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STORIE PERMESSE STORIE PROIBITE

Riassunto (cap. 3-7) della nuova edizione ampliata, aggiornata e rivista (2012)

Cap. 3 La semantica della libert e i disturbi fobici 3.I Una conversazione dominata dalla semantica della libert I soggetti fobici si sentono sullorlo di un baratro pauroso. La sensazione di allarme di fronte a un futuro segnato dal presentimento di accadimenti che si sentono inadeguati ad affrontare, li accompagna costantemente. Per questo cos importante per loro disporre di punti di riferimento: un matrimonio, un genitore, la routine di un lavoro, le convenzioni sociali. Tuttavia i punti di riferimento, per quanto rassicuranti, sono vissuti come barriere. Un soggetto con organizzazione fobica desidera saltare oltre il limite, andare fuori da un dentro costruito come limitante. La compresenza della paura di fronte a un mondo costruito come pericoloso e del desiderio di disfarsi di ancoraggi e nicchie protettive, cos caratteristica delle organizzazioni fobiche, ha una storia ed fatto di un particolare positioning in una conversazione familiare in cui dominante un insieme coerente di polarit chiamate semantica della libert. Le polarit principali di questa semantica sono libert-dipendenza e esplorazioneattaccamento, e le emozioni che le alimentano sono paura/coraggio. Libert e indipendenza sono intese in questa forma semantica come libert e indipendenza dalla relazione e dai suoi vincoli. In virt della rilevanza di questa semantica, la conversazione in queste famiglie si organizza preferibilmente attorno a episodi dove la paura, il coraggio, il bisogno di protezione e il desiderio di esplorazione e indipendenza svolgono un ruolo centrale. Il mondo visto come minaccioso, la stessa espressione delle emozioni considerata fonte di pericolo. Lesito dei processi conversazionali di queste famiglie che i loro membri si sentiranno, e verranno definiti, timorosi, cauti o al contrario, coraggiosi, addirittura temerari. Lammirazione, il disprezzo, i conflitti, le alleanze, lamore, lodio si giocheranno su temi di libert/indipendenza. Tanto pi questa semantica dominer la conversazione, tanto pi probabili saranno i processi che Bateson ha chiamato schismogenetici. I genitori delle persone con organizzazione fobica presentano ai figli il mondo esterno come pericoloso, sono iperprotettivi e limitano la libert della prole. La semantica di queste famiglie esprime un ordine morale in cui libert, indipendenza ed esplorazione sono costruiti come valori, mentre i legami di attaccamento, la compagnia dellaltro sono sentiti come espressione del bisogno di protezione da un mondo pericoloso, e di conseguenza sono associati a un certo grado di avvilente dipendenza. I membri di queste famiglie sentono lamicizia, lamore e le altre forme di attaccamento in termini parzialmente negativi perch le costruiscono come forme di dipendenza. Gli episodi in cui l'individuo riesce a far fronte da solo alle circostanze sono invece avvertiti come manifestazioni di libert e indipendenza. Soprattutto coloro che si pongono nel polo valorizzato sono ammirati, a volte odiati, ma sembrano appartenere, agli occhi dei pazienti agorafobici, ad altre dimensioni dell'essere: il mondo di questi membri della famiglia non ha nulla da spartire con il loro, sono ontologicamente diversi, quasi fossero semidei.

Anche se costruita e resa dominante con il concorso di tutti i partner conversazionali, questa semantica non riveste per tutti la stessa importanza. Per alcuni membri della famiglia altre semantiche saranno altrettanto o pi importanti. 3.2. Un dilemma che minaccia una trama narrativa La presenza della semantica della libert una sorta di condizione necessaria, ma non sufficiente della psicopatologia fobica. Tutti i membri della famiglia contribuiscono a costruire nella conversazione la semantica della libert, ma soltanto uno, di regola, sviluppa unorganizzazione fobica. E il positioning che i soggetti assumono dentro questo semantica a contribuire in modo decisivo allo sviluppo della psicopatologia. La semplice partecipazione a una conversazione in cui domina la semantica della libert non sembra sufficiente a spiegare lo sviluppo di unorganizzazione fobica. La posizione del paziente nella semantica della libert una posizione relativa alla cui costruzione concorrono, oltre al soggetto fobico, altri membri della famiglia. La narrazione del paziente tende a centrare l'attenzione su se stesso, sottovalutando la natura relativa del proprio positioning. In accordo con Guidano e altri cognitivisti, il soggetto fobico tenta di trovare un equilibrio tra due esigenze ugualmente irrinunciabili: il bisogno di protezione da un mondo percepito come pericoloso e il bisogno di libert e indipendenza. Trovare una mediazione fra queste due esigenze per lui difficile. Attaccamento ed esplorazione vengono infatti, sentiti come inconciliabili. Poich il soggetto costruisce la realt come minacciosa e se stesso come affetto da qualche forma di debolezza psicologica o fisica, non pu fare a meno della relazione con figure rassicuranti. Ogni allontanamento fisico o psicologico da tali figure lo pone di fronte al rischio di trovarsi in balia della propria fragilit e debolezza. Daltra parte il mantenimento di una relazione stretta con figure protettive si accompagna a un senso penoso di costrizione e limitazione. Alla base dei problemi del paziente vi il seguente dilemma: esplorare liberamente trovandosi soli, in balia di pericoli che non si in grado di affrontare, oppure essere soffocati dalla protezione rassicurante della famiglia o di altre nicchie protettive. Detto nei termini dei conflitti implicativi, il costrutto libero, comporta quello solo, mentre il costrutto protetto implica dipendente. Questo dilemma, che gli autori cognitivisti precedentemente citati considerano, e con ragione, lelemento caratterizzante lorganizzazione fobica, condivide le caratteristiche di un circuito riflessivo bizzarro che investe i livelli del s e della relazione. Per questa organizzazione non problematico soltanto laspetto protettivo della relazione; la stessa possibilit di costruire e mantenere legami affettivi avvertita come limitante. Il soggetto fobico sente, lamore, lamicizia e tutti i legami come forme di dipendenza. La relazione, in quanto tale, diventa, almeno in parte, intransitiva con lautostima. Disporre di una relazione coinvolgente e appagante significa, per il soggetto, essere protetto, poter confidare sulla vicinanza di qualcuno che laiuta a far fronte alla paura, ma si traduce in unavvilente dipendenza che restituisce al soggetto unimmagine negativa di s. Daltra parte, acquisire unimmagine positiva di s richiede essere autonomo, indipendente dagli altri, solo. Unimpresa impossibile per chi cresciuto entro la premessa che il mondo pericoloso e la convinzione di essere debole. Quando episodi e situazioni interpersonali specifici rendono massima la riflessivit del circuito bizzarro, il soggetto non ha pi una trama narrativa entro la quale con-porsi: la sua posizione intrappolata in una serie di prospettive inconciliabili e slittanti. Se il soggetto cerca di mantenere la relazione e quindi si sente protetto, soffocato da un'avvilente dipendenza; se cerca di raggiungere l'autonomia, e di conseguenza il rispetto di se stesso, sopraffatto dalla paura perch si sente solo in balia di un mondo pericoloso. Nel momento di massima riflessivit del circuito bizzarro sperimentano la depersonalizzazione.

Quando la riflessivit del circuito bizzarro raggiunge livelli elevati, linsorgere della tradizionale sintomatologia fobica consente di ridurre la riflessivit entro limiti accettabili, tali comunque da non richiedere il ricorso a meccanismi cos drammatici come la depersonalizzazione. Con lo sviluppo dei sintomi, lindividuo mantiene la relazione protettiva, ma ci non costituisce pi un attacco inaccettabile allautostima. La dipendenza dalla relazione ora giustificata da un evento esterno, non voluto e incontrollabile: la malattia. La sintomatologia rende il soggetto meno insofferente ai vincoli che gli impone la famiglia, ora deve accettarli perch ora non pi autosufficiente. La tendenza dei soggetti fobici di avvertire le sensazioni e le emozioni come se fossero eventi esterni al s (Guidano). Per Guidano e gli altri autori cognitivisti questa tendenza una conseguenza dellabitudine a controllare esageratamente le proprie emozioni e i propri stati interni. Per Ugazio essa consente anche ai soggetti fobici di attribuire la propria esigenza di legami protettivi a ragioni esterne oggettive e ineludibili: gli accadimenti somatici, tra cui rientrano emozioni e sensazioni di regola costruite dai soggetti fobici come eventi fisici. Trattandosi di forze esterne e ineludibili, lautostima ne risulta meno intaccata. La costruzione di emozioni e sensazioni come eventi esterni al s facilita il controllo esasperato delle relazioni interpersonali, caratteristico di questa organizzazione. Per contenere il grado di riflessivit del circuito bizzarro il soggetto ha bisogno di mantenere la relazione, ma nello stesso tempo deve sentirsi libero da legami: tentare di esercitare un controllo unidirezionale sullaltro, date queste premesse, una necessit. Tutta la strategia interpersonale fobica manipolatoria perch un tentativo occulto forse in parte intenzionale di indurre laltro a coinvolgersi e a essere sempre disponibile, senza che il soggetto simpegni a sua volta nella relazione. Per questo le persone con questa organizzazione prediligono, nella definizione delle relazioni, gli aspetti non verbali, tra i quali rientrano i sintomi. 3.3. Storie permesse e storie proibite E possibile ricondurre la gamma dei modi di funzionamento precedenti lesordio sintomatico a un continuum con agli estremi due strategie. 1. 2. Strategia del distanziamento emotivo frequente nei soggetti con sintomi claustrofobici; Strategia della vicinanza limitante frequente nei soggetti con sintomi agorafobici.

(1) I soggetti con strategia da distanziamento emotivo si sentivano, ed erano considerati dagli altri, persone libere, indipendenti, capaci di cavarsela da sole. Prima dellesordio sintomatico si collocavano nel polo positivo della semantica della libert e sembravano avere unautostima piuttosto alta. Per mantenere questa posizione avevano escluso, o contenuto il pi possibile, negli anni precedenti lo scoppio della sintomatologia, i comportamenti emotivi ed espansivi. Il timore sottostante era che il coinvolgimento emotivo li avrebbe condotti a percepirsi come dipendenti dagli altri, e a perdere di conseguenza la valutazione positiva di s. Autostima ed equilibrio sembravano mantenuti al prezzo di evitare il coinvolgimento emotivo, avvertito come distruttivo e limitante le capacit di funzionamento individuale. L'intimit suscitava in loro emozioni positive ed era avvertita come gratificante; i legami emotivi erano tuttavia sentiti, anche prima dell'esprdio sntomatico, come disturbanti il proprio funzionamento e quindi l'autostima. Le persone con questa strategia non risultavano mai del tutto prive di legami. Di regola, disponevano, di diverse relazioni affettive tenute a distanza. Vi la tendenza, fra queszti soggetti, ad avere molte storie brevi e superficiali. Oppure il partner, sposato in et matura, era gi stato scelto dieci o quindici anni prima, ma la relazione era stata

mantenuta in una sorta di limbo, anche se il futuro compagno non era stato mai completamente perso di vista. Essi hanno cos paura dei legami perch per loro, come per i soggetti con strategia opposta, i legami sono irrevocabili. Una relazione stretta non comporta solo il rischio di perdere la propria autonomia e indipendenza su cui si fonda in modo cruciale la loro autostima. Lo stringersi di un legame risulta ancora pi inquietante per lestrema difficolt a romperlo: una volta stabilita una relazione significativa, difficile per loro uscirne emotivamente. La tendenza a non rompere i legami importanti riguarda lorganizzazione fobica nella sua globalit, non solo i soggetti con questa strategia. Trasformare la natura delle relazioni invece una storia permessa: lex partner diventer ad esempio un amico, una sorta di parente con cui non ha pi n coinvolgimento sentimentale, n progetti comuni, ma con il quale rimane un attaccamento. Nei soggetti con strategia del distanziamento emotivo questa tendenza, comune all'intera organizzazione fobica , acuisce la paura di coinvolgersi entro una relazione perch genera il terrore di cadere in balia dell'altro e non essere pi in grado di uscire dalla gabbia che il legame ha creato. Di qui la tendenza a scegliere partner pi coinvolti e dipendenti dal legame di quanto lo siano loro. (2) Le persone con strategia della vicinanza limitante, di regola agorafobici, si collocavano, anche prima dellesordio sintomatico, nel polo svalutato della semantica della libert. Molte di queste persone erano rimaste tutta la vita l dove erano nate, passando da un attaccamento molto intenso, esclusivo, con uno dei genitori a un legame altrettanto ravvicinato con il partner. Altrettanto caratteristica, era la tendenza a controllare le figure di riferimento, a sottoporre la relazione a continue verifiche e a soffrire per distacchi e allontanamenti fisici o psicologici anche temporanei. Queste persone davano la priorit alla vita di relazione e alle sue esigenze. Sebbene si collocassero anche prima dello scoppio della psicopatologia entro i poli dipendenza, attaccamento, valorizzavano libert, indipendenza: erano quello che erano a causa di qualche costrizione esterna. La tendenza a ricercare legami protettivi era attribuita a cause specifiche inibenti la loro vera natura: erano deboli di salute, non erano abili nel controllare le emozioni, avevano alle spalle una storia che li aveva limitati. Proprio a motivo della loro scarsa indipendenza e autonomia, avevano gi prima dello sviluppo della sintomatologia un'autostima mortificata: non erano quelli che avrebbero dovuto essere. La valutazione negativa del s non riguardava di regola la propria amabilit e piacevolezza, ma la sfera dell'autonomia personale e delle relazioni connesse. Si riscontra la presenza di forte gelosia nei partner (siano essi mariti o mogli) dei soggetti agorafobici. La gelosia sembrerebbe una risposta appropriata alle fantasie di liberazione di fuga dal matrimonio, spesso presenti anche nei soggetti con strategia della vicinanza limitante. Di regola non le realizzano, ma sono presenti (insoddisfazione del matrimonio con fantasia di una separazione liberatoria ma temuta per paura della solitudine). In realt, pi nel dettaglio, ci dovuto al fatto che le persone con questa strategia tendono inconsapevolmente, attraverso comportamenti non verbali indicanti desideri di fuga, a sollecitare la gelosia e il controllo del partner perch temono, se lasciate libere, di perdere il controllo delle proprie emozioni. L'agorafobia un sintomo della paura della propria libert. Entrambe le strategie illustrate permettono di superare il dilemma, caratteristico di questa organizzazione: la riflessivit del circuito ricorsivo bizzarro viene contenuta. Luna ottiene questo scopo privilegiando il s a danno della relazione. Nellaltra la relazione a essere anteposta al s.

3.4. Il contesto intersoggettivo nel momento presente: un positioning in equilibrio precario tra due sottosistemi Fino agli ultimi vent'anni, i clinici hanno abbracciato l'ipotesi di una complementarit patologica tra il paziente agorafobico e il suo partner. Ma questa ipotesi poco specifica perch la condizione descritta pu, in verit, essere essere estesa anche ad altre condizioni patologiche. L'attenzione alla sola coppia coniugale il limite principale di questi modelli. Questa scelta risulta particolarmente inopportuna in unorganizzazione come quella fobica che privilegia le relazioni verticali rispetto a quelle orizzontali. I soggetti con organizzazione fobica (come i giapponesi) antepongono al rapporto coniugale le relazioni con i genitori, e spesso con i figli. Le relazioni verticali sono pi sicure di quelle orizzontali. La percezione della vulnerabilit della condizione umana, la costruzione del mondo come pericoloso e le credenze catastrofiche introducono i soggetti fobici a mantenere molto a lungo i legami protettivi con i genitori e la famiglia di origine. Quando questi non sono pi in grado di fungere da base sicura altri sistemi di relazione li sostituiscono. E comunque molto difficile che il soggetto fobico si consegni totalmente alla relazione coniugale come accade ad altre organizzazioni. Il mondo troppo pericoloso per confidare in una sola relazione . Persino una relazione extraconiugale pu salvare la persona fobica dal sentirsi in balia di un legame esclusivo. Le dinamiche relazionali che precedono e accompagnano l'esordio sintomatico negli adulti normalmente non sono estranee alla relazione coniugale. Di regola la situazione relazione che conduce allesordio sintomatico rompe la complementariet fra la relazione coniugale e un altro sistema di relazioni, altrettanto vitale per il soggetto quanto la relazione per il partner. Rotture, minacce di separazioni, lo stringersi di una relazione, la nascita di un figlio, e tutti gli altri eventi che innescano lesordio sintomatico negli adulti, diventano critici perch alterano la posizione del soggetto fobico nella semantica della libert in equilibrio precario fra perlomeno due sistemi di relazioni altrettanto importanti. Di questi almeno uno rappresentato da relazioni verticali. E spesso lesordio sintomatico produce leffetto pragmatico di consentire al paziente di mantenere relazioni strette con entrambi i sistemi da cui dipende, evitando la minaccia che luno esclude e ridimensioni troppo laltro . Il paziente in una posizione dipendente e si sente umiliato per questo. Il partner pu avere due positioning molto diversi: Pu essere libero, indipendente e fuggitivo, come sono spesso i partner soggetti agorafobici. Oltre a essere stimato, ammirato, questo tipo di coniuge consente al paziente di sentirsi libero, ma non fornisce protezione e guida. Per quanto i sintomi possano ridurre la sua indipendenza, questo coniuge non fornir mai la garanzia di essere presente quando il paziente ne ha bisogno. E nella sostanza inaffidabile. Il partner pu invece essere una persona protettiva proprio perch autonoma, forte e assertiva: a lui o a lei possibile appoggiarsi, la sua presenza tutelante. Un coniuge protettivo finisce per per essere limitante, fonte di costrizioni poco tollerabili, che abbassano lautostima. Sovente, accade che la scelta dei soggetti claustrofobici cada su un partner debole, dipendente e insicuro. Il paziente in questo terzo scenario, domina la relazione coniugale e aiutando il partner, acquista sicurezza, ma se si destabilizza non pu contare sul partner. In tutti i casi la relazione coniugale e la sua dinamica interna complementare a unaltra relazione o fascio di relazioni, se non pi importanti, ugualmente fondamentali per il soggetto fobico.

La scelta di un partner fuggitivo consente e rende necessario alla persona con organizzazione fobica il mantenimento di legami forti con la famiglia di origine, dove perlomeno un membro continua ad assumere con il paziente una posizione protettiva. In una cultura come quella italiana dove i legami con la famiglia di origine si mantengono stretti durante tutta la vita questa la situazione pi frequente. La posizione protettiva pu essere tuttavia assunta da un figlio, specialmente quando il soggetto fobico in et matura, oppure da un datore di lavoro, un amico molto stretto o anche una relazione extraconiugale stabile. Lesordio sintomatico negli adulti sembra essere lesito di cambiamenti che alterano lequilibrio fra i due sistemi di relazione entro cui il soggetto componendosi contiene la riflessivit del circuito riflessivo. Come spesso accade quando il partner in posizione protettiva, e quindi si propone come possibile sostituto di relazioni verticali protettive, lesordio sintomatico neutralizza, il rischio che la relazione coniugale allontani troppo la persona con organizzazione fobica dal legame protettivo con la famiglia di origine. Grazie ai sintomi il paziente riesce spesso a mantenere un legame altrettanto stretto con entrambi i sistemi di relazione. La malattia non lo consegna inerme nelle mani di nessuno dei due sistemi. 3.5. Il contesto intersoggettivo originario: cosa raccontano i pazienti ai terapeuti sistemici Principale riferimento dei modelli che hanno cercato di individuare le origini relazionali di questa psicopatologia Bowlby, che riconduce la psicopatologia fobica a specifici pattern dinterazione familiare. B. individua quattro situazioni prototipiche diverse ma con un esito comune: generare un attaccamento del bambino ai genitori cos insicuro e ansioso da non consentirgli il normale distacco richiesto dalla frequenza scolastica. Due di queste situazioni sono una conseguenza diretta del comportamento di uno dei genitori che trattiene a casa il bambino. Il genitore (iperprotettivo) teme per il bambino il gentiore ha bisogno della compagnia del bambino Il ruolo dei genitori invece indiretto nelle altre due situazioni: il bambino teme per la madre/il padre il bambino ha paura di allontanarsi da casa perch non la sente base sicura a seguito di minacce di abbandono. quindi un discorso di ansia da separazione a causa di pattern di attaccamento ansioso. Secondo Guidano alla base dellorganizzazione fobica vi una limitazione, perlopi indiretta, del comportamento esplorativo del bambino da parte della figura di attaccamento principale. Guidano individua due pattern di attaccamento disfunzionali. o il normale interesse esplorativo del bambino impedito da un comportamento iperprotettivo della figura principale di riferimento. o linibizione dellesplorazione avviene attraverso un comportamento rifiutante dei genitori (minacce di abbandono) Il contesto fobico sembrerebbe violare i bisogni biologici di esplorazione del bambino.

Questa spiegazione in contrasto con i presupposti su cui si fondano le psicoterapie sistemiche. Per lapproccio sistemico e per il costruzionismo, i bisogni sono socialmente definiti e le deprivazioni sempre relative. La loro percezione dipende pi che da condizioni oggettive e assolute, dal confronto sociale e dai criteri che tale confronto mette in gioco. Il far appello a limiti biologici, astorici, immutabili per un comportamento come quello esplorativo, che presenta differenze cos profonde nelle varie culture, credo sollevi perplessit anche in chi lontano dal costruzionismo. Le ragioni d'insoddisfazione verso il modello cognitivista biologico sono: 1. Il modello non specifico; esperienze memorizzate di attaccamento ansioso caratterizzano non soltanto lagorafobia e gli altri disturbi delle spettro fobico, ma anche altre psicopatologie, dai disturbi post-traumatici da stress ai disturbi ossessivo-compulsivi, dalla depressione ai disturbi borderline. 2. Il modello non rende ragione del bisogno di libert e indipendenza caratteristico dellorganizzazione fobica. Anche chi soffre di agorafobia, pur legandosi in modo irrevocabile a una figura di attaccamento, mantiene nella fantasia costanti desideri di evasione e fuga. Il modello di Bowlby non rende conto della strategia adattiva del distanziamento emotivo. Esso rende conto solo dellintenso bisogno di protezione da un mondo percepito come pericoloso, ma trascura la specificit dellorganizzazione fobica, in cui il bisogno di attaccamento vissuto in antagonismo con il desiderio, altrettanto intenso, di libert e indipendenza. B. prende in considerazione soltanto lagorafobia. La presenza di bisogni antagonisti invece pienamente riconosciuta da Guidano e altri autori cognitivisti, ma il loro modello eziopatogenetico come quello di B. spiega soltanto linibizione del comportamento esplorativo, che presente nellorganizzazione fobica, ma anche in altre condizioni patologiche. Il modello di Ugazio capace di dare ragione di ci che pi caratterizza lorganizzazione fobica: la costruzione di attaccamento ed esplorazione come reciprocamente escludentesi. Lapproccio sistemico permette di contestualizzare la relazione diadica adulto-bambino allinterno della rete di relazioni che i membri di questa coppia intrattengono con altre figure significative. La dinamica delle interazioni triadiche svolge un ruolo centrale. Lutilizzo di schemi esplicativi perlomeno triadici uno dei tratti tipici delle terapie sistemiche, estranea a B. e ai cognitivisti che invece li usano diadici. Il modello sistemico di Ugazio convalida lipotesi che il bambino abbia una relazione di attaccamento preferenziale con un membro della famiglia (che per comodit identificheremo con la madre), come nel modello di B. e cognitivisti, ma il punto che questo adulto coinvolto in un legame affettivo particolarmente intenso con un membro della famiglia che si colloca nel polo libert-indipendenza della semantica critica. Pu essere il marito, talvolta un altro figlio o anche un genitore. Si tratta del familiare con cui la madre ha il legame pi intenso. Di regola questa persona coinvolta nella relazione meno di quanto la madre desidererebbe: fuggitiva a livelli e in misura variabili, tale comunque da generare nella madre sentimenti di insicurezza e di pesanti critiche a motivo di acuta sofferenza, tuttavia lautonomia e lindipendenza che esprime sono ammirate, in taluni casi invidiate, dalla madre e dagli altri membri della famiglia che condividono la valorizzazione del polo libertindipendenza. Man mano che il bambino percepisce la propria situazione relazionale nei termini descritti, costruisce progressivamente il proprio desiderio di legami affettivi intensi e il bisogno di libert come reciprocamente escludentisi. La relazione nella quale coinvolto con la madre prevede una drastica riduzione dei comportamenti

esplorativi, ma questi stessi comportamenti, che la madre scoraggia in lui, sono invece caratteristici della figura emotivamente pi importante per lei. Mantenere la relazione con la madre significa quindi per il bambino ricevere una definizione negativa di s, dove la negativit di tale definizione data dal fatto che la madre valorizza un membro della famiglia che ha un comportamento opposto a quello sollecitato nel bambino . Frequentemente inoltre, il bambino si trova a svolgere un ruolo consolatorio per la madre. Accade semplicemente che la madre, essendo fortemente coinvolta in una relazione affettiva con un partner indipendente e spesso fuggitivo sviluppi sentimenti di insicurezza e desideri di rassicurazione. Il bambino, che organizzato in modo da adattarsi alladulto che si prende cura di lui, percepisce questo stato emotivo della madre e sviluppa comportamenti a esso complementari. 1.6. Una premessa culturale patogena?

Molte persone pur non avendo un orientamento fobico, sperimentano lo stringersi di un legame come minacciante la loro autonomia. E infatti presente nella nostra cultura un certo grado di intransitivit fra il mantenimento dei legami, il riconoscimento che laltro ci necessario e lautostima che riponiamo in noi stessi in quanto soggetti autonomi e indipendenti.Perch si strutturi un positioning come quello del soggetto con organizzazione fobica necessaria una storia familiare che, per motivi diversi, renda centrale e schismogenetica la dimensione semantica dipendenza, bisogno di protezione-libert, indipendenza, cos come necessario che si crei uno specifico contesto intersoggettivo. Il soggetto fobico porta alle estreme conseguenze una premessa che trova nel pi vasto mondo che lo circonda: lidea di libert come assoluta e solitaria indipendenza dalle relazioni. N la libert, n la sua assenza, conducono il soggetto fobico nel vicolo cieco di una patologia conclamata, ma lidea di libert come emancipazione dalla relazione e dai suoi vincoli. Questa idea di libert un concetto squisitamente moderno tipicamente occidentale e non ha nulla a che fare con quell'indipendenza (autarcheia) che era il risultato di un buon governo di tutte le relazioni entro le quali un uomo si trovava inserito e senza le quali non poteva neppure essere detto uomo, ma bestia o dio. Lidea di libert che ritroviamo nelle strategie fobiche si collega a una visione del singolo disconnesso dal gruppo, come un piccolo mondo a s che esiste indipendentemente dal pi vasto mondo. In questa prospettiva, la societ un ammasso di monadi senza finestre. Nellautocoscienza questa idea si presenta come una sensazione che il vero, la propria essenza, sia qualcosa di interno, di separato da tutti gli altri uomini e cose allesterno. E lhomo clausus, per lui lio una gabbia o una nicchia: qualsiasi altro uomo gli appare ugualmente un homo clausus, anche il suo nocciolo, il suo effettivo, sembra qualcosa che, al suo interno, separato mediante un muro invisibile da tutto ci che sta fuori, e quindi anche da tutti gli altri uomini. Ci che importa sottolineare che lidea di libert come indipendenza dalle relazioni trova le sue radici in questa concezione che attribuisce alluomo unesistenza separata dalla natura e dal mondo sociale. Bateson aveva contrapposto a questa visione della mente, frutto dellorgoglio simmetrico (hybris), lepistemologia della teoria dei sistemi. Per questultima lindividuo e i suoi processi mentali non esistono se non in connessione con il contesto di cui sono parte.

Cap. 4 Tra bene e male: i disturbi ossessivi 4.I Quando la vita sta dalla parte del male Nelle famiglie al cui interno si sviluppano le organizzazioni ossessivo-compulsive, al centro della dinamica emotiva vi la contrapposizione fra bene e male. La polarit semantica critica buono-cattivo. Limportanza che questa semantica assume fa s che la conversazione in queste famiglie si organizzi preferibilmente intorno a episodi che mettono in gioco la deliberata volont di fare il male, egoismo, avidit, godimento colpevole dei sensi, ma anche bont, purezza, innocenza, ascesi, cos come sacrificio e abnegazione. Incontreranno persone che li salveranno, li eleveranno o, al contrario, che li inizieranno al vizio, li indurranno a comportamenti di cui potranno poi sentirsi colpevoli. Sposeranno persone capaci di abnegazione, innocenti, pure o, invece, crudeli, egoiste che approfitteranno di loro. Specialmente nelle famiglie dove questa polarit domina la conversazione da diverse generazioni ci sar chi ha dato prova di particolare abnegazione tanto da sembrare un asceta e chi ha espresso i propri impulsi in modo cos egoista da essere considerato malvagio. Valori: Bene(astinente)/Male Castit/Vizio Sacrificio/Egoismo Santit/Empiet Emozioni: Innocenza/Colpa Disgusto/Godimento Bene Morte Rinuncia Il sacrificio purezza. Male Vita Godimento Il godimento egoismo violenza, sopraffazione.

La contrapposizione fra bene e male che domina la conversazione in queste famiglie opposta a quella agostiniana. Per Agostino le tenebre sono mancanza di luce, cos che il male non avrebbe realt propria, ma sarebbe soltanto privazione del bene, un non-essere. Per le famiglie di cui ci stiamo occupando, al contrario, il bene a essere una privazione di male. La bont che ritroviamo in alcuni di loro astinente, perch non altro che unassenza di male. Buono chi rinuncia allespressione dei propri desideri e alla difesa dei propri interessi, chi si sacrifica, chi si allontana dalla dinamica pulsionale, e non chi disponibile, accogliente, garbato e generoso verso gli altri. Cattivo chi esprime la propria sessualit e le proprie pulsioni aggressive. In queste famiglie, a causa di eventi drammatici (quali vessazioni, stupri, maltrattamenti, imbrogli o altre nefandezze) di cui, in un passato pi o meno remoto, alcuni di loro sono stati vittime o protagonisti, sessualit e affermazione di s sono di fatto espresse in modo quanto meno egoista. Un certo pathos tragico presente perch la polarit critica sintreccia in queste famiglie con vita e morte e la vita sta dalla parte del male. Le istanze vitali sessualit, affermazione di s, investimenti su persone e cose sono il luogo in cui si esplica il male, mentre sacrificio, rinuncia e ascesi vengono identificati con il bene. A causa della concezione astinente o se preferite sottrattiva della bont tipica di queste famiglie, le polarit puro/impuro o puro/vizioso esprimono forse meglio di bene e male il tratto

centrale della semantica della bont. Queste polarit richiamano per la sessualit che non sempre al centro della conversazione di queste famiglie. Le emozioni che stanno alla base di questa semantica sono colpa/innocenza e disgusto/gradimento dei sensi. Proprio perch la sessualit e laffermazione personale sono congiunte a violenza, sopraffazione, la loro espressione genera senso di colpa e disgusto, mentre la rinuncia pulsionale, labnegazione, associata a purezza e innocenza. La cultura di molte famiglie in cui si sviluppano organizzazioni ossessive impregnata di valori religiosi, in altre prevale ladesione a principi universalisti come il socialismo o ideologie che prevedono il sacrificio dei bisogni individuali a favore di istanze ideali, comunque in tutte queste famiglie presente una concezione sottrattiva della bont, non sempre sono gli impulsi sessuali a dover essere trascesi, a volte ad essere assimilati al male sono il denaro, il desiderio di emergere di affermare la propria personalit, le attivit imprenditoriali e finanziarie. In queste famiglie, accanto a persone che contengono le emozioni, e che sono connotate positivamente, ci sono figure che vivono emozioni, passioni, impulsi fortissimi. Il punto che si tratta di impulsi colpevoli, egoisti, a volte perversi o malvagi, ma che esercitano sul nucleo familiare un evidente fascino: in essi scorre la vita. Il problema di questi contesti familiari non quindi la carenza di emotivit, se mai il modo prepotente, aggressivo, a volte perverso, che accompagna le emozioni laddove e quando sono espresse. Un copione che si ripete nella storia di molti pazienti vede il genitore pulsionale esteriorizzare i propri impulsi colpevoli perlopi prepotenza, aggressivit, a volte anche sadismo verso il partner astinente, e secondariamente verso il futuro paziente ossessivo. 4.2 Alle origini del dubbio Nei soggetti ossessivi la fluttuazione, esito del circuito riflessivo bizzarro, interna al s: il soggetto, entrando in relazioni significative, diventa preda di percezioni di se sesso discrepanti. Il coinvolgimento erotico, ma anche linvestimento su persone o progetti finalizzati alla propria affermazione personale, rompono il sentimento di unit del s, perch generano percezioni antitetiche, ovvero creano una scissione tra una parte buona, giusta, e una cattiva, sbagliata. Quando la riflessivit massima il soggetto oscilla tra percezioni di se stesso totalmente dicotomiche, il coinvolgimento erotico e laffermazione personale diventano intransitivi con una percezione unitaria di s. Il soggetto avverte una scissione interna, una contrapposizione fra due percezioni di s antitetiche: una parte giusta e buona, che deve essere confermata, e una parte sbagliata e cattiva che deve essere controllata, combattuta o addirittura soppressa. Cosa induce il paziente a sperimentare la scissione nel qui e ora? Le immagini dicotomiche che scandiscono il circuito bizzarro derivano da due alternative altrettanto inaccettabili: a) La prima di essere coinvolti in relazioni gratificanti, esteriorizzarsi, affermare se stessi entrando in relazioni pulsionali con il mondo. Per le persone con organizzazione ossessiva questo significa sporcareo sporcarsi, infettare o essere infettati; implica diventare cattivi, corrotti, disgustosi, e di conseguenza esporsi al rischio sia di perdere le relazioni di attaccamento pi significative, sia di essere puniti. Di qui limportanza che il tab del contatto riveste nei disturbi ossessivi. Come sottolineato da Freud, il contatto corporeo esprime simbolicamente il coinvolgimento, sia esso di natura erotica o aggressiva; per questo diventa nelle organizzazioni ossessive il punto centrale di un sistema di proibizioni.

b)

Nella seconda alternativa, comunque inaccettabile per gli ossessivi, rispettare il tab del contatto, essere puri, significa essere amabili, ma richiede il ritiro, la rinuncia ad ogni coinvolgimento gratificante con gli altri, e conseguentemente il sacrificio di s.

Esprimere la propria aggressivit e sessualit, ricercare la propria affermazione personale, coinvolgersi in relazioni appaganti, ricercare la propria affermazione personale, coinvolgersi in relazioni appaganti, significa quindi essere cattivi e indegni damore; mentre essere amabili, degni di amore, richiede lannullamento, il sacrificio si s. Di qui loscillazione continua fra unimmagine di s buona, ma sacrificale, in ultima istanza mortifera, e una vita, ma intrinsecamente malvagia, che conduce al rifiuto, alla reiezione. Questo dilemma mette in gioco vita e morte, perch essere buoni significa fare un passo indietro rispetto alla vita, morire, ma vivere equivale a diventare malvagi, e quindi esporsi al pericolo di essere rifiutati, e essere bersaglio di vendette. Di fronte ad un alternativa tanto radicale, il dubbio, la ricerca di certezza e la conseguente paralisi decisionale, che spesso funesta la vita degli ossessivi, si rivelano strategie intelligenti di sopravvivenza. (Eppure gli altri membri della famiglia sono in grado di fronteggiare questo dilemma insito nella semantica della bont, posizionandosi fra gli astinenti o tra i pulsionali. Rinunciano, fanno un passo indietro rispetto alla vita o si immergono in essa accettando la connotazione negativa che ne deriva e gli eventuali sensi di colpa). Due condizioni emotive rendono impossibile alle organizzazioni ossessive, posizionarsi con gli uni o con gli altri o collocarsi serenamente in posizione mediana: una segnata da paura/angoscia, l'altra da mortificazione/avvilimento. La paura viene di regola sperimentata quando entrano nella vita, esprimono i propri impulsi e si sentono di conseguenza cattivi. Pi che di paura vera e propria, si tratta spesso di angoscia. La paura sempre paura di qualcosa di determinato, mentre l'angoscia non si riferisce a nulla di preciso. Il soggetto ossessivo, quando si coinvolge in relazioni gratificanti, si sente in pericolo, e gli spesso difficile circoscrivere la fonte del suo stato di allerta. Mortificazione e avvilimento sono invece avvertite quando rinuncia: sentirsi puro, corretto, significa per queste persone essere sopraffatti da sentimenti di mortificazione e di annullamento che, a loro volta, sono generativi di rabbia e di rancore. Sono questi due stati emotivi (paura/angoscia e mortificazione/avvilimento) a impedire al soggetto di collocarsi nell'uno o nell'altro polo e a consegnarlo a un'oscillazione continua e quando la riflessivit raggiunge il suo acme, il soggetto viene fatto rimbalzare tra due immagini di s antitetiche, perch il s cattivo generando paura e angoscia deve essere rapidamente abbandonata, il s buono creando avvilimento non pu essere mantenuto. Il soggetto con organizzazione ossessiva lunico allinterno della propria famiglia, a sperimentare, in modo sistematico, in questi contesti, queste condizioni emotive. Alla base della paura e dellangoscia degli ossessivi vi sono pericoli ben precisi: perdere i legami con le figure principali di attaccamento rischio di punizioni e di rappresaglie alla propria integrit fisica (Freud e i cognitivisti riconducono questo rischio al complesso edipico) I sentimenti di mortificazione e avvilimento derivano invece dalla rinuncia ai propri desideri e impulsi. Per il soggetto ossessivo, astenersi dal coinvolgimento pulsionale significa annientarsi. Quando la riflessivit del circuito massima, la rinuncia viene vissuta come unintollerabile mortificazione, che genera rabbia e risentimento. Diversamente dagli psicanalisti, Ugazio ritiene che proprio la mortificazione, e lavvilimento, che di regola vengono nascosti, ma al contrario sono esternati dal tono della voce, dallo sguardo, dalla

mimica facciale, dalla postura, danno la misura di quanto pesi la rinuncia al piacere delle persone con questa organizzazione. Un sentimento cos acuto di privazione non sarebbe presente se il desiderio non fosse perentorio, se la volont di affermazione non fosse prepotente. Il soggetto con organizzazione ossessiva non si costruisce n allinterno della polarit bont/purezza, n allestremo opposto cattiveria/vizio: si mantiene in posizione mediana, anche se generalmente in una posizione pi prossima allestremo purezza/bont/ascesi, ma sempre mantenendosi entro la posizione di mezzo e riducendo la riflessivit del circuito attraverso operazioni di bilanciamento e sbilanciamento verso i due estremi. Le emozioni caratteristiche sono esperite sistematicamente anche quando la riflessivit del circuito contenuta. Quando la riflessivit del circuito diventa massima, qualsiasi oscillazione verso luno o laltro degli estremi, per quanto bilanciata, risulta inaccettabile. Il soggetto entra cos nella zona di naufragio della posizione di mezzo. I processi di esteriorizzazione anche se parziali, lasciano il posto ai processi implogenetici, lindividuo tenta sempre pi di non definirsi rispetto agli estremi, facendo seguire a ogni spostamento verso un estremo un altro di segno opposto. Larco di tempo delloscillazione diventa di conseguenza cos breve che il soggetto si trova in balia di percezioni di s totalmente dicotomiche. E a questo punto che il dubbio, la ricerca di certezze e la conseguente paralisi decisionale diventano invasivi. Di fronte allimpossibilit di trovare un positioning accettabile, lossessivo come un pendolo che abbia ridotto progressivamente il proprio arco di oscillazione fino a fermarsi, si attesta caparbiamente sulla propria immobilit. La funzione primaria dei dubbi di paralizzarlo. Si guardano bene dal raccogliere informazioni cruciali per sciogliere i dubbi che li assillano, anche perch il paziente ossessivo diffida, soprattutto di s. Grazie a questi dubbi, la persona con organizzazione ossessiva rende a se stesso pi difficilmente praticabili sia la strada del vizio sia quella della virt, contenendo cos paura/angoscia e mortificazione/avvilimento. Ma la paralisi. Nella posizione di mezzo il soggetto rischia l'implosione. E a questo punto che compaiono i sintomi, diventati ormai gli unici sentimenti vitali, ovvero le ossessioni e compulsioni. In genere le ossessioni esprimono gli impulsi proibiti (pensieri, immagini sessuali, impulsi aggressivi). le compulsioni sono comportamenti ripetitivi, finalizzati a placare la paura e langoscia che le ossessioni suscitano. Con lo sviluppo dei sintomi il paziente continua a fare quello che faceva prima: si bilancia fra i due estremi. Il bilanciamento avviene ora per in modo egodistonico: non pi il soggetto a decidere, sono i sintomi a imporsi contro la sua volont. Il soggetto non responsabile delle ossessioni anche se sono produzioni della sua mente, non ne responsabile, perch le subisce come eventi esterni ai quali pu sottrarsi. Di fatto grazie al ricorso ai sintomi, la riflessivit del circuito contenuta e il soggetto evita sia la punizione incombente sia la rinuncia totale. Il circuito riflessivo bizzarro contribuisce a spiegare anche lambivalenza e la mancanza di spontaneit, due tratti dei soggetti con organizzazione ossessiva non meno caratteristici del dubbio della ricerca di certezze. Lambivalenza che accompagna tutte le relazioni affettive (pulsioni[+] proibite[-] o ascesi[+] mortificante[-]), spiega anche il ricorso degli ossessivi alle pratiche superstiziose. Attraverso di esse gli ossessivi cercano di proteggersi dalla colpa di desiderare la morte delle persone amate e dalla vendetta del Fato. La mancanza di naturalezza e di spontaneit invece da attribuire alla posizione mediana. Tale collocazione richiede di per s un controllo dei propri comportamenti pi elevato rispetto a quello richiesto dalle posizioni agli estremi: lindividuo in posizione mediana bilanciandosi continuamente, mantenere unattenzione privilegiata sul proprio comportamento. Le persone con questa organizzazione esprimono lassenza di naturalezza nella postura, nel linguaggio sorvegliato, nello stile di pensiero e in ogni altra manifestazione.

4.3 La vita: una storia proibita? Semplificando molto, possibile ricondurre a due la gamma di strategie con le quali i soggetti, con organizzazione ossessivo compulsiva tentano, prima dellesordio sintomatico, di contenere la riflessivit del circuito bizzarro. Chiamer queste due forme di funzionamento di a) strategia della purezza e b) strategia della gerarchizzazione del male. Esse vanno concepite come estremi di un continuum di strategie di funzionamento individuale quanto mai varie. a) Attraverso la strategia della purezza il soggetto cerca di evitare la percezione dicotomica di s, cerca strenuamente di mantenere unimmagine positiva di s che, coerentemente con la semantica critica, sidentifica con il sentirsi e con lessere considerati persone buone, pure corrette. La minaccia che emerga una percezione dicotomica di s tenuta lontano attraverso un coinvolgimento prevalente (a volte totalizzante) in aree che implicano un distanziamento dallinterazione e che, nello stesso tempo, sono prestigiose (religione, la scienza, la legge, la politica, larte). Il lavoro intellettuale in tutte le sue forme pu diventare centrale perch promuove lo sviluppo di interessi e capacit che non hanno a che fare direttamente con laggressivit e la sessualit. Le persone con questa strategia presentano un certo grado di coartazione delle emozioni. Lintimit avvertita dai soggetti con questa organizzazione come gratificante ed intensamente desiderata. Tuttavia i legami emotivi sono sentiti come pericolosi perch li inducono a percepirsi come cattivi, indegni. Per questo le persone con questa strategia controllano e contengono l'espressione dell'affettivit, sviluppando a volte una dedizione esclusiva al lavoro intellettuale. La maggior parte delle aree hanno una valenza etica, e molte persone con questa strategia presentano una tensione etica spiccata. Tuttavia la sensibilit etica non una conditio sine qua non di questa strategia. A volte assente. Molte volte non sembrano consapevoli di aver rinunciato a tutti i coinvolgimenti emotivi pi importanti; sono invece orgogliosi della loro superiorit intellettuale. C' chi si convince che disinteressandosi di tutto e di tutti, tranne che della propria area intellettuale, abbia goduto di una posizione di assoluto privilegio. Per questa strategia essenziale che l'area pulsionale spoglia su cui il soggetto canalizza le sue energie sia prestigiosa, mentre non indispensabile che abbia una natura etica. Attraverso il suo investimento nella scienza, nellarte o in unaltra attivit intellettuale, il soggetto acquista una superiorit. La componente essenziale di questa strategia proprio la superiorit: se non morale, intellettuale. Le persone con questa strategia spesso manifestano orgoglio e alterigia, a volte possono essere arroganti e supponenti. Il sentimento della loro superiorit, fondata sulla natura prestigiosa delle aree oggetto di investimento, permette loro di contenere mortificazione e avvilimento, sempre incombenti. Per la verit, la neutralit di tali aree fa da schermo al soddisfacimento di molti impulsi proibiti. Per esempio il magistrato pu dare sfogo attraverso il giudizio alla sua crudelt. O ancora il confessore, che nel nome di Dio pu soddisfare curiosit morbose. Il soddisfacimento degli impulsi che questa strategia consente comunque indiretto: i desideri originari sono mortificati, inibiti nella meta. Si aggiunga che il soggetto con questa strategia difficilmente ottiene l'affermazione di s, il successo nell'attivit artistica e scientifica, il riconoscimento della propria leadership se un politico o della propria autori morale se un religioso. Queste persone rimangono spesso nella posizione di collaboratori, di eterni secondi rispetto a personalit pienamente espanse, che raggiungono le mete a loro proibite. Anche la scelta del partner rispecchia frequentemente questo schema interattivo. I soggetti con questa strategia, dovendo limitare drasticamente l'espressione della sessualit e dell'aggressivit, contengono il sentimento incombente di avvilimento e mortificazione scegliendo partner ambiziosi, aggressivi o sessualmente trasgressivi. Attraverso la relazione con il partner possono cos vivere in modo vicario quanto a loro proibito, brillare di luce riflessa senza esporsi a troppi rischi, e naturalmente combattere la negativit del loro compagno, rieducandolo, castigandolo e cos via.

Questo schema tale da stimolare lambivalenza. Poich chi sviluppa questa strategia non mette a profitto le proprie capacit e competenze, laltro indotto a utilizzarle a proprio vantaggio. Spesso il soggetto stesso a fornire gli appoggi e gli aiuti necessari affinch il partner si affermi; ci nondimeno, quando vengono attribuiti al compagno i riconoscimenti che a lui sono negati, cova rabbia, risentimento, invidia e rancore. b) La strategia della gerarchizzazione del male etica nella sua essenza. Anche queste persone danno la priorit, nel proprio itinerario di vita, ad aree neutre, che presentano un distanziamento dallinterazione, ma queste aree devono avere una rilevanza etica. Ci che essenziale per queste persone disporre di principi che consentano loro di segmentare giustamente il mondo in buoni e cattivi. Lindividuo, disponendo di principi etici sicuri che gli consentono di dividere, con giustizia, il mondo in buoni e cattivi, pu esprimere odio, avidit, sadismo verso la parte del mondo identificata come ignobile, cattiva. Le persone che sviluppano questa strategia inibiscono meno gli implusi proibiti, sopratuttutto l'odio, l'aggressivit, la rabbia, il risentimento, il sadismo. Proprio per questo riconoscono in s e accettano le componenti cattive, infide o addirittura malvage. La riflessivit del circuito viene contenuta sottomettendo tali impulsi a una visione etica: il s cattivo viene gerarchizzato dal s buono; il secondo indica al primo persone e situazioni nei confronti della quali pu, legittimamente esprimersi. La gerarchizzazione su cui si fonda questa strategia esterna e rigida. Il soggetto non valuta via via cosa male e cosa bene, masi affida a princpi,a idee codificate, e sterne a lui e comunque vissute come tali o a istituzioni (la chiesa, il parito, ecc..). A causa della riflessivit del circuito bizzarro il soggetto diffida di s: per vitare lincertezza, deve quindi affidarsi a principi e ad autorit esterni. Questi principi di regola incarnati da persone ben precise che gli forniscono una guida morale; si tratta spesso di sostituti della figura di attaccamento originaria, e il soggetto a volte, ne consapevole. Queste due strategie della purezza e della gerarchizzazione del male tendono a essere messe in crisi da eventi abbastanza diversi. a) La prima da episodi che rendono obbligatoria l'espressione dei sentimenti proibiti. b) La seconda da tutte quelle situazioni che mettono in crisi i princpi che consentono al soggetto di segmentare il mondo in buoni o cattivi, e conseguentemente di esprimere i propri impulsi cattivi, sottomettendoli al s buono. Spesso non sono i principi in s a deludere o a vacillare, ma le persone che li incarnano. Lesito comunque lo stesso: lindividuo perde il punto di vista esterno attraverso il quale aveva gerarchizzato il s buono e il s cattivo per contenere la riflessivit del circuito bizzarro. Si ritrova cos in bala di se stesso e dei suoi dubbi. 4.4 Il triangolo originario e la sua ricostruzione nelle terapie sistemiche La tesi che i disturbi ossessivi siano connessi a specifici pattern di relazione madre-figlio e pi in generale alle relazioni intra-familiari stata avanzata da molti psicoanalisti e terapeuti di orientamento psicodinamico tra gli anni cinquanta e settanta. Secondo costoro, i genitori dei bambini ossessivi sono profondamente ambivalenti verso i figli e ne svalutano e disapprovano gli impulsi sessuali e aggressivi. Inoltre sviluppano pratiche educative fondate su unosservanza delle regole sociali, rigida e sproporzionata allet. I genitori sono determinati a ottenere unubbidienza automatica, senza rispetto per ci che il bambino sente e comprende. Rigidi, a loro volta coartati, spesso intellettualizzanti, sono incapaci di assumere il punto di vista del bambino e di adeguare le loro richieste all'et del piccolo. Tra i bambini ossessivi erano numerosi i professorini e le teste duovo. Erano caricature di adulti pieni di scrupoli, ipercorretti allesterno, ma pieni di un profondo risentimento e odio sotto la superficie.

La connotazione negativa, da parte dei genitori, di sessualit e aggressivit stata confermata anche da Guidano e altri cognitivisti, ma stata vista come parte di un pattern pi generale di svalutazione dei comportamenti emotivi, espansivi e spontanei, a vantaggio di atteggiamenti pseudomaturi. La variabile per cruciale nella genesi delle organizzazioni ossessivo-compulsive la contraddittoriet del comportamento della figura principale di attaccamento. Il comportamento parentale di almeno uno dei due genitori caratterizzato da sentimenti ambivalenti e antitetici nei confronti del bambino. Un atteggiamento ostile e rifiutante nascosto e camuffato da una facciata esterna di estrema dedizione e interessamento. La simultaneit di questi due aspetti contraddittori del comportamento parentale sembra essere un prerequisito essenziale per un itinerario di sviluppo ossessivo. Il quadro fornito dagli psicoterapeuti psicodinamici e cognitivisti citati non consente di spiegare adeguatamente il dilemma dei soggetti ossessivi, con la sua drammatica oscillazione fra paura/angoscia e mortificazione/avvilimento. Il ruolo dei fattori genetici, per quanto consistente, non certo tale da oscurare linfluenza dellambiente. Ugazio limita la loro validit alla figura principale di attaccamento. La loro analisi di fatto diadica, perch non differenzia la posizione dei due genitori . Per Ugazio, entrambi i genitori sono essenziali per la comprensione di questa organizzazione. Laltro genitore non affatto marginale, come presume ad esempio Giudano. E sicuramente meno importante emotivamente, ma ai fini della posizione del bambino nella semantica critica e della sua identit, fondamentale quanto la figura principale di attaccamento. Dalla casistica di Ugazio emerge un contesto intersoggettivo triadico qui esposto: Padre e madre si trovano ai due estremi della semantica critica, e la relazione della coppia caratterizzata da processi schismogenetici complementari che rendono il conflitto acuto, talvolta lacerante. Spesso la madre, in concordanza con gli stereotipi culturali, era nella posizione sacrificale, mentre il padre era identificato come cattivo. Il contesto intersoggettivo originario non mette necessariamente in gioco entrambi i genitori ma pu riguardare anche altri membri della famiglia, uno dei quali funge da figura principale di attaccamento. La figura principale di attaccamento del soggetto che svilupper unorganizzazione ossessivocompulsiva si colloca di regola nellestremo bont, purezza (genitore astinente). Questa figura offre al bambino, in contesti importanti, una posizione di parit o di superiorit rispetto allaltro genitore e ad altri membri della famiglia di livello gerarchico superiore. La barriera generazionale cos infranta. La lettura che il bambino d allofferta quella di un segno di preferenza. La figura principale di attaccamento ponendolo in quella posizione sembra anteporlo al partner e/o ad altri membri della famiglia della sua stessa generazione . La posizione di superiorit che gli attribuita stimola il bambino al confronto e alla competizione con laltro genitore. Proprio perch questo indotto a pretendere per s, dalla figura di attaccamento lo stesso trattamento, gli stessi favori che sono concessi al genitore pulsionale. Il genitore pulsionale da di regole uninterpretazione malevola dei comportamenti del bambino. Il genitore pulsionale, essendo percepito e percependosi come cattivo, non pu che fornire interpretazioni malevole. Inoltre, la sua malevolenza acuita dalla gelosia e dallirritazione per la posizione di superiorit che il partner accorda al figlio. Questi aspetti contribuiscono tutti a indurre il bambino a percepire in s pulsioni sessuali e/o aggressive. Il dramma nasce non appena il bambino tenta di esprimere le pulsioni. Il genitore astinente che la sua figura principale di attaccamento, lo rifiuta perch vede in lui i comportamenti odiati nel coniuge. Si tratta di un rifiuto astioso e violento. Il genitore astinente, che sopporta i

comportamenti egoisti o cattivi del partner pulsionale, anche perch spesso ambiguamente lo ammira e ne attratto, non certo disposto a subire analoghi comportamenti da parte di un bambino. (Se la madre, per compiacere il marito, sopporta la sua sessualit egoista, reagir invece come disgusto non appena il bambino, come tutti i bambini, manifester il suo affetto con comportamenti erotici o leggibili come tali). La ripulsa della figura principale di attaccamento ferisce in modo particolare il bambino, per pi di un motivo: a) carica di un astio sproporzionato al geto che lha suscitata. E incomprensibile per il bambino. La violenza della ripulsa non trova infatti ragioni nella relazione con il bambino, ma ha la sua origine nella relazione con il coniuge; b) esprime disgusto per il fatto che il bambino provi impulsi colpevoli . Non si tratta di un rifiuto di cert comportamenti del bambino, ma di una ripulsa del bambino come persona. c) riporta il bambino, improvvisamente e incomprensibilmente, in una posizione gerarchica inferiore. Come risultato di questa configurazione relazionale, per il bambino mantenere la propria posizione di privilegio nei confronti della figura principale di attaccamento significa disconoscere in s, negare, quegli impulsi che proprio il confronto paritario con laltro genitore, prodotto dalla posizione di privilegio, alimenta e rende ineludibili. Questa configurazione spiega perch al futuro ossessivo la via dellascesi e quella dellespressione degli impulsi siano, nello stesso tempo, ineludibili e bloccate. Il confronto paritario col genitore pulsionale e l'interpretazione malevola che questi d del suo attaccamento al genitore preferito inducono il bambino a riconoscere e sperimentare in s desideri colpevoli. Non gli quindi possibile collocarsi nella stessa polarit del genitore preferito e seguirne la via della bont astinente, senza sperimentare intollerabili sentimenti di mortificazione. Tuttavia anche l'espressione degli impulsi genera nel futuro ossessivo livelli di angoscia inaccettabili. Il soggetto impara rapidamente che, esprimendo le proprie pulsioni, si scontra con le rappresaglie del genitore pulsionale, e soprattutto con la ripulsa del genitore preferito. Il contesto intersoggettivo triangolare presentato ben pi complesso della costellazione interpersonale di tipo edipico. Nella costellazione edipica la gerarchia fra le generazioni minacciata dai desideri sessuali del bambino verso il genitore del sesso opposto. Al contrario, nella configurazione triangolare qui descritta i desideri edipici minacciano di ristabilire, in modo drammatico e per iniziativa del genitore preferito, il confine tra le generazioni, togliendo al bambino la posizione di privilegio di cui gode. Le differenze tra i contesti ossessivo e fobico prevalgono sulle analogie. Il soggetto fobico sa che la figura principale di attaccamento gli antepone un altro membro della famiglia. Il futuro paziente fobico non gode di alcuna posizione di superiorit. Al contrario, con il suo ruolo di partner consolatorio in una posizione di totale svantaggio rispetto alla persona verso cui la madre mantiene coinvolgimento emotivo prioritario. Qui il confine generazionale rigidamente mantenuto. Le configurazioni triadiche che accompagnano lo sviluppo delle organizzazioni fobiche e ossessive presentano unimportante analogia: tutte stimolano nel bambino lambivalenza verso la figura principale di attaccamento, anche se le ragioni che sostengono lambivalenza sono diverse. La collera, la rabbia che il futuro paziente fobico sviluppa verso ladulto con cui ha il legame preferenziale, e i sentimenti di colpa che, di conseguenza, lo affliggono derivano dalle frustrazioni e dallimpotenza che il bambino esperisce nel suo ruolo di partner consolatorio: la madre non si consola. Il bambino non in grado di colmare i vuoti e le sofferenze prodotti dal partner fuggitivo. Anche il futuro paziente ossessivo pu vivere la frustrazione di non poter difendere il genitore preferito dalla violenza del partner pulsionale, ma ci che scatena in lui odio e aggressivit verso la

figura principale di attaccamento sono le rinunce a cui deve sottostare per essere approvato e amato da questa figura, e soprattutto le invalidanti ripulse di cui oggetto non appena esprime le proprie pulsioni. Il genitore preferito dai soggetti fobici spesso molto affettuoso ed empatico, mentre nel caso degli ossessivi una figura meno espansiva, ma capace di tenerezza e benevolenza. 4.7 Lidea di bont astinente entrata in psicologia? Anche alla base delle organizzazioni ossessive vi una premessa presente nella nostra cultura. Si tratta dellidea che il bene sia privazione di male. Questa idea non appartiene soltanto a una microcultura familiare, quella in cui si sviluppano i disturbi ossessivi. Non neppure appannaggio esclusivo di alcune religioni. Essa parte della nostra cultura, persino, per la psicoanalisi freudiana. In Il mondo come volont e rappresentazione di Schopenhauer viene espressa nel modo pi radicale lidea di bont astinente, in questopera possibile ritrovare le radici culturali dei disturbi ossessivi. Condannati alla vita, linfelicit la regola. Il dolore e la tragedia non sono soltanto lessenza della vita dei singoli, ma anche di quella dei popoli. Proprio come nelle organizzazioni ossessiva, listinto sessuale e laffermazione di s sono considerati da Schopenhauer come intrinsecamente malvagi. La lotta senza tregua, che si manifesta a ogni livello dellessere, culmina nel mondo umano con la cruda contrapposizione di egoismo a egoismo. Questultimo per S. la forma stessa della volont di vivere, che nelluomo trova la sua massima espressione. E la societ contrapposizione brutale di egoismi: E raggiunge la sua massima evidenza quando una folla si scatena violando ogni legge e ogni principio dordine, mettendo in chiara luce il bellum omniun contra omnes di cui Hobbes tracci un quadro cos ammirevole nel I capitolo del suo De cive. Ciascuno, allora, tenta di strappare allaltro ci che desidera per s: non solo, ma spesso, per accrescere di un nonnulla il proprio benessere, non ha il minimo scrupolo di distruggere lintera felicit e la vita dei propri simili. La prima manifestazione della volont di vivere, la pi semplice e la pi diretta listinto sessuale. Avendo assimilato la vita con il male, S. deve necessariamente operare unidentificazione speculare del bene con ci che trascende o nega la volont di vivere. Per S. la volont di vivere, e quindi il male, possono essere superati attraverso larte e lascesi. Larte liberatrice perch ci porta a fuori dal mondo delle pulsioni. Essa redime per le stesse ragioni per cui le aree pulsionalmente neutre degli ossessivi riducono il dilemma: perch allontana dalla vita, intesa come coinvolgimento con gli altri. Con il termine ascesi S. intende quellannientamento intenzionale della volont , che si ottiene rinunziando ai piaceri, e andando in cerca delle sofferenze: cio la pratica volontaria di una vita di penitenza e di macerazioni, fatta in vista di una costante mortificazione del volere. La voluntas diventa noluntas: castit, che libera luomo dalla pi primitiva e fondamentale realizzazione della volont di vivere. Per Agostino e Tommaso -> il bene tutto e il male soltanto mancanza di bene. Per Schopenhauer -> il bene lassenza di male. La natura sociale delluomo completamente negata da S. per lui luomo, nella sua pi vera essenza, un solitario e feroce animale da preda. S. fonda la sua etica sulla piet. Giustizia e carit, cos come lascesi, nascono infatti dalla piet, che libera luomo dallillusione di sentirsi separato dagli altri. Non si tratta per del riconoscimento che gli altri ci sono necessari, della consapevolezza che non c un io senza un tu. Attraverso la piet luomo abbatte le differenze perch comprende che, pur solo e separato da tutti gli altri, in s autosufficiente, condivide con gli altri lo stesso destino di sofferenza e dolore. La socievolezza non quindi costitutiva

delluomo, ma frutto di una comprensione e identificazione con il dolore universale: laltro pu sottrarsi al nostro odio e disprezzo, non perch ne abbiamo bisogno per completarci, ma perch in lui ritroviamo lidentica tragedia che rinveniamo in noi stessi. Anche la psicoanalisi classica non riconosce, come S., laltruismo, lempatia, e pi in generale i comportamenti prosociali che si legano ai nostri simili. Questi comportamenti e sentimenti sono ricondotti a sublimazioni, razionalizzazioni. Per questo A. Freud, riferendosi ai disturbi ossessivi, in perfetto accordo con il padre, che nessun altro fenomeno mentale esprime con uguale chiarezza il dilemma umano della spietata e incessante battaglia tra gli impulsi innati e gli obblighi morali acquisiti. La tesi che ho sostenuto in questo capitolo prevede invece che il dilemma degli ossessivi sia frutto del loro particolare positioning allinterno di una semantica familiare quella della bont che domina la conversazione nelle loro famiglie, ma non in altre. Lidea di bont astinente, cos come quella di libert come solitaria indipendenza dalle relazioni, derivano dalla stessa matrice: lindividualismo. Ma hanno conosciuto nella nostra cultura una storia e uno sviluppo diversi.

Cap. 5 La semantica del potere: anoressia, bulimia e altri affanni alimentari. 5.1 Pi o meno Il contesto familiare in cui si sviluppano anoressia e gli altri disturbi alimentari psicogeni (bulimia e obesit, attualmente esclusa dalla nosografia del DSM IV diversamente dal DSM IV riserver il termine anoressia per i casi in cui la magrezza raggiunta con il solo digiuno), caratterizzato da una conversazione in cui domina la semantica del potere, dove c' chi vince e c' chi perde, chi ha successo, chi sa imporsi in famiglia e nella comunit e chi invece si arrende. Accanto a vincente/perdente, un'altra polarit caratterizza queste famiglie: volont/arrendevolezza. Questa seconda polarit subordinata gerarchicamente alla prima secondo un rapporto mezzo-fine: si vincenti perch si volitivi, determinati, efficienti, mentre si perdenti perch si passivi, arrendevoli, in balia delle sopraffazioni degli altri. La binariet, l'accondiscendenza, l'accettazione della definizione che l'altro d della relazione sono costruite entro queste famiglie come passivit imbelle, inettitudine. Vincente/perdente, la dimensione semantica primaria e fondamentale delle famiglie in cui si sviluppano i disturbi alimentari, ha una peculiarit che la distingue dalle polarit di cui ci siamo occupati finora: il suo contenuto puramente relazionale. E possibile considerarsi vincenti o perdenti soltanto rispetto ad altri. E lesito di un confronto. Il confronto, con i criteri di riuscita e i conflitti competitivi che ne conseguono, guida sia le relazioni interne al nucleo, sia quelle con la parentela. La ragione dellattenzione selettiva che queste famiglie attribuiscono alla semantica del potere va spesso ascritta a una storia di caduta e di riscatto sociale o a differenze di rango tra le famiglie di provenienza. In altre situazioni l'appartenenza a clan familiari e a famiglie-azienda, dove affetti, affari e prestigio economico sono strettamente connessi, ad aver reso tanto centrale una semantica cos sensibile ai criteri di status. Poich la polarit che al centro della semantica di queste famiglie puramente relazionale, la relazione con laltro percepita, in ogni momento e in ogni circostanza, come centrale per la definizione del proprio s. Tutti in queste famiglie sono attenti al giudizio degli altri, ai criteri di riuscita sociale, alle apparenze sociali. Questa attenzione all'altro e al suo giudizio rende i membri di queste famiglie in prevalenza eteroattributori; essi tendono cio ad attribuire la causa dei propri comportamenti agli altri, o meglio considerano i propri comportamenti come una risposta a quelli degli altri. Questa tendenza massima nell'anoressia-bulimia. La lotta per la definizione della relazione argomento costante della conversazione di queste famiglie. Loggetto del contendere, i contenuti del conflitto sono di regola irrilevanti, mentre chi abbia la supremazia ci che conta. La hybris simmetrica domina le interazioni. Poich i membri di queste famiglie costruiscono la realt attraverso la semantica del potere, il conflitto competitivo allinterno del nucleo, con le famiglie estese, e anche con i terapeuti o altri personaggi che occasionalmente entrino nella scena familiare, la regola. I processi schismogenetici, le escalation simmetriche, le laceranti competizioni non lasciano tregua ai membri di queste famiglie. C chi riesce e chi soccombe, chi ha successo e chi sconfitto. E c sempre chi pi e chi meno. Nessuno sfugge al confronto e di conseguenza nessuno pu adagiarsi nella propria posizione. Proprio perch il confronto competitivo regola le relazioni, la definizione delle relazioni tra i membri della famiglia instabile, e di conseguenza le identit dei membri sono insicure. Nelle famiglie in cui si sviluppano i disturbi alimentari chi nella posizione perdente non accetta la resa. La ragione che nessuno pu accettare che lo scacco definisca la propria identit. Accettare la propria posizione, per chi si colloca nella polarit perdente, equivarrebbe ad

ammettere: Io sono la mia sconfitta. Per questo coloro che si trovano in questa posizione, se non hanno concrete possibilit di scalzare i vincenti, quanto meno ridefiniscono la propria sconfitta come sacrificio, sviluppando con coloro che si collocano nella stessa polarit e con gli stessi vincenti, per le ragioni che vedremo fra breve, delle escalation sacrificali. Proprio perch i perdenti non possono accettare la propria sconfitta, i vincenti non possono mai cessare di lavorare alla conservazione della propria superiorit. Tutte le loro energie saranno dedicate a mantenere e a esibire i segni e i simboli che li rendono superiori. Soprattutto in famiglia, dove far accettare la propria superiorit particolarmente difficile, la via seguita dai vincenti consiste spesso nel presentare se stessi e i comportamenti che li rendono superiori in termini di oblativit: lavorano tutto il giorno per il bene della famiglia (non per il successo), sono attivi nella comunit, mantengono contatti sociali e amicizie per aiutare la carrieria di altri membri della famiglia (non perch lusingati dall'essere al centro dell'attenzione), sono efficienti, ben organizzati, determinati per compensare chi purtroppo non in grado di esserlo e cos via. Naturalmente, nessuno in famiglia crede a queste buone intenzioni, neppure chi le sbandieria: i vincenti, proprio perch condividono con gli altri membri del nucleo la semantica critica, sono i primi a dubitare di se stessi, a sospettare che la loro oblativit, sia uno strumento per avere la meglio, sugli altri. Per questo, le loro esibite buone intenzioni, tradiscono spesso un tono falso e manipolativo. La gamma degli stati emotivi alla base della polarit critica, sperimentati in modo caratteristico dai membri di queste famiglie, comprende vanto, senso di efficacia e competenza personale, padronanza, dominio, fiducia in se stessi, di contro a vergogna, umiliazione, impotenza, inadeguatezza. Naturalmente anche gelosia, invidia e rivalit fanno parte dellesperienza emotiva quotidiana. Le persone che appartengono a queste famiglie, desiderano differenziarsi dagli altri. Il processo di esteriorizzazione delle caratteristiche individuali risulta tuttavia ostacolato. Poich ogni definizione di s connotata in termini di pi e meno + e e da luogo a una superiorit o a uninferiorit rispetto agli altri, le differenze sono immediatamente colte, ma temute, negate, osteggiate, spesso ritenute illegittime. Le differenze non sono infatti al servizio della cooperazione. Al contrario, servono allaffermazione della propria superiorit di contro agli altri membri del nucleo, alla prevaricazione, o sono un indizio del proprio scacco, della propria disfatta. Invischiamento il termine usato per descrivere la dinamica familiare di questi contesti, che ostacola lemergere del sentimento di essere separati, favorendo una scarsa demarcazione fra s e gli altri. La specificit individuale sacrificata a vantaggio delluniformit. Il senso della famiglia come gruppo interdipendente infatti cos preminente da mettere in secondo piano i gusti dei singoli, si tende a stare tutti insieme in una covata. Per Guidano tutto ci riassumibile nello slogan: E' condividendo le stesse opinioni che ci accorgiamo di amarci lun laltro. Quando la competizione raggiunge livelli estremi, le differenze individuali scatenano escalation competitive e quindi devono essere ostacolate, o quanto meno, contenute, perch rappresentano una minaccia alla coesione e alla continuit del gruppo. La rilevanza che assume in questa famiglia la semantica del potere spiega anche un aspetto caratteristico della comunicazione di questi nuclei: lelevatissima frequenza dei rifiuti. Ben raramente un membro conferma quanto laltro sta dicendo, e come si definisce nella relazione. Solitamente lo contraddice. Tale rifiuto non riguarda perci l'invito generico a comunicare, il quale positivamente accolto e ricambiato. Il rifiuto colpisce il messaggio in s, sia nel suo livello di contenuto che in quello di definizione della relazione. Tutti in queste famiglie temono il rifiuto come la peggiore invalidazione e ambiscono alla conferma pi che a ogni altro bene. Ma, in un contesto in cui le differenze sono declinate in termini di superiorit e inferiorit, confermare la definizione che l'altro propone significherebbe esporre se stessi al rischio di perdere la propria posizione vincente o equivarrebbe a confermare il proprio scacco. Lattenzione selettiva alla definizione della relazione rende difficile anche il costituirsi nella famiglia di una leadership funzionale. La paralisi decisionale totale: anche le scelte pi banali risultano impossibili.

Frequentemente lanoressica con la sua emaciazione consente alla famiglia di trovare una leadership: la malattia rappresenta un potere pi grande in grado di governare finalmente la famiglia. Le escalation simmetriche tra i genitori, sono presenti anche nelle famiglie con gli altri disturbi alimentari psicogeni. Anche quando i genitori si collocano su polarit opposte uno vincente, attivo, affermato socialmente, mentre laltro perdente, incapace di far fronte alle sfide, passivo la schismogenesi non mai complementare, ma simmetrica. La superiorit del coniuge vincente, attribuita dalla comunit e/o dalla parentela, non di regola riconosciuta dal coniuge perdente, per il quale si tratta di una superiorit illegittima. I successi del partner non sono negati, ma destituiti di valore: chi vincente lo perch ha trascurato completamente la famiglia, perch furbo, perch sa acquisire la benevolenza dei potenti, oppure abile nel prevaricare gli altri, perch vive soltanto per il successo, non ha hobby, non ha sentimenti. Il partner in posizione perdente fa spesso appello a un ordine morale che sovverte i valori centrali della semantica che domina la conversazione in queste famiglie: introducono nella conversazione valori di autenticit e anticonformismo che contrappongono a successo e potere. 5.2 Il dilemma e le trame narrative permesse In queste faliglie il circuito riflessivo bizzarro (il dilemma) coinvolge i livelli del s e della relazione. Tuttavia il dilemma non prefigura, neppure ipoteticamente, come nelle organizzazioni fobiche, leventualit di unindipendenza dalla relazione. N lascia aperta la possibilit, come nelle organizzazioni ossessivo-compulsive, di investimenti sostitutivi su dimensioni svincolate dalla relazione come larte, la religione, la letteratura. Per questo le persone con questa organizzazione meno frequentemente figurano tra coloro che forniscono contributi rilevanti allo sviluppo delle scienze e delle arti. Un impegno in questo capo richiede la capacit di staccarsi, seppur transitoriamente, dal qui e ora della relazione. Non cos per danza, recitazione e canto in cui lartista sempre accompagnato dallo sguardo del pubblico o del maestro. E in queste manifestazioni le organizzazioni tipiche dei disturbi alimentari eccellono. Per loro la relazione in corso con le persone significative contestualizza, nel qui e ora, il s e non viceversa. Per esistere bisogna essere in relazione. Lanoressica e la bulimica sono di regola giovani e, rispettivamente, nel 90% e nell80% dei casi, sono donne. Lobesit presenta una distribuzione fra i sessi pi equilibrata. La relazione contestualizza il s in tutti i membri di questi nuclei, non soltanto in chi soffre di disturbi alimentari. Per questo lesordio sintomatico del paziente con disturbi alimentari perlopi preceduto da un disagio generalizzato e da una sofferenza diffusa in tutto il nucleo. Anoressiche, bulimiche e obesi sperimentano un sentimento di devastante inconsistenza di fronte alla perdita di relazioni da cui ricevono approvazione e conferme. La disapprovazione, persino di persone poco significative, innesca una percezione di s a tal punto intollerabile da produrre un senso di disorientamento totale (Guidano). Anche gli obesi presentano stati emotivi analoghi di fronte alle critiche. Non possibile comprendere il dilemma in cui si trovano quando le incontriamo nella pratica clinica senza tener conto dellimportanza fondamentale che il giudizio e lo sguardo dellaltro rivestono per loro. Il loro dilemma mette in gioco la modalit privilegiata di posi in relazione di questi soggetti: adeguarsi/opporsi. Adeguarsi/opporsi risulta cruciale soprattutto per coloro il cui positioning dipende maggiormente dai membri adulti del gruppo, come le adolescenti e le giovani che rappresentano la netta maggioranza delle pazienti anoressiche e bulimiche. Chi desidera mantenere la propria supposta o reale superiorit, o migliorare il proprio positioning, sente di doversi adeguare a comunit; chi invece perdente, e non individua possibilit di migliorare il proprio status, si oppone ai vincenti cercando di

delegittimarne la superiorit. Il dilemma diviene circuito riflessivo bizzarro quando sia adeguarsi sia opporsi diventano inconciliabili con il mantenimento di una percezione definita di s. Uniformarsi alle aspettative degli altri significa, per la persona che sperimenta il dilemma, essere passivo, perdente, sentirsi intruso e di conseguenza sopraffatto. Opporsi comporta recuperare un senso di efficacia personale, ma equivale a essere rifiutati, e quindi implica perdere la conferma dellaltro e con essa il sentimento della propria individualit . Quando la riflessivit del circuito massima lindividuo oscilla tra adeguarsi e opporsi senza trovare una validazione del proprio s. Adeguarsi equivale a essere sopraffatti, umiliati, ma opporsi significa privarsi della conferma delle figure di riferimento, essenziale per il mantenimento dellintegrit del proprio s. Attraverso il digiuno e il vomito, le anoressiche e le bulimiche si oppongono alle figure principali di attaccamento intensificandone comtemporaneamente il rapporto. A prescindere dalla loro intenzionalit e dai loro significati simbolici, vomito e digiuno rappresentano una sfida ai genitori perch questo il significato attribuito loro dalle famiglie in cui si manifestano i disturbi alimentari. I genitori si sentono di regola messi in discussione, colpevolizzati, umiliati anche pubblicamente da anoressia e obesit. Proprio in virt della semantica del potere, il disturbo del figlio vissuto dai genitori come una sconfitta personale. Per quanto a disagio, difficilmente, si disimpegnano. La drammaticit della sua condizione riporta soprattutto lanoressica nel ruolo di figlia e la coppia in quello dei genitori anche se la ragazza in una fase del ciclo di vita nella quale la relazione con i genitori dovrebbe ridefinirsi in un modo paritario e allentarsi per lasciare spazio alla costruzione di nuovi legami. Poich i loro contesti sono avari di conferme, le anoressiche sono perfezioniste: attraverso unesecuzione perfetta del compito sperano di essere approvate. Il coinvolgimento emotivo e sessuale in genere temuto. Accettarlo significherebbe essere in balia dellaltro, esporsi, al rischio di diventare perdenti. Per questo motivo queste donne difficilmente raggiungono l'orgasmo. Tuttavia, poich lidentit in tutti i suoi aspetti e, a maggior ragione, lidentit sessuale dipende dallaltro, di regola sentono come prioritaria lesigenza di un partner stabile e il compagno, una volta scelto, diventa il centro delle loro attenzioni. Lanticonformismo caratterizza lo stile di adattamento opposto, che ho frequentemente riscontrato negli obesi, anche prima dellesordio sintomatico. Ipercritici con chi simpegna in obiettivi socialmente apprezzati, tendono a mascherare coloro che si trovano in posizione superiore. Con unautostima generalmente bassa, sembrano mantenere i residui didentit positiva abbassando gli altri o smascherando la loro supposta positivit e superiorit. Non hanno perlopi difficolt a raggiungere lorgasmo, tuttavia, la paura di confrontarsi con laltro entro una relazione sessuale a volte maggiore di quella delle persone con lo stile di adattamento opposto, molto spesso scelgono, pi che partner veri e propri, persone che hanno bisogno di loro e del loro aiuto. Capita spesso, infatti, che le relazioni si concludano quando il loro aiuto non pi necessario. Questi stili di adattamento sono spesso la prosecuzione di comportamenti e atteggiamenti emersi nell'adolescenza. 5.3 Ladolescenza: un periodo critico Linfanzia nella maggioranza delle anoressiche e delle bulimiche, ma anche degli obesi, non sembra essere stata teatro di tensioni e conflitti che posano essere letti come precursori della psicopatologia successiva. Il dilemma emerge nelladolescenza o, al pi presto, nella pre-adolescenza. Un bambino che partecipi a una conversazione di questo tipo sar pi vulnerabile di un adulto: il suo s risulter particolarmente insicuro e bisognoso delle conferme dellaltro. Inoltre lattenzione selettiva alla definizione delle relazioni indurr soprattutto i bambini a restringere la gamma dei

possibili modi di con-porsi con gli altri a quelli caratteristici della semantica del potere. Tuttavia il bambino finch rimane tale non sperimenta il dilemma. Il suo positioning non appare problematico nellinfanzia. Se attivo, determinato, volitivo, se sidentifica nei valori di successo del suo gruppo come accade alle future anoressiche e bulimiche cercher di eccellere nelle prestazioni scolastiche e sportive, sar disciplinato e si sforzer di non deludere le aspettative dei genitori. La tendenza a competere sar circoscritta ai fratelli e ai coetanei. Non gli mancheranno conferme e apprezzamenti da Un bambino, per quanto attraente e brillante, difficilmente viene percepito come minacciante dagli adulti. Se pi vicino ai perdenti, come di regola accade ai futuri obesi, sar un bambino incostante nel rendimento scolastico, indisciplinato, poco incline a ubbidire sia ai genitori che agli insegnanti. Potr essere esuberante e ribelle oppure assente, a volte indolente e passivo. Perlopi sar un bambino che ama il gioco e ha buone relazioni con i coetanei. Non essendo competitivo con amici e compagni di scuola, difficilmente sar isolato, come invece spesso accade alle future anoressiche. Con la pre-adolescenza e con ladolescenza un equilibrio si rompe. Coloro che si collocano nel polo vincente, per mantenere la loro posizione si trovano ora a competere con le stesse figure della cui conferma hanno costantemente bisogno. Inoltre i genitori, come accade nella maggior parte delle famiglie con adolescenti, controllano le frequentazioni dei figli per tutelarli, in particolare quelle delle figlie, cos come pongono limit alle loro richieste di libert. Controlli e limiti risultano alle figlie fastidiosi per il fatto che sono interpretati come sopraffazioni. Accettare coi genitori una relazione complementare, continuando ad attribuire loro la posizione di chi guida, viene sentito come passivit e asservimento, e quindi comporta un certo grado di intransitivit con il mantenimento di unimmagine positiva di s. Daltra parte opporsi significa perdere le conferme che linsicurezza della propria identit rende indispensabili. Ladolescenza un periodo difficile per coloro che si con-pongono tra i perdenti, come accade ai futuri obesi. Questa fase del ciclo di vita non per cos critica come per chi si colloca nel polo valorizzato nella sematica. Anche per questi ragazzi controlli e limiti posti dagli adulti sono comportamenti prevaricatori, ma il conflitto con gli adulti in posizione autorevole non per loro cos destabilizzante perch proprio opponendosi a queste figure definiscono la propria individualit. Ma poich rischiano di diventare ricettacolo dei rifiuti di coloro che sono in posizione vincente, anche per loro la modalit preferita di con-porsi, che diventa nelladolescenza opporsi, pu diventare intransitiva con il s. In un contesto dove i rifiuti tendono a essere frequenti, sollecitarli attivamente con condotte con condotte provocatorie espone questi adolescenti al pericolo di ritrovarsi con una percezione di s cos negativa da risultare inaccettabile. Questo rischio mitigato da due aspetti dei loro positioning. - Non sono minaccianti: non ambiscono a ottenere un posto tra i vincenti, n di regola eccellono nelle qualit apprezzate dai membri di queste famiglie. - Intensificano il conflitto con gli adulti in posizione vincente ma non perdono il legame con le figure principali di attaccamento collocate di regola nel polo perdente. Il dilemma caratteristico di delinea nelladolescenza o nella pre-adolescenza. Ladolescenza con i normali compiti evolutivi che la caratterizzano e gli inevitabili cambiamenti nella relazione genitori/figli tale da alimentare i conflitti fra s e relazione tipici del circuito bizzarro descritto . Questi conflitti, sperimentati soprattutto dagli adolescenti che si collocano ai due estremi delle polarit critiche, diventano dirompenti per chi come le anoressiche e le bulimiche si collocano nel polo valorizzato. La lotta per la definizione della relazione con i vincenti minaccia di privarli dellancoraggio che stabilizza la loro identit, inducendole ad adottare comportamenti oppositivi che mettono in pericolo la propria collocazione nella famiglia e nella comunit e sono in antagonismo con i valori di successo e di potere perseguiti. Queste ragioni contribuiscono a spiegare come mai anoressia e bulimia insorgano pi frequentemente nelladolescenza di quanto accade per lobesit .

5.4 Il contesto intersoggettivo nel momento presente: unistigazione e una doppia delusione. Le persone con organizzazione tipica dei disturbi alimentari di regola sono in grado di elaborare in modo adattivo il dilemma, se possono fare affidamento su una figura di attaccamento che funga da contesto per la definizione dei confini del loro s. Chiamiamo questo legame confermante attaccamento preferenziale. Finch quindi la configurazione relazionale consente il mantenimento di almeno un legame confermante, la riflessivit del circuito bizzarro si mantiene entro limiti tali da evitare slittamenti psicopatologici. Gli eventi che accompagnano lesordio vedono il paziente al centro di quello che possiamo definire un processo istigatorio il cui esito una doppia delusione: sia la figura bersaglio dellistigazione, sia con le sue critiche ha indotto il paziente ad allontanarsi da questa figura deludono. Il paziente si trova cos solo, senza legami in grado di fornire conferme per la validazione del suo s. - La figura confermante delle anoressiche e delle bulimiche a peso ideale si colloca di regola nella polarit vincente e coincide perlopi con la madre o con un altro membro della famiglia con funzioni accudenti. - Per le bulimiche questa funzione confermante assunta pi frequentemente dal padre, o da un altro familiare che non svolge funzioni accudenti. - Ladulto che garantisce ai futuri obesi il legame confermante invece in posizione perdente . Questa figura spesso non ha un ruolo di accudimento, tuttavia fornisce al soggetto il supporto emotivo e lalleanza necessari per fronteggiare i rischi a cui esposto a causa della sua posizione di oppositore. Il processo interattivo che conduce alla psicopatologia conclamata pu essere segmentato in 5 fasi: 1. Il bersaglio dellistigazione di regola un genitore collocato in posizione vincente, quindi attivo e determinato. Per le anoressiche e per le bulimiche a peso ideale coincide con il legame confermante. Il futuro paziente viene istigato contro questo genitore da familiari in posizione perdente. Pu accadere che questo ruolo sia svolto anche da persone esterne alla famiglia, accreditate dal genitore confermante. 2. Nel corso dellistigazione, il futuro paziente diventa un interlocutore privilegiato per listigatore e spesso anche per il pi ampio schieramento dei perdenti. questi si trovano al centro di attenzioni e di un interesse a cui non erano avvezzi, ma anche il futuro paziente, specialmente se adolescente, lusingato dalla nuova posizione che viene loro attribuita quale interlocutore privilegiato: l'istigatore, anche se un perdente, pur sempre un adulto o un fratello maggiore. La sua amicizia gratifica quindi l'adolescente che cos predisposto ad accogliere (in parte o totalmente) le sue ragioni e a dar credito a critiche e ad attacchi contro il genitore vincente. In questa fase il soggetto riceve conferme da entrambi gli schieramenti. 3. Listigatore non coincide, di regola, con uno dei genitori. Gli attacchi del futuro paziente al genitore vincente, sono spesso sostenuti, indirettamente o palesemente dallaltro genitore. Questultimo svolge cos nel processo una funzione di appoggio allistigazione. 4. Listigazione trova terreno facile perch il genitore che ne il bersaglio conferma le critiche che gli vengono rivolte con la sua intolleranza verso gli attacchi del figlio, o con atteggiamenti sopraffattori, oppure semplicemente mostrandosi infastidito di fronte al tentativo del figlio di ridefinire in modo pi prioritario la relazione. 5. Il soggetto, che ormai in questa fase del processo un paziente, viene deluso dal nuovo alleato e da tutto lo schieramento dei perdenti. Le ragioni possono essere diverse: il paziente si accorge del malanimo dell' istigatore, oppure scopre di essere stato usato strumentalmente contro il genitore oggetto delle critiche, o altro ancora. Lesito univoco: il paziente si allontana dai nuovi alleati ed ora solo, avendo subito una delusione da entrambi gli schieramenti. E a questo punto che la riflessivit del circuito bizzarro diventa massima. Il paziente, dalla condizione iniziale in cui riceveva conferma da membri di entrambi gli schieramenti, precipitato in una situazione in cui la sua esperienza non pu pi essere attendibilmente validata da alcuna relazione.

ANORESSIA (Fase 4) in questo caso centrale la fase 4 in cui la paziente delusa dal genitore vincente. Il fatto che l'istigatore e l'opposto schieramento deludano a loro volta (fase 5) emotivamente meno devastante. La disillusione nei confronti del genitore vincente invece atroce. Quel genitore, che di regola la madre, stato un esempio su cui la ragazza ha modellato la propria personalit e organizzato il suo universo morale. Quel genitore stato un punto di riferimento costante che ha accompagnato la sua vita ogni giorno, fornendole accudimento e guida. Lemaciazione allude a quanto sia centrale per lanoressica la relazione con la madre: a lei si oppone, ne rifiuta il cibo, ma nello stesso tempo, attraverso la sua incapacit ad alimentarsi, la invita ad assumere verso di lei un ruolo accudente. Nonostante sia stata disillusa, continua a rimanere ancorata ai comportamenti e ai valori dei vincenti. Limperativo sociale che impone a tutti lideale della magrezza viene dallanoressica iper-rispettato in una sorta di reductio ad absurdum perch, a prescindere dalle intenzioni che la muovono, mostra entro quali tristi abissi possono condurre controllo, determinazione e volitivit. BULIMIA (Fase 4=5) per le bulimiche sia la disillusione del genitore confermante che di solito il padre (o unaltra figura vincente che non ha funzioni accudenti), sia quella successiva degli istigatori hanno spesso una risonanza emotiva ugualmente forte. L'allontanamento dal padre le aveva frequentemente portate a riavvicinarsi alla madre o alle altre figure che nell'infanzia hanno svolto un ruolo accudente, che si collocano in posizione perdente. Come accade alle anoressiche, lesordio sintomatico le riporta nel positioning originario. Il loro sintomo esprime un disagio pi contenuto: rifiutano il cibo, ma di regola non mettono a repentaglio la propria vita. Tentando di mantenere il loro corpo in un'eterna adolescenza, respingono lidentificazione con la madre: loro non si lasciano andare come la loro madre, non si rassegnano alle prevaricazioni, non cedono alla propria passivit, ma lottano strenuamente contro la propria debolezza e arrendevolezza. OBESITA' (Fase 5) per gli obesi la fase emotivamente pi destabilizzante del processo interattivo la fase 5 perch priva del legame confermante. Lobesit una resa ai vincenti. Con il suo grasso, lobeso riconosce di essere dalla parte sbagliata: la passivit, il lasciarsi andare agli impulsi, la mancanza di autocontrollo sono autodistruttivi. Lobesit anche una difesa: mettendo tra s e gli altri una spessa coltre di grasso, lobeso si preclude una normale vita sentimentale, proteggendosi cos da coinvolgimenti emotivi intensi che potrebbero ancora una volta deluderlo. Le modalit attraverso le quali, nel corso del processo istigatorio, si consuma la delusione verso ladulto confermante e preferito sono diversi in anoressia/bulimia rispetto allobesit. Ugazio conferma le osservazioni di Guidano: anoressica e bulimica mettono alla prova il genitore preferito, verificano o tentano di verificare le critiche che gli istigatori (in modo esplicito o indiretto) suggeriscono loro. ( Entrambe provocano attivamente la delusione mettendo in atto comportamenti che inducono il genitore oggetto di critiche a uscire allo scoperto) Al contrario, gli obesi non provocano la delusione dei nuovi alleati e tanto meno delladulto confermante e preferito. Linaffidabilit di questa figura e la conseguente delusione che il processo istigatorio mette in luce sono costruite, agli occhi del soggetto, come eventi esterni annientanti. Lobeso non ha avuto, n dal suo punto di vista avrebbe potuto avere, alcun controllo su tali eventi. Lipotesi qui avanzata conferma limportanza attribuita da alcuni terapeuti cognitivisti alla delusione nelle patologie tipiche dei disturbi alimentari. Ma a differenza di questi autori, Ugazio ipotizza che la delusione sia parte di un processo istigatorio al cui centro il soggetto viene a trovarsi. In un universo scandito dalla polarit vincente/perdente, l'istigazione appare una mossa inevitabile. Ma queste famiglie non attrezzano i propri componenti a far fronte a uno degli esiti pi frequenti della dinamica istigatoria: la perdita di legami confermanti.

In un contesto in cui la dimensione semantica critica puramente relazionale, la scoperta dell'inaffidabilit e inattendibilit delle persone in cui il soggetto riponeva la propria fiducia, e modellava i propri stati interni, particolarmente destabilizzante. [ E' l'istigazione a essere cruciale (Ugazio), non la delusione (Guidano) che ne solo conseguenza]. 5.6 Lidea di uguaglianza come abbattimento delle differenze I disturbi alimentari sono stati ignorati o inesistenti prima della seconda guerra mondiale. La loro diffusione tanto rapida (Europa 25% popolazione, USA 43%) in un arco temporale relativamente breve rende evidente il nesso fra premesse culturali e disturbi mentali che la psichiatria biologica vorrebbe oscurare. Lobesit continua a crescere. Lanoressia e la bulimia si sono invece stabilizzate e hanno raggiunto il loro acme rispettivamente negli anni settanta-ottanta. La netta prevalenza femminile di anoressia e la loro repentina diffusione fra le giovani donne in un periodo storico limitato sembra connessa ad aspetti critici della posizione della donna nella societ occidentale, Riprendendo La cibernetica dellIo di Bateson, lanoressica esprimerebbe uno degli errori epistemologici caratteristici delle civilt occidentali: la convinzione che esista un s capace di trascendere il sistema dei rapporti di cui fa parte e quindi di disporre del controllo unilaterale del sistema. Si tratta dellidea di potere e controllo. Lanoressica preda di una dicotomia cartesiana particolarmente disastrosa: credere che la propria mente trascenda il corpo e che ci le garantisca un potere illimitato sul comportamento proprio e degli altri. Ne conseguono una reificazione del s e lerrata convinzione che la paziente sia impegnata in una vittoriosa battaglia su due fronti: 1. Contro il proprio corpo 2. Contro il sistema familiare. Lipotesi che lidea di potere e controllo inchiodi il paziente e la sua famiglia nella spirale dellanoressia-bulimia stata pi volte ripresa dalla letteratura. Cos come si deve convenire che questa patologia tipica di una societ dove il cibo offerto in abbondanza. Nei paesi in via di sviluppo, dove il cibo scarso e insufficiente, anoressia e bulimia sono pressoch inesistenti. Nelle societ pre-industriali e pre-moderne, dove linfanzia e le funzioni tutorie non sono, di regola, oggetto di valorizzazione, una psicopatologia che metta in discussione la funzione dei genitori difficilmente sar diffusa. Solo nella societ dove il figlio assume un ruolo centrale e ladulto acquista valore in rapporto al suo ruolo di genitore, il rifiuto del cibo diventa un comportamento provvisto di senso. La transizione da una cultura agricolo-patriarcale a una urbana riguard gli anni Cinquanta, quando si era ancora agli esordi della diffusione dei disturbi alimentari. Il fenomeno assunse dimensioni allarmanti pi tardi a partire dagli anni Settanta proprio con il radicarsi sempre pi capillare delle cultura urbana e dei suoi valori. I disturbi alimentari cominciarono a dilagare proprio quando i conflitti nella coppia furono discussi sempre pi apertamente, senza timori o pudori, la donna entr nel mondo del lavoro e la parit fra i sessi fece progressi, dando vita a forme di con-posizione familiare molto diverse da quelle tradizionali. Lacme della diffusione avviene in concomitanza con gli anni in cui lOccidente (met anni 60 fino a met 90) teatro di un cambiamento radicale dei rapporti intra-familiari. Non solo la relazione uomodonna viene ridefinita in tutti i ceti sociali, ma anche quella fra adulto e bambino, fra insegnante e allievo, medico e paziente. Persino la relazione con gli animali domestici muta. Tutte queste relazioni diventano meno gerarchiche.

Lanoressia e gli altri disturbi alimentari psicogeni si sviluppano in contesti dove la gerarchia e le differenze sono vissute come illegittime, frutto di un potere ingiusto e arbitrario, soprattutto le differenze che regolano i rapporti tra uomo e donna che sono concepite come sopraffattorie. Da qui trae origine il rifiuto delle aspettative di genere. Lidentit sessuale, la differenza basilare, negata sia dallanoressica sia dallobesa quando la loro patologia diventa grave. Uno scheletro non ha identit sessuale e anche una massa informe di grasso non sessuata. La bulimica, cercando di mantere il corpo in un'eterna adolescenza, non rifiuta, ma contiene la differenziazione sessuale. La difficolt a comporre le differenze estrema perch ogni differenza letta nei termini di una superiorit/inferiorit che, non fondandosi su valori condivisi, avvertita come violenta e ingiusta. Per questa ragione le famiglie in cui si sviluppano le patologie alimentari sono teatro di laceranti conflitti di potere. Quando le differenze sono vissute come illeggittime non resta che la battaglia per il potere, intesa come lotta di tutti contro tutti. Nei disturbi alimentari il conflitto portato allestreme conseguenze e riguarda il radicarsi dell Idea di uguaglianza come abbattimento delle differenze. La diffusione, a partire dagli anni settante, delle patologie alimentari concomitante con il radicarsi nella vita quotidiana dellideologia egualitaria, e sono le donne ad aver vissuto in maniera crescente le ambiguit e le contraddizioni sottese al concetto di uguaglianza. (Proprio per il ruolo fondante che riveste e per il consenso da cui circondata, luguaglianza nelle culture occidentali anche un tab. Anzi, forse l'ultimo tab in una cultura che restia ad attribuire sacralit ad alcuna idea. Anche il suo opposto, il concetto di gerarchia, per ragioni speculari rimane sostanzialmente indiscusso: lavversione che suscita in tutti, tendono a sottrarlo allanalisi critica.) Nell'uguagliaza, il tutto, rispetto al quale l'uomo si era collocato come un elemento, diventa un ammasso indistinto. Riportando il pensiero di Biral, ci che accomuna gli uomini e li porta a fare comunanze o associazioni, sono sempre e solo le differenze specifiche; non vi associazione senza la disuguaglianza. Se gli uomini sono uguali e, perci, indifferenti, essi non troveranno mai qualcosa che sia loro comune, e tra loro non pu distendersi comunanza o comunicazione. La societ costruita a partire dall'uguaglianza non sar un'associazione. Di consguenza, ciascun uomo si presenter come un tutto irrelato, che non ha bisogno di alcuna integrazione, e si protender a un'incondizionata autonomia, a un'incondizionata libert. Questo tipo di uguaglianza un aspetto dellindividualismo. Essa ha portato allidea di libert dalla relazione e dai suoi vincoli. La riforma luterana e calvinista fu una tappa fondamentale di questo processo. Ma fu la Rivoluzione Francese a segnare lo spartiacque: luguaglianza, da attributo dellindividuo fuori dal mondo, divent uguaglianza politica. La famiglia, che da sempre era stato luogo di incontro delle differenze pi basilari uomo/donna, vecchi/giovani, sani/malati viene sconvolta dall'uguaglianza che dopo la Seconda guerra mondiale viene imposta, prima nei ceti pi colti e successivamente alla popolazione nel suo insieme, come principio normativo di tutti i rapporti della vita quotidiana, anche di quelli privati. Ma in questo contesto, la metafora del potere acquisisce una paurosa rilevanza: una volta che gli uomini si considerano uguali, senza differenze e deficienze che li inducano a completarsi reciprocamente, la relazione con l'altro sar inevitabilmente percepita attraverso la metafora del potere. Il disconoscimento della natura sociale dell'uomo e delle profonde differenze che derivano dalla partecipazione a gruppi culturali diversi crea inoltre un pauroso silenzio fra il soggetto e la specie. Non c' pi differenza fra individuo e specie, se non un grande vuoto. Stradicate le differenze che derivano dalle molteplici forme di comunanza tra gli uomini, rischiano di restare soltanto le differenze biologiche. Il vuoto che si viene a creare fra individuo e specie ci induce nel secondo azzardo a cui conduce il concetto di uguaglianza quando tenta di annientare il suo opposto polare: la gerarchia; i

valori vengono ridotti a semplice preferenza individuale, del tutto arbitraria. Accordare importanza a un'idea, attribuirle valore, significa gerarchizzarla. Dietro alla sensazione di vacuit che suscitano i valori, c' la distinzione, tutta moderna, fra fatti e valori. Il concetto di gerarchia viene espulso dai fatti, la dimensione pi importante dell'essere per le societ moderne, quella di cui si occupa la scienza. I valori vengono relegati a una dimensione esangue, accessoria e marginale. Ma le persone non si limitano a pensare, agiscono; non possono quindi prescindere da idee che guidino la loro azione. Se i valori vengono fatti ammutolire, l'agire risulta ancorato a quella lotta di tutti contro tutti cos inquietantemente diffusa a livello di senso comune, una sorta di luogo comune dell'incultura, con la sua desolata deriva di scetticismo, disincanto e cinismo. Rispetto alle altre polarit semantiche, quella del vincente/perdente semanticamente povera, per via dell'assenza di rimandi ad alcun valore. La semantica della libert saliente nei contesti in cui si sviluppano le organizzazioni fobiche, e la semantica della bont tipica delle famiglie con organizzazione ossessivo-compulsiva, rimandano rispettivamente all'idea di libert e di bont astinente. Queste idee, proprio perch guidano l'azione, sono anche valori. Per i DAP, il bene si identifica con la superiorit in quanto tale e con la volitivit che coincide con la determinazione nel raggiungere una preminenza disancorata dai contenuti. Non stupisce quindi che i disturbi alimentari si siano diffusi negli ultimi anni, via via che i valori venivano relegati a una dimensione accessoria. MA proprio questa dissoluzione dei valori, espressione dell'individualismo, che rende centrale anche nel nucleo primario di rapporti la polarit vincente/perdente e pi in generale la semantica del potere, lega nella stessa catena i membri della famiglia. Ciascuno, dovendosi definire entro polarit puramente relazionali e comparative, imprigionato al giudizio dellaltro. La definizione del proprio s dipende in ogni momento e in ogni circostanza da una conferma che l'altro non pu dare, pena la sua consegna alla sconfitta. La lotta per la definizione della relazione che ne scaturisce espressione degli equivoci a cui d luogo il concetto di uguaglianza. Se intesa come identit o abbattimento delle differenze, luguaglianza si rovescia nel suo opposto: tutti sono condannati alla pi frustrante e vincolante comunanza. Gli anelli della catena non giacciono pi separati, sono di nuovo uniti uno allaltro, ma la catena non riesce a comporsi in un disegno, perch tutti aspirano a essere uguali e di conseguenza faticano a trovare il proprio posto.

Cap. 6 La depressione: un problema di appartenenza negata. 6.1 Quello che la serotonina non spiega Sono molti gli interrogativi che la depressione solleva. Perch ad esempio ciclica? Com' noto, questa psicopatologia tende a risolversi autonomamente e a ripresentarsi, quando diventa cronica, dopo un periodo di totale o parziale remissione. La depressione caratterizzata da un pattern on-off. La depressione c o non c. Spesso i pazienti descrivono sia luscita che lingresso nella malattia come eventi improvvisi, a volte inaspettati. una singolarit della depressione. Per gran parte del cognitivismo, ci che contraddistingue le persone vulnerabili alla depressione una triplice visione negativa: di se stessi, del mondo e del futuro. Lidea che la causa della depressione risiederebbe in uno squilibrio biochimico endogeno, derivante da carenze di serotonina, ha dominato in modo pressoch incontrastato la psichiatria nel corso degli anni novanta e, seppur con cautele e defezioni, viene ancora oggi sostenuta dalla psichiatria biologica. Circa il 25% dei pazienti depressi presenta livelli bassi di serotonina o di norepinefrina, ma i bassi livelli di serotonina riscontrati in questi pazienti possono essere la conseguenza anzich la causa della depressione. Nessuna evidenza empirica ha dimostrato che lo squilibrio chimico sia la causa della depressione. Un neuroendocrinologo ha riscontrato in babbuini in condizioni di libert che la posizione di subordinazione cronica produce quantitativi elevati di ormoni dello stress, similia quelli riscontrati nelle persone depresse. Queste ricerche hanno accertato che i livelli di serotonina, e di altri correlati neurochimici della depressione, variano in funzione dei cambiamenti di status sociale delle scimmie. Anche l'inquietante incremento della depressione su cui sociologi, psicologi, filosofi e persino economisti si sono interrogati risulta fallace. Non sono aumentate le persone depresse ma le diagnosi e i trattamenti farmacologici per questa psicopatologia, perch sono cambiati i criteri diagnostici. Il DSM III, a partire dalla sua edizione del 1980, ha introdotto criteri cos poco discriminativi e decontestualizzati per la diagnosi di depressione maggiore che confluiscono in questa categoria diagnostica tanto persone normalmente tristi a causa di eventi negativi, quanto pazienti affetti da depressione clinica. Pi di 20 anni di incontrastato dominio della psichiatria biologica su questa psicopatologia ci lascia una pesante eredit: lassenza di criteri diagnostici condivisi e addirittura di categorie diagnostiche che permettano di distinguere la depressione della tristezza. Devo quindi chiarire, per quanto possibile in assenza di criteri orientativi condivisi, a quale realt clinica si riferiscono le tesi che avanzer. Esser derivano da una casistica di trattamenti esplicitamente richiesti per la depressione del paziente come unico problema o congiuntamente ad altri. Si tratta di casi gravi che presentavano oltre allumore depresso, anedonia, ideazioni suicidarie e/o tentati suicidi e insonnia persistente, perlopi mattutina, i sintomi che meglio distinguono la depressione dalla tristezza. 6.2 Una conversazione dove c chi appartiene e chi escluso Nelle famiglie da cui provengono le persone con organizzazione depressiva la conversazione rende saliente quella che ho chiamato semantica dellappartenenza. I significati centrali fanno capo a due polarit: inclusione/esclusione, onore/onta e sono alimentati da gioia/allegria rabbia/disperazione, le emozioni caratterizzanti questa semantica.

Lessere incluso nella famiglia, nella parentela, per i membri di queste famiglie la cosa pi importante proprio perch nello stesso nucleo c chi escluso, emarginato, reietto. Lespulsione dal gruppo, sono vissute dai membri di questi nuclei come unonta irreparabile, mentre il bene pi grande essere radicati e onorati dentro i propri gruppi di appartenenza, dalla famiglia alla comunit. Tuttavia spesso in nome della dignit che avvengono fratture definitive. Lonore quindi in queste famiglie un valore altrettanto fondamentale quanto lappartenenza. In queste famiglie, spesso ci si imbatte in persone diseredate, defraudate del patrimonio o private nelle proprie radici come spesso accade nelle nascite illegittime o ai figli abbandonati dai genitori. Non mancano di regola membri della famiglia segregati in manicomio, viene richiuso chi e ritenuto o a ragione, indegno di far parte della comunit a cui dovrebbe appartenere. Non manca mai la contrapposizione fra chi al centro del proprio mondo e chi invece solo, isolato. ..oppure persone che mentalmente vivono nel mondo di un qualche parente (genitore..), mondi che l'hanno sempre respinto. La centralit di cui il parente godeva, cos come accade di regola ai membri amati della famiglia, non frutto, perlomeno agli occhi del paziente con organizzazione depressiva, di impegno e fatica: naturalmente amabili e degni di essere onorati, questi individui sembrano eletti dalla grazia divina che li ha colmati di molti doni. Un destino ben diverso da quello del paziente depresso che, se conquista qualcosa, lo ottiene impegnandosi fino al punto da rischiare la salute. Quando, nella famiglia, la semantica dell'appartenenza ha una storia antica in cui sono coinvolte pi generazioni, percore nere, rinnegati, defraudati e dimenticati si con-pongono con individui onorati, degni di essere ricordati per le loro azioni, o semplicemente perch il capriccio divino li ha inclusi fra gli eletti. Con qualcuno la vita sembra essersi accanita, mentre con altri stata particolarmente generosa. Qualche membro della famiglia adorato, ammirato, mentre altri sono ignorati o oggetto di aggressivit e violenza. 6.3 Il dilemma e la funzione adattiva della depressione Nel suo positioning, il paziente sperimenta il seguente dilemma: appartenere equivale a essere indegni di rispetto e di stima, ma essere esclusi, soli, significa rinunciare allo statuto di esseri umani. Due dimensioni irrinunciabili dellesistenza lappartenenza e la propria dignit rischiano di escludersi reciprocamente. Le emozioni che scandiscono questo dilemma sono gioia/gratitudine e rabbia/disperazione. L'appartenenza genera, perlomeno inizialmente, gioia e gratitudine. Le persone con organizzazione depressiva conoscono queste emozioni positive anche se le sperimentano per periodi brevi. Capaci di coinvolgimenti emotivi intensi, innamorarsi per loro una storia permessa; sanno gioire per l'appagamento e la condivisione offerti da un amore o da un'amicizia profonda. L'aprirsi, ad esempio, di unanuova storia sentimentale chiude di regola una depressione clinica. Anche una gravidanza pu avere lo stesso effetto: durante l'attesa si finalmente in due. Appartenendo, le perdone con organizzazione depressiva si trovano finalmente nella posizione, sempre bramata, di chi incluso, riconosciuto come membro del gruppo. Di fatto finiscono presto per sentirsi indegne proprio a causa dell'agognata appartenenza. La gioia si converte in rabbia e risentimento che rischiano di degenerare in episodi di violenza verbale o fisica o in grado di minacciare e di distruggere proprio le relazioni interpersonali che garantiscono loro l'inclusione. Il prezzo pagato al mantenimento dell'appartenenza infatti altissimo: la propria onorabilit. Quando il dilemma raggiunge il suo acme, il soggetto oscilla fra due alternative altrettanto inaccettabili: continuare a mantenere la relazione equivale a essere spregevole, romperla significa uscire dal consorzio umano. Solitamente comportamenti aggressivi, spesso descritti dal paziente come acting out, provocano lacerazioni e rotture della relazione ma allentano la riflessivit del circuito. Il soggetto rischia di perdere tutto ci che aveva, ma la riflessivit del circuito si ridotta perch il paziente ha perlomeno salvato la propria onorabilit. Sfortunatamente, non appena la rabbia si

stempera, la disperazione per la perdita e la conseguente solitudine irrompono. Per il depresso la solitudine una condanna, uno stigma. I soggetti inclini alla depressione soffrono terribilmente per il loro isolamento affettivo. Riuscire a stare da soli non una conquista ma una triste necessit. Finch comunque il soggetto riesce, nel momento in cui sperimenta la disperazione, a mettere in atto comportamenti di riparazione, che gli consentono di ristabilire le relazioni capaci di assicurargli un sentimento dinclusione, oppure in grado di trovare altre appartenenze, non si ha lo sviluppo di una depressione clinica. Appartenenze diverse possono innescare il dilemma: la propria famiglia di origine, la famiglia nucleare, la parentela, il contesto lavorativo, i rapporti di amicizia. Quando il dilemma coinvolge il partner, le emozioni diventano incandescenti. La regola che la relazione con il partner in grado di attivare le emozioni pi dirompenti particolarmente vera per le organizzazioni depressive. Situazioni che alimentano il dilemma possono essere la gelosia e/o il denaro. - Gelosia__Questi tradimenti, reali o immaginari che siano, hanno un esito comune: il soggetto si sente scartato, abbandonato, e vive il mantenimento della relazione come unonta. - Denaro__ Anche il denaro innesca il dilemma. Se benestanti, queste persone si sentono di regola sfruttate; se in condizioni disagiate ritengono di essere state depredate. Spesso i pazienti depressi sono generosi. Convinti di non essere amabili, consapevoli della distruttivit dei loro attacchi, elargiscono denaro o servizi al partner e ad altri familiari per non perderli. Ma proprio per questo si sentivano indegni: un mendicante damore. Altri, per le stesse ragioni, tiranneggiavano i familiari. Tra i pazienti che si ritengono defraudati, limputata pi frequente la famiglia di origine che avrebbe negato quanto sarebbe spettato loro di diritto. La forte presenza nella dinamica emotiva dei soggetti depressi di unemozione attiva come la rabbia contribuisce a spiegare perch difficile che le persone con organizzazione depressiva siano palesemente tristi e avvilite nel periodo pre-morboso o, nelle depressioni croniche, durante le remissioni. Ritroviamo di regola questo tipo di atteggiamento, corrispondente all'ide a di una persone incline alla depressione propria nel senso comune, nelle persone con organizzazione ossessiva nella fase in cui rinunciano alle proprie pulsioni. Al contrario, le persone di cui qui ci occupiamo sono di regola attive, energiche, con molti interessi. A volte sono vulcaniche, brillanti, provocatorie, capaci di tenere banco. Naturalmente, quando la depressione irrompe, la disperazione non emerge in momenti circoscritti, ma prende lintera scena. Tutto cade come una castello di carta e le persone con organizzazione depressiva, diventate ormai pazienti, sono cos disperate che non riescono neppure ad alzarsi dal letto. Lesordio sintomatico avviene di regola a seguito di rotture, separazioni dal partner o fallimenti lavorativi. A volte la risposta depressiva immediata, pi spesso insorge pi tardi, quando la rabbia si stempera e la disperazione non basta a ristabilire lappartenenza perduta perch il partner non intende coinvolgersi nuovamente. Altre volte il soggetto stesso non viene indotto dalla disperazione a pi miti consigli: il senso della propria dignit personale non gli permette una riconciliazione. Rabbia e comportamenti aggressivi provocano nel mondo relazionale del depresso conflitti, rotture e allontanamenti da relazioni significative. Leffetto pragmatico della depressione nella mia casistica era riconnettere il paziente agli altri e farlo uscire dallisolamento. Poich si trattava di avvicinamenti, richiesti dalla condizione di malattia, la sua dignit poteva essere preservata. Naturalmente il prezzo pagato era il perdurare di una sofferenza devastante. La depressione conclamata inibisce i comportamenti interpersonali distruttivi e spesso avvia meccanismi di riconciliazione. L'ipotesi che la depressione faciliti il ristabilimento di rapporti interpersonali lacerati dai conflitti spiega come mai questa patologia sia ciclica.

6.4 Il contesto intersoggettivo nel momento presente I pazienti depressi adulti si trovano in una situazione relazionale analoga: emotivamente distanti dalla propria famiglia di origine, con cui a volte avevano interrotto ogni frequentazione, - o erano coinvolti in una relazione fortemente conflittuale con il partner - o erano reduci da una rottura sentimentale recente. Sebbene avessero spesso una vita centrata sul lavoro, sul denaro, sul potere, sulla creativit , quello che bramavano era una relazione affettiva profonda, coinvolgente fusionale, entro la quale essere riconosciuti come uomo o come donna. Difficilmente erano riusciti a crearla, mai a mantenerla. Anche se lontana dalle aspettative, la relazione di coppia entro cui erano coinvolti e il conflitto che la attraversava erano di regola centro del loro universo emotivo. Nell'organizzazione depressiva,vi la presenza della relazione significativa tra depressione e conflitto coniugale. I conflitti interpersonali che linsorgere della depressione arresta riguardano di regola la relazione di coppia, ma una semplificazione inaccettabile presumere che il conflitto coniugale sia causa della depressione o viceversa. Il partner pu essere estremamente valorizzato, perlomeno nella fase inziale della loro relazione, l'ha adorato, idealizzato, amato e ha cercato di essere contraccambiato, dedicandogli tempo, risorse, attenzioni. Quando il partner idealizzato o lo stato pi facilmente la relazione diventa esplosiva, a volte violenta. Alcuni dei miei pazienti avevano iniziato la terapia proprio per controllare laggressivit verso il partner. Altrettanto frequenti sono i partner svalutati ontologicamente. Si tratta di una scelta sbagliata in origine, perlomeno agli occhi del paziente. Sono persone non degne, con cui il paziente sembra essersi coinvolto pur di non rimanere solo. Mantenere la relazione con loro contribuisce a far sentire il paziente indegno e a escluderlo dal mondo a cui sarebbe stato destinato. La relazione con questi partner generalmente meno conflittuale, perch possessivit e gelosia sono meno acute. Sebbene oggetto di radicale svalutazione e di critiche, raramente i pazienti pensanodi lasciarli. L'ostacolo spesso la gratitudine il compagno stato loro fedele, li ha salvati dalla disperazione oppure mancanza di stima in se stessi: in fondo non penso di meritarmi tanto di pi. Qualche volta il paziente s'identificava nel partner palesemente inadeguato difendendolo con veemenza. Era tuttavia convinto che il mantenimento della relazione aumentasse la sua emarginazione anche se gli consentiva di scaricare sul partner la responsabilit di un'esclusione di cui sarebbe comunque stato oggetto. 2 configurazioni relazionali prima dell'esordio del sintomo: Tra i pazienti della mia casistica che si erano costruiti una propria famiglia o un rapporto di coppia consolidato, due configurazioni relazionali risultavano ricorrenti nel periodo precedente lesordio sintomatico. 1^ Configurazione vede il paziente in una posizione di esclusione mentre il partner al centro di tutte le relazioni. Questa configurazione, pi frequentemente quando il compagno valorizzato, lesito di un processo conversazionale a volte lungo a cui il paziente contribuisce con laspettativa di una relazione totalizzante con il partner e la conseguente gelosia e possessivit ( Il desiderio di un rapporto di coppia fusionale). Figli, parenti e amici sono infatti avvertiti come minaccianti. Sentendo il futuro depresso distante o apertamente ostile, i figli sviluppano un attaccamento intenso con l'altro genitore, generalmente pi disponibile verso di loro. Gli amici si legano di pi al partner in genere pi accogliente e desideroso di stimoli esterni. I parenti del compagno rimangono lontani e mantengono rapporti individuali con il proprio congiunto anzich con la coppia.

La delusione per lincapacit del coniuge di corrisponder alle sue aspettative totalizzanti, e la reale marginalit in cui si trova nella famiglia, rendono il soggetto con organizzazione depressiva aggressivo e provocatorio di regola verso il partner e solo secondariamente verso i figli. Quando, perlopi a causa dei suoi comportamenti aggressivi, sincrina la relazione di coppia, il soggetto con organizzazione depressiva si ritrova completamente solo. Il suo mondo relazionale risulta desertificato perch era connesso agli altri attraverso il partner. Anche per questo le persone con questa organizzazione, sebbene capaci di rompere le relazioni, sono riluttanti a chiudere la relazione di coppia e accettano a lungo una situazione che alimenta rabbia e li fa sentire indegni. Si sentono emarginati, esclusi, respinti da coloro che mantengono. Ignorati, sopportati da un partner che ha acquistato sicurezza e centralit proprio grazie alle loro attenzioni esclusive. 2^ Configurazione il futuro depresso non soltanto nella posizione di chi si trova escluso nella propria famiglia nucleare, ma assiste contemporaneamente allinclusione del proprio partner nella propria famiglia di origine, inclusione della quale (come vedremo nel prossimo paragrafo) non ha mai potuto fruire. Generalmente il compagno non ha intenzionalmente cercato di conquistarsi la famiglia del partner, ci nondimeno il paziente si sente da questi depredato della sua stessa famiglia di origine. Queste due configurazioni, cos come lacuto conflitto di coppia che di regola precede lesordio sintomatico depressivo, possono essere meglio comprese se lette alla luce della frattura del soggetto con organizzazione depressiva con la sua famiglia di origine. Alcuni dei pazienti non avevano interrotto la frequentazione con la famiglia, ma i rapporti erano formali. Altri erano nella posizione di pecora nera, perch avevano messo in atto comportamenti censurati dal nucleo originario. La distanza emotiva del paziente dalla sua famiglia di origine, a prescindere dalla storia che lha creata, contribuisce a spiegare il conflitto di coppia. Apre infatti un vuoto affettivo che alimenta aspettative e richieste totalizzanti verso il partner. Gli fa temere labbandono perch non ha una famiglia di origine che lo accolga. Per di pi, per molti pazienti il partner rappresenta l'unica relazione interpersonale in cui sono emotivamente coinvolti. Questo spiega perch le persone inclini alla depressione mantengono a lungo una relazione di coppia anche se si sentono per questo indegni. 6.5 La ricostruzione del triangolo originario in terapia (contesto relazionale originario) Esiste un sostanziale accordo da parte dei clinici e dei ricercatori che lesperienza relazionale delle persone con grave depressione sia segnata da un fallimento nelle relazioni primarie. Dalle ricerche di Brown era emerso che la perdita o la separazione dalla madre prima degli undici anni aumenta il rischio di depressione in et adulta. Successive ricerche di Brown hanno permesso di chiarire che in realt la variabile cruciale non tanto la perdita della madre quanto la qualit delle cure successive. Abbandono e abuso prima dei diciassette anni duplicano il rischio depressivo in et adulta. L'ipotesi quindi che pattern di attaccamento mancato o evitante siano all'origine delle depressioni croniche (Bowlby, 1980) sicuramente condivisibile. Tuttavia aspecifica e non spiega come mai i depressi possiedono una capacit di sviluppare le relazioni sentimentali, sconosciuta ai disturbi di personalit narcisistici, e superiore a tutte le altre gravi psicopatologie.

In realt, la configurazione di rapporti entro la quale aveva preso forma il positioning dei pazienti durante gli stadi maturativi ha messo in evidenza una configurazione complessa caratterizzata da tre componenti. 1. Il contesto familiare del futuro depresso sembra essere caratterizzato da una coppia che non lascia spazio alle relazioni verticali genitore-figlio. Nella dinamica familiare in cui si sviluppano le organizzazioni depressive, il figlio, futuro paziente, non solo non in alcun modo triangolato dai genitori, ma si sente sostanzalmente ignorato. - La coppia dei genitori pu essere coesa e ben funzionante. In questo caso i suoi confini sono troppo rigidi per lasciare spazio al figlio che non trova un positioning di qualche rilievo fra i genitori. - Pi spesso la coppia non affatto unita. In questi casi un partner frustrante spesso una personalit narcisistica monopolizza totalmente le attenzioni del coniuge a volte adorante. Il genitore frustrato potrebbe, in teoria, essere disponibile per il figlio. Di fatto non lo o non percepito come tale: le difficolt della relazione di coppia assorbono tutta la sua emotivit o le capacit relazionali residue sono rivolte ad altri figli. Lesito che il futuro depresso non trova spazi per s. In sintesi: la dinamica emotiva della famiglia era centrata sulla relazione di coppia coesa o conflittuale che fosse e il figlio che sarebbe diventato depresso ne era escluso. 2. Tutto ci genera nel figlio rivalit, gelosia e invidia verso uno o entrambi i genitori. Questi sentimenti, sperimentati in modo violento dai pazienti della mia casistica, non sono ai loro occhi giustificati perch i genitori non mettono perlopi in atto comportamenti ostili o persecutori verso di loro, se mai verso il coniuge. Il futuro depresso quindi indotto da queste emozioni a sviluppare una percezione di s negativa. 3. In questa situazione relazionale si apre di fronte al futuro depresso, durante linfanzia, ladolescenza o anche la giovinezza, la possibilit di prendere posto tra gli eletti. Stabilire una relazione potenzialmente esclusiva e gratificante con uno dei genitori, o con un altro membro importante della famiglia, sembra finalmente possibile al futuro depresso, che naturalmente sarebbe ben felice di passare al positioning di escluso a quello di accolto, scelto. La risposta ricevuta dalladulto presso cui ricerca linclusione invece una ripulsa indignata. Lofferta relazionale del bambino censurata: usurpa una posizione che non gli appartiene. A volte il bambino non riesce neppure a proporsi al genitore nella posizione di eletto perch laltro genitore blocca sul nascere il movimento relazionale censurandolo come indegno. In alcuni casi il bambino stesso che si nega la possibilit di uninclusione fra gli eletti, convinto che una mossa di questo tipo getti nella disperazione uno dei genitori. In tutte le situazioni menzionate il futuro depresso si trova in una posizione relazionale che gli restituisce unimmagine di s negativa: mantenere una posizione di esclusione significa infatti sperimentare sentimenti di rivalit, invidia e gelosia verso una coppia incapace di offrire momenti di condivisione. Tentare di spostare il proprio positioning tra coloro che sono amati, onorati, inclusi, comporta essere indegno, ignobile. La morte di un genitore crea una situazione relazionale che si presta in modo singolare a creare una situazione relazionale con gli ingredienti descritti. 6.7 Le risorse delle organizzazioni depressive La persona con organizzazione depressiva costruisce la propria esclusione dal gruppo (reale o supposta) come un'onta, una danno irrevocabile che lede la propria dignit, come un sovvertimento di un ordine naturale che incrina definitivamente il proprio destino. Proprio l'esclusione sperimentata nella famiglia di origine permette alle persone con questa organizzazione di vivere spesso un'adolescenza e una giovinezza meno problematiche dell'infanzia. Nelle situazioni meno patologiche, l'apertura di mondi esterni alla famiglia offre al soggetto la possibilit di appartenere che gli era stata negata nella famiglia di origine. Crescere, e crescere in

fretta, per queste persone spesso una storia ambita. Non avendo avuto stretti legami, n triangolazioni, lo svincolo dalla famiglia di origine che nell'adolescenza e nella giovinezza necessario per loro una storia permessa e spesso esaltante. Naturalmente questa disponibilit a coinvolgersi in contesti esterni alla famiglia pu rivelarsi pericolosa. Il soggetto pu, ad esempio, finire per dipendere emotivamente dal gruppo di amici fino a compiere azioni autolesive per assicurarsi lappartenenza o pu sviluppare relazioni sentimentali precoci dannose. I rischi sono naturalmente molti ma il vuoti affettivo che i soggetti con questa organizzazione si lasciano alle spalle una spinta potente a costruire nuove realt conversazionali. Ci che soprattutto il giovane con questa organizzazione cerca di creare una coppia. L'amore romantico, fusionale, cos come l'intendiamo noi moderni, dove ciascun partner il centro dell'universo emotivo dell'altro, senz'altro una dimensione tipica delle organizzazioni depressive. Naturalmente le aspettative totalizzanti del futuro depresso nei confronti della coppia, la difficile storia relazionale con la famiglia di origine candidano la coppia nata su queste premesse al naufragio. Lesito spesso una relazione con il partner conflittuale. Tuttavia linteresse che il depresso ha per la relazione di coppia e la sua capacit di fusionalit e di intimit costituiscono risorse preziose. Prima di tutto per loro stessi: anche pazienti gravi sono frequentemente capaci di costruire e mantenere la relazione di coppia. Ma anche per la terapia il coniuge di regola una risorsa fondamentale nel processo terapeutico e a rinegoziare col paziente depresso un diverso positioning, il coniuge di regola una risorsa fondamentale nel processo terapeutico perch emotivamente legato al paziente.

Cap. 7 Semantica familiare relazione terapeutica 7.1 E il terapeuta dove si posiziona? Il terapeuta e la stessa esperienza terapeutica finiscono per con-porsi nella semantica dominante nella conversazione familiare. Non avremo un unico modo di costruire la relazione terapeutica ma tanti modi diversi quante sono le semantiche. Anche i pazienti con psicopatologie diverse dalle 4 su cui si siamo aoffermati, o con problemi esistenziali, se appartengono a contesti conversazionali dove domina una delle quattro semantiche descritte, sviluppano la relazione terapeutica in modo analogo. La variabile cruciale che modella la relazione terapeutica non la psicopatologia, ma la semantica dominante nei contesti conversazionali del paziente. LA TERAPIA FRA ESPLORAZIONE E PROTEZIONE Semantica della libert il terapeuta soprattutto allinizio del trattamento, si trover collocato nel polo della libert. Volente o nolente, finir nella posizione di chi, ad esempio, stimola il paziente a emanciparsi da legami soffocanti o a superare limiti angusti. Proprio per questo dovr confrontarsi con la paura del paziente della terapia. Come conseguenza di queste preoccupazioni, la richiesta avanzata dal paziente di un percorso terapeutico individuale si configura di regola come una cauta esplorazione, spesso seguita da un rapido allontanamento. Il paziente ritorna dopo qualche mese. Non credo sia casuale che molti dei pazienti non sapessero, nel momento in cui chiesero la terapia, che ne sarebbe stato del loro futuro. Alcuni erano in procinto di andare all'estero per motivi di lavoro o di studio, altri stavano per trasferirsi in un'altra citt o, dovendo cambiare lavoro e mansioni, non sapevano se avrebbero potuto assentarsi dal lavoro per le sedute. Tutte situazioni che limitavano l'intervento a una consultazione, in attesa che il paziente si facesse un'idea pi chiara del suo destino. Gli obbiettivi terapeutici dovevano essere circoscritti: i limiti di tempo non consentivano di poter fare di pi. Spesse volte, ancora pi destabilizzante la pura di poter essere cambiati, trasformati. una paura che ritroviamo in molte persone abituate comporsi in contesti dove prevale la semntica della libert. Rimasti troppo a lungo nella nicchia di legami protettivi, si sentono spesso individui non completamente sviluppati, passibili quindi di venir trasformati dall'incontro con persone che diventano per loro essenziali. Per i pazienti in cui domina la semantica della libert la terapia pu iniziare soltanto quando il terapeuta funge da base sicura a cui potersi avvicinare e allontanare con una certa libert. La collocazione del terapeuta nel polo protezione, che si verifica di regola nelle fasi avanzate del processo terapeutico, ci fa capire come il paziente non abbia torto nel temere lesperienza terapeutica. Una volta che il terapeuta diventato un affidabile punto di riferimento, le sue aspettative diventano difficilmente eludibili per il paziente che non pu perderne la guida. Sebbene siano atterriti dall'esperienza terapeutica, le persone provenienti da contesti conversazionali in cui prevale la semantica della libert difficilmente accettano di portare la propria famiglia in terapia, spacialmente in prima battuta. Coinvolgere la famiglia d'origine o il partner in un'esperienza su cui non possono esercitare alcun controllo per loro pi pericoloso che avventurarsi da soli. Bene o male se sono da soli possono sempre chiudere lesperienza senza compromettere le relazioni da cui sentono di dipendere cos tanto. Soltanto dopo aver conosciuto il terapeuta possono condividere con il partner o con la propria famiglia di origine lesperienza terapeutica.

IL TERAPEUTA TRA ANTAGONISTA E ALLEATO Semantica del potere Difficilmente, quando essa domina la conversazione, il terapeuta sentito come una persona intenta a trova insieme al paziente e alla sua famiglia una via di uscita. Lostacolo rappresentato dallasimmetria che caratterizza la relazione paziente-terapeuta, che viene letta attraverso la metafora del potere. La relazione terapeutica congruentemente sentita come umiliante. La stessa definizione del giorno e dellorario dellappuntamento pu essere problematica. evidente che, agli occhi del paziente, la terapeuta approfitta del suo bisogno per umiliarla facendole provare imbarazzo e vergogna. E la paziente deve adeguarsi fintanto che ha raggiuntoi suoi obietivi. Le pazienti obese spesso ridicolizzano con il terapeuta in pectore le esperienze precedenti con altri curanti. Ne escono racconti che sono avvertimenti per il candidato terapeuta. Sviluppare lalleanza terapeutica con questi pazienti unimpresa ardua . Quando la conversazione dominata dalla semantica del potere, i tentativi del terapeuta di risolvere il problema sono di regola visti come plot per ottenere una posizione di superiorit nella relazione terapeutica. Stimolano quindi opposizioni dirette il paziente si rifiuta di fare quello che il terapeuta suggerisce ingaggiando con lui una battaglia a viso aperto o indirette il paziente mostra di fare quello che il terapeuta suggerisce mettendolo di fronte al suo insuccesso: il problema non si modifica di una virgola. Questo perch le pratiche interpretative venivano accolte dai pazienti con i disturbi alimentari come intrusioni minaccianti. Non soltanto la psicoanalisi, ma tutti gli approcci terapeutici individuali, soprattutto se centrati sulla soggettivit del paziente, incontrano numerose difficolt quando prevale la semantica del potere. A causa del prevalere nella conversazione familiare di una polarit puramente relazionale come vincente/perdente e delle conseguenze dinamiche competitive, l'interesse di quanti si compongono entro questa semantica selettivamente rivolto agli altri con cui costantemente si confrontano, a cui oppongono o si adeguano, che cercano di dominare, conquistare, superare o che imitano. Le emozioni che sentono, le loro stesse capacit e risorse individuali, il loro mondo interiore sono trascurati sia da loro stessi sia dagli altri membri della famiglia. Focalizzando lattenzione sulla loro soggettivit, lo psicoanalista, ma anche gli altri psicoterapeuti con impostazione intra-psichica, aggravano quel sentimento dimpotenza contro il quale soprattutto le persone con disturbi alimentari psicogeni combattono strenuamente. Il confronto diretto con la propria soggettivit fa sentire questi pazienti perdenti, perch li conduce entro un mondo che non padroneggiano. La terapia della famiglia ha elaborato nel corso della storia una serie di tecniche strategiche meta-complementari per neutralizzare la simmetria tra paziente e terapeuta o per sfruttare a fini terapeutici la posizione di antagonista del terapeuta. Molti degli interventi paradossali utilizzavano la sfida come strumento terapeutico. Provocazioni e sfide sono comunque strumenti delicati, di cui anche in passato la terapia familiare ha fatto uso quando le altre possibilit sembravano impraticabili. Accanto alla posizione di antagonista, necessariamente da combattere, si apre per il terapeuta quella pi promettente di alleato. Il paziente anche disposto ad accettare una relazione che in quanto asimmetrica gli sgradita pur di conquistare un alleato. Chi telefona di regola chi si sente perdente e proprio per questo offre spesso gi nel colloquio telefonico la propria alleanza al terapeuta. Sfortunatamente si tratta di unalleanza molto diversa da quella che ricerca il terapeuta perch un alleanza contro qualcun altro . Una coalizione. La terapia della famiglia spesso lunico trattamento che il paziente cresciuto nella semantica del potere disposto ad accettare proprio perch responsabilizza del problema tutta la famiglia. Il coinvolgimento di tutti, coerentemente con la semantica di questi nuclei, visto dal paziente come un riconoscimento che i genitori e gli altri membri della famiglia sono quanto meno corresponsabili del problema. Anche quando gli incontri coinvolgono tutti, i genitori vivono il terapeuta come un adulto competitivo che li destituisce di ogni autorevolezza e li prevarica sostituendosi a loro nella guida dei figli e proponendosi come un modello alternativo.

Una situazione che irrita soprattutto chi dei genitori in posizione vincente. L'altro, che non ha mai avuto o ha gi perso una posizione di leadership verso i figli, spesso vede qualcosa da guadagnare dalla terapia: quantomeno pu veder ridimensionato il partner. Da questo modo di leggere la relazione terapeutica non si sottraggono i figli e sopratutto il paziente, che spesso assume un ruolo attivo in questa dinamica contrapponendo il terapeuta ai genitori. Non un caso che molte anoressiche e bulimiche si iscrivano durante la terapia a Psicologia o dichiarino ai genitori di volerlo fare. Una scelta particolarmente irritante per i genitori che amiscono a porsi come modello per i loro figli. Ma i follow up dimostrano come lesperienza terapeutica non abbia sollecitato la nascita di una vocazione: quando la terapia finisce, queste giovani passano ad altro corso di studi o, se non si erano ancora iscritte a psicologia, cambiano idea. Naturalmente lo sforzo del terapeuta di trasformare lalleanza contro in unalleanza per. Se la semantica del potere continua a dominare la conversazione, e altre semantiche non ne relativizzano limportanza, il trattamento sar necessariamente breve ( comunque raccomandato di rientrare entro le 20 sedute, anche se in questi casi una scelta coatta). Non appena il paziente abbandona il sintomo, i genitori di regola mettono fine alla terapia, spesso festeggiando la fine di un'esperienza avvertita come pesante. Questa dinamica, di certo frustrante per i terapueti, anche una formidabile risorsa. Spesso i genitori, per porre termine all'eperienza terapeutica e recuperare la leadership perduta, sono in grado di fare notevoli cambiamenti e di diventare cos preziosi co-terapeuti. Naturalmente anche il perapeuta ha una o pi semnatiche prevalenti che contribuiscono alla creazione della relazione terapeutica. Tuutavia tende a prevalere nella conversazione terapeutica, sopratutto inizialmente, la semantica del paziente. 7.2 Tante terapie diverse quante sono le semantiche? Sebbene i principali indirizzi clinici, in teoria, si occupino di tutte le forme di disagio psichico, in pratica ciascuno di essi si centrato, nel corso della sua storia, solo su alcune psicopatologie, e di conseguenza solo su alcune semantiche. stato il behaviorismo prima e il cognitivismo poi a fare delle fobie il proprio campo d'indagine privilegiato. La nevrosi ossessivo compulsiva, cos come listeria, sono un prodotto della psicoanalisi, e nello stesso tempo hanno avuto un ruolo cruciale nella costruzione delledificio psicoanalitico. Le psicopatologie alimentari costituiscono invece le psicopatologie di elezione delle psicoterapie familiari. Un tratto caratteristico di queste psicopatologie di essere rivelate singolarmente inadatte a essere comprese e trattate entro schemi rigidamente intrapsichici. E forse superfluo aggiungere che negli ultimi ventanni la depressione stata la patologia di elezione della psichiatria biologica. Lipotesi che la depressione fosse una malattia del cervello stata, come si visto, accettata in modo pressoch incontrastato negli anni novanta. Soltanto a partire dal novo millennio le critiche allimpostazione biologica si sono fatte progressivamente pi stringenti e documentate, cos come stata dimostrata la scarsa efficacia dei serotoninenrgici che avrebbero dovuto curarla. La consonanza fra la semantica del paziente e quella del modello del terapeuta rende sicuramente pi facile la creazione della relazione terapeutica, senza la quale impossibile la terapia . Tuttavia la consonanza pu rappresentare un ostacolo al cambiamento terapeutico. Le psicoterapie sistemiche hanno sostenuto che il cambiamento connesso in modo cruciale alla capacit di costruire assieme al paziente e alla sua famiglia nuovi significati. Tuttavia la condivisione della semantica pu essere limitante per il terapeuta. Una volta che lalleanza terapeutica costruita il terapeuta deve cercare di rendere salienti anche altre semantiche relativizzando quella critica.

Il concetto di polarit semantiche familiari, che alla base del modello psicopatologico che ho presentato, prevede che le organizzazioni del significato siano sistemi aperti passibili di modificazioni. In tutte le famiglie vi sono pi semantiche salienti. I processi schismogenetici tendono a ridurre la variet delle semantiche attorno alle quali si organizza la conversazione, ma non la eliminano. La posizione rende sempre accessibili storie diverse da quelle generate dalla posizione stessa rispetto alla semantica critica. Anche per un inquadramento diagnostico necessario definire la posizione del paziente e delle persone per lui significative rispetto a pi semantiche. Ma sopratutto in relazione al processo di cambiamento che necessario tenere presente che il paziente ha costruito la propria storia in rapporto a pi semantiche e che proprio per questo dispone di modalit di organizzare lesperienza pi ampie di quelle generate dalla semantica critica. Il terapeuta deve infatti contrastare un processo di amplificazione della rilevanza della semantica critica innescato dallesordio sintomatico. La terapia contribuisce di regola a questo processo di amplificazione della semantica familiare critica.

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