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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Editoriale
___________________di Melinda B. Tams-Tarr ___________________

Lectori salutem!
Eccoci al nostro nuovo appuntamento,
dopo un guasto catastrofico del computer
dellOsservatorio Letterario. Ho appena
spedito il nostro precedente fascicolo ai
lettori, durante il salvataggio finale sul CD il
computer si bloccato in modo fatale che
non si riaperto oltre allimmagine del logo
del sistema. Nel tentativo di sbloccarlo il disco rigido
stato completamente cancellato! Ho cos perso tutti i
programmi e file a partire dallagosto 2005, data
dellacquisto del nuovo computer. Come se non
bastasse, anche i CD,
in cui ho salvato tutti i
precedenti file non si sono aperti, cos come se non li
avessi mai salvati. Cos ho dovuto riacquistare tutti i
programmi indispensabili per le mie attivit e
recuperare da internet almeno i file pubblicati sulla rete,
dal vecchio computer e dal portatile quelli che potr
utilizzare per continuare anche i lavori redazionali. Per
fortuna, i recenti materiali inviati alla redazione sono
stati recuperati dalla webmail della casella postale
dellOsservatorio Letterario, perch dopo il loro
trasferimento sul computer non li ho ancora cancellati.
Cos anche molti indirizzi sono stati recuperati.
Purtroppo i miei lavori (ricerche, studi, traduzioni etc.)
non pubblicati in rete sono irrecuperabili: lavori di 24
anni che erano ancora sotto i continui aggiornamenti.
Mi sono sentita ed ancora mi sento completamente
annichilata, perch i lavori di pi di due decenni svaniti,
mai pubblicati non possono essere pi recuperabili,
anche se dovrei ritornare al loro stato dellagosto 2005.
Questi lavori erano quasi pronti per le future
pubblicazioni sia nella nostra rivista che altrove, al di
fuori dItalia.
Praticamente sto ricominciando tutto da capo
Ho anche iniziato un grande lavoro di studi in
ungherese sperando che poi potr farveli leggere
anche in italiano che riguardano le antiche tracce
ungheresi in Italia. Ho appena pubblicato (21/11/07)
la prima parte di 24 pagine di questo studio in corso di
preparazione nel momento della scrittura del
presente editoriale ne abbiamo 27 novembre . A
proposito, Vi ricordo che i primi rapporti italoungheresi hanno linizio nei lontani secoli IX/X e non
sempre amichevoli. Nella primavera dellanno 899 la
pagana et crudelissima gens degli Ungheri (o
Ungari, oppure Ungheresi) si scaten in una delle sue
terribili scorrerie: la meta era lItalia. Come un turbine
distruttore le orde investirono e saccheggiarono il
Veneto e la Lombardia fino a Pavia. Qui giunse la
notizia che il re Berengario aveva radunato a Verona
un esercito e gli Ungari tornarono indietro per
affrontarlo; dopo alcune vane trattative si gettarono
sugli uomini del re, cogliendoli di sorpresa intenti al
pasto, e li sbaragliarono. Subito dopo ripresero le loro
scorrerie: unondata giunse fino alla Val dAosta.
Unaltra si spinse sino a Modena e a Bologna, poi la
marea riflu a oriente e punt verso le lagune venete.
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

A partire da questi episodi ho iniziato la


prima parte del mio studio pubblicata in
ungherese in internet.
Ho avuto una esperienza straordinaria a
proposito. Dopo aver gi pubblicato il saggio
sul supplemento online in lingua ungherese
della ns. rivista mi arrivato un catalogo per
me valente un tesoro: Ricordi ungheresi in
Italia di Dr. Florio Banfi [(Barabs) Holik
Lszl Flris (18991967)], che era uno storico
militare, un ricercatore ungherese che visse in Italia e
scrisse in questo nome. Banfi dalla met degli anni 30
lavor in Italia e pubblic notevoli saggi, ad es. Regno
dUngheria, sugli ingegneri militari operanti in
Transilvania (Erdly) e sulle loro carte fisiche, su Pippo
dOzora, su
Jnos Hunyadi, su S. Elisabetta
dUngheria, sulle variazioni italiane delle leggende di
S. Margit (Margherita). Grazie a lui che ora sappiamo
che il nome di Janus Pannonius (Giano Pannonio),
Giovanni dUngheria, Jnos Vradi apparsi nelle fonti,
nei testi letterari appartengono ad unica persona. Le
sue attivit di archivista bibliotecaria e filologica furono
strettamente collegate alle ricerche dellAccademia
delle Scienze dUngheria in Roma. Fu collaboratore
principale della rivista Janus Pannonius, per dagli
anni 50 visse nella Citt Eterna in grande disagio
guadagnando il pane quotidiano con lavori e ricerche
occasionali.
La mia esperienza straordinaria era quella che il
sopra citato libro ingiallito dopo i 66 anni dalledizione
era ancora vergine! La prima lettrice di questo
esemplare ero io nonostante che questo volume fu
dedicato con le seguenti parole: Al caro cognato
Raffaello con affetto, Ladislao. (Limmagine
nellappendice del mio studio vedansi sullindirizzo:
http://www.osservatorioletterario.net/italmagyarnyomok.pdf.)

Per, questo signor Raffaello non fu affatto interessato


per niente dellargomento, e lo dimostrava lo stato
intoccabile del libro. Anche se i fogli del catalogo sono
ingialliti, e le prime pagine anche macchiate in cui si
leggono la premessa e la bibliografia a cui oltre sicuro
che non arrivato il caro cognato Raffaello. Come mai
penso cos? semplice: i fogli del libro non sono stati
tagliati, ho dovuto farlo io stessa per poter sfogliarli e
leggerli! Adesso oltre ai materiali in mio possesso
utilizzer anche questo volume per le prossime
puntate del mio studio iniziato. Questo volume un
estratto dagli studi e documenti italo-ungheresi del IV.
Annuario del 1940-41 dellAccademia dUngheria di
Roma.
Le affermazioni del primo paragrafo della premessa
di questo prezioso volume valgono anche per oggi: i
rapporti fra lItalia e lUngheria dal giorno del
battesimo cattolico della nazione magiara fino ad oggi
non mai interrotti, e dalla pi varia natura, sebbene in
prevalenza
culturali,
trovano
un
imponente
documentazione non solo nella marea delle antiche
pergamene e delle carte ingiallite nascoste negli
archivi accessibili soltanto agli studiosi, ma anche da
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una doviziosa quantit di ricordi monumentali che,


sparsi dovunque in entrambi i paesi, parlano
eloquentemente a tutti, di quel nobile connubio
spirituale, che precisamente lamicizia italoungherese. Questa pubblicazione cataloga i ricordi
ungheresi in Italia fino allanno 1940: ricordi
monumentali, anche se scomparsi, che hanno
riferimenti allUngheria e ai protagonisti della storia
dellUngheria, dalla paludata storia alla cronaca
spicciola, dai personaggi rappresentativi alle pi umili
figure della vita. Cos, senza la pretesa di riuscire
completo ed esauriente, ha procurato di rendere conto
di circa 750 oggetti che mettono in giusto rilievo quella
delicata premura con cui gli Italiani si prodigarono nel
coltivare i loro legami con lUngheria.
Ora Vi invito a sfogliare questa rivista sperando di
non avere la stessa triste sorte del libro sopraccitato!
Ora Vi saluto ed auguro buona lettura e buona
Pasqua!
POESIE & RACCONTI
Poesie_________
Gianmarco Dosselli Flero (Bs)
CHIERICHETTO

Un Cristo pontificale ti chiama:


Michele, accostati allaltare.
Con mani congiunte e sguardo supplice,
decidesti per la bianca divisa gi decorata damore;
una nitida, principiante tunica: fulgido simbolo
che vuol asservire il sangue del Nazareno crocifisso.
Loda il figlio di Dio; Egli ti viene incontro
e tu potrai ascoltarLo e parlarGli.
Ges guarder felice la tua missione,
e premier la tua preziosa donazione
che riservi nella Basilica di San Lorenzo.
La tua tenera et fiducia che continuer
nellesistenza terrena, e, in cambio, Lui
ti custodir perch la tua vita
possa diventare una preghiera.
Luigia Guida Bologna
ITALIA

Italia, se fossi una donna


saresti bella
dai fianchi sinuosi
dal corpo snello e un po curvo.
Ti imponi come una ninfa che arrabbiata
trasforma ci che le accanto
e non ti accorgi di essere libera.
Italia,se fossi una donna
indosseresti lunghi stivali che proteggano
la tua smisurata lunghezza
l'imponenza e allo stesso modo
la fragilit del tuo corpo.
Le isole ti sono accanto
ti circondano
e come un sasso che
gettato in acqua
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provoca numerosi cerchi luccicanti


Tu allarghi le braccia e sospiri
allontanando ci che ti rende austera
serbando invece
ci che ti rende leggera .
Resti l immobile
a guardare.

Luigia Guida Bologna


SUL PONTE

Margit hd, Szchenyi Lnchd, Petfi hd


rpd hd,Erzsbet hd
Szabadsg hd,
Lgymnyosi hd
Li ho attraversati tutti... pi volte
Salita sul ponte
ho trattenuto il respiro
Come se aspettassi
che succedesse qualcosa
Cosa cercassi non so dirlo
Ecco
Un gabbiano accarezza l'acqua
Vecchi palazzi
che si riflettono in essa
in un gioco di luci e ombre
cielo e acqua
Questo il mio ponte
Mi allontano da esso
e ho voglia
di portare con me
la sua immagine ed espressione
a volte austera
a volte armoniosa
Torno indietro
Mi fermo
Immobile son l che
aspetto di catturare
ogni cosa nella mia mente
C' una vecchia sedia
Mi siedo e aspetto
fino a quando non riuscir pi
a tenere aperti i miei occhi .
Simonetta Ruggeri Roma
RUMINO

Mastico lombra di un pensiero


acre.
Palpito nella mente
mi martella con anoressiche
verit
svenute
in un bosco
ortodosso,
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plastico,
medievale.
Verit
rintanate
nellodissea dei poveri,
dove un solo silenzio
fa soffrire per tutte le cose
e un coro di parole
esprime rigurgiti di volont.

Quel volto pi triste


Nasconde segreti
tacito assorto, quel corpo che vaga
Tra solitudini antiche
Non vuole non osa non chiede!
Solo silenzio nel grigio del tempo,
sospinto dal vento da un esile suono
fugge da un sogno
che l'ha reso infelice

Patrizia Trimboli Ancona


ORME CHE PARLANO

vorrei parlare a quel cuore malato


a quell'esile stelo sospinto dal tempo
le mani celate in tasche profonde
il corpo sepolto tra tessuti e ornamenti

Orme che parlano, consumano


al suo colore la pigra ruga
dov sepolto il dolore.
Risalgono le vanit, leggere
le sopite povert
come il filo di una incancellabile tessitura
aleggia la sua effimera figura
sullarazzo di una pupilla socchiusa.
Dalle maglie della memoria
nessun gesto s perduto,
ogni cosa nel suo ordito
ritornata, e nel silenzio scivolata.
Tace la citt dimenticata,
dietro a te, come unacqua chiara, rara, rischiarata
da una muta fonte mai ottenebrata.
Orme che parlano dunet passata,
di un amore che vibra
e recede in una stanza.

Patrizia Trimboli Ancona


LA STAGIONE

Sgorga la stagione
col suo immenso gesto
tace il nome.
Smuove le colline
trattiene
enfia di miseria il sole.
Scioglie luce tra socchiuse persiane
il lontano dal vicino, linvisibile
dal suo segno inane.
Corre sulla sete della ragione
coi riflessi di unaltra comunione.
Ricopre le tempeste
di seme sotto un lembo della notte
l dove cessa e cade lillusione,
la pergola della fonte.
Si lacera tra le mie braccia
la tela dellunione segreta
si adagia solitaria
sullorlo della sua veste di fata
unaltra tacita parola ancora.
Mario Venturelli Orbetello (Gr)
AL MARE DINVERNO

Osservo me stesso
Passeggiare su spiagge deserte

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vaga ignaro nel giorno che muore!

Mario Venturelli Orbetello (Gr)


SOGNO

Ogni notte ti sogno,


e nel sogno m'appari
bella come sei!
Sul verde del prato
I tuoi capelli
Gigli sbocciati
Che il vento fa danzare!
Nei nostri occhi
Brillano due stelle!
Il cielo, la terra persi confini
Il tempo scompare!
Due farfalle giocano,tra i nostri volti,
Dio ci guarda e sorride!
Racconti_________
Giuseppe Costantino Budetta Napoli
CRONOS
Fui bambino, fanciulla, siepe, uccello e muto pesce sotto il
mare.
Empedocle Di Agrigento

CRONOS custodisce la mia ombra, lessenza con cui


emergere per tornare in vita.
La garanzia attesta: CRONOS vince la morte. Secondo
esperti del settore, il super computer CRONOS
assembla i dati elargitigli dal soggetto in vita dando
forma ad unanima reale da traslare in un nuovo corpo
privato di coscienza. Mi spiego. Lasceremo nella
memoria di CRONOS i ricordi. Noi siamo i nostri ricordi
e quindi la nostra identit star nel computer copia
esatta di quella che alberga nel corpo. Quando
moriremo o poco prima, CRONOS sar connesso
allencefalo di un ventenne umano in coma stazionario.
Il collegamento servir a trasferire tutti i nostri ricordi
alla corteccia cerebrale del ventenne. Alla fine
delloperazione, neurochirurghi e neuro psichiatri
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sveglieranno il ventenne col cervello carico delle


sensazioni, ricordi e affetti della nostra passata vita. Il
corpo nella bara a decomporsi, ma il nostro passato
germoglia nella testa del ventenne. Per, non siamo
ancora noi. Illustri scienziati hanno infatti appurato che
il ventenne resuscitato ha tutti i nostri ricordi, ma non
la nostra identit.
LA NARRAZIONE NON LA REALT
Qui interviene la grande scoperta che rende
immortali. Appena morti, appositi chirurghi ci
asporteranno parti strategiche della corteccia cerebrale
e dellippocampo: zone collegate al senso del s,
allautocoscienza ed alla memoria a lungo ed a breve
termine da inserire nel ventenne. In tutto uno o due
millimetri cubici di tessuto nervoso pronto a innestarsi
con le vivine trasferendo la nostra identit.
Saremo resuscitati con giovane corpo e pronti ad
affrontare la nuova vita che durer tranne incidenti di
percorso quasi un secolo. Nella nuova vita ci si potr
sposare, avere altri figli e lavorare. Lesperienza
pregressa fatta col vecchio corpo aiuter il novello
individuo nellinserimento lavorativo e nel mondo delle
professioni. Tabelle di valutazione conferiranno
punteggi per lassunzione in attivit produttive oppure
crediti spendibili per saltare gli anni nei corsi di laurea e
di specializzazione.
Il ventenne che tramite CRONOS accoglier la nostra
identit bene precisarlo - proviene da una cellula
del nostro corpo stimolata a riprodursi. La cellula per
partenogenesi coltivata in speciali incubatoi dopo
nove mesi e dieci giorni - generer un individuo simile a
quello di provenienza. A richiesta ci saranno piccole
variazioni: la maggiore statura stimolata da ormoni,
lapparato muscolare possente tramite anabolizzanti e la
lucentezza della pelle priva di rughe fino a tarda et. Il
patrimonio genetico per dellindividuo in incubatoio
sar del donatore. Accortezza indispensabile per
permettere i minuscoli trapianti di corteccia cerebrale e
di ippocampo di cui ho fatto cenno.
Lo Stato far fronte ai costi di traslazione
devolvendo risorse dalle pensioni ed emolumenti di fine
rapporto. Il vecchio che ritorner ventenne
sar
inserito nel ciclo lavorativo proprio di uno giovane e non
avr diritto alla pensione maturata nel precedente
corpo. Lo Stato non ostacola glinnesti su ventenni
generati per partenogenesi, risparmiando sulle quote
pensionistiche. Quelli con pensioni basse non saranno
in grado di fa fronte ai costi di traslazione tramite
CRONOS e moriranno per davvero. Gli altri
sorvoleranno in un nuovi corpi. Chi vorr continuare il
ciclo vitale ad infinitum potr farlo purch ne abbia i
mezzi economici. Si potr tornare ventenni a volont:
quando il vigore del corpo comincia a declinare oppure
pochi istanti prima dellultimo respiro. Come atleta di
skilift, si vola sulle onde della vita senzannegare.
Dicono che i troppi ricordi accumulati ogni volta che si
torna ventenni, alla fine uccidano davvero. Dicono che
le aree cerebrali preposte ai ricordi ed al concetto del
s, alla fine scoppieranno e si diventi pazzi. Gli
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scienziati pi accreditati invece dicono che il cervello


faccia una cernita dei ricordi e i pi remoti, nebulosi e
meno importanti siano cancellati. Secondo altri, nei vari
cicli vitali si perde la propria identit e ci si aliena in un
individuo diverso da quello di partenza. Supposizioni.
Quisquiglie. Pinzillacchere.
Dicono che CRONOS rafforzi il potere delle caste
messo in pericolo dalla morte corporale. I capi delle
grandi famiglie detentrici del potere economico e
politico non farebbero testamento evitando la morte
grazie a CRONOS. Dicono che si arriver al controllo
delle nascite perch molti non moriranno pi. Si
costruiranno grandi astronavi dove immettere la
popolazione eccedente come avvenne in Inghilterra coi
Puritani e le sette dei padri Pellegrini al tempo della
colonizzazione del Nord America. Le astronavi
trasporterebbero gente verso pianeti compatibili.
I teologi sono convinti che sia meglio morire al
termine del ciclo naturale. Chi aborre la morte non
degno dellaltro Regno: leternit attributo divino sarebbe gi nostra senza il bisogno di CRONOS.
Dicono che CRONOS aborra la vera anima. CRONOS,
un espediente di Satana che userebbe la tecnica per la
nostra perdizione. Altri dicono che non possibile
impadronirsi dellanima perch se la nostra anima fosse
conoscibile, occorrerebbe una seconda anima per
conoscere la prima e una terza per conoscere la
seconda. Secondo altri attraverso CRONOS si trasmette
un simulacro di coscienza. Si crea una vertiginosa
gerarchia di soggetti, somma di altrettante coscienze
individuali.
Eccelsi filosofi invece ammirano CRONOS in grado di
farci galleggiare nel futuro. Attraverso CRONOS
apprenderemo luso felice della eternit. Riavremo tutti
gli istanti della nostra vita e li combineremo a nostro
piacimento.
Comprai CRONOS un mese fa. il quinto della serie.
Tengo in soffitta gli altri computer con obsolete
stampanti e mouse. Se vivr in nuovi cicli vitali, allestir
un museo con tutti i computer posseduti. Anche
CRONOS un giorno sar sostituito da computer pi
potenti ed intelligenti in grado di evitare la traslazione
delle coscienze individuali in nuovi corpi umani avendo
a disposizione corpi di materiale indelebile.
Una trentina di anni fa, pensavo che computer si
scrivesse compiuter. Pensavo - nella mia ignoranza che il termine derivasse dal verbo compiere, una forma
di participio passato fuori moda: compiuter da
compiuto. Nacqui in un paese sugli Appennini campani
e le parole inglesi per me sono geneticamente poco
comprensibili; altrettanto la trasposizione in scrittura.
Capivo l'importanza di utilizzare questo portento della
tecnologia moderna, ma nel profondo diffidai.
Comprai CRONOS un mese fa in un negozio in Via dei
Ponti Rossi, a Napoli. Mi accompagn una amica
esperta di elettronica. Da solo sprovveduto come sono,
mi avrebbero fatto fesso rifilandomi un prodotto
scadente, a prezzo esorbitante. Al momento
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

dell'acquisto feci parlare lei. Il venditore spazientito


chiese chi di noi due fosse l'acquirente. La mia amica
rispose che ero io. Il commerciante perentorio disse che
dovevo parlare solo io; poi accett il compromesso.
Lamica mi avrebbe suggerito solo i particolari tecnici
del computer da acquistare.
Pagai e compilai due moduli, uno per il rimborso
dellacquisto da scaricare sugli emolumenti della futura
pensione e laltro era la garanzia. Lamica mi aiut a
montarlo in casa. Spostai una scansia piena di libri;
appesi un quadro sulla parete attigua e di fronte alla
finestra il tavolo su cui porre CRONOS da usare tutti i
giorni, indelebile bisogno.

dipendono dalla loro disposizione spaziale e carica


elettrica. Lo stesso vale per CRONOS che consuma
energia elettrica. Ma cosa la forza elettrica? I
cosmologi concordano nel dire che una delle forze
fondamentali delluniverso.
Sto in fibrillazione quando arriva il tecnico per le visite
periodiche. Pu capitare che CRONOS sinceppi, abbia il
virus e distrugga i dati. Ipotesi che stando alla
statistiche sono remote. Comunque i danni sono risarciti
dalla garanzia. CRONOS la mia luce. Le previsioni di
molti si sono avverate: la Scienza un giorno avrebbe
sconfitto la morte corporale.
ETERNI TRAMITE CRONOS.

CRONOS il prolungamento del mio cervello: la


banca dati che mi protegger dalla morte corporale.
Tutta la Terra ne parla. CRONOS la vera rivoluzione.
CRONOS preserva lanima proiettandola a volont in
nuovi corpi, allinfinito.

Lumanit divisa in due categorie: i possessori di


CRONOS e i senza. Gli eterni ed i mortali transeunti.
Non c' scelta: CRONOS o il regresso.
L'ETERNIT IN CYBER SPAZIO.

Non c bisogno di microfono. Si preme il bottone alla


cinghia dellorologio al polso e si parla. CRONOS
allinterno delle nostre case ascolta ha il programma
per recepire filtrandola, solo la nostra voce e registra
gli avvenimenti che ritiene utili per la sopravvivenza.
CRONOS seleziona i dati e cancella ci che non serve. A
sera in poltrona gli parlo del passato come a persona
amica. Parlo come chi in analisi e recupera perduti
ricordi. Pi dati gli do e pi sono certo di essere io
quando la coscienza mi sar traslata nel corpo del
ventenne sosia.
Comincio a non temere la morte e le frustrazioni si
attenuano nella certezza di rifarmi nelle successive vite,
aiutato dallesperienza pregressa. A volte ci rifletto
sopra, non tanto su CRONOS, ma su cosa sia mai la
coscienza individuale. Filosofi e neuro scienziati lo fanno
meglio di me arrovellandosi sui concetti di mente, di
autocoscienza e cose analoghe. Per ci penso lo stesso,
sforzandomi di trovare anchio approdi razionali. Cos
evito lapprensione che mi prende se penso a quando
avr dismesso questo vecchio corpo per entrare
nellomologo ventenne.
Dico che la coscienza sia la risultante della
disposizione spaziale di cellule nervose di determinate
aree corticali e ippocampali. Per la precisione, sarebbe
la distanza, la disposizione spaziale tridimensionale e le
connessioni di alcune cellule nervose a determinare il
senso del s. Non basta. Importanti sarebbero anche la
disposizione e funzioni di alcune proteine allinterno di
queste stesse cellule. Poche migliaia di cellule e alcuni
tipi di proteine incorporate nel loro citoplasma
sarebbero il nucleo dellio, mentre la periferia della
galassia sarebbe formata dagli altri organi ed apparati
del nostro corpo o del ventenne sosia che tramite
CRONOS accoglierebbe la nostra identit. Il nucleo
sarebbe insostituibile cos come i nostri ricordi. Per
analogia la coscienza individuale sarebbe come il conto
in banca di ciascuno sintetizzabile nella successione di
pochi numeri razionali. Tanto . La cosa bella che la
base o lessenza - del funzionamento di queste cellule
e proteine sarebbe data da fenomeni elettrici. Lo
stimolo nervoso infatti di natura elettrica e le
propriet funzionali di queste proteine strategiche
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CRONOS il dio ancestrale, il vorace Titano figlio di


URANO. CRONOS che divora le storie narrategli. Si
nutre mangiando voxel. CRONOS ascolta, assimila,
succhia il senso delle frasi, le spolpa da anfratti
temporali e dai segreti del subconscio, le metabolizza e
assimila. Sputa via con metallico rumore le parti
residuali, le parole prive ormai di senso, le frasi
ridondanti, i fatti inutili, le incongruenze e
sentimentalismi futili.

IL TESCHIO
Nel 1846 il Giornale del Regno delle due Sicilie pubblic
la notizia della scomparsa del marchese Leopoldo
Santacroce, morto allet di trentanni. Larticoletto
descrisse i solenni funerali in Santa Chiara. Il rapporto
del commissariato specific che il Santacroce era
precipitato in mare inciampando sul teschio di un
cadavere ivi portato dalle acque torrenziali insieme ad
altro ossame proveniente dalla prospiciente grotta del
Chiavicone. Il rapporto della polizia ammise un
particolare importante: il teschio apparteneva a persona
giovane perch aveva tutti i denti intatti tranne un
incisivo troncato a met. Dalla circonferenza della
scatola cranica poteva dedursi essere di donna. Un
commissario pi acuto avrebbe facilmente rapportato il
teschio con dente spezzato alla scomparsa di una lanno
prima. Allepoca dei fatti testimonianze accurate e
dicerie non mancarono. Pu essere che la polizia non
indag oltre per evitare di compromettere il ricordo del
marchese morto in modo tragico. N la polizia tenne
conto di testimoni che videro il marchese buttarsi in
mare urlando stralunato come un pazzo. Adesso facile
ricucire i fili di quella vicenda oscura.
Nel 1845 il marchese sinvagh di una giovane
ventenne sfortunata e povera di nome Giulia. Era figlia
di un certo Rocco Damiano finito in carcere perch in
un momento dira aveva ammazzato la moglie con un
colpo dascia. Tocc a Giulia mantenere le due sorelline
ed il fratellino rimasti soli. Fu operaia in uno dei
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capannoni del marchese in Via Medina. La ragazza era


cucitrice insieme con una ventina di coetanee. Come le
altre operaie era diretta da una sarta di professione,
madama Durso. Giulia ricuciva i pezzi di stoffa ritagliati
da madama. La ragazza era alta e ben fatta. Aveva solo
un dente rotto in bocca. Anni prima dei monelli le
avevano lanciato pietre e reciso a met uno degli
incisivi. Il marchese Leopoldo la not lavorare e
sinfiamm per lei. Giulia per necessit o perch non si
pot sottrarre, fu amante del marchese. Dopo alcuni
mesi era incinta. La poveretta non poteva nascondere il
fatto ai parenti e non sapeva come fare. Il marchese
strasvolto la uccise e di notte butt il cadavere nel
Pertugio parte iniziale del Chiavicone, un ampio
condotto sotterraneo. Questo canalone passava sotto
Via Toledo e finiva a poca distanza dal mare in Via
Chiaia convogliando le acque dagli avvallamenti di
Monte San Martino.
Lo storico Carlo Celano riferisce che durante la peste
del 1656 a Napoli ci furono oltre duecentomila morti su
una popolazione di poco pi di 400.000. Non si sapeva
dove seppellire i cadaveri. I becchini promettevano di
dare sepoltura ai morti in un luogo sacro e invece li
buttavano nel Chiavicone. Nei secoli successivi il canale
fu usato come immondezzaio. Destate in particolare,
miasmi melensi di morte emanava la forra piena di
sorci.
Il 14 agosto 1846 ci fu a Napoli un terribile temporale.
Piovve e grandin con tuoni e fulmini dal primo
mattino. Si form un devastante torrente che sincanal
nel Chiavicone dove trov ostruito il percorso al mare.
La massa dacqua fracass le pareti del condotto e
penetr nelle fondamenta delle case prospicienti
facendole crollare. Croll anche il collegio di S.
Tommaso e lantica costruzione del Monte dei Poveri
Vergognosi. La gran parte degli scheletri che il
Chiavicone custodiva, si rivers in strada e Via Toledo
ne fu piena. Dopo il temporale che cess verso il
pomeriggio, alcune carrozze transitanti per quella via
non poterono evitare di passare su carcasse e scheletri
umani. Il marchese Lorenzo Santacroce andava dalle
parti di Via Chiaia a vedere come stava sua madre. Il
cocchiere ferm la carrozza perch doveva rimuovere
uno di quei cadaveri espulsi dal Chiavicone. Scese
chiss perch anche il marchese che si trov davanti ai
piedi un teschio con resti di capelli e pelle. Il teschio
sembrava sorridergli con quei denti incisivi in bella
mostra. Egli vide subito lincisivo tronco e fu stravolto.
Urlando si gett in mare.
Nel 1890 un prete discendente del marchese fece
pubblicare a proprie spese il diario dellavo in cui era
descritto linfame delitto di Giulia Damiani. Il marchese
Leonardo Santacroce scrisse il diario forse per mettere
a tacere la coscienza ed il prete volle far luce su tanta
infamia.

Alessandro Cascio* Portogallo/Palermo


UNA ROSA PER XAVIER

Il mio corpo si era piegato alla stanchezza e la mia


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testa si era adagiata su un cuscino in lana trapuntato e


con la cucitura a fiori che, sapevo, mi avrebbe lasciato
le scavature di gialli girasoli e verdi steli ad una sola
foglia sulla guancia destra.
Signore, lo vuole un dolcetto?
Sentii un dito puntellarmi la schiena e se dapprima
questo fosse leggero, cominci a farsi sempre pi
martellante e a tempo con la cantilena del: Signore lo
vuole un dolcetto? Lo vuole un dolcetto Signore?
La voce acuta, timida e femminile sembrava
canticchiare una canzone e lei, bella, sarebbe stata
anche piacevole se solo avessi chiesto musica e
dolcetti. Ma io chiedevo solo di dormire su un cuscino
pungente, scomodo e dalla riprovevole estetica.
Il sonno mi port ad essere pi burbero del solito.
Non vede che sto cercando di dormire?
Sentii tremare la mano sulla mia spalla, sentii la paura,
sentii le lacrime salire dal cuore, il luogo da cui gli occhi
prendono ordini.
Siamo atterrati, disse lei trattenendo il tremore del
labbro inferiore bloccandolo tra i denti con un morso.
Siamo atterrati da tanto di quel tempo che io non so
pi cosa fare. E poi lo sfogo, le lacrime e il troppo
trucco che assieme le disegnarono un mezzo tribale
lungo le guance.
Spalancai gli occhi, li strofinai mentre la ragazza
muoveva in modo scoordinato la mano tremante a tal
punto che pensai fosse meglio prendere un dolcetto da
quel vassoio se non avessi voluto trovarmi addosso
gianduiotti e crema di latte.
Atterrati dove? chiesi allhostess una meta e un
dolcetto e lei, felice di questo, mi disse che non sapeva,
che lei aveva solo sognato di essere come sua madre.
Sembrava Elizabeth Taylor da giovane, ma pi alta e
con
le
curve
standard
degli
anni
nostri.
Una volta sceso allaeroporto con quel frak da cartone
animato mi sentii normale rispetto alla hostess e
allastronauta che se ne stava a guardare il tabellone
degli arrivi. Mi ritrovai l, ad osservare quelluomo e
pensare di dover aspettare che qualcuno spuntasse
fuori con la telecamera a dirmi che ero la vittima
fortunata di Candid Camera Show che mi avrebbe
fatto apparire stupido di fronte a milioni di persone ma
che mi avrebbe portato a guadagnare qualcosa per
laffitto e le rate dellauto.
Nessuno aveva fretta in quellaeroporto, non era come
se ne vedevano di solito, comera normale che fossero,
con tutta quella gente che suona al passaggio al metal
detector, con tutto quel gridare contro luomo del rullo
e linefficienza degli addetti alle valigie, e tutto quel
girarsi per capire dove si trovasse, in verit, luomo del
rullo, se esistesse davvero un uomo del rullo. La verit
sulla mancanza di fretta stava nel fatto che mancavano
gli orologi, non ce nera alcuno da nessuna parte,
neanche nei tabelloni che puntavano solo il numero di
volo e un nome accanto. Cera il nome di un certo Tim
Bullet di fianco allA-561 e quello di Matilda Becker
legato al D-455 e poi tanti altri, compreso il mio dell' A286. Cera scritto JoeJoe, il mio soprannome, lunico
della mia vita, a meno che non ci fosse stato un altro
bambino al mondo a fratturarsi un dito giocando con lo
Jo Jo. Ne ho conosciuti di bambini spericolati, i miei
compagni si fratturavano le ossa cadendo dalla
bicicletta e le braccia cadendo dagli alberi di ulivo e per
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

questo non venivano chiamati in nessun modo se non


stupidi dai genitori e attraenti dalle compagne, ma
per chi si frattura un dito con uno Jo Jo e si chiama Joe,
non c che un Joe-Joe ad aspettarlo. Guardai il
tabellone e poi lastronauta che avevo accanto. Avrei
voluto chiedere qualcosa, ma la paura della risposta mi
fermava.
Come chiedere ad un pazzo perch passeggia mezzo
nudo per le strade di Trafalgar.
Come chiedere ad un uomo in giacca cravatta e 24 ore,
perch corre vestito in quel modo per le strade di
Trafalgar.
Come mai non ci sono orari?
E lui mi risponde quello che ovvio: Vuol dire che non
ce n bisogno.
Semplice dico.
Semplice ride lastronauta.
Come chiedere ad un impiegato in piedi sul cornicione
al 20esimo piano della sede della Buckem LTD perch
sta per gettarsi.
Come chiedere ad un impiegato curvo su una scrivania
al 20esimo piano della sede della Buckem LTD perch
non lo ha ancora fatto.
Che fretta c? continu lastronauta con una tale
quiete da dare limpressione di dover esplodere da un
momento allaltro, come un mare piatto che annuncia
tempesta: per via degli orari che la gente si affanna
tanto e va fuori di testa.
Mi guardai attorno, e tra i clown, cow boy, hostess con
la sindrome di Peter Pan e le centinaia di bestiole che
vidi, pensai che neanche la mancanza di orologi fosse
poi un deterrente efficiente.
Lastronauta aveva accanto a s una ragazza vestita da
ballerina e con addosso un enorme cappotto marrone
pieno di bruciature di sigarette. La mia testa non
seguiva una logica reale, non and nel panico
nonostante tutto ed io, cosciente di questo, mi mossi
alla scoperta del mondo in cui ero stato portato da un
aereobus con la sigla SA in cui mi trovai tutto solo,
come se la meta in cui ero diretto, non fosse poi cos
ambita.
Lei chi aspetta? mi chiese la ballerina.
Non so. Che escano le telecamere forse, risposi.
Rise, lo fece mettendosi una mano davanti agli occhi,
mostrandomi la bocca ma non lo sguardo. Chiesi dove
fosse luscita ma lei rispose con una domanda: Sei
molto indaffarato nella vita, vero Joe-Joe?.
Come mi conosci? chiesi, ma quella non mi rispose,
mi indic luscita 286, mi disse che quella era la mia
uscita mentre la sua invece era quella accanto, la 279.
In bocca al lupo mi disse lastronauta e poi assieme
alla ballerina si diresse verso luscita al primo
movimento del rullo, abbracciando i due bambini
appena arrivati.
Avevo appena scoperto che i giornali riportavano solo
buone notizie, che a Los Angeles, ultimamente,
avevano preparato una torta di cioccolata alta sei metri,
che era nato Tom, il sesto figlio della famiglia Becket di
Boston, che Lynn di Baltimora aveva finalmente trovato
casa e lavoro.
Ma chi te li compra sti giornali? chiesi al giornalaio.
Nessuno, mi rispose lui, vecchio e felice, come nessun
vecchio con le ossa fragili, la pressione rimbalzante e il
pene penzolante dovrebbe essere.
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Ovvio risposi io, sono noiosi.


Ma la sua risposta fu ancora pi ovvia: No, sono
gratis.
Come chiedere ad un uomo seduto a parlare con se
stesso ad alta voce, di smetterla.
Come chiedere ad un uomo seduto in silenzio, di
iniziare a parlare con se stesso.
Sei stato indaffarato ultimamente, vero Joe-Joe?.
Come reagireste se entraste in un manicomio e tutti vi
salutassero?
Se quei tutti fossero gli infermieri?
Se
non
indossaste
un
camice
bianco?
Come vi sentireste?
La signora che sincamminava verso me aveva una
torta di arance e ne offriva un po a tutti e i tutti l,
erano tanti. Quella torta invece era piccola, ma ne
mancava sempre una sola fetta.
Mi disse: Siediti, Joe-Joe che adesso arriva il tuo
turno.
Almeno lei sembrava normale, la sua torta meno, ma lei
sembrava normale. Era vestita da signora anziana,
nientaltro e pensai che di lei mi sarei fidato. Si sedette
e mi diede una fetta della sua torta.
No, rifiutai, non vorrei che finisse e lasciare senza,
quei tipi vestiti da super eroi.
Ce ne stiamo in silenzio qualche secondo, i secondi
diventano minuti e prima che questi diventino
sostanziose parti dora, mi decido a chiederle cosa mai
volesse da me.
Sei qui per spiegarmi qualcosa?
Ma lei rispose ovviamente come avrebbe risposto
ognuno in quellaeroporto: No. Se dovessi spiegarti
qualcosa, lavrei gi fatto.
Come dire ad un uomo che grida a squarciagola di
tacere.
Come dire ad un uomo che tace ed ingurgita emozioni,
di gridare.
Il rullo inizi a scorrere ed io cominciai a guardarmi
intorno. Il volo A286 era in arrivo. Era laereo che
aspettavo. Dalla porta usc una ragazza. Non mi venne
subito incontro, ma aspett l, ferma, aveva i rasta e dei
campanellini legati alle punte. Il cuore cominci a
prendermi a pugni il petto. Soffiai riempendo le guance
di aria e mantenendola dentro. Me lo aveva insegnato il
mio medico, serviva a cacciare via lansia. Si chiama
amore, mi disse la vecchia, ma io le risposi che avrei
continuato a chiamare le cose col giusto nome: paura e
tachicardia.
Joe-Joe?
Rimasi impalato ad osservarla.
Ti conosco? chiesi ruminante e con la bocca
impastata per lo sciopero che le mie ghiandole salivari
fanno, quando mi sanno in tensione.
La nonna della torta di arance agit la testa.
capitato ancora, disse la ragazza che piegando la
testa, and sulle punte dei piedi e inarc le sopracciglia
guardando allaria. Mi abbraccia. In quellabbraccio, ci
rimasi, forse ci sarei anche morto, forse avrei dovuto
lasciarmi andare, come da tempo non facevo pi prima
del matrimonio con Marianne.
Poi il bambino inaspettato.
Io che smetto di farmi ma non riesco.
Io che voglio a tutti i costi salvare il rapporto.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Io che penso di farla finita su un grattacielo della


Bucker LTD.
Io che lavoro in uno di quei box, gabbie per
programmatori.
Io che corro, in ritardo, per le strade e ho voglia di
spogliarmi della mia vita.
Io che ingoio ogni mia emozione, io che grido e lei che
mi dice di tacere.
Lei che mi lascia.
Mio figlio che nasce.
Io sulla sedia di un letto dospedale ad aspettare mio
padre morire.
Gli aerei accesero i motori ed al rumore strinsi ancora
la ragazza che avevo tra le braccia, non le chiesi nulla,
la risposta sarebbe stata ovvia e per un attimo anchio
lo diventai: Fatina dei campanellini, la ragazza dei miei
sogni. Ti ho vista.
In quella vecchia libreria di Londra.
Il giorno in cui trovai la ristampa di Blacksad
Il giorno in cui te la porsi al bancone .
Nellaeroporto dei sogni si trovavano persone normali
ed io, mano nella mano con un ricordo vago, chiedevo
e ovviamente mi rispondevano, dicevano che la
normalit un sogno, per chi non ha gambe e
cammina, per chi non ha vista e vede, per chi non ha
braccia e tocca.
Per chi non ha udito e sente continuai.
Per chi non ha un cuore e ama rispose la nonna
sorridente, porgendo la torta a chi stava per partire.
Prendevano con appetito, ma quella mai finiva. Parlava
di me che l dentro, sembravo normale, ma ero pi fuori
di un uomo vestito da astronauta, sogno di un bambino
che vuole esplorare luniverso, pi folle di chi sogna di
diventare ballerina, cow boy, clown, hostess, pi
chiassoso di tutti quei cani e animali domestici che
avevo attorno.
Sono io il folle, quello che non sa dare risposta a
domande ovvie.
Quindi sei un sogno... chiesi alla fatina dei
campanellini.
Gli aerei partivano con i loro vecchi e bambini a bordo,
gli unici ancora in grado di sognare.
Lastronauta abbracci la sua ballerina e si dissolse con
lei per andare laddove i sogni albergano e che a noi
non dato sapere.
Una donna era ancora l, guardava il cartellone e
aspettava un volo di un certo Xavier al 281.
Arriver disse, ma nessuno le aveva chiesto nulla:
Questa lui ad avermela regalata.
Teneva stretta a s una rosa rossa, le spine le
graffiavano il decolt ma lei non se ne curava, stava l
ad aspettare che una aereo atterrasse, nonostante tutti
gli altri erano gi partiti. Si dissolse lentamente
sussurrando:
Arriver.
Sussurrando:
Non
preoccupatevi, gli aerei ritardano a volte ma.
Vidi dissolvere un sorriso disperato e lei, guadandosi
intorno, neanche si accorse di non esserci quasi pi.
Tutti pensiamo a come debba sentirsi un uomo che
perde il proprio sogno, ma mai pensiamo a come pu
sentirsi un sogno che perde il proprio sognatore.
Ovvio.
Come dire ad un pusher di volersi drogare fino a
svenire.
Come dire ad un medico della mutua di voler smettere.
10

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Come dire ad una moglie di amarla fin che morte non vi


separi.
Come gridarle in faccia ubriaco.
Come odiare un padre.
Come fargli da custode in un letto di morte.
Fatina dei campanellini mi abbracci, disse che era
tempo di sparire, che io non ero come Xavier, che la
sognavo spesso, ma la dimenticavo. Disse che fino a
quando avrei continuato a credere nellamore, lei non
avrebbe fatto quella fine.
In aereo vedevo la mia vita scorrere da finestrino in
finestrino, come un cartone, un film, uno sceneggiato,
una telenovela brasiliana, un gioco a quiz. Vivianne, la
hostess, mi disse che quello che stavo vedendo al
ritorno dallaeroporto della Sognare Airlains, era la parte
migliore del volo, lo spettacolo preferito dai turisti. Mi
appoggiai sul guanciale a fiori e mi addormentai con la
figura di me con una frattura al dito: Da oggi in poi ti
chiameremo JoeJoe disse il mio miglior amico, oggi il
mio peggior nemico.
E poi mi addormentai, perch il resto lavevo gi visto.
Al mio risveglio ho un girasole piantato in faccia e un
rosso vermiglio che scende fino al collo.
Mio padre appena morto, prendo la sua mano e la
poggio sul suo stomaco. Mi alzo e penso che dovrei
andar via da l, passare dalla piccola libreria di Queens
Ray e prendere Blacksad o Skydoll o Stigmata. Non so
per quale motivo, ma sento che un fumetto sia la mia
priorit nonostante il mondo, nonostante le corse degli
infermieri e la donna anziana, in coma, che salta alla
vista in bella mostra nella camera senza numero, lunica
che non sa di morte, ma di fiori di arancio.
Il marciapiede sulla quale cammino lento sembra
sbattermi in faccia quello che sono, un emarginato che
deve dar spazio a chi cammina veloce, un individuo in
cerca di ossigeno a cui un mondo pieno di smog ha
riservato soltanto un piccolo tratto. Scruto tra i negozi,
supero la scuola di ballo al 279, il fioraio al 281 ed entro
nella mia vecchia libreria al 286 di Abbey Road.
Scricchiola la porta e i campanellini colorati legati ad
essa suonano. La ragazza coi rasta di fronte a me mi
osserva. Io osservo lei e credo che abbia gli occhi verdi
pi grandi della terra, che vorrei due occhi come i suoi.
Glie lo dico e ride: Vuole nientaltro oltre i miei occhi?
Blacksad dico e trovo una scusa per parlarle. Ovvia.
Come parlare di se stessi ad un tavolo di un ristorante a
poco prezzo.
Come ascoltare una donna parlare di se stessa allo
stesso tavolo.
Come pensare di chiederle di uscire di nuovo, di fronte
la porta di una vecchia e accogliente casa.
Come sentirsi risponedere un forse.
Come salire due gradini e baciarla.

LA MIA GENERAZIONE
La mia generazione era appena andata a fuoco, l'avevo
bruciata sperando che la cenere generata avrebbe fatto
almeno da concime alla terra.
Tanta di quella musica che non avrebbe potuto mai
ascoltarla tutta, tante di quelle parole che non avrebbe
potuto mai leggerle tutte, tante di quelle immagini che
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

non sarebbe mai stata in grado di guardarle tutte.


La mia generazione era alle mie spalle, scoppiettante
mentre mi allontanavo da lei. Il fumo provocato era pi
delle fiamme che l'attorniavano, accompagnata, come
suo
solito,
da
sirene
e
dissennate
grida.
Avevo con me un sassolino nella scarpa ed un borsone
in pelle marrone poco pesante, una cuffia e il cd con la
voce di lei a cantarmi nelle orecchie alla Hall of Fame di
Leicester.
Ma nonostante dessi l'impressione di aver perso tutto,
avevo appena realizzato di avere acquistato, invece, ci
che da tempo noi ragazzi avevamo smesso di cercare,
ci che a noi tutti serviva: il nulla.
"Di che parla la tua canzone?" le chiesi.
"Di un contadino e un Re".
Mangiavo cereali incrostati di frutta secca e viscosa che
otturava le naturali scavature dei denti dandomi la
piacevole sensazione di insensibilit durante lo scontro
tra un molare e l'altro. Torpidi sbattimenti di dentiera si
alternavano ad un: "Che contadino? Che Re?"
Il naso di lei sniffava nitroglicerina, deflagrante
esplosivo per la testa: cocaina a strisce finissime e cos
poco alte che il vento non avrebbe trovato alcun
appiglio per spazzarle via, ci fosse stato.
La testa scrollata, la mucosa bruciata: "Un giorno un
povero contadino lott per il suo popolo contro un Re
distratto che si scord del pane ai sudditi e dell'acqua ai
somari per inseguire i sogni di un reame smisurato,
ottenne appoggi e gloria, vincite su vincite, cariche ed
onori e in fine l'Impero, diventando Re".
Le gengive non reggevano il contraccolpo dei miei
denti a prova d'urto e si infiammavano sanguinando
rosse striature ai bordi dei canini: "Che Re?"
"Un Re distratto, che si scord del pane ai sudditi e
dell'acqua ai somari per inseguire i sogni di un reame
smisurato, ma un giorno"
Spolverai il tavolo con un tiro che mi assop il naso e
mise in tensione la mia fronte aggrovigliandola in piccoli
rotoli di pelle aggrottata: " un povero contadino lott
per il suo popolo"
"Gi" rispose lei.
La mia generazione scriveva d'amori persi in diari
aperti al mondo, con artificio e vittimismo, attorniando
le parole di lucenti stelline, glitter e tristi smile giallastri
e incongruenti, ma le loro parole e le loro espressioni
non differivano, e la disperazione perdeva singolarit
rendendola piatta, come se lo stesso giovane
combattuto e dannato avesse girato il mondo facendo
soffrire allo stesso modo ogni amante che scriveva in
quei diari.
La mia generazione era un passo dietro alla scarpata,
ma la sua fortuna stava nel fatto che s'era fermata e
aveva smesso di camminare. Per questo, il fumo che
avevo dietro imbrattava i muri, ma non loro, non me,
che sembravo assuefatto al biossido di carbonio, come
alle droghe leggere e avevo imparato a fare a meno
dell'ossigeno.
Feci due passi ancora, mille miglia verso il punto di
partenza, che non avrei trovato, ma che non mi sarei
stancato mai di cercare.
Trovare equivale a morire. Cercare l'unica vita che io
abbia mai conosciuto.
E allora via da l, via da quella casa ereditata dai miei
per cui non avevo lottato, via dal perch delle guerre e
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

dai "troviamo un accordo politico", via da giardini


troppo uguali ad ogni giardino del mondo: la mia casa
ero io, in quel momento, l'unica casa che conoscessi
eccetto la piccola Maria.
Mi avvicinai all'imponente Chiesa di Santa Lucia. Stavo
dietro le sbarre che separano il mondo dei bambini da
quello degli adulti, le sbarre pi imponenti del mondo,
verdi e apparentemente fragili, ma pronti a ricoprirsi di
ruggine e spine rampicanti alle prime piogge. I bambini
giocavano nel parco ed io cercavo di scovare mia
sorella tra tante possibili piccole sorelle che cantano e
giocano.
Un ritornello, come un ticchettio martellante di un
orologio donava sorrisi a chi, di quella filastrocca, ne
era incosciente. Piccoli bimbi miei, sar la vostra terra
che cadr in quel: giro giro tondo, quant' bello il

mondo,

casca

la

Terra,

tutti

gi

per

terra...

Tutti.
Gi.
Per terra.
Un pazzo un giorno compose una filastrocca e la mise i
bocca al figlio, poi gli disse di diffonderla, e come il
morbillo quella si diffuse, ma come la peste non and
via.
Ridendo strozzavano le loro ugole e davano sazio alle
loro
risa.
Piccoli bimbi miei, la gente grande non lotta perch
questa filastrocca finisca, ma paga le tasse, lavora e
piange da sola, mandando a quel paese i pedoni
quando in auto e le auto quando pedone.
Non cantate pi questa filastrocca, piccoli bimbi miei,
che un giorno, conoscendone il significato, le vostre risa
diventeranno pianto. "Ciao Babbuccia mia", dissi, "sono
venuto per salutarti."
Maria era l con un grembiule blu e quel nastro bianco
che copriva i colori dei vestiti che Francesca aveva
scelto per lei quella mattina e che lei aveva scelto per
se
stessa
in
qualche
negozio
della
citt.
Mi allunga una mano: "Allora vai via, fratellone?" mi
disse, e in quel frangente lei sembr l'adulto ed io un
piagnucolante poppante. Non vero quello che dicono
dei bambini, loro non sono come noi gli imponiamo di
recitare nei film, loro non piangono per chi va via,
piangono solo per chi li abbandona.
"Sai che torner presto, piccola mia, lo sai, non
cos?"
"S" abbass la testa, certa di non potermi mai perdere,
"lo so."
E stetti in silenzio aspettando che lei dicesse l'ultima
parola.
Maria viveva con Francesca e Filippo, due amici che
s'erano presi cura di lei da sempre. Francesca adesso
stava male, aveva qualcosa alle ovaie, qualcosa di
grave e che le impediva di avere bambini. Cos, Maria
per loro era diventata una figlia, ed io potevo esserle
fratello senza rischiare di dover essere anche un padre,
un pessimo padre. Preferivo essere un buon fratello. Le
volevo cos bene che non c'era stato altro che amore
per lei nella mia vita o forse, lei era una scusa per non
dovermi impegnare, lei non mi avrebbe mai lasciato.
"E adesso dammi un bacio Babbuccia" e me lo diede tra
le sbarre proprio mentre la maestra cominci ad urlare
come un motorino snervante in giro per la citt.
L'avrebbe rimproverata di l a poco per aver parlato con
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

11

uno sconosciuto, ma lei avrebbe preso il rimprovero


mantenendo il segreto d'aver incontrato il fratello
sbandato.
"Adesso vado" mi disse, matura com'era a soli otto
anni.
"No, aspetta" risposi io e ne avevo quindici in pi. Le
diedi la mia collana, gliela misi in tasca e andai via:
"Torner presto amore mio."
In casa del vecchio Popper, l'aria sa di gelsomini
piantati in giardino che la moglie Matilde raccoglie e
mescola in acqua ed alcool a fuoco lento per crearne
l'essenze di cui riempita. Sa di famiglia felice, di
Whisky e di vecchiaia, di malattia e di ricordi nelle foto
a colori sbiadite dal tempo. Sa di torta alle mandorle e
di pere lesse. Sa di vita lenta e di maniacalit del senso
dell'ordine ch' spesso disordine nella mente di chi lo
mantiene.
"Cosa vuoi farne figliolo?", mi chiede Popper scendendo
in cantina e porgendomi i fusti da due litri con la scritta
Oil sbiadita dal tempo, nemico dei colori come
l'autunno.
"Voglio riempirli di benzina e dare fuoco a casa dei miei.
Poi dar fuoco alla mia scuola, al comune e alla villa,
all'antenna TV, ai centri sociali, agli asili, a tutto il
paese e poi andar via".
Popper chino su un fusto e balbetta suoni privi di
senso per chi non sa sentirli. Una E, una A, e chiss
cosa ancora, che stanno cercando di trovare il posto
giusto in una frase che prima o poi uscir da quella
vecchia bocca tremante. Io aspetto. Poi sorrido per
aiutarlo.
"Brutto mascalzone, per poco non ti avevo creduto con
quel viso serio" e sorrise anche lui, anche se il suo
sorriso non era bello come il mio, come quello
disimpegnato e alcolico della mia generazione. I sorrisi
di Popper, nelle foto in bianco e nero, non avevano altri
termini oltre a "spensierato". Eppure nei cieli volavano
aerei carichi di bombe ed arcaici supereroi in
calzamaglia che li aiutavano a credere in loro stessi ma
a
non
scordare
le
proprie
debolezze.
"Ciao vecchio mio."
"Ciao figlio mio."
Legai un fusto all'altro e aspettai Martina all'incrocio di
Via Lenin. Arriv col furgone, strafatta, trascinandosi
dietro un gatto investito e penzolante dalla marmitta e
un mucchio di ricordi.
Lei che canta da piccola e gli applausi dei genitori. Lei
al primo saggio. Lei al concerto del paese. Lei con in
bocca il sapore di un pene sudicio in erezione in uno
studio televisivo, unta di sperma e di sete di successo.
Lei in TV, lei alla Hall of Fame di Leicester. Lei nella
camera di un amante, pezzo grosso, ubriaco. Lei in
strada con i suoi cd ed un occhio nero. Lei che pensa se
stessa pensare che i sogni non esistono pi.
La mia generazione brucia dietro me con i suoi giornali
di lotta politica al centro di discussione e stampa
"Falcone-Borsellino". La mia generazione scoppietta con
i fili elettrici dell'antenna TV. maestoso fuoco
fumante, cenere imbrattante, porte smaltate e
incandescenti al centro "Guerra alla guerra". La mia
generazione senza casa, senza scuola, senza baretto,
adesso.
Dalla collina dei meriggi alcolici, un tempo Collina
Cesar, possiamo vedere le stelle, possiamo vedere
12

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

conigli farfalle notturne e lucciole, ma non ci frega


nulla. Che cadessero gli astri, si estinguessero gli
animali tutti, bruciassero le farfalle a contatto col cu
delle lucciole.
La citt brucia, e con essa, una parte della mia
generazione.
"Me la canti la canzone del Re e del contadino?"
"Aspetta che finisca di piangere, almeno."

Ed io aspetto. Non ho nient'altro da fare fino a


domattina.
Il racconto stato pubblicato anche sulla rivista Sagarana.
* Alessandro Cascio, 30 anni, siciliano, vive da 10 anni
all'estero. Sceneggiatore e autore di romanzi, ha studiato con
Mario Monicelli, Francesca Marciano, Daniele Costantini e i
fumettisti Wallnofer e David alla scuola Internazionale Comics
di Roma. Tra i suoi lavori, diverse collaborazioni con riviste
letterarie italiane tra cui, nel passato, anche con la ns.
rivista, Osservatorio Letterario - ed estere e romanzi
pubblicati con Montedit, KVP e Il Foglio (Tre Candele, Tutti
tranne me, Il lustrascarpe).

Marco Marengo Genova


DIAVOLO NATALE

Sono sufficienti i soliti accorgimenti per ingannare la


clientela! Il Diavolo indossa un vestito rosso e la barba
finta. Nascosta la coda nei pantaloni ed indossate un
paio di morbide pantofole, per evitare il fastidioso
rumoreggiare degli zoccoli, pronto per partire.
-Babbo Natale che fine ha fatto?- vi domanderete.
Tranquilli! Sta bene, solo nellaltra stanza a contare la
montagna di soldi che il Diavolo gli ha elargito per
prenderne momentaneamente il posto.
Il Diavolo si sente astuto, ignora il fatto che non ha
sostituito il vero Babbo Natale. Nellaltra stanza un
impostore travestito da Babbo Natale si intascato i
soldi! Mai pensare di essere pi furbi degli altri! A parte
ci nessuno si accorger della differenza.
Il Diavolo Natale fatica un po per capire come dare il
via alle renne della slitta, ma poi parte rapido e deciso.
La lista degli indirizzi lunga, ma sa che in molti, in
questi tempi di buonismo, non accetteranno la sua
proposta. Anni fa riusciva a convincerli con il terrore o
con succulente promesse.
Nel frattempo il vero Babbo Natale perde tempo
oziando dopo aver venduto le renne ed aver affidato la
consegna dei regali ad un corriere privato; il quale,
fregandosene, non li consegner e se li rivender.
Non fa poi una gran vita il Diavolo Natale suonare
porta a porta come un venditore ambulante.
Comunque tirando le somme, alla fine della prima
giornata, ha uno sguardo appagato. Mette a dormire le
renne, che lo osservano con sospetto, poi si concede
qualcosa da bere e va a dormire, allinferno.
Nel frattempo Babbo Natale, stufo di oziare si traveste,
con i soliti e semplici accorgimenti, da Diavolo.
-Ora che faccio vestito da diavolo?- ci pensa su poi
unidea lo fulmina andr in giro vestito da Diavolo a
consegnare i regali- ma presto gli torna alla mente
che non ne ha pi consegner pacchi con delle pietre
dentro intanto la colpa andr al Diavolo!-.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Nel mentre il Diavolo continua il suo onesto lavoro:


chiedere qualcosa offrendo altro in cambio.
La gente in giro confusa.
I bambini raccontano ai genitori di aver visto il Diavolo
consegnare regali.
I genitori si tuffano nei ricordi ai nostri tempi
credevamo a babbo natale questi bambini sentono
parlare sempre di guerre, forse per questo si
immaginano il Diavolo che consegna regaliForse durante questo via vai di consegne i due si
incontreranno chiss cosa ne nascer ora non ho
tempo per pensarci, che ne dite di fare voi qualche
ipotesi?

Umberto Pasqui Forl


CUORDARANCIO E IL TOPOGATTO MISTERIOSO
I
Nella casa in collina
Stanco di posare gli occhi sulle onde, dal villaggio sul
mare Cuordarancio si era trasferito, per qualche tempo,
in una dimora in collina. Viveva con Stellatina, la
ragazza che aveva abitato la casa in mezzo al bosco e
che poi era diventata sua moglie. Quando saliva sul
tetto, poteva scorgere, pi in l della citt con le tre
torri svettanti, il mare come un foglio di carta rilucente
e ci, nei momenti di sconforto, lo rincuorava. Mai
poteva dimenticare il passato, bench non sempre
pieno di avvenimenti allegri. Nonostante che fosse pi
felice e quieto di prima, era ancora turbato dal suo
potere di sdoppiarsi quando sentiva la necessit di
seguire quello che desiderava. Talora riteneva questa
sua capacit un vantaggio, perch poteva essere
doppiamente soddisfatto. In realt fare due cose
contemporaneamente non gli permetteva di essere.
Credeva di essere nato cos, pertanto si era come
rassegnato. Fu proprio Stellatina, invece, ad esortarlo a
non avvilirsi: era, infatti, venuto alla luce predisposto
allubiquit, ma essa era a lui stata donata da qualcuno.
La ragazza pens presto che si trattasse del topogatto
misterioso, animale che ha il suo stesso potere. Doveva
mettersi in cammino per trovarlo: non tutti sanno dov,
ma Stellatina seppe aiutarlo indicando la strada e
mettendolo in guardia dai pericoli. Part da solo, dopo
aver abbracciato la ragazza.

II
Nella trappola
Il cammino non si presentava, ai primi passi, difficile. La
strada, pi avanti, si trasform in mulattiera, come
aveva previsto Stellatina. Lungo il sentiero cadde in una
trappola. Una rete invisibile, infatti, era stata tesa
nottetempo e cos il giovane marinaio Cuordarancio si
trov avvinghiato in una tela tanto resistente che le sue
chele neppure scalfirono la fibra delle maglie
trasparenti. Dapprima grid, poi prefer tacere: aspett
un tempo che sembrava interminabile, vide tramontare
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

il sole due volte. Non pativa la fame, solo la rabbia lo


divorava. Si sentiva impotente in quel paretaio dai fili
avvolgenti e nessuno si apprestava a lui per soccorrerlo.
Finch sent un tale avvicinarsi fischiettando: emerse
dalle sterpaglie un personaggio vestito con una tunica
color del sangue, e un cappuccio indefinibile. Recise la
trama con un paio di cesoie e liber Cuordarancio,
chiedendogli, per, di seguirlo. Lo avrebbe condotto da
Callisto seguendo il corso del fiume Rabbi in direzione
della sorgente, cos raccont. Il suo padrone gli ripete
sempre che siamo quello che vorremmo (o avremmo
voluto) fare. Callisto di Porcentico, dunque, cattura
persone per parlare con qualcuno e per presentare la
storia della sua vita. La sua esistenza, infatti, la
conseguenza delle sue aspettative, delle sue pretese,
dei suoi arroganti preconcetti.

III
Nel nido di Callisto
Fu portato ai piedi di un albero che parve essere una
farnia. Sul tronco grosso e robusto era stata calata una
scaletta con corde e bamb dallalto. Il personaggio con
la tunica lo invit a salire sulla scala, e Cuordarancio
non si trov in difficolt. Appoggiato ai rami cera un
grosso nido che sembrava un catino dal diametro di due
metri. Era la casa di Callisto di Porcentico colui che,
ritenendosi il pi bello fra i mortali, volle diventare
divino costruendo una lente per guardare tutti gli
uomini e imitarne gli atteggiamenti fino a sublimarli
nella sua invidia. Con tale lente, per, osserv con
troppa avidit: infatti, i raggi del sole entrarono nel
cristallo e bruciarono il suo orgoglio. Doveva essere il
migliore del genere umano e splendido commensale
degli angeli, ma ora si trova con una lunga barba da cui
spuntano, a seconda dei mesi, ortaggi di stagione e
vive con un piccione zoppo sul nido tra i rami della
grossa farnia. Mut aspetto molto in fretta perch le
persone che si trasformano non fanno rumore. Callisto
fiss lo sguardo su Cuordarancio disprezzandolo; aveva
infatti capito che era sposato con una ragazza e questo,
per lui, era una cosa disdicevole. Il giovane marinaio
con le chele, alquanto perplesso, cerc di ascoltare i
discorsi deliranti del barbuto secondo il quale anche lui
si riteneva sposato, con il piccione zoppo, e pertanto
non capiva perch non potesse adottare un cucciolo di
marmotta.
IV
Nel dorso della manticora
Cuordarancio si stanc degli sproloqui di Callisto, si
sporse dal nido e cadde dallalbero. Non poteva fare
altro. Atterr sul manto di uno strano animale che stava
correndo allimpazzata. La belva, accortasi del peso sul
dorso, si arrest e si scroll, borbottando per
linterruzione. Era una creatura mostruosa, una
manticora, e cio una chimera con testa umana, con
corpo di leone e coda di scorpione, in grado di scagliare
aculei velenosi. una creatura che ha sempre fretta
perch per essa siamo quello che facciamo. Senza
aggiungere nulla, la bestia se lo ricaric sul dorso e
riprese a correre a destra e a manca. Come se non
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

13

bastasse, la manticora parlava senza mai fermarsi,


dicendo qualsiasi cosa le passasse per quella strana
testa, farfugliando frasi sconnesse, articolando pensieri
pi profondi. Cuordarancio aveva ormai perso del tutto
lorientamento ma si rese conto che, tutto sommato,
stava seguendo la pista giusta. Il mostro raggiunse,
infatti, una radura in cui di tanto in tanto numerose
buche facevano emergere la terra dalle viscere del
pianeta. La manticora si ferm e fece cadere dal suo
dorso Cuordarancio, che si ritrov col muso davanti a
una cavit che profumava di limone e suggeriva calore,
tanto che, pur essendo scura come la torba, emanava
luce. Prima di scegliere cosa fare prefer osservare il
prato che lo circondava e apprezz finalmente di essere
tornato fermo.
V
Nellantro del topogatto
Si addentr nella cavit scavata nella nuda terra e
simbatt nella peluria dello strano animale, starnutendo
ripetutamente.
Il
topogatto
misterioso
balz
allimprovviso
sulla
testa
di
Cuordarancio,
spaventandolo. pi piccolo di quanto si possa
pensare: assomiglia, infatti, a un felino imbolsito grande
pi o meno come una mano e pur vanta spavaldo una
coda lunga, di topo. Un miagolio tenue, a cui si mescola
di tanto in tanto la parola, rende il suo linguaggio
comprensibile agli umani. In genere un animale che
resta nascosto, ma questa volta fu lui a palesarsi, fu lui
a fare per primo le fusa. Il topogatto gli raccont che a
Cuordarancio, ancora in fasce, volle donare lubiquit
perch era capace di osare, almeno cos sintuiva dai
primi vagiti. La madre Spetta e il padre Rugiada
acconsentirono ma mantennero il segreto. Il giovane
marinaio spieg le sue titubanze, dicendo di preferire
ununica presenza in un unico luogo. Il felino cap che
era in grado di compiere scelte sensate e gli revoc il
dono: da quel momento Cuordarancio non si sdoppi
mai pi. Il giovane marinaio con le chele accarezz
lanimaletto e per un momento sent quasi la voglia di
portarlo a casa: ma comprese ben presto che non era la
cosa giusta. Tornato da Stellatina, raccont la sua
vicenda alla moglie, che fu sollevata perch tutto era
andato per il meglio.

Grandi Tracce Grandi Tracce Grandi Tracce


Tommaso Campanella (1568-1639) *
A' POETI

In superbia il valor, la santitate


pass in ipocrisia, le gentilezze
in cerimonie, e 'l senno in sottigliezze,
l'amor in zelo, e 'n liscio la beltate,
merc vostra, poeti, che cantate
finti eroi, infami ardor, bugie e sciocchezze,
non le virt, gli arcani e le grandezze
di Dio, come facea la prisca etate.
Son pi stupende di natura l'opre
che 'l finger vostro, e pi dolci a cantarsi,
onde ogni inganno e verit si scuopre.
Quella favola sol de approvarsi,
14

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

che di menzogne l'istoria non cuopre


e fa le genti contra i vizi armarsi.

DELLE RADICI DE' GRAN MALI DEL MONDO


Io nacqui a debellar tre mali estremi:
tirannide, sofismi, ipocrisia;
ond'or m'accorgo con quanta armonia
Possanza, Senno, Amor m'insegn Temi.
Questi princpi son veri e sopremi
della scoverta gran filosofia,
rimedio contra la trina bugia,
sotto cui tu, piangendo, o mondo, fremi.
Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno,
ingiustizia, lussuria, accidia, sdegno,
tutti a que' tre gran mali sottostanno,
che nel cieco amor proprio, figlio degno
d'ignoranza, radice e fomento hanno.
Dunque a diveller l'ignoranza io vegno.

* Tommaso Campanella battezzato Giovanni Domenico


Campanella (Stignano (RC), 5 settembre 1568 Parigi, 21
maggio 1639) stato un teologo, filosofo e poeta italiano.

GIACOMO LEOPARDI:
SCRITTORI NON LEGGE

GRAN

PARTE

DEGLI

(Pensieri su letteratura e poetica dallo Zibaldone)

N. N. legge di rado libri moderni; perch, dice, io


veggo che gli antichi a fare un libro mettevano dieci,
venti, trentanni; e i moderni, un mese o due. Ma per
leggere, tanto tempo ci vuole a quel libro ch opera di
trentanni, quanto a quello ch opera di trenta giorni. E
la vita, da altra parte, cortissima alla quantit di libri
che si trovano. Onde ec. (17 Gennaio 1829).
(Molti libri oggi, anche dei bene accolti, durano meno
del tempo che bisognato a raccorne i materiali, a
disporli e comporli, a scriverli. Se poi si volesse aver
cura della perfezion dello stile, allora certamente la
durata della vita loro non avrebbe neppur proporzione
alcuna con quella della lor produzione; allora sarebbero
pi che mai simili agli effimeri, che vivono allo stato di
larve e di ninfe per ispazio di un anno, alcuni di due
anni, altri di tre, sempre affaticandosi per arrivare a
quello dinsetti alati, nel quale non durano pi di due, di
tre, o di quattro giorni, secondo le specie; e alcune non
pi di una sola notte, tanto che mai non veggono il
sole; altri non pi di una, di due o di tre ore). (2 Aprile
1827).
Se un buon libro non fa fortuna, il vero mezzo dire
che lha fatta; parlarne come di un libro famoso, noto
allItalia ec. Queste cose diventano vere a forza di
affermarle. Molti che laffermino e lo ripetano, lo
rendono vero senzalcun dubbio. Se, per qualunque
ragione, questo mezzo non si pu usare, il miglior
partito di tacere, dissimulare, e aspettare se il tempo
facesse qualche cosa (Firenze, 10 Agosto 1828; San
Lorenzo).
Ormai si pu dire con verit, massime in Italia, che
sono pi di numero gli scrittori che i lettori (giacch
gran parte degli scrittori non legge, o legge men che
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

non iscrive). Quindi ancora si vegga che gloria si possa


oggi sperare in letteratura. In Italia si pu dir che chi
legge, non legge che per iscrivere: quindi non pensa
che a se ec. (Pisa, 5 Febbraio 1828).
Oggi pi che mai bisogna che gli uomini si contentino
della stima de contemporanei, o per dirla meglio, de
conoscenti; e i libri, della vita di pochi anni al pi. (Oggi
veramente ciascuno scrive solo pe suoi conoscenti).
Il mezzo pi efficace di ottener fama quello di far
credere al mondo di esser gi famoso. (Bologna, 21
Novembre 1825). Analogo e confermativo di questo
detto quello di Labruyre, che pi facile far passare
unopera mediocre in grazia di una reputazione
dellautore gi ottenuta e stabilita, che lottenere o
stabilire una reputazione con unopera eccellente.
Chi vuole o dee fare un mestiere al mondo, se vuole
trarne alcun frutto, non pu scegliere se non quello
dellimpostore, in qualunque genere. La letteratura
stata sempre il pi sterile di tutti i mestieri. Il vero
letterato (se non mescola alla verit limpostura) non
guadagna mai nulla. Eppur limpostore arriva a render
fecondo anche questo campo fruttifero, e uno de
maggior miracoli dellimpostura si di render fruttuosa
la letteratura. Limpostura una condizione necessaria
per tutti i mestieri o veri o falsi. Se le lettere e la
dottrina frutta mai nulla, ci allimpostore, e in virt
non della verit (quando anche vi sia mescolata) ma
dellimpostura. (25 Settembre 1821).
Glilletterati che leggono qualche celebrato autore,
non ne provano diletto, non solo perch mancano delle
qualit necessarie a gustar quel piacere chessi possono
dare, ma anche perch si aspettano un piacere
impossibile, una bellezza, unaltezza di perfezione di cui
le cose umane sono incapaci. Non trovando questo,
disprezzano lautore, si ridono della sua fama, e lo
considerano come un uomo ordinario, persuadendosi di
aver fatto essi questa scoperta per la prima volta. Cos
accadeva a me nella prima giovinezza leggendo Virgilio,
Omero ec. (25 Settembre 1821).
Della lettura di un pezzo di vera contemporanea
poesia, in versi o prosa (ma pi efficace impressione
quella de versi), si pu, e forse meglio, (anche in questi
s prosaici tempi) dir quello che di un sorriso diceva lo
Sterne; che essa aggiunge un filo alla tela brevissima
della nostra vita; e ci accresce la vitalit. Ma rarissimi
sono oggi i pezzi di questa sorta. (1 Febbraio 1829).
Molti presenti italiani che ripongono tutto il pregio
della poesia, anzi tutta la poesia nello stile, e
disprezzano affatto, anzi neppur concepiscono, la novit
de pensieri, delle immagini, de sentimenti, tuttavia per
riguardo del loro stile si credono poeti, e poeti perfetti e
classici: questi tali sarebbero forse ben sorpresi se loro
si dicesse, non solamente che chi non buono alle
immagini, ai sentimenti, ai pensieri non poeta, il che
lo negherebbero schiettamente o implicitamente; ma
che chiunque non sa immaginare, pensare, sentire,
inventare, non pu n possedere un buono stile
poetico, n tenerne larte, n eseguirlo, n giudicarlo
nelle opere proprie n nelle altrui; che larte e la facolt
e luso dellimmaginazione e dellinvenzione tanto
indispensabile allo stile poetico, quanto e forse ancor
pi chal ritrovamento, alla scelta e alla disposizione
della materia, alle sentenze e a tutte laltre parti della
poesia ec. Onde non possa mai esser poeta per lo stile
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

chi non poeta per tutto il resto, n possa mai aver


uno stile veramente poetico, chi non ha facolt, o
avendo facolt non ha abitudine di sentimento di
pensiero di fantasia, dinvenzione, insomma doriginalit
nello scrivere. (9 Settembre 1823).
Per molto che uno abbia letto, ben difficile che al
concepire un pensiero, lo creda suo, essendo daltri; lo
attribuisca allintelletto, allimmaginazione propria, non
appartenendo che alla memoria. Tali concezioni sono
accompagnate da certa sensazione che distingue le
originali dalle altre; e quel pensiero che porta seco la
sensazione,
per
cos
dire,
delloriginalit,
verisimilissimamente non sar mai stato concepito
ugualmente da qualcun altro, e sar proprio e nuovo;
dico, non quanto alla sostanza, ma quanto alla forma,
che tutto quel che si pu pretendere. Giacch noto
che la novit della pi parte de pensieri degli autori pi
originali e pensatori, consiste nella forma. (10 Maggio
1828).
Il talento non essendo nella massima parte che opera
dellassuefazione, certo che coloro che ammirano in
altrui questo o quel talento, abilit, opera ec. ammirano
e si stupiscono di quello, di cui essi stessi in diverse
circostanze, sarebbero stati appresso a poco
capacissimi. (30 Ottobre 1821).
Se luomo sia nato per pensare o per operare, e se
sia vero che il miglior uso della vita, come dicono
alcuni, sia lattendere alla filosofia ed alle lettere (quasi
che queste potessero avere altro oggetto e materia che
le cose e la vita umana e il regolamento della
medesima, e quasi che il mezzo fosse da preferirsi al
fine), osservatelo anche da questo. Nessun uomo fu n
sar mai grande nella filosofia o nelle lettere, il quale
non fosse nato per operare pi e pi gran cose degli
altri, non avesse in se maggior vita e maggior bisogno
di vita che non ne hanno gli uomini ordinarii, e per
natura ed inclinazione sua primitiva, non fosse pi
disposto allazione e allenergia dellesistenza, che gli
altri non sogliono essere (30 Maggio 1822).
Qualunque stile moderno ha propriet, forza,
semplicit, nobilt, ha sempre sapore di antico, e non
par moderno, e forse anche perci si riprende, e
volgarmente non piace. Viceversa qualunque stile
antico ha ec., tiene del moderno. Che vuol dir questo?
Qual dunque la natura de moderni? quale degli
antichi? (25 Ottobre 1821).
proprio, appunto per queste ragioni, de mediocri o
infimi drammatici il sopraccaricare dintreccio le loro
opere, labbondare di episodi ec. Il contrario proprio
de sommi. E la ragione anche che questi trovano
sempre come tener vivo linteresse dello spettatore
(anche in una azione di poca importanza) colla
naturalezza dei discorsi, la vivezza, lenergia, collo
sviluppo continuo delle passioni, o col ridicolo ec. Quelli
non sono mai contenti neppur dopo che hanno trovato
o immaginato un caso complicatissimo, stranissimo,
curiosissimo. Esauriscono in un batter docchio tutto ci
che il soggetto offre loro. Cio non sapendone cavare il
partito che possono e devono, il soggetto non basta
loro che per poche scene. Fatte o disposte queste;
dopo di esse o nelle scene di mezzo si trovano colle
mani vote (per ridondante di passione, di ridicolo ec.
che il soggetto possa essere), e non trovano altra via di
tener vivo linteresse e la curiosit, che quella di andare
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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a cercar nuovi episodi, nuove fila, nuovi soggetti


insomma, per esaurirli poi essi pure in un momento.
Non possono insomma trovarsi un solo istante senza
qualche cosa da raccontare, qualche filo da aggiungere
alla tela, qualche soggetto ancor fresco, altrimenti non
hanno nulla da dire. E quanti autori sono di questo
genere? quanti drammi? novecentonovantanove per
mille. (4 Gennaio 1822).
Il poeta non imita la natura: ben vero che la natura
parla dentro di lui e per la sua bocca. I mi son un che
quando Natura parla, ec. vera definiz. del poeta. Cos il
poeta non imitatore se non di se stesso
Non solo, come ho spiegato altrove si fa male quello
che si fa con troppa cura, ma se la cura veramente
estrema, non si pu assolutamente fare, e per giungere
a fare bisogna rimettere alquanto della cura e della
intenzione di farlo. (24 Agosto 1821).
Ottimamente il Paciaudi come riferisce e loda lAlfieri
nella sua propria vita, chiamava la prosa la nutrice del
verso, giacch uno che per far versi si nutrisse
solamente di versi sarebbe come chi si cibasse di solo
grasso per ingrassare, quando il grasso degli animali
la cosa meno atta a formare il nostro, e le cose pi atte
sono appunto le carni succose ma magre, e la sostanza
cavata dalle parti pi secche, quale si pu considerare
la prosa rispetto al verso.
La prosa, per esser veramente bella (conforme era
quella degli antichi) e conservare quella morbidezza e
pastosit composta anche fra le altre cose di nobilt e
dignit, che comparisce in tutte le prose antiche e in
quasi nessuna moderna, bisogna che abbia sempre
qualche cosa del poetico
Della vita e condizione dOmero ogni cosa nascosta.
E pure in questa universale ignoranza, una tradizione
antichissima ed universale si mantiene, e tutti, che tutto
ignorano intorno a lui, questo solo naffermano ed
hanno per certo, che fosse povero e misero. Cos la
fama non ha voluto che si dubiti, n che resti nel puro
termine di congettura che il primo e il sommo de poeti
incontrasse la sorte comune di quelli che lo seguirono.
Ed ha confermato collesempio dellarchegs di questa
infelice famiglia, che qualunque danimo veramente e
fortemente poetico (intendo ogni uomo di viva
immaginazione e vivo sentimento, scriva o no, in prosa
o in verso) nasce infallibilmente destinato allinfelicit.
(4 Luglio 1822).
N.d.R.. I pensieri di Leopardi valgono anche per oggi

EPISTOLARIO

L'ultima lettera di Giulia dalla Nuova Eloisa


(1761) di Jean-Jacques Rousseau
Bisogna rinunziare ai nostri progetti. Tutto
cambiato, mio buon amico. Sopportiamo, senza
lagnarci un tal cambiamento, il Cielo che lo esige, pi
saggio di noi. Pensavamo a .riunirci: questa riunione
non era buona. La Provvidenza impedendola ci ha voluti
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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

beneficare, poich certamente previene cosi nuove


sventure.
Mi sono illusa per lungo tempo. Questa illusione mi fu
salutare: ella svanisce adesso, quando non ne ho pi
bisogno. Mi avete creduta guarita, e tal mi son creduta
ancor io. Ringraziamo Colui, che fece durar quest'errore
sin tanto che fu necessario: chi sa che sull'orlo del
precipizio qualche vertigine non mi vi avesse fatto
cadere! S: indarno volli sopprimere il primo sentimento,
che mi ha fatto vivere: egli si concentrato nel mio
cuore: egli si risveglia nel momento, che non pi da
temersi. Egli mi sostiene ora, che le forze mi
abbandonano; mi rianima ora che mi muoio. Amico
mio, fo questa confessione senza vergogna. Questo
sentimento, rimasto malgrado mio nel mio cuore, fu
involontario: nulla costato alla mia innocenza. Quanto
dipendeva dalla mia volont, fu da me fatto pel mio
dovere. Se il cuore, che non ne dipende, fu per voi,
questo appunto fu il mio tormento, e non il mio delitto:
feci quello, che io dovevo fare: la virt mi rimane senza
macchia e l'amore mi rimasto senza rimorso. Ardisco
farmi vanto del passato; ma chi avrebbe potuto
assicurarmi dell'avvenire? Un giorno di pi, e forse io
divenivo rea. A che mi avrebbe giovato l'intero corso
della vita compiuto senza colpa con voi? Oh; a quai
pericoli mi son io esposta senza saperlo! a qual pericolo
maggiore io andavo incontro! Non posso dubitarne. I
timori, che io credeva sentir per voi, erano da me
sentiti per me stessa. Tutte le prove sono state fatte,
ma potevano pur troppo ricominciare. Non ho io vissuto
abbastanza per la felicit, per la virt, per l'onore? Qual
utile potevo io pi trarre dalla vita? Togliendomela, il
Cielo non mi toglie pi nulla, che meriti il mio
rincrescimento, e pone in salvo l'onor mio. Amico, parto
nel momento opportuno, contenta di voi, e di me; parto
con gioia, e questa partenza nulla ha di amaro. Dopo
tanti sacrifzii parmi lieve quello, che mi resta a fare:
non si tratta che di morire una volta di pi ancora.
Prevedo le vostre ambascie; le sento: voi rimanete in
uno stato degno di compassione; lo so pur troppo; ed il
sentimento della vostra afflizione la maggior pena,
che io porti meco nella tomba; ma vedete all'opposto
quante consolazioni vi lascio! Quante cure da adempire
verso colei, che vi fu tanto cara, v'impongono il dovere
di conservarvi per lei! Vi rimane a servirla nella sua
miglior parte. Voi non perdete di Giulia che quello, che
avevate gi da lungo tempo perduto. Quanto ella ebbe
di meglio vi rimane. Venite a riunirvi alla sua famiglia.
Tra voi resti il suo cuore. Quanto ella am, si riunisca
per darle una nuova esistenza. Le vostre cure, i vostri
piaceri, la vostra amicizia, tutto sar opera sua. Il nodo
della vostra unione formato da lei, la far rivivere: ella
non morr che colla morte dell'ultimo fra tutti voi. [...]
Addio, addio, mio dolce amico ... ahim ... finisco di
vivere come ho cominciato! Dico forse troppo in questo
momento, in cui il cuore nulla pi nasconde... Eh!
perch temere di esprimere tutto ci, che io sento? Non
sono pi io quella, che ti parla; son gi tra le braccia
della morte. Quando vedrai questa lettera, i vermi
roderanno il viso della tua amante, ed il suo cuore, ove
tu pi non sarai. Ma potrebbe l'anima mia esistere
senza di te? Senza di te, qual felicit potrei godere? No,
non ti abbandono: vo ad aspettarti. La virt, che ci
separ sulla terra, ci unir nell'eterno soggiorno. Io
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

muoio in questa dolce aspettativa, troppo felice, se a


costo della vita acquisto il diritto di amarti sempre
senza colpa, e di dirtelo ancora una volta!

tirannia delle convenzioni di casta, sicch il loro amore si


trasformato in una pura amicizia, appunto come quello
dell'antica Eloisa e del suo maestro, il filosofo Abelardo.
Jean-Jacques Rousseau [1712-1778], La nuova Eloisa o

La protagonista del romanzo epistolare di Rousseau (un


indiscusso archetipo della narrativa romantica e moderna in
genere), in fin di vita per aver salvato un suo bambino
dall'annegamento nel lago, scrive questa lettera a SaintPreux, gi suo precettore, l'uomo da lei amato, riamata, per
tutta la vita, che non ha potuto sposare per la spieiata

Lettere di due amanti abitanti in una piccola citt appi delle


Alpi, traduzione di Panaiotti Palli, Italia, s.a.

Fonte: Le origini del romanticismo, a cura di Guido Barlozzini,


Strumenti Editori Riuniti, Roma, 1974

DIARIO DI LETTURA & PRESENTAZIONI


____________Galleria Letteraria & Culturale Ungherese____________
Lirica ungherese

Juhsz Gyula (1883-1937)


FLTMADS UTN

Gyula Juhsz (1883-1937)


DOPO LA RESURREZIONE

Negyven napig mg a fldn maradt


s nzte az elml tjakat.

Sulla terra ancor rest quaranta d


E guard i fugaci paesaggi.

s mondta: Ez Jordn, ez Golgota.


Itt verejtk volt s emitt csoda.

E disse: Qui Giordano, qui Calvario.


Qua fu sudore e qua miracolo.

s nzte, hogy a jtsz gyermekek


Homokba rnak nagy kereszteket.

E guard i fanciulli nei loro giochi


Che sulla sabbia scrivevan gran croci.

s nzte, hogy a srjn csndesen


Megn a f s borostyn terem.

E guard che in quiete sulla sua tomba


Cresceva lerba e compariva lambra.

Aztn megllt a Tbor tetejn.


Oly knny volt a szve, mint a fny.

Poi si ferm sulla cima del Tabor.


Come la luce, lieve era il suo cuor.

Mint pelyhet, rezte az letet


s dersen s nmn mennybe ment.

La vita, come la piuma sent,


E quietamente e muto al cielo sal.
Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

Juhsz Gyula (1883-1937)


FALUSI LAKODALOM

Gyula Juhsz (1883-1937)


SPOSALIZIO RURALE

Nyrfk ezstjn hold ezstje reszket,


Piros borok a fehr asztalon.
A hegedknek a tcskk felelnek
Hvatlanul a szke asztagon.

Sullargento dei pioppi trema largento della luna,


E sulla tavola bianca i rossi vini.
Grilli intrusi rispondono ai violini,
Dalle zolle della bica bionda.

A mks vfly verset mond a nszrl,


Violt, rzst, mindent sszeszed
s csillagot, szerelmet, cifrasgot.
Kalcsot kr a majszol gyerek.

Il pronubo burlesco recita versi delle nozze,


Raccoglie viola, rosa, ogni cosa
E stella, amore, altre belle rime.
Il bimbo biascicante chiede ancor panforte.

Az gyashzban tornyot rak az anyjuk,


Kakukkos ra jfelet kakukkol,
A sztl halkan megroppan a btor.

Nella stanza da letto la madre fa di coltri una torre,


Lorologio a cuculo scatta la mezzanotte,
Gli arredi tarlati crocchiano con basso rumore.

S mg knn az udvaron garzda dal zg,


veg alatt gunnyaszt, mint nma b,
Egy fonnyadt menyasszonyi koszor.

E mentre fuori al cortile il canto turbolento suona,


Sotto una campana vitrea, come una muta pena,
Si posa una vizza ghirlanda di sposa.
Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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Szalay Fruzina (1864-1926)


T AZ GBE

Fruzina Szalay (1864-1926)


VIA AL CIELO

Ama tndkl, hossz fnyvonal,


Amit a hold a mly tengerre vet,
Az t az gbe, nzd, hogyan ragyog
A nagy, rejtelmes tengervz felett.

Quel fulgido, lungo raggio di luce


Che la luna getta sul fondo mare,
La via al cielo, guarda, come rifulge
Sopra immensa, segreta acqua del mare.

Mind elpihentek a fehr habok,


Az j leszllt halk szrnnyal, nesztelen,
Szrkn, csendesen sszeolvadott
Az alv tenger s a vgtelen.

Si placano tutte le bianche onde,


Con silenti ali scesa la notte,
Linfinito ed il mare dormente
Si fondono in grigio, quietamente.

A fld, zajval, messze elmaradt,


Suttogva mormol titkosan a vz;
milyen des, knny volna most
Az tra lpni, mely az gbe visz!

Col rumore, la terra sta lontana,


Lacqua in segreto, ronzando gorgoglia;
O, che lieve, facile sarebbe ora
Imboccar la via che al cielo porta!

De kztem s a fnyes t kztt,


Mikntha nma gt terlne szt,
Nagy, szles rny borong a tengeren,
Titokzatos, rvnyl, mly, stt!

Per, tra me e la strada lucente


Come se un muto intralcio stendesse,
Una gran vasta, tetra ombra veste il mare:
Le ignote, vorticose tenebre!
Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

Weres Sndor (1913 1989)


KOCKAJTK

Sndor Weres (1913 1989)


GIOCO DI DADI

elkalldni megkerlni
ez volt teljes letem
j volt tengerparton lni
habok jtszottak velem

smarrire s ritrovare
lintera mia vita stato
bello era in riva al mare
onde con me han giocato

ez volt teljes letem


elkalldni megkerlni
habok jtszottak velem
j volt tengerparton lni

lintera mia vita stato


smarrire s ritrovare
onde con me han giocato
bello era in riva al mare

habok jtszottak velem


j volt tengerparton lni
elkalldni megkerlni
ez volt teljes letem

onde con me han giocato


bello era in riva al mare
smarrire s ritrovare
lintera mia vita stato

j volt tengerparton lni


habok jtszottak velem
ez volt teljes letem
elkalldni megkerlni

bello era in riva al mare


onde con me han giocato
lintera mia vita stato
smarrire s ritrovare
Traduzione di Mario De Bartolomeis

Weres Sndor (1913 1989)


REJTVNY

Sndor Weres (1913 1989)


ENIGMA

Jvk egy erdbl,


ahol sose voltam.
Kerlk egy erdt,
pedig benne lek.
Megyek egy erdbe,
hov sose rek.

Vengo da un bosco,
dove mai son stato.
Evito un bosco,
per vivo dentro.
Vado in un bosco,
dove mai arrivo.
Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

18

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Prosa ungherese

Dezs Kosztolnyi (1885 1936)


IL PASTICCIERE

(Nella sala principale della pasticceria siedono in tutto


due uomini, due bambini e sei donne. Bravi padri fanno
fare merenda ai figli immersi fino al gomito nel piacere
delle bavaresi, dei bign e dei roll con panna. Donne
dallaria sognatrice tengono i gomiti poggiati sui
tavolini di marmo, davanti a loro canne dargento con
dentro il t fumante. Tutte bevono il t senza zucchero.
Sono assorte nel pensiero dei loro quarantasei chili,
della bilancia della piscina, dellideale di bellezza. Ogni
tanto tirano fuori lo specchietto dalla borsa, si
incipriano il naso, si mettono il rossetto, poi
sorseggiano un cucchiaino di liquido amaro dando
limpressione di gradire il t con la polvere ciprigna
accompagnato dal sapore di rossetto. Sto parlando con
il pasticciere dietro le quinte, piano, per non farmi
sentire dai clienti.)
Mi dica, perch non mangiano le signore?
(Sussurra.) Non osano. Hanno paura.
Di che cosa?
Della panna, della crema, della cioccolata. Di tutto.
Vengono ugualmente? Qui, dove le tentazioni sono
tante e con un gesto imprudente potrebbero riprendere
quello che costato mesi di digiuno, ginnastica e
nuoto? Vede, questo vero eroismo.
Sa quindici anni fa cosa prendevano queste signore?
Cominciavano con un caff con doppia panna, vicino ci
mangiavano due sfoglie con ricotta, poi ordinavano trequattro paste. A volte anche cinque o sei. Oggi nulla.
(Schiocca le dita.) Neppure una.
Dovrebbe tenere anche lei il passo con i tempi.
Come?
Dovrebbe sfornare paste amare.
Ci ho provato. Lanno scorso ho fatto dei tranci di
torta secca, di mandorla amara. Dura come la pietra,
amara come il chinino. Non li hanno nemmeno toccati.
Allora dovrebbe ricorrere a mezzi pi efficaci. Vede,
le fabbriche di birra lhanno gi capito. Un tempo
pubblicizzavano i loro prodotti dicendo: la birra X
nutriente. Ora invece reclamizzano birre che non fanno
ingrassare. Potrebbe provare con panne che fanno
dimagrire, con bign lassativi, paste con un pizzico di
veleno per topi sopra al posto dei pistacchi. Potrebbero
avere successo.
Crede?
S. E chi consuma tutta questa roba?
Gli uomini e i bambini. E quelle donne che hanno
tentato invano le cure dimagranti. Dopo il fallimento
definitivo delle cure tornano qui pentite e mangiano
fino a scoppiare. (Con aria severa.) Fino alla nausea.
Qual il paese pi goloso di dolci?
Ancora lUngheria. Prima della guerra cerano 114
pasticcerie a Budapest, ora sono 300 e nessuna in
difficolt.
Ci sono delle mode anche in questo settore?
Ogni epoca ha il suo stile. Quando ero giovane,
andava per la maggiore la mezzaluna ripiena di noci e
di semi di papavero e i bambini amavano le caramelle
dorzo. Oggi riesco a vendere al massimo tre o quattro
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

mezzelune alla noce o al papavero al giorno, le altre


rimangono. Piacciono molto le creme, le caramelle
ripiene, i bign, e soprattutto le bavaresi, di cui solo noi
vendiamo 1400 pezzi al giorno. (Neoromanticismo.) Il
futuro? Forse il marzapane. Ultimamente c stata molto
richiesto un tipo di pasta che imita la pesca ed ripiena
di spuma di cioccolato. Non quello che sembra.
(Espressionismo.) Naturalmente la torta Dobos
imbattibile. (Resiste la Dobos, il classico di Budapest dei

vecchi tempi.)
Torte nuziali?
Ne vendiamo qua e l qualcuna. Oggigiorno il
pasticciere non erige pi torri, n costruisce cattedrali di
zucchero con figure, colombe e con il ritratto degli
sposi. (Rococ.) Non va pi neppure la spanische
Windtorte. Solo la materia conta, deve essere tutto
commestibile, anche la scritta.

(Dal laboratorio arriva un dolce profumo alla vaniglia.


Chiedo di poter entrare. Vedo gelatiere ad ammoniaca
in funzione, pat di fegato di Limburg, carpe in
gelatina, sbattitori elettrici, la pasta pallida della torta di
Linz sotto il matterello, il ripieno color oro delle bavaresi
in calderoni dottone. La macchina del cioccolato
romba. Versano dallalto la polvere del cacao delle
colonie e il cioccolato arricchito di burro e addolcito
sgocciola da sotto e macchia di marrone il grembiule
bianco dei pasticcieri. Oh, se da bambino mi avessero
chiuso in una prigione di cioccolato per almeno due
settimane! Eliminano oltre sette etti di scorie di
cioccolato al giorno. Anche sulla parete ci sono schizzi
di cioccolato. Qui si potrebbe leccare tutto.)
N.d.R.: v. il testo originale nella rubrica Appendice.

Traduzione di Andrea Rnyi


- Roma -

Dezs Kosztolnyi (1885 1936)


LA CONTESSA

(Ha gli occhi azzurri. Ha gli occhi azzurri. Ha gli occhi


azzurri. Devo scriverlo tre volte per quanto sono azzurri.
Capelli corti da ragazzo, fronte piccola e femminile,
labbro superiore molto stretto. Secondo lalmanacco del
Gotha ha ventotto anni, in realt sembra una
diciottenne. Delicata, ma forte, muscolosa. Gioca a
tennis, va a pattinare, a cavallo, a caccia. Tira di
scherma. Forse fa pure box. Nessuna traccia di cipria o
di trucco in viso che di un rosa naturale e vellutato
come il prosciutto di Praga appena affettato. Vene
azzurre sulle tempie. Vi scorre sangue blu. Dietro la
contessa una fila interminabile di avi con nomi storici,
meriti vassalleschi, alfieri e comites e fra parentesi
trentacinquemila ettari di terra. La guardo da
sonnambulo. La contessa mi indica una poltrona, mi
siedo, ma balzo subito in piedi. Mi sono seduto su un
levriero bianco. Il levriero non si offeso, scende
cortesemente dalla poltrona e si allunga sul tappeto.)
Cosa desidera sapere?
Tutto. Per esempio: perch non ha la erre moscia?
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

19

Semplice. Sono di madrelingua ungherese: la erre


moscia non un vezzo come tutti credono, ma lovvia
conseguenza del fatto che la lingua madre della
maggior parte dei magnati era francese. Gli inglesi
ingoiano la erre, gli slavi la fanno crocchiare, i francesi
le fanno fare una giravolta. Insomma, se a una mia
contadina insegnano prima il francese, avr la erre
moscia anche lei. Fino allet di sei anni ho sentito
parlare solo in ungherese, solo allora mi hanno
affiancato una nurse e ho cominciato a studiare il
francese a dodici anni, litaliano a tredici e il tedesco a
quindici.
Che dice dei conti dei romanzi? Quando il conte
squadra la contessa con sguardo gelido, oppure
quando il conte ride?
(La contessa ride.) Da ragazza mi vedevo con le
amiche e leggevamo ad alta voce La signora Beniczky.
Ci divertivamo.
Come mai?
Perch questi conti non hanno ne mani, n gambe,
non hanno fame o sonno, non possono avere la
polmonite o larteriosclerosi, ma sono solo conti. Il
conte ride. Non sarebbe ugualmente ridicolo se uno
scrittore scrivesse: il borghese ride, oppure il
contadino ride. Non pu ridere unintera classe sociale.
Solo Pietro e Paolo.
Ma sa che la maggior parte della gente vi vede cos.
S. Per il popolino noi siamo la favola. Lestate scorsa
sono stata in campagna e sono andata a trovare dei
vecchi conoscenti, la famiglia di un medico. Non erano
in casa, mi ha accolto la serva, alla quale ho detto il
mio nome. Poi sono tornata. La moglie del medico mi
ha raccontato che la serva aveva annunciato battendo
le mani: Signora, stata qui una contessa, ma si
immagini, non aveva n un vestito di seta addosso, n
una corona in testa. Era dispiaciuta e disillusa.
Non avete mai portato la corona a nove punte?
Che io sappia, mai. In Ungheria non si bada molto
alle esteriorit. Nella Francia democratica, dove dicono
di non avere tradizioni, il piccolo borghese si appunta
lonorificenza anche quando va a comprare il formaggio.
I conti e le contesse inglesi portano tuttora la corona
nelle grandi occasioni. Allincoronazione di re Eduardo
laristocrazia inglese si era presentata con le corone
doro. In quelle occasioni obbligatorio.
Di notte no?
Il toson doro bisogna portarlo anche di notte.
Qual la spiegazione?
Non ne ho idea. prescritto che non da lui ci si pu
mai separare, non si deve posarlo neppure un attimo.
Di Khuen-Hdervry si dice che quando stato insignito
del toson doro ha risolto la questione facendo cucire i
velli di pecora sulla camicia da notte. Era un uomo
molto coscienzioso.
Quando ci si lava non bisogna averlo addosso?
Credo di no.
Chi conosce dellaristocrazia straniera?
Gli inglesi pi di tutti, con loro abbiamo rapporti
cordiali da secoli. I francesi formano una casta a parte,
vivono tutti ritirati e sono monarchici. Gli spagnoli sono
ancora pi riservati.
Come vivono i nostri magnati?
Ora abbiamo una specie di transitory period. La
guerra ha posto nuovi problemi allaristocrazia, tutti
20

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

sentono che le regioni e lo stato non sono pi come


una volta; bisogna conquistarsi il ruolo di guida come
un tempo. Per questo motivo ci sono pi personalit
interessanti, originali. Tre magnati si sono trasferiti in
Canada dove hanno acquistato della terra che coltivano
in proprio e vivono benissimo vendendo i loro prodotti.
Qui, a casa, scelgono la carriera del medico,
dellingegnere o dellelettrotecnico. In America studiano
il settore bancario.
Letteratura, arte?
Ci sono molti scienziati. Leggono poco in ungherese,
preferiscono linglese, il francese, lo sport e amano
ancora la musica tzigana. Io suono il pianoforte.
Quattro-cinque ore. Amo Bartk, Debussy. Per il resto
frequento la societ, tutti i giorni.
Non la stanca?
Ci sono abituata.

(Nellaltra stanza si sente abbaiare un cane e comincia


a latrare lintero palazzo, cagnolini da salotto, cani da
caccia, bassotti saltano fuori da angoli insospettabili,
anche il levriero si alza e si associa al concerto. Mi
congedo, il domestico mi accompagna alla porta.
Tornato a casa riassumo le impressioni: nessun
pregiudizio di classe o cerimonia, solo quel tanto
richiesto dalla ragione e dal buon gusto. La visione del
mondo di una contadina si avvicina molto di pi a
quella della contessa rispetto a quelle persone che
offendono o si offendono in continuazione. Le classi pi
alte e le pi basse sono realiste. Si vede che gli opposti
si incontrano.)
N.d.R.: v. il testo originale nella rubrica Appendice.

Traduzione di Andrea Rnyi


- Roma -

Melinda B. Tams-Tarr Ferrara


FIABA DELLA SERA: LEGGENDE POPOLARI UNGHERESI
LASSEDIO DI EGER

Avete sentito parlare di Solimano II il Magnifico?


Sapete chi era? Nel Cinquecento era il gran sultano
turco dellenorme Impero Ottomano, che minacci tutta
lEuropa. Solimano era un uomo alto, abbronzato, col
naso aquilino e la bocca dal taglio duro.
Il mondo diviso in due parti - insegna il Corano - il
dominio dellIslam e il dominio della guerra Di ci il
gran Solimano era assolutamente convinto. Decise
dunque di attaccare il punto pi vulnerabile dellEuropa
centrale e dinvadere lUngheria. Qui, nel 1552, durante
i centocinquantanni della dominazione turca, nella
cittadina di Eger si svolse lepisodio pi celebre della
difesa
ungherese:
centocinquantamila
turchi
assediarono la fortezza nella quale si era asserragliato il
mitico e prode castellano Istvn Dob ed il capitano
Istvn Mekcsey, con duemila uomini e trecento
cannoni.
Quando il pasci Ali, lorgoglioso condottiero dei
turchi, vide la fortezza di Eger, disse: Questa debole
baracca non fermer il mio esercito.
Durante i
combattimenti egli invece si rese conto che
sottovalutava i difensori magiari. Prov perci ad
utilizzare anche altri mezzi per sconfiggerli: volle
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

conquistare il castello con lettere piene di belle


promesse, con gli inganni, con la furbizia. Il capitano
Istvn Dob conosceva bene questa tattica, perci fece
giurare ai suoi soldati che avrebbero difeso la fortezza
fino al loro ultimo respiro e non avrebbero ascoltato
mai le promesse dei turchi. Dichiar anche che, se
qualcuno avesse pronunciato la parola arrendersi
sarebbe stato giustiziato immediatamente. Inoltre fece
sapere ai turchi che lui era deciso a tutto pur di
difendere il castello; perci fece mettere una bara nera
tra due picche sul suo muro. Nonostante ci, il pasci
Ali cerc in ogni modo di corrompere oltre i soldati
magiari anche gli ufficiali. Egli ebbe quasi successo:
Istvn Hegeds con un suo complice si prepar a
dichiarare la resa del forte. Per fortuna il progetto del
tradimento fu scoperto in tempo! Il castellano Dob fu
severo: il sottotenente Hegeds venne giustiziato nella
piazza del mercato del castello e per punizione al suo
compare tagliarono un orecchio.
Per risposta i turchi attaccarono il forte con gran
impeto da pi direzioni, bombardandolo continuamente:
massacrarono tutti quelli che poterono. Per sfortuna
degli ungheresi l1 ottobre successe anche un grave
incidente: nella chiesa principale della cittadina esplose
la polvere pirica, Pl Nagy con otto soldati rimase
ucciso e due mulini crollarono allistante.
Verso la met dottobre si arriv alla battaglia
decisiva. Allalba del giorno 13, un gioved, cera un
gran silenzio. Il pesante combattimento, sotto la
pioggia insistente che rendeva la situazione ancora pi
difficile, s'era fortunatamente fermato per un attimo. I
cannoni erano finalmente muti. Nei dintorni del castello
giacevano migliaia di cadaveri di turchi. Nel silenzio del
dopobattaglia i rantoli dagonia e i lamenti dei feriti
nemici si sentivano raddoppiati: Ej v! Jetisin!
Oppure sussurravano: Meded Allah! Anche i magiari
avevano tanti feriti e morti. I bastioni e le mura erano
coperti di sangue. I difensori erano stanchi, sfiniti.
Pian piano il cielo cominciava a schiarirsi, il sole
appena alzatosi gi trovava i soldati di nuovo sulle mura
della fortezza. Essi non riposavano molto, dovevano
fare pulizia sugli spalti che erano ricoperti di corpi senza
vita. Dovevano sbrigarsi perch tra breve lattacco del
nemico sarebbe ripreso. Dalla cucina portarono fuori le
pignatte e i paioli pieni dacqua bollente. I soldati
portarono sui bastioni anche tutta la pece che si
trovava nella fortezza. Erano gi le dieci di mattina
quando si sent il suono della tromba. Tutti quanti,
uomini e donne, si riunirono per essere pronti:
sapevano che linferno sarebbe iniziato di nuovo. Dopo
poco detonazioni, boati infernali, rombi di cannoni,
clangore di trombe, urla di Jzus ed Allah si
mescolarono nellaria. La battaglia era appena iniziata e
gi giacevano tanti cadaveri. I turchi s'arrampicarono
sulle mura. Sui bastioni le donne insieme con gli uomini
combatterono sfidando la sorte: portarono e gettarono
la pece ardente e lacqua e piombo bollenti, sassi
pesanti contro il nemico. Le urla di Allah, Allah!
Vinceremo! Abbiamo quasi vinto! incoraggiavano i
soldati turchi. Lassedio divenne sempre pi feroce.
Resistete ancora almeno per unora! - url il capitano
Dob e questordine si diffuse in tutto il campo
magiaro. Ad un certo punto il bey Veli col suo cavallo si
stava avvicinando al forte tenendo in mano la bandiera
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

di velluto di color rosso. I soldati turchi, accorgendosi


della bandiera di vittoria, urlarono in preda ad una
grande ebbrezza: Allah ci aiuta! Il momento della
vittoria arrivato! La lotta divenne corpo a corpo. I
turchi fecero irruzione lanciando urla di vittoria dopo
aver raggiunto la sommit degli spalti. Donne, uomini,
senza distinzione di ruoli e gradi, combatterono come
leoni feroci per difendere la fortezza. Poi successe una
cosa incredibile: il bey Veli cadde dal suo cavallo e la
sua bandiera di vittoria fin nelle mani di un soldato
magiaro! Alla Porta Antica del castello anche il capitano
Mekcsey riusc a respingere lattacco dei giannizzeri. Ad
un tratto i soldati turchi iniziarono a ritirarsi urlando e
cercarono di ripararsi dietro le trincee. Gli aga li
costrinsero colle spade a ritornare sulle mura del
castello, ma i giannizzeri s'opposero gridando: Contro
Allah non combattiamo perch Allah con i magiari!
Dopo tre giorni di combattimenti disperati Eger si
svegli in un gran silenzio I tendoni bianchi del
nemico erano abbandonati. Qualcuno tra i difensori fece
unosservazione: Se ne sono andati - e questa
frase, timidamente pronunciata, si diffuse come un eco,
in tutta la fortezza: Se ne sono andati! Se ne sono
andati!
Eger era libera! Dopo un mese di combattimento
lassedio fu tolto. Gli eroici difensori, le stelle di Eger,
divennero leggendari perch posero fine alla fama
dinvincibilit dellesercito turco e riuscirono a fermare
almeno per diversi decenni lespansione dellImpero
Ottomano
Fonte: Da padre a figlio I-II vol. di Melinda Tams-Tarr,
Edizione
O.L.F.A., Ferrara, 1997/2002/2003, Versione digitale:
http://mek.oszk.hu/00800/00868/index.phtml

Castello di Eger di oggi


(Fonte: Guida dUngheria: http://www.guideviaggi.net/)

Adattamento in italiano di Melinda B. Tams-Tarr


Melinda B. Tams-Tarr Ferrara
LE NUOVE AVVENTURE DI SANDY
V/1 ALTRI APPUNTAMENTI CON BRIVIDI

Il giorno successivo, praticamente il terzo giorno,


Sandy si present puntualmente nel reparto dei ragazzi
della Biblioteca Comunale Ariostea. Stavolta aspett con
impazienza il Babbo Historicus: volle scoprire tante cose
dei rapporti con i suoi antenati italo-ungheresi. Dal
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

21

giorno precedente divenne sempre pi curiosa. Quando


finalmente lo vide, gli disse quasi rimproverandolo:
Babbo Historicus, oggi lei in ritardo pi di ieri.
Vorrei continuare ad approfondire la ricerca dei legami
tra ungheresi ed italiani. Ho paura che non riuscir a
finire in tempo. Non ho pensato che fosse cos eccitante
ed impegnativa questindagine
Non preoccuparti, Sandy. La tua curiosit sar
appagata abbondantemente. Mi fa piacere che ti
interessi cos tanto la storia di tuoi antenati italoungheresi. Allora non perdiamo neanche un minuto,
partiamo subito! Historicus apr Il magico libro della
sapienza e mormor i versi dincantesimo. Si trovarono
immediatamente nellUngheria, allinizio del 973, nella
corte del principe Gza, sovrano degli ungheresi che
regn dal 972 al 997. Trovandosi nellUngheria, a
partire dal secolo X, Sandy assistette agli avvenimenti
storici dei vari secoli: vide il principe rpd, il capo dei
Magiari, conquistatori della patria, lantenato dei re
della Dinastia rpdiana, vestito ancora secondo i
costumi pagani dei cavalieri leggeri. Era un uomo basso
di statura, ma robusto, con lineamenti quasi
mongoloidi. I suoi capelli erano messi in trecce come
portavano a quei tempi la capigliatura i pagani. Aveva
un paio di baffi lunghi e folti che arrivavano appena
sotto la mascella.
S, se non voglio che il mio popolo abbia la stessa
fine degli Unni e degli Avari, sar necessario convertirlo
al cristianesimo mormor tra di s: il principe Gza
riconobbe questo fatto storicamente molto importante e
si mise subito in azione.
Prima di tutto fece pace collimperatore italogermanico, Ottone I, ed apr le porte del Paese ai frati
italiani missionari che volevano compiere il compito
della cristianizzazione degli Ungari.
Chi sono quelle dodici persone con cui il principe
parla? chiese Sandy.
Sono i membri della delegazione che sta per inviare
a Quedlinburg, dallimperatore romano-germanico, per
annunciare la sua decisione per la conversione al
cristianesimo dellintero popolo magiaro. rispose
Historicus.
Sandy poi riusc a seguire la storia come in un film:
Ottone affid il gran compito di cristianizzazione a
Pilgrim, vescovo di Passau, e di conseguenza nellanno
974 in Ungheria gi cinquemila persone si battezzarono.
I sacerdoti liberamente poterono muoversi nel Paese, i
magiari pagani non gli fecero male. Gza stesso diede
lesempio per il suo popolo: fu tra i primi che
abbandonarono il paganesimo e si spos con Sarolt,
che era gi una donna cristiana. Il suo esempio fu
seguto pian piano dagli altri nobili. Gza non comp la
cristianizzazione con violenza: sapeva che con la
violenza avrebbe provocato soltanto gran pericolo ed
opposizione. Egli apr la porta davanti ai missionari
italiani: suo figlio, Vajk, ricevette leducazione cristiana
dai frati italiani e nel cristianesimo egli ricevette il nome
Istvn e tra le tre figlie la seconda la fece sposare con
Ottone Orseolo, il futuro doge di Venezia.
Suo figlio Istvn (regn 997-1038), che gli
succedette, fu educato perfettamente secondo il
cristianesimo, ed oltre ad usare bene la spada, egli
impar anche a leggere e a scrivere, che a quei tempi
era una rarit anche tra i sovrani. Egli continu la
22

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

strada iniziata dal padre verso la conversione ed entr


subito in contatto con Roma. Sposando Gisella, figlia
dEnrico II, principe di Baviera, entr in parentela
collimperatore germanico Ottone. Per ufficializzare la
sua sovranit reale e la cristianizzazione, egli il giorno di
Natale del 1000, inviando labate Astrik dal papa
Silvestro II, chiese la corona. Silvestro gli invi la
corona regia e la croce apostolica con cui ricevette
anche lautorizzazione per organizzare la chiesa
ungherese. Vinse la resistenza dei capitrib pagani, tra
cui il suo pi grande nemico era Koppny.
Abbattendolo, con laiuto del tedesco Vecelin, il potere
di SantIstvn si rafforz ed ebbe la possibilit di
realizzare i suoi progetti religiosi e statali. Infatti egli
considerato il patrono e cristianizzatore dellUngheria ed
il vero fondatore dello Stato magiaro. Fond due
arcidiocesi: ad Esztergom e a Kalocsa; ed otto diocesi;
invit gli ordini religiosi a costruire monasteri.
Nellorganizzazione politica divise il territorio del Paese
in quarantacinque comitati governati da cosiddetti
ispn (comes), ufficiali con ampie funzioni, abol la
schiavit, istitu la propriet privata e la tassa generale.
Istvn, il primo re dUngheria, fece dello Stato una
monarchia patrimoniale, il cui potere si fond sugli
immensi possessi del re: egli come re divenne
sacerdote e sovrano con il potere politico e religioso
nelle sue mani. Cos lUngheria finalmente riusc ad
inserirsi negli stati feudali cattolici dEuropa. Nel suo
impegno di cristianizzazione la parte del leone la fecero
i missionari italiani.
Sandy e Historicus poi saltarono alcuni anni e si
trovarono in mezzo di una gran folla nella citt di
Fehrvr.
Babbo Historicus, chi sarebbe quel frate che ora sta
predicando a questa gente?
Egli San Gherardo in persona, il vescovo di
Murano, il pi grande e valido collaboratore del re
SantIstvn
Potremmo parlare con lui come abbiamo fatto con il
vescovo Liutprando?
Senzaltro. Allora preprati Sei pronta? Ci
metteremo pi vicino a lui superando questa folla che lo
ascolta, poi cercheremo di scambiare qualche parola
Dopo la splendida predica di Gherardo sulla piazza,
non lontano dal forte, Historicus con Sandy lo avvicin
e gli disse in latino:
Caro vescovo Gherardo, che fortuna di vedervi di
persona! Ma come mai vi trovate qua in terra magiara?
Ho saputo da un conoscente del vostro compagno ed
amico Rasina, abate di Szentmrton, che volevate
andare alla Terra Santa
Siate benedetto, figliolo mio Sono capitato qua
proprio per caso. Adesso vi racconto come successo
Essendo oltre la mia prima giovent, improvvisamente
un gran desiderio crebbe anche nel mio animo, come in
quello dei miei molti coetanei frati: recarmi in
pellegrinaggio alla Terra Santa con la speranza
dincontrarmi con frati di quella zona Ho anche
giocato con lidea di rimanere definitivamente l Ho
convinto un mio compagno dellordine, ho messo
insieme tutti i miei libri ed infine ci preparavamo per
partire con lo scopo di cristianizzare anche quella zona,
dato che essa occupata da arabi ed ebrei. Siamo
partiti con una nave mercantile, ma nelle vicinanze delle
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

rive dIstria ci trovammo in una gran bufera che ci


costrinse a sbarcare sullisola. Qui ci siamo fermati in un
monastero in cui ho incontrato il mio amico Rasina che
stava tornando in Ungheria. Nellattesa forzata egli ha
fatto di tutto per convincermi a cambiare idea
chiedendomi:
Perch vuoi andare alla Terra Santa? Non riuscirai
mai a convertire i saraceni e gli ebrei! LUngheria un
terreno molto pi adatto per procurare delle anime per
Dio!
Cos mi ha convinto, ma non ho ancora abbandonato
lidea di raggiungere la Terra Santa! Quando la bufera
cessata, ho deciso di accompagnarlo qua: cos anche
il mio compagno dordine ci segu. Siamo riusciti a
procurare anche un somaro per portare i miei libri.
Vescovo Gherardo, come siete riusciti ad arrivare
alla corte del re Istvn? continu ad interrogarlo
Historicus.
Quando siamo arrivati alla citt di Pcs, Rasina
prese la strada verso il suo monastero, io invece ero
accolto da Mr, il vescovo di Pcs, e dallabate
Anastasio. A dire la verit, questultimo lo posso
ringraziare perch sono diventato il pi importante
collaboratore del gran re Istvn e questo lo posso dire
senza vantarmi: egli ha sempre ascoltato le mie
prediche che ho fatto al popolo ed un giorno labate mi
diceva: Caro vescovo, un bravo predicatore come voi
non vi era ancora nel nostro Paese. Voi dovete essere
inviato assolutamente alla corte del nostro re. Affider
questo cmpito al vescovo Mr che vi accompagner
alla corte reale. Lo stesso re ci ha ordinato di inviargli
tutti i validi frati che possono essere impegnati nella
cristianizzazione del popolo magiaro. Voi siete guidato
qua sicuramente dal volere del Dio! Voi siete la
persona pi adatta per questo gran cmpito!
Poi, quando mi sono trovato davanti al gran re
Istvn, egli stesso mi disse queste parole: Resta con
noi, sar meglio anche per te! Predica al mio popolo,
rafforza i credenti e converti i pagani! Annaffia la terra
appena seminata dei credenti Ti dar la possibilit
che in tutto il Paese tu possa predicare liberamente e ti
dar anche aiutanti quanti ne avrai bisogno! Ti
doner anche un vescovato! Rimani qua!
Ma io non volevo assumere questo cmpito, non
volevo accettare neanche il vescovato promesso. Io gli
ho chiesto soltanto di darmi la possibilit di continuare
la mia strada in nave verso la Terra Santa. Ma il re, che
pi volte ha ascoltato le mie prediche, non mi ha
lasciato andar via Ha mandato via i miei compagni di
viaggio e mi ha trattenuto circondato dalle guardie. Mi
ha dato un alloggio nel suo palazzo, mi ha assicurato
alcune guardie al mio servizio e mi ha affidato il
cmpito di educare ed istruire suo figlio, il principe
Imre. Cos sono rimasto alla corte magiara
Avete un compito difficile, comunque Immagino
che i capitrib pagani si pieghino con gran difficolt
davanti al cristianesimo vero?
Certo, alcuni non vogliono sapere niente del
cristianesimo e vogliono continuare la loro vita secondo
i riti pagani Il processo di trasformare un paese dei
pagani in uno stato dei cristiani non facile e non
senza problemi: la spada del re Istvn era spesso
bagnata di sangue Oltre il pi grande capotrib,
Koppny, il re Istvn ha dovuto fare le sue battaglie
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

contro gli altri ribelli. Per farli intimorire Istvn ha ucciso


prima Koppny ed il suo corpo lha tagliato in quattro
parti e le ha inviate a quattro zone dellUngheria: la
prima parte del corpo ad Esztergom, la seconda a
Veszprm, la terza era sistemata sulla porta di Gyr e la
quarta invece in Transilvania per avvertire gli oppositori
pagani che in caso di disobbedienza tutti avrebbero
fatto la stessa fine Poi ha fatto la sua battaglia contro
suo zio Gyula di Transilvania, che stato rinchiuso in
prigione fino alla morte perch non voleva sapere
niente della conversione al cristianesimo Il re ha
combattuto anche contro Tonuzba, che si era
insediato quando il principe Taksony era ancora in
questo mondo. Anche questultimo era un gran pagano
che non volendo convertirsi insieme con la sua moglie
stato imprigionato; suo figlio, invece, che era gi
battezzato, si salv. Per il re, dopo il caso di Koppny,
era un cmpito molto pi duro quello di combattere con
Ajtony che viveva come un reuccio. Egli era il gran
difensore dellantica tradizione pagana, nonostante,
avendo avuto contatti con i greci, si fosse convertito al
cristianesimo. La sua neocristianit si era manifestata
soltanto nelle costruzioni dei tempi e monasteri per i
frati greci: egli, comunque, viveva secondo le tradizioni
pagane. Il re era molto cauto nei suoi confronti, non
voleva attaccarlo anche perch egli era in alleanza con i
greci. Poi aveva anche saputo che Ajtony aveva
uneccellente soldato di nome Csand e gli sarebbe
piaciuto prenderlo nonostante
egli fosse ancora
pagano. Per la sua bravura anche Ajtony trattava molto
bene il suo soldato, quindi Csand non aveva alcun
motivo di abbandonarlo. Di tutto questo avevano
conoscenza lo stesso re e tutti i suoi consiglieri, perci
si impegnarono a trovare una soluzione valida per
conquistare Csand ed averlo tra i soldati del re. Tra i
gran signori cera un uomo molto furbo di nome Gyula
ed egli aveva promesso al re che sarebbe riuscito a
convincere Csand ad entrare nellesercito reale. Per
questo progetto, in caso di un risultato positivo, il re gli
aveva promesso di donargli cinque villaggi. Cos un
giorno Gyula arriv in compagnia di un vassallo alla
corte di Ajtony a Marosvr. Gyula fece credere ad
Ajtony che alla corte reale lo volevano uccidere. Ajtony
gli rispose ridendo e mostrando la sua grande armata:
Guarda l! Qui ci sono dei soldati armati dieci volte
superiori di quelli del re che ti potranno difendere! Anzi,
potr averne anche di pi chiamando soldati anche
dalla Grecia! Gyula non si meravigli di questa risposta
e gli disse: So che tu sei grande, pi potente dello
stesso re. Quindi non hai paura del suo esercito, ma
sufficiente anche un solo uomo che ti faccia temere
perch possa vincere contro di te, anche se non un
grande soldato come te Dov quel soldato? Dove
si trova? Ajtony chiese con grande irritazione. Gyula
rimase in silenzio per un attimo, poi gli rispose: Non
devi cercarlo lontano, egli si trova nel tuo ambiente!
Non tra i tuoi nemici, anzi tra i tuoi pi fedeli uomini!
Il furbo Gyula riusc a far crescere un dubbio nellanima
di Ajtony nei confronti di Csand e fece la stessa cosa
anche con Csand contro il suo padrone: Ajtony. Il suo
intrigo riusc tanto bene che Ajtony ordin di catturare
Csand per ucciderlo. Csand, scoprendo questordine,
accett volentieri laiuto di Gyula per farlo scappare in
compagnia sua da Marosvr. Cos Gyula condusse
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

23

Csand davanti al re Istvn. Csand per la gratitudine si


fece battezzare e Gyula ricevette il suo premio: i cinque
villaggi promessi dal re. Quando il re sent che era
arrivato il momento di attaccare Ajtony, lo nomin
comandante della sua armata. Csand accett questo
ruolo contro il suo ex-padrone. Nella prima battaglia le
truppe reali sono scappate vedendo lenorme esercito di
Ajtony. I soldati si sono fermati dallOroszlmos, sulla
riva di Tisza. Di fronte loro sulla pianura di Nagysz le
truppe di Ajtony hanno fatto laccampamento. Il giorno
successivo c stata la battaglia definitiva, ma i soldati
del re erano molto stanchi, perci Csand non ha
potuto sperare in alcuna fortuna. Dicono, per, che
durante la notte egli ha avuto un sogno miracoloso: un
leone entrato nel suo tendone e lo faceva svegliare
con queste parole: Svegliati, non dormire! Fa suonare
il corno subito: vai a combattere subito, cos vincerai
contro il nemico! In quel momento Csand
improvvisamente si svegliato, ha fatto riunire i suoi
uomini per raccontare il suo strano sogno. Anche essi
hanno considerato questo sogno un segno di miracolo
ed erano pronti per partire immediatamente per la
battaglia. Lattacco notturno ha sorpreso le truppe di
Ajtony che si sono date alla fuga. Anche Ajtony voleva
scappare, ma Csand lha catturato
ed ucciso
tagliandogli la testa. Per verificare la sua vittoria, la
testa di Ajtony lha messa nella sua bisaccia. Il giorno
dopo Csand ha ordinato a Gyula di portare la notizia
della vittoria al re insieme con la testa tagliata di
Ajtony. Era grande la gioia per la bella notizia di vittoria
e per la domanda del re il bugiardo Gyula ha risposto
che egli ha ucciso il grande nemico. Il re ha fatto
mettere la testa di Ajtony sopra la porta del castello in
una posizione ben visibile per avvertire tutti quei pagani
che non volevano convertirsi al cristianesimo: Vi
aspetter una sorte simile in caso di opposizione!
diceva. A Gyula in premio ha regalato una parte delle
tenute di Ajtony. Nel frattempo Csand, dopo la
conquista di tutte le regioni possedute da Ajtony,
ritornato alla corte del re Istvn. La prima cosa che ha
notato era quella della testa affissata sopra la porta del

forte reale. Quando egli si presentato davanti al re,


questi gli ha raccontato la bravura di Gyula contro
Ajtony. Csand gli ha domandato soltanto: Se ti ha
portato la testa tagliata, perch non ha portato anche la
sua lingua, se proprio lui era che lha ucciso? Il re lha
fatto controllare subito ed infatti mancava la lingua. In
quel momento Csand lha tirata fuori dalla sua bisaccia
e lha mostrata al re. Istvn s arrabbiato molto
scoprendo la bugia di Gyula: egli per dalla gioia della
vittoria lha perdonato, ma Gyula doveva abbandonare
per sempre la sua corte. Csand, invece, ha ricevuto la
maggior parte del patrimonio di Ajtony e da quel
momento lha nominato ispn e la zona chiamata
regione di Csand Poi, mentre il re faceva le sue
battaglie in nome della cristianizzazione, io per il suo
ordine organizzo dei vescovati. Ad esempio, dopo la
vittoria contro Ajtony ho subito organizzato i vescovati
di Marosvr e di Csand, qui ho anche fondato una
scuola per istruire sacerdoti e continuo la conversione
dei pagani. Ho fatto costruire chiese e parrocchie. Ho
anche scritto alcune opere sacre ed un lavoro
scientifico. Oltre a ci facevo anche il consigliere del
re Ma dallanno 1038, quando egli morto, la vita
diventata pi difficile: molti ritornano al paganesimo ed
ora stanno organizzando alcuni eserciti contro di noi
che continuiamo la cristianizzazione Ad esempio Aba
Smuel, con laccusa duna congiura, ha ucciso molti dei
miei uomini principali. Dopo la sconfitta di Pietro
Orseolo, Vata ha organizzato uninsurrezione pagana ed
ha ucciso molti preti, cristiani e tutti quegli stranieri che
hanno avuto ranghi alti nellamministrazione politica. Ho
paura che anchio avr la stessa sorte crudele Adesso
devo andare, ho ancora tanto da fare Dovr
presenziare alla riunione con i consiglieri reali
Gherardo salut Historicus e se ne and in fretta verso
il forte.
Dal libro inedito, scritto nel 1997.
9) Continua

Saggistica ungherese

ASPETTI GENERALI DELLA CULTURA UNGHERESE


Leconomia, la societ, le condizioni della vita quotidiana, culturale ed artistica tra le due guerre
mondiali
- A cura di Melinda B. Tams-Tarr -

Dopo il 1918, l'Ungheria perse una parte


considerevole delle proprie risorse in fatto di materie
prime. Dal momento che la struttura industriale aveva
subito degli importanti sconvolgimenti l'economia
ungherese
divenne
ben
presto
dipendente
dall'economia mondiale e il commercio estero assunse
un'importanza capitale. Il trattato di pace non aveva
previsto alcuna istituzione destinata a facilitare la
ripresa delle relazioni economiche con i paesi vicini e
questa ripresa fu pi tardi ostacolata da fattori politici.
Trovare degli sbocchi all'estero per i prodotti
dell'agricoltura era cos diventato un problema
d'importanza vitale; poich la Germania offriva un
mercato ai paesi del bacino danubiano, le esportazioni
24
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ungheresi si diressero in quantit sempre maggiore


verso quel paese, che nel 1938 divenne il principale
cliente dell'economia magiara assorbendo la met del
commercio ungherese.
La creazione di un'economia nazionale indipendente
aveva inizialmente rafforzato - in Ungheria come altrove
- le tendenze all'autarchia e al protezionismo, mentre le
nuove condizioni del paese richiedevano un vigoroso
sviluppo dell'industria, esigenza quest'ultima che
accrebbe il ruolo del grande capitale in seno alle classi
dirigenti. L'Unione nazionale dei proprietari industriali,
l'Unione delle casse di risparmio e delle banche e la
Confederazione nazionale dell'economia esercitavano
un controllo decisivo sull'andamento della politica
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

economica: verso la fine degli anni '20 la produzione


industriale raggiunse il livello del 1913 e nei periodi
migliori lo super anche del 12 %, sebbene il tasso di
crescita medio dei paesi europei fosse due volte
maggiore di quello ungherese.
L'industria leggera si mostrava particolarmente
dinamica: il rendimento dell'industria tessile si era
moltiplicato per cinque e fra le industrie alimentari
quelle conserviere erano ormai in grado di sostenere la
concorrenza mondiale. Nuove industrie furono create,
altre furono modernizzate e sia il capitale intellettuale
che la manodopera trovarono in esse una occupazione
soddisfacente. Dagli anni '20 in poi era stato intrapreso,
nella zona transdanubiana, lo sfruttamento dei
giacimenti di petrolio e di bauxite; negli anni successivi,
con la partecipazione tedesca, fu la volta dell'industria
dell'alluminio, mentre la produzione di energia elettrica
veniva triplicata. Il motore Diesel e le locomotrici
riuscirono a conquistare il mercato americano. Tra le
industrie moderne che conobbero un rapido sviluppo
vanno inoltre menzionate l'industria chimica (le
fabbriche d'azoto di Pt), e quella farmaceutica (le
fabbriche Chinoin e Richter Gedeon). Anche nel settore
dell'elettrotecnica l'Ungheria ottenne dei notevoli
risultati: basti citare l'amperometro di Otto Bithy, le
lampade a crypton delle Industrie riunite di lampade a
incandescenza, gli apparecchi radio Orion, gli elicotteri
d'Oszkr Asbth e le turbine a gas di Gyrgy Jendrassik
che non poterono essere sfruttate in Ungheria a causa
dell'insufficiente livello generale dell'industria e della
tecnica nel paese.
Malgrado
questi
risultati,
l'industrializzazione
rimaneva modesta e la produzione dell'industria
ungherese non superava il 43% della media europea.
Un quarto della produzione proveniva dall'artigianato.
Per ci che riguarda l'agricoltura, il 60% delle terre
coltivabili era utilizzata ma, malgrado i progressi
compiuti con la diffusione della coltura intensiva e il
miglioramento delle rese, la mancanza di crediti e di
capitali impediva un serio sviluppo del settore. Nel
1938, nel paese vi erano solo 7 mila trattori e nello
stesso anno le scorte non raggiungevano il livello del
1925. Negli altri paesi dell'Europa centrale e orientale,
l'agricoltura conosceva uno sviluppo molto pi vigoroso
che in Ungheria. Per numerose ragioni - quali la crisi
economica all'indomani della guerra, la crisi del 19291933, il livello di vita relativamente basso della
popolazione - il mercato interno non aveva registrato la
crescita auspicata.
Per quanto riguarda lo sviluppo della rete ferroviaria,
l'Ungheria occupava il settimo posto tra i paesi europei:
la linea che congiungeva Budapest a Hegyeshalom (alla
frontiera austriaca) era servita dai treni elettrici di
Klmn Kand. Anche se l'aviazione civile faceva i suoi
primi passi, l'aeroporto di Ferihegy era il pi grande di
tutta l'Europa centrale.
Nel complesso, il ritmo della crescita economica era
rallentato in rapporto a quello che l'Ungheria aveva
conosciuto all'epoca della monarchia; malgrado ci, fra
il 1920 e il 1941 la percentuale del reddito nazionale
prodotta dall'industria pass dal 30 al 36%, nello stesso
periodo in cui quella austriaca superava il 50%, mentre
quella dei paesi balcanici oscillava tra il 20 e il 25%: il
paese era dunque meno "agricolo" che nell'anteguerra.
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Negli anni 1937-1938 il reddito nazionale pro capite


ammontava soltanto a 120 dollari Usa, pari alla met
della media europea e a un terzo - o forse anche a un
quarto - del livello raggiunto dai paesi industrializzati.
Per tale ragione l'Ungheria costituiva il fanalino di coda
dei paesi mediamente sviluppati.
Nel periodo che segu la stipulazione del trattato di
Trianon, anche la struttura della societ ungherese sub
alcuni mutamenti e il periodo successivo avrebbe
confermato tale tendenza. La percentuale di coloro che
ricavavano il loro reddito dall'industria, dal commercio e
dai trasporti aument a detrimento della popolazione
agricola, che tuttavia continuava a costituire all'incirca
la met della popolazione totale del paese. Anche il
numero degli impiegati e dei funzionari si accrebbe
considerevolmente: agli impiegati amministrativi
ereditati dalla monarchia si erano infatti aggiunti tutti i
rifugiati provenienti dai territori perduti, nonch tutti
coloro che era stato necessario reclutare onde far
fronte alla burocratizzazione crescente degli apparati di
governo; circa un terzo dei funzionar! era infatti
direttamente al servizio dello stato e della pubblica
amministrazione.
La struttura della societ poteva cos essere
rappresentata come una piramide la cui sommit era
occupata da circa cinquecento famiglie di aristocratici e
di grandi proprietari terrieri (gli Zichy, i Pallavicini, i
Festetics, gli Eszterhzy ecc.) e da una cinquantina di
famiglie operanti nel campo del capitalismo finanziario
(i Chorin, i Kornfeld, i Pernyi, i Vida, i Weiss ecc.). La
maggior parte delle classi medie era invece costituita
da circa dodicimila famiglie di medi proprietari terrieri,
di alti funzionari e di ufficiali di grado superiore; la loro
inferiorit materiale in rapporto ai grandi proprietari era
compensata dal ruolo dirigente che esse occupavano
nell'apparato dello stato e nell'amministrazione
dipartimentale, cantonale e municipale, cos come nelle
pi alte sfere dell'esercito: dalle loro fila traeva origine
la maggior parte degli uomini politici dell'epoca. Sia i
funzionari e gli ufficiali provenienti dalla gentry che gli
elementi nati in seno ai contadini ricchi e agli artigiani
ma assimilatisi in seguito a quelli, osservavano con
rigore i riti di uno stile di vita "signorile" e una parte
considerevole di essi aderiva all'ideologia razzista e
sosteneva
le
aspirazioni
dell'estrema
destra,
pronunciandosi per una politica filotedesca.
Il numero di famiglie di medi capitalisti che tenevano
nelle citt il tenore di vita della grande borghesia non
differiva di molto da quello dei medi proprietari terrieri
e degli alti funzionari. La loro condizione materiale era
di gran lunga superiore al loro prestigio sociale e alla
loro effettiva capacit di incidenza sulla vita pubblica.
Sebbene sostenessero il regime, esse rifiutavano di
aderire all'ottica dell'estrema destra - senza dubbio
perch in questo strato della popolazione la percentuale
di persone di origine ebrea era piuttosto elevata mentre anche i partiti liberali d'opposizione in certa
misura potevano contare sul loro appoggio. Nella massa
eterogenea della piccola borghesia delle citt era
possibile annoverare all'incirca 300-350 mila artigiani,
piccoli commercianti e addetti al settore dei trasporti;
poich tuttavia pi del 60% di costoro lavorava senza
alcun aiuto, la loro indipendenza economica era del
tutto illusoria e il livello di vita piccolo borghese
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

25

rappresentava un modello ideale di riferimento


piuttosto che una realt. I piccoli funzionari, gli
impiegati e gli ufficiali di grado inferiore delle forze
armate vegetavano in condizioni modeste, ma in
cambio godevano di una remunerazione fissa e
potevano contare su una pensione.
Nel periodo tra le due guerre si manifest un nuovo
fenomeno costituito dal rapido aumento del numero dei
quadri, degli specialisti e dei membri di professioni
liberali: il progresso tecnico, quello dell'insegnamento e
quello della sanit pubblica, al pari delle trasformazioni
della vita quotidiana richiedevano un numero sempre
maggiore di insegnanti, di ingegneri e di medici.
Un'altra caratteristica dell'epoca fu l' esacerbarsi delle
tensioni in seno all'intellighenzia: verso il 1930 infatti
l'aumento del numero dei diplomati, laureati disoccupati
divenne un grave problema e l'incertezza del domani
rendeva alcuni gruppi di intellettuali particolarmente
ricettivi dinanzi al radicalismo di destra, rafforzando nel
contempo il loro antisemitismo. A causa delle
particolarit della nascita e dello sviluppo della
borghesia e sotto il regime Horthy, gli intellettuali di
origine ebrea esercitarono essenzialmente delle
professioni liberali.
In cima alla piramide, e ancor pi fra le classi che
rappresentavano gli strati intermedi, la divisione della
societ era evidente: da un lato, le fasce "storiche" e
"tradizionali", dall'altro gli elementi che traevano la loro
legittimazione dallo sviluppo capitalistico. Tale frattura
era ancor pi accentuata dal fatto che fra questi ultimi
la percentuale di persone di origine ebrea era
abbastanza elevata, ma vi giocava anche un ruolo la
diffusa convinzione che il prestigio sociale di un
artigiano, di un capitalista o di un commerciante - per
quanto i suoi affari fossero prosperi - non potesse
eguagliare in alcun modo quello di un proprietario
terriero o di un funzionario, fosse anche il livello
economico di questi ultimi eguale o persino inferiore a
quello dei primi. La scala di valori dell'epoca
anteponeva la nascita e il titolo ai profitti derivanti dalle
attivit industriali, commerciali o di lavoro manuale,
tradizionalmente lontane dalle occupazioni della nobilt.
Prima del 1918, un diploma di livello superiore e
soprattutto l'ingresso nella carriera militare costituivano
dei veri e propri lasciapassare per la buona societ;
dopo quella data il numero dei diplomati aument
rapidamente e si estese a strati pi vasti della societ,
cos da compromettere rapidamente il valore dello
stesso diploma, che ben presto smise di essere una
garanzia di ascesa sociale. Del resto anche il corpo degli
ufficiali allarg un poco la propria base sociale e i limiti
della "buona societ" ungherese si restrinsero
leggermente verso l'alto della scala sociale.
La base della piramide sociale era costituita in parte
dal proletariato cittadino - il cui numero superava il
milione di unit -, dai minatori, dagli operai
dell'industria e dai contadini. In seno a quell'ultima
classe sociale era possibile annoverare circa
cinquecentomila contadini agiati, pi o meno
trecentomila piccoli proprietari e duecentomila "microproprietari", mentre le famiglie dei domestici e degli
operai agricoli ammontavano a un totale di 780 mila
persone.
26

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Alcune vestigia feudali erano ancora vive e


riguardavano anzi l'insieme della societ ungherese: il
prestigio sociale dell'aristocrazia era superiore a quello
delle altre classi sociali e l'accesso alla borghesia e al
suo modello di vita faceva progressi estremamente
lenti, soprattutto nella fascia contadina. La nascita, i
titoli e il rango avevano pi importanza del lavoro e del
successo individuale, al punto che nelle formule di
indirizzo e di saluto come in altri aspetti della vita
sociale si manifestava un vero e proprio spirito di casta.
Anzi, dopo le rivoluzioni, sia lo stato per mezzo dell'educazione nazionale, sia le diverse Chiese attraverso
l'insegnamento della morale si adoperarono per
rafforzare il principio di autorit.
All'interno dell'Ungheria, l'ambiente sociale era
caratterizzato da uno schema estremamente rigido che
superava di gran lunga il bisogno psicologico di
conservazione necessario a ogni societ che voglia
sopravvivere senza trasformarsi e la mobilit sociale era
pertanto assai limitata. I figli dei contadini agiati
potevano sperare di entrare nell'amministrazione
pubblica o di essere ammessi alla Scuola superiore
d'agricoltura; quelli dei piccoli contadini avevano la
possibilit di diventare istitutori, preti o artigiani e i
meno fortunati avevano la possibilit di accedere a quei
settori della pubblica amministrazione in grado di
garantire loro uno stipendio fisso e dunque una sicura
pensione - poste, ferrovie, polizia -, I contadini poveri
avevano anch'essi la possibilit di tentare la "scalata"
sociale trasferendosi in citt e soprattutto nella capitale,
ove potevano diventare manovali, operai specializzati,
portinai, soldati di piantone o fattorini. Nonostante ci
dalla classe contadina riuscirono a emergere alcuni
intellettuali.
Le difficolt di ascesa sociale rallentarono molto
l'evoluzione della societ la cui struttura cominci a
mutare lentamente soltanto a partire dagli anni Trenta,
quando and aumentando il fenomeno del capitalismo.
Lo sviluppo di tale processo venne dapprima arrestato
dallo scoppio della seconda guerra mondiale e in
seguito in parte deviato a causa delle leggi razziali.
Le condizioni di vita delle differenti classi sociali
erano determinate dal livello economico e dal tipo di
attivit esercitata. Tuttavia la disoccupazione diffusa
colpiva sia gli operai dell'industria che gli intellettuali
appartenenti alle classi medie, fossero essi impiegati o
funzionari. Il pieno utilizzo della manodopera operaia
divenne una realt soltanto durante la seconda guerra
mondiale a causa della congiuntura economica
favorevole, mentre i disoccupati appartenenti alle classi
medie videro "risolti" i loro problemi in seguito alla
creazione di nuovi posti di lavoro in alcuni territori
perduti nel 1920 e ora riconquistati, alla mobilitazione
militare e alle leggi antisemite.
Nel settore industriale la giornata lavorativa variava
dalle 8 alle 12 ore, ma la meccanizzazione e
l'elettrificazione avevano migliorato le condizioni di
lavoro in particolare nella grande industria. Nel settore
agricolo solo la trebbiatura era meccanizzata e dunque
la giornata lavorativa era compresa tra il levare del sole
e il tramonto. I funzionari dei ministeri e dei servizi
pubblici lavoravano generalmente dalle 9 alle 14, ma
talvolta prolungavano il loro orario nel pomeriggio.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Nel 1941 circa il 40% della popolazione viveva nelle


citt e il 71% dei cittadini aveva in casa la corrente
elettrica. Tuttavia l'urbanizzazione si presentava come
un fenomeno assai ineguale: mentre la popolazione di
Budapest superava il milione di abitanti, nelle altre citt
il numero degli abitanti sfiorava appena la cifra di
centomila. Fra il 1930 e il 1941 a Budapest furono
costruiti 46 mila alloggi, tra cui un gran numero di
monolocali e di appartamenti con una stanza e cucina
(soprattutto presso viale Budars, via Mester, viale Bcs
ecc.), mentre alcune grandi fabbriche come le Ferrovie
ungheresi e la Ganz-MVAG crearono delle loro citt
operaie. Gli alloggi con un solo vano - generalmente
privi del bagno - erano destinati agli operai e alla gente
modesta. A Budapest invece una parte degli
appartamenti pi confortevoli - destinati a persone
appartenenti alla borghesia e alle classi medie - si
trovava gi all'interno di edifici costruiti in stile
Bauhaus. In quel periodo il loro valore dipendeva meno
dal numero delle stanze che dal livello di accessori
moderni e confort. Accanto a questi continuavano a
sussistere complessi abitativi denominati "di prima
necessit" e costruiti all'indomani della prima guerra
mondiale, che portavano i nomi di diverse principesse
della casa d'Asburgo come Augusta, Zita e MariaValeria.
Per quei funzionari e impiegati subalterni che non
appartenevano alle classi medie, avere un salario che
andasse da 200 a 400 peng [N.d.R.: in questo periodo la
moneta ungherese si chiamava cos, e viene sostituita dal
forino (Ft)/fiorino l1 agosto 1946. Per la moneta di fiorino
esisteva gi nella storia dUngheria: il fiorino del re
dUngheria Kroly Rbert dAnjou/Carlo Roberto dAngi
(regn 1308-1342), figlio del re di Napoli: il forint doro
secondo al modello della moneta di Florentia/Fiorenza e da
qui deriva il nome del fiorino/forint] mensili era veramente
un sogno: non dunque strano che una canzone di un
film popolarissimo dell'epoca dicesse "Con unentrata
fissa di 200 peng si subito felici!". Negli anni '30 fu
fissato un salario minimo per gli operai dell'industria e
fu decretata la settimana lavorativa di 48 ore, ma
quest'ultima misura rest in vigore soltanto fino alla
seconda guerra mondiale. Quanto al salario mensile
medio degli operai di fabbrica, esso oscillava attorno ai
100 peng, mentre quello degli operai specializzati
poteva giungere sino ai 200. In seguito alla crisi
economica mondiale il salario dei braccianti agricoli
giornalieri scese sino all'ammontare di 1 peng a giornata, cui si aggiungevano in genere delle
remunerazioni in natura; il piccolo contadino invece
disponeva in media di un reddito di 100 peng per ogni
mezzo ettaro di terra.
A partire dal 1930, un milione di persone beneficiava
dei servizi della previdenza sociale e alcuni nuovi
ospedali furono costruiti a Budapest e nei capoluoghi di
dipartimento. Il rapporto tra il numero di medici e
quello degli abitanti raggiunse il livello europeo, ma il
sistema della sanit pubblica non miglior affatto,
soprattutto nelle campagne.
Grazie al programma di educazione pubblica e di
costruzioni scolastiche - come pure a seguito
dell'indiscutibile crescita, sia pure ineguale, del livello di
vita - il numero degli analfabeti diminu della met
rispetto al 1914 e raddoppi quello degli studenti.

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Le condizioni della vita quotidiana erano di gran lunga


migliori nelle citt che nelle campagne: la distribuzione
dell'acqua era assicurata soltanto in 25 citt e (ad
eccezione di Budapest) soltanto nei quartieri centrali,
mentre le linee tranviarie esistevano a Budapest come a
Miskolc, Debrecen e Pcs; nella capitale infine i
trasporti a mezzo autobus migliorarono considerevolmente. I primi semafori furono installati nel 1928,
quando le carrozze non erano ancora del tutto sparite
nelle citt, ma un numero sempre maggiore di taxi
solcava le strade urbane, soprattutto di Budapest;
tuttavia soltanto gli strati pi agiati della popolazione
potevano farne uso. Quanto alle vetture private, esse
erano considerate ancora un bene di lusso: nel 1930
infatti se ne contavano appena 13 mila in tutto il paese.
Al contrario, il numero dei proprietari di biciclette e di
motociclette - indispensabili in campagna - aumentava
rapidamente; i side-car divennero di gran moda e
svolgevano il ruolo di vere e proprie vetture familiari.
Negli anni che seguirono il 1918 l'aspetto esteriore e
il modo di presentarsi della popolazione aveva subito
dei mutamenti considerevoli. Meno sensibili ai capricci
della moda, gli uomini avevano tuttavia abbandonato i
colletti inamidati e i vestiti sportivi si diffondevano
sempre pi accanto al tradizionale abito completo.
Quanto alla moda femminile, essa si era adattata alle
necessit della vita quotidiana: migliaia di donne infatti
lavoravano ormai nelle fabbriche, nei negozi e negli
uffici. Se nelle campagne venivano ancora indossati i
costumi tradizionali, nelle citt le donne avevano
abbandonato la gonna lunga e il corsetto per adottare
abiti dal taglio semplice, tanto pi che durante la guerra
la penuria di tessuti si faceva sentire. Anche la giovane
industria della confezione contribu del resto a
semplificare e a uniformare l'abbigliamento femminile.
Come i vestiti, cos anche le pettinature femminili si
modificarono: i capelli lunghi sparirono di pari passo
con le gonne lunghe e si assistette dapprima alla
comparsa di tagli "a la garconne", pettinatura che fu
detta "d'Eton"; poi a quella delle "permanenti". Una
signora "come si deve" inoltre non poteva uscire senza
guanti e cappello, ma per fare dello sport essa
indossava dei pantaloni, fatto che in circostanze diverse
era ritenuto inconcepibile.
Nelle citt il numero dei negozi specializzati
aumentava rapidamente. Nella seconda met degli
anni '30 la catena Meini - che commerciava in caff,
th e prodotti alimentari - possedeva gi trentatr
succursali a Budapest e ventidue negozi negli altri
agglomerati urbani del paese; l'impresa Del-Ka invece
aveva negozi di scarpe a Budapest e in quattordici
citt di provincia. Nel 1926 il primo grande magazzino
moderno, chiamato Corvino, apr i battenti nella
capitale: le sue dimensioni e il suo assortimento erano
di gran lunga superiori a quelle dei famosi Grandi
Magazzini di Parigi ed era il solo che all'epoca esistesse
in tutta la citt; le scale mobili trasportavano i suoi
clienti dal piano terra ai differenti piani.
Budapest possedeva una rete di negozi fitta quanto
quella di Berlino, Monaco o Vienna ma il commercio si
svolgeva per lo pi nei piccoli negozi - le drogherie - e
in campagna nelle piccole drogherie-mercerie. In
provincia la specializzazione del commercio non ebbe
inizio se non negli anni '30.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

27

Quanto alle attivit di svago, esse conobbero forme


nuove, mentre la pratica di quelle gi esistenti si estese
ad altri strati della popolazione. In occasione del Natale
1922 fu inaugurato il Teatro delle operette di Budapest
e il primo dicembre 1925 la Radio ungherese cominci
le proprie trasmissioni. In quello stesso anno il paese
contava soltanto su 21 apparecchi riceventi ogni 10
mila abitanti, ma gi nel 1931 questa cifra era salita a
462. A partire dal 1931 lo studio cinematografico
"Hunnia" cominci la realizzazione di film sonori, e nelle
citt e in altre localit di una certa importanza vennero
aperte numerose sale cinematografiche. Anche
l'acquisto dei "grammofoni" registr considerevoli
progressi, soprattutto presso la borghesia agiata. Nel
periodo tra le due guerre la pratica dello sport e del
turismo si diffuse: naturalmente il tennis, la scherma, lo
yachting e gli "sport bianchi" restavano appannaggio
dei membri della buona societ, ma il nuoto, le lunghe
gite a piedi, il calcio erano accessibili a tutti. Le buone
prestazioni sportive offrivano del resto possibilit
d'ascesa sociale, soprattutto agli strati meno favoriti
della popolazione e gli stessi club sportivi, che
generalmente prosperavano, finivano per essere
espressione di differenze sociali e talora anche politiche.
Anche le tifoserie nate attorno ai grandi club calcistici
rappresentavano le diverse posizioni sociali e politiche: i
sostenitori dei club universitari erano reclutati
esclusivamente tra gli elementi non ebrei delle classi
medie, il Club di ginnastica Ferencvros (F.T.C.) faceva
affidamento su di un pubblico piccolo-borghese e
semiproletario una parte del quale simpatizzava per la
destra, mentre il Club ungherese di ginnastica (M.T.K.)
benefici - sino alla sua soppressione - del sostegno
degli ambienti borghesi e in parte ebrei. Fu proprio nel
periodo tra le due guerre che il Partito
socialdemocratico cre le proprie associazioni sportive,
che vedevano la partecipazione di operai, di impiegati e
di intellettuali. Le attivit sportive e le gite servivano
anche da "copertura" per le attivit politiche, in
particolare per incontri e riunioni clandestine:
l'Associazione turistica degli amici della natura era in
realt animata da socialdemocratici, comunisti e
massoni.
Nel periodo tra le due guerre Budapest divenne una
stazione termale e vi si costruirono le grandi piscine
Palatinus (situata sull'isola Margherita) e Szchenyi, cos
come le terme con onde artificiali dell'Hotel Gellrt: il
90% delle piscine del paese furono costruite nel corso
di questo periodo.
La popolazione - soprattutto quella delle classi medie
- cominciava ad abituarsi a trascorrere le vacanze
lontano dal domicilio abituale, nelle stazioni di
villeggiatura all'estero, ma anche in Ungheria. Negli
anni '20 si realizzarono numerose lottizzazioni attorno al
lago Balaton e le stazioni balneari alla moda si
moltiplicarono; questi nuovi usi determinarono un certo
sviluppo dell'artigianale e del piccolo commercio locale
e migliorarono il livello della manodopera. La clientela
delle diverse stazioni - Sifok, Fldvr, Lelle, Fred,
Tihany - era diversificata anche dal punto di vista della
sua appartenenza sociale e se all'inizio degli anni '20 il
numero dei turisti estivi era soltanto di 50 mila persone,
verso la fine degli anni '30 esso raggiunse gi la quota
di 200 mila.
28

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Non si sarebbero potute immaginare le citt


ungheresi prive dei loro caff che spesso erano luoghi
di riunioni letterarie e di discussioni politiche. Fra gli
altri luoghi di riunione vanno ricordati i casin
frequentati dall'alta societ, i circoli e le associazioni di
artigiani e di operai, i posti di ristoro di lavoratori e,
nelle campagne, i circoli di lettura, i club per giovani;
all'interno di tutte queste istituzioni regnava un'intensa
vita sociale.
La stampa conquist presto le masse: centinaia di
quotidiani, giornali illustrati e riviste continuarono ad
apparire almeno sino al 1938, come 8 rai jsg (il
Giornale delle otto), Friss jsg (il Giornale delle ultime
notizie), Esti Kurr (Corriere della sera), Tolnai
Vilglapja (Gazzetta mondiale di Tolnai) ecc. Sznhzi
let (La Vita teatrale) divenne assai popolare in ogni
ambiente sociale grazie alle sue illustrazioni e alle sue
informazioni, mentre le lettrici di Magyar riasszonyok
(Giornale
delle
Gentildonne
ungheresi)
Lapja
appartenevano soprattutto alle classi medie.
A partire dagli anni '30 furono evidenti i segni di un
innegabile miglioramento generale delle condizioni di
vita; tale processo per fu bruscamente arrestato
dall'entrata in guerra dell'Ungheria e dalle molteplici
conseguenze economiche (svalutazione progressiva
della moneta, penuria crescente di mercanzie e derrate
alimentari) che il paese fu costretto ad affrontare. La
radio, il cinema, la moda e numerosi altri fattori
favorivano il livellamento delle differenti classi sociali
uniformandole fra di loro e le barriere sociali esistenti si
affievolirono, anche se non sparirono del tutto.
Le successive ondate di emigrazione fra le due guerre
determinarono un impoverimento dell'ambiente interno
intellettuale e scientifico e in particolare di quello che
era espressione delle idee democratiche e socialiste,
nonch del settore del lavoro in cui si determin il venir
meno di consistenti quantit di manodopera.
Il fallimento delle rivoluzioni, l'instaurazione del
regime Horthy, la politica conservatrice e di destra, la
situazione generale del paese - giudicata disperata da
molti contemporanei per le difficolt economiche, lo
scatenarsi dell'inflazione, la disoccupazione massiccia e
perdurante dall'inizio degli anni '20 - non consentiva di
prevedere un roseo avvenire tutto questo costitu delle
potenti spinte all'emigrazione. Non furono soltanto gli
ungheresi che avevano svolto un ruolo nelle rivoluzioni,
n coloro che si erano schierati per la democrazia
borghese o per il socialismo a scegliere l'esilio, ma, per
ragioni economiche, anche intellettuali all'inizio della
carriera, operai qualificati, piccoli proprietari o contadini
senza terra.
Le miniere del Belgio e della Francia (Pas de Calais,
Lens, etc.) e le fabbriche della periferia parigina
(Billancourt, Boulogne-sur-Seine) occupavano migliaia
di operai e di minatori ungheresi. Le difficolt di adattamento, la necessit di difendere i propri interessi e le
proprie convinzioni democratiche furono all'origine della
creazione a Parigi, dall'inizio degli anni '20, della Lega
ungherese dei diritti dell'uomo, la cui presidenza per
decenni fu tenuta da Mihly Krolyi o da sua moglie
Katinka Andrssy. Nell'autunno del 1919 Ern Bota,
costretto
all'esilio,
assicur
con
dedizione
il
funzionamento e la sopravvivenza di questa
organizzazione.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Contrariamente a quanto era accaduto durante la


monarchia, l'emigrazione del primo dopoguerra fu
essenzialmente politica. Essa non riguard soltanto
qualche eminente esponente della vita politica, ma fu
numericamente rilevante e coinvolse comunisti,
socialdemocratici e radicali. Mentre prima del 1918
l'emigrazione ungherese si era diretta soprattutto verso
l'America, dopo la guerra (e fino al 1938) la grande
maggioranza degli emigrati politici rest in Europa.
Nonostante ci, tra coloro che negli anni '20
emigrarono per ragioni economiche, circa 30 mila
furono accolti negli Stati Uniti. Fatto nuovo nella storia
dell'emigrazione ungherese, soprattutto in Unione
Sovietica che trovarono rifugio i comunisti, i dirigenti e i
responsabili della repubblica dei Consigli. Proprio in
Unione Sovietica Jen Varga divenne un economista di
fama mondiale, mentre Bla Kun questi, secondo una
versione, nel 1938 venne giustiziato a Mosca dal
regime di Stalin secondo un'altra versione mor in una
prigione moscovita nel 1939 -, Gyrgy Lukcs, Mt
Zaika e altri ebbero differenti incarichi nel movimento
comunista internazionale, nel quadro della Terza
Internazionale. I comunisti ungheresi emigrati in Unione
Sovietica, tra i quali Mtys Rkosi, Imre Nagy, Jzsef
Rvai, Zoltn Vas e numerosi altri svolsero un ruolo di
primo piano durante la seconda guerra mondiale, in
seno all'organizzazione antifascista dei pionieri di guerra
ungheresi e, pi tardi, nella vita dell'Ungheria libera.
A partire dal 1919, un'intera generazione di
intellettuali e di ricercatori in scienze sociali lasci
l'Ungheria, il cui regime politico era incapace di
assicurare la libera espressione delle loro idee; occorre
citare tra gli altri Kroly Mannheim, e Kroly Polnyi nel
campo della sociologia, Arnold Hauser in quello
dell'estetica e della teoria delle arti, Pl Dienes in quello
della matematica, Jnos Neumann in quello della teoria
degli insiemi e dei calcolatori elettronici, Lao Szilrd,
Ede Teller, Eugne Wigner, Tdor Krmn in quello
della fisica atomica, una scienza nuova che permetteva
molteplici applicazioni.
Sarebbe impossibile scrivere una storia del cinema
inglese e universale senza citare i fratelli Korda,
soprattutto Sndor, o quella dell'estetica del cinema
senza parlare di Bla Balzs. Il movimento artistico e
architettonico chiamato Bauhaus infine, che fior
soprattutto in Germania, annoverava prestigiosi
rappresentanti ungheresi come Marcel Breuer, Lszl
Moholy-Nagy, Bni Ferenczy, Sndor Bortnyik, Kroly
Kernstok, Jzsef Nemes Lamprth, Bela Uitz. D'altra
parte anche i migliori artisti ungheresi, come il famoso
scrittore ed autore drammatico Ferenc Molnr, furono
costretti emigrare, soggiornare pi o meno a lungo
all'estero.
Il primo centro di emigrazione intellettuale ungherese
fu Vienna: numerosi esiliati ungheresi iniziarono l i loro
studi per terminarli nelle universit della Germania di
Weimar, o per realizzare le loro ambizioni artistiche a
contatto con l'arte tedesca, allora all'avanguardia. Molti
tra loro, tuttavia, non si fermarono l, ma raggiunsero la
Francia, l'Italia; per dopo il 1933 e soprattutto dopo la
dichiarazione di guerra e l'occupazione di gran parte
d'Europa da parte dell'esercito tedesco furono costretti
a rifugiarsi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Alcuni di
loro furono invitati in questi paesi proprio per i notevoli
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

risultati che avevano gi ottenuti nell'ambito della loro


professione.
La prima legge antiebraica, votata dal Parlamento
ungherese all'indomani dell'Anchluss (1938), suscit
una nuova ondata di emigrazione, diretta questa volta
verso gli Stati Uniti, l'America del sud e, in misura
minore, verso la Gran Bretagna. Fu cos che nel 1940
Bla Bartk e la sua famiglia si stabilirono a New York:
i suoi rigorosi principi morali e artistici gli impedirono di
avallare, non fosse altro che con la sua presenza, il
disprezzo e la distruzione dei valori umani che si
stavano consumando nel suo paese. Egli protest
scegliendo l'esilio.
Anche i direttori d'orchestra Gyrgy Solti e Antal
Dorti raggiunsero all'estero la loro fama mondiale. Altri
esiliati la cui attivit era fortemente legata alla lingua
ungherese non riuscirono ad affermarsi e condussero
una vita penosa a livello di sussistenza nei loro rispettivi
paesi d'accoglienza.
Stabilitosi nella citt di Oberlin (Ohio, Stati Uniti)
Oszkr Jszi, il decano dell'emigrazione intellettuale
ungherese, us incessantemente la propria influenza e
le proprie conoscenze per ottenere i visti di entrata
negli Stati Uniti per i rifugiati politici ungheresi,
malgrado il sistema rigoroso delle quote di
immigrazione.
Numerosi emigrati avevano lasciato i paesi
dell'Europa centrale e orientale per ragioni economiche
o per sfuggire alla persecuzione razziale, ma l'Ungheria
era stata la sola ad aver avuto a partire dal 1919 un'emigrazione politica di un peso considerevole. Il capo
riconosciuto di quest'emigrazione fu sin dall'inizio Mihly
Krolyi, che prima in Francia e poi in Inghilterra riun
attorno a s coloro che credevano nella democrazia. Per
promuovere la costruzione di una Ungheria
democratica, Krolyi fond un Consiglio ungherese
d'Inghilterra; durante la seconda guerra mondiale si
mostr pronto a costituire un governo in esilio e tent
d'organizzare con i soldati ungheresi presi prigionieri in
Unione Sovietica un'unit militare in grado di lottare
contro l'esercito nazista ma, per motivi politici e militari
gli alleati gli rifiutarono l'autorizzazione necessaria. Cos
paradossalmente l'emigrazione ungherese fu la sola a
non poter beneficiare delle possibilit offerte agli altri
emigrati, soprattutto cechi e polacchi.
Durante la seconda guerra mondiale gli emigrati
lottarono in modo unitario per creare una Ungheria
nuova e democratica e per la riconciliazione dei popoli
del bacino danubiano. Numerosi esiliati ungheresi
combatterono armi alla mano contro i nazisti: vi furono
soldati ungheresi non solo in Unione Sovietica,
nell'Armata rossa e tra le file dei partigiani, ma anche
nell'esercito degli Stati Uniti, in quello di De Gaulle
sbarcato in Africa e tra i franchi tiratori e i membri della
resistenza in Francia. Molti sacrificarono la loro vita per
la vittoria.
La maggior parte degli emigrati ungheresi - gente
d'et, di condizione sociale e di opinioni politiche
differenti - conserv la propria lingua e la propria
cultura e non interruppe i legami con la madrepatria,
anche quando si opponeva alla linea politica seguita dal
regime allora in vigore.
Sebbene le circostanze fossero per molti aspetti
sfavorevoli e nonostante le perdite che seguirono le
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

29

successive ondate di emigrazione, la vita intellettuale e


culturale ungherese si mostr ricca, varia e intensa.
Donne ed uomini di diverse generazioni dispiegarono in
quel periodo le loro capacit e diedero vita a correnti
artistiche spesso antagoniste. Le personalit pi
eminenti della vita culturale appartenevano ad ambienti
differenti e avevano perci esperienze divergenti che
non mancarono di riflettersi nelle loro opere e nelle loro
prese di posizione politiche. Nel campo delle arti
vennero coltivati generi diversi: in Ungheria furono
presenti tutte le grandi correnti europee che
beneficiarono dell'apporto degli artisti ungheresi. D'altro
canto la linea ufficiale della cultura e delle scienze era
caratterizzata
dal
conservatorismo
accademico,
cosicch la maggior parte del lavoro intellettuale
creativo si realizzava al di fuori degli ambienti ufficiali;
tuttavia questi "contestatori" seppero dotarsi di istanze
e di istituzioni proprie.
All'interno del nuovo stato, Budapest vide accrescere
la propria importanza in campo culturale cos com'era
accaduto in tutti gli altri settori, anche se centri culturali
pi modesti nacquero a Debrecen, a Szeged e a Pcs.
Le idee progressiste d'inizio secolo e le esperienze di
due rivoluzioni cos come del periodo successivo
segnarono profondamente l'opera di scrittori e artisti
magiari. Numerose ragioni spinsero anzi la letteratura e
le arti ungheresi ad assegnare un ruolo particolarmente
importante all'interesse per i problemi sociali che si era
intensificato nel mondo intero: l'avvenire della nazione,
il destino del paese, ma soprattutto il rapporto tra
l'Ungheria e il resto d'Europa, e il difficile compito di
definire la coscienza ungherese in relazione allo spirito
europeo costituirono temi privilegiati, al centro
dell'attenzione di tutti gli intellettuali. La letteratura
impegnata non era, occorre ammetterlo, una
particolarit
ungherese;
ma
nelle
condizioni
determinatesi nel paese durante il periodo tra le due
guerre la letteratura nella vita pubblica assunse un
molo pi marcato. Ci motiva l'enorme risonanza di
un'opera come le Tr generazioni (Hrom nemezedk)
di Gyula Szekf - un saggio sugli errori storici della
nazione ungherese - o l'opera di Dezs Szab - in
particolare il suo romanzo Un villaggio alla deriva
(Elsodort falu) - ma anche la ragione per la quale
l'ideologia assai poco omogenea degli scrittori populisti,
le idee di Lszl Nmeth e altri sulla "terza via" tra l'est
e l'ovest, tra il capitalismo e il regime suscitarono
dibattiti appassionati che proseguono ancora ai nostri
giorni.
Il periodo tra le due guerre una delle grandi epoche
della letteratura ungherese. La feconda generazione di
artisti sorta intorno alla rivista Nyugat (Mihly Babits e
Zsigmond Mricz, redattori della rivista, Dezs
Kosztolnyi, Gyula Krdy, Frigyes Karinthy, Lajos Nagy
e altri) conobbe in quel periodo una matura fioritura e
verso la fine degli anni '20 si manifest un'altra
generazione di poeti e di scrittori: Attila Jzsef, il
soprannominato Lszl Nmeth, Gyula Illys, Lrinc
Szab, Tibor Dry, Pter Veres, ecc. Nel corso del
decennio seguente altri giovani poeti pieni di talento quali Mikls Radnti, Zoltn Jkely, Zoltn Zelk, Istvn
Vas, Sndor Weres e altri - pubblicarono le loro prime
raccolte, mentre negli anni '20 l'avanguardia letteraria
entr in un periodo di riflusso generale da cui neppure
30

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Lajos Kassk - rientrato dall'esilio nel 1926 - seppe


sottrarla.
L'interesse per i problemi politici e sociologici
determin l'apparizione di un nuovo genere letterario:
la sociologia geografica. Lajos Nagy si specializz in
quella delle citt, mentre altri ricercatori si occuparono
della situazione nelle campagne e scrittori populisti
rivelarono l'infinita miseria delle popolazioni rurali.
Quelli della puszta di Gyula Illys, Cronaca rurale di
Pter Veres, Angolo di tempeste di Gza Feja, Sabbie
mobili di Ferenc Erdei, Miseria snob di Zoltn Szab cos
come gli altri lavori degli scrittori di questa corrente
erano opere di denuncia che non si limitavano a trattare
di una Rivoluzione muta (dal titolo dell'opera dello
scrittore populista Imre Kovcs).
Per le nuove generazioni la stessa rivista Nyugat era
troppo conservatrice, cos diedero alle stampe le loro
pubblicazioni, quali Szp Sz (Bella Parola, con Attila
Jzsef, Pl Ignotus, Ferenc Fejt, Zoltn Gspr),
Vlasz (Risposta, con Pl Gulys, Imre Nmeth, Gyrgy
Srkzi, Lajos Flep, gi citato Lszl Nmeth), Tan
(Testimone, con quale unico collaboratore sempre lo
stesso - Lszl Nmeth). Dopo la morte di Babits, nel
1941, Nyugat venne proibita dalla censura: fu allora che
una nuova rivista - Magyar Csillag (Stella Ungherese) prese il suo posto, con la collaborazione di Gyula Illys
e di Aladr Schpflin. Gli scritti di Sndor Mrai e di
Lajos Zilahy rappresentarono il pensiero borghese,
mentre uno dei maggiori esponenti degli scrittori
dell'epoca, Ferenc Herczeg, aliment la nostalgia del
mondo passato della gentry.
Il livello tradizionalmente elevato della musica
ungherese miglior ancora nel periodo tra le due guerre
dall'attivit di Bla Bartk e di Zoltn Kodly, ma anche
dal lavoro di altri compositori e interpreti come Le
Weiner, Lajos Brdos, Ern Dohnnyi, Jnos Ferencsik,
Ede Zathureczky, Mihly, Szkely, Endre Rsler, Mria
Basilides ecc.
Nel campo delle belle arti la politica culturale ufficiale
appoggiava l'accademismo conservatore e nazionalista
e l'eclettismo neo-barocco. Tuttavia coesistevano
numerose correnti e tendenze: in pittura, Jzsef RipplRnai, Bla Czbel, Adolf Fnyes si riallacciavano al
primo postimpressionismo, mentre Jen Barcsay, Lajos
Vajda, Dezs Korniss facevano parte del gruppo detto
Szentendre; quanto alla scuola detta della Pianura
ungherese, i suoi principali rappresentanti erano Gyula
Rudnay, Jzsef Koszta, Istvn Nagy, Jnos Tornyai. La
tradizione della Scuola di Nagybnya proseguiva grazie
ad Istvn Sznyi di cui figlia Zsuzsa Triznya-Sznyi,
critico, traduttrice letterario, giornalista; vedova del
pittore Mtys Triznya [Budapest, maggio 29 1922 Roma, 18 ottobre 1991] vive a Roma - , Aurl Bernth,
Rbert Berny, dn Mrffy e quella degli Otto era
stata continuata da Jzsef Egry; Vilmos Aba-Novk e
Pl Molnr-C., infine, appartenevano alla "scuola di
Roma". Nella scultura, Bni Ferenczy e Ferenc
Medgyessy (quest'ultimo con una preferenza per i temi
folklorici) ci hanno lasciato opere degne di particolare
menzione; Nomi Ferenczy port importanti innovazioni
nel campo dei tessuti per l'arredamento, mentre Gyula
Derkovits rappresent l'espressionismo d'ispirazione
socialista che avrebbe raggiunto pi tardi un proprio
neorealismo ricco di contributi originali. Intorno alla
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

met degli anni '30, si costitu il Gruppo degli Artisti


socialisti che vide la partecipazione di pittori e scultori
appartenenti a diverse scuole ma uniti da aspirazioni
comuni (Istvn Dsi-Huber, Endre Szllsi, Tibor Vilt).
Quanto ai rappresentanti dell'avanguardia in campo
architettonico: Farkas Molnr, Jzsef Fischer, Lajos
Kozma esercitarono una influenza durevole sulle nuove
generazioni.
Gli artisti impegnati o rappresentanti di nuove
tendenze si opposero spesso al potere: furono intentati
processi contro gli scrittori populisti e contro coloro che
avevano studiato la situazione nelle campagne e, nel
1942, fu vietata l'esposizione organizzata dal Gruppo
degli Artisti socialisti.
Anche la vita teatrale si svolgeva a un livello molto
alto. Accanto ad autori ungheresi, nei teatri venivano
rappresentati autori stranieri, classici e moderni. I
grandi attori dell'epoca: Margit Ladomersky, Mria
Lzr, Margit Makay, Mria Mezei, Anna Tks, Irn
Varsnyi, Andor Ajtay, Gyula Csortos, Gyula Hegeds,
Zoltn Maklry, Imre Rday, Artr Somlay sono
annoverati tra i nomi storici della scena ungherese.
La limitata e arbitraria incidenza delle sovvenzioni e
l'inesistenza quasi totale di qualsivoglia mecenatismo
facevano s che una grande parte degli artisti vivesse in
condizioni materiali difficili. Molti scrittori e poeti non
erano in grado di vivere del loro lavoro. Anche se a
partire dalla met degli anni '30 il loro pubblico crebbe
leggermente, gli acquirenti di libri e di quadri, i
frequentatori delle sale da concerto e dei teatri
facevano parte sempre di un ristretto strato della
popolazione, l'intellighenzia, la borghesia e la piccola
borghesia colta. Il gusto e la richiesta di questo
pubblico perci coincidevano solo raramente con le

aspirazioni e le ambizioni degli artisti migliori. Fu cos


che la prima del Mandarino meraviglioso di Bla Bartk
si svolse all'estero, prima di conquistare le scene del
mondo intero.
Come accadeva altrove, i contatti tra la cultura d'elite
e la cultura di massa erano irregolari e la ripartizione
dei prodotti della cultura tra differenti classi della
societ fortemente differenziata. In questa situazione i
nuovi mezzi di informazione ebbero un ruolo
preminente nella conoscenza di opere e di autori, nella
segnalazione di iniziative culturali. Negli anni '30 la
radio ungherese faceva ascoltare regolarmente la voce
degli scrittori e dei poeti, ivi compresi gli scrittori
populisti e il poeta Attila Jzsef. Nel 1929 Gza Supka,
redattore capo ed editore della rivista Literatura,
archeologo e noto scrittore della borghesia radicale,
organizz la prima Giornata del libro ungherese. Nei
programmi delle serate della Societ Vajda figuravano
artisti eminenti come Mria Basilides. Vilma
Medgyaszay, Erzsi Palotai, Tams Major, Hilda Gobbi
ecc. Tra loro, molti partecipavano regolarmente alle
manifestazioni culturali indette dai sindacati. Il ruolo del
movimento operaio socialista nella trasmissione della
cultura testimoniato tra l'altro dal fatto che Attila
Jzsef coordinava corsi destinati agli operai.
Malgrado ci la vita intellettuale e culturale di
quest'epoca - peraltro ricca di opere di grande valore si dimostr particolarmente debole per lo scarso seguito
di cui scrittori e artisti soffrirono.
Fonte: Magyarorszg trtnete di Hank Pter, Budapest,
1986.
23) Continua

_______Recensioni & Segnalazioni_______

Alice Alberini
MEMORIALE DI UN CUORE ERRANTE
Edizioni Il Filo, Collana Chronos, 2007.
agosto, pp. 72 13,00
ISBN e EAN 978-88-6185-240-2

Kalindi una giovane ballerina di


flamenco nellAndalusia a cavallo tra il
XVI e il XVII secolo, lapice della storia spagnola, ma
allo stesso tempo anche un periodo di miseria e
povert. La ragazza affronta un viaggio per mari e
monti, a faticare e a rendere sempre pi precaria la sua
vita, spinta non dallamore, da un tesoro o da un
sogno: essa , semplicemente, alla ricerca di s. Porta
dentro un segreto, fin da bambina, un avvenimento che
le ha fatto perdere se stessa, e si ora adeguata a
vivere in quella misera normalit, di gesti e di azioni.
Forse per questo le sembra di non trovare in alcun
luogo la sua anima, ma solo a poco a poco comincia a
capire il senso e lo scopo della sua vita. Lunico ago che
veramente punta a nord quello del nostro cuore,
quello che pu farci sbarcare su una terra nuova.
Questo capisce Kalindi: che non nata per seguire la
normalit, ma solo la diversit. [Copertina]
"Una lunga storia alle spalle, come una lunga strada
percorsa. Kalindi era molto pi giovane di quanto
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

poteva lasciare a intendere la sua pelle scorticata e il


suo viso smunto e olivastro. Tante leghe avevano
attraversato i suoi piedi nudi e sanguinanti, su tante
valli sabbiose si erano appoggiati, doloranti avevano
battuto lunghi tratti di pietre aguzze lungo vie appena
accennate dal passaggio remoto di qualche altra anima
in pena, raminga, vagabonda. Ma luomo sempre
spinto da qualcosa quando affronta una ricerca tanto
spirituale quanto fisica. Linerzia stessa questo
qualcosa. Tuttavia, ci che trascinava Kalindi per i
monti, nelle piane, a faticare e a rendere sempre pi
precaria la sua vita, non era un uomo, n una donna,
n un tesoro, n una terra. Era qualcosa di molto pi
labile, di molto pi invisibile, letteralmente pi leggero e
impalpabile, ma, proprio per questo, di pi
condizionante e indispensabile." [Estratto]

Alice Alberini nata nel 1985 a Cattolica e vive a


Sigillo (PG). Attualmente frequenta la facolt di Lettere
e Filosofia presso lAteneo di Perugia. Scrive poesie fin
da piccola e diffonde i propri scritti anche in rete.
Memoriale di un cuore errante la sua prima
pubblicazione. [Copertina]
Enrico Pietrangeli
AD ISTAMBUL, TRA PUBBLICHE INTIMIT
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

31

Edizioni Il Foglio, 2007, 10,00

La poetica di Enrico Pietrangeli


costruita su unidea antica ed epica di
eroismo dove lautenticit fissata
dalla
sequenzialit
degli
eventi
scaturiti dalla macrostoria. Il percorso
a ritroso scandito da fatti bellici,
dalle grandi guerre all11 settembre,
ma anche un tributo a maestri di poesia del passato,
da Baudelaire a Rumi fino ad Ungaretti al quale
dedicata, oltre che una poesia, la chiusa della silloge:
Millumino di provvisorio.
Ad Istanbul, tra pubbliche intimit rivela, gi nel sottile
calembour del titolo, la disinvolta pruderie che cerca
sinergie tra ci che eticamente inibisce lo sguardo di s
e ci che umanamente spinge un io svestito e indifeso
a guardare il mondo al di l di se stesso e a creare
equilibri, a volte persino sinistri o indecenti, con i
potenti fermenti della realt: permango nel terrore che
altri/possano guardarmi dentro:/nudo, impaurito,
bambino./Sono un sassolino sul selciato,/scalciato,
altrove abbandonato.

Il Perel contemporaneo ancora un cantore solitario e


onanistico,E canto un disagio/martire di esitazioni.
lallegoria spietata di un Cristo-giullare che vaglia
possibili codici di comunicazione per interagire anzich
scompaginare un mondo di regole ostiche e
impenetrabili: Cerco, di fondo, comunicazione,.
luomo di fumo che lascia tracce di cenere dietro di s,
potente quanto inefficace nella sua disincantata
denuncia. Spiragli di un funambolico Palazzeschi
dunque, ma anche una prosodia ermetica che scarnifica
le immagini e cesella la lingua inventando
concatenazioni strutturali ad effetto e mlange musicali
lontanissimi da speculazioni accademiche.
Avanguardie e neoavanguardie garantiscono un
persistente retaggio, ma lorganicit delle diverse
combinazioni poetiche, che non escludono neppure
tracce di scapigliatura, riesce a costruire un proprio
linguaggio di cui, forse, la componente pi viscerale
rappresentata da una sorta di modernismo dionisiaco e
spirituale da cui emergono risvolti apollinei. Lautore
sembrerebbe infatti recuperare sia il simbolismo
francese che una versificazione libera che non rinnega
affatto la rima. Nella poesia Non lamore, ad esempio,
utilizza per lo pi il tradizionale endecasillabo sebbene
intervallato dal refrain del titolo:Non lamore che non
trovo/ la paura dei sentimenti/tra impalpabili, ordinari
orrori./Non lamore che non trovo. Feticismo e
voyeurismo sconsacrati con ironia adolescenziale e
sprezzante, sono la stessa cifra di un conflittuale
approccio con la modernit-presente. In questo senso
forse possibile parlare di modernismo apollineo,
interpretandolo come tentativo di cogliere bellezza e
serenit in cui non assente la compenetrazione
religiosa.
Il viaggio, sviluppato dentro la citt esotica, erotica e
comunque esoterica, anchesso un tentativo di
elevazione dello spirito e assume il rigore della
necessit. Gli interstizi dei luoghi sono spiati e
dallosservazione si pu ipotizzare una sintesi che, in
qualche modo, spieghi la storia nella sua miracolosa
32

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

connivenza di contraddizioni e simmetrie. Una


dimensione spazio-temporale danzante, permette
allautore di gettare ponti tra ci che stato vissuto e
lignoto, di interrogarsi sulla propria condizione di bilico
tra le epifanie del passato e lassurdit del presente.
Santa Sofia diviene potenziale crocevia per una lettura
della storia che, partendo da amorfi ruderi bizantini,
intreccia alle origini la cultura islamica a quella cristiana
e ne esalta le singole peculiarit.
Vitale e logorata, laccettazione dellinspiegabile, inteso
come fenomenologia ineludibile cui sottoposta la
condizione umana, attraversa tutta la raccolta come
elemento biologico e meccanicistico ancor prima che
emotivo. Accettare non equivale a comprendere ma
spinge, quasi di diritto, ad intraprendere un cammino
epistemologico garantito dalla molteplicit degli stadi
dellessere e dalle imprevedibili manifestazioni del reale.
Un colorito campionario femminile si inserisce
armonicamente in questa accettazione esperienziale
che avvicina senza stridore qualche dolce sgualdrina/di
cenerentola persiana/esposta in una vetrina al
confortante
respiro
di
un
pacato
ventre,
promontorio/dove tutto sembrerebbe meno vacuo. E
cos, senza incorrere in volute di perbenismo, si finisce
anche per esaltare un eros fuor di metafora o per
invocare puro sesso come nellesordio della poesia
Sesso e liberazione: Necessito, privo di grazia
alcuna,/di vorace ed inconsueto sesso.
Ma se sulla strada dellamore che ci si imbatte, allora
diviene necessario il racconto del dolore e lerotismo
lincarnazione di un salvifico controdolore: Quanto
sangue era conoscenza,/un idillio per infiniti
equilibri/sobbalzati in terra,. Allidillio si ricuce la
sconfortante realt del quotidiano e lamore, che
indistintamente offre dignit tanto a ci che sporco
quanto a ci che incarna purezza, restituisce opacit,
lacerazione.
Il pube, lombelico, il clitoride, gli spermatozoi morenti
di 2/3 di passione, resto masturbazione o i decadenti
profilattici con sembianze di meduse/che galleggiano
fluttuanti nel porto di Trieste, sono segni estetizzanti e
labirintiche magie della memoria pi che rimandi di
pertinenza sessuale. Sono le organiche presenze che si
sprigionano, come nella poesia Alchimia, nellarmonia
accordata/ai primari elementi, dove lamplesso
esplosivo e fecondo non meno del ciclo delle origini e
dei riti stagionali della Madre Terra. E cos amore e
morte non identificano lalfa e lomega della vita ma
piuttosto sistemi binari naturali, intrecciati e coesistenti:
Lacrime di luce/colgono la tua essenza,/mistica e
carnale presenza,/bacio quella fonte/con devoto
ardore,/tocco laldil, loltre.

Ad Istanbul, tra pubbliche intimit traduce anche


lossimoro perdita-recupero. Germogliano incessanti le
percezioni di riviviscenza sul piano storico e narrativo
oltre che su quello stilistico orientandosi tematicamente
in una duplice direzione: quella dellinfanzia appunto, e
quella della guerra, tremenda e, anchessa,
inspiegabile. Ad entrambe corrispondono ironiche icone
di uno stile classicheggiante, a tratti ottocentesco e
immagini lessicali obsolete come i moschetti o lo
stridere di carrozze/e il tintinnio dei ferri/dei condannati
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

a morte, ma non mancano reperti della modernit


rappresentati da un lessico semplice e connotativo
allinterno della medesima poesia: Corrono i
cellulari/lungo quei viali,/onesti e sereni/di anonimi
borghesi. Allesigenza di recupero abbiamo detto che
collegata quella della perdita. Perdita di affetti, sottratti
dalla memoria del tempo che smette di ricordare per
poi disseppellire. Ma in un contesto sociale e culturale
in cui lartista non sa pi a chi indirizzare la propria
opera, la perdita anche quella di un ipotetico
orizzonte dattesa. Il lettore una massificata entit
con strumenti critici ed analitici soddisfacenti ma
insufficienti per scongiurare il declino dello scambio,
della dialettica, del rigore. In alcuni casi poi solo il
fantasma di se stesso, solitario acquirente di oggetti da
collezione. Ecco allora il bisogno di creare
imprescindibili isole di sperimentazione per concedere
allarte potere comunicativo e identit grazie ad
interferenze tecnologiche che ne armonizzino le
diversit caratterizzandone le specificit. A questo
forse riconducibile la poesia A Mosaic che descrive la
nascita
della
grafica:
Stringhe
alfanumeriche/attraversano lo schermo/in un trascorso secolo/di
avari elettrici impulsi/per una nuova comunicazione./E
poi venne la grafica. Quando tutto ha a che a fare con
tutto si rischia di perdere la centralit del fatto poetico.
Muoversi su pi piani dellarte significa invece garantire
alla poesia aderenza alla realt, significa orientarla
verso un canone preciso, che includa o escluda, ma che
nella dispersione quantitativa non consegni al lettore
unimmagine di stagnante sopravvivenza. Purtroppo
lindustria editoriale dei nostri giorni non sembra troppo
attenta ad una progettualit sulla poesia che anticipi il
futuro consolidando il presente. Opta semmai per un
suo inserimento tout court allinterno di leggi di
mercato troppo competitive, omologanti, isolazioniste e
alla lunga perdenti.
Inserito in questo contesto, Enrico Pietrangeli, riesce a
tracciare un suo percorso dilatando lesperienza privata
nella ricerca di sincretismo tra mondi eterogenei
dellarte. In tal modo coinvolge il lettore facendolo
riflettere su un proprio punto di vista, su una propria
poetica.
Simonetta Ruggeri
- Roma -

William Navarrete (A cura di)


VERSI TRA LE SBARRE
Edizioni Il Foglio, 2006 , 10,00

Che Cuba riporti a ben altre immagini


che i consumati simboli di rivoluzione
da taluni ancora cavalcati, i tipi de Il
Foglio non se lo sono lasciato sfuggire realizzando e
curando unintera collana sullargomento. Tutto questo,
nondimeno, gli costato qualche palese censura
praticata persino in un paese libero come il nostro.
Letica della centralit della dignit delluomo, espressa
con fermezza e priva di rancori, nelloggettivit di
unumana
richiesta,

quanto
colpisce
in
questantologica, non tanto nella forma dei versi,
spesso eterogenei, quanto nella loro stessa consistenza.
un sommesso anelito che non viene mai meno, quello
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

di una Cuba libera, dove nessuno debba mai pi


vergognarsi di appartenere alla propria terra. La
copertina di Elena Migliorini ne esprime appieno lidea.
Le traduzioni di Elisa Montanelli sono puntuali e
letteralmente pure, forse troppo, talvolta, da tralasciare
la poesia. Navarrete, il curatore del testo, un esule
cubano che risiede e coordina a Parigi attivit di
dissidenza. Nella prefazione la primavera del 2003
aleggia ancora come spietata repressione di un regime
totalitario che imprigiona giornalisti, poeti ed altri
attivisti per i diritti umani. Vazquez Portal, gi affermato
poeta prima dellincarcerazione, viene ricordato libero
in questa nostra gigantesca prigione: Cuba dove si
conclude desiderando speranza per un intero popolo
prigioniero. S, questa Cuba, sebbene una certa
sinistra,
apologeta
del
mito,
pur
di
fare
antiamericanismo, sarebbe disposta a vendere lanima
al primo talebano esploso alla stessa stregua di una
certa destra. Molti degli autori presenti hanno
collaborato con Radio Mart, a Miami, dove risiedono
gran parte di coloro che sono riusciti ad abbandonare
lisola. Gonzales Alfonso uno di loro, giornalista
indipendente che mette in versi un Otello carceriere: il
suo odio/lo riservava ai condannati. Iglesias Ramirez,
scrittore e militante del Movimento Cristiano di
Liberazione, auspica una resurrezione intrisa di
compassione, incluso verso i nemici, perch Dio li ama.
E anchio. Mayo Hernndez tra quanti hanno pi
patito a causa di precarie condizioni di salute e
dellostinata insensibilit di un regime che arriva persino
a negargli lassistenza medica. Resta in lui, nondimeno
radicata, una consistenza del femminile penetrata nella
pelle e che gli ha infuocato le ossa. Forse pi di altri
ancora legato alla tradizione modernista e alle sue
schegge romantiche; emblematica, in questo senso, la
sua musa, un calembour di solubile indugio e
sinestesie al suono di naftalina, dove tuttora si
percepisce la nutritiva vernice di questo genere di
poesia. Olivera Castillo tra quanti in passato
collaborarono col regime e, con coraggio e coerenza
(la bile riuscita a divorare il mio nome), ne mostra
le orecchie della perversit: Cuba affonda!. Il poeta
Ral Rivero Castaeda, dopo aver subito lumiliazione
del carcere, vive esiliato a Madrid. Con Alta fedelt si
cimenta in originali metafore a trentatre giri: Si
libereranno dal dolore del giradischi/torturato dallo
strofinio e dalle punte. A merito di Pier Ferdinando
Casini va laver riportato adeguata attenzione al suo
caso durante il seminario Cuba e democrazia svoltosi
nel 2004 e citato nella nota biografica redatta
sullautore. Omar Moiss Ruiz Hernndez, membro del
Partito Liberale Democratico Cubano, ci descrive molto
bene, attraverso uno stile prossimo al prosastico, come
puniscono con spietatezza lansia/umana di vivere in
libert. Vengo, patria, ad abbracciarti/per risorgere
insieme a te sono i versi con cui Manuel Vazquez
Portal conclude questa antologica. Nellaugurio che
questo avvenga quanto prima possibile, che tanto il
vecchio quanto il nuovo castrismo di Chavez sia, per
sempre, sradicato dalla regione, non possiamo esitare
un solo istante nel prendere inequivocabilmente
posizione verso chi collabora attivamente con lIran
atomico, teocratico e negazionista. Infine, se qualcuno
dovesse nutrire ancora dei dubbi sulla Isla feliz, una pi
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

33

adeguata delucidazione la potr ottenere attraverso


lappello di Amnesty International riportato a tergo del
libro.
Enrico Pietrangeli
- Roma Isabel Allende

LA SOMMA DEI GIORNI


Traduzione: Elena Liverani
Feltrinelli, 2008, pp. 320 17,00

Sono gli anni che seguono la


morte della figlia Paula e Isabel
Allende adotta la forma del diario
per fare la cronaca della famiglia, faticosamente riunita
in California. I ricordi si intrecciano alle riflessioni sulla
vita, sulla sua opera e sul mondo contemporaneo. Due
leitmotiv danno coesione allinsieme: la relazione
amorosa con il secondo marito Willie e lansia di
costituire e difendere una grande trib familiare. Isabel
tiene letteralmente insieme un clan variegatissimo e lo
governa come una vera patriarca. Dopo La casa degli
spiriti come dubitare di questa inclinazione? E se talora
la generosit travalica in esercizio di potere, in
deliberato controllo delle altrui vite per modificarne il
corso, pur vero che da questo movimentato ritratto
emergono gli indiscutibili pregi della famiglia allargata,
come luogo dellaffetto e della comprensione. Se le
avventure della trib e della sua regina la fanno da
padrone, non mancano le riflessioni sullincombere del
tempo, sulle debolezze di un carattere forte, sulla
rivincita del buon senso, sulla capacit di cambiare e in
ultima analisi, sul dono di sapersi prendere in giro che
dovrebbero sempre accompagnarci nella fatica di
vivere. Si esce dalla lettura con la sensazione di aver
attraversato una grande galleria di ritratti familiari, di
aver vissuto una cronaca di affetti che ci riguarda da
vicino. Con intelligenza e autoironia Isabel ci mostra le
difficolt di tenere insieme un clan variegatissimo e di
dominarlo; mettendo a nudo le proprie inclinazioni, la
scrittrice de La casa degli spiriti ci dice che leccessiva
generosit rischia di sconfinare nellinvadenza.
Isabel Allende nata a Lima, in
Per, nel 1942, ma vissuta in
Cile fino al 1973 lavorando come
giornalista. Dopo il golpe di
Pinochet si stabilita in
Venezuela e, successivamente,
negli Stati Uniti. Le sue opere sono tradotte in tutto il
mondo.
Alfio Petrini
TEATRO TOTALE
Titivillus, 2006, 14,00

Titivillus, diavoletto dello spettacolo,


si manifesta rendendo fruibili idee
integre dalla censura di monaci
medioevali ed accoglie questo
saggio di Petrini nella sua collana
Altre visioni, dove prendono forma ulteriori spunti per la
didattica del settore. Teatro totale sintesi e strumento
34

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

di ricerca, momento dintersezione delle arti e, al


contempo, uno scorcio rinascimentale, prospettiva
verso il pi antico e connaturato varco predisposto a
sincretismi e sinestesie, una pluralit del linguaggio che
non pu rinnegare le origini, per ricalcare pi
direttamente il pensiero dellautore. Quella del teatro
totale , in ogni caso, unesperienza che vede coinvolto
Petrini in un lungo percorso, di cui compare a tergo del
libro quella relativa al primo convegno internazionale
svoltosi a Roma nello scorso 2001. Attore, regista,
drammaturgo, critico e redattore della rivista INscena,
lautore, in questo libro, si avvale dellintroduzione di
Giancarlo Sammartano, empatica e gradevolmente
romantica nel rivendicare attraverso la scena un
volontario destino; forse un po pi riduttiva nel
rilevare le vesti di un apprendista proletario che si fa
maestro aristocratico, un interessante spunto di
dibattito sintravede comunque nella chiusa: salutare
con-fusione di Teatro e Vita. Petrini guarda alla ricerca
senza mai perdere di vista la tradizione, fintanto da
ravvisare una necessit sociale nella pluralit del
teatro. Lunit nella diversit il dogma che ne
scaturisce. Nel complesso, risulta essere un ottimo
compendio generale, sviluppato con pathos e tesi
originali che tendono a personalizzarne la fattura.
Ripercorrendo le varie strutturazioni del teatro, si
approda in maniera pi incisiva verso le avanguardie ed
il teatro futurista, profondamente rivalutato attraverso
la figura di Marinetti, sul quale il silenzio imposto viene
additato come preconcetto ideologico sul giudizio
artistico. Il paragrafo iniziale dedicato al teatro totale
evidenzia subito una prima grande figura, quella di
Wagner, il teorizzatore, ma anche quella di Artaud ed il
suo doppio prende subito consistenza come un
inevitabile punto di riferimento per lintero argomento
trattato. Naturalmente sia Stanislavskij che Grotowski
sono imprescindibili come eredit del teatro pi
moderno. Grande rilevanza riservata alla poesia o
meglio a quel valore aggiunto inteso a sottolineare
che teatro e parole sono strettamente vincolate alla
corporeit dellazione, parola del non detto. Se
lopera darte esiste nel suo divenire, il regista non
pu far altro che tradirla per amore ed un fare
poetico che racchiude il favoloso possibile a
ricondurlo al nulla, ovvero allo spazio della creazione.
Beckett e Shakespeare sono quei cattivi pensieri
indispensabili per scavare oltre e specchiarci nelle
nostre
eresie
barbariche,
tasselli
pressoch
fondamentali nellespressione della totalit. Un attento
sguardo rivolto alla panoramica delle tecnologie
digitali, alla multimedialit ma anche allintermedialit
passando per la pop art, la performance, lhappening e
quantaltro ancora fino a reinventare le regole della
visione e della percezione. Da Fluxus, John Cage e gli
anni Sessanta alla pi prossima generazione degli anni
Novanta, cos variegata e composita, sino a quel nuovo
teatro che ha tentato di forzare verso un ritmo
cinematografico o da videoclip giungendo, infine, alle
forme cosiddette estreme o extreme, quelle dove la
crudelt esplicita nelle ferite come nel dolore
teatralizzati nella live art. Il paragrafo de Lattore me
stesso conclude il tutto in un personale riepilogo della
diretta esperienza dellautore che poi divenuto anche
maestro. Teatro totale, ovvero la vita e tutte le sue
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

sfumature che, abbattendo la barriera della scena, nel


Novecento finiscono col coinvolgere il pubblico in prima
persona. Che il teatro si possa confondere nella vita e
viceversa, del resto, cosa ben pi remota. Il punto
determinare unetica che, indubbiamente, pi
facilmente accertabile nella rappresentazione, piuttosto
che nella confusione. Magari anche in questo caso,
perch no, nasce lesigenza di una fusione con quanto
lautore vuole addurre alla luce come indispensabile
aspettativa della vita.
Enri. Pietr.
- Roma -

Amos Oz
NON DIRE NOTTE
Traduzione:

Elena

Loewenthal

Feltrinelli, 2008, pp.

208, 8,00

A Tel Kedar, una tranquilla cittadina


israeliana nel deserto del Negev,
abitano Noa e Theo. Dopo sette anni
di felice convivenza, sono in una
fase stagnante del loro rapporto.
Theo, urbanista sessantenne di successo, appare
sempre pi introverso e sembra aver perso energia,
voglia di fare e di mettersi in gioco. Noa, frenetica
professoressa di lettere di quindici anni pi giovane che
insegna nella scuola locale, sempre alla ricerca di
nuovi traguardi e nuove sfide. In seguito alla morte di
uno degli studenti di Noa, le viene affidato il compito di
dare vita a un centro di riabilitazione per giovani
tossicodipendenti. Aiutata da Muki, agente immobiliare,
da Linda, una timida divorziata, e da Lumir, un
pensionato, Noa si dedica al progetto con entusiasmo e
idealismo, pronta a lottare contro lopposizione di tutta
la cittadina che teme che un simile centro possa portare
droga e criminalit. Non vuole mostrare le sue
debolezze e chiedere laiuto di Theo, e lui non vuole
interferire se non richiesto Se per un verso la
vicenda sembra mettere a dura prova la loro relazione,
dallaltro dimostra lo struggente affetto, linfinita
tenerezza e il profondo amore che ancora li lega. La
storia narrata dai due protagonisti in prima persona,
alternandosi di capitolo in capitolo, raccontando gli
stessi episodi visti da occhi diversi, contrapponendo con
forza le due personalit, descrivendo non solo le loro
vite, ma anche quella di vari abitanti di Tel Kedar,
vecchi e nuovi immigrati, persone colpite da tragedie
immani, ma anche personaggi buffi, russi pieni di
vitalit, giovani studenti dalle belle speranze. Non dire
notte non esplicitamente un romanzo politico: un
libro che esplora lanimo umano, che racconta la realt
quotidiana di una comunit lontana da Tel Aviv o
Gerusalemme, protetta da filo spinato e guardie, che
cerca di vivere una vita normale
come qualsiasi altra cittadina del
mondo.
Amos Oz, Premio Catalunya 2004,
Premio Principe de Asturias de Las
Letras 2007, Amos Oz nato a
Gerusalemme nel 1939.A quindici
anni, andato a vivere in un kibbutz. Ha studiato
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

filosofia e letteratura all'Universit Ebraica di


Gerusalemme ed stato visiting fellow all'Universit di
Oxford, author-in-residence all'Universit Ebraica e
writer-in-residence al Colorado College. stato
nominato Officer of Arts and Letters of France. Autore
di narrativa per bambini e adulti, saggista, stato
tradotto in molte lingue ed famoso in tutto il mondo.
Ha ricevuto il premio francese Prix Femina e nel 1992 il
Frankfurt Peace Prize. Vive ad Arad e insegna
letteratura all'Universit Ben Gourion nel Negev. La
scrittura di Amos Oz trae la propria forza dalla storia
tormentata della sua terra d'origine. Nelle sue opere
ritroviamo un attento esame della natura umana, con la
sua fragilit e straordinaria variet. Con parsimonia di
parole, Oz racconta il popolo di Israele, il suo travaglio
politico, il suo paesaggio biblico. "Eloquente, umano,
persino religioso, nel senso pi profondo, [Oz] una
sorta di Orwell sionista: un uomo complesso,
ossessionato dal semplice senso del decoro e
determinato soprattutto a dire la verit, anche a costo
di ferire qualcuno." (Newsweek)
Amos Oz ha detto:
Israele un Paese di immigrati. Gli israeliani
scherzano su questo argomento. C' una barzelletta che
dice: qual la definizione di nuovo immigrato? una
persona che il primo anno si lamenta del governo che
non fa mai abbastanza per integrare gli immigrati; il
secondo si lamenta che gli autoctoni non sono gentili
come dovrebbero e il terzo anno se la prende con gli
immigrati appena arrivati perch ricevono troppe
attenzioni. Ecco, questo Israele. (Le opere di Oz tra
esilio e immigrazione di Marina Gersony, tratta da il
Giornale, 5 marzo 2007)
Ci sono 5.5 milioni di ebrei che non possono andare
da nessuna parte perch non c' alcun posto dove
andare. E ci sono 4 milioni di palestinesi che non
possono andare da nessuna parte perch non c' alcun
posto dove andare. Non possiamo diventare una
famiglia felice, perch non c' una sola famiglia.
Casomai ci sono due famiglie infelici che devono
dividere la loro casa in due piccoli appartamenti. Questo
il compromesso che alla fine dovr prevalere. Non so
dire quando avverr, ma ci sar semplicemente perch
non ci sono alternative. (Amos Oz: Compromesso
unica scelta - unintervista di Chiara Pavan, tratta da
Il Gazzettino, 4 marzo 2007)
[...] Il deserto leterno contro il passeggero. E qui
le nostre parole quotidiane assumono un altro senso, o
forse lo perdono del tutto. Il deserto permette di fare
quellesperienza che Freud chiamava 'il sentimento
cosmico'. Il deserto, infatti, lepifania delluno e
assoluto. Il deserto monoteista non pagano. (Notte
nel deserto - intervista ad Amos Oz di Wlodek Goldkorn,
tratto da Lespresso, 21 dicembre 2006)
Ora ecco un brano del libro:
Sono le sette di sera e lui seduto sul balcone di casa,
al terzo piano. Guarda il giorno che muore e aspetta:
chiss che cosa promette lultima luce, che cosa ha in
serbo.
Ha davanti il cortile deserto con la sua striscia di erba,
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

35

qualche oleandro, una panchina e un pergolato di


buganvillea abbandonato a se stesso. Il cortile finisce
con un muro di pietra su cui si delinea il profilo di una
porta successivamente murata. Le pietre nel buco della
porta sono pi chiare, adesso gli sembrano persino un
po meno pesanti delle altre. Oltre il muro si ergono due
cipressi. Nella luce della sera hanno un colore che
nero, non verde. Oltre si dispiegano colline desolate:
laggi c il deserto. Laggi un mulinello grigio salza a
tratti, freme un istante, si contorce, corre, cala. Torna
in qualche altrove.
Il cielo ingrigisce. Qualche nuvola ferma, una di esse
riflette debolmente la luce del sole che cala. Del resto
dal balcone non si vede. Sul muro di pietra in fondo al
cortile un uccellino sagita come se avesse appena
scoperto qualcosa dincontenibile. E tu?
Cala la notte. In citt saccendono i lampioni e le
finestre: fra un lembo e laltro di buio. Il vento aumenta
e con lui arriva odore di cenere e polvere. Il chiaro di
luna distende una maschera mortuaria sulle colline nei
pressi, come se non fossero pi colline ma note basse.
Questo posto per lui la fine del mondo. Non che ci
stia male, alla fine del mondo. Ha ormai fatto quel che
poteva fare, dora in poi aspetter.
Intanto abbandona il balcone, entra in casa, si siede,
posa i piedi scalzi sul tavolino del salotto, mentre le
braccia calano pesantemente ai lati della poltrona,
come attratte dal freddo pavimento. Non accende n il
televisore n la luce. Gi per strada un cigolio di
pneumatici. Qualche cane che abbaia, dopo. Qualcuno
sta suonando un flauto, non proprio un brano di
musica, semplici scale che si ripetono senza alcun
apparente cambiamento. Gli piacciono, quei suoni. In
mezzo alledificio lascensore passa al suo piano ma non
si ferma. Alla radio dei vicini una donna sta parlando in
una lingua straniera, probabilmente, ma non sicuro
nemmeno di questo, adesso. Una voce maschile, sul
pianerottolo, sentenzia: Non se ne parla nemmeno.
Unaltra risponde: No no, non andare, verr.
Quando per un istante cessa il mormorio del motore
dentro il frigo, si odono i grilli nel uadi: punteggiano il
silenzio. Entra una lieve brezza, sfoglia le tende, fruscia
tra il giornale sul ripiano, respira per tutta la stanza, fa
tremare il fogliame della pianta e torna al deserto
passando per la finestra opposta. Per un attimo lui si
abbraccia le spalle. Quel piacere gli rammenta il sapore
di una sera estiva in una citt vera, forse Copenhagen,
dove stato una volta per due giorni. Lass la notte
non piomba, invece viene piano piano. Il velo del
crepuscolo dura, lass, tre anche quattro ore, a lui
sembrava quasi che la sera volesse sfiorare lalba.
Suonavano diverse campane, una aveva la voce roca e
ottusa della tosse. Una pioggerella congiungeva il cielo
della sera allacqua dello stretto e dei canali. Nella
pioggia pass un tram illuminato, deserto, a lui parve di
vedere una giovane bigliettaia china a parlare con il
conducente, teneva le dita sulla mano di lui, poi fin, e
di nuovo la pioggia sottile, come se la luce della sera
non vi passasse in mezzo e piuttosto da essa scaturisse,
e le goccioline incontravano gli zampilli della fontana in
una piazzetta. L lacqua cheta restava illuminata,
dallinterno, per tutta la notte. Un ubriaco male in
arnese, non certo giovane, pisolava appoggiato alla
balaustra, la testa coperta di una ispida canizie
36

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

affondata nel petto, i piedi con le scarpe ma senza calze


immersi nellacqua della fontana. Era immobile.
Che ore saranno?
Si piega verso il buio per guardare lorologio, trova s le
lancette fosforescenti ma dimentica la domanda. Forse,
sta cominciando il processo di lenta discesa dal dolore
verso la tristezza. I cani riprendono ad abbaiare, questa
volta con impeto, con furia: abbaiano nei cortili e negli
spiazzi aperti ma anche dal uadi e oltre, dal buio
remoto, dalle alture, cani pastore dei beduini, e cani
randagi, avranno fiutato una volpe, ecco un latrato si
trasforma in un ululato e un altro gli risponde,
penetrante, disperato, come perso per sempre. Questo
il deserto nelle notti destate: antico. Indifferente.
Vitreo. N morto n vivo. Presente.
Da dentro osserva le colline, attraverso la porta a vetri
del balcone e attraverso la cinta di pietra in fondo al
cortile. Sente riconoscenza ma non gli chiaro per che
cosa, se non per quelle colline. sulla sessantina, ben
piantato, il viso largo, un po ordinario: un viso
contadinesco, unespressione diffidente o scettica con
unombra di larvata astuzia. Capelli grigi tagliati corti,
quasi rasati e baffi densi, grigi anchessi. Quand in un
locale, qualunque esso sia, d limpressione di occupare
pi spazio di quanto ne tenga in effetti il suo corpo.
Locchio sinistro quasi sempre socchiuso, non che
ammicchi, piuttosto pare intento a guardare un insetto,
un oggetto minuscolo. Sveglio ma intontito resta seduto
in poltrona, come dopo un sonno profondo. Coglie s gli
immobili nessi fra il deserto e loscurit. Gli altri questa
sera si stanno divertendo, combinano, rimpiangono. Lui
dal canto suo si concede volentieri questo momento,
che non gli appare vuoto. Adesso trova giusto il
deserto, ha ragione il chiaro di luna. Davanti a lui, alla
finestra, tre o quattro stelle intense sopra le colline.
Sottovoce dice, Ora si respira.

Flavio Ermini (A cura di)


IL RACCONTO ULTERIORE
Moretti e Vitali, 2006, 18,00

Il Racconto ulteriore, antecedente


allintelligibilit nella contrapposizione di un tempo mitico alla desolante
contemporaneit di una terra gi
esplorata da Eliot, un progetto che
vede Flavio Ermini coordinare dei
pensatori nel gesto narrativo. L inquietudine
dellimprevedibile ci ha condotto verso false certezze
allontanandoci dal vero senso della tradizione,
dallorigine. Dal chaos, nello stesso gesto della
creazione sussiste ancora, inalterata, lenergia per una
prospettiva ulteriore, devoluta a un sapere autentico,
non pi reso asettico, e considerato nel suo originario
contesto organico. Bonnefoy lo fa attraverso una
possibile variante per la cacciata dal giardino. Un punto
in cui il tempo non ha avuto ancora inizio, dove
limmediato e il mediato, opportunamente affrontati da
Vitiello nellepisodio finale, sono ancora erranza
nelleterno
e
prendono
forma
col
giorno,
nellesperienza, tra leco di un flauto, mediando dolore e
speranza. Prima o dopo divengono lintangibilit del
tempo dove larchetipo, riflesso nella forma, si
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

tramanda nel mito, restando impresso tra luci e ombre.


Nel tema della leggenda primordiale resta ancorato
anche Flix Duque, quella indigena della foresta e del
suo lago, mentre, a poca distanza, si consuma
limminente fine di questo mondo, tra disastri
ecologici e notiziari flash sul terrorismo. Quella di
Labarthe unAllusione allinizio migratoria, iniziatica ed
incentrata sulla comunicativa, in un viaggio che ci vede
dubitare e disperderci, ricominciare: possibile metafora
della stessa vita. Larcangelo, con Antonio Prete, dalla
sua sostanza di luce, viene a contatto col tempo e la
disgregazione della materia. Vive con rammarico i suoi
fallimenti, la distrazione di una colpa ancestrale.
questa la prima delle Tre storie sul tempo e
lapparenza, quale impossibile somma dinfiniti vuoti
nellepilogo della sera: lo scorgere finalmente il sorriso
di una bimba ricongiunta al suo gatto. Articolato e
dettagliato il ritratto ginevrino di Roberta De Monticelli
che, traversando memorie e riflessioni, approda su pi
acquietanti sogni in una fragorosa e sporca piazza
toscana. Spinoza, lottico, tanto ebreo quanto eretico,
con Tagliapietra lo ritroviamo che si diletta coi ragni e
sar specchio di una risata che dio, vittima e carnefice
nelle vesti di un Benjamin portato al martirio, ancora
immerso nella lettura di Ethica. Uno Spinoza che ricorre
anche con Vitiello, ricordandoci che ogni definizione
negativa e che, con Jean Luc Nancy, ci riporta a quel
sentiamo e sperimentiamo il nostro essere eterni.
Interessante il contesto in cui si sviluppa Diario,
fluttuante in unincerta intemporalit che va dal 4 al
10 novembre 2002. Realizzato per conto della rivista
Parallax, vede qui la sua versione italiana dopo essere
stato tradotto in inglese. Il marionettista di Givone,
unitamente al racconto di Tagliapietra, , a mio parere,
tra gli episodi pi centrati, almeno in relazione
allintento narrativo preposto. Tutto il fascino e la magia
dello spettacolo dei burattini viene rilevato allontanando
lo spettro di un demiurgo dietro le quinte, restituendoci
personaggi con unanima sottesa ad un filo tramite cui
comunicare, finanche a recepire dal basso le
sollecitazioni sceniche. Ironico ed incisivo giunge Carlo
Simi che, attraverso lantica e collaudata formula del
dialogo, ci trasporta nel mondo delle fiabe che
preannunciano ciclicit atemporali. Con Don ci si
addentra in tematiche che includono risvolti psicologici,
mentre con Gargani si abbandona il filone narrativo
soltanto per meglio sviscerarlo con esiti che,
personalmente, trovo convincenti, soprattutto per quell
indissolubile legame tra etica e scrittura ricordato
anche attraverso il monito di Wittgenstein: non
possiamo scrivere qualcosa di vero se non siamo veri.
Riportare la figura dellintellettuale ad un suo pi
connaturato baricentro rendendogli la giusta attenzione,
a partire dalloperato scientifico e politico, potrebbe
essere un varco aperto da questo libro, poich in
queste condizioni, come Gargani stesso afferma, non
c da sorprendersi che fenomeni mafiosi si estendano
allambito dellorganizzazione della cultura e del mondo
accademico
En. Pi.
- Roma -

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Giuliana Sgrena
IL PREZZO DEL VELO
La guerra dellIslam contro le donne
Feltrinelli, 2008, pp. 176 13,000

Il ritorno del velo non riguarda solamente i paesi


arabi ma tocca anche il cuore dellEuropa. Nella
multiculturale e cosmopolita Sarajevo, per esempio,
sempre pi donne per strada scelgono di portare il velo,
ma anche nelle grandi metropoli occidentali esso
compare con sempre maggiore visibilit.
In Francia la questione stata affrontata impedendo
il suo uso perlomeno nelle scuole e nei luoghi pubblici,
unitamente a tutti gli altri segni di riconoscimento
identitario e religioso, generando con questa decisione
un dibattito aspro sul senso della laicit dello stato. In
Italia invece la risposta pare essere affidata al
cosiddetto buon senso, eludendo nei fatti il portato
ideologico della questione.
Ma la domanda al fondo resta: perch le donne
islamiche sempre pi volentieri accettano di portare il
velo? Quali questioni generali si celano dietro una scelta
solo apparentemente personale? Il velo rappresenta
simbolicamente loppressione della donna nel mondo
islamico, quando imposto come regola religiosa. Il
ritorno del velo dunque legato spesso a regimi
teocratici oppure alla reislamizzazione di alcuni paesi. In
questo caso si tratta di un velo ortodosso solo
parzialmente legato alla tradizione locale.
Tuttavia, nei paesi interessati dalla reislamizzazione
luso del velo e il ritorno a un islam ortodosso sono visti
come la risposta ai fallimenti della modernizzazione dei
regimi nazionalisti. La reinvenzione dellislam restituisce
quel senso di appartenenza perso con il fallimento del
nazionalismo arabo e quindi dichiara lappartenenza a
una comunit ampia che va oltre i confini dei singoli
stati nazionali per investire anche lOccidente. Si tratta
di una necessit ancor pi sentita dopo l11 settembre,
con la tendenza alla criminalizzazione diffusa di tutti i
musulmani. Tuttavia, non sono solo le motivazioni
politiche a indurre alladozione del velo, a volte ci sono
motivazioni sociali, o persino di moda.
Giuliana Sgrena, per capire cosa c dietro il velo, si
cimenta in un reportage a tutto campo. Intervistando
donne che hanno posizioni importanti nella societ
marocchina e algerina. Ma anche esplorando la Tunisia,
la Serbia, lIraq, lArabia saudita, la Francia, lIran e la
Somalia con una vera e propria inchiesta sul campo.
Giuliana Sgrena, inviata de il
manifesto, negli ultimi anni ha
seguito levolversi di sanguinosi
conflitti, in particolare in Somalia,
Palestina, Afghanistan, oltre alla
drammatica situazione in Algeria.
Negli ultimi due anni ha raccontato la guerra e
loccupazione in Iraq. Nei suoi servizi cerca di indagare
la realt che sta dietro lo scontro armato, la vita
quotidiana delle principali vittime delle guerre moderne:
donne e bambini. Ha dedicato particolare attenzione
allislamismo e al suo effetto sulla condizione delle
donne. Attualmente collabora, tra laltro, con
RaiNews24, con il settimanale tedesco Die Zeit, con la
radio della Svizzera italiana e con riviste di politica
internazionale. Libri pubblicati: La schiavit del velo,
37

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

voci

di

donne

contro

l'integralismo

islamico

(manifestolibri 1995); Kahina contro i califfi, islamismo


e democrazia in Algeria (Datanews 1997); Alla scuola
dei taleban (manifestolibri 2002); Il fronte Iraq, diario
da una guerra permanente (manifestolibri 2004).
Faran Meteoss
PSICOFANTAOSSESSIONI
LietoColle, 2007, 10,00

Nellormai vasto catalogo della


LietoColle, nonostante linevitabile
incorrere in qualche cronicizzata
velleit artistica, sussistono ancora
validi spunti. il caso di Faran
Meteoss, che non una delle tante
redivive mummie del sottobosco della valle dei templi
bens novello giullare nellanagramma di Stefano
Amorese. Saltimbanco e cantore dei tempi a noi pi
prossimi e schizoidi, quelli di un post sperimentalismo
privo di canoni e riferimenti. Radici e dotte asserzioni
non mancano e mai languiscono, scaturiscono, tuttal
pi, nelle caotiche simmetrie semantiche: un magma
fluido, decomposto e mai putrido, dove la poesia
interpreta la disperata ilarit del guitto e la forma non
viene mai meno, anzi funge da contenitore per
disinibite pulsioni. Un poeta che andrebbe ascoltato
(oltre che letto) per cogliere quell armonia espressiva
che domina disegni e strategie, come rilevato da
Walter Mauro. Forte il messaggio pubblicitario
evocato e profanato nella sublimazione surrealista,
penetrante cadenza il suo ritmo percorrendo lasfittico,
adrenalinico e agnostico vivere contemporaneo.
Teatralizzante il suo istrionico incedere in salse
variopinte, persino iperrealiste, traboccante del carico e
delle caricature dellodierna farsa cui si sottoposti
esistendo. Analogie ed allitterazioni, provocatori retaggi
di avanguardie, persino il turpiloquio tra i possibili
ingredienti di questo frapp linguistico pi analogico
che logico, come giocosamente lo chiosa Claudio
Comandini. Un uso della lingua a tutto campo, infarcito
di citazioni latine ma anche di francese, di spagnolo e di
gergo autoctono. Saltellando e sillabando non si
rinuncia neppure ai cartoon tra qualche Mumblemumble e le invettive di Bambini & sciacalli. Visionario
allucinato, prossimo alle tematiche dellassurdo e ben
cementato nel Novecento. Lunga la sfilza dei
personaggi citati, un gossip senza precedenti e
distinzioni, da Shiva ai fratelli Marx passando per Giulio
Andreotti
che,
senza
esitazioni,
davvero
lo
apprezzerebbe. Contiene persino un versetto satanico,
quello in cui Maometto finisce di digerire larista di
maiale e, a seguire, in meno di tre righe c spazio per
Buscetta, il Canaro, Rauti, Cossutta, Stalin e Hitler. Pi
nitido, divenendo a tratti persino lineare ed uniforme,
emerge il rammarico struggente per quegli anni
autenticamente impegnati e perduti in KM1999.
Scontato il confronto col Palazzeschi pi giocoso e
divertito per Comandini che, nella sua pirotecnica
invettiva, intravede come meno approssimativo un
accostamento a Zanzotto e la sua sfrenatezza
plurilinguistica. Preciserei ascendenze nel dadaismo pi
sincretico e performativo ma poi, vedendolo operare dal
vivo, il poeta inevitabilmente si personifica nel
38
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

personaggio, piuttosto che indagarlo e dissacrarlo.


Resta la provocazione, onnipresente, tra trombette,
tamburelli e campanellini, ma a prevalere, in questo
caso, lo stereotipo del menestrello. Strisci a ridosso
del fosso/come cobra zebrato con gli occhiali da sole
lincipit di Serpentario dove la catarsi del muco ci
conduce alla Fattoria globale, eroina filosofica
prodotta dai maiali di Orwell: unaltra guerra di
TROIA, la lotta fra i Titani e gli di del mio Tartaro, il
cancro del Tropico. Incipit anche titolo nonch testo
dapertura della plaquette, implosivo nelle sue erezioni
sottocute, svilito virilmente in un congiuntivo che
congiuntivite. Bluff (forse non un caso) apparso
anche in televisione oltre ad essere gi presente su
diverse antologiche, come nel caso di gran parte del
materiale qui riprodotto. Psicofantaossessioni denota
inventiva e ricerca in un lungo e opportuno percorso
dincubazione. un libro che racchiude lavoro, sintesi di
una feconda evoluzione forgiata tra grovigli di eredit
eterogenee, per questo senza calchi di modelli
immediati, come ribadisce Comandini constatando una
buona ragione per consigliarne la lettura.
Enrico Pietrangeli
- Roma -

Marco Amendolara
LA PASSIONE PRIMA DEL GELO
Rispostes, 2007, pp. 96, 5,00
Con lo scritto di Mario Fresa

Questa raccolta di poesie pone il


lettore di fronte a una voce che sa
disegnare, con un'energia vitale forte
e decisa, una visione del mondo che
insieme precisa e dubbiosa, innamorata e cinica,
luminosa e notturna. La dicotomia nella quale si dibatte
e si agita nervosamente tale voce poetica ravvisabile
anche nella scelta e nell'impostazione delle traduzioniriscritture da alcuni poeti del mondo classico latino (da
Grazio a Catullo, da Properzio a Ovidio), i cui versi sono
trasformati per il tramite di un insolito impasto stilistico
che comprende sia l'abbassamento concreto e realistico, che sembra scivolare verso la mediet della prosa,
sia l'altezza di una prospettiva elegantemente aulica e
raffinata.
Il gioco della deviazione-metamorfosi perseguito nelle
traduzioni fa intendere uno dei tratti pi significativi del
lavoro di Amendolara: e cio l'impulso a "tradire",
appunto, con frequenza, la continuit di un'unica
dimensione del proprio sguardo, che appare sempre in
vena di una drammatica e giocosa contraddizione, in cui
tutti i sentimenti convivono insieme con il loro esatto
rovescio (dolcezza e crudelt; sapienza moderatrice,
"socratica", e furore dionisiaco; veleni e incantamenti;
gelo e passione).
C' una tensione inarrestabile, nella lingua poetica di
Amendolara, sospesa tra la leggerezza e l'angoscia, tra
la carezza e la ferita.
I testi che si leggono in questo singolare libro
risplendono sempre, ad ogni suono, ad ogni passo,
come un'accecante esplosione di luce che sia sbito
accompagnata e vinta dalla calma di un crepuscolo

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

improvviso. [Tratto dallo scritto, intitolato Veleni e incantamenti


di Mario Fresa]

Amendolara cos precisa il senso della sua poesia: "Le


mie poesie si compongono di odii / uccidendomi
stratagemmi di delirio, / cripta che vide in pezzi
uneleganza rara / una fine di stelle", che sidentifica in
raffinata estasi tra sogno e memoria, tra dolore e
amore, nella traiettoria di unanalisi sempre attenta. Lo
scrupolo col quale Amedolara pone nella struttura
compositiva delle sue poesie, un tratto distintivo, un
connotarsi al di l delle speciosit verbo-linguistiche che
dominano il panorama doggi della poesia. Il verso
scorre in legittima autonomiae leggerezza, tra
consapevolezza e fruibilit, quasi a scandire il ritmo di
una pronuncia misurata e allo stesso tempo declinata
nella sua totalit. Succede allora che "dopo un incendio
di parole", il poeta si attardi oltre perch "il non detto
la prigione della lingua", mentre si devia nel "Lettore
orizzontale rispetto alla scrittura " per culminare nei
molteplici "fantasmi" che ci attraversano e attraversano
lautore "in cerca di messaggi senza parole / tutto
consumato nel buio dellindecenza".
il prologo di uno stordimento che si espande a
raggiera, tra sfinimenti e allegrie in deriva, come una
realt finemente amalgamata e confusa nel bagliore di
una stagione irrequieta e pronta a mettersi in fuga da
tutte le stelle e le nubi della vita. [Tratto dalla critica di

Zena, Giovanni Camerana, Georges Simenon. Suoi versi


sono apparsi in varie antologie. [Notizie bibliografiche, p.
87]
Opere pubblicate dellautore:
Saggistica - La musa meccanica (Ripostes, Roma

1984; ed. riveduta, Pellicanolibri, Roma 1994)


Indagine su Oscar Wilde (Ripostes, Roma 1994)
Taverne e fantasmi (Edizioni deil'Oleandro, Roma
1996) Apparizioni a mezzogiorno. Interventi sull'arte
contemporanea (resauro e la Fabbrica Felice, Cetara
1999) Tinture disumane. Arte mista ad altro
(Tesauroela Fabbrica Felice, Cetara 2001)

Doppio magma. Arte e scrittura in Soffici, Savinio, De


Pisis, Cremona (Tesauro e La Fabbrica Felice, Cetara
2002) Parole variopinte. Figure e scritture in Bartolini,
Montale, Conti, Zavattini, Buzzati, Morante, Pasolini,
Testori, Masini, Totano, Weller, Lanuzza (Tesauro e La
Fabbrica Felice, Cetara 2004)
Poesia - Rimmel (Extravagantes, Ravello 1986)
Seymour (Altri termini, Napoli 1989) Stelle e devianze
(La Fabbrica Felice, Cetara 1993) Epigrammi (Nuova
Frontiera, Salerno 2006)
Pamphlet - Mani addosso (Marocchino Blu, Lucca
2002) Vascelli, tatuaggi, selve e saette (Marocchino Blu,
Lucca 2002)

Angelo Lipo, PubliNews nr.12/2007]

Marco Amendolara
LAMORE ALLE PORTE
Plectica Editrice, 2007, pp. 50, 6,00

Pasquale Mesolella
TESTAMENTO BREVE
(Poesie)
Pentalinea editore, 2007, Prato, 2007,
pp.114, 10,00

Con lo scritto di Olga Chieffi


Prefazione di Armando Saveriano

Testi scritti fra gli anni 2005 e 2007. In


buona parte, questi versi sono apparsi
nel sito; www. dalmiro. altervista. org,
e altri nel numero zero della rassegna
letteraria Circe, edizioni Bishop, 2007. La sezione
Esercizi per scomparire stata gi stampata, in
edizione limitata, presso Antoine, Benevento, 2005 e
poi (tranne l'ultimo testo) col titolo Epigrammi, in
edizione accresciuta, stata pubblicata da Nuova
Frontiera, Solerne, 2006. I personaggi presenti nella
sezione intitolata Crimini e fumetti sono presenze note
del romanzo poliziesco e dei cartoons. Il dialogo con
Olga Chieff stato disegnato nel progetto di queste
pagine. (m.a., Castellammare di Stabia, febbraio 2007)
Marco Amendolara nato a
Salerno nel 1968. Ha esordito
giovanissimo con un saggio, La musa
meccanica, apprezzato da Luciano
Anceschi
e
da
Maria
Corti.
Collaboratore di riviste e periodici (II
Giornale d'Italia, II Mattino, Caff
Michelangiolo, L'area di Broca, Frontiera immaginifica, e
altri) laureato in filosofa e in lettere. In poesia stato
segnalato al premio Gatto (1986) per un poemetto,
Rimmel; e ha ottenuto il premio Nuove lettere (2000)
per il saggio Apparizioni a mezzogiorno e il premio
Dickinson (2005) per il saggio Doppio magma. Ha
curato volumi su Lewis Carroll, Contessa Lara, Remigio
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Le liriche raccolte in questo volume si dividono in due


parti. Il primo capitolo intitolato Il dolore di sempre
costituito dalle poesie scritte dal 1968 al 2000. Nellaltro
capitolo che porta il titolo Ed subito giorno si leggono
le composizioni ispirati tra il 2001 e 2007.
Pasquale Mesolella fra quelli, ormai pochi, che
attendono che la poesia gli si riveli ed costoro che il
Testamento Breve si rivolge (so parlare / con chi sa
capire ), come affidando alla mediazione del tempo e
della pazienza il proprio libro di famiglia, la tavoletta
della memoria. Da poeta ha e sente la responsabilit di
rivitalizzare e di fortificare il ricordo, sapendo quanto
facile appannare o distorcere il passato, soprattutto
quello personale, legato agli anni della giovinezza, della
formazione.
Sicch egli interpreta il mondo, interrogando se
stesso sui crucci, sulle perplessit, sulle sensazioni e sui
valori: riverifica lio e quindi luomo nella sua bonariet,
in rapporto al pensiero e al linguaggio, alla coscienza e
alla spiritualit, alla ratio e al cuore; legge la sua e
altrui quotidianit, e la realt del mondo in cui si muove
e che lo cimenta , con tutti gli strumenti mentali,
emotivi, culturali grazie a tutte le risorse
dellintuizione e della sensibilit che possiede e in cui
noi possiamo riconoscerlo. [Prefazione di Armando Saveriano]
Dopo un lungo cammino di sofferenza e di lotta,
espresso in varie forme, in particolare, in quella classica
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

39

dellelegia, ora si accinge a percorrere una nuova


strada, fatta di minore asprezza, ma pi definita e pi
articolata, nella quale emerga la reale consapevolezza e
la definitiva accettazione di una esistenza precaria ed
emblematica: il riconoscimento e l'accettazione
conclusiva
dell'inevitabile
e
comune
tormento
esistenziale. Ha finalmente inizio, il tanto agognato
disgelo del cuore.
Alle vecchie sollecitazioni dei sentimenti, si
aggiungono le nuove e diverse prospettive poetiche, in
cui riaffiora il bisogno molte volte cercato e forse
finalmente trovato, di un "io poetico" non solo
spettatore della mutevole realt, ma soprattutto protagonista e inventore del mondo che lo avvolge e lo
circonda.) [Elaborazione della Nota dellAutore]
Pasquale Mesolella nato a Teano il
18
gennaio
1949.
Dopo
aver
frequentato le scuole medie e superiori
in
alcun
istituti
religiosi
della
Campania, ha seguito i corsi di dirotto
presso la facolt degli Studi di Napoli.
Ha lavorato per alcuni anni a Milano e
poi a Prato in un ente pubblico dove
esercita l'attivit di funzionario. Vive con la moglie e i due
figli, a Prato. A Toscana. Con le raccolte di poesie inedite
Parole al vento. Canti d'amore, Frammenti
Electa, ha
partecipato a diversi concorsi, segnalandosi per il suo vivo e
intenso sentimento poetico. Ha recentemente pubblicato un
carme dal titolo Carme alla mia terra, a ricordo della sua citt
natale, Teano, in provincia di Caserta. Con la casa Editrice
Bastogi, ha pubblicato nel 2005 la raccolta di poesie dal titolo
Torner a riprendermi il sole e nel 2006 un'interessente
raccolta di detti e racconti popolari dal titolo Cose della mia

terra. [Copertina]
Paolo De Bellis
1945 2001: APPUNTI DI STORIA
Proposte Editoriali, 2004 , 9,00

Lautore
ho
avuto
modo
di
conoscerlo personalmente incontrandolo a Milano durante una presentazione,
propizia occasione
per
congratularmi
con
lui.
Avevo
appena finito di leggere il suo libro ravvisando
opportune
capacit
divulgative
nellesporre
largomento trattato. Qualit spesso semplificate o
ridotte a ruolo di secondordine, eppure non sempre

cos facilmente distinguibili. De Bellis, oltre a


conoscere bene la storia o piuttosto oltre ad averla
debitamente
metabolizzata,
sa
spiegarla,
indistintamente, a tutti. Il suo sembrerebbe,
soprattutto, un valido compendio didattico del settore.
Quale intenzione dellautore, il libro nasce dallesigenza
di rendere partecipi i giovani recuperando quel passato
a noi pi prossimo, spesso confuso o pi
semplicemente trascurato. Larco di tempo che
abbraccia reso ben esplicito dal titolo. Dal
dopoguerra, passando attraverso la prima e la
seconda repubblica, si approda agli eventi pi recenti
con un fatale, tragico epilogo: quello dellundici
settembre. Un finale che pone in evidenza
uninevitabile, inquietante domanda: Quale speranza
per il futuro?. Gli Appunti di storia sono riportati con
sintetica efficacia e corredati di una dettagliata
appendice cronologica. Una storia caratterizzata, come
vuole evidenziare lo stesso autore, dal suo punto di
vista, quello di un semplice cittadino che vuole dire
la sua. Un cittadino che non rinuncia allo slogan non
c un buon futuro se non si conosce il proprio
passato, che cinvita ad un confronto costruttivo e
risolutivo. E in questa condizione che prende spunto
dalle sue riflessioni, di parte ma fattive, il punto dove
ci esorta, a nostra volta, a fare altrettanto. Quanto si
vuole innescare, soprattutto tra le righe, il renderci
interpreti della nostra storia in prima persona.
Significativo lo stimolo che riesce a trasmettere in
questo senso, tanto da renderlo un libro certamente
aperto ad un pi vasto budget. Questo a
dimostrazione del fatto che, la prerogativa di produrre
validi libri, non unesclusiva di taluni editori. Poco,
troppo poco, a dire il vero, viene fatto in termini
dinvestimento da altri editori per far emergere realt
qualitative nel rendiconto di cassa, a partire da quei
basilari servizi che contraddistinguono dignit e
presenza tanto allautore quanto al produttore. Resto
dellossidato, ma collaudato parere che, in linea di
massima, bene resistere alle tante tentazioni indotte
tramite concorsi, antologiche e facili pubblicazioni.
Solo un abbassamento della richiesta sul mercato
potr correggere le palesi incongruenze della nostra
editoria.
Enrico Pietrangeli
- Roma -

________L'Arcobaleno________
Rubrica degli Immigrati Stranieri in Italia
oppure
Autori Stranieri d'altrove che scrivono e traducono in italiano

Nel fascicolo NN.53/54 (v. pp. 45-46.) ho tradotto il


passero solitario (Monticola Solitarius) in ungherese con la
parola, che corrisponde al passero domestica (Passer
domesticus), in ungherese verb. Dopo la pubblicazione,
scoprendo in unenciclopedia generale ed in un dizionario
italiano illustrato che questo uccello appartiene tra gli uccelli
passeriformi alla famiglia Turdidi (passero solitario =
Monticola solitarius). Conseguentemente in ungherese si pu
tradurre il passero solitario con la parola rig (merlo =
Turdus Merula), perci ripropongo la mia traduzione, gi
pubblicata, con la sostituzione della parola verb in quella
rig, che suona anche meglio.

40

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Az O.L. 53/54. szmban (ld. 45-46. l.)


a passero
solitario jelzs llatnevet remete verb-nek fordtottam,
mivel a passero verebet jelent. Ksbb a fordts
publiklsa utn - utnanzve egy ltalnos enciklopdiban,
valamint egy olasz rtelmez sztrban tudomst szereztem
arrl, hogy a passero solitario (Monticola Solitarius) a
Turdidi -csaldba tartoz madr - N.b. ennek a sznak nem
talltam sehol a magyar megfeleljt -, ezrt magyarul rignak (olaszul: merlo (Turdus Merula) is fordthat, ezrt jbl
kzlm a versfordtsom a verb szt a jobban hangz
rig-val felvltva:

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Giacomo Leopardi (1798-1837)


IL PASSERO SOLITARIO

Giacomo Leopardi (1798-1837)


A REMETE RIG

D'in su la vetta della torre antica,


Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finch non more il giorno;
Ed erre l'armonia per questa valle.
Primavera d'intorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
S ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e cos trapassi
Dell'anno e di tua vita il pi bel fiore.
Oim, quanto somiglia
E te, german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco nato,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La giovent del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica.
Mi fere il sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella et dolce famiglia,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata giovent vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non dorrai; che di natura frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vto il mondo, e il d futuro
Del d presente pi noioso e tetro,
Che parr di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

Az si toronynak cscsrl,
Remete rig, a mezkn t,
Mg l a nap, dalolva szllj,
S e vlgyre rassz harmnit.
Krs-krl a kikelet
Csillmlik a lgben, s az ujjong szntk
Gynyrn megenyhl szvem.
Hallod a nyjbgetst, a csordabgst;
Mg a tbbi vg madr egymssal versenyre kl
S a szabad gen kereng szzfel,
Legjobb perceiket is nnepelve
Te mindezt meghzdva csodlod elmerengve;
Nincsenek trsak, nincs szrnyals
Dertlenl haladsz, mindent elkerlve
Dalolsz s tovaillan
veid s lted legszebb virga.
jaj, mily hasonlk
Szoksaink! A zsenge vszak des hznpe
Mulatsga s nevetse,
S te szerelem, az ifjsg fivre,
Elnytt napok sanyar shaja,
S nem is tudom, mirt, de nem trdm veletek,
St messze elkerllek bennetek
Csaknem remeteknt,
S szlfldemnek idegenknt,
gy mlik ltem tavasza.
E nap, mely most mr az estnek enged,
Utcnkban szoksbl nnepelnek.
Hallod, a vidmsg harangknt zendl
Hallod a vasgydrgst is gyakorta
Mely hzrl-hzra messzire dbrg vissza.
Minden nneplbe cicomzva,
A helyi fiatalsg otthontl tvol
Az utckon szerteszt barangol,
S szvben vidm egymst mustrln.
A mezk tvoli zugba
Magnyosan bjtam,
Minden gynyrt s jtkot
Mskorra halasztottam: kzben
Szerteszt kmlelem a fnyes lgben,
Hogy a Nap mint hull al
Eltnvn a vg nappal utn
A messzi brcek htn s mintha azt mondan,
Hogy elenyszik a boldog ifjsg.
Te, magnyos madrka, ha elj
lted csillagokkal teli estje,
Megszokott magnyod
Knzn rd nem hat,
Hisz termszet gymlcse
Minden vgyad.
Ha a gyllt aggkor kszbt
n ki nem kerlhetem,
S mikor msok szvnek nma a szemem,
Akkor lesz res a vilg s a holnap nekem
A mnl sttebb s kegyetlenebb.
Milyen, s lesz-e majd vgyam?
Milyennek tnnek ez veim? Hogy ltom magam?
Jaj, majd elj a sznom-bnom kora,
S vigasztalan br, visszarvedek gyakorta.
Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

41

Paul Verlaine (1844-1896)


CHANSON DAUTOMNE - CANZONE DAUTUNNO - SZI DAL

CHANSON DAUTOMNE

CANZONE DAUTUNNO

CANZONE DAUTUNNO

Les sanglots longs


Des violons
De lautomne
Blessent mon cur
Dune langueur monotone.

I singulti lunghi
Dei violini
Dellautunno
Trafiggono mio cuore
Dun monotono languore.

Singhiozzi lunghi
Dei violini
Dellautunno
Mordono mio cuore
Dun monotono languore.

Tout suffocant
Et blme, quand
Sonne lheure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure;

Tutto soffocante
E smorto, quando
Risuona lora,
io mi ricordo dei d
remoti.
E rimpiango;

Tutto ansimando
E smorto, quando
Risuona lora,
io mi ricordo dei giorni
passati.
E rimpiango;

Et je men vais
Au vent mauvais
Qui memporte
De, del,
Pareil la
Feuille morte.

Ed io me ne vado
Al vento spietato
Che mi trasporta
Di qua, di l,
come la
foglia morta.

Ed io me ne vado
Al vento spietato
Che mi trasporta
Di qua, di l,
come la
foglia morta.

Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

SZI DAL

SZI DAL

SZI DAL

szi hegedk hrja


bs bnatom jajongja,
a szvemet
knozn
bgyadtan, monoton.

szi hegedhrok
hosszasan jajongk,
szvemet mardosk
bgyadtan, monoton
fjdalmat okozk.

szi hegedk hrja


bs bnatom jajongja,
a szvemet
knozn
bgyadtan, monoton.

Fuldokln
s fakn
ha t az ra
rgi napokra
gondolok zokogva.

Minden fojt
s oly fak,
mikor t az ra
a rgmlt napokra
gondolok s zokogok.

Minden fuldokl
s olyan fak
midn t az ra
s a rgmlt napokra
gondolok zokogn.

S n elillanok
az ellenszllel,
mely magval ragad
s ssze-vissza felkavar
mint valami holt avart.

s n elsietek
a vad ellenszllel,
mely magval ragad
s ssze-viszakavar
mint holmi holt avart.

S n elmegyek
a gonosz szllel,
mely magval ragad
s ssze-vissza felkavar
mint valami holt avart.

Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

SZI DAL

gondolok zokogva..

SZI DAL

szi hegedk
nagy bnata jajongva,
a szvemet
knozza
monoton bgyadtan.

S n elmegyek
a gonosz szllel,
mely magval ragad
s ssze-vissza felkavar
mint valami holt avart.

szi hegedk hrja


bs bnatom jajongja,
a szvemet
knozn
bgyadtan, monoton.

Mind fuldokl
s spadt-fak
mikor kong az ra
s n a rgmlt napokra
42

Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Minden fuldokl
s spadtan fak
mikor t az ra
s n az elmlt napokra

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

gondolok zokogva.

s ssze-vissza felkavar
mint valami holt avart.

S n elmegyek
a gonosz szllel,
mely magval ragad

Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

N.B. Qui abbiamo riportato oltre le due variazioni della traduzione italiana altre nuove versioni delle traduzioni ungheresi. Le
prime variazioni delle traduzioni ungheresi si trovano nel n. 33-34 del fascicolo stampato. In internet nellindirizzo:
http://digilander.libero.it/rivistaletteraria/tradurre33-34.htm .
A kt olasz fordts-vltozat mellett itt publiklunk jabb magyar fordts-verzikat. A magyar fordtsok els varicii a
nyomtatott pldnyunk 33-34. szmban olvashatk, az interneten pedig a fent jelzett cmen.
Si pu consultare le alcune nuove variazioni sulla pagina del ns. supplemento online in ungherese / Nhny j varici a magyar
nyelv online fggelknk oldaln tanulmnyozhat:

http://www.osservatorioletterario.net/paulverlainechansondautomnesonoszidal.pdf

FLORIO BANFI (1899-1967)

RICORDI UNGHERESI IN ITALIA


Editrice La R. Accademia dUngheria, Roma, MCMXLII-XX E. F.

I RAPPORTI fra l'Italia e


l'Ungheria,
dal
giorno
del
battesimo cattolico della nazione
magiara fino ad oggi, non mai
interrotti, e dalla pi varia
natura, sebbene in prevalenza
culturali, trovano un'imponente
documentazione non solo nella
marea delle antiche pergamene
e delle carte ingiallite nascoste
negli Archivi quindi accessibili soltanto agli studiosi, ma
anche da una doviziosa quantit di ricordi monumentali
che, sparsi dovunque in entrambi i paesi, parlano
eloquentemente a tutti, di quel nobile connubio spirituale, che precisamente l'amicizia italo ungherese.
La presente pubblicazione diretta a catalogare i ricordi
ungheresi in Italia : lavoro questo al quale far
riscontro quello di inventariare i ricordi italiani in
Ungheria, che former l'argomento di un'altra
pubblicazione.
Nel
tradurre
in
effetto
tale
proponimento, sono stato costretto a tralasciare tutti i
tesori artistici ungheresi, ossia le opere degli artisti
ungheresi esistenti in Italia, che appartengono ad altro
ordine di idee e che avranno un proprio catalogo per
opera di Stefano Genthon. Tuttavia, in rarissimi casi,
dovetti fare uno strappo a questo principio, quando cio
le opere di artisti ungheresi sono intese a documentare
qualche relazione intercorsa fra Italia ed Ungheria.
Perci, si trovano raccolti nel mio Catalogo i ricordi
monumentali, anche se scomparsi, che hanno
riferimenti all'Ungheria e ai protagonisti della storia
dell'Ungheria, dalla paludata storia alla cronaca
spicciola, dai personaggi rappresentativi alle pi umili
figure della vita. Cos, senza la pretesa di riuscire
completo ed esauriente, ho procurato di rendere conto
di circa 750 oggetti che mettono in giusto rilievo quella
delicata premura con cui gli Italiani si prodigarono nel
coltivare i loro legami con l'Ungheria.
Nel presentare questo materiale, devo confessare,
non mi stato possibile di conseguire rigorosamente un
principio unitario. Prescindendo dalla quantit degli
oggetti scomparsi, numerosi sono gli oggetti che non
ebbi occasione di vedere; per questi ultimi, come per
quelli primi, dovetti accontentarmi delle notizie,
piuttosto scarse e frammentarie se non erronee,
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

offertemi dalla rispettiva letteratura. Del resto,


prendersela col tenore della descrizione, mi
sembrato altrettanto assurdo quanto il voler
subordinare a criteri critici la ricerca topografica degli
oggetti. Infatti, come questa guidata da ragioni
d'indole pratico, cos quella, voglio dire la descrizione, ha il fine di rendere facilmente ravvisabile
l'oggetto, e si giova pertanto di rilievi iconografici, di
connotati, per s stessi necessariamente aridi, ma che,
per lo scopo pratico di un riconoscimento, hanno lo
stesso peso dell'indicazione sulla materia, sulla tecnica,
sull'ubicazione. Infine, dato il carattere degli oggetti,
piuttosto storico che artistico, la mia principale cura era
quella di definire soprattutto l'argomento degli oggetti,
anzich trattenermi sulle descrizioni tecniche che
avrebbero richiesto gli oggetti d'arte.
Per quanto riguarda tutto il complesso della mia
opera, lo studioso non si meraviglier delle lacune,
considerando come esse non debbano sempre
ascriversi alla negligenza dello scrittore, bens talvolta
anche a cause che potevano contrastarne l'iniziativa,
eluderne l'attenzione. Certamente, vi sono ancora
parecchi oggetti a me rimasti ignoti, come degli oggetti
indicati si celano preziose notizie in stampe a me
sfuggite. A dire il vero, sono ben lungi dal considerare
definitiva la mia opera, ed perci che ho voluto compilarla in italiano, nella speranza che le sue lacune
potranno essere colmate pi facilmente in seguito al
concorso dei lettori italiani che, forse, conoscono anche
altri ricordi da rievocare. Li invito dunque a segnalarmi
eventuali aggiunte ad integrazione delle mie indicazioni
sui Ricordi Ungheresi in Italia.
Intanto ringrazio specialmente per l'aiuto fornitori:
Achille Bertini-Calosso, Astrico Gbriel, Stefano
Genthon, Umberto Gnoi, Placido Lugano, Pietro
Pambuffetti, Gabriele Papp, Giovanni Battista Sacchetti,
Italo Scorzoni, Albano Sorbelli, Concetto Valente,
Alessandro Vargha, Bartolomeo Vignati, Alberto Zucchi.
[PREMESSA]

Ecco alcune fotografie dal libro (cfr. con lappendice


dellarticolo ungherese sulla pagina web del supplemento online
http://www.osservatorioletterario.net/italmagyarnyomok.pdf):

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

43

1. Simone Martini: S. Elisabetta dUngheria (Assisi, S. Francesco), 2.


Tiberio dAssisi: S. Chiara e S. Elisabetta (Assisi, S. Maria degli Angeli)

Piero della Francesca: Miracolo di S. Elisabetta dUngheria


(Perugia, Pinacoteca Vannucci)

Masolino da Panicate: banchetto dErode, con le figure di


Branda Castiglione, Giovanni Dominicani, Filippo Scolari e
Jnos (Giovanni) Hunyadi (Castiglione dOlona, Battistero)

B. Margherita dUngheria con B. Margherita da Citt di


Castello e S. Agnese (Perugina, Pinacoteca Vannucci)

Miracolo di S. Elisabetta dUngheria (Perugia, Pinacoteca


Vannucci)

44

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Alzato della Chiesa dellOspizio di S. Stefano degli Ungari a


Roma (Francesco Cancellieri, De Secretariis Balisilicae
Vaticanae)

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Masolino da Panicale: Veduta della citt di Veszprm


(Castiglione dOlona, Palazzo Castiglioni)

LA DIALETTICA NELLA LETTERATURA GRECA


ANTICA E PROPRIO NELLA TRAGEDIA
S. Stefano Rotondo di Roma di Ettore Roesler Franz (Roma,
Museo di Roma),

S. Stefano di Rotondo di Roma di G. B. Piranesi (Piranesi,


Antichit romane)

In accordo con la letteratura Greca antica, il termine

dialettica
indica
la
maggiore
conoscenza
scientifica1, la quale procede dall'arte del domandare,
e del darsi delle risposte2, in quanto vi dialogo3
tra le creature viventi. Insomma, la dialettica si fonda
sul linguaggio sempre esistente4, il quale rappresenta
un concetto complesso, che include il discorso5 e la
narrazione6,
largomentazione
logica7
e
8
l'intelletto . Per estensione, attraverso la dialettica, le
creature razionali s'interrogano circa l'essere e il
non essere9, ricercando la sostanza10 e la vera
natura11 tanto delle cose quanto delle creature. Cosi
gli uomini si soccorrono scambievolmente, onde
scoprire e diffondere la verit12. Da una parte il
linguaggio inarticolato costituisce una caratteristica
fisiologica di tutti gli animali, di modo che essi
possano comunicare l'afflizione e il piacere che
sentono. Dall'altra, il linguaggio articolato coltivato
dalla societ ovvero dalla polis e dalla civilt, dalle
creature animate che si distinguono come gli animali

pi civili che si esprimono su ci che vantaggioso o


nocivo, su ci che giusto o ingiusto. Dialetticamente,
di conseguenza, sulla base della pedagogia entrano in
sintonia i sentimenti impulsivi dei membri della
societ14 e attraverso l'insegnamento15 sopravviene
la purificazione tramite compassione e timore di questi
patimenti16.

Antonio Filarete: Lincoronazione imperiale di Zsigmond


(Sigismondo) re dUngheria (Citt del Vaticano, S. Pietro)

Guidobaldo Abbatini: Lostensione del Sudario a Lajos (Luigi)


I. re dUngheria (Citt del Vaticano, S. Pietro)
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Durante il periodo arcaico della civilt Greco antica,


Eraclito (554-480 a.C.) produsse l'idea che tutto
mutta17. Durante l'et classica, Aristotele (384-322
a.C.), ha definito la natura come il principio del
movimento e del mutamento. Nella fattispecie, i
mutamenti susseguentisi derivano dalle passioni, ma
diventano avvertibili sotto forma di patimenti. In
genere, si manifestano o come genesi, o come
corruzioni e alterazioni18, le quali sono provocate per
effetto di opposizioni, dal momento che ci di cui
non esiste l'opposto, non pu essere distruto19. Assai
di pi, da parte del cambiamento, viene prodotto
rifiuto, il quale costituisce un residuo della
situazione antecedente20, nonostante continui a
sussistere all'interno della sintesi della realt
sviluppatasi, in ogni caso come non in atto ma in
potenza o come biologicamente infettivo, o come un
elemento ideologicamente profanatore. Per tale
ragione, simbolicamente o in modo autoritario, la
comunit organizzata tende ad estrudere o ad
ostracizzare dallo spazio della collettivit, tanto
dell'azione poetica quanto dell'azione civile, tutti i
membri non omologabili e quelli che si pongono contro
il regime, caratterizzandoli come cacciati o come
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

45

capri espiatori, come velenosi o carogne e


miserabili (rifiuti)21.
Di conseguenza, la dialettica necessaria si espande
alla realt, estemporaneamente22 e in maniera
incontrollabile, in base delle antinomie che regolano la
tragedia vera, la quale si fonda sulla polis e si
incentra sulle contraddizioni che si sviluppano tra il logo
e l'anti-logo egocentrico23. Inversamente, la buona
dialettica richiede di sopprimere il comportamento
ingiurioso o tirannico24, il quale viene alla ribalta
corrispettivamente alle sei parti della tragedia
poetica, il mito e la morale, la parola e lo spirito, la
prospettiva e la melo-pea25. A questo modo, tramite le
opposizioni imitative i reggitori civili26 e gli esarchi
cerimoniali27, cercano di trovare il modo di attenuare
le opposizioni autentiche, portando i membri di ogni
consesso sociale, dal concetto soggettivo alla saggezza
oggettiva, e dalla disarmonia iniziale all'accordo finale.
Circa ventitr secoli dopo i Greci classici, la dialettica si
imposta come una delle principali correnti filosofiche
in Europa. Il suo fondatore stato il G.W.F. Hegel
(1770 -1841), il quale ha sostenuto che il processo
ininterrotto della formazione del mondo storico
iniziato allorch /'essere puro ma inconsapevole si
unito con il non-essere, conducendo verso il
divenire. L'unione degli opposti ha prodotto il
movimento dialettico dell'idea e ha creato la
determinazione ideologica originaria. In generale, il
movimento dialettico dell'idea si sviluppa tra la tesi
determinata, alla quale si oppone una determinata
antitesi, da cui scaturisce la formazione di una
sintesi2*. Di conseguenza, le determinazioni
ideologiche rendono la coscienza, alla stregua di un
ricettacolo di conoscenze acquisite29. Le convinzioni
idealiste di Hegel sono state ribaltate dai filosofi
materialisti30, i quali hanno respinto lo sviluppo
metafsico "dell'essere" verso lo "spirito assoluto"31. In
particolare, F. Engels (1820 - 1895) accoglie la
dialettica esclusivamente come la conflittualit
naturale tra la tesi e lantitesi .
Indissolubile viene considerato il rapporto tra la
dialettica e le due manifestazioni della tragedia.
D'altronde, come sostiene Aristotele il complesso33
della poetica il corrispettivo della creazione e dell'
azione34. Di conseguenza, la causa generatrice sia del
movimento civile, sia della creazione scenica, dipende
dalla dialettica, la quale orienta qualsiasi movimento e
provoca ciascun mutamento. Inizialmente, la tragedia
civile si sviluppa in seno ad una societ organizzata,
tramite l'agire reale, in virt del quale si manifestano le
contrapposizioni dialettiche reali dei membri della
societ. Inoltre, le azioni sono valutate sulla base di
determinazioni ideologiche date e si caratterizzano sia
come importanti e condotte a termine35, sia come
grottesche e sfortunate36. Ovviamente, le prime
vengono utilizzate come paradigmi della tragedia e le
seconde come paradigmi della commedia, nei
confronti di ciascuna delle quali si esercita la mimica,
che costituisce una tendenza congenita in tutti gli
uomini sin dall'infanzia, ed atta ad offrire
conoscenza ai membri del pubblico della
rappresentazione drammatica37.
Quale predisposizione naturale, la sostanza della
tragedia si precede qualsiasi altra forza36, quindi
46

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

preesiste sia alla poesia drammatica che alla narrazione


mitologica, sia alle dialettiche reali, sia agli atti
comunicativi, che si manifestano sul piano sociale e
civile, e si classificano culturalmente ovvero
ideologicamente. Di conseguenza, l'assoluto della
tragedia coincide con l'unit dell'anima sdoppiata, la
quale da una parte segnata dalle passioni
propriamente spirituali, i quali evidentemente si
riferiscono all'essere scevro da determinazioni
dell'universo. Solo la filosofa in grado di accostare
immediatamente le passioni propriamente spirituali e di
comprendere le idee concepibili ma impercettibili, le
quali compongono le forme astratte che in quanto
archetipi sono deputate a determinare la forma e il
genere di tutti i loro corrispettivi viventi39. Per altro
verso per, lo sdoppiamento reale rivelato dalle
passioni in comune col corpo, le quali sono soggette
alla percezione40 e svelano il divenire del mondo

storico, per mezzo delle determinazioni ideologiche41.


Le passioni in comune col corpo sono dovute ai moti
particolari di ogni anima nella sua singolarit, i quali
influenzano in modo diverso il giudzio personale,
provocando dolore oppure piacere42, e di conseguenza
determinano gli elementi caratteristici propri degli enti
provvisti di ragione.
In generale, i giudizi idealistici considerano l'anima
come il principio vitale, in quanto si riferiscono alla
sostanza (specie) e all'agire di ciascun corpo43, il quale
portatore della forza vitale44. Cosi sostengono che
l'anima coincide con qualsiasi cosa abile ad indirizzare
e trattenere la natura45. A maggior ragione la
considerano come immorta le46, proprio perch si
muove da s e infonde vita e movimento nel corpo
caduco41 In tal modo, l'anima si identifica con
l'essere e costituisce la sostanza vivente. Di
conseguenza, subisce definitivamente e influenza in
maniera causale, come una cellula cosmo gonica ovvero
come un seme divino, tramite il quale i si rigenerano
tutti gli anima indistintamente. Di conseguenza,
l'archetipo che attiene le passioni tragiche, o i patiment
e riguarda ugualmente le azioni tragiche o le mimiche,
risiede nell'anima. Ci malgrado, alla stregua di un puro
attributo dello spirito, rimane inconscio. Per di pi,
l'insegnamento tragico elevato a sensazione in
comune con il corpo, talch si trasforma in modello e si
esalta sapientemente e in modo catartico, al fine di
enfatizzare le vive suggestioni, le quali vengono
prodotte consapevolmente, in accordo alle norme della
autorit sociopolitica, del magistero culturale e della
autorevolezza ideologica. Per un verso, in quanto
essere la tragedia soggetta al movimento dialettico
della natura, alla spontaneit oppure all' istintivit e alle
passioni puramente spirituali. In questo caso, essa
rimane inconscia e fatale, indefinita ed universale. Non
soggetta al tempo storico n all'ambiente culturale,
non corrisponde ai principi ideologici e nemmeno si
personifica. Per altro verso tuttavia, come divenire, la
tragedia segue il movimento dialettico dell'idea ed
appropriata dalla coscienza come conoscenza e come
sensazione, entrambe provocate da determinate
passioni in comune con il corpo. In questo caso, la
tragedia rispecchia gli interessi spirituali e le conquiste
del corpo sociale organizzato. Per estensione, si
inserisce in un quadro sociale e politico dato, da cui
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

viene utilizzata sia come strumento di adorazione o


pedagogico e purificatore. Inoltre, si struttura
simbolicamente sulla base di racconti mitologici dati,
che fanno riferimento ad eventi ed eroi consacrati dalla
tradizione.
La ricerca riguardo la funzione della tragedia, trascura
di necessit l'essere e si incentra sul divenire
dell'arte mimica, in relazione con il processo dialettico, il
quale senza soluzione di continuit orienta la cultura
occidentale, dalla antichit classica sino all'epoca contemporanea. In modo esemplare, la spiegazione
mitologica del sacrificio di Ifigenia, richiama la caccia
del re di Micene in un boschetto consacrato ad
Artemide, dove Atride aveva ucciso un cervo. Come
indennizzo la dea della caccia pretese il sacrificio della
figlia
di
Agamennone48.
Di
conseguenza,
l'interpretazione
arcaica,
semplifica
l'analisi
dell'episodio, imputando responsabilit personali al
comandante in capo, senza lasciargli nessuna via di
uscita. In aggiunta, considerato il valore educativo dei
miti consolidati49, i destinatari dovevano cogliere come
causa della afflizione pre-tragica dei mortali, la
riottosit congenita dell'individuo di fronte ai voleri,
spesso imperscrutabili, delle forze divine.
Al contrario, la pas/-interpretazione classica dello
stesso episodio (458 a.C.) fa dipendere l'ira di Artemide
dalla ferocia naturale delle due aquile che volevano
dilaniare una lepre partoriente. Per, in questo caso
la dea non aveva chiesto come compensazione la figlia
di Agamennone, ma la figlia del comandante in capo.
Evidentemente per questo motivo Il gran re ha
esitato: Duro il mio destino, se disobbedir, duro

anche se ammazzo mia figlia... Cosa pu salvarmi da


tutto ci? Come posso ingannare i miei alleati e
abbandonare la flotta?. Nonostante tutto ci, quando
si era trovato soggiogato al bisogno e per la sua
mente era passato un pensiero blasfemo, orribile e
irriverente, allora aveva preso una decisione piena di
audacia... Aveva spinto la sua mano a sacrificare la
propria figlia50. Di conseguenza, l'Agamennone di
Eschilo avrebbe potuto eludere il dilemma tragico, se
avesse ardito lasciare le insegne di comandante in
capo. Appunto perch la sua ingiuria coincide con il
desiderio personale di prevalsa, ci che egli voleva a
qualsiasi costo. In siffatto modo, attualizzando la
tradizione mitologica, il poeta ha insegnato ai cittadini
dell'Atene classica, che la responsabilit tragica ricade
di solito sulle creature viventi, ma nello stesso tempo si
differenzia secondo il carattere personale, le finalit
oppure il ruolo sociale che ogni persona sostiene.
In modo invertito, il grande drammaturgo elisabettiano
presenta una questione analoga. In una delle prime
scene dell'Amleto shakespeariano (1600 - 1601), il
giovane principe dialoga con il fantasma del padre
assassinato, il quale gli ordina: Devi vendicarti subito,
appena lo sentii. Perch se hai dentro di te vita, non

devi tollerarlo. Il letto reale della Danimarca non devi


lasciarlo divenire un giaciglio di depravazione e incesto
infernale51. Da parte sua, spiritualmente ed
emotivamente, l'erede legittimo al trono si piega al
soggettivismo e alla negazione dei valori tradizionali.
Cosi va ragionando: Nulla bene o male, solamente
lidea lo rende tale (par. B', scena 2a). In questo
modo, l'eroe tragico degli anni contemporanei come
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

individuo e come ruolo sociale o scenico, condotto a


superare le regole costituite, forse perch crede che

esiste qualcosa di marcio nel regno di Danimarca


(par. B', scena 4a). In genere, sotto l'influenza di
determinate situazioni culturali W. Shakespeare,
insegnava a ciascun astante ad assumere la
responsabilit personale e inoltre a partecipare
attivamente alla transizione verso lo stato etnico senza
fermarsi alle malefatte, quelle che il Medioevo feudale
aveva lasciato in eredit all'epoca elisabettiana. Il
sacrificio di Amleto non dovuto alla decadenza
irreversibile dettata dalla natura, e nemmeno alle
finalit egocentriche di qualsiasi padrone arrogante,
oppure dio o padre52. Il garante della sintesi futura
del corpo collettivo, ha sacrificato se stesso, appunto
perch non ha potuto reggere alla sensazione
provocatagli dall'opposizione dialettica del presente. Di
conseguenza, questo eroe rinascimentale rimasto
dimezzato, senza poter assimilare consapevolmente F
identit moderna in modo di poter integrarsi nel
divenire ideologico. Per questa ragione non ha
potuto decodificare la contraddizione cosmogonica e
rimuginava paradossalmente: Essere o non essere?
(par. C, scena Ia).
In ultima analisi, la tragedia necessaria coincide con
l'inalterabile e inconsapevole essere del movimento
dialettico
privo
di
determinazioni
dell'energia
generatrice del mondo, mentre la tragedia poetica
segue il divenire del movimento dialettico
determinante dell'idea civilizzatrice. Analogamente, le
passioni tragiche, per la loro stessa natura, vanno a
intrecciarsi con gli attributi degli esseri viventi, senza
rendersi direttamente evidenti oppure avvertibili. Le
persone razionali, solo indirettamente possono avvertire
o comprendere le passioni attraverso i patimenti, cio le
conseguenze provocate movimento dialettico delle
passioni. Procedendo, la tragedia poetica crea principi
conoscitivi e purificatori, i quali come sofferenze
collettive vanno a incidersi nella coscienza dei membri
del pubblico, producendo una uguale contrapposizione
dialettica a fronte di quanto precedentemente
introiettato. Da una parte la conoscenza e la catarsi
derivano dalla mimica di individui in azione, i quali
sono portatori delle proprie passioni personali e rivelano
carattere personale53 ma nello stesso tempo
partecipano ai patimenti collettivi, sia che questi
vengano descritti dalle narrazioni mitologiche, sia che
vengano manifestati attualmente come fatti sociali politici, che riguardano azioni importanti e compiute
oppure grottesche e sfortunate. Dall'altra parte la
sensazione che riguarda la mimica drammatica coincide
con i mutamenti continui di quanto consapevolmente
assunto. Di conseguenza, in contrapposizione dialettica
con la decadenza e l'alterazione della tragedia
autentica, dal periodo classico fino all'epoca
contemporanea, la tragedia poetica promuove
persuasioni ideologicamente elaborate, recando sollievo
agli esseri coscienti e creando la sensazione, ovverosia
l'illusione della stabilit della sintesi politica.

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2
3

Plato, The Republic 534B.


IDEM, Cratylus 390C.
IDEM, Protagoras 335D.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

47

Heracleitus, fr. 1.
Plato, Apology 26B.
6
Aristotle, The Art ofRhetoric 1393b.
7
Plato, Gorgias 508B-C.
8
IDEM, Euthydemw 275B.
9
IDEM, Theaetetus 185C.
10
Aristotle, Metaphysics 1017b.
11
Plato, Phaedo 65D.
12
IDEM, Merton 75D.
13
Aristotle, Politics 1253a.
14
Plato, Laws 659C-D.
15
Brockett, G.O., History ofthe Theatre, ed. Allyn and Bacon
ink., Boston 1982,
ch. II.
16
Aristotle, Poetics 1449b.
17
IDEM, Metaphysics 987a.
18
IDEM, Physics 200b.
19
IDEM, Parva Naturalia 465b.
20
IBID.
21
Nilsson, M.P., A History of Greek Religion, ed. Oxford
University Press, New York 1949, eh. III.
22
Aristotle, Poetics 1449a.
23
Plato, laws 687B.
24
See Sophocles, Oedipus Tyrannus, v. 873.
25
Aristotle, Poetics 1450a.
26
IBEM,Athenian Constitution LVI.
27
IDEM, Poefics 1449a.
28
Hegel, G.W.F., Science of Logic (Engl. Trans. A. V. Miller),
ed. Alien and Union Press, London, 1977, 84-89.
29
Freud, S., Totem and Taboo (Eng. Trans. J. Strachey), ed.
Routledge & Kegan Paul, New York 1950, 4.
30
Marx, K., Engels, Fr., The German Ideology, ed.
International Publishers, New York, eh. I.
31
Hegel, G.W.F., The Phenomenology ofMind (Engl. Trans.
J.B. Baillie), ed. Harper & Row's Torchbooks,
New York 1967, eh. A.
5

32

Engels, Fr., Dialectics of Nature, in Marx and Engels,


Selected Works, ed. Lawrence & Wishart, London 1950, voi. I,
pp. 413-414.
33
Aristotle, Metaphysics 1023b.
34
IDEM,Nicomachean Ethics 1140a.
35
IDEM,.Poetfcsl449b.
36
See Excerpta ex Aristotelis libro apud Anonymum, About
Comedy, in cod. Coisliniano 120.
37
Aristotle, Poetics 1448b.
38
IDEM, Metaphysics 1049b.
39
Plato, The Republic 507C.
40
Aristotle, On the Soul 403a.
41
G.W.F. Hegel, Aesthetics: Lectures on Fine Art (Engl. Trans.
T. M. Knox), ed. Oxford University Press, New York, 1975, p.
53.
42
Aristotle, The Art of Rhetoric 1378a.
43
lDEM,Metaphysics 1042a.
44
IDEM, On the Soul 42la.
45
Plato, Cratylus 400B.
46
About the Platonic meaning of metempsychosis, see

Phaedo.
47

Plato, Phaedrus 245C.


Graves, R., The GreekMyths, ed. Penguin Books, New York
1982, eh. 161, d.
49
Plato, 77ie Republic 377A-E.
50
Aeschylus, Agamemnon, v. 115-121, 205-213,218-225.
51
Shakespeare, W., Hamlet, act A, scene 5th.
52
Freud, S., Totem and Taboo.
53
Aristotle, Poetics 1448a.
Apostolos Apostolou
- Atene (Gr)48

TRADURRE - TRADIRE - INTERPRETARE - TRAMANDARE


- A cura di Meta Tabon -

Jos Maria De Heredia (1842-1905)

Jos Maria De Heredia (1842-1905)

FUITE DE CENTAURES

FUGA DEI CENTAURI

Ils fuient, ivres de meurtre et de rbellion,


Vers le mont escarp qui garde leur retraite;
La peur les prcipite, ils sentent la mort prte
Et flairent dans la nuit une odeur de lion.

Fuggono ebbri di macello e di ribellione,


Verso il riparo del ripido monte;
La paura li scaglia, avverton la morte
E fiutan nella notte il fetore del leone.

Ils franchissent, foulant l'hydre et le stellion,


Ravins, torrents, halliers, sans que rien les arrte;
Et dj, sur le ciel, se dresse au loin la crte
De l'Ossa, de l'Olympe ou du noir Plion.

Battono, pestano lidra e stellione,


gole, torrenti, cespi, da nulla fermati;
E gi, sul cielo, si erge lontano la vetta
DellOssa, dellOlimpo o del nero Plione.

Parfois, l'un des fuyards de la farouche harde


Se cabre brusquement, se retourne, regarde,
Et rejoint d'un seul bond le fraternel btail;

A volte, uno del fuggiasco, brado gregge


Si ferma di colpo, si gira, scruta,
Poi di un solo salto il fraterno branco lo giunge;

Car il a vu la lune blouissante et pleine


Allonger derrire eux, suprme pouvantail,
La gigantesque horreur de l'ombre Herculenne.

Poich ha visto nel chiaro della luna


Ampliarsi dietro lorrido, estremo,
Gigante orrore, lombra di Ercole.
Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

Jos Maria De Heredia (1842-1905)


A CENTAUROK FUTSA

Jos Maria De Heredia (1842-1905)

A vrtl rszegen tovbb rohannak,

Vrgzmmorban, lzadn rohannak,

48

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

A CENTAUROK FUTSA

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

A hegy fel futnak ktsgbeejtn,


Mr csndbe kertel a hall a lejtn;
Orrfacsar bzt rzik a kannak.

A rejteket nyjt meredek hegyre,


Flelem-ztten a stt jben
rzik a hallt s a bzt a kannak.

Hydrt, gyikot tipornak, dhtl gve,


Vz s bozt, nincs se vge, se hossza,
Az Olympus, a Plion s az Ossa
Felnyjtja ormt a vilgos gre.

Hidrt s gykot taposnak-tipornak,


Szakadk, vz, bozt, gtat nem szabnak,
Mris az gbe mered a tvolba
Az Ossa, Olympus, Pelion orma.

Olykor egy centaur a vad csoportbul


El-elmarad, megtorpan, htrafordul,
Aztn megint ijedt futsnak esnek.

Olykor a menekl, vad csordbl


Egy meg-megtorpan, htrafordul, kmlel.
Majd beri azt csak egy szkkenssel;

Mivel a hold teljes fnyben lnyi


Nagysgba lttk utnuk mlni
Irtzatos rnykt Herkulesnek.

Mivel a telihold teljes fnyben


Ltta utnuk omolni szltben
Iszonyatos rnykt Herkulesnek.

Traduzione di Dezs Kosztolnyi (1885 1936)

Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

Giosu Carducci (1835-1907)


CONGEDO

Giosu Carducci (1835-1907)

Fior tricolore,
Tramontano le stelle in mezzo al mare
E si spengono i canti entro il mio cuore.

, lila orgona!
A csillagok tengerrba hullanak
s a szvemben a dalok elhalnak.

BCS

Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr

Vittorio Bodini (19141970)


FINIBUSTERRAE

Vittorio Bodini (19141970)


FLDHATRK

Vorrei essere fieno sul finire del giorno


portato alla deriva
fra campi di tabacco e ulivi, su un carro
che arriva in un paese dopo il tramonto
in un'aria di gomma scura.
Angeli pterodattili sorvolano
quello stretto cunicolo in cui il giorno
vacilla: un'ora
che peggio solo morire, e sola luce
accesa in piazza una sala da barba.
Il fanale d'un camion,
scopa d'apocalisse, va scoprendo
crolli di donne in fuga
nel vano delle porte e torner
il bianco per un attimo a brillare
della calce, regina arsa e concreta
in questi umili luoghi dove termini, Italia, in poca rissa
d'acque ai piedi d'un faro
qui che i salentini dopo morti
fanno ritorno
col cappello in testa.

Szna szeretnk lenni, melyet esteledve


alkony utn, egy faluba
stt lgburokkal jtt szekren
a bag- s olvamezk kzti hatrba visznek.
Pterodactylus angyalok elrppennek
ama szoros csatorna felett,
ahol ttovzik a nap: ez az az ra,
amikor csak meghalni rosszabb.
Egyetlen villany gylt a tren:
a borbly zletben.
Egy teherautlmpa vilgvgre villan
feltrva, amint asszonyok meneklben
sszerogynak a kapualjterekben.
A vilgossg egy pillanatra visszatr
s megcsillan a sziklk faln, g s vals kirlyn
ezen alzatos helyen, hol Itlia vget r
az rtorony lbnl alig moccan vizen.
Itt az a hely, hol a salentini emberek
holtuk utn visszatrnek,
fejkn fejfedt viselnek.
Traduzione (2^ versione) di Melinda B. Tams-Tarr

Olga Erds Hdmezvsrhely (H)


DOMENICA POMERIGGIO

Erds Olga Hdmezvsrhely (H)


VASRNAP DLUTN

Un caff nel cortile


domenica pomeriggio
intanto che flebile
il sole di settembre
come il vecchio cane

Egy kv az udvaron
vasrnap dlutn,
mg a szeptemberi
bgyadt napsugr,
mint vn kutyd

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

49

ai piedi ti siede.
Di foglie secche
aspro viene nellaria
sentore di fumo.
C pace. Silenzio
per qualche momento
autentica quiete.
E solo in lontananza
sordo odi il tonfo
di noce nel fogliame.

a lbadhoz l.
Orrodba szraz falevl
fanyar fst szagt
hozza a szl.
Bke van. Nhny
pillanatnyi csnd
valdi nyugalom.
s csak tvolrl hallod,
ahogy tompn koppan
a di az avaron.

Traduzione dallungherese di Mario De Bartolomeis


Olga Erds Hdmezvsrhely (H)
IN STRADA

Erds Olga Hdmezvsrhely (H)


TON

Me auto, treni, bus


via portano e riportano
a mai perch non uno
il posto che per notti
cercando andavo intrisa
daroma di sambuco.
Un pioppeto vedendo
dalle foglie dargento
in golene del Tibisco
o per vie di Ravenna
dagosto a mezzogiorno
ho davvero creduto
possibile il restare.
Ma lieve una qualche ala
poi di farfalla mi chiamava
e la strada riprendevo.
Molla non curiosit,
neppure smania, solamente
a me da anni fuggo ormai.

Autk, vonatok, buszok


visznek el s hoznak
vissza, mert egyik sem
az a hely, amit bodzaillattl
prs jeken
kerestem.
Egy-egy ezstlevel
nyrfaerd
lttn a Tisza rterben
vagy Ravenna utcin
augusztuskor dlben
elhittem,
hogy lehetne maradni.
Aztn mgis hvott valami
lenge lepkeszrny,
s n megint tra keltem.
Nem kvncsisg hajt,
nem is vgy, csak nmagam
ell meneklk vek ta mr.

Traduzione dallungherese di Mario De Bartolomeis

N.d.R.. Queste due poesie di Olga Erds sono state pubblicate con la traduzione dellautrice stessa nel ns. fascicolo precedente,
ed ora abbiamo riproposto esse in traduzione del Mario De Bartolomeis.

Carlo Lauletta* Ferrara


FINE DAGOSTO A BUDA

Carlo Lauletta* Ferrara


AUGUSZTUS VGE BUDN

Sulla deserta strada


Che sale alla collina
La sera brillante
Nellaria rinfrescata
Tra gli alberi umidi
Solleva senza polvere le foglie
E screpola le labbra
Il vento
Dopo il temporale,
Lultimo, ormai,
Della trascorsa estate.

A dombra ksz
Kihalt ton
Csillog este
Hvsebb lgben
Nyirkos fk kzt
Leveleket kavar portalan
A szl
s cserepes tle az ajak
Zivatar utn
Az elmlt nyr
Utja, immr.
Traduzione di Melinda B. Tams-Tarr e Carlo Lauletta

* NOTA: Dr. Carlo Lauletta un magistrato, conosce e parla varie lingue moderne ed antiche. uno degli allievi della
Prof.ssa Melinda B. Tams-Tarr. Egli studia la lingua ungherese gi ca. dal 2000/2001.

50

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

COCKTAIL DELLE MUSE GEMELLE


Lirica - Musica -Pittura ed altre Muse

MIR: LA TERRA
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
17 febbraio 25 maggio 2008
Joan Mir Successi Mir, by SIAE 2007

Joan Mir i Ferr (Barcellona, 20 aprile 1893 Palma


di Maiorca, 25 dicembre 1983) stato un pittore,
scultore e ceramista spagnolo, esponente del
surrealismo.

Senza titolo, 1926. Barcellona, Fundacin Alorda-Derksen

Contadino catalono con chitarra, 1924


Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza

Joan Mir uno dei maggiori artisti del Novecento. La


sua interpretazione della realt, fatta di visioni
poeticamente semplificate e quasi "fiabesche", ha
segnato l'immaginario di generazioni di artisti ed stata
oggetto di moltissimi studi. Ferrara Arte celebra il
grande maestro con una mostra dal taglio innovativo e
affascinante che ripercorre l'intera carriera dell'artista
catalano mettendo a fuoco un tema fondamentale nella
sua arte: il legame con la terra e il ruolo che essa ha
avuto nel suo processo creativo, dagli esordi fino alle
ultime creazioni realizzate a Palma di Maiorca.
Tutta l'arte di Mir segnata da un profondo
attaccamento per la nativa Catalogna, per le sue genti e
le sue tradizioni. Nei primi anni di attivit quell'universo
viene rappresentato in maniera ideale e quasi mitica,
con uno stile inconfondibile che coniuga la resa per il
dettaglio e la libert espressiva tipica delle avanguardie.
Con il trasferimento a Parigi e la frequentazione di
personalit quali Picasso, Hemingway o Andre Breton, il
tema della terra resta centrale nella sua ricerca, anche
se il linguaggio cambia radicalmente: La scoperta del
surrealismo stata per me la svolta decisiva che mi ha
fatto abbandonare il realismo per l'immaginario, disse.
Le nuove sollecitazioni lo spingono a dare vita ad un
tipo di paesaggio pi lirico e astratto, in cui il mondo
rurale evocato da pochi, delicatissimi segni.

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Raggiunto il successo, durante gli anni Trenta, Mir


continua a sperimentare formule espressive sempre
nuove e il tema della terra si sovrappone a quello della
materia e dei materiali. E in questo periodo che il

Donna davanti al sole, 1938. Ginevra,


Galene Jan Krugier & Cie

catalano inizia anche a cimentarsi con gli assemblaggi


tridimensionali, costruzioni di oggetti combinati tra loro
con una fantasia e una sensibilit uniche.
Nei dipinti che precedono lo scoppio del secondo
conflitto mondiale la pittura e il colore tornano
protagonisti. L'artista utilizza supporti inusuali come il
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

51

rame e una tavolozza dai colori violenti e vivaci con cui


da vita a paesaggi che sembrano di un altro mondo,
popolati da figure misteriose. Negli anni seguenti Mir
introduce nei quadri materiali come caseina, pece,
sabbia e ghiaia raggiungendo un grado di espressivit
che precorre l'Action Painting e l'Informale.

sono gi nei pi importanti musei del mondo ma lui,


sempre alla ricerca di nuovi traguardi espressivi,
afferma: Non penso mai alle cose che ho fatto. Penso
alle cose che sto facendo e che far. (Fonte: FerraraArte)
Ferrara non la prima volta ospita i quadri di Mir:
infatti dal 15 marzo 1985 abbiamo gi potuto ammirare
le sue opere allestite, sempre a Palazzo dei Diamanti.
La mostra di 23 anni fa ebbe intenzione di rinnovare
il grandioso successo riscosso nel 1984 dallesposizione
delle opere di Salvador Dal, che aveva oltre centomila
visitatori, compresa me. Ricordo con nostalgia a quel
periodo, dato che mi rievoca la mia et giovanile, da
poco (5 dicembre 1983) trasferita dallUngheria in
Italia: proprio a Ferrara
Ed ora ecco di nuovo, dopo 23 anni, un nuovo
incontro con Joan Mir: dal 17 febbraio 25 maggio
di nuovo si pu godere la sua arte.
_____Profilo dAutore_____

Figure e uccelli davanti al sole, 1946. Barcellona,


Fundacin Alorda-Derksen

Dopo la guerra l'artista fa ritorno in Spagna e nella


sua terra trova ispirazione per un'ulteriore evoluzione:
lavora con la ceramica e inizia a confrontarsi con
formati monumentali, concentrandosi soprattutto sui
temi della donna e della sessualit. Dal 1956 Miro si
trasferisce nel nuovo atelier di Palma di Maiorca.
La sorgente della sua poesia sembra inesauribile, tanto

Tela bruciata 3, 1973. Collezione privata


che continua a realizzare opere con l'entusiasmo e la
tensione di sempre. A queste date, le sue creazioni

52

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Joan Mir nasce a


Barcellona nel 1893.
Nel 1907 si iscrive
alla Scuola del Commercio. Nel 1910 trova lavoro come contabile in un negozio
di drogheria, ma partecipa anche ad alcune mostre di pittura.
Attorno al 1912 Joan
Mir decide di dedicarsi esclusivamente all'arte. Comincia a frequentare la
Scuola di Francesc Gal. L'anno dopo si iscrive al Circolo
Artistico di Sant Lluc, dove incontra Joan Prats.
Nel 1916 affitta uno studio insieme a Enric Cristfol
Ricart. Inoltre, entra in contatto con il mercante d'arte
Josep Dalmau, che lo introduce presso Maurice Raynal
e Francis Picabia.
Nel 1918 aderisce al Gruppo Courbet, di cui fanno
parte anche Josep Llorens Artigas, J.F. Rfols e Ricart.
Tiene la prima personale da Dalmau a Barcellona.
Con gli anni '20 per Joan Mir inizia un periodo di
intensi incontri e scambi intellettuali. Ma spesso ritorna
anche a Montroig, dove si trova la tenuta di famiglia.
Nel 1920 a Parigi. Qui fa visita a Picasso. Nel 1922
diventa amico di Masson, che gli fa conoscere Michel
Leiris, Antonin Artaud, Jean Dubuffet, Paul Eluard e
Raymond Queneau. Incontra anche Ezra Pound ed
Ernest Hemingway, che gli acquista un quadro.
Nel 1925 Mir conosce Andr Breton. Partecipa cos ad
alcune manifestazioni surrealiste.
Nel 1926 cambia atelier. I nuovi vicini sono Hans Arp
e Max Ernst. Con Ernst realizza le scenografie per il
balletto Romeo e Giulietta, portato in scena da
Diaghilev.
Nel 1928 effettua un viaggio in Belgio e nei Paesi
Bassi. Nasce cos la serie degli Interni olandesi.
Nel 1932 si trasferisce a Barcellona. Incontra Josep
Llus Sert, col quale collaborer spesso in futuro.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Progetta la scenografia per il balletto Jeux d'enfants


messo in scena da Massine.
Nel 1936, a causa della guerra civile spagnola, Joan
Mir si trasferisce a Parigi con la famiglia.
Per l'Esposizione Internazionale del 1937 esegue un
grande dipinto murale, destinato al padiglione della
Repubblica spagnola: Il falciatore (Paesaggio catalano
in rivolta). Comincia a praticare l'acquaforte e la punta
secca.
Nel 1939 si trasferisce a Varengeville-sur-Mer, in
Normandia, dove inizia la serie delle Costellazioni.
L'invasione tedesca in Francia (1940) riporta Mir in
Spagna. Si stabilisce a Palma di Maiorca.
Una importante retrospettiva ha luogo nel 1941 presso
il
Museum
of
Modern
Art
di
New York.
A partire dal 1944 Mir si dedica alla ceramica, assistito
da Josep Llorens Artigas. Nel 1946 realizza le prime
sculture in bronzo.

Joan Mir
Che la mia opera sia come una poesia messa in

musica da un pittore.
Il dopoguerra fittissimo d'impegni. Nel 1947 Mir si
reca negli USA e partecipa all'esposizione surrealista
presso la Galerie Maeght di Parigi. Nel 1949 espone a
Barcellona alla Galeras Layetanas. Realizza un murale

per il refettorio dell'Harkness Commons, alla Harvard


University, su commissione di Walter Gropius.
Nel 1954 Mir vince il Gran Premio Internazionale per
la Grafica alla Biennale di Venezia. Nel 1958 vengono
inaugurati i pannelli murali per il palazzo dell'UNESCO di
Parigi: Il sole e La luna. I grandi lavori vengono
premiati col Guggenheim International Award.
Nel 1962 il Muse national d'Art moderne di Parigi
dedica una vasta retrospettiva a Mir.
Nel 1964 viene inaugurata la Fondation Maeght a
Saint-Paul-de-Vence, che ospita molte sculture di Mir.
Nel 1966 il Museo Nazionale d'Arte di Tokyo gli
allestisce una retrospettiva. In questa occasione
conosce il poeta Shuzo Takiguchi, che gli dedica una
monografia. L'anno successivo riceve il Carnegie
International Prize per la pittura.
A questo periodo risalgono le prime grandi sculture in
bronzo. Nel 1970 esegue un pannello monumentale in
ceramica per l'Aeroporto di Barcellona. Ad assisterlo ,
come sempre, Artigas.
Nel 1972 si costituisce la Fondation Joan Mir di
Barcellona. Il progetto dell'edificio che la ospiter viene
affidato a Josep Llus Sert. L'inaugurazione si svolge nel
1975.
Nel 1976 Joan Mir realizza una pavimentazione in
ceramica sulla Rambla di Barcellona. Nel 1978 tiene una
retrospettiva al Museo Espaol de Arte Contemporneo
di Madrid. Realizza, inoltre, una grande scultura per il
quartiere parigino de La Dfense.
L'anno successivo vengono inaugurate le vetrate della
Fondation Maeght. Riceve anche la Laurea honoris
causa dell'universit di Barcellona.
Nel 1981 viene inaugurata la scultura Miss Chicago
sulla Brunswick Plaza di Chicago. L'anno successivo la
volta di Donna e uccello, nel parco Joan Mir di
Barcellona.
Joan Mir, allet di novantanni muore a Palma
di Maiorca nel 1983 e viene sepolto a Barcellona.
(Fonte: http://www.artdreamguide.com/)
I quadri di Mir possono essere osservati sulle
seguenti pagine dinternet:
http://web.pittart.com/artisti/opere_joan_miro.htm
http://www.videposters.it/manifesti/artysci/A-M-199-9-1-ITDE/Joan-Miro.html
http://www.mchampetier.com/sitephp/phpit/VIGN3.php?nom
=Miro%20Joan
A cura di Mtt

PAROLA & IMMAGINE


Kroly Borbly: La Passione

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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Foto dei quadri incorniciati allestiti nella chiesa di Ravazd di Melinda Tams-Tarr (2004). Nel frattempo sono stati

terminati gli schizzi grafici dei quadri e le loro foto sono state trasmesse dallAutore
Sndor Remnyik (1890-1941)
LA CONCEZIONE DELLA CROCE

Remnyik Sndor (1890-1941)


A KERESZT FOGANTATSA

Lo Spirito Santo nel mantello vorticoso


Sul Libano s'era disceso.
Sulla cima di Libano si stava un cedro.
Il suo dorso era d'obelisco, corona il suo capo.
Tu, albero! - lo Spirito Santo gli ha tuonato.
Sto ora venendo da Maria, dalla Vergine.
Il figlio di Dio sta gi generando,
E lei benedetta tra le femmine.
Ora tocca a te: ecco, con la mia mano-tempesta
Ti benedico: sii gravoso dalla croce!
Sii anche tu benedetto tra tutti gli alberi.
Senti dentro di te crescere la croce,
I tuoi anni: sono gli anni del Salvatore,
Finch una volta non s'incontra le vostre strade.
Da te scenda il sangue di Cristo,

A Szentllek nagy fergeteg-kpenyben


A Libanonra szllott.
A Libanon cscsn egy cdrus llott.
Trzse obeliszk, feje korona.
A Szentllek rharsogott: Te fa!
Mritl, a Szztl most jvk.
Csrzik immr az Isten fia,
s ldott az asszonyok kztt.
Most rajtad a sor: m, vihar-kezemmel
Megldalak: lgy terhes a kereszttel!
Lgy te is ldott minden fk kztt.
rezd, hogy n benned a feszlet,
veid: a Megvlt vei,
Mg utatok egykor sszevezet.
Rajtad csorogjon vgig Krisztus vre,

54

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Abbattendoti dalla foresta del tuo isolamento


Ti mettano all'epicentro del mondo,
Poi sta' l al confine di tutti orfani paesi,
Pendi l nelle celle dalle vuote pareti,
Come il piccolo alter ego del tuo albero-avo,
Disfattiti ovunque in milioni di pezzi
Il Salvatore da te gi guardi
Verso i mille prigionieri di vita incatenati.
Lo Spirito Santo nel mantello vorticoso
Con rumore sopra Libano ha sorvolato,
Dal suo soffio mille alberi avevano tremato,
Attraversava tuonando il bosco strillante,
Ma soltanto un albero capiva le sue parole.
S'era inclinata la sua corona gigante
Si era arreso alla sua croce-sorte.

lltsanak a vilg kzepbe,


Ott llj majd minden rva faluvgen,
Ott fggj a cellk kietlen faln,
s-fdnak ezer apr msakppen.
Forgcsoldj szt milli darabra,
A Szabadt tekintsen le rlad
Milli megbilincselt letrabra.
A Szentllek nagy fergeteg-kpenyben
Tovazgott a Libanon felett,
Zgsban ezer fa reszketett,
Ordt erdn ment harsogva t,
Csak egy fa rtette meg a szavt.
Lehajlott risi koronja:
Kereszt-sorsnak megadta magt.
(Kolozsvr, 1928. mrcius 1.)

(Kolozsvr [Cluj nell'attuale Romania], 1 marzo 1928)

Traduzione dallungherese di Melinda B.Tams-Tarr


Kidntve majd magnyod vadonbl

Forrs/Fonte: OSSERVATORIO LETTERARIO, Anno IX NN. 43/44 MAR.-APR./MAGG.-GIU. 2005

N.d.R.: Le fotografie sono gi state pubblicate nel fascicolo dellOsservatorio Letterario (v. ANNO VIII/IX NN. 41/42
NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2004/2005). In occasione della festivit cristiana di Santa Pasqua riporto i
migliori auguri riproponendoVi anche la lirica sopra riportata.

SAGGISTICA GENERALE
LIMMAGINE DELLITALIA NELLA POESIA UNGHERESE DEL PRIMO NOVECENTO *
Introduzione
Scopo della trattazione illustrare e riflettere sul
sentimento damore per lItalia espresso nelle opere
letterarie di vari scrittori magiari del primo Novecento, e
in particolare nelle poesie di Mihly Babits.
Fonte primaria per la conduzione della ricerca
stata, naturalmente, lopera del celebre autore
ungherese.
Nel 1904 il poeta scrive la lirica Recanati, nella
quale lemistichio szp Itlim [bella Italia mia]
testimonia di uno stato danimo ambiguo: il poeta alla
ricerca delle sue radici e in modo nostalgico rievoca la
sua terra lontana, attraverso limmagine di una citt che
non ha mai visto.
Babits, infatti, compone la poesia prima del viaggio
in Italia compiuto nel 1908, un particolare importante
che consente di approfondire la qualit dellaffetto che il
poeta e gli altri suoi compagni riservano al Bel paese.
Un affetto in certo senso misterioso, che cela qualcosa
oltre il sentito sentimento, come sveleranno taluni sottili
particolari rilevabili dalla cronologia delle poesie
dedicate allItalia.
Il primo capitolo propone una sintesi del percorso
storico dei rapporti tra Italia e Ungheria, dalle origini
agli avvenimenti decisivi del diciottesimo secolo fino a
toccare gli inizi del Novecento, epoca intorno alla quale
si concentra il cuore della ricerca.
Il secondo capitolo affronta invece la vita letteraria
ungherese allinizio del secolo scorso, connessa al
grande fermento culturale della capitale, Budapest. In
quella fase nascono le universit, i teatri, i musei, e in
particolare i caff, luogo prediletto di scrittori
provenienti dalla provincia che qui compongono poesie,

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

scrivono romanzi, opere teatrali, e danno vita alla rivista


letteraria Nyugat (Occidente).
Il primo collaboratore della rivista, Endre Ady, dal
suo viaggio parigino del 1903 porta in patria il nuovo
linguaggio poetico dei simbolisti francesi, in particolare
Baudelaire e Rimbaud, pubblicando nel 1906, le j
versek [Poesie nuove].
Il titolo stesso della rivista svela chiaramente le
tendenze e le finalit dei nuovi poeti: introdurre e
diffondere tutte le correnti, le novit e le idee
dellOccidente, dalla Francia allInghilterra, dalla
Germania allItalia.
Dopo Ady, saranno i poeti Mihly Babits e Dezs
Kosztolnyi a portare avanti il rinnovamento poetico,
attraverso traduzioni di opere straniere, in particolare di
autori italiani.
La poesia italiana ebbe, infatti, una importanza
fondamentale per gli scrittori legati alla rivista.
Lo stesso Mihly Babits dopo aver tradotto, tra il
1908 e il 1913, la prima cantica, A pokol [LInferno]
della Divina Commedia di Dante, dichiara: ho voluto
ridare il dolce stil novo di Dante con il mio nuovo
stile.1
E ancora Dezs Kosztolnyi traducendo Foscolo,
Carducci, Pascoli, confessa: Traducendo poesie
straniere noi dirozzavamo, raffinavamo la nostra propria
poesia, per raggiungere un linguaggio ricco e leggero,
capace di esprimere nuovi contenuti e nuovi pensieri,
adatto a esprimere il nostro nuovo e complicatissimo
stato danimo. Abbiamo imparato molto da questi poeti,
ma prima di tutto abbiamo imparato a restare fedeli a
noi stessi.
Quando la poesia moderna non era ancora apparsa sul
maggese ungherese, noi con versi stranieri, abbiamo
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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reso feconda questa terra, cos che potesse assorbire la


nostra poesia.2
Nel terzo capitolo si analizza il sentimento
damore per lItalia di Mihly Babits, il poeta che
asseriva di avere due patrie, lUngheria e, appunto,
lItalia.
A parlare sono, cos, i suoi versi, versi colorati,
pervasi d azzurro, lazzurro del cielo della sua regione,
la Pannonia, confrontato con quello dei cieli italiani, in
particolare di Venezia.
Con Endre Ady, Dezs Kosztolnyi, Antal Szerb,
ripercorreremo quindi un lungo viaggio che tocca
Venezia, Bologna, Siena, Roma, per rivivere in tal modo
lesperienza del pellegrinaggio intellettuale compiuto da
questi autori nella penisola.
Grazie alla comparazione tra le loro poesie,
emergeranno i sentimenti pi profondi e reconditi, e
quale tratto comune leghi i poeti ungheresi allItalia.
Nellultimo capitolo la rilettura di alcune delle
poesie gi proposte consentir di cogliere gli elementi
che le accomunano, nonch il loro significato simbolico.
La dissertazione si chiude svelando come tale
sentimento tragga origine da ragioni storiche precise,
oppure sia invece da ascrivere allo spirito individuale di
ciascun poeta.

incoronato re dUngheria con la corona inviatagli dal


papa Silvestro II.
Il regno di Stefano I sanc anche la conversione del
suo popolo al cristianesimo, con la scelta della Chiesa di
Roma e il ripudio di quella bizantina.
Dal Duecento e sino alla fine del Settecento molti
studenti ungheresi decisero di trasferirsi presso le
Universit italiane. Una scelta, questa, che, oltre a
stimolare vivaci rapporti, assicur un timbro
schiettamente italiano alla formazione degli uomini di
lettere dellUngheria nel periodo dellUmanesimo, del
Rinascimento e poi, ancora, nellepoca della
Controriforma; allo stesso modo luso della lingua latina
diventa un segno di appartenenza alla cultura
occidentale europea.

I. Rapporti storici tra Italia e Ungheria


I rapporti tra lItalia e lUngheria hanno radici
storiche, politiche, religiose, culturali e anche
geografiche.
La honfoglals [conquista della patria] da parte
delle trib magiare del condottiero rpd che le guid
dalle pianure sarmatiche allattuale Ungheria, avvenuta
nellanno 896, fu molto significativa per la sorte del
popolo ungherese per due fattori: da una parte le
catene dei Carpazi costituivano un ostacolo alla
penetrazione della cultura orientale e, dallaltra, invece,
la frontiera verso sud e verso ovest era aperta ad
eventuali influssi della civilt occidentale.

Guerriero magiaro del sec. IX, affresco nella cripta della


Basilica di Aquileia

Una data particolarmente significativa nella storia


dellUngheria il 25 dicembre dellanno 1000, anno in
cui Istvn (Stefano I) della dinastia rpdiana venne
56

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Affresco dello Santo Stefano/Stefano I


nel colleggio Venturoli di Bologna

La grande stagione della permanenza di umanisti


ed artisti italiani in territorio ungherese ebbe inizio nel
Trecento sotto i re angioini dellUngheria Carlo Roberto
e Luigi il Grande di Napoli. Questa presenza culturale in
Ungheria proseguir fino al Seicento, quando la vita
civile e culturale del Regno ungherese viene travolta
dalle continue guerre antiturche e dalle guerre religiose.
Nel Rinascimento, infatti, il grande re Mattia Corvino
Hunyadi (1458-1490), arricchisce la sua corte di illustri
umanisti italiani e di una schiera di studenti e studiosi
magiari, tra i quali il primo poeta ungherese Janus
Pannonius3, favorendo e promuovendo la conoscenza e
la diffusione della cultura e delle arti italiane.

Beatrice dAragona seconda moglie e il re Mattia


Corvino Hunyadi

In special modo, dopo il suo matrimonio con Beatrice


dAragona, penetrano in Ungheria, rapidamente, non
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

soltanto forme esteriori di vita eleganti, quali, vestiti,


giuochi, musica, ma anche, la scienza e larchitettura
militare, tanto che a coprire i ruoli diplomatici o di
cancelleria, come pure le alte cariche ecclesiastiche,
vengono chiamate persone che hanno compiuto i loro
studi in Italia e si ispirano dunque, nella pratica e nella
teoria, a principi e tendenze acquisiti in Italia.
Nonostante lorigine uralica degli ungheresi, la
civilt del popolo magiaro dunque profondamente
caratterizzata da una propensione verso la cultura
dellEuropa occidentale e in particolare quella italiana.
LUngheria continua a nutrirsi dello splendore italiano
per tutto il Settecento.
In seguito alla liberazione dai Turchi da parte delle
armate imperiali asburgiche (1686), condotte dal
principe Eugenio di Savoia, e alla contemporanea
penetrazione austriaca in Italia, i rapporti tra i due
popoli riprendono grazie anzitutto alla presenza dei
gesuiti e poi degli scrittori.
Il Regno dUngheria, diventa parte integrante
dellImpero asburgico, al quale vengono affidate tutte le
questioni politiche ed economiche, mentre la
riorganizzazione della vita culturale del Paese
assegnata alla Chiesa cattolica.
Nella prima met del XVIII secolo tanto i giovani
aristocratici ungheresi quanto i giovani intellettuali
meno abbienti, per la propria istruzione prediligono
Roma o altre citt italiane che raggiungono tramite il
mandato di un ordine religioso o di un capitolo ricco.
Nella seconda met del Settecento, invece, i
giovani aristocratici e nobili ungheresi, effettuano i loro
viaggi di studio in terra italiana, come ufficiali della
guardia nobile ungherese nelle province settentrionali
appartenenti allImpero asburgico.
Con lattivit mecenate del pi alto clero ungherese
nelle accademie italiane, delle quali spesso diventano
membri, prende il via un animato risveglio culturale. La
stessa attivit viene seguita dagli altri membri delle
stesse famiglie aristocratiche che, vivendo per molti
anni alla corte imperiale viennese, profondamente
permeata degli influssi artistici italiani, anche nei loro
palazzi e negli svaghi finiscono col seguire gli stessi
modelli di cultura e di vita sociale.
Ferenc Kazinczy

Nei primi decenni


del XVIII secolo, il risveglio culturale dellItalia, ben rappresentato dal movimento
dellArcadia, estende la
propria
grandissima
influenza
nei
Paesi
dellEuropa
centroorientale, e quindi, di
riflesso, sulla poesia
ungherese. Gli intellettuali appartenenti al
movimento, propongono di introdurre le nuove basi del
pensiero moderno europeo e di rinnovare le gloriose
tradizioni della cultura italiana tramite opere storiche e
morali.

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

LArcadia influisce sulla formazione di uno stile poetico,


grazie al quale si costituir definitivamente la lingua
letteraria ungherese, e un nuovo concetto di poesia che
non si identificher pi con lo scopo morale e col
ragionamento utilitaristico bens con lintensit
sentimentale del poeta.
Linsegnamento dellArcadia italiana e linteresse degli
scrittori ungheresi, quali Kazinczy e Csokonai, a
tradurre lopera poetica dellitaliano Metastasio4, costituiscono la scoperta di qualcosa di nuovo e importante
dal punto di vista dellevoluzione della letteratura, del
rinnovamento di un gusto e di uno stile, di una maniera
espressiva sentita, intuita e cercata da tutto il
sentimentalismo ungherese.
Durante la Rivoluzione Francese e lepoca
napoleonica, politicamente, i due Paesi si schierano su
fronti opposti, con gli ungheresi al fianco degli Asburgo.
Gli intellettuali magiari in questo periodo giungono in
Italia soltanto in veste di soldati e ufficiali dei
reggimenti
dellImpero
asburgico. Nel corso di tutto
il
Settecento il servizio
militare
rappresenter
dunque lunica occasione di
istruzione e di carriera
sociale per gli ungheresi
non troppo abbienti. I nobili
intellettuali, invece, possono
frequentare le accademie,
imparare le lingue straniere
e conoscere le pi moderne
opere letterarie e filosofiche.
Mihly Vitz Csokonai

In seguito al Congresso di Vienna (1814-1815), che


pone fine allimpero napoleonico, lEuropa precipita in
piena Restaurazione. LItalia, dove regnavano la pace,
la sicurezza e il benessere, viene cos invasa da
viaggiatori provenienti dallEuropa Occidentale mentre
lUngheria, trasformata spesso in una sorta di grande
prigione austriaca, finisce con linviare nella Penisola
Appenninica i suoi figli in qualit di oppressori.
A met del secolo XIX subentra una nuova stagione
nei rapporti storico-culturali italo-magiari. I motivi che
portano ungheresi e italiani ad incontrarsi nuovamente
possono essere riassunti cos:
1) il comune desiderio di emanciparsi dal dominio e
dalla tutela dell'Austria sulla scia delle nuove idee
esportate in tutta Europa dalla Rivoluzione francese.
2) i viaggiatori magiari si spingono verso l'Italia
mossi dal desiderio di ricercare le memorie e le vestigia
del mondo classico latino.
3) presenza di soldati ungheresi dell'esercito
austriaco nel regno lombardo-veneto e a Bologna (fino
al 1839).
Inoltre, il fatto che i soldati ungheresi (punto 3)
parlino una lingua incomprensibile riduce al lumicino le
occasioni di mescolarsi alle popolazioni locali nonch la
conoscenza delle abitudini e del modo di vivere degli
italiani.
Una
tale
superficialit
nei
rapporti,
naturalmente, risente anche del ruolo oppressivo che si
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

57

chiamati a esercitare in quanto militari di un impero,


quello asburgico, governato da una rigida disciplina. Di
quelle persone si conservano sporadici ricordi, qualche
canto popolare, nei quali si rintracciano segni di
malinconia o di nostalgia per la patria o per la donna
amata.
Nel periodo dal 1820 al 1848 la Reformkor (Epoca
delle Riforme), oltre ai soldati, anche gli intellettuali
magiari giungono in Italia in viaggi di studio.
un fatto, quindi, che quasi tutti gli intellettuali e
gli scrittori appartenenti alla nobilt magiara, fino agli
anni 30 entrino in Italia solo in qualit di soldati. A
questo proposito vi sono numerose descrizioni di
paesaggi e di ambienti intessute di riferimenti alla
cultura classica, fatte appunto, durante soggiorni
militari.
Fino agli anni Trenta dell'800 l'opinione che gli
ungheresi hanno del nostro paese, soprattutto sotto il
profilo politico, non certo delle pi positive. La
situazione muta per alla fine di quella fase e la
maggiore facilit di espatrio e di movimento consente
agli ungheresi di farsi un' idea pi precisa e consona
dell'Italia e degli italiani, svincolata da luoghi comuni o
a pregiudizi. Questa presa di coscienza viene favorita
anche dalla stampa. Le nuove riviste ungheresi di
carattere scientifico-letterario svolgono nel campo
dell'informazione un ruolo pi importante della stampa
quotidiana che sottoposta alla censura poliziesca;
proprio questi periodici infatti offrono una pi corretta
immagine del nostro Paese e denunciano le cattive
condizioni sociali e politiche in cui versano i vari Stati
assolutisti italiani.
Da ricordare, a questo proposito, la diffusione che
ebbe in Ungheria "Biblioteca Italiana, ossia Giornale di
Letteratura, Scienza ed Arti", rivista fondata nel 1816 e
durata 24 anni. Il periodico non viene bloccato dalla
censura asburgica probabilmente perch ufficialmente
non si pone su posizioni ostili a Vienna e poi perch il
legame politico che si era determinato tra l'Ungheria e il
Regno Lombardo-Veneto (inseriti entrambi nell'Impero
asburgico) ha rafforzato i rapporti stabilitisi tra la
cultura magiara e quella italiana.
La rivista diffonde anche la letteratura italiana
contemporanea e propone anche notizie bibliografiche
dettagliate sulla produzione ungherese di opere
economiche, letterarie, rivolte non solo al pubblico
italiano ma anche a quei lettori ungheresi che
soggiornano in Lombardia.
La diffusione del giornale e le esperienze italiane
degli uomini di cultura magiari, portano l'Ungheria a
volgere lo sguardo alle opere straniere, e quindi anche
italiane, che si riveleranno interessanti per il
rinnovamento della vita culturale, politica e sociale
dell'Ungheria.
Intorno alla met del secolo, le lotte per la libert
daranno un grande impulso alla ripresa dei contatti
culturali fra i due popoli; facilitata dalla loro lotta
parallela contro l'assolutismo austriaco.
La comune lotta per la libert porta alla
proliferazione di canti popolari ungheresi ispirati al
Risorgimento italiano e favorisce il desiderio dei letterati
ungheresi di approfondire le tematiche degli autori
italiani. Dopo la prima guerra dindipendenza e le
58

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

insurrezioni di Milano e Venezia e la rottura


dellarmistizio del 1849 il lavoro dello scrittore e del
poeta finisce con lassumere sempre pi il significato di
difesa e dignit della personalit nei confronti
dell'assolutismo oscurantista.
Il 1867, anno della definitiva riconciliazione fra
Nazione Ungherese e dinastia degli Asburgo, chiude
per un' epoca e con essa svaniscono le speranze e i
sogni che avevano guidato i grandi uomini magiari nella
lotta per la libert.
Con il compromesso austro-ungarico termina
lepopea della ritrovata amicizia italo-magiara e leco
che aveva avuto l'impresa dei Mille si perde del tutto,
soprattutto sul piano politico.
Il mito della lotta comune rimane vivo solo attraverso i
canti e ovviamente i libri.
1

AA. VV., Storia della letteratura ungherese, Bruno Ventavoli


(a cura di), II. vol., Lindau, Torino 2002, cit., p. 124.
2
Ibidem, p. 125.
3
Janus Pannonius (1434-1472), grande figura della
letteratura umanistica ungherese. Fu inviato a Ferrara nel
1447 per seguire gli insegnamenti dellumanista ed educatore
Guarino da Verona, la cui scuola divenne uno dei centri pi
vivi dellUmanesimo. Gli otto anni passati nella citt degli
estensi furono decisivi per la sua vita, per il suo modo di
pensare e naturalmente per la sua formazione letteraria. Da
Ferrara si trasfer poi a Padova. Ritornato in Ungheria non
incontr alcun compagno spirituale adatto alla sua esigenza
artistica e umanistica, il pubblico magiaro non era ancora in
grado di apprezzare appieno la sua poesia. In Ungheria soffr
una profonda nostalgia perch, come disse Guarino,
Pannonius, fu italiano nei suoi costumi. Al centro della sua
poesia cera luomo che deve rendere bella e felice la vita.
Cfr. Folco Tempesti, La letteratura ungherese, SansoniAccademia, Firenze-Milano 1969, pp. 23-24.
4
Pietro Trapassi, conosciuto come Pietro Metastasio, (Roma,
1968-Vienna, 1782). Appena undicenne inizia a comporre
versi attirando lattenzione di uno dei fondatori dellAccademia
dellArcadia, Gian Vincenzo Gravina che, dopo averlo adottato,
ne grecizza il nome in Metastasio, lo educa al culto dei classici
e gli fa conoscere la filosofia cartesiana, sperando di farne un
grande autore tragico. Dopo la morte di Gravina (1718), si
trasferisce a Napoli, dove entra in contatto con gli ambienti
teatrali. Nel 1730 viene chiamato a Vienna come successore
di Apostolo Zeno come poeta di corte, e li trascorre tutta la
vita, ammirato e protetto da Carlo VI e poi da Maria Teresa.
Con gli ideali aristocratici, lambientazione classica, i conflitti
tra ragione e sentimento, i suoi melodrammi si adattano
perfettamente alle esigenze dellopera seria settecentesca:
Alessandro in Siria (1731), Olimpiade (1733). Metastasio
convinto che lopera moderna in musica riproduce la tragedia
greca classica, perci d al proprio melodramma un solido
impianto drammatico, basando lazione sullinconciliabilit tra
amore e dovere e conferendo allopera una connotazione
seria: tragica, solenne e eroica. Questultima un pretesto
per conferire una dimensione mitica allamore. Cfr. Giuseppe
Petronio, Lattivit letteraria in Italia, Palumbo Editore, Firenze
1988, pp. 376-377.

* Tesi di laurea (Testo)


Le immagini sono state inserite da Melinda B. Tams-Tarr
1) Continua
Luigia Guida

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

CENNI SULLA FORTUNA DI OVIDIO NELLA LETTERATURA ITALIANA, IN PARTICOLARE NELLET


BAROCCA
Se gli antichi giudicarono alcuni positivamente, altri
negativamente i preziosismi, i virtuosismi,
i
barocchismi di cui intessuta la poesia di Ovidio, il
pi mondano degli autori latini, dalla nascita delle
letterature volgari in avanti la fortuna del Sulmonese si
pu dire che non conobbe quasi mai soste, attestandosi
su livelli di eccellenza.
Lamore cortese e cavalleresco e la produzione
letteraria che ad esso sispira, nonch le novelle di tipo
mitologico-sentimentale, risalgono rispettivamente alle
opere di soggetto erotico e alle Metamorfosi di Ovidio,
e fioriscono in quella che il Traube defin, non senza
esagerazione, aetas Ovidiana, vale a dire il sec. XII
(terza aetas, secondo il paleografo tedesco, dopo quella
Vergiliana dei secc. VIII e IX e quella Horatiana dei
secc. X e XI). Al centro di questa produzione stanno il
De Amore di Andrea Cappellano e lopera Pamphilus,
ridotta poi in volgare veneziano nel sec. XIII.
Aglinizi della nostra letteratura, Guido Cavalcanti rigetta
Ovidio quale precettore amoroso. Dante, invece, lo
pone nel Limbo tra i suoi poeti prediletti, dopo Omero e
Orazio e prima di Lucano (Inf. IV, 88-90). Nel De
vulgari eloquentia, II, VI, 7, lo aveva avvicinato a
Lucano come esempio di stile illustre. Ancora
nellInferno, canto XXV, ove descrive complicate
metamorfosi, Dante gareggia, non senza una punta di
ostentata superbia, col suo modello: Taccia di Cadmo
e dAretusa Ovidio; / ch se quello in serpente e quella
in fonte / converte poetando, io non lo nvidio: / ch
due nature mai a fronte a fronte / non trasmut s
chamendue le forme / a cambiar lor matera fosser
pronte (vv. 97-102). Innumerevoli sono poi i luoghi
della Commedia che risentono della fonte ovidiana
delle Metamorfosi (specie nel Paradiso).
Tra i poeti preferiti dal Petrarca figura, oltre ad Orazio,
Ovidio: e nelle Rime se ne risente leco di alcuni versi.
Lultimo dei tre grandi delle origini, il Boccaccio, sispir
al poeta delle Metamorfosi nelle rime giovanili e
nellAmeto o Comeda delle ninfe fiorentine, nonch
nel Ninfale fiesolano. Il Martirologio di Adone venne
riconosciuto dal Monaci come la riproduzione di una
mezza pagina del Canzoniere autografo di Franco
Sacchetti, contenuta nel codice Laurenziano n. 547 e
risalente alle Metamorfosi; al capolavoro ovidiano
sispir anche Simone Serdini, detto il Saviozzo.
Nel 400 risalgono allOvidio delle Heroides il Piccolmini
nella Historia de Eurialo et Lucretia e Sigismondo
Malatesta nel Liber Isottaeus; a questopera attingono
anche le Pstole di Luca Pulci, fratello del pi noto
Luigi. NellAmbra, Lorenzo il Magnifico ha echi
frequenti delle Metamorfosi; e cos il Poliziano nelle
Stanze per la Giostra e nellOrfeo.
Quellopera straordinaria che lHypnerotomachia
Poliphili si rif anchessa al materiale mitologico
ovidiano.
Il Pontano, nellUrania, fa la storia delle costellazioni
risalendo alla loro origine metamorfica; nel De hortis
aveva raffigurato nel mito di Venere e Adone lorigine
del culto dei cedri.

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Con i lirici aragonesi torniamo allispirazione ovidiana


prettamente amorosa: tranne il Carteo, che compone
un poemetto intitolato Le Metamorfosi.
NellArcadia del Sannazzaro, fra le altre innumerevoli
fonti, compare immancabilmente Ovidio.
Con gli autori sopra citati siamo gi alle soglie del
Cinquecento, secolo nel quale Ovidio ha costante
fortuna tra gli epgoni del classicismo.
Citeremo per le Metamorfosi Bernardo Tasso, che a
questopera sispira nel poema incompiuto Amadigi
(cos come il figlio Torquato, nella Gerusalemme,
risentir anchegli di certi luoghi ovidiani). Il Giraldi, nel
Discorso intorno al comporre dei romanzi, pubblicato
nel 1554, afferma che lAriosto, nel suo capolavoro, non
era paragonabile tanto ad Omero ed a Virgilio, quanto
al fiorito Ovidio delle Metamorfosi: un giudizio non
certo privo di fondamento se si considera il lato
fantastico del capolavoro ariostesco.
Le virt di illustratore e di decoratore proprie del
Sulmonese furono fatte rivivere nella Clorinda di Luigi
Tansillo. Nel 1547 Ludovico Dolce pubblica a Venezia la
Favola di Adone: non traduzione, bens rifacimento
del celebre episodio del X libro delle Metamorfosi, cos
come rifacimento dellintero poema la traduzione in
ottava rima di Giovanni Andrea dellAnguillara (Venezia
1561), con molte libert ma con felice esito, una delle
fonti precpue del Marino.
Ovidio poeta damore e di miti non fu dunque
riscoperto nei secoli delle humanae litterae e della
Rinascenza: si protrasse una sua fortuna mai sopita,
paragonabile solo a quella che ebbero Virgilio ed
Orazio, fortuna che varc i confini dellItalia. La
leggenda ovidiana di Piramo e Tisbe (di origine
asiatica), rielaborata nel sec. XV da Masuccio
Salernitano nel suo Novellino, poi da Luigi da Porto e
pi tardi (sec. XVI) da Matteo Bandello, migr in
Inghilterra, dove fu raccolta dallo Shakespeare nel
Romeo and Juliet e immessa nel Sogno duna notte
di mezza estate. C inoltre da ricordare che sulla
letteratura del 500 influ non poco anche la pittura, i
cui soggetti, molto spesso, trattavano le favole ovidiane
delle Metamorfosi.
Col Seicento e col prorompere del Barocco (e non solo
del Marinismo italiano, bens pure del Preziosismo
francese, del Gngorismo spagnolo, dellEufuismo
inglese e degli altri paralleli indirizzi europei e latinoamericani),
assistiamo
ad
un
autentico
saccheggiamento del modello ovidiano.
Nel Convegno Internazionale Ovidiano, tenutosi a
Sulmona dal 20 al 23 maggio 1958, si pose il problema
del rapporto di Ovidio con let manieristica e barocca:
anzi, dato il valore categoriale del termine barocco, il
problema del barocchismo ovidiano. V. Pschl, nella
sua comunicazione, not nel Sulmonese la tendenza
ad arrivare sino al limite del possibile, sino al limite che
nellmbito dello stile classico appaia ancor tollerabile,
per raggiungere cos un massimo di forza espressiva ed
attrarre lascoltatore nellonda di una maga sonora, a
cui questi completamente abbandonato, che mette
nel pi completo movimento i suoi sensi, le sue passioni
(), i suoi nervi. unarte molto aggressiva, che scuote
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

59

(). Ovidio raggiunge cos una nuova intensit e cosa


importantissima un movimento, un tempo musicale
molto pi presto. La tecnica musicale corrisponde al
gioco barocco della sua fantasia. Gi il Fraenkel aveva
rilevato che nelle Metamorfosi Ovidio si sarebbe
interessato a fenomeni di vacillamento o scomparsa
del senso dellidentit e di intima frattura dellio:
procedimento che si osserva ogni qual volta si
abbandona il modello classico e si incomincia a passare
al Manierismo (lo studioso cita il Marino ed il Gngora).
Il barocchismo ovidiano precorre dunque una delle
caratteristiche proprie del Romanticismo (e poi del
Decadentismo): il gioco fra gli opposti, fra lessere e
lapparire; e la predilezione per leffetto ne una delle
caratteristiche pi evidenti. R. Crahay not come larte
ovidiana sia contro i precetti del classicismo, massime
quello oraziano, e savvicini piuttosto a quelli del
Barocco. Di questa et, not ancora il Crahay, si
possono rilevare in Ovidio i criteri fondamentali proposti
dal Rousset per lindividuazione dello stile barocco: vale
a dire linstabilit dellequilibrio, la mobilit, la
metamorfosi e il predominio degli elementi decorativi.
Su queste basi, egli avanz lipotesi di una decisiva
influenza di Ovidio sullarte barocca: i secc. XVI-XVII
sarebbero a buon diritto una nuova aetas Ovidiana.
Nella grande raccolta di saggi in occasione del
bimillenario ovidiano, gli Ovidiana, a cura di N. J.
Herescu (Parigi 1958), H. Bardon si pose il problema
dei rapporti tra il poeta latino ed il Barocco e, pur
notando che in Ovidio classicismo ed anticlassicismo
sono compresenti, riconobbe che al culmine della
maturit artistica egli cre, con le Metamorfosi, la
premire en date des grandes oeuvres baroques.
Insomma, linflusso ovidiano su quellet ci appare non
solo un fatto innegabile e non trascurabile, bens il
frutto di una naturale spinta degli artisti di quel periodo
(e non solo poeti) verso lAutore dellantichit che pi di
tutti appariva in sintona con le loro aspirazioni, che pi
validi suggerimenti poteva fornire al loro impulso a
trasformare in senso dinamico gli schemi trasmessi da
tutta una civilt precedente.
Fra tutti gli autori dellet barocca, spicca ovviamente il
nome del cavalier G. B. Marino (1569-1625), autore del
ciclpico poema in venti canti LAdone, dedicato al re
di Francia Luigi XIII e pubblicato a Parigi nel 1623, due
anni prima della morte dellAutore, che vi aveva
lavorato a lungo ingigantendo a dismisura il celebre
episodio delle Metamorfosi (X, 503-739) in cui
narrato il mito di Venere e Adone. Amore, per
vendicarsi della madre Venere, fa approdare a Cipro il
giovinetto Adone e ispira ad entrambi unardente
passione. Attraverso il giardino del Piacere, diviso in
cinque parti, simboleggianti i cinque sensi del
godimento amoroso, Adone giunge al massimo diletto.
Passando dai piaceri dei sensi a quelli dellintelletto,
visita la fonte di Apollo, simbolo della poesia, quindi
sale ai primi cieli delluniverso tolemaico per conoscere
le meraviglie delle scienze e delle arti. Dopo varie
mirabolanti avventure, finisce per cadere vittima della
gelosia di Marte e muore azzannato da un cinghiale
sospintogli contro dal bellicoso dio. Adone pianto da
Venere, e il suo corpo si trasforma in fiore. La da
istituisce i giochi adonii in suo onore e impartisce i
premi ai vincitori.
60

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Il Marino non fece mai mistero della sua affinit


elettiva con la poesia ovidiana, e non nascose mai il
suo schietto entusiasmo per il Sulmonese. Lui stesso
ebbe a scrivere che il genio di Torquato era vergiliano,
il mio ovidiano; e in una lettera a G. Preti afferm che
le poesie dOvidio sono fantastiche, poich veramente
non vi fu mai poeta, n vi sar mai, che avesse o che
sia per avere maggior fantasia di lui. E utinam le mie
fossero tali!. E Ovidio non giganteggia solo
nellAdone, ma presente in pressoch tutte le
principali opere mariniane: nella Lira, nelle Dicere
sacre, nella Galeria, negli Idilli favolosi, nella
Sampogna.
Nel Seicento, il mito di Adone fu trattato anche dal
grande favolista napoletano G.B. Basile nella Venere
addolorata; da Ottavio Tronsarelli, il quale dedicava il
30 marzo 1626 a Giovan Giorgio Aldobrandino, principe
di Rossano, la Catena di Adone, favola boschereccia;
e da Vincenzo Reniere Filamato, che dedicava a
Genova, il 26 maggio 1635, al marchese Anton Giulio
Brignole Sale, il suo Adone.
Nel Settecento, Clemente Bondi tradusse attentamente
le Metamorfosi, Ludovico Savioli gli Amori. La
tragedia Mirra, uno dei capolavori dellAlfieri,
ispirata direttamente al X libro delle Metamorfosi. Al
mito di Adone sispir Teresa Bandettini in un omonimo
poema.
Tra Settecento ed Ottocento, il neoclassico Vincenzo
Monti non pu non ammirare le belle favole ovidiane,
anche se mostra di preferire le Eroidi.
Con laffermarsi del Romanticismo, che guarda pi ai
miti dellEllade, la fortuna di Ovidio cala rapidamente,
anche se a lui attinge, tra gli altri, il Leopardi per una
delle Operette Morali, la Storia del genere umano.
La seconda met dellOttocento ed il primo Novecento
sono dominati dalla trade Carducci-Pascoli-DAnnunzio,
le Tre Corone, come furono definiti dalla critica
dellepoca. Il Maestro Carducci lesse ed ammir fin
dallinfanzia Ovidio, anche se Orazio resta sempre il
poeta a lui pi affine, ed il suo modello precpuo. Il
Poeta del Fanciullino trasse saltuaria ispirazione da
Ovidio: soprattutto per il latino dei Carmina, giacch il
poeta latino da lui prediletto fu sempre Virgilio. Il
Poeta-Soldato, invece, per la sensualit onnipresente,
ora sottile ora violenta, per il culto mistico della parola e
dellarmonia del verso, per leleganza formale ricercata
fino al limite estremo, per certa affinit nella vita e nei
temi dellarte, pu essere ben paragonato al Poeta delle
Metamorfosi, quellOvidio che fu, tra laltro, suo
conterrneo. Tra le Laudi baster citare Loleandro
e Icaro, tratte da Alcyone, che sono una
imaginifica variazione sui famosissimi miti di Apollo e
Dafne (Met. I, 502-67), gi immortalato nel marmo
dal Bernini, e di Ddalo e Icaro (Met. III, 183-235).

Anche il crepuscolare Guido Gozzano, ne La signorina


Felicita ovvero la Felicit, tratto dai Colloqui,
rammenta che la villa canavesana lAmarena aveva
dipinte, sullarchitrave, le fiabe defunte delle
sovrapporte,
tra cui lo sventurato amore /
dArianna, Minosse, il Minotauro, / Dafne rincorsa,
trasmutata in lauro / tra le braccia del Nume
ghermitore (vv. 32-36). In una nota al poemetto
Le farfalle, il Gozzano rievoca poi come rinvenne
nellalto solaio, tra il ciarpame reietto daltri tempi,
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

un vecchio paravento rococ che illustrava, tra


ghirlandette di campnule, la favola ovidiana di
Piramo e Tisbe (Met. IV, 55-166).
In epoca pi recente, vuoi per un certo gusto
anticlassicistico orientato verso una riscoperta del
Barocco, vuoi per la constatazione, dopo anni di
ubriacature ideologiche, che lArte vera vive solo per
lArte pu, cio, esser benissimo fine a se stessa
assistiamo ad una rivalutazione, in sede critica, della
poesia ovidiana, cui si accompagna una parallela
rivalutazione di motivi e tematiche decadenti, nel
gusto e nellArte.
N.B. Il presente art. deriva dalla mia tesi di
perfezionamento in Filologia Greca e Latina: M.
PENNONE, La lettura ovidiana del Marino: dalle
Metamorfosi allAdone, Universit degli Studi di
Genova, Ist. di Filologia Classica e Medievale, A.A.
1980-81, pp. 9 e segg., con qualche modifica.
Marco Pennone
- Savona -

Fernando Sorrentino Buenos Aires (Argentina)


DI COME BORGES NON RICRE UN EPISODIO
DEL CHISCIOTTE *)
(De cmo Borges no recre un episodio del Quijote)

Mara Esther Vzquez ha pubblicato La memoria de


1)
A pagina 86
presenta un profilo biografico del dottor Adolfo Bioy
(1882-1962), cio del padre di Adolfo Bioy Casares
(1914-1999):

los das. Mis amigos, los escritores.

Fu ministro degli Esteri e presidente di una serie


di prestigiose istituzioni che raccoglievano lalta
societ argentina della sua epoca. Al tempo stesso
si trattava, al di l di questo schema prototipico di
personaggio importante, di un signore molto
semplice, quasi umile, incapace di mettere
qualcuno in condizione di dover fare una brutta
figura.
Quale esempio di questa prudente maniera di
comportarsi,
Mara
Esther
adduce
questa
testimonianza:
Mi raccont Borges che una notte era stato
invitato qualcuno della campagna, forse un
affittuario o un caposquadra. Luomo non aveva
dimestichezza con alcun tipo di maniera fine ed
osservava quali posate usassero gli altri prima di
prendere quelle adeguate. Venne alla fine portato
un vassoio con diversi tipi di frutta tra cui cerano
vari grappoli duva e, accanto al piatto, la ciotola
con acqua per sciacquarsi le dita. Linvitato prese
luva, la frutta pi facile dato che non la si deve
sbucciare, e quando fin di mangiarne sollev la
ciotola con ambo le mani e ne bevve lacqua.
Immediatamente si rese conto che qualcosa non
andava; il clima della tavola era cambiato. Il dottor
Bioy prese allora la sua ciotola, bevve lacqua, e
con unocchiata invit suo figlio a fare lo stesso.

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

M stato impossibile non ricordare allistante che,

mutatis mutandis, lidentica cosa era occorsa a don


Chisciotte al castello dei duchi burloni nella parte
pubblicata nel 1615. Una rapida consultazione al libro
mi ha rivelato che lepisodio si trova nel capitolo XXXII
ed inizia con questo passaggio:
Finalmente don Chisciotte si calm ed il desinare
ebbe fine e, al portarsi via le tovaglie, vennero
quattro donzelle, una con un bacile dargento,
laltra con una brocca anchessa dargento, unaltra
con sulla spalla due asciugamani bianchissimi e
finissimi, e la quarta con le braccia scoperte fino a
met e con nelle bianche sue mani che bianche
erano senza dubbio una tonda palla di sapone
napoletano **).
Visto che non v qui spazio per la trascrizione
completa, il lettore potr trovare, al punto indicato, il
grazioso racconto che conclude in questa maniera:
La ragazza della brocca torn e terminarono di
lavare don Chisciotte, e subito, quella che aveva
gli asciugamani, lo pul ed asciug accuratamente;
e producendosi tutte e quattro insieme in un
ampio e profondo inchino e riverenza fecero per
andarsene se non ch il duca, onde don Chisciotte
non savvedesse della burla, chiam la ragazza del
bacile dicendole:
Venite e lavate me, e badate che non vi
venga a finire lacqua.
La ragazza, sveglia e diligente, and e mise il
bacile al duca come a don Chisciotte e
sveltamente lo lavarono ed insaponarono ben
bene e, dopo averlo asciugato e pulito, se ne
andarono facendo riverenze. Si seppe poi che il
duca aveva giurato che se non lo avessero lavato
al pari di don Chisciotte egli avrebbe castigato la
loro disinvoltura cui avevano posto in discreto
modo rimedio avendo insaponato pure lui.
Nella sua edizione annotata del Chisciotte
Francisco Rodrguez Marn commenta:

2)

A quanto pare, quello del lavaggio della barba di


don Chisciotte reminiscenza dun fatto che si
raccontava come avvenuto nel palazzo del duca di
Benavente e che riporta Luis Zapata nella sua
sipida Miscelnea pubblicata nel Memorial histrico
espaol, t.XI. Gi Pellicer indic la somiglianza cui
pure si rifer Clemencn riassumendo il racconto di
Zapata in questo modo: Un nobile portoghese
era ospite a casa di don Rodrigo Pimentel, conte di
Benavente; ed essendosi a fine pranzo, i paggi del
conte, per burlarsi del portoghese, arrivarono con
bacile, brocca ed asciugamani e gli lavarono assai
lentamente la barba passando la mano su bocca e
narici e facendogli fare mille facce. Il conte, per
dissimulare la burla e perch il suo ospite non
venisse ad esser punto da vergogna, ordin che la
barba venisse lavata anche a lui.
E Francisco Rico segnala nella sua 3):

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

61

la versione dun noto aneddoto secondo cui il


re beve il contenuto del bacile per non far cadere
in ridicolo linvitato che ha fatto altrettanto.
Meno credulo di Mara Esther dichiaro a piene lettere
che, a parer mio, la storiella in questione non si mai
svolta, n a casa del dottor Adolfo Bioy, n in nessun
altro posto al mondo. solo una fandonia di qualche
presuntuoso chiacchierone (specie che tra gli scrittori
argentini abbonda) il quale si riallaccia, come vediamo,
ben pi in l del Chisciotte, sino allorigine forse
folcloristica. Linvitato stato sostituito con
laffittuario o caposquadra; il re od il conte,
con Adolfo Bioy; il bacile, con la ciotola.
Risulta daltra parte del tutto inverosimile che Borges
fosse cos ingenuo da riferire per aneddoto veritiero un
piccolo racconto letterario che un qualsiasi affezionato
ai libri riconoscerebbe senza incertezze.
La mia conclusione che Mara Esther, in totale
buona fede, ha confuso due diverse persone. Le
sembrato ricordare che laneddoto venisse dalle labbra
di Borges mentre ne era indubbiamente stato narratore
un altro individuo qualsiasi.

l'indipendenza, ritorn sotto il controllo di Pechino e fu


pi tardi soggetto ad una politica di immigrazione Han,
che potr ridurre in futuro la popolazione turca ad una
minoranza, come sta accadendo in Tibet. La sconftta di
Ma Pufang apr ai cinesi la via del Tibet.
Quando l'esercito di Ma Pufang ancora sperava di
fermare Lin Biao, un ufficiale segreto dell'esercito USA,
Leonard Clark, oper dietro le linee dell'esercito
musulmano con lo scopo di accertare se era possibile
continuare la resistenza contro i comunisti dal Tibet
settentrionale. Questo significava valutare le riserve di
cibo disponibili localmente, molto povere, quindi in
pratica significava sottrarre gli animali (cavalli, pecore,
yak) allevati dalle trib locali. Clark fece un'estesa

1)
2)
3)

Buenos Aires, Emec, 2004.


Madrid, Espasa-Calpe, 1944, tomoVI, pp. 266-267.
Real Academia Espaola / Asociacin de Academias de la
Lengua Espaola, Madrid, Santillana, 2004, p. 797.
________

*)
[N.d.T.] Larticolo pubblicato in lingua originale sulla
rivista di studi letterari della Universit Complutense di Madrid
Espculo, N.36 (julio-octubre 2007) al cui indirizzo internet
rimandiamo gli interessati:

http://www.ucm.es/info/especulo/numero36/borecreo.html
**) [N.d.T.] Trattasi di un sapone di pregio di cui era fatto
uso in case altolocate.

Traduzione di Mario De Bartolomeis

Emilio Spedicato Milano


SULLA GEOGRAFIA DEI VIAGGI DI GILGAMESH

7. Il Monte Mashu e il ritorno a Uruk


Secondo una proposta di alcuni anni fa di Temple (Hera
Magazine, n. 1, 2000), Mashu significa "il luogo dove
sorge il sole in oriente". Questa interpretazione si
adatta perfettamente con la nostra identificazione. Ora,
per giungere alla nostra identificazione del Monte
Mashu, ricordiamo alcuni eventi bellici del 20esimo
secolo.
All'inizio del 1949 gli eserciti di Mao Tsedong avevano
gi il controllo dell'intera parte orientale della Cina
continentale. Nella parte occidentale, il Tibet a sud
aspirava a riprendere la sua precedente autonomia,
mentre nel nord, lungo il corridoio Xining-Lanzhou, un
esercito musulmano guidato dal generale Ma Pufang
sperava di arrestare l'avanzata delle armate di Lin Biao,
il generale che, con He Long, Peng Dehuai e Chu Teh,
guid le truppe comuniste alla vittoria. L'esercito
musulmano fu sconftto e Ma Pufang fugg con due
aerei dal suo amico re Faruk d'Egitto, portando con s
600.000 once d'oro e numerose belle donne. Lo
Xinjang, che nell'ultimo secolo avevo spesso cercato
62
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Gilgamesh, Re dellUruk, leroe sumero leggendario


(Fonte dellimmagine: Domokos Varga: s Napkelet [Arcaica Oriente],
Collana Storia illustrata, Mra Ferenc Knyvkiad, Budapest, 1973.)

ricognizione del Quinghai settentrionale, in particolare


del bacino dello Tsaidam, ricco di fiumi e di laghi, tra i
quali i laghi Gyaring Hu e Ngorin Hu, formati dal Fiume
Giallo a circa 100 km dalle sue sorgenti. Questa regione
era abitata da una trib locale chiamata Ngolok (anche

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

denominata Go-lok, Go-Log, Mgo-Log). Tra le


caratteristiche interessanti di questo popolo:
ancora praticavano l'antica religione tibetana
prebuddista, chiamata Bon-Po. Clark una volta
visit la tenda di un capo trib e not che 108
lampade bruciavano di fronte ad una statua di una
divinit; vedasi Patten e Spedicato (2000) per una
spiegazione possibile della "sacralit" del numero
108, e dei numeri 54, 27, 216 ..., nelle antiche
religioni del mondo
erano eccellenti cavalieri esperti di cavalli e superbi
combattenti; i vicini li consideravano banditi
erano molto diffidenti, per le continue incursioni nel
loro territorio delle trib mongole e turche; reagirono
coraggiosamente allinvasione cinese che quasi li
stermin. Erano forse 120.000 allarrivo dei Cinesi, ne
sopravvivono circa 3000...
Il territorio degli Ngolok comprendeva una grande
catena montuosa che non era mai stata esplorata dagli
occidentali e che alcuni geografi avevano affermato
potesse includere le montagne pi alte del mondo.
L'altezza di questa catena montuosa non appare nel
citato Times Atlas del 1974, ma data di 6282 metri
nel National Geographic Atlas sesta edizione rivista del
1992, cifra probabilmente presa dall'atlante della
Repubblica Popolare Cinese (APRC), Foreign Languages
Press, Beijing, 1989. L'intera catena montuosa era
sacra agli Ngolok e l'ingresso era proibito agli stranieri.
La catena lunga oltre 300 km e, tranne la parte
settentrionale, circondata dal Fiume Giallo che segna
il suo limite per 800 km. Come notato prima, questa
enorme montagna sacra sfuggita all'attenzione degli
studiosi di montagne sacre.
Il nome della montagna cos dato nei seguenti atlanti:
ANYEMAQUEN SHAN, nel citato Atlante APRC e nel
citato National Geographics Atlas del 1992
Catena AMNE MACHIN e ANI MACHING Shan, nel
citato Atlante Times del 1974
AMNIE MACHIN, nel Grande Atlante Geografico, M.
Beretta e L. Visintin editori, Istituto geografico De
Agostini, 1927
AMNIA MACHER, nel libro Dach der Erde, Berlino,
1938, citato da Messner (1999)
in Richardson (1998) la montagna denominata
come A-MYES RMA-CHEN e il nome locale del Fiume
Giallo dato come RMACHU
A Dharamsala esiste un Institute of Anye Machen ed
assumeremo quindi questa denominazione. Il Fiume
Giallo, che abbraccia la maggior parte della catena, ha
anche un nome locale speciale, scritto come segue:
MACHU, nel The Times Atlas, 1985 (notare che
nessun nome locale dato nell'edizione del 1974
per il resto ricca di informazioni)
MAQU (si legge come sopra), nellatlante APRC.
Dall'atlante APRC notiamo anche un piccolo fiume
chiamato MEQU che entra come MAQU in un'area
paludosa, e che la citt capitale amministrativa
chiamata MAQUEN (precedentemente DAWU).
Ora si pu accettare l'equivalenza linguistica tra
MAQU=MACHU con la parola dell'epopea di Gilgamesh
MASHU, poich queste espressioni non caratterizzano
completamente l'esatta pronuncia, che ha certamente
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

variazioni locali e cambia nel tempo. Il termine ANI,


ANYE suggerisce il nome del dio ANU, il capo del
panteon sumero. I cambiamenti da I ad U sono
linguisticamente bene documentati, per esempio nella
iotizzazione subita dal greco moderno rispetto al
classico e in alcuni passaggi dall'arabo al persiano nei
nomi personali (per esempio ADHUB diventa ADHIB,
HAMUD diventa HAMID... Adhib e Hamid sono due miei
collaboratori iraniani, Adhud e Hamud erano amici di
Laurence d'Arabia...). Quindi sul piano linguistico la
montagna sacra degli Ngolok pu essere identificata
con il sacro monte Mashu dei Sumeri, e questa
relazione rafforzata dal supplementare riferimento a
ANI=ANU. Cos concludiamo che la montagna sacra
degli Ngolok soddisfa i requisiti di base per una
identificazione con il monte Mashu (un luogo sacro; un
luogo ad est; un luogo chiamato Mashu) e proponiamo,
usando un'affermazione di Temple, la traduzione
seguente, del nome/nomi della montagna sacra
ANYE MACHEN - ANU MASHU = il luogo del dio Anu,
dove il Sole sorge
Avendo cos identificato la meta del secondo viaggio di
Gilgamesh, formuliamo un'ipotesi sull'itinerario dalla
Zungaria.
(a) Verso sud-est-est, per circa 3000 km, puntando al
"grande mare" della traduzione di Friedrich del testo
ittito, che ora possiamo identificare con un vero grande
mare, cio l'Oceano Pacifico.
(b) Costeggiando il lato settentrionale del Tien Shan per
circa 500 km. Questa parte della Zungaria ha parecchie
oasi e fiumi e al tempo di Gilgamesh era probabilmente
ancora pi ricca di acqua. Notiamo che il nome
Zungaria viene dal mongolo JA'UN-GHAR e corrisponde
al cinese PE-LU, ovvero Strada Settentrionale. La
Zungaria produce riso e molta frutta.
(c) Attraversando la depressione del Turfan per mezzo
del facile passo dove ora si trova la citt di Urumchi. Il
nome cinese di Urumchi TIWA o TI-HOUAS (vedere
Atlas Classique de Gographie, Monin, Parigi, 18391840). Effettuando per metatesi il cambio di TI in IT e
notando che W = HOUA una vocale liquida,
essenzialmente una consonante, possiamo affermare
l'identificazione virtuale di TIWA con ITLA, nome della
citt nel ricordato testo ittita. Notiamo inoltre che il
nome Urumchi pu essere considerato equivalente, con
la transizione da R a L, a ULUMCHI. ULUM simile al
nome del dio ULLU al quale era consacrato il luogo,
secondo il testo ittita.
(d) Raggiungendo Dun Huang, circa 1000 km a sud-est,
per la grande oasi di Hami (anche chiamata Kumul o
Khamil), che produce i migliori meloni del mondo, e per
Anxi (An Hsi). Notiamo che Dun Huang una citt
storicamente molto importante, famosa per i Cento
Budda, ma soprattutto per l'inestimabile tesoro di circa
60.000 rotoli ritrovati dietro un muro di un monastero
verso il 1920. Alcuni rotoli risalgono al sesto secolo ed
alcuni sono scritti in tocarico. stata una fortuna che
molti di questi rotoli furono portati fuori dalla Cina per
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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le collezioni occidentali. Probabilmente cos evitarono il


destino di finire in fiamme come accadde alle grandi
biblioteche dei monasteri tibetani, distrutti al 99%
durante la Grande Rivoluzione Culturale.

Mappe:

(e) Ci sono varie strade da Dun Huang attraverso il


bacino dello Tsaidam fino allAnye Machen, una
distanza di circa 1000 km. una regione di altitudine
tra 2000 e 3000 metri, ricca di paludi, laghi, fiumi,
selvaggina e minerali. I laghi devono essere segnalati
(o cos erano al tempo quando Clark li vide) per
l'incredibile trasparenza delle loro acque, che permette
di vedere a grande profondit, e per la bellezza dei
pesci molto colorati, lasciati in pace dalle popolazioni
locali. Questa regione ricca di piante aromatiche
medicinali, la cos detta medicina delle erbe cinese
avendo avuto origine nell'altopiano del Tibet. L'area
anche ricca di minerali rari, incluso l'uranio. Forse
queste caratteristiche possono spiegare certi particolari
"esoterici" che caratterizzano la regione dove Gilgamesh
incontr Utanapishtim.
Dall'Anye Machen il ritorno a Uruk pu essere compiuto
via acqua. Prima seguendo il Fiume Giallo, che un
fiume abbastanza tranquillo, senza i gorghi pericolosi e
le correnti dello Yang Tze-Kiang. Poi, costeggiando
Cina, Asia Sudorientale, India e Makran, a Uruk
risalendo per un eorto tratto l'Eufrate. Certamente un
viaggio lungo, circa 15.000 km, ma senza grandi
difficolt, il principale pericolo di questo viaggio in
tempi pi recenti essendo stato la pirateria, una
professione certamente non ancora sviluppata ai tempi
di Gilgamesh.
Terminiamo questo paragrafo con una osservazione
sulla traduzione di Pettinato nel libro XI, 195, dove si
legge "alla foce dei fiumi". In Sitchin e altri autori
questo brano si legge come "la bocca dei fiumi",
lasciando non tradotta la parola originale "bocca". Dalla
nostra identificazione l'incontro con Utanapishtim
avvenne in una montagna molto lontano da qualsiasi
mare o oceano, quindi da qualsiasi foce di fiume.
Discuteremo in un futuro lavoro come la storia di
Utanapishtim non sia identificabile con quella di No,
cui collegata solo per il fatto che entrambi gli uomini
sopravvissero allo stesso Diluvio. In accordo con altri
autori, e con il fatto che in tibetano la sorgente di un
fiume chiamata bocca mentre la foce chiamata
coda, suggeriamo che nel testo di Gilgamesh il termine
"bocca" debba essere letto come "sorgente". Inoltre un
controllo della mappa del Qinghai in APRC mostra che il
Fiume Giallo, forse gi ai tempi di Gilgamesh chiamato
MAQU/MASHU, nome che localmente conserva ancora
oggi, ha molte sorgenti. Nessuna di queste pu essere
veramente localizzata con esattezza come la pi lunga,
non meno di 9 sorgenti trovandosi ad ovest del villaggio
di Horgorgoinba. Questa interessante caratteristica
geografica pu spiegare il plurale "fiumi". Inoltre
possiamo notare che, in un tratto di Tibet lungo non pi
di 500 km a sud dell'Anye Machen, nascono tre grandi
fiumi, che bagnano buona parte dell'Asia, cio lo Yang
Tze Kiang, il Mekong e il Salween. Quindi, in
alternativa, sorgenti dei fiumi potrebbe riferirsi alla
parte del Tibet dove nascono quattro grandi fiumi.

64

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Ringraziamenti
Questo lavoro non sarebbe mai stato scritto senza i seguenti
contributi:
la raccolta dei testi di Gilgamesh dovuta a Pettinato
la versione del testo ittita di Friedrich usata da Sitchin (ma i
nostri itinerari sono completamente diversi da quelli
proposti da Sitchin)
le traduzioni di LBN con "latte, prodotti di latteria" e di PRT
come PAROT dovuta alla dott. Lia Mangolini
le informazioni sulla valle Hunza provengono da Antonio
Agriesti, che, essendo conoscitore di molte lingue, ha
anche aiutato nello studio della etimologia di alcune
parole
le informazioni sulla solfatara vicino a Urumchi provengono
da una verifica di Mariuccia Risso nei quattro volumi del
Marmocchi, acquistati da mio zio Umberto Risso, grande
bibliofilo.

Bibliografia
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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

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F. Vinci, Omero nel Baltico, Palombi, 1998

Nota: Limmagine di Gilgamesh stata inserita da Melinda B.


Tams-Tarr.
7) Fine

N.d.R.: Dal prossimo fascicolo pubblicheremo il saggio


LEden riscoperto: geografia ed altre storie di Emilio
Spedicato a puntate, il quale dedicato ai popoli
dellAfghanistan, terra dei fiumi che discendono dai
monti del Giardino dellEden; possano vivere in pace,
armonia e reciproca tolleranza.

SULLA SCRITTURA DEGLI ETRUSCHI Ma


veramente
una
scrittura
etrusca?
Cosa
sappiamo degli Etruschi? - VII
- A cura di Melinda B. Tams-Tarr -

Nei fascicoli precedenti numerosi articoli sono stati


pubblicati a proposito della questione degli Etruschi,
della loro scrittura, della lettura dei testi etruschi in
chiave ungherese, dellipotesi delletrusco come una
forma arcaica di ungherese sollevata dal prof. Mario
Alinei, dellorigine degli Etruschi, delle ricerche DNA e
cos via per mostrare le varie idee, ipotesi, contrasti
che circondano questargomento.
Gli Etruschi, chiamati Tusci o Etrusci dai Romani e
Tirreni o Tyrseni dal Greci, sono ancor oggi circondati
da un alone di mistero incentrato su due principali
problemi. Il primo quello della loro origine, il secondo
quello della lingua. Quindi, la questione etrusca
ancora non chiusa, per ora con una conclusione
sintetica e con le considerazioni dei professori Mario
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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Torelli e Dominique Briquel scelti tra tanti che si


occupano della questione terminiamo questa nostra
serie. Per non detto che non ritorneremo a questo
tema. Se si sentiranno nuovi risultati od echi a
proposito, la nostra rivista ne dar notizia.
A proposito dellorigine degli Etruschi sintetizzando la
questione possiamo dire le cose seguenti:

VII. 1. Riassunto sintetico *


VII. 1/a La collocazione dei confini geografici
dell'Etruria attraverso il cammino storico del suo
popolo.
Gi nel V secolo a.C. Erodoto, uno storico greco, ci
narrava
delle
origini
del
popolo
etrusco.
La fonte appena citata riferisce sotto forma di leggenda
che, a causa di una carestia ormai da troppo tempo
diffusasi in Lidia (regione dell'Asia Minore), il re Athis,
figlio di Manes, decise di oltrepassasse il mare alla
ricerca
di
nuove
terre
da
abitare.
Il figlio di Athis, Tirreno, guid i suoi uomini che si
fermarono nel territorio italico degli Umbri e presero il
nome di Tirreni. Pertanto, secondo questo mito, il
popolo etrusco avrebbe origini orientali; in aggiunta a
ci Ellanico di Lesbo avrebbe affermato che i Lidi si
sarebbero uniti al popolo nomade dei Pelasgi.
Dionigi di Alicarnasso, storico greco di et augustea,
sosteneva invece che il popolo etrusco fosse autoctono,
il cui nome indigeno sarebbe stato Rasenna.
In epoca moderna, tra l'inizio del XVIII e la prima met
del XIX secolo, la questione delle origini viene trattata
per la prima volta da Frret, Niebuhr e M?ller che si
pronunciarono contro la tradizione erodotea della
provenienza degli Etruschi da oriente, proponendo una
nuova tesi che accostava gli Etruschi al popolo dei Raeti
delle
Alpi,
quindi
provenienti
dal
nord.
Riassumendo abbiamo tre teorie concernenti le origini
degli Etruschi, tutt'ora aperte:
1) Teoria dell'origine da oriente
2) Teoria dell'origine da settentrione
4) Teoria dell'autoctonismo
L'arco cronologico interessato dalla civilt etrusca va dal
IX secolo a.C al I secolo a.C., nella fattispecie il 90 a.C.
data convenzionale della "fine" del popolo etrusco con
la concessione della cittadinanza agli italici.

VII. 1/b IX-VIII secolo a.C. - Cultura Villanoviana


Gli studiosi hanno riconosciuto nei reperti trovati a
Villanova, localit nei pressi di Bologna, i tratti peculiari
di una prima fase della civilt etrusca, detta appunto
Villanoviana. I Villanoviani presentavano un grado
avanzato di civilt rispetto ad altri italici; essi iniziarono
a lavorare il bronzo, usato per la fabbricazione di armi,
elmi, scudi, corazze e anche monili femminili.
Adoperavano attrezzi evoluti per la pesca e le loro
abitazioni erano costituite da capanne che si
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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

susseguivano a formare un primo nucleo associativo.


E' da segnalare che, in epoca protostorica, in seno alla
cultura Villanoviana era in uso il rito dell'incenerazione,
a differenza dei popoli indeuropei che usavano
l'inumazione.
Quello che interessa veramente stabilire che la civilt
Etrusca si afferma nel territorio tosco-laziale, in quella
zona che aveva visto fiorire la cultura villanoviana tra
Vulci,
Tarquinia,
fino
a
Veio.
A partire dall'VIII secolo a.C. la cultura etrusca inizia a
varcare, per cos dire, i confini assorbendo gli influssi
della
cultura
fenicia,
egiziana
e
greca.
D'altra parte gli Etruschi erano abili navigatori e il mare
faceva s che i popoli comunicassero pi facilmente
rispetto alla terraferma con vie spesso impraticabili.
Attivi erano i commerci con Cartagine con la quale
c'erano scambi commerciali e una tranquilla intesa.
L'Etruria aveva le importanti espansioni portuali di
Caere, Tarquinia e Vulci; Roselle e Vetulonia si
servivano della vicina Populonia che sorgeva sul litorale
e che rappresentava una importante rotta marittima per
il ferro, oltre a possedere i forni fusori per fonderlo.
Nel VII secolo a.C. addirittura il nostro popolo supera i
traffici commerciali dei Fenici e dei Greci.
E' questo un periodo di espansione anche territoriale;
c' una straordinaria evoluzione culturale con
l'acquisizione dell'alfabeto.
Nel VII secolo a.C. l'espansione greca preoccupa sia i
Cartaginesi, che gli Etruschi. Questi ultimi per
"prevenire" la colonizzazione greca, si espandono a sud
della penisola fondando in Campania le citt di Capua,
Acerra, Nola ed altri centri. Si spinsero anche nella zona
laziale assoggettando Ardea, Tuscolo, Velletri e le terre
dei Volsci e degli Ausoni, creando cos una sorta di
cuscinetto con gli insediamenti greci, aggirandoli
geograficamente. Essi tra il VI e il V secolo a.C. si
spingono a nord occupando territori liguri e padani.
Saranno i Galli a scacciare nel V secolo a.C. gli Etruschi
dalla Padania, spingendosi poi fino a Roma che sar
saccheggiata.
L'organizzazione socio-politica etrusca era molto
armonica. L'Etruria era una confederazione di 12 citt a
capo delle quali c'era il Lucumone (il re) che aveva
anche poteri religiosi.
Fiorente era l'arte della ceramica e gli Etruschi,
anche se imitavano i Greci e i Fenici e altri popoli
orientali, davano alla loro arte un'impronta di raffinata
originalit.
Per quanto riguarda i rapporti con i Latini bisogna
puntualizzare che gli Etruschi occuparono i loro territori
tra il VII e il VI secolo a.C., per cui probabile che la
stessa Roma sia sorta in ambito etrusco e che i Latini in
seguito, man mano che espandevano i loro territori,
abbiano avuto stretti legami con gli Etruschi tanto da
costruire un ponte di legno sul Tevere per facilitare le
comunicazioni.
Troviamo indi come re di Roma l'etrusco Tarquinio
Prisco e Servio Tullio. Man mano, che l'espansione
romana divenne pi preponderante, gli Etruschi si
allearono
con
i
Cartaginesi
per
arginarla.
Nel 396 a.C. i Romani penetrano a Veio e la
distruggono. Inizia cos il periodo di declino dell'Etruria
che sar impegnata in aspre lotte con i Sanniti, i
Cumani e i Celti.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

L'Etruria intanto perde i territori della Campania e


della Padania. Rinunciando alla supremazia sul mare,
l'Etruria vive un periodo nefasto. Essa nel III secolo a.C.
aderir alla lega anti-romana con gli Umbri, i Sanniti, i
Trentini riuscendo a sconfiggere i Romani. Ma la vittoria
non sar duratura poich i Romani ben presto avranno
la meglio e il predominio di Roma crescer sempre pi.
L'Etruria dopo il 146 a.C. era ormai un latifondo
coltivato da schiavi, da prigionieri e confinati politici,
costretti a pagare esosi contributi a Roma. Pian piano i
romani assorbiranno un millennio di esperienza
culturale etrusca nel campo dell'arte, dell'ingegneria e
della fusione dei metalli. Si spegne cos una civilt
altissima, di cui ancora oggi non si perdono le vestigia.
[*Fonte: http://www.circolidistudiovaldinievole.it/ ]

VII. 2. Le origini etrusche: tradizioni storiche e


opinioni moderne
La questione delle origini etrusche rappresenta un
capitolo importante, per non dire cruciale, nella
storiografia antica, tradizionalmente interessata alla
ricostruzione delle forme mitiche (o politiche) relative
alla nascita degli ethne, delle poleis e dei gene; nel
caso degli Etruschi, questo interesse si ulteriormente
accentuato, a causa delle strette relazioni commerciali,
economiche e politiche tra Greci ed Etruschi e della
particolare fisionomia della struttura economico-sociale
etrusca rispetto a quella greca arcaica e classica, da
questa tanto diversa, e vicina invece alle forme
economico-sociali documentate largamente in pi aree
dell'Oriente. La diversit etrusca, che affiora
continuamente nell'aneddotica antica, nell'inscindibile
binomio di oziosa e molle raffinatezza e di efferata
crudelt o nei racconti mitici o semimitici circolanti su
questo popolo, ha stimolato un'abbondante letteratura
di matrice ellenica sulle origini etrusche, che ha trovato
ulteriore amplificazione nel pi tardo dibattito, di epoca
tardo-repubblicana e alto-imperiale romana, sulla
diversit degli Etruschi dai Romani e dagli altri popoli
italici, per intuibili ragioni propagandistiche che
oltrepassano i limiti della tradizionale etnografia antica.
Tutto questo complesso di fonti, che colloca i Tirreni
ora in relazione, ora in alternativa con il favoloso popolo
migratore dei Pelasgi, ha, nel contesto della moderna
storiografia, evocato la questione delle origini etrusche
come problema collegato alla classificazione e
allermeneutica della lingua, virtualmente isolata
nell'ambito degli idiomi italici, tutti di origini
indoeuropee, dal venetico all'osco-umbro, dal latino al
messapico, fino alle malnote lingue della lontana Sicilia,
l'elimo, il sicano e il siculo. Ma va subito detto anche
che il dibattito moderno si sviluppato all'ombra,
cosciente e non, della teoria ottocentesca dello stato
nazionale e ha prodotto speculazioni, sovente senza
alcun riscontro nella documentazione letteraria,
linguistica o archeologica. Si cos pensato - sulla base
di un celebre racconto di Dionigi di Alicarnasso (I, 25
ss.), a suo dire raccolto dalla bocca stessa di
aristocratici etruschi - che gli Etruschi fossero autoctoni,
relitto di un sostrato mediterraneo pre-indoeuropeo
non meglio specificato, affine ai Liguri e ai moderni
Baschi; ma, a parte la indimostrabilit di ci su basi sia
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

linguistiche che archeologiche, non si riflettuto che le


affermazioni raccolte da Dionigi sono con ogni
probabilit espressione di vedute di parte, manifestate
nel particolare momento augusteo, in cui la
valorizzazione dei ceppi originari dell'Italia antica era
programma di governo (si pensi alla rimozione del
nome dei Galli e della Gallia Cisalpina nel quadro della
regionalizzazione augustea dell'Italia) e nel quale
troppo recenti erano le continue espropriazioni di terra
a danno delle popolazioni locali nelle vicende delle
guerre civili. N, va dimenticato che lo stesso storico
aveva preciso interesse a dichiarare autoctoni gli
Etruschi e immigrati i Romani, che nella prospettiva di
storiografia di propaganda di Dionigi dovevano apparire
di origine greca.
Si anche voluto attribuire a un non meno celebre
passo di Livio (V, 33) un valore che esso non ha nel
contesto stesso della narrazione liviana: racconta infatti
lo storico che le continue ondate di invasioni celtiche
della valle Padana avrebbero isolato una porzione di
Etruschi
nell'estremo
settentrione
del
vasto
comprensorio padano, e che questi Etruschi superstiti
avrebbero dato, imbarbariti, origine al popolo
etruscoide dei Reti. Su questa affermazione liviana,
alcuni storici hanno inventato una migrazione degli
Etruschi dal Nord, dimenticando il ben circostanziato
quadro di Livio, che parla di relitto non migratorio, ma
di accantonamento di un popolamento pi meridionale,
collocato nella porzione orientale delle attuali Emilia e
Lombardia e avvenuto per colonizzazione proveniente
dall'Etruria propria.
Anche questa teoria, un tempo in voga negli ambienti
influenzati dalle elaborazioni del celebre paletnologo L.
Pigorini, e oggi virtualmente dimenticata, non trova
riscontro alcuno nella tradizione e neanche nel testo
stesso sul quale si voluta fondare l'avventurosa
speculazione.
Le nostre fonti parlano invece con insistenza di una
provenienza orientale degli Etruschi. Erodoto (I, 94)
narra che gli Etruschi sarebbero giunti in Italia dalla
Lidia poco prima della guerra di Troia, guidati dal re
eponimo Tirreno, perch sospinti da una grave carestia.
Secondo Ellanico (ap. Dion. Hal. I, 28), i Tirreni
sarebbero una cosa sola con il misterioso popolo
migratore dei Pelasgi, che, dopo lungo vagare
nell'Egeo, avrebbero trovato sede definitiva nella
penisola italiana. Anticlide invece (ap. Strab., V, 2, 4),
mentre attribuisce agli Etruschi origine pelasgiche,
mette alla loro testa lo stesso re eponimo di Erodoto,
Tirreno, considerandoli per dello stesso ceppo di
Pelasgi che avrebbero popolato anche le isole egee di
Lemno e Imbro.
Tutte queste tradizioni sono apparse in contrasto con
la continuit culturale che si riscontra nella penisola tra
et del Bronzo ed et del Ferro, vero e proprio cavallo
di battaglia degli autoctonisti: ma la critica storica pi
serrata ha sottolineato che a quel livello di sviluppo
protostorico, la documentazione archeologica non pu
mettere in risalto degli arrivi, i quali comunque non
possono essere configurati come migrazioni di massa.
Del pari, l'altro argomento archeologico della stessa
tesi autoctonista, e cio l'identificazione dei portatori del
rito sepolcrale della cremazione, caratteristico della
cultura protovillanoviana e villanoviana, con gli invasori
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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italici, ha perso ogni valore, alla luce delle moderne


letture non etniche, ma culturali, delle differenze di rito
funebre e del fatto che l'area della cultura villanoviana
coincide con l'area sicuramente occupata nella
successiva et storica dagli Etruschi. L'archeologia non
ci d'aiuto dunque per la soluzione del problema, n
poteva essere altrimenti, come si visto. Restano
invece la solidit e la relativa coerenza della tradizione
storica pi antica, che parla di provenienza orientale ed
egea: sia che questa fosse influenzata, come appare in
Erodoto, dall'immagine lidia e opulenta della civilt
etrusca, sia che invece si preferisse collegare gli
Etruschi con il migrante, mitico popolo pelasgico, la
memoria storica di legami di consanguineit tra Etruschi
e Tirreni d'Oriente, ancora nel VI secolo a.C. stanziati
sulle coste egee, senza dubbio forte e ha trovato
precisa
conferma
nella
strettissima
parentela
dell'etrusco con la lingua pregreca, attestata
epigraficamente, dell'isola di Lemno e del tutto isolata
nel contesto delle altre parlate dell'area egea e
anatolica, cos come isolata la lingua etrusca
nellambito non solo dell'Italia antica, ma dell'intero
bacino mediterraneo.
La documentazione linguistica dunque sembra
confortare, grazie a questa parentela, la tradizione delle
origini orientali del popolo etrusco. Ci naturalmente
non vuol dire che con questo si sappiano date e
modalit di un possibile arrivo di una migrazione:
perfino teoricamente possibile (e non mancato chi l'ha
sostenuto) che i Tirreni dell'Egeo siano il prodotto di
una migrazione di Etruschi gi stanziati nell'Etruria
propria, e non il contrario, anche se la verosimiglianza
storica parla in favore della communis opinio.
Il formidabile argomento della documentazione
linguistica si poi appoggiato ai dati delle fonti egiziane
sui cosiddetti popoli del mare. Con questo nome,
iscrizioni di Ramses III (1197-65 a.C.) designano un
gruppo di genti poi individualmente elencate: alcune di
queste genti erano note gi due secoli prima, tra i regni
di Amenophis III e Merneptah (1413-1220 a.C.), fra
quelle che davano truppe mercenarie ai faraoni. Gli
eventi del regno di Ramses III sono invece quelli di una
vera e propria invasione dell'Egitto tentata per terra e
per mare dalla colluvie di questi popoli, fra i quali si
distinguono gruppi di sicura identificazione, come gli
Achei, detti nei testi egiziani Jqjw.w, o i Filistei
(Prst.w), e altri di identificazione discussa, ma non
improbabile, come i Siculi (qr.w) e i Sardi (rdn.w);
altri ancora sono identificati molto ipoteticamente, e tra
questi i Tr.w. che molti hanno voluto considerare
identici ai Tyrseni, ai Tirreni delle pi tarde fonti
greche. La discussione sull'identificazione di questi
popoli, resa ancor pi complessa dalla forma che i
singoli nomi hanno assunto nella lingua egiziana e dalle
conseguenti incertezze di trascrizione, stata ed
tutt'oggi grandissima: basti pensare, ad esempio, al
nome dei qr.w che stato messo in rapporto con il
toponimo anatolico di Sagalasso o a un enigmatico
popolo palestinese dei Sikalayu, anzich con l'etnico dei
Siculi, o a quello degli rdn.w, ritenuto, in alternativa
all'identificazione con i Sardi, collegabile ai toponimi
anatolici di Sardi, Sardiana e Sardesso. E cos,anche per
i Tr.w, in luogo del collegamento con i Tyrseni, si
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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

preferito instaurare una relazione con i toponimi,


sempre anatolici, di Tarso o di Torrebo.
Come si vede, anche in questa suggestiva circostanza
di grande turbamento nel Mediterraneo orientale, nel
cui quadro potrebbe trovare collocazione lo
spostamento di Tirreni verso sedi pi occidentali,
italiane (e la cronologia converrebbe anche alle generali
trasformazioni culturali e sociali del bacino orientale del
Mediterraneo e allo stesso computo che gli Etruschi,
sulla base della dottrina - si veda pi avanti il capitolo
dedicato alla Religione - dei saecula avrebbero dato alla
vita del proprio ethnos), non presenta solidi punti
d'appoggio per una speculazione sulle origini etrusche.
D'altro canto, lo stesso caso dei Filistei, assai meglio
noto, sottoposto a serrata critica, rivela incertezze
interpretative non minori. Se l'archeologia documenta
una ceramica filistea molto simile a quella micenea e
tracce di una scrittura collegabile a quella micenea,
l'onomastica e la religione
filistee appaiono
perfettamente integrate nei sistemi locali semitici, pur
con qualche pallido rapporto con tradizioni egeoanatoliche. In sostanza, se spostamento vi fu - per i
Filistei e per i Tirreni, come per altri popoli -, questo
non solo non dovette comportare migrazioni massicce,
ma anche e soprattutto non si present come un
compatto movimento di un gruppo dotato di
autocoscienza linguistica ed etnica. L'assimilazione dei
Filistei all'ambiente semitico circostante il prodotto
della superiorit organizzativa ed economica di
quest'ultimo; parimenti, l'emergere storico dei Tirreni in
Italia come entit linguistica e culturale rispetto agli altri
popoli italici - ci che ha consentito la conservazione,
non senza per forti influenze italiche, della lingua
etrusca - la conseguenza di una superiorit
economico-sociale acquisita dagli Etruschi nelle loro
sedi storiche, nel cruciale periodo tra la fase finale
dell'et del Bronzo e la prima et del Ferro, con la
nascita della cultura villanoviana. [Mario Torelli]

VII. 3. Un popolo venuto dall'Oriente?


La questione delle origini degli etruschi, come le
tenebre che avvolgono i documenti scritti pervenuti fino
a oggi, uno dei classici elementi del fin troppo celebre
"mistero etrusco". L'ingenuo interrogativo che
costantemente viene sollevato in proposito - "Da dove
vengono?"- in realt non fa che ampliare una
problematica da sempre oggetto di un animato dibattito
tra gli studiosi: buona norma che tutte le
pubblicazioni sulla civilt etrusca ospitino un capitolo
sulla questione delle origini. Tre sono le tesi esposte,
tra le quali si divide tradizionalmente il mondo della
cultura. La prima vede negli etruschi gli eredi di
immigrati giunti da oriente, che agli albori della loro
storia avrebbero introdotto in terra toscana i primi
rudimenti della loro cultura e gli elementi fondamentali
di una nuova lingua: si tratta della tesi orientale, che ha
per lungo tempo occupato una posizione dominante
[...].
Una seconda tesi li considera anch'essa protagonisti
di movimento migratorio, ma colloca il punto di
partenza dello spostamento a nord, e ritiene che
sarebbero giunti in Italia dalle regioni alpine [...]. A
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

queste due tesi, accomunate dal presupposto che


all'origine dell'etnia etrusca ci fosse un'immigrazione, se
ne aggiunge una terza, secondo la quale [...] gli
etruschi sarebbero gli eredi dell'antica popolazione
locale, residuo del substrato preistorico. [...] Nel 1947
un testo di Massimo Pallottino, L'origine degli Etruschi,
ha scatenato una piccola rivoluzione nel mondo degli
etruscologi, abituati da sempre a dibattere le tre tesi
sopra esposte. Pallottino ha proposto invece
un'osservazione sensata: la questione delle origini di un
popolo non ha mai una risposta semplice e univoca. Un
popolo il risultato storico, in un dato momento, del
concorso di fattori diversi, non il prolungamento di
un'unica realt precedente. Questo dato di fatto mostra
l'inadeguatezza delle teorie tradizionali sulle origini degli
etruschi. Ciascuna delle tre tesi contiene una parte di
verit. Secondo quanto evidenzia la teoria della
provenienza orientale, la civilt etrusca risulta
incomprensibile se si trascura l'importanza delle
influenze esterne subite. Sono le innovazioni legate al
mondo mediterraneo a spiegare lo sviluppo dell'Etruria.
Ma in tal caso non si comprenderebbe, per esempio, il
rito dell'incinerazione del villanoviano, in realt
inscindibile dalla cultura dei campi d'urne. Nondimeno
la civilt etrusca storica non ha pi molto a che vedere
con una cultura tanto primitiva. La tesi dell'autoctonia,
da parte sua, ugualmente criticabile: sembra infatti
presupporre che il popolo etrusco esistesse da sempre
in Italia. Ma la civilt e il popolo degli etruschi esistono
come entit autonoma, individuata da un carattere
proprio, soltanto con il villanoviano, e in particolare con
l'apertura al mondo esterno dei secoli VIII e VII a.C.
Anche ammettendo che un idioma protoetrusco fosse
gi diffuso tra gli abitanti della Toscana nel corso del II
millennio, non si trattava di etruschi in senso proprio. Si
pu parlare di Etruria solo con l'emergere della civilt
etrusca, intorno all'VIII secolo. il risultato, datato
storicamente, della fusione di vari elementi. In tal senso
risulta oggi un po' inutile domandarsi da dove venissero
gli etruschi. Invece di individuare un unico fattore,
come fanno le tre tesi tradizionali, ritenendolo in grado
di fornire una risposta, conviene prendere atto della
molteplicit del mondo etrusco e cercare di analizzarne
le diverse componenti. [...] Tali dibattiti hanno soltanto
ampliato una discussione esistente sin dall'antichit, che
metteva gi a fuoco tre tesi distinte, le quali non
riflettevano esattamente quelle della scienza moderna.
Se [...] si fa riferimento ai capitoli che Dionisio di
Alicarnasso dedica alla questione nella sua Archeologia
romana (I, 26-30), si ritrova una trattazione del
problema delle origini che ricorda da vicino ci che si
legge nei manuali di etruscologia: l'autore espone le
tesi, le discute - ricorrendo a dati linguistici come a
osservazioni sui costumi -, per decretare infine la
fondatezza della tesi di cui sostenitore, ovvero
l'autoctonia. Si comprende allora come Dionisio si possa
fregiare del titolo di "primo etruscologo" e gli studiosi
successivi abbiano sempre amato considerarsi suoi
eredi. [...] Le tradizioni tramandate dall'antichit sulle
origini del popolo etrusco sono state dunque, in
partenza, soltanto l'espressione dell'immagine che i suoi
alleati o avversari volevano divulgare. Per nessun
motivo racconti di questo genere vanno considerati
documenti storici. Certo gli etruschi sono stati oggetto
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

di un vero e proprio dibattito, nel cui ambito - come


denotano le osservazioni di Dionisio di Alicarnasso
sull'isolamento della lingua etrusca - hanno avuto modo
di emergere elementi di provata scientificit, come
anche ricordi storici reali. Tuttavia il discorso mirava a
una finalit ben precisa. E poich i moderni hanno
riacceso acriticamente la controversia, ricalcando le
orme degli antichi, sull'etruscologia ha cos a lungo
gravato la famigerata questione delle origini, che alla
fine stata riconosciuta non pertinente nei termini in
cui era stata posta.
[Tratto dal saggio Le origini degli Etruschi: una questione
dibattuta fin dall'antichit di Dominique Briquel]
7) Fine

LARTE CERAMICA IN SAVONA: RIFERIMENTI


PREISTORICI
Che larte ceramica sia in Savona una delle pi
antiche, ci viene variamente confermato da molti
studiosi, tra i quali il Torteroli, il De Mauri ed il
Noberasco. Nessuno, per, di questi scrittori, nel
richiamarsi ai tempi remotissimi della ceramica
savonese, ci indica una precisa datazione, e nemmeno
unepoca pi o meno approssimativa. Sembra,
tuttavia, chessi lascino intendere un richiamo allet
preistorica, precisamente a quella del Neolitico.
A sostegno di tali affermazioni, si aggiungono
considerazioni che si riferiscono alla configurazione
territoriale del luogo, secondo le quali la ceramica
savonese pot facilmente esplicarsi e prosperare fin
da quei tempi lontani per la grande quantit di argilla
esistente nella zona e per i vastissimi boschi dai quali si
poteva trarre la legna necessaria per la cottura dei
manufatti ceramici..
Stando cos le cose ed essendo gi gli abitanti dellet
della pietra e dei metalli molto industriosi, credibile
che molti di essi si occupassero di unarte facilmente
esercitatile; tanto pi che si trattava di opere che
servivano alle pi ovvie necessit della vita.
Molti reperti delle suddette et sono stati ritrovati nel
savonese, in particolare nella zona che va dalla foce del
torrente Lavagnola (dove poi sarebbe sorto il borgo
delle Fornaci) al Finalese, nelle cui stazioni neolitiche
furono rivenuti rozzi residui della ceramica primitiva
che, considerati i mezzi e le strade di comunicazione del
tempo e, soprattutto, la materia prima che poteva
essere a portata di mano, non potevano certo provenire
da paesi lontani.
Questi residui ceramici appaiono differenti nella
lavorazione, e forse ci spiegato dal fatto che essi
erano cotti sulla brace e che questultima non era
sufficiente per una cottura uniforme dei manufatti.
Ma ci dimostra, altres, che trattasi sicuramente di
lavorazioni locali. Si nota che la regione del Finalese,
particolarmente ricca di ripari naturali, fu sede come
rileva il Lamboglia di una vita assai intensa sin dalla
pi lontana preistoria, di cui restano le vestigia in
numerose caverne, delle quali il Bernab Brea ci d una
minuta descrizione, nonch una compiuta analisi dei
manufatti ceramici ivi ritrovati.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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Gli esemplari rinvenuti nella caverna dellAcqua ed in


quella della Pollera, consistono in due rozzi vasi non
torniti. Questa ingenua arte neolitica si mantenne fino
alle prime manifestazioni della civilt romana.
Le stoviglie di questo tipo sono lavorate a mano e
come s accennato cotte sulla brace. Senza dubbio
largilla per fabbricarle fu tratta poco lontano, con ogni
probabilit nella zona di Vado, Zinola e delle Fornaci.
Si ricordano, inoltre, la caverna delle Arene Candide e
quella del Sanguineto o della Matta, dove furono
rinvenuti diversi esemplari fittili di tipo neolitico, foggiati
a mano, cotti senza lausilio del forno e con zone di
argilla impura, per lo pi di colore bruno o rossiccio.
Alcune di queste terrecotte appaiono di una particolare
finezza e sembrano composte di argilla lavata, alla
quale venne impressa una tinta nerastra, forse
affumicandola o mediante qualche altro artifizio.
Altri interessanti reperti sono alcuni frammenti di
ceramica rinvenuti nella caverna dellAurera. Alcuni di
essi si presentano a impasto nero semi-lucido, mentre
altri pezzi, a impasto grossolano e nero-rosso, per la
cattiva cottura, sono quelli di un recipiente. Il vaso,
parzialmente
ricostruito,
non
presenta
alcuna
caratteristica che possa richiamare una forma qualsiasi;
gli altri frammenti, invece, servono a confermare la
rozzezza dellimpasto e la grossolanit della tecnica
primitiva sia di fabbricazione che di cottura (O.
Giuggiola).
Pi interessante, invece, si rivela un altro frammento di
vaso decorato: una grossa ciotola, larga e bassa, di
forma emisferica, abbastanza regolare. Il colore
rossastro allesterno e grigio, variante dal chiaro allo
scuro, allinterno. Limpasto buono e gli elementi
sabbiosi contenuti in esso sono regolari e di non
eccessive dimensioni. Il vaso, dal punto di vista
strettamente tecnico, ricorda la ceramica dellet del

Ferro (G. Isetti); ma si tratta di unattribuzione


approssimativa, in quanto difficile giungere ad una
datazione pi precisa, anche perch in tutta la nostra
regione manca ogni preciso riferimento.
Elemento pi valido per lattribuzione alla suddetta et
la forma stessa del manufatto; ma questo tipo di vaso
a bordi rientranti comune in tutti i ritrovamenti di tale
periodo. Inoltre, questa forma non molto indicativa in
quanto persiste per tutta la durata dellet del Ferro,
praticamente sino alla conquista romana.
N.B.: estratto dalla tesi di laurea di Gabriella
Tessitore, I pignatari di Savona dalla Statuta
antiquissima (1345) alla costituzione corporativa
(1577), Genova, Istituto Univ. di Magistero, A.A.
1972-73, pp. 9-16, con adattamenti e riduzioni.
Gabriella Tessitore
- Savona -

CINEMA CINEMA CINEMA CINEMA CINEMA


CINEMA CINEMA CINEMA CINEMA CINEMA
IL CINEMA CINEMA
________Servizi cinematografici ________

Dal nostro inviato cinematografico Enzo Vignoli:

NUE PROPRIT
Una donna allo specchio si chiede che effetto facciano
glindumenti intimi che indossa. Due uomini pi giovani,
con fare derisorio, le danno della vera puttana.
Cos ha inizio Nue proprit di Joachim La fosse. Lei
Isabelle Huppert, i due sono Jrmie e Yannick Renier,
supponiamo fratelli nella vita, cos come lo sono nel
film. In effetti, i due sfruttatori sono i figli della donna. I
tre continuano a vivere in una casa dove erano stati in
quattro prima che il padre dei due ragazzi divorziasse
dalla loro madre.
Trattasi di una storia di ordinaria miseria, sempre pi
frequente ai nostri giorni. Nue proprit apporta un
altro tassello allimmagine di un modello sociale che
sembra fare acqua da tutte le parti e la famiglia uno
fra i grandi imputati del nostro tempo ne esce ancora
70
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

una volta con le ossa rotte. Il regista e sceneggiatore


non mostra doti di particolare originalit e gli
avvenimenti attorno ai quali egli fa girare il film, vanno
a toccare il punto sensibile un classico della
difficolt di conciliare la libert individuale con le
necessit e gli stereotipi sociali. Lamore clandestino e
vissuto in maniera adolescenziale fra la donna e un
vicino di casa, si arena non appena questultimo
costretto a scendere a patti fra i sogni e loggettiva
situazione esistenziale che non consente vie duscita.
In verit, la donna non fa la prostituta, mentre si pu
quasi propriamente affermare che i due figli sono i suoi
protettori. Questo mnage familiare strutturato
secondo i canoni camerateschi che vorrebbero
instaurare rapporti paritari fra i suoi partecipanti.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Linguaggio amicale, promiscuit nella stanza da bagno,


barriere generazionali e di ruoli illusoriamente fatte
saltare. La donna, infatti, lavora fuori e dentro casa, i
due ragazzi, invece, non svolgono alcuna attivit e
dipendono dai soldi che allunga ogni tanto il padre, ma,
ancora di pi, da quelli che la madre non riesce a dare.
Questa coesistenza, tuttaltro che pacifica, non
riuscendo ad essere naturale non risulta neppure
forzata o ostentata. D, di fatto, luogo ad un rapporto
tale per cui i figli, o almeno uno dei due, non
riconoscendo pi nella donna il ruolo di madre, sono in
grado di vederla solo come prostituta. Il desiderio di lei
di rifarsi una vita , cos, costantemente frustrato dalle
accuse che i due le rivolgono e dai suoi, conseguenti,
sensi di colpa. Lei si aspetta che i figli presto si rendano
indipendenti e lascino la casa; i due in sostanza
tollerano la presenza materna e, anche se non detto,
sembrano non aspettarsi altro dalla vita che la donna
muoia. Lei sogna di aprire un agriturismo col suo
amante e, per fare ci, vuole vendere la propriet; loro
rivendicano il possesso dellimmobile lasciato dal padre
e nel quale la madre vive in usufrutto. Posizioni
nettamente inconciliabili che possono dar luogo solo ad
un esito drammatico. Quello dei due figli pi propenso
ad assecondare la madre finisce, infatti, per
soccombere allaltro. Mentre unautomobile, di cui non
conosciamo gli occupanti, si allontana dalla casa,
secondo una prospettiva quasi grandangolare la
cinepresa ci mostra labitazione in tutta la sua
(notevole) grandezza, quale prima non ci era stato dato
di vedere.
I protagonisti sono prigionieri delle loro piccole e grandi
miserie, non riuscendo a guardare oltre il proprio naso
e a prospettare un futuro che possa garantirli tutti. La
macchina da presa del regista riesce a circoscrivere
lambiente vitale dei tre con buona efficacia,
allargandosi solo in quella inquadratura finale, che sta a
significare che altri avranno loccasione di sfruttare
quellopportunit Se il titolo originale osserva il film
secondo le differenti aspettative dei tre protagonisti,
quello italiano Propriet privata pi propenso a
mostrare ironicamente la generale cecit e a vederne la
causa nelloggetto conteso tout court.
Enzo Vignoli
- Conselice (Ra) -

LES AMOURS DASTRE ET DE CLADON

Forse nessun regista aveva mai pensato di fare un film


del libro LAstre di Honor dUrf, perch sapeva, o
forse in cuor suo sperava, che prima o poi ci avrebbe
pensato Eric Rohmer.
Com costume del cineasta transalpino, il suo nuovo
film, in concorso a Venezia, girato con grande
semplicit di mezzi, come a voler dimostrare che i
mondi da lui descritti, per quanto lontani nel tempo,
siano molto pi vicini nello spirito di quanto si potrebbe
ritenere. La sua mano ferma e lassenza di timore
reverenziale nellaffrontare il palcoscenico della
mitologia garantiscono una sensazione di totale
freschezza. Lartificio dellamore arcadico con tanto di
ninfe e pastori scompare a fronte della verit
drammatica che Rohmer riesce a conseguire.
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Qualcosa di simile era gi accaduto nel suo precedente


film in costume Langlaise et le duc. L Rohmer si era
servito della tecnica computerizzata per isolare un
mondo e i suoi ambienti, quelli della rivoluzione
francese, che non avrebbe potuto ricostruire altrimenti
con pari fedelt e immedesimazione. In questultima
fatica, invece, invertendo i poli della questione, egli
rappresenta un ambito allegorico calandolo in una
dimensione fisica reale, non virtuale. Un altro possibile
accostamento offerto da quanto avviene sulle scene
teatrali dove cantanti, registi e musicisti allestiscono un
melodramma. La banalit e lassurdit del libretto, della
vicenda in esso narrata, svaniscono e non si da loro
peso se tutto linsieme regge e si sostiene
drammaticamente, se il testo serve egregiamente la
musica e questa si confonde in esso, creando un
unicum in cui le due componenti scompaiono. Altre
suggestioni convergenti le rinveniamo nelle atmosfere
bucoliche che Francis Poulenc va a ricreare in alcune
delle sue musiche, o in quelle neoclassiche di
Strawinsky e di Richard Strauss.
Les amours dAstre et de Cladon lo strumento per
una rappresentazione simbolica, il mezzo di cui si serve
Rohmer per giocare con lamore e con il pubblico, per
divertirsi e divertire, per rifugiarsi in un mondo n
vicino n lontano, ma semplicemente presente al suo
artefice, per collocare un sogno nel passato come se
fosse oggi. Non ci sono fronzoli o forzature nel film,
solo attori vestiti in costume che recitano nei boschi le
parti di ninfe, pastori e sacerdoti druidi, in unatmosfera
arcadica che pare risentire anche dei canoni dellamore
cortese.
Il cast si avvale dei seguenti attori: Stphanie de
Crayencour, Andy Gillet, Ccile Cassel, Serge Renko,
Jocelyn Quivrin, Vronique Reymond, Mathilde Mosnier.
Enz. Vign.

LA MME

La Mme: un film su dith Piaf par elle-mme. Pi che


una storia biografica, infatti, si ha limpressione di

vedere unautobiografia. Tutto basato su concitati flashback, su piani temporali continuamente variati, spostati
in avanti, allindietro cos come solo il pensiero umano
sa fare quando pensa se stesso, il lungometraggio
riesce bene nellintento di descrivere una vita lacerata,
unesperienza esistenziale costantemente vissuta
allestremo ed interamente giocata, nel film, a far
risaltare il miracolo di una voce da usignolo che usciva
da un mucchietto dossa. Infatti, il doppio e un po
lezioso soprannome Mme Piaf (Ragazza passerotto)
che, stando al film, le venne dato dallimpresario Louis
Leple, sembra meglio riferirsi allesiguit fisica che non
alle sue qualit canore. Una vicenda sempre cangiante,
una parabola altalenante, da artiste maudite. Quella
della Piaf fu unesistenza consumata fra alcol, droghe,
amori, passioni violente, bisogno di cantare e di vivere,
tutto al limite dellassurdo: il sublime nellirrazionale.
Ci detto, risulta evidente quali difficili carte abbia
dovuto giocare il regista, quali scelte rischiose dal punto
di vista cinematografico abbia dovuto fare. Il caos di
quella vita poteva bene dar luogo ad un film scentrato,
inconsistente, senza capo n coda. A noi sembra,
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

71

invece, che questa volta (ricordiamo, infatti, il suo


terribile Les rivires pourpres 2) Olivier Dahan abbia
colto nel segno. Egli sa, infatti, far rivivere a dovere
quella creatura spasmodica. La tensione e il ritmo del
film sono di quelli frenetici che pervadono le Jam
sessions jazzistiche, senza che, per questo, ne scapitino
la chiarezza e la fluidit. Soprattutto perch il regista
affronta il mito con mano ferma e senza i classici timori
reverenziali. Senza intenti smitizzanti come tanti oggi
tendono, invece, a fare per. Lartificio della
smitizzazione una facile scorciatoia per chi, spesso,
non ha niente da dire in un mondo e di un mondo in cui
ogni informazione presto raggiungibile e lesercizio
della critica non sa pi dove andare a parare. Questa
nostra non vuole essere una tirata moralistica a buon
mercato. , invece, il riconoscimento dei meriti di un
film attraverso lanalisi dei mezzi di cui si servito il
cineasta e laffermazione della sua capacit di ricreare il
mito, semplicemente andandolo a rivivere nella sua
interezza, in una totale identificazione fra arte e vita.
Dahan si lascia andare alla riscoperta di un simbolo,
non privilegiando la donna a scapito dellartista o
viceversa. Cos facendo, avrebbe, infatti, realizzato una
pellicola
commemorativa,
lennesima
biografia
encomiastica, probabilmente lacrimosa e gonfia di
retorica. Il regista ci offre invece il punto di vista della
Piaf e fa vivere al pubblico la bella illusione che a una
vicenda come la sua, a un corpo quasi invisibile la
cantante misurava 1 metro e 47 centimetri ed era
magrissima dovessero corrispondere le qualit
artistiche e la voce che il mondo conosce e le riconosce.
Il cineasta ricorre quindi, senza paura, ad un uso
estremo del ricordo, della rievocazione, della confusione
e della sovrapposizione. tutto il lavorio della mente
che viene, cos, rappresentato e il quadro compiuto che
appare sullo schermo quello di una vita allinsegna
della passione: per la musica, gli uomini, la vita
appunto. E del dramma. Linfanzia senza genitori,
cresciuta in un bordello tenuto dalla nonna paterna e
con lamore delle ragazze che vi lavoravano. Un periodo
di cecit. Lamour fou per il pugile Marcel Cerdan, finito
tragicamente. Limmagine che scaturisce quella di una
donna alla perenne ricerca di s e del modo di
convivere con la vita, con la paura di non assaporare
lesistenza o di tornare indietro, perdendo quello che ha
ottenuto. Ma soprattutto di non riuscire a superare quei
drammi solo con le canzoni che altri componevano per
lei, ma a cui lei dava una vita, lei creava con le sue
interpretazioni, una sorta di diario intimo di esperienze
che non intendeva affatto rinnegare. Una donna fragile,
per, piena di paure e superstizioni, alla fine ridotta ad
un sacco rattrappito, un uccello impagliato, un albero
striminzito dalluso di alcol e droghe che assumeva per
affrontare la paura della quotidianit che la sua arte, da
sola, non riusciva a superare.
Marion Cotillard, lattrice protagonista, riesce a
compenetrare questa interiorit in modo cos
convincente da aumentare la sensazione di somiglianza
fisica gi di per s notevole anche grazie ad un trucco
particolarmente efficace. Lo stesso dicasi per la mimesi
vocale di Jil Aigrot, la cantante che ha prestato la sua
voce alla protagonista, tanto da far pensare che sia
proprio il canto originale di dith Piaf quello che si
ascolta.
72

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Singolare, infine, ma plausibile perch probabilmente


lunica efficace, la scelta di presentare il film nelle
nostre sale con un titolo francese diverso dalloriginale:
La vie en rose.
En. Vi.

AMEDEO BOCCHI, LA LUCE DELLA NOSTALGIA


Dall11 marzo al 27 maggio del 2007, si svolta a
Parma una mostra rara.
Amedeo Bocchi, (Parma, 1883 Roma, 1976)
leggiamo infatti nel saggio del curatore Luciano
Caramel allinterno del catalogo della MUP, Monte
Universit Parma Editore tenne in tutta la sua vita
solo sette mostre personali . Dopo la sua morte, le
cose non sono andate meglio: due personali () e tre
mostre parziali () sempre e solo a Parma . Per questo
artista si potrebbe, pertanto, ribaltare la classica
asserzione nemo propheta in patria, anche se Bocchi,
nativo della citt emiliana, trascorse la maggior parte
della sua esistenza a Roma, dove si era trasferito
definitivamente nel 1915, allo scoppio della guerra. Di
conseguenza,
risulta
ancora
pi
complesso
comprendere le ragioni del parziale oblio di cui
oggetto un artista che, se non si pu annoverare fra i
principali protagonisti della pittura del Novecento, ci
nondimeno rivela qualit di assoluto rilievo.
Principalmente luso di un colore sempre deciso e vivo
con
cui
Amedeo
Bocchi
seppe
dipingere
affettuosamente e morbidamente i numerosi ritratti
della figlia Bianca, ma anche realistici paesaggi urbani e
rurali o scene a sfondo sociale. La sua una pittura
sognante. Gli sguardi delle modelle sovente colti in una
fissit misteriosa Nel parco, olio su tela del 1919;
Bianca in grigio, olio su tavola del 1930 o Bianca in
rosa, olio su compensato del 1930 sono rivelatori di
una poetica interiore e attenta ai risvolti psicologici. Le
donne raffigurate paiono guardare indietro, dedite ad
una nostalgica ricerca retrospettiva, certo in
consonanza spirituale con chi seppe cogliere quei tratti
in modo cos incisivo, ma, al tempo stesso, silenzioso,
senza clamori. Una maniera, quella del Bocchi, che sa
essere preziosa senza scadere nella stucchevolezza.
I numerosi drammi della sua lunga vita quali la
perdita delle due mogli o della figlia Bianca, tutte morte
in giovanissima et non trovano, invece, riscontro
diretto e immediato nei suoi lavori, in cui Bocchi
probabilmente cerc e riusc a trovare un solido
ancoraggio esistenziale, un rifugio rigoroso, senza quasi
mai andare a toccare note tragiche. Questo non
significa che la creativit dellartista non fosse sensibile
anche ad altre corde, oltre a quella elegiaca. Egli seppe,
infatti, raggiungere momenti di vero pathos drammatico
quando si apr maggiormente al mondo esterno e i suoi
dipinti a sfondo sociale, a cui si era accennato allinizio,
quali Il cassoniere, olio su tela del 1907, La malaria, olio
su carta del 1919, A sera sui gradini della cattedrale,
olio su tela del 1920, Esodo, olio su tela, 1951-1960, Il
marciapiede, olio su tavola del 1975, sono l a
testimoniarlo.
Ma il messaggio forte nel soggetto in s e non nel
tratto della sua pittura, che mai si dilata a spezzare
forme, contorcere immagini, rinnegare un diritto/dovere
alla ricerca della bellezza. Insomma, Bocchi non ricorre
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

alle esasperazioni e alle suggestioni evocate in maniera


dolorosa da tanta arte del Novecento. Il pi alto punto
di sintesi fra il suo personale registro elegiaco e larte
moderna ci sembra che Bocchi lo raggiunga in
Malinconia, olio su tela del 1927, in cui abbiamo scorto
seppur molto lontani echi dellopera di Mnch. La
pittura del grande norvegese risulta, tuttavia, essere pi
diretta, scabra; il sentimento della nostalgia tradito
soprattutto dallo sguardo dei suoi personaggi, che ci
immaginiamo persi a contemplare una natura vuota e
sfuggente, oppure rivolti a chi osserva il quadro, in
probabile rigetto di una realt che non riescono a
sopportare. Nel dipinto di Bocchi, la donna ripresa di
fianco e accovacciata, si astrae invece del tutto dal
paesaggio che la circonda. La testa che poggia sulle
ginocchia e avvolta fra le sue braccia, ce la fa
immaginare persa nei suoi pensieri, forse a fantasticare
di un mondo perduto. la natura circostante che si
conforma al suo stato danimo e non lei a subire
glinflussi di quanto la circonda. Gli alberi piegati in
avanti nella stessa direzione in cui ritratto il corpo
della donna non rivelano, infatti, la presenza di un
vento sferzante alla cui violenza stiano soccombendo,
ma solidarizzano mestamente col suo bisogno di
evadere.
Se la mostra aveva come sede principale Palazzo
Pigorini, altri tre punti dislocati nel centro di Parma
fungevano da preziosi collettori delle opere di Bocchi.
La Sala Bocchi, ricavata allinterno della Galleria
Nazionale di Parma e a cui si accede dal Teatro
Farnese; il museo Amedeo Bocchi e la Sala Consiliare
della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, che il
pittore ricevette lincarico di affrescare nel 1914.
Questultimo ambiente, di cui lartista non si limit a
decorare le pareti, ma che godette di un suo generale
intervento atto a omogeneizzarne glinterni, testimonia
di un altro capitolo particolarmente significativo della
produzione artistica di Bocchi, che sub in quegli anni il
fascino del Liberty e del Klimt della Secessione
Viennese.
, pertanto, ancora possibile a chi non abbia visitato la
mostra entro i termini sopra indicati, visionare
direttamente alcune, significative opere del pittore
parmense.
E. V.

COEURS

Leit-motif di Cuori, lultimo film di Alain Resnais, la


presenza impalpabile della neve.
La neve appare come una visione onirica, offusca
lievemente le cose, smorza i rumori, provoca una
leggera malinconia. Quando nevica fa freddo, ma non
gela. I protagonisti della storia sono proprio cos.
Vivono una vita distaccata, priva di slanci ed emozioni,

sembrano in attesa di eventi che stiano covando dentro


di loro senza averne sentore. I loro desideri si perdono
fra quei minuti coriandoli bianchi e silenziosi, i sogni
svaporano a contatto con la terra, come la neve che,
aerea, non attecchisce. Impreparati alla vita e non
baciati da un destino favorevole, non appena una
scintilla sembra poter scaldare i loro cuori, quegli
uomini e quelle donne ricadono in una sommessa
abulia, sono rispediti indietro, allinterno di una sorta di
limbo in cui limmaturit adolescenziale si mescola con
pudore alle sottili disillusioni della vita.
Alain Resnais ricama in modo raffinato e discreto
attorno a quel mondo e ai suoi piccoli personaggi, che
non vivono di luce propria ma lo assecondano docili,
non essendo altro che sue dirette emanazioni.
Lintreccio fondato su lievi malintesi che danno vita ad
altrettanto minute aspettative, destinate a mutarsi
subito in disillusioni di uguale portata. Un mondo
riservato, fatto di eroi invisibili che non vengono a capo
di nulla, travet della speranza quotidiana che si sopisce
sul far del giorno.
Questi cuori parlano forse di tratti comuni ad
unumanit che, attaccata da un mondo caotico fatto di
rumori ottusi e insensata rapidit, si ripiega su se stessa
a rimpiangere ci che, non avendo mai avuto, non
potr comunque mai pi ottenere.
Non v ombra, per, di analisi sociale nel tessuto
narrativo del film. Quella di Resnais poesia, in punta
di piedi, fiabesca, delicata quasi al limite della fragilit.
Thierry, agente immobiliare impersonato da Andr
Dussollier, si adopra a soddisfare le esigenze di clienti
che, in realt, non sanno neppure quello che stanno
cercando e perch. Appartiene ad un altro tempo,
sembra quasi uscire dal mondo grafico dei personaggi
di Peynet. La sua Valentina, per, non la raggiunger
mai. Charlotte (Sabine Azma), collega dufficio, si libra,
infatti, in unambiguit che non viene svelata ed
destinata a rimanere un punto interrogativo senza
risposta, come accade spesso nella vita. Lo stesso
capita agli altri protagonisti di Coeurs, le cui esistenze
sintrecciano per brevi attimi sufficienti ad increspare
uno sfondo immobile, ma solo per creare equivoci,
suscitare fuochi fatui.
Tutti gli attori concorrono in maniera molto efficace a
rendere questo elegiaco specchio esistenziale. Da
Isabelle Carr che Gaelle, sorella di Thierry, a Laura
Morante e Lambert Wilson, Nicole e Dan, coppia in crisi
alla ricerca di un appartamento. Da Pierre Arditi, Lionel,
barman in un locale dai colori freddi e spenti che
potrebbe richiamare le atmosfere livide di Eyes Wide
Shut, lultimo film di Kubrick, a Claude Rich, padre
petulante di Lionel, di cui ascoltiamo nel film solo le
sgradevoli invettive, senza mai vederlo.
En. Vig.

L'ECO & RIFLESSIONI ossia FORUM AUCTORIS


MESSAGGIO DI PASQUA URBI ET ORBI DEL PAPA BENEDETTO XVI DEL 2007

Questanno Pasqua arriva presto (23-24 marzo). In


questoccasione lOsservatorio Letterario augura buona
Pasqua a tutti suoi lettori con le parole del Papa
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Benedetto XVI, riportando il suo discorso dellanno


scorso:

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

73

Cristo risorto! Pace a


voi! Si celebra oggi il grande
mistero, fondamento della
fede
e
della
speranza
cristiana: Ges di Nazaret, il
Crocifisso, risuscitato dai
morti il terzo giorno, secondo
le Scritture. Lannuncio dato
dagli angeli, in quellalba del
primo giorno dopo il sabato,
a Maria di Magdala e alle
donne accorse al sepolcro, lo
riascoltiamo
oggi
con
rinnovata emozione: Perch cercate tra i morti colui
che vivo? Non qui, risuscitato! (Lc 24,5-6).
Non difficile immaginare quali fossero, in quel
momento, i sentimenti di queste donne: sentimenti di
tristezza e sgomento per la morte del loro Signore,
sentimenti di incredulit e stupore per un fatto troppo
sorprendente per essere vero. La tomba per era
aperta e vuota: il corpo non cera pi. Pietro e Giovanni,
avvertiti dalle donne, corsero al sepolcro e verificarono
che esse avevano ragione. La fede degli Apostoli in
Ges, latteso Messia, era stata messa a durissima
prova dallo scandalo della croce. Durante il suo arresto,
la sua condanna e la sua morte si erano dispersi, ed ora
si ritrovavano insieme, perplessi e disorientati. Ma il
Risorto stesso venne incontro alla loro incredula sete di
certezze. Non fu sogno, n illusione o immaginazione
soggettiva quellincontro; fu unesperienza vera, anche
se inattesa e proprio per questo particolarmente
toccante. Venne Ges, si ferm in mezzo a loro e
disse: Pace a voi! (Gv 20,19).
A quelle parole, la fede quasi spenta nei loro animi si
riaccese. Gli Apostoli riferirono a Tommaso, assente in
quel primo incontro straordinario: S, il Signore ha
compiuto quanto aveva preannunciato; veramente
risorto e noi lo abbiamo visto e toccato! Tommaso per
rimase dubbioso e perplesso. Quando Ges venne una
seconda volta, otto giorni dopo nel Cenacolo, gli disse:
Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la
tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere pi
incredulo ma credente!. La risposta dellApostolo una
commovente professione di fede: Mio Signore e mio
Dio! (Gv 20,27-28).
Mio Signore e mio Dio!
Rinnoviamo anche noi la
professione di fede di
Tommaso. Come augurio
pasquale, questanno, ho
voluto scegliere proprio le
sue parole, perch lodierna
umanit attende dai cristiani
una rinnovata testimonianza
della risurrezione di Cristo;
ha bisogno di incontrarlo e
Kroly Borbly: La Passione (XIV
statio) Foto di Melinda TamsTarr (2004.)

di poterlo conoscere come vero Dio e vero Uomo. Se in


questo Apostolo possiamo riscontrare i dubbi e le
incertezze di tanti cristiani di oggi, le paure e le
delusioni di innumerevoli nostri contemporanei, con lui
74

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

possiamo anche riscoprire con convinzione rinnovata la


fede in Cristo morto e risorto per noi. Questa fede,
tramandata nel corso dei secoli dai successori degli
Apostoli, continua, perch il Signore risorto non muore
pi. Egli vive nella Chiesa e la guida saldamente verso il
compimento del suo eterno disegno di salvezza.
Ciascuno di noi pu essere tentato dallincredulit di
Tommaso. Il dolore, il male, le ingiustizie, la morte,
specialmente quando colpiscono gli innocenti
ad esempio, i bambini vittime della guerra e del
terrorismo, delle malattie e della fame - non mettono
forse a dura prova la nostra fede? Eppure
paradossalmente, proprio in questi casi, lincredulit
di Tommaso ci utile e preziosa, perch ci aiuta a
purificare ogni falsa concezione di Dio e ci conduce a
scoprirne il volto autentico: il volto di un Dio che, in
Cristo, si caricato delle piaghe dellumanit ferita.
Tommaso ha ricevuto dal Signore e, a sua volta, ha
trasmesso alla Chiesa il dono di una fede provata dalla
passione e morte di Ges e confermata dallincontro
con Lui risorto. Una fede che era quasi morta ed
rinata grazie al contatto con le piaghe di Cristo, con le
ferite che il Risorto non ha nascosto, ma ha mostrato e
continua a indicarci nelle pene e nelle sofferenze di ogni
essere umano.
Dalle sue piaghe siete stati guariti (1 Pt 2,24),
questo lannuncio che Pietro rivolgeva ai primi
convertiti. Quelle piaghe, che per Tommaso erano
dapprima un ostacolo alla fede, perch segni
dellapparente fallimento di Ges; quelle stesse piaghe
sono diventate, nellincontro con il Risorto, prove di un
amore vittorioso. Queste piaghe che Cristo ha contratto
per amore nostro ci aiutano a capire chi Dio e a
ripetere anche noi: Mio Signore e mio Dio. Solo un
Dio che ci ama fino a prendere su di s le nostre ferite
e il nostro dolore, soprattutto quello innocente, degno
di fede.
Quante ferite, quanto dolore nel mondo! Non
mancano calamit naturali e tragedie umane che
provocano innumerevoli vittime e ingenti danni
materiali. Penso a quanto avvenuto di recente in
Madagascar, nelle Isole Salomone, in America Latina e
in altre Regioni del mondo. Penso al flagello della fame,
alle malattie incurabili, al terrorismo e ai sequestri di
persona, ai mille volti della violenza - talora giustificata
in nome della religione - al disprezzo della vita e alla
violazione dei diritti umani, allo sfruttamento della
persona. Guardo con apprensione alla condizione in cui
si trovano non poche regioni dellAfrica: nel Darfur e nei
Paesi vicini permane una catastrofica e purtroppo
sottovalutata situazione umanitaria; a Kinshasa, nella
Repubblica Democratica del Congo, gli scontri e i
saccheggi delle scorse settimane fanno temere per il
futuro del processo democratico congolese e per la
ricostruzione del Paese; in Somalia la ripresa dei
combattimenti allontana la prospettiva della pace e
appesantisce la crisi regionale, specialmente per quanto
riguarda gli spostamenti della popolazione e il traffico di
armi; una grave crisi attanaglia lo Zimbabwe, per la
quale i Vescovi del Paese, in un loro recente
documento, hanno indicato come unica via di
superamento la preghiera e limpegno condiviso per il
bene comune.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Di riconciliazione e di pace ha bisogno la popolazione


di Timor Est, che si appresta a vivere importanti
scadenze elettorali. Di pace hanno bisogno anche lo Sri
Lanka, dove solo una soluzione negoziata porr fine al
dramma del conflitto che lo insanguina, e lAfghanistan,
segnato da crescente inquietudine e instabilit. In
Medio Oriente, accanto a segni di speranza nel dialogo
fra Israele e lAutorit palestinese, nulla di positivo
purtroppo viene dallIraq, insanguinato da continue
stragi, mentre fuggono le popolazioni civili; in Libano lo
stallo delle istituzioni politiche minaccia il ruolo che il
Paese chiamato a svolgere nellarea mediorientale e
ne ipoteca gravemente il futuro. Non posso infine
dimenticare le difficolt che le comunit cristiane
affrontano quotidianamente e lesodo dei cristiani dalla
Terra benedetta che la culla della nostra fede. A
quelle popolazioni rinnovo con affetto lespressione
della mia vicinanza spirituale.
Cari fratelli e sorelle, attraverso le piaghe di Cristo
risorto possiamo vedere questi mali che affliggono
lumanit con occhi di speranza. Risorgendo, infatti, il
Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo,
ma li ha vinti alla radice con la sovrabbondanza della
sua Grazia. Alla prepotenza del Male ha opposto
lonnipotenza del suo Amore. Ci ha lasciato come via
alla pace e alla gioia lAmore
che non teme la morte.
Come io vi ho amato - ha
detto agli Apostoli prima di
morire -, cos amatevi anche
voi gli uni gli altri (Gv
13,34).
Fratelli e sorelle nella
fede, che mi ascoltate da
ogni parte della terra! Cristo
risorto vivo tra noi, Lui
la speranza di un futuro
migliore.
Mentre
con
Tommaso diciamo: Mio
Signore e mio Dio!, risuoni
nel nostro cuore la parola dolce ma impegnativa del
Signore: Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono
io, l sar anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre
lo onorer (Gv 12,26). Ed anche noi, uniti a Lui,
disposti a spendere la vita per i nostri fratelli (cfr 1 Gv
3,16), diventiamo apostoli di pace, messaggeri di una
gioia che non teme il dolore, la gioia della della
Risurrezione. Ci ottenga questo dono pasquale Maria,
Madre di Cristo risorto. Buona Pasqua a tutti! (Fonte:
http://www.radiovaticana.org/it1/)

RIFLESSIONE A PROPOSITO DELLE BUONE


MANIERE E DELLA LORO MANCANZA*
Sotto una fotografia in cui si
vedeva lex presidente della Repubblica
Italiana, Azeglio Carlo
Ciampi
mentre
stava baciando la
mano della Sofia
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Loren ho letto un articolo interessante, pubblicato nel


quotidiano Il Resto del Carlino del 22 novembre
dellanno scorso. Larticolista giustamente critica i
comportamenti maleducati i quali li constato da 24 anni
di mia permanenza in Italia. Questo fenomeno di
maleducazione per me purtroppo non era sconosciuta,
ma prima di venire in Italia lho considerato soltanto un
effetto negativo e distruttivo del regime comunista,
della dittatura proletaria, dato che lo scopo era di
cancellare tutto che risultava eredit della nobilt e
della borghesia. Per fortuna i militanti comunisti non da
tutti ebbero successo neanche in questo campo Ma in
Italia a che cosa si deve il degrado comportamentale a
cui ci assistiamo? Mi domandavo spesso nelle prime
settimane di mia permanenza italiana. Non dovetti
aspettare molto per scoprire la risposta che la confermo
ancora oggi Venendo da un ambiente familiare, di
amici e di lavoro in cui era indispensabile lesercizio
delle buone maniere, dei baciamani mi sembr tanto
strano la maleducazione degli Italiani di massa non
soltanto tra i giovani, ma tra gli adulti maturi. (Salvo
qualche raro esempio.)
Dieci-quindici anni fa pi volte ho scritto articoli di
questo argomento accanto ai vari altri pubblicati a
vari quotidiani, per non si interessavano di pubblicare
unosservazione negativa di una forestiera. Finalmente
dopo due decenni ho potuto leggere una critica di una
italiana, ha scritto quellarticolo veramentre invece di
me! Ma forse le persone, a chi sono state indirizzate le
sue osservazioni non le leggono neanche e non li
servir da insegnamento. Sia di 24 quattro anni fa che
adesso, passo dopo passo ho constatato e constato che
in maggior parte non cedono il passo, le spallate sono
allordine del giorno ovunque nel momento di salire sul
treno, pullman o quando si entra in un luogo; a
nessuno viene in mente aiutare una signora oppure una
persona pi debole a sistemare una valigia in treno.
Non parliamo delle conversazioni telefoniche che si
svolgono rigorosamente ad alta voce fastidiosa. Mi irrita
pure quando vedo come non sanno comportarsi nei
ristoranti, particolarmente in compagnia delle donne, n
i titolari o camerieri conoscono le buone maniere nel
servire (N.b. per i camerieri: prima si serve alle donne
in ordine anagrafica, poi agli uomini in ordine
anagrafica). La figura del gentiluomo assolutamente
scomparsa nella nostra quotidianit. Non la prima
volta ho constatato la maleducazione assoluta nei
comportamenti di saluto da parte maschi adulti italiani:
essi devono salutare prima le donne e non viceversa;
poi quando si saluta, si deve farlo in modo ben
articolato ed in alta voce e non mormorando qualcosa
sotti i baffi che pu essere considerato piuttosto un
ruttto che un saluto. Se si entra in un luogo sconosciuto
in cui ci sono delle persone, si deve salutare la gente
anche se le persone sono sconosciute; se si entra in un
condominio qualsiasi ed incontriamo le persone, anche
se sono estranei, chi entra deve salutarle. Non parlando
del fatto maleducato, se vengono i parenti degli inquilini
che una volta sono anche cresciuti in quellambito,
incontrando dovrebbero salutare i condomini, ci per
non avviene nel mio condominio la loro
maleducazione doppia perch conoscono molto bene
gli abitanti del condominio! E tra essi non sono tutti
incolti, sono laureati: si tratta di un medico e di una
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

75

direttrice scolastica! Posso anche dire, che non una


volta si nota che le persone pi semplici hanno pi
buon senso e sanno meglio comportarsi di quelle
soprannominate!
Fermiamoci un po a proposito dei saluti. Si saluta (o
si dovrebbe) pi che si pu e tutte le volte che se ne
presenta loccasione. Si salutano i vicini quandi si esce
di casa, si salutano (o dovrebbero!) le persone che
entrano in un condominio ed incontrano qualcuno nella
scala, si salutano i parenti, gli amici e i conoscenti ogni
qualvolta sincontrano. Si saluta il portalettere che
consegna la posta, il passante a cui chiediamo
uninformazione, il giornalaio che ci porge il nostro
quotidiano preferito, etc. In genere si salutano, con
cordialit e col sorriso sulle
labbra (non si dimentichi mai
questo dettaglio!) tutte le
persone con le quali si entra in
Baciamano corretto con profondo
inchino sulla mano della donna

contatto nel corso della giornata. Tutte, anche quelle


persone che non sono simpatiche o gradevoli!
Chi saluta per primo? Lo suggeriscono antiche e
collaudate regole, che qui si limita a ricordare i casi
fondamentali. Saluta per primo lumo la donna - ma in
Italia pochi rispettano questa norma (!), il pi
giovane, il meno famoso, il meno autorevole Ma non
c niente di male, tuttaltro, che a rivolgere per primo il
saluto sia la persona che a norma di galateo dovrebbe
riceverlo. Come si saluta? Luomo tenendo un
portamento eretto, facendo un piccolo cenno del capo e
un sorriso (se si porta un cappello si alza il cappello); la
donna Idem. A proposito del cappello degli uomini. Se
si entra in un luogo luomo deve togliere il cappello come quando entra in una chiesa -, per raramente ho
visto comportarsi gli uomini portatori di cappello, come
anche nel salutare non lo sollevavano: questo
comportamento tipico contadinesco (v. le espressioni
sotto nominate), come suol dire in Ungheria Chi
riceve il saluto, deve per primo porgere la mano (ma fra
pari grado le mani possono tendersi simultaneamente):
la stretta di mano sar accompagnata da alcune parole
di circostanza come Buongiorno, Come sta/stai?,
Che piacere di Vederla/vederti, etc. In caso delle
donne sempre la pi anziana porge la mano per uno
stretto di mano e mai la pi giovane! Si deve evitare le
manifestazioni rumorose tranne in casi eccezionali.
N.b. Un uomo mai deve porgere la mano per primo alla
donna! (In Ungheria, in Erdly=Transilvania dellattuale
Romania gli uomini educati che non si sono lasciati
proletarizzarsi con lo slogan di siamo tutti uguali [che
invece cos non vero!]) e perdere le buone maniere,
gettare tutto quello che di classe baciano le mani
delle donne; in pi: a Polonia anche gli uomini gi
notevolmente maturi baciano la mano non soltanto alle
donne, ma anche alle fanciulle adolescenti! In Italia
personalmente non ho visto il baciamano in nessuna
parte salvo raramente in Tv, in cui sta ritornado
questo gesto -, e salvo quando miei conoscenti, amici e
parenti sono venuti a trovarmi: mi salutavano con
baciamano. Posso dire di pi: mio nonno materno
quando ci salutava o ringraziava qualcosa si espresso
76
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

cos: Kezedet cskolom kislnyom!/Bacio le tue


mani figliola mia!(verso la mia mamma), Kezedet

cskolom kisunokm!/Bacio le tue mani nipotina


mia! (verso me). Se si da del lei luomo saluta cos la
donna Kezt cskolom!/Bacio le sue mani! e non
Cskolom!/La bacio! come si suol usare
largamente tra la gente maleducata o ineducata.
Purtroppo posso affermare che in Italia in massa non
conoscono neanche la minima manifestazione della
buona educazione. Si potrebbe ancora elencare le
innumerevoli manifestazioni della maleducazione,
lassoluta mancanza delle buone maniere
Sono completamente daccordo con lautrice
dellarticolo quando definisce leducazione il necessario
completamento della bellezza dellessere umano, che
leducazione buon senso, un qualcosa che va
praticato con impegno, ogni giorno e attimo della
propria vita, a partire dallet della ragione. Dimostrare
il pi possibile di essere educati, oltre che un dovere e
un piacere verso se stessi, prova di una spiccata
personalit, e favorisce laffermazione professionale e
sociale. A questo proposito un noto giornalista televisivo
le ribatt ironicamente dicendole lo vada a raccontare
a un operaio che lavora in catena di montaggio.
LAutrice non daccordo perch ritiene che
leducazione non una distinzione di classe sociale, un
problema ideologico ma piuttosto un tratto importante
della personalit umana. A questo suo punto di vista
aggiungerei che secondo me s invece, molto
importatane lambiente familiare, da dove veniamo, da
quale ceto sociale abbiamo lorigine. Se in famiglia non
educano bene, non conoscono le bune maniere perch
anche i genitori sono priva di educazione, a casa, in
famiglia, tra i parenti non hanno mai visto alcun buon
esempio da seguire a proposito, allora difficile
pretendere che i figli crescano ben educati, conoscano
le buone maniere. Ho visto maleducati provenienti
siano famiglie istruite o no, benestanti o no. Non
vedendo nella famiglia un buon esempio, non
prendendo dal momento della nascita con il latte
materno non si pu pretendere neanche che da solo,
spontaneamente
abbiano
tale
esigenza
come
fondamentale elemento della personalit umana
dellindividuo.
vero che frequentare persone ineducate ma anche
soltanto incontrarsi con loro casualmente , gente che
non ha ricevuto una buona educazione e non ha fatto
nessuno sforzo per supplire a tale mancanza,
imbarazzante, faticoso e talvolta sgradevole. Oltre a
non sapersi comportare, i maleducati hanno spesso
anche qualche complesso d'inferiorit che li rende goffi
e inclini ad equivocare. Le buone maniere sono quindi
la traduzione pratica delleducazione; quelle cattive,
della maleducazione. Larticolista inoltre attira
lattenzione dei lettori che devono essere distinte dalla
cortesia, gentilezza o cordialit, che ne sono il
complemento, ma non devono esserne il surrogato. Il
modo di comportarsi, in ogni dettaglio, dal saluto
allabbigliamento al tono di voce, ad un sorriso
accogliente ci faranno classificare in modo immediato e
inappellabile.
Ci sono purtroppo innumerevoli manifestazioni
della maleducazione, dei comportamenti agressivi,
purtroppo quotidianamente possiamo essere testimoni
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

oculari del degrado dei costumi, sia nella vita sociale


reale che in quella virtuale o nella Tv, ci troviamo in
una societ dei maleducati. In ungherese la parola
maleducati si dice neveletlenek, con termini pesanti
tahk, bunkk, bugrisok, bumfordik le quali
espressioni in italiano corrispondono alla parola che
rende meglio: burini ed i suoi sinonimi. Non giusto
che dobbiamo subire le volgarit, le varie manifestazioni
della maleducazione. Come contro tante negativit
anche contro la maleducazione si deve scendere in
campo ed attraverso i canali del media, delle scuole si
deve educare la gente come successo con
lalfabetizzazione degli analfabeti italiani grazie alla TV.
vero, cambiano i tempi, la vita si trasforma, ma le
buone maniere sono sempre attuali, praticandole ci
aiuta di sentire il piacere di piacere e di vivere con
successo le relazioni sociali. Le manifestazioni della
buona educazione, delle buone maniere no si deve
confondere con lo snobismo. A proposito citerei il
prologo del libro intitolato La Nuova etichetta (Edizione
CDE, Milano, 1984) di Gioacchino Forte, adottando a
questo articolo, che ritengo tanto attuale anche adesso:
Qualcuno ha detto che lo snobismo una qualit rara
e difficile, mentre il vizio dello snobismo " diffuso,
trionfante e deco". Lo snob per vizio cerca di
arrampicarsi, ma lo fa a casaccio e pasticcia; scambia la
protervia per Bon Ton, preferisce il sembrare all'essere,
ambisce a camuffarsi e non s'accorge affatto di
travestirsi prendendo a modello quelli come lui: cio i
peggiori. Il vizio dello snobismo ha rovinato mnages;
provoca ogni giorno tragici incidenti stradali (quanti
meritevoli appena di una piccola cilindrata, al volante di
grosse vetture!), sporca le nostre coste battute da
pacchiane barche di miliardari. Uno storico, esagerando
forse un poco, ha spiegato la rivoluzione francese e la
caduta di molte teste con lo snobismo di qualche
centinaio di borghesi parvenus stanchi di essere
guardati dall'alto in basso dalla nobilt del'Ancien
Regime. Eccessivo, ma non arbitrario.
Lo snob di qualit tutt'altra cosa. colui che guarda
lontano: sopra le teste delle masse. quello che non si
accontenta di "sembrare" : vuole eccellere, e perci
cerca i buoni salotti. Flirta con compagnie giuste dalle
quali si augura d'imparare le regole del gioco che pi lo
affascina, ed ha tanta buona volont da non annoiarsi
nemmeno ai pranzi di una noia mortale e da esibirsi
senza accorgersi di essere esibito. Un eroe, nel suo
genere.
Diciamocelo pure: nella vita incontriamo sempre pi
raramente persone di questo tipo, mentre abbondano
quelle della categoria precedente. Ci capita di
conoscere ricchi, o piuttosto riccastri; gente avida di
opulenza e indifferente alla finezza; professionisti del
consumo cospicuo piuttosto che dilettanti del fascino.
Insomma: ci che scarseggia - o sta scomparendo? -
quell'impalpabile e un po' misteriosa qualit che Proust
apprezzava nelle duchesse del Faubourg Saint-Germam,
e che tutt'oggi, per la strada, ci spinge a voltarci al
passaggio di una certa signora, ad ascoltare con
interesse un fine conversatore, a frequentare un certo
ambiente piuttosto che un altro, a sognare e a far follie
per qualcuno che sta pi in alto di noi.

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Caro lettore, forse si chieder se non sia un po'


curioso e magari fuori luogo occuparsi di tutto ci
nell'era in cui di moda credere, mentendo, che la
democrazia il valore pi altamente desiderabile. In
realt in questo modo si confondono le carte in tavola.
La democrazia certamente ... il minore dei mali. Ma
ancora pi giusto ricordare che una delle pi soavi
tensioni con cui possiamo vivere quella di
raggiungere certi obiettivi: di vivere al livello dei
migliori (oi ristoi). E non vero - anche se lo
insegnano certe nuove retoriche - che oggi il professor
Higgins (il protagonista del Pigmalione di G.B. Shaw)
perderebbe il suo tempo tentando di trasformare una
fioraia in una dama del Gran Mondo. Queste ultime,
fino a prova contraria, sono molto pi interessanti delle
mezzecalze. Tant' vero che molte di queste
continuano a sforzarsi - impegno patetico -di somigliare
a modelli prestigiosi che difficilmente riusciranno a far
propri.
Battute a parte, e qui sta il senso di questo scritto,
che nella nostra civilt di massa tornino a emergere le
virt dell'individualit, e perch no?, dell'educazione
raffinata. Sar un paradosso: ma a furia di sentire che
siamo "tutti uguali", a molti sta venendo il desiderio di
essere un po' pi di tanti altri. Magari cominciando dalle
piccole cose.
Per concludere questa riflessione riporto un brano
tratto da Intelligenza Emotiva di Daniel Goleman:
A New York, quel pomeriggio dagosto, lumidit
era insopportabile; era la classica giornata in cui il
disagio fisico rende la gente ostile. Tornando in
albergo, salii su un autobus e fui colto di sorpresa
dallautista, un uomo nero di mezza et con un sorriso
entusiasta stampato sul volto, che mi diede
immediatamente il suo benvenuto a bordo con un
cordiale saluto []: un saluto che rivolgeva a tutti
quelli che salivano, mentre lautobus scivolava nel
denso traffico del centro. Ogni passeggero restava
stupito, proprio come lo ero sato io, e pochi furono
quelli che ricambiavano il saluto, chiusi comerano
nellumor nero della giornata.
Ma mentre lautobus procedeva lentamente
nellingorgo, si verific una lenta trasformazione, una
sorta di incantesimo. Lautista si esib per noi in un
monologo, un vivace commento sullo scenario intorno a
noi, cerano dei saldi fantastici in quel negozio e una
splendida mostra in questo museo avevamo sentito?
A momento d scendere dallautobus, tutti si erano
ormai scrollati di dosso il guscio di umor nero con il
quale erano saliti, e quando lautista gridava loro
Arrivederci, buona giornata! rispondevano con un
sorriso.
Quando salii su quellautobus la psicologia di allora
non si interessava ancora a trasformazioni come quella
a cui avevo appena assistito. Si sapeva poco o nulla
sulla
meccanica
delle
emozioni.
E
tuttavia,
immaginando il virus del buon umore che doveva
essersi diffuso in tutta la citt, disseminato da
passeggeri dellautobus, compresi che quellautista era
una specie di pacificatore metropolitano, con il magico
potere di attenuare la cupa irritabilit che covava nei

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

77

suoi passeggeri, ammorbidendo e aprendo un poco il


loro cuore.
Comportarsi meno aggressivo e pi rispettoso degli
altri noi tutti possiamo promuovere una migliore qualit
della vita e come lautista di quellautobus potremo
essere i nuovi pacificatori metropolitani che, con il
loro impegno, diffonderanno il virus del buon umore
per far si che ogni singolo viva in armonia con il mondo
circostante.
* Articolo variante in base di quello originale scritto in
ungherese (v. Appendice)
Melinda. B. Tams-Tarr

UNGHERIA,
LA
VERIT
SULLE
RECENTI
MANIFESTAZIONI POLITICHE
Di che cosa dobbiamo aver paura nell'Ungheria del
2007?
Corrispondente (vera!) dall'Ungheria d lezioni di
giornalismo alla stampa italiana che non conosce
l'Ungheria

Budapest, 3 nov (dalla


corrispondente
della
Voce dItalia).
Sono ungherese e
vivo a Budapest. E
posso confermare a chi
sia interessato che
oggi, in questa bella
capitale mitteleuropea si vive davvero circondati da
molte paure ed angoscie. E bisogna dire che la tensione
che si nasconde sotto le nostre angoscie era davvero
palpabile la settimana scorsa, in occasione della
ricorrenza della rivolta del 1956.
Nonostante questo, sono stata stupita dalle notizie
che ho trovato nella stampa elettronica italiana con
riferimento ai nostri festeggiamenti, senzaltro poco
sereni, del 22 e del 23 ottobre. I commenti parlano di
preoccupazioni e di timori di violenza, confermati poi
dagli eventi, fra cui tutti mettono in risalto il conflitto
violento avvenuto il 22 sera fra la celere e un gruppo
al massimo un paio di migliaia di manifestanti
antigovernativi radicali. Non si trovano o restano in
ombra invece le notizie riguardanti la grande
commemorazione-manifestazione pacifica del 23
ottobre, in cui, secondo gli organizzatori erano
presenti circa 250 000 persone e il cui primo oratore,
Viktor Orbn, annunci parole tuttaltro che moderate
nei confronti del governo attuale; il presidente del pi
grande partito oppositore ungherese, il Fidesz,
insistette per lennesima volta sullillegittimit del
governo attuale e sulla necessit di anticipare le elezioni
per far fine ad una serie di tendenze che secondo
loratore, ma anche secondo il suo pubblico, sono
dannose e insopportabili. Un osservatore realista
pensiamo noi, qui potrebbe dare maggior peso a
questo evento che ai disordini prodotti da qualche
centinaio di persone il 22, il 23 o ancora venerd scorso.
78

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Invece, le notizie dei portali italiani parlano di


manifestanti di estrema destra e addirittura
neofascisti o neonazisti che avrebbero tentato
lassalto del Teatro dellOpera il 22 sera, proprio mentre
il primo ministro commemorava la rivoluzione del 1956.
Nessuno aggiunge per che la zona del Teatro
dellOpera era chiusa da truppe di commando gi
dal primo pomeriggio della stessa giornata, i
quali non lasciavano passare neanche i cittadini
pacifici, ad eccezione di chi dimostrava di abitare in
una delle strade interessate, ma anche loro venivano
frugati (!), cos come i cantanti e gli attori partecipanti
al programma di gala inseguente il discorso del
premier...
Fra tutti i commentatori spicca Elena Ferrara di
altrenotizie.org che ha pubblicato la sua notizia
addirittura con il titolo Tornano le svastiche nelle
strade di Budapest. Allora, permettetemi, che sia come
residente di Budapest, sia come corrispondente della
Voce dItalia vi assicuri: svastiche proprio non se ne
vedono nella capitale ungherese, tranne che nei
film e nei musei di storia contemporanea. Si vede
invece, in ogni occasione di protesta contro il governo
attuale, il tricolore nazionale ungherese (rosso-biancoverde) e una bandiera a strisce rosse e bianche, un
simbolo storico controverso, ma che secondo i
manifestanti che la sventolano rappresenta il Regno
dUngheria medievale, che era tre volte pi grande di
quella attuale. Bisogna aggiungere che i partiti politici
della coalizione governativa attuale, insieme ai circoli
intellettuali legati alla stessa, la interpretano come un
riferimento ad un effimero, ma dannosissimo
movimento filo-nazista, che diresse lUngheria per 6
mesi, fra il 1944 e il 1945, collaborando con la
Germania nazista anche nella deportazione degli ebrei.
Ma ripetiamolo: i giovani che ora sventolano la
bandiera rosso-bianca rifiutano con determinazione questa seconda associazione e dichiarano
di condannare tutti i malfatti del nazismo. Al
contempo, essi si definiscono senzaltro come destra,
pi precisamente come rappresentanti del corrente
radicalismo nazionale e le spiegazioni che danno ai
problemi della crisi ungherese attuale tendono a
rivelare per lo pi un vittimismo nazionale non
proprio una xenofobia nel senso occidentale
della parola, ma una decisa avversione e angoscia nei
confronti di quei poteri stranieri, per loro pi o meno
conosciuti, che da chiss quando sfruttano il popolo
ungherese.
Ci vorrebbe una lunga analisi per dire fino a che
punto questi sentimenti siano fondati storicamente. Una
cosa dobbiamo capirla in ogni caso: considerata
lesperienza storica che era per noi il comunismo
esistente (dal 1948 al 1989), non dovrebbe
sorprendere il fatto che le tensioni create dalle
differenze sociali odierne, in un paese come il nostro,
rivestono i colori dellanticomunismo pi che di
un movimento di sinistra; infatti, nella nostra
esperienza diretta comunismo non significa per
niente uguaglianza sociale, mentre politica di
sinistra oggi pi che mai ha il valore di liberismo e
addirittura di globalismo.
Bisogna ricordare infatti, che i partiti di sinistra
ungheresi sono guidati attualmente dai rappresentanti
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

delllite economico, un circolo di miliardari che tendono


a spingere la societ paradossalmente verso un
capitalismo di tipo ottocentesco, eliminando anche i
controlli stabili che hanno le societ dellEuropa
occidentale.
I radicali che sventolano lincriminata bandiera rossobianca appaiono un po dappertutto, dove si alza una
parola di protesta contro il governo Gyurcsny. Sono
presenti anche fra le migliaia di centinaia di
manifestanti pacifici del Fidesz. Ma appaiono
soprattutto nelle manifestazioni violente o in quelle
come loccupazione del ponte Elisabetta venerd scorso,
ai margini della legalit. Molti di loro sono legati ad un
piccolo partito radicale, Jobbik, fondato nel 2004 e
che non ottiene mai pi di 1% dei voti nelle
elezioni e nei sondaggi. Lo stesso Jobbik, con laiuto di
alcuni giornalisti di destra radicale, ha fondato
nellestate scorsa unorganizzazione di volontari
denominata Guardia ungherese, descritta nei
commenti stranieri regolarmente come paramilitare o
addirittura
come
milizia
neofascista.
Secondo linviata di Altrenotizie sarebbero stati proprio
i militanti della Guardia ungherese a tentare lassalto
al Teatro dellOpera. Non vero. Il corteo non
autorizzato che poi condusse al conflitto con la celere a
qualche angolo di distanza dala commemorazione di
Gyurcsny, ha visto come protagonisti due oscure
organizzazioni nazionaliste, di cui si s ben poco. Il
corteo proveniva da un concerto di protesta
organizzata da questi e non da Jobbik, i membri
della Guardia non si vedevano nenanche. Essi si
vedevano invece il giorno dopo, il 23 ottobre, quando
assicuravano la tranquillit di una commemorazione
sempre di opposizione, ma completamente pacifica.
Chi sono dunque quelli della Guardia ungherese?
Innanzitutto non sono n militari, n paramilitari,
perch non sono armati. La divisa che essi indossano
richiama in realt un costume tradizionale

contadino, in bianco e nero, che solo i giornalisti


filogovernativi ungheresi tendono a confondere
con una divisa nera neonazista. Essi hanno tutti
uno scialle rosso-bianco per richiamare la grande
Ungheria dei re rpd, dicono loro, e non i
crocefrecciati del 1944. Il loro movimento
appoggiato da Jobbik e condannato dai partiti
governativi, ma ritenuto infelice anche dal Fidesz, i cui
leader richiamano sempre ad una protesta e resistenza
pacifica che eviti anche lombra dellestremismo.
Per avere un quadro completo per, bisogna
aggiungere che i simpatizzanti del Fidesz (attualmente
circa 35 % degli elettori ungheresi) sono pi
comprensivi nei confronti della Guardia, ricordando
come un trauma la brutalit poliziesca dellautunno
scorso. Dopo quegli eventi molti si domandano tuttora:
se la nostra polizia nazionale si schiera contro di noi
nella difesa del governo, non che dovremmo
organizzarci noi stessi per la nostra propria difesa?
Infatti, per le strade di Budapest luned, marted e
venerd scorso, a parte le commemorazioni varie, si
facevano notare anche delle truppe nere inquietanti,
vere e proprie falangi di guerrieri vestiti di nero,
la testa coperta di casco, la cintura piena di
strumenti di castigo. Essi bloccavano i passanti,
controllavano i documenti, frugavano nelle borse,
sequestravano le bandiere (tricolori e bicolori
ugualmente) e prendevano a sgridate i reluttanti.
Vedendoli mi viene paura e disgusto. Eppure essi non
sono una milizia neofascista. Essi sono le truppe di
assalto della polizia della Repubblica Ungherese,
oggi, nel 2007. *
Agnes Bencze

* Si pubblica con lautorizzazione della Voce dItalia:


http://www.voceditalia.it
N.d.R.: La traduzione
ungherese v. nella rubrica
Appendice.

APPENDICE/FGGELK
______Rubrica delle opere della letteratura odierna e della pubblicistica ungherese in lingua originale______

VEZRCIKK
Lectori salutem!
Az Osservatorio Letterario szmtgpnek katasztroflis meghibsodsa utn ismt itt vagyunk a szoksos tallknkon. Amint ppen, hogy
postztam az elz folyiratpldnyokat, egy utols CD-re mentsi
mvelet kzben a szmtgp lefagyott olyan fatlis mdon, hogy
semmikppen sem nylt ki a rendszer lgjnak
megjelensn tl. A lefagys feloldsnak mvelete
kzben a merev lemez teljesen ress vlt! gy
elvesztettem minden programomat s a gp vsrlsi
idpontjig, 2005. augusztusig visszamenleg minden
fjlomat! Mintha ez nem lett volna elegend, a mg CDre elmentett anyagok is hozzfrhetetlenek, gy mintha
egyltaln el sem mentettem volna a munkkat.
Ahhoz, hogy egyltaln ismt dolgozni tudjak, jra
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

kellett vsrolnom a munkimhoz elengedhetetlen


programokat. Ezek utn a munka felvtelvel prhuzamosan megkezdtem visszamenteni az interneten
publiklt s mg megtallhat legfrissebb s rgi
fjlokat, valamint a rgi s a laptopban szerencsre
mg nem trlt munkk egy rsztt is sszegyjtttem
az archvum szmra. Szerencsre a gpi katasztrft
megelzen bekldtt, e szmhoz szksges anyagokat
az Osservatorio Letterario postaldjnak internetes
webmail oldalairl visszanyertem, mivel a gpre ments
utn valami folytn sugalmazva, szoksom ellenre
mg nem trltem onnan. gy nagyrszt a folyiratunk
szerzinek cmt is visszaszereztem a rgi gpen
elmentettekkel egyetemben, bzvn, hogy a jelenlegi
szerzk s elfizetk elengedhetetlen adatait mind
megtalltam. Sajnos a vilghln nem publiklt
munkim (kutatsi eredmnyeim, tanulmnyaim, szaks mfordtsaim stb.) teljesen elvesztek: 24 ves
munkm eredmnyei kdd vltak, amelyeket megjeANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

79

lentetsre szntam, de mg dolgoztam rajtuk, s eddig


azrt nem publikltam, s mg nyomtatott, biztonsgi
pldnyt sem ksztettem rluk.. Teljesen megsemmislve reztem s mg most is annak rzem magam
annak ellenre, hogy mgis sikerlt visszaszereznem
valamit. Ugyanis a gp vsrlsi dtumtl tovbb
fejlesztett munkimat mg egyszer ugyangy nem
tudnm megcsinlni, onnan jra kellene kezdenem a
kutatsokat is, amelyek alapjn kszltek a tanulmnyaim. Sajnos arra, hogy 2005. augusztusi llapottl
jra rjam ezen munkimat, vagy akr a mfordtsaimat, mr sem lelki, sem fizikai erm nincs...
Ezektl egyelre bcst vettem. Ki tudja, hogy egy
ihletett s megszllt llapotban nem veselkedem-e
neki? Ez majd idvel kiderl, de most egyelre nincs r
semmi remny.
Tulajdonkppen, jformn mindent ellrl kezdhettem... Ezen ktsgbeejt helyzet utn aztn elkezdtem
magyarul egy tanulmny-sorozatot s remlem, hogy
hamarosan az olasz vltozata is olvashat lesz, amely
az olaszorszgi, rgmlt, magyar nyomokrl szl. Az
els rsz a mlt v novemberben mr meg is jelent a
folyiratunk internetes online mellkletben, amelyet e
nyomtatott pldnyban is publiklok. (Ezen magyar
nyelv vezrcikk rsakor amely nem a teljes fordtsa
az olasz eredetinek 2008. janur 11-t runk szemben
az olasz vezrcikk november 21-i dtumval.)
Az olaszorszgi magyar emlkek apropjbl emlkeztetem Tisztelt Olvasimat, hogy az els olaszmagyar kapcsolatok, amelyek a IX/X. szzadra nylnak
vissza, korntsem voltak mindig felhtlenek, bartsgosak. 899. tavaszn a magyarok Ungheri vagy
Ungari, avagy Ungheresi pagana et crudelissima
gens, azaz pogny s kegyetlen np a szoksos,
rettenetes portyzsait vgezte: a zskmnyszerz
krutuk clja Itlia volt. Szinte pusztt viharknt
zdultak le fosztogatni, rabolni a hordk Veneto s
Lombardia sksgaira egszen Pviig. Itt rte ket a
hr, hogy Berengr kirly Veronban sereget kldtt a
magyarok ellen, akik gy visszafordultak, hogy szembeszlljanak a kirllyal. Nhny eredmnytelen trgyals
utn a magyarok megvertk s sztszrtk az ppen
tkezshez kszl kirlyi sereget. Utna azonnal
folytattk a kalandozst: csapatuk egy rsze eljutott
egszen Val dAostig, a msik rsze pedig Modenig s
Bolognig, majd az radat ismt keletre fordult s a
veneti lagunkat fenyegette. Ezektl az esemnyektl
elindulva kezdtem a fent emltett tanulmnyomat.
E munka sorn egy klnleges lmnyben volt
rszem. Amikor mr megjelentettem e sorozat els
rszt az interneten, vgre megrkezett egy szmomra
kincset r vrva vrt katalgus: Florio Banfi [Holik
(Barabs) Flris Lszl (1899-1967)] nven publikl,
Olaszorszgban lt
hadtrtnsz, magyar kutat
Ricordi ungheresi in Italia (Magyar emlkek Itliban) c. munkja. Banfi a 30-as vek feltl dolgozott

Itliban s szmos esszt publiklt, pl. a magyar


kirlysgrl, az Erdlyben mkd hadmrnkk
munkassgrl, a fldrajzi trkpeikrl; Pippo
dOzorrl, Hunyadi Jnosrl, rpd-hzi Szt.
Erzsbetrl, Szt. Margit-legenda klnfle olasz
varinsairl rt tanulmnyt. Neki ksznhet, hogy
megtudtuk azt, hogy a forrsokban felbukkan Janus
Pannonius, Giovanni dUngheria, Vradi Jnos szvegei
80

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

egyazon szemlyhez tartoznak. A knyvtri archivista


s filolgiai tevkenysge szoros kapcsolatban,
sszefggsben volt a rmai Magyar Tudomnyos
Akadmia kutatsaival. Fmunkatrsa volt a Janus
Pannonius c. folyiratnak, de az 50-es vektl az rk
Vrosban nagy nyomorban lt, alkalmi kutatmunkkkal
kereste betev falatjait.
A klnleges lmnyem ezzel a megsrgult, bels
kezdlapjn zsrfoltos ktettel kapcsolatban az volt,
hogy 66 v eltelte utn is rintetlen volt a kiadvny! E
pldny els olvasja n voltam, amelyben az albbi
dedikci olvashat: Drga Raffaello sgoromnak
szeretettel Lszl [E ktetrl kszlt felvtel a
tanulmnyom
fggelkben
lthat
a
http://www.osservatorioletterario.net/italmagyarnyomok.pdf

c. web-oldalon.] A megsrgult s pecstes lapok


ellenre ahol csak a szerz bevezetje olvashat a
knyv szz llapotrl tlve arra lehet kvetkeztetni,
hogy ezt a bizonyos Raffaello sgort nem nagyon rdeklelhette e tma. Honnan gondolom ezt? Egyszeren
onnan, hogy a knyv lapjai teljesen rintetlenek voltak,
s hogy lapozni s olvasni tudjam, sajt magamnak
kellett felvgnom azokat! (Errl a mveletrl eszembe
jutott elsves felsfok tanulmnyvem alatt vgzett
hasonl mveletem, de akkor bizony bosszankodva...)
Most a mr rendelkezsemre ll anyagok mellett ezt a
ktetet is felhasznlom a nem rgen elkezdett
tanulmnyom kvetkez rszeihez, amely nem ms,
mint a rmai magyar Akadmia 1940-41-es
esztendejnek olasz-magyar dokumentumainak IV.
vknyvnek kivonata. A ktet bevezetjben olvashat
megllaptsok mg ma
is rvnyesek: Italia s
Magyarorszg kztti szertegaz kapcsolatok, amelyek
a magyar nemzet katolikus kereszteljvel kezddtt, a
mai napig nem szakadtak meg: elssorban kulturlis
vonalon a rgi permageneken s megsrgult lapokon
tallhat szmtalan dokumentci tanstja, amelyek
csak
tudsok
ltal
elrhet
archvumokban
szunnyadnak. Ezeken kvl mindkt orszg terletn
szmos szobor, festmny dokumentlja a kt orszg
kztti kapcsolatokat., melyek az olasz-magyar
bartsg tani. Ez a Banfi-ktet 1940-ig katalogizlja az
Olaszorszgban fellelhet emlkeket, mgha id kzben
egyesek el is tntek mr, de mgiscsak nyomot
hagytak, haznkra vonatkoznak a legrgibb trtnelmi
emlkektl az 1940. v legkisebb krnikjig. A
teljessgre trekeds ignye nlkl Florio Banfi kb. 750
trgyi emlket rkt meg, amelyek a kt orszg hossz
kapcsolataira utalnak, azok jelentsgt nyomatkostja.
Vezrcikkem vgre rve invitlom a Tisztelt
Olvaskat e folyirat lapozsra, olvassra, remlve,
hogy nem vr r az emltett katalgus szomor sorsa!
Szeretettel dvzlm nket, j olvasst s ldott,
bks hsvti nnepeket kvnok Mindannyiuknak s
szeretteiknek!
LRIKA
Bognr Jnos (1962-2006)
ELCSKOLT CSKOK

Elcskolt cskok mzzt keresem,


tnik az rzs s tnik a szerelem,
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

arcomon bksebb puszik cuppannak,


elismerem ez maradt most mr csak magamnak.
Harmnikat futtat bennem a szeretet,
megemlkezik rlam az Isteni kegyelet,
hrfkra szitl r letemnek pora,
majd megszlal mind, mint egy lelki orgona.
Tagadtam mesket, szpeket s bkat,
feledni akartam a szp koszorkat,
gyorstott lpsben, kapkodbban ltem,
ritkn hallgattam az gi zenket.

III
Szemem irkl a brdn
krlrja ketten-ismert betkkel
a szemed a szd a melled
igazsgod lesz a jvm
az tba fltak lnek hova tnt el
katng fge hova rejtelmes eprek

Erds Olga Hdmezvsrhely


SZI SHANSON

Lelkem szrnyalsn egyre jobban rzem,


minden egyes tettem vitziv rett,
harmnia bjkl ertlen testemben,
minden kincsem, s lelkem, a szeretetre tettem.
Mlysgim hangjait n rzem igazn:
szegnny sorvasztott, gynyr, kis Hazm,
lelkemben a llek Isten lta Te vagy,
te, kicsinynek tn, mgis ris, nagy.
Clba rt a nyilam, br nem mor vezette,
hs szerelem helyett Hit lett kk lelkemben,
percnyi csobogssal patakok brednek,
tudom, hogy itt lent is, de fent is szeretenek.
lmod karjaim lelnek t mindent,
megmaradok nktek tiszta fny hitnek.
Arcom mosolybl fnylabdkat gyrok.
rk Fny maradok, soha ki nem hnyok.
2006. janur 16.

Botr Attila Veszprm


TIK-TAK

I
Fontold meg, hallom egy szp napon.
s itt lk azta
az vekre nz ablak mgtt
settenkedik
valaki tejet kenyeret hoz s kipillant
kznysen, akr az veg
az vek zldek a srgk rigk
fontolda ez: majszolok lk
bmulok ki a kertbe
kezemrl kezemre szll az llam
tik-tak
ebben az rkltben hnyat
is pattan egy verb
lp a srgszld teniszlabda.

II
Rzva rik, nem mint a szilvafk
vagy az arany almk nmely mesben
vagy az Odsszeia ll fnynl Homrosz
ezt mg tartozunk szba hozni
megannyi lant mieltt krbe lobogn:
a stlus fja rzva hozza gymlcst.
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

A platn utols levelt


is letpte ma a szl.
A kds utcn
csupn a vacog
november ksr.
A nyirkos avaron
lpteim koppansa
suttogss csitul s
a nagykabt
fzva lel t.
res lett a pad
a magnyos fk alatt.
Eszembe jutsz-

Milyen rg volt, hogy lttalak!


Prizsban lenne most j.
A kkes neonfnyek
tompn verdnnek
vissza arcomrl.
A Szajna fel haladva
belm karolna Ady
s Jzsef Attila.
Aztn belnk kvt inni
egy brba,
s a flhomlyba
szalvtra vetnk nhny
kusza sort,
ami taln verss vlna
egyszer,
valahol.
2006. 10. 30.

Gyngys Imre Wellington (j-Zland)


BOTR ATTILNAK

Szonettekrl csaknem mindent tudok;


tudsom, br lmomban sem felejtem,
gy ltszik, hogy e mfaj oly bukott,
hogy nincs, ki hangot rtelembe rejtsen.
E fnyzsre magny nem jutott
s mert pnzt nem r nincs md, hogy felbecsljem
kinek mit r s ki mennyit alkudott.
Kvetkezskppen mindent leszrten
bevallhatom: mkedvel vagyok,
ki hn imdja azt az irodalmat,
mely embersgnkn nyomot hagyott
s a nem-teljes tudk szmra hallgat:
nem azrt, mert rstudatlanok,
de lelkket nem adtk t a dalnak.
Wellington 2007. 11. 18.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

81

Gyngys Imre Wellington (j-Zland)


SHAKESPEARE-SOROZAT

Shakespeare 23. Sonnet


As an unperfect actor on the stage,
Who with his fear is put besides his part,
Or some fierce thing replete with too much rage,
Whose strengths abundance weakens his own heart;
So I for fear of trust forget to say
The perfect ceremony of loves rite,
And in mine own loves strength seem to decay,
Oerchargd with burthen of mine own loves might.
O, let my looks be then the eloquence
An dumb presagers of my speaking breast;
Who plead for love, and look for recompense,
More than that tongue that more hath more expressd.
O learn to read what silent love hath writ!

Szab Lrinc tltetse:


Mint tkletlen sznsz a sznen,
ki fltben elrontja szerept,
vagy egy vad tlz, kire fktelen
dhe visszacsap, mint szvgyngesg:
kishitsgbl s akknt feledtem
az s szerelmi szertartsokat
s roskadozni ltszik erm s szerelmem
sajt szerelmem tlslya alatt.
Legyen ht e knyv sznoklatom
s hangos kedvem nma hrnke, - h,
jobban vgyik rd szv s jutalom
mint amely tbbszr tbbet krt, a sz.
Tanuld olvasni sok nma jelem:
szemmel is hall az okos szerelem.

Szszlm
hadd
legyen
a
kllemem. Szab Lrinc a looks
szt
books-nak
olvasta
s
fordtotta! Ekkppen: Legyen ht e
knyv sznoklatom! Csak gy
tudtam elkpzelni a hiba ltrejttt,
hogy
egy
klnsen
salts
Shakespeare ktetbl kellett, hogy
dolgozzon, ahol a sz kellkppen
elmosdott ahhoz, hogy ilyen nagyon flre lehessen
olvasni! El is dntttem, hogy rdemes lenne mind a
154 szonetten vgigbngszni magamat, htha van
mg ms jtani val is, mg akkor is, ha csak
aprbbakat tallnk!
Szab Lrincnl mr tbbszr megfigyeltem, ha kifut a
magyar nyelv terjedelmbl, az ts jambikus sort t s
felesre bvti. Nem mondhat hibnak, csak
pontatlansgnak, hiszen Shakespeare maga is hasznlta
csaknem olyan ritkn, mint Dante ennek a fordtottjt:

tudniillik
zmmel
t
s
feles
jambikus
endekasyllabkat hasznl, csak nagyon ritkn tarktja
ts jambikus sorokkal az Isteni Sznjtk szvegt. A
nyugatosok
elgg vaskalaposan ezt is szigoran
helyhez ktttk: kizrlag ott hasznltk, ahol az
eredeti szvegben is gy rodott.
Azta mr az internetes trsak felvilgostottak, hogy
Sir Francis Bacon elemzsei szerint vszzadokig
books-nak olvastk a szt s fordtottk az rtelmt.
Knyvem kiadja, a Glasow-i egyetem Emeritus
professzora, Peter Alexander szerint az eredeti
szvegben csak a looks lehet a logikus!
Szab Lrinc vltozata egy 1958 eltti kiadsbl
szrmazik.
Az egsz szonett a sznszet body language
(testbeszd) tmjval foglalkozik s azrt a looks
(kllem, kinzs) kvetkezik belle termszetesen.
2.) Folytatjuk

Gyngys Imre fordtsa:


Mint sznpadon tkletlen sznsz,
kit szerepbl ejt a lmpalz
vagy pffeszked, kit dhe igz
s tlereje szvgyengesgbe rz,
kishitsgem nem engedi meg,
mg akkor sem, ha szerelmem kihal,
hogy a szerelem papja n legyek,
terhesen br a hatalmaival.
Szszlm hadd legyen a kllemem:
beszdes mellbl esd, nma js;
ha krptlst kvn a szerelem,
nyelvnl jobban rtetni hajlamos.
Tanuld olvasni nmn rt jelt,
halld szemmel a szerelem szellemt!

Ezt a szonettet fleg Szab Lrinc kt bvtett sora


miatt kezdtem n is magyarul blgetni a nyelvemen.
Fel is vzoltam pontosabban kvetve a Brd angol
szvegt, de amikor a tzetesebb sszehasonltsra
kerlt sor, meglttam egy egszen szokatlan
alapjelentsi hibt, egszen pontosan a kilencedik
sorban, ahol az angol szveg: O , let my looks be then
the eloquence, amit az n fordtsom szrl szra ad:
82

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Juhsz Gyula (1883-1937)

CREDO
A sors kevly. A sors goromba.
emberek, lljunk a sorba,
S ha vgzetnk vak s kegyetlen:
Tegynk mi a hatalma ellen.
Ha sebet t, adjunk rt rja.
Ha zsarnok a vilg kirlya,
Koldusai, legynk mi jobbak,
Rszvevbbek, irgalmazbbak.
Legyen e fldn szent szvetsg,
Melybl a gazsgot kivessk.
Az ember, aki gynge, tved,
Legyen ers! Jobb, mint a Vgzet!
(1903)
Juhsz Gyula (1883-1937)
KNYRGS SZABADULSRT

Nyomorok mlybl, bnatok jbl,


Flkiltunk Hozzd a kietlensgbl,
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Ura seregeknek, atyja igazaknak,


Mutasd meg hatalmad fldi hatalmaknak.
Vrnket ontottuk, knnynket ntttk,
Rettenetes vek zgtak el flttnk,
Fejnk koronja lehullott a porba,
Remnynk vetst vihar eltiporta.
Jjjn a hajnal
j diadallal,
Jjjn az let,
Szljon j nek,
Hallelujzzon
Minden e tjon!
Kelettl nyugatig neved ldja minden,
Rgi fnyt, j lngot adj neknk, nagy Isten!
Pognyok jttek be szent rksgedbe,
Istennk, hov tnt szvnk rgi kedve.
gi madaraknak lakomja lettek,
A fldi vadaknak martalkul estek,
Vrket ontottk, knnyket ntttk,
Akik szent haznkat igazn szerettk.
(1928?)
Kovcs Anik Budapest
NYRI DA

Neked...
1.
Meslnem kell, figyelj rm kicsit
Ma az jra visszatrt nyrral
a bktlensg bennem vgre konokan hallgat:
s a jliusi, knnyed, tarka pillanatban
ismt megtalltam
a bvs-des, egykor-volt nyugalmat.
Szeretni btran - mondd, hogyan tantsalak?
lmodom: szabadok vagyunk s
sehol, senki, semmi sem ll az tba,
vagyunk, mint kt egymsba hajl lra,
s ltom, ajkadon mikpp olvad t a sz
egy rpke, kedves, lzt mosolyra.
Igen, te folyton prlsz az illan Idvel,
mikor nekem a nyr
maga a rgztett Csoda,
mg te visszavgysz a tnt idkbe, szbe;
n egyre csak flek: jaj, a Chopin-noktrns j
- lehetsges? - vissza nem tr mr soha
Nem, az nem lehet, tiltakozik lnyem minden ze-rsze,
egy perc, s megl a dbbenet szava,
- dlt hajtestbe radhat gy a vz a lken, majd vgkpp elsllyed,
s birtokba veszi ott lent a hs moha.

2.
Mert nincs hatalom, mi ezt a lzat kioltsa,
ilyen vagyok, gy vagyok rzseimnek foglya:
a Fenyves lejtn, nzd, sszerezzen a
tegnaprl ittmaradt, csillog szem tcsa, s sose hidd,
hogy mindez csak tn dlibb volna
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Minden naprt, percrt hlsnak kell lennem,


mg annak is, hogy a mai flledtsgben
a Kplr utca tben
veled egytt lltam a szrke hz eltt,
hol Jzsef Attila lete fjt lktetve
a stt ablakkeretben,
utols napjait vrva betegen s ttlen.
Ismerem jl ezt az rzst:
a gykrtelen ember kt res kezbe
csppenknt hull
az j
fekete vre.

3.
Nzd el porszemnyi vtkem:
- beltom, balga nzs szlte, igen, szeretem a nevedet kimondani.
Kimondani beczve.
Mondd meg
Hogyan tantsalak tged
flelem nlkli, nfeledt rzsre?
Olykor tilalomfk sorfala eltt
lpdel a moh gondolat,
s hiba, hogy a szv tervez, bizony, nha a perc meghisul,
belle semmi sem marad,
csak a tpett akarat-pehely:
de te semmit se flj:
minket mindig befogad a Civitas Dei,
hol a hangslyos mondatokat
mind vers-igba hajtjuk,
de a csupasz s rideg valsgot
mindet, - hangslytalannak halljuk.

4.
Ma mr forr a napfny sr mze,
rmben csppenni akar a zld levlre, ht adj nekem nyugalmat, krlek,
lgy velem, szeress, mint eddig,
tudjak mg lni, megksznni az gnek,
hogy knz ltomsok most nem gytrnek,
s beld kapaszkodhatom,
ltezsedbe s szavaidba,
ers kezedbe,
akit a madonnaarc Anya
csakis nekem szlt meg
Mg adj idt, s maradj velem, krlek.
5.
Most nesze kl a spadt, nyri estnek,
karcs szilvafk kzt halk shaj a vgys,
ablakokbl dlnek halvny, vkony pszmk,
s mindenfel apr fny-svnyek lebegnek
Tbb ne aggdj, mi trtnhet velnk.
Mi ketten gyis jraszletnk.
Nzd csak, - a jliusi jszaka
csillag-csigolyi
mind vilgolnak neknk
Budapest, 2007.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

83

Tolnai Br bel Veszprm


A BOLDOGSGRL

Igazn boldog
Csak az az ember,
Kinek szvben
Az rm fszkel.
Mivel az rm
Istentl val.
Az Isten pedig
nmaga: a J.
rlj, s gy lesz egy:
A Boldogsg s J.

RPD AP
Alfld, 2005. szeptember 16.

1992. februr 15.

Tolnai Br bel Veszprm


KT KICSI TOPN

Mamut-cipk kztt
Kt kicsi topn:
Mint a nagy sziklk kzt
Kt katicabogr.
Mg a mamut-cipk
Csak lihegve jrnak,
A pici topnok
Vidm tncot jrnak.
Ujjhegyen billegnek,
Mint lepkk, libegnek
Csacsog kislnnyal
Csaknem elrppennek.
1988. jlius 28.

PRZA
Czak Gbor Budapest
AZ AGYSEBSZ

Feri doktor s Laci doktor nyjasan vdtt


Szpasszony lugasnak rnykban, ahol szz
esztends vas kerti szkeken ldgltek a vendgek, s
friss pecsenyezsrral kent kenyeret eszegettek
jhagymval, amit Greifenstein Jska ldott, decsi
kkfrankosval bltettek le.
Egytt vgeztnk az orvosin, s egytt kezdtnk
gyakorolni a Baleseti Intzet sebszetn kezdte a
mest Laci doktor. n ott maradtam, s vgtagsebsz
lettem, Feri viszont egy v mlva tment a
neurolgira, s vgl az agysebszeten kttt ki.
Valban. Feri doktor a lugas levelei kzt beszreml
fnynyalb tjba tartotta kristlypohart: a decsi
kkfrankos a napsugr ragyogsban elrul ezt-azt a
tudomnybl. Tl bonyolultnak talltam a feladatot.
Vegyk pldul a trdet. Az als lbszr tallkozik a
flsvel meg a trdkalccsal, s rengeteg n, ideg, izom,
r, porc, miegyb gondoskodik a rendszer zavartalan
mkdsrl, st, itt meg ott rejtett tskkban
testfolyadk termeldik, ami olajozza ezt a vgtelenl
bonyolult szerkezetet, amihez foghat nincsen sem a
termszetben, sem a mechanikban. Ivott egy derk
kortyot, benne egy nyelet napfnnyel, hogy kzelebb
84

kerljn a bor lelkhez. Az egyszersget keresve


lettem agysebsz; ha kinyitom a koponyt, abban
nincsen semmi egyb, csak az agy.

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

2004. december 6-n Szpasszony az els vonattal


elszguldott rpd aphoz Pozsonyba. Az regr
ugyanis unokja ltal sztkldtt villmlevlben
kzhrr tette, hogy ebben a hnapban meghal, aki
kvncsi r, utoljra megltogathatja
rpd ap picike frfi volt vilg letben, de
szlegyenes, mondhatni dlceg, akr egy Lenkey
szzadbl val huszr az isaszegi csata utni szemln,
holott knyvelknt kereste betev falatjt. Hogy mita
s meddig? Nmelyek szerint szz ves lehetett, msok
gy vltk, hogy bven meghaladta, mert mr az
reganyjuk is rpd apknt emlegette. A Krptmedencben sztszledt csald minden tagja szmon
tartotta, de hogy az atyafisg ksza szlai az idk sorn
merre tekeregtek, s miknt gubancoldtak egymshoz,
azt kevesen tudtk elsorolni. Egy trtnetet azonban
igen: amikor a csehek ltal kinevezett igazgat
megrkezett a Szent Mihlyrl nevezett pozsonyi elemi
iskolba, akkor rpd ap hat hozz hasonl pttm
kisfi ln elbe llt, s kzlte vele, hogy k bizony
nem fogadjk el, k kitartanak az eddigi, a magyar
igazgat mellett.
Most hosszasan elgynyrkdtt Szpasszony kecses
mozdulataiban, amellyel kitlttte elbe az igazi,
Greiffenstein Jska termelte magyar vrsbort, aztn
eltolta magtl a poharat. Nem kedvesem, tbb nem
iszom. Szeretem, de nem.
Ennyire meg akar halni?
- Mg ennl is inkbb.
Aztn mirt?
- Tudod te jl, aranyoskm. A magyarorszgi npszavazs miatt.
No de rpd ap eleven legenda!
gy igaz az, aranyom. n idig ebbl a legendbl
ltem, s ezrt ltem. Most minek hzzam tovbb,
amikor halott legenda lettem?

AZ RTATLAN BERDA
Ez egy unokatrtnet kezdte Rezesorr Drmar,
mert n mg Fja Gztl hallottam, aki eleven
irodalomtrtnetknt
s
anekdotakincstrosknt
eszegette a magyar irodalombl szmzttek, majd az
ppen csak megtrtek kenyert. Berda Jzsefrl
szmos legendt tudott, amelyeket akkor adott el a
leglelkesebben, ha forms asszony bukkant fl a
trsasgban. Minl dsabbaknak tetszettek eltte a ni
idomok, annl tbb szaftot kevert a mesbe.
Jelentsgteljesen pillantott a Szpasszonyra, aki ezt
enyhe mosollyal vette tudomsul.
Levente klt megbzhat irodalmi tanknt blogatott.
Nos, Berda Jzsef, mieltt jpesten gybrl s
orszgszerte mez- meg erdjr lett, ferences
bartknt kezdte plyjt. Boldogan lt a rendhzban
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

egszen addig, amg ki nem derlt rla, hogy dzsmlja


a bort. S ez nem volt elg: vtkt azzal tetzte, hogy a
hinyt vzzel prblta ptolni. Gza bcsi trtneteinek
vgn rendszerint flemelte tanri mutatujjt s a
hangjt Rezesorr Drmar szval s tettel utnozta
mestert. Mrpedig a papok borban nem ismernek
trft!
Tisztasgi fogadalmt j ideig tartotta. Egy
alkalommal vg trsasg lt az elfelejtettem nev
kvhzban, hol is Kosztolnyi Dezs adott tz pengt
egy bizonyos hlgynek, hogy avatn be a kltt a
szerelembe. Angyalka flvilg szerte gy httk a
dmt el is vitte Berdt, m t perc mlva visszatrt.
Ilyen gyorsan vgeztek? Krdezte Kosztolnyi. Dehogy,
felelte Angyalka. A lpcshzban elkunyerlta a pnz
felt s elszaladt.
Vlogats a 2007. karcsonyn megjelent Kilencvenkilenc
magyar rmmese tdik futam c. ktetbl. (N.B. A ktet
mesibl a hres r maga kldte be az anyagot az
Osservatorio
Letterario
szerkesztsgbe
esetleges
publikls cljbl, amelyet rmmel teljestnk.)

Kosztolnyi Dezs (1885 1936)


CUKRSZ

(A cukrszda nagytermben mindssze kt frfi, kt


kisgyerek l s hat n. Derk apk ozsonnztatjk
fiaikat, akik knykig vjklnak a krmesek,
szerecsenfnkok, habtekercsek gynyrben. A nk
lmatagon knyklnek a mrvnyasztalkkra. Elttk
ezstkannban tea prolog. Mindnyjan kivtel nlkl
cukortalan
tet
isznak.
Merengve
gondolnak
negyvenhat kiljukra, az uszodamrlegre, a korszpsg
eszmnyre. Olykor elveszik kzitkrket, az orrukat
puderezik, a szjukat pirostjk, majd egy kanlka
keser levet hrpintenek, minek folytn a szemllben
azt a benyomst keltik, hogy a tet rizsporral lvezik s
hozz idnknt egy kis festkrudat harapdlnak. n a
cukrsszal a httrben beszlgetek, halkan, hogy a
vendgek meg ne halljk.)

- Mondja, mirt nem esznek a hlgyek?


- (Suttog.) Nem mernek. Flnek.
- Mitl?
- A habtl, a krmtl, a csokoldtl. Mindentl.
- s mgis ide jrnak? Ide, ahol annyi a ksrts, ahol
egy meggondolatlan cselekedetkkel pr perc alatt
visszaszerezhetnk azt, amit hnapok alatt lekoplaltak,
letornsztak, lesztak magukrl? Ltja, ez az igazi
hsiessg.
- Tetszik tudni, tizent vvel ezeltt mit fogyasztottak
ugyanezek a nk? Elszr is kvt rendeltek,
duplahabbal, megettek hozz kt trsblest, utna
hrom-ngy des stemnyt. Nmelyik tt-hatot. Ma
semmit. (Ujjval fricskz.) Ennyit sem.
- nnek is haladnia kellene a korral.
- Hogyan?
- Stnie kellene keser stemnyeket is.
- Prbltam. Tavaly ksztettem egy szraz szeletet,
kesermandulbl. Kemnyet, mint a k, kesert, mint
a kinin. Ahhoz se nyltak.
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

- Akkor folyamodjk hangosabb eszkzkhz. Nzze, a


srgyrak mr rjttek erre. Annak idejn gy hirdettk
rujukat: "X sr hizlal!" Ma ezt olvassuk: "X sr nem
hizlal!" Vagy hozzon forgalomba fogyaszt habokat,
hashajt
fnkokat,
szeletkket
egy
csipetnyi
patknymreggel a tetejkn, pisztcia helyett. Ez
menne.
- Azt hiszi?
- Azt. s kik faljk fl ezt a rengeteg holmit?
- A frfiak s a gyerekek. Meg azok a nk, akik hiba
fogyasztottk magukat. Ezek, miutn belttk, hogy
semmifle kra se vezet eredmnyhez, egy napon
bnbnan visszatrnek ide s istenigazban leeszik
magukat. (Komoran.) A srga fldig.
- Melyik a legdesebb szj orszg?
- Mg mindig a mink. Budapesten a hbor eltt 114
cukrszda volt, most 300 s mindegyik megl.
- Vannak az nk iparban is divatok?
- Minden kornak ms a stlusa. Mikor n fiatal voltam, a
dis- s mkospatk kelt legjobban, a gyermekek pedig
rpacukrot szopogattak. Most hrom-ngy mkos- s
dispatkt sem lehet eladni egy nap, mind rm szrad.
A krm hdt, a krmmel tlttt cukrok, a
szerecsenfnk, mindenekeltt a krmes, melybl
naponta csak mi 1400 darabot adunk el.
(Neoromanticizmus.)
A
jv?
Taln
a
marcipnstemny. jabban pldul igen kedvelik ezt
az szibarackot utnz tsztt, csokoldhabbal tltve.
(Expresszionizmus.)
Nem
az,
aminek
ltszik.
Termszetesen a rgi dobos verhetetlen. (Dobos, a

nhai pesti cukrsz klasszikus marad.)


- Lakodalmi tortk?
- Olykor-olykor visznek egyet. Manapsg azonban mr a
cukrsz nem forml tornyokat, nem mintz cukorbl
val szkesegyhzakat, figurkkal, galambokkal, a
menyasszony s a vlegny msval. (Rokok.) Vge a
"spanische Wind-torte"-nek is. Csak az anyag a fontos.
Az, hogy mindent meg lehessen enni, mg a flrst is.

(A mhelybl des vanlia-illat rad. Bevezettetem


magam. Amnikkal httt fagylalttartlyokat ltok,
limburgi mjpsttomot, fogasokat kocsonyban,
villamos habverket, a linzi torta halvny tsztjt
nyujtfk alatt, risi rzstkben a krmes lepny
aranysrga tltelkt. Berregve mkdik a csokoldgp. Fnn nyersen dobjk bel a gyarmati kakat s alul
vajjal, cukorral destve cspg ki s barna sarval
befrccsenti a cukrszok fehr ktnyt. Hejh, ha
gyermekkoromban egyszer ilyen csokoldbrtnbe
zrtak volna be, legalbb kt htre. Naponta
hromnegyed kil csokoldszemetet sprnek ki. A fal
is csokolds. Itt mindent le lehetett volna nyalni.)
Szerk. Mgj.: ld. az olasz fordtst a Prosa Ungherese c.
rovatban.

Kosztolnyi Dezs (1885 1936)


GRFN

(A szeme kk. A szeme kk. A szeme kk. Hromszor


kell ezt lernom, mert annyira kk a szeme. Fisan nyrt
fekete haj, nies-kicsiny homlok, feltnen szk
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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felsajak. A gtai almanach szerint huszonnyolcves,


valjban tizennyolcnak ltszik. Trkeny, de ers,
izmos. Tenniszezik, korcsolyzik, lovagol, vadszik.
Vtrrel vv. Taln boxol is. Arcn semmi rizspor s
festk, olyan termszetes, selymesen fnyl rzsaszn,
mint a frissen szelt prgai sonka. Halntkn kk erek.
Ezekben folyik a kk vr. A grfn mgtt sk,
trtnelmi nvvel, hbri rdemekkel, zszlsurak,
comesek vgelthatatlan sora s - mellkesen - 35.000
hold. Holdkrosan bmulok r. A grfn helyet mutat
egy karosszkben, de mihelyt lelk, flugrom. Egy
fehr agrra ltem. Az agr nem srtdik meg,
udvariasan
leszll
heverhelyrl,
elnylik
a
sznyegen.)
- Mi rdekli?
- Minden. Pldul az is, hogy mirt nem raccsol?
- Egyszer. Az anyanyelvem magyar: a raccsols nlunk
nem nyeglesg, mint hiszik, hanem egyenes
folyomnya annak, hogy rgebben a mgnsok
nagyrsznek anyanyelve a francia volt. Az angol
elnyeli az r-t, a szlv ropogtatja, a francia prgeti.
Szval, ha valamelyik breslnyomat elszr franciul
tantjk, az is raccsolni fog. n hatves koromig csak
magyar szt hallottam, akkor kaptam egy nurse-t,
franciul tizenktves koromban kezdtem tanulni,
tizenhromves
koromban
olaszul,
tizentves
koromban nmetl.
- Mit szl a regnyek grfjaihoz? Ahhoz, hogy "a grf
jghideg tekintettel mrte vgig a grfnt", vagy ahhoz,
hogy "a grf kacag"?
- (A grfn kacag.) Valamikor lenykoromban
sszejttnk bartnimmel, felolvastuk egymsnak
Beniczkynt. Nagyon mulattunk.
- Mirt?
- Mert ezeknek a grfoknak nincs se kezk, se lbuk,
nem
hesek,
nem
lmosak,
sohase
lehet
tdgyulladsuk, vagy mondjuk, relmeszesedsk,
csak grfok. "A grf kacag." Ht nem ppoly
nevetsges lenne, ha egy r azt rn: "a polgr kacag",
vagy: "a paraszt kacag". Egy egsz trsadalmi osztly
nem kacaghat. Csak Pter s Pl.
- De azrt, ltja, az emberek zme mgis gy tekint
nkre.
- Ht igen. Az egyszer np szmra mi vagyunk a
tndrmese. Nyron vidken jrtam, megltogattam
rgi ismerseimet, egy orvos-csaldot. Nem voltak
otthon, a cseld fogadott, megmondtam neki a
nevemet. Ksbb visszamentem. A doktorn elmeslte,
hogy cseldje a kezt csapkodva ujsgolta: "Nagysgos
asszony, itt jrt egy grfn, de tessk kpzelni, mg
selyemruha se volt rajta, korona se volt a fejn." Fjt
neki, hogy meghazudtoltam az ideljait.
- A kilencg koront sohase viseltk?
- Tudtommal soha. Magyarorszgon a klssgekre
nem sokat adnak. A demokratikus Franciaorszgban,
ahol lltlag nincsenek hagyomnyok, a kis burzsoa a
rendjelt akkor is gomblyukba tzi, mikor a
sajtkereskedsbe megy. Az angol grfok s grfnk
mg ma is hordjk a koronjukat, nagy, nneplyes
alkalmakkor
Edward
kirly
koronzsakor
is
aranykoronkkal vonult fel az angol arisztokrcia. Ekkor
ktelez.
- jjel nem?
86

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

- Az aranygyapjas-rendet akkor is viselni kell.


- Mi ennek a magyarzata?
- Fogalmam sincs. De el van rva, hogy sohase szabad
megvlni tle, aki leteszi, csak egy pillanatra is, az
mulasztst kvet el. Khuen-Hdervryrl beszlik, hogy
mikor megkapta, gy oldotta meg a krdst, hogy az
arany kosbrt a hlingre is odahmeztette. Ennyire
lelkiismeretes ember volt.
- De frdskor csak nem kell hordani?
- Akkor, azt hiszem, nem.
- A klfldi arisztokratk kzl kiket ismer?
- Elssorban az angolokat, akikkel szzadok ta
legszvesebb a kapcsolatunk. A francik kln kasztot
alkotnak, mind elvonultan lnek, royalistk. A spanyolok
mg elzrkzottabbak.
- A mi mgnsaink hogy lnek?
- Most affle transitory period van. A hbor j
problmk el lltotta a fnemessget, mindenki rzi,
hogy a vrmegye s az llam nem a rgi, jra meg kell
rdemelni a vezetszerepet, mint annakidejn. ppen
ezrt egyre tbb az rdekes, eredeti egynisg.
Kanadban hrom mgns telepedett le, fldet vett
magnak, k maguk mvelik meg, termnyeiket
eladjk, pompsan meglnek. Itthon az orvosi plyra
mennek, de fkp mrnknek, elektrotehnikusnak.
Amerikban a bankszakmt tanulmnyozzk.
- Irodalom, mvszet?
- Sok kzttk a tuds. Magyarul kevesen olvasnak,
inkbb angolul, franciul, sportolnak, mg mindig
szeretik a cignyzent. n zongorzom. Naponta ngyt rt. Szeretem Bartk-ot, Debussy-t. Egybknt
trsasgokba jrok, minden nap.
- Nem frasztja?
- Megszoktam.

(A msik szobbl kutyaugats hallik, erre csaholni


kezd az egsz palota, lebek, kopk, tacskk ugranak ki
nem sejtett helyekrl, az agr is flll s belekaffog a
hangversenybe. Bcszom, az inas kiksr. Hazajvet
gy sszegezem benyomsaimat: semmi osztlyeltlet
s szertarts, csak annyi, amennyit az rtelem s jzls
megkvetel. Egy parasztasszony eszmevilga sokkal
kzelebb van a grfnhz, mint azok, akik folyton
vagy dlyfskdnek, vagy meg vannak srtve. A
legfelsbb s legalsbb osztlyok a fldn jrnak. gy
ltszik, az ellenttek tallkoznak.)
Szerk. Mgj.: ld. az olasz fordtst a Prosa Ungherese c.
rovatban.

Szitnyi Gyrgy Gdll


SZRS GYEREKEIM
VI.

Az egsz famlia az erklyen tolongott, lestk, hogyan


tolat a hz anyja a garzsba, s mekkora csomaggal
indul flfel. Ez fontos volt, mert mindig volt nla egyegy valami, amit k a maguk fogalmainak megfelelen
Finom nvvel illettek, brmi volt is, csak madrltta
legyen.
gy sikeresen, zavartalanul rkeztem az erklyre nyl
szobba az egyre rmesebben illatoz jszggal, aki
kzben boldogan lapult a karomban.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Letettem a sznyegre, s br juldoztam rmes


odrjtl, a jvevny nagyon rdekelt. Oda lltottam
az lllmpt, lehevertem mell, s olvasszemveggel
vizsglgattam, kit tisztelhetek a jvevnyben. Ordas
szn, apr farkaskutya volt, akinek aurja llott
szennyes ruha, karalb, olajos rongy s szemtlda
szagtl volt terhes. Els dolgom volt, hogy kilpjek a
papucsombl, s sszemrjem vele a lbbelit.
rnyalatnyival nagyobb volt a papucsnl, de semmivel
sem idsebb Botondnl.
Bejttek a gyerekek, mert csrrent a kulcs a zrban,
az rn vidman osztogatta a Finomat, utna bezavarta
az egsz trsasgot, nzzk meg k is, ki jtt.
Aba a szolglatosok magabiztossgval rohant oda,
s mivel ltta, hogy nem ellensges, heves csvlsba
kezdett, vakkantott nhnyat, majd kzelebb jtt, hogy
orrval megbkdsse. Ebben a krdsben vatos volt,
mivel jrt mr nlunk sn is, s az kellemetlen
emlkeket hagyott benne.
Aba megtntorodott: ilyen illathoz mg nem volt
szerencsje. Vakkantott mg nhnyat, htra hzdott,
de figyelt, nem kell-e esetleg megtmadnia a szrnyet.
Lonci mindig btrabb volt, megnzte a kiskutyt,
megszagolta, ettl sszegyrdtt kicsi szrke arca, s
elmeneklt. Ltvn, hogy semmi tragdia nem trtnt,
Bence is megkzeltette, s rzsaszn orrnak sr
tgulsa-szklse jelezte, hogy ha nem is rzi a
menekls knyszert, a jvevny nagyon kellemetlen
illat, azonban szrs, teht valami rokonflnek
tekinthet.
A szrmk vgre egszen felbredt. gy bmszkodott, mint egy csecsem, amikor vendgsgbe viszik.
Aba megkzeltette s jra vakkantott. A kicsi
aggdott. Helyedre! utastottam kemnyen a hz
rzjt, aki a kosarn tgyalogolt, hogy a parancsot
teljestse, de azonnal kiment a konyhba is, ahonnan
hamarosan elgedett zabls hangjt lehetett hallani.
A csmcsogsra a macskk felfigyeltek, de tudtk, hogy
Abt tkezs kzben nem ajnlatos megkzelteni.
Amikor jllakott, elgedetten vonult a kosarba ejtzni.
Hamarosan felhangzott a Lonci-Bence! veznysz, s a
kt macska is elrohant vacsorzni.
Ketten maradtunk. A szagomnak mr mindegy volt,
jtszogattam az j jszggal, akirl kidertettem, hogy
fi, s ezt pillanatokon bell a sznyegen is bemutatta.
Nem guggolt, hanem biksan lellt.
Ekkora jszg mg nem szobatiszta, s a megnylt
munkanaptl kiss viseltes hitves sietve jtt befel,
nem volt idm a nyomot eltntetni.
Veled mris baj van?, krdezte szokatlanul szelden
s eltakartotta a kvetkezmnyt.
Megkrdezett, hogy tetszik-e. Persze, hogy tetszett, de
visszakrdeztem, hogy mitl ilyen bds. Kidobtk,
vlaszolta. Ezek tenysztk, s nekik augusztusvgi
gyerek nem kell, teht kidobtk a szemtdombra.
Amikor vissza akart menni, elkergettk, mivel nekik ez
nem kell.
Nhny napja ott volt, de mg nem vittk el a
szemttel.
s?, rdekldtem.
Mit s?, krdezett vissza a prom, bekopogtam, hogy
az vk-e, azt mondtk, kidobtk, mert nem kell, tlk
tudom a trtnett. Elhoztam.
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Ezt nem adom senkinek, jelentettem ki hatrozottan..


Ez nem marad itt, megy az anysod tanyjra
hzrznek.
Anysomk is pestiek, azaz fvrosiak voltak, de
makacsul ragaszkodtak ahhoz, hogy tavasztl szig
mellzzk a vrosi ltet. Anysom zvegyen is
ragaszkodott a vidki leveghz.
Nem megy, jelentettem ki. Ezzel hossz hetekig tart
vita bontakozott ki. Tudtam, hogy vrre megy, most
vgleg eldl, melyiknk a frfi.
*
Aba tudta, hogy ami kockn forog, hatalmi krds,
hiszen a klyk mr most bven fele akkora, mint .
Ezrt msnap a bklsz szrmkra rontott, aki
szablyos kutyajelzssel megadta magt: lehasalt, jobb
karjt elre, baljt csuklban htra fordtva hasra
fekdt.
Aba elgedett volt.
n szorgalmasan stltam a bds jszggal, akibl
semmi sem puszttotta ki a szemtdombon beszvott
szagot, csak az id. Kt jszakn t forgattam a Ladfle utnvknyvet, hogy talljak megfelel nevet,
mivel Botond utn mg egy Botond szmomra
elkpzelhetetlen volt. Ebben babons vagyok.
Eredetileg a Bernt (nmet eredet: medveers) nevet
talltam az j finak, de amint akkora lett, hogy
vihettem az els oltsra, a nvr megkrdezte: mi az
eb neve? Bernt, vlaszoltam. Berta. Bernth mi?,
krdezte. Bernt kutya, mondtam, de az orvos mr
jobban ismerte az asszisztencit: a kutya neve Bernt.
Ja?, jegyezte meg a hlgy, s nagynehezen
hozzszoktam, hogy egyes esetekben a szne ordas,
neme kan mellett Berntot Bernthnak kell rni, hogy
szemlyazonossga vitn felli legyen.
Egyik llatgyll szomszdunknak mg nla is
gyllkdbb felesge meglltott hazafel jvet, s a
macsknyi jszgra mutatva megkrdezett, hogy mi
lesz ebbl az llatbl. Na megllj, nyavalys, mghogy
ez llat! Farkas, mondtam hatrozottan. A spin
megtntorodott, s sietsen tbb lpst tett htra,
nehogy
Bernt
borzaszt
tejfogaival
menten
sztmarcangolja.
Hamarosan mr egytt stltunk a fikkal, s Bernth
is megtanulta, mit jelent az, hogy bunk. Amikor
figyelmeztettem, hogy az ugat kutya bunk, nma
maradt, s mg a fejt is elfordtotta. Kzben Aba
jabb dolgokkal produklta magt. Ha azt mondtam:
vr lelt, s hiba cibltam a przzal, nekem sem
mozdult, amg nem mondtam, hogy jhet.
A
kzeli
termszetvdelmi
terletre
jrtunk
kirndulgatni, ahol prz nlkl rohangltak. Sajnos
csak filmen vannak meg: Zoro s Huru. Kt teljesen
klnbz kllem jszg, egyms mellett rohanglt, s
amikor haza kellett menni, az els szra elkerltek, s
nyjtottk a nyakukat, hogy oda hajtjk a przt.
A hzban egyre nagyobb lett a feszltsg, amikor
Berntot mr nem kellett a lpcsn lben levinnem,
vagyis akkora s vlheten pont olyan is volt, mint egy
nagy ordas farkas a mesben.
*

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

87

Nagyhirtelen kitrt rajtam az nzs. Pihenni s egyedl


lenni vgytam, ezrt szereztem egy gynevezett
szakszervezeti
dlst,
persze
kt
szemlyre,
mskppen nem adtk volna. lnok mdon flvetettem
ezt a lehetsget a promnak is, aki erre visszavgott,
hogy mi lenne nlkle a szrskkel.
gy knytelen voltam eredeti elkpzelsemnek
megfelelen elmenni abba az dlbe, aminek csak
zuhanyozja, htszekrnye, nhny kerkprja s egy
hasznlhatatlan,
hltlan
rplabdaplyja
volt.
Tkletesen megfelelt arra, hogy igazi mel helyett napi
egy-egy rt dolgozzam, amikor nem tudtam ellenllni
magamnak. Legfkppen azrt mentem, hogy egyedl
pihenjek vgre, s mintegy mellesleg igyekezzem halat
is fogni. Hal nem volt a gtnl, ahol kellett volna lennie,
azonban az dlbl kiballagva t lehetett menni a
tltsen, s ott lehetett halat is fogni.
Nekem nem lehetett, mert vadonatj bottal s
orsval mentem, s hiba ksrleteztem a ragyog
kszsggel, az ors nem mkdtt. A parton nem volt
akadlya a tzraksnak, s tallkoztam egy igazi
horgsszal is, aki az akkor mg tiszta Dunbl
mindenfle nyencsgeket fogott. Mrnt is. n mr
nem vacakoltam, fogtam egy letrt fagat, ktttem r
damilt, arra horgot csalival, s bevgtam a vzbe.
Elgg rzkeny a kezem, azonnal megreztem a fag
tls
vgn
a
kapst,
s
egyetlen
ottani
zskmnyomat, egy sgrt, ki is emeltem. Annyira
megviselte szegnyt a tallkozs, hogy sietsen
elpusztult. Erre gyorsan betettem a htbe, s a nagy
nyarals vgeztvel a hrombl megmaradt egyetlen
teknsmnek hazavittem a csemegt.
*
A Dunban meglt mg a kagyl is, a csiga is, j meleg
volt, lehetett szni.
A msodik ott tlttt szombaton a parti sderen
megjelent egy vaskos kiskutya, s egy nagy mafla
farkasklyk. ppen sodortattam magam a vzzel, de
felismertek, rohantak hozzm. Aba, mint aki egsz
letben szbajnoknak kszlt, a vilg legtermszetesebb mdjn hozzm szott, s nagyon boldog
volt. Bernt alig valamivel utna rkezett, s
sszevissza szkdcselt a szmra kiss mly vzben.
A prom is hamarosan vzben volt. Elkaptam Aba
nyakrvt, mert elragadta a sodrs, ami Hornynl elg
ers. Meglepetsemre az eb nem ellenkezett. Bernt
megllt a sajt lbn. Amint kiujjongta magt, jtszani
kezdett. Ez abbl llt, hogy Abt a vz al nyomkodta,
s a szerencstlen tacsk, mivel ppen rosszkor vett
mly llegzetet, apai segtsgre szorult. A parton a
przhoz vezetett, s kvetelte, hogy adjam r, mert a
nlkl nem rezte magt biztonsgban. Attl kezdve
boldogan szklt velem.
Ksbb a prom komoly szst javasolt, hiszen abban
mr vek ta nem volt rsznk. Bernt a parton
barangolt, ismerkedett, de Abt nem lehetett lerzni.
Prom praktikusan egy bokorhoz ktzte a prznl
fogva, s kimerltre sztuk magunkat, mikzben a
szabadsgban korltozott tacsk ordtott, mintha
nyznk.
88

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Amikor elegnk lett, felkerestk Abt a bokornl. Egy


r lldogllt ott fehr sapkban, s bemutatta magt,
hogy valamilyen llatvd trsasg tagja, s kikri
magnak minden llat nevben ezt az llatknzst.
Utna meneklt, mivel Aba nem trte, hogy a szleivel
egy idegen ktzkdjk.
Bernt kzben a vzben keresett minket, mivel ott
voltunk legutbb. Folyt belle a vz, amikor eljtt, s
mert ltta, hogy megvagyunk, folytatta a parti
ismerkedst. gy jutott el a cicisekhez. Megbmulta a
kt flmeztelen hlgyet, s miutn napirendre trt a
ltvny fltt, eszbe jutott, hogy kirzza magbl a
vizet.
A prom szrnykdve vgtatott a kt szp cicishez,
hogy elnzst krjen, n pedig az reg bika igazsgn
elmlkedve szp lassan kzeltettem a csoporthoz,
miutn Aba megette a vdelmi prmiumot.
Akkor mszklt el ismerkedni.
Rgi nudista emlkeim idzdtek fel, ahogy
elbeszlgettnk a lnyokkal, s mr el is felejtettem,
hogy az akkor mg ritknak ismert, felletes szemllk
szmra taln hinyosnak tn viseletben lnek velnk
szemben. Vgzs eltt ll egyetemistk voltak, s
krskre megengedtk Berntnak, hogy velk
maradjon.
Jkor indultunk vissza. ktelen vlts verte fel a part
nyugalmt. Egy atya villmlott, mert a fia frszt kapott
Abtl, aki meg akarta simogatni, s a mogorva tacsk
rordtott. Kihzta a gyuft az atya nagyon, hogy
normlis ember nem engedi hlye gyerekt idegen
kutyhoz nylni, s rlhet, hogy ennyivel megszta.
Mg pofzott, de elindultam fel, mire mindkt ebem a
nyomomba szegdtt. A harcias apa meghtrlt.
Bernt pedig nem trt vissza a cicisekhez, akik ezrt
nagy rmmre szemlyesen jttek elksznni tle.
*
A flelmetes ordas farkas mg csak alig volt tl a
felemreten, s lompos farok helyett egy vkonyka
farkinct csvlt mindssze, st, fi ltre gy
viselkedett, mint egy koros nni: belt a Dunba, s
lvezte az lfrdt. Hiba beszltem neki, hogy
megfzik, ebben nemcsak Bernt, mg a prom is
ktelkedett.
A jv hten azonban megittk a levt a
mulatsgnak: Bernt felfzott, s olyan blhurutot
kapott, hogy a prom nem gyztt utna takartani.
Elintztem az dltelep gondnokval, hogy ha nem
ordtanak ebeim, a ktszemlyes hzban egytt
lehetnk, br ki van rva, hogy llatot behozni tilos. A
fik nem ordtottak, amg a gondnok jszakra jl be
nem rgott, s nem jutott eszbe, hogy taln valami
pnzt kereshet nlam. Drmblni kezdett, mire a fik
is felriadtak, s hiba tartotta a markt, mindhrman
ordtva ugrottunk neki.
Msnaposan mg lett volna nhny szrevtele, de be
kellett ltnia, hogy velnk nem br.
A csald a kvetkez htvgn is megltogatott.
Prom tkzben a korbbi tapasztalatokra val
tekintettel mr nem szllt ki a kompjegyrt, lvn, hogy
a fik ezt nem trhettk. Knytelen volt egy idegent
megkrni a jegyvltsra, s micsoda idk! az idegen

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

megrten mosolygott,
kompjegyeket.

megvsrolta

nekik

*
6.) Folytatjuk
Szerk. Megj.: A tisztelt Olvask tallkozhatnak az
elbeszlsben llatokkal kapcsolatban az aki vonatkoz
nvmssal, amely helyesen ami lenne. Mivel itt az llatok
emberknt jnnek szmtsba N.B. a valsgban sajnos az
llatok sokkal emberibbek maguknl az embereknl! az r
ezrt l ezzel a nyelvtanilag helytelen nvmshasznlattal.

B. Tams-Tarr Melinda Ferrara (Olaszorszg)


DL-OLASZORSZGBAN BARANGOLTAM II.
(Jliusi tinapl 2007)

Jlius 9-n, szabadsgunk msodik napjn Casalini di


Cisterninban (az elz rszben csak Cisterninnak
emlegetett) a korn elklttt reggelit kveten Puglia
tartomnyi szabadsgunk msodik napjnak programja
Castellana cseppkbarlangjnak s Alberobellnak, a
trullk (trulli) fvrosnak megtekintse volt.

A Puglia tartomnyi Bari megyben tallhat Castellana


ezerves
vroska
290
m
tengerszint
feletti
magassgban Dl-Monopoli bels terletn elhelyezked karszt-medencben. A telepls termszetes

regeirl s feneketlen mlysgeirl mr a kzpkorban


olvashat egy 917-es jegyzi okiratban. A kzeli
barlangok a parasztoknak olajpogcsk s a felhasznlhatatlan trkly trol helye volt addig, amg Franco
Anelli speleolgus (ld. fent a barlangkutat emlkre
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

lltott mellszobrot, amely a barlang els termben


lthat) nem tartott helyszni szemlt, amelyet
kveten javasolta a barlang megnyitst a
nagykznsgnek. A fent emltett barlangkutat fedezte
fel 1938. janur 23-n a kutat munkja sorn,
amelyben annak a legendnak akart utnajrni, amely
azt lltotta, hogy itt egy feneketlen szakadk van.
A Castellana barlangrendszernek klnlegessge a
nagy mennyisg, rendkvl formagazdag cseppkkpzdmnyei. E napi meleg ellenslyozsaknt kimondottan jl esett a kt rs, sszesen hrom kilomteres
oda-visszastls az tlagosan 15 fokos barlangban.
Fnykpezni nem lehetett, csak az els teremben, s
mivel a megvilgts nem volt elegend, a vakus
felvtelek ppen ezrt egy kivtelvel sttebbek.
Sajnos gy a kattintsi lehetsg is lnyegesen
korltozottabb volt.
A kpeken lthat a felsznen fkkal s vdkorlttal
szeglyezett barlangreg, ahonnan szrmazik az
egyetlen felszni fny- s lgforrsa. A fentiekben
lthat regbl az albbi kzetre esik a fny, amely A
Test (La Grave) nevet viseli:

Hossz s szles lpcssor vezet le a barlangba.


thaladva a Fekete barlangon (grotta Nera) - amely
az itt megtapadt stt mikroorganizmusok miatt kapta a
nevt -, eljutunk az Emlkkvek kavernba (caverna
dei Monumenti), ahol hatalmas cseppkkpzdmnyeket lthatunk: olyanok, mintha szoborcsoportok
lennnek. Ezutn kvetkeznek az Angyalfolyos
(corridoio
dellAngelo),
a
Kis
jszolkaverna
(cavernetta
del
Presepe)
a
hres
Barlangok
Madonnjval, a Kgyfolyos (corridoio del
Serpente), az Oltr kaverna (caverna dellAltare),
amelynek vkony cseppk kpzdmnyei a gyertyhoz
hasonltanak. 500 m-re a Testtl nylik a Szakadk
kaverna (caverna del Precipizio), innen el lehet jutni a
450 m hossz Sivatag folyosra (corridoio del
Deserto) amely az j barlangokon (grotte Nuove) t a
Fehr kavernba torkollik. Ez utbbi a vilg
legcsillogbb barlangja, amelyet 1940-ben fedeztek fel:
70 mter mlyen van a fl felszntl, s az egszet
tiszta kristlyvirgzat bortja.
Ezzel vgetrt kiads barlangi stnk.
E fejezet befejezseknt mg megemltenm, hogy
Castellana terlete a nagyon hossz paleolitikumban
nomd vadszok bvhelye volt, de errl az idszakrl
kevs rgszeti lelet maradt rnk.
89

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Barlangi stnk utn ebd kzben megpihentnk.


Meleg szendvicset fogyasztottunk dtvel. Vgezvn
gyors ebdnk majszolsval, folytattuk utunk: irny
Albarobello, a trullk fvrosa! Alberobello nevvel
legelszr vekkel ezeltt, egy Los Angelesben l
honfitrsam megbzsbl vgzett csaldfakutats
sorn tallkoztam, s gy jutottam kpzeletben a
klnfle dokumentumok, jegyzknyvek olvassakor
ebbe a vrosba. Nem sokkal ez utn lttam az olasz
televziban egy dokumentumfilmet errl a teleplsrl,
s onnan szereztem tudomst az n. trullkrl (olaszul
trulli, egyes szmban trullo), amelyek lakhelyl
szolgl kr alak, kpos ptmnyek. Ez a szuggesztv
10655 llekszm, kis trull-fvros 428 m tengerszint
feletti magassgban, Bari megyben Mola di Bari s
Ostini kztt terl el:
A kzpontban stlva, minden trull hztulajdonosa trt
ajtkkal vrja a turistkat, ahol npmvszeti
trgyakat, tipikus helyi kulinris klnlegessgeket, bor
s getett szeszes ksztmnyeket is rulnak. Nhny
trullban laboratrimot is talltunk, ahol a tulajdonos az
rdekldknek elmagyarzta s bemutatta, hogyan is
ptettk s ptik ezeket az rdekes pleteket.

Trull formj S. Antonio (Szent Antal) templom klseje s az


oltra

A kvetkez napi program - jlius 10. - Ostuni, a


fehr vros megtekintse s frdzs volt. Brindisi
tartomnyhoz tartoz 33551 llekszm vros 218 m
tengerszint feletti magassgban a hegycscson terl el
ht dombot megnyergelve. Ezt a krnyket gazdagon
bortjk olvafk, szinte olvaerdk! Az pletek

Alberobello terlete ersen ki van tve a meteorvizek


erozv hatsnak mind a felsznen, mind a felszn alatt.
gy a mszkszikla-rtegezdsnek ksznheten
biztostott a krnyk ptanyaga.
A trtnelmi vroskzpontban koncentrldnak ezek a
klns, valszn iszlm ihlets trullk. Az ptmny
fhelyisge ngyzet alap, amit pszeudokupola bort.

90

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

mszfehrek. Hengerbstys kzpkori vrfal veszi


krl, szk kanyargs utck, lpcss siktorok, felfel
kapaszkod rkdok, jellemzik.
Katedrlist a XV. szzad vgn ptettk, ks
gtikai homlokzattal. A XIX. szzadban mdostottk a
belsejt:

Ebben a vrosban is az emberi er vgs hatrig


gyalogoltunk fl-le a lpcss siktorokban, vagy a jrda
nlkli szk utckban, de nem nzeldhettnk ezen
utbbiak esetben nyugodtan, mert minden pillanatban
hirtelen hol itt, hol ott bukkantak el a gpkocsik.

Meglep gyorsasggal haladtak el mellettnk a szk


mret ellenre is. Ilyenkor szinte a hzak falaihoz
kellett lapulnunk, hogy elhaladhassanak mellettnk.
me nhny felvtel errl a vrosrl is, stljanak
velnk, kedves Olvask, van min legeltetnnk
szemnket:

Fotk B. Tams-Tarr Melinda

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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Fotk B. Tams-Tarr Melinda

Ezzel be is fejeztk Ostuniban a vrosnzst, jl


elfradtunk. Kirdemeltk a dlutni frdst, gy htunk
mgtt hagyvn a fehr vrost Macchia Mediterranea
ldn llapodtunk meg, hogy kipihenjk a naphosszat
tart gyaloglsi fradalmainkat s megmrtzzunk
felfrissts cljbl a pugliai tenger vzben. Kis
homokos, dnkkel vdett parton breltnk egy plmanapernyt, ami alatt hsltnk.
me a frjem ltal kattintott kpek a kiszemelt
strandunkrl:

92

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Itt csak a kpek egy rszt publikljuk. Forrs s teljes, sznes


kpes tinapl:
http://www.osservatorioletterario.net/barangolas2.pdf
2.) Folyt. Kv.

B. Tams-Tarr Melinda

ESSZ
B. Tams-Tarr Melinda Ferrara (Olaszorszg)
RGMLT MAGYAR NYOMOK ITLIBAN I.

A strandols utn visszatrtnk szllsunkra.


Zuhanyozs utn, este fl tzkor lementnk a szokott
ttermnkbe vacsorzni. Vacsora utn ez alkalommal
sem kellett egyiknket sem elringatni: ahogy fejnket a
prnnkra hajtottuk mr az lmok birodalmban
kalandoztunk.

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Az vezredes itliai magyar jelenltnek szmtalan


jelents helyszne s trgyi emlke tallhat a
legjelentsebb memlkektl a legeldugottabb falvakig
Itlia-szerte. Az olaszmagyar kapcsolatok kezdetei a
IX/X. szzadig nylnak vissza, s akkoriban mg
korntsem nevezhetk bartinak. A flsziget laki s az
ket rettegsben tart kalandoz magyarok ellensges
viszonya csak a keresztnysg felvtele utn vltozott
meg. A ksbbiekben gazdasgi, kulturlis s
nemegyszer dinasztikus kapcsolatok fztk egymshoz
a kt npet. Az itliai flsziget vonzereje a tanulni
vgyk szmra is igen nagy volt. A humanizmus s
renesznsz a magyar peregrinci fnykora volt
Itliban. Az albbiakban, a teljessgre trekeds
ignye nlkl jelzek nhny olaszorszgi magyar
nyomot, emlket.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

93

I. 1. Kalandoz eldeink, a legvadabb s


legkegyetlenebb np nyomai
Az eurpai mveltsg f forrsnak tekintett itliai
flsziget s a Krpt-medence fldrajzi kzelsge
kezdettl fogva szksgszeren magval hozta a npeik
kzt szvd sokrt kapcsolatokat. Dinasztikus
rdekek s egyhzpolitika, kereskedelmi clkitzsek s
tudsvgy, hatalmi trekvsek egyarnt alapul
szolgltak az llamkzi s egyni sszekttetsekhez.
Ezek a kapcsolatok nem voltak mindig zavartalanok: a
IX/X. Szzadi kalandoz magyarok els itliai
ltogatsai az itliai flsziget npeiben rmlt
ktsgbeesst keltettek, ugyangy, ahogy a magyar
vezet rtegek is ellensgesen fordultak az Itlibl jtt
idegen trnignylkkel. Az letmd, a felfogs s
temperamentum klnbzsge gyakran megnemrtst
s brlatot vltott ki a msik np fiaibl, de a nagy
szellemi ramlatok, a kzs eszmnyek s azonos
rdekek hidat emeltek a klcsns rokonszenv s
megbecsls fel s hazjuk trtnelmnek vlsgos
korszakaiban szvetsgess tettk a hasonl clokrt
harcol olaszokat s magyarokat. Azt mondjk, hogy a
magyarok Olaszorszgban otthon rzik magukat,
bartok kztt, s ugyangy a haznkat megltogat
olaszok is. Ez a klcsns szimptia valban az
vszzados, szoros kapcsolatoknak ksznhet. A kt
orszg npei kztti nzeteltrsek, ellensgeskedsek
nem krostottk komolyan a kt np kztt kialakult
bartsgot. Mint ahogy haznkban is vannak szobrok,
utcanevek, festmnyek amelyek az olasz kapcsolatokra
utalnak, ugyangy Olaszorszgban is szmtalan magyar
nyomra, emlkre lehet bukkanni. E hely nem alkalmas
minden egyes ilyen emlk lersra, gy csak arra
szortkozom, hogy tletszeren emeljek ki nhnyat s
esetleg folytatsokban ki lehet mg egszteni, hiszen
ebben az ororszgban a magyarorszgi nyomokkal
kapcsolatban a bsg zavarval lehet kszkdni.
Ki ne hallotta, vagy olvasta volna valahol a fohszt: A
magyarok nyilaitl ments meg, Uram minket! 898
szn mg sohasem ltott, Pannonibl jtt lovascsapat
ereszkedett le az Isonzo vlgyn a velencei sksgra, a
Drva, Szva s Murakz fell nylva dl fel, azon az
ton, amelyen az elmlt szzadokban mr eltte jrtak
a hunok, longobrdok s az avarok, hogy lerohanjk s
birtokukba vegyk a csbt kincseket gr fldet. Ez
az t, a rmaiak Via Postumija ezutn kalandoz
eldeink nevt kezdte viselni: Strada Ungarorum,
azaz a magyarok tja, ezzel Itlia lakinak
kitrlhetetlenl emlkezetbe vsve a korntsem
bks ltogatsait. Az els ltogatsaik nem voltak mg
tmad, zskmnyol jellegek, csak tjkozd.
Kalandoz eldeink csapatnak zme nem jutott el a
P-sksg gazdag s npes kzpontjaiig, de kikldtt
hrszerzitl hallhatott a rmai arnjval s hatalmas
katedrlisval dsztett Veronrl, a negyvenngy
templomval bszklkedhet Pavirl, a longobrd
kirlyok fvrosrl, s kelet fel az adriai lagnk apr
szigetein kintt, hatalmt s befolyst egyre messzebb
kiterjeszt velencei kztrsasgrl. Azt azonban mg
nem mrhettk fel az emberi civilizci alkotsaibl
elkprztatott s a knlkoz zskmnyra hez magyar
lovasok, hogy ez a virgz paradicsom milyen vlsggal
kzd, a hanyatlsnak milyen mlypontjra jutott, ahol
94

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

gyorsan perg esemnyek tartottk izgalomban Itlia


vrosainak s falvainak npt: a hatalomvltozsok
sorn nem egy fr feje hullott plfordulsaik
megtorlsaknt. A magyar lovasok csapata feltns
nlkl, ahogy rkezett, vissza is vonult krpt-medencei
hazjba, hiszen csekly ltszmukkal nem reztk
magukat elg ersnek, hogy tmadst indtsanak s
zskmnyt ejtsenek, de feldertsek eredmnyeknt
elhatroztk, hogy a kvetkez esztend tavaszn
megindtjk a hadjratot a mess gazdagsg fld
meghdtsra, hiszen gyors lovaikkal alig tznapnyi
jrsra voltak Itlia kapuitl, s egsz hadviselsk a
sebes helyvltoztatson alapult. Knny fegyverzetk,
jaik s kopjik nem neheztettk ket mozgsukban,
lelmket s csekly felszerelsket vezetklovakon
vittk magukkal. Liutprand cremonai pspk, a kor
krniksa lersa szerint 899 mrciusban mrhetetlen
s megszmllhatatlan sereggel a velencei sksgra
zdultak. Valjban mintegy tezer emberrl lehetett
sz, de megjelensk mgis szrny rmletet keltett a
bks lakossgban. Vad huj-huj harci kiltssal ksrt,
villmgyors rajtatseik, flelmetes, zord klsejk s a
keresztny
felfogs
az
Apokalipszis
lovasaival
azonostotta a barbr harcosokat, mint akiket Isten a
bnk fertjbe sllyedt emberisg megbntetsre
kldtt. Kalandoz eldeink valban nem voltak
kmletesek, hiszen szmbeli kisebbsgket csak a
rmletkelts bnt hatsval ellenslyozhattk. A
zskmnyols, ldkls nem ment ritkasgszmba a
rgi hadviselsben. A krniksok gy vltk, arcukat
azrt csftjk sebhelyek, mert a magyar anyk
jszltteik arct karddal felhasogatjk, hogy idejben
hozzszoktassk ket a fjdalmak elviselshez.
Hamarosan szrnyra kapott az a legenda is, hogy a
pogny harcosok lelt ellensgeik vrt isszk.

Bortvlt fej, varkocsos magyar harcos torzkpe a


kalandozsok idejbl (Kfaragvny egy XI-XII. szzadi
regensburgi vllkvn.)

A riadalommal, amit vratlan felbukkansuk okozott,


elrtk azt, hogy a fejvesztetten menekl lakossg
nem is gondolt ellenllsra, s szabad prdaknt
engedte t hzait s jszgait. Csak a fallal
megerstett vrosok s vrkastlyok nyjtottak
vdelmet, mert a magyarok nem rendelkeztek ostromra
alkalmas felszerelssel. De elg zskmnyra talltak a
vrosokon kvl is. A storlak magyaroknak az itliaiak
fejlett
letkrlmnyeik,
ltzete,
otthonaik
berendezse a sohasem lmodott fnyzst jelentette.
Klnsen csbtotta ket a templomok, kolostorok
dszes
felszerelse:
az
aranyozott
kelyhek,
ereklyetartk, a dszesen hmzett miseruhk, az ezst
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

gyertyatartk, amelyekkel taln krptolni akartk


magukat hajlkaik kezdetleges egyszersgrt.
924. mrcius 12-n tzcsvs nyilaikkal felgyjtottk
Pavit. Liutprand versben rktette meg a gazdag,
fnyes vros pusztulst.
Rodulfus tvollte idejn a magyarok dhe, Salardus
vezrlete alatt, egsz Itliban rezhetv vlt, annyira,
hogy Papia vrosnak falait snccal vettk krl, s
krs-krl lecvekelt straikbl llottk tjt azoknak,
akik onnt kijnni akartak. Ezek bneikkel szolgltak r,
hogy sem szembe nem szllhattak velk, sem
ajndkokkal meg nem vesztegethettk ket.
jra kibontakozott a nagy g borjbl a napfny
s a kos tja fel kzeltve a hegyre borult jgS htakart melegtve elolvasztgatja; Aeolus
Fktelenl liheg szeleit kibocstja magbl.
Ekkor a bsz magyarok hada rajtat a vroserdre
S tzbe bortja. A tz viharoknak a szrnyain indul
s flsztva magasra rohan s szanaszt harapdzik.
s nem elg, hogy a tzvsz lngja emszti a vrost,
Vgromlst kiablnak a minden irnybl eltrt
Gyors magyarok s lenyilazzk azt, kit a tz nem emszt meg.
g a szerencstlen, hajdan szp Papia vros!
Vulcanus is segtje a dl, vad viharoknak;
Dngeti karja a szentegyhz falait, mely alhull.
Szrnyet halnak anyk, fiaik s hajadon deli szzek
Szrny hallt lel az istenigt tant papi np, st
Mg vezetje, az istenes let fpap is elvsz,
Jnos a pspk, akit jnak nevezett az egsz np.
Hossz idn fikokba bezrt arany s kincs
Kint hever me, de hogy ne kerljn a vad idegenbe,
A hsgben elolvadt s aranyrba' patakzik.
g a szerencstlen, hajdan szp Papia vros!
Haj! milyen irtzatos volt ltni a szerte elml
Fnypatakot s a nagyok szeneslt torztestire nzni!
Nincs, aki mostan a zldszn jszpis, a srga topsz vagy
A gynyr ragyog zafrus s a berillus utn vgy.
Mg a zsivny szeme sem tapad ekkor a drga aranyra.
Nem tud a tiszta viz Ticinusrl elmeneklni
Egy hadi glya se, mert valamennyit a tz megemszt.
Porr lett a szegny, hajdan szp Papia vros.
(Liutprando: Antapodosis, III. 30., Kiadta Gombos Albin, Budapest,
1908. Jankovich Emil, Gombos Albin, Gal Lajos fordtsa.)

Kevesen menekltek meg a tzvszbl, s ezek


ellenlltak az ostromlknak, akik vgl gazdag
vltsgdj rn elvonultak. Bosszul hadjratukban
Rudolf nyomn Dl-Franciaorszgba, a Pireneusokig
hatoltak, s csak akkor fordultak vissza, mikor ez ers
haddal indult ellenk, s soraikat slyos jrvny
tizedelte meg. A Berengrral kttt egyezsget, amely
majdnem kt vtizedre biztostotta npt a magyarok
betrseitl, a csszr hirtelen, erszakos halla
szaktotta meg. Az uralkod, akirl a forrsok tbb
esetben fljegyzik, hogy elnz volt ellenfeleivel, ennek
a korabeli hatalmassgoknl merben szokatlan
jellemvonsnak ksznhette vesztt. Miutn az els
trnbitorlst megbocstotta III. Lajosnak, ez ismt
ellene tmadt; az rul Gilbert szabadulsa utn jra
Rudolf mell llt; vgl pedig Lambert, a veronai udvar
egyik fembere, akire rbizonyult, hogy sszeeskvst
szervezett Berengr ellen, kegyelmet nyerve, msnap
hajnalban, 924. prilis 7-n a gyantlan kirlyt a
templom kszbn gyilkolta meg.
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

A flszigeten uralkod anarchia, a folytonos bels


viszlyok, amelyek kptelenn tettk az itliaiakat a
kls tmadk elleni vdekezsre, j alapot
szolgltattak a magyar vezreknek - akiket mr nem
kttt a Berengrral fennllott megllapods -, hogy
jra Itlit szemeljk ki zskmnyol vllalkozsaik
clpontjul. 927-ben Toscanba trtek be, tzzel-vassal
puszttottak, fosztogattak s foglyokat ejtettek A
nehzfegyverzet nyugati katonasg hagyomnyos
harcmodora szerint egyenes vonalba fejldve, szembl
kzeltette meg az ellensget, s kzitusval vvta meg
az tkzetet, mg a magyarok - akiknek soraiban velk
szvetsges ms npekbl val fegyveresek is
kzdttek - gyors lovaikkal rajtatsszeren tmadtak,
sznlelt megfutamodsokkal vezetve flre az ellensget,
hogy azutn oldalrl csapjanak a nehezen mozg,
megzavarodott katonasgra. Csak a szsz Madarsz
Henriknek jutott vgre eszbe, hogy seregt az ellensg
hadi taktikja alkalmazsra kpezze ki, s gy sikerlt
933-ban Merseburgnl slyos veresget mrnie a
magyarokra.

Nyilaz magyar lovas az itliai kalandozsok idejbl.


Falfestmnyrszlet az aquileiai szkesegyhz altemplomban.
A korabeli, magyar harcos valsznleg leghitelesebb
brzolsa (Forrs: Magyarorszg trtnete kpekben,
Gondolat, Budapest 1985)

927-ben azonban a kalandozk mg hbortatlanul


juthattak el Toscanba, s szabad prdaknt dlhattk
vgig terlett. Jvetelk clja - ahogy egy Rma
krnyki
egyszer
szerzetes
bart
szzadvgi
krnikjbl kiderl a zskmnyolson tl katonai
segtsgnyjts
is
volt.
A
Provence-i
Hug
megvlasztst ellenz rmai arisztokrcia, ln a szp
s nagyravgy Marozia szentornvel, aki a toscanai
rgrfhoz ment felesgl, fegyveresen lpett fel a
koronzst kezdemnyez X. Jnos ppa s fivre,
Pter spoleti rgrf ellen, kizve ez utbbit Rmbl.
Pter a kzeli Orte vrosba meneklt, s -ahogy
Benedek bart kezdetleges latinsgval feljegyzi tstnt kvetet kldtt a magyarok nphez, hogy
jjjn, s vegye birtokba Itlit; ezek utn a magyarok
egsz npe bevonult Itliba. Velk Pter rgrf
bement Rma vrosba. A magyarok npe, miutn
kifosztotta egsz Toscant, s tzzel-vassal puszttotta,
sok embert az asszonyokkal egytt, s amit csak
kezbe kaphatott, elvitt, s mivel nem volt senki, aki
hatalmuknak ellenllhatott volna, maguktl elvonultak.
95

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

A rmaiak haragra gylva egy akarattal a laterni


palothoz siettek, s megltk Pter mrkit... Azutn a
magyarok Rma hatrban fosztogattak. Eszerint a
toscanai dls bossz is lehetett a Pterrel ellensges
prthoz tartoz Guido rgrf ellen. 942-ben a magyar
portyzk jra megjelentek Rma falainl, de ekkor a
rmaiak a laterni palota melletti kapun kirohanva,
harcba szlltak a tmadkkal, s br sok nemes esett
el, sikerlt visszaszortaniuk az ellensget. s a krniks
panaszosan felshajt a vgn: , jaj az itliai
embereknek! Mennyi csapst, mennyi puszttst vgzett
kztetek az idegen np! (Ld. Benedetto monaco di S. Andrea
del Soratte: Chronicon [Fonti per la Storia dItalia Scrittori se. XXI.), Roma, 1920.)]

A harmincas vekre a kalandoz csapatok tvonalai


meghosszabbodtak. Mr nemcsak a szomszdos nmet
terleteket s szak-Itlit kerestk fel, hanem
Franciaorszgba is eljutottak, s visszafel tba ejtettk
az olasz flszigetet is. gy 937-ben, burgundiai
ltogatsuk utn jra megjelentek Toscanban, s
tovbbmentek dlre, egszen Capuig. Dl-Olaszorszg
klnbz hercegsgeivel egytt a biznci csszrsg
fennhatsga alatt llt; ettl a korszaktl kezdve a
magyar vllalkozsok itliai tvonala erre a terletre
vezetett, mg szak-Itliban nincs tbb adat tovbbi
jelentsebb puszttsokrl. A forrsok szerint ugyan
tbbszr tvonultak Piemonton: 924-ben s 935-ben
Franciaorszgba menet, s 935-ben, 937-ben, 947-ben,
951-ben s 954-ben onnan visszafel. De harcokrl,
dlsokrl ekkor a dl-olasz forrsok beszlnek. A 937es esztendben a gazdag montecassini aptsg, a
Benedek-rendi szerzetesek anyahza mellett is
elhaladtak, s a kzelben letboroztak, hogy egyik
portyz klntmnyket bevrjk. Ezalatt alkura
kerlt sor a magyarok s az aptsg kzt, amelynek
birtokain
sok
fldmvest
fogsgba
ejtettek.
Montecassino vknyvei pontos jegyzket riznek a
vltsgdjul adott kincsekrl: szerepel kztk nagy
ezstlmpa lncokkal, ezstkelyhek s ezstkanalak,
tmjnfstl, hsz aranypnz, azonkvl gazdagon
hmzett miseruhk, oltrtertk, ostyatartk, tizenhat
sznyeg, hrom selyemprna, klnfle szvetek;
ltszik, hogy a szerzetesek a hzukban tallhat
mindenfajta rtket sszeszedtek, hogy kielgthessk
trgyal partnereik ignyeit. A magyarok vllalkozsa
vgl is rosszul ttt ki: a montecassini krnikar
feljegyzi, hogy megelgelve a puszttsokat, az
Abruzzk hegyi npei, a marsusok s pelignusok
Trasacco mellett egy hegyszorosban csapdt lltottak a
fosztogatknak, nagy rszket megltk, s elvettk
zskmnyukat.
Ellenllssal tallkoztak 942. vi ltogatsuk
alkalmval is: ekkor trtnt a Benedek bart emltette
meghisult tmads Rma ellen, majd tovbbi, szabin
fldre tett portyzsuk alatt jabb veresget
szenvedtek Rietinl, amelynek hercege csapataival
rjuk rontott s elzte ket.
Az vtizedek mlsval teht Itlia laki is
megvltoztattk magatartsukat az idegen behatolkkal
szemben: mr nem voltak tehetetlen, szenved alanyai
nyers erszakuknak, hanem megprbltak vdekezni,
ahogy tudtak: vrak, falak ptsvel s helyi ellenlls
szervezsvel, ha mr a kzponti hatalom nem volt
kpes oltalmukat biztostani. A mindenkori uralkodk,
96

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Berengr bevlt mdszert kvetve, ekkor is


clszerbbnek lttk a fegyveres harc helyett a bks
megalkuvst vlasztani. gy Hug kirly, mikor a
magyarok 943-ban jabb hadjratokat indtottak a
keleti csszrsg, Nmetorszg s Itlia fel,
megegyezst kttt velk: 10 vka ezstt fizetett,
hogy terlett megkmljk, s sikerlt rvennie ket,
hogy inkbb az Ibriai-flsziget gazdag szaracn
teleplsei ellen induljanak. Vezetket is adott melljk,
hogy odaksrjk ket; de mikor a csapatok a kopr
Cran-fennskra rtek, ahol napokig nem talltak ivvizet
s takarmnyt lovaiknak, azt hittk, szndkosan
flrevezettk ket, hogy elpusztuljanak: kemny
bosszt lltak ht kalauzaikon, s visszafordultak.
A zskmnyszerz hadjratokat ms, ellensges
orszgok fel irnytani szerencss kitnak bizonyult:
ezt a mdszert kvette Hug halla utn kiskor finak
gymja, majd utda: II. Berengr ivreai rgrf, I.
Berengr unokja, aki 947-ben Taksony vezr
seregnek ugyancsak 10 vka ezsttel adzott, s
elrte, hogy a magyarok jra Dl-Itlinak forduljanak:
ltogatsuk emlkt Otranto vrosa rizte meg, ahol
kifosztottk a bazilikt. Utols megjelensk olasz
fldn. 954-re tehet, de akkor csak tvonulsrl volt
sz.
A nyugati kalandozsoknak - t vtized alatt, 898 s
955 kztt nem kevesebbrl, mint harminchromrl
tudnak a forrsok - I. Qtt nmet-rmai csszr nagy
augsburgi gyzelme vetett vget 955-ben. Ettl kezdve
a flsziget lakossga is megszabadult az rks
rettegs nyomaszt rzstl. De a fl vszzadon t
meg-megismtld riadalom s ktsgbeess hven
tkrzdik a kortrs s a szzadvgi eurpai krniksok
feljegyzseiben, akik egymst mljk fell a barbrok
vadsgnak lersban, st mg egyes fennmaradt
oklevelekben is, ahol a magyarok lland jelzje a
legvadabb s legkegyetlenebb np. Ltogatsaik
kitrlhetetlen emlkt rzi szmos, a mai napig fenn
maradt szak-olasz helynv: gy Lngara, egy
Vicenzhoz tartoz kis telepls, vagy a Verona melletti
Ongarina. A magyarokrl kapta nevt a Gorizia krnyki
Vogarisca is, Bologna s Mantova egy-egy klvrost
pedig mg a 13. szzadban is Ungarinak hvtk. De
elfordultak Friuliban ppgy, mint Padova vagy
Bologna krnykn olyan elnevezsek is, mint Magyar
Gzl, Magyar Kikt, Magyarok Tbora, Pognyok
Hza, Magyar Part.
Toscana tartomny s Milano templomaiban kln
misket mutattak be a pognyok ellen, s Istenhez
knyrgtek, szntesse meg a pognyok dlst, amit
bneik bntetseknt bocstott rjuk. s a magyarok
ihlettk az olasz irodalom egyik legrgibb ismert verses
emlkt is, a modenai vrosfalak fegyveres rsgnek
dalt, amely bersgre inti az rszemeket, a vratlan
pogny tmads veszlyre figyelmeztetve:

h te, ki ezen falakat rzd,


Ne aludj, intelek, hanem lgy ber!

Eredetiben latinul:
O tu qui servas ista moenia,
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

noli dormire, moneo, sed vigila!

tekintettk, mint Attila, Isten ostora tmadsnak


egyenes folytatst.

Majd a vros vdszentjhez, Szent Geminianushoz


fohszkodik, akinek srja a rla elnevezett templomban
mr egyszer megmentette a vrost:
Most arra krnk, br rossz szolgid vagyunk
A magyarok nyilaitl ments meg minket!

I. 2. Itliai magyar emlkek a magyar llamalaptstl az Anjoukig


I. 2./1.

Eredetiben latinul:
Nunc te rogamus, licet servi pessimi,
ab Ungerorum nos defendas iaculis.
A dal hlaadssal zrul a vdszent oltalmrt:
A magyarok elvetemlt
npe vgl mr gyjtogat s mindenki
elveszti lakhelyt: de a szent
vinek falait megrzi
Eredetiben latinul:
Tandem urit Hungarorum
gens nefanda et cunctorum
loca perdit: sed suorum
Sanctus servat moenia.
(Monumenta Germaniae Historica. Poetae aevi Carolini. III, 703-6; La
letteratura italiana. Le origini, Milano, 1956, 246-249. *)

*A teljes latin szveg:

0 tu qui servas ista moenia,


noli dormire, moneo, sed vigila!
.
Fortis iuventus, virtus audax bellica,
vestra per muros audiatur carmina,
et sit in armis alterna vigilia,
ne fraus hostilis haec invadat moenia.
.......................................................
Coniessor Christi, pie Dei famule,
Geminiane, exorando supplica,
ut hoc flagellum, quod meremur miseri
celorum regis evadamus gratia.
Nam doctus eras Attile temporibus
portas pandendo liberare subditos.
Nunc te rogamus, licet servi pessimi,
ab Ungerorum nos defendas iaculis.
....................................................
Tandem urit Hungarorum
gens nefanda et cunctorum
loca perdit: sed suorum
Sanctus servat moenia.

A kvetkez vszzadok folyamn az eurpai npek


kzssgbe beilleszkedett magyarsgot msfle szlak
ktttk az olaszokhoz, s ezek elhalvnytottk pogny
eldei pusztt becsapsainak emlkt. Az olasz
kztudatban ppgy, mint a rgi trtnetrsban, a
kalandoz magyarok kpe sszemosdott a hunokval,
a kt npet azonostottk, s a magyar betrseket gy
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Az j vezred kszbn nagy vltozsok mentek


vgbe Eurpa szakkeleti hatrvidkn, amelyben nagy
vben, a dnoktl s lengyeleken t a magyarokig, j
nhny np hazjt talljuk. Most e terletsv lakin
volt a sor, hogy feudlis llamokba szervezdjenek s a
keresztny mvelds krbe lpjenek.
Magyarorszgon a trzsi trsadalom bomlsa, a
trsadalmi rtegek ellentteinek ersdse mr
korbban is a feudalizmushoz vezet utat egyengette. A
keresztny hit is kezdett visszhangra lelni, keleti s
nyugati vltozatban egyarnt. Az j fejedelmi hatalom
kiptsre mr Gza fejedelem (972-997) megtette az
els lpseket. A trtnelmi dnts keresztlvitele,
kierszakolsa, a magyar llam megalaptsa s egy j,
nagy peridus elkezdse azonban I. (Szent) Istvn
(997-1038) nagy uralkodi, llamfrfii egynisghez
fzdik.
A fiatal magyar llamnak nagy veszlyekkel kellett
megbirkznia. Az egyik kvlrl fenyegette, a nmet
feudlis csszrok rszrl,, akik mindent megtettek,
hogy a cseh, lengyel s magyar llamalakulatokat sorra
hatalmuk al szortsk. A msik bellrl, azon elemek
rszrl, akik a rgihez, a trzsi rendhez, a
pognysghoz ragaszkodtak. A kett kombinciibl
addtak, hogy Istvn kirly hallt kvet idk
kzdelmei. Orseolo Ptert, Istvn unokaccst s
utdjt (10-38-1041), akit a szolgarendekkel
sszefog Aba Smuel elztt, III. Henrik csszr, a
mnfi csata (1044) utn vazallusknt ltette vissza, de
t a Tiszntlrl elindul pogny lzads jra elsprte.
Ennek lett ldozata Gellrt pspk is, azon Duna fl
ugr hely oldaln, amely ma is a nevt viseli (1046). Az
Oroszorszgbl hazatr I. Endre (1046-1060)
azonban, mint trvnybl is kitnik, szembefordult a
pognysggal s Istvn mvt folytatta, mikzben III
Henrik mg kt zben is fegyverrel prblta
Magyarorszgot meghdtani, de hibba.
Krnikinkban minderrl sok regnyes rszlet
olvashat, gy tbbek kztt, Henrik dunai hajinak
meglkelsrl (1052), majd kirlyok s hercegek bels
viszlyrl Salamon (1063-1074) s I. Gza (10741077) idejn. Mindezen nehzsgek ellenre a magyar
feudlis llam a XI-XII. szzad forduljra, I. (Szent)
Lszl (1077-1095) s Knyves Klmn (1095-1116)
idejre megszilrdult. Erre vallott, egyebek kztt,
Horvtorszgnak dinasztikus ton, nll testknt, a
magyar koronhoz kapcsoldsa, valamint Klmn
trvnyeinek (1096) szmos intzkedse.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

97

Ettore Roesler Franz s G. B. Piranesi: a rmai S. Stefano


Rotondo templom (Rma, Rmai Mzeum, Piranesi: Rmai
rgisgek)

A Rmban l Triznya-Sznyi Zsuzsa tbbek kztt az


albbiakat rja Korunk 2000. decemberi szmban
Rma s a keresztny magyar kultra c. rsban:
[...] Az els magyarok, akik ezer vvel ezeltt Rmba
rkeztek, a keresztnysg legjabb orszga szmra
szent koront s ldst krtek. A francia szrmazs,
tuds II. Szilveszter ppa biztosan megrtette a
nemrg mg Eurpt fenyeget portyz lovas np
megtrsnek jelentsgt, s gy szlt hozzjuk: n
csak apostoli vagyok, a ti kirlytok valdi apostol.
Ezzel megnylt az t Magyarorszg keresztny
mveltsge fel. Az esemnyre latin nyelv
mrvnytbla emlkeztet a laterni bazilika jobb oldali
mellkhajjban.
Szent Istvn a Rmba rkez magyarok szmra
zarndokhzat s kis templomot emeltetett a Szent
Pterbazilika tszomszdsgban. A 18. szzadban,
amikor nagymret sekrestyt ptettek a bazilikhoz,
lebontottk a magyar zarndokhzat s a kis
templomot. Nyolc grnitoszlopt felhasznltk az j
ptkezshez: egyedl ezek maradtak meg Szent Istvn
si templombl. De a bazilika kls faln emlktbla
hirdeti, hogy egykor itt llt a magyarok szent kirlynak
temploma.
Sok ezer zarndok kztt az 1350. jubileumi vben
Nagy Lajos kirly is imdkozott itt, majd 1433-ban
Zsigmond magyar kirly a Via Flaminin vonult be
Rmba, ksretben Hunyadi Jnossal.
Ktszz v elteltvel ismt elkel magyar urak
lovascsapata
rkezett
Rmba
egy
dszhint
ksretben, amelyben maga Pzmny Pter esztergomi
98

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

rsek, bboros lt. A nagy jezsuita hitsznok egy


vilgtrtnelmileg fontos diplomciai kldetsben jtt a
pphoz, hogy a bcsi csszrral katolikus szvetsget
alaktson a francia befolys lekzdsre. A Vatiknban
nneplyesen fogadtk, de cljt nem tudta elrni.
Pzmny tantvnya, a klt Zrnyi Mikls ifj korban
jrt az rk Vrosban. VIII. Orbn ppnl is
tisztelgett, aki maga is rt verseket, s knyvt
odaajndkozta Zrnyinek, amelybe mintha a
szigetvri hs jvjt ltta volna , ezt rta be: A
btor sas nem klt flnk galambot.
Egy
1674-ben
megjelent
nagyszebeni
knyv
tanskodik egy korabeli ksmrki dik csodlatos rmai
kalandjrl. Igaz, nem igaz? A legenda szerint 1674ben nagyszombat napjn a Szent Pter-szkesegyhz
tornyban a sekrestys egy idegen ltzet, mly
lomba merlt ifjt tallt. Nagy nehezen felbresztette,
de a dik sehogy se rtette, hogy mi trtnt vele. Latin
nyelven elmondta, hogy Kopeczky Mihly a neve,
Ksmrkon tanult. Nagy vgya tmadt, hogy az rk
Vrost lssa, s mivel hallotta, hogy a harangok
hsvtkor Rmba replnek, elhatrozta, hogy a
haranggal egytt is tra kel. Felmszott a ksmrki
toronyba, s az reg harang belsejben szjjal a harang
tjhez ktzte magt. Hirtelen nagy rzkdst rzett,
elvesztette az eszmlett, s csak akkor nyerte vissza,
amikor Szent Pter
templomnak sekrestyse
flbresztette. Kopeczky esete risi feltnst keltett
Rmban a ppai krin is, ahol rdekldssel
hallgattk kalandos utazst. Az ifj nem is ment vissza
Ksmrkra, s lltlag Rmban nagy karriert futott
be.
Zrnyi utn a 18. szzadban is tallunk hres magyar
kltt Rmban: a jezsuita Faludi Ferencet, aki, mint
eltte ktszz vvel Lszai, a Szent Pter-bazilika
magyar gyntatja volt. tvi rmai tartzkodsa alatt
rta meg mveinek j rszt, amelyekben a haztl
tvol a legtisztbb magyar stlus mveljeknt alkotott
remekmvet.
A legnagyobb magyar, Szchenyi elszr 1814-ben
mint fiatal tiszt jrt Rmban, de a vros klasszikus
mveltsge, az kori romok s a mvszeti alkotsok
olyan hatssal voltak r, hogy lete sorn tbbszr trt
vissza, hosszabb tartzkodsra is.
Rgi
magyar
emlkek
fzdnek
az
egyik
legklnsebb si rmai templomhoz, a Santo Stefano
Rotondhoz, a Kerek Szent Istvnhoz. Nevt nem a mi
kirlyunktl, hanem Istvn vrtantl kapta. 1454-ben
V. Mikls ppa a krtemplomot a magyar plos rendnek

rpd-hzi Szt. Istvn templomnak s menedkhznak


homlokzata
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

adta a mellette lv kolostorral egytt. Itt laktak a


Szent Pter-bazilika magyar gyntati is. Az oltrt
Istvn s Lszl kirlynak szenteltk, de a plosok
szma a mohcsi vsz utn ritkulni kezdett. 1580-ban
XIII. Gergely, a naptrreforml ppa a Collegium
Germanicum-Hungaricumnak ajndkozta a templo-

A rmai S. Stefano Rotondo templom rszletei (D'Agincourt:


Mvszettrtnet)

mot. Azta is a jezsuita papnevel kollgium, ahol ma


is sok magyarorszgi s erdlyi ifj tanul.
Az tvenes vekben a Santo Stefano Rotondo
Mindszenty bboros cmtemploma volt, de a magyar
hercegprms, fogoly lvn, nem gondoskodhatott
bazilikjrl. A tet beomlssal fenyegetett, a falakrl
hullott a vakolat. Tilos felirat tbla fogadta az ide
vetd turistkat. [...]
Olaszorszgban tallhatk freskk szent kirlyainkrl
is. Szent Istvn kirlyunk freskja a Venturoli Kollgium
(ex Magyar Horvt Kollgium) refektriumban
tallhat:

Szent Istvn kirlyunk freskja (Forrs: Eurpai Utas)

Most nzzk az rpd-hzi kirlyok klpolitikjt a


magyar-olasz kapcsolatok tkrben, amelyekben
jelents szerepet jtszottak a kirlyi hzassgok.
Az rpdok klpolitikjnak a mindenkori
uralkodhzak mintjra kezdettl fogva dnt
fontossg tnyezje volt a csaldi sszekttetsek
ltestse ms orszgok hatalmon lv dinasztiival. A
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

kirlyi sarjak szletsktl kezdve engedelmes


eszkzeiv vltak a pusztn politikai szmtsbl sugallt
hzassgi kombinciknak; egyni rzseik ppgy
nem jtszottak szerepet, mint a trnrkls krdsben
a szemlyes rdem vagy rtermettsg a szletsi
eljogok vagy prtrdekek mellett.
Mr Gza fejedelem tudatosan alkalmazta ezt a
hatkony gyakorlatot npe beilleszkedst clz
trekvsei elmozdtsra, amikor Istvn fit II. Henrik
bajor herceg lenyval, a ksbbi II. (Szent) Henrik
nmet-rmai csszr hgval, Gizellval hzastotta
ssze, egyik lnyt pedig, aki a velencei krniks szerint
ppgy kitnt nemes elkelsgvel, mint megnyer
arcval s feddhetetlen hrvel, a tizennyolc ves
Orseolo Ott velencei doghoz adta felesgl.
A fiatal doge csaldjnak mr harmadik nemzedkt
kpviselte a tengeri kztrsasg legfbb mltsgban.
Nagyapja, a szentsg hrben ll I. Pter doge alig
ktvi uralkods utn lemondott, s szerzetesi
visszavonultsgban, egy pireneusi kolostorban tlttte
htralev lett; apja, II. Pter viszont kormnyzsnak
tizennyolc ve alatt jelentsen nvelte Velence
tekintlyt a nmet-rmai s a biznci csszrral kttt
elnys szerzdsekkel s vrosa fennhatsgnak
kiterjesztsvel Dalmcia egy rszre: volt az els a
velencei llamfk hossz sorban, aki a Dalmcia
hercege cmet viselte. Halla utn, 1009-ben fit,
Ottt vlasztottk utdul, mg msik fia, Orso gradi
ptrirka, a harmadik, Vitale pedig Torcello pspke
lett. Az Orseolk hatalmnak nvekedse azonban
ellenk fordtotta a fltkeny velencei patrciuscsaldokat s a gradi egyhzi mltsg megszerzsre
htoz aquileiai ptrirkt, aki Konrd nmet-rmai
csszr
tmogatst
lvezte.
A
prtharcok
viszontagsgai sorn a doge s csaldja ktszer
meneklt el, s ktszer hvtk vissza a trnra. De a
msodik alkalommal mr nem volt ideje visszatrni:
szmzetsben halt meg a rokon biznci csszr
udvarban, 1031-ben. zvegye s fia Istvn kirlynl
tallt menedket, aki ppen akkor vesztette el egyetlen
fit, Imre herceget.
Az ifj Orseolo Ptert a krlmnyek alakulsa
mintha elre kijellte volna a trnutdlsra. A
betegesked kirly sajt rokonsga pldjn is
knytelen volt tapasztalni, hogy gykeres jtsai mg
mindig makacs ellenllsba tkznek a magyarsg rgi
hagyomnyokhoz ragaszkod rtegeiben, s sajt
unokatestvre,
Vazul
hveinek
sszeeskvse
meggyzte arrl, hogy velencei unokaccsben
tallhatja meg letmve fennmaradsnak legjobb
biztostkt. Pter csaldi hagyomnyai, keresztny
nevelse, latin mveltsge s Velencben, majd
Bizncban szerzett tapasztalatai remnyt nyjtottak
arra, hogy kirlysgban nagybtyja clkitzseinek
folytatja lesz; ennek alkalma volt meggyzdni
hadvezri kpessgeirl, hatrozottsgrl s erlyrl
is, miutn kirlyi katonasga lre lltotta. A magyar
furak egy rsze azonban elgedetlenl fogadta az
rpd-hz frfitagjainak mellzst a trnrks
kijellsnl, s srelmesnek tallta a kirly
krnyezetben l, klfldrl jtt udvari emberek
befolyst. Ez a befolys Istvn halla utn mg
nvekedett, hiszen utdnak szksge volt a bels
prtrdekektl fggetlen s a trn rnykban l
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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tisztsgviselk s katonk, nmetek s olaszok


tmogatsra.
Ezek
sem
tudtk
azonban
megakadlyozni megbuktatst, amiben kzrejtszott
eldjtl merben klnbz, szabados letmdja,
lobbankonysga s akaratnak kmletlen rvnyestse - kt pspkt elmozdtott llsbl, mert nem
rtettek egyet rendelkezsvel -, valamint a nmet
birodalommal
hatrsrtsek
miatt
folytatott
szksgtelen hborskodsa, vgl pedig az zvegy
Gizella kirlyn srelmei, akit - taln hogy krosnak tlt
tlzott jtkonykodst megakadlyozza megfosztott
javaitl, s rizet al helyezett. Pter a fenyeget
helyzetben sgornl, Adalbert osztrk rgrfnl s III.
Henrik nmet csszrnl keresett menedket.
A helybe vlasztott Aba Smuelnek, Istvn kirly
sgornak
uralma
azonban
nem
kevesebb
elgedetlensget vltott ki; vgl mr az ellene fordult
furak kpviseli szorgalmaztk III. Henriknl Pter
visszahelyezst, s ez 1044-ben, Aba Smuel mnfi
veresge s halla utn meg is trtnt Szkesfehrvron, nnepi klssgek kztt.
A ksbbi magyar krnikk, amelyeknek szerzi a
Vazul
gbl
szrmaz
rpd-hzi
uralkodk
krnyezethez tartoztak, gy Kzai Simon Gestja s
ennek 14. szzadi folytatsa stt sznekben festik le
Pter szerept, rtheten arra trekedve, hogy a
bukst ksr tragikus esemnyekre elfogadhat
magyarzatot talljanak. Miutn Pter kirly lett - rtk
-, minden kirlyi jakaratot levetkztt, s nmet
dhvel vadulva Magyarorszg nemeseit megvetette, az
orszg javait kevly szemmel s telhetetlen szvvel falta
a fenevadak mdjra ordt nmetekkel s fecske
mdra cscsog olaszokkal. A kirly lvhajhsz
krnyezete erszakoskodsaival is felingerelte az
embereket: Azon idben - folytatja a krniks - senki
biztos nem lehetett felesge tisztasga,
lenya s hga szzessge fell a kirly testreinek
tmadsai miatt, kik bntetlenl erszakoskodtak vala.
[Chronici Hungarici compositio saec. XIV. Scriptore Rerum
Hungaricarum tempore ducu, regumque stirpis Arpadianae
gestarum. I. Budapest, 1937. 323 old.]
Az elfogulatlanabb szemllet klnbsget tesz a fiatal
Orseolo uralkodsnak els s msodik korszaka kzt,
s hibi mellett javra rja, hogy megbuktatsa eltt j
szndkkal
trekedett
nagybtyja
politikjnak
folytatsra.Nevhez fzdik a pcsi szkesegyhz
ptse s az budai kptalan megalaptsa; azt is
feljegyeztk rla, hogy az ellensgei ell menekl
Kzmr lengyel herceget nagylelken oltalmba
fogadta. Szmzetsnek keser tapasztalatai azonban
bizalmatlann tettk: visszatrse utn hatalma
fenntartsa rdekben idegen zsoldosainak fegyvereire
s a nmet csszr vdelmre tmaszkodott. Ezrt a
vdelemrt slyos rat kellett fizetnie: Henriknek j
alkalmul szolglt, hogy mint mr Lengyelorszgot s
Csehorszgot, a magyar kirlysgot is fennhatsga al
helyezze. 1045 mjusban, pnksd nnepn, a
fehrvri szkesegyhzban Pter orszga nagyjaival
hbri eskt tett a nmet csszr s ksrete eltt. Ez
az aktus megpecstelte sorst. A magyar elkelk nem
voltak hajlandk belenyugodni az orszg fltkenyen
rztt fggetlensgnek feladsba. Az idegenek elleni
gyllet mg jobban fellngolt, mikor a kirly, aki
nyomra jtt az elgedetlenek tervnek, hogy helybe
100

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Vazul szmztt fiait ltessk a magyar trnra, kemny


megtorlssal vlaszolt: az sszeeskvket rszben
kivgeztette, rszben a hagyomnyokhoz hven
megvakttatta, hogy egyszer s mindenkorra elrettentse
ellenfeleit a hasonl ksrletektl. De a terror ppen az
ellenkez hatst vltotta ki: az orszg nagy
szorongattatsban - a krniks szavai szerint - inkbb
a hallt vlasztotta volna, mint hogy ilyen nyomorultul
ljen. [Sriptores i.m. 337.old.] Mikor Vazul kt fia,
Endre s Levente fegyveres seregkkel tlptk a keleti
hatrt, Kelet-Magyarorszgon ellenllhatatlan ervel
lngolt fel a Vata vezette felkels a kirly idegen hvei
ellen s a fecske mdra cscsog olaszokat
ppgy nem kmlte a np pusztt haragja, mint a
gyllt
s
hatalmaskod
teutonokat.
Az
idegengyllettl tpllt mozgalom mr a Nyugatrl
behozott idegen vallst, a keresztnysget s a nyugati
mintj intzmnyeket, trvnyeket s szoksokat is
meg akarta semmisteni, hogy a pogny sk
hagyomnyaihoz visszatrjen: keresztnyirtsnak esett
ldozatul Budn Gellrt pspk is.
Pter sorsa is beteljesedett, mieltt mg Endrvel
szembekerlhetett volna. A dogk ivadka nem adta fel
rgtn a harcot. Igyekezett sszegyjteni fegyvereseit,
s trgyalni prblt ellenfeleivel. De mikor Endre kvete
katonival megksrelte foglyul ejteni, egy majorba
meneklt, s elkeseredett harcban hrom napig tartotta
magt, mg tmadinak, ksrett lelve, sikerlt
hatalmukba ejtenik. Megvaktva, sebeslten hurcoltk
Fehrvrra, ahol nem sokkal utbb belehalt srlseibe.
Pter tragikus vgvel egyidben az Orseolk
befolysos nemzetsge is letnt a trtnelem
sznpadrl. A kztrsasg polgrai nem trtk, hogy a
vlaszts tjn betltend dogei mltsg rkldv
vljk, s egyetlen csald sajttsa ki magnak. Ennek
megakadlyozsra ksbb, 1275-tl fogva a velencei
Nagytancs rendelete eskvel ktelezte a megvlasztott
llamft, hogy sem , sem fiai vagy unoki nem ktnek
hzassgot idegen nkkel a Tancs jvhagysa nlkl)
nehogy a valamelyik uralkodhzzal ltestett csaldi
kapcsolat
tmogatsul
szolglhasson
hatalmuk
llandstsra.
Az rpdok hzassgai itliai fejedelmi csaldokkal
viszont korntsem zrultak le a szerencstlenl
vgzdtt velencei rokonsggal. Knyves Klmn
Ruggero Altavilla szicliai uralkod lenyt, Busillt vette
felesgl, hogy a normann dinasztia kiterjedt rokoni
kapcsolatai rvn Biznchoz kzeledjk, de hzassguk
gyermektelen maradt. A szicliai kirlylny ksretben
Magyarorszgra rkezett lovagok ltal azonban a
tudomnyok irnt fogkony kirly rintkezsbe kerlt a
Dl-Itliban virgzsnak indul mveltsggel.
II. Endre, a tizennyolcadik rpd-hzi kirly testvre,
Margit, Bonifc monferrati rgrfhoz ment nl, aki
rszt vett a IV. keresztes hadjratban, amely
Jeruzslem helyett Konstantinpoly elfoglalsval
vgzdtt. A vllalkozs fvezrt, Balduin flandriai
grfot 1204-ben grg csszrr koronztk, a biznci
birodalom pedig rszeire bomlott. Bonifc s felesge
Makedniban ltestettek kirlysgot a biznci csszr
hbreseiknt, de uralmuk nem volt hossz let:
1221-ben, az j biznci uralkod gyengesgt
kihasznlva, Theodrosz Angelosz epeiroszi fejedelem
elfoglalta Makednit. Az zvegyen maradt Margit
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

anyakirlyn, mint annak idejn Orseolo Ott


zvegye,
Magyarorszgon,
testvrnl
tallt
menedket, fia, Demetrius pedig II. Frigyes szicliai
kirlyhoz meneklt. Endre a Szermsg kormnyzst
bzta nvrre, aki uralkodsa idejn minden befolyst
felhasznlta, hogy szmra a biznci koront
megszerezze.
II.
Endre
Meraniai
Gertrddal
kttt
els
hzassgbl hzassgbl t gyermeke kzl,Mria,
Bla, Erzsbet, a ksbbi szent (a szeretet nagy
szentje), IV. Lajos thringiai tartomnygrf felesgrl
(Srospatak, 1207Marburg, 1231. november 17.),
szmtalan olaszorszgi brzols tallhat.
A rgi Szent Erzsbet brzolsokon lthatjuk, hogy a
XIII. szzadban minden attributum, minden kls jel
nlkl jelentettk meg. Vannak olyan Erzsbetet
brzol kpmsaink is a XIII. szzadbl, amelyek
szentnket ftyollal s koronval, kezben knyvvel
brzoljk. Erzsbet megrtette az Evanglium igit s
lett is ehhez alaktotta. A kezben lv knyv a
bizonysg erre.
A
XIV.
szzadbeli
brzolsok
koldussal,
nyomorkkal, vagy blpoklossal jelentik meg t.
A XV. szzad mvszeinl egy olyan ednyt tart,
amelyben halak s kenyrkk tallhatk. Nha kors is
van a kezben. Ruhja gyakran nyomorsgos ezeken
az brzolsokon, amelyeken krhzi betegeket pol,
akikben maga Krisztus rejtzik.
Ksbbi idkben jelkpe a korona - gyakorta hrmas
korona is - amit a szent levesz a homlokrl. A hrmas
korona pedig a szzet, az anyt s az zvegyet
jelkpezi egyes magyarzatok szerint.
Erzsbetet idnknt gy is brzoljk, hogy templomot,
- tbbnyire a rla elnevezett marburgit - tart a kezben.
Csak jval ksbbi idkben brzoljk Erzsbetet
fejedelemnknt, harmadrendiknt, vagy amint pnzt
ad a szegnyeknek.
A nazarnus-nak nevezett
festcsoport a XIX. szzadban
kezdte meg a nmet mvszetben a rzsacsoda motvumnak, ennek a ksbbi
idkben Erzsbetre alkalmazott
legendnak
kpzmvszeti
megvalstst. Moritz von
Schwind egyik kpn rzskkal
brzolja Wartburg vrban
Szent Erzsbetet.

zottjainak, mikor sgorval, Henrikkel tallkozott.


Annak krdsre, hogy mit visz kosarban, Erzsbet
tartva attl, hogy esetleg megtilthatjk neki a
jtkonykodst,
gy
vlaszolt:
rzskat.
Mikor
megmutatta, a kenyerek helyett illatos rzsk voltak
kosarban. Isten nem akarta, hogy a szent asszony
hazudjon.
Ms trtnekben Erzsbet az apjval (3 vesen) vagy
frjvel tallkozik.
Erzsbet tisztelete a 13. szzadtl nagyon gyorsan
elterjedt egsz Eurpban. Egyms utn alakultak a
Szent Erzsbet-krhzak, templomok, kpolnk s
kolostorok. A Szentek, boldogok s tank c. olasz
honlapon az rpd-hzi Szent Erzsbet tbbfle
mvszi megjelentst lthatjuk.
nnept 1670-ben vettk fl a rmai naptrba
temetsnek napjra, november 19-re. Az 1969-es
naptrreform
alkalmval
nnept
visszatettk
november 17-re, hallnak napjra, Magyarorszgon
azonban maradt az eredeti napon.
Most, szletsnek 800. vforduljn a vilg minden
tjn, ahol tiszteletben tartjk az rpd-hzi szentet,
megemlkezseket, konferencikat, tartanak, belertve
a vallsos szertartsokat is.
Itliban is korn tmadt tisztelet az rpd-hzi Szent
Erzsbet irnt. Nagybtyja,
Berthold ptrirka ( 1251) alaptvnyt ltestett
nvnapjra. Templomokat s kolostorokat szentelt neki
Bologna (1234-ben) ld. lent: Finale di Emilia (Bo)
Szent Erzsbet temploma lthat -, Perugia (1338),

Firenze (1337). Rma pedig a Tizenkt Apostol


templomnak egyik kpolnjt. A npolyi Donna
Regina templomot Mria magyar kirlyn ( 1323)
alaptotta:

Magyarorszgi v.Tringiai Szt.


Erzsbet
Gherardo
Starnina
(Firenze, 1354 1403) olasz fest
munkja

Ennl azonban sokkal szeb-ben


s tallbban festette meg
ugyanott az irgalmassg ht
cselekedett.
Nem kerli el figyelmnket az sem, hogy Erzsbetet
tbbnyire rzskkal a ktnyben, kosarban brzoljk. Ennek eredete az a legenda, mely szerint frje
halla utn Erzsbet tovb-bra is gondoskodott a
szegnyekrl. Egy alkalom-mal kenyereket vitt gondoOSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Rma: Ara Coeli-templom Erzsbet-kpe (Forrs: j ember)

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

101

Santa Maria di Donna Regina

Falfestmnyei Szent Erzsbet letbl vett jeleneteket


brzolnak. Klnsen sok oltrt s kpet szenteltek
nevnek a ferences kolostorokban s templomokban.
Ms orszgokban is korn vlasztottk mr
vdszentt, mint pl. Granada (kolostor s templom),
Lille, Lyon, Lwen, Metz, Reims, Strassburg,
Valencienne, Winchester (1301-ben lteslt Erzsbetkollgium).
Most pedig me kt ms megjelentse:

Assisi: Santa Maria degli Angeli Bazilika fa dombormve


(Forrs: j ember)

Az elbb emltettem Mria npolyi magyar kirlynt.


II. Kroly, azaz Anjou (Snta) Kroly (1254 1309),
felesge, akitl tizenhrom gyermeke szletett. Frje
nevt Snta mellknvvel ksrve rizte meg a
hagyomny, de a fennmaradt feljegyzsek dicsrik
vonsai szpsgt, dlceg tartst, nyjas modort. A
francia udvari mveltsget hozta magval a dl-olasz
102

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

kirlysgba., ahol II. Frigyes az itliai tudomny s


irodalom legvirgzbb kzpontjt teremtette meg.
Mria hercegn, V. Istvn (1270-1272) legidsebb
lnya a npolyi kvetek s sajt udvara ksretben,
gazdag kelengyvel elltva, feldsztett hajn rkezett
Zrbl a dl-olasz kiktbe. Vele jtt tbbek kztt
Sixtus mester, esztergomi kanonok, a kldttsg
vezetje, s Kzai Simon, a Gesta Hungarorum szerzje,
akik elzleg mr tbbszr jrtak Itliban: Sixtus
rmai kvetknt, mg Kzai valsznleg olasz
egyetemek dikja is volt. Mria magyar krnyezett
ksbb is maga mellett tartotta. A forrsok megriztk
els udvarhlgynek, a hatalmas Csk nemzetsghez
tartoz zvegy gnesnek a nevt; hrom finak
gondozja egy va nev magyar n volt. lete ksbbi
korszakban is szerepeltek magyarok udvari emberei s
birtoknak intzi kztt. Elksrte Npolyba apja s
nagyapja udvari kplnja is, aki Andrea Ungaro nven
megrta latin nyelven Anjou I. Kroly gyzelmes
hborjnak trtnett Manfrd, II. Frigyes csszr fia
ellen. A spanyol hajhadtl elszenvedett veresg
kvetkeztben II. Kroly fogsgba esett, s ezzel Mria
letben is megkezddtt a megprbltatsok
korszaka. Nehz helyzetben mindent megmozgatott
frje kiszabadtsa rdeklben. Tbb mint ngy vig
tartott, amg Snta Kroly szabadon bocstst sikerlt
keresztlvinni: 1288 szn ltta viszont frjt Aix-enProvence-ban.. Hrom fia, Lajos, Rbert s Rajmond
Aragniai Alfonz tszai lettek, s csak 1296-ban kerltek
haza. A kirlyn fl vig, frje visszatrsig vitte az
orszg gyeit, a helyi krniksok kiemelik tapintatt s
igazsgossgt hivatala elltsban. Ezeket ksbb
kamatoztatta unokja magyar trnjnak biztostsban.
A folyton forrong magyarorszgi helyzet arra ksztette
az ids kirlynt, aki Npolybl lland figyelemmel
ksrte
rgi
hazja
esemnyeit,
hogy
ismt
Magyarorszgra utazzon eltte, 1308 prilisban a
ppai kldttsggel utazott Magyarorszgra - s
jelenltvel megprblja elsimtani az ellentteket
unokja s a kirlyi nkny ellen lzong frendek
kztt. 1309 ta zvegy kirlynt frjt harmadik
letben maradt fia, Rbert kvette a trnon. Az
anyakirlyn utols veit fleg a jtkonysgnak s
egyhzi ltestmnyek tmogat-snak szentelte. A
Npolyban
megfordul
magyarokat
kln
prtfogsban rszestette; feljegyeztk rla, hogy az
ott tanul Mikls aradi prpostrl betegsge alatt
gondoskodott. A npolyi np tisztelettel vette krl;
emlkt mig rzi a rla elnevezett S. Maria di Donna
Regina - a Kirlyn Asszony Szz Mria-temploma Npoly belvrosban. A 7. szzad vgrl szrmaz
eredeti pletet a mellette ll kolostorral az 1293-as
fldrengs elpuszttotta; Mria egy vtizedig tart
munklatokkal alapjaibl jra felpttette a templomot,
amely bels beosztsval plda nlkl ll az
egyhzi ptszetben: hajja kt emeletre volt osztva,
s ezek a szently fel nyitva lltak, hogy a szomszdos
kolostor apci fellrl, a tbbi templomltogattl
elvlasztva vehessenek rszt a szertartsokon. A
kirlyn kln hozatott nekelni tud apckat, hogy
kedves
templomban
a
hveket
karnekkkel
gynyrkdtessk. Sienbl behvott, Simone Martini s
Pietro Lorenzetti mvszethez kzel ll mesterek
dsztettk freskikkal az emeleti hajt; az Utols
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

tletet brzol kpsor alakjaiban a kirlyn


csaldjnak tagjait rktettk meg. Ott volt frjnek s
kt finak, a korn elhunyt Martell Krolynak s
Pternek korons alakja, a nk csoportjban pedig
anyja, nvre Erzsbet s nagynnje, rpd-hzi Szent
Margit, akinek kolostorban gyermekkora egy rszt
tlttte. De ott voltak az rpd-hzi kirlyn
nemzetsgnek kiemelked tagjai is: Szent Istvn,
Szent Lszl, s egy kpsor nagyapja szent let
testvrnek, tringiai Erzsbetnek lettrtnett
eleventett fel. A messzire szakadt magyar hercegn
gy akart maradand emlket lltani nagy mlt
csaldjnak az idegen orszgban, ahol lelte lett.

rpd-hzi Mria kirlyn , II.


(Anjou) Kroly felesg-nek
sremlke a npolyi S. Maria
di Donnaregina temp-lomban,
Tino da Camaiano alkotsa
(Forrs: Jszay Magda i.m.)

A templomot a 17.
szzadban lezrtk, az
apck
helyette
jat
pttettek. A 19. szzadban az pletnek ms
rendeltetse volt, a freskkat lefedtk, majd ksbb jra feltrtk. A II.
vilghbor
bombzsai
vgl betetztk az idk
rombolst;
azta
a
templom zrva maradt.
Srlt falai kzt rejti Mria
srjt is a dszes sremlkkel, amelyen Tino da Camaino
a kirlyn fekv alakjt faragta ki: az egyetlent,
amelyet korabeli szobrsz az rpd-hz egyik tagjrl
ksztett. A fekv anya szarkofgjnak oldalt szmos
gyermeknek figuri dsztik: kztk az is, akinek fit
szvs akarattal segtette hazja trnjra, hogy
trtnetben j, virgzbb korszak megindtsa legyen.

Felhasznlt irodalom:
Jszay Magda: Prhuzamok s keresztezdsek. A magyarolasz kapcsolatok trtnetbl; Gondolat, Budapest, 1982.
Magyar trtnelmi kronolgia az strtnettl 1970-ig,
Tanknyvkiad, Budapest, 1979.

Magyarorszg trtnete kpekben (Szerk. Kosry Domokos),


Gondolat, Budapest, 1985.
Elfride Kiel: A szeretet nagy szentje rpd-hzi Erzsbet
(Ford. Possonyi Lszl) Szent Istvn Trsulat, Budapest,
1970.
Triznya-Sznyi Zsuzsa: Rma s a keresztny magyar kultra
http://www.korunk.org/oldal.php?ev=2000&honap=12&cikk=3523

Lorio Banfi: Ricordi ungheresi in Italia, Editrice R. Accademia


dUngheria, Roma, MCMXLII-XX E. F., pp.2 06

Forrs, az eredeti, teljes, kpes cikk:


http://www.osservatorioletterario.net/italmagyarnyomok.pdf
1.) Folytatjuk

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

AZ ETRUSZKOKRL S RSUKRL - Valban


etruszk rs? Mit tudunk az etruszkokrl? - VI.
VI. 1. HERODOTOSZNAK IGAZA VOLT: AZ ETRUSZKOK
KZEL-KELETRL JTTEK

rtam mr arrl, hogy az etruszkok Kzel-Keletrl


rkezsnek hipotzist a ferrarai Tudomnyegyetem
biolgus
professzora,
Dr. Guido Barbujani
megersti. E DNS-vizsglatnak eredmnye szerint a
az
etruszkok
hasonlbbak
a
Fldkzi-tengeri
(mediterrni) trsg keleti partvidkn lkhz, s ezt
bizonytja az Anatoliban maradt trkkkel val
affinits, amely mg kis etruszk jellegre utal. De a
ferrarai professzor szerint nem szabad Itliba irnyul
tmeges npvndorlsra gondolni, csak bizonyos azon
npek migrciira, amelyek a kelet-mediterrn
npekkel biolgiailag mlyen kicserldtek.
Nhny szzadra volt szksg, hogy az etruszkok
elrjk civilizcijuk ragyog cscspontjt, ami Kr. e. a
VI.
szzadban
valsult
meg,
a
kartgiak
szvetsgeseiknt az egsz nyugati Mediterrnt
dominljk. Hagyatlsuk Kr. e. 500 krl kezddik a
Tarquiniak Rmbl val elzsvel s domniumuk Kr.
e. 200 kzepn r vget a rmaikkal val beolvadsukkal. Mint amilyen titokzatosan megjelentek,
ugyanolyan rejtlyessggel s hirtelen eltntek (v.. e
sorozat III. rszvel: 2006/2007. 53/54. sz. 67-73. lap [olaszul];
2007. 55/56. sz. 84-93. lap [magyarul: tbb cikkbl sszevont hoszszabb rs.])

gy a hipotzis bizonyossgg vlik nemcsak a mai


kutatink szmra, hanem a Kr. e. V. sz.-ban lt
Herodotosz szmra is, aki azt lltotta, hogy az
etruszkok tengeri ton Lidibl, Kis-zsia tartomnybl rkeztek, mint ahogy a folyiratunk 2007. 55/56.
szmban (magyarul ld. 57/58. sz.) is rtam. Teht a
genetika Herodotosznak ad igazat. Most menjnk
tovbb:
ezt a trtnelmi tnyt nemcsak a fent
emltett kutatsi eredmnyek tmasztjk al, hanem
egy msik kutats is, amelyet a torini Tudomnyegyetem kutatcsoportja vgzett Dr. Alberto
Piazza professzor vezetsvel az Arno s a Tiberisz
kztti terleten l leszrmazottak egy csoportjrl. A
professzor r a nizzai venknt megrendezett Az
c.
emberi
genetika
eurpai
trsadalma
kongresszuson (2007. jnius 16-19.) kutattrsaival
egytt rszletesen beszmolt az etruszkok eredetvel
kapcsolatos vizsglataikrl. Murlo s Volterra nhny
lakjnak Y kromoszmjt vizsgl, a Mediterrn
klnfle terletein lkvel val sszehasonlt
analzis sorn elbukkant nyomok alapjn bebizonyosodott, hogy Herodotosz terija az etruszkok anatliai
eredett illeten megalapozottnak tnik.
Ugyanis Trkorszg s Toscana terletn l
emberek genetikai mintinak sszehasonltsa sorn
megllaptottk, hogy azok egyezsei jelentkenyek. A
torini kutatk nhny volterrai (116 szemlyt vetettek
vizsglatok al), az elz cikkben emltett murli (86
szemly) s Casenta vlgyi (61 ember) lakk DNS-tl
indultak el. Mindegyik nkntes kisrleti alany
legalbb hrom genercin t l az emltett helysgekben s ezen terletek tipikus csaldnevt (vezetknevt) viselik. Ezek a kritriumok arra szolgltak,
hogy sikerljn az emigrci kizrsval kivlasztani
az n. Doc-etruszk leszrmazottakat. A kortrs etANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

103

ruszkok genetikai kdjt szembelltottk 1264


Toscnbl, szak-Itlibl, Dl-Balknrl, Szicilibl
s Szrdinibl, valamint Lemnosbl s Anatlibl
szrmaz s ott l egynekvel. A vizsglt gnek
alapjn kiderlt, hogy t ember gnje utal hitelesen
trkorszgi, lemnosi s anatoliai eredetre s egy
tipikus murli lakos gnje tkletesen megegyezett az
anatoliaikval. Nagyon gyenge genetikai megfelels
volt tapasztalhat a tirrni s ms itliai leszrmazottak kztt. Murlbl s Volterrbl szrmaz DNSmintaanyag magyarzta Piazza professzor - a
keleti npekkel sokkal tbb megegyezst mutat, mint
a flsziget ms lakival. Teht, gy az kutatsi
eredmnyk is altmasztja Herodotosz elmlett,
hitelestvn, hogy az etruszkok az si Lidibl rkeztek
Itliba. Hogy ebben 100 %-ban biztosak lehessnk,
ahhoz mg a torini kutatk kiterjesztik elemz
vizsglataikat Toscana ms vidkeire is. Megksrelnek
DNS-mintkat venni az eltemetett halottaktl is.
Emlkeztetem Olvasimat arra, hogy a ferrarai
Tudomnyegyetem kutat biolgusa, Dr. Guido
Barbujani professzor hrom vig kisrletezett 30
etruszk srbl vett DNS-mintatredkekkel. is az
etruszkok Anatolibl, vagy legalbbis a Fldkzitenger keleti partjarl val jvetelt llaptotta meg
(ld. e cikk elejt).
Teht Herodotosznak igaza volt! Igaza volt?! Az
ltala rt trtnelemben azt lltja, hogy egy tirrni
kirly vezette, Lidibl jv vndorlk ktttek ki a
dl-itliai partokon.
Itt most utalnk az elz cikkemben rtakra:
folyiratunk levelezje, Dr. Alinei Mario professzor r
az antropolgusra vonatkoz albbi hivatkozst teszi:
a
legutbbi
genetikai
kutatsi
eredmnyek
altmasztani ltszanak a magyar kulcsban val
olvass elmlett. 1.) a toszknok eltrnek ms
italiaiaktl s a trkkhz hasonlk (a torini
egyetemi Alberto Piazza kutatsai folyamatban
vannak); 2.) maguk az etruszkok szoros rokonsgot
mutatnak a trkkkel (v.. a ferrarai egyetemrl
Guido Barbujani 2004-es kutatsaival); 3.) a magyarok
az irniaiakhoz (valsznleg Kr. e. I. vezredi szktk
s osztek) s trkkhz (ld. a paviai egyetemrl
Rosalba Guglielmino folyamatban lv kutatsait)
hasonlk.
A mltban gy rtak a hatrbeli npektl oly
klnbz s sok vonatkozsban oly rett etruszkokrl: Etruszk volt az letrm, a lakomk lvezete,
a nk s szp fiatalok kedvelse, kegyetlen vagy
komikus sznpadjelenetek, gladitorkzdelmek, cirkusz
s bohzat, des s elmlked lustasg... De az
etruszkok lovagi hsk is voltak, kalandra s hrnvre
htoz egyni kzdk, mlysgesen klnbzk a
fegyelmezett s szfogad, rmai kpzs katonktl.
Mint ahogy az etruszk let a nevets s
kegyetlenkedsnek ellenttes feszltsgben, az rzkisg s a kaland kedvtelsben, szrakozott
hanyagsgban s hsi sikerben, nemklnben a lovag
s a dma szembenllsban zajlott: a n uralta a
frfit, otthont s rszt vett a kzletben. A ni vilgszemllet Etruriban mindentt kifejezsre jut....

104

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

VI.2. EGY TITOKZATOS NP HOLT[?] NYELVE: AZ


ETRUSZK
Benedekffy gnes fenti cm
knyve, 4 Pont Nyomda Kft.,
Eger 2007., 3. tdolgozott
kiads, 120 old.

E fejezet cmnek
Benedekffy
gnes
knyvcmt
klcsnztem
(harmadik
tdolgozott kiads, amelyrl a mlt v jnius 29-n
rtam egy elzetest az Elsz felhasznlsval a lapunk
magyar nyelv online fggelkben v. a
http://www.osservatorioletterario.net/benagetruszk.pdf
weboldalt s a mlt szmunk fggelkben egy
bvtett vltozatot.
A knyv szerzje az Elszban ezzel vezeti be
munkjt: A magyar strtnet trgyalsakor ltalban nem szoks kitrni az etruszkok kultrjnak
bemutatsra. St, ha a klfldi szakirodalmat lapozgatjuk, ott is az ll, hogy br a tudsok rengeteg
erfesztst tettek az etruszkok eredetnek kutatsra,
nyelvk megismersre, ez a kutatmunka igen csekly
kzzelfoghat eredmnnyel jrt. A hivatalos felfogs
szerint az etruszk ismeretlen eredet np, nyelve is
ismeretlen, holt nyelv. [...] A magyar tudsokat s
amatr kutatkat is rgta foglalkoztatta az etruszk
rejtly.
Az 1800-as vekben, amikor az iskolai tanknyvekben
azt tantottk, hogy a magyar np [...] a szktk
leszrmazottja s egy csoportjuk Itlia terletn keresett hazt. A szerz felteszi a krdst: Lehetsges-e
hogy ezek az itliai szktk voltak az etruszkok? A
nemzetkzi szakirodalomban etruszkoknak tartott
feliratok tbbsge felteheten a szktk nyelvn rdott,
s ezek a szvegek magyarul rthetk. E ktetben
felvzolt kutatsi eredmnyek rvilgtanak arra, hogy
az etruszk mveldst kialakt npessg egy rsze
mindenkpp a grgk ltal szkta nven nevezett nppel rokonsgban lltak.
A kutatn a kvetkez fejezeteket trgyalja: I.
RSZ: I. Az etruszk kultra sajtossgai, trbeli s
idbeli elhelyezkedse, II. Az etruszk np jellege, III.
Az etruszkok eredetnek rejtlye, III.1. Az eltntetett
nyomok, III.2. A rgiek reglik, III.2.1. Magyar
hagyomnyok, III.2.2. Latin s grg forrsok, III.3.
Egy klfldi vlemny az etruszkok magyar eredetvel
kapcsolatosan, IV. Az etruszkok nyelve s rsa, IV. 1.
Az etruszk nyelv besorolsnak nehzsgei, IV.2. A
hivatalosan elfogadott etruszk bc s eredete, IV.3. A
mdostott etruszk bc, IV.4. Az etruszk rs, II.
RSZ: II. 1. Borhimnuszok, ednyfeliratok, II.2. Karcolt
bronztkrk
feliratai,
II.3.
Srfeliratok,
II.4.
Szoborfeliratok, II.5. rsos tblk, lemezek, hosszabb
sszefgg szvegek.
Benedekffy gnes a sajt, mdostott etruszk bcjvel javasolja a szvegek magyarul olvasst, amelyek
eltrnek a korbbi, folyiratunkban publiklt olvasatoktl.
Most a szerz megjegyzseivel publiklok nhny
brt, amelyek valban elgondolkodtatnak.
Elszr is me Benedekffy gnes mdostott etruszk
bcje:
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Hivatalos olvasat: Mi zinaku larthuzale kuleniiesi.


Azaz: n csinlt Larthuza Kuleniiesinek.
Magyar olvasat:
MI CSIN K LAP: VeGY LE K LENYIESI
Azaz: Mit csinl, ki lop? Vegye le, ki lenyesi!

Hivatalos olvasat: Mini usile muluvanice, azaz:


Nekem Usile ajnlotta fel.
Magyar olvasat: MINyI SZI L ML VNyIGE
Azaz: Mennyi szi l: ml venyige.
A hivatalos vlemny szerint a bortermelst is a
grgktl tanultk az etruszkok, de lltlag k a
grgknl jobb bort ksztettek!
Az bc jel-hang prostst a mai magyar nyelv
fonetikjnak figyelembevtelvel ksztette el. Lthat, hogy az ikerhangokat (d-t, p-b stb.) sok esetben
ugyanaz a hang jelli. Az kori rsok esetben ez a
jelensg nem egyedlll: sem a hettita kprs, sem a
ciprusi rs nem tesz klnbsget a zngs s a
zngtlen mssalhangzk kztt.
2800-2500 v tvlatban lehetetlen rekonstrulni, az
egyes esetekben pontosan hogyan ejtettk az etruszkok
az adott bett.
Figyelmet rdemel az bcvel kapcsolatosan a szkelymagyar rovs ,,gy s az etruszk ,,gy s ,,cs jel s
hangzs azonossga, valamint a szkely-magyar rovs
,,r jelenlte az etruszk bcben szintn ,,r"
rtelemben, mely ilyen mdon a Benedekffy gnes ltal
tanulmnyozott bck kzl a szkely-magyar s az
etruszk bcn kvl egyikben sem tallhat meg.
A szerz megjellve a rovsrs s annak olvassi
szablyait amelyek ugyanazok, mint a szkelymagyar bemutatja a rovsrssal rt etruszk szvegek olvasatt figyelmeztetve arra, hogy a magnhanzk
nincsenek jellve, klnsen az e hangz.
me nhny plda (a nyilak az olvass irnyt jelzik):

Egy kupa belsejnek felirata, Spina


(Ferrara), Kr.e. V. sz.

Olvasata: B eL E. Azaz tltsk


jra a kupt!

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Vetuloniai kehely, Firenze, Museo Archeologico :

Magyar olvasat: N A G E M
E R IAL ILE
N I A L I _Tt. E M E
()M
E SZ N M E R T N
SZ I N M L
Nagy eme r: Jval,
ilyen jval jtt. Eme m
inna, (eszne, iszna) mert tn szne ml.
Minl elbb ki kell hrpinteni a bort a kehelybl, nehogy megpimpsodjon! A felirat a kehely belsejben,
a fenekn tallhat, bizonytkaknt annak, hogy az
etruszkok is a pohr fenekre nztek.

Vrsagyag hamulapt felirata, San Giovenale, Kr.e. VI.


szzad
tirat :

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

105

Hivatalos olvasat: Mi Larices Crepus, azaz: n Lrice


Crepu.
Magyar olvasat: I_M LTIK FeSzKeTEK S
Azaz: m, ltik fszketek is.
A szveget balrl jobbra kell olvasnunk, amerre a betk
nznek. Az I" s az M sszertt jelek.
A madarak alatt valban fszkk, azaz tojsaik lthatk.
Hamulaptrl van sz, a hamu nem ms, mint a tz
fszke.
A knyv vge fel tallhat a perugiai hatrk s a
pyrgi-i aranylemezek olvasata. Az els apropjbl
Bognr Erika s ms olasz kutatk javaslatai mellett
korbban utaltam Benedekffy gnes rtelmezsre,
olvasatra, amely teljesen eltrt az elzk
megoldstl. A pyrgi-i Aranylemezeket illeten is ez
az olvasat nyegesen eltr mind Bodnr Erika, mind
Massimo Pittau s mind Mario Alinei (ld. Osservatorio
Letterario
51/52. sz. olasz nyelv cikkt)
rtelmezstl:

Pyrgi-i Aranylemezek: A pyrgi-i A jel aranylemez s a


fnciai felirat aranylemez trsa

Benedekffy gnes azt lltja, hogy az etruszk szveg


alzatosabb hangvtel: a kirly nem azt hangslyozza
hogy mindent ptett, hanem az istensg, a kegyhely
s a rtus jelentsgt adja vissza a szveggel.
me az olvasata:
ITt A TEMIA IGAG HERAMASVA
FATEGE. UNIALASTaRES OEMIASA
MEG OVTA OEBARIEI FELIANASSAL.
KLFENIAS TRGE
MNISTAS OUVAS.
TAMEDESKA ILAKVE,
TLe ERASE NAG. eGI AVIL
GRVAR TESZI, AME IT
ALIE. ILAKVE ALSZASE
NAG. ATaRANEZ CSILlAGgAL
SZELEIT ALA GN AZ VERS
ITtN IM. HERAMVE AVIL ENIAGA
BL MAGVA.
106

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Ezt a tempolomot Heramas ajnlsra


ptk. Unival Astarte
miatta megvta avarjait e felajnlssal.
Halfnyes trdje
e memlk vst,
tmasszk fel e lakban,
(legyen) tle erssge nagy. Egy vig
krvrba teszi, amely itt
lla, s e lakban nyugodsa
nagy. taranyoz csillaggal,
szlltja al az gi parazsat m ide.
Hrom vig ptette Bl (F l) Magva.
A pyrgi-i etruszk aranylemezek kztt van egy B
jel is, mely terjedelmt tekintve rvidebb az A
lemeznl. [Nota: sajnlatos mdon a szerkesztsi
mveletek kvetkeztben ez a mondat trldtt az
eredeti olasz cikkbl] rdekessge az, hogy alrsknt
az utols sorban a kvetkez szerepel rajta: BL
MaGVA SaNUIA, azaz Bl magva senyje (SaNUIA
> SNI > SENIE):

Pirgi-i B jel etruszk nyelv aranylemez

Knai forrsok szerint a hun sanj, azaz seny


volt npnek szakrlis vezetje, legfbb brja, a kzigazgats vezetje, valamint katonai fparancsnoka.
Felttelezhet a knai forrsok alapjn, hogy uralkodi
szerepkrben jelents rszt foglalt el az ldozatok
bemutatsa az giek szmra, valamint a velk val
kapcsolattarts. Magt a sanjt g s Fld finak
tartottk. gy kerlhetett neve az istensgeknek sznt
aranylemezre.
Itt balra olvashat egy
halotti urna tetejre rtt
szveg,
Montepulcianbl, Kr. e. II-I. sz.-bl
val.
Hivatalos olvasat: Vel
tite meluta arnal.
Jelents: Vel Tite Melata, Arn, rthetbben
megkzeltleg: Vel Tite Melata, az Arnok kzl.
Magyar olvasat: FEL TTE MELTt ARNO ALI azaz:

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Feltette(tett), mellette Arno ll. Teht az elhunytat


felbocstottk sapjhoz.
Ebben a szvegben tetten rhet egy hangjellsi
sajtossg, valamint nhny szably, amelyrl sz van
a rovsrs szablyait trgyal fejezetben:
- A mai magyar nyelvben -vel jellt hangot itt ivel jelltk. Ezt az hangot a Czuczor-Fogarasi sztr
les e hangknt emlti, mely nmely legmagyarosabb
vidken is -vel cserltetik fel. A ketts mssalhangzt nem jelli (az ll szban).
Az etruszk feliratok arrl tanskodnak llaptja
meg Benedekffy gnes , hogy az etruszkok npnek
alkoti kztt ott talljuk a szabrokat (Sibari, suburi),
a hunokat (Uni, seny), az avarokat (Tarchum, oebar,
ktg avar sp: subulo, azaz spol), a szkelyeket
(Szikelia), a jszokat (filiszteusok), fellelhetk a kunok
nyomai (Kuma, kunbabk, kunhalmok).
E fejezet befejezseknt rdekessgknt me egykt kp:

Etruszk csonttart ednyek dsztsei Volterra krnykrl


(Kr. e. II. sz.). E mintavilgot ma teljes egszben a magyar
npmvszet rzi.
Elefntcsont Turul-faragvny az
etruszk hercegek hagyatkbl

Az smagyarok Turul madara


Forrs:
http://www.eshg.org/eshg2007/
http://www.camperweb.it/spigolature/etruschi.htm
http://www.centrostudilaruna.it/romualdiindoeuropei.html
Benedekffy gnes: Egy titokzatos np holt[?] nyelve: Az
Etruszk, 2007, 4 Pont Nyomda Kft, 2007 (ISBN: 978-96306-2636-1)
Sulla scrittura degli Etruschi Ma veramente una
scrittura etrusca? Cosa sappiamo degli Etruschi? VI,
Osservatorio Letterario NN. 59/60 nov.-dic./genn.-febb.
2007/2008, pp. 52-55.
Fordtotta, kiegsztette maga a cikkr B. Tams-Tarr Melinda

Michelangelo Naddeo
HONFOGLALS

A MAGYAROK HAZATRSE
A Honfoglals (a haza meghdtsa vagy visszatrs si magyar forrsok szerint) az eredetileg a
Krpt-medencben letelepedett magyar npcsoportok
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

hossz tjnak utols llomsa, melyet az i.e. els


vezred kezdettl az i.sz. els vezred vgig jrtak
be.
A Krpt-medencn kvl
Az i.e. III. vezred elejn a nomd harcos llattenyszt keltk Eurpba rkezsnek (az els eurpai urns
temetkezsi hely, a Balkn trsgben: i.e. 2700,
Hencken) hatsra risi npvndorls indult meg a
Krpt-medencbl s a Balknrl kzeli s tvoli
terletekre:

Kzp-Eurpba: az i.e. XVIII/XIVIX.


szzadban Ezelsdorfban (DE),
Shifferstadtban
(DE), Avantonban (FR), valamint azon az
ismeretlen helyen, ahol a Berlini Mzeumban
tallhat cscsos sveget talltk, a fpapok s
fpapnk aranybl kszlt cscsos fejdszt viseltek,
melyek metonikus naptrknt (19 ves naptr) is
hasznlatosak voltak. A nebrai (DE) korong alak
naptron tallhat arany (i.e. 1600) a Krptokbl,
Erdly terletrl szrmazik (E. Pernicka, Freibergi
Egyetem, DE). Segesvron (Erdly) pedig egy olyan
hogy az a legrgebbi eurpai naptr.

Az olaszorszgi Pugliba: valsznleg a


messapik Illribl vndoroltak oda az i.e. els
vezred elejn. Cscsos fejdszt viseltek (siponto-i
kvek) s a Daranthoa-nak, a lakossg fejedelmi
tancsnak a vezetse alatt lltak.

A Dzsungria krli terletekre: a Tarimmedencben l arsi npessg, ((az indoeurpai


tokhrok, Arsikantu, tokhr nyelven; Ohrsi a
knaiban), mely G. S. Lane (Chicago-i Egyetem,
USA) felttelezse szerint az i.e. els vezred elejn
rkezett egy Grgorszggal, Olaszorszggal s
Nmetorszggal
hatros
terletrl,
valamint
meghatrozatlan finnugor npcsoportok (feketetengeri npvndorls).
Ez a npvndorls
magyarzatul szolglhatna a magyar (G. S. Lane,
Mark Dickens) s ms eurpai nyelvek nyomaira a
tokhrban.

A galatiaiak (kiszsiai keltk) a legksbb


bevndorolt np, akik magukkal hoztk az Anya
Isten (Cibele) Anatliba.
Ezek a rszben keveredett magyar/kelta npcsoportok
kzs
kulturlis
jegyekkel
rendelkeztek
(matriarchizmus,
demokrcia,
egalitarianizmus,
animizmus), melyek semmi esetre sem kapcsoldnak
az indoeurpai kultrhoz, s amelyek ksbb Kzpzsiban jelennek majd meg.
Letelepeds Kzp-zsiban
Rgszeti kutatsok sorn (Pazirik, Altj, Oroszorszg
s Tarim-medence, Xin Jiang, Kna) V. szzadbl
szrmaz
kurgnokat
talltak,
melyekben
dolichocephal, azaz hosszfej, europoid, vrs s
szke haj emberek mmii voltak, akik:

az oroszorszgi finnugor npekkel genetikai


rokonsgban lltak (Orosz Tudomnyos Akadmia,
Novoszibirszk)

kultrjukat tekintve a keltkkal voltak rokonok


(V. H. Mair s J. P. Mallory)

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

107

nyelvszeti
szempontbl
a
magyarokkal
hozhatk kapcsolatba (G. S. Lane, M. Dickens).
Ms hasonl, gazdag kurgnokat talltak Kyzilben
(Tuva, Oroszorszg) (i.e. VI. sz., 22 kg aranybl kszlt
leletekkel) s Esikben (Kazahsztn), ahol egy smnamazon-hercegnt temettek el arany ruhban az i.e. V.
szzadban (J. W. Jay).
Az i.e. II. szzad s az i.sz. II. szzad kztt az szaki
selyemtvonal (a Tarim-medenctl Tanais-ig) mentn
l sszes npcsoportnak voltak kzs fenotipikus
vonsai (pl. Yan Shigu defincija szerint makk-szer
arcfelpts, azaz elreugr llkapocs s csapott
homlok), valamint kzs kulturlis sajtossgaik is
voltak, melyek jra megjelennek majd a Krptmedencben a honfoglals idejn.

Honfoglals
Miutn a rmaiak tengeri tvonalat nyitottak Kna fel
(Antonius csszr, i.sz. 166, Hou Han Shou Krnikk)
s miutn a knaiak felhagytak a selyemt keleti gnak
katonai felgyeletvel (Gan Su folyos) (A. Herrmann,
University Press, i.sz. IV. szzad), a kzp-zsiai npek
(jazigok, szrek, arsik, bolgrok, alnok, szarmatk, )
nyugat fel kezdek vndorolni s vgl elrtk a
Balknt s a Krpt-medenct.
Ugyanebben az idben szmos kulturlis s
antropolgiai jegy is rkezett Kzp-zsibl a Krptmedencbe. Pl.: a koponya megnyls, mely
valsznleg a yuechi/thogari nptl eredeztethet
(vrs haj, zld szem, europoid np, mely i.e. 160ban a Gan Su folyosn keresztl Baktriba s a Szogdfldre vndorolt, s akik ksbb megalaptottk a Kusn
Birodalmat, A. Herman), s amely elterjedt Kzpzsiban, ksbb az alnoknl s a szarmatknl a
Kaszpi-tengertl szakra, s vgl elrte a Krptmedenct (Mzsi temet, HU, J. Werner trkpe).
Genetikai kutatsok (J. McDonald) azt mutatjk, hogy
az R1a haplocsoportnak Kzp-zsiban, Kzp- s
Kelet-Eurpban, valamint a kt terletet sszekt
folyos mentn a legmagasabbak az rtkei. Ez a
folyos egybeesik az szaki selyemtvonallal, valamint
azzal az tvonallal, amelyet a magyarok ktszer is
megtettek: elszr Magyarorszgrl ki, majd pedig
vissza.
A magyarok ms (vissza nem tr) vndorlsai
A magyarok egyb vndorlsaik sorn elrhettk Linzit
(Shandong, szak-kelet Kna) s Yunnant (Dl-nyugat
Kna).
Egy genetikai kutats eredmnyeknt kiderlt, hogy az
si Linziek lltak genetikai szempontbl legkevsb
tvol a trkktl, az izlandiaktl s a finnektl. Egy
msik genetikai kutats pedig megerstette az elzt
azzal a felismerssel, hogy a Linzieknek s a Yunnan
npeknek voltak kzs vonsaik.
V. H Mair olyan europoid lovasokat brzol si
falfestmnyeket tallt Yunnanban, melyek szerepli
kzp-zsiai ruhzatot viseltek. A Yunnan krnykn
lv nagy terleten, mely nagyjbl a Dong Son
kulturlis terletnek felel meg (i.e. VIII. sz.), nem Han
kisebbsgi csoportok mg ma is hasznlnak cscsos
svegeket, nadrgokat s lbszrvdket, valamint
kzs animisztikus valls, Anya Isten, matriarktus,
108

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

demokrcia
s
egalitarianizmus
jellemzi
ket.
Lehetsges, hogy a linzi az a szke haj np volt, amely
a knai forrsok szerint hozzjrult kultrjval a knai
civilizcihoz, s miutn Qin meghdtotta ket,
Koreba, majd ksbb Japnba vndorolhattak. Az
ainuk elrtk Japnt kulturlis nyomokat hagyva maguk
utn az Amur vlgy mentn (Smithsonian Institution),
ami Buriatia (Oroszorszg) s Kyzil (Tuva, Oroszorszg)
irnyban helyezkedik el.
A magyar npvndorlk s kereskedk ltal elterjesztett kulturlis jegyek
A magyarok zsiba, majd vissza Eurpba trtn
vndorlsai rekonstrulhatk az ltaluk bejrt
helyeken hagyott kulturlis jegyek nyomn.

Kp alak fejdszek: Kzp-Eurpa (i.e. XVVIII. sz.), Olaszorszg (Messapi: siponto-i k, i.e.
VIII. sz.), Etrria (Haruspex fejfed); Ukrajna,
Kzp-zsia (Pokrovka, i.e. VIII-VI. sz.); Pazirik s
Esik (i.e. V-IV. sz.), valamint esetleg Kyzil, Tuva s
Korea. A ksbbiek sorn a kp alak fejdszek
ltalnosan
elterjedtt
vltak
az
szaki
selyemtvonal mentn l sszes npnl (szktk,
alnok, arsi, kusnok, prtusok, karakalpakstanok,
tanais), s vgl elrtk Mari El-t, Modrvt, Csuvasfldet s Magyarorszgot (vajon a maty s a
palc fejdsz a Honfoglals korban rkezett
Magyarorszgra, vagy mr korbban is ltezett
itt?). A cscsos fejdszek a mai napig a helyi
modern folklr rszt kpezik az albbi
terleteken: Karakalpakstan (zbekisztn), Kalash
(szke haj np, mely Pakisztn s Afganisztn
szaki
hatrvidkein
l),
Kazahsztn
(menyasszonyi
kalapok),
Tuva,
Burit-fld
(buriatok, akik Gan su-ba vndoroltak (Kna) Ewenki), Xin Jiang, Tuva, Gan Su, Yunnan (china
.com, Karakalpakstan.com).
Lehetsges, hogy a cscsos fejdszek mr az
skkorszaktl kezdve lteztek Eurpban (Kupolafej Anya Isten a Pigurini Mzeumban, Rma, IT)
s teljesen bizonyos, hogy tbb vezreddel
idszmtsunk eltt mr hasznlatosak voltak. A
kzp-keleti npek is hasznltk ket (sumrok, i.e.
XXIV. sz., asszrok, i.e. V. sz.). Ez a nagyfok
elterjedtsg nagyjbl megfelel a neandervlgyi
hatkrnek, illetve annak a terletnek, ahol az
indoeurpaiak rkezse eltt agglutinl nyelveket
beszltek. A chudes (egy finn np, mely a mai
eurpai Oroszorszg terletn lt) szintn hasznlt
kpos fejdszeket (ld. Olearius trkpt i.sz. 1539bl), br nehz megllaptani, hogy ez a
csuvasokkal rkezett, vagy pedig mr hasznltk
ott vezredeken t. Ugyanazok a npek, akik
cscsos svegeket hasznltak, nadrgot viseltek
(frfiak s nk egyarnt), valamint inget, vet,
lbszrvdt s puha csizmt (amint azt a
magyarok is tettk s az ainuk a mai napig is
teszik.

Medvekultusz: Az skkorszakban KzpEurpa lakosai szentelt medvekoponykat tartottak


barlangjaikban, amint azt az ainuk jelenleg is teszik
az otthonaikban. A medve lelknek tiszteletre
rendezett
hlaadsi
szertarts
s
annak

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

lebonyoltsa megdbbenten hasonl volt a


finneknl, a szibriaiaknl s az ainuknl.
A naturalista smnisztikus animizmus a mai
napig Tuva (RU) hivatalos vallsa, Dl-Szibrin
keresztlt terjedt el s a magyarokkal trt vissza
Eurpba.
Anya Isten kultusz: az eurpai skkorszak
s bronzkorszak ni szobrocski, a galatiaiak
(Cibele), Yunnan istenni, a magyar Babba Mria.
Matriarchizmus:
amazonok,
Kzp-zsia
hercegni, Korea Silla kirlysgnak hrom
kirlynje, Yamatai hat japn csszrnje, a mai
Yunnan nem Han npek, akik elkpeszten
emlkeztetetnek az egyik amazonra (pl. a Mosuo;
Orie Endo, Bankui University, Japn).
Demokrcia, egalitarianizmus s vlaszott
trzsfk: az etruszkoktl a pakisztni kalashokon
keresztl rpdig. Az rpd apjt, lmos kirlyt
megvlaszt fejedelmi tancs ln egy tltos llt, s
ez a tancs gy hatrozott, hogy a fldet egyenlen
kell sztosztani az emberek kztt (Stephan Sisa).
A Ting (a npet irnyt tancs) nem egy
indogermn intzmny volt. Soha nem ltezett
Nmetorszgban, kivve amikor Goebbels ezt a
nevet hasznlta a propagandjt meghallgatni
ktelezett fasisztk sszejveteleire. A Ting
Flaviaban (szak-Eurpa) s a magyarok ltal
bejrt utak mentn maradt fenn: Kokous, krjt,

Vee,

Thing,

Daranoa,

Witenagebot;

kirlyi

(Magyarorszg),
kuriltai (Monglia); qoriltay
(Baskria); khural (Burit-fld); khan kutermiak
(Turkesztn); Loya Jirga s Shura (Afganisztn);
Jestak-han (Kalash).
Temetkezsi szertartsok (az indoeurpai
halotthamvasztssal
ellenttben).
Kurgnokat,
srhalmokat, srdombokat s khalmokat talltak a
Franciaorszgbl (Vix, ahol egy szke hercegnt
temettek
el)
s
Finnorszgbl
(Unesco
vilgrksg) Altjba, Buriatiaba, Koreba s
Japnba vezet t mentn. Ezek a temetkezsi
helyek lovakat s kocsikat tartalmaztak.
Lovaskultra: a rajtats s a menekls
technikja
elterjedt
volt
a
matriarchlis
amazonoknl, a prtusoknl, az ainuknl (emishi)
s a magyaroknl Eurpba trtn rkezskkor.
A klnbz tetovlsok s dsztsek
motvumai olyan npeknl terjedtek el, mint pldul
a keltk, az szaki selyemtvonal mentn lak
npek, az ainuk s a bornei ibanzek.
ngyilkossg:
Torokhangon trtn nekls:
Mitolgia s zene: egy magyar trzs
vndorlsait rekonstrultk egy kzp-zsiai
trkpen (a University of Texas honlapja, Lendvai),
melyet szak-eurzsiai mitolgik s zenk
elemzse alapjn ksztettek el.
Fordtotta Haraszti Zsuzsa

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

HOGYAN LETTEK A KELETI FLAVIKBL MAGYAROK?


Azt a tmt, hogy Dszungria krnykn Kr.e. 500ban Pannoniciek (msok szerint keltk) ltek, mr
emltettk.

Viszont, hogy megrtsk, hogy a keleti flavikbl


ksbb miknt lettek magyarok, figyelembe kell
vennnk a pazyryki trsg fldrajzi helyzett, hiszen
gy a hunok, mint a trkk szllsterlete
szzadokon t ezen pazyryki trsggel volt hatros.
A hunok voltak azok, akik a Kr.e. els vezred derekn
elsknt a dzsungriai kapun/hgn tkeltek, azonban
a knaiak hamarosan kiszortottk ket. A knaiak a
xinkhiangi trsget egy hosszabb ideig (400 vig)
uraltk, de anlkl, hogy ezen a helysznen megtelepedtek volna: szmukra nzve nem volt fontos egy
ilyen (sivatagos) trsg, ket csupn a selyem tnak a
katonai erdk ltal val ellenrzse ksztette erre.
Azok az indiai hittrtk, (akik beszltk a tokri
nyelvet) ugyancsak ezt az utat hasznltk hitk
terjesztsre.
Nyugati irny vndorlsuk sorn a dzsungriai
hgkon ms npek is tkeltek, gymint a trkk s a
mongolok is. Viszont a mongolok csak a XIII. sz. ban
rkeztek oda, miutn a magyarok mr elkltztek
onnan.
A trksg is tkelt a dzsungriai kapukon s aztn
mg szzadokon t az n. -stan trsgben maradtak,
ott ahol mg ma is trkajk npek lnek. (Klns lett

a sorsa ennek a -stan sznak, amelyrl azt tartjk,


hogy indo-irni eredet- [megint csak s ismt] m
ennek ellenre csupn a trk nyelv npek hasznljk)
Az Arsikanti volt taln az az egyedli nemzetsg, amely
legalbb 2000 ven t ezen tavakkal s hatalmas
hegyek koroni ltal vdett Tarim medenct lakta. Ez
alatt az id alatt, k hven megriztk a sajt nyelvket
s gnjeiket. Valszn, hogy bksen kijttek azokkal a
vendgekkel, akik arrafel vetdtek: a kucsai freskk
tansga szerint a knaiakkal igen j bartsgban
voltak, habr feltehet, hogy a knaiak a Lapnor
trsgtl dlebbre fekv vidkeken mr nemigen
ltek.
A tbbi vendgflk ltalban csak tmenben vetdtek
arra. Azok az arsikantuk, akik a Tarim-medencben
visszamaradtak az ujgurokkal sszekeveredtek. Ez
igazolja az ujgur betst (phenotype) az ujgurok s a
magyarok kztt lv genetikai rokonsgot s kulturlis hasonlatossgot.
Azon flaviknak, akik az szakabbra es intra Imaum
menti selyem utat ellenriztk, msknt alakult a sora:
nmely aln trzsek Atillhoz [N.d.R.: majd Attilaknt
109

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

nevezett] csatlakoztak, msok a vandlokhoz mentek t,

mg egyes trzsek Oszetiban telepedtek le. Nmely


flvi trzs Mezopotmiba vndorolt, mg a jszok Pannniba kltztek. Legtbbjk a kktrksgbe
beolvadvn hozzjrult a trksg s a kzp-zsiai
trsghez tartoz eurpai genetikai alapbzis
feltltshez!
Egyes aln trzsek (a kaukzusi Jasin) 1272-ben Kublai
kn tatr hordjhoz szegdtek, mikor is a mongolok az
n. Jasin grdt (10 000 lhtast), mint katonai
klntmnyt megszerveztk. (Knai forrsok szerint, a
knai csapatoknak ezen jasin jsz harcktelkek ellen
kellett harcolniok!)
Idvel az indo-germnistk majdnem, hogy az egsz
flavi npsget besoroltk a sajt indo-germn
vilgmindensgkbe! A magyarokat nem, akik nagy
hirtelen feltntek az ukrajnai sztyeppken. k mg
mindig a rgies finnugor nyelvjrst beszltk, mg
akkor is ha azt a trkkel avagy knai szavakkal
kevertk.
Nhny ugor trzs a mai Ukrajnban szvetsgre
lpett, ott ahol a 200.000 nyilas lovas arsi (a nyugati
trtnszek szerint), vagy pedig az 188.000 fnyi
wusonok leszrmazottai (a knaiak szerint) felteheten
ugyancsak megrkeztek. Ez a konfederci a
kzpkorban a Dnyeper s a Volga kztt elterl
trsget uralta. Valsznleg ebben a trsgben mg
trkfajta npek is ltek, akik ksbb csuvas fldn
telepedtek le, amely Mario Alinei s Kiszely Istvn
vlemnye szerint kzs kulturlis hatst mutat.
s miutn felkszltek..... aztn trtnt a Honvisszafoglals!
Azon fell bszkk lvn a sajt lovas s keresked
civilizcijukra a magyarok mindig vonakodtak az
elindoeuropaizldstl!
A magyar lovassg a hirtelen rajtacsps s a sznlelt
meghtrls harci taktiknak ksznhette nevnek
flelmetes hrt. (Kzp-zsiai harcmodor.)
A lovassguk Eurpt Spanyolorszgtl egszen Dniig
bekalandozta. Viszont mindig visszatrtek a hazai
pusztkra!
Ezek a trtnelmi adatok megegyeznek Kiszely Istvn
The Hungarian Old Country c. munkjban felsorolt
genetikai, nyelvszeti, trtneti, rgszeti, embertani,
vallshagyomnyi s kulturlis bizonytkaival.
Aki tisztn felismerte a magyarsg kzp-zsiai
eredett, viszont mindezltal nem kttte ssze a
pazyrykival.
Akad mg itt nhny bizonytk (igaz, taln nem ppen
a legfontosabb, amelyet knyvben Kiszely felsorol!)
A magyarsgnl egyes genetikai markereknek (jelzk)
frekvencilis elfordulsa a kzp-zsiai npekhez
hasonlt, s nem az eurpaiakhoz: a vrtpus, a Gmmarkerek, a lactose intolerancia s a mongol folt. (A

magyar gyermekeknl magas szzalkban elfordul


mongol folt nem mongol keveredsre utal: mivel ez a
mongol folt egy olyan jellemz genetikai sajtossg,
amely csupn az egyik szl ltal rkldik t.)
Az astani temetkben (Gaocsang, Xinkiang, Kna) feltrt
leletek s a magyar temetkben tallt maradvnyok
kztt phenetikai hasonlatossg mutatkozik.
A magyar gazdlkods s az llattenysztssel
kapcsolatos lexis (szkszlet) hasonlt a trkhz. (V.
Gyulai Ferenc.)
110

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

A magyaroknl meghonosodott gymlcsfajtk,


gymint a barack, grgdinnye, cseresznye, alma
Kzp-zsibl s Knbl eredt1. (Alma kazakul =alma,

Alma ata, Kazaksztn fvrosa, jelentse alma atya,


viszont az kori matrirklis trsadalomban alma
anyt jelentett. A genetikai kutatsok azt igazoljk,
hogy az almt kelet Kazaksztnban honostottk meg
elszr. (Malus sieversii). Az atya = apa s az alma =
alma ugyancsak magyar redet sz.
A kelta ailm szt fenyfnak fordtjk, de ez az
etimolgia ppen olyan krdses dolog mint a cerit
sznak az etimolgija, amelynek viszont almafa
rtelmet adnak.)
A magyarok Eurpba hoztk a ktpp tevt
(Camelus Bactrianus), amely egszen a XII. sz. -ig
ltezett. Ugyancsak magukkal hoztak egy tibeti
kutyafajtt. A magyar nk egszen a XIII. sz.-ig mg
hossz nadrgot hordtak. (A fiatal trk lnyoknak

egszen a 196O-as vekig nem volt megengedve a


miniszoknya viselete, hacsak nem akkor, ha a szoksos
hossz trk nadrgot nem viseltk alatta. Abban az
idben a trk nk knickerbocker viseletet hordtak,
hasonlan mint a XIX sz.-ban a Berber Igaunen
trzsbeliek, amelyet az arabok zvavnak hvtak, innen
eredt a pantaloni alla zvava, ezek az n. zvava
katonk Olaszorszgban a francia csapatok oldaln
harcoltak.)
Magyarorszgon rgen mind a kt nem olyan
alsnemt hordott, amelyet Eurpban akkor mg nem
viseltek, s ahogy azt egy magyar parlamenti kpvisel
szavbl hallottuk, ezek a knickerek selyembl
kszltek.
A magyar turul legenda a kzp-zsiai legendkra
hasonlt. Van olyan magyar kulturhagyomny is, mely a
kzp-zsiai legendkkal kzs eredetre vall: pl. a
menyasszonyszktets vagy lenyrabls. Ez a
kirgizeknl s egyes junan trzseknl mg manapsg is
szoksban van. gy a junan trzseknl pl. a frjrabls is
elfordul.
A vrszerzds.
Az istenanya kultuszt, melyet a Jomon s a kurgn
kultrban st az eurpai (eurpai) s az indoeurpaiak eltti Mediterrn kultrban is lttunk, mg
mindig megtalljuk a magyar Babba Mria
(keresztyn Madonna ) kultuszban.
(Az indo-eurpaiak eltti Anyaisten kultusz oly mly

nyomot hagyott maga utn Eurpban, hogy Johannes


Paulus Secundus Magnus az egsz lett a Madonnnak
szentelte, akihez a Szentrs [legalbb is az, amelyet a
steppici rmaiak kivlasztottak] eddig kevs figyelmet
szentelt!)
A temetkezsi szoksok: a kideszkzott srkamrs
temetkezs s a lovastemetkezs, melyeknek ltalnos
elfordulsa a Pannoniciekhez (mieltt azok elhagytk
volna Eurpt), a kurgn kultrhoz a pazyrykiekhez
gymint az si kzp- s kelet-knai Gan-su npek
szoksaihoz hasonlt.
A magyar srokban olyan gyermekjtkokat talltak,
melyek a kzp-zsiai srokban is elfordulnak. (Pl.
Tarliktagban.)
A tulipnos dszt motvumok (a tulipnt elszr a Gbi
sivatag
mentn
nvesztettk),
a
szkfs,
a
grntalms, a pvs, a spirlosok s a napjelkpek...

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

A npzenei hagyomnyban az tfoksg vagy


pentatonikus hangsor s az als kvintvlts, ismtlds
s az ereszked dallamszerkezet jellemz. (V. Kodly
Zoltn) A finn Kalevala npzene ugyancsak pentatonikus rendszer, quart s quint vlts, /ide tartozik/
Eurzsiban a trkomn (belertve a trkt), a
csuvast s az ujgurt, a keltt s a sktot, az
(indonziai) Gamelt, a japnt s a knai zent is. Igaz
a bennszltt amerikai, ausztrliai s afrikai npzene is
pentatonikus. A pentatonikus zene nem arkikus,
ahogy azt az Enciklopedia Britanica kzli: a rock s a
jazz zene ugyancsak pentatonikus jelleget mutat.
Viszont az indo-eurpai zene heptatnikus, gy
Indiban mint Eurpban ez fldnkn egy idegen
npnek a zenje.
Kedves magyar olvas, taln e knyv befejezse eltt
szeretnd megtudni kik voltak az seid? Megmondom
neked! Az seid azok kztt a npek kzt voltak, akik a
3-4. sz.-ban az szaki selyem t elhagysnak idejn
nyugat fel kezdtek vndorolni: vagyis az Arsikantu =
Arsi = Ar-shi = Aorsi = Haln = A-lan = Aln = Jen-tsai
= Jen-kai = Kang-csu = Szeres = Sziracsek =
Issidonok = Vusen-gek (a besenyk si neve) Jeh-cshi
= Jeh-zhi = Khi = Lin-tzu = Laidzsi = Lu = Cshu = Bai
= Ja = Ji = Tagari = Thogari = Tokaroi = Tokriak =
keleti flviak = Pazyryki = Arsi....
Ha taln szeretnl kihagyni egyet... igazad van,
esetleg a turfni s a kucsai monostorokban lv indoeurpai tokriakat. Mert ezeket mr nem tallod az
seid kztt, mivelhogy azok Buddhista szerzetesek
voltak!
n azt is bemutatom neked, hogy hogyan nztek ki!
(Ld. 48. tbla.) Azok b inget, puha brbl kszlt
csizmt, hegyes sveget b nadrgot, vet (tarsolyt) s

concertum, Tacitus, 17:1. Azon npeket, akik Kzps szak-Eurpban laktak, gy Tacitus, mint az
oroszok ltal germnoknak hivattak.) A nadrg viselete
teht nem a keltktl val, hanem a Pannoniciektl
szrmazott. Tinektek ugyancsak akadnak kelta, trk,
irni s termszetesen mg hun, avar s szlv
unokatestvreitek is.
Ms szval mondva, ha azt vesszk, akkor ti egy
tiszta eurpai genetikai bzisalappal rendelkeztek!
eltudsz-e kpzelni olyat, hogy mondjuk egy protoindoeurpai szrmazs ferjfi valaha elvegyen egy arsi
menyecskt, annak tudatban, hogy ksbb engedlyt
krjen majd arra tle, hogy lemehessen cigerettrt a
boltba?
Avagy pl. elkpzelhet-e az, hogy egy arsi hajadon egy
Han szrmazs legnyhez menjen frjhez s puszta
szvessgbl hossz nadrgjt levesse azrt, hogy a
frje tetszse szerint ltzzn?
Akr tetszik, akr nem, a legrgibb seid azok a
flaviak voltak, akik a rovsrst feltalltk, s akik az
indo-eurpaiak eltt mr Eurpban voltak.
Vlemnyem szerint, miutn az arsikantuk hazjukbl
az ugoroktl kiszorttattak, azok az sszes maradk
szke npsget, teht mindazokat, akik Turfntl a
Tanaiszig terjed selyem t mentn tanyztak, a sajt
hatskrkbe vontk.
Amikor pedig Ukrajnba rkeztek ott egy konfedercit
szerveztek s majd onnan Magyarorszgra mentek, ahol
elttk az arsik mr letelepedtek.
Felteheten Arsia volt az a hely, ahol a magyar nyelv s
a magyar genetikai bzis a 2000 ves tvolltk alatt
fennmaradt, amg Kzp-zsiban tartzkodtak: amely
akkor egy olyan magas hegylnccal krlvett terlet
volt, melynek bejratt egy szles tnak vize zrt el.

(Ugyanis 10.000 vvel ezeltt az egsz Tarimmedencben egy hatalmas nagy t volt s 2500 vvel
ezeltt a Lap Nor vize valsznleg mg elg
terjedelmes volt ahhoz, hogy elzrja az egsz medence
bejratt, amelyen keresztl csak csnakkal lehetett
kijutni.)
(A terjedelmes magyar puszta a magyarokat
valsznleg erre a Tarim vlgyre emlkeztette: amely
olyannak tnt nekik, mint egy tgas erdn belli
sksg, kzepn egy szles tval s hatalmas hegyekkel
krlzrva.)

satos palstot, kpenyeget viseltek. (A germnok a


Flavi-keltk mdjra palstot hordtak: sagum fibula
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Tovbb az arsiak trzsn bell hzasodtak,


endogmiban ltek, ha taln ppen nem is sajt
akaratukbl, hanem a szksgszersg folytn: mert
Tudom, hogy mindez egy kiss ktsgesnek s
meglehet, hogy idegennek hangzik! Ezrt bocsnatot
krek! Mindemellett szmunkra mg kt msik
eshetsg is grkezik a tiszta kp feltrsra.
De hogyha tbbet akarsz megtudni errl s biztosabb
szeretnl lenni benne, akkor krdezz meg egy indogermnista szakrtt, mert azok mindent jobban
tudnak, mint akrki ms, st mindig eltkltebbek
abban, amit k mondanak.
Azt is elrulom, hogy milyen kutatsi mdszereket
alkalmaznak: elszr is feltrjk mindazon npek
temetjt, akikrl ez idig szltam, aztn gondosan
megvizsgljk a leleteket s ha a tarsolyukban
ppensggel nem tallnak epherdt, hanem mondjuk
st s vodkt.... akkor azt biztosra veheted, hogy
azok a ti seitek lesznek.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

111

(Mert jl tudom azt, hogy a s s a vodka nem egy


magyar tallmny/sajtossg, hiszen nem felejtem el
mg lek, mikor is egy hivatalos gyben ppen
Miskolcon jrtam, s a helybeliek megtantottak arra
hogyan szoks magyar mdra sval inni a vodkt!!)

rapodvn knai selyem blzokat/ingeket s kelta


kpenyt viseltek, kedveltk az ephedrt. A knaiak ltal
ellenrztt selyem t mentn teleplseket ltestettek
(ld.: 50. bra).

Mindenesetreitt az a lnyeg, hogy vglis a magyaroknak van trtnelmk.


A MAGYAROK TRTNETE (lsd 49., 50. tbla.)

Kr.e 5. vezred: a flavi magyar npsg Vincban


Tordosban s az egsz Pannnia terletn telepes
mezgazdasgi ltformt folytatott, mr ismerte az
rst.
Kr.e. 4. vezred: a magyarok a Vinca trsgben
kereskedelemmel foglalkoztak. k azok, akik elsknt
agyagtblra rtak, gy dokumentltk az ruforgalmat s
kapcsolatot tartottak isteneikkel. Ksbb megosztvn
ezt a technolgit a sumr unokatestvreikkel, akik
hasonl ragoz nyelvet beszltek, viszont a steppico
fonmk hinyoztak.
Kr.e 3. vezred: a magyarok elkezdtk hasznlni az n.,
Vuark rsrendszert mikzben az urnamezs rjk a
Balknra rkeztek. Ekkor a magyar nyelv levlik a finn
nyelvjrstl s a Vinca kultrkr is megsznik.
Kr.e. 2. vezred: ennek az vezrednek kzepn a
steppicik megtanulnak rni s a Vuark bct kibvtik:
mindezeket ugyanis egy XIV. szzadbl rnk maradt
rshagyomny igazolja.
Ksbb a kibvlt pannonici rs kiterjedt gy a
grgkre, mint az etruszk Vuark-ra.
Kr.e. 1. vezred: az els vezred tjn a magyarok
kelta nyomsra (miknt a tbbiek) elvndoroltak, s id
mltval Dzungriban telepedtek le. A kelta technolgival egytt magukkal hoztk az Esik rovsrst is.
ppgy, mint ahogy azt a Vinca teleplskn tettk,
tovbb folytattk a kereskedelmet, aztn gy meggya112

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Az vezred msodik felben, a hunok ltal trtnt


zaklats miatt, bazrjaikkal egytt zsiba kltztek,
amely, mivelhogy hegyektl volt krlvve, egy
vdhetbb lakhelynek bizonyult. A Kr.e. 2. vszzad
kzepe tjn a knaiak a selyem t keleti szakaszt is a
felgyeletk al vontk, mire a magyarok ismt tra
keltek s Kr.e. 100 krl a Turris lapidaitl a Tanaiszig
tart trsget megszllvn a Selyem t szak-nyugati
szlt ellenriztk.
Kr. u. 1. vezred: mikor a rmai csszrsg hanyatlani
kezdett, azzal egytt az szaki selyem t menti
ruforgalom is lelassult.
84O-ben az ujgurok megtmadjk Arsit, mire az
arsik elhagyjk a Tarim-medenct s egyesltek a
selyem t mentn l flavi trzsekkel, akik ekkor
Ukrajnban a Tanaisz mentn tanyztak. Az egyedli
cselekv vagyonuk a teve volt (a korabeli szllt
eszkz) s a lovassguk, amellyel a selyem utat vdtk.
Ekkor elhatroztk, hogy szvetsget ktnek, s ezutn
rpd vezrlete alatt 895-ben Pannniba visszajttek.
A magyarok eurpai tartzkodsuknak a 2000.
jubileumt majd 2895-ben fogjk megnnepelni, mely
alkalommal hivatalosan is D.O.C. eurpaiaknak
ismerik el ket, pp gy mint ahogy napjainkban a
tokaji borukat!
Remlem akkor mg emlkeznek arra, hogy mit
mondtam nekik, /de/ n mr nem leszek ott (ki
tudja!?), viszont a knyvem az igen.

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Sajnos nagyobb rszben (a magyarok) akkor mr


knaiul beszlnek..., viszont tovbbra is magyarok
lesznek, mg akkor is ha egy nemzeti nnep alkalmval
vgre elhatrozzk, hogy ezutn pannonicieknek
nevezik magukat.
A tny:
Voltakppen az a terlet, amelyet George S. Lane a
Pontusz krnykrl a knai Xinkiangba elkltztt
npek lakhelynek kijellt, azonos azzal a hellyel,
amelynek Pannnia volt a kzpontja, s amelyet Mario
Alinei ugyanakkor a finn-ugorok ltal lakta trsggel
azonostott, mgpedig abban a korban s azt
megelzen, amikor az etruszkok ott ltek. Mrpedig ez
megfelel annak a trsgnek, ahol a trkok ltek a
maguk R1a genetikai sajtossgaikkal.
A pannonicik elvndorlsnak ideje (amit az indoeurpaiak a Kr. e.-i els vezredbe tesznek), azzal a
korral esik egybe, mikor is:
* a pannoniciek elhagytk Eurpt s Dzungriban
telepedtek le.
(Ugyanekkor az umrik s a messzapiak kirtettk a
Balknt.)
* Eurpban jobbrl balra rnak s etruszk szmjegyeket hasznlnak,
* a steppico fonmkat kiegsztettk a Vuarkkal,
* a pannonico nyelv (a magyar) hatrozottan elklnl
a finntl.
A pannonicik az si Vuark rst Eszikbe viszik
/magukkal/. A pazyrykik a kelta-pannonik npsgnek
azon leszrmazottai, akik a runkat s a Vinca
keresked szellemet magukkal hoztk s megnyitottk a
selyem utat miutn /abbl szpen/ meggazdagodtak,
Linziben, Junanban s Gan-suban megalaptottk az n.
knai teleplseket.
Mikor a knaiak a selyem t keleti szakaszt
ellenrzsk al vettk, akkor a pazyrykiek a knaiak
ltal srgetve (vagy taln azokkal egyrtelmen)
* a grgket kiszortottk Baktribl s Sogdibl,
* megalaptottk a Kusn birodalmat s az Alan-liai
kirlysgot,
* a selyem t szaki peremn pedig a gazdag Arsi,
Siraci s Aln kereskedk a Sr Darja, Arl-ttl a Kspis a Fekete-tengerig terjeden egy virgz teleplst
ltestettek.
A tengeri selyem t megnyitsa s a rmai csszrsg
hanyatlsa volt az indt oka annak, ami miatt az els
keleti flviak nyugatabbra hzdtak: vusengek,
bolgrok, jszok.....
A Tarim-medencnek az ujgurok ltal val elfoglalsa
az szaki selyem t sorst perdnten befolysolta, s
ezzel egytt a pazyrykieknek Pannniba trtnt
vndorlst is.
A tokri nyelv prakrit (eredet), ez egy olyan indoeurpai nyelv, amely szavakat, szvgzdseket s
nyelvtani sajtossgokat klcsnztt az Arsiabeli
finnugor nyelvet beszl arsikantuktl.
Azonban a Tarim-medencben l arsik, akik egy Flvi
nemzetsg, tovbbra is a pannonici szjrst hasznlta
a maga rgies, korltolt fonolgijval, amelybl a IX.
sz. folyamn a magyar nyelv szrmazott.

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

A magyarok Eurpban val visszatrsvel trtnt


egyidejleg:
* a Tarim medencnek az ujguroktl val megszllsa.
* az arsikantu nyelvnek s runknak Kzp-zsibl
trtnt eltnse,
* a magyar rovsrs feltnik Eurpban.
* a magyar nyelv elklnl a szibriai ugor nyelvektl.
Magnhangz kihagys az etruszk s a magyar rsban,
a kelta s az Arsikantu (szerintk Tokari) fonolgiban
hasonlsg mutatkozik; ugyancsak hasonl fonolgia s
ligaura hasznlat szlelhet az esik, zsiai, ja, kaganga
s a magyar rsban (ld. lsd a runa bck
trtnete.)... Mindez azt igazolja, hogy az zsiai s a
magyar rovsrs az esikbl szrmazik s ez meg a Flavi
runkbl, amely kvetkezetesen a Karpatik jelekbl
eredt.
A pazyryki (kultra) Kelta-Pannonik rksg.
A magyarsg kulturlis rksge Pazyryki.
A nemzetek sajtossgt jobban igazolja a kultrhats,
mintsem a hibs amatr genetikai hipotzis, vagy pedig
a tlerltetett nyelvteria.
Krem, ne trdjenek se a genetikai sem a
nyelvszeti bizonytkokkal... mert ezek mg teljesen
jdonslt tudomnygak, mondjuk gy hogy vudu
tudomnyok: ha esetleg hitelt adunk nekik, azok
eredmnyeivel a sajt terinkat altmaszthatjuk!
Mert a nyelvtudomny csak akkor lesz valdi tudomny
(teht kpes lesz kieszkzlni fggetlen ksrletekkel
szerzett vitathatatlan eredmnyeket), mikor olyan DVD
lemezre felvett proto-indo-eurpai beszdet fog majd
bemutatni, amelybl kpesek lesznk felismerni azokat
a fonetikai klnbsgeket, melyek a 20 klnbz
eurpai nyelvben elfordulnak.
Manapsg a genetilai kutats az az j tudomnyg,
amelynek ma a legnagyobb rtke van, de amikor a
genetikusok trtnelmet prblnak rni, akkor k nem
azt a foglalkozst zik, amelyet tanultak, vagy amirt
megfizetik ket. A rendelkezsnkre ll genetikai
fonmk ismerete s az emberre vonatkoz genetikai
adatok mg nem elegendk arra nzve, hogy azok
neknk az eldkrl hatrozott felvilgostst adjanak.

Az elkvetkez vek sorn mg nagyobb szm


sszetett rklstani jelz (polymorph marker) vlik
hozzfrhetv ... A vizsglt terletek szmnak
nvekedst tekintve, az fokozatosan cskkenti azon
helyek fontossgt, melyek sajtos fejldstrtnete belertve valsznleg a kivlasztdst is - statisztikai
szempontbl nzve eltr adatokat nyjt. ( Luikart et
alia)

Ezrt a kzeljvben (igen, a kzeljvben) kedvez


lehetsg nylik az eurpai kevereds erteljesebb
felbecslsre s a kevereds idejnek biztosabb
meghatrozsra. A jvben (helyes!) fontos lesz a
rszletes rgszeti (s trtnelmi, de nem nyelvszeti)
adatok felhasznlsa a npessg-minta sorn, gy a
feltevs bonyolultabb s egyben valsabb vlik.
(Helyes! Nem tudomnyos, de legalbb valsgh!)
(Barbujiani et alia)
Napjainkban az ausztrliai Queensland Egyetemen
megtalltk azt a gnjelzt, amely a szemnek sznt
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

113

meghatrozza. Az egszben csupn egy bet kpezi a


klnbsget.
El
tudod-e
kpzelni,
hogy
a
gnllomnyban egyltaln hny bet jelli a
klnbsget? Mondjuk, hogy 6.000.000.000 bet! Aztn
tudod-e azt, hogy eddig hny bet jelentsgnek
rejtlyt fedeztk eddig fel?
Sajnos a tudomny sohasem hajland arra, hogy
egynl tbb interpretcit ismerjen el, ezrt: Mg
mindig szksges dupla krdjelet tennem a
krdseimhez, azrt, hogy a vudutudomnyt jobban
felismerjk?
/vajon/ Mirt nem nznek ennek utna a finnugoristk?
Mindamellett vigyzat! A finnugoristk kztt mg indogermnistk is lappanganak. Ezek az indo-germanista
valls felkent papjai. Akik szakasztottan megvannak
arrl gyzdve, hogy manapsg Eurpban jobb lenne
az, ha a flviknak csak egyfle etimolgijuk lenne (az

mindegy ha rossz! Valjban a legvsbb etimolgia


felteheten mg indo-eurpai eltti. Ld. a kvetkez
munkmat), kzs lvn az indo-germnnal ( gy mint
pld.: a germn katila, amely egy latin klcsn sz, ez a
finnben kattiala lett, a magyarban viszont katlan, s
ennek szrmazka lett a katilla, vagyis a germn Kessel
s innen az angol kettle ...etc.) mintinkbb az, hogy tz
klnfle bct talltak volna fel.
Azonban jl figyeljnk, ezek az urak azt bizonytjk,
hogy mg magt a ppostevt (Camelus Indogermanicus) is k honostottk meg Eurpban.
Megvagyok gyzdve arrl, hogy a knyvem sajnos
mg nem szolgltat elgg kimert bizonytkot!
Taln hihetetlennek hangzik az, hogy a rovsrs
bc Pannnibl az Altjba kerlt volna el....
Meglehet azt sem hiszik el, hogy egy pre-grg rs
egyltaln Pannniban is valaha ltezett volna. Hanem
inkbb lesznek olyanok, akik Herodotosznak hisznek,
aki azt lltja, hogy a grgk a fniciaktl tanultk meg
az rs tudomnyt.
Viszont ugyanakkor Herodotos s Siciliai Diodorosz mg
azt is feljegyezte, hogy egy msik fajta rovsrs (a
pelazg bc) a grgk eltt mr hasznlatban volt.
Jl van, de majd ha elolvassk a harmadik knyvemet,
akkor efell nem ktelkednek tbbet.
Utirat:
Ha mondjuk ppensggel nem rtesz egyet a
terimmal, akkor tallj magadnak egy olyan
npet/nemzetet, amely betlti ezt a trtnelmi
ressget.
Az a nemzet, amely megengedi magnak, hogy
nyelvszek vagy genetistk rjk a trtnelmt, az egy
trtnelem nlkli nemzet!
Fordtotta Americo Olah
1

Szerk. Mgj./Melinda Tams-Tarr: Ezzel ellenttben az

Etimolgiai sztr (Tinta Knyvkiad, Budapest, 2006) az


albbiakat lltja:
alma [1009 tn., 1225] Jvevnysz egy trk nyelvbl a
honfoglals eltti idbl, v. kipcsak alma, csagataj alma,
csuvas ulma: 'alma'. A sz a mongol nyelvekben is
megtallhat, s feltehetleg igen nagy terleten ismert
vndorsz. Az alms [1009 tn 1560 k.] az alma -s mellknvkpzs alakja. A npnyelvben gyakran sszetteli eltag,
v. almsszrke, almsderes. Ezekbl a szsszettelekbl
nvtvitellel az alms 'alma alak foltokkal tarkzott' eltagot
nllan is kezdtk hasznlni a lsznnv megjellsre. A
sznak fnvi jelentse is kialakult: 'almskert'.

114

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

barack [1395 k.] Szlv, valsznleg nyugati szlv


jvevnysz, v. cseh broskev, szlovk rgi nyelvi broskev,
broskva, lengyel nyelvjrsi brzoskiew, broskiew, szlovn
breskev, breskva'. 'szibarack'. A szlv szavak nmet
klcsnzsek, v. felnmet phersih, phirsih, persih'.
'ugyanaz'; v. mg: vulgris latin persica 'barack', latin malum
Persicum 'ugyanaz', tulajdonkppen 'perzsa alma'. A sz
vgs forrsa a grg. A magyarba valsznleg *brosky
hangalakban kerlhetett, mg a tvgi rvid magnhangzk
lekopsa eltt, v. murok, retek. A sz jelentsfejldsben
megfigyelhet, hogy az szi- s a srgabarackra is
alkalmaztk, st a gymlcst term fk megnevezsre is. A
pontosabb megklnbztets rdekben ksbb sszetteli
uttag lett a srga- s az szi- mellknevek mellett:
srgabarack [1588], szibarack [1717-1758].
cseresznye [1256] Jvevnysz egy szlv nyelvbl,
kzelebbrl esetleg dli szlv ered t, v. bolgr nyelvjrsi
[csresnja], e [cseresnja], ea
[cseresna], horvt-szerb trenja, szlovn renja: 'ugyanaz';
v. mg: szlovk erea, orosz ee [cseresnja]:
'ugyanaz'. A szlv szavak valsznleg latin, vgs soron pedig
grg eredetek, v. kraszosz 'cseresznyefa'. A magyar sz
hangalakja hangrendi kiegyenltdssel, s elhasonulssal
fejldtt, az utbbira v. cssze.
grg [l 156 tn. (?), 1395 k.] <npnv> Jvenysz egy dli
szlv nyelvbl vagy az oroszbl, v. bolgr p [gruk],
horvt-szerb Grk, orosz pe [grek]: 'grg'. A szlv sz a
latin Graecus, Graeci (tbbes szm) 'grg' tvtele s vgs
soron a grgre vezethet vissza. A szvgi g a sz eleji g
hatsra vgbement hanuls eredmnye. A grgdinnye
sszettel [1395 k.] eltagjaknt e dinnyefajta biznci
szrmazsi helyre utal. [...]

IN MEMORIAM
Paczolay Gyula Veszprm
MEGHALT POLCZ ALAINE
(Kolozsvr 1922 Budapest
2007)

Polcz Alaine r, pszicholgus. 1922. okt. 7-n szletett


Kolozsvrt,
ott
rettsgizett.
1949-ben vgzett az ELTE pszicholgia szakn, 1959ben doktorlt. Klinikai pszicholgus. Frje Mszly Mikls 1949-tl az r 2001-ben bekvetkezett hallig. A
Magyar Hospice Alaptvny megalaptja, majd elnke.
Tbb pszicholgiai filmet ksztett, foglalkozott
mvszetterpival s jtkdiagnosztikval is. 1992ben Dry Tibor jutalmat kapott, 2001-ben megkapta a
Magyar Kztrsasgi Rend Kzpkeresztjt.
Vlogats knyveibl: Bbjtk s pszicholgia.
(1966) Aktv jtkdiagnosztika s jtkterpia.
(1974), Orvosi pszicholgia a gyakorlatban.
(trsszerz, 1976) A hall iskolja (1989) Meghalok
n is? A hall s a gyermek. (1993, 2007)

Macskaregny. (1995) jjeli lmpa (1996) , Lenyregny (2000) Karcsonyi utazs. Hall s cserepek
(2002, 2007), A rend s rendetlensg jelensge az
emberi cselekvsben. (1987, 1991, 1996, 2007)
Fzznk rmmel. Egszsgesen, gyorsan, olcsn.
(Szerk., utsz: Szilrd Gabriella) (1998, 2003) Kit
siratok, mit siratok? (2003)
Kit szerettem, mit
szerettem? (2004) Egytt az eltvozottal. (2005)
Egsz lnyeddel. (2006) Az "Asszony a fronton
Egy fejezet letembl" c. ktete (1991, 1994, 2005)
1991-ben az v knyve lett, megjelent romnul (1996),
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

oroszul s angolul is: (A Wartime Memoir. Hungary


1944-1945), drmai ervel trja fel a nk szenvedseit
a msodik vilghborban. (j magyar irodalmi lexikon,
Akadmiai Kiad, Bp., 2000. 1772. old., Ki kicsoda
2006.)

Poszler Gyrgy: "Az jszakai tlgyfa s az


ezstfeny. Polcz Alaine 1922-2007" (let s Irodalom
51. vf. 39. szm, 9. oldal. 2007. szept. 28.)
(Rszletek.)
"Ritkn tallkoztam vele. Olvastam az rsait, s
gyakran lttam a kpernyn. De a legrgibb emlkek
sszecsengenek,
szlvrosunkrl,
Kolozsvrrl,
ahonnan egyszerre jttnk el. ... Az lett fleg
remekmvbl (igen,
remekmvbl!) ismerem.
Asszony a fronton. Ebbl az egyedlll knyvbl.
Emlkirat, mert egyetlen letrszletben sokak lete van
benne. ...Tnykzls, mert a trtnetben minden
valsg. A megtrtntet mondja el. Amiben dbbenet,
hogy megtrtnt. s mg nagyobb dbbenet, hogy
megtrtnhetett... Felsorolva mindent... az els
erszaktl az utols letepersig. ... s nem segtett
senki. ... A trtnetben, a megltben s elmondottban
is az a csoda, hogy talpra llt."
*****
Polcz Alaine: Asszony a fronton. Egy fejezet letembl

Rszletek a pcsi Jelenkor Kiadnl


199 oldalon, 2005-ben megjelent
ktetbl:

Egy elzmny 1944. Augusztus 23n Romnia kilpett a szvetsgbl. A


maga mdjn tette. A vezet tisztikar vagy az llam
vezeti meghvtk a nmet tisztikart pezsgs vacsorra.
Leitattk, azutn legyilkoltk, felkoncoltk ket. A
zrzavarban a legnysget sztugrasztottk, elfogtk,
megadsra adattak utastst, s ezzel kiugrottak. gy
hallottam n a trtnseket. (28. old.) Az oroszok ell
elkldenek Kolozsvrrl Cskvrra.
Cskvr, 1945. (A helysgnek a szovjet csapatok
ltal trtnt elfoglalsa utn.) Fiatal, tizenkilenc ves
n voltam. ... Orosz katonk tdultak be ... Jnost [az
els frjt] elvittk ... Minden frfit elvittek. Kijrsi
tilalom volt ... Prnt tettem a fejemre, hogy
cskkentsem a drrensek hangjt. ... Reggel
bektttem a fejemet s elmentem a komendatrra.
Ott mr nagyon sokan ltek, s vrtk, hogy sorra
kerljenek. Kzttk egy kislny, akinek vrzett a feje,
egy tincs a hajbl kitpve. Nyomorult s ktsgbeesett
volt. "tmentek rajta az oroszok" mondta az anyja.
Nem rtettem meg. Biciklivel?" krdeztem. Az
asszony dhs lett. "Maga bolond? Nem tudja, mit
csinlnak a nkkel?" ... Hallgattam, amit krlttem
beszltek. Hogy melyik nnek trt el a gerince, ki
vesztette el az eszmlett, ki vrzik, hogy nem tudjk
ellltani, frfit kit lttek agyon, mert vdeni prblta a
felesgt.
Egyszerre feltrult az az iszonyat, ami
krlttnk van. Egyszerre vilgoss vlt, hogy bent a
plbnin, a szovjet katona rsge mellett, az idnknt
kedlyesen bejv, zabrl, telnket megev, de
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

fken tartott nhny katonval ismerkedve, mit sem


tudtunk arrl, mi van kint." (104-105. old.) A
toronyrt nem ismertk. ltalban az rt... "csaszi"nak hvtk, mindig azt kerestk. Azt hittem, alig maradt
ra a szovjet csapatok elvonulsa utn az orszgban. ...
Az egyik fiatal katona lefektetett az gyra, tudtam mit
akar ... (106) Msnap, harmadnap idegen emberek
jttek a szomszd falubl s azt mondtk, kivgeztk a
frfiakat, megsattak velk egy hossz gdrt, a
szlre lltottk, tarkn lttk ket. Hrom ottani lakos
hantolta rjuk a fldet. (107)
Bejtt hrom orosz, azt mondtk, hogy menjek
velk. ... vadul tmadtam, verekedtnk, gy vgtak a
fldhz, hogy elvesztettem az eszmletemet. Az
esperes bels szobjban trtem magamhoz ... az
gyban nem volt semmi, csak a csupasz deszkk, azon
fekdtem. Az egyik orosz volt rajtam. ... Nem tudom,
hny orosz ment t rajtam azutn, azt sem, hogy
azeltt mennyi. Mikor hajnalodott, otthagytak.
Flkeltem, nagyon nehezen tudtam mozogni. Fjt a
fejem, az egsz testem. Ersen vreztem. Nem azt
reztem, hogy megerszakoltak, hanem azt, hogy
testileg bntalmaztak. (108-109)
Nem tudom, akkor-e vagy mskor, de mindenkit
elvittek, Mamit [az anysa] is. Nekem mg csak
elviselhet volt, hiszen mr asszony voltam, de Mina
lny volt. (110).
Mindnyjunkat megfertztek. Mikor s ki annnyi
kzl? ... Egy msik jszaka egsz csapat ttt rajtunk,
akkor is a fldre fektettek, stt s hideg volt, lttek. A
kvetkez kpem maradt meg bennem: guggolva
krbevesz nyolc-tz orosz katona, hol egyik fekszik rm,
hol a msik. Megszabtk az idt, hogy egynek mennyi
jut. Nztek egy karrt ... Mrtk az idt. Srgettk
egymst. Krdezte az egyik: "dobre robota?"
Nem mozdultam. Azt hittem, ebbe belehalok. Pesze
nem hal bele az ember. Kivve, ha eltrik a gerinct, de
akkor sem azonnal.
Hogy mennyi id telhetett el s hnyan voltak, nem
tudom. Hajnal fel rtettem meg a gerinctrst. A
kvetkezt csinljk: az ember kt lbt a vlla fl
hajtjk, s trdelsbl feksznek bele. Ha valaki ezt tl
ersen teszi, elroppan a n gerince. Nem mert akarjk,
hanem a fkevesztett erszak miatt. A csigba tekert
nt a gerince egy pontjn lkik elre-htra, s szre sem
veszik, hogyha megroppan. n is azt hittem, hogy
meglnek ... A gerincem megsrlt, ... de nem trtt el.
Tbbszr tndtnk Minval, hogy hny perc, hny
katona volt ez az jszaka. Vele is ugyanezt csinltk
egy msik szobban. s mirt mindig a padln? (111)
Mg az elejn trtnt. Minnak hossz haja volt. Egy
katona a kezre csavarta s gy hzta. Mina ordtott ...
ment s vittk. (113) ... A ktban megtalltak mindent,
amit a trgyadombba rejtettek el, azt is, a fldben is.
Botokkal turkltak, ahol puha volt a fld, ott stak, s
megtalltk, amit elrejtettnk. (114-115)
A matracrt is le kellett fekdni. A tiszt beleegyezett,
ha lefekszem, vihetem a matracot (amit mi hagytunk
ott.) Amikor pakolni kszltem, hogy menjek a
matraccal, lekldte a tisztiszolgjt is, az is rm fekdt.
... (A matrac azrt volt srgs, mert Mamika az
anys khgtt, szrtygtt. ...) (120) ... A bbkkat
s a mamkkat szerettk az oroszok ... mg enni is
adtak nekik. Hogy nha megesett, elvittek kzlk is
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

115

egyet-egyet a fiatalokkal, ht Istenem, sttben


minden tehn fekete. (122)
Egyszer bejtt a pincbe egy orosz katona, aludtam.
lmombl bresztett fl, flm hajolt, felrzott ...
knyrgtem a tbbieknek, itt van a komendatra a
kzelben ... kldjenek t egy gyermeket, az oroszok
nem bntjk a gyermekeket ... Nyolcvan ember
hallgatta ttlenl a knyrgsemet ... Fltek, hallgattak
s trtk, hogy elttk s a gyermekek eltt
megerszakoljanak. (126-127)
Legelszr kromkodni tanultunk meg tlk. A "job
tvoju maty" volt az els igazi orosz szveg. ... A
"zabrlni" kifejezs a legtermszetesebb volt. Nem is
tudom, miknt felejtettk el mra, hiszen mg vagy
hsz vig hasznltuk.(131)
Azt tapasztaltuk, vagy vltk tapasztalni, hogy
minden nagyobb harc vagy visszafoglals utn hrom
nap szabad rabls jrt. Szabad rabls s szabad
erszakols. (131-132)
Egy tli reggel engem korbcsoltak meg. Hogy mi
volt az oka, mr nem tudom pontosan. ... Levetkztettek derkig, krbellt pr katona, s az egyik
ttt, szablyos temben, korbccsal. A korbcs nem
ostor, hanem hajlkony szjfonat ... a vge fel
gombban vgzdik Termszetesen van fogja. Ha
ersen csapjk az embert, akkor felhasad a bre. (132)
Sokszor lltottak be ragyogva, ezt vagy azt hoztk
neknk ajndkba. Aztn kiderlt, hogy valamelyik
szomszdunktl loptk. (133)
A kommendatra parancsnok megltott az ablakbl
s elkerttetett. ... Odahurcoltak ... A pince mellett volt
a kommendatra. ... Nagyon kedvesen fogadott. Taln
krdezte is, hogy beteg vagyok-e. Mit tudtam n!
Ennyi orosz utn ki tudhatta, hogy van-e szifilisze, vagy
gonorreja. "Nem tudom" mondtam. ... J vacsort
kaptam. Vrtam, mi kvetkezik. Hogyha nla maradok
jszakra mondta ad egy fl disznt. Gondolkozs
nlkl lefekdtem vele ... Nem kaptam meg a hastott
disznt. (135-137)

Budapest 1945 Anym srt, boldog volt s lelt. ...


Olyan nagyon semminek sem rltem s olyan nagyon
semmiben sem hittem. A betegsget, ami miatt aztn
soha sem szlhettem, mr magamban hurcoltam, s
nem tudtam, hogy van-e szifiliszem, vagy nincs.
Gyanakodtam, hogy ersen fertzhetek s nem
kvntam senkit megfertzni. (154)
Mrtnak elmondtam, mi trtnt, s hogy orvoshoz
kellene mennem, mert gy rzem, fertzsem van,
alighanem szifilisz. ... Mikor az eredmnyrt
visszamentem, az orvos nagyon gyngden s
figyelmesen fogadott. Leltetett. Ebbl tudtam, hogy
nagy baj van. gy szoktk kzlni. Akkor azt mondta:
"Asszonyom, sajnos pozitv a lelete." "Szifilisz?"
nztem r "Nem, gonorrea" mondta . ... Nem
lehetett gygyszert kapni, egsz egyszeren nem
ltezett. (Az antibiotikumokat csak ksbb fedeztk fel.)
... Becslsem szerint az orszg egynegyednek
gonorreja volt, az itt tartzkod csapatokat is
beszmtva. (156-157)
Kolozsvr (PA tmenetileg hazautazik Kolozsvrra.)
Amikor bevonultak az oroszok Kolozsvrra, ott is
trtntek szrnysgek. Emlegettk az vri csald
116

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

esett. A Monostori utcban laktak, jl ismert kolozsvri


snemes csald. Szovjet tiszteket lttak vendgl. ...
Nem lehet pontosan tudni, mi trtnt, tny, hogy ...
msodik vagy harmadik nap, amikor benyitottak az
vri laksba, kilenc halottat talltak A vacsora sszes
rsztvevje, a csaldtagok s egy-kt vendg
mindegyiket lelttk. lltlag erszakoskodni akartak a
nkkel, a frfiak meg akartk vdeni ket. ... (170-171)
llapotom egyre slyosbodott, egyszer csak benn
fekdtem a Haynal-klinikn. (177) ... Lassan kezdtem
talpra llni (189) ... Beiratkoztam a Bolyai Egyetemre a
pszicholgia els vfolyamra. (192-193)

Budapest (PA visszatr Budapestre.) Bennem ott


volt a hallos betegsg ... hrom vig fekdtem. -
[Mszly] Mikls [msodik frje] hozott vissza az
letbe. (196)
___________________________

Megjegyzs: Nekrolg megjelent a Heti Vlaszban


(IX.27), az let s Irodalomban (IX.28), az orszgos s
a megyei napilapokban is, de a HV, az S, a Magyar
Nemzet s a Magyar Hirlap (IX.21) kivtelvel nem
emltik meg az "Asszony a fronton" c. knyvt.
Utsz A Baranyai Lszl ltal szerkesztett Alaine
c. ktetben (144 oldal, Jelenkor Kiad, Pcs 2007) Polcz
Alaine 85. szletsnapjra hszan fejezik ki tiszteletket
a knyv lapjain: Baranyai Lszl, Bit Lszl, Esterhzy
Pter, Gncz rpd, Grgey Gbor, Holls Lszl,
Krssi P. Jzsef, Kovcs Andrs, Kukorelly Endre,
Mrton Lszl, Ndas Pter, Nemes Nagy gnes, Papp
Andrs, Schfer Erzsbet, Szvai Ilona, Szrnyi Lszl,
Tsks Tibor, Ungvry Rudolf, Vrszegi Asztrik
ELHUNYT SZAB MAGDA
Tavaly oktber 5-dikn nnepelte
szletsnek kilencvenedik vforduljt Szab Magda Kossuth- s
Prima Primissima Djas r, mfordt, klt, a magyar irodalom l
legendja. A Szchenyi Irodalmi s
Mvszeti Akadmia oktber 4-n
ksznttte kilencvenedik szletsnapja elestjn a Magyar Tudomnyos Akadmia dsztermben; letmvt az Eurpa Kiad jelenteti
meg, s ez alkalomra ngy ifjsgi
knyvvel lepi meg olvasit.

Nem hatrozta el, hogy rni fog, hiszen ehhez velnk


szletett kpessg s a Jisten jvhagysa kell. Mint
mondta: ennek ellenre nehz mestersg az v, s
hogy "ztt vadknt" sokat jelentett a szmra a
Kossuth-dj odatlse, mely tmadtatsainak vgt is
jelentette. Szab Magda klt, mfordt, regny- s
drmar. A magyar irodalom olyan, ma mr
klasszikusnak szmt mesi, meseregnyei fzdnek
nevhez, mint a Tndr Lala s a Brny Boldizsr vagy
a mr kamaszodknak sznt Mondjk meg Zsfiknak
s az utbb meg is filmestett Abigl. Mltati szerint
Ajt cm ktete volt az, mely a halhatatlan tuds rk
kz emelte.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

1917. oktber 5-n szletett Debrecenben. Apja


kisnemesi csaldbl szrmaz vrosi tancsos,
nagymveltsg, humn gondolkods ember volt.
Lnya mg igen kicsi volt, mikor az apa mr
beleplntlta az kori kultra s a latin nyelv szeretett
estnknt regket meslve, latint tantva neki. A
klns sors, a zenben s a kltszetben is
tehetsges anyjtl hallott csods mesk ihlettk
azokat a trtneteket, amelyeken nemzedkek
nevelkedtek
(Sziget-kk,
Tndr Lala, Brny
Boldizsr). Szlvrosa, a klvinista Debrecen
hagyomnyai meghatrozk voltak szemlyisge
alakulsban.
Szlvrosban rettsgizett 1935-ben, majd 1940-ben
a debreceni Tisza Istvn Egyetemen kapott latinmagyar szakos tanri s blcsszdoktori diplomt. A
helyi
Reformtus
Lenyiskolban,
majd
Hdmezvsrhelyen tantott 1945-ig, amikor a Vallss Kzoktats-gyi Minisztrium munkatrsa lett. 1949ben megkapta a Baumgarten-djat, de Rvai Jzsef
utastsra mg abban az vben visszavontk tle, s
llsbl is elbocstottk. 1958-ig nem publiklhatott.
Ebben az idben ltalnos iskolai tanrknt dolgozott.
Az eredetileg kltknt indul Szab Magda 1958
utn mr regny- s drmarknt trt vissza. A Fresk
s Az z cm regnyek hoztk meg szmra az
orszgos ismertsget. Ettl fogva szabadfoglalkozs
rknt lt. Szmos nletrajzi ihlets regnyt rt, az
kt, a Rgimdi trtnet s a Fr Elise sajt s szlei
gyermekkort valamint a 20. szzad elejnek
Debrecenjt mutatja be. Sok rsa foglalkozik ni
sorsokkal s kapcsolataikkal, pldul a Danaida vagy a
Piltus.
Trtnelmi rdekldse elssorban drmiban
mutatkozott meg: a Kilts, a vros Debrecen mltjt, az
Az a szp, fnyes nap cm drmja az llamalapts
kort eleventette fel. Meseregnyeit szrnyal fantzia,
ifjsgi regnyeit mlysges humanizmus s a
pedaggia irnti elktelezettsg jellemzi (Mondjtok
meg Zsfiknak, larcosbl, Abigl - utbbibl Zsurzs
va rendezett emlkezetes tvsorozatot.)
Szinte minden regnyben, a Rgimdi trtnetben,
a Freskban, a Katalin utcban, Az ajtban amely pp
hsz vvel ezeltt jelent meg , szval majd
mindegyikben megrt valamit az letbl; a szlei,
nagyszlei, nagynni, bartai, tanrai, ismersei
sorsrl, sokszor sajt, szerinte vitathat viselkedsrl,
de csak az eddigi legutolsban, a Fr Eliseben r lete
egyik fontos szakaszrl a Trianontl a II. vilghbor
baljs sejtelmig. Mindenkppen el akarta mondani
nem csak a vlemnyt, hanem rzkeltetni is akarta a
ma embervel, hogy hogyan ltk t a trianoni bkt,
annak minden, elssorban emberi kvetkezmnyeivel.
Debrecen nagyon kzel van a hatrhoz. Szab Magda
mg kicsi volt, de rzkeny s kvncsi. Szemly szerint
t nem rte trgyiasult vesztesg, de Debrecent
megrzta a trianoni menekltek radata, a hrek az j
hatrokon tlrl, a brutalits a hatrokon, a md,
ahogy a romnok rvetettk magukat a kirlt hzakra
megrendtette ket. Az ismersk, rokonok bnata s
kifosztottsga rnyomta a blyegt az egsz vrosra s
nyilvn az egsz orszgra. Nagyon sok trianoni rva
rkezett az anyaorszgba. A trianoni bkeszerzds
felkszletlenl rte a magyar trsadalmat, feldolgozOSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

hatatlanul nagy volt a vesztesg, tl nagy a seb, s a


dnts a Nyugattl rkezett, amelyhez mindig is
tartoznak reztk magunkat a magyarok. A Fr Elise
cm regnye egyik szla valban ezt a hangulatot,
lgkrt s rzsvilgot kvnta rzkeltetni.
A drmban csakgy, mint a przban, [...] remekl
lehet jtszani. Olyan alapkrdseket, szitucikat lehet
megvizsglni,
boncolgatni,
akr
szkimond
szintesggel, amit klnsen harminc vvel ezeltt
publicisztikban nem lehetett. gy lehetett bizonyos
krdsekrl felelssgtudat, hatalom, hazaszeretet,
morl beszlni, hogy nagyon is rtettk a nzk, a
kznsg, akikhez szltam, akiket pedig illetett, gy
tettek, mintha nem vettk volna szre az aktulis
mondanivalt. Egyik drmm sem kapott politikai
indttats kritikt. Lenyeltk ez trtnt. -mondta az
rn Bn Magdnak, a 90. szletnapi beszlgetsen.
Aktv
szerepet
is
vllalt
a
reformtus
egyhzban: 1985-tl t ven t a Tiszntli Reformtus
Egyhzkerlet fgondnoka s zsinati vilgi alelnke volt.
1993-ban a Debreceni Reformtus Teolgiai Akadmia
dszdoktorv avattk. Debrecen vrosa dszpolgrr
vlasztotta.
1959-ben kapott elszr Jzsef Attila-djat, 1978-ban
Kossuth-djat, 1983-ban Pro Urbe Budapest-djat, 1987ben Csokonai-djat kapott. 1992-ben a Getz-djjal
tntettk ki. 1996-ban Dry-djat, 2000-ben Nemes
Nagy gnes-djat s 2001-ben Corvin-kitntetst
kapott. 2007-ben, 90. szletsnapjn megkapta a
Magyar Kztrsasgi rdemrend Nagykeresztje (polgri
tagozata) kitntetst, a mlt szombaton pedig az
alkott Hazm-djjal jutalmaztk
A gazdag letm 52 knyvet szmll, legutbb 2005ben jelent meg Szret cmmel versesktete s A
macskk szerdja cm drma, s 2006-ban adtk ki
sszegyjttt hangjtkait Bkekts cmmel. Mveit 42
nyelvre fordtottk le.
Az bizonyos, hogy klfldn mindig melegebb
fogadtatst kaptak a mvei, mint hazjban,
Magyarorszgon. A magyar kritika nem sokat
foglalkozott vele. Az els nmet fordts ppen
Hermann Hesse javaslatra kszlt el. hvta fel r a
figyelmet, s egyik rokona le is fordtotta a Freskt.
A legtbb elismerst a franciktl kapta. k rtik a
trtneteit, amelyekben emberi jellemek s a kztk
kialakul konfliktusok alaktjk az esemnyeket. A
jellembrzols rnyaltsgt dicsrtk s azt a polgri
vilgot rzik meg benne, amelyben tvolsg van az
otthon s a klvilg kztt. A ltszat s a valsg
kztt. Ez rengeteg megoldhatatlan konfliktus s
trauma okozja. s kinek drukkol az olvas? Az
szintesgnek, mg ha az szablyok thgsval is jr.
Ezt a tapasztalatot szrtem le az estjei tanulsgaknt.
Szab Magda elment kzlnk, de ennek ellenre
letmvnek ksznheten mgis itt van kzttnk.
Isten nyugosztalja, nyugodjon bkben!
Forrs: Origo.hu, j knyvpiac.
sszelltotta: B. Tams-Tarr Melinda

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

117

BESZLGETSEK, INTERJK, TUDSTSOK,


JSGRI, RI VLEMNYEK

32 KSSZRSSAL LTK MEG BRENNER JNOS


ATYT
tven esztendeje gyilkoltk meg a papi hivats
vrtanjt
A XX. szzad els veiben
egy desanya, Brenner
Tbis szombathelyi polgrmester felesge, nagyon sokat imdkozott
azrt, hogy Jzsef fik, aki
kilencedik gyermekknt jtt
a vilgra 1903-ban, pap
legyen. Brenner Jzsef
azonban nem lett pap,
hanem gpszmrnknek
tanult. 26 vesen felesgl
vette a felvidki szrmazs Wranovich Juliannt. Hzassgukbl hrom fi
szletett, Lszl, Jnos s Jzsef. Mindhrman
megkaptk a papi hivats kegyelmt.
A szombathelyi desanya imit gy hallgatta meg
Isten, hogy nem az gyermeke, hanem annak hrom
fia lett pap rja Brenner Jnos vrtan csaldjrl s a
mrtrpap lettjrl szl rsban Horvth Istvn
Sndor, majd gy folytatja: Brenner Jnos 1931.
december 27-n szletett Szombathelyen a csald rgi
hzban. Btyja, Lszl, akkor mr elmlt egy ves.
Jnost a Szent Erzsbet ferences templomban
kereszteltk meg az v utols napjn, december 31-n.
A csald ebbe a templomba jrt szentmisre minden
vasrnap. A harmadik gyermek 1935-ben szletett s a
Jzsef nevet kapta a keresztsgben.
Brenner Jnos a Pspki Iskolnak lett a tanulja
szlvrosban, Szombathelyen. Ebben az idben
trtnt, hogy iskolatrsaival egytt eladtk Szent
Tarzciusz vrtannak, a minisztrnsok vdszentjnek
trtnett. Jnos ragaszkodott ahhoz, hogy
jtszhassa Tarzciusz szerept. Gyermekknt mg nem
gondolta, hogy egyszer r is ugyanez a sors vr.
vekkel ksbb, fiatal pap volt, amikor egy jszaka
lltlagos beteghez hvtk. tkzben megtmadtk s
megltk. Jnos atya, a magyar Tarzciusz is a szve
fltt vitte az Oltriszentsget, amikor a beteghez
ment, s utols erejvel vdte az r Testt, mikzben
kioltottk lett.

lek, de mr nem n lek, hanem Krisztus l bennem


1950. augusztus 5-n Brenner Jnos ezt rja lelki
napljba: A szerzeteslet feladata kialaktani
magunkban Krisztust. Ebbl kitnik, hogy vilgosan
ltja a papi hivats lnyegt: lemond sajt letrl,
hogy Jzus lhessen benne. Szent Pl apostol
felismerse minden pap szmra meghatroz s
elrend cl: lek, de mr nem n lek, hanem

Krisztus l bennem (Gal 2,20).


1950. augusztus 19-n Brenner Jnos 18 trsval
egytt magra lttte a novciusok fehr ruhjt. Ekkor
kapta az Anasztz szerzetesi nevet. A nyugodt
szerzetesi let nem tartott sokig. A szerzetesrendeket
feloszlattk, s a ciszterciek nhny ht mlva elhagytk
118
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Zircet. A szerzetesrendek feloszlatsa miatt 1950 szn


a ciszterci novciusok Budapestre kerltek, de elljrik
krsre szerzetesi hivatsukat titokban tartottk.
A rend vezetsnek az volt a szndka, hogy
nvendkeit illeglis krlmnyek kztt is felksztse a
szerzetesi letre. A novciusok csaldoknl laktak
kettesvel. Rendszeresen tallkoztak, s a rend
budapesti tagjai tantottk nekik a teolgit. A
szerzetesi letre val kszls nehz idszaka volt ez
szmukra. A lelki letet termszetesen nem
hanyagoltk el. Naponta jrtak szentmisre, de mindig
ms templomokba. Vigyzniuk kellett, hogy ne vonjk
magukra a hatsgok figyelmt, mert brmikor
letartztathattk volna ket.
Brenner Jnos az 1950/1951-es tanvben a budapesti
Hittudomnyi Akadmia vilgi hallgatja volt. Nem a
Kzponti Szeminrium lakja, de itt, az egyetemi
templom szomszdsgban vgezhette tanulmnyait.
Brenner Jnos Anasztz 1951. augusztus 19-n tette le
els szerzetesi fogadalmt, amelyet azonban ksbb
mr nem volt lehetsge megjtani.
A szerzetesrendek nehz helyzete miatt a ciszterci
rend elljri az egyhzmegyei szeminriumokba
irnytottk a nvendkeket, hogy ha mr nem lehetnek
szerzetesek, egyhzmegys papok legyenek. gy kerlt
Brenner Jnos szlvrosba, Szombathelyre s lett az
egyhzmegye kispapja. Kovcs Sndor pspk jl
ismerte a Brenner csaldot, ezrt rmmel fogadta
Jnost, aki a szkesegyhz melletti szeminriumban
folytathatta teolgiai tanulmnyait s felkszlst a
papi szolglatra.

Ne hanyagold el magadban a kegyelmet!


A papok arra kapnak meghvst, hogy Jzus
letstlust megvalstva lthatv tegyk t az
emberek szmra. Az szavt kzvettik az
igehirdetsben, az irgalmas s dvssget nyjt
cselekedett ismtlik meg a szentsgek, klnsen a
keresztsg s a bnbocsnat kiszolgltatsakor s az
cselekedett megismtelve vltoztatjk t a kenyeret s
a bort az r Testv s Vrv a szentmisben. A pap
Krisztus szeretett sugrozza minden ember fel.
Ennek megvalstsra csak akkor kpes valaki, ha
mr kispap korban, a felkszls vei alatt s ksbb,
egsz papi lete folyamn szvesen idzik az
Oltriszentsgben jelenlv Jzus kzelben. Ne
hanyagold el magadban a kegyelmet! (1Tim 4,14)
szl Szent Pl apostol figyelmeztetse Timteushoz s
hozznk. Figyelj Jzusra! Hallgasd meg t! legyen
leted kzppontja! Ha r figyelnk, naprl napra
nvekszik bennnk a kegyelem. Csak akkor vagyunk
kpesek legyzni a mindennapi nehzsgeket, ha nem
csak a magunk emberi erejben bzunk, hanem
egyttmkdnk
az
isteni
kegyelemmel.
Az
Oltriszentsgben megtalljuk letnk s hivatsunk
forrst s cscst, Jzus Krisztust. Az Eucharisztiban
rejl s belle rad szeretet lelki energival tlt el
minket, s megerst abban, hogy hivatsunkhoz
hsgesek maradjunk.
Ebben az idben odahaza Szombathelyen az
desapnak szv tettk a munkahelyn: mirt engedi,
hogy kt fia pap legyen. Brenner Jzsef, aki szvbl
rlt fiai hivatsnak, mosolyogva javtotta ki a
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

krdezt: Nem kett, hanem mr hrom fiam kszl a

papsgra!
Brenner Jnost 1954. december 12-n megyspspke
diaknuss
szentelte
Szombathelyen.
A
szeminriumi tanulmnyokbl ekkor mr csak fl v volt
htra. A papszentels eltti jellemzsben az elljrk az
egyik legtehetsgesebb nvendknek neveztk,
akinek kiforrott egynisge s magatartsa paphoz ill.
Btran lltjk rla, hogy kivlan felkszlt a papsgra
s mindentt megllja a helyt. A tanulmnyok
befejezst kveten Brenner Jnost Kovcs Sndor
pspk 1955. jnius 19-n papp szentelte a
Szombathelyi Szkesegyhzban.
A felkszlst kveten elkezddtt a lelkipsztori
munka. A felszentelt pap psztori feladata, hogy
megjelentse Krisztust, aki nem azrt jtt, hogy neki

szolgljanak, hanem hogy szolgljon (Mk 10,45).


Brenner Jnos a papszentelst kveten egy httel,
1955. jnius 26-n mutatta be els szentmisjt a
szombathelyi Szent Norbert-templomban. Btyja, Lszl
mr szintn felszentelt papknt, ccse, Jzsef pedig
kispapknt vett rszt az jmisn. A prdikcit Winkler
Jzsef teolgiai tanr mondta. A mise szerny, de
felemel volt. Ebben az idben a csald annyira
szegnyen lt, hogy Brenner Jzsef elmondsa szerint
desanyjuknak nem jutott pnz j ruhra. Az jmiss
ebd szintn szerny krlmnyek kztt zajlott a
csaldi hzban.
Az Isten-szeretknek minden a javukra vlik
A szentelendk a papszentels eltt jmiss
jelmondatot vlasztanak a szentrsbl, amely
szemlyes hivatsuk cljt a legjobban sszefoglalja.
Jnos atya Szent Pl apostol rmaiakhoz rt levelbl a
kvetkez idzetet vlasztotta: Az Isten-szeretknek

minden a javukra vlik (Rm 8,28).


Brenner Jnos 1955. augusztus 17-n kapta meg
els, s egyben utols dispozcijt, amelyben Kovcs
Sndor pspk a magyar-osztrk hatr melletti
Rbakethelyre helyezte kplnnak. Jnos atya
szeptember 1-jn kezdte meg kplni munkjt dr.
Kozma Ferenc plbnos mellett, akivel rvid idn bell
nagyon j kapcsolatot alaktott ki a hvek rmre. A
plbnihoz ngy fililis kzsg tartozott: Farkasfa,
Magyarlak, Mriajfalu s Zsida, amelyekbe a plbnos,
illetve a kpln felvltva jrtak miszni.
Rvid kplni vei alatt a fiatal pap klnsen is
megszerette Zsidt, ahov a falu iskolakpolnjba jrt
miszni s hittant tantani a gyerekeknek. Mindig
pontosan rkezett s felkszlten tantott.
Brenner Jnos atya nagyon lelkiismeretesen vgezte
lelkipsztori feladatait. A hvek elmondsa szerint a
hittanrkat s a szentmisket pontosan kezdte, s
megragadan prdiklt. A lelkipsztori munka fontos
rsze volt a betegellts, azaz a betegek gyntatsa,
ldoztatsa s szksg esetn a betegek szentsgnek
feladsa. Jnos atya szvesen vllalta ezt a feladatot is,
s ha hvtk, azonnal indult, hogy elvigye az r Szent
Testt a betegeknek a szomszdos falvakba, tbbek
kztt Magyarlakra is, amely szintn a Rbakethelyi
plbnihoz tartozott. A hvek hamar megismerhettk
szolglatkszsgt e terleten, ezrt nem vletlen, hogy
ksbbi gyilkosai ppen azt terveltk ki, hogy jszaka
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

egy beteghez hvjk, s amikor egyedl megy, akkor


tkzben knnyen megtmadhatjk.
A szenvedk, a betegek s haldoklk hatkony
segtse minden keresztny ktelessge.

A betegekkel val nzetlen trds


a felebarti szeretet egyik legszebb megnyilvnulsa
Az
egyhzi
iskolk
llamostst,
majd
a
szerzetesrendek betiltst kveten tovbb folytatdtak
a klnfle tmadsok az Egyhz s a papsg ellen. Az
1956-os forradalom utni megtorls idszakban sok
papot bebrtnztek vagy hallra tltek, msokat
megflemltettek vagy lehetetlenn tettk, hogy papi
feladataikat vgezhessk. A papsg tisztban volt azzal,
hogy lete veszlyben forog, ha nem engedelmeskedik
az llami hatsgoknak. Sokan mgis tudatosan
vllaltk a veszlyt s tovbbra is foglalkoztak a
gyermekekkel s a fiatalokkal.
Brenner Jnos is azok kz tartozott, akit nem
lehetett megflemlteni. Azoknak, akik ellensges
rzlettel tekintettek a papokra, nem tetszett a fiatal
kpln lelkes s buzg tevkenysge. Rossz szemmel
nztk, hogy maga kr gyjttte a gyermekeket,
foglalkozott a fiatalokkal s nevelte a ministrnsokat.
Jnos atya a kezdeti idben kerkprral jrt ki a
falvakba Rbakethelyrl. Ksbb sikerlt szert tennie
egy motorkerkprra, s ettl kezdve knnyebben tudta
vgezni feladatait. Az egyhz ellensgeinek azonban
nem tetszett, hogy a fiatal pap motorral jrja a falvakat.
Egy szi estn az atya motorkerkprjval hajtott
hazafel Farkasfrl, amikor az erd szln ismeretlen
szemlyek hatalmas farnkket hajigltak el az tra
abban a remnyben, hogy balesetet szenved.
azonban olyan gyesen manverezett, hogy kikerlte a
farnkket s sikerlt psgben hazarnie. A plbnin
csak ennyit mondott az eset utn: Na, kievickltem.

Nem volt szerencsjk!


Az utols szentmise, az utols vacsora
Brenner Jnos 1957. december 14-n, advent 3.
vasrnapja eltti szombaton mutatta be utols
szentmisjt a Szent Pter s Pl apostolok tiszteletre
felszentelt kpolnban Mriajfaluban. Ezen a
szentmisn
olvasta
fel
letben
utoljra
az
Evangliumot, ekkor vltoztatta t utoljra a kenyeret
s a bort Jzus Testv s Vrv, s a mise vgn
utoljra emelte fel karjt, hogy Isten ldst adja a
jelenlvkre. A Mriajfaluban mondott szentmisjn
Jnos atya utoljra ismtelte el letben Jzusnak a
nagycstrtki utols vacsorn mondott szavait: Ezt

cselekedjtek az n emlkezetemre! (Lk 22,19).


1957. december 14-n Kozma Ferenc plbnos
Farkasfra ment, hogy a karcsony eltti gyntatsokat
elvgezze. Brenner Jnos egyedl maradt a
rbakethelyi plbnin. jfl krl egy 17 ves fi azzal
az rggyel zrgette fel a kplnt, hogy a nagybtyja,
aki a szomszd faluban Zsidn lakik, slyos beteg.
Jnos atya rgtn magra lttte a karinget s a stlt,
a templomban maghoz vette az Oltriszentsget
valamint a betegek olajt, s azonnal indult az
lltlagos beteghez. A fit hazakldte, s a dombon
t, a legrvidebb ton indult el az jszakban.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

119

32 ksszrssal ltk meg Brenner Jnos atyt


A templomtl nhny szz mterre ismeretlen
szemlyek megtmadtk. vdekezett s tbbszr
megprblt elmeneklni tmaditl, de azok utna
eredtek s jbl elkaptk. Hivatstudatra jellemz,
hogy vgl annak a hznak a kzelben tudtk elfogni,
ahov a betegnek mondott emberhez ment. A mig
ismeretlen tettesek 1957. december 15-re virradra 32
ksszrssal ltk meg Brenner Jnos atyt Zsida
kzsg hatrban tudhatjuk meg Horvth Istvn
Sndor atya tnyfeltr rsbl.
Sos Viktor Attila s Csszr Istvn Tarzciusz cm
knyvben a kvetkezkpp rja le az aznapi
esemnyeket: Brenner Jnos 1957. december 14-n,
szombaton reggel mutatta be lete utols szentmisjt
Mriajfaluban. A farkasfai fliban karcsony eltti
gyntatst hirdettek 1957. december 14-re. A
plbnos dr. Kozma Ferenc ebd utn busszal
szndkozott eljutni Farkasfra. Miutn a buszmegllba megrkezett a menetrendszerinti jrat, a vezet
gy kiltott r a felszllni kszl plbnosra: Vn
csuhs, menj gyalog, a busz megtelt, nem frsz fel r.
A trtnsek utn Kozma Ferenc visszament a
plbnira, gumicsizmt hzott s az erdn keresztl
gyalog indult el a mintegy 10 km-re lev faluba. A
gyntats befejezse utn az jszakt az egyik
csaldnl tlttte, mivel msnap mondta a
szentmist.
A kpln atya otthon tartzkodott. Estefel Mlcsi
nni a hzvezetn is elksznt tle, mivel a faluban,
sajt hzban lakott. Bcszskor ezt krdezte: Na
tisztelend r, most nem fog flni? Egyedl marad. Ezt
felelte a fiatal kpln: h, Aml nni, mitl flnk?
Szemtank elmondsa szerint, ezen a december 14-i
szombaton nagy jvs-mens volt Szentgotthrdon. A
tancstagok rszre barti estet rendeztek, s ezzel
egyidben volt a rendrsgi bl is. A rbakethelyi
srs, mikzben a msnapi fiatal halott temetsre
ksztette a srhelyet, brkabtosok egy csoportjt ltta
a templom s a temet krl.
A rbakethelyi hvek vasrnap reggel a 1/2 8-as
misre mentek, azonban a templom zrva volt s nem
talltk egyik papot sem. Az egyik ministrns fit
lekldtk a plbnira. zrgetett, de senki nem
nyitott ajtt. Arra gondoltak, taln beteghez hvhattk
el. Mikzben msodszor is lement a fi a plbnira,
Mlcsi nnit a hzvezetnt, mr ott tallta. A falon
vrnyomokat talltak, s lttk, hogy a kpln atya
gya res, de nincs bevetve.
Ezzel egyidben mondta a szentmist Kozma Ferenc
Farkasfn. Mise kzben elhvtk az oltrtl. Nhny szt
vltott az illetvel, majd folytatta tovbb a szentmist.
Kozma Ferenc megrendlt arcn ltni lehetett, hogy
valami kivteles esemny trtnhetett, hiszen a pap az
oltrt nem hagyhatta el. Miutn a mist befejezte,
megrendlten hozta a hvek tudomsra, hogy mi
trtnt az jszaka: Brenner Jnos kplnt
meggyilkoltk. Mind a mai napig nem tudjuk, mi is
trtnt pontosan ezen az jjelen a plbnin, s
hogyan kvettk el a gyilkossgot.
Amit Sos Viktor Attila s Csszsr Istvn knyvbl
tudunk: jfl krl egy tizenht ves fiatalember,
Kczn Tibor zrgetett be a plbnira. A kpln
120

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

kinzett szobja ablakn, s beengedte, mert ismerte a


fit, aki korbban ministrns volt. Tibor elmondta
jvetelnek okt, hogy nagybtyja slyos beteg,
szentsgekkel kellene elltni. Felltztt, magra vette
a karinget s a stlt, majd a tlikabtjt. Ezutn
egytt flmentek a templomba, ahol a betegek olajt s
az Oltriszentsget burzba helyezte s a nyakba
akasztotta.
Miutn kijttek a templombl Jnos atya ezt krdezte
a fitl: Nagyon rosszul van a nagybcsi? Srgs a
betegellts? Tibor csak ennyit felelt: Igen. Mire
Jnos atya: Akkor menjnk a gyalogsvnyen, hogy
minl elbb odarjnk. A kpln a rvidebb ton, a
dombhton keresztl indult el Zsidra. Magval vitt mg
egy rd-elemlmpt is, amivel vilgtott a sttben.
Tibor azzal az indokkal, hogy ks van s otthon mr
vrjk, elksznt a kpln atytl, aki ismerte a helyet
ahov hvtk.

Ne bntsatok! Istenem segts!


Brenner Jnos kpln megfulladt az tvgott torkn
megakadt vrtl
Az erd szln mr vrtk s rtmadtak. Megprblt
elmeneklni, Zsida fel rohant. A tmadk tbben
voltak, a vetsben kt frfi s egy ni cipsarok nyomt
lttk a hvek.
A faluban, a kivrzs helyhez kzel, kiltsokat
hallottak, majd ilyen szavakat: Vigyzzatok arra fut!
Ne bntsatok! Istenem segts! Az ldozat a rdelemlmpjval vdekezett. Miutn letttk a
szemvegt, nehezen tudott tjkozdni, mivel elg
ers dioptris szemveget viselt. A rd-elemlmpt a
tmadk megszereztk, s ezzel tbbszr fejbe vertk
az ldozatot, s 32 ksszrssal megsebestettk. A
vdekezs azrt is volt nehezebb, mivel Brenner Jnos
nem csak az lett vdte, hanem bal kezt az
Oltriszentsg fl helyezte, gy vta azt. A kpln atya
valjban nem a ksszrsokba halt bele, hanem ennek
kvetkezmnyeknt, rengeteg vrt vesztett, megfulladt
az tvgott torkn megakadt vrtl.
Tmadi a mg l kplnt lbnl fogva hztk a tett
helysznhez kzeli Somfalvi-hz mg. Az volt a
szndkuk, hogy beledobjk az ott lv szrazktba.
Azonban a kutyk hangos ugatsra a hz laki
felbredtek s villanyt gyjtottak. A gyilkosok
megijedtek s a szemben lev domb fel menekltek.
Somfalvi Sndorn s lnya, Somfalvi Katalin, miutn
elcsendesedett a krnyk, elmerszkedtek hzukbl,
s a fldn fekv alakban felismertk Brenner Jnos
kplnjukat, aki ersen vrzett. Mivel a ks a lgcsvt
is tvgta, ezrt ersen hrgtt. Somfalvi Sndor
Szentgotthrdra ment kerkpron, rtestette a
rendrsget. Dr. Hantos Lszl gyeletes orvost a
rendrsg hvta, s egy nyomoz ksrte a helysznre.
Mire az orvos kirt, mr csak a bekvetkezett hallt
llapthatta meg.
A szentgotthrdi plbnos, Farkas Imre fl nyolckor
rkezhetett a helysznre. Feladta a szentkenetet, annak,
aki maga is e szentsg feladsra indult. Az
Oltriszentsg a hosszas kzdelem, vonszols ellenre
mg mindig a halott nyakban volt. Brenner Jnos gy
halt meg, hogy bal keze az Oltriszentsg fltt
nyugodott a bal melln, gy vdve azt.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Legutoljra a rendrsg rkezett meg a helysznre. A


ksssel
kapcsolatban
arra
hivatkoztak,
hogy
diszntoros vacsorn vettek rszt. Egy szolglatt
teljest rendr rizte a holttestet. Tbb rn keresztl
nem trtnt semmilyen vizsglat, nem kezddtt el a
nyomozs. Az ez id alatt leesett h s nos es
eltntette a nyomokat.

AZ OKTBERI MAGYARORSZGI
TNTETSEK KAPCSN

POLITIKAI

Benzce gnes cfolva az


olasz sajtban megjelent
Elena Ferrara rst
az
albbiakban rja:

Brenner Jnos ifj korban

A boncols utn, a
szentgotthrdi
temet
halottashzba vittk a
holttestet, amit szigor-an
lezrtak s riztek. A
halottashzat rzk lelki
vilgt mutatja, hogy a
holttest kt napig teljesen meztelenl fekdt,
mg egy jobb rzs
elvtrs le nem takarta egy
lepedvel rja Sos
Viktor s Csszr Istvn
kzs knyvkben.
Eddig tart a kommunista diktatra egyik papldozatnak tragikus mrtr-halla. tven v elteltvel
ma is homly fedi az elkvet gyilkosok neveit. Csak
annyit tudunk: kt gyilkos frfi s egy gyilkos n
lbnyomt temette be a h Vajon lnek-e mg a
gyilkosok?

1999-ben megkezddtt Brenner Jnos


boldogg avatsnak egyhzi eljrsa
A gyilkossgot kveten vekig tartott a nyomozs.
Tbb szemlyt eltltek, majd felmentettek. A nyomozs
sorn az embereket megflemltettk, de tiszteletnek
terjedst a hatsgok nem tudtk megakadlyozni.
Sokan a kezdetektl fogva vrtanknt tisztelik Jnos
atyt, hiszen papi hivatsnak teljestse kzben,
keresztny hitrt ltk meg. 1999-ben megkezddtt
Brenner Jnos boldogg avatsnak egyhzi eljrsa,
amely napjainkban is folyamatban van.
S mivel hivatsnak teljestse kzben rte a hall,
ezrt a papi hivats vrtanja. Jnos atya nem csak
magt vdte, hanem az Oltriszentsget is. A szve
fltt vitte az Urat, s utols erejvel t vdelmezte.
Ezrt az Oltriszentsg vrtanjnak is nevezhetjk
vallja ma l paptrsa Horvth Istvn Sndor.
Brenner Jnos lelki dvrt 1957. december 18-n a
szombathelyi ferences templomban mutattak be
engesztel szentmist. A temetsi szertartst aznap
dlutn Kovcs Sndor pspk vgezte a Szent Kvirintemplomban, amelynek kriptjban helyeztk rk
nyugalomra. Kilencven pap s sok szz hv vett rszt a
temetsi szertartson, hogy osztozzon a szlk s
testvrek fjdalmban. Srjn jmiss jelmondata
olvashat: Az Isten-szeretknek minden a javukra

Mitl
2007 Magyarorszgn?
Magyarorszg, igazsg
tntetseirl

kell

flnnk

kzelmlt

politikai

Budapest, november 3. (a La Voce dItalia


levelezjtl, Bencze gnestl) magyar vagyok s
Budapesten
lek.
Megersthetem
minden
rdekldnek, hogy ma, ebben a mitteleurpai szp
fvrosban valban sok flelemmel s aggodalommal
krlvve lnek az emberek. Azt is meg kell mondani,
hogy a szorongsaink alatt rejtz feszltsg a mlt
hten az 1956-os felkels vforduljn valban
kitapinthat volt.
Ennek ellenre meglepdtem az olasz elektronikai
sajt hreitl, amelyek az oktber 22-23-i nyilvn nem
ders megemlkezseinkre utaltak. A mltatsok
aggodalmakrl,
flelmekrl,
erszakrl
szlnak,
amelyeket az esemnyek altmasztanak, s amelyek
mindegyike kiemeli a 22-n este a gyorsalakulatok s
egy radiklis maximum egy pr ezer tag ,
kormnyellenes csoport kztt lezajlott erszakos
sszetkzst. Nem tallhatk, vagy pedig rnykban
maradnak az oktber 23-i nagy megemlkezsrl,
tntetsrl szl hrek, ahol, a szervezk szerint 250
000 ember vett rszt s ahol az els sznok, Orbn
Viktor inkbb ers, mint moderlt hangon nyilatkozott
a jelenlegi kormnyt illeten, aki a legnagyobb ellenzki
prt, a FIDESZ elnke, s hajthatatlanul s szmtalanul
megerstette a jelenlegi kormny illegitim mivoltt, s
hangslyozta a vlasztsok elre hozatalt, hogy vgre
vget lehessen vetni a sznok s hallgatsga szerinti
rombol s elviselhetetlen tendencik sorozatnak. Egy
realista megfigyel gondoljuk itt mi nagyobb
hangslyt fektethetne inkbb erre, mint a 22-i, 23-i,
vagy a mlt pnteki
zrzavart
okoz pr szz
rendbontra.

vlik.
Forrs:
http://www.osservatorioletterario.net/brennerjanosvertanusaga.pdf

Frigyesy gnes

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Az olasz hrportlok ellenben szlsjobboldali,


egyenesen jfasiszta vagy neonci
tntetkrl
szmolnak be, akik este 22 rakor az Operahzat
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

121

akartk megtmadni, pont abban az idben, amikor az


els miniszter az 1956-os forradalomrl emlkezett

meg. De senki nem teszi hozz, hogy az Operahz


krnykt a kommands csapatok lezrtk mr aznap
kora dlutn, nem engedvn a bks llampolgrok
thaladst. Ez all kivtelt kpeztek az igazolni tud,
az rdekelt utck egyikn lakk, akiket ugyangy
megmotoztak (!), mint a miniszterelnk beszdt
kvet program nekeseit s sznszeit...
A sajtkommenttorok kzl az Altrenotizie.org
munkatrsa, Elena Ferrara ugrik ki [Szerk. mgj.: a
cikkt tvette sok sajtportl, tbbek kztt a Piazza
Libera is, s nem a cikkhez tartoz eredeti kppel,
hanem egy horogkeresztes kppel illusztrlva ld. fent
-, amirl a httrben lv pletet figyelve ltom,
hogy nem budapesti kprl van sz, a kp cme a cikk
aljn olvashat Gas Nazis, de a figyelmetlen olvask
azt gondolhatjk, hogy magyarorszgi felvtel], aki

Budapest

utcira

visszatrnek

horogkeresztek

[Tornano le svastiche nelle strade di Budapest]


cmmel publiklja a hrt. Akkor krem, engedjk meg
nekem, hogy mind mint budapesti lakos, mind a La
Voce d'Italia levelez munkatrsa biztostsam nket
arrl, hogy horogkeresztek nem lthatk a magyar
fvrosban, kivve nhny filmben s a jelenkori
trtnelmi mzeumokban. Ellenben minden alkalommal
az aktulis kormny elleni tntetseken lthat a
magyar nemzeti trikolr (piros-fehr-zld) zszl s
egy piros-fehr cskos zszl, amely vitatott trtnelmi
szimblum, de egyes ezt lenget tntetk szerint a
kzpkori Magyar Kirlysgot kpviseli, amely
hromszor nagyobb kiterjeds volt a jelenlegi
orszgterletnl.
Hozz
kell
tenni,
hogy
a
kormnykoalci prtjai s az ehhez csatlakoz
rtelmisgi krk gy rtelmezik, mint egy tiszavirglet, de nagyon kros, 1944 s 1945 kztt hat
hnapig Magyarorszgot vezet nci-szimpatizns
mozgalomra val utalst, amely egytt mkdtt a nci
Nmetorszggal a zsidk deportlsban. De ismteljk:
most a fehr-piros zszlt lobogtat fiatalok
hatrozottan visszautastjk ezt a msodik egyesletet
s a ncizmus gaztettei ellen szlnak. Ugyanakkor k
termszetesen jobboldaliaknak, pontosabban, mint a
jelenlegi
nemzeti radikalizmus kpviselinek
nyilvntjk ki magukat s a jelenlegi magyar vlsg
problmira adott magyarzatokat gy igyekeznek
feltrni, mint nemzeti sorsldzst, amely nem jelenti a
nyugati rtelemben vett xenofbit, de egy hatrozott
ellenszenv s aggodalom a tbb-kevsb ismert
idegen hatalmakkal szemben, amelyek ki tudja mita
zskmnyoljk ki a magyar npet.
122
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Terjedelmes elemzsre lenne szksg ahhoz, hogy


kijelenthessk,
hogy
trtnelmileg
mennyire
megalapozottak ezek az rzelmek. Mindenesetre egy
dolgot meg kell rtennk: a mi ltez kommunizmusrl
val trtnelmi tapasztalatunkbl addan (1948-tl
1989-ig) nem kellene, hogy meglepjen senkit az a
tny, hogy a naponta rzkelhet trsadalmi
klnbsgek okozta feszltsg egy olyan orszgban,
mint a mienk inkbb kommunista ellenes szneket lt
mint a baloldal mozgalmt; s valban a mi kzvetlen
kommunista tapasztalatunk nem jelent semmifle
trsadalmi egyenlsget, mg a mai politikai baloldal
most inkbb mint valaha a liberizmus s
egyenesen a globalizmus rtkrendjt teszi magv.
Szksges arra emlkeztetni, hogy a
magyar
baloldali prtokat
a gazdasgi elit kpviseli
irnytjk s paradoxon mdon a trsadalmat
knyszerteni igyekeznek egy XIX. szzadi tpus
kapitalizmus fel, elhrtvn a szilrd felgyeleteket,
amelyekkel Nyugat-Eurpa trsadalmai rendelkeznek.
Az inkriminlt piros-fehr cskos zszlt lenget
radiklisok mindentt ott tnnek fel, ahol a Gyurcsnykormny ellen felemelik a hangjukat. Nhny ezer
bks, fideszes tntet is jelen van. De leginkbb az
erszakos tntetseken jelennek meg, vagy mint mlt
pnteken a trvnyessg hatrn ll Erzsbet-hd
elfoglalsn. Kzlk sokan ktdnek egy kis prthoz, a
Jobbikhoz, amelyet 2004-ben alaptottak, amely sosem
teszi ki a vlasztsi szavazatok, sem a felmrsek 1 %t. Maga
a Jobbik
nhny radiklis jobboldali
jsgr segtsgvel az elmlt nyron megalaktott
egy Magyar Grda nevet visel nkntes szervezetet,
amelyet a klfldi sajtkommenttorok rendszeresen
parafegyveres, vagy egyenesen neofasiszta milicnak emlegetnek.
Az Altrenotizie
kikldtt munkatrsa szerint
pontosan a
Magyar Grda militnsai akartk
megszllni az Operahzat. Nem igaz.
A nem engedlyezett tntet csoportok ksbb a
rohamrendrkkel val konfliktushoz vezettek nhny
saroknyi tvolsgra Gyurcsny megemlkezsnek
sznhelytl: e csoport rsztveviben kt stt
nacionalista szervezetet ltott, amelyekrl keveset lehet
tudni. Ez a csoport egy tiltakoz koncertrl jttek,
amelyet k szerveztek meg, s nem a Jobbik, Grdatagok nem is voltak lthatk. Ez utbbiakat viszont a
kvetkez napon, oktber 23-n lthattk, amikor
mindig az ellenzk teljesen bks megemlkezsnek a
nyugalmt biztostottk.
Kik teht a Magyar Grda tagjai? Elssorban is, se
nem katonai, se nem paramilitris alakulat, mr csak
azrt sem, mert nincsenek felfegyverkezve. A magukon
viselt
egyenruhjuk
hagyomnyos,
fehr-fekete
parasztltzk, amelyet csak a kormnyhoz kzelll
magyar jsgrk szndkoznak sszekeverni a fekete
nci egyenruhval. A Grda-tagok mindegyike pirosfehr szn slat hord a nyakban, hogy felhvjk a
figyelmet az rpd-hzi kirlyok nagy Magyarorszgra
mondjk s nem az 1944-es nyilaskereszteseket
idzik.
Mozgalmukat
a
Jobbik
tmogatja
a
kormnyprtok meg eltlik, mg a Fidesz szerint sem
szerencss alakulat; ennek elnke mindig bks s
tarts ellenllsra szlt fel, hogy mg az extremizmus
rnykt is elkerljk.
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Hogy teljes kpet nyerhessnk, hozz kell tenni,


hogy a Fidesz-szimpatiznsok (jelenleg a magyar
vlasztk 35 %-a) sokkal megrtbbek a Magyar
Grdval szemben, a tavaly szi rendri brutalitsra,
mint traumra emlkeznek. Azon esemnyek utn
nagyon sokan a mai napig krdezik: Ha a nemzeti
rendrsgnk ellennk sorakozik fel a kormny
vdelmben,
nem
kell-e
neknk
magunknak
megszervezni a sajt vdelmnket? Valban, a mlt
htfn, kedden s pnteken Budapest utcin, a
klnfle megemlkezseken kvl fel lehetett figyelni
aggaszt fekete csapatokra , igazi s valdi hadlls,
feketbe ltztt harcosokra, fejket buksisak fedte,
veik teleaggatva knszerszmokkal. Ezek lelltottk a
jrkelket, ellenriztk az irataikat, kutattak a
tskikban, elkoboztk a zszlkat (trikolrt vagy
bikolrt egyarnt) s ordtoztak a vonakodkkal. Ltvn
ket flelem s undor fog el, noha k nem a
neofasiszta milica tagjai. k ma, 2007-ben, a Magyar
Kztrsasg rendrsgnek rohamosztaga. [Bencze
gnes]
A La Voce dItalia
szerkesztsge az albbi
bevezett rta a cikk cme al: Leveleznk (az
igazi!) Magyarorszgrl jsgr leckt ad a
Magyarorszgot nem ismer olasz sajtnak.
Fordtotta a La Voce
d'Italia felhatalmalmazsval
hiperhivatkozs, szerk. mgj. B. Tams-Tarr Melinda Dr.*

*Forrs s teljes rs:


http://www.osservatorioletterario.net/oktober2007.pdf

REFLEXI A J MODORRL S ANNAK HINYRL

Egy, nagy kp
alatti - ahol az
olasz ex kztrsasgi
elnk,
Carlo
Azeglio
Ciampi
kezet
cskol Sofia Lorennek egy sznhzi
elads
sznetben - , eddig szokatlan cikkre lettem figyelmes
a 2007. november 22-i Il Resto del Carlino Alessandra
Borghese tekintete c. rovatban, amelyben a szerz
kifogsolja a j modor hinyt, s kritikus szavakkal illeti
a modortalansg mindennapos megnyilvnulsait. Ezt
24 ve tapasztalom Itliban, de eddig senki vagy
jformn senki nem cikkezett errl. n igen,
bekldtem nem egyszer napilapoknak ezzel kapcsolatos
szrevteleimet, de nem jelentettk meg. rthet, egy
jtt-ment mg ha olasz llampolgr is akkor mg
extracomunitarianak blyegzett, hogyan is meri
kritizlni j hazjnak llampolgrait?! Most tbb mint
kt
vtizednyi
neveletlensg,
modortalansg
tapasztalata utn vgre egy nlam tz vvel fiatalabb,
olasz, publicista n tollbl rmmel olvashattam e
tmj cikket: no lm, vgre szletett olaszoknak is
feltnik vgre az elbugrisods magas foka s szles
elterjedtsge! Pedig nem lehet arra hivatkozni, mint
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

nlunk, hogy a vrs terror proli diktatrjnak hatsa,


br kommunistk itt is voltak s vannak szp szmmal,
mg olyanok is, akik mg most is a marxi-lenini
ideolgia ddelgeti. Most nagyon szvesen hivatkozom
erre s egyb ms ezzel kapcsolatos rsra, mert
nemcsak az olaszokra vagy ms npek modortalanjaira,
hanem haznk fiaira s lnyaira is,
ugyangy
vonatkozik s megszvlelend.
Mit is kifogsol az olasz cikkr? Mindez nekem sajnos
nem jdonsg sem otthonrl, sem innen: vonaton
utazvn haza Milnbl Rmba a neveletlensg
tipikus megnyilvnulsait konstatlta s nehezmnyezte: udvariatlanok, kevesen adjk t a helyket,
kevesen engedik elre az embereket, tolakods a msik
flrelksvel, a nehz helyzetben lv, segtsgre
szorul utasoknak, legyenek azok nk vagy frfiak
(idsebbek vagy fiatalok) a vilg minden kincsrt sem
segtennek elhelyezni a poggyszt a csomagtartra,
vagy onnan leemelni. Remnytelen, elkpzelhetetlen az
udvariassg. Ellenben a harsog mobiltelefonos beszlgetsek, amelyekre a kutya sem kvncsi, de mgis
knytelen az ember elszenvedni, legyen az magnvagy hivatalos trsalgs, az annl jobban dvik az egsz
utazsi idtartam alatt. Az illemhelyek amelyek valamikor pldakpl szolgltak a magyarorszgi vonatoknak llapotval szemben most mr valban hasznlhatatlanok, mert rettenetes disznlat hagynak
maguk utn egyes utasok. hatatlanul megfogalmazdik benne a krds: mi is az a neveltsg? Szerinte a
jlneveltsg elssorban az emberi lt szpsgnek
szksges kiegsztje kell, hogy legyen. Neki a
jlneveltsg jrzst jelent, amit elktelezetten kell
gyakorolni a sajt letnk minden egyes napjn,
minden egyes pillanatban, mr rtelmi nyiladozsunk
pillanattl kezdve. Jl tudjuk, hogy nem knny jl
neveltnek lenni: szksges ehhez rzkenysg, alzatossg, trelem, kedvessg s klnsen lland figyelem. Mindig a lehet legjobban neveltnek mutatkozni
ktelessg, de azon kvl kellemes is mind sajt magunkkal, mind msokkal szemben, amely mg az egyedlll szemlyisg tanbizonysga is, amely elsegti a
szakmai s trsadalmi rvnyeslst, hrnevet. E
cikkben arra is emlkeztet, hogy ezzel kapcsolatban
egy jegyzett Tv-jsgr irnikusan azt vlaszolta neki,
hogy menjen s mondja ezt egy szerelszalagnl
dolgoz munksnak... Ezzel az irnikus vlasszal a
cikkr mg ma sem rt egyet, mert szerinte a
jlneveltsg nem trsadalmi osztlyklnbsgbeli, nem
ideolgiai problmabeli jellegzetessg, hanem elssorban az emberi szemlyisg fontos megnyilvnulsi
formja. Neveletlen emberekhez jrni, olyanokhoz akik
nem rszesltek j nevelsben, akik nem is erltettk
meg magukat, hogy ezen hinyossgukat ptoljk, bizony nagyon kellemetlen, zavar s nemegyszer visszataszt. Amellett, hogy nem tudnak viselkedni, ezek a
modortalan emberek mg kisebbsgi rzssel is rendelkeznek, amely esetlenn s flrertsre hajlamoss teszi ket.
A j modor a jlneveltsg gyakorlati rtelmezse, a
modortalansg a neveletlensg. S meg kell klnbztetni az elzkenysgtl, a kedvessgtl vagy szvessgtl, amelyek a j modor kiegszti, de nem szabad ptmegnyilvnulsoknak tekinteni ezeket. A magatartsmd a legaprbb rszletben, a ksznstl a
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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hangtnusig, a bartsgos mosolyig azonnal s fellebbezhetetlenl minstik az embert.


A cikkr jogosan krdezi, hogy valban bele kell
trdnnk a modortalansg megnyilvnulsaiba?
Honnan ered ez a szlesen elterjedt egocentrizmus,
amely ily nagyon degradlta a j erklcsi szoksokat?
Rkrdez a szmtalan vulgrissgra, amiben rsznk
van nap mint nap, s bizony nem nyugszik bele, hogy
ezt is beletrdssel trjk. Mindezen negatv, emberi
magatarts oknak a szltben-hosszban elterjedt
faragatlansgot s az ltalnos kznyssget jelli
meg, amelyek elengedhetetlenl tplljk a keresztny
rtkek, a felebarti szeretet, a megrts, a trelmessg szksgessgt, mint ezek negatvumoknak az
ellenszert.
Igen, de mgis hogyan juthatott el a mai ember
idig? Szerintem azrt, mert a csaldok legnagyobb
rszben a szlknek termszetesen tisztelet a kivtelnek nem volt gyerekszobja, a jlneveltsget nem
szvta magba az anyatejjel, otthon a nyiladoz rtelm
gyermek nem ltta a j pldt, de hogyan is, ha szleik
sem? Nem volt, honnan hozzk magukkal. Radsul az
olasz csaldoknl elssorban az anyt terheli a felelssg, mivel az anykra hrul most is elssorban a
gyermeknevels. De hogyan neveljenek jl, hogyan
tantsk gyermekeiket a j modor legaprbb
rnyalataira is, ha k maguk sem rszesltek benne,
krnyezetkben soha nem lttk? Radsul az iskola
sem nevel, amely valamelyest ptolhatn a hinyt,
hiszen sokszor a csemetk inkbb hallgatnak a csaldon
kvliekre, mint a szlkre. De az iskola is hogyan
neveljen, ha a tanraik itt is tisztelet a kevs
kivtelnek mg a szaktrgyaikat sem tudjk
tisztessgesen oktatni, ht mg nevelni?!? Akik
kikerlnek mg az n. tanrkpz karokrl (magistero),
azok sem tudjk mi fn terem az oktats s a nevels,
hogyan llhatnnak hivatsuk magaslatn?! Nincs
pedaggiai kpestsk, vagy ha vletlenl lenne, nem
r semmit. Ha szletsktl fogva nincs a vnjukban
az oktati s pedaggusi hajlam, akkor bizony
mindennek nevezhetk, csak ppen nem tanroknak,
pedaggusoknak! Ahogy kikerlnek az egyetem
padjaibl, tantsi gyakorlat nlkl kezdik meg oktati
munkjukat
a gyerekeken ksrletezve. Felntt,
egyetemista gyermekem tanrai kzl, ha kettt
talltam vrbeli tanrnak, pedaggusnak. A javarszt
alkalmatlan tanraik meg is kesertettk az nagyon
j elmenetel tanul volt akkoriban is s osztlytrsai lett. gyhogy nincs mit csodlkozni azon, hogy
vademberek trsadalmban vagyunk knytelenek lni,
mert sajnos azok vannak nagyobb szmmal. A mdia
meg mg csak rtesz egy adaggal, br imitt-amott
kezdenek olyan msorokat is kzvetteni, ahol a jlneveltsg megnyilvnulsi formi dominlnak. De a
modortalanok, neveletlenek szreveszik-e, hajlandk-e
megvltozni? Ktve hiszem, hiszen mg figyelmeztets
ellenre sem igyekeznek valban civilizltan viselkedni.
Itt van pldul egy mindennapi tapasztalatom: a
lpcshzunkban felcseperedett csemetk, akik mr
felnttek, s mr nagy, kamasz, 16-17 ves gyerekeik is
vannak, csaldostul visszajrnak, de se k, se a
csemetik fel nem rik sszel, hogyha valahov, idegen
helyre bemennek, illik ksznni annak, akivel ott
tallkoznak, s nem majdnem fellkni, ki nem trni az
124

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

tbl. Mg akkor is, ha nem ismeri a vele szembejvt.


Nem, bunk mdon, mint a birkk belltanak - mg
ezek az llatok is klnbek, mert legalbb kikerlik az
tjukba ll akadlyt (!) -, kszns nlkl, trappolva,
ordtva vonulnak fel az emeletre, mintha csak k
lteznnek ezen a fldn, s klnsen a mi lpcshzunkban rvendezhetnk e jeleneteknek. Nemhogy
tah mdon nem kszntik az itteni lakkat, de mg
tekintettel sincsenek a hz lakira. Mg diszkrten jrni
sem kpesek. n reztem knyelmetlenl magam velk
val tallkozskor. Nem is lltam meg, megjegyeztem
nekik, hogy illik ksznni, ha belpnek valahova, j ha
tudjk, s szleiknek is tadhatjk, hogy k is tanuljk
meg a helyes viselkedst. Termszetesen falra hnyt
bors, minden egyes nagyszleikhez vonulsuk alkalmbl, szleikkel egyetemben, ugyanolyan tah a
viselkedsk. Radsul az anya mint logopdus tantja
a kisiskolsokat! Se a szleiktl, se nagyszleiktl,
ahov visszajrnak, nem kaptak helyes nevelst. Vagy,
hogy ne emltsem egy msik laktrsaink nlam ngy
vvel idsebb lnyt (neonyugdjas iskolaigazgat) s
frjt (neonyugdjas orvos s aktv fest) - akik
frjemmel kb. egy korosztlyabeliek (a frfi ugyanannyi ids, mint hatvanves frjem) - s felntt gyerekeiket. Az asszony szleivel elg szoros kapcsolatban
vagyunk, szksg esetn klcsnsen egyms
segtsgre voltunk s vagyunk s ennek ellenre,
amikor hazajnnek Ferrarba, majd belnk botlanak,
brgy kppel bmulnak rnk, noha tudjk is, hogy kik
vagyunk, de ki nem bknnek egy J napot!-ot sem
jvetelkkor, ha vletlenl sszefutnak velnk, annak
ellenre sem, hogy pldt mutatva elre kszntttk
ket. k rkeztek kintrl, mg ha szemlyesen be sem
lettnk mutatva egymsnak, ismeretlenknt is nekik
illene ksznnik az itt lakknak, ha tallkoznak velk.
Hiba, rtelmi szintjk eddig nem r fel, s ezt mg nagy
fok bunksguk mg csak tetzi. Ez van: aki tah, az
tah, nincs erre semmi ms magyarzat, gy ne
csodlkozzon senki, hogy sajt maguktl sincs bels
ksztetsk a j modor elsajttsra. gy des keveset
tehetnk, sajnos el kell nem trnnk szenvednnk
az ilyen bugrissgokat s az ezeknl mg durvbb
megnyilvnulsokat; s mg ki sem trtem a neveletlen
tkezsi
szoksaikra,
amelyeket
tapasztaltam
ttermekben s otthonaikban egyarnt: ahogy esznek,
isznak, no, meg ha nk vannak az asztaltrsasgban
akr otthonukban, akr nyilvnos helyeken, mennyire
figyelmetlenek vagy inkbb bunkk az olasz frfiak:
eszkbe nem jutna megint csak tisztelet a nagyon
kevs kivtelnek , hogy a hlgyek poharba italt
tltsenek no meg milyen sorrendben illik, arrl ne is
beszljnk!
s mg sorolhatnm neveltetsbeli
slyos hinyossgukat!... Az ttermi felszolglsoknl is
java rszt, mg az elkel helyeken is a felszolglk
nagyon nem ismerik az illemet.
A fenti cikkr tmjhoz kapcsoldik egy, a mlt
nyron olvasott rs egy hazai kollganm tollbl, amit
aktulisnak tartok itt felidzni, s amelyre a cikk
megjelenst kvet napon a Testvrmzsk magyar
nyelv kiegszt portlomon reagltam is, amit az
albbiakban itt is kzlk.
Mirl is rt vezrcikkben a kollgan, amire nyomatkosan felhvom a figyelmet?

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

Megjegyezte, hogy haznkban manapsg nincs


szoksban a hlgyeknek adott kzcsk ha mgis
kezet cskol valaki (rendszerint idsebb) frfi, szinte
biztosak lehetnk abban, hogy az illet vagy polonista
vagy erdlyi szlets, neveltets. Amikor a
nyolcvanas vek elejn el kezdett Lengyelorszgba,
Erdlybe utazgatni, els megrendt lmnye a kzcsk
volt. Nlunk rja - az ri Magyarorszgrl itt ragadt
affle nylassgnak szmtott a kzcsk, ott meg,
furcsa mdon, a tisztelet, a megtisztels jele volt.
Klnsen Lengyelorszgban lepte meg, hogy egszen
pici lnykknak (pana) is kezet cskoltak akr
nagyapnyi frfiak is amit a kis pank bjos mosollyal
nyugtztak.
A kzcsktl ma is zavarba jn rja -, hangslyozza,
hogy bven megelgszik egy karakteres kzszortssal,
de azt, mint minimlis tiszteletet el is vrja.
Nem tetszik a mobiltelefonos tapasztalata sem, s
igaza van. me:
a mobiltelefonomon [...] ilyen
hangfekvs zenet jelent meg: j hangzeneted
rkezett. Ht, elszr is kromkodtam egy cifrt ne
tegezz, te! Aztn megprbltam flhvni a szolgltatt, hogy az n telefonomra szveskedjenek tovbbra
is magz mdon zeneteket kldeni. A szolgltat, aki
kapcsibl letegez, gphangon jelentkezik, kzli:
kapcsoljon ide-oda-amoda. Egy sorozat utn az ember
nem kapcsol tovbb, hanem mond egy mg cifrbbat,
egszen kzvetlen stlusban nem idznm magamat.
Csendr pertu ez a szabatos neve annak a kommunikcis viszonynak, amikor valaki letegez egy msik
embert, az a msik pedig nem tiltakozhat ellene.
Irodalmi elzmnyei is szmosak, elg utalni Lacfi
ndorra (Arany Jnos: Toldi): h, paraszt! Kznsgesen: az emberi mltsg semmibe vtele. Divatos
fogalomhasznlattal: verblis diktatra. Diktatra, akkor
is, ha a reklmokon keresztl ismeretlenek napjban
ezerszer is letegeznek legalbb is itt, a Krptmedencben, ahol ms akusztikja van az effajta
pajtskodsnak (csendr pertu). Ezeket a jpofi,
bizalmaskod tegez reklmokat igyekszem megjegyezni magamnak: aki lehlyz, aki kapcsibl letegez,
annak az rujbl, ksznm, nem krek. Ami a mobilt
illeti: krlnzek, taln tallok magz szolgltatt is,
ha nem, visszaadom a kszlket.
Tudom, persze, nem kne hogy (ltszlag) aprsgon
gy flmenjen az agyvizem. De flmegy.
rdekes megfigyelsem viszont (lehet, nincs igazam),
hogy ahogy cskken a knyvolvass (mrpedig
radiklisan cskken), gy lomposodik, tramplisodik el a
kzbeszd (szintgy radiklisan). Nem kellene pedig
sokat olvasni, elg volna az elemi iskolai ktelezket, de
azokat figyelmesen.
Jl emlkszem, a Lgy j mindhalligban az aprcska
Nyilas Misit a nagytekintly debreceni professzorok
bizony nem tegeztk; s A Pl utcai fik kt ellensges
csapata is magzta a msik csapat ugyanazon kor
fiataljt. s a kis Nemecsek szlei is magztk a fik
bartait s lm, mgsem arra gondoltam, gyerekfvel
sem, hogy istenem, de nagy bunkk, hanem arra,
hogy azoknak az embereknek pontos fogalmuk volt az
emberi mltsgrl! [...] (Ld.: Lectori salutem)
Most pedig me, amit akkoriban melegben
reagltam:

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

Nagyon is ajnlom Pcsi Gyrgyi rst, aminek


minden sorval teljesen egyetrtek.
Sokan tanulhatnak belle mind a tegezst (n
kifogsolom az internetes tegezdst is), mind a kzcskot illeten. Rjuk fr. (Az elterjedt bunk "cskolom" ksznst is belertem, amirl ebben a cikkben
nincs emlts.)
n kisgyerekkoromtl a kzcsk ltali tisztelethez
szoktam hozz. Krnyezetemben, trsasgokban, ahol
megfordultam mg a tegez viszonyban llk kztt is:
"Kezedet cskolom"-mal kszntek az asszonyoknak,
kisasszonykorba lpett hajadonoknak, s kezet is cskoltak. Nekem ez termszetes volt. (Anyai nagyapm,
amikor felkereste desanymat a munkahelyn "Kezedet cskolom, kislnyom"-mal ksznttte; nekem, a
18/19 ves unokjnak, nlunk tartzkodsukkor - a
nagymami is vele volt - gy ksznte meg a feltlalt
ebdet: "Kezedet cskolom kisunokm!")
Az elbunksodott haznkban s klfldn egyre
ritkbb lett ez a ksznsi forma. De azrt, szerencsre,
mg vannak riemberek nemcsak az idsebb korosztlybl, hanem fiatalabbak krben is. Itt pldaknt
hadd emltsem meg mg a Kdr-rendszerbl szrmaz, lnken emlkezetemben l lmnyemet: egyik
nyri hazamenetelem sorn, a veszprmi Bstya ruhzban, frjem trsasgban, sszefutottam egykori
tantvnyommal, Szalai Tibivel, aki mint alacsony nvs, szke, szemveges kisficskaknt volt lelki szemeim
eltt, hiszen az 1983-as tanv befejezse ta nem
lttam, mr csak azrt sem, mert abban az esztendben elkerltem Magyarorszgrl. Mivel n nem lthattam, ksznt rm htulrl: "Kezt cskolom,
tanrn!" Erre htrafordultam, s szembe talltam
magam egy dalis, csinos fiatalemberrel. rvendezve
kezet nyjtottam neki, de nagy meglepetsemre - mivel
ettl a gesztustl csaldi, rokoni, kzvetlen barti s
ismeretsgi krmn kvl elszoktam -, egyszer
kzszorts helyett, ahogy illik, mlyen a kzfej (kacs)
fl meghajolva - nem a ni kezet magasba, a szjhoz
emelve! - kezet cskolt.
De, hogy mg mst is mondjak: tiszteletbl, ksznetnyilvntsknt nem tallottam s nem tallok kezet
cskolni drga szleimnek, nhai nagyszleimnek,
nhai anysomnak - aki ehhez bizony letben nem
volt hozzszokva taljnknl -, st megtrtnt
kzttnk testvrek kztt is gy megksznvn a
fradsgos munkt. gy illik. gy illene. No, de
haznkban a fl vszzados, proli vrs rendszer ezt is
igyekezett kiirtani, mint sok ms erklcsi rtket, ri
gesztust. Szerencsre nem mindenkinl rtek el clt!
(Ld. Testvrmzsk weblapjn a Megszvlelend! c. rvid
rst, 2007.07.06. 11:16)

Befejezsl kt rgebbi lmnyemet emltenm meg.


Az els, az volt, amikor 4-5 ves gyermekemrl
hallottam magtl a mesltl s ugyanez visszajtt
msoktl. Akkoriban zenekonzervatriumi tanulmnyokat folytattam, s dleltt hetenknt 2 x 2 rban
zongorarra is kellett mennem. Az akkor 4-5 ves
kislnyom belzasodott, nem vihettem az vodba, n
nem halaszthattam el a zongorarmat sem. gy
desapmmal egykor szomszdasszony - aki hetenknt egyszer jtt hozznk fizets ellenben kisegteni vigyzott az otthon maradt kislnyomra, aki mellett
vasalt is. Szltben-hosszban meslte az egsz
ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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pletben s az utcnkban, hogy ilyen kislnyt mg


nem ltott: Odajtt hozzm, megcskolta a kezem s
azt mondta: Magdalna nni, nagyon szpen
ksznm, hogy segteni tetszik az desanymnak,
akinek olyan sok munkja van, s radsul tanul is.
vekig hallottam vissza mind tle, mind msoktl az
utcnkban! A msik eset meg als- s fels tagozatos
korbl val, amikor szli rtekezleten s fogadrkon minden egyes alkalommal a tantni s tanrni
kiemeltk lenyom jlneveltsgt, hangslyozvn, hogy
letkben nem volt arra precedensk, hogy a tantvnyok elre engedtk volna ket az ajtban, kapuban.
Lnyom viszont minden egyes alkalommal ezt tette,
soha nem surrant ki elttk!... Meg is jegyzi most is
mindkt nyelven , hogy egyetemista trsai kztt,
klnsen a fik rszrl, mennyi a bugris vagy bunk.
Olaszul burini. Szmtalanszor mrgeldve mondja,
hogy nem tudnak viselkedni az olaszok! Pedig inkbb
az olaszokhoz ll kzelebb, mint a magyarokhoz, rthet, hiszen itt ntt fel, az itteniekkel volt s van
szorosabb embertrsi kapcsolata.
Csakis azt tudom mondani, ha gyerekek a csaldban
nem kapjk meg a kell nevelst, otthon nap mint nap
nem ltjk a helyes viselkedsmdokat, akkor soha az
letben nem tanuljk meg s tovbbtenysztik a tahk
trsadalmt. Ezek a modortalan emberpldnyok sajnos
egyre jobban szaporodnak, mint ahogy az olaszorszgi,
a hazai s az egsz vilgon tapasztalhat neveletlen
rintkezsi- s viselkedsi formk tanstjk. Persze, s
szerencsre, azrt ritka kivtelek akadnak, de ez
ugyancsak elenysz, sajnos... Gondolom, mint ahogy
nyilvn az elz cikkek, ezen rsom gondolatai is
leperegnek, falra hnyt bors marad, ha egyltaln
elolvassk. Ha igen, s nekem ugranak, akkor az azrt
van, mert telibe tallt. Akkor mr megrte megrni ezt a
cikket!
Forrs s eredeti cikk:
http://www.osservatorioletterario.net/jolneveltsegrol.pdf
B. Tams-Tarr Melinda

Fullextrai reaglsok:
Boblogan: Nos, kedves Melinda, krlek, nzd el
nekem, de n tovbbra is tegezni foglak. n a
tegezds-magzds krdst ms sznben ltom,
mint te. Nem bocstkozom hossz fejtegetsbe, rviden
a lnyeg: n, ha tegezek valakit, akkor is tudom a sz
legmlyebb s legnemesebb rtelmben tisztelni (ahogy
tged is). Ha viszont valaki a tiszteleten tl valamirt
szmomra mg kedves is (pl. rsai alapjn), akkor a
magzds szmomra bizonyos gtat jelent, csak
tegez formban tudom igazn kifejezni mondandm
rzelmi httert. Lehet, hogy te jobban rlnl annak,
ha azt rnm neked: "Nagyra tartom nt!", nekem
viszont szzszor jobban esik a "Nagyra tartalak tged!"
formt hasznlni, s ez utbbi rszemrl ugyanolyan
tiszteletet takar, mint a magz vltozat, de van benne
egy bizonyos tbblet, valamifle szimptia kifejezdse
is.
Ugyanakkor n is - aki szeretek tegezdni "kiakadtam", amikor az addig magzd mobiltelefontrsasg egyszer csak tvltott tegezsre. Egyik nap
mg azt rtk nem fogadott hvs esetn, hogy "nnek
126

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

j hangzenete rkezett. Hvja a ... szmot az zenet


meghallgatshoz!", aztn msnap mr se sz se
beszd megvltoztattk: "j hangzeneted rkezett.
Hvd a ... szmot ...!". Mi van, kispajts?! Nem
emlkszem, hogy mikor ittunk pertut, haver! Ez ugyanis
egy teljesen ms helyzet. A cg letegez boldogboldogtalant, korra, nemre, egyebekre val tekintet
nlkl, gy, hogy semmit sem tud az illetrl. Nem
olvasott tle semmit, semmilyen mrtk ismerete
nincs rla. Simn letegezi pl. a kztrsasgi elnkt, a
miniszterelnkt, a parlament elnkt, az egyhzi
vezetket, a Nobel-, Kossuth- s egyb djasokat, a
"Nemzet sznszeit", stb. Persze vannak kztk, akik
nem is rdemelnek tiszteletet , de azrt nhnyan taln
igen... Tulajdonkppen rni kellene az rintett cg
vezetjnek egy (akr nylt) levelet, valahogy gy:
"Szevasz haver, hogy ityeg? Arra gondoltam, ha mr
ilyen j cimbik lettnk, hogy sszejhetnnk valamikor
egy j kis kocsmzsra. Mivel te kezdemnyezted a
pajtsi kapcsolatot, te fizetsz. Na, majd csrgjl rm,
hogy mikor rsz r! A szmom tudod, ugye? Ja, hlye
vagyok, ht persze, hogy tudod..." .
A cikk tbbi rszvel egyetrtek. Tovbb egyetrtek
azokkal az rsaiddal is, amiket nhny rdekld
kattints utn sikerlt felfedeznem. Br volt kzben,
amikor egyik szemem srt, a msik nevetett, de
legtbbszr mindkett nevetett. Ht ezrt rom
tegezdve: j, hogy vagy.
Vlaszom: Kedves Boblogan! Persze, ami az internetes
tegezdst illeti, ennek is megvannak a kritriumai
mikor, hol, mi jogost fel vagy sem erre valakit. A P.Gy.
vezrcikkt kiegszt ezen megjegyzsem inkbb arra
a jellegre utalt - n is kerltem a mirtek fejtegetseit,
amikor - mint ahogy akr utcn, akr kzhelyeken stb. csak gy egyszeren letegezik az ismeretlent, ez
neveletlensg. Persze ms az, amikor pl. ilyen kis
kzssghez tartozunk, s megnyilvnulsaink alapjn
mr ismerjk egymst, vagy nhnyunkat. Nem is
nehezmnyeztem egyltaln, hogy tegezdve rtad
hozzszlsodat.
Ms az, ha ebben a fullextra-trsasgban is vannak
esetleg olyan szemlyek, akik szemlyesen is ismerik
egymst, s nem tegezdnek egymssal, amelynek
szmos oka lehet - tanr/tantvny, vagy egyszeren
akr szemlyes, akr virtulis ismeretsg esetn a nagy
korklnbsg miatt vagy egyb ms okbl az idsebb
fl nem kezdemnyezte a tegezdst -, de mgsem
jelent bartsgtalanabb felebarti kapcsolatot.
Az is igaz - ahogy rod - hogy tegezdve is ugyangy
meg lehet adni a tiszteletet, mint magzdva. Fordtva
is fennll, hogy magzdva is lehet tiszteletlenl
viselkedni. Pro s kontra hosszasan lehetne fejtegetni.
Gondolom, ennyi elg is errl.
Ksznm hogy olvastad ezen cikkemet s ms
rsaimbl is valamit, ksznm hozzszlsod,
elismer szavaid. []
Kisssp: Igazn tetszett az rsod! Bizony sok
beszlgetsre, taln vitra is adna okot. A jneveltsg,
a jmodor napjaink fontos krdse, amikor az emberi
kapcsolatokat gyakran eltrbe helyezzk.
Szerintem
nagy
szerepe
van
a
trsadalmi
elhelyezkedsnek. Mgis, j nhny tapasztalatom volt
az ellenkezjrl is. Nagyon alacsony kpzettsg,
alacsony sorban l embereknl tapasztaltam a
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vlasztkos modort, udvarias magatartst, s volt


olyan, hogy mvelt, tbb diploms emberek, a kocsijuk
ablakn szrtk ki a csokipaprt. Amikor rkrdeztnk,
hogy mirt, nem rtettk a felvetst...
dv.: Pter
Vlaszom: Igazad van, a trsadalmi rtegbeli
elhelyezkedsnek is nagy szerepe van. Ellenttben a
hivatkozott cikkrn lltsval, n is gy gondolom.
inkbb azt akarta kiemelni, hogy tulajdonkppen a
jlneveltsg bels indttats kell, hogy legyen, a
trsadalmi
hovatartozstl
fggetlenl.
Nyilvn
szndkosan is kerlte a trsadalmi rtegbeli
hovatartozs krdst - de az is lehet, hogy valban ez
a meggyzdse -, taln hogy elejt vegye az esetleges
rosszindulat polmiknak, mivel jnev, hres
nemesi csald sarja (apai grl hercegi, anyai grl
grfi), aki egybknt vllalkoz, publicista s tbb
esszktet szerzje.
Ksznm, hogy megosztottad gondolataid.
P.S. n is tapasztaltam s tapasztalom az ltalad
emltett eseteket: egyszerbb emberek nemes
viselkedskkel bizony megszgyentik a magasabb
trsadalmi rangltrn lvket!
Forrs:

2007.10.20 18:10
Kedves Melinda!
Mr meg is rkezett az Osservatorio, nagyon hls vagyok rte.
Tbbszr jelentek mr meg cikkeim folyiratokban, vagy az enym
alapjn msok ltal szerkesztett s slypontozott cikkek, de egyik sem
tlttte el ennyire a szvemet boldogsggal. Ennek az az egyik oka,
hogy pontosan a szvemnek legkedvesebb rszleteket ragadtad ki s
fordtottad le. Tudom, milyen hatalmas munka egy ilyen folyirat
megszerkesztse, a kapcsold dolgok lefordtsa, sszevlogatsa!
De nagyon nagy rmet szereztl vele, bevallom.
Mg egyszer j utat!
Ksznettel:
Benedekffy gi
2007.10.21 15:43
Kedves Melinda!
Tegnapeltt megkaptam az Osservatorio-t , hogy aztn cirka (csrk,
gy mondjk a leccei halpiacon...) kt napig hasznlhatatlan legyek a
csald szmra. Most vgre jutottam a lapnak. rtkeli az nmagt,
nem kellenek a kln dicsretek. Szval tartalmas, ksznm.
Szmomra kln rdekessg s tanulsg volt a verstani
prbeszdetek. Megjelent egy-kt versem olaszul, de ltalban nem
lelkesedtem Baranyi Feri fordtsairt. Sokat kapkod.
Vigyzz magadra.
Szeretettel lel: Attila.

http://www.fullextra.hu/modules.php?name=News&file=article&sid=2714

2007.10.23 11:12

POSTALDA
2007.10.12 08:22
Tegnap kaptam, rmmel s ksznettel megosztom:
----- Original Message ----From: "Gizella Hemmer"
To: "Osservatorio Letterario - Ferrara e l'Altrove (O.L.F.A.)"
Sent: Thursday, October 11, 2007 11:40 AM
Subject: Re: Osservatorio Letterario NN. 59/60 2007/2008
Aranyos Melinda,
gratullok a folyiratod legjabb szmhoz! Most minden munkmat
flretettem s kt rn t csak olvasgattam a honlapodon. Csak gy
szvtam magamba a klnfle informcit, rsokat. Feldls minden
sorod. Kultra, rtk az, amit kzvettesz. s gy rzem, gy ltom,
hogy egyre tbbet rsz, adsz, kzvettesz. s ez nagy rmmel tlt el.
Kvnom, hogy minl tbben ismerjk meg honlapodat is, szerezzenek
tudomst rla, bngsszenek hosszasan. Ahol csak tudom, felhvom a
figyelmet a honlapodra.
Sok szeretettel gratullok s tovbbra is vrom, hogy rtests
rsaidrl!
Szeretettel lellek
Zsizel

Wellington, 2007.10.23
Kedves Melinda,
megrkezett az OLFA, amelybe a futlagos belebngszsemnek
Botr Attila klnlegesen finom ritmusrzke ringatott el. Azt hiszem
taln sszesen a fltucatot sem meghalad verst ismertem meg a
neten innen-onnan s mindig megllaptottam, hogy az egyik
kezemen megszmllhatnm a ma l magyar kltket, akik az grg formkat olyan teljes ritmusrzkkel hasznljk, mint Botr
Attila. Tudom azt, hogy mi, akik klnleges beszd-ritmus-rzkkel
vagyunk megldva, egymst (s magunkat!) egy kis klubbatartozknak rezzk s ez gy hathat esetleg, mintha a legjobb
przarkat is csak egy kls osztlyba sorolnnk. Ez azonban nem gy
van, mert a mondanival a leghelyesebben skandlt vers rtknek is
tbb, mint felt kell, hogy kitegye. Nagyon szeretnm megismerni,
mert Fy Ferenc s Pilinszky eminensek ugyan, de a klasszikt msok
kpviselik s gy nz ki Botr Attila az egyik elljr!
Mg bonyolultabb dierzisei ellenre is rezni a klnbz -grg
metrumokat precz skandlsnl fogva. Botr ritmusrzkvel a
nyugateurpai formban rt versei is biztosan lvezhetbbek, mint
msi, st magyar hangsly verseit is szvesebben olvasnm, mint
brki msit! Ezrt az lenne a krsem, hogy e-mail cmt kldje
meg, Kedves Melinda, ha ez nem jelentene brmilyen indiszkrcit!
Etruszk kutatsait vettem clba s a kvetkez hetekben Shakespeare
szonettjei egy kiss a httrbe fognak kerlni emiatt!

2007.10.13 18:46

Ksznm szpen klnlegesen nvs kiadvnynak vratlanul hamar


megrkezett pldnyt s gpi katasztrfjnak mielbbi orvoslst
kvnva tisztelettel s kzcskkal: Imre

Kedves Melinda,

2007.11.02 00:48

nem is tudom, hogyan gratulljak ehhez a nagyszer teljestmnyhez!


Ne legyenek ktelyeid, ha volt is sok nehzsged, olyan nagyszer
dolgot alkottl, mint kevesek.
El tudom kpzelni, hogy ez mennyi munka, fradsg, elteremteni
mindent, de a ksz, knyvnek is beill folyirat aztn biztosan
krptol. Hogy milyen rdekes, sokoldal az sszellts! Szerencss
ember vagy, hogy ezzel tudsz gy foglalkozni, hogy mg sok embert
gazdagtasz is vele.

Amable profesora Melinda Tams-Tarr, ya me lleg su excelente


publicacin Osservatorio Letterario, ya la tengo ac conmigo,
gracias por el envo. Con mi sincero agradecimiento, quedo de usted
como su seguro servidor y amigo,
Manuel Guillermo Ortega
Facultad de Ciencias Humanas
Universsidad del Atlntico
Barranquilla - COLOMBIA

Kvnok mg nagyon sok energit, ert a folytatshoz!


Szeretettel
Marianne (Tharan)
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e lAltrove

ANNO XII NN. 61/62 MARZ.-APR./MAGG.-GIU 2008

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2007.11.10 21:56

2007.12.15 0:23
California, 2007. 11. 10.

Kedves Melinda!
Sajnlom, hogy zrjei voltak a szmtgppel. Tudom milyen nagy
fejfjssal jr az ilyesmi, gy van ahogy mondja, teljesen
megsemmislve rzi magt az ember.
Klnben az O.L. (okt. 19-n) jval a vrtnl hamarabb megrkezett.
Mr kiolvastam az egszet. S ezttal gratullok a kitn munkhoz.
Ltom maga egy szletett irodalmi tehetsg. Mert a fordtsa
sikeresebb az eredetinl. "Ars est celare artem-", gy mondtk a
latinok. Higgye el, kevsnek van olyan adottsga, aki a mvszetbl
el tudja tntetni a mvszetet.
De ezen kvl, ha nem tvedek, maga szintn zens ugye?
Nekem serdl korom ta sokig az olasz lirica volt a "veszettsgem".
Ksbb t vig voltam Rmban, ahol a klasszikus belcanto metdust
elsajttottam. (De errl majd mshol.)
Tbbek kztt igen rdekes olvasmnynak talltam pl. G.C.
Budettnak a La Donna Gigante c. cikkt. Csupn az utols
mondatnak az utols kt szavn akadtam fel. Mondja, hogyan
rtelmezhet ez a kifejezs: ... mondo conio?
Immr befejeztem azt a fordtst, amit magnak begrtem, de sajnos
imitt-amott tallok benne olyan bkkent, amit n nem rtek. Vagyis
jobban mondvn -rtem, de nem rtem. Most nem tudom, rjak-e M.nak errl, hogy krem magyarzza meg, avagy csak mellzzem azokat
szpen?
Vglis legyen szves tudatni velem, hogy ez a fordts majd mikorra
lesz esedkes.
Szvlyes dvzlettel... Imre.
2007.11.13 11:34
Ide kvnkozik, mgha rgi kritikai vlemnyek Dr. Bonanin TamsTarr Melinda mfordtsairl:
http://xoomer.virgilio.it/bellelettere/kritika.htm
Tisztelettel egy h olvasja, aki most fedezte fel a fenti linket a
kritikus honlapjn: http://www.szitanyigyorgy-dr.ini.hu/
2007.11.15 15:56

Karcsonyi dvzlet gyannt!


j-zlandi karcsonyi leoninusok
Hadd kzelegjen az nnep, a szrke napok tovatnnek.
Mr jn a knikuls nyrral a vn Mikuls.
Fnybe borulva vilgos dszeket lt fel a vros:
szertetrtt a stt, csillog az jjeli kp.
letem itteni vgya a tlnek az rva hinya.
Negytvent ve mi vr? Furcsa, karcsonyi nyr!
Hv melegvel a tenger. Frdik a rengeteg ember.
Ezzel aligha lehet vrni az nnepeket!
Tn a karcsonyi nek hangulatra felled
bennem az nnepi vgy s nnepi lesz a vilg!
Wellington
2002.dec.5.

Karcsonyok
Sok, sok, magnyos, bs karcsony
emlkt hordja letem,
mikor kis fmon kvl msom
nem is volt semmim nnekem.
Stt szobmban sziporkzott
angyalhaj, csillogott fadsz,
s a rgi emlkvillansok,
szenteste-kp kisrt ma is.
A nagy szobba nem mehettnk,
gyerekek vacsora eltt.
A tortzs is hossznak tnt
mg a Jzuska vgre jtt.
Felizgatott a zrt szobbl
kiszrd, halk suttogs.
Nem bntuk mr, lljon akrhol,
fttt a karcsonyfalz.

Gentile Professoressa,
La ringrazio davvero tanto per il suo aiuto, seguir i suoi consigli! In
questo periodo non mi trovo in Italia, la mia professoressa mi
mander per posta il materiale che ha gi trovato, anzi se non fosse
per lei non saprei proprio come fare qui! Intanto per anche io da qui
cerco su internet e in varie biblioteche, e ho trovato molti siti in cui ci
sono Suoi lavori, per questo ho deciso di provare a scriverLe e mi
scuso se Le ho rubato un p di tempo... stata davvero squisita,
ancora mille grazie e buon lavoro!
Davvero mille mille mille grazie...lei una persona squisita!!! Bello
"incontrare" persone cos...grazie

Assia
2007.12.07 17:30

Majd alig-hallhatan, halkan


csengett az angyal-csengetty,
az ajt nylt s fnylett a hallban
karcsonyfnk, a nagyszer.
Alig brtuk mr nekhanggal
vgigfjni trelmesen
a "Csendes j"-t, "Mennybl az angyal"-t,
ajndkokra lesve sem.
Aztn csak vget rt az nek
s jtt a beteljesls:
nagy halmaza a fa tvnek
ajndk volt, nem is kevs.
Majd hrom vtized magnya
idzte gy gyermekkorom,
s annyi v karcsonyra
tvol volt ismers, rokon.

Nagyon ksznm kedves vlaszod. Most nzegettem nyaralsod


megrktett emlkeit, nagyon hangulatosak, vizulisak a lersaid is.
Szp t lehetett, Olaszorszg gynyr...
Szeretettel dvzllek

Az letrnek magnyos lte


tbb vgyds, mint szeretet,
a szeretetnek nnepre
hinyoznak az emberek.
Ma mr van boldog, j karcsony:
krttem csald, emberek!
Legyen gyztes minden magnyon
a karcsonyi szeretet!

Zsuzsa (Haraszti)

Wellington 1997.

Kedves Melinda !

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