ROMA (ITALPRESS) - "A giudicare dalle reazioni scomposte, la
valutazione dell'operato di un magistrato non si fonda piu' sulla aderenza delle sue sentenze alle leggi, ma sulle sue convinzioni personali. Dunque per il pensiero politically correct un giudice cattolico non sarebbe abilitato a giudicare sulle nozze gay. Qualcuno evidentemente desidera solo giudici allineati alla cultura dominante, disposti a piegare le leggi al progetto politico, come hanno fatto i sindaci che esibitisi nelle messe in scena dei finti matrimoni gay. Sarebbe come se Confindustria attaccasse una sentenza in una vertenza sul lavoro e delegittimasse il giudice perche' ha manifestato idee comuniste. La sentenza del Consiglio di Stato e' limpida nella sua chiarezza. Ora tocca a noi parlamentari legiferare, avendo ben chiari i limiti entro i quali muoverci: tutela delle coppie omosessuali come formazione sociale da un lato, nessuna assimilazione alla famiglia e al matrimonio dall'altro. Il resto dovrebbe essere solo questione di buon senso: niente adozioni, nessun richiamo terminologico ai coniugi e agli articoli del codice civile che riguardano il matrimonio". Lo afferma il deputato Gian Luigi Gigli del gruppo parlamentare 'Per l'Italia-Centro Democratico'. (ITALPRESS). sat/com 28-Ott-15 11:41 NNNN