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DAL NOSTRO INVIATO A GERUSALEMME

MIMMO MUOLO
ace in terra agli uomini di buona vo-
lont, cantano gli angeli per annuncia-
re ai pastori la nascita di Ges. Pace a
voi, dice il Risorto agli apostoli la sera di Pasqua.
Pace tra Israele e Palestina ha invocato domenica
Francesco nel suo itinerario che ha legato insieme
i luoghi alfa e omega della vita terrena di Cristo.
Dalla Mangiatoia al Golgota. Dalla Basilica della
Nativit a quella del Santo Sepolcro nel giro di
neanche 12 ore, in uno straordinario viaggio che
si tradotto anche in una iniziativa senza prece-
denti: linvito rivolto al presidente israeliano Shi-
mon Peres e a quello palestinese Abu Mazen (e
accolto da entrambi) a recarsi in Vaticano per un
incontro di preghiera, che possa essere premessa
di definitiva riconciliazione tra i loro popoli.
stata a dire il vero la domenica delle prime vol-
te e dei gesti "parlanti", quella di papa Bergoglio.
Per la prima volta un Pontefice arrivato diretta-
mente nei Territori controllati dallAutorit Pale-
stinese (scelta che uninnegabile valenza politica).
Per la prima volta si fermato davanti al muro co-
struito dagli israeliani e che fonte di tanti pro-
blemi, sostando per alcuni intensi momenti di
preghiera e appoggiando la fronte sulla barriera
di cemento. Per la prima volta, infine, un Papa ha
pregato nella Basilica del Santo Sepolcro con il
patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolo-
meo I (come riferiamo pi ampiamente a parte)
e anche in questa occasione non mancata unin-
vocazione di pace per tutto il Medio Oriente.
Non invece una primizia, ma comunque fon-
damentale nelleconomia complessiva del viag-
gio, la richiesta di due Stati che il Pontefice ha ri-
badito sia a Betlemme, sia nella cerimonia di ben-
venuto allaeroporto di Tel Aviv sullesempio di
quanto disse Benedetto XVI, proprio qui in Terra
Santa, nel 2009. Sia universalmente riconosciu-
to che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e
di godere pace e sicurezza entro confini interna-
zionalmente riconosciuti. Sia ugualmente rico-
nosciuto che il popolo palestinese ha il diritto a
una patria sovrana, a vivere con dignit e a viag-
giare liberamente. La soluzione di due Stati di-
venti realt e non rimanga un sogno.
la formula che traduce, in termini di politica in-
ternazionale, quella pace fondata sulla giustizia,
di cui Bergoglio ha parlato a pi riprese, domeni-
ca. Giunto in elicottero a Betlemme direttamente
da Amman, il Papa ha subito fatto visita ad Abu
Mazen e nel discorso rivolto al presidente pale-
stinese ha posto i pilastri di questa giornata me-
morabile. Le spade si trasformino in aratri, ha
auspicato. E dunque bisogna avere il coraggio
della pace e soprattutto occorre evitare da parte
di tutti iniziative e atti che contraddicono alla di-
chiarata volont di giungere a un vero accordo.
Frase questa che richiama alla mente gli insedia-
menti dei coloni israeliani nei Territori e dallal-
tra parte violenze e attentati delle frange fonda-
mentaliste palestinesi. La pace, ha ricordato Fran-
cesco, porter innumerevoli benefici per i popo-
li di questa regione e per il mondo intero, anche
se per realizzarla ognuno deve rinunciare a qual-
cosaognuno deve rinunciare a qualcosa. Infi-
ne Francesco ha ricordato la libert religiosa. Il
rispetto di questo fondamentale diritto umano
ha detto rivolgendosi ad Abu Mazen una del-
le condizioni irrinunciabili della pace, della fra-
tellanza e dellarmonia.
Una pace che va costruita anche a partire dai pi
piccoli. Nella Messa celebrata sulla piazza della
Mangiatoia, davanti a 10mila fedeli, Francesco
prendendo spunto dal Vangelo, ha parlato in fa-
vore dei tanti bambini in condizioni disumane,
che vivono ai margini della societ, nelle perife-
rie delle grandi citt o nelle zone rurali. Tanti bam-
bini ha proseguito sono ancora oggi sfruttati,
maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e di
traffici illeciti. Troppi bambini oggi sono profu-
ghi, rifugiati, a volte affondati nei mari, special-
mente nelle acque del Mediterraneo. Di tutto que-
sto noi ci vergogniamo oggi davanti a Dio, a Dio
che si fatto Bambino.
Questi piccoli e lintera umanit il Papa ha poi
affidato alla Madonna nel Regina Coeli che ha
concluso la celebrazione, alla quale ha preso par-
te anche Abu Mazen, che al momento dello scam-
bio di pace salito sul palco papale per abbrac-
ciare Francesco e anche questo stato un gesto
senza precedenti. Il Pontefice ha poi pranzato
con alcune famiglie palestinesi, che gli hanno
raccontato i mille problemi della loro vita quo-
tidiana, e nel pomeriggio, dopo la vi-
sita alla Basilica della Nativit, si re-
cato in un campo profughi dove nuo-
vamente sono stati protagonisti i bam-
bini. Toccante il discorso di uno di lo-
ro, che salutandolo a nome di tutti gli aveva ri-
cordato come da 66 anni i palestinesi siano vit-
time delloccupazione (concetto ribadito anche
in alcuni cartelli esposti durante lincontro). Il Pa-
pa, dopo averlo abbracciato, ha invitato a non
lasciare che il passato determini il vostro futuro,
guardate sempre avanti. La violenza non si vin-
ce con la violenza, ma con la pace e la dignit
per preparare una patria.
Guardare al futuro anche in definitiva lere-
dit che questa straordinaria domenica conse-
gna allintero Medio Oriente. Nella successiva
tappa allaeroporto di Tel Aviv Francesco ha ri-
badito alla presenza di Peres e del primo mini-
stro israeliano Benjamin Netanyahu linvito al-
lincontro di preghiera in Vaticano gi formula-
to al termine della Messa di Betlemme. Quindi
ha ricordato lobbrobrio della Shoah ed espres-
so viva deplorazione per lattentato al museo
ebraico di Bruxelles.
Successivamente, fonti di agenzia hanno anticipato
la volont di Peres e Abu Mazen di accettare lin-
vito del Papa. Il portavoce vaticano, padre Federi-
co Lombardi, ha auspicato che lincontro avven-
ga al pi presto. La situazione attuale, aveva det-
to il Papa in uno dei suoi discorsi, inaccettabi-
le. In effetti la pace non pu pi attendere.
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P
Linvito a Peres e Abu Mazen
A casa mia per fare pace
Lintervista
Enzo Bianchi:
gesto profetico
oltre i negoziati
DI PAOLO LAMBRUSCHI
eguita dalla comunit monastica di Bose la
storica visita di Francesco in Terra Santa, cos
carica di gesti concreti e simbolici, ha susci-
tato speranza e gioia. Il priore Enzo Bianchi ci par-
la dei momenti a suo avviso pi significativi.
Il Papa ha invitato israeliani e palestinesi a Ro-
ma per fare finalmente pace. Cosa ne pensa?
Questo mostra bene quali siano il pensiero e il
cuore di papa Francesco. Vuole la pace, ma non si
pone come un leader politico. Chiama invece I-
sraele e i palestinesi a pregare con lui in Vaticano,
riconoscendo che si tutti figli di Abramo, ma che
in una vicenda come quella in atto in Terra Santa
- in cui si pu solo procedere a una riconciliazio-
ne e ad un perdono reciproco - lunica strada co-
minciare a invocare il Signore e a pregare insieme.
La pace non passa solo dai negoziati. Mi sem-
brato il gesto pi creativo mostrato in questo viag-
gio dal Papa, un gesto profetico altissimo.
Parlando ai musulmani alla Spianata delle Mo-
schee, il Papa ha detto che non dobbiamo pi
usare il nome di Dio per combattere....
Ha ricordato che tutte le immagini date a Dio at-
traverso la violenza sono perverse e idolatriche. Lo
ha detto alla Spianata del Tempio, proprio mosso
dalla convinzione - senza entrare in questioni po-
litiche - che la violenza da ogni parte deve cessa-
re. Perch nel nome di Dio si combatte da tutte le
parti, non possiamo incolpare solo il terrorismo
islamico, ad esempio, quando c violenza anche
da parte di alcuni ebrei ortodossi. Dicendo basta
alla violenza e alla strumentalizzazione del nome
di Dio per giustificarla, Francesco ha ribadito che
la sola via da percorrere quella del perdono.
Secondo lei un passo avanti verso la riconci-
liazione anche lappello agli israeliani a custo-
dire i Luoghi Santi?
Si, importante perch implica la custodia di un
patrimonio che in misura diversa appartiene a tut-
te e tre le religioni dei figli di Abramo. Abbiamo
tutti un dovere di protezione verso quella terra e
verso laltro. E alla fine cos proteggiamo anche
noi stessi.
Che significato hanno le parole sulla Shoah pro-
nunciate a Yad Vashem ?
stato un momento straordinario. Con quello sti-
le che ormai abbiamo imparato a conoscere, il Pa-
pa ha dato una lezione a tutti dicendo di smetterla
di chiedersi dove fosse Dio durante lOlocausto. Ci
si domandi invece con chiarezza dove fosse luomo.
In quella meditazione-preghiera Francesco doman-
da: dove sei uomo, dove sei finito? E per risponde-
re a quanti chiedono dove era Dio in quei momenti
terribili, ha usato le parole del profeta Baruc: "A noi
umanit la vergogna, a te Dio la giustizia." Si riferi-
va a tutte le tragedie delluomo contemporaneo.
Per cosaltro passer alla storia questo viaggio?
Per lincontro, anche questo molto importante,
con il patriarca Bartolomeo, dove Francesco non
ha solamente confermato il passato, ma ha ripre-
so in maniera pubblica - ed la prima volta che
avviene - quello che nel 1994 aveva detto Giovanni
Paolo II nellenciclica Ut unum sint. E cio la di-
sponibilit a ridiscutere la forma dellesercizio del
papato. E lo ha ripreso come impegno vero davanti
agli ortodossi. Credo che dalla Terra Santa arrivi
un nuovo soffio per lecumenismo.
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S
Pubblichiamo lomelia pronunciata
dal Papa domenica scorsa durante
la Messa nella piazza della Man-
giatoria a Betlemme.
uesto per voi il se-
gno: troverete un
bambino avvolto in
fasce, adagiato in u-
na mangiatoia (Lc 2,12).
Che grazia grande celebrare lEu-
caristia presso il luogo dove na-
to Ges! Ringrazio Dio e ringra-
zio voi che mi avete accolto in
questo mio pellegrinaggio: il pre-
sidente Mahmoud Abbas e le al-
tre autorit; il patriarca Fouad
Twal, gli altri vescovi e gli ordi-
nari di Terra Santa, i sacerdoti, i
bravi francescani, le persone con-
sacrate e quanti si adoperano per
tenere viva la fede, la speranza e
la carit in questi territori; le rap-
presentanze di fedeli provenien-
ti da Gaza, dalla Galilea, i mi-
granti dallAsia e dallAfrica. Gra-
zie della vostra accoglienza!
Il Bambino Ges, nato a Be-
tlemme, il segno dato da Dio a
chi attendeva la salvezza, e ri-
mane per sempre il segno della
tenerezza di Dio e della sua pre-
senza nel mondo. Langelo dice
ai pastori: Questo per voi il se-
gno: troverete un bambino....
Anche oggi i bambini sono un se-
gno. Segno di speranza, segno di
vita, ma anche segno "diagnosti-
co" per capire lo stato di salute di
una famiglia, di una societ, del
mondo intero. Quando i bam-
bini sono accolti, amati, custo-
diti, tutelati, la famiglia sana, la
societ migliora, il mondo pi
umano. Pensiamo allopera che
svolge listituto Effet Paolo VI in
favore dei bambini palestinesi
Q
sordo-muti: un segno concre-
to della bont di Dio. un segno
concreto che la societ migliora.
Dio oggi ripete anche a noi, uo-
mini e donne del XXI secolo:
Questo per voi il segno, cerca-
te il bambino...
Il Bambino di Betlemme fragile,
come tutti i neonati. Non sa par-
lare, eppure la Parola che si fat-
ta carne, venuta a cambiare il cuo-
re e la vita degli uomini. Quel Bam-
bino, come ogni bambino, de-
bole e ha bisogno di essere aiuta-
to e protetto. Anche oggi i bambi-
ni hanno bisogno di essere accol-
ti e difesi, fin dal grembo materno.
Purtroppo, in questo mondo che
ha sviluppato le tecnologie pi
sofisticate, ci sono ancora tanti
bambini in condizioni disuma-
ne, che vivono ai margini della
societ, nelle periferie delle gran-
di citt o nelle zone rurali. Tanti
bambini sono ancora oggi sfrut-
tati, maltrattati, schiavizzati, og-
getto di violenza e di traffici ille-
citi. Troppi bambini oggi sono
profughi, rifugiati, a volte affon-
dati nei mari, specialmente nel-
le acque del Mediterraneo. Di
tutto questo noi ci vergogniamo
oggi davanti a Dio, a Dio che si
fatto Bambino.
E ci domandiamo: chi siamo noi
davanti a Ges Bambino? Chi
siamo noi davanti ai bambini di
oggi? Siamo come Maria e Giu-
seppe, che accolgono Ges e se
ne prendono cura con amore
materno e paterno? O siamo co-
me Erode, che vuole eliminarlo?
Siamo come i pastori, che van-
no in fretta, si inginocchiano per
adorarlo e offrono i loro umili
doni? Oppure siamo indifferen-
ti? Siamo forse retorici e pietisti,
persone che sfruttano le imma-
gini dei bambini poveri a scopo
di lucro? Siamo capaci di stare
accanto a loro, di "perdere tem-
po" con loro? Sappiamo ascol-
tarli, custodirli, pregare per loro
e con loro? O li trascuriamo, per
occuparci dei nostri interessi?
Questo per noi il segno: trove-
rete un bambino.... Forse quel
bambino piange. Piange perch
ha fame, perch ha freddo, per-
ch vuole stare in braccio... An-
che oggi piangono i bambini,
piangono molto, e il loro pian-
to ci interpella. In un mondo che
scarta ogni giorno tonnellate di
cibo e di farmaci, ci sono bam-
bini che piangono invano per la
fame e per malattie facilmente
curabili. In un tempo che pro-
clama la tutela dei minori, si
commerciano armi che finisco-
no tra le mani di bambini-sol-
dato; si commerciano prodotti
confezionati da piccoli lavorato-
ri-schiavi. Il loro pianto soffo-
cato: il pianto di questi bambini
soffocato! Devono combattere,
devono lavorare, non possono
piangere! Ma piangono per loro
le madri, odierne Rachele: pian-
gono i loro figli, e non vogliono
essere consolate (cfr Mt 2,18).
Questo per voi il segno: trove-
rete un bambino. Il Bambino Ge-
s nato a Betlemme, ogni bam-
bino che nasce e cresce in ogni
parte del mondo, segno dia-
gnostico, che ci permette di veri-
ficare lo stato di salute della no-
stra famiglia, della nostra comu-
nit, della nostra nazione. Da
questa diagnosi schietta e one-
sta, pu scaturire uno stile nuo-
vo di vita, dove i rapporti non
siano pi di conflitto, di sopraf-
fazione, di consumismo, ma sia-
no rapporti di fraternit, di per-
dono e riconciliazione, di con-
divisione e di amore.
O Maria, Madre di Ges,
tu che hai accolto,
insegnaci ad accogliere;
tu che hai adorato,
insegnaci ad adorare;
tu che hai seguito,
insegnaci a seguire. Amen.
Francesco
LIBRERIA EDITRICE VATICANA
Le parole che il Papa ha pronunciato prima della meditazione al Re-
gina Coeli domenica a Betlemme.
n questo luogo, dove nato il Principe della pace, desidero
rivolgere un invito a Lei, signor presidente Mahmoud Ab-
bas, e al signor presidente Shimon Peres, ad elevare insieme
con me unintensa preghiera invocando da Dio il dono della
pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incon-
tro di preghiera. Tutti desideriamo la pace; tante persone la co-
struiscono ogni giorno con piccoli gesti; molti soffrono e sop-
portano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruir-
la. E tutti specialmente coloro che sono posti al servizio dei
propri popoli abbiamo il dovere di farci strumenti e costrut-
tori di pace, prima di tutto nella preghiera. Costruire la pace
difficile, ma vivere senza pace un tormento. Tutti gli uomini
e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di
portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace.
Di seguito le parole del Papa prima della preghiera mariana
ari fratelli e sorelle, mentre ci avviamo a concludere que-
sta celebrazione, rivolgiamo il nostro pensiero a Maria
Santissima, che proprio qui a Betlemme ha dato alla lu-
ce il suo figlio Ges. La Vergine colei che pi di ogni altro ha
contemplato Dio nel volto umano di Ges. Aiutata da san Giu-
seppe, lo ha avvolto in fasce e lo ha adagiato nella mangiatoia.
A Lei affidiamo questo territorio e tutti coloro che vi abitano,
perch possano vivere nella giustizia, nella pace e nella frater-
nit. Affidiamo anche i pellegrini che qui giungono per attin-
gere alle sorgenti della fede cristiana ce ne sono presenti an-
che a questa santa Messa. Veglia, o Maria, sulle famiglie, sui gio-
vani, sugli anziani. Veglia su quanti hanno smarrito la fede e
la speranza; conforta i malati, i carcerati e tutti i sofferenti; so-
stieni i pastori e lintera comunit dei credenti, perch siano
"sale e luce" in questa terra benedetta; sostieni le opere edu-
cative, in particolare la Bethlehem University. Contemplando la
Santa Famiglia qui, a Betlemme, il mio pensiero va sponta-
neamente a Nazareth, dove spero di potermi recare, se Dio
vorr, in unaltra occasione. Abbraccio da qui i fedeli cristiani
che vivono in Galilea e incoraggio la realizzazione a Nazareth
del Centro Internazionale per la Famiglia. Alla Vergine Santa
affidiamo le sorti dellumanit, perch si dischiudano nel mon-
do gli orizzonti nuovi e promettenti della fraternit, della so-
lidariet e della pace.
Francesco
LIBRERIA EDITRICE VATICANA
C
I
Francesco ha proposto ai leader di Israele e Palestina di pregare insieme in Vaticano
Lomelia.Quando i bambini sono amati il mondo pi umano
Il loro pianto ci interpella: troppi sono sfruttati, maltrattati, schiavizzati
La Messa nella piazza
della Mangiatoia a
Betlemme: i piccoli
sono un segno
diagnostico, che ci
permette di verificare
lo stato di salute della
nostra famiglia, della
nostra comunit, della
nostra nazione
Domenica mattina la
tappa nei Territori
palestinesi e la Messa a
Betlemme, dove ha
ricordato i piccoli
profughi e vittime di
violenza. Al presidente
dellAutorit palestinese
lauspicio che le spade
si trasformino in aratri
Il presidente israeliano Peres e il Papa (foto Ap)
Regina Coeli.Affidiamo a Maria questa terra
Labbraccio tra papa Francesco e il presidente palestinese Abu Mazen (foto Ansa)
17
Marted
27 Maggio 2014

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