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F a s ci c o l o 2
E L EN CH O S
Ri v i s t a d i s t u d i s u l p e ns ie r o a nt ic o
f o n d at a d a
G a b r i e l e G ia n n a n t o n i
B I B L I O PO L IS
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SOMMARIO
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SOMMARIO
STUDI E SAGGI
Denis O'Brien: The Paradox of Change in Plato's Theaetetus. Part II. Intricacies of Syntax and Meaning
(154e7-155c7)
Jie Tian: Elements and Knowledge in the Theaetetus
Mauro Bonazzi: Concezioni stoiche e idee platoniche
Maria Carmen De Vita: Giuliano e il medioplatonismo:
il caso di Plutarco
p.
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SOMMARIO
Franco Ferrari
L'INTERPRETAZIONE DEL TEETETO E LA NATURA
DELLA EPISTEMOLOGIA PLATONICA.
ALCUNE OSSERVAZIONI
Abstract
This article replies to the critical note by Trabattoni (Elenchos, xxxiii (2012)
pp. 69-107). The author defends his interpretation of Plato's Theaetetus against
Trabattoni's objections, arguing that the maieutic and peirastic character of
the dialogue explains its negative or aporetic conclusion. For the failure of all
the attempts to define knowledge in the dialogue doesn't mean that, according
to Plato, knowledge is not possible for men or that it can be identified with
doxa; on the contrary, Plato clearly states that the philosopher, i.e. the dialectician, is absolutely able to attain the perfect knowledge of the forms. The
subsequent failures in the Theaetetus, particularly the last two, depend on the
admission of an ``additive model'' according to which knowledge is ``doxa plus
something'', an epistemological attitude that is explicitly rejected in the Meno.
Keywords
Plato, Theaetetus, maieutic, aporia, knowledge
ELENCHOS
xxxiv (2013) fasc. 2
BIBLIOPOLIS
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FRANCO FERRARI
Il tema del dialogo, ossia la natura della conoscenza (e\ pirsg* lg), e
l'esito al quale esso perviene, che consiste, come e noto, nell'apparente
fallimento di tutte le definizioni proposte nel corso della conversazione
tra Socrate e i suoi due interlocutori, ne fecero fin dall'antichita un
terreno di scontro tra i sostenitori di un'esegesi scettico-aporetica di
Platone, i quali potevano vedere nello scritto un'immediata conferma
della loro interpretazione, e i fautori di una lettura propositiva o ``dogmatica'', tra cui va senz'altro annoverato l'autore anonimo del commento appena menzionato, i quali si impegnarono a depotenziare il
significato dell'esito apparentemente negativo della discussione intorno
alla definizione di episteme 2.
Non deve dunque sorprendere che anche oggi il Teeteto sia al
centro di un vivace dibattito, i cui confini varcano ormai quelli segnati
dalla contrapposizione tra l'esegesi aporetica e quella ``sistematica'' o
``dogmatica''. Un esempio di questa perdurante diaphonia esegetica e
rappresentato dalla lunga nota che Franco Trabattoni ha voluto dedicare al mio volume sul Teeteto pubblicato nella collana dei ``Classici
Greci e Latini'' della serie BUR 3. In realta Trabattoni prende spunto
dal mio lavoro per proporre, anzi per ribadire, la sua personale interpretazione del dialogo e piu in generale dell'epistemologia platonica. Si
tratta di un'interpretazione dalla quale dissento radicalmente, sia per
quanto concerne gli assunti metodologici ed ermeneutici da cui essa
prende le mosse, sia per quanto attiene agli esiti teorici ai quali perviene. Proprio in ragione della siderale distanza dei nostri punti di vista,
non intendo in questa sede rispondere a tutte le obiezioni che mi muove
Trabattoni, perche , se lo facessi, finirei per ribadire le posizioni che ho
tentato di argomentare con piu ampiezza all'interno del volume in
contesto dal commentatore anonimo, sono oggetto del recente saggio di M. Bonazzi,
Le commentateur anonyme du The e te te et l'invention du platonisme, in D. El Murr
(e d.), La mesure du savoir. E tudes sur le The e te te de Platon, Paris 2013, pp. 309-33.
2
Un'interessante rassegna di alcune interpretazioni antiche del Teeteto viene
fornita da D. Sedley, Three Platonist Interpretations of the Theaetetus, in C. GillM.M. McCabe (eds.), Form and Argument in Late Plato, Oxford 1996, pp. 79-103.
3
Qual e il significato del Teeteto platonico? In margine a una nuova traduzione
commentata del dialogo, Elenchos, xxxiii (2012) pp. 69-107. Il volume discusso e
Platone. Teeteto, a cura di F. Ferrari, Milano 2011.
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del dialogo, tirando le somme dei risultati emersi nel corso dell'intera
discussione, Socrate dichiara che nessuna delle tre soluzioni avanzate
dal suo interlocutore si e rivelata, una volta sottoposta al vaglio della
tecnica maieutica, veramente feconda, ossia consistente (210a7-b10).
Tutto cio non significa, pero , che le soluzioni prospettate nel corso del
dialogo esauriscano il campo delle possibili risposte all'interrogativo
sulla natura dell'episteme. In realta , come diro meglio sotto, le soluzioni
di Teeteto, e in particolare la seconda e la terza, comportano tra conoscenza e opinione un continuismo implicato nel modello addizionale
secondo il quale la conoscenza e opinione con l'aggiunta di qualcosa
che Platone respinge risolutamente negli altri dialoghi, tanto precedenti
al Teeteto (come la Repubblica e il Menone), quanto successivi (come il
Timeo).
L'esito aporetico del dialogo e dunque iscritto nella sua stessa
struttura, e in particolare nell'autorappresentazione di Socrate come
maieutico 13. Lo scopo principale del Teeteto consiste nel fare luce su
certi aspetti dell'epistemologia contemporanea e nel prendere posizione
nei confronti di alcune ipotesi relative alla natura della conoscenza. Cio
non significa che la posizione di Platone non emerga in qualche misura
dalla discussione tra Socrate e i suoi due interlocutori. Significa, pero ,
che le tre soluzioni intorno alle quali ruota la conversazione non corrispondono al suo punto di vista.
La natura ``aperta'' di ciascun scritto platonico, ossia la circostanza che ogni unita dialogica rinvia ad altre unita , risulta nel caso
del Teeteto particolarmente evidente, perche in esso si trovano alcuni
espliciti rimandi al dialogo che, sia dal punto di vista drammatico sia da
quello contenutistico, ne costituisce il seguito, vale a dire il Sofista 14. In
bersagli polemici di Platone in queste sezioni del dialogo (cfr. F. Trabattoni, Qual
e il significato del Teeteto platonico?, cit., pp. 73-4), non implica che l'autore avesse
mutato il registro e l'impostazione della sua indagine, che permane zetetica e
peirastica, cioe maieutica e non propositiva.
13
Come osserva, molto giustamente, D.G. Xavier, Con Socrate oltre Socrate.
Il Teeteto come esempio di teatro filosofico, Napoli 2011, pp. 105-7.
14
Per questo motivo cfr. C.H. Kahn, Why is the Sophist a Sequel to the
Theaetetus?, Phronesis, lii (2007) pp. 33-57; sulla stretta conessione tra i due
dialoghi cfr. ora M.L. Gill, Philosophos. Plato's Missing Dialogue, Oxford 2012,
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effetti, nel corso della conversazione con Teodoro e con Teeteto Socrate rinvia per due volte alla trattazione contenuta in questo dialogo.
Al termine della lunga discussione delle tesi fenomeniste protagoree e delle concezioni mobiliste sulle quali queste ultime si fondano,
Socrate accenna rapidamente all'altra ``corrente'' del pensiero greco,
rappresentata dal monismo immobilista degli Eleati; e di fronte alla
richiesta di Teeteto di sviluppare anche questa tesi (183c8-d2), ossia
di sottoporla al vaglio della procedura maieutica, Socrate preferisce
accantonare una simile prospettiva, spiegando che l'argomento che
ora risvegliamo risulta di una complessita impressionante, e se qualcuno
lo esaminasse in forma incidentale (e\ m paqe* qc{), esso subirebbe un
trattamento indegno, mentre se lo affrontasse in modo adeguato, si
estenderebbe tanto da oscurare quello relativo alla conoscenza. Non
bisogna fare ne l'una ne l'altra cosa, bisogna invece cercare con l'arte
maieutica di sgravare (sz& laietsijz& se* vmz a\ pokt* rai) Teeteto dalle
opinioni di cui e gravido sul tema della conoscenza (184a6-b1).
Le tesi immobilistiche risultano estranee alla discussione in corso,
che e finalizzata a fare emergere le implicazioni della prima risposta di
Teeteto (e\ pirsg* lg = ai> rhgri|) e a saggiarne la consistenza, e richiede
dunque solo l'analisi delle concezioni ``protagoree'' ed ``eraclitee'' relative al flusso universale. Ma cio non significa che, secondo Platone, il
problema della natura della conoscenza possa venire affrontato prescindendo del tutto dall'analisi delle dottrine parmenidee, che infatti giocano un ruolo di primo piano nel Sofista, che rappresenta il seguito
drammatico e contenutistico del Teeteto 15.
L'altro esplicito accenno al Sofista si trova, come e noto, alla fine
del dialogo, e consiste nelle parole con le quali Socrate da appuntamento
partic. pp. 76-100. Naturalmente il richiamo alla continuita tra Teeteto e Sofista
rappresenta uno degli aspetti sui quali si sofferma F.M.D. Cornford, Plato's Theory
of Knowledge. The Theaetetus and the Sophist of Plato Translated with a Running
Commentary, London 1935, per es. p. 101.
15
Aggiungo che, contrariamente a Trabattoni, io penso che alcune delle
aporie relative alla falsa opinione nelle quali si arena la discussione che segue alla
seconda risposta di Teeteto, possano venire agevolmente risolte chiamando in causa
tesi filosofiche prospettate proprio nel Sofista: cfr. F. Ferrari, Platone. Teeteto, cit.,
pp. 92-9.
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ai suoi due interlocutori per l'indomani (210d3-4), cioe alla conversazione riportata nel Sofista, dove a Teodoro e Teeteto si aggiunge il
misterioso ospite eleatico (Soph. 216a1-4), il quale, evidentemente, assume il ruolo che nel Teeteto era stato giocato da Protagora (ed eventualmente da Antistene), diventando l'interlocutore ``teorico'' principale (sebbene in un contesto che non e piu prevalentemente maieutico e
che non e piu incentrato sulla figura di Socrate). Questa novita intervenuta sul piano drammatico significa, sul piano teorico, che il ricorso
alle dottrine mobilistiche e fenomenistiche non e piu sufficiente, e lo
sviluppo dell'indagine richiede un confronto diretto con le concezioni
parmenidee e in generale eleatiche.
Nel Sofista vengono delineati i contorni generali dell'e\ pirsg* lg
leci* rsg, ossia l'unica e\ pirsg* lg degli uomini liberi, la quale si identifica
naturalmente con la dialettica (253b9-d3): essa consiste nella capacita di
cogliere le relazioni attraverso le quali si articola il cosmo eidetico e
nello stabilire i rapporti di inclusione ed esclusione tra i membri di
questa sfera ontologica (253d5 sg.), la quale rappresenta l'unico ambito
intorno al quale, per Platone, l'uomo, o meglio il filosofo dialettico, puo
conseguire una conoscenza autentica (certa, stabile e universale) 16. Si
possono fornire interpretazioni molto diverse della natura di questa
e\ pirsg* lg (intuizioniste o coerentiste), ma non si puo certo assegnare
a Platone un'idea di conoscenza che prescinda dalla concezione sviluppata in un dialogo che viene esplicitamente presentato come il seguito
dell'opera intitolata Peqi+ e\ pirsg* lg|.
Tutto cio era stato compreso dai misteriosi platonici menzionati
dall'Anonimo commentatore, il quale riporta l'opinione di coloro che
affermano che egli [Platone], essendosi proposto di indagare sulla conoscenza, nel Teeteto mostra intorno a quali oggetti essa non verta, nel
Sofista intorno a quali essa verta 17. Con questo richiamo, non si vuole
16
Sulla struttura ontologica della sfera eidetica e sulla natura della dialettica
si vedano le discussioni in Platone. Sofista, a cura di F. Fronterotta, Milano 2007,
partic. pp. 81-122 e in Platone. Sofista, a cura di B. Centrone, Torino 2008, pp.
xlv-l.
17
Anonym. In Theaet. ii, 33-39. Si veda il puntale commento ad loc. di G.
Bastianini-D. Sedley, Commentarium in Platonis Theaetetum, in Corpus dei Papiri
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questo occorre transitare nella dimensione della (a\ kghg* |) do* na, non
richiede l'introduzione delle idee trascendenti, dal momento che e sufficiente chiamare in causa i predicati, i quali consentono all'anima di
formulare giudizi descrittivi (veri o falsi) intorno allo stato del mondo 19.
Il passaggio dall'universo eracliteo della ``dottrina segreta'' al mondo
della doxa non esige il ricorso alle idee, ma ha a che fare con la (attiva)
capacita dell'anima di stabilire connessioni e confronti tra i pahg* lasa
(186b6-d5), in modo da formulare giudizi ``empirici'' intorno al mondo.
Mi rendo naturalmente conto che la questione della natura dei
joima* e piu in generale quella dell'eventuale presenza e del ruolo delle
idee nel Teeteto richiederebbero una discussione molto piu approfondita. Cio che mi premeva qui mostrare e che, in questa come in altre
circostanze, vadano sempre tenuti presenti sia il contesto dialogico,
ossia la situazione comunicativa, in cui si trovano determinate riflessioni teoriche, sia gli indicatori (discorsivi e metadiscorsivi) per mezzo
dei quali l'autore orienta la comprensione del testo.
3. Chiariti gli aspetti metodologici ed ermeneutici, si puo ora
passare a quelli propriamente contenutistici. L'obiezione piu consistente che Trabattoni muove alla mia interpretazione attiene al rilievo
di continuismo che ho mosso alla seconda e alla terza definizione di
conoscenza proposte da Teeteto. Con cio intendevo sostenere che l'aporia alla quale esse (sia pure in forme differenti) conducono dipende
dalla circostanza che entrambe assumono un'eccessiva contiguita tra
episteme e doxa: se per la seconda definizione la conoscenza e sic et
simpliciter ``opinione'' (vera), per la terza essa e ``opinione vera con
l'aggiunta di qualcosa''. La continuita tra conoscenza e opinione che
queste soluzioni implicano non corrisponde, a mio avviso, a cio che
Cfr. F. Ferrari, Pra dikate oder Ideen: der ontologische Status der koina im
Theaitetos, in A. Havlc ek-F. Karfk-S . S pinka (eds.), Plato's Theaetetus. Proceedings of the Sixth Symposium Platonicum Pragense, Praha 2008, pp. 161-79 e Platone.
Teeteto, cit., pp. 81-90. Contro l'identificazione dei joima* con le idee si e espressa
con ottimi argomenti anche Ioppolo in Platone. Teeteto, Traduzione di M. Valgimigli, Introduzione e note di A.M. Ioppolo, Roma-Bari 1999, pp. xliv-xlvii.
Viceversa F. Trabattoni, Qual e il significato del Teeteto platonico?, cit., p. 83,
trova non molto sensata la domanda che chiede se i koina siano o meno le idee.
19
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Dunque, dopo avere accennato al metodo espositivo ``per immagini'' (ei\ ja* fxm) appena adottato, ossia al ricorso all'immagine delle
statue di Dedalo (97d6-7), Socrate, allo scopo di evitare l'insorgere di
ogni equivoco, mette in guardia dall'identificare (o anche solo dall'avvicinare) la conoscenza con l'opinione, e lo fa specificando che la distinzione tra queste due modalita cognitive non appartiene alla proce23
La migliore discussione recente di questo celebre passo si trova in F.M.
Petrucci, Opinione corretta, conoscenza, virtu : su Menone 96 D 1-98 B 9, Elenchos, xxxii (2011) pp. 229-61, partic. 247-59.
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dura icastica (ot\ pa* mt loi dojx& sot& so ei\ ja* feim) precedentemente adottata, bens alle poche cose che egli sa di sapere. Cio significa che la tesi
relativa all'irriducibilita dell'e\ pirsg* lg alla (o\ qhg* o a\ kghg* |) do* na fa
parte del nucleo incontrovertibile della sua epistemologia, come del
resto viene ampiamente confermato da numerosi altri passi dei dialoghi.
E non puo essere davvero un caso che il richiamo con cui Socrate
commenta il ragionamento appena svolto si collochi al termine di una
sezione che era iniziata con il curioso avvicinamento tra e\ pirsg* lg e
o\ qhg+ do* na: le parole sopra riportate intendono esattamente costituire
un efficace antidoto contro la deriva ``continuistica'' che accompagna il
modello addizionale (additive model), secondo il quale la conoscenza e
opinione con l'aggiunta di qualcosa 24.
La terza risposta fornita da Teeteto (e\ pirsg* lg = a\ kghg+ | do* na
lesa+ ko* cot) assume proprio questo modello epistemologico, esplicitamente rigettato nel Menone. La contiguita tra conoscenza e opinione
che essa presuppone costituisce, agli occhi di Platone, una palese infrazione del principio che stabilisce l'assoluta alterita tra l'episteme vera e
propria, alla quale possono accedere solamente i filosofi dialettici, e
l'opinione; si tratta di un'alterita che trova spesso espressione nella
riconduzione delle due forme cognitive ad ambiti ontici separati e
che talora conduce alla formulazione del principio secondo il quale e
impossibile (a\ dt* masom) che la stessa cosa sia conoscibile e opinabile
(Resp. v 478a10-b2) 25. Al di la del significato che a questi due teoremi
Con cio spero di avere risposto a F. Trabattoni, Qual e il significato del
Teeteto platonico?, cit., p. 93 n. 19, il quale dichiara non essergli chiaro su quali
basi Ferrari possa dire che nel Menone non e presente il modello addizionale di
conoscenza (conoscenza = opinione + l'aggiunta di qualcosa). Alcune delle difficolta alle quali si espone l'additive model sono state messe in evidenza da A. Nehamas, Episteme and Logos in Plato's Later Thought, in J.P. Anton-A. Preus (eds.),
Plato. Essays in Greek Philosophy, iii, Albany 1989, pp. 267-92, partic. 274-81.
25
L'interpretazione corretta di questo divieto viene fornita da A. Graeser,
Platons Auffassung von Wissen und Meinung in Politeia V, Philosophisches Jahrbuch, xcviii (1991) pp. 365-88, partic. 378 sg.; si veda anche J. Szaif, Doxa and
Episteme as Modes of Acquaintance in Republic V, E tudes Platoniciennes, iv
(2007) pp. 253-72, partic. 259-64 e cio che scrivo in Conoscenza filosofica e opinioni
politiche nel V libro della Repubblica di Platone, Atene e Roma, n.s. iv (2010) pp.
26-46, partic. 40.
24
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Ora queste opinioni, come in un sogno, sono state messe in movimento da lui:
ma se uno lo interrogasse a piu riprese e in piu modi su queste stesse cose, puoi
star sicuro che alla fine ne avra una conoscenza precisa, non inferiore a nessun
altro (85c9-d1, trad. Bonazzi).
28
La constatazione che il livello epistemico raggiunto dallo schiavo sia solo
doxastico e comune alla critica: cfr., per esempio, P. Dimas, Teachers of Virtue,
Ancient Philosophy, xxvii (2007) pp. 1-23, partic. 14.
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Dunque Socrate distingue chiaramente due stadi: a) quello descritto nell'esperimento, che ha consentito allo schiavo di raggiungere
un'opinione vera, e performante, relativamente alla soluzione del problema geometrico della duplicazione del quadrato; b) quello al quale
accenna ma che non attua concretamente nel dialogo, il quale comporterebbe l'acquisizione della conoscenza delle cose di cui lo schiavo ha
finora conseguito solo un'opinione vera. Questo secondo stadio, che
incorpora il ``salto epistemico'' dall'opinione alla conoscenza, viene
solo annunciato da Socrate e rinviato al futuro 29.
Ma non c'e dubbio che il futuro al quale qui si allude e un futuro
prossimo, situato in questa vita, quando l'anima dello schiavo si trova
saldamente ancorata al suo corpo. Se lo schiavo venisse interrogato pokka* ji| jai+ pokkavz& , ossia ripetutamente e in vari modi, egli riuscirebbe a
pervenire a uno stato cognitivo in cui la sua opinione (vera) relativa al
segmento sul quale si deve costruire il quadrato doppio sara effettivamente
``legata'' dal ragionamento relativo alla causa della verita , e dunque si
trasformera in conoscenza 30. Quale poi possa essere questo sapere ``causale'' in grado di trasformare l'opinione vera dello schiavo in una conoscenza, non dovrebbe essere difficile congetturarlo: si trattera del sapere
relativo all'eidos del quadrato, il quale contempla la conoscenza dei rapporti
(di incommensurabilita lineare ma di commensurabilita piana) tra lato e
diagonale (tutte conoscenze che non hanno nulla di irraggiungibile) 31.
29
Cfr. A. Nehamas, Meno's Paradox, cit., pp. 21-2, il quale osserva come
nell'esperimento condotto da Socrate manchi il riferimento al ``legame'' fornito dall'ai\si* a| kocirlo* |, che viene collocato nel futuro (cfr. e\ pirsg* resai di d1), ossia rinviato
a un'eventuale prosecuzione dell'esperimento. Le due successive occorrenze di
e\ pirsg* lg (85d3-4 e d6) non si riferiscono all'attuale condizione dello schiavo, bens
a quella futura, alla quale egli puo pervenire dopo che avra sviluppato e approfondito il
procedimento anamnestico. Su tutto cio mi permetto di rinviare a F. Ferrari, La
transizione epistemica, in M. Erler-L. Brisson (eds.), Gorgias Menon. Selected Papers
from the Seventh Symposium Platonicum, Sankt Augustin 2007, pp. 290-6.
30
In effetti allo schiavo fa difetto the ability to explain why it is true, ossia
la capacita di spiegare perche una certa opinione e vera, come osserva C. Perin,
Knowledge, Stability, and Virtue in the Meno, Ancient Philosophy, xxxii (2012)
pp. 15-34, partic. 17 e n. 6.
31
Come ritiene invece F. Trabattoni, Qual e il significato del Teeteto platonico?, cit., p. 101, per il quale questa dottrina [scil. la reminiscenza], in effetti, non e
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italiana del Teeteto piu volte richiamata e in numerosi altri lavori 37,
ritengo che il contrassegno del sapere filosofico, ossia della dialettica,
consista nella sua capacita di fornire fondazione e legittimazione a una
verita alla quale puo pervenire anche la doxa. Da questo punto di vista, la
dialettica si profila come un sapere procedurale finalizzato alla transizione dalla sfera dell'o% si, la quale attiene alla verita , cioe alla corretta
corrispondenza di un asserto a un determinato stato di cose, a quella del
dio* si, che riguarda invece la certezza di questa verita , ossia il fatto che
essa, in quanto fondata per mezzo della procedura del ko* com dido* mai,
non sia piu soggetta a ``scappare'', vale a dire a venire nuovamente messa
in discussione. Cio significa che il sapere filosofico non ha tanto a che
fare con la verita quanto piuttosto con la certezza di questa verita , vale a
dire con la capacita di trasformare un asserto descrittivamente vero ma
non fondato, come quello dello schiavo di Menone relativo al segmento
sul quale va costruito il quadrato doppio, in una conoscenza stabile,
perche definitivamente ancorata al ko* co| sg& | ot\ ri* a|.
Commentando questo motivo, che a mio parere viene evocato
anche nel Teeteto (202b8-c3, laddove Socrate distingue la condizione
dell'a\ kghet* eim, appartenente alla a\ kghg+ | do* na, da quella del cicmx* rjeim, che caratterizza la sola e\ pirsg* lg), osservavo che esso mi pareva
una delle intuizioni epistemologiche piu brillanti e profetiche di Platone. Mi riferivo, evidentemente, sia alla subordinazione della verita
alla certezza di questa verita , sia all'attribuzione alla dialettica della
capacita di compiere la transizione da una condizione all'altra, ossia
di procedere alla ``stabilizzazione'' della verita . Trabattoni considera
invece questa tesi ben poco brillante ed ancor meno profetica, dal
momento che sia la filosofia che la scienza avrebbero deposto da tempo
la pretesa di individuare asserzioni infallibili o inconfutabili 38.
Devo ammettere che, nonostante le riserve di Trabattoni, l'idea
che la descrizione corretta di uno stato di cose vada subordinata alla
Platone. Teeteto, cit., pp. 123-34; si veda anche Dalla verita alla certezza. La
fondazione dialettica del sapere nella Repubblica di Platone, Giornale Critico della
Filosofia Italiana, xci (2010) pp. 599-619, partic. pp. 608-17.
38
Qual e il significato del Teeteto platonico?, cit., p. 96, a proposito di cio che
scrivevo in Platone. Teeteto, cit., pp. 129-31.
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Vegetti, Athanatizein. Strategie di immortalita nel pensiero greco, ora in Dialoghi con
gli antichi, Sankt Augustin 2007, pp. 165-77, partic. 173-6.