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CONOSCENZE MEDICHE SUL CORPO COME TRAMITE DI CULTURA TRA ORIENTE E OCCIDENTE
studi, dedicata alla medicina e alla sua storia:
dallantichit greco-romana al mondo medievale SUL CORPO COME TRAMITE
e bizantino, dalle culture asiatiche della Mesopo- DI CULTURA TRA ORIENTE
tamia, della Persia e dellIndia alla scienza araba, E OCCIDENTE
in un fecondo incontro di saperi e di pratiche tra A CURA DI ANDREA PIRAS E PAOLO DELAINI
lOriente e lOccidente.
ISBN 978-88-5750-211-3
MIMESIS
Ringraziamo i professori Luigi Bolondi e Stefano Arieti, Presidente e Segretario della
Societas Medica Chirurgica Bononiensis, per aver ospitato nel palazzo dellArchiginnasio
la giornata di studi organizzata insieme allIstituto Italiano per lAfrica e lOriente sez.
Emilia Romagna.
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Andrea Piras
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Considerazioni preliminari in tre punti di sutura: scienza, anatomia e discorso
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Considerazioni preliminari in tre punti di sutura: scienza, anatomia e discorso
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Considerazioni preliminari in tre punti di sutura: scienza, anatomia e discorso
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6 Oltre a libri noti (HAMPEL 1982, SOHN 1996) ricordo la tesi di laurea di DELAINI discussa
allAteneo bolognese.
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Considerazioni preliminari in tre punti di sutura: scienza, anatomia e discorso
8 Vedi COULIANO (1987, p. 163) per una denizione della tecnologia come odierna forma
di magia democratica e suoi eetti di moderna manipolazione della conoscenza che
ruotano attorno a personalit quali il medico, il mago (persuasore occulto) e il profeta.
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Andrea Piras
9 Su cui cf. COLLI (1980, pp. 90-91, numero 14 A 92) per traduzione e commento, e cf.
anche COLLI 1975, p. 67.
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Considerazioni preliminari in tre punti di sutura: scienza, anatomia e discorso
11 Per quanto segue rimando alla trattazione del primo capitolo del libro di CANETTI
(2002, pp. 27-31, 48, in particolare).
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Considerazioni preliminari in tre punti di sutura: scienza, anatomia e discorso
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13 Rimando alla trattazione di CARDONA (1985 pp. 62-63), e in genere a tutto il capitolo
sul modello corporeo.
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Considerazioni preliminari in tre punti di sutura: scienza, anatomia e discorso
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Considerazioni preliminari in tre punti di sutura: scienza, anatomia e discorso
Bibliografia
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nists. Rome.
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Andrea Piras
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Paolo Delaini
1 La prima edizione del corpus dei testi zoroastriani si deve ad ANQUETIL-DUPERRON nel
1771. La pubblicazione del testo venne salutata da vivaci polemiche che scossero il
mondo intellettuale europeo. A deludere le aspettative degli studiosi fu proprio laspetto
essenziale di testo custode di una religiosit arcaica, ancora incentrata sugli esiti del sa-
cricio come tramite di relazione con la divinit.
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Introduzione alla medicina avestica
2 Sulle ipotesi della complessit di redazione del primo Canone avestico, che non giunto
no a noi, si veda PANAINO 2007, pp. 31-32. Il Canone avestico, del periodo sasanide, era
il frutto del lavoro di un gruppo di sacerdoti provenienti da tutte le parti dellIran e quindi
portatori di diverse tradizioni, interpretazioni, pratiche rituali. Le parti che si sono conser-
vate meglio, di questa redazione originale, sono quelle legate alla celebrazione del rito.
3 Il Widwdd un libro dellAvesta. Il termine che, signica legge di abiura dei demoni
o semplicemente legge contro i demoni, viene spesso indicato come Vendidad a causa
di unerronea trascrizione del vocabolo pahlavi wi-dw dd (in avestico sarebbe vi-dava
dta) con cui il libro intitolato.
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Paolo Delaini
4 Ecco un esempio dei contenuti del testo del Widwdd suddiviso in 22 Fargard o capitoli:
vi si trovano lunghe descrizioni di come puricarsi prima dei sacrici o dopo il contatto
con agenti impuri come i corpi dei defunti (V Fargard) o sulle norme per il seppellimen-
to dei cadaveri (VI Fargard), sugli animali sacri ed impuri (XIII Fargard), sullimpurit
derivante dal periodo mestruale (XV Fargard); importanti i riferimenti allarte medica:
quali siano le medicine praticate a quel tempo e gli onorari dei medici (Fargard VII), le
invocazioni per guarire le 99.999 malattie portate da Angra Mainyu (Fargard XII), e le
origini mitiche della medicina (Fargard XX), ecc.
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Introduzione alla medicina avestica
5 Si noti che nellAvesta non si trova alcun riferimento alla condizione materiale della vita
terrena come identicabile col peccato e a quella spirituale come sacra e vicina alla gura
della divinit. Lantinomia dei due piani dellessere una concezione arrivata nel mondo
iranico al seguito delle religioni manichea e mazdakita, intorno al periodo sasanide.
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Paolo Delaini
6 Sulla gura di Yima come intermediario dai poteri magici, cf. Kellens 1984.
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Introduzione alla medicina avestica
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Paolo Delaini
8 Il termine sciamano stato per molti anni usato con estrema prudenza dallecumene
degli studiosi. Sugli articoli che, dallinizio degli anni Sessanta, hanno svolto unazione di
monito nel dissuadere indologi e iranisti dal trovare contatti che testimoniassero possibili
inuenze culturali tra il mondo greco e quello iranico, come tra la tradizione siberiana e
quella dellAsia Centrale, si veda KINGSLEY 1994. Le ragioni di questa presa di distanza
dallo sciamanismo sono state riviste di recente da GIGNOUX 2001, pp. 65-94. Pi com-
plesso appare il dibattito sui signicati dello sciamanismo come viaggio tra i due mondi,
dei vivi e dei morti, e sulle numerose attestazioni di questo migrare dellanima in ambito
iranico. Di certo la religione zoroastriana non considerava laldil inaccessibile ai vivi e
persone meritevoli potevano vedere nellaldil e riferire agli altri fedeli. Questo viaggio
escatologico, nella forma di visita guidata agli inferi, godette di interesse crescente no
ad assumere, nellapologetica mazdaica, i caratteri di un racconto che ebbe un ruolo signi-
cativo nel costituire il tema letterario ripreso da Dante nella Commedia.
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Introduzione alla medicina avestica
rimedi, un termine riferito allalbero che cresce nel mare sacro (Yat
XII, 17). Questalbero protagonista di un mito indoiranico molto
antico che ricorre anche nella letteratura vedica tanto che laggettivo
che lo accompagna ha un equivalente identico nel termine vedico
viv-bheaja-.
LAvesta potrebbe conservare tracce della radice indoeuropea
*med- (da cui il latino medeor curare, medicus, ma anche meddiss
giudice a testimoniare limportanza dellautorit della gura
del medico). Preziose vestigia di unarte antica come la medicina
potrebbero trovarsi infatti nel nome avestico vmad- medico e nel
verbo vmdaiia- trattare come paziente (Vd VII, 38; VII, 40).
Lidea suggestiva ma lanalogia tra i due termini, latino e avestico,
stata accolta con prudenza da chi si occupa di linguistica iranica.9
Quello che pi probabile che la medicina rappresentasse lesercizio
di una forma di autorit, come testimoniano le radici comuni dei verbi
che indicano latto di curare e la loro vicinanza a quelli che indicano
latto di far rispettare la legge.10 Il rispetto che il medico sapeva
infondere era un tratto essenziale del suo ruolo: esattamente come un
giudice, adottava misure per dirimere una contesa che aveva diviso
la comunit. La malattia rappresentava un esempio di cambiamento
di stato che andava ricondotto al giusto posto. Questo atteggiamento
di un medico che capace di mettere in regola si ritrova, in ambito
greco, nel verbo , , regolo, governo oppure, con
una sfumatura diversa, nel verbo , prendersi cura, che
sembrerebbe tradurre lesercizio della medicina come il gesto di
avere attenzione per qualcuno. La gura del medico nella tradizione
indoeuropea sembra incarnare un ruolo ben denito nella societ,
9 Lidea di BENVENISTE quella di indagare il senso tecnico del ruolo di medico come
elemento comune ai popoli indoeuropei. Lo studioso individua una matrice comune
nellatto di prendere misure meditate per riportare ordine, che troverebbe riscontro in
tutte le lingue indoeuropee. Riguardo alla somiglianza tra i termini tecnici latini, greci e
avestici, si veda la riessione di EMMERICK 1993, pp. 71-74. Secondo EMMERICK, la corri-
spondenza tra i due termini, medeor e v-mad-, non esatta. Il termine mad- inscindibile
dal preverbio vi-. Si tratta di una sopravvivenza isolata che forse indicava latto di pren-
dere un paziente sotto le proprie cure e non aveva lo stesso signicato di biaz- curare.
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Paolo Delaini
quello di una gura autoritaria che si prende cura della sua comunit.
Possiamo ricostruire loperato del medico attraverso il ricco repertorio
di termini tecnici che scandivano lesercizio delle sue funzioni e che
sono attestati nel lessico antico. Il campo dazione del medico, cos
come testimoniato nellAvesta, sembra estendersi su tre piani diversi
cos come la sua gura potrebbe essere appartenuta a tre diversi ambiti
sociali ed essersi specializzata nelle tre diverse espressioni di questi.
Tre medicine
LAvesta distingue tre specie di medicina secondo il metodo
impiegato per ottenere la guarigione: karta- con il coltello, uruuar-
con le erbe, mra- con la parola sacra. Lultima la migliore: colui
che guarisce con il mra- santo il medico tra i medici (Vd VII,
44). Sulla importanza taumaturgica della parola sacra si pronuncia
unaltra sezione dellAvesta: si pu guarire con la santit, si pu
guarire con la legge, si pu guarire con il coltello, si pu guarire con
le erbe, si pu guarire con la parola sacra: tra tutti i rimedi il vero
guaritore quello che guarisce con la parola sacra (Yat III, 6).
Questa tripartizione della medicina stata messa in relazione con
quella proposta da DUMZIL sulla organizzazione sociale indoeuropea
in tre distinte classi (sacerdoti, guerrieri, agricoltori) e trova riscontro in
un inno del Rigveda sui poteri medici degli dei Nsatya-Avin, guaritori
di chi cieco (male magico), di chi dimagrito (male alimentare), di
chi ha una frattura (male traumatico) (RV X, 39).11
Analoga scansione si trova nella terza Pitica di Pindaro (91-
95), dove il centauro Chirone insegna ad Asclepio incantesimi
(), pozioni o droghe (), incisioni (). La
presenza, nei testi antichi, del ricorrere di una divisione ternaria
nella rappresentazione dellapproccio terapeutico sembrerebbe
testimoniare come la relazione tra malattia e tipo di cura prescelta,
11 BENVENISTE 1945, pp. 10-11, riporta lanalogia tra il testo avestico e quello del Rigve-
da. La comparazione con la terza Pitica di Pindaro era gi stata proposta da CASARTELLI
1886, p. 301, che riprendeva alcune considerazioni fatte da DARMESTETER in calce alla sua
edizione dellAvesta.
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Introduzione alla medicina avestica
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Paolo Delaini
Il medico
Gli Zoroastriani che volevano dedicarsi allarte della
guarigione dovevano esercitarsi sugli adoratori di altre fedi, ma
al terzo insuccesso, cio alla terza operazione conclusasi con
la morte di un adoratore dei dauua- (demoni), il candidato era
riconosciuto incapace per sempre e didato dal curare un mazdeo.
Se lo avesse fatto, e avesse ferito un fedele, avrebbe ricevuto una
punizione corporale equivalente al danno compiuto, lo stesso
castigo dellomicidio volontario, per aver commesso il bao-
varta (n.), cio provocato una ferita intenzionale (Vd 7, 38).14 Al
terzo successo, conseguito sui pazienti sperimentali, laspirante
medico otteneva il diritto a curare i Mazdei come avesse creduto
opportuno. I testi riportano lentit dellonorario richiesto al paziente
a seconda del suo rango: il sacerdote guarito per una benedizione,
il capo di una casa per il prezzo di un capo di bestiame di piccola
taglia, il capo villaggio per uno di media taglia, il capo trib per
uno grande, un capo distretto per un carro a quattro attacchi. Viene
13 Si veda a questo proposito EMMERICK 1993, p. 92. Non si deve dimenticare che le in-
formazioni mediche contemplate dai testi sacri, come lAvesta, rappresentano il punto di
vista sacerdotale sullamministrazione della salute della comunit di fedeli e sul mistero
della morte. Non stupisce, pertanto, trovare nel testo frequenti tentativi di difendere la
supremazia della medicina mantrica dalla ingerenza di altre medicine che, esulando dal
controllo della chiesa, rappresentavano una perdita di autorit sul corpo umano. Il corpo
diventava oggetto di una disputa dai toni accesi che si protrae no ai nostri giorni.
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Introduzione alla medicina avestica
Le malattie
Le malattie sono attribuite allinuenza maleca di demoni
penetrati nei corpi, cui ci si rivolge per invitarli ad andarsene. Il
medico si limita a combattere quello che della malattia vede, cio pi
che le cause esorcizza i sintomi. Ecco perch molti nomi di malattie
sono legati al nome del sintomo attraverso cui si manifestano.
Lavestico yaska- (m.) il termine generico per malattia ed simile
al vedico ykma- (da yak- apparire) che indica il manifestarsi
del deperimento sico. Appare dicile invece una connessione tra il
tecnoletto medico sanscrito, gada- malattia, e lespressione avestica
gadahe apa.gadahe apanatahe (Vd XXI, 2) che ha fatto ritenere
possibile lesistenza di un termine analogo in avestico.15 LAvesta
conserva molti nomi per particolari malattie, ma letimologia
di questi termini oscuri, spesso attinti dal repertorio magico o
demoniaco, risulta chiara solo quando sia possibile confrontarla con
quella di termini provenienti da altre lingue indoeuropee. Un ruolo
importante hanno le malattie della pelle come pman- la lebbra
15 BARTHOLOMAE 1904, col. 488, proponeva il signicato di rovina per gada-. EMMERICK
1993, pp. 86-87, sottolinea la dicile etimologia del termine, esaminando tutti i rimandi
etimologici possibili.
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Introduzione alla medicina avestica
contro di lui come una sorta di antidoto e gioca lo stesso ruolo del
serpente nel culto di Asclepio (Yasna XIX, 7-8). Yatu esorcizzato
pi volte nel Widwdd come demone-stregone, mentre negli Yat
(II, 11; VIII, 44) come uomo-stregone, si trova anche nel Rigveda
dove ytudhna- colui che porta la stregoneria e luomo stesso
pu essere denito tale se un canto del Rigveda (RV VII, 104) lancia
delle imprecazioni contro chi cura da stregone (ytudhna-). Ma il
demone che pi spaventa la comunit zoroastriana la druj- Nasu,
dove druj- sta per menzogna, disordine, e corrisponde al sanscrito
druh-, mentre Nasu termine simile al greco cadavere,
che dionde le malattie provenienti dai corpi in decomposizione.
rappresentata in forma di insetto che attacca il copro subito dopo
la morte: la druj- Nasu arriva addosso dalle regioni del nord, sotto
forma di mosca terribile con le ginocchia in avanti e il sedere in
alto, tutta coperta di macchie (Vd VII, 2). Questo il motivo per
cui i luoghi dove i morti vengono esposti sono severamente vietati:
i dauua- mangiano in questi cimiteri e vomitano il cibo come voi
vi nutrite di carne cotta, questo cimitero il rifugio dei dauua-
nch dura questo cattivo odore. Su questi cimiteri nascono le
malattie (Vd VII, 55-57).
Si raccomanda una accurata disinfezione, secondo precise
indicazioni igieniche prescritte a chi stato contaminato dal contatto
con un cadavere (quindi anche ai necrofori), che si svolger in un
luogo dove non vi siano acqua, piante o materiali inquinabili. Il
sacerdote si laver le mani con urina di vacca e poi con la stessa
bagner tutto il corpo del paziente che per nove giorni rester isolato
dalla comunit (Vd IX, 1). Si descrive, insomma, una primitiva forma
di disinfezione con il gaomaza- (gv- vacca, maz- urinare),
densa di valore simbolico, indicando la vacca il benessere, larmonia
e la purezza.
Lo stesso trattamento prescritto alla donna che d alla luce
un bambino morto: urina di vacca mescolata con cenere, tre sorsi
oppure sei oppure nove, sia cosparso questo daxma- (cio cimitero,
perch lutero materno tale se vi morto il feto) allinterno delle
viscere materne (Vd V, 51). Se durante la puricazione la donna
colta da febbre e dalle due peggiori malattie quali ua- fame e
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Haoma
Lhaoma- dei testi avestici, il sma- dei pi antichi inni vedici,
la sostanza inebriante usata dai sacerdoti per avere esperienze
estatiche. Il termine che la designa deriva dalla radice indoiranica
*sau schiacciare in un mortaio, con il susso -ma.
Oggi le comunit degli Zoroastriani in India, i Parsi, e gli
Zoroastriani delle citt iraniche di Kerman e Yazd usano, nella
cerimonia dello Yasna, una miscela di efedra, melograno e Ruta
graveolens, del tutto innocua. Lestratto inebriante stato cio
cambiato con una mistura chiamata con lo stesso nome, ma dal valore
solo simbolico, che non ha pi nulla di quella che doveva essere
eredit degli antichi rituali sciamanici. Resta da chiarire quando sia
avvenuta la sostituzione, e qualcosa in proposito ci dicono le evidenti
discordanze che possiamo rilevare in merito, tra Avesta e Rigveda.
Nel Rigveda il sma- soprattutto bevanda oerta agli dei (specie a
Indra) perch dia forza in battaglia e il poeta che parla degli eetti
allucinogeni del sma- ricalca evidentemente un topos letterario
perch non mostra timore per le conseguenze dellassunzione n
prega perch essa giunga a buon ne. Forse la pianta originale fu
abbandonata perch irreperibile e questo allora avvenne prima
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Introduzione alla medicina avestica
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18 La teoria di WASSON 1968, ha convinto per anni gli studiosi dellidentit del soma- con
lAmanita muscaria.
19 Sulla proposta di identicare lhaoma- con la pianta del Peganum harmala si veda
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Introduzione alla medicina avestica
20 La teoria dellefedra quale pianta del soma- ha trovato, nel corso del tempo, numerosi
sostenitori. Il lavoro che riassume le ragioni di questa proposta quello di FALK 1989.
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descritto da Erodoto come uno dei pi illustri medici del VI sec. a.C.
(Storie III, 129).
La tradizione trova riscontri nella storia: a Crotone vi era infatti
una famosa scuola, guidata da Alcmeone, medico di ispirazione
pitagorica. Democede avrebbe curato Dario con rimedi blandi
contrapposti a quelli violenti degli egiziani, ottenendo ricchezze e
un successo confermato poi dalla guarigione della moglie di Dario,
Atossa, colpita da un ascesso al seno.21
Durante il regno di Artaserse II, un altro medico greco, Ctesia,
caduto prigioniero in battaglia presta i suoi servizi a corte. Inoltre,
in quanto bilingue, viene inviato da Artaserse a negoziare con i
comandanti greci dopo la battaglia di Cunaxa.
Oltre a scambiare conoscenze con i paesi limitro, la medicina
antico-persiana raccoglieva leredit della medicina e della scienza
mesopotamica, nella quale si ritrovano preghiere e incantesimi
contro i demoni delle malattie. Sono facili i riscontri: il codice
di Hammurabi ssa gli onorari dei medici e le punizioni per i
fallimenti degli interventi chirurgici. Anche qui lentit dellonorario
diversa in relazione allo stato sociale del cittadino, mentre lerrore
che provoca la morte di un uomo libero comporta per il medico
pene severissime; probabile tuttavia che qui come nella medicina
avestica fossero in uso onorari e risarcimenti meno rigidi di quelli
imposti dalle norme che ci vengono tramandate.
contemplata inoltre la medicina veterinaria, con le ricompense
e gli indennizzi a cui tenuto il medico in caso di morte dellanimale.
La medicina mesopotamica aronta il problema della salute pubblica
e delle puricazioni (come nel caso della donna resa impura dal
parto). Inne le formule di scongiuro avestiche ricordano nella loro
semplicit le formule magiche sumeriche.22
LAvesta non porta dunque con s solo il patrimonio delle
tradizioni indoeuropee ma testimone della circolazione delle idee
21 La vicenda di Dario e del medico Democede stata analizzata da HUYSE 1990. Lidea
dellautore che la vicenda narrata da Erodoto possa ricalcare un topos letterario. Numerose
sono infatti le analogie che legano le vicende narrate con elementi favolistici tradizionali.
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Introduzione alla medicina avestica
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Paolo Delaini
Fonti
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DUMZIL, Georges 1958: LIdeologie tripartie des Indo-Europens,
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Introduzione alla medicina avestica
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Paolo Delaini
47
Alessandra Foscati
1 GRMEK 1969, p. 1482. Per patocenosi lo studioso intendeva les tats pathologiques au
sein dune population dtermine, dans le temps et dans lespace (ibid., p. 1476).
2 Sulle dicolt che lo storico incontra nel realizzare una storia delle malattie, vedi
anche HORDEN 2000.
49
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
4 JACQUART 2006, p. 336. Vedi inoltre JACQUART, THOMASSET 1985, pp. 242-264.
7 Una sintesi delluso del termine medico la troviamo allinizio del VII secolo nelle Et-
ymologiae di ISIDORO DI SIVIGLIA, IV, VIII (ed. a cura di A. VALASTRO CANALE 2006, I, p.
372): Hicteris Greci appellant Hunc morbum Latini arcuatum dicunt Auriginem vero
Varro appellari ait a colore auri. Regium autem morbum inde aestimant dictum, quod vino
bono et regalibus cibis facilius curetur.
50
Alessandra Foscati
8 BLOCH 1989.
51
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
11 FUCHS 1834
12 CHAUMARTIN 1946, pp. 121-140; DELAIGUE 2002, pp. 21-30; FENELLI 2006, pp. 33-38.
14 GREGORIO DI TOURS, Libri Historiarum, X, 1, ed. a cura di M. OLDONI, 1981, II, pp. 478-487.
52
Alessandra Foscati
16 BLOCH 1989, p. 28. Scrive PIETRO DI BLOIS: nec in vacuum accepit unctionis regiae
sacramentum, cuius ecacia, si nescitur, aut in dubium venit, dem ejus plenissimam fa-
cies defectus inguinariae pestis, et curatio scropholarum (Epistolae, CL, in PL, CCVII,
440D).
17 BLOCH 1989, pp. XXIV-XXVI. Sulla maior litania, di cui viene data notizia nel VII
secolo da BEDA (Homiliae, XCVII, in PL, XCIV, 499A-D), vedi BELETH 1976, II, 232-
234. Anche il monaco Adalgiso identicher unepidemia del XII secolo, estinta grazie
ad un miracolo del monaco Teoderico, come non dissimilem inguinariae Romanae (De s.
Theoderici presbyt., in AA.SS. julii, I, p. 80). Il chirurgo del Trecento Guy de Chauliac di
fronte alla vera pestilenza del 1348 si ricorder, nel suo trattato, della peste romana di
san Gregorio: illam in civitate Romana tempore Gregorio (Inventarium sive Chirurgia
magna, II, II, V, ed. a cura di M. R. MCVAUGH 1997, I, p. 118).
53
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
20 lues ipsa mense aprili instabat, quo mense letania major agitur, quo die beatus Gre-
gorius populum Romanum ab ipsa peste precibus liberaverat (Miracula ss. Gregorii et Se-
bastiani Suessione, in Cat. Cod. Hag Lat. B. R. B., p. 247)
21 Sic deiceps usque nunc meritis beati Gregorii pestis illa in urbe Suessonica quievit, et
eodem die, quo a popolo Romano vivens in corpore orando pestem inguinariam expulit,
ipso die a popolo suessonico eamdem pestem, defunctus corpore, vivens meritis, propulsa-
vit (ibid., p. 247). Esiste una versione lievemente diversa del miracolo (AA. SS. martii, II,
pp. 749-751) che per non manca, anchessa, di accomunare le due pestilenze.
54
Alessandra Foscati
22 RODOLFO IL GLABRO, Historiarum, III, VIII, 26, ed. a cura di G. CAVALLO, G. ORLANDI
2005 p. 159. ADEMARO DI CHABANNES, Chronicon, III, 59, in CCh. CM., CXXIX, p. 180.
La stessa impressionante accusa al perigordino viene ripetuta da Ademaro in uno dei
suoi sermoni edito in DELISLE 1896, p. 286. Per un commento sullepisodio vedi VAUCHEZ
1989; FRASSETTO 1997. Risulta ampia la bibliograa sulle eresie dellXI secolo. Ci limitia-
mo a citare: CRACCO 1971; CRACCO 1980; CRACCO 1983; BAUTIER 1975.
23 Rodolfo descrive unepidemia occorsa nel 994 (Historiarum, II, VII, 14, ed. cit, p. 88)
ed unaltra nel 1041 (Historiarum, V, I, 16, ed. cit., p. 272). Ademaro descrive unepide-
mia nel limosino nel 994 (Chronicon, III, 35, ed. cit., p. 157).
55
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
DES 1995; CALLAHAN 1976; CALLAHAN 1977; CALLAHAN 1991; CALLAHAN 1992; FRASSETTO
1995; BECQUET 2000; BARTHLEMY 1999, pp. 363-378.
26 His temporibus pestilentia ignis super Lemovicinos exarsit. Corpora enim virorum et
mulierum supra numerum invisibili igne depescebantur, et ubique planctus terram replebat
(Chronicon, III, 35, ed. cit., p. 157).
27 FRASSETTO 1995.
28 Sono diversi i sermoni in cui Ademaro ricorda il miracolo della malattia urente, alcuni
dei quali ancora inediti o parzialmente editi (per un elenco vedi CALLAHAN 1977, n. 38 p.
28). Il pi interessante, tra quelli editi, si legge in PL, CXLI, 115-118.
29 Risulta ampia la biblograa sui concili di pace. Si rinvia a Barthlemy 1999, in cui
viene citata e discussa anche la bibliograa precedente, e alla sintesi di Flori 2001.
31 RODOLFO IL GLABRO, Historiarum, IV, IV, 9-14, ed. cit., pp. 212-223.
56
Alessandra Foscati
33 Ad esempio: Ps. XVII, 9; Ps. LXXXII, 15-16 (in DELISLE 1896, p. 290).
34 Libri miraculorum, II, XVII (PL, LXXI, 811C-812C): mox a febre corripitur () In-
terea miseri artus ceu conbusti in nigridine convertuntur, unde tantum procedebat fetor, ut
vix de astantibus aliqui tolerare.
35 Lepidemia urente non manca di essere denita come un fuoco infernale. In una rac-
colta dellXI secolo dei miracula di S. Hilario (Miracula S. Hilarii saec. XI, in Cat. Cod.
Hag. Lat. B. N. P., II, p. 109) viene detto che la malattia data da un fuoco infernale che
viene dal cielo, diverso dal fuoco sico conosciuto: non si vede, non illumina ma arde i
corpi: ignis ex caelo, quin ex inferno venitardebat namque nec lucebat, sentiebatur et non
videbatur, nec in amma carnem extra lambebat, sed leviter intus et invisibiliter cum fetore
cremabat, ut facile adverti posset quia [non] hic noster ignis, sed gehennae esset.
57
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
37 Gli esempi sarebbero tanti. Mi piace ricordare Roberto de Monte il quale, per lepide-
mia del 1109, scrive: hoc anno sacro igne multi accenduntur, membris instar carbonum
nigrescentibus (Chronica, in PL, CLX, 430) citando quasi alla lettera la descrizione di
Sigeberto di Gembloux dellepidemia del 1089 (Chronica, in PL, CLX, 224B) dopo aver
riportato una serie di eventi teratologici: in parrocchia Legiensi porca enixa est porcel-
lum habentem facies hominus. Natus est etiam pullus galline quadrupes.
38 Il Farsitus, nel suo Libellus (ed. cit., 1781A-1782B), narra di un miracolo di guarigione
operato dalla Vergine nel 1128 a Soissons su una donna orrendamente mutilata nel volto
a causa della malattia urente. Un miracolo molto simile viene citato anche da Gualtiero
Cluniacense, ma in relazione ad un altro santuario mariano, nella cittadina di Dormans, e
nellanno 1133 (De miraculis Beatae Virginis Mariae, in PL, CLXXIII, 1380-1382). Tale
miracolo godette comunque di unenorme fortuna in gran parte della letteratura mariana
medievale. Venne ripreso, solo per citare qualche esempio dalle versioni in lingua vol-
gare, da GAUTIER DE COINCI (Les miracles de Nostre Dame, mir. II, 24, ed. a cura di V. F.
KOENING, IV, pp. 216-243), JEAN LE MARCHANT (Miracles de Notre-Dame de Chartres, mir.
I, ed. a cura di P. KUNSTMANN, 1973, pp. 53-60), ALFONSO X EL SABIO (Cantigas de Santa
Maria, mir. 81, ed. a cura di W. METTMANN, I, pp. 236-237).
39 In pago Parisiensis, necnon etiam per diversos circumquaque pagos hominum diversa
membra ignis plaga pervaduntur; qua eque sensim exusta consumebantur, mors tandem
niret supplica (FLODOARDO, Annales, in MGH, Scriptores, III, p. 393).
58
Alessandra Foscati
41 Sullopera di Richerio vedi SOT 1994; BARTHLEMY 2004, pp. 25-44. Sugli interessi
medicali dellautore e le sue invenzioni diagnostiche vedi MAC KINNEY 1934; MACKINNEY
1955; JACQUART 1997, pp. 227-230.
42 Richer gomme aussi les famines et les pidmies, tout en sinteressant de prs dia-
gnostiquer le maladies des personnes de qualit, princes et prlats. (BARTHLEMY 2004,
n. 61 p. 29).
43 Miracula sancti Benedicti, IV, ed. a cura di E. DE CERTAIN 1858, p. 175. Le proble-
matiche lessicali relativamente allespressione ignis sacer vennero messe in evidenza,
in passato, in un sintetico ma importante articolo di WICKERSHEIMER (1960). Vedi anche
WICKERSHEIMER 1956.
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Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
44 RUFINO, Historia Ecclesiastica, IX, VIII,1, in GCS, IX, II, p. 821. Sullopera di Runo e
sul suo atteggiamento come traduttore vedi VILLAIN 1946.
45 EUSEBIO DI CESAREA, Historia Ecclesiatica, IX, VIII, 1, in SCh, XXXI, III, p. 57. Sul
signicato di carbunculum e di antras andrebbe aperta unampia parentesi. Si rinvia a
GOUREVITCH 1982; RIPPINGER 1987, pp. 212-217; GRMEK 1991, p. 209. Va detto comunque
che lignis sacer e il carbunculum, nei testi medici tardoantichi, se pur come malattie
autonome, erano sempre in stretta relazione.
60
Alessandra Foscati
51 De rerum natura, VI, v. 660; VI, v. 1167, ed. a cura di A. FELLIN 2005, p. 452; p. 481.
52 Per una visione dinsieme della medicina altomedievale vedi SIGERIST 1958. Sullin-
uenza in Occidente dei trattati bizantini vedi BAADER 1984. Di fondamentale importanza
rimangono i due repertori di manoscritti altomedievali a cura di BECCARIA (1956) e WI-
CKERSHEIMER (1966).
61
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
54 Ibid.
55 ORDERICO VITALE, Ecclesiasticae Historiae, XII, 45, ed. a cura di M. CHIBNALL 2001-
2003, VI, p. 376.
56 Orderico utilizza la stessa espressione nel citare unemergenza epidemica di cui non
d per alcuna descrizione: in Gallia fames facta est et igne sacro cruciante multitudo
populi debilitata est (I, 24, ed. cit., I, p. 160).
62
Alessandra Foscati
altro cronista, continuatore della Chronica di Sigeberto, esso indica quel fuoco celeste
che il sabato santo accende le lampade della chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme:
[anno 1178] Philippus comes [] circa diem paschalem, ob visionem sacri ignis Ihero-
solimis remeavit (Chronica Sigeberti. Continuatio Aquicinctina, PL CLX, 313). Sul mira-
colo dellaccensione delle lampade, vedi ORLANDI 1983, pp. 557-558 e CANARD 1965. Per
unanalisi del concetto di sacro/santo nellambito della religione cristiana, si rimanda a L.
CANETTI, Le ragioni dellinvisibile tra il sacro e la religione, in CANETTI 2007, pp. 10-24
e allampia bibliograa citata.
59 Vedi JACQUART 1990. Sulle opere mediche arabe tradotte in latino, ancora di fondamen-
tale importanza risulta lo studio di JACQUART, MICHEAU 1990. Sullopera di Constantino
come traduttore vedi BURNETT, JACQUART (a cura di) 1994.
60 Es. CASSIUS FELIX, De medicina, XVIII: Collectiones Graeci apostemata vocant (ed. cit.,
p. 32). Citazione ripresa da Isidoro, se pur in maniera inesatta: Etym., IV, VII: Apostoma
a collectione nomen accepit. Nam collectiones Graeci apostomas vocant (ed. cit., p. 366).
63
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
62 Come noto, la comparsa di tale espressione si deve alla riconosciuta capacit tau-
maturgica delle spoglie di santAntonio Abate che si riteneva fossero giunte in Francia
dalloriente ed erano conservate nel santuario di Saint-Antoine-en-Viennois, nel Delna-
to. Il culto attorno al santuario si attiv tra lXI e il XII secolo. Propugnatore e diusore
del culto fu lOrdine Ospedaliero dei Canonici di SantAntonio. Risulta ampia la biblio-
graa su tale Ordine. Per un primo approccio si rinvia a MISCHLEWSKI 1995 e FENELLI
2006. Vedi inoltre VILLAMENA 2007.
64 Et t cum membrum aliquod frangitur et cum per indiscretum medicum nimium strin-
gitur [] Fit etiam quando quis extremitates exponit nimis frigori madefactas sicut qui-
busdam accidit itinerantibus maxime cum equitant tempore frigoris et transeunt umina,
in quibus madeunt pedes et postea frigori intenso exponuntur(Chirurgia Magna, ed.
cit., f. 230 ra)
64
Alessandra Foscati
65 GUY DE CHAULIAC, Inventarium sive Chirurgia magna, II, I, 2, ed. cit., I, p. 71. Guy
scrive nella seconda met del XIV sec. I termini pruna e ignis persicus vengono mutuati
dai testi arabi, tra cui quello di AVICENNA (De pruna et igne persicus, in Liber Canonis,
IIII, III, I, 9, Venezia 1507, . 434 vb-435 ra).
66 GUY DE CHAULIAC, Inventarium sive Chirurgia magna, II, I, 2, ed. cit., I, p. 71: Est
ergo carbunculus sive pruna sive ignis persicus vel sanctus pustula egmonica mala,
vesicans et comburens locum in quo est, nigra seu cinericia cum rubedine obscura ex
qua evenit quando rumpitur escarra qualem facit accidere combustio et cauterium.
67 Ibid., p. 75: Estiomenus, licet proprie non sit pustula, est tamen eectum pustolarum,
et ipsius cura est eis proporcionalis. Est enim mors et dissipacio membri, et propter hoc
dicitur estiomenus quasi homini hostis cum putrefaccione et mollicacione
68 HENRI DE MONDEVILLE, Chirurgia, II, II, 1 ed. a cura di J. L. PAGEL 1892, p. 285.
69 Su Mondeville, che scrive la sua opera allinizio del XIV sec., vedi MCVAUGH 2006,
pp. 41-51; JACQUART 1998, pp. 48-82; POUCHELLE 1983.
65
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
73 Ibid., p. 68.
66
Alessandra Foscati
tato il sacricio della mano che sar oerta dalla donna come ex
voto , ma la donna comunque sfuggita alla morte che si sapeva
essere quasi sempre consequenziale alla gangrena74.
Se in molti trattati di medicina tardomedievali lignis sacer non
corrisponde sempre al fuoco di santAntonio, ci non signica che la
corrispondenza non fosse comunque, in generale, considerata. Ste-
fano di Borbone, per cui tale malattia da leggersi come una pre-
gurazione dellinferno, si chiede: si ignis iste qui dicitur sacer uel
sancti Anthonii, uel inferni, hic sic deturpat membra, quanto magis
ille [il fuoco infernale] cum iste non sit nisi signum uel umbra illius75.
Il lessico rielaborato dai trattati di medicina conquista comun-
que un suo preciso ruolo allinterno delle fonti testuali non medi-
che coeve, indice di una permeabilit tra i diversi generi, mediata,
probabilmente, come gi era stato in passato con le Etymologiae di
Isidoro, anche dalle opere degli enciclopedisti76. Se una delle prime
testimonianze relative alla taumaturgia di santAntonio redatta da
chi conservava le sue reliquie a Vienne (probabilmente agli inizi del
XIII secolo) identicava il santo come guaritore di un generico in-
cendio infernale77, in un inno testimoniato a partire dal XIV secolo,
74 Et requist ladite femme quelle [la mano] fust mise et pendue a la grant porte de labbaye
(ibid). Si trattta dellabbazia parigina di Saint-Antoine- des Champs retta da religiosi non
appartenenti allOrdine Antoniano. La donna sfuggita inoltre al trauma dellamputazio-
ne chirurgica, pratica percepita come un evento in s drammatico, come dimostrato da in-
numerevoli testimonianze agiograche di cui non possibile dar conto in questa sede. Lo
stesso Guy de Chauliac mise a punto un metodo atto a far s che larto in gangrena potesse
cadere da solo senza lintervento diretto del ferro chirurgico, onde evitare un eventuale
futuro sentimento di rancore verso il chirurgo da parte del paziente (Inventarium sive
Chirurgia Magna, VI, I, 8, ed. cit., I, p. 307). Sugli ex voto dedicati a santAntonio, vedi
FOSCATI 2008, pp. 295-296. Per una pi ampia visione delle pratiche cultuali legate agli ex
voto, si rinvia a CANETTI (in corso di stampa).
75 STEFANO DI BORBONE, Tractatus de diversis materiis predicabilibus, IV, VI, in CCh CM,
I, p. 112.
76 Da notare che il libro VII dellopera enciclopedica scritta nel XIII secolo da BARTO-
LOMEO ANGLICO (De rerum Proprietatibus), di ampia diusione, risulta essere una vera e
propria silloge dei trattati di medicina circolanti. Il cap. LIX, (De apostemate, ed. 1601, pp.
344-348) un compendio sullargomento derivante in gran parte dalle traduzioni dallara-
bo. Vedi JANSEN-SIEBEN 1998.
67
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
80. Si cita sempre un generico ignis gehennalis, non viene mai usata lespressione ignis
sacer.
78 De s. Antonio Abbate in Thebaide, in AA. SS. Ian., II, p. 158. Si tratta dellinno Urbs
Beata Viennensis, in CHEVALIER 1897, n. 20922, p. 696.
79 De ss. Dympna virg. et Gereberno sac., in AA.SS. Mai, III, p. 488. Probabilmente con
ester lautore voleva signicare esthio, come vericabile anche nel glossario di Simone da
Genova Estio grece comedo, a cui segue immediatamente la voce: Esthiomenus mandu-
cans ulcus (SIMONE DA GENOVA, Clavis sanationis sive Synonima medicinae, Venetiis 1486,
pagina non numerata). Su Simone, medico del XIII secolo, vedi A. PARAVICINI BAGLIANI,
Cultura e scienza araba nella Roma del Duecento; Medicina alla corte di Bonifacio
VIII, in PARAVICINI BAGLIANI 1991, pp. 191-198; 247-250 e JACQUART 1988.
80 quidam morbus (sancti Antonii morbus vulgariter nuncupatus) nec non quidam car-
bunculus, et quaedam pessima scabies, per diversas sui corporis partes exorta (De Beato
Petro de Luxemburgo, in AA. SS. Iul., I, pp. 572-573).
68
Alessandra Foscati
alle gambe (in tibiis) che risultano inatas ultra modum et rubeas
tamquam ignis81.
Lautore dei miracula dei santi di Savigny, pur risultando par-
ticolarmente interessato alluso del lessico nosograco, tende a dare
denizioni delle malattie che spesso entrano in conitto con quel-
le contenute nei testi medici82. Qualche esempio: uno dei miraco-
lati viene descritto come avente in collo a poteriori parte morbum
aspectu horribilem [] Dicebant autem qui eum visitabant quod hic
erat morbus regius, id est lupus, alii morbus Sancti Eligii, alii ignis
Sancti Laurentii 83; di un altro si dice che aveva una grave malattia
alla tibia et facta est tota quodam nigra, ita quod dicerent multi hoc
esse malum Sancti Laurentii. [] Alii vero dicebant quod era sacer
ignis quem dicunt physici erysipila 84.
Quindi il fuoco di san Lorenzo, che abbiamo visto corrispon-
dere al fuoco di santAntonio, poteva essere confuso col morbo regio
e con quello di santEligio ma anche con lignis sacer e lerisipela.
Come abbiamo visto, Lanfranco, per denire il fuoco di santAn-
tonio, aveva utilizzato questultimo termine a cui aveva aancato
per, non a caso, il participio manducans, cos come far Mondevil-
le utilizzando anche lespressione herisipila corrosiva ulcerata an-
dando a descrivere, anchegli, una malattia gangrenosa85, diversa dal
tipo di erisipela emergente dai testi tardoantichi e dalle Etymologiae.
81 Ibid., p. 586. Sui miracoli di Pietro di Lussemburgo, oltre alle citazioni sparse in VAU-
CHEZ 1981, vedi ZIEGLER 1999.
82 La raccolta di miracula venne redatta attorno alla met del XIII sec. Vedi WALKER 2004.
84 Ibid.
85 HENRI DE MONDEVILLE, Chirurgia, III, II, 7, ed. cit., p. 481: est herpes, qui communiter
dicitur lupus aut cancer aut herisipila manducans, et in Francia malum Nostrae Domi-
nae, in Italia et Burgundia malum Sancti Antonii ... Tale malattia appartiene alla stessa
categoria dellherpes hestiomenus che lautore descrive chiaramente come una gangrena:
corrosio cum combustione membri cum foetore horribili sicut est cadaverum mortuorum
(ibid.). In un altro passo dellopera leggiamo: Ulcus putridum est in quo est foetor et putre-
factio magna [] hujusmodi est herisipila corrosiva ulcerata, quae saepius t in virga et
aliquando alibi, replens domum foetore horribilissimo et vocatur in Francia malum Beatae
Mariae et in Burgundia malum Beati Antonii (ibid., II, II, 1, pp. 284-285).
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Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
86 GUY DE CHAULIAC, Inventarium sive Chirurgia magna, IV, I, 5, ed. cit., I, p. 223.
87 HENRI DE MONDEVILLE, Chirurgia, II, II, 3, ed. cit., p. 320: iste Sanctus in tantum
est gratis popolo, quod sic excusant eum et quod non solum patientes ulcera et stulas ad
ipsum coguntur peregrinari a vulgo, sed patientes vulnera et apostemata nondum ad haec
apta et aperta
88 Sul morbo detto volgarmente cus, generalmente inteso (ma non esclusivamente) come
unescrescenza degli organi genitali, vedi JACQUART, THOMASSET 1985, pp. 249-250. Nella
raccolta dei miracula di san Fiacre, redatta tra il XII e il XIII secolo, pi volte citata tale
malattia, anche se non ne viene data una descrizione precisa. Il redattore dei miracula
comunque interessato a dimostrare che il santo un capace taumaturgo verso qualsiasi
malattia: i pellegrini che, con fare irrisorio, deniscono il santo medicum cosorum sono
puniti con la cecit. Vedi Miracula s. Fiacrii, ed. a cura di J. DUBOIS 1976, p. 110.
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credulitate popoli et errore circa curas aliquorum morborum, qui Sanctorum nominibus
nominantur, sicut est morbus Sanctae Mariae, Beati Georgii, Beati Antonii, Beati Lauren-
tii, qui sunt idem apud diversos, scilicet herisipila, et morbus Sancti Eligii, qui est stula et
ulcera et apostema apud vulgus, et morbus Sancti Fiacri, qui est cancer, apostema, cus,
emorroydes et similia
91 HENRI DE MONDEVILLE, Chirurgia, III, II, 5, ed. cit., pp. 476-477: non est aliquis cyrur-
gicus ita miser, qui non imponat aliquod de istorum nominibus apostemati quod procurat.
Oportet enim loqui et morbos nominibus terribilibus nominare, ut a barbaris pecunia ha-
beatur; diversitas enim nominum non ponit diversitatem in rebus nominatis nec in opere
manuali
71
Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
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Il mal degli ardenti. Per una storia culturale delle malattie nel Medioevo
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1 Le immagini sono spesso considerate come una infedele o fallace riproduzione delle
cose, e sono sempre inferiori alla osservazione diretta della realt. Rufo di Efeso (De
Natura Hominis, proemio), Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XXVI), Galeno (De
simplicium medicamentorum ac facultatibus, VI, proemio) esprimono questa opinione.
3 Si riporta qui il brano nella traduzione inglese: These details which we have mentio-
ned should be studied in the accompanying diagram. A indicates the starting point of the
passages which run from the Aorta. K indicates the heads of the testicles and the pas-
sages which come down into them. indicates the passages running from the preceding
alongside the testicle. BB indicates the passages which turn back, containing the white-
coloured uid. indicates the penis, E the bladder, the testicles. Si fa riferimento
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La fortuna della versione latina illustrata del trattato di ginecologia di Sorano di Efeso
7 Il testo di Apollonio costituito per met circa da citazioni tratte dal testo ippocratico;
BLOMQVIST 1974, p. 5.
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9 ILBERG 1927.
10 Anche in questo caso, immagini del testo illustrato di Sorano nel codice laurenziano
sono disponibili nel sito: http://www.lib.unc.edu/dc/mackinney/?CISOROOT=/mackinney
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12 Da muscio-mustio, il piccolo insetto che nasce nel mosto: RADICCHI 1970, pp. 22-24.
13 KAJANTO 1965
17 Sulla biograa di Sorano di Efeso si vedano: KIND 1927, coll. 1113-1130; GREEN - HAN-
SON 1994, pp. 981-1005; MAZZINI 1997, pp. 57-60.
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19 Secondo i metodici, il corpo umano composto di atomi non visibili che circolano
attraverso canali: quando non c equilibrio tra atomi e canali (troppo stretti o rilassati) si
verica la malattia. Le malattie vanno ricondotte a tre stati del corpo: stretto, lasso, misto.
La cura consiste nel rilassare lo stretto, stringere il lasso, riequilibrare il misto. La
terapia deve sempre tener conto dello stato generale del corpo, e procede in due fasi: la
prima fase prevede cure blande (dieta, frizioni, movimento). La seconda fase prevede
cure pi violente (salasso, vomito, ecc..) e il paziente vi si deve sottoporre solo se le prime
cure non hanno sortito eetto. MAZZINI 1997, pp. 200-205.
20 ADLER 1967-71, vol. IV, p. 407. La notizia tratta da : GREEN - HANSON 1994, p. 999.
21 Aezio di Amida visse nel VI secolo. Oper a Costantinopoli; autore di un ampio compen-
dio di medicina (detto Tetrabiblion).
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26 Si riporta qui lexplicit del testo di Mustione nella versione tramandata dal cod. G. K. S.
1653.4 della Kongelige Bibliotek di Copenhagen: RADICCHI 1970, pp. 214 e 220.
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31 MACCAGNI 1969, gg. 3,4,6. Per immagini da altri manoscritti dedicate alla applica-
zione del cauterio si veda anche : http://www.lib.unc.edu/dc/mackinney/?CISOROOT=/
mackinney
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35 ROSE 1882, p. XIII. Secondo Rose. Il Liber geneciae ad Soteris obstetrix sarebbe una
traduzione dei Cateperotiana di Sorano sulla ginecologia, e sarebbe meno antica del testo
di Mustione.
36 Si veda: GREEN HANSON 1994, p. 1043. Sorano era conosciuto presso i medici arabi
con il soprannome di aureo, ma le uniche opere a lui riconducibili in arabo sono citazio-
ni da un suo commento al testo di Ippocrate sulla natura del bambino e a un suo scritto sul
clistere. Rimane anche un Libro della levatrice (Kitb al-Qawbil) derivato probabilmente
da dei Cateperotiana tratti dai Gynaikeia del medico metodico.
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39 Anzi, in alcuni casi Mustione adotta teorie che contraddicono quelle di Sorano, come
nel caso della diagnosi della cosiddetta soocazione dellutero o isterica. Tale malattia
sarebbe provocata secondo Mustione dalla risalita dellutero nel petto della malata; lo
spostamento dellutero causerebbe senso di oppressione, impossibilit di parlare, blocco
della respirazione. La teoria dellutero vagante (diusa sia nellantichit che nel medio-
evo) invece smentita da Sorano, secondo cui lutero si pu contrarre, ma non si muove
allinterno del corpo della donna essendo trattenuto dai legamenti. La spiegazione si trova
nel cap. IV del II libro della Gynaecia: RADICCHI 1970, pp. 118 e 123. In altri punti del
trattato tuttavia Mustione riprende Sorano nel condannare luso di odori sgradevoli o
dolci per attirare lutero verso lalto o verso il basso.
40 ROSE 1882, p. 8.
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42 Ibidem.
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44 Ci si riferisce ai Dieci trattati sullocchio (Kitb al-ashr maqlt l-ain), testo attribu-
ito a Hunayn ibn Ishq, traduttore, medico e teologo nestoriano del IX secolo vissuto alla
corte di Baghdad. Nel testo di Hunayn i complessi diagrammi sono perfettamente spiegati
dal testo e solo in qualche caso mostrano particolari che il testo non menziona: MURDUCH
1984, pp. 236-239.
45 Sui disegni di organi nel codice di Pisa si veda: MACCAGNI 1969, pp. 331-378. Karl
Sudho ha dedicato diversi studi alle Fnfbildenserien (e fu lui a coniare questo nome);
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tra questi: SUDHOFF 1908, pp. 1-10; e SUDHOFF SEIDEL 1910, pp. 165-167. Inoltre si veda
anche: HERRLINGER 1970, pp. 10-14
46 MACCAGNI 1969, pp. 331. Mondino deLiuzzi, insegnante presso lo Studio di Bologna,
fu il primo a riprendere la pratica della dissezione nellinsegnamento della medicina. Nel
1316 complet il suo celebre trattato di anatomia, in uso nelle universit no al XVII
secolo.
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(e forse neppure nominato, dato che non certo che la scritta latera
nello schema si riferisca a esse o ai due lati del corpo dellutero).
Dopo aver analizzato con un discorso indiretto diverse malattie
legate allutero, lautore aronta tutta la trattazione sul parto dicile
attraverso domande e risposte: anche i vari casi di malpresentazione
(ovvero presentazione in una posizione irregolare che rende dicile
luscita) del feto al momento del parto, illustrati dalle miniature con
schemi dellutero e feti in varie posizioni, sono trattati a seguito di
una domanda (Quotiens manum mittit, obstetrix quid facere debet?
Si ambas manus eius foris invenerit, quid facere debet? Et si in pedibus
descendens in aliquam partem vulvae relicum corpus inclinaverit,
quid facere debemus? ecc); possiamo quindi ipotizzare che il testo
relativo ai parti dicili e le miniature ad esso abbinate provengano
non dal trattato in trenta libri di Sorano, dove in eetti non ci sono
riferimenti ad illustrazioni, ma dai Cateperotiana di cui sopra si detto.
Le tredici miniature che accompagnano le descrizioni dei
parti sono contigue al testo di riferimento (in genere la miniatura
segue il capitolo che deve illustrare) e quasi sempre la posizione
del feto ragurato si adatta molto bene a quella descritta nel testo.
Solamente nel caso delle ultime due miniature (che raggruppano in
un unico utero pi feti per mostrare diverse malpresentazioni fetali)
questo stretto rapporto viene meno. I disegni sono stati realizzati
in inchiostro bruno, lo stesso utilizzato per la scrittura. Linterno
degli uteri colorato con un pigmento rosso scuro (solo nello
schema dellutero stato utilizzato un colore violaceo). Le gure
dei nascituri sono delineate attraverso pochi agili tratti e lasciate in
pergamena riservata; i nascituri rappresentati allinterno dei tredici
uteri hanno le sembianze di adulti, spesso asessuati (i genitali sono
visibili solo in cinque di loro).
Varie scritte aancano le immagini: la descrizione di una sorta
di rituale magico per favorire il parto si trova accanto allo schema
di utero a c. 16 v [FIG. 1].48 Una curiosa frase a c. 28 r., scritta con
misteriosi caratteri vagamente simili a quelli greci, recita non garrit
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49 Sulle rune del codice di Modena si veda: PICCININI 1992-93, p. 186. Sullutilizzo delle
rune in testi di medicina cita: SINGER SINGER 1952.
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52 Si veda: WEITZMANN 1947, pp. 92-102; e WEITZMANN 1959, pp. 30-36 delled. italiana.
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54 MACKINNEY 1965, pp. 153. Le carte con le immagini di malpresentazioni fetali sono
riprodotte e discusse in WEINDLER 1908.
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1 Una sequenza di DNA data dalla successione delle unit fondamentali, chiamati nu-
cleotidi, che compongono un certo tratto di DNA.
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4. Il DNA antico
Negli anni ottanta, i primi lavori sul DNA estratto da reperti
antichi (DNA antico) ebbero risonanza mondiale. La possibilit di
andare indietro nel tempo, recuperando la molecola della vita da
reperti di migliaia di anni fa, apr nuove prospettive di ricerca e
suscit grandi aspettative. Ritrovare molecole di DNA ancora
conservate in reperti antichi era diventato nalmente possibile e
rispondere a domande sul nostro passato stava diventando una
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7. Conclusioni
Il DNA, oltre che assicurare il futuro della vita, conserva
anche memoria del passato; una sorta di archivio nel quale sono
registrati gli eventi che hanno segnato il processo evolutivo della
vita, e dunque anche delluomo, sulla terra. Ogni mutazione rimasta
incastonata nella lunga catena del DNA, che costituisce il genoma di
una specie, racchiude un pezzo della sua storia evolutiva.
Oggi possibile scoprire questi eventi scritti nel linguaggio
del DNA, grazie alle moderne tecniche di biologia molecolare e
ricostruire la storia del nostro passato: quella pi remota del lungo
cammino che la nostra specie ha percorso a partire da quando mosse
i primi passi nella savana africana no allumanit attuale; ma
anche la storia dei popoli e delle civilt, no a quella individuale di
ciascuno di noi. Questo, non solo contribuisce a soddisfare il nostro
desiderio di conoscere le nostre origini e il nostro passato, ma pu
fornire informazioni importanti per conoscere meglio chi siamo e
per migliorare il nostro presente e il nostro futuro.
La storia genetica dei vari gruppi umani consente, infatti, di
farci comprendere, fra laltro, i meccanismi attraverso i quali si sono
aermate le condizioni di resistenza/suscettibilit dierenziale alle
malattie e, svelare i tratti genetici che ci rendono suscettibili alle
malattie ci ore la possibilit di adottare sistemi di prevenzione
idonei a ridurre il rischio di ammalarci. Lo aveva intuito gi negli
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anni 70 del secolo scorso Jean Dausset, quando osserv che certi
antigeni del sistema di istocompatibilit HLA erano associati ad
una pi elevata probabilit di contrarre alcune malattie infettive e
autoimmuni.
I progressi della ricerca genetica rendono sempre pi concreta
la possibilit di arrivare a denire il prolo genetico di un individuo
e di stimare il relativo rischio di ammalarsi, ma anche di individuare
il rapporto fra il prolo genetico e la risposta individuale ai farmaci,
aprendo la strada alla denizione di terapie personalizzate in base al
prolo genetico di ciascun paziente.
Leggere dunque la storia delluomo scritta nel suo DNA
guardando al presente e al futuro: questo lobiettivo aascinante e la
sda che ha davanti la ricerca sullevoluzione del genoma umano.
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Bibliografia
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