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Facolt di Psicologia
Corso di Laurea in Psicologia
Relatore:
Chiar.mo Prof. Gherardo AMADEI
Indice
___________________________________________________
Una donna diventa madre, una madre resta donna: uno studio
empirico sulla relazione tra rappresentazioni materne in
gravidanza e Funzione Riflessiva.
Pag. 5
1.2
Il desiderio di maternit.
2.2
2.3
2.4
2.5
Ansie e preoccupazioni.
2.6
2.7
2.8
Un processo di responsabilizzazione.
2.9
Lattivit lavorativa.
2.10
La sessualit in gravidanza.
3.2
3.3
3.4
Pag. 36
1.2
1.3.
1.4
La sua importanza.
2.2
3.2
3.3
Pag. 50
Le rappresentazioni in psicologia.
3.2
Bibliografia.
Pag. 84
Capitolo 1
La gravidanza come esperienza psichica.
__________________________________________________
1.
da fattori, oltre che biologici, anche psicologici, sociali ed economici. Durante questo periodo ci
che avviene nel corpo avviene anche nella mente: si susseguono una serie di aggiustamenti di
ordine fisico, mentale e pratico che provocano un certo impatto sulla gestante, sul suo compagno e
sul rapporto con la famiglia dorigine.
testimonianza scritta:
Sei in continua evoluzione e cambiamento, fisicamente ti modifichi e la tua mente comincia a progettare sulla
vita che porti dentro di te, a cosa succeder quando nascer, quante responsabilit, gioie, fantasie, giochi.
con certezza crescente, nellarco di diversi mesi. La nuova identit pu sbocciare in un momento
qualsiasi della gravidanza, per configurarsi poi con maggior precisione dopo la nascita del bambino
e dispiegarsi pienamente dopo parecchi mesi di cure a casa, quando la mamma si rende conto di
essere diventata tale ai suoi occhi (Stern D.,1998).
Pu sembrar banale sottolinearlo, ma madre si diventa mentre donna si resta, seppur con un
connotato in pi: questo significa che le trasformazioni a cui soggetto il corpo, lumore, i ritmi di
vita sono parallele alla conservazione del contesto relazionale, famigliare, amicale in cui si rimane
inseriti. Di questo aspetto bisogna tener conto, in quanto proprio da questo punto di vista che
diventa ragionevole esplorare le costanze e i cambiamenti reali, immaginari oppure semplicemente
ipotetici che la donna si trova ad affrontare.
1.1
Sul desiderio di maternit esiste una vasta letteratura, ricca soprattutto di contributi
psicoanalitici. Non ritengo sia questo il momento di riportare le considerazioni che sono state fatte a
proposito, saranno meglio illustrate prossimamente. Vale comunque la pena cominciare almeno ad
accennare come gli Autori da sempre hanno considerato la gravidanza come un evento che si
inscrive nel processo evolutivo di una donna (Lipari E. e Speranza A. M., 1992). In breve la
gravidanza viene considerata come la realizzazione del desiderio pi intenso per la donna, presente
nel suo stesso corpo per natura.
Pur riconoscendo limportanza di questi contributi, opportuno sottolineare linfluenza sul
desiderio di maternit delle molteplici spinte, dentro e fuori di s, a cui la donna soggetta nella
realt attuale. Negli ultimi decenni hanno avuto luogo grandi cambiamenti nel comportamento
sociale e sessuale delle donne: recentemente la maternit rappresenta un tema che credo si possa
definire ai margini della cultura e dellidentit femminile, essendo ormai superato il tradizionale
assioma che legava donna e madre in un binomio inscindibile. Un tempo il divenire madre
costituiva il momento di realizzazione femminile per eccellenza, la capacit generativa
rappresentava lessenza della femminilit. Oggi i processi sociali di emancipazione femminile
hanno mutato sia il ruolo della donna, sia il concetto della sua identit, a tal punto che la maternit
si inserisce in un progetto pi ampio di vita.
Ferrari Occhionero (1997) analizza la transizione della famiglia italiana verso una forma
postmoderna, caratterizzata dalla diminuzione dei matrimoni, dallaumento di convivenze, di
separazioni e di nascite fuori dal matrimonio, non ultimo dallincremento del numero di donne
6
lavoratrici. Conclude sostenendo che tutti questi fattori rivestono un ruolo decisivo nella scelta di
avere un figlio.
La procreazione dei figli diventata effettivamente una scelta da combinare con altre: oggi
la nascita di un figlio programmata, desiderata e attesa oppure respinta ed evitata, rimanendo
sempre e comunque oggetto della razionalit, sia individuale che di coppia. In un articolo di Scabini
(1998) si pu leggere che attualmente la procreazione non pi considerata un destino biologico,
ma pare sia in vigore un paradigma sociale che considera la procreazione allinsegna del
controllo. Viene inoltre precisato per come questa programmazione, questo controllo si scontrino
necessariamente dopo la nascita con la sorpresa. Da una ricerca condotta da unquipe del Centro
Studi e Ricerche sulla Famiglia dellUniversit Cattolica di Milano, pubblicata a cura di Wilma
Binda (1996), emerso infatti un difficile connubio tra aspettative e realt. La sorpresa
purtroppo a volte non tarda a cogliere la donna, ma compare gi durante la gravidanza:
testimonianza scritta:
La maternit per me stata dapprima un sogno (fin da bambina), poi una speranza ed stata fortemente
cercata e desiderata, ma al momento del suo arrivo non lho accolta come pensavo. Quando ho scoperto di
aspettare un bambino ho avuto paura, mi veniva da piangere, tremare, ho fatto fatica ad accettare anche le
mie trasformazioni fisiche, per cui ho provato disagio.
natura sentimentale, tendenzialmente narcisistica, gli stessi responsabili del rifiuto della
genitorialit: il figlio rifiutato perch non c tempo, costa troppo, fa perdere la libert, troppo
impegnativo (Bramanti D., Scisci A., 2001) Il rapporto che si instaura tra la prole e la coppia viene
definito, forse provocatoriamente, di tipo utilitaristico, troppo oggettivo: i figli hanno perso il valore
sociale di cui godevano. Allo stesso modo Scabini (1998) occupandosi di Psicologia della famiglia,
parla di puerocentrismo narcisistico, un atteggiamento tipico della nostra societ che vede il
figlio come una forma di realizzazione delladulto. Ritornando al contributo di Bramanti e Scisci,
da notare come le Autrici non manchino di rilevare un aspetto positivo del fenomeno in argomento:
il rinvio di un figlio esprimerebbe anche la presenza di una maggiore consapevolezza del valore
della maternit e della paternit e un crescente timore rispetto allassunzione della responsabilit
genitoriale (Bramanti D., Scisci A., 2001). A questo proposito Righetti e Sette (2000) parlano di
procreazione responsabile sottolineando la necessit della responsabilit educativa del bambino,
il desiderio intenso di questa creatura che deve essere prima voluta e poi accettata.
Credo si possa citare il pensiero di Poggi e Volpe (1986) come sintesi delle varie
argomentazioni che sono state fatte sul desiderio di maternit: appare come il risultato di
componenti svariate dellesperienza e pu essere associato dalla donna stessa, consapevolmente o
inconsapevolmente, a una molteplicit di significati diversi, in cui le fantasie infantili relative alla
nascita e alla procreazione svolgono un ruolo di grande importanza .
Realmente dunque essere madre oggi equivale ad una scelta: attualmente lecita la facolt
di decidere se e in quale momento del proprio ciclo vitale avere un figlio, vagliando
preventivamente i progetti e gli obiettivi legati alle proprie esigenze economiche o sociali. Nel
periodo odierno le donne godono della possibilit di slegarsi da uno stereotipo che le ha viste per
secoli vincolate al loro genere, al ruolo materno, per darsi altre opportunit di sviluppo e di crescita
personale.
1.2
Numerosi Autori concordano sul fatto che la gravidanza sia una crisi transizionale, hanno
sottolineato lo squilibrio emotivo della donna gravida e la conseguente vulnerabilit psicologica. I
nove mesi della gestazione sono caratterizzati infatti da una serie di conflitti tra la nuova vita e
quella trascorsa, tra gioie e timori, in cui i protagonisti del vissuto mentale sono molteplici: la donna
stessa, il feto, le figure parentali, il partner. Nuovi e vecchi conflitti si incontrano, chiedono alla
8
donna il compito di risolverli con una nuova elaborazione della propria identit, con la rivalutazione
dei rapporti che intrattiene.
Proprio sullidentit viene posto laccento da Di Vita e Giannone (2002); le Autrici ne
individuano quattro tipologie che vengono rimesse in gioco quando una donna (ed anche il suo
compagno) deve affrontare questa esperienza: lidentit genitoriale come luogo di rielaborazione
della propria capacit di prendersi cura del bambino; lidentit di genere, come specificit
femminile nel concepimento di una creatura; lidentit familiare, come contesto in cui crescere
come donna-madre; lidentit del bambino, che man mano prender forma come soggetto psichico e
successivamente reale.
E interessante quanto una donna, alla seconda gravidanza, scrive con il senno di poi
riferendosi alla prima gestazione: la transizione tra passato e futuro, oggetto di questo paragrafo,
viene esplicitata in analogia al passaggio dalladolescenza allet adulta.
La prima gravidanza, dato che sono gi alla seconda, la definirei: la scoperta ... lho vissuta con lanimo di
un adolescente che si avvicina al mondo degli adulti, ma non ne ha ancora appreso il reale significato: tutto
entusiasmo con un pizzico di incoscienza, immagini ma non hai il senso di quello che sar e desideri che arrivi
presto il momento fatidico.
Nel tempo gli studi psicoanalitici hanno concepito la gravidanza sempre pi come un
processo, piuttosto che come un evento: Bibring (1959, 1961) in particolare la definisce crisi
maturazionale normativa, paragonabile a quella adolescenziale e alla menopausa. Ne sottolinea gli
aggiustamenti psichici, le nuove identificazioni e regressioni. Durante questo periodo cambia
limmagine che la donna ha di s, si verifica una ridistribuzione degli investimenti affettivi,
oggettivi e narcisistici. Un ruolo centrale in questo processo giocato dalla modalit con la quale
vengono rivissuti e rielaborati i conflitti in particolare con la propria madre.
Pines (1972, 1982) considera appunto lattesa di un figlio come loccasione in cui verificare
o completare il processo di separazione-individuazione dalla propria madre. La donna si trova in
questo momento della sua vita in una condizione particolare, essendo essa stessa
contemporaneamente madre e figlia. Da questa posizione le risulta accessibile una doppia
identificazione: con la figura materna e con il feto che porta in grembo. E impressionante come il
brano che riporto qui di seguito esprima proprio quanto scriveva lAutrice.
testimonianza scritta:
... con la gravidanza diventi lelemento di congiunzione tra la vecchia generazione e la nuova che stai
creando, io sono figlia e mamma, mi trovo in un dualismo che convive in sintonia: capisco mia madre, le sue
apprensioni, i suoi pensieri e capisco mio figlio perch da figlia ho sempre bisogno di conferme damore che
poi trasmetto a mia volta come in una catena. Vorrei riuscire a trasmettere lamore e le conferme che ho
sempre ricevuto dai miei genitori.
2.
stessa? E al nascituro? Cosa cambia nella considerazione della rete famigliare? La letteratura
psicoanalitica va considerata un po come la cornice teorica di riferimento entro cui muoversi per
10
studiare la gravidanza come esperienza psichica individuale. I contributi proposti sono numerosi e
presentano notevoli evoluzioni nel modo di concepirla: sar mio intento riportare i frutti di ricerche
e studi clinici di notevole valore, ma vorrei prima introdurre il tema con le semplici parole di una
madre che potrebbero gi sintetizzare tutto ci che io, con paragrafi e sottoparagrafi, tenter di
esprimere in tutta la mia tesi:
La gravidanza molto pi di un momento poetico, di un momento di felicit. Nessuna parola esprime la
completezza che si raggiunge in questo periodo. La gravidanza paura, scoperta, semplicit,
responsabilit; il tutto vissuto allo specchio perch ogni cosa che pensi bella o brutta come se la vivessi di
fronte ad un riflesso: tuo figlio.
2.1
Il desiderio di maternit.
Comincer ora col riprendere meglio il tema del desiderio di maternit, precedentemente
appena accennato. E noto a tutti come il bisogno di avere un bambino risale a ben prima della
scelta adulta: si manifesta gi durante linfanzia nel giocare con le bambole o a mamma e pap. Si
parlava prima di come grazie alla contraccezione la donna possa oggi decidere quando concepire il
proprio figlio, ma il desiderio cosciente di maternit pu tuttavia celarne altri inconsci: provare la
propria femminilit, la propria capacit generativa, lidentificazione nella figura materna, etc. Di
questi temi si ampiamente trattato nella letteratura psicoanalitica: proviamo a ripercorrere le tappe
di questi studi.
Freud (1915a) colloca in un primo momento lorigine del desiderio di maternit nella fase
edipica (laddove il bambino assumerebbe il significato della soddisfazione del bisogno del pene
mancante), poi anticipa il desiderio nella fase di attaccamento pre-edipico alla propria madre.
Successivamente Deutsch (1945) valorizza invece la funzione ricettiva della gravidanza: pi
che il valore riparativo per la mancanza del pene, ne sottolinea la naturale tendenza femminile a
recepire (a mettere dentro).
Benedek (1956) concependo la gravidanza come un evento psicosomatico, coglie delle
interdipendenze tra le manifestazioni emozionali e laccresciuta produzione ormonale. LAutrice
arriva quindi a riconoscere correlazioni tra modificazioni fisiologiche e tendenze psicologiche.
Nella sua concezione la maternit manifestazione dellistinto di sopravvivere nel figlio,
organizzatore dellistinto sessuale e dellintera personalit femminile.
Erikson (1964), daccordo con il pensiero della Deutsch, sostiene che la funzione materna
sia strettamente legata alla propensione naturale femminile a creare uno spazio interno di
accoglimento per la propria creatura.
11
Vale la pena soffermarsi un momento per esplorare cosa prova una donna quando scopre di
aspettare il primo figlio. Nei migliori dei casi, soprattutto quando levento preceduto da una lunga
attesa, intrisa di intenso desiderio, si compenetrano la scoperta della propria generativit e
creativit con un intenso rapporto damore col proprio partner e con il desiderio di cura e
responsabilit verso il bambino (Albergamo M. e Nunziante Cesaro A., 1992), tuttavia non
mancano le situazioni pi drammatiche, quelle in cui la nascita di un figlio non era stata
programmata e tuttora non viene accettata: resta fonte di disagio individuale, a volte economico, a
volte sociale, di disordini nei rapporti con il partner, con la famiglia dorigine.
I soggetti che si sono sottoposti alle interviste per la presente ricerca rappresentano un
campione che potrebbe essere rappresentativo delle diverse circostanze in cui pu collocarsi la
scoperta della prima gravidanza. Ritengo opportuno a questo proposito offrire alcuni brani tratti dai
colloqui pi significativi, per chiarire questo primo aspetto del vissuto psichico.
7a intervista:
Ho fatto il test, risultato positivo, sono andata a fare unecografia e il risultato stato quello: ero incinta.
E non sapevo cosa fare se tenerlo oppure no, perch comunque non convivo, non sono sposata quindi
sono stata un po combattuta, ecco, i primi 3 mesi. Anche con il mio ragazzo parlavamo: Cosa facciamo,
cosa non facciamo? Insomma abbiamo trenta anni, possiamo anche tenerlo questo bambino.
12
9a intervista:
Mah la storia della mia gravidanza nasce dopo 2 anni e passa di ricerca, quindi allinizio incredula (ride)
nel senso che dopo tre test ancora non ci credevo. E quindi poi quando mi sono, mi so arresa allevidenza,
sono stata pi che felice, anche se i primi mesi sono stati di ero talmente incredula perch anche i medici ci
avevano detto che sarebbe stato molto difficile avere questa bimba e lho vissuta un po sul filo del rasoio: mi
sembrava di doverlo perdere da un momento allaltro.
In questo caso la gravidanza stata il frutto di un lungo e faticoso iter di ricerca, ricco di
esami clinici e cure accompagnati da speranze, delusioni, altre attese ed in ultimo dalla
realizzazione del sogno di poter aver in grembo il proprio figlio.
10a intervista:
Allora eh lho una gravidanza inaspettata, perch non la prima ho avuto una prima gravidanza
e ho dovuto interrompere perch non ce la facevo, non non ero in condizioni di averlo. E questa
gravidanza eh lho portata avanti grazie a lui (facendo riferimento al compagno), perch lui lo voleva a
tutti i costi e e alla fine ho accettato e
2.3
Piperno e Vallone (1980) sottolineano come lattenzione che la donna rivolge al proprio corpo non
si concentri solo in concomitanza delle trasformazioni corporee, ma accompagna per tutti i nove
mesi lelaborazione del nuovo s, che comprende anche il bambino. La madre deve venire a patti
con lo strano fenomeno due in uno , lesperienza di due persone in un corpo (Lipari e Speranza,
1992). La prima gravidanza diventa unoccasione per la donna di estendere la consapevolezza
corporea fino allinterno del proprio ventre, per poi scoprirci un altro individuo. Questo nuovo io
pu essere percepito come un arricchimento o una minaccia interna (un corpo estraneo, un
parassita).
testimonianza scritta:
Il mio corpo linvolucro che contiene tutto: lamore, lattesa, la speranza, i dubbi e le paure; in me cresce
una vita che mi d vita, mi fa sentire viva, importante ed ogni giorno che passa mi sento pi forte, pi ricca di
sentimenti e di amore.
Per prima Benedek (1956) ha elaborato una concezione della gravidanza come evento
psicosomatico, successivamente vari studi hanno individuato delle regolarit psichiche in
corrispondenza delle trasformazioni che il corpo subisce nei nove mesi. In particolare la percezione
dei primi movimenti fetali considerata dalla maggior parte degli Autori un momento di svolta
nella riorganizzazione dellassetto psichico della primipara.
Bibring (1959, 1961) individua due compiti adattivi in relazione a due stadi della
gravidanza. Precisamente nei primi mesi, dopo aver scoperto di avere una creatura in grembo, la
gestante dovrebbe accettarla e considerarla parte integrante di s, fusa con la sua persona. I primi
movimenti fetali invece segnano il momento in cui la donna, avvertendo la presenza del bambino,
dovrebbe cominciare a considerarlo come altro da s. A questo punto inizia il secondo compito che
consiste nel riorganizzare gli investimenti oggettuali per prepararsi allevento nascita: solo allora la
separazione dal bambino sar reale e visibile. Come afferma la Bibring, i movimenti fetali rompono
lunit narcisistica precedente e introducono innegabilmente il bambino come nuovo oggetto
dentro il s Questa parte di s che comincia a muoversi indipendentemente e che viene
riconosciuta come il bambino che sta per nascere, comincia ad essere percepita come se fosse un
altro oggetto, e questo prepara lentamente la donna al parto e alla separazione anatomica (Bibring
G., 1961).
Le fantasie della gestante vengono messe in relazione a quattro periodi specifici da Pines
(1972, 1982). LAutrice distingue il primo stadio che occupa lintervallo dal concepimento alla
percezione dei movimenti fetali, il secondo che si estende fino agli ultimi mesi della gravidanza, il
terzo che precede il parto, mentre il quarto momento lo segue.
1. Nel periodo iniziale la donna molto concentrata su se stessa, sulle modifiche che subisce il
proprio corpo (in primo luogo la crescita del seno, della pancia, la stanchezza etc.). Il
14
3. Gli ultimi giorni della gravidanza sono invece pervasi dalle preoccupazioni riguardanti i
dolori del travaglio, del parto, la salute del bambino al momento della nascita, la paura della
morte.
4. Nella concezione della Pines la gravidanza si conclude con il momento successivo al parto,
caratterizzato dalla separazione fisica tra bambino e madre, dai cambiamenti del proprio
corpo, dallincontro con il bambino reale. La modalit con cui tutti questi fattori vengono
vissuti ed elaborati dalla donna incider sul suo sviluppo psichico e relazionale in veste di
neo-mamma.
Unaltra suddivisione della gravidanza in tre stadi ci viene dalla psicoanalista inglese
Raphael-Leff (1980), la quale evidenzia unanalogia tra questi periodi e le tre fasi del rapporto
madre-bambino della Mahler (1975): la fase autistica, la fase simbiotica e la fase di individuazioneseparazione. Paragona lintervallo iniziale della gravidanza con la fase autistica normale, uno
stato di inattivit vigile nel quale la gestante concentrata su se stessa, nel raggiungimento del
proprio stato di benessere. Successivamente la donna comincia ad accettare la presenza del
bambino, ad integrarla nellimmagine di s: si giunge cos alla fase simbiotica della Mahler. In
questo intervallo i due individui sono inclusi nellunit duale; il confine comune rappresentato
dal corpo materno, come effettivamente sar per tutta la gravidanza. Segue poi la presa di coscienza
dellesistenza del feto come altro da s, portatore di una sua individualit. In questo momento si
crea il confine mentale che separa i due soggetti: la madre si differenzia dal bambino.
Si pu notare come tutti gli Autori citati concordino nellevidenziare limportanza dei primi
movimenti fetali, considerandoli momenti chiave nel processo della gestazione, incisivi sul vissuto
psichico materno. De Benedetti Gaddini (1992) suppone che sia proprio dalla percezione dei primi
movimenti fetali che abbia inizio la preoccupazione materna primaria, intesa come capacit di
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sentire e manifestare sollecitudine, di offrire cure e condividere stati emotivi con il feto e
successivamente con il bambino.
Cito in ultimo Barry (1980), il quale ha portato a termine uninteressante ricerca sugli
atteggiamenti della gestante verso il proprio corpo. E emerso come il vissuto storico, insieme al
background ambientale e sociologico di provenienza, influenzino limmagine corporea. Let della
donna e la programmazione della gravidanza sono state segnalate come ulteriori variabili implicate
nella connotazione dello schema corporeo. Questultimo, se connotato positivamente, risulta essere
buon indice di una gestazione accettata e vissuta serenamente.
Vorrei chiudere questa parentesi sulle influenze che le trasformazioni corporee hanno sulla
stabilit psichica della gestante con una nota di Albergamo e Nunziante Cesaro (1992): I
mutamenti fisici possono esacerbare gli effetti disorganizzanti, della trasformazione, connessi al
deformarsi dellimmagine corporea. Ma il corpo che cambia non dichiara subito la presenza del
bambino riattualizzando quella confusiva e disgregante esperienza di perdita della propria
immagine corporea gi vissuta in adolescenza. Ho riportato questa citazione a sostegno delle tante
argomentazioni che in letteratura si possono trovare sul parallelismo esistente tra la prima
gravidanza e ladolescenza: il tema appunto dellimmagine corporea, la crisi maturativa, i
mutamenti nei rapporti con le figure parentali, etc.
2.4
Alcuni Autori hanno fatto notare gli effetti negativi sulla psiche della gestante che pu avere
il sottoporsi agli esami di controllo: vissuti negativi di intrusione, sensazioni persecutorie, emozioni
di debole entit.
Due decenni fa Barry (1980) sosteneva che le visite ambulatoriali a cui la donna si presta
spesso vengono percepite come aggressive ed intrusive, in quanto provocherebbero una sorta di
estraniamento della donna dal proprio corpo. La visita ginecologica, permettendo esclusivamente al
medico lesplorazione del proprio interno, indurrebbe nella donna un senso di esclusione da questa
esperienza.
Dello stesso parere erano anche Del Carlo Giannini (1981) e Courvoisier (1985) riferendosi
alle ecografie. Precisamente il primo Autore sosteneva che questo esame non sempre vissuto
come un momento particolarmente atteso per poter incontrare il bambino, in quanto limmagine
possiede un indice di realt inferiore rispetto sia ai movimenti fetali che la donna percepisce, sia a
16
ci che fantastica in prima persona. Il secondo Autore fa notare inoltre che dopo la ventesima
settimana il feto, non apparendo pi nel video nella sua interezza, provocherebbe nella madre ansie
di frammentazione.
Recentemente Klaus e i suoi collaboratori (1995) hanno unito le loro conoscenze pediatriche
e psicologiche, impegnandosi nella ricerca di soluzioni che facciano vivere il parto come
unesperienza pi umana e naturale possibile per la madre e per il bambino. Dalle loro
considerazioni sono risultate altre conseguenze che le nuove tecnologie diagnostiche avrebbero
sullo sviluppo del legame con il bambino. Accanto agli effetti positivi che gli esiti dei test
avrebbero nelleliminare parte delle ansie riguardanti la possibilit di anomalie fetali, emersa dalle
loro osservazioni la delusione spessa vissuta dai genitori nel conoscere il sesso del bambino: come
se sparisse met del mistero, una parte della sorpresa. Sarebbe dovuto a questo la richiesta di alcune
coppie di non farsi comunicare questo aspetto riguardante il feto.
Per quanto riguarda invece le procedure di screening sempre pi raffinate introdotte in
questi ultimi anni (gli ultrasuoni, i test per la sindrome di Down, quelli ormonali, etc.) gli Autori
riportano come nella maggior parte dei casi gli esiti degli accertamenti siano negativi e dunque utili
nel rassicurare molte donne sullintegrit della salute del loro bambino. Daltro canto a volte
possono essere motivo temporaneo di ansie ingiustificate, in quanto talvolta gli esiti positivi iniziali
non vengono confermati da prove successive. Langoscia che subito pervade queste donne non le
abbandonerebbe nemmeno dopo la rassicurazione dellesame successivo: la convinzione di dare alla
luce un bambino non sano continua ad accompagnarle fino al momento del parto, se non ancora per
i primi mesi successivi alla nascita. Klaus e i suoi colleghi concludono, forse un po
provocatoriamente, affermando che da sempre le donne in gravidanza hanno fantasie e timori, e a
volte sogni molto angosciosi, e in realt la maggior parte delle madri sognano che avranno un
bambino anormale. Ma questi timori probabilmente vengono accentuati da molti nuovi test mirati a
escludere diverse malformazioni (1995).
testimonianza scritta:
I continui controlli e i test diagnostici fatti in quel periodo mi lasciavano in uno stato di apprensione totale.
Di tonalit tuttaltro che negative sono invece gli esiti di una ricerca condotta poco tempo fa
da Fava Vizziello e dalla sua quipe (2000). Il loro intento stato quello di indagare il tipo di
valenza psicologica che pu avere lesame ecografico, in particolare come la prima ecografia si
inserisce nel vissuto della maternit. Innanzitutto premettono come la rappresentazione che la
madre ha del bambino prima dellecografia si fondi esclusivamente sulle sue fantasie, sulle sue
attese: sono proprio queste ultime che vengono poi messe a confronto con limmagine reale che
offre il video e con le parole dellecografista. Lipotesi da loro confermata che lecografia
17
ostetrica si inserisce nel vissuto materno non come una interruzione volontaria di fantasmi (Soul
M., 1980), ma come una corto-circuitazione momentanea (Courvoisier A., 1985) riguardante
alcuni aspetti del bambino che vanno ad integrarsi in una riorganizzazione dellimmagine fetale
fantasticata. Numerosi sono i vantaggi che sono emersi da questo studio: innanzitutto questo
strumento, oltre al suo valore diagnostico e preventivo, si dimostrato avere uninfluenza positiva
sullimmagine che la donna ha di s, permettendole di vivere con maggiore concretezza la
situazione e il ruolo che riveste.
4a intervista:
la prima ecografia, quando ho visto il battito che stato poi al 2 mese. Quando ho sentito il battito
del ecco l mi sono resa conto, beh mi sono resa conto di essere incinta, insomma di aspettare un bambino
e ed stato un momento particolarmente emozionante. Poi no per il resto s tutte le ecografie sono
sono belle no? Perch ti mettono in contatto diretto con la realt che comunque (ride) tua, ma non
percepisci se non in modo un po filtrato, ecco.
18
2.5
Ansie e preoccupazioni.
(ad esempio: sembra un battito dali di farfalla), oppure interpretati inconsciamente come
segni minacciosi del bambino (ad esempio il bambino che tira calci).
5. I movimenti pi accentuati del bambino, avvertiti negli ultimi mesi della gestazione,
provocano nellinconscio altre angosce che si manifestano con ipertensione, crampi,
lipotimia, etc. La mente della donna pu essere pervasa da fantasie di svuotamento e di
perdita, generalmente dal timore di una nascita pretermine, anticipando cos la difficolt
della separazione.
6. Linsorgenza dellincertezza circa la data del parto fonte di ansia per la donna e si colloca
temporalmente accanto allaumento del peso e delle dimensioni del bambino nellultimo
mese di sviluppo.
12a intervista:
spero che riescano e che tutto vada come programmato a termine, al termine che mi hanno indicato senza
dover arrivare a fare quelle volate notturne o diurne con gli imprevisti.
19
7. Gli ultimi giorni prima della nascita (come gi indicato nel 3 stadio individuato dalla Pines)
sono caratterizzati dallangoscia del parto, dei dolori, dalla paura della morte propria o del
bambino.
Pi recentemente diversi autori (Capodieci S. e coll. 1990; Chertok L., 1969; Pasini W.,
1973; Prezza M. e coll., 1979) concordano nel giudicare la gravidanza un evento psicosomatico, di
cui i sintomi fisici, quali le voglie, le nausee, il vomito, sarebbero la manifestazione dei conflitti
psichici, il pi delle volte inconsci, materni.
2.6
E negli ultimi mesi della gravidanza che lattesa-timore di partorire viene avvertita con
maggiore intensit. La donna si prepara al distacco dal bambino che sar doloroso e impegnativo sia
fisicamente che psichicamente. Il parto implica una separazione e come tale fa paura, ma
lentusiasmo e la curiosit di incontrare il proprio figlio permettono alla donna di controbilanciare
queste ansie.
7a intervista:
Come mi immagino il parto? Allora io sar: supertesa, tesa per da una parte non vedo lora, insomma, di
partorire anche oggi. Ehm me lo immagino so gi che cesareo. Quindi subir un intervento chirurgico,
praticamente. So che sar cosciente, so che le sentir, quindi le vedr e basta sono abbastanza
tranquilla.
12a intervista:
E questo terzo trimestre si alternano da un lato la gioia e anche il desiderio di terminare: ormai sta
diventando un po pesante, perch anchio sto diventando pi pesante e un po insofferente: io sono un tipo
che le cose tutto subito e (ride) quindi gi a 8 mesi mi sembra uneternit e anche il desiderio di vedere,
la curiosit proprio di dire: Chiss che faccia avr? Chiss come sar? (sottovoce) Chiss a chi
somiglier?. Dallaltro canto dico anche il fatto che sono molto, un po impaurita dallevento parto.
In questa sede vorrei trattare in particolare le fantasie che levento parto suscita nelle donne
in gravidanza, precisamente i timori e le ansie legate a questo aspetto futuro che concluder liter
della gestazione. Un breve accenno per si deve prima alle considerazioni che sono state fatte sui
risvolti psicologici che ha il momento in cui la donna d alla luce il suo bambino: anche se
vogliamo considerarlo un evento del tutto fisiologico, non sfugge tuttavia alla regola per cui gli
eventi psichici e quelli somatici sono spesso strettamente correlati tra loro.
Innanzitutto Birksted-Breen (1992), riprendendo le parole di Bermudez, sostiene che la
necessit di scoprire se il bambino intatto e la paura di scoprire cosa c dentro pu contribuire ad
20
accorciare o a prolungare la durata del travaglio. LAutrice fa notare come il dare alla luce un
bambino sano sia fonte di rassicurazione, ma nello stesso tempo accanto al sentimento della gioia,
della soddisfazione, emergono sensazioni di perdita, precisamente tre:
1. la perdita della condizione di gravidanza, della sensazione di pienezza, di potenza: il parto
viene vissuto come il termine di unesperienza, la deprivazione di una parte di s;
2. la perdita del bambino interno, compagno costante di nove mesi: partorire significa anche
separarsi da esso;
testimonianza scritta:
so che dopo il parto mi mancher tutto della gravidanza e guarder con nostalgia la pancia (ciccia) che l
senza pi nessun movimento, senza quei bussare infiniti, quei solletici che ti fanno ridere da sola.
3. la perdita del bambino fantasticato e del proprio s nel ruolo materno idealizzato. Il
bambino reale pu essere del sesso sbagliato, avere sembianze diverse da quelle attese,
esigenze non previste e la madre stessa pu scoprire di non avere tutte le doti, le premure
che si immaginava. Questultima perdita, legata alla propria persona, sarebbe secondo la
Birksted-Breen la pi difficile da elaborare ed una possibile causa di delusioni, tristezza,
forme depressive successive al parto.
Un soggetto che ha partecipato a questa ricerca anticipa con le sue preoccupazioni la possibilit
di perdere la propria immagine materna idealizzata.
14a intervista:
Eh cominciano ad affiorare le paure man mano che si avvicina diciamo la data del parto o comunque
anche dopo insomma quello che sar mi spaventa un pochino perch mi chiedo: Sar in grado di accudire
la bambina? Di Sar una brava mamma?
21
Ritorniamo ora al nostro oggetto di studio: come vivono le gestanti lattesa del parto, che
idea hanno del travaglio, quali sono le loro fonti di informazione e confronto.
Anche in questo caso la cornice teorica di riferimento che si occupata di esplorare questi
aspetti rimane quella psicoanalitica. Negli ultimi mesi, e pi in particolare nei giorni che precedono
il travaglio, contemporaneamente alla percezione delle prime contrazioni uterine, riemerge il
conflitto tra il desiderio di trattenere il feto e quello di espellerlo, come accadeva allinizio della
gravidanza (Pines D., 1972, 1982; Soifer R., 1971). Contemporaneamente si fa strada la paura che
al momento della separazione il dolore sar grande: il timore di vivere uno strappo dalloggetto
amato si accompagna alla paura del futuro imminente e oscuro. Protagonisti principali delle fantasie
riguardanti il parto sono i dolori del travaglio e della nascita: la paura di non riuscire a partorire, di
non reggere la tensione, di non sopportare le fitte e le contrazioni.
1a intervista:
S. Eh doloroso sicuramente. Me lo immagino doloroso Ho paura di spaventarmi, perch io sono
cio sono coraggiosa, per ho paura di spaventarmi, di non reagire quello s in qualsiasi caso: o faccio
il parto normale o faccio il cesareo, ho paura di essere l e di spaventarmi: Oddio cosa succede? Oddio cosa
succede?. Di non riuscire pi a controllarmi. Questa cosa qua una cosa che mi fa
10a intervista:
ho paura ho paura di quando deve nascere di essere l in sala e mi diranno, mi diranno che devo fare il
cesareo, perch la cosa che io non vorrei! - Non vorrebbe fare il cesareo? - Perch ho gi una sorella (in
Ecuador) che ha partorito tre bambini, tutti e tre li ha fatti con il cesareo ed una cosa non vorrei il segno
sulla pancia. (ride)
22
Il desiderio che accomuna tutte le gestanti che hanno partecipato a questa ricerca di avere
vicino nel momento del parto il marito o il fidanzato, secondariamente la madre o la sorella che ha
gi dato alla luce un bambino.
Spesso i timori sul parto trovano origine nei racconti di altre donne che hanno gi vissuto
questa esperienza, amiche o partecipanti ai corsi di nuoto in gravidanza per esempio; le ulteriori
fonti informative a cui attingono sono gli interrogatori al medico di fiducia, la lettura di libri,
manuali e riviste sulla gestazione, la frequentazione dei corsi di preparazione al parto.
5a intervista:
Eh col medico una cosa di cui non ho parlato. Eh ho sentito i racconti delle mie amiche che ti
raccontano delle cose drammatiche.
9a intervista:
Ne ho sentite un po di tutti i colori.
12a intervista:
beh mi hanno raccontato barzellette di tutti i colori e pi che altro la cosa che mi fa specie sono quando
gli stessi medici guardano, mi dicono: Beh, meno male che sono nato uomo!. Ecco quindi al di l di tante
parole si capisce tutto.
C qualcuna a cui bastano le proprie fantasie spaventose e preferisce non caricarsi di altre
immagini negative.
6a intervista:
Come ti immagini il parto? - Eh mi fa paura veramente, lo so, non lo so. - Ti hanno gia raccontato
qualcosa? - No, per non voglio sapere. (ride)
2.7
Mi soffermo ora un momento per prestare attenzione ad una realt molto attuale, allo
sviluppo di una nuova disciplina: la psicoprofilassi ostetrica prende origine dal presupposto che la
gravidanza e il parto sono eventi altamente psicosomatici. Nata inizialmente come risposta
allesigenza della donna di superare la componente dolorosa del parto e di salvaguardare lumanit
di questa esperienza, ha successivamente ampliato il campo di suo interesse anche a tutto il periodo
della gravidanza e a quello dopo la nascita. Ha comportato grandi cambiamenti nelle strutture
sanitarie, in particolare per quanto riguarda lassistenza ostetrica e neonatale.
23
In sintesi le figure professionali che se ne occupano ben conoscono i bisogni delle gestanti:
sapere come si partorisce, vedere il luogo dove si partorir, conoscere se c un modo per sentire
meno dolore, prepararsi alla gestione del neonato, il tutto sintetizzabile nella ricerca della sicurezza
che manca di fronte ad una circostanza nuova. Il tentativo appunto far acquisire alle gestanti la
fiducia in se stesse, promuovere le competenze materne nella ferma consapevolezza che
impossibile insegnare a dare alla luce un bambino.
Il gruppo delle partecipanti il luogo privilegiato in cui esprimere le proprie emozioni,
fantasie e paure, condividerle con le altre donne che stanno vivendo la stessa esperienza. La
socializzazione in questo momento molto importante oltre che frequente: le donne che affrontano
la prima gravidanza spesso partecipano anche a corsi appositi di ginnastica, di nuoto, si creano una
rete amicale attraverso la quale esplorare con maggiore serenit gli aspetti nuovi della loro identit,
della loro vita scoprendo di non essere le sole a sperimentarle e di conseguenza rassicurandosi che
24
tutto rientra nella normalit. Per Stern (1998) il bisogno di ricercare questa rete fa anchesso parte
dell assetto materno.
12a intervista:
Io sono andata perch secondo me era pi che altro psicologicamente un momento da dedicare al mio
bambino almeno il luned mattino, visto che le altre mattine le dedico agli altri, almeno il luned mattina
ecco
13a intervista:
Corsi di preparazione al parto? - Mh ho cominciato due o tre settimane fa eh presso il consultorio di
zona. Mi sto trovando molto bene, perch tendono a non medicalizzare troppo la gravidanza, quindi va bene,
una cosa che mi piace molto.
2.8
Un processo di responsabilizzazione.
La maggior parte delle neomamme prova un senso di sgomento quando si rende conto,
improvvisamente che la sopravvivenza di un altro essere umano dipende da loro, che la
responsabilit finale di unaltra vita nelle loro mani (Stern D. e coll., 1998).
4a intervista:
Come si sentita quando ha saputo di essere incinta? - Oh ero frastornata, s assolutamente frastornata
e appunto un po eh cos un po preoccupata per le nuove responsabilit, per, per il cambiamento di vita
ecco.
La gestante vive la consapevolezza del fatto che ora lei a custodire e proteggere dentro di
s il suo bambino, che la sopravvivenza del feto dipende dal suo corpo. Di ci ne tiene conto in
tutto ci che fa, pu avere il timore di farlo soffrire, di farlo star male e questo pu scatenare anche
sensi di colpa.
4a intervista:
25
Insomma ho avuto spesso timore di farlo di farlo soffrire. Quando comunque mi alzavo per cucinare,
per fare qualcosina, quando mi alzavo ritornavo poi a letto con la preoccupazione di aver fatto soffrire il
bambino.
7a intervista:
Allora ti fermi, ti fermi un attimino e dici: Ecco no, allora adesso devo comportarmi in questo modo. Devo
cercare di eh insomma di fermarmi un attimino, di fare le cose con pi calma, no? Forse perch non lo
vuoi per Hai un po paura di perderlo, no? Di tirarti gi, scusi, le mutande, di vedere una bella macchia
rossa e dire: Mamma mia lho perso! perch non sono stata attenta. Quello un pensiero che hanno tutte,
no? Cercare di stare, di proteggere il pi possibile. E per comunque di vivere la vita normalmente, perch
senn
13a intervista:
Eh cambia tutto, la prospettiva cambia totalmente per cui cambiano le priorit: insomma se prima si era
disposti a stancarsi tanto per il lavoro, nel momento in cui sai che hai la responsabilit di un altro essere
dentro di te, te la prendi un po pi con calma.
Prospettandosi nel futuro ruolo materno, quando il bambino sar ormai venuto alla luce, la
responsabilizzazione ricade sulle scelte di vita che verranno fatte, sulle modalit educative che si
adotteranno, sulla qualit dellallevamento e anche il riflettere su questo aspetto pu essere fonte di
insicurezza, pu far emergere dubbi sulle proprie capacit.
11a intervista:
Come ti sei sentita e come cambiata la tua vita durante la gravidanza? - Ecco cambiata da un punto di
vista di responsabilit, molte pi paure sul futuro, sulla societ, su quello che potr offrire io, potr offrire mio
marito e cio prima eravamo noi due, adulti, grandi poca difficolt diciamo nella Adesso ogni scelta, ci
pensiamo gi adesso a cosa sar per nostro figlio, insomma
Stern nel suo libro (1998) incoraggia le donne a cui si rivolge rassicurandole sul fatto che la
sicurezza e la fiducia nelle proprie abilit per portare avanti il compito materno si acquisiscono man
mano che si ha la conferma che il bambino gode di uno sviluppo sano e nella norma. Ed proprio
dalla constatazione di questo successo che deriva un tranquillo, profondo senso di legittimazione:
avete la capacit di dare al piccolo ci di cui ha bisogno; siete, a tutti gli effetti, una mamma (Stern
D., 1998).
2.9
Lattivit lavorativa.
Per la maggior parte delle donne che vivono nella nostra societ, dare alla luce un bambino
si scontra necessariamente con il compito di saper coniugare il tempo da dedicare alla cura e alla
crescita della propria creatura con il tempo da impiegare nellattivit lavorativa. La scelta che ogni
madre compie o le soluzioni a cui costretta influenzano limmagine materna che ha di s: un
26
soggetto pu considerarsi una brava mamma perch ha scelto il part-time, piuttosto che unintera
giornata lavorativa, per avere pi attenzioni per il suo bambino; unaltra donna preferisce continuare
la sua carriera per offrire un futuro migliore alla sua famiglia, pur sacrificando qualche ora alla sua
vita affettiva; unaltra, proprio perch costretta a continuare a lavorare per esigenze economiche,
pu vivere nel rimorso e nel senso di colpa. La realt lavorativa un aspetto di cui comunque
ognuna tiene conto gi prima del concepimento, a volte proprio incidendo sulla decisione di avere
un figlio, ma rimane anche un pensiero che accompagna tutta la gestazione.
15a intervista:
come molte donne chiaramente c il
professionale, quindi Eh insomma spero di riuscire a trovare un compromesso verso il bambino, verso il
lavoro le mamme di oggi!
2.10
Si gi ribadito pi volte come lesperienza della gravidanza vada ad incidere, con profondi
cambiamenti, sulle diverse dimensioni di una donna (fisica, psichica, relazionale, lavorativa), ma
vale la pena citare anche alcuni cambiamenti di sensibilit percepiti negli ambiti pi disparati. Non
vorrei qui correre il rischio di soffermarmi a trattare una materia, come le modificazioni sensoriali
avvertite durante la gestazione, che necessiterebbe pi che altro conoscenze mediche, ma di questa
realt ritengo interessante esplorarne ancora una volta laspetto pi psicologico.
Riporto qui di seguito unosservazione di una mamma chiaramente inerente a questo
argomento: viene espressa la percezione di una modificazione nellalimentazione, nella scelta dei
colori vissuta come estranea a s, ma dipendente dal feto. Tale vissuto ha una connotazione
negativa: viene decritto come una sorta di possedimento da parte del bambino.
5a intervista:
Un po la cosa che pi mi inversa, cio ti d la sensazione di essere posseduta, banalmente. Te ne accorgi
dalla. dallalimentazione, perch certe cose ti danno fastidio e certe cose le mangi. Ma non sono cose mie,
non sono scelte mie, sono scelte sue. E quindi laltra sera addirittura dicevo a mio marito: Chiss, secondo
me anche il fatto che sia un maschio o una femmina cambia qualcosa. Probabilmente, cio, probabilmente in
questo momento ci sono delle scelte che io faccio e che magari, le cose pi banali te ne accorgi sui colori,
piuttosto che sulle cose che mangi. Ma ci sono delle cose che non dipendono da me, per cui danno la
sensazione di essere un po posseduti.
Unaltra mamma ci parla di come per lei siano cambiati i livelli di importanza dei problemi
sociali che deve affrontare nella sua attivit di avvocato.
12a intervista:
27
io ho continuato dal punto di vista professionale a fare il mio lavoro sempre. Ecco in questo ultimo
periodo ovviamente mi vengono pi in mente cose legate al bambino, pi il desiderio di maternit, di vivere
la mia esperienza come donna e come madre che non come avvocato, quindi a volte divento un po insofferente
anche nei confronti di quei clienti che mi rivelano i loro problemi che a me sembrano un po banali o
comunque privi di interesse. Una volta lo erano di pi, perch ovviamente non avevo questaltra cosa.
Stern (1998) coglie un cambiamento particolare che si manifesta dopo il parto: parlando di
un nuovo calendario fa notare come il giorno in cui nascer il bambino sar il giorno zero da cui
comincer una nuova era, un calendario privato, basato sulle et del bambino e sulle pietre
miliari della sua crescita. Questo ci che probabilmente avviene in ogni donna quando si esprime
dicendo per esempio: Vediamo il bambino aveva appena cominciato a camminare, me lo ricordo
ancora in piedi nel corridoio dellaereo deve essere stato quattro anni fa, quindi era il 1996.
Lo stesso soggetto della mia ricerca, che prima avevo citato per losservazione fatta sui
cambiamenti dellalimentazione e dei colori, ci parla di come gi durante la gravidanza pu capitare
di vivere diversamente il tempo:
Abbiamo parlato insieme della storia della sua gravidanza. Ci sono degli aspetti positivi o negativi di cui non
abbiamo parlato? - Dovrebbe durare meno?! (ride riferendosi alla gravidanza). No, ma bisogna ridere.
Secondo me dovrebbe durare in no. Sono mesi lunghi cio mai come probabilmente a me non era mai
successo di contare il tempo in questo modo e quindi, semplicemente contare il tempo lo dilata,
inevitabilmente.
3.
La sessualit in gravidanza.
La ricerca psicologica negli ultimi anni si occupata proprio delle stabilit e delle variazioni
osservabili nella vita sessuale della gestante (Codispoti Battacchi O. e coll., 1978; Prezza M,
Francescano D., Piermarteri F., 1979; Conti C. e coll., 1983; Capodieci S. e coll., 1990; Colombo P.
A., 1990).
29
Prezza e i suoi collaboratori (1990) si sono occupati di esaminare alcuni contributi letterari
su tale argomento, riscontrando che la maggior parte degli Autori ha notato cambiamenti nel
comportamento sessuale in questa fase. Caratteristica la progressiva diminuzione dellattivit
sessuale che trova origine per i primi mesi nei disturbi frequentemente presentati dalla donna e
successivamente nel timore di danneggiare il feto, oltre che nella diminuzione del desiderio gi
citata precedentemente con Stern (1998). Gli Autori di approccio kleiniano interpretano la paura
infondata di danneggiare il feto come espressione cosciente della paura edipica rimossa di essere
danneggiata internamente dal pene paterno che riemerge a causa della regressione naturale che si
verifica in gravidanza (Lipari E., Speranza A. M., 1992).
3a intervista:
forse perch mh non so se ignoranza o comunque i libri dicono si pu fare tranquillamente, avere un
rapporto sessuale tranquillo per forse a parte che avendo contrazioni non mi sembra il caso di avere
rapporti sessuali. Per giustamente una cosa completamente diversa, ecco.
A volte per entrambi i membri della coppia il rapporto sessuale pu essere vissuto come
aggressivo sia nei confronti della donna che del bambino, di conseguenza attraverso il meccanismo
della sublimazione pulsionale si giunge ad un atteggiamento protettivo e premuroso da parte
delluomo nei confronti della sua compagna.
2a intervista:
a volte lo vedo distante eh rispetto a me perch ha paura che per esempio anche un rapporto sessuale
potrebbe ehm dar fastidio al bambino cos cosa che non assolutamente vero per nella loro psicologia
pu essere un blocco. Sicuramente.
3.2
5a intervista:
Secondo me cambia beh prima di tutto per una donna ti porta devi renderti conto che dipenderai. Poi
per me che sono indipendente, ho sempre lavorato in proprio e tutto un bel passo. Per me la gravidanza
vuol dire smettere di lavorare, smettere di guadagnare. Quindi ti porta inevitabilmente a spostare
lequilibrio del rapporto. Mentre prima erano due adulti che correvano su due binari, adesso bisogna
delegare qualcosa. Cambia secondo me da questo punto di vista. Almeno dal mio punto di vista una bella
prova del nove.
Luomo a sua volta si preoccupa maggiormente della salute della sua compagna, si
responsabilizza sotto alcuni aspetti.
4a intervista:
lui molto pi attento si preoccupa di me, delle mie condizioni di salute, che io mangi, che non faccia
sforzi, quindi
3.3
Durante il periodo della gravidanza non si verifica soltanto un cambiamento nelle abitudini
sessuali. Lattesa del primo figlio impone alla coppia la verifica del rapporto precedentemente
consolidato ed una ristrutturazione reale e fantasmatica che permetta di includere il terzo (Lipari
E., Speranza A. M., 1992).
Una delle richieste che viene proposta alle primipare che si sottopongono allIRMAG
quella di pensare se stato notato qualche cambiamento nel rapporto con il partner. Devo
ammettere che sono rimasta colpita dalle diverse e sfaccettate risposte che ho ricevuto a questo
item: molte donne dicono di non aver registrato particolari cambiamenti, altre sono felici del
rapporto roseo che stanno vivendo con il loro partner, ma alcune hanno il presentimento che questa
condizione ottimale finir con la nascita del bambino. C purtroppo anche chi ha colto un
deterioramento nel rapporto e chi esprime chiaramente po di nostalgia per il passato di coppia.
Come mi solito riporter qui di seguito alcuni brani tratti dalle interviste che ho raccolto per
questa ricerca.
31
4a intervista:
Pensa che il rapporto con il suo partner sia cambiato? - Eh beh senzaltro si intensificato, insomma. E
un momento un momento particolare insomma e c qualcosa di pi ecco rispetto al al momento in
cui si solo una coppia, no? S credo. S, si intensificato, senzaltro.
8a intervista:
Mh da parte mia sempre uguale, voglio dire: sempre un buonissimo rapporto. Da parte sua diventato
molto pi premuroso, molto pi attento. Magari prima, va beh, cera qualcosa che magari in ogni coppia non
pu andare magari fonte di litigio o che adesso magari lascia sorvolare, rispetto a prima che magari
era fonte per litigare, comunque discutere, non litigare, ecco.
2a intervista:
Ehm a volte lo vedo distante eh rispetto a me.
1a intervista:
Mi piacerebbe tornare mi mancano quei momenti in cui ero tranquilla. Eravamo solo io e V. (il partner)
Zattoni (2001) scrive a titolo di un paragrafo del suo libro: Guardarsi come genitori,
analizzando poi linfluenza che la nascita di un bambino pu avere su un rapporto di coppia,
precisamente qui riferendosi al matrimonio. LAutrice sostiene che la relazione tra coniugi sia
necessariamente diversa da quella tra genitori, dal momento che i due membri della coppia devono
ora riconoscere lesistenza di un altro legame, che non pu e non deve annullare il primo.
testimonianza scritta:
Tutte le sensazioni sia fisiche che emotive mi portano a pensare di essere s una buona madre, ma anche una
buona moglie perch solo cos si pu pensare di fondare una famiglia.
io credo soprattutto che limportante sia non dimenticare chi ti ama, perch s larrivo di un bambino
importante, ma lui deve entrare a far parte della tua famiglia e non sostituirsi a lei.
Un soggetto delle mie interviste ci parla di come avrebbe preferito ritardare la gravidanza
per godere ancora un po la vita di coppia: in questo caso la decisione di cercare un figlio data
dalla tarda et dei coniugi, dalle volont del partner, non da un puro desiderio materno. Mi auguro
che la venuta di questo bambino non vada a turbare troppo il roseo rapporto coniugale, altrimenti
potrebbe semplicemente confermare il timore materno che un neonato sia di ostacolo al rapporto
damore della coppia, piuttosto che potenziale di crescita.
4a intervista:
non volevo subito un bimbo, insomma volevo godermi un po la cos la situazione di coppia, insomma.
Eh invece mio marito premeva di pi, insomma, per un bimbo
mi piaceva molto la vita che stavo conducendo insomma, la vita di coppia nella mia io non avevo
convissuto precedentemente il matrimonio: venivo via da casa, quindi cos il fatto di avere una casa mia, di
avere eh unindipendenza di gestirmi, etc. mi piaceva moltissimo e lidea di un figlio insomma mi
spaventava mi spaventava mi s, mi metteva di fronte a delle responsabilit che insomma mi sarebbe
piaciuto rinviare ancora un pochino, insomma. Per va beh! Let ormai troppo avanzata, per cui
insomma non non che potessi aspettare pi
Ritornando a questo proposito al contributo di Zattoni (2001), lAutrice sostiene invece che
la cura del proprio matrimonio non solo non toglie tempo e spazio alla cura genitoriale, ma ne la
segreta fonte. Parla inoltre del rischio futuro che i due partner si buttino addosso la coperta
stretta e ruvida di come dovrebbe essere un buon padre o una buona madre, precludendosi il dono
reciproco della genitorialit ed accusandosi lun laltro di mancanze e difetti.
Consapevole delle trasformazioni e dei disordini che lattesa e la nascita di un bambino
possa comportare in un nucleo famigliare, mi piacerebbe ora concludere questo paragrafo Rapporti
arricchiti o deteriorati? con la riflessione di un soggetto, che potremmo considerare una risposta
ricca di speranza.
la gravidanza rende tutti pi disponibili, pi buoni. Quindi si impara a vedere un po il mondo con con occhi un po
pi teneri, questa cosa s. Forse perch poi ci si abitua gi da prima allidea di un bambino, insomma. (13a intervista)
3.4
Vorrei concludere con un aspetto interessante che emerge dalla mia ricerca: la percezione da
parte della donna di vivere lesperienza della gravidanza, che tuttavia coinvolge la coppia
33
coniugale, pi in prima fila direi rispetto al compagno. La maggior parte delle gestanti da un lato
cosciente del fatto che custodire per nove mesi una creatura nel proprio ventre offra loro una
maggiore presa di coscienza dellesperienza, dallaltro coglie nel partner un modo differente di
vivere questo evento: pi distaccato e meno implicato personalmente, il partner considerato
svantaggiato, limitato nel godere pienamente le emozioni, i cambiamenti legati alla gravidanza.
2a intervista:
Lha vissuta un po pi da lontano rispetto a me, perch lavora tutto il giorno per cui viene a casa soltanto la
sera e non stiamo molto assieme.
5a intervista:
Il partner? Lui secondo me mh come mi diceva lui lo vivi in un altro modo, perch non lo vivi
fisicamente, quindi un pensiero che puoi comunque accantonare pi spesso. Cio dalla morfologica abbiamo
cominciato a parlarne. Prima s si sapeva per
11a intervista:
Certo, secondo me la vivo pi intensamente io perch ce lho dentro. Lui la vive secondo me in modo diverso,
per felice, cio contento.
A questo punto ritengo valga la pena soffermarsi anche solo un momento per fare
riferimento ad un contributo di Lipari e Speranza (1992), nel quale viene riportato la distinzione in
tre fasi che Smorti (1987) coglie nel periodo di attesa del futuro padre: il primo momento coincide
con la scoperta della gravidanza della moglie ed connotato da reazioni di sorpresa e di gioia, segue
poi un lungo periodo, fase della moratoria, in cui luomo tenta di prendere le distanze dal
coinvolgimento emotivo con il bambino, mentre negli ultimi mesi della gestazione (quando la
presenza del bambino si fa pi concreta), attraversa una fase di messa a fuoco in cui comincia a
rappresentare se stesso come padre e ad immaginare il futuro figlio.
A conclusione di questo confronto padre-madre, ricordo che da sempre la cura e la crescita
della prole sono stati compiti affidati alla donna e di conseguenza si pu dire che in lei si riposta la
conoscenza delle modalit di allevamento dei bambini. Corollario di quanto appena detto un
atteggiamento pi realistico e disincantato verso le esigenze del nascituro da parte della gestante,
rispetto al compagno che giudicato piuttosto come rapito dallentusiasmo di un frugoletto da
spupazzare.
8a intervista:
Perch diciamo che vede solo gli aspetti eh forse positivi, non che ci siano aspetti negativi, per magari il
fatto di dover alzarsi di notte e se non stanno bene o che queste cose sono forse un po distanti da lui,
rispetto io che sono una donna, che faccio questo lavoro che sono a contatto con i bambini, sono pi
realistica: so quello che concretamente ci sar. Invece per lui cio lui tutto gioia, tutto un mondo tutto
34
suo ecco, sono le sue bamboline tutte queste cose qui. Poi dopo si render conto che insomma la vita
cambier, non in modo indifferente.
6a intervista:
E suo marito come vorrebbe che fosse? - Ah niente. Va bene comunque anche se non dormisse, andrebbe
bene lo stesso. Adesso dice, insomma, poi sar molto diversa la realt.
35
Capitolo 2
La Funzione Riflessiva.
___________________________________________________
1.
36
1.1
Tra le pagine scritte alcuni decenni fa da Autori in ambito psicoanalitico, non difficile
rinvenire allusioni alla Funzione Riflessiva come noi oggi la intendiamo.
E possibile rintracciare riferimenti al concetto che stiamo affrontando gi in Freud (1911),
nellutilizzo che fa del termine Bindung o legame per intendere il passaggio da un legame fisico a
quello psicologico che si pu creare tra due persone.
Sar poi Melanie Klein (1945) ad esplicitare limportanza della Funzione Riflessiva notando
come il rendersi conto della sofferenza e del dolore altrui (riconoscimento dello stato mentale altrui)
soggiace alla posizione depressiva.
Con Bion (1962a, b) lelaborazione a cui sono soggetti gli eventi interni, inizialmente
sperimentati come concreti, per diventare accettabili e pensabili viene denominata funzione alpha.
Winnicott nel 1962 riconosce alla comprensione psicologica che il caregiver deve avere del
bambino, un elemento cardine per lo sviluppo del vero S di questultimo. Aveva gi intuito che il
S psicologico si costruisce grazie allidentificazione di s, come essere pensante e portatore di
sentimenti, nella mente di unaltra persona. Pi precisamente il genitore che deve essere in grado
di riflettere al bambino lo stato danimo da lui provato in maniera comprensiva (Fonagy P., Target
M., 2001).
Marty (1968), psicoanalista francese, ha attribuito alla mentalizzazione una funzione
protettiva collocandola nel preconscio. Pi precisamente le ha attribuito la capacit di prevenire la
disorganizzazione del soggetto creando in lui una condizione di fluidit e nello stesso tempo di
costanza (Marty 1990, 1991).
Restando nel filone della psicoanalisi francese, merita di essere citata la distinzione che
Luquet (1987) fa tra tre livelli di mentalizzazione: la mentalizzazione primaria coincide con
lassenza di Funzione Riflessiva, quella secondaria, sebbene ancora intrisa di dati percettivi,
comprende quei processi presenti nei giochi, nei sogni e nellarte, mentre il livello pi sofisticato, il
pensiero verbale, quello meno concreto e pi astratto.
Concordi su simili tipologie di distinzioni sono altri Autori: tra di essi si possono nominare,
ordinando i loro contributi cronologicamente, Segal (1957), Green (1975), McDougall (1978) e, tra
i rappresentativi dellultimo decennio, Frosh (1995), Bush (1995) e Auerbach (1993, 1996).
Dalla citazione dei precedenti riferimenti alla Funzione Riflessiva collocabili nella storia
psicoanalitica rapido il passaggio per analogia a quegli studi che la psicologia dello sviluppo ha
condotto occupandosi della teoria dellattaccamento. Anche questi ultimi, infatti, si sono interessati
della mentalizzazione.
37
1.2
Nei casi patologici il fanciullo che si relaziona con caregivers maltrattanti, distanziati e vuoti
mentalmente, non ha lopportunit di vedere riflesso in loro i suoi stati mentali, di conseguenza
risulta impossibilitato a sviluppare una sua adeguata teoria della mente. Nei casi pi gravi, quali gli
abusi genitoriali, si potrebbe dire che la mancanza di mentalizzazione venga quasi sfruttata dal
bambino come meccanismo difensivo, come protezione nei confronti di una dolorosa presa di
coscienza del male voluto dal proprio genitore nei suoi confronti. In questo approccio
lattaccamento sicuro il risultato di un contenimento riuscito, mentre lattaccamento insicuro un
compromesso difensivo (Fonagy P. e coll., 1992; Holmes J., 1993), dove per compromesso
difensivo si intende la gamma di comportamenti messi in atto dal bambino al fine di ridurre la
relazione dolorosa con il caregiver (come nellattaccamento evitante) o al fine di distrarlo (come
nellattaccamento ambivalente).
1.3
Premack e Woodruff (1978) definiscono teoria della mente la capacit di tenere conto
degli stati mentali nei processi di comprensione e previsione del comportamento. E infatti grazie a
questa abilit che lindividuo riesce a darsi un senso delle azioni, dei gesti compiuti, degli
avvenimenti che lo circondano, in grado di giustificare o meno un atteggiamento cercando di
rintracciare le credenze, le aspettative, i desideri che motivano una condotta.
I filosofi della mente sostengono lintrerdipendenza della comprensione del s e della
comprensione dellaltro. Davinson (1983) propone che la nostra conoscenza degli atteggiamenti
mentali ha origine assumendo il punto di vista dellosservatore che si pone in terza persona.
Perviene alla conclusione che solo chi in grado, in qualche misura, di conoscere la mente di un
altro, riesce a pensare alla propria; Fonagy (1992) sintetizza cos il pensiero del filosofo: la nostra
capacit di farci unopinione del nostro stato soggettivo quindi conseguenza delle nostre
osservazioni dellattivit mentale degli altri e della nostra consapevolezza di essere osservati.
Dennett (1978, 1983), un altro filosofo della mente, nomina lintenzionalit quale caratteristica
distintiva dello stato mentale: insieme ad altri filosofi indica con lespressione posizione
intenzionale proprio la capacit di riconoscere stati mentali propri e delle altre persone. Il suo
approccio si basa sullassunto che per prevedere il comportamento umano sia necessaria la
spiegazione di questo in termini di stati mentali. E interessante come nomini il linguaggio quale
indicatore del mondo mentale: gli stati mentali riguardano qualcosa, sono relativi a qualcosa e
vengono espressi con pronomi relativi o con il complemento che dopo un verbo che si riferisce
appunto alla sfera mentale, per esempio: credere che, pensare che.
39
Nel filone di studi che si sono occupati della teoria della mente, sono stati effettuati vari
esperimenti con bambini di et diversa, i compiti per verificare le false credenze, con lintento di
scoprire lorigine e levoluzione di questa abilit nello sviluppo infantile (Wimmer H., Perner J.,
1983). Dai risultati emersi stato possibile affermare che una conoscenza soddisfacente del proprio
e altrui stato mentale sia presente gi nel secondo e terzo anno di vita, seguita dalla capacit di
attribuire un parere ad unaltra persona che compare tra i tre e i quattro anni, denominata
rappresentazione di secondo ordine da Johnson-Laird (1983) e altri. Un livello ancora pi
sofisticato di teoria della mente, denominato da Flavell e colleghi (1968) Level 2 perspective
taking permette di poter ipotizzare i pensieri altrui relativi a quelli di un terzo individuo, ad
esempio: Io immagino ci che tu credi che lui pensi.
Fonagy e i suoi collaboratori (1998) precisano che la loro posizione si discosta da questi
lavori sperimentali, credendo la Funzione Riflessiva unabilit mai completamente raggiunta e
quindi non stabile nel tempo.
1.4
Ampliare lo studio della Funzione Riflessiva a nuovi ambiti: una ricerca sulla
gravidanza.
E stato proprio nellintento di Peter Fonagy e Mary Target (2001) tentare di confrontare e
poi integrare gli apporti della psicoanalisi, della psicologia cognitivista e dellInfant Research alla
luce del concetto chiave di Funzione Riflessiva. Non questo il luogo per riproporre i risultati del
loro fecondo lavoro, ma ricordo che prendendo spunto da questi che mi sono proposta di utilizzare
la nozione di mentalizzazione per applicarla in un contesto che per ora non stato ancora indagato
avendo questo concetto come faro: la gravidanza e le rappresentazioni materne della gestante.
A dire il vero Fonagy (1992) ci parla di una ricerca, condotta nel contesto di un progetto
genitori-bambini del centro di Anna Freud, in cui stata somministrata lAdult Attachment
Interview di Mary Main a 100 madri e 100 padri in attesa del loro primogenito. Questi soggetti sono
stati poi ricontattati 12 e 18 mesi dopo la nascita del bambino, verificando lesistenza di
unassociazione tra il funzionamento del s riflessivo della donna durante la gravidanza e la
tipologia dellattaccamento del bambino. Dai risultati si notato come la sicurezza
dellattaccamento del bambino possa essere prevista a partire dallo stato mentale della madre in
gravidanza, perch la sicurezza dellattaccamento nellinfanzia si basa sulla sensibilit e sulla
comprensione che i genitori hanno del mondo mentale del bambino (Fonagy P., 1992). Questo
studio rientra sempre in quellarea di ricerca sullattaccamento che citavo prima, mentre con la mia
40
ricerca, avendo come oggetto di studio solo la gestante, ho voluto indagare se esistano delle
relazioni tra la Funzione Riflessiva e la tipologia di rappresentazioni materne in gravidanza.
2.
2.1
La sua importanza.
I vantaggi di chi possiede unadeguata Funzione Riflessiva sono numerosi: la persona gode
di una prospettiva attraverso cui potersi relazionare con il mondo interno ed esterno, comprenderlo
e adeguarvisi.
a) La capacit di mentalizzare favorisce lindividuo innanzitutto nella misura in cui gli
permette di prevedere il comportamento umano. Comprendere la condotta come motivata da
uno stato mentale implica lopportunit di ipotizzare che una credenza, un timore o
unaspettativa saranno accompagnati rispettivamente da un determinato atteggiamento, da
una reazione particolare, da una scelta voluta.
b) Un attaccamento sicuro favorito e sostenuto dalla Funzione Riflessiva. I lavori
sperimentali effettuati con alcuni bambini e i loro genitori hanno dimostrato sia che gli
adulti con buona mentalizzazione godono di un rapporto sicuro con i figli (Fonagy P., Steele
H., Steele M., 1991), sia che un attaccamento sicuro buon predittore della Funzione
Riflessiva del bambino (Fonagy P., 1997).
c) La Funzione Riflessiva agevola la distinzione tra ci che appare e ci che . Il soggetto
che in grado di riconoscere i propri pensieri, sentimenti e fantasie da quelli altrui in
grado di fornirsi spiegazioni sul mondo umano e su ci che vi accade. In particolare questa
capacit diventa fondamentalmente una barriera protettiva per i bambini nei casi di abusi o
traumi, in quanto consente di mantenere scissa la propria rappresentazione di S (es. Io mi
merito di essere amato, non sono cattivo), da quella del caregiver ( ma lui non la
pensa cos, e quindi mi maltratta).
d) La comunicazione facilitata se presente la Funzione Riflessiva. Il soggetto comunicante
che tiene presente lo stato mentale del destinatario rende pi comprensibile il suo
messaggio. La terza regola della conversazione di Grice
41
2.2
Gli studi e la ricerca di Fonagy, Steele H., Steele M. e Target hanno portato alla
realizzazione di una scala di valutazione della Funzione Riflessiva (1998); il materiale raccolto per
questa tesi stato analizzato facendo riferimento ad essa.
2.2.1 Le demand questions.
La scala di valutazione della Funzione Riflessiva stata concepita da Fonagy e dai suoi
collaboratori come uno strumento per operazionalizzare le differenze interindividuali nella capacit
adulta di mentalizzazione. Si ritiene infatti che gli individui differiscano tra loro rispetto alla
capacit di andare oltre la comprensione immediata dei fenomeni nella misura in cui danno un
resoconto delle proprie azioni o di quelle altrui in termini di convinzioni, desideri, progetti etc.
(Fonagy P. e coll. 1998).
A partire da tale assunto, sono state individuate 6 domande da presentare al soggetto durante
lintervista a cui sottoposto dallo psicologo; queste richieste hanno la peculiarit di far emergere il
funzionamento riflessivo dellindividuo, data la loro capacit di obbligare il soggetto a riflettere su
se stesso e sul mondo esterno: per tale motivo sono state definite demand questions, da
distinguere da altre domande, permit questions, le quali permettono a chi parla di rispondere
considerando se stesso e gli altri in termini di stati mentali.
Le demand questions, utilizzate anche nelle interviste raccolte per questa tesi, vengono
presentate consecutivamente nel seguente ordine:
1. Ritornando con la memoria a come i suoi genitori si sono comportati in generale con lei
quando era bambina, come si spiega il loro comportamento? Cio, perch secondo lei i suoi
genitori si sono comportati cos come si sono comportati nei suoi confronti?
42
2. Pensa che le sue esperienze infantili, che in parte mi ha raccontato, abbiano avuto influenza
su quello che lei oggi?
3. Ci sono degli aspetti nelle sue esperienze da bambina che pensa abbiano ostacolato il suo
sviluppo?
4. Si mai sentita respinta dai suoi genitori quando era bambina?
5. Nel caso avesse avuto delle perdite o dei lutti allinterno del nucleo familiare, come si
sentita al momento e come sono cambiati i suoi sentimenti nel corso del tempo?
6.
Ci sono mai stati dei cambiamenti nei suoi rapporti con i suoi genitori da quando era
bambina ad adesso?
2.2.2 Il sistema di codifica.
Allinterno del manuale non pubblicato (Fonagy P., Steele H., Steele M., Target M., 1998),
vengono riportati 4 marker per mezzo dei quali i contenuti delle risposte vengono analizzati
evidenziando la presenza ed il livello di Funzione Riflessiva.
Sono considerati indici di mentalizzazione esplicita:
1. accenni riguardanti la consapevolezza della natura degli stati mentali, ad esempio
riconoscendo lopacit degli stati mentali, la possibilit di mascherarli, il loro potenziale
difensivo, evidenziando reazioni comunemente attese in determinate circostanze;
2. sforzi per individuare stati mentali sottesi ad un determinato comportamento, ad esempio
con descrizioni di carattere causale, attribuendo ad altri prospettive diverse dalle proprie,
cogliendo lincoerenza fra un dato comportamento e lo stato mentale provato;
3. riconoscimento di come gli stati mentali possano evolvere nel tempo, ad esempio afferrando
linfluenza che i processi intergenerazionali hanno su credenze, sentimenti e comportamenti,
cogliendo le trasformazioni degli stati mentali nel tempo, rivedendo sentimenti dellinfanzia
alla luce dellesperienza adulta raggiunta;
4. dimostrare la consapevolezza degli stati mentali in relazione allintervistatore, ad esempio
prestando attenzione nel chiarire aspetti allaltro non noti, riconoscendo la possibilit che
linterlocutore non condivida la sua prospettiva, entrando in sintonia con lintervistatore
ipotizzando le sue possibili reazioni alla propria narrazione.
Riporto qui di seguito alcuni brani tratti dalle interviste raccolte per questo studio, ciascuno
esemplificativo di una delle precedenti qualit che evocano la presenza di Funzione Riflessiva:
43
1.
S, allora con mio pap ho avuto un periodo di conflitto molto, ma molto forte Delle rabbie interne bestiali.
Solo che mi ha mi ha fortificato, cio lui lo faceva un po apposta e questa cosa mi servita alla fine.
Cio nella negativit mi servita. Cio avrei preferito evitare di litigare, per anche questo lho presa bene
come esperienza alla fine. (11a intervista)
2.
mio pap ripeto sempre stata una figura molto distante, in tutti ma non solo fisicamente, proprio in
tutti gli effetti. Tendeva sempre a... a schivarmi, no? (2a intervista)
3.
Oggi sono molto emh ho conquistato un mah mi sono conquistata nel senso eh sono molto pi
staccata. Solo fino a 10 anni fa il cordone ombelicale con mia madre non era ancora interrotto, insomma. Ora
eh e quindi vivevo male vivevo male il rapporto insomma. Ora sono ho acquisito una consapevolezza
eh ho elaborato poi il distacco ecco, quindi. (8a intervista)
4.
perch comunque come figura importante cera la nonna. Ripeto anche se non mi ha aiutato molto. Per
comunque era quella che mi dava pi affetto, mi dava da mangiare, mi faceva dormire in questo senso
qua. (7a intervista)
Si pu notare come le classificazioni siano legate a numeri dispari; questo offre la possibilit
a chi valuta di assegnare un punteggio pari in caso di dubbio fra due categorie.
Recentemente Amadei e collaboratori (2003) hanno proposto una differenziazione su quattro
livelli, che permette una semplificata valutazione dellintervista globale. Riporto qui di seguito i
livelli indicati:
-
3.
circonda nellattesa del primo figlio, ho scoperto con stupore e soddisfazione (perch a conferma
del fatto che la Funzione Riflessiva implicata anche in questo ambito) che diversi Autori citano
implicitamente linfluenza della mentalizzazione nel modo di affrontare la gravidanza.
3.1
La ricerca condotta da Binda (1997) su coppie in attesa del primo figlio, ha evidenziato
come sia la capacit di rielaborare i conflitti con la famiglia dorigine, sia la trasmissione della
memoria famigliare e del desiderio di generativit siano importanti per realizzare una positiva
transizione dalla diade (coppia marito-moglie) alla triade famigliare (madre-padre-figlio). Come
sarebbe possibile la rielaborazione dei conflitti, lattribuzione di un significato al proprio vissuto
famigliare se non attraverso un processo di mentalizzazione?
Recentemente Stern (1998) riferendosi alla tipologia di attaccamento madre-bambino tratta
il tema della trasmissione intergenerazionale di un comportamento. Fa notare che non sempre
45
automatica la replica di un certo tipo di relazione, di taluni atteggiamenti, credenze, etc., in quanto
proprio grazie alla capacit di riflessione ed elaborazione possibile sfuggire al perdurare del
passato. Rivolgendosi direttamente alle neomamme suggerisce: quanto pi capirete la relazione
tra voi e vostra madre e sarete in grado di elaborarla, tanto minori saranno le probabilit di
riprodurla automaticamente Ricostruire con franchezza la storia della relazione con la propria
madre e vederla in prospettiva significa, in buona misura, liberarsi dal passato (Stern D.,1998). In
ultimo lAutore conclude con parole che potrebbero sposarsi felicemente con tutto quanto gi
accennato a proposito della Funzione Riflessiva: il tipo di mamma che sarete non determinato
unicamente da quanto accaduto in passato, ma in stretto rapporto con il lavoro da voi compiuto
per comprendere il passato stesso. Capire e riorganizzare il passato per trarne una storia
autobiografica coerente pu essere talvolta ancora pi importante del fatto che quanto storicamente
avvenuto sia stato positivo o negativo. A mio parere queste potrebbero essere parole di speranza
per donne consapevoli del loro passato amaro, ma anche unammonizione alla responsabilizzazione
nei confronti di un nascituro innocente a cui si augura un futuro migliore.
Campbell (1999) analizzando le narrazioni di madri e padri in terapia, cita Richardson, il
quale propone che una diversa comprensione e percezione dei rapporti familiari pu trovare origine
durante il racconto di sentimenti e vissuti problematici
tratterebbe proprio di ci che accaduto quando ho invitato lintervistata a rispondere alla serie di
demand questions.
Charazac Brunel (1999) utilizza il termine derealizzazione per indicare il sentimento di
rottura, di distanziamento dalla famiglia di origine: lAutrice sostiene la necessit di tale
sentimento, insieme alla presa di coscienza degli errori della famiglia dorigine, perch se ne crei
una nuova comprendente il neonato. La giovane famiglia, nellapproccio di Charazac, potrebbe e
dovrebbe svilupparsi come reintegrazione dei limiti della precedente; riporto qui di seguito un
esempio di questo tentativo.
9a intervista:
Quindi il rapporto tra me e mio marito sar mamma e pap di questa bambina, sar molto pi aperto, molto
pi sereno Invece, cio da bambina, io il rapporto tra mia madre e mio padre cio lui delegava, lui
pretendeva, mia mamma si occupava di tutto e non voleva che ci fossero problemi quando arrivava lui.
cos come si sono comportati nei suoi confronti?, che spesso le intervistate indicano i pregi e i
difetti che i loro genitori hanno dimostrato nel crescerle?
14a intervista:
In che cosa si immagina sar simile o diversa da sua madre con sua figlia? Mah simile spero, perch lei
veramente ci ha dato tutto a noi figli. Ha dedicato la sua vita a mio pap, a noi figli e spero di fare anche io
altrettanto. Magari non cos troppo eccessivamente, perch giusto che abbiano il loro spazio, la loro
indipendenza insomma, esser presenti ma
In conclusione ricordo la 13a intervista in cui allitem 8 dellIRMAG: Con sua madre come
va in questo periodo? la donna d una risposta che indica proprio sia la capacit di rielaborazione
del vissuto storico, sia il sentimento di derealizzazione:
Molto bene, s molto, molto bene. Eh beh un po comincio a capirla, entrando nel ruolo di madre comincio ad
interpretarla, a capirla un pochino di pi e va bene. Mi sono molto legata, molto pi di prima dal punto di
vista affettivo anche a mio pap, per soprattutto a mia mamma eh anche se credo comunque che la
gravidanza con la mia gravidanza poi significa dare un taglio, non so insomma.
3.2
Scabini (1998), dallanalisi dei risultati di una ricerca longitudinale, conclude che la
rappresentazione del proprio passato e del proprio legame famigliare sia centrale nellacquisizione
della competenza genitoriale. Precisamente quelle coppie che sono riuscite a sintetizzare
positivamente il proprio storico famigliare, rappresentandosi un modello a cui assomigliare in certi
aspetti e differenziarsi per altri, hanno avuto una visione pi realistica e serena delle trasformazioni
imposte dalla nascita del loro bambino, hanno dimostrato inoltre una gestione pi equilibrata degli
aspetti di continuit e di cambiamento che questa ha comportato.
Allo stesso modo, per da un approccio filosofico, Ruggiero e i suoi collaboratori (1999)
mettono in correlazione la capacit dellindividuo di esplorare, attraverso la narrazione della propria
storia, le trasformazioni che hanno avuto luogo nel propria famiglia dorigine, con la propria
competenza genitoriale. Sostengono che il riconoscimento di emozioni legate ad un evento vissuto
sia favorevole alla riflessione e alla messa in atto di comportamenti adattivi. La concezione degli
Autori rintraccia la felicit genitoriale nella dimensione della competenza, dove per competenza si
intende la capacit di integrare il ruolo di genitore entro il proprio S. In sintesi nel pensiero di
Ruggiero si possono individuare tre concetti chiave: la felicit (rimanere fedeli al proprio S), la
competenza (a cui si giunge attivando riflessioni, anche e soprattutto sulle esperienze vissute, sui
limiti e i pregi propri e altrui) e lefficienza (che si declina nel trovare soluzioni ottimali alla
situazione). E ora brevissimo il passaggio dal pensiero di questi Autori al nostro, in cui appunto
47
individuiamo nella Funzione Riflessiva un elemento guida nello studio delle rappresentazioni
materne in gravidanza. Appare quindi nuovamente giustificato labbinamento delle demand
questions con le ultime domande dellIRMAG in cui viene indagata la prospettiva storica della
madre; la richiesta esplicitamente legata alla competenza genitoriale di cui ci parla Ruggiero si
ritrova ancora una volta nellitem 40 dellIRMAG: In che cosa si immagina sar simile o diversa
da sua madre con suo figlio?.
3.3
Cito come ultimo riferimento Hillmann, il quale si occupato delle fantasie che i genitori
costruiscono sui loro bambini e ne ha verificato linfluenza che possono avere in primo luogo sulle
modalit di accudimento e secondariamente sullo sviluppo di vita dei figli. LAutore si domanda:
48
Qual il nesso, se un nesso esiste, tra limmaginazione dei genitori () e la ghianda del figlio o
della figlia? Che immagine hanno i genitori del figlio? Che cosa vedono in questa personcina che
essi trovano recapitata in grembo, che peso porta sulle sue fragili spalle...? (Hillmann J., 1999).
LAutore nel suo discorso pensa per a degli individui gi nati, il cui destino spesso pi o meno
gi segnato dalle fantasie, desideri e poi volont genitoriali: si tratterebbe di individui un po cloni
delle aspettative materne e paterne. Daltro canto a suo parere unemergenza povera di fantasie
implicherebbe uno scarso investimento affettivo, a volte mascherato da una specie di lassismo o
approvazione o apertura nei confronti delle volont del figlio. La teoria della ghianda viene
suffragata da storie di vita di personaggi famosi che hanno incontrato il successo contrastando
oppure assecondando le aspirazioni dei genitori.
Il mio pensiero a questo punto ritorna alle fantasie che le donne espongono nelle interviste,
riferendosi allindole immaginata del bambino, ai significati dei suoi movimenti. Con il termine
fantasie mi riferisco oltre ai desideri, alle aspettative dichiarate (ad esempio: Mi piacerebbe,
Vorrei che) anche a vere e proprie credenze e convinzioni.
1a intervista:
Mah, io lo immagino con tanti capelli neri (ride) e bravo. Io sono convinta che sar bravo che mi
far lavorare, mi far riprendere subito Sar un bambino tranquillo. Sono sicura di questo.
49
Capitolo 3
Lo studio delle rappresentazioni materne in gravidanza.
__________________________________________________
1.
plurime dal momento che al centro di molteplici campi disciplinari (Matarazzo O., 1992). In
particolare il termine appartiene al vocabolario filosofico e psicologico e con esso si indica sia
latto con cui la coscienza riproduce un oggetto esterno come pu essere una cosa, o interno come
uno stato danimo o un prodotto fantastico, sia il contenuto di tale operazione riproduttiva
(Galimberti U., 1999).
E mio intento in questa sede specificare in che modo la rappresentazione stata definita ed
utilizzata in psicologia, mentre mi limito solo ad accennare che in ambito filosofico si acceso un
dibattito tra quanti concordano con Descartes ritenendo che gli oggetti della realt trovino
unesistenza di secondo grado nella coscienza e quanti invece, come Husserl, considerano la
rappresentazione il veicolo per mezzo del quale la coscienza si rivolge direttamente agli oggetti, ad
essa accessibili immediatamente e non in modo mediato dalla realt.
1.1
Le rappresentazioni in psicologia.
50
simboliche che la gente usa per rappresentare (per sostituire o per riferirsi) alcuni aspetti del mondo
o alcuni aspetti della loro conoscenza del mondo (Mandler J. M., 1983).
Il concetto viene proposto da Freud nella sua teoria con tre accezioni diverse, utilizzando il
termine Vorstellung
(1915a) pone la rappresentazione accanto allaffetto come elemento costitutivo della pulsione ed al
centro della vita psichica del soggetto. Distingue dunque la rappresentazione dallaffetto, ponendo
questa separazione alla base della teoria della rimozione: la rappresentazione viene rimossa,
laffetto viene represso. A differenza delluso che la filosofia tedesca fa del termine, riferendosi al
rappresentarsi soggettivamente un oggetto, per Freud la rappresentazione sarebbe invece ci che
delloggetto viene trascritto nei sistemi mnestici. E noto come nellapproccio freudiano la
memoria non venga intesa come un insieme di immagini, che rimangono in relazione di
somiglianza con loggetto reale, piuttosto lAutore ci parla di tracce mnestiche da considerare
come segni coordinati tra loro, ma che non mantengono legami con le qualit sensoriali
dellesperienza reale da cui derivano. E in ragione di ci che stato possibile avvicinare il concetto
di Vorstellung a quello linguistico di significante. I sistemi mnestici sono precisamente implicati
nella teoria della rimozione, in quanto si sostiene che vengano attivati dallinvestimento o dal
controinvestimento affettivo; la rappresentazione si presenta dunque come investimento della
traccia mnestica. Nel caso della nevrosi ossessiva, per esempio, laffetto verrebbe spostato dalla
rappresentazione di un evento traumatico ad unaltra insignificante. Ecco dunque perch si
distingue la rappresentazione, che verrebbe rimossa, dallimporto affettivo che si ritiene che venga
represso.
Secondariamente Freud individua due livelli di rappresentazione: la rappresentazione della
cosa e la rappresentazione della parola. La prima in rapporto pi immediato con loggetto
reale, essenzialmente visiva e caratterizzante il sistema incoscio; la seconda implica il sistema di
verbalizzazione, propriamente acustica e tipica del sistema preconscio-conscio. Il sistema conscio
responsabile del legame tra questi due tipi di rappresentazioni, mentre linconscio comprenderebbe
esclusivamente le rappresentazioni della cosa: La rappresentazione conscia comprende la
rappresentazione della cosa pi la rappresentazione della parola corrispondente, mentre quella
inconscia la rappresentazione della cosa e basta (Freud S., 1915b). Ancora una volta la
rappresentazione della cosa viene chiaramente distinta dallimmagine mnestica, non coincide con
essa, ma ne il suo investimento affettivo: consiste nellinvestimento, se non delle dirette
immagini mnestiche della cosa, almeno delle tracce mnestiche pi lontane che derivano da quelle
immagini (Freud S., 1915c).
51
2.
Lo studio delle rappresentazioni materne si rivela particolarmente utile per capire come la
donna affronta la gravidanza, come organizza ed elabora le proprie conoscenze, le memorie, gli
affetti, i pensieri ed i comportamenti in questo periodo.
Nel primo capitolo si trattato di come la gravidanza, seppure fenomeno in primo luogo
fisiologico, venga studiata dalla psicologia nei suoi aspetti di vissuti psichici che investono la
54
2.1
Come introduzione a questo paragrafo vorrei citare un brano scritto da Lipari e Speranza
(1992), come spunto di riflessione e cornice di riferimento per tutto quanto riporter in seguito.
La medicina e la scienza chiamano il prodotto del concepimento embrione prima e feto poi, ma per la donna
sempre, fin dal primo momento, il proprio figlio. Ci non significa che il vissuto relativo a questo bambino
non sia complesso e sfaccettato, specialmente se pensiamo che uno dei compiti cui la donna deve far fronte
durante la gestazione proprio quello di creare uno spazio interno per il bambino e per la sua relazione con
lui.
Cito inoltre lo studio condotto da Lumley (1980), dal quale emerge che la capacit di
costruire limmagine del feto come individuo in stretto rapporto con la vita affettiva della donna:
55
Soul (1982) ha definito blanc denfant il vuoto rappresentativo che vi nelle donne
allinizio della gravidanza, quando le rappresentazioni della donna sono concentrate su se stessa.
Successivamente il bambino prende forma nellimmaginario materno in base ai contenuti inconsci e
alle percezioni interne al proprio corpo.
Anche dagli studi di Lumley (1980) emerso come sia proprio negli ultimi mesi di
gestazione che comincia ad instaurarsi una particolare relazione oggettuale tra madre e bambino,
imposta appunto dai movimenti fetali.
testimonianza scritta:
I primi mesi li ho vissuti nel pensare di avere dentro di me quel fagiolino, ma ovviamente non avendo avuto
malesseri e trasformazioni nel mio corpo particolarmente evidenti, mi guardavo la pancia ed aspettavo.
Aspettavo i cambiamenti che leggevo nel libro che avevo acquistato, ho imparato ad ascoltare il mio corpo,
finch alla 16a settimana eccolo! Il primo timido bussare: un tuffo al cuore.
Pi recentemente Stern (1995) ha osservato che dai quattro ai sette mesi c un progressivo
aumento di reti di schemi relativi al nascituro, poi dal settimo fino al termine della gestazione c
una riduzione delle rappresentazioni, forse come difesa della madre contro linevitabile discordanza
tra le proprie fantasie e la realt. Dai primi mesi di vita del bambino, poi, la donna ricomincer a
fantasticare su di lui.
Credo sia opportuno riportare il caso esemplare di una madre intervistata che, pur essendo
gi al sesto mese di gravidanza, non ha mai avvertito la presenza interna del feto. E interessante
56
notare come la donna dichiari che la sua incapacit di immaginarsi il bambino, di percepire
lesistenza di un rapporto tra loro, sia da lei attribuita al fatto di non essere ancora riuscita a
percepire i movimenti allinterno del suo ventre.
14a intervista:
Quando si resa conto che cera un bambino dentro di lei che cosa ha provato? Come si sentita? - Eh, io
ancora adesso non sentendolo muovere non mi rendo cio aldil che mi vedo della pancia, non che mi
rendo ancora conto Mi dicono che si muove, per io non lo sento per il momento e quindi non mi rendo
conto bene. - Caratteristiche fisiche, temperamentali? - Penso tranquillo spero e non lo so, non me lo
immagino per il momento - Pu dire che tra lei e la bambina si sia gi creato un rapporto? - Mah io cerco
un pochino di parlarle cos, per non ripeto non sentendola non riesco ancora ad avere, insomma, questo
legame.
Vorrei fare riferimento ora al primo capitolo, ricordando quanto stato detto a proposito
dellecografia: questo strumento diagnostico, recentemente sempre pi sofisticato, rimanda alla
donna unimmagine reale del proprio figlio che sicuramente ha uninfluenza sulla
rappresentazione che si fa di lui. Interessante il contributo di Albergamo e Nunziante Cesaro
(1992) relativo alla percezione (tattile e visiva) dei movimenti fetali. Le Autrici ne sottolineano la
capacit di indurre nella donna legami e integrazioni tra mente e corpo (sentire, immaginare,
vedere, pensare), inoltre colgono nei colloqui effettuati con le gestanti diverse interpretazioni che
possono essere date al movimento del bambino. Questultimo pu essere considerato in primo
luogo un segnale rassicurante di vita, di benessere del bambino, pu inoltre arginare il timore di un
ventre vuoto. Pu anche evocare lidea, trasposta nel futuro, di un bambino imprendibile
(Albergamo M., Nunziante Cesaro A., 1992),
richieder molta attenzione e dedizione da parte della madre: questa idea si accompagna sovente al
timore di essere sopraffatta dal figlio.
Io ho cercato di verificare se questi aspetti comparissero anche nelle mie interviste e devo
ammettere che non stato difficile individuarli. Ho colto inoltre come i movimenti frequenti e ben
distintiti avvertiti dalle donne spesso vengono attribuiti al temperamento del bambino.
Movimento = benessere del bambino.
9a intervista:
Come interpreta questi movimenti? - Mah, come un segno di vitalit. Mi raffigurano, se la sento muovere
penso che stia bene.
13a intervista:
Eh ma da una parte mi rassicura nel senso che lo sento spesso, per cui dico: Stai bene, se ti muovi vuol
dire che stai bene!. Poi magari non c correlazione, per psicologicamente mi d questa sicurezza.
testimonianza scritta:
57
Adesso che sono in dirittura darrivo riemergono in me le paure che ho provato nei primi mesi, a parte la
paura di perdere il bambino ho il timore che possa avere qualche problema, che non sia sano e spesso questa
situazione mi d tristezza e amarezza, ma poi mi guardo la pancia e sento il calcetto della mia bambina e un
sorriso mi nasce spontaneo quasi a rassicurarmi.
Scarsa percezione dei movimenti fetali preoccupazione sullo stato di salute del bambino.
3a intervista:
solo a vederlo al 2 mese che vedi un esserino lungo 4 cm e che comunque si muove, ti sembra una cosa
impossibile secondo me una sensazione bellissima. Poi quando lo senti dentro di te che si muove ancora
pi bello. Solo che ti a me mi agita il fatto che quando ci sono delle giornate che si muove un pochettino
meno, perch giustamente un essere umano, per cui avr (sorride) anche dei momenti di riposo, ti agiti un
po di pi perch lo senti giustamente meno.
materna, il bambino un essere che dallinterno suscita nella donna affetti, fantasie, preoccupazioni
simili a quelle che prova per se stessa. Albergamo e Nunziante Cesaro (1992) definiscono lo studio
della relazione madre-bambino in gravidanza del tutto peculiare in quanto il secondo oggetto della
relazione - il bambino - un oggetto che si caratterizza per una sorta di presenza-assenza.
Ritenendo questo uno degli aspetti della gravidanza di maggior valore e disponendo di ricco
materiale tratto dalle interviste, desidero soffermarmi un po a lungo per illustrare le diverse
tipologie di relazione madre-bambino che possono emergere.
Facendo riferimento agli spunti di letteratura citati precedentemente (Lumley J. M., 1980;
Soul M., 1982; Stern D., 1995) possibile sintetizzare che la relazione tra madre e bambino si
gioca in un primo momento su un livello immaginario, per ampliarsi successivamente al bambino
reale che nel corso della gravidanza emerge con segnalazioni sempre pi consistenti (lincremento
della dimensione del ventre materno, i primi calcettini, fino alla percezione distinta tattile e visiva
della testa, della manina, del piedino, etc. ).
Dalle osservazioni di Raphael-Leff (1991) sono emersi alcuni comportamenti ricorrenti dal
secondo trimestre, come accarezzare la pancia, abbracciarla, parlare al nascituro. La maggior parte
delle gestanti infatti considera il feto un individuo con il quale possibile intrattenere un dialogo,
ricevere dei feedback; altre invece hanno la convinzione che la relazione madre-bambino sia a
senso unico, sia cio avvertita esclusivamente dalla donna nei confronti del bambino; altre ancora
considerano il nascituro fino agli ultimi mesi una parte di s e parlano di un rapporto simbiotico.
Anche Ammaniti ribadisce: la comparsa dei movimenti fetali accelera linstaurarsi del
legame con il feto e il suo riconoscimento come essere separato. Si sviluppano conversazioni
giocose con il feto e i movimenti sono visti come forma di comunicazione e di interazione
(Ammaniti M., 1995).
Il primo caso che riporto qui di seguito esemplare di quelle mamme che percepiscono una
relazione, una comunicazione tra se stesse e il bambino:
7a intervista:
Sembra quasi che loro mi mi sentano. Mi sentono quando parlo, poi quando appena tocco la pancia
eh tocco la pancia cos (mi fa vedere che bussa sulla pancia) mi rispondono quasi. A meno che non
stanno dormendo, perch se dormono c la calma piatta. Per quando sono sono sveglie che magari c
una che punta il piedino qua (me lo indica), vicino alla costola, vicino al polmone, allora io glielo accarezzo
cos (mi fa vedere), sembra quasi che lei ci stia volentieri a sentire la mia mano che accarezza il suo piedino.
E allora lo tiene l. Poi magari labbassa di nuovo. Poi magari io ci riprovo e allora lei lo rimette l: il
piedino nella stessa posizione. Sembra quasi che le faccia piacere, no? No, no: mi rispondono. Se tocco cos,
59
batto un po sulla pancia, loro mi rispondono con qualche bottarella. Almeno sembra quasi che parliamo
parliamo?! comunichiamo in qualche modo.
Seguono tre casi accomunati invece dalla sensazione che ci sia un rapporto a senso unico
tra madre e il nascituro.
3a intervista:
forse pi da parte nostra come madre, che da parte del bambino, perch penso che loro non siano in
grado o comunque forse capiscono certe volte anche pi di noi. Per forse hai tu questo desiderio e te lo
porti dentro
9a intervista:
Mah un rapporto univoco da parte mia a parte sua s. Nel senso molto trasporto nei suoi confronti adesso
che effettivamente c, che ne sono sicura e non vedo lora che nasca, di averla, di toccarla chiaramente
da parte sua non mi pare ecco, non lo sento.
11a intervista:
Ho letto che dopo il 6 mese sentono, quindi gli canto le canzoni, ascolto la musica, lo accarezzo, queste cose
qui. Eh un rapporto un po a senso unico adesso, no? Per son convinta che che serve insomma. E
sempre
Concludo in ultimo con due casi, di cui nel primo la relazione percepita come simbiotica,
mentre nel secondo c mancanza dichiarata di comunicazione tra la madre e il bambino.
4a intervista:
mah non ci metterei della consapevolezza nel rapporto. C una simbiosi, quindi non so (5 di silenzio)
non ci vedo una componente di consapevolezza, ecco. Cio una cosa naturale, per cui il rapporto per il
fatto che lui il bambino sia al mio interno insomma diciamo che parte di me, ecco, quindi il rapporto
in questi termini.
12a intervista:
mi capitato durante il corso pre-parto di vedere, di sentire che ci sono molte pi donne che sono pi
attente di quanto lo sia io, che addirittura parlano con con il bambino.
60
Per concludere vorrei integrare con losservazione di Raphael-Leff (1991) secondo cui
lattaccamento prenatale positivo, caratterizzato da un intenso legame tra la madre e il
bambino, non sarebbe universale, ma una proporzione considerevole di madri sarebbe
neutrale nellattaccamento. Precisamente tra il 15 e il 25% delle donne, secondo Condon e
Dunn (1988), non svilupperebbe un attaccamento emotivo al nascituro, mentre una
minoranza significativa svilupperebbe un attaccamento negativo.
Diversi studi riportano levidenza di una relazione tra la capacit di immaginare il feto
in modo chiaro e lattaccamento ad esso (Heidrich S. M., Cranley M.S., 1989; Redding e coll.,
1984). In particolare dalla ricerca di OConner (1987) emerso che le gestanti che tendevano
ad ignorare lo stato di gravidanza avevano pi probabilit di far crescere bambini che, allet
di un anno, stabilivano con loro un rapporto insicuro nella Strange Situation.
2.1.3 Le diverse dimensioni della rappresentazione del bambino.
Esplorando la rappresentazione del bambino possono emergere diversi aspetti, a livello
coscio e incoscio, legati al vissuto storico della donna o alla sua vita attuale, provenienti da stimoli
socioculturali o frutto della libera immaginazione materna.
Ci che la gestante porta in s nei primi mesi, quando ancora lesistenza del nascituro non si
manifestata con le modificazioni corporee, il bambino dellinconscio o il bambino del
sogno, un coagulo di fantasmi e desideri (Vegetti Finzi S., 1978, 1991), rappresentazione che
attraversa tutti gli stadi dello sviluppo lipidico e intorno a cui si articolano le identificazioni
arcaiche ed edipiche con la madre; il bambino segno dellintegrit e della potenza del corpo,
tesoro interno, mimesi della creativit materna, pegno da restituire in cambio di ci che si
ricevuto (Matarazzo O., 1985, 1992).
Lebovici (1983) individua due tipologie di bambino con le quali la madre entra in
relazione durante la gravidanza, e che si collocano a differenti livelli: il bambino fantasmatico e il
bambino immaginario. Il primo prende forma dalle fantasie incosce della gestante, precisamente
di origine infantile, e dalle dinamiche relazionali con i genitori, costellate da conflitti pre-edipici ed
edipici. Il bambino potr essere atteso come un Messia, la cui venuta sar accompagnata dalla
missione di riscattare la madre (immagine infantile onnipotente), oppure pu essere vissuto come un
bambino parassita, di cui parlava gi Ferenczi (1914), causa di un timore di svuotamento del s
materno. Il bambino immaginario emerge invece da un livello conscio, compare infatti nelle
fantasie coscienti della donna, nelle sue aspettative. E una rappresentazione che si struttura sulla
61
base della situazione attuale della donna, di conseguenza pi legata alla realt e ai desideri che
questa impone, rispecchia inoltre ci che lintero sistema familiare si aspetta circa il bambino.
Si pu riassumere il tutto con le parole di Vegetti Finzi, la quale sostiene che accanto al
bambino delle fantasie coscienti esiste un altro bambino che vive nelloscurit della mente della
madre (Vegetti Finzi S., 1991).
A proposito del parto, si fatto riferimento nel primo capitolo ai vissuti di perdita che
levento nascita suscita nella donna. Ritengo opportuno ricordare in questa sede le due tipologie di
bambini individuate dalla Birksted-Breen (1992), dalle quali la madre dovrebbe separarsi per
incontrare il bambino reale: il bambino interno, inteso come individuo separato che fa sentire la
sua presenza con i suoi movimenti e il bambino fantasticato, caratterizzato dalle fantasie coscienti
e incosce.
Cito ancora Ferraro e Nunziante Cesaro (1985), i quali suggeriscono che il vissuto definito
del S gravidico contiene generalmente elementi di ambivalenza, va modificandosi nel corso dei
nove mesi e presenta aspetti diversi in ogni donna. In particolare il bambino nel ventre materno pu
essere considerato come parte indifferenziata del S, parte idealizzata o intrusiva del partner, come
perturbante oppure come il frutto dellamore di coppia.
2.1.4 Il bambino nei sogni delle gestanti.
Dallesperienza clinica sono emersi temi ricorrenti nei sogni delle donne in gravidanza,
particolarmente significativi sono quelli nellultimo trimestre della gestazione: catastrofi e
terremoti, il mare o lacqua, vicoli e canali sembrano proprio far riferimento alle trasformazioni
corporee della donna e al parto (Fornari F., 1979, 1981; Barletta G. e coll., 1982).
E proprio nei sogni che possibile rintracciare la dimensione inconscia della
rappresentazione del bambino (il bambino fantasmatico di Lebovici): generalmente alcuni di essi
esprimono vissuti fusionali con il feto, altri sono legati allangoscia di separazione provocata
dallimminente parto (Capodieci S. e coll., 1990). Nel corso delle interviste effettuate per questa
ricerca sono stati raccolti sogni molto curiosi; cito qui di seguito alcuni brani che descrivono il
bambino che vi comparso.
3a intervista:
lho sognato anche stanotte, occasione ero in casa e eravamo l, io lo guardavo e lui voleva ciucciare
qualsiasi cosa, perch probabilmente aveva fame. Io gli mettevo il ditino, lui ciucciava il ditino, poi si
avvicinato mio marito (ride), gli ha messo il dito, la stessa cosa. Non so se una sensazione di dovergli dare
da mangiare. Aveva gli occhi chiari, non so perch molto chiari.
9a intervista:
62
Sogni relativi alla gravidanza? - S, due in particolare: uno in cui ho sognato questa bimba, che poi ho
realizzato che era una bimba che pensavo di chiamare Susanna, ma quando lho vista in sogno ho detto: Ha
la faccia da Valentina e la chiameremo Valentina (ride). Niente una bimbetta sui 3 mesi, nella carrozzina,
che mi allungava la manina e mi toccava la faccia. Era molto carina, biondina, rossiccia i capelli. E poi
invece un altro sogno particolare in cui questa bimba era fuori dalla pancia momentaneamente (ride) nel
senso che poi avrebbe dovuto tornarci ed era piccola, piccola, circa una spanna, in una specie di carrozzina di
carta sul tavolo (ride) in cui me la guardavo. Poi comunque sapevo che avrebbe dovuto continuare a
crescere nella pancia, diciamo.
15a intervista:
praticamente era appena nato, per gi parlava e gi mi diceva di cosa aveva bisogno e cosa non aveva
bisogno, perch sono consapevole che uno dei problemi dei primi mesi sar capire quando vuole dormire,
quando ha fame, che bisogna cercare di interpretare i suoi pianti e le sue azioni. Quindi immaginavo un
bambino che gi capace di parlare, che mi dicesse tutto. Eh una volta questo, poi laltra volta ho sognato
un altro normale, non cera nessuna angoscia particolare, per aveva la barba. Ho detto: Bambini con la
barba? Nascono con la barba? Di solito la barba viene agli adolescenti!. Non lo so, mio marito ha la barba,
era la stessa barba di mio marito, quindi non lo so bene cosa voglia dire, comunque ho sognato il bambino
appena nato con la barba.
2.1.5
63
C un angolo proprio giusto per la carrozzina, il seggiolone verr ripiegato proprio dietro quel mobile. Il
bagno di servizio lideale per il bagnetto e per il cambio: lambiente pi caldo. Non dimentichiamoci di
Alfio, il cagnone di casa pronto a giocare con tutto ci che abbia un sonaglio. Gli ruber i giocattoli? Lo
leccher dalla mattina alla sera?
Soul (1990) ha recentemente pubblicato un articolo dal titolo La madre che lavora
sufficientemente a maglia, nel quale propone una tipologia di gestante che in grado di
commisurare le fantasie a cui si abbandona, al corpo reale del nascituro. LAutore sostiene che la
donna non solo d la vita al bambino, ma ne costituisce il contenitore che deve essere preparato
precedentemente alla sua nascita, quasi ad anticiparne laspetto reale. Ammaniti a tal proposito
scrive: Soul (1990) sottolinea come lo sviluppo del bambino nella mente dei genitori dipenda
anche dalla capacit materna e paterna di fantasticare su di lui, come si verifica, per esempio,
quando la madre lavora a maglia durante lattesa. Questo lavoro verrebbe ad assumere limportante
funzione di sollecitare nella donna un rapporto con il bambino immaginario e, nello stesso tempo,
con il corpo del bambino reale, attraverso la costruzione di un utero di lana esterno al corpo
(Soul, 1990) fabbricato dalla madre per contenere il bambino ed erogare calore (Ammaniti M. e
coll., 1995).
7a intervista:
Come me le immagino? Allora, io me le immagino col colore dei capelli del mio fidanzato, per i miei
riccioli. Me le immagino anche quando saranno un po pi grandine: due bamboline!... E con gli occhi
spero del pap e il colore del nonno paterno, perch sono azzurri. Poi me le immagino ogni tanto me le
immagino buone, tranquille, per caspita: vista la pancia, presumo che siano due birbe. Cos me le
immagino.
9a intervista:
La immagino un po come me quando ero piccola. Io ero bionda, bionda me la vedo cos, per un pochino
pi rossa e un carattere potrebbe ereditare dalla parte di mia mamma e come lho vista appunto nel sogno
con questi puntini, questa pelle chiara, le guance rosa. La vedo cos: molto chiara, con gli occhi chiari.
10a intervista:
Capelli neri e un po moro, perch io sono mora, pure lui e piccolo, magrino.
11a intervista:
Spero che abbia gli occhi di mio marito, che abbia il mio colore dei capelli, che abbia i miei occhi, il taglio,
non come colore (ride).
12a intervista:
Il mio bambino lo immagino mah a fasi alterne: a volte da quello che perlomeno ho visto un attimino
dallecografia lo immagino molto simile a me. Non tanto perch dicono che di solito i figli maschi
matrizzano, mh cos me lo immagino come un piccole clone con pregi e difetti miei. Altre volte lo
immagino invece che somiglia al padre.
13a intervista:
64
E un maschietto per cui chiaramente lo, lo proietto, lo vedo un po come mio marito insomma: abbastanza
ben piazzato, strutturato e spero che caratterialmente boh! Mi piacerebbe che prendesse un po da me e
un po da lui, come penso sia normale.
2.1.6
Il bambino idealizzato.
65
15a intervista:
spero che sia met italiano, met giapponese, chiaramente prendendo le cose che mi piacciono delle due
culture. Quindi non so, magari abbastanza chiacchierone, aperto, vivace come gli italiani, per serio,
attaccato al dovere, responsabile come, come i giapponesi.
2.2
Ho appena trattato le fantasie materne che hanno come protagonista il bambino, tuttavia
esiste unaltra tipologia che ha come protagonista la donna nel ruolo di madre. Ammaniti individua
alcuni modelli di figura materna nelle quali le gestanti si identificano: la madre salvifica, disposta al
sacrificio e alla privazione per suo figlio; la madre terra, che alimenta e dona vita con il proprio
grembo; la madre seduttiva che tiene il figlio strettamente legato a s (Ammaniti M., 1992).
LAutore suggerisce che queste fantasie, sostenute dalle esperienze infantili e adolescenziali,
vengono messe a confronto quotidianamente con la realt percepita e condivisa dagli altri. Come le
fantasie appartenenti alla rappresentazione del bambino, anche quelle che riguardano la donna
stessa vengono vissute e comunicate al proprio partner, alla propria madre, alla famiglia e alla rete
amicale. Ammaniti non manca di evidenziare, appunto, come lesperienza di maternit si trovi in
bilico fra la dimensione pi soggettiva e quella maggiormente condivisa con gli altri.
2.2.1
Vorrei cedere lintroduzione di questo paragrafo alle parole profonde e ricche di significato
di una gestante che, scrivendo spontaneamente il suo pensiero, non sapeva di diventare in tal modo
protagonista di questa tesi.
testimonianza scritta:
La vita un cammino. La gravidanza come sollevarsi pian piano per raggiungere un nuovo tratto da
percorrere, ed in questa lenta ascesa si ha la possibilit di prendere man mano coscienza della nuova
dimensione e di vedere lorizzonte da un punto di vista diverso. Guardando indietro, alcune parti della propria
esistenza si rileggono con nuova coscienza: con gli occhi di mia madre, con gli occhi di mio padre.
Diventare madre un lavoro fisico e mentale che si svolge durante tutti i nove mesi, in
alcuni momenti attraverso un percorso allindietro: la donna, per diventare mamma, torna lei stessa
bambina. In letteratura laccento viene posto proprio sul fenomeno del ripercorrere la propria
infanzia per risolvere i conflitti con le figure genitoriali interiorizzate e sulla possibilit di disporre
di modelli positivi a cui attingere nella relazione con il proprio figlio. Con un linguaggio tecnico
psicologico si direbbe esattamente che la donna regredisce: torna indietro per recuperare la
propria infanzia, il proprio essere stata bambina, per rivisitare gli atteggiamenti, i limiti e pregi
66
soprattutto del comportamento materno. La gravidanza diviene pertanto uno scenario in cui
ricompaiono conflitti, fantasie e tendenze appartenenti al passato soprattutto riguardanti il proprio
s in relazione alle figure famigliari (Ammaniti M., 1992).
4a intervista:
Eh purtroppo credo che molte cose me le porter, me le porter dentro, insomma eh e verranno fuori nel
momento, anche se adesso non, non me le figuro ma verranno fuori nel momento. Daltronde siamo
quello che sono stati i nostri genitori. S, chiaro insomma, con il nostro bagaglio di esperienza, per
credo credo che molto ci porteremo dentro.
La letteratura suggerisce come non raro che una donna provi vergogna nel comunicare ai
propri genitori la notizia della gravidanza, come se si sentisse una bambina che deve confessare la
sua vita sessuale, oppure a volte pu nascere un sentimento di competizione nei confronti della
propria madre, forse per il timore che questa possa ostacolare la sua maternit. Lorigine di questo
timore pu essere colto nella proiezione che la donna fa nella propria madre dei sentimenti di
invidia e vendetta provati nella sua infanzia quando il desiderio di maternit era molto forte (Lipari
E., Speranza A. M., 1992). Tuttavia, nella norma, progressivamente queste tendenze arcaiche
spariranno e la gestante si preparer serenamente al suo futuro (Del Carlo Giannini G., Buchignani
G., 1982). Come conseguenza di ci si creer una relazione paritetica tra le due donne adulte e la
madre potr essere vista come una figura di sostegno.
13a intervista:
Con sua madre come va in questo periodo? - Molto bene, s molto, molto bene. Eh beh un po comincio a
capirla, entrando nel ruolo di madre comincio ad interpretarla, a capirla un pochino di pi e va bene. Mi
sono molto legata, molto pi di prima dal punto di vista affettivo anche a mio pap, per soprattutto a mia
67
mamma e anche se credo comunque che la gravidanza con la mia gravidanza poi significa dare un
taglio, non so insomma.
68
E mah, da una parte mi fa piacere avere la sua presenza, i suoi consigli dallaltra parte tendo a fare il
contrario di quello che mi dice. C un rapporto di
La curiosit rispetto al passato pu manifestarsi nei sogni, nei ricordi improvvisi, oppure se
pienamente conscia pu portare la gestante a rivolgere direttamente delle domande alla madre per
conoscere le esigenze dei neonati, i compiti materni, le difficolt e le gioie di diventare mamma.
Abbiamo gi visto, trattando i corsi di preparazione al parto ed esaminando la rete sociale che si
crea attorno una neo-mamma, come il colloquio con persone che hanno gi vissuto la stessa
esperienza sia un valido strumento per prepararsi alla novit. Anche in questo caso la riattivazione
del passato (Stern D., 1992) scatta automaticamente alla ricerca di elementi che potranno rivelarsi
utili per affrontare la sfida del momento.
E da citare, infine, il contributo di Zattoni (2001) nel quale si sostiene che, date condizioni
ambientali e socioculturali uguali, la maternit vissuta dalla madre, dalla figlia o dalla nuora
riporter, comunque e sempre, un elemento innovativo.
2.2.3 Stili materni.
Analizzando le varie sfaccettature dei vissuti psicologici in gravidanza, emerso che uno dei
compiti che la donna deve affrontare la costruzione di una rappresentazione del bambino e di una
rappresentazione di s come madre. Contemporaneamente per, la madre deve anche costruire una
rappresentazione di s con il bambino.
Numerose ricerche di carattere psicologico si sono dedicate allo studio della gravidanza al
fine di indagare se esista una continuit tra lo stile materno che si sviluppa durante la gestazione ed
il maternage che verr offerto al neonato (Raphael-Leff J., 1980, 1983, 1985, 1986; Smith J. A.,
1990). Nella creazione di un proprio stile, giocano un ruolo fondamentale le convinzioni personali,
le aspettative, gli standard socioculturali, ma anche le fantasie inconsce. Secondo Raphael-Leff la
modulazione dello stile materno troverebbe origine proprio nelle identificazioni inconsce con la
propria madre ed il feto, ma anche i fattori socioeconomici rivestirebbero un ruolo decisivo nel
determinare i comportamenti materni. Lo stile materno emergente non dovrebbe essere considerato
un tratto del carattere individuale, ma piuttosto lesito di una risposta adattiva ad unesperienza
nuova. I diversi atteggiamenti che caratterizzano questi stili si riflettono di conseguenza sui vissuti e
le reazioni alla gravidanza, al parto, alla successiva maternit.
Dagli studi della psicoanalista inglese Raphael-Leff (1985, 1986) emergono due particolari
orientamenti materni: la madre facilitante (the facilitator mother) e la madre regolatrice (the
69
regulator mother) possono essere considerati i due estremi dei diversi stili materni, raramente
presenti nella loro forma pura. La prima considera la maternit come unesperienza che completa
la sua identit femminile, si sente arricchita da essa e ritiene di avere la capacit di adattarsi ai
bisogni del bambino. Attraverso il meccanismo della regressione si identifica con il bambino,
rivivendo le fantasie infantili. La seconda invece concepisce la gravidanza come un passaggio
obbligato per poter avere un figlio, non accetta le trasformazioni corporee e rinforza i propri
meccanismi difensivi per resistere alla disorganizzazione psichica. Fa ampio uso della
razionalizzazione, mentre le fantasie sul feto faticano ad emergere e i movimenti fetali sono
avvertiti come segnali di una presenza estranea. A differenza della madre facilitante, si aspetta che
sia compito del bambino doversi adattare alla realt nel quale dovr inserirsi.
Pi recentemente, nel 1993, lAutrice ha individuato una terza categoria, quella della madre
reciprocator, caratterizzata dalla capacit di effettuare scambi con laltro (ad esempio con il
bambino, con il compagno o la madre) sulla base della reciprocit. Si tratta di una donna che
durante lattesa si mantiene in equilibrio tra il sentirsi assorbita dallesperienza della gravidanza e
lessere disponibile nei confronti del mondo esterno, riconosce le proprie ambivalenze interne,
considera il bambino come unidentit autonoma con proprie caratteristiche.
2.2.3.1 Un esempio di madre regolatrice.
Preciso che lobiettivo di ricerca di questa tesi non era il riconoscimento di stili materni nel
campione intervistato, ma un caso particolare mi porta a soffermarmi un momento su questo
aspetto, perch mi sembrato di poter cogliere chiaramente alcuni tratti specifici di madre
regolatrice. Cito alcuni brani della narrazione di questa donna (5a intervista) facendo riferimento
alla seguente tabella che sintetizza le caratteristiche degli stili materni individuati dalla psicoanalista
inglese.
I due stili materni secondo Raphael-Leff (1983)1
Gravidanza
Madre facilitante
Madre regolatrice
Tratto da Maternit e gravidanza. Studio delle rappresentazioni materne (Ammaniti M. e coll., 1995)
70
Identit
Esperienza emozionale
Adattamento
Maturazione dellidentit
Continuit
Coinvolgimento
Minaccia dellidentit
Sconvolgimento
Irrigidimento
Acquisizioni
Fase 1
Esperienza emozionale
Feto
Regressione
Fusione
Ripiena
Arricchente, vulnerabile
Autosufficienza
Controllo
Invasa, svuotata
Parassita, avido
Fase 2
Esperienza emozionale
Feto
Differenziazione
Fantasie mobili
Compagno immaginario
Separatezza
Sentimenti definiti
Intruso determinato
Fase 3
Esperienza emozionale
Feto
Riavvicinamento
Attesa della riunione
Curiosit per il bambino reale
Distacco
Preoccupazioni per il parto
Pessimismo
Irrigidimento:
Eh allinizio io ho fatto di tutto appunto per far finta di niente
Autosufficienza:
un po di delirio di onnipotenza ti viene eh? Secondo me s.
Controllo:
prendiamo molto in giro i nostri amici, perch ti dicono (sottovoce): Ah, parla gi(riferito al bambino
che stanno aspettando i loro amici), sono tutte queste cose che noi scherziamo diciamo: Quand che li
iscrivono alluniversit?. Cerchiamo di evitare di proiettare tutta questa cosa, forse. Noi siamo un po pi
attenti, quello s.
Distacco:
Avete gi scelto il nome? - No. - Cosa ha preparato per il bambino? - Niente. - Le succede mai di pensare a
come sar il bambino? Come lo vorrebbe nei primi mesi? - No, non pi di tanto, non credo.
Pessismo:
secondo me nei primi mesi di vita di un bambino ti fanno devono essere frustranti in un modo terribile,
perch tu sei estremamente necessaria, almeno lo vedo nelle mie amiche, ma lo sei in un modo utilitaristico,
mentre probabilmente ogni madre si aspetta subito un un riscontro, una gratificazione, mentre invece
questi qui allinizio sono un po delle sanguisughe, perch ti portano via tutte le energie, ti E questo che
penso ogni tanto, cio ho la sensazione che ho davanti un periodo di quelli tosti e che poi uno si assester
dopo
non lo so se si riesca a tirar fuori tutta questa pazienza necessaria. Cio mi auguro di non diventare a
volte si vedono nelle altre donne degli atteggiamenti di rifiuto nei confronti del figlio, che quello che temo,
nel senso che non detto che sia tutto amore, quindi
71
Io ho la sensazione che si tenda ad abituarlo, a dargli delle regole, ma che lui cha sempre una sua alla
fine dici: Noi siamo stati bravissimi, labbiamo impostato il bambino. In realt sei tu che hai preso i suoi
ritmi. Secondo me dipende dai punti di vista, ma comandano loro.
3.
LIRMAG:
uno
strumento
per
la
ricerca
sperimentale
sulle
intero, riportando anche frasi non completate, eventuali errori, espressioni dialettali o di gergo
comune, esclamazioni, manifestazioni di riso o di pianto.
La durata media di ciascuna di circa 75 minuti, ma pu variare in relazione alla modalit
narrativa del soggetto, alla complessit e al numero di tematiche emerse.
LIRMAG in sintesi uno strumento per un approccio sia qualitativo che quantitativo allo
studio delle rappresentazioni materne in gravidanza. Candelori e altri Autori (1992) sottolineano
appunto che il materiale narrativo raccolto durante la somministrazione dellIRMAG pu essere
analizzato secondo due prospettive: da un lato lorganizzazione della narrazione e dallaltro i
contenuti ricavabili dalla narrazione e dalle 5 liste di aggettivi, laddove lorganizzazione valutata
secondo le sette dimensioni content free (Candelori C. e coll., 1992). Passer ora alla
presentazione nello specifico di questi aspetti, che rendono lIRMAG uno strumento complesso, ma
nel contempo miniera di informazioni su questo aspetto del mondo psichico.
3.1.1 Le aree di indagine dellintervista e la loro codifica.
LIRMAG costituita da 41 domande principali e da ulteriori domande (prompts) volte
ad approfondire di volta in volta litem in questione. La sua struttura consente di analizzare sia i
contenuti dellesposizione che la sua organizzazione narrativa. Questultima si manifesta sia
attraverso il racconto spontaneo (mi racconti la storia della sua gravidanza), sia attraverso i
resoconti relativi a specifiche aree proposte dallintervistatore:
a) Il desiderio di maternit nella storia personale e di coppia: le emozioni personali, di coppia e
familiari alla notizia della gravidanza;
b) le emozioni e i cambiamenti nel corso della gravidanza nella vita personale, di coppia e nel
rapporto con la propria madre; la prospettiva del parto;
c) le percezioni, le emozioni e le fantasie relative al bambino interno;
d) le aspettative future riguardanti le caratteristiche di s come madre e le caratteristiche del
bambino;
e) la prospettiva storica della madre, riguardante il proprio ruolo attuale e passato di figlia.
Dallesame di queste tematiche si possono raccogliere informazioni su due tipologie di
Rappresentazioni:
-
dimensioni (Ammaniti M., Matarazzo O., 1995), sette per la rappresentazione di s e sette per la
rappresentazione del bambino:
1. la ricchezza delle percezioni: questa dimensione valuta la povert o ricchezza delle
percezioni relativamente alla propria maternit ed al feto, come vengono riportati episodi,
sensazioni, comportamenti e la pluralit o ristrettezza dei punti di vista (fisico, psicologico,
relazionale, etc.);
2. lapertura al cambiamento e la flessibilit: questa dimensione stima la flessibilit ad
adattarsi a nuove informazioni e nuovi punti di vista, in particolare la capacit di riconoscere
la processualit dei cambiamenti fisici e psicologici che hanno coinvolto se stessa e il
bambino nel corso della gravidanza, le modifiche nellambiente relazionale, quindi la
permeabilit o rigidit delle rappresentazioni.
3.
4. la coerenza: questa dimensione si riferisce alla plausibilit del racconto, alla presenza di
esempi a supporto dei propri giudizi e valutazioni, alla logica e comprensibilit della
narrazione;
5. la differenziazione: questa dimensione valuta il grado di consapevolezza dei confini
personali, delle caratteristiche, desideri e bisogni propri e del bambino. In riferimento a
questultimo misura quanto la madre sia in grado di percepire il bambino come altro da s,
differenziato nella sua individualit;
6. la dipendenza sociale: questa dimensione valuta il grado di influenza, di dipendenza dagli
altri, di conformismo presente nella rappresentazione di s come madre e del bambino.
Misura quanto la donna attinge agli stereotipi culturali, alle opinioni del partner, della
famiglia dorigine e della rete relazionale (medici, amicizie, colleghi di lavoro) per
costruire le sue rappresentazioni;
7. la dominanza delle fantasie: questa dimensione rileva lemergenza delle fantasie che la
donna ha su se stessa e sul bambino, intendendo con il termine fantasie linsieme di
75
aspettative, desideri, timori, luso di metafore, sogni riguardanti la salute, le qualit fisiche e
caratteriali proprie e del bambino, il ruolo materno, i rapporti con i famigliari, etc.
Gli Autori riconoscono zone di sovrapposizione tra queste dimensioni, pur essendo esse
molto specifiche e focalizzando aspetti diversi del modello narrativo, per esempio la percezione di
s come madre dovrebbe essere teoricamente correlata con la differenziazione: possiamo dire che
tanto pi una donna si percepisce nelle sue caratteristiche personali di madre tanto pi in grado di
differenziarsi, ad esempio dallimmagine della propria madre (Ammaniti M. e coll., 1990,
Ammaniti M. e coll., 1995).
Queste dimensioni sono codificate in scale ad intervallo a cinque punti (Ammaniti M.,
Matarazzo O., 1995):
1 = povera, 2 = limitata, 3 = moderata, 4 = considerevole, 5 = molto accentuata.
Esse sono analizzate rispetto allorganizzazione della narrazione, alle sue caratteristiche
formali e non rispetto ai contenuti. Ricordo che la letteratura recente considera proprio le
caratteristiche formali della narrazione indicatori dellorganizzazione psichica del soggetto (Main
M., Goldwin R., 1985-1994; Bucci W., Kabasakalian-MecKay, 1993; Fonagy P., Target M., 2001).
I punteggi vengono attribuiti prima alle sette dimensioni della rappresentazione materna di
s, poi a quelle riferite al bambino. Si ottengono quindi due profili, relativi a s nel ruolo materno e
al nascituro, che possono sovrapporsi oppure essere diversi.
3.1.2 Le categorie delle rappresentazioni materne in gravidanza.
Gli Autori suggeriscono di esaminare lintervista attraverso due codificatori indipendenti, al
fine di confrontare i risultati e quindi verificare lindice di concordanza.
Codificate le dimensioni delle singole rappresentazioni, possibile ottenere un profilo
rappresentativo generale, da riconoscere tra i tre proposti (Ammaniti M. e coll., 1995):
1) Rappresentazioni materne integrate/ equilibrate:
Le rappresentazioni della maternit e del bambino sono abbastanza ricche, investite
affettivamente, forniscono un quadro coerente dellesperienza contestualizzata nella
propria storia, sono aperte al cambiamento. La gravidanza vissuta come tappa
dellevoluzione personale e completamento della propria identit.
76
Punteggi
3-5
Apertura al cambiamento
Investimento affettivo
Coerenza
Differenziazione
Dipendenza sociale
Emergenza delle fantasie
3-5
3-5
3-5
3-5
2-3
3-4
Punteggi
1-2-3
Apertura al cambiamento
2-3
Investimento affettivo
1 - 2 (3)
Coerenza
2-3
Differenziazione
2-3
Dipendenza sociale
1-2-3
1-2
Punteggi
77
2-4
Apertura al cambiamento
Investimento affettivo
Coerenza
1-3
2-4
1-3
Differenziazione
1-2
Dipendenza sociale
Emergenza delle fantasie
2-4
3-5
Gli Autori hanno distinto ulteriori tre sottocategorie per ciascun profilo globale di
rappresentazione:
Integrate/equilibrate:
1) limitata
2) orientata su di s
3) orientata sul bambino
Ristrette/ disinvestite:
1) accentuata
2) con paura
3) orientata su di s
Non integrate/ambivalenti:
1) confusa
2) inversione di ruolo
3) assorbita da se stessa
Le scale di aggettivi.
Gli Autori, in collaborazione con Stern e la sua quipe dellUniversit di Ginevra, hanno
creato 5 liste di aggettivi (rif. Appendice), utili come strumento di integrazione e approfondimento
delle informazioni che emergono dallintervista. Mentre lintervista studia il modo in cui sono
organizzate le informazioni e gli affetti rispetto a s e al figlio, le 5 scale ci danno un quadro dei
contenuti e delle caratteristiche delle rappresentazioni (Ammaniti M. e coll., 1990).
Esse rilevano, infatti, il contenuto delle rappresentazioni materne che riguardano:
78
79
3.2
Ammaniti e la sua quipe proponevano nel 1990 tre prospettive di ricerca da sviluppare
facendo uso dello strumento da loro pensato:
1. uno studio normativo grazie al quale evidenziare gli stili materni pi frequenti, le loro
caratteristiche, le relazioni con variabili differenziali (quali let, la classe sociale, la
programmazione della gravidanza, etc.);
2. uno studio sulle gravidanze a rischio (sul piano sociale, medico o psicologico);
3. uno studio sulla stabilit e il cambiamento delle rappresentazioni materne relative a s e al
proprio figlio prima (al 7 mese di gestazione) e dopo il parto (al 4 mese di vita del
bambino).
Nel 1995 Candelori precisa: per le sue caratteristiche strutturali questa intervista pu essere
facilmente somministrata nellambito di specifici progetti di ricerca riguardanti larea della
maternit, nel lavoro di preparazione al parto, allinterno di consultazioni a carattere clinico. Per
quanto riguarda lambito di ricerca lAutrice fa riferimento allo studio normativo gi proposto
precedentemente da Ammaniti (1990), mentre per quanto riguarda lambito clinico suggerisce un
utilizzo dellIRMAG durante consultazioni psicologiche o corsi di preparazione al parto, lo propone
agli operatori come strumento per interventi di prevenzione, in particolare ne mette in risalto
lutilit per un esame di gravidanze a rischio, precisamente quelle che riguardano soggetti
adolescenti o tossicomani.
3.2.1 Alcune ricerche sperimentali e i loro risultati.
Ho selezionato qui di seguito alcune ricerche che si sono servite dello strumento IRMAG: si
tratta prevalentemente di studi volti ad indagare il modificarsi delle rappresentazioni materne
nellesperienza della prima maternit, il confronto tra il prima e il dopo la nascita del bambino.
Del resto sar possibile notare come questo aspetto, che come abbiamo visto stato inizialmente
esplorato dalla psicoanalisi, divenuto ora oggetto dinteresse anche per la psicologia della famiglia,
sta vedendo i propri confini allargarsi allo studio delle rappresentazioni del padre del bambino.
E stata mia intenzione proporre questi studi per introdurre lultimo capitolo di questa tesi,
che vorr presentare la mia applicazione pratica dello strumento.
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