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UNIVERSIT CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO

Facolt di Psicologia
Corso di Laurea in Psicologia

UNA DONNA DIVENTA MADRE,


UNA MADRE RESTA DONNA: UNO STUDIO EMPIRICO
SULLA RELAZIONE TRA RAPPRESENTAZIONI
MATERNE IN GRAVIDANZA E FUNZIONE RIFLESSIVA
Tesi di Laurea di:
Emanuela FOLLIERO
Matr. N 2703923

Relatore:
Chiar.mo Prof. Gherardo AMADEI

Anno Accademico 2002-2003

Indice
___________________________________________________

Una donna diventa madre, una madre resta donna: uno studio
empirico sulla relazione tra rappresentazioni materne in
gravidanza e Funzione Riflessiva.

Cap. 1 La gravidanza come esperienza psichica.

Pag. 5

1. Una donna diventa madre, una madre resta donna.


1.1

La gravidanza equivale ad una scelta nella realt attuale.

1.2

Una nuova identit tra passato e futuro.

2. Emozioni e cambiamenti nel corso della gravidanza nella vita personale.


2.1

Il desiderio di maternit.

2.2

La scoperta della prima gravidanza.

2.3

Evoluzioni somatiche e corrispondenze psicologiche.

2.4

A proposito delle visite mediche.

2.5

Ansie e preoccupazioni.

2.6

Le fantasie sul parto.

2.7

La psicoprofilassi ostetrica e i corsi di preparazione al parto: un supporto


alle gestanti.

2.8

Un processo di responsabilizzazione.

2.9

Lattivit lavorativa.

2.10

Modificazioni della sensibilit

3. Emozioni e cambiamenti nel corso della gravidanza nella vita di coppia.


3.1

La sessualit in gravidanza.

3.2

La regressione della donna e latteggiamento protettivo del partner.


2

3.3

Rapporti arricchiti o deteriorati?

3.4

Padre e madre a confronto: lesperienza della gravidanza vissuta


in prima fila dalla donna.

Cap. 2 La Funzione Riflessiva.

Pag. 36

1. La Funzione Riflessiva: le fil rouge di molti studi.


1.1.

La Funzione Riflessiva nella psicoanalisi.

1.2

La Funzione Riflessiva nella teoria dellattaccamento.

1.3.

La Funzione Riflessiva nella teoria della mente.

1.4

Ampliare lo studio della Funzione Riflessiva a nuovi ambiti: una


ricerca sulla gravidanza.

2. La Funzione Riflessiva e le sue caratteristiche.


2.1

La sua importanza.

2.2

La Funzione Riflessiva come strumento danalisi.


2.2.1 Le demand questions.
2.2.2 Il sistema di codifica.
2.2.3 I vari livelli di Funzione Riflessiva.

3. Ritrovamento della Funzione Riflessiva negli studi sulla gravidanza.


3.1

Rielaborare il passato per un nuovo rapporto madre-figlio.

3.2

La Funzione Riflessiva alla base della competenza genitoriale.

3.3

La Funzione Riflessiva e la rappresentazione del feto.

Cap. 3 Lo studio delle rappresentazioni materne in gravidanza.

Pag. 50

1. Breve excursus sul concetto di rappresentazione.


1.1

Le rappresentazioni in psicologia.

2. Le rappresentazioni materne in gravidanza.


2.1

La rappresentazione del bambino.


2.1.1 I movimenti fetali: lo start effettivo della rappresentazione
del bambino.
2.1.2 La relazione madre-bambino.
2.1.3 Le diverse dimensioni della rappresentazione del bambino.
3

2.1.4 Il bambino nei sogni delle gestanti.


2.1.5 Le fantasie coscienti sul bambino.
2.1.6 Il bambino idealizzato.
2.2

La rappresentazione di se stessa come madre.


2.2.1 Uno sguardo alle proprie radici per affrontare il futuro.
2.2.2 La propria figura materna: un protagonista nello scenario
psichico della gestante.
2.2.3 Stili materni.
2.2.3.1 Un esempio di madre regolatrice.

3. LIRMAG: uno strumento per la ricerca sperimentale sulle rappresentazioni


materne in gravidanza.
3.1

LIRMAG (Intervista per le rappresentazioni materne in gravidanza).


3.1.1 Le aree di indagine dellintervista e la loro codifica.
3.1.2 Le categorie delle rappresentazioni materne in gravidanza.
3.1.3 Le scale di aggettivi.

3.2

I potenziali ambiti applicativi proposti dagli Autori.


3.2.1 Alcune ricerche sperimentali e i loro risultati.

Bibliografia.

Pag. 84

Capitolo 1
La gravidanza come esperienza psichica.
__________________________________________________

1.

Una donna diventa madre, una madre resta donna.


La gravidanza rappresenta un evento cruciale per la donna e il modo di viverlo influenzato

da fattori, oltre che biologici, anche psicologici, sociali ed economici. Durante questo periodo ci
che avviene nel corpo avviene anche nella mente: si susseguono una serie di aggiustamenti di
ordine fisico, mentale e pratico che provocano un certo impatto sulla gestante, sul suo compagno e
sul rapporto con la famiglia dorigine.
testimonianza scritta:
Sei in continua evoluzione e cambiamento, fisicamente ti modifichi e la tua mente comincia a progettare sulla
vita che porti dentro di te, a cosa succeder quando nascer, quante responsabilit, gioie, fantasie, giochi.

Stern (1995) ha definito costellazione materna la condizione di riorganizzazione della vita


psichica, di cambiamento delle rappresentazioni di s come persona, moglie, figlia ed ora madre.
Studiare la gravidanza come esperienza psichica significa dunque tener conto di tutta la
storia della donna, passata e futura: considerando lunicit del background di ciascuna, ormai noto
come esistano tuttavia delle regolarit, delle costanti in tutte le gestanti. Come il corpo subisce
trasformazioni per accogliere e contenere il bambino, cos la mente della donna comincia a
fantasticare su se stessa nel nuovo ruolo di madre e sul proprio bambino, sulla relazione che si
instaurer tra loro, non solo appena nato, ma anche quando sar pi grande.
Diventare madre unesperienza unica nella vita, influenza dunque molti aspetti della vita
individuale, di coppia, della famiglia allargata e non sempre connotata da caratteri positivi.
Stern (1998) fa notare che lassetto materno il frutto del lavoro intrapsichico della
gestante durante i nove mesi, non si costituisce nel momento in cui d alla luce il suo bambino, ma
emerge gradualmente durante tutta la gestazione e nei mesi successivi al parto. Nelle sue ricerche ha
chiesto a pi donne quando hanno cominciato a sentire di essere diventate davvero mamme,
presupponendo che la risposta pi frequente sarebbe stata: Quando ho partorito, naturalmente. In
realt giunto a concludere che la maggior parte delle madri diventa mamma pi e pi volte,
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con certezza crescente, nellarco di diversi mesi. La nuova identit pu sbocciare in un momento
qualsiasi della gravidanza, per configurarsi poi con maggior precisione dopo la nascita del bambino
e dispiegarsi pienamente dopo parecchi mesi di cure a casa, quando la mamma si rende conto di
essere diventata tale ai suoi occhi (Stern D.,1998).
Pu sembrar banale sottolinearlo, ma madre si diventa mentre donna si resta, seppur con un
connotato in pi: questo significa che le trasformazioni a cui soggetto il corpo, lumore, i ritmi di
vita sono parallele alla conservazione del contesto relazionale, famigliare, amicale in cui si rimane
inseriti. Di questo aspetto bisogna tener conto, in quanto proprio da questo punto di vista che
diventa ragionevole esplorare le costanze e i cambiamenti reali, immaginari oppure semplicemente
ipotetici che la donna si trova ad affrontare.
1.1

La gravidanza equivale ad una scelta nella realt attuale.

Sul desiderio di maternit esiste una vasta letteratura, ricca soprattutto di contributi
psicoanalitici. Non ritengo sia questo il momento di riportare le considerazioni che sono state fatte a
proposito, saranno meglio illustrate prossimamente. Vale comunque la pena cominciare almeno ad
accennare come gli Autori da sempre hanno considerato la gravidanza come un evento che si
inscrive nel processo evolutivo di una donna (Lipari E. e Speranza A. M., 1992). In breve la
gravidanza viene considerata come la realizzazione del desiderio pi intenso per la donna, presente
nel suo stesso corpo per natura.
Pur riconoscendo limportanza di questi contributi, opportuno sottolineare linfluenza sul
desiderio di maternit delle molteplici spinte, dentro e fuori di s, a cui la donna soggetta nella
realt attuale. Negli ultimi decenni hanno avuto luogo grandi cambiamenti nel comportamento
sociale e sessuale delle donne: recentemente la maternit rappresenta un tema che credo si possa
definire ai margini della cultura e dellidentit femminile, essendo ormai superato il tradizionale
assioma che legava donna e madre in un binomio inscindibile. Un tempo il divenire madre
costituiva il momento di realizzazione femminile per eccellenza, la capacit generativa
rappresentava lessenza della femminilit. Oggi i processi sociali di emancipazione femminile
hanno mutato sia il ruolo della donna, sia il concetto della sua identit, a tal punto che la maternit
si inserisce in un progetto pi ampio di vita.
Ferrari Occhionero (1997) analizza la transizione della famiglia italiana verso una forma
postmoderna, caratterizzata dalla diminuzione dei matrimoni, dallaumento di convivenze, di
separazioni e di nascite fuori dal matrimonio, non ultimo dallincremento del numero di donne
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lavoratrici. Conclude sostenendo che tutti questi fattori rivestono un ruolo decisivo nella scelta di
avere un figlio.
La procreazione dei figli diventata effettivamente una scelta da combinare con altre: oggi
la nascita di un figlio programmata, desiderata e attesa oppure respinta ed evitata, rimanendo
sempre e comunque oggetto della razionalit, sia individuale che di coppia. In un articolo di Scabini
(1998) si pu leggere che attualmente la procreazione non pi considerata un destino biologico,
ma pare sia in vigore un paradigma sociale che considera la procreazione allinsegna del
controllo. Viene inoltre precisato per come questa programmazione, questo controllo si scontrino
necessariamente dopo la nascita con la sorpresa. Da una ricerca condotta da unquipe del Centro
Studi e Ricerche sulla Famiglia dellUniversit Cattolica di Milano, pubblicata a cura di Wilma
Binda (1996), emerso infatti un difficile connubio tra aspettative e realt. La sorpresa
purtroppo a volte non tarda a cogliere la donna, ma compare gi durante la gravidanza:
testimonianza scritta:
La maternit per me stata dapprima un sogno (fin da bambina), poi una speranza ed stata fortemente
cercata e desiderata, ma al momento del suo arrivo non lho accolta come pensavo. Quando ho scoperto di
aspettare un bambino ho avuto paura, mi veniva da piangere, tremare, ho fatto fatica ad accettare anche le
mie trasformazioni fisiche, per cui ho provato disagio.

Tornando comunque a questa modernizzazione dei comportamenti procreativi, se ne pu far


risalire lorigine anche alla sempre pi diffusa cultura della contraccezione, che ha reso
indipendente il concepimento dal rapporto sessuale e alle tecniche di fecondazione artificiale che
tentano di soddisfare il desiderio di genitorialit di tante coppie.
A sostegno delle mie precedenti affermazioni cito studi antropologici che riconducono il
fenomeno a fattori sociali e culturali e che sostengono come i comportamenti legati alla
procreazione non siano identici nel tempo e nello spazio, ma piuttosto risentano molto delle
ideologie e dei modelli culturali vigenti (Mead M., 1949; Shorter F., 1975).
Anche la sociologia sostiene quanto sopra con le sue ricerche sui cambiamenti sociodemografici della famiglia, sul tipo di relazioni che si instaurano tra famiglie giovani e famiglie
dorigine, sui mezzi e le risorse che hanno a disposizione le coppie per crescere e costruire un
nuovo nucleo famigliare. Bramanti e Scisci (2001) hanno individuato le quattro tipologie di
genitorialit pi diffuse in Italia negli ultimi tempi: la genitorialit differita, la genitorialit assistita
(grazie alla diffusione di nuove tecniche di fecondazione artificiale), quella interrotta (con laborto)
e la scelta adottiva. Le Autrici inoltre hanno riconosciuto le differenze che contraddistinguono le
ragioni di ieri e quelle di oggi che conducono alla scelta di un figlio, le prime sociali ed
economiche, le seconde maggiormente affettive. Nellanalisi di queste ultime compaiono motivi di
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natura sentimentale, tendenzialmente narcisistica, gli stessi responsabili del rifiuto della
genitorialit: il figlio rifiutato perch non c tempo, costa troppo, fa perdere la libert, troppo
impegnativo (Bramanti D., Scisci A., 2001) Il rapporto che si instaura tra la prole e la coppia viene
definito, forse provocatoriamente, di tipo utilitaristico, troppo oggettivo: i figli hanno perso il valore
sociale di cui godevano. Allo stesso modo Scabini (1998) occupandosi di Psicologia della famiglia,
parla di puerocentrismo narcisistico, un atteggiamento tipico della nostra societ che vede il
figlio come una forma di realizzazione delladulto. Ritornando al contributo di Bramanti e Scisci,
da notare come le Autrici non manchino di rilevare un aspetto positivo del fenomeno in argomento:
il rinvio di un figlio esprimerebbe anche la presenza di una maggiore consapevolezza del valore
della maternit e della paternit e un crescente timore rispetto allassunzione della responsabilit
genitoriale (Bramanti D., Scisci A., 2001). A questo proposito Righetti e Sette (2000) parlano di
procreazione responsabile sottolineando la necessit della responsabilit educativa del bambino,
il desiderio intenso di questa creatura che deve essere prima voluta e poi accettata.
Credo si possa citare il pensiero di Poggi e Volpe (1986) come sintesi delle varie
argomentazioni che sono state fatte sul desiderio di maternit: appare come il risultato di
componenti svariate dellesperienza e pu essere associato dalla donna stessa, consapevolmente o
inconsapevolmente, a una molteplicit di significati diversi, in cui le fantasie infantili relative alla
nascita e alla procreazione svolgono un ruolo di grande importanza .
Realmente dunque essere madre oggi equivale ad una scelta: attualmente lecita la facolt
di decidere se e in quale momento del proprio ciclo vitale avere un figlio, vagliando
preventivamente i progetti e gli obiettivi legati alle proprie esigenze economiche o sociali. Nel
periodo odierno le donne godono della possibilit di slegarsi da uno stereotipo che le ha viste per
secoli vincolate al loro genere, al ruolo materno, per darsi altre opportunit di sviluppo e di crescita
personale.
1.2

Una nuova identit tra passato e futuro.

Numerosi Autori concordano sul fatto che la gravidanza sia una crisi transizionale, hanno
sottolineato lo squilibrio emotivo della donna gravida e la conseguente vulnerabilit psicologica. I
nove mesi della gestazione sono caratterizzati infatti da una serie di conflitti tra la nuova vita e
quella trascorsa, tra gioie e timori, in cui i protagonisti del vissuto mentale sono molteplici: la donna
stessa, il feto, le figure parentali, il partner. Nuovi e vecchi conflitti si incontrano, chiedono alla
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donna il compito di risolverli con una nuova elaborazione della propria identit, con la rivalutazione
dei rapporti che intrattiene.
Proprio sullidentit viene posto laccento da Di Vita e Giannone (2002); le Autrici ne
individuano quattro tipologie che vengono rimesse in gioco quando una donna (ed anche il suo
compagno) deve affrontare questa esperienza: lidentit genitoriale come luogo di rielaborazione
della propria capacit di prendersi cura del bambino; lidentit di genere, come specificit
femminile nel concepimento di una creatura; lidentit familiare, come contesto in cui crescere
come donna-madre; lidentit del bambino, che man mano prender forma come soggetto psichico e
successivamente reale.
E interessante quanto una donna, alla seconda gravidanza, scrive con il senno di poi
riferendosi alla prima gestazione: la transizione tra passato e futuro, oggetto di questo paragrafo,
viene esplicitata in analogia al passaggio dalladolescenza allet adulta.
La prima gravidanza, dato che sono gi alla seconda, la definirei: la scoperta ... lho vissuta con lanimo di
un adolescente che si avvicina al mondo degli adulti, ma non ne ha ancora appreso il reale significato: tutto
entusiasmo con un pizzico di incoscienza, immagini ma non hai il senso di quello che sar e desideri che arrivi
presto il momento fatidico.

Nel tempo gli studi psicoanalitici hanno concepito la gravidanza sempre pi come un
processo, piuttosto che come un evento: Bibring (1959, 1961) in particolare la definisce crisi
maturazionale normativa, paragonabile a quella adolescenziale e alla menopausa. Ne sottolinea gli
aggiustamenti psichici, le nuove identificazioni e regressioni. Durante questo periodo cambia
limmagine che la donna ha di s, si verifica una ridistribuzione degli investimenti affettivi,
oggettivi e narcisistici. Un ruolo centrale in questo processo giocato dalla modalit con la quale
vengono rivissuti e rielaborati i conflitti in particolare con la propria madre.
Pines (1972, 1982) considera appunto lattesa di un figlio come loccasione in cui verificare
o completare il processo di separazione-individuazione dalla propria madre. La donna si trova in
questo momento della sua vita in una condizione particolare, essendo essa stessa
contemporaneamente madre e figlia. Da questa posizione le risulta accessibile una doppia
identificazione: con la figura materna e con il feto che porta in grembo. E impressionante come il
brano che riporto qui di seguito esprima proprio quanto scriveva lAutrice.
testimonianza scritta:
... con la gravidanza diventi lelemento di congiunzione tra la vecchia generazione e la nuova che stai
creando, io sono figlia e mamma, mi trovo in un dualismo che convive in sintonia: capisco mia madre, le sue
apprensioni, i suoi pensieri e capisco mio figlio perch da figlia ho sempre bisogno di conferme damore che

poi trasmetto a mia volta come in una catena. Vorrei riuscire a trasmettere lamore e le conferme che ho
sempre ricevuto dai miei genitori.

Il pensiero di Bibring sulla possibilit di confrontarsi con la propria madre in questo


momento della vita, ritorna nella distinzione che Pines fa tra desiderio di gravidanza e desiderio
di maternit, indicando con il primo appunto il bisogno narcisistico di provare a se stessa che il
proprio corpo funziona come quello della madre. Il desiderio di gravidanza presente in ogni
gestazione, ma particolarmente attivo nelle gravidanze adolescenziali: si tratta di un desiderio in
cui in primo piano il proprio s, in quanto si vuole dimostrare che si in grado di procreare.
Durante i nove mesi la gestante comincia dunque a costruire limmagine del proprio s
materno, integrando gli altri aspetti della sua personalit. Lipari e Speranza (1992) utilizzano il
termine crisi nella duplice accezione di pericolo per un equilibrio preesistente e nello stesso
tempo di crescita verso nuovi equilibri. Anche la Bibring (1959) avverte come sia opportuno
cogliere il potenziale di crescita della gestante, accanto ai rischi, ai momenti di fragilit, alla crisi
nella sua connotazione pi negativa.
Lidentit noto come non sia un dato di fatto, raggiunto e mantenuto tale nel tempo, ma
sempre soggetta a continue ridefinizioni che le esperienze e la vita impongono. Tra influenze
interne ed esterne la donna comincia a fantasticarsi nel nuovo ruolo che laspetta, comincia ad
integrare anche questo aspetto nella sua personalit. E in questo senso che la gravidanza andrebbe
considerata come trampolino di lancio verso un nuovo futuro dal punto di vista psicologico, pur
sempre caratterizzato dal background passato della gestante.
Diventa chiaro ora come lo stato appartato (Birksteed-Breen, 1992), tipico delle donne
incinte, sia chiara espressione proprio della rivisitazione del proprio storico e della preoccupazione
per lignoto del futuro. Il ritiro in gravidanza pu riflettere anche la ricerca di un rapporto intimo, di
uno stato di unione con il feto: lo stesso desiderio di fusione che verr trattato in seguito pi
ampiamente.

2.

Emozioni e cambiamenti nel corso della gravidanza nella vita personale.


Cosa succede nella mente di una donna durante la sua prima gravidanza? Come pensa a se

stessa? E al nascituro? Cosa cambia nella considerazione della rete famigliare? La letteratura
psicoanalitica va considerata un po come la cornice teorica di riferimento entro cui muoversi per
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studiare la gravidanza come esperienza psichica individuale. I contributi proposti sono numerosi e
presentano notevoli evoluzioni nel modo di concepirla: sar mio intento riportare i frutti di ricerche
e studi clinici di notevole valore, ma vorrei prima introdurre il tema con le semplici parole di una
madre che potrebbero gi sintetizzare tutto ci che io, con paragrafi e sottoparagrafi, tenter di
esprimere in tutta la mia tesi:
La gravidanza molto pi di un momento poetico, di un momento di felicit. Nessuna parola esprime la
completezza che si raggiunge in questo periodo. La gravidanza paura, scoperta, semplicit,
responsabilit; il tutto vissuto allo specchio perch ogni cosa che pensi bella o brutta come se la vivessi di
fronte ad un riflesso: tuo figlio.

2.1

Il desiderio di maternit.

Comincer ora col riprendere meglio il tema del desiderio di maternit, precedentemente
appena accennato. E noto a tutti come il bisogno di avere un bambino risale a ben prima della
scelta adulta: si manifesta gi durante linfanzia nel giocare con le bambole o a mamma e pap. Si
parlava prima di come grazie alla contraccezione la donna possa oggi decidere quando concepire il
proprio figlio, ma il desiderio cosciente di maternit pu tuttavia celarne altri inconsci: provare la
propria femminilit, la propria capacit generativa, lidentificazione nella figura materna, etc. Di
questi temi si ampiamente trattato nella letteratura psicoanalitica: proviamo a ripercorrere le tappe
di questi studi.
Freud (1915a) colloca in un primo momento lorigine del desiderio di maternit nella fase
edipica (laddove il bambino assumerebbe il significato della soddisfazione del bisogno del pene
mancante), poi anticipa il desiderio nella fase di attaccamento pre-edipico alla propria madre.
Successivamente Deutsch (1945) valorizza invece la funzione ricettiva della gravidanza: pi
che il valore riparativo per la mancanza del pene, ne sottolinea la naturale tendenza femminile a
recepire (a mettere dentro).
Benedek (1956) concependo la gravidanza come un evento psicosomatico, coglie delle
interdipendenze tra le manifestazioni emozionali e laccresciuta produzione ormonale. LAutrice
arriva quindi a riconoscere correlazioni tra modificazioni fisiologiche e tendenze psicologiche.
Nella sua concezione la maternit manifestazione dellistinto di sopravvivere nel figlio,
organizzatore dellistinto sessuale e dellintera personalit femminile.
Erikson (1964), daccordo con il pensiero della Deutsch, sostiene che la funzione materna
sia strettamente legata alla propensione naturale femminile a creare uno spazio interno di
accoglimento per la propria creatura.

11

Riconsiderando i contributi psicoanalitici appena esposti e quelli pi sociologici a cui si


fatto riferimento precedentemente, si potrebbe sintetizzare affermando che il desiderio di avere un
figlio ha unorigine molto complessa, che ha una lunga storia nella vita di una donna. Viene
espresso con le modalit immaginative e rappresentative fantastiche che la bambina ha a sua
disposizione nel corso del suo sviluppo; cio si modifica costantemente rispondendo alle
motivazioni interne ed alle condizioni socio-culturali esterne (Lipari E. e Speranza A. M., 1992).
2.2

La scoperta della prima gravidanza.

Vale la pena soffermarsi un momento per esplorare cosa prova una donna quando scopre di
aspettare il primo figlio. Nei migliori dei casi, soprattutto quando levento preceduto da una lunga
attesa, intrisa di intenso desiderio, si compenetrano la scoperta della propria generativit e
creativit con un intenso rapporto damore col proprio partner e con il desiderio di cura e
responsabilit verso il bambino (Albergamo M. e Nunziante Cesaro A., 1992), tuttavia non
mancano le situazioni pi drammatiche, quelle in cui la nascita di un figlio non era stata
programmata e tuttora non viene accettata: resta fonte di disagio individuale, a volte economico, a
volte sociale, di disordini nei rapporti con il partner, con la famiglia dorigine.
I soggetti che si sono sottoposti alle interviste per la presente ricerca rappresentano un
campione che potrebbe essere rappresentativo delle diverse circostanze in cui pu collocarsi la
scoperta della prima gravidanza. Ritengo opportuno a questo proposito offrire alcuni brani tratti dai
colloqui pi significativi, per chiarire questo primo aspetto del vissuto psichico.
7a intervista:
Ho fatto il test, risultato positivo, sono andata a fare unecografia e il risultato stato quello: ero incinta.
E non sapevo cosa fare se tenerlo oppure no, perch comunque non convivo, non sono sposata quindi
sono stata un po combattuta, ecco, i primi 3 mesi. Anche con il mio ragazzo parlavamo: Cosa facciamo,
cosa non facciamo? Insomma abbiamo trenta anni, possiamo anche tenerlo questo bambino.

E questo un caso un po particolare, ma a lieto fine: si tratta di una gravidanza non


programmata ed inizialmente non accettata. La donna si sottoposta fino allultima visita richiesta
per praticare laborto, poi in seguito alla decisione di portare a termine la gestazione, la coppia
stata colta da unaltra sorpresa:
il giorno in cui volevo abortire insomma ci siamo guardati abbiamo cambiato idea, abbiamo detto:
Teniamo sto bambino. Va bene, andiamo in vacanza, facciamo di tutto, prendiamo laereo etc., etc. Al
ritorno vado a fare una bella visita ginecologica e scopro che sono due. Ho visto nero per cinque secondi.
Ho detto: Due?! (sottovoce). Poi va beh, lho visto cos muoversi e allora mi sono subito innamorata.

12

9a intervista:
Mah la storia della mia gravidanza nasce dopo 2 anni e passa di ricerca, quindi allinizio incredula (ride)
nel senso che dopo tre test ancora non ci credevo. E quindi poi quando mi sono, mi so arresa allevidenza,
sono stata pi che felice, anche se i primi mesi sono stati di ero talmente incredula perch anche i medici ci
avevano detto che sarebbe stato molto difficile avere questa bimba e lho vissuta un po sul filo del rasoio: mi
sembrava di doverlo perdere da un momento allaltro.

In questo caso la gravidanza stata il frutto di un lungo e faticoso iter di ricerca, ricco di
esami clinici e cure accompagnati da speranze, delusioni, altre attese ed in ultimo dalla
realizzazione del sogno di poter aver in grembo il proprio figlio.
10a intervista:
Allora eh lho una gravidanza inaspettata, perch non la prima ho avuto una prima gravidanza
e ho dovuto interrompere perch non ce la facevo, non non ero in condizioni di averlo. E questa
gravidanza eh lho portata avanti grazie a lui (facendo riferimento al compagno), perch lui lo voleva a
tutti i costi e e alla fine ho accettato e

Riporto lesperienza di questa ragazza extracomunitaria a titolo esemplificativo di quelle


gravidanze non desiderate soprattutto per via della giovane et e per ristrettezze economiche. In
questo caso il padre del bambino un italiano, molto pi grande di lei, che lha spinta a tenere il
bambino. Allinizio la decisione stata dunque molto forzata, ma in seguito subentrata la gioia di
aspettare un bambino.
Mi sono pentita, ho chiesto, ho chiesto perdono a Dio, a lui, al bambino, al mio compagno perch non volevo
tenerlo ed stata una cosa bella.

Tutta lintervista tuttavia pervasa da preoccupazioni e dubbi riguardanti la sua instabile


posizione economica (si tratta di una donna di servizio) e relazionale (non sposata con
questuomo).
Pensate di sposarvi? - Dopo, quando nasce il bambino. Mi conosce meglio. Pensa, abbiamo deciso di avere
un bambino senza conoscerci neanche

2.3

Evoluzioni somatiche e corrispondenze psicologiche.

Birksted-Breen (1992) fa notare come la gravidanza, in particolare la prima gravidanza, non


vada considerata una malattia o un ostacolo, ma un punto di crisi che pu portare alla crescita
psicologica parallelamente alla crescita fisiologica o, se la crescita viene ostacolata, alla
depressione, alla psicosi o alla morte del bambino.
La gravidanza effettivamente un evento fisiologico che implica necessariamente
trasformazioni reali dellaspetto, che vanno a ripercuotersi sullimmagine corporea femminile.
13

Piperno e Vallone (1980) sottolineano come lattenzione che la donna rivolge al proprio corpo non
si concentri solo in concomitanza delle trasformazioni corporee, ma accompagna per tutti i nove
mesi lelaborazione del nuovo s, che comprende anche il bambino. La madre deve venire a patti
con lo strano fenomeno due in uno , lesperienza di due persone in un corpo (Lipari e Speranza,
1992). La prima gravidanza diventa unoccasione per la donna di estendere la consapevolezza
corporea fino allinterno del proprio ventre, per poi scoprirci un altro individuo. Questo nuovo io
pu essere percepito come un arricchimento o una minaccia interna (un corpo estraneo, un
parassita).
testimonianza scritta:
Il mio corpo linvolucro che contiene tutto: lamore, lattesa, la speranza, i dubbi e le paure; in me cresce
una vita che mi d vita, mi fa sentire viva, importante ed ogni giorno che passa mi sento pi forte, pi ricca di
sentimenti e di amore.

Per prima Benedek (1956) ha elaborato una concezione della gravidanza come evento
psicosomatico, successivamente vari studi hanno individuato delle regolarit psichiche in
corrispondenza delle trasformazioni che il corpo subisce nei nove mesi. In particolare la percezione
dei primi movimenti fetali considerata dalla maggior parte degli Autori un momento di svolta
nella riorganizzazione dellassetto psichico della primipara.
Bibring (1959, 1961) individua due compiti adattivi in relazione a due stadi della
gravidanza. Precisamente nei primi mesi, dopo aver scoperto di avere una creatura in grembo, la
gestante dovrebbe accettarla e considerarla parte integrante di s, fusa con la sua persona. I primi
movimenti fetali invece segnano il momento in cui la donna, avvertendo la presenza del bambino,
dovrebbe cominciare a considerarlo come altro da s. A questo punto inizia il secondo compito che
consiste nel riorganizzare gli investimenti oggettuali per prepararsi allevento nascita: solo allora la
separazione dal bambino sar reale e visibile. Come afferma la Bibring, i movimenti fetali rompono
lunit narcisistica precedente e introducono innegabilmente il bambino come nuovo oggetto
dentro il s Questa parte di s che comincia a muoversi indipendentemente e che viene
riconosciuta come il bambino che sta per nascere, comincia ad essere percepita come se fosse un
altro oggetto, e questo prepara lentamente la donna al parto e alla separazione anatomica (Bibring
G., 1961).
Le fantasie della gestante vengono messe in relazione a quattro periodi specifici da Pines
(1972, 1982). LAutrice distingue il primo stadio che occupa lintervallo dal concepimento alla
percezione dei movimenti fetali, il secondo che si estende fino agli ultimi mesi della gravidanza, il
terzo che precede il parto, mentre il quarto momento lo segue.
1. Nel periodo iniziale la donna molto concentrata su se stessa, sulle modifiche che subisce il
proprio corpo (in primo luogo la crescita del seno, della pancia, la stanchezza etc.). Il
14

vomito, le nausee e le voglie vengono considerate disturbi psicosomatici, indicatori di una


fase caratterizzata da ambivalenza nei confronti del figlio: da una parte il desiderio di
espulsione, il rigetto e dallaltra il tentativo di appropriarsene, di incorporarlo in una fusione
inscindibile.
2. Con i primi movimenti fetali il bambino viene riconosciuto nella sua individualit e questo
provoca ansie di separazione. Aumentano le fantasie sul bambino al quale si attribuiscono
spesso propri connotati (ad esempio i tratti degli occhi, il colore dei capelli, etc.).
9a intervista:
La immagino un po come me quando ero piccola. Io ero bionda, bionda me la vedo cos

3. Gli ultimi giorni della gravidanza sono invece pervasi dalle preoccupazioni riguardanti i
dolori del travaglio, del parto, la salute del bambino al momento della nascita, la paura della
morte.
4. Nella concezione della Pines la gravidanza si conclude con il momento successivo al parto,
caratterizzato dalla separazione fisica tra bambino e madre, dai cambiamenti del proprio
corpo, dallincontro con il bambino reale. La modalit con cui tutti questi fattori vengono
vissuti ed elaborati dalla donna incider sul suo sviluppo psichico e relazionale in veste di
neo-mamma.
Unaltra suddivisione della gravidanza in tre stadi ci viene dalla psicoanalista inglese
Raphael-Leff (1980), la quale evidenzia unanalogia tra questi periodi e le tre fasi del rapporto
madre-bambino della Mahler (1975): la fase autistica, la fase simbiotica e la fase di individuazioneseparazione. Paragona lintervallo iniziale della gravidanza con la fase autistica normale, uno
stato di inattivit vigile nel quale la gestante concentrata su se stessa, nel raggiungimento del
proprio stato di benessere. Successivamente la donna comincia ad accettare la presenza del
bambino, ad integrarla nellimmagine di s: si giunge cos alla fase simbiotica della Mahler. In
questo intervallo i due individui sono inclusi nellunit duale; il confine comune rappresentato
dal corpo materno, come effettivamente sar per tutta la gravidanza. Segue poi la presa di coscienza
dellesistenza del feto come altro da s, portatore di una sua individualit. In questo momento si
crea il confine mentale che separa i due soggetti: la madre si differenzia dal bambino.
Si pu notare come tutti gli Autori citati concordino nellevidenziare limportanza dei primi
movimenti fetali, considerandoli momenti chiave nel processo della gestazione, incisivi sul vissuto
psichico materno. De Benedetti Gaddini (1992) suppone che sia proprio dalla percezione dei primi
movimenti fetali che abbia inizio la preoccupazione materna primaria, intesa come capacit di

15

sentire e manifestare sollecitudine, di offrire cure e condividere stati emotivi con il feto e
successivamente con il bambino.
Cito in ultimo Barry (1980), il quale ha portato a termine uninteressante ricerca sugli
atteggiamenti della gestante verso il proprio corpo. E emerso come il vissuto storico, insieme al
background ambientale e sociologico di provenienza, influenzino limmagine corporea. Let della
donna e la programmazione della gravidanza sono state segnalate come ulteriori variabili implicate
nella connotazione dello schema corporeo. Questultimo, se connotato positivamente, risulta essere
buon indice di una gestazione accettata e vissuta serenamente.
Vorrei chiudere questa parentesi sulle influenze che le trasformazioni corporee hanno sulla
stabilit psichica della gestante con una nota di Albergamo e Nunziante Cesaro (1992): I
mutamenti fisici possono esacerbare gli effetti disorganizzanti, della trasformazione, connessi al
deformarsi dellimmagine corporea. Ma il corpo che cambia non dichiara subito la presenza del
bambino riattualizzando quella confusiva e disgregante esperienza di perdita della propria
immagine corporea gi vissuta in adolescenza. Ho riportato questa citazione a sostegno delle tante
argomentazioni che in letteratura si possono trovare sul parallelismo esistente tra la prima
gravidanza e ladolescenza: il tema appunto dellimmagine corporea, la crisi maturativa, i
mutamenti nei rapporti con le figure parentali, etc.
2.4

A proposito delle visite mediche.

Alcuni Autori hanno fatto notare gli effetti negativi sulla psiche della gestante che pu avere
il sottoporsi agli esami di controllo: vissuti negativi di intrusione, sensazioni persecutorie, emozioni
di debole entit.
Due decenni fa Barry (1980) sosteneva che le visite ambulatoriali a cui la donna si presta
spesso vengono percepite come aggressive ed intrusive, in quanto provocherebbero una sorta di
estraniamento della donna dal proprio corpo. La visita ginecologica, permettendo esclusivamente al
medico lesplorazione del proprio interno, indurrebbe nella donna un senso di esclusione da questa
esperienza.
Dello stesso parere erano anche Del Carlo Giannini (1981) e Courvoisier (1985) riferendosi
alle ecografie. Precisamente il primo Autore sosteneva che questo esame non sempre vissuto
come un momento particolarmente atteso per poter incontrare il bambino, in quanto limmagine
possiede un indice di realt inferiore rispetto sia ai movimenti fetali che la donna percepisce, sia a
16

ci che fantastica in prima persona. Il secondo Autore fa notare inoltre che dopo la ventesima
settimana il feto, non apparendo pi nel video nella sua interezza, provocherebbe nella madre ansie
di frammentazione.
Recentemente Klaus e i suoi collaboratori (1995) hanno unito le loro conoscenze pediatriche
e psicologiche, impegnandosi nella ricerca di soluzioni che facciano vivere il parto come
unesperienza pi umana e naturale possibile per la madre e per il bambino. Dalle loro
considerazioni sono risultate altre conseguenze che le nuove tecnologie diagnostiche avrebbero
sullo sviluppo del legame con il bambino. Accanto agli effetti positivi che gli esiti dei test
avrebbero nelleliminare parte delle ansie riguardanti la possibilit di anomalie fetali, emersa dalle
loro osservazioni la delusione spessa vissuta dai genitori nel conoscere il sesso del bambino: come
se sparisse met del mistero, una parte della sorpresa. Sarebbe dovuto a questo la richiesta di alcune
coppie di non farsi comunicare questo aspetto riguardante il feto.
Per quanto riguarda invece le procedure di screening sempre pi raffinate introdotte in
questi ultimi anni (gli ultrasuoni, i test per la sindrome di Down, quelli ormonali, etc.) gli Autori
riportano come nella maggior parte dei casi gli esiti degli accertamenti siano negativi e dunque utili
nel rassicurare molte donne sullintegrit della salute del loro bambino. Daltro canto a volte
possono essere motivo temporaneo di ansie ingiustificate, in quanto talvolta gli esiti positivi iniziali
non vengono confermati da prove successive. Langoscia che subito pervade queste donne non le
abbandonerebbe nemmeno dopo la rassicurazione dellesame successivo: la convinzione di dare alla
luce un bambino non sano continua ad accompagnarle fino al momento del parto, se non ancora per
i primi mesi successivi alla nascita. Klaus e i suoi colleghi concludono, forse un po
provocatoriamente, affermando che da sempre le donne in gravidanza hanno fantasie e timori, e a
volte sogni molto angosciosi, e in realt la maggior parte delle madri sognano che avranno un
bambino anormale. Ma questi timori probabilmente vengono accentuati da molti nuovi test mirati a
escludere diverse malformazioni (1995).
testimonianza scritta:
I continui controlli e i test diagnostici fatti in quel periodo mi lasciavano in uno stato di apprensione totale.

Di tonalit tuttaltro che negative sono invece gli esiti di una ricerca condotta poco tempo fa
da Fava Vizziello e dalla sua quipe (2000). Il loro intento stato quello di indagare il tipo di
valenza psicologica che pu avere lesame ecografico, in particolare come la prima ecografia si
inserisce nel vissuto della maternit. Innanzitutto premettono come la rappresentazione che la
madre ha del bambino prima dellecografia si fondi esclusivamente sulle sue fantasie, sulle sue
attese: sono proprio queste ultime che vengono poi messe a confronto con limmagine reale che
offre il video e con le parole dellecografista. Lipotesi da loro confermata che lecografia
17

ostetrica si inserisce nel vissuto materno non come una interruzione volontaria di fantasmi (Soul
M., 1980), ma come una corto-circuitazione momentanea (Courvoisier A., 1985) riguardante
alcuni aspetti del bambino che vanno ad integrarsi in una riorganizzazione dellimmagine fetale
fantasticata. Numerosi sono i vantaggi che sono emersi da questo studio: innanzitutto questo
strumento, oltre al suo valore diagnostico e preventivo, si dimostrato avere uninfluenza positiva
sullimmagine che la donna ha di s, permettendole di vivere con maggiore concretezza la
situazione e il ruolo che riveste.
4a intervista:
la prima ecografia, quando ho visto il battito che stato poi al 2 mese. Quando ho sentito il battito
del ecco l mi sono resa conto, beh mi sono resa conto di essere incinta, insomma di aspettare un bambino
e ed stato un momento particolarmente emozionante. Poi no per il resto s tutte le ecografie sono
sono belle no? Perch ti mettono in contatto diretto con la realt che comunque (ride) tua, ma non
percepisci se non in modo un po filtrato, ecco.

Lecografia inoltre ha una funzione rassicurante e connota positivamente la rappresentazione


del bambino: i movimenti osservati vengono interpretati come segnali di benessere e hanno un alto
impatto nel rafforzare il legame emotivo tra la gestante e la sua creatura. In ultimo gli Autori non
hanno mancato di cogliere una dimensione pi ampia, quella famigliare, in cui si colloca anche la
figura paterna: lecografia permette di aprire una finestra sul feto, attraverso la quale nella stretta
e segreta relazione madre-feto pu inserirsi il futuro padre, a costituire un nuovo nucleo familiare: si
passa dunque da una relazione a due a una relazione a tre (madre-padre-figlio).
11a intervista:
Allora, allinizio si messo piangere dalla gioia. Poi ha avuto un momento dove non si rendeva bene
cio finch non lo sentiva anche lui s, ok, arriva ma adessoda quando vivente, da quando ha visto
lecografia, non quella della quella un po pi avanti dove si vedeva meglio il bambino eh contento!

E sorprendente come questo soggetto associ il vedere lecografia al considerare il


bambino vivente.
Riassumendo con le parole degli Autori si pu concludere affermando che la prima filii
imago parallelamente, e forse con maggior forza, la prima matris imago, in una prova, nella
fantasia, dellinterazione con un bambino pi vicino perch percepito anche attraverso un diverso
canale sensoriale, e pi triadico perch condivisibile con il padre nellesperienza sensoriale (Fava
Vizziello G. e coll., 2000).

18

2.5

Ansie e preoccupazioni.

Si precedentemente accennato a come la gravidanza non sia un intervallo di vita costellato


di sole gioie e speranze, come si vorrebbe nella sua concezione pi romantica, ma spesso si presenta
come un periodo caratterizzato anche da fragilit psicologiche, timori e angosce. Queste
accompagnano pi o meno silenziosamente tutto il processo, ma emergono con maggiore intensit
in prossimit del parto, fase in cui si concentrano la paura dellignoto, del dolore, la preoccupazione
per lintegrit fisica propria e del bimbo.
testimonianze scritte:
Adesso che sono in dirittura darrivo riemergono in me le paure che ho provato nei primi mesi.
Con il ritorno dalle vacanze a Settembre sono incominciate le paure legate al parto e le inevitabili domande:
sar una buona mamma? sar allaltezza della situazione?

Ogni gestazione, anche se molto desiderata e con un decorso senza complicazioni, pu


suscitare sentimenti contraddittori.
Soifer (1971) individua sette momenti in cui alla sintomatologia fisica fa corrispondere un
accesso di angoscia preciso.
1. Nel primo mese lansia legata allincertezza circa lavvenuto concepimento e le proprie
capacit di accudire successivamente il piccolo.
2. Il rischio di aborto, molto alto fino al terzo mese, viene messo in relazione al timore di
annidamento dellembrione, vissuto in modo persecutorio.
3. e

4. Dal 4 al 5 mese i movimenti fetali divengono percepibili, ma possono venir negati

(ad esempio: sembra un battito dali di farfalla), oppure interpretati inconsciamente come
segni minacciosi del bambino (ad esempio il bambino che tira calci).
5. I movimenti pi accentuati del bambino, avvertiti negli ultimi mesi della gestazione,
provocano nellinconscio altre angosce che si manifestano con ipertensione, crampi,
lipotimia, etc. La mente della donna pu essere pervasa da fantasie di svuotamento e di
perdita, generalmente dal timore di una nascita pretermine, anticipando cos la difficolt
della separazione.
6. Linsorgenza dellincertezza circa la data del parto fonte di ansia per la donna e si colloca
temporalmente accanto allaumento del peso e delle dimensioni del bambino nellultimo
mese di sviluppo.
12a intervista:
spero che riescano e che tutto vada come programmato a termine, al termine che mi hanno indicato senza
dover arrivare a fare quelle volate notturne o diurne con gli imprevisti.

19

7. Gli ultimi giorni prima della nascita (come gi indicato nel 3 stadio individuato dalla Pines)
sono caratterizzati dallangoscia del parto, dei dolori, dalla paura della morte propria o del
bambino.
Pi recentemente diversi autori (Capodieci S. e coll. 1990; Chertok L., 1969; Pasini W.,
1973; Prezza M. e coll., 1979) concordano nel giudicare la gravidanza un evento psicosomatico, di
cui i sintomi fisici, quali le voglie, le nausee, il vomito, sarebbero la manifestazione dei conflitti
psichici, il pi delle volte inconsci, materni.
2.6

Le fantasie sul parto.

E negli ultimi mesi della gravidanza che lattesa-timore di partorire viene avvertita con
maggiore intensit. La donna si prepara al distacco dal bambino che sar doloroso e impegnativo sia
fisicamente che psichicamente. Il parto implica una separazione e come tale fa paura, ma
lentusiasmo e la curiosit di incontrare il proprio figlio permettono alla donna di controbilanciare
queste ansie.
7a intervista:
Come mi immagino il parto? Allora io sar: supertesa, tesa per da una parte non vedo lora, insomma, di
partorire anche oggi. Ehm me lo immagino so gi che cesareo. Quindi subir un intervento chirurgico,
praticamente. So che sar cosciente, so che le sentir, quindi le vedr e basta sono abbastanza
tranquilla.
12a intervista:
E questo terzo trimestre si alternano da un lato la gioia e anche il desiderio di terminare: ormai sta
diventando un po pesante, perch anchio sto diventando pi pesante e un po insofferente: io sono un tipo
che le cose tutto subito e (ride) quindi gi a 8 mesi mi sembra uneternit e anche il desiderio di vedere,
la curiosit proprio di dire: Chiss che faccia avr? Chiss come sar? (sottovoce) Chiss a chi
somiglier?. Dallaltro canto dico anche il fatto che sono molto, un po impaurita dallevento parto.

In questa sede vorrei trattare in particolare le fantasie che levento parto suscita nelle donne
in gravidanza, precisamente i timori e le ansie legate a questo aspetto futuro che concluder liter
della gestazione. Un breve accenno per si deve prima alle considerazioni che sono state fatte sui
risvolti psicologici che ha il momento in cui la donna d alla luce il suo bambino: anche se
vogliamo considerarlo un evento del tutto fisiologico, non sfugge tuttavia alla regola per cui gli
eventi psichici e quelli somatici sono spesso strettamente correlati tra loro.
Innanzitutto Birksted-Breen (1992), riprendendo le parole di Bermudez, sostiene che la
necessit di scoprire se il bambino intatto e la paura di scoprire cosa c dentro pu contribuire ad
20

accorciare o a prolungare la durata del travaglio. LAutrice fa notare come il dare alla luce un
bambino sano sia fonte di rassicurazione, ma nello stesso tempo accanto al sentimento della gioia,
della soddisfazione, emergono sensazioni di perdita, precisamente tre:
1. la perdita della condizione di gravidanza, della sensazione di pienezza, di potenza: il parto
viene vissuto come il termine di unesperienza, la deprivazione di una parte di s;
2. la perdita del bambino interno, compagno costante di nove mesi: partorire significa anche
separarsi da esso;
testimonianza scritta:
so che dopo il parto mi mancher tutto della gravidanza e guarder con nostalgia la pancia (ciccia) che l
senza pi nessun movimento, senza quei bussare infiniti, quei solletici che ti fanno ridere da sola.

3. la perdita del bambino fantasticato e del proprio s nel ruolo materno idealizzato. Il
bambino reale pu essere del sesso sbagliato, avere sembianze diverse da quelle attese,
esigenze non previste e la madre stessa pu scoprire di non avere tutte le doti, le premure
che si immaginava. Questultima perdita, legata alla propria persona, sarebbe secondo la
Birksted-Breen la pi difficile da elaborare ed una possibile causa di delusioni, tristezza,
forme depressive successive al parto.
Un soggetto che ha partecipato a questa ricerca anticipa con le sue preoccupazioni la possibilit
di perdere la propria immagine materna idealizzata.
14a intervista:
Eh cominciano ad affiorare le paure man mano che si avvicina diciamo la data del parto o comunque
anche dopo insomma quello che sar mi spaventa un pochino perch mi chiedo: Sar in grado di accudire
la bambina? Di Sar una brava mamma?

LAutrice individua inoltre tre dimensioni importanti nellesperienza di avere un figlio: la


collocazione spaziale del bambino dentro/fuori, lequilibrio di sentimenti distruttivi e costruttivi, in
ultimo il binomio di attivit/passivit. La prima individua larea di elaborazione e confronto tra
bambino fantasticato e bambino reale nel momento di incontro dopo la nascita, la seconda sintetizza
lintreccio di sentimenti che vive la madre nei confronti del figlio per tutta la gravidanza, ma che si
accentuano per intensit proprio nellintervallo che precede il parto. Per quanto riguarda la terza
dimensione individuata bisogna citare una ricerca da lei condotta su 60 primipare, dalla quale
emerso che le donne che si sentivano partecipanti attive al parto riuscivano ad affrontarlo bene e lo
trovavano unesperienza creativa, mentre le donne che lo avevano vissuto in maniera passiva,
avevano avuto un maggior numero di problemi e complicazioni.

21

Ritorniamo ora al nostro oggetto di studio: come vivono le gestanti lattesa del parto, che
idea hanno del travaglio, quali sono le loro fonti di informazione e confronto.
Anche in questo caso la cornice teorica di riferimento che si occupata di esplorare questi
aspetti rimane quella psicoanalitica. Negli ultimi mesi, e pi in particolare nei giorni che precedono
il travaglio, contemporaneamente alla percezione delle prime contrazioni uterine, riemerge il
conflitto tra il desiderio di trattenere il feto e quello di espellerlo, come accadeva allinizio della
gravidanza (Pines D., 1972, 1982; Soifer R., 1971). Contemporaneamente si fa strada la paura che
al momento della separazione il dolore sar grande: il timore di vivere uno strappo dalloggetto
amato si accompagna alla paura del futuro imminente e oscuro. Protagonisti principali delle fantasie
riguardanti il parto sono i dolori del travaglio e della nascita: la paura di non riuscire a partorire, di
non reggere la tensione, di non sopportare le fitte e le contrazioni.
1a intervista:
S. Eh doloroso sicuramente. Me lo immagino doloroso Ho paura di spaventarmi, perch io sono
cio sono coraggiosa, per ho paura di spaventarmi, di non reagire quello s in qualsiasi caso: o faccio
il parto normale o faccio il cesareo, ho paura di essere l e di spaventarmi: Oddio cosa succede? Oddio cosa
succede?. Di non riuscire pi a controllarmi. Questa cosa qua una cosa che mi fa
10a intervista:
ho paura ho paura di quando deve nascere di essere l in sala e mi diranno, mi diranno che devo fare il
cesareo, perch la cosa che io non vorrei! - Non vorrebbe fare il cesareo? - Perch ho gi una sorella (in
Ecuador) che ha partorito tre bambini, tutti e tre li ha fatti con il cesareo ed una cosa non vorrei il segno
sulla pancia. (ride)

C anche chi sdrammatizza e si fa forza sperando.


11a intervista:
Per penso, insomma io sono molto positiva, nel senso: sono in una struttura pubblica, quindi seguita
perch hanno insomma tutti i metodi se succede qualcosa mi salveranno, non che mi lasciano l (ride) a
morir di dolore!

Mi piace terminare lelenco di queste affermazioni un po allarmate con il pensiero positivo


di una madre che riuscita ad esprimere la consapevolezza del valore che sta dietro al sacrificio
fisico.
8a intervista:
Allora, il parto tanti me lo descrivono come una cosa orrenda, dolorosa, per io momentaneamente
boh me lo immagino come qualcosa di doloroso, comunque sopportabile.
Il dolore che ci sar penso che sia sopportabile, anche perch poi dopo verranno al mondo dei bambini,
quindi voglio dire, si pu sopportare di tutto, si pu sopportare.

22

Il desiderio che accomuna tutte le gestanti che hanno partecipato a questa ricerca di avere
vicino nel momento del parto il marito o il fidanzato, secondariamente la madre o la sorella che ha
gi dato alla luce un bambino.
Spesso i timori sul parto trovano origine nei racconti di altre donne che hanno gi vissuto
questa esperienza, amiche o partecipanti ai corsi di nuoto in gravidanza per esempio; le ulteriori
fonti informative a cui attingono sono gli interrogatori al medico di fiducia, la lettura di libri,
manuali e riviste sulla gestazione, la frequentazione dei corsi di preparazione al parto.
5a intervista:

Eh col medico una cosa di cui non ho parlato. Eh ho sentito i racconti delle mie amiche che ti
raccontano delle cose drammatiche.
9a intervista:
Ne ho sentite un po di tutti i colori.
12a intervista:
beh mi hanno raccontato barzellette di tutti i colori e pi che altro la cosa che mi fa specie sono quando
gli stessi medici guardano, mi dicono: Beh, meno male che sono nato uomo!. Ecco quindi al di l di tante
parole si capisce tutto.

C qualcuna a cui bastano le proprie fantasie spaventose e preferisce non caricarsi di altre
immagini negative.
6a intervista:
Come ti immagini il parto? - Eh mi fa paura veramente, lo so, non lo so. - Ti hanno gia raccontato
qualcosa? - No, per non voglio sapere. (ride)

2.7

La psicoprofilassi ostetrica e i corsi di preparazione al parto: un supporto alle


gestanti.

Mi soffermo ora un momento per prestare attenzione ad una realt molto attuale, allo
sviluppo di una nuova disciplina: la psicoprofilassi ostetrica prende origine dal presupposto che la
gravidanza e il parto sono eventi altamente psicosomatici. Nata inizialmente come risposta
allesigenza della donna di superare la componente dolorosa del parto e di salvaguardare lumanit
di questa esperienza, ha successivamente ampliato il campo di suo interesse anche a tutto il periodo
della gravidanza e a quello dopo la nascita. Ha comportato grandi cambiamenti nelle strutture
sanitarie, in particolare per quanto riguarda lassistenza ostetrica e neonatale.
23

In crescita sono oggi i corsi di preparazione al parto che accolgono le gestanti


preferibilmente dal 7 mese. Tenuti generalmente in piccoli gruppi, prevedono due momenti
fondamentali: una sezione teorica-informativa ed una tecnica-pratica. La prima offre alla donna, e
spesso anche al partner, una serie di informazioni riguardanti gli aspetti fisiologici della gestazione,
della nascita e del neonato. E organizzata con lezioni corredate da materiale audiovisivo, tenute da
diverse figure professionali quali il ginecologo, lostetrica, lo psicologo, il neonatologo. La donna
ha bisogno di avere notizie sul parto in generale, ma soprattutto di sapere come e dove si partorisce
nella clinica da lei scelta. Diventa dunque rassicurante frequentare e conoscere preventivamente i
luoghi, le persone e le modalit operative che la riguarderanno nel suo futuro.
2a intervista:
durante il corso di preparazione ti spiegano un po il travaglio, la fase del parto e tutto il resto.

La sezione tecnico-pratica prevede generalmente lapprendimento di una tecnica di


rilassamento. Qualunque essa sia (yoga, training autogeno respiratorio, ipnosi o altro), attraverso
questa la donna impara ad entrare in relazione con il proprio corpo, a riconoscere le sensazioni che
rimanda e in qualche modo a padroneggiarle. Lintento fare in modo che la donna abbia la
conoscenza del proprio corpo e di conseguenza fiducia in esso, spiegare la funzione del dolore,
finalizzarlo e non accettarlo passivamente, evitare che si creino false aspettative.
testimonianza scritta:
Ci si augura di terminare una gravidanza con una buona conoscenza della respirazione e delle spinte giuste
al fine di affrontare un parto facile e veloce e pi si avvicina la data presunta pi ti spaventa quello che non
sai ti accadr.

In sintesi le figure professionali che se ne occupano ben conoscono i bisogni delle gestanti:
sapere come si partorisce, vedere il luogo dove si partorir, conoscere se c un modo per sentire
meno dolore, prepararsi alla gestione del neonato, il tutto sintetizzabile nella ricerca della sicurezza
che manca di fronte ad una circostanza nuova. Il tentativo appunto far acquisire alle gestanti la
fiducia in se stesse, promuovere le competenze materne nella ferma consapevolezza che
impossibile insegnare a dare alla luce un bambino.
Il gruppo delle partecipanti il luogo privilegiato in cui esprimere le proprie emozioni,
fantasie e paure, condividerle con le altre donne che stanno vivendo la stessa esperienza. La
socializzazione in questo momento molto importante oltre che frequente: le donne che affrontano
la prima gravidanza spesso partecipano anche a corsi appositi di ginnastica, di nuoto, si creano una
rete amicale attraverso la quale esplorare con maggiore serenit gli aspetti nuovi della loro identit,
della loro vita scoprendo di non essere le sole a sperimentarle e di conseguenza rassicurandosi che
24

tutto rientra nella normalit. Per Stern (1998) il bisogno di ricercare questa rete fa anchesso parte
dell assetto materno.
12a intervista:
Io sono andata perch secondo me era pi che altro psicologicamente un momento da dedicare al mio
bambino almeno il luned mattino, visto che le altre mattine le dedico agli altri, almeno il luned mattina
ecco
13a intervista:
Corsi di preparazione al parto? - Mh ho cominciato due o tre settimane fa eh presso il consultorio di
zona. Mi sto trovando molto bene, perch tendono a non medicalizzare troppo la gravidanza, quindi va bene,
una cosa che mi piace molto.

2.8

Un processo di responsabilizzazione.

La maggior parte delle neomamme prova un senso di sgomento quando si rende conto,
improvvisamente che la sopravvivenza di un altro essere umano dipende da loro, che la
responsabilit finale di unaltra vita nelle loro mani (Stern D. e coll., 1998).
4a intervista:
Come si sentita quando ha saputo di essere incinta? - Oh ero frastornata, s assolutamente frastornata
e appunto un po eh cos un po preoccupata per le nuove responsabilit, per, per il cambiamento di vita
ecco.

Durante la gravidanza comincia a maturare un processo di responsabilizzazione che


coinvolge direttamente la donna stessa, ma che pu essere percepito da lei anche nel suo partner.
Come fa notare Zattoni (2001), anche il partner si porta dentro la certezza che la vita dellaltro
dipende ora da lui stesso, suggerendo come la metamorfosi del compagno in padre sia meno
eclatante, ma assolutamente certa.
5a intervista:
Il partner? - No. Secondo me lui anzi, anzi lui ha avuto la reazione inversa. Secondo me un meccanismo
di responsabilizzazione. Cio tante cose che prima erano l che aspettavano poi far e lui le sta
concretizzando adesso. Come se dovesse comunque adesso concludere per poi avere il tempo libero dopo o
comunque averle gi fatte.

La gestante vive la consapevolezza del fatto che ora lei a custodire e proteggere dentro di
s il suo bambino, che la sopravvivenza del feto dipende dal suo corpo. Di ci ne tiene conto in
tutto ci che fa, pu avere il timore di farlo soffrire, di farlo star male e questo pu scatenare anche
sensi di colpa.
4a intervista:

25

Insomma ho avuto spesso timore di farlo di farlo soffrire. Quando comunque mi alzavo per cucinare,
per fare qualcosina, quando mi alzavo ritornavo poi a letto con la preoccupazione di aver fatto soffrire il
bambino.
7a intervista:
Allora ti fermi, ti fermi un attimino e dici: Ecco no, allora adesso devo comportarmi in questo modo. Devo
cercare di eh insomma di fermarmi un attimino, di fare le cose con pi calma, no? Forse perch non lo
vuoi per Hai un po paura di perderlo, no? Di tirarti gi, scusi, le mutande, di vedere una bella macchia
rossa e dire: Mamma mia lho perso! perch non sono stata attenta. Quello un pensiero che hanno tutte,
no? Cercare di stare, di proteggere il pi possibile. E per comunque di vivere la vita normalmente, perch
senn
13a intervista:
Eh cambia tutto, la prospettiva cambia totalmente per cui cambiano le priorit: insomma se prima si era
disposti a stancarsi tanto per il lavoro, nel momento in cui sai che hai la responsabilit di un altro essere
dentro di te, te la prendi un po pi con calma.

Prospettandosi nel futuro ruolo materno, quando il bambino sar ormai venuto alla luce, la
responsabilizzazione ricade sulle scelte di vita che verranno fatte, sulle modalit educative che si
adotteranno, sulla qualit dellallevamento e anche il riflettere su questo aspetto pu essere fonte di
insicurezza, pu far emergere dubbi sulle proprie capacit.
11a intervista:
Come ti sei sentita e come cambiata la tua vita durante la gravidanza? - Ecco cambiata da un punto di
vista di responsabilit, molte pi paure sul futuro, sulla societ, su quello che potr offrire io, potr offrire mio
marito e cio prima eravamo noi due, adulti, grandi poca difficolt diciamo nella Adesso ogni scelta, ci
pensiamo gi adesso a cosa sar per nostro figlio, insomma

Stern nel suo libro (1998) incoraggia le donne a cui si rivolge rassicurandole sul fatto che la
sicurezza e la fiducia nelle proprie abilit per portare avanti il compito materno si acquisiscono man
mano che si ha la conferma che il bambino gode di uno sviluppo sano e nella norma. Ed proprio
dalla constatazione di questo successo che deriva un tranquillo, profondo senso di legittimazione:
avete la capacit di dare al piccolo ci di cui ha bisogno; siete, a tutti gli effetti, una mamma (Stern
D., 1998).
2.9

Lattivit lavorativa.

Per la maggior parte delle donne che vivono nella nostra societ, dare alla luce un bambino
si scontra necessariamente con il compito di saper coniugare il tempo da dedicare alla cura e alla
crescita della propria creatura con il tempo da impiegare nellattivit lavorativa. La scelta che ogni
madre compie o le soluzioni a cui costretta influenzano limmagine materna che ha di s: un
26

soggetto pu considerarsi una brava mamma perch ha scelto il part-time, piuttosto che unintera
giornata lavorativa, per avere pi attenzioni per il suo bambino; unaltra donna preferisce continuare
la sua carriera per offrire un futuro migliore alla sua famiglia, pur sacrificando qualche ora alla sua
vita affettiva; unaltra, proprio perch costretta a continuare a lavorare per esigenze economiche,
pu vivere nel rimorso e nel senso di colpa. La realt lavorativa un aspetto di cui comunque
ognuna tiene conto gi prima del concepimento, a volte proprio incidendo sulla decisione di avere
un figlio, ma rimane anche un pensiero che accompagna tutta la gestazione.
15a intervista:
come molte donne chiaramente c il

timore di non riuscire a conciliare la maternit con la vita

professionale, quindi Eh insomma spero di riuscire a trovare un compromesso verso il bambino, verso il
lavoro le mamme di oggi!

2.10

Modificazioni della sensibilit.

Si gi ribadito pi volte come lesperienza della gravidanza vada ad incidere, con profondi
cambiamenti, sulle diverse dimensioni di una donna (fisica, psichica, relazionale, lavorativa), ma
vale la pena citare anche alcuni cambiamenti di sensibilit percepiti negli ambiti pi disparati. Non
vorrei qui correre il rischio di soffermarmi a trattare una materia, come le modificazioni sensoriali
avvertite durante la gestazione, che necessiterebbe pi che altro conoscenze mediche, ma di questa
realt ritengo interessante esplorarne ancora una volta laspetto pi psicologico.
Riporto qui di seguito unosservazione di una mamma chiaramente inerente a questo
argomento: viene espressa la percezione di una modificazione nellalimentazione, nella scelta dei
colori vissuta come estranea a s, ma dipendente dal feto. Tale vissuto ha una connotazione
negativa: viene decritto come una sorta di possedimento da parte del bambino.
5a intervista:
Un po la cosa che pi mi inversa, cio ti d la sensazione di essere posseduta, banalmente. Te ne accorgi
dalla. dallalimentazione, perch certe cose ti danno fastidio e certe cose le mangi. Ma non sono cose mie,
non sono scelte mie, sono scelte sue. E quindi laltra sera addirittura dicevo a mio marito: Chiss, secondo
me anche il fatto che sia un maschio o una femmina cambia qualcosa. Probabilmente, cio, probabilmente in
questo momento ci sono delle scelte che io faccio e che magari, le cose pi banali te ne accorgi sui colori,
piuttosto che sulle cose che mangi. Ma ci sono delle cose che non dipendono da me, per cui danno la
sensazione di essere un po posseduti.

Unaltra mamma ci parla di come per lei siano cambiati i livelli di importanza dei problemi
sociali che deve affrontare nella sua attivit di avvocato.
12a intervista:

27

io ho continuato dal punto di vista professionale a fare il mio lavoro sempre. Ecco in questo ultimo
periodo ovviamente mi vengono pi in mente cose legate al bambino, pi il desiderio di maternit, di vivere
la mia esperienza come donna e come madre che non come avvocato, quindi a volte divento un po insofferente
anche nei confronti di quei clienti che mi rivelano i loro problemi che a me sembrano un po banali o
comunque privi di interesse. Una volta lo erano di pi, perch ovviamente non avevo questaltra cosa.

Stern (1998) coglie un cambiamento particolare che si manifesta dopo il parto: parlando di
un nuovo calendario fa notare come il giorno in cui nascer il bambino sar il giorno zero da cui
comincer una nuova era, un calendario privato, basato sulle et del bambino e sulle pietre
miliari della sua crescita. Questo ci che probabilmente avviene in ogni donna quando si esprime
dicendo per esempio: Vediamo il bambino aveva appena cominciato a camminare, me lo ricordo
ancora in piedi nel corridoio dellaereo deve essere stato quattro anni fa, quindi era il 1996.
Lo stesso soggetto della mia ricerca, che prima avevo citato per losservazione fatta sui
cambiamenti dellalimentazione e dei colori, ci parla di come gi durante la gravidanza pu capitare
di vivere diversamente il tempo:
Abbiamo parlato insieme della storia della sua gravidanza. Ci sono degli aspetti positivi o negativi di cui non
abbiamo parlato? - Dovrebbe durare meno?! (ride riferendosi alla gravidanza). No, ma bisogna ridere.
Secondo me dovrebbe durare in no. Sono mesi lunghi cio mai come probabilmente a me non era mai
successo di contare il tempo in questo modo e quindi, semplicemente contare il tempo lo dilata,
inevitabilmente.

3.

Emozioni e cambiamenti nel corso della gravidanza nella vita di


coppia.

Si gi accennato precedentemente a come lesperienza di avere un bambino possa


imprimere una svolta a gran parte delle relazioni precedenti, ai propri ritmi di vita etc.
Birksted-Breen (1992) sostiene che le potenti emozioni suscitate nella gestante e in coloro
che la circondano spiegano la ragione per cui spesso i rapporti professionali e personali si guastano
in questa fase. Ricordo a questo proposito che una donna che diventa madre resta comunque inserita
nella rete sociale a cui appartiene, ma in questo momento particolare della sua vita sono il partner e
la sua famiglia di origine ad assumere i ruoli dei protagonisti nel vissuto psichico e quotidiano della
gestante.
Scabini (1998) in un suo articolo propone come ormai sia un dato socialmente ed
individualmente acquisito, persino scontato che la nascita di un bambino sia fonte di profondi
cambiamenti nel sistema familiare. Definisce quindi transizione alla genitorialit quel processo di
28

trasformazione familiare che coinvolge pi livelli di cambiamento. La nascita di un bambino d


luogo infatti a nuove posizioni e nuovi ruoli per tutti i membri della famiglia: i coniugi diventano
anche genitori, i genitori anche nonni, i fratelli dei genitori anche zii (Scabini E., 1998).
Scrive Di Vita nellintroduzione del suo libro: nel momento della gravidanza, in specie
nella prima esperienza, queste tre dimensioni, la moglie, la madre, la figlia si combinano
diversificatamene nella mente della donna, rifacendosi ad esperienze passate familiari, al vissuto di
coppia, non escludendo gli aspetti ideali e immaginari attribuiti alla maternit (Di Vita A. M.,
2002).
Dalle osservazioni di Stern (1998) emergono due precisi triangoli in movimento nello
scenario psicologico della gestante: il primo costituito da madre-padre-bambino ed un secondo
composto da madre-bambino-madre della madre. In questo capitolo tratter il primo di questi due,
per approfondire meglio il secondo nel capitolo 3, l dove tratter nello specifico la
rappresentazione di se stessa come madre.
Ammaniti (1992) nellintroduzione al suo libro La gravidanza fra fantasia e realt fa
notare come la realt percepita relativamente a se stessa e al feto venga vissuta, comunicata e
condivisa dalla gestante proprio con chi le pi vicino; a questo proposito analizzer la relazione
con il partner.
Stern e i suoi collaboratori (1998) affermano che quando una donna in attesa del
primogenito cambia la percezione che ha del proprio partner: linteresse ricadrebbe pi sulla sua
identit di padre che su quella di marito o compagno. LAutore indica come nel mondo animale vi
siano comunit in cui esiste lo stesso fenomeno: i babbuini femmina, appena avuto un piccolo,
accettano la presenza del maschio solo se questi si dimostra capace di badare alla prole. In modo
consapevole o no, anche voi comincerete a prendere in considerazione le attitudini paterne del
vostro partner quale elemento chiave per valutarne le attrattive (Stern D., 1998). Questo
cambiamento spesso si accompagnerebbe a un minor desiderio sessuale da parte della gestante,
sovente di difficile comprensione da parte delluomo.
3.1

La sessualit in gravidanza.

La ricerca psicologica negli ultimi anni si occupata proprio delle stabilit e delle variazioni
osservabili nella vita sessuale della gestante (Codispoti Battacchi O. e coll., 1978; Prezza M,
Francescano D., Piermarteri F., 1979; Conti C. e coll., 1983; Capodieci S. e coll., 1990; Colombo P.
A., 1990).
29

Prezza e i suoi collaboratori (1990) si sono occupati di esaminare alcuni contributi letterari
su tale argomento, riscontrando che la maggior parte degli Autori ha notato cambiamenti nel
comportamento sessuale in questa fase. Caratteristica la progressiva diminuzione dellattivit
sessuale che trova origine per i primi mesi nei disturbi frequentemente presentati dalla donna e
successivamente nel timore di danneggiare il feto, oltre che nella diminuzione del desiderio gi
citata precedentemente con Stern (1998). Gli Autori di approccio kleiniano interpretano la paura
infondata di danneggiare il feto come espressione cosciente della paura edipica rimossa di essere
danneggiata internamente dal pene paterno che riemerge a causa della regressione naturale che si
verifica in gravidanza (Lipari E., Speranza A. M., 1992).
3a intervista:
forse perch mh non so se ignoranza o comunque i libri dicono si pu fare tranquillamente, avere un
rapporto sessuale tranquillo per forse a parte che avendo contrazioni non mi sembra il caso di avere
rapporti sessuali. Per giustamente una cosa completamente diversa, ecco.

A volte per entrambi i membri della coppia il rapporto sessuale pu essere vissuto come
aggressivo sia nei confronti della donna che del bambino, di conseguenza attraverso il meccanismo
della sublimazione pulsionale si giunge ad un atteggiamento protettivo e premuroso da parte
delluomo nei confronti della sua compagna.
2a intervista:
a volte lo vedo distante eh rispetto a me perch ha paura che per esempio anche un rapporto sessuale
potrebbe ehm dar fastidio al bambino cos cosa che non assolutamente vero per nella loro psicologia
pu essere un blocco. Sicuramente.

3.2

La regressione della donna e latteggiamento protettivo del partner.

Le ricerche condotte da Capodieci (1990) hanno rilevato un aumento di stabilit nella


relazione di coppia sul piano emotivo, accanto ad una diminuzione dinterazione sul piano sessuale.
E ormai noto che la donna durante la gravidanza regredisce in molti ambiti della sua vita psichica:
uno degli esiti di questo fenomeno laccresciuto bisogno di dipendenza sperimentato in maniera
pi o meno consapevole.
Un soggetto da me intervistato esprime chiaramente questo aspetto: parla consapevolmente
di una dipendenza economica, ma si pu notare anche come si riferisca a prima due adulti che
correvano su due binari, mentre ora si sente costretta a delegare qualcosa: qui manifesta la
regressione, il non sentirsi pi unadulta a tutti gli effetti, il dipendere in qualcosa da un altro. In
questo caso particolare il bisogno di dipendenza emerge come una temibile perdita di autonomia.
30

5a intervista:
Secondo me cambia beh prima di tutto per una donna ti porta devi renderti conto che dipenderai. Poi
per me che sono indipendente, ho sempre lavorato in proprio e tutto un bel passo. Per me la gravidanza
vuol dire smettere di lavorare, smettere di guadagnare. Quindi ti porta inevitabilmente a spostare
lequilibrio del rapporto. Mentre prima erano due adulti che correvano su due binari, adesso bisogna
delegare qualcosa. Cambia secondo me da questo punto di vista. Almeno dal mio punto di vista una bella
prova del nove.

Luomo a sua volta si preoccupa maggiormente della salute della sua compagna, si
responsabilizza sotto alcuni aspetti.
4a intervista:
lui molto pi attento si preoccupa di me, delle mie condizioni di salute, che io mangi, che non faccia
sforzi, quindi

Si potrebbe sintetizzare, da una prospettiva ancora una volta psicoanalitica, considerando il


partner come una sorta di contenitore esterno che protegge la donna e le permette di elaborare la
relazione con il bambino (Winnicott D. W., 1958; Cavallero P., Monti Migliaccio F., 1983).

3.3

Rapporti arricchiti o deteriorati?

Durante il periodo della gravidanza non si verifica soltanto un cambiamento nelle abitudini
sessuali. Lattesa del primo figlio impone alla coppia la verifica del rapporto precedentemente
consolidato ed una ristrutturazione reale e fantasmatica che permetta di includere il terzo (Lipari
E., Speranza A. M., 1992).
Una delle richieste che viene proposta alle primipare che si sottopongono allIRMAG
quella di pensare se stato notato qualche cambiamento nel rapporto con il partner. Devo
ammettere che sono rimasta colpita dalle diverse e sfaccettate risposte che ho ricevuto a questo
item: molte donne dicono di non aver registrato particolari cambiamenti, altre sono felici del
rapporto roseo che stanno vivendo con il loro partner, ma alcune hanno il presentimento che questa
condizione ottimale finir con la nascita del bambino. C purtroppo anche chi ha colto un
deterioramento nel rapporto e chi esprime chiaramente po di nostalgia per il passato di coppia.
Come mi solito riporter qui di seguito alcuni brani tratti dalle interviste che ho raccolto per
questa ricerca.

31

4a intervista:
Pensa che il rapporto con il suo partner sia cambiato? - Eh beh senzaltro si intensificato, insomma. E
un momento un momento particolare insomma e c qualcosa di pi ecco rispetto al al momento in
cui si solo una coppia, no? S credo. S, si intensificato, senzaltro.
8a intervista:
Mh da parte mia sempre uguale, voglio dire: sempre un buonissimo rapporto. Da parte sua diventato
molto pi premuroso, molto pi attento. Magari prima, va beh, cera qualcosa che magari in ogni coppia non
pu andare magari fonte di litigio o che adesso magari lascia sorvolare, rispetto a prima che magari
era fonte per litigare, comunque discutere, non litigare, ecco.
2a intervista:
Ehm a volte lo vedo distante eh rispetto a me.
1a intervista:
Mi piacerebbe tornare mi mancano quei momenti in cui ero tranquilla. Eravamo solo io e V. (il partner)

Zattoni (2001) scrive a titolo di un paragrafo del suo libro: Guardarsi come genitori,
analizzando poi linfluenza che la nascita di un bambino pu avere su un rapporto di coppia,
precisamente qui riferendosi al matrimonio. LAutrice sostiene che la relazione tra coniugi sia
necessariamente diversa da quella tra genitori, dal momento che i due membri della coppia devono
ora riconoscere lesistenza di un altro legame, che non pu e non deve annullare il primo.
testimonianza scritta:
Tutte le sensazioni sia fisiche che emotive mi portano a pensare di essere s una buona madre, ma anche una
buona moglie perch solo cos si pu pensare di fondare una famiglia.

Di Vita e Giannone (2002) attribuiscono importanza al momento della storia di coppia in


cui nasce un bambino (fase dellillusione, della delusione, dellesame di realt) e la capacit di fare
spazio al terzo. Quanti matrimoni si trovano ad affrontare una crisi alla nascita del primo figlio
perch le attenzioni vengono sbilanciate tutte a favore del nuovo componente, trascurando di
conseguenza quanto aveva caratterizzato il precedente rapporto di coppia?
I coniugi Cowan (1997) fanno presente come il potenziale di gioia e positivit che pu
offrire la nascita di un bambino, sia spesso accompagnato anche dalla vulnerabilit e insicurezza
che la genitorialit pu suscitare nella coppia.
testimonianza scritta:
E (la gravidanza) un sacrificio damore. Parlando di gravidanza consapevole o favorevolmente accettata
un periodo dove la coppia vive lattesa della nascita del proprio figlio. Questo periodo di attesa nei genitori
scatena sentimenti ed emozioni di gioia e preoccupazioni verso il futuro, le novit o gli sconvolgimenti che
potrebbero nascere allinterno di ogni famiglia.

Una gestante scrive, quasi ammonendo chi legge:


32

io credo soprattutto che limportante sia non dimenticare chi ti ama, perch s larrivo di un bambino
importante, ma lui deve entrare a far parte della tua famiglia e non sostituirsi a lei.

Un soggetto delle mie interviste ci parla di come avrebbe preferito ritardare la gravidanza
per godere ancora un po la vita di coppia: in questo caso la decisione di cercare un figlio data
dalla tarda et dei coniugi, dalle volont del partner, non da un puro desiderio materno. Mi auguro
che la venuta di questo bambino non vada a turbare troppo il roseo rapporto coniugale, altrimenti
potrebbe semplicemente confermare il timore materno che un neonato sia di ostacolo al rapporto
damore della coppia, piuttosto che potenziale di crescita.
4a intervista:
non volevo subito un bimbo, insomma volevo godermi un po la cos la situazione di coppia, insomma.
Eh invece mio marito premeva di pi, insomma, per un bimbo
mi piaceva molto la vita che stavo conducendo insomma, la vita di coppia nella mia io non avevo
convissuto precedentemente il matrimonio: venivo via da casa, quindi cos il fatto di avere una casa mia, di
avere eh unindipendenza di gestirmi, etc. mi piaceva moltissimo e lidea di un figlio insomma mi
spaventava mi spaventava mi s, mi metteva di fronte a delle responsabilit che insomma mi sarebbe
piaciuto rinviare ancora un pochino, insomma. Per va beh! Let ormai troppo avanzata, per cui
insomma non non che potessi aspettare pi

Ritornando a questo proposito al contributo di Zattoni (2001), lAutrice sostiene invece che
la cura del proprio matrimonio non solo non toglie tempo e spazio alla cura genitoriale, ma ne la
segreta fonte. Parla inoltre del rischio futuro che i due partner si buttino addosso la coperta
stretta e ruvida di come dovrebbe essere un buon padre o una buona madre, precludendosi il dono
reciproco della genitorialit ed accusandosi lun laltro di mancanze e difetti.
Consapevole delle trasformazioni e dei disordini che lattesa e la nascita di un bambino
possa comportare in un nucleo famigliare, mi piacerebbe ora concludere questo paragrafo Rapporti
arricchiti o deteriorati? con la riflessione di un soggetto, che potremmo considerare una risposta
ricca di speranza.
la gravidanza rende tutti pi disponibili, pi buoni. Quindi si impara a vedere un po il mondo con con occhi un po
pi teneri, questa cosa s. Forse perch poi ci si abitua gi da prima allidea di un bambino, insomma. (13a intervista)

3.4

Padre e madre a confronto: lesperienza della gravidanza vissuta in prima fila


dalla donna.

Vorrei concludere con un aspetto interessante che emerge dalla mia ricerca: la percezione da
parte della donna di vivere lesperienza della gravidanza, che tuttavia coinvolge la coppia
33

coniugale, pi in prima fila direi rispetto al compagno. La maggior parte delle gestanti da un lato
cosciente del fatto che custodire per nove mesi una creatura nel proprio ventre offra loro una
maggiore presa di coscienza dellesperienza, dallaltro coglie nel partner un modo differente di
vivere questo evento: pi distaccato e meno implicato personalmente, il partner considerato
svantaggiato, limitato nel godere pienamente le emozioni, i cambiamenti legati alla gravidanza.
2a intervista:
Lha vissuta un po pi da lontano rispetto a me, perch lavora tutto il giorno per cui viene a casa soltanto la
sera e non stiamo molto assieme.
5a intervista:
Il partner? Lui secondo me mh come mi diceva lui lo vivi in un altro modo, perch non lo vivi
fisicamente, quindi un pensiero che puoi comunque accantonare pi spesso. Cio dalla morfologica abbiamo
cominciato a parlarne. Prima s si sapeva per
11a intervista:
Certo, secondo me la vivo pi intensamente io perch ce lho dentro. Lui la vive secondo me in modo diverso,
per felice, cio contento.

A questo punto ritengo valga la pena soffermarsi anche solo un momento per fare
riferimento ad un contributo di Lipari e Speranza (1992), nel quale viene riportato la distinzione in
tre fasi che Smorti (1987) coglie nel periodo di attesa del futuro padre: il primo momento coincide
con la scoperta della gravidanza della moglie ed connotato da reazioni di sorpresa e di gioia, segue
poi un lungo periodo, fase della moratoria, in cui luomo tenta di prendere le distanze dal
coinvolgimento emotivo con il bambino, mentre negli ultimi mesi della gestazione (quando la
presenza del bambino si fa pi concreta), attraversa una fase di messa a fuoco in cui comincia a
rappresentare se stesso come padre e ad immaginare il futuro figlio.
A conclusione di questo confronto padre-madre, ricordo che da sempre la cura e la crescita
della prole sono stati compiti affidati alla donna e di conseguenza si pu dire che in lei si riposta la
conoscenza delle modalit di allevamento dei bambini. Corollario di quanto appena detto un
atteggiamento pi realistico e disincantato verso le esigenze del nascituro da parte della gestante,
rispetto al compagno che giudicato piuttosto come rapito dallentusiasmo di un frugoletto da
spupazzare.
8a intervista:
Perch diciamo che vede solo gli aspetti eh forse positivi, non che ci siano aspetti negativi, per magari il
fatto di dover alzarsi di notte e se non stanno bene o che queste cose sono forse un po distanti da lui,
rispetto io che sono una donna, che faccio questo lavoro che sono a contatto con i bambini, sono pi
realistica: so quello che concretamente ci sar. Invece per lui cio lui tutto gioia, tutto un mondo tutto

34

suo ecco, sono le sue bamboline tutte queste cose qui. Poi dopo si render conto che insomma la vita
cambier, non in modo indifferente.
6a intervista:
E suo marito come vorrebbe che fosse? - Ah niente. Va bene comunque anche se non dormisse, andrebbe
bene lo stesso. Adesso dice, insomma, poi sar molto diversa la realt.

35

Capitolo 2
La Funzione Riflessiva.
___________________________________________________

1.

La Funzione Riflessiva: le fil rouge di molti studi.

Il concetto di Funzione Riflessiva o mentalizzazione stato interesse di vari Autori


appartenenti a diverse discipline: lo si ritrova negli studi psicoanalitici, in quelli sulla teoria della
mente, nella psicologia dello sviluppo ed infine nelle considerazioni della filosofia della mente.
Per questo studio ho avuto come riferimento la concezione di Funzione Riflessiva che
propongono Peter Fonagy e Mary Target, intesa come capacit di vedere se stessi e gli altri in
termini di stati mentali (sentimenti, convinzioni, intenzioni e desideri) e di ragionare sui propri e
altrui comportamenti in termini di stati mentali, attraverso un processo comunemente definito
riflessione (Fonagy P., Target M., 2001). Lassunto che li guida nelle ricerche cos sintetizzabile
con le loro stesse parole: Il processo psicologico alla base della comprensione delle menti
(denominato ora monitoraggio metacognitivo, ora mentalizzazione, a volte Funzione Riflessiva,
altre teoria della mente) il cuore della centralit psichica vera e propria, una conquista evolutiva
centrale, intrapsichica e interpersonale, soggetta a conflitti e a difese, e parte integrante della teoria
psicoanalitica dello sviluppo (Fonagy P., Target M., 1996). Con il fallimento della Funzione
Riflessiva la realt perde parte della sua dimensione emozionale, la persona pu considerare se
stessa e gli altri come cose, prive di motivazioni mentali che muovono i loro comportamenti: tutto
pervaso dalla concretezza. Fonagy (2001) individua nellincapacit di mentalizzare un elemento
ricorrente e di considerevole importanza nella patologia borderline
E proprio perch concordo nel riconoscere alla Funzione Riflessiva il valore di cuore
dellattivit psichica, che considero possibile applicare questo concetto allo studio di ambiti diversi
della psicologia; grazie a questa mia convinzione che ha preso avvio lo studio della
mentalizzazione nellambito della gravidanza come esperienza psichica.

36

1.1

La Funzione Riflessiva nella psicoanalisi.

Tra le pagine scritte alcuni decenni fa da Autori in ambito psicoanalitico, non difficile
rinvenire allusioni alla Funzione Riflessiva come noi oggi la intendiamo.
E possibile rintracciare riferimenti al concetto che stiamo affrontando gi in Freud (1911),
nellutilizzo che fa del termine Bindung o legame per intendere il passaggio da un legame fisico a
quello psicologico che si pu creare tra due persone.
Sar poi Melanie Klein (1945) ad esplicitare limportanza della Funzione Riflessiva notando
come il rendersi conto della sofferenza e del dolore altrui (riconoscimento dello stato mentale altrui)
soggiace alla posizione depressiva.
Con Bion (1962a, b) lelaborazione a cui sono soggetti gli eventi interni, inizialmente
sperimentati come concreti, per diventare accettabili e pensabili viene denominata funzione alpha.
Winnicott nel 1962 riconosce alla comprensione psicologica che il caregiver deve avere del
bambino, un elemento cardine per lo sviluppo del vero S di questultimo. Aveva gi intuito che il
S psicologico si costruisce grazie allidentificazione di s, come essere pensante e portatore di
sentimenti, nella mente di unaltra persona. Pi precisamente il genitore che deve essere in grado
di riflettere al bambino lo stato danimo da lui provato in maniera comprensiva (Fonagy P., Target
M., 2001).
Marty (1968), psicoanalista francese, ha attribuito alla mentalizzazione una funzione
protettiva collocandola nel preconscio. Pi precisamente le ha attribuito la capacit di prevenire la
disorganizzazione del soggetto creando in lui una condizione di fluidit e nello stesso tempo di
costanza (Marty 1990, 1991).
Restando nel filone della psicoanalisi francese, merita di essere citata la distinzione che
Luquet (1987) fa tra tre livelli di mentalizzazione: la mentalizzazione primaria coincide con
lassenza di Funzione Riflessiva, quella secondaria, sebbene ancora intrisa di dati percettivi,
comprende quei processi presenti nei giochi, nei sogni e nellarte, mentre il livello pi sofisticato, il
pensiero verbale, quello meno concreto e pi astratto.
Concordi su simili tipologie di distinzioni sono altri Autori: tra di essi si possono nominare,
ordinando i loro contributi cronologicamente, Segal (1957), Green (1975), McDougall (1978) e, tra
i rappresentativi dellultimo decennio, Frosh (1995), Bush (1995) e Auerbach (1993, 1996).
Dalla citazione dei precedenti riferimenti alla Funzione Riflessiva collocabili nella storia
psicoanalitica rapido il passaggio per analogia a quegli studi che la psicologia dello sviluppo ha
condotto occupandosi della teoria dellattaccamento. Anche questi ultimi, infatti, si sono interessati
della mentalizzazione.
37

1.2

La Funzione Riflessiva nella teoria dellattaccamento.

La teoria dellattaccamento si sviluppa in seno alla corrente psicoanalitica e poi se ne


discosta trovando applicazione nellambito dellInfant Research. E proprio degli ultimi decenni lo
sviluppo di un interesse per la capacit infantile di comprendere il proprio comportamento e quello
altrui in termini di stati mentali: grazie alla Funzione Riflessiva i bambini attribuiscono un senso
alla condotta ipotizzando le credenze, gli atteggiamenti, le speranze, le fantasie, le simulazioni
dellaltro. La presenza della Funzione Riflessiva nel genitore sembra essere un potente predittore di
un attaccamento sicuro nel bambino e di una sua futura capacit di mentalizzare (Fonagy P., Target
M., 2001). E in questo senso che la Funzione Riflessiva comprende sia una componente
autoriflessiva, sia una interpersonale (Fonagy P. e coll., 1998).
Vale la pena di soffermarsi un momento sul significato che ha il riflettere materno nei
confronti del figlio. Per spiegare questo fenomeno ci viene in aiuto il contributo di Bion (1962)
relativo al contenere mentalmente gli stati danimo del bambino operato dalla madre, il che
significa essere in grado di rispondere emotivamente e con attenzioni fisiche alle espressioni di
pianto, di angoscia, di paura del bambino. Diversi sono i canali con i quali il genitore pu
comunicare il contenimento dello stato emotivo del bambino: tattile, uditivo, cinestetico. Latto del
riflettere operato dalla madre non deve far pensare ad uno specchio neutro che riproponga ci che
in esso si specchia: la riflessione dello stato emotivo comprende da un lato la cognizione
dellorigine dello stato emotivo, dallaltro la percezione dello stato unitamente alla capacit di
padroneggiarlo, di gestirlo (Fonagy P., Target M., 2001). In sintesi la capacit di mentalizzare del
genitore consente di fornire al bambino una rappresentazione dei propri contenuti mentali
contemporaneamente uguali e diversi da quelli del piccolo. Scrive Fonagy in un suo contributo: La
sintonizzazione richiede una consapevolezza del bambino come unentit psicologica con una sua
esperienza mentale. Presume la capacit da parte del genitore di riflettere sullesperienza del
bambino e di rappresentarla (ripresentarla) al bambino tradotta nel linguaggio delle azioni che egli
pu capire. Al bambino viene cos fornita lillusione che il processo di riflessione dei processi
psicologici si svolta allinterno dei suoi confini mentali (Fonagy P., 1992). Nei migliori dei casi,
dunque, la madre dopo aver ricevuto dal bambino i suoi segnali affettivi di disagio, dopo averli
interpretati e metabolizzati in grado di riconsegnarli al suo piccolo in maniera da poter essere
risolti con il sollievo dallangoscia. Il bambino che ha modo di confrontarsi con questo tipo di
madre riuscir a tollerare gli stati negativi ed accrescer la sua fiducia per la figura di attaccamento
(come esito presenter un attaccamento sicuro).
38

Nei casi patologici il fanciullo che si relaziona con caregivers maltrattanti, distanziati e vuoti
mentalmente, non ha lopportunit di vedere riflesso in loro i suoi stati mentali, di conseguenza
risulta impossibilitato a sviluppare una sua adeguata teoria della mente. Nei casi pi gravi, quali gli
abusi genitoriali, si potrebbe dire che la mancanza di mentalizzazione venga quasi sfruttata dal
bambino come meccanismo difensivo, come protezione nei confronti di una dolorosa presa di
coscienza del male voluto dal proprio genitore nei suoi confronti. In questo approccio
lattaccamento sicuro il risultato di un contenimento riuscito, mentre lattaccamento insicuro un
compromesso difensivo (Fonagy P. e coll., 1992; Holmes J., 1993), dove per compromesso
difensivo si intende la gamma di comportamenti messi in atto dal bambino al fine di ridurre la
relazione dolorosa con il caregiver (come nellattaccamento evitante) o al fine di distrarlo (come
nellattaccamento ambivalente).
1.3

La Funzione Riflessiva nella teoria della mente.

Premack e Woodruff (1978) definiscono teoria della mente la capacit di tenere conto
degli stati mentali nei processi di comprensione e previsione del comportamento. E infatti grazie a
questa abilit che lindividuo riesce a darsi un senso delle azioni, dei gesti compiuti, degli
avvenimenti che lo circondano, in grado di giustificare o meno un atteggiamento cercando di
rintracciare le credenze, le aspettative, i desideri che motivano una condotta.
I filosofi della mente sostengono lintrerdipendenza della comprensione del s e della
comprensione dellaltro. Davinson (1983) propone che la nostra conoscenza degli atteggiamenti
mentali ha origine assumendo il punto di vista dellosservatore che si pone in terza persona.
Perviene alla conclusione che solo chi in grado, in qualche misura, di conoscere la mente di un
altro, riesce a pensare alla propria; Fonagy (1992) sintetizza cos il pensiero del filosofo: la nostra
capacit di farci unopinione del nostro stato soggettivo quindi conseguenza delle nostre
osservazioni dellattivit mentale degli altri e della nostra consapevolezza di essere osservati.
Dennett (1978, 1983), un altro filosofo della mente, nomina lintenzionalit quale caratteristica
distintiva dello stato mentale: insieme ad altri filosofi indica con lespressione posizione
intenzionale proprio la capacit di riconoscere stati mentali propri e delle altre persone. Il suo
approccio si basa sullassunto che per prevedere il comportamento umano sia necessaria la
spiegazione di questo in termini di stati mentali. E interessante come nomini il linguaggio quale
indicatore del mondo mentale: gli stati mentali riguardano qualcosa, sono relativi a qualcosa e
vengono espressi con pronomi relativi o con il complemento che dopo un verbo che si riferisce
appunto alla sfera mentale, per esempio: credere che, pensare che.
39

Nel filone di studi che si sono occupati della teoria della mente, sono stati effettuati vari
esperimenti con bambini di et diversa, i compiti per verificare le false credenze, con lintento di
scoprire lorigine e levoluzione di questa abilit nello sviluppo infantile (Wimmer H., Perner J.,
1983). Dai risultati emersi stato possibile affermare che una conoscenza soddisfacente del proprio
e altrui stato mentale sia presente gi nel secondo e terzo anno di vita, seguita dalla capacit di
attribuire un parere ad unaltra persona che compare tra i tre e i quattro anni, denominata
rappresentazione di secondo ordine da Johnson-Laird (1983) e altri. Un livello ancora pi
sofisticato di teoria della mente, denominato da Flavell e colleghi (1968) Level 2 perspective
taking permette di poter ipotizzare i pensieri altrui relativi a quelli di un terzo individuo, ad
esempio: Io immagino ci che tu credi che lui pensi.
Fonagy e i suoi collaboratori (1998) precisano che la loro posizione si discosta da questi
lavori sperimentali, credendo la Funzione Riflessiva unabilit mai completamente raggiunta e
quindi non stabile nel tempo.
1.4

Ampliare lo studio della Funzione Riflessiva a nuovi ambiti: una ricerca sulla
gravidanza.

E stato proprio nellintento di Peter Fonagy e Mary Target (2001) tentare di confrontare e
poi integrare gli apporti della psicoanalisi, della psicologia cognitivista e dellInfant Research alla
luce del concetto chiave di Funzione Riflessiva. Non questo il luogo per riproporre i risultati del
loro fecondo lavoro, ma ricordo che prendendo spunto da questi che mi sono proposta di utilizzare
la nozione di mentalizzazione per applicarla in un contesto che per ora non stato ancora indagato
avendo questo concetto come faro: la gravidanza e le rappresentazioni materne della gestante.
A dire il vero Fonagy (1992) ci parla di una ricerca, condotta nel contesto di un progetto
genitori-bambini del centro di Anna Freud, in cui stata somministrata lAdult Attachment
Interview di Mary Main a 100 madri e 100 padri in attesa del loro primogenito. Questi soggetti sono
stati poi ricontattati 12 e 18 mesi dopo la nascita del bambino, verificando lesistenza di
unassociazione tra il funzionamento del s riflessivo della donna durante la gravidanza e la
tipologia dellattaccamento del bambino. Dai risultati si notato come la sicurezza
dellattaccamento del bambino possa essere prevista a partire dallo stato mentale della madre in
gravidanza, perch la sicurezza dellattaccamento nellinfanzia si basa sulla sensibilit e sulla
comprensione che i genitori hanno del mondo mentale del bambino (Fonagy P., 1992). Questo
studio rientra sempre in quellarea di ricerca sullattaccamento che citavo prima, mentre con la mia

40

ricerca, avendo come oggetto di studio solo la gestante, ho voluto indagare se esistano delle
relazioni tra la Funzione Riflessiva e la tipologia di rappresentazioni materne in gravidanza.

2.

La Funzione Riflessiva e le sue caratteristiche.

2.1

La sua importanza.

I vantaggi di chi possiede unadeguata Funzione Riflessiva sono numerosi: la persona gode
di una prospettiva attraverso cui potersi relazionare con il mondo interno ed esterno, comprenderlo
e adeguarvisi.
a) La capacit di mentalizzare favorisce lindividuo innanzitutto nella misura in cui gli
permette di prevedere il comportamento umano. Comprendere la condotta come motivata da
uno stato mentale implica lopportunit di ipotizzare che una credenza, un timore o
unaspettativa saranno accompagnati rispettivamente da un determinato atteggiamento, da
una reazione particolare, da una scelta voluta.
b) Un attaccamento sicuro favorito e sostenuto dalla Funzione Riflessiva. I lavori
sperimentali effettuati con alcuni bambini e i loro genitori hanno dimostrato sia che gli
adulti con buona mentalizzazione godono di un rapporto sicuro con i figli (Fonagy P., Steele
H., Steele M., 1991), sia che un attaccamento sicuro buon predittore della Funzione
Riflessiva del bambino (Fonagy P., 1997).
c) La Funzione Riflessiva agevola la distinzione tra ci che appare e ci che . Il soggetto
che in grado di riconoscere i propri pensieri, sentimenti e fantasie da quelli altrui in
grado di fornirsi spiegazioni sul mondo umano e su ci che vi accade. In particolare questa
capacit diventa fondamentalmente una barriera protettiva per i bambini nei casi di abusi o
traumi, in quanto consente di mantenere scissa la propria rappresentazione di S (es. Io mi
merito di essere amato, non sono cattivo), da quella del caregiver ( ma lui non la
pensa cos, e quindi mi maltratta).
d) La comunicazione facilitata se presente la Funzione Riflessiva. Il soggetto comunicante
che tiene presente lo stato mentale del destinatario rende pi comprensibile il suo
messaggio. La terza regola della conversazione di Grice

richiede proprio la presa in

considerazione della relazione quando si parla, concependo la conversazione una


collaborazione tra emittente e destinatario (Grice H. P., 1975).

41

e) La Funzione Riflessiva promuove connessioni tra mondo interno ed esterno. Lindividuo


che riconosce gli stati mentali soggiacenti ai comportamenti vive relazioni con il prossimo
pi ricche di significato, trovando una motivazione ai propri e altrui gesti, richieste, scelte di
vita. Individuare i collegamenti tra mondo interno e mondo esterno significa avere
lopportunit di intravedere ci sta dietro a ci che appare nella concretezza della vita
comune, comprenderlo e padroneggiarlo.

2.2

La Funzione Riflessiva come strumento danalisi.

Gli studi e la ricerca di Fonagy, Steele H., Steele M. e Target hanno portato alla
realizzazione di una scala di valutazione della Funzione Riflessiva (1998); il materiale raccolto per
questa tesi stato analizzato facendo riferimento ad essa.
2.2.1 Le demand questions.
La scala di valutazione della Funzione Riflessiva stata concepita da Fonagy e dai suoi
collaboratori come uno strumento per operazionalizzare le differenze interindividuali nella capacit
adulta di mentalizzazione. Si ritiene infatti che gli individui differiscano tra loro rispetto alla
capacit di andare oltre la comprensione immediata dei fenomeni nella misura in cui danno un
resoconto delle proprie azioni o di quelle altrui in termini di convinzioni, desideri, progetti etc.
(Fonagy P. e coll. 1998).
A partire da tale assunto, sono state individuate 6 domande da presentare al soggetto durante
lintervista a cui sottoposto dallo psicologo; queste richieste hanno la peculiarit di far emergere il
funzionamento riflessivo dellindividuo, data la loro capacit di obbligare il soggetto a riflettere su
se stesso e sul mondo esterno: per tale motivo sono state definite demand questions, da
distinguere da altre domande, permit questions, le quali permettono a chi parla di rispondere
considerando se stesso e gli altri in termini di stati mentali.
Le demand questions, utilizzate anche nelle interviste raccolte per questa tesi, vengono
presentate consecutivamente nel seguente ordine:
1. Ritornando con la memoria a come i suoi genitori si sono comportati in generale con lei
quando era bambina, come si spiega il loro comportamento? Cio, perch secondo lei i suoi
genitori si sono comportati cos come si sono comportati nei suoi confronti?

42

2. Pensa che le sue esperienze infantili, che in parte mi ha raccontato, abbiano avuto influenza
su quello che lei oggi?
3. Ci sono degli aspetti nelle sue esperienze da bambina che pensa abbiano ostacolato il suo
sviluppo?
4. Si mai sentita respinta dai suoi genitori quando era bambina?
5. Nel caso avesse avuto delle perdite o dei lutti allinterno del nucleo familiare, come si
sentita al momento e come sono cambiati i suoi sentimenti nel corso del tempo?
6.

Ci sono mai stati dei cambiamenti nei suoi rapporti con i suoi genitori da quando era
bambina ad adesso?
2.2.2 Il sistema di codifica.
Allinterno del manuale non pubblicato (Fonagy P., Steele H., Steele M., Target M., 1998),

vengono riportati 4 marker per mezzo dei quali i contenuti delle risposte vengono analizzati
evidenziando la presenza ed il livello di Funzione Riflessiva.
Sono considerati indici di mentalizzazione esplicita:
1. accenni riguardanti la consapevolezza della natura degli stati mentali, ad esempio
riconoscendo lopacit degli stati mentali, la possibilit di mascherarli, il loro potenziale
difensivo, evidenziando reazioni comunemente attese in determinate circostanze;
2. sforzi per individuare stati mentali sottesi ad un determinato comportamento, ad esempio
con descrizioni di carattere causale, attribuendo ad altri prospettive diverse dalle proprie,
cogliendo lincoerenza fra un dato comportamento e lo stato mentale provato;
3. riconoscimento di come gli stati mentali possano evolvere nel tempo, ad esempio afferrando
linfluenza che i processi intergenerazionali hanno su credenze, sentimenti e comportamenti,
cogliendo le trasformazioni degli stati mentali nel tempo, rivedendo sentimenti dellinfanzia
alla luce dellesperienza adulta raggiunta;
4. dimostrare la consapevolezza degli stati mentali in relazione allintervistatore, ad esempio
prestando attenzione nel chiarire aspetti allaltro non noti, riconoscendo la possibilit che
linterlocutore non condivida la sua prospettiva, entrando in sintonia con lintervistatore
ipotizzando le sue possibili reazioni alla propria narrazione.
Riporto qui di seguito alcuni brani tratti dalle interviste raccolte per questo studio, ciascuno
esemplificativo di una delle precedenti qualit che evocano la presenza di Funzione Riflessiva:
43

1.

S, allora con mio pap ho avuto un periodo di conflitto molto, ma molto forte Delle rabbie interne bestiali.
Solo che mi ha mi ha fortificato, cio lui lo faceva un po apposta e questa cosa mi servita alla fine.
Cio nella negativit mi servita. Cio avrei preferito evitare di litigare, per anche questo lho presa bene
come esperienza alla fine. (11a intervista)

2.

mio pap ripeto sempre stata una figura molto distante, in tutti ma non solo fisicamente, proprio in
tutti gli effetti. Tendeva sempre a... a schivarmi, no? (2a intervista)

3.

Oggi sono molto emh ho conquistato un mah mi sono conquistata nel senso eh sono molto pi
staccata. Solo fino a 10 anni fa il cordone ombelicale con mia madre non era ancora interrotto, insomma. Ora
eh e quindi vivevo male vivevo male il rapporto insomma. Ora sono ho acquisito una consapevolezza
eh ho elaborato poi il distacco ecco, quindi. (8a intervista)

4.

perch comunque come figura importante cera la nonna. Ripeto anche se non mi ha aiutato molto. Per
comunque era quella che mi dava pi affetto, mi dava da mangiare, mi faceva dormire in questo senso
qua. (7a intervista)

Il manuale avverte chi si appresta a valutare la narrazione di un soggetto, di prendere in


considerazione esclusivamente asserzioni a carattere riflessivo, da non confondere con frasi
stereotipate o tratte dal gergo psicologico, per esempio: Cio ovvio la perdita di una madre, una cosa di
questo genere ti cambia. (5a intervista)

2.2.3 I vari livelli di Funzione Riflessiva.


La scala di valutazione creata da Fonagy e dai suoi collaboratori (Fonagy P., Steele H.,
Steele M., Target M., 1998), prevede lattribuzione di un punteggio che va da -1 a +9; inizialmente
si codifica ogni singolo brano in risposta alla rispettiva demand question, secondariamente si
riconsidera tutta lintervista nel suo insieme per una valutazione globale del soggetto.
Ritengo non sia questo il luogo per illustrare le caratteristiche di un brano o di unintervista
che motivano lassegnazione di un punteggio piuttosto che un altro, giudico opportuno per
riportare almeno letichetta che descrive il livello di Funzione Riflessiva corrispondente al
punteggio attribuito:
-1 RF negativa,
+1 RF carente,
+3 RF dubbia o bassa,
+5 RF comune,
+7 RF notevole,
+9 RF eccezionale.
44

Si pu notare come le classificazioni siano legate a numeri dispari; questo offre la possibilit
a chi valuta di assegnare un punteggio pari in caso di dubbio fra due categorie.
Recentemente Amadei e collaboratori (2003) hanno proposto una differenziazione su quattro
livelli, che permette una semplificata valutazione dellintervista globale. Riporto qui di seguito i
livelli indicati:
-

Funzione Riflessiva assente.

Funzione Riflessiva dubbia o bassa.

Funzione Riflessiva presente.

Funzione Riflessiva elevata.

3.

Ritrovamento della Funzione Riflessiva negli studi sulla gravidanza.


Come gi anticipato, questa tesi ha come oggetto di studio la gravidanza e le

rappresentazioni materne della primipara. Questo argomento stato tema di approfondimento di


diversi Autori, in particolar modo di studiosi della psicoanalisi e recentemente della psicologia
della famiglia. Loriginalit di questo studio sta nellessermi proposta di considerare come la
mentalizzazione possa entrare in gioco nel momento in cui una donna affronta la gravidanza, pi
precisamente la prima gravidanza.
Consultando la letteratura che tratta

lesperienza psichica che vive la donna e chi la

circonda nellattesa del primo figlio, ho scoperto con stupore e soddisfazione (perch a conferma
del fatto che la Funzione Riflessiva implicata anche in questo ambito) che diversi Autori citano
implicitamente linfluenza della mentalizzazione nel modo di affrontare la gravidanza.

3.1

Rielaborare il passato per un nuovo rapporto madre-figlio.

La ricerca condotta da Binda (1997) su coppie in attesa del primo figlio, ha evidenziato
come sia la capacit di rielaborare i conflitti con la famiglia dorigine, sia la trasmissione della
memoria famigliare e del desiderio di generativit siano importanti per realizzare una positiva
transizione dalla diade (coppia marito-moglie) alla triade famigliare (madre-padre-figlio). Come
sarebbe possibile la rielaborazione dei conflitti, lattribuzione di un significato al proprio vissuto
famigliare se non attraverso un processo di mentalizzazione?
Recentemente Stern (1998) riferendosi alla tipologia di attaccamento madre-bambino tratta
il tema della trasmissione intergenerazionale di un comportamento. Fa notare che non sempre
45

automatica la replica di un certo tipo di relazione, di taluni atteggiamenti, credenze, etc., in quanto
proprio grazie alla capacit di riflessione ed elaborazione possibile sfuggire al perdurare del
passato. Rivolgendosi direttamente alle neomamme suggerisce: quanto pi capirete la relazione
tra voi e vostra madre e sarete in grado di elaborarla, tanto minori saranno le probabilit di
riprodurla automaticamente Ricostruire con franchezza la storia della relazione con la propria
madre e vederla in prospettiva significa, in buona misura, liberarsi dal passato (Stern D.,1998). In
ultimo lAutore conclude con parole che potrebbero sposarsi felicemente con tutto quanto gi
accennato a proposito della Funzione Riflessiva: il tipo di mamma che sarete non determinato
unicamente da quanto accaduto in passato, ma in stretto rapporto con il lavoro da voi compiuto
per comprendere il passato stesso. Capire e riorganizzare il passato per trarne una storia
autobiografica coerente pu essere talvolta ancora pi importante del fatto che quanto storicamente
avvenuto sia stato positivo o negativo. A mio parere queste potrebbero essere parole di speranza
per donne consapevoli del loro passato amaro, ma anche unammonizione alla responsabilizzazione
nei confronti di un nascituro innocente a cui si augura un futuro migliore.
Campbell (1999) analizzando le narrazioni di madri e padri in terapia, cita Richardson, il
quale propone che una diversa comprensione e percezione dei rapporti familiari pu trovare origine
durante il racconto di sentimenti e vissuti problematici

relativi ad essi. Nella mia ricerca si

tratterebbe proprio di ci che accaduto quando ho invitato lintervistata a rispondere alla serie di
demand questions.
Charazac Brunel (1999) utilizza il termine derealizzazione per indicare il sentimento di
rottura, di distanziamento dalla famiglia di origine: lAutrice sostiene la necessit di tale
sentimento, insieme alla presa di coscienza degli errori della famiglia dorigine, perch se ne crei
una nuova comprendente il neonato. La giovane famiglia, nellapproccio di Charazac, potrebbe e
dovrebbe svilupparsi come reintegrazione dei limiti della precedente; riporto qui di seguito un
esempio di questo tentativo.
9a intervista:
Quindi il rapporto tra me e mio marito sar mamma e pap di questa bambina, sar molto pi aperto, molto
pi sereno Invece, cio da bambina, io il rapporto tra mia madre e mio padre cio lui delegava, lui
pretendeva, mia mamma si occupava di tutto e non voleva che ci fossero problemi quando arrivava lui.

Non proprio questo il sentimento di derealizzazione che viene evocato quando


nellintervista adottata in questo studio si domanda: In che cosa si immagina sar simile o diversa
da sua madre con suo figlio? e non in risposta alla prima delle demand questions: Ritornando
con la memoria a come i suoi genitori si sono comportati in generale con lei quando era bambina,
come si spiega il loro comportamento? Cio, perch secondo lei i suoi genitori si sono comportati
46

cos come si sono comportati nei suoi confronti?, che spesso le intervistate indicano i pregi e i
difetti che i loro genitori hanno dimostrato nel crescerle?
14a intervista:
In che cosa si immagina sar simile o diversa da sua madre con sua figlia? Mah simile spero, perch lei
veramente ci ha dato tutto a noi figli. Ha dedicato la sua vita a mio pap, a noi figli e spero di fare anche io
altrettanto. Magari non cos troppo eccessivamente, perch giusto che abbiano il loro spazio, la loro
indipendenza insomma, esser presenti ma

In conclusione ricordo la 13a intervista in cui allitem 8 dellIRMAG: Con sua madre come
va in questo periodo? la donna d una risposta che indica proprio sia la capacit di rielaborazione
del vissuto storico, sia il sentimento di derealizzazione:
Molto bene, s molto, molto bene. Eh beh un po comincio a capirla, entrando nel ruolo di madre comincio ad
interpretarla, a capirla un pochino di pi e va bene. Mi sono molto legata, molto pi di prima dal punto di
vista affettivo anche a mio pap, per soprattutto a mia mamma eh anche se credo comunque che la
gravidanza con la mia gravidanza poi significa dare un taglio, non so insomma.

3.2

La Funzione Riflessiva alla base della competenza genitoriale.

Scabini (1998), dallanalisi dei risultati di una ricerca longitudinale, conclude che la
rappresentazione del proprio passato e del proprio legame famigliare sia centrale nellacquisizione
della competenza genitoriale. Precisamente quelle coppie che sono riuscite a sintetizzare
positivamente il proprio storico famigliare, rappresentandosi un modello a cui assomigliare in certi
aspetti e differenziarsi per altri, hanno avuto una visione pi realistica e serena delle trasformazioni
imposte dalla nascita del loro bambino, hanno dimostrato inoltre una gestione pi equilibrata degli
aspetti di continuit e di cambiamento che questa ha comportato.
Allo stesso modo, per da un approccio filosofico, Ruggiero e i suoi collaboratori (1999)
mettono in correlazione la capacit dellindividuo di esplorare, attraverso la narrazione della propria
storia, le trasformazioni che hanno avuto luogo nel propria famiglia dorigine, con la propria
competenza genitoriale. Sostengono che il riconoscimento di emozioni legate ad un evento vissuto
sia favorevole alla riflessione e alla messa in atto di comportamenti adattivi. La concezione degli
Autori rintraccia la felicit genitoriale nella dimensione della competenza, dove per competenza si
intende la capacit di integrare il ruolo di genitore entro il proprio S. In sintesi nel pensiero di
Ruggiero si possono individuare tre concetti chiave: la felicit (rimanere fedeli al proprio S), la
competenza (a cui si giunge attivando riflessioni, anche e soprattutto sulle esperienze vissute, sui
limiti e i pregi propri e altrui) e lefficienza (che si declina nel trovare soluzioni ottimali alla
situazione). E ora brevissimo il passaggio dal pensiero di questi Autori al nostro, in cui appunto
47

individuiamo nella Funzione Riflessiva un elemento guida nello studio delle rappresentazioni
materne in gravidanza. Appare quindi nuovamente giustificato labbinamento delle demand
questions con le ultime domande dellIRMAG in cui viene indagata la prospettiva storica della
madre; la richiesta esplicitamente legata alla competenza genitoriale di cui ci parla Ruggiero si
ritrova ancora una volta nellitem 40 dellIRMAG: In che cosa si immagina sar simile o diversa
da sua madre con suo figlio?.

3.3

La Funzione Riflessiva e la rappresentazione del feto.

Da quando ho cominciato a dedicarmi a questa tesi ho sempre creduto che la Funzione


Riflessiva, oltre ad avere uninfluenza sulla rappresentazione di s come donna in gravidanza, dei
propri genitori e del proprio partner, entrasse in gioco anche nellattribuzione di un significato ai
movimenti fetali. Penso infatti che la donna in qualche modo debba attribuire stati mentali al suo
bambino, in particolare quando le si domanda che interpretazione dia delle bollicine allo stomaco
(intervista 15). Spesso quando si chiede se a suo parere si sia gi instaurato un rapporto tra lei e il
nascituro si possono ricevere affermazioni che giustificano la risposta proprio attribuendo o meno
degli stati mentali al nascituro.
1a intervista:
quando sono a casa alla sera sono rilassata e lo sento muovere, questo s, dico: Cavolo, vedi lui
capisce che io sono tranquilla tranquillo anche lui
7a intervista:
sembra quasi che lei ci stia volentieri a sentire la mia mano che accarezza il suo piedino. E allora lo tiene l.
Poi magari labbassa di nuovo. Poi magari io ci riprovo e allora lei lo rimette l: il piedino nella stessa
posizione. Sembra quasi che le faccia piacere, no?
13a intervista:
S, s senzaltro. S. Lui molto routinario, nel senso che io faccio dei faccio dei massaggi, la
respirazione diafframmatica per rilassare lutero ad unora determinata durante il giorno, se un giorno salto
si fa sentire a quellora un po di botte come per dire: Allora? E ora!.

Cito come ultimo riferimento Hillmann, il quale si occupato delle fantasie che i genitori
costruiscono sui loro bambini e ne ha verificato linfluenza che possono avere in primo luogo sulle
modalit di accudimento e secondariamente sullo sviluppo di vita dei figli. LAutore si domanda:
48

Qual il nesso, se un nesso esiste, tra limmaginazione dei genitori () e la ghianda del figlio o
della figlia? Che immagine hanno i genitori del figlio? Che cosa vedono in questa personcina che
essi trovano recapitata in grembo, che peso porta sulle sue fragili spalle...? (Hillmann J., 1999).
LAutore nel suo discorso pensa per a degli individui gi nati, il cui destino spesso pi o meno
gi segnato dalle fantasie, desideri e poi volont genitoriali: si tratterebbe di individui un po cloni
delle aspettative materne e paterne. Daltro canto a suo parere unemergenza povera di fantasie
implicherebbe uno scarso investimento affettivo, a volte mascherato da una specie di lassismo o
approvazione o apertura nei confronti delle volont del figlio. La teoria della ghianda viene
suffragata da storie di vita di personaggi famosi che hanno incontrato il successo contrastando
oppure assecondando le aspirazioni dei genitori.
Il mio pensiero a questo punto ritorna alle fantasie che le donne espongono nelle interviste,
riferendosi allindole immaginata del bambino, ai significati dei suoi movimenti. Con il termine
fantasie mi riferisco oltre ai desideri, alle aspettative dichiarate (ad esempio: Mi piacerebbe,
Vorrei che) anche a vere e proprie credenze e convinzioni.
1a intervista:
Mah, io lo immagino con tanti capelli neri (ride) e bravo. Io sono convinta che sar bravo che mi
far lavorare, mi far riprendere subito Sar un bambino tranquillo. Sono sicura di questo.

49

Capitolo 3
Lo studio delle rappresentazioni materne in gravidanza.
__________________________________________________

1.

Breve excursus sul concetto di rappresentazione.


Matarazzo scrive nel 1992: Il concetto di rappresentazione ha valenze semantiche

plurime dal momento che al centro di molteplici campi disciplinari (Matarazzo O., 1992). In
particolare il termine appartiene al vocabolario filosofico e psicologico e con esso si indica sia
latto con cui la coscienza riproduce un oggetto esterno come pu essere una cosa, o interno come
uno stato danimo o un prodotto fantastico, sia il contenuto di tale operazione riproduttiva
(Galimberti U., 1999).
E mio intento in questa sede specificare in che modo la rappresentazione stata definita ed
utilizzata in psicologia, mentre mi limito solo ad accennare che in ambito filosofico si acceso un
dibattito tra quanti concordano con Descartes ritenendo che gli oggetti della realt trovino
unesistenza di secondo grado nella coscienza e quanti invece, come Husserl, considerano la
rappresentazione il veicolo per mezzo del quale la coscienza si rivolge direttamente agli oggetti, ad
essa accessibili immediatamente e non in modo mediato dalla realt.
1.1

Le rappresentazioni in psicologia.

In ambito psicologico ci si riferisce generalmente alla rappresentazione intendendo il


riproporsi dellesperienza percettiva quando non sia pi presente lo stimolo sensoriale. La
rappresentazione viene cos a collocarsi in uno spazio intermedio tra il percetto reale e il rispettivo
concetto a cui ci si riferisce in modo astratto.
Il concetto di rappresentazione pu essere considerato uno dei cardini nella teoria
psicoanalitica: con esso ci si riferisce al modo attraverso cui il soggetto organizza e costruisce, con
processi di introiezione ed identificazione, immagini mentali di s, dellaltro e dellambiente.
Generalmente le rappresentazioni sono considerate come parole, artefatti o altre produzioni

50

simboliche che la gente usa per rappresentare (per sostituire o per riferirsi) alcuni aspetti del mondo
o alcuni aspetti della loro conoscenza del mondo (Mandler J. M., 1983).
Il concetto viene proposto da Freud nella sua teoria con tre accezioni diverse, utilizzando il
termine Vorstellung

appartenente al vocabolario filosofico tedesco. In primo luogo lAutore

(1915a) pone la rappresentazione accanto allaffetto come elemento costitutivo della pulsione ed al
centro della vita psichica del soggetto. Distingue dunque la rappresentazione dallaffetto, ponendo
questa separazione alla base della teoria della rimozione: la rappresentazione viene rimossa,
laffetto viene represso. A differenza delluso che la filosofia tedesca fa del termine, riferendosi al
rappresentarsi soggettivamente un oggetto, per Freud la rappresentazione sarebbe invece ci che
delloggetto viene trascritto nei sistemi mnestici. E noto come nellapproccio freudiano la
memoria non venga intesa come un insieme di immagini, che rimangono in relazione di
somiglianza con loggetto reale, piuttosto lAutore ci parla di tracce mnestiche da considerare
come segni coordinati tra loro, ma che non mantengono legami con le qualit sensoriali
dellesperienza reale da cui derivano. E in ragione di ci che stato possibile avvicinare il concetto
di Vorstellung a quello linguistico di significante. I sistemi mnestici sono precisamente implicati
nella teoria della rimozione, in quanto si sostiene che vengano attivati dallinvestimento o dal
controinvestimento affettivo; la rappresentazione si presenta dunque come investimento della
traccia mnestica. Nel caso della nevrosi ossessiva, per esempio, laffetto verrebbe spostato dalla
rappresentazione di un evento traumatico ad unaltra insignificante. Ecco dunque perch si
distingue la rappresentazione, che verrebbe rimossa, dallimporto affettivo che si ritiene che venga
represso.
Secondariamente Freud individua due livelli di rappresentazione: la rappresentazione della
cosa e la rappresentazione della parola. La prima in rapporto pi immediato con loggetto
reale, essenzialmente visiva e caratterizzante il sistema incoscio; la seconda implica il sistema di
verbalizzazione, propriamente acustica e tipica del sistema preconscio-conscio. Il sistema conscio
responsabile del legame tra questi due tipi di rappresentazioni, mentre linconscio comprenderebbe
esclusivamente le rappresentazioni della cosa: La rappresentazione conscia comprende la
rappresentazione della cosa pi la rappresentazione della parola corrispondente, mentre quella
inconscia la rappresentazione della cosa e basta (Freud S., 1915b). Ancora una volta la
rappresentazione della cosa viene chiaramente distinta dallimmagine mnestica, non coincide con
essa, ma ne il suo investimento affettivo: consiste nellinvestimento, se non delle dirette
immagini mnestiche della cosa, almeno delle tracce mnestiche pi lontane che derivano da quelle
immagini (Freud S., 1915c).

51

In ultimo lAutore utilizza il termine Zielvorstellung (1900) per parlare dellorientamento


delle rappresentazioni, sia consce che inconsce. Nella concezione freudiana del determinismo
psichico, il concatenarsi dei pensieri non troverebbe origine solo nelle leggi meccaniche indicate
dalla dottrina associazionistica (secondo le quali le associazioni si susseguono per contiguit e
somiglianza), ma sarebbe dovuto anche allattrazione che le rappresentazioni privilegiate esercitano
sulle altre: nel caso di quelle consce la rappresentazione privilegiata sarebbe lobiettivo da
raggiungere, nel caso di quelle inconsce il desiderio. Traducendo Zielvorstellung in italiano con
rappresentazione finalizzata e non con rappresentazione del fine Laplanche e Pontalis (1998)
hanno tentato di rimanere fedeli alla concezione originale di Freud, il quale utilizzando tale termine
non si riferiva a fini intenzionalmente perseguibili, ma a rappresentazioni capaci di indurre le altre
ad organizzarsi ed orientarsi in unassociazione precisa.
Filippini e Zavattini, rifacendosi alla prima accezione freudiana di rappresentazione intesa
come investimento della traccia mnestica, scrivono: Lidea della rappresentazione come
simulazione (nel senso di copia interna del mondo esterno) ha portato alcuni teorici delle relazioni
oggettuali a considerare i concetti del S e dellAltro come delle porzioni interiorizzate di modelli
di relazioni ed merito, appunto, di Sandler avere rimesso in auge il termine, attraverso una
dimostrazione dellutilit del concetto stesso (Filippini S., Zavattini G. C., 1999). Insieme a
Rosenblatt, infatti, lAutore scrive un saggio intitolato Il concetto di mondo rappresentazionale
(Sandler J., Rosenblatt B., 1962) in cui sostiene che per il bambino gli oggetti esistono inizialmente
solo nel mondo esterno, successivamente diventano interni acquistando esistenza nella sua psiche.
Crescendo il suo mondo rappresentazionale si arricchisce dunque di immagini del proprio mondo
sia interno che esterno, le rappresentazioni divengono stabili ed acquisiscono una funzione
anticipatoria. Il mondo rappresentazionale paragonato infine ad un palcoscenico, sul quale si
muovono i personaggi (gli oggetti) ed il protagonista della recita (il bambino), che si trova in un
teatro (lIo con la sua funzione di costruttore del mondo rappresentazionale a partire dai dati
sensoriali).
Pi recentemente Bowlby (1969, 1973, 1980) ha contribuito allo studio delle
rappresentazioni con il concetto di modello operativo interno (internal working model). Anche
altri Autori, tra cui Stern (1985, 1989), Bretherton (1987) e Main (1985), hanno sviluppato tale
concetto occupandosi dellelaborazione della teoria dellattaccamento. Con lespressione modelli
operativi interni si fa riferimento a rappresentazioni mentali che operano al di fuori della
consapevolezza e che trovano la loro origine nellesperienza relazionale precoce dellindividuo: si
52

formano durante linfanzia e riguardano la rappresentazione di S e delle principali figure di


attaccamento. Durante la vita questi modelli evolvono e si modificano in particolari momenti critici,
come nelladolescenza e nellesperienza della prima gravidanza. I modelli operativi interni, cos
come vengono proposti, da un lato costituiscono schemi cognitivi di interpretazione della realt,
dallaltro influenzano ogni tipo di relazione affettiva nella misura in cui la persona percepisce sia il
S che gli altri (Main M., 1985). In tal modo viene superata laccezione di semplici schemi mentali
statici, per sottolinearne piuttosto la loro peculiarit di rappresentazioni attive, dalle caratteristiche
cognitivo-affettive, che assumono tipicit pi complesse che comprendono fantasie coscienti e
inconsce, memoria e piani dazioni significativi nelle relazioni. Bowlby inoltre ne evidenzia il ruolo
decisivo nella trasmissione intergenerazionale degli stili di attaccamento: poich i bambini
inconsapevolmente si identificano con i genitori e successivamente, quando a loro volta diventano
genitori, adottano verso i propri figli gli stessi pattern di comportamento che essi hanno
sperimentato nel corso della propria infanzia, i pattern interattivi sono trasmessi, in modo pi o
meno fedele, da una generazione allaltra (Bowlby J., 1969). Sulla scia di questa osservazione si
ritrova anche Stern (1985), il quale ritiene che i modelli di relazione debbano la loro strutturazione e
continuit alla ripetizione di rappresentazione mentali degli eventi interattivi. Per lAutore proprio
la memoria, organizzata in rappresentazioni mentali degli eventi interattivi, a costituire la matrice di
continuit di determinati comportamenti, date alcune circostanze relazionali.
Dobbligo per questa tesi il riferimento ad un altro filone di ricerche, sempre nellambito
della teoria dellattaccamento, introdotto da Main insieme a Goldwin (1989) e Zeanah (1989): gli
Autori hanno proposto un metodo di studio delle rappresentazioni basato non tanto sui loro
contenuti, piuttosto sulla modalit con cui questi si organizzano in un modello narrativo. Laspetto
formale delle rappresentazioni esposte in una narrazione ritenuto, infatti, un valido rivelatore
dellorganizzazione psichica dellindividuo. In questo capitolo si vedr come lo studio delle
rappresentazioni materne in gravidanza, sviluppato dal gruppo di ricerca di Ammaniti, trova proprio
in questo approccio la sua matrice per il sistema di codifica dellIRMAG (Intervista per la
rappresentazioni materne in gravidanza).
In psicologia sociale si incontra spesso lespressione rappresentazione sociale la cui
origine si pu scoprire risalendo al concetto di rappresentazione collettiva elaborato da Durkheim
(1898). LAutore la distingueva dalle rappresentazioni individuali, mentre Moscovici (1961) si
preoccupato di spiegarne la funzione. In realt vengono riconosciute due mansioni a questo tipo di
rappresentazione: definire sistemi di valori, idee e pratiche con una doppia funzione: innanzitutto
quella di stabilire un ordine che permetta alla persona di orientarsi nel suo mondo sociale, materiale
53

e di padroneggiarlo, e in secondo luogo quella di facilitare la comunicazione tra in membri di una


comunit fornendo loro un codice al fine di chiamare e classificare i vari aspetti del loro mondo e la
loro storia individuale e di gruppo (Moscovici S., 1961). La rappresentazione sociale attribuisce
dunque un significato al comportamento, integrandolo in un sistema relazionale. Due sono i
processi implicati nella rappresentazione sociale: loggettivazione in immagini di ci che il
sistema sociale e lancoraggio di ciascun elemento del gruppo in categorie della societ, al fine di
rendere pi famigliare lambiente esterno.
Smith e Mackie, sempre occupandosi di psicologia sociale, sostengono che ci che
sappiamo sulle caratteristiche degli individui e sul modo in cui sono correlate le une alle altre un
tipo di rappresentazione cognitiva (Smith E. R., Mackie D. M., 1998), intendo con questo termine
un corpo di conoscenze accumulate nella nostra memoria. Le rappresentazioni cognitive
precisamente riguardano persone, gruppi sociali, situazioni ed influenzano le nostre convinzioni,
credenze e praticamente tutti i comportamenti che assumiamo quando siamo in relazione con gli
altri.
Un ulteriore contributo per definire il concetto di rappresentazione ci viene dal campo
cognitivo, in cui il termine viene utilizzato per illustrare la modalit con cui si struttura la nostra
conoscenza. Con esso ci si riferisce ai processi di trattamento dellinformazione oltre che ai
contenuti su cui questi intervengono (Denis M., Dubois D., 1976; Mandler J. M., 1983; Mounoud
P, Vinter A., 1985; Di Vita A. M., Giannone F., 2002). Da questo approccio si studia dunque il
modo in cui vengono organizzate le informazioni, utilizzando concetti quali le cornici di riferimento
(frames of reference) o gli schemi mentali piuttosto che gli scripts.
In sintesi ritengo che uno studio sulle rappresentazioni, esaminate le molteplici definizioni e
accezioni che ne sono state date nei diversi ambiti, si possa accostare in maniera propizia ad uno
sulla Funzione Riflessiva, considerandone la sua dimensione individuale e interpersonale.

2.

Le rappresentazioni materne in gravidanza.

Lo studio delle rappresentazioni materne si rivela particolarmente utile per capire come la
donna affronta la gravidanza, come organizza ed elabora le proprie conoscenze, le memorie, gli
affetti, i pensieri ed i comportamenti in questo periodo.
Nel primo capitolo si trattato di come la gravidanza, seppure fenomeno in primo luogo
fisiologico, venga studiata dalla psicologia nei suoi aspetti di vissuti psichici che investono la
54

donna. In questo capitolo mi soffermer invece sulle rappresentazioni (fantasie, desideri,


aspettative, etc.) che la donna in gravidanza ha del suo bambino e di se stessa. E dobbligo
ricordare che quando si parla di rappresentazioni, non si fa riferimento semplicemente ai
contenuti (per esempio madre buona o cattiva, bambino tranquillo o agitato), ma anche al modo in
cui le informazioni cognitive ed affettive sono organizzate: possibile individuare rappresentazioni
pi o meno ricche dal punto di vista percettivo, pi o meno aperte ai cambiamenti durante la
gravidanza, pi o meno investite affettivamente, pi o meno coerenti, pi o meno dipendenti dalle
immagini sociali e pi o meno modulate dalle fantasie (Ammaniti M., 1990, 1995).
A proposito di fantasie, Ammaniti ha pubblicato un libro nel 1992, intitolato appunto La
gravidanza fra fantasia e realt, nel quale vengono esplorate le due dimensioni di questa
esperienza: il mondo interno, i vissuti psichici privati della gestante e la realt presente o esterna.
LAutore individua in un buon equilibrio fra le due, la possibilit che da un lato le fantasie siano
arginate dai riferimenti alla realt condivisa, dallaltro che la realt a sua volta venga arricchita da
una dimensione fantasmatica. Con questa condizione possibile che le rappresentazioni di s come
madre e del bambino evolvano e si differenzino per permettere alla donna di dare un senso
allesperienza che sta vivendo, fare previsioni e modulare i propri comportamenti. Se viene a
mancare questa sorta di equilibrio tra fantasia e realt, il rischio un collasso o nella direzione della
prima, che andrebbe ad oscurare i contatti con la realt, oppure in caso contrario, la concretezza si
porrebbe come resistenza alle fantasie (Ammaniti M.,1992).

2.1

La rappresentazione del bambino.

Come introduzione a questo paragrafo vorrei citare un brano scritto da Lipari e Speranza
(1992), come spunto di riflessione e cornice di riferimento per tutto quanto riporter in seguito.
La medicina e la scienza chiamano il prodotto del concepimento embrione prima e feto poi, ma per la donna
sempre, fin dal primo momento, il proprio figlio. Ci non significa che il vissuto relativo a questo bambino
non sia complesso e sfaccettato, specialmente se pensiamo che uno dei compiti cui la donna deve far fronte
durante la gestazione proprio quello di creare uno spazio interno per il bambino e per la sua relazione con
lui.

Cito inoltre lo studio condotto da Lumley (1980), dal quale emerge che la capacit di
costruire limmagine del feto come individuo in stretto rapporto con la vita affettiva della donna:

55

maggiore sar linvestimento affettivo, tanto pi precoce sar la rappresentazione e minore


lambivalenza nei confronti del bambino e della gravidanza stessa.
2.1.1 I movimenti fetali: lo start effettivo della rappresentazione del bambino.
In letteratura si parlato ampiamente di come allinizio della gravidanza lattenzione sia
focalizzata dalla donna tutta sul suo corpo, mentre solo successivamente, precisamente in
corrispondenza della percezione dei movimenti fetali, la maggior parte delle gestanti riesce a
rappresentarsi il bambino come altro da s. Ci che tuttavia durante la gestazione continuer a
caratterizzare la rappresentazione del bambino sar la costante ambivalenza tra il fatto di essere
fuso con il corpo della madre e nello stesso tempo separato, in costante bilico tra lannullamento e
lespulsione (Ammaniti M. e coll., 1990).
testimonianza scritta:
E una contraddizione ogni giorno: una mattina ti svegli e pensi: Non lo voglio, unaltra lo saluti dicendo:
Ciao bambino mio!, un giorno piangi e un giorno sei felice; unaltalena tra ansia e tranquillit.

Soul (1982) ha definito blanc denfant il vuoto rappresentativo che vi nelle donne
allinizio della gravidanza, quando le rappresentazioni della donna sono concentrate su se stessa.
Successivamente il bambino prende forma nellimmaginario materno in base ai contenuti inconsci e
alle percezioni interne al proprio corpo.
Anche dagli studi di Lumley (1980) emerso come sia proprio negli ultimi mesi di
gestazione che comincia ad instaurarsi una particolare relazione oggettuale tra madre e bambino,
imposta appunto dai movimenti fetali.
testimonianza scritta:
I primi mesi li ho vissuti nel pensare di avere dentro di me quel fagiolino, ma ovviamente non avendo avuto
malesseri e trasformazioni nel mio corpo particolarmente evidenti, mi guardavo la pancia ed aspettavo.
Aspettavo i cambiamenti che leggevo nel libro che avevo acquistato, ho imparato ad ascoltare il mio corpo,
finch alla 16a settimana eccolo! Il primo timido bussare: un tuffo al cuore.

Pi recentemente Stern (1995) ha osservato che dai quattro ai sette mesi c un progressivo
aumento di reti di schemi relativi al nascituro, poi dal settimo fino al termine della gestazione c
una riduzione delle rappresentazioni, forse come difesa della madre contro linevitabile discordanza
tra le proprie fantasie e la realt. Dai primi mesi di vita del bambino, poi, la donna ricomincer a
fantasticare su di lui.
Credo sia opportuno riportare il caso esemplare di una madre intervistata che, pur essendo
gi al sesto mese di gravidanza, non ha mai avvertito la presenza interna del feto. E interessante
56

notare come la donna dichiari che la sua incapacit di immaginarsi il bambino, di percepire
lesistenza di un rapporto tra loro, sia da lei attribuita al fatto di non essere ancora riuscita a
percepire i movimenti allinterno del suo ventre.
14a intervista:
Quando si resa conto che cera un bambino dentro di lei che cosa ha provato? Come si sentita? - Eh, io
ancora adesso non sentendolo muovere non mi rendo cio aldil che mi vedo della pancia, non che mi
rendo ancora conto Mi dicono che si muove, per io non lo sento per il momento e quindi non mi rendo
conto bene. - Caratteristiche fisiche, temperamentali? - Penso tranquillo spero e non lo so, non me lo
immagino per il momento - Pu dire che tra lei e la bambina si sia gi creato un rapporto? - Mah io cerco
un pochino di parlarle cos, per non ripeto non sentendola non riesco ancora ad avere, insomma, questo
legame.

Vorrei fare riferimento ora al primo capitolo, ricordando quanto stato detto a proposito
dellecografia: questo strumento diagnostico, recentemente sempre pi sofisticato, rimanda alla
donna unimmagine reale del proprio figlio che sicuramente ha uninfluenza sulla
rappresentazione che si fa di lui. Interessante il contributo di Albergamo e Nunziante Cesaro
(1992) relativo alla percezione (tattile e visiva) dei movimenti fetali. Le Autrici ne sottolineano la
capacit di indurre nella donna legami e integrazioni tra mente e corpo (sentire, immaginare,
vedere, pensare), inoltre colgono nei colloqui effettuati con le gestanti diverse interpretazioni che
possono essere date al movimento del bambino. Questultimo pu essere considerato in primo
luogo un segnale rassicurante di vita, di benessere del bambino, pu inoltre arginare il timore di un
ventre vuoto. Pu anche evocare lidea, trasposta nel futuro, di un bambino imprendibile
(Albergamo M., Nunziante Cesaro A., 1992),

intendendo un individuo molto vivace e che

richieder molta attenzione e dedizione da parte della madre: questa idea si accompagna sovente al
timore di essere sopraffatta dal figlio.
Io ho cercato di verificare se questi aspetti comparissero anche nelle mie interviste e devo
ammettere che non stato difficile individuarli. Ho colto inoltre come i movimenti frequenti e ben
distintiti avvertiti dalle donne spesso vengono attribuiti al temperamento del bambino.
Movimento = benessere del bambino.
9a intervista:
Come interpreta questi movimenti? - Mah, come un segno di vitalit. Mi raffigurano, se la sento muovere
penso che stia bene.
13a intervista:
Eh ma da una parte mi rassicura nel senso che lo sento spesso, per cui dico: Stai bene, se ti muovi vuol
dire che stai bene!. Poi magari non c correlazione, per psicologicamente mi d questa sicurezza.
testimonianza scritta:

57

Adesso che sono in dirittura darrivo riemergono in me le paure che ho provato nei primi mesi, a parte la
paura di perdere il bambino ho il timore che possa avere qualche problema, che non sia sano e spesso questa
situazione mi d tristezza e amarezza, ma poi mi guardo la pancia e sento il calcetto della mia bambina e un
sorriso mi nasce spontaneo quasi a rassicurarmi.

Scarsa percezione dei movimenti fetali preoccupazione sullo stato di salute del bambino.
3a intervista:
solo a vederlo al 2 mese che vedi un esserino lungo 4 cm e che comunque si muove, ti sembra una cosa
impossibile secondo me una sensazione bellissima. Poi quando lo senti dentro di te che si muove ancora
pi bello. Solo che ti a me mi agita il fatto che quando ci sono delle giornate che si muove un pochettino
meno, perch giustamente un essere umano, per cui avr (sorride) anche dei momenti di riposo, ti agiti un
po di pi perch lo senti giustamente meno.

Lidea di un bambino imprendibile.


12a intervista:
E un bambino che si muove molto o poco? - Moltissimo, agitato. Spero che non sia cos anche dopo perch
senn mi fa impazzire.

Identificazione del temperamento dai movimenti fetali.


7a intervista:
Due bambine che si muovono molto o poco? Ma va, queste sono due cavalle. E io ho gi capito che ce n
una che sar molto, ma molto molto pi cavallina dellaltra. Molto pi insomma quella che comander
che una prevale sullaltra. Questo lho gi capito. Che sar pi vivace e laltra magari un po pi
tranquilla. Questa linterpretazione che d io, poi magari il contrario, eh? Quella che stata calma fino
adesso magari quando fuori una bomba atomica. Poi magari sono tutte due brave.

In conclusione si pu dire che la costruzione di unimmagine mentale del bambino da parte


della donna contribuisca sia a dare un senso allesperienza della gravidanza, sia a prendere
consapevolezza di una presenza viva nel proprio ventre.
2a intervista:
Solo adesso se magari sento che eh la testa perch la sento bene cio le gambe cos, allora una
cosa una cosa stranissima, perch Eh ti sembra di poterlo toccare, per non, non puoi raggiungerlo
fino in fondo.

2.1.2 La relazione madre-bambino.


E mio intento ora provare ad approfondire la natura del rapporto diadico (madre-bambino)
cos come viene percepito e raccontato dalle gestanti. Concordando con la letteratura (Lipari E.,
Speranza A. M., 1992) sottolineo come sia importante tener sempre conto che, nella prospettiva
58

materna, il bambino un essere che dallinterno suscita nella donna affetti, fantasie, preoccupazioni
simili a quelle che prova per se stessa. Albergamo e Nunziante Cesaro (1992) definiscono lo studio
della relazione madre-bambino in gravidanza del tutto peculiare in quanto il secondo oggetto della
relazione - il bambino - un oggetto che si caratterizza per una sorta di presenza-assenza.
Ritenendo questo uno degli aspetti della gravidanza di maggior valore e disponendo di ricco
materiale tratto dalle interviste, desidero soffermarmi un po a lungo per illustrare le diverse
tipologie di relazione madre-bambino che possono emergere.
Facendo riferimento agli spunti di letteratura citati precedentemente (Lumley J. M., 1980;
Soul M., 1982; Stern D., 1995) possibile sintetizzare che la relazione tra madre e bambino si
gioca in un primo momento su un livello immaginario, per ampliarsi successivamente al bambino
reale che nel corso della gravidanza emerge con segnalazioni sempre pi consistenti (lincremento
della dimensione del ventre materno, i primi calcettini, fino alla percezione distinta tattile e visiva
della testa, della manina, del piedino, etc. ).
Dalle osservazioni di Raphael-Leff (1991) sono emersi alcuni comportamenti ricorrenti dal
secondo trimestre, come accarezzare la pancia, abbracciarla, parlare al nascituro. La maggior parte
delle gestanti infatti considera il feto un individuo con il quale possibile intrattenere un dialogo,
ricevere dei feedback; altre invece hanno la convinzione che la relazione madre-bambino sia a
senso unico, sia cio avvertita esclusivamente dalla donna nei confronti del bambino; altre ancora
considerano il nascituro fino agli ultimi mesi una parte di s e parlano di un rapporto simbiotico.
Anche Ammaniti ribadisce: la comparsa dei movimenti fetali accelera linstaurarsi del
legame con il feto e il suo riconoscimento come essere separato. Si sviluppano conversazioni
giocose con il feto e i movimenti sono visti come forma di comunicazione e di interazione
(Ammaniti M., 1995).
Il primo caso che riporto qui di seguito esemplare di quelle mamme che percepiscono una
relazione, una comunicazione tra se stesse e il bambino:
7a intervista:
Sembra quasi che loro mi mi sentano. Mi sentono quando parlo, poi quando appena tocco la pancia
eh tocco la pancia cos (mi fa vedere che bussa sulla pancia) mi rispondono quasi. A meno che non
stanno dormendo, perch se dormono c la calma piatta. Per quando sono sono sveglie che magari c
una che punta il piedino qua (me lo indica), vicino alla costola, vicino al polmone, allora io glielo accarezzo
cos (mi fa vedere), sembra quasi che lei ci stia volentieri a sentire la mia mano che accarezza il suo piedino.
E allora lo tiene l. Poi magari labbassa di nuovo. Poi magari io ci riprovo e allora lei lo rimette l: il
piedino nella stessa posizione. Sembra quasi che le faccia piacere, no? No, no: mi rispondono. Se tocco cos,

59

batto un po sulla pancia, loro mi rispondono con qualche bottarella. Almeno sembra quasi che parliamo
parliamo?! comunichiamo in qualche modo.

Anche il prossimo caso rientra nella stessa tipologia, ma riporta in pi la sensazione


che il bambino abbia instaurato con la madre un rapporto di tipo preferenziale, rispetto al
partner per esempio.
10a intervista:
quando sento che si muove e faccio una carezza sul pancino si muove ancora. Invece quando lo faccio
fare a lui (riferendosi al compagno), come beh non so, questo quello che penso io, non si muove pi.
Invece quando cio io mi tocco sempre, no? Che si muove sempre spesso, mi tocco sempre e io dico che
pi amico mio di te.

Seguono tre casi accomunati invece dalla sensazione che ci sia un rapporto a senso unico
tra madre e il nascituro.
3a intervista:
forse pi da parte nostra come madre, che da parte del bambino, perch penso che loro non siano in
grado o comunque forse capiscono certe volte anche pi di noi. Per forse hai tu questo desiderio e te lo
porti dentro
9a intervista:
Mah un rapporto univoco da parte mia a parte sua s. Nel senso molto trasporto nei suoi confronti adesso
che effettivamente c, che ne sono sicura e non vedo lora che nasca, di averla, di toccarla chiaramente
da parte sua non mi pare ecco, non lo sento.
11a intervista:
Ho letto che dopo il 6 mese sentono, quindi gli canto le canzoni, ascolto la musica, lo accarezzo, queste cose
qui. Eh un rapporto un po a senso unico adesso, no? Per son convinta che che serve insomma. E
sempre

Concludo in ultimo con due casi, di cui nel primo la relazione percepita come simbiotica,
mentre nel secondo c mancanza dichiarata di comunicazione tra la madre e il bambino.
4a intervista:
mah non ci metterei della consapevolezza nel rapporto. C una simbiosi, quindi non so (5 di silenzio)
non ci vedo una componente di consapevolezza, ecco. Cio una cosa naturale, per cui il rapporto per il
fatto che lui il bambino sia al mio interno insomma diciamo che parte di me, ecco, quindi il rapporto
in questi termini.
12a intervista:
mi capitato durante il corso pre-parto di vedere, di sentire che ci sono molte pi donne che sono pi
attente di quanto lo sia io, che addirittura parlano con con il bambino.

60

Per concludere vorrei integrare con losservazione di Raphael-Leff (1991) secondo cui
lattaccamento prenatale positivo, caratterizzato da un intenso legame tra la madre e il
bambino, non sarebbe universale, ma una proporzione considerevole di madri sarebbe
neutrale nellattaccamento. Precisamente tra il 15 e il 25% delle donne, secondo Condon e
Dunn (1988), non svilupperebbe un attaccamento emotivo al nascituro, mentre una
minoranza significativa svilupperebbe un attaccamento negativo.
Diversi studi riportano levidenza di una relazione tra la capacit di immaginare il feto
in modo chiaro e lattaccamento ad esso (Heidrich S. M., Cranley M.S., 1989; Redding e coll.,
1984). In particolare dalla ricerca di OConner (1987) emerso che le gestanti che tendevano
ad ignorare lo stato di gravidanza avevano pi probabilit di far crescere bambini che, allet
di un anno, stabilivano con loro un rapporto insicuro nella Strange Situation.
2.1.3 Le diverse dimensioni della rappresentazione del bambino.
Esplorando la rappresentazione del bambino possono emergere diversi aspetti, a livello
coscio e incoscio, legati al vissuto storico della donna o alla sua vita attuale, provenienti da stimoli
socioculturali o frutto della libera immaginazione materna.
Ci che la gestante porta in s nei primi mesi, quando ancora lesistenza del nascituro non si
manifestata con le modificazioni corporee, il bambino dellinconscio o il bambino del
sogno, un coagulo di fantasmi e desideri (Vegetti Finzi S., 1978, 1991), rappresentazione che
attraversa tutti gli stadi dello sviluppo lipidico e intorno a cui si articolano le identificazioni
arcaiche ed edipiche con la madre; il bambino segno dellintegrit e della potenza del corpo,
tesoro interno, mimesi della creativit materna, pegno da restituire in cambio di ci che si
ricevuto (Matarazzo O., 1985, 1992).
Lebovici (1983) individua due tipologie di bambino con le quali la madre entra in
relazione durante la gravidanza, e che si collocano a differenti livelli: il bambino fantasmatico e il
bambino immaginario. Il primo prende forma dalle fantasie incosce della gestante, precisamente
di origine infantile, e dalle dinamiche relazionali con i genitori, costellate da conflitti pre-edipici ed
edipici. Il bambino potr essere atteso come un Messia, la cui venuta sar accompagnata dalla
missione di riscattare la madre (immagine infantile onnipotente), oppure pu essere vissuto come un
bambino parassita, di cui parlava gi Ferenczi (1914), causa di un timore di svuotamento del s
materno. Il bambino immaginario emerge invece da un livello conscio, compare infatti nelle
fantasie coscienti della donna, nelle sue aspettative. E una rappresentazione che si struttura sulla
61

base della situazione attuale della donna, di conseguenza pi legata alla realt e ai desideri che
questa impone, rispecchia inoltre ci che lintero sistema familiare si aspetta circa il bambino.
Si pu riassumere il tutto con le parole di Vegetti Finzi, la quale sostiene che accanto al
bambino delle fantasie coscienti esiste un altro bambino che vive nelloscurit della mente della
madre (Vegetti Finzi S., 1991).
A proposito del parto, si fatto riferimento nel primo capitolo ai vissuti di perdita che
levento nascita suscita nella donna. Ritengo opportuno ricordare in questa sede le due tipologie di
bambini individuate dalla Birksted-Breen (1992), dalle quali la madre dovrebbe separarsi per
incontrare il bambino reale: il bambino interno, inteso come individuo separato che fa sentire la
sua presenza con i suoi movimenti e il bambino fantasticato, caratterizzato dalle fantasie coscienti
e incosce.
Cito ancora Ferraro e Nunziante Cesaro (1985), i quali suggeriscono che il vissuto definito
del S gravidico contiene generalmente elementi di ambivalenza, va modificandosi nel corso dei
nove mesi e presenta aspetti diversi in ogni donna. In particolare il bambino nel ventre materno pu
essere considerato come parte indifferenziata del S, parte idealizzata o intrusiva del partner, come
perturbante oppure come il frutto dellamore di coppia.
2.1.4 Il bambino nei sogni delle gestanti.
Dallesperienza clinica sono emersi temi ricorrenti nei sogni delle donne in gravidanza,
particolarmente significativi sono quelli nellultimo trimestre della gestazione: catastrofi e
terremoti, il mare o lacqua, vicoli e canali sembrano proprio far riferimento alle trasformazioni
corporee della donna e al parto (Fornari F., 1979, 1981; Barletta G. e coll., 1982).
E proprio nei sogni che possibile rintracciare la dimensione inconscia della
rappresentazione del bambino (il bambino fantasmatico di Lebovici): generalmente alcuni di essi
esprimono vissuti fusionali con il feto, altri sono legati allangoscia di separazione provocata
dallimminente parto (Capodieci S. e coll., 1990). Nel corso delle interviste effettuate per questa
ricerca sono stati raccolti sogni molto curiosi; cito qui di seguito alcuni brani che descrivono il
bambino che vi comparso.
3a intervista:
lho sognato anche stanotte, occasione ero in casa e eravamo l, io lo guardavo e lui voleva ciucciare
qualsiasi cosa, perch probabilmente aveva fame. Io gli mettevo il ditino, lui ciucciava il ditino, poi si
avvicinato mio marito (ride), gli ha messo il dito, la stessa cosa. Non so se una sensazione di dovergli dare
da mangiare. Aveva gli occhi chiari, non so perch molto chiari.
9a intervista:

62

Sogni relativi alla gravidanza? - S, due in particolare: uno in cui ho sognato questa bimba, che poi ho
realizzato che era una bimba che pensavo di chiamare Susanna, ma quando lho vista in sogno ho detto: Ha
la faccia da Valentina e la chiameremo Valentina (ride). Niente una bimbetta sui 3 mesi, nella carrozzina,
che mi allungava la manina e mi toccava la faccia. Era molto carina, biondina, rossiccia i capelli. E poi
invece un altro sogno particolare in cui questa bimba era fuori dalla pancia momentaneamente (ride) nel
senso che poi avrebbe dovuto tornarci ed era piccola, piccola, circa una spanna, in una specie di carrozzina di
carta sul tavolo (ride) in cui me la guardavo. Poi comunque sapevo che avrebbe dovuto continuare a
crescere nella pancia, diciamo.

15a intervista:
praticamente era appena nato, per gi parlava e gi mi diceva di cosa aveva bisogno e cosa non aveva
bisogno, perch sono consapevole che uno dei problemi dei primi mesi sar capire quando vuole dormire,
quando ha fame, che bisogna cercare di interpretare i suoi pianti e le sue azioni. Quindi immaginavo un
bambino che gi capace di parlare, che mi dicesse tutto. Eh una volta questo, poi laltra volta ho sognato
un altro normale, non cera nessuna angoscia particolare, per aveva la barba. Ho detto: Bambini con la
barba? Nascono con la barba? Di solito la barba viene agli adolescenti!. Non lo so, mio marito ha la barba,
era la stessa barba di mio marito, quindi non lo so bene cosa voglia dire, comunque ho sognato il bambino
appena nato con la barba.

2.1.5

Le fantasie coscienti sul bambino.

Alcune fantasie relative al bambino assumono un carattere cosciente e prendono corpo


esplicitamente quando la gestante tenta intenzionalmente di dare al feto una configurazione nella
propria mente. Il bambino immaginario di Lebovici (1983) un po il frutto di queste fantasie ed
ha la caratteristica di poter divenire elemento di dialogo e condivisione con il partner e con gli altri
componenti della famiglia.
5a intervista:
Il suo partner come lo vorrebbe? - Allora, ci scherziamo sul fatto che piange, non piange su queste cose
ci scherziamo.
8a intervista:
Mah, il marito (ride), lui dice che allora devono avere i miei capelli, i miei occhi e il mio carattere. E poi
devono essere alte come me. Ecco, lui questo quello che dice, per poi a livello di carattere non mi ha mai
detto niente di particolare.

Quando la gestante ci parla delle aspettative che riguardano il temperamento o altre


caratteristiche fisiche del nascituro, della scelta del nome, della preparazione del corredo o degli
spazi della casa da dedicargli, al bambino immaginario che pensa.
testimonianza scritta:

63

C un angolo proprio giusto per la carrozzina, il seggiolone verr ripiegato proprio dietro quel mobile. Il
bagno di servizio lideale per il bagnetto e per il cambio: lambiente pi caldo. Non dimentichiamoci di
Alfio, il cagnone di casa pronto a giocare con tutto ci che abbia un sonaglio. Gli ruber i giocattoli? Lo
leccher dalla mattina alla sera?

Soul (1990) ha recentemente pubblicato un articolo dal titolo La madre che lavora
sufficientemente a maglia, nel quale propone una tipologia di gestante che in grado di
commisurare le fantasie a cui si abbandona, al corpo reale del nascituro. LAutore sostiene che la
donna non solo d la vita al bambino, ma ne costituisce il contenitore che deve essere preparato
precedentemente alla sua nascita, quasi ad anticiparne laspetto reale. Ammaniti a tal proposito
scrive: Soul (1990) sottolinea come lo sviluppo del bambino nella mente dei genitori dipenda
anche dalla capacit materna e paterna di fantasticare su di lui, come si verifica, per esempio,
quando la madre lavora a maglia durante lattesa. Questo lavoro verrebbe ad assumere limportante
funzione di sollecitare nella donna un rapporto con il bambino immaginario e, nello stesso tempo,
con il corpo del bambino reale, attraverso la costruzione di un utero di lana esterno al corpo
(Soul, 1990) fabbricato dalla madre per contenere il bambino ed erogare calore (Ammaniti M. e
coll., 1995).
7a intervista:
Come me le immagino? Allora, io me le immagino col colore dei capelli del mio fidanzato, per i miei
riccioli. Me le immagino anche quando saranno un po pi grandine: due bamboline!... E con gli occhi
spero del pap e il colore del nonno paterno, perch sono azzurri. Poi me le immagino ogni tanto me le
immagino buone, tranquille, per caspita: vista la pancia, presumo che siano due birbe. Cos me le
immagino.
9a intervista:
La immagino un po come me quando ero piccola. Io ero bionda, bionda me la vedo cos, per un pochino
pi rossa e un carattere potrebbe ereditare dalla parte di mia mamma e come lho vista appunto nel sogno
con questi puntini, questa pelle chiara, le guance rosa. La vedo cos: molto chiara, con gli occhi chiari.
10a intervista:
Capelli neri e un po moro, perch io sono mora, pure lui e piccolo, magrino.
11a intervista:
Spero che abbia gli occhi di mio marito, che abbia il mio colore dei capelli, che abbia i miei occhi, il taglio,
non come colore (ride).
12a intervista:
Il mio bambino lo immagino mah a fasi alterne: a volte da quello che perlomeno ho visto un attimino
dallecografia lo immagino molto simile a me. Non tanto perch dicono che di solito i figli maschi
matrizzano, mh cos me lo immagino come un piccole clone con pregi e difetti miei. Altre volte lo
immagino invece che somiglia al padre.
13a intervista:

64

E un maschietto per cui chiaramente lo, lo proietto, lo vedo un po come mio marito insomma: abbastanza
ben piazzato, strutturato e spero che caratterialmente boh! Mi piacerebbe che prendesse un po da me e
un po da lui, come penso sia normale.

2.1.6

Il bambino idealizzato.

Ritengo necessario concludere la trattazione della rappresentazione del bambino


sottolineando come sia facile rintracciare spesso in essa caratteri idealizzanti (Scabini E., Cigoli V.,
2000; Di Vita A. M., Giannone F., 2002). Proprio perch tanto programmato e tanto desiderato,
spesso gi destinato a rimanere figlio unico, questo bambino nasce gi carico di aspettative da
soddisfare. In letteratura si posto laccento sul rischio che il figlio rimanga invischiato a
rappresentazioni, sia materne che paterne, che ne possono ostacolare il processo di individuazione.
A questo da aggiungersi il rischio, quasi scontato senza voler essere pessimisti, dellamaro
confronto con la realt, che non sempre si manifesta rosea come la si vorrebbe.
Interessante anche il contributo di Bestetti (1994) nel quale lAutrice sostiene che lenfasi
sociale sul figlio sano, bello e perfetto favorisce maternit eccessivamente medicalizzate; tale
medicalizzazione, a parere dellAutrice, distoglierebbe un po la madre dallascolto del suo
bambino.
Sulla stessa linea si colloca larticolo di Cattorini (1994) che dice: Il business del premaman solletica la speranza primaria della coppia: un figlio sano, possibilmente bello, facilmente
addomesticabile ai congesti ritmi della convivenza familiare, docile e intelligente almeno da
restituire con riconoscenza il caldo e illuminato affetto con cui i suoi genitori lo stanno per
accogliere.
1a intervista:
io lo immagino con tanti capelli neri (ride) e bravo. Io sono convinta che sar bravo che mi far
lavorare, mi far riprendere subito Sar un bambino tranquillo. Sono sicura di questo.
2a intervista:
il carattere spero che prenda quello di suo pap: molto tranquillo. Perch io sono un po agitata quindi
una speranza (ride) pi che un immaginarselo.
8a intervista:
Come si immagina le sue bambine? - Come me le immagino? Ehm come magari vorrei Ecco: allora, mi
piacerebbe che
Caratterialmente che siano bambine che sappiano affrontare la vita o comunque i problemi che dovranno
dovranno venire incontro in un certo modo, ecco. Cio non avere un carattere troppo forte, perch troppo
forte poi eh ma nemmeno essere una persona troppo debole, ecco. Persone, bambine, comunque persone
equilibrate, ecco, che sappiano adattarsi a qualsiasi situazione della vita.

65

15a intervista:
spero che sia met italiano, met giapponese, chiaramente prendendo le cose che mi piacciono delle due
culture. Quindi non so, magari abbastanza chiacchierone, aperto, vivace come gli italiani, per serio,
attaccato al dovere, responsabile come, come i giapponesi.

2.2

La rappresentazione di se stessa come madre.

Ho appena trattato le fantasie materne che hanno come protagonista il bambino, tuttavia
esiste unaltra tipologia che ha come protagonista la donna nel ruolo di madre. Ammaniti individua
alcuni modelli di figura materna nelle quali le gestanti si identificano: la madre salvifica, disposta al
sacrificio e alla privazione per suo figlio; la madre terra, che alimenta e dona vita con il proprio
grembo; la madre seduttiva che tiene il figlio strettamente legato a s (Ammaniti M., 1992).
LAutore suggerisce che queste fantasie, sostenute dalle esperienze infantili e adolescenziali,
vengono messe a confronto quotidianamente con la realt percepita e condivisa dagli altri. Come le
fantasie appartenenti alla rappresentazione del bambino, anche quelle che riguardano la donna
stessa vengono vissute e comunicate al proprio partner, alla propria madre, alla famiglia e alla rete
amicale. Ammaniti non manca di evidenziare, appunto, come lesperienza di maternit si trovi in
bilico fra la dimensione pi soggettiva e quella maggiormente condivisa con gli altri.
2.2.1

Uno sguardo alle proprie radici per affrontare il futuro.

Vorrei cedere lintroduzione di questo paragrafo alle parole profonde e ricche di significato
di una gestante che, scrivendo spontaneamente il suo pensiero, non sapeva di diventare in tal modo
protagonista di questa tesi.
testimonianza scritta:
La vita un cammino. La gravidanza come sollevarsi pian piano per raggiungere un nuovo tratto da
percorrere, ed in questa lenta ascesa si ha la possibilit di prendere man mano coscienza della nuova
dimensione e di vedere lorizzonte da un punto di vista diverso. Guardando indietro, alcune parti della propria
esistenza si rileggono con nuova coscienza: con gli occhi di mia madre, con gli occhi di mio padre.

Diventare madre un lavoro fisico e mentale che si svolge durante tutti i nove mesi, in
alcuni momenti attraverso un percorso allindietro: la donna, per diventare mamma, torna lei stessa
bambina. In letteratura laccento viene posto proprio sul fenomeno del ripercorrere la propria
infanzia per risolvere i conflitti con le figure genitoriali interiorizzate e sulla possibilit di disporre
di modelli positivi a cui attingere nella relazione con il proprio figlio. Con un linguaggio tecnico
psicologico si direbbe esattamente che la donna regredisce: torna indietro per recuperare la
propria infanzia, il proprio essere stata bambina, per rivisitare gli atteggiamenti, i limiti e pregi
66

soprattutto del comportamento materno. La gravidanza diviene pertanto uno scenario in cui
ricompaiono conflitti, fantasie e tendenze appartenenti al passato soprattutto riguardanti il proprio
s in relazione alle figure famigliari (Ammaniti M., 1992).
4a intervista:
Eh purtroppo credo che molte cose me le porter, me le porter dentro, insomma eh e verranno fuori nel
momento, anche se adesso non, non me le figuro ma verranno fuori nel momento. Daltronde siamo
quello che sono stati i nostri genitori. S, chiaro insomma, con il nostro bagaglio di esperienza, per
credo credo che molto ci porteremo dentro.

Come sottolinea questo soggetto, la donna in attesa del primogenito pi o meno


consapevole di essere in una posizione chiave nella successione delle generazioni (Stern D.,
1998), si sente portatrice di un bagaglio culturale, di valori da tramandare.
Come ribadisce Zattoni (2001), citando le parole di Scabini (1998), la nascita di un
bambino comporta un salto generazionale nelle parentele: i coniugi diventano genitori, i
genitori dei coniugi diventano nonni (Zattoni M., 2001).
A volte dalla donna viene percepito fortemente il desiderio di un nipotino da parte dei
genitori, proprio come riporta lo stesso soggetto sopra citato:
erano un po preoccupati che insomma temevano che non arrivassero bambini da che che
insomma che non potessimo avere figli visto il lungo periodo, lungo che poi era un anno e mezzo
insomma. Per cera un po questo timore, no? Che avevo gi percepito e comunque gi un paio di volte mi
avevano detto: Ma insomma! Hai novit? Hai novit?

La letteratura suggerisce come non raro che una donna provi vergogna nel comunicare ai
propri genitori la notizia della gravidanza, come se si sentisse una bambina che deve confessare la
sua vita sessuale, oppure a volte pu nascere un sentimento di competizione nei confronti della
propria madre, forse per il timore che questa possa ostacolare la sua maternit. Lorigine di questo
timore pu essere colto nella proiezione che la donna fa nella propria madre dei sentimenti di
invidia e vendetta provati nella sua infanzia quando il desiderio di maternit era molto forte (Lipari
E., Speranza A. M., 1992). Tuttavia, nella norma, progressivamente queste tendenze arcaiche
spariranno e la gestante si preparer serenamente al suo futuro (Del Carlo Giannini G., Buchignani
G., 1982). Come conseguenza di ci si creer una relazione paritetica tra le due donne adulte e la
madre potr essere vista come una figura di sostegno.
13a intervista:
Con sua madre come va in questo periodo? - Molto bene, s molto, molto bene. Eh beh un po comincio a
capirla, entrando nel ruolo di madre comincio ad interpretarla, a capirla un pochino di pi e va bene. Mi
sono molto legata, molto pi di prima dal punto di vista affettivo anche a mio pap, per soprattutto a mia

67

mamma e anche se credo comunque che la gravidanza con la mia gravidanza poi significa dare un
taglio, non so insomma.

2.2.2 La propria figura materna: un protagonista nello scenario psichico della


gestante.
Centrale nel processo di ridefinizione della propria identit, nelle modalit che portano a
rivestire il nuovo ruolo che la donna sta per vivere, proprio la mamma della gestante. E frequente
in questo intervallo di vita ripensare alla propria madre o ad altre figure materne incontrate nel
corso della vita, soprattutto il modo in cui si stata allevata acquisisce una crescente rilevanza.
Diversi autori considerano limportanza che la donna si identifichi con una buona immagine
materna (Deutsch H., 1945; Benedek T., 1959; Bibring G. L., 1961; Pines D., 1982; BirkstedBreen, 1992) il che significa non solo che la donna ha sperimentato una buona relazione infantile
con la madre, ma che stata capace di riconoscerla come tale, di riferirsi ad essa nella sua
esperienza attuale, senza essere sopraffatta da elementi conflittuali (Pola M., 1995).
Ferraro e Nunziante Cesaro (1985) hanno distinto due differenti tipologie con cui pu
manifestarsi lidentificazione materna: una modalit tipicamente imitativa, caratterizzata
dallillusione di essere come la madre, laltra deriva invece da unintroiezione che lascia
aperta la possibilit di unelaborazione personale e creativa della figura materna.
Stern (1998), nel suo libro Nascita di una madre, si rivolge direttamente alle gestanti: fa
notare loro di essere sempre state le figlie della loro madre e che questa relazione sempre stata
centrale per la loro identit; nel momento in cui avranno per il loro bambino tra le braccia,
cominceranno a privilegiare la loro identit di madre rispetto a quella di figlia. Come conseguenza
di questo passaggio, che avr tempi molto brevi, sar possibile vivere una sensazione o di perdita o
di conquista, responsabile del complesso di emozioni che la maggioranza delle donne vive subito
dopo il parto: capita infatti che a volte si sentano contemporaneamente tristi e felici.
Ancora Stern evidenzia il possibile desiderio della gestante di conoscere meglio la propria
madre nel passato, quando spettava a lei il compito di accudirla. Da queste conoscenze emergono
poi confronti, analisi critiche che portano la donna a rifiutare o ad assimilare certi comportamenti,
certi modelli.
9a intervista:
Mah simile spero di essere altrettanto incoraggiante nelle insicurezze. Diversa diversa sicuramente
nel ruolo con mio marito rispetto a quello che aveva lei con suo marito, che mio pap.
15a intervista:

68

E mah, da una parte mi fa piacere avere la sua presenza, i suoi consigli dallaltra parte tendo a fare il
contrario di quello che mi dice. C un rapporto di

La curiosit rispetto al passato pu manifestarsi nei sogni, nei ricordi improvvisi, oppure se
pienamente conscia pu portare la gestante a rivolgere direttamente delle domande alla madre per
conoscere le esigenze dei neonati, i compiti materni, le difficolt e le gioie di diventare mamma.
Abbiamo gi visto, trattando i corsi di preparazione al parto ed esaminando la rete sociale che si
crea attorno una neo-mamma, come il colloquio con persone che hanno gi vissuto la stessa
esperienza sia un valido strumento per prepararsi alla novit. Anche in questo caso la riattivazione
del passato (Stern D., 1992) scatta automaticamente alla ricerca di elementi che potranno rivelarsi
utili per affrontare la sfida del momento.
E da citare, infine, il contributo di Zattoni (2001) nel quale si sostiene che, date condizioni
ambientali e socioculturali uguali, la maternit vissuta dalla madre, dalla figlia o dalla nuora
riporter, comunque e sempre, un elemento innovativo.
2.2.3 Stili materni.
Analizzando le varie sfaccettature dei vissuti psicologici in gravidanza, emerso che uno dei
compiti che la donna deve affrontare la costruzione di una rappresentazione del bambino e di una
rappresentazione di s come madre. Contemporaneamente per, la madre deve anche costruire una
rappresentazione di s con il bambino.
Numerose ricerche di carattere psicologico si sono dedicate allo studio della gravidanza al
fine di indagare se esista una continuit tra lo stile materno che si sviluppa durante la gestazione ed
il maternage che verr offerto al neonato (Raphael-Leff J., 1980, 1983, 1985, 1986; Smith J. A.,
1990). Nella creazione di un proprio stile, giocano un ruolo fondamentale le convinzioni personali,
le aspettative, gli standard socioculturali, ma anche le fantasie inconsce. Secondo Raphael-Leff la
modulazione dello stile materno troverebbe origine proprio nelle identificazioni inconsce con la
propria madre ed il feto, ma anche i fattori socioeconomici rivestirebbero un ruolo decisivo nel
determinare i comportamenti materni. Lo stile materno emergente non dovrebbe essere considerato
un tratto del carattere individuale, ma piuttosto lesito di una risposta adattiva ad unesperienza
nuova. I diversi atteggiamenti che caratterizzano questi stili si riflettono di conseguenza sui vissuti e
le reazioni alla gravidanza, al parto, alla successiva maternit.
Dagli studi della psicoanalista inglese Raphael-Leff (1985, 1986) emergono due particolari
orientamenti materni: la madre facilitante (the facilitator mother) e la madre regolatrice (the
69

regulator mother) possono essere considerati i due estremi dei diversi stili materni, raramente
presenti nella loro forma pura. La prima considera la maternit come unesperienza che completa
la sua identit femminile, si sente arricchita da essa e ritiene di avere la capacit di adattarsi ai
bisogni del bambino. Attraverso il meccanismo della regressione si identifica con il bambino,
rivivendo le fantasie infantili. La seconda invece concepisce la gravidanza come un passaggio
obbligato per poter avere un figlio, non accetta le trasformazioni corporee e rinforza i propri
meccanismi difensivi per resistere alla disorganizzazione psichica. Fa ampio uso della
razionalizzazione, mentre le fantasie sul feto faticano ad emergere e i movimenti fetali sono
avvertiti come segnali di una presenza estranea. A differenza della madre facilitante, si aspetta che
sia compito del bambino doversi adattare alla realt nel quale dovr inserirsi.
Pi recentemente, nel 1993, lAutrice ha individuato una terza categoria, quella della madre
reciprocator, caratterizzata dalla capacit di effettuare scambi con laltro (ad esempio con il
bambino, con il compagno o la madre) sulla base della reciprocit. Si tratta di una donna che
durante lattesa si mantiene in equilibrio tra il sentirsi assorbita dallesperienza della gravidanza e
lessere disponibile nei confronti del mondo esterno, riconosce le proprie ambivalenze interne,
considera il bambino come unidentit autonoma con proprie caratteristiche.
2.2.3.1 Un esempio di madre regolatrice.
Preciso che lobiettivo di ricerca di questa tesi non era il riconoscimento di stili materni nel
campione intervistato, ma un caso particolare mi porta a soffermarmi un momento su questo
aspetto, perch mi sembrato di poter cogliere chiaramente alcuni tratti specifici di madre
regolatrice. Cito alcuni brani della narrazione di questa donna (5a intervista) facendo riferimento
alla seguente tabella che sintetizza le caratteristiche degli stili materni individuati dalla psicoanalista
inglese.
I due stili materni secondo Raphael-Leff (1983)1
Gravidanza

Madre facilitante

Madre regolatrice

Tratto da Maternit e gravidanza. Studio delle rappresentazioni materne (Ammaniti M. e coll., 1995)

70

Identit
Esperienza emozionale
Adattamento

Maturazione dellidentit
Continuit
Coinvolgimento

Minaccia dellidentit
Sconvolgimento
Irrigidimento

Acquisizioni
Fase 1
Esperienza emozionale
Feto

Regressione
Fusione
Ripiena
Arricchente, vulnerabile

Autosufficienza
Controllo
Invasa, svuotata
Parassita, avido

Fase 2
Esperienza emozionale
Feto

Differenziazione
Fantasie mobili
Compagno immaginario

Separatezza
Sentimenti definiti
Intruso determinato

Fase 3
Esperienza emozionale
Feto

Riavvicinamento
Attesa della riunione
Curiosit per il bambino reale

Distacco
Preoccupazioni per il parto
Pessimismo

Irrigidimento:
Eh allinizio io ho fatto di tutto appunto per far finta di niente

Autosufficienza:
un po di delirio di onnipotenza ti viene eh? Secondo me s.

Controllo:
prendiamo molto in giro i nostri amici, perch ti dicono (sottovoce): Ah, parla gi(riferito al bambino
che stanno aspettando i loro amici), sono tutte queste cose che noi scherziamo diciamo: Quand che li
iscrivono alluniversit?. Cerchiamo di evitare di proiettare tutta questa cosa, forse. Noi siamo un po pi
attenti, quello s.

Feto parassita/intruso determinato:


la cosa che pi mi inversa, cio ti d la sensazione di essere posseduta, banalmente. Te ne accorgi dalla
dallalimentazione, perch certe cose ti danno fastidio e certe cose le mangi. Ma non sono cose mie, non sono
scelte mie, sono scelte sue.

Distacco:
Avete gi scelto il nome? - No. - Cosa ha preparato per il bambino? - Niente. - Le succede mai di pensare a
come sar il bambino? Come lo vorrebbe nei primi mesi? - No, non pi di tanto, non credo.

Pessismo:
secondo me nei primi mesi di vita di un bambino ti fanno devono essere frustranti in un modo terribile,
perch tu sei estremamente necessaria, almeno lo vedo nelle mie amiche, ma lo sei in un modo utilitaristico,
mentre probabilmente ogni madre si aspetta subito un un riscontro, una gratificazione, mentre invece
questi qui allinizio sono un po delle sanguisughe, perch ti portano via tutte le energie, ti E questo che
penso ogni tanto, cio ho la sensazione che ho davanti un periodo di quelli tosti e che poi uno si assester
dopo
non lo so se si riesca a tirar fuori tutta questa pazienza necessaria. Cio mi auguro di non diventare a
volte si vedono nelle altre donne degli atteggiamenti di rifiuto nei confronti del figlio, che quello che temo,
nel senso che non detto che sia tutto amore, quindi

71

Io ho la sensazione che si tenda ad abituarlo, a dargli delle regole, ma che lui cha sempre una sua alla
fine dici: Noi siamo stati bravissimi, labbiamo impostato il bambino. In realt sei tu che hai preso i suoi
ritmi. Secondo me dipende dai punti di vista, ma comandano loro.

3.

LIRMAG:

uno

strumento

per

la

ricerca

sperimentale

sulle

rappresentazioni materne in gravidanza.


Le modificazioni dei vissuti psichici in gravidanza sono state esplorate in psicologia
prevalentemente in ambito clinico-terapeutico, avendo modo di esplorare le dinamiche delle donne
in terapia, o in ambito di ricerca, con lausilio di interviste, di questionari, scale o test specifici;
nella maggior parte dei casi per si fatto uso integrato dei diversi strumenti. Per esempio la ricerca
condotta da Bibring (1959, 1961), nellambito del Beth Israel Hospital of Boston, ha previsto
interviste di approccio psicoanalitico, somministrate in gruppi di gestanti, al fine di indagare il
pensiero magico, le premonizioni, le reazioni depressive, le angosce primitive, i meccanismi
proiettivi e paranoici (Bibring G. L., 1959). Allo stesso modo lo studio di Chertok (1969), presso il
Dipartimento di Maternit dellOspedale Rothschild di Parigi, si svolto tramite interviste
semidirettive condotte ed interpretate con laccordo di vari intervistatori. Tale accordo era
considerato di estrema necessit per coniugare il metodo clinico e quello cosiddetto oggettivo.
Dalle osservazioni emerse in questi studi e dal valore operazionalizzabile del concetto di
rappresentazione, che ben si presta ad esplorare il paesaggio psichico della gestante, si sviluppato
un nuovo filone di ricerche che, dai primi anni del 90 fino ad oggi, fonte di preziosi contributi per
lavanzamento delle conoscenze scientifiche. Alcuni si sono concentrati in particolare sulla
percezione materna del temperamento del bambino in gravidanza e dopo la nascita (Mebert C. J.,
Kalinowsky M. F., 1986; Zeanah C. H. e coll. 1985, 1986; Zeanah C. H., Anders T. F., 1987), altri
sullo studio dellidentit femminile e materna prima e dopo il parto (ad esempio attraverso
lIRMAG e lIRMAN: Ammaniti M. e coll, 1990, 1992, 1995), negli ultimi anni si estesa larea di
indagine anche alle rappresentazioni del padre del bambino (Di Vita A. M., Giannone F., 2002;
Zennaro A., Ascari M., 1995).
Una revisione di tutta la letteratura internazionale su tale argomento mi porterebbe
sicuramente a scrivere centinaia di pagine, ma per ora vorrei occuparmi solo dei recenti contributi
italiani che ho avuto modo di consultare per sviluppare la mia tesi: prendo come punto di partenza
lo studio pubblicato nel 1990 dal gruppo di ricerca di Ammaniti.
3.1

LIRMAG (Intervista per le rappresentazioni materne in gravidanza).


72

Nellambito del Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione


dellUniversit di Roma La Sapienza stato condotto uno studio, iniziato nel 1987 da Ammaniti
ed altri, che ha portato alla pubblicazione nel 1990 dellarticolo Rappresentazioni materne in
gravidanza: contributo preliminare di studio (Ammaniti M., Baumgartner E., Candelori C., Pola
M., Tambelli R., Zampino F., 1990). In esso viene proposta per la prima volta lintervista
semistrutturata di loro ideazione (lIRMAG: Intervista per le rappresentazioni materne in
gravidanza), quale strumento valutativo delle rappresentazioni in gravidanza. Lintervista nella sua
versione integrale ed il sistema di codifica sono presentati nel libro pubblicato successivamente nel
1995, sempre da Ammaniti e dai suoi collaboratori (rif. Appendice).
Per la stesura del testo gli Autori hanno avuto come riferimento la Pregnancy Interview
elaborata da Slade e dal suo gruppo di ricerca di New York (1986), i contributi di Stern sulle
rappresentazioni mentali (1985, 1989) e quelli di Zeanah e dei suoi colleghi (1985, 1986) sulle
fantasie materne in gravidanza, infine, di notevole importanza, lAdult Attachment Interview (AAI)
elaborata da Mary Main e dal suo gruppo di ricerca di Berkeley (Main M., Goldwyn R., 1989).
Lobiettivo per cui stata creata lintervista proprio quello di esplorare, nella donna che va
incontro alla prima maternit, le rappresentazioni mentali concernenti non solo se stessa come
persona e come madre, ma anche il bambino, il partner e la propria famiglia dorigine.
Il presupposto teorico era che le rappresentazioni potessero fornire un quadro di come la
donna organizzi internamente la sua esperienza, sia sul piano affettivo che cognitivo.
Dal punto di vista metodologico, si pensato allintervallo tra il 6 mese e mezzo e il 7
mese e mezzo di gestazione (tra la ventottesima e la trentaduesima settimana) quale periodo ideale
di somministrazione, in quanto la presenza del bambino ormai molto definita e la madre molto
attenta a riconoscere e ad interpretare i suoi movimenti e nello stesso tempo il parto ancora
sufficientemente lontano da non polarizzare i pensieri e le emozioni materne (Ammaniti M. e coll.,
1990).
E stata scelta lintervista semistrutturata quale metodo aperto per raccogliere un ampio
numero di informazioni, consentendo per alle intervistate di organizzare liberamente la loro
esposizione. Come ha evidenziato Stern, il modello narrativo costituisce proprio lesplicitazione
verbale dei modelli operativi interni, ma a differenza loro cosciente o pu divenire tale,
verbale, narrabile, sociale e i suoi referenti sono sperimentati per mezzo delle parole (Stern D.,
1989).
Ancora dal punto di vista metodologico bisogna ricordare che lintervista deve essere
audioregistrata con un registratore collocato vicino alla gestante e successivamente trascritta per
73

intero, riportando anche frasi non completate, eventuali errori, espressioni dialettali o di gergo
comune, esclamazioni, manifestazioni di riso o di pianto.
La durata media di ciascuna di circa 75 minuti, ma pu variare in relazione alla modalit
narrativa del soggetto, alla complessit e al numero di tematiche emerse.
LIRMAG in sintesi uno strumento per un approccio sia qualitativo che quantitativo allo
studio delle rappresentazioni materne in gravidanza. Candelori e altri Autori (1992) sottolineano
appunto che il materiale narrativo raccolto durante la somministrazione dellIRMAG pu essere
analizzato secondo due prospettive: da un lato lorganizzazione della narrazione e dallaltro i
contenuti ricavabili dalla narrazione e dalle 5 liste di aggettivi, laddove lorganizzazione valutata
secondo le sette dimensioni content free (Candelori C. e coll., 1992). Passer ora alla
presentazione nello specifico di questi aspetti, che rendono lIRMAG uno strumento complesso, ma
nel contempo miniera di informazioni su questo aspetto del mondo psichico.
3.1.1 Le aree di indagine dellintervista e la loro codifica.
LIRMAG costituita da 41 domande principali e da ulteriori domande (prompts) volte
ad approfondire di volta in volta litem in questione. La sua struttura consente di analizzare sia i
contenuti dellesposizione che la sua organizzazione narrativa. Questultima si manifesta sia
attraverso il racconto spontaneo (mi racconti la storia della sua gravidanza), sia attraverso i
resoconti relativi a specifiche aree proposte dallintervistatore:
a) Il desiderio di maternit nella storia personale e di coppia: le emozioni personali, di coppia e
familiari alla notizia della gravidanza;
b) le emozioni e i cambiamenti nel corso della gravidanza nella vita personale, di coppia e nel
rapporto con la propria madre; la prospettiva del parto;
c) le percezioni, le emozioni e le fantasie relative al bambino interno;
d) le aspettative future riguardanti le caratteristiche di s come madre e le caratteristiche del
bambino;
e) la prospettiva storica della madre, riguardante il proprio ruolo attuale e passato di figlia.
Dallesame di queste tematiche si possono raccogliere informazioni su due tipologie di
Rappresentazioni:
-

la rappresentazione di s come donna e come madre, anche in relazione al partner e alla


famiglia dorigine;
74

la rappresentazione del bambino interno, durante la gravidanza e nella prospettiva dopo la


nascita.
Per studiare il modello narrativo sono state proposte alcune categorie di codifica o

dimensioni (Ammaniti M., Matarazzo O., 1995), sette per la rappresentazione di s e sette per la
rappresentazione del bambino:
1. la ricchezza delle percezioni: questa dimensione valuta la povert o ricchezza delle
percezioni relativamente alla propria maternit ed al feto, come vengono riportati episodi,
sensazioni, comportamenti e la pluralit o ristrettezza dei punti di vista (fisico, psicologico,
relazionale, etc.);
2. lapertura al cambiamento e la flessibilit: questa dimensione stima la flessibilit ad
adattarsi a nuove informazioni e nuovi punti di vista, in particolare la capacit di riconoscere
la processualit dei cambiamenti fisici e psicologici che hanno coinvolto se stessa e il
bambino nel corso della gravidanza, le modifiche nellambiente relazionale, quindi la
permeabilit o rigidit delle rappresentazioni.
3.

lintensit dellinvestimento: questa dimensione misura lampiezza del coinvolgimento


psicologico nel parlare della gravidanza e del bambino, il grado di assorbimento e lintensit
delle emozioni espresse;

4. la coerenza: questa dimensione si riferisce alla plausibilit del racconto, alla presenza di
esempi a supporto dei propri giudizi e valutazioni, alla logica e comprensibilit della
narrazione;
5. la differenziazione: questa dimensione valuta il grado di consapevolezza dei confini
personali, delle caratteristiche, desideri e bisogni propri e del bambino. In riferimento a
questultimo misura quanto la madre sia in grado di percepire il bambino come altro da s,
differenziato nella sua individualit;
6. la dipendenza sociale: questa dimensione valuta il grado di influenza, di dipendenza dagli
altri, di conformismo presente nella rappresentazione di s come madre e del bambino.
Misura quanto la donna attinge agli stereotipi culturali, alle opinioni del partner, della
famiglia dorigine e della rete relazionale (medici, amicizie, colleghi di lavoro) per
costruire le sue rappresentazioni;
7. la dominanza delle fantasie: questa dimensione rileva lemergenza delle fantasie che la
donna ha su se stessa e sul bambino, intendendo con il termine fantasie linsieme di

75

aspettative, desideri, timori, luso di metafore, sogni riguardanti la salute, le qualit fisiche e
caratteriali proprie e del bambino, il ruolo materno, i rapporti con i famigliari, etc.
Gli Autori riconoscono zone di sovrapposizione tra queste dimensioni, pur essendo esse
molto specifiche e focalizzando aspetti diversi del modello narrativo, per esempio la percezione di
s come madre dovrebbe essere teoricamente correlata con la differenziazione: possiamo dire che
tanto pi una donna si percepisce nelle sue caratteristiche personali di madre tanto pi in grado di
differenziarsi, ad esempio dallimmagine della propria madre (Ammaniti M. e coll., 1990,
Ammaniti M. e coll., 1995).
Queste dimensioni sono codificate in scale ad intervallo a cinque punti (Ammaniti M.,
Matarazzo O., 1995):
1 = povera, 2 = limitata, 3 = moderata, 4 = considerevole, 5 = molto accentuata.
Esse sono analizzate rispetto allorganizzazione della narrazione, alle sue caratteristiche
formali e non rispetto ai contenuti. Ricordo che la letteratura recente considera proprio le
caratteristiche formali della narrazione indicatori dellorganizzazione psichica del soggetto (Main
M., Goldwin R., 1985-1994; Bucci W., Kabasakalian-MecKay, 1993; Fonagy P., Target M., 2001).
I punteggi vengono attribuiti prima alle sette dimensioni della rappresentazione materna di
s, poi a quelle riferite al bambino. Si ottengono quindi due profili, relativi a s nel ruolo materno e
al nascituro, che possono sovrapporsi oppure essere diversi.
3.1.2 Le categorie delle rappresentazioni materne in gravidanza.
Gli Autori suggeriscono di esaminare lintervista attraverso due codificatori indipendenti, al
fine di confrontare i risultati e quindi verificare lindice di concordanza.
Codificate le dimensioni delle singole rappresentazioni, possibile ottenere un profilo
rappresentativo generale, da riconoscere tra i tre proposti (Ammaniti M. e coll., 1995):
1) Rappresentazioni materne integrate/ equilibrate:
Le rappresentazioni della maternit e del bambino sono abbastanza ricche, investite
affettivamente, forniscono un quadro coerente dellesperienza contestualizzata nella
propria storia, sono aperte al cambiamento. La gravidanza vissuta come tappa
dellevoluzione personale e completamento della propria identit.
76

I punteggi registrati dallo scoring delle dimensioni rappresentative si distribuiscono


secondo i seguenti valori:
Dimensioni di codifica

Punteggi

Ricchezza delle percezioni

3-5

Apertura al cambiamento
Investimento affettivo
Coerenza
Differenziazione
Dipendenza sociale
Emergenza delle fantasie

3-5
3-5
3-5
3-5
2-3
3-4

2) Rappresentazioni materne ristrette/disinvestite:


La donna non si lascia andare, razionalizza (si deve fare come tappa della vita), sono
presenti segnali di rigidit ed autoaffermazione. Nella narrazione si possono cogliere
inoltre impersonalit, astrattezza, episodi che non trasmettono il senso dellesperienza.
I punteggi registrati dallo scoring delle dimensioni rappresentative si distribuiscono
secondo i seguenti valori:
Dimensioni di codifica
Ricchezza delle percezioni

Punteggi
1-2-3

Apertura al cambiamento

2-3

Investimento affettivo

1 - 2 (3)

Coerenza

2-3

(una certa astrattezza dellesperienza non supportata da episodi)

Differenziazione

2-3

(in opposizione verso la madre e la famiglia)

Dipendenza sociale

1-2-3

Emergenza delle fantasie

1-2

3) Rappresentazioni materne non integrate/ambivalenti:


Nelle rappresentazioni coesistono tendenze diverse nei confronti della maternit e del
bambino (eccessivo coinvolgimento vs. lotta per prenderne le distanze). Le informazioni
possono essere ricche, ma poco organizzate. Si ricava un quadro alternante/oscillante,
poco integrato che pu divenire confuso.
I punteggi registrati dallo scoring delle dimensioni rappresentative si distribuiscono
secondo i seguenti valori:
Dimensioni di codifica

Punteggi

77

Ricchezza delle percezioni

2-4

Apertura al cambiamento
Investimento affettivo
Coerenza

1-3
2-4
1-3

(quadro confuso, difficile da seguire, contraddizioni)

Differenziazione

1-2

(oscillazione, forte identificazione con la madre e rifiuto)

Dipendenza sociale
Emergenza delle fantasie

2-4
3-5

Gli Autori hanno distinto ulteriori tre sottocategorie per ciascun profilo globale di
rappresentazione:
Integrate/equilibrate:

1) limitata
2) orientata su di s
3) orientata sul bambino

Ristrette/ disinvestite:

1) accentuata
2) con paura
3) orientata su di s

Non integrate/ambivalenti:

1) confusa
2) inversione di ruolo
3) assorbita da se stessa

Nel capitolo 4 verranno illustrate le categorie di rappresentazioni individuate nel campione


di ricerca, mentre per motivi di sintesi rimando al manuale (Ammaniti M. e coll., 1995) per una
descrizione dettagliata delle caratteristiche che connotano ciascuna delle altre.
3.1.3

Le scale di aggettivi.

Gli Autori, in collaborazione con Stern e la sua quipe dellUniversit di Ginevra, hanno
creato 5 liste di aggettivi (rif. Appendice), utili come strumento di integrazione e approfondimento
delle informazioni che emergono dallintervista. Mentre lintervista studia il modo in cui sono
organizzate le informazioni e gli affetti rispetto a s e al figlio, le 5 scale ci danno un quadro dei
contenuti e delle caratteristiche delle rappresentazioni (Ammaniti M. e coll., 1990).
Esse rilevano, infatti, il contenuto delle rappresentazioni materne che riguardano:
78

a) le caratteristiche individuali del bambino atteso;


b) le caratteristiche individuali della gestante;
c) le caratteristiche individuali del partner;
d) le caratteristiche materne di s;
e) le caratteristiche della propria madre.
Gli Autori le hanno ideate sul modello del differenziale semantico: si tratta di uno strumento
frequentemente utilizzato nella ricerca psicologica, che grazie al processo di qualificazione permette
di valutare il significato affettivo attribuito ad alcuni concetti, le dimensioni di giudizio, ossia le
modalit di rappresentazione (Capozza D., 1977). Solitamente presentato ai soggetti in forma
grafica di scale, ognuna caratterizzata da una coppia di aggettivi di significato opposto. Le liste
create ad integrazione dellIRMAG sono definite da 17 polarit, vengono proposte alla gestante al
27o, 30o, 35o, 39o item e sono accompagnate dalla richiesta di segnare con una matita, su una linea
retta di 10 centimetri ai cui estremi si trovano gli aggettivi opposti, il punto che le sembra
avvicinarsi meglio alla sua prospettiva.
Per quanto riguarda lanalisi delle risposte, gli Autori propongono di definire
convenzionalmente un punto 0 per ogni coppia di aggettivi, da cui partire per misurare in millimetri
la distanza del punto segnato dallintervistata.
Le prime tre scale sono riferite alle caratteristiche individuali del bambino, di s e del
partner, sono composte dagli stessi aggettivi e sono quindi confrontabili tra loro; allo stesso modo
sono strutturate anche le altre due liste, riferite questa volta alle caratteristiche materne di s e della
propria madre. Dal confronto possibile osservare, per esempio, se il bambino interno
rappresentato con caratteristiche pi prossime a s o al partner, o ancora in quali aspetti la gestante
immaginandosi nel ruolo materno, si rappresenta simile o differente dalla propria madre.
Gli Autori precisano che gli aggettivi utilizzati nelle prime tre scale descrivono aspetti
essenzialmente del funzionamento personale (ad esempio attivo/passivo; fragile/forte), dello stile
interpersonale (ad esempio chiuso/socievole; indipendente/dipendente), dellorientamento affettivo
(ad esempio allegro/triste; vivace/non vivace) e i contenuti pulsionali di carattere orale, anale e
fallico (pulito/pasticcione; deciso/remissivo); gli aggettivi presentati nelle ultime due liste si
riferiscono invece, oltre che allarea affettiva (ad esempio affettuosa/non affettuosa; triste/allegra) e
al funzionamento personale (ad esempio autoritaria/permissiva; sicura/insicura), al ruolo materno
(soddisfatta/insoddisfatta nel ruolo di madre; trova gravoso/facile il ruolo di madre) e allarea della
sensibilit materna (ad esempio disponibile/presa da altro; che controlla/che lascia fare).

79

3.2

I potenziali ambiti applicativi proposti dagli Autori.

Ammaniti e la sua quipe proponevano nel 1990 tre prospettive di ricerca da sviluppare
facendo uso dello strumento da loro pensato:
1. uno studio normativo grazie al quale evidenziare gli stili materni pi frequenti, le loro
caratteristiche, le relazioni con variabili differenziali (quali let, la classe sociale, la
programmazione della gravidanza, etc.);
2. uno studio sulle gravidanze a rischio (sul piano sociale, medico o psicologico);
3. uno studio sulla stabilit e il cambiamento delle rappresentazioni materne relative a s e al
proprio figlio prima (al 7 mese di gestazione) e dopo il parto (al 4 mese di vita del
bambino).
Nel 1995 Candelori precisa: per le sue caratteristiche strutturali questa intervista pu essere
facilmente somministrata nellambito di specifici progetti di ricerca riguardanti larea della
maternit, nel lavoro di preparazione al parto, allinterno di consultazioni a carattere clinico. Per
quanto riguarda lambito di ricerca lAutrice fa riferimento allo studio normativo gi proposto
precedentemente da Ammaniti (1990), mentre per quanto riguarda lambito clinico suggerisce un
utilizzo dellIRMAG durante consultazioni psicologiche o corsi di preparazione al parto, lo propone
agli operatori come strumento per interventi di prevenzione, in particolare ne mette in risalto
lutilit per un esame di gravidanze a rischio, precisamente quelle che riguardano soggetti
adolescenti o tossicomani.
3.2.1 Alcune ricerche sperimentali e i loro risultati.
Ho selezionato qui di seguito alcune ricerche che si sono servite dello strumento IRMAG: si
tratta prevalentemente di studi volti ad indagare il modificarsi delle rappresentazioni materne
nellesperienza della prima maternit, il confronto tra il prima e il dopo la nascita del bambino.
Del resto sar possibile notare come questo aspetto, che come abbiamo visto stato inizialmente
esplorato dalla psicoanalisi, divenuto ora oggetto dinteresse anche per la psicologia della famiglia,
sta vedendo i propri confini allargarsi allo studio delle rappresentazioni del padre del bambino.
E stata mia intenzione proporre questi studi per introdurre lultimo capitolo di questa tesi,
che vorr presentare la mia applicazione pratica dello strumento.

80

Stabilit e cambiamento delle rappresentazioni materne in gravidanza e nel periodo


postnatale (Candelori C. , Perucchini P., Pola M., Tambelli R., 1992).
Questa ricerca si colloca allinterno di quel filone di studi a cui hanno contribuito Ammaniti, Stern,
Zeanah, Nunziante Cesaro e Fava Viziello, cominciato nel 1987 per studiare le rappresentazioni
della donna in gravidanza. Frutto della loro collaborazione stata la creazione dellIRMAG e
dellIRMAN (Intervista per le rappresentazioni materne dopo la nascita): la prima stata
ampiamente illustrata poco fa, la seconda invece viene generalmente somministrata al 4 mese di
vita del bambino. In un contributo del 1992 le Autrici pubblicano i risultati della loro ricerca che
aveva come obiettivo esaminare le rappresentazioni di un campione di primipare nel corso della
gravidanza e le loro eventuali stabilit o cambiamenti dopo le interazioni precoci madre-bambino.
Le stesse donne, dunque, sono state incontrate in due diversi momenti: al 7 mese di gravidanza e
a 4 mesi di vita del bambino. Lo strumento scelto stato il differenziale semantico (le 5 scale di
aggettivi fornite dallIRMAG e dallIRMAN), i punteggi sono stati calcolati su una scala numerica
da 1 a 100, avendo preso come unit di misura i millimetri che suddividevano la linea continua di
10 centimetri.
Per quanto riguarda le caratteristiche individuali di s, del bambino e del partner il calcolo
delle medie ha mostrato punteggi molto alti sia nella rappresentazione durante la gravidanza, che in
quella dopo la nascita: questo dato ha indicato che lesperienza della gravidanza e della prima
maternit caratterizzata da positivit. E emerso spesso che il bambino e il partner sono percepiti
pi simili tra loro e pi positivamente rispetto alla donna. Le analisi della varianza (in cui un fattore
era il Mese: gravidanza/dopo la nascita e laltro il Personaggio: s, bambino, partner) hanno
inoltre rilevato una certa stabilit nella rappresentazione materna tra prima e dopo la nascita,
specialmente per i tratti personali e temperamentali. Questo dato in accordo con i risultati ottenuti
dallquipe di Zeanah (1985, 1986).
Anche per quanto riguarda le caratteristiche materne di s e della propria madre sono emersi
punteggi positivi, questa volta caratterizzati per da una generale sovrapposizione tra il proprio
profilo e quello della madre. Infine anche in questo caso stata registrata una generale stabilit
delle rappresentazioni.
Le rappresentazioni materne prima e dopo la nascita del bambino: un contributo di
ricerca (Matarazzo O., 1992).
Riporto questa ricerca poich la considero complementare alla precedente: avendo lo stesso
obiettivo in comune, se ne discosta in quanto utilizza un approccio qualitativo di indagine.
Linteresse in questo caso focalizzato, non tanto sui contenuti, piuttosto sugli aspetti formali delle
81

narrazioni; lanalisi si rivolta dunque alle 7 dimensioni delle rappresentazioni precedentemente


presentate: la ricchezza percettiva, lapertura al cambiamento e flessibilit, lintensit
dellinvestimento, etc. Riporto sinteticamente con le parole dellAutrice quanto emerso
dallanalisi: mentre la rappresentazione che la donna ha di s in gravidanza non subisce
modificazioni strutturali di grosso rilievo a seguito della nascita del bambino, la struttura della
rappresentazione del bambino differisce in maniera abbastanza considerevole da quella del
nascituro: se durante la gravidanza la RM e la RB hanno configurazioni pressoch analoghe, dopo il
parto assumono andamenti differenti. la cesura costituita dalla nascita introduce elementi di
discontinuit e di disomogeneit nella RB (Matarazzo O., 1992). E stata inoltre adottata una
strategia di lettura delle narrazioni secondo il criterio della coerenza: i risultati mostrano che
quanto pi le rappresentazioni sono congruenti, aperte e articolate, tanto pi tendono alla stabilit
(Matarazzo O., 1992).
Una indagine sulle rappresentazioni materne in gravidanza (Tambelli R., 1995).
Si tratta questo di uno studio effettuato esclusivamente su donne primipare tra il sesto mese e mezzo
e il settimo mese e mezzo di gravidanza. Vengono riportati dallAutrice i risultati dei test statistici
applicati ai punteggi ottenuti dalla codifica delle 7 dimensioni delle rappresentazioni di s e del
bambino: si possono leggere correlazioni significative tra le dimensioni allinterno di ciascuna
rappresentazione o tra dimensioni appartenenti alla rappresentazione di s e a quella del bambino.
Emergono configurazioni strutturali molto simili e da tale analogia si conclude che la
rappresentazione del nascituro influenzata da quella che la donna ha di s. Sono state effettuate
inoltre due analisi fattoriali separate che hanno segnalato un nucleo centrale formato dalla
dimensione cognitiva quale elemento comune alla rappresentazione materna e a quella del
bambino (Tambelli R., 1995), sul quale si raggruppano la ricchezza delle percezioni, lapertura al
cambiamento, la coerenza, la differenziazione. A queste dimensioni si unisce nella rappresentazione
del bambino anche linvestimento affettivo, per cui il primo fattore della RB mette in luce una
componente cognitiva-affettiva.
Padri e madri nella mente. Le rappresentazioni genitoriali in gravidanza e dopo la nascita
del primo bambino (Giannone F., Pupella M., Consales A., 2002).
Questo studio si proposto di delineare un profilo delle rappresentazioni che le donne e i loro
compagni hanno di s, di s come madri/padri e del loro bambino prima e dopo la nascita. Questa
volta il campione era composto da coppie che vivevano per la prima volta lesperienza dellattesa di
un figlio, mentre gli strumenti utilizzati sono stati lIRMAG ed altre tre interviste semistrutturate
82

per esplorare le rappresentazioni paterne durante la gravidanza (Rap.Pa.G) e le rappresentazioni


genitoriali dopo la nascita (Rap. Ma. N e Rap. Pa.N.). Le rappresentazioni sono state studiate nel
loro aspetto formale, quindi sono stati valutati i punteggi registrati in ciascuna delle 7 dimensioni di
codifica (ricchezza percettiva, apertura al cambiamento e flessibilit, intensit dellinvestimento,
etc.). Dai risultati ottenuti si osservato che prima della nascita il campione degli uomini si divide
in due gruppi: il primo presenta punteggi molto simili a quelli materni, indici di buona apertura e
ricchezza con cui i compagni vivono questa esperienza; il secondo dimostra invece meno
disponibilit e capacit di adattarsi ai cambiamenti che levento comporta. Dopo la nascita, tuttavia,
le rappresentazioni dei due genitori si rivelano molto simili, caratterizzate da disponibilit emotiva,
accoglimento e buon adattamento al bambino.
Lo spazio semantico delle rappresentazioni materne e paterne: un contributo di ricerca in
educazione familiare (Marino E., 2002).
Anche questo studio si pu considerare complementare al precedente, avendo in comune lo stesso
oggetto di interesse, sebbene indagato questa volta con il differenziale semantico (le 5 liste di
aggettivi proposte dallIRMAG): lanalisi stata effettuata sui contenuti delle rappresentazioni,
piuttosto che sul loro aspetto formale. In questo caso i punteggi sono stati calcolati su una scala
numerica da 1 a 10, avendo preso come unit di misura i centimetri che suddividevano la linea
continua. Sono state calcolate le medie e le deviazioni standard sia per il gruppo maschile, che per
quello femminile: in entrambi i casi risultato che il bambino il personaggio che presenta le
differenze pi consistenti nelle descrizioni prima e dopo la sua nascita. Un dato interessante che
merita di essere citato la mancanza di differenze tra il prima e il dopo rispetto al confronto tra
se stessa/o ed il genitore dello stesso sesso: i neo-genitori sembrano voler aderire (durante la
gravidanza) ed in seguito mettere in atto (dopo la nascita del bambino) il modello materno/paterno
della loro famiglia dorigine.

83

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