pontefice cattolico biancovestito, allineato in fila multicolore con i leader di altre religioni mondiali. Erano stati accolti da lui con parole semplici, rispettose, usando il noi come uno tra i tanti: Veniamo da lontano non solo a motivo di distanze geografiche, ma soprattutto a causa delle nostre origini storiche e spirituali. Ed era uninedita, originalissima foto di famiglia: i ricercatori di Dio.Pellegrini della verit e pellegrini della pace come li definisce questanno, nel 25.mo anniversario, il tema proposto per lincontro. A ci non si era assolutamente abituati. Si era stati educati da sempre ad un certo spirito di superiorit nei riguardi degli altri credo religiosi. Cos, lincontro di Assisi diede inizio a un cammino nuovo di scoperta dellaltro e del suo mondo religioso e di apprezzamento vicendevole. Le nostre tradizioni sono molte e varie - sottolineava, allora, il papa ma riflettono tutte il desiderio di uomini e di donne lungo il corso dei secoli di entrare in relazione con lEssere Assoluto.
Grande era la preoccupazione di scegliere il contesto giusto per questo incontro spirituale. Naturalmente, lo si voleva alternativo a Roma, luogo troppo centrale e simbolico per il cristianesimo. La citt natale invece di san Francesco, conosciuto da tanti nel mondo come simbolo della pace, della riconciliazione e della fraternit, si rivel scelta ideale. Cos da poter definire comunemente lo spirito di Assisi questo nuovo sguardo di attenzione e di empatia per chi proviene da una tradizione religiosa diversa.
Presentarsi al mondo insieme ad altri leader religiosi era promuoverne la medesima dignit, pur senza confondersi, e rappresentava unintuizione bella e grande, insieme un cammino di purificazione dello sguardo e del cuore. Fu una vera sorpresa del papato di Giovanni Paolo II. Allo stesso tempo, riprendeva una teologia antica, indicando ancora una volta lanima sia tradizionale che moderna del pontefice. Era infatti la prima, originaria tradizione della Chiesa dei Padri che definiva come semina Verbi la misteriosa presenza di Cristo nelle altre religioni, in tutto quello che possono contenere di vero e di santo. Ci veniva coraggiosamente sottolineato anche dallultimo Concilio nel documento Nostra Aetate.
In questo modo, si imparava a non irrigidirsi al senso troppo esclusivo dei confini della Chiesa nel giudicare chi dentro o chi fuori - ma ad essere sensibili alla misteriosa presenza nel cuore degli uomini di Dio che tutto sorpassa. Come richiamava un tempo anche S.Agostino: Molti sembrano nella Chiesa, in realt non lo sono; molti altri sembrano fuori, in realt sono dentro!
Questa iniziativa concreta di preghiera universale ad Assisi indicava, pure, una nuova prassi: il dire e il fare coniugati insieme. Non ci si limitava a diffondere un documento (come spesso fanno dei responsabili), ma si univano le mani e la mente, laffermazione teorica e liniziativa concreta, in modo che azione e riflessione insieme diventino trasformanti e contagiose. Che cosa potremmo fare insieme? ci chiedeva spesso un pastore protestante. S, questo dovrebbe essere linterrogativo che sempre accompagna chi vive su bordi differenti, perch fa avanzare le cose, fa incrociare cammini diversi e lancia prospettive feconde per tutti. Fare qualcosa insieme diventa un potente mezzo per unire gli spiriti e gli ideali: ecco una lezione indimenticabile di Giovanni Paolo II. Come ricorda un meraviglioso proverbio indiano: I miracoli sono compiuti dagli uomini uniti.
Lo spirito di Assisi, allora, rende cosciente ogni comunit cristiana che la dimensione in cui viviamo oggi in Europa un paesaggio plurireligioso. Non pi solo cristiano. Questo significa una nuova autocoscienza di s e la sfida dellapertura allaltro. Il mondo multiculturale di oggi si fa invito ad ognuno a un viaggio spirituale di enorme portata e di grandi conseguenze. Ma anche a ritrovare il punto di gravit della propria religione, il cuore della propria fede. Non perdendosi, cos, nei dettagli. Per quella cristiana il centro sar unicamente lamore e i suoi differenti volti, come il dialogo, la solidariet, lumilt, la gratuit e la perdita di s. Non il senso di grandezza, di efficienza o di onnipotenza, che a volte ci perseguitano. quello, in fondo, che Francesco insegnava con la sua stessa vita e Giovanni Paolo II suggeriva con una splendida foto di gruppo in un luogo benedetto: Assisi.
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI RAPPRESENTANTI DELLE DIVERSE CHIESE E COMUNIONI CRISTIANE CONVENUTI IN ASSISI PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA PACE Basilica di Santa Maria degli Angeli Domenica, 27 ottobre 1986
Miei fratelli e sorelle, Capi e rappresentanti delle Chiese cristiane e comunit ecclesiali e delle religioni del mondo, Cari amici. 1. Ho lonore e il piacere di dare a voi tutti benvenuto in questa citt di Assisi per la Giornata mondiale di preghiera. Permettetemi di cominciare col ringraziarvi dal profondo del mio cuore per lapertura e la buona volont con cui avete accolto linvito a pregare ad Assisi. Come capi religiosi, voi non siete venuti qui per una conferenza interreligiosa sulla pace, in cui prevarrebbero la discussione o la ricerca di piani di azione a livello mondiale in favore di una causa comune. Il trovarsi insieme di tanti capi religiosi per pregare di per s un invito oggi al mondo a diventare consapevole che esiste unaltra dimensione della pace e un altro modo di promuoverla, che non il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici. Ma il risultato della preghiera, che, pur nella diversit di religioni, esprime una relazione con un potere supremo che sorpassa le nostre capacit umane da sole. Noi veniamo da lontano non solo, per molti di noi, a motivo di distanze geografiche, ma soprattutto a causa delle nostre origini storiche e spirituali. 2. Il fatto che noi siamo venuti qui non implica alcuna intenzione di ricercare un consenso religioso tra noi o di negoziare le nostre convinzioni di fede. N significa che le religioni possono riconciliarsi sul piano di un comune impegno in un progetto terreno che le sorpasserebbe tutte. N esso una concessione a un relativismo nelle credenze religiose, perch ogni essere umano deve sinceramente seguire la sua retta coscienza nellintenzione di cercare e di obbedire alla verit. Il nostro incontro attesta soltanto - questo il vero significato per le persone del nostro tempo - che nel grande impegno per la pace, lumanit, nella sua stessa diversit, deve attingere dalle sue pi profonde e vivificanti risorse, in cui si forma la propria coscienza e su cui si fonda lazione di ogni popolo. 3. Vedo lincontro odierno come un segno molto eloquente dellimpegno di tutti voi per la causa della pace. proprio questo impegno che ci ha condotti ad Assisi. Il fatto che noi professiamo differenti fedi non ci distoglie il significato di questa Giornata. Al contrario, le Chiese, le comunit ecclesiali e le religioni del mondo stanno dimostrando che sono pensose del bene. La pace, dove esiste, estremamente fragile. minacciata in tanti modi e con tali imprevedibili conseguenze da obbligarci a procurarle solide basi. Senza negare in alcun modo la necessit di molte risorse umane volte a mantenere e rafforzare la pace, noi siamo qui perch siamo sicuri che, al di sopra e al di l di tutte quelle misure, c bisogno di preghiera intensa e umile, di preghiera fiduciosa, se si vuole che il mondo diventi finalmente un luogo di pace vera e permanente. Questa Giornata perci un giorno destinato alla preghiera e a ci che accompagna la preghiera nelle nostre tradizioni religiose: silenzio, pellegrinaggio e digiuno. Non prenderemo alcun pasto, e in questo modo diverremo pi coscienti del bisogno universale di penitenza e di trasformazione interiore. 4. Le nostre tradizioni sono molte e varie, e riflettono il desiderio di uomini e donne lungo il corso dei secoli di entrare in relazione con lEssere Assoluto. La preghiera comporta da parte nostra la conversione del cuore. Vuol dire approfondire la nostra percezione della Realt ultima. Questa la stessa ragione per cui noi siamo convenuti in questo luogo. Andremo da qui ai nostri separati luoghi di preghiera. Ciascuna religione avr il tempo e lopportunit di esprimersi nel proprio rito tradizionale. Poi dal luogo delle nostre rispettive preghiere, andremo in silenzio verso la piazza inferiore di San Francesco. Una volta radunati in quella piazza, ciascuna religione avr di nuovo la possibilit di presentare la propria preghiera, luna dopo laltra. Dopo aver cos pregato separatamente, mediteremo in silenzio sulla nostra responsabilit di operare per la pace. Esprimeremo poi simbolicamente il nostro impegno per la pace. Alla fine della Giornata, io cercher di riassumere che cosa questa celebrazione che non ha precedenti avr suggerito al mio cuore, come un credente in Ges Cristo e come primo servitore della Chiesa cattolica. 5. Desidero esprimere di nuovo la mia gratitudine a voi di essere venuti ad Assisi per pregare. Ringrazio anche tutte le singole persone e le comunit religiose che si sono associate alla nostra preghiera. Ho scelto questa citt come luogo per la nostra Giornata di preghiera in un vero silenzio interiore per il particolare significato delluomo santo qui venerato - san Francesco - conosciuto e riverito da tanti attraverso il mondo come simbolo della pace, riconciliazione e fraternit. Ispirandoci al suo esempio, alla sua mitezza e alla sua umilt, disponiamo i nostri cuori alla preghiera di un vero silenzio interiore. Facciamo di questa Giornata una anticipazione di un mondo pacifico. Possa la pace venire a noi e riempire i nostri cuori!
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI RAPPRESENTANTI DELLE CONFESSIONI E DELLE COMUNIT CRISTIANE CONVENUTI IN ASSISI Cattedrale di San Rufino Domenica, 27 ottobre 1986
Cari fratelli e sorelle in Cristo. Ges Cristo la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cio linimicizia (Ef 2, 14). Desidero ringraziare i capi e i rappresentanti delle altre Chiese cristiane e comunit ecclesiali, che hanno contribuito a preparare questa Giornata e che sono presenti qui sia personalmente, sia attraverso loro delegati. significativo che, allapprossimarsi del terzo millennio cristiano, noi popolo cristiano ci siamo riuniti qui nel nome di Ges Cristo per invocare lo Spirito Santo, e per chiedergli di colmare il nostro universo damore e di pace. La nostra fede ci insegna che la pace un dono di Dio in Ges Cristo, un dono che deve esprimersi in una preghiera a lui, che tiene nelle sue mani i destini di tutti i popoli. per questo che la preghiera una parte essenziale nello sforzo per la pace. Ci che facciamo oggi un altro anello nella catena di preghiere per la pace annodata da singoli cristiani, nonch da Chiese cristiane e comunit ecclesiali, un movimento che negli ultimi anni andato sempre pi rafforzandosi in molte parti del mondo. La nostra comune preghiera esprime e manifesta la pace che regna nei nostri cuori, dal momento che come discepoli di Cristo siamo stati mandati nel mondo per proclamare e per portare la pace, quel dono che viene da Dio, che ci ha riconciliati con s mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione (2 Cor 5, 18). Come discepoli di Cristo abbiamo un obbligo speciale a lavorare per portare la sua pace nel mondo. Come cristiani, siamo in grado di riunirci in questa occasione nella potenza dello Spirito Santo, il quale introduce i seguaci di Ges Cristo sempre pi pienamente in quella partecipazione alla vita del Padre e del Figlio, che la comunione della Chiesa. La Chiesa stessa chiamata a essere il segno efficace e lo strumento di riconciliazione e di pace per la famiglia umana. Malgrado le serie questioni che ancora ci dividono, il nostro presente grado di unit in Cristo nondimeno un segno per il mondo che Ges Cristo veramente il principe della pace. Attraverso le iniziative ecumeniche Dio ci sta aprendo nuove possibilit di comprensione e di riconciliazione, cos che noi possiamo essere migliori strumenti della sua pace. Ci che facciamo qui oggi non sarebbe completo, se noi ce ne andassimo senza una pi profonda risoluzione di impegnarci a continuare la ricerca di una piena unit, e a superare le serie divisioni che ancora permangono. Questa risoluzione ci coinvolge sia come individui che come comunit. La nostra preghiera qui ad Assisi deve comportare il pentimento per le nostre mancanze di cristiani nel portare avanti la missione di pace e di riconciliazione che abbiamo ricevuto da Cristo, e che non abbiamo ancora pienamente compiuta. Preghiamo per la conversione del nostro cuore e il rinnovamento del nostro spirito, affinch possiamo essere dei veri promotori di pace, offrendo una testimonianza comune a favore di Colui il cui regno un regno di verit e di vita, di santit e di grazia, di giustizia, damore e di pace. S, Ges Cristo la nostra pace, ed egli deve sempre rimanere davanti ai nostri occhi. Egli il crocifisso e il risorto, colui che ha salutato i suoi discepoli con quello che divenuto il nostro comune saluto cristiano: La pace sia con voi. E detto questo, mostr loro le mani e il costato (Gv 20, 19-20). Non dobbiamo dimenticare questo gesto significativo del Cristo risorto. Ci aiuta a comprendere il modo col quale possiamo essere costruttori di pace. Infatti il Signore risorto apparve ai suoi discepoli nel suo stato glorioso, ma portando ancora i segni della sua crocifissione. Nel mondo di oggi, tragicamente segnato dalle ferite della guerra e della divisione, e perci in un certo senso crocifisso, questa azione di Cristo ci d forza e speranza. Non possiamo sfuggire alle dure realt che caratterizzano la nostra esistenza segnata dal peccato. Ma la presenza tra noi del Cristo risorto con i segni della crocifissione sul suo corpo glorificato ci assicura che, attraverso di lui e in lui, questo mondo dilaniato dalla guerra pu essere trasformato. Dobbiamo seguire lo Spirito di Cristo, che ci sostiene e ci guida a sanare le ferite del mondo con lamore di Cristo che abita nei nostri cuori. questo stesso Spirito di Cristo, lo Spirito di Verit, che noi oggi imploriamo di renderci capaci di discernere le vie della comprensione e del perdono reciproci. Poich la preghiera per la pace devessere seguita da unappropriata azione per la pace. Essa deve rendere il nostro spirito pi profondamente cosciente, per esempio, di quelle esigenze di giustizia che sono inseparabili dal raggiungimento della pace e che ci interpellano per un nostro attivo coinvolgimento. Essa deve disporci a pensare e ad agire con lumilt e lamore che favoriscono la pace. Essa deve farci crescere nel rispetto degli uni verso gli altri come esseri umani, come Chiese e comunit ecclesiali, capaci di vivere in questo mondo insieme con persone di altre religioni, insieme con tutte le persone di buona volont. La via della pace passa, in ultima analisi, attraverso lamore. Imploriamo lo Spirito Santo, che lamore del Padre e del Figlio, di impossessarsi di noi con tutta la sua potenza, di illuminare le nostre menti e riempire i nostri cuori col suo amore.
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI RAPPRESENTANTI DELLE CHIESE CRISTIANE E COMUNIT ECCLESIALI E DELLE RELIGIONI MONDIALI CONVENUTI IN ASSISI Piazza inferiore della Basilica di San Francesco Domenica, 27 ottobre 1986
Cari fratelli e sorelle, Capi e rappresentanti delle Chiese cristiane e comunit ecclesiali e delle religioni mondiali, Cari amici. 1. Nel concludere questa giornata mondiale di preghiera per la pace, a cui voi siete intervenuti da molte parti del mondo, accettando gentilmente il mio invito, vorrei esprimere i miei sentimenti, come un fratello e un amico, ma anche come un credente in Ges Cristo, e, nella Chiesa cattolica, il primo testimone della fede in lui. In relazione allultima preghiera, quella cristiana, nella serie che abbiamo ascoltato, professo di nuovo la mia convinzione, condivisa da tutti i cristiani, che in Ges Cristo, quale Salvatore di tutti, da ricercare la vera pace, pace a coloro che sono lontani e pace a quelli che sono vicini (Ef 2, 17). La sua nascita fu salutata dal canto degli angeli: Gloria a Dio nel pi alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama (Lc 2, 14). Predic lamore tra tutti, anche tra i nemici, proclam beati quelli che operano per la pace (cf. Mt 5, 9) e mediante la morte e la risurrezione ha portato riconciliazione tra cielo e terra (cf. Col 1, 20). Per usare unespressione di san Paolo apostolo: Egli la nostra pace (Ef 2, 14). 2. infatti la mia convinzione di fede che mi ha fatto rivolgere a voi, rappresentanti di Chiese cristiane e comunit ecclesiali e religioni mondiali, in spirito di profondo amore e rispetto. Con gli altri cristiani noi condividiamo molte convinzioni, particolarmente per quanto riguarda la pace. Con le religioni mondiali condividiamo un comune rispetto e obbedienza alla coscienza, la quale insegna a noi tutti a cercare la verit, ad amare e servire tutti gli individui e tutti i popoli, e perci a fare pace tra i singoli e tra le nazioni. S, noi tutti siamo sensibili e obbedienti alla voce della coscienza di essere un elemento essenziale nella strada verso un mondo migliore e pacifico. Potrebbe essere diversamente, giacch tutti gli uomini e le donne in questo mondo hanno una natura comune, unorigine comune e un comune destino? Anche se ci sono molte e importanti differenze tra noi, c anche un fondo comune, donde operare insieme nella soluzione di questa drammatica sfida della nostra epoca: vera pace o guerra catastrofica? 3. S, c la dimensione della preghiera, che pur nella reale diversit delle religioni, cerca di esprimere una comunicazione con un Potere che al di sopra di tutte le nostre forze umane. La pace dipende fondamentalmente da questo Potere che chiamiamo Dio, e che, come noi cristiani crediamo, ha rivelato se stesso in Cristo. Questo il significato di questa giornata di preghiera. Per la prima volta nella storia ci siamo riuniti da ogni parte, chiese cristiane e comunit ecclesiali e religioni mondiali, in questo luogo sacro dedicato a san Francesco per testimoniare davanti al mondo, ciascuno secondo la propria convinzione, la qualit trascendente della pace. La forma e il contenuto delle nostre preghiere sono molto differenti, come abbiamo visto, e non possibile ridurle a un genere di comune denominatore. 4. S, ma in questa stessa differenza abbiamo scoperto di nuovo forse che, per quanto riguarda il problema della pace e la sua relazione allimpegno religioso, c qualcosa che ci unisce. La sfida della pace, come si pone oggi a ogni coscienza umana, comporta il problema di una ragionevole qualit della vita per tutti, il problema della sopravvivenza per lumanit, il problema della vita e della morte. Di fronte a tale problema, due cose sembrano avere suprema importanza e luna e laltra sono comuni a tutti noi. La prima, come ho appena detto, limperativo interiore della coscienza morale, che ci ingiunge di rispettare, proteggere e promuovere la vita umana, dal seno materno fino al letto di morte, in favore degli individui e dei popoli, ma specialmente dei deboli, dei poveri, dei derelitti: limperativo di superare legoismo, la cupidigia e lo spirito di vendetta. La seconda cosa comune la convinzione che la pace va ben oltre gli sforzi umani, soprattutto nella presente situazione del mondo, e che perci la sua sorgente e realizzazione vanno ricercate in quella Realt che al di l di tutti noi. questa la ragione per cui ciascuno di noi prega per la pace. Anche se pensiamo, come realmente pensiamo che la realizzazione tra quella realt e il dono della pace differente, secondo le nostre rispettive convinzioni religiose, tutti per affermiamo che tale relazione esiste. Questo quanto esprimiamo pregando per essa. Ripeto umilmente qui la mia convinzione: la pace porta il nome di Ges Cristo. 5. Ma, nello stesso tempo e nello stesso spirito, sono pronto a riconoscere che i cattolici non sono sempre stati fedeli a questa affermazione di fede. Non siamo sempre stati dei costruttori di pace. Per noi stessi, quindi, ma anche forse, in un certo senso, per tutti questo incontro di Assisi un atto di penitenza. Abbiamo pregato, ciascuno nel suo modo, abbiamo digiunato, abbiamo marciato assieme. In tal modo abbiamo cercato di aprire il nostro cuore alla realt divina, al di l di noi, e ai nostri simili, uomini e donne. S, mentre abbiamo digiunato, abbiamo tenuto presenti le sofferenze che guerre insensate hanno procurato e tuttora procurano allumanit. Per questo abbiamo cercato di essere spiritualmente vicini ai milioni di persone vittime della fame in tutto il mondo. Mentre camminavamo in silenzio, abbiamo riflettuto sul sentiero che lumanit sta percorrendo: sia nellostilit, se manchiamo di accettarci vicendevolmente nellamore, sia compiendo un viaggio comune verso il nostro alto destino, se comprendiamo che gli altri sono nostri fratelli e sorelle. Il fatto stesso che siamo venuti ad Assisi da varie parti del mondo in se stesso un segno di questo sentiero comune che lumanit chiamata a percorrere. Sia che impariamo a camminare assieme in pace e armonia, sia che ci estraniamo a questa vicenda e roviniamo noi stessi e gli altri. Speriamo che questo pellegrinaggio ad Assisi ci abbia insegnato di nuovo ad essere coscienti della comune origine e del comune destino dellumanit. Cerchiamo di vedere in esso unanticipazione di ci che Dio vorrebbe che fosse lo sviluppo storico dellumanit: un viaggio fraterno nel quale ci accompagniamo gli uni gli altri verso la meta trascendente che egli stabilisce per noi. 6. Preghiera, digiuno, pellegrinaggio. Questa giornata di Assisi ci ha aiutato a divenire pi coscienti dei nostri impegni religiosi. Ma ha anche reso il mondo, che ci ha seguito attraverso i mezzi di comunicazione, pi cosciente della responsabilit di ogni religione nei confronti dei problemi della guerra e della pace. Forse mai come ora nella storia dellumanit divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace. Che peso tremendo da portare per le spalle delluomo! Ma, nello stesso tempo, quale meravigliosa ed entusiasmante chiamata da seguire. La preghiera gi in se stessa azione, ma ci non ci esime dalle azioni al servizio della pace. Qui noi stiamo agendo come gli araldi della coscienza morale dellumanit come tale, umanit che aspira alla pace, che ha bisogno della pace. 7. Non c pace senza un amore appassionato per la pace. Non c pace senza volont indomita per raggiungere la pace. La pace attende i suoi profeti. Insieme abbiamo riempito i nostri sguardi con visioni di pace: esse sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace, gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o generate dalle moderne ideologie. La pace attende i suoi artefici. Allunghiamo le nostre mani verso i nostri fratelli e sorelle, per incoraggiarli a costruire la pace sui quattro pilastri della verit, della giustizia, dellamore e della libert (cf. Giovanni XXIII, Pacem in Terris). La pace un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace una responsabilit universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana. A seconda del loro modo quotidiano di vivere con gli altri, gli uomini scelgono a favore della pace o contro la pace. Noi affidiamo la causa della pace specialmente ai giovani. Possano i giovani contribuire a liberare la storia dalle false strade in cui si svia lumanit. La pace nelle mani non solo degli individui ma anche delle nazioni. Alle nazioni spetta lonore di basare la loro attivit a favore della pace sulla convinzione della sacralit della vita umana e sul riconoscimento dellindelebile uguaglianza di tutti i popoli tra loro. Noi invitiamo insistentemente i responsabili delle nazioni e delle organizzazioni internazionali ad essere instancabili nellintrodurre le strutture di dialogo dovunque la pace in pericolo o gi compromessa. Noi offriamo il nostro sostegno ai loro sforzi spesso sfibranti per mantenere o ristabilire la pace. Noi rinnoviamo il nostro incoraggiamento allONU perch possa corrispondere pienamente allampiezza e allelevatezza della sua missione universale di pace. 8. In risposta allappello che feci a Lione in Francia, nel giorno nel quale noi cattolici celebriamo la festa di san Francesco, speriamo che le armi abbiano taciuto e che gli attacchi siano cessati. Questo potrebbe essere un primo significativo risultato dellefficacia spirituale della preghiera. In realt, questo appello stato accolto da molti cuori e da molte labbra in ogni parte del mondo, specialmente dove la gente soffre per la guerra e le sue conseguenze. essenziale scegliere la pace e i mezzi per ottenerla. La pace, cos cagionevole di salute, richiede una cura costante e intensiva. Su questo sentiero noi potremo avanzare a passi sicuri e veloci, poich non c dubbio che gli uomini non hanno mai avuto tanti mezzi per costruire la pace quanti ne hanno oggi. Lumanit entrata in unera di aumentata solidariet e di aspirazione alla giustizia sociale. Questa loccasione propizia. anche il nostro compito, che la preghiera ci aiuta ad affrontare. 9. Ci che abbiamo fatto oggi ad Assisi, pregando e testimoniando a favore del nostro impegno per la pace, dobbiamo continuare a farlo ogni giorno della nostra vita. Ci che infatti abbiamo fatto oggi di vitale importanza per il mondo. Se il mondo deve continuare, e gli uomini e le donne devono sopravvivere su di esso, il mondo non pu fare a meno della preghiera. Questa la lezione permanente di Assisi: la lezione di san Francesco che ha incarnato un ideale attraente per noi; la lezione di santa Chiara, la sua prima seguace. un ideale fatto di mitezza, umilt, di senso profondo di Dio e di impegno nel servire tutti. San Francesco era un uomo di pace. Ricordiamo che egli abbandon la carriera militare che aveva seguito per un certo tempo in giovent, e scopr il valore della povert, il valore della vita semplice e austera, nellimitazione di Ges Cristo, che egli intendeva servire. Santa Chiara fu per eccellenza la donna della preghiera. La sua unione con Dio nella preghiera sosteneva Francesco e i suoi seguaci, come ci sostiene oggi. Francesco e Chiara sono esempi di pace: con Dio, con se stessi, con tutti gli uomini e le donne in questo mondo. Possano questuomo santo e questa santa donna ispirare tutti gli uomini e le donne di oggi ad avere la stessa forza di carattere e amore per Dio e per i fratelli, per continuare sul sentiero sul quale dobbiamo camminare assieme. 10. Mossi dallesempio di san Francesco e di santa Chiara, veri discepoli di Cristo, e convinti dallesperienza di questo giorno che abbiamo vissuto insieme, noi ci impegniamo a riesaminare le nostre coscienze, ad ascoltare pi fedelmente la loro voce, a purificare i nostri spiriti dal pregiudizio, dallodio, dallinimicizia, dalla gelosia e dallinvidia. Cercheremo di essere operatori di pace nel pensiero e nellazione, con la mente e col cuore rivolti allunit della famiglia umana. E invitiamo tutti i nostri fratelli e sorelle che ci ascoltano perch facciano lo stesso. Lo facciamo con la consapevolezza dei nostri limiti umani e consci del fatto che, lasciati a noi stessi, falliremmo. Riaffermiamo quindi e riconosciamo che la nostra vita e la nostra pace futura dipendono sempre da un dono che Dio ci fa. In questo spirito, invitiamo i leaders mondiali a prender atto della nostra umile implorazione a Dio per la pace. Ma chiediamo pure ad essi di riconoscere le loro responsabilit e di dedicarsi con rinnovato impegno al compito della pace, a porre in atto le strategie della pace con coraggio e lungimiranza. 11. Consentitemi ora di rivolgermi a ciascuno di voi, rappresentanti delle Chiese cristiane e delle comunit ecclesiali e delle religioni mondiali, che siete venuti ad Assisi per questo giorno di preghiera, di digiuno e di pellegrinaggio. Vi ringrazio nuovamente per aver accettato il mio invito a venire qui per questo atto di testimonianza davanti al mondo. Estendo pure il mio ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile la nostra presenza qui, particolarmente ai nostri fratelli e sorelle di Assisi. E soprattutto rendo grazie a Dio e Padre di Ges Cristo per questo giorno di grazia per il mondo, per ciascuno di voi, e per me stesso. Lo faccio invocando la vergine Maria, regina della pace. Lo faccio con le parole della preghiera che comunemente attribuita a san Francesco, perch ben ne rispecchia lo spirito: Signore, fa di me uno strumento / della tua pace: / dove odio, chio porti lamore, / dove offesa, chio porti il perdono, / dove discordia, chio porti lunione, / dove dubbio, chio porti la fede, / dove errore, chio porti la verit, / dove disperazione, chio porti la speranza, / dove tristezza, chio porti la gioia, / dove sono le tenebre, chio porti la luce. / Maestro, fa che io non miri tanto: / ad essere consolato, quanto / a consolare, / ad essere compreso, quanto / a comprendere, / ad essere amato, quanto / ad amare: / poich donando si riceve, / perdonando si perdonati, / morendo si risuscita a vita eterna. Saluti in altre lingue: A TOUTES les hautes personnalits prsentes et tous ceux qui se sont associs cette initiative de prire, jadresse un salut fraternel et un message desprance: la paix est possible, si tous les hommes veulent progresser dans la vrit, fondement de la paix. Pour la premire fois sans doute dans lhistoire humaine, Eglises chrtiennes et religions de toutes les parties du monde se sont runies en un mme lieu pour montrer que la paix est un impratif de la conscience des croyants engags dans la recherche de la vrit sur Dieu, sur notre destine, sur lhistoire le lhumanit. Jinvite tous les hommes de bonne volont sengager avec une gnrosit renouvele pour la promotion de la paix. Deseo presentar mi ms cordial saludo, junto con mi vivo agradecimiento, a todas las personas que desde aqu o desde cualquier parte del mundo han querido asociarse a esta Jornada Mundial de Oracin por la Paz. Hago votos y aliento a todos a un renovado compromiso a ser constructores de paz entre las naciones, entre los pueblos, en las sociedades, en las familias, en los corazones y en la conciencia de cada uno. Agradeo a todas as pessoas que, de uma ou de outra forma, se associaram conosco a - esta iniciativa de orao. Cada um se sinta pessoalmente empenhado em ser testemunha da - paz e pacificador dos homens, e compromissado com a realizao de uma sociedade mais fraterna. Aufrichting danke ich allen, die sich nah und fern, einzeln oder in Gemeinschaft, unserem heutigen Gebet fr den Frieden in der Welt angeschlossen haben. Ich ermutige euch, darin auch in Zukunft nicht nachzulassen und im Geiste Jesus Christi in der eigenen Familie, im Beruf und im Leben der Gesellschaft selber immer mehr zu Friedensstiftern zu werden. Der Friede Christi sei mit euch allen!