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24 aprile 1980

Omelia del vescovo di Rimini mons. Giovanni Locatelli



CHE COSA ATTENDE IL VESCOVO PER LA SUA CHIESA LOCALE DAI
GRUPPI DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO

Premessa

A) Non cesseremo mai di benedire il Padre per averci rivelato che lo
Spirito, dato da lui su richiesta di Ges, all'opera, da sempre, all'opera
oggi. Egli ce lo fa comprendere sempre pi. E' la presenza attiva dello Spirito
nel mondo che fa la Chiesa.
Lo Spirito l'anima dell'unit-comunione della Chiesa.
Lo Spirito l'anima della sua ministerialit nella sua ricchezza pluralistica
e pur sempre animata da un grande afflato unitario.

B) Voi non rivendicate nessun monopolio. Ed chiaro: sentiamo benissimo
che lo Spirito troppo libero.
Ci sono ore in cui egli fa notare la sua presenza in modo quasi palpabile,
starei per dire. Sono avvenimenti, sono figure di santi, sono iniziative nuove
nella Chiesa e nel mondo.
Accanto a tanti altri aperti allo Spirito, ci siete voi.
Se il Signore chiama voi, dovete sentire questa chiamata come
candidatura ad essere offerti . Nessun altro scopo! Neppure una
gratificazione personale pu contare molto.
Siete una delle tante grazie che passano, che sono offerte... una
chance accanto a tante altre; sta pure a voi farla essere una bella chance
! Appunto perch grazia nel senso ricordato sopra, vi preparate anche
all'ora della prova.

C) Se vero che la pianta si riconosce dai frutti, mi piacerebbe tanto
dialogare con voi, appunto sui frutti cui mirate e che appaiono. San Paolo
parla dei frutti dello Spirito (cfr. Gai 5,22). Ges domanda che ci siano le
opere che si vedono (cfr. Mt 5,16). Ma com' possibile parlare in pochi
secondi di tante cose? Dovrei parlare:
del gusto nuovo per la Sacra Scrittura;
del senso pi vivo ma reale (non chiacchiere) della comunione
fraterna tra di noi, credenti;
del fiorire pi puro della vita familiare nella coppia, nei giovani che si
preparano al matrimonio.
Sarebbe tanto bello rallegrarsi assieme per il tanto bene che viene fatto.

D) Dovrei parlare anche dei pericoli? E' pur sempre necessario; siamo
tentati dal male. I pericoli sono reali per tutti, cos per il vostro gruppo. Ma gi
tanti altri, e in tante occasioni, ne hanno parlato. Conservate sempre quella
spia rossa accesa davanti ai vostri occhi.

E) Allora mi limiter alla domanda posta a me, in vista di questo
incontro: Che cosa attende il vescovo per la sua chiesa locale dai gruppi
del rinnovamento nello Spirito? .

Molto. E sia ben chiaro che quanto chieder qui a voi, lo domando
parimenti ad ogni realt viva che si impegna per la vita evangelica.
Capisco pure che ogni richiesta a voi nel contempo richiesta a me, ai
miei preti, alla chiesa locale.

L'integrazione ecclesiale

Amici, parliamo un po' distesamente di questo tema; appare di fatto uno
dei punti pi duri. Lasciamo perdere discussioni inutili sui significati deteriori
della parola integrazione ; non serve qui, tra noi, in quanto gi abbiamo
inteso dove vogliamo arrivare. Il punto di questa compresenza nella
Chiesa fu sempre piuttosto difficile lungo il corso dei secoli. Chi supera la
prova, ha la vita e l'avvenire con s.
E' apparentemente facile accettare la Bibbia, Ges, lo Spirito, Dio.
Ma niente sicuro e solido fino a che non si abbracciata, con amore
assoluto, la Chiesa, la mia Chiesa, quella vera e storica, dal volto preciso,
che si concretizza:
nella mia diocesi;
nella mia parrocchia che, in quanto vera, comunione e comunit di
comunit; casa ospitale per le legittime diversit.
nelle persone note e meno note, ma concrete, che incrocio lungo le mie
strade, accanto alla mia casa.

Con voi, ci siamo e ci vogliamo essere su questo punto della
integrazione, della compresenza e della complementarit nella Chiesa. Ho
accettato di presiedere questa Eucaristia, perch so che ci siamo
Altrimenti non sarei venuto. Voi farete capire a me e a tutti, anche ad
eventuali osservatori un po' scettici o dubbiosi, con le parole, con le scelte e
con la coerenza, che ci siamo.
Realisticamente, non contano alcuni sbagli o intemperanze. A chi non
succede? Ci fossero stati, ci fossero? Ce ne pentiamo e tutto si fa nuovo e
vero .
Vediamo alcuni capitoli di quest'avventura bella, appassionante e
inderogabile, della integrazione frutto della comunione, frutto della realt
Chiesa.

1. Il vescovo

Io, vescovo, non sono dei vostri (parlo del gruppo), ma so che sono per
voi . Per un vescovo la gratificazione che pu dare un'appartenenza, conta
meno. Conta il dovere. Lo faccio volentieri il mio servizio a voi, sino in fondo
impendam et super impendam pr animabus vestris (2 Cor 12,15). Lo far
per ogni realt di Chiesa, per ogni spirito buono che c' nel mondo. Anzi mi
convinco che bene che io, vescovo, non sia dei vostri (come non posso
essere di nessun movimento o associazione). Non posso esserlo in modo
particolarissimo.
Perch bene? E' perch possa fare meglio il mio dovere, ben al di l
delle mie preferenze o delle mie amicizie.
Ecco il compito di me vescovo: I vescovi in unione con il Romano
Pontefice, ricevono da Cristo-Capo il compito di discernere.i doni e le
competenze, di coordinare le molteplici energie e di guidare tutto il Popolo a
vivere nel mondo come segno e strumento di salvezza. Ad essi quindi pure
affidato l'ufficio di prendere cura dei carismi tanto pi perch la stessa
indivisibilit del ministero pastorale li fa perfezionatori di tutto il gregge .
Sentiamo quanto aggiunge ancora il testo: I pastori tutti, non dimentichi
del monito apostolico di non essere padroni tra i fedeli loro affidati, ma come
divenuti modelli sicuri del gregge (1 Pt 5,3), saranno giustamente consapevoli
del primato della vita nello Spirito, che esige che essi siano, nel contempo:
guide e membra; veramente padri ma anche fratelli; maestri nella fede e
particolarmente condiscepoli donati al Cristo; perfezionatori, s, dei fedeli, ma
anche veri testimoni della loro personale santificazione (cfr. n. 9 Mutuae
Relationes).
Sentite, amici, questa mia esortazione cui tengo molto: abbiate cura di
presentarvi ai vostri vescovi anche l, nella vostra chiesa, dove siete nati e
operate: vi occorre la stretta della loro destra (cfr. Gai 2,9). Non basta la
stretta di mano del vescovo di Rimini e di San Marino-Montefeltro. Ho gi
detto, a voi lo scorso anno, che, se in una chiesa o nell'altra, c' qualche
difficolt per la comprensione mutua tra voi e il vescovo, ci sar ben un
motivo; e sono certo che le colpe e gli ostacoli non saranno senz'altro e
unicamente dalla parte del vescovo o della chiesa locale o di qualche realt
di essa. Non coltiviamo riserve su questo punto; occorre realismo,
magnanimit e riconciliazione.

2. Il volto concreto di questa relazione con il vescovo e il suo presbiterio

Quanto ho detto sopra non autorizza a concludere che ci sar una
relazione solo, o quasi, estrinseca con l'autorit ecclesiastica. No. Si
domanda al vescovo un atteggiamento d'accoglienza e di comunione viva
che tutto spera (cfr. 1 Cor 13).
Ci che vale per il vescovo, vale per i suoi sacerdoti. Chi non sa che le
relazioni preti-laici sono molto importanti e decisive all'interno del gruppo e
per il suo inserimento davvero ecclesiale?
Bisogner tenere presenti due situazioni possibili per i sacerdoti:
a) Ecco che alcuni preti hanno scelto di far parte del gruppo. E sta
bene. Non bisogner, neppure in questo caso, dimenticare i rapporti e le
diversit tra ministero presbiteriale e sacerdozio dei fedeli. Non serve anche
solo ignorarlo (cos per dire) in alcuni momenti. Un simile modo di fare non lo
pu favorire il prete, n lo pretenda il laico. Insomma, occorre rispettare, nel
contempo, il carattere specifico del prete e il libero gioco della grazia
nell'anima dei fedeli. Quindi il prete, appunto perch prete, non apparir
come colui che monopolizza la saggezza e il discernimento; neppure sar
colui che monopolizzer il gruppo, facendo, in tal modo, torto allo Spirito.
Mi sia consentito di aggiungere una riflessione: quando un prete si fatto
membro di questa comunit, perch le deve molto, perch ne ha bisogno,
perch vi si sentito chiamato , potrebbe venirsi a trovare in un certo tipo
di difficolt in ordine a quello che chiamato ad essere sempre e a fare
sempre come prete. La difficolt c' davvero; non nascondiamocela. La si
supera solo se si coltiva l'atteggiamento di Abramo con il suo Isacco,
accanto all'altare...
b) Per il prete che non appartiene al gruppo. Pu essere chiamato ad
incontrarlo
perch egli parroco; in quanto tale centro accogliente, suscitatore
e guida di mille carismi;
perch lavora in qualche realt ecclesiale, diversa dalla parrocchia;
anche queste realt non possono mai essere chiuse...
perch egli si deve di essere suscitatore di carismi;
perch, nella sua vita apostolica, deve esercitare in continuit il suo
ruolo di discernitore degli spiriti , secondo un mandato e una grazia sua
propria.
Come si comporter il prete che incontra il vostro gruppo?
Il prete si rifar alle scelte della sua chiesa, evidenziate nel vescovo, che
sono scelte di fiducia, di rispetto, di dialogo; sar uomo di comunione e
cultore delle diversit.
Nessuno n laico n prete pu essere individualista e meno ancora
arrogante . Arrogante colui che ritiene di avere tutto e giudica, esclude,
ecc. Sono ben noti i tratti dell'arroganza.
Mi sia consentito di aggiungere per i preti del gruppo che il vescovo anche
questo si attende da loro: quanto egli avesse bisogno, per parare a un
bisogno grave della sua chiesa, di un prete assolutamente pronto e
disponibile, possa chiamare uno del gruppo. Questo sacerdote gli risponder
senz'altro: Va bene, mandi me! .


A voi, laici del gruppo

Per voi, quelle relazioni (che non sono solo esterne di certo ma ben
precise) che importano?
E' doveroso, e bello anche, riconoscere che il rinnovamento nato in
pieno ambiente laicale e ha trovato, l, il suo vigore e il suo dinamismo.
D'altra parte, anche se nato l, il suo sviluppo vero, sano, cui sia promesso un
avvenire, esige pi che non una relazione estrinseca e deferente verso
l'autorit ecclesiale. Amo sognare che tra laici e preti del gruppo, tra i membri
del gruppo e il vescovo e presbiterio e altri carismi della chiesa, ci sia sempre
l'amicizia vera, forte e lucida. Sogno che eventuali tensioni, che
appartengono alla vita, siano superate e valorizzate nel dialogo,
nell'accoglienza fraterna e nel riferimento a Cristo.
Chiediamo la grazia di non imbatterci troppo nelle contrapposizioni! A
volte sono i guai che vengono a cercare noi, ma chiss quante volte siamo
noi che andiamo in cerca di guai (dal Manzoni).

Inserimento ecclesiale dette comunit vostre

1: importa in primo luogo che le vostre comunit s i facciano conoscere
dal proprio vescovo. E' vostro dovere e diritto.
Per il vescovo, dovere e diritto quest'incontro che non pu essere solo
occasionale, di pragmatica o tattico. Nessuno alla fin fine pu fare a meno di
questo incontrarsi per la sanit del proprio dono alla chiesa: n il vescovo
n voi.
2: bisogner elaborare, da voi e in comunione col vescovo che poi si
serve dei mezzi che la chiesa gli prescrive le disposizioni e le garanzie che
permetteranno un vostro riconoscimento. Si giunger anche a un
riconoscimento giuridico? So che si sono fatte prospettive in questo senso
per realt simili alla vostra. Comunque specie davanti a certe soglie
d'impegno in una vita di consacrazione, non si pu non parlare decisamente
con la chiesa.
3: il vescovo, la chiesa osservano con amore, con rispetto queste
comunit, i loro passi, le alterne vicende.
Non si pretenda comunque troppo in fretta dal vescovo quanto a
riconoscimento e a approvazioni particolari. Nonostante qualche lentezza o
difficolt iniziali, vi dico: ricorrete volentieri alla saggezza secolare della chiesa.
Detta saggezza non sempre, l per l, piace. Non sempre di colpo popolare.
4: consentitemi d'insistere ancora un po' sul punt o richiamato; vi parlo
con affetto e come chi vi vuoi fare un grande dono.
Ricorrete alla saggezza della Chiesa per i problemi che possono sorgere
nei rapporti con il vostro vescovo; per i rapporti con le altre comunit che
s'incontrano nel nostro contesto pluralistico; per i problemi che possono
nascere tra di voi.
Vescovo, voi, altri, tutti assieme, ci troviamo alle prese con questa
questione; salvaguardare la legittima libert, rispettare il lavoro dello Spirito in
ognuno, salvaguardare la legittima autorit, salvaguardare la comunione.
Ogni soluzione, che mortifichi l'uno o l'altro o pi di questi elementi, non
sana e non avr con s la benedizione di Dio.
5: per l'inserimento nella vita parrocchiale e dio cesana. Questo
inserimento del vostro gruppo e di voi, come singoli, punto capitale e non
facoltativo; e sia chiaro che non un comando che vale solo per voi; vale per
la parrocchia, vale per la diocesi.
Certo che la parrocchia deve sforzarsi di essere parrocchia, secondo le
attese della vera ecclesiologia che non , di sicuro, ogni volta quella di una
tale persona o di un tale gruppo.
Mi sono accorto che non ci sono regole fisse per questo inserimento e che
non sar facile coniarne. Ci vuole invece, e di sicuro, una leale collaborazione
e compresenza tra i responsabili di queste comunit e l'autorit diocesana.
Concludendo: II frutto dello Spirito carit, gioia, pace, longanimit,
spirito di servizio, bont, fiducia negli altri, dolcezza, padronanza di s...
(cfr. Gai 5,22).
Dio ci benedica.


INTRODUZIONE DI APERTURA DELLA III CONVOCAZIONE

Don Dino Foglio
Coordinatore del Comitato Nazionale di Servizio

Ci che era fin da principio, ci che noi abbiamo udito, ci che noi
abbiamo veduto con i nostri occhi, ci che noi abbiamo contemplato e ci che
le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poich la vita si fatta
visibile, noi l'abbiamo veduta e di ci rendiamo testimonianza e vi annunciamo
la vita eterna, che era presso il Padre e si resa visibile a noi), quello-che
abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, -perch anche voi
siate in comunione con noi. La nostra comunione col Padre e col Figlio suo
Ges Cristo. Queste cose vi scrviamo, perch la nostra gioia sia perfetta (1
Gv 1, 1-4).
La preghiera corale, la Eucaristia festosa presieduta da mons. Locatelli,
vescovo di questa chiesa locale che ci accoglie per la terza volta, la Parola di
Dio offerta alla nostra riflessione sono la cornice ideale per l'apertura della III
Convocazione nazionale.
Abbiamo lodato il Signore:
per averci nuovamente convocati nel suo nome, pi numerosi di sempre . .
. (siamo circa 10.000!);
per quello che siamo: piccoli, poveri, incapaci, ma tanto fiduciosi e
abbandonati in Lui;
per la gioia che ci ha messo in cuore: gioia che vogliamo sia perfetta
come ci ha augurato la Parola di Dio.
E' la gioia di ritrovarci insieme, come fratelli, la gioia di formare un'unica
famiglia dei 450 gruppi sparsi in tutta Italia, la gioia del sentirci chiesa, giovane,
fresca, piena di fiducia, nella scia luminosa del Concilio, confortati
dall'incoraggiamento del Sommo Pontefice che ci ha mandato il suo messaggio e
desidera incontrarci presto a Roma. E' la gioia di chi ha fatto una scelta
irrevocabile: Ges, Signore della propria vita!
Per questo noi, oggi, lo proclamiamo ancora una volta solennemente:
Ges, tu sei il Signore della nostra vita! Alleluia!
Usciremo da questo cenacolo sempre pi consapevoli di questa grande
realt, per presentarci ai fratelli delle nostre comunit ecclesiali, veri testimoni
di Ges Signore che abbiamo contemplato... toccato... e abbiamo veduto
con i nostri occhi (1 Gv 1,2 ss).
Sarete miei testimoni (At 1,8): ecco il tema che lo Spirito ci ha suggerito
per questo appuntamento annuale. Dopo aver preso in serio esame il grande
evento dello Spirito che ha fatto irruzione nei nostri cuori (Rm 5,5) nella
prima Convocazione del 1978; preso atto della necessit che questa realt
ecclesiale si presenti credibile alla Chiesa tutta per la sua profonda
comunione con il Padre e con i fratelli, in servizio umile, stimolante e
onnipresente, nella seconda Convocazione dello scorso anno, eccoci oggi,
alla terza Convocazione, col tema fondamentale della testimonianza: Sarete
miei testimoni .
Vogliamo che questa celebrazione confermi il nostro cammino, lo renda
prezioso per la Chiesa;
vogliamo rinfrancare le nostre convinzioni, attingere nuova energia per
il servizio che ci attende nella chiesa locale dove siamo chiamati a vivere e ad
operare;
vogliamo gridare a tutti la nostra esperienza di aver incontrato Lui, di
averlo ascoltato, e di seguirlo facendoci annunciatori di un domani di
speranza, di amore, di gioia, in un Dio che Padre, che vivo, presente nel
mondo e nella chiesa;
vogliamo chiedere allo Spirito, in questi giorni, di poter essere fedeli
messaggeri della sua azione, nell'umilt e nella semplicit, ma con lo spirito
profetico di iniziative cristianamente creative e moderne nei confronti dei
bisogni pi urgenti della Chiesa e nei confronti della porzione pi cara al
Signore: ammalati, emarginati, poveri;
vogliamo, dopo aver esperimentato la gioia del vivere in gruppo,
diventato comunit di preghiera, di amore, di servizio gioioso, preparare le
condizioni per la fioritura di comunit ecclesiali nuove, ideali, veramente cari-
smatiche, nello stile delle prime comunit cristiane, descritte dagli Atti (2,42
ss.);
vogliamo essere veri testimoni di Lui, del suo amore, testimoni
dell'invisibile, guidati da un sano realismo, nella fiducia incrollabile che
ancora oggi Ges, il Signore, guida la sua Chiesa, presiede alla storia di
ciascuno e del mondo e chiede, come agli apostoli, di essergli fedeli!
Che queste giornate ci preparino a una nuova effusione dello Spirito per il
bene personale e di tutte le nostre comunit!
A tutti la pace, la gioia, l'amore del Signore Ges, Amen, Alleluia!




25 aprile 1980


Meditazione Padre Tomaso Beck S.J. di Triuggio

CONVERSIONE PERSONALE

II Dio dei nostri padri ha risuscitato Ges, che voi avevate ucciso
appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo
capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono
dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo che Dio ha
dato a coloro che si sottomettono a lui . E' questa la lettura e le lodi di oggi,
dal capitolo quinto degli Atti, versi 30-33.
Questa provvidenziale lettura io la ripeto affinch ciascuno di noi possa
impadronirsi nell'intimo del suo cuore, con dolcezza e profondit, della parola
salvifica che Dio oggi ci propone. Raccogliamoci ancora un istante nell'intimo
del nostro cuore, chiediamo alla Vergine Maria la grazia di capire
profondamente la Parola: essa infatti non parola di uomo ma Parola di
Dio.
II Dio dei nostri padri ha risuscitato Ges, che voi avevate ucciso
appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo
capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono
dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo che Dio ha
dato a coloro che si sottomettono a lui .
Dov' dunque la nostra testimonianza? La nostra testimonianza la
testimonianza di Ges di Nazareth innalzato dalla destra di Dio; di Ges di
Nazareth fatto salvatore dalla potente destra di Dio; di questo uomo unito
misteriosamente al Padre nella sua persona divina. Egli il nostro salvatore e
il nostro capo, stato risuscitato gloriosamente dal Padre per darci la grazia
della conversione e il perdono dei peccati. Di questo, noi siamo testimoni. La
prima testimonianza perci, miei cari fratelli, che precede e fonda tutte le altre
testimonianze, che Ges Signore risorto, nella sua potenza di risurrezione,
ha la forza di rimettere i nostri peccati e di donarci la grazia della conversione.
La prima cosa che dimostra che Ges Salvatore la forza che egli ha di
indurci alla conversione; la prima testimonianza che noi possiamo dare di
Cristo Signore risorto di farci convertire da lui. Ove Cristo Ges Signore
glorioso non riuscisse in questa impresa divina nella nostra conversione, non
potremmo dare testimonianza della sua gloria. La gloria di Ges infatti parte
dalla nostra conversione. La gloria di Ges non parte dalla nostra forza, la
gloria di Ges non parte dalla nostra giustizia: la gloria di Ges risorto parte
dalla nostra povert, parte dalla nostra debolezza che Ges ha la forza di
trasformare in ricchezza e in potenza. Egli un salvatore potente l dove la
nostra debolezza si trasforma in grazia.
Ges, tu sei il mio salvatore potente ogni volta che la mia tenebra si
trasforma in luce.
Signore Ges, io sono tuo testimone prima d'ogni altra cosa nella mia
conversione.
Signore Ges, chi sei tu?
Tu sei il Dio misterioso nel quale si raccolgono e si esaltano tutti gli
attributi di Jahv, laddove egli salv il suo popolo dall'Egitto trascinandolo
attraverso il deserto fino a fargli raggiungere la terra promessa.
Tu, Ges, sei il mio salvatore e io devo lasciare alla tua potenza la gloria
di salvarmi, perch se io non avr lasciato alla tua potenza la gloria di
salvarmi io non potr testimoniare la tua risurrezione, n potr seguire la
gloria degli apostoli i quali si dichiararono precipuamente testimoni della
risurrezione.
Anche noi, Ges siamo testimoni della tua risurrezione, ma non soltanto
di quella gloriosa risurrezione che avvenne 2000 anni fa l, nel Santo
sepolcro, ma anche di questa risurrezione che avviene oggi, dentro del mio
cuore, dove viene ribaltata ogni pietra e dove viene travolta ogni resistenza,
dove ogni tenebra si trasforma nella luce e ogni morte si trasforma nella vita.
Io sono testimone, Ges, che tu trionfi sui miei peccati. Io sono
testimone, Ges, che tu trionfi sulla durezza del mio cuore simile alla
durezza di quella pietra che chiudeva Ges dentro nel sepolcro della morte.
Quella pietra che detenne prigioniero Ges dentro nella tomba, sia pure per
breve tempo, il simbolo della durezza di cuore che detiene ancora Ges
prigioniero e che gli impedisce di salvarmi totalmente: onde quella pietra
deve essere rovesciata e Ges deve rinascere in modo trionfante dentro del
mio cuore. Io sono testimone, Ges, che tu hai vinto la durezza del mio
cuore e hai ribaltato non soltanto la pietra esteriore che chiudeva la bocca
del sepolcro, ma anche la pietra interiore che ancora mi detiene prigioniero
insieme con te nella morte.
Oh Ges, Signore glorioso, incarnato per scendere con la tua natura
umana nel mistero della morte, io ti lodo e ti benedico per la tua gloriosa
incarnazione attraverso la quale sei sceso dentro nel mistero della mia morte
e del mio peccato per farti fratello della mia debolezza e della mia povert e
per poter per me travolgere quella pietra che mi impedisce di vedere ancora
completamente la luce. Signore Ges, questi sono i giorni della tua gloria,
ma non di una gloria esteriore che si risolve soltanto in un canto delle
labbra. Ges, questi sono i giorni del tuo trionfo interiore il quale trova nelle
nostre labbra come un'eco meravigliosa e potente. Chiunque di voi ancora
detenuto prigioniero della tomba o in qualunque modo ancora sente davanti
a s la durezza di quella pietra sepolcrale, sappia quest'oggi che Ges
risorto per lui, sappia quest'oggi che Ges risorge per lui. Apriamo, dunque,
apriamo con forza la porta del nostro cuore, affinch Ges Signore glorioso
risorto, risorga dentro di noi, risorga in questa assemblea di fedeli. Lontano
da noi ogni pensiero che impedisca a Ges questa risurrezione, abbattiamo
le mura di Gerico, distruggiamo dentro di noi nella grazia del Signore risorto
qualunque cosa impedisca dentro di noi la sua gloriosa risurrezione.
Fermiamoci un solo istante nel silenzio per offrire a Ges Signore risorto
quella pietra tombale, ove essa in qualche modo ancora chiudesse la porta
alla sua uscita gloriosa nella luce. Allontaniamo da noi quell'ostacolo che in
questo momento ci impedisce di far trionfare Ges e di essere testimoni
veraci di questo suo trionfo, testimoni veraci di questa sua risurrezione,
testimoni veraci di questa sua gloria. Fermiamoci per un istante nel silenzio
del nostro cuore e offriamogli quella pietra, laddove essa ancora esista,
laddove essa ancora si frapponga nel nostro cammino. Offriamogli quella
pietra perch venga rotolata completamente via e il nostro cuore si apra a una
lode nuova, a una lode autentica, a una lode felice, alla lode della sua gloria.
Sostiamo un istante nel silenzio per offrire a Cristo Ges questa sua gloria di
risorgere dentro di noi.

P. Faricy: Grazie, Signore per questa tua parola. Dacci la grazia di
meditarla e di farla nostra


Relazione Padre Giuseppe Bentivegna S.J.
(Ignazianum di Messina)

VOI MI RENDERETE TESTIMONIANZA (Gv 15, 27)

I. Il senso della testimonianza nella Rivelazione
II I fondamenti della nostra testimonianza
1. Ges, il testimone fedele e verace
2. La testimonianza dello Spirito Santo
3. La testimonianza degli Apostoli
III. La testimonianza a Ges nella sua Chiesa
1. La testimonianza della vita
2. La testimonianza della parola
IV. La testimonianza suprema del cristiano: il martirio.

Per comprendere in tutta la sua ricchezza questa espressione non
possiamo affidarci al nostro privato intuito.
La Rivelazione del Padre, che raggiunge il suo culmine in Ges e tocca il
cuore di ogni credente per opera dello Spirito Santo, ci stata trasmessa solo
dagli apostoli ed mantenuta viva lungo i secoli dai loro successori. Ges ha
voluto fosse affidata la custodia del significato delle sue profezie nella Chiesa
alla presenza, all'azione e alla guida del magistero vivo dei successori degli
apostoli.
Questo magistero ci insegna che le parole di Ges si comprendono tanto
meglio quanto pi le facciamo oggetto della nostra contemplazione, del nostro
studio, della nostra meditazione, della nostra esperienza intima (come fece
Maria). Questo magistero ci ricorda con affettuosa insistenza che la nostra
comprensione della parola di Ges soprattutto affidata alla preghiera.
Quando preghiamo, la parola di Dio ascoltata riceve una risposta, produce un
colloquio col Padre mediante il nostro fratello e Signore Ges, che ci assiste
con il suo Spirito. Quando preghiamo, l'amore di Dio, che la sua parola ci
dichiara, si trasforma in seduzione e diventiamo amanti di Dio (cfr. DV 8.25).
Volendo approfondire il tema della testimonianza nella vita dei credenti in
Ges, ci chiederemo anzitutto: Qual il senso rivelato della categoria
testimonianza ? Contempleremo in un secondo tempo quali sono i dati
fondamentali che, secondo la Rivelazione danno contenuto e garanzia alla
testimonianza cristiana: Ges, lo Spirito di Ges, gli apostoli di Ges, i
successori degli apostoli di Ges.
Volendo rimanere coinvolti in tutta la nostra esistenza da questa profezia
di Ges, mediteremo infine sulla testimonianza che tutti i credenti, nei modi
pi diversi, sono chiamati a dare al Signore Ges: la testimonianza della vita,
la testimonianza della parola, la testimonianza del martirio .

I. IL SENSO DELLA TESTIMONIANZA NELLA RIVELAZIONE

I termini pi usati nella Scrittura in riferimento al tema della testimonianza
sono ed, ed, edt per la lingua ebraica, martyr, martyra, martys per la
lingua greca.
Sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento le espressioni, che indicano
una testimonianza, vengono adibite sotto una duplice accezione, giuridica la
prima, religiosa la seconda.
Alla base di ambedue questi usi sta un concetto comune, secondo il
quale rendere testimonianza significa ricordarsi di un fatto, formulare
un'idea e darne notizia agli altri ; oppure, in modo ancora pi generico:
fare professione di realt che sfuggono ad ogni verifica empirica, ma delle
quali chi parla pienamente convinto; si tratti di idee o di verit, di eventi o
di persone, di presente o di futuro (Grande Lessico del NT. VI, 1274.
1281).
In senso giuridico testimone chi depone su avvenimenti, ai quali ha
preso parte, o su persone e situazioni che conosce direttamente, pronto a
pagare di persona nel caso che la testimonianza fosse falsa (cfr. Dt 17,7;
19,18).
In senso religioso testimone chi proclama una verit di ordine supe-
riore, soprannaturale, che oggetto di Rivelazione, e impegna tutto se
stesso a sostenerla. Cos intesa, la testimonianza si applica sia a Dio che si
rivela come salvatore degli uomini, sia ai profeti da lui scelti per ricevere
direttamente e proclamare la sua Rivelazione, sia agli uomini che ascoltano e
accettano la proclamazione dei profeti e annunziano agli altri il messaggio
ricevuto (cfr. GL VI, 1339).
Sulla testimonianza intratrinitaria vi parler dopo di me don Antonio
Zennaro.
Io intanto supplico lo Spirito del Signore perch mi illumini a rendere
lode alla Trinit che adoriamo, e mi conceda di suggerirvi qualche spunto
sulla realt stupenda della testimonanza, che dalla Trinit stata estesa al
nostro Signore e Salvatore Cristo Ges, e per lui, Parola eterna di Dio, ad
opera dello Spirito Santo che assiste i profeti e gli apostoli, a tutti quanti i
credenti.

II. I FONDAMENTI DELLA NOSTRA TESTIMONIANZA

1. Ges il testimone fedele e verace

II modello al quale si ispira ogni testimonianza nell'opera della salvezza,
voluta dal Padre, uno solo: il nostro adorato e meraviglioso Signore Ges.
La testimonianza di Ges riempie i cicli e la terra.
Noi parliamo di quel che conosciamo e rendiamo testimonianza a ci che
abbiamo visto leggiamo nel discorso del Signore a Nicodemo Ora
nessuno mai salito al ciclo, fuorch il Figlio dell'uomo che disceso dal
cielo (Gv 3,11.13).
Per questo sono nato e venuto in questo mondo proclama dinanzi a
Pilato per rendere testimonianza alla verit (Gv 18,37).
Ges il testimone fedele e verace. Ce lo insegna l'Apocalisse: Grazia a voi
e pace ... da Ges Cristo, il testimone fedele (leggiamo nell'Apocalisse).
Cos parla l'Amen, il testimone fedele e verace (Ap 1,5;3,14). Presentare
come si deve Ges, il testimone , una presunzione audace. Abbiamo
bisogno di un avvocato che ci suggerisca le parole. E' questo il compito
che svolge in noi il Paraclito (cio l'avvocato per eccellenza), lo Spirito
Santo, che, secondo la promessa dello stesso Ges, il Padre ha inviato nel
suo nome per insegnarci tutto , per ricordarci tutto (Gv 14,26), per
essere colui che parla in noi (Mt 10,20).
Solo perch confortati da questa certezza possiamo dire qualcosa sulla
testimonianza di Ges.

a. Ges il testimone

Ges nato ed venuto nel mondo per deporre sulla verit della
salvezza, che lui solo, Figlio unigenito che nel seno del Padre (Gv
1,18), conosce in maniera perfetta perch l'ha vista (cfr. Gv 3,11.32):
parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto .
Ges pu deporre sul cielo, perch colui che viene dal cielo ed al di
sopra di tutti (Gv 3,31; cfr. 8,23) io sono di lass e come tale pu
proclamare e far conoscere ci che ha visto e udito (Gv 3,32), la verit
che ha udito da Dio (Gv 8,40), ci che il Padre gli ha insegnato (Gv
8,28). Tutto ci che ha udito dal Padre, lo ha detto al mondo (Gv 8,26).
Che cosa ha visto e udito Ges nel cielo, presso il Padre? Non una
verit astratta, ma la verit, quale la definisce Ges stesso: l'opera del Figlio
di Dio, Verbo fatto carne, cio la verit che lui stesso: io sono la verit
(Gv 14,6).
Di questa verit, che lui stesso (cfr. Gv 3,26), basata sulla testimonianza
del Padre che l'ha inviato (cfr. Gv 3,34; 14,24), Ges il testimone, perch
deve proclamarla in un mondo pieno di ostilit al suo messaggio. Il suo
annunzio della salvezza, della verit, prende tutte le proporzioni di una
laboriosa difesa, sostenuta nel grande processo, al quale il mondo assoggetta
Ges.
Ges il testimone della luce, che era nel mondo, della luce che illumina
ogni uomo, ma che il mondo non riconobbe (Gv 1,10); le tenebre non
l'hanno accolto (Gv 1,5), gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce
(3,19), i suoi non l'hanno ricevuto (Gv 1,11).
Ges il testimone delle cose del cielo, mandato nel mondo perch il
mondo si salvi per mezzo di lui (Gv 3,17), eppure nessuno accetta la sua
testimonianza (3,32).
Dinanzi al consesso di un mondo che gli ostile, che lo contesta, che
rifiuta di credergli, Ges si presenta come un testimone che non si stanca mai
di proclamare come sua difesa la verit di cui egli, ed egli soltanto, il
garante pi attendibile; che, cio, Dio ha tanto amato il mondo da dare il
suo Figlio unigenito, perch chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita
eterna (Gv 3,16). E questa verit lui stesso: luce del mondo, speranza del
mondo, cuore del mondo, Signore del mondo.

b. Ges il testimone fedele

La testimonianza di Ges, sulla quale insiste tanto san Giovanni
nell'Apocalisse, consiste nel trasmettere agli uomini solo ci che gli stato
commesso dal Padre (Ap 1,1-2).
Ges assume questo compito con piena affidabilit, perch egli colui
che ama noi che venuto a liberare (Ap 1,5), perch egli il principio di
tutto ci, che Dio nel suo amore crea, perch egli l'Amen di Dio (Ap 3,14).
A questa missione di testimonianza Ges ha assoggettato tutta la sua
esistenza, non questa o quella occasione. Questa testimonianza la
ragione per cui nato ed venuto nel mondo (Gv 18,37). Tutte le opere,
che egli compie nel nome del Padre hanno un unico scopo: garantire e
confermare questa testimonianza (Gv 10,25) le opere che faccio in nome
del Padre mio, esse mi rendono testimonianza .
La prova suprema della sua fedelt, Ges la da sulla croce. E' nella
croce che la fedelt di Ges alla testimonianza dell'amore del Padre
raggiunge il suo culmine e la sua massima potenza. E' dalla croce che la
testimonianza di Ges si impone al giudizio dell'universo con la forza di
una regalit che non ha riscontro in questo mondo: regnavit a ligno Deus.
Ges regna dalla croce e dalla croce attira tutti a s (Gv 12,32). Perch alla
croce tutti dovranno volgere lo sguardo, accolgano o respingano il
testimone fedele che vi inchiodato (cfr Gv 19,37).
Ges Cristo leggiamo nella prima lettera a Timoteo dinanzi a
Pilato attua la bella professione della sua testimonianza (1 Tm 6,13).
Come dire che nella sua passione dolorosa e nella sua morte in croce la
sua testimonianza raggiunge tale uno splendore, talmente fedele a se
stessa che non pu non essere accolta e creduta da chiunque dalla
verit (Gv 18,37).

c. Ges il testimone verace

La testimonianza resa da Ges alla missione affidatagli dal Padre degna
di fede perch veritiera, cio ha raggiunto il suo scopo imponendosi
vittoriosa dinanzi a tutta la creazione.
La testimonianza di Ges ormai irrefutabile; ha vinto la morte e ha
debellato tutti i poteri avversi del mondo: Egli il primogenito dei morti, e il
principe dei poteri della terra (Ap 1,5). In, virt della sua testimonianza
possiede la gloria e la potenza nei secoli (Ap 1,6), ha nelle sue mani la
pienezza del dominio sul creato (Ap 11,15), ha fatto precipitare l'accusatore
dei fratel li (Ap 12,10); e con lui furono precipitati anche i suoi angeli (Ap
12,9).
Faranno guerra all'Agnello, ma l'Agnello li sconfigger , perch Egli il
Signore dei signori, e il Re dei re, e con lui vinceranno i suoi, i chiamati, gli
eletti, i fedeli (Ap 17,14); i fratelli che custodiscono la testimonianza di
Ges, che lo spirito della sua profezia (Ap 19,10). Alleluia!
Rallegriamoci, esultiamo, diamo gloria a colui che si chiama Fedele e
Verace (vv. 7.11).

2 La testimonianza, dello Spirito Santo

La testimonianza di Ges rimane sempre attuale nella storia, diventa
contemporanea a tutti gli uomini mediante la cooperazione dello Spirito
Santo: cooperante Spiri tu Saneto mundum vivificasti (Canone della Messa).
Lo Spirito Santo, che Signore, colui che rende sempre viva tra i
credenti la testimonianza di Cristo Ges. Lo Spirito Santo il grande
testimone che fa tutti i cristiani portatori responsabili della testimonianza
di Ges. Quando san Giovanni afferma l o Spirito la verit (1 Gv 5,6)
vuoi dirci come gi spiegava S. Ireneo che lo Spirito di Dio colui
che ci da la conoscenza della verit (A.H. IV,33,7). Lo Spirito il vicarius
Christ (per usare una espressione cara ai Padri della prima chiesa), che
rende presente e operante nella vita dei credenti la verit attestata da
Ges (cfr. Tertulliano, De praescr. 28, 1-3).
Per questo, si precisa ancora nella prima lettera di san Giovanni,
sono tre quelli che rendono testimonianza lo Spirito, l'acqua e il sangue,
e questi tre tendono allo stesso fine (1 Gv 5, 7-8). Come dire che lo
stesso Spirito, che ha operato in noi una nuova nascita mediante l'acqua
battesimale, lo stesso Spirito che ci nutre mediante la comunione con il
sangue redentore dell'eucaristia, colui che effonde in noi quella
unzione, che ci associa alla testimonianza fedele e verace del Signore
Ges e ci rende partecipi della sua vittoria sul mondo.
Mediante l'iniziativa sacramentale (l'acqua e il sangue di cui parla
Giovanni), lo Spirito Santo associa i credenti all'opera di Cristo dotandoli
di tutto ci che necessario per la loro salvezza personale (remissione
dei peccati, giustificazione, figliolanza adottiva, nascita a una nuova vita).
Mediante la sua testimonianza, cio mediante quella azione divina
che nella lettera di Paolo agli Efesini (1, 13-14) e nella stessa lettera di
Giovanni verr presto chiamata unzione dello Spirito (1 Gv 2,20.27) il
cristiano riceve quel battesimo dello Spirito... che la continuazione
della Pentecoste (cf. J. De la Potterie, L'onction du chrtien par la f oi :
Biblica 40 [1959] 52-69).
Leggiamo nella lettera agli Efesini: Voi dopo avere creduto, avete
ricevuto il suggello dello Spirito che era stato promesso... come caparra
della nostra eredit (1, 13-14). Leggiamo ancora nella prima lettera di
Giovanni: Voi possedete un'unzione che vi proviene dal Santo e tutti
avete la scienza... Resta in voi l'unzione che avete ricevuto da lui... la sua
unzione vi istruisce su tutto... voi restate in lui (in G.C.) come essa
(l'unzione) vi ha insegnato (1 Gv 2,20 e 27).
In questo suggello dello Spirito, in questa unzione dello Spirito tutta
ima tradizione esegetica, che va dai Padri della Chiesa ai nostri tempi, ha
visto quell'irrobustimento della fede del battesimo, quella esplosione
della rivelazione di Ges Signore , che equivale a quanto in noi oggi si
avvera attraverso l'effusione dello Spirito che si impadronisce di tutto il
nostro essere. In questa effusione lo Spirito manifesta in noi la sua
pienezza, ci permea della sua testimonianza, di quella unzione che con
pieno coraggio ci fa testimoniare al mondo che Ges il nostro Signore,
il tesoro della nostra gloria non solo nel secolo presente, ma anche in
quello futuro (Ef 1,21).

3. La testimonianza degli Apostoli

La testimonianza di Ges, che si perpetua nella Chiesa con la
cooperazione dello Spirito Santo, ha una sede privilegiata negli apostoli
scelti da Ges e in quelli che per sua volont sono loro successori nel
ministero di insegnamento, di santificazione e di governo nella sua Chiesa.
Quando Ges dice: Voi mi renderete testimonianza (Gv 15,17); Voi
mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra (At 1,18); il suo
comando rivolto in maniera speciale ai suoi apostoli e a coloro che lungo
la storia avrebbero preso la loro successione. Egli li ha scelti insegna
Paolo VI egli li ha formati durante diversi anni di familiarit, egli li ha
costituiti e mandati come testimoni e maestri autorizzati del messaggio della
salvezza. E i dodici hanno a loro volta inviato i loro successori, i quali
continuano a predicare la buona Novella sulla linea apostolica (EN. 66).
La testimonianza degli apostoli ci insegnano san Giovanni e san
Pietro la proclamazione solenne di coloro che hanno sentito , che
hanno toccato con le mani il Verbo della vita (1 Gv 1,1-2); sono stati
spettatori diretti della sua grandezza , hanno visto la gloria
dell'unigenito del Padre pieno di grazia e di verit (2 Pt 1,16; Gv 1,14).
Come ben notano gli esegeti, non si tratta di una esperienza puramente
materiale. Indubbiamente gli apostoli ebbero una visione corporea di Ges
uomo; ma quello che li ha resi testimoni non fu il loro semplice contatto
sensibile con Ges. Attraverso la carne di Ges il loro sguardo di fede seppe
scoprire in Ges l'inviato del Padre, il Figlio di Dio fatto uomo. Questa
scoperta diventa sempre pi profonda fino a identificarsi, in seguito alle
apparizioni di Cristo risorto e all'effusione piena dello Spirito, con la
rivelazione esaltante di Cristo Signore: Scio cui credidi et certus sum (2
Tm 1,12).
Questa rivelazione insegna Giovanni Paolo II nella esortazione
apostolica sulla Catechesi rimane custodita nella memoria profonda
della Chiesa (CT. 22). Memoria che ha la sua garanzia nel ministero di
testimonianza trasmesso dagli apostoli ai loro successori (CT. 11).
Come la testimonianza di Ges vera, perch manifesta quel che ha
visto e inteso nel Padre; come la testimonianza dello Spirito vera, perch
attesta la verit che nel Padre e nel Figlio, cio che Ges il Signore;
cos la testimonianza apostolica, che si perpetua nel magistero vivo della
Chiesa, vera, perch per volere di Ges legata all'autorit della sua parola
ed mantenuta viva nella memoria profonda della Chiesa mediante
l'assistenza dello Spirito alla testimonianza suprema del successore di Pietro
e dei successori degli apostoli (cfr. LG. 21.24; PO. 3.11).
Timoteo esortato da Paolo a tenere sempre vivo il carisma di Dio ,
conferitegli mediante l'imposizione delle mani, perch in virt di questo
carisma era stato investito del compito di non vergognarsi della
testimonianza da rende al Signore nostro (cfr. 2 Tm 1,6-7). In questo testo
sia il Concilio Tridentino che il Vaticano II vedono un richiamo all'azione di
Ges che si realizza nel sacramento dell'ordine, azione che opera l'effusione
di quel dono spirituale , che rende sempre attuale la testimonianza
privilegiata degli apostoli nella Chiesa (cfr. Trid. Sess. 23, cap. 3: DS 1766;
Vat. II, LG. 21, Nota 18).

III. LA TESTIMONIANZA A GES' NELLA SUA CHIESA

La testimonianza, che Ges ha affidato ai suoi apostoli e che dagli
apostoli si perpetua nei loro successori non si esaurisce in se stessa. La
testimonianza di Ges destinata a penetrare e manifestarsi nell'esistenza di
tutti i membri della comunit ecclesiale.
Lo Spirito Santo, che anima la testimonianza di quelli che pascono il
gregge, lo stesso Spirito che, dando a tutti la dolcezza di consentire e di
credere alla verit di Ges Signore , conferisce anche a tutti il titolo a
rendergli testimonianza secondo i carismi che a ciascuno liberamente
distribuisce (1 Cor 12,11).
La bella confessione , di cui si parla nel cap. 6,12 della prima lettera a
Timoteo, un atto che si inserisce nella testimonianza, che tutti i credenti
siamo chiamati a rendere a Ges: hai confessato la bella confessione
dinanzi a molti testimoni . Tutti i battezzati insegna il Concilio sono
chiamati... a rendere testimonianza a Cristo loro Signore di fronte alle genti
(AG. 6). In questa missione insegna Giovanni Paolo II tutti i cristiani
debbono scoprire ci che gi li unisce, ancora prima che si realizzi la loro
piena comunione (RH. 12).
Ognuno secondo la propria condizione e capacit , ma tutti con la
massima fedelt alla consapevolezza di un compito altissimo insegna
ancora il Concilio devono sapersi collaboratori del Dio creatore,
redentore e santificatore, e chiamati a glorificarlo (AA. 16): non solo con la
testimonianza della vita ma anche con la testimonianza della parola (AA. 13).

1. La testimonianza della'vita

La nostra testimonianza a Ges dev'essere anzitutto una testimonianza di
vita. I credenti rendono testimonianza a Cristo quando la loro vita di unit e
di carit diventa un segno della presenza divina nel mondo (AG. 15). E' la
testimonianza di vita dei singoli fedeli e della comunit tutta , che
costituisce il segno che addita Cristo ai non credenti (AG. 20).
Di questa testimonianza di vita fa parte essenziale nota ancora il
Concilio l'insieme dei doni, che nella comunit lo Spirito manifesta. E'
attraverso l'offerta di questi doni, di questi carismi animati dalla carit che una
comunit ecclesiale si costituisce sorgente inesausta di quelle forze di cui
ha massimo bisogno il mondo moderno (GS. 43, 1458).
Insegna a questo proposito Paolo VI nella Evangelii nuntiandi: Ecco: un
cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla comunit di uomini nella quale
vivono, manifestano capacit di comprensione e di accoglimento, comunione di
vita e di destino con gli altri, solidariet negli sforzi di tutti per tutto ci che
nobile e buono. Ecco: essi irradiano, inoltre, in maniera molto semplice e
spontanea, la fede in alcuni valori! che sono al di l dei valori correnti, e la
speranza in qualche cosa che non si vede, e che non si oserebbe
immaginare. Allora con tale testimonianza senza parole, questi cristiani fanno
salire nel cuore di coloro che li vedono vivere, domande irresistibili: Perch
sono cos? Perch vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perch sono
in mezzo a noi? Ebbene, una tale testimonianza gi una proclamazione
silenziosa, ma molto forte ed efficace della Buona Novella (EN. 21).
E pi in l aggiunge: Si ripete spesso, oggi, che il nostro secolo ha
bisogno di autenticit. Soprattutto a proposito dei giovani, si afferma che
hanno orrore del fittizio, del falso, e ricercano sopra ogni cosa la verit e la
trasparenza... Tacitamente o con alte grida, ma sempre con forza, ci
domandano: Credete veramente a quello che annunziate? Vivete quello che
credete? Predicate veramente quello che vivete? La testimonianza della vita
divenuta pi che mai una condizione essenziale per l'efficacia profonda
della predicazione (EN. 76).
Tutti indistintamente siamo chiamati a rendere al Signore Ges la te-
stimonianza della nostra vita. Si tratta di un compito tremendo che tutti ci
accomuna, quale che sia il servizio che svolgiamo in seno alla comunit
ecclesiale.
Devono rendere testimonianza di vita anzitutto i detentori del sacro
ministero, i sacri pastori.
Ricordino i pastori tutti ammonisce il Concilio che essi con la loro
condotta quotidiana e con la loro sollecitudine dimostrano al mondo la
faccia della Chiesa, in base alla quale gli uomini si fanno un giudizio sulla
efficacia e sulla verit del messaggio cristiano (GS. 43, 1458).
La condotta quotidiana e la sollecitudine, di cui parla il Concilio, non
significa sostituzione ai carismi dei singoli fedeli, ma promozione umile e
amorosa di quel bene dei fedeli , mediante il quale lo Spirito Santo
costantemente consolida la struttura organica e l'unit dei cuori nella Chiesa
(LG. 22,337). Perch alla vita di tutti i fedeli stata affidata da Ges la
testimonianza del vangelo della grazia di Dio (LG. 21,334), dinanzi alle
nazioni, ai popoli e ai re (LG. 24,342).
Devono dare testimonianza di vita tutti i religiosi.
I loro doni sono 'una manifestazione della infinita potenza dello Spirito
Santo', manifestazione che si attua in modo tutto suo proprio nella pratica
dei consigli che si sogliono chiamare evangelici (LG. 39,387). La loro
testimonianza di vita verginale, povera e obbediente dev'essere palese a
tutti perch sia glorificato il Padre che sta nei cicli (cfr. Mt 5,16). Quale
manifestazione della infinita potenza dello Spirito mirabilmente operante
nella Chiesa , lo stato religioso un ricettacolo di carismi; e come tale si
manifesta, se rende pi liberi i suoi seguaci dalle cure terrene, se
manifesta meglio ai credenti i beni celesti presenti in questo mondo, se
meglio testimonia la vita nuova ed eterna acquistata dalla redenzione di Cristo,
se meglio preannunzia la futura risurrezione e la gloria del Regno celeste
(LG 44,406).
Devono dare testimonianza di vita tutti i laici.
Ai laici spetta per vocazione di dimostrare al mondo che si pu cercare
il Regno di Dio, pur vivendo implicati in tutti e singoli i doveri e affari del
mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale (LG.
31,363; cfr. AA. 29,1024). II laico, in forza degli stessi doni ricevuti,
testimonio e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa
secondo la misura con cui Cristo gli ha dato il suo dono (LG. 33,370).
Vivificato dallo Spirito Santo continua la testimonianza di Ges (LG.
34,372), la testimonianza della risurrezione e della vita del Signore Ges
(LG. 38,386), contro ogni sorta di materialismo (AA. 31,1033),
soprattutto in quei luoghi e in quelle circostanze in cui la Chiesa non pu
diventare sale della terra, se non per suo mezzo (LG. 33,369).
Quale che sia la struttura secolare, nella quale si trovano inseriti, la
testimonianza di vita dei laici la sede, nella quale in concreto il vangelo si
diffonde e risplende con tutta la sua forza; soprattutto attraverso i laici che
lo Spirito esercita il suo potere contro i dominatori di questo mondo
tenebroso e contro gli spiriti maligni (LG. 35,374). Pur nelle condizioni
comuni del secolo, la vita dei laici dev'essere una testimonianza, che
accusa il mondo di peccato e illumina quelli che cercano la verit additando i
nuovi deli e la nuova terra (LG. 35,376).
Sar cos per i giovani, sar cos per gli adulti, sar cos per gli anziani,
sar cos per chi possiede, sar cos per chi privo di beni, sar cos per chi
soffre, sar cos per chi gioisce.
Tutti sono tenuti amorevolmente a rendere testimonianza a Ges con-
ducendo una vita che conquista senza bisogno di parole quelli che si rifiu-
tano di credere alla Parola (1 Pt 3,1: EN. 41).

2. La testimonianza della parola

La testimonianza della vita non basta ad esaurire il compito di portatori
della testimonianza di Ges, che incombe su tutti coloro che ci siamo arresi al
suo amore. Ogni cristiano chiamato a completare la testimonianza della
parola (AA. 13,963; cfr. LG. 35,375).
Insegna Paolo VI: La pi bella testimonianza di vita resta sempre
insufficiente, si riveler a lungo impotente, se non illuminata, giustificata,
esplicitata da un annunzio chiaro e inequivocabile del Signore Ges (EN. 22).
Chi si votato alla causa del vangelo non si da pace finch il Signore
Ges non sar amato ed esaltato come merita da tutti gli uomini. Ora alla
causa del vangelo sono votati tutti i membri della Chiesa. Sebbene con compiti
diversificati tutti i membri del corpo di Cristo sono chiamati a testimoniare Ges
con la parola, a proclamare il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il
Regno, il mistero di Ges di Nazareth, figlio di Dio (EN. 22), costituito dal
Padre principio e fondamento della nostra speranza (Breviario II, 606).
Il compito di rendere a Ges la testimonianza della parola insegna il
Concilio spetta primo et immediate a quelli che Cristo ha costituito
Pastori nella sua Chiesa: i vescovi insieme con Pietro e sotto la guida di
Pietro, e con essi i sacerdoti e i diaconi, che il sacramento dell'ordine costi-
tuisce loro collaboratori (cfr. AG. 38,1220; EN. 67).
Pertanto tutti noi Pastori insegna Paolo VI pi di qualunque altro
membro della chiesa, siamo invitati a prendere coscienza di questo dovere.
Ci che costituisce la singolarit del nostro ministero sacerdotale... ci che
conferisce una nota specifica alla nostra attivit questa finalit presente in
ogni nostra azione . Annunziare il Vangelo di Dio .
Questo un tratto della nostra identit, che nessun dubbio dovrebbe
mai incrinare, nessuna obiezione mai eclissare: come Pastori, siamo stati scelti
dalla misericordia del sovrano Pastore, nonostante la nostra insufficienza, per
proclamare con autorit la Parola di Dio, per radunare il popolo di Dio che era
disperso, per nutrire questo popolo con i segni dell'azione di Cristo, che sono
i sacramenti, per condurlo sulla via della salvezza, per conservarlo nell'unit...
per animare incessantemente questa comunit raccolta attorno a Cristo
secondo la sua pi intima vocazione (EN. 68).
I diaconi quali collaboratori dei vescovi assieme ai sacerdoti l dove
esistono hanno una parte importante nell'animazione spirituale delle
comunit locali (cfr. EN. 76).
Il compito della testimonianza della parola un dovere cristiano che si
estende anche, a vari livelli, a tutti gli altri membri della Chiesa.
E' testimonianza della parola quella resa dai tanti religiosi, che si dedicano
direttamente, specialmente nelle missioni, all'annuncio del Cristo.
E' testimonianza della parola quella svolta dai laici, che per loro
vocazione specifica sono posti in mezzo al mondo e alla guida dei pi svariati
compiti temporali (EN. 70).
Sebbene il loro compito primario e immediato non sia l'istituzione e lo
sviluppo della comunit ecclesiale (EN. 70) nota Paolo VI tuttavia
non bisogna dimenticare che i laici possono sentirsi chiamati o essere
chiamati a collaborare con i Pastori nel servizio della comunit ecclesiale...
esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore
vorr loro dispensare (EN. 73). Il grande Pontefice quindi incoraggia il
sorgere e il diffondersi nella Chiesa di tutta una serie di ministeri non
ordinati, ma adatti ad assicurare speciali servizi della Chiesa stessa... nuovi
in apparenza, ma molto legati ad esperienze vissute dalla Chiesa nel corso
dc.'la sua storia (EN. 73). Le esemplificazioni di Paolo VI toccano da vicino
molti laici dei nostri gruppi: catechisti, animatori della preghiera e del canto,
cristiani dedicati alla predicazione della Parola di Dio o all'assistenza dei
fratelli bisognosi, capi di piccole comunit, responsabili di movimenti
apostolici, e altre responsabilit di questo tipo (EN. 73).
La funzione pastorale della Chiesa leggiamo nel documento Inter
insigniores (EV. 5, 2142) per norma legata al sacramento dell'ordine ;
ma salva la dovuta relazione con l'autorit ecclesiastica, i laici hanno il
diritto (secondo il Concilio) di creare ed animare associazioni (AA. 19, 966).
Si danno anzi casi nei quali la gerarchia affida a laici alcuni compiti, che
sono pi intimamente collegati con i doveri dei pastori (AA. 24, 1006; AG.
18). In questi casi la testimonianza dei laici alla Parola del Signore acquista
un carattere particolare, diventa un mandato , che risale al Signore perch
trasmesso per mezzo dei pastori da lui voluti.
Si realizza cos quella diversit di servizi nell'unit della identica
missione, che costituisce, ci assicura Paolo VI, la ricchezza e la bellezza
della Chiesa (EN. 66). Si da cos vita a quella presenza del corpo di Cristo
sulla terra, variamente formato da quanti, battezzati in un solo Spirito, si
sono_ abbeverati all'unico Spirito di Cristo (cfr. 1 Cor 12,12-14).
II corpo di Cristo che la Chiesa, leggiamo ancora nel documento Inter
insigniores, un corpo differenziato, nel quale ciascuno ha la sua funzione. I
vari compiti non danno adito alla superiorit degli uni sugli altri; non
forniscono alcun pretesto alla gelosia. Il solo carisma superiore, che pu e
deve essere desiderato, la carit. I pi grandi nel Regno dei cicli non sono i
ministri, ma i santi (EV. 6, 2146).

IV. LA TESTIMONIANZA SUPREMA DEL CRISTIANO: IL MARTIRIO

Testimonianza di vita e testimonianza della parola, viste nella via di Ges,
che la via della carit, raggiungono il loro significato supremo nell'evento
che passato alla storia come la testimonianza per eccellenza: la beata sorte
del martirio.
Martire colui che da testimonianza per Cristo e per la sua dottrina con il
sacrificio della vita.
Se la nostra vita ha un senso in quanto vissuta con Cristo, per Cristo e
in Cristo; se Ges il testimone fedele del Padre, che ha dimostrato il suo
amore per lui e per gli uomini attraverso la sua condanna a morte e la sua
crocifissione; anche chi vuoi seguirlo sino alla fine dev'essere fiero di
condividere la sua stessa sorte: II discepolo non da pi del suo maestro;
perfetto sar ogni discepolo, se sar come il suo maestro (Le 6,40).
Questo fu l'ideale evocato da una profezia pronunziata da un nostro
fratello del rinnovamento nello Spirito, l'il dicembre scorso alla presenza del
Vicario di Cristo: Noi vogliamo morire per Cristo perch sappiamo che
questo l'unico modo per vivere (cfr. Alleluia, marzo-aprile 1980, p. 14).
E' dottrina di fede, che tra i doni e le grazie, con cui lo Spirito esercita la
sua virt santificante e fortifica i credenti, il posto pi alto, pi insigne, pi
eccellente, occupato da quella forza, che assiste alcuni tra noi fino a subire
lo spargimento del sangue (cfr. LG. 15).
E' dottrina di fede, che il martirio la massima testimonianza di amore,
che i credenti nel Signore Ges hanno reso e possono rendere dinanzi a tutti
e specialmente davanti ai persecutori (LG. 12).
E' dottrina di fede che alcuni cristiani sono stati chiamati e lo saranno
sempre ad accettare come il Maestro, liberamente, la morte per la salvezza
del mondo e a conformarsi a lui nella effusione del sangue (LG. 42).
E' dottrina di fede che se a pochi concesso il martino, tutti per
devono essere pronti a confessare Cristo dinanzi agli uomini, e a seguirlo
sulla via della croce attraverso le persecuzioni, che non mancano mai alla
Chiesa (LG. 42).
E' dottrina di fede che i cristiani devono adoperarsi a diffondere la luce
della vita con pieno coraggio (At 4,29) e con fortezza apostolica sino
all'effusione del sangue (DH. 14, 1080).
E' dottrina di fede, che tra le opere per le quali Dio sempre stupendo e
sorprendente c' quella di coloro che rendono testimonianza a Cristo sino
alla effusione del sangue (UR. 4, 515).
L'uomo non pu trovare in se stesso la forza per suggellare con il sangue
la testimonianza suprema della fede e della carit . Ma il Signore Ges,
il testimone fedele , ha dato sempre ai suoi martiri la gioia di accogliere la
donazione completa della propria vita come un invito privilegiato al suo
banchetto di nozze (cfr. Ap 19,7.9).
Essi hanno vinto mediante il sangue dell'Agnello e per la parola da loro
testimoniata non amando la loro vita fino alla morte (Ap 12,11).

IO, GES, SONO COLUI CHE RENDE TESTIMONIANZA A TUTTE
QUESTE COSE; IO, GES, SONO COLUI CHE DICE: SI, VERR PRESTO.
AMEN (Ap 22,20). VIENI SIGNORE GES!.


Comunicazione don Antonio Zennaro di Chioggia

TESTIMONIANZA DELLA VITA INTRATRINITARIA


Avendo dunque, fratelli, piena libert di entrare nel santuario, per
mezzo del sangue di Ges, per questa via nuova e vivente che egli ha inau-
gurato per noi attraverso il velo, cio la sua carne (Eb 10,19-20).

1. Entrare nel Santuario

Ti lodiamo, Dio, Signore nostro, perch ci inviti ad entrare nel tuo
santuario, cio in te stesso che sei dimora (SI 83,2) di te ; ciclo (Le
2,14) casa , citt del Dio vivente (Eb 12,22).
Quale meraviglia in questo santuario? In questa realt infinita che il tuo
essere, il tuo nome, la tua identit, la tua gloria ?
Anche se potremo abbracciare la tua gloria che dentro di te solo
quando saremo pienamente in te (cfr. 1 Cor 13,12), fin d'ora ci doni una parte
della visione di te. Tu sei vita infinita! Quale prodigio sei dentro la vita di te?
La identit di te, o Dio immenso, la realt di te, la vita di te che in te,
santuario di te, essere* Padre e Figlio e Spirito Santo . Gloria al Padre e
al Figlio e allo Spirito Santo . O Trinit, mettici dentro di te.
Tu, Dio, sei bellezza, bont, pienezza infinita. Noi ti adoriamo. Cosa fai in
te?
Tu conosci te stesso, contempli tutta la meraviglia che sei tu. E quale
meraviglia! E' questo il tuo operare. Contemplando te stesso, generi la
espressione piena di te, la irradiazione totale di te, il Figlio chiamato Verbo,
Parola di te. Per questo in te sei Padre.
Tu sei Padre che in Dio, nel santuario, generi in te la luce del tuo volto
nella quale circola tutta la tua natura-Dio, luce radiosa, bellezza infinita, vita
senza fine. Ne sei affascinato! Tu, Padre, sei unicamente eterno trasporto,
riferimento al Figlio in cui esprimi tutto te stesso. Ed in questo sei Persona
che soltanto il pronunciare sostanziale Figlio! Figlio! . Tu sei mio Figlio;
oggi ti ho generato (SI 2,7; Eb 1,5).
Generando il Figlio, doni tutto te stesso a lui, nel quale ti scrivi come sul
tuo libro vivente da te generato. Ora, mentre preghiamo.
Questa, Padre, la tua gloria : Gloria al Padre .
Tu, Verbo, nel santuario, in questa eterna generazione dal Padre, sei
la totale vivente risposta al Padre, espressione piena del Padre, luce del
suo volto, come diario vivente che dice tutto il Padre, bellezza,
bont infinita e lo incanti, lo seduci.
Tu, Figlio, in questa eterna generazione dal Padre sei Persona in continuo
riferimento al Padre, fisso in lui, nella gioia di essere in lui; sei ]' Amen
eterno, il S a lui, nella piena circolazione del vostro vivere-essere Dio.
Ti lodiamo Verbo, la cui identit semplicemente dire , essere la
Parola-Persona che dici con tutto te stesso soltanto Padre! Abb Padre!
ed essere dono al Padre, totale adeguamento al Padre.
Quando noi preghiamo Padre! proclamiamo nello Spirito Santo (cfr. Gai
4,6) tutto te stesso che sei grido sostanziale Abb Padre! .
La tua gloria questa: Gloria al Figlio! .
Questa gloria della vita intratrinitarla noi la conosciamo perch tu,
Verbo, ti sei fatto visibile e sei la rivelazione il testimone a noi di quanto
sei per il Padre e dei segreti di Voi Tre. Tu hai assunto da Maria la natura-
uomo, per opera dello Spirito Santo, per unirla ipostaticamente a te e
testimoniarci la vita segreta del santuario increato, della Trinit: E il Verbo si
fece carne... Vedemmo la sua gloria... di unigenito dal Padre (Gv 1,13-14).
Lo stupore assume proporzioni infinite; la tua natura-uomo nella famiglia
trinitaria, partecipe sostanziale della tua generazione dal Padre e dell'unica
natura-Dio: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30) nello Spirito
Santo; Tu, Padre, sei in me e io in te (Gv 17,21) nella sostanziale
relazione di amore, di conoscenza reciproca, di potere, di azione. Per questo,
Ges, sei sempre proteso al seno del Padre (cfr. Gv 1,18), dono al Padre
che proteso a te, dono a te.
La tua vita terrena questo riferimento, dono al Padre. Nella volont: il
mio cibo (Gv 4,34) dall'entrare nel mondo, alla presentazione al tempio, alla
Passione; riferimento al Padre nell'azione, nella dottrina, preso nel vortice
dello Spirito Santo che ti guida ovunque, come il servo di Jahv.
Tutto questo perch vivi anche come uomo della eterna generazione dal
Padre, nel santuario. Questa, Ges, la tua gloria! Cos ti manifesti in pieno:
E' il Signor! E' il Signor! .
E cos tu sei sempre nella Eucaristia Verbo-carne, nella tua Chiesa
Verbo-carne, che avvinci seduci a te, per essere con te partecipe del tuo
essere nella vita intratrinitaria.
Quale attrattiva, quale amore nel santuario, tra voi, Padre e Figlio?
Ti adoriamo, Amore, tripudio eterno, Spirito Santo, amplesso di gioia tra il
Padre e il Figlio incarnato, abbraccio infinito nella circolazione di Vita-Dio in
cui siete Tre Persone, Uno-Dio.
Tu sei Persona. Quale la tua identit? Essere beatitudine nel connubio
sponsale tra i Due, avidit di volersi e donarsi.
Questa la tua gloria , Spirito Santo. Gloria allo Spirito Santo !
Voi, Trinit santa, siete Dio cos! Tale la vostra vita pulsante in voi come
eterna reciproca donazione tra voi che il pregare tra voi: il pregare di voi
Tre! il pregare di Dio!
E questa armonia assoluta, pace, shalom che il vostro vivere-Dio
ed unica fonte di ogni partecipazione di pace.
Questa la famiglia di voi tre, la koinonia. Quando noi adoriamo Gloria al
Padre, al Figlio e allo Spirito Santo noi adoriamo la vita di voi Tre, nel
santuario, palpitante. E' l'adorazione pura al Padre in spirito e verit , cio
nello Spirito Santo e in Ges (cfr Gv 4,23-24). Ed una delle prime esigenze
del rinnovamento nello Spirito: adorare Dio in se stesso, per la sua gloria di
Padre e Figlio e Spirito Santo.

2. Entrare

Vi adoriamo, Trinit santa, perch a noi non solo vi rivelate in Ges, ma
per noi volete essere santuario, nel quale immergere noi.
Avete fatto l'uomo a vostra immagine sulla fisionomia del Verbo del Padre
proprio perch entri nella vostra gloria , nella vostra realt, nel vostro
nome: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo .
, Nell'emme nella vostra vita intratrinitaria, famiglia-Dio, anche se per ora
come in uno specchio (cfr. 1 Cor 13,12) e in una fase progressiva,
testimoniano quello che voi siete.
Voi volete rivelarvi, donando a noi la struttura di una vita nuova, ed la
vostra vita nel dinamismo vitale di voi Tre. Veniamo assimilati per adozione a
voi Tre: Porteranno il suo nome sulla fronte (Ap 22,4); ci fate entrare ed
essere nel vostro vivere, nel vostro pregare .
Tu, Padre, ci innesti, nell'impeto del tuo Spirito, al tuo Verbo incarnato e
cos ora , anche ora mentre meditiamo, e sempre nel nostro quotidiano fai
scorrere la generazione da te del tuo Verbo incarnato, a noi scelti in Cristo
come dono di adozione (cfr. Ef 1,4-6).
Dal nostro battesimo in poi noi ci troviamo immersi nella generazione del
tuo Verbo ed essa profluisce continuamente a noi, e pur lasciandoci nella
nostra distinzione personale, ci immerge nella vita intratrinitaria, perch pre-
destinati ad essere conformi all'immagine del Figlio tuo (cfr. Rm 8,29). Messi
in tal modo, tu in noi contempli lui, tua Parola e noi in lui, dentro di te, ed
esprimi Tu sei mio Figlio (Eb, 1,5); perch da Dio sono stati generati
(Gv, 1,13), sempre in riferimento a Ges e a noi che generi in lui.
In Ges con atto eterno e in noi stai scrivendo te, il tuo libro, Ges e noi-
Chiesa, immersi nella vostra vita intratrinitaria, come richiede Ges
nell'Eucaristia: Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi
una cosa sola (Gv 17,21).
Ges in continuo riferimento-dono a te, dalla incarnazione alla croce,
all'Eucaristia, e lo passando per Maria.
Noi in Ges dovremmo essere soltanto riferimento a te, soltanto pro-
nunciamento Abb Padre! (cfr. Gai 5,22) assorbiti nello Spirito Santo.
E questo rinnovamento nello Spirito (cfr. Tt 3,5-6). Noi infatti in te, Ges,
ci troviamo nella tua generazione dal Padre, per essere luce del suo volto,
lettera vivente che dovrebbe dire esclusivamente Abb Padre! .
Cos scrive Elisabetta della Trinit: II Verbo imprimer nella tua anima
come in un cristallo l'immagine della sua propria bellezza, perch tu sia pura
della sua purezza, luminosa della sua luce (L. 228). San Paolo direbbe:
Lettera di Cristo che Lettera del Padre.
E quale impulso di amore del Padre e del Figlio scorre in noi, generati nel
Figlio dal Padre?
San Giovanni della Croce scrive: L'anima spira (ossia palpita) in Dio la
medesima spirazione d'amore (ossia lo stesso palpito-Spirito Santo) che il
Padre spira nel Figlio e il Figlio nel Padre...; non sarebbe una vera e totale
trasformazione, se l'anima non si trasformasse nelle tre Persone della SS.ma
Trinit (Cant. spir., str. 39,2).
Nella trasformazione che si pu conseguire in questa vita, assai di
frequente la detta (la stessa) spirazione (ossia lo stesso Spirito Santo) passa
da Dio all'anima e dall'anima a Dio... quantunque non... come nell'altra vita
(ih. 3).
Per via di partecipazione (l'anima) spira (palpita) in Dio come Dio spira
in lei... (l'anima) opera il suo atto di intelletto, di notizia e di amoie... nella
Trinit, unitamente con essa e come la Trinit stessa (ih.); infatti il Padre
genera in lei il proprio Verbo perch ella esprima Ges al Padre palpitando di
Spirito Santo.
^ E' l'applicazione della preghiera di Ges: Padre, l'amore con il quale
mi hai amato sia in essi e io in loro (Gv 17,26).
Noi immersi nell'oceano dell'amore infinito della vita intratrinitaria. Cos
siamo testimoni di questo abbraccio infinito e presi in esso, testimoni e presi
nel connubio sponsale tra il Padre e il Figlio nel santuario perch
impregnati di esso, vita dei Tre.
Il Padre sprigiona gioia nel generare il Figlio e il Figlio sprigiona gioia
nell'essere il Verbo del Padre e noi nella corrente di questa gioia per essere
nello Spirito Santo gioia del Padre e del Figlio.
Il Padre e il Figlio esplodono fra di loro l'amore infinito, Spirito Santo, e noi
in questo amore: Padre, ti amo dell'amore del Figlio , Ges ti amo
dell'amore del Padre , Padre, ti amo con tutto il tuo amore! , Ges ti
amo con tutto il tuo cuore . Io amo come Ges! Canto, lodo, prego come
Ges, di Ges!
Che cosa abbiamo dato perch l'amassimo, dice sant'Agostino, ascol-
tatelo dall'apostolo Paolo: "L'amore di Dio stato riversato nei nostri cuori"
(Rm 5,5). Da dove? Forse da noi? No. Da chi dunque? "Per mezzo dello
Spirito Santo che ci stato dato" (ih.). Avendo dunque una s grande fiducia,
amiamo Dio per mezzo di Dio (Discorsi: cfr. Lettura marted III di Pasqua).
Ed cos! Nel vortice della circolazione della vita-Dio: Nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo . Questa la sostanza di ogni
effusione dello Spirito. Provate a mettervi in contemplazione di fronte al-
l'Eucaristia ed assimilare tale realt.
Imbevuti, fusi nell'amore tra i Due, dono ai Tre che si donano a noi, pregni
della loro vita intratrinitaria, dobbiamo diventare dono a tutto il mondo, come il
Padre (cfr. Gv 3,16) e il Figlio (cfr. Gv 13,1) nello Spirito Santo, per seguire la
propulsione della stessa vita dei Tre, della quale la nostra vita si trova a
vivere.
Anche questo rinnovamento.
Infatti, coinvolti nella vita divina, palpitiamo soltanto del loro amore rivolto
ai fratelli, li amiamo con il loro amore. E' il grande avvenimento che l'unico
possibile rinnovamento nella storia: amare il mondo con il cuore di Dio! Allora
la pace, lo shalom .
Ma Dio vuole che nella propria vita intratrinitaria, nella propria pace, in
quella' di Cristo si rifletta e si immerga tutto il mondo, ogni uomo, ogni
istituzione, ogni famiglia, ogni comunit. Tutti partecipi, testimoni, imbevuti
della vita della Trinit, perch pregni della paternit del Padre, della filiazione
di Ges, dell'amore dello Spirito Santo: Per questo l'amore ha raggiunto in
noi la sua perfezione... (scrive l'evangelista) perch come lui, cos siamo
anche noi, in questo mondo (1 Gv 4,17).
Lavorare perch la storia umana sia in questo profilo autentico rin-
novamento: ma accorre essere dono all'uomo, essere Pace a voi (Le
24,36).
Occorre essere testimoni-missione nel mondo: Andate... ammaestrate nel
nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19).
Cos tutta l'umanit diventa espressione della vita intratrinitaria e
riferimento ad essa perch soltanto in essa pu realizzare l'ineffabile progetto
divino: Nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perch tutto vostro...
ma voi siete di Cristo e Cristo di Dio (1 Cor 3, 21-22).

3. Avendo piena libert di entrare nel santuario per questa via nuova e vivente

Quanto sopra possibile soltanto per mezzo di Ges e nello Spirito Santo.
Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nella unit
dello Spirito Santo ogni onore e gloria . Per il nostro Signore Ges Cristo
che Dio e vive e regna con te nell'unit dello Spirito Santo, ogni onore e
gloria .
Infatti, Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Gv 14,6b),
porta, via, mediatore, amen, testimone. Tu, Ges, la via nuova e vivente.
Anche e soprattutto cos ti mostri Signore: Dalla sua pienezza noi tutti
abbiamo ricevuto e grazia su grazia (Gv 1,16).
Tu, Spirito Santo, dono del Padre e del Figlio, ci guidi alla verit tutta
intera (Gv 16,13) che la vita intratrinitaria, perch tu sei per noi libert di
entrarvi. O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino e unico, fonte
d'eterno amore!

4. Ma attraverso Ges Crocifisso

Per mezzo del sangue di Ges, per questa via nuova e vivente che egli
ha inaugurato per noi, attraverso il velo, cio la sua carne (Eb 10,19-20).
Entrare nel santuario , nella vita intratrinitaria, ma per mezzo del
sangue di Ges , quello della sua passione e della sua croce; sgorgato dalle
sue piaghe e dal suo costato trafitto (cfr. Gv 19,34) sangue che via nuova
e vivente , perch di Ges che Io sono la via... la vita (cfr. Gv 14,6).
Via che Ges ha inaugurato nell'obbedienza sacrificale (cfr. Eb 10,5-10)
per noi , che ama ad uno ad uno, attraverso il velo, cio la sua carne , il
suo costato, la sua Eucaristia, i suoi sacramenti nella concretezza della sua
storia terrena, della sua esperienza, dei suoi gusti.
Attraverso la sua carne totale, il suo corpo mistico, la sua Chiesa, l'uomo.
Noi dobbiamo passare per questa carne, per la Chiesa, per l'uomo, per
entrare nel santuario, nella vita intratrinitaria. E' il connubio di amore
sponsale: attraverso la sua carne! Ma affrontando la condizione in cui si
trova questa sua carne: Se qualcuno vuoi venire dietro a me rinneghi se
stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16,24). E questo percorso
tutto Eucaristia.
Ecco, essere testimoni della vita intratrinitaria; essere nello stesso
tempo adoratori: I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verit (Gv
4,23) ossia nello Spirito Santo e nel Verbo incarnato immersi nei Tre.
Questo essere nel santuario , ossia Nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo , dove la Trinit tutta rivolta a Ges, all'uomo, alla
Chiesa e questa tutta rivolta alla Trinit, come dono reciproco: Dio a noi e
noi a Dio.
Maria il tipo fulgido di questa storia: Piena di grazia, il Signore con
t e (Le 1,28) il dare amoroso di Dio a lei; Eccomi, sono la serva del
Signore, avvenga di me secondo la Parola (Le 1,38) il rispon-dere-dono
amoroso di Maria.
Assecondare questo progetto attraverso la preghiera di contemplazione e
di lode e nella storia vissuta di ognuno rinnovamento nello Spirito; come la
vita di Dio, dono e riferimento tra le divine Persone e al mondo.
Ma occorre amare la contemplazione, la preghiera; occorre l'abbandono
totale al Signore, alla guida del suo Spirito; occorre riconoscere la primalit di
Dio come unico Signore: E' il Signore! .
Occorre essere aperti alla lode e all'adorazione di questa meraviglia; dice
sant'Agostino: II cantore diventa egli stesso la lode del suo canto. Volete
dire le lodi a Dio? Siate voi stessi quella lode che si deve dire e sarete la sua
lode, se vivrete bene (Discorsi: cfr. Lettura marted III di Pasqua).
Noi ci sentiamo di voler essere cos? E' degna la Trinit di creature umane
che si lasciano prendere in questa corrente di vita e cercano di viverla nel
mondo, adorando e rinnovando?
E' degna di avere monaci ambulanti che, nell'umilt, diventano strumenti
della Trinit per il rinnovamento del mondo nello Spirito?
Ges, tu gridi forte: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato,
siano con me dove sono io, perch contemplino la mia gloria, quella che mi
hai dato (Gv 17,24). Ma gridalo forte, perch ascoltiamo noi il tuo anelito di
amore di vedere noi in te nel Padre per lo Spirito Santo e ci lasciamo portare.
Ges proclama: Beati voi che avete fame, perch sarete saziati (Le
6,21). Noi abbiamo fame di questa vita che pace, shalom per il mondo, la
giustizia di Dio.
Padre, abbiamo fame di Ges, tua Parola incarnata, generata da te per
essere generati in te ed esprimere te, abbiamo fame del tuo Spirito, per
amare il Figlio del tuo Spirito, amare te del tuo Spirito, amare i fratelli del
vostro Spirito e testimoniare al mondo la vita di voi Tre.

Preghiera

Padre, mettici in te, nel Figlio, nell'impulso dello Spirito Santo: Nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo , Per Cristo, con Cristo, in
Cristo , per essere Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo . Ci
consacriamo a voi e vorremmo consacrare il mondo a voi.
Santo, Santo, Santo, vi adoriamo, vi benediciamo, vi lodiamo, Trinit
Santa!


Testimonianza Bianca Maria Massa Waeckerun di Lugano

DIO SI RIVELA E CONDUCE ALLA SCOPERTA
DELLA SS. TRINITA

Dio, sotto l'aspetto di giudice implacabile come mi era stato presentato, mi
spaventava e mi allontanava. Ricorrevo a lui solo quando ero disperata, quasi
certa che non mi avrebbe ascoltata. In me c'era un vuoto tremendo: la mia
unica regola era di non fare agli altri quello che io non avrei voluto venisse
fatto a me. Ero certa dell'esistenza di Dio, ma non riuscivo a contattarlo. Lo
sentivo cos lontano, irraggiungibile. Suo Figlio Ges, morto duemila anni fa,
come poteva sentirmi? Lo Spirito Santo, poi, non riuscivo a capire cosa
significasse; brancolavo nel buio, alla ricerca di un qualcosa che mi desse
pace.
Mia sorella che vive buona parte dell'anno in India, nel maggio del 1977
venne a Lugano per stare un poco con la mamma; vedendola sempre serena
e sorridente le chiesi da dove le venisse quella felicit intcriore. Inizi a
parlarmi della sua vita in India nell'Ashram , del suo Maestro; delle lunghe
ore di meditazione, dei gioiosi Bhajans , ma soprattutto mi parl del suo
Maestro; Sathya Sai Bab, dei miracoli che compie, dei suoi insegnamenti;
dei discorsi che pronuncia davanti a migliaia di persone per risvegliare le
coscienze degli uomini e l'amore per Dio. Sathya Sai Bab dice: II Signore
pu essere chiamato con qualsiasi nome che suoni dolce sulla vostra lingua
e rappresentato in ogni forma che risponda al vostro senso di meraviglia e di
riverenza. Non importa come lo chiamate: egli il principio, il termine e la
fine; la base, la sostanza, l'origine .
Contagiata dall'entusiasmo e dalla felicit che traspariva dal viso di
Annalisa, incominciai a pregare Sai Bab di aiutarmi a trovare la strada che
mi avrebbe avvicinata a Dio.
Mia sorella ritorn in India e intuendo che ero in crisi scrisse ad una
signora di Milano, sua amica, che era stata gi due volte da Sai Bab, chie-
dendole di venire a trovarmi.
Rita, che ora per me come una sorella, venne e mi parl delle sue
esperienze indiane e mi fece avere dei libri che parlavano di questo santo.
Leggevo, pregavo, ascoltavo i suoi canti. Sentivo la sua dolce voce e
qualcosa inizi a risvegliarsi in me. Cominciai a sentire la presenza di Dio in
un fiore, nei monti che mi circondano, nel sorriso di un bimbo, nel canto di un
uccellino, nella pioggia che cade, nel sole che splende. Ero impaziente di
progredire e cos scrissi a Sai B.aba di permettermi di andare da lui per
attingere pi forza. Tramite mia sorella Sai Bab mi rispose che il mio posto
non era in India, che dovevo continuare a pregare rimanendo dov'ero. Per me
fu una delusione enorme, ma continuai a pregare.
Una notte, nel novembre del 1978, Sai Bab mi apparve in sogno. Era
vestito di bianco con un manto rosso sulla spalla destra e sorridendomi mi
disse Due anni. Felice interpretai che nel 1980 mi avrebbe concesso di
andare da lui.
Nel frattempo, Rita, con la quale ero sempre rimasta in contatto, torn a
trovarmi. Mi prest altri libri: La potenza della lode - L'ora dello Spirito Santo
. Mi parl dei gruppi di rinnovamento, di quanto erano belli quegli incontri
dove tutti pregavano e lodavano Dio cantando; ' alle volte le sembrava di
essere nell'ashram di Sai Bab. Ero un poco scettica, per sentendone
parlare in continuazione, incuriosita, il 19 maggio 1979 decisi di parteciparvi
anch'io. All'inizio ero tesa, mi guardavo in giro: vedevo giovani felici che
suonavano, uomini, donne, suore e sacerdoti che pregavano e cantavano con
le mani alzate. Mano a mano che il tempo passava sentivo qualcosa che si
scioglieva in me e tutto ad un tratto mi accorsi che anch'io, stonata come
sono, cantavo con le mani protese verso l'alto e mentre cantavo vedevo Ges
attraverso le lacrime che scendevano copiose. Cantavo, piangevo, ridevo e
mi sentivo rinascere: sentivo che Ges non era morto duemila anni fa, sentivo
che era vivo in me. In quel momento capii che Sai Bab, vestito di bianco e di
rosso, mi aveva indicata la mia via: GES'. Esattamente dopo due anni che
avevo incominciato a pregare.
Desideravo ricevere il battesimo nello Spirito Santo e avendo nel cuore
sempre tanto amore e riconoscenza per Sai Bab, decisi di aprirmi con don
Pio e successivamente con p. Domenico Grasso raccontando loro come, e a
mezzo di chi, avevo ritrovato Ges. Ero molto combattuta: sentivo con me
stessa che Ges era il mio Signore ma non potevo rinnegare il santo che mi
aveva ricondotta a lui. Entrambi mi dissero che non dovevo provare
turbamenti, che potevo serenamente considerare Sai Bab un santo ed
essergli riconoscente perch le vie che il Signore usa per ricondurre all'ovile
le sue pecorelle sono infinite. Il Signore dice: Io effonder il mio Spirito su
tutte le genti . Il Signore meraviglioso e comprensivo: non fa distinzione di
razza e di appartenenza religiosa.
Conosco altre persone che dopo aver avvicinato Sai Bab o per aver
assimilato i suoi insegnamenti, hanno ritrovato la fede e sono tornate a Dio;
ce ne sono anche nel rinnovamento. Il Signore invia i suoi angeli ovunque il
suo popolo ne abbia bisogno.
Il Signore mi ha guarita dalle mie paure, dalle mie angosce e ora so che
Ges mi ama nonostante i miei demeriti. Sono felice di iniziare la mia
giornata con Ges, di trascorrerla con Ges, di determinarla con Ges. Sono
felice di lodarlo, di glorificarlo, di ringraziarlo. E' una gioia indescrivibile il
poter parlare con lui, sentire che Ges vivo in me; e di sussurrare, cantare
o proclamare magari anche sgranando la japamala , che Ges il mio
Signore.
Aleluja!

Ashram = Luogo di ritiro spirituale.
Bhajans = Canti di lode a Dio,


Comunicazione Padre Augusto Drago di Assisi

SIAMO TESTIMONI, NOI E LO SPIRITO SANTO

Fratelli, sorelle,
tempo forte di evangelizzazione il nostro! Mai come oggi la Chiesa chiama a
raccolta tutti i suoi figli perch il Signore Ges li possa mettere a disposizione
della sua Parola. E noi come figli della Chiesa siamo chiamati a prendere
coscienza di questo imprescindibile mandato del nostro Signore Ges:
Riceverete la forza dello Spirito e mi sarete testimoni fino agli estremi confini
della terra (At 1,8).
In realt dal nostro mondo sale forte e impetuosa una domanda, una
richiesta di salvezza, di verit, di luce. Tutto ci non pu non colpirci senza
che la radice stessa della nostra esperienza di vita nello Spirito non ne
rimanga profondamente impregnata e impegnata.
Ricevete la forza dello Spirito, dice a noi adesso, in questo momento, il
Signore Ges, e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra.
Ma cosa significa essere testimoni? E' una parola chiave che sollecita dal
di dentro la nostra vocazione cristiana e che non deve darci tregua, quasi
come un fuoco divorante che ci incalza e che non possiamo e non dobbiamo
contenere (Ger 20,9). La testimonianza resta fortemente legata all'annunzio
della Parola del Signore che, unica, contiene e fa risuonare potentemente i
fatti della nostra salvezza. Di questi fatti, dice Pietro davanti al sinedrio, siamo
testimoni noi e lo Spirito Santo. Cosa significa questo per noi?
Prima di tutto, per capirne il significato, dobbiamo fare un'osservazione
fondamentale. L'essere testimoni implica una partecipazione personale diretta,
vissuta a livello di profonda esperienza, alla vita e al messaggio di Ges. E'
cos infatti che gli apostoli parlano del loro essere testimoni: E noi siamo
testimoni di tutte le cose da lui Cristo Ges compiute nella regione dei
Giudei e in Gerusalemme... noi siamo testimoni prescelti da Dio, noi che
abbiamo mangiato e bevuto con lui, noi cio che abbiamo vissuto con lui
intensi momenti di intimit . Nel libro degli Atti cos viene qualificato il
testimone: egli colui che stato con il Signore per tutto il tempo in cui il
Signore Ges ha vissuto incominciando dal battesimo di Giovanni fino al
giorno in cui stato assunto in ciclo . In tal modo gli apostoli hanno
annunziato, nella forza dello Spirito, ci che essi hanno udito e visto.
Questo compito di testimonianza per mandato del Risorto passa alla
Chiesa e nella Chiesa anche a noi, oggi. Ma se il concetto di testimonianza
implica la partecipazione diretta alla vita e al messaggio di Ges, se la vita di
Ges non pu essere annunziata, quindi testimoniata, senza prima avervi
personalmente partecipato, in che misura noi oggi possiamo essere testimoni?
Ma ascoltiamo il Signore Ges che dice: Quando verr lo Spirito di verit,
egli vi guider alla verit tutta intera.,. Egli vi insegner ogni cosa e vi
ricorder tutto ci che io vi ho detto . Ci significa che il compito dello Spirito
Santo quello di evangelizzare nella Chiesa il cuore di ognuno di noi, di
attuare in noi la vita, il messaggio, la verit di Ges, di farci partecipare ad
essa. Lo Spirito Santo ci stato dato perch egli ricopi in noi l'esperienza
personale di Ges, per farcela vivere, gustare, intimamente assaporare:
come se il mistero della vita, del messaggio di Ges avvenisse e si compisse
adesso, ora dentro di noi al punto tale che ciascuno di noi pu ripetere le
parole dell'apostolo Giovanni: Ci che era fin da principio, ci che noi
abbiamo veduto con i nostri occhi, ci che noi abbiamo contemplato, ci che
le nostre mani hanno toccato, ossia il verbo della vita, noi lo annunziamo
anche a voi... . Logicamente tutto questo avviene a livello di vita interiore,
quella vita interiore che conosce il dono della vita di fede, di speranza e di
carit nonch una forte esperienza sacramentale. A questo livello lo Spirito
Santo diventa testimonianza di Ges in noi e in quanto tale ci abilita ad
essere testimoni della Parola!
Per capire questo necessario essere cristiani adulti e maturi: cristiani
cio pronti, s, ad alzare le mani e a sciogliere inni di lode al Signore, ma
anche e soprattutto pronti a dare slancio eminente alla nostra vita di ogni
giorno l dove urge la presenza di Cristo.
Non si viene alla preghiera del gruppo e della comunit per vivere solo
momenti di emozioni o per ricercare solo sollievo e liberazione dagli assilli e
dalle nostre infermit, anche se il Signore Ges vuole guarirci da esse, ma
per ricevere la forza dello Spirito ed essere testimoni.
A questo livello la testimonianza spandere e spargere nel nostro mon-
mo i frutti di un'intensa vita interiore e sacramentale, frutti che nella lettera ai
Calati Paolo chiama significativamente frutti dello Spirito e che sono:
amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bont, fedelt, mitezza, dominio
di s [mentre i frutti della "carne" sono: fornicazioni, impurit, libertinaggio,
idolatria, stregoneria, inimicizie, discordie, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,
invidie, ubriachezze, orge e cose del genere ]. Disseminando i frutti dello
Spirito ognuno di noi sar il buon odore di Cristo.
Ma c' un livello ancora pi profondo dove la testimonianza nostra e dello
Spirito si esprime. Le prime comunit cristiane e gli stessi apostoli, secondo il
racconto del libro degli Atti degli apostoli, conoscono l'essere esposti alla
tribolazione e alla persecuzione a motivo della Parola che annunziano. Al cap.
4 degli Atti, gli apostoli perseguitati cos pregano: O Signore, concedi ai tuoi
servi di annunziare la tua parola con tutta franchezza e coraggio. Stendi la
tua mano perch si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo
santo servo Ges . A questa preghiera il Signore risponde con il dono
rinnovato dello Spirito: Quando ebbero terminata la preghiera, il luogo in cui
erano radunati trem e tutti furono pieni dello Spirito Santo e annunziavano la
parola di Dio con franchezza e coraggio . Alla persecuzione, frutto delle
potenze nemiche che si abbattono sulla Chiesa, Dio risponde con il dono
dello Spirito del coraggio e della franchezza. Il vangelo ha bisogno della
parola umana dell'apostolo, ma l'apostolo a sua volta ha bisogno dello Spirito
della franchezza e del coraggio. Il coraggio e la franchezza la testimonianza
che lo Spirito Santo dona alla parola dell'apostolo.
Anche qui dunque resa significativa la frase: Siamo testimoni noi e lo
Spirito Santo . Spesso siamo anime pavide, abbarbicate e chiuse nei nostri
problemi e non sappiamo che solo nel donarci agli altri, in pasto vivo di
testimonianza, con il coraggio dono dello Spirito che troviamo in radice
il superamento di ogni nostro problema: liberando e salvando i fratelli che a
nostra volta saremo salvati e liberati: poich donando la vita senza calcolo
n misura che la ritroveremo: questa la suprema legge del vangelo!
Ma c' ancora di pi. Nella preghiera che gli apostoli perseguitati rivol-
gevano al Signore, come abbiamo visto, si invoca da Dio una testimonianza
ancora pi forte: Stendi o Signore la tua mano perch si compiano guari-
gioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Cristo Ges . Sempre
il libro degli Atti descrive come, nonostante la persecuzione, anzi proprio per
questo, Dio abbia ascoltato la preghiera della sua Chiesa. Scrivendo ai
Tessalonicesi l'apostolo Paolo ricorda come il suo vangelo non si diffuso tra
i fratelli della comunit soltanto per mezzo della parola, ma anche con
potenza e con Spirito Santo. Che cosa questa potenza dello Spirito Santo
se non i segni, i miracoli e i prodigi che gli apostoli avevano chiesto in pre-
ghiera al Padre? Sempre san Paolo scrivendo ai Romani dice: Io parlo di
ci che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre i pagani all'obbedienza
con parole ed opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello
Spirito Santo . E ancora scrivendo ai Corinti dir: La mia parola ed il mio
messaggio non si basarono sui discorsi persuasivi di sapienza umana, ma
sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza .
Segni, miracoli e prodigi sono dunque la testimonianza pi forte e pi
potente che lo Spirito rende alla parola del vangelo. Anche Ges aveva
proclamato il vangelo nella potenza dello Spirito: i miracoli che egli compiva
erano segni potenti dello Spirito che comprovavano la sua missione di salvezza.
Siamo testimoni dunque noi e lo Spirito Santo: fratelli e sorelle oggi come
ieri, come sempre nella vita della Chiesa.
Siamo testimoni noi perch abbiamo creduto ed accettato e partecipato a
livello di intensit di vita spirituale e sacramentale quindi di santit alla
vita di Ges e perci ci siamo resi disponibili alla sua testimonianza nel
mondo, disponibili soprattutto a che la nostra fede diventi vangelo vivo per
tutti gli uomini.
E' testimone lo Spirito Santo perch ci fa sperimentare la vita di Ges, ce
la fa toccare con i mano, perch ci dona il coraggio di esporre la nostra fragile
umanit e la nostra debole persona al mondo perch possiamo essere
veicolo di salvezza e di liberazione, ma soprattutto testimone perch ancora
oggi vuole accompagnare la nostra testimonianza con segni, prodigi e
miracoli. Ad una condizione per: che noi, senza presunzione ma con
coraggio e umilt glielo chiediamo come gi gli apostoli in preghiera.
Oggi la Chiesa ha bisogno di santi che annunzino la parola di Ges ma ha
anche bisogno pi che mai della potente potenza dello Spirito Santo che si
manifesta con segni, prodigi e miracoli.
Sia dunque questa la nostra preghiera oggi, mentre siamo qui radunati:
una preghiera che vogliamo fare non solo per noi ma per tutta la Chiesa, per
tutti coloro, fratelli e sorelle; che si trovano impegnati nelle trincee dello Spirito
l dove pi forte la sofferenza, l dove si versa il sangue e si muore per
testimoniare che Cristo vivo:
O Signore, volgi il tuo sguardo su noi tuoi servi, sulla Chiesa sposa
amata e diletta dell'Agnello! Concedici di annunziare la tua parola con il
coraggio e la franchezza dono del tuo Santo Spirito. Stendi la tua mano
perch si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo
servo Ges. Quanto a noi, o Signore, rendici disponibili per te e per la tua
parola, rendici eucaristicamente pane spezzato per questo nostro mondo e fa'
che la nostra testimonianza, resa coraggiosa dal tuo Santo Spirito, esponga la
nostra fragile umanit e la nostra debole persona alla tua forza! Facci forti per
te e per la tua Chiesa. Grazie, Signore! Vieni Signore Ges, amen, alleluia.


Testimonianza Sergio di Assisi

DALLA BESTEMMIA ALLA LODE

Sia lode al Signore.
Prima di tutto mi dovete scusare se qualche parola mi esce detta in
dialetto. Mi chiamo Sergio, sono di Assisi e faccio l'operaio. Sono felice di
portare qui a voi la mia testimonianza.
Ero un uomo dalla bestemmia facile, anche se partecipavo attivamente
alla vita parrocchiale. Era tanta la mia ignoranza da non capire quanto male
mi procuravo e arrecavo a chi mi ascoltava bestemmiare: non ero un buon
esempio. Il mio mestiere di imbianchino mi porta continuamente a lavorare in
casa di altri. I componenti di alcune famiglie, al sentire le mie bestemmie si
facevano il segno della croce e imploravano il Signore chiedendogli quale
peccato avessero commesso per ascoltare tali oscenit e se il Signore
avesse deciso di far cadere loro addosso la casa. E non provavo vergogna
alcuna.
Da circa un anno la mia vita ha subito una trasformazione, forse il
Signore aveva gettato il suo sguardo su di me.
Una sera, cercando mia moglie a casa di alcuni amici, per caso mi ac-
corgo che delle persone stavano, pregando il Signore. Pregavano in modo
strano e quando cantavano dalla loro bocca uscivano strani suoni. Subito
pensai fossero tutti matti. Per non fui capace di uscire e mi misi ad ascoltare
in silenzio. La notte non riuscii a prendere sonno e continuamente pensavo a
quello che avevo visto e udito. Il bello che da quel giorno dalla mia
1
bocca
non uscirono pi bestemmie e non solo, ma provo fastidio a sentire che altri
bestemmiano. Nella mia mente era sempre presente quel cenacolo di
preghiera. Piano piano, anch'io ho iniziato a prendere parte alle preghiere di
quel gruppo, anche se ne ero ancora un poco perplesso.
La perplessit veniva dal fatto di dover cambiare vita e di lasciare tutte
quelle abitudini che erano parte integrante della mia vita. Ma il Signore mi ha
fatto capire questo a casa di alcune mie carissime amiche e sorelle nel
Signore. Ho spiegato loro il mio dubbio e le mie perplessit. Tanta stata la
gioia e la forza che mi hanno infuso: mi hanno fatto capire che il Signore
grande e buono e che viene sempre in nostro aiuto, che solo lui il nostro
Dio. Tutti i miei dubbi sono man mano spariti.
Qualche mese dopo ho ricevuto l'effusione dello Spirito ed il Signore, tra
l'altro, mi ha fatto il dono delle lingue. Forse si ricordato di quella famosa
sera quando tutti cantavano in modo strano. Avevo finalmente capito perch i
fratelli cantavano cos.
Concludo pregando il Signore che tutto quello che ha dato a me lo possa
dare a tutti quei fratelli che ancora non conoscono la sua bont e la sua
misericordia, ma soprattutto la gioia che si prova pregando e stando vicino a
Dio.
Sia lode al Signore nostro unico Dio


Testimonianza Fulvio Bresciani di Brescia

COME LANNUNCIO DI CRISTO IN UNA COMUNITA DI LODE
TRASFORMA I CUORI: UNESTATE A LOZIO

Per molti di noi che siamo qui, gi avvenuto l'incontro con Cristo nei
modi pi svariati, proprio perch l'iniziativa parte da lui che ci conosce e nel
suo infinito amore desidera cambiare i cuori di tutti.
Lo Spirito Santo, primo testimone di Cristo, ci ha annunciato con potenza
la presenza di Ges nella nostra vita; questa una realt che ci accomuna,
ma sappiamo pure che spesso necessario preparare il terreno perch
l'uomo possa accogliere con fruttuosit la testimonianza dello Spirito.
La preghiera, che il momento forte di tutti i nostri gruppi, contribuisce a
creare questo ambiente, proprio per quello che lui ci ha detto: Dove due o
pi sono uniti nel mio nome io sono con loro . Se, per, questa preghiera non
trova la sua realizzazione nella carit e nell'amore ai fratelli, tutto resta senza
frutto.
L'annuncio di Cristo, unito al clima di preghiera, mette dentro di noi il
desiderio di gettare l'uomo vecchio per rivestirci dell'uomo nuovo, di cambiare
il nostro cuore di pietra con quello di carne. Cos i cuori cambiano ricercando
l'identificazione con il cuore di Ges secondo la proposta del vangelo.
Sono molte le occasioni che il Signore ci mette a disposizione perch
possa avvenire questa trasformazione: una di queste , senza ombra di dub-
bio, l'esperienza di Lozio. Anche io sono stato a Lezio tutta l'estate, per
essere al servizio dei fratelli che hanno partecipato alle settimane di vita nello
Spirito. Un'occasione magnifica e di privilegio che il Signore ha offerto a me
come a tanti altri fratelli per cambiare ulteriormente il cuore.
Da cinque anni vivo il rinnovamento, ma ogni giorno ho dovuto rendermi
disponibile al cambiamento e ogni volta che ho vissuto dei momenti forti ho
avvertito una trasformazione radicale che mi ha portato sempre pi verso la
conformit a Cristo, e Lozio stato un momento forte!
Lozio non una casa di vacanze, Lozio un luogo dove oggi molti
possono incontrare Ges e questo avviene non unicamente per la preghiera,
ma per l'unit reale che viene a stabilirsi fra i partecipanti alle settimane.
Vivere una settimana, condividendo tutto, ci riporta a realizzare nel concreto
ci che esperimentiamo nella preghiera. Il contatto con i fratelli, la dispo-
nibilit ad essi, il saper individuare il proprio carisma perch venga messo a
disposizione della comunit, ci fa sperimentare l'azione trasformatrice dello
Spirito. La casalinga, l'operaio, il professore, il prete, la suora, lo studente,
l'impiegato, trovano il loro giusto inserimento in questa comunit
temporanea che ha bisogno di tutti per vivere. Si riscopre, nel silenzio della
natura, il desiderio di lasciarsi andare all'esperienza di deserto per riscoprire
che Cristo lo fa fiorire e ci ridona ai fratelli col cuore cambiato. Come si
svolge questa esperienza?
A dire il vero, non che una proposta di vita che potrebbe essere
adottata anche nel nostro ambiente naturale senza pensarla impossibile
perch l'uomo di preghiera dovrebbe essere l'uomo dello Spirito , l'uo-
mo del deserto .
La levata al mattino presto ci permette di non togliere tempo alle attivit
della giornata, cos si ha pure la possibilit di iniziare il giorno con le lodi e la
preghiera spontanea, con una breve meditazione che da l'impostazione
necessaria per giungere fino a sera.
Questi insegnamenti che ci vengono proposti dai vari animatori che si
susseguono nelle diverse settimane, sono il momento formativo che ci aiuta
a crescere dando alla nostra fede la maturit necessaria per gustare in
pienezza il nostro essere cristiani e figli di Dio. Tutto questo contribuisce a
rendere pi incisiva la nostra testimonianza al mondo acquistando la capacit
di motivare la nostra gioia e la certezza dell'amore di Dio che rende la nostra
vita disponibile alla sua volont.
Il Signore, gi da qui, comincia a guidarci, a unirci. Poi, tutti al lavoro a
seconda dei ministeri che si sono distribuiti in precedenza rispettando i
carismi e le doti naturali di ognuno. Tutto fatto nella massima disponibilit e
serenit e questo lo dimostra la gioia che sul volto di tuftti, da coloro che
svolgono i servizi pi umili al relatore.
Il pranzo comunitario un momento di scambio, l'occasione per conoscere le
persone e fare amicizia, quell'amicizia che fatta dall'unione dei cuori: io di
Brescia e tu di Bari, abbiamo conosciuto lo stesso Signore. Il pomeriggio
consacrato all'incontro personale con Dio rispettando la proposta della
settimana. Cos, dopo un'introduzione di colui che guida la settimana,
ognuno si sperde per i monti con l'unico amico che non ci abbandona: Ges,
Ges nella Bibbia (che indispensabile), Ges nella natura che ci circonda.
Sono quasi tre ore di solitudine in cui si ha-il tempo di gustare la sua
presenza e imparare a colloquiare con lui con la semplicit dei bimbi, con
quella semplicit che Cristo ama tanto.
Al ritorno a Casa della Sapienza , si celebra l'Eucaristia che ogni
giorno assume il significato di donazione di tutti noi stessi e su quell'altare ci
siamo tutti, con la nostra piccolezza, con la nostra povert, con il risultato
delle riflessioni fatte nelle ore di deserto e con la gioia nel cuore per essere
stati invitati al banchetto. Poi la cena, seguita da momenti di fraternit, canti
e testimonianze.
La giornata si conclude con la preghiera, che diventa momento riassun-
tivo e di ringraziamento. Ora il silenzio di grande utilit, sembra quasi che
riprenda il deserto.
La cappellina della casa sempre aperta e non sono pochi quelli che,
dopo una giornata cos intensa, non possono fare a meno di fermarsi
ancora, e a lungo, davanti al tabernacolo.
Una settimana pu essere poco, pu essere solo un palliativo, ma la
realt che si rtorna a casa con qualcosa di pi nel cuore, con un cuore
nuovo, con un cuore tenero e, magari, con un cuore convcrtito.
Queste sono anche le impressioni di alcuni fratelli che sono stati a Lozio
l'estate scorsa, ecco alcune affermazioni fatte da loro:
E' difficile dire in poche parole come il Signore ci ha rinnovati,
perch lui ha saputo usare bene ogni cosa, ogni minimo particolare. Soprat-
tutto attraverso la testimonianza dei fratelli, ci siamo resi conto della pro-
fonda unit che ci veniva dalla presenza dello Spirito .
Dio mi ha parlato attraverso la natura e mi ha esortata alla fiducia e
all'abbandono in lui che provvede generosamente ad ogni creatura. Ho
ringraziato Dio per l'esperienza, anche se piccola, di povert: ho fatto fatica
ad adattarmi, ma ora ne godo e sento il bisogno di esperimentarla pi in
profondit .
Non pi fratelli uno di fronte all'altro, ma ognuno inserito nell'altro,
come in un incastro .
A questo punto mi lascio sopraffare dall'emozione: questa la realta
della Casa della Sapienza di Lozio: qui si forma l'unit, gnuno con la propria
personalit, il proprio carattere, le proprie abitudini ogni uomo
irripetibile , ma tutti insieme un cuor solo e un'anima sola .
Anch'io posso portare la mia testimonianza. Dopo il servizio militare,
finito il 3 luglio, sono stato a Lozio cercando di ritrovare quel clima di
profonda unione con Dio che mi mancava in caserma. Sono tornato con in
cuore il desiderio di essere totalmente del Signore, perch la vita in una
comunit di lode mi ha aperto all'ascolto e Cristo mi ha chiamato con forza.
Il desiderio di entrare in seminario per essere sacerdote stato pi forte di
me e ancora una volta la mia vita ha subito una svolta: una svolta decisiva
che assomma le esperienze di questo cammino nel rinnovamento e l'amore
di tutti i fratelli che ho incontrato, da Bolzano a Salerno, da Venezia a
Torino, da Triuggio 1976 a Rimini 1980.
Pu sembrare un'esperienza lontana dai nostri schemi, forse troppo
particolare, ma se avete una settimana a disposizione, provate a venire a
Lozio.
Alleluia!


Comunicazione Ermete Ferrari di Torino

COME LIEVITO NELLA MASSA,
AMORE IN UN MONDO VIOLENTO, PAZIENZA DELLA STORIA

Sorelle e fratelli carissimi,
la mia provenienza e la mia professione sono stati probabilmente
determinanti nella mia scelta come relatore per un tema che implica la presa
in considerazione dell'attuale mondo violento.
Violenza e terrorismo, infatti, sono ormai cronaca quotidiana e tutti i mezzi
d'informazione ne parlano dando le spiegazioni pi varie al verificarsi di questo
fenomeno. Anch'io potrei, in realt, disquisire sui motivi politici, economici e
sociali che possono avervi dato origine. Reputo, per, che non sia questo
l'attuale mio compito e comunque non lo farei, proprio perch penso che tutto
ci che in tal senso stato detto o si dice su questo fenomeno, tentando di
spiegarlo solo come reazione alla pur vera degradazione del costume politico
o alla considerazione dell'uomo quale puro e semplice ente economico e non
secondo la sua dignit, non che una parte assai relativa della verit.
Paolo, in Rm 1,25-32 e in 2 Tm 3 (dove fa un quadro di situazioni che ben si
adattano ai nostri giorni), ci appalesa i veri motivi di ci che sta accadendo:
poich hanno cambiato la verit di Dio con la menzogna , poich hanno
disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia di
un'intelligenza depravata, sicch commettono ci che indegno . Infatti,
senza parlare, come detto, di miseria e delle speculazioni sulla stessa, di
spudorata sete di danaro e di potere, di errate programmazioni (quali quelle
concernenti l'immigrazione), di imprevidenze sociali, ecc., baster citare il
permissivismo, il compromissismo, il lassismo generale, determinati, come
dice san Paolo, dalla nostra durezza , dal nostro cuore impenitente ,
dalla nostra resistenza alla verit , per capire che ci ha portato gran parte
dei cittadini a convivere, ormai quasi con indifferenza, con la malvagit e
quindi ha determinato una progressiva degradazione dei valori morali e
sociali, nonch un sempre crescente stato di insoddisfazione e di irritabilit;
ha determinato quello stato di cose cio che arriva, da un lato, a esasperare
e ad incrementare il malcostume e, dall'altro, a creare la contestazione,
l'odio, la violenza, il terrorismo, la negazione di Dio e quindi la negazione
dell'Amore.
A un tale situazione, umanamente si dice che non v' pi rimedio. Noi,
per, con piena convinzione, proclamiamo che il rimedio esiste ed unico:
agire in Verit e Amore per affermare la sovranit di Dio nella nostra vita
personale e sociale.
Accogliamo, dunque, l'invito, che il Signore oggi ci rivolge, di cambiare
rotta, di non rimanere pi inerti e passivi, ma di decisamente agire:
nella Verit: assumendo l'impegno come scrive papa Giovanni
Paolo II (La verit forza della pace 1,2-4)
di essere uomini di pace e di dialogo, forti e insieme umili, per una
verit della quale tutti capiranno che bisogna servirla e non gi servirsene;
nell'Amore: vivendo, proclamando, soffrendo e se necessario
morendo per testimoniare (avendolo personalmente sperimentato) che Dio
amore (1 Gv 4,8), che Cristo misericordia. Infatti, ogni perfezione e
ogni attributo di Dio, considerato nelle sue relazioni con le creature, , in
qualche modo, una manifestazione della sua misericordia. Ges stesso lo
ha affermato il vostro Padre misericordioso (Le 6,36) e Maria lo canta
nel "Magnificat" la sua misericordia si estende di generazione in
generazione (Le 1,50). Ed perch contribuiamo a rendere noto a tutti
che la misericordia circonda chi spera nel Signore (Sl 32,10) e che la sua
benignit e misericordia mi seguiranno per tutti i giorni della mia vita (SI
23,6), che il Signore ci chiama per farci dispensatori di speranza e di pace. Il
Signore ci chiama a collaborare con lui, perch vuole proseguire,
attraverso di noi, la sua missione di redenzione di tutti gli uomini. Per questo
ci ha scelti: non noi abbiamo scelto lui, ma lui ha scelto noi (cfr. Gv 15,16);
per questo ci ha dato lo Spirito Santo, che ci ha elargito i suoi carismi,
perch fossimo operatori per l'avvento del Regno di Dio sulla terra, di quel
Regno divino ch' regno di verit, d'amore, di pace, di gioia e che si
contrappone a quello diabolico dell'inganno, dell'odio, della violenza e del
terrorismo. La nostra chiamata, dunque, ad essere lievito nella massa:
Non sapete voi che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete il
lievito vecchio per essere pasta nuova, perch siete azzimi (1 Cor 5,6-7;
Gai 5,9).
Lievito nuovo, quindi, fratelli, e sottolineo nuovo , per poter diventare
pane fragrante e nutriente per tutti! Pane che, come l'Ostia santa, va
spezzato e diviso! Nessuno pu vivere con Cristo trionfante se prima non
ha condiviso la sofferenza di Cristo crocefisso. Sveglia, dunque, sorelle e
fratelli, se vogliamo essere, cos come dobbiamo essere, lievito nella massa!
E' ormai ora che vi svegliate dal sonno dice Paolo in Rm 13,11; e
ripete Svegliati o tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminer!
(Ef 5,14).
Svegliamoci, dunque, per compiere la nostra missione di pace, di
libert e di amore! Ripetiamo a tutti quanto san Pietro e gli altri, usciti dal
Cenacolo, nel giorno di Pentecoste, hanno proclamato: convenitevi e
credete! Credete all'amore di Dio: Dio non ha mandato il Figlio nel mondo
per giudicare il mondo, ma perch il mondo si salvi per mezzo di lui (Gv
3,17).
Convertitevi e credete la parola di fede e di speranza che, quale
lievito, dobbiamo immettere nella vita quotidiana nostra e dei fratelli.
Abbiate fede nella parola di Dio fedele, nella parola di quel Dio che
pazientemente ci ha attesi lungo il cammino della storia della nostra vita,
cos come pazientemente attende il suo popolo nell'arco della storia del
mondo. I tempi di Dio non sono i nostri tempi i suoi piani non sono i
nostri!
Abbiate fede nella parola di Dio e nel sacrificio quotidiano ed attuale del
Cristo, che, volendo salvare tutti gli uomini, lascia vivere gli ingiusti accanto
ai giusti, perch, senza violare la libert di nessuno, vuoi dar tempo a tutti di
ravvedersi e di salvarsi!
Abbiate fede nella chiamata ad essere collaboratori del Signore, per far
conoscere a tutti che solo lui la Vita, la Verit e la Vita, testimoniando
che noi abbiamo conosciuto e creduto nell'amore che Dio ha per noi
(1 Gv 4,16).
E qual stato, fratelli, l'amore di Dio per noi?
Il Padre ha voluto l'incarnazione del Figlio suo. E Ges, incarnatesi, ha
pregato, ha predicato, ha pianto, ha avuto compassione per i fratelli, ha
guarito gli infermi, ha cacciato i demoni, ha evangelizzato, ma soprattutto,
ha voluto soffrire ed ha voluto morire perch noi fossimo salvi! Questo
stato il suo amore! Ed allora anche noi quando pensiamo al nostro amore
per i fratelli, non possiamo e non dobbiamo adagiarci in sterili sen-
timentalismi, ma, come il Signore, dobbiamo intendere l'amore come voler
bene , anzi come voler il bene dei fratelli e quindi essere pronti a fare
quel che Ges ha fatto, sino a sacrificarci per la loro salvezza, se ci nel
piano di redenzione stabilito dal Padre!
Raccogliamoci, dunque, nella cella del nostro cuore e ascoltiamo la voce
del Signore, che attraverso lo Spirito Santo indicher a ciascuno di noi ci
che vuole si faccia di momento in momento.
Siamo quindi pronti, sempre e subito, a porre mano all'aratro senza
volgerci indietro! A procedere senza andare prima a seppellire i morti!
Vieni e seguimi... ora e subito, fratelli!
Andate e predicate... ora e subito, fratelli!
Infatti siamo chiamati a portare la battaglia in campo avverso Vi
mando come pecore in mezzo ai lupi (Mt 10,16); Tutto il mondo giace
in potere del maligno (1 Gv 5,19) e Ges ci chiama a liberare i
prigionieri e gli oppressi (Le 4,18) e a distruggere le fortezze del ne-
mico per portare ogni pensiero all'ubbidienza di Cristo (2 Cor 10,4-5)
con l'arma formidabile della preghiera (cfr. Ef 6,18-20), onde sia indebolita la
presa del nemico su quelli ai quali ha accecato la mente incredula,
affinch non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che
immagine di Dio (2 Cor 4,4).
Il nostro un combattimento spirituale! Leggete l'epilogo della lettera
agli Efesini (6,10-20) e meditate questo passo meraviglioso e fondamentale!
Questa la nostra battaglia, fratelli! E convinciamoci che, se noi saremo
lievito nella massa, tutto il resto lo far il Signore. E infatti perch non ab-
biamo timore alcuno, il nostro Maestro e Signore ci fa trovare scritto nella
Bibbia per ben 356 volte ossia una volta al giorno il comando Non
temete . Ora, il non temete va riferito:
in primo luogo all'avversario: ma questo, lo sappiamo, gi vinto e
disarmato in Cristo Ges, come afferma Paolo, in Col 2,15, e come
leggiamo in Le 10,19-20: Vi ho dato il potere di camminare... sopra ogni
potenza del nemico; nulla vi potr danneggiare (v. anche SI 91);
in secondo luogo, va riferito ai nostri timori per la nostra umana
incapacit ad essere buon lievito nella massa. Ora, ci conforti subito,
quanto alla nostra chiamata, ci che scritto in 1 Cor 1,26-31, non ci
sono fra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti
nobili. Ma Dio ha scelto ci che nel mondo stolto per confondere i
sapienti; ci che nel mondo debole per confondere i forti; ci che nel
mondo ignobile e disprezzato e ci che nulla per ridurre a nulla tutte le
cose che sono . E questi siamo noi, fratelli!
Non dobbiamo, quindi, avere esitazioni a lasciarci buttare come lievito
nella massa, a lasciarci impastare da lui. Ed allora, se siamo docili nelle sue
mani e se obbediamo al suo invito, non ci dester stupore se anche un nostro
minimo gesto di collaborazione potr avere conseguenze inimmaginabili,
perch il Signore sempre grande e meraviglioso nelle opere sue, anche
quando queste toccano campi che sembrano pericolosi ed inespugnabili.
E perch sia chiaramente impressa nella nostra mente e nel nostro cuore
l'affermazione del Signore: Non ti ho forse detto "se credi vedrai la gloria di
Dio"? (Gv 11,40), voglio chiudere con la testimonianza di un terrorista che
si convertito al Signore Ges. Sunteggio, per ragioni di tempo, la sua
testimonianza scritta, ripresa di Bibbie Reporter: trattasi di un giovane (di cui
si tace il nome per ragioni di sicurezza), povero, emarginato, che diventato
dapprima ladro di bestiame e poi, per una serie di circostanze, feroce
guerrigliero, pronto a sparare su chiunque non fosse della sua idea, in quanto
(sono sue parole) "li odiavo in blocco...". Un giorno qualcuno gli diede un
vangelo se lo mise in tasca e lo dimentic, fino a che le brigate
antiterrorismo lo fermarono e lo perquisirono. Portavo sempre con me
un'arma scrive se i soldati l'avessero scoperta per me sarebbe stata la
fine. Decisi di non lasciarmi arrestare e di vendere a caro prezzo la mia vita.
Improvvisamente ebbi la sensazione di una grande calma in me, come se
qualcuno mi dicesse "rimani tranquillo". La prima cosa che la polizia trov fu il
Nuovo Testamento. "Sei cristiano?". "S". Mi rimisero subito in libert... Aprii
allora per la prima volta quel libro. Lessi il 13capitolo dell'evangelo di Matteo;
la parabola del seminatore mi lasci profondamente turbato per tutta la
settimana. Scoprii che esisteva un'altra vita oltre a quella assurda che
conducevo, fatta di odio e di crimini .
Si mise, allora, alla ricerca della persona che gli aveva dato il Vangelo.
Quando la trov gli chiese di accompagnarlo alla sua chiesa (una chiesa
evangelica). Quello ebbe paura e cerc di fuggire. Lo minacci: Se non mi
conduci ti uccido . Quando entr nella chiesa, il predicatore cambi colore
ma prosegu ed alla fine invit a farsi avanti coloro che desideravano si
pregasse per loro. Riprendo lo scritto: Io mi alzai e mi avvicinai piangendo.
Non avevo mai pianto prima. Ero divenuto cos insensibile che vedevo la gente
morire accanto a me senza alcuna reazione. Uscii da quella chiesa come un
uomo nuovo! Ricercai e trovai mio padre, i miei fratelli le mie sorelle.
Anch'essi credettero all'autenticit della mia esperienza. Due miei fratelli si
convertirono e uno oggi missionario. Sono diventato io stesso un
seminatore. Recentemente, con mia grande gioia, ho chiesto ed ottenuto il
permesso di importare in Giordania centomila Bibbie. Gloria a Ges!.
Queste, sorelle e fratelli, sono le opere del Signore!
Chi gli aveva dato quel vangelo, per certo, non aveva pensato alle
meravigliose opere dell'amore e della potenza di Dio. Si era semplicemente
fatto strumento istantaneo di grazia. Come lievito nella massa, quel gesto
ebbe per conseguenza non solo la conversione di quel terrorista, ma di molti
che lo hanno seguito nel donarsi a Cristo Ges!
Lodiamo, dunque, sempre il Signore, sorelle e fratelli, rendiamogli grazie
dovunque. Ringraziato sia Dio che ci da la vittoria per mezzo del Signore
nostro Ges Cristo, dice Paolo (1 Cor 15,57), ma, notate, la lode precede la
vittoria. Perci, fratelli, certi della vittoria come leggesi in 1 Ts 5,16 ,
siate sempre allegri. Non cessate mai di pregare. In ogni circostanza
ringraziate il Signore, poich questa la volont di Dio in Ges Cristo per voi
!
Rendiamo dunque grazie, lodiamo, benediciamo, adoriamo, glorifichiamo,
esaltiamo il Signore, il Vivente, il Presente, l'Unico, il Glorioso, il nostro Dio. A
lui ogni onore, lode e gloria nei secoli dei secoli. Amen.


Testimonianza Rossana Sabatiello di Bari

LEVANGELIZZAZIONE NELLE PIAZZE:
LA TENDA DI BARI

Ti benedico, Signore, perch mi offri la possibilit di testimoniare le tue
meraviglie in mezzo a noi, e tutto questo a lode e gloria del tuo santo Nome.
L'esperienza della tenda nel nostro gruppo nasce quanto mai inaspettata
durante un cammino che gi avevamo iniziato nella citt vecchia, quindi un
momento del nostro cammino, non un inizio. Non un'esperienza isolata,
quanto il Signore ci ha donato dopo che gi da un anno eravamo nella citt
vecchia come presenza di gruppo che s'incontrava due volte alla settimana per
la catechesi, per la preghiera comunitaria, per l'eucaristia; e poi perch alcuni
fratelli del nostro gruppo avevano inteso rendere un servizio di catechesi nelle
famiglie. Da questo annuncio diretto nelle famiglie sono nate altre iniziative,
come annuncio nelle piazze, come celebrazioni eucaristiche.
Per quest'anno avevamo previsto un tempo forte durante l'Avvento, ma
non sapevamo esattamente che cosa. Ricevetti una telefonata, molto insolita,
da parte di Teo il quale disse: Perch non facciamo una tenda? una
grande tenda che possa ospitare 200-300 persone? Chiaramente, dinanzi a
una tale proposta non che si abbia molto da rispondere e allora dissi:
Preghiamoci.
Il luned ci incontrammo come pastorale e accennammo a questa idea;
veramente, con molta indifferenza, perch ci sembrava quanto mai impossibile.
Ma dalla preghiera sentimmo nascere tanta forza e tanto incoraggiamento. E
capimmo soprattutto una cosa: che non ci dovevamo affezionare all'idea, che
saremmo dovuti andare avanti cos come il Signore ci avrebbe condotto se
l'avesse voluto, e che per noi sarebbe stato motivo di lode e di gioia poter
dire: Signore, grazie perch ci hai dato una bella idea: ma grazie perch'
non riusciamo neanche ad attuarla, poich non ne abbiamo i mezzi.
Per cominciammo anche a sfidare il Signore: se l'idea tua, ci devi dare la
possibilit di trovare questa tenda, e anche quanto prima. L'unica persona
che avrebbe potuto aiutarci era un cappellano militare presente nel nostro
gruppo al quale ci rivolgemmo con brevi parole:
Abbiamo bisogno di una tenda che possa ospitare 200 persone. Hai tu la
possibilit di rivolgerti almeno alla Croce Rossa? Fin tutto l e lui si impegn di
fare il possibile. Frattanto pass del tempo, non avevamo risposta..
In quel periodo capit a Bari p. Natale al quale parlammo di questa idea,
cos, e lui disse: Sarebbe certamente molto bello, perch io sarei
disponibile per aiutarvi. La cosa ci stup e allora dovemmo chiedere
immediatamente il permesso al parroco della zona. Gli telefonai, gli dissi quali
erano le nostre idee, che cosa volevamo fare: una settimana di
evangelizzazione, annuncio, testimonianze, canti, celebrazioni... e il parroco
rispose: Fate tutto quello che volete.
La cosa veramente cominci a farci un po' paura, perch vedevamo che
queste strade si aprivano senza che noi effettivamente avessimo niente. E la
tenda? Facemmo una telefonata al cappellano e gli chiedemmo se questa
tenda esisteva, e lui ci disse di s. Ma non l'avevamo ancora vista.
Partimmo per Lecce perch in quella settimana p. Natale era l con i
fratelli del gruppo di Lecce. Nessuno osava parlare della tenda, anche perch
era un'idea in embrione. Soltanto p. Mario [Marafioti] sapeva di questo nostro
desiderio e ci invit a fare la testimonianza, ma era una testimonianza che non
aveva consistenza, perch effettivamente non avevamo niente. Volevamo
farla con tutta prudenza, per vedevamo che il Signore ci spingeva in
situazioni che non riuscivamo neanche a cogliere. Durante la celebrazione
eucaristica p. Mario ci chiam all'altare perch volle pregare su me, su Teo e
quindi su tutti i fratelli di Bari, per questa iniziativa. Una cosa che ci stup
moltissimo fu che intonarono il canto Maran tha anzich Vieni, Spirito di Dio,
come di solito: e Maran tha era il nome della tenda. Cos soltanto noi
sentivamo nel nostro cuore questa grande trepidazione. Prima di partire dal
gruppo di Lecce successe una cosa che veramente ci riemp di timore;
sentivamo che qualcosa stava accadendo, ma non riuscivamo a capire che
cosa. I fratelli di Lecce sapevano che la nostra cassa era totalmente vuota e
allora ognuno che si accostava per salutarci corrispondeva a questo saluto
con una grande generosit, e a un certo momento ci trovammo, cos, anche
con dei soldi da poter utilizzare.
A questo punto era chiaro che qualcosa di grande stava succedendo,
per si manifestava in noi soprattutto come timore. E allora, un'ultima sfida al
Signore: Se tu vuoi questa tenda, devi fare in modo che il nostro vescovo
approvi il nostro programma in pieno, altrimenti finisce tutto qui. C' anche da
premettere che noi non volevamo che si facesse chiasso, perch un'idea di
questo genere poteva essere abbastanza... appariscente, quindi volevano
camminare nel silenzio. E anche questo dicemmo nella preghiera: Signore, se
proprio vuoi che si sappia, fallo tu questo chiasso, ma noi non diremo niente.
E successo quello che successe a Lecce.
Mandammo il nostro programma al vescovo, gli dicemmo anche che
desideravamo ottenere il Santissimo esposto per un'adorazione continua. Il
vescovo ci risponde immediatamente e approva tutto in pieno. Ma intanto la
tenda non la vedevamo ancora. Avevamo veramente tutto, dovevamo
soltanto avviare questa iniziativa e intanto pregavamo tanto. Finch una sera
ci fu detto che la tenda non esisteva pi perch non era possibile averla. Allora
noi continuammo a pregare e a lodare il Signore e a ringraziarlo anche per
questa brutta figura che facevamo non solo noi ma pure lui insieme con noi,
perch noi non volevamo tutto questo.
Era di venerd, il mercoled successivo fummo chiamati per andare a
vedere la tenda. Era una tenda stupenda, grandissima, sotto un ciclo stellato
che ci ricordava le grandi meraviglie del Signore.
Cos abbiamo iniziato e sono successe cose veramente grandi; il Signore
ci ha mandato tanta gente, tanti, tantissimi uomini, e soprattutto gente di tutte
le estrazioni sociali.


Testimonianza Padre Natale Merelli di Roma

LA POTENZA DELLAMORE DI DIO

Continuo su quello che ha detto Rossana.
Guardate, l'esperienza della tenda di Bari veramente un'esperienza di
testimonianza potente. Vorrei riportarvi un attimo al vangelo: avete presente
quando Ges entra in Gerico e c' un uomo piccolo che sale su quell'albero e
si nasconde tra le foglie per vedere Ges? Era piccolo, ci significa che c'era
una folla immensa che seguiva Ges e lui voleva vederlo. Gerico secondo
Giosu 6,26 maledetto chi ricostruisce Gerico la citt che impedisce
al popolo di Dio di entrare in Sion, in Gerusalemme, Gerico quindi una citt
di peccatori. Ges entra trionfante in Gerico e un uomo sale su un albero per
vederlo; un uomo peccatore che rende il quadruplo. Ecco, Ges entra in
quella citt e porta la salvezza: oggi in questa casa entrata la salvezza .
Ges entra in Gerusalemme, cacciato dal tempio e poi lo portano fuori e
lo crocifiggono. Ebbene, Bari vecchia, ritenuta, a Bari, il cuore della malavita,
dove c' gente che non crede, gente che ladra, Bari vecchia ha accolto
Cristo, ha accolto Ges e ha voluto una tenda in una sua grande piazza. E
qui, in questa grande piazza, sono avvenute meraviglie. Tre volte la tenda
stata distrutta dalla bufera e dal vento, distrutta completamente,
radicalmente; e gli uomini e i giovani di Bari vecchia l'hanno ricostruita. Il
vescovo, mons. Magrassi, venuto pure lui una sera e ha detto: Questa
l'esperienza della tenda: voi credevate di fare una chiesa, invece dovevate
costruire una tenda, che si costruisce, si distrugge, si ricostruisce, si
distrugge... questa l'esperienza meravigliosa della tenda .
Quanta gente venuta non possiamo dirlo. Sappiamo che c'erano almeno
dai 200 ai 300 uomini oltre le donne, come dice il vangelo sempre:
ebbene, 300 uomini come minimo, tutti uomini che purtroppo non hanno mai
incontrato Dio, forse perch mancato quel Ges vivente d'oggi che siamo
noi, che si manifesta nella testimonianza del volto, del sorriso, della gioia
senza paure, senza timori, senza inibizioni.
Ma vi voglio dire una cosa fondamentale, oltre quella della sera in cui la
bufera ha distrutto met tenda mentre celebravamo la Messa. Solo la parte
dove c'era l'altare rimasta in piedi. Un fulmine: via tutte le luci!, siamo
rimasti con fede. Nessuno ha ricevuto una goccia d'acqua, nessuno: tutti
asciutti, l, sotto quella tenda!
Ma ora sentite, sentite la cosa pi bella, quel che avvenuto la sera della
penitenziale, quello che avverr qui oggi. A proposito, notate un particolare:
dicono che l'Emilia-Romagna rossa , e sono tre anni che Rimini ci riceve
con amore, con tenerezza... una citt che ama Dio, che ama Dio e che ama
veramente il Cristo vivente. Noi ci veniamo apposta, perch sappiamo che ci
ricevete con amore. Cos avvenuto in Bari vecchia, sentite.
La sera della penitenziale, dopo una conversione radicale di tutti gli
uomini, tutti uomini! ed era veramente da anni che quei poveretti non
trovavano Cristo , tutti si sono confessati, hanno deposto il loro peccato
con tenerezza davanti a Dio. Nessuno ha detto loro sei condannato ,
ma tutti hanno detto Dio ti ha perdonato, va' in pace . Ebbene, dopo
questa conversione, al momento del Sanctus che cosa succede? Dal fondo
della tenda era lunga circa 25 metri entra un gruppo di giovani, sui
25-30 anni. Circa 20 giovani entrano, tutti spavaldi, e vengono avanti. Io
ho visto alcuni altri giovani che avevamo scelto per guidare la realt della
tenda, ne ho vista una soprattutto che qui presente, una certa Raffaella,
che si precipita addosso a uno e ho intuito subito che c'era qualcosa che non
andava. Ero il celebrante principale, avevo accanto tanti sacerdoti che sono
anche qui, Antonio, Giuseppe, e altri e penso: questi vogliono venire per una
loro bravata. Difatti, in giornata si erano accordati per entrare al momento
della Messa e, se potevano, dissacrare il Santissimo. Avevano pi o
meno queste idee. Si stava cantando il Sanctus: in quel momento ho
preso in mano il microfono, ho sospeso il canto e subito ho detto: Arrivano
i nostri giovani, i nostri meravigliosi giovani! Dicono che Bari vecchia il
covo della malavita. Guardate che giovani stupendi! Venite, giovani! Il
Signore vuole entrare nella vostra storia, stasera; vuole entrare in voi
questa sera, vi vuole felici. Venite! . Sono rimasti tutti l fermi: tutti. Tutti a
guardare. Poi, cosa successo? Ho detto: Venite avanti, venite qui, venite
a vedere cosa sta succedendo. Il Signore vuole entrare nella vostra vita.
Venite! Questo pane, tra pochi istanti non sar pi pane, sar corpo,
sangue, anima di vita di Ges: di quel Ges che vi ama, vi ama! Venite
qui, sedetevi qui davanti e guardate. Guardate, osservate bene, voi vedete
ancora pane ma sar Ges, sar Ges, non pi pane! Venite, venite avanti!.
E vengono tutti avanti, si siedono l per terra, su un tappeto. Si siedono e
stanno l a osservare tutto, tutto. Io ad ogni momento mi fermavo per
spiegare loro, e arrivato al momento della comunione dico: Giovani!
Vuole entrare in voi, Ges. E' la sera dell'incontro col Signore. Volete
confessarvi? Vi confessiamo tutti; mentre diamo la comunione ai vostri
papa, alle vostre mamme, vogliamo confessarvi . Si sono confessati tutti!
Notate: giovani che non avevano fatto neppure la prima comunione,
poverini! Venticinque anni, nessuno aveva fatto la prima comunione! non fa
niente. Qualcuno ha detto: Ma come si fa...?. Beh, era il momento
nel quale Cristo voleva entrare in loro. Bisogna lasciare certe realt
giuridiche di fronte a certe realt, quindi noi abbiamo dato Cristo.


Omelia Padre Natale Merelli

CELEBRAZIONE PENITENZIALE NELLEUCARISTIA

Fratelli, ora fermiamoci e cerchiamo di abitare noi in questa Parola, per
permettere a Dio di venire e di passeggiare in noi.
Alle origini Dio passeggiava nell'Eden accanto all'uomo; oggi Dio pu
passeggiare in te, se tu sei capace di abitare nella Parola. Tu sei il campo di
Dio e Dio pu seminare se stesso, la sua Parola in te, e abitare in te. Questa
sera il tuo Dio vuoi compiere prodigi, meraviglie; ce ne accorgeremo tutti alla
fine di questa celebrazione penitenziale ed eucaristica. Questa la sera delle
meraviglie, perch noi qui, novemila e pi persone, tutti, tutti ci sentiremo
guariti. Questa sera il Signore ci vuoi guarire, ci guarir tutti, nel sangue suo,
nella sua passione, morte e risurrezione. Tutti entreremo nella vita di Dio, Dio
entrer nella nostra vita, Dio cener con noi, noi ceneremo con lui e sar
grande gioia, grande letizia. Vediamo per prima il perch della nostra
malattia, come si svolta, quale retroscena ha avuto la nostra malattia,
quella malattia intcriore, quella realt di peccato, quel peccato che male,
sommo male, tutto male, unico male. La vera malattia, il vero male, il
peccato. Questa sera il Signore ci liberer da questa malattia e io non dubito,
anzi, credo, nella fede della Parola, nella fede di Cristo, che anche le malattie
fisiche cesseranno tra di noi. Dio guarir. Per, fratelli, vi chiedo fede, fede
nella Parola di Dio.
Abbiamo tutti ascoltato come si comportato Pietro. Che meraviglia
questa pagina! mi commuove tutte le volte che la leggo. Nella preghiera ho
voluto scegliere proprio questa Parola, perch ho sentito la storia del mio
peccato e non dubito che sia la storia del tuo peccato. Ges ha avvisato me,
Ges ha avvisato te, fratello e sorella, l'ha detto a te e l'ha detto a me:
Simone, Simone, Satana ti sta cercando . Quante volte il Signore ha detto a
me, ha detto a te: Sta' attento! Ti sta cercando . E io, troppo sicuro di me,
tu, sicuro di te, cosa abbiamo risposto? No, Signore, mai! Ti seguir
ovunque, ovunque vai sar con te . E lui ha detto: Stai attento fratello, stai
attenta sorella: prima che il gallo canti tu mi avrai rinnegato tre volte . E' una
pagina storica mia e tua, fratello e sorella. Non di Pietro. Pietro l'ha avuta
duemila anni fa, questa pagina; questa pagina mia di oggi, tua di oggi.
E vuoi vedere come si realizzata questa parola in me e in te? Pietro era
nel cortile mentre Ges era nella casa del sommo sacerdote. Una donna era
l, attorno a quel focherello con Pietro e l'altro: Ma tu sei uno di loro! .
No, donna, non lo conosco, non l'ho mai visto, mai visto! non lo so . Dopo
poco, un'altra persona: Ma, se non sbaglio, ti ho visto... . No, uomo, non
so chi sia! . Dopo un'ora, un altro ancora: Eppure, tu sei un galileo, uno di
loro... . Uomo, ho detto che non l'ho mai visto! . S, quel Pietro innamorato
di Ges, quel Pietro pronto a dare la vita, Pietro rinnega Cristo Ges tre volte.
Tre volte. E' terribile questa pagina, spaventosa. Ma sapete che non voglio
fermarmi troppo sul peccato.
Ges esce dalla casa del sommo sacerdote, si volta, dice l'evangelista; si
volta e fissa Pietro. Ges guarda Pietro, lo fissa negli occhi. E' uno sguardo di
tenerezza, uno sguardo di dolcezza, lo sguardo di Dio. Dio, che quando ti
guarda non ti condanna, non ti opprime, non ti giudica. Quando ti guarda ti ama,
perch Dio amore e non conosce condanna n giustizia. Conosce la giustizia-
amore, ti guarda con la giustizia-amore e allora ti sorride. Pietro ha visto in
quello sguardo la tenerezza di Dio, quello che non ha saputo cogliere Giuda.
Perch anche Giuda stato guardato con tenerezza, tanto che Ges dice:
Amico, amico Giuda, e allarga le braccia. E Giuda chiude gli occhi, perch ha
visto uno sguardo troppo tenero e il suo cuore, preso dalla violenza, dal terrore,
si chiuso: non ha saputo aprire gli occhi e cogliere lo sguardo tenero di Ges.
Ma Ges, Ges Dio, ha donato uno sguardo di tenerezza, l'ha chiamato amico.
Pietro, invece, coglie
10 sguardo di Ges: lo coglie con infinito amore, esce e piange. Pietro piange,
ha peccato, Pietro, piange sul suo peccato.
Che conto ne fa, Dio, del peccato di Pietro, del mio peccato, del tuo peccato?
Intendi bene, fratello, fin dall'inizio ti ho detto che il peccato
11 sommo male, il male totale. Io ti parlo del peccato che tu oggi dai a lui e che
lui eliminer. Perch ricordati che se avrai il coraggio di peccare ancora, sei
veramente crudele, perch fai il sommo male. Io ti parlo soltanto di quel peccato
che hai fatto e che oggi, con amore, dai al tuo Dio perch lui venuto per i
peccatori e non per i giusti.
Che conto ne fa, Dio, del tuo peccato? Simone di Giovanni, mi ami tu pi di
costoro? - Signore, tu lo sai che io ti amo - Simone di Giovanni, mi ami
tu? . Che potenza, in queste parole! E notate: nel primo passo che vi ho letto,
Ges dice Simone, Simone! . E non pi Simone si chiamava, ma Pietro,
perch su questa pietra edificher la Chiesa. Quando gli predice il peccato,
Simone, Simone, il tuo vecchio uomo c' ancora, sta' attento, c' ancora, cadrai
, non ci crede che ci sia il vecchio uomo, lo chiama col vecchio nome, Simone.
Qui Ges, dopo la risurrezione, cerca di giudicare il suo peccato chiamandolo
ancora con il vecchio nome, chiamando il vecchio uomo. Simone, Simone, mi
ami tu?, il tuo vecchio uomo pronto adesso ad amarmi? . E Pietro non pu
essere bugiardo, deve dire la verit. E qual la verit? Tre volte l'ha rinnegato,
ma qual la verit? Tu lo sai che io ti amo, ti amo, ti amo, ti amo! . Ges, Dio,
davanti al tuo peccato, fratello, ti da il diritto di amarlo e basta. Davanti alla
caduta che hai fatto ti chiede soltanto Amami, amami, amami. E seguimi. E
conferma i tuoi fratelli. Testimonia la mia misericordia .
E' chiaro che se vuoi testimoniare la sua misericordia non puoi pi cadere.
Quindi non a cadere ti invito, ma ad amare, e se entri nell'amore non pecchi pi.
Il tuo Dio davanti al tuo peccato ti chiede amore. Nonostante tutto quello che gli
hai combinato, non sei stato, non sei stata capace di proibirgli di essere Dio, di
essere Padre, di essere Madre nei tuoi riguardi. Non sei stato capace di rendere
Dio inferiore a te. Rimane sempre il tuo papa, la tua mamma, sempre si
comporta secondo la sua unica vocazione di Padre e di Madre e di Amore. Tu
ne hai combinate di tutti i colori; io ne ho combinate di tutti i colori, ma non
sono riuscito a togliergli il titolo di Padre. Quand'era ancora lontano lo vide
e commosso gli. corse incontro, gli si butt al collo e lo baci . Non sono
riuscito, non sei riuscito a togliere a Dio la vocazione di Padre, di Amore.
Perci, fratello e sorella, dico anche a te quello che ho detto a tanti fratelli:
stasera sei qui, forse dici dentro di te: quante ne ho fatte, quante ne ho
combinate, altro che Pietro!... Ebbene, il tuo Dio sai cosa ti dice? Donna,
nessuno ti ha condannata? Nessuno, Signore . Anche se qualcuna, o
qualcuno, potrebbe dire: mi hanno giudicato i fratelli. S, ma i fratelli,
peccatori come te, ti giudicano perch non hanno l'occhio limpido. Maria,
l'Immacolata, non ha mai giudicato. Sul monte degli amanti, il Calvario,
contempla l'amato, il Figlio; e contempla anche i due ladroni, contempla
anche quelli che lo crocifiggono, non li condanna, li lascia fare. Dio non ti
condanna, ti dice: Nessuno ti ha condannato? Nessuno. Neanche io ti
condanno, va' in pace, non peccare pi. Sai qual l'unica penitenza che ti da
Dio? non peccare pi. Ti sei fatto male? la pecorella smarrita . Vieni,
vieni con me; la prende, la mette sulle spalle, la consola e la porta su di s,
per farle una grande festa, perch si fatta tanto male. Quell'uomo che
scende da Gerusalemme a Gerico incappa nei ladroni e incontra lui; lui che
lo prende moribondo, se lo carica, lo porta al primo albergo e lo cura: lui. Il
tuo Dio fatto cos. Alla Maddalena stato perdonato molto perch ha
amato molto.
Accennavo stamattina a Zaccheo, Zaccheo, scendi presto, presto, vieni
presto, voglio entrare in casa tua . Dio ha un unico desiderio, entrare dentro
di te. Ma se tu non dai il tuo a lui, il suo non pu entrare in te. E lui, di entrare
in te ha una voglia pi grande del bisogno che tu senti che lui venga in te. La
sua voglia infinitamente superiore, infinitamente maggiore della tua di
possederlo; lui vuole venire dentro di te, ne ha un desiderio grande. Perch
non vuoi aprire, perch non apri anche la pietra interiore, come diceva
stamattina il fratello Tomaso Beck, perch non la capovolgi, questa pietra,
perch non lo lasci entrare, il tuo Dio? Fratello, sorella, chiunque tu sia... un
anno, cinque, venti, trent'anni... sai quale penitenza ti dar lui? Non peccare
pi. Ti voglio amare, voglio d'ora innanzi amarti, amarti, amarti. Vuoi
accettare che ti ami?, fratelli volete che Ges vi ami? Il Signore questa sera
vi chiede il peccato, solo il peccato; per questo venuto, per prendere il mio
e il tuo peccato, fratello e sorella. Credo che mi capirete se vi dico che la
Pasqua di Cristo, la passione morte e risurrezione la festa al tuo peccato.
Vuoi permettere al tuo Dio di celebrare questa sera la Pasqua al tuo peccato,
vuoi che il tuo peccato entri nella riconciliazione? Lo vuoi tu? vuoi veramente
che il tuo peccato entri nel sangue di Cristo, sia lavato e tu diventi nuovo?
S? e allora non aver paura, non temere: qui ci sono trecento e pi fratelli che
posseggono nelle mani il .sangue di Ges. Ricordo che nel 75, nella cappella
Sistina, Paolo VI disse: Sacerdoti, ricordatevi: avete le mani piene del
sangue di Cristo. Nessun uomo nel mondo pi ricco di voi sacerdoti. Date
questo sangue nei confessionali, entrate ancora e lavate le anime . Pi di
trecento fratelli, qui, hanno le mani piene del sangue di Ges. Volete che
questo sangue vi lavi questa sera? volete entrare in questa piscina di amore,
lasciarvi bagnare per diventare nuovi? Questa sera, dopo un unico bagno,
saremo un cuor solo e un'anima sola, una realt unica, Cristo vivente.
In questa realt, adesso fermiamoci un attimo, lasciamoci guardare
da Ges, facciamo un brevissimo esame di coscienza su quanto di pi profondo
c' nella nostra storia. Chiudete gli occhi e con gli occhi .della fede guardate
Ges, che vi guarda come guard Pietro, con amore e con tenerezza: non ha
vergogna di voi, siete il prodigio suo, ricordatelo e allora lasciatevi guardare
nell'abisso, nel profondo. E in questo sguardo:
Primo comandamento hai messo al primo posto il tuo Dio? Dio stato
veramente il Signore della tua vita?
Secondo comandamento che conto hai fatto del nome di Dio? l'hai
rispettato? l'hai sentito come miele alle tue labbra? come vivificatore della tua
vita? Forse l'hai bestemmiato, l'hai usato come un'esclamazione. Ora lasciati
guardare nel
Terzo comandamento il Signore ti ha dato sei giorni per provvedere alla
tua vita umana e su sette te ne ha chiesto uno. Fratello, sorella, gliel'hai dato,
quest'uno, al tuo Dio? Lasciati guardare ora nel
Quarto comandamento come hai saputo vedere tuo padre, tua madre, la
Chiesa, i vescovi, chi ti superiore, i tuoi figli, i tuoi fratelli... ti sei appropriata
delle tue figlie? sei stata capace di darle a Dio? di angustiarti di meno e pregare
di pi? Lasciati guardare bene in questo comandamento, fratello, la crisi
dell'autorit, il nostro secolo. Lasciati guardare anche nel
Quinto comandamento Ges ti guarda. Non hai ammazzato, no; ma hai
odiato? porti rancore? c' qualche fratello che non puoi vedere? che non riesci
a vedere, che non hai il coraggio di abbracciare se si accosta a te? Lui ha
rifiutato di parlarti? Forse qui ci sei dentro, fratello, sorella. Ges ha saputo
guardare Pietro, ha saputo guardare Giuda, ha saputo fissare la Maddalena: e
tu perch non ti lasci guardare dal tuo Ges? avrai cos il coraggio di guardare
il fratello che non riesci a guardare e diventerai nuovo, nuova. Lasciati
guardare anche nel
Sesto comandamento ricordati che il Signore ti dice: io ti ho intessuto nel
seno materno, io ti ho raccolto dal grembo della tua mamma, io ti porto dalla
nascita fino alla canizie, quindi anche il tuo corpo di Dio. Come hai saputo
guardarlo, rispettarlo, amarlo? Comunque, se hai sbagliato non temere: Ges ti
dir non peccare pi .
Settimo comandamento ti sei appropriato del sudore e della fatica dei
fratelli? Hai rubato il tempo sul lavoro, non l'hai impiegato tutto e hai preteso
egualmente ci che secondo te ti spettava? Lasciati guardare, Dio ti guarda
nell'
Ottavo comandamento hai qualche volta calunniato? Calunniare dire
ad altri falsit gravi su qualcuno. Hai mormorato? Mormorare dire cose
fors'anche vere, ma che gli altri non hanno il diritto di sapere: hai portato in giro
uno sbaglio del fratello, hai mormorato. Fratello, stai attento a questo, non farlo,
cerca di scusare sempre; se non l'azione, scusa almeno l'intenzione. Hai detto
falsit, bugie?
E poi lasciati guardare dentro di te: tu sacerdote, tu religiosa, lasciati
guardare dal Signore nei tuoi voti, nella tua Regola, nelle tue Costituzioni. Egli ti
guarda con tenerezza, sei scelto, sei scelta, sei stupendo, sei stupenda ai suoi
occhi e veglia su di te come un'aquila. Ti ha presa, ti ha raccolta perch sei suo
prodigio, non aver paura, ti ama, non temere. Perci ti dico ancora; adesso tieni
l il cesto nel quale hai raccolto sotto il suo sguardo i tuoi limiti, il tuo peccato, e
tra pochi istanti va', e Ges te lo svuoter, non temere.
Fratello, Pietro, dopo aver rinnegato il suo Maestro e Signore, si sent
guardato con tenerezza e misericordia; si lasci guardare, si lasci amare e
venne lavato, purificato. Questa sera lasciamoci guardare noi, deponiamo
nel suo dolce sguardo i nostri peccati e confessiamo con umile fiducia il
nostro amore. Alle invocazioni voi tutti risponderete: Tu sai tutto Signore, tu
sai che ti amo (risposta dell'assemblea).
Signore, come Pietro, abbiamo creduto pi in noi stessi che in te: rivolgi
a noi il tuo sguardo e abbi piet di noi (risposta dell'assemblea).
Abbiamo mancato di umilt e di prudenza e siamo caduti in tentazione:
rivolgi a noi il tuo sguardo e abbi piet di noi (risposta dell'assemblea).
Accecati dall'orgoglio, ci siamo creduti migliori degli altri: rivolgi a noi il
tuo sguardo e abbi piet di noi (risposta dell'assemblea).
Anche noi, per paura, ci siamo rifiutati di rendere testimonianza a te, alla
Chiesa, alla vita, alla famiglia, ai figli: rivolgi a noi il tuo sguardo e abbi piet
di noi (risposta dell'assemblea).
Tra pochi attimi, fratelli, vi dir di alzarvi e dopo che vi sarete alzati noi
tutti sacerdoti imporremo le mani a voi: canteremo allora Spirito di Dio ,
che scenda su di noi e che ci illumini a conoscere il nostro peccato. Fatto
questo, diremo tutti il confiteor (confesso), una preghiera, e poi tutti i
sacerdoti si disporranno nei corridoi ai lati per accogliere i fratelli che
vogliono il bagno nella misericordia di Do. Andate senza paura e dite il
peccato, non chiedete consigli: soltanto confessione, e il sacerdote dar
l'assoluzione dal pecato. La penitenza la faremo tutti insieme, una peni-
tenziale comunitaria. Siate brevi, fratelli, non fate dei discorsi: dite il peccato
che vi pesa, il peccato mai detto, quello che veramente vi strazia. Ditelo con
fede e con amore, e lui vi laver. Ci siederemo poi alla tavola del Signore e
faremo festa e vedrete le meraviglie di Dio.
E adesso, tutti in piedi e accogliete l'imposizione delle mani a capo
chino- e con grande fede.



26 aprile 1980


Meditazione Padre Tomaso Beck

SOTTOMISSIONE RECIPROCA

Solo Cristo il risorto pu convenirci. E quando noi ci lasciamo da lui
convenire, in noi avviene la sua risurrezione. La tua risurrezione, Ges, la
nostra gloria. La tua risurrezione, Ges, la nostra conversione. La tua
una risurrezione cos potente capace non soltanto di travolgere quella pietra
del sepolcro, ma capace anche di travolgere la pietra che sta dentro nel
nostro cuore, di renderci liberi, completamente liberi per essere
completamente investiti dalla forza della tua risurrezione. Tu, Ges, sei il
Signore dentro di me con una potente risurrezione che allontani da me
questa pietra.
Rimaniamo dunque un istante nel silenzio, chiedendo intensamente per
noi stessi e per i nostri fratelli che Ges si manifesti in noi Signore.
Signore con la sua risurrezione, allontanando dal nostro cuore quella
pietra che ancora pu separarci da lui.
Rivolgiamo a Ges un intenso atto di fede nella sua risurrezione,
chiudiamo i nostri occhi e abbandoniamoci alla potenza della sua
risurrezione; affidiamoci completamente alla potenza della sua risurrezione
perch questa ribalti dentro di noi ogni pietra e allontani ogni separazione.
Affidiamoci a Ges risorto con tutta la forza della nostra fede.
Ricordiamoci anche durante la nostra giornata di interporre dei momenti
di silenzio, di recarci umilmente davanti al SS. Sacramento e di offrire a
Ges tutta la nostra fede nella potenza della sua risurrezione, perch egli
agisca dentro di noi in un modo nuovo e travolga ogni ostacolo che ancora si
frapponga al nostro cammino.
Svegliati, o tu che dormi / destati dai morti / e Cristo ti illuminer .
Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta comportandovi non da
stolti ma da uomini saggi; approfittando del tempo presente perch i giorni
sono cattivi. Non siate perci inconsiderati, ma sappiate comprendere la
volont di Dio. E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma
siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni e cantici
spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore,
rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre nel nome del
Signore nostro Ges Cristo. Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di
Cristo (Ef 5,14-21).
Sottoponiamo brevemente questo testo alla meditazione nostra di questa
mattina. O meglio, sottoponiamoci a questa parola, facendo in maniera che
essa domini nel nostro cuore.
Innanzi tutto diciamo che questa una parola di testimonianza: termina
infatti al verso 21, Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo . Chi
sono coloro che devono reciprocamente sottomettersi gli uni agli altri nel
timore di Cristo? Sono proprio quelli i quali, ricolmi di Spirito Santo, si sono
intrattenuti a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali. Chi sono coloro che
devono essere sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo? Sono proprio
quelli che hanno cantato e inneggiato al Signore con tutto il loro cuore. Chi
sono coloro che devono essere sottomessi gli uni agli altri nel timore di
Cristo? Coloro i quali hanno continuamente reso grazie per ogni cosa a Dio
Padre, nel nome del Signore nostro Ges Cristo. Ecco coloro che devono
dare questa testimonianza radicale, la testimonianza della reciproca
sottomissione.
Ieri abbiamo visto che ogni testimonianza parte dalla testimonianza della
conversione. E oggi il Signore c'insegna che ogni testimonianza parte dalla
testimonianza della sottomissione. E come non possibile una vera
testimonianza che non sia preceduta dalla testimonianza della conversione,
cos non possibile nessuna testimonianza che non sia preceduta dalla
testimonianza della sottomissione. Ea testimonianza della sottomissione
precede infatti le altre testimonianze. Il testo di san Paolo, infatti, continua
dicendo: Ee mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito
infatti capo della moglie come Cristo capo della Chiesa, lui che il
salvatore del suo corpo .
Orbene qualcuno potrebbe domandarsi se questi due versetti non sono in
contraddizione, il verso 21 che dice:, Siate sottomessi gli uni agli altri nel
timore di Cristo e il verso 22 che dice: Le mogli siano sottomesse ai mariti
come al Signore . In verit nella Chiesa esistono molti ministeri e molti
carismi in virt dei quali gli uni devono essere sottomessi agli altri, tutti
sottomessi al Vicario di Cristo, ma ogni carisma a sua volta sottomesso a un
altro carisma e i profeti sottomessi ai profeti. Ma come possibile ottenere
nella comunit l'ordine della sottomissione reciproca, se non nella
conversione a Cristo Signore? Come possibile ottenere l'ordine della
sottomissione dei carismi, se non si precedentemente ottenuto il dono della
reciproca sottomissione degli uni agli altri? Pu la donna essere sottomessa
al marito in un senso cristiano, se anche il marito in qualche modo non
sottomesso alla sposa in un senso misterioso? E dove non ha luogo il
mistero cristiano della sottomissione, non pu avvenire l'ordine dei carismi,
n pu avvenire l'ordine gerarchico nel senso cristiano, se non in maniera
esteriore. A ogni sottomissione necessario sia predisposta la sottomissione
reciproca, e alla sottomissione reciproca necessario far precedere la
conversione. Ea reciproca sottomissione per opera di Cristo Signore e non
opera della nostra intelligenza umana, n della nostra volont umana, n
del nostro ordinamento sociologico. La reciproca sottomissione un frutto
eminente della presenza di Cristo Signore in mezzo a noi. Solamente nella
misura in cui Cristo Signore fortemente presente in mezzo a noi pu
esistere anche la reciproca sottomissione, dalla quale dipender la
sottomissione, l'ordine dei carismi nel senso cristiano. Ges Signore deve
fortemente essere presente nella nostra assemblea di preghiera. Ma la
garanzia che Ges Signore stato fortemente presente in mezzo a noi se
essa porter come frutto quella reciproca sottomissione dalla quale dipender
l'ordine e la sottomissione dei carismi. Noi rendiamo Ges Signore presente
in mezzo a noi secondo l'insegnamento di san Paolo: Siate ricolmi dello
Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali, cantando
e inneggiando al Signore con tutto il cuore, rendendo continuamente grazie
per ogni cosa a Dio Padre nel nome del Signore nostro Ges Cristo . E' nel
nome del Signore nostro Ges Cristo presente in mezzo all'assemblea che
essa diventa un'assemblea autentica di lode. Ma la prova e la garanzia che
questa assemblea autentica di lode salga fino al Padre se l'assemblea cos
riunita nella reciproca sottomissione esprimer la testimonianza della lode. La
reciproca sottomissione la garanzia della lode, e se la lode a Dio Padre non
seguita dalla reciproca sottomissione, nella misura che questa non avviene
la lode non fu una lode perfetta, perch non fu nel nome di Cristo. E' soltanto
Cristo Signore che pu rendere perfetta la nostra lode e Cristo Signore deve
anche nella stessa misura rendere perfetta la nostra sottomissione.
Non inganniamoci, fratelli: l dove non avviene la perfetta sottomissione
non avvenuta la lode perfetta nel nome di Cristo, non avvenuta la lode a
onore del Padre. Il Padre infatti tutti ci rende sottomessi al suo misterioso
amore. Ma come potremo renderci perfetti in questa sottomissione, che
avvalora poi l'ordine dei carismi e l'ordine dell'obbedienza nella Chiesa?
Come potremo rendere perfetta la presenza di Ges in mezzo a noi nella
preghiera? La quale presenza, lo ripeto, come garanzia della autenticit
della lode, cos si esprime nella perfetta reciproca sottomissione, rendendo
presente in mezzo a noi Ges di Nazareth Ges incarnato Ges reso carne
Ges umile Ges povero Ges Signore della misericordia. Solamente se nel
tempo della lode presente in mezzo a noi Ges di Nazareth, solamente se
presente il vero volto di Ges, solamente allora la nostra preghiera avr
come conseguenza la testimonianza nella reciproca sottomissione.
Preghiera
Ges, fa' che nelle nostre assemblee di preghiera tu possa essere pre-
sente col tuo vero volto, non con un volto costruito da noi quasi fosse un idolo
delle nostre mani; fa', o Signore Ges, che la tua presenza in mezzo a noi
sia la presenza di Ges di Nazareth, del vero Ges, del Ges-uomo, umile e
semplice, del figlio di Maria, di Ges che ci serve attraverso la sua debolezza,
di Ges che ci salva lavandoci i piedi, di Ges che ci riscatta passando
attraverso la morte. Signore Ges, renditi presente in mezzo a noi con il tuo
vero volto e non con un volto costruito dalle nostre mani, affinch tu sia la
forza di una preghiera che diventi umilt, sottomissione e testimonianza di
vita.
Noi, o Signore Ges, vogliamo riconoscerti Signore delle nostre assem-
blee di preghiera con una forza nuova, vogliamo metterti al centro delle
nostre assemblee di preghiera con una presenza nuova. E questa forza e pre-
senza nuova di te Ges, centro della nostra preghiera e della nostra vita,
affidata alla nostra fede. Noi crediamo Signore Ges solamente in te e nella
tua potenza di salvezza; noi non crediamo nel valore dei nostri doni, n dei
nostri talenti quando non sono orientali verso di te. Donaci, o Signore Ges,
la grazia di riconoscerti con il tuo vero volto, te, Ges di Nazareth, Signore
della nostra assemblea di preghiera e della nostra vita. Donaci la grazia di
riconoscerti attraverso un gesto di fede rinnovato, un gesto di fede nel quale
noi ci abbandoniamo completamente alla tua misericordia.
Signore Ges, allarga il nostro cuore a una fede nuova, la fede nel tuo
amore che salva, rendici capaci di riconoscerti come nostro Salvatore. Tu che
ti sei umilmente fatto uomo e ti sei incarnato in mezzo a noi, renditi
riconoscibile nelle nostre assemblee con il tuo vero volto di Signore, affinch
siamo tutti resi capaci di uscire dalla nostra preghiera con un umile senso di
reciproca sottomissione, di ordine intcriore profondo che questa
sottomissione porta a noi nell'esercizio di tutti i doni che il Signore ci offre.
Rimaniamo dunque un istante nel silenzio, offrendo completamente il nostro
cuore a Cristo Signore in questo atto di fede, offrendo completamente noi
stessi a Ges che ci salva nella sua misericordia, a Ges che ci salva nel suo
amore, a Ges che ha la forza di salvarci nel suo amore e nella sua
misericordia.
Signore Ges, noi ti ringraziamo perch facendoti uomo tra noi uomini sei
sceso al centro delle nostre assemblee di preghiera e, rendendoti
riconoscibile attraverso il tuo volto umano, tu, Signore della misericordia, hai
perfezionato la nostra fede fino al punto che le nostre preghiere da te guidate
giungano al Padre nella sottomissione amorosa alla sua misericordia e ai
nostri fratelli, nella sottomissione devota e rispettosa delle loro persone e del
loro meraviglioso cammino che porter anch'essi verso il Padre. Rimaniamo
un istante in silenzio e offriamo tutta la nostra vita a questo Signore
misericordioso, centro e vita delle nostre assemblee di preghiera e della
nostra testimonianza di sottomissione.


Relazione Card. Leo Joseph Suenens

CRISTIANI E FRATELLANZA CRISTIANA

Signore, sei tu che devi parlare qui al tuo popolo, cos pieno di fede e
di speranza. Signore Ges io vorrei essere niente di pi che un tuo
microfono. Dammi la grazia di essere congiunto con te, come il filo di
questo microfono, sulla tua corrente di grazia di rinnovamento. Che sia
tua, Signore, la parola a questo popolo pieno di speranza.
Cari miei fratelli tutti, vi ringrazio in modo speciale per la preghiera
iniziale, perch abbiamo bisogno di una grazia particolare del Signore
per essere fedeli al suo messaggio.
Sono venuto con degli amici: da Bruxelles a Parigi, da Parigi a Paray-
le-Monial, da Paray-le-Monial a Lione, da Lione a Nizza e finalmente da
Nizza a Rimini: un lungo viaggio. Vi ringrazio per l'accoglienza e far una
testimonianza, spero, in modo tale che io possa essere un testimonio del
Signore.
Il vostro convegno vuoi essere un invito alla testimonianza cristiana,
invito che ha bisogno di una visione di che cosa occorre per essere
un vero testimonio di Cristo. Mi sembra ci siano da dire tre cose.
La prima: Che cosa un cristiano? . Pare semplice, questa
questione, ma non lo , perch oggi viviamo una crisi di identit. Poi vorrei
dire che cosa significa la fratellanza cristiana, la fratellanza dei cristiani
tra loro. Infine che cosa significa per un cristiano la fratellanza con tutti i
suoi fratelli umani, nel cuore del mondo.
Che cosa un cristiano. Si pu descrivere come qualcuno che legge
la Scrittura, che celebra la domenica, la liturgia, che osserva talune
costumanze. Ma dobbiamo andare sino al fondo della sua pi profonda
identit. Un cristiano e la parola stessa lo dice qualcuno che non
soltanto segue Cristo (sarebbe un discepolo), ma che ha ricevuto
l'unzione, perch Cristo significa unto da Dio : una persona che ha
ricevuto l'unzione dello Spirito Santo che la trasforma per identificarla a
Ges Cristo. In questo senso dobbiamo dire che c' un solo cristiano al
mondo, ed Cristo. Egli solo pienamente cristiano, e noi siamo
cristiani nella misura nella quale lasciamo Cristo esser Cristo in noi con
tutte le sue dimensioni, Cristo redentore del mondo, Cristo salvatore del
mondo. Un cristiano qualcuno che verifica la parola di san Paolo non
sono pi io che vivo, ma Cristo vive in me e questa risposta esige una
profonda umilt da parte nostra, perch siamo tutti tanto lontani da una
tale identificazione. Ripeto, solo Cristo cristiano e noi lo siamo nella
misura della povera nostra identificazione con lui.
Qualche mese fa un giornalista ha posto ad un mio amico cardinale,
Ernst, arcivescovo di Sao Paolo nel Brasile, una domanda molto acuta:
Eminenza, non vi sembra che dopo il Vaticano II l'evoluzione sia stata un po'
troppo rapida? E il cardinale ha dato una risposta che mi piace molto.
No, non credo che l'evoluzione post-conciliare sia stata troppo affrettata.
Ma nella storia della Chiesa ci sono stati dei momenti nei quali abbiamo fatto
le cose un po' troppo presto. E poi, in .risposta al giornalista che gli chiedeva
di che cosa si trattasse, ha detto: Mi pare che nei secoli passati, il quarto,
il quinto, il sesto, il settimo, siamo andati un po' troppo svelti nel battezzare
tutti quei barbari nel mondo.
Io credo che questo sia vero. Abbiamo amministrato il battesimo, s;
abbiamo fatto una catechesi, s; ma, forse, non siamo andati avanti nella
rivelazione di Ges Cristo. Che cosa significa Cristo per te? Questo suppone
un incontro, un incontro personale, e questa la grazia del rinnovamento
nello Spirito, di questa unzione dello Spirito di Cristo che porta a una
riscoperta dell'esperienza. La fede una cosa, l'esperienza di questa fede
un'altra cosa, e il Signore non da questa esperienza a tutti nello stesso modo;
ma tutti noi abbiamo fatto un'esperienza di Ges Cristo.
Io ho sperimentato nella mia vita la paorla del Signore: Io vi dar la pace:
una pace che nessun potere al mondo, nessuna circostanza possono
cambiare, intaccare. Vi dar una pace tanto profonda, che nessuno potr mai
toccarla. Questa una esperienza della parola di Dio, e sono convinto che
molti tra di voi hanno fatto l'esperienza di questa parola: pace in mezzo alle
sofferenze, pace dinanzi alla morte di una persona cara, in mezzo a tutte le
difficolt della vita. Vi dar una pace che nessuno potr togliervi . E cos le
parole di Ges sono divenute sempre pi esperienza vitale; e quello di cui c'
maggiormente bisogno nel mondo di oggi, sono cristiani che testimonino
questa esperienza: che cosa significa Cristo per te. Allora ascoltano tutti.
Quando si vuoi tenere una conferenza, dire le proprie idee, bene, la gente
pu ascoltare oppure no. Ma se tu vuoi toccare il cuore degli uomini oggi,
bisogna dire pi che mai chi Cristo per te, per me, nella mia vita. Perch
Ges vuole una risposta a questa che la questione centrale della nostra
identit: chi dici tu che sono io, Ges Cristo, per te? Conosciamo la risposta
di Pietro: Tu sei figlio del Dio vivente e, ancora: Da chi andremo,
Signore? . Signore Ges, se tu ponessi questa domanda oggi a me,
vescovo di 75 anni, io guardando al passato, guardando al presente,
guardando al futuro, direi: Signore, tu sei tutto, sei la gioia, la forza del mio
passato. Mi hai chiamato tanti tanti anni fa: ho sentito la tua parola quando
ho perduto mio padre, all'et di 4 anni. Ho capito che la vita era una cosa
breve, brevissima, e che l'eternit era la vera realt. Ges mi ha parlato della
morte tramite la morte di .mio padre per farmi capire che la vita terrena vale
in funzione della vita eterna e mi ha chiamato al suo servizio sacerdotale
perch questa era per me la migliore realizzazione. Poi, anno dopo anno,
leggendo io la Scrittura, pregando, ricevendo l'eucaristia, il Signore mi ha
fatto capire sempre pi tutto il valore, tutto il senso di Ges Cristo per la
redenzione del mondo. Ti ringrazio, Signore, per questa mia vocazione, ti
ringrazio per la gioia di essere oggi in mezzo a questi fratelli con il solo
impegno, oggi, di parlare di te, Ges Cristo.
Nel passato, come vescovo, ho avuto molto lavoro, e diverso: lo pu dire
anche, sono certo, il vescovo qui presente di Macerata. Un vescovo vorrebbe
gridare il nome di Cristo per tutto il giorno, a tutta la gente, ma non lo pu
perch ha tanti altri obblighi. Ma adesso, Signore ti ringrazio del presente
perch posso dire il tuo nome dalla mattina alla sera, cantare le tue lodi con
un gruppo mio nella mia casa, cantare dalla mattina alla sera con questo
gruppo che tu sei il Signore. Ti ringrazio, Signore, per domani. Non conosco
questo domani, ma so una sola cosa: che tu aspetti, che tu sorridi, che le tue
braccia sono aperte e che questa sar la gioia finale.
Sulla tomba della mia mamma ho scritto queste parole finch viene ,
perch anche questo fa parte della nostra identit: un cristiano qualcuno
che aspetta il Signore. Non sappiamo quando, non abbiamo bisogno di
profezie di questo genere. Sar un po' pericoloso per la gente dell'anno 2000,
perch sono certo che molti profeti sorgeranno per dire tante cose. Il Signore
Ges, quando gli apostoli gli hanno domandato: Signore, quando sar il tuo
ritorno? , ha risposto: Questo non riguarda voi, riguarda il Padre mio. Ma io
so che il Signore viene, ecco la mia professione come risposta di fede alla
mia identit cristiana. Ed la mia risposta alla prima questione, quella della
nostra identit, della nostra professione di fede nel Cristo, oggi pi importante
che mai. Perch nel passato il nostro ambiente era cristiano, l'ambiente
italiano cristiano, l'ambiente francese, belga , e era, cristiano: ma voi
sapete meglio di me che questo ambiente viene di giorno in giorno sempre
pi secolarizzato: il padre mio fu cristiano e cos il padre di mio padre, ma
oggi non siamo pi cristiani, adesso la giovent si trova a dover prendere la
decisione personale di scegliere Cristo, una libera decisione che cambia la
vita. Non basta pi essere cristiano in un modo tradizionale; non basta pi
essere cristiano in un modo sociologico. Non basta, perch quando si cambia
di villaggio, di citt o di ambiente sociologico questa fede in pericolo se non
fondata su una professione viva nel potere dello Spirito Santo. Questo il
significato centrale del rinnovamento carismatico, questa la cosa
fondamentale: la vita futura di sviluppo del rinnovamento dipende da questo,
se accettiamo il senso e l'esperienza di quello che si chiama il battesimo
nello-'Spirito Santo. Che forse ancor meglio potrebbe definirsi un
rinnovamento, una nuova coscienza di quello che abbiamo ricevuto nel
battesimo sacramentale. E' una riscoperta, una nuova coscienza, ripeto, di
quello che abbiamo gi ricevuto, una grazia pentecostale, perch soltanto
questo cambia in profondit la persona umana. Basta fare la comparazione
tra Pietro prima della Pentecoste e Pietro la mattina della Pentecoste. Ci si
domanda veramente se la stessa persona. Io non lo riconosco pi: questo
Pietro che sta parlando alla folla la mattina di Pentecoste lo stesso che
fuggiva il venerd santo, che rinnegava il Signore, che era pieno di timore...?
Che cosa accaduto? Una conversione trasformante nello Spirito Santo.
Questa la grazia di oggi che il rinnovamento offre a tutti: non si tratta
soltanto dei gruppi di preghiera, occorre prima di tutto il rinnovamento
personale, questa grazia pentecostale personale e allora possiamo
corrispondere all'obbligo di essere testimoni di Ges Cristo nel mondo di
oggi. Questa la chiave: se accettiamo di parlare al mondo della nostra
esperienza del Signore. Che non vuoi dire esperienze straordinarie. S, ci
possono essere, ci sono conversioni straordinarie, ma normalmente cosa
che avviene per gradi; normalmente non ci si aspetta una conversione nel
modo di san Paolo, ma il Signore giorno dopo giorno opera questa
trasformazione e questo ci fa dire che il rinnovamento nello Spirito Santo la
grazia maggiore del nostro tempo dopo il Vaticano II
Forse ricordate le parole del papa Paolo VI: il Vaticano II ' stato
consacrato all'ecclesiologia, al mistero della Chiesa. Nel futuro, diceva,
dobbiamo studiare sempre di pi la pnematologia, la scienza dello Spirito
Santo come complementare di questa grazia del Concilio per portare nella
vita dei cristiani quello che stato detto, che stato proclamato dal
Concilio: vogliamo trasferire concretamente nella vita di ogni giorno dei
cristiani questo messaggio dello Spirito Santo alla Chiesa che si chiama
Vaticano II.
Alla prima domanda, che cosa un cristiano, abbiamo dato una rispo-
sta e preghiamo il Signore di continuare nel cuore di ciascuno di noi la
scoperta di Ges. Venendo qui sono rimasto per quattro o cinque giorni a
Paray-le-Monial, in questo luogo dove il Signore ha mostrato il suo cuore e
ha invitato il mondo a una nuova scoperta di quello che significa l'amore
redentore di Ges Cristo per il mondo. Signore, fa' che tutti noi possiamo
scoprire sempre pi nella nostra vita l'immensit del tuo amore, la realt
della tua presenza, la realt del tuo potere tramite lo Spirito Santo.
Passo adesso alla seconda questione: che cos' la fratellanza
cristiana, qual la mia relazione con un fratello, con una sorella cristiana.
Questa fratellanza anche un mistero di grazia: non siamo soltanto
qui, vicini gli uni agli altri, siamo UNO, perch membra d'uno stesso
Corpo. Non una giustapposizione dei cristiani, una realt
complementare, la realt della nostra fede. La mia unit con un fratello
cristiano di un'altra dimensione che non la mia unit con tutti gli uomini,
anch'essi miei fratelli umani, e sono fratello cristiano per esser meglio
fratello di tutti gli uomini del mondo. Ma c' una priorit per i miei fratelli nel
sangue di Cristo: non siamo fratelli nel sangue umano, siamo fratelli nel
sangue di Cristo, e questo comporta tantissime implicazioni. Anche qui
vedo il rinnovamento carismatico come una grazia immensa per il nostro
tempo, per fare una nuova scoperta di che cosa significa questa
fratellanza, questa unit dei cristiani tra loro.
Esiste oggi un problema. Nel passato, la gente viveva nello stesso vil-
laggio, faceva parte della stessa parrocchia, le famiglie, le persone erano
vicine tra loro; e dunque questa vicinanza costituiva gi una specie di
societ cristiana. Ma questa non pi la realt di oggi, eccetto forse in
qualche villaggio sperduto tra le montagne. La parrocchia una realt che
deve continuare, ma non si pu dire che viviamo questa realt in unione di
fratellanza profonda, perch assistiamo insieme all'eucaristia, non cono-
scendo per forse n il vicino di destra n quello di sinistra. C' qualche
cosa di nuovo che dobbiamo creare oggi, una nuova unit cristiana, una
nuova fratellanza cristiana. Siamo fratelli nel sangue di Cristo e questo
non opera umana, perch sul piano umano gli interessi sono tanti,
diversi e opposti; e non soltanto gli interessi, ma anche le personalit, ci
sono cattolici di destra e cattolici di sinistra, chi ha una visione e chi
un'altra. Se si dovesse aspettare la combinazione, l'unione di tutte queste
opinioni divergenti, sarebbe una cosa sine fine. Il Signore lavora all'unit
dei cristiani nella profondit del nostro essere cristiano, nella profondit del
mistero eucaristico, al quale veniamo tutti per ricevere lo stesso Cristo che
ci trasforma in se stesso, ci trasforma e ci unisce gli uni agli altri in se
stesso. Questo il pane eucaristico. Un padre della Chiesa diceva: il pane
fatto di chicchi di grano, ma questi chicchi devono esser messi insieme e
occorre il fuoco per dar loro una struttura, perch divengano pane. Il fuoco
necessario per unire i chicchi, cos lo Spirito Santo necessario per
unire i cristiani tra loro.
Il Vaticano II ha introdotto una bellissima innovazione, Vepiclesis cio la
preghiera dello Spirito Santo per la trasformazione del pane e del vino. E'
una preghiera prima della consacrazione, ma subito dopo la consacrazione
c' un'altra preghiera, un'altra epiclesis per chiedere che lo Spirito Santo
unisca i cristiani che stanno per ricevere il corpo e il sangue di Ges, questi
cristiani che sono chiamati a dare la testimonianza della loro unit al mondo.
Questa epiclesis importantissima proprio per l'unit, perch siamo uno
stesso corpo, non individui giustapposti, bens complementari gli uni degli
altri. Questo il significato dei carismi che adesso hanno nella Chiesa una
nuova vita, una primavera. Un carisma non qualche cosa che io possiedo
per mio uso personale, no; una grazia transeunte per la Chiesa tutta, per la
complementarit di tutti e di questo ha bisogno la Chiesa di oggi.
Abbiamo parlato molto, dopo il Vaticano II, della corresponsabilit, sulla
quale non ho da fare obiezioni, ho scritto un intero libro su questo tema. Ma
la corresponsabilit molte volte stata intesa in senso giuridico: siamo
corresponsabili, va bene, prendiamo insieme tu e io una decisione... ma,
ecco, i nostri punti di vista non sono uguali. La Chiesa non una
democrazia, la Chiesa non una monarchia, la Chiesa non una oligarchia.
La Chiesa di per s un mistero, dove la corresponsabilit essenzialmente
la complementarit dei nostri carismi, e il primo carismatico nella Chiesa si
chiama Giovanni Paolo. Nelle diverse chiese locali c' il vescovo, il quale ha
la grazia e il carisma del discernimento dei carismi, questa la sua
vocazione. E poi c' il ministero carismatico dei sacerdoti, che non soltanto
istituzionale ma anche carismatico; ho ricevuto la grazia del sacerdozio
tramite il vescovo che mi diceva ricevi lo Spirito Santo . Tutto dunque
insieme nella complementarit, questa l'immagine della Chiesa, questa
l'immagine della fratellanza cristiana.
E adesso, guardando alla grazia del rinnovamento, vedo, specialmente
per il futuro, qualche cosa di nuovo; vedo un po' in tutto il mondo nuove
comunit cristiane. Qualche cosa sta accadendo oggi nella Chiesa, qualche
cosa che come un ritorno alla Chiesa pentecostale, dove la fratellanza cri-
stiana era visibile, perch si trovavano insieme, pregavano insieme, insieme
andavano al tempio, mettevano in comune i loro beni. Questa immagine sta
per rivivere e, lo vediamo, in modo molto diverso. Non si pu pi essere un
cristiano solitario, neanche una famiglia a s; bisogna essere insieme nel
piccolo corpo che una fraternit cristiana. Pu essere una fraternit
cristiana di gente che vive nella stessa casa, di persone che, pi o meno
vicine le une alle altre, si riuniscono per pregare insieme, per essere
esplicitamente cristiani insieme. Ci sono modalit diverse, sposati, non spo-
sati, di ogni genere. Nella mia casa ho un piccolo gruppo di persone che non
soltanto cura la casa stessa, ma vive questa vita comunitaria perch fa una
fraternit. Vedo iniziarsi fraternit di questo genere un po' dovunque; questo
un segno di grande speranza, perch credo che i gruppi di preghiera
abbiano bisogno di un tale sostegno per poter continuare e per avere la loro
forza di penetrazione. Domandiamo al Signore la grazia di riscoprire la nostra
missione comunitaria nel mondo di oggi.

Un cristiano non soltanto fratello degli altri cristiani, ma fratello
di tutti gli uomini. Il messaggio di'Ges non un messaggio limitato: Siate
miei testimoni fino agli estremi confini della terra. E' normale che un cristiano
abbia in s questa dimensione espansiva, dinamica, missionaria, perch
Chiesa vuoi dire missione, perch Chiesa vuoi dire Ges Cristo, che il
salvatore del mondo e che vuoi dunque dare la sua luce, la sua grazia, il suo
amore a tutte le popolazioni del mondo.
Bisogna entrare in questa testimonianza della Chiesa perch la logica
del mistero dell'incarnazione. Ges si fatto uomo per tutti gli uomini; un
cristiano, entrando nel mistero di questa incarnazione, deve sentirsi e
mostrarsi fratello di tutto il genere umano, e questo il simbolo, annun-ziare il
cristianesimo fino agli estremi confini della terra. Anche se non dappertutto si
ascoltati, dobbiamo fare quanto in nostro potere perch la nostra voce sia
udita mediante tutti i mezzi che il mondo di oggi conosce: che la parola di
Cristo possa risuonare attraverso microfoni, giornali, films, televisione.
Abbiamo il dovere di usare tutti gli strumenti di comunicazione per
testimoniare, e la nostra prima testimonianza al mondo, come fratelli di tutti
gli uomini del mondo, di proclamare la salvezza portata da Ges, di
proclamare Ges come salvatore. Talvolta mi chiedono: A che serve
questo? Come pu Cristo risolvere i nostri problemi che sono economici,
poliaici, sociali, familiari?, e lei dice che Ges il salvatore del mondo, colui
che da la soluzione finale a tutti i problemi del mondo. S, io rispondo, ma
Ges non la risposta immediata, non la risposta tecnica ai nostri problemi
quotidiani: Ges la risposta ultima, la soluzione finale del problema. Ho
letto un giorno la storia d'un vecchio filosofo, un sapiente che passando in un
piccolo villaggio tra le montagne si fermato a guardare un fornaio che
lavorava per fare il pane da mettere nel forno. La storia narra la
conversazione tra i due. Il filosofo chiedeva: Amico, di che cosa hai pi
bisogno per fare il tuo pane? E l'altro: Dei chicchi di frumento. Pi
importante di questo? Ho bisogno di acqua. Si, ma pi importante?
Ho bisogno di fuoco. S, ma pi importante? Di legna per il fuoco.
No! Pi importante ancora... Poi finalmente, siccome la risposta non
venuta, il vecchio filosofo ha detto: Amico mio, per aver pane, la realt la
pi fondamentale della quale hai bisogno il sole. Senza sole non c' grano,
non ci sono messi, e tu non avrai pane nel tuo forno.
E questa la risposta mia, la nostra: senza il sole, che Ges Cristo, non
c' luce piena, non c' amore pieno; abbiamo tutti bisogno del sole. Questo
il senso della nostra fratellanza umana: andare a proclamare che la salvezza
del mondo, di tutti gli uomini, Ges Cristo, che la salvezza il senso della
vita.
Oggi si sente come non mai la vacuit della civilizzazione umana, tanta
gente non capisce pi la ragione di vivere. Hanno i mezzi per vivere, ma non
la ragione di vivere. Sono sempre commosso quando mi si narra il suicidio di
qualcuno, specialmente di giovani. Un suicidio, che cosa vuoi dire? E perch
sono sempre pi numerosi? E' una protesta contro il non senso del mondo.
Perch vivere? Qual la ragione finale della nostra vita? Perch attraverso la
sofferenza del mondo? Perch la morte? Se non ho una risposta a tutte
queste questioni fondamentali, perch vivere? Ho letto l'altro giorno che
stata fondata in Inghilterra una societ per persone disposte al suicidio: sono
gi seimila, e il giornale diceva: ogni mese sono mille in pi. Hanno una
piccola rivista, ma non la mandano subito a chi vuole abbonarsi, la mandano
soltanto dopo tre mesi, perch il suicidio non avvenga sotto impulso. E in
questa rivista si possono trovare i differenti modi di suicidarsi in maniera
gentile , la distinzione, i motivi pr o contro ciascun modo; e c' anche una
lettera di commiato da scrivere alla famiglia. E' una tragedia. Se volete
conoscere il nome, la societ si chiama Exit. Uscita, come negli aerei.
Ma che cosa significa questo? Significa che quei nostri fratelli umani
hanno perduto il senso della vita, il senso della loro morte. Ho visto questo
anche nei giornali di questi ultimi giorni, quando si parlava della morte di
Sartre, un uomo che aveva detto: la vita senza senso, un assurdo. Ecco il
dramma della vita di tanta gente: la vita non ha pi senso, la morte senza
senso, la sofferenza senza senso. E noi dobbiamo rivelare ai nostri fratelli
umani tutti non soltanto il senso della vita personale, ma anche il senso della
fraternit umana. Si parla molto di fraternit, ma quando non c' pi un
Padre, quando non si crede in Dio Padre, come possiamo essere fratelli
senza questa origine in un Padre comune? Siamo dunque noi i restauratori
della fratellanza umana, questo il nostro messaggio.
E' anche importante che il rinnovamento carismatico porti la sua testi-
monianza in tutti i campi della vita umana: umana personale, umana fami-
liare, umana sociale, umana politica. Perch si dice: La gente carismatica
va molto bene nella preghiera, va bene in dirczione del ciclo: ma in dirczione
della terra, che cosa fa? Bisogna trasferire questa dimensione verticale nella
realt di tutti i giorni, essere fratelli con i fratelli umani. Ma il primo servizio da
dare al mondo e questo gli altri non lo capiscono di essere cristiano:
di essere il sole della vita.
Vorrei terminare dicendo che c' anche un'altra maniera di essere testi-
moni di Ges Cristo: non soltanto di appoggiare tutto quello che buono nel
mondo di oggi e ci sono tante e tante bellezze e ricchezze da appoggiare con
tutte le nostre forze, tutto il potere della luce e del bene. Abbiamo anche un
altro dovere, poich siamo nel mondo, ma non siamo del mondo e il Signore
ci ha affidato una missione di contraddizione. Nella vita di un cristiano c' una
dimensione contestataria contro il mondo: dobbiamo dire no a tutte le oscurit
morali del mondo, a ogni dissoluzione della moralit, a tutti quei problemi dei
quali si parla ogni giorno. Dobbiamo dire no, un no forte perch sappiamo
che anche qui il potere delle tenebre sta lavorando. I cristiani non credono
abbastanza alla realt del potere delle tenebre. Ci sono di quelli che lo
vedono dappertutto, e questa un'esagerazione per un altro verso: ma
dobbiamo sapere che noi combattiamo per il bene del mondo nel quale
esistono anche altri poteri. Combattiamo contro l'oscurit, contro le tenebre,
contro l'angoscia, contro la notte. Questo il nostro dovere, siamo testimoni
di Ges perch siamo figli della Luce e in questa linea vedo il futuro del
rinnovamento carismatico come un'immensa grazia per la Chiesa.

Termino dicendo: vi ringrazio per la vostra fede, per la vostra speranza,
per la vostra giovent, per il vostro sorriso, per la vostra fratellanza. Grazie


Comunicazione Antonietta Vendemiati di Campobasso

TESTIMONIANZA E VITA CRISTIANA
CON LE OPERE DI MISERICORDIA

La nostra vita pu qualificarsi, cristiana soltanto se ha in Cristo il
fondamento, la forza, il modello. La Parola di una chiarezza solare, al
riguardo: Chi rimane in me ed io in lui porta molto frutto... Siate miei
imitatori... Imparate da me... Io vi ho dato l'esempio affinch come vi ho
fatto io facciate anche voi .
Che cosa ha fatto Ges? E' nato, vissuto, ha lavorato, ha predicato,
ha sofferto, morto per la salvezza dell'uomo. Per la salvezza dell'uomo
intero, per il riscatto naturale, spirituale, soprannaturale dell'uomo
degradato dal peccato, dal male. La Redemptor hominis ce lo ricorda
in modo sempre partecipe e commosso.
Ma il Cristo, che ha vinto il peccato e pu medicare le sue conseguenze,
non si accontentato di questo: nella sua infinita bont e misericordia ha
voluto associare anche noi alla sua opera di salvezza. Guarite i malati,
scacciate i demoni, gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date .
Noi, i salvati, possiamo collaborando con lui essere strumento o
occasione di salvezza. E' il dono pi grande quello che lo Spirito ci fa
chiamandoci a collaborare! La riconoscenza, l'amore che noi dobbiamo a
Dio creatore e redentore possiamo ricambiarlo a lui che presente
nei nostri fratelli (cfr. 1 Gv 3,16-17). Lo Spirito di Ges, che si incarnato
ed morto per tutti gli uomini, vive in tutti gli uomini, ma specialmente nei
pi deboli e poveri (Mt 5,3-11 e 25,34-45).
Ecco l'ottica nella quale dobbiamo guardare le opere di misericordia!
Non si tratta di gettare a Lazzaro le briciole della mensa, ma di aprire la
porta a Ges che bussa, sotto l'apparenza del fratello che ha bisogno di
noi.
La Chiesa ha sempre colto questa necessit della vita cristiana (AA. 8)
basta ricordare soltanto alcuni dei numerosi ordini religiosi nati con lo scopo
di alleviare le sofferenze di Cristo nei fratelli: Fratelli della Mercede,
Fatebenefratelli, Fratelli delle Scuole Pie, ecc.
A noi cristiani di oggi, quali sono le necessit che il Signore presenta
tramite i fratelli sofferenti? Oggi come sempre ci sono affamati,
assetati, ignudi, profughi, emigrati, apolidi, infermi, carcerati... forse pi di
sempre ci sono afflitti, ignoranti, dubbiosi, peccatori a cui portare soccorso,
aiuto, consolazione, luce, forza, ammonimento. Oggi abbiamo sempre
offese da perdonare di cuore , sull'esempio di Cristo.
Ma come farlo? Come lo ha fatto Ges: con attenzione ai bisogni,
anche nascosti, con cura sollecita, amorosa, a costo di ogni sacrificio
necessario. Bisogna rispettare la libert e la dignit del fratello ( il Cristo),
operare con carit e giustizia, perch la carit senza giustizia una truffa
fatta a Ges che Giustizia di Dio. Occorre eliminare non solo gli effetti
dei bisogni, ma anche le cause (promozione umana). Il Signore ci chiede
non solo il nostro denaro, ma quel che costa di pi il nostro tempo, il
nostro lavoro, per sconfiggere le cause di tante sofferenze.
Un interrogativo pressante ci si presenta. Non fanno questo anche i
pagani? e Come facciamo noi? .
Spesso i pagani operano in modo ammirevole sul piano umano, con
impegno tenace, con efficacia organizzativa, con sapiente ricorso ai mezzi pi
idonei allo scopo. Questo deve essere per noi una salutare lezione. Tutto
quello che c' di buono nell'uomo viene da Dio, anche se l'uomo spesso non
ne ha consapevolezza.
Noi cristiani, rinnovati nello Spirito Santo, dobbiamo proporci di operare
con alacrit, sagacia, preparazione, competenza, organizzazione, efficacia di
mezzi al pari dei pagani ; ma con in pi tutta la forza e l'amore di
cui Dio pu farci dono, solo che noi lo desideriamo, lo chiediamo, lo
accogliamo.


Testimonianza Pierluigi Garofalo di Campobasso

COME IL CRISTIANO SI IMPEGNA
NELLE OPERE DI MISERICORDIA

La sorella Antonietta ha espresso sinteticamente i motivi dell'impegno
richiesto dal Signore ai credenti perch vi sia l'amore all'uomo attraverso le
opere di misericordia. Il mio compito testimoniare come una comunit
cristiana e precisamente come la Comunit di S. Leonardo di Campobasso,
attraverso i suoi membri, compie queste opere sotto la spinta dello Spirito.
Faccio rilevare che perseveranza e opere di misericordia sono impossibili
senza l'azione di Dio, perch siano opere sue. Ci rendiamo conto che tutto
quanto operiamo all'interno della comunit e all'esterno, verso gli altri,
opera del Signore. E' lui che agisce soavemente e fortemente nei nostri
cuori, rendendoci capaci proprio l dove la debolezza e l'incostanza dell'uomo
potrebbero vanificare tutto.
La comunit, nel giro di 12 anni e soprattutto esplicitamente negli ultimi
cinque anni, rendendosi consapevole attraverso il rinnovamento dell'azione
potente dello Spirito Santo, si sta impegnando sempre pi concretamente
attraverso ministeri o servizi di fatto, sorti secondo l'esigenza dell'ambiente.
Il 1ministero, in ordine di tempo, quello catec histico, che accoglie i
ragazzi per la ricezione dell'eucaristia, la cui preparazione si attua nel corso
di un anno, tre volte la settimana e vede impegnati otto catechisti e sei aiuti
catechisti, per oltre ottanta bambini della parrocchia. A questo ministero si
successivamente aggiunto il post-catechismo per i ragazzi che, superata l'et
scolare, frequentano le medie inferiori (oltre sessanta). Questo impegno
annuale di altri catechisti (due) porter, dopo l'iniziazione alla fede e alla vita
di fede, i ragazzi ad un seminario e pi esplicitamente al rinnovamento. Non
questo ministero un'opera di misericordia spirituale di rilevante importanza,
visto che non pochi genitori molto poco fanno per la formazione cristiana dei
loro figli? Non meno rilevante la sensibilizzazione dei rispettivi genitori,
attraverso incontri mensili e giornate di spiritualit. In questo ministero sono
impegnati 16 catechisti, per la evangelizzazione e la catechesi a favore di oltre
150 ragazzi.
Un 2ministero quello dell'A.G.E.S.C.I. (Associa zione Guide e Scouts
Cattolici Italiani). E' un'associazione che fa parte integrante di tutta la co-
munit parrocchiale. Questo ministero ha il compito dell'educazione e della
formazione cristiana della giovent dai 7 anni ai 21 anni. Quel che altres
importante che alcuni membri adulti nella fede della comunit rinnovata,
sono direttamente responsabili, insieme al parroco, della formazione di 130
elementi che si aggiungono ai ragazzi del catechismo e del post-catechismo.
Il ministero affidato ed svolto dalla Comunit Capi-educatori, con un
animatore e 11 membri.
Un 3ministero che riguarda ancora l'area giovanil e il ministero per i
giovani e i giovanissimi, che accoglie, prepara, introduce alla vita in Cristo,
giovani dai 14 ai 21-22 anni; essi sono oltre quaranta, affidati a due animatori.
Non possibile indicare i tempi e i modi di formazione, per il breve tempo che ci
dato. Una cosa certa: questi giovani sono impegnatissimi durante tutto l'arco
dell'anno e stanno coinvolgendo i loro genitori nella vita di fede.
Ministero per il catecumenato: la comunit non ha avuto e non ha attualmente
un modello, pertanto il catecumenato sorto dall'esigenza di base. Ogni
ministero pu accogliere e far crescere nel suo interno membri nuovi che
entrano per desiderio di compiere opere di misericordia spirituali o materiali,
per necessario, lo si costatato, che questi elementi nuovi seguano un iter
formativo che li introduca nella comunit con uno spirito e con dei contenuti di
fondo che siano a base e a fondamento comune. Dopo i primi contatti dei nuovi
con uno o pi ministeri, costoro sono invitati ed esortati a far parte del
catecumenato per il periodo di un anno. Durante i diversi incontri, questi fratelli
vengono iniziati all'ascolto della Parola di Dio, alla preghiera, pur partecipando
alla vita della comunit, sperimentandosi nei servizi di lore gradimento. Il
catecumenato ha il compito di accogliere i nuovi per favorire il loro pieno
inserimento nella comunit. Dopo Pasqua prendono parte al seminario e quindi
alla effusione. Terminato il seminario, ciascun membro sceglier un servizio,
non secondo il proprio gusto, ma secondo il proprio carisma, aiutato dal
discernimento del pastorale. Il seminario tenuto dai membri della comunit.
Quest'anno i catecumeni sono 27 e tutti giovani. Un animatore e sei membri
compiono questo servizio.
Ministero per i battesimi. E' composto da un animatore e sei membri che
preparano, attraverso incontri nelle famiglie, i genitori e gli eventuali padrini, alla
comprensione del dono battesimale ricevuto e che intendono far partecipare al
nuovo nato.
Ministero per la confermazione. E' composto da un animatore e 6 membri
che preparano, attraverso incontri settimanali per quattro mesi, due volte l'anno,
i giovani e i non pi giovani alla ricezione del sacramento. Altri elementi
vengono coinvolti nella vita parrocchiale della comunit.
Ministero per i poveri. E' un ministero difficile e delicato. Vi operano un
animatore e 16 membri. Oltre a vivere la propria vita di crescita all'interno, si
interessa attivamente, nell'ambito parrocchiale ed extra parrocchiale, dei bisogni
materiali e spirituali impellenti e ordinari dei singoli e delle famiglie bisognose,
dei casi difficili anche sul piano morale. Alcuni membri di questo ministero fanno
parte attiva del Comitato di Quartiere.
Ministero pe'r i malati. E' composto da un animatore e 16 membri. Guardano
ai bisogni spirituali e morali oltre che fisici dei malati, delle persone sole, delle
persone anziane e collaborano con il sacerdote per la preparazione alla
confessione, alla ricezione dei sacramenti e dell'eucaristia e della unzione degli
infermi. Riunisce i malati durante l'anno per vivere momenti forti e per dare loro
sollievo.
Ministero per il matrimonio. E' costituito da un animatore e 12 membri, tra i
quali un ginecologo e un medico. I membri, oltre a studiare durante l'intero anno
i problemi relativi alla coppia, effettuano, da alcuni anni, due corsi di
preparazione al matrimonio e un corso per l'educazione sessuale degli
adolescenti, a livello cittadino, e collabora con il parroco per i contatti personali
con le coppie prossime al matrimonio. Il ministero si sta avviando alla messa
in opera di un consultorio privato, indispensabile nel nostro ambiente dove
operano forze contrastanti.
Ministero per la liturgia e il canto. Attraverso un animatore e 18 elementi
giovani, cura il servizio liturgico e quello del canto durante l'anno liturgico per
l'animazione della preghiera e dei ritiri. E' stata richiesta l'ordinazione in
sacris di un diacono e la istituzione di due accoliti.
Ministero per le comunicazioni televisive. E' un ministero sorto occa-
sionalmente che per fino ad ora, affidato a due responsabili, membri della
comunit, ha tenuto, con la partecipazione di molti membri della comunit e
fuori dell'ambito comunitario, 25 trasmissioni televisive in materia di fede e di
problemi attinenti la fede. E' un ministero accettato, accolto e in via di
sviluppo, desiderato dall'ambiente molisano. E' l'unica rubrica religiosa
cittadina che teletrasmessa in moltissimi paesi del Molise.
Dall'Avvento alla Quaresima, dalla Pasqua alla Pentecoste svolge un
compito non solo d'informazione, ma di testimonianza e di vita: sul video
sono presentati la Parola di Dio, la preghiera, il canto, la testimonianza, la vita
comunitaria del rinnovamento.
Quasi nulla vi esprimo circa la preghiera. Si sappia per che tutta la
comunit impegnata nella preghiera; oltre a quella liturgica, vi quella
comunitaria del sabato sera, in chiesa, aperta a tutti. Inoltre ogni ministero si
ritrova una volta la settimana per pregare e guardare ai bisogni delle persone,
dentro e fuori la comunit.
Ministero pastorale. E' il ministero alla base di tutta la comunit. E' stato
costituito la seconda volta, nel giro di cinque anni, per elezione durante un
ritiro di quattro giorni. Risulta composto dal parroco, da sei membri eletti e da
un membro scelto in seno all'AGESCI. Questo ministero prega, studia,
coordina, accoglie le proposte dei singoli e dei ministeri; verifica
quindicinalmente, attraverso l'assemblea, gli impegni assunti e il modo di
attuarli; attua un ritiro mensile di un giorno per tutti; vigila e sostiene la
preghiera comunitaria. Si incontra assiduamente una volta la settimana per
alcune ore per la preghiera, lo studio e i problemi comunitari. Si ritrova ancora
periodicamente con gli animatori dei singoli ministeri.
Questa la nostra testimonianza concreta di vita d'impegno che il Signore
e noi compiamo nell'arco della nostra vita annuale.
Non sto a indicare le chiamate verso gruppi, piccole comunit anche fuori
diocesi e fuori del Molise; come neppure sto ad indicare la presenza che la
comunit ha nei confronti delle iniziative diocesane: i membri del
rinnovamento della comunit sono presenti ed attivi, perch aperti alle istanze
religiose, sociali e culturali dell'ambiente.
Nessuno pensi ad efficientismo: il nostro un lavoro molte volte nascosto,
altre volte meno, ma comunque attuato attraverso difficolt personali e di
ministero che mettono ancor pi in luce la nostra povert e l'abbondanza
della grazia di Dio effusa in tutti per mezzo dello Spirito Santo.


Testimonianza Gabriele de Andreis di Sanremo

EVANGELIZZAZIONE MEDIANTE RADIO E TV

Ges ha detto: Quello che vi dico all'orecchio predicatelo sui tetti . Se
guardiamo i tetti delle nostre citt vediamo una fitta siepe di antenne della
televisione: oggi predicare sui tetti si realizza in modo concreto ed efficace
mediante le trasmissioni radio e televisive che ci permettono di raggiungere le
persone nell'intimit della loro casa, in maniera spesso inaspettata. Ci che viene
comunicato attraverso lo schermo televisivo ha una sua autorevolezza, una sua
forza di penetrazione che favoriscono l'ascolto e l'accoglienza. Oggi stanno
nascendo numerose emittenti televisive private che sono molto seguite a livello
locale: perch non darsi da fare per inserire nei loro programmi, spesso insulsi o
pagani, un messaggio religioso? La mia esperienza pu forse incoraggiare
qualcuno a mettersi a servizio del Signore in questo nuovo campo per portare la
sua parola soprattutto ai lontani, a quelli che non ci pensano.
Veramente non ho iniziato occupandomi della TV ma della radio. Avevo dei
programmi radiofonici molto belli preparati dall'Associazione la Risposta ,
un'organizzazione interconfessionale carismatica che ha il suo centro propulsore
a Friburgo e la sede italiana a Torino. Il mio desiderio era quello di far trasmettere
questi programmi da qualche radio privata. Sono programmi che contengono
insegnamenti di laici e sacerdoti del rinnovamento nello Spirito, testimonianze,
canti, brani biblici e quindi sono un potente mezzo per diffondere il vangelo e il
rinnovamento nello Spirito. Ma tutti i miei sforzi risultavano vani. Niente da fare: le
porte che speravo di trovare aperte si chiudevano.
Ma se il Signore permette che si chiudano le porte solo per metterci alla
prova e per confidare maggiormente in lui. Le porte si sono chiuse e il Signore ha
aperto un portone. Un giorno mi telefona un sacerdote, mio amico, che
conosceva il mio desiderio di diffondere delle trasmissioni religiose e mi fa questa
proposta: Gabriele, ti va di andare in televisione a parlare di Ges? Rimasi
senza fiato: non mi aspettavo tanto, la cosa era impegnativa e anche difficile e
inoltre richiedeva un impegno in prima persona. Ma con il Signore si pu anche
essere un po' incoscienti e cos accettai. Preparammo un programma e andammo
a parlare al presidente di Telesanremo, un'emittente privata che serve tutta la
Riviera dei Fiori.
Alcuni giorni dopo eravamo gi in trasmissione perch il nostro programma
era gi stato annunciato. Sulle prime un po' di emozione, ma a poco a poco sia io
che il mio amico sacerdote, don Giacomo, siamo riusciti a diventare televisivi .
Come si svolgono le nostre trasmissioni? Abbiamo circa mezz'ora a disposizione
per parlare di quello che vogliamo. La nostra preoccupazione sono soprattutto i
lontani. Ci rivolgiamo a loro in forma molto semplice partendo dai fatti della
vita, dai problemi, dai valori umani per poi vedere che cosa dice la Parola del
Signore. I temi delle nostre conversazioni sono la sete di verit, la creazione,
l'amore, la luce, il valore della Scrittura... Tutto diventa uno spunto per
scoprire come la pensa il Signore e che cosa dice nella Bibbia.
Sappiamo che la trasmissione assai ascoltata. Molte persone, tra quelle
che conosciamo, ci fermano per la strada per dirci che ci vedono in televi-
sione; i nostri amici: Ieri ti ho visto!; i nostri colleghi. Spesso si ha
l'occasione per intrattenersi con queste persone su quello che hanno ascol-
tato. In tutti i casi rimane una testimonianza, uno spiraglio di luce che sicu-
ramente da i suoi frutti, anche se molto difficile vederli.
Dopo che si aperto il portone si sono aperte anche le porticine. Un mio
collega che collabora a una radio privata, al quale mi ero rivolto quando
cercavo di piazzare i miei programmi mi dice un giorno: Li hai sempre quei
programmi per la radio? Perch sai, ora da noi trasmettono i Testimoni di
Geova, sarebbe importante che ci fosse anche qualcosa di cattolico . Dopo
questa radio, un'altra emittente di San Remo ha accolto le nostre trasmissioni
radiofoniche. Ecco un modo semplice di predicare il vangelo sui tetti! Al
Signore la lode e la gloria! Alleluja!


Comunicazione Tarcisio Mezzetti di Perugia

TESTIMONIANZA E EVANGELIZZAZIONE

Luca, alla fine del suo Vangelo, riporta come, prima di ascendere al cielo,
Ges raccomandasse ai suoi discepoli che per suo incarico ora deve
essere portato a tutti i popoli l'invito a cambiare vita e a ricevere il perdono
dei peccati . Voi sarete testimoni di tutto ci cominciando da
Gerusalemme. Perci io mander su di voi lo Spirito Santo che Dio, mio
Padre, ha promesso. Voi per restate nella citt di Gerusalemme fino a
quando Dio vi riempir con la sua forza (Le 24,46-49).
Le comunit Magnificat di Perugia hanno sentito molto profondamente
questo comando di Ges: portare l'annuncio del Vangelo della pace al
mondo inquieto che ci circonda.
Questa comunicazione in breve la storia della nostra risposta.


Fin dall'inizio, direi dal nostro primo incontro, il desiderio di tutti era di
mettersi al servizio della Chiesa per annunciare il regno di Dio, perch
sentivamo come s. Paolo che l'amore di Cristo ci spinge (2 Cor 5,14).
Sentivamo l'intensit del richiamo d'amore di Ges per tutti coloro che sono
ancora sordi alla sua parola ma nondimeno cari al suo cuore.
Le domande che ci nascevano dentro erano le stesse di Paolo: Ma
come potranno invocare il nome del Signore se non hanno creduto? E come
potranno credere in lui se non ne hanno sentito parlare? E come ne
sentiranno parlare se nessuno l'annunzia? E chi l'annunzia se nessuno
inviato a questo scopo? (Rm 10,14-15). Cercavamo un'area specifica e la
trovammo. Perugia una citt universitaria con decine di migliaia di studenti
italiani e stranieri. Questa folla di giovani ci apparve subito come una folla di
diseredati, di poveri alla ricerca di qualche valore da possedere, di affamati di
speranza.
Eravamo agli inizi, e pochi, ma avevamo il senso che quando Ges ci
aveva indicato il nome della comunit, ci avesse dato insieme con il nome
anche un programma: fare come Maria, che appena ricevette Ges, in
fretta si mise in viaggio per portarlo ad Elisabetta che attendeva Giovanni.
Eravamo esortati a superare le ultime esitazioni dal pensiero del Concilio che,
preoccupato per i gravissimi errori, che cercano di abbattere dalle
fondamenta la religione, l'ordine morale e la stessa societ umana... esorta
vivamente tutti i laici perch secondo la misura dei loro talenti... . adempiano
con diligenza anche maggiore la parte loro spettante (AA Gap 6).
Cominciammo ad avvicinare gli studenti dove capitava, nelle aule, nei
dormitori, per strada e parlavamo di Ges. Ogni pretesto era buono. Per
esempio, io porto una croce di legno al collo e spesso alla fine della lezione,
o per strada, qualcuno mi fermava: Professore, perch porta quella croce? E
parlavamo di Ges. Era Ges stesso che ce li mandava. Era una festa!
L'interesse si leggeva nei loro occhi. Si rinnovava il fenomeno della
Pentecoste. C'era naturalmente chi diceva ironico: Sono completamente
ubriachi (At 2,13) ma c'era anche chi chiedeva, Fratelli, che dobbiamo
fare? (At 2,37).

- - -

II contatto continuava in parrocchia il gioved sera, quando ci
incontravamo a leggere e commentare il Vangelo. Abbiamo visto cose
meravigliose. Giovani che a vent'anni non avevano fatto la prima comunione,
che dicevano di rifiutare la Chiesa, che si vantavano di essere atei,
incontravano invece Ges e si fermavano affascinati. Molti di questi oggi
sono fratelli di comunit, alcuni sono diventati perfino catechisti.
Che fosse Ges a guidare le cose ne avemmo la prova quando, dopo il
primo anno di incontri per la lettura del Vangelo, all'inizio del nuovo anno
accademico, per difficolt sopravvenute, non sapevamo se ricominciare, anzi,
esitavamo. Una mattina, pregando ai piedi del letto, misi un vello davanti al
Signore ; e chiesi un segno chiaro e definito; poi andai al lavoro
all'Universit. All'una una fila ininterrotta di 35 studenti era passata per il mio
studio chiedendomi quando avremmo ricominciato. Ges aveva risposto.

- - -

Intanto la comunit si organizzava meglio. Si sono formati gruppi di
giovani fratelli che andavano nei pensionati maschili e femminili a parlare di
Dio e della loro esperienza; riuscivano persino a raccogliere tutti nella
preghiera di lode intorno a Ges.
Studenti liceali e universitari, insieme a giovani operai hanno cos portato
una testimonianza di vita cristiana, di convinzione interiore, di ortodossia, di
amore per la Chiesa, che spesso ha lasciato sconcertato chi si sentiva a
posto con Dio .

- - -

Nel frattempo sorgevano varie comunit Magnificat in altre parrocchie.
Questa era infatti la linea unanimemente voluta e perseguita dalla prima
comunit: essere chiesa nella Chiesa, combattendo tutte le tentazioni di
isolamento o di litismo, coscienti che queste nascondono sempre la paura o
la superbia. Si apriva cos un nuovo campo d'azione. Il Signore ci chiamava a
lavorare nelle parrocchie. E' stato bellissimo rispondergli ancora di s.
In parrocchia non si pu salire su un piedistallo come cristiani di serie A,
ma non si pu nemmeno nasconderei agli occhi della gente o mimetizzarci:
siamo costretti ad uscire allo scoperto e parlare. Bisogna prendere coscienza
di quanto dice sull'apostolato dei laici il decreto conciliare Apostolicam
Actuositatem al Cap. 6 ... tale apostolato non consiste soltanto nella
testimonianza della vita; il vero apostolo cerca le occasioni per annunciare
Cristo con la parola sia a 'non credenti per condurli alla fede, sia ai fedeli per
istruirli, confermarli e indurii a una vita pi fervente... e nel cuore di tutti
devono echeggiare le parole dell'Apostolo: Guai a me se non annunciassi il
Vangelo (1 Cor 9,16) .
Le comunit parrocchiali strette intorno ai parroci sono ben presto diventate
il centro attivo e dinamico di tutta la vita parrocchiale. Sono le comunit
Magnificat che nelle parrocchie hanno assunto l'impegno pi consistente nel
fare il catechismo ai bambini, nella preparazione delle prime comunioni, nella
vendita della stampa cattolica, nella preparazione della liturgia.
Nella variet delle comunit sorta la variet delle iniziative. I ragazzi
della comunit animano stabilmente con i canti le principali messe domenicali
nelle singole parrocchie. Dove c' la comunit, la maggioranza dei ministri
straordinari dell'Eucaristia sono membri della comunit; questo ha aperto la
strada alla formazione dei ministeri comunitari per la visita agli ammalati, per
la cura degli anziani soli, per l'assistenza agli handicappati.
Letture della Passione di Cristo, brani scritturali e salmi sono stati messi
insieme dalle comunit per bellissime Via Crucis all'aperto che hanno
radunato nelle strade migliaia di persone pensose e commosse dalla
ricchezza e intensit della Scrittura. Coppie delle comunit sono chiamate in
vari luoghi non solo a testimoniare la loro vita di coniugi cristiani ma anche a
tenere corsi di preparazione al matrimonio per fidanzati.
Abbiamo tenuto come comunit Missioni quaresimali per preparare i fedeli
ad una Pasqua pi sentita. Queste ultime esperienze sono state le pi
impegnative e toccanti. Il celebrante dopo una breve omelia introduceva un
membro laico della comunit che parlava della sua esperienza con Ges,
dell'amore di Ges e della necessit di sorgere dai morti per farsi illuminare
da Ges. Possiamo testimoniare di aver visto con i nostri occhi la potenza di
Dio. Abbiamo visto le conversioni, abbiamo visto sotto il soffio vivificante dello
Spirito le parrocchie ravvivarsi. Abbiamo visto sacerdoti un po' spenti da
lunghi anni di fatica solitria riprendere coraggio per la vicinanza,
l'entusiasmo ed il sostegno delle nascenti comunit.

- - -

Grazie a Dio abbiamo per anche le nostre piccole persecuzioni; un laico
che parla dal pulpito o che s'impegna a voler vivere quel comando di Ges:
Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura (Me 16,15)
pu venire accusato facilmente di fanatismo. L'annuncio fatto con chiarezza e
convinzione, talvolta, a qualcuno non piace. Lunghi anni di parole sussurrate
all'orecchio per non farsi sentire dagli altri hanno lasciato il segno. Ges ha
detto: Gridatelo dai tetti (Mt 10,27) e san Paolo raccomanda a Timoteo:
Annuncia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e inopportuna (2
Tim 4,2). Cos abbiamo fatto.

- - -

Queste attivit di apostolato hanno prodotto tra le comunit l'aggre-
gamento del ministero della parola per sostenere in modo armonico tutte le
comunit, soprattutto le pi giovani. Cos ora il ministero comune della parola
elabora insegnamenti e catechesi che il corpo dei catechisti porta
settimanalmente nelle varie comunit per un arricchimento continuo dei
fratelli e per poter raggiungere la catechesi permanente di tutti. In tal modo il
ministero della parola prepara i catechisti anche a compiti pi impegnativi,
quali quello di affiancare il ministero dell'animazione della preghiera, nel
fondare nuove comunit e nel sostenerle durante il periodo iniziale.

- - -

Tutto questo, nei fratelli pi impegnati, insieme con un crescente
fervore ed una preghiera personale pi intensa per chiedere aiuto a Ges, ha
fatto sorgere una sete per imparare di pi e rafforzarsi nella conoscenza.
Allora le comunit Magnificat di Perugia, fra loro riunite, si sono fatte
promotrici e organizzatrici di una scuola di teologia, aperta a tutti e ben
frequentata che stata consegnata all'arcivescovo per divenire una scuola
diocesana di teologia al servizio di tutta la diocesi.

- - -

Tutto lo sforzo di crescita personale e di apostolato ha prodotto tra noi una
crescita d'amore comunitario sempre pi grande specialmente nei cenacoli
familiari che ci lega sempre di pi; Ges cresce nella comunit e questa, con
lui sempre pi visibile, diventa pi credibile. Che siano anch'essi una sola
cosa in noi affinch il mondo creda (Gv 17,21).
Le gioie di queste esperienze ci hanno fatto riflettere sulle nostre paure
iniziali e sulle esitazioni di quei fratelli che non vorrebbero mai uscire dal
cenacolo. Al Convegno Internazionale di Roma nel 1975 fu fatta questa
profezia: Sta per venire un tempo di buio per il mondo, ma di gloria per la
mia Chiesa e per il mio popolo. Io effonder su di voi tutti i doni del mio
Spirito. Vi preparer... per un tempo di evangelizzazione che il mondo non ha
mai visto... . Vieni Ges! Maran ath!


Testimonianza Laura Amerio di Bari

ALLA SCOPERTA DEL VERO AMORE:
ESPERIENZA CON PROSTITUTE

Quando il Signore vuole creare una realt la crea anche se noi non vogliamo,
e infatti il servizio di cui vi parler brevemente nato si pu dire per caso: anzi,
non lo abbiamo voluto, non lo abbiamo cercato, non abbiamo mai pensato Cosa
possiamo fare, come possiamo impegnarci? , semplicemente, ci siamo trovati
davanti a un gruppo di ragazze piuttosto difficili. E' stato chiaro che non potevamo
continuare a riunirci in chiesa a lodare il Signore dimenticandoci di loro, e cos
alcune di noi hanno assunto questo ministero, un vero e proprio ministero che
svolgiamo a nome del gruppo.
Le ragazze, in realt, non sono tutte prostitute, in quanto vengono da altre
espreienze anch'esse difficili; due o tre effettivamente sono ancora prostitute,
altre hanno esercitato la prostituzione in passato, altre ancora vengono dal
mondo della droga, vengono da orfanotrofi, ragazze scappate di casa, ragazze
rifiutate dai genitori. Ecco, la cosa che veramente le accomuna tutte la
mancanza di una famiglia. Attualmente vivono in un centro assistenziale, una
piccola istituzione con alcune assistenti; non sono molte, le ragazze, sono dieci,
dodici in tutto, di et compresa tra i 14-15 anni fin verso i 21. Ecco, questa , pi
o meno, la realt in cui noi operiamo: adesso viene la parte pi difficile: che cosa
facciamo, noi.
A me viene fatto di dirvi: noi non facciamo niente; perch, in fondo, vero, noi
non facciamo niente. Siamo in tre, altre sorelle del gruppo di tanto in tanto ci
accompagnano e qualche volta, parlando tra di noi, ci chiediamo che cosa
facciamo, e ci rendiamo conto che il Signore ci usa anche nella nostra povert:
perch quello che noi vediamo soprattutto una grande povert, una grande
debolezza da parte nostra. In realt, noi non andiamo l per salvare, non andiamo
l per redimere, perch noi non possiamo salvare nessuno, noi non possiamo
redimere nessuno. E' il Signore che salva, il Signore che redime. Noi andiamo l
per stare semplicemente insieme con queste ragazze, nient'altro. Cos, ci viene
spesso in mente quella parola del vangelo in cui si dice che Maria stava ai piedi
della croce di Cristo. Ecco, forse il nostro ministero proprio soltanto questo,
perch in fondo anche tutte queste realt di sofferenza sono realt di croce.
Qualche volta piuttosto difficile riconoscere una croce, quando si manifesta con
aspetti piuttosto provocatori, certe volte, direi, male; ecco, si presenta in maniera
disumanizzata, in maniera caotica, disarmonica, tanto che impossibile o,
almeno, difficile riconoscere Cristo sofferente in certi volti. Per sofferenza
anche questa, anzi forse la sofferenza pi forte, la sofferenza dell'emarginato,
di chi non ha nessuno. E quindi ecco, significa cercare di stare veramente ai piedi
della croce di Cristo cos come ci stava Maria, con gli atteggiamenti che aveva
Maria. In fondo, che cosa potremmo fare noi se non dare innanzi tutto il senso di
una presenza a queste persone? Ci siamo pi volte poste il problema:
dobbiamo andare l e fare una catechesi? Cio cominciare a leggere la "Parola
e poi commentarla? Non sarebbe piuttosto un qualcosa di astratto, di teorico? E'
giusto dire Dio ti ama a una persona che non amata da nessuno? Non
dobbiamo essere noi i primi, le prime ad amarla? E allora, ecco, abbiamo
pensato, e pensiamo, di partire dalla realt umana, di dare innanzi tutto il senso
di una presenza umana: perch questa la cosa principale, far sentire che c'
una possibilit di amore per tutti quanti. A questo punto, poi, quando si
instaurata questa amicizia, questa realt, si pu anche introdurre il terzo, Cristo,
che la persona pi importante e che deve diventare la persona pi importante.
Per, l'amore divino lo si pu vedere soltanto attraverso l'amore umano, l'amore
non si pu insegnare, vero?, l'amore si vive insieme e basta. Ecco, un'altra cosa
che sentiamo molto che in questo viviamo anche un po' quella che stata
l'esperienza di Maria ai piedi della croce. Viviamo infatti in mezzo alla
confusione, posso dirvi che in quegli ambienti abbiamo incontrato veramente il
male, il male nella sua realt, il male che attira le persone; e cos, di fronte a
certe cose, a certe manifestazioni, ci si chiede veramente se non c' una
Presenza, un Qualcuno che cerca di spingere queste ragazze fuori della strada
che loro stesse, e questo molto importante, sentono come strada giusta.
Perch loro stesse si rendono conto che la loro una vita priva di armonia e che
non possono continuare a vivere cos: per c' una forza potente che le tira
dall'altra parte. E che cosa faceva Maria davanti alla croce, quando non si capiva
pi niente, quando c'era confusione, quando non si capiva pi se il Cristo era
trionfatore o sconfitto, quando si vedeva solo un pover'uomo morto, fallito,
umanamente fallito e basta... che cosa faceva Maria? Ecco, lei stava l, rimaneva
l, e basta: non si confondeva. E questo quello che dobbiamo fare anche
noi, non lasciarci confondere.
Un'altra cosa che sento di dover dire questa: Maria ai piedi della croce era
una preghiera, e. anche noi sentiamo di poter fare solo questo. In fondo, che
cosa abbiamo fatto e che cosa possiamo fare? Se si tratta di trovare un lavoro,
possiamo farlo, e in alcuni casi abbiamo tentato di farlo; oppure, ecco, ad
esempio, una ragazza ha avuto un bambino e devo dire che tutto il gruppo si
impegnato per preparare il corredino a questo bambino. Opere in questo senso
se ne possono fare, per risultano veramente poca, piccolissima cosa, perch ci
rendiamo conto di quanto grande sia il nostro limite di fronte alla realt attuale di
queste persone senza una famiglia alle spalle, senza una realt solida alle
spalle. E allora sentiamo veramente che il nostro compito principale quello di
pregare; di andar l e pregare con loro, quando possibile, e pregare anche
dopo, per conto nostro, pregare sempre, in continuazione, offrirle in
continuazione al Signore. Ecco, certe volte assorbire in noi tutte le cose che ci
vengono dette, raccontate, confidate, in quanto si creato ormai un clima di
amicizia, di confidenza. Allora, prendere su di noi queste cose e offrirle al
Signore: ed veramente lui che fa.
E voglio chiudere proprio con un episodio che successo, per dimostrarvi
come il Signore agisce al di l di tutto, al di l anche della nostra piccolezza,
della nostra povert. E' la storia di una ragazza che viveva lontana dalla famiglia
in quanto era stata cacciata di casa. I genitori non volevano pi saperne di lei, e
nemmeno il bambino, che questa ragazza ha avuto a un certo punto,
riuscito ad avvicinarla un poco ai genitori. Le assistenti sociali avevano
provato in tutti i modi, erano andate a parlare alla famiglia, ma la famiglia
aveva sempre rifiutato questa ragazza, non ne voleva pi sapere. Noi
sentivamo di dover fare qualcosa, per non sapevamo che, e allora abbiamo
pregato, abbiamo pregato molto per lei. Poi, una mattina, una sorella che
viene con noi ha avuto questa idea: Adesso basta di pregare; abbiamo
pregato, adesso il momento di fare, di fare qualcosa. Senza perder troppo
tempo, ha preso la macchina e andata a casa di questa ragazza. I genitori
non l'hanno nemmeno fatta entrare l'hanno tenuta sulla porta e lei, credo con
molto calore, (io non ero presente, comunque ne sono sicura), con molto
calore, con molto entusiasmo ha parlato; ha detto la prima cosa che lo Spirito
le suggeriva in quel momento, che era responsabilit dei genitori curarsi di
una figlia per di pi minorenne... e basta, credo non abbia detto altro. L per l,
in quel momento, non successo niente, per la sera stessa i genitori sono
andati a trovare la ragazza, e dopo qualche giorno la ragazza era a casa. E
adesso ci sta con il bambino e, per giunta, con il marito; quindi la famiglia
aumentata'di tre persone, non di una sola! Ecco che cosa abbiamo fatto noi:
chiaramente niente, non son state delle povere parole umane a cambiare la
situazione: ma io credo veramente alla potenza della preghiera nostra e della
preghiera di tutti i fratelli che ci sostengono. Alleluja!


Comunicazione Padre Francesco Caniato, S.J. di Roma

TESTIMONIANZA DELLA VITA CONSACRATA

Sono stato chiamato a parlarvi della vita consacrata, la vita consacrata di
quei fratelli e sorelle che si sono offerti al Signore con una speciale
consacrazione. In questa comunicazione mi riferisco in particolare a coloro
che noi chiamiamo religiosi, religiose, laici appartenenti ai cosiddetti Istituti
secolari, missionari. Sono stato chiamato a parlare di quelli di loro che si sono
aperti al rinnovamento nello Spirito per una sua nuova effusione. Voi volete
sapere che cosa cambiato nella loro vita dopo il battesimo nello Spirito;
volete vedere che cosa testimoniano e manifestano questi nostri fratelli e
sorelle rinnovati dallo Spirito. Vorrei portarli qui tutti e lasciare che essi stessi
vi parlino per primi. E' impossibile. Le loro testimonianze voi gi le conoscete
e sempre pi diffusamente appaiono sulle riviste del rinnovamento nello
Spirito. Questo coro di voci ci dice che i nostri fratelli e sorelle consacrati al
Signore negli Istituti religiosi e secolari testimoniano prima di tutto se stessi,
quello che sono chiamati dal Signore ad essere. Lo Spirito Santo,
effondendosi in loro, non li ha fuorviati ma rinnovati proprio nella loro vita di
consacrati, potenziando i carismi propri della loro vocazione. Tutta la loro
vocazione un insieme di carismi e doni dello Spirito ma erano come
sotterrati, lo Spirito Santo li ha ridestati, chiamati fuori dai sepolcri, ravvivati.
Sappiamo per che la testimonianza luminosa del rinnovamento spirituale
operato nel loro cuore spesso non compresa e incontra freddezza,
derisione, rifiuto, proibizioni. Queste incomprensioni, questi ostacoli non
rivelano forse quanto sia debole ancora nei direttori spirituali e nei consacrati
il dono del discernimento spirituale?
Questi fratelli e sorelle aprendosi al rinnovamento nello Spirito non hanno
tradito la loro vocazione, non hanno cambiato la spiritualit propria del loro
Istituto, non hanno abbandonato le loro comunit, non hanno trascurato
l'osservanza dei loro voti e regole, non hanno tralasciato di pregare e operare
secondo la loro vocazione, tutt'altro. Il rinnovamento nello Spirito non per
loro un altro Istituto accanto al proprio, perch il rinnovamento una corrente
di grazia, non un Istituto. E' un supplemento di animazione spirituale ai
cristiani di oggi senza sostituire o soppiantare nulla di quello che appartiene
alla Chiesa, famiglie, parrocchie, Istituti religiosi e secolari. I fratelli nel
rinnovamento non formano con essi una nuova comunit in conflitto con
quella del loro Istituto, perch con questi si aprono semplicemente a una
preghiera dentro la quale lo Spirito libera in loro nuove forze, doni che li
spingono all'edificazione delle comunit, dei loro Istituti, non al di fuori ma
prima di tutto al di dentro di essi. Col loro rinnovamento spirituale, questi
nostri fratelli e sorelle consacrati si sono aperti non a una nuova spiritualit
diversa da quella del proprio Istituto, ma allo Spirito che suscita e rinnova
ogni spiritualit. Cos le domenicane si sentono pi domenicane, le
francescane pi francescane, le benedettine pi benedettine, i sale-siani pi
salesiani. La vita consacrata, infatti, un donoe carisma dello Spirito e lo
Spirito quando rinnova non annulla le diverse vocazioni che sono l'opera sua,
ma le svecchia e rinvigorisce.
E' tempo allora di lodare il Signore perch gi vediamo i frutti della
testimonianza di vita rinnovata di tanti fratelli e sorelle consacrati. Li possiamo
cogliere nei diversi livelli della loro vita. A livello personale, l'effusione dello
Spirito fa grazia della seconda conversione ai fratelli e sorelle consacrati che
l-'hanno ricevuta. La seconda conversione un nuovo slancio di donazione
totale a Ges loro Signore, nel rinnegamento di se stessi e nella generosa
sequela di lui secondo il carisma della propria vocazione. A livello
comunitario, l'effusione dello Spirito fa dono del cuore nuovo che la
condizione fondamentale nei singoli consacrati per costruire la comunit
.nuova. Comunit nuova perch animata dalla legge nuova dello Spirito scritta
nei cuori e che da forza e vita alla legge scritta nella regola. Comunit di tede
e di amore perch avida del nutrimento delle Scritture e di Ges Eucaristia.
Comunit di contemplazione, adorazione e lode di Ges. Signore, servito
prima di tutto e di tutti gli altri. Comunit di servizi e ministeri che dalla
concentrazione sui difetti dei fratelli passa all'interessamento e riconoscimento
dei carismi di ciascuno. Comunit di comunicazione e correzione fraterna per
il comune perfezionamento. Comunit di guarigione che, dalla critica e
sopportazione e rifiuto reciproco, passa a pregare su ciascuno, per la
guarigione interiore del loro cuore e del loro corpo. Comunit di discernimento,
dove le scelte importanti vengono prese non nella discussione, ma nella
preghiera docile allo Spirito. Comunit di gioiosa testimonianza che
l'osservanza dei voti non un peso, ma un dono e forza dello Spirito.
Finalmente, a livello di governo, l'effusione dello Spirito rinnova nei superiori
e loro consiglieri i mezzi evangelici del governo.
Sono prima di tutto frutto dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza,
benevolenza, bont, fedelt, mitezza, dominio di s; poi, il dono di discerni-
mento, di profezia, di sapienza e di animazione della preghiera comunitaria.
Appare allora come la testimonianza della vita rinnovata dei nostri fratelli e
sorelle consacrati indirizzata soprattutto ai loro Istituti, alle loro comunit, ai
loro superiori, alle loro consorelle e confratelli, per indicar loro che il desiderato
rinnovamento della vita consacrata non passa attraverso il volontarismo, le
programmazioni, i congressi, i diplomi, ma opera prima di tutto dell'effusione
dello Spirito e dei suoi doni, incominciando subito dal noviziato. Solo cos
riavremo numerose vocazioni perch, come dice Karl Rahner, quanto pi
apparir l'elemento carismatico proprio di un ordine religioso, tanto pi
attirer i giovani .
Cuore nuovo anche il titolo di un notiziario che ha lo scopo di aiutare
gli Istituti e le persone consacrate ad aprirsi all'effusione dello Spirito per
rinnovare i carismi della loro vocazione. I consacrati qui presenti che
desiderano riceverlo diano in segreteria il loro indirizzo. Qui intan|o lodiamo di
cuore il Signore, luce pasquale, che nella penembra della vita consacrata sta
oggi accendendo. tante luci nuove.
Lode al Signore!


Testimonianza Monastero di Benedettine di Bastia

LO SPIRITO PORTA VERSO UNA CONSACRAZIONE TOTALE

p. Mario Panciera:

Ora sentiamo che cosa il Signore pu fare, vuoi fare all'interno 'un, convento,
addirittura di un monastero, un monastero di benedettine. Qui doveva esserci
una madre abbadessa: purtroppo non c' perch in comunit ci sono state delle
malattie che le hanno impedito di venire. Ha mandato la sua relazione scritta
che ora madre Lea ci far ascoltare.

- - -

E sempre vero il fatto che per dire con calore una cosa bisogna averla vissuta di
persona, io invece posso solo leggere quello che altri hanno sperimentato. Nel
nome del Signore, con il suo aiuto e a gloria sua, diamo lettura della relazione
mandata da questa madre abbadessa.

- - -

La prima caratteristica della nostra esperienza stata l'unanimit. Abbiamo
ricevuto la preghiera di effusione tutte insieme dopo una lunga riflessione e
preparazione e quando ciascuna era personalmente convinta del passo che
stava per compiere. Abbiamo avuto anche il consenso dei nostri superiori,
miracolo di Dio, soprattutto del nostro vescovo, che ci segue con particolare
affetto e questo stato per noi molto bello: il Signore ci ha voluto confermare
attraverso chi lo rappresenta che veramente iniziavamo il cammino nella sua
volont.

La seconda caratteristica mi pare sia quella della continuit. Non abbiamo
sentito questo ingresso nel rinnovamento come una rottura, ma piuttosto come
una risposta a un bisogno di rinnovamento e approfondimento della nostra vita
monastica che lo Spirito Santo aveva gi suscitato nei nostri cuori. Ecco, alle,
sorelle religiose qui presenti io vorrei dire questo perch lo portassero anche
alla loro comunit. Questo quello che il rinnovamento deve dare ad ogni
religiosa: vivere in profondit, con pi amore, con pi slancio, con pi
dedizione, la vita consacrata e il carisma del proprio Istituto.
Quali sono le linee della spiritualit benedettina che sono state rafforzate,
vivificate dalla partecipazione al rinnovamento nello Spirito? Fin dai primi
tempi c' stata una riscoperta della parola di Dio; innanzi tutto, quella che ci
viene offerta con tanta abbondanza dalla liturgia, come sorgente e punto di
riferimento della vita personale e comunitaria: la necessit di formarsi una
mentalit veramente evangelica di vedere le cose, le persone, gli avvenimenti
come li vede Dio. Poi, il senso della comunit come famiglia, un cuor solo e
un'anima sola degli Atti degli apostoli, che significa dialogo, cercare insieme
la volont di Dio, crescere insieme. Non una realizzazione facile e
immediata e abbiamo potuto costatare quanta ragione ha il nostro padre san
Benedetto nel dirci che alla carit perfetta non si giunge che per la ripida e
faticosa scala dell'umilt. Sincerit con se stessi e con gli altri, capacit di
silenzio e di ascolto, rinnegamento dei propri gusti e della propria volont, per
aprirci alla pienezza della vita e dell'amore di Dio.
Tipicamente benedettino pure il senso dell'ospitalit. Il rinnovamento ci
ha reso ancora pi sensibili a questa apertura verso gli altri: chi viene si
sente accolto da tutta la famiglia con spontanea cordialit e ne riporta
un'impressione profonda. E siamo in un monastero di clausura!
Un'altra apertura che sentiamo molto quella verso le nostre consorelle e
i nostri confratelli benedettini. Fino a pochi anni fa, ogni monastero era
un'isola, anche nell'ambito dello stesso ordine. Ora scopriamo che cono-
scersi un arricchimento reciproco, che ci si pu aiutare in tanti modi, anche
con una parola di comprensione, di affetto, di incoraggiamento: e vuoi dir
tanto per certe piccole comunit non sentirsi pi sole, abbandonate, e che il
vero amore ingegnoso nel trovare quello che pu giovare all'altro.
Consideriamo una grande grazia del Signore che lui stesso ci ha fatto, a
me e alla mia comunit, quella di sentirci veramente nel cuore della diocesi
della nostra parrocchia. Accennavo prima al nostro filiale rapporto con il
vescovo, ora lo Spirito Santo sembra voler farci comprendere sempre pi che
dobbiamo far nostri i problemi di questa nostra chiesa locale; come alla no-
stra preghiera e all'offerta di tutta la nostra vita sia legato l'estendersi del
regno di Dio, qui come in ogni altra parte del mondo. E qualche volta sembra
affidarci il compito di diffondere intorno a noi, anche con la parola e i contatti
personali, unit, amicizia, collaborazione.
Per concludere vorrei parlarvi di alcune realt che sento profondamente e
sono per me causa di grande gioia. Non solo per ogni persona, ma anche per
ogni comunit il Signore ha un suo specifico piano. Ecco, per tutte le nostre
comunit il Signore ha uno specifico piano d'amore, tocca a noi, sorelle, a
noi, con l'aiuto di tutti questi fratelli presenti, cercare questo specifico piano
d'amore. Ma per entrare in questo piano bisogna accettare tutta la realt, o
meglio, amarla. In ogni situazione in cui mi trovo e trovo le persone della mia
comunit o delle comunit vicine, devo scoprire Dio amando il dono di Dio
nella presenza degli altri, che spesso nascosta ai loro occhi, e con questo
farla conoscere, uscire e rivelarla agli altri.
Soprattutto, lo Spirito Santo presente nella Chiesa, nei vescovi, nei
sacerdoti. Mi pare che il nostro amore, la nostra devozione filiale, devono
aiutare anche loro a scoprirlo sempre di pi. Accettare e amare tutti significa
partecipare alla sofferenza redentrice di Ges per le mancanze nostre e degli
altri. Lo Spirito Santo ci porta a comprendere sempre pi profondamente il
senso della Croce: ogni nostra difficolt, fatica, sofferenza della vita di ogni
giorno diventa un'assimilazione sempre pi piena a Ges, un atto di amore e
quindi di gioia. Ricordo un anno fa, quando una nostra consorella anziana
perdette quasi improvvisamente la vista: ci riunimmo a pregare per lei e su di
lei e chiedemmo, certo, anche la grazia della guarigione, ma in fondo al cuore
sentimmo che Ges ci chiedeva di accettare il calice insieme con lei; cos,
ogni giorno le diamo la mano e riprendiamo insieme il cammino con una
serenit e una gioia sempre pi grandi.

- - -

Lodiamo il Signore per questa relazione, lodiamolo e ringraziamelo di cuore e
diciamo a tutte le religiose e portiamo questa voce a tutte le comunit
nostre che se questa esperienza del rinnovamento facesse assaporare a
tutti i membri di tutte le nostre comunit quanto ha fatto assaporare ai membri
di questa comunit benedettina, non avremmo mente a temere dal
rinnovamento ma tutto a sperare: l'unit, l'amore, il gusto della Parola di Dio,
lo spirito di accoglienza e la gioia nella sofferenza. Alleluia


Testimonianza Comunit di Bolognano dArco

OGGI IL SIGNORE RIPETE:
VIENI E SEGUIMI

p. Mario Panciera:

Ora ascoltiamo la testimonianza della Comunit di Bolognano d'Arco,
dono particolare dello Spirito al rinnovamento in Italia. La testimonianza viene
data da don Renato Tisot e dalla sorella Kay, le cui parole essendo ella
americana e non parlando bene l'italiano verranno tradotte.

- - -

don Renato Tisot

Vi sembrer una cosa un po' strana, qui c' un sacerdote che deve al
rinnovamento il rinnovamento del suo sacerdozio. Da dieci anni io sono un
sacerdote nuovo e qui c' una sorella americana che stata attrice, maestra di
danza, tre studi di danza a New York , e che a un certo punto stata colpita
dal Signore. Cantante, attrice, (vi far anche un bel canto alla fine, perch se ci
sono carismi di questo tipo bisogna darli al Signore; adesso son tutti canti per il
Signore), e poi si consacrata totalmente al Signore. Non soltanto ha fatto
questo, ma ha avuto un bellissimo sogno: che altre persone venissero a
consacrarsi, nel rinnovamento, totalmente al Signore; perch questa l'esigenza
finale di chi veramente sente il Signore come Signore.
Siamo piombati in Italia attraverso l'invito dell'arcivescovo di Trento al quale
dobbiamo dire un grazie grandissimo, Alessandro Maria Gottardi, un vescovo
aperto al cento per cento al rinnovamento. Ci ha invitati ad aprire una casa di
preghiera totalmente carismatica, continua a sostenerci e adesso si prende la
responsabilit di una nuova famiglia religiosa che nasce nel contesto del
rinnovamento. Nel 1975 scriveva un messaggio di Pentecoste che parlava
appunto di un nuovo slancio nella vita dello Spirito . Rispondiamo con questo
al vescovo di Rimini sulla integrazione nella Chiesa cattolica: siamo pienamente
integrati, siamo davvero in una forte, forte comunione.
Adesso per c' la testimonianza sulla vita religiosa e su quello che succede
a Bolognano. Bolognano un paesello: si potrebbe dire, come di Nazareth, che
cosa di buono pu venir fuori da Bolognano? Beh, ci siamo piantati l, una cosa
complessa, non ve la possiamo spiegare in dieci minuti. Nasce una casa di
preghiera, nasce una Famiglia dell'Alleanza che si compone ormai di 33 persone
votate per la vita e per la morte al Vieni e Seguimi , che una missione per la
chiesa. E poi, nasce una famiglia religiosa: in un anno e mezzo. Noi non
sappiamo cosa succede, perci non possiamo spiegarlo a voi: una cosa al di
l delle nostre possibilit. Troverete una descrizione su dei dpliants. Lascio
invece a sorella Kay di darvi un messaggio, voi vedrete cosa sta succedendo;
cio, la regola di questa comunit nel messaggio di sorella Kay. Lei lo
aveva preparato in italiano, poi abbiamo pregato e si cambiato tutto: lo dir
in inglese ed io lo tra durr, perch la sua anima. Il giorno della Pentecoste
ognuno parlava nella propria lingua e tutti li intendevano nell'altra. Bisognava
fare cos, e il messaggio completamente differente da quello scritto. Adesso
domandiamo al Signore che illumini sorella Kay.

- - -

sorella Kay

Fratelli e sorelle nel Signore Ges, il Signore il Signore di tutte le
sorprese, non riusciamo a capire perch il Signore abbia preso un prete
italiano e una sorella americana per fare un qualche cosa di suo. Lo sapremo
un giorno in cielo. Ma successo, dieci anni fa in America. Un giorno Ges
mi disse: Kay! Vieni e seguimi! E io ho risposto: S, Signore, e quando?
Ges disse: Adesso. E io: Dove, Signore? E lui disse: In Italia. Cos in
fretta Signore? dissi io, per ho capito allora che quando si dice s al Signore
egli ti fa muovere in fretta. Allora venni in Italia Voglio che tu incominci una
casa di preghiera l , aveva detto Ges. Signore, ti voglio seguire ad ogni
costo, avevo risposto io: e oggi l'anniversario, due anni fa posi piede in
Italia. Alleluja, Signore Ges!
Nell'estate del 1979 Ges venne in potenza e disse: Kay, ti voglio usare
per una cosa, come uno strumento per portare una famiglia al mio cuore.
Voglio che tu raggiunga gente di ogni et per raggiungere il mio braccio e
questa famiglia sar chiamata Vieni e seguimi , ed ecco che quattro
meravigliose vocazioni sono subito piombate dentro. Incominciammo il
cammino il 10 febbraio, venuta addirittura una vedova con 2 figli e dei
meravigliosi nipotini. Per questo siamo qui a dire: il Signore chiama, e se il
Signore passa accanto guai a voi se voltate la testa e guardate dall'altra
parte, perch non c' et per il Signore, egli pu chiamare ad ogni et, in
ogni momento. Perch il Signore vuoi fare un'armata forte, sicura e convinta.
Vedo qui della gente che il Signore chiama e io dico: Fratelli e sorelle, siate
pronti a seguire il Signore, Ges vuole questa vocazioni.
Una sera egli mi disse: Kay, vuoi dare la vita a me? L'ho gi fatto,
Signore No, deve esserci qualcosa di pi. Tu devi essere pronta a morire
per me, e io voglio che tu vada e chiami la gente a scendere nella valle,, a
battere ad ogni porta, a presentare il vangelo per rivestire i poveri del
mondo. Allora ti user perch tu li raggiunga con la tua parola.
E io ripeto l'invito del Signore: Vieni. Vieni, segui il Signore, perch egli
l'unica via, l'unica verit, l'unica vita e ormai quattro anime sono qui per
dare la vita totalmente a Ges nel rinnovamento. La mia preghiera questa.
Forse non vedr mai questo sogno realizzato, ma saranno quattrocento e
"poi quattromila. Vedo tutte queste bellissime religiose qui attorno: anche
quelle devono essere rinnovate tutte. Dobbiamo essere tutti insieme per il
Signore! Allora non soltanto cammineremo, ma voleremo in tutte le nazioni e
non finiremo finch ogni ginocchio non sar piegato ed ogni lingua non
confesser che Ges il Signore. Alleluja!

- - -

Seguito testimonianza don Renato Tisot:

Mi concedono ancora due minuti per dirvi una cosa meravigliosa. Anche noi ci
sorprendiamo di giorno in giorno di quello che succede nella casa di preghiera.
Quando si apre con fede una casa di preghiera anche le pietre parlano. Io, nei
tempi della contestazione, ero vicerettore in seminario e non tiravo fuori mai
un ragno dal buco. Adesso mi capitarlo tutti i seminaristi del seminario di
Trento: in tre turni di esercizi consecutivi tutti i seminaristi han ricevuto
l'effusione, anzi tutto il seminario addirittura, il rettore, i vicerettori... una
cosa meravigliosa, effettivamente lo Spirito Santo, perch non ci sono
mezzi nuovi, soltanto lo Spirito.
Un'altra cosa: in questi giorni noi assistiamo ad un fatto eccezionale, cio
noi vediamo Ges comperare un albergo. Per la casa di preghiera a un certo
punto abbiamo avuto delle difficolt di legge per l'ospitalit. Ci siamo riuniti
con la famiglia dell'Alleanza, con tutti gli amici che sono sorti intorno a noi, e
in preghiera abbiamo capito che bisognava comperare un albergo, senza una
lira in tasca. Allora ci siamo messi davanti al Santissimo Sacramento, l, in
adorazione e vero quello che diceva padre Natale: la preghiera scioglie
quel fardello che nelle tasche della gente, in venti giorni quaranta milioni!
Non per fare un discorso di denaro, vi dico soltanto questo ancora: una
mano tesa, a Milano, ha portato dentro le carceri di San Vittore questo ideale
della casa di preghiera. In una giornata penitenziale hanno rinunciato a delle
cose, e i carcerati di San Vittore hanno raccolto cinque milioni e mezzo. Il
Signore nei carcerati di San Vittore di Milano! Ringraziarne il Signore!

Comunicazione e Testimonianza Coniugi di Milano

NELLATTUALE DISGREGAZIONE DELLA FAMIGLIA
I CONIUGI CRISTIANI DIVENTANO SEGNO

Per questo l'uomo lascer suo padre e sua madre e si unir alla sua
donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero grande; lo dico in
riferimento a Cristo e alla Chiesa (Ef 5, 31-33).
L'amore tra l'uomo e la donna e il Signore rispecchia il rapporto che c' tra
la Chiesa e Ges. Partendo da questo punto di vista, tutto il matrimonio
assume una dimensione nuova. Durante il nostro fidanzamento conoscevamo
il Signore in maniera intellettuale ma, quando lo abbiamo incontrato nel
rinnovamento, egli ha cominciato a parlare al nostro cuore. Attraverso la
Parola cominci per noi la liberazione dal possesso reciproco ... Si misero a
pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza... ora non per lussuria
io prendo questa mia parente ma con rettitudine di intenzione. Degnati di
avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia. E
dissero insieme Amen, Amen (Tb 8, 5. 7-8).
Ormai sposati il Signore ci fece capire che voleva essere il centro del
nostro matrimonio.
Anche la nostra naturale apertura agli altri diventava cos un dono e una
chiamata del Signore. Egli infatti ci diede la Parola.
Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben
coperte, mentre questa casa ancora in rovina?... Salite sul monte, portate
legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacer e manifester la mia
gloria dice il Signore (Ag. 1, 4.8).
Cominciavamo a vivere carismaticamente il nostro matrimonio, cio come
una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilit comune.
Questa chiamata stata per noi un passo decisivo e abbiamo cercato di
aderirvi spendendo in essa molte energie. Eravamo impegnati in due gruppi
di preghiera, nel catechismo parrocchiale, nella cooperativa edizioni,
Insomma molte attivit che ci prendevano e in qualche modo ci allontanavano
l'uno dall'altro. Non c'era pi tempo infatti di vivere il Signore insieme. Man
mano per ci accorgevamo che se non mettevamo il Signore come centro
della nostra vita matrimoniale, il nostro diventava un inutile affannarsi. Egli
voleva abitare tra noi e noi non glielo avevamo permesso. Lui era il nostro
Signore, lui era il nostro tesoro nascosto. Lui era il senso dell'aprirsi e del
chiudersi della nostra famiglia.
Attraverso questo nuovo rivelarsi dell'unico Signore in mezzo a noi,
cominciavamo a comprendere a che cosa il Signore ci chiamava e quale
poteva essere l'ambito nel quale potevano realizzarsi tutte le parole che egli
aveva detto su di noi, tutti i desideri e le tensioni che lo Spirito ci aveva
suscitato dentro fin dalle origini del nostro matrimonio: la comunit..
La comunit il luogo in cui la famiglia pu essere unita e aperta, dove
l'amore reciproco non esclude gli altri e gli altri sono la naturale estensione di
quel rapporto d'amore in Ges Cristo .che da noi due parte e trae origine dal
sacramento.
C' una descrizione di matrimonio tra cristiani, fatta nei primissimi tempi
della Chiesa che rispecchia la vocazione a cui siamo chiamati e a cui sono
chiamati gli sposi cristiani.
Chi mai sar all'altezza di descrivere la felicit di un matrimonio che la
Chiesa consacra, l'eucaristia conferma, la benedizione sigilla, gli angeli
acclamano e che il Padre approva? Come bello il giogo che unisce due
credenti che hanno un'unica speranza, uno stesso desiderio, una medesima
regola di vita, una stessa volont di servizio! Entrambi fratelli, entrambi
conservi; nessuna separazione tra di loro, n di carne n di spirito. Sono
veramente "due in una carne sola"; ma dove c' una sola carne, l c' anche
un solo spirito: insieme infatti pregano, insieme si mortificano, insieme
digiunano; si istruiscono a vicenda, a vicenda si esortano e si sostengono.
Insieme nella Chiesa di Dio, insieme alla mensa del Signore, insieme nelle
difficolt e nelle persecuzioni e insieme anche nel sollievo. Nessuno dei due si
nasconde all'altro, nessuno dei due gravoso per l'altro. Se c' da visitare un
infermo o da aiutare un indigente, lo si fa con tutta libert; l'elemosina senza
tormento, i sacrifici senza scrupoli, l'osservanza quotidiana senza
impedimenti; non c' bisogno di farsi furtivamente il segno della croce, di
lodare con trepidazione o di pronunciare in silenzio la benedizione.
Risuonano tra loro salmi e inni e fanno quasi a gara a chi sa cantare meglio
al proprio Signore. A vedere e sentire queste cose, Cristo ne gode e manda
ad essi la sua pace. Dove sono i due, ivi c' anche lui e dove c' lui ivi non
c' il maligno (Tertulliano, Ad uxorem II, 6-9).

Gigi e Josi Argenti

- - -

A lode e gloria del Signore Ges, desideriamo sottoporvi alcune riflessioni
scaturite dall'esperienza di questi 5 anni nel rinnovamento, anni in cui il
Signore ci ha fatto via via scoprire e valorizzare il nostro matrimonio, sia
attraverso l'approfondimento della Parola, sia attraverso l'incontro con
persone che tali cose in gran parte vivevano, a nostra edificazione.
Facciamo una premessa circa quanto vi diremo: non pensiamo di proporci
a modello per le cose che abbiamo capito e che ci sforziamo di mettere in
pratica in quanto, a causa della nostra debolezza, non sempre ci riusciamo.
Vivere il Cristo nel rinnovamento e nel matrimonio significa innanzi tutto
capire che dobbiamo rinnovare la nostra vita personale e di coppia
innestandola sempre pi in lui, come i tralci nella vite.
Dopo il Concilio, il matrimonio cristiano valorizzato e presentato non
come una vocazione secondaria, ma come un ministero al quale si accede in
risposta a una vocazione, non certo inferiore al sacramento dell'Ordine.
Gli sposi cristiani sono due persone che si sono scelte per aiutarsi
reciprocamente a pervenire alla salvezza, fondando sul Cristo il loro rapporto
affettivo.
Come il Padre e il Figlio non affermano se stessi ma ciascuno si dona
all'altro e dalla loro intimit scaturisce lo Spirito che scende ad aprire alla
reciprocit dell'amore il cuore dell'uomo, cos nel matrimonio si vive l'amore
trinitario, cio l'amore che si fa dono.
Il servizio degli sposi perci "ministero" e ministero "coniugale". Dio ama
abitare con l'uomo, il "Dio con noi" perci egli va all'uomo per essere con
l'uomo nella sua vita, nella sua storia; va agli sposi per essere con loro nella
loro vita di coppia.
Gli sposi, vivendo con umilt e povert la realt umana del loro
matrimonio, consapevoli della loro pochezza, diventano annuncio, segno e
profezia del Cristo se sanno immergere il loro amore nel suo mistero di morte
e di resurrezione e farne un servizio di grazia e di salvezza attraverso il quale
Dio si fa strada verso di loro e verso i fratelli.
Cristo colui che ha praticato per primo il servizio e chiama gli sposi ad
un servizio che li rende protagonisti degli interessi di Dio, spogliandoli di ogni
forma di egoismo e di possesso per entrare nella umilt evangelica di Maria,
la serva del Signore.
Lo spirito di servizio rende gli sposi attenti l'uno all'altro, ai figli ed alle
cose della famiglia, cercando ciascuno il bene e la salvezza dell'altro, senza
fare di tali interessi altrettanti idoli, ma tenendo il cuore libero di servire l'unico
Signore.
Quando riusciamo a porre tutta la nostra fiducia in Cristo risorto, ogni
difficolt, banalit, egoismo superato.
Quando ci lasciamo educare dalla Parola di Dio, il nostro comportamento
e quello dei figli si trasforma e diveniamo testimoni della Parola stessa perch
essa si fa luce e salvezza concreta nel nostro matrimonio.
Gli sposi cristiani sono ministri di pace e di riconciliazione nella misura in
cui entrano nella logica del perdono, che viene dalla Croce.
Certi di essere sempre per primi bisognosi del perdono e di dover
continuamente morire a se stessi in Cristo, essi sono coscienti di essere
perdonati ed innestando sulla Croce il loro amore ritrovano la forza di
ricominciare ininterrottamente ad amare per primi, testimoni della mise-
ricordia di Cristo per la sua Chiesa, che nasce dal suo amore salvifico come
"Comunit dei perdonati".
A lode e gloria del Signore Ges, desideriamo testimoniare come egli ci
ha fatto il dono di usarci nell'autenticit della nostra vocazione al matrimonio
e al rinnovamento.
Per anni siamo stati una famiglia intimistica e chiusa, con una pratica
religiosa che, dopo il fervore degli anni giovanili, non andava oltre la messa
della domenica.
L'incontro con il rinnovamento ha spalancato le porte del nostro cuore e
della nostra casa a tutti ed abbiamo sentito il bisogno di metterci in qualche
modo a disposizione dei fratelli, con l'ascolto e la disponibilit ad un servizio
fuori dalla "chiesa domestica".
Ci siamo perci inseriti nella nostra parrocchia in un gruppo di catechisti e
nella "Commissione famiglia".
Durante una riunione in cui eravamo stati incaricati di introdurre il tema
della preghiera, abbiamo parlato con franchezza del nostro impegno nel
rinnovamento e di tutto il bene ricevuto nello scoprire la nostra vocazione di
battezzati e di coppia.
La nostra testimonianza ha suscitato tali reazioni negative che siamo stati
fortemente tentati di lasciare tutto e di andarcene dalla parrocchia.
Nella preghiera abbiamo attinto la convinzione che ci sarebbe stato un
errore: abbiamo continuato perci in silenzio la nostra testimonianza,
partecipando ogni giorno insieme alla messa parrocchiale e portando la nostra
presenza nel gruppo catechisti e nel gruppo coniugi.
Qualche mese dopo il parroco ci affidava la preparazione di alcuni adulti
al sacramento della cresima, accettandoci cos come ci eravamo presentati e
senza pi discutere il nostro cammino di fede.
Anche nella scuola, grazie al Signore, abbiamo avuto modo di esprimere
la nostra testimonianza di coppia cristiana.
Abbiamo scelto per i nostri figli delle scuole cattoliche, nella speranza di
garantire loro una educazione e crescita nella fede anche in tale ambiente, ma
ci siamo ben presto accorti che la maggior parte dei genitori sceglie la scuola
cattolica non per fede ma per comodit e per il proprio tornaconto, in quanto i
ragazzi sono pi seguiti nell'insegnamento.
Dopo aver lavorato per anni sterilmente nella Commissione della scuola
pubblica, dove tutto si riduceva ad un discorso politico, all'inizio di quest'anno
scolastico Angelo stato nominato membro del Consiglio di Istituto di uno dei
nostri figli, cominciando a promuovere ed a sollecitare iniziative di maggior
impegno nella formazione cristiana dei ragazzi.
Non abbamo mai nascosto di partecipare ai gruppi del rinnovamento
insieme ai nostri figli ed infine durante l'Avvento siamo stati invitati in
entrambe le scuole per l'animazione di un incontro di preghiera e di una
messa per genitori e ragazzi.
La partecipazione stata superiore ad ogni aspettativa sia numerica-
mente sia attivamente nella preghiera spontanea, e confidiamo veramente
che in tali occasioni il Signore abbia risvegliato nei genitori la coscienza del
dovere di educare cristianamente i ragazzi.
Lodiamo e benediciamo il Signore per queste meraviglie della sua potenza
che sempre opera attraverso la nostra povert e vi esortiamo a presentarvi
sempre per quello che siete, senza timore: prima o poi i fratelli vedranno in
voi quel Cristo che avete incontrato e che cercate di vivere e si lasceranno
interpellare da lui. Alleluja!

Angelo e Francesca Venturini

- - -

Mentre pregavamo per capire che cosa il Signore desiderava che
dicessimo a Rimini, abbiamo avuto questa parola dal Vangelo di Luca:
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mos,
portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come scritto
nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sar sacro al Signore; e
per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come
prescrive la Legge del Signore (Le 2, 22-24).
Abbiamo sentito con forza l'espressione "sacro al Signore", e cos abbiamo
capito che dovevamo cogliere e trasmettere il richiamo forte alla
consacrazione della nostra quotidianit e alla santificazione della nostra vita
che "messa da parte" per il Signore.
Il Signore ci vuole santi: questo quello che vuole dirci. La santit a cui ci
chiama il Signore nel matrimonio non coincide solo con la chiamata alla
santificazione individuale dei due sposi singolarmente, e che trae origine dal
loro battesimo, ma supera questa, che ne costituisce il fondamento e la
premessa, per raggiungerne un'altra, situata propriamente nel loro "essere
due"; non si tratta cio di santificarsi da soli, ma di vivere un matrimonio
santo, una unit santa.
Il fondamento di questa santificazione il mistero descritto in Ef 5, 25-27
E voi mariti amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha
dato se stesso per lei, per renderla santa purificandola per mezzo del lavacro
dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua
Chiesa tutta gloriosa, senza macchia n ruga o alcunch di simile, ma santa
e immacolata .
La realizzazione concreta di questa ricerca di santit passa attraverso le
scelte quotidiane di vita:
nei ritmi della vita familiare (pi tempo per Ges, per la comunit, per
i figli; abolire gli impegni superflui);
nelle scelte di lavoro (meno soldi, meno carriera, meno successo; pi
pace, pi tempo per Ges, pi impegno per Ges, pi energia per Ges);
nella scelta delle cose da possedere (vigilanza sul superfluo, niente
TV);
scelte di arredamento della casa (niente oggetti superflui = risparmio
di tempo; niente oggetti superflui = pi spazio, anche per la preghiera; deve
essere evidente che una casa per Ges);
e altro ancora.
La vocazione alla santit nel matrimonio dunque destinata a mani-
festarsi nel quotidiano, in ogni istante, in ogni gesto, in ogni settore di vita che
la famiglia tocca, vive, trasforma, gestisce.
C' un potere dentro al sacramento del matrimonio: ed il potere di
consacrare la realt, le cose, la vita quotidiana.
Ci siamo accorti di questo potere quando nato Tomaso; all'inizio
abbiamo sofferto perch ci sembrava che l'impegno del bambino (biberon,
pannolini, orari folli, stanchezza, ecc.) ci costringesse ad abbandonare gli
impegni "importanti", "spirituali", per vivere invece cose molto banali e
fastidiose. Poi qualcuno un giorno ci disse che il servizio che svolgevamo era
un "servizio alla vita" di dignit pari a quella del sacrificio dell'altare: ci siamo
accorti che il nostro servizio era una eucaristia, e tutto il quotidiano si
illuminato e si trasformato in sacro.
Noi dobbiamo esercitare questo potere di strappare il quotidiano dal
dominio del profano e del banale e trasferirlo al dominio del sacro. Si tratta di
un vero e proprio potere di consacrazione della realt, e fa parte del-1' "ufficio
sacerdotale" proprio di tutti i laici, affermato dal Concilio: Tutte infatti le loro
opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il
lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello
Spirito, e persino le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza,
diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Ges Cristo... Cos anche i laici,
in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il
mondo stesso (Lumen Gentium IV, 34).
In questa prospettiva allora, anche il tavolo di cucina con le stoviglie si
trasforma in un altare con i vasi sacri, per mezzo del quale posso offrire un
sacrificio gradito a Dio.
D'altra parte mi accorgo anche di quanto sia assurda e senza fondamento
la nostra distinzione tra cose spirituali e cose materiali: osservavo il mio
bambino di un anno e mezzo che sta imparando a fare "ciao" a Ges e a
mandargli baci; lo fa con la stessa naturalezza con cui manifesta di avere
fame o sonno; n io considero gesti pi spirituali le sue affettuosit a Ges e
gesti materiali o banali le sue richieste di aiuto o i suoi giochi: tutto per me
allo stesso tempo "naturale" e "sacro": perch tutto "vita". Quanto pi allora
il nostro Papa nei cicli guarda a noi suoi bambini con lo stesso sorriso, con lo
stesso compiacimento, qualunque cosa facciamo alla sua presenza.
Chiediamo allora al Signore che ci doni uno spirito di "vigilanza" perch
possiamo imparare a vedere una realt "trasfigurata" e non banale; perch
possiamo cio vedere oltre, come in trasparenza, la verit delle cose che
viviamo, strappandone il velo di banalit e di profano di cui le ricopre lo spirito
del mondo.

Federico e Omelia Zanda, Milano


Omelia Card. Leo Joseph Suenens

CELEBRAZIONE EUCARISTICA

Nel 1974 c'era in South Bend, in America, un congresso carismatico di
questo genere, ma si teneva nello stadio pubblico della citt: eravamo
30.000 In quella occasione dovevo fare il discorso di chiusura e mentre
stavo parlando arrivato nel cielo un aereo facendo tanto rumore che non mi
era possibile continuare. Ho aspettato, e quando l'aereo finalmente andato
via ho detto a tutti i congressisti: Mi sembra che questo aereo abbia un
messaggio per voi, l'immagine di qualche cosa. Questo aereo va nel cielo con
la forza del suo motore, che potente; ma con un motore soltanto non si
pu solcare il cielo: occorrono due ali, e mi sembra che nel rinnovamento
carismatico dobbiamo tener presente questa immagine: il motore potente il
soffio dello Spirito Santo, e il rinnovamento carismatico, in questa potenza
dello Spirito, pu fare e far meraviglie; ma ha bisogno di due ali, che
chiamo, quella di sinistra, Pietro, la Chiesa, quella di destra, Maria. Abbiamo
bisogno di questa duplice fedelt: fedelt a Maria, al mistero della sua
maternit, Maria Madre della Chiesa; e alla maternit della Chiesa espressa
da Pietro, dagli apostoli e dai successori. Con queste due ali si pu andare
avanti.
E' per me una gioia, stasera, celebrare sotto l'egida di Maria, di questa
ala importantissima, con la quale ha avuto inizio il mistero dell'Incarnazione.
Maria stata adombrata dallo Spirito Santo una prima volta nella sua
immacolata concezione, una seconda volta nel mistero dell'Incarnazione (
la virt dello Spirito Santo ti coprir della sua ombra ), e una terza volta lo
Spirito Santo ha adombrato Maria nel mistero della nascita della Chiesa
nella Pentecoste. Maria si offre a noi come la prima carismatica, come la
prima fedele che ha aperto tutta la sua anima all'impulso dello Spirito Santo,
che ha detto s con pienezza totale al misterioso potere dello Spirito Santo,
al misterioso disegno dello Spirito Santo sulla sua vita e sulla vita del Figlio
suo. Maria, con la forza di questa fede nella potenza dello Spirito Santo,
andata subito dopo l'annunciazione a visitare la cugina Elisa-betta, e la
parola di questa fu: Beata te che credesti, e felice, Maria: perch hai avuto
fede nella parola di Dio, nell'amore di Dio, nel mistero dello Spirito Santo
che sta operando in te per preparare il mistero dell'Incarnazione. Beata te
che credesti, e felice, Maria, perch hai creduto.
Questa felicit vorrei che fosse quella di tutti voi, e che si potesse dire
alla fine del convegno: Ritorno a casa portando nel mio cuore questo desi-
derio di andare avanti nella oscurit della mia fede: perch c' una felicit
speciale nell'andare avanti con la forza dello Spirito, ma nell'ombra della
notte. Maria ha posto soltanto una questione fondamentale: Come
possibile? e, venuta la risposta, se n' andata via nell'oscurit, nella
notte;
e
questo l'invito. Qualche volta si dice che i carismatici vogliono
miracoli, vogliono sensazionalismi. No, noi vogliamo andare sulla via della
nostra vita nell'oscurit della fede; non chiediamo miracoli, non chiediamo
segni, andiamo, nella confidenza che il Signore ci ama in tutte le condizioni
di vita e questo ci basta. In tutti i momenti della sua vita, Maria e
nessuno come Maria ha avuto l'oscurit. Quando andata al tempio,
Simeone ha detto: Una spada ti trafigger l'anima . Una profezia
misteriosa, Maria non ha domandato spiegazione. Il Signore, dopo
trent'anni di vita con Maria se n' andato via. C' stato poi il primo
miracolo, a Cana. Maria, chiedendo al Signore il miracolo della
trasformazione dell'acqua in vino, non ha precisato: ha soltanto detto
Non hanno pi vino e basta. La risposta di Ges sembrava no. Non
ancora la mia ora . Il Signore sembrava dire no e Maria ha capito s
. E attraverso il mistero di questo primo miracolo, tutta la sua vita
fedelt all'oscurit della notte. C' stata nella vita di Maria la notte delle
notti: la notte del venerd santo ella ha visto sul Calvario la morte del figlio
suo. In questo momento, il pi doloroso della sua vita, col cielo divenuto
scuro anche in senso fisico, e nell'oscurit totale del mistero
dell'abbandono, della costrizione, Maria rimasta in piedi presso il
Crocifisso per prenderne il corpo, per seppellirlo col suo affetto materno,
nella notte.
Non sappiamo niente del mistero della risurrezione per Maria, non si
narra di un'apparizione a lei. Maria viveva nella notte e ha incontrato il
Signore nella profondit del suo cuore; sappiamo che ha celebrato la festa di
Pasqua nel suo cuore come nessun altro, ma sempre nel mistero della fede.
Questo il nostro invito di andare avanti senza vedere beati quelli che
crederanno senza vedere . Felici siete se andate avanti senza vedere: non
segni, non miracoli, non abbiamo bisogno di questo per sapere che Dio ci
ama. Sappiamo una cosa con certezza: che ogni preghiera esaudita dal
Signore, esaudita a modo suo, non necessariamente a modo nostro. E
questo vuoi dire che Dio ha ascoltato la nostra preghiera e ha una risposta,
infinita e buona nella sua provvidenza, sapendo tutto. Questo il messaggio
della vita di Maria: andare avanti in questa fede profonda sapendo che lo
Spirito Santo con noi. E ringraziamo il Signore quando, di tempo in tempo,
vediamo stelle nella notte oscura. Credo infatti che il rinnovamento di
quando in quando ci mostri stelle in cielo: ringraziamo, ma continuiamo a
camminare nella notte della nostra fede.
Il mio messaggio a ciascuno di voi questo: andate avanti, e in tutte le
circostanze della vita credete all'amore di Dio per ognuno di voi, come se
ciascuno fosse unico al mondo; credete alla potenza dello Spirito Santo, alla
sua presenza, al suo impulso, e sia la beatitudine di Maria anche la vostra:
si credis videvis gloriam Dei: se credi, vedrai la gloria di Dio. Amen.


Testimonianza don Francesco

COINVOLTO DALLO SPIRITO

Alleluja! Stamane, dopo la comunicazione di sua Eminenza, avevo pensato
di declinare questo incarico. Aveva detto tutto, non sapevo pi cosa dire, mi
aveva strappato le parole dal fondo del mio spirito perch lo Spirito, che lo
Spirito suo, mio e vostro, le aveva suggerite prima a lui. E Ges mi ha detto:
Francesco, mangia il mio pane e bevi la mia acqua, poi alzati e va': non ti
preoccupare Francesco, parler io. E sono venuto. Spirito di Dio, bruciami la
lingua come l'hai bruciata a Geremia, s, parla tu, Signore.
Son qui, io, questo prete di 75 anni; a settembre saranno 50 anni di
sacerdozio, le nozze d'oro! Non aver paura, mi ha detto il Signore, di dire a
tutti che tu hai servito la Chiesa per quarantenni nell'Azione Cattolica, al
summit diocesano e regionale; che hai servito la Chiesa per ventidue anni
nella dirczione pastorale catechistica. Ti ho messo a riposo da cinque anni, tu
hai accettato, io ho tagliato tutti i legami che ti legavano a quello che era il
mio mondo e il tuo, perch volevo destinarti a un mondo nuovo. Signore,
sono qui. E mi ha chiamato. Un anno fa sono tornato dall'Argentina, e ho
trovato una strana novit per me vecchio prete, i carismatici nelle mie due
parrocchie. E dico: che succede? Mi sono fatto attento, perch vedevo che la
parrocchia si trasformava. Vedevo che tutto si faceva nuovo, mi crollava
dietro un mondo. Ho poi letto Lo Spirito Santo nostra speranza: grazie,
Eminenza, di quel libro. Dovevo capacitarmi che io ero con la Chiesa, nella
Chiesa, per la Chiesa. Questa non la potevo tradire mai. E il Signore mi ha
detto: Stasera va', perch mando un messaggio, il messaggio ai miei preti, ai
sacerdoti del mondo e d'Italia e specialmente a quelli che resistono dinanzi a
me perch non si sono fatti coinvolgere da me. E son venuto, miei cari, a dirvi
che ho vissuto una vita tutta sua per gloria di Dio, per dirvi fatevi coinvolgere
dallo Spirito. Lo Spirito Santo lo sento da sei mesi, perch son sei mesi che
padre La Grua e padre Luciano hanno pregato per l'effusione, e sono
cambiato. Ho sofferto una crisi interiore, c' stato un giorno che ho detto: Non
dico messa stamattina, Signore, ma che cosa vuoi da me? Come si possono
spegnere cos quarantenni?, e lui mi disse: Non sono spenti, li ho conservati
nel libro della vita, ora vita nuova.
Grazie Ges, questa grazia che hai fatto a me falla a tutti perch i gruppi
carismatici hanno bisogno di sacerdoti. Nella mia chiesa locale il vescovo ha
detto: Fa', poi verr anch'io. Solo quattro finora sono venuti, ma saranno tutti,
domani.
Eminenza, carissimi tutti, in questo momento ho come una visione:
eravamo ventimila, siamo diventati trentamila, saremo sessantamila l'anno
venturo, diventeremo centomila e poi un milione: avanti il papa, avanti i
vescovi, avanti noi, avanti tutti, gridando alleluja! Alleluia!


Testimonianza don Serafino Falvo

LARMATA DELLAMORE

don Dino Foglio:

Anche se molto tardi, ci parso bello collegarci in questo momento con
tutti i fratelli dell'America, dove questa realt voluta dal Signore nata vorrei
dire quasi spontaneamente. Vi prego dunque di accogliere la parola di saluto
di questo fratello da parte di quei gruppi americani che egli incontra con una
certa continuit.

- - -

Fratelli e sorelle dell'Italia, alleluja! Vorrei che gridassimo ancora pi forte
perch il nostro alleluja arrivi al di l degli oceani. Alleluja!
Fratelli, io penso che sia arrivato e l si aggiunger al loro alleluja, perch io
porto il saluto dei fratelli della Florida, di Portorico, delle Isole Vergini, di San
Domingo e di altre nazioni dove sono continuamente con la mia nave: anche
l lo Spirito sta soffiando come non mai in quest'ora grande e storica della
Chiesa. Alleluja!
Fratelli, nel secondo versetto del Genesi leggiamo che lo Spirito Santo si
librava sulle acque, cio sul caos degli elementi primordiali, dunque lo Spirito
Santo scese quella prima volta sulle acque del mondo. Da dieci anni io sono
sulle acque calde dei mari dei Caraibi e l da otto anni sto vedendo
l'onnipotenza di Dio, la potenza dello Spirito, che sta compiendo le stesse
meraviglie dei primi anni della Chiesa e voglio dirvene una sola.
Ho istituito sulla mia nave la messa delle guarigioni. Ogni settimana vi
viaggiano ottocento turisti (io sono un missionario alla rovescia, non vado io da
loro son loro che vengono a me) e io li invito a questa messa delle guarigioni,
ogni venerd. Vengono in molti. Vorrei avere il tempo per raccontarvi le
meraviglie che lo Spirito Santo opera durante quella messa e vorrei anche
dire ai sacerdoti di istituire in ogni loro parrocchia la messa delle guarigioni,
perch lo Spirito Santo vuole manifestare la sua potenza. Un giorno venuta
alla mia messa una signora con il braccio sinistro paralizzato e il marito mi
disse: Mia moglie ha voluto che io venissi qui, oggi, ma, padre, io non credo
proprio a niente: mia moglie cos paralizzata da molti anni. Io ho detto:
Questo lo dice lei, ma il Signore l'Onnipotente e nulla impossibile a Dio. E
alla signora: Ascolti, signora, Ges qui presente, durante questa messa egli
qui come allora, quando guariva gli infermi, risuscitava i morti. Chieda il
miracolo. Dopo la comunione sono andato da lei e le ho detto: Alzi le mani e
gridi Fraise th Lordi , gloria a Dio! Lei alz solamente la destra. No!, le ho
detto, alzi anche la sinistra: nel nome di Ges alzi anche la sinistra! E lei
disse: Ecco... ecco... ecco la seconda! Alleluja! Il marito disse: Ma vero! E'
vero! Mia moglie ha alzato la mano! Eccola qui, dico io, e creda e si
inginocchi e dica anche lei gloria a Dio. Ma questo fatto procur un bel guaio
a me, perch il capitano quando lo seppe mi disse: Padre, non voglio pi
miracoli sulla mia nave.
Fratelli, lo Spirito di Dio si librava sulle acque e si libra ancora sul caos di
questo mondo oggi, caos politico, sociale, familiare, nazionale, interna-
zionale: lo Spirito di Dio vuole discendere ancora per portare ordine, per
portare l'amore. Io predico ogni domenica mattina prima ai cattolici che
vengono alla mia messa, poi ai fratelli protestanti e a loro specialmente io
dico: Fratelli, ascoltatemi: Ges ci lasci una sola etichetta da mettere qui
sulla fronte se vogliamo essere riconosciuti come suoi discepoli o contro di
lui. Qual l'etichetta? Non cattolico , o pentecostale , o protestante ;
l'etichetta una sola: Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se
vi amerete gli uni gli altri .
Fratelli, io credo che il rinnovamento carismatico stato suscitato dallo
Spirito Santo perch diventi per l'Italia e per il mondo un'armata, l'armata
dell'amore, l'armata della potenza dello Spirito Santo. Oggi il mondo vuole
vedere Dio, vuole vedere presente Ges e questa presenza si vede
attraverso la potenza dei carismi. Ogni gruppo pu ricevere la stessa potenza
dello Spirito Santo che ricevettero i centoventi carismatici di Gerusalemme,
perch lo Spirito Santo vuole riversare su ogni persona, non su qualcuno
soltanto ma su tutti, i frutti e i doni a torrenti e se questo non vuoi dire che
noi gli abbiamo chiuso la porta, lo abbiamo lasciato fuori.
Fratelli, apriamo le porte allo Spirito Santo, ai suoi doni, ai suoi carismi e
allora avremo la grande, la nuova Pentecoste, quella Pentecoste che gi
iniziata. Alleluja!





27 aprile 1980


Meditazione Padre Tomaso Beck

COMPASSIONE RECIPROCA

Voglio rendere grazie al Signore per i fratelli che hanno pregato su di me
perch la mia voce stava ormai andando via e mi un po' ritornata, quanto
basta perch io vi possa dare una parola di conforto. Voglio soltanto
ricambiare questa preghiera che stata fatta su di me dicendo che essa era
guidata da quattro fratelli i quali hanno costituito un gruppo nella periferia di
una grande citt industriale; questa periferia conta centomila persone e i
fratelli che hanno costituito il gruppo sono quattro. Questo il buon auspi-
cio. Adesso noi diciamo un'Ave Maria tutti assieme per questi quattro fratelli,
e poi per tutti quelli che essendo pochi e piccoli si trovano in mezzo a degli
ambienti molto grandi, superiori alle loro forze, questo la garanzia che il
Signore con loro. (Tutta l'assemblea prega l'Ave Maria).
Ecco verranno giorni dice il Signore / nei quali susciter a Davide
un germoglio giusto, / che regner da vero re e sar saggio / ed eserciter il
diritto e la giustizia sulla terra. / Nei suoi giorni Giuda sar salvato / e Israele
star sicuro nella sua dimora; / questo sar il nome con cui lo chiameranno:
Signore-nostra-giustizia (Ger 23,5-6).
Questo germoglio giusto, Ges, sei tu. Tu sei, Ges, il germoglio, perci nei
nostri cuori tu compari con piccolezza, e come nascesti in una stalla, in una
grotta e ti deponesti piccolo bambino nelle mani della Vergine Maria, cos
ancora tu ti presenti come piccolo germoglio nel nostro cuore. Oggi tu sei il
germoglio. Noi ti benediciamo, o divino germoglio; sei gi comparso a noi
ieri sera attraverso i nostri bambini, essi rappresentano te, Ges, il nostro
germoglio. Noi ti ringraziamo e ti benediciamo Ges germoglio. Tu
germoglierai nei nostri gruppi: ma perch tu nei nostri gruppi possa
germogliare necessario che i membri dei nostri gruppi si rendano reciproca
testimonianza. Una testimonianza interna tra i membri del gruppo fonder
una grande testimonianza nel mondo. Vi prego, cari fratelli, di allontanare in
questo momento dal vostro cuore le distrazioni, il pensiero della partenza, le
preoccupazioni, e di concentrare la vostra attenzione su Ges germoglio. Il
Signore mi suggerisce tre punti perch il divino germoglio possa
crescere nei nostri gruppi: sono tre punti che costituiscono una
testimonianza interna. Se noi non siamo capaci di darci questa
testimonianza intcriore, il Signore non ci aiuter perch possiamo dare la
testimonianza esterna al gruppo, la testimonianza in tutta la Chiesa, in tutto il
mondo.
I tre punti che la Vergine Maria propone tenendo in mano per voi,
questa mattina, il suo germoglio, sono i seguenti: il primo punto quello
che io ho suggerito il primo giorno, ognuno di voi deve dare la
testimonianza interiore che Ges risorto attraverso; la sua personale
conversione. Ognuno di voi, ognuno di noi deve far rotolare via dal cuore suo
la pietra che impedisce a Ges di risorgere completamente. Ges vuole
essere in voi il Signore risorto e non il Signore morto perch, come dice san
Paolo, Cristo Ges risorto dai morti pi non muore. La morte non ha pi
alcun potere su di lui . Perci la morte non ha pi alcun potere su di voi,
fratelli, che dovete continuamente risorgere dal peccato alla luce, dando cos
testimonianza dentro di voi stessi che Cristo il Signore glorioso risorto e che
la pietra tombale rotolata via dal vostro cuore. Questa prima testimonianza
di risurrezione dal peccato il fondamento di tutte le altre testimonianze che il
gruppo potr dare intorno a s.
Il secondo pensiero che mi sembra la Madonna suggerisca tenendo
sempre nelle sue mani dinanzi a noi il divino germoglio, quello che abbiamo
tratto ieri dal capitolo V degli Efesini: Ges divino germoglio diventa l'albero di
vita, sta in mezzo ai nostri gruppi e nella sua potenza eucaristica diventa il
centro della lode. In tanto noi siamo capaci di glorificare il Padre in quanto
Ges al centro della nostra assemblea. Tutti i nostri cuori sono totalmente
affidati a lui, tutti i nostri sguardi sono unicamente assorbiti dalla sua divina
luce e le nostre mani protese verso la sua divina presenza. Tutti noi siamo
soggetti a Cristo Signore man mano che la lode diventa forte e potente ed
egli si afferma Signore nella lode. Siamo soggetti a Cristo Signore e la prova
ne che siamo anche soggetti gli uni agli altri. Il secondo punto, perci, della
testimonianza che noi dobbiamo rendere dentro nei nostri gruppi perch i
gruppi siano capaci di offrire una testimonianza al mondo, la sottomissione
reciproca, la quale non esclude l'autorit anzi la implica, ma ne il
fondamento cristiano. Perci siamo testimoni del Cristo risorto facendo
rotolare continuamente via ogni diaframma che ci impedisca la completa
conversione; siamo testimoni di Cristo risorto nella reciproca sottomissione.
Guardiamo dunque ancora la Vergine Maria che tiene nelle sue mani il
divino germoglio e ascoltiamo la terza parola: siamo testimoni di Cristo risorto
nella reciproca compassione. Noi sappiamo che nella divina Scrittura l'uomo
presentato come immagine e somiglianz di Dio. Perch? Perch l'uomo
libero, perch l'uomo responsabile, perch l'uomo capace di amore: ecco
perch l'uomo immagine e somiglianz di Dio. Ma esiste un altro motivo
ancora pi intimo e meraviglioso, l'uomo immagine e somiglianz di Dio
nella compassione. Questa compassione quella divina virt che si dice
besed, nella quale Dio si manifesta veramente glorioso ai suoi figli. In virt di
questa divina compassione il Signore rinnova generazione per generazione
l'alleanza con il popolo suo, come disse Maria di generazione in
generazione la sua misericordia si estende su tutti coloro che lo temono . La
misericordia divina la divina cascata di acque che passa da una
generazione all'altra proponendo a ciascuna il mistero della sua alleanza. E'
lui che ha amato noi, non noi che amiamo lui.
Questa divina compassione di tanta importanza che su di essa si fonda
la conoscenza che l'uomo pu avere di Dio nell'interno di s. In tanto l'uomo
pu conoscere Dio in quanto ne conosce la divina compassione. Il Nuovo
Testamento una esplosione stupenda di questa divina compassione e in
esso noi conosciamo Dio con il nome di Padre. Di questa divina compassione
e misericordia il Signore ci fa partecipi e cos diveniamo figli del patto, figli
della luce, diveniamo figli del Padre che il Padre della compassione. Di
questa compassione recproca che la partecipazione della qualit pi
eminente che noi dalla Scrittura attingiamo per conoscere Dio fino ad arrivare
alla conoscenza del Padre, di questa divina compassione in noi dobbiamo
renderci testimoni davanti ai nostri fratelli. La conversione, la sottomissione, la
compassione sono le tre forme profonde di testimonianza, senza della quale
noi non potremo diventare testimoni nel mondo della presenza di Cristo
Signore Ges in mezzo a noi.
Fratelli, facciamo per un minuto un profondo silenzio e domandiamoci se
nei nostri gruppi, tra di noi c' una profonda conversione personale e se in
questo momento abbiamo lasciato a Cristo la gloria di farci rotolare via la
pietra del sepolcro. Primo punto.
Guardando sempre la nostra carissima Madre celeste che protende verso
di noi il suo divino germoglio, chiediamoci se nel nostro gruppo e nei nostri
gruppi c' la reciproca sottomissione che poi diventa sottomissione al Papa,
sottomissione a coloro che il Signore ci propone. C' nel nostro gruppo la
reciproca sottomissione, carissimi fratelli? Questa domanda vi proposta
dalla Vergine Maria. Siete, siamo sottomessi umilmente gli uni agli altri?
Secondo punto.
Ora, il terzo punto: essendo la divina compassione la qualit pi
meravigliosa di Dio, quella che ce lo fa conoscere Padre nel Nuovo
Testamento, quella per la quale il padre della parabola non solo accoglie il
figliolo ma gli corre incontro, innamorato di lui come soltanto un padre e un
Padre Eterno pu esserlo, noi ci chiediamo se siamo partecipi di questa
divina compassione, e guardando il divino germoglio nelle mani di Maria e
come per la divina compassione Dio si fatto carne (et Verbum caro factum
est), il che l'estremo della divina compassione; e guardando la debolezza,
la povert di Ges il nostro divino germoglio, ci domandiamo se fra di noi c'
la reciproca compassione, misericordia, bont.
Cos dice il Signore: Figlioli, se voi ascolterete la voce di mia Madre la
quale vi esorta ad amarvi cos, nella conversione, nella sottomissione e e
nella compassione, io sar sempre con voi e rimanendo voi fermi a queste tre
qualit meravigliose compir attraverso di voi i prodigi della mia
testimonianza nel mondo . (Tutta l'assemblea prega l'Ave Maria).



Relazione don Renato Tisot

DA QUESTO TUTTI SAPRANNO CHE SIETE MIEI DISCEPOLI
(Gv 13,35)

Vi do un comandamento nuovo : che vi amiate gli uni gli altri; come io vi
ho amato, cos amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che
siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13,34-35).

Il comandamento nuovo

Ricordiamo la gravita e la densit del momento in cui Ges pronunci
queste parole: fu prima di morire, nell'intento di esprimere la sua ultima
volont e di lasciare come testamento la sintesi della sua parola e della sua
azione. Egli offriva un comandamento nuovo come segno di riconoscimento
inconfondibile di chi avrebbe fatto parte di lui e del suo Regno.
La cosa importantissima. Al centro risuona la parola Amore.
Ges celebra la Pasqua e istituisce l'Eucaristia, sublime mistero d'amore.
Il comandamento nuovo si situa tra la significativa azione della lavanda dei
piedi e i grandi discorsi prima di uscire nell'orto del Getsemani per l'agonia.
Un'atmosfera di preghiera e d'intimit amorosa riempie e fa vibrare il
cenacolo. C' il richiamo fortissimo allo Spirito Santo e alla sua imminente
azione. C' l'elevazione finale accorata al Padre nella magnifica preghiera
sacerdotale.
Il contesto pi immediato in cui cala la parola di Ges ci impressiona
enormemente. E' tra l'annuncio di due tradimenti: quello di Giuda e quello di
Pietro, appunto due discepoli. Il che ci mette subito sulla strada di una
comprensione: il comandamento nuovo che il Signore ci da non realt
umana. Non la si pu acquistare da s all'origine, n con forza umana la si
pu vivere. E' dono nuovo, carisma, manifestazione della potenza
dell'Altissimo.
La novit non evidentemente sul piano di una legislazione sull'amore,
che era gi nota al popolo d'Israele, bens sul piano d'una realt nuova che il
passaggio del Figlio di Dio entro la storia umana aveva reso possibile.
Come io vi ho amato ; la novit risalta in questo IO di un Dio che si
impegnato in un amore storico, manifestato sorprendentemente fin dal primo
momento dell'incarnazione del Figlio, passato attraverso il crogiolo della
passione morte risurrezione e portato avanti dalla continua Pentecoste.
Diciamolo in parole concrete: ora vi sono due nuovi cardini portanti di tutto il
mistero dell'amore: l'atto oblativo totale del Cristo e l'effusione dello Spirito
Santo nel cuore stesso dell'uomo. Il sacrificio del Figlio di Dio aveva come
scopo finale la comunicazione dell'amore personale di Dio all'uomo.
Da allora l'amore nasce nel cuore del discepolo di Ges, non
perch una legge viene imposta ma perch i personaggi dell'amore
originale ed eterno, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, vengono a
vivere e ad amare all'interno d'un cuore redento e trasformato: Noi
verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14,23).
Al vero discepolo permesso di dire all'uomo-frateilo: il Padre in me
ti ama, il Figlio in me ti ama, lo Spirito Santo in me ti ama. Questo non
amore umanamente possibile, ma avviene per gratuita divina
partecipazione, per un patto nuovo d'intimit e di rinnovamento del
cuore umano. L'incontro accade a livello di cuore e di reciproca
amorosa acccttazione: Se uno mi ama dice Ges (Gv 14,22).
La proposta nuova di Ges prende senso quando vediamo in essa
il compimento delle profezie:
Ma di l cercherai il Signore tuo Dio e lo troverai, se lo cercherai
con tutto il cuore e con tutta l'anima... negli ultimi giorni tornerai al
Signore tuo Dio e ascolterai la sua voce, poich il Signore Dio tuo un
Dio misericordioso... non dimenticher l'alleanza che ha giurata ai tuoi
padri (Dt 4,29-31).
Concluder un'alleanza nuova: porr la mia legge nel loro animo, la
scriver sul loro cuore (Ger 31,31.33).
Vi dar un cuore nuovo, metter dentro di voi uno spirito nuovo.
Porr il mio spirito dentro di voi e vi far vivere secondo i miei statuti e
vi far osservare e mettere in pratica le mie leggi (Ez 36,26-27).
Allora ci facile tradurre la frase di Ges anche in questa maniera:
da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete e vi
comunicherete lo Spirito di Dio gli uni gli altri. Se amerete col cuore
nuovo caldo generoso misericordioso di Dio.
Per questo passaggio a novit di rapporto con Dio e con gli
uomini fu necessario vedere un cuore squarciato su una croce. Da quel
momento l'amore vero era quello che spingeva a dare la vita fino
all'ultima goccia di sangue.
Pietro, nell'impeto della sua umana determinazione, aveva detto:
Signore, dar la mia vita per te . Ges lo guard con compassione,
preannunciando invece un tradimento. Il dono della vita, scambiato tra i
fratelli, sarebbe stato possibile solo dopo l'offerta che Cristo stesso
avrebbe fatto della sua vita. Da questo abbiamo conosciuto l'amore:
egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita
per i fratelli (1 Gv 3,16).
Amare morire, ed un morire come dono. Si ama consumandosi,
come il chicco di grano. Si ama non dando cose, ma dando se stessi;
non dando solo quello che si ha, ma quello che si . Li am sino alla
fine (Gv 13,1).
La sintesi di tutto ce la da proprio Giovanni, l'apostolo che sent
palpitare il cuore di Ges: Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perch
l'amore da Dio: chiunque ama generato da Dio e conosce Dio. Chi
non ama non ha conosciuto Dio, perch Dio amore. In questo sta
l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma lui che ha amato noi e
ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli
altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in
noi e l'amore di lui perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo
in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito (1 Gv 4,7-8; 10-13).
Allora la ragione per cui anche gli altri sapranno che siamo discepoli
dipender dal fatto che noi avremo conosciuto Dio. E noi avremo conosciuto
Dio se avremo accettato la rigenerazione dall'alto, la novit di vita che
dipende dallo Spirito Santo infuso in noi. Questa conoscenza non qualcosa
che rimane al livello del sapere, ma vitale e personale esperienza d'amore:
perch l'amore di Dio stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito Santo che ci stato dato (Rm 5,5).

Effusione ed entusiasmo

L'amore Dio che prende possesso di noi. Ha preso possesso del suo
regno il Signore, in ciascuna persona che ha accettato le nozze. Una realt
del genere pu essere ottenuta solo come potenza dell'Altissimo. E' il
termine che il Nuovo Testamento usa per la pentecoste personale (Le 1,35;
24,49). Fu l'esperienza di Maria e degli apostoli; l'esperienza proposta da
Dio a tutte le persone, in tutti i tempi. Intendiamo per pentecoste personale
quella manifestazione - irruzione del divino nell'umano attraverso
l'effusione dello Spirito d'Amore.
Da parte di Dio essa sempre a disposizione: lo Spirito di Dio stato
effuso su tutto il mondo. Ma quando si passa dall'effusione all'infusione
nella singola persona che le difficolt nascono, perch succede che, per
quel delicato intreccio di offerta gratuita di Dio e di libera acccttazione
dell'uomo, l'uomo stesso deve mettersi in stato di recettivit, anzi di
provocazione di questo intervento di Dio, perch l'irruzione diventi
personale e testimoniata. Recezione o rigetto fan parte del tremendo
mistero della libert umana.
La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti per
l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che
credono nel suo nome, i quali non da sangue, n da volere di carne, n da
volere di uomo, ma da Dio sono stati generati (Gv 1,5.11-13).
L'ambiente ideale per l'incontro in potenza tra Dio e l'uomo resta sempre
quello indicato da Dio stesso e sperimentato da tutte le sante persone della
storia: l'ambiente della preghiera, un ambiente di provocazione .
C'era stata la preghiera corale del popolo d'Israele per la venuta del tempo
messianico: O cieli, piovete dall'alto: e nel tempo messianico i cieli
s'aprirono in forti contesti di preghiera. Mentre Ges stava in preghiera, il
ciclo si apr e scese su di lui lo Spirito Santo... e vi fu una voce dal ciclo:
Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto (Le 3,21-22).
Cos gli apostoli, ubbidienti all'indicazione data da Ges al momento
dell'ascensione, erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con
alcune donne e con Maria, la madre di Ges e con i fratelli di lui . Ed
ecco venne all'improvviso dal ciclo un rombo, come di vento gagliardo, ...ed
essi furono tutti pieni di Spirito Santo (At 1, 14;2,2-4).
Quando manifestazione divina e accoglienza umana entrano in armonia
si realizza lo stato normale del vivere cristiano: quello dell'entusiasmo.
Entusiasmo significa semplicemente essere in Dio (en theos) ed un
termine originariamente religioso e come tale bene resti per noi. Non per
nulla fanatismo, che esaltazione esagerata di una idea o di un movimento.
L'entusiasta un testimone, il fanatico non lo .
Entusiasmo essere immersi in Dio (ecco perch si parla di un battesimo
iniziale e d'un bagno continuo d'amore), vivere in intimit con lui,
sperimentarlo a livello quotidiano, ed anche emotivamente, cio entro tutte le
dimensioni per cui la nostra personalit viva e si muove. E' la famosa
esperienza di Dio vivo, che diventa l'ambiente intcriore da cui il cristianesimo
parte e diventa vitale. All'interno di questa esperienza si pu parlare di
innamoramento con Dio: Cristo Ges, Dio manifestato nella carne, ha reso
possibili le nozze.
Solo persone che raggiungono l'innamoramento con Dio incominceranno ad
essere testimoni del suo amore. Il mondo tutto lo sapr: da questo sapranno
che siete miei discepoli, se sarete entusiasti, cio se sarete innamorati.
Perch migliala di cristiani restano tali solo di nome? Perch tanti cristiani
vivacchiano entro il formalismo di una religione che da Cristo si diparte ma
che non s'esprime in vitalit intcriore e in testimonianza dell'amore di Dio nel
mondo? Perch, nonostante le mille occasioni che Dio ha loro offerto per una
teofania, non si sono lasciati entusiasmare, non si sono lasciati vincere
dall'amore, e non vivono perci da innamorati?
Ogni rinnovamento nello Spirito ripropone fondamentalmente questa
Buona Novella: che l'entusiasmo possibile, che l'innamoramento possibile,
che l'incontro vivo e amoroso con Dio possibile e che perci l'amore
possibile nel mondo.
Ed ogni rinnovamento spirituale ripropone anche la via maestra del-
l'incontro: ecco perch diventa un grande movimento di preghiera.
Questo pu avvenire, come per la chiesa delle origini, prima ancora dei
discorsi su Dio e delle teorizzazioni, per la presenza stimolante dei testimoni.
Quelli che uscirono dall'esperienza del cenacolo si presentarono alla gente di
Gerusalemme prima di tutto come degli entusiasti: il loro essere in Dio era
di tale intensit anche sul piano dell'emozione che la gente credeva si
trattasse di una ubriacatura.
Essi parlavano con Dio e di Dio in una maniera nuova perch di lui
avevano fatto un'esperienza nuova, ed il semplice fatto che la loro esistenza
era nuova costituiva un messaggio. C'era una forza in loro. Proprio come
aveva detto Ges: Avrete forza dallo Spirito Santo che scender su di voi e
mi sarete testimoni (At 1,8).
A seguito di ci, anche una meraviglia fu offerta agli occhi della storia:
finalmente gli uomini potevano essere un cuor solo e un'anima sola . E il
mondo poteva dire sorpreso: guarda come si amano. La comunit
testimoniante fu un vangelo incarnato, pronunciato e vissuto davanti al mondo.
Ieri come oggi: il fatto che si possa meditare, teologizzare e catechizzare
viene di conseguenza. I vangeli scritti nacquero solo dopo che il vangelo fu
vita nel cuore e nella carne dei fratelli cristiani. Prima di tutto, dal momento
dell'incarnazione del Verbo, il cristianesimo evento; e il vero catechismo
costituito da ogni cristiano in cui si vede che Cristo Signore e che la vita
nello Spirito un'esperienza.
E' stato fortissimo il richiamo dei vescovi italiani nel messaggio per il
centenario di S. Benedetto: Forse oggi essi scrivono le teologie, i
discorsi su Dio, per quanto importanti, non bastano pi. Ci vogliono esistenze
che gridano silenziosamente il primato di Dio. Ci vogliono uomini che trattano
il Signore da Signore, che si spendono nella sua adorazione, che affondano
nel suo mistero, sotto il segno della gratuit e senza compenso, per attestare
che egli l'Assoluto. E' questa la testimonianza pi urgente da dare, in un
mondo in cui il senso di Dio si oscura e c' bisogno come non mai di
riscoprire il suo Volto. L'incontro con Dio avviene nella preghiera .

Dall'entusiasmo all'evangelizzazione

Dalla preghiera all'esperienza dell'amore di Dio stato il percorso
dell'entusiasmo; dal nuovo spirito di preghiera alla condivisione dell'amore
divino con gli altri il percorso dell'evangelizzazione. Evangelizzare
condividere con tutti gli uomini la buona novella dell'amore di Dio.
Evangelizzare amare. Non divento un evangelizzatore quando e perch
qualche persona o qualche legge me lo comandano. Evangelizzo per quella
forza interna che mi fa pressione, che non mi lascia tacere, che mi spinge a
comunicare ci che Dio m'ha dato, che mi fa soffrire di fronte all'anima che
non si converte all'amore di Dio. Poich l'amore del Cristo ci spinge dice
san Paolo (2 Cor 5,14): un moto del cuore di Cristo in me.
E' bene ribadire che, prima di evangelizzare, io devo essere un
evangelizzato, cio l'esperienza dell'amore deve essere in me. Sarei altrimenti
solo un cembalo squillante.
Ma in che cosa consiste questa totale e normale natura del cristiano come
evangelizzato-evangelizzatore? Essa si rivela in due dimensioni chiave: il
godimento intimo del rapporto di paternit-figliolanza con Dio Padre e la forte
proclamazione della signoria di Ges Cristo. Sono i due effetti dell'effusione
dello Spirito Santo secondo la Sacra Scrittura: lo Spirito Santo ci fa gridare
Abba, Padre e lo Spirito Santo fa proclamare che Ges Cristo Signore.
Preghiera e proclamazione devono andare assolutamente insieme per essere
manifestazione potente dello stesso Spirito.
Anzi succede che ad ogni effusione dello Spirito preghiera e
proclamazione entrano sempre pi in sintonia facendo del cristiano una forza
nel mondo, uno strumento potente del Dio che viene in mezzo agli uomini.
Prendiamo l'esempio di Maria: adombrata dallo Spirito Santo entra in
tale intimit con Dio, che Dio si fa carne in lei. L'incarnazione fu un evento
sbalorditivo, al di l di ogni umana aspettativa e preannunciatore delle
meraviglie finali di Dio per l'umanit. Era tutto sotto l'ombra della potenza
dell'Altissimo che convinceva l'umanit che nulla impossibile a Dio. Non
restava alla creatura che dire un umile e riconoscente: S. Con l'accettazione
dell'incontro la creatura diventava potente testimone di quello che Dio pu e
vuole fare.
Ed ecco in Maria manifestarsi i due grandi aspetti della persona immersa
in Dio: lo spirito della preghiera intensificato soprattutto nella direzione della
lode, e lo spirito della proclamazione profetica, che raggiunge un'intensit
tanto pi sconcertante quanto pi risulta umile lo strumento che il Signore ha
scelto. Il Magnificat resta un documento convincente di tutto questo.
L'episodio della visitazione poi ci fa capire pi che con mille parole cos'
l'evangelizzazione. La forza interna della carit spinge Maria a mettersi in
viaggio verso la montagna e a raggiungere in fretta una citt di Giuda. La
meta un incontro di persone nel Cristo, sotto la forza dello Spirito Santo.
Quale potenza si scatena da chi porta Cristo in s, da chi evangelizzato, da
chi ha la buona novella in s! Per semplice presenza e per un amoroso saluto
Elisabetta fu piena di Spirito Santo e il bambino le sussult nel grembo.
Evangelizzare quindi far sussultare Cristo nell'uomo. L'esempio di Maria
ci dimostra che un vero testimone dinamite, sempre a disposizione di Dio
per far esplodere l'amore nell'uomo.

Amore e misericordia

Di qui, fratelli e sorelle, prendiamo lo spunto per un serio esame di
coscienza. Il rinnovamento nello Spirito non porta niente di nuovo. E' la
riproposizione dell'antico ed eterno nocciolo di tutto il Vangelo: la realt
divina dell'amore. E' un rinnovamento nell'amore. Da questo ci
riconosceranno se siamo discepoli di Cristo.
Se anche i nostri gruppi di preghiera si presentassero vivacissimi per la
manifestazione dei carismi, per l'originalit dei metodi e delle iniziative, ma
ci fossero divisioni, vanit, gelosie, rancori, risentimenti e perci mancanza
d'amore, noi dovremmo smantellarli subito e ricominciare daccapo. Non
sarebbero affatto segno nuovo.
Sar importante togliere dalla teoria il grande discorso sulla carit e
leggerlo cos, in riferimento personale a quel Cristo di cui dobbiamo esser
riconosciuti discepoli :
II Cristo paziente, benigno, non invidioso, non si vanta, non si
gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non
tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della
verit. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (1 Cor 13,4-7).
A questo punto, proprio per vedere il vero senso della nostra
testimonianza all'amore, cerchiamo di riscoprire il termine biblico della
misericordia.
Provvidenzialmente, all'opposto di quel che capitato al termine amore,
usato e abusato dal mondo, misericordia un termine che non va d moda
nel linguaggio profano. Sapete perch? Perch il vero amore, quello che
soltanto di Cristo, l'amore difficile, l'amore sacrificale. E' un amore sino alla
fine .
Misericordia comprende due parole: miseria e cuore. La miseria nostra,
il cuore quello di Dio. E' stato il cuore ardente d'amore di Dio che si
assunto la nostra miseria. Ecco la dimostrazione pi forte dell'amore: Dio
manifestato in Cristo sofferente, il figlio dell'uomo che passa attraverso la
nostra miseria, la soffre e vi muore dentro per redimerla. L'amore il fiore, la
misericordia il frutto diceva suor Maria Faustina Kowalska. La
misericordia l'amore dimostrato, incarnato, crocifisso.
Dobbiamo fissare i nostri occhi sul Ges della misericordia, il Ges dal
cuore trafitto. E' l'immagine del Padre misericordioso. E' l'immagine che ci
richiamer la sintesi della morale evangelica: Siate misericordiosi, come
misericordioso il Padre vostro (Lc 6,36).
C' un passo della Redemptor Hominis di Giovanni Paolo II che dice
stupendamente: Se Dio tratt da peccato colui che era assolutamente senza
alcun peccato, lo fece per rivelare l'amore che sempre pi grande di tutto il
creato, l'amore che lui stesso, perch "Dio amore". E soprattutto l'amore
pi grande del peccato, della debolezza, della caducit del creato, pi forte
della morte: l'amore sempre pronto a sollevare, a perdonare, sempre pronto
a andare incontro al figlio! prodigo, sempre alla ricerca della rivelazione dei
figli di Dio, che sono chiamati alla gloria futura. Questa rivelazione dell'amore
viene anche definita misericordia e tale rivelazione dell'amore e della
misericordia ha nella storia dell'uomo una forma e un nome: si chiama Ges
Cristo (n. 9).
Per essere testimoni dell'amore dobbiamo assumere gli atteggiamenti del
cuore misericordioso di Ges. Ci accorgeremo che figurano all'opposto eli
quello che il mondo ci propone, anzi costituiscono un motivo di rigetto e di
persecuzione. Con questi atteggiamenti i discepoli testimoni diventano come
Ges un segno di contraddizione.
Prendiamo soltanto due caratteristiche base della misericordia: la pa-
zienza e il perdono.
La pazienza trova il suo campo pi difficile nell'accettazione continua del
fratello, per quello che e per quello che fa. E' qui che l'amore viene
setacciato. Pensiamo all'amorosa pazienza di Ges verso coloro coi quali ha
scelto di fare un cammino quotidiano: essi non intuiscono i moti del suo
cuore, non ne capiscono gli insegnamenti, fanno a gara per garantirsi il primo
posto, dormono quando sono invitati a pregare, si abbattono di fronte alle
difficolt, tradiscono nel momento della crisi. Ora laccettazione continua e
paziente di Ges mette in rilievo che l'amore fedelt all'amico, che l'amore
misericordia nel senso della sopportazione e assunzione della miseria del
fratello. L'amore paziente croce.
Su questa via il dialogo col fratello non viene mai spezzato. Sul fondamento
della misericordia paziente a Pietro viene offerto un nuovo incontro d'amore
addirittura dopo il rinnegamento: Mi ami... mi ami... mi ami. E' estremamente
consolante pensare che come requisito base per il primo papa Ges non
richiedeva titoli di studio, qualificazioni professionali, qualit d'eccezione,
bens amore, grande rinnovato amore. Da questo tutti sapranno che anche il
papa un discepolo...
Tali considerazioni ci aiutano a superare una tentazione, quella del
perfezionismo, per cui pensiamo di dover essere sempre dei perfetti, lite
pura, e non accettiamo i momenti di debolezza e il cammino lento umile del
nostro rinnovamento in genere e di quello di ogni fratello in particolare.
Giovanni Paolo II magistralmente conclude la sua esortazione apostolica sulla
catechesi affermando che stiamo vivendo nella chiesa un momento
privilegiato dello Spirito , ma che in effetti il "rinnovamento nello Spirito"
sar autentico e avr una vera fecondit nella Chiesa, non tanto nella misura
in cui susciter carismi straordinari, quanto piuttosto nella misura in cui
porter il pi gran numero possibile di fedeli sulle strade della vita quotidiana,
allo sforzo umile, paziente, perseverante per conoscere sempre meglio il
mistero di Cristo e per testimoniarlo (Catechesi tradendae, n. 72).
Il papa non ci esorta a dubitare che il Signore possa fare anche opere
straordinarie fra noi (perch tutto in fondo ordinario per Dio, anche il
miracolo, e tutto ci si pu aspettare quando si vive per fede), ma egli ci dice
che il pi grande miracolo si manifesta in coloro che seno capaci di seguire
Ges sulla croce, di avere un amore sacrificale, paziente (= che patisce),
misericordioso nei rapporti e nelle situazioni del vivere quotidiano.
Questo s che cosa straordinaria.
Il perdono mette in rilievo la radice del cristianesimo. Il cristianesimo
nasce dal perdono di Dio. Possiamo sempre dire: non siamo dei perfetti, ma
siamo dei perdonati. Se questa la realt base, riusciamo a capire perch
Ges abbia fatto del perdono una condizione assoluta del discepolo. Da
questo soprattutto ci riconosceranno. Il perdono la cosa pi difficile al
mondo, al punto che non si pu perdonare se non per forza divina, cio per
partecipazione al grande perdono di Cristo in croce. Il perdono un
superdono e lo si spiega solo guardando al cuore misericordioso di Ges.
Nel vivere cristiano perci il perdono esteso a settanta volte sette, cio
illimitatamente, proposto come necessaria condizione del vero rapporto con
Dio e della possibilit stessa del pregare bene.
Comunit di totale guarigione (noi sappiamo anche per esperienza) sono
quelle dove il perdono regna.
Questi atteggiamenti distintivi dei discepoli sono riassunti da S. Paolo
cos: Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di
misericordia, di bont, di umilt, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi
a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che
lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, cos fate
anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carit, che il vincolo di perfezione.
E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perch ad essa siete stati chiamati in
un solo corpo. E siate riconoscenti! (Col 3, 12-15).
A questo punto anche la preghiera avviene nel giusto contesto; difatti a
questo brano segue uno dei riferimenti pi noti ai nostri incontri di preghiera:
La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e
ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine
salmi, inni e cantici spirituali (v. 16).
Lode e amore, in connubio perfetto, saranno il vero segno del discepolo.
Sant'Agostino ha una preghiera meravigliosa sul canto nuovo che lo Spirito
Santo fa sgorgare dall'uomo rinnovato: Colui dunque che sa amare la vita
nuova, sa cantare anche il canto nuovo...
Dio ci si offre in un modo completo. Ci dice: amatemi e mi avrete, perch
non potete amarmi se gi non mi possedete.
O fratelli, o figli, o popolo cristiano, o santa e celeste stirpe, o rigenerati in
Cristo, o creature di un mondo divino, ascoltate me, anzi per mezzo mio:
Cantate al Signore un canto nuovo.
Ecco, tu dici, io canto. Tu canti, certo, lo sento che canti. Ma bada che la
tua vita non abbia a testimoniare contro la tua voce.
Cantate con la voce, cantate con il cuore, cantate con la bocca, cantate
con la vostra condotta santa. Cantate al Signore un canto nuovo.
Il cantore diventa egli stesso la lode del suo canto. Volete dire le lodi a
Dio? Siate voi stessi quella lode che si deve dire, e sarete la sua lode, se
vivrete bene (Disc. 34).
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se sarete un canto
d'amore per il mondo.

* * *

Per bocca della sorella Kay Blank stato trasmesso un messaggio del
Signore:

Sono il Ges della misericordia e vi sto attirando a me, perch vi ho
plasmati nel palmo della mia mano e vi ho chiamati per nome a far parte di un
mio piano d'amore. Vi chiamo ad essere miei testimoni, vi chiamo ad essere
forti, perseveranti e fedeli alla missione che vi consegno, perch siete parte
integrante nella realizzazione del progetto di salvezza per il mondo.
Vi dico ora che la mia misericordia deve esprimersi in opere di misericordia
l'uno verso l'altro, sul fondamento dell'amore che voi avete per me. Vi dico
ora con fermezza che anche la fede pi forte non serve senza queste opere.
Vi dico ora che dovete porre una confidenza senza limiti in me,
abbandonandovi fiduciosamente a me che sono l'unico vostro Salvatore.
Sono il Ges che salva. Non c' salvezza in alcun altro. E mentre opero in voi
la salvezza vi chiamo all'unit. Vi chiamo a essere una cosa sola nella
famiglia di Dio.
Dovete liberarvi da ogni ira nei rapporti coi fratelli, per il mio nome. Dovete
allontanare ogni risentimento insediato in voi. Dovete abitare nella mia pace,
nel mio amore, nella mia misericordia; scambiatevi questi doni gli uni gli altri.
Dovete rinunciare al giudizio e alla condanna nei confronti dei fratelli. Dovete
amarvi come io vi ho amato.
Popolo mio, siete capaci di morire per me? Siete pronti ad accettare
quella morte a voi stessi che necessaria per l'unit, per essere una cosa
sola fra voi, come il Padre ed io siamo una cosa sola?
Siete pronti a dare la vita per quelle persone che ho posto con gran cura
accanto a voi, perch con loro facciate l'esperienza dell'unit?
Vi ho chiamati a morire per il popolo che vi ho dato. Sappiate che non
sareste qui se non vi avessi chiamato. Aspettatevi grandi cose in questa
battaglia per me, nella vostra testimonianza, nell'esercizio della misericordia
vicendevole. Aspettatevi libert e guarigione. Questo ho in mente per voi
perch sono il Ges della libert e della guarigione. Sono il Ges di ogni
sorpresa, sono il Ges della salvezza, sono il Ges della misericordia .




Omelia Card. Leo Joseph Suenens

CELEBRAZIONE EUCARISTICA

Carissimi fratelli, ieri ho accennato all'aereo venuto durante il discorso
finale in un congresso carismatico negli Stati Uniti e ho detto: Questo aereo
il simbolo del rinnovamento carismatico, il motore potente, lo Spirito
Santo, ma ha bisogno di due ali per poter volare in pieno ciclo: una delle ali
si chiama Maria, la maternit di Maria, perch Ges nato dallo Spirito
Santo e da Maria e questo continua, in un modo misterioso e mistico, fino
alla fine dei tempi: l'altra ala, la maternit della Chiesa, Maria anche
Madre della Chiesa, e questa maternit della Chiesa si esprime tramite il
papali vescovi, i sacerdoti, i diaconi, tramite tutta la Chiesa, che anch'essa
mistero di grazia. E lo dico di proposito, perch quando si parla della Chiesa,
specialmente attraverso la radio, i giornali, la televisione, si parla sempre
d'un aspetto della Chiesa, cio l'aspetto istituzionale, l'aspetto sociologico,
quello che si vede, quello che cambia. Questa Chiesa, composta di poveri
uomini come siamo tutti, soltanto una visione parziale di una sola Chiesa,
quella che, in un certo senso, si pu vedere. Non c' un'altra Chiesa, la
cosiddetta Chiesa carismatica, perch non ci sono due Chiese, una con una
dimensione visibile e l'altra con una dimensione invisibile. C' la Chiesa, che
allo stesso tempo istituzionale e carismatica: e questo il messaggio
centrale dei papi al rinnovamento carismatico.
Ma non solo non basta parlare della Chiesa istituzionale, dobbiamo
andare pi avanti nel mistero della Chiesa. Lo Spirito Santo ci introduce, ha
detto san Paolo, nelle profondit dei misteri di Dio. Solo lo Spirito Santo pu
darci la capacit di dire Padre come si deve dire al nostro Padre del
ciclo. Solo lo Spirito Santo pu farci dire Ges come si deve dirlo, con
l'adorazione profondissima del nostro cuore. Solo lo Spirito Santo pu
rivelare la profondit di Dio nel mistero di Maria. Solo lo Spirito Santo pu
mostrare la Chiesa nel suo aspetto profondissimo di mistero sacramentale.
Non esiste soltanto la Chiesa istituzionale visibile, ma l'istituzione
fondamentale l'istituzione sacramentale. La Chiesa costruita sui
sacramenti, questa la struttura fondamentale della Chiesa nella sua parte
visibile, e i sacramenti sono pieni del potere dello Spirito Santo.
La nostra tendenza sarebbe di dimenticare che Cristo che agisce nei
sacramenti: non il sacerdote che ci ha battezzato Cristo, per le mani del
sacerdote; Cristo che ci ha dato la cresima per le mani del vescovo;
Cristo che ci dice la parola di riconciliazione, di perdono, io, Cristo ti
assolvo , tramite il sacerdote; Cristo che lega insieme l'amore dei due
futuri coniugi, lui tramite il sacerdote, nello Spirito Santo; Cristo che
celebra oggi qui la cena eucaristica, Ges dice Io vi invito alla mia cena, al
mio corpo e al mio sangue che vi do ; Cristo il punto centrale, .l'animatore
fondamentale della Chiesa sacramentale, e la Chiesa sacramentale prima di
tutto la Chiesa eucaristica. L'eucaristia il centro del nostro culto sociale,
l'eucaristia Ges che ci invita a cambiarci in lui e che viene per invitarci alla
sua Pasqua. E siamo qui per fedelt a quest'ultima parola del Signore quando
ha istituito l'eucaristia, quando il gioved santo ha detto: Questo il mio Corpo,
questo il mio Sangue. Fate questo in memoria di me. Ecco la ragione
profonda dell'esistenza della Chiesa. Siamo qui, dal papa ai vescovi ai
sacerdoti, tutti ci siamo in funzione di questa parola, per fedelt a questa
parola del Signore: Fate quello che io ho fatto fino al giorno del mio ritorno,
fate questo in memoria i me.
Ma la parola memoria si deve capire, si pu far memoria del passato, ma
non questo, qui, il suo significato. Fate memoria vuoi dire riattualizzate
questo passato, quello che io ho fatto allora, venti secoli fa, fatelo adesso voi,
in memoria di me nel passato; ma in una presentazione nuova, in
un'attuazione nuova, e fatelo guardando al tempo futuro, finch io stesso
torner nel mondo, nel trionfo della misericordia mia e della mia risurrezione .
E', dunque, una memoria, ma del passato del presente e del futuro, finch io
venga .
Questo il punto centrale della Chiesa. E se mi venisse chiesto qual la
ragione pi profonda del perch abbiamo bisogno di un papa, perch in una
chiesa locale abbiamo bisogno di un vescovo, perch i vescovi hanno
bisogno di sacerdoti, l'unica mia risposta fondamentale sarebbe: per fedelt a
questa parola del Signore, fate questo niente altro che questo in
memoria di me. Il papa l per confermare in questa fede il popolo cristiano, il
vescovo l, i sacerdoti sono l, perch la fedelt alla realizzazione
dell'eucaristia sia completa. E poi, intorno a questa eucaristia tante cose
possono cambiare: si pu cambiare il posto e il luogo dell'altare, questo un
esempio; si pu cambiare la lingua, non pi in lingua greca o latina, cantiamo
nelle nostre lingue diverse; si pu cambiare la struttura, non pi basiliche
romane, o gotiche o negli stili di tutti i tempi. Tutto questo cambia, anche la
musica pu cambiare, anche la liturgia nella sua espressione; mi pare che
pregando, come fate, nella linea pienamente tradizionale ma allo stesso
tempo con la spontaneit dei carismatici, questo, tutto questo sia musica
nuova per tempi nuovi, ma sempre sulla stessa parola, Fate questo in
memoria di me. E se non ci fossero n un papa, n un vescovo, n un
sacerdote, non ci sarebbe l'eucaristia. E' questa la ragione per cui giornate
come questa di oggi sono giornate di vocazione; vocazioni di ogni genere, ma
specialmente di vocazioni sacerdotali. E' cos importante! se domani non ci
fossero sacerdoti non ci sarebbe l'eucaristia, non ci sarebbe il mistero della
Chiesa. Tutto converge intorno a questo punto fondamentale e il
rinnovamento carismatico pu andar avanti in modo potente se rimane nella
fedelt a questo aspetto sacramentale della Chiesa nel suo mistero profondo
e all'aspetto fondamentale di Maria nel mistero della Incarnazione.
E non resisto alla tentazione di finire narrando una piccola storia. Forse
avete visto, qualche anno fa, il film del padre Peyton il quale ha avuto la
bellissima idea di fare un film sui vari misteri del vangelo e immagina anche,
essendo l'Assunzione uno dei misteri, la scena della morte di Maria. E'
immaginazione di artista, non nella Scrittura, ma anche immaginazione di
uomo di preghiera. Maria sta morendo e, nel film, vanno messaggeri nei vari
punti della terra a chiedere agli apostoli di tornare presto per essere presenti
alla morte di Maria. L'ultimo ad arrivare Pietro. Tutti gli altri se ne vanno e si
svolge tra Maria e Pietro un dialogo, inventato, ma luminoso. Maria dice a
Pietro: Pietro, dammi la tua benedizione. E' la Chiesa carismatica in Maria
che chiede la benedizione alla Chiesa sacramentale manifestata li attraverso
Pietro. E poi Pietro si rivolge a Maria e dice: Vuoi dire al Signore, quando
entrerai in Cielo, vuoi dire al Signore che lo amo? , e Maria gli risponde:
Pietro, il Signore lo sa . E c' quest'ultima parola di Pietro: S, ma sar
tanto pi contento di sentirlo dalla tua bocca.
Questo il mistero della Chiesa, il mistero di Maria Madre della Chiesa.
Terminiamo oggi, tutti insieme, con una preghiera perch la giovent di
domani, risponda alla voce del Signore. C' un campo immenso che ha
bisogno dell'apporto dei sacerdoti di domani per portare verso il futuro questa
Chiesa e per continuare nel mistero eucaristico ad esser fedeli all'ordine del
Signore: Fate questo finch io non ritorner nella gloria. Alleluja!


Testimonianza durante la Messa don Enzo

LAMORE DI CRISTO MI HA PERSEGUITATO

Io ringrazio il Signore perch sono qui presente, davanti a tutti voi,
fratelli, servo di tutti voi, fratelli che mi vedete. Dieci anni fa lasciai la casa
del Padre perch indebolito da una comunit cristiana indifferente, alla quale
non ero riuscito a dare amore di Ges per trasformarla. Ho lavorato
duramente otto anni, ho accumulato tesori che la tignola corrode e i ladri
rubano, ho sperimentato tutte le miserie, potrei elencarvele ma se ne
andrebbe troppo tempo. Due aspetti soltanto: otto anni senza confessarmi
mai; e avevo fatto domanda per essere ridotto allo stato laicale, cio a dire
lasciare la Chiesa. Sono andato fino in fondo, ma l'amore di Cristo mi ha
sempre perseguitato, non sono riuscito a soffocarlo. Non conoscevo il
rinnovamento e alcuni del rinnovamento me ne parlarono, ma una volta
soltanto. La loro preghiera mi ha riportato alla casa del Padre, l'ho toccato
con mano. Indeciso fino all'ultimo momento se venire o no qui, venerd
mattina alle 8,30 ero qui tra voi, era la prima volta che prendevo contatto
con il rinnovamento. Il pomeriggio durante il Sacrificio mi sono confessato,
ho concelebrato con voi, fratelli. La preghiera dei fratelli mi ha riportato alla
casa del Padre.
Sentite bene, fino a quando le vostre mani saranno alzate al cielo, noi
sacerdoti non potremo peccare, l'ho sperimentato; fino a quando queste mani
resteranno alzate al cielo come quelle di Mos, noi sacerdoti avremo il
coraggio e la forza di essere eucaristia vivente davanti a voi ogni momento,
nella misura della potenza della vostra preghiera. Volevo la pienezza della
pace e solo attraverso voi potevo ottenerla perch in fondo la comunit
cristiana che ho offeso e ho sempre desiderato di chiedere perdono
pubblicamente; volevo avere la pienezza della pace perch ogni fratello
Cristo e ogni sorella Maria. Cristo fisicamente assente ma ha delegato
noi; Maria assente, ma ha delegato voi, sorelle. Siate Maria in tutti i
momenti e il mondo avr da invidiare voi, non voi il mondo, quelle che vivono
nel mondo e secondo i criteri del mondo. Rispecchiate Maria, approfondite
questo concetto, non c' tempo per farlo adesso.
A ognuno di voi chiedo perdono, da ognuno di voi vorrei essere
abbracciato e sentirmi dire: la pace sia con te. Saulo, fratello, diceva
Anania, il Signore Ges che ti apparso sulla strada per cui venivi mi ha
mandato per farti riacquistare la vista e perch tu sia ripieno di Spirito
Santo. Di questa nuova nascita ho voluto che fossero padrino padre Natale
perch durante la nostra concelebrazione che ci siamo incontrati, e
madrine Anna Maria e Rita del gruppo di Bologna.
Dal 31 di marzo ho lasciato l'azienda che avevo costruito, uno stipendio
di un milione, quasi tutta la propriet. Devo sapere dove l'amore di Ges mi
vuole. Pregate, perch si compia un altro miracolo, spetta a voi: io sono a
disposizione come un vaso aperto da riempire, a disposizione del mio
vescovo e del rinnovamento. Sia lode al Signore!


Conclusioni operative Padre Mario Panciera di Bologna

GESU E IL SIGNORE!

Ges il Signore! Questo stato come il tema ricorrente, quasi un grido,
un'acclamazione. Era anche un invito a sbarazzarsi di tutti gli idoli: perch
solo Ges il Signore!

1. Il Signore si fatto subito presente con la sua parola II popolo che
camminava nelle tenebre ha visto una gran luce... Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete... (Is 9,l ss). Per chi questa luce e questa
gioia? Chi questa luce che sorge? E quale il perch di questa gioia?
Era l'annuncio della presenza del Signore tra noi. E quando il Signore
presente, sempre invita a rivolgersi a lui con totale abbandono: Finora non
avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perch la vostra gioia
sia piena (Gv 16,24).

2. Il primo giorno stato quello della casa. Ripetutamente il Signore ci ha
parlato della sua dimora in mezzo a noi.
Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre
la porta, io verr a lui, cener con lui ed egli con me (Ap 3,20). Apri il tuo
cuore alla mia parola, perch io possa entrare. Io ti guarir, dice il Signore.
Ti dar riposo e consolazioni abbondanti, sulle labbra degli afflitti far
risuonare azioni di grazie . A volte, ci sono macigni rotolati sulla soglia.
Davanti a certe porte, su certi cuori ci sono pietre che nessuno pu togliere:
Chi ci rotoler via il masso dall'ingresso del sepolcro? (Me 16,3). Ed
ecco la risposta: II Signore il tuo liberatore. E' entrato nella tomba e ti ha
tratto alla vita. Egli ti comunica la sua vita risorta . E ancora: Dice il
Signore: ecco, io apro i vostri sepolcri... Vi risuscito dalle vostre tombe...
(Ez 37,llss).
A sera, venuta l'ora della celebrazione della penitenza. Questo popolo
ha rivestito l'abito della penitenza e del pentimento davanti al suo Signore. E
le pietre sepolcrali sono saltate. Ges entrato nella sua casa. Quanti
fratelli/sorelle, dopo anni forse, hanno sentito crollare il cemento armato dal
loro cuore!
Ges il Signore, alleluja!

3. Il secondo giorno stato quello della missione. E' bello stare in casa
con il Signore, ma bisogna anche alzarsi e mettersi in cammino con il
Signore. Perch il Signore sempre in cammino.
A questo punto, il Signore ci ha posti davanti al nostro mondo e ci ha dato
occhi e cuore come i suoi: Ho piet di questo popolo... E ho altre pecore
che non sono di quest'ovile... perch si faccia un solo ovile sotto un solo
pastore .
Ges il Salvatore!
Bisogna uscire dal cenacolo e annunciare Ges risorto con franchezza
. Su questo punto vi sono ancora molte esitazioni. Ma il Signore non ha
mancato di far sentire il suo incoraggiamento: Coraggio, io ti ho chiamato
per essere segno della mia presenza potente . La mia parola salvezza:
ascolta, mio popolo. Nella tua povert io voglio manifestare la potenza del
mio Spirito. Non temere, io ti accompagner .
Dunque, nessuna paura. Andiamo avanti per questa strada.
Il Signore ci ha pure indicato i campi biondeggiami, pronti per la messe:
nei gruppi e nelle case di preghiera, per le vie e per le piazze, tra gli
emarginati e i perduti... Con un'attenzione continua alla vita e a tutte le realt
della vita. Iniziando dalla famiglia, dai figli, dalle coppie, dai ministeri esercitati
nei gruppi e nella chiesa locale.
Perch la chiesa e quindi anche la nostra testimonianza ha un
avvenire nella misura in cui incarnata nella storia e fa storia.

4. Il terzo stato il giorno dell''amore che salva. Un amore che, innanzi
tutto, crea le cose che non sono e le usa.
Considerate, fratelli, la vostra chiamata-vocazione: non ci sono tra voi
molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha
scelto ci che nel mondo stolto... Dio ha scelto ci che nulla... perch
nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio fi Cor l,26ss).
Solo Dio Dio e solo Ges il Signore!
Dio ha scelto le cose che non sono. Tu che dici di essere incapace, di non
avere mezzi, di non avere doni e carismi: proprio tu sei scelto per annunciare
Cristo risorto. Proprio persone che non sono, gente che umanamente non
esiste, sono scelte per annunciare che un Morto (e quindi non dovrebbe
esserci pi!) vivo.
E questo Morto-Vivente il Signore.

5. Soltanto uomini vivi possono annunciare il Vivente.
Quando sei vivo? Lo sei, se hai incontrato il Vivente.
Ma vivere non basta. Bisogna amare: Da questo tutti sapranno che siete
miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35). L'amore
sempre dono, cio miracolo. Appartieni al rinnovamento e sei rinnovato, se
sei capace di amare.
La misura del tuo vivere quella del tuo amore.
Se ami, sei discepolo di Ges. Solo se potrai essere riconosciuto come
discepolo del Signore, potrai essere testimone, cio apostolo. Se avrete
amore gli uni per gli altri : non c' spazio per l'isolamento. Ed ecco una
conseguenza illuminante: la centralit del gruppo.
Non si ama da soli. Amarsi vuoi dire riunirsi. E l dove due o tre sono
riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18,20).
Dunque il gruppo il mezzo, lo strumento privilegiato dell'apostolato,
l'unit-base dell'apostolato. Non per un gruppo qualsiasi. Non basta gente
che sta insieme. Non basta neppure che ci sia amore. Bisogna che il gruppo
sia fatto di amore.
Questo, il Signore ce lo ha fatto capire in modo plastico e visibile: negli
insegnamenti e nelle comunit che gi nascono nel rinnovamento.

6. Abbiamo aperto la porta? Tu, l'hai aperta? Allora, Ges entrato e
abita in te.
E con lui, il Padre e lo Spirito-Amore.
E accanto, supplice e materna, c' Maria, la Madre, la cui presenza e
venuta sempre pi crescendo in questi giorni.
La tentazione quella di rimanere nella morte. E lo siamo, finche
continueremo a cercare un morto. Questa vana ricerca finisce soltanto
quando il Vivente ti chiama per nome, come all'alba della risurrezione:
Maria. Rabbun! E subito: Non mi trattenere (non fermarti m te stesso,
non cullarti nel gruppo...), ma va' ad annunciare Ges Cristo, il Risorto.
Ges Cristo, mio Signore, mio Salvatore, mio Liberatore...
Perch Ges il Signore! Alleluja!

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