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1

/t-eisr'-T

CHE TI DICE LA PATRIA?


TIENI DURO.
CHE TI DICE LA GLORIA?
TIENI DURO.
CHE TI DICE LA VITTORIA ?

TIENI DURO.

^''^^^^

iS^i^^:

QABRIELE

DANNVNZIO
LARISCDSS.
^ ^^1^

\>

A'
Mi

PROPRIET LETTERARIA
EDIZIONE FUORI COMMERCIO

A CURA DEL SOTTOSEGRETARIATO


PER LA STAMPA

CASA EDITRICE D'ARTE


SESTETTI & TUMMINELLI - MILANO

A TUTTI I COMBATTENTI
NELLA TERRA D'ITALIA
NEL MARE D'ITALIA
NEL CIELO ly ITALIA
DEDICA

UN COMPAGNO FEDELE
NELLA VITA
NELLA MORTE
E NELL'AVVENIRE.

ALLA GUARDIA
DEL PIAVE.

COMBATTENTI,

compagni, or un

anno, per Ognissanti, pel d dei


Morti, noi cantavamo a squarciagola

su pel dosso del Veliki disperato. Vi

sovviene?

Un

canto che non poteva

essere interrotto se

Pi

forte

era

il

era

un

nel

fuoco,

non

che T anelito della corsa

Tutto Tuomo

giubilo dei petti

grido e

una vampa: un fuoco

una rapina

a volo su per
scoppii,

dalla folgore

nella

rapina,

imbuti aperti dagli

gli

a volo sotto

Io

scroscio del

ferro e del sasso, a volo di l dal co-

mando

e di l dalla mta

una bandiera,
ogni carne era un lembo del tri-

V^era innanzi a

ma

colore palpitante

tutti

D verde

rosso ricoprivano tutto

r altra

Ve

altura

il

il

bianco

il

monte, e anche

da prendere, immensi.

ne ricordate?

Ora siamo

qui fermi
9

ALLA GUARDIA DEL PIAVB

La

Carso non

pietra cruda del

vacilla sotto

piede;

il

ma

abbiamo

piede nella dolce terra, abbiamo

il

ci
il

tal-

lone nella sostanza defla patria pura,

che pi viva della nostra carne stessa,


pi cara del nostro cuore stesso e del

cuore di

tutti

Siamo qui
piamo

di noi

Ebbene

nostri cari.

fermi, compagfni*

una riva

io vi dico

Stam-

disperata.

che molto pi di

quefla corsa senz'orme, che infinita-

mente pi

di quefla vertigine d'assalto

su per quel monte ignudo e gloriosa


questa fermezza senza croflo di contro
afl' invasore.

Ecco che mi sembra d'aver peccato


afla memoria un evento

richiamandovi
compiuto.

Non

ci

dev'essere per noi

oggi memoria se non dei nostri morti

che rimangono
IO

dove non pi siamo,

ALLA GUARDIA DEL PIAVE


c dei nostri vivi che rimangono dietro
di noi, ai nostri focolari, ai nostri altari*

Tutto

il

non

resto

vale, tutto

il

resto

dev'essere silenzio*

Per mille

sopra

giorni,

afle

fiac-

chezze, ai dissensi, alle frodi, ai tradimenti, a

tutti

e a tutte le

gli errori

abbiamo creato ogni giorno il


nostro coraggio la nostra arme il nostro
miserie,

utensile la nostra perizia

mero, come
sotto

il

il

nostro nu-

profeta inventa

il

futuro

r inspirazione del suo dio ?

Non

importa.

L dove
verso,
i

avverso e per-

abbiamo domato infaticabilmente

luoghi e

eletti

tutto era

le fortune,

al pi

novissimi soldati

grande sforzo

guerra grande?

Non

Abbiamo issato i

nostri pezzi l

all'uomo pesava perfino


nella sua tasca?

di tutta la

importa*

il

dove

suo pane

trasportato l'impeto
ss

ALLA GUARDIA DEL PIAVE


della battaglia

dove Tuomo appena

si

trascinava carpone? assodato le vie ro-

mane dove non

era pur giunto l'ar-

tiglio dell'aquila?

Dove non

Non

importa*

c'era lena che valesse a

superare l'asprezza dell'erta, dove la

nemica aveva scavato

bestia

le

sue tane

e le difendeva senza mostrarsi, dove

ogni masso bruto aveva per noi

il

suo

prezzo di sangue ammirabile, abbiamo


noi d' improvviso impennato la nostra
vittoria e sorvolato

in

un attimo?

a miracolo la vetta

Non

importa,

non im-

porta

non ha, non deve avere ali


questa vittoria che abbiamo con noi
Ali

su questo confine tremendo.

Vi
le

fu in altri tempi chi le

penne perch non pi

^Ua

partisse

sede della sua gente. Noi, perche

qui
12

si

mozz

non

si

parta,

le

tronchiamo

ALLA GUARDIA DEL PIAVE

ambo

le ali

con Tasciat senza

piet;

e la vincoliamo cos mutilata e san-

guinosa contro Tinvasore, Sta su questa


riva della morte

come

la nostra pri-

gioniera immortale; e inflessibilmente


ci

guarda con quei suoi vergini occhi

che hanno

il

colore di queste acque

sante.

Vi sono

forse oggi altre acque in

tutta la patria nostra? Ditemelo

Ve
che

si

oggi una sete d^anima italiana

possa estinguere altrove? Di-

temelo.

Vi sono

in Italia altri fiumi viventi?

Non voglio ricordarmene, n voi volete Nomi di altre correnti? Non voglio
conoscerli,

n voi

volete

Soldati del contado, soldati della


agricoltori, artieri, d^ogni sorta

citt,

uomini,
13

ALLA GUARDIA DEL PIAVE


d'ogni iM*ovincia

dimenticate

italiani,

ogni altra cosa per ora e ricordatevi

che sola quest'acqua per noi Tacqua


della

vita,

come

rigeneratrice

quella

del battesimo.

Se

in prossimit del vostro casolare

un torrente, di quest'acqua.
Se un ruscello limita il vostro campo,

passa

di quest'acqua.

Se una fontana

e nella vostra piazza,

e di quest'acqua.

Essa scorre lungo


afle porte,

per

mezzo

le

mura, davanti
contrade di

alle

tutte le citt italiane; scorre

davanti afle

soglie di tutte le nostre case, di tutte


le

nostre chiese, di

Essa
tutti

protegge
i

nostri

tutti

contro

altari

il

nostri

asili.

distruttore

tutti

nostri

focolari.

soltanto di quest'acqua voi potete

dissetare le vostre donne,


14

vostri

figli,

ALT .A GUARDIA DEL PIAVE


i

vostri vecchi Altrimenti periranno,

dovranno

nella desolazione finire.

Avete inteso? Questo fiume

maschio

che

nella tradizione dei Veneti,

maschio nella venerazione


Italiani oggi:

la

il

Piave

vena maestra

della

di tutti gli

questo fiume
nostra vita,

vena profonda nel cuore della patria.


Se si spezza, il cuore s'arresta. Ogni

la

goccia intorbidata dal nemico, ciascuno


di noi e
il

pronto a riscattarla con tutto

suo sangue.

Non

mai, come qui, la vita e la

morte furono una sola unica potenza


liberatrice e creatrice.

Tutta

mille giorni vittoriosi

non vale

la luce di

la luce

d*un solo giorno di resistenza.

La

vittoria noi

in questa riva;

l'abbiamo radicata

e sta con noi senza

crollo e senza baleno.

Siamo

certi,

o
)5

ALLA GUARDIA DEL PIAVE


combattenti, o resistenti, siamo certi

che a un

mavera,

tratto,

le

come

le

frondi di pri-

irromperanno

dalle cicatrici

non

le ali

nuove

chiuse; e rivoler ella

velocissima laggi su le fronti dei nostri

morti che

tutti

^attenderanno in

piedi,

laggi, fino all^estrema delle nostre se-

polture

eroiche,

fino

alF ultima

delle

nostre croci di legno o di ferro, e oltre,

e pi oltre,

quel che fu perduto per

sar riacquistato per

Viva sempre

16

Fltalia

secoli.
!

giorni,

A UNA RADUNATA
DI UFFICIALI

D'OGNI ARMA.

COMPAGNI
come
denti

il

d^armi, sa taluno di voi

io abbia serrato tra

pi

amaro

miei

silenzio nei giorni

defla sciagura improvvisa,

quando non

lamentazioni o imprecazioni o esorta-

domandava la Patria, ma
Fatto unanime di volgere la fronte al
nemico e di non mai pi cedere. N
vorrei oggi parlare se questa parola non
fosse a me e a voi un respiro nel combattimento, una pausa nella battaglia,
un modo di guardarci dentro le pupifle,
zioni corali

di ravvisarci, di noverarci e di giurarci

insieme anche una volta come face-

vamo

nefle caverne e nelle doline del

Carso ancor nostro e sempre nostro per


quella grazia che concede a tutti
deli

il

fe-

possesso del Sepolcro.

Veggo

il

doloroso

amore tremare

nei vostri occhi.

Erano

le

radunate prima dell'assalto,


J9

A UNA RADUNATA

momenti dell'ansia eroica. Le


compagnie i battaglioni i reggimenti

erano

nelle trincee fulminate aspettavano Io

scocco dell'anima. In ciascuno di voi

l'anima

addensava come una forza

si

luminosa che

affluisse

da

tutti gli oriz-

zonti. L'origine della luce

a oriente

non era pi

ma dietro ogni parapetto dove

fosse per balzare

primo un capo

di

uomini.

Non
di

posso senza fremito ricordarmi

quei nostri

commiati

taglio della sorte.

Le

fraterni

sul

piccole bandiere,

poco pi larghe d'un cuore maschio,


erano come
grande.

faville

La

le

della bandiera

divinit era presente

come

nella distribuzione delle specie eucaristiche.

Tutte

averne una.
che,

sul

le

mani

Ve

si

tendevano per

ne furono

di

quelle

labbro di una foiba o sul

dente di una cresta, la tennero stretta


20

DI UFFICIALI

come un segno
pressa come la

di passione, quasi

una morte sublime.

nomi. Quei nomi sono

masti ai luoghi,

troveremo,

come

corpi. Li ri-

Ritroveremo Tamore che


che dom

che fecond quella


d'inferno,

ma non

ci

di

senza speranza,

un amore

dannazione,

ma non senza

melodia. Per noi della Terza

Armata

Carso e beflo come l'amore

del destino.

Non pu

essere deluso n

menomato.

cancellato n

Di quegli amanti riconosco


alcuno.

con

come

dal calore.
letto,

tra voi

pi cari sono l una cosa sola

abbandonata dalla bat-

la roccia

taglia

leg a

quell'asprezza,

sterilit

un amore

l'amore del

ri-

rinomineremo.

li

quei sassi,

im-

stimate della Patria,

nel sacramento di

Conoscete

D OGNI ARMA

la

salma e abbandonata

tra

pi cari

il

predi-

queflo che per potenza di passione


21

A UNA RADUNATA

and pi innanzi d^ogni


seco, quello che tra

il

altro e

m'ebbe

saliente del Faiti

saliente della via vecchia di Trieste

il

oltre

il

Timavo

rifulge

d'una gloria

falcata,

ora io mi pento di non averlo

lasciato

a Monfalcone nefla sepoltura

ignuda* Arderebbe intiero nel suo avello

Ma

arde certo, oggi, anche l dov'*

Quel

sacrificio fu tutto

d'amore. Per

combattere bisognava amare e credere*

Bisognava a ogni balzo divinare


lineamento d'Italia sotto

il

la crosta e-

getto d'una sola vena bastava

stranea*

II

talvolta

a mutare

la figura

d'un luogo

servo foggiata da tante cagioni nella


lentezza

dei

torrenti,

di

un

tempi*

Ne versammo

quel mistico sangue, per

una rupe irta,


per un cratere squallido, per un bosco
incarbonito, per un mucchio di case
vallone sassoso, per

disfatte*

22

Rinvenimmo

le selci

e le febbri

DI UFFICIALI

Roma

di

nella

D OGNI ARMA

belletta

palude

della

micidiale. Ostinati riscolpimmo la Patria

nei calvari! pi

tristi.

che faremo ora?

Siete divenuti pallidi; o


la vista

mi

vacilla

che mi rimane.

Ecco che
chiato da

tutto quell'amore sover-

un'onda

portato via

di

sangue

infinita;

da una fiumana che pare

senza fonte e senza foce come

il

corso

dell'eternit.

Se
che

ci

mai questo
moltiplica? Se quello

quello fu amore, che


strazia e ci

fu sacrificio, quale prova ci sar oggi

dimandata? quale siamo noi per dare?


Morire non basta.

Se morire e cessare di combattere,


non si pu morire. Bisogna rialzarsi.
La Patria partorisce i figli validi e
armati:

li

solleva e

li

scaglia. Sbito

rende un vivo per un morto, un com23

A UNA RADUNATA
battente per

un

fucile tra le

mani, sempre

Nessun posto
pu rimaner vuoto, oggi. Dov' Io
spazio utile per un uomo, l dev'essere
un uomo, in piedi o in ginocchio, carpone o boccone, ma sempre con un
caduto.

al servizio

un'arme.

di

manca, ogni altra cosa


Nel Carso abbiamo sradicato
e rotolato i macigni. AI Cengio, una
se l'arme

buona.

notte, valsero

e le unghie.

pugni e

calci,

qui le pietre

denti

non

si

leveranno da sole ? due braccia inermi

non

stritoleranno

Non
e

il

un nemico

afferrato ?

pu oggi dominare il dolore


furore se non per un solo proposito,
si

per una

sola

giusto, per

attenzione:

non

fallire

stupisce che la vita

il

per mirar

colpo. Ci

si

comune possa con-

tinuare a scorrere, che

si

possa tro-

vare un qualunque sollievo fuor del24

DI UFFICIALI

razione, che
irridere,

possa discutere sorridere

si

che

D OGNI ARMA

ci

si

possa indugiare e

riposare.
II

ferito,

non
o una

se la piaga gli duole,

ha requie. Se

gli

spalla, tutto

suo corpo partecipa della

il

duole

collo

il

non dorme. L'Italia una


nazione, una patria, una medesima sostanza vivente; e pu non soffrir
doglia e

tutta

quanta per quella sua parte che

soffre?

non

essere di continuo inquieta

per quella parte che straziata ?


travagliarsi

male che

in

le si

non

ogni attimo per quel

appreso e

la

minaccia

fino ai precordii?

il

Questo fiume, dove siamo, non


Frigido e neppure il Timavo e nep-

pure r Isonzo. Di

non

v' e terra

da

riconquistare contro l'usurpatore che

ce la contrasta. Questo

il

puro fiume veneto ; e non

Piave,
il

primo

un
di
25

A UNA RADUNATA

qua dal vecchio confine, non il primo.


Di l non e* e il deserto di sasso, non
foiba

la

n ossame
e*

il

di

puro

dolina ne

la

calvario,

il

ma

borghi e di casolari,

fiore

d'Italia,

e*

la pi

sincera figura terrestre dell'anima


liana, c'

il

solco diritto del nostro aratro

e della nostra storia,

e'

la grazia an-

tica delle nostre piccole citt


i

nostri

palma

Ora

Santi

le

portino

degne che

sempre in

mano.

di
la

ita-

branca ignobile

l sopra.

dell'

invasore

La belva nauseabonda

turpa e appesta

il

nostro giardino.

de-

Che

faremo ?

Tanto abbiamo

noi lottato per

l'

in-

ferno carsico; e che dunque faremo

per questo paradiso?


Io vi ridico che versare
26

il

sangue

D OGNI ARMA

DI UFFICIALI

non

non

basta, offerirsi

non basta

basta,

morire Bisogna vivere e combattere,

vivere e resistere, vivere e vincere.


Moltiplicatevi, e moltiplicate

Uno

uomini.

gano per
abolito

valga per

ha

latina

La guerra

limiti della gloria.

latina abolisca

vostri

dieci, dieci val-

La guerra

mille.

termini della persona

e le condizioni del numero.

Talune

madri

delle

che benedice tra


Eserciti, si

le

italiane, quelle

donne

rammaricano

se

non un

da

sacrificare, e

figlio,

non

marico un atto

due
pi.

il

di

Dio

degli

non avere

figli,

tre

figli

Ma quel ram-

di fecondit spirituale

che avanza ogni sforzo della carne e


raddoppia Tofferta

Misera quella che vide tornare

al-

Timprowiso il figliuolo disarmato smarrito stravolto, da prima non riconoscibile; e grid: ** Che accaduto?
27

A UNA RADUNATA

Quel che sia accaduto non ci giova


chiedere, non ci vale sapere. Nella prima
ora alcuno di noi desider perdere la

conoscenza

di tutto piuttosto

dannarsi a conoscere
II

che con-

cosa orrenda.

la

buio della disperazione era preferibile

a quel lume

sinistro.

La disperata morte

era preferibile al peso di quell'abominio.

Ma

il

vero coraggio

dolore,

una ferma potenza

dere.

nostro dolore

II

anzi di diamante.
la perspicuit

s*

come

di

Falto

compren-

fatto di rcca,

Non

del

diamante

indomabile? Essa anche

del nostro dolore e del nostro coraggio,

o uomini nuovi, o

fratelli

nel

patto

verace.

Se

vi fu onta, sar lavata.

fu infamia, sar vendicata.

gi soffia sopra la

massa

Lo

Se

vi

spirito

infelice,

e la

suscita.

Quella madre, davanti all'appari28

DI UFFICIALI

D OGNI ARMA

zionc del fuggiasco fangoso, balbettava


sbigottita

mio?

**

Sei tu ? sei

il

figliuolo

.,,

Non

su

era

quel sangue che

lui

splende anche quando s^aggruma


il

fango della strada lorda,

lui ferita alcuna,

ma

crudo: un marchio
del servo
spalla

qualcosa di pi

Non

tra ciglio e ciglio

fosse

era in

il

marchio

o del malfattore, sopra

marchio per
vile

la lordura

Non

dei rigagnoli e dei fossi^

ma

tutto,

stata

come

ma un

la

solo

se la carne

rimessa in un'altra

matrice e ristampata a vergogna.

Quella madre guat Io sconosciuto e


grid dalle viscere: "Io

non t'ho

fatto.,,

la pi straziante delle parole

ma-

teme; la pi terribile delle rinnegazioni umane. Lacera e insanguina


di nuovo il grembo, molto pi a dentro
che Io spasimo del cattivo parto.
29

A UNA RADUNATA

L^udimmo sorgere anche dalla terra,


come una voce delIMntimo, palpitare
per le colline e per

lungo

le valli,

gli

argini e le ripe, nello splendore di tutte


le

campagne, quando passavano a capo

chino

le tristi

mandre inermi che pa-

revano cacciate innanzi dalIMnvisibile


bastone

**

Chi dice

non t*ho fatto.


che non v* orrido di

Io

eguale all^orrido di certe facce

abissi

umane?

vero* Quelli uomini sfigurati ave-

vano perduto qualunque impronta

della

razza, qualunque espressione virile. So-

migliavano al nemico: somiglianza odiosa che sembrava esser passata at-

traverso la schiena per stamparsi nel

muso

docile

Richiamavano

moria quei branchi misti


d'ogni gena che

gi per
taglia

30

il

alla

me-

di prigionieri

vedevamo

strascicarsi

Vallone, nelle sere di bat-

Avevano

tutti

insieme

un

colore

DI

UFFIOALI D OGNI ARMA

escrementoso e pi non vivevano se

non

dal ventre floscio.

Non

guardavano intomo, e non innanzi n indietro. Uonta aveva messo


i

paraocchi afla loro bestialit ignara

Qascuno aveva

per orizzonte

dosso

il

del complice. Stranieri nella loro terra,

nemici nelle loro strade, senza patria


nella patria stessa

Non
si

si

sapeva

se,

a vederli,

il

cuore

serrasse di sdegfno, di spregio, d^abo-

minio o

di

compassione. Pativamo per

loro in tutta la nostra terra

pativamo

in ogni zolla, in ogni foglia, in ogni filo

d^erba, in ogni ombra, in ogni colore,


in ogni

suono, in ogni cosa bella e

incolpevole, penetrati da

una

bellezza

che non avevamo mai sentita cos cocente.

AI pi sagace e

al pi

appas-

sionato di noi questo paese di verzieri


e di acque, di cadenze e di vie lisce,
3J

A UNA RADUNATA
di colli cilestri

e di malinconia,

mai apparso

era

non

una grazia tanto


come

in

profonda Era la nostra creatura,


noi eravamo

le

sue creature Ci parlava

da presso, quasi col

serrava contro di noi,

si

ciava quasi umanamente,


sul petto,

si

nel fiato;

fiato

abbrac-

ci
ci

palpitava

faceva carne della nostra

come quando una grande svenricongiunge i consanguinei, come

carne,

tura

quando
si

si soffre si

spera e

si

rimemora

si

dispera insieme.

Ah, veramente, compagni,


i

paesi d* Italia questo

il
il

pi

umano,

il

Veneto sembra

pi sensibile a chi Io tocca.

conflitto

dei fiumi

venuto

Tuomo ne

cercato,

viene.

V ha salvato dal

e del

dato di s egli stesso,

mare,

Tha

Fha riscalTha foggiato

sollevato al calore del sole,

32

fra tutti

pi dolce a chi Fama,

dall'uomo cos come

L'uomo r ha

trepida

DI UFFICIALI

D OGNI ARMA

e rifoggiato,

Tha

fecondato,

Tha

ricchito abbellito ingentilito, negli

senza numero.
grigia

dalla

Non

ar-

anni

sembra emerso

palude padana

ma

dal-

Tardore dell^uomo fidente.

Per

ci intendete

come oggi

in questa divina passione

Non

si

parli,

dell^ autunno.

pu guardare Terba Iene d^una

riva flessibile, la porpora e Toblio d^un

parco patrizio, una vecchia peata mar-

un canale pigro, un solco fumante in un campo tranquillo, una


striscia di sole sopra un prato orlato
di salci, un mucchio di foglie morte
davanti a un trofeo di pietra consunto,
senza che ognuna di queste cose diventi in noi un sentimento d^amore che
non si pu sostenere se non soffrendone. E i secoli soffrono in noi come sof-

cita in

fre

il

domani.

in noi
5

come

E gli avi remoti

soffrono

soffrono

venturi.

figli

33

A UNA RADUNATA

Ma

mandre sen^a volto


e senza nome non guardavano, non
riconoscevanot non comprendevano In
quelle cupe

certe ore la bellezza della terra dive-

niva cos forte che pareva dovesse fendere sin la fronte dei buoi aggiogati.

Ma

il

grido della rinnegazione materna

non giungeva al cuore disumanato


solo. ** Io non t* ho fatto. ,,

Eppure oggi

sempre no-

la nostra

vella fede ci dice che

anche

pi torbidi

saranno illuminati, che anche


tristi

saranno

Non

pi

salvati.

scampo per essi. Per


chi cede, per chi fugge non v' scampo.
Non V* scampo per chi non resiste.

Non
con

V* salute se

tutte le forze e

La
34

v^ altro

non
con

nel combattere

armi.

tutte le

parola della terra

non

**

DI UFFICIALI

palmo a palino
**

Pollice

della

,,

il

ARMA

Non

La

parola

Non

piegare

,,.
**

neppure:

,,.

vi sono vili

nemico

CXJNI

pollice

Patria oggi

d^un'ugna

Se

per

perdono,

quali sperino dal


la

condonazione,

l'indulgenza, ignominiosamente s'in-

gannano. Questa guerra


questa guerra del
sericordia

mondo

senza piet

senza mi-

patto stato imposto dal

nemico, osservato dal nemico, dal ne-

mico riconfermato ogni giorno,

una guerra guerreggiata per l'abolizione di tutta una grande civilt


a profitto di un'altra che non la vale,
di tutta

un'altra

una grande storia a onore di


che non l'eguaglia, di tutta

una grande coscienza a favore


un'altra che

si

di

dimostra ogni giorno

pi bassa.

Non

giusto ricordare

Goti

gli

35

A UNA RADUffATA
Eruli gli

La

Unni dinanzi a questa

ira.

crudelt di quella barbarie era in-

consapvole; la crudelt di questa

come

meditata disciplinata coordinata

una

dottrina esplodente.

frenesia pare

un

avviene talvolta

Anche

di ridere

quando consideriamo

rore,

e pose di

la

sua

prodotto chimico. Ci

pur

nell'or-

mosse
questa massiccia belva meccerte

canica.

necessario disarticolarla.

Perseveriamo.

Che gridavano,
anni, sotto
tagli,
**

il

or mille e mille

baleno della spada a due

vincitori ai vinti?

Non

siete

voi uomini,

da noi possedute,

si siete

men buone

stimenti, dei vasi, dei

Ietti.

cose

dei ve-

Noi

dalle

vostre viscere trarremo le corde adatte


36

DI UFFICIALI

afle

D OGNI ARMA

frombole e agli archi; e

remo

pel

le

serbe-

giorno in cui ci bisogni domare

insania di schiavi se qualche rampollo

abbiamo

risorga dal tronco che

reciso.

Ma

non lasceremo radici ,,


Qualcuno di voi gi conosce

il

testo

d'un canto di guerra rinvenuto, tra

roba rubata, in fondo


soldato

tedesco

fatto

alla tasca

d'un

prigioniero nel

Friuli invaso. , su la soglia d'Italia,

l'incitamento rinnovato ai saccheggiatori di chiese,

di scuole e di ospedali,

donne, di

ai torturatori di

Avanti, prole defla Ger-

di vecchi.

**

mania

armi

in

fanciulli

questa l'ora del-

l'allegrezza e della gloria.

Di pi nobile e

di pi agile

numero

l'antico inno, misurato sul passo del


calzare leggero,

forme.

**

Le

non

dello stivale de-

vostre vergini

molli le

soffocheremo nel nostro amplesso ro37

A UNA RADUNATA
busto. Sul

marmo

sbatteremo

n grembo

cioli.

dei ginecei violati

pargoli vostri

come

cuc-

madri noi scru-

defle

teremo col fuoco, e non rimarranno

germi

nelle piaghe fumanti.

La rauca sequenza

teutonica vuol

persuadere al lanzo che

la

nostra carne

imbelle

non

mare

campi che saranno suoi e

buona

se

suoi figliuoli. Gli insegna

non a

come

concide'

la vita

del vinto sia assunta dal vincitore,

come

nell'uccisore trapassi la vita dell'ucciso,

come

sia

da adunare nell'unico petto

della patria l'intera vita


**

Non

donne e
spesso

il

t'infemminire in piet verso


fanciulli. II figlio del

vincitore di domani.

la vittoria se

detta?

mai

mondo.

del

il

Che

domani cova

che sorta

se abbattessi

il

di

vinto fu

la

ven-

padre saresti tu

tuo avversario e

lasciassi in vita quello del figliuol

38

vale

tuo?

DI

UFPICIAU D OGNI ARMA

Prole della

**

Germania

in

armi,

avanti I Fulmina, dirompi, abbatti, trasaccheggia, incendia.

figgi,

uccidi, e uccidi
**

Eccoti

gloria.

uccidi, e

aperto

il

cammino

della

questo

il

canto stupido e feroce

gorgogliato nella strozza del lurco sul


limitare dell* Italia

bella.

Si pu

credere che, nella notte lugubre di


poretto, gli abbia risposto
della

pace? Si pensa

il

mai
Ca-

ritornello

ai castighi

ful-

minei delle et miracolose. S^imagina

una bocca subitamente incancrenita,


una lingua disseccata come Tesca, un
cuore divenuto subitamente di cenere

far

groppo nella gola infame.

G)mpagni, non e yero, non pu


essere vero.

Ecco che oggi rispondono a misura


d'animo e d'acciaio, com' bello rispon39

A UNA RADUNATA DI UFFICIALI D


dere,

com' romano e

tra

pascoli di

ARMA

italiano rispon-

dere, gli eroi subitanei


balzati di terra, tra

OGNI

della riscossa

Brenta e Piave,

Asiago e

le

rupi della

Val Gadena, gi dagli speroni del


Grappa fino alle velme delle Lagune,
dall'alpe nostra fino al nostro

E
il

40

mare.

ritaliano che pi uccide sia oggi

figliuolo prediletto dell'Italia in armi.

AGLI ITALIANI

DELLE REPUBLICHE
LATINE.

A
di

gli

tutti

bliche latine, Italiani per

sangue paesani per giure

nefl^

Repu-

delle

Italiani

America

libera,

di

giure

luogo

seconda

questa

non pu
chiamata della madre
essere invito ma comandamento
Italia

Quando

combattevamo

la

prima

guerra di l dal confine ingiusto, nelle


terre

da

liberare,

d^ aspra

vittoria pi aspra, vi

stassero

vittoria

in

sembr che ba-

vostri voti e le vostre spe-

ranze ad accompagnare Io sforzo della


vostra gente, di morte in morte, di meta
in mta.

Vi bastava

dalle fatiche

alzare la fronte

o dai negozii per scor-

gere sopra r

Oceano

la

faccia

della

Patria lontana ravvicinata dallo splen-

dore del sangue. Splendeva per voi

una nuova aurora di l dalle grandi


acque. Gascuno di voi poteva inerme
ripetere la parola di quell'eroe nostro
43

AGLI ITALIANI

che un giorno cavalcava con pochi

uomini sanguinosi verso Rio Grande :


**

Sono pieno

per

morti

Ma

d^orgoglio per

vivi e

,,.

questa seconda guerra, che se-

para dalla prima una nera zona di


destino, combattuta di

ingiusto

su

poggi, su

qua dal confine

nostri monti, su

nostri

nostri fiumi, su le nostre

pianure, nelle nostre lagune, nei nostri

borghi, nelle nostre citt:

nell^ Italia

viva, nel corpo e nell'anima di quella

dove

Italia bella

sofferto,

siete nati,

dove avete

dove avete sempre sperato

di

ritornare

Ora non
gnare

il

miele

potete pi indugiarvi a so-

dolce ritorno,

no

La

il

**

ritomo

ritomo in armi sta sopra ciascuno


voi valido.

La

di

necessit imperiosa del

Patria e

ferita,

di

lacera,

arsa: la vostra nutrice profonda44

DELLE REPUBLICHE LATINE

mente piagata
che copre

il

mammella sinistra
La piaga si allarga,

alla

cuore.

divora la sostanza profonda, minaccia


la fonte della vita.

Se

la

dolorosa vi

chiama, a traverso T immensit notturna,

come

potete voi dormire?

giorno vi chiama,

come

Se

di

potete voi chi-

narvi sopra un^altra terra a spargere


il

seme, a raccogliere

cumulare

il

frutto,

ad ac-

vostri beni?

Respirate un^altra stagione. Avete


sole caldo su le vostre

mani

abili.

Non

so quale ricchezza vi cresca sotto


occhi avari.
il

Ma

qui

non

z*

se

il

gli

non

vento della disperata battaglia, pi

implacabile che quello


qui c'

il

della

gelo dell'inverno e del rischio,

aguzzo come

la baionetta in asta,

questa la vostra stagione,

tempo

pampa;

esuli:

il

d'Italia,

45

AGLI ITALIANI

Mi sembra

un

che, se avete

r acciaio

filiale,

petto

macchine

delle vostre

lucrose vi debba oggi ferire d^una ferita

pi atroce che qualsisia dai vostri fratelli

ricevuta nella resistenza

tete pi lavorare,

Non

po-

amministrare, lucrare,

no. Dovete armarvi.

oggi non pu esservi

Anche per voi


se non un solo

acciaio: quello che falcia le

masse

invasori, quello che corica

degli

nemico

il

sul suolo insozzato.

Per voi e per


e per

infedeli,

di

lontani,

non

morte :

vit, di

si

noi, per

per

si tratta

fedeli e per gli

soltanto di vita o

tratta di libert

potenza o

prossimi

di ser-

di miseria, di

onore

perpetuo o di perpetuo vituperio. Se

non

resistiamo, se

non vinciamo, voi

medesimi sarete umiliati sopra

la terra

che vi ospita, schiacciati contro

la terra

che v' larga, con


46

la faccia nel vostro

DELLE REPUBLICHE LATINE


solco,

con

il

collo piegato sul vostro

utensile

E cos saranno
e servi in
di

due

vostri

figli,

terre, chi sa fino

stranieri

a quando,

generazione in generazione.

Per

ci voi siete

oggi chiamati a

difendere due patrie: quella che san-

guina sotto Furto del nemico e quella

che sovrabbonda sotto

il

vostro lavoro.

Nella patria seconda avete fecondato


il

deserto, fatto portuosi

mare, fondato

istituti

il

fiume e

sodalizi focolari

senza numero, inventato congegni,


nalzato monumenti, edificato sedi
stri,

conquistato

ogni giorno

che

la patria

il

diritti

nome

il

i-

iflu-

solenni, esaltato
latino.

Ma

prima vi chiede

oggi

di pre-

servarle le testimonianze del suo passato

e di confermarle le fondamenta del suo

avvenire, potreste
grido e

non

non accorrere

al

suo

offrire le vostre braccia ?

47

AGLI ITALIANI

Operai, coloni, costruttori di civilt


e forse forieri di bellezza, tutta Topera

vostra crollerebbe nel suo crollo, e

il

sangue del suo martirio rimarrebbe accagliato sopra le vostre braccia avvilite.

Sareste

rifatti

schiavi due volte,

due volte vergognosi.

Se alcuno

voi abita in Cata-

di

marca, voglia ricordarsi


mini

liberi

di quegli

che uccidevano

figli

tendoli contro le rocce affinch

vergognassero

di crescere sotto

uo-

sbat-

non

il

si

giogo

dei conquistatori.

Ma

un

altro

ricordo da per tutto

vige, lungo le rive e sopra le acque,


in

mezzo a

assalito

voi:

dai

Timagine

mercenarii

Giovan Pietro Abrecu

di colui che,

austriaci

all^estancia della

Barra, lott per cinque ore, con


48

di

soli

DELLE REPUBLICHE LATINE

compagni: uno contro

tredici

dieci; e

vinse.
**

Ogni colpo

fallito

Questo egfli ripete oggi

perdizione,

tt

agli Italiani della

penisola e a quelli d^oltremare, ch'egli

avvia verso

porti

donde partono

le

navi per T Oceano insidiato.

Soleva

addormentarsi, nel suo

egli

poncio forato dai colpi di lancia e dal

piombo

delle carabine,

occhio solo,

chiudendo un

come a Maromba, come

a Coritibani, per esser pronto sempre


a balzare in piedi e a gridare : ** All'armi

f,

Ora getta verso di voi quel grido


con un cuore pi che mai potente.
L'ode

non

la

ODrdigliera distante.

voi

l'udite?

Non
libert

siete

anche voi

come

**

figli

della

suoi fanti che col gi-

nocchio a terra aspettavano l'assalto?


*

49

AGLI ITALIANI

come

suoi domatori di cavalli che

formavano V istrice impenetrabile,


di lunghe lame?

irta

Eccolo venire a cavallo dalla palude


di Palos che ha i cinque fiumi simili
alle dita della mano aperta ; e gli duole
il

cuore per un^altra laguna pi

triste

e pi bella.

il

Ecco la sua Annita che ancora punta


cannone di bronzo sul ponte della

goletta, e

poi imbraccia la carabina*

Eccola che rompe a nuoto la furia del


torrente, appesa alla criniera del puledro incoraggiato dalla maschia voce

suo sublime Anzani che, con


miccia in pugno e col piede su la

Ecco
la

il

santabarbara della batteria, urla dai

polmoni corrosi :

**

Gli Italiani

non

si

rendono I

Se

ritornate, se venite

a combattere

per la divina libert, o esuli, sarete a


50

DELLE REPUBUCHE LATINE

come i suoi legionarii, sarete al


amore come i superstiti del
CerrOt della Boyada, del Salto, come
noi

nostro

la legione giurata

che ricusava

dava

il

Non

darete voi tutto ?

il

soldo

sangue senza misura.

non dar quanto

il

il

povero

ricco? assai pi

del ricco?

Poverissimo
della

come

egli era,

lo sposo

Povert ; e non aveva se non una

Ma,

camicia.

pi caritatevole del santo,

cavaliere che con la spada divise in

due

il

gionario pi povero di lui


italiano.

verso

ceva
**

un
come

mantello, egli la don a

Non

era

una

lui,

sorta di carit

la patria infelice?

egli

e,

le-

Tuttavia

di-

a Giacomo Medici, pi tardi:

Non Tuomo, non Tuomo

sempre, nuU^altro che

la patria

la patria.

Noi non siamo oggi uomini se non


per dissolverci in una vit4 infinitamente
5}

AGLI ITALIANI DELLE REPUBLICHE LATINE

pi grande della nostra vita. Perch


nostri

figli

vere, noi

non perdano

la

cagione di vi-

dobbiamo e vogliamo morire

Chi sar

il

vostro pilota

se

non

quegli che, per continuare a combattere,

trainava

il

suo naviglio rattoppato

e rimpeciato di laguna in laguna con

cento coppie di buoi ? Solo protegger


il

vostro passaggio, dalla costa atlan-

tica alla

sua riva tirrena.

all^approdo vi ripeter egli forse

l'orazione piccola che rison sul

cuari:

**

Ognuno

oggi combatta

Tacome

se avesse quattro vite per difendere la


patria e quattro

Non

anime per amarla.

dir egli quattro; dir cento, dir

mifle.

E, pel vostro amore e pel vostro


valore senza limite, domani

non

vi sar

pi oceano tra le due patrie latine.


52

AGLI ITALIANI
DEGLI STATI UNITI.

it

NELLA

prima notte

guerra,

nella

prima guerra,

Roma

Roma

ziosa.

come

era ridivenuta romana,


della

sua repu-

Roma non

in

aveva
maggio un vano
silenzio aveva offerto

sacrifizio alle

due divinit che stanno

popolo

blica. II

gettato alle

di

nuvole

ma

clamore
il

della

era rimasta silen-

tempo austero

al

nostra

della

prima ora

di

sopra Fazione: alla Fede e alla Costanza.

Tra

monumenti che

la tor-

bida notte rendeva pi vasti e pi solenni, la volont del popolo

inalzarsi

come

il

sembrava

pi vasto e

pi

il

solenne dei monumenti.

Una

voce

d^ Italia

lontano e da presso.

Un uomo
lenzio

dltalia vi

come

iscolpita,

si

ve

Ve

lo disse,

di

ne ricordate?

mand

manda una

quel

lapide

dove una sola parola

si-

non

sia

da

scolpire: la pi grande.
55

AGLI ITALIANI

Disse

gruppo

**

Esuli

volontari!

di stelle, sotto

Roma,

coloni di

di libert,

vigilanti, gi rivolti

capo e Tanima,

il

il

forieri d'Italia, esuli

che sogno ansiosi e


indietro

segno

il

sotto

rivolti alla

Patria lontana, io vorrei che voi sen-

potenza di questo silenzio, voi

tiste la

che dovete varcare

col vostro carico di

Ma

mari

Madre che

per venire alla

amore

silenziosi,

vi aspetta

e di sangue

sforzo e della lotta senza tregua,


lenzio

non poteva

vano, se supera
petto

II

il

si-

essere raccolto, n

misurato n pesato

il

costaggi, nello stridore dello

Il

grido stesso

Io spazio e

non passa

vento dell'oceano disperde

anche F odore del pi acre sangue


Eravate

al travaglio, eravate al

dagno, eravate
sorda, in

alla

mezzo a un popolo che igno-

rava o disconosceva
5

gua-

pena, in una terra

la necessit e la

DEG STATI
giustzia del nostro

UNITI

combattimento. E-

ravate smarriti nel tumulto delle dispute,

men-

defle sentenze, delle illusioni, delle

zogne, dei traffici, dei lucri, delle paure,


delle avarizie

Troppo avevate

dispe-

rato della Patria, partendo a cercare


in altri lidi le vostre fortune.

avevate dimenticato
costruendo in
pietre

il

un

la

sua fiamma,

con

altro suolo

vostro focolare.

Troppo
altre

Troppo lunga

umiliazione avevate patito

nell^ esilio

mercenario, perch d*un tratto poteste


risollevarvi a insolito orgoglio.

brava che r alloro e


nostra gloria
fonde.

Non

la

Vi sem-

quercia della

non avessero

radici pro-

ambivate corone. Rima-

nevate senz'armi in mezzo a un popolo


inerme, forviati dietro false imagini.

Ma
Le

stelle

tettrice

la luce si

faceva a poco a poco.

tessute nella bandiera pro-

s'irradiavano per levarsi

come
57

AGLI ITALIANI

una

costellazione

sinistro.

II

salute nel cielo

di

popolo della bandiera

cominciava a comprendere che


causa era anche
di tutti gli

L^aprile,

la

uomini

mese

il

stellata

la

sua causa:

nostra

la

causa

liberi

delle nativit fatali,

Tevento ammirabile.

rec

Allora una voce italiana tent di

varcare novamente l'oceano.

Oggi - diceva quella


per Tanima dltalia, nel
di Washington divenuto
celso di. luce come Farce
ghirlanda fiorisce
l'eroe

con
l'

che

gli

nome

il

uomini

di

voce

oggi,

Campidoglio

un luogo

busto dedicato
liberi

gloria

ec-

romana, una
al-

chiamarono

Cavaliere

del-

Umanit.

una ghirlanda pura come quel

ramoscello di
58

lilla

offerto

dal

poeta

DEG STATI
alla

bara di

come

Abramo

UNITI

Lincoln.

sacra

quel ramoscello in perpetuo

fiorente

**

dalle foglie tagliate in

ri-

forma

di cuore.

sembra che in questo

aprile di

passione e di tempesta riecheggi


di

un

il

grido

aprile gi torbido di allegrezza

e di cordoglio nella storia degli Stati:


**

capitano 1

O mio capitano

rombo

ed ascolta

il

Per

bandiera sventola

te la

Ecco che

il

Sorgi

dei bronzi. Levati!

gruppo

,,.

di stelle

su la

grande bandiera republicana diventa

una

costellazione di primavera

le Pleiadi,

un segno

propizio ai na-

viganti armati e inermi,

segno per
reggiano
II

tutte le

come

uno

spiritual

nazioni che guer-

la nostra guerra.

saluto d7talia, dal Gimpidoglio al

Campidoglio, giunga al popolo delI^Unione

come

il

pi alto fra quanti gloS9

AGU ITAUANI
rificano

Io

spirito

che Io conduce a

riconfermare e risuggellare

con
le

la libert.

Perch

il

suo patto

Tltalia, sola fra

nazioni alleate, potendo evitare la

guerra e rimanere spettatrice inerte,

non

sollev liberamente in armi

per la riconquista

quanto per

Roma

dell'uomo libero Ella


il

retaggio

la salvezza di tutto ci

nei secoli nati da

fa oggi

suo

del

si

si

tanto

che

fu la nobilt

arm, come

popolo degli Stati, per

una

ragione ideale, per una rivendicazione


eroica.

II

suo atto spontaneo, come


oggi compie la gente di

quello che

Giorgio Washington, ebbe


di

un

la bellezza

offerto alla

sacrificio

speranza

dell'uomo.

Cos

ella

merit di rinascere,

un cuore nuovo,
si

60

riebbe

un

si

fece

solo volto,

fuse in

una

sola virt.

Questo

miracolo della giusta

il

DEG STATI
guerra,

il

miracolo medesimo che oggi

improvviso

all^

UNITI

vediamo

risplendere

r Oceano disonorato dagli assas-

oltre

sini e dai ladroni

La

ma

non

nostra guerra

distruttrice

creatrice

II

barbaro con

tutte le

le

atrocit

ignominie ha cercato di abo-

lire l'idea

lotta,

tutte

che, fino alla vigilia della

Tuomo

si

faceva dell'uomo.

Or

ecco che noi ricominciamo a sperare


nell'altezza dell'uomo.

n barbaro

moltiplica sopra gli inno-

centi gli strazii infami dell'odio, alter-

nando una impudenza


stupidit

belluina.

senile

Ora

il

con una

viso

del-

l'amore senza lacrime non mai fu pi


raggiante, perch l'amore

non

fu

mai

tanto amato.

n barbaro ha propagginato l'eroismo,


l'ha coricato sotterra,

l'

ha

confitto nel
6i

AGLI ITALIANI

putridume; ha abbattuto

cattedrali

le

aeree dove culminava Taspirazione del-

Tanima perenne; ha
le sedi della

di tutte le arti;

ha sconvolto

menti del Cristo e lacerato

madre

della

di

Dio.

precipita e trabocca

un

il

linea-

grembo

Ora la bellezza
sul mondo come

torrente di maggio.

petti

e arso

disfatto

sapienza ornate dal fiore

Non

abbiamo

abbastanza capaci per raccoglierla

e contenerla
II

gran popolo

della bandiera stel-

alzandosi in piedi per difendere

lata,

Io spirito eterno dell* uomo, oggi au-

menta a dismisura questa somma

di

bellezza opposta al furore e al fragore


della barbarie
**

di te;

libert, disperino

non

io di te sar

pur

gli altri

mai per

di-

sperare grid negli anni il vostro poeta


leonino
i2

DEGLI STATI UNITI

Per questa speranza

tutta la vostra

gente^ a nord, a sud, a est, a ovest, oggi


si

leva ed offre

suoi beni accumulati,

riconoscendo nella nostra causa la pi


bella

causa che l'uomo abbia mai avuto

per combattere.

Eravate una massa enorme e ottusa


di ricchezza e di potenza.

trasfigurate

in

spiritualit

operante. Apparite

come

**

Ed

ecco vi

ardente

una razza

tempesta pronta alla


eretta in faccia al futuro pi grande

di passione e di
lotta,

di tutto
di

il

passato. I rulli del

Mannahatta coprono

gli

tamburo

ultimi guaiti

della vilt.
II

morte

aprile cade l'anniversario della


di

Abramo

Lincoln. Dal suo

sepolcro risorgono le grandi parole che


la

sua sacra bocca parl nel cimitero

di

Gettysburg, sul suolo santificato due

volte dalle ossa dei morti e dal sangue


63

AGLI ITALIANI

dei combattenti. Tutti gli Stati, a nord,

a sud, a
notte

est,

a ovest,

atlantica

le

odono

nella

dove sola splende

la

costellazione di primavera.
**

Io dico che questa nazione, con

Taiuto di Dio^ deve avere una nuova


nascita nella libert.

Allora parve che voi medesimi foste


per avere

una nuova

nascita nella na-

zione ospite ridestata e illuminata.

Non

pi vi corrompeva la comodit della

pace

utile.

in

mezzo a un popolo

che s'armava potevate rimanere inermi;

n in mezzo a un popolo che voleva


gettare nella fucina delle sorti

beni potevate voi serbare


accrescerli.

Eravate

in guerra adottati da

figli

64

suoi

vostri e

d'una patria

una seconda patria

in guerra: per duplice obbligo

combattenti.

dunque

DEG STATI

UNITI

Chi era ricco abbandon

suoi averi?

chi era povero tralasci la sua arte?


chi era giovane offr la sua giovinezza?

vecchio diede

chi era

il

pi robusto

dei suoi nati? chi era invalido


al pi

si

pieg

umile servigio, pur di servire

Buona Causa?
Persisteva un malessere molle, perdurava un disagio ambiguo. No, la luce
non era interamente fatta. Un occhio
la

solo era aperto, sotto

una palpebra che

batteva.

popolo degli Stati non

contro
tutti

contro

si

levava

non affrontava
nemici, non armava il Diritto
tutti

barbari,

tutti

violatori;

ma

faceva di-

vario fra barbaro e barbaro, separava

nemico da nemico, distingueva impero


da impero. Dichiarava

Tedesco e non

guerra al

ali* Austriaco 1

da parte appunto
e

la

il

Lasciava

nostro avversario
65

AGLI ITALIANI

immediato^

faccia

quello che noi

che sapevamo noi trattare

quello
ferro

impeto

contro

nime contro

la pi
tutti

una-

ardore

astuzia,

discordia coatta. Balzato

in piedi per difendere


stessa

della

coraggio contro frode,

freddo,

caro

avevamo

a faccia nell^AIpe e nel Carso,

odiosa

il

Diritto **pi

vita ,

costrizione

diritti

di

tutte

rispettava

secolare di
le

libert,

onorava come nazione un'accozzaglia


di genti diverse

senza

proteggere

patria libera

imbrancate e forzate
fede

ma una

non

una

falsit costituita

in violenza.

Anche una

volta

Fastro terribile del

Era un

il

dolore e stato

mondo

sole saliente

ingiusto.

ma non

culmi-

nante ancora, divenendo sempre pi


esigue

le

ombre* Doveva attingere

il

culmine per risplendere meriggio del66

DEG STATI

UNITI

r anima umana, asse e face

del novis-

simo giorno

Anche noi non avevamo abbastanza


sofferto, non avevamo abbastanza sanguinato, non avevamo espiato i nostri
contro noi medesimi.

falli

Abbiamo dovuto
tutti

sacrifizii

biamo dovuto
la

redentori in terra.
patire

rinnegazione.

La

la tristezza dell^alta

fra
di

patire la legge di

tradimento e

il

Erano

ha provato

Patria

Vittima che sedette

suoi all^ultima cena.

colui

Ab-

**

La mano

che mi tradisce meco.

tuttavia col

Maestro

gli

undici

fedeli.

Non

erano con Tltalia

vittorie?

le

E la dodicesima fu V

sue undici
**

oscura ,

fu quella d^Iscarioth, quella che la diede

all^awersario.

Voi

Io sapete

omai.

Abbiamo

sop-

portato la percossa, l'ingiuria, la ver67

AGLI ITALIANI

gogna,

tutti

gli

strazi!

Ed

eccoci in

eccoci sempre in armi. Stringiamo i denti sul nostro dolore, e Io


mutiamo in ferreo proposito. Siamo
piedi,

due volte

Due

oggi.

italiani,

volte italiani siete oggi anche

voi, nefla terra della vostra

mune

L'Unione

fa

nostro compito.

suo

il

nostro disegno,

Comprende

la nostra necessit vitale.

una

pena co-

e della vostra conquista cotidiana.

decrepita

e conferma

**

L'Austria

menzogna che

giusto che crolli:

il

crolla.

giusto davanti

a Dio, davanti agli uomini e davanti


alla storia degli

inevitabile che

Se

si

di sopravvivere,

le loro origini

vittoria

si

alla

Impero genti

rinvengano esse

luce della nostra

ricongiungano

delle loro patrie

giusto ed

disfaccia e sparisca.

vi sono tuttavia nell'

degne

68

uomini.

risollevate.

alla

vita

DEGLI STATI UNITI

Riconoscendo per nemico


nemico, riconoscendo alfine

il

nostro

la santit

della nostra guerra, la gente di Giorgio

Washington

arma,

vi riconsacra e vi

vi fa suoi soldati e nostri soldati, vi fa

presente la patria lontana, vi riannoda

a s e

ristampa e

alla vostra razza, vi

ribattezza nella verit della causa una.

Essa viene.
spinge,

voi.

Non

vi incita,

manda, ma

non vi
non verrete voi

non

vi

viene con

tutti?

Tutti con mille navi e con una

medesima nave.
Sapete voi qual fosse
quella su cui per la

vig

il

nome

il

di

prima volta na-

giovinetto Garibaldi?

Maravigliosa ed umile,

si

chiamava

Costanza*
**

Com'eri

spira

bella,

o Costanza, ! so-

r Eroe quando

la ripensa,

la risogna, fino all'ultimo

quando

fiato*.

69

AGLI ITALIANI DEGLI STATI UNITI

nome

il

ideale d'ogni

nave che vi

ricondurr a traverso Toceano, Italiani


dell'Unione, combattenti ricrociati.

Che ciascuno

di voi Io

veda

rilucere

su la prua del ritorno, intagliato con


Io scarpello veneto, dorato col

sangue

dei diciottenni caduti alla guardia del

Piave

in ciascuno di voi

gler Teroe

Non

di

risve-

domani.

tardi domani.

guerra incomincia.

70

si

La

nostra vera

ALLE RECLUTE
DEL '9?.

COMPAGNIE

dell'ultimo bando, ulti-

mogeniti della Madre sanguinosa,


per voi oggi nel solco della battaglia
risorto Tafloro*

Una musa armata


piega

Non

Io lega.

ma

d'eschio

Io tronca,

Io

di quercia

di lauro la vostra co-

rona vallare. E, se

il

che non cammina

colui

suo proprio sangue,


tegno

parlo

vi

il

poeta, per liberare

voi chiuso e

vero

poeta
se

io qui

non

nel

senza

ri-

mio linguaggio
il

di

canto che in

coraggio che in voi

il

anela*

Oh
-

tra voi

qualcuno

io Io so

a cui basta ricordarsi del colore che

ha l'acqua

del Natsone

del ponte,

per

combattere e

sentirsi

sotto

l'arco

impaziente di

di morire.

voi posso alfine parlare cos,

quasi in un'ode

non misurata. Ciascuno


73

ALLE RECLUTE DEL


di

nel

quel che sa ogni eroe

sente

voi

non

ratto improvviso:

guerra se non
scoppio

'99

un evento

entusiastico

essere la

lirico^

uno

della volont di

creazione.

Entrando
voi giovinetti

primissimo
fiato

sbito

nella
colti

quel

incolti,

voi ancor

fiore,

materno,

ed

zona del fuoco,

avete

voi nel

caldi

appreso in

del

un

che all^adulto non rive-

lano anni ed anni di pensiero studioso.

Quel che Dante credette comprendere


nel mezzo del cammin di sua vita,
salendo di pena in pena e di lume in

lume attraverso
avete

intraveduto

tre

mondi,

un

in

voi

Io

battito

di

Nessun potere, n divino n


umano, eguaglia il potere del sacricigli.

fizio,-

che

si

precipita nell^oscurit del-

Tavvenire a suscitarvi
e Tordine nuovo.
74

le

nuove imagini

ALLE RECLUTE DEL

Dove va
cuore

vostro

escita

favilla

la

il

balzo

dal

nell^attimo

vertiginoso,

che scocca tra


il

*99

dell^ assalto

grido gettato su Torlo della trincea

Va

avversa?

dove non pur giunge

la visione dei vostri limpidi occhi

Nessuno

bene

prepari, se

prepara

un

la faccia

genti

si

tutti

sappiamo che

si

sa

fato magnifico

terra

della

dell^uomo.

quel che

di noi

Il

ma

non sopra
nel gorgo

pi perspicace dei veg-

non scopre

modi

della torbida

genesi n distingue le impronte ov'essa


si

stampa;

ma

indovina

il

ritmo d*una

forza lirica che per manifestarsi al

culmine

di

ogni altezza futura sollevata

dalla passione

Eccovi in

o dalla

piedi, robusti e leggeri,

bellissima cerna.

non

Non

sia nobile in voi.

tiere della

vittoria*

v' nulla
Il

che

maschio ar-

razza vi ha formati in un'ora


75

'99

ALLE RECLUTE DEL


felice,

con

la

sua miglior sostanza, col

suo pi netto vigore. Veramente Tantica elezione

sangue latino

,,

carne

fatta

**

gentil

Veramente mi sembra che l'insigne privilegio non si sia mai ifluminato in alcuna giovinezza come oggi
nella vostra:

Di

**

Sicilia

sangue

gentil

di

latino,,.

Lombardia,

di

Puglia o di Sardegna, di Liguria o


di Calabria,

d'ogni

nostra

contrada,

d'ogni comune, d'ogni campanile, bruni


e biondi, pallidi e foschi, occhi chiari,
occhi scuri, sotto l'elmetto di ferro e
sotto

il

panno rozzo avete

tutti

il

meme-

desimo segno fraterno perch

la

desima grazia vi tocca :

sangue

**

gentil

latino .

Siete puri, siete senza

non

Iesi

dalla vita, simili

cangianti che
76

il

macchia,

a quei

volti

vento e la luce creano

ALLE RECLUTE DEL

vicenda

nella

del

credono

speranze

mare.

*99

Le

respirare

nostre
in

voi

l'innocenza del tempo novello ; e s'inebriano, e s'allargano.


Siete per noi l'aroma della battaglia.

Siete

per

noi la verginit della

vittoria.

Ho

veduto dianzi alcuno di voi

dormire placidamente, vinto dalla stanchezza, sul

filo

del pericolo, l

dove

un veterano non potrebbe chiudere


neppure un occhio solo.
Dormiva poggiato il capo senza
elmetto sopra il braccio ricurvo, come
il pastore quando
meriggia. La sua
attitudine era pura come il fiorire del
fiore e come quei gesti che i costruttori

d'eternit incidevano nelle pareti

sotterranee dei loro sepolcri.

accanto

quel viso appena


77

ALLE RECLUTE DEL

*99

soffuso di lanugine io vedevo

madre^ accostato come

della

il

viso

nelle

ima-

gini della Deposizione di croce, a gota

a gota
e

il

il

viso che

fervore sublima

Ora ecco,
vi

dolore scarnisce

il

ha asciugato

madre, quella che

la

primo pianto,

il

gnato

la

prima

vere

il

primo passo, quella

ha

favella, guidato

perdonato

consigliato

ecco vi

alla

fuoco, vi grida:

Va

e vinci

Perch

il

**

Va

lei,

vi

consolato,

e combatti.

Va

la pietra del focoIetto,

sul desco, la scodella

per

che

e muori,.

capezzale del

Ma

a muo-

guerra, vi caccia al

Per proteggere
lare,

inse-

che valgono

se con

lei

la tovaglia

fumante

tutte queste cose

non

siete?

Certo, devono queste cose essere

preservate:
78

ma

ve n'c un^ altra che

ALLE RECLUTE DEL


sta sopra tutte.

Sia una massaia del

contadot un^operaia della


allevia

la

una che
suo agio,

'99

una che

citt,

sua pena nel suo

sforzo,

volta la sua inquietudine nel


sia povera, sia ricca, igno-

rante, ornata, ella

sopra questi beni


solo e fatta

comprende che v^

un

altro

bene a cui

Timmolazione

Vi si strappa dal fianco e vi


manda a combattere. Se forte, non
piange. Se cede allo schianto, nasconde
le lacrime. Vi dice: ** Va, figlio. Non
si pu non vincere, non si pu non
morire. Perch ?

Per riacquistare un serto


falce

d'un golfo, un grappolo di terra ap-

peso nel mare, un festone

gemmato

d'isole,

un orlo

di spiaggia latina? S, certo

anche per questo.

non

di alpi, la

Ma

la

grande causa

la causa del suolo, la causa

dell'anima, la causa dell'immortalit


79

ALLE RECLUTE DEL

Se nessuno
tutti Io

*99

Ma

Io sa, voi Io sapete.

sanno, anche coloro che laggi

frodano tuttavia e ciarlano e gozzovigliano.

Nella prima guerra, in quella di


il

dramma

era

velato,

simile

ieri,

un

una nuvola tarda.


Per i pi consapevoli di noi come per
i pi semplici, era una guerra d'angruppo

di folgori in

goscia, di l dallo splendore della gesta

e dal giubilo dei prodi.

La nazione

era

come un crepuscolo ambiguo con un


orizzonte di fiamma.

Non

bastava la

mirra delle volont eroiche a sanare


lezzo dei contagi,
il

come non bastava

tuono degli obici e dei mortai a co-

prire

il

rombo

Chi dir se
o ingiusto?
80

il

il

Ha

della chiusa

tragedia.

destino sia a noi giusto


forse l'inesorabile

una

ALLE RECLUTE DEL

D'essa non

bilancia?

pugno

non

se

rimane in

gli

giogo,

il

*99

che una

spranga rigida di ferro e non

pu

si

falsare.

mai guardato
contro una muraglia

L'avevamo
faccia,

ritto

noi

un

pina o sopra

girone carsico?

in
al-

Non

era davanti a noi, era dietro di noi:


dietro

combattenti, dietro

sangue e

di sudore,

segnati, ci

ha

il

velo di

A un tratto ci ha

percossi.

Abbiamo do-

vuto rivolgerci, per riconoscerlo.

La

percossa pu talvolta ingrandire

colui che la

riceve.

questo non e

un enigma.
Ecco che
e isolato.

il

dramma

l,

nudo e

ora svelato

nudit dell'inverno e della

possiamo

sfuggirgli,

Ha la
lotta. Non

solo.

ma dominarlo. La

nostra passione pu essere la pi forte.

E, per cercare

la

salvezza e per giunse

ALLE RECLUTE DEL

*99

gcre la grandezza, non abbiamo oggi


se

non

passione e tutto quel

la nostra

che provoca e sostiene e scaglia la


passione.

non

resto

Il

aiuta.

ci

vecchia storia, la vecchia gloria


ci

aiutano,

come

non c'ingombra e
ci

vecchia

la
la

La
non

ignavia

vecchia onta non

pesa.

Giovani, ora soltanto Fltalia gio-

vane, ritalia e nuova.

Ha

la qualit

dei vostri occhi e delle vostre vene.

davanti al destino spoglia

come quando

emerse dai suoi mari. C' chi vi grida


che ha tutta

Tutta

la

la

sua

sua

civilt

civilt

Ha

non

da difendere?
le

vale la sua

da difendere

la sua
anima vera.
anima vera.
Compito tremendo e sublime, il massimo che le sia stato mai messo innanzi,

dalla

nascita

di

Roma

nell'acqua del Piave.


82

al

battesimo

ALLE RECLUTE DEL

Ora mi sembra

*99

non essere stato


rinunziato dalla morte se non per annunziare colui che Io canter, quando
i

polmoni

di

uomini

di tutti gli

liberi re-

anche una volta per

spireranno

la

bocca sonante di un solo.

A
Tutto

posso

voi
il

passato

alfine

parlare

non vale

cosL

alla vostra

novit pi di quelle spoglie di serpi

che rapisce
plline.

La

grande

il

storia

zefiro carico di

non

vi vale pi di

quelle pagine scritte dai legislatori, che


gli

insorti

cacciavano nelle canne dei

loro moschetti, a guisa di stoppaccio,

per calcare la polvere e la munizione.

Che fanno a

voi

le

testimonianze dei

secoli ? Io stesso le ricuso.


di

Venzone marciarono

Le mummie

forse ieri contro

l'invasore ricantando la canzone del

Bidernuccio?

don

Madonna

Anastasia

ri-

forse ieri ai suoi Furlani sprov83

ALLE RECLUTE DEL


Visti

il

*99

SUO vasellame di peltro per

fonderlo in palle da bombarde? Por-

tarono
tallo al

il

loro

me-

nemico,

me,

duomo

Furlani tutto

certo,

bastava entrare nel

di Cividale e intendere

il

ritmo

di Pietro Lombardo perch la stirpe


intiera si commovesse nelle mie ossa
Ma se io, leso come un qualunque
altro combattente, col mio occhio spento
che non si ricorda d'aver goduto un
privilegio nel guardare il mondo e non
si

presume pi prezioso dell'occhio

d'un qualunque fante contadino, se io


soffro d'aver dato cos

poco e voglio

dare di pi e mi metto la mia tunica


di pelle e la

mia

cuffia di cuoio e salgo

mia carlinga coi miei compagni


e vado a mitragliare da vicino il nemico e sparo tutte le mie cartucce, e
neppure per un attimo nel rischio ho

nella

84

*^^

ALLE RECLUTE DEL


il

pensiero che

il

pi di quello del

mia

mio
mio

cervello valga
pilota e

prua valga pi

vita a

che la

di quella

del piccolo soldato ritto nella torretta

a poppa, se io mi anniento nel coraggio senza nome, se io faccio Tabne-

gazione di tutto

me

battaglia, se io

mi umilio

mi

nella volont della

esalto nella patria

e ignaro, io

sono un

nella patria

dismemorato

figlio dell^ Italia

nuova,

io

piglio

nuova,

io

servo la causa della mia

anima vera

croce

la

dell^ Italia

per ci sono degno di

stare in piedi davanti a voi e di guar-

darvi bene in faccia, giovine anch* io.

Povera cara

Italia

che sembra sfian-

cata e logora dall' aver partorito ai secoli tanta bellezza,

donne

della

come

quelle

fertili

sua gleba, che invecchiano

nel tanto generare e che ora curve su


85

ALLE RECLUTE DEL

mandano un pugno

la soglia

ben

'99

di figli

verso la morte dalle

costrutti

mam-

melle generose I

Quando mai
una

vi

nell* universo

fu

creatura pi resistente, di vita pi

tenace ?
L^atterratio a vicenda, le calcano
la

nuca,

spe^^ano

le

le reni

si

ri-

mette in piedi

Le frugano

le viscere, la

bruciano

a dentro, la steriliscono col tizzo e

d^un mondo

s^ncinge

col ferro;

improvviso

rotta in

e fumanti; e

sanguinanti

tronconi

un fabbro

grifagno

la

rimartella intiera nella sua fucina negra


alla

vampa

Ha

il

del suo inferno.

marchio

del

servaggio

che non rimezzo alla


flette; e un mancino dalla scrittura
ermetica le impone tra ciglio e ciglio
in

86

fronte

*99

ALLE RECLUTE DEL


il

mistero

rughe

grandi

sue

delle

verticali,

imbellettata e adornata

come

cortigiana alla finestra, disposta a

una

premere da ogni prodigo e

lasciarsi

da ogni violento; e un tagliapietra


colossi

la

dell'Aurora

scaglia

le

furibondo perch

somiglianza

riscolpisce

di

nusto di profondo, fra

il

vivace di ve-

Mediterraneo

e TArtico, fra TAtlantico e

che non abbia in

Ha

foggiato

sformato
la

il

libert

martello

il

levi.

si

Che cosa v^

lei

la

il

Caspio,

sua origine?

Tuomo moderno, ha

cristianesimo,

D'ogni

un^arte compiuta

di

ha

liberato

ha

lavoro

tra-

d'ogni tumulto,

fatto

una

conquista subitanea. Nelle alluvioni pi

ha preso

torbide

armoniose.
idoli

ha

Con

la creta delle
la

sue figure

cenere di

rialzato la deit del

tutti

gli

suo Genio.
87

ALLE RECLUTE DEL

Quanto
tare questi

punta

ci

titoli

*99

gioverebbe oggi pordi nobilt infissi nella

delle nostre baionette, contro

goffi cartelli dell'Austriaco

zato

bruciati,

vino?

nostro

nel
li

ringalluz-

Li abbiamo

bruciamo, ne facciamo an-

cra cenere, non da accumulare, da


disperdere ai quattro venti

semenza

Ve

come una

superflua
Io dico, fanti leggeri.

Non

vi

mai popolo ingombro quanto il


nostro, sino a oggi; ma non ve n'c
fu

oggi uno pi

sciolto*

speditezza balza

di

menti

Non

secolari.

Alfine la nostra

dagli impedi-

abbiamo

pi

Vogliamo ricominciarla da oggi


con la nostra sola passione. Nessuna
storia

esperienza

ci

stra angoscia.

noi

futura

il

servir, fuorch la
II

no-

gioco estremo fra

destino,

fra

noi e la vita

ALLE RECLUTE DEL

*99

In questa nostra vera lotta nes-

suno veramente

biamo
noi

arrestato

nemico

G)me
sul

ab-

Piave

daremo a noi
Sappiamo quale, noi

cos noi

soli,

aiuta.

ci
il

la nostra vittoria.

soli

soli.

E, come nessuno

suno

comprende.

ci

orgoglio a orgoglio.

aiuta, nes-

ci

Aggiungeremo
Salutiamo Tac-

correre degli Alleati, celebriamo la loro


celerit

fraterna, deriviamo dalla

stione dei sangui

Ma

sanno

essi

non sapessero

pi

quell'altra

baroni di Carlo d'Angi e


inghilesi al soldo di

Fiutano

vento

il

presagi.

noi poco pi che

di

di

alti

mi-

Italia

gli arcieri

Giovanni Acuto.

ceruleo che soffia

dagli Euganei o quello pi verde che


spira dagli orti della

come

si

beve

seduttrice.

il

Marca

Gioiosa,

profumo profondo

Combatteranno

essi

della

pel
89

ALLE RECLUTE DEL

corpo

dell^ Italia bella,

*99

ammirabilmente

Noi combatteremo per Tanima,

Italiani,

crificata,

se la bellezza

soli

sar

sar anche vendicata

sa-

pre-

II

gio del sacrificio sempre in misura


della forza

nostra

che

antica

dello spirito.

Tuomo ne
citt

Se

zione, le pietre

la

si

riceve Ogni
un capolavoro

diamo

fendono

ma Io spirito

comanda una nuova

vige e

domanda

forma

al nostro fervore

alla distru-

La necessit non pu essere aboLa fornace non pu essere spenta


arde, rugge, consuma Che c' da
lita

gettare alla grande

fiamma ? Getteremo

se necessario:

tutto,

anche

le

ta-

vole pi sacre
II

nemico

ci

stimava un popolo

di custodi vacillanti
90

Credeva che,

sotto

ALLE RECLUTE DEL


la

minaccia,

*99

avremmo

gli

sbito

offerto nel vassoio d* argento le chiavi


**

Pas-

non

fate

d'ogni porta supplicando chini:

ma

sate,

o invincibili;

male

ai dentelli dell'architrave!

deh,

Ebbene, oggi, per noi, v' pi


valore ideale in

che

liscio

nel

un

elmetto di ferro

morione

cesellato

Benvenuto, in due braccia


bigio che nel piviale di
in

una

di

Enea

da

panno
Silvio,

mitragliatrice precisa che nella

colubrina di Alfonso d'Este lavorata

come un pomo

di

daga

compiere l'opera che oggi

commette necessario un

destino ci

potere pi alto di quello che


nelle

il

mura

si

palesa

degli Scrovegni e nel gesto

del Colleoni,

Un compagno

marino,

guato col suo sommergibile


darsena

di

Romagna, mi

all'ag-

in

una

manda
9J

'99

ALLE RECLUTE DEL

a dire che Tolio di Pirano non nu-

lampada votiva sopra

tre pi la

tomba ravennate

di

della cavallata

Campaldino

polla

di

vuota

la

Dante cavaliere

Ram-

lampada

la

spenta.

Che importa,
tutto

arda

fede,

se

il

le

da

nostro

ungere

serva a

se

l'unanimit

per

della nostra

insonne

olio

macchine

nostre

guerriere ?

Un

pi imperioso

bera da

tutto

amato.

quello

neppure

mezzo a voi

il

amore ci liabbiamo

che

ferventissimo in

sa dove la nostra virt

di sacrifizio sia per giungere.

Lo
forza

anche

come

le

le

del vino
92

spirito di vita

lirica

con noi,

dell'entusiasmo,

arche

sepolcrali

per

la

cui

scoppiano

vecchie botti alla veemenza

nuovo*

AULE RECLUTE DEL

Non

con Tawersario

Esanimi, come
le fenditure

suoi

'89

la

vita.

cadaveri che colmano


nostri monti,

dei

battaglioni

in

sono
che

marcia,

fal-

cerenio.

Se a

lui

questa guerra bifronte

mostra soltanto
a

noi

scopre

oggi

pi

specchiano

la

sua faccia
suo

il

volto

divino che

ieri.

bestiale,

divino,

Lo

ri-

vostri occhi d'impavida

luce.

Un

popolo

parola d'ordine,
battaglia,

il

giovane
nella

nome

sua

scelse

per

pi bella

virgineo della gio-

Ebe quando la guerra era


una invenzione energica che imprimeva al movimento delle forze il
numero vittorioso del coro e della

vent

**

danza.

Voi che non


la

potete pi ascoltare

melodia delle vostre vene, qui dove


93

ALLE RECLUTE DEL


il

*99

tuono incessantCt voi

numero

siete

il

siete

quel

levarne della volont

creatrice

E
nostra
Talloro

94

per voi oggi


pi

bella

nel

battaglia

solco della
e

risorto

IL

VINCITORE

NON PU
IL

VINCERE.

PERDITORE

NON PU

PERDERE.

L'ALTA ricompensat che Sua Maest


il

Re

cedere a

d^ Inghilterra

un

soldato volenteroso defla

Buona Causa,
io la ricevo

per grazia della sorte

cielo

il

mano

della Si-

un campo

italiano,

oggi dalla

gnoria Vostra in
sotto

ha voluto con-

italiano vendicato

ogni

giorno dall^ala britannica, mentre non


ancor placato nel

mio

spirito

il

della corsa vittoriosa condotta nel

dei nostri antichi voti

nuova

vento

mare

e della nostra

libert.

Cos mi sembra d^esser oggi

meno

immeritevole di questo segno, tra combattenti che in cielo e in terra portano

Y istinto profondo

Dovunque
sempre
il

le

ella

serba dentro

soffio dei Sette

vostre

del marinaio isolano.

sventoli la vostra bandiera,

ali Io

le

sue pieghe

Mari. Sempre, anche

sentono in vigore e in

vastit.
7

97

VINCITORE NON PU VINCERE

IL

Fratelli tra fratelli, su questo

campo

gi da voi fatto glorioso, respirate oggi

con noi

il

soffio dell'Adriatico nostro

dove sbocca
vostre

il

vittorie

Piave testimone
azzurre.

delle

Lungamente

noi abbiamo combattuto per liberarlo*

Per

liberarlo, voi oggi combattete

con

noi nefla riscossa. Sotto questa croce


di guerra, batte

notte del

il

cuore fedele che nella

Quamaro ha

in faccia al

nemico

la

riconfermato

volont della

Patria.

La

volont di vincere, la fedelt al

patto severo, la certezza religiosa nel

compimento
II

della legge.

vostro poeta giovenile, quegli che

fu arso nel rogo degli aromi,


dell' Apennino,

reno
del

di

al

cospetto

Ulisse e dei Mille,

Prometeo

liberato,

il

il

98

poeta

cuor

cuori, per noi canta: **I pensieri

pie

Tir-

del

dei

sono

IL

PERDITORE NON PU PERDERE

insorti^ e le

loro

dormiranno

pi.

in trono con

potenze non s*ad-

La

Verit,

Gioia,

la

levata

regner

suo impero perduto. Vittoria,

sul

vittoria!

Victory, Victory to the prostrate nations I

Ecco che

costrutto

di

tano feconde

le

ceneri di quel rogo,

selva

come

italica,

polline

il

ridivend

pri-

mavera*

La
sar

nostra quarta primavera d'armi

sommersa da

sangue.
tezza

Non

non

un'alluvione

importa.

vacilla, la

La

di

vostra cer-

nostra certezza

non balena. Una legge tragica e mistica domina la lotta mortale.


II nemico grida che da
per tutto
egli vince; e non ha la capacit di
vincere.

Grida che noi perdiamo da

per tutto; e noi


dere.

// vincitore

non possiamo pernon pu vincere;


99

IL

VINCITORE NON PU VINCERE

una

fatalit

sta

al

Ecco

non pu perdere*

perditore

il

meravigliosa, che sovra-

numero,

baionette,

alle

macchinazioni,

batterie, alle

alle

alle cor-

ruzioni.

La causa
spossa un
schiaccer.

per

cui

il

nemico

si

lordo peso morto che Io

Tutti

errori

nostri

non hanno compromesso, non possono comprometnostri dissensi

tutti

tere

la

bella

causa viva:

nostra

pi

la

che sia mai stata proposta

al-

l'uomo per combattere. Essa trionfer


e sar coronata.
**

Miei

brethren,
lora

fratelli,

*ive

noi siamo

liberi

are freei canter

novamente, dal suo rogo

My
al-

di resina

riacceso sul nostro lido, quel vostro

poeta che fu ebro d'Italia.

D gran

popolo

inglese,

radicato

nefla sua perseveranza, oggi


}00

il

pi

IL

PERDITORE NON PU PERDERE

sicuro maflevadore

del

patto che ci

serra

Soldato tra soldati, io ricevo questo


segfno

d'onore come

il

comando

perseverare sino al pi duro sacrifizio


e di l dalla bella morte.

SOI

V OMBRA
DELLE ALI
E L'OMBRA
DELLA CROCE.

LA

parola potente dell'uomo di vo-

lont e di fervore, che oggi re-

staura

le

sorti

italiana

dell'ala

le

governa, sembra avere oggi ampliato


e armato

il

nostro

cielo.

La

glorifica-

zione dell'eroico stormo nel grido


stesso di questa

domenica

clamore che solleva


e gli

spiriti

ardenti.

le

trionfale, nel

palme

Osanna

agitate

negli al-

Hosanna in excetsis*
E questo un giorno di fede consaorato da un grido di gloria. Oggi la

tissimi!

fede vita e la fede e gloria.

A tutte

nazioni combattenti per la

Buona

le

Causa,

alla

nostra pi che a

noi uomini italiani pi che a


altri

uomini, oggi

tutte,

tutti gli

la fede vita e la

fede gloria.

Credere necessario.
necessit

come

il

essenziale

come

a noi una
il

respiro,

polso.
105

L OMBRA DELLE ALI

Credere oggi significa vivere e vincere

Credere significa perdurare e trionfare

Mentre Francia e Inghilterra sul


medesimo suolo risanguinano senza
misura nell'urto disperato, mentre su

nuova
minaccia, noi ci confermiamo in una
volont che io dico essere una volont
i

nostri

monti s'accumula

la

solare

Noi non possiamo perdere per quella


ragione divina per cui il sole non si
pu spegnere
Non possiamo, perch non dobbiamo.
La luce non pu essere distrutta nel
mondo Cos non pu essere abolita
la causa dell'uomo libero, non pu la
fronte della dignit

umana

essere ab-

bassata per secoli nella rossa lordura

ove impazza
106

la bestia furibonda

E L OMBRA DELLA CROCE

Ecco che
l'acqua

ali:

guerra trapassa d^ele-

in elemento, dalla terra e dal-

mento

si

come

vola

la

con

scaglia nell'aria.

nel mito,

ma

La

vittoria

non con due

mille e mille e mille

ali*

Patria t la tua Vittoria che non falla


getta

due 'banni che

Irta d'ali*

^i

ali

che leonessa crini

un'imagine

le diede

Roma*

ha nella spalla

nella,

lirica

chioma*

ed una po-

tenza pratica.

Ma
il

oggi, perch la volont

popolo

esalti

T Italia

cielo, necessario

un

al

tutto

dominio del

atto 6i fede pu-

blica*

popolo 6 Napoli percossa ne d

Tesempio. I fuorusciti adriatici ne danno


l'esempio.
stessa

occidente, a oriente, la

fiamma,

il

medesimo

appello.
J07

L OMBRA DELLE ALI

Napoli, in

con umili

sol giorno,

ha donato tre velivoli di battaglia

offerte,

alla

un

nazione,

orientale

fuorusciti

costa

ne offrono uno a una squa-

marina, nel

driglia

della

nome

di

Nazario

Sauro, Credo che avr io Tonore di


riceverlo.

che

Giuro, coi miei compagni,

condurr

Io

dove

si

va per non

ritornare*

Pu

taluno

costruttori

opporre:

preparano

ali

**

Mentre

numero, che vale un dono tanto

Non
di fede.

sopra

di

che sola pu vincere

La Lega

questo pegno a

mano

tutti

bronzo

na
data con una

gli Italiani:

ma

si

stendesse

fuoco per testimoniare o sopra

la croce per giurare,


03

aerea domandi

generosa come se
il

un dono lieve; un pegno


La pi umile offerta un atto

guerra.

moneta

lieve?

di fede nell^arme
la

in cos gran

E L OMBRA DELLA CROCE

Questi eroi Io sanno


vivi, Io

sanno

macchina

morti,

Lo sanno

L^ombra

della

alata simile all^ombra del

legno di sacrifizio e di salvazione.

Quando,

in

nissimo, in
guerra, sul

come un

un giorno omai

lonta-

un giorno di quell* altra


campo di Gonrs squallido

calvario spianato, scorsi Fap-

parecchio ricondotto da Oreste Salo-

mone con

la

soma

funerea, tutto a-

sperso di sangue, la similitudine

apparve. Le sue doppie


la

prua e

timoni,

ali

mi

traverse, fra

formavano

la croce

dei morti,

v^

cruenta.

V' un canto

un

canto degli immortali, che la confessa.


**

Monte Grappa, tu sei la mia patria

comincia

il

e torturati.

lamento dei

fanciulli schiavi

sembra ne tremi

di

con-

tinuo Taria che respiriamo, Taria che

con

Io strazio ci

discende nel cuore


J09

L OMBRA DELLE ALI E L OMBRA DELLA CROCE


**

O ala

d* Italia, tu sei la

mia fede

confessano quelli dei nostri che furono


lacerati,

rono

che furono schiacciati, che fu-

bruciati,

che furono un solo olo-

causto in terra, novamente rapiti in


cielo daflo spirito del fuoco.

Se

tutti,

cittadini e combattenti, o-

perai e soldati, produttori e ordinatori,

poveri e ricchi, ripetiamo

il

grido aereo,

questo d'oggi, in questa Milano


mirabile che agita
eroi, sar stato

Patria nuova.

UQ

il

le

am-

palme verso

gli

pi virtuoso rito della

PASQUA
DI PROMISSIONE.

ci

Pasqua
ha crociati con

ha

segriati col se-

COMPAGNI, per questa


promissione

di

la croce bianca,

gno in
il

cui

si

ci

rossa

vince e in cui

Duca magnanimo che

muore,

si

prima

nella

guerra carsica fu nominato Oriente:

Oriens nottien eius.

non
per

nome

il

cessa di fare a noi


tutti

mata

il

la

cuori fedeli della

mattino pasquale

di luce

luce.

Terza ArCarso

del

illumina questo piano veneto e Io trasfigura* E,


il

in

se

suolo erboso,

un campo

nostri piedi
il

calcano

nostro spirito erra

di pietre

Io dico che anche oggi noi ce-

lebriamo una

Pasqua

carsica.

Dico

che, per tutti noi combattenti che var-

cammo

rivarcammo

il

Vallone del

sangue, questa ancra una Pasqua


carsica.

Non

sembra che

il

vento

ci

porti

U3

PASQUA

DI PROMISSIONE

un rombo

di

dalle foibe

come da bocche

pane riverse?

campane

le

sete, nella

bronzo

II

doline

dalle

di

cam-

Sabato santo ha

sciolto

fuoco nel

di

landa di

deserto

di

siccit, nella soli-

tudine senz'acqua. Ascoltiamo la voce

che

rammemora

e richiama, che rim-

provera e promette

Laggi
nel

il

calice

sangue

ribofle e risplende

dell' aria

Trabocca

dalla

tazza senz'orlo Si versa dalla coppa

senza labbro

Una

come nel CenaQuesto il mio sangue

parola ripete,
**

colo chiuso:

Bevetene

tutti

Ripete ancra, ed esclama:


vetene

Per
<<

alla

U4

il

Be-

tutti

la terza volta ripete, e grida

Bevetene

*'

sangue che color l'Isonzo fino


tutti

Sdobba

PASQUA

il

DI

PROMISSIONE

sangue del San Michele

dai

quattro gioghi

E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E

il

sangue

di

San Martino.

il

sangue

di

Monfalcone

il

sangue

di

Vermegliano.

il

sangue

di

Rubbia.

il

sangue

di

Boscomalo.

il

sangue

di

Doberd

il

sangue

di

Merna

il

sangue del Debeli

il

sangue del Pecinka.

il

sangue del Veliki.

il

sangue del

il

sangue

di

Faiti.
tutti

calvarii ro-

venti, di tutte le valli infeme

il

sangue

di tutte le nostre vit-

torie sitibonde.

il

sangue che rifecond

di Trieste

il

abbandonato,

sangue

fonti del

che

fu

Timavo fiume

il

solco

la via sterile.

lavato

nelle

lustrale.

U5

PASQUA

DI

PROMISSIONE

Soldati, bevetene tutti.

cuori se ne riempiano.

vostri

Che i vostri petti si

allarghino per contenerlo.

cher

Che

Non vi soffo-

ma vi fortificher sopra

la

morte.

La Patria grida a ognuno nel mattino,


come il Dio degli Eserciti gridava nel crepuscolo:
calice

**

colmo

Ripete,
**

Prendi dalla mia mano questo


del vino del

comanda

Prendi questo

calice.

mio

furore.

ognuno

Vi impartisce un sacramento che tutti


vi fa partecipi della divinit sua e della

passione sua, della sua umanit misera e della sua speranza immortale*

Per tanto segno conviene a


parola del Santo:

**

lei

la

Se bene ella sia


non sa fare di

infinitamente sapiente,

pi

se bene ella sia infinitamente po-

tente,

non pu

ella sia

se

infinitamente munificente,

pu dare
)t6

fare di pi;

di pi.

bene

non

PASQUA

DI

PROMISSIONE

la supplicazione antica per noi

rinnovata,

^*

questo clamore.

non

ri-

ispegiiere

,,

Perch vediamo oggi


Patria somigliante
gliuol

Non

tcrra^ terrai

coprire questo sangfue e

il

volto della

volto

al

del

Fi-

d^uomo?

Figliuolo di Dio vivo trasfuso

II

in tutte le patrie che patiscono e lot-

tano pel riscatto del mondo.

La
di

nostra ha avuto la

Gethsemanit

tale,

il

la

suo sudore

sua

notte

sua angoscia mordi

sangue,

il

bacio

dell^nfamia, la lividura della vergogna.


**

notte vergognosa, che nessuno

giorni dell'anno

mio

ti

conti tra

Timplorazione del suo dolore.

Che mi dadar nelle mani ?

L^oscuro aveva detto


rete voi

ed io ve lo

**

XJ7

PASQUA

Oggi
idiif

ma,

ella

pu

non

PROMISSIONE

DI

dire:

tutti*

**

Voi

siete net-

tt

Anche pu dire
Vegliate in armi
il mio sguardo sopra di voi,
se non volete soccombere alla tenta:

**

e sentite

zione che vi attende,

Su

tutti

polcro ella

e piangere

suoi crocifissi senza se-

non ha tempo
non deve.

Era una dolce


vestiva di
stra

terra la Galilea;

a primavera,

fiori

la

si

no-

anche pi dolce, e pi nobile,

e pi fatale, e

pi

di piangere,

belli.

Ma

veste di

fiori

anche

moriva e

si

muore

si
si

per una bellezza e per una grandezza

senza confini.
Quelli

dato la

che
loro

sono
vita

morti,

hanno

come prezzo

del

mondo.
Quelli che soffrono e

ns

travagliano,

PASQUA

PROMISSIONE

DI

come prezzo

loro pena

danno la
mondo

del

Quelli che patiranno combatteranno


e morranno, patiranno combatteranno
e

morranno per

Non

celebriamo

Siamo ancra
risorgere; e

la

Resurrezione,

nell^acredine della lotta

Dovremmo

e del tormento.

biamo

prezzo del mondo.

il

non vogliamo
con

la croce

perire.

noi, pesante;

la porteremo sino alla vetta

tante

ci

ma

Se siamo

siamo

rialzati.

rialzeremo, infaticabilmente.

nostro Cristo oggi quello che

abbiamo

visto sotto

cicchio, perdere

fante colpito da

Ab-

Se cadremo,
rialzeremo. Tante volte cadremo e

caduti, ci
ci

perire per

il

fuoco, nel cro-

due piedi come un

una grossa scheggia.

tuttavia inchiodato al legno per la

mano

sinistra;

ma

trabocca innanzi,

n9

PASQUA

PROMISSIONE

DI

contro Tawersario, con la fronte tradi spine

fitta

protesa la

mano

come

chiodo

protesa all'urto, e con


destra tuttora irta del

d'un* arme disperata.

Del suo lenzuolo e

hanno
e

delle

sue bende

fatto vincoli per legare le

mani

piedi forati delle nazioni, corde per

strangolarle*

Hanno

bruciato

hanno rubato

le

nostre

le

chiese,

nostre campane,

ma-

culato le nostre ostie, contaminato le

nostre reliquie, lordato le nostre case,

scoperchiato le nostre tombe,


i

sterilito

nostri solchi, disperso le nostre se-

menze, corrotto
cosso

ciulli,

nostre fonti, per-

le

nostri vecchi

fatto

onta

tratto in schiavit

alle
i

nostri fan-

nostre

donne,

nostri pi giovani

fratelli.

Colui che pianse presso la fossa di

Lazaro, Colui che pianse sopra


120

la in-

PASQUA
fedelt

DI

PROMISSIONE

Gerusalemme^

di

che

Colui

pianse nelI^Orto degli Ulivi, Colui

non

pu pi piangere.

Non

piange; combatte.

combatte con noi, con


divisibili,

dalla guerra

ma

col martirio contro

col sacrifizio contro

Non ha
posca

per

umana

il

il

nazioni in-

con un popolo unico e

consumato

le

Patisce

libero

inesausto
misfatto,

mercato

pi la spugna intrisa nella


refrigerio

e divina

ma

alla

bocca

sua

soltanto

il

vento

selvaggio del combattimento medica

le

sue piaghe.

Ecco che il cielo il mare e


sono pieni di presagi

la terra

Lottiamo a corpo a corpo col Tempo,


fino a che

Non
come

ci

le

il

Tempo non

sopraffanno

sia nostro

gli eventi

Sono

uose allacciate e dislacciate


\2

PASQUA
ai nostri piedi

Una

che vogliono giungere.

cosa valc^ una cosa certa:

luce

la

PROMISSIONE

DI

s'

partita

per sempre dalle

facce delle orde e s'accresce ogtii giorno

sopra

le fronti

Alte

le

fronti,

Le campane
tutto

il

delle legioni.

cielo

compagni
di

fuoco suonano in

della Promissione: una

a marteflo sul

San Michele, una a

martello sul Faiti; una a stormo sul

Pasubio, una a stormo sul Grappa.


Q)s ciascuno di noi oggi fa sua la
parola vittoriosa del martire.

un convito che
v' affamato, non v'
questo

brami

di saziarsi e di

**

me
Non

Per

affretto.

assetato

che

bevere come io

desidero i patire e di combattere.

122

ALLE RECLUTE
DEL J900.

STORMI

maggio,

del quarto

canzone

di partenza,

la vostra

non

era

una

azione di grazie?

Vi

fu chi, appena allontanato dagli

occhi della madre,

mezzo

s^

inginocchi nel

sua via per baciare

della

la

polvere. Vi fu chi, pi lieve, gettando


il

comentato del Ftlottete o del-

libro

V Aiace,
a suo

modo

sestieri
folli

danz

nell'atrio della scuola


la

danza

Rioni

di Sofocle*

risonarono di

contrade

come a vespro

il

dini che credono

di

impoverito sopra

voci

delirio delle ron-

ritessere
tetti

il

cielo
ospiti

degli

penosi.

Ritessevate la speranza della

Allargavate
l'aria

il

dubbia,

citt.

verde della bandiera nelnel

crepuscolo

infido,

sopra quelli che sono stanchi, sopra


quelli

che sono

irrequieti,

sopra quelli

che vogliono ben cenare, sopra quelli


}25

ALLE RECLUTE DEL 1900

che vogliono dormir

la satolla,

quelli

che sono malati

quelli

che sono servi

che sono

di

sazii

di paura,

nati,

sopra
sopra

sopra quelli

arricchirsi,

sopra

che sono ancra da vendere,

quelli

sopra quelli che smaniano di patteggiare

V Italia

dalla soglia della bottega

socchiusa, sopra quelli che invocano


al

suo petto esausto

piombo,

alla

il

ginocchio di

sua nuca smunta

lone ferrato, per accelerare

il

il

tal-

sollievo

dei loro piccoli incomodi*

Lode a Dio e lode all^uomol Abbiamo potuto udire il grido della gratitudine eroica,

pi bello fra

il

tutti

gridi della terra.


II

grido della riconoscen;2a, prima

del sacrifizio pieno,

lazione intera, ha

che va
fanciulli,
J26

diritto al

prima dell'immo-

un suono

cos

puro

cuore dell'Eterno*

abbiamo per voi riavuto

AULE RECLUTE DEL


nel

nostro cuore

lute^

segno

il

Ringraziamo

eterna.

1900

il

dell* Italia

Dio

sa-

della

Fautore della salute novella* Rin-

Lodate

graziatelo.

Cantate un
dette.

Vi

Dio

il

della riscossa.

canto al Signore delle ven-

un dono

fu fatto

pi che

divino.

Veramente voi
sopra

tutti

gli

Siete

tissimi.

Anche sopra

altri.

gli
i

Se

vi

avventurati

Siete

eletti

fortuna-

i
i

prediletti.

vostri fratelli maggiori

d^un anno avete


vilegi.

siete gli

il

pi felice dei pri-

pu essere una perfezione

ma-

del destino^ a voi data, in voi


nifesta.

Tra

guerra

siete

vidiano

Goffredo

tutte
le

le

creature

pi invidiabili.

vivi e v'invidiano

Mameli

della

V* inmorti.

disperato di

non

poter con voi rimorire. Ricantategli

suo inno perch, essendo in voi,

il

egli

sogni d'essere con voi.


J27

ALLE RECLUTE DEL 1900

Come non
eguale per

vero che la
cos

tutti,

non

morte

sia

vero che

la nascita sia per tutti eguale.

Ringraziate la vostra

stella.

Non

nasceste all'alba d'un giorno o d'un

anno; nasceste
del
i

all'alba

massimo tra
come i

secoli,

diana e

il

secoli grandi.

Anche

hanno

la loro

mattini,

loro brivido.

vostra culla fu

non
non

d'un secolo, e

il

carme

II

canto della

secolare, che

non udimmo. O forse


udire se non la prima

udiste, che
si

potette

metro

ruppe sotto

strofe, e

il

immane

del vaticinio.

Ve
l'antico

si

il

peso

una simiglianza discorde tra


destino di un acerrimo com-

battente, anch'egli giovinetto, e

il

vostro

novissimo. Scolari di umanit, forse

ve ne ricordate.

M' imagino che anche la

vita vostra,

nell'ora della nascita, sia stata legata


)28

ALLE RECLUTE DEL 1900


al tizzo

ardente nel vostro focolare;

e che la

madre

di

ognuno abbia

tolto

quel Uzzo e T abbia riposto nel suo


pi profondo

Non^ come
messo con

amore

e timore

Tha

l'antica,

oggi

ri-

a espiazione

ira nel focolare

ma Tha gettato con


un meraviglioso spasimo nel pi grande
incendio che abbia mai fatto rapina
d'una colpa cieca;

di spiriti

A
dove

voi dato divampare incolpevoli


il

fuoco pi divampa

dato con-

un

sumarvi

nella sublimit di

in cui gli

uomini trasumanano e s'im-

furore

mortalano. Ciascuno di voi per essere

un

olocausto nell'olocausto del

mondo.

Avevate potuto sognar questo, sopra


le

ginocchia materne ?

pi beati im-

pallidiscono dinanzi a tanta beatitudine.

Beatissimi

dovr chiamarvi

il

poeta

avvenire.
9

129

ALLE RECLUTE DEL J900

Ho

detto

subitanea

divampare ; ed
vostra

della

d*un

gliante. Balzate

la parola

azione abba-

tratto alla

som-

mit della fiamma furibonda. Trapas-

zona che

sate sbito nella

di l dal

umano

limite

Chiamati a vivere, con

il

sogno an-

cra appreso alla carne precoce, entrate in

una

vita che rinnova trasmuta

moltiplica esalta in ciascuno dei suoi


attimi

tutte

le

forze e le forme che

fecero il passato dell^uomo, suscita quelle

che violentemente scortano

la

storia

e violentemente avvicinano

il

futuro

all^uomo, cosicch per respirarla

nima
dere

stessa deve
i

l'a-

rompere e trascen-

suoi confini pi distanti

Chiamati a combattere, armati non


della

spada paladina

tutti,

entrate in

pi umile fante
}30

una
si

ma

del fucile di

battaglia

dove

il

solleva alla statura

ALLE RECLUTE DEL 1900

T evento

dell^evento, e
il

pi vasto che abbia

sopra

pi alto e

il

mai ondeggiato

la strage.

Chiamati a morire^ mentre nessuno

pu credere alla morte^ entrate


leggermente in una immortalit che
di voi

vera come

come

la terra sotto

il

vostro piede,

come
non ombra

Faria nella vostra bocca,

la luce tra le vostre ciglia,

lunga della vita

ma

irradiazione in-

finita della vita,

non

iscrizione incisa

immobile

nella tavola

ma

spirito ope-

rante nel tempo senza freno.

Che son mai


epigrammi

di

Simonide?

battaglia tra la
Pelope...

canti di Tirteo? gli

Persia e

Gettate

esempi. Lasciate

il

Qui

la

fu la

terra di

libri degli

antichi

leone silenzioso di

Leonida nella sua gola


sciate tutti

**

di

monti. La-

leoni nel deserto. Gli uo-

mD d^oggi hanno inventato un coiai

ALLE RECLUTE DEL J900

Roma, ai
Abbiamo veduto
che il coraggio umano, come ogni altra
cosa umana oggi, non ha misura Ogni
raggio ignoto a Sparta e a

leoni e alle aquile

sommo

giorno sembra che

il

roismo

e, il

sia toccato

un

v^

monta

La

giorno dopo,

eroe sconosciuto che Io sor-

Non

vi sconfidate di superarlo

battaglia di Francia supera mille

Termo-

e mille volte la gloria delle


pile.

La chiave

ogni cuore che


all'ombra,
altro

resiste

il

lacrima

di

tossico, si

il

ogni zolla ?

f32

si

combatte

da ben

beve

la

fiamma,

sangue nero AI fante

di

Piccardia sarebbe

tregua

bolge dantesche

vi

Se

cielo oscurato

il

mascherato
luogo

della patria fitta in

che dalle frecce pennute dei Persi

Si mastica
si

dell^e-

Non

sono se non

la

Un
vi

pi

truce

un

delle

difensore nasce da

sono pi

crateri

zolle

Non

divoranti

II

ALLE RECLUTE DEL J900


difensore rinasce dalla sua anima, e
la

sua anima

Ma

il

suo miracolo.

pensate che vi pu essere

anche pi

battaglia

befla

una

la battaglia

d'Italia!

Voi la combatterete Ringraziate il


Dio della riscossa Voi andate verso
quella sovrana battaglia, cantando

Eravate
ravviava

pada

ieri fanciulli

capelli,

La madre

accendeva

dei vostri studii,

mati

la

bidire

voce a cui non

spiro

Vi ha

si

il

un

respiro dell'altezza

vate assunti ?

che leggendo

il

chia-

pu disub-

e vi siete levati, e a

avete sentito nella gola

lam-

la

rimboccava

lenzuolo dei vostri riposi

vi

un

tratto

altro

re-

Dove

era-

Ora comprendete, meglio


le favole,

che cosa

trasfigurazione e che cosa

sia

sia

rapiJ33

ALLE RECLUTE DEL 1900

mento

questa

ora di comprendere;

perch questa, se mai ve ne fu

altra,

Tor dello spirito*

Eravate

fanciulli

ieri

oggi cos grandi!

mentichiamo
i

apparite

Un momento

trincea,

di cicatrici, per

non voi

ci

di-

vostri fratelli maggiori,

confitti nella

riati

veterani sto-

non guardare

se

sopraggiunti, salvatori imberbi.

Grandeggiate nella nostra speranza, voi

che Favete

ritessuta. Signoreggiate

il

nostro orizzonte, voi che Tavete riaperto.

Un

creatore

fronte quadrata incisa


diritte,
-

il

pi

quello

titanico,

di

triste della

sette

linee

nostra razza

uno che vide svergognata

citt, la liberta

dalla

la

sua

spenta nel vomito della

crapula, Tltalia data

voglia dei padroni

per

mi

secoli

alla

aiuta a figu-

rare la vostra grandezza.

In quella volta che


t34

il

firmamento

ALLE RECLUTE DEL 1900

dove

del destino ordinato,


il

come

mistero

la

egli

tratt

tempesta tratta Ta-

maro oceano, per una

ispirazione apol-

ima-

linea della speranza ingrand le


gini della giovent eroica,

giovani sono su

loro plinti

come

su troni momentanei, nell'atto di partirsi

la

per

combattimento lontano, per

il

conquista

colpa,

distante.

vergogna,

la

paura, la morte.
e

dominano

proferitori della

Dominano

la

sventura,

la

la

Dominano

le sibille

profeti

perch non sono

Parola

ma

facitori

non annunziano Tawefoggiano, non minacciano

della Parola,

nire
il

le

ma

male

Io

ma

creature

l'affrontano
si

agitano,

si

Negli sfondi
drizzano,

abbattono, patiscono, periscono


gini eroi

non guardano

intenti nel

se

non

il

si

ver-

segno,

provare l'armatura delle loro

ossa alla dismisura del contenuto imJ35

ALLE RECLUTE DEL J900


peto.

Prima che

il

gallo canti, sono per

balzare in piedi gridando :

**

Credo

,,

Cos oggi noi vi vediamo alzati di


l dalla

colpa,

vergogna, dalla

dalla

sventura, dalla paura, dalla morte.

Le

nostre strade possono essere piene di

fango e d^ombra. Voi camminate su


gli argini,

radiosi, ariosi, compiuti in

tutta la persona, interi alla nostra vista.

Siete a noi

come

il

fregio vivente del

tempio d^anima. II fango non vi giunge,

Tombra non

vi tocca. Siete gli

illesi

e gli immuni.

Le avete vedute piangere


del vostro

Ho

le

sangue e dei vostri

udito le madri di

dicare Todio contro

il

donne
affetti?

Mantova

pre-

nemico perpetuo,

santificare Todio pertinace e indefesso,

col
)36

pugno

alto, col

viso duro. Avete

ALLE RECLUTE DEL

1900

udito le vostre singhiozzare nefl* ab-

commiato?

braccio, balbettare nel

Dietro

le

vostre c'erano quelle in

gramaglia, quelle dagli occhi

andarono dalla

quelle che

inariditi,

Sicilia

nel

Veneto, dalla Puglia in Lombardia,

con un solo pezzo

pane avvolto in

di

un fazzoletto, viaggiando
al

modo

del bestiame, per giungere

veder morire nella fede

sorelle

il

figliuolo sor-

lutto, le fidanzate

vedove e

gli orfani

lutto, le

una grande com-

pagnia nera, una milizia di dolore,


ferma, con Io sguardo

Conoscete ora

dano pi

vostre c'erano le

Dietro le

ridente

giorni e giorni

fisso

silenzii

che coman-

dei gridi?

dietro tutto quel nero c'erano gli

invalidi, c'erano

monchi,

gli

rimasti su

mutilati, c'erano

stroppii,
gli

rattratti,

torsi

inguini in luogo di calta?

ALLE RECLUTE DEL 1900

cagna,

citure e

con

visi rabberciati

con

gli innesti,

ricu-

le

santi mostri

che stentano mezzi automi e mezzi


uomini,

nati dalla matrice rifatti dal-

Farte meccanica,

che pota
li

tutti

quei corpi

umani

la guerra, e la potatura atroce

accresce di

magnanimit come

vigorisce gli alberi. C'erano


sopravvissuti,

smembrati

con

testimonianza

la

ancor viva in bocca, per


solamente

si

martiri

confessori stracciati e

ma

rin-

sentenzia

la cui gloria
**

Questo

quel potar che disse Cristo, che ogni


palmite, che facesse frutto in

lui,

Iddio

Io poterebbe perch facesse pi frutto,

C'erano

gli orbi,

che accettarono
la luce del

c'erano
il

mondo,

sono pi scrutare

ma

ciechi, quelli

buio per preservare


quelli
la

che non pos-

verit nei volti

giudicano l'animo dal suono del

passo. C'era la siepe risecata, la selva


138

ALLE RECLUTE DEL J900

rimondata, lungo la quale fremer la

quando

vittoria inchinandosi

la ricon-

durrete in patria a capo dei vostri battaglioni color di terra.

Se

siete

belli,

vostra bellezza?

avete raumiliata la

Se

siete

Ma

essi

sentono come
i

veggono,

vi
i

cuore?

ma

essi

vi

rami nuovi rimessi su

loro fusti tagliati,

ticci

avete

forti,

ristretta la vostra forza al

del loro vigore,

come
come

rimessi-

virgulti

scoppiati dai loro tronchi pregni di sole;

poich per essi fu detto che

crudo giova

**

a intromettere

il
il

taglio

sole ,

e per ci vi fanno essi cos splendenti

dietro di loro

sono

morti.

C* tuttora in quella fiba del Carso,


di l dal

verso

Vallone del sangue, laggi,

Nova

Villa,

quello

scheletro
139

ALLE RECLUTE DEL

J900

scoperto dalla frana, lavato dalla bufera,

rimasto in piedi contro

rosso, con

contro

il

il

terriccio

buchi del teschio

nemico?

Ce

rivolti

tutt^ora,

l,

presso r Osservatorio delle Bombarde,

a ponente del Veliki, in queflo scheggione dMnferno, quel braccio levato


dei

fuori
tutto
di

sassi,

un seccume

col

pugno

chiuso,

tenace di cartilagini,

tendini e di ossi, rivolto contro

il

nemico ?

Le piogge

di ieri, le chiare

italiane d'aprile,

hanno

piogge

portato via la

terra dai nostri cimiteri in pendio? I

morti appariscono? Mostrano


solitarii

le loro

senza carne?

Avevamo

piedi
tolto

scarpe chiodate per marciare

pi avanti, di l dai carnai e


sepolture,

dalle

pi avanti, pi avanti

Le

avevo mentovate in un canto votivo,

quando erano
140

raccolte sopra gli altari

ALLE RECLUTE DEL 1900


della chiesa

piena di

scoperchiata di Doberd

feriti

nella paglia.

Che importa? Uossame


I nostri

Sono
il

ossame.

morti vivono e comandano.

tutti

in piedi^ anch^essi.

Oggi

loro calendimaggio. Battaglioni no-

vizii,

dei

questo calendimaggio la festa

morti che vivono e comandano.

Non

guardate se non a loro.

guardate pi

alle vostre

donne annerate, n
invalidi.

commessi

Non
a

comunicare

Ho

nella

simile a

un

donne, n

alle

agli

agli orfani,

guardate se non a loro,

voi guardano.

sun^ altra vita

Non

G)n

nes-

pu pi potentemente

la vostra vita.

memoria una comunione

questa.

Avevamo

traslatato

eroe nella terra santa di Aquileia,

nella fossa dei nostri morti primi, dei

nostri martiri

primi.

II

cimitero

era

calcato e pieno di fanti in armi. I tut4t

ALLE RECLUTE DEL

muli

interrompevano

di zolle

E v'erano

le

file.

giovinetti dell'ultimo bando,

maggiori d'un anno,

vostri fratelli

Novantanove,

quelli del

1900

coi visi

tomba

berbi al sole, coi piedi fra

tomba Era

di

giugno, era

ime

giorno

il

San Leone Una voce parlava a


fianco dell'arca* E, come la parola
di

s'alzava,

chinavano

si

peso del rattenuto pianto*

vedeva

fiamma candidissima
affi

ato

Pentecoste
dei

sotto

il

allora

si

la baionetta rilucente

tare l'elmetto grigio, a

d'un

visi

morti

fuoco

dei

sormon-

imagine d'una

eretta,

bianco.

morti,

che mitriava

era
il

a guisa

Era

la

l'ardore
sacrificio

della purit.

non sostano oggi fra


tomba e tomba; camminano, si affrettano per la via diritta. Ma la fiamma
di sotterra irta sul vostro capo, come
I vostri

J42

piedi

ALLE RECLUTE DEL


in quella visione.

1900

E quest^anno la

Pen-

tecoste ardente precede di cinque giorni


il

terzo anniversario.

una

Cinque giorni e

vigilia.

Ed

ecco la preghiera della vostra

vigilia, iniziati

alla

vittoria

prossima

preghiera

e alla vittoria lontana.


di tutti gli

* *

uomini

la

liberi.

morti che siete

in terra,

come

in cielo,

sieno santificati

avvenga

il

l>ostri

nomi,

regno del vostro spirito,

sia fatta in terra la l^ostra volont

Date

il

pane cotidiano

alla nostra

fede*

Tenete acceso in noi rodio santo,

come

noi

non

rinnegheremo

mai

il

vostro amore*
J43

ALLE RECLUTE DEL 1900

Allontanate da noi ogni tentazione


infame,
liberateci

da ogni dubbio

vile.

E, se necessario,

combatteremo

non

all' ultima

fino

goccia del nostro sangue

ma

con

7>oi fino

all'ultimo granello

della nostra cenere.

Se

necessario,

combatteremo

fino

che

V Iddio

giusto

non venga

morti*

Cos

Hi

sia* ,,

giudicare

'bivi

LA CORONA
DEL FANTE.

FANTI

della Brigata

compagni

del

Toscana, miei

Settantasettesimo

Reggimento, compagni miei del Secondo


Battaglione, eccomi davanti a voi umile
e altero, col cuore che
la fronte

furono
in

che mi

vita che

m^

memoria,

dalla

da

attribuiti lauri

una

mi trema e con
Se mai mi

sbalza.

arbitri

vani

trascorsa perfino

tutti

io

li

getto per

questa dura corona carsica, per questo

pezzo

di metallo raccolto

di l dalla

ancor caldo

morte e donatomi oggi, dopo

tanto destino, sotto le sguardo di

grande

Ombra

fraterna che

una

ha voluto

esser presente a questo rito di fraternit

guerriera con T ansia di ricom-

battere.

Ma non pu esser mio questo giorno,


compagni. Questo non e se non

il

giorno votivo del nostro martire d'Aquileia,

non

se

non

il

giorno sacro
147

LA CORONA DEL FANTE

come

Timavo, Consideriamolo

del

alI*eroe
il

suo anniversario

dalIMmminenza
cano

sedici giorni:

un

brarlo con

anticipato

Man-

della battaglia.
il

tempo

di

cele-

fatto eroico, quale egli

attende dai suoi Lupi del Veliki, del

San Giovanni.
Se oggi siamo a giuramento, voglia
sorte che il 2S di questo maggio

Faiti e di

la

noi siamo in combattimento, e che a

vespero di quel medesimo giorno


sia

con noi

egli

e beato nella

risuscitato

vittoria.

Era

la

ricordano

tano

feria
i

d'Ognissanti.

superstiti ? se

veterani?

in

una

Io

sentiamo;

Una

ne rammen-

battaglia d'oro,

luce d' Oriente.


Io

Se ne

Lo sappiamo,

abbiamo

sentito pi

d'una volta, quella volta pi d'ogni


148

LA CORONA DEL FANTE


altra

volta: ci sono giorni

in cui

sole

il

ma

Talba

non

annunziato dal-

gloria

dalla

citazione

che prende

il

viso dell^alba Allora, pei prodi, tutto


diviene veloce miracolo.

Era
i

il

d d^ Ognissanti. Certo, tutti

Santi della Patria avevano gettato

le loro

dove

Non
gli

sole

aureole in quel punto dell^aria


soldati

s^era

balzavano

all^ assalto.

mai veduto tanto

uomini, tanto

le

rilucere

cose rilucere.

II

s'avanzava come una trasfigu-

razione.

Ecco che

la dolina

melmosa

una coppa tagliata nel cristallo di


monte. Ecco che la bocca della caverna sucida raggiava come se contenesse il presepe adorabile. Le bisacce
del Poverello di Cristo non dovevano
era

splendere pi dello zaino di tela nella

schiena dei

devano,

le

fanti.

Le

barelle

croci d'abete splen-

splendevano.

J49

LA CORONA DEL FANTE


dischi della conquista splendevano
ostensorii.

pi di tutto splendeva

sangue. Qii di voi


ferito

che aveva una

rossa, sfavillante

un

come
il

ricorda di quel

si

mano

interamente

come T estremit

tizzo agitato contro

il

di

nemico ? La

vedo ancra, e ancra mi abbaglia.


II

coraggio e Io splendore mistico delle

vene mortali V'appariva e vi spariva

un anello d'oro, una ** fede . Ecco


un segno perpetuo pei vostri assalti.
Era Ognissanti.

II

cielo s'era

vicinato alla terra nemica, senza

more.

Come

gi sul

Golgota,

lenzio del cielo discendeva su

sfondo di calvarii

fragorosi

non restava

il

avti-

si-

quello

dove

dei

non qualche
troncone di croce senza braccia. Le granate talvlta avevano un suono chiaro
boschi

di

grandi cimbali percossi. Pareva che

anche
J50

se

gli scoppii

si

dorassero.

Erano

LA CORONA DEL FANTE


talvolta

come potenti

nell^oro, L^assalto

aveva V inzio

danze vertiginose nei paesi


Gli assalitori cantavano.
colpi di
tellati

timpano

battute di

gongf Funo dopo

di sogno.

Riodo

il

Veliki:

dieci

mar-

Taltro,

dal Centocinque austriaco

grido, e

delle

il

canto.

una

battaglia d'oro, la pi

bionda battaglia del nostro Oriente


Veliki

d'una

una

musa

I fanti

vittoria

che ha

la

voce

La

luce

del pie leggiero!

mordevano

l'azzurro.

moltiplicava d'attimo in attimo l'impeto.

L'impeto era un'ascensione ce-

leste.

La

forza rimbalzava dalla morte.

La morte

era trascinata in su, dal-

l'ardore e dal clamore,

come una po-

polana che sia presa dal contagio d'un

tumulto e canti anch'essa a squarciagola la canzone furibonda.

un ingombro ma una

Non

spinta

erano

caduti.
J5J

LA CORONA DEL FANTE


I

divenivano

feriti

alfieri dell'in-

gli

segna vermiglia 'La vetta non era se


non un sentimento sublime nel petto
di chi la

voleva raggiungere.

tronchi

tritati,

spine di ferro, schianti,

fumo, cadaveri.
liana, c'era

Fu

il

scheggiame,

macigni,

fuorch

nufla

Non c'era

Ma

c'era la luce ita-

meriggio

d'Italia,

intorno a quest'ora. Bastarono

cinquanta minuti

zogiorno

il

di ebrezza,

Veliki era nostro,

nieri stupefatti balbettavano:

A mezI

prigio-

**

Com'

possibile?

Fu come V ala,

che non lascia impronte*

II primo grido

avea gi preso il monte*


Si rinnovava il portento del Sabo-

tino,

Come

di quella

con
l'

le

nell'espugnazione fulminea

montagna

tetra

sue radici inferne disseccare

Isonzo,

vostri dischi bianchi,

gnali della conquista,


(52

che pareva

se-

non erano pi

LA CORONA DEL FANTE


se

non

foglie perse nella rapina

torrente ritroso.

Come

la

d'un

gran Iena

della nostra vittoria super la

groppa

feroce precipitandosi gi per

rovesci

a San Valentino, a San Mauro, a


Salcano, e la lasci esanime ; cos ab-

bandon essa

dietro

di

se

Veliki

il

ignudo e deserto per correre pi

Di

oltre.

l dall'altura tutta scoppiante di

crateri subitanei, nella dolina

che poi

mia bandiera, dentro


la caverna buia e piena di rombo, si
tenne consiglio. Non era se non una
fu

nominata

dalla

sosta impaziente.

Rimane

mone

qui con

di quell'ora

Generale,

il

me un
profonda

solo testi:

il

nostro

gloriosissimo ferito del Sa-

botino, tranquillo maestro d'ogni ardire,


la

che per grazia della sorte ritrova

sua Brigata e riprende in

mano

la

vostra antica e nova fortezza.


J53

LA CORONA DEL FANTE

Eravamo

nefla caverna

ma

la

vo-

lont di tutti soffiava verso verso Taltra

cima, batteva gi

il

Faiti

come un vento

Eravamo

accosciati

sul

sasso di quella cripta

selvaggia,

te-

implacabile.

nendo

bandiera spiegata su

la

come

ginocchia

se fossimo per ricu-

cire gli orli col filo intriso nel

Un

del cuore devoto.


di candela

nostre

le

solo

sangue

mozzicone

ardeva a terra; e

si

sumava rapidamente come Tultimo

concero

sul triangolo di ferro che sta nelFufficio delle

Tenebre. Si consumava per

affrettare

la

deliberazione

per sollecitare
cillava

cillasse.

il

tremenda,

sacrificio divino.

Va-

non vVra animo che vaTremolava; e non v^era l

e l

nervo che tremolasse. Ma coi guizzi


e con le ombre serviva a rendere pi
crudo, fra mento e fronte, r intaglio
del
154

proposito

in

quei

volti

ossuti.

LA CORONA DEL FANTE

Quando

spense, ciascuno ebbe la

si

sua luce in
piedi,

suno

s.

Tutti

balzammo

in

primo Giovanni Randaccio Neslasci

lembo

il

bandiera.

della

Com'egli s'incammin primo verso


l'uscita,

ciascuno

trasse

che ciascuno teneva


gno.

Che mai

quel

brivido

E, se

in

colpito,

lembo
nel

stretto

pu-

pu valere
compagni giurati?

nella vita
di

quel

non

pel

punto

sarei

io

morto

fossi stato

nella pi

pura grazia?

La granata non mi
perse di

colp;

mi

co-

schegge. Potei scrollarmi e

mio cammino. Allora Giovanni Randaccio disse a uno


*^
de' suoi fanti
Leva la coronatura
a quel bossolo. Ne faremo una corona
per il nostro compagno.
seguitare ifleso pel

II

fante

si

pose

al lavoro.

punta defla baionetta cercava

Con

la

di stac}55

LA CORONA DEL FANTE


care

li

rame

lavorando

daU^acciaio^

attento e leggero,

Perch

ci

il

capitano,

**

la

corona? ,,
" No tf rispose

**

metti tanto ?

Hai paura
il

sar sempre bella.


stare la

fante,

Ho

,,

gli

di

**

chiese

guastare

La corona

paura

di

gua-

punta della baionetta che mi

deve servire

fra poco,

,,

Maschia risposta d^un espugnatore


delFaiti, Di quella baionetta, che stacc
il rame dall^acciaio, fu irto l'estremo saliente del nostro

Castagnevizza e

sforzo
il

orientale tra

Vippacco, Era una

baionetta del Secondo Battaglione,

Questo
daccio in
scritte di

racconta Giovanni Ranuna delle tre brevi prose


suo pugno nel rovescio della

carta ch'egli

aveva seco

della battaglia,

Uho

titolo di nobilt,
}56

sul

terreno

ereditata; e

m'

LA CORONA DEL FANTE

La sua
la

come

gentilezza, ch'era larga

sua prodezza, consigli

ai suoi sol-

rame due
una d'argento e una

dati d' inserire nel cerchio di

fronde di lauro,
**

d'oro,

Quella d'argento per


per

d'oro

quella

perch oggi, in

il

Italia, la

poeta

il

combattente;
fronda d'oro

serbata soltanto ai combattenti.

amica
a

lui

sorti

dono

il

n a

dei suoi soldati.

me

Ma

n a voi l'urto

mai un

concesse

mano

Egli voleva offrirmi con la sua

delle

intervallo

giorno della radunata era

di
dif-

agio.

II

ferito

senza termine, di fortuna in for-

tuna.

Ci

ritrovammo su

Trieste, in

una sera

la

della

via

di

terza pri-

mavera. Egli pareva pi grande: aveva


la statura della

sua speranza.

mavo

latino

Allora

mi parve che anche

si

fu

il

suo fiume

fosse profondata nel

la

Il

Ti-

letale.

corona

gorgo notturno.
157

LA CORONA DEL FANTE

Voi la custodivate. Ma sembra che


medesimo oggi la riporti. Non

egli

riceva.

corona del fante,

la

mia, se bene io da voi


vostra.

corona

di tutti

la

la

Ciascuno

fanti.

di voi

abbia oggi la sua fronda d'oro.

Chi dei veterani ha nella memoria


l'ordine del giorno dato dal

dante

il

3 novembre J9J6?
**

Incomincia :
soldati del
tutti

Ufficiali,

graduati e

Secondo Battaglione,

siete

eroi.

r ordine

del giorno rivolto

soltanto ai suoi Lupi

degni di questo
tutti

Coman-

un nome

nome

ma

tutti

non
fanti

che oggi sopra

chiaro,

un nome che

risona nel miglior bronzo della fama,

un nome da
perpetuo.
}58

lodare,

da celebrare in

LA CORONA DEL FANTE

Giovanni Randaccio era

il

fante e-

Non poteva essere se non


Pareva stampato fante dalla naEra un figlio della terra, una

semplare.
fante.
scita.

creatura della zolla e del sasso, della

mota

Per amore

e della polvere

smania del nuovo,

l'ardimento, per

aveva tentato

del-

di

prendere

le

ali,

di

alzarsi a volo, di combattere nell'aria,

Quando

l'incontrai

prima

la

aveva ancra Tinsegria


sul braccio; e

pareva

si

volta,

dell'aviatore

rammaricasse

non essere nell'azzurro, se da un


camminamento ingombro gli avveniva
di

di volgere gli occhi al palpito

macchina
cielo

alata*

Ma

non era

avrebbe perduta

avrebbe smarrita

la

la

d'una

cos.

Nel

sua forza vera,

sua vera potenza.

Anche in sella
stava come un fante. La forma del
cavallo non s'accordava con la sua

Egli

era nato fante.

159

LA CORONA DEL FANTE


struttura.

Montava a

cavallo per stare

pi alto, quando arringava

Uarcione era

soldati.

sua ringhiera* Poi

la

discendeva, e per combattere s'affidava


ai suoi garretti.

Era l'esempio d'ogni improba virt.


Era l'uomo compiuto della guerra
nuova: l'audacia
modello della
operaio della
il

riscolpita

secondo

il

pazienza. Era il vero


vittoria. Insomma, era

fante.

Era come

voi,

come

combattuto con

lui,

combattono senza

quelli

che hanno

come quelli che


come quelli

di lui,

che combatteranno rammentandosi


lui e

come

di

che combatteranno

quelli

senza rammentarsene.

Quando
di lode

con

io

sommessa,

quel

sbito

ch'era in lui
160

dicevo una parola

gli

il

egli

mi rispondeva,

pallore

trasparente

segno dell'emozione

LA CORONA DEL FANTE

mi rispondeva netto:
miei soldati mi valgono, ,t

Tutti

profonda,

**

E mo-

strava

le trincee

spaventose cementate

dal coraggio fisso.

Per umilt verso


eroi ignorati,
i

mille

un giorno

mille

vofle togliersi

segni azzurri dal petto; e io F imitai,

parve

di essere pi vicini

taciturno che vi guarda

segna

tutti,

tutti,

che vi premia

al

Dio

che vi

tutti.

Chi pu pi parlare a voi

dell'e-

roismo antico, o fanti? Potete strappare dalla storia

le

pagine dei noti

esempi e mettervele per fodera dei


piedi dentro le scarpe fracide fornite

dal frodatore.

Quell'eroismo era un baleno, era

una

una illuminazione repentina, un momento sovrumano, Aveva il suo motto breve, il suo gesto
folgore, era

rapido.

Sorgeva

nell'aria,

alla

vista

LA CORONA DEL FANTE


di tutti,

come una

statua istantanea,

come un gruppo improvviso, come una


fusione gloriosa che la gloria fermava

e freddava per sempre.


II

vostro

dentro di voi

come le vostre ossa,


come il vostro scheletro;

r armatura

interna,

sempre

l;

regge la vostra carne misera e la tiene


esposta di continuo alla distruzione pi

orrenda

La

vostra

drappo della bandiera e

come

vita
il

il

vostro co-

raggio come Tasta Ci sono bandiere infisse che


pisce L'asta

stramazza e

il

vento lacera e ra-

rimane
il

II

vostro corpo

vostro coraggio resta

in piedi Si deve pur dire che


si

dissolve, e che aggiusta

fucile

}62

ha

tirato

fanti

fucile pi giusto

del fucile d'un morto

non

mira del

caduto di mano Tutti

sanno che non v'

colto

la

Chi Tha rac-

con

quello,

non

LA CORONA DEL FANTE

ha mai

fallito

Non

colpo.

il

vero

forse?
Siete tutti eroi vi gridava Gio-

**

vanni Randaccio dopo quei


di

carsico

delirio

San

Carlo.

tre giorni

Ognissanti

tra

Era Tassalto ebro; e pa-

reva che tutto fosse dimenticato*

Ma

eravate eroi prima di balzare, prima

prima

di inerpicarvi,

Eroi

pure uomini

come

di correre.

e pure non sembravate nep-

ma

cose,

ma

come

le pietre tritate,

sventrati,

come

come

le

tiglie

rotte, l,

scatole

gli

povere cose

elmetti

vuote,

sacchi

sformati,

come

le

bot-

immobili, nella trincea,

nella dolina, nella foiba, rattratti, col

dosso dalla parte del


le

tiro

nemico, con

scarpe nel pantano, con la belletta

color di dissenteria fino a


l, inchiodati,

mezza gamba,

nei mulinelli della

morte

avvampante, nel fragore che sembra


}63

LA CORONA DEL FANTE

eguale ed una minaccia dalle lingue


diverse a cui
se

non

Oh

**

non

si

pu rispondere

eccomi^ eccomi, eccomi.,,


chi

nell'antico sacrificio

tende

la gola al coltello

senza chiudere

occhi.

indugia,

coltello

II

sembra anche

il

grida:

boia fallisce

U attimo

agli astanti un'eternit

Una

d'intollerabile pena.

stimone

gli

il

^*

voce

Tagliai,,

di te-

Quando

colpo e deve iterarlo,

l'indignazione urla dalle viscere della

L' immobilit

fofla.

dominio
attimi.

di s pi

Ma

della

nefl' attesa

morte sempre parsa

la

ardua:

prova del
l'attesa

la vostra attesa di giorni,

di settimane, di mesi, di anni; e

sotto

il

di

ferro freddo,

un

ma

sotto la

non
fe-

non mai imaginato neppure da quel maschio della

rocia di

flagello

nostra razza infoscato dalla fuliggine


dell'Inferno,

neppure da quel castiga-

LA CORONA DEL FANTE


torc che tuff gli avversarli nella pece,
li

confisse col capo in gi,

le falde di

fuoco,

fetida,

lacer

li

li

cosse con

lord con la pioggia

li

con

le

zanne

delle

cagne.
Si dice che c' una vita e

che

c*

e nella

Ma

per

la vita e

il

fante c' qualche cosa che

la morte;
specie di

qualche cosa che non

un elemento nuovo,
limite sospeso, una specie

e*

d'orlo misterioso e irrespirabile,


egli

dice

una morte. Si vive nella vita


morte si muore* Sembra vero.

non
una

si

dove

pur respira e spesso ride e spesso

canta, e

non

perisce; perch io dico

che quell'elemento l'infima immortalit

dell'uomo.

Carne da macello? La
delle

mandre che

chiamarono Lupi.
di essere ingiusto.

loro, quella

Monte Melino vi
non m'importa
Guardo voi, conosco
al

165

LA CORONA DEL FANTE


voi

Ora

voi, chi vi solleva fuori della

trincea? chi vi drizza.^ chi vi

Vi ho

fuori della difesa?

d quel grand^urto

veduti.

come

tratto,

quando per chiudere T otturatore


voi

fucile imbrattato

con un gran colpo

Bene

letta?

vi

ho

Chi

impaccio

al vostro

fangoso e vi fa pronti d*un

scaglia

battete

di pietra

la

del

leva

di pa-

veduti. Dico che

non

eravate carne. Io stesso, nel guardarvi,


ero

distrutto

soffio.

lere

una
d*

passione, ero

dalla

un

M^apparivate una forma del vo-

sovrumano, un impeto senza peso,

come un pugno

offerta saliente

incenso

gettato

nella bragia. Voi,

gente dei campi, gente


gente d'officina e

dei

d'officio,

mestieri,
villani, o-

perai, borghesi d'ogni parte e d'ogni


arte, inselvatichiti

spelonche,

voi

come

che addentate

gnotta e tracannate
166

appostatori da

il

la pa-

fiasco, voi

che

LA CORONA DEL FANTE


vi accovacciate nella tana sudicia che

sa di fogna e di sepolcro, voi che


potete lavarvi

il

muso

se

non

non

col vostro

sudore o nel rigagnolo, voi gente lorda


e greve di sotterra, voi in quel

punto

non eravate se non fiamma celere, non


eravate se non anima splendida, come
in un Resurressi.

O bella fanteria d^ Italia, fiore sommo


e intero della nostra razza discorde,

che con

stimoniato
quali

anni

tre

la

di martirio

fede

all'Italia

etema,

palme ti offriremo, di quale fronda

potremo incoronarti?
vale*

hai te-

II

metallo

non

L'oro oggi battuto in troppi

falsi conii

aureole

Ripenso

di

sole

Veliki nella
diarii dei tuoi

alle mifle e mille

raggiate

vittoria

sul

vostro

d'Ognissanti.

due reggimenti. Brigata


J67

LA CORONA DEL FANTE

Toscana, come

diarii di

cento

non

reggimenti, che sono se

altri

Atti di

Martiri?

La parola vera quella di quel


Capo che a Oslavia, guardando le
compagnie sanguinare imperterrite
girone in girone
vertiginosa

dell'ardire

mantelline grigie e

svolavano

gli stracci di

rossa, vestimenti superflui per


salitori - grid, tra

dove puntano

Quei

fanti

le

carne

tali

as-

rugghio e singulto,
**

col cuore in gola:


ciare

di

mentre dalla ruota

il

Bisognerebbe bapiede, quei fanti I

che stampavano

la creta

fulva di Oslavia, e quelli che pesta-

rono

la poltiglia

e quelli che

si

grumosa

Podgora,

invescarono nel mastice

rossastro del Carso,

tutti -

Monte Nero,
l' Ermada, da Tolmino
chele al

del

dal

San Mi-

dal Vodice alal

Pecinka, da

Sagrado a Plezzo, da Piava a Do168

LA CORONA DEL FANTE


berd, e

nomi

soverchiano

vittoriosi

la misura del clipeo di Brescia

- tutti,

dai ghiacciai del Cevedale alle

Timavo,

del

rono

carono

dai primi che cincischia-

reticolati

le forbici

con

le

pinze e con

sino agli ultimi che straboc-

pei

tutti

sono

gli

fronte unica

si

sia

eroi

che su

della pi travagliosa battaglia


la

bom-

varchi aperti dalle

barde schiaccianti,

**

fonti

combattuta

per la causa dell'uomo libero.

la battaglia di

novecento giorni.

Sta dietro di noi, arde dietro

di noi,

accende di s l'orizzonte dell'anima.

L'ombra

del

contro

suo splendore.

fallo

espiato

non pu

I nostri

morti

occupano per noi ogni palmo

della

il

conquista.
i

di

Su le cime che espugnammo,

nostri morti

tengono accesi

fuochi

ricordanza, con le loro ossa che

non

si

consumano.
)69

LA CORONA DEL FANTE


**

Miei Lupi ,f

vi

Randaccio che vive

grida Giovanni
**

anche un

c'

un fuoco

fuoco sul Faiti e c' anche

San Giovanni.

in

nel pugno.

altri

fiamma

la

,,

Farca

chiata.

sono

ci

Ho

da accendere.

fuochi

S,

Ma

di

Aquileia

magnanimo

II

s' scoper-

venuto per

marciare davanti a voi, portando


traverso

gran petto

il

volta, quella che


retro.

la

at-

la bandiera av-

ammant

il

suo

sua tracolla del Veliki.

fe-

Ve

ne ricordate?

Tra

le

Giudicarie e

taglia

solo

lagune del

le

una batche non avr pi se non un

Piave sta per

nome

vostra

la

prova

riaccendersi

battaglia

suprema,

d' Italia, la

fanti,

fabbri del nostro destino, operai della


vittoria.

Io vi giuro che per ogni tratto


J70

man-

LA CORONA DEL FANTE


tenuto,

per ogni pollice ripreso, per

ogni linea spinta pi innanzi, l dove


avrete puntato

il

piede, la patria ba-

cer r impronta.
Novembre 19t7

Maggio I9J8,

\n

INDICE

L
IL

Alla guardia del Piave

una radunata
ficiali

d'ogni

di

Pug.

41

53

7J

95

103

iti

uf-

arma

III.

Agli Italiani della Rcpo-

IV

Agli Italiani degli Stati

bliche latine

Uniti

V.

VL

Alle reclute del '99


II

vincitore

...

non pu vin-

cere

VII.

Uombra

delle ali e l'om-

bra della croce


Vili.

DC
X.

Pasqua

di

....

promissione

Alle reclute del J900

123

La corona

(45

del fante.

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Unaor Pat.

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