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390-405
Non mancano indag ini sull'orig ine della dialettica Heg eliana. Ma salta subito
ag li occhi che ci sono lacune in queste indag ini. O tali indag ini ci offrono una
immag ine fin troppo dettag liata dell'intero sviluppo intellettuale, che Heg el ha
percorso fino alla pubblicazione dei suoi primi scritti sistematico-filosofici; e allora
in questo panorama sovrappieno di particolarit il tema dialettica sc ompare o
si c onfonde. O p p u r e esse si c onc entrano sulla formazione dell'idea hegeliana di
una logic a spec ulativa, c he ad un tempo metafisici!; e allora sotto questo spe
c iale aspetto il tema dialettica , nel migliore dei c asi, diviene c omprensibile
a met.
Il fatto c he c i si c omporti c osi nelle indagini esistenti sulla genesi della
dialettic a hegeliana, non un c aso, bens ha le sue ragioni. Una di queste
densa di c onseguenze per lo svolgimento filosofic o di Hegel. Penso c he la si
dovrebbe assumere c ome punto di partenza, qualora si volesse fornire una infor
mazione sull'origine della c onc ezione hegeliana della dialettic a. Essa pu essere
espressa in una affermazione paradossale: senza dubbio la c onc ezione hegeliana
della dialettic a non sarebbe sorta, se il suo autore non avesse fatto i c onti in
maniera penetrante c on la dialettic a trasc endentale di Kant. Ma ogni sguardo agli
sc ritti giovanili di Hegel c i informa sul fatto c he gli originari interessi formativi
di Hegel non erano rivolti alla c ritic a della metafisic a di Kant e ai suoi fonda
menti. Sc helling spinto da spirito di opposizione c ontro i suoi maestri di
teologia al seminario di Tubinga , gi verso il 1795 era arrivato a compiere
la filosofia kantiana; e c i aveva per lui il signific ato di una assic urazione della
filosofia kantiana, mediante la c hiarific azione delle sue premesse , c ontro l'abuso.
Hegel, al c ontrario, in questo periodo si interrogava sul proc esso rivoluzionario
della Franc ia: c ome deve essere c ostituita la religione di un popolo libero, se il
suo c ompito pi importante c onsiste nel c ontribuire alla motivazione dell'agire
etic o? Nella luc e di questo interrogativo l'interesse non c adeva sulle premesse della
filosofia kantiana, bens sui suoi risultati; e non erano tanto i risultati della
Critic a della Ragione pura , quanto quelli della Critica della Ragione prati c a ,
c he importavano. La posizione della domanda, da c ui Hegel prese le mosse, era
in riferimento ad un problema spec iale di c i c he Kant aveva c hiamato Do/Irina
del metodo della ragione pratica. La formazione a interessi intellettuali pi diffe
renziati e la nasc ita di c onvinzioni autonome non spinsero quindi Hegel prima
riamente in un c onflitto rilevabile c on la filosofia di Kant; bens produssero una
opposizione alla filosofia pratic a di Kant e in partic olare, all'interno di questa oppo
sizione, produssero un c onflitto c on i risultati, a c ui Kant era giunto nella sua
ric erc a sulla dialettic a della ragione pratic a. Solo marginalmente i tentativi jenesi
di mettere da parte i residui metafisic i della filosofia teoretic a di Kant, di sc oprire
i suoi fondamenti e di assic urarli per esempio alla maniera della dottrina
della sc ienza di Fic hte , impressionarono Hegel. Queste tendenze ebbero il loro
effetto su Hegel princ ipalmente tramite il riflesso c he esse avevano provoc ato
su Sc helling da una parte, e su Hlderlin e i suoi amic i di Franc oforte dall'altra.
Pi importanti della Critica della Ragione pura di Kant e del Contrt
soc ial di Rousseau, c on il suo c apitolo sulla religione c ivile, per Hegel furono
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dunque, volendo far le cose per bene, esporre in u n o cinque art icoli. Per t irarmi
fuori da quest a sit uazione scabrosa, accenner soltanto la risposta alle prime d ue
e all'ultima, mentre mi soffermer un po' pi a lungo sulla terza e sulla quarta.
AD 1.:
Negli anni 1790 Hegel si concentrato con pi penetrazione che altri nel
chiarificare a se stesso come si d ebba pensare che sia strutturata una coscienza
morale, se in essa la ragione pratica autonoma sia pad rona d i se stessa, e quali
assunzioni d ell'esistenza siano costitutive per una tale coscienza. Kant e, fra i
suoi successori, Fichte avevano presentato le loro consid erazioni su queste assun
zioni d ell'esistenza come d ottrina d ei postulati d ella ragione pura pratica. Hegel
ha scorto in questa d ottrina una occasione ricorrente per una critica sempre pi
profond a e che attinga ai suoi fond amenti. Alla fine non solo l'assunzione d el
l'esistenza d i un essere d ivino trascend ente il mond o gli era d ivenuta sospetta;
n o n solo, inoltre, gli era d ivenuta sospatta l'assuniozne d i un' anima che si tro
vava in un processo infinito d i perfezionamento morale e che perci era immortale,
e neppure solo l'assunzione d ell'esistenza d i un d ominio d ella ragione pratica sul
m o nd o d ei fenomeni (una assunzione, che d oveva tenere conto d ella nostra certezza
pratica second o cui lo scopo d ella ragione si impone sul m o n d o d ei fenomeni); in
ultimo gli apparve insostenibile anche il concetto d i una soggettivit morale, che
totalmente affi d ata a s e forma gi per s una unit suprema. La quintessenza d i
questa critica Hegel l'ha alla fine cond ensata nella sua ottava tesi d i abilitazione:
la materia d el postulato d ella ragione, presentata d alla filosofia critica, d istrugge que
sta stessa filosofia ed il principio d ello spinozismo ( Materia postulati rationis,
quod philosophica critica exhibet, eam ipsam philosophiam d estruit, et principium
est Spinozismi ). Che d o p o Kant si d ebba ormai fare filosofia a partire d a questo
principio d ello spinozismo, era il convincimento d i f o n d o su cui H e g e l nel seguito
non ebbe pi d ubbi. Per lui ora la filosofia era stabilita come programma d i essere
teoria d el tuttouno, teoria d i un unico comprensivo, d i cui noi siamo intimamente
e imme d iatamente d ipend enti, che si d ifferenzia in s e la cui unit, come pure la
sua d ifferenziazione, si e s p o n g o n o nel pensiero filosofico.
A l m e n o una cosa d i ci che, c o m e d ifferente, d a pensare risultato d al prin
cipio d i una filosofia d el tuttounit e che si d eve anche consid erare come ritornante
nella unit d el comprensivamente uno, Hegel se la figur gi subito c o m e struttu
rata in s antinomicamente. In particolare Hegel pens che i d iversi grad i d i rea
lizzazione d ella ragione pratica, come ad esempio la moralit, l'intenzione e l'amore,
contengono in s qualcosa che si o p p o n e reciprocamente in m o d o antinomico: essi
sono con tutto ci che implicano d i d ifferente ricond otti e unificati nella loro
origine con la fed e. Ma cos pensa Hegel nel frammento su Fed e ed essere
(circa 1798 : Per unificarli, i membri d ell'antinomia d e b b o n o essere sentiti o
conosciuti come opponentisi, il loro rapporto reciproco c o m e a n t i n o m i a (N. 3821.
Se si vuole, si pu ved ere in questa concezione la cellula germinale d el concetto d i
d ialettica d i Hegel. Ma come ne venuta fuori quella concezione d ella d ialettica,
che Hegel possed ette pi tard i e che espresse in una formulazione come quella d ella
filosofia d el d iritto: I o chiamo d ialettica il principio movente d el concetto, quello
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1
AD 2.:
i Pon amoc brevemente e chi aramente davanti agli occhi 1 oggetto della mi a se
conda domanda: i l programma fi losofi co, i n cui Hegel si sapeva tutt'uno con Schel
li ng. L'espressi one pi breve per questo programma i l ti tolo della posi zi one idea
lismo specula/ivo . Che cosa s'i ntende con ci ? E' chi aro che un idealismo, che ad
un tempo teori a fi losofi ca del tuttouno, non pu essere defi ni to medi ante la tesi
che tutto ci che si a solo qualcosa di posto da un Io ovvero addi ri ttura da un
soggettocosci enza i solato. Se un tale i deali smo deve essere caratteri zzato dal fatto
che nega la concezi one realistica per cui si darebbe qualcosa di effetti vamente
reale che in s , i ndi pendentemente da un pensi ero e dal suo soggetto, allora
con la negazi one di questa concezi one i l di scorso sul pensiero e sul suo soggetto
deve avere un si gni fi cato i nusi tato: deve trattarsi di un pensi ero, che indifferente
all'alternat
i va di essere esempli fi cato o nelle prestazi oni soggetti ve di un Io (o
perfi no di un soggetto i ndi vi duale, fi ni to) oppure i n un accadi mento oggetti vo come
quello del nous di Anassagora. Pi caratteri sti ca dell'opposi zi one al reali smo qui ndi
per tale i deali smo la tesi che ogni fi ni to non qualcosa che veramente , bens
ideale; qualcosa di tolto nell'uno, i n ci che veramente ; e quest'uno Idea, ci o
ci i n cui ogni fi ni to i deale e i n cui i n parti colare ogni soggetti vo e ogni oggetti vo
sono tolti i n quanto qualcosa di reci procamente fi ni to. Il compito fi losofi co relati va
mente a questo Uno consi ste allora i n questo: i moltepli ci modi i n cui i l fi ni to com
pare a una cosci enza comune, o le moltepli ci forme i n cui la fi losofi a, all'i nterno della
sua tradi zi one nonspi nozi sti ca. ha pensato i l fi ni to, debbono veni r condotte ad una
connessi one, nella quale questi modi e queste forme si lasci no trattare i n una ma
ni era che la loro trattazi one si a simultaneamente espos iiz one dell'Uno, dell'Assoluto
stesso.
Quanto alle caratteri sti che, fi n qui addotte, di un programma i deali sti co, Hegel
non si di fferenzi a da Schelli ng. Si gi unge al contrar i o ad una di fferenza fra i due,
se non nella cosa, certamente nella termi nologi a ori gi nari a, quando si desi gna un
i deali smo dell'Assoluto come speculativo. Con ci entro nell'ambi to di una ir spo
sta alla terza delle mi e ci nque domande poste sopra.
AD 3.:
Hegel ha dato fi n da pri nci pi o all'espressi one speculazione i l suo si gni fi cato
speci fi co pei ' l'i deali smo dell'Assoluto. Le consi derazi oni , nel cui contesto egli per
venne a questo, possono forse avere assunto questa forma: poi ch l'Assoluto non
qualcosa di uni co i ndi fferenzi ato, bens qualcosa di uno che ha in s contrapposi
zi oni e poi ch i contrapposti i n si ffatte contrapposi zi oni sono defi ni ti , esi ste una
possi bi li t di esporre l'Uno i n affermazi oni fi losofi che. Se la possi bi li t deve reali z
zarsi , le determi nazi oni concettuali , nelle quali i l fi ni to vi ene pensato o l'Assoluto
vi ene pensato i n mani era fi ni ta nel pensi ero, si debbono poter adoperare i n questa
esposi zi one. Il loro uso opportuno i nnanzi tutto quello che esse hanno nella rifles
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sione; infatti l'attivit spec ific a della riflessione c onsiste rispettivamente nel c ontrap
porre una determinazione a un'altra, poi nel c onsiderare l'identit e la differenza
tra le due e nel rilevare l'opposto nel differenziato. L'unit, c he abbrac c ia i due dif
ferenziati e in c ui essi sono tolti come finiti, in questa attivit non c erto anc ora
realizzata.
Quel c he vi manc a lo si pu intuire, se si fa attenzione al proc esso ottico della
riflessione, dalla c ui denominazione (mediante un uso metaforic o) si formato il
termine filosofic o riflessione . Ha luogo la riflessione di un raggio di luc e, quando
un raggio di luc e parte da un oggetto finito e in un oggetto ad esso c ontrapposto
viene deviato in un'altra o in una opposta direzione. Anc he qui ['unit dell'intero
ac xadimento non situata gi nel proc esso della riflessione stessa; e l'unit non
viene c olta, se c i si attiene solo al proc esso della riflessione. Il modo pi semplic e
per c ogliere l'unit quello di averla davanti a s intuitivamente. Di c onseguenza
Hegel e Sc helling parlano di una intuizione intellettuale tanto per il c aso analogo
dell'unit, c he l'Assoluto, quanto per il suo essere c onosc iuto. (Naturalmente sia
questa intuizione sia il pensiero sopra menzionato debbono essere assunti c ome in
differenti rispetto alla differenza tra soggettivo e oggettivo). Ma c ome si giunge a
questo intero unitario, c he l'intuizione intellettuale e c he ad un tempo in essa
c onosc iuto? Con questa domanda prendono avvio le c onsiderazioni c he hanno c on
dotto Hegel al di l di Sc helling e c he gli hanno permesso di pervenire subito a una
prima c onc ezione propria della dialettic a.
Ma innanzitutto esse mettono in c hiaro c ome Hegel giunto alla sua c onc e
zione di c i c he speculativo. Se riprendiamo l'analogia ottic a, possiamo fa c ilmente
formulare due c ondizioni minimali, alle quali sottostanno tanto l'unit quanto il suo
essere c onosc iuta; e poi possiamo c onsiderare c ome queste c ondizioni si sono adem
piute: 1) La luc e (intesa c ome c i c he l'essenziale per l'intero proc esso unitario)
deve essere qualc osa c he manifesta se stessa e anc ora qualc osa d'altro c io i di
versi oggetti finiti.. La c ondizione adempiuta nel fatto c he la luc e rende visi
bile qualc osa ed essa stessa visibile; 2) La luc e non solo deve in generale mani
festare, bens anc he manifestarsi come qualc osa c he subisc e una riflessione. Questa
c ondizione adempiuta paradigmatic amente nel proc esso evidente del riflesso di
una fonte di luc e. Hegel pensa all'adempimento delle c ondizioni alle quali sotto
stanno l'unit dell'Assoluto ed il suo essere c onosc iuta, analogamente a quelle due
c ondizioni e al loro adempimento. Le c ondizioni sono: 1) Ci deve essere qualc osa,
senza di c he l'intuizione intellettuale non sarebbe attiva, dunque, per dir c osi, non
vedente; 2) Il qualc osa in questione deve manifestare se stesso e tutto il resto c os
c he a) esperimenta la riflessione nelle determinazioni finite c he vengono pensate;
b) permette c he in esse c ome in un riflesso ac c ada la riflessione; c) c on c i
si manifesta come c i c he subisc e la riflessione; e d) rende visibile la sua origine.
Hegel pensa senz'altro adempiuta la prima c ondizione mediante l'Io. E lo d a c o
nosc ere, in quanto, gioc ando su un'espressione di Spinoza, paragona l'Io c on la luc e,
c he manifesta se stessa e anc he qualc osa d'altro ( V i l i 413). La ric erc a dell'adem
pimento della sec onda c omplessa c ondizione viene c ompiuta da Hegel partendo dalla
parola latina per lo spec c hio: speculum . Questo termine c io designa non pi
semplic emente c ome in Boezio e fino a Kant una contemplalo del soprasen
sibile, bens pressappoc o qualc osa c ome: nel riflesso delle determinazioni c onc et
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tuali del finito (o delle determinazioni finitizzate dell'infinito) far vedere l'Uno e
cos ind urre alla sua intuizione intellettuale. Senza potersi appoggiare sulla etimo
logia d el latino, Hegel d unque d eriva d a speculum , specchio , attraverso un
verbo, che non esiste, per ind icare ci che si fa tipicamente con uno specchio, il
sostantivo per !a d esignazione d i questa attivit : speculatio. Presumibilmente in
questo gioca per lui un ruolo anche la parola d i Paolo nella prima lettera ai Corinti:
vid emus nunc per speculum. Speculazione facere vid ere... per speculum. Essa ha
luogo in quanto la ragione fa esercitare alla riflessione la sua attivit, cos che d i
viene possibile ed inevitabile sintetizzarla con l'intuizione assoluta (WG I 50). Con
ci si d elinea il mod o in cui Hegel pu aver pensato all'inizio l'ad empimento d ella
second a cond izione: nel filosofare l'Io manifesta se stesso e tutto il resto nel mod o
richiesto; giacch nel filosofare d alla riflessione pensante d elie d eterminazioni finite
si perviene alla intuizione d ell'unit assoluta per il fatto che l'Io d i una coscienza
filosofante non si mette in azione in un qualsivoglia mod o d i riflessione, bens in
un mod o per cui all'Io, in rapporto alle d eterminazioni finite, che a d ue a d ue sono
contrapposte l'una all'altra, vien fatta accadere di rimando la riflessione, e precisa
mente cos che queste d eterminazioni per questo tramite vengono chiarificate in
un mod o nuovo un mod o, che le rend e conciliabili e le fa d eterminazioni d el
l'Uno. Naturalmente quest'ultima attivit: rend ere conciliabili e rend ere d etermina
zioni d ell'Uno le d eterminazioni finite, ci che nel caso d el filosofare l'elemento
d ecisivo. In qualche mod o ci avviene per il fatto che la ragione prend e la supre
mazia sull'essenza d ella riflessione e la sottomette a s. Se si vuole d are una carat
terizzazione pi precisa, non si pu fare a meno d i tener conto d ella rielaborazione,
che Hegel compie, d ella d ialettica trascend entale d i Kant e d el primo concetto he
geliano d ella d ialettica. Prima d i ad d entrarmi in questa consid erazione e cos en
trare nella quarta d elle d omand e sopra esposte , d ovrei tuttavia ricord are che
Hegel, nella rielaborazione d ella d ialettica trascend entale d i Kant, non fu ancora
sollecitato d a un processo d iverso, con il quale egli si sia d ifferenziato comunque
d a Schelling nella esecuzione d el programma id ealisticospeculativo.
Il programma poneva colui che lo assumeva d i fronte ancora ad un altro com
pito: il sano intelletto d ell'uomo si trova sulla via d ella speculazione con molte opi
nioni; in particolare per con il convincimento che ci sono numerosi oggetti che
sono conoscibili isolatamente l'uno d all'altro. La pretesa d i verit d ella speculazione
filosofica giustificata solo se queste opinioni si lasciano scuotere d al pensiero filo
sofico, e se si pu convincere qualcuno, che segue il suo sano intelletto umano,
d ella verit d ella conoscenza speculativa. Chi d ifend e l'id ealismo speculativo, si trova
d unque d inanzi alla esigenza d i rend ere evid ente il proprio punto d i vista a chi
pensa d iversamente. Hegel si ripromise la sod d isfazione d i questa esigenza innanzi
tutto d alla ind agine critica completa d elle forme concettuali, nelle quali si muove
la coscienza d egli oggetti finiti d unque d i d eterminazioni, quali ad esempio: qual
cosa, altro, finito, infinito, uno, molti, sostanza, accid ente; ma anche d elle forme
soggettive d el pensiero quali ad esempio: concetto, giud izio, sillogismo e le loro
d iverse specie. Poich l'ind agine trattava d elle forme d el pensiero, come la logica
trascend entale d i Kant, Hegel la chiam Logica . In una lezione d el 18011802,
d ella quale ci sono ancora conservati passaggi programmatici d ell'inizio, egli ha com
piuto questa ind agine. Presumibilmente l egli chiam la sua terza parte d ecisiva
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dentale di Kant e mi domando che cosa in essa, dal punto di vista dell'idealismo
speculativo, c'era da respingere come inammissibile, inutilizzabile o falso: in che
cosa, d'altra parte, poteva essere sviluppata e quali modificazioni, di ci che posi
tivamente c'era da assumere, erano opportune.
AD 4.:
E' chiaro che, dai convincimenti ai qual i Hegel era giunto, mol to del l a dial et
tica trascendental e doveva apparire inaccettabil e e precisamente tanto del suo
programma quanto del l a sua esecuzione e dei suoi risul tati . Quanto al programma,
doveva essere respinto ci che, sul l a base del risul tato (dual istico e ideal isticofor
mal e) del l 'anal itica trascendental e, gl i apparteneva cos in particol are si doveva
provare l 'assunto, se il principio del l a ragione pura, da cui parte l a dial ettica tra
scendental e di Kant, abbia o no l a sua oggettiva esattezza, e qual i conseguenze de
rivino per l 'uso emprico del l 'intel l etto dal risul tato di questa prova (B 365) . Al
posto di questo assunto fatto interamente su misura per l 'ideal ismo trascendental e,
a Hegel premeva l 'intento di fissare i fondamenti di un conoscere fil osofico che
scientifico (cfr. 15). L'esecuzione kantiana del programma apparve da una parte
non convincente in tutti quei punti che l asciano emergere un orientamento che si
attiene a contenuti dottrinal i del l a l ogica formal e general e cos in particol are li
tentativo di Kant di scoprire l a struttura del l 'uso puro del l 'inteUetto sul l a base del
ragionamento sil l ogistico e di util izzare una ripartizione dei ragionamenti sill ogistici
come fil o conduttore per li rinvenimento di tutti i concetti puri del l a ragione. AI
posto di questo procedimento, che prometteva di portare poca soddisfazione all e
esigenze di una conoscenza razional e dei contenuti dell a ragione, urgeva stabil ire
li significato specul ativo dei ragionamenti sil l ogistici (15) e, a partire da qui, cercare
uno strumento per il rinvenimento dei concetti del l a ragione. Dall'altra parte, nel
l 'esecuzione del programma kantiano dell a dial ettica non era accettabil e tutto ci
che si rifa ad un fondamental e dual ismo, o l o consol ida per esempio un dual i
smo fra l a ragione come facol t soggettiva e gl i oggetti, oppure fra fenomeni e cose
in s . Al primo punto corrispondeva l a tesi che causa del l 'inevitabil e apparenza
trascendental e, che l a dial ettica trascendental e ha li compito di scoprire e di spie
gare, il fatto che nel l a ragione come facol t soggettiva sono contenute del l e regol e
fondamental i del suo uso, l e qual i hanno l a conoscenza di proposizioni fondamen
tal i oggettive, ma queste poi posseggono sol o una necessit soggettiva a favore del
nostro intel l etto (B 353). All 'al tro punto corrispondeva soprattutto l a presupposi
zione dual istica, con l 'aiuto del l a qual e Kant tent di risol vere l e antinomie in cui
l a ragione cadeva con l a sua idea di una total it del mondo (B 525ss.). Al posto
di questa concezione in Hegel entrano in gioco concetti monistici. E' simil e l a si
tuazione con il risultato dell a dial ettica trascendental e di Kant. Inaccettabil e in essa
prima di tutto l a tesi che gl i oggetti del l a ragione sono inconoscibil i in l inea di
principio, che l a ragione un vuoto per l a conoscenza, che i suoi contenuti sono
sol o oggetti di una fede fondata nel l a coscienza moral e. Inaccettabil e inol tre l a
del imitazione dell 'uso teoretico del l e idee del l a ragione ad una funzione sempl ice
mente regol ativa in rapporto al l a conoscenza del l 'esperienza e al l 'interno di que
sta del imitazione, soprattutto l 'affermazione che l a ragione deve supporre un ente
398 HANS FRIEDRICH FULDA
bens l'impresa mediante la quale la ragione deve disc iplinarsi nel tentativo della
c onosc enza di se stessa. Dialettic a trasc endentale una logic a dello smasc heramento
dell'apparenza e dello sc ansamento delle illusioni, c he un'apparenza non smasc herata
pu produrre; ed essa non si oc c upa di apparenze sorte c asualmente, bens di ap
parenze c he l'intelletto e la ragione, da esso dominata, produc ono nec essariamente,
e di illusioni c he essi subisc ono inevitabilmente.
2. O c c orre una disc iplina della ragione ad opera della dialettic a. Ed oc c orre
per un pensiero c he, in quanto filosofic o, voglia esaurire le possibilit di una c ono
sc enza sc ientific a attingendo nell'ambito della metafisic a; ed inoltre oc c orre per sc opi
c he sono essenziali alla ragione, anzi appartengono ai suoi fini supremi: quello c io
di fare la c onosc enza di se stessa, di giungere all'ac c ordo c on s e di pervenire in
maniera legittima al ric onosc imento dei suoi c ontenuti.
3. La disc iplina della ragione ad opera della dialettic a perc orre una strada
c he simile a quella battuta da Platone c on la dialettic a. Essa c onduc e:
1) dalle illusioni naturali e dai presupposti illusori, da un sapere apparente,
a c ui soggetto il pensiero riflettente , a un sapere vero;
2) dall'inc ertezza della ragione c irc a le proprie interne presupposizioni del
sapere, a un'autoc onosc enza della ragione;
3) e dal c onflitto fra c onc ezioni c ontrapposte alla fine di questo c onflitto
c io del c ontrasto tra l'assenza di pensiero del sano intelletto umano (c ome pure
la testarda fissazione della ragione sull'empiric o e sul sensibile) da una parte e dal
l'altra la difesa ac ritic a dei diritti del pensiero o delle possibilit di c onosc ere c on
tenuti sovrasensibili, c ome ad esempio la libert e c i c he tiene unito insieme nel
pi intimo il mondo. La fine del c onflitto qui da aspettarsi solo da una inda
gine dialettic a; ed essa ha suc c esso nella difesa dell'interesse c he la ragione ha per
c ontenuti c he solo essa pu mettere in gioc o. La strada c he la dialettic a perc orre,
dunque, c ome in Platone, una strada sulla quale per c olui c he la batte si c ongiun
gono insieme c onosc enza ed educ azione.
Con questo risultato si risposto almeno a una parte della domanda: quale
vantaggio poteva ripromettersi Hegel, per lo scopo della sua dialettica intro
duttoria, dalla discussione con la dialettica trascendentale di Kant. Per rispon
dere all'altra parte di questa domanda dovrei ora indagare da vicino la struttura
dell'antinomia cos come la concepisce Hegel, e mostrare come Hegel si diffe
renzia da Kant riguardo alla risoluzione dell'antinomia. Tralascio questo punto
importante e indico ancora, solo in poche parole, come mi figuro la risposta alla
quinta delle mie domande iniziali.
AD 5.: