ritornerete
lavoratori, rammentate che i vostri compagni lottano per il bene loro, per il vostro bene,
per il bene dei nostri cari. La lotta del Proletariato è la lotta vostra. Giovani, disertare
non giova. Andate alle armi con fede immutata, animate i compagni d’armi della vostra
fede. Impugnate il fucile con mano ferma ed animo deciso e in ogni circostanza sappiate
tener presente il vostro interesse di lavoratori. Siate sempre militi del Proletariato.117

117 La lega proletaria mutilati e reduci alle giovani reclute, «L’Avvenire», 10 ottobre 1920.
118 Nei primi anni del XX secolo Alessandro Pica aveva partecipato negli Usa alle battaglie sin-
dacali combattute nella Pensylvania. A Filadelfia aveva collaborato alla redazione del mensile «La Co-
mune», Organo di difesa proletaria, diretto da Hugo Rolland. Cfr. BdA2, pp. 189-190.
119 Margio, Comizi e manifestazioni. Giulianova, «Umanità Nova», 2 settembre 1920.
98 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Vi è poi l’evidente radicalizzarsi della sinistra socialista, ormai prossima


alla scissione, su cui gli anarchici continuano a mantenere alta la pressione
attraverso la propaganda sul Fur (anche sulla base dell’ipotesi di un proba-
bile intervento armato di Giolitti) e, soprattutto, con le campagne per le
vittime politiche e pro-Russia. La mobilitazione di Giulianova del 29 ago-
sto «per imporre al governo del brigante Giolitti il riconoscimento della
repubblica socialista russa» ne rappresenta un esempio. Nella cittadina
adriatica gli anarchici riescono per l’ennesima volta a formare un tutt’uno
con la popolazione («il comizio più del solito è stato affollatissimo») e, in
particolar modo, a far convergere nella loro azione i militanti della Lega
proletaria e della sezione socialista, entrambe ormai da tempo schierate su
posizioni nettamente antiparlamentari e propense all’azione strategica del
Fur così come elaborata dall’Uai. Nel comizio conclusivo si susseguono gli
interventi di Pica118 per i socialisti, Ettorre per la Lega proletaria e Conti
per gli anarchici: «tutti hanno riconosciuto la necessità impellente di
agire».119 Nella stessa giornata si tiene a Bologna una riunione indetta dallo
Sfi sulla questione delle vittime politiche, che trova adesione da parte di
tutta la sinistra e dalla quale scaturiscono una lunga serie di manifestazioni
locali. Con un successivo incontro, il 4 ottobre, sotto la spinta degli anar-
chici il comitato promotore tornerà a riunirsi e a concordare, come ve-
dremo, uno sciopero nazionale per il 14 ottobre contemporaneamente per
la Russia sovietica e per la liberazione di tutte le vittime politiche.
Nell’arco di un mese, gli individui e i gruppi organizzati nella Faa rie-
scono a realizzare una serie di incontri, conferenze e comizi, curati tanto
nei principali centri della regione quanto nelle piccole località di provincia
per meglio propagandare il pensiero anarchico tra operai, contadini, lavo-
ratori salariati, mezzadri, artigiani e braccianti. Il propagandista designato
dalla CdC dell’Uai per coadiuvare gli abruzzesi è il senese Guglielmo Bol-
drini.120 Gli anarchici: chi sono e cosa vogliono è il tema delle conferenze pro-
grammate negli ambienti dell’associazionismo di classe delle tre province.
Il 3 settembre comizio pubblico negli spazi del Teatro Orfeo dell’Aquila,
promosso e organizzato dai militanti del gruppo “Sorgiamo!”:

120 Su Guglielmo Boldrini cfr. DBAI, vol. I, pp. 207-210.


121 Cellamare, La propaganda nell’Abruzzo. Aquila, «Umanità Nova», 11 settembre 1920.
122 Cfr.: La cronaca rossa. Comizio Anarchico, «L’Avvenire», 29 agosto 1920; La cronaca rossa. Comizio
Anarchico, Ivi, 14 settembre 1920.
123 Sui comizi di propaganda anarchica tenuti da Boldrini in Abruzzo cfr.: Movimento Anarchico.
il biennio rosso 99

Il permesso per la conferenza fu molto ostacolato dalla questura, che ci vietava un co-
mizio pubblico. Finalmente poche ore prima si ottenne il permesso ed il paese fu tap-
pezzato da manifesti invitanti gli operai a qualunque classe appartenevano ad ascoltare
la parola anarchica. Sebbene la piazza e le vie adiacenti erano perlustrate e piantonate
dalla benemerita e da un plotone di soldati in assetto di guerra ostruendo così il libero
passaggio alle... mezze coscienze, il teatro non dimeno si riempì di pubblico.121
Al Teatro Orfeo, l’anarchico Guglielmo Boldrini, dinanzi ad un discreto numero di la-
voratori, tenne una pubblica conferenza sul tema “Gli anarchici: chi sono e cosa vo-
gliono”. L’oratore venne spesse volte applaudito.122

Il 5 conferenza a Tocco Casauria: il propagandista senese «parlò per


circa un’ora e mezza, suscitando il massimo entusiasmo nell’affollato udi-
torio. Tentò replicare in contraddittorio un rappresentante del pipi, ma su-
bito fu rimbeccato da Boldrini che chiuse il comizio inneggiando alla vicina
Rivoluzione». Sempre il 5 conferenza a Sulmona nei locali della CdL, in
seguito all’autorizzazione negata dalle autorità per lo svolgimento del co-
mizio in piazza. Perfetto ricorda come «il compagno Boldrini, instancabil-
mente portandosi di paese in paese, sta svolgendo un ciclo di conferenze
anarchiche nella regione abruzzese che da circa un ventennio, dopo che
Pietro Gori affascinò le masse con la sua eloquente parola, nessun altro
anarchico aveva propagandato». Nella cittadina peligna, sede del segreta-
riato della Faa, tre sono le relazioni che si susseguono: Gli anarchici: chi sono
e cosa vogliono e Per le vittime politiche e contro la reazione tenute da Boldrini;
Per il Fronte unico svolta da Perfetto. Al termine del comizio, alcuni tra i pre-
senti chiedono adesione al gruppo “I Liberi”. Seguono le conferenze di Avez-
zano, Gli anarchici, chi sono e cosa vogliono, «applauditissima», e di Paterno,
L’origine della ricchezza, davanti a circa 300 braccianti: «la chiara esposizione
del nostro compagno impressionò vivamente questi buoni lavoratori». Un
contraddittorio si registra a Pescara, in occasione del comizio socialista del
9, «nel pieno della lotta elettorale amministrativa. I manifesti multicolori
sono sui muri uno più bugiardo dell’altro». Conti prende per primo la pa-
rola su questioni relative all’amministrazione locale; segue Boldrini, che si
sofferma sul come «la conquista dei comuni da parte dei socialisti, oltre es-
sere inutile, può ritardare la rivoluzione», e sull’analisi delle occupazioni

Tocco Casauria, «Umanità Nova», 11 settembre 1920; Q. Perfetto, Sulmona, Ibidem; Movimento anar-
chico. Avezzano, Ivi, 14 settembre 1920; Movimento anarchico. Aquila, Ibidem; C.S., La fiera elettorale. Pe-
scara, Ivi, 19 settembre 1920; Movimento Anarchico. Margio, Giulianova, Ivi, 22 settembre 1920; T.
100 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

delle terre e degli stabilimenti industriali in corso. Il 10 conferenza privata


a Giulianova, nella sede della «compatta e ribelle» Lega proletaria: «con
la sua parola facile e suadente, [Boldrini] tenne incatenato l’uditorio per
oltre un’ora». Stessa conferenza, Gli anarchici, chi sono e cosa vogliono, il 12
e il 13 in forma pubblica rispettivamente a Chieti e a Guardiagrele: «due
ottime giornate di propaganda che fruttarono numerosi nuovi iscritti ai
nostri gruppi». Sempre il 12, anarchici, socialisti ed ex-combattenti orga-
nizzano a Giulianova un comizio nei locali della Lega proletaria, in risposta
a manifesti «inneggianti a Fiume, a D’Annunzio e alla Dalmazia» ritrovati
affissi in città. Una propaganda pericolosa, quella della “vittoria mutilata”,
che va accrescendo il sentimento di scontentezza tra nazionalisti e reduci.
Al comizio segue il corteo cittadino al grido di «abbasso i nazionalisti, viva
la rivoluzione!: i manifesti guerraioli furono strappati e bruciati […] Giu-
lianova proletaria non permetterà mai ospitalità ai nazionalisti!». Sempre
a fini propagandistici, il gruppo anarchico “Umanità Nova” di Tocco Ca-
sauria realizza il 17 l’allestimento de I senza patria di Pietro Gori. Va ricor-
dato che il teatro sociale, il teatro rivoluzionario, il teatro degli esclusi e
dei sovversivi è un genere letterario che in questo periodo va configuran-
dosi come uno fra gli strumenti culturali più importanti per l’educazione
politica e “sentimentale” del proletariato. Un genere dai contenuti dida-
scalici, pedagogici, formativi di una coscienza e di una consapevolezza ca-
pace di trasformare le tensioni e le ingiustizie in volontà di lotta e di attacco
alle strutture dello sfruttamento. Un teatro che porta sulle scene la vita
quotidiana degli sfruttati, le lotte, gli scioperi, gli eccidi, le infamie della
borghesia, le disgrazie di vite sofferte e infrante da una durezza senza limiti,
le condizioni che in pratica i lavoratori vivono e il compito e il dovere mo-
rale che hanno di eliminare. Un ulteriore comizio di Boldrini viene orga-
nizzato dal gruppo “Carlo Pisacane” e da Di Sciullo in piazza Vittorio
Emanuele di Castellamare Adriatico: «al numeroso pubblico parlarono i
compagni Conti e Boldrini di Siena, facendo ottima propaganda e susci-
tando molto entusiasmo».123

Lazzarini, Ortona a Mare, Ivi, 26 settembre 1920; Margio, Contro i mestatori del dannunzianismo. Giu-
lianova, Ivi, 16 settembre 1920; Comunicati. Tocco Casauria, Ivi, 11 settembre 1920; Movimento Anarchico.
C. Di Sciullo, Castellamare Adriatico, Ivi, 28 settembre 1920.
124 Margio, Comizi e conferenze. Il blocco che si sgretola. Teramo, Ivi, 10 ottobre 1920.
125 Margio, Giulianova proletaria contro la scheda. Giulianova, Ivi, 13 ottobre 1920.
126 Margio, Come si svolge la farsa elettorale. Giulianova, Ivi, 21 ottobre 1920.
127 Da Roio Piano, «L’Avvenire», 10 ottobre 1920.
il biennio rosso 101

Termina qui il giro di propaganda anarchica di Boldrini ma non quanto


complessivamente programmato e, soprattutto, quanto l’attuale momento
richiede. A Giulianova, in particolar modo, la propaganda sul Fur trova il
terreno più congeniale al suo dispiegamento innestandosi sulla campagna
astensionista in corso in vista delle elezioni comunali, inducendo molti
degli elementi del movimento socialista a rompere del tutto con le logiche
di partito. Il 5 ottobre, i dirigenti del movimento anarchico, socialista asten-
sionista, del circolo giovanile socialista e della Lega proletaria si riuniscono
per preparare un convegno provinciale in occasione del quale stabilire
come organizzare al meglio i gruppi d’azione del Fur e «strappare ai vari
arruffoni della socialdemocrazia» la direzione del movimento politico-sin-
dacale.124 Per avere un’idea del clima, è questo il tono delle corrispondenze
che la redazione di «Umanità Nova» continua a ricevere:

La sezione socialista astensionista scende in lotta contro tutte le liste della borghesia
per svolgere, in piazza, propaganda rivoluzionaria. La sezione ha lanciato migliaia di
programmi astensionisti. Domani vi saranno due comizi. Parleranno il segretario della
sezione socialista Pica ed il propagandista Ettorre. Nella Lega Proletaria gli astensio-
nisti hanno avuto la maggioranza e quindi essi con entusiasmo appoggeranno la lotta
astensionista. La Federazione socialista provinciale non può darsi pace.
Giulianova è comunista, è rivoluzionaria.125

E ancora:

Domenica passata parlarono in due pubblici comizi Pica ed Ettorre, dimostrando la


inutilità e il danno della scheda. Rimangono quattro giorni per le elezioni e la borghesia
presa da terrore non riesce ancora a formare le liste, poiché sa che la nuova ammini-
strazione dovrà essere l’ultima a governare il paese! Gli arruffoni della CdL, traditori
del popolo, vanno gridando tradimento contro i veri comunisti che lottano per il trionfo
della rivoluzione sociale e non già per conquistare un lurido posto al parlamento, al
consiglio provinciale o al comune! La rivoluzione è in atto e il giorno del redde ratio-
nem non è lontano.126

Al contempo, Paglia, del gruppo comunista-anarchico aquilano, svolge


un’applaudita relazione sulle lotte dei metallurgici e le occupazioni degli

128 Cfr.: Movimento anarchico. Termoli, «Umanità Nova», 20 ottobre 1920; Movimento anarchico,
Ibidem.
129 F. Caiola, Note marsicane. Paterno, Ivi, 8 settembre 1920.
130 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 84, f. 6.
102 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

stabilimenti industriali in occasione di un comizio elettorale socialista a


Roio Piano, raccogliendo anche «denari pro-vittime politiche».127
Incontri di propaganda libertaria si registrano anche nei centri moli-
sani. Due comizi pubblici di Francesco Amorosi vengono organizzati in
Corso Umberto I e nella città vecchia di Termoli, «dove numerosissime
donne del popolo vennero ad ascoltarci ed applaudirci». Gli interventi di
Amorosi riscuotono l’attenzione e l’interesse dei socialisti, che interven-
gono addirittura a sostenere le posizioni dell’anarchico. Anche nella citta-
dina molisana riesce a costituirsi un gruppo, capeggiato da Antonio
Masciolongo, tempestivamente sollecitato dalla CdC dell’Uai a coordinarsi
con il segretariato della Faa.128

Occupazione di terre e officine

Dopo la serrata proclamata dagli industriali, nel mese di settembre la ver-


tenza nazionale dei metallurgici prende la forma di occupazione. I lavo-
ratori milanesi non attendono alcun ordine e iniziano spontaneamente a
prendere le fabbriche. Nel giro di poche ore, i trecento stabilimenti della
città sono nelle mani dei metallurgici, asserragliati ed organizzati in con-
sigli e preparati alla difesa armata. Nell’arco di due giorni il movimento
investe tutto il Nord e il Centro, nella versione della difesa armata delle
terre occupate. L’entusiasmo non tarda a contagiare gli anarchici, che si
attivano in ogni modo per dare il massimo sostegno ai consigli, ai soviet,
ai comitati o come si fanno chiamare. «L’invasione dei terreni nella plaga
Fucense si ripercuote giorno per giorno nei vari paesi della Marsica» – ri-
ferisce Caiola – «ed episodi importanti avvengono ovunque». All’arrivo
dei carabinieri («i quali si dettero alle solite bestiali provocazioni contro
delle donne e contro alcuni compagni»), il suono di una campana chiama
a raccolta uomini e donne, che costringono con la forza i militari alla ri-
tirata e al rilascio degli arrestati.129 Tutto ciò mentre Farias «impartisce
agli aderenti [della CdL di Avezzano] lezioni sul da farsi per occupare le
terre del Fucino», spostandosi freneticamente da una località all’altra con

131 Francesco De Rubeis nasce a San Benedetto dei Marsi il 18 gennaio 1892, bracciante. È negli
Usa dal 1913. Collabora con le redazioni de l’«Era Nuova» e di «Cronaca Sovversiva». Segnalato quale
anarchico pericoloso, da cui l’espulsione nel 1916 per rifiuto alla coscrizione militare.
132 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 143, f. 26; ACS, CPC, b. 1246, f. ad nomen.
il biennio rosso 103

una serie di comizi a getto per mantenere il clima insurrezionale, «[invi-


tando] la massa alla resistenza ed alla lotta ad oltranza contro i proprie-
tari».130 Per tutto il mese nei centri della Marsica la febbre rimane alta. A
San Benedetto dei Marsi si compatta un nucleo attorno all’attivismo di
Francesco De Rubeis,131 Pasqualina Martino, Rubino Mancinelli, Baduele
Cerasani, «fanatico assertore delle teorie anarchiche e pericoloso per l’or-
dine pubblico»,132 Stefano Biancolino133 e Giuseppe Cerasani.134 Si tratta
di quel tipo di militanti formatisi sì negli ambienti degli antiorganizzatori
statunitensi135 ma che al momento opportuno si rivelano organizzatori di
prim’ordine.136 In occasione delle amministrative del 25, nei mandamenti
di Pescina e San Benedetto, «frazione dove contiamo ottimi compagni»,
nessuno si presenta alle urne. Al contempo, i ferrovieri anarchici impiegati
ad Avezzano inviano un ultimatum al prefetto minacciando la paralisi del
traffico in caso di mancata risoluzione dei disagi creati dall’aumento dei
prezzi e dalla penuria di generi alimentari. A Paterno infine, «lotta senza
tregua» tra coloni e grandi proprietari di vigneti:

Un nostro compagno [Caiola] spiega attivissima propaganda in mezzo a questi coloni,


affinché nella prossima rivoluzione anche la Marsica sappia combattere per la conquista
dei comuni diritti.137

Mesi e mesi di propaganda e di tentativi insurrezionali stanno dando


ora i loro frutti al di là di ogni aspettativa e, grazie alla più autentica e totale
solidarietà di classe dei ferrovieri, l’esperienza autogestionaria diventa pos-

133 Su Stefano Biancolino, nato a San Benedetto dei Marsi il 21 aprile 1875, contadino, cfr. ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 98, f. 10.
134 Su Giuseppe Cerasani, nato a San Benedetto dei Marsi il 19 marzo 1885, contadino, cfr. Ivi,
b. 143, f. 27.
135 Quella degli antiorganizzatori è la corrente che più si afferma negli ambienti radicali italo-
americani. Oltre alle figure più note tra cui Galleani, ne è portavoce e interprete lo stesso Postiglione.
È importante segnalare l’elevato numero di sottoscrittori, abbonati e collaboratori abruzzesi alle reda-
zioni di «Cronaca Sovversiva» e de «L’Adunata dei Refrattari», a testimonianza di come l’esperienza
migratoria abbia segnato la loro vita.
136 Si veda anche il ricordo personale di Romolo Liberale, La concezione contadina del Fucino in un
canto del poeta anarchico Francesco Ippoliti, «Rassfr», a. VI, nn. 2-3, 1985, p. 270.
137 F. Caiola, Sciopero elettorale a S. Benedetto dei Marsi, «Umanità Nova», 2 ottobre 1920.
138 In P. Spriano, L’occupazione delle fabbriche, settembre 1920, Giulio Einaudi, Torino 1964.
139 Q. Perfetto, Assemblea di ferrovieri, «L’Avvenire», 25 settembre 1920.
140 ACS, MI, PS, Agr, 1920, b. 24, f. D2-Aquila.
141 Q. Perfetto, Assemblea di ferrovieri, cit.
104 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

sibile in campi e officine di mezza Italia. Per averne il senso, basta il tono
di una telefonata del Direttore delle Ferrovie di Torino alla Direzione di
Roma il 7 settembre:

Guarda che qui continua allegramente la consegna dei trasporti ai raccordi special-
mente dello scalo smistamento. Ieri hanno consegnato altri sette carri alla FIAT Lin-
gotto […] i ferrovieri non ci guadagnano nulla […] in sostanza quello che sta maturando
qui e di cui si hanno diverse notizie, è la presa di possesso delle ferrovie, capisci?138

Perfetto convoca tempestivamente per l’8 l’assemblea dei ferrovieri.


Nei locali della CdL di Sulmona, i lavoratori del trasporto su rotaia ven-
gono informati che all’iniziativa dei colleghi torinesi segue, identica, quella
degli impiegati nello scalo di Brescia, con il blocco di convogli carichi di
carabinieri e guardie regie inviati ovunque a reprimere i focolai di rivolta:

[Sulmona] La massa ferroviaria di tutta Italia è compatta, disciplinatissima e pronta a rin-


tuzzare in maniera decisiva e solenne qualsiasi velleità di provocazione da parte del Go-
verno di Giolitti […] Notata e commentata vivamente una circolare del Governo che
ordina ai ferrovieri di non trasportare materie prime destinate ai diversi stabilimenti me-
tallurgici. Per un governo che proclama la più assoluta neutralità, non c’è male!.139

Il segretario della Faa riferisce quindi sulla comunicazione diramata dal


Comitato centrale dello Sfi a tutte le sezioni, di coordinarsi cioè con le
CdL e dare massima solidarietà e concreta collaborazione ai consigli dei
lavoratori. L’occupazione e la gestione diretta, dai settori produttivi deve
ora estendersi anche ai servizi, a cominciare da quello del trasporto su ro-
taia. L’idea di un nuovo modello organizzativo, il socialismo dei consigli,
la costituzione cioè di strutture democratiche di base, di commissioni locali
elette direttamente dal personale per il controllo dell’applicazione degli
accordi stipulati e della contrattazione, si era già affermata tra il personale
ferroviario con le lotte sindacali dell’immediato dopoguerra, ed ora, per
molti, con la nuova situazione sembra sia finalmente giunto il momento
per poter trasformare definitivamente in pratica l’antica idea della gestione
diretta delle linee. Lo scontro è sentito come imminente, può essere in-
gaggiato da un momento all’altro e, in tal caso, bisogna agire al momento
opportuno con prontezza ed energia. All’assemblea pubblica quindi, segue

142 Artorige, Ferrovieri che compiono il loro dovere. Sulmona, «Umanità Nova», 19 settembre 1920.
143 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 24.
il biennio rosso 105

una riunione in privato, per elaborare le possibili soluzioni soviettiste:

In una riunione segreta tenuta da anarchici del deposito locomotive di Sulmona, sa-
rebbe stato deciso di invadere, al momento opportuno, il deposito stesso, sostituendo
i dirigenti e nominando i titolari nelle persone dei macchinisti più turbolenti [L’Ufficio
Centrale della polizia ferroviaria individua i «macchinisti più turbolenti» nelle persone
di Quirino Perfetto, Luigi Rossi, Camillo Fiorentini e Antonio Diolaiti].140

In un quadro come questo, nell’assemblea tenuta nei locali della CdL


Perfetto aveva informato i ferrovieri anche su un’altra importante direttiva
ricevuta dai dirigenti dello Sfi, indicazione impellente e, per il consegui-
mento dell’obiettivo autogestionario, alquanto necessaria: seguire l’esem-
pio dei colleghi di Brescia, non trasportare cioè «nessun genere di materiale
bellico né verso il Nord, né verso qualsiasi porto»; non far viaggiare i “fu-
cilatori del popolo” e le guarnigioni militari, spostate da una città all’altra
anche per evitarne possibili fraternizzazioni.141 La prima occasione scatu-
risce nel momento in cui i metallurgici e i chimici impiegati nelle officine
di Bussi occupano e si impossessano dello stabilimento elettrochimico, e
verso cui, il 14 settembre, una vettura carica di mitraglieri con quattro mi-
tragliatrici è pronta a partire dallo scalo di Sulmona: organizzati dagli anar-
chici, i lavoratori del trasporto su rotaia staccano immediatamente la
vettura e bloccano quel treno, il 1882, provocando la paralisi del traffico
sulla linea Sulmona-Castellamare.

Ieri alle ore 14.29, con il treno 1882 che nasce qui diretto a Castellamare, vi era una
vettura completa, composta da una sezione di mitraglieri in completo assetto da guerra,
con quattro mitragliatrici. Il personale ferroviario, intuendo che essa era diretta a Bussi
dove i lavoratori metallurgici e i chimici dello stabilimento elettro-chimico si sono im-
possessati dello stabilimento, dichiarò che quella vettura non sarebbe partita. Dinanzi
l’irremovibile decisione dei ferrovieri, si fece staccare la vettura. Però i poliziotti e i
reali carabinieri cercarono di vendicarsi arrestando il nostro compagno Perfetto Qui-
rino, il quale aveva esortato i suoi colleghi ferrovieri alla solidarietà.142

Nonostante il disconoscimento più totale degli straordinari eventi da


parte del Psi («L’Avvenire» neanche fa menzione di quanto stia avvenendo

144 Cfr. Artorige, Ferrovieri che compiono il loro dovere. Sulmona, cit.
145 Su Luigi Fabbri cfr. DBAI, vol. I, pp. 556-566.
146 L. Fabbri, Prefazione a E. Malatesta, Pagine di lotta quotidiana, cit.
106 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

a Bussi e a Sulmona), all’intervento dei carabinieri e all’arresto di Perfetto


esplode spontaneo e compatto lo sciopero di tutto il personale viaggiante
e di tutti gli operai del deposito locomotive. Seguono tumulti e scontri con
le forze dell’ordine, costrette alla ritirata e al «rilascio incondizionato» del
segretario della Faa. A testimonianza della sintonia più completa tra anar-
chici e lavoratori, come ben noterà anche la sottoprefettura di Sulmona,
«il Perfetto s’impone alla massa ferroviaria».143 Il treno 1882 viene fatto
partire soltanto a sera, scortato fino a Pescara da alcuni macchinisti per im-
pedirne una possibile sosta a Bussi.144
Per gli anarchici il momento è irripetibile. «Umanità Nova» invita tutti
i lavoratori a mantenere alta la guardia («il governo è un’altra volta impo-
tente a reagire e cerca un accomodamento ed un compromesso cogli ope-
rai. Se riuscirà a farli uscire si rimangerà poi abilmente tutte le promesse,
magari anche quella della liberazione delle vittime politiche») e a rimanere
quindi asserragliati nelle officine, chiarendo ed individuando quella che è
la posta in gioco. L’espropriazione della borghesia, la collettivizzazione dei
mezzi di produzione e gli esperimenti autogestionari potrebbero ora rap-
presentare davvero «il principio della trasformazione sociale» ad un’unica
condizione: rimanere fermi e decisi davanti all’imminente repressione po-
liziesca, governativa e padronale, che determinerebbe, tra l’altro, manife-
stazioni di solidarietà concreta da parte di tutto il proletariato. Come
scriverà Fabbri,145 Malatesta

[…] sosteneva allora in pubblico e in privato […] non potersi presentare mai più un’oc-
casione migliore per vincere quasi senza spargimento di sangue. Estendere le occupa-
zioni delle fabbriche metallurgiche a tutte le altre industrie, alle terre. Dove non c’erano
industrie, scendere in piazza con scioperi e sommosse locali che distogliessero le forze
armate dello Stato dai grandi centri; dalle località più piccole dove non vi fosse proprio
nulla da fare accorrere in quelle maggiori più vicine; scesa in campo di gruppi d’azione
di fiancheggiamento; armarsi nel più gran numero possibile e intensificare la raccolta
delle armi. E così via.146

Agli occhi degli anarchici in pratica, l’unico fattore capace di provocare


davvero un’involuzione degli eventi è rappresentato dalle cosiddette «transa-

147 In Anonimi Compagni, 1914-1945, Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 52.


148 Appello dell’11 settembre, Ivi, p. 53.
149 Si vedano: P. Spriano, L’occupazione delle fabbriche, settembre 1920, cit.; id, Storia del Partito co-
munista italiano, vol. 1, Da Bordiga a Gramsci, cit., pp. 78-107.
il biennio rosso 107

zioni e dagli accomodamenti». I lavoratori di ogni località vengono fin da su-


bito messi in guardia attraverso la capillare diffusione del seguente manife-
sto:

Oggi non è più questione di trattative e di memoriali. Oggi è questione di tutto e per
tutto, per voi come per i padroni.
Per far fallire il vostro movimento i padroni sono capaci di concedere tutto quello che
domandate: poi voi, quando avrete rinunciato al possesso delle fabbriche e queste sa-
ranno presidiate dalla polizia e dalle truppe, allora guai a voi!
Non cedete dunque. Avete in mano le fabbriche, difendetele con tutti i mezzi. Entrate
in relazione tra fabbrica e fabbrica e coi ferrovieri per il rifornimento delle materie
prime, intendetevi con le cooperative e col pubblico. Vendete e scambiate i vostri pro-
dotti senza tenere conto di coloro che furono i padroni.
Padroni non ve ne devono essere più – e non ve ne saranno se voi vorrete.147

E, continua «Umanità Nova»:

Qualunque cosa stiano per decidere i “dirigenti”, non abbandonate la fabbrica, non ce-
dete la fabbrica e non consegnate le armi. Se oggi uscite dalle fabbriche, domani non
vi rientrerete che decimati, dopo essere passati sotto le forche caudine della tracotanza
padronale.148

I dirigenti di CGdL e Psi, scavalcati ovunque dalla loro stessa base e


dai lavoratori che agiscono autorganizzandosi, per la prima volta decidono
di accorrere ad un convegno indetto dall’Usi a Sanpierdarena per il 7, al
quale tutte le organizzazioni sindacali liguri avevano inviato adesione per
deliberare definitivamente l’estensione dell’occupazione e creare, anche in
una sola zona, il fatto compiuto del passaggio visibile e dimostrato dalla
fase economica a quella politica. I confederali, garantendo l’organizzazione
di un incontro nazionale aperto anche all’Usi e agli anarchici, e di prendere
in quella sede la “decisione definitiva”, hanno buon gioco a bloccare ogni
iniziativa autonoma del convegno ligure e a rimandare gli eventi: un ritorno
al fronte unico dall’alto, quando si è già costituito quello dal basso, che avrà
risultati disastrosi. Il convegno indetto dalla CGdL si riunisce il 10 nell’aula
consiliare di Palazzo Marino a Milano in rappresentanza di oltre due mi-
lioni e mezzo di lavoratori: l’Usi non viene neanche convocata mentre le

150 La documentazione è riportata in L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in


Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939), cit. pp. 80-84.
151 Libero Martello [L. Meta], Riflessioni, «La Controcorrente», aprile 1940.
152 A. Lalli, Socialismo e socialisti in Abruzzo. Piccola enciclopedia dell’Antifascismo Regionale (appunti
108 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

federazioni di ferrovieri, marittimi, portuali, impiegati statali e postele-


grafonici possono partecipare solo a titolo consultivo e senza diritto di voto.
In tal modo l’assise si pronuncia per la sospensione di ogni atto insurre-
zionale per passare alle trattative. Gli studi di Spriano chiariscono come i
vertici confederali erano andati a Sanpierdarena avendo già in tasca un ac-
cordo diretto con Giolitti,149 da cui la stipula di un’intesa tra governo e
CGdL il 18, tra questa e gli industriali il 19 per il riconoscimento dei con-
sigli di fabbrica e la risoluzione di alcune pendenze in cambio di un “ritorno
alla normalità”.150 Le occupazioni di campi e officine, che intanto si sono
estese nelle altre regioni del Nord-Est e nel meridione, cessano a partire
dal 27, ovvero quando la Fiom inizia a restituire gli stabilimenti nel più to-
tale disorientamento dei lavoratori. Per i riformisti, la promessa del rico-
noscimento del controllo sindacale delle aziende suona come il
conseguimento della “grande vittoria”. Gli anarchici invece, non fidandosi
molto, avevano lanciato in contemporanea a Palazzo Marino la parola d’or-
dine a non cedere le fabbriche, non consegnare le armi e prepararsi per lo
scontro, ma, con la restituzione degli stabilimenti, e tra l’altro con il con-
senso della maggiore organizzazione proletaria del paese, la partita è ormai
persa. Scriverà Meta:

Guai a chi non sa afferrare l’ora precisa del quadrante della storia. Noi non sapemmo
afferrare la nostra ora nell’immediato dopoguerra, ed abbiamo pagato e paghiamo ca-
ramente quell’inettitudine.151

Anche nel ricordo di Adolfo Lalli, «l’abbandono delle fabbriche da parte


degli operai, produsse una profonda demoralizzazione in quanto veniva a ca-
dere quello che essi ritenevano il primo atto per la Rivoluzione. Gli studiosi
sono concordi nell’affermare che il settembre 1920 rappresentò la Caporetto
della classe lavoratrice italiana».152 Giolitti, avviata con decisa prudenza la
normalizzazione, e sicuro dell’appoggio dei socialisti, ormai convinti di essere
un pilastro del sistema politico italiano, è ora abbastanza forte per poter af-
frontare il problema maggiore del sovversivismo interno: gli anarchici. Il 30

e ricordi), cit., pp. 22-23.


153 Libero, Processo a carico di ferrovieri. Sulmona, «Umanità Nova», 2 dicembre 1920. Nonostante
la difesa dell’avvocato repubblicano D’Eramo verranno condannati Perfetto, Amedeo Moscardini e
Jafet Toro. Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 24; Ivi, b. 2, f. 34.
154 Prefettura dell’Aquila, 17 dicembre 1920, telegramma al ministero dell’Interno, ACS, MI,
il biennio rosso 109

settembre i primi frutti della “grande vittoria” cominciano a farsi sentire:


solo a Milano si celebrano ben 14 processi contro le occupazioni mentre pro-
cedimenti penali di ogni specie partono dappertutto. A Sulmona si procede
contro i ferrovieri promotori delle azioni di boicottaggio ai reparti armati in
solidarietà agli operai di Bussi, e ad essere colpiti sono solo gli anarchici:

Era inevitabile che il dibattimento assumesse il colore politico. L’avv. di difesa, Manlio
D’Eramo, ricorse in Appello. Degno di nota è che [il pretore], quattro giorni prima,
avvisava l’avvocato che avrebbe condannato, trattandosi di procedere contro Perfetto
specialmente perché anarchico!153

Riguardo le “conquiste” ottenute poi, nel giro di pochi mesi il Governo


intensifica il suo carattere antisocialista e antioperaio, deciso più che mai
ad assecondare il tentativo del padronato di far ricadere il peso della guerra
soltanto sui lavoratori. La campagna denigratoria della stampa al soldo
dell’alta finanza e degli interessi degli industriali colpisce indiscriminata-
mente tutto il movimento di classe, alimentando l’offensiva proprio contro
le condizioni di vita e di lavoro. Già il 15 dicembre, i locali della sezione
Sfi di Sulmona ospitano un comizio di Giuseppe Billanovich del Comitato
centrale del sindacato, che denuncia esplicitamente come «il Governo
spiega ora una gran reazione contro i ferrovieri, ai quali sta infliggendo so-
spensioni dal servizio e dallo stipendio e multe per fatti avvenuti vari mesi
addietro».154 Anche per i lavoratori della terra del teramano la situazione
sarà identica, se non peggiore:

Da sintomi evidenti si ha ragione di credere che i padroni di terreni – sebbene un po’


tardi – si avviano verso la riscossa contro i loro contadini. Per quel che riguarda le no-
stre parti già si vocifera che i padroni non solo vogliono riportare il patto colonico alle
condizioni dell’anteguerra, ma vi vogliono apportare quei ritagli sufficienti a compen-
sarli di quanto – spontaneamente o in forza del concordato in seguito allo sciopero
agricolo del 1920 – concessero ai loro contadini.155

La firma del patto colonico aveva ridotto di molto il dominio padronale

PS, Agr, 1920, b. 24, f. D2-Aquila.


155 Corrispondenze. Giulianova – I padroni verso la riscossa, «L’Abruzzo Rosso», 1 maggio 1922. Sul
periodico cfr. SPAM, p. 38.
156 A. Lalli, Socialismo e socialisti in Abruzzo. Piccola enciclopedia dell’Antifascismo Regionale (appunti
e ricordi), cit., pp. 24-25.
157 Libero Martello [L. Meta], Fede, «La Controcorrente», gennaio 1940.
158 Su Luigi Galleani cfr. DBAI, vol. I, pp. 654-657.
110 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

e, soprattutto, al contrario di quanto i comunisti vorrebbero lasciar intendere,


non era stata affatto una concessione «spontanea» dei possidenti. Era stata
frutto di quelle dure lotte tra proletariato agricolo e borghesia agraria coor-
dinate da anarchici e socialisti di sinistra dal 1919 all’estate 1920. Con quelle
lotte non erano stati messi in gioco solo i rapporti nella gestione produttiva,
ma il diritto stesso dei lavoratori a essere uomini e non subumani. Nel ricordo
personale di Lalli, nel teramano, con il primo sciopero agrario provinciale del
maggio 1920, «dopo giornate di lotte aspre, si riuscì a strappare ai proprietari
terrieri migliori condizioni per i contadini. […] Come è risaputo, nel Mezzo-
giorno, i contadini erano trattati come le Anime morte descritte da Gogol».156
Ma i socialisti, ancor più che nelle fabbriche, in casi come questi erano stati
incapaci di capire che mutamenti così profondi non potevano essere mante-
nuti senza una forza concreta, anche armata, e senza mutare l’assetto politico
del paese. I proprietari avevano dovuto sì cedere ma ora non hanno alcuna
intenzione di rispettare i patti, trovando, tra l’altro, chi è disposto ad agire tra
i fascisti locali ai quali li accomuna l’odio antisocialista:
[Meta, 1940] Il proletariato paga oggi caramente il tragico errore di non avere agitato
quando era la sua ora; di non aver spazzato dalla scena sociale, con un colpo di scopa,
quei cattivi pastori delle responsabilità, poiché troppo comodi stavano sui scanni di
Montecitorio o nei pulpiti della CGdL. Paga oggi l’errore di aver ascoltato i pontefici
massimi della calma vigliacca, e di non aver agito per spezzare le corna alla bestia nera
che avanzava minacciosamente. Paga oggi l’errore di aver permesso al fascismo, forma
tipica della controrivoluzione preventiva, di insediarsi al potere – complice la dinastia
sabauda – per infierire sul popolo, per incatenarlo ed affamarlo.157

L’offensiva del governo

Sfruttando un vecchio mandato per oltraggio, la sera del 12 ottobre Giolitti


fa arrestare Borghi a Milano. Il 14 le guardie sparano sui manifestanti a Brescia
e a Bologna dove parla Malatesta, che scampa per miracolo alle pallottole
mentre, a Trieste, coprono l’assalto dei fascisti contro la sede de «Il Lavora-
tore». Il 15 vengono arrestati tutti i redattori di «Umanità Nova». Malatesta

159 Libero Martello [L. Meta], Calendimaggio, «La Controcorrente», maggio 1939.
160 Su Angiolo Sbrana cfr. DBAI, vol. II, pp. 499-500.
161 Sulmona. Lo sciopero per l’amnistia e per la Russia, «L’Avvenire», 24 ottobre 1920.
162 Cfr. P. Muzi, I moti sociali in Abruzzo nel primo dopoguerra (1919-1920), cit., pp. 500-501.
il biennio rosso 111

viene preso il 17 a Milano, al rientro da Bologna. Contemporaneamente a


Torino si tenta di arrestare Luigi Galleani.158 Il 21 è la volta di quasi tutti i se-
gretari regionali dell’Usi: in questo caso non si tratta di anarchici in quanto
tali ma in quanto esponenti del secondo sindacato della sinistra italiana. Nel
giro di pochi giorni il movimento anarchico e quello sindacalista libertario
sono decapitati e una volta arrestati i principali dirigenti viene per essi for-
mulata la nuova accusa di complotto insurrezionale contro i poteri dello Stato.
Questi ed altri fatti, come la proibizione di ogni comizio non elettorale, av-
vengono spesso e volentieri nell’indifferenza socialista. Il parlamentarismo
non è più una tattica dei soli riformisti ma è diventato ora elemento essenziale
alla visione strategica di tutti i socialisti, per i quali “rivoluzione” indica un
inevitabile trapasso dei poteri dalla borghesia al proletariato. Per essi, l’unico
problema è ora rappresentato dal “quando” di questo evento:

[Meta, 1939] Maggio del ‘04-’05 in Russia: giornate rivoluzionarie che spianarono la
via alla rivoluzione del 1917. Quanti ricordi! Son passati molti anni da che il popolo,
conscio della sua forza, scendeva minaccioso nelle strade a reclamare i suoi diritti. E la
borghesia, pavida e tremebonda, in quel giorno si rinchiudeva in casa, a spiare dietro i
vetri delle finestre, quella massa minacciosa di popolo dalle spalle quadrate e dai muscoli
di acciaio. Era tempo che il movimento operaio non ancora era infiacchito ed inquinato
dai politicanti di mestiere: era movimento libertario, rivoluzionario, di azione diretta.
Nostalgici ricordi!
Poi il movimento fu inquinato dai fuorusciti della borghesia, che vi portarono la pana-
cea elettoralistica. Alla canfora rivoluzionaria sostituirono la morfina riformistica. Ed
il popolo si assopì […]
Che le masse operaie tornino alle lotte rivoluzionarie […]
Su, innalziamo la nostra bandiera: la bandiera rosso e nera: simbolo di ribellione e di
redenzione. Innalziamo questa bandiera che non conosce vergogne; che non è stata
macchiata da nessuna viltà.159

In questo clima, la manifestazione nazionale indetta per il 14 e soste-


nuta da Sfi, Uai, Usi, Federazione italiana lavoratori del mare (Film), Fe-
derazione nazionale dei lavoratori dei porti (Fnlp) e Lega proletaria trova
facile presa tra la popolazione. Lo scopo principale è quello di ottenere,
con un’azione immediata ed energica, la liberazione di tutti i proletari in
carcere e, contemporaneamente, le si vuole imprimere un carattere sempre

163 Arditi rossi, a noi!, «L’Avvenire», 24 ottobre 1920.


164 Cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 59, f. 24; ACS, MI, PS, Agr, 1920, b. 24, f. D2-Aquila.
112 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

più accentuato di solidarietà con la rivoluzione sovietica e di protesta contro


qualunque atto di aiuto alla controrivoluzione da parte del governo. Con
l’adesione compatta dei ferrovieri la vita del paese si ferma in tutte le re-
gioni e migliaia di manifestazioni si registrano davanti le stazioni. Per i co-
mizi di Sulmona interviene il macchinista Angiolo Sbrana,160 dirigente
anarchico dello Sfi:
Lo sciopero per l’amnistia e per la Russia è riuscito meravigliosamente. Al completo si
è astenuto tutto il personale del deposito, delle officine e della stazione. Anche i capi
hanno aderito alla protesta e solidarizzato con gli scioperanti. Non un treno ha viag-
giato. Alle ore 15 precise, le sirene di treni in stazione, hanno annunziato la sospensione
del lavoro, che è avvenuta simultaneamente con la massima disciplina.
Alle varie centinaia di ferrovieri riuniti a comizio entro la stessa stazione, ha parlato
Angelo Sbrana del Comitato centrale del Sindacato Ferrovieri, ed il compagnio prof.
Damiano Presutti. Entrambi gli oratori sono stati calorosamente applauditi.
Alle 17 le sirene avvertono la ripresa del lavoro, avvenuta con ordine ammirevole. Allo
sciopero hanno aderito pure i nostri ottimi compagni tranvieri, che in ogni circostanza
sanno assumere il loro posto di battaglia.
La borghesia è rimasta alquanto sconcertata da questo sperimento in piccolo stile, ed
a causa di certi effetti ha dato molto smercio alle farmacie.161

La propaganda per la liberazione di tutte le vittime politiche ha effetti


immediati e radicalizzanti. All’arresto di un socialista a Montorio al Vomano
segue la mobilitazione armata dei cittadini con il sindaco in testa. Tagliati i
fili del telegrafo e isolato il paese viene anche preso in ostaggio un carabi-
niere che tentava la fuga per chiedere rinforzi, immediatamente disarmato
e malmenato dalla folla. Il sindaco stesso, davanti la caserma in testa alla po-
polazione, chiede e ottiene la liberazione dell’arrestato sotto la minaccia
dell’incolumità del carabiniere in ostaggio. Stesso tipo di mobilitazione a
Barisciano, dove per ottenere la liberazione di un compagno arrestato per
porto di coltello abusivo, la folla, dopo una fitta sassaiola contro la caserma,
abbatte la porta dell’orto antecedente la caserma e, una volta invaso questo,
tenta di abbattere anche il portone principale.162 Ma la repressione continua
ad estendersi capillarmente, soprattutto nei confronti degli esponenti più
in vista del movimento e, dove non riesce ad arrivare, a colpire ci pensano i
fascisti. Il 17 ottobre pestaggio del macchinista anarchico Antonio Diolaiti
ad opera di una squadra di Torre de’Passeri coperta dai carabinieri – «per-

165 Arditi rossi, a noi!, cit.


166 Si veda il manifesto del «Fronte Unico Rivoluzionario – Gruppo Arditi Rossi – Aquila», ASAq,
Fondo Questura, Miscellanea, b. 2, f. manifesti. Sul GAR dell’Aquila si veda il paragrafo specifico nel
il biennio rosso 113

cosso, bastonato, colpito con pietra e atterrato e ballottato, finché non lo


resero esanime. La sbirraglia ghignava e rideva dello scempio che si faceva
d’un uomo, e incoraggiava la delinquenza».163 Perfetto e Scapaticci e gli
anarchici rispondono indicendo uno sciopero ferroviario di 24 ore per il
giorno successivo: per il proletariato abruzzese si tratta con molta probabi-
lità della prima mobilitazione antifascista di classe. All’appello di protesta e
solidarietà i ferrovieri rispondono in massa, paralizzando totalmente il
traffico sulle linee Chieti-Avezzano e Aquila-Isernia.164 Negativo è il giudi-
zio che ne dà «L’Avvenire», che lancia invece ai lavoratori un primissimo
appello per la costituzione di gruppi di Arditi tossi armati:

Se non vi è più una legge che ci difenda, noi dobbiamo far valere la legge del diritto, la
legge della forza. A nulla valse lo sciopero ferroviario di 24 ore che Sulmona ha procla-
mato per protesta antifascista e come solidarietà col compagno Diolaiti. Questa è azione
negativa. Bisogna prepararsi a rintuzzare in ogni circostanza la tracotanza avversaria, con
l’azione materiale. Organizziamoci in gruppi di arditi rossi, prepariamoci sulla difensiva;
risvegliamo pure l’istinto e lo spirito della lotta, se la lotta deve esservi.165

Fin dal 1919 i massimalisti avevano pensato alla costituzione di gruppi


di Guardie rosse, in realtà, a parte qualche caso singolare, mai concretizzati.
Durante le occupazioni delle fabbriche le Guardie rosse si erano moltiplicate,
legate alla specifica esperienza consiliarista. A questi precedenti segue ora la
comparsa di alcune Guardie rosse, nate spontaneamente a livello locale con-
tro la montante minaccia fascista. All’appello de «L’Avvenire» risponderanno
concretamente Aleandri e gli anarchici del gruppo “Sorgiamo!”, dando vita
al locale «Fronte Unico Rivoluzionario – Gruppo Arditi Rossi – Aquila» per
poi passare nei battaglioni degli Arditi del Popolo.166
Su Perfetto, in quanto segretario sia della Faa che della maggiore se-
zione Sfi attiva sul territorio regionale, si concentra la prima ondata re-
pressiva. Per il macchinista, così come per quasi tutti gli anarchici, la lotta
di classe rappresenta la sua realtà e la sua stessa cultura e le questure sanno
bene che, mettendolo nella condizione pratica di non poter agire, potreb-

capitolo successivo. Sull’argomento bisogna precisare che le squadre comuniste costituite dal PCdI nel
biennio 1921-1922 saranno genericamente conosciute, soprattutto sulla stampa borghese, come Guar-
die rosse o Arditi rossi, così come saranno spesso confuse con gli Arditi del Popolo.
167 Q. Perfetto, Sulmona, «Umanità Nova», 11 novembre 1920.
168 Sottoprefettura di Sulmona, 28 ottobre 1920, alla Questura di Aquila, ASAq, Fondo Questura,
cat. A8, b. 59, f. 24.
169 Cfr. Comunicati. Giulianova, «Umanità Nova», 25 novembre 1920.
114 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

bero effettivamente dare un duro colpo al locale movimento proletario così


come ad ogni possibile naturale sbocco di questo in fronte unico popolare:

Si mettono in guardia tutti i gruppi anarchici, Unioni e Federazioni, che la questura


locale, operando una perquisizione in casa del segretario della Federazione Anarchica
Abruzzese, Perfetto Quirino, ha asportato carta intestata, timbri con la scritta nella co-
rona circolare Federazione Anarchica Abruzzese ed in mezzo su tre righe Gruppo I
Liberi Sulmona, nonché il timbro: Il segretario della Faa.167
Altre perquisizioni domicili persone anarchiche locali continuano […] stop.168

Carcere preventivo di quasi un mese per Ettorre, rimesso in libertà prov-


visoria solo a fine novembre.169 Detenzione provvisoria anche per Aleandri,
arrestato il 3 novembre col pretesto di aver inviato a nome del gruppo Sor-
giamo! un telegramma di solidarietà a Malatesta e per possesso di una baio-
netta: «fu rilasciato in libertà provvisoria dopo parecchi giorni di detenzione.
Altri domicili di compagni di Aquila e paesi limitrofi venivano perquisiti».
Fermo e perquisizione anche per Paglia, «anarchico, detentore di giornali,
corrispondenze ed opuscoli sovversivi sequestrati nel suo domicilio»:

Il compagno Paglia Francesco di Roio Piano (Aquila) tiene a far sapere agli amici e com-
pagni d’Italia ed America che sono in corrispondenza con lui, che in una perquisizione
insieme ai libri, gli è stata sequestrata tutta la corrispondenza privata e gli indirizzi. Prov-
vedano coloro che amano mantenere relazioni con lui.170

Il 20 novembre perquisizione presso l’abitazione di Farias: vengono se-


questrati «opuscoli, giornali, lettere e fotografie, il tutto riguardante una
vasta associazione anarchica».171 Le strade di Bagnoli del Trigno vengono
letteralmente assediate dai carabinieri, che fanno irruzione nei locali del Cir-
colo di Cultura Operaia, nella sede della redazione del periodico «Spartaco»
e nelle abitazioni dei soci del circolo: «minacciano donne e bambini e proce-
dono a minuziose perquisizioni». Tutto ciò perché nella prefettura di Cam-

170 Cfr.: La reazione nell’Abruzzo. Aquila, Ivi, 7 novembre 1920; Ivi, 11 novembre 1920; ASAq,
Fondo Questura, cat. A8, b. 93, f. 17.
171 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 84, f. 6.
172 Circolo Di Cultura Operaia, La reazione non c’è! Bagnoli del Trigno, «Umanità Nova», 3 feb-
braio 1921.
173 Reazione, «L’Avvenire», 24 ottobre 1920.
174 Su Virgilia D’Andrea cfr. DBAI, vol. I, pp. 486-488.
175 Libero, Sulmona, «Umanità Nova», 11 novembre 1920.
176 Per Malatesta. Da Villa S. Lucia, «L’Avvenire», 17 novembre 1920.
il biennio rosso 115

pobasso giunge segnalazione da parte di alcuni possidenti terrieri «che gli


anarchici di Bagnoli possedevano cannoni e mitragliatrici, pronti a fare la ri-
voluzione».172
Sulla scia delle lunghe agitazioni pro-vittime politiche, dov’è possibile
dimostrazioni di solidarietà alle vittime della reazione non mancano. Con-
tro l’arresto di Malatesta, dei redattori di «Umanità Nova» e in solidarietà
con tutte le vittime politiche rinchiuse nelle «patrie galere», s’alza il co-
raggioso appello della redazione de «L’Avvenire», per esortare il proleta-
riato a passare, dalla parola e dagli scritti, «alla rivoltella»:

Malatesta è stato arrestato; e con lui tutta la redazione di «Umanità Nova» è stata spazzata
via dalla raffica reazionaria. Di quale crimine si sono resi colpevoli questi delinquenti?
Del reato di pensiero. Noi di fronte allo scatenarsi della cieca follia novantottesca, non
possiamo fare a meno di sentirci intimamente solidali con queste vittime politiche, che
vanno ad aggiungersi all’altra innumerevole falange che langue nelle patrie galere.
Intanto ai compagni ricordiamo che la libertà si difende con la parola e con gli scritti;
ma quando essa sta per essere soffocata, allora si salva con la rivoltella. Di fronte alla rea-
zione che avanza non dobbiamo indietreggiare. Marciamogli anzi incontro offrendo i
polsi alle manette, ed il petto ai moschetti.173

Un appello alla mobilitazione popolare in solidarietà a Malatesta, ai re-


dattori di «Umanità Nova», a Virgilia D’Andrea,174 a Borghi e a tutti gli
anarchici detenuti viene lanciato dalla segreteria della Federeazione anar-
chica abruzzese, nella convinzione che la pesante realtà riesca in qualche
modo a stimolare «la volontà della massa, ancora frenata dai cattivi dirigenti,
per il raggiungimento dello sforzo finale».175 Nell’aquilano si registrano
pubblici comizi contro la reazione e per la scarcerazione immediata di Ma-
latesta a Villa Santa Lucia e a Villa Caruso, riscuotendo un positivo consenso
da parte della popolazione:

A Villa Santa Lucia il compagno Giancola ha tenuto un affollato comizio nel quale ha par-
lato contro la reazione e per la scarcerazione immediata di Malatesta e di tutti i detenuti
politici. L’efficacia della sua parola strappò spesso gli applausi della folla. Si è poi recato a
Villa Carufo per tenervi un secondo comizio pure sullo stesso tema, riscuotendo altro con-

177 Aquila, «Umanità Nova», 8 gennaio 1921.


1 Per una storia economica d’Italia 1921-1922 si veda Storia d’Italia, vol. 4, Dall’Unità ad oggi, tomo
1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 248-258. Per una storia politica e sociale si veda Storia d’Italia, vol.
IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 2086-2120.
2 Su Luigi Damiani cfr. DBAI, vol. I, pp. 481-484.
senso del numeroso uditorio.176

All’Aquila, infine, l’assemblea del 23 dicembre indetta dagli anarchici del


gruppo “Sorgiamo!” esprime tutta la propria indignazione contro «l’infame
reazione giolittiana» e lancia appello per la solidarietà «a tutti i prigionieri
della guerra sociale»; l’incontro si chiude con la dichiarazione unanime di
«affiancare qualunque movimento tendente alla loro liberazione».177

3 Il gruppo Pisacane, ad esempio, riesce a raccogliere tra militanti, sostenitori e simpatizzanti la somma
Controrivoluzione

Il clima del 1921

Il colpo assestato al movimento anarchico è duro e viene mentre esso è al


guado tra l’azione prevalentemente pubblica e quella insurrezionale armata.
La durezza del colpo comunque, non viene solo dall’arresto dei leader ma
in buona parte anche dalla mancata adesione degli altri rivoluzionari e so-
prattutto dei lavoratori. In questo Giolitti aveva visto giusto.1 Ma solo in
questo: ci vuole ben altro per stroncare il diffuso e radicato sovversivismo
di questi anni e il movimento anarchico che ne è la punta emergente. In
primo luogo non viene messa a tacere «Umanità Nova», tra il disorienta-
mento della polizia che, nonostante gli interrogatori ai tipografi, non riesce
a capacitarsi come il giornale riesca ancora ad uscire tutti i giorni con la
redazione al completo in galera. Luigi Damiani2 era praticamente sfuggito
agli arresti e dalla clandestinità si era messo in contatto con elementi rimasti
fuori dall’ondata repressiva, creando così una fitta rete di collegamenti che
gli permette di spostarsi in continuazione. In questo modo redige il gior-
nale che a Milano viene regolarmente stampato, mantenendo per di più
un’impensabile tenuta. Anzi, questo è addirittura il periodo di maggior vi-
vacità del quotidiano. Basti pensare che il 29 ottobre viene anche lanciata
una sottoscrizione di mezzo milione di lire per comprare macchinari in
grado di migliorare qualità di stampa e formato. La risposta è massiccia:
nella casse del giornale affluiscono circa 100 mila lire al mese, contro le 32

di 500 lire; da Giulianova vengono inviate all’amministrazione del periodico 144,50 lire. Cfr.: «Umanità
Nova», 9 dicembre 1920; Ivi, 11 novembre 1920; Q. Perfetto, Comunicati. Sulmona, Ivi, 30 gennaio 1921.
4 Cfr.: Elenco dei prigionieri e processati politici. Giulianova, Ivi, 20 febbraio 1921; Cfr: Arresto di un
compagno. Castellamare Adr., Ivi, 9 gennaio 1921; Elenco dei prigionieri e processati politici. Castellamare
118 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

mila in media dei mesi precedenti; lunghe liste di sottoscrittori mai viste
prima segnalano i contributi che arrivano da ogni angolo della penisola,
come pure dall’Aquila, Castellamare Adriatico, Giulianova, Sulmona e in
generale dalle località in cui risiedono individualità e gruppi aderenti alla
Faa.3 E il sostegno dei militanti non si limita solamente al lato finanziario.
Vecchi e nuovi gruppi di diffusione intensificano l’attività, tanto che il quo-
tidiano riesce a mantenere le sue 40.000 copie giornaliere. Alla stessa ma-
niera crescono le collaborazioni locali, che nel giro di pochi mesi sono anche
in grado di fornire, come richiesto dalla redazione, i dati sulla repressione.
È così possibile apprendere e denunciare pubblicamente che tra i prigionieri
politici di Giulianova sono sotto processo «Lidio Ettorre (per due confe-
renze), Bernabei G., D’Antonio E., Esposito A., Di Odoardo P., Scancello
E. (per oltraggio). A Montorio oltre 40 processati di cui 13 detenuti a Te-
ramo»; che Conti viene arrestato a Castellamare Adriatico il 2 gennaio e
condannato dalla Corte d’Assise di Brescia a cinque mesi di reclusione, per
aver vilipeso l’esercito in un comizio da lui tenuto nel 1919 a Montagnana,
nel padovano, quand’era cioè segretario della CdL di Verona. Si tratta pra-
ticamente di una delle prime minuziose liste delle vittime politiche.4
Nel complesso, si può dire che il movimento anarchico tiene su tutta
la linea malgrado le centinaia di perquisizioni, gli arresti cautelativi, etc.
Paradossalmente, anzi, si ritrova sul terreno che gli è più congeniale. Poco
propenso alle fasi intermedie e alle strategie a largo raggio è invece sensi-
bilissimo alle strategie locali e allo scontro con la repressione, abituato ad
agire sulla base dell’iniziativa individuale e su quella dei contatti personali
piuttosto che sulla base di organismi che comunque lasciano tracce. La
grande crescita del dopoguerra e la nascita dell’Uai non avevano in pratica
alterato queste caratteristiche ed ora, se la situazione finisce per deprimere
il collegamento nazionale, che ricade tutto o quasi sulle spalle di «Umanità
Nova», permette però ai gruppi di resistere alla repressione. Dopo un mese
di perquisizioni e interrogatori, infatti, la PS non trova nemmeno un de-
posito di armi – e non perché non ce ne siano – tanto che i giudici si vedono

Adriatico, Ivi, 13 febbraio 1921.


5 Sottoprefettura di Sulmona, 5 febbraio 1921, al prefetto dell’Aquila, ASAq, Fondo Questura,
cat. A8, b. 59, f. 24.
6 R. Cerulli, Giulianova 1860, Abruzzo Oggi, Teramo 1968, pp. 349-350.
7 Su Smeraldo Presutti si vedano: F. Tripoti, Smeraldo Presutti. Da Città Sant’Angelo a Mosca, Sa-
mizdat, Pescara 2004; Smeraldo Presutti ed il Fronte Unico antifascista città S. Angelo, «Rassfr», a. I, n. 1,
controrivoluzione 119

costretti a derubricare per l’intero movimento l’accusa di complotto insur-


rezionale e limitarsi al reato di associazione sovversiva a mezzo stampa.
Però, mentre in attesa di giudizio gli altri imputati escono di galera, Mala-
testa, Borghi e Quaglino vi rimangono perché si cercano ancora prove a
loro carico. Allo stesso modo crescono del tutto arbitrariamente le pressioni
delle prefetture su padronato e pubbliche amministrazioni, per ottenere o
provocare, come nel caso di Perfetto, possibili licenziamenti o trasferi-
menti, «essendo la sua ulteriore permanenza in questa città pericolosa sia
perché anarchico convinto e sia perché attivo agitatore della massa ferro-
viaria».5 Da questo momento in pratica, lo Stato liberale comincia siste-
maticamente a violare le sue stesse leggi.
I gruppi e le federazioni riescono a rimanere attivi nei modi ad essi più
congeniali e non solo sulla difensiva, radicalmente inseriti come sono nelle
dinamiche delle lotte sociali in corso. Per gli organizzati nella Faa le stra-
tegie d’azione rimangono essenzialmente in linea con le mozioni e gli or-
dini del giorno approvati nei precedenti convegni, nella consapevolezza
che lo scontro in atto non è tra fascisti e “sovversivi” ma tra borghesia e la-
voratori. Conti e Perfetto rimangono saldi ai loro posti nelle segreterie
della CdL di Castellamare Adriatico e della sezione Sfi di Sulmona mentre
Lazzarini, di lì a poco, passerà alla dirigenza della CdL di Popoli. Com-
plessivamente, sul territorio regionale gli anarchici hanno le forze quasi in-
tatte e possono contare ancora su un compatto proletariato industriale nelle
officine di Bussi e nei maggiori scali ferroviari, e su un combattivo prole-
tariato agricolo nella Marsica e nella provincia teramana. Qui i gruppi del
Fur o qualcosa di molto simile rappresentano una realtà che ha ormai tro-
vato terreno fertile nel diffuso sovversivismo popolano, stimolati e fian-
cheggiati non solo dal gruppo anarchico ma anche dall’atteggiamento dei
socialisti di Giulianova, come abbiamo visto, filoanarchici da sempre:

[A Giulianova] le forze del proletariato locale si raccoglievano ancora nella sezione so-
cialista, in seno alla quale prevaleva la tendenza estremista bordighiana (onde l’asten-
sionismo elettorale amministrativo e politico). Nel 1921 la stessa sezione passerà al
Partito comunista, ad eccezione di una piccola frangia turatiana e di un’altra, più nu-
merosa, libertaria.6

1980, pp. 176-187; E. Marinaro, L’unità socialista dei lavoratori abruzzesi nel 1921: fantoccio o realtà?, Ivi,
a. II, n. 3, 1981, pp. 109-179.
8 Cfr. Giulianova, «Il Comunista», 2 gennaio 1921.
120 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Per gli anarchici poi, la nascita del Partito comunista d’Italia (PCdI)
non è vista nelle sue implicazioni ideologiche ma come il segnale che final-
mente ci si potrebbe muovere. Il nuovo partito, inoltre, nella prima fase,
polarizza a sé una grande simpatia da buona parte dei settori dell’anarco-
sindacalismo, le cui radici ideologiche sono sì i valori libertari dell’autono-
mia operaia e dell’azione diretta ma in una visione più di lotta di classe che
di rivendicazione delle libertà individuali. È il caso di alcuni ferrovieri anar-
chici, che, pur rimanendo nell’autonomia dello Sfi, iniziano parallelamente
a coordinarsi anche con il Comitato sindacale comunista regionale diretto
da Smeraldo Presutti.7 Allo stesso modo, a livello periferico e di base, non
avendo ancora un’anima ben definita il PCdI solidarizza quasi spontanea-
mente con gli anarchici, tanto che, molti di essi, attratti dalla rivoluzione
di Lenin, passano direttamente nelle file comuniste. Ettorre, ad esempio,
in vista dell’assise livornese, invia adesione al congresso frazionista di Imola
per schierarsi con Bordiga.8 Nella convinzione dei comunisti, per altro,
come sentenzia Presutti, «le dottrine anarchiche e sindacaliste presentano
un pericolo assai trascurabile per la rivoluzione comunista: la realtà s’im-
pegna di liquidarle».9 Sta di fatto che le due correnti, anarchismo e lenini-
smo, sono ormai le uniche in questa fase a concepire l’insurrezione
rivoluzionaria come fase indispensabile, e questo, nell’immaginario popo-
lare, genera spesso e volentieri anche un’idea di continuità diacronica tra
le due scuole di pensiero.
Nel frattempo però, la situazione generale sta prendendo una brutta
piega. Gli ultimi episodi dell’ondata rossa si hanno nel mese di febbraio
con la guerriglia in Puglia e l’insurrezione a Firenze. Spedizioni fasciste
respinte, violenti scontri, masserie e messi bruciate nelle campagne di
mezza Puglia; sciopero generale, linee ferroviarie interrotte, barricate nelle
strade d’accesso alla città e tentativi di assalire il carcere a Firenze e negli
altri centri toscani. Comitati d’agitazione organizzati e coordinati dalle se-
zioni Usi nella regione meridionale; da ben 84 gruppi anarchici nelle città
toscane. Da questo momento, e soprattutto dopo l’attentato al Diana, gli

9 S. Presutti, Sulla tattica del partito-II, in F. Tripoti, Smeraldo Presutti. Da Città Sant’Angelo a
Mosca, cit., p. 41.
10 Si vedano: A. Borghi, Mussolini in camicia, Samizdat, Pescara 2000; U. Fedeli, La nascita del fa-
scismo, Samizdat, Pescara 1999.
11 La notte del 23 marzo entrano in azione Giuseppe Mariani, Giuseppe Boldrini ed Ettore Agug-
gini, intenzionati a non limitarsi ad un atto dimostrativo ma a eliminare la mente dell’operazione an-
tianarchica, il questore Gasti, che, a quanto risulta loro, alloggerebbe in una stanza all’Hotel Diana di
controrivoluzione 121

scontri saranno quasi tutti in difesa dagli attacchi fascisti (che la notte del
23 marzo distruggono a Milano i locali di «Umanità Nova» mentre la po-
lizia procede con oltre quattrocento arresti tra militanti e simpatizzanti) e
della truppa. Chi prima chi poi, la gran parte dei latitanti e dei condannati
deve rassegnarsi a espatriare: è l’inizio dell’emigrazione generalizzata degli
anarchici e della “guerra civile”.10 Il disastro del Diana inoltre, va in parti-
colar modo a colpire le radici umaniste dell’anarchismo stesso e rischia di
distruggere anni e anni di propaganda. La scoperta degli autori poi, oltre
a non impedire alle autorità di mantenere il coinvolgimento degli altri ar-
restati, del tutto estranei all’attentato, ha gravi conseguenze per l’intero
movimento anarchico italiano.11 Conseguenze non tanto nei rapporti con
il movimento proletario, impegnato ormai da mesi nei corpo a corpo coi
fascisti, ma al suo stesso interno tra organizzatori frontisti ed antiorganiz-
zatori, aprendo contraddizioni e polemiche perfino nei comitati libertari
pro-vittime politiche.

La linea della Faa

In questo periodo risultano costituiti il Circolo “Studi Sociali” di Paterno


di Celano e i nuovi gruppi di Pratola Peligna, Castel di Sangro, Torre de’
Passeri e San Benedetto dei Marsi;12 dopo una fase di stallo si riattiva
anche il gruppo di Ortona, capeggiato da Lazzarini e «composto da nove
militanti»,13 tra cui il marittimo Giuseppe Esposito e il bracciante Giu-
seppe Vena. Tutte le nuove formazioni aderiscono alla Faa. Qualche mese
prima, inoltre, era stato dato il via libera a Paglia per la realizzazione del

Milano. I tre sistemano una valigia di tritolo accanto a una saracinesca che si trova sotto la stanza del-
l’hotel. Gasti da qualche tempo non abita più lì e, soprattutto, la saracinesca dà sull’adiacente caffè-
teatro Diana. Questo è gremito di spettatori dell’operetta Mazurca Blu; di qui la strage. Si veda: G.
Mariani, Memorie di un ex-terrorista, Arti grafiche F.lli Garino, Torino 1953.
12 Sulla costituzione di questi nuovi gruppi cfr.: Corrispondenze. Da Pratola Peligna. Per le vittime
politiche, «L’Avvenire», 27 febbraio 1921; Anonimi Compagni, 1914-1945 Un trentennio di attività anar-
chica, cit., p. 72; Comunicati. Paterno di Celano, «Umanità Nova», 11 marzo 1921.
13 Crf. ACS, CPC, b. 2745, f. ad nomen [Lazzarini Tullio].
14 F. Paglia, Madre Terra, «Umanità Nova», 7 gennaio 1921. Cfr. anche Filadelfia, Ivi, 5 gennaio
1921.
15 Su Riziero Fantini, nato a Coppito il 16 aprile 1892, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b.
95, f. 31; ACS, CPC, b. 1951, f. ad nomen.
16 Su Nello Garavini cfr. DBAI, vol. I, pp. 667-669.
122 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

periodico anarchico regionale così come deliberato al convegno di Castel-


lamare Adriatico, con lo scopo cioè di incrementare la propaganda tra i
lavoratori della terra e gli artigiani. Già nel mese di gennaio, l’anarchico
di Roio Piano poteva comunicare «che è già bell’é pronta una discreta
somma per la immediata pubblicazione», e inoltre, che a capo della reda-
zione è prevista la qualificante figura di Postiglione, appena rientrato dal
Sud America ma al momento costretto a prestare gli obblighi di leva a Sa-
lerno. Il nome previsto per il nuovo periodico è «Madre Terra».14 Nel ca-
poluogo abruzzese un impulso al rafforzamento interno del movimento
si avrà con il rientro del propagandista Riziero Fantini – in relazione con
la CdC dell’Uai, «con i più noti dirigenti del partito anarchico» e con le
redazioni de «La Frusta», «Libero Accordo» e «Umanità Nova»15 – e con
l’arrivo di Nello Garavini,16 assegnato nel gennaio 1922 al 18° reggimento
artiglieria:

Il mio primo pensiero fu quello di conoscere gli anarchici aquilani, e dopo pochi giorni
conoscevo tutti i compagni di Aquila. Il migliore fra tutti ed il più intelligente era [Pie-
tro] Cerasoli che, col fratello (comunista), aveva un negozio di sartoria nel corso prin-
cipale della città. Ogni sera durante la libera uscita mi trovavo immancabilmente nella
sartoria, e lì veniva il giovane Morosini con altri anarchici. Si intavolavano bonarie di-
scussioni col simpaticissimo fratello di Cerasoli; si leggevano i giornali e si parlava di
Malatesta, di «Umanità Nova», del fascismo e della situazione del momento. Facevamo
anche delle riunioni a casa di un vecchio compagno e quasi ogni sera Cerasoli e Mo-
rosini mi accompagnavano fino alle vicinanze della caserma.17

L’intensificazione della propaganda anarchica tra i lavoratori della terra


è l’obiettivo principale del Circolo “Studi Sociali” di Paterno, che, animato
da Caiola, riesce a garantirne un effettivo e sistematico svolgimento.18 Inol-
tre, in quasi tutti i centri delle province abruzzesi continua ininterrotta la
diffusione dei periodici: «Il Martello», «Il Risveglio», «Il Vespro Anar-
chico», «L’Adunata dei Refrattari», «Pagine Libertarie» e, più tardi, «Cul-

17 Le memorie di Nello Garavini, testimonianze inedite, Biblioteca Libertaria Armando Borghi,


Castel Bolognese.
18 Cfr. Comunicati. Paterno di Celano, cit.
19 «Culmine», diretto a Buenos Aires da Severino Di Giovanni (durata: 1 agosto 1925-10 aprile
1928); «Fede», diretto a Roma da Luigi Damiani (16 settembre 1923-10 ottobre 1926); «Il Martello»,
diretto a New York da Carlo Tresca (2 novembre 1917-1 maggio 1946); «Il Messaggero della Riscossa»,
diretto ad Amburgo da Renato Siglich (20 giugno 1923-11 dicembre 1923); «Il Risveglio», diretto a Gi-
nevra da Luigi Bertoni (7 luglio 1900-24 agosto 1940); «L’Adunata dei Refrattari», New York (15 aprile
controrivoluzione 123

mine», «Fede», «Il Messaggero della Riscossa» e «Libero Accordo».19 Si


tratta del prodotto di innumerevoli corrispondenze personali, che viag-
giano su una fitta rete fatta spesso di strade tortuose e di mille sotterfugi
per sfuggire al sequestro o alla censura e che, proprio per questo, si rivelerà
incredibilmente funzionale anche durante gli anni della dittatura fascista.
Sulla pesante questione dei detenuti politici è il gruppo anarchico di
Pratola Peligna organizzato da Meta, Di Cioccio e Di Pietro a prendere
iniziativa, rispondendo positivamente all’appello alla mobilitazione gene-
rale lanciato dall’Uai «contro la reazione e per le vittime politiche». In
coordinamento con i comunisti, i socialisti unitari e con i locali schiera-
menti di classe, il gruppo riesce a sensibilizzare la popolazione e a racco-
gliere per il Comitato pro-vittime politiche (Cpvp) l’utile somma di 900
lire: «è Pratola Peligna che non si smentisce mai ed è sempre all’avanguar-
dia della riscossa proletaria». Per la liberazione dei detenuti «da Malatesta
a Borghi, da Quaglino a Binazzi e via via a tutte le vittime della reazione
politica e giudiziaria, [e] in favore dei comunisti ungheresi e della rivolu-
zione russa», s’alza unanime l’appello anche dall’assemblea della CdL di
Isernia promossa da anarchici, giovani socialisti e ferrovieri. A Castellamare
Adriatico è Cermignani ad «incitare alla liberazione delle vittime politi-
che», prendendo parola in occasione di una pubblica conferenza organiz-
zata al Padiglione Marino dalla locale sezione del PCdI sul tema: «la
necessità della dittatura».20 Anche al di là dell’oceano, la questione delle
vittime politiche e della reazione è oggetto di tensioni e malumori negli
ambienti del proletariato italoamericano. Attraverso una corrispondenza
inviata alla redazione di «Umanità Nova», l’aquilano Pasquale Scipione,
vecchia conoscenza del socialismo-anarchico aquilano di fine Ottocento,
riferisce su «un affollato comizio di solidarietà» terminato con l’approva-
zione unanime del seguente ordine del giorno:
I sovversivi di Filadelfia e simpatizzanti riuniti in comizio sulla situazione italiana, ora-

1922-24 aprile 1971); «Libero Accordo», diretto a Roma da Temistocle Monticelli (16 luglio 1920-1 ot-
tobre 1926); «Pagine Libertarie», diretto a Milano da Carlo Molaschi (16 giugno 1921-15 febbraio 1923).
20 Cfr.: Corrispondenze. Da Pratola Peligna. Per le vittime politiche, «L’Avvenire», 27 febbraio 1921;
Pro-Vittime politiche. Isernia, «Umanità Nova», 30 gennaio 1921; I comizi dei comunisti. Castellamare
Adriatico, Ivi, 24 febbraio 1921.
21 P. Scipione, Solidarietà d’oltremare. Filadelfia, Ivi, 16 febbraio 1921. Su Pasquale Scipione si veda
il paragrafo I gruppi anarchici aquilani 1894-1905 nell’Appendice.
22 Cfr.: Q. Perfetto, Congresso Anarchico Abruzzese, «Umanità Nova», 30 gennaio 1921; O. Ce-
lano, Convegno Anarchico Abruzzese. Bagnoli del Trigno, Ivi, 11 febbraio 1921; Cfr. Q. Perfetto, Fede-
razione Anarchica Abruzzese. Sulmona, Ivi, 26 febbraio 1921.
124 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

tore Tresca, protestano contro reazione Giolittiana, reclamando immediata liberazione


Malatesta e tutte le vittime politiche facendo affidamento opera fattiva forze rivolu-
zionarie italiane.21

Al contempo, il segretariato della Faa convoca i gruppi e le individualità


per un terzo convegno regionale, inizialmente previsto a Sulmona per il
25 febbraio e per il quale si invitano a partecipare anche i delegati dei
gruppi attivi nelle province molisane. Favorevole alla proposta e «ad uno
scambio di vedute»; risponde positivamente all’appello il Circolo di Cul-
tura Operaia di Bagnoli, che, consapevole della necessità della ricerca di
nuove strategie d’azione condivise, propone sia l’apertura del convegno a
socialisti e comunisti sia che all’assise debba necessariamente seguire «un
vasto lavoro di propaganda rivoluzionaria». Come vedremo più avanti, il
convegno slitterà a ottobre «per ragioni multiple», tra cui, e non per ul-
tima, la detenzione di Conti e i numerosi procedimenti penali in corso con-
tro tanti altri militanti.22 Ciononostante, i molisani riescono
autonomamente a prendere iniziativa e ad assumerne direttamente gli im-
pegni, dando ancora una volta dimostrazione di solidarietà attiva e di con-
creta collaborazione: «penseremo d’accordo con nostri propagandisti che
già abbiamo impegnato a Roma ed altrove d’iniziare nella prossima prima-
vera un giro di propaganda negli Abruzzi e nella regione Sannitica». Al
contempo, lanciano l’appello a tutti i militanti dell’Italia meridionale a so-
stenere finanziariamente la locale redazione di «Spartaco» e a supportare
l’attività del Circolo di Cultura Operaia di Bagnoli, affinché «espanda la
sua iniziativa e trionfi delle mene avversarie e delle camorre feudali che im-
pediscono il libero evolversi dell’Umanità».23
Complessivamente il movimento ha resistito all’offensiva giolittiana,
sta reggendo alla reazione e mantiene una sua capacità d’iniziativa. Il 3 lu-
glio «Umanità Nova» riprende a Roma le pubblicazioni quotidiane; il 30
vengono assolti Malatesta, Borghi e Quaglino.24 In Abruzzo, come accen-
nato, nella prima metà dell’anno si è avuta addirittura una crescita quanti-

23 Il circolo di cultura op., la redazione di «spartaco», Per la propaganda anarchica nell’Italia


meridionale, Ivi, 2 febbraio 1921.
24 Su Corrado Cesare Quaglino cfr. DBAI, vol. II, p. 392.
25 Per sua stessa natura, è sempre stato difficile valutare quantitativamente la consistenza del movi-
mento anarchico. Per l’Abruzzo, limitandoci alle sole indagini prefettizie, si hanno i seguenti numeri: 606
sono i fascicoli personali di militanti anarchici presenti nel CPC, in confronto ai 1.174 di socialisti, 79 di
repubblicani, 803 di comunisti. Pari a 226 sono invece i fascicoli personali presenti nel Fondo Questura,
cat. A8, depositato presso l’ASAq, corrispondenti agli anarchici biografati e/o schedati originari della pro-
controrivoluzione 125

tativa e qualitativa del movimento;25 crescita che toccherà il suo apice di lì


a pochi mesi con i rientri di Postiglione a Raiano e di Ippoliti nella Marsica,
a cui il giovane Silone si avvicinerà in cerca di consigli:

A un certo momento mi tornarono a mente le parole d’un povero medico che praticava
in una frazione del nostro comune. Egli era conosciuto come anarchico, conduceva
una vita assai stentata ed era perciò trattato con diffidenza e disprezzo dalle buone fa-
miglie. «Ho qualche libro che potrei prestarti» mi aveva detto una volta. Il giorno dopo
mi recai dunque da lui per chiedergli consiglio e aiuto […]. Trovai il medico nella sua
misera cucina mentre si preparava da sé un po’ di cibo.
«Mangi un boccone con me?» mi chiese.
Mi scusai: «ho già appuntamento» dissi.
Pur continuando a parlare egli affettò del pane, lo dispose nel piatto e vi versò sopra
da una pentola la minestra di fagioli. Gli spiegai in che impiccio mi ritrovassi.
«Una lettura per i contadini?» borbottò. «Non so cosa consigliarti».
«Sono persone semplici ma non stupide» io insistetti.
«Li conosco e so che è difficile», egli ribadì […].
«Comincia con questo» mi disse porgendomi un libretto sgualcito. «Se l’esperimento
riesce ti darò qualcos’altro».
Era una piccola scelta di racconti di Leone Tolstoi […] Sapevo che Tolstoi era celebrato
come un grande scrittore, ma non avevo mai letto nulla di lui. […] Cominciato a leg-
gere, andai avanti, dimenticando il tempo e l’appetito. Mi colpì soprattutto la storia di
Polikusc’ka. […] Mi pareva incomprensibile, anzi assurdo, di essere arrivato a cono-
scenza di una storia come quella soltanto per caso. Perché non veniva letta e commen-
tata nelle scuole?.26

Al di là delle polemiche seguite all’attentato del Diana, è comunque in


atto un generale processo di atomizzazione e di raggruppamento su altri
organismi per lo più locali, tanto che nemmeno la Faa riesce a diventare
Unione, forse proprio perché non tutti i gruppi aderenti si riconoscono
ora anche nell’Uai. Sono molti, infatti, quelli che, dopo l’esperienza del-
l’occupazione delle terre e delle fabbriche e il fallimento dell’ipotesi insur-

vincia dell’Aquila. Si tratta ovviamente di stime approssimate. Molti anarchici, infatti, non risultano né se-
gnalati né schedati. Altri, invece, come Perfetto, risultano schedati come comunisti; Meta ed Ettorre come
socialisti e poi comunisti; Conti come socialista; Ippoliti come socialista e poi anarchico. E così via.
26 I. Silone, Uscita di sicurezza, Arnoldo Mondadori, Milano 2001, pp. 43-44.
27 È l’inizio di quella mobilitazione internazionale rimasta alla storia per la sua durata, la sua
vastità e per il tragico epilogo il 23 agosto 1927, giorno dell’esecuzione. In quella data, gli anarchici
italiani esiliati in Francia intervengono a fianco dei compagni francesi in una delle più violente mani-
festazioni della storia di Francia, contro l’ambasciata americana.
28 T. Lazzarini, Pifferi di montagna. Lanciano, «Umanità Nova», 11 marzo 1921.
126 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

rezionalista, fanno ora un passo indietro nei confronti del fronte unico e
delle alleanze con gli altri schieramenti della sinistra. Posizioni queste, su
cui si ritrovano gli antiorganizzatori, molti dei quali attivi nei centri mar-
sicani, dove, a parte Caiola, Farias e Ippoliti, la maggior parte degli anar-
chici impegnati nel coordinare e sostenere le lotte in corso è di formazione
ideologico-politica di tendenza antiorganizzatrice. Al contrario, fermi so-
stenitori del Fur e dell’organizzazione specifica così come elaborata a Bo-
logna, restano gli anarchici di Giulianova così come quelli organizzati nei
gruppi di Castellamare Adriatico, Ortona, Pratola Peligna e Sulmona. Più
propensi verso soluzioni centraliste e per un’organizzazione di tendenza
sembrano invece gli aquilani del gruppo “Sorgiamo!”, visto che, dopo l’e-
sperienza nelle formazioni del Gruppo arditi rossi (Gar) e degli Arditi del
Popolo, buona parte di essi entrerà direttamente nel PCdI. Neanche la po-
sizione dei ferrovieri aderenti alla Faa impiegati negli scali regionali è del
tutto condivisa nei confronti del Fur, tanto che tra essi tornano a prender
corpo anche frange sostenitrici dell’idea dell’autosufficienza rivoluzionaria
del sindacalismo stesso.
Nel complesso comunque, la Faa riesce nel suo insieme a elaborare una
sintesi interna in grado di armonizzare le posizioni e di sviluppare strategie
d’azione comuni e condivise. Lo si vedrà a partire dal mese di ottobre,
quando sarà in grado di programmare, promuovere e realizzare un’agita-
zione capillare per la liberazione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.27

Gli Arditi del Popolo

Il fenomeno è del tutto nuovo per il proletariato italiano e almeno un paio


sono i fattori da tener presenti. Dalla primavera del 1921 i lavoratori ave-
vano dimostrato di fronte alla crisi economica e all’offensiva padronale non
solo grande rabbia ma anche una notevole tenacia nel difendere i posti di
lavoro e la qualità della vita. Anche nei confronti delle provocazioni e delle
violenze dei fascisti gli scontri sono ormai all’ordine del giorno, a testimo-
nianza dell’evidente funzione antioperaia delle squadre di Mussolini al

29 L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di
Spagna (1919-1939), cit., pp. 129-133.
30 Sul movimento degli Arditi del Popolo si vedano: E. Francescangeli, Arditi del Popolo. Argo
Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922), Odradek, Roma 2000; M. Rossi, Arditi, non
controrivoluzione 127

soldo del ceto industriale ed agrario. Così, ad esempio, riferisce Lazzarini:

L’altro ieri oltre 300 fascisti si riunirono in San Vito Chietino per la costituzione di un
loro gruppo. Seguendo il sistema cominciarono a provocare facendo un’ignobile gaz-
zarra e tentando anche di assalire l’avv. La Morgia, che avrebbe voluto in contraddittorio
rispondere ai loro sconclusionati discorsi. Male però loro incolse perché finalmente
stanchi, alcuni compagni nostri presero l’offensiva, rompendo alcune, più o meno glo-
riose, zucche fasciste. Ripassando poi per Lanciano tentarono una nuova parata ma fu-
rono accolti a fischi e pietrate, dovendosene così tornare alle loro sedi mogi mogi e con
l’amara constatazione che malgrado le armi di cui erano abbondantemente forniti non
riuscirono ad evitare i cazzotti e le bastonature dei rivoluzionari.28

Tra i lavoratori cresce l’esigenza e la richiesta di unità, proprio mentre le


organizzazioni della sinistra si frammentano ulteriormente e si combattono
l’un l’altra. L’aspirazione a quel fronte unico che nella base c’è sempre stato,
e su cui tanto hanno puntato gli anarchici, è più viva che mai. In secondo
luogo, come spiega Di Lembo, l’esaurirsi della questione fiumana sta libe-
rando le energie finora là concentrate. I legionari di D’Annunzio, tornati in
Italia e amnistiati portano nel paese le loro contraddizioni, il loro nazionalismo
ma anche il loro sovversivismo. Molti vanno ad ingrossare le fila dei fascisti
ma la parte sovversiva e anticapitalista si schiera decisamente contro i fascisti.
Si tratta di gente ben allenata e addestrata a combattere, che ha capito fin da
subito che Mussolini non sta colpendo alla cieca ma sta facendo una guerra
vera. Occorre quindi organizzarsi per questa guerra.29
Nel mese di giugno si costituisce a Roma la prima sezione di Arditi del Po-
polo, appellandosi all’unità dei lavoratori per battere le squadre antiproletarie
dei fascisti. In brevissimo tempo gli Arditi si estendono in molte altre località,
nelle cui sezioni confluiscono centinaia di sovversivi, soprattutto giovani, di
ogni colore politico, anarchici, repubblicani, comunisti e socialisti. Si tratta di
una vera e propria organizzazione militare, divisa in battaglioni e reparti,
con un comando elettivo in ogni provincia e un comando generale a Roma.30
Il 6 luglio, alla manifestazione indetta dal Comitato di difesa proletaria ro-

gendarmi!, cit.
31 ASAq, Fondo Questura, cat. misc. Z1, b. 1, f. Arditi Rossi.
32 Gruppo Arditi Rossi. Aquila, «L’Avvenire», 18 agosto 1921.
33 Gruppo Arditi Rossi. II elenco, Ivi, 19 settembre 1921. La sottoscrizione raggiunge un totale di
295,40 lire.
34 ASAq, Fondo Questura, cat. Z1, b. 1, f. Arditi Rossi. Per l’Abruzzo risultano «ufficialmente»
128 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

mano, gli Arditi del Popolo sfilano all’Orto botanico in circa tremila e in-
quadrati militarmente: la sorpresa e l’impressione sono veramente forti, pro-
spettando fin da subito che la loro non è una strategia solo difensiva ma
anche di attacco. Per averne un’idea, è indicativo leggere le direttive che il
ministero dell’Interno invia anche alle prefetture abruzzesi, nel momento
in cui, come accennato, i militanti del gruppo aquilano “Sorgiamo!” orga-
nizzano il locale Gar, inteso proprio come continuazione del Fur in versione
esplicitamente armata:

Nel congresso nazionale degli Arditi del Popolo tenuto in Roma il 24 luglio venne af-
fermato che l’associazione non sia strumento di alcun partito politico e che gli iscritti,
fedeli al giuramento prestato come membri di una organizzazione militare, debbano
obbedire disciplinatamente agli ordini del Direttorio.
Fu quindi approvato il seguente ordine del giorno proposto da Argo Secondari e dal-
l’on. Mingrino:

«Il Direttorio degli Arditi del Popolo, mentre fa appello a tutti i partiti politici di voler
contribuire moralmente e materialmente all’incremento dell’Associazione degli Arditi
del Popolo, fa invito a tutti gli iscritti a non cercare in seno agli Arditi del Popolo ag-
gruppamenti politici che ne scompiglierebbero la disciplina militare».

Il Secondari dette poi istruzioni sul metodo di Organizzazione degli Arditi del Popolo
nei singoli Comuni e sulla costituzione di comitati regionali con relativo Direttorio, il
quale è lasciato libero di prendere quelle iniziative di carattere locale che ritenga op-
portune nell’interesse dell’organizzazione. Spiegò la necessità di acquistare esatta no-
zione delle comunicazione stradali e ferroviarie nelle rispettive giurisdizioni per
mettersi in grado di procedere a rapidi concentramenti di Arditi ove lo richieda il bi-
sogno di opporsi a incursioni fasciste e di conoscere specialmente le vie che conducono
a Roma per accorrervi nella eventualità che il Direttorio centrale ritenesse necessario
un concentramento di tutti gli Arditi del Popolo nella Capitale. Raccomanda infine
che ciascuno degli iscritti si procuri di avere a disposizione la maggior quantità possibile
di armi.31

La popolazione risponde positivamente al di là di ogni aspettativa, par-


tecipando alle sottoscrizioni avviate con lo scopo principale ed immediato
di reperire armi bastanti per tutti:

Gruppo Arditi Rossi - Aquila


Ci perviene, e noi di buon grado pubblichiamo, una prima nota di sottoscrizione per

iscritti agli Arditi del Popolo: Gino Aleandri, Alessandro Angelini, Nicola Costantini, Armando Di
capitolo i 129

il fiammante Vessillo della costituita difesa contro la infame reazione bianca.32


I compagni del rosso paese di Barisciano salutano gli arditi rossi inviando lire 100.33

Le disposizioni che riceve il prefetto dell’Aquila sono quelle di vigilare


attentamente le sezioni e i gruppi locali «che vanno rapidamente costituen-
dosi», e di adottare energiche misure atte a impedire «esercitazioni militari
ed ogni altra manifestazione in forma pubblica di squadre organizzate mili-
tarmente». Si segnala anche la possibile costituzione di squadre di Arditi fer-
rovieri e di guardie di ciclisti rossi, «apparentemente incaricati vigilanza e
direzione durante scioperi e manifestazioni ma destinati formare nuclei di
forza armata in caso di moti rivoltosi». L’ordine tassativo è quello di proce-
dere alla denuncia e all’arresto immediato dei promotori e degli aderenti a
queste organizzazioni, nonché al tempestivo sequestro delle armi.34
Nel mese di luglio, dopo un tentativo che non ha sèguito in provincia
di Chieti, si costituisce la sezione di Avezzano:

A quell’epoca Avezzano viveva ancora la sua difficile vita sparsa e disarticolata nelle
umide e già cadenti baracche provvisorie che rendevano più squallido l’aspetto generale
e la esistenza, affidata ad una promiscua popolazione che non raggiungeva i 6.000 abi-
tanti […]. Certo solo un grande amore per questa terra e una grande fede nella volontà
operosa dei cittadini potevano indurre i presenti a vivere ed operare nelle più difficili
condizioni. La stazione era stata ricostruita con tavole e bandoni […]. Davanti alla pic-
cola baracca, posta alle ultime case del Cupello, occupata perché fungesse quale sezione
del partito […], si tenne qualche tempo dopo una affollata riunione di giovani che fir-
marono la loro adesione al movimento degli Arditi del Popolo.35

Il battaglione di Avezzano inquadra circa centottana uomini, divisi in squa-


dre di quartiere con compiti di vigilanza territoriale. Si riuniscono nei locali
della CdL, dove i più capaci – tra i quali l’ex-ufficiale Pietrantonio Paladini
– impartiscono agli altri «l’istruzione militare». A San Benedetto dei Marsi

Cicco e Pietrantonio Palladini per la provincia dell’Aquila; Nicolò Scenna per la provincia di Chieti;
Smeraldo Presutti, Ercole Orsini, Panfilo Alberto per la provincia di Teramo. Si tratta ovviamente di
un elenco incompleto, in E. Francescangeli, Arditi del Popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione
antifascista (1917-1922), cit., pp. 271-308.
35 P. Palladini, Avezzano 1° maggio 1921, «Rassfr», a. II, n. 1, 1981, pp. 149-153.
36 Si vedano: G. Bolino, L’Abruzzo alla vigilia della marcia su Roma, «Rassfr», a. V, n. 2, 1984, p.
11; E. Francescangeli, Arditi del Popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922),
cit., p. 228.
37 S. Presutti, Sulla tattica del partito, in F. Tripoti, Smeraldo Presutti. Da Città Sant’Angelo a Mosca,
cit., p. 40.
130 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

si registra un conflitto a fuoco tra anarchici e fascisti mentre gli Arditi pia-
nificano un’irruzione nella sede del Fascio di combattimento.36 Il 16 agosto,
Arditi e lavoratori tentano nuovamente l’occupazione delle terre del Fu-
cino, lanciando alla popolazione il seguente appello:

associazione
Arditi del Popolo
Avezzano

Cittadini!
Quanti siete uomini di cuore e di azione noi vi chiamiamo attorno a noi perché la bor-
ghesia terriera della nostra Marsica paghi il suo vecchio conto ai contadini.
Ad essi, nei giorni tristi della guerra, fu promessa la terra, che è la condizione essenziale
della loro esistenza: mille pretesti però furono accampati da chi, già ricco non vuol pri-
varsi dell’appezzamento che non lavora e che è soltanto mezzo di esoso sfruttamento.
Noi siamo a fianco degli sfruttati, decisi a tutto, perché i detentori del latifondo cedano
il posto ai sacri diritti del lavoro.
Contadini ed Arditi formeranno un solo corpo e non disarmeranno finché la meta non
sarà completamente raggiunta.
Avezzano, 15 agosto 1921

il direttorio

La reazione dei partiti di sinistra è però del tutto negativa: avversione


nel Psi, disconoscimento del Partito repubblicano italiano (Pri), duri at-
tacchi da parte del PCdI. Il nuovo partito, dopo un’iniziale apertura di
Gramsci, adotta la linea di Bordiga, proibisce cioè ai suoi iscritti di militare
tra gli Arditi per «l’ambiguità dei loro promotori». Sarà Smeraldo Presutti
ad entrare in vivace polemica con Bordiga, proprio per le conseguenze che
avrà la scelta:

Durante le giornate di caro-viveri, in cui vedemmo operai anarchici e sindacalisti li-


bertari partecipare alle Commissioni operaie, assumendo magnifica contraddizione,
come noi poveri e deprecati autoritari il titolo di commissari; e nelle gloriose giornate
della occupazione delle fabbriche, e ultimamente nel noto movimento popolare degli
Arditi del Popolo, organizzazione squisitamente autoritaria e centralista, alla quale gio-
vani operai libertari dimenticando i sermoni antiautoritari e anticentralisti di Errico

38 A. Lalli, Socialismo e socialisti in Abruzzo. Piccola enciclopedia dell’Antifascismo Regionale (appunti e


ricordi), cit., p. 34.
39 ASAq, Fondo Questura, cat. Z1, b. 1, f. Arditi Rossi.
controrivoluzione 131

Malatesta sono corsi ad inquadrarsi. Contro questa concezione meccanica del processo
rivoluzionario sta tutto lo svolgimento della rivoluzione in Russia. Dal marzo all’otto-
bre non sdegnarono, i bolscevichi, contatti di sorta con gli altri partiti operai, appunto
perché intuirono che un isolarsi sarebbe significato un estraniarsi alla lotta e un perdere
contatto con le masse operaie…37
Anche nel ricordo di Lalli, «il contrasto tra Arditi del Popolo e Squadra
d’Azione Comunista fu la causa determinate dell’indebolimento dello schie-
ramento antifascista».38 Nel mese di agosto il Psi firma con Mussolini il
Patto di pacificazione, in cui nega ogni rapporto con gli Arditi, rompe la
solidarietà delle sinistre anche sul punto della difesa contro i fascisti e ab-
bandona le altre formazioni alla repressione statale e alla violenza fascista.
Con questa copertura il governo fa varare dei drastici provvedimenti contro
la detenzione di armi e le organizzazioni paramilitari; provvedimenti che le
strutture statali periferiche useranno solo contro le sinistre. Un’ondata di
perquisizioni, arresti, sequestri di armi e munizioni si abbatte su Arditi e
militanti che stanno organizzando la resistenza, scompaginandone le forze.
La sezione di Avezzano viene sciolta, mentre, «sotto parvenza sviluppo edu-
cazione fisica», anarchici, sindacalisti e comunisti dell’Aquila starebbero – a
giudizio della Ps – organizzandosi per la costituzione di «squadre ginnastiche
militarmente organizzate […] che dovrebbero poi formare base organismo
militare comunista con intenti insurrezionali».39 Ma isolati all’esterno, messi
in più città fuori legge e duramente repressi, nell’autunno gli Arditi del Po-
polo hanno già perso la loro spinta propulsiva.40 Gli unici a sostenerli ancora
sono gli anarchici e l’Uai. Nel mese di agosto, Ettorre organizza «numerosi
giovani per una manifestazione di solidarietà con gli antifascisti di Parma,
che, armi alla mano, hanno vietato il passo d’Oltretorrente a fitte schiere
squadriste».41 Farias e i militanti marsicani riusciranno di nuovo a mobilitare
lavoratori e reduci per un ennesimo tentativo di occupazione armata delle
terre del Fucino.42 Nell’aprile 1922 saranno i gruppi “I Liberi” e “Sor-
giamo!” a portare avanti una coraggiosa agitazione in solidarietà a Leo Flo-
res, da cinque mesi detenuto nel carcere di Avezzano perché trovato in
possesso di un tirapugni e di un distintivo degli Arditi del Popolo.43 Aleandri

40 Al 31 ottobre 1921, quando l’associazione è ormai semiclandestina, conta 5.596 arruolati.


41 R. Cerulli, Giulianova 1860, cit., pp. 352-353.
42 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 84, f. 6.
43 Cfr.: Libero, Palloni che sgonfiano. Sulmona, «Umanità Nova», 10 marzo 1922; Libero, Vigliac-
cheria della PS e della Magistratura. Sulmona, Ivi, 12 aprile 1922; Libero, Il compagno Flores ha iniziato lo
sciopero della fame. Sulmona, Ivi, 12 aprile 1922; Persecuzione poliziesca contro il compagno Flores, Ivi, 29
aprile 1922. Su Leo Lorenzo Flores, nato nel 1892 a Santa Teresa di Gallura (SS), in Sardegna, fabbri-
132 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

e gli Arditi Rossi aquilani verranno fermati dopo un conflitto a fuoco con i
fascisti;44 Cerasani45 e Mancinelli46 del nucleo anarchico di San Benedetto
dei Marsi condannati a tre mesi di detenzione per porto abusivo d’arma da
fuoco, mancato omicidio di un esponente fascista e per aver fatto fuoco con-
tro la locale sezione del Pnf; De Rubeis e Martino fermati per porto abusivo
di rivoltella e possesso di munizioni.

«Per la vita di Sacco e Vanzetti!»

I due immigrati erano stati condannati il 14 luglio alla sedia elettrica dal
tribunale di Pleymouth dopo un processo scandaloso. Dall’11 ottobre gli
anarchici italiani promuovono comizi in moltissime località e lanciano ap-
pelli alla mobilitazione generale di protesta: la risposta è incredibilmente
compatta e immediata, e attraversa non solo tutti i partiti della sinistra e le
organizzazioni di classe ma anche e soprattutto larghi strati di popolazione.
Il 16 manifestazioni e comizi all’Aquila, Castellamare Adriatico, Giulia-
nova e Sulmona. Nei locali del Teatro Orfeo non manca nessuno: «contro
l’infame sentenza emanata dalla giustizia della repubblica borghese del dol-
laro» mettono in campo le proprie forze il gruppo “Sorgiamo!”, la CdL
provinciale e le sezioni comunista, repubblicana e socialista. Gli interventi
degli anarchici Cera e Paglia aprono il comizio, seguiti da quelli del segre-
tario camerale Bartoli, del comunista D’Eramo e del repubblicano Prospe-
rini. Al Teatro Olimpia di Castellamare Adriatico il socialista Marcellusi
lascia immediatamente la parola agli anarchici Lazzarini e Conti, che aprono
il comizio. «La repubblica dei dollari condanna Sacco e Vanzetti perché
sono italiani e perché sono sovversivi», spiega Lazzarini, ricordando anche
altri processi «artificiosamente creati dalla giustizia privata americana sem-

cante di articoli elettrici, schedato come socialista nel 1922, cfr. ACS, CPC, b. 2093, f. ad nomen.
44 Cfr. ACS, CPC, b. 57, f. ad nomen.
45 Su Baduele Cerasani, nato a San Benedetto dei Marsi il 4 marzo 1890, calzolaio, bracciante,
cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 143, f. 26; ACS, CPC, b. 1246, f. ad nomen.
46 Su Rubino Mancinelli, nato a San Benedetto dei Marsi il 6 giugno 1897, cfr. ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 108, f. 2.
47 Cronaca di Castellamare. Comizio pro Sacco e Vanzetti, «Il Proletario», 22 ottobre 1921. Cfr. anche:
Pro Sacco-Vanzetti, Ivi, 3 settembre 1921; Cronaca di Castellamare. Pro Sacco e Vanzetti, Ivi, 15 ottobre 1921.
48 Su Giuseppe Spadi, pittore, nato a Forlì nel 1883, cfr. ACS, CPC, b. 4889, f. ad nomen.
49 Su Tommaso D’Amario, fabbro, nato ad Alanno nel 1877, cfr. ACS, CPC, b. 1596, f. ad nomen.
50 Sulle mobilitazioni dell’ottobre 1921 cfr.: Perché Sacco e Vanzetti non muoiano. In cento e cento comizi
controrivoluzione 133

pre a danno di poveri lavoratori e di propagandisti». Conti accenna al «mal-


trattamento fatto agli italiani in America», alle «grandi delusioni che i nostri
operai trovano in quelle terre lontane e alle grandi umiliazioni cui sono sog-
getti: porci, sudiciosi, pezzenti, miserabili sono chiamati gl’italiani, e sono
adibiti alle miniere donde ne escono pallidi, emaciati e sporchi; alla vuota-
tura dei pozzi neri, e ad altri mestieri veramente bassi e gravosi, se vogliono
vivere». Il comizio «è stato diverse volte interrotto dall’uditorio, che ha ve-
ramente partecipato col cuore alla giusta protesta, con prolungati applausi».
Interviene quindi il comunista Smeraldo Presutti, contro «l’ingiustizia della
magistratura americana come quella di ogni popolo quando trattasi di am-
ministrare la giustizia a danno dei sovversivi». I presenti, infine, «tutti la-
voratori», votano il seguente ordine del giorno:

Il popolo di Castellamare Adriatico, riunito in solenne comizio, mentre protesta contro


il delitto giudiziario che si vorrebbe commettere a danno di Nicola Sacco e Bartolomeo
Vanzetti, ne reclama la immediata liberazione.47

A Giulianova, tutta la città «è stata tappezzata di strisce inneggianti alla


liberazione di Sacco e Vanzetti. Vibrante manifesto murale e grande distri-
buzione di manifestini hanno fatto riuscire imponente il comizio». Parlano
Conti, Ettorre e Pica: «gli oratori hanno ammonite le autorità americane
sulle conseguenze del delitto se esso fosse ultimato. Il proletariato è deciso
ad ogni azione». A Sulmona, la manifestazione promossa dal gruppo “I Li-
beri” «è riuscita superiore ad ogni previsione». Nel comizio al Teatro Vit-
toria prendono parola Emidio Presutti per i comunisti, De Gregoris per i
socialisti, Venzo per i repubblicani, Perfetto e Spadi48 per gli anarchici: «il
proletariato sulmonese, memore della agitazione sostenuta per il concitta-
dino Carlo Tresca, accorse numeroso […] per associarsi al grido di protesta
che oggi, in ogni angolo più remoto del mondo civile, erompe da milioni
di bocche». Vengono approvate all’unanimità mozioni di solidarietà e pro-
testa telegrafate al ministero degli Esteri e all’ambasciata statunitense a
Roma. Ulteriori manifestazioni si registrano a Piano d’Orta, Torre de’Pas-
seri e Lanciano. Nei due centri della Val Pescara «sono stati largamente
diffusi nostri manifesti» e i comizi pubblici riescono «imponenti»; parlano

l’animo del popolo italiano ha vibrato domenica della più pura passione. L. Ettorre, Giulianova, «Umanità
Nova», 19 ottobre 1921; Per salvare Sacco e Vanzetti. La protesta di tutta l’Italia. Comizi e manifestazioni.
Q. Perfetto, Negli Abruzzi. Sulmona, Ivi, 20 ottobre 1921; Per contendere Sacco e Vanzetti al boia americano.
134 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Tommaso D’Amario49 e Demelis, ricevendo l’adesione della popolazione


per l’invio di un telegramma di protesta all’ambasciata statunitense. A Lan-
ciano, anarchici, comunisti, socialisti e, più in generale, «tutti gli iscritti
dei partiti rivoluzionari», si riuniscono nei locali del circolo dei ferrovieri
per il comizio contro la condanna a morte di Sacco e Vanzetti. Gli inter-
venti provocano «entusiasmo e sdegno. Indi, fra umani applausi, si è ap-
provato un ordine del giorno, telegraficamente spedito all’ambasciata degli
Stati Uniti a Roma». Nella Marsica, infine, il Circolo di “Studi Sociali” di
Paterno fa stampare e affiggere un manifesto murale pro-Sacco e Vanzetti
«che mette in luce l’ingiusta condanna che colpì i nostri due compagni e
invita il proletariato a insorgere». L’iniziativa riceve l’adesione degli altri
gruppi anarchici marsicani, della sezione socialista e della CdL; «il Circolo
Studi Sociali ha poi inviato, a nome degli anarchici marsicani, un tele-
gramma all’ambasciata degli Stati Uniti a Roma».50
Dopo il congresso nazionale dell’Uai di Ancona e i vari convegni di
unioni e federazioni regionali e locali, l’agitazione nazionale degli anarchici
italiani per la vita di Sacco e Vanzetti riprende nel mese gennaio 1922. In
Abruzzo, l’appello all’intensificazione della mobilitazione viene lanciato
dall’assemblea dei ferrovieri di Sulmona del 29 dicembre, riunita per ela-
borare le piattaforme e gli indirizzi di lotta più adatti per far fronte alle ma-
novre impopolari e antioperaie che governo e padronato continuano a far
ricadere in particolar modo sulle spalle dei lavoratori del trasporto su rotaia.
La locale sezione Sfi riceve mandato di prendere accordi con il Comitato
nazionale pro-Sacco e Vanzetti, «perché venga ripresa l’agitazione per la li-
berazione di questi e che la stessa non sia più blanda come quella del 16 ot-
tobre, ma bensì atta a costringere i carnefici della plutocratica repubblica
dei linciaggi e defenestramenti a ridonare al proletariato i due innocenti rei
solo di essere apostoli del grande ideale: l’Anarchia». L’8 gennaio 1922 si

La manifestazioni di domenica non è riuscita meno imponente perché “ignorata” dalla stampa. Aquila, Ivi, 21
ottobre 1921; Per strappare Sacco e Vanzetti agli artigli del boia! La cronaca dell’agitazione. Piano d’Orta, Ivi,
22 ottobre 1921; L’agitazione per Sacco e Vanzetti. A Lanciano, Ivi, 26 ottobre 1921; L’agitazione per Sacco
e Vanzetti. Ad Avezzano, Ibidem; Pro Sacco-Vanzetti, «Il Proletario», 3 settembre 1921; Cronaca di Castel-
lamare. Pro Sacco e Vanzetti, Ivi, 15 ottobre 1921; Cronaca di Castellamare. Comizio pro Sacco e Vanzetti, Ivi,
22 ottobre 1921. La protesta dei lavoratori aquilani, «L’Avvenire», 30 ottobre 1921.
51 Sulle mobilitazioni del gennaio-marzo 1922 cfr.: Importante assemblea dei ferrovieri di Sulmona,
«Umanità Nova», 4 gennaio 1922; Q. Perfetto, Salviamo Sacco e Vanzetti! La ripresa dell’agitazione na-
zionale. Comizio e commemorazione a Sulmona, Ivi, 5 gennaio 1922; L’agitazione nazionale per la vita di
Sacco e Vanzetti. La manifestazione di domenica. A Castellamare Adriatico, Ivi, 11 gennaio 1922; Imponente
comizio a Giulianova, Ibidem; L’agitazione per la vita di Sacco e Vanzetti. Comizio ad Avezzano, Ivi, 15 gen-
controrivoluzione 135

tengono i comizi di Castellamare Adriatico e Giulianova. I militanti del


gruppo “Carlo Pisacane”, i tesserati delle sezioni comunista, socialista, re-
pubblicana e i lavoratori iscritti alla locale CdL riempiono il salone del Pa-
diglione Marino per ascoltare gli interventi di Conti, che parla per gli
anarchici, e di Leone, che porta l’adesione dei repubblicani e dei legionari
fiumani; la folla approva all’unanimità il seguente ordine del giorno: «i par-
titi d’avanguardia, riuniti in comizio, dichiarano di essere disciplinati e di
accettare tutte le deliberazioni del Comitato nazionale pro-Sacco e Vanzetti
acciocché due innocenti vengano strappati al boia della democratica repub-
blica dei dollari». A Giulianova «imponente comizio»; dal palco parla per
gli anarchici Ettorre (appena rientrato nel movimento), e Canto per i co-
munisti: il proletariato giuliese si dichiara «a completa disposizione del Co-
mitato centrale» e pronto all’azione. Il 15 manifestazioni popolari ad
Avezzano e Sulmona. Nei locali della CdL della Marsica l’intervento di Cal-
dari precede quelli degli oratori appositamente designati per il comizio di
protesta, ripercorrendo le tappe della «cronistoria del martirio proletario
suscitando nei presenti un vero e forte entusiasmo». Seguono quindi gli in-
terventi di Palladini per la sezione socialista, dei dirigenti della sezione Sfi
e di quella repubblicana, di Caiola per i gruppi anarchici marsicani, del sin-
daco di Celano Filippo Carusi per la CdL e per i lavoratori della terra. L’i-
niziativa si chiude con l’unanime approvazione del seguente ordine del
giorno: «i partiti d’avanguardia della Marsica riuniti a comizio contro la mi-
naccia d’assassinio di Sacco e Vanzetti uniscono la loro protesta a quella di
tutto il proletariato mondiale per la causa dei due innocenti che rappresen-
tano la causa della libertà e delle classe operaia e dell’organizzazione stessa».
A Sulmona «grande comizio di protesta contro la borghesia Nord Ameri-
cana, la quale tenta di soffocare la travolgente avanzata dell’ideale anarchico
col volerne sopprimere gli apostoli». All’iniziativa organizzata dal gruppo
“I Liberi” aderiscono e partecipano gli iscritti alle sezioni socialista, comu-
nista e repubblicana e i ferrovieri della locale sezione Sfi; i repubblicani ade-
riscono per lettera. Negli spazi del Teatro Vittoria si alternano gli interventi
di Perfetto per gli anarchici, Emidio Presutti per i comunisti, Trozzi per i
socialisti: «tutto l’uditorio restò entusiasmato per le roventi parole degli
oratori contro la Corte di Dedham che ha rigettato la revisione del processo
e nell’animo di ognuno è stato fermo il proposito di agire con qualunque
mezzo pur di ridonare Sacco e Vanzetti alle loro battaglie per l’anarchia».
Al termine del comizio, come aveva già fatto dieci anni prima, Trozzi com-
memora anche la figura di Pietro Gori, «rievocando moltissimi episodi del
136 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

gentile poeta libertario» in occasione dell’undicesimo anniversario della sua


morte. Nella stessa giornata si tiene il comizio di protesta di Bagnoli del
Trigno, «in presenza di numerosissimi lavoratori intervenuti a manifestare
la loro indignazione contro gli assassini della libera America». L’oratore,
Giuseppe Potestà, «pronuncia belle parole di solidarietà per i compagni col-
piti e lancia una fiera requisitoria contro la società borghese responsabile si
tanti crimini». Altre manifestazioni e iniziative per ribadire ancora una volta
l’innocenza di Sacco e Vanzetti ed ottenerne la liberazione proseguono inin-
terrotte fino al mese di marzo, dilagano quasi ovunque e agli appelli la po-
polazione continua a rispondere in massa, sia nelle città che nei centri più
piccoli della regione. Il 19 comizio di protesta nei locali della sezione socia-
lista di Chieti: «tutte le Leghe erano largamente rappresentate nonché gli
operai simpatizzanti. La sala gremita presentava un aspetto imponente».
Svolge la relazione Torrese, al termine della quale si approva «per acclama-
zione» il seguente ordine del giorno, inviato al ministero degli Esteri, al-
l’ambasciata statunitense e al Comitato nazionale pro-Sacco e Vanzetti:
Le Leghe proletarie di Chieti aderenti alla Confederazione generale del lavoro chia-
mate in solenne adunata nella sede della sezione del Partito socialista italiano, la sera
di giovedì, 19 gennaio 1922, udita la vibrante parola del prof. Guido Torrese in difesa
dei compagni Sacco e Vanzetti:
elevano il loro grido di protesta, insieme al proletariato di tutto il mondo, per l’efferato
scempio che la borghesia della nazione d’oltremare vuol compiere sui corpi degli in-
nocenti compagni Sacco e Vanzetti;
fanno voti che questo grido di sdegno e di pietà sia di ammonimento per tutte le rea-
zioni capitaliste del mondo e che da esso i lavoratori liberi e coscienti traggano incita-
mento per le lotte civili future;
riconfermano il proposito di far si che lo spasimo crudele dei compagni Sacco e Vanzetti
e l’eroismo di mille altri martiri della ferocia borghese risplenda sempre sui lavoratori
uniti come una fiaccola ardente di fede e di perseveranza che guiderà il proletariato
sulla via dell’uguaglianza e della civiltà.

Affollatissimi anche gli spazi del Teatro Comunale di Fossacesia, che ospi-
tano il comizio pro-Sacco e Vanzetti con gli interventi di Buccianti per le
locali organizzazioni economiche e per i socialisti e di Conti per gli anarchici:
«grande entusiasmo. È stato votato un violento ordine del giorno reclamante
la libertà per i due compagni». Un «gran numero di lavoratori e contadini»
prende parte al comizio di protesta di Paganica, in solidarietà alle «vittime di
una legge al servizio del privilegio di una classe e della plutocrazia americana».
La manifestazione si chiude con l’invio del seguente telegramma all’amba-
controrivoluzione 137

sciata statunitense: «popolo paganichese riunito comizio protesta fieramente


perché Sacco e Vanzetti, colpevoli sentire idea umano riscatto, siano ridati li-
bertà».51 Nei locali della CdL di Isernia infine, l’assemblea del 6 marzo ap-
prova all’unanimità un ordine del giorno «d’alta protesta contro la condanna
a morte di Sacco e Vanzetti. E con i voti di una pronta liberazione dei due in-
nocenti imposta dal proletariato internazionale, fu deciso di tenersi pronti per
qualsiasi azione che verrà decisa dal proletariato italiano per strappare al boia
americano le vittime designate dall’ingordo capitalismo d’oltremare, che tenta
fiaccare l’opera di rigenerazione umana con tanta fede perseguita dai due no-
stri connazionali nella terra dei miliardi e del linciaggio». Da parte sua, il pro-
pagandista aquilano Rizziero Fantini intraprende un giro di comizi pubblici
e di conferenze pro-Sacco e Vanzetti toccando Ascoli, Montegranaro, Fermo,
Porto San Giorgio, Portocivitanova, Civitanova, Macerata, Ancona, San Co-
stanzo, Mondolfo, Fano, Cattolica, Saludecio.52

Il III convegno della Faa

In vista del III congresso dell’Uai previsto ad Ancona, i gruppi e le indivi-


dualità aderenti alla Faa si riuniscono il 23 ottobre nei locali della sezione
repubblicana di Sulmona per il III convegno dell’organizzazione anarchica
regionale. Risultano rappresentati i gruppi: “Sorgiamo!“ dell’Aquila, “Carlo
Pisacane” di Castellamare Adriatico, “Iconoclasta” di Ortona, “I Liberi” di
Sulmona; inviano invece adesione i nuclei di Avezzano, Castel di Sangro,
Paterno di Celano, San Benedetto dei Marsi e Torre de’Passeri. Dirigono i
lavori Di Pietro e Meta del gruppo di Pratola Peligna e Riccardo Sacconi,53

naio 1922; La vita di Sacco e Vanzetti è nelle mani dei lavoratori! L’agitazione in Italia. Avezzano, Ivi, 18
gennaio 1922; Q. Perfetto, Commemorazione Gori e comizio pro Sacco e Vanzetti. Sulmona, Ivi, 19 gennaio
1922; Nel nome di Sacco e Vanzetti è il diritto alla vita e alla libertà per tutti che affermano i lavoratori italiani.
Da Bagnoli del Trigno, Ibidem; La giustizia per Sacco e Vanzetti bisogna imporla. L’agitazione in Italia. A
Chieti, Ivi, 25 gennaio 1922; A Fossacesia, Ibidem; Per Sacco e Vanzetti. Isernia, Ivi, 10 marzo 1922; Da
Paganica. Comizio per Sacco e Vanzetti, «L’Avvenire», 19 febbraio 1922.
52 Cfr. R. Fantini, Per Sacco e Vanzetti. Note retrospettive ad un giro di conferenze, «Umanità Nova»,
28 febbraio 1922.
53 Su Riccardo Sacconi cfr. DBAI, vol. II, pp. 475-477.
54 Su Raffaele Schiavina cfr. DBAI, vol. II, pp. 516-521.
55 Cfr.: Il convegno della Federazione anarchica abruzzese. Sulmona, «Umanità Nova», 26 ottobre
1921; Anonimi Compagni, 1914-1945 Un trentennio di attività anarchica, cit., p. 72.
56 «La cooperativa marinara Garibaldi possedeva numerosi piroscafi intitolati al nome di persone
138 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

che partecipa in rappresentanza dell’Uai e della redazione di «Umanità


Nova». Dopo aver approvato la relazione d’apertura di Perfetto in merito
all’ultima riunione del Consiglio generale dell’Uai tenutasi a Roma, il con-
vegno passa alla discussione dei punti previsti all’ordine del giorno.
Dalle osservazioni di Perfetto, Lazzarini, Paglia, Carlone e Sacconi sul
funzionamento e l’efficienza dell’organizzazione emerge la necessità di un
potenziamento interno, sia della Faa che dell’Uai. Viene abbozzato perciò
un accordo sulla base del quale tutti gli iscritti ai gruppi debbano in qualche
modo assumere l’onere sia di versare una quota stabilita, «per porre la Fe-
derazione in condizione di compiere la propria opera», sia di raccogliere
ulteriori fondi anche fra i simpatizzanti.
Sulla difficile e pesante questione delle vittime politiche i presenti si
pronunciano in favore di immediate iniziative locali in sostegno ai due
Cpvp nazionali di Milano e Roma, deliberando di attenersi comunque alle
indicazioni che verranno stabilite dall’imminente congresso di Ancona.
Con l’intervento di Di Pietro in solidarietà a Galleani e a Raffaele Schia-
vina,54 «che tra giorni saranno portati dinanzi ai giudici borghesi», il con-
vegno approva il seguente ordine del giorno:

Il Convegno: mentre esprime la sua completa solidarietà con i cari compagni Galleani
e Schiavina, fa voti perché presto possano riottenere la libertà e ridarsi alla propaganda;
esorta i compagni tutti ad interessarsi della loro sorte; invita U.N. ad iniziare un’attiva
ed energica campagna difensiva in favore dei suddetti compagni, nonché per strappare
alle galere tutte le vittime politiche che l’odio borghese ha privato della libertà.

La reazione in corso nella Russia sovietica contro gli anarchici e le loro


organizzazioni è oggetto di ampia e vivace discussione; provoca forte sde-
gno e indignazione tra i presenti, che lanciano parole di fuoco nei confronti
dei bolscevichi. Si approva quindi un energico ordine del giorno in cui si
esprime la piena e totale solidarietà agli anarchici e ai sindacalisti, che re-
sistono ad un governo non riconosciuto né come comunista né tantomeno
come «rappresentante» della rivoluzione, e al proletariato russo, che con-
tinua a lottare per l’affermazione della libertà nell’uguaglianza:

Il Convegno: pur riaffermando la propria solidarietà e simpatia per la rivoluzione russa


e per quel proletariato eroico; protesta contro la persecuzione perpetrata dal governo

a noi e al proletariato care: Pietro Gori, Amilcare Cipriani, Mazzini, Pisacane, ecc… Poche organiz-
zazioni erano riuscite a migliorare le condizioni morali ed economiche dei propri aderenti come la po-
controrivoluzione 139

a danno degli anarchici e dei sindacalisti, e mentre riaffermano per questi il diritto di
propaganda e di azione, richiamano su di ciò l’attenzione di tutte le forze estreme del
proletariato russo, perché si oppongano a tutte le persecuzioni ed affermino la libertà
per tutte le manifestazioni del pensiero.

Con un ordine del giorno votato all’unanimità, la Faa ribadisce ancora


una volta il proprio impegno nel sostenere e intensificare le mobilitazioni
per la liberazione di Sacco e Vanzetti, vittime sia della reazione capitalista
e padronale, sia del razzismo, che sempre più pericolosamente dilaga negli
Usa e a cui contrapporre necessariamente la solidarietà di classe:

Il Convegno: discutendo in merito alla sorte dei compagni Sacco e Vanzetti, ritenuto
che essi sono vittime dell’odio di parte e di razza; convinto che nel giudizio a danno
dei detti compagni si è artatamente calpestato il più elementare principio di giustizia
condannando, non due assassini, ma due innocenti rei solo di essere anarchici e, per
strano caso, italiani; delibera di continuare nell’agitazione fino a quando non si sia avuta
soddisfazione; s’impegna ad agire con tutti i mezzi pur di ottenere la liberazione dei
due compagni.

Passando alle discussioni in merito alla propaganda orale tra la popo-


lazione e i lavoratori, come nel precedente convegno di Castellamare
Adriatico gli anarchici abruzzesi ne riconoscono tutta l’importanza e deli-
berano di programmare una nuova serie di comizi da promuovere, orga-
nizzare e realizzare nelle cittadine e nelle piccole località; invitano altresì
la CdC dell’Uai a designare appositamente un propagandista, in grado di
intraprendere un giro di conferenze nei centri delle province della regione.
Riguardo la stampa di movimento, gli anarchici riuniti a Sulmona confer-
mano il proprio impegno nel sostenere innanzitutto «Umanità Nova» (per
la cui redazione si raccolgono immediatamente 48 lire) e, ma solo nel limite
del possibile, anche le altre testate. La relazione conclusiva di Paglia illustra
agli intervenuti le ragioni delle mancate pubblicazioni di «Madre Terra»,
il periodico regionale di propaganda anarchica che avrebbe dovuto veder
luce dopo il convegno di Castellamare Adriatico. Per inciso, è questa una
delle ultime notizie che si hanno sull’anarchico aquilano: perderà la vita
pochi giorni più avanti, il 5 novembre, a causa di un incidente sul lavoro.
Nel cimitero di Roio Piano viene posta un’epigrafe, in cui si può leggere
ancora:

Apostolo e combattente
per l’anarchia
140 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

e la rivoluzione
francesco paglia
a soli 30 anni
vittima del lavoro
lasciando nel pianto
i genitori ed i compagni
5-11-1921

Con la sintesi di Sacconi, e con le nomine dei delegati atti a rappresentare


l’organizzazione regionale al congresso di Ancona – individuati nelle per-
sone di Perfetto, Lazzarini e Carlone – terminano i lavori del terzo conve-
gno della Federazione anarchica abruzzese.55

La Casa del Popolo di Raiano

Dopo un’esperienza a Genova presso la Cooperativa della gente di mare


“Giuseppe Garibaldi” di Giulietti,56 nel novembre del 1921 torna a Raiano
Postiglione, già in corrispondenza con Paglia, che lo proponeva alla reda-
zione di «Madre Terra», e con gli altri anarchici attivi sul territorio regio-
nale:

I raianesi, e chi, oltre il cerchio della borgata, lo ha conosciuto, non possono non ri-
cordarlo […] Un giovane trasandato dagli occhi azzurri e dalle labbra espressive si ri-
volgeva alla folla con pienezza di entusiasmo e di efficacia tanto se parlasse di
orientamenti politici, o se cantasse una triste ballata a forma di rondò; o se evocasse il
lamento di un usignolo, o il saluto a una rondine, o il sospiro di una adolescente…57

Formatosi alla scuola di Galleani e degli antiorganizzatori, per Posti-


glione la sola organizzazione di classe non basta. Le forme di coercizione
e dello sfruttamento sono molteplici come varie sono le modalità attraverso

tentissima FILM che, da mozzo a comandante avevano formato un blocco formidabile di attività pro-
letaria contro il quale si sferrava l’odio di tutta la cricca armatoriale». H. Rolland, Il sindacalismo anar-
chico di Alberto Meschi, Samizdat, Pescara 1999, p. 209.
57 O. Giannangeli, Le vite esemplari. Umberto Postiglione, «Il Sagittario», 8 luglio 1945.
58 V. Marchesani, In memoria di Umberto Postiglione, Casa Editrice Vecchioni, Aquila 1925, pp. 32-33.
Il corsivo è dell’autore.
59 Panfilo Di Cioccio nasce a Pratola Peligna il 6 aprile 1893, agricoltore. Partecipa alla campagna
italo-austriaca. Si congeda il 5 maggio del 1919. Attivo nel locale movimento anarchico. Contribuisce
alla costituzione del locale gruppo anarchico. Nel 1922 è alla dirigenza della Lega proletaria, adope-
controrivoluzione 141

le quali viene condizionato lo sviluppo di ogni essere umano. Pertanto, per


poter concorrere alla liberazione dell’umanità, varie e plurali devono essere
le azioni tese a combattere ogni forma di sopraffazione e di violenza eco-
nomica, politica e morale. Una di queste forme è certamente rappresentata
dall’educazione, uno dei più importanti terreni di scontro della logica del
dominio. E da strumento di dominio, ora clericale, ora politico-statale,
deve trasformarsi in elemento di liberazione e rivoluzione. Per Postiglione,
dunque, questi argomenti devono integrare il più ampio movimento radi-
cale e rivendicativo, concependo l’emancipazione degli esseri umani non
solo in termini di migliori condizioni economiche e sociali ma anche nel
senso di costruire un progetto di liberazione e di affrancamento dalla schia-
vitù e dalla disuguaglianza rispetto sia alle conoscenze che alla cultura. E
così, ad Avezzano, centro della Marsica risorta dopo il catastrofico terre-
moto, con l’aiuto degli anarchici di San Benedetto dei Marsi promuove l’a-
pertura di una prima scuola libera,

[…] nella quale si impartivano le principali discipline di studio come preparazione alla
vita. Ad attuare l’idea che tutto lo infervorava nel tentativo di fare [...] una scuola bene
ordinata nei singoli insegnamenti, la quale egli immaginava dovesse diventare a breve
andare un vivaio di energie dirette specialmente alla formazione della personalità
umana […] L’istruzione mirava soprattutto a stimolare, a mettere in moto le forze ge-
nuine che gli alunni portano in sé per poter rendersi conto della vita, formarsi l’auto-
educazione, fissare una meta, crearsi una volontà fattiva di bene.58

Autoeducazione dunque, per perfezionarsi, per liberarsi, per espandere


la propria autonomia in ogni situazione della vita sociale, per essere in grado
di diffondere queste tensioni etiche anche agli altri individui. L’esperienza
marsicana non ha fortuna, e un secondo tentativo viene ripetuto a Raiano
con l’istituzione di una scuola popolare gratuita, questa volta frequentata di
buon grado. Instancabile, Postiglione continua la sua opera rivoluzionaria
in vista di un cambiamento radicale della società, sempre più convinto che
è l’educazione ad accendere e sviluppare il risveglio del pensiero delle masse
e a rovinare i piani dei poteri politici ed economici, soprattutto quando di-
venta oggetto delle spinte che vengono dal basso. Con «numerosi amici e
persone d’ogni ceto sociale» si fa promotore della costituzione della Casa

randosi anche per la ricostituzione della Lega contadini. Pubblica «manifesti scritti in tono acceso e
violento, esaltando le utopie comuniste e incitando la popolazione locale a lottare contro il fascismo».
142 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

del Popolo, la prima a sorgere in Abruzzo, ricevendo dimostrazioni di soli-


darietà e concreta collaborazione sia da parte degli “operaisti” Perfetto,
Meta, Di Cioccio,59 Farias e Caiola, che dagli antiorganizzatori De Rubeis,
Giuseppe Cerasani e Pasqualina Martino.60 Le idee di Postiglione vengono
riassunte in un manifesto, affisso e diffuso nei centri abitati della zona:

La Casa del Popolo sarà il centro di un vasto ed intenso movimento per l’elevazione morale
e intellettuale del lavoratore.
Sarà un’officina per lo sviluppo d’ignorate energie capaci di aprire nuove vie, schiudere
più vasti orizzonti al popolo nostro, che oggi vive come in un fosso.
Sarà – ripetiamo – un’officina in cui andremo installando nuovi motori e trasfor-
matori (scuola serale e domenicale, ricreatorio, università popolare, biblioteca circolante,
filarmonica e filodrammatica) motori e trasformatori: che ci daranno forza e
luce: forza di volontà e luce di sapere.
Sarà – in altre parole – un vivaio in cui andrà maturandosi, giorno per giorno, la gente
nuova, quella capace di vivere senza frusta né briglia, senza catene né pastoie, né basto.153

Sarà un focolare di idee, sempre acceso attorno al quale noi ci sentiremo più uniti,
come fratelli, come una famiglia sola.
Sarà un faro di luce intensa.
Lo capite ora perché la Casa nostra avrà un’anima, una mente e un cuore; idee e speranze;
avrà una vita, insomma?
Ed allora capirete anche che essa verrà a trovarsi al di fuori e al di sopra di tutti i
partiti, vecchi e nuovi…
lavoratori!
Sebbene questa nostra sia la prima Casa del Popolo che sorge in Abruzzo, essa non è la
prima che sorge in Italia e tanto meno in Europa. A molti di voi dovrebbero perciò esser
noti i benefici effetti che apportano alla vita sociale le Case del Popolo, così come le in-
tendiamo noi, cioè centri di vita, officine di forza e di luce.
Un paragone. Gli operai della Svezia, Norvegia, Finlandia, in America, si costruiscono la
loro casa comune e vi passano le ore di svago leggendo, studiando, discutendo, ascoltando
conferenze e lezioni; mentre i loro figli si allenano nelle palestre, si addestrano nel canto
e nella musica, si fortificano – in una sola parola – e si nobilitano: futuri candidati ai posti
più elevati in tutti i campi delle attività umane.

Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 167, f. 30.


60 Su Pasqualina Martino, nata a Musellaro il 6 gennaio 1901, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat.
A8, b. 147, f. 15.
61 U. Postiglione, Manifesto della Casa del Popolo, in V. Marchesani, In memoria di Umberto Posti-
glione, cit., pp. 34-37 [il maiuscolo è dell’autore].
62 Ivi, p. 34.
63 C. Frigerio, Camillo Di Sciullo, «Almanacco Libertario», Pro vittime politiche per l’anno 1936, a.
8, Ginevra, 1936.
controrivoluzione 143

Gli operai italiani, invece, la sera e la domenica non sanno dove sbattere la testa e finiscono
in un bar ad alleggerire la borsa, appesantire la testa ed avvelenare lo stomaco, mentre i
figli vagano per le vie, imparando vizi e lordure, raccogliendo i germi di tante malattie
fisiche e morali.
Ecco, la Casa del Popolo farà anche questo: strapperà i vostri figli dalla strada e dalla can-
tina. Aiuterà loro a trovare e provare le impagabili gioie che danno il sapere e l’arte, cioè
la verità e la bellezza.
cittadini!
Vi chiamo così, perché stiamo per fare delle considerazioni di indole generale che vi inte-
ressano come cittadini raianesi.
Il nostro paese manca di un pubblico e vasto locale adatto per feste sociali, balli, recite
drammatiche. Ebbene con la Casa del Popolo noi avremmo questo locale.
V’è di più: Raiano comincia a sentire il bisogno di un cinematografo. Ebbene: perché la-
sciare l’iniziativa ad un privato? Perché non metter su, nella Casa del Popolo – con un
piccolo sforzo collettivo – un cinematografo cooperativo-sociale che scarterebbe il lucro
privato?
E quante altre iniziative non nascerebbero dopo, quando ci fossimo abituati a vivere in-
sieme, a praticare la solidarietà, a gustare il bello?
Pensateci…61
Di nuovo la propaganda, l’autorganizzazione e l’istruzione sono, a giudizio
dell’anarchico raianese, gli strumenti privilegiati per favorire il cambiamento.
La Casa del Popolo, considerata nel campo educativo la più rivoluzionaria
delle sue iniziative, nonostante «una larga eco di adesioni, che non restò nel
campo astratto delle idee, ma passò allo stato concreto dell’attuazione»,62 avrà
vita breve, soprattutto per l’opera di ostruzionismo e di boicottaggio svolta
dalle autorità, che guardano con sospetto un trentenne dai precedenti così
poco rassicuranti e dalle iniziative così audaci.

Il III congresso dell’Uai

L’Uai che si ritrova ad Ancona dall’1 al 4 novembre è una forza di tutto ri-
spetto ma non è più quella di Bologna. La CdC conta ancora circa diciot-
tomila aderenti ma, se nella precedente assise di Bologna i delegati avevano
superato il numero di duecento, nella città marchigiana risultano centoventi.
Molti gruppi infatti, non possono ora mandare delegati ma solo adesioni
perché «in certi luoghi i gruppi sono al completo […] in prigione». Risul-

64 Nei dibattiti del congresso si affaccia una tendenza più organizzatrice del solito, tanto che si
decide per un segretario dell’Uai, stipendiato e nominato dalla CdC, in grado di svolgere, in caso di
necessità, un’azione di organizzazione nelle varie località. La CdC passa al gruppo di Livorno e la se-
144 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

tano complessivamente rappresentate centoquarantasette località, tra cui


Castellamare Adriatico e Sulmona; oltre ai delegati della Faa, ai lavori par-
tecipano anche Ippoliti e Di Sciullo. Nel ricordo personale di Carlo Frige-
rio, il tipografo di Chieti «prende parola al congresso anarchico di Ancona
per recarvi il tributo del suo ottimismo sereno e l’incoraggiamento ai più
giovani. Dalla sua figura bianca di apostolo traspariva un’infinita bontà e
nel suo sguardo si rifletteva la fede immutata in un miglior divenire…».63
Il III congresso dell’Uai affronta una situazione radicalmente diversa
da quella dell’anno precedente e sancisce la fine della stagione rivoluzio-
naria, apertasi nel febbraio del 1917 se non addirittura nel giugno del 1914.
Tutta la linea precedente viene messa in discussione. La gran parte condi-
vide ora le posizioni degli antiorganizzatori riguardo al fronte unico, in
passato scelta quasi obbligata per il momento rivoluzionario e per le poche
forze allora a disposizione del movimento. Mutata la situazione da rivolu-
zionaria a reazionaria, la prima necessità che emerge è quella di riorganiz-
zarsi e potenziarsi.64 Riguardo le alleanze esterne, gli anarchici hanno ora
difficoltà a muoversi con i socialisti, che vanno verso destra, e con i comu-
nisti, che vanno verso la dittatura. Per i marxisti, la reazione in atto rap-
presenta l’ultimo colpo di coda del regime borghese. Per l’Uai questa è
un’illusione, tra l’altro diffusa anche in alcuni degli ambienti libertari. L’u-
nico riavvicinamento possibile sembra essere quello ai repubblicani, gli
unici ad aver messo in campo le proprie forze al fianco degli anarchici per
la costituzione dei gruppi del Fur, e che ora, tra l’altro, stanno tornando su
posizioni libertarie e socialistiche attraverso una rivalutazione dei temi
dell’autonomia e del federalismo.
Ci sono poi da rivedere i rapporti con la sinistra, dopo la nascita del
PCdI, ma anche col movimento operaio organizzato e, soprattutto, su
come esservi presente. Il PCdI, infatti, sulla base delle direttive sul fronte
unico provenienti dal Comintern, non potendole applicare a livello politico
si era adoperato per realizzarle a livello sindacale con lo scopo di impadro-
nirsi della CGdL dall’interno. Diversi, e quanto mai vani, erano stati i ten-

greteria affidata a Nazareno Moretti. Il Consiglio generale viene riconfermato come a Bologna.
65 Già nel luglio 1919 scriveva Malatesta a Fabbri: «Anarchia significa non-governo e quindi a
maggior ragione non-dittatura […]. Ora i bolscevichi sono semplicemente dei marxisti […]. La dittatura
del proletariato sarebbe il potere effettivo di tutti i lavoratori intenti ad abbattere la società capitalistica
e diventerebbe l’anarchia non appena fosse cessata la resistenza reazionaria e nessuno più pretendesse
di obbligare con la forza la massa ad ubbidirgli ed a lavorare per lui. […] Dittatura del proletariato si-
controrivoluzione 145

tativi per far rientrare Usi e Sfi nella CGdL nel nome dell’unità proletaria.
Questo, poi, aveva provocato sconcerto tra i sindacalisti anarchici, che ave-
vano salutato la nascita del PCdI con grande simpatia nella speranza che i
comunisti avrebbero fatto confluire le proprie forze dalla CGdL all’Usi.
Una serie di eventi che ora rischia di aprire uno scontro non solo tra anar-
chici e sindacalisti, ma anche tra gli anarchici organizzati nella CGdL e
quelli nell’Usi. La linea che prevale al congresso, e che riesce ancora una
volta ad avere la meglio sulla forte tendenza di molti militanti a tornare
solo sull’azione specifica, si basa sull’indiscutibile e concreto dato di fatto
che al di fuori delle associazioni dei lavoratori «gli anarchici resteranno
sempre impotenti a dare un loro indirizzo al corso degli eventi». A giudizio
di Malatesta, «oggi la più grande forza di trasformazione sociale è il movi-
mento operaio, e dal suo indirizzo dipende in gran parte il corso che pren-
deranno gli avvenimenti e la meta a cui arriverà la prossima rivoluzione […
]. Gli anarchici debbono riconoscere l’utilità e l’importanza del movimento
sindacale, debbono favorirne lo sviluppo, e farne una delle leve della loro
azione, facendo tutto quello che possono perché esso, in cooperazione colle
altre forze di progresso esistenti, sbocchi in una rivoluzione sociale che
porti alla soppressione delle classi, alla libertà totale, all’eguaglianza, alla
pace ed alla solidarietà fra tutti gli esseri umani». Affermazioni queste ac-
compagnate dalla consapevolezza che tutte le organizzazioni proletarie
sono di per sé riformiste e non possono non esserlo. La particolare simpatia
per gli anarcosindacalisti e per l’Usi è dovuta solo ed esclusivamente al loro
metodo di azione diretta e alla linea antiparlamentare e non a una loro in-
trinseca essenza rivoluzionaria. La parola d’ordine dunque è quella di stare
in tutte le organizzazioni proletarie, accettarne anche le cariche ma non
subordinare in alcun modo l’azione anarchica a quella sindacale e, a fini
tattici, istaurare un organismo d’intesa permanente tra tutti gli anarchici
attivi nelle organizzazioni di classe.
Un ordine del giorno molto duro nei confronti del bolscevismo segna
definitivamente la rottura col PCdI e l’inizio ufficiale dello scontro aperto
tra le due anime della sinistra rivoluzionaria: «il III Congresso dell’Uai […
] dichiara di non riconoscere affatto il governo russo cosiddetto comunista
come il rappresentante della rivoluzione, vedendo anzi in esso il maggior
nemico della rivoluzione stessa, in quanto il governo bolscevico si avvia […
] a divenire un governo come tutti gli altri […] oppressore e sfruttatore del
proletariato nel nome del quale pretende di esercitare il potere». Viene
quindi espressa la piena solidarietà agli anarchici russi e, con la votazione
146 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

di un’altra mozione, inviata adesione al Congresso Anarchico Internazio-


nale previsto a Berlino.
Il congresso di Ancona chiude la stagione rivoluzionaria del dopoguerra
di cui la Russia era stato il faro; chiude anzi un’epoca. In Russia è necessario
salvare non solo la rivoluzione dai bolscevichi ma anche il concetto stesso
di rivoluzione.65. Questo è tutto da ridefinire e, con esso, il ruolo, le pro-
spettive e le alleanze dell’anarchismo.66

«L’Annunciatore»

In un clima in cui i rapporti tra anarchici e comunisti si sono ulteriormente


incrinati, negli ultimi mesi del 1921 Ettorre lascia definitivamente il PCdI
per tornare all’anarchismo. La scelta muove da una lunga serie di ragioni:
sicuramente anche per la svolta elettoralista di Bordiga nel mese di aprile;
sicuramente «perché indignato pei metodi ultradittatoriali dei compagni
dell’Esecutivo Federale»;67 ma non solo. L’eco degli eventi ucraini, con la
disfatta del movimento machnovista per mano bolscevica, attraversa ve-
locemente tutto il pianeta, provocando anche tra le masse proletarie ita-
liane forte indignazione nei confronti del partito comunista. Dopo aver
respinto per ben due volte gli eserciti bianchi e, scongiurato l’estremo pe-
ricolo, risposto puntualmente alle operazioni militari condotte dall’Armata
Rossa contro i partigiani anarchici, Nestor Machno, messo definitiva-
mente alle strette, nel 1921 era stato costretto a fuggire. I bolscevichi ave-

gnificherebbe dittatura di tutti, vale a dire non sarebbe più dittatura. […] Lenin, Trotski e compagni
sono di sicuro dei rivoluzionari sinceri […] ma preparano i nuovi quadri governativi che serviranno a
quelli che verranno dopo per profittare della rivoluzione ed ucciderla. Essi saranno le prime vittime del
loro metodo, e con loro, io temo, cadrà la rivoluzione». Cfr. R. Bertolucci (a cura di), Errico Malatesta.
Epistolario 1873-1932. Lettere edite ed inedite, Centro Studi Sociali Avenza, 1984, pp. 164-165.
66 Sull’andamento del congresso cfr.: «Umanità Nova» dei giorni 4, 5, 6 e 8 novembre 1921; G.
Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale (1872-1932), cit., pp. 718-754;
L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna
(1919-1939), cit., pp. 117-124.
67 Cfr. S. Presutti, Dalle Prov. Chieti-Teramo. Per il libertario Lidio Ettorre, «L’Abruzzo Rosso»,
18 giugno 1922.
68 Si vedano: P. Arshinov, Storia del movimento machnovista, Samizdat, Pescara 2001; P. Avrich, L’altra
anima della rivoluzione. Storia del movimento anarchico russo, Antistato, Milano 1978; A. Lehning, Marxismo
e anarchismo nella rivoluzione russa, Samizdat, Pescara 1999; N. Machno, La rivoluzione russa in Ucraina
(marzo 1917 - aprile 1918), La Fiaccola, Ragusa 1971; G.P. Maximoff, Gli anarcosindacalisti nella rivoluzione
russa, Samizdat, Pescara 2001; Volin, La rivoluzione sconosciuta, 2 voll., Franchini, Carrara 1976.
controrivoluzione 147

vano inaugurato una procedura che diciotto anni più avanti sarà imitata
dagli stalinisti spagnoli contro le milizie anarchiche. In Ucraina, per la
prima volta nella storia, erano stati applicati i principi del comunismo li-
bertario e, nella misura in cui le circostanze della guerra civile lo avevano
permesso, era stata praticata l’autogestione. Tutto era iniziato con l’in-
staurazione di un regime di destra, che, imposto dagli eserciti di occupa-
zione tedesco e austriaco, si era affrettato a rendere ai vecchi proprietari
le terre di cui i contadini rivoluzionari si erano appena impadroniti. I la-
voratori delle terre difesero con le armi in pugno le loro conquiste. Le di-
fesero tanto contro la reazione quanto contro l’intrusione intempestiva,
nelle campagne, dei commissari bolscevichi. Le terre furono coltivate in
comune dai contadini, raggruppati in «comuni» o liberi «soviet di lavoro».
I principi di fratellanza e di uguaglianza erano rispettati. Tutti, uomini,
donne, bambini dovevano lavorare secondo le loro forze. I compagni eletti
alle funzioni di gestione, a titolo temporaneo, riprendevano poi il loro la-
voro abituale a fianco degli altri membri della comune. Ogni soviet non
era che l’esecutore della volontà dei contadini della località in cui era stato
eletto. Le unità di produzione erano federate in distretti e i distretti in
regioni. I soviet erano inseriti in un sistema economico complessivo fon-
dato sull’uguaglianza sociale. Dovevano essere assolutamente indipen-
denti da qualsiasi partito politico; nessun politico vi doveva imporre la
sua volontà dietro la copertura del potere sovietico. I loro membri dove-
vano essere autentici lavoratori, a servizio esclusivo degli interessi delle
masse lavoratrici.68
Alla luce di quanto avvenuto in Ucraina, anche negli ambienti rivolu-
zionari italiani il dibattito interno torna inevitabilmente ad infocarsi pro-
prio sulle sostanziali differenze tra comunismo anarchico e comunismo
autoritario. E tutto ciò influisce profondamente anche su Ettorre:

Attraverso discussioni dottrinarie, letture e contingenze pratiche ho lasciato il nuovo


partito sedicente comunista (poiché il comunismo senza libertà è assolutamente incon-
cepibile!) sposando le cause del vero comunismo, che è quello anarchico ed espropria-
torio nel vero senso rivoluzionario. Invito i signori autoritari a discutere sinceramente

69 Lettere abruzzesi. L. Ettorre, Anarchici e comunisti. Giulianova, «Umanità Nova», 7 gennaio


1922.
70 Ibidem.
71 Cfr.: Propaganda. Margio, Giulianova, Ivi, 4 gennaio 1922; Lettere abruzzesi. L. Ettorre, Anar-
chici e comunisti. Giulianova, Ivi, cit.
148 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

le Idee! […] Dottrinariamente, storicamente, idealmente e particolarmente, cos’è il co-


munismo se non libertà ed uguaglianza sociale così come lo propagandò Bakunin? Noi
crediamo che in comunisti iscritti al neo-partito siano i veri disertori dell’idea comu-
nista […]. Siamo contrari a tutte le dittature ed in questo tutti i comunisti locali ebbero
ed hanno la nostra stessa opinione senza però avere la sincerità di proclamarlo pubbli-
camente. Rimaniamo sinceri ammiratori della rivoluzione russa, ma non possiamo con-
siderarla che dal punto di vista storico e sintetico. Cioè l’apparizione del «mugit» nella
vita politica della Russia, vissuta sempre in regime di feroce tirannide, costituisce uni-
camente la grande idea, affermata dalla rivoluzione. I dittatori moscoviti hanno detur-
pato la fisionomia della grande rivoluzione. Per cui anche sulla terra della rivoluzione
una coscienza ribelle è perseguitata come in Italia. Io ed i miei amici Barnabei, Tan-
credi, Petrini, De Silvestri, D’Elio ed altri abbiamo compreso perfettamente tutto ciò.
Ed ecco perché abbandonammo il partito della dittatura degli oligarchi.69

La sera del 30 dicembre, dopo aver organizzato un incontro in privato


sull’intensificazione dell’agitazione pro-Sacco e Vanzetti, Ettorre tiene nella
sede del Circolo giovanile comunista di Giulianova una conferenza sul tema
“Comunismo libertario e autoritario”: «tra i molti libertari e i comunisti ri-
masti s’intavolò una serena discussione sul comunismo anarchico e autoritario
durata quasi due ore. Dopo della quale, quattro giovani comunisti ed un altro
del gruppo adulti passarono nelle file libertarie, seguendo l’esempio di qualche
altro giovane comunista staccatosi dai comunisti in precedenza».70 La rottura
tra anarchici e comunisti abruzzesi non tarda ad arrivare, soprattutto quando,
di lì a pochi giorni, per ascoltare un’identica conferenza di Conti a Castella-
mare Adriatico, i giovani comunisti di Giulianova, disertando una loro stessa
riunione precedentemente convocata, accorrono in massa.71 Nella convin-
zione di Ettorre, «gli operai comunisti dei nostri paesi sono prettamente li-
bertari»; come spiega in una lettera inviata alla redazione di «Umanità Nova»
– che qui riportiamo quasi per intero – «il terreno, nel nostro Abruzzo, per la
seminagione delle nostre idee libertarie, è fertilissimo, ma occorre vangarlo,
profondamente e minutamente con l’audacia e la volontà che sono le princi-
pali caratteristiche degli anarchici. Le nostre masse, precipuamente quelle
agricole che con grande entusiasmo nel 1919 furono attratte da vacui discorsi
rivoluzionari dei politicanti socialisti, con la promessa della terra e del paradiso

72 Lettere Abruzzesi. Discussioni nostre. Giulianova, Ivi, 24 febbraio 1922.


73 Testo del manifesto, riportato nell’articolo Da Giulianova. Propaganda, Ivi, 18 febbraio 1922.
74 Lettere Abruzzesi. Discussioni nostre. Giulianova, Ivi, cit.
75 Stralci dell’appello lanciato alla popolazione, riportato nell’articolo In punta di penna, «L’A-
bruzzo Rosso», 24 marzo 1922.
controrivoluzione 149

terrestre, oggi sfiduciati di tutto e di tutti, ritornano, delusi e tristi, ai loro ca-
solari, alle loro borgate, ai loro villaggi, rassegnandosi ad una inesorabile ed
eterna condanna: la schiavitù! I comunisti vogliono ricominciare il lavoro o,
per meglio dire, la ignobile commedia, con discorsi demagogici e con gli stessi
metodi falsi dei loro compagni socialisti. I contadini però, non desiderando
essere più oltre ingannati non vogliono più saperne di… promesse, di elezioni,
di deputati, di consiglieri provinciali e di sindaci. Essi, ammaestrati dalla dura
esperienza, non credono più a questi metodi di lotta legalitaria che sono i freni
più solidi della emancipazione integrale dei lavoratori, i veleni più terribili
della rivoluzione sociale. Nel proletariato urbano poi, particolarmente nei
giovani, esuberanti di vita e di spirito ribelle, vi è un istinto libertario innato
nel loro animo accessibile alle più grandi passioni per l’Idea! Nei nostri paesi
più evoluti politicamente e più emancipati economicamente, quegli stessi che
si dicono comunisti infrangono la “disciplina” degli esecutivi minori e mag-
giori; non attendono e non rispettano gli ordini dall’alto, ma agiscono di loro
iniziativa, secondo le necessità impellenti del momento, del luogo e secondo
la loro forza. Gli operai comunisti dei nostri paesi sono prettamente libertari.
Essi però non si proclamano tali non per loro ignoranza, ma per mancanza di
un’assidua e metodica propaganda libertaria che faccia ben conoscere, a questi
oscuri militi della rivoluzione sociale, il nostro intero programma. Ma quali
sono dunque i mezzi principali a nostra disposizione per diffondere in mezzo
alle nostre masse, ricche di facoltà rivoluzionarie, il nostro programma?».72
Oltre al lavoro politico-organizzativo e sindacale, l’attivismo di Ettorre
e degli anarchici di Giulianova si polarizza sostanzialmente su due diret-
trici: la propaganda tra i lavoratori comunisti e la propaganda rivolta di-
rettamente agli stessi libertari, nella convinzione di una possibile
riconciliazione e, soprattutto, di una necessaria fusione dei due schiera-
menti in fronte unico rivoluzionario. A tal pro, in occasione del congresso
provinciale comunista, viene redatto, diffuso e affisso nei centri della zona
il seguente manifesto murale:
agli operai comunisti
Le verità sono sempre chiare e facili. Ecco perché alle dissertazioni pesanti del comu-
nismo noi vogliamo opporre la protesta delle nostre verità semplici. Il problema non è
quello di sostituire una legge ad un’altra: uno Stato nuovo ad uno Stato vecchio. Gli
Stati sono sempre tali ed hanno bisogno eternamente dei gendarmi per proteggerli,
dei giudici per consacrarli e di un Dio per benedirli.

76 Cfr.: Margio, Da Giulianova. Per un numero unico, «Umanità Nova», 3 marzo 1922; Margio, Pub-
150 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Qualunque Governo, sia monarchico, repubblicano, comunista, ha bisogno per reggersi


di una classe privilegiata che lo protegga. Per conseguenza naturale il privilegio non può
esistere senza una forza armata permanente che lo difenda dalle classi oppresse.
Ecco perchè il governo dei comunisti moscoviti ha ripristinato in Russia la pena di morte,
i tribunali civili e militari, la coscrizione obbligatoria, le torture nelle carceri del fu zar, la
soppressione e lo scioglimento di quelle organizzazioni che non rispondono ai fini dei dit-
tatori. In Russia i lavoratori si sono liberati dai capitalisti ma, per somma sventura, hanno
ereditato un altro padrone più feroce: lo Stato. E oggi l’ordine regna a Mosca… come ieri
regnava a Varsavia. Le fabbriche in mano al Governo, in Russia, sono state legalizzate e
gli operai, in omaggio alla grande rivoluzione che parve scuotere il mondo capitalista non
hanno più nemmeno il diritto di sciopero. Lo Stato russo è il più burocratico degli altri
Stati. I nuovi governanti della Rivoluzione si sono finalmente decisi a stringere la mano ai
nemici del proletariato mondiale! E non vengano a dirci i… futuri dittatori d’Italia che i
dirigenti comunisti russi sono costretti a seguire quella linea di condotta controrivoluzio-
naria per impellenti necessità economiche e per ragioni di tattica. Essi, i dittatori russi, al-
lontanandosi dal proletariato per necessità inerente alla costituzione dello Stato hanno
estremo bisogno di allearsi con i loro colleghi degli Stati borghesi.
Il comunismo vero o lavoratori è soltanto quello anarchico espropriatore e libertario.
E se veramente, o compagni comunisti, idee di libertà vi animano, voi non potete essere
se non che libertari. Cioè figli e militi della libertà e dell’amore. Cioè anarchici!
L’anarchismo è la protesta umana più alta: è istinto di ribellione innato nell’anima
profonda dell’uomo: istinto questo che condusse le umane volontà alle più disparate bat-
taglie dell’Idea. Il comunismo, o compagni comunisti, non può essere che libertario.
Comunisti legalitari, voi che credete nella legge come nella più vera delle divinità, noi
vi promettiamo che spezzeremo il vostro idolo come tutti gli altri e che sostituiremo
alla vostra legge l’Uguaglianza sociale.

Gli Anarchici73

D’accordo con il gruppo “Carlo Pisacane”, allo scopo di rendere più ope-
rativa la fitta rete di collegamenti che tiene uniti gli individui e i gruppi orga-
nizzati nella Faa e, quindi, per dare soprattutto impulso alla propaganda e
all’organizzazione degli schieramenti proletari e rivoluzionari, l’ebanista di
Giulianova si fa promotore per avviare e dirigere le pubblicazioni di un pe-
riodico regionale: «L’Annunciatore», Organo degli anarchici dell’Abruzzo.
Un periodico di propaganda «che penetri come una freccia negli angoli più
remoti e silenti della campagna e sappia squarciare le fitte tenebre del pre-
giudizio e dell’ignoranza: e illuminare le menti più ottenebrate di una luce
chiara, piena di speranza per il prossimo avvenire. Il nostro giornale dev’essere

blicazioni nostre. È uscito «L’Annunciatore». Giulianova, Ivi, 24 marzo 1922; Comunicati. Giulianova, Ivi, 25
controrivoluzione 151

un faro luminoso, acceso all’estremità della regione per irradiare di un fascio


di luce libertaria tutti i piccoli paesi dell’interno ancora soggetti al prete e al
signorotto feudale. I compagni di Giulianova hanno già lanciato appello ai
loro numerosi amici emigranti, per l’aiuto finanziario del giornale. Siamo si-
curi che essi, ricordandosi sempre delle passate lotte combattute insieme,
come sempre, faranno più del loro dovere».74 Nell’appello lanciato dagli anar-
chici di Giulianova alla popolazione per pubblicizzare l’iniziativa si legge:

Ai compagni Abruzzesi e Marchigiani emigranti nelle Americhe: una voce di libertà


sta per squillare in Abruzzo. E il grido sarà così forte che avrà una ripercussione anche
in terra marchigiana […].
Da Giulianova, dalla cerchia della fiera cittadina ribelle, unica ad essere franca della
violenza fascista, s’alza il grido della fede e della passione libertaria […].
«L’Annunciatore»: ecco il nome del giornale che porterà lontano il brivido del nostro
amore all’Idea, la luce della nostra Fiamma, il conto della nostra giovinezza donata al-
l’anarchia.
Sarà una voce lanciata dalla nostra impazienza ai silenzi luminosi dell’Avvenire, ove già
si profilano le mura della nostra Città del Sole.75

Con una serie di ulteriori comunicati, tutti i sostenitori dell’iniziativa


vengono avvisati che gli articoli, le corrispondenze e le sottoscrizioni de-
vono puntualmente pervenire all’indirizzo di Ettorre. Del nuovo periodico
vengono così pubblicati tre numeri unici, «destando entusiasmo nel campo
proletario e provocando le ire e le calunnie nel campo nemico!»; il primo
numero porta la data del 12 marzo, gli altri due escono la prima domenica
di aprile ed il primo maggio.76 Nel ricordo personale di Ettorre, «le con-
tinue minacce avversarie e le seccature della polizia ne facevano aumentare
– ogni settimana – la tiratura. Alcuni numeri venivano spediti in Australia,
in Francia, in Germania e moltissime copie in America, ai nostri emigranti,
dai quali ricevevamo i maggiori contributi».77 Sulle colonne de «L’Annun-
ciatore», oltre ad articoli inerenti strategie di organizzazione e tattiche di
lotta politica e sociale, si susseguono una serie di interventi per esortare i
lavoratori all’azione diretta sotto la bandiera dell’antifascismo unitario, ma

marzo 1922; Comunicati. Giulianova, Ivi, 14 aprile 1922. Su «L’Annunciatore» cfr.: U. Fedeli, «Movimento
Operaio», a. II, n. 9-10, giu.-lug. 1950, p. 292; BdA1, p. 313; R. Cerulli, Giulianova 1860, cit., p. 353.
77 In S. Galantini, La stampa periodica a Giulianova, «Bollettino della Deputazione Abruzzese di Sto-
ria Patria», a. LXXXV, 1995, pp. 466-467.
78 Sulla polemica da parte comunista cfr.: Questa è carina, «L’Abruzzo Rosso», 24 marzo 1922; A.
Pica, Giulianova. A Lidio Ettorre. Per una risposta che nulla ha dimostrato, Ivi, 6 aprile 1922; Id., A quando la
dimostrazione?, Ivi, 21 aprile 1922; Giulianova. Avviso importantissimo!!!, Ivi, 21 aprile 1922; S. Presutti,
152 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

si sviluppano anche dure polemiche nei confronti del PCdI, soprattutto


per non aver sostenuto concretamente i battaglioni degli Arditi del Popolo
e – come vedremo – la costituzione dei gruppi dell’Alleanza del lavoro. E
la disputa ormai apertasi tra anarchici e comunisti è destinata a degenerare
e rischia perfino di provocare confusione ed incertezze tra i lavoratori e nel
locale fronte antifascista.78 Onde evitare ulteriori frammentazioni, nel mese
di aprile gli anarchici di Giulianova e quelli del gruppo “Carlo Pisacane”
avviano una serie di incontri grazie ai quali riescono a trasformare il perio-
dico in settimanale dei gruppi anarchici attivi nelle province dell’Aquila,
Chieti, Teramo, Ascoli e Macerata. Il giornale cambia così nome in «Au-
rora Libertaria», con un pieno riconoscimento del programma dell’Uai e
l’estensione delle collaborazioni a suoi dirigenti tra cui Fabbri.79

L’Alleanza del lavoro

Il fascismo ha ormai dalla sua la gran parte degli apparati periferici dello Stato,
che non si limitano più a un atteggiamento di simpatia o connivenza ma non
obbediscono alle direttive del nuovo governo – se antifasciste – e fanno di testa
propria o, meglio, fanno assieme ai fascisti. Come ad esempio denunceranno
da Giulianova, «i fascisti comandano la magistratura e nell’esercizio delle loro
delicate funzioni portano tanto di distintivo all’occhiello».80 La mattina del 9
gennaio «girano per le vie della città numerose squadre di carabinieri, armati
di tutto punto. Varie perquisizioni alle case operaie sono state effettuate; tutte
però han dato risultato negativo. Durante una perquisizione nella casa del vo-
stro corrispondente, la polizia gli ha sequestrato libri di propaganda e nume-
rose compie di “Umanità Nova”. È palese il proposito delle autorità di
provocare il proletariato giuliese e fare una retata di compagni. Ma i lavoratori

Dalle Prov. Chieti-Teramo. Per il libertario Lidio Ettorre, Ivi, 18 giugno 1922; A. Pica, Da Giulianova. Sarebbe
ora di finirla, Ivi, 25 giugno 1922; Dalle Prov. Chieti-Teramo. Per un libertario, Ivi, 2 luglio 1922; S. Presutti,
Dalle Prov. Chieti-Teramo. Per finirla col binomio Lidio Ettorre-Bentivoglio Francesco, Ivi, 23 luglio 1922.
79 Su «Aurora Libertaria» cfr.: Comunicati. Giulianova, «Umanità Nova», 14 aprile 1922; Comunicati.
Giulianova, Ivi, 8 giugno 1922; A Pica, Da Giulianova, «L’Abruzzo Rosso», 23 luglio 1922; In punta di
penna. Anarchici e comunisti, Ivi, 11 giugno 1922; R. Cerulli, Giulianova 1860, cit., p. 354.
80 Giulianova, «L’Abruzzo Rosso», 27 maggio 1922.
81 Sopraffazioni poliziesche a Giulianova, «Umanità Nova», 11 gennaio 1922.
82 A. Lalli, Socialismo e socialisti in Abruzzo. Piccola enciclopedia dell’Antifascismo Regionale (appunti e
ricordi), cit., p. 27.
83 Fascista che le piglia. Avezzano, «Umanità Nova», 15 gennaio 1922.
controrivoluzione 153

di Giulianova sono sul piede di guerra e vigileranno».81 Si consolida pratica-


mente sempre più il sodalizio tra fascisti e padronato; questo non è interessato
ai programmi quanto alla sostanza del fascismo: la sua funzione cioè di distrut-
tore delle organizzazioni dei lavoratori. Così, dalla fine del gennaio 1922, i fa-
scisti sono nuovamente all’offensiva e le loro spedizioni non raccolgono più
solo qualche decina di squadristi ma qualche migliaia, facilmente pescati nella
massa di disoccupati, che è divenuta enorme; e non solo: «i componenti della
squadraccia teramana furono reclutati nei bassifondi della società […] Questi
figuri avevano il compito di provocare socialisti e comunisti […], di intimidire
con minacce i sindacalisti […], di tentare di incendiare qualche cooperativa di
consumo, insomma di cercare, ad ogni costo, di rendersi benemeriti verso i
loro sovvenzionatori, quasi tutti agrari della Vibrata…».82 A Pescina, «l’11
[gennaio] il fascista Tranquilli di Pescina aggredì in corso Garibaldi l’avv. so-
cialista Paladini. L’aggressore però si ebbe la meritata risposta… persuasiva,
perché dovette farsi medicare la testa rotta alla farmacia Benardis. Speriamo
che l’esempio sia d’insegnamento ai mazzieri e nello stesso tempo ai lavora-
tori…».83 A Sulmona, per l’inaugurazione del monumento ai caduti del 2
aprile si prevede un concentramento di tutte le squadre fasciste regionali; tem-
pestivamente Perfetto comunica: «abbiamo avuto sentore che la raccolta in
Sulmona di tutti i ricostruttori abruzzesi miri a qualche cosa di ben differente
della manifestazione in onore ai caduti. Ognuno sia perciò al proprio posto di
battaglia. Ogni lavoratore si trovi nella sede della propria organizzazione, nelle
proprie istituzioni, nelle proprie cooperative. Nessuno che si sente lavoratore
prenda parte a questa glorificazione dell’infame macello».84
Nel corso dell’anno si assiste ad una rapida escalation della violenza e il
governo, pur volendo, nulla può fare (o nulla fa?) per assicurare l’ordine pub-
blico. Il padronato, da parte sua, è in piena ristrutturazione e controffensiva
attraverso licenziamenti in massa, denuncia dei contratti collettivi, introdu-
zione di una flessibilità oraria e contrattuale selvaggia: «categorie agguerrite
di lavoratori vengono singolarmente battute su altri fronti, costrette a turni
arbitrari di lavoro, a salari di fame, alla disoccupazione […]. La salvezza di

84 I “ricostruttori” a Sulmona, Ivi, 29 marzo 1922. Cfr. anche Da Sulmona. Dimostrazione fascista a
scartamento ridotto, Ivi, 7 aprile 1922.
85 Cfr.: Da Sulmona. Gruppo ferrovieri comunisti, «L’Abruzzo Rosso», 11 marzo 1922; F. Orsini,
Ai compagni ferrovieri, Ivi, 1 maggio 1922.
86 Cfr.: Il monopolio industriale dei concimi. Reazione industriale e azione operaia. Piano d’Orta, «Uma-
nità Nova», 15 gennaio 1922; Da Piano d’Orta. Il “trust” della Montecatini, Ivi, 27 gennaio 1922.
87 Cfr. Connivenza polizial-borghese. Sulmona, Ivi, 27 aprile 1922.
154 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

tutti i lavoratori, del pensiero e del braccio, da un domani infinitamente peg-


giore dell’oggi, non sta nell’attesa rassegnata e passiva, ma nella lotta decisa-
mente ingaggiata». Il proletariato italiano sta attraversando «la sua ora più
difficile e decisiva: la classe dominante – la Borghesia – tenta con ogni mezzo
[…] di ricondurre le masse lavoratrici, sbaragliate ed indifese, sotto il giogo
della schiavitù politica e dello sfruttamento economico. La borghesia affonda
il proletariato a scaglioni, una categoria dopo l’altra battendole separata-
mente, frantumando la lotta in mille singoli episodi destinati a nascondere
la formidabile azione di classe che viene mossa contro le conquiste proletarie
faticosamente realizzate in tanti anni di cruente lotte, di sacrifici e di do-
lori».85 La Montecatini di Piano d’Orta «è riuscita a bloccare le piccole e
grandi industrie concimiste, invadendo anche altri rami d’industrie, per giun-
gere a manipolare tutte la fabbriche di concimi con le relative miniere. Essa
certamente altro miraggio non può avere che quello di ridurre le fabbriche
al minor numero possibile sia pure restringendo il quantitativo della produ-
zione, cercando di creare così la concorrenza di manodopera tra le mae-
stranze delle fabbriche e minacciando la serrata di esse». Al licenziamento
di alcuni operai, il clima di ribellione e di tensione tra il proletariato s’im-
penna rapidamente: alcune revolverate contro il direttore della fabbrica
vanno a vuoto, ma la paura non riesce ad impedire il suo trasferimento.86 Per
rappresaglia a Torre de’Passeri verrà arrestato per misure di Ps l’anarchico
D’Amario, membro del consiglio direttivo della CdL di Piano d’Orta.87
I lavoratori del trasporto su rotaia di Sulmona, da parte loro, «si dichia-
rano pronti alla battaglia che fra breve l’intero proletariato ferroviario dovrà
ingaggiare contro la codarda velleità della direzione generale e governo, i
quali con subdole manovre ed a poco per volta svalorizza tutte le conquiste
della massa ottenute con estremo eroismo di questa nelle epiche 10 giornate
di vittorioso sciopero del 1920». Per i ferrovieri in particolar modo, «l’of-
fensiva padronale non solo sta rapidamente avvicinandosi ma è di già realtà
dolorosa, palesata dall’aperto accentuarsi della reazione amministrativa e di-
sciplinare che colpisce per tutta l’Italia ottimi compagni, dalla violazione dei
concordati, dall’indugio che domani sarà rifiuto di dar corso ai miglioramenti

88 Cfr.: Importante assemblea dei ferrovieri di Sulmona, «L’Abruzzo Rosso», 4 gennaio 1922; F. Or-
sini, Ai compagni ferrovieri, Ivi, cit.
89 Nel campo ferroviario, «La Riscossa d’Abruzzo», 22 luglio 1922. Sul periodico cfr. SPAM, p. 149.
90 Sull’AdL si vedano: M. Antonioli, Armando Borghi e l’Unione Sindacale Italiana, cit., pp. 348-
355; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di
controrivoluzione 155

promessi di corrispondere le nuove competenze accessorie da tempo con-


cordate, di applicare i nuovi cottimi di lavoro, di procedere alle sistemazioni
organiche di qualifiche, dal licenziamento di masse sempre più numerose di
avventizi aventi diritto alla sistemazione […]. Essa vuole pertanto violare le
otto ore di lavoro – conquistate in quarant’anni di lotte – che molte categorie
di ferrovieri tutt’ora aspettano invano, ed asseconda la costituzione ed in ogni
maniera incoraggia la guardia bianca ferroviaria, come quella di Avezzano,
rappresentata dai luridi crumiri delle lotte recenti e passate a delle pseudo
organizzazioni dissidenti ogni volta docili strumenti di mistificazione e di
tradimento in mano al Governo ed all’Amministrazione […] Ogni ferroviere
deve riflettere quale sarebbe il proprio destino e quello della propria famiglia
se la reazione dovesse riuscire a spezzare il nostro Sindacato. Di tanti anni di
lotte, di sacrifici, di tante gloriose battaglie combattute e vinte che cosa re-
sterebbe? La miseria e la servitù tornerebbero a battere alle nostre porte!».88
Come denunciano anche i repubblicani abruzzesi, attaccando lo Sfi «si tenta
– approfittando delle eccezionali condizioni politiche ed economiche della
Nazione – di spezzare la unica superstite fortezza operaia».89
È in questo quadro che prende corpo l’iniziativa promossa dallo Sfi, con
l’obiettivo immediato di opporre all’offensiva capitalista e alla reazione una
resistenza unitaria per difendere le libertà individuali e i diritti sindacali con-
quistati dai lavoratori. I dirigenti del sindacato dei ferrovieri avviano una serie
di incontri con CGdL, Usi, Unione italiana del lavoro (Uil) e Fnlp, le quali,
assicuratesi prima l’appoggio di Psi, Pri e Uai (il PCdI preferisce rimanere
appartato), aderiscono e contribuiscono alla costituzione dell’Alleanza del
lavoro (AdL).90 L’iniziativa, oltre a rispondere ad una esigenza reale diffusa
tra i lavoratori, vuole configurarsi anche come l’inizio di un impegno più at-
tivo contro il fascismo, che va intensificando il suo carattere antisocialista e
antioperaio, e rappresentare un primo passo verso l’unità d’azione di tutte le
forze sindacali. Ma questa volta si tratta di un’unità proletaria dettata da ne-
cessità storiche, non tattiche, come in maniera evidente emerge dalle consi-
derazioni del segretario della Faa:

Spagna (1919-1939), cit., pp. 133-142; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol. 1, Da Bordiga
a Gramsci, cit., pp. 192-215.
91 Libero, L’Alleanza del Lavoro a Sulmona, «Umanità Nova», 12 aprile 1922.
92 Cfr.: Da Castellamare, «Umanità Nova», 16 marzo 1922; Sciopero metallurgico. Castellamare Adria-
tico, Ivi, 24 marzo 1922; L’Alleanza del Lavoro Costituita a Castellamare, «L’Abruzzo Rosso», 6 aprile 1922.
93 Cfr.: Libero, L’Alleanza del Lavoro a Sulmona, «Umanità Nova», 12 aprile 1922; Da Sulmona.
Alleanza del Lavoro, «L’Abruzzo Rosso», 21 aprile 1922.
156 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

[Perfetto] dichiarò essere alquanto scettico nell’opera del Comitato dell’Alleanza del La-
voro, in quantoché teme si risolva come tutte le altre iniziative consimili; ma affermò pe-
raltro come la borghesia nazionale e mondiale oggi si è coalizzata per schiacciare il
proletariato nei suoi più vitali interessi di organizzazione e di conquiste umane, è impel-
lente l’affiatamento dei lavoratori per la difesa di oggi e la offesa di un futuro domani.91

Allo Sfi viene inizialmente affidata la segreteria dell’AdL e l’esecuzione


dei deliberati inerenti ai preliminari d’azione, ed è quindi grazie all’impe-
gno dei suoi uomini che la nuova organizzazione si diffonde, se ne costi-
tuiscono sezioni e si riesce a pianificarne le strategie d’intervento. Gli
anarchici, da parte loro, tagliano corto con tutti i dubbi e riversano con-
cretamente il proprio attivismo a sostegno dell’iniziativa, cercando di darle
il valore di svolta politica e di azione diretta rivoluzionaria.
La prima sezione dell’AdL a costituirsi sul territorio regionale è quella di
Castellamare Adriatico, alla cui direzione viene nominato Conti. L’attività po-
litico-sindacale di Conti in questi primi mesi dell’anno è davvero notevole. A
gennaio organizza a Fossacesia una Lega di resistenza tra centocinquanta la-
voratori, fin da subito impegnata in agitazioni per la rivendicazione di aumenti
salariali. Il 12 marzo convoca nei locali della CdL un’assemblea degli operai
edili per la ricostituzione della lega di categoria, e in quell’occasione viene ap-
provato anche un ordine del giorno contro la disoccupazione, «affinché si
promuova una seria agitazione per risolvere con tutti i mezzi l’assillante pro-
blema». Dal 20 marzo dirige lo sciopero degli operai dell’officina D’Achille,
tutti aderenti alla CdL: «siamo sicuri della vittoria dei metallurgici, dato lo
spirito battagliero della massa ed i suoi fermi propositi di riuscita». Oltre alla
CdL, nella sezione dell’AdL confluiscono anche la locale sezione Sfi, quella
del Sindacato movimentisti postali, l’Associazione comunale degli enti locali
ed altre organizzazioni di classe; tempestivamente viene programmata una
serie di comizi di propaganda tra i lavoratori e la popolazione.92
L’8 aprile, presieduta dal macchinista Camillo Fiorentini, nuovo se-
gretario sezionale Sfi, si tiene nei locali della Casa del ferroviere di Sul-
mona l’assemblea preparatoria alla costituzione della locale sezione
dell’AdL. Oltre ai rappresentanti delle organizzazioni di ferrovieri, tran-
vieri, elettricisti e postelegrafonici, partecipano e aderiscono anche quelli

94 Cfr. ACS, CPC, b. 2745, f. ad nomen.


95 L’organizzazione degli Edili ad Avezzano, «Umanità Nova», 12 aprile 1922.
96 Alleanza del Lavoro e reazione bianca, «Il Proletario», 8 maggio 1922. Sul periodico cfr. SPAM,
controrivoluzione 157

della Cooperativa lavoranti in legno e della Cooperativa del lavoro. Par-


lano Emidio Presutti per la sezione comunista, De Gregoris per la sezione
socialista, D’Eramo per la sezione repubblicana, Lanciani per il gruppo
ferrovieri repubblicani, Spinosa per i giovani socialisti e Perfetto per il
gruppo anarchico “I Liberi”. All’unanimità, l’assemblea approva il se-
guente ordine del giorno:

Tutti i lavoratori iscritti nelle organizzazioni economiche, agenti sul terreno della lotta
di classe, riuniti in comizio nei locali della Casa del Ferroviere la sera dell’8 aprile 1922,
presenti anche i rappresentanti di organizzazioni politiche locali;
preso atto delle comunicazioni fatte dal segretario della locale sezione del Sindacato
ferrovieri italiani;
dichiarano costituita in Sulmona l’Alleanza del Lavoro per la tutela e difesa dei diritti
acquisiti dai lavoratori.93

Nello stesso mese si costituisce anche la sezione di Popoli. Il lavoro di


coordinamento e organizzazione delle forze è sostanzialmente quasi tutto
affidato alla locale CdL, alla cui segreteria è stato appena nominato Laz-
zarini.94 Allo stesso modo, circa duecento operai edili impiegati nella Mar-
sica «appartenenti alle tendenze politiche più svariate», sotto la spinta e
l’appello all’unità e alla solidarietà proletaria lanciato dalla componente
anarchica, danno vita alla sezione avezzanese della Federazione italiana
operai edili (Fioe): «accordo più che fraterno ed intesa omogenea non vi
poteva essere fra gli intervenuti, i quali […] hanno affermato che il nemico
da combattere è uno solo: il padrone!».95
Tra i lavoratori l’effetto morale della nascita dell’AdL è grande e, no-
nostante i divieti polizieschi e la violenza fascista, l’imminente I maggio
viene festeggiato ovunque nel nome di questa concordia; la popolazione,
da parte sua, risponde con entusiasmo e con una forte partecipazione di
massa. Nelle parole dei socialisti teramani: «in ogni centro d’Italia ed
estero, è stata quest’anno consacrata l’alleanza del lavoro, e le bandiere dei
partiti socialista, comunista, repubblicano ed anarchico come esponenti e
sempre all’avanguardia di movimenti operai si baciarono al sole primaverile
di maggio, in un patto di fraterna solidarietà».96

p. 140.
97 Per le cronache sul I Maggio di Sulmona apparse su stampa anarchica, comunista, socialista e re-
pubblicana cfr. rispettivamente: Libero, A Sulmona, «Umanità Nova», 6 maggio 1922; Da Sulmona. Il 1°
Maggio a Sulmona, «L’Abruzzo Rosso», 9 maggio 1922; La manifestazione del 1° maggio in Provincia. Sulmona,
158 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Il corteo di Sulmona parte dalle campagne per ricongiungersi durante


il tragitto con le famiglie dei lavoratori di città. L’astensione dal lavoro è
completa, «fatta la sola eccezione dei tranvieri», e la partecipazione al corteo
massiccia, stimata a diecimila persone. In via Alessandro Volta si tiene il co-
mizio conclusivo con gli interventi di Gaeta per i comunisti, Trozzi per i
socialisti, D’Eramo per i repubblicani e Riccardo Sacconi, rappresentante
dell’Usi nel Consiglio generale dell’AdL, per gli anarchici e per l’Alleanza
stessa. «La festa [è] diretta dall’Alleanza del Lavoro e per essa dal comitato
provvisorio, composto dal consiglio sezionale del Sindacato ferrovieri ita-
liani»; «se si fa eccezione dell’avv. Gaeta, tutti gli altri ebbro parole ottime
per le avvenute costituzioni dell’Alleanza del Lavoro. Molti applausi ed ot-
tima propaganda».97 Ad Avezzano «imponente adunata di forze per la ma-
nifestazione del I maggio. Tutti gli oratori, ed in specie il Caldari e il nostro
Rizieri, hanno saputo darle una vera impronta rivoluzionaria. Si raccolsero
lire 122 per i sepolti vivi nelle prigioni d’Italia, spedite al Comitato di Mi-
lano. Rizieri ha tenuto anche un riuscito comizio a Paterno».98 Oltre tremila
le persone in piazza Vittorio Veneto per la manifestazione di Castellamare
Adriatico; i ferrovieri «rispondono superbamente». Al comizio «interviene
gran massa proletaria». Presenti con rispettive bandiere la Camera del La-
voro confederale, la sezione Sfi, il gruppo anarchico “Carlo Pisacane”, le
sezioni socialista, comunista e repubblicana e le rispettive formazioni gio-
vanili. Apre il comizio Conti, che parla a nome della sezione dell’AdL, della
CdL e degli anarchici; seguono gli interventi di Gino Albertini per i repub-
blicani, dell’onorevole Giuseppe Mingrino per i socialisti e dell’onorevole
Ettore Croce per i comunisti: «questo Primo Maggio rimarrà nella memoria
di quanti hanno partecipato alla fusione dei partiti proletari».99 L’onorevole
Mingrino, «il capo degli Arditi del Popolo»,100 interviene anche nei comizi
delle manifestazioni unitarie del I Maggio di Teramo, Città Sant’Angelo,
Penne e Montorio al Vomano. A Teramo il comizio di piazzetta Muzii «è riu-
scito imponente». Mingrino parla «davanti ad un immenso uditorio, in mezzo

«L’Avvenire», 13 maggio 1922; Il primo maggio in Abruzzo. Nostre corrispondenze. Da Sulmona, «La Riscossa
d’Abruzzo», 6 maggio 1922; Attraverso l’Abruzzo. Da Sulmona, Ivi, 13 maggio 1922.
98 La manifestazione del I Maggio nelle varie città d’Italia. Avezzano, «Umanità Nova», 4 maggio 1922.
99 Per le cronache sul I Maggio di Castellamare Adriatico apparse su stampa anarchica, comunista,
socialista e repubblicana cfr. rispettivamente: La manifestazione del I Maggio nelle varie città d’Italia. Ca-
stellamare Adriatico, «Umanità Nova», 4 maggio 1922; Da Castellamare Adriatico, «L’Abruzzo Rosso»,
9 maggio 1922; Il 1° Maggio Teramano. A Castellamare Ad., «Il Proletario», 8 maggio 1922; Il primo
maggio in Abruzzo. Nostre corrispondenze. Da Castellamare, «La Riscossa d’Abruzzo», 6 maggio 1922;
controrivoluzione 159

a vermigli drappi delle avanguardie politiche, comprese quelle repubblicane


che, al loro apparire, è scoppiato un entusiastico evviva, a suggello dell’avve-
nuta costituzione dell’Alleanza del Lavoro». Il socialista sottolinea quello che
è «l’eccezionale valore che ha il I Maggio 1922 per il fronte unico proletario,
con la costituzione dell’Alleanza del Lavoro che gli mantiene quella fisionomia
rivoluzionaria». Parla anche dell’esperienza del movimento armato degli Ar-
diti del Popolo «contro le orde fasciste al servizio degli schiavisti agrari che
minacciano di abbattere le conquiste proletarie e fra queste le otto ore di la-
voro».101 A Penne «visione stupenda del popolo pennese tutto riunito, tutto
riunito attorno alle sue bandiere rosse, attorno ai labari delle sue leghe […]
Bandiere, musiche, corteo, manifesti, comizio, tutto passa in seconda linea di
fronte al grande avvenimento di quel giorno: l’unione proletaria […]. Il po-
polo ha finalmente capito che, al di sopra di principi politici, ci sono interessi
comuni, che possono e debbono unirlo contro coloro che hanno interessi di-
versi e opposti, e ha stretto il patto di fratellanza, che non si infrangerà mai
più». Al comizio intervengono Conti per gli anarchici e la Camera del Lavoro,
Smeraldo Presutti per i comunisti, Nicola De Leone per i repubblicani e Min-
grino per i socialisti, che «incita gli operai ad essere sempre uniti contro coloro
che vogliono toglierci ogni libertà più cara: quella del lavoro e quella del pen-
siero».102 A Montorio al Vomano l’astensione dal lavoro «è stata generale»;
piazza Vittoria e viale Duca degli Abruzzi si riempiono con «una vera folla di
operai e di operaie». All’arrivo del «coraggioso comandante degli Arditi del
Popolo» si tiene il comizio in piazzetta San Filippo. Interviene prima il so-
cialista De Dominicis, sul significato della manifestazione «per coloro che
avevano sperato di avere scompaginate per sempre le forze del proletariato e
del socialismo». Segue Mingrino, con una «vivacissima critica al fascismo ed
agli uomini più rappresentativi di esso». Chiude il comunista Presutti, con
un intervento che reclama la libertà dei prigionieri politici.103 A San Vito

Attraverso l’Abruzzo. Da Castellamare, Ivi, 13 maggio 1922.


100 Sull’attività di Mingrino negli Arditi del Popolo si vedano: E. Francescangeli, Arditi del Popolo.
Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922), cit.; M. Rossi, Arditi non gendarmi!
Dall’arditismo di guerra agli Arditi del Popolo, 1917-1922, cit.
101 Il 1° Maggio Teramano. A Teramo, «Il Proletario», 8 maggio 1922.
102 Il 1° Maggio Teramano. A Penne, Ivi.
103 Il 1° Maggio Teramano. A Montorio al Vomano, Ivi.
104 Da S. Vito Chietino, Ivi.
105 Cfr.: Margio, A Giulianova, «Umanità Nova», 6 maggio 1922; Il primo maggio in Abruzzo. No-
stre corrispondenze. Da Giulianova, «La Riscossa d’Abruzzo», 6 maggio 1922.
106 L’Alleanza del Lavoro ed i suoi obiettivi, «La Riscossa d’Abruzzo», 13 maggio 1922.
160 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Chietino I Maggio di «gran fervore e immenso entusiasmo. […] Ovunque


sventolavano bandiere e drappi rossi». Dopo il corteo che attraversa le vie del
paese al suono de L’Internazionale e di Bandiera Rossa si tiene il comizio nei lo-
cali della Camera del Lavoro. Parlano «tra applausi frenetici» Carlo D’Intimo,
Maria Laubria, Tammaro, Marchetti e infine, per gli anarchici, Lazzarini. Un
secondo corteo muove verso la campagna «sotto una pioggia di fiori e di car-
tellini rossi inneggianti al socialismo», cui segue un comizio del socialista
Salvo Lauriti: «giornata indimenticabile, […] dimostrazione di forza e di fede
del proletariato nostro, che nelle diuturne sfide di reazione si fortifica».104 A
Giulianova, infine, «imponente comizio alla spiaggia» promosso dagli anar-
chici e dai repubblicani. Parlano Alberto de Bartolomei per la sezione repub-
blicana, «inneggiando all’insurrezione contro il fascismo», ed Ettorre per il
gruppo anarchico, «precisando il significato storico del Primo Maggio e ri-
cordando le vittime politiche». Vengono diffusi i manifesti pro-vittime poli-
tiche redatti dalla CdC dell’Uai e centinaia di copie del terzo numero unico
de «L’Annunciatore».105 Altre manifestazioni unitarie indette dall’AdL si re-
gistrano ad Ortona e Termoli.
Ma se la base guarda con entusiasmo alla «fusione dei partiti proletari»,
stessa cosa non può dirsi per i vertici di quelle organizzazioni e, malgrado
gli sforzi degli anarchici, tenere assieme la sinistra italiana è ora più che mai
impossibile. Comunisti e confederali, per ragioni diverse, vogliono mante-
nere l’AdL solo sul piano sindacale, impedendo che questa assuma un valore
di svolta politica. Ai primi un’alleanza solo sindacale permette di esservi
come componente confederale ma anche di criticarla come partito, per di-
mostrare così il tradimento dei socialdemocratici. I secondi, invece, inten-
dono utilizzarla solo come mezzo di pressione per portare i riformisti a quel
governo che, a loro avviso, ristabilirebbe l’ordine. Critica la posizione dei
repubblicani, che, auspicando un potenziamento «non soltanto necessario,
ma urgente» della capacità “offensiva” dell’AdL, così si esprimono sulle co-
lonne del proprio organo di stampa regionale:

L’Alleanza del Lavoro non può essere la riunione di tutti coloro che non sanno difendersi
da soli e cercano nell’unione la forza per resistere a tutte le correnti della reazione bor-

107 S. Presutti, Verbale della commissione sulla tattica, 20-03-1922, in F. Tripoti, Smeraldo Presutti.
Da Città Sant’Angelo a Mosca, cit., p. 44.
108 S. Presutti, Verbale della commissione sulla tattica, 21-03-1922, Ivi, p. 45.
109 Cfr. Comunicati. Giulianova, «Umanità Nova», 2 aprile 1922.
controrivoluzione 161

ghese. È troppo poco. La borghesia, che è apparsa minacciosa in questi ultimi tempi,
non scomparirà il giorno in cui sarà costretta ad abbandonare la violenza. Non disarmerà,
non può disarmare, deve essere disarmata. Ed allora l’Alleanza del Lavoro non può essere
destinata a vita lunga e proficua se il suo contenuto sarà soltanto difensivo. Ma perché
l’Alleanza del Lavoro, perché il proletariato tutto intero possa passare all’offensiva, che
rendesi non soltanto necessaria, ma urgente: occorre stabilire i comuni obiettivi da rag-
giungere. I repubblicani, i socialisti, i comunisti, gli anarchici e le organizzazioni che si
ispirano ai loro principi, rappresentano tutta la forza attiva ed operante della nazione […
]. Insieme sono una forza travolgente contro la quale non sarà possibile opporsi. Ma gli
obiettivi comuni mancano, la folla li indica, i dirigenti non hanno saputo ancora inter-
pretare i desideri di coloro che attendono la loro emancipazione…106

In una situazione del genere, gli anarchici cercano di valorizzare i comitati


locali e di trovarvi un’intesa anche con la base comunista. Ma questo è
tutt’altro che facile, dato che la tensione tra libertari e comunisti ha rag-
giunto i massimi livelli, e, tra comunisti stessi, l’acceso dibattito tra frontisti
e non, come si evince nelle considerazioni di Smeraldo Presutti, va ina-
sprendo gli umori all’interno del partito:

[Al contrario di Bordiga] accetto il fronte unico sindacale ma credo non debba essere esclusa
una intesa degli altri partiti della classe operaia quando fossero fissati gli obiettivi precisi
della lotta. Gli operai hanno l’impressione che i comunisti col loro rifiuto a partecipare agli
organismi di difesa vogliano sfuggire all’azione o perlomeno disinteressarsi di essa. Ritengo
che il partito avrebbe dovuto partecipare alla organizzazione degli Arditi del Popolo come
quello che era il risultato di un movimento di massa spontaneamente rivoluzionario.107

E ancora:

Propongo che ai comitati sindacali comunisti siano sostituiti dei comitati sindacali ri-
voluzionari di cui facciano parte anche le altre correnti politiche che nel seno dei sin-
dacati seguono l’indirizzo sindacale dei comunisti.108

Il IV convegno della Faa

Con l’avvio delle pubblicazioni de «L’Annunciatore» si era costituito a Giu-


lianova il gruppo comunista-anarchico “La Luce” (poi gruppo anarchico “Pie-
tro Gori”) aderente Faa, assumendo fin da subito l’incarico di coordinare ed

110 Cfr.: Lettere Abruzzesi. Discussioni nostre. Giulianova, Ivi, cit; Comunicati. Castellamare Adriatico,
Ivi, 26 marzo 1922.
111 Cfr. Movimento anarchico. Aquila, Ivi, 10 marzo 1922.
112 «Il ricavato è stato così devoluto: Umanità Nova £ 200 (delle quali £ 50 per pagamento ma-
162 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

intensificare la propaganda tra il proletariato abruzzese.109 Nel mese di feb-


braio il nuovo gruppo aveva lanciato la proposta di un convegno anarchico
regionale, ricevendo immediatamente sostegno organizzativo da parte del
gruppo “Carlo Pisacane”.110 Al contempo si erano riattivati i militanti del
gruppo “Sorgiamo!”, che in seguito alla morte di Paglia avevano vissuto una
fase di stallo e di disorganizzazione. Nell’assemblea ricostituiva, nel corso della
quale era stato nuovamente approvato il programma dell’Uai nonché ricon-
fermato Aleandri alla segreteria, si erano registrate anche le adesioni di nuovi
elementi.111 Già nel mese di marzo il gruppo era stato in grado di realizzare
nei locali della CdL un’iniziativa in sostegno all’amministrazione di «Umanità
Nova» e alle vittime politiche, ricevendo solidarietà concreta da parte dei la-
voratori e della popolazione.112 Un’ulteriore sottoscrizione devoluta intera-
mente alle casse della redazione del quotidiano viene promossa e realizzata
anche dai militanti di Raiano,113 cui segue l’appello a fare altrettanto rivolto
dal segretario della Faa a tutti gli anarchici residenti in Abruzzo:

Le cifre pubblicate su «Umanità Nova» nel suo rendiconto finanziario fanno capire anche
a tutti che il giornale muore. Morire il nostro giornale significa soffocare la nostra voce, li-
mitare il campo di espansione al nostro ideale. Morendo esso la colpa sarebbe tutta nostra.
Anarchici d’Abruzzo, scuotetevi del letargo. Diminuite ancora ciò che avete di su-
perfluo. Aiutate «Umanità Nova». Rinsanguate le sue esauste finanze. Soccorrete il
giornale prima che sia troppo tardi: è vostro dovere!
Aiutatelo! Aiutiamolo!114
In un quadro del genere i gruppi “Carlo Pisacane” e “La Luce” si met-
tono tempestivamente in moto per organizzare il IV convegno della fede-
razione regionale, indetto per il giorno 7 maggio a Castellamare Adriatico.
Le adesioni devono pervenire all’indirizzo di Conti e si discuterà il seguente
ordine del giorno:

nifesti); £ 200 a beneficio delle V. P. (delle quali £ 100 al Comitato Romano e £ 100 per aiutare il com-
pagno Flores che fra breve sarà processato nelle nostre assisi); £ 50 per opuscoli di propaganda da di-
stribuirsi gratuitamente ai lavoratori aquilani, e £ 87,50 pel fondo cassa del Gruppo». Cfr: G. Aleandri,
Festa pro U.N. e Vittime Politiche. Aquila, «Umanità Nova», 11 marzo 1922; Cronaca cittadina. Il Veglione
degli anarchici, «L’Avvenire», 5 marzo 1922.
113 Cfr. Da Raiano. I passatempi d’un pretonzolo, «Umanità Nova», 29 febbraio 1922.
114 Per la vita di “Umanità Nova”. Q. Perfetto, da Sulmona, Ivi, 30 aprile 1922.
115 I repubblicani e l’Alleanza del Lavoro, «La Riscossa d’Abruzzo», 29 luglio 1922.
116 Su IV convegno della Faa cfr.: Movimento Anarchico. Castellamare Adriatico. Ai Gruppi anarchici
ed ai compagni, «Umanità Nova», 29 aprile 1922; Libero, IV Convegno della Federaz. Anarchica Abruzzese.
Per la propaganda e per il quotidiano, Ivi, 13 maggio 1922; Comunicati. Giulianova, Ivi, 16 maggio 1922;
L. Ettorre, Movimento Anarchico. Come si vuole aiutare «U. N.», Ibidem. Sul previsto giro di conferenze
controrivoluzione 163

1. Funzionamento della Federazione Anarchica Abruzzese


2. Organizzazione
3. Propaganda
4. Stampa
5. Varie

Alle ore 9 i delegati giunti nella cittadina adriatica si riuniscono nei lo-
cali della sezione repubblicana di via Regina Elena: «presenti diversi rap-
presentanti di gruppi; altri compagni, impossibilitati a venire, aderiscono
con lettera». La relazione d’apertura in merito al potenziamento interno
dell’organizzazione regionale redatta dal gruppo “I Liberi” viene approvata
all’unanimità e, ai componenti dello stesso, riconfermato l’incarico all’uffi-
cio di segreteria. Tutti i presenti, a loro volta, come nel precedente conve-
gno e così come stabilito nel Patto d’Alleanza, rinnovano il proprio
impegno anche di carattere finanziario, «per mettere in condizioni di fun-
zionabilità» i gruppi e la federazione.
Sul piano dell’azione territoriale e delle alleanze, tra gli obiettivi im-
mediati vi è quello di compattare il movimento regionale e di concentrarne
al massimo le forze, per poi riversarle in azione comune, diffusa e capillare
tendente a trasformare i gruppi dell’AdL in organismi rivoluzionari. Ma
questa sarà una tattica su cui, nel momento in cui bisognerà sostenere l’urto
definitivo con i fascisti, gli anarchici si ritroveranno praticamente soli.
Come affermano anche i repubblicani abruzzesi, «l’Alleanza del Lavoro ha
una finalità negativa, cioè di difesa, e perciò serve molto bene agli interessi
del riformismo, non potrà mai acquistare una finalità positiva, cioè non
potrà mai trasformarsi in un organismo rivoluzionario perché in tal caso
l’assolutismo comunista renderebbe impossibile ogni accordo e la scissione
sarebbe inevitabile».115
Per l’intensificazione della propaganda, il convegno dà mandato a Per-
fetto per programmare un giro di conferenze di Virgilia D’Andrea all’A-
quila, Avezzano, Castellamare Adriatico, Giulianova, Pescara e Sulmona,
ed esprime parere favorevole per versare l’intero ricavato all’amministra-
zione di «Umanità Nova», date le «condizioni disastrose in cui si dibatte».
A tal pro viene stabilito anche di sospendere le pubblicazioni de «L’An-
nunciatore» e devolvere sia i finanziamenti ricevuti sia l’intero ricavato

di Virgilia D’Andrea cfr. Comunicati, Ivi, 10 giugno 1922.


164 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

delle vendite del quarto e ultimo numero unico alle casse del quotidiano
degli anarchici d’Italia, sulle cui spalle, tra l’altro, ricade ora anche il diffi-
cile compito di collegamento nazionale tra i gruppi. Sul momento viene
raccolta per l’amministrazione di «Umanità Nova» la somma di 85 lire.
Con l’invio di un comunicato di «solidarietà spirituale» agli imputati
per l’attentato al Diana di Milano si chiudono i lavori del IV convegno
della Faa, l’ultimo prima della dittatura fascista.116
In serata, gli anarchici intervengono nei locali del Teatro Olimpia per
la prevista conferenza di Umberto Terracini sul tema “L’Internazionale Co-
munista e la classe proletaria”. Alcuni dei libertari interrompono l’oratore,
«dicendo che anche degli anarchici per ragioni di… Stato furono fucilati
dal governo di Lenin». Prende poi parola Ettorre, «esponendo la situa-
zione degli anarchici russi prima e dopo la rivoluzione, concludendo che
qualunque governo è tiranno, compreso quello di Mosca». Terracini
«scende agli attacchi personali, dicendo che Ettorre non poteva parlare
perché era da pochi mesi nel movimento anarchico, e perché, un anno fa,
inneggiava alla dittatura del proletariato». Ettorre, quindi, a nome degli
anarchici d’Abruzzo, invita i presenti a votare il seguente ordine del giorno:

I lavoratori di Castellamare Adriatico riuniti in pubblica conferenza, tenuta dall’avv.


Terracini, si dichiarano solidali con la rivoluzione russa, esigendo dal governo dei co-
munisti moscoviti la liberazione degli anarchici, dei socialisti e dei comunisti di sini-
stra, e per la difesa e l’interesse della rivoluzione stessa domandano il ripristino della
libertà di stampa e di pensiero.117

Con l’avvio verso il completo disarmo del movimento operaio italiano,


della Faa non si avrà più alcuna notizia, fatta eccezione della nomina di
Gino Prosperini alla segreteria del gruppo anarchico aquilano Sorgiamo!118

117 Cfr.: Metodi comunisti di discussione. Castellamare, «Umanità Nova», 13 maggio 1922; Da Ca-
stellamare Adriatico. Conferenza Terracini, «L’Abruzzo Rosso», 19 maggio 1922; Prefettura di Teramo,
11 maggio 1922, al ministero degli Interni, ACS, MI, PS, Agr, 1922, cat. K.1, b. 165.
118 Cfr. Comunicati. Aquila, «Umanità Nova», 9 luglio 1922.
119 Si vedano: F. Gianvincenzo, P. Muzi, Il terrorismo squadrista in provincia dell’Aquila prima e
dopo la marcia su Roma, «Rassfr», a. I, n. 1, 1980, pp. 7-31; E. Marinaro, La provincia di Teramo alla
vigilia della marcia su Roma, Ivi, a. I, n. 1, 1980, pp. 33-46; L. Ponziani, La scissione del Partito Socialista
e la violenza squadristica: il fascismo in provincia di Teramo, Ivi, a. II, n. 2, 1981, pp. 13-35.
controrivoluzione 165

Lo sciopero di agosto

La lotta contro le squadre fasciste comincia in primavera e si concentra tra


i mesi di giugno e luglio.119 Da tutte le parti si chiede all’AdL di intervenire,
ma i confederali chiamano lo sciopero generale solo alla fine di luglio,
quando cioè svanisce per essi il sogno di un governo antifascista con la par-
tecipazione dei riformisti. Ma proprio sulla resistenza al fascismo e alla rea-
zione padronale, i rapporti tra anarchici e socialisti s’erano ulteriormente
incrinati. Già nel novembre del 1921, ad esempio, sotto la spinta degli anar-
chici, tutte le organizzazioni politiche della sinistra di Sulmona avevano
dato vita al locale Comitato di difesa proletaria, da cui, successivamente, i
socialisti prendevano le distanze:

I socialisti, nelle sedute successive defezionarono quasi costantemente. Ai reiterati avvisi


di convocazioni addussero sempre scusanti, poco attendibili, tanto che il restante del
Comitato fu costretto poche sere or sono in una sua riunione ad invitare gli pseudo-ri-
voluzionari con lettera, minacciandoli di denunziare il loro assenteismo al proletariato.
Come al solito, non si fecero vivi né tampoco si degnarono di rispondere.
Il Comitato attuale, composto da anarchici, repubblicani e comunisti, continuando l’o-
pera di difesa del proletariato sulmonese, addita a quest’ultimo il nessuno interesse che
hanno i socialisti schedaioli nella difesa del popolo. Mediti una buona volta il popolo
d’Italia se conviene ancora seguire gli arruffapopoli per il solo scopo di procurare la
medaglietta parlamentare o gli scanni comunali.120

Quando la CGdL chiama lo sciopero, le altre componenti dell’AdL


non possono non seguirla: con queste contraddizioni viene deciso un atto
così forte come lo sciopero generale, che al momento rischia di essere,
come poi sarà, l’ultima carta da giocare. La proclamazione dello sciopero,
infatti, scatena la rabbia della stampa borghese, che crede di aver già com-
pletamente piegato il movimento dei lavoratori. Gli anarchici insistono
affinché lo sciopero venga inteso e praticato in vista di una soluzione defi-
nitiva, fatto cioè con la disposizione e la preparazione per “risolvere la que-

120 I sabotatori della difesa proletaria. Sulmona, «Umanità Nova», 1 luglio 1922.
121 In punta di penna. Il naufragio del collaborazionismo, «L’Abruzzo Rosso», 20 agosto 1922.
122 Da Popoli, Ivi, 8 agosto 1922.
123 Cfr.: Attraverso l’Abruzzo. Da Sulmona, «La Riscossa d’Abruzzo», 12 agosto 1922; Da Sulmona,
«L’Abruzzo Rosso», 8 agosto 1922.
124 Cfr.: Attraverso l’Abruzzo. Da Castellamare, «La Riscossa d’Abruzzo», 12 agosto 1922; Da Ca-
166 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

stione con la forza”. Al contrario, lo sciopero viene organizzato nel modo


più fragile. La data, fissata per il 1° di agosto, doveva rimanere assoluta-
mente segreta ma i vertici confederali di Genova ne danno preventivo an-
nuncio al prefetto all’insaputa del comitato promotore romano. Inoltre, lo
sciopero viene presentato dai riformisti come atto di “solenne ammoni-
mento” al governo perché ristabilisca l’ordine: tassativa la direttiva ai la-
voratori di mantenersi nella legalità. Infine, non appena lo sciopero diventa
combattimento e si estende, la CGdL ne deciderà addirittura la fine:

I riformisti […] hanno avuto il coraggio di lanciare il proletariato in uno sciopero ge-
nerale legalitario, cioè da strozzarsi dopo 24 o 48 ore […]. Oggi una sola via, una sola
possibile via di riscossa ha il proletariato dinanzi a se: la lotta armata, disperata, in tutte
le forme, dall’azione collettiva e in campo aperto, alla rappresaglia, all’agguato contro
la reazione e i suoi barbari lanzi.121

Malgrado tutto, la risposta dei lavoratori è ancora una volta grande, a


cominciare dai ferrovieri che più rischiano. Gli anarchici, da parte loro,
danno davvero il massimo e, più in generale, nonostante il proclama con-
federale il proletariato italiano si mobilita e si appresta a sostenere una vera
battaglia. Se ad Anversa, Bussi, Pratola Peligna, Raiano, Scanno, Torre de’
Passeri e Villalago lo sciopero è generale e compatto («tutti gli operai delle
officine e dei cantieri hanno risposto magnificamente. Non si sono verifi-
cate defezioni e lo spirito degli scioperanti si è sempre mantenuto altissimo.
Vi è stato sciopero in tutta la zona […] Il proletariato della valle sulmonese
non poteva dare prova migliore della sua combattività»),122 a Sulmona, Ca-
stellamare Adriatico e Popoli non ci sono i soliti scontri ma veri e propri
combattimenti. La proclamazione dello sciopero aveva praticamente per-
messo ai dirigenti nazionali del fascismo di mobilitare l’organizzazione, per
procedere, già il 2 agosto, all’occupazione militare di città strategicamente
importanti.
A Sulmona «hanno scioperato i ferrovieri compattissimi, e poi i fale-
gnami ed i muratori. Hanno tradito, malgrado la loro partecipazione all’Al-
leanza del Lavoro, i postelegrafonici ed i tranvieri. Gli scioperanti hanno
tenuto due comizi imponentissimi, uno nel cortile della sezione repubbli-
cana, oratori Emidio Presutti, Perfetto, Fiorentini e D’Eramo, e l’altro alla

stellamare. Le giornate di sciopero. Il magnifico slancio della massa ferroviaria soffocato dal disfattismo e dalla
inettitudine dei capi della sezione del sindacato. La fuga dei socialisti. L’apparizione delle teste di morto. Ignobili
controrivoluzione 167

Casa dei Ferrovieri». Nelle due giornate di sciopero continuato, i fascisti


pugnalano e ammazzano il socialista Tabassi.123 A Castellamare Adriatico,
«l’ordine di sciopero appreso dalle masse attraverso i giornali, malgrado
fosse inaspettato e suscitasse in molti qualche incredulità, è stato attuato
dalla massa ferroviaria con meravigliosa compattezza. Mai Castellamare ha
avuto una così alta percentuale di ferrovieri scioperanti». Nella cittadina
adriatica si combatte a tutti gli effetti per il controllo del territorio e del
nodo ferroviario. Già durante la prima giornata, fascisti coperti dai carabi-
nieri aggrediscono Smeraldo Presutti e il giovane repubblicano Severino.
Durante la notte tra il 2 e il 3 tentano un assalto alla sezione repubblicana
di via Regina Elena a colpi d’arma da fuoco, fallito grazie «all’energico con-
tegno degli operai che la presidiavano». Durante le tre giornate continuate
di sciopero, «dalle diverse località d’Abruzzo si son venuti concentrando fa-
scisti […]. Operai anarchici, comunisti, repubblicani e socialisti si preparano
alla difesa fino all’estremo della loro vita».124 Il bilancio dello sciopero è di
trenta repubblicani, due anarchici e un comunista denunciati all’autorità
giudiziaria, e di un anarchico e tre fascisti in stato di arresto.125 Il 3 vengono
arrestati a Pescara Antonio e Domenico Silvestri, l’uno per detenzione abu-
siva di armi, l’altro per minaccia a mano armata durante gli incidenti di Ca-
stellammare. Nella Provincia di Chieti le ripercussioni dello sciopero si
hanno solo sulla linea ferroviaria Chieti Scalo e nello stabilimento di pro-
dotti azotati di Piano d’Orte, dove, comunque, si astengono dal lavoro solo
pochi operai.126 Ad Avezzano, dopo il primo giorno di sciopero «i tutori
dell’ordine» sostituiscono i fascisti, «che qui difettano ad incitare gli operai
a riprendere il lavoro. Piovute chi sa da dove qualche poche camicie nere
sono restate inoperose perché questi lavoratori, pur non essendo organizzati,
non avrebbero sopportato sopraffazione alcuna. Incidenti di lieve impor-
tanza; se non che la sera del 4 s’era diffusa la voce che una squadra di fascisti
avrebbe fatto una visita al quartiere dei ferrovieri. Ma saputo che questi

contatti col nemico, «L’Abruzzo Rosso», 20 agosto 1922.


125 Prefettura di Teramo, 25 agosto 1922, al ministero degli Interni, ACS, MI, PS, Agr, 1922,
cat. C.I, b. 55.
126 Prefettura di Chieti, 1 e 2 agosto, al ministero degli Interni, Ivi.
127 F. Caiola, Echi dello sciopero. Ad Avezzano, «Umanità Nova», 9 agosto 1922.
128 La reazione schiavista negli Abruzzi, Ivi, 9 agosto 1922.
129 Attraverso l’Abruzzo. Da Popoli. La violenta reazione, «La Riscossa d’Abruzzo», 19 agosto 1922.
130 Cfr.: Da Castellamare. La reazione contro i ferrovieri scioperanti, «L’Abruzzo Rosso», 10 settembre
1922; Le punizioni dei ferrovieri, «La Riscossa d’Abruzzo», 7 ottobre 1922.
168 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

erano ad attenderli, la visita non ebbe più luogo».127 Al completo scioperano


anche i ferrovieri di Antrodoco. «Compatto» lo sciopero all’Aquila; «le ca-
tegorie edili, tipografi, falegnami, etc., hanno fatto tutte il proprio dovere.
Nella mattinata gli auto-postali partirono, però le squadre di operai costrin-
sero quelle del servizio Aquila-Teramo a rientrare. Furono arrestati il com-
pagno Masciocchi ed il comunista Cavaliere. Processati per direttissima
sono stati condannati a 2 mesi e 15 giorni di carcere col benefizio della con-
dizionale. Tentativi da parte fascista di distruggere la Cooperativa del La-
voro sono stati respinti da nuclei di operai».128 Sotto l’incalzare di queste
notizie, gli operai di Popoli e Bussi organizzano squadre di vigilanza armate
per il controllo del territorio. La notte tra il 3 e il 4 «fecero brillare dei tubi
di gelatina in un ponte ferroviario [località Fontrica, n. 54600 della linea
Sulmona-Castellamare] che non rimase danneggiato, ed in due colonne di
ferro che sostengono la condotta elettrica Bussi-Napoli. Le due colonne ri-
masero atterrate e Napoli ebbe qualche giornata di buio».129 La sera del 4,
dopo aver abbattuto due pali telefonici e bloccato le principali strade d’ac-
cesso alla città con tronchi d’alberi, circa duecento operai armati si barricano
dentro i locali della CdL preparati allo scontro. E se a Castellamare Adria-
tico le punizioni contro i ferrovieri scioperanti saranno «feroci»,130 a Popoli
la giunta socialista darà addirittura le dimissioni,131 quando, con l’accusa
formulata dalle autorità contro parecchi operai di «banda armata allo scopo
di rovesciare le attuali istituzioni, di eccitamento all’odio di classe, e di aver
attentato alla sicurezza dei mezzi di trasporto e di comunicazione», nella
cittadina verranno fatte convergere numerose squadre fasciste:

L’accaduto è stato deplorato vivamente da tutti i partiti, ma è servito da ottimo pretesto


alla PS per sferrare su Popoli la più violenta reazione. Infatti si imbastiscono processi
su processi e tra Popoli e Bussi si contano già una sessantina di arrestati. Infatti il primo
processo è a carico di De Vincentis Mariano, Rossi Giovanni, Cherubini Sabatino, Pul-
cini Antonio, Di Giamberardino Giustino e Pulcini Domenico, imputati di attentato
alla libertà del lavoro, detenuti alle carceri di Sulmona e già rinviati al giudizio del Pre-

131 Cfr.: Attraverso l’Abruzzo. Da Popoli. Dimissioni dell’Amministrazione Socialista, «La Riscossa
d’Abruzzo», 19 agosto 1922; Attraverso l’Abruzzo. Da Popoli. La fuga ignominiosa dell’On. Trozzi, Ivi, 2
settembre 1922.
132 Attraverso l’Abruzzo. Da Popoli. La violenta reazione, «La Riscossa d’Abruzzo», cit.
133 La reazione schiavista negli Abruzzi, «Umanità Nova», 9 agosto 1922.
134 Cfr. Da Castellamare. La reazione contro i ferrovieri scioperanti, «L’Abruzzo Rosso», 10 settembre
1922.
135 Q. Perfetto, Vinto ma non domo, «Umanità Nova», 26 agosto 1922.
controrivoluzione 169

tore di Capestrano.
Il secondo processo riguarda Pinsuti Pasquale ed altri 6 di Bussi imputati di grandissimi
reati politici e detenuti nelle carceri giudiziarie di Sulmona.
Il terzo processo è a carico di Bucci Domenico, Riccioni Salvatore, Bucci Camillo,
Giangiulio Antonio, Anto Virgilio, Rossi Rocco e Rossi Giuseppe ed imputati di lesioni
in persona di La Gatta Camillo, resistenza alla forza pubblica e porto d’armi.
L’ultimo processo è a carico di 37 persone, delle quali 33 già detenuti nelle carceri di
Sulmona e 4 ricercati dalla PS. Fra questi imputati figurano Prato Nicola, socialista,
già segretario della CdL di Popoli, e Fissore Paolo, comunista, attuale segretario del-
l’attuale CdL. Contro costoro si sferra la più violenta e bestiale e cieca reazione […].
Per dimostrare la serietà della retata basti il fatto che una settimana dopo gli arresti la
Società Meridionale di Elettricità ha fatto affiggere un manifesto a Popoli, Bussi, Sul-
mona ecc…, col quale promette un premio di lire 2.000,00 a coloro che daranno indizi
sicuri sui colpevoli degli attentati. Domandiamo come può essere serio questo masto-
dontico processo, quando la Società Meridionale di Elettricità non ha potuto versare
le duemila lire di Taglia?132

Così riferisce il corrispondente di «Umanità Nova»:

Da Popoli si ha notizia che continuano i conflitti tra fascisti e carabinieri da una parte
ed operai dall’altra. Arresti vengono fatti in massa. Oltre 50 dimostranti sono stati tra-
sportati nelle carceri giudiziarie di Sulmona. Una mina ha rovinato un piccolo ponte
ferroviario presso Popoli. Il segretario del Fascio Popolese in seguito alle ferite ripor-
tate in un conflitto è morto in Sulmona. È moribondo un altro operaio fascista. Cara-
binieri che giungono a Popoli fraternizzano coi fascisti.
Qui a Sulmona pare che la calma voglia tornare. I fascisti sono però minacciosi. I la-
voratori tornati al lavoro si tengono sempre pronti. I foraggiati corrispondenti locali
dei giornali degli assassini tengono il più riservato silenzio sul delitto commesso dal
fascista Tabassi. Circolano voci che il ff. sotto prefetto abbia rilasciato il passaporto al-
l’assassino perché espatriasse.133

Lo Sfi, che ha appoggiato risolutamente la lotta dando ovunque il suo prezioso


contributo, subisce un contraccolpo durissimo e sui suoi militanti si abbatte
la prima ondata repressiva. Dei sessantamila partecipanti all’agitazione, cen-
toventiquattro vengono immediatamente licenziati, settecentosettanta retro-
cessi di grado, quarantaquattromila puniti con la proroga del termine normale
per il conseguire l’aumento di stipendio e il restante colpito da indiscriminate
sospensioni dal servizio. Solo a Castellamare Adriatico i licenziati sono ven-
ticinque;134 a Sulmona, il 18 agosto viene licenziato Perfetto:

136 Nella lapide, nuovamente affissa nel secondo dopoguerra, è inciso: «Ai proletari/vittime
della/guerra borghese/i reduci/della Lega Proletaria/memori/2 maggio 1920».
170 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Stamane, i legulei degli attori principali della tragedia reazionaria combinata in Villa
Patrizi e al Viminale, pur di soddisfare la libidine di una vasta banda di delinquenti con
a capo un ministro, mi hanno comunicato le dimissioni dall’impiego che avevo come
macchinista nelle Ferrovie dello Stato, in base ai disposti dell’art. 56 della legge 7 luglio
1907, n. 429, per aver preso parte allo sciopero nei giorni dal 1 al 4 agosto 1922.
Governo e Direzione Generale hanno creduto distruggere in me un ideale al quale
tutto il mio pensiero è rivolto. Sebbene responsabile di una famiglia da me creata e per
la quale ho combattuto acciocché potesse migliorare di condizioni, accetto il provve-
dimento con la massima serenità, convinto di aver fatto tutto il mio dovere.
Sento altresì il dovere di comunicare a tutti i compagni ferrovieri, ai rudi lavoratori del
moto ex miei colleghi ai quali sono state dedicate molte mie battaglie, che la mia fede
non è affatto cambiata né depressa, anzi aumentata di spirito verso l’ideale e l’odio con-
tro i tiranni i quali in un prossimo riscatto per un avvenire più fulgido, inesorabilmente
saranno colpiti dalla folgore vendicatrice.
Avanti sempre per un altro sentiero e per l’ideale anarchico.
Vinto sì, ma non domo!
Sulmona, 18 agosto 1922
Perfetto Quirino135

Il 16 agosto, i lavoratori di Giulianova, «roccaforte del proletariato


abruzzese», rispondono con una fitta sassaiola ad una provocazione dei fa-
scisti, che, coperti dai carabinieri, sparano colpi d’arma da fuoco sulla folla.
La notte tra il 28 e il 29, centinaia di squadristi provenienti da Ancona gui-
dati da elementi locali frantumano la lapide in memoria dei «proletari vit-
time della guerra borghese»135 fatta affiggere dalla Lega proletaria nel
maggio 1920. Poi invadono e distruggono diverse officine e abitazioni di
lavoratori; sono in molti quelli costretti alla fuga per evitare l’arresto.136
Per settimane la cittadina rimane occupata dagli squadristi:

A Giulianova violentemente «italianizzata» come tante altre disgraziate città e paesi


d’Italia, la bandiera nazionale si vuole esposta alle finestre di tutte le abitazioni, pena
la rappresaglia coll’incendio o la distruzione di ogni cosa. Le persecuzioni, gli attentati
agli individui si succedono senza tregua e tra le altre molte abbiamo anche quella ben
«nazionale» dell’olio di ricino. La serie di episodi malvagi continua all’infinito.138

La notte del 7 ottobre «primo esempio, almeno in Abruzzo, del grado


di selvaggiume a cui le briache schiere della delinquenza fascista sono scese».

137 Cfr.: Da Giulianova. Aspettando l’invasione, «L’Abruzzo Rosso», 27 agosto 1922; Cfr. Da Giu-
lianova. I “ricostruttori”, Ivi, 10 settembre 1922.
138 Corrispondenze. Da Giulianova, «Umanità Nova», 30 settembre 1922.
controrivoluzione 171

Centinaia e centinaia sono i fascisti provenienti dalle regioni del nord:

In pochi minuti lo stabilimento di mobili del padre dell’anarchico Ettorre alzava le sue
lingue di fuoco al cielo, e al mattino, di quello che era stato il lungo sforzo di una intera
famiglia di lavoratori, non restava che cenere. Subito dopo i “liberatori mussoliniani” si
recavano casa per casa dei nostri compagni e simpatizzanti, non risparmiando nessuno
che fosse in odore di essere restato sovversivo, malgrado un mese di occupazione fasci-
sta.
Dopo avere invitato... con le rivoltelle in pugno tutti coloro che vi abitavano a uscire, e
aver bastonato gli uomini, gettarono in istrada ogni cosa che vi si trovava e vi appiccarono
il fuoco. Le case di Ettorre, del padre di Ettorre (senza partito), del compagno Rossi,
degli operai Tancredi, Mascaretti e di altri di cui non abbiamo potuto sapere con preci-
sione i nomi, venivano così completamente saccheggiate e incendiate. Lo strazio e il ter-
rore di questa fiera popolazione è indescrivibile. Intere famiglie restate senza letto, senza
camicia, senza pane, con i loro genitori costretti a fuggire. La polizia, i carabinieri non
hanno naturalmente fatto nulla per impedire questa selvaggia opera di distruzione. Qual-
che operaio è rimasto ferito, fra cui uno, di cui non sappiamo il nome, piuttosto grave-
mente dai numerosi colpi di arma da fuoco. Non si sa se tra i fascisti vi siano feriti, dato
che costoro usano tener rigorosamente celate le loro perdite, per non demoralizzare le
truppe. Un fascista però è stato ferito al capo con un colpo di calcio di moschetto 91 as-
sestatogli da un compagno per sbaglio.
Vi trasmettiamo anche la notizia dataci da un compagno, ma con qualche riserva perché
non è stata confermata da altri a cui abbiamo domandato per assicurarcene, del rapimento
da parte dei fascisti di un bimbo di circa due anni dell’anarchico Tancredi perché a nome
Lenin! Se questa notizia fosse vera essa sarebbe il record della malvagità finora battuto
dalle squadre redentrici [...]. La domenica i fascisti sequestravano in ferrovia tutti i gior-
nali, bruciando quelli sovversivi.139

Riferisce tempestivamente Ettorre:

Ieri notte i fascisti mi hanno devastato l’abitazione, bastonato brutalmente in presenza


di mia moglie e delle mie bambine. Poi, non contenti di questo, mi hanno incendiato
la fabbrica di mobili con un danno di 150.000 lire, infine hanno tirato una centinaia di
colpi di rivoltella nella finestra e nella porta della mia abitazione. Ora vado ramingo in
cerca di lavoro! Tredici persone, poiché la mia famiglia è composta di 13 persone get-
tate d’un colpo sul lastrico. Sono rovinato! I fascisti hanno incendiato altre botteghe e
devastato altre abitazioni. Due giovani operai sono stati feriti. Che nottata di tragedia!

139 Da Giulianova. Le infami gesta fasciste a Giulianova, «L’Abruzzo Rosso», 15 ottobre 1922.
140 Una lettera di Lidio Ettorre, «Umanità Nova», Giornale Anarchico, Roma, 14 ottobre 1922.
141 «L’Abruzzo Rosso», 28 settembre 1922.
142 F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), 1930, manoscritto inedito, ar-
chivio del CSL Camillo Di Sciullo, Chieti.
143 Cfr. Attraverso l’Abruzzo. Da Sulmona. Una notte di terrore fascista. La Sezione repubblicana deva-
172 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

I ricchi l’hanno voluto! Cercate di darne subito la notizia! Ciò che hanno fatto a Giu-
lianova è orribile! Io non posso scrivere con connessione, precisando i fatti, perché la
visione della tragedia mi impedirebbe di scrivere.
Vostro cordialmente.
Lidio Ettorre.140
All’Aquila, «squadre di poliziotti, o fascisti camuffati da poliziotti, il che
è lo stesso, incominciano a perlustrare i rioni della città e perquisiscono senza
misericordia gli operai, li bastonano, li insultano. Un operaio viene legato e
appena immobilizzato dalle manette un agente gli spacca la testa […]. Alcuni
fascisti inquadrati tra gli agenti e carabinieri indicano gli operai e l’opera sel-
vaggia di violenza era fulminea e furiosa».140 Nella Marsica, «nei paesi e nelle
città, il manganello, il pugnale, la bomba sottomettono tutti al fascismo. Non
si [può] parlare più». A San Benedetto dei Marsi, la notte del 26 novembre
«si intesero uno o due colpi di rivoltella sparati da un fascista verso la piazza.
Successe un tafferuglio e un fuggi fuggi; gli anarchici spararono anche, ma
senza alcuna direttiva […]. I fascisti che erano nel caffé Palombo non uscirono
per paura; quelli di fuori con tutta fretta, a braghe calate, si rintanarono nel
detto caffé sbarrando porte e finestre. Dopo pochi minuti i rimanenti si sban-
darono e tutto finì. I fascisti naturalmente sfruttarono per loro conto il fatto,
specialmente quando il maresciallo, rompendo il pavimento della baracca di
De Rubeis, trovò sotto di esso molta munizione per rivoltelle […]. Intanto
Baduele Cerasani era fuggito a Roma, Francesco De Rubeis a Musellaro
[Chieti], qualche altro non so dove. Si arrestò a casaccio, e perfino la moglie
di De Rubeis, che quando tornò, dietro l’amnistia, fine dicembre, il giorno
25 del detto mese i fascisti le fecero degli sfregi, portandola in processione
per le strade principali del paese con cartelli sul petto e sulla schiena di gloria
e di elogio al fascismo».142 A Sulmona, la notte tra il 19 e il 20 dicembre le
squadre fasciste invadono ed incendiano la sede della sezione repubblicana.141
Stato e fascismo sono ormai praticamente un tutt’uno e hanno distrutto il
movimento operaio italiano. La marcia su Roma non sarà nient’altro che una
prova di forza fascista coi vertici dello Stato e della borghesia, che già all’in-
domani della disfatta operaia cerca di non pagare il debito a Mussolini. Ma
sul movimento dei lavoratori il fascismo ha vinto già in quei primi giorni d’a-
gosto.142 All’Usi, di centocinque CdL ne rimangono in piedi solo otto. L’11
agosto «Umanità Nova», senza più distributori, è costretta a uscire settima-

stata, «La Riscossa d’Abruzzo», 24 dicembre 1922.


144 Per una storia economica d’Italia dall’avvento del fascismo alla crisi del 1929 si veda Storia
controrivoluzione 173

nale mentre chiudono «La Frusta» di Pesaro, «Il Demolitore» di Milano e


«Il Seme» di Livorno. Qui la CdC dell’Uai è quasi del tutto isolata dagli altri
gruppi anarchici, o meglio da ciò che ne resta, perché i militanti sono in cen-
tinaia alla macchia e cercano nei modi più avventurosi di riparare oltre il
confine. A settembre «Il Risveglio» di Ginevra calcola che almeno un terzo
degli anarchici italiani sono in queste condizioni. Il 28 ottobre, mentre Mus-
solini arriva al governo, gli squadristi distruggono a Livorno la sede della
CdC e i suoi componenti vengono arrestati; stessa sorte tocca a La Spezia
alla tipografia de «Il Libertario» e a Roma a quella di «Umanità Nova». Il
25 novembre Malatesta e Damiani riescono ancora una volta a far uscire il
giornale ma il 2 dicembre viene distrutto tutto il materiale editoriale e se-
questrata la contabilità: è la fine. A dicembre i fascisti incendiano la tipografia
Germinal di Pisa che stampava «Il Proletario» e «L’Avvenire Anarchico».
Ai primi del 1923 anche «Pagine Libertarie» di Milano e «Sorgiamo» di
Imola sono costretti a chiudere. Di tutti i giornali rimangono soltanto «Il
Libero Accordo» e «Il Conferenziere Libertario» a Roma. A Palermo «Il
Vespro Anarchico» chiuderà in ottobre con l’arresto di Paolo Schicchi.145
Nel frattempo, con il licenziamento di oltre ventimila ferrovieri, viene an-
nientato lo Sfi.

Clandestinità

[Ippoliti] Da oltre un anno i fascisti mi fanno una guerra spietata, che si è maggiormente
accentuata dal giugno scorso. Isolato completamente, nessuno può venire in casa, né
posso entrare negli spacci pubblici. Mi denigrano nella professione e molti per timore
non mi chiamano per visite. Io nulla dico loro. Temono la mia ombra. Malato da cinque
anni di un male i cui accessi continuamente mi assaliscono di notte ed anche di giorno,
sono stretto in una morsa; mi vogliono prendere per fame. Con tutto ciò non cedo. Mi
potranno sopprimere. La casa mia è aperta anche la notte; ma io non rinnegherò mai i

d’Italia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 1, Giulio Einaudi, Torino 1975, pp. 248-295. Per una storia
politica e sociale dell’Italia dall’avvento del fascismo all’isolamento delle opposizioni si veda Storia d’I-
talia, vol. IV, Dall’Unità ad oggi, tomo 3, Giulio Einaudi, Torino 1976, pp. 2121-2198.
145 Su Paolo Schicchi cfr. DBAI, vol. II, pp. 521-528.
146 F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), cit.
147 Su Arturo e Mario Petrucchi cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 110, f. 13; Ivi, b. 17, f.
17; ACS, CPC, b. 3910, f. ad nomen.
148 Su Ugo Bugni, nato all’Aquila il 6 agosto 1890, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 107, f. 21.
149 Nel 1923 Perfetto si trasferisce a Foggia con la famiglia. Nel 1926, in una perquisizione presso
174 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

principi anarchici. Se non si avesse fede nell’ascensione sociale ci sarebbe veramente da


disperare nell’umanità. Questi ritorni atavici non ci debbono spaventare…146

I primi anni di fascismo non riescono ancora a spezzare il tessuto con-


nettivo e i rapporti tra i militanti dispersi, quelli costretti in galera, i fuo-
riusciti ed il movimento rimasto in Italia. Un forte sostegno viene
soprattutto dai due dei più importanti centri di aiuto alle vittime della rea-
zione, ovvero dal Comitato di difesa libertaria di Roma e dal Cpvp di Mi-
lano. In quest’ultimo, tra gli altri, militano i fratelli aquilani Arturo e Mario
Petrucchi, attivissimi fino agli anni Trenta in difficilissimi interventi di so-
lidarietà alle vittime del fascismo.147 Altrettanto significativa l’opera svolta
dal socialista libertario Ugo Bugni, nel 1925 uno dei primissimi agenti del
Soccorso rosso ad operare nella regione, impegnato fin da subito nel repe-
rire fondi necessari per curare un compagno marsicano rimasto ferito dopo
un conflitto a fuoco con i fascisti.148 Questi comitati praticamente, rappre-
sentano ora la struttura stessa di un movimento che, tuttavia, è ben deciso
a non limitarsi alla sola solidarietà. La parola d’ordine, infatti, è di reggere
a tutti i costi, nella convinzione, d’altronde generale, che Mussolini non
durerà a lungo. E così, se Perfetto viene arrestato all’Aquila assieme ad altri
sovversivi nel 1923,149 Meta mantiene ancora in piedi la sezione della Lega
proletaria di Pratola Peligna, Ippoliti, De Rubeis e gli altri, «attraverso una
energica propaganda», si oppongono come possono «al trapiantamento
del fascismo» nei centri marsicani.150 Il medico si pronuncia addirittura
«favorevole al trionfo della rivoluzione anarchica che, a suo modo di ve-
dere, non sarebbe lontano».151 Postiglione, da parte sua, riesce a promuo-
vere nella Casa del popolo di Raiano l’allestimento del dramma I senza
patria di Gori e, il 17 novembre 1923, sarà nientemeno che il relatore de-

la sua abitazione vengono sequestrati «numerosi opuscoli di propaganda anarchica ed una fotografia
dell’anarchico Malatesta con firma autografata dello stesso portante la data del marzo 1926». Viene
diffidato. Lavora come commesso viaggiatore, elettricista e meccanico. Subisce innumerevoli fermi e
arresti cautelativi. Denunciato da una spia dell’Opera volontaria di repressione antifascista (Ovra) per
aver pronunciato nella bottega di un barbiere «è caduta la prima lepre!», in coincidenza con la morte
di Italo Balbo (giugno 1940). Nel 1941 viene internato a Zungoli (AV).
150 F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), cit.
151 Sottoprefettura di Avezzano, maggio 1923, al prefetto dell’Aquila, ASAq, Fondo Questura,
cat. A8, b. 79, f. 17.
152 Il testo è riproposto in E. Puglielli, L’Autoeducazione del maestro. Pensiero e vita di Umberto Po-
stiglione (1893-1924), Csl Camillo Di Sciullo, Chieti 2006, pp. 93-99.
153 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 42, f. 24.
controrivoluzione 175

signato dal provveditore agli studi per il Congresso magistrale dell’Aquila,


elaborando per l’occasione lo scritto L’Autoeducazione del Maestro.152 Nel-
l’ottobre dello stesso anno viene nominato insegnante di tutte le materie
in una prima elementare a San Demetrio:

Il noto anarchico Umberto Postiglione, insegnante elementare a S. Demetrio nei Ve-


stini, si è trasferito temporaneamente in questa città, siccome chiamato a disposizione
presso l’ufficio del R. Provveditorato agli studi. Il Postiglione non è pericoloso, ma ha
coltura ed attitudine a svolgere propaganda.153

Il provveditore regionale agli studi Giovanni Ferretti, che al contempo


incarica Postiglione anche per l’istituzione e l’organizzazione della Biblio-
teca dei Maestri dell’Aquila, ricorderà come

il regime fascista lo aveva in sospetto, e la polizia fascista lo sorvegliava perché aveva


una cultura superiore al proprio grado. Ricordo che venne un maresciallo dei carabinieri
nel mio ufficio, per chiedermi di lui, e mi mostrò con candore, poiché io mi stupivo che
si fosse rivolto per questo proprio a me, un telegramma ufficiale che diceva proprio così.
Umberto Postiglione era un parlatore affascinante; in piazza, un trascinatore di folle...154

L’anno seguente, Postiglione completerà il sussidiario La terra d’A-


bruzzo e la sua gente per la casa editrice torinese Paravia, pubblicato per le
scuole elementari della regione. Nelle pagine del testo, il valore della ap-
partenenza di classe e a una comunità viene costantemente richiamato dal-
l’anarchico come riferimento a un originario possesso da parte delle masse
proletarie del senso e del valore della condizione umana:

E fra i boschi, pei campi e pel mare, nelle officine, nelle botteghe, nei casolari, una
gente che lavora e non si stanca, che soffre e non si lagna. È questa la tua gente. È
questa la tua terra, o fanciullo! Più imparerai a conoscerla, più sentirai di amarla.
Leggi dunque con animo aperto queste pagine che della tua terra ti indicano le bellezze,
che della tua gente ti ricordano la lunga storia di sforzi e di lotte, di sventure e di gloria.155

Tra il 1923 e il 1924 iniziano a Roma le pubblicazioni del settimanale

154 G. Ferretti, Orgoglio d’esser maestri, in O. Giannangeli, Umberto Postiglione, Circolo di Cul-
tura, Raiano 1960, p. 153.
155 U. Postiglione, La Terra d’Abruzzo e la sua gente, Collezione Almanacchi Regionali diretta da
Roberto Almagià, G.B. Paravia & C., Torino 1925, p.5.
156 Sul periodico cfr. BdA1, pp. 318-319.
157 Cfr. F. Ippoliti, Per una revisione di Kropotkine, «Libero Accordo», 1 settembre 1926.
158 Dal gennaio 1923 al maggio 1924 Ippoliti è molto vicino a Ottorino Manni, recandosi con
176 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

«Fede» e del quindicinale «Pensiero e Volontà»,156 che riescono a mantenere


incredibilmente vivo il dibattito e il confronto sulla revisione teorica per un
“anarchismo realizzabile”, alla luce della sconfitta del movimento operaio in
Italia e della repressione del movimento anarchico in Russia. Analisi delle
lotte sociali, dei problemi che si presentano nelle varie fasi di un periodo ri-
voluzionario, delle alternative concrete da opporre alle istituzioni vigenti,
del gradualismo, della ricerca e della sperimentazione di soluzioni libertarie,
del rapporto tra minoranza agente e masse e del conseguente ridimensiona-
mento della fiducia nelle capacità di autorganizzazione di quest’ultime. Ma
non solo. Le testate avviano anche riflessioni e valutazioni sulla società eu-
ropea uscita dal conflitto mondiale, incapace di trovare un equilibrio, dila-
niata da una guerra di classe e che rischia ora un nuovo micidiale conflitto
tra stati. Si tratta, in sostanza, dell’inizio del processo di rielaborazione di
una nuova linea politica che coinvolgerà l’intero movimento internazionale.
Rielaborazione che ruoterà attorno al cardine del problema della libertà,
della lotta per la libertà nell’uguaglianza in una fase storica apertasi con la
vittoria del bolscevismo e dispiegatasi con quella dei totalitarismi. Ippoliti
contribuisce a suo modo con gli scritti Revisione di Kropotkine157 e Vita di Ot-
torino Manni.158 Con la pubblicazione dell’opuscolo Storia morale ed ammini-
strativa del comune di Pescina, inoltre, il medico ripropone come centrale ed
immediata la lotta per il federalismo sociale, economico e politico, per l’as-
sunzione cioè delle funzioni amministrative da parte della società dei pro-
duttori attraverso le libere federazioni dei comuni e dei soviet intesi come
organismi di democrazia diretta e di autoamministrazione;159 infine, nello
scritto Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi il medico fornisce anche un
contributo per gli studi sul “mussolinismo”, cioè sulla la necessità per Mus-
solini di piegare non solo le istituzioni ma il fascismo stesso, e su quel feno-

una certa frequenza a Senigallia per poterlo visitare (dal 14 gennaio all’11 maggio e dal 20 luglio al 12
settembre del 1923; dal 23 marzo al 4 aprile e dall’8 al 13 maggio del 1924). Della sua biografia su Ot-
torino Manni si ha notizia nel diario Lipari, deportazione. Sette mesi e mezzo di dimora. 30 settembre 1927-
12 maggio 1928. Su Ottorino Manni si veda: R. Giulianelli, Un eretico in paradiso. Ottorino Manni:
anticlericalismo e anarchismo nella Senigallia del primo Novecento, BFS, Pisa 2007; DBAI, vol. II, p. 78.
159 Cfr. F. Ippoliti, Storia morale ed amministrativa del comune di Pescina, Tipografia Marchi, Ca-
merino 1926.
160 Cfr. F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), cit.
161 Cfr. ACS, MI, PS, Agr, cat. K1, 1923, b. 106, f. Milano-partito anarchico, in G. Sacchetti,
Anarchici e pubblica sicurezza 1921-1943, in Aa.Vv., La Resistenza sconosciuta. Gli anarchici e la lotta contro
il fascismo, Zero in Condotta, Milano 2005, p. 55.
162 Cfr. ACS, CPC, b. 1897, f. ad nomen.
controrivoluzione 177

meno politico sempre più emergente meglio conosciuto come “culto della
personalità”.160
Quello a cui si assiste in pratica, è un effettivo processo di riorganizzazione
delle forze. Complessivamente, al 1923 risultano ancora attivi sul territorio
regionale dodici propagandisti, dieci per la provincia dell’Aquila e due per
quella di Chieti,161 mentre, nel teramano, il nome di Ettorre figura in un
elenco «di nominativi di anarchici costituenti una vasta organizzazione di pro-
paganda sovversiva».162 Propaganda che trova puntualmente in prima linea
l’instancabile Di Sciullo. Basti pensare che tra il 1923 e il 1925 la polizia se-
questra presso la sua abitazione milleottocentoquaranta copie dell’opuscolo
Ascolta, soldato, tremila opuscoli di più generica propaganda sovversiva e cin-
quemila copie de Le basi morali dell’anarchica di Gori. La diffusione di «Fede»
si sviluppa nelle province abruzzesi con una certa regolarità ed un buon nu-
mero di collaborazioni (diffusori nell’aquilano e corrispondenti dalla Marsica),
innestandosi sul vecchio ma ancora ben saldo circuito nato e consolidatosi
per la diffusione di «Umanità Nova» e su cui viaggia ora anche buona parte
della stampa anarchica proveniente dall’estero tra cui «Culmine», «Il Mar-
tello», «Il Risveglio» e «L’Adunata dei Refrattari».
Questa fase verrà definitivamente stroncata negli anni che passano tra l’uc-
cisione di Giacomo Matteotti e l’attentato a Mussolini di Gino Lucetti. «Il
fascismo – scrive Ippoliti – nei primi due tre mesi del 1924 si agitava in tutta
Italia con un’attività brutale per le imminenti elezioni politiche. Ovunque
botte, ferimenti, omicidi. Il duce predicava la violenza, i sottoduci e i ras la
chiosavano […]. Dopo il mio articolo sui ras locali nel giornale «Fede» di
Roma del 17 febbraio [1924] mi aspettavo un’aggressione notturna…».163
L’assassinio del segretario dei socialisti unitari provoca un’indignazione ve-
ramente enorme. Meta riesce per l’ennesima volta a mettere in moto un
coordinamento tra lavoratori antifascisti di Pratola Peligna («dopo il delitto
Matteotti, la minoranza parlamentare abbandonò nauseata Montecitorio e
si ritirò sull’Aventino. Qualcuno era per l’insurrezione…»),164 con l’obiettivo
di trasformarlo il prima possibile in organizzazione armata a tutti gli effetti:

163 F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), cit.
164 Libero Martello [L. Meta], I Savoia, stirpe di bastardi, «La Controcorrente», novembre 1941.
165 R. Santacroce, Ricordi del gruppo clandestino “Giustizia e Libertà” di Pratola, «Il Sagittario», 5
agosto 1945.
166 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 127, f. 7.
167 Cfr. Ivi, b. 92, f. 1.
178 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Nel luglio 1924, attorno all’Italia Libera di Angelo Camerini si formò il gruppo anti-
fascista. La fondazione della Sezione combattenti di Prezza fu l’occasione. Di tutti i
partiti ci unimmo. E quella giornata restò memorabile per Frattaroli G. il capitano
degli Arditi, Presutti Davide, per gli Inni di Mameli e di Garibaldi che chiusero la not-
turna battaglia per quelle stradelle. Poi vennero l’Avv. Tedeschi, Pizzoferrato e Meta e
fummo subito fraternamente uniti al di là delle ideologie, per la difesa democratica.165

All’Aquila, Aleandri, Dundee, Ugo Picuti e Cerasoli del gruppo anar-


chico “Sorgiamo!” si organizzano rapidamente con i comunisti in una cellula
clandestina, «vanno esplicando una attiva propaganda e sembra siano capaci
di passare all’azione».166 Allo stesso tempo, Piccinini coordina un gruppo di
antifascisti per sostenere e garantire al meglio la diffusione di quel che rimane
della stampa socialista, anarchica e comunista.167 A Chieti, Di Sciullo è alla
dirigenza del locale Comitato delle opposizioni in rappresentanza della com-
ponente anarchica.168 Ad Avezzano, elementi ancora attivi ricevono e diffon-
dono il manifesto per il I maggio 1925 redatto dall’Ufficio di corrispondenza
dell’Uai.169. Con la linea aventiniana però, gli schieramenti politici antifascisti
impediscono di mettere in gioco il movimento dei lavoratori, fatto gravissimo
per i partiti popolari e ancor di più per gli anarchici, che nei lavoratori hanno
gli unici alleati. Questi sono ormai prostrati da dieci anni passati tra guerra,
conati rivoluzionari e guerra civile. La loro solidarietà antifascista è ben vi-
sibile ma non sono nelle condizioni per fare l’enorme sforzo di sollevarsi an-
cora una volta e contribuire al ristabilirsi di quel regime liberalmonarchico
che, tra l’altro, li aveva trattati come carne da cannone prima e come nemici
poi, facendoli massacrare dalla Guardia regia e dagli squadristi. E né anar-
chici né sindacalisti hanno ora la rete di presenze e i punti di forza per muo-
verli su obiettivi rivoluzionari. Tutto ciò mentre il fascismo si avvia a
diventare pieno regime.
[Meta, 1941] Non siamo per gli scioperi a rotazione continua, perché questi fiaccano
lo spirito delle masse, seminano la sfiducia. Questo sistema di scioperi a catena è dan-

168 Cfr. F. Paziente, Tè danzanti e fiori rossi per il martire Giacomo Matteotti, Ires Abruzzo, Pescara
2006, p. 29.
169 Cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 164, f. 30.
170 Libero Martello [L. Meta], Scioperi a rotazione, «Il Risveglio», 6 dicembre 1941.
171 Cfr. ACS, CPC, b. 2745, f. ad nomen.
172 Giuseppe Vena nasce ad Ortona a Mare il 21 marzo 1902, bracciante. Attivo dall’immediato
dopoguerra. Con Lazzarini contribuisce alla costituzione del locale gruppo anarchico “Iconoclasta”
aderente alla Faa. Arrestato nel dicembre 1926 per propaganda antifascista, confinato per cinque anni
controrivoluzione 179

noso per la classe lavoratrice, la quale finisce per diventare apatica e non risente più –
e se lo risente è un po’ annacquato – lo spirito di lotta contro la classe padronale, che
altra mira non ha, se non quella di aumentare i propri dividendi, anche se questi si-
gnificano la mancanza di pane per i produttori della sua ricchezza.
Noi italiani ne facemmo l’esperimento dopo la guerra: esperimento che portò alla disfatta
del famoso “sciopero legalitario” del 1922. Le masse erano stanche della scioperomania,
e quando urgeva un atto solidale, un gesto insurrezionale, non risposero. Erano permeate
della sfiducia, della stanchezza. Ai dirigenti successe quel che successe al pastorello che
dava l’allarme e chiedeva aiuto contro il lupo. E lo “sciopero legalitario” fallì.
Dal fallimento di questo sciopero ne trasse profitto il capitalismo, che aumentò il finan-
ziamento al fascismo per far oprare le squadracce. Il movimento sindacale fu distrutto
e, come sempre, non furono i dirigenti a pagare. Pagarono e pagano le masse.170

Con l’attentato di Gino Lucetti dell’11 settembre 1926 la partita si


chiude definitivamente. Soltanto a Roma la notte stessa si arrestano cin-
quecento anarchici. Anche in Abruzzo le ripercussioni sono pesanti. Laz-
zarini, coinvolto nelle indagini sull’attentato di Lucetti, viene confinato a
Lipari.171 Cinque anni di confino per propaganda antifascista anche per
Giuseppe Vena, ex-militante del gruppo anarchico “Iconoclasta” di
Ortona.172 Stessa sorte per il settantaquattrenne Di Sciullo, condannato
per propaganda anarchica a due anni di confino alle Tremiti. Vigilanza spe-
ciale per l’individualista aquilano Ilverano Donnabella, che per azioni di-
rette «non escluderebbe l’utilizzo di bombe».173 Denuncia per incitamento
all’odio di classe per Ippoliti e De Rubeis,174 aggravata dal sequestro di ma-
teriale di propaganda e di due pistole automatiche non denunciate a nove
colpi calibro 7,65 cariche, due caricatori di ricambio e centotrentdue car-

(Ustica, Lipari, Ponza, Tremiti, Lampedusa). Liberato nel dicembre 1932. Vigilato fino al 1937. Cfr.
ACS, CPC, b. 5346, f. ad nomen.
173 ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 97, f. 13.
174 De Rubeis era stato già arrestato nel 1922 per mancato omicidio di un esponente fascista e
porto abusivo di rivoltella. Collabora con la redazione del settimanale anarchico romano «Fede». Ri-
ceve e diffonde «L’Adunata dei Refrattari». Assegnato a cinque anni di confino nel 1926 (Pantelleria,
Ustica, Ponza), ridotti poi a tre in appello. Liberato il 21 novembre 1929. Fermato ripetutamente negli
anni successivi per misure di PS. Arrestato nel dicembre 1930 per propaganda antifascista e confinato
a Lampedusa per cinque anni. Liberato il 26 novembre 1935 e iscritto nell’elenco delle persone da ar-
restare in determinate circostanze. Condannato a otto mesi di carcere e a 5.000 lire di multa nel maggio
1943 per aver ascoltato Radio Londra. Cfr. ACS, CPC, b. 1745, f. ad nomen.
175 F. Ippoliti, a Osvaldo Maraviglia, San Benedetto dei Marsi, 28 dicembre 1928, ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 79, f. 17. Su Osvaldo Maraviglia cfr. DBAI, vol. II, pp. 84-85.
176 Cfr. F. Ippoliti, S. Benedetto dei Marsi. Persecuzioni fasciste, «L’Adunata dei Refrattari», 19 giu-
gno 1926.
177 Prefettura di Aquila, 27 dicembre 1930, riservata al ministero dell’Interno, ASAq, Fondo Que-
180 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

tucce. Interrogato, De Rubeis risponde «che tenevale custodite per usarle


in caso di eventuale insurrezione». Anche i due vengono confinati, per ben
due volte, e successivamente costretti ad una vita impossibile:

[Ippoliti] Non posso lavorare: se esco per qualche visita appena torno debbo stare di-
steso sul letto o seduto con la testa poggia sul tavolino, vado avanti a forza di medicine
la cui spesa è da lire 2 a 3 al giorno. Il nutrimento deve essere sostanzioso […]. Ho 64
anni e con gli acciacchi da cui sono colpito è la forza di volontà che mi fa vivere. Ora
non mi disturbano; ma nessuno viene a trovarmi e gli amici più cari non rispondono
neppure con una cartolina illustrata alle notizie che si chiedono. Allo stato attuale per
gli intellettuali che amano un poco di libertà c’è da impazzire e questo lo dicevo tra i
compagni a Lipari. Quello che ci regge è la fede in un avvenire migliore anche se si
sparisce prima che avvenga.175

A Lipari, Ippoliti ha modo di conoscere personalmente Galleani e, no-


nostante la condizione di sorvegliato speciale, riesce ancora a mantenersi in
relazione e collaborare con le redazioni degli organi di stampa del movi-
mento,176 a rimanere in contatto con Maraviglia, Conti, Schicchi e Berneri
e, una volta tornato a San Benedetto, a continuare in un’ormai difficilissima
e solitaria opera di organizzazione e propaganda clandestina: «il dott. Ip-
politi mantiene tuttora fede alle sue idee ed è da considerarsi irriducibile
avversario del Regime».177 Sono effettivamente molte le testimonianze sulla
sua tenace resistenza al fascismo. Attilio Paolinelli, ad esempio, avendo co-
nosciuto personalmente il medico a Lipari, racconta come «il fascismo aveva
infierito in modo particolare contro di lui, in dispregio della sua tarda età e
del gravissimo male che lo affliggeva. Credo ci fosse persino una disposi-
zione limitativa di anni oltre la quale non era consentito applicare la pena

stura, cat. A8, b. 79, f. 17. Nel 1926 Ippoliti viene confinato a Pantelleria, pena ridotta a tre anni nel
gennaio 1927. Liberato condizionalmente per malattia il 26 maggio 1927. Torna a San Benedetto il 6
giugno. Arrestato e confinato a Lipari nel settembre 1927 per propaganda anarchica ed antifascista. A
causa dell’età avanzata e dello stato di salute il confino viene interrotto, mutato in due anni di ammo-
nizione. Diffidato e iscritto nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. Ripetu-
tamente fermato e perquisito (17 luglio, il 22 dicembre, 29 dicembre 1928, 31 dicembre 1929).
Denunciato il 3 giugno 1930 per affissione di manifesti antifascisti. Arrestato nel mese di agosto per
propaganda sovversiva.
178 A. Paolinelli, Vecchie figure di perseguitati. Il compagno Dott. Ippoliti, «Umanità Nova», 4 agosto
1957. Su Attilio Paolinelli cfr. DBAI, vol. II, pp. 282-283.
179 Il fascicolo personale di Pietrantonio Palladini, «Rassfr», a. V, n. 1, 1984, p. 156.
180 Tra il 1930 e il 1932 vengono arrestate in Abruzzo oltre cento persone. Sul movimento clan-
destino comunista abruzzese si veda il ricordo personale di Adolfo Lalli, Socialismo e socialisti in Abruzzo.
controrivoluzione 181

del confino politico. Ma come chiedere la legalità ad un regime sorto dalle


illegalità e mantenutosi al potere per un ventennio con la forza? […] Non
possiamo quindi meravigliarci se il buon compagno Dott. Ippoliti – di oltre
70 anni e malato – sia stato assegnato al confino di polizia, previo il passaggio
per le svariate galere del bel paese, con i ferri ai polsi e accompagnato dai
carabinieri come un qualsiasi criminale».178 Significativo anche il ricordo
personale di Pietrantonio Paladini, anch’egli a Lipari del 1927: «Francesco
Ippoliti, di oltre settanta anni, anarchico, medico dei poveri di San Bene-
detto dei Marsi, poeta, umanista, insofferente di tutto e di tutti e sempre
all’opposizione con acume e originalità di pensieri. Si portava da anni una
penosa asma bronchiale che gli dava sofferenza al cuore, ma egli, nel modo
come si sdraiava e volgeva il suo corpo, sapeva superare gli attacchi e rie-
quilibrare le sorti. Affermava che il ras del suo paese lo aveva spedito a Lipari
per farlo crepare, ma non avrebbe dato loro questa soddisfazione».179
Anche per Conti e Meta le condizioni sono tutt’altro che facili, soprattutto
quando, dopo una manifestazione di protesta (addirittura con bandiere
rosse) di famiglie di lavoratori disoccupati registratasi tra Popoli e Bussi
nel 1932, dalle indagini risultano militanti di una cellula clandestina co-
munista.180 Cinque anni di confino a Ponza per Pietro Damiani («ha sem-
pre svolto attività anarchica, prima e durante il fascismo, in Italia e
all’estero»), arrestato nell’aquilano nel 1931 per organizzazione clandestina
comunista.181 Retate e arresti di massa di lavoratori continuano ininterrotti
in quasi tutti i centri delle province; nel 1934 a Pratola Peligna, in seguito
alla sollevazione popolare contro le umilianti condizioni di vita imposte
dal regime. Da una corrispondenza che la redazione de «Il Martello» riesce
a ricevere si legge:

Il 17 aprile 1934 la popolazione lavoratrice di Pratola Peligna, negli Abruzzi, si sollevò


contro le autorità fasciste per protestare contro il peso insopportabile delle tasse. Come
al solito le autorità fasciste risposero col ferro e col piombo alla protesta popolare. Si
ebbero 8 morti, fra i quali una ragazza di 16 anni ed un bambino di 6. Si ebbero oltre

Piccola enciclopedia dell’Antifascismo Regionale (appunti e ricordi), cit., pp. 45-51.


181 ACS, CPC, b. 1602, f. ad nomen.
182 Il fascismo si vendica contro la popolazione di Pratola Peligna. Un operaio condannato all’ergastolo, «Il
Martello», New York, 27 luglio 1935.
1 Lettera dell’anarchico Antonio Giannangeli, nato a Secinaro, esule negli Usa, ASAq, Fondo
Questura, cat. A8, b. 35, f. 24.
2 Cfr. i relativi fascicoli personali, ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 36, f. 19; Ivi, b. 52, f. 14;
182 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

200 arresti. Il 18 maggio u.s. la Corte d’Assise di Aquila ha condannato alla prigione a
vita l’operaio Luigi De Stefani, imputato dell’uccisione del brigadiere Dardani e di mi-
nacce al capo-squadra della Milizia fascista Achille Guilia. Le accuse contro il De Ste-
fani, che venne arrestato nel corso della sommossa, non sono mai state provate, ma si
è voluto condannare per dare il solito esempio.182

Quello che rimane in pratica, è una difficilissima opposizione clande-


stina e, per i più, una dura lotta quotidiana sul posto di lavoro. La lotta po-
litica, una lotta complessa per la libertà nell’uguaglianza, si sposta
nell’esilio. Gli anarchici ora hanno contro il nemico di sempre, lo Stato,
ma anche due nemici del tutto nuovi: il fascismo da un lato, il bolscevismo,
avviato a essere stalinismo, dall’altro.

Ivi, b. 104, f. 16; Ivi, b. 84, f. 2; Ivi, b. 96, f. 11; Ivi, b. 129, f. 7; Ivi, b. 39, f. 3; Ivi, b. 58, f. 3; Ivi, b. 114,
f. 4; Ivi, b. 96, f. 20.
«Sparpagliati per il mondo»

Lotta per la libertà


[Giannangeli] L’Italia è in mano ai ladri, a cominciare dal Re e Mussolini. [...] E se il
popolo italiano si sveglia, se arriverà ad aprire gli occhi vedrà chi sono i ladri e li ap-
penderà tutti ai lampioni. E allora finiranno anche le nostre pene. Io credo mamma
che tu non puoi credere a queste cose perché non vedi e non senti nulla, o se pur vedi
e senti non sai distinguere, ma pure è così. Se tu mamma sentissi quella gente parlare
di noi avversari del fascismo sentiresti dalle loro bocche che siamo dei mascalzoni, dei
delinquenti... Sai perché? Perché non pieghiamo alle loro malefatte o truffe e bandiamo
ai quattro venti il loro operato. Pure mamma se tu non credi a tuo figlio noi siamo one-
sti e l’onestà non fallisce mai.1

Gli anarchici che cercano riparo all’estero possono contare ancora per
qualche anno su porte aperte in diversi paesi e su una rete solidale di col-
legamenti che permette loro di riattivarsi nei gruppi e nelle organizzazioni
locali. Qualche esempio.
A Buenos Aires, in Argentina, Antonio Alloro di Acciano è tra i dirigenti
dell’Associazione comunista-anarchica italiana “Il Risveglio”; Dionisio Di
Giustino, anch’egli di Acciano, militante del gruppo “Umanità Nova”; An-
tonio Iovenitti, di Paganica, responsabile del periodico «La Protesta», pro-
motore di uno sciopero rivoluzionario nel 1933, nel pieno della repressione
militare. Sempre in Argentina, l’aquilano Orlando Ciucci, già militante del
gruppo anarchico aquilano “Studi Sociali” del 1902, è attivista e propagan-
dista di organizzazioni proletarie per la difesa e la tutela dei diritti dei lavo-

3 Su Mario Gialluca, nato a Pescara il 4 aprile 1911, meccanico, cfr. ACS, CPC, b. 2380, f. ad
nomen.
184 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

ratori immigrati. In Germania, l’aquilano Italo Liccardi milita nel gruppo


anarchico “Michele Schirru” di Kembs. Luigi Rampini, di Fontecchio, è re-
ferente del Comitato anarchico pro-Spagna di Differdange, nel Lussem-
burgo. Antonio Palermini, di Canistro, milita del gruppo anarchico belga di
Seraing, «in seno al quale svolge attivissima propaganda […] è un assiduo
diffusore di giornali ed opuscoli». In Francia, Giuseppe Di Giambattista, di
Castel Ieri, è responsabile del Centro di propaganda anarchica di Parigi,
«procede ad una intensificata propaganda fra gli operai italiani per impedire
rimpatri e per la costituzione di sezioni anarchiche [...] propagandista attivo
ed iscritto ad ogni organizzazione comunista-anarchica». Nella capitale fran-
cese anche l’aquilano Ugo Tiberti (già militante del gruppo anarchico aqui-
lano “Studi Sociali” del 1902), amministratore della Società mutuo soccorso
di sarti italiani, e Guerino Lucantonio, di Rocca Di Mezzo, segnalato perché
«anarchico pericoloso, svolge attiva propaganda sovversiva; fa inoltre opera
di persuasione fra i connazionali per indurli ad assumere la cittadinanza fran-
cese».2 A Barcellona, Mario Gialluca, in contatto con Durruti, con i fratelli
Ascaso e «con gli elementi terroristici di Berga e Cuenca», è impegnato nel
coordinamento delle agitazioni dei metallurgici, nelle iniziative in solidarietà
ai detenuti politici della Catalogna e nella propaganda anarchica.3 Negli Usa,
Silvestro Cimini, di Cagnano Amiterno è corrispondente de «L’Adunata dei
Refrattari» e leader del gruppo anarchico “Severino Di Giovanni” di Provi-
dence, località in cui «continua a svolgere attivissima propaganda
anarchica».4 Al suo fianco i fratelli Angelo, Antonio e Tito, tutti e tre vigilati
per «attività anarchica e propaganda avversa al regime». Francesco Di Pietro
«era venuto giovane al movimento nostro nel quale s’era guadagnato sim-
patie ed amicizie numerose. Rimpatriò dopo la prima guerra mondiale tor-
nando alla natia Pratola Peligna, dove la sua opposizione al fascismo gli
procurò rappresaglie violente, rendendogli impossibile non solo il soggiorno,
ma anche l’unità della famiglia che intanto s’era formato. Rientrato negli
Stati Uniti riprese il suo posto di battaglia fra gli amici e compagni di un
tempo, che cooperavano alla pubblicazione dell’Adunata, e con essi militò

4 Cfr. Providence, «L’Adunata dei Refrattari», 5 luglio 1941.


5 Ivi, 15 agosto 1953.
6 N.F. Salvucci, Davide Moro, «Controcorrente», giugno 1958.
7 Sul periodico cfr. BdA2, pp. 216-217.
8 V. Isca, Luigi Vella, «Controcorrente», giugno 1958.
9 Cfr. G. Mascio, Comunicati. Per un compagno perseguitato. Detroit, «Il Martello», 28 febbraio
sparpagliati per il mondo 185

fino al 1942».5 Giuseppe Moro, di Ortona dei Marsi, è segretario del Comi-
tato pro-Sacco e Vanzetti di Haverhill, Mass., e «attivo propagandista anar-
chico». Suo fratello, Davide, è tra gli organizzatori delle agitazioni pro-Sacco
e Vanzetti di Boston e agente dei periodici «Il Nuovo Mondo» e «La Stampa
Libera». Così verrà ricordato dalla redazione di «Controcorrente»:

[…] Le durezze della vita gli fecero conoscere le ingiustizie sociali. Capì subito che
anche in America c’erano schiavisti e usurpatori senza scrupoli […]. Nell’industria delle
scarpe ove lavorò più a lungo, fu sempre attivo specialmente negli scioperi ed in tutte
le iniziative dell’organizzazione. Durante l’infausto ventennale fascista fu di un’attività
quasi insuperata. Davide con la sua automobile era dappertutto. Correva di giorno o
di notte ovunque un’iniziativa antifascista era promossa […]. In casa sua, con la coope-
razione della sua fedele compagna, c’era sempre asilo per i compagni propagandisti,
per i fuggiaschi ed i perseguitati. E l’aiuto lo dava come meglio poteva, con entusiasmo,
senza badare a tessere di partito…6

Aurelio Palombo, di Campo di Giove, è tra i dirigenti dell’International


Libertarian Committee for Political Prisoners di Westfield, New Jersey, i
cui componenti «sono da ritenersi tutti elementi pericolosi». Originario di
Campo di Giove anche Luigi Vella, che a Westfield «continua a svolgere
attività anarchica» con il gruppo “Il Martello” e nell’International Liberta-
rian Committee for Political Prisoners, «allo scopo specialmente di racco-
gliere fondi che vengono inviati ai vari comitati anarchici della Francia e
della Svizzera». Dal 1924 al 1925 Vella è tra i redattori responsabili del pe-
riodico anarchico «La Sferza».7 Così verrà ricordato dopo la sua morte:

Con Vella il nostro movimento perde uno dei caratteri più fermi, della fibra più forte,
della volontà più tenace […] Partecipò a parecchi scioperi dei minatori che lo portarono
a contatto con elementi rivoluzionari e libertari. In quelle occasioni conobbe gli agita-
tori che accorrevano ad incoraggiare i minatori nella rivolta contro i padroni. Fu par-
ticolarmente amico di Carlo Tresca, col quale rimase in buoni rapporti fino alla fine.
Stabilitosi in Westfield vi esercitò il mestiere di muratore. Per più di quarant’anni prese
parte attivissima al nostro movimento, attraverso le iniziative del Gruppo Libertario.
L’agitazione Sacco e Vanzetti lo trovò in prima fila, come pure le lotte contro il fascismo
e la reazione. Queste attività lo portarono più volte in conflitto con la legge…8

1942.
10 Su Alfonso Failla cfr. DBAI, vol. I, pp. 573-574.
11 A. Zavarella, Joseph B. Zavarella, «Controcorrente», ottobre 1958.
12 C. Tresca, Ancora un vuoto: Pasquale Scipione non è più, «Il Martello», 28 febbraio 1942.
186 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Guido Mascio, di Rivisondoli, è amministratore della Libreria Autonoma


di Detroit, Michigan, e promotore di iniziative in sostegno alle vittime po-
litiche.9 Il suo compaesano Vincenzo Massari dirige a Warreu, Ohio, i pe-
riodici «Unione» e «Marsica Nuova». Giulio Arquilla, di Raiano, riesce
ad espatriare nel 1925 a Elmwood Park, Illinois, dove «continua a svolgere
attività anarchica». Di Raiano anche Antonio Sabatini, «pericoloso agitatore
anarchico» a Chicago. Nella stessa città anche Antonio Martocchia, mili-
tante della Faa durante il biennio rosso, ora direttore del mensile «Germi-
nal» e in relazione con Alfonso Failla10 e con gli anarchici rimasti in Italia.
A Schenectady, New York, «svolge continua e attiva propaganda anarchica»
Domenico Carapelle, di San Benedetto dei Marsi. Silvino Rossetti, di Ca-
lascio, è attivo nei gruppi libertari e antifascisti di Niagara Falls e Detroit.
Joseph Zavarella, di Pratola Peligna, fonda e dirige «Il Risveglio» a
Dunkirk, New York, ed assume l’impegno di referente locale per il Comi-
tato anarchico pro-Spagna di Parigi:

[…] Joseph B. Zavarella fu sovversivo tutta la sua vita e durante l’era fascista tenne il
suo giornale in lotta aperta contro le camicie nere e i gerarchi del regime. Durante l’a-
gitazione pro Sacco e Vanzetti le colonne de «Il Risveglio» furono aperte per tutte le
comunicazioni che pervenivano al giornale, in sostegno della loro innocenza. Sferzatore
dei prominenti impennacchiati, con i suoi foglietti volanti, «La Scopa» e «Il Pif Paf
Puf», fece loro perdere più di un sonno…11

Alla redazione de «Il Risveglio» collabora anche Placido Presutti, di Pra-


tola Peligna, vigilato per «attivissima propaganda antinazionale e antifascista
[…] è uno dei più attivi elementi contrari al Regime attuale […] scrive per
il settimanale “Il Risveglio” di Dunkirk, giornale che attacca spesso il Partito
fascista e il Duce con frasi da trivio […]. Prende sempre parte alle conferenze
sovversive […] è in continuo contatto con gli elementi antifascisti di quella
città». Pasquale Scipione, attivo nell’aquilano fin dal 1890, è ora uno dei di-
rigenti della componente anarchica nell’Alleanza antifascista del Nord Ame-
rica, nonché esponente di organizzazioni sindacali autonome italostatuni-
tensi. Si spegnerà nel 1942 e sarà Tresca a ricordarne la figura:

13 Cfr. i relativi fascicoli personali, ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 147, f. 25; Ivi, b. 147, f. 28;
Ivi, b. 63, f. 24; Ivi, b. 99, f. 1; Ivi, b. 53, f. 1; Ivi, b. 14A, f. 6; Ivi, b. 141, f. 32; Ivi, b. 92, f. 19; Ivi, b.
99, f. 4; Ivi, b. 62, f. 10; Ivi, b. 35, f. 24. Cfr. anche BdA2, pp. 220-221.
14 Nel 1922 gli anarchici italiani rappresentavano il 46,6% dei rifugiati politici in Francia. Dal
sparpagliati per il mondo 187

Pasquale Scipione fu una quercia: all’infuriare di tutti i venti resistette, non piegò. Gio-
vanissimo, quando in Italia si iniziava la primavera delle speranze proletarie, con ardore,
devozione e spirito di sacrificio non comune prese posto nelle prime linee di combatti-
mento e si fece subito notare per ardimenti, per infaticabile attività. E fu compensato
dal governo reazionario di quel tempo con manette, persecuzioni e prigione. Fu a Por-
tolongone con Galleani e altri e dalla bastiglia borghese, immutato ed immutabile, tor-
nato alla sua natia Aquila passò all’amministrazione cittadina in qualità d’assessore,
distinguendosi per zelo e coraggio. Fu attivo collaboratore del giornale locale «L’Avve-
nire», e de «Il Germe», di Sulmona, diretto da Carlo Tresca. Fu per molti anni come
una spina al cuore delle camorre locali che fugava leoninamente con le parole e lo scritto.
Se ne venne in America e cercare migliore fortuna nel lavoro. Onestissimo. Ospitale ac-
coglieva nel suo focolare tutti gli sperduti, i rifugiati, i diseredati in cerca del pane per
lo stomaco e la mente; vi accoglieva, in oltre, in indimenticabili ore di riposo, di racco-
glimento e di fraternità gli esponenti massimi di idee di libertà e giustizia. Libertario
nel senso più bello e nobile della parola tollerava le idee altrui e sorrideva benevolmente
alla critica astiosa degli avversari. Non conobbe restrizioni mentali dogmatiche e recen-
temente, dedicato ad un lavoro paziente di chiarificazione, che fu definito “revisioni-
smo”, conobbe le amarezze delle interne discordie del nostro movimento. Ma seppe
tenersi sempre al di sopra della mischia: maestro, educatore di popolo venuto dal po-
polo.
«Il Martello», che lo ebbe diligentissimo amministratore per qualche tempo, collabo-
ratore assiduo per molti anni, piega, riconoscente, sulla sua bara l’abbrunata bandiera
della fede che ci fece fratelli lungo l’irto cammino.12

Negli Usa anche Francesco Saulle, militante del gruppo anarchico aqui-
lano “Studi Sociali” del 1902, propagandista anarchico a Brooklyn, «acca-
nitamente avverso al fascismo». A Weirton, West Virginia, Leonardo Anile
di Secinaro è promotore di manifestazioni anticolonialiste ed antipatriotti-
che contro la campagna italiana in Africa Orientale: «in Weirton sono molti
gli anarchici provenienti da Secinaro». Leader della Lega Anarchica di Steu-
benville, Ohio, è Antonio Giannageli, «assiduo propagandista tra i lavoratori
dei bacini minerari della zona […] al suo recapito pervengono tutte le pub-
blicazioni sovversive dirette gli iscritti del gruppo stesso […] irriducibile an-
tifascista e capo del gruppo anarchico e antifascista di quel distretto».13
E così via.
La situazione è destinata a cambiare nel giro di pochi anni, a causa della

finire del 1920 il flusso era stato ininterrotto: gli anarchici erano quelli che più si erano esposti nel
biennio rosso e, quindi, per primi avevano dovuto riparare all’estero. Un’ultima ondata si registra tra
il 1924 e il 1926. Dopo l’afflusso del resto dell’emigrazione politica (comunisti, socialisti, repubblicani
e antifascisti vari), la percentuale degli anarchici si assesta sul 13,4%. Si vedano: L. Di Lembo, Guerra
188 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

crisi economica che investe i paesi del centro Europa e le severe restrizioni
all’immigrazione accentuate da Gran Bretagna, Stati Uniti e poi Svizzera.
In Francia, invece, le esigenze della ricostruzione postbellica offrono molto
lavoro; inoltre, nel periodo 1924-26, al governo c’è un cartello delle sinistre
decisamente antifascista e, anche dopo la sua caduta, la legislazione rimane
ancora per una decina di anni ancorata alla tradizione dell’ospitalità poli-
tica. Oltre agli italiani,14 in Francia trovano rifugio in gran numero anche
gli anarchici russi, spagnoli, bulgari, polacchi, ungheresi e tedeschi. Questi,
con alle spalle le rispettive esperienze particolari ed i propri insuccessi lo-
cali, si ritrovano direttamente proiettati nel vivo delle grandi correnti po-
litiche che agitano l’Europa, con l’esigenza comune di riorganizzarsi a
livello internazionale e di ridefinire l’identità dell’anarchismo stesso. In
questo processo, oltre agli organizzatori, antiorganizzatori e individualisti,
si inseriscono nel confronto in atto anche i piattaformisti, i sostenitori cioè
della necessità di una organizzazione di tendenza strutturata sulla base della
piattaforma d’intesa elaborata dai russi.15 La dimensione di questo dibattito,
rilevabile dal numero dei periodici anarchici usciti durante l’esilio in Fran-
cia (ben cinquantadue, pari al 29% di tutte le testate dell’emigrazione ita-
liana in Francia, politica e no), non è argomento che può essere affrontato
in questa sede, così come le posizioni degli anarchici italiani (essenzial-
mente riorganizzatisi sui principi dell’Uai) nei confronti della Concentra-
zione d’azione antifascista e del movimento di Gl.16 Uno sforzo che ha
comunque dell’incredibile, se si considera la situazione nella quale gli anar-
chici devono muoversi, mai in regola con i documenti e sempre sotto la
minaccia non solo dell’espulsione ma della riconsegna alle autorità fasciste.
In queste condizioni devono innanzitutto trovare lavoro e il problema di-
venta drammatico quando, dal 1930, l’Europa viene investita dalla più
grande crisi della storia del capitalismo. Eppure, gli anarchici italiani non

di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939), cit., p.
171; G. Cerrito, L’emigrazione libertaria in Francia tra le due guerre, in Gli italiani fuori d’Italia. Gli emi-
grati italiani nei movimenti operai dei paesi d’adozione (1880-1940), Franco Angeli, Milano 1983.
15 Sulla «Piattaforma» si veda G. Cerrito, Il ruolo della organizzazione anarchica, cit., pp. 201-300.
16 Sulla riorganizzazione delle forze politiche italiane in Francia si veda S. Tombaccini, Storia dei
fuoriusciti italiani in Francia, Mursia, Milano 1988.
17 Si vedano: G. Galzerano, Angelo Sbardellotto. Vita, processo e morte dell’emigrante anarchico fucilato
per “l’intenzione” di uccidere Mussolini, Galzerano Editore, Casalvelino Scalo 2003; G. Fiori, L’anarchico
Schirru, condannato a morte per l’intenzione di uccidere Mussolini, Mondadori, Milano 1983; R. Lucetti,
Gino Lucetti, l’attentato contro il Duce, 11 settembre 1926, Cooperativa Tipolitografica di Carrara, Carrara
2000.
sparpagliati per il mondo 189

solo riescono ad organizzarsi e reinserirsi nelle lotte sociali e politiche, ma


cercano di minare anche il regime in Italia sia con l’introduzione di mate-
riale di propaganda sia con gli attentati contro le autorità fasciste. Oltre a
quelli progettati dagli anarchici Gino Lucetti (1926), Michele Schirru
(1931) e Angelo Sbardellotto (1932) per eliminare direttamente Musso-
lini,17 molti altri ne vengono organizzati e finanziati. Ugo Tiberti ed altri,
ad esempio, «preparano un brutto colpo, nascondono degli esplosivi per
usarli contro dei capi fascisti […]. Sono nativi di Aquila».18 In quest’ottica,
nell’ala estrema dell’individualismo prende piede anche “l’illegalismo”, che
usa la rapina non solo come mezzo di finanziamento per sé e i gruppi ma
anche come metodo di lotta etico-politica. È il caso dell’aquilano Mario
Fabi, che espulso dalla Francia nel 1928 ripara nel Lussemburgo, dove, in-
dagato per omicidio politico, è costretto a raggiunge Barcellona. Qui viene
fermato non solo perché «tenace antifascista e astuto propagandista» ma
anche perché scassinatore di casseforti e per aver pianificato un furto alle
casse del Regio consolato italiano.19 Vi è poi il lavoro capillare dei Cpvp, i
centri di raccolta dei fuoriusciti, la nervatura stessa del raccordo tra il mo-
vimento all’estero e quello all’interno del paese. Questi devono affrontare
difficoltà del tutto nuove, legate al carattere totalitario e alle nuove tecniche
repressive che possono utilizzare gli avversari. I comitati ricorrono a molta
tenacia per mantenere i contatti con le centinaia di compagni sepolti nelle
galere o al confino, così come per cercare di rintracciare quelli che man
mano scompaiono sull’altro versante, in Russia, nella “patria del sociali-
smo”:

[Meta] La storia fisserà un giorno tutta la perfidia, turpe e sanguinaria opera dello Stato
bolscevico e non parrà minore di quella dei peggiori Stati capitalisti. Quello che parrà
quasi incredibile è che abbia potuto essere appoggiata nel mondo intero da tanti cre-
duloni e fanatici, malgrado svolte, contraddizioni e tradimenti continui. Come mai si
sono accettate fra l’altro tante ecatombe di rei pretesi confessi, in seguito a orribili tor-
ture che forse ci saranno rivelate un giorno.20

18 Su Ugo Tiberti, nato all’Aquila il 16 luglio 1881, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 114, f. 4.
19 Ivi, b. 84, f. 4.
20 L. Meta, L’equivoco, «La Controcorrente», ottobre-novembre 1939.
21 Libero Martello [L. Meta], Che fare?, Ivi, agosto 1939.
22 Nel dicembre del 1928 Meta si era trasferito a Pescara con la famiglia. Arrestato dal 31 luglio
al 2 agosto 1929, dal 28 dicembre 1929 al 2 gennaio 1930, dal 28 ottobre al 9 novembre del 1930. Era
tornato a Pratola Peligna nel dicembre del 1934.
23 L. Meta, Rientro, «Il Risveglio», 4 marzo 1939.
190 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

La situazione peggiorerà con l’involuzione dei Fronti Popolari («il Fronte


Popolare è invenzione machiavellica della borghesia per frenare e strozzare
la rivoluzione. Cioè il sorgere del socialismo»),21 con la loro svolta nazio-
nal-militarista a seguito dell’alleanza stipulata tra comunisti, liberali e so-
cialdemocratici europei, tre componenti che fino ad allora si erano
combattute all’ultimo sangue. Queste puntano ormai alla guerra o comun-
que all’azione degli stati democratici e di quello sovietico per bloccare il
nazifascismo dilagante, una soluzione, agli occhi degli anarchici, vista come
catastrofica.
Meta riesce a espatriare clandestinamente in questi anni e a riparare mo-
mentaneamente in Francia,22 dove le disposizioni contro i rifugiati scomodi
e gli anarchici sono diventate ormai rigidissime, soprattutto per quelli che
rientrano dalla Spagna. Molto significativa a riguardo è la testimonianza
diretta di Meta:

[Meta, 1939] Nella sconfitta subita che ci ha sparpagliati per il mondo, ho pagato, come
han pagato tutti coloro che non hanno piegato al fascismo. E quando potetti evadere
da quella caserma di disciplina che è l’Italia fascista, chiesi asilo alla Francia. Alla terra
di Robespierre e di Marat; dei Diritti dell’Uomo; della Comune di Parigi, imperante
il Fronte Popolare.
Triste illusione! Umanamente non pensavo, né lo avrei mai pensato, che la Francia del
Fronte Popolare dovesse accanirsi tanto contro i profughi politici. E né potevo imma-
ginare che la Francia rivoluzionaria rinculasse per lasciare il passo alla Francia reazio-
naria dei Barbari, di Thiers, di Napoleone; auspice il Fronte Popolare che gli fa da
passerella. È doloroso, ma è doveroso dirlo: la Francia nega ai profughi politici quel
Diritto che tutti abbiamo per legge di natura e che essa ha consacrato nella Carta dei
Diritti dell’Uomo: il diritto alla vita. E la Francia Democratica del Fronte Popolare,
dei cugini (triste parentela) gli nega il diritto d’asilo. E li scaccia senza pietà, attaccan-
dogli un cartello con la scritta: “Indesiderabile”. E quando qualcuno fortunato riesce a
trovare un paese che lo ospita, gli viene attaccato un altro cartello con la scritta: “Senza
patria”. Non protesto. I democratici, prima di essere tali, sono borghesi e capitalisti; e
per conseguenza conservatori e reazionari, anche se sono verniciati nitro cellulosa so-
cial-rifo-staliniana. […] Oggi sono i padroni! Oh! son troppi coloro che han dovuto
lasciare la Francia per sfuggire al carcere, cercando rifugio in altre terre! Son troppi
coloro che vivono nella illegalità che gli aggrava maggiormente la loro miseria, con lo
spettro del poliziotto sempre davanti! E sono ancora troppi coloro che scontano nelle

24 Id., Democrazia Ricattatrice, «La Controcorrente», giugno 1939.


25 Cfr. ACS, MI, PS, P. Pol., b. 830, f. ad nomen.
26 G. Salvemini, Per una Concentrazione Repubblicana-Socialista in Italia, opuscolo pubblicato dalle
edizioni «Controcorrente» di Boston nel novembre 1944, ora in G. SALVEMINI, L’Italia vista dall’Ame-
sparpagliati per il mondo 191

infami carceri francesi il delitto di non trovare una terra che li ospiti! Dolorosa situa-
zione per questi compagni! Un senso di disgusto e di disprezzo mi assale per quella
Francia che va vantando una tradizione storica rivoluzionaria, ai rivoluzionari nega il
diritto d’asilo e il diritto alla vita.23

[Meta, 1939] Il governo francese ha emanato un nuovo decreto per gli stranieri: per co-
stringerli a dare il loro contributo all’esercito in tempo di pace, per un periodo uguale a
quello imposto ai francesi; ed in tempo di guerra come … carne da macello. […] Solo
chi è passato sotto le forche caudine della democratica Francia, non sa i diritti che vi ha
lo straniero antifascista. Diritto di morire di fame; diritto al campo di concentramento;
diritto di essere espulso senza motivi e consegnato alle autorità fasciste di frontiera. Questi
i diritti degli antifascisti, nella terra dei Diritti dell’uomo. […] È venuta poi la minaccia
fascista. La Francia si è ricordata che nel suo territorio vi si erano rifugiati centinaia e
centinaia di migliaia di antifascisti sfuggiti alle rappresaglie dei loro governi; ed ha pensato
– se il fascismo passerà all’azione – di usufruire di essi, sfruttando il loro odio per il fasci-
smo, il loro amore per la libertà, le misere e disastrose condizioni in cui essa li ha cacciati;
ed ha emanato un decreto col quale gli impone di servire l’esercito francese in tempo di
pace e di guerra, pena, se non accettano, di espellerli dal suo territorio. […] L’odio al fa-
scismo, l’amore alla libertà, il pensiero di tornare a riabbracciare i loro cari, le misere e
pericolose condizioni in cui si trovano, hanno contribuito a che questi uomini si facessero
volontari della morte per difendere l’Impero francese. Penso con quanta abnegazione e
spirito di sacrificio possano prendere le armi per difendere i confini di quella Francia che
gli ha negato il diritto d’asilo, negandogli la carta di soggiorno, che li ha internati in
campi di concentramento; che li ha cacciati nelle sue luridissime prigioni, per scontare il
grave delitto di non trovare un paese che li ospiti.
Ma chi sono gli indesiderabili? […] Per il governo francese – e purtroppo anche per un
partito di masse operaie – essi sono i nemici della democrazia e del regime capitalista.
Sono coloro che per le loro ideologie sono sempre pronti a farsi mitragliare sulle barri-
cate, ma che non sono disposti a farsi mitragliare e bombardare per una guerra di confini.
Sono gli Anarchici, i Socialisti Massimalisti, i Comunisti di sinistra, i Rivoluzionari di
tutte le scuole. Ed è per questi che si chiede un decreto ancora più bastardo dei prece-
denti; ed è su questi che si abbatterà con maggiore ferocia l’ira dei governanti francesi.
O bere, o affogare! O prendere le armi in difesa del capitalismo francese, o l’espulsione.24

A Parigi, Meta si avvicina alla sede dell’«Avanti!», alla Lega italiana per
i diritti dell’uomo (Lidu), al movimento di Giustizia e libertà (Gl) e aderisce
all’Associazione ex-combattenti pacifisti, partecipando all’organizzazione
delle manifestazioni antifasciste e di protesta contro il bellicismo dilagante.
Grazie all’intervento di Cianca e Salvemini, nel 1939 riesce a raggiungere

rica, 2 voll., Feltrinelli, Milano 1969, p. 616.


27 Libero Martello [L. Meta], Che fare?, cit.
192 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

gli Usa.25 Collabora con le redazioni de «La Controcorrente», «Il Risve-


glio», «L’Adunata dei Refrattari» e «Il Martello»; per qualche tempo è se-
gretario politico della sezione della Mazzini Society di Boston, in relazione
con Salvemini. Scriverà quest’ultimo:

Io mi considererei fortunato se potessi prevedere che anche gli anarchici offrirebbero


il loro concorso agli altri partiti democratici… sul serio. Essi importerebbero fra voi
una preoccupazione delle libertà individuali che troppo spesso socialisti e comunisti
anche se indipendenti mettono in soffitta. Essi avrebbero da impartirvi molti insegna-
menti preziosi dedotti dalla dottrina federalista che non è esclusivamente né di
Proudhon, né di Bakounine, ma fu insegnata invano ai nostri padri da Carlo Cattaneo,
da Giuseppe Ferrari, da Carlo Pisacane, da Alberto Mario. Essi – pare un paradosso
ma non è – avrebbero molto da insegnarvi sui metodi di costruire le organizzazioni
che salgono dal basso. Essi importerebbero fra voi uno spirito di sacrificio e di audacia
che una malintesa educazione soffocò nel movimento socialista dei primi venti anni di
questo secolo. […] Potrebbero essere una stupenda forza motrice all’interno di una
coalizione democratica. Agiscono come forza demolitrice rimanendone fuori. È un
gran peccato.26

Nella rivoluzione spagnola

Per i libertari è possibile evitare una nuova guerra tra stati solo puntando
tutto su una rivoluzione sociale capace di dare soluzioni alternative ai pro-
blemi della società europea, all’immobilismo socialdemocratico, alla stali-
nizzazione della Russia e al nazifascismo dilagante:

[Meta] Le masse operaie debbono porsi, oggi più che mai, il dilemma: o stringere la
mano a Mussolini, Hitler, Franco, Stalin, Daladier, Chamberlain; o costituire un fronte
prettamente operaio e rivoluzionario […] Oggi più che mai, la nostra divisa deve essere:
serrare le file e pronti all’attacco […] Che questo nostro grido di passione sia raccolto
da tutti i rivoluzionari in buona fede; da tutti coloro che disinteressatamente lottano
per l’avvento di una società di liberi e di uguali.27

Questa volta le notizie non arrivano da Oriente ma da Occidente: è il


19 luglio 1936. I lavoratori spagnoli, che avevano mantenuto la propria

28 Sul ruolo degli anarchici e della Cnt si segnalano: Abel Paz, Durruti e la rivoluzione spagnola, 2
tomi, coedizione BFS, La Fiaccola, ZIC, Pisa 1999-2000; Id., Spagna 1936. Un anarchico nella rivolu-
zione, Piero Lacaita, Manduria-Bari-Roma 1998; C. Berneri, Guerra di classe in Spagna, R.L., Pistoia
1971; C. Berneri, Pietrogrado 1917-Barcellona 1937. Scritti scelti, La Fiaccola, Ragusa 1990; H.M. En-
zensberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di B. Durruti, Feltrinelli, Milano 1973; G. Leval,
sparpagliati per il mondo 193

identità di classe e le proprie espressioni tradizionali nei sindacati rivolu-


zionari, armati, inquadrati e guidati dagli anarchici uniscono alla battaglia
antifranchista quella per la rivoluzione sociale. In Catalogna, travolte le
truppe golpiste, in fuga clero e borghesia, crollati Stato e Repubblica, tutte
le attività produttive e i servizi vengono presi in mano da chi vi lavora. È
finalmente la seconda rivoluzione del Novecento: quella libertaria.28 Vec-
chi e giovani rivoluzionari accorrono da mezzo mondo per combattere al
fianco dei compagni spagnoli e sostenere il tentativo riuscito di unità pro-
letaria realizzata e coordinata dalla Confederación nacional del trabajo
(Cnt) e dagli anarchici. Già il 19 agosto, la prima colonna italiana, aggre-
gata come sezione italiana alla Colonna “Francisco Ascaso”, per due terzi
composta da anarchici, è pronta per partire da Barcellona verso il fronte
di Huesca. Il 12 settembre parte per Monte Pelato il secondo scaglione; il
terzo vi arriva il 30 settembre, e viene respinto un pesante attacco fran-
chista. Per difendere la rivoluzione sociale entrano in Spagna anche molti
anarchici abruzzesi, tra cui Giuseppe Bifolchi, di Balsorano, e Antonio
Cieri, di Vasto.29 Il primo aveva addestrato i volontari vittoriosi a Monte
Pelato, dove Cieri aveva combattuto inquadrato nel gruppo “Pisacane”
della colonna “Ascaso”. Entrambi assumeranno il comando militare della
colonna italiana in uno dei suoi momenti più delicati, quando cioè, dopo
la frattura con Gl, la colonna non accetterà la militarizzazione delle for-
mazioni imposta dal governo repubblicano e si riorganizzerà in proprio
per il prosieguo della rivoluzione in corso.30 Il pescarese Giuseppe Gial-
luca si arruola nell’agosto 1936, inquadrato nelle colonne “Tierra y Li-

Né Franco né Stalin, Istituto editoriale italiano, Milano 1952; M. A. Ackelsberg, Mujeres libres. L’attualità
delle lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, ZIC, Milano 2005; J. Peirats, La C.N.T. nella
rivoluzione spagnola, 4 voll., Antistato, Milano 1977; V. Richards, Insegnamenti della rivoluzione spagnola
(1936-1939), Vallera, Pistoia 1974.
29 Si veda B. Taddei, Miliziani abruzzesi nella Spagna repubblicana, Istituto Abruzzese per la Storia
d’Italia dal fascismo alla Resistenza, L’Aquila 1987.
30 Bifolchi comanda la colonna italiana fino al gennaio 1937, Cieri dal febbraio fino all’8 aprile
1937, giorno in cui viene ucciso. Su Bifolchi (Balsorano, 20 febbraio 1895-Avezzano, 16 marzo 1978)
e Cieri (Vasto, 10 novembre 1898-Carrascal di Huesca 7 aprile 1937) mancano a tutt’oggi lavori orga-
nici. Si rimanda quindi alle schede biografiche di F. Palombo, in DBAI, vol. I, pp. 187-188 e pp. 402-
403. Cfr. anche BdA2, p. 45, 106, 110, 134, 135, 252, 257.
31 Su Giuseppe Gialluca, nato a Pescara il 19 marzo 1901, cfr.: ACS, CPC, b. 2380, f. ad nomen;
B. Taddei, Miliziani abruzzesi nella Spagna repubblicana, cit., pp. 113-119.
32 Su Renato Gialluca, nato a Castellamare Adriatico il 4 marzo 1900, cfr. ACS, CPC, b. 2380, f.
ad nomen.
33 Cfr.: ACS, CPC, b. 5196, f. ad nomen; B. Taddei, Miliziani abruzzesi nella Spagna repubblicana,
194 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

bertad” prima, “Ascaso” poi, infine in marina.31 Al suo fianco il fratello


Renato, miliziano nelle formazioni anarchiche e poi combattente nelle Bri-
gate Internazionali.32 Nell’ottobre arriva Luigi Trapasso, di Lucoli, asse-
gnato al gruppo “Sbardellotto” della colonna “Ascaso”.33 Ai miliziani si
unisce anche Mario Fabi, espatriato clandestinamente dopo cinque anni di
confino a Ponza.34 Pietro Di Cesare, originario del teramano, milita nel
battaglione “Pietro Kropotkin” della colonna “Ascaso” alle dipendenze
della Cnt-Fa Iberica, impiegato sul fronte d’Aragona.35 Giuseppe Di Gian-
battista, di Castel di Ieri, combatterà nel III battaglione della Brigata “Ga-
ribaldi”36 mentre Giuseppe Esposito, attivo nel gruppo “Iconoclasta” di
Ortona durante il biennio rosso, s’arruola nel 1937 nel 10° battaglione della
XIV Brigata Internazionale.37
Camillo Berneri,38 commissario politico della colonna italiana, riesce
ad assumere un ruolo di stimolo e di portavoce di quanto era stato elaborato
dagli anarchici italiani in quindici anni di esilio e di quanto viene ora di-
scusso tra quelli sparsi in tanti paesi ma collegati nello sforzo di sostenere
la grande rivoluzione. L’ineluttabile interdipendenza tra mezzi e fini rimane
ben ferma nella concezione degli anarchici italiani, che non accoglieranno
mai la formula di abbandonare la rivoluzione per vincere la guerra, di pas-
sare cioè da una guerra sociale a una guerra tra Stati, da una guerra di classe
e per il libertarismo a una guerra antifranchista e per lo statalismo. Com’è
noto, e con forti responsabilità socialdemocratiche e staliniste, gli eventi
precipiteranno e l’epilogo sarà totalmente diverso:

[Meta] Quello che è vergognoso però è il fatto che a volere lo schiacciamento della
Spagna del popolo – e vi hanno contribuito – sono stati i democratici, nonché gli ele-
menti che formavano il famoso Fronte Popolare, rappresentanti del popolo evoluto,

cit., pp. 193-194.


34 Cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 84, f. 4; B. Taddei, Miliziani abruzzesi nella Spagna re-
pubblicana, cit., pp. 105-109.
35 Cfr. Un Compagno, Lutti nostri, «L’Internazionale», 10 dicembre 1978.
36 Cfr.: ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 58, f. 3; ACS, CPC, b. 1787, f. ad nomen; B. Taddei,
Miliziani abruzzesi nella Spagna repubblicana, cit. p. 97.
37 Cfr. ACS, CPC, b. 1895, f. ad nomen.
38 Su Camillo Berneri cfr. DBAI, vol. I, pp. 142-149.
39 L.M. [L. Meta], Salve, o Spagna rivoluzionaria!, «La Controcorrente», marzo 1939.
40 Sulla guerra in Abruzzo si veda C. Felice, Guerra resistenza dopoguerra in Abruzzo. Uomini, eco-
nomie, istituzioni, Franco Angeli, Milano 1993.
1 Libero Martello [L. Meta], Fede, «La Controcorrente», gennaio 1940.
2 Sull’andamento del convegno cfr. CcFAI, pp. 15-18.
sparpagliati per il mondo 195

cosciente e… minchione. Che, quando tardi, volle gridare contro Daladier perché
aprisse le frontiere e mandasse cannoni ed aeroplani alla Spagna, si sentì rispondere
che seguiva la minaccia di Blum. Cioè di colui che spalleggiato dai componenti del
fronte Popolare, aveva applicato la formula del non-intervento. E dopo ciò, questo po-
polo non ha saputo ritrovare uno dei suoi scatti di santa ribellione contro i falsi pastori
addormentatori di coscienze, imprimendogli nei sporchi deretani le forme delle sue
scarpe.
Ed è rimasto ancora pecorone!
Nella lotta impari che il generoso ed altruistico popolo spagnolo ha dovuto sostenere
contro la formidabile coalizione dei generali felloni, dei latifondisti, cattolici, reazionari
dell’interno; protetti ed aiutati dall’Italia fascista e dalla Germania nazista, nonché dalla
imperialista Inghilterra e democratica Francia, che tutti, per delle ragioni loro speciali,
avevano interesse a schiacciare la Spagna del popolo, ha dovuto soccombere. L’esercito
ispano-moro-italo-tedesco-portoghese, agguerrito e nutrito, ha avuto ragione di un
esercito di eroi, disarmato ed affamato.
Così ha voluto la plutocrazia internazionale!
Ed il proletariato tesserato ha assistito vigliaccamente a questo martirio, a questa
sconfitta: che è sconfitta del proletariato internazionale.39

Nell’arco di pochi anni i movimenti dal basso di tutt’Europa saranno alle


corde, minacciati non solo dal nazifascismo e dalla montante politica guer-
rafondaia delle sinistre, ma anche da un nuovo tragico conflitto mondiale
alle porte.40

3 Sull’andamento del convegno cfr. Ivi, pp. 19-23.


4 Sull’andamento del convegno cfr, Ivi, pp. 24-42.
5 Per una storia del movimento anarchico italiano dal secondo dopoguerra agli anni Settanta si
Liberazione

Memoria resistente

[Meta, 1940] Abbiamo subito delle sconfitte e, prima fra tutte, quella della Spagna ri-
voluzionaria. Non staremo qui a rifarne la storia; né a lanciare la nostra feroce invettiva
contro i traditori; contro i fascismi e contro le democrazie; contro lo stalinismo, che
ha il vizio delle democrazie e l’impronta del fascismo. Raccogliamo i nostri rottami,
raccogliamo le nostre armi: le ricostruiamo, le raffiliamo, e, fatto tesoro dell’esperienza,
le teniamo pronte per la prossima occasione […].
È vero che il progresso meccanico e chimico ha annientato, ha distrutto l’idea delle
barricate ma è pure vero che da quelle del 1848 a quelle del 1936 c’è un innegabile
progresso: un lungo passo avanti sulla via della rivoluzione sociale. E noi crediamo che
il popolo, sia pur disarmato, può, se vuole, sbarazzarsi di un mezzo milione di militi,
anche se armati fino ai denti.
Noi, che all’idea rivoluzionaria restammo sempre fedeli; che la propagandammo contro
tutte le deviazioni e le rampogne dei “benpensanti”, che cercammo di spingerla sempre
con tutte le nostre forze, per quanto modestissime; che non raccogliemmo né ingiurie
né calunnie, per proseguire nella nostra strada, non possiamo oggi disperare di essa.
Abbiamo fede.
Oramai alla vecchia rivoluzione politica si è sostituita la rivoluzione sociale.
E questa verrà, trionferà!1

Anche se unito e mosso da rinnovato entusiasmo e diffuso bisogno di


efficientismo, il movimento anarchico italiano dell’immediato dopoguerra
è attraversato da disorientamento strategico di fronte alle nuove tendenze
accentratrici che caratterizzano la società, alla ricostituzione sindacale ad
opera dei partiti di governo e alla generale perdita d’influenza sul movi-
mento dei lavoratori. La sua ricomposizione poi, è essenzialmente opera

vedano: CcFAI; Aa.Vv., La Resistenza sconosciuta. Gli anarchici e la lotta contro il fascismo, cit; A. Cardella,
198 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

dei vecchi militanti, in particolar modo degli ex-confinati, proprio perché


il ventennio fascista, l’esilio, il confino, la guerra e le altre condizioni obiet-
tive avevano reso, per il movimento anarchico molto di più rispetto agli
altri schieramenti politici, praticamente impossibile il ricambio generazio-
nale e l’aggiornamento dei quadri. Il primo aspetto su cui si concentra l’at-
tività è quindi la riattivazione dell’organizzazione specifica: preceduto dal
convegno dei Gruppi libertari dell’Italia liberata (Napoli 10-11 settembre
1944)2 e dal convegno interregionale della Federazione comunista-liber-
taria alta Italia (Milano 23-25 giugno 1945),3 il I congresso anarchico na-
zionale di Carrara (15-19 settembre 1945) sancisce la nascita
dell’organizzazione di sintesi denominata Federazione anarchica italiana
(Fai).4 Quella del movimento anarchico italiano nella guerra di Resistenza
e negli anni immediatamente successivi è una storia su cui, in questa sede,
non possiamo che rimandare a studi specifici.5 Seguiremo, invece, per qual-
che altra pagina ancora, il corso delle “storie” di quei vecchi militanti, inin-
terrottamente attivi dall’immediato primo dopoguerra se non addirittura
dalla settimana rossa.
Postiglione era scomparso nel 1924 a causa di una polmonite, proba-
bilmente contratta tra il 1917 e il 1918 in Sud America.6 Già all’indomani,
nonostante il fascismo al potere, fu quasi impossibile impedire le innume-
revoli iniziative in sua memoria. Il provveditore agli studi Giovanni Fer-
retti, ad esempio, proponeva che la Biblioteca dei Maestri dell’Aquila
divenisse Biblioteca “Umberto Postiglione”. In occasione della prima edi-
zione abruzzese della Settimana della Scuola (1924), l’anarchico veniva ri-
cordato in diverse sedi7 mentre periodici culturali pubblicavano lettere e
necrologi provenienti dagli angoli più lontani del globo:

L. Fenech, Anni senza tregua, per una storia della Federazione Anarchica Italiana dal 1970 al 1980, Zero in
Condotta, Milano 2005; G. Cerrito, Il ruolo della organizzazione anarchica, cit.; A. Dadà, L’anarchismo
in Italia: fra movimento e partito. Storia e documenti dell’anarchismo italiano, cit.; I. Rossi, La ripresa del
Movimento Anarchico Italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, RL, Pistoia 1981.
6 U. Postiglione, ai genitori, San José, Costa Rica, 1 agosto 1918, in O. Giannangeli, Umberto
Postiglione, cit., p. 85.
7 Si veda V. Marchesani, In memoria di Umberto Postiglione, cit., pp. 46-47.
8 E. De Benedictis, a Franco Postiglione, San José, Costa Rica, 9 maggio 1924, «Il Nocchiero»,
21 giugno 1924.
9 Al testo di Marchesani seguono: O. Giannangeli, Umberto Postiglione, Circolo di Cultura, Raiano
1960; V. Vallera (a cura di), Umberto Postiglione. Scritti Sociali, Collana Vallera, Pistoia 1972; A. Ga-
sbarrini, Del presunto anarchico Umberto Postiglione, Il Semicerchio, L’Aquila 1979; E. Puglielli, L’Au-
liberazione 199

[San José, Costa Rica] Ma a che serve e giova farne l’elogio? Chi ce lo restituisce? […
] Mi sento orgoglioso e fiero di essere stato amico, ammiratore ed allievo di Umberto.
Ho visto e conosciuto molta gente in questo nuovo mondo e nel vecchio mondo ma
come Umberto Postiglione non ne ho trovato l’uguale […]. Io e la mia famiglia lo pian-
giamo come parente scomparso. E vi prego di deporre sulla sua tomba un umile fiore,
un fiore della compagna che egli tanto prediligeva e che ora piange la scomparsa del-
l’Apostolo della Scuola.8

Nel primo anniversario della morte (1925) veniva posta una lapide
commemorativa in cui si legge: «All’ombra dei tre cipressi/che egli volle/in
quest’ermo luogo/fiorito di rose/il popolo di Raiano/richiama/dai silenzi
della morte/lo spirito di/umberto postiglione/perché/assertore del do-
vere/vigile e presente sempre/lo conforti ad amare/gl’ideali della vita/da
lui perseguiti/per una umanità migliore». Lo stesso anno usciva il testo di
Vincenzo Marchesani In memoria di Umberto Postiglione.9 Al di là dell’O-
ceano, il Circolo d’emancipazione sociale di Filadelfia curava nel 1939 la
ristampa di Come i falchi, bozzetto sociale composto da Postiglione negli
anni Dieci:

Abbiamo creduto di fare cosa utile riordinare – sulla scorta di due copie, non sempre
concordanti, trascritte dal supposto manoscritto originale non rintracciato – il presente
bozzetto sociale di Umberto Postiglione per darlo alle stampe. Il nostro scopo è stato
quello di contribuire ad arricchire lo scarso repertorio del teatro sociale d’avanguardia
di un lavoretto il quale – pur senza pretese letterarie e artistiche – ha il pregio di espri-
mere nella semplicità della forma e nella sincerità delle situazioni che presenta, gli ac-
centi drammatici capaci di far vibrare il nostro animo, di appassionarlo e di
commuoverlo. Infine, col curare la stampa di “COME I FALCHI” – lavoro di agevole
interpretazione per tutte le filodrammatiche sociali di avanguardia che lo vorranno rap-
presentare – noi abbiamo voluto mettere a disposizione dei compagni nostri di ogni
località un modesto, ma efficace mezzo di propaganda e diffusione delle idee emanci-
patrici in seno al popolo; oltre e rendere un postumo, meritato omaggio all’apprezzato
militante scomparso che lo scrisse.10

toeducazione del maestro. Pensiero e vita di Umberto Postiglione (1893-1924), cit.


10 L’edizione del 1939 di Come i falchi è riproposta in E. Puglielli, L’Autoeducazione del maestro.
Pensiero e vita di Umberto Postiglione (1893-1924), cit., pp. 101-115.
11 Cfr. O. Giannangeli, Le vite esemplari. Umberto Postiglione, «Il Sagittario», 8 luglio 1945. Solo
qualche settimana prima nella stessa rubrica veniva ricordata la figura di Tresca.
12 C. Frigerio, Camillo Di Sciullo, «Almanacco Libertario», 1936.
13 Un precursore “ritrovato”, «Umanità Nova», Numero speciale rievocante Luigi Fabbri, giugno 1954,
ora in F. Palombo, Camillo Di Sciullo, anarchico e tipografo di Chieti, cit., pp. 62-63.
200 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Caduto il fascismo, la scuola elementare e la piazza principale di Raiano


vengono a lui intitolate mentre, sulle colonne de «Il Sagittario», Ottaviano
Giannangeli ne ricorda la figura nella rubrica dedicata a “le vite esemplari”.11
Nel 1935 moriva ottantaduenne Di Sciullo:

Noi lo ricordiamo ancora nel periodo agitato del dopoguerra, sempre vivace e entu-
siasta d’animo malgrado l’età, prender la parola al Congresso anarchico di Ancona per
recarvi il tributo del suo ottimismo sereno e l’incoraggiamento ai più giovani. Dalla
sua figura bianca di apostolo traspariva un’infinita bontà e nel suo sguardo si rifletteva
la fede immutata in un miglior divenire. Fino all’ultimo Di Sciullo, nonostante il peso
degli anni e l’avversità dell’ora presente, fu sorretto dalla sua fede inalterabile; egli
esprimeva liberamente il suo pensiero, propagandosi senza posa ad alleviare le miserie
che lo circondavano. Si è spento tra il cordoglio dei suoi concittadini che lo stimavano
e rispettavano per la sua integrità ed il suo buon cuore.12

Ulteriori ricordi di Di Sciullo compaiono sulle colonne di «Umanità


Nova», con un articolo dal titolo Un precursore “ritrovato”13 e un successivo
intervento della redazione:

Lo avevamo conosciuto personalmente negli anni lontani. Era già vecchio […]. La ri-
cerca che abbiamo compiuto per documentarci per la rievocazione di Fabbri ci ha fatto
rinverdire il ricordo di Camillo Di Sciullo e siamo riusciti a sapere di lui cose che igno-
ravamo […]. Visse fiero delle sue idee nella sua Chieti, povero, isolato, abbandonato,
perseguitato ancora […]. E il compagno che ci scrive da Chieti queste cose, ci dà questo
particolare: nella casa della nuora si conserva ancora il nerbo di bue che i nerocamiciati
abbandonarono un giorno che lo aggredirono in casa sua e lo batterono a sangue. Il
vecchio non cedette e gridava loro: «Le mie idee sono immortali, voi non le vincerete
mai».
È in volta l’idea di ricordare con una conferenza Camillo Di Sciullo a Chieti. Noi cre-
diamo che questa sia una ottima idea per risvegliare l’iniziativa anarchica in Abruzzo
[…]. Noi invitiamo i compagni delle varie località che vivono in Abruzzo di considerare
queste idee che buttiamo giù alla svelta, d’accordo e per suggerimento del compagno
Bruschi Aldo di Chieti…14

14 Chieti…, «Umanità Nova», 27 giugno 1954, ora in F. Palombo, Camillo Di Sciullo, anarchico e
tipografo di Chieti, cit., pp. 63-64.
15 Luce Fabbri nasce a Roma nel 1908. Dopo l’avvento del fascismo segue il padre Luigi nell’esilio,
stabilendosi dal 1929 in Uruguay. Dopo la morte del padre dirige la rivista «Studi Sociali» dal 1936 al
1946. Scrive numerosi libri fra cui Luigi Fabbri, storia di un uomo libero, commossa ricostruzione del
percorso politico e umano del padre. Muore a Montevideo nel 2000.
16 Luce Fabbri, Presentazione, in Luigi Fabbri, Lettera ad una donna sull’Anarchia, Samizdat, Pescara
liberazione 201

Interessante anche il ricordo personale che Luce Fabbri15 dà dell’editore


di Chieti:

[…] Il nome e il ricordo di Camillo Di Sciullo mi sono molto cari. Ho voluto bene fin
da bambina a quell’amico dalla barba brizzolata e dal mantello ampio, inusuale allora,
che gli dava l’apparenza esotica del “vecchio della montagna”. Veniva ogni tanto a tro-
varci a Corticella (dove abitavamo allora, nei pressi di Bologna) e ci portava sempre in
regalo un gran barattolo di miele di sua produzione, molto migliore di quello che si
comprava. Per noi ragazzi era soprattutto l’apicultore; con noi parlava sempre delle api.
Ricordo una volta che m’accompagnò in città (cominciavo allora il ginnasio) e, nella
mezz’ora che durò il viaggio in tramway da Corticella a Bologna, mi parlò sempre con
entusiasmo dell’organizzazione del lavoro nell’alveare. Aveva una voce forte che si fa-
ceva sentire in tutta la vettura. E tutti i passeggeri tacquero ed ascoltarono con me re-
ligiosamente quella specie di conferenza. “È una calunnia – diceva – parlare dell’ape
regina, quando si tratta della madre, tutta dedita alla sua opera creativa, che tutta la so-
cietà della api operaie cerca di proteggere e di aiutare”. Naturalmente, sapevo che Di
Sciullo non era solo “l’amico delle api”, perché poi lo sentivo parlare con mio padre
dei problemi del movimento anarchico, di giornali, di edizioni. Più tardi, dopo la sua
scomparsa, ho potuto valutare meglio la sua importanza per la storia della cultura li-
bertaria, ma mai ho potuto separare, nell’immaginazione, la sua figura dall’atmosfera
dorata del miele e dalle api…16

L’8 gennaio 1938, all’età di 73 anni, era morto Ippoliti. Le autorità ave-
vano proibito lo svolgimento del funerale. Il suo corpo lasciava San Bene-
detto dei Marsi a bordo di un carretto adibito al trasporto della spazzatura.
Silone è uno dei primi a ricordarne la figura:

«Quelli che nascono in questa contrada sono veramente disgraziati» mi ripeteva il Dr.
F.J. [Francesco Ippoliti], un medico di un villaggio vicino. «Qui non c’è via di mezzo:
o ribellarsi o essere complici». Egli si ribellò. Si dichiarò anarchico. Tenne discorsi tol-
stoiani alla povera gente…17

Più completo, e soprattutto doveroso, il ricordo redatto da Paolinelli e


pubblicato sulle colonne di «Umanità Nova»:

1997, pp. 9-10.


17 I. Silone, Uscita di sicurezza, cit., p. 73.
18 A. Paolinelli, Vecchie figure di perseguitati. Il compagno Dott. Ippoliti, «Umanità Nova», 4 agosto 1957.
19 Cfr. «Il Proletario», 18 febbraio 1945. Conti viene diffidato nel novembre 1930. Iscritto nel-
l’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze perché «accanito antifascista». In una
perquisizione del 1935 vengono sequestrati presso la sua abitazione opuscoli e giornali di propaganda
anarchica e antifascista. Viene ammonito. Arrestato per disfattismo politico (per aver «borbottato»
202 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Nell’Abruzzo, sua terra natale, il nostro compagno era molto conosciuto, specie nel
ceto operaio. Era conosciuto per la sua onestà professionale di medico, sempre pronto
a lenire una sofferenza; era conosciuto e stimato nel campo politico per la sua dirittura
morale e per la sua intransigenza ideologica; era amato dai compagni e dai simpatizzanti
che lo avevano avuto maestro di dignitosa fierezza e spronatore alle più alte manifesta-
zioni della vita.
Le lotte proletarie succedutesi nella sua regione per un cinquantennio, lo hanno trovato
sempre ed immancabilmente sulla breccia. Sempre prodigo di un consiglio, di un am-
monimento, la sua parola era sempre improntata alla visione superiore delle cose; lon-
tana da lui ogni forma di demagogia, nella quale si sono distinti molti politicanti dei
vari colori.
Il nostro compagno associava alla sana visione della realtà il culto di un idealismo con-
sapevole, l’obbedienza ad una ragione di superiore umanità.
I suoi amici d’Abruzzo lo ricordano con particolare gratitudine per la dovizia dei sen-
timenti che ha saputo istillare nel loro animo e per l’esempio della sua vita intemerata.
E noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo nelle angustie promettenti del confino
politico siamo rimasti ammirati dalla sua giovane vecchiaia, dalla sua coraggiosa resi-
stenza. Ci narrava le sue movimentate peripezie di S. Benedetto dei Marsi, arresti, per-
quisizioni, bastonature, montature calunniose di crimini inesistenti. Questo clima da
medioevo e le persecuzioni dei ras locali lo costringevano spessissimo ad abbandonare
il paese e rifugiarsi presso amici di altre località. Una vera vita d’inferno!! […]
Il suo candore si rivelava anche e soprattutto nella valutazione funzionale della sua pro-
fessione di medico. Non credeva al miracolismo della scienza, pur ammirandone i
grandi progressi e nelle prescrizioni sanitarie seguiva la scuola omeopatica. «L’essere
umano come del resto tutti gli esseri viventi – soleva ripetere – hanno nel loro organi-
smo tutti gli elementi atti alla loro difesa, i farmaci contro ogni male: bisogna aver fidu-
cia, molta fiducia in se stessi».
Amava le infinite bellezze della natura e valutava le enormi risorse che essa ha in serbo
e vedeva nelle conquiste della cultura un potente ausiliario del progresso e delle finalità
anarchiche. […]
Siamo lieti di aver ricordato – con queste brevi considerazioni – il compagno Dott. Ip-
politi sulle colonne di «Umanità Nova», sia per una nostra personale soddisfazione,
sia per aver aderito al caloroso invito fattoci dai compagni d’Abruzzo.18

Nel 1997 la giunta comunale di San Benedetto dei Marsi intitola ad Ip-
politi una strada che, dal paese, conduce alle terre del Fucino.
Conti, liberato condizionalmente dal confino nel gennaio 1943, viene
ricordato dal risorto foglio socialista di Castellamare Adriatico «Il Prole-
tario», soprattutto per il suo impegno nel coordinamento delle forze anti-
fasciste e per aver tenuto ancora comizi anarchici fino al dicembre 1944,

dentro una tabaccheria che «invece dei discorsi di Mussolini ci vuole il pane!») e condannato a cinque
liberazione 203

fino cioè a pochi giorni prima della sua morte.19 L’anno successivo, le co-
lonne de «Il Momento», mensile del Movimento libertario italiano in
Francia, narrano di un Conti giovanissimo prendere parola nei comizi con-
clusivi di un primo maggio fiorentino:

Un nuovo oratore. Un ragazzo. Sembrava una bimba, tanto era piccino, bello e delicato.
Dette le sue generalità: Attilio Conti, 16 anni, pittore, anarchico. Cosa disse? Ricordo
una sua frase: «e quando non avremo più da mangiare cosa faremo?» Una voce sten-
torea gli rispose dalla folla: prenderemo la poppa! Volendo senza dubbio alludere alla
tenera età dell’oratore. Ci fu chi rise, ma pure dal gruppo degli anarchici partirono
delle risposte, feroci quelle: «mangeremo il cuore dei borghesi» […].20

«Umanità Nova», da parte sua, racconta della moglie, ora vedova, in


cerca degli “anarchici”, compagni di suo marito:

Venne qui una povera vecchierella che l’avresti detta logorata nella mente dagli anni.
Sta qui «U. Nova?»
Sì, sta qui.
Io credo che voi siete gli anarchici, nevvero?
Siamo gli anarchici
Sapete, dovete scusarmi... dovete scusare una povera donna che è tutta sola da anni e
che non è “struita”; ma ho piacere di “avvedere” qualche amico di mio marito.
E dov’è vostro marito? Ah, è morto...
Quanto sono (conta su le dita, ma le dita sono solo dieci)... Sarà... sapete quando scap-
parono via quella brutta gente...
Mi fa vedere una fotografia. Quella che il lettore vede qui.
Ma questa è una fisionomia che conosco.
Voi chi siete?
Sono (e dico il mio nome).
Oh, lui mi ricordo che parlava di voi.
E questa fotografia di dove viene?
La trovarono nella casa della polizia quando scappò quella brutta gente. Me la porta-
rono i suoi amici. Me lo presero da casa e me lo portarono via una notte. Gli dettero
tante botte che finì all’ospedale. Così era tutte le volte che veniva quella brutta gente.
La fotografia ha un numero di archivio nel margine. Ho capito è un fotografo da ga-

anni di confino a Pisticci nel novembre del 1940. Liberato condizionalmente il 14 gennaio 1943.
20 Un Refrattario, «Il Momento», n. 9, dicembre 1945.
21 I dimenticati, «Umanità Nova», 9 marzo 1958.
22 Sul PdA si veda G. De Luna, Storia del Partito d’Azione 1942-1947, Editori Riuniti, Roma 1997.
23 Archivio privato Ego Spartaco Meta, Roma.
24 Libero Martello [L. Meta], I conti senza l’oste, «Il Risveglio», 7 febbraio 1942.
25 Chieti. Morte di Mincucci, «Umanità Nova», 6 gennaio 1951.
204 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

binetto... scientifico poliziesco. Leggo il nome e cognome: Paolo [Attilio] Conti. È lui!
Era un militante dell’Usi che si era messo al buon lavoro a Verona. Il giorno che lo li-
berarono, dice la povera vecchia, io credetti di morire al vederlo ridotto così. Ma morì
lui dopo poche settimane. La povera donna è desolata di solitudine. Veniva da Pescara,
se non sbaglio e non chiedeva niente: voleva solo sapere se vi sono ancora degli “anar-
chici” compagni di suo marito al mondo. Gli avevano detto di venire da noi...
La consolai con le mie parole? Non so! Mi illusi di farlo. Se leggerà «U.N.» povera
buona santa vecchierella, si abbia ancora una stretta da un amico del suo caro compagno
del quale do qui il ritratto che ha regalato a «U.N.».21

Meta si spegneva a Boston il 22 gennaio 1943. Ne commemora la figura il


Partito d’azione22 con la diffusione del seguente manifesto:23

partito d’azione
Sezione di Pratola Peligna

Concittadini,
la morte di LUIGI META rinnova in quanti lo ebbero compagno, durante la venten-
nale tirannide, nella profonda fede all’ideale di Libertà per tutti e di Giustizia Sociale
per gli umili, il dolore che egli patì nella persecuzione.
Nell’America, lontana nello spazio, ma tanto vicina alla nuova Italia rinascente, il nostro
martire ha vissute le ore tristi dell’esule ramingo in terra straniera, ansioso di rivedere
la famiglia e le proprie contrade riscattate dalla iniqua oppressione del privilegio.
Sappiamo che quelle ore egli ebbe confortate dall’amicizia di Alberto Cianca e di Carlo
Sforza, alfieri di un purissimo ideale di redenzione sociale e tenaci precursori della
nuova Italia libera e repubblicana.
Mentre ci inchiniamo, profondamente commossi, alla memoria di Luigi Meta, iscri-
vendo il suo nome fra i nostri martiri ed i caduti della lotta clandestina, e mentre por-
giamo alla sua Famiglia l’attestazione della nostra solidarietà fraterna in quest’ora di
lutto, ricordiamo ai Pratolani il sacrificio che il nostro compagno di fede e di speranze
seppe compiere, senza mai piegare né alle minacce né alle lusinghe, sorretto nella diffi-
cile via dalla coscienza di adempiere così al suo dovere di uomo civile perché libero e
generoso.
Pratola Peligna, 20 ottobre 1940

Con la caduta del fascismo e il rifacimento della toponomastica, il Co-


mune di Pratola Peligna gli intitola una strada che, da piazza Garibaldi, si
collega a via Antonio Gramsci attraversando il centro storico: via Umberto
I diventa via Luigi Meta. Così scriveva in uno dei suoi ultimi interventi:

26 Bifolchi continua fino alla morte a collaborare con la stampa anarchica («Umanità Nova»,
«L’Adunata dei Refrattari»). Negli anni Settanta collabora con le edizioni “Antistato” di Cesena, im-
pegnandosi a far stampare diversi libri presso una tipografia di Sora e pubblicando anche un suo libro,
liberazione 205

A tempo opportuno, quando la lancetta dell’orologio segnerà la sua ora, il popolo


sarà presente. E non sarà Londra, non sarà Washington a decidere. Vi è stato in
questi anni uno sprazzo di luce nelle tenebre che ha vivificato gli animi degli op-
pressi, ridestandone le speranze sopite: la Spagna. Un esperimento non riuscito è
vero. Non rinvanghiamo le colpe. Ma quell’esperimento non riuscito vale più di
mille non tentati.
Il popolo italiano, tradito dai falsi pastori – che oggi rappresentano l’antifascismo serio
e concreto – quando con fiducia guardava alla Russia della Rivoluzione d’Ottobre,
oggi, che la lezione di ieri gli è giovata, guarda fidente alla Spagna del 19 Luglio 1936.
E non saranno gli ipotecatori di un futuro governo a mettergli la benda.
L’ora che segnerà il crollo del fascismo e della monarchia bastarda, segnerà anche la
fine dei demagoghi arruffoni, anche se hanno preso a prestito per l’occasione un ve-
stito democratico.
E noi saluteremo con gioia quell’ora. Noi, se per ragioni indipendenti dalla nostra vo-
lontà non potremo essere presenti, benediremo da lontano la Colonna Antonina di
piazza Colonna a Roma, se ad essa penzolerà il corpo sifilitico del tiranno d’Italia. Be-
nediremo l’Obelisco di piazza Quirinale, se le statue del Castore e Polluce vedranno
in esso penzolare il corpo rachitico di re Scorpione. Gioiremo col nostro popolo, carne
della nostra carne, se nella bufera travolgerà anche i nuovi profittatori, innalzando la
Bandiera della Redenzione dove è scritto: né servi né padroni.24

Nel 1950 scompare a Chieti Alfredo Mincucci, attivo con Di Sciullo


fin dall’immediato primo dopoguerra: «durante la sua vita lottò sempre per
il nostro Ideale. Perseguitato dai fascisti, più volte carcerato, non tentennò
mai. Con instancabile zelo si prodigò, sempre e con tutti i mezzi, per la
diffusione della nostra stampa».25

Editori, memorialisti e sindaci anarchici

Giuseppe Bifolchi era stato arrestato in Francia nel novembre 1940 dalla
polizia tedesca e consegnato a quella italiana. Viene assegnato a tre anni di
confino prima a Ventotene e poi nel campo di prigionia di Renicci d’An-
ghiari. Da qui era riuscito a evadere e a tornare clandestinamente in
Abruzzo, per poi stabilire canali di collegamento con i gruppi partigiani e
partecipare alla guerra di Resistenza. A Liberazione conclusa, viene nomi-
nato sindaco “repubblicano” di Balsorano, incarico che mantiene per più

Spartaco, la rivolta che dura. Muore nell’ospedale di Avezzano il 16 marzo 1978.


27 Su Ugo Fedeli cfr. DBAI, vol. I, pp. 593-595.
206 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

di un anno.26 Non è questo l’unico caso che vede gli anarchici impegnati
nella ricostruzione delle amministrazioni pubbliche locali, nella convin-
zione che si vada incontro ad una situazione nuova che richiede da loro
anche un impegno di questo tipo. Come Bifolchi, anche Ugo Fedeli27 ri-
copre per alcuni mesi del 1944 l’incarico di sindaco a Bucchianico, paese
in provincia di Chieti dove aveva subito il confino:

Nell’adunanza dei capifamiglia di Bucchianico tenuta nel giorno 14 giugno 1944 dietro
invito del governo militare alleato, presenti 39 padri di famiglia fu eletto sindaco il si-
gnor Fedeli Ugo con voti 33. Presiedeva l’adunanza il parroco P. Grossi. Segue il visto
dell’Allied Militery Governament.

Scrive Fedeli: «[…] Quali sono i compiti essenziali che spettano all’attività
del Comune e che voglio realizzare a passo di corsa? 1) Rifornire il paese di
viveri. 2) Portare l’acqua al paese. Il lavoro è, anche così ridotto, enorme, per-
ché nulla esiste e tutto è da fare nuovo […]. In Comune tutto il lavoro ricade
sulle mie spalle, lavoro direttivo, lavoro materiale: ricevere, scrivere a mac-
china, decidere, presenziare, correre a vedere o sollecitare. Due persone vo-
lontariamente si sono messe ad aiutarmi, e con loro cerco di rimontare la
corrente e portare a buon porto la barca della Comunità di questo paese. Un
altro grave problema è quello del recupero della roba lasciata dai tedeschi in
alcune case, ma che appartiene ad altri. Questo problema è fonte di continui
litigi; succede qualche volta che una cosa è pretesa da due o più proprietari. Il
tal caso è al più povero o al più provato che la consegno […]. Il mercato nero
e la speculazione è grandissima. È necessario colpire. Oggi ad un negoziante,
colto in flagrante, ho levato la licenza e l’ho denunciato perché vendette il
grano a più di tremila lire. Mi si assicura che lo vendette anche a settemila. È
un famoso strozzino ed affamatore nonché fascista della prima ora […]. Parlai
col sindaco di Chieti, un buon uomo d’avvocato. Gli proposi di farsi promo-
tore di un congresso di tutti i sindaci della provincia, per uno scambio di idee
e una chiarificazione di propositi. Disse che la mia idea era eccellente […].
Oggi ho fatto distribuire ai poveri – o almeno ad alcuni di essi – della farina
rimasta […] La miseria è tale e tanta che veramente impressiona, eppure era

28 U. Fedeli, diario inedito, archivio del CSL Camillo Di Sciullo, Chieti.


29 G. Bifolchi, Balsorano (Aquila), 22 luglio, Lettere dall’Italia, in Rêver et oeuvrer [«Il Risveglio»],
L. Bertoni, n. 119, Ginevra, agosto 1945. Risponde Bertoni: «Auguro che la sostituzione di sindaco
avvenga il più presto possibile. Ad onta di tutto, noi dobbiamo far propaganda non contro, ma per
molto di più della repubblica democratica». Va segnalato che a partire dal 1940 in Svizzera ogni forma
liberazione 207

questa una delle più ricche regioni, una delle più prosperose ed ora è ridotta
alla miseria […] Da qualche giorno, dopo i provvedimenti assunti per dare la
vendita dei generi alimentari direttamente al Comune e soprattutto dopo aver
fatto assumere dal Comune anche la gestione del Granaio del Popolo, da parte
di alcuni elementi fascisti e veramente loschi del paese, con qualcuno che i
miei metodi intaccarono i loro interessi, incominciarono a farmi una lotta
dapprima sorniona poi sempre più ardita, culminando in una lista contro di
me […]. Erano cose da ridere, ma preoccuparono qualcuno che, stimandomi
e ritenendo giusta la mia opera, si fecero promotori di una controlista o di
una raccolta di firma a mio favore […]. Riconosco che un vero lavoro
profondo e proficuo è in questo campo, dell’amministrazione comunale, pos-
sibile solo se dietro a chi lo compie vi è una forza su cui poggiarsi e potervi
contare. Nelle mie condizioni è un vero disastro. È tutta una questione di pic-
coli interessi, di sentimenti personali, di ripicche e di vendette. Le mezze mi-
sure non possono far niente, bisogna scendere profondo e sradicare
profondamente, solo allora si potrà rifare, efficacemente […]. Vi è stata una
levata di scudi da parte dei commercianti contro la nostra iniziativa di “Spaccio
Comunale” che ha portato ad una inchiesta in Paese. Tutto è un gran da fare.
L’opposizione lavora forte e tutto gli è buono per tirarmi qualche cosa tra i
piedi. Potrei lavorare e potrei sobillare, incitare la gente a fare questo o que-
st’altro, ma veramente voglio che la gente esprima liberamente il proprio pa-
rere e vada da una parte o dall’altra. Hanno bisogno ancora di provare, e
duramente provare […]. Del resto, una cosa ho sempre saputo, e ora più che
mai ho risaputo, che non si può realizzare niente se prima non si abbattono
gli ostacoli che si frappongono a questa realizzazione. Le mezze misure, lo
vedo più che mai ora, sono polvere negli occhi. Una cosa la si fa o non la si fa,
e la si può fare solo se dietro a noi, se con noi, vi è una forza. Dobbiamo creare
questa forza per utilizzarla e utilizzarla in pieno […]».28
In generale, è questa la prima volta che in Italia gli anarchici partecipano,
in quanto tali, all’amministrazione della cosa pubblica, convinti di non potersi
sottrarre a questo dovere. Indubbiamente influisce su di loro non soltanto la
vicenda della guerra partigiana, con i suoi ovvi compromessi, ma anche l’at-
tività del precedente periodo cospirativo e gli stessi avvenimenti spagnoli.
Tutto un complesso insieme di fattori che emergono con evidenza nelle righe
che Bifolchi indirizza a Bertoni:

di attività anarchica viene vietata ma ciò non riesce ad impedire la diffusione di pubblicazioni clande-
208 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Carissimo Luigi,
ho saputo che sei ancora al solito posto, bene, attivo, e mi affretto a inviarti i miei auguri
migliori. Io sono a casa dalla Liberazione, devo dirti però che sotto l’occupazione te-
desca la vita è stata per me un vero tormento. Ho dovuto essere sempre sul chi vive.
Ma è bello poterla raccontare. Capito spesso a Roma e sono al corrente delle nostre
cose. Ho fiducia che si riuscirà a fare qualcosa di buono ma bisogna essere tenaci e in-
telligenti. Manchiamo d’elementi capaci e la buona volontà non è sufficiente. Io sono
stato costretto a fare il sindaco da oltre un anno, e solo ora comincio a vedere gli ele-
menti capaci di sostituirmi. Se non avessi agito in tal modo la camorra fascista sarebbe
ancora in auge. Ventidue anni di fascismo peseranno ancora per un pezzo sulle spalle
degli italiani, e non è il caso di farsi soverchie illusioni. Sarebbe già bello arrivare a una
repubblica democratica ma se dobbiamo attenderla dalle elezioni ci credo poco. Il male
maggiore del nostro popolo è quello di avere la memoria corta…29

Di Cioccio ed Ettorre lasciano rispettivamente gli scritti Quelli che ri-


masero, pagine dedicate a tutti coloro che durante la dittatura fascista non
scelsero la via dell’esilio,30 e Memorie di un perseguitato politico antifascista,
«per far conoscere ai giovani, che ignorano cosa sia stato lo squadrismo
mussoliniano, organizzato dai capitalisti e dagli agrari per mantenere i loro
privilegi, pericolanti per le rivendicazioni popolari del dopoguerra. È ne-
cessario persuadere i giovani ad amare la vera libertà».31 Caiola, al contrario,
si ritrova costretto a far fronte alle accuse comuniste che lo indicano addi-
rittura «compromesso col passato regime fascista»:

Fin dal 1912 ho ininterrottamente appartenuto al Movimento Comunista Libertario


[…] È in nome del mio sentimento democratico libertario che esigo la più recisa smen-
tita a quanti, ispirati unicamente a beghe personali, tentano di offuscare il mio pensiero

stine. «Il Risveglio/Le Réveil», viene pubblicato clandestinamente e senza titolo da Bertoni tra il 1940
e il 1946 in formato opuscolo. Su Luigi Bertoni cfr. DBAI, vol. I, pp. 159-164.
30 «Sia le lettere che il libro sono però andati perduti, in parte distrutti all’epoca fascista, dagli
stessi familiari, per sottrarre prove alle continue perquisizioni, in parte successivamente, perché i figli
e la moglie diedero loro scarsa importanza» (profilo biografico di Di Cioccio a cura dell’omonimo
nipote).
31 L. Ettorre, Le memorie di un perseguitato politico antifascista, archivio del CSL Camillo Di
Sciullo, Chieti. Durante gli anni della dittatura fascista Ettorre subisce un breve esilio a Parigi, e, tor-
nato a Giulianova, numerose perquisizioni, fermi e percosse più volte ricevute con conseguenze per-
manentemente gravi per la salute. Muore nel 1977.
32 F. Caiola, La parola dei lettori, «Voce d’Abruzzo», 8 settembre 1945.
33 Maturità politica, «Risorgere», 13 maggio 1945.
34 Cfr. La Resistenza Italiana. Abruzzo: I Patrioti della Majella, pubblicato su «Controcorrente» di
Boston nei numeri di luglio, agosto e ottobre 1947.
35 Cfr.: A. Felicani, Carlo Tresca, «Controcorrente», febbraio 1958; L. Quintiliano, L’ombra di Tresca
liberazione 209

politico noto ed espresso in ogni tempo, anche quando la megalomania fascista ha reso
timidi tanti uomini temprati alla sacra fede della libertà.32

Il tipografo Cellamare, militante del gruppo comunista-anarchico aqui-


lano “Sorgiamo!” del biennio rosso, continua nel capoluogo abruzzese il
proprio impegno politico ed editoriale fondando e dirigendo dal 1944 il set-
timanale indipendente «Risorgere»:

I desideri del popolo, bisogna convincersene, non valgono nulla fino a quando i pavidi
e gli inadatti pretendono governarlo: il popolo, per questi signori, vale solo per far nu-
mero nelle beghe elettorali; allorché gli arrivisti, gli affaristi e gli ambiziosi lo dichiarano,
solo in quelle circostanze, sovrano. Ma i tempi sono cambiati: un’onda imperiosa di de-
mocrazia sale e salirà fino a sommergere quelli che credono servirsene come cieco stru-
mento nelle loro mani: si sappia che vi sono liberi spiriti, che sapranno smascherare
questi impudenti.33

Al contempo, al di là dell’oceano, il periodico «Controcorrente» di Bo-


ston, alla cui redazione si stringono attorno ancora molti degli anarchici
abruzzesi rimasti negli Usa, pubblica interventi sulla guerra di Resistenza
dando ampio spazio alle vicende e alle azioni della Brigata Majella.34 Qual-
che anno più avanti, la nuova edizione del mensile dedicherà più di un nu-
mero al caso Tresca,35 portando avanti una coraggiosa battaglia per far
chiarezza sull’assassinio dell’anarcosindacalista di Sulmona:

carlo tresca non è stato dimenticato. Il ricordo del suo assassinio ci ha portato let-
tere di gratitudine dei compagni che hanno, come noi, seguito l’opera sua. Ci si esorta
a continuare. Lo faremo. Siamo dolenti soltanto di non poter fare nulla per squarciare
le tenebre che circondano quel delitto.36
Il Gruppo Carlo Tresca è sempre sulla breccia. Vuole ancora una volta manifestare la
sua solidarietà a «Controcorrente» per il ricordo continuo che fa di Carlo Tresca. Se
non fosse stato per l’interessamento dimostrato da «Controcorrente», il delitto dell’11
gennaio 1943, che costò la vita a questo combattente intrepido, sarebbe stato dimenti-

vaga ancora, Ibidem; Primo maggio. Articolo di Carlo Tresca, Ivi, aprile 1958; L. Cairo, Ricordando Carlo Tresca,
Ivi, ottobre 1958; L. Venturi, Un delitto impunito. La leggenda di Carlo Tresca, Ivi, dicembre 1958; Anniversario
di un delitto. Una pagina di Carlo Tresca, Ivi, febbraio 1959; A. Balabanoff, L’esempio di Carlo Tresca, Ibidem;
Tributo di Arturo Giovannitti, Ibidem; D. Carrillo, Anniversario. Ricordiamo Carlo Tresca, Ivi, dicembre 1959.
36 Fra noi, Ivi, aprile 1958.
37 Esortazione del Gruppo Carlo Tresca, Ivi, agosto 1959.
38 Affissioni, Ivi, dicembre 1959.
39 Su «La Frusta», di propaganda anarchica, cfr. BdA1, pp. 366-367. Su Giobbe Sanchini cfr. DBAI,
vol. II, p. 484.
40 Sull’andamento del congresso cfr. CcFAI, pp. 58-64.
210 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

cato.
I compagni che conoscono le incessanti attività di Carlo Tresca hanno il dovere di so-
stenere questa fiaccola rivoluzionaria. Essa deve continuare a ricordarne l’abnegazione
e l’apostolato. Lottatori come Carlo Tresca devono essere ricordati degnamente ogni
epoca. I lavoratori dovrebbero avere sempre presente le scene delle sanguinose battaglie
di ieri, che dovevano spianare la strada alla conquista del pane e della libertà.
Il gruppo Carlo Tresca continuerà a sostenere «Controcorrente» che tiene vivo lo spi-
rito di quelle lotte, dimenticate dai più. I compagni che quelle lotte ricordano, perché
sono glorie del loro passato, hanno il dovere di sostenere questo vessillo di battaglia.
Che ognuno faccia il proprio dovere.37

carlo tresca non deve essere dimenticato. Sono passati sedici anni dalla sera del
delitto. Fu ucciso l’11 gennaio 1943. quando il cadavere era ancora caldo la polizia
promise di agguantare gli assassini. Gli sforzi del Comitato formatosi per far luce sul
delitto sono stati inutili. Le autorità non si smentiscono. Servono coloro che ungono
le ruote della macchina politica. Se l’ucciso fosse stato un politicante qualunque, la
polizia si sarebbe data da fare. Tresca era un ribelle che dava fastidio. La sua uccisione
fece respirare meglio i mastini della legge. L’assassino è ancora al largo. Ciò non im-
pedisce che gli amici di Tresca rivolgano un pensiero gentile alla sua memoria. Lo
merita.38

Riorganizzazione

Nell’aprile 1946 iniziano a Teramo le pubblicazioni del periodico di pro-


paganda anarchica «La Frusta» sotto la direzione di Giobbe Sanchini,39
che con gli altri responsabili della stampa di movimento partecipa ai lavori
del II congresso che la Fai tiene dal 16 al 20 maggio 1947 a Bologna.40
Uno dei primi gruppi a ricostituirsi e ad attivarsi fin da subito per strut-
turare e coordinare il movimento regionale è quello di Pescara, organiz-
zato ed animato da Giovanni Sbrini e in cui, tra gli altri, militano anche
Giovanni Vittorini41 e Giuseppe Gialluca. Quest’ultimo, dopo il tragico
epilogo della rivoluzione spagnola, era stato arrestato al confine francese
e condannato a 24 giorni di carcere. Rientrato in Italia nel dopoguerra si

41 Su Giovanni Bernardino Vittorini, nato a Preturo il 20 maggio 1880, cantoniere ferroviario,


cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 78, f. 2.
42 G. Galzerano, Corrispondenze e comunicati, «L’Internazionale», luglio 1987. Per un ricordo di
Gialluca si veda anche A. Lalli, Socialismo e socialisti in Abruzzo. Piccola enciclopedia dell’Antifascismo Re-
gionale (appunti e ricordi), cit., p. 32.
43 Convegno a Pescara, «Era Nuova», 15 gennaio 1947.
44 Testo del manifesto, in IISH, UFP, Documents on organizations, Folder 504.
liberazione 211

stabilisce a Pescara e riprende rapidamente i contatti con le organizza-


zioni del movimento. Così la redazione de «L’Internazionale» ricorderà
il miliziano:

A Pescara, dov’era nato nel 1901, lo scorso 20 maggio [1987] si è spento il compagno
Giuseppe Gialluca. Anarchico a 19 anni, durante il fascismo subì bastonature e la per-
dita del posto di lavoro di ferroviere […]. Emigrò in Francia e fu sempre attivo nella
lotta contro il fascismo e per la libertà nel mondo, e insieme al fratello Renato e a molti
altri compagni si batté per la libertà della Spagna nelle colonne Durruti. Caduto il fa-
scismo ritornò in Italia ristabilendosi nella sua città, dove rifondò il gruppo anarchico
con il quale promosse molte iniziative di propaganda anarchica.42

Dalla rete di vecchie e nuove conoscenze, al gennaio 1947 risulta co-


stituita la Federazione anarchica abruzzese, che è fin da subito nelle possi-
bilità di potersi fare promotrice per l’organizzazione del convegno dei
gruppi anarchici dell’Italia centro-meridionale previsto a Pescara:

La Federaz. Anarchica Abruzzese ed il Gruppo anarchico di Pescara rivolgono appello


a tutti i Gruppi, le Federazioni e compagni isolati della province dell’Italia centrale e
meridionale acciocché intervengano numerosi al Convegno anarchico dell’Italia Cen-
tro-Sud, stabilito a Pescara il 4 e 5 febbraio p.v.43

Scopo del convegno, che poi slitterà all’8 e 9 febbraio, è quello di va-
lutare la fattibilità della proposta avanzata dagli abruzzesi stessi e cioè, come
pubblicizzato attraverso il seguente manifesto, l’attivazione di un organi-
smo in grado di organizzare, programmare e curare lo svolgimento della
propaganda anarchica nelle località delle province centrali e meridionali:

Istituzione di un Ufficio per la propaganda


dei Gruppi e Federaz. Anarchiche dell’Itala Centro-Sud

Il Gruppo anarchico di Pescara, iniziatore della Federazione Abruzzese, d’accordo con


altre località della Regione ha deciso, all’unanimità, di rivolgere il presente appello a tutti
i Gruppi, le Federazioni ed i compagni anarchici isolati delle Province e delle Regioni
dell’Italia Centrale e Meridionale acciocché intervengano il più numerosi possibile al
convegno anarchico dell’italia centro-sud

45 Si veda Introduzione, E. Malatesta (a cura di G. Berti), Il buon senso della rivoluzione, cit., pp. 7-31.
46 U. Fedeli, 13 gennaio, a Giovanni Sobrini, IISH, UFP, Correspondence, Folder 214. Cfr.
anche le risposte di Sobrini del 16 e 21 gennaio 1947, Ivi.
47 Cfr. I. Rossi, La ripresa del Movimento Anarchico Italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950,
212 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

che è stabilito ed avrà luogo in Pescara il 4 e 5 Febbraio 1947.


Scopo del Congresso è l’istituzione di un Ufficio di Propaganda anarchica che dovrà
permanentemente essere svolta con criteri adeguati al carattere ed alla psicologia
delle Regioni dell’Italia Centrale e Meridionale, regioni prevalentemente agricole e
di scarsa attrezzatura industriale, ove, però, più intensa e minacciosa si svolge l’opera
nefasta della sempre più risorgente coalizione delle forze reazionarie e conservatrici.
Siccome dette Regioni per un inconcepibile tradizione storica-ambientale sono sem-
pre state trascurate dalle nostre iniziative, non sfuggirà agli anarchici tutti l’impor-
tanza e la necessità dell’iniziativa ai fini dello sviluppo del Movimento e del
potenziamento dell’Anarchismo in queste Regioni.
S’invitano perciò i Gruppi, le Federazioni e tutte le Individualità anarchiche isolate
a partecipare all’importante Convegno.
Fino da ora ogni compagno può inviare oltre alla propria adesione per iscritto, tutti
i suggerimenti utili allo scopo dell’iniziativa stessa.
Indirizzare per tutto ciò che riguarda il suddetto Convegno al compagno Giovanni
Sobrini – Pescara, viale dei Pini n. 39.
La Federazione Anarchica Abruzzese
Il Gruppo Anarchico di Pescara44

Propaganda «che dovrà permanentemente essere svolta con criteri


adeguati al carattere ed alla psicologia delle Regioni dell’Italia Centrale
e Meridionale». Una precisazione, questa, che merita attenzione. Per gli
anarchici, la più grande forza della storia è la volontà umana, da cui l’idea
di società quale creazione storica cosciente e volontaria. Non vi è dunque
altro modo per conseguire una società libertaria ed egualitaria che quello
di dimostrare che essa è possibile, proprio perché dipende in gran parte
dalla volontà dei singoli individui e delle collettività. Il concetto di vo-
lontà fa quindi un tutt’uno con quello di libertà: non si possono costrin-
gere gli uomini a volere una cosa che non sentono e non vogliono, perciò
è necessario convincerli con l’esempio, con il ragionamento e con il con-
fronto dialettico. In tal senso, il concetto di volontà non sarà mai volontà
di imposizione, poiché gli ideali di emancipazione umana non sono sol-
tanto il patrimonio teorico di una minoranza attiva ma di tutta la popo-
lazione. Non si tratta quindi di “plasmare” politicamente, ma di piegare,
adattare, curvare l’ideologia anarchica entro il modo di sentire e il modo
di vedere delle masse popolari, per trovare innanzitutto i punti in comune
con la loro mentalità al fine di esplicitare la valenza libertaria che questa
stessa mentalità sottende. Il rapporto tra volontà e necessità costituisce il

cit., pp. 83-88. Su Pier Carlo Masini cfr. DBAI, vol. II, pp. 121-125.
liberazione 213

nucleo centrale della riflessione anarchica, e apre il problema del rapporto


tra storia e azione umana, cioè tra realtà inerziale e volontà soggettiva,
tra fattori inintenzionali e tendenze coscienti. Di qui una concezione per-
fettamente agnostica della storia, poiché quest’ultima non risponde a nes-
suna filosofia, nel senso che sfugge ad ogni spiegazione scientifica e a ogni
previsione pratica. E ciò perché il rapporto tra libertà e necessità, tra il
volere soggettivo e le condizioni oggettive, è dato da una situazione in-
teragente che implica la comprensione del ruolo della volontà. Gli anar-
chici allora, nel perseguire la loro azione rivoluzionaria, devono tener
presente che essa è strutturalmente limitata, deve costantemente “fare i
conti” con la complessità dei sistemi e dei fattori in gioco, tra cui – e non
per ultimo – «il carattere e la psicologia» propria di luoghi e regioni.45
L’iniziativa viene accolta positivamente dalla CdC della Fai e da Ugo
Fedeli, il quale, non potendo intervenire direttamente al convegno come
richiesto dei promotori, invia adesione ricordando a Sobrini che

[…] regioni come l’Abruzzo sono state sino ad ora le più restie. Personalmente cono-
sco molto bene luoghi e cose dell’Abruzzo per averci vissuto diversi anni quale confi-
nato, durante lo sfollamento e subito dopo la liberazione […]. La FAI e tutti i
compagni d’Italia sono con voi disposti ad aiutarvi. Fateci conoscere i risultati del vo-
stro convegno e cercate di fare tutto il possibile per inviare qualcuno al prossimo con-
gresso della FAI che si terrà, nel prossimo marzo, a Bologna. Saluti fraterni a tutti e
buon lavoro.46

Le mozioni approvate a Pescara si traducono fattivamente in pratica.


Per diffondere il pensiero anarchico tra i lavoratori e la popolazione, e, di
conseguenza, per rafforzare l’organizzazione specifica, gruppi e singoli mi-
litanti si attivano sia nelle cittadine quanto nei piccoli centri delle province
per promuovere e organizzare incontri pubblici e comizi di propaganda,
tra cui: Gli anarchici al popolo (Pescara, 7 maggio 1947), con intervento con-
clusivo di Riccardo Sacconi; Gli anarchici in un secolo di lotta per la libertà
(Pescara, 29 febbraio 1948), Gli anarchici e la realtà politica italiana, (Avez-
zano, 7 marzo 1948), Perché gli anarchici non votano, (Ortona, 3 aprile 1948),
Chi sono e cosa vogliono gli anarchici (Caramanico, 4 aprile 1948), tenuti da
Pier Carlo Masini.47 Un ulteriore comizio di Masini previsto a Chieti viene

48 Cfr.: Quale libertà tutelano i questori di Rieti e Chieti?, «Umanità Nova», 11 aprile 1948; P.C.M.,
Chieti, città murata, Ibidem.
49 «Anarchia», A cura delle fratellanze abruzzese e di capitanata, n.u., Pescara, 18 marzo 1947. Ge-
214 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

impedito dalla questura:

La Sicilia si sveglia. La Sardegna si muove. Ma questa Italia che dalla Maiella fra i
monti arriva alla Sila dorme un sonno profondo. Bisogna destarla. Bisogna espugnarla,
quasi di sorpresa, alle forze della conservazione che la ignorano e la disprezzano. E
bisogna cominciare il lavoro da Chieti, alle cui falde sembra essersi arrestato il moto
del progresso e dell’emancipazione.48

Il lavoro di ricomposizione, coordinamento e organizzazione del mo-


vimento regionale ricade sostanzialmente quasi tutto sulle spalle del
gruppo pescarese, che, per incrementare la propaganda, riesce anche a
dare alle stampe e a curare la diffusione di «Anarchia», redatto dalle «fra-
tellanze Abruzzese e di Capitanata» (quest’ultima costituitasi grazie al-
l’impegno di Perfetto, come vedremo più avanti). Così si legge
nell’editoriale:

Questo numero unico lo abbiamo pubblicato perché le giovani generazioni e le grandi


masse popolari che tutto ignorano del Movimento Rivoluzionario e del Movimento
Anarchico comincino a comprendere ed a studiare la questione sociale che è la più
urgente del secolo.49

Nel corso del 1947 la Fa abruzzese riesce praticamente ad inserirsi nel


vivo del percorso politico-organizzativo intrapreso con grandi sforzi dal-
l’intero movimento italiano,50 e a realizzare a Pescara il convegno anar-
chico regionale del 28 dicembre.51
Con la riattivazione di «Umanità Nova», vecchi e nuovi militanti si im-
pegnano individualmente e in gruppo per garantirne la regolare circolazione
tra i lavoratori e la popolazione: diffusori, sostenitori e sottoscrittori si atti-
vano ad Aielli, Atri, Avezzano, Cagnano Amiterno, Celano, Chieti, Guar-
diagrele, Introdacqua, L’Aquila, Montorio al Vomano, Paterno di Celano,
Pescara, Popoli, San Benedetto dei Marsi, San Demetrio nei Vestini e Silvi

rente responsabile: Cafiero Conti. Sul periodico cfr. BdA1, p. 371.


50 Attraverso i propri delegati, la Fa abruzzese risulta rappresentata al convegno che la Fai tiene
a Rimini il 3 agosto 1947; sull’andamento del convegno cfr. CcFAI, pp. 65-67.
51 Cfr. Almanacco Libertario per il 1948, «Era Nuova», 1 febbraio 1948.
52 Diffusori e sostenitori. Aielli: Massimo Manzulli. Atri: Quinto Zanni. Avezzano: Pia D’Orazi.
Cagnano Amiterno: Giovanni Carosi e Francesco Di Paolo. Celano: Gennaro Bacchetta. Chieti: Fran-
cesco Leccese e D. Casavecchia. Guardiagrele: A. Pascucci. Introdacqua: F. Volpi e T. Centofanti. L’A-
quila: Francesco Cellamare e Domenico Moroni. Montorio al Vomano: A. Curini. Paterno di Celano:
Franco Caiola. Pescara: Giovanni Vittorini, Gialluca Bellini, Francesco Pestellini e S. Pietrangelo. Po-
liberazione 215

Marina.52 Allo stesso modo riprendono le collaborazioni locali. Della lotta


«contro il principe del Fucino», ad esempio, De Rubeis riferisce dettaglia-
tamente sulla «non trascurabile vittoria di carattere immediato» ottenuta
dai braccianti marsicani,53 mentre, da Isola Liri, Raffaele Martini informa
sulla costituzione di un gruppo attivo nella raccolta di fondi e contributi in
sostegno al Comitato nazionale pro-vittime politiche.54
Per tutti gli anni Cinquanta, l’impegno dei militanti abruzzesi per po-
tenziare l’organizzazione del movimento locale e la stessa Fai è testimo-
niato anche dalle partecipazioni a convegni e congressi che si susseguono.
Dal 22 al 24 febbraio 1948 al convegno che la Fai tiene a Canosa di Puglia,
nel quale la Fa abruzzese è rappresentata dai delegati Nicola Palmiotti e
Barberio;55 dall’8 al 10 dicembre 1950 al IV congresso di Ancona, in cui
delegati di Umbria e Abruzzi e «compagni di Pescara» partecipano ai la-
vori, articolati sul seguente ordine del giorno: organizzazione interna del
movimento, problemi del lavoro e dei lavoratori, attività del Cpvp, stampa,
azioni contro la guerra e il militarismo.56 Tali questioni tornano all’ordine
del giorno sia nel V congresso di Civitavecchia (19-22 marzo 1953), in cui
il sessantunenne De Rubeis interviene come delegato degli anarchici di
San Benedetto dei Marsi,57 sia nel corso del VI congresso che la Fai tiene
a Senigallia (1-4 novembre 1957), nel quale risultano rappresentati i
gruppi federati di Pescara e Chieti.58

Quirino Perfetto

poli: Agenzia “Fracasso”. San Benedetto dei Marsi: Francesco De Rubeis ed E. Barrecca. San Demetrio
nei Vestini: Gaetano Tozzi. Silvi Marina: Ambrogio Rossi. Cfr. i numeri di «Umanità Nova» del 24 feb-
braio, 23 marzo, 30 marzo, 3 agosto, 31 agosto, 7 settembre, 28 settembre, 23 novembre del 1952; 8
febbraio, 1 marzo, 19 aprile, 4 ottobre, 13 dicembre del 1953; 21 marzo, 23 maggio, 18 giugno, 1 agosto,
12 settembre, 31 ottobre del 1954.
53 F. De Rubeis, Note marsicane, «Umanità Nova», 24 agosto 1950.
54 Cfr. Ivi, 14 maggio 1950.
55 Cfr. CcFAI, pp. 68-74.
56 Cfr. Ivi, pp. 79-86.
57 Ivi, pp. 89-97.
58 Ivi, pp. 106-111.
59 Ivi, pp. 45-51.
60 Q. Perfetto, CdC della FA di Capitanata, Foggia, 5 maggio 1946, Ai gruppi anarchici della provincia,
ai compagni isolati, ai simpatizzanti anarchici della provincia, IISH, UFP, Correspondence, Folder 185.
61 Su «Anarchia», Giornale di propaganda Edito dai Gruppi Anarchici della Federazione di Capitanata
(F.A.I.). Numero unico dedicato al Congresso Anarchico, Foggia, settembre 1946, cfr. BdA1, pp. 367-368.
216 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Il segretario della Fa abruzzese attiva nel biennio rosso, il macchinista Per-


fetto, era stato internato a Zungoli nel 1941. Ritenuto organizzatore di una
cellula clandestina antifascista, veniva trasferito a Mirabella Eclano, dove
rimane fino alla liberazione dell’Italia meridionale. Torna a Foggia, tro-
vando la città bombardata e migliaia di vittime. Raggiunge la famiglia tra
gli sfollati a Francavilla a Mare e poi a Chieti, “città aperta”. Gli sfollati
vengono condotti ad Ascoli Piceno, dal cui campo di prigionia Perfetto e i
familiari riescono ad allontanarsi sfuggendo così ai rastrellamenti dei na-
zifascisti. Torna dunque a Foggia, dove, a Liberazione avvenuta, viene rias-
sunto come capo deposito di quel polo ferroviario.
Perfetto ristabilisce velocemente i contatti con gli elementi e i gruppi
attivi del movimento pugliese e abruzzese, ricostituisce il gruppo anarchico
federato foggiano “Michele Angiolillo” (con sede prima in via Galleani,
poi in via Corridori), e come delegato della Fa pugliese prende parte al
convegno che la Fai tiene dal 17 al 19 marzo 1946 a Firenze.59 Il ferroviere
riesce a strutturare la Federazione dei gruppi anarchici di Capitanata, a
coordinarne il percorso organizzativo e l’attività politica, da cui l’adesione
alla Fai. Organizza a Foggia il convegno anarchico provinciale del 30 mag-
gio, aperto a gruppi, compagni isolati e simpatizzanti per «chiarimenti im-
portanti, suscettibili ad ogni illustrazione e discussione» sulle mozioni
approvate a Firenze. L’assise è incentrata sul seguente ordine del giorno:

Relazione sul convegno dei rappresentanti di Firenze


Costituente e referendum
Vittime politiche
Stampa e propaganda
Varie (Spagna, funzionamento, consiglio e Commissione di corrispondenza della FAI)

A giudizio del ferroviere, «l’importanza degli argomenti posti all’ordine


del giorno non giustifica i compagni ad esimersi dal prendervi viva parte
con la presenza e la discussione e pertanto essi sono pregati di non mancare
al convegno, sia personalmente per gli isolati, sia con rappresentanti di
gruppi».60 In vista del successivo congresso della Fai, nel mese di settembre
Perfetto redige «Anarchia»61 («tra pochi giorni, come leggerai su U.N., edi-

62 Q. Perfetto, Foggia, 6 settembre 1946, a Ugo Fedeli, IISH, UFP, Correspondence, Folder 185.
63 Id., Foggia, 9 novembre 1946, a Ugo Fedeli, Ivi.
64 Difficoltà ben evidenti nelle righe che Fedeli indirizza a Perfetto in data 4 dicembre 1946:
liberazione 217

terò un numero unico che voglia esser di guida per preparare l’ordine del
giorno per il congresso. Spero ottenere la tua approvazione e quella di tutti,
giacché vedo che si va alla deriva come un relitto senza timone […]»),62 nelle
cui colonne vengono pubblicate «le relazioni sulle risoluzioni [in merito al-
l’organizzazione] che questa federazione presenterà al congresso».63 Nel mese
di novembre infine, tra mille difficoltà64 cerca in tutti i modi di programmare
conferenze di propaganda anarchica di Riccardo Sacconi e Pio Turroni a Fog-
gia e a Barletta.65
Come nel biennio rosso, anche in questi anni l’impegno di Perfetto –
individuale, nel gruppo, nella Fa di Capitanata, nella Fa regionale e nella
Fai – è quantitativamente e qualitativamente considerevole:

Noi non diamo il benvenuto ad una repubblica che non sospinga le masse verso la giu-
stizia sociale, che non dica ad esse che il suolo, il sottosuolo, gli strumenti di lavoro, i
mezzi di trasporto, il capitale, sotto tutte le sue forme, la ricchezza in tutte le sue ma-
nifestazioni, ritornino ai loro legittimi proprietari, a quelli che avendo creato tutto
avrebbero dovuto aver tutto e che invece sono stati sempre spogliati […].
Solo sotto la spinta nostra, dei nostri apostoli, dei nostri animatori, gli spiriti potranno
ancora penetrarsi di idee novelle, i cuori potranno aprirsi alle idee fraterne […].
E noi vi diciamo, o compagni: fate il supremo sforzo di pensare che la redenzione non
è un sogno, creato dalla fecondità della nostra immaginazione e dall’ardore dei nostri
desideri, e vi convincerete che essa può diventare una realtà benefica e feconda e vi
renderete conto come noi vogliamo edificare questa meravigliosa società di sapere, di
armonie, di bellezze e di amore […].
Viva la repubblica, sì, ma quella sociale, ove tutti gli uomini saranno liberi e uguali,
consorti nella fatica e nel premio.66

Con il gruppo “Angiolillo” e la Fa di Capitanata l’attività di Perfetto


si polarizza principalmente su: l’analisi critica del nuovo panorama sinda-
cale italiano,67 il rafforzamento del movimento anarchico regionale, le stra-

«In questi giorni Alfonso Failla è sceso giù nel napoletano eppoi andrà in Sicilia, ma abbiamo così
poca gente che veramente non si può fare che quel poco, che è tanto date le nostre scarse possibilità,
che si fa». Ivi.
65 Cfr. Q. Perfetto, Foggia, 26 novembre 1946, a Ugo Fedeli, Ivi. Su Pio Turroni cfr. DBAI,
vol. II, pp. 635-638.
66 Id., Repubblica italiana, «Umanità Nova», 29 giugno 1946.
67 Cfr. Q. Perfetto, Foggia, «L’Adunata dei Refrattari», 13 aprile 1946
68 Id., Foggia, 9 novembre 1946, a Ugo Fedeli, cit.
69 Cfr. Fed. Di Capitanata-Q. Perfetto, Foggia. Per le sorelle di Michele Angiolillo, «Era Nuova»,
1 giugno 1950.
70 Cfr. Q. Perfetto, Questa è la repubblica democratica, «Umanità Nova», 20 agosto 1946.
218 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

tegie di partecipazione coordinata degli anarchici nella ricostituzione delle


strutture del movimento dei lavoratori («in questa provincia si sente la ne-
cessità di una sana e chiara esposizione dei nostri principi perché le forze
reazionarie hanno aperto una vasta breccia nella classe operaia ed i nostri
compagni, ed io stesso, vogliamo porvi riparo in tempo»),68 il sostegno eco-
nomico alle sorelle di Michele Angiolillo, in età ormai avanzata e in con-
dizioni di profonda indigenza.69 Individualmente, il ferroviere segue
l’organizzazione della propaganda orale nell’avellinese70 e, inserendosi nel
vivace dibattito in corso, fornisce anche un contributo per chiarire i rap-
porti tra la Fai e l’organizzazione nazionale dei comunisti libertari:

I comunisti-libertari, dopo l’esposizione delle loro idee e dei loro metodi, dopo il di-
stacco definitivo dalla FAI (logico e leale distacco), nulla hanno più in comune con l’A-
narchia ed il Movimento Anarchico. Essi vanno compresi tra i partiti politici, e infatti,
sono un vero e proprio partito politico con tutti gli annessi e connessi autoritari e ge-
rarchici: programma, statuto, Cc, etc… I loro metodi di lotta, pur non escludendo l’a-
zione rivoluzionaria, sono legalitari ed elezionisti; essi sostengono la conquista e
l’esercizio del potere politico; tutto lo spirito che li anima, tutta la mentalità è confor-
mista, gregaria, gerarchica, autoritaria. Tutto, quindi, come ogni altro partito politico,
li pone, nel fine e nella prassi, dall’altra parte della barricata, contro, inequivocabil-
mente, l’Anarchismo.71

Sulle colonne del quindicinale torinese «Era Nuova»72 inoltre, Perfetto


cura e porta avanti non solo una serie di interventi d’analisi politica, ma
anche di articoli di propaganda popolare sulle basi filosofiche dell’anarchi-
smo. «L’anarchismo non è una chiesuola che impone a tutti i suoi credenti
uniformità di idee e di sentimenti. L’anarchismo non consiste nella recita-
zione di giaculatorie. Se quindi tu, pur accettandone i capisaldi che tutti si
riassumono nell’amore per la libertà, per la giustizia, per l’umanità soffe-
rente, hai delle idee nuove da suggerire, questo non ti impedisce affatto di
essere anarchica. Anzi, l’anarchismo non solo non vieta, ma esige da ognuno
dei suoi seguaci il contributo personale della propria esperienza. Se tu ad
esempio accettassi passivamente le idee di Gori, di Kropotkin o di altri anar-

71 Id., Riflessioni su una commemorazione, Ivi, 11 agosto 1946.


72 Sul periodico cfr. BdA1, pp. 330-331.
73 Q. Perfetto, Ad una simpatizzante, «Era Nuova», 1 maggio 1948.
74 Id., La maschera e il volto, Ivi, 15 maggio 1948.
75 Id., Il diritto alla rivoluzione, Ivi, 1 dicembre 1946.
76 Id., Borghesia e capitalismo, Ivi, 1 giugno 1948.
77 Id., Rivoluzione sociale, Ivi, 1 ottobre 1948.
liberazione 219

chici, di cui ti raccomando la lettura, potresti magari seguire la lettera, ma


offenderesti profondamente lo spirito dell’anarchismo, che è ciò che più
conta di osservare. Ricordati che l’anarchismo è la filosofia della natura e
della vita eternamente rinnovatesi: chiunque tenta di spacciare l’anarchismo
per mezzo di formule infallibili ne menoma il grande valore».73 «La demo-
crazia è auto-governo di popolo. Essa più che un’idea è un costume, un abito
mentale, un modo di vivere. Presuppone la responsabilità collettiva, la ca-
pacità dei cittadini ad auto-governarsi. Presuppone l’abolizione dello Stato
perché questo è causa di oppressione e di ingiustizie, vero esempio di pa-
rassitismo organizzato, di sfruttamento legale del popolo, di mostruoso pre-
dominio di caste privilegiate, fra loro strettamente legate in difesa dei
comuni interessi. In una parola presuppone l’anarchia».74 «Ciò che può fare
uno possono fare molti; questi possono abbandonare lo Stato e formare una
società di liberi e di uguali, senza lo Stato, in forza del diritto di natura in
cui sono rientrati. Con la formazione di questa nuova società, la rivoluzione
è compiuta. Questa società che è basata sul mutuo appoggio, sul mutuo con-
senso non può non soddisfare alle esigenze di tutti, perché l’uomo ha tutto
il diritto di mutare, anche con la violenza, contro la violenza, la struttura, la
forma, l’etica dello Stato adeguandolo al concetto della libera società, es-
sendo egli parte integrante di quello Stato che non soddisfa ai principi mo-
rali di saggezza e di libertà umana».75 «L’incapacità borghese a risolvere le
sue crisi è dimostrata dalla politica imperialistica di guerra. La concorrenza
economica ha da tempo creato una situazione insostenibile. Nell’interno di
ogni Stato essa ha prodotto l’accentramento delle ricchezze in un numero
sempre minore di individui, ha causato la rovina e la conseguente proleta-
rizzazione delle classi medie, ha creato una massa sempre maggiore di pro-
letari. Nel campo internazionale ha generato un imperialismo sempre più
accentuato con la formazione di vaste zone di influenza monopolizzate da
potenti trust, la rovina dei piccoli Stati e la sempre maggiore depauperazione
dei paesi coloniali rimasti alle forme di economia più arretrata».76 «La ri-
voluzione sociale non è altro che un’immediata, diretta espropriazione del
capitale e delle ricchezze usurpate ai proletari, dai capitalisti e dai banchieri.
Perché unicamente distruggendo le posizioni economiche della borghesia

78 Id., L’azione individuale, Ivi, 1 dicembre 1947.


79 Lo scritto viene pubblicato su tre numeri consecutivi con i seguenti titoli: I precursori – Michele
Bakunin, Ivi, 1 giugno 1949; L’Alleanza di Bakunin – Il Congresso di Saint-Imier, Ivi, 15 giugno 1949;
Dalla morte di Bakunin a Gaetano Bresci, Ivi, 1 luglio 1949.
220 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

si può abbattere la sua potenza politica, che deriva direttamente, come l’ef-
fetto dalla causa, dalla potenza economica, e così renderla impotente ed in-
capace a mantenere il proprio dominio. Ecco perché l’espropriazione
economica deve essere seguita dall’abbattimento immediato dei poteri po-
litici, organi storici di oppressione, la cui funzione specifica è quella, nella
società a classi, di mantenere nella schiavitù il proletariato. Solo attraverso
l’espropriazione dei beni e l’insurrezione ci si incammina sulle vie maestre
e dirette della rivoluzione sociale e della soppressione di ogni potere».77 «La
triste storia dell’umanità è là per dimostrare che chiunque, individuo o col-
lettività, ha tentato o voluto emanciparsi ha dovuto opporre le armi alle armi
ed ha dovuto conquistarsi la propria emancipazione attraverso lotte sangui-
nose e terribili. La società presente, autoritaria e capitalista, basata sulla vio-
lenza sanguinosa e brutale, potrà essere abbattuta solamente con la violenza
cosciente. Illuso ed in malafede chi spera di abbatterla diversamente. I pri-
vilegiati, gli oppressori, i governanti non cederanno che quando saranno
sopraffatti dalla forza. […] E si rifletta che l’azione individuale è come il ful-
mine che precede gli uragani. L’uragano è la rivoluzione sociale».78
Nel 1949 la redazione del quindicinale torinese affida a Perfetto anche la
cura della rubrica Un po’ di storia sull’anarchismo, per la cui realizzazione il
ferroviere compila una breve cronistoria del movimento anarchico in Italia
da Bakunin al regicidio di Gaetano Bresci,79 ricevendo le riconoscenze da
parte dei lettori e della redazione stessa:

Alla redazione del giornale è pervenuta una lettera elevatissima scrittaci da un ammi-
ratore dell’attività feconda di un nostro vecchio compagno che da oltre un cinquan-
tennio svolge una propaganda veramente appassionata per il nostro ideale. L’autore si
dichiara avvinto dagli scritti che su ERA NUOVA viene pubblicando il compagno Per-
fetto Quirino.
Di questo nostro compagno, la cui attività egli segue da molto tempo, esalta l’apostolato
e pur trovandosi al di fuori del movimento nostro – per la sua posizione professionale
– non può trattenersi dal dichiarare (e ci prega egli stesso di dare pubblicità alle sue at-
testazioni) la sua ammirazione «per gli uomini che spendono tutta la loro vita per il
grande ideale che dovrà in un tempo non lontano trionfare».
E così, conclude il nostro fervido simpatizzante, al quale ricambiamo tutta la nostra

80 Da Foggia. Fervido consenso, «Era Nuova», 15 maggio 1948.


81 La mozione di Perfetto viene pubblicata con il titolo Associazione anarchica sul numero di «Era
Nuova» del 1 marzo 1947.
82 Sull’andamento del congresso cfr. CcFAI, pp. 58-64.
83 Ivi, pp. 65-67.
liberazione 221

simpatia insieme con le espressioni di fraterna solidarietà: «Sento nel mio intimo di
essere attratto da una ineluttabile forza verso l’anarchia, futura società di uguaglianza,
nel grandioso eden di pace, di amore, di fratellanza, di convivenza tra l’umana gente
nella pace, nell’amore, nella fratellanza».80

In seno all’organizzazione nazionale, quale delegato della Fa di Capita-


nata Perfetto partecipa al II congresso che la Fai tiene a Bologna dal 16 al 20
maggio 1947, assise sostanzialmente incentrata sulla rielaborazione del pro-
gramma politico e sulla ridefinizione della fisionomia dell’organizzazione
stessa delineata due anni prima a Carrara. Per l’occasione elabora e sottopone
all’assemblea un ordine del giorno sul federalismo libertario tra individui,
gruppi ed organizzazioni regionali, cioè sulla «forma associativa che più si
armonizza con i principi anarchici, […] cellula sperimentale dell’età anarchica
che noi forgeremo con la nostra propaganda e la nostra azione».81 Altri punti
all’ordine del giorno discussi a Bologna riguardano la questione sindacale,
l’antimilitarismo, la questione delle vittime politiche, i rapporti internazionali
e la stampa anarchica.82 Sempre come delegato della Fa di Capitanata, Per-
fetto partecipa anche ai successivi convegni che la Fai tiene il 3 agosto 1947
a Rimini83 e dal 22 al 24 febbraio 1948 a Canosa di Puglia.84
Nel corso di pochi mesi le condizioni fisiche del segretario della storica
Fa abruzzese peggiorano rapidamente. È il 1950. Viene ricoverato presso
l’ospedale di Nocera Inferiore. Si pensa a una tubercolosi ma si tratta di un
tumore ai bronchi. Così la redazione di «Era Nuova» gli rende il doveroso
omaggio:

Il 14 novembre è deceduto in Nocera Inferiore il caro e attivo compagno PERFETTO


QUIRINO.
Tutta la sua vita egli ha dedicato alla propaganda dell’Ideale Anarchico.
La sua rettitudine, il suo buon cuore, la sua fede purissima erano da tutti vivamente
apprezzati. Quanti lo conobbero, anche se avversari, non poterono fare a meno di sti-
marlo e di ammirarlo.
I compagni perdono uno dei loro migliori e sentiranno vivamente la mancanza di chi
li incuorava a lottare senza tregua per l’anarchia.

84 Ivi, pp. 68-74.


85 FOGGIA. Perfetto Quirino, «Era Nuova», 1 dicembre 1950.
86 Q. Perfetto, Da Foggia. Dichiarazione, Ivi, 15 giugno 1948.
87 S. Cicolani, La presenza anarchica nell’aquilano, cit., p. 12.
88 U. Postiglione, alla sorella Norina, Salerno, 1 dicembre 1919, V. Marchesani, In memoria di
Umberto Postiglione, cit., pp. 80-83.
222 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Ai familiari del caro compagno scomparso esprimono il loro profondo dolore e la loro
fraterna solidarietà.85

Un doveroso omaggio ad uno dei tanti che, per tutto il corso della vita,
ha lottato e pagato a caro prezzo il tentativo di realizzare qui ed ora una
società diversa:

L’anarchico ha sempre affrontato con coraggio le persecuzioni e la morte […] La società


anarchica, presto e non tardi, dovrà trionfare su tutte le menzogne convenzionali, sra-
dicando fin dalle più profonde radici l’attuale struttura politica, economica e morale.
Chi è convinto dell’anarchismo, porta con sé la fiamma della libertà fino alla tomba e
fin’oltre la tomba, perché lo spirito sopravvive nei posteri e sono questi che lo rendono
immortale.86

Al posto di una conclusione

Questa ricerca vuole configurarsi come un’ulteriore piccola tessera di un


mosaico che in molti hanno contribuito a comporre e che, di volta in volta,
va definendosi sempre più. Una tessera che va a incasellarsi nel quadro della
più ampia storia che ha come oggetto di studio i movimenti politici, cioè i
sistemi di relazioni, formali e non, tra una pluralità di individui, gruppi e
organizzazioni. Si tratta quindi della ricostruzione della storia fatta da co-
loro che hanno deciso di associarsi per elaborare visioni del mondo e si-
stemi di valori alternativi rispetto a quelli dominanti, dai protagonisti del
mutamento sociale che si sono proposti come portatori di modelli alterna-
tivi per la società e l’organizzazione politica in generale. Una ricerca di sto-
rie d’azione collettiva, conflitto, antagonismo, sfida, proteste, scioperi,
azioni dimostrative, occupazioni, scontri, critica nei confronti dell’ordine
esistente, studio per la definizione dei problemi e l’individuazione delle
possibili soluzioni.
Nello specifico, da questa ricerca emerge un piccolo scorcio, limitato
nel tempo e nello spazio, della storia del movimento anarchico di lingua
italiana, la storia cioè di un movimento la cui filosofia scompagina da sem-
pre le teorie politiche, economiche, sociali e culturali presenti con l’obiet-
tivo di coniugare, nei fatti, qui e ora, libertà individuale e uguaglianza

89 Programma della Federazione provinciale marchigiana e umbra della Regione Italiana dell’AIL,
in G. Di Leonardo, M. R. Bentivoglio, Internazionalisti e Repubblicani in Abruzzo 1865-1895, Media
liberazione 223

sociale. Quello che accomuna alla base le diverse scuole del pensiero anar-
chico è il riconoscimento di un’indispensabile e sistematica lotta contro lo
sfruttamento e il potere dell’uomo sull’uomo. Lotta contro il potere fuori
dal potere medesimo, nella convinzione che il dominio, e cioè la divisione
in classi della società, non sia dovuto a differenze biologiche o a innati
istinti di prevaricazione, né risponda esclusivamente al monopolio del pro-
cesso produttivo da parte di una classe alla proprietà privata dei mezzi di
produzione. Nella prospettiva dell’anarchismo, gli uomini riuniti in società,
una volta presa coscienza che la disuguaglianza sociale e politica altro non
è se non il prodotto di una conquista militare, politica, economica, ideolo-
gica dei pochi sui molti e della sua successiva cristallizzazione in istituzioni,
possono organizzarsi in maniera cooperativa, egualitaria, solidale, federa-
tiva, orizzontale per eliminare definitivamente tutti quei fattori che divi-
dono da sempre il genere umano in dominanti e dominati. In questi
termini, la storia del movimento anarchico è storia di organizzazione come
pratica di cooperazione e solidarietà, di organizzazione come condizione
basilare e necessaria della vita sociale e, al contempo, storia di lotte per la
frantumazione di quell’ordine costituito per aprire la possibilità alla speri-
mentazione di soluzioni e pratiche autogestionarie.
Fa bene allora Silvio Cicolani ad affermare che la ricostruzione accurata
della presenza anarchica anche a livello provinciale e regionale può con-
tribuire non soltanto a rendere più visibile la “storia negata”, ma anche a
fornire elementi di giudizio nuovi che permettono di focalizzare meglio le
categorie socio-storiche interpretative.87 In altri termini, la ricostruzione
stessa delle “altre storie” ha senso solo in un contesto politico, ha senso
cioè perché esiste una progettualità politica che ne fonda la stessa ricerca.
Ponendoci dal punto di vista della liberazione e dell’emancipazione umana
in senso universale e globale, la storia degli “esclusi” e dei “vinti” ha lo
stesso senso, anzi, ha molto più senso, della storia del dominatore. Già in
Postiglione era viva – e a tal fine sentita come urgente e necessaria – l’idea
di «dar voce a tutti i lamenti, a tutti i sospiri, a tutti gli aneliti, gli spasimi
uditi in tutte le bolge dell’inferno sociale dove sono sceso, e che io raccolsi
e rinchiusi nell’urna sacra del cuore. I violenti dannati dell’inferno sociale
dove sono sceso e che io raccolsi e rinchiusi nell’urna sacra del cuore. I vio-
lenti e dannati dell’inferno terrestre, i pezzenti, i vagabondi, i pazzi, i ladri,

Edizioni, Mosciano S. Angelo 1999, pp. 206-208.


224 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

tutti i diseredati della fortuna, tutte le cenerentole della famiglia umana,


tutti i vinti della vita, tutti coloro che io vidi lungo il ciglio, nei melmai
della mia vita, tutti coloro che mi hanno camminato accanto, per un mo-
mento, lasciando brandelli di carne dolorante nei rovi e negli sterpi del
cammino: tutti costoro io voglio far rivivere nella mia arte».88
Ma se le storie degli umili sono ancora oggi storie di umiliazione e di
resistenza, la lettura critica della storia acquisisce automaticamente senso
in quelle particolari lotte e in quei particolari conflitti: nella lotta per l’e-
mancipazione umana, che – come si può leggere nel programma della se-
zione italiana dell’Associazione internazionale dei lavoratori (Ail) che gli
anarchici aquilani diffondevano tra la popolazione nel 1874 – non è «lotta
per privilegi e monopoli di classe ma per l’eguaglianza dei diritti e dei do-
veri e per l’abolizione di ogni regime e distinzione di classe». La lotta per
l’emancipazione dal dominio è «il grande oggetto della Rivoluzione So-
ciale», che «non riconosce autorità e monopoli, non riconosce né privilegi
politici né privilegi economici; ma tende a trasformare la società sulle basi
dell’anarchia e del collettivismo, all’oggetto di costruire un mondo umano
libero da ogni privilegio, da ogni pregiudizio, da ogni prepotenza, fondato
pel lavoro, sull’eguaglianza e sulla solidarietà di tutti e di tutte». L’eman-
cipazione umana «non è un problema locale o nazionale ma sociale […]
Noi dobbiamo vendicare il Genere Umano e lo vendicheremo […], fa-
cendo parte agli altri dell’entusiasmo che ci anima; diffondendo l’agita-
zione, risvegliando gli animi, avvezzandoci alla resistenza, noi lo
vendicheremo».89 Una tale lettura della storia, come studio e analisi dei
processi per costruire un mondo di liberi e di uguali, implica una conside-
razione e un interesse per essa sostenuti da un interesse presente; e l’inte-
resse presente per i tutti i dominati è la liberazione da ogni dominio. La
storia è terreno di scontro tra detentori del potere e dominati e, per con-
seguenza, la domanda alla quale la passione per essa deve rispondere non
riguarda tanto il passato ma il presente e il futuro: è e sarà mai possibile un
mondo diverso da questo, un mondo migliore? Per dirla con Lazzarini,
«noi, umili apostoli di una fede purissima e che qui ci professiamo, come

90 Gli anarchici di Scafa, Piano d’Orta, Torre de’Passeri, «Volontà», cit.


91 L. Ettorre, Giulianova. La nostra Casa del Popolo, cit.
92 Id., Le memorie di un perseguitato politico antifascista, cit.
93 F. Ippoliti, Storia del fascismo di S. Benedetto dei Marsi (Aquila), 1930, cit.
94 Libero Martello [L. Meta], I conti senza l’oste, cit.
liberazione 225

sempre fummo e saremo avversari di ogni potere e di ogni gloria conqui-


stata col sangue di fratelli, vi diciamo che l’alto ideale nostro aborre da
qualsiasi lotta e più specialmente da quella di oggi [si riferisce alla I guerra
mondiale], unico esponente della prepotenza di pochi. Il nostro miraggio
deve essere più alto: la lotta per la libertà, per il pane, per la vera giustizia
umana».90 Affrontare la storia in modo critico significa riconoscervi im-
mediatamente un territorio di lotta, dove il fine ultimo della lotta è far sal-
tare il continuum stesso della storia, raccontare cioè un’altra storia, la storia
dei vinti, ma soprattutto dare a questa storia un diverso finale, un altro an-
damento. È quanto auspica Ettorre con la costruzione della Casa del Po-
polo («dove i figli degli sfruttati saranno educati a sentimenti di pace e di
fratellanza […] Nella Casa del Popolo entreranno solo operai che sognano
ed operano per l’avvento di una società di liberi e di uguali»)91 e con la ste-
sura delle sue memorie, «per far conoscere ai giovani […] cosa sia stato lo
squadrismo mussoliniano, organizzato dai capitalisti e dagli agrari per man-
tenere i loro privilegi, pericolanti per le rivendicazioni popolari del dopo-
guerra. È necessario persuadere i giovani ad amare la vera libertà».92
La storia del capitalismo e delle sue trasformazioni ha portato molti a
non intendere più il capitalismo stesso come uno tra i tanti possibili modi
di organizzare la produzione, lo scambio e il consumo delle risorse ma
come l’unica possibilità, come l’unico destino per gli uomini. Una storia
narrata dai suoi sostenitori come quella del trionfo della “ragione” stru-
mentale. Eppure la ragione storica propone alternative, e non le presenta
semplicemente come alternative scartate dallo sviluppo storico, ma come
possibilità negate da questo sviluppo storico. Uno sviluppo che, a giudizio
di Ippoliti, non fa nient’altro che generare «l’uomo egoista, il più brutale
degli animali. Sarà l’ambiente, la costituzione attuale della società ed anche
l’atavismo che lo fa agire così. Ma chi ne scapita è sempre l’uomo di
cuore».93 Dicendo che le cose sono di fatto andate così e non altrimenti, la
storia accenna ad altre strade e altre possibilità. Le battaglie non sono mai
del tutto perse, ciò che è stato espulso da un certo sviluppo storico attende
la voce che lo nomini per tornare a vivere una seconda volta, per sovvertire
le gerarchie che presentano sempre il vincitore come colui che ha ragione,

95 Libero Martello [L. Meta], Riflessioni, cit.


96 U. Postiglione, Manifesto della Casa del Popolo di Raiano, in V. Marchesani, In memoria di
Umberto Postiglione, cit., pp. 34-37.
1 Testo dell’articolo Un altro dimenticato. Camillo Di Sciullo, «L’Agitazione», 22 maggio 1897.
226 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

per restituirlo alla sua dimensione politica e farlo divenire patrimonio col-
lettivo dell’umanità:

[Meta] Vi è stato in questi anni uno sprazzo di luce nelle tenebre che ha vivificato gli animi
degli oppressi, ridestandone le speranze sopite: la Spagna. Un esperimento non riuscito è
vero. Non rinvanghiamo le colpe. Ma quell’esperimento non riuscito vale più di mille non
tentati […] E non saranno gli ipotecatori di un futuro governo a mettergli la benda.94

Fare storia per contestare lo sviluppo storico così come si è evoluto, fare
storia per pensare e praticare un altro possibile paradigma di sviluppo e di
convivenza umana significa scegliere di partire realmente dall’altro, laddove
l’altro è l’escluso e il dimenticato, colui o colei che non è mai stato oggetto
di storia. E cercare nella storia le ragioni della sofferenza umana significa im-
mediatamente mostrare che non c’è carattere di necessità in quelle sofferenze
e dunque che “non deve essere più così”. Contestare il verso della storia così
come finora lo si è spiegato significa cercare altre soluzioni, altre storie. Si-
gnifica che «la ricerca obiettiva delle cause fondamentali dei conflitti politici
e sociali in regime capitalista» – per usare le parole di Meta – «avrà la sua
ragione di essere finché l’attuale e legale sfruttamento dell’uomo dividerà il
genere umano in due classi: dei privilegiati, l’una; degli oppressi, l’altra. Piac-
cia o non piaccia, la lotta di classe scomparirà quando scompariranno le classi
sociali. Quando, dal cumulo di rovine d’un passato infame, sorgerà sovrano
il nuovo ordine sociale».95 Ma ciò vuol dire anche che la storia vera non è
ancora stata scritta, la storia di quella «gente nuova capace di vivere senza
frusta né briglia, senza catene né pastoie, né basto»96 a cui aspira Postiglione.
La ricerca e la lettura della storia non ha dunque esaurito le sue dinamiche,
e studiare il suo corso come un oggetto non unilaterale mette al riparo anche
da un certo giustificazionismo secondo il quale chi ha vinto ha ragione per il
semplice fatto di avere vinto. La storia deve occuparsi anche delle alternative
negate, e deve farlo per sovvertire il decorso storico stesso, per costruire altre
narrazioni di riscatto e giustizia sociale che, per tanti, fondano e legittimano
una presa di posizione per un mondo differente.

2 Al 1874 risultano attive le sezioni internazionaliste d’orientamento anarchico dell’Aquila, Sulmona,


Pescara e Lanciano. Nel dicembre del 1873 venivano arrestati ad Onna otto contadini che, dalle indagini,
risultavano membri di una locale sezione internazionalista. Al settembre 1876 risultano costituite anche le
sezioni di Barisciano, Picenze e Pescara. Si vedano in merito: G. Di Leonardo, M. R. Bentivoglio, Inter-
Appendice

«Il Pensiero» di Di Sciullo1

«L’Abruzzo è una regione che, quantunque geograficamente appaia più su


che sotto, fa parte dell’Italia meridionale, ed è da questa regione che, or
sono alcuni anni, una voce si elevò in favore dell’Anarchia. Era la voce di
un uomo che né fame né freddo aveva sofferto mai, ed essa naturalmente
parve dapprincipio un tantino affettata e forse anche sospetta. Ma, sia l’af-
fettazione sia la diffidenza si dileguarono come un lampo non appena quella
voce si fece più insistente e potente. E tosto si guardò con simpatia gran-
dissima all’opera di un uomo, di condotta intemerata che mentre avrebbe
potuto vivere tranquillamente e comodamente in famiglia, affrontava senza
preamboli, con ardore e massima noncuranza, tutte le noie e le spese d’una
pubblicazione rivoluzionaria.
Quest’uomo si chiamava Camillo Di Sciullo e la sua pubblicazione era
Il Pensiero. La città nella quale la campagna si combatteva era Chieti.
Il Pensiero sorgeva in condizioni floride, la sua vita era assicurata per
lungo tempo, e se l’ambiente era refrattario, ciò importava mediocremente,
sapendo tutti noi che un nostro giornale non serve solo nella città nella
quale appare.
Or, chi avrebbe potuto mai immaginare che un uomo della posizione
del Di Sciullo, in un luogo in cui le nostre idee erano quasi del tutto sco-
nosciute, avrebbe preso a cuore l’emancipazione della classe sfruttata? Noi
non ignoriamo che questi uomini sono numerosi fra i socialisti per la spe-
ranza dello scanno a Montecitorio, ma fra gli anarchici si possono contare

nazionalisti e Repubblicani in Abruzzo 1865-1895, Media Edizioni, Mosciano S. Angelo 1999; J. Guillaume,
228 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

sulle dita coloro che, avendo una proprietà, si dedicano a praticarvi degli
allegri buchi per la bellezza, nientemeno, dell’Anarchia.
Dichiarata la guerra ad oltranza contro questo iniquo stato di cose, Ca-
millo Di Sciullo si vide presto intorno tutti gli anarchici d’Italia. Dovette
essere per lui una di quelle consolazioni inaspettate, che fecero dimenticare
a lui, uomo di cuore, i disinganni patiti, quando, appena dopo ingaggiata
la lotta, alcuni suoi amici o conoscenti gli avevano fatto il viso beffardo e
canzonatorio, ed alcuni altri avevano assunto la parte di consiglieri pru-
denti, desiderosi del bene altrui.
Il buon Camillo, tutto inteso all’aspra battaglia, non badò più a questi
cari borghesi, e sentendo bene il coraggio che gli veniva dai compagni che
lo avevano sufficientemente compreso, continuò il suo lavoro di rigenera-
zione umana con la coscienza sicura dell’uomo generoso, e col cuore pieno
ed entusiasta della novella fede. Sposo felice e padre felice – allora non gli
era ancora morta la più piccola delle sue figliuoline, Atene – quante volte
egli non pensò alle conseguenze disastrose delle istituzioni presenti, ai tanti
matrimoni non riusciti, ai tanti uomini resi bruti dalla famiglia, alle tante
donne prostitute per fame, ai tanti fanciulli abbandonati… Chi poteva per-
suaderlo più – dopo che egli, studiato il problema sociale, non aveva trovato
altro rimedio ai mali umani che la distruzione dello Stato e della proprietà
– a rinunziare all’ideale abbracciato, per tema di fastidi e di persecuzioni?
Non è nostra intenzione seguire passo passo l’opera di Di Sciullo. Basta
averla accennata. Bisogna tosto venire alla catastrofe, della quale solo avevamo
intenzione di parlare. Quasi ad ogni numero Il Pensiero era sequestrato. Ciò
nonostante le sue pubblicazioni erano regolari. Ma l’autorità s’era fitta in testa
l’idea di sopprimerlo ad ogni costo, e non attendeva che l’occasione propizia.
Cominciarono a fargli dei processi per i soliti motivi d’eccitamento all’odio fra
le classi sociali, d’apologia di reato, ecc… Camillo Di Sciullo si dichiarò sempre
apertamente socialista-anarchico, spiegò con serenità i suoi principi e accettò
tutta la responsabilità degli articoli incriminati, quantunque spesso non fossero
scritti da lui. Egli subì due di questi processi e in tutti e due dei buoni com-
pagni, Pietro Gori e Alfredo Donati, accorsero a difenderlo.
I giurati lo mandarono assolto, applauditi dalla folla enorme che gre-
miva l’aula e che non poteva certo capacitarsi come un abruzzese, che be-
neficava tanto la sua città, potesse poi per ricompensa sedere sul banco dei
rei e correre senz’altro il rischio di andare in galera. Uscito vittorioso da
questi processi, il Di Sciullo, che del resto non aveva interrotto la pubbli-
cazione del suo periodico, si rimise con maggiore calore all’ardua impresa.
appendice 229

Ma volgevano tempi nefasti per l’anarchia, che dappertutto era traviata


e calunniata. Inoltre, l’autorità di Chieti era in rappresaglia per i due for-
midabili scacchi ricevuti.
Era il 1894. Avvennero i fatti di Lega e di Caserio.
Il Pensiero in pochissime linee espresse la sua opinione in proposito.
Bastò questo, perché l’art. 246 del Codice penale si rizzasse minaccioso con-
tro il Di Sciullo. Il relativo processo fu discusso l’agosto di quell’anno.
Alle informazioni cretine di un ispettore di PS si aggiunsero le testimo-
nianze scempiate dei questurini, e da tutto ciò si fece redigere – estensore
un pubblico ministero imbecille e di malafede – quel complesso di asinità,
di citrullaggini e di carote, con cui si formulano le accuse contro gli anarchici
– accuse che poi sono sufficientemente giustificate dal fatto, che chi le scrive
non ha dell’anarchismo altra idea all’infuori di quella inculcatagli dalla po-
sizione che occupa nella società. Se i Pubblici ministeri si sbarazzassero un
pochino del berretto forzato accusatore ufficiale e studiassero un pochino
le nostre teorie, si avrebbe questo di guadagnato: essi vivrebbero… molto
più tranquilli, e l’Italia godrebbe forse una maggiore libertà. Ma… è lo
stesso che parlare in italiano agli ottentotti.
Questa volta intanto il Di Sciullo era stato trascinato davanti al tribunale.
Si temeva un’altra assoluzione in Corte d’Assise. Invano il Collegio di difesa,
composto dall’avv. Porrecca e dal compagno Donati, fece notare, sostenendola
in base alla stessa giurisprudenza della Camera del Consiglio, l’incompetenza del
tribunale. Questo, dando ascolto al P.M., si dichiarò competente, tanto che
applicò al nostro povero Camillo la condanna di tre anni e dieci giorni di re-
clusione. Il Di Sciullo ricorse in appello, ma la sentenza gli fu confermata.
Non per questo Il Pensiero, che viveva già da cinque anni, morì. E certo
non sarebbe morto così subito, se l’autorità chietina, istigata da Crispi ad
abbattere completamente in Italia ogni traccia di propaganda anarchica, non
avesse eseguito ciecamente l’ordine del padrone.
I numeri 14 e 15 furono sequestrati per gli articoli già pubblicati dalla
Tribuna: Gli Anarchici a Bologna, e Un’intervista con l’avv.Gori, quell’intervista
che in tempi così tristi per noi ci rese il doppio servizio di sradicare ogni
preconcetto sul conto nostro dalle intelligenze illuminate, e di fare una pro-
paganda straordinariamente opportuna.
Il Di Sciullo fu chiamato a rispondere anche di ciò, e non sappiamo quale
fu il risultato di quest’altro processo.
Il certo è questo: Camillo Di Sciullo fu poco dopo arrestato e da quel tempo
si trova ancora a scontare il suo… reato. Egli è ora nel reclusorio di Alessandria,
230 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

e dovrebbe uscire il prossimo 28 novembre, perché gli calcoleranno – almeno


si spera – tre mesi soli di amnistia.
Se però aggiungete i tre anni di domicilio coatto affibbiatigli dalla
Commissione chietina, avrete in mostruosità una condanna di sei anni di
pena per dodici linee di carta stampata.
E dire che ci meravigliavamo della Spagna!
No, non bisognava meravigliarsene quando l’ipocrita governo di Ru-
dinì, salito al potere col farsi gesuiticamente eco dei desideri del popolo
d’Italia, lo ha disilluso subito con una serie di atti infami. Non ultimo quello
di una nuova legge sul domicilio coatto contro uomini professanti principi
diametralmente opposti a quelli del signor marchese.
Siamo troppo fieri e conosciamo troppo bene il Di Sciullo per doman-
dare qualche cosa per lui. Noi abbiamo voluto solamente ricordare al pro-
letariato italiano che dopo tante amnistie, tante nozze, tante feste e tante…
congratulazioni per lo scampato editissimo e risaputo pericolo, soffrono
ancora la reclusione uomini come Camillo Di Sciullo, sol perché egli ha
riconosciuto che il movente dei delitti è la cattiva organizzazione sociale del-
l’oggi. Nient’altro che questo!
E siamo sicuri che se a questo nostro appello l’altra stampa tacerà, il
cuore dei proletari si unirà a noi nel mandare al recluso di Alessandria il
saluto della solidarietà e del coraggio – unico conforto ad un padre di fa-
miglia, privato, senza ragione, dell’affetto della moglie e dei suoi cari
figliuoletti Marzio e Sista».

I gruppi anarchici aquilani 1894-1905

Dopo l’esperienza dell’Associazione degli operai amiternini – costituitasi


nel 1872 quale sezione aquilana dell’Ail, schierata con Bakunin e gli anar-
chici dopo la scissione interna, comprendente dal 1876 anche un nucleo
femminile di lavoratrici, attiva fino al 1878 nel percorso preparatorio alla
costituzione della Federazione anarchica degli Abruzzi2 – per i rivoluzionari

L’Internazionale, documenti e ricordi, CSL Camillo Di Sciullo, Chieti 2004; P.C. Masini, La Federazione Ita-
liana della Associazione Internazionale dei Lavoratori – Atti ufficiali 1871 – 1880, Avanti!, Milano 1963; M.
Nettlau, Malatesta, Samizdat, Pescara 1998; F. Paziente, Democrazia e Socialismo in Abruzzo (1870-1917),
Istituto Abruzzese per la Storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza, L’Aquila 1985.
3 Pasquale Scipione nasce all’Aquila il 28 maggio 1869. È tra i più attivi del circolo socialista-
appendice 231

aquilani il XIX secolo si chiudeva con lo scioglimento del Circolo sociali-


sta-anarchico. Si era costituito all’incirca nel 1890, ne era stato presidente
il barbiere Pasquale Scipione,3 vice presidente il muratore Francesco Masci,
«organizzatore di tutte le dimostrazioni sovversive e pericoloso per l’ordine
pubblico». Nel circolo avevano militato il sarto Gennaro Dionisi, nella cui
bottega si tenevano le riunioni, un giovanissimo Francesco Piccinini, «tra
i più spinti fautori di idee socialiste e anarchiche», Francesco Donatelli,
Luigi Maddalena, che in occasione del I maggio 1894 teneva nei locali della
Società Operaia la conferenza “La questione sociale”, il tipografo Michele
Colagrande, nel 1894 a Sulmona con Ettore Croce per organizzare i fer-
rovieri di quello scalo in una prima struttura sindacale, Giuseppe Urbani,
successivamente promotore della costituzione del locale circolo socialista-
rivoluzionario.4 Con l’emanazione delle leggi antianarchiche e la repres-
sione crispina – a quanto pare abbastanza intensa nel capoluogo, tanto da
indurre il socialista Gregorio Agnini ad intervenire in parlamento «per de-
plorare il fatto che il Ministro dell’Interno non trovi il modo di rispondere
ad una interrogazione che da tempo porta in n. 1 relativa agli arbitri com-
messi ad Aquila dalle autorità di PS»5 - il circolo, che intanto aveva cam-
biato nome in “Associazione Collettivista”,6 veniva sciolto: domicilio coatto
per Donatelli, Colagrande, Scipione e Masci; libertà condizionata e vigi-

anarchico. Collabora con «L’Avvenire» dell’Aquila e poi con «Il Germe» di Sulmona. Assegnato al do-
micilio coatto nel 1894. Nei primi anni del XX secolo lascia l’Italia per gli Usa, stabilendosi a Filadelfia.
Riprende i contatti con Tresca. Attivo nelle campagne antimilitariste contro la prima guerra mondiale,
poi in quelle contro il fascismo, contribuendo altresì alla costituzione di diversi gruppi anarchici e li-
bertari. Collabora con la redazione de «Il Martello», assumendone l’incarico di amministratore nel
1934. Segue in particolar modo le vicende che riguardano il movimento dei lavoratori negli Usa, ap-
poggiando quei tentativi di organizzazione autonoma sindacale come l’Amagamated Clothing Workers
of America e l’International Ladies Garment Workers Union, nei quali è forte la presenza di operai
italiani. A tal riguardo, porta avanti una lunga serie di articoli sulle colonne de «Il Martello». Vigilato
fino al 1942, anno della sua morte, per «continua attività anarchica». Cfr. ASAq, Fondo Questura cat.
A8, b. 99, f. 5; ACS, CPC, b. 4703, f. ad nomen.
4 Cfr. i relativi fascicoli personali, ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 1, f. 2; Ivi, b. 66, f. 28; Ivi,
b. 84, f. 1; Ivi, b. 92, f. 1; Ivi, b. 97, f. 6; Ivi, b. 105, f. 2.
5 E.S.M.O.I., Attività parlamentare dei socialisti italiani, vol. I, 1882-1900, Edizioni E.S.M.O.I.,
Roma 1967, p. 236.
6 Cfr. «L’Avvenire», 29 aprile 1894.
7 Tocchi e Toghe, Ivi, 4 novembre 1894.
8 Cronaca, Ivi, 28 aprile 1895.
9 Propaganda, Ivi, 25 ottobre 1896.
10 Cfr. i relativi fascicoli personali, ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 32, f. 24; Ivi, b. 56, f. 15;
Ivi, b. 84, f. 1; Ivi, b. 84, f. 2; Ivi, b. 84, f. 5; Ivi, b. 98, f. 16; Ivi, b. 99, f. 4; Ivi, b. 114, f.1.
232 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

lanza speciale per Dionisi; processo e condanna contro lo studente Alberigo


Vicentini e il tipografo Sante Murolo, «accusati come anarchici-collettivisti
sol perché erano amici di Donatelli e frequentavano un po’ troppo spesso
il salone di Pasquale Scipione».7 Donatelli riusciva a riparare in Svizzera
ma, dopo aver organizzato a Lugano uno sciopero di muratori, veniva
estradato, ricondotto all’Aquila e, successivamente, assegnato al domicilio
coatto a Ventotene:

Da alcuni giorni trovasi detenuto nelle carceri di S. Domenico, a disposizione della lo-
cale commissione per il domicilio coatto, l’amico Francesco Donatelli, tradottovi da
Lugano, in seguito a decreto di estradizione dell’autorità cantonale Svizzera. A pre-
scindere dal pretesto che ha determinata l’estradizione, noi crediamo che tale misura
di polizia sia veramente inconsulta e draconiana […] Ed infatti, ove si pensi che il Gori
– presunto ispiratore di Caserio – ed altri anarchici militanti dei più attivi e pericolosi
in seguito a propaganda sovversiva furono bensì espulsi e condotti al confine belga, ma
non già estradati, apparirà chiaro che nell’estradizione del Donatelli ha il suo zampino
l’implacabile polizia italiana…8

Bisognava attendere il XX secolo per assistere a un’effettiva fase di ri-


composizione delle forze, nonostante l’impegno di Maddalena («ha fon-
dato un circolo intitolato Club Sportivo mentre non è che un circolo
socialista-anarchico») e la presenza di una componente anarchica nelle or-
ganizzazioni dei lavoratori:

Nella sede del Circolo Socialista (via Accursio n. 11) un compagno terrà la seconda le-
zione settimanale sul tema: Socialismo ed Anarchismo. Invitiamo caldamente tutti gli
operai a volervi intervenire numerosi.9

Il gruppo anarchico “Studi Sociali” si costituiva quindi nel 1901. Vi mi-


litavano i calzolai Alberto Falli, Giuseppe Biondi e Ugo Fusco, i sarti Or-
lando Ciucci, Giustino Desideri, Vincenzo Elia, Ugo Tiberti e Pietro
Tobia, il barbiere Francesco Saulle, il cameriere Carlo Paoni e il tipografo
Giovanni Simone, «noto anarchico aquilano».10 Il gruppo era stato attivo

11 Sui periodici cfr. BdA1, p. 143, 145, 159, 184, 198.


12 Testo del manifesto, ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 114, f. 1.
13 Aquila, «Il Grido della Folla», 7 agosto 1902.
14 Su Giustino Desideri, nato all’Aquila il 29 settembre 1878, cfr. ASAq, Fondo Questura, cat.
A8, b. 56, f. 15.
appendice 233

nel coordinamento delle lotte del ceto artigiano (significativo lo sciopero


portato avanti per ben due mesi del 1901 dai tipografi e dai panettieri, de-
cimati gli uni dalla tisi, gli altri dalla bronchite; la loro paga giornaliera su-
perava raramente la lira e scendeva a volte anche fino ai 24 centesimi), nella
diffusione tra la popolazione dei periodici di propaganda «L’Agitazione»
di Ancona, «Il Grido della Folla» di Milano, «Combattiamo» di Genova,
«L’XI Novembre» di Forlì e «La Protesta Umana» di Milano,11 e nella
campagna astensionista in occasione delle amministrative del luglio 1902
attraverso la capillare diffusione del seguente manifesto:12

compagni lavoratori!
Tutti i cialtroni della politica, trascinandovisi per gli angiporti del più vergognoso op-
portunismo, gonfiandovi di sofismi e di menzogne, vi hanno fatto accettare la criminosa
alleanza coi partiti borghesi, i quali non faranno mai i vostri interessi perché in anta-
gonismo con loro. Quando i socialisti non avevano la fregola delle elezioni vi predica-
vano la vera lotta di classe, cioè la guerra ad oltranza, in tutte le forme alla borghesia
repubblicana o democratica che fosse! Ora che essi si sono borghesemente addomesti-
cati, vi conducono al macello della vostra fiera coscienza e vi legano al carro dei nostri
nemici, dei vostri padroni!

lavoratori!
Quali miglioramenti hanno ottenuto le Amministrazioni democratiche? Le poche
riforme concesse dai popolari nei Comuni, furono appunto quelle reclamate con tenacia
dal popolo in modo che anche i forcaioli non avrebbero potuto negarle.

compagni operai!
Se volete fare una vera lotta di classe, mandate al diavolo questi mistificatori vecchi e
nuovi, democratici o socialisti borghesi! Combattete da soli le vostre battaglie econo-
miche, perché soltanto colla vostra fermezza potrete imporre la vostra volontà a capi-
talisti e governanti. Non lasciatevi traviare da funeste illusioni, non nominatevi dei capi
che finiscono sempre per diventare dei padroni e dei traditori. Serrate le file, rinsaldate
le coscienze del diritto, la fede nella vostra forza, e liberatevi dai pastori e dai tutori
che pretendono guidarvi e proteggervi.

lavoratori!
Astenetevi dal favorire col vostro concorso le ambizioni e gli intrighi! Non votate!

Aquila, luglio 1902


un gruppo di anarchici aquilani

15 Aquila, «Il Grido della Folla», 10 luglio 1902.


16 Su Pietro Gori cfr. DBAI, vol I, p. 745-751.
234 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

La diffusione del manifesto astensionista testimonia l’azione degli anarchici


aquilani tesa a diffondere la sfiducia nei poteri costituiti per affrettarne la
disfatta, ritenendo, da parte loro, che la soluzione della crisi che ancora tra-
vagliava il movimento rivoluzionario, e perciò lo stesso movimento anar-
chico, consistesse nella formazione di un’organizzazione anarchica specifica
prodotto non di un congresso o di un accordo promosso dagli attivisti più
conosciuti, ma da un’intesa che sorgesse dal bisogno generale dei gruppi e
sostenuta dalla stessa attività dei militanti del movimento dei lavoratori. In
questo quadro però, gli anni del domicilio coatto e della “caccia al malfat-
tore” non erano poi così tanto lontani:

I nostri compagni Giovanni Simone e Giuseppe Biondi venivano arbitrariamente ar-


restati mentre facevano distribuzione di manifestini astensionisti. Ieri poi furono con-
dannati a tre mesi di reclusione per ciascuno! Altro che nazione civile! Altro che libertà
consolidale! Diteglielo a Turati!13

Va precisato che «Il Grido della Folla», per tutta la sua durata, fu con-
tinuamente bersagliato dalla polizia e dalla magistratura; condizione che
creava la perenne necessità di cambiare il responsabile legale perché, nel
giro di poche settimane, questi accumulava sistematicamente diverse con-
danne e dunque era costretto a emigrare all’estero per sfuggire alla pena
carceraria. Una vera e propria persecuzione che spinse Filippo Turati nel
1902 a protestare in parlamento per il continuo sequestro del periodico.
All’Aquila, l’arresto di Biondi e Simone era stato preceduto da quello del
sarto Giustino Desideri,14 già attivo nelle organizzazioni proletarie e nei
gruppi anarchici del ternano e ora diffusore del periodico milanese:

Il compagno Desideri Giustino venne pochi giorni fa arrestato per espiare la pena di
100 giorni per apologia di… delitto ed associazione a scopo sedizioso!! Quando i cara-
binieri si presentarono per arrestarlo egli volle vedere il relativo mandato e non aven-
dolo quelli mostrato, il nostro compagno oppose resistenza. Fu trascinato colla violenza
in caserma, e venne accusato di aver percosso un carabiniere!
Oh! che volevano facesse come i vitelli a cui non si dà alcuna ragione quando li si tra-
scina al macello?

17 Primo Maggio festeggiato, «L’Avvenire», 8 maggio 1904.


18 Primo Maggio e Una lieta notizia, Ivi, 17 aprile 1904. Sulle conferenze tenute da Gori nell’aqui-
lano cfr.: Una conferenza scientifica di Pietro Gori, «L’Avvenire», 12 luglio 1903; Conferenza Gori, Ivi, 1
appendice 235

Il grave dell’accusa venne poi quando gli si trovò in tasca «Il Grido della Folla» e «L’A-
gitazione» e allora, addio serenità della giustizia!
Fu condannato a due mesi di reclusione e 100 lire di multa!
E poi si grida alla ferocia degli anarchici!!15

Negli anni 1903-1904 gli anarchici aquilani avevano avuto modo di co-
noscere direttamente Pietro Gori,16 giunto nel capoluogo abruzzese prima
per un giro di conferenze di propaganda molto seguite («il Gori, benché
socialista anarchico, strappò entusiastiche ovazioni anche a chi del più sem-
plice socialismo democratico non sente che paura ed orrore»),17 poi per di-
fendere in tribunale i facchini di Ancona. E fu proprio l’avvocato a tenere
in città il comizio conclusivo del I maggio 1904:

Quest’anno il I maggio sarà festeggiato con una conferenza pubblica di Pietro Gori.
Pietro Gori, l’apostolo dell’idea anarchica, si trova tra noi per prender parte quale di-
fensore alla causa dei facchini di Ancona; e vi rimarrà durante tutta la discussione, che
durerà una quarantina di giorni. Pregato da alcuni amici e ammiratori, che ricordavano
le ore deliziose passate al Comunale, ascoltando la parola alata dell’Avv. Gori, quando
vi tenne, mesi fa, l’altra conferenza…18

In quell’occasione, gli aquilani, sostenuti da un gruppo di compagni


anconetani giunti appositamente in città per manifestare solidarietà ai fac-
chini sotto processo, si organizzavano anche per diffondere tra la popola-
zione manifesti di propaganda rivoluzionaria:19

[…]
lavoratori,
se lo stato d’inferiorità sociale in cui vivete rivolta la vostra dignità economica e politica
a cui aspirate, è davvero la preoccupazione costante dei vostri pensieri, compiete la vo-
stra emancipazione, direttamente voi stessi.
E non dimenticate mai che i soli mezzi che conducono all’emancipazione sono quelli
che, risvegliando le vostre iniziative e addestrandovi alla lotta, limitano ogni giorno
più il potere e l’influenza dello Stato, del Capitale e dell’Ignoranza, le cause prime della
vostra schiavitù.

maggio 1904; Conferenza Gori, Ivi, 8 maggio 1904; «L’Abruzzo Radicale», 5 giugno 1904.
19 Stralci del testo del manifesto, in ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 32, f. 24.
20 «L’Agitazione», «L’Avvenire», 8 maggio 1904.
21 Conferenza Gori, Ivi, 22 maggio 1904.
22 Conferenza Gori, Ivi, 29 maggio 1904.
23 La partenza di P. Gori, Ivi, 12 giugno 1904.
24 Anarchici all’opera, «L’Avvenire», 22 gennaio 1905. Cfr. anche «L’Abruzzo Radicale» del 22
236 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Noi, lavoratori anarchici, salutiamo nel Primo Maggio 1904 questo nuovo risveglio
delle classi operaie italiane, che ci assicura giorni migliori di lotte e di vittorie per la li-
bertà e per benessere comune.

i socialisti-anarchici

In questo clima di risveglio politico-organizzativo, Maddalena si riatti-


vava per garantire una regolare diffusione degli organi di stampa del movi-
mento («L’Agitazione da oggi in poi si venderà presso l’agenzia giornalistica
di L. Maddalena»),20 mentre il gruppo “Studi Sociali” stringeva relazioni
col gruppo anarchico livornese “Germinal” e con la redazione de «Il Seme»
e le conferenze aquilane di Gori continuavano a far registrare consensi tra
la popolazione e una forte partecipazione di pubblico:

Pietro Gori terrà una conferenza dal titolo Battaglie d’arte redentrice dalla letteratura
latina alla slava. L’incasso andrà a beneficio degli alunni poveri delle scuole elementari.
L’altra conferenza descrittiva, già annunciata: Dal paese dei faraoni alla terra di Gesù,
l’avremo in seguito, quando cioè saranno pronti gli apparecchi per le proiezioni. Co-
gliamo l’occasione per rallegrarci col nostro caro ed illustre amico della recuperata sa-
lute.21

Pietro Gori, pregato dai suoi ammiratori, ci fece risentire la sua parola alata la sera di
giovedì, nel Teatro Comunale, facendo un’escursione attraverso le opere di Zola, Bovio,
Tolstoi e Gorki. Noi non ci permettiamo di riassumere, neppure minimamente, ciò
che disse il nostro valoroso amico, il quale ci fece ripassare davanti agli occhi i capola-
vori di quei sommi con le osservazioni acute ed in una forma smagliante; perché, se lo
facessimo, deturperemmo la magnifica opera d’arte che egli costruì in due ore e mezzo
di conferenza. Diremo solo che il numeroso pubblico, che religiosamente l’ascoltava,
passò delle ore deliziosissime, e gli fu largo di meritati applausi. La conferenza fu fatta
a beneficio degli alunni poveri della scuola elementare.22

Il professore Pietro Gori è partito alla volta di Sulmona – ove, in quel teatro, terrà oggi
la terza delle sue conferenze – lasciando di sé graditissimo ricordo per la bontà, la cor-
tesia, la gustosa conversazione, oltrechè per le eminenti doti intellettuali. Da Sulmona
il nostro caro e illustre amico tornerà a Rosignano Marittimo, ove lo aspettano il vec-
chio padre e la sorella Bice, che non lo veggono da molto tempo. La sera di venerdì
nel circolo anarchico vi fu, anche, in suo onore, una riuscita bicchierata.23

gennaio 1905.
25 «L’Abruzzo Radicale», 22 gennaio 1905.
26 Circolo di studi sociali, Ivi, 29 gennaio 1905; Università popolare e studi sociali, Ivi, 5 febbraio 1905.
27 Su Guido Pighetti cfr. ASAq, Fondo Questura, cat. A8, b. 21, f. 15.
appendice 237

Nel 1905, sotto la spinta del giovane studente Guido Pighetti, si costi-
tuiva all’Aquila il gruppo socialista-anarchico “Louise Michel”:

Per opera di alcuni volenterosi si è costituito un gruppo socialista-anarchico che ha


preso il nome di Louise Michel, la gloriosa comunarda morta più che settantenne,
pochi giorni or sono, in Marsiglia. Auguri di lotta feconda alla nuova associazione.24

Nel nuovo gruppo si ritrovavano vecchie e nuove conoscenze, tra cui


Vincenzo Elia, Giuseppe Saulle, Orlando Ciucci, Alfredo Montagnani e
Giuseppe Lucente. Pighetti, in particolar modo, si era già messo in evi-
denza, promovendo la costituzione di «un centro studi ad uso specialmente
delle classi operaie e studentesche»25 e di un’università popolare:

L’idea della costituzione di un circolo studi sociali completato da una Università popo-
lare, a proposito della quale ci scrisse una lettera (che pubblicammo nel numero passato)
il sig. Guido Pighetti, non si è perduta per istrada, come avviene di tante iniziative aqui-
lane, ma è stata raccolta da parecchi enti della città e avrà la sua naturale esplicazione in
un’adunanza pubblica che si terrà oggi, domenica 29 gennaio, alle ore 4 pom. nei locali
della Società Operaia in via Roio n. 18. Facciamo vivissima preghiera a tutti di interve-
nire, sicuri che un’iniziativa così bella non sia destinata a perire ingloriosamente.26

Del 15 gennaio 1905 è la conferenza di propaganda “Su e giù per la


dottrina anarchica”, tenuta da Pighetti nei locali del circolo socialista alla
presenza di circa cinquanta intervenuti tra anarchici e socialisti: «il Pighetti
consigliò ai giovani socialisti di associarsi al partito anarchico, il quale è il
migliore che corrisponde al bisogno del proletariato [...] Egli lodò Fran-
cesco Orsini, condannato per aver fatto scoppiare una bomba, e biasimava
un deputato che nel parlamento si mostrava restio alla di lui liberazione
dalle carceri. Chiede l’abolizione del dogma cattolico, per il numero ec-
cessivo dei cardinali…».27 L’attività del gruppo Louise Michel poteva prose-
guire senza interruzioni per tutto il corso dell’anno: il I maggio, con la
partecipazione al corteo e ai comizi che, per l’occasione, si tengono a Cop-
pito; l’11 giugno, con l’iniziativa di propaganda organizzata nei locali della
Società Operaia di via Roio per commemorare la Comune di Parigi. Nel-

28 Cfr. Il convegno anarchico laziale, «Il Messaggero», Roma, 14 novembre 1905.


29 Il comizio antimilitarista, «Avanti!», Roma, 20 novembre 1905.
30 Archivio privato Giorgio Tentarelli, L’Aquila.
238 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

l’estate, Pighetti intraprendeva un giro di conferenze (il 21 giugno a Terni,


il 25 giugno e il 29 luglio a Fabriano, l’8 agosto a Perugia, l’11 a Umbertide,
il 13 a Città di Castello, il 17 ad Ancona). Dopo un convegno romano in
privato, e quindi un nuovo ciclo di conferenze nella zona dei Castelli Ro-
mani, prendeva parte attiva al convegno romano della Fasl in rappresen-
tanza del gruppo aquilano “Louise Michel”. All’assise, coordinata da Luigi
Fabbri, aveva preso parte anche il Circolo “Il Progresso” di San Benedetto
dei Marsi con la partecipazione di Ippoliti.28 Qualche giorno più avanti,
sempre a Roma, Pighetti partecipava al comizio antimilitarista indetto dalla
Federazione nazionale giovanile socialista. In quell’occasione l’aquilano era
stato designato quale relatore per la componente anarchica, addirittura al
posto di Gori:

Guido Pighetti, parlando per gli anarchici, esordì dicendo come sia umile la sua elo-
quenza dopo il magnifico discorso dell’amico Romualdi e come egli scompaia di fronte
alla figura di Pietro Gori, il poeta dell’ideale umanitario, invece del quale deve parlare.
Con accento vibrato e con meravigliosa spigliatezza l’oratore fa un’analisi critica pic-
cantissima di ciò che sia il cosiddetto sentimento di patria, mettendo in rilievo l’inte-
ressamento succhionesco della classe borghese, di fronte ai concetti internazionalisti
dell’intero proletariato. Chiude il suo sintetico discorso con un alato augurio di pros-
simo trionfo dei grandi ideali umani.29

Lettera di Umberto Postiglione ai genitori30

Seattle, 10 agosto 1915


Caro padre,
poche volte in cinque anni di lontananza ho scritto direttamente a te. Non
certo perché l’affetto che per te nutro sia da meno o diverso da quello che
sento per mia madre. Mi rivolgo a te questa volta, perché credo che tu me-
glio di mamma potrai comprendermi.
Ho appena ricevuto la lettera in cui mamma e tu anche mi consigliate a
tornare in Italia per arruolarmi sotto le armi. Credo che abbiate già ricevuto
la lettera in cui vi dicevo la mia ultima e ferma decisione al riguardo. E ri-
mane tale ancor oggi. Io non tornerò per farmi soldato.
appendice 239

Io so che quanto vi ho scritto e quanto vi sto per scrivere in questa dolorosa


occasione, vi farà male. E me ne dispiace sentitamente. Perché ogni dispia-
cere ch’io possa anche inconsciamente causare a voi, mi fa pena al cuore.
Ma penso che qualora io volessi seguire questo consiglio, un rimorso ter-
ribile mi lacererebbe l’animo per tutta la vita. Tu sai di quale rimorso io
intendo parlare. Parlo di quella pena incessante e pungente che morde l’a-
nimo di coloro che agiscono al contrario di ciò che la loro coscienza gli
detta. Ebbene la mia coscienza a gran voce mi dice: Non partire. Non farti
soldato.
Qui io dovrei dirti le ragioni che inducono la mia coscienza a ribellarsi non
soltanto al comando di un re, ma al richiamo di un padre. Le ragioni sono
molte, e a dirtele io farei opera vana. Tu non mi comprenderesti. Non per-
ché voi siate inferiori a me, e io superiore a voi. Io, pur essendo carne della
vostra carne, sangue del vostro sangue, sono diverso da voi. Vedo il mondo
e concepisco la vita in un modo diverso dal vostro. Noi parliamo due lingue
differenti. Ecco tutto. Voi chiamate eroi coloro che vanno in guerra, io li
chiamo assassini. Una cosa mi preme di farti, di farvi comprendere a tutti.
Non crediate che io non torno perché ho paura di lasciare la vita sui campi
di battaglia. No. Vi è una ragione più nobile che mi spinge al rifiuto di ob-
bedienza, a non macchiarmi la mano col sangue dei miei fratelli. Perché
sono miei fratelli, anche se figli di un altro padre, e nati sotto un altro tetto,
i soldati dell’Austria. Non sono essi nostro prossimo? E non disse il vostro
Cristo che dite di amare e adorare e ubbidire: “Ama il prossimo tuo come
te stesso”? Non comandò dio di non uccidere? Per me dio è la mia co-
scienza, e la ubbidisco perché mi condannerebbe a pene più crudeli di
quelle dell’inferno.
“Io non credo che tu voglia dimenticare la patria e la famiglia”, mi dice
mamma. Cos’è questa patria? La terra che mi vide nascere e dove sono
quelli che mi han dato la vita? Ed allora io non l’ho dimenticata e non la
dimenticherò, ed anelo di rivederla.
Ma oggi la patria ha un altro significato. Servire la patria vuol dire servire
il re, servire la canaglia che spadroneggia. Ed allora io confesso che quella
patria non l’amo, la odio anzi, non la servo ma la combatto.
Non confondere la patria con la famiglia. Non pensate neanche ch’io abbia
dimenticato o vi possa dimenticare. Per una ragione soltanto potrei dimen-
ticarvi e vi dimenticherei. Quando cioè voi all’amore verso il figlio prepor-
reste l’amore verso chi comanda e governa; quando per la grandezza del re
domandereste a forza il sacrificio del figlio, quando per l’ubbidienza alla
240 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

legge fatta dai governanti voi domandereste di ribellarmi alla legge della
mia coscienza. Io vi amo quanto e più dei miei fratelli e della mie sorelle.
La lontananza ha irrobustito e santificato l’amore verso di voi. Non mi ma-
ledite perciò s’io non torno. Tornerò quando la tempesta sarà passata e sul
cielo d’Italia splenderà il sole della pace, della giustizia e della libertà. Non
sarò processato al mio ritorno. Chi lo potrebbe? Il governo, dopo la guerra,
sarà esso stesso processato e condannato. Siamo milioni noi che ci rifiu-
tammo di partire. Qui da Seattle son partiti venti e siamo duemila. Ma
quand’anche fossi solo? La compagnia della mia coscienza mi sarebbe
sprone abbastante a marciare sempre avanti, a fronte scoperta. Vogliatemi
dunque bene. Non chiedo l’assoluzione del re, né quella di dio. Mi basta la
vostra.
Vi bacia vostro figlio Umberto
Indice dei nomi

Abel Paz, 193n Balabanoff, Angelica, 209n Boldrini, Giuseppe, 121n


Ackelsberg, Martha A., 193n Baldi, 75 Bolino, Giuseppe, 130n
Adorante, Giuseppe, 60n Ballone, Gaetano, 60n Bordiga, Amadeo, 50n, 107n,
Adorante, Nicola, 60n Barberio, 216 120, 130, 146, 155n, 161
Agnini, Gregorio, 231 Barlafante, Vincenzo, 65n Borghesi, Andrea, 50n
Agostinone, Emidio, 37, 70 Barnabei, 148 Borghi, Armando, 29, 30, 46,
Aguggini, Ettore, 121n Barrecca, E., 215n 46n, 47n, 54, 54n, 110, 115,
Albani, Cesare, 65n Barretta, Antonio, 60n 119, 121n, 122n, 123, 124,
Albani, Luigi, 60n Bartinoccia, Antonio, 95n 155n
Albani, Tiberio, 60n Bartoli, 132 Bovio, Giovanni, 236
Albani, Vincenzo, 60n Basile, Manlio, 33 Braga, Davide, 65n
Albani, Vittorio, 60n Battistelli, Attilio, 60n, 65n Braga, Nicola, 65n
Albertini, Gino, 158 Belfiore, Gaetano, 65n Brancaccio, Giuseppe, 27n
Aleandri, Gino, 69n, 83n, 113, Bellini, Gialluca, 215n Breda, Luigi, 57, 57n
114, 129n, 132, 162, 178 Bellomo, Francesco, 60n Bresci, Gaetano, 220, 220n
Alessandrelli, Carlo, 11, 21, Benardis, 153 Bretoni, 30
21n, 26, 42, 43n, 55, 55n, Bentivoglio, Francesco, 11,21, Brezza, Bruno, 56n
71, 77n 21n, 27n, 28, 30n, 39, 60n, Briand, 29
Alessandrini, Saverio, 60n 152n Bruno, Giordano, 26
Alloro, Antonio, 183 Bentivoglio, Maria Rita, 224n, Bruschi, Aldo, 200
Amorosi, Francesco, 102 230n Bucci, Camillo, 169
Amoroso, Giuseppe, 60n Benvenuti, Gregorio, 44n Bucci, Domenico, 169
Angelazzi, Attilio, 27n Bernabei, G., 118 Buccianti, 136
Angelini, Alessandro, 129n Berneri, Camillo, 180, 193n,
Angelini, Pietro, 60n 194, 194n Cafiero, Carlo, 48
Angiolillo, Michele, 216, 217, Berri, Paolo Francesco, , 0n Caiola, Franco, 11, 20, 43, 43n,
218, 218n Berti, Giampietro, 16n, 18n, 49, 55, 71, 72, 72n, 76n,
Anile, Leonardo, 187 23n, 50n, 68n, 88n, 146n, 77n, 79, 83, 91, 92, 92n,
Anto, Virgilio, 169 213n 102, 102n, 103, 103n, 122,
Antonioli, Maurizio, 28n, 35n, Bertolucci, Rosaria, 146n 126, 135, 142, 168n, 208,
36n, 46n, 56n, 155n Bertoni, Luigi, 29, 123n, 207, 209n, 215n
Aragnitto, 63 208n Cairo, L., 209n
Argentieri, Alberto, 33, 33n, Bianchi, Roberto, 52, 52n, 54n Caldari, 135, 158
84n Biancolino, Stefano, 103, 103n Camerini, Angelo, 178
Arquilla, Giulio, 78n, 186 Bifolchi, Giuseppe, 193, 193n, Campana, Romolo, 60, 84
Arquilla, Rocco, 74, 74n, 78n 205, 206n, 207, 208n Campioni, Attilio, 65n
Arshinov, Petr, 147n Billanovich, Giuseppe, 109 Candela, Vincenzo, 95n
Artorige, 105n, 106n Binazzi, Pasquale, 18n, 41, Canto, 135
Ascaso, Francisco, 184, 193, 41n, 44n, 46n, 47n, 123 Capannari A., 32n
194 Biocca, Vittorio, 77n, Capuni, Gaetano, 60n
Avrich, Paul, 147n Biondi, Giuseppe, 232, 234 Carabba, Napoleone, 60n
Blanqui, Louis-Auguste, 48 Caracciolo, Paolo, 33
Bacchetta, Gennaro, 215n Blum, Lèon, 195 Carapelle, Domenico, 186
Bakunin, Michail, 22, 48, 148, Boldrini, Guglielmo, 98, 99, Cardella, Antonio, 198n
220, 220n, 230 99n, 100, 100n Carestia, 87
242 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Carli, Vincenzo Bernardo, 60n Cimini, Antonio, 184 D’Orazi, Pia, 215n
Carlone, Attilio, 71, 77n, 138, Cimini, Silvestro, 184 Dadà, Adriana, 50n, 198n
140 Cimini, Tito, 184 Damiani, Luigi, 117, 117n,
Carosi, Giovanni, 215n Cinti, Ercolano, 71, 71n 123n, 173
Carrillo, Donato, 209n Cipriani, Ambrogio, 11, 20, Damiani, Pietro, 181
Carusi, Filippo, 135 28, 28n Dardani, 182
Caruso, Fiore, 78n Cipriani, Amilcare, 36, 140n De Amicis, Edmondo, 47n
Casacci, Reginaldo, ,60n Cipriani, Luigi, 78n De Angelis, Cesare, 27n
Casavecchia, D., 215n Cipriani, Vincenzo, 78n De Ascentis, Pasquale, 60n,
Castrucci, Augusto, 17, 23n Ciucci, Orlando, 183, 232, 237 65n
Cavaliere, 168 Codello, Francesco, 24n De Ascentis, Tommaso, 65n
Cavarocchi, Mario, 51, 51n, 74 Colagrande, Michele, 231 De Bartolomei, Alberto, 160
Cavicchia, Oscar, 71, 78n Colapietra, Raffaele, 24n, 33n, De Benedictis, E., 199n
Ceccarossi, Camillo, 60n 37n De Dominicis, 160
Celano, Domenico, 95n, 96n Conti, Attilio, 11, 21, 26, 33, De Filippo, Attilio, 27n
Celano, Gennaro, 95n 35, 35n, 37, 45, 45n, 56, De Filippo, Ferdinando, 60n
Celano, Matteo, 95n 56n, 58, 60, 61, 71,75, 76n, De Gregoris, 133, 157
Celano, O., 124n 77-79, 82, 83, 87, 93, 94, De Leone, Nicola, 159
Cellamare, Domenico, 84n 98-100, 118, 119, 124, De Luca, Luigi, 65n
Cellamare, Francesco, 63n, 125n, 133, 135, 136, 148, De Marco, Laura, 24n
76n, 82, 83n, 84, 84n, 99n, 156, 158, 159, 163, 180, De Medici, Raffaele, 23
209, 215n 181, 202, 203, 203n, 204 De Rubeis, Francesco, 69n,
Cellini, Anna, 60n Conti, Cafiero, 214n 103n, 132, 142, 172, 174,
Centofanti, T., 215n Coppa, Alfonso, 33 179, 179n, 180, 215, 215n
Cera, Antonio, 82, 83n, 132 Coretti, Luigi, 51 De Silvestri, 148
Cerasani, Baduele, 69n, 103, Cornelissen, Cristian, 40n De Silvestris, Marino, 65n
132, 132n, 172 Corsetti, Venanzio, 78 De Stefani, Luigi, 182
Cerasani, Giuseppe, 103, Costa, Andrea, 48 De Vincentis, Mariano, 169
103n, 142, Costantini, Nicola, 129n De Vita, Bartolomeo, 95n
Cerasoli, Pietro, 82, 83n, 122, Crispi, Francesco, 229 Demelis, 134
178 Croce, Ettore, 33, 33n, 51, 84, Desideri, Giustino, 232, 234,
Cermignani, Vincenzo, 60n, 158, 231 234n
65, 65n, 123 Curini, A., 215n Dettoni, Pietro, 94
Cerrito, Gino, 16n, 19n, 20n, Di Bartolomeo, 77n
24n, 50n, 88n, 188n, 198n D’Achille, 156 Di Benedetto, Evangelista, 71
Cerulli, Riccardo, 119n, 131n, D’Alessandro, Carlo, 60n Di Berardo, Francesco, 60n
151n, 152n D’Amario, Tommaso, 134, Di Cesare, Pietro, 194
Checcozzo, Giorgio, 35n, 134n Di Cicco, Armando,129n
36n, 56n D’Andrea, Virgilia, 115, 115n, Di Cioccio, Panfilo, 57, 57n,
Cherubini, Sabatino, 169 163, 164n 123, 142, 142n, 208, 208n
Chiusano, Pasquale, 60n D’Angelo, Francesco Giu- Di Donato, Domenico, 27n
Cianca, Alberto, 191, 204 seppe, 60n Di Giambattista, Giuseppe,
Ciancaglini, 83 D’Angelo, Pasquale, 60n 184
Cianci, Pietro, 60n d’Annunzio, Gabriele, 587, 5, Di Giamberardino, Giustino,
Ciardi, Livio, 35 100, 127 169
Ciarniello, Nicola, 95n D’Antonio, Alfonso, 27n, Di Giovanni, Severino, 123n,
Ciarniello, Nunzio, 95n D’Antonio, Ermanno, 65n 184
Ciarrocca, Guido, 24, 24n D’Aprile, Giuseppe, 60n Di Giustino, Dionisio, 183
Cichetti, Luigi, 65n D’Aurora, Mimì, 21n, Di Gregorio, Domenico, 95n
Cicolani, Silvio, 26n, 60n, 94, D’Elio, 148 Di Lembo, Luigi , 44n, 50n,
94n, 223 D’Eramo, Manlio, 37, 109, 60n, 66, 66n, 88n, 108n,
Cieri, Antonio, 193, 193n 109n, 132, 157, 158, 167 127, 127n, 146n, 155n,
Cimaglia, Andrea, 95n D’Errico, Matilde, 60n 188n
Cimaglia, Vittorio Vitale, 95n D’Intimo, Carlo, 160 Di Leonardo, Giovanni, 224n,
Cimini, Angelo, 184 D’Onofrio, Antonio, 95n 230n
indice dei nomi 243

Di Odoardo, P., 118 87n, 98, 101, 114, 118, 120, Gabriele, Giovanni, 95n
Di Paola, Alberto, 60n 125n, 131, 133, 134n, 135, Gaeta, 158
Di Paolo, Donato, 36, 36n, 146, 147, 148, 148n, 149, Gaeta, Nicola, 60n
Di Paolo, Francesco, 54, 215n 151, 152n, 164, 164n, 171, Galantini, Sandro, 152n
Di Pietro, Francesco, 57, 123, 172, 172n, 177, 208, 208n, Galleani, Luigi, 73n, 103n,
138, 184 225, 225n 110, 110n, 138, 141, 180,
Di Renzo, Ettore, 60n Ettorre, Tommaso, 65n 187
di Rudinì, Antonio, 230 Galzerano, Giuseppe, 189n,
Di Russo, Giuseppe, 95n Fabbri, Luce, 201, 201n 211n
Di Russo, Tullio, 95n Fabbri, Luigi, 17n, 44n, 55n, Garavini, Nello, 122, 122n
Di Sabatino, Aldo, 27n 106, 106n, 146n, 152, 200, Garegnani, 77n
Di Sciullo, Anna Sista Dome- 200n, 201n, 238 Garibaldi, Giuseppe, 140,
nica. 60n Fabi, Mario, 189, 194 140n, 178, 194
Di Sciullo, Camillo. 11, 16, Failla, Alfonso, 186, 186n, Gasbarrini, Antonio, 199n
16n, 21, 21n, 25, 25n, 26n, 217n Gasparetti, Romolo, 27n
28, 33, 34, 34n, 39, 39n, 42, Falli, Alberto, 232 Gaspari, Orazio, 71, 77n
55, 56, 60n, 71, 77, 87, 100, Fantini, Riziero, 122, 122n, Gasparini, Ivo, 27n
144, 144n, 177-179, 200, 137 Gasperetti, Emilio, 65n
200n, 201, 205, 227, 227n, Farias, Alessandro, 56, 56n, Gasti, Giovanni, 121n
228-230 79, 102, 114, 126, 131, 142 Gatti, Filippo, 60n
Di Sciullo, Marzio, 230 Fedeli, Ugo, 121n, 151n, 206, Gialluca, Giuseppe, 193,
Di Sciullo, Sista, 230 206n, 207n, 213, 213n, 194n, 210, 211, 211n
Di Silvestro, Marino, 60 217n, 218n Gialluca, Mario, 184, 184n
Di Tosto, Andrea, 95n Felice, Costantino, 195n Gialluca, Renato, 194n
Di Tosto, Domenico, 95n Felicani, A., 209n Giancola, 115
Diolaiti, Antonio , 105, 112, Fenech, Ludovico, 198n Giangiulio, Antonio, 169
113 Ferrante, Saverio, 32 Giannangeli, Antonio, 183,
Dionisi, Gennaro, 231 Ferrantini, Ascanio, 60n 183n
Donatelli, Francesco, 231, 232 Ferrer y Guardia, Francisco, Giannangeli, Ottaviano, 140n,
Donati Alfredo, 228, 229 24, 24n, 25, 25n, 26, 28, 31, 175n, 198n, 199n, 200,
Donatiello, Achille, 95n 31n 200n
Donatiello, Domenico, 95n Ferretti, Giovanni, 175, 175n Giannetti, Elio, 77n
Donnabella, Ilverano, 179 Filacchione, Andrea, 95n Gianvincenzo, F., 165n
Dundee, Alessandro, 82, 178 Filacchione, Domenico, 95n Giliuicci, Canzio, 27n
Dundee, Giovanni, 82 Filippini, Giuseppe, 80 Giolitti, Giovanni, 98, 104,
Durand, 29 Filippone, Giuseppe, 60n 107, 108, 110, 117
Durante, Marco, 60n Filippone, Luigi, 60n Giovannini, Elio, 50n
Durruti, Buenaventura, 184, Fiorentini, Camillo, 71, 72n, Giovannitti, Arturo, 29, 30,
193n, 211 105, 157, 167 209n
Fiori, Giuseppe, 189n Giulia, Achille, 182
Elia, Vincenzo, 232, 237 Fissore, Paolo, 169 Giulianelli, Roberto, 176n
Enzensberger, Hans M., 193n Flores, Leo Lorenzo, 132, Giulietti, 140
Ercolani, Gaetano, 60n 132n, 162n Giulinecci, Francesco, 65n
Esposito, A., 118 Fracasso, Nerino, 23, 23n Godwin, William, 24n
Esposito, Giuseppe, 60n, 194, Francescangeli, Eros, 127n, Gogol’, Nikolaj Vasil’evic, 110
121 129n, 130n, 159n Gori, Bice, 236
Ettor, Joe, 29, 30 Franchi, Alessandro, 27n Gori, Pietro, 21n, 28, 28n, 99,
Ettorre, Alessandro, 65n Franchini, Domenico, 27n 100, 136, 137n, 140n, 162,
Ettorre, Enrico, 60n Frigerio, Carlo, 144, 144n, 175, 177, 219, 228, 229,
Ettorre, Giovanni, 65n 200n 232, 235, 235n, 236, 236n,
Ettorre, Lidio, 11, 21, 29, Fusco, Ugo, 232 238
29n, 30n, 31n, 38, 39, 39n, Gorki, Maxim, 236
40, 40n, 41, 41n, 45, 46, Gabriele, Andrea, 95n Gramsci, Antonio, 24n, 47n,
46n, 47, 47n, 57, 59, 60, 61, Gabriele, Domenicantonio, 50n, 107n, 130, 155n
65, 65n, 70, 79, 79n, 87, 95n Grave, Jan, 40n
244 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Greco, Valentino, 95n Lopardi, Emidio, 36, 36n, 48, Masciolongo, Antonio, 102
Grilli, Ubaldo, 60n 50n, 55n Masetti, Augusto, 24, 24n, 35,
Grossi, 206 Loreto, Fabrizio, 50n 35n, 41
Guacci, Carmine Giuseppe, Lotti, Luigi, 15n Masini, Pier Carlo, 214, 214n,
43, 44n Lucantonio, Guerino, 184 230n
Guillaume, James, 230n Lucente, Giuseppe, 237 Massari, Paolo, 60n
Lucetti, Gino, 177 Massari, Vincenzo, 186
Iannetti, Francesco, 60n Massullo, Bartolomeo, 95n
Iovenitti, Antonio, 183 Machno, Nestor Ivanovic, Massullo, Giovanni, 95n
Ippoliti, Francesco, 11, 16, 20, 147, 147n Massullo, Vincenzo, 95n
44, 44n, 49, 103n, 125, Maddalena, Luigi, 63, 231, Mastrodonato, Domenico, 95n
125n, 126, 144, 173, 173n, 232, 236 Mastrodonato, Ercole, 95n
174, 174n, 176, 176n, 177, Malatesta, Errico, 16n, 18n, Masullo, Giuseppe, 95n
177n, 179, 180, 180n, 181, 33, 34, 35, 50n, 64, 64n, Matteotti, Giacomo, 177,
181n, 201, 202n, 225, 225n, 68n, 88n, 106, 106n, 110, 178n
238 114, 115, 115n, 122, 123, Maximoff, Gregori P., 147n
Isca, V., 185n 124, 145, 146n, 173, 174n, Mazzini, Giuseppe, 140n, 192
Iubatti, Nicola, 77n 213n, 230n Mazzocchi, Francesco, 60n
Malato, Charles, 40n Mazzocchi, Nicola, 27n
Jarach, Cesare, 20n Mameli, Goffredo, 178 Mazzoni, Virgilio Saverio, 44n
Mancinelli, Rubino, 69n, 103, Mercadante, Giovanni, 60n
Kropotkin, Pëtr Alekseevic, 132, 132n Merlino, Libero, 17n
40n, 176, 176n, 194, 219 Mancini, Nicola, 27n Merlino, Francesco Saverio,
Kuliscioff Anna, 50, 50n, 63n Manni, Ottorino, 176, 176n 23, 23n
Mantovani, Vincenzo Meta, Ego Spartaco, 48n
La Gatta, Camillo, 169 50n, 88n Meta, Francesco, 8n
La Morgia, 127 Manzi, Vito, 95n Meta, Luigi, 12, 47n, 48, 48n,
La Schiazza, Angelo, 78n Manzulli, Massimo, 52n 55, 57, 57n, 61, 71, 78, 108,
Lalli, Adolfo, 70n, 108, 108n, Marat, Jean-Paul, 190 108n, 110, 110n, 111, 111n,
110, 110n, 131, 131n, 153n, Maraviglia, Osvaldo, 180, 123, 125n, 138, 142, 174,
181n, 211n 180n 177, 178, 178n, 179, 179n,
Lanciani, 157 Marcellusi, 132 181, 189, 189n, 190, 190n,
Lattanzi, Gino, 27n Marchesani, Vincenzo, 141n, 191, 191n, 192, 192n, 194,
Laubria, Maria, 160 143n, 198n, 199, 199n, 195n, 197, 197n, 204, 204n,
Lauriti, Salvo, 160 224n, 226n 205n, 226, 226n
Lazazzera, Gaetano Giovanni, Marchetti, Giuseppe, 82, 83n, Michel, Louise, 16, 237, 238
95n 160 Michetti, Antonio, 60n
Lazzarini, Tullio, 11, 20, 34, Marconi, Giuseppe, 65n Mincucci, Alfredo, 60n, 205,
34n, 38, 60n, 71, 76n, 77, Marcozzi, Vincenzo, 65n 205n
77n, 78, 91, 94, 100n, 119, Margio, 87n, 98n, 100n, 101n, Mingrino, Giuseppe, 128,
121, 121n, 127, 127n, 133, 148n, 151n, 160n 158, 159, 159n, 160
138, 140, 157, 160,179, Mariani, Giuseppe, 121, 121n Moccheggiani, Mario, 51
179n, 224 Marinacci, Giuseppe, 32 Mola, Federico, 21n, 26, 34,
Leccese, Francesco, 215n Marinaro, E., 120n, 165n 54, 54n,
Leli, Massimo, 26 Martelli, Francesco Paolo, 60n Molaschi, Carlo, 123n
Lelli, Francesco, 27 Martini, Raffaele, 215 Molinari, Luigi, 44n
Lenin (Vladimir Il’ic Ul’ja- Martino, Pasqualina, 69n, 103, Montagnani, Alfredo, 237
nov), 55, 64, 120, 146n, 132, 142, 142n Monticelli, Temistocle, 44,
164, 171 Martocchia, Antonio, 56, 56n, 44n, 123n
Libero Martello [Luigi Meta], 71, 186 Morbiducci, Gino, 21, 21n,
108n, 110n, 111n, 178n, Martocchia, Vincenzo, 78n 22n
179n, 190n, 192n, 197n, Mascaretti, 171 Moretti, Nazareno, 144n
205n, 226n Masci, Francesco, 231 Moro, Davide, 185, 185n
Liccardi, Italo, 184 Mascio, Guido, 186, 186n Moro, Giuseppe, 185
Lolli, Riccardo, 36n, 50n, 55n Masciocchi, 168 Moroni, Antonio, 35, 35n
indice dei nomi 245

Moroni, Domenico, 215n Perfetto, Quirino, 12, 56n, Prosperini, Gino, 132, 165
Morosini, 122 65n, 69n, 70, 71, 71n, 72, Proudhon, Pierre-Joseph, 22,
Mosca, Alfonso, 65n 77, 77n, 78, 79, 79n, 80, 192
Mosca, Antonio, 65n 81n, 86n, 87, 91, 92, 93, Puglielli, Edoardo, 9, 25n,
Moscardini, Amedeo, 109n 94n, 99, 100n, 104, 104n, 48n, 175n, 199n
Murolo, Sante, 231 105, 105n, 106, 109, 109n, Pulcini, Antonio, 169
Mussolini, Benito, 48, 58, 112, 113, 114, 118n, 119, Pulcini, Domenico, 169
121n, 127, 131, 173, 174, 124n, 125n, 133, 134n, 135,
177, 183, 189n, 192, 203n 137n, 138, 140, 142, 153, Quaglino, Corrado Cesare.
Muzi, Paolo, 53n, 57n, 70n, 156, 157, 162n, 167, 170, 119, 123, 124, 124n
73n, 112n, 165n 170n, 174, 174n, 214, 216, Quintiliano, Luigi, 109n
216n, 217, 217n, 218, 218n,
Naccarella, Corrado, 60n 219n, 220, 220n, 221, 221n, Rafanelli, Leda, 10
Naldini, Cesare, 32 222n Rampini, Luigi, 184
Nanni, Oliviero, 27n Pestellini, Francesco, 215n Ricci, Antonio, 44, 60n, 71n,
Napoleone Bonaparte, 190 Petrini, Sante, 60n, 148 82, 82n
Narcisi, Zaccaria, 33, 37 Pica, Alessandro, 27n, 60, 98, Riccioni, Salvatore, 169
Neil, 24n 98n, 101, 133, 152n Richards, Vernon, 193n
Nenni, Pietro, 35 Piccinini, Francesco, 24n, 25, Ridolfi, Luigi, 27n
Nettlau, Max, 230n 38, 38n, 41, 54, 61, 178, Robespierre, Maximilien-
Nitti, Francesco Saverio, 60, 231 Marie-Isidore de, 190
60n, 62, 92 Picuti, Guglielmo, 82, 83n Roesler, 80
Picuti, Ugo, 82, 83n, 178 Rolland, Hugo, 98n, 140n
Orsini, Ercole, 129n Pietrangelo, S., 215n Rossetti, Silvino, 186
Orsini, Francesco, 154n, Pighetti, Guido, 27, 237, Rossi, Ambrogio, 215n
155n, 237 237n, 238 Rossi, Giovanni, 169
Pilorusso, Andrea, 95n Rossi, Giuseppe, 169
Paglia, Francesco, 82, 82n, Pilorusso, Giuseppe, 95n Rossi, Italino, 198n, 214n
101, 114, 121, 122n, 132, Pinsuti, Pasquale, 169 Rossi, Luigi, 105
138, 139, 140, 162 Pisacane, Carlo, 31, 37, 79, Rossi, Marco, 57n, 127n, 159n
Pagliaccetti, Bernardo, 65n 100, 118n, 135, 140n, 150n, Rossi, Rocco, 169
Paladini, Pietrantonio (vedi 152, 158, 162, 163, 192, 193 Rossini, Pasquale, 60n
Palladini), 129n, 130, 135, Polidoro, Rocco. 60n Rygier, Maria, 30
153, 181, 181n, Pollegioni, Giuseppe, 60n Sabatini, Antonio, 78n, 186
Palermini, Antonio, 184 Pollice, Andrea, 95n Sacchetti, Giorgio, 34n, 36n,
Pallotta, Eugenio, 33 Ponziani, Luigi, 165n 50n, 56n, 177n
Palma, Francesco, 76 Porrecca, 229
Palmiotti, Nicola, 215 Postiglione, Franco, 199n Sacco, Nicola, 126, 132, 133,
Palombo, Aurelio, 185 Postiglione, Umberto, 42n, 133n, 134, 134n, 135, 136,
Palombo, Fabio, 26n, 193n, 103n, 122, 125, 140n, 141, 137, 137n, 139, 140, 185,
200n 141n, 142, 143n, 175, 175n, 186,
Panfilo, Alberto, 129n 176n, 198, 198n, 199, 199n, Sacconi, Riccardo, 138, 138n,
Panzio, Mario, 27n 200n, 223, 224n, 226, 226n, 140, 158, 213
Paolinelli, Attilio, 180, 181n, 238 Salandra, Antonio, 46
201, 202n Potestà, Giuseppe, 136 Salvemini, Gaetano, 191, 192,
Paoni, Carlo, 232 Prato, Nicola, 169 192n
Pascucci, A., 215n Presutti, Damiano, 112 Salvucci, N.F., 185n
Paziente, Filippo, 20n, 24n, Presutti, Davide, 178 Sanchini, Giobbe, 210, 210n
26n, 33n, 37n, 178n, 230n Presutti, Emidio, 133, 135, Santacroce, Rocco, 48n, 178n
Peirats, Josè, 193n 157, 167 Sanvitale, Antonio, , 0n
Pele, Attilio, 65n Presutti, Placido, 186 Sapigni, Brenno, 60n
Pelillo, Massimino, 95n Presutti, Smeraldo, 120, 120n, Saulle, Francesco, 187, 232
Pelillo, Pietro, 95n 129n, 130, 131n, 133, 146n, Saulle, Giuseppe, 237
Penelope, 10 152n, 159, 160, 161, 161n, Sbardellotto, Angelo, 189,
Perella, Angelo, 95n 167 189n, 194
246 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Sbrana, Angiolo, 111, 111n, Tabassi, 167, 169 Trozzi, Mario, 28, 28n, 33, 37,
112 Tacconelli, Giuseppe, 60n 44, 45n, 46, 47n, 48, 50n,
Scancello, E., 118 Taddei, Bernardo, 193n, 194n 80, 87, 135, 136, 158, 168n
Scapaticci, Vincenzo, 61, 61n, Talamini, Gilmo, 11, 21, 21n, Tucci, Alfredo, 60n
80, 81, 81n, 112 56, 71, 94 Tulli, Umberto, 65n
Scenna, Nicolò, 129n Tammaro, Filiberto, 74, 78n, Turati, Filippo, 50n, 63n, 234
Schiavina, Raffaele, 138, 138n 160 Turroni, Pio, 217, 217n
Schicchi, Paolo, 173, 173n, Tancredi, 171
180 Tarica, Alessandro, 95n Urbani, Giuseppe, 231
Schirru, Michele, 184, 189, Tarica, Gioacchino, 95n
189n Tarica, Giovanni Angelo, 95n Vallera, Argentino, 78n
Scipione, Pasquale, 123, 124n, Tedeschi, 178 Vallera, Venanzio, 74, 78n,
186, 187, 187n, 231, 231n, Tentarella, Ludovico, 78n 199n
232 Thiers, Adolphe Marie Joseph Vanzetti, Bartolomeo, 126,
Sebastiani, Vittorio, 27n Louis, 190 132, 133, 133n, 134, 134n,
Secondari, Argo, 128, 129n, Tiberti, Ugo, 184, 189, 189n, 135-137, 137n, 139, 148,
130n, 159n 232 185, 186
Secondini, Luigi, 60n Tobia, Pietro, 32 Vella, Luigi, 185, 185n
Serafino, Angelo, 95n Tolstoi [Tolstoj, Lev Nikolae- Vena, Giuseppe, 60n, 121,
Severino, 167 vic], 125, 236 179, 179n
Sigismondi, Leontino, 60n Tombaccini, Simonetta, 188n Ventura, Pietro, 74
Signorini, Camillo, 38, 38n Toninello, Alberto, 28n Venturi, L., 209n
Silone, Ignazio, 81, 125, 201, Torlonia, 92 Vicentini, Alberigo, 231
201n Toro, Jafet, 109n Viglietti, Nicola, 26, 26n
Silvestri, Antonio, 167 Torquato, Giovanni, 27n Vittorini, Giovanni, 210,
Silvestri, Domenico, 167 Torquoli, Attilio, 65n 210n, 215
Simone, Giovanni, 232, 234 Torrese, Guido, 26, 26n, 136 Volin, 147n
Sobrini, Giovanni, 212, 213, Tozzi, Gaetano, 215 Volpi, F., 215n
213n Tranquilli, 153
Solipaca, Edoardo, 27n Tranquilli, Secondino, 81, 87 Zancolli, Giuseppe, 60n
Solipaca, Ercole, 27n Trapasso, Luigi, 194 Zanni, Quinto, 215n
Sorge, Giuseppe, 60n Tresca, Carlo, 17, 17n, 33, 44, Zavarella, A., 186n
Spadi, Giuseppe, 133, 133n 45, 45n, 48n, 123n, 124, Zavarella, Joseph B., 186,
Spensiero, Michele, 95n 133, 185, 186, 187, 187n, 186n
Spinosa, 157 200n, 209, 209n, 210, 210n, Zeglioli, Orfeo, 60n
Spongichetti, Pasquale, 60n 231n Zola, Emile, 236
Spriano, Paolo, 47n, 50n, Trevisonno, Nicola, 48n Zoppi, Raniero, 47, 47n
104n, 107, 107n, 155n Tripoti, Fabrizio, 120n, 131n,
Squarcetta, Armando, 27n 161n
Stirner, Max, 48 Trotsky, Lev, 146n
Indice dei luoghi

Abruzzo, 11,18, 22, 22n, 23, 25, Atessa, 44 Cagnano Amiterno, 54, 184,
25n, 26, 27, 33n, 34, 36, 37n, Atri, 44, 70, 70n, 77, 214, 215n 214, 215n
38-40, 41n, 45, 45n, 47n, 49, Australia, 151 Caianello, 81
50, 50n, 53, 53n, 54n, 55, Avezzano, 27, 32, 34, 54, 55, Calabria, 62
55n, 56n, 57n, 58, 58n, 59n, 56, 56n, 60, 63, 64, 69, 71, Campo di Giove, 185
61n, 63, 64, 64n, 65n, 69, 76, 76n, 78, 79, 81, 83, 92, Campobasso, 95, 114
70n, 71, 73n, 76n, 77n, 78, 99, 100n, 102, 103, 113, 129, Campotosto, 73
79, 87, 87n, 91, 94, 94n, 96, 129n, 130, 131, 132, 134n, Canistro, 12, 184
99n, 100n, 108n, 109n, 135, 137n, 138, 141, 153n, Canosa di Puglia, 215, 221
110n, 112n, 114n, 119n, 124, 155, 157n, 158, 158n, 164, Cansano, 59
125n, 129n, 130n, 131n, 134, 167, 168n, 175n, 178, 193n, Capitanata, 216, 217, 218n,
142, 146n, 148, 151, 151n, 206n, 213, 214, 215n 221,
153n, 154n, 155n, 156n, Capitignano, 74
157n, 158n, 159n, 160n, Bagnoli del Trigno, 95, 95n, 96, Caporciano, 58, 76
161n, 162, 162n, 163n, 164, 96n, 114, 114n, 124, 124n, Caporetto, 47
164n, 166n, 167, 167n, 168n, 136, 137n Caramanico, 87, 87n, 213
169n, 170n, 171, 171n, 172n, Bagnorea, 49 Carrara, 198, 221
173n, 175, 176n, 178n, 179, Balsorano, 23, 193, 193n, 205, Carrascal di Huesca, 193, 193n
181n, 195n, 200n, 202, 205, 208n Caserio, 229, 232
209n, 211n, 213, 224n, 227, Barcellona, 24, 184, 189, 193, Castel del Monte, 59, 76
230n, 235n, 237n. 193n Castel di Ieri, 12, 184, 194
Acciano, 12,183 Bari, 21n Castel di Sangro, 58, 58n, 59,
Africa, 32, 32n, 187 Barisciano, 58, 58n, 112, 129, 76, 221, 138
Albania, 69, 85, 86 230n Castellalto, 70
Alessandria, 229, 230 Barletta, 217 Castellamare Adriatico, 11, 12,
Alfedena, 77, 77n Bellante, 70 21, 26, 27, 28, 28n, 31, 32,
Alto Sangro, 71 Belluno, 21n 33, 33n, 34, 35, 37, 39, 40,
America, 12, 29, 45n, 84n, 114, Benevento, 95 42, 42n, 45n, 53, 54n, 58, 59,
122, 133, 135, 136, 142, 152, Berga, 184 63, 64, 65n, 69, 71, 77-79,
185-187, 198, 204, 231n Berlino, 146 81, 83, 87, 91, 94, 96, 100,
Amsterdam, 28n Bologna, 21, 27, 65n, 79, 83, 87, 100n, 105, 118, 118n, 119,
Ancona, 21n, 26, 27, 35, 37, 91, 92, 95, 96, 98, 110, 143, 122, 123, 126, 132, 133,
55n, 71, 84n, 85, 86, 87, 87n, 144, 201, 210, 213, 221, 229 133n, 134n, 135, 137n, 138,
97n, 134, 137, 138, 140, 143, Borgo Marino, 37 139, 144, 148, 156, 156n,
144, 146, 170, 200, 215, 233, Borgo Velino, 76 158, 159n, 162n, 163, 164,
235, 238 Boston, 12, 185, 192, 192n, 164n, 166, 167, 167n, 168,
Antrodoco, 76, 168 204, 209 168n, 170, 170n, 194n, 202
Anversa degli Abruzzi, 166 Brescia, 104, 105, 118 Castelnuovo, 58
Aragno, 58 Bucchianico, 206 Castiglione Messer Marino, 70
Aragona, 194 Buenos Aires, 84n, 123n, 183 Catalogna, 184, 193
Arezzo, 47n Bugnara, 54 Catignano, 70, 70n
Argenta, 30 Bussi, 23, 27, 44, 56, 59, 63, 71, Cattolica, 137
Argentina, 12, 183 76, 78, 105, 106, 108, 119, Celano, 55, 73, 75, 76n, 77n,
Arsoli, 23 166, 168, 169, 181 91, 135, 214, 215
Ascoli Piceno, 137, 152, 216 Cermignano, 47n
248 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Cesena, 206n 130, 132, 202, 215 37n, 38n, 44, 47, 48, 51, 54,
Chicago, 186 Genova, 35, 36, 140, 166, 233 55, 58, 59n, 60, 61n, 62n, 63,
Chieti, 11, 16, 21, 21n, 26, 26n, Germania, 12, 15, 29, 152, 184, 63n, 64, 70n, 72, 72n, 74, 76,
27, 27n, 28, 31, 37, 37n, 38, 195 76n, 78, 79, 80n, 81, 81n, 83,
42, 44, 51, 54n, 55, 60, 60n, Ginevra, 123n, 173, 208n 83n, 84n, 86, 87n, 94n, 99n,
63, 64, 71, 76n, 78, 79, 83n, Gissi, 34, 71 100n, 105n, 109n, 113, 113n,
84n, 94n, 100, 113, 129, Giulianova, 11, 21, 21n, 26, 27, 114, 114n, 115, 115n, 118,
129n, 136, 137n, 144, 146n, 27n, 28, 29, 29n, 30, 30n, 31, 119n, 122, 125n, 129, 129n,
152, 152n, 167, 167n, 172, 31n, 32, 32n, 38, 39, 39n, 40, 131, 132, 134n, 137, 141n,
177, 178, 200, 200n, 201, 40n, 44, 47n, 57, 58, 58n, 59, 152, 162n, 165n, 168, 172,
205, 205n, 206, 208n, 214, 59n, 60, 60n, 61, 61n, 63-65, 173n, 174, 174n, 175, 175n,
214n, 215, 215n, 216, 227, 70, 79, 79n, 86, 87, 87n, 98, 177, 177n, 178, 180n, 182,
229, 98n, 99, 100, 100n, 101, 187, 189, 189n, 198, 208n,
Città di Castello, 238 101n, 109n, 114n, 118, 118n, 214, 215n, 225n, 230n, 231,
Città Sant’Angelo, 58, 59, 119, 119n, 120n, 126, 132, 231n, 232, 233, 234, 234n,
120n, 131n, 159, 161n 132n, 133, 134n, 135, 137n, 235n, 237, 238n
Cittareale, 54 148, 148n, 149, 149n, 150, La Spezia, 18n, 27, 173
Civitanova,. 137 150n, 151, 151n, 152, 152n, Lama dei Peligni, 53
Civitaretenga, 59 153, 153n, 160, 160n, 162n, Lampedusa, 179n
Civitavecchia, 215 164, 164n, 170, 171, 171n, Lanciano, 12, 34, 53, 54, 60,
Colonnella, 70 208n, 225n 60n, 63, 127, 127n, 134,
Coppito, 58, 58n, 63, 122n Goriano Sicoli, 54 134n, 230n
Corticella, 201 Gran Bretagna, 188 Lega, 229
Costa Rica, 199 Guardiagrele, 44, 60n, 71, 78, Leonessa, 64, 64n
Cuenca, 184 79, 82, 82n, 100, 215n Libia, 20
Cupello, 129 Haverhill, 185 Liguria, 69, 78
Dalmazia, 100 Illinois, 186 Lipari, 176n, 179, 179n, 180,
Dedham, 135 Imola, 120, 173 180n, 181
Detroit, 12, 186 Inghilterra, 54, 195 Lisbona, 29
Differdange, 184 Introdacqua, 214, 215n Livorno, 144n, 173
Dunkirk, 186 Isernia, 47n, 113, 123, 123n, Lombardia, 58, 69, 78
Elmwood Park, 186 137, 137n Lorenzago, 21n
Emilia Romagna, 35, 58 Isola Liri, 215 Loreto Aprutino, 44
Europa, 15, 24n, 52, 54, 142, Italia, 12, 15, 16n, 17, 20n, 24n, Luco dei Marsi, 76
187, 188, 195 29, 30, 32, 33n, 35, 35n, 38, Lucoli, 194
Fabriano, 35, 238 39, 39n, 40, 43n, 44n, 45, Lussemburgo, 12, 184, 189
Fano, 137 45n, 46, 48, 48n, 50n, 52,
Fermo, 114, 137 52n, 54, 54n, 60n, 62, 62n, Macerata, 137, 152
Filadelfia, 98n, 122, 124, 199, 64, 66n, 88, 88n, 89, 96, 96n, Marche, 35, 85
231n 103, 104, 108n, 114, 117n, Marsica, 11, 20, 43, 43n, 56n,
Fiume, 59, 85, 100 120, 124, 124n, 127, 127n, 91, 102, 103, 119, 130, 134,
Foggia, 174n, 216, 216n, 217, 134n, 137n, 142, 146n, 148, 135, 141, 157, 172, 177, 186,
217n, 218n, 221n, 222n 150, 155, 155n, 158, 158n, 173, 174,
Fontecchio, 12, 38n, 54, 184 159n, 164, 165, 170, 173n, Mascioni, 73, 74, 76n
Fontrica, 168 174, 176-178, 181, 183, 186, Milano, 107, 108, 110, 117,
Forlì, 51, 133n, 233 187, 188n, 189, 190, 192n, 121, 121n, 123n, 138, 158,
Fossa, 50, 76 193n, 195, 198, 198n, 204, 164, 177, 198, 198n, 233
Fossacesia, 136, 137n, 156 205, 207, 208n, 210, 211- Mirabella Eclano, 216
Francavilla a Mare, 216 214, 216, 220, 227-229, 230, Molise, 20n, 32, 95
Francia, 12, 29, 40, 54, 126n, 230n, 231n, 238, 240. Mondolfo, 137
152, 184, 185, 188, 188n, Montagnana, 118
189, 190, 191, 195, 203, 205, Jesi, 51n Monte Pelato, 193
211 Kembs, 184 Montegranaro, 137
Frosinone, 44 L’Aquila, 12, 23n, 24, 24n, 25- Montenerodomo, 54
Fucino, 28, 56, 91, 102, 103n, 27, 31n, 34n, 35n, 36, 37, Montepagano, 70
indice dei luoghi 249

Montereale, 54, 58, 58n Pettorano sul Gizio, 76 148, 150, 176, 189, 192, 205
Montesilvano, 58, 59 Piano d’Orta, 26, 43, 43n, 134,
Montevideo, 84n, 201n 134n, 154, 154n, 225n Saint-Imier, 220n
Montorio al Vomano, 77, 112, Piemonte, 47, 58, 69, 78 Salerno, 122, 224n
118, 159, 160n, 214, 215n Piombino, 30 Salle, 64
Mosca, 65n, 89, 120n, 131n, Pisa, 173 Saludecio, 137
150, 161n, 164 Pleymouth, 132 San Benedetto dei Marsi, 16,
Musellaro, 142n, 162 Poggio di Roio, 82n 44n, 56n, 63, 102, 103n, 121,
Napoli, 27, 36, 84, 168, 198 Pollutri, 54 130, 132, 132n, 138, 141,
Navelli, 59 Polonia, 69, 85 172, 173n, 174n, 176, 177n,
Nereto, 53, 70 Ponza, 179n, 181, 194 180n, 181, 186, 201, 202,
New Jersey, 185 Popoli, 23, 56, 56n, 58, 58n, 215, 215n, 225n, 238
New York, 12, 45, 123n, 182n 60, 61, 76, 78, 79, 119, 157, San Benedetto in Perillis, 73,
Niagara Falls, 186 166, 166n, 168, 168n, 169, 75
Nocciano, 70, 70n 169n, 181, 215, 215n San Costanzo, 137
Nocera Inferiore, 221, 221n Porto San Giorgio, 137 San Demetrio ne’ Vestini, 175,
Notaresco, 70 Portocivitanova, 137 215, 215n
Ofena, 76 Pratola Peligna, 12, 47n, 48n, San José, 198n, 199, 199n
Ohio, 48n, 186, 187 51, 55, 57, 58, 61, 63, 71, 72, San Lorenzo di Pizzoli, 77
Orsogna, 53, 54n 76, 79, 121, 121n, 123, 123n, San Pio, 77
Ortona, 12, 44, 60, 63, 71, 73, 126, 138, 142, 166, 174, San Pio delle Camere, 58, 58n,
75, 76n, 77, 77n, 78, 79, 177, 178n, 181, 182n, 184, 77
100n, 121, 126, 138, 160, 186, 190n, 204 San Vito Chietino, 127, 160,
179, 179n, 194 Preturo, 55, 210n 160n
Ortona dei Marsi32, 185, Prezza, 178 Sanpierdarena, 107
Ortucchio, 28 Providence, 184, 184n Sant’Egidio, 70
Osimo, 47n Puglia, 32n, 35, 62, 96, 120, Sant’Omero, 77
Ovindoli, 75 221 Santa Teresa di Gallura, 132n
Pacentro, 51 Raiano, 12, 23n, 71, 73, 74n, Scafa, 26, 34, 43, 43n, 225n
Paganica, 12, 137, 137n, 183 76n, 77, 78, 78n, 125, 140, Schenectady, 186
Palermo, 45, 173 141, 143, 162, 162n, 166, Seattle, 42, 42n, 238, 240
Pantelleria, 179n, 180n 175, 175n, 186, 199, 200, Secinaro, 44, 54, 77, 183n, 187
Parigi, 32, 184, 186, 190, 191, 226n Senigallia, 176n, 215
208n, 237 Rapino, 44, 63 Sestri Ponente, 69n
Parma, 30, 131 Ravenna, 27 Sicilia, 20n, 62, 96, 214, 217n
Paterno di Celano, 27, 43, 43n, Renicci d’Anghiari, 205 Siena, 100
44, 55, 63, 64, 71, 72, 78, 99, Rocca Di Mezzo, 12, 55, 55n, Sila, 214
102n, 103, 121, 121n, 122, 58, 184 Silvi Marina, 215, 215n
122n, 134n, 138, 158, 214, Rocca San Giovanni, 33n, 34, Sora, 206n
215 84n Spagna, 12, 44n, 50n, 60n, 66n,
Penne, 53, 54n, 70, 70n, 77, Roio, 63 88n, 108n, 127n, 146n,
159, 159n Roio Piano, 77, 101, 101n, 114, 155n, 184, 186, 188n, 190,
Pensylvania, 98n 122, 140 193, 193n, 194, 194n, 195,
Perugia, 238 Roma, 16, 17n, 30, 34n, 38, 195n, 197, 205, 211, 216,
Pesaro, 80, 173 42n, 44, 48n, 103, 123n, 124, 226, 230
Pescara 26n, 27, 33n, 34, 37, 127, 128, 130n, 134, 138, Steubenville, 48n, 187
37n, 44, 73, 75, 99, 100n, 165n, 172, 172n, 173, 174, Sulmona, 17, 21, 22n, 24n, 26,
106, 164, 167, 184n, 190n, 176, 177, 179, 201n, 204n, 27, 28, 28n, 34, 34n, 37, 37n,
194n, 204, 210, 211, 211n, 205, 208, 238, 238n 38, 42-44, 45n, 48n, 51, 55,
212, 213, 214, 214n, 215, Rosciano, 70 55n, 56, 58, 58n, 59, 61n, 63,
215n, 230n Rosignano Marittimo, 236 64, 69, 69n, 71, 72, 72n, 77,
Pescasseroli, 63 Rovere, 58n, 59n 77n, 78, 79, 79n, 80, 80n, 81,
Pescina, 76, 103, 153, 176, Russia, 15, 29, 46, 47, 47n, 48, 81n, 82, 82n, 83, 84, 86, 86n,
176n 55, 60, 61, 69, 87, 96, 98, 87, 91, 94n, 95, 99, 100n,
Pescocostanzo, 32 111, 112n, 131, 138, 146, 104, 105, 105n, 106, 106n,
250 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

108, 109, 111, 112n, 113, Tocco Casauria, 78, 79, 83, Ustica, 179n
114, 114n, 115n, 118, 118n, 83n, 99, 100, 100n Val Pescara, 11, 21, 34, 134
119, 119n, 124, 124n, 126, Torano Nuovo, 70 Valle Peligna, 21, 51,
132, 132n, 133, 134, 134n, Torino, 47, 47n, 73n, 103, 110 Varsavia, 150
135, 137, 137n, 138, 139, Torino di Sangro, 71n Vasche di Coppito , 77
140n, 144, 153, 153n, 154, Torre de’ Passeri, 27, 43, 43n, Veneto, 36
154n, 155n, 156n, 157, 157n, 44, 53, 58, 58n, 63, 70, 112, Venezia, 35
158, 158n, 162n, 164, 165, 121, 134, 138, 154, 166, Ventotene, 205, 232
165n, 166, 167, 167n, 168, 225n Verona, 56, 118, 204
169, 169n, 170, 172, 173n, Torricella Peligna, 54 Versailles, 54
187, 209, 230n, 231, 231n, Tortoreto, 70 Villa Carufo d’Ofena, 77, 115
236 Toscana, 34n, 35, 36, 50n, 58 Villa Caruso, 115
Svizzera, 29, 38n, 185, 188, Trani, 84n Villa Penna, 18, 18n,
208n, 232 Tremiti, 179, 179n Villa Santa Lucia, 77, 115,
Tagliacozzo, 64 Trieste, 51n, 110 115n
Teramo, 12, 27, 30n, 34n, 37n, Tripoli, 28 Villa Santa Maria, 58, 58n
40, 41, 44, 53, 54n, 58, 58n, Tussio, 58, 58n, 77 Villalago, 166
60, 60n, 61, 63, 64, 70, 70n, Viterbo, 44
77, 94n, 101n, 118, 119n, Ucraina, 147, 147n Warreu, 186
129n, 146n, 152, 152n, 159, Udine, 41 Washington, 205
159n, 164n, 165n, 167n, 168, Umbertide, 238 Weirton, 187
210 Uruguay 201n Westfield, 185
Termoli, 27, 32n, 102, 102n, Usa, 12, 28, 33, 43n, 44, 48n, Zungoli, 174n, 216
160 98n, 103n, 139, 183n, 184, Zurigo, 29
Terni, 38, 85, 238 187, 192, 209, 231n
Indice dei periodici

«Abruzzo Rosso», Organo settimanale della Federazione Socialista Abruzzese, Aquila, a. 1919
«Almanacco Libertario», Pro vittime politiche per l’anno 1936, Ginevra, a. 1936
«Anarchia», A cura delle fratellanze abruzzese e di capitanata, Pescara, a. 1947
«Controcorrente», Rivista di critica e di battaglia, Boston, Mass., aa. 1957-1959
«Era Nuova», Quindicinale anarchico (F.A.I.) dal 1946; Quindicinale anarchico. Periodico della Fe-
derazione Anarchica Piemontese (F.A.I.) dal 1949; Torino, aa. 1946-1950
«Falce e Martello», Organo della Federazione Provinciale Socialista, Teramo, a. 1920
«Il Comunista», Organo della Frazione Comunista del Partito Socialista Italiano, Imola, a. 1921
«Il Foglio Anarchico», Individualista, Aquila, aa. 1907-1908
«Il Germe», Giornale quindicinale socialista, Sulmona, a. 1907
«Il Grido della Folla», Periodico settimanale anarchico, Milano, aa. 1902-1904
«Il Libertario», Giornale anarchico dal 1905; Settimanale anarchico dal 1915; Giornale anarchico dal
1916; La Spezia, aa. 1907-1920
«Il Martello», New York, Settimanale di battaglia a cura del Gruppo Il Martello, numeri sparsi, aa.
1935-1942
«Il Momento», Organe du M.L.I. en France, Parigi, numeri sparsi, a. 1945
«Il Nocchiero», Settimanale politico, sociale, letterario, commerciale, Aquila, a. 1924
«Il Proletario», già “Falce e Martello”- Organo settimanale della Federazione Provinciale Socialista
di Teramo, Castellamare Adriatico, aa. 1921-1922
«Il Risorgimento d’Abruzzo», Settimanale di battaglia, Roma, a. 1919
«Il Risveglio», Giornale italiano indipendente, Dunkirk, N. Y., aa. 1937-1942
«Il Sagittario», Voce delle correnti di sinistra, Sulmona, a. 1945
«L’Abruzzo Radicale», Organo dei Radicali Abruzzesi, Aquila, aa. 1904-1905
«L’Abruzzo Rosso», Organo del Partito Comunista d’Italia, Aquila, a. 1922
«L’Adunata dei Refrattari», Pubblicazione settimanale, New York, numeri sparsi, aa. 1926-1946
«L’Agitatore», Periodico settimanale di azione rivoluzionaria dal 1910; Periodico anarchico di azione
rivoluzionaria dal 1911; Periodico settimanale anarchico dal 1912; Bologna, numeri sparsi, aa. 1910-
1913
«L’Agitazione», Periodico socialista-anarchico, Ancona, a. 1897
«L’Avvenire», Organo dei Lavoratori Abruzzesi dal 1894; Organo dei Socialisti Abruzzesi dal 1899;
Organo dei Socialisti del Collegio di Aquila dal 1903; Organo della Federazione Provinciale Socialista
di Aquila dal 1920; Organo di battaglia della Federazione Provinciale Socialista Aquilana dal settembre
1920; Organo della Federazione Provinciale Socialista Aquilana dal febbraio 1921; Aquila, aa. 1894-
1922
«L’Internazionale», Quindicinale anarchico, Ancona, numeri sparsi, aa. 1978-1987
«La Città», Mensile d’Abruzzo indipendente al servizio del cittadino, Sulmona, a. 1989
«La Controcorrente», Pubblicazione dedicata alla lotta contro il fascismo; Organo d’agitazione e di
battaglia contro il fascismo dal dicembre 1939, Boston, Mass., numeri sparsi, aa. 1939-1943
«La Difesa», Giornale ufficiale dell’Unione Nazionale fra il Personale Attivo del Servizio Lavori delle
Ferrovie dello Stato, Sulmona, aa. 1914-1916
«La Locomotiva», Organo del Sindacato Conduttori Locomotive, Guidatori Treni Elettrici ed Affini,
Sulmona, aa. 1905-1906
«La Riscossa d’Abruzzo», Organo della Federazione Repubblicana Abruzzese-Molisana, Castellamare
Adriatico, a. 1922
«La Sveglia», suona al sabato, Teramo, a. 1914
252 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

«La Vita Operaia», Quindicinale di propaganda socialista-anarchica, Ancona, numeri sparsi, a. 1906
«Libero Accordo», Quindicinale di propaganda per l’educazione e la coltura libertaria, Roma, numeri
sparsi, a. 1926
«Risorgere», Settimanale indipendente, Aquila, aa. 1944-1945
«Umanità Nova», Quotidiano anarchico, Milano, poi Roma, Giornale Anarchico dal 19 agosto 1922,
aa. 1920-1922
«Umanità Nova», Settimanale anarchico, Roma, numeri sparsi, aa. 1950-1958
«Voce d’Abruzzo», Settimanale della Federazione Comunista di Aquila, L’Aquila, a. 1945
«Volontà», Periodico di propaganda anarchica, Ancona, numeri sparsi, aa. 1913-1914
«Volontà», Rassegna quindicinale anarchica, Ancona, numeri sparsi, aa. 1919-1920
Tavola delle abbreviazioni

Abbreviazioni archivistiche

ACS Archivio Centrale dello Stato


MI Ministero degli Interni
PS Direzione generale di pubblica sicurezza
Agr Affari generali riservati
CPC Casellario politico centrale
P. Pol. Divisione Polizia politica
ASAq Archivio di Stato dell’Aquila
IISH International Institute of Social History, Amsterdam
UFP Ugo Fedeli Papers

Abbreviazioni bibliografiche

BdA1 L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo. Vol. I, tomo 1. Periodici e numeri unici anar-
chici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Crescita Politica, Firenze, 1972
BdA2 L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo. Vol. I, tomo 2. Periodici e numeri unici anar-
chici in lingua italiana all’estero (1872-1971), Crescita Politica, Firenze, 1976
CcFAI U. Fedeli, G. Sacchetti, Congressi e convegni della Federazione Anarchica Italiana.
Atti e documenti 1944-1995, CSL Camillo Di Sciullo, Chieti, 2003
DBAI Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, diretto da M. Antonioli, G. Berti, S. Fe-
dele, P. Iuso, 2 voll., BFS, Pisa, 2003-2004
SPAM L. Ponziani, Due secoli di stampa periodica abruzzese e molisana, Interlinea, Teramo,
1990
«Rassfr» «Rivista Abruzzese di Studi Storici dal fascismo alla Resistenza», L’Aquila
«Rsa» «Rivista storica dell’anarchismo», BFS, Pisa

Altre abbreviazioni

a., aa. anno, anni


b. busta
cat. categoria
f. fascicolo
n., nn. numero, numeri
n.u. numero unico
s. fasc. sottofascicolo

Sigle e forme abbreviate usate nel testo

AdL Alleanza del lavoro


Ail Associazione internazionale dei lavoratori
Anc Associazione nazionale combattenti
254 il movimento anarchico in abruzzo 1907-1957

Caia Comitato d’azione internazionalista anarchica


CdC Commissione di corrispondenza
CdL Camera del lavoro
CGdL Confederazione generale del lavoro
Cgil Confederazione generale italiana del lavoro
Cnt Confederación nacional del trabajo
Cpvp Comitato pro-vittime politiche
Fa Federazione anarchica
Faa Federazione anarchica abruzzese (già FCAA)
Fai Federazione anarchica italiana
Fasl Federazione socialista-anarchica laziale
Fcaa Federazione comunista-anarchica abruzzese (poi Faa)
Ffi Federazione ferrovieri italiani
Fgs Federazione giovanile socialista
Fil Federazione italiana del libro
Film Federazione italiana lavoratori del mare
Fioe Federazione italiana operai edili
Fiom Federazione italiana operai metallurgici
Fnlp Federazione nazionale dei lavoratori dei porti
Fur Fronte unico rivoluzionario
Gar Gruppo arditi rossi
Gl Giustizia e libertà
Lega proletaria Lega proletaria tra mutilati invalidi reduci orfani e vedove di guerra
Lidu Lega italiana per i diritti dell’uomo
Ovra Opera volontaria di repressione antifascista
PCdI Partito comunista d’Italia
PdA Partito d’azione
Pnf Partito nazionale fascista
Ppi Partito popolare italiano
Pri Partito repubblicano italiano
Ps pubblica sicurezza
Psdi Partito socialista democratico italiano
Psi Partito socialista italiano
Sfi Sindacato ferrovieri italiani
U.N. «Umanità Nova»
Ua Unione anarchica
Uai Unione anarchica italiana (già Ucai)
Ucai Unione comunista-anarchica italiana (poi Uai)
Uil Unione italiana del lavoro
Usi Unione sindacale italiana
Stampato per conto della casa editrice Textus
da Publish nel mese di settembre 2010

Ristampa Anno
0 1 2 3 4 2010 2011 2010 2013

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