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Propriet artistico

letteraria dell' Editore

Remo Saxdron

Officina Tipografica "

ELZEVIRA

.,

- Vico S. Pietro a Maiella, 6 - Napoli

DCr

Hit

opriei arttico -letteraria

dell'

Editore

r:hmo sandron

Off.

Tipogr.

SA.VDROX.

(S.

I.)-l-M- 020313.

ROMA
AL TRAMONTO DEL SETTECENTO
SCORCI
D'

AMBIENTE

Prefazione
Lo ma
so
:

le

prefazioni ?iessuno

le legge.

Alale, 7?ialissinio

cos.

Eppure
questa,

ve ne sono alcune che dovrebbero esser

lette

per esempio.

Questa, perche

teressa moltissimo a 7ne


la

wstra

V egoismo
ci

forse per tendenza a imscondere, anche a noi nostro mascherandocelo come altruismo per
;

ni' interessa

moltissimo che sia

letta.

In-

e per ci

mi pare

stessi,

mi pare

che la

lettura di questa

prefazione debba

interessare, e giovare,

Cosi

anche ai

lettori.

cominciava la prefazione

co?i

cui presentai tna

prima
(i)

edizione di questo mio lavoro, (i)


di Castello

Casa editrice Lapi. Citt

1914 pagg. XVI,

389.

ROMA AL IRAMONTO DKL SETTECENTO


// tena ebbe la fortumi di ottenere, allora, Le simpatie

del pubblieo: e

edizione fu presto esaurita. Altra sua

fortuna

ringrazio
i^iatnento

eie una eoneorde e lusinghiera jonne presse e da essa Vesplie.ito tneorageon animo grato ad una niwva e pii dijfusa edizione, possibil-

mente: illustrata.

pi veramente eeeone una parte, poieie V acrreseiuta quantit di notizie ini ha eonsigliato a scindere due volumi indifendenti in due parti distinte il lavoro
Eeeola
:

uno

dalUaltro.

di essi questo che ora si presenta a

'oi,

invocando,

con fiducioso sorriso, la vostra benevolenza, e destinato a


rappresentare esclusivamente l'ambiente e taluni pi caratteristici aspetti di

Roma

e della vita di qtiella societ

in sul finire del

settecento:

un

quadro, o

meglio

tuia

serie di quadri, a tratti somiari, di queirambiente


teriale e sociale.

ma-

yiefite altro, in questo volume.

Ade
mondo

persone,

alle,

pii

cospicue

persone

del

gran

romano di quei tempi

e specialmente, con asso-

luta e meritata preferenza, alle signore che pia o

meno

allegramente fiorivano in

quell'aristocrazia

mi propongo

riservare 2tn successivo volume

che
ini

gi qualche cosa

di pi

concreto

di

una

semplice

intenzione.
e occorso

Ed

ecco

perche, precorrendo

gli eventi,

talvolta ai

riferirmi anche al suo contenuto.

Ma
zione.
sto

Torniamo a spigolare in quella prima prefa-

Ce

in essa qualche cosa che conviene anche a queE.,

volume.

come

dicevo,

nC interessa moltissimo che

sia letta.

PRKKAZKJNE

XI

M'interessa
iiiiei

moltissimo per spiegare gVintendinieiti

nel

/flettere

insieme queste pagine

e giusti/icanni,

nel tempo stesso, di (/nello di quello che vi manca.


il

che ci ho messo e ancm' piti

E questo,

mentre salver nn poco


lettore

mio amor proprio, risparmier al

qualche deluquesto mio

sione da alcune ragionevoli sue aspettative.


Infatti opportuno avvertir subito che in

lavoruccio

io

non

/io

inteso

mettere

insieme un

quadro

completo

d-elld vita

romana

in sulla fine del secolo

XI

'III.

ma

solo alcuni aspetti di quella vita e di queWambieite.

Anzi mi sono

torturato

il

cervello

per trovare un

titolo

dal quale apparisse chiara questa limitazioyie. Esso avrebbe


dovuto essere presso a poco questo
:

Alcuni

aspetti
nel

di

Koma
monto
grato

specialmente della societ

romana
diario di
etc.
il

tra-

francese con

del secolo

XVIII, secondo

il

un emivero

note e raffronti

Questo, presso a poco, doveva esser

titolo

e
che

che avrebbe dovuto adottarsi se anche ai libri si dovesse


applicare

una

disposizione di legge

simile a quella

prescrive che sulV etichetta degli specifici venga indicato di che roba sono composti.

Ma
poco
il

poteva andare

un

titolo siffatto,

cos

lungo
:

mi sono
e

studiato di correggerlo, condensarlo

a poco a

venuta fuori la

formula, forse

eccessivamente

semplicista, che avete veduta.

***

Ma
Sottocchio

chi e questo emigrato francese di cui terremo


il

Diario
!

Giustissimo Dovendo trovarci insieme,

doverosa

XII

ROMA AL TKAM(NTO
/^rtst'Htazionr.
il

DKI.

SETTECKNTO

7i?ia^

Assoluta fientt: bien styl, c^li sarebbe


la

stato

primo a non ferdoiantienc


:

viatcanza.
il

liceo
Sii^.

S onore

e Signori,

ho l'onore di presentarvi
d' Espinchal.
fioi,

Conte Giuseppe

Tommaso

E come
chio, posso

informazione riservata, tra di

all'orec-

aggiungere che un uomo di


nelV imperversare
d^ella

corte,

uno dei
'Sg,

tanti che,

Rivoluzione dell

rmigrarow
ijiulla

insieme a quelli che poterono scamparne di

famiglia reale: e venne e si trattenne in Italia

(lyS^-gj). E, bene inteso sempre tra noi, avverto che


e

una cima, ma abbastanza colto un pd grafomane ancien regime

una
,

non

figura tipica

pero coscenzioso,

che ha raccolte
in

le
:

impressioni di questa sua visita in Italia

un Diario
[i).

Journal

d'

emigration

du

comte

d'

E-

spinchal

***

C/n altra cosa


'

'

interessa

moltissimo

d' avvertire.

Chaque ge
dice Boileau.

a ses plaisirs, son esprit et ses moeurs,


il

Ed

periodo di cui ci occupiamo segue

il

tramonto, non solo di


E. questa,

un
dei

secolo,

ma pure di una

societ.

anche qui
meno,
i

noi,

aveva a poco a poco assi-

milato, pili o

costumi frivoli e galanti diffusi

dal

corrotto,

E rancia sia pur temperandoli con


almeno allora non del
stra Rinascenza.

ma

brillantemente elegante,

gran mondo

di

le tradizioni,

tuttavia
Gio-

tutto scomparse, della fastosa

(ij

Con questo

titolo lo

pubblicava

alcuni

anni

or

sono K.

-d'Hauterive

Librairie

acadmique

l'errin et C.

Paris.

rKI.I

A/K )M;

XIII

/:

)ic

risiltavii,

tra

altro,

inni i^nim-

di^iinvolturu,

specialmcntt' ut

rapporto

ai... rapporti coniugali:

una

disinvoltura

clir

dirci assai pi
cie il

se noi temessi

grande di quella di adesso, paragone potesse co?i/ondere, pi

assai che aiutare

Vintelligenza del lettore.


:

Ma
oltre

sono cose antiche


secolo.

un

acqua passata da un pezzo ; da Esula quindi ogni proposito o carattere di

maldicenza. Tanto pi che

mi sono
:

proposto ed adotter

non dir nulla che non risulti da documenti od attestazioni autorevoli e che non ahhia
rigorosamente questa regola
gi uui qualche notoriet
;

nei casi no/i certissimi e solo


;

un p dubbi limitarmi ad ui pare , dicesi in quelli un p incerti abbondare nei forse . .nzi aggiungerei cie sempre mi studiero di farne qiialche attenuazione,
se

non

ini trattenesse

il

dubbio che questa dichiarazione

possa risolversi solo in una poco cavalleresca difesa mia


e a

pi grave accusa di quelle dame.

In ogni modo niente brontolamenti da parruccone,

ma

maniche larghe pi di quelle .li per andare in prega di...


legri.

della toga dei nobili vene-

Osserveremo, commenteremo, ma... dobbiamo

stare al-

Saremo
.//

cos'i,

bench in casa nostra, un p alla

suite

non con lui solo, che abbiamo a poco a poco messo insieme un' assai buona compaquesto galante signore.

Ma

gnia di colti,
naglia

intelligenti, e

taluni argutissimi osservatori

anche quel simpaticone del


s,

De

Brosses e pure quella cae geniale

ma

simpaticissima
li

del

Casanova.

Gente allegra. Dio

aiuti/

Al

XIV

ROMA
vit'fitrr

IKAMONTO

DEI.

IN IO

/:

sei^uirevw questo sigfiore, faremo


:

un ph

di

chiacchiere tra noi

mormoreremo, anche, un pochino. Lo seguiremo, insomma, come una * carovana Coo>{ segue la sua guiii-<i o cicerone . E questo programma
conto
r

osservemno ed annoteremo per

nostri

mi
oite

piaciuto

perche

appunto
ad

come avviene
u?i

ad itinerario

fisso e

f restabilito

ne risultano
lavoro che, tra

in siffatte
limiti
le

ragione^'oli aUjuanto precisi


difficolt

sue
che

maggiori, avrebbe avuto quella graviss7na


derivata dal vagar senza legge e

oli sarebbe

ampi

poco definiti confini.

Questo non c'impedir


ci la bont

fra

troppo

di

squagliarcela

per intrattenerci dove


ci

risulter pi

gradito.

Quel signore avr


far

di aspettarci ; e

si-

sempre bien styl


accoglienza

lo stesso, iiti ritrovarci,

buona

In ogni modo ecco perch,


dell'

anche

io

come questo

gnore, parr pi specialmente del gran

mondo romano
vita.

ambiente in cui

si s7'olgeva la

sua

Cosi siamo intesi

possiamo metterci in cammino.

Ma, prima
essa tale
cortese

di avviarci, vorrei chiedervi iena cosa. Pero

che dimijiuisce di valore

quando derivi da

consenso condiscendente alla richiesta che ne venga

fatta, piuttosto che sorgere


e lettore,

spontmea

questa:

Lettrice

la vostra benevolenza.

Almeno
attenzione.

quella che valga a distrarvi da troppe grandi

esigenze e vi predisponga a pazienza, e sostenga la vostra

Ma...

PRKKAZIONK

XV
il

siaiio

Mesdames avviarci

et

Mcssieurs,

s'

vous
il

plait...

liccj la iostrii
...

guida
Xo,

t'

pronta e ci chiauia. Posoccorre

ion

Baedeker;

7/ia

san) bene ricordiate V insegna /nenia suo:


Qui sang vojager Doit solici oiiblier /y un pas gal lucDclier
Jit

savoir ccouter.

E, sopra tutto, ascoltare

Questo

ascoltar mi henevolmeite

chiesi, e nii

IO chiedo e lo strer

fu concesso, la prima volta. anche per questa. Grazie.

Carlo

P)Axnixr

POSCRITTO.
Delicta... et ignoranlias eius ne me-

mineris, Domine.
(Salmo XXIV.
v. ?)

Con
questo,

la

preghiera beyiaugurak
,

con cui avevo chiusa la


,

precedente prefazione
il

credevo di aver assolto

almeno

7i

compito mio.

Nossignore.

Ultimata la stanpa del

libro,

si rivelata

umi

necessit

che voi esteidiate la vostra indulgenza a?iche

ai peccati e d'opera e d' ommissioyie


peccatore
il

di

un

altro e

grave

proto o

il

correttore di tipografia.

Dovete perdonargli :

V invocazioie

del salmista valga^ se


iiitercedere

non a per

solleticare

l'amor proprio suo, ad


ci

per

lui.

Immaginate per
parte d* Italia
che da ci sia

una qualche ragione di attenuanti,


a traverso tanta
(i).

la complicata peregriyiazione delle bozze

Umbria^ Napoli, Palermo


derivare
,

Stipponete
delizia di

potuto

ancJie

per

la

disguidi postali,

un

qualclie equivoco nel convincimento che

molte cartelle delle bozze tuttavia scorrette fossero state definitivamente rivedute e come tali siano passate alla stampa.

Fate tutte

le

ipotesi possibili.
,

Certo si che qualcie equivoco


accideyite

qualche

incidente

deve
refusi

essercisi rnesso,

per determinare

u7ui cos

eccessiva

sovrabbondanza di errori
alle

che

svariano dai pi
e

strani

sgrammaticature pi audaci

a scon-

ci)

Purtroppo
di

migliori propositi

Proprio cosi, anche in questo caso.

non sempre hanno fortuna. L' editore Sandron pur


,

disponendo

un grandioso impianto tipografico a Palermo, volle consentire per rendere pi agevole il giro delle bozze, etc. che alla stampa di questo volume si provvedesse a Napoli in una

delle migliori e vito bene


I

non pi economiche

tipografie.

Non

stato ser-

XVIII

POSCRITTO
per triunirere ajiche a veri ribattezzaA/ary Pierrepont Sommerset
cos)

cordanzi smtattUhe
vieniti e

sostituzioni di persone.

Cos

Lady Montasene
;

Montasene

spero

che alvieno

risulti

esaurienteiiente

a pag, 5) e stata stiazionalizzatay retrodatata e anche, a quanto par


identificata la vera

persona che intendevo

desif^fiare

reey accasata coti quello scettico ina ostiiato

mondano

che

fu

il

Montaigne. Come

tale

Lady Montaigne Jgura

infatti

a pag,

della
la

staynpa.

anche

simpatica pittrice Vige Lebrun


elle,

stata sbat-

tezzata, e

ha perduto un

funico

elle del

suo cognome

(pag. 280).
ficcato

Ma

poi queir
nel

elle si ritrova, e indovinate

dove-

7iascosto

cognome

viio
.

che

nei segnafogli

j^ e 4 si tramuta in Baldini

Marion

fa capolino tra

7ie

ma non
sia

cetitra. No7i c'


altre

prime righe di pag. yi; posto per lei, quantunque ce


le

per

non del
tre

tutto diverse
s,

7na

dell'

800

Cristina di Svezia era,


valere da solo

un

acciderite ,
:

Tna tale da
7ion

per

piic

di tre

pertanto

era

il

caso di esagerare^ cotne ha fatto il proto, co7i 7in plurale.


<

Pizia

avrebbe dovuto esser lasciata

7i

pace

co7i il

suo

A7n7no7ie, acca7ito al quale l'avevo 77iessa

(pag. 194).

Ma

perch diffamarla, bella e piacente cotne pare die sia stata,


con
U7i

Pigia

Dovr,

tutto al pili,

...

pigiare sulla coscie7iza

del proto l'errore comtnesso.

Quella tal lapide da cui deriv al teatro poi sortovi


ca7ito

cu-

la

de7io7iinazione di
SI,

Argentina (pag.

82,

l.

15)

ap-

pariva

co77ie

stato

stampato, nella vecchia torre del


buoi 7nonsig7iore ve

Burcardo,

7>ia
>

appunto perche questo


de Berriis e

appose

cotne avrebbe dovuto stamparsi.


7iella

Nel cardinal

sua Sa7itacroce

si

pu

vero, trovare uri qualclie carattere di figure

s77iboliche

POSCRITTO
dilla societ e dei costumi di quei

XTX
tempi ;
solo

ma

non

questo

che

io

intendevo

dire.

Intendevo

affermare quel che

furono veramente

simpatiche (pa^. i6j).


volevo
acceniiare
essere
...

olio sa?ito

cui

pa^. 262
alla

troppo serio

trrave

recipe

per

cos

le^^s^era

scambiato con oblio

n^

co?ivie?ie

obliarlo.
il

Nell'ultima ri^a di pag-, 221

manca

soggetto

e se

pur

questo tale da sigiificare ci che l*esperienrja odieryia

iidurrebbe a coisiderare

vana
a que

e superflua cosa, qui,


'

almeno

come soggetto
cessario
:

e ri/erito
.

tempi, assolutamente ne-

diplomazia

L! anacrostico rappresentato dalle righe

1618

di pag. loS
la

ha questa soluzione:

Paisiello... e i

meravigliava con
:

sua

Nina pazza per amore


rosa preparava
i

suoi Zingari in fiera


II

Cirna.

trioyifi

de

matrimonio segreto
di
case ^

Strano

e,

forse, pili
.

cJie

fisibile,

sintomatico qua7ito
si

avvenuto a
pato
la

pag

J2. hivece

di

<^

fila

stam-

fine delle case .

Deve

essere la lyianif e stazione


:

di uia dolorosa idea ossessiva del proto

forse, poveraccio,

uno dei tanti


Pili

se7iza
e,
:

tetto.

semplici

per

cos

dire,

manuali sono
(pcig
.

vuoiti altri

errori

per
in

es.

diverso
<<

35,

lifiea

16) stam-

pato
invece

luogo

di

dimesso

sec.

XVIII fpag.
(Pag.
;

i^y)
206,

di
in

o^XVJI-;
cambio
linea
l.

arriva
arriva
invece

saperne
superare
< prole /

nota)

di

a
di

parole

(pag.

223

13)

clientela

(pag. 251

jj al posto

di

die n tota , e te. e te.

purimper74?i

troppo 7nolti etcetera.

Si sa

che era

grammaticalmente voce di un pasl.

sato imperfetto.

Qui, a pag. 204


intollerabile
:

23 questa
vi

stia...

fezione

appare

i lettori

sostitiiiscano

futuro

sar

meglio, assai vieglio.

XX

POSCRITTO
via

per carit

quelle

uova (<
/>.

pelle d'

uova >) che

compaiono sulla ri^a ii^ di

i6i.

chiaro, anche

sema
ovo

voler sfoggiare ufia eccessiva erudizione sugli elementi dei

dessous femminili, che avrebbe dovuto stamparsi


(< pelle d'ovo
Delle
y*J.

f<i

quelle delle primedo?ine

p.

12^, nota)
;

deve sostituirsi con

im

* tali

(quelle

tali

primedonne)
e...

solo cos dato comprejidere chi fosse il soggetto

l'og-

getto di quei tali mostaccioni .

E se
m.

alla linea 10 della


se ^,
7io?i

nota a pag. 2j6 7wn si premette un


il

si capisce

come

il

perch

dell'

eventuale

a?iticipata

resurrezione

della carile e delle ossa del


d' Imperia.

buon moyisignore dalla ex tomba


trovano
riprodotte alcune

Quanto al modo con cui

si

molte parole
in

e citazioni francesi^ il faut glisser.

tempi questi di rapporti

interyiazioiali troppo delicati

Son per

non ritenere prudente apaiser

la gallofobia che vi si rivela


beiie

modo

evidente.

Cos sar
y>

far

fitta di yion cu-

corgerci che croisez


< croissez
accento e
;

stato, a

gne
in

si

lasciato

pag. 14^, deturpato in a pag. 759 orfaiio di

pur
;

di accento vedovo plait a pag.

XV della
pure

Prefazione
quella

eguale

condizioTie

vedovile

trovasi

Vergine maitresse di pag. 21j,

etc. etc.

e a?iche

qui molti e tee tera.

Chut

meglio non insistervi. Chi sa


iiostri

che,

non
,

richia-

ynandovi troppo f attenziojie dei

bons amis
di

questi

non V iniravvedano invece

ina manifestazione simpatica del-

f intervento di
iberica

altro e diverso

caynpione

razza latina,

per

esempio una
sia, ricordate

qualche vache espagnole....

Comunque
donate.

t invocazione del salmista

e per-

C. B.

cu. L t/..

M-.

tchWESCA
Roma
al

BANDINI

tramonto del Sclleccnto.

.^

^'^'^^^'t:^

=OPOLO

CAPITOLO
L' arriuo
-

I.

Gli alberghi

Le locande.

L'arrivo del forestiero a roma piazza del popolo quanti SELCI GLI stranieri A ROMA LE CARROZZE DA VIAGGIO E DI RIMESSA PIAZZA DI SPAGNA E LE SUE LOCANDE UN po' DI CONTI DELLA SPESA IL CAROVIVERI d' ALLORA
: !

t^Hi, a quei tempi, veniva in


le

Roma

dalle regioni che


la

stanno a settentrione,

vi

minia
lare.

giungeva per
per
la

via Fla-

cio, rnulatis mutandis,


in citt

V antica strada conso-

Pertanto entrava

Porta del Popolo

da Pio IV, venne completata ed abbellita da Alessandro VII in occasione dell'arrivo di quella famosa pittima che fu Cristina di Svezia, facendovi aprire in quell'occasione due bualla porta, V^ene inteso
che, riedificata

chi o fornici laterali.

ROMA

AI.

TRAMONTO
di

DKF.

SETTECENTO

La denominazione
;

questa porta potrebbe indurci

ad un qualche sfoggio di erudizione per chiarire la sua derivazione se, cio, sia, come alcuni ritengono, memore omaggio, per cos dire democratico, al popolo romano che volle ivi, dove sembra che invano avessero cercato riposo le ceneri di Nerone, sorgesse espiatrice e

redentrice

una chiesa

alla

Madonna

(Santa

Maria del Popolo), o invece tramandi il ricordo del bosco di pioppi o di un pioppo [populus) pi degli altri come chi dicesse il longevo esistente in quel luogo conte Greppi di quelli che si dilungavano dalle rive

del

Tevere

alle

pendici del colle pinciano.

Qualunque sia la scelta che il lettore vorr tare tra queste due versioni ed ipotesi, non crediamo possa derivarne conseguenze molto gravi per l'umanit presente.

Non

quindi quest' indagine toponomastica che deve

fermarci all'ingresso della citt

come potrebbe

farlo

un agente daziario
cevano, in
gana.

modo

come, anche a quei tempi faspesso molestissimo, le guardie di doe,

anzi assai probabile che ben pochi dei forestieri


si

che vi giungevano
cupazioni.
tire
il

siano indugiati in

tali

erudite preocfarsi

Ben

diverso e pi grande doveva

sen-

compiacimento di trovarsi finalmente nella citt di Roma, che con la fama delle sue tradizioni e delle sue bellezze chiamava a s, con un fascino quasi nostalgico, le

persone colte

di

ogni parte d'Europa.

meno, debbono aver provato, nel varcare quella soglia, un sentimento di ansiosa e trepida reverenza con un' emozione non dissimile da quella
Tutti, pi o
,

che confessava

lo

Stendhal

la

sesta volta che

I.

ARRIVO

(li

albi-:r(;hi

ke locandk

mio cuore vivamente commosso. E un'abitudine immemorabile nelle persone sensibili quella di commuoversi cos, arentro
nella Citt Eterna. Ciononostante
il

rivando

Roma

*
Entrava dunque
in citt

per

la

Porta del Popolo.


piazza
le
;

E
s'

subito gli appariva la vasta

dalla
tre
la

quale

irradiano
:

con

imponente
(allora

simmetria

grandi
via

strade

il

Corso

detto Via Lata)

del

Babuino (cosi chiamata da un bassorilievo che ne ornava una fontana) via di Ripetta (contigua alla riva ripa del Tevere) che a que' tempi si diceva Via
;

del Popolo.

con un quadro architettonico e scenografico grandioso. Ma non era allora, nel sec. XVIII, cos magnifico come lo divenne quando Pio VII quasi a novella affermazione poi dell'autorit riconquistata dopo essersi, come disse egli stesso, sporcificato col Concordato fece abbattere le povere case che circondavano la piazza e vi dispose
Cos
la citt si
lui
,

presentava a

invece

le

geniali creazioni del Valadier,

con

due gran-

diosi emicicli e le decorazioni del prospetto del Pincio.

Dunque meno
l'

bella era la piazza


in

ma

gi adorna del-

gran parte lastricata. Peraltro, siccome a questa pavimentazione si era provveduto con tributi delle cortigiane una specie della
alto obelisco,
i

ed anche

tassa di esercizio e rivendita dei giorni d'oggi


il

della

da sperare che
indiscrete

forestiero

non

si

vellicasse in troppo
sulla

riflessioni e

deduzioni

vastit

ROMA

AI.

IRAMONTO DEL SETTECENTO


tali

piazza e la quantit di quei

triljuti.

Per Bacco

o...

per Venere
luti
!

quanti, quanti selci

dovevano

esserci vo-

i).

Tuttavia l'ingratitudine

umana voleva che appunto


,

poco lontano da quella piazza


i)

per

la

quale

siffatta

Apostolica (ora all'Archivio di Stalo)


tassa fatta
alle

Neir archivio del Commissariato della Revered."' Camera si conserva il Libro della
cortigiane per
la

riparazione del ponte di Santa

Maria a rag^ione di julii nno per scritto (sic) de quello che pagano de pixone (pigione), v II Corvisieri (Posterule Tiberia, pag. 143) ricorda che Leone X addirizz l'attuale via di Ripetta tra il Porto
e la Scrofa

che allora prese


modo
la

il

nome

di via

Leonina

con
,

fondi

tratti dalla tassa sui lupanari

t.

Nello stesso
le

Faceiie molte e biiou (Venezia iSSS, pag. 28)

narrato tra ecco un aneddoto saporoso e con le stesse ri-

sorse fu sistemata
tributi

strada del Popolo in

Roma

e lastricata dei

che le p... pagavano, nella quale scontrando la Giulia Farnese una gentildonna, l'urt un poco. Allora la gentildonna alte Madonna perrata cominci a dirle villania. Rispose la Giulia
:

donatemi, ch'io so bene che voi avete pi ragione in questa via La risposta un po' forte Fortuna che le che non ho io .

che queste storie da molte s'ignorino ; se no, chi sa mai quale imbarazzo ne potrebbe derivare al libero incesso delle gentildonne perbene
cose non vanno pi
cos e
!

aneddoto vero che razza di toupet quella signora lui che di C/iulia Alessandro VI avrebbe dovuto riderne assai ogni pi riposta bellezza di quel bellissimo corpo avrebbe potuto dare assai consapevole notizia al Della Porta che sembra
se r
! ,

Ma

r abbia

fis.sata

nella
III

magnifica statua
in S. Pietro
!

della Giustizia sul


essa, anzich

monupagare

mento
tributi,

di

Paolo

Vero che

ne riceveva dal suo tiarato e tarato anante e ne faceva partecipe anche suoi per esempio la porpora procurata cosi al fratel suo Alessandro (il futuro Paolo III) che pour cause veniva
i ;

letto

il

cardinale in gonnella
>.

j>

o,

pi allegramente,

il

cardi-

nal

Fregnese

ARRIVO -(;m

aI-i;kr(;hi

i.k

i.ocandk

operosit aveva tanto contribuito, tosse disposto

in

luogo solitario e d'infamia ed ora invece allietato dalla


frequenza di pi fortunate e libere generazioni
a
i
:

presso

poco dove giardini tlel Pincio si ricongiungono alla \'illa Borghese il luogo assegnato all'ultimo riposo

<li

cjuelle tali

contribuenti
e/i

luogo
litre

d' esilio
la

postumo

essendo alle cortigiane in luogo consacrato.

vietata

tumulazione

**
Nel secolo XVll, e pi nel X\'lll, assai numerosi erano gli stranieri che venivano fra noi alcuni a scopo
:

d' istruzione e

chiamati qui dal fascino della bellezza


;

di

questa terra e delle sue glorie


;

molti a sollievo

dello spirito e della salute

tutti,

pi o meno, per se-

guire un po'
Il

la

moda

di quei tempi.

bene inteso facendo capo a Roma, era divenuto allora si pu dir doveroso per le persone colte e da conto dell'Europa. Cos accorrevano alle nostre bellissime terre uomini politici letterati sciensemplici gaudenti buon gustai, o donne sapute ziati come lady Montaigne, o semplicemente invaghite della suadente bellezza di questo paese. Pochi furono letpoeti, gli artisti stranieri di allora che non abterati,
viaggio in
Italia,
,
,

i)iano sentita e secondata quest' attrazione.

Tra essi, g' inglesi erano in numero prevalente e a quanto pare pi doviziosi e spenderecci, cos che venne considerato e preferito con designazione antonomastica
i

come prototipo
grese
.

del forestiero... pelabile, l'inglese:

l'in-

ROMA

Al.

TRAMONTO

DEI.

SETTECENTO
ai malefci
!

E sembra che

anche allora
il...

nemmeno
;

si

pu sempre disconoscere

vanto delle tradizioni


si

pare che anche allora a queste pelature

attendesse

con un qualche buon volere ma certo in modo da far sorridere con altezzosa commiserazione gli albergaallora si accenna che eli tori d'oggi, poich nei diari
i

la

maggior parte

di

quei gentiluomini inglesi spendes

sero ciascuno circa

duemila scudi all'anno

.
,

grande ma questo non impediva che risultasse cosa assai ambita un viaggio in Italia, a Roma. A ci avevano contribuito le molte persone colte
Tale dispendio pareva a quei tempi assai

che

venute tra noi ed entusiasmate dal godiment(j avutone avevano raccolto e poi diffuso, anche con nu, ,

merose pubblicazioni
tesoro di notizie

che ora rappresentano un vero vita quei tempi ricordi per


la

di

del loro viaggio e manifestato

il

compiacimento avutone.
i

Sommano
che tra che
in
il

a pi di
[

cinquanta

viaggiatori

inglesi

XVI

ed

il

quello

curarono

XVIII

secolo

pi
1

in

questo
i)

simili pubblicazioni,

L'Addison, venuto tra noi negli anni


gi scritto e proclamato:

701-1703, aveva
al

Xon

v'

paese

mondo

ove

si

possa viaggiare con altrettanto proftto quanto


2)

in Italia .

Trent'anni prima

il

Lassels aveva can-

1)

Cfr.

A. Graf.

lufi^lesi

in Italia nel settecento

Nuova
sintesi

.\ii-

tolo;^ia,

2)

gennaio 191 1. E. Nencio.ni ha ricordate^ ed


i

illustrato

con

felicis-

sima ci che pi notevoli letterati inglesi di quei tempi scrissero e cantarono a lode di Roma, in un ammirevole studio Roma e gli scrittori inglesi, pubblicato, anche cjuesto, nella Nuova Antologia, anno XXIII, fase. XIII.
:

I,

ARRIVO

r.lA

AI,1{KR(.HI

I.K

I.OCANDK

tate e decantate

con effusione

le

glorie e le bellezze

della nostra Patria.

Era veramente una reclame autorevolissima ed


l.tnto efficace,
i)

altret-

un viaggio in Italia assunse in Inghilterra difil carattere di una moda elegante iashionable fusa con signorile consuetudine, e non per sola ragione di salute e di studio. Tanto tliffusa, che verso la met
l^ertanto

del secolo

X\MII

fu istituitoa

.ondv.iW Diletla?iii's Club,

nel quale condizione necessaria per l'ammissione era la

prova
in cui

di

aver fatto un viaggio in

Italia.
il

Tale corrente ebbe un arresto durante

decennio

l'Europa fu sconvolta dalle guerre napoleoniche:


quietate
il

ma non appena
ancora pi
d'

le

cose, la corrente riprese, e

suo corso; e cominci nna specie invasione pacifica di Firenze, di Pisa, di Roma da
ricca,

parte di numerosi turisti britannici. Era una specie di


dtente

dopo che per molti inverni


di

gl'inglesi erano

ri-

masti confinati nella loro isola grigia.

La moda

svernare a sud delle Alpi divenne sem-

pre pi diffusa. Si calcola che nel 1818 gl'inglesi a Roma raggiungessero il numero di duemila 2) nu-

mero
i)

assai rilevante, specialmente se posto in relazione

Addison Joseph.
1761.

Renmrks on selcerai parts oj


invalici.

Italy eie.

j.

London,
2)

The diary oJ an London of BuckinDuke (Richard cronista Murray 1S70. Narra un GAM AND Chandos Privale diary) che nella notte di un
Henrv .Mattheus.
lu-

nedi di Pasqua partirono da

Roma ben

trecento cavalli di posta

per

il

servizio di vetture cariche di turisti che ritornavano in In-

ghilterra.

k(MA

Al.

IKAMONTO DEL SETTECENTO

ai

140 mila abitanti che costituivano allora l'intiera po-

polazione inilivjcna di
All'a vanguardia
tli

Roma.

questa ripresa venne Lord Hyron

(1816-17)

i),

seguito nell'anno successivo da Shelley e


ila

poco dopo

Keats.
altri

2)

Non

facciamo

nomi

troppo

ci

dilungherebbe

anche un semplice elenco. Taluno autorevolmente att'erm che, se durante la season romana, fosse stato convocata ili qualche palazzo di Roma una seduta della

Camera dei Lords, questa sarebbe potuta riuscire pi numerosa che se indetta a Westminster. 3)
***

assai

N molto minore

per numero e per valore era

il

concorso dei Francesi.


Spagna e precisamente nella numero 66 che, secondo l'identificazione fattane da Diego Angeli, sembra fosse di faccia, sull' altro lato della scai)

Anch'

egli si alloc in piazza di

casa segnata col

linata, a quella in cui


2)

dimor Keats.

Come
si

noto questo giovane poeta, colpito da male ineso-

scrisse il suo che si addormentasse il amico Severn, che pietosamente lo assist sino all'ultinu) 27 una in casa dei Trinit 1821 di all'angolo fra la scalinata febbraio

rabile

spense

parve

Monti e Piazza di Spagna. Ivi un benemerito comitato di signori ed americani, ammiratori di Shelley e di Keats, hanno di recente costituito un piccolo ma suggestivo museo adunandovi una preziosa biblioteca e (juanto pu riferirsi alla vita, agli scritti, ai giudizi di cjueste due grandi ed infelicissime anime di cui il decorso del tempo, anzich far sfiorire, rende pi radiosa la memoria. Jo/i Keats e fi^li Inc;lesi a Rouia 3) Cfr. H. Nelson Gay
inglesi
,

Discorso

letto nell'aduianza del

2j febbraio

i()!2 alla

Keais-Shelley

Iteratnr\ Association.

COLLkZ. SETTtCtNTtCA

BANDINI
-

Roma

al

tramonto drl Selteccnlo.

^f-f.-i.v^1-U-^

IL

PITTORE MENGS

I.

ARRIVO

<;li

ai.hkr(;hi

i.k

i.ocandk

M. A. Tornezy i) con uno spunto galante attribuisce il merito dell' impulso di questa signorile anabasi a iM"^*^ de Pompadour; e narra che costei, avendo fatto nominare suo fratello, M"" de Vaudire, directeur general des batiments
rare
,

volle coscienziosamente procu-

che

egli

potesse

portare

nell'

adempimento

di

un corredo di cognizioni artistiche tali da provvedervi convenientemente. risultati che Decise quindi d'inviarlo in Italia. E da questo viaggio derivarono all'edilizia della capitale francese danno una prova di pi che quella donna, se anche pour la chose era... quella che era, la bagatelle aveva tuttavia un senso pratico geniale. 2)
(jucsto ufficio
i

i)

Pfface

al

Journal

di lergerel.

2)

Lo

fece

accompagnare

dall'architetto SoufiHot, dal disegna-

tore Cochin e dall' abate

Le Hlanc che doveva

essere

l'

istorio-

grafo di questa spedizione.


11

viaggio dur due anni. ^L de Vaudire

ritorn in F'rancia

con un corredo tale di cognizioni e di buon gusto artistico da risultare veramente provvido all' architettura francese in quei
tempi.

anche se ricordandolo appariremo meno galanti conviene non dimenticare che altri r avevano preceduta e tra essi il Montaigne che ebbe il torto d'immalinconire il suo diario di viaggio col racconto delle tante piccole miserie di malato pi o meno immaginario, ma che, come riferisce Gabriel Faure (Heures d'Italie Fasquelle, Paris) raccomandava di venir in Italia non per impararvi combien de ans a telle ou telle eglise, mais pour se frotter et limer la cervelle contre celle d'autrui . Del quale Faure ci piace riportare quest' osservazione 4 Si detto che un amico che lascia scorgere troppo chiaramente il suo disegno di trasformarci non desta in noi alcun sentimento piacevole mentre invece una donna che con

Veramente

verso quella bella signora


:

IO

KOMA
Cos tu

AI

IKAMDNK)

DKI. SK

IKCKNTO

tlata la

mossa

o da allora tu
in

una specie
Italia.

di

Ufara

per questi viavj^i dalla l^rauoia

Xel 1760 Hubert Robert

accompaj^tia a R(jma e a
delizioso acquafortista. Nel
,

Napoli l'abate Saint-X(n,


'65

il

r astronomo
di

De

Lalande

preparatosi

corredo

cognizioni storiche, veniva in Italia


e studi attentamente,

un ricco che per


la

due anni percorse


pubblicava,
i)

come ne

fede l'interessantissima e diffusa relazione che poi ne

E
De

l'elenco

si
il

allung^a.

Ci

linitercmo a ricordare

il

Brosses

cos detto arij^uto presidente,


deliziose, e
in

di

cui ci

sono rimaste lettere


la

casione d'incontrar spesso

che avremo ocquesto nostro giretto per

Roma;

poco simpatica superdonna, pedantesca mae-

stra di morale... per gli altri, M'"^

De

Genlis; Bergeret

con il valoroso pittore Fragonard, che riport dall'Italia una magnifica raccolta d' impressioni e di lavori e

cos

Dupaty, l'avventuriero Angelo Gondar e sua moglie Sara, 1' abb Richard, \'. A. Arnault, Jacq. Cambry, l'abate Coyer Ilaria Anna Du Boccage, lo Chateaubriand, Vige T.ebrun
pure Charles Duclos,
J. I).
,

l'apparenza di sedurci
celeste, apportatrice di

ci

trasforma adorata
.

come una
louie.< les
!>
.

creatura
qties le

jji^ioia

est

dans ce sentitnent
sidcles,

hottms

recevant de

r Italie,
cfr. la

depuis de

i:>resses

du bonh^ur l'appellent justeinent leur uiaitresse

Sul

Moni. vil'ia/r.

gne ed
dal
jS^io

il

suo viaj^^io

pregevolissima pubblicazione curata

D'Ancona
di Michele

L'Italia alla fine del secolo

XI'I

C,ioytiale di
eie.

De Moutaii^^ne
l' Italie et

in Italia

Citt di
,

Castello, Lapi 1895.

I)

l'oyage en Italie, couteuant l'histoire et les anecdotes les plus

stiij^ulihes

de

sa descriptiou

les

usa^es

l'aria,

1766, 6 voi.

1.

ARRIVI)

(JI.I

.M.m.K<,(ll

!.<)(

ANhl.

II

lauti

altri
()

ancora che,

tutti, ci

bau lasciato interesdi

santi e pi
ira noi; e,

meno

preziose notizie

ci (Mie videro
il

modesta ma simpatica

ti^-iir.i.

D'Kspinchal.

55!*:X

Altra simile corrente veniva dalla (xermania.

E quando
-il
stituito tra
i

il

pi ij^rande Ira
a

nostri ospiti Alemainii

Goethe- venne

Roma

(i786-'88), vi tro\

^n co-

una specie di cenacolo che pu(S dirsi sorto in Roma verso la met del settecento, quando vi s' incontrarono a studiare ed ammirare le bellezze che stanno a glorificarne la storia la magnificenza, Raffaello ]\Ieng-s e Giovanni W'inkelmann. C'era pure la gentile pittrice Angelica Kauffsuoi connazionali
-

mann
di

nel cui salone rtjmano-tedesco della sua casa in


si

via Sistina
artisti

raccoglieva
letterati.
il

il

lor fiore

di

quella colonia

e di

Poi vennero

nese

si

Thorwaldsen che, quantunque daconsider sempre appartenente alla colonia

tedesca di
Ijek,
^

poi Pietro Cornelius, l-ederico OverSchnorr (riulio ed altri, altri. Come vedremo, il 'aff (rreco era il luogo di ritrovo da loro preterito. Alcuni di essi adJttarono li foggia di vt-stire tni-

Roma;

tlizionale tedesca, e, se
lissa
si

non per

altro, ])er la

chioma prochia-

dicevano Xazzareni.
spirito

Ma
poi *

lo

mordace

rimanesco

preteriva

marli Belle maschete dopo carnevale

come

battezz

Bastimento di Baviera il carrozzone da viaggio con cui Lodovico I venne spesso a trovare quei suoi
connazionali
,

alloggiando a

villa

Malta

la bella villa

12

ROMA AL IRAMONTO DKL SKTTKCENTO

delle rose, amenissinio luogo tutto pieno d'incanti, in

cui parve, alcuni anni or sono, che volesse rinnovellarsi


il

mito

di Circe.

Seppure questo per taluno

risult

vano, resta incerto se ci avvenisse per quella resistenza

morale che fece libero Glauco, oppure perch il maleficio magico era gi stato in essi prevenuto dalla propria natura.

Entravano
questo caso
pione ed
il

di
la

solito in Italia o pel

Moncenisio, e

in

prima sosta era a Torino; o pel SemLago Maggiore, prefiggendosi per prima
parte, per lo

tappa Milano.

La maggior
tavano per
il

meno

pi facoltosi, adot-

loro viaggio enormi, pesanti carrozze, ca-

riche di ogni ben di Dio.

Bergeret e Fragonard, che per evitare


ferirono

le

Alpi pre-

compiere in mare il tratto Antibo-S. Remo, avevano immaginato una berlina a trasformazione . cio tale da potersi dividere, in modo da poterne caricare le parti staccate anche su piccoli battelli. Tuttavia in quella
biblioteca,

diligenza,

oltre a

un' intiera

piccola

portavano un buon corredo di stoviglie ed altri arnesi e perfino delle vivande cos che appena giunti all' albergo il cuoco che viaggiava con loro insieme ad altri due domestici potesse precipitarsi
,

in

cucina e cuocervi

al

pi presto

le

pietanze gi ap-

prontate.

deve credere che ci fosse privilegio capriccioso o snobismo di pochi. No era cjuesto il sistema
si
:

I.AkklVO

CI.I

ALnF.RfaiI

I.K

I.OCANDK

I5

adottato generalmonlc da chi aveva

mezzi per sostedi


le

nerne

le

spese,

i)

E con grande strepito di ruote, festoso schioccar suono di cornette e tintinnar di sonagHere, fruste
,

|)osanii

carrozze

attraversavano
l'Italia.

le citt

villaggi, e

trascorrevano per
riassunto

1/ itinerario consueto, e
vasi
in

quasi

costante,

cos

tro-

una delle Lettres sur l Italie (1758) di M*"*-* du Boccage Ecco il loro giro A Napoli per la met di Carnevale qui a Roma per le cerimonie della Settimana Santa a Venezia per l'Ascen:

<c

sione

e,

di

l,

alle fiere di

Padova

e Vicenza. Poi
e l

si

termano a Milano... poi l'autunno qua

mano
se

divertimenti e

gli

spettacoli in

ove li chiamusica poi


; ,

rimangono

in Italia, di

nuovo

1'

inverno a

Roma

>.

***

Ecco dunque

er jorestiero

Liberatosi dalle molestie della

Roma. Dogana

la cui

sede

centrale era a Piazza di Pietra, nei locali ove ora la


duca di Richeuna monumentale carrozza, nella quale un apposito scompartimento costituiva una dispensa vera e propria, rifornita sempre di provviste per tre in un altro vano giorni. Sul davanti erano sempre pronte tre pietanze da cuocersi ad ogni richiesta e per ci un cuoco precedeva a cavallo la carrozza. Ancor pi notevole era l' interno della vettura che conteneva una vera camera da letto, tale da fare invidia ai moderni sleeping-cars. Infatti era fornita di un ottimo letto, anche con piumino ai piedi etc. Cfr. M. A.Toknezv Preface ati Journal de Bergeret
i)

Chi super

di assai la
i

misura consueta

fu

il

lieu

che adottava per

suoi viaggi di gaudente

et

Fragouird

(jjjs-y^).

14

KCM.\

AI.

IKAMdNK)
la

r>KI.

SF.ITKCKNTO

Borsa
del

riprende
y)i
,

via.

Attraversa, tra))allanclo nella


tali selci, la

carrozza, fatta

rumorosa da quei
la

Piazza

Popolo
ili

trascorre

via
!

del

a piazza

Spagna.
i

liahuino ed eccolo

Slop

Questa con suoi dintorni era, nel tempo di cui ci occupiamo, la meta pi consueta del forestiero che veniva d' oltre Alpe. Tale era divenuta a poco a poco da che nel se,

colo

XVII

si

era iniziata questa corrente di forestieri,

nei quali

era

carattere di

scomparso o non era pi prevalente pellegrini religiosi non prima. Prima


:

il

pezzi grossi, a

Roma,
al

si

stabilivano di preferenza nei


rioni e pi vi-

varii alberghi pi antichi sparsi in altri cini al \'aticano


la

famosa

ed locanda

vecchio centro

di

Roma
delle

come
Cinque

dell'Orso, e quelle

].une, del Sole e del Pellegrino.

Questi, col declinare dell' antico fervore religioso e

per

spostamento che ne era derivato al centro della vita romana, erano decaduti. Decadutissima la locanda dell'Orso, che per un lungo periodo aveva goduto di un vero primato e di grande notoriet; i) ridotte ad una vita stentata quelle del
lo

i)

Dice

la tradizione

che

al)hia ospitato

Dante
1\'

in

occasione della
fece

sua

visita al

famoso
al

g^iubileo del

1300.

Era mare.
S.

nella
\'i

via gi detta Sistina

da Sisto

che

la

siste-

discese,

suo arrivo

poi allocarsi in casa di

in Roma, il Montaigne (1580) per uno spagnolo dirimpetto alla chiesa di

Maria della Tinta.

E prima

di lui

vi

aveva soggiornato anche


illuminate,

Rabelais,

ma brevemente

perch ne era scappato, tediato dallo

squallore di quelle sale, rattristate pi che

da un
si

fu-

moso lumino,

e pi ancora spaventato dalla lotta con cui

senti

1.

ARRIVO

<;i.I

AI.r.Kki.MI

I.K

I.DCANDK

I5

Montone
avuto
delle
fra

(poi
i

del Solo, press(j

il

l^anthcon, che avevd

suoi clienti

anche

l'Ariosto), della
altre

Luna
di

).

Cinque l-une
e...

e dei

Tre Re, ed

minor

conto
I

pulizia.
le

nuovi alber^dii e
si

pensioni pi frequentate dagli

stranieri

erano

nel

700

raccolti e moltiplicati

in

piazza di
E,

Sp.ii^ai.i

e nei suoi
visto,

dintorni.

come abbiam

erano divenuti quasi esclusivacostituiva

mente

preferiti dagli stranieri.

una specie di Cosmopolis. La si diceva giocosamente il ghetto delprevalente l' Ingresi, poich, come vedemmo, il numero podi questi nella colonia forestiera aveva indotto
Cos questa parte di
i

Roma

troppo continuamente comi )attiito quale un intruso dalle pi consuete in(iuiline di


(jnei
letti

cjuelle

tuli

inquiline

delle

quali

come diceva l'Heine:


Ti convien tranquillamente

Sopportare
Se
la

la

puntura
tortura.

schiacci
ti

peggio

il

puzzo

Tutta notte

Ma

nel periodo di sua fortuna questa locanda

aveva avuto im-

portanza molto notevole. Ses petites diami )res pourraient raconter une partie de l'histoire secrle de Rome. Les grands personnaj^es, les cardinaux trangers, les voyageurs de distinction, les

jeunes prlats, ceux

(jui

cherchaient fortune
II, 82).

Rome

descendaient

lOurs > (HiBNER, Sixtf-Quini,


600 era decaduta, poich
il

Ma

gi nei primi anni del

Roichard

{1606-1642) prefer andare

ad alloggiare a .Monte Hrianzo, anzich all'Orso, perch questo < a perdu aujourd' Imi aucunement son ancien credit >. i) Anche questa antichissima. Galeazzo Gataro nella Crofiaca Padoi'ana ricorda suo ospite nel 1357 Francesco da Carrara, Signore
di

Padova. Stava presso

la

chiesa di S. Celso in Banchi.

l6

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

polani di

Roma
di
.

ad adottare come designazione antoviaggiatore


facoltoso

nomastica
d'

qualsiasi

quella

Ingrese

di

fatti

la

Piazza

di

Spagna con

suoi dintorni

era a quei tempi per alcuni suoi aspetti del tutto distinta
dal resto della citt; e ci anche per un diverso regi-

me

politico amministrativo.

Su
tava

tutto questo

vasto

quartiere
abitanti

popolato
la

allora
eserci-

da circa quattordicimila
,

Spagna

per mezzo del suo rappresentante diplomatico,

una speciale ed autorevolissima giurisdizione. L'ambasciatore di wSpagna, non solo aveva la protezione delquartiere, ma anche ne curava con milizia l' intiero
propria
il

servizio

di

pubblica

sicurezza.

vi

prov-

vedeva con gelosa tutela di questo suo privilegio, ma pure con una certa larghezza di manica. In proposito merita di esser ricordato anche per dimostrare quanto tenace sia la vitalit delle tradizioni che le donnine allegre soggette come vedremo, in tutto il resto della citt ad assai vessatorie

limitazioni per

loro

giri...

d'affari, in

questo quartiere

avevano

libera circolazione giorno e notte

e ne proCasanova,
vi
af-

fittavano allora...

come

adesso.

Buon luogo
il

di

caccia e di pesca era questo, perch

forestiero in proposito
!

che se intendeva
I

assai

come

dice
.

il

curioso

serenissimi ambasciatori di S.
la

M. Cattolica

maggiore sontuosit il prestigio della loro missione. Dal loro palazzo dominavano, come da una reggia, il quartiere adiacente compensando le
fermavano con
,

COLLEZ. SETIECESTESCA BANDINl Roma al iramonlo

del Sctleccnlo.

PIAZ

liiiimii'i

.uj(m|ii

INA

I.

ARRIVO

C.l.l

A!.nKRC;ni

I.K

()(

ANDK

I7

franchigie di cui

godevano con
X\'l
<

feste

magnifiche nei
])iazza di

lussuosi appartamenti e pur con super})i spettacoli nella


j)iazza.

(xi nei

secoli
il

W'il

la

Spa-

^na era
vecchia

stata

maggior teatro
di

di feste

popolari della

Roma

fontane

vino, distribuzione di
artificiali.

pane
rap-

e denaro,

macchine
vS.

di fuochi
all'

Ma
di

sopratutto
i

^ullo scorcio del seicent(j e

inizio del settecento

presentanti di

M.

si

compiaccjuero

uno

sfarzo

veramente spagnolo. Nel 1662 fecero incendiare nella piazza una macchina il carro del sole con quattro pirotecnica mai veduta cavalli di fuoco, che doveva levarsi e poi tramontare fra una selva di palmizi. Era appoggiata al palazz(j di Propaganda Fide, che poco manc che incendiandosi anch' esso non desse un imprevisto concorso a quello spettacolo. Un'altra volta la piazza fu illuminata con
:

seicento torce. Un' altra macchina meravigliosa

alta

ho palmi, rappresentava Angelica legata ad uno scoglio

ma

un mostro usciva da una grotta per divorarla un cavaliere scendev^a dal cielo, uccideva il mo:

stro e salvava la bellissima eroina.

Consueto in tali feste, oltre le fontane di vino, un molto copioso gettito di monete donde non a dire quante e quali sbornie ed anche lotte, ferimenti, e spesso
:

qualc)e morto.

poco l'ottocento e poi nuovi tempi hanno fatto sparire tutto ci. Parve anzi che il '70, mentre apriva... un nuovo accesso presso Porta Pia, avesse chiuso per sempre le magnifiche sale di ricevimento del palazzo dell' Ambasciata. Dovettero passare ben
poco
a
i

2.

Bandim Roma

al tramonto del Settecento.

l8

ROMA

Al.

TRAMONTO
perch
i)

DKI.

SKTTKCENTO
riaprissero

trentatre anni circa

si

in

vero

sontuosissimamente,

regime questa parte di Roma si studiava allora di conformarsi il pi possibile alle abitudini dei forestieri e pi curata che altrove
siffatto

Pur con

speciale

vi era la

nettezza delle vie e delle case.


,

V eran
vista.

dunque

le

locande e

gli

alberghi pi

in

***

Ma

pi in vista per

modo

di dire,

che allora

gli alber-

ghi non sentivano ancora esibizionismo di reclame.

la

necessit di un grandioso

Pelavano anche allora, questo s ma lo facevano in modo, non vogliam dire... pi coscienzioso, ma pi modesto, come pi modeste erano le loro insegne.
:

ad ospitare personaggi assai cospicui non facevano mostra di nomi e di titoli esoquelli consueti
tici

Anche

e millantatori. Si limitavano a tarsi riconoscere da


al

modestissime insegne ispirate


lismo figurativo
quelle del
:

pi modesto simbo-

una specie

di

stemmi

parlanti. Tali

Leone

d'oro, della Testa d'oro, dell'Aquila,

del Falcone, del Moro, della Luna, delle Cinque Lune,


del Sole, della Stelletta etc. Solo qualcuno aveva de-

signazione straniera

molti

si

distinguevano con

nomi

degli stessi proprietari

od esercenti

tali,

ad esempio.

i)

ci per simpatica iniziativa del conte della X'inazza,

am-

basciatore di

Spagna

la

sera del 22 aprile 1914

con signorile

magnificenza.

ARRIVO -<;m alfikr(;hi

f.k

i.ocandk

19

.juflli

(li

Smiths Stewarts, Rolland, Lafont

Oamon,

Monsieur Pio. X'essuno poteva dirsi di j>^r.i! lusso pi erano a pena decorosi anche perch di solito non servivano a residenze un po' lung"he, ma erano quasi sempre uti:

lizzati
al

come

pied terre e solo per

il

tempo occorrente
pi conveniente.

forestiere per procurarsi

un

alk)g'g^io

Casanova afferma che


t'osse
,

il

mij^lior

albergo di

Roma
,

ai

suoi tempi

quello della Ville de Londrns


,

presso

la

piazzetta dei Caetani

vicino a S. Carlo
i)

al

Corso, condotto da Carlo Rolland, avignonese.

Ma

pare che anche in esso

il

tono consueto fosse alquanto


il

patriarcale e disinvolto, poich


che, essendovi arrivato ad ora

Casanova soggiunge

un po' tarda, trov che tutti dormivano, e non senza difficolt e lunga attesa riusc a farsi aprire. E pure racconta che, aspettando che gli preparassero la camera, fu invitato ad entrare a riposarsi in una stanza del pianterreno vicino
all'ingresso, nella quale trov tutte le sedie

occupate

da sottane e biancheria femminile.


di farsi

invit a
letto,
lo

mentre cercava un po' di posto, una fresca voce femminile lo sedersi sul suo letto. Era quella la camera da
la

quella

voce e

l'invito ospitale della figlia dele...

albergatore. Teresa

leggiadretta
:

nuova, che tale

rimase a rappresentare un caso anormalissimo nella biografa casanoviana

anormalissimo caso, del quale

il

che

li Casanova vi scese in occasione della terza ed ultima volta venne a Roma, ove si trattenne dal 14 maggio 1770 sino ai

primi del giugno successivo.


Ikrtty

Come

noto,

vi

giunse insieme a

ed

al

furioso

amante

di costei.

20

ROMA AL

IR AMONTO DEL

SETTECENTO
al

maggior merito sembra dovuto


(Iella

riturno tempestivo

cameriera
delle
di

Una

buone locande,
Piazza di

anzi,
era,

quanto sembra,
verso
la

la

migliore

Spagna

met

del

secolo X\'lll, quella del Motte


a
cui

d'Oro designazione

pare

che

il

proprietario desse -^un significato

un po' troppo
quel locandiere.

letterale

ed unilaterale
ivi si

poich

il

De

Brosses assicurava che


Scorticava

era bene scorticati da

>,
:

ma sembra
mandare

che

vi

si

mangiasse
il

deliziosamente

un certo pudditig era

dice
al

De

Brosses, che ne volle

la ricetta

suo amico

Xeully

i)

meravigliosamente
le
si

squisito.
il

Ma, nonostante

attrattive di cotesta leccornia,


alle

De

Brosses
ai

affrettava a rinunciare

dolci

piesi

tanze e

conti

troppo
i

salati

allogava, insieme con

suoi

Monte d' Oro e compagni di viaggio,


del

in

i)

Non

so se

in

nessun Re dei Cuochi,


rispettaliilissima
; ,

in altre simili

rac-

colte di

una sapienza

sia stata

riferita

questa

semplice e

facile ricetta

ed

io la trascrivo, tradotta alla lettera,

per comodit dei signori ghiottoni. Per chi non destasse interesse l'insieme di ricordi che ho ammannito, valga almeno il ricordo di un
piatto a rifar la bocca buona Prendete un po' di midollo di bue e una certa quantit di mollica di pane sciolta nel latte aggiungete marzapane cannella e uva di Corinto. Fattane una pasta riunitela in una massa che farete cuocere entro un tovagliolo, in brodo buono. Poi disponetela in una teglia o casseruola: fate cuocere con fuoco sotto e sopra perch faccia una crosta dorata e servite e mangiate. Si pu fare a meno dell'uva di Corinto . Sia pure ma non si pu fare a meno di ammirare, in confronto Ielle raffinatezze mondane, la discretezza di quelle riputazioni ga!

stronomiche.

L ARRIVO

(li

alhkr(;hi

lk locande

21

un appartamento mobiliato
la

in

Piazza di

Spagna

a lato

della fontana cosidetta della Harcaccia, sull'angolo fra

scalinata della Trinit dei

la

signora Peti,

Monti e degnissima padrona


si

la piazza,

presso

di

casa

Porse

la stessa

casa in cui abit e poi

spense Keats.

Quando, nel 1789-90, venne a Roma il d'Espinchal bagliori del Monte d'Oro fossero un po' sembra che
i

che godesse miglior reputazione l'aristocratica e gi antica locanda che stava all'angolo della la locanda di Pio, anzi, poisalita di San Bastianello
impalliditi e
:

ch questi era francese, di Mons Pio. Vi erano pure in Piazza di Spagna quella della Villa
di Londra
Ilaria,
,

quelle
di

della Scuffiar ina

cognata

Casanova),

di

La font (Anna Alonsieur Damon, e


,

di

quella della Scalinata, condotta dai Ramelli.


In via della
in

Croce v'era

la

locanda

di

Madama

Smiller,

via Frattina quella di Giacinto, in via Condotti, al


di

suo estremo verso Piazza


toria della Barcaccia,
forestieri.

Spagna, l'albergo o
dagli

trat-

molto frequentata
gli stranieri

artisti

Certo
la

si

che anche allora

preferivano
:

alloggiare in Piazza di

Spagna o

nei suoi paraggi


,

tradizione di questo avviamento

com' noto,

lungamente sopravvissuta. La maggior parte degli gli Inglesi ed Francesi


i

stranieri

e specialmente
il

chal
cos

abitano
chiamata

cos
uno

annota

d'

Espin-

nei dintorni della Piazza di

Spagna,
il

perch

in

dei suoi lati sorge

< palazzo del

Ministro di Spagna, che regge

la polizia

di questo quartiere.

22

KOMA

AI.

IKAMO.NK)

DKI.

srilKCINIO

Gli albergatori principali stanno tutti noi diniorni


essa, cos

di

pure

le

locande ed una

vir.in

quantit
l'in-

* di * *

appartamenti che vengono affittati solo per verno ai forestieri. Alcuni di questi sono molto

belli

ed eleganti,
il

ma anche

assai cari, perch

si

esigono per
.il

loro afftto trenta e persino cinquanta zecchini


i)

mese,

Tuttavia uno scapolo pu trovare alloggio conveniente per sei od otto zecchini al mese.

La

vita a

Roma pu

dirsi

di solito a

buon meri

cato,
la

ma

divien cara durante l'inverno, poich questa


vi si

stagione in cui vi giungono e


,

trattengono
la
set-

moltissimi forestieri

specialmente durante

timana santa . Si mangia, con un trattamento magnifico, per dieci paoli a persona ma anche con cinque paoli si
;

trattati

a bastanza bene.
e

11

vino

in Italia
:

general-

mente poco buono pi grande di una


quello di Orvieto
:

un po' dolce
Il

un

fiasco (che

bottiglia) costa al

quindicina di baiocchi.

massimo una miglior vino mi parso

quello di Francia carissimo.

i)

Questi prezzi,

in

vero assai

salati

dovevan

riferirsi

a brevi

locazioni e limitarsi agli appartamenti pi vicini a F'iazza di Spa-

gna, perch sappiamo che


a quella del

l'Alfieri,

che dalla primavera del 1767

1783 venne per ben cinque volte a

Roma

quando
,

soleva far colazione con pane e formaggio seduto innanzi alla Fon-

tana di Trevi;
e

ma poi vi visse da gran signore, scrivendo tragedie conquistando l'affetto della duchessa Luisa d'Albany Alfieri pagava per l'afftto dell'intiero palazzo mobiliato della Villa Strozzi

in

via

Viminale
al

comprese

le

scuderie e

1'

uso della
loc.
cit.,

villa
I,

dieci

scudi

mese:

dieci scudi. Cfr.

.Sh.vagm,

XVIII.

I.

ARkIV(-(.M

AI i;KK<,ni

I.K

I.OCANDK

23

* i.a
* *

mij^lior
sta

locanda quella

di

Pio {Monsu

Pi>;,

ma
si

bene anche da Sarmiento. Per cinque paoli ha lable d'Jtte da Daniont, ma si mal serviti e
si

ci si

trova spesso in cattiva compajLjnia


gli artisti

tanto

pi

* or.i
li

che

ostentano una democrazia insolente,

d'Espinchal, spentlendo cos, doveva trattarsi alla


.

anche spendend<j molto menci. Il (rorani annotava che con cinque paoli, cio circa tre lire di Francia si pu mangiare assai bene per tre luigi al mese si ha un buonissimo alloggio, i)
;

grande

Si poteva star bene

pane comune, detto di misticanza costava, nel 1765, un baiocco alla libbra e quello bianco due baiocchi. Nel 1784 la carne di castrato e di abbacchio si vendeva 4 baiocchi, quella di vitella campereccia 5, quella di mongana io, quella di bove 6: baiocchi, dico, non
di allora,
il

gica del caroviveri

tanto per farsi un'idea

quasi

diremmo... nostal-

ricorderemo che

lire

come

adesso.

2)

**
uno di questi appartamenti d'affittarsi si stabiliva anche il d' Espinchal, a condizioni abbastanza
In

convenienti.

Ma, provveduto
ai

cos all'alloggio,

bisognava pensare

a completare la sistemazione dell'impianto necessario

gentiluomini che intendevano vivere signorilmente

i)

I.

GoRANi
l.

Me'tnoiyfs secrctes et criiiqnes des cours He. Paris.


II,

Buisson, 1793. Voi.


2)

pag. 20.

Ijilaiide

e.

24
la vitc

ROMA AL rRAMONlO DKL SKllKCENTC)


di quella

societ:

bisognava provvedersi
ili

di

una

carrozza.

non possibile tare sono prese a nolo o a meno a causa tlelle distanze a mese o giorno per giorno o pur anche per parte che suol dividersi in tre parti per della giornata sei paoli si pu avere una vettura dalle 6 alle

Le carrozze

di rimessa,

cui
,

di sera .

E
Il

il

d'Espinchal provvede noleggiando appunto una


invece preferito provvedersi,
di

vettura di rimessa.

De Brosses aveva
i

per s e per

suoi

compagni

viaggio, di quattro

cavalli dell'Apocalisse,

che tiravano con molta gravit

due carrozze di rimessa n belle n care, guidati da due maestosi cocchieri in parrucca quadrata (perrnque carre) i); e cosi t quattro signori francesi potevano scarrozzare e farsi ammirare in fiocchi nella strada
del Corso .

Veramente erano
dire, quelle

di
;

rimessa

solo per

modo

di

sappiamo che V unica rimessa loro era il suolo pubblico un qualche cantone di Piazza di Spagna, ove venivano lavate e pulite. Quando non servivano, vi stavano riparate sotto
carrozze

poich

tele cerate e copertoni.

Nello

stesso

modo rimanevano
la

allineate in fondo

Babuino, le grandi vetture da viaggio. Vi attendevano alcune per mesi e mesi r ora della partenza. Quando un romano vovia del

alla Piazza,

presso

i)

La parrucca

alla

Luigi XIV, cio

monumentale con boccoli

lunghi e spioventi.

i/aKRIVO

(JLI

ALHKk(;MI

LK LOCAMM-

25

l.'va farsi

un'idea del

movimento
vi

dei forestieri bastava

(Ile
i

se ne

andasse

di

sera in Piazza di

Spagna

a con-

ne quanti carrozzoni

f(jssero rimasti

adunati.

***

Provveduto
zione,
il

in tal

modo

a questa sua prima istalla-

nostro d'Espinchal poteva convenientemente

minciare a prendere
ciet

contatto

con

la

vita e la so-

romana.
di inoltrarci

Prima
di

con

lui in

mezzo
i

al

gran

mondo

Roma

sar opportuno intrattenerci ad osservare e


quali la

ricordare qualcuno degli aspetti per


di

Roma

allora risultava

non meno
ci

bella,

ma

molto diversa

da quella che oggi


Notisi, peraltro,

appare.

qualcuno degli aspetti suoi

qual-

cuno

soltanto.

CAPITOLO
Per
le

IL
I

uie

Il

Corso

lumi.

Il

IL CAFF DEL VENEZIANO E corso a OIEI TEMPI E PRIMA PIAZZA COLONNA ED I BRUSTOLINI DA QUELLO DEL GRECO LA MANLE ULTIME BERLINE CAFF GLI EQUIPAGGI CHI VA DI NOTTE PORTI CANZA d' ILLUMINAZIONE DELLE VIE LE TENEBRE ED IL DIRITTO DI GIRAR DI LA LANTERNA ! IL SERVIZIO POSTALE COMPLICATO. NOTTE ALLO SCURO

di

Vediamo dunque qualcuno Roma a quei tempi. Diamo

degli

aspetti esteriori

un' occhiata

quelli
il

che sono pi notevoli nell'ambiente che costituisce fondo del quadro nel quale vivono e si muovono
figure che poi conosceremo. Cosi
glio

le

potremo un po' me-

comprenderle e valutarle. Ma qualcuno soltanto ripetiamo

di questi aspetti:

quelli pi direttamente connessi alle

persone o gruppi

di

persone che avremo occasione

d* incontrarvi.

3^

ROMA
Il

Al.

IKAMOMO

I>KL

SETTECENTO
il

Corso che Stenha proclamato torse l;i dhal, che se ne intendeva pi bella via del nionilo, perch palazzi che la frontetrtr'^'^no hanno molto stile, uno stile su)lime e molto
centro della vita cittadina era
,

superiore a quello di via HalbA di (enova


Gi, veramente: lo * stile
si
;

*.

quello stile che a

respira e

si

trasmette ed afferma

trasmetteva ed affermava
zioni,

per
,

Roma
:

die

o meglio

si

una somma

di tradi-

che ha caratteri

tutti

suoi di pienezza, se

anche

non sempre di grandiosit, i) Per certo gi assai bello almeno per quei tempi doveva apparire questo rettifilo che, con le due vie la,

terali

aprentesi a ventaglio, s'innesta tanto grandiosaalla

mente

Piazza del Popolo.


voluto del tempo!

Ma

perch questa strada divenisse cos come era

allora, in sulla fine del 700, ce n'era

Sino dalla prima met del secolo

XV

era, proprio

ove oggi
ritta.

si

dilunga
,

il

Corso, una strada

lunga e

di-

Ma

questa

nel tratto che ora


e,

compreso

tra

Piazza del Popolo


della Vite

presso a poco, l'imbocco di via

ove

esisteva

un antico arco onorario

(di

i)

E debbono
non

essere alquanto avare di s e un po' scontrose

queste tradizioni, se tanto difficilmente assimilabili dall'architetto


forestiero che
al)l)ia

sufficienti quelle

che Goethe chiamava

le

affinit elettive
di <

.
>,

Basta osservare, senza neppur


il

salire ai quartieri

Roma nuova

palazzo gi
il

Bocconi, quello recentissimo


di
al

della

Banca Commerciale ed

_ij;iHeau

ricotta e cioccolato

che
con-

stato servito

come
al

dessert in

coda

sostanzioso e magnifico
al

banchetto (alludo
parte)

contenente, intendiamoci bene, e non


Bernini.

tenuto n allo scopo per cui tanti smaniano per potervi prender

ammannito

a Montecitorio dal genio del

l'Kk

i.K

vri: -II.

CORSO

-I

lumi

29

M. .Vurt'lio, se non pi vi'ranienlc di Adriano) detto si svolprima di l'rifoli o Tripoli, poi di Porloj^allo geva in aj)erta campagna. Solo al di (jua di ciuest'aro,

che segnava

in

(juel

luogo

il

limite della citt, la via

assumeva carattere di strada urbana. E poich, a clifferenza della maggior parte delle strade dell' int(.*rno di Roma, generalmente anguste, era invece relativamente ampia, questa veniva chiamata per antonomasia
lata *
:

Via Lata.

anche in questo tratto urbano l'aspetto ne era molto modesto. La sua prima e vera redenzione gli deriv dal munifico buon volere di Paolo II (1464-71); di questo fastoso pontefice veneziano che, compiuto il
magnifico palazzo
di

Ma

S.

Venezia
fici,

Marco

l'odierno

palazzo di

destinatolo a residenza estiva dei ponte,

volle che

quasi a complemento della sua opera

grandiosa, lo fronteggiasse una via conforme a tanta

magnificenza. J>o fronteggiasse, diciamo, perch sino

poche diecine di anni or sono un'ala' di quel palazzo si protendeva sin dove ora sorge il palazzo delle Assicurazioni e su questo lato si apriva appunto una loggia con aperta vista su quella via. Cos venne allora sistemato questo tratto di strada
a
: ;

e per rispetto al desiderio, o alla volont, del pontefice

sorsero presto ad affiancarla grandiosi edifici. E,

poi che nel 146 fu cos ampliata ed abbellita, lo stesso

pontefice volle che fosse


valli

destinata alle corse dei ca-

le corse dei barberi

(e

non soltanto

di cavalli,

che dovevan correre anche alcuni gruppi di ebrei) e ad altre consimili feste che prima solevano svolgersi ai prati di Testaccio. i) Donde il nome di Corso che da

30

ROMA

AI.

RAMON

r<)

DKI,

SKITKCKNro

allora tu dato a

questa via
il

che aveva

come

suoi

estremi opposti, a sud


il

palazzo di S. Marco e a nord


i

Palazzo Fiano, gi costruito nel secolo XIII per

cardinali di S. Lorenzo in Lucina e pervenuto poi, per

complicati trapassi e trasformazioni,

ai

duchi

di

Fiano

ed

alla t'orma odierna,


Il

i)

tratto verso nord, al di l cloll'arco onorario con-

serv, per lungo

tempo ancora, carattere


lo

di strada su-

burbana che oggi


i)

campestre, come
si

erano

le

altre
2)

due

vie,

dicono

di

Ripetta e Babuino.

Dovevano
narrami

Per festeggiare questa innovazione Paolo

II

cosi

diarista del

tempo radun nel palazzo,


le

nobilissimo convito pi-

pale

il

Senato e

rappresentanze del pcjpolo romano perch


barberi a due e quattro
:

assistessero

alla ripresa de'


gli

gambe

Quelli a

due gambe erano


di far correre
!

ebrei
li

poi

si

aggiunsero talvolta gare


scrupolo che non ebbe
applaud assai allegraS. Pietro.

umoristiche di vecchi. Paolo


al

n(n

os imitare Domiziano sino


:

punto
si

anche

le

tlonne

capisce

Alessandro VI che indisse e


di cortigiane tra la

mente una corsa


i)

Come

noto sotto di esso

di Borgo e venne rinvenuto quel

Piramide

preziosis-

che ora si pu simo monumento che 1' .-Ira pacis Aiis^ustae ammirare in parte ricostruito nel Museo delle Terme. In occasione anclir del notevole risveglio edilizio promosso da Flugenio IV grandiosamente fatt'j. questo, veneziano (1431-47) il palazzo fu o rifatto, per il cardinale Giovanni le Jeune. Pass poi alla Camera apostolica, che nel 1624 lo vendette al pronipote di Sisto V, Michele Peretti. Nel 1655 lo acquistava I). Costanza Panfili Ludovisi poi fu venduto nel 1690 per 55 mila scudi a D. Marco

Ottoboni, e successivamente, per ragioni fidecommissarie, pass


(luca di Kiano. Cfr. G. Hakacco.si.
2)

al

/ Rioni di k'oina. un raro documento, la Pianta di Roinan^X 1559, di L. Bufalini la Piazza del Popolo appare ancora deserta e via di Ripetta con poche case. Fra il Corso ed il Babuino non si vedono che orti e giardini lo stesso presso via Tomacelli.
In
:

l'Kk

I.K

vii; -il.

UKSO

LUMI

3I

trascorrere ancora due secoli perch


sistemarlo.
fastoso,

vi

si

provvedesse a provvide per volere di un altro papa


si

che, per Alessandro VII - Chigi (i 655-1 667) rendere pi diritto e spazioso questo rettifilo, fece demolire l'arco onorario, mentre sorgevano a fiancheggiarlo numerosi palazzi. Ma non prima del 1736 questa via

venne tutta intiera livellata e pavimentata presso a piccoli selci quadrati. Gi, poco come ora con il prodotto di quella tale attivit poliandrica selci o plurigamica di cui abbiamo parlato. Che ce ne sian
,

rimasti ancora molti d' allora

Ma quantunque
r 800,
a
le

questa via avesse, negli ultimi della

sue linee principali e

sua ossatura presso

poco identiche a quelle che aveva cinquant'anni or e non sono, ben differente doveva esserne l'aspetto solo per la diversit della vita che in quei tempi vi

si

svolgeva.

Vi erano anche allora quasi tutti

principali palazzi

che ora vi sono


allora d'Aste) e

almeno

nel

suo tratto pi a mezRinuccini,

zogiorno. Mei dal palazzo Bonaparte (gi

cademia
1)

di

da quello Salviati (allora sede dell'AcFrancia) i) che stanno presso il suo

ed

Questo palazzo

fu gi elei

Mancini, vecchia prosapia

illustre,

sin dal '700,


sti

per armi e magistrature.


i

Ma

pi ancora che per que-

meriti e per la parentela

favori del

Mazzarino

le deriv,

sullo scorcio
altrettanto...

del '700, notoriet assai


vivaci
sorelle

Mancini

le

Cardinale
cini
il

delle quali ci occorrer di

grande dalle bellissime ed famose nepoti del gran ilover riparlare. Dai ManVilla .Medici,

palazzo pass alla famiglia di un altro nepote dello stesso


i

Cardinale:
!'

Nevers. Poi,

in

cambio

di

Napoleone

assegn

al

Re

d'Etruria.

32

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

estremo verso Piazza Venezia


studi di notai,
la

non

si

trovava, sino a
soltanto due
del Kracas

Piazza Sciarra, bottega alcuna.

una

tip)Ogratia

quella

C erano

il

libreria dell'Archini e, pi verso Piazza

Colonna,

negozio di seterie di Cecchini e Turlonia. Poche e modestissime erano


a Piazza Colonna
le
:

botteghe nel successivo tratto sino


e tra questa e la chiesa di S. Carlo
:

quasi tutte erano rivendite di commestibili


assai misere, la

botieguccie

maggior parte con il caratteristico parapetto o bancone di mostra in muratura. Il tratto estremo del Corso verso Piazza del Popolo era costituito da una duplice fila di povere case, tra le quali emergevano solo il palazzo Randanini (poi Capranica e successivamente Teoli) e pochi
cati
altri

fabbriil

meno

notevoli.

Non

esisteva n la facciata n

fianco dell'ospedale di S. Giacomo.

Molto meno
raffinati.

di adesso,
ai

dunque
,

assai

meno. Eppure
ai

piaceva assaissimo

forestieri

anche

pi colti e
scontenti

se stentiamo

crederlo

noi

non forse perch troppo esigenti o decadentemente blass ?


dell'oggi,

*
importante e pi antico i) che allora si trovasse in questa via era quello che vi era stato imIl

caff pi

Veramente la prima l>ottega da cafiR; in Roma era stata aperta nella met del secolo XVII da un ebreo, ma in luogo alquanto proprio dove sino a |X>chi anni or appartato, a Campo Marzio uno svizzero sono stava il CaflRr Metastasio. Il primo dolciere apparve un secolo dopo con una lottegiiccia in via Colonna. l't^, l'oci e inandanii della vecchia Roma, p. 2iCfr. A. MoROM
i)
,

BANDIM

TTECESTESCA Roma al tramonlo

del Scttccrnto.

IL

CAFF DEL GRECO


Da
uO tmp* >clrcrnlec.


PKR LK VIK
-

IL

CORSO

-I

LUMI

33

piantato nel 1825


tura

come bottega

di

Acquafrescaio
fu

cos
1'

detto nella patente

con cui ne

concessa

aper-

e che
il

poi, nel

1745, cresciuto d'importanza, as-

sunse

nome

Era formato

cos

di Caff del
il

Veneziano.

Silvagni

da

tre

botteghe

in-

sieme riunite e da tre cameruccie nel sovrastante mezzanino ed era situato all'angolo di un palazzo, che esisteva ove poi fu costruito quello della Cassa di Ri:

sparmio.

Ma
e
di

le

sue finestre e
ai
:

le

sue vetrine eran ben


si

diverse da quelle che

nostri giorni
cristalli,

vedono

da

Aragno
pannate

da Faraglia
ad
olio.

niente
e,

ma

invece im-

cotonina bianca;

per tutta illuminazione,

dei lumicini

Tuttavia

vi si

trovavano

novit allora assai grande


:

Kracas (Diario), il pi antico dei giornali di Roma, cos chiamato dal nome del suo editore, e che si pubblic la prima volta
le principali

gazzette di quei tempi

il

nel
i

tempo
;

della guerra
le

Turchi
,

Notizie del

combattuta da Sobieski contro Mondo che si pubblicavano a

Venezia
vole
di

pur

la Gazzetta di Foligno,

modesto
il

perio-

dico settimanale che aveva saputo raggiungere notediffusione. Poi

vennero

il

Giornale ed

Diario

Roma. Solo dopo quello

del Veneziano

si

aprirono

il

Caff

degli Specchi a Piazza Colonna, quello degli Scacchi


al

Corso, e quelli di Petracchi, dei Caprettari, del Teadi

tro Valle,

Bagnoli

dei

Pastini

etc.

tutti

scom-

parsi

o trasformati.

Sopravvive ancora, per quanto mutato, ma pur conservando una fisionomia propria, un veterano il Caff del Greco o Caff Greco che appunto dieci anni or

3.

Baldini Roma

al tramonto del settecento.

34

ROMA AL IRAMOMO DEL SETTECENTO

sono feste^g"iava con simpatica solennit il centocinquantesimo anniversario del suo natale, i)
Probabilmente, per
la

vicinanza di Piazza di Spagna

e di Via Margutta e per un capriccio di quella misteriosa fortuna che regola l'avviamento di

un

caff, di-

venne prontamente il ritrovo degli artisti, e specialmente degli artisti tedeschi. E giustamente pu dirsi che non si potrebbe ritessere la storia degli artisti, sia vissuti a Roma dalla seconda italiani che stranieri met del 1700 ad oggi, senza esser costretti a ricordare pi volte il Caff Greco che per una lunga serie di
,
,

aneddoti curiosi e svariati

per

le

abitudini di vita

compendia sommi. 2)

in s tanta parte

dell'esistenza di uomini

i)

Lo

apriva

con

le

delte licenze,

tal

Nicola di Maddalena,

caffettiere levantinVy

nello stesso luogo ove trovasi tuttora in via

dei Condotti
esiste.
2)

vicino alla Trattoria della Barcaccia, che pi non

Citiamo solo qualche nome


dell' arte

grafo

classica

Winckelmann, il grande storioFelice Mendelsshon A. Torwaldsen


:

Overheck, Lehmann, Mayer, Riedel, Brodeki, Pollak, Catel (questi ultimi cinque riprodotti nel quadro del Pasini) R. Wagner Cornelius Harnch, Wilhelm Tischbein, Moritz, Schopenhauer e
; ;

poi Rossini

Gounod

Bizet

Berlioz

Liszt

e tanti

altri

sino a

Monteverde, Carolus Duran, Sgambati e Pascarella. Tanti altri tra quali per certo debbono annoverarsi Volfango Goethe, Carlo Goldoni e anche una testa coronata Luigi di Baviera che vi
i , , ,

s'intratteneva col
testa,

che

ivi

forse

rona

Wagner, ed anche, a quanto sembra, un'altra non sognava, ma che poi ebbe una triplice coCfr. yV.

Gioacchino Pecci.

Antologia,

sett.

1910, e Sa-

verio Kamho in Ars et labor, ottobre 1908 ed anche C. Pascarella in (,'iorti. iV Italia, 18 genn. 1921.

PER LK VIK-II. CORSO

- I

LUMI

35

Mendolsshon un assiduo anl'invasione degli artisti aveva imposto a queche lui sto luogo di ritrovo un carattere non solo tutto suo, ma anche troppo bohemien tipo Momus. Ma noto che il Mendelssohn era, nella squisitezza del suo genio, un sentimentale raffinato; e, forse, perch troppo schizzinoso, ha alquanto esagerato. Ha esagerato, forse ma fino a un certo punto, che il celebre quadro del Pasini Artisti al Caff Greco gli d ragione per la fisionomia ora in Germania
Se
si

deve credere

al

(.lei

locale,

per

cani e pure per le barbe; ragionissima


di

poi per quella strana collezione

enormi cappelloni.
di

Certo che, come abbiamo gi detto, a proposito


quello del Veneziano,
i

caff di allora

avevano,

tutti

pi o meno, un aspetto assai diverso e confidenziale. ^la sar bene ricordare, onde non ne abbiano troppo ad insuperbire caffettieri moderni, che se c'era meno lusso par che vi si trovasse questo, s, assai meno un po' pi di sostanza e di discrezione e di buone maniere che non adesso, se vero in proposito il Dans les cafs de diario del Gorani che ricorda Rome pour six bajoques vous avez une pyramide de giace trois fois plus haute que celles de Paris et bien mieux confectionne. Les gargons sont de la politesse
i

la

plus recherche
(Il

Gorani

si

merieri

discreti e cortesi fossero o no sindacati


elevazione della classe.

dimenticato di dirci se quei tali ca

per

la solita

Non

lo dice espli-

citamente,

ma

da quel che dice

si

pu esser

certi

che
sen-

no

quei

lavoratori.,

dei bicchieri, dei

piatti e delle

chicchere non dovevano

disgraziati! ancora

36
tire

ROMA

Al.

lRAMt)MO DEL SETTECENTO

quanto avvilimento rasseg"nato, ma incosciente, vivesse nella mancia e della mancia (lolla mancia, bene percentuale ). inteso, non della
;

***

Piazza Colonna non esisteva cos com* oggi


,

il

palazzo

che

sui

primi

dell'

Soo

fu

adibito

a sede

della Posta generale delle lettere e del

piazza. Solo nel

1838 venne rifatto


la colonna...

Cc^mandante di e adornato del bel


di

portico formato con colonne tratte dagli scavi di Veio.


C'era,
s,

in

mezzo,

Piazza Colonna:

e la fiancheggiavano,

come

ora,

il

grandioso palazzo

Chigi e quello gi Nicolini, poi Brancadoro e quindi dei Ferraioli, i) Lungo il corso prospettava sulla piazza
il

palazzo Spada, poi Piombino; ora non pi esistente,


incertezze
lefito

giacch fu demolito circa trent'anni or sono.

un trentennio
pitolina

d'

dignitoso incedere

fede l'amministrazione

solo

dopo
ca-

da saggi

il

riflettere e

ha consentito che sorgesse suU' area da esso occupata il nuovo grandioso palazzo della Banca di
Veramente
nel!'

i)

angolo ora occupato da questo palazzo sor-

geva, prima, un edificio medioevale, architettato alla guelfa con


torre nel canto, che

prohmgavasi sino

a Piazza Sciarra.

Apparte-

neva a

liufalo Cancellieri

il
,

donde per molto tempo a questa

piazza, allora pi angusta,

nome
/.

di

Piazza dello Cancellieri

sostituito poi da quello di S. Bartolomeo sino che poi assunse quello


attuale. Cos
in fjuesta

G. Baracconi

e,

il

cjuale

pure racconta

che

piazza fu per due secoli

dal
:

1548

1'

ospedale dei

matti, e precisamente nel caseggiato a sinistra di S.


Piet.

Maria della

Ora 1' ospedale non e' pi si sa che progressi della scienza hanno assicurato ai matti un regime meno restrittivo
I

PER LE VIE -IL CORSO


S( onto,

-I

LUMI

37

abbastanza eleg'ante
l'altro si

e fastoso,

ma

che non so
:

vriiardare

senza una certa ansiosa trepidazione

che

un g^iorno o
\ia

rovesci tutto fuori e se ne scappi


finestroni centrali.

da

queg'li

immensi

Nel secolo
al

XVI 11

la

Piazza Colonna era destinata


e

mercato de^li erbaggi,


odorino di cavoli
:

da ci forse derivava quel


infastidiva lo Sten-

tale

marci che

dhal

quello stesso odorino che festeggia,

ma non

fa

bello,

ogni sciopero

tappa
la
,

dell'ascensione che avvia

ad invidiabili destini
classe dei lavoratori

benemerita, se

non

illustre,

pardon, delle lavoratrici e dei

lavoratori della scopa

ogni sciopero degli spazzaturai.


:

Verso sera diveniva luogo di convegno dei mercanti tradizione questa che, di campagna, butteri e sensali con qualche attenuazione, sembra ancora sopravvivere. Ma quel che appare assolutamente strano ed incresi che attorno alla colonna eppur fu vero! dibile anzi si dovessero riunire in Antonina si riunissero loro fornelli per vari caffettieri con pieno giorno,

abbrustolire
il

il

caff.

Proprio cos

era questo

infatti

luogo destinato a ci da apposita disposizione municipale, che vietava assolutamente, con rigore di amvi si

provvedesse nelle case e nei cortili. Anche ai privati si estendevano questo divieto e siffatta prescrizione e solo di nascosto e con cautele assai grandi essi potevano provvedere alla meglio
;

mende, che

ad abbruscarsi

in casa

un poco

di caff,

i)

i)

Sembra che questa

disposizione stranissima fosse determi-

nata, pi

quasi che dal timore d'incendi, dall'avN'ersione rebbe una vera fobia delle donne romane di allora per

si
i

di-

pr-

38

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


Strano invero doveva apparire
il

centro della piazza

con quel gruppo


disp>osti

di multiformi e fumiganti fornellucci

intorno alla base della maestosa colonna.

buffa corona al superbo

monumento,
i

allora giravano,

cigolavano e fumavano

brustolini
il

piazza S. Carlo
si

si

friggeva

pesce ed in grandi

caldaie

cuocevano trippe ed erbaggi. Eppure anche anche cos quella strada appariva
.

bella e piena di \ita.

frequentatori suoi erano

meno

numerosi di quelli che costituiscono la folla grigia e quasi uniforme che oggi vi formicola; ma erano assai pi appariscenti, pi che non oggi diversi fra loro
pi notevoli
e se
,

non dispiace
tale

pi

belli.

da piacer tanto allo Stendhal e ancor pi al nostro emigrato che veniva da Parigi e che cos annotava < La strada principale di Roma il Corso ed la
!

Era nel suo insieme

pi frequentata e mag^nitca. Essa ha lungo


dei marciapiedi
:

suoi

lati

e nei pomeriggi della stagione inver-

nale piena di vetture, specialmente di quelle signorili

p)er la trottata >

che

anche a quei tempi

costii)

tuiva una delle abitudini di vita dei signori romani,

fumu Di allora dico che quelle nio^ieme sono ad allietare mani del Guadagnoli e nostri nasi, fhu qMtftUutn mtU^xiiif ab ili*s ! Gli aflfumicalori della colonna Antonina vennero allontanati da quel luogo solo negli ultimi anni della dominazione pontificia, che assegn ad essi. p>er questa loro faccenda, un terreno ricino
, ,
,

a Porta Angelica. Cfr. .Morosi, loc.


1)

cit.

Sulla fine del '600 la trottata > solea


Pia,

farsi,

specialmente nel

periodo estivo, a Porta

PXR LE \1E

IL

CORSO

- I

LLMl

39

Come
pi

adesso dunque?

Xo, assai meglio, o quanto

meno

in

modo

diverso

pomposo
le

di oggi.

Infatti

carrozze signorili di quei tempi

anche

comune, e non le sole berline di parata, erano tali da superar di assai i! lusso di ogni pi -:cco equipaggio moderno. Alte cosi che per salirvi occorreva una specie di scaletta se pur non soccorreva, pronto in quei tempi di galanteria, a far da sgabello il ginocchio di un elequelle di servizio

gante cavaliere
cur\'e.

le

grandi casse imponenti oscillavano

sospese su grandi < cignoni > attaccati alle

moUe

ri-

erano tutte o quasi tutte elegantissime adorne di decorazioni, in molte sontuose, in alcune squisite, che ne ingentilivano la forma e Taspetto, dal

Ma

predellino sino al

sommo

della vettura,

anche esso

or-

nato di fregi e comici.

gi ideata e adottata
^<?n enfant e, c^-ijir:-. g Bacco e per quanto a Ini p

nella < carrozza a cristalli >

dal signorile

buon gnsto

iti-

ii...
:

-,

i.

i:^
;

,..:

di

Venere

ospite ra
la ricorda

Roma
:

nel 165S e poi di

nuovo dai

i6.>9 al '91

cosi

Viti

Rfmtf poru Pie 3 fait le comru


il $'

Samremtf fmaiqm '

emmmie,

L*om j fait quMxe tomn.

Cest

l qu.* om. roit parazre

Feaumes, matmet et pritres. Et e' est a qmi lete pia kmmt

le

r~

Poar remare

le

40

ROMA AL IRAMONIO DKL SKTIKCKNTO

liano e che solo alla fine del secolo

XVII

il

maresciallo

costituente il tipo di Bassompirre port in Francia quella che forse impropriamente noi chiamiamo berlina , il lusso e l'eleganza si univano e fondevano in
,

modo

squisito.

Sull'alta

nita di
il

ed ampia serpe, coperta e riccamente guardrappi e di frangie e di fiocchi troneggiava


,

cocchiere in parrucca e tricorno.


il

E come
,

abbiam
e lo
di

visto,

De Brosses

ci

parla appunto del cocchiere asdi

sunto a servizio della sua carrozza


dice < maestoso con la sua parrucca

rimessa

quadra (una
:

quelle assai grandi e vistose) e collarino

Cos scar-

rozzava * coi

fiocchi, nella

strada del Corso


ritti in

i) .

Sul di dietro della carrozza,

piedi,

stavano

al-

meno due
gallonata.

valletti,
2)

pur

essi in

parrucca e ricca livrea

Ricche e gallonate eran veramente quelle livree, 3) tanto che anche quel brontolone dello Sharp, il quale fu in Italia nel 1765, dice che le livree da lui viste a Roma erano sontuose, pur senza esser troppo sfarzose. Il gallone che le guarnisce non d'oro o d'argento di seta o di lana tessuta ma assai ricco e
;
,

di circa sei centimetri di larghezza .

le carrozze
;

soggiunge

in

generale a

Roma

sono splendide

e quantunque, tanto per aver un'oc-

casione di brontolare, trovi qualche cosa a ridire sulle

i) 2)

De

Brosses,

op.

cit..

Leu. XXVII.
per celia Uditori di Rota
nel
.

Li chiamavano in

Roma

3) Cfr.

Padiglione Carlo

suo curioso libro -La Livrea.


PER
IP.

VIK-ir,

CORSO

-I

LUMI

4I

pitture che le adornano, dichiara che se ne

vedono

molte veramente bellissime

i) .

Meno

imponenti,

ma

forse pi eleganti erano le car

rozze chiuse, che solevano esser chiamate stufe

anch' esse ornate, pi o meno,


e con tre
(ier
lati

di pitture e
si

dorature

a cristalli
le

di

modo che
di

potessero ve-

benissimo tutte
il

persone che v'eran dentro2).


lusso delle carrozze era

Ma

maggiore sfoggio
1

rappresentato dalle berline: quelle di gala erano invero

campioni che ne abbiamo visto in qualche mostra recente ce ne fan fede, quantunque ad essi manchi quell' insieme e di cavalli e di valletti e di
magnifiche.
lacch

e
la

di finimenti e di accessorii

che ne completaapparire pi

vano
belle,

la

pompa,

pur manchi, a

farle

cornice l'ambiente

di allora.

Anche

quelle di lusso non cosi solenne risultavano

tuttavia imponenti ed erano di


dinali nelle
*
*

prammatica per

car-

pubbliche cerimonie.

cardinali
i

dice
alle
.

il

d'Espinchal

qui
delle

Roma
vetture
gli

per

loro giorni di cerimonia


simili

hanno

antiche

berline

che solevano

usare

ambasciatori

i)

Samuele Sharp,

Lettere dall'Italia, con prefazione e note di

Giacomo, (Carabba, Lanciano) Lett. ventesima, p. 104. In una di queste carrozze repalatale dal principe Colonna 2) sali Costanza Falconieri Hraschi uscendo dal Pubblico Concistoro
S. di

ilei

24 diceml>r T786, seguita in altra consimile vettura dal suo

sejfretario, l'abate
ili

Vincenzo Monti. Kra quella carrozza


in tre

< ornata

timenti

vaghe pitture e dorature, a tersi cristalli divisi . Cfr. SiLVAGNi, op. cit., voi. II, cap. V.

compar-

42

ROMA

AI

TRAMONTO DKL SKTTECKNTO


nei

Anche

il

Bergeret ricorda come


i

giorni di gala

e pei ricevimenti del papa,

cardinali

vanno con

al-

meno

tre carrozze ciascuno.

Ma

queste sono nere, guar-

nite intorno intorno,

come un

ricamo, di bronzo dorato.


la

Per farvcne un' idea immaginate d carabas (la vettura in forma di


grandi pomi dorati, a guisa
Quella in cui siede
rimonieri,
gli
si
il

forma pi antica
ad^orna di

cabriolet)

di paiaches, sull'i^rperiale.

cardinale,
cristalli
i
;

accompagnato
le

dai ce-

chiude a
i

altre in cui
I

stanno
scorta
i)

scudieri,

segretari ed

caudatari, no.

cardinali
li

principi

hanno quattro carrozze

e ioute la livre

a piedi avanti le carrozze, che procedono al passo

Ma

sul finire del secolo

XVIII, questa prerogativa,

o questo dovere protocollare dei cardinali, stava per


tramontare.
del

di

fatto cess quasi del tutto al


:

tempo

governo francese

per rimanere,

in

Roma,

riservata

solo al papa.

Tra quelle che tuttavia sopravvissero per un poco fu quella del carancora, pi longeva od ostinata dinal Fesch. Ma si capisce era lo zio di Napoleone. Vero che quest'augusto suo nipote, quando aveva nervi, gli dava troppo irrispettosamente della bestia

ignorante di

teologia

ma
lui,

tali

intermittenti imper-

tinenze dell'imperiai nepote non potevano impedirgli


di

sentirsi parte,

anche

della famiglia imperiale.

i) Temporibus illis cardinali, nelle cerimonie solenni, andavano a cavallo pomposamente fieramente. V. Pio IV' (Giovan Angelo Medici non manc di rimproverarli di moli559-'66 ) lezza quando alcuni di essi, derogando all' uso primitivo, cominciarono a preferire la cui moda era stata portata da cocchi poco in Roma dalla marchesa di Mantova,
i

l'KR

I.K

VIK

IL

CORSO

LUMI

43

K anche quando
egli,

precipit la fortuna dei lionaparte


fedele custode e confortatore
la sorella

come rimase

Crsa Niobe cos non volle rinunziar mai all'uso della berlina. Cos
sua, principessa Letizia
fin

della

che

egli visse'

cio
:

sino

al

'38-*39

lo

si

vide

scarrozzare per

Roma,

nella sua solenne berlina.


e,

Era
alla

rimasta V ultima e sola


cavalli bianchissimi.

con assoluta

deroga

consuetudine cardinalizia tuttora vigente, era tirata da

Veramente
di

di tali

berline

private

ad apparire ogni tanto per Roma onorato, ma tardo campione della specie, ritardataria nella scomparsa delle
quei tempi
rimasta sino a
:

un'altra

i)

sopravvivenza
poco
fa

sue

compagne

la

berlina del principe Massimo. Del

principe Camillo Massimo, rampollo e campione di una

casata illustre
delle vecchie

che, chiusosi tutto nel rigido cerchio


,

animo rettissimo, conservare intatte le sue illusioni e non seppe, mutamenti avo non volle adattarsi a riconoscere venuti in quest'ultimo mezzo secolo. Finse d'ignotradizioni
volle
,

nel suo

rarli

nessuna concessione

al

presente

che potesse
il-

i)

Camillo Carlo Alberto Massimo, primogenito di questa

ed antichissima famij;lia che si afferma, ma non di fede, discendente da quel Fabio dalla cui prudenza Roma ebbe la sua sorella del Nalvezza. Era figlio di Maria Gabriella di Savoia princip>e di Carignano e nepote di una principessa di Sassonia. ottantacjuattrenne Si spento serenamente in Roma il 27 'gennaio 192 1, assistito dalla consorte, donna Francesca Lucchesi il. figlia della duchessa Berr>' e sorella uterina del Conte di
lustre
,

Chambord pretendente
cesco, primogenito,

al

trono di Francia

dai

figli

don

Fabrizio, dalla Contessa Zileri

don Frane da donna

Carolina Morullo.

44

ROMA AL TRAMONTO DEL SKTTFXRNTO

giori e
in

sembrare debolezza o sconfessione del passato. Cos suoi magsentiva, pensava, parlava ed usava come
i

ogni tanto

in

date ricorrenze, scarrozzava

pompa magna
Ricorderemo
in

nella

vecchia

berlina

istoriata

dorata.

proposito che sotto

il

regime pon-

tificio l'ufficio di
il

Generale delle
uffici

Direttore capo degli

Poste cos chiamavasi postali del governo era

considerato come una carica assai importante, che aveva

pure carattere
e nel

di

privilegio quasi ereditario.

Sullo scorcio del secolo

XVIII

l'ebbero
il

1870 ne era investito

appunto
lo

Massimo; principe don


i

Camillo.

Cos

il

grande mutamento politico

sorprese mentre

era a capo di tale ufficio, in cui era gi succeduto a

suo padre. Lo sorprese

e ne fu di fatto spogliato.
lui

Ma

non consent

di

dimostrarsene privato
poste
pontificie

che

come

se nulla fosse avvenuto, volle considerarsi ancora di-

che non erano pi ahim, pontificie e che avean preso tutt'altro indirizzo anche quello verso le deliziose affermazioni postelegrarettore di quelle

foniche dei giorni d' oggi

Non potendo

esercitare

il

suo

ufficio, egli si

limitava

a quelle manifestazioni che gli erano offerte dal protocollo della corte papale.

E quando

le

cerimonie vala

ticane gliene

davano occasione, indossava


grande copertone, con
posteriore
e
i

sua vecin

chia uniforme, faceva tirar fuori la sontuosa berlina,


tutta solenne col

domestici
via

piedi sul predellino

via

pomposaIl

mente,

ma con

austera dignit, verso

il

Vaticano.


PER
I.K

VIK

IL

CUK.S(J

LUMI
cos

45
il

(renerale delle poste pontificie


pito protocollare del suo ufficio

adempieva
:

com-

tutto ci che, per fansua, era

tasiosa

mummificazione
ufficio.

dell'

immaginazione
,

rimasto di quell'
per
lui
:

Eran
si

questi

giorni di festa

il

pubblic<j che

affollava nelle aule vati-

cane
<
il

lo

riconosceva e lo additava come una curiosit...

principe

Massimo
lui

i)

come ahfjiam detto meritatamente onorato e rim spento anche pianto. Si detto e forse non a torto che con
Sul finire dello scorso gennaio
si

lui

si

spento Vuliimo dei principi


si

se con ci

vuole intendere

il

romani : ed vero tipo deWancten regime.

Quello che certo che quella sua


cipe Camillo

del

buon

prin-

stata

1'

ultima delle berline private

che hanno scarrozzato per Roma.

***

Le strade

in

generale sono belle, alcune abbastanza


,

< larghe,
<

ma

alquanto sporche
la

specialmente

nell' in-

verno.

<

Quel che peggio che pletamente al buio. >

notte rimangono com-

una cosa eccezionale questa oscurit, perch lo stesso avveniva allora in tutte o in quasi tutte le citt d'Italia. Quando la luna non soccorreva, bisoera

Non

i)

Cfr.

L.

VicCHi

op.

cii.

p.

33 e P. Molajoni

in

GiorttaU

d'Italia,

27 genn. 921.

46

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


cieca, o portare o far

gnava giuocare un poco a gatta


portare dal servitore
la

lanterna.
:

Cos comanda, cos governa

Chi

Vii

tli

notte poni

la

lanterna

diceva un refrain popolare di que' tempi, forse ideato ma alquanto ironica a manifestazione di rassegnata
,

sommissione alle nuove disposizioni del governo francese, che, prima di provvedere all' apposizione per le vie di lumi fissi (i lampioni ), ingiunse che ogni cittadino che uscisse di casa dopo annottato dovesse portare la lanterna.
[Ma, se

non eccezionali per quei tempi, certo notesono


le

voli e strane

ragioni per

le

quali

queste

te-

nebre erano allora preferite e anzi ostinatamente difese vioo pi veramente importune dalle inopportune

lazioni
11

che ne sarebbero derivate dai troppi lumi De Brosses ci racconta che, essendosi insieme

ai

suoi

compagni
di

di

viaggio provveduto per


di rimessa,

il

soggiorno
cui Piazza

a
di

Roma

alcune venerabili carrozze

Spagna serviva

aveva ritenuto doveroso


,

e necessario dotarle di fanali


di esse

applicati sul di dietro

usava allora a Parigi. Ma dov subito farli togliere. Via quei lumi non eran graditi ai romani perch con molesta giustizia distributiva facean luce anche sulle persone cui non piaceva di

come

si

essere vedute,

i)

Si vivis Rmnae, romano vivito more


bedire.

e convenne

ob-

I)

De

Brosses,

op.

cit..

Lett.

XXXVIII.

PKR

I.K

VIK-II. fORSO-I LIMI

47

Proprio
di quelle

cos. J.a mentalit, le abitudini di


la

quei tempi

irulucevano

cittadinanza a considerare rinviolabilit

tenebre come un diritto non dissimile da quello

che noi oggi vediamo nell'inviolabilit del domicilio wn diritto che garantiva la libert di mistero e di azione
che derivava da quella oscurit. Era
di
infatti

una specie

franchigia notturna, che consentiva una libert di

azione che, non solo per amore ed interesse d'intrighi


galanti, era gradita e voluta
dit,
:

che avev'a riscontro in nelle ore notturne avvolge periodicamente la terra in una tenebra misteriosa. Cos la luce, in quanto turbava questo mistero, assumeva carattere di un'indagine quasi
poliziesca ed inquisitiva,

un diritto ed una comouna legge di natura che

menomatrice
i)

della libert per-

sonale, e quindi odiosa,

Onde

il

progetto di illuminare

le

vie di

Roma

ri-

sult sgradito e suscit assai vive e concordi manifestazioni di protesta, che per

molto tempo ne impedile vet;

rono r attuazione.
Cos anche una cinquantina di anni pi tardi
ture seguitavano ad andar per

Roma
>,

senza fanali

i)

Solamente

in

tempo

di

sede vacante

per ovviare

ai

tuil-

multi nell'oscurit della notte, la citt veniva industriosamente

luminata

ed uno dei primi


pel quale
s'

atti di

prammatica del magistrato


di famiglia
1'

ro-

mano

in

quella circostanza era la pubblicazione dell' < editto delle


>,

lanterne

imponeva ad ogni capo

ob-

bligo d' illuminare

una delle finestre prospicienti sulla via. da immaginare che strano aspetto prendesse di notte la citt con siffatta luminaria, con tante lampade di svariate fogge e misure, sosf>ese qua e l fuori delle finestre anche dei piani pi elevati
!

Cfr.

A. MoRONi, rie, voci e inandanli della vecchia Rovia, p. 31

48

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


vedere
alla
di

chi girava a piedi e voleva

meglio dove

questi

si

posassero dovea provvedersi

una lanterna

mano.

**

a proposito di queste lanterne a

mano,

di

cui r

facile trovar tuttora,

presso

le

famiglie signorili, qual.

che campione

tulli

presso a poco dello stesso tipo

un
il

sormontato da un cono a numerosi spicchi convessi e un manico ad ansa rivestito di pelle


cilindro

d'Espinchal ricorda

Spesso avviene che qualche passante cui non piaccia di esser veduto gridi a colui che porta il lume:
volta
la

lanterna
.

questi di solito prontamente ob-

bedisce

la notizia di

questo strano costume un'invendi

zione o una di quelle esagerazioni generalizzatrici di

qualche caso eccezionale,

cui sogliono tanto facil-

mente abusare
sidente > ne
'd

simili annotatori.

Anche
in

l'arguto
ai

Prela-

menzione precisa

mezzo

suoi

menti per questa specie


di

di divieto,

pi che mancanza,

illuminazione.
<

Io son convinto

egli

dice

che

la

soppressione

dei fanali alle nostre carrozze sia stata voluta


;

da qual-

che prelato che si vergogna di esser veduto si vergogna, bene inteso, di esser veduto esercitare quella carit verso il prossimo che egli intende compiere evangelicamente in segreto Ma ben noioso dover
!

procedere cos a tastoni


nelle quali le carrozze

per queste vie tanto

buie

passano come ombre

ancor pi

PKk

I.K

VIK

IL

CORSO

- I

LUMI

49

oscuro

non bene lubrificate, trascorrono nel mistero, gemendo come anime in pena, mentre di tanto in tanto che deve volta la lanterna! -i sente qua e l gridare non mi venite a disturbare nelle mie ocintendersi
e,
:

cupazioni

. i)

conferma il Moroni, il quale argutamente ricordava che le classi alte erano pi costernate ed imbizzite che non le basse contro gli odiosi e temerarii propositi d'illuminazione. Monsignori e dame, curiali e cortigiane di alto bordo aveano bisogno in certe ore di rimanersene o muoversi a lor talento inosservati tanto che uno speciale galateo regolava e tutelava l'inci

contro delle comitive notturne.


si

Volti la

lanterna!

gridava

dai

valletti se

qualche
le

indiscreto

avesse

osato procurar di riconoscere


rasentanti
i

figure incappucciate
;

muri e disparenti nel buio

poich, tratfatti

tandosi di persone tranquille, che andavano pei


loro senza
polizia
>gni

recar molestia a chicchessia


,

doveva ingerirsene come non tempo la caccia ai volatili e non

neanche permessa

la

in

lecito di sor-

prenderli nella stagione degli amori e molto

meno

di

scovarli dai loro recessi con l'insidia dei lumi.

i)

De

Hrosses,

/.

e.

Ed

il

nani l'histoire et

les aiiecdoUs...
i

Lalande (Voyage en Italie, par M. De Ijx Lande. Paris

conU1786)

dice lo stesso e pyer

fanali delle carrozze e p>er quella tal

pram-

matica sul discreto uso delle lanterne a mano. <

On

ne souffre
soi

qu'avec peine les trangers qui quelquefois font


f>eaux derrire leurs carosses.

porter des flam-

Chacun

fait

porter devant

ou

derrire son carosse une petite lanterne qui ne rpand sa lumire

que d'un cot


qui la porte
:

et

ceux qui passent ont

la

lil>er'

de dire

celui
.

Volta la lanterna, suppose qu' elle les

incommode

4.

Baldini

Roma

al tramonto del settecento.

50
< I

ROMA AL IKAMONTO DEL SKTTKCKNTO


romani

reclamavano di stare .il hiiio e eli fare loro comodo almeno di notte. 1/ universo in certe il lutti gli esseri viore si adagia quasi nell'incognito venti rientrano sotto il dominio delle leggi cosmiche;
;

nessuno pu arrogarsi
delle

il

diritto d' infrangere


si

il

mi-

stero

tenebre in cui periodicamente

avvolge

la terra >.
Il

e lo

ragionamento come ragionamento non fa una piega reputavano inconfutabile. Noi ne facciamo ora un
deriva poco lustro
al

altro del tutto contrario e ci pare anch'esso evidente.

Ne

trionfo della logica.

chi sa

che col tempo un'ulteriore serie di Labriola e dei suoi * lodi traballanti non induca alla rassegnata persuasione che avevano ragione gli antichi.
della

Anche
pur

tempo
era

grandezza

di

Roma

non c'erano
;

tanti lumi

bra che non ce ne fossero affatto

sem-

Roma

grande, anzi grandissima

Ma

ritorniamo

al
,

settecento.

M.me de

Genlis

che venne a

Roma

insieme

alla

duchessa de Chartres nel 1779, ospitata con signorile magnificenza dal cardinale de Bernis del quale do-

vremo
rante

poi parlare pi diffusamente

racconta che du,

una

delle conversazioni
si

che soleva tenere con

questo prelato quando egli

recava a farle compagnia

mentre essa prendeva il suo bagno del pomeriggio ebbe da lui queste informazioni Avendogli espresso cos narra la gi matura, ma ancor galante signora la mia meraviglia che, pur essendo tenute le strade di Roma tutte le notti al buio, fossero tanto rari gli assassini e le rapine, mi ha risposto sorridendo che, volendo appagare questa mia
:

l'KR

LK VIK-IL CORSO

LUMI

51

curiosit,

doveva farmi una confidenza. E in proposito mi ha detto che era convinzione generale che quel cardinali che ne probuio fosse assai comodo per
i
,

fittavano per girare senza esser conosciuti


il
il

pertanto
-

popolo, persuaso che l'assassinio di un sacerdote


pi grande dei misfatti, per timore di

ammazzar per
,

isbaglio

qualche cardinale
.
i)

in

incognito
!

si

asteneva

dagli attentati

male E il d'Espinchal, per quanto ortodosso e un po' co< Si assicura che dino, annota a sua volta cardinali e pezzi grossi ecclesiastici tengano assai a questo costume, che favorisce il mistero dei loro giri not:

Meno

turni .

Se lo diceva un cardinale mentre assisteva al bagno di una signora poteva ben dirlo, senza irreverenza, anche lui.

***

Dunque

niente illuminazione, poich non pu dirsi


i

che ad essa provvedessero


sacre che
palazzi.

lumicini e

le

lanterne ap-

pese per dimostrazione devota innanzi alle immagini


si

trovavano

agli angoli o sulle facciate dei

Niente illuminazione per

le

vie allora
fasi

proprio come
?)

ora talvolta avviene in quelle

(luna nuova?) della


(si

progressiva ascensione sindacale


classe degli elettricisti
:

dice cos

della

le

tenebre

della.,

nuova luce
M.me dk

1) J.
<
*,

Rertaut, L' Italie vue par


,

les

Francois. Cfr.

1 N LI s

Mtnoires.

;2

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

deirawenire,
chio
coli

dei

compagne a quelle del vecmocoscurantismo. K non vi mancano neppure


del tutto
i

ma

borghesi.

Niente illuminazione allora nelle vie, ma solo, qua e l, quei miseri devoti lumicini, povere e poche lucciole in

un campo Eppure appunto


,

assai vasto.
di questi si valsero
1'

come

ragione,

o pretesto

per ritardare

impianto

di

una pubblica
i)

illuminazione in

Roma

e negli Stati pontifici,

Tanto che anche quando vi si provvide alla meglio dal governo francese, col far disporre un migliaio di lampioni sospesi, sul mezzo delle strade, ad un grosso filo di ferro attaccato da un lato all'altro della via, 2) anche questa meschinissima illuminazione corse pericolo di essere soppressa appunto pel pretesto o pregiudizio bigotto della menomazione che ne sarebbe derivata al culto dalle immagini sacre.

Sembra incredibile ma pur fu cos veramente. E nel mio archivio famigliare, fra le carte del cav. Pietro
,

i)

Al principio del secolo


al

XIX Roma,

di notte, era

ancor comfanali.

pletamente

buio; nel 1S38 non possedeva pi di 1500

2) Principale merito in ci ebbero gli edili Gorirossi e

De Roprocla-

manis. In un enfatico bando della giovane Repubblica

si

mava che
i

il

cittadino Ministro di giustizia e polizia > aveva dato


,

facolt ai

tre architetti

gi destinati per

l'

illuminazione della
i

Comune, cittadini Vici, Camporesi e Codini, di segnare luoghi ove debbonsi regolarmente fissare lampioni. Marcati che saranno
i
i

suaccennati luoghi, sar cura dei padroni di casa di far porre

lampioni nel
Repubblica

modo
;

indicato... e di far
,

che segua l'illuminazione


ecc.

{ColUziom di Ugg

carte pubbliche

tendenti a consolidare la

Romana

Roma,

Salvioni, 1798, voi. III). Cfr. L. VicCHi,


la politica in Italia,

Vincenzo Monti, I^ lettere e

Voi.

I,

p.

36.


PER
I.K

VIK-IL CORSO

-I

LUMI

53

Kontana, spoletino, che, prodigo di se e della sua coltissima operosit per ogni provvida innovazione si
,

taceva anche promotore degli studi per l'adozione e l'im-

pianto in
piata

Roma

dell'illuminazione a gas,
a

i)

trovo co-

una corrispondenza,
Paris

ricr de

27

aprile
2)

quanto sembra del Cour1824 che ce ne d una

prova assai

esplicita.

Riceviamo da

Roma pubblicava
.

quel giornale

una corrispondenza che merita etc


< Si

sta discutendo assai qui in


il

Roma
i

della dispo-

sizione che

governo sembra voglia adottare quanto


lampioni
dell'il-

prima, cio la soppressione di tutti

luminazione pubblica in

tutti

gli

stati

della chiesa.

Roma

ancora

li

conserva,

ma

tutto fa ritenere che

non dureranno a lungo e verranno tra poco soppressi. Si giustifica questo provvedimento con due motivi

uno

sacro,
fa

1'

altPO protano.

Questo

capo all'economia che ne deriverebbe...

La ragione sacra consiste nella necessit cos dicesi di sopprimere lumi sacrileghi che han privato le innumerevoli Madonnine che si trovano in ogni canto di strada, della illuminazione con la quale le si onoravano dai devoti . Le Madonne commenta argutamente il Fontana hanno invero perduti molti moccoh e molti lampioni
,
,

1) Il

gas cominci ad essere adottato

in

Roma

soltanto

il

i*

gen-

naio 1S54.
2)

Fa parte

del ricco carteggio che egli

ebbe con
in

il

suo amico
fK)i

monsignor Francesco Capaccini, prima internunzio


Sott. Segretario di Stato a

Olanda,

Roma.

54
Cini

KOMA da che
le

AI.

IR AMONTO

DKL SKTTKCENTO
illuminate;

strade sono state

ma

iiof

improbabile

strade siasi
i^ini

dopo questa illuminazione un poco accresciuto il numero delle


che
invocano.

delle
* vit-

che

le

Nonostante questo duplice ordine


i

di considerazioni,
i

lampi<Mii furono salvi e cos appatifati

voti di quel11

r ipioto
raltro
vie,
,

corrispondente e del Fontana.


fallace, (orse, la

quale pe-

se potesse ricomparire ora in

mezzo a queste
sua teoria del

troverebbe un po'

parallelismo o della costante corrispondenza e proporzionalit fra


i

progressi dell'illuminazione e quello del

numero
minile.

della su accennata

minoranza del sesso fem

Ora r illuminazione
tanto. Ma...
le ali

si

tanto tanto accresciuta


si

ma

si

direbbe che ora ad essa


!

brucino

di

troppe farfalle

Un'altra cosa un po' strana e anche essa assai in-

comoda
restieri

era

il

servizio postale, specialmente per


tali
si

fo-

come

consideravano allora anche


!

gran parte degli

stessi Italiani

Ogni
anche
il

nazione

e a que'
,

tempi

si

diceva nazione

un sol municipio che avesse vissuto o viv^esse con regime proprio pi o meno indipendente aveva in Roma come ora nei paesi in cui vige il regime delle capitolazioni per il servizio postale un ufficio proprio, al quale facevano capo rispettivi corrieri ordinarii. Ivi venivano consegnate o impopopolo
d'

F'KK

I.K

VIK

II.

CORSO

-I

LUMI

55

Stale

distri Ijuitc

le

corrispondenze da o per quei


alla

luoghi.
(Juegli urtici, retti

da impieg-ati
i>

dipendenza
si

imtro-

mediata della

nazione

a cui erano addetti,

vavano sparsi qua e l per Roma. Cos, mentre l'ufficio di posta di tutto Xo Stato Pontificio si trovava in via Papale (ora San Pantaleo) al palazzo Massimo, i) quello per la corrispondenza con
la

Spagna stava
di

nella

piazza
;

omonima
piazza
del

presso V im-

bocco
di

via della Croce


,

quello della Francia in via


la

Ripetta

fra

il

porto e

dementino

quello della Toscana in piazza Firenze, nel palazzo di

propriet del granduca, con ingresso nel vicolo della

Pallacorda

quello di Napoli in piazza Farnese. Cosi


di ^lilano

aveva il suo ufficio in piazza San Claudio dei Borgognoni, quella di Torino in piazza Campo Marzio quella di Genova in piazza del Collegio dementino. Un insieme dunque molto incomodo
pure
la

posta

e molesto per le distanze.

pure scarse e lente erano

le

comunicazioni

lente,

bene inteso, in relazione alla rapidit che ora han ragperch se ben si pensi alle ditgiunto gli scambi ficolt che si dovevano allora superare in quei viaggi, appare meraviglioso che si riescisse a provvedervi con tanta sollecitudine e regolarit. Il corriere che port da Versailles a Roma la notizia che la regina di Francia
;

direttore capo degli uffici il Generale delle poste. chiamava di posta dipendenti dal governo si Ed era, questa, una carica assai importante perch qualunque cosa
i)

A Roma

come
la

a Venezia

giungesse con

posta dalle provincie per

privati

o per

il

go-

verno passava,

in

modo

quasi del tutto fiduciario, per le sue mani.

56
si

RUMA AL IRAMONrO DEL SETTECENTO


era sgravata di una

bambina

il

19

decembre 1778

arriv^ a

mezzod del 2g dello stesso mese. Ben 750 miglia in carrozza a cavalli, d'inverno, in
il

Roma

meno

di

dieci giorni

La stagione invernale era peraltro


chille di

il

tallone d'

A-

questo servizio.
,

O. Bergeret

i)

che a que' tempi

venne

si

tratin-

tenne

in Italia, ci

ha lasciato

di questi ritardi,

non

frequenti nella cattiva stagione, notizia e lamenti nell'interessantissimo suo Giornale nel quale ha racricordi del suo viaggio.
:

colto

In quello del d'E spinchal troviamo quest'annotazione

La posta
Il

di

Francia arriva

il

luned e parte

il

mer-

impiega ordinariamente 14 o 15 giorni da Parigi a Roma. Di solito passa per Aix e s' imbarca ad Antibo (salvo che il tempo cattivo non glielo impedisca e lo obblighi a passare per la
coled.

corriere

1)

Bergere! (Pierre-Jacques-Onesyme)

della

nobile e ricca

fa-

miglia dei Bergeret de Grand-Court, fastoso finanziere, raccoglitore appassionato di cose d' arte
migliori artisti francesi del suo

mosfera
la

di lusso e di ele^'anza,
,

amico se non mecenate, dei tempo, consueto a vivere in un'atsi decise, anche lui, come voleva
, ,

moda di allora a far un come compagno di viaggio


nard, venne
nell'

giro

di

studio

in

Italia.

Sceltosi

il valente pittore suo amico Fragoautunno del 1773 in Italia, visitandone le principali citt. E di questo suo giro, che con le permanenze non brevi a Roma e a Napoli dur quasi un anno, fiss le memorie e le osser\'azioni in un giornale veramente interessante, rimasto inedito sino a pochi anni or sono, ma poi pubblicato da M. A. Tornezy coi tipi .May et Motteroz diteurs Paris, e con il titolo: Bergeret et Fragonard /awr^o/ indit d'un voyage eu
,

Ilalif,

1773 177 f-

PKk

I.K

VIK

II.

CORSO

LUMI

57

Riviera)

per sbarcare a Genova, donde prosegue per Levico, Pisa, Siena ecc.

Di certo risparmiereb)e
st

passasse
;

per
a
il

il

qualche giorno di tempo Moncenisio e gi gi a traverso


si

air Italia

ma

ci

oppongono
i

le

difficolt

che
cui

importerebbe

passaggio per
>.

troppi

Stati

in

divisa l'Italia

risultarono anche poi

Troppi veramente erano allora questi Stati e troppi pure quando rimasero in... due

CAPITOLO
I

III

teatri

Un problema non

tutto risoluto regime non propizio in teatro un pochino di storia quella illustre pittima DI CRISTINA DI SVEZIA l' ALIUERT LE SUE RIVALIT CON l'argentina l'argentina LA SUA STRANA DERIVAZIONE TOPONOMASTICA UN PRECEDENTE DIPLOMATICO DI MODERNISSIMI ACCOMODAMENTI OSCURIT PREWAGNERIANE LE VISITE E LE CONVERSAZIONI NEI PALCHI UN RICORDO ED UN ESEMPIO GLI ECCLESIASTICI A TEATRO IL TORDINONA GLI ALTRI TEATRI BURATTINI GIULIO CESARE IN CALZONCINI E CLEOPATRA COL GUARDINFANTE NIENTE DONNE SULLE SCENE.
dp:l

xlcco
questa
il
:

non

piacevole

di

dover dire e pu
verit
sed veritas

non
!

piacere sentirsela dire questa

che

Roma

la

quale ebbe nei tempi lontani

vanto di teatri ed anfiteatri magnifici per mole e per ricchezza, e tanti ne fece sorgere in molti luoghi

6o

ROMA

Al.

TRAMONTO DEL SETTECENTO

del SUO sconfinato impero, invece nell' epoca


sia stata
,

moderna
teatro

anzi

sia

tuttora

sprovvista

di

un

che non
sia pari,

le

attribuisca

se

anche ora un primato, e almeno non superiore in grandezza e ricchezza, a

quelli di alcune altre citt d' Italia.

una provvida iniziativa privata dell' albergatore Costanzi e da qualche anno a questa parte la simpala tica intraprendenza di una coraggiosa impresaria hanno consentito un assai decoroso signora Carelli
S
;

rimedio.

Anche

l'Argentina, enjolive

come

d*una ac-

conciatura

un p moderna, rappresenta un qualche rimedio. Ma la necessit di provvedere in proposito come veramente converrebbe per la capitale della terza
Italia,

a rinnovarle
in

il
,

primato, ancora sussiste.

Almeno
pi non

questo

da che caddero

Cesari,

Roma

trionfa.

***

determinare questo stato


lo

di

cose ha certamente
del

contribuito

speciale

carattere

governo a
fastosi,

cui

Roma E si

era soggetta.
capisce.
I

pontefici,

per quanto

sono
alla

naturalmente meglio adatti e disposti ad elevar chiese


e conventi o ad imprese monumentali,

che non

costruzione di luoghi

di

divertimento

mondano

e spe-

non intesero dispendiarsi ad erigere o sussidiare in .Roma un grande teatro di corte come con ricca magnificenza provvicialmente di
teatri.

Cosi, allora,

dero, per esempio, Carlo III a Napoli nel 1737 e Carlo

Emanuele

di

Savoia per

il

Regio

di

Torino.

TKATRI

6l

Anzi il governo pontificio si era manifestato non solo mal disposto a provvedervi del proprio, ma anche, pi o meno apertamente, contrario ad og^ni iniziativa privata in proposito. \'ero che questa contrariet non si afferm sempre costante presenta invece una serie di alterne vicende di rigidezza e di allentamento, a seconda della pi o meno stretta severit del rigo:

rismo religioso e puritano dei successivi pontefici.


vi t'uron

Ma

tempi

in cui

questo rigore

si

manifest con
fobia.

l'ostinazione e la preoccupazione di

una vera
ai

E
rillo

questo diciamo senza allusione


l'ascetico rigore
altri a

giorni

lontani
Ci-

in cui

induceva Tertulliano e S.

ed

dichiarare assolutamente vietato

ai cri-

stiani l'intervenire alle rappresentazioni teatrali, quasi

che queste ed

il

battesimo o
riferirci

doveri che conseguono


fra loro antitetici.
il

dal battesimo costituissero termini

Neppure intendiamo
concilio
(li

al

secolo Vili, in cui


l'ordine di

Chlons ripeteva

ai prelati

man-

tenere

fedeli lontani dagli

spettacoli degli istrioni

col quale
gli attori

Magno

eufemismo, peggiorativo, s'intendeva indicare drammatici. Viles personae li qualificava Carlo che non avrebbe certo immaginato quanto,
avrebbero avuto

circa dodici secoli dopo,

da

fare le
e...

cancellerie degli

ordini equestri

per contentarli,
alito
dell'
si

commendarli a dozzine.

Tempi

lontani
,

quelli
le

il

nuovo

umadi

nesimo che

con

sue

tradizioni pagane,

diffuse

nel quattrocento e pi ancora nella

seconda met

quel secolo, propizi anche al teatro di


cenate:
il

fastoso papa veneziano di cui


di

un meabbiamo avuto

Roma

occasione

parlare a proposito del Palazzo e Palazzetto


62
di

ROMA AL IRAMONTO

DF.I.

SKTTF.CKNTO

Venezia e della sistemazione del Corso: Paolo II. E da allora s' inizia una ricca fioritura di teatri privati, fatti erig^ere, nell' interno dei loro palazzi, da principi cio a^oe da cardinali; e anche di teatri di corte

stolici

romani.
necessario tener

Peraltro

presente che

allora e

tuttavia per lungo


visse di

tempo

il

teatro pubblico a

Roma
quelli

una

vita incerta e

poco fortunata. Solo

delle case principesche e dei diplomatici esteri e quelli

dei collegi erano numerosissimi


privati.

frequentatissimi,

ma

Con Alessandro VI
ogni manifestazione

e poi, pi ancora, con


di

Leone

X
to,

mecenate paganeggiante
scana fece
la
il

ogni festeggiamento e di

dell' arte

la libera

commedia
Vaticano

suo ingresso

trionfale

in

in

camera di Nostro Sigiore. Ma presto sopraggiunse un periodo


i

lungo periodo
cui allora tu
i

grigio per

teatri e

per

l'arte

per effetto di una serie di


bitive,

drammatica, non solo disposizioni seriamente proiri-

ma

anche pi per

l'indirizzo a

volta l'arte nel teatro: gli < oratorii > ed

misteri > di

cui alcuni scioccamente irriverenti nei riguardi


storia e
;

della

anche delle stesse tradizioni religiose molti, se non tutti, malinconiche ed opprimenti abborracciature. Cos, nonostante l'impulso che nel secolo XVI, per geniale iniziativa del Bardi e della sua camerata e del Caccini e del Rinuccini ed altri di Toscana, aveva reso
vivo e vitale
cui
lore

nuovo organismo dell'opera musicale Monteverde infonde nuovi sensi di vita e di coil

nonostante

che

per

merito

specialmente

di

Kmilio del Cavaliere, questo nuovo indirizzo penetrasse

TKAIKI

63

Roma e sembrasse avervi che nella Citt Santa un infortuna tuttavia certo ed alcune caratteristiche consieme di tradizioni
sin (lai

primi

(iel

'600 in

dizioni

tlel

suo ambiente

chiesastico

non potevano,
Il

senza intime resistenze, esserne sopraffatte. vivace e semplice e spesso ingenuo,


sioni e della vita,
cale,

giuoco

ma

vero, delle pas-

che era entrato nella commedia musiviene ammantato ed infagottato sotto il paludadi evocazioni

mento
il

saio,

archeologiche o classiche, o entro sia pur nimbato, di simboli o campioni religiosi.


il

E
siasi

gi

rigorismo

di

Sisto

aveva bandito qualil

donna
il

delle pubbliche scene.

Cos

seicento trov a

Roma

teatro indebolito

pur con qualche sosta e contraddizione, l'assalto meschino rivoltogli dai vescovi, dai concilii e dal governo di quel secolo.
e peggio tent ridurlo, sia

\l'd,

pur obbligandolo a
fastose

tali

contorcimenti, vano riu-

sciva questo tentativo di compressione.

pari passo

con
e

le

costumanze

di

quel secolo di

pompe

di lusso si

diffondeva l'uso di sempre pi solenni feste

ricchi spettacoli

signorili. Il

drammatici e musicali nei palazzi munifico Fabio Chigi Alessandro VII


tale
,

da contrastarli. ci mancava la venuta in Roma di quello strano tipo di nevrotica esuberante mezzo uomo e molto tlonna, quell' accidenti della semicoronata e neocattolica Maria Cristina, che, tanto per darsi un p pi da fare e dar pi da tare agli altri (lasciamo stare il < da fare del cardinale Azzolino, che essa, quando non

non era certo

poi

04

k(MA

AI.

TRAMONTI) DKL SKTTKCF.NTO


il

gliene andava, solca chiamare


si

marchigianaccio

entusiasm, oltre che prr

la

poesia

musica e per le rappresentazioni teatrali. Quindi una serie innumerevole di trattenimenti drammatici e musicali, suonate, oratorii et similia senza contare quelli che erano stati ammanniti al suo arrivo in Roma dal g"o verno pontificio per festegvriare questa nuova conquista del cattolicesimo, che parve grandissima e fortunata, sino a che dovettero costatare quanto fosse invece costosa, noiosa e tormentosa: una pittima. Ma se ne accorsero un p tardi troppo tardi si accertarono che le jeu ne valait pas la chafidelle. Si cominciava a sentir cjualche dubbio sulla disponibilit della poltrona che
dia

anche

onde l'Arca

per

la

avesse creduto di prenotare per

lei

in

paradiso

e la

reclame che anche lass ne sarebbe derivata alla Chiesa,

mentre assai movimentato diveniva il giuoco di danaro e di seccature che costava a quei papi la presenza in

Roma

di

questa irrequietissima convertita.

Ma, come dicevamo, dapprima grandi feste, molta musica e molte commedie. Il primo melodramma da
lei

udito

in

Roma
la

fu,

forse

quello

offertole

dallo

stesso

papa
la

sera di S. Stefano (1655). Cos comin-

ciava

serie.

nei

primi

allo spettacolo teatrale

gennaio interviene dato in onore di lei in casa


del
Giusto, ossia la Vita
in
e

Barberini,

(// trionfo del

su libretto di un papa
gliosi
zuoli)
,

allora

il

futuro

Clemente IX,
ili

humana, erba, Giulio Rospimusica del Marazal

i);

poi assiste,

casa Pamphili,

Daniele, musi-

Giovanni Cnevazzi: Papa CUmettU IX poeta, Modena ed anche l'opuscolo dello stesso autore: IH tre niflodrammi 1900;
i)

Cfr.

OLLEZ. SETTECENTESCA Roma al tramonto del Settecento. ('.ANDINI

CRISTINA
Da

DI

SVEZIA

una tlampa tinctona.

IKATRI
dai
I>arberini,

due drammi, pure musicali, dello stesso Rospigliosi {Le armi poi all' Ambasciata di e gli amori. Dal male al bene)
dal
'reiia}.(lia
;

poi,

ancora

ad

altri

Francia alla rappresentazione dell' Eraclius di Corneille. E cos via un elenco che non finirebbe pi, e in
;

cui
lei

concerti musicali da converrebbe inserire anche ordinati ed offerti a grandi personaggi ed all' arii

stocrazia romana,

i)

Certo

si

come afferma
ed. 1904, nel

anche

il

Cametti
che

in

interessante studio in proposito

2)

la

un suo musica

d(?l sec.

XVII,

specialmente dei tre

danno interessanti notizie melodrammi: Erminia sul Giordano, Il palazzo


quale
si

incantato e quello intitolato Chi soffre speri,

notevole per

l'intro-

maschere nell'episodio dalla fiera di Farfa. Quello dal titolo Santa Baldassara, messo in scena dallo stesso cardinale, dest tanto entusiasmo da far girar la testa a una Ijella signorina romana, cos che se ne scapp di casa solo vestita da huomo . i) E non erano, anche questi, il pi delle volte, modeste accademiole inter paucos, che p. es. dal Diario del Cervini sappiamo
duzione delle
che per festeggiare
d' Inghilterra in

l'assunzione

al

trono di

Giacomo

II

Re
,

occasione della solenne ambasciata mandata da


alla

S.

M. Britanic^
suo palazzo

Santit di Nostro Signore

Innocenzo IX
cio
gli

Maria Cristina fece eseguire, nel febbraio del 1687, per tre sere,
nel
un'<c

Accademia per musica


duecento dame

una

cantata,

cui intervennero circa


loro,

che per
la festa

hai iti et gioie

parevano

tanti soli .

Ed
i

in

vero

era tale da meri-

tare intervento siffatto. Baster ricordare, per far certi della gran,
diosit dello spettacolo, che cori erano composti di cento musici e che l'accompagnamento orchestrale, formato da istrumenti ad arco, si componeva di centocinquanta esecutori. E a capo di essi era Ar-

cangelo Corelli
16 ott, 191
2)

nientemeno A.
!

Cametti, Cristina

di Svezia,
d'Italia

l'arte musicale e gli spettacoli teatrali in


1.

Roma

Rivista

A. Cametti

loc.

cit.

5. Bandim

Roma

al tramonto del settecento.

66

ROMA
,

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO


,

istriiinentale

il

canto

la

commedia,

drammi

costi

tuivano allora
niche
berini

il

principale e pi gradito passatempo

della nobilt e dell'alto clero.


si
i),

Le rappresentazioni

sce-

avvicendavano

in

R<nia nei palazzi dei Bar-

del contestabile Colonna, dei Rospigliosi, del

Mazzarino, del cardinal Savelli, dei Costaguti, del cardinale de Medici


,

della

principessa di Hutera

della
.

principessa di Rossano, della duchessa di Bracciano

X
i

ci

avveniva solo nei


che
si

dorati saloni dei palazzi


si

signorili,

recitava,

si

cantava,

suonava presso
,
i

Chierici

regolari ministri
in

degli Infermi

nel Col-

legio

romano,

quello germanico, presso

Gesuiti

e nei Palazzi Apostolici.

La musica
de
crisi

architetturale, che
,

aveva superato

la

gran-

volgendo alla conquista dell' espressione drammatica, aveva gi sciolta ed individuata la monodia personale dalla polifonia corale o dal pragmatismo del contrappunto a tre o quattro voci, era peneper cui
trata

come

principale attrattiva nelle feste dei principi

romani di quei tempi. Vi era penetrata come argutamente si affermato in modo curiosissimo: mon-

signori e principi

1'

avevano conosciuta

all'

oratorio,
. 2)

la

rividero nei seminari e la invitarono a casa

i)

Barberini avevano costruito nel loro palazzo nuovo, presso

le

Quattro Fontane

>I)ettatori.

Stava nel corpo

<iesiro dell'edificio

un grandioso teatro capace di ben tremila di fabbrica che si protende dal lato si vede dalla piazza che porta il loro e che
,

nome. Venne inaug^urato nel 1634 dal card. Francesco. Alla rapprimo marzo 1639 intervenne anche Milil ton: vi si rappresentava Chi soffre speri . 2) I. La VALLETTA. // teatro lirico in Italia nei seeolo XVI e
presentazione datavi

TEATRI

67

Si manifest anzi

ti-nimenli. Xcl

it)t)o

un vvvo fanatismo per questi tratad una rappresentazione d'opera


1678 ben centotrenta

assistono ventisei cardinali. Nel

commedie sono
autori,
i

recitate nelle case particolari.

fra gli

poeti,

musicisti,

decoratori di scene vi sono


i

preti e frati, letterati

ed

artisti

pi reputati
!

nien-

temeno Salvator Rosa ed il Bernini JSi giunse anche, come abbiam visto, alla partecipazione attiva di un cardinale, che poi sar papa Rospigliosi. In mezzo a tanto fervore musicisti guadagnavano
:

il

ttsori

che ogni nobile personaggio teneva ad avere

un numeroso stuolo di virtuosi ai suoi stipendi. E se li contendevano fra di loro, non soio con gare di offerte, ma pur con intrighi, e prepotenze, i) Cos dobbiamo a questo periodo una fioritura di egregi maestri e con essi di elettissimi artisti che, ricercati ed apprezzatissimi all'estero, diffusero per tutta l'Europa, aifermandovisi con assoluto primato, il geniale buon gusto dell'arte musicale e del bel canto d'Italia.
Al'//, Nuova Antologia, i ott. 1895. Cfr pregevole studio di RoMAiN RoLLAND.Z^i origities du thdtre lyriqtie moderne eie. Paris.
il

i)
<ii

Sarebbe interessante,
di
siffatta gara,

ma

troppo

ci

dilungherebbe, una specie


lettere,

reffesio

o una crestomazia delle


;

anche
il

<liplomatiche, che

ne corsero
gi

per esempio
soldo

qnelle

per
al

candi
;

tante

Giuseppe Bianchi,

al

(39 ducatoni

mese)

Cristina di Svezia ed a questa poi conteso da Cristina di Savoia


(juelle

per Antonio Rivani, famoso musico pi noto col anch'esso disputato a Cristina
di

Ciccolifio,

Svezia

nome di da Carlo Ema-

il celebre SiFrancesco Grossi face e pur quelle della virtuosa > Giorgina (Angela Maddalena Voglia) che come vedremo fu occasione ad uno strano editto pontificio e rese a Cristina di Svezia un assai brutto servizio.

nuele II; quelle per Giovan

<i


68

ROMA

AI.

TRAMONTO DKL SETTECENTO

Ma,

se

pur

si

moltiplicavano cos in

Roma

quei trat-

avveniva principalmente nei palazzi privati. Da parte del governo pontificio e delle magistrature da esso dipendenti non si manifestava
tenimenti
artistici, ci

altrettanto favore per

pubblici trattenimenti, e tanto


in

meno per

teatri.
si

Anzi, oscillando

tennamenti, non
vera avversione.

una serie di tendissimulava una, sia pur perplessa,


le

In vero, considerando
in

vicende del teatro


,

di

Roma

quel periodo
'600

G. Imperatori,
il

deve concludere come annotava che vis vis del governo pontificio
si
si

il

secolo delle condizioni contradittorie fatte

al teatro,

mentre

chiude con un pontefice che quelle


riassume
negli

contradizioni

tutte

anni del suo go-

verno

. Infatti

Innocenzo XII (Pignatelli

1691-70) coquei giorni

minci col manifestarsi contrario a favorire i teatri; ma poi li lasci moltiplicare a tal segno che nell'anno 1696

cos sappiamo dagli


<

Avinsi di

Roma
si

di

cinquantadue

teatri, tra

pubblici e privati, sono aperti


le

per diverse commedie, per

quali

era data licenza,


li

senza contare queUi degli ambasciatori che

moltipli-

cano senza richiederla

Ma, poi nell'anno successivo, egli stesso faceva abbattere il teatro di Tordi nona per placare il malumore dei vescovi e un po' anche bi.

sogna convenirne perch stanco delle difficolt e prepotenze diplomatiche e delle riv^alit di casate.

Ma
sore

gi alcuni anni prima

il

severo suo
fiero

predecesil

omonimo Innocenzo XI
1686
,

(Odescalchi) aveva,
editto
col

maggio

emanato

un

quale

TEATRI

69
il

proibiva
il

ai

maestri di musica d'insegnare

canto ed
'

suono

alle
il

donne.
carattere di questo libro essenzialmente
si

E
un

poich

aneddotico, non
ijreve

vorr ritenere del tutto fuor di luogo

cenno dell'avvenimento che determin queanche perch ha quel certo saporino un po' sto divieto tra papiccante e caratteristico di quell'epoca. Ora rentesi queste cose vanno ben diversamente, pi per le spiccie. Non ci mancherebbe ahro che per esse si do-

vesse rendere pi congestionata


s

la

pletora che rende


italiana!

traballante

il

grave corpo della legislazione


parentesi, ecco la fattispecie.
:

anche cherchez la femme ; con che si in essa ricorre il solito intende implicitamente che convien supporre anche quell'uno o quegli individui maschi che ne furono o
E, chiusa
la

avrebbero voluto esserne

1'

integrazione.

da Cristina di Svezia di noc'era pure una tale Angela Maddalena Voglia nota anzi meritamente bile famiglia Camerinese

Dunque,

tra gli artisti prediletti

famosa

in arte, col
e,

nome

di Giorgina

squisita cantante,
di allora,

bellissima

quanto dice qualche cronista

altrettanto virtuosa zitella : certo resistentissima


allora

e,

non
si

oserei dire se proprio per questo,


alla regina.
:

infi-

nitamente cara
Virtuosa
contradire;
,

ammettiamolo pure, tanto per non


molto prude no,
tra
di certo, poich,

ma

come

leggesi neir Istoria segreta dellu Regina Cristina di Svezia, i)

un cardinale,

primi del Sacro Collegio

e, dicesi.

1)

Codice inedito conservato nella Biblioteca della Badia di

Grottaferrata.

70

il

ROMA

AI.

TRAMONTO DKL SETTFXENTO


era divenuto talmente assiduo della

pi ben fatto
lei

tanto pi che il puhljlico ne mormorava che della intraprendente galanteria di quel tal cardinale si sapeva gi qualche cosa per la corte incessante da lui fatta all'ambasciatrice di Francia. Il pubblico mormorava e la mormorazione dilag cos che, giunta agli

casa di

orecchi del pontefice, questi credette necessario inter-

brusco intervento, che fece rinchiudere la giovinetta in convento ed emanare quel tal draconiano
venire
:

e misogino provvedimento.
Il

quale, com' noto, stato del tutto abbandonato,


tutto ci che

non ha ragione di essere. 11 saper cantare o suonare non per la donna condizione essenziale ed esclusiva per ci che quel buon papa avrebbe voluto evitare. L'esperienza dice che essa pu non conoscere una nota, eppure essere espertissima ed attivissima per il resto. Assai pi che a spremer fuori un editto aveva faticato, tanto tempo prima, Mos a salir il monte Sinai, per discenderne con quel tal fardello che ha in sovraccarico il nono comandamento.

come cade

Da

allora lo
;

si

insegnato nelle scuole e nella dot-

eppure non giova sempre. Forse lo si in' segna troppo presto alle bambine si direbbe che poi, col tempo, in molte se ne sia imprecisato il ricordo, cos da lasciar loro confondere la cosa con una delle...
trinella
:

opere di misericordia.

torniamo a Giorgina, chiusa, come dicemmo, per penitenza in un convento. Chiusa la tenevano; ma vi stette poco, che riusci a fuggire da una finestra, e
corse a rifugiarsi
nel

Ma

palazzo

della

regina

Cristina,
a proteg-

che

l'accolse assai lietamente,

impegnandosi

TKATRI
fatto,

71

g^crla.

Manon
si

1'

avesse mai

perch nella stessa

Istoria

le^ge presso a poco quanto appresso:

Un

tale

abate Vaini, incontrata in quell'ospitale car^a


la bella

semiregale

giovanetta, se ne invagh ardente-

mente e, smanioso di affrettare ed assicurare il trionfo completo dei suoi desiderii, s' introdusse di nascosto nella camera di lei. Ma, quantunque cos sorpresa, Lucrezia...

cio

no

(riorgina

si

difese
e

strenuamente,

proprio da

virtuosa zitella
11

pianse e grid cos


presso
cardinale

che accorse gente.


sela e
si

focoso abatino riusc a svignar-

ricover,

alla
la

sua volta,
a

il

d'Estres.

Quando
alla

regina

grave malattia

venne
sua casa,

allora

convalescente da
oltraggio
cos
ira d' iddio.

sapere
fu

dell'

commesso

una vera

con quel caratterino che aveva, nell'impeto della rabbia, giunse ad ordinare, novella Salom ahi! ahi!
(

Monaldeal suo capitano Merula di !) portarle la testa d^L Vaini. E quando seppe che questi, prudentemente era fuggito da Roma in luogo pi sicuro e che lo sottraeva alla sua vendetta, la buona regina ebbe una tale crisi di rabljia che, presa da febbre violenta, poco dopo mor.
s'

intravvede un' ombra che assomiglia


;

a...

schi

giunse ad ordinare

Esagerata e precipitosa sempre,


tante altre cose, quella benedetta

in

questa come in
!

Se avesse preso la cosa pi in calma, chi sa di quanto avrebbe potuto ancora ritardare la vedovanza del cardinale Azzolino e poi avrebbe avuto ragione di convincersi che non valeva la pena di tanto tragica scalmana, anche perch il seguito di quella storia registra che la bella Giorgina non pi zitella n virtuosa divenne
;

donna

t>


12

ROMA

AI.

TRAMONTO DKL SKllKCKNTO


del ricchissimo

presto una delle amanti

duca

di

Me-

dina Coeli, ambasciatore di Spagna a


***

Roma.

da queste commedie o manifestazioni tragicomiche della vita, torniamo a quello che dovrebbe esil solo amper nostra finzione od illusione serne
,

Ma

biente ad esse riservato


Il

il

teatro.

settecento per questo assai pi propizio, e d un

rigoglio tutto prie e le

drammatica italiana: le civecchie forme del vestire si dispongono su

nuovo

all'arte

persone pi

reali e,

per cos dire, pi in carne. I/arte

drammatica italiana diviene pi sincera e vitale, pi rigogliosa, con Metastasio e Maflfei, con Alfieri, (rozzi mentre di pari passo l'arte musicale si e Goldoni schiude ad una ricca meravigliosa fioritura con Auletta col Zingarelli e Piccinni, con Porpora e Marcello con Cimarosa e Paisiello. La Chiesa resiste, ma, al solito, con alterni tentennamenti. Mentre parecchi dei Papi direttamente o per mezzo dei governatori, combattono gli spettacoli teatrali, altri pi simpaticamente v'indulgono. Il buon Lambertini (Benedetto XIV) si concede anche il gusto credo il Tordi una visita privata > ad un teatro

dinona.
teatro
:

subito

si

trova scritto sulla porta di quel

dulgentia plenaria.

Era questo uno sfogo

di

reazione popolare alla reazione chiesastica di allora

o di prima.

intanto s'insiste dalla Chiesa e dal suo governo


,

neir assurda disposizione

di
le

cui

che bandiva

assolutamente

dovremo riparlare, donne dalla scena e


:

> o h h Q W Z w
CQ

Hi

H Z w

z 5 2 <

TKAl'kl

73
altro

Clemente XIII (Rezzonico) emanava nel 1759 un


assoluto divieto agli ecclesiastici di frequentare
blici spettacoli; poi, nel 1767, ordinava
i

pub-

la

chiusura

'

sopprimeva ogni festeggiaanche durante mento il Carnevale. quantunque E Clemente XIV (Ganganelli), dimostrando di aver compreso le condizioni e le giuste esigenze dei nuovi tempi, consentisse poi la riapertura dei teatri, tuttavia anche questo provvedimento pareva una concessione quasi data a malincuore. Ma tutto ci non pot trattenere lo fatale andare dell'arte teatrale anche in Roma. Certo si che quello stato di cose e quel regime sia pure con le successive attenuazioni del suo ri-

del teatro Alibert e anche

gore

non costituivano nel loro


:

insieme un ambiente

propizio al rinnovellamento di cui

dubbi segni manifestavano la tendenza donde appare ancora pi notevole ed ammirevole il progresso tuttavia verificadell'arte teatrale.

non

tosi

Molto meno propizio poteva esser queir ambiente ad un assetto pi decoroso degli edifizi teatri. E bench non possa dirsi che le iniziative dei pri-

vati

per

la

costruzione di teatri per

il

pubblico venis-

sero sempre, e specialmente nei tempi

meno

lontani,
i

direttamente ed assolutamente contrariate


esistenti a
iniziative

che

teatri

debbono, tutti, solo a queste private pure certo che dovettero l'origine loro

Roma

subire
tL

l'

influenza di molti ostacoli indiretti.


limitare le
iniziative, o

CI valse a

almeno non
,

ne sospinse

lo slancio

grandioso e magnifico

come

74

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

per
chi

esempio se n'ebbe pruova


il

quando
Scala.

conte

di

1770 a Milano, Castelbarco, col concorso di ponel

amici, provvide alla ricostruzione del Teatro della

teatri esistenti

in
si

Roma
alla

verso

la

fine del secolo

XVIII
imprese

erano,

come

detto, tutti dovuti pi iniziativa


di

che ad
i)

industriali,

privati,

anzi

specialmente di alcune delle pi notevoH case patrizie, che, provvedendovi, intesero fare sfoggio di opulenza
e

mecenatismo. Nel Diario istruttivo

Vasi, e pubblicato in
si

Roma compilato da Mariano Roma appunto nel 1794, 2) essi


di
:
,

trovano cos enumerati


Il teatro d'

Argentina
nel

che appartiene
del

alla

casa

jDesarini

eretto

1732 col disegno

marchese

Girolamo Teodoli. , questo teatro, uno dei pi belli e grandi di Roma ed in tempo di Carnevale vi si
;
.

recitano dei

Il

drammi

in musica.
3)

teatro d' Aliberti

che

si

trova nell'ultimo

vi-

colo a destra prima di entrare nella piazza di

Spagna

Per scrupolo di esattezza dovrebbe escludersi il teatro di Tordinona, almeno in una delle successive rincarnazioni, perch
i)

una
lica,

di esse di

come

meglio

avremo occasione
operata daHa
R.

di

esporre poi,

parlando

questo teatro

fu

Camera Aposto-

cio dal

Demanio
Vasi,

pontificio.

2)

Itifi^rario istruttivo di Rotua^ ossia dgscriziofte getter ale etc...

di

Mariano
3)

Romano antiquario
dirsi Alihert, dal

di

Sua maest

il

Re

di

Polonia a

Roma MDCCXCIV.
casato di colui che lo fece

Veramente deve

erigere.

IKATRI

75

(procedendo per via del liabuino da Piazza del Popolo).

Esso porta il nome di quello che Questo il teatro pi j^rande di


rappresentare
Il teatro di
i

lo fece

fabbricare.

Roma

e serve

per

drammi musicali

e far fare le feste

da

ballo agli ultimi giorni di Carnevale,

Tordinona, modificato

i)

nell'anno scorso

(1793) con architettura di l'elice Giorgi, vicino all'arco

detto di Parma, che comunica col Tevere.


Il

teatro Capranica, contiguo al collegio Capranica,


si

ove
e

tempo di Carnevale commedie con intermezzi


in
11

rappresentano tragedie
musica.
il

in

teatro Valle sulla piazza a cui

palazzo Valle
al

ha dato questo

nome

2)

che resta contiguo

sud-

detto palazzo Capranica, dove in


si

tempo

di

Carnevale
/

rappresentano delle commedie e delle tragedie con


.

intermezzi di musica

i)

Pi esattamente avrebbe dovuto dire riedificato, poich nel

1793 ne fu eseguito un rifacimento


distrutto.
1)
il

dopo

l'incendio che l'aveva

forse

con soverchia sicurezza che Mariano Vasi afferma che


il

palazzo di Pietro della Valle detto del Pellegrino v ha dato


alla

nome
di

piazza di Sant'
si

Andrea

della Valle. Quella ^assa

zona

chiamava la Valle , alla stessa guisa che poco lungi onde venne il nome alla Chiesa e alla piazza di Santa Maria in Vallicella. Del resto anche in quel palazzo della famiglia Della Valle verso la met del Sec. XVII esisteva un celebre teatrino, apprestato e diretto dal l)en noto diplomatico, commediografo e diarista Teodoro Ameyden, cui piaceva d'invitare la nobilt ad udire conmedie non di rado di sapore politico e satirico poich, in quel tempo, spesso si faceva in teatro anche la
era
la^

Roma

Vallicella,

politica.

70

ROMA

AI.

lRAM(3NrO DKL SKrTKCKNTO

***

non altro per amanche delle Dame. Aveva sei ordini di trentasei palchi ciascuno, non disposti in curva, ma come su tre lati di un trapezio; e
Il

pili

importante

fra lutti

se

piezza, era allora l'Alibert

detto

peggio ancora, era all'interno tutto


pi disastrosi gli effetti
dell'

di legno: e ci rese

incendio a quanto

pare

doloso, che lo distrusse verso la

met

del secolo scorso.


d'

Lo

fece costruire nel

17 i8

il

conte

Alibert

fi-

gura equivoca d'impresario, biscazziere, segretario e confidente, e lancia spezzata di Cristina di Svezia per tentare di rifarsi non appena gli fu consentito
,

della distruzione del teatro di

vedremo parlando

di

Tordinona che, come questo teatro, fu imposta da Indi difficile

nocenzo XII. i) Bergeret il quale, convien ricordarlo, era

contentatura

cos

lo

descrive

La
:

sala vasta,

ma

malissimo decorata
fra

con

sei

r)nlini di palchi, e

senza differenza alcuna

vari or-

sembrano, tutti questi palchi, le caselle di una grande colombaia. Sono poco puliti e senza sedie; chi le vuole deve prenderle a nolo o mandare a mobiliare il palco da un tappezziere . 2)
dini

con l'appoggio avutone Ha Maria Cristina, il conte d'Alibert aveva potuto ottenere dalla Arciconfraternita di S. Girolamo della Carit, che n* era proprietaria, la sui>enfiteusi del teatro di Tordinona.
i)

Come vedremo

meglio

in seguito,

2)

Il

nolo dei palchi era di 50-70 scudi per


:

l'

intiera

stagione

di circa trenta rappresentazioni

il

biglietto d' ingresso in platea

costava

di solito tre paoli.

TEATRI

77

Era

a quei
il

tempi

freiiueiitatissimo

contegno abituale di stava un'assai grande esuberanza


sembra,
susiasmi
e
di...
si

ma, a quanto quel pubblico manite;

di sentimenti, di en-

disinvoltura

era cio tale

quale

ai

nostri giorni

stenta a immaginare.

Durante

lo

spettacolo

cos

troviamo annotato

dallo stesso Bergeret e da altri c<jn lui consenzienti


si

ed tollerato un chiasso continuo assordante. Ognuno ta quel che pi gli piace. Ouelli che stanno seduti in platea mangiano, bevono e non si astengono
fa
,

nemmeno
mauvaises

(ce

ne risparmiamo
n'eri suivent.

la

traduzione

!)

dalle
les

operations

qui

Noiis poiivons

certifter

odeiirs
.

par

la place

que nous

occupions aiix

premier es loges

anche se alterati da un che si ostinano a ai pessimisti po' di esagerazione progressi che han latto in un secolo la cinegare vilt e r educazione E le manifestazioni dell'entusiasmo assumevano forme

Dedichiamo questi
,

ricordi,

e tono assolutamente paradossali

perch

si

effettua-

vano non solo con applausi e fischi assordanti (fischiare ed urlare assai forte si ode talvolta anche adesso, in qualche movimentata premire I) ma pur con fre netici

sbandieramenti

di

fazzoletti

di
si

mantelli

con urla da indemoniati.


calci.

preferiscono, se mai, raramente, vero

E questo

non

fa pi. Si
i

pugni e

Questo teatro ebbe periodi di assai grande favore, segnatamente da che quella geniale ed infelice artista che fu Maanch'essa una grande disamata

^S

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


Ikilg-arelli

rianna
la

o I^ulgarini Komuiina),

i)

(^pii

noia allora con


g'

designazione

di

dopo

incomparabili
lei

trionfi propiziati a
<liletto

Napoli all'esordiente ed a
la

tanto

Metastasio con
a

con
lui,

lui

Roma. E
il

Didone Abbandonata, venne quantunque qui le fosse impedito

d'illuminare con la sua squisita arte canora l'opera di

buon genio dell' ascensione del giovane poeta da lei tanto amato con un amore che seppe ogni dedizione, ed ogni tenerezza di quasi materne abnegazioni e sollecitudini. La sua devozione per lui rimase immutata anche quando egli prefer, con egoismo antituttavia fu
patico, farsi scritturare

come poeta cesareo


2).

alla corte di

Vienna e V abbandon per sempre.


i)

Nei

libretti e nei

sempre
lei
il

Bulss^arelli e

programmi teatrali non Biilgarini. Ma le


tutte dirette a lei col
dall'altra

del

tempo

chiamata

lettere

che scriveva a
di Biilgarini.
in arte

Metastasio sono

cognome
di

2)

Quanto diversa
Ga)rielli, col

sua concittadina e collega

Caterina Gabrielli
cipe

pi nota,
nomignolo
la

perch

figlia

un cuoco del prino semplicele


al

di cochetta, di Gabrielli,

mente, per antonomasia,


stero Parini che,

coc/ieila cos

cara

non sempre aule

come

noto, *

am

pi donne, singolarmente
e di grasso

pi patetiche, quelle aventi forme pi marcate e


dice
il

sentimentali

Salveraglio;
il

dunque
.

di

magro

commentava

argutamente
Il

Carducci

mio , quantunque fosse tutt'altro che bella, ed anzi, dicesi, anche un poco guercia. Ma, allieva del Porpora e del Garcia, era una grande artista che dest entusiasmi ora incredibili. Ma, (juanto ai cpstuuii, pesbima.
Parini la invocava < terrestre angelo

per di pi

presuntuosa,
II

capricciosa, testarda,

impertinente.

Con Caterina
ducati.
i

fissava

il

prezzo della sua voce in cinque


?

mila

Cinquemila ducati

Ma

io

non pago tanto neanche


i

miei feldmarescialli!

V. M. faccia cantare
e,

suQL^eldma-

rescialli

rispose

la

Cochetta:

se vollero sentirla,

convenne pa-

IKAINI

79
1'

l'u,
il
'

(iiu'Ilo,

un periodo fortunato per

Alibert. Per
di

Metastasi compose allora una serie

drammi

itone,

Semiramide riconosciuta, Alessandro


dal
X'inci

nelle

Indie

r Artaserse, tutti musicali

una

serie di

viiccessoni.
("osi
1

l'Alibert pot sostenere, e per c[ualche

tempo
acuiva
vir-

fortuna,

una gara con l'Argentina.


si

E
\u'v

questa rivalit
il

manifestava e spesso

si

favore o

le

antipatie del pubblico, parteggiante


l'altro

T per l'uno or per


scritturato

maestro, o per qualche


di
i

iiKso

due partiti si limitava ai tschi ed agli applausi, agli urli ed agli sbandieramenti spesso correvano bastonate e anche peggio quando
invidiato.
la

da uno gara per

quei

teatri e dall' altro

,non

si

preferivano burle feroci.

di

queste ecco un esempio

L'Alibert era riuscito a scritturare per una delle sue

un bravissimo tenore. Era questa una vittoria, un trionfo che facea smagar per rabbia gli Argentini . I quali, ad offesa o difesa, ricorsero a questo tiro birbone. Introdussero di soppiatto a teatro un loro
stagioni

c^ne e lo tennero cheto e nascosto sino a che quel tenore non fu alle prime battute dell'* aria che soleva

mandare

il

pubblico in

visibilio.

Ma

allora,

ad un

tratto,

tormentarono quella povera bestia, in s malo modo, che forte e ripetutamente gua. Questo bast perch ne seguisse un chiasso indiavolato! Il cane ed il suo
^ar quel prezzo. Peggio
la
si

comport
>.

a Palermo, cos che

il

Vicer

fece chiudere per undici giorni in prigione per punirla di


rifiuto di

un

suo bizzoso

cantare
.

Piangere
n'

cantare no per forza

E cant quando

mi posson ebbe voglia.

fare,

ma

8o

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


;

malizioso padrone furono subito cacciati fuori

ma

il

giuoco era fatto e


reparabili,

appena

si

conseguenze ne risultarono irdisastrose. Infatti nelle sere successive, non era a quel punto dell'opera, si sentiva sem-1
le

pre sorgere

come un'eco

di

quel guaito

era un par-

tigiano dell'Argentina che pi o


lo contraffaceva.

meno sommessamente

Ma, per quanto sommesso ed appena accennato, bastava a provocare con proteste o risate,: un diavolerio. X il cantante n 1' opera poteron resistere la stagione and a male e gli Argentini * ebbero una vittoria una vittoria di pi.
'

La fortuna

del teatro Alibert declin

poi con una

progressiva e continua decadenza sino a che,


detto, verso la
lo fin di

come

si

met

dello scorso secolo un incendio

morte violenta.
il

a questi suoi ultimi giorni associato

ricordo

di curiosi incidenti

tra

quali alcuni sono pi no-

tevoli

perch manifestazione delle aspirazioni politiche

liberali

che
:

si

andavano affermando
in
i

e diffondendo. Ec-

cone uno Si alternavano allora


di opere buffe italiane,

quel teatro, con una serie

successi di Valentino Fiora-

vanti e di un

capocomico Savoia. In una di queste opere ricorreva una cantilena mezzo burlesca, mezzo lamentosa, che accompagnava le parole povero Giovanni, di te che mai sar ? ! Giovanni... Giovanni Mastai era ritornato da Gaeta,
tal
:

e declinava nel favore del suo popolo, come...

1'

Alisi

bert

ed

il

pubblico, con evidente allusione a

lui,

deliziava a sentir ripetere e ad

accompagnare

in

coro

TKAIKI

8l

la

facile catlcnza,

ironicamente compassionevole

vaticinio ?!

un
si

povero Giovanni...
in

Ouantlo poi compariva

iscena l'attore Savoia

j^li applausi e le grida di chiamava veramente non avevano pi fine. Viva Savoia Eccone un altro In una farsa intitolata / disperati per non poter andar mentre uno degli attori fingeva lamentarsi, carcerati come voleva lo sciocco intreccio per non poter rie!

cos

scire

nel suo

intendimento

di farsi

imprigionare
:

si
:

ud gridare da un popolano

della

piccionaia

Strilla

Viva Vittorio Emanuele


per un pezzo!
rit e

facile

non vedrai pi la luce del sole immaginare lo scoppio d'ilagli ultimi episodii nella

di

applausi da parte del pubblico.

Ma
storia

purtroppo questi furono


di

quel teatro, che poco dopo fu


di cenere.

ridotto a

un

mucchio

pre >

11

dito di Dio!
e

avr

detto qualche

cacciale-

memore

nemico

di quelle manifestazioni.

Ma

fortunatamente quello stesso dito produsse o

consent,

poco pi tardi, un altro... disastro edilizio romano, quello di un tratto delle mura a Porta Pia.

***

Col declinare dell'Alibert

il

primato

teatrale

ro-

mano passava

all'Argentina.
intitolazione per un teatro di
,

Argentina? Strana

Roma, questo nome che

escluso ogni rapporto o

ri-

lerimento sud-americano, potrebbe sembrare omaggio


6.

Baldini

Roma

al tramonto del settecento.

82

ROMA AL IRAMONTO DKL SKTTECENTO


!

ad una qualche tamosa virt o Ijellezza femminile Proprio, per una delle pi bizzarre bizzarrie del caso,
lutto l'opposto, poich
si

nientemeno ad un monsignore, forse panciuto, certo un po' brontolone (veramente Alessandro \i e quella benedetta sua figliuola Lucrezia glie ne fecero veder delle belle ma lui aveva il torto di registrarle): un nicjnsignore, vescovo di Ostia e per di pi cerimoniere di quel triil stissimo papa e, per giunta anche tedesco Hurckard. Gi, precisamente Giovanni Burcardo. Ed ecco
riferisce
:

il

tratto d'unione tra lui e

il

nome

di

questo teatro

E^li,

come abbiamo
di

detto, era tedesco, anzi pi preci-

samente
struito,

Strasburgo e, venuto a Roma, aveva coproprio ove trovasi ora il teatro, una casa

con annessa una torre, sul cui fianco appare una lapide che doveva ricordare anche la sua patria. Avrebma poich era a be dovuto scrivervi Strasburgo Roma ritenne opportuno che V iscrizione fosse in latino, e perci vi tu scritto, non^Strasburgo, ma in cambio Argentina , perch cos si traduce in latino quelr allobrogo nome. E anche dopo la morte del Burcardo questo nome rimase a designare quella torre
;

e quel

luogo.
nello spazio

occupato da quella casa il duca Giuseppe Sforza Cesarini per dare qualche riparo alli gravissimi discapiti e pregiudizi cagionati alla sua casa
dalli

Appunto

di

lui

antenati
infatti

chiese

di

teatro che
del

poter costruire
nel terzo

un

venne

eretto,

1700, su disegno del marchese proprio questo su cui s' impose la tradizione topono:

decennio ed Theodoli
allora
si

mastica

di

quel luogo

che perci

disse

TKATRt

'

83

ed ora, pi breveTeatro di torre Argentina i) mente Argentina sempre per derivazione di quel tale magister cerimoniarum teutonico.

, :

che vanno a divertirsi n egli stesso in questo teatro pensa ora pii a lui avr mai immaginato che l'austera casa sua avrebbe

Nessuno

nessuna

di coloro

subita trasformazione siffatta.


delle case
!

Vicenda

delle cose

anche se l'avesse preveduto, da ritenere che non se ne sarebbe troppo scandalizzato. E vero che risulta talvolta poco ortodosso Vtalage di cose che si ma non sempre belle, n tutte belle belle per un nulla di fronte a vede in questi palchi quello che a questo monsignore e vescovo occorse di per esempio per la dover registrare nel suo diario festa data nelle camere di vSua Santit la sera della vigilia dei Santi (nel 1501) coram papa Alessandro e

Ma

sua

figlia

Lucrezia, nella qual festa le interv^enute ave-

vano avuto l'eccessiva premura di lasciare in anticamera, oltre il mantello, tutto anche la foglia. E questo non avviene pi se non altro, c' il ven;
:

t.iglio

qualche pezzetto

di

velo.

i)

D. Gnoli

La Torre
lati

Arfi^eniifia in

Roma
,

Nuova
attesta

Anto-

logia,

16 j^iugno 190S. Xeir alto della torre

come

anche

l'Anieyclen, era scritto ai


nello stesso
sulle

Argentina nello stesso modo che nome dei proprietari modo che ancora si legge
il

torri MelHni e del Grillo. Il Hurcardo teneva tanto al cordo della sua patria che nel sottoscriversi soleva aggiungere

ri-

al

proprio

nome

la

designazione

Argentinensis diocesis.

84

ROMA

Al.

TRAMONTO DEL SETTECENTO

***

Cos sorse l'Argentina, presso a poco

come

adesso.

Anche prima
tetto

del restauro, eseguito nel '37 dall'archidi Pietro Cartoni,

Camporesi per commissione

che

l'aveva assunto in enfiteusi,


assai
risse
,

era grandioso e piaceva

nonostante che risultasse poco sonoro e appadi decorazioni.

alquanto povero
si

Quel che
r ingresso
vi
si
,

manifestava assolutamente indecente era


di

che mancava

una

facciata

decorosa

un accedeva attraverso una specie di rimessa veramente un rozzissimo cagarage, dice Bergeret

sotto,

i)

Tuttavia l'Argentina, verso


era indubbiamente
teatro di
i)
il

la fine del

secolo XVIII,
il

pi importante e

pi sontuoso
al-

Roma

e addetto, o presso che riservato,

In

dio sul teatro Argentina da G.

un inventario del tempo, pubblicato in un diligente studel Finto (Riv. d'Italia 15 gensi

naio 1913)

trova cos descritto


:

il

Prospetto di esso teatro ind'

contro

al

Palazzo

Porta

principale

ingresso etc. Casotto

avanti la suddetta porta sostenuto da otto colonne in piedi inte-

grate attorno con traversorio

di arcarecci e a tredici correnti

che
tra-

formano gronda a

tre

pendenze, coperto

di

sopra di tavole con

verse e tetto di tavole e canali. Proprio un bussolotto. E, subito

dopo la porta d' ingresso, e' era mezzo di tavole . Poco pi innanzi si trovavano
lare gli ingressi, ritirare
i

un rimessone diviso da un

tra-

le

persone incaricate di control-

biglietti

ed assegnare
perch

posti agli inter-

venuti

le

)iasche7et>, cos dette

di fatto

erano masche-

rate e potessero essere, in tal

loro ufficio et n' tre

modo, pi libere ed indipendenti nel exposs aux ressentitnents de personue. (La-

lande,

1.

e, pag. 170).

TKATR!

85

l'esecuzione delle opere in musica


teatro della citt.

insomma

il

primo

Vi conveniva tutta V haute di quei tempi, cos che, quando cominciava la stagione , si sospendev^ano
quasi del tutto
palazzi signorili
ses
le
:

riunioni ed

ricevimenti serali nei


il

cessavano

anche
di

come ricorda
la

De

Bros-

quelli nei

due

salotti pi ospitali

prezzati

Roma
>.

chez

ed apprincesse Borghese e a
i),

casa Bolognetti

Nell'elenco, pubblicato dal Celani


ai

degli abbonati

palchi in quegli anni la nobilt

romana

figura au

compiei.
I

palchi pi ambiti erano quelli di centro del 2^ or-

dine, nel quale quello di

mezzo, distinto col X.^


il

16,
,

era riservato e fisso per

proprietario del teatro

il

duca Sforza Cesarini. Gli altri, per evitare conflitti di e grandi erano per ci rivalit, venivano sorteggiati le preoccupazioni poich si annetteva molta importanza, come affermazione di primato decoroso, a tale collocazione. Il decoro cresceva con 1' avvicinarsi al centro. E la cosa si complicava anche per indiscrete e talvolta prepotenti pretese delle rappresentanze di;

plomatiche.
In proposito

merita di esser ricordato quest'


il

inci-

dente narrato dal Richard, che

Del Finto riferisce al carnevale del 1763, e che dimostra con quali riguardi veniva trattato dai rappresentanti di sua Maest Cristianissima quel povero governo papale.

i)

Celani, 3fusica

e musicisti in

Roma.

Rivista Musicale 191

1.

86

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO

Per ragioni tacili a comprendersi si era stabilito che il Governatore ili Roma, come rappresentante della citt avesse un palco fsso al secondo ordine e precisamente a fianco di quello riservato al duca Cesarini. (xli altri si dovevano, come abljiam detto, tirartprincipi romani e le ambasciate. E cos a sorte tra tu tatto. Ma la sorte, perch cieca, non riconobbe la pallottola cui l'ambasciata di l^Vancia aveva legato il suo preteso diritto ad un decoro privilegiato. Inde irae di quel diplomatico, che rifiut la chiavi

del palco

assegnatogli dal sorteggio


i

e,

senza entrare

con principi direttori del teatro, disse loro che avrebbe saputo trovar posto . E poich non vi era il mezzo di cambiare l'ordine dei palin alcuna discussione

chi perch gi tutte le chiavi erano state distribuite

ognuno aveva fatto mobiliare il proprio, per accomodamento lo si preg di voler accettare quello del Governatore di Roma che cos per quell' anno stette
e
,

senza
i)

i)

Richard
Paris,
tali

(L'abb). Description hisioriqnc et critique de

l' Ha-

lle

1769. Cfr.

Del Finto,
Il

1.

e.

Di

prepotenze
il

diplomatiche

odiosamente
Il

prepotenti

non

questo

solo esempio.

Lalande ne

registra, altre,
i

semquali

pre dei rappresentanti di S. M. crisliauissiina di Francia,

Lalande narra che M. de S. Agnan ambasciatore di Francia, non solo pretese 1' assegnazione di un palco a sua scelta al teatrt) Alibert, ma ne volle due e infatto li occup pi o meno prepotentemente, inalberando su uno di essi le armi di Francia, sull'altro quelle di Navarra nel primo and lui, nell'altro mand sua moglie, che con ogni ostentazione fece clater questo successo con tanto scandalo che Benedetto XIII si vide costretto a cjuesto duplice provvedimento draconiano lar
ne avessero
la specialit.
:

sembra

IKAIRI

87

Questo raccomodamento... accomodato od accomodante dal Segretario di Stato. Il Kichard non ne dice il nome; ma non sar difficile rintracciarlo. Ci affrettiamo ad avvertire che pu sembrare si, ma non era affatto un antenato del conte Sforza. Inasterebbe ad accertarcene il fatto che non venne rinunciato a favore di queir ambasciatore anche.,., il palcoscenico.

Un
d'

po' strano, molto prewagneriano, era


si

il

sistema

illuminazione che

adottava nei

teatri.

Dal mezzo del soffitto pendeva un grandioso lampadario, che aveva sedici braccia por le torce (che dovevano essere di cera, a quattro lumi, e di quattro libbre 1' una) con armatura in ferro, ornato con paternostri di cristallo, specchi, boccaglio con foglie di latta dorata e sue gocce di cristallo >. ma non Cos illuminav^a assai bene 1' ampia sala appena cominciava lo spettacolo, il lampadario veniva tirato su e scompariva nel soffitto, e la sala rimaneva intieramente al buio. vSolo dalla scena si diffondeva un
; ,

po' di luce.

Sembra che queste tenebre


di

precorritrici
a dare
durante
l'

di quelle

Bayreuth,

in

quanto appunto intese

maggior

sospendere
costruire

la

serie degli spettacoli

intiera stagione e

(come vedremo, un nuovo teatro demaniale ([uello di Tordinona) per poter disporre dei palchi con minori difficolt. Ma neppur questo giov ad ottenere che si calmasse l'irpontificio

requieta suscettibilit di quei signori diplomatici.


l'oyagf en Italie

De Lalande.
1786. Voi. VI,

contentant

V histai re etc

Paris,

pag. 165.

gg
risalto
teatri

ROMA
alla di

Al.

IRAMONTO DEL SETTFXENTO

scena

costituissero
come

una specialit

ilei

teatri di

Roma i); certo era questo allora l'uso Roma e, per lo meno, dell'Argentina.
il

lUi

Anche
<dlri

d'

Kspinchal
:

pure

il

Hergeret ed

\o

ricorda, cos

Il

teatro Argentina quello in cui


in

si

eseguono
sei

le

grandi opere
*

musica.

La

sala grande, di bella

torma e con

ordini

di palchi.

Prima che incominci lo spettacolo essa aijbastanza bene illuminata da un gran lampadario. Ma, quando

si

alza

il

sipario,

vien tirato su e

tatto sparire al di

sopra

che non anche il lampadario riapparisce pi se non alla fine dello spettacolo . Pi tardi si adott il sistema di tarlo discendere durante gl'intervalli tra un atto e l'altro. Tuttavia certo che a scena aperta la sala era quasi al buio, cos che
del
soffitto

coloro,
i)

quali volevano
il

come ne

era allora pi

dit-

Lalande che, parlando dei teatri italiani, annota: Rome seni on fait l'ohscurit; mais dans toutes les aiitres villes de l'Italie, c'est de 9 heures a i heure du matin, tant que dure le spectacle, un talage de fenimes magniCos afferma
diligentissimo

tcjuement pares.

De
dice
:

Lalande, Voyage en

Italie.

Peraltro in una lettera apocrifa,


zini tratteggia la vita del

ma

piena

di brio,

con

cui R. Cal-

del secolo
(alla .Scala)

XIX
il

si

mondo milanese nel primo (juarto Quando una diecina d'anni fa, non c'era
gran
il

lampadario, chi voleva leggere


;

libretto
i

doveva

ac-

cendersi una piccola bugia


a disct perfina

ma

se faseva puss
lotta;

so comod. Pro

e contra el lampadaii c' stata


i

una vera
?

s'hin taccaa sotta

Gazzett. El Chines l'adorava quella penombra...

Non
tura,

sa chi aveva questo

soprannome

Lo
si

.Stendhal... . In Iat-

febbraio 191

1.

Semlira che

lo stesso

facesse

anche

al S.

Carlo di Napoli.

TKAJIU
!>

S<>

tiisala

consuetudine,

se<4"uir('

sv<jl^iinent'>
liljrettf>,

dtjl (Iraiiinia

(Iella

commedia musicale
tarsi

sul

solevano, per

lume con delle candelucce di cui venivano provvisti o potevano fare accjuisto all'ingresso del teatro, ove si offri \a no in \endita Opera, cerino,
poter leggere,
:

iitermczzi vmsicali

spiei^azione del balio

i)

bocca d'opera (la ribalta) era illuminata con facolotti di sego che ardevano entro tegami di coccio (coccioli) e per evitare il pericolo che comunicassero
J.a
;

il

fuoco alle tavole del palcoscenico

queste eran

fo-

derate da una larga striscia di

latta.
i

Tutti gli altri lumi del teatro, compresi

cornucopi

intorno alla platea, erano di candele di sego.

Solo nel lampadario centrale, riservato ad un tanto breve servizio di illuminazione, si adottavano come
,

abbiam visto, candele di cera. Al riscaldamento si provvedeva con braceri


disposti nei corridoi.

{foconi)

Eppure
che

il

pubblico, anche sceltissimo, che soleva


si

fre-

ciuentare questi spettacoli,


in esso la

divertiva, svolgendo an-

pur sappiamo che talvolta l'entusiasmo del pubblico fu grande e vivace. Le dame alle quali era concesso un cos breve periodo di illuminazione per Io sfoggio di ricche toilettes e delle loro bellezze e per loro trionfi, vi
,

sua vita gaia ed elegante.

dans cette obscurit que nomhre de petites l)Oug:ies... pour la comniodit de ceux qui veultrnt lire et suivre la pice. Ce qui fait un coup d'ceil de gens qui font leur prire. au salut, dans une glise... Bergeret et Fragon.xrd, pag. 204
i)

On

n' aper(;oit

90

ROMA

AI

TRAMONTO DEL SETTECENTO


assai

convenivano con lusso


gioielli,
i)

tjTandc e di vesti e di

E
e,

il

de Brosses, che veniva da


sala,
lui,

Parig^i,

si

dimostra

soddisfatto della

dei palchi e dello spettacolo 2)


lasciati

Kichard n Kotzebue ed ali ri. H Signor De Lalande certo un po' ottimista, lo definisce uno dei
elogi
il
,

come

ne han

3)

4)
i)i

ed per
bei

teatri

d'Italia .

***

Ed

ecco un'usanza che, pur non essendo del tutto


dell' arte,

lodevole nei riguardi e per riguardo

tut-

tavia simpatica. Tale essa apparve alla

maggior parte
i

dei gentiluomini forestieri che visitarono

nostri teatri

a quei

tempi, e ne han

lasciato

ricordo

come

di

un

gentile, elegante e galante uso, caratteristico della so-

ciet italiana.

Quando cominciava
le
rili

la

stagione teatrale terminavano


serali

riunioni ed
;

ricevimenti

nei

palazzi

signo-

o,

pi veramente, le signore ne trasferivano la sede


,

nei loro palchi al teatro

che cos

si

tramutavano
e di
liete e

in

tante
lanti

piccole
riunioni.

sale

di

conversazione
fosse

bril-

Sembra che questo


italiano,

un costume esclusivamente
i

almeno

allora,

perch

forestieri, abituati a

i)

cos
2)

3) 4)

Alcune portano 400 o 500 mila franchi annota Bergeret. De Brosses, op. cit.. Il, pag. 312. Richard, op. cit., V, pag. 17.S. M. De Lalande, Voyage en Italie ; l'aris,

di

diamanti

\'l,

pag. 161.

TKATRI
sij^-noro

91

vedor
rapetti

Fici

loro teatri

Ir

schierate lungo

pa-

(lei

palchi (cc^me suole ora praticarsi nel palco


serate di gala), ne tan

reale

nelle

cosa del tutto nuova per loro.

perch

tutti

o quasi

tutti,

se

menzione come di Nuova, ma simpatica, ne compiacquero e ne

profittarono.

veramente questa consuetudine di considerare il palco al teatro pi che altro come luogo ed occasione
di
vi

conversazioni, ravviviate dal giro delle visite che

facevano

gli

eleganti, era in quei tempi assai pi


di
di

che non adesso diffusa ed apprezzata. Ogni palco

una dama
lanti.

di

riguardo diveniva un piccolo centro

riunione, di eleganza, di

buon umore e

d'intrighi ga-

Un'usanza, dunque, simpatica per quanto obliosa dei diritti un po' esclusivisti e sacrosanti dell'arte, e che simpaticamente sopravvive. Ma il male che se ne abusava allora assai pi di adesso il che non poco: se ne abusava in modo che sembrerebbe incredibile. Infatti, non solo, come sarebbe avvenuto in una vera sala da conversazione, vi si servivano abitualmente gelati e rinfreschi, ma non di rado vi si davano anche delle cene, delle quali sembra che alcune riuscissero eccessivamente allegre, i)

i)

In

una

salir tlel 1770, intitolala Lettera di notizie at^li amici,

sono

descritti gli scandali

che davano

al

teatro

prelati e

si

con-

siglia di vietare ai pi

giovani di essi d'intervenirvi perch pui)-

l)licamente smodavano, tanto nel lusso delle cene con gli amici, quanto nella galanteria e le moine con le femmine j>. Cfr. L. Vie-

1)2

ROMA

AI.

IRAMONTO

DKI.

SKTTKCENTO
)ir-

In qualche palco occupato da porse


i^iuocava
l;'

pi serie

si

al

domino ed
si

alle carie

e talvolta con gioco


meno che
lo stare

rosso.

Tutto insomma
teressanti,

Taceva, tutto,

attenti allo spettacolo, se

non

in

alcuni tratti pi in-

quando qualche

poteva essere che un divo


ciava un' arietta preferita.

vedremo che non quasi cominmaschile


divo
o...

Non

si

riteneva

abbastanza chic stare attenti

allo
!

spettacolo: presso a poco

come

adesso,

ma un

po' pi

Fioccarono
zioni

satire, rimproveri,

sermoni e raccomanda-

da parte degli amanti pi scrupolosi dell' arte, altrettanto meritevoli di rispetto quanto inascoltati.

Benedetto Marcello con il suo Teatro alla moda compose e tracci, con tagliente bulino temprato d'ironia, un quadro delizioso, cui per cos dire fecero pendant Le convenienze e Le inle due, pi farse che commedie convenienze teatrali di vSimone Antonio Sografi pi cattedraticamente ne scrisse 1' Arteaga nelle Rivoluzioni del teatro musicale italiano ; e conviene aggiungervi l'Alil Foscolo, il Monti, il Goldoni ed altri. Ma pi fieri
,

di essi

d'Ippolito col suo Discorso

alz la voce Giovanni

Pindemonte

fratello

sul teatro

italiano,

cui te-

neva bordone

il

Torti col suo poemetto sul

Teatro.

CHI

op. cii.

pap. 147.

Era

ricordare che

la satira costituisce

una satira, cjuesla; ma pur C(invien una esagerazione soltanto di ci


!

che ne fornisca realmente il tema e l'occasione Ed tanto pi notevole in quanto sappiamo che, sin dal 1759, Clemente XIII aveva emanato il divieto a tutti gli ecclesiastici di frequentare
teatri.

TEATRI
d'

93

ce ne

hanno

lasciato

un quadro
di voler

ambiente* che, pei

scagionarmi dal sospetto

punzecchiare troppe

persone vive,
lorini.

i)

riferisco dal

riassunto fattone dal Hel-

Soltanto per pasPerch andavano a teatro ? sare una serata allegramente in juona compagnia. (li

per nomini per occhieggiare e corteggiare le belle le dame per essere ammirate, sparlare del prossimo far pompa di abiti, di gioielli ed anche di spalle ben
,
:

tornite.

Quanto

allo

spettacolo

ci

badi

la

genterella,

se vuole.

Le dame, entrando nel palchett(j, abbiano ben cura A scanso di equivoci credo (li farsi vedere (Nota bene opportuno ripetere che non si parla del presente, n solo riferisco quanto un ironista di quei pel presente tempi credette opportuno di scrivere per berteggiare il contegno dello scelto pubblico di allora, nella speranza, si o no appagata, che questo se ne sarebbe, prima o poi emendato forse, col tempo E chiudo la parentesi, mia). Abbiano cura di farsi vedere, ritte in piedi e stiano un po' in mostra, girando l'occhio qua e l con finta indolenza, prima di abbandonarsi elegantemente a sedere poi si mettano pure a conversare ad alta voce,

: ;

sgranocchino confetti o gustino

il

gelati.

cavalieri

arrivino tardi anch'essi, e passino poi

tempo

a far visite, a guardar

qua

e l

per

la

sala,

a chiacchierare

tra loro in piena libert.

AUa

scena.

i)

E. Bellorini, Attori e pubblico a teatro un secolo fa.

Nuova

Antologia, i6 gennait) 1906.


94

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

questi semidei terreni, non occorre che Ijadino, se non

quando un
fetto
di
;

attore dei principali fa qualche tirata d'efgli

possono anche applaudire


o,

attori

che son

moda
Il

meglio,

le

attrici etc. etc.

Bellorini conclude, a
si
;

o meno,
tradirlo

fa lo stesso anche oggi. Sar

e nessuno...

commento, che questo pi non oso conmi crederebbe. Tanto per otti,

mismo, dir che un po'

di

miglioramento

c' stato

pochino, torse. In ogni modo,


tempi.

perch non mi piace

parer brontolone, sar bene ritornare a parlar di quei

E almeno
tra

per essi

lo

una

e l'altra delle
di

Sharp aveva ragione quando sue acidit lamentava che


1'

talmente
teatro
le visite

moda.,

in

tutta

Italia di

considerare

il

come un luogo

di rendez-vous

o per scambiarsi
ri-

che, invece di occuparsi della musica, tutti

dono e parlano come se fossero in casa propria. Sapevo gi di quest' abitudine italiana prima di lasciar l'Inghilterra, ma non avrei mai immaginato che si arrivasse a questo punto . i) Lo Sharp e quei tali qui sopra ricordati parlano dei teatri d' Italia in genere non soltanto di quelli di
,

Roma ma
:

cos a

Roma, come

altrove.

i)

Samuele Sharp,
fa

Lettere dall' Italia. Lett. quarta:

novemlui,

bre 1765. Carabba, Lanciano.

Ai suoi lamenti

eco

il

Milizia deplorando, anche

che
di

nostri signori Teatranti altra attenzione


i

non

si

danno che

maneggiare

loro spioncini per le osservazioni dei loro astri,


;

per

saltare di palco in palco e per farsi vedere su e gi...

e girano
.

continuamente, trinciando freddure, complimenti, amoretti


Teatro,

Del

Venezia, 1773.

TKATRI

95

***

Xeir Argentina

il

tono era pi signorile ed


di.,

il

con-

tegno relativamente pi corretto.

Non

c'era in platea a portata


,

naso quella tale

comodit
Italia,
i)

che pare fosse


ingrato

all'

Alibert
in

che faceva
teatri
di

bella vista ed

odore

molti

altri

Sembra anche che


ziati

fosse

meno

spinta in questo no-

bile teatro quella tal disinvoltura

per cui quei disgra-

che stavano
i

in platea

troppo spesso dovevano


di neve.

accorgersi che

palchi erano sforniti di sputacchiere,

e ne piovevan fiocchi che

non erano
si

2)

Lo

stesso pubblico della platea

sentiva obbligato

ad un contegno migliore e pi calmo di quello che spesso teneva in altri teatri, ove, come gi dicemmo, gli entusiasmi e le disapprovazioni si manifestavano con escandescenze senza freno e misura. Si mangiucchiava, si chiacchierava pi o meno da lutti e dapertutto, ma specialmente nei palchi, in cui

Edoardo Joung, che, venuto in Italia nel 1789, ha lasciato di questo suo viaggio una relazione abbastanza accurata e veritiera afferma che anche nei teatri di Venezia c'era tra l'orchestra ed palchi un breve spazio non coperto di tavole, dove gli spettatori
i)
i

facevano

alla

presenza del pubblico quello per cui

ai

cani ed allo
gli

annusante
delle case.

loro

entusiasmo irroratore

sono

cari

spigoli

Era un inconveniente, questo, assai comune allora nei teatri comune che, appunto per scamparne, erano ambiti e frequentati posti tra le quinte e anche in fondo alla scena. Vi si stava incomodi, ma almeno non ci pioveva...
2)

lanio
i

q6

knMA

AI.

IKANH)MO

DKI.

SETTECENTO
tutto al pi
lo
si

sarebbe apparso provinciale quel che

addiceva

alla

gentuccia della platea:

stare

attenti

allo spettacolo.

Le cose andavano un
presentazioni
,

])(>'

meglio, per

le

prime
le

ra])-

nelle

cjuali
tali

ciole in platea
libretto

e
]\Ia,

quelle
in

pi numerose

eran

ku:-

candeluccie dei
le

lettori

del

meno

chiacchierine

conversazioni nei

palchi.
le

quasi a compensarsi di questa privazione,

dame sfoggiavano
il

queste premires pi lussuose

acconciature ed
gioielli, e

luccichio pi ricco e vivace dei loro

pi ampia mostra... del resto.

questo, mal-

grado le attenuazioni che ne procurava la scarsit della luce, non doveva giovar molto a rendere pi intenta e raccolta l'attenzione allo spettacolo quello, bene intes(^
:

sulla scena.

*=:<*

a proposito di queste

premires

dell'

Argentina,
quale

ecco un'altra costumanza cortese e caratteristica che

troviamo

cosi
il

riferita

dal

Kotzebue

della

rievochiamo

ricordo per dedicarlo

come omaggio,

esempio
ai

ed...

esortazione all'egregio mio amico e con-

terraneo (riannetto Valli, quale ^Sindaco di


suoi pi o
Il

Roma

ed

meno

lontani successori

Governatore di Roma suole offrire un rinfresca a tutte le persone di maggior riguardo, che assistou' allo spettacolo. Appena calato il sipario dopo il prim atto, vengono aperte tutte le porte dei palchi del primo

e del

secondo ordine, e

u^rande e ricca livrea,

passano due lacch in preceduti da un domestico con


in
tutti

TF.ATRI

97

un gran candelabro

d'

argento

che presentano agli


simile

spettatori gelati, confetture e frutta su piatti d'argento.

Anche
d'

in
;

platea

si

manda una

spedizione di

dolciumi

sono ricevute da un assalto tale, che un tratto non ne rimane pi traccia . Questa ghiotta e cortese costumanza pass poi alvi
,

ma

primato dei teatri di Roma ma con una riduzione che conciliava 1' economia con un certo sapore pi fine ed aristocratico poich ne vel'Apollo

insieme

al

niva esclusa la platea.

Stefano
fra

Anche

in esso la sera di

Santo

la

serata tradizionale d'inaugurazione della

stagione teatrale

sin che dur


altro
dell'

un atto

1'

governo opera venivan


il

pontificio,
distribuiti
,

gratis

gelati nei primi

due ordini

dei palchi

e ci a

spese del Governatore di

Roma.
mesimile costumanza
farsi
il
;

Ora
rito di

la

magistratura capitolina potrebbe


il

decretare

ripristino di

e ci

al

anche senza eccessivo aggravio delle finanze, se solito, per non farne niente ne lasciasse Tese,

cuzione agli

ufici

dell'Annona.

***
I

preti

vieti

ed cardinali nonostante cui abbiamo accennato erano assai assidui


,

prelati

difre-

quentatori dei teatri,


i)

i)

uno studio che larro ha di recente pubblicato nella Aaztonf su alcune costumanze pi notevoli e diffuse nei teatri toscani nel secolo XVIII, vien ricordata anche quella della partecipazione assai grande degli ecclesiastici alla vita teatrale di quei
In

tempi. Cos, per esempio,

il

canonico Baldassarre Panciatichi

fu

7.

Baldini Roma

al tramonto <Ul settecento.

q8

roma

ai.

tramonto del skttkcento


che abbiamo
di questi
g^i

E
vano
vace.

dalla

satira

rilerito
si

si

pu

(Icsumere che molti


in

prelati vi

comporta-

modo un

po' troppo allegro, disinvolto e vi-

Ma
geret

gi nel

1773 doveva essersi


in

attenuata

questa

disinvoltura ecclesiastica, poich nel (riornale del Beri)

troviamo

proposito

queste

annotazioni

vanno a teatro. Vi andavano cardinali ma essi ora vi han rinunciato per Tar cosa gradita al Papa (Clemente XYl, Ganganelli), che ne ha loro manifestato il desiderio. Io non vi ho
Tutti gli
i

.ibati, preti, prelati


;

visto che

il

governatore
allo

di

Roma
Ora
alle

era
essi

il

solo cardi-

nale presente

spettacolo.

sistere ai trattenimenti

ed

vanno ad astragedie che si danno


religiosi
:

nei diversi conventi ed istituti loro

questa la

Opera
lui,

a proposito

che a
ferirsi

rialnepote del questa costumanza o disposizione regolamentare

anzich

del Cardinale-governatore

Papa debba

crediamo

ricordata dal d'Espinchal:

capo dell'impresa

teatrale tenuta

da alcuni

nobili pistoiesi nella

stagione d'opera del 1757.

Tanto eran
allora,

assidui

frequentatori dei teatri

gli

ecclesiastici di

che per essi soleano istituirsi speciali higlietti d'ingresso che allora si chiamavan < bollettini . Non era raro il caso che qualche prete persino qualche frate suonasse in orchestra. K in Toscana non vigeva il divieto misogino che angustiava .Solo nella seconda met teatri di Roma del secolo XV'IIl si fece ai preti proibizione assoluta di suonare

nelle orchestre, e di frequentare


I)

il

teatro.
cit.,

Bkrgeret

et

Fkago.n'aro, op.

pagg. 187 e 214.

IKATRI

99

musica o la sua esecuzione piace cos che il pubblico ne voglia il bis questo non pu essere concesso se non col consenso del nepote del Papa. E questo consenso vien da lui manifestato col mostrar fuori dal parapetto del suo questo il segnale di palco il fazzoletto spiegato prammatica. Se, stando egli in teatro, il fazzoletto il bis non pu esser concesso e binon apparisce sogna tirar innanzi, malgrado gli schiamazzi e le in

Quando un pezzo

di

sistenze
cui

del pubblico.

Peraltro rarissimo
.

il

caso in

manchi questo consenso

Quello

di

Tordiuona

c'era,

allora;

e,

per quanto mu-

tato da quel che era in quei tempi, c'era anche

quando

eravamo giovanetti molti


per cos
dire...

di

noi,

che non siamo pi,


sfolgor

giovanissimi.

Dopo un tramonto

quasi trionfale, in cui

con un primato che gli procur la designazione di Massimo, scomparso, tragicamente abbattuto, insieme a tante altre casupole di quel quartiere, per far posto al Lungotevere che ne conserva il nome. Sr~fnatrava cos il triste fato, che parve tormentato da una maligna iettatura. Si direbbe che questa vi abbia pesato sopra come un maleficio imprecato in quel luogo dalle maledizioni e dallo strazio di quei tanti che erano stati tormentati e giustiziati nel fosco carcere che prima vi si ergeva e vi rimase pauroso sino alla met del sec. XVII se pur non ha nuociuto anche ad esso, come malocchio, la derivazione
,

lOO
del suo

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

nome da

quello

di

una

cosa

che

una

co-

mune e purtroppo sperimentata nozione dice sinonimo di griaio assai grande: V anftona. i) Abbattuto quel carcere, la Congregazione di
:

esser

S. (t-

rolamo della Carit, proprietaria di quell* area, fece sorgere in quel luogo un teatro e par che questo avvenisse nella seconda met del sec. X\ 1. 2) Sembra che, almeno nei suoi inizi la vita di questo teatro non tosse molto fortunata, e ci per l'austerit cui volle atteggiarsi Alessandro VII (Fabio Chigi), nei primi anni del suo pontificato. Ma, poi che questo rigorismo venne, com' noto, ad attenuarsi, miglior di assai la fortuna di questo teatro che successivamente gode, anch'esso, del mecenatismo di Clemente IX (Giulio Rospigliosi).
i

i)

Alcuni ritennero che


^

il

nome Tordinona

derivi

da un'anticn

lungo

stata la nona di quelle disposte a presidi Tevere fra la porta Flaminia ed il ponte Elio. Ma anche da antiche documentazioni risulta accertato che sia invece derivazione abbreviatrice della denominazione Torrf^delTAnSiQfUi che ebbe quel luogo da una torre e da alcuni adiacenti magazzeni di cereali o vettovaglie. Cfr. Costantino Corvisieri, Delle psierule tiberim. Archivio della Societ romana di S. F., voi. 1. di esser ricordato che 2) Merita pochi anni dopo l' aperil

Torre

che sarebbe

tura di questo teatro, constatatosi esserne troppo angusto

il

pal-

coscenico, <

si

prese

il

partito.,

(aprendo un arcone

sul

fondo della

scena) di accrescere la prospettiva., ed ingrandire l'illusione con

N ci ottenevasi facendo Tevere per via di opportune macchine, ma solamente abbassando il ponte... ed una porzione del palco sicch lo spettatore veder potesse il Tevere nel proprio suo letto >. Giorgi Felicp:, Descrizione storica del Teatro di Tor di nona Roma, Cannetti 1795. Cfr. Ademollo, /. e.
la deliziosa e

naturai veduta del fiume.

salire in alto del palco l'acqua del

TEATRI
di

lOI

amantissimo, come abbiam visto,


scrittore,
egli stesso,
di

cose teatrali

commedie per musica.


Svezia ottenne
lei

Da
|)cr

lui

quella noiosa di Cristina di

l'interposta persona del conte d'Alibert, di

se-

gretario e fiduciario,
tacoli musicali a

pagamento cio

un privilegio per

il

quale

gli spet-

tutti,

salvo quelli

che

facevano nei palazzi privati e nelle congregazioni dovessero aver luogo soltanto in questo religiose teatro di Tordinona. E ne deriv la fortuna del teatro
si

e pur delle

capaci

ma

vuote tasche

di

questo pi o
il

meno equivoco conte


enfiteusi e
,

parigino, che prese

teatro in

con ardita iniziativa lo ingrand ed abbell. ^la sia stato vero o no, oppure esagerazione di una ridestata pruderie, le cose cominciarono presto ad andar male male gli affari privati del d'Alibert male,
:

malissimo

si

vera

siint

exposita,

il

contegno

delle
i)

dame

e dei signori frequentatori di questo

teatro,

Fatto sta che Innocenzo


ordin nientemeno
la

XII

nell'agosto del 1697 ne

demolizione.

appena trent'anni da che era stato ampliato dall'Alibert. La prima tragica manifestazione
trascorsi
di quella jettatura
!

Erano

1)

Se convien credere
di
le

al

ricordo lasciatone da mons. Battaglini

vescovo

mente

Nocera, nelle sue annotazioni, sembrerebbe che veracose andassero maluccio, poich si afferma che ivi l'o-

nesto indulto del passatempo assunse la natura della volutt e

che non hanno confine con l'onest >. E pur si denunciava come certo in questo teatro essersi aperti a' lati del medesimo appartamenti ne' quali, come luogo pubblico ed oscuro,
de' piaceri

senza rosseggiare di
private
,

far oltraggio

all'

onore e decoro delle case


rea

il

lusso

la

gola e qualche altra pi

intemperanza

trionfava

>.

102

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO


le

Circa mezzo secolo rimasero abbandonate

sue ro-

vine passate, insieme con quel terreno,


della R.

in

propriet

Camrra Apostolica (Demanio PofUificio) sino che, chi sa per qual piccolo germe rimasto vitale
macerie,
la

tra quelle

stessa

Camera Apostolica per


;

volere del
teatro,
i)

Papa

Ma

1733 a ricostruirvi un era modesto, in gran parte di legno e


si

decise nel

modesta e stentata fu la sua vita, sin che nella notte poco dopo la raptra il 2^ ed il 30 gennaio 1781

presentazione della commedia La scoperta


ossia CoJoffibo

delle

Indie,
solita

jettatura

bruci

quasi

intieramente.

La

alla

seconda sua manifestazione.

prr gn accennammo nella nota di pag. 102, il I.alande solito diligente e bene informato dice che la ricostruzione afi)

Come

frettata di

questo teatro

fu

voluta da Benedetto XIII


di Francia nell'

come

espe-

diente per salvarsi dalle esigenze

prepotenze
palchi

meglio converrebl)e
quali
gli

chiamarle

dell'

Ambasciatore
;

assegnazione dei
interessi dei pr'

dei teatri di musica

le

esigenze apparivano tanto

pi moleste in quanto urtavano anche con


prietari di quei
teatri.

Pens

di

rimediare con un teatro demaaffrettatamente


gli

niale

e p>erci

fece

sistemare

abbandonati
b.^ti

avanzi del Tordinona.


la

Le

thAtre Tordinone ayant t

par

pape
il

il

appartenoit

autres sj>ettacles de

la Chambre, la difference de tous les Rome, qui appartiennent des particuliers >.

Cos

di cosa sua farne

papa p>oteva disporre dei palchi come omaggio anno per anno ai

di

cosa sua, e

come

vari rappresentanti

diplomatici

come

atto di graziosa ospitalit.

E
il

cosi fu fatto.

Ma

non

valse ad imi>edire che alcuni anni

dopo

conte

di Stainoille

(1755) ricominciasse le qu^relUs, minacciando di occupare uno dei palchi a sua scelta; e non solo volle ottenere quello che cos aveva
scelto,

ma

pur volle assicurato anche per l'avvenire

il

diritto di

prelazione ad ogni sua designazione.

Lalande,

l.c, voi. VI,

pag.i6<

IKATRI

IO

Rifatto alla meglio dalla stessa


nella

Camera Apostolica,

cadde in rovina. Rifatto ancora e completato dopo una diecina d'anni, ne fu rovinato quel tal Ceroni che lo aveva avuto in
notte
del
i6 settembre

1785

enfiteusi.

Quando

si

dice la jettatura

Durante quella tale infelice parentesi che nella storia di Roma segn il governo francese, fu venduto ai Santacroce, e da questi poi, nel 1820, al Torlonia che lo
riedific

per intiero su disegni del Valadier.

P<'i

Ales-

sandro Torlonia, ribattezzandolo nel iShi-'62 col


di
il

nome

ampli e miglior cosi che divenne primo teatro di Roma per antonomasia il teatro

Apollo

lo

al quale un abilissimo impresario lacovacci massimo procur un periodo di fortuna veramente gloriosa.

Ma

furono

bagliori del tramonto:

il

rutilante corteo,
tal

tra cui

avanzava, per sempre trionfante, quella


!

tra-

gica jettatura

Acquistato dal Municipio


demolito nel i88 per
Cos
i

di

Roma, veniva
al
t-

del tutto

far

posto

Lungotevere.

mani

di

quei tanti suppliziati

compagni

di

pena o di sventura di Beatrice Cenci nel pauroso cere medioevale saranno stati, forse, placati.

car-

***

(tI
Il

altri

teatri.

Capranica, alquanto decaduto dall'importanza che


era, nel '700, quasi

aveva avuto prima,


barocco costume

esclusivamente
il

destinato alle commedie. Negli intermezzi, seguendo


di que' tempi, vi si
,

eseguivano ope-

rette musicali giocose

piene di buffonerie e trasfor-

104

KoMA

Al.

IKAMONK

DKI. SK

1"

IKCF-NTO

mazioni,
treschi e

ma

spesso ravvivate da spunti melodici assai

felici.

Al
nere
;

X'.ille

si

adottava un repertorio dello stesso ge-

ma

vi
ilei

dialettale

compariva talvolta anche Pulcinella, e pur non di rado

la
vi

maschera
si

rappre-

sentavano commedie ali improvviso ( a soggetto vera sopravvivenza della commedia dell'arte ) intramezzate, al solito, da operette giocose di Cimarosa,
Piccinni, (ruglielmi, Marcello di
stri,

Capua ed

altri

mae-

che allora fiorivano, prodighi della loro limpidisdi

sima e ricca vena melodica.


Bergeret volle assistere ad una
tazioni e ce ne

queste rappresen:

ha lasciato questi cenni Alla platea del Valle si sta seduti ed posti sono divisi uno dall' altro da piccoli braccioli od assicelle (tasseaux). Si d una commedia nella quale Pulcinella fa una parte simile a quella di Arlecchino nella commedia italiana a Parigi. Fra un atto e V altro si svolge un' operetta che ha un intreccio assai meschino, ma una musica in al;

cuni

tratti
i

graziosissima. Quella di questa


)

sera di

Guglielmi,
giore se

Lo
11

spettacolo dura cinque ore e finisce

a mezzanotte.
si

divertimento sarebbe stato assai mag-

fosse limitato a questi intermezzi musicali,


.

senza
(tI

le

scene di Pulcinella
teatri

altri

come
,

quello di Pallaccorda

poi

Metastasio, e quello Pace


l'ielro (Guglielmi,
il

poi scomparso, che stava

i)

nrit

Massa Carrara

nel

1727,

morto a

Roma

19 lutveinbre 1804.

TEATRI
altri

105

che ne conserva il nome, e gli erano lutti di secondaria importanza.


nel vicolo

minori

*
E
poi v'erano, sparsi per la citt, numerosi teatrini
dei burattini
sorto, e
si

che verso la met del secolo XVIII era era diffuso, una specie di fanatismo per
;

burattini e le marionette.

Sotto quel regime avevan pi fortuna sulle


le teste e le

scene

gambe

di legno,

che non quelle vere delle


corso dei secoli, sapdiffcilmente
:

vere discendenti di

Eva

Gi, senza risalir di troppo

il

piamo che

nel seicento tre cose

sareb-

bero mancate, negli appartamenti dei nobili

cio,

una

grande sala de'


burattini.

servitori, la cappella

ed

il

teatrino pei

La bigotta

severit delle leggi angustiatrici del teatro

aveva provocato e poi stimolato nel suo sviluppo questa diversione; e abbiamo gi visto quanto nel secolo XVII essa aveva ridotto in condizioni penose il teatro,
gi tanto indebolito dall'imperversaie degli eccessi di

questo

rigore. Pertanto
la

non

meravigliare
si

che

mentre

vera e propria arte

teatrale
si

aduggiava

all'ombra di cos molesto regime,


sorto
dell'

facesse pi rigo-

glioso, quasi eccessivo, lo sviluppo di questo virgulto,

come rampollo secondario da una


i

sottogemma

albero teatrale.
nobili,
,

Cos non solamente tutti

dame

e cavalieri,
i

ma anche
lati

il

corpo diplomatico
di alcuni
di

cardinali ed
,

pre-

erano assidui

questi teatrini

sparsi

lo6

ROMA AL rRAMOxNTO DEL SKTTKCENTO


la citt.

per

Preferito era allora

met

dello scorso

secolo
il

quello del
la

tale

rimase sino a

palazzo Fiano,

all'angolo sud fra

Corso e

Piazza San Lorenzo in

Lucina.
I

migliori

ingegni che fiorivano a quei tempi nel-

l'arte

musicale dovettero adattarsi, anch'essi, a scrivere


in

opere
circa

musica per burattini. Ne aveva dato l'esempio,

un secolo prima, quello strano e complicato temperamento di gentiluomo, studioso, artista e filosofo
il

che fu
di

fiorentino Filippo Acciaiuoli, cavaliere di Malta,

accademico, viaggiatore, compositore etc, che anim

una nuova vita quel mondo inanimato, inventando una pi perfetta razza di burattini, che cantavano e recitavano e organizzandone
la

giovane troupe
:

in

24 figure

che disponevano di 24 scenari completi curioso tipo di filosofo che proclamava la superiorit della com-

media

sulla tragedia, della farsa sulla

commedia,

della

pantomima sulla farsa, delle marionette su tutti e che, dopo averne fatte di tutti colori per mesi e mesi, due
i

volte all'anno
in

si

reca a praticare gli esercizi spirituali

un romitorio
si

sulle

montagne
le

di Spoleto,

dove piange,
i)

digiuna e

punisce con
di

la disciplina.

Tuttavia neppure

miate dai rigori


tentati alla vita
fatti

povere marionette furono risparquel regime; e non mancarono atdi questi

anche

modesti

teatrini. In-

aveva prescritta che Vjurattini venivano permessi solo a condizione che non vi recitassero le femmine e non si dicessero parole oscene. Si giunse poi a prescrivere per un ecdel 13 gennaio 1680
i
,

una legge

i)

Valletta,

/.

e.

rF.ATki

107

cesso di pruderie senza misura, che


zanti
si

le

marionette danin

presentassero

al

pubblico

vestite

maglia

turchina od azzurra, con assoluto divieto di qualsiasi


altro colore pi... verosimile.

Ma

quelle teste di legno,


!

perch dure, resistettero anche a questa compressione romani, dando cosi una prova di pi della vaEd
i

nit di ogni eccessivo rigore,

si

leggi troppo severe in

modo
,

vendicarono di queste veramente bizzarro, non


quali
si

solo

dimostrando simpatia
le

ma anche commettendo
farebbero ap-

per

marionette stoltezze
vero

tali,

pena per

attrici e ballerine in

carne ed ossa.

E
i

in

come osserva
altra cosa

il

Moroni

autorevolissima in queste note


burattini

che ci guida convien ritenere che


i)

specialmente dal secolo

XVII

in poi

fu-

che un divertimentino del tutto semplice e puerile, poich, avuto riguardo alle vicende
rono,

ben

ed

alle

condizioni politiche della citt, essi furono,

si

pu

dire,

un vivaio
teatri di

di

argutezze e di satire pungenti.

I piccoli

Piazza

Navona o sue

adiacenze,

come
Piano

quelli del Fico, e del cos detto teatro Pace,

e quello di Pallaccorda e pi tardi quello del palazzo

si

trasformavano qualche volta

in

assemblee

animate da sentimenti e da intendimenti politici, nelle quali sprizzava di tratto in tratto qualche atroce sar-

casmo

di

circostanza che valeva pi di un articolo

dei nostri giornali. salate cosi Cassandrino ne dicea spesso di salate da esser, lui, di tanto in tanto sequestrato ed impac;

i)

Moroni, Buffonerie
I

vecchie e nuoz'e,

voi. VI.

burattini erari l'astuzia di chi stava gi; astuzia sottile, che


di chi stava su
.
*

combatteva e vinceva V astuzia

loS

koMA

Al

IRAMONTO DKL SETTECENTO


di

chettato
prigione.

come

corpo

reato

e da

mandare

il

suo
in

padrone o direttore spirituale per qualche giorno

Ma

poi subito
!

stata di legno

ricominciava.
gli

testa

dura, come., se fosse

Ecco perch anche devan gusto a quegli


rattini

ebbero

in

uomini dotti e gravi prenspettacoli, e a quei tempi buRoma tanto grande favore.
i

Non intendiamo

soffermarci in un

esame

critico delle

condizioni dell'arte musicale a quei tempi. Questo rien-

ed esorbita per ci dai e dagli intendimenti che ci siano proposti, i)


tra nella storia dell'arte

limiti

Era sbocciata

allora,
,

specialmente dalla scuola mu-

una meravigliosa fioritura di maestri, che aveva diffuso il suo profumo anche a Roma. Paisiello, appunto allora, era ritornato dalla Russia e meravigliava con la sua Nina pazza per amore, e suoi Matrimonio Zingari in fiera: Cimarosa e preparava
sicale napoletana
i
i

trionfi del segreto.

la

pura simpatica genialit della limla

pida vena cominciava, con


il

sua freschezza, a migliorare


in scena.

gusto

di

quel pubblico, sino allora abituato a compia-

cersi di spettacolose

messe

i)

Chi desideri nozioni

in

proposito non ha che


Cassi

l'

della scelta tra gli scritti, quasi tutti pregevoli, ed alcuni


magistrali, dell'Ademollo, Bertolotti
,
,

Catalani

imbarazzo veramente D'Ancona,


altri,

Croce, Davari, F*errari


oltre quelli
j

Gandini

Scherillo, Gaspari e tanti

forestieri,

che abbiamo avuto occasione di ricordare nonch, tra quelli del Goldschmit, Kretzschmar, Richard, Schneider,
etc. etc.

Vogel, Winterfeld,

IfAIPI

IO<7

Ma
Si,

che razza

di

messa
di

in

scena

gran numero

persone

sul palcoscenico,
o,

grandi

e chiassose battaglie, cavalli


scalpitanti
;

pi veramente, rozze
d'

ma

lo

scenario era raramente


si

accordo

con l'epoca a cui


il

riferiva

il

soggetto dell'opera, e

vestiario...
11

vestiario spesso era tale da costituire anacronismi


stridenti e ridicoli

cos

che ora sembrerebbero una

burla.

Purch non si dovesse rinunciare ai fronzoli, ai grandpennacchi e ad un vero bazar di sgargianti scioci caglie , tutto andava bene. Gli uomini anche nelle parti eroiche e per rapper lo presentare antichi personaggi greci o romani si vestipi Artaserse, Ciro, Mario, Alessandro etc. vano da cavalieri, con cappello a punta e con lo spadino: bastava sull'abito a coda di rondine un mantello

rosso o qualche cosa di


era gi pronto,
al

simile,

ed

il

romano antico

completo.

un Caio Mario in siffatte troppo mentite spoglie ? Eppure sappiamo che cos venne rapun divo di presentato dal tenore Giovanni Ansani
lo figurate

Ve

quei tempi.

con questi sistemi

si

che anche Jacopo Ferretti drammi, di cui alcuni furono musicati


e dal Rossini, ci attesta questo:

andato avanti un pezzo, autore di numerosi melodal

Donizetti

Ricordomi aver
trafitto Giulio

visto nel teatro di

Torre Argentina cader


di

Cesare calzato di eleganti scarpine a lingua di bove,

con tacchi color di seta con fiori

sangue e

fibbie di brillanti, calze

laterali ricamati a colori, calzoncini di

Ilo

ROMA

AI.

IRAMONTO DKL SETTECENTO

raso verde, con fermagli di smeraldo, ed un'incipriata

pioggia di boccoli.,

tli

qua

e di

l delle

guance

la

Povero Giulio Cesare, che strana metempsicosi, o pi veramente che metamorfosi e deturpazione Ad irrisione
!

di s

ridicoli

anacronismi. Benedetto Marcello, con

sua satira mordace, ammoniva:

Se
di

il

virtuoso rap-

presentasse una parte di prigioniero,


,

schiavo dovr
di
.

comparire bene incipriato con abito ben carico spada e catene rilucenti gioie, cimiero altissimo
,

Ouest' affare delle catene era una specie

per molti
esse,

di

quegli artisti

che pur

di

mania comparire con


di

prescindevano da qualunque
viene

propos

Nel-

l'atto terzo

Romolo
lo

trionfatore e canta in

mezzo

lo

coro. Tutto lo popolo fa festa a

Romolo
!

e chisso

anemale vo' canta


del Sograf.

rond con

le

catene

lamenta

Gennariello nella scena

IV de Le

convenienze teatrali

Da un

inventario della dotazione del vestiario tea177 1-72, pubblicato da


i

trale dell'Argentina negli anni

Del Finto (/. e.) sappiamo che costumi assegnati agli attori che rappresentavano gli antichi eroi erano di raso pons, buccaro rosa e torchino con lustrini e che le comparse erano divise in due schiere, una vestita di rosso e T altra di torchino per con calzoni

tutte

le

donne

Peggio ancora,
,

se possibile

Si ve-

comparivano in scena a rappresentare o Cleopatra o Didone od Ifigenia l'uno o l'altra era lo stesso vestite con tanto di guardinfante con un bel tupp adorno di piume,
stivano a capriccio, e

per esempio,

TKATRI
e,

II

fiori,

uccelli e

bene incipriate
ci

sopra tutto, calzando

guanti cancliclissimi.

Ma almeno
Macch
ancora
proprio
completi.
,
!

fossero state
!

donne

donne

vere

sotto quelle vesti

peggio uomini cos cos... sino ad un certo punto assai deficienti che non erano neppure...
e,
,

C erano

invece degli uomini

11^

Ki)\1\

rkVMONTi)

OKI. ^F.TTF.CFVTO

e pi tarcii

d'Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi)


corruzione dei

di
,

frenare

la

costumi

di

inij^liorarli

avevano con successive disposizioni imposto l'assoluto divieto alle donne di comparire come attrici (cantanti, comiche ballerine) sui pubblici teatri di Roma e di una notevole parte dello stato pontificio. In questi teatri le parti da donna potevano solo esser affidate ad esemplari in fac simile. A quelle del canto provvedevano musici travestiti con accon,

ciature muliebri
netti
,

a quelle

recitate, alla danza, giova-

pi o

meno

integri, che,

truccati da
le

donna
le

scimiottandone con qualche abilit

grazie e gli atparti,

teggiamenti, recitavano e persino eseguivano

con

le

relative esibizioni, di

prime ballerine.

***

Tuttavia questo divieto

si

limitava

ai soli teatri

delle

Marche,

di

Roma

e della

Nelle Legazioni

le

Comarca (provincia di Roma). donne avevano libera pratica sui


i)

palchi scenici e cos pure nelle altre citt d'Italia,


In

Roma

veniva fatto osservare molto rigorosamente,


il

e dur sin oltre

principio del secolo

ha notizia alcuna di deroghe o licenze vedremo, in un breve periodo (1773-74)

XVIII, n si se non, come


in cui s'im-

pose r irrequieta inframettenza di Cristina di Svezia. Sappiamo anzi che neppure lo stesso Maffei, il quale desiderava che a Roma e negli altri teatri dei luoghi

I)

Lady .Montagu

attesta

che questa strana disposizione veniva

osser\'ata a suoi tempi (1716^

anche a Vienna.

II.

DIVIKTO MISO(;iNO NKI

IKATRI

II5

suilcletti
^'cre
.

si

rappresentasse

la
il

sua Meropc con

attrici

riusc

ad ottenerne

consenso dal mite Benela

detto Xl\'.
'

alle

sue istanze

risposta tu cjuesta

siamo impegnati che in (luelle citt del injstro Stato dove non v' la consuetudine che le donne reCi

citassero

cantassero o ballassero
le

essa

si

mantenga,

non ostante
scene e nei

preghiere a noi fatte d'introdurre nelle


le

balli

donne.

Lo stesso avveniva in Ancona. Peraltro sappiam<^ che una volta vi si fece uno strappo, e non clandestinamente ma con le debite e assai solenni e altret,

tanto
del

stentate

autorizzazioni

fu

nella

primavera

famosa compagnia del teatro di wSant'Angelo di \"enezia, diretta da Rosa Aledebach che, come oggi si direbbe faceva una tourne col repertorio Croldoniano. Il Segretario di Stato Ignazio Bon1788, per la
,

compagni Ludovisi
gnore
mini e

sentita la

sagra Consulta, previo


desse un corso di

VOracolo ed approvazione della Santit di Nostro Si-

consentiva che in

Ancona

rappresentazioni quella compagnia tutta intiera Uo-

purch per ci siegua dopo le Missioni da farsi... per ordine dell'E.mo Vescovo. i) Sinigaglia, almeno in occasione della fiera, si chiudeva un occhio, senza tanti oracoli n... miracoli. Se ad ha conferma in una lettera (17 luglio 1792), scritta ne ElisaVjetta Foscarini Widmann a Venezia da una
,

Donne

i)

Sembra per che

in

Ancona questa deroga avesse avuto un


!

precedente

un
!

vero caso isolato


,

Vi aveva recitato in teatro,


,

molto tempo innanzi


Niente

una donna

ma

a sentire

il

cardinal Raal costume. >

nuzzi, con scandalo notabile e deterioramento

grande

meno

Il6

ROMA
di

AI.

IRAMONTO DKL SETTECENTO


,

sua amica

Sinigai^^lia

nella

quale
si

si

legge

La

prima ballerina Marianna Fabris

molto onore nel ballo intitolato La morte di Semiramide. Le Legazioni o Romagne, come pure Urbino e Pela

saro sembra fossero salve da questa aberrazione. Certo


lo era

Bologna per tradizione anche Rimini.


Devesi ricordare che
B,filQQa,

e privilegi(j inviolato

i)

i)

quantunque facesse parte dello

Stato pontificio, purtuttavia continu ad affermarsi verso quel godi stato indipendente. Infatti il Senato Bolognese teneva a Roma, con tutti caratteri ed privilegi eli un vero ambasciatore, un suo Legato presso la S. Sede e questa a sua volta aveva in Bologna un Legato con ufficio e posizione
i

verno con atteggiamenti

analoga

proprio
di

come

tra
,

potenza e potenza.
nonostante
il

questi rapporti

seppero rimanere immutati

tentativo del cardinal

Boncompagni
Il

por

fine a siffatto privilegio.


,
,

conte senatore

o legato bolognese a Roma fu Ugo Gozzadini, nato nel 1730, che mor nel settembre 1795, ma che si era ritirato sin dal 1793 da quell'ufficio sostituitovi dal marchese Giuseppe Angelelli, che rimase in Roma
p>enultimo ambasciatore
il

fiuo

all'

invasione francese

e fu perci

1'

ultimo a coprir quella


a questi

carica.

Lo

spirito
il

sempre mordace
di <

dei

Romani aveva dato


delle

Legati

nome

Ambasciatori

Mortadelle

>

ma

pur

vero che essi eran rispettati e stimati, poich intendevano assai hene e con molto ricco senno riuscivano a provvedere agli interessi e alla
Il

rappresentanza della patria

loro.

la sua sede al palazzo Galoppi alle (Quattro Fontane, l'Angelelli a quello Boncompagni (poi Simonetti) ed

Gozzadini ebbe

in

essi

davano
1793,
si

feste,

pranzi e ricevimenti.

il

Silvagni (voi.

II,

Vili) ricorda che con

pompa

cembre
simi,

rec

alla

assai grande l'Angelelli, il 20 diprima udienza di S. Santit con gran


staffieri

sguito di carrozze e corteggio di paggi e di

elegantis-

che portavano livree scarlatte con camiciole gialle guarnite di trine d' argento, calze di seta color carne e cappelli o tocchi

ir.

Diviprro misogino nki

tkatri

117

in

Per Rimini ne abbiamo un'attestazione assai chiara ci che il Casanova ricorda nelle sue Monorie a
al

proposito della sua strana e

solito

j^rassoccia av-

ventura con
Kgli infatti

il

racconta spingendo
il

cantante o

la

cantante Bellino.
la

sua precisione

a determinare persino

giorno

25 febbraio 1744
il

con

grande ricchezza di particolari cona con una strana famiglia di


esperto

suo incontro

in

An-

artisti

bolognesi, com-

posta di quattro giovani, guidati o guidate dall'occhio

ma

spesso socchiuso, specialmente nei mo-

avrebbe dovuto essere aperto di una madre, o, per usare una assai espressiva ed adatta designazione, di un madro . Di questi giovanetti uno,
menti
in cui pi

Petronio,

si

era dedicato
ce giton
,

e sembra che
lino,

prima ballerina, dice Casanova s' illudesse di


al

ruolo di

esser tale anche fuori di teatro. L'altro, di

nome

Bel-

appariva un bellissimo giovanetto, che cantasse con voce di donna perch castrato. Ma in realt era

una giovanetta, la quale aveva adottato quest'inganno ed era riuscita a dissimulare il suo sesso per aver cosi la possibilit di campar la vita cantando sui teatri.
Proprio

il

mondo

al

contrario

come
al

dice

il

Ca-

sanova, che ebbe occasione di accertarsene, divenendo

l'amante fortunatissimo, per quanto,


torio, della bellissima e

solito,

transi-

giovane

artista, allora

appena

quindicenne,
neri

i)

con piume

gialle e rosse. >


i

Lo accompagnavano

avevan

preso posto nella sua carrozza


nasi e Marescott'.

prelati bolognesi, Rusconi, Gin-

Questo travestimento fa ripensare aira\"ventura del Lamarne, quando, venendo a Roma, ebl^e per compagno di viaggio il
i)


Il8

ROMA

AI.

IRAMONTO DEL SETTECKN IO

Lungo sarebbe
sommariamente
sugli artifici
,

e alquanto ardito riferire qui,

tutto ci che

racconta
il

il

anche Casanova
fos-

con cui era stato ingannato

vecchio con-

fessore incaricato degli accertamenti, che

sembra

sero obbligatori per l'ammissione a prodursi in teatro.

Lo

stesso dicasi intorno alle peripezie di quegli amori,

che ebbero per epilogo l'arresto del Casanova, trovato

mancante
egli

di

passaporto, a Rimini, e

la

conseguente
,

sua separazione dalla bella ed amorosa Teresa

che

aveva scoperto sotto le brache di Bellino. Solo opportuno ricordare, per l'argomento di cui ci stiamo occupando, che la metamorfosi di Bellino, provocata dalle seduzioni espertissime e sempre ardite del Casanova, non nocque a questa giovane artista, allora scritturata al teatro di Rimini anzi il direttore di quel teatro cos dicesi nelle Memorie ne fu molto contento perch a Rimini che apparteneva ad una legazione diversa da quella di Ancona, le donne non erano escluse dalle scene . E infatti essa vi si produsse e cant non pi da Bellino, ma da donna da prima donna applauditissima ed ammiratissima per 1' intiera stagione teatrale che si protrasse sino ai primi del maggio.
:

nepote del celebre tenore David, che viceversa era una hellissima giovane di nome Camilla e che non fu insensibile alle premure ed al fascino del romanticissimo gentiluomo francese. Il
<
(juale

peraltro

aveva un temperamento assai diverso da


si

quel!')

del Casanova, cos che l'avventura


roso.
(\i

Lamartine
e
lei

addorment
lui

col

ebbe un epilogo assai vapocapo appoggiato su una spall.i


autre
!

lei

su quella di

/>as d'

II.

Iil\lli(>

MlXX.INO

MI

111 IKI

119

Se ci fosse avvenuto a Roma, la povera giovane sarebbe stata rinchiusa in soggiunge Casanova un convento . Notiamo intanto, a complemento di .questo quadro (l'ambiente e di figure, che il Casanova quando era occupato in questa singolare avventura, e poco manc non accoppasse 1' albergatore di Ancona perch esnon voleva servigli un pranzo sendo di quaresima di grasso , il Casanova vestiva l'abito ecclesiastico, ila abate. Lo gett via appunto appena gli riesci di scappare da quelle prigioni, e giungere in salvo a Bologna, disperando ormai di far fortuna nella carriera ecclesiastica. E con metamorfosi non dissimile da quella di Bellino nella bella Teresa, i) egli di un tratto si tramut allora da abate in ufficiale.

i)

Poich questa giovane

artista,

morfosi,

ma anche

per

il

suo valore e per

non solo per questa sua metala sua avvenenza fu assai

reputata ed ammirata, forse opportuno ricordare che era nata


a Bologna da un povero impiegato addetto a queir istituto
sicale verso
il

mu-

1722-26 e che, ancor giovanissima, ebbe per mae-

stro

il

celebre cantante musico Salimbeni, che ne divenne innamo-

rato e che, nonostante la sua imperfezione, riesci ad esserne ria-

mato. Salimbeni Piantene va presso un suo collega di Rimini un


giovanetto bolognese, di
l'arte del

nome

Bellino, che ivi

si

addestrava

al-

canto. Ma, morto questi quasi improvvisamente, e


Saliml)eni a partire da Bologna, chiamato prima a

o\>-

bligato
e poi

il

Roma

Dresda (perch era


il

a servizio dell'elettore di Sassonia e

re di Polonia), lo stesso

Salimbeni, per non lasciar questa ragazza

cui
tale la

intanto era morto

padre

sola e senza
,

risorse,

immagin

di farle

prendere consegn
si

il

posto

in tutto e

per tutto del Bellino.

E come
di

alla

madre

del vero Bellino

proponendosi

chiamarle poi a Dresda.


il

falso Bellino

Salimbeni mori nel 1743 in Tirolo ed vide costretto ad iniziare la sua carriera di ar-

Ma

120

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO

**
Ma, pur con queste eccezioni,
in
tutti
i

la

regola che vigeva


e

teatri di

Roma, Marche

Comarca vietava
era...

alle

donne

di

prodursi nei pubblici teatri.


strana

questa strana disposizione non solo

ed antipatica, ma neppur risultava provvida, anche se non si vuol credere alla maldicenza a cui come abbiam visto non credeva il De Brosses. E in propoche cos narra e sito aveva ragione il d' Espinchal
, ,
,

commenta

Qui

le

donne
gli

sono

assolutamente escluse

dalla

scena:

tutti

attori

o se mai,

travestiti

debbono essere uomini o quasi.., da femmine. E questo non solo


all'

toglie ogni interesse

azione scenica,

ma

costituisce

un insieme che

me

pare addirittura disgustoso.

lista

l'anno successivo in Ancona. Poche sere


,

dopo
,

il

suo debutto
per

femminile a Rimini il barone Vais, entusiasmato dalla sua bella voce,


di
il

duca
il

Castropignano

presentatole dal
la scritturava

San Carlo

di

Napoli con

viaggio pagate.

a Napoli

compenso di mille oncie e spese di dopo aver messo alla luce un bel...

Casanovino, frutto della metamorfosi marchigiana cumul ricchezze. Poi si fece chiamare Baldi

fece
e,

fortuna

dieciassette
fresca cosi

anni

dopo l'avventura casanoviana, ancora graziosa e

farsi credere ventiquattrenne, si fece sposare da Cirillo Palesi, giovane romano altrettanto bello quanto indulgente. E indulgentissimo si dimostr col Casanova quando la bella Teresa scrit-

da

al teatro di via della Per gola > appena dopo matrimonio si rincontr col Casanova e avvenne quello che tra loro due non poteva non ax-venire. Cfr. Casa.nova, Memorie, voi. I cap. XII e XIII, e voi. IV' cap. XVII. Vedi pure: Croce B. Il falso Bellino in I tealridi Napoli Napoli, Pierro, 1891.

turata a F'irenze

due mesi

di

COLLtZ. tTTtCt\TtSCA

BANDINI

Roma

ai

tramonto del Sfltr.rnlo

VOLFANGO GOETHE

II-

DVIKIO MISOGINO NKI

IKA IKI

121

* Infatti

(juando
cora
,

la

che illusione pu produrre un melodramma protaj^jonista r un castrato; e, peggio an,

che impressione pu aversi da un ballo nel quale la prima ballerina sia un giovanotto, masche-

con posticcie rotondit di femmina ? Se si ha scrupolo di far comparire sulle scene delle belle attrici per non offendere gli occhi dei giovani
rato
ecclesiastici

che popolano

teatri

perch

essi

non

ne

risentano eccitamento troppo vivo, proprio certo


il

costume ritragga grande vantaggio da i.ile esclusione quando si vedono questi giovani debosciati entusiasmarsi e riscaldarsi tanto anche
Ijuon
,

rhr

per simili false apparente del vero,


tori
,

per questi at-

con artificiose truccature e imbottiture ci che da una legge naturale risulta ivi escluso assolutamente?
solo
essi

perch

sostituiscono

di

Niente, a mio
gli abati

modo

di

vedere, pi scandaloso

quello che avviene in proposito a

Roma

i)

erano

allora, e

si

molto assidui frequentatori e


rosi spettatori

mantennero anche poi, pur assai vivaci e rumo-

nei teatri di

Roma.

Questo giudizio severo ridonda ad onore del nostro d'EspinP^r tanto pi che in un pregevole scritto di G. Pinto a storia del Teatro Arf^cfitina ansi dice che degH stranieri solo che assai colti, che osservarono questa anomalia, uno > a
i)

chal

cognizione del Sig. Pinto

si mostrato Les femmes sont des hommes travestis... cela fait que l'Opera de Rome est toujours fort inferieure aux autres opras de l'Italie . A questo scrittore di buon gusto e di buon senso aggiungiamo anche il d' Espinil

POllnitz (Mtnoires)
:

decisamente avverso
;

alle voci dei castrati

chal.

122

koMA

Al.

IR

AMONTO

DF.l.

SKTTKCENTO

Stendhal ricorda che ai)punto gh abati, (juaH assai numerosi si trovavano alla prima rappresentazione del quella sera la platea era piena Barbiere di Siviglia, di abati ebbero parte non piccola nella chiassata
i

con cui furon, tra fischi ed urla, sopraffatti l'orchestra cantanti, cosi che Rossini che dirigeva al piano donde, fu costretto a scappare e a chiudersi in casa com' noto, la sera dopo non voleva escire, quando
i
:

vi

accorsero per annunziargli uno strepitoso trionfo.


la

Temeva che

notizia
.
i)

costituisse *

un

altro scherzo

degli abati romani

Ma, torniamo
Il

al

divieto misogino.

quale apparisce pi difficilmente spiegabile quando

si

pensi che l'esclusione, cos voluta, dalle scene, della

parte pi gentile e graziosa del genere

umano impor-

tava

la tolleranza,

anzi l'incoraggiamento alla sua so,

stituzione con uomini travestiti

e che esso derivava

i)

Sembra
:

in

vero che quella prima rappresenlazicjiie fosse prosi

prio jettaia, se vero che essa

svolse cos
a dirigere

come
1*

ricorda Sten-

dhal

<

Da prima

Rossini apparve
;

orchestra vestito

con un abito di vigogna e ci eccit l'illarit generale. Poi Garcia, che faceva la parte di Almaviva, viene a cantare con la chima al primo tocco tarra la serenata sotto la finestra di Rosina si spezzano in un sol colpo tutte le corde dello strumento. Figaro ma appena (Zambini) compare a sua volta con il mandolino l'ha toccato, tutte le corde si schiantano. Basilio arriva, inciampa ed egli ha e cade a terra: il sangue gli cola dal collare bianco
; ;
,

la infelice

idea di asciugare quel sangue con l'abito.

.illora

scop-

finimondo ! opportuno questo ricordo, se non altro per scagionar Roma dalla responsabilit di aver fatta una prima accoglienza tanto sconveniente all'opera, che forse tale da sopi
il

pravvivere a tutte

le

altre di

Rossini.

II.

J)V1K1<)

MISOGINO NKI TKAIKI

I23

governo pontificio e veniva adottato negli stati della Chiesa, mentre contraddiceva nel modo pi flagrante ad una assai esplicita legge religiosa. Infatti La donna ncrn porti in il Deuteronomio i) comanda dosso abiti da uomo ; l' uomo altres non vesta roba di
dal
:

donna, perciocch chiunque


del signore Iddio tuo
.

fa cotali cose in

abbominio
in

Invero

vi

sono

stati
:

molti

accomodamenti

pro-

posito pel carnevale

si

direbbe anzi che questo pre-

cetto del Pentateuco sia stato, anch'esso,

mascherato
!

ed

in

modo

tale

che non

si

pi riconosciuto

Ed
la

il

buon Lambertini, divenuto Benedetto XIV, con


i

sua

gennaio 1748, sul Carnevale, dofamosa enciclica veva limitarsi a proibire che le persone andassero, bench senza maschera, cogli abiti coi quali si sono mascherati, alla Chiesa a sentir la messa e prender le
ceneri
!

Strana peraltro questa contradizione fra autorit, che sembrerebbero destinate ad andare d' accordo
!

Ma, vano

se erano strane queste disposizioni che


tali

travestimenti,

esse,
ai

imponealmeno per quanto si


limitavano ad imU(j-

riferiscano alle recite

ed

balli, si

porre una sostituzione sessuale che avveniva con

mini veri ed integri e non richiedeva altro che


sidio di artifici di vestiario e di

il

susil
!

movenze. Mancava

rispetto al

Deuteronomio

ma

niente altro

mancava

Peggiori assai e ancor pi che strane risultavano in


relazione alle opere in musica, nelle quali, perch potesse avvenire la sostituzione, occorreva che quei can-

XXII,

5-

l.>4

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

tanti,

per tramutarsi in soprani o contralti {musici), avessero su)to una preparazione del tutto speciale. Per tar migliore e pi ricco il canto degli uccelli, si ab)acinano
;

per far cantare da femmine

le

ugole maprepara-

schili

occorre salvo rarissime eccezioni, una

zione anch' essa

menomatrice.

che questa non solo si tollerasse, ma si incoraggiasse e quasi si rendesse necessaria da quel regime, riprovevole. Il governo di quei tempi tentava mo-

strarsene inconsapevole e di non vedere

deva perch chiudeva un occhio


sulle

anzi

ma non
due
i)

ve-

anche
non

insegne
si

in

proposito assai significative,


et

Molto
qui
il

detto hinc

inde in proposito, e

caso di trattar pi diffusamente questo scabroso

e flaccido

argomento. Ricorderemo
di

solo

il

falso an-

nuncio allora pubblicato dal Parini


tificia

una bolla pon1'

che toglieva con severe proibizioni


Il

inumano

scandalo.

quale annuncio, immaginato e contraffatto

per ironia, fu creduto vero e come tale sugger a Voltaire la nota lettera in lode di

una

risoluzione... di l

da venire. Di questi fiori... agamici e' era allora una vera abbondanza e tra essi alcuni ottennero giusta rino;

i)

Un
1,

barbiere di via Papale teneva scritto sulla sua bottega:


li

Qui
voi.

se castrofto

cantori delle Cappelle papali. .Silvagni, op.


polizia per rendere

cit.,

cap.

Ili.

La

meno

odiosa questa bar-

bara usanza, pretendeva che l'operazione fosse richiesta dal bambino, che, inconsapevole e vittima della cupida avarizia dei genitori,

era da questi indotto ad


del teatro

offrirsi

al

sacrificio.

G.

Del

Pinto,

Per la storia XVI, I.

Ar trentina

nel

1700,

in

Rivista d' Italia,


II.

I>IVIKTO MISOGINO NKI

TKATRI

I25

veramente valenti e dotati di una voce assai bella. E a molti di essi non manc la fortuna del favore delle belle signore, e non solo per la diciamo col De ma anche pour virt del canto

manza come

artisti

Brosses

pour ieurs

talents

qui ne finissent point*.

i)

Sembra
anche

anzi che essi fossero

non solo

accettati,

ma

da alcune dame prudenti di quei temrapporti fra il famoso musico pi. 2) Abbiamo visto gi Salimbeni e la quattordicenne Teresa (Bellino) il musico Consolino rubava l'amante (la marchesa Vittoria che a maggiore suo ^j^pri) a monsignor Berretta
ricercati
i
: ,

scorno, fu tartassato con penosi confronti da


e boccaccesco sonetto di Pasquino.
3)

un atroce

la storia di

questa mia citt ricorda


tori spoletino,

il

celebre cavalier Loreto Vit-

che

fu musico,

ma musico
ed

valentissimo,

anche non spregevole poeta. Protetto prima dal cardinale Lodovico musici Lodovisi che gli procur 1' ammissione tra della Cappella Vaticana, poi carissimo ad Urbano Vili,
dotato di non

comune

coltura

i) De Brosses, op. i. L'arguto scrittore ricorda in proposito che uno di questi musici present una supplica a Innocenzo XI

per avere
in

il

i>ermesso di prender moglie, adducendo que l'ope-

ration avoit t

mal

faite >
:

ma
,

che

il

Papa

scrisse di

suo pugno
umilissima

margine
2)

Se

la

Che si castri meglio. alla supplica fama non mente anche Mustafa nato
,

di

condizione nel cuore dell'Umbria, nella ridente Montefalco prima celebre cantore i>oi direttore illustre e benemerito della Cappella

Papale

austero e mirabile interprete delle pi elette manifesta-

zioni classiche di

musica sacra

ebbe

la

sua giovent allietata

da non
3)
Il

rari,

ma

preziosi favori muliebri.

sonetto, che impKjssibile

riprodurre,

si

legge

in

un ms.

della Casanatense.

120

ROMA

Al.

IkA.MD.NlU

1>KI.

>K11KIKNH)

visse a

Roma

vita assai lieta e fortunata sino a


fra le

che
del

dov scapparne e ritornar sappiamo


i

pi modeste

mura

natio loco perch accusato

una giovane sposa, i) Gi: talenti di questi signori non finivano del subivano una qualche attenuazione. Di essentutto ziale non c'era che la rinuncia definitiva al dolce nome
ratto di
:

del

ragione o a torto non

di

pap.

M....

glissons.

***

che questa disposizione era stata suggerita da uno scopo di per se


si

Peraltro giustizia vuole che

ricordi

stesso lodevole

porre un freno

al

malcostume

in

quei

tempi grandissimo e dilagante, e che essa, pur dimostrandosi improvvida e strana, non era del tutto nuova,

ma

ritornava

come una

riviviscenza di vecchie dispo-

sizioni e consuetudini. 2)

i) Cfr.

Achille Sansi
,

/^s origims du Thtre lyrique momodrfie


,

drne. Histoire de l'opera

Paris, E. Thorin
,

edit.

E.

Otto Linder
reti, Della

Zur Tonkunsl

Ahandlutigeriy Reriin
Vittori,

e P.

Launegli

l'ita

e delle opere di Ijreio

pul^blicata

Atti dell'Accademia Spoletina.


2)

Questo

cio
assai

che

il

divieto

rappresentasse una continuaritorno


di

zione di vecchie
ze

tradizioni

od
il

il

antiche
il

costuman-

afferma
:

chiaramente anche Goethe,

quale cos an-

notava
in cui

<

Non

c' in tutto

mondo nessun luogo come Roma,


ne rimasta
l

il

passato parli all'osservatore tanto immediatamente voci

diverse.

cosi, tra tante usanze,

una, che altrove

quasi interamente scomparsa. Gli antichi, per lo


migliori dell'arte e del costume,

meno

nei tempi
le

non permettevano che


scritte in

d(inne

calcassero

le

scene.

Le commedie erano

modo

che

si


IL J)IVIK1<J

MISOGINO NKI TKAIKI

I27

Invero essa ha prohai)ilmont(' una derivazione molto

meno semplice
tenerla solo
trice

di

quella che
di

le si

attribuirebbe col

ri-

un eccesso

pruderie del tutto


si

innova-

pour

le

bon motif Infatti non

deve dimenticare

che dalle scene dell'arte classica greca e romana e, nei suoi tempi pi gloriosi, le donne erano escluse dalla

Le tragedie e le commedie erano nel loro svolgimento combinate in modo che le donne non vi avessero parte ma, se mai, erano sostituite da uomini che a rappresentarle avevano acquistata una certa abilit. autorevoli scrittori di quei tempi (Demostene, I pi Cicerone, (xellio, Plutarco, etc.) attestano quanto grande
scena.
;

effetto

migliori attori antichi riuscivano a produrre


di

nelle parti

donna, come Antigone, Elettra, Merope,


i)

Antiope, Clitemnestra.
figuranti
i

poi l'uso delle

vari tipi comici o tragici

maschere ratmetteva in seconda


che dietro
di

linea la figura e la

persona

dell' attore

nascondeva. Per quanto sappiamo dalle scarse notizie ed indicazioni di quei tempi questo sembra certo come pure
esse
si
;

potesse fare a meno delle parti di donna, o pure, se ve ne erano, venivano rappresentate da uomini che avevano studiato e ne erano preparali appunto a questo scopo. E questo sistema visse ancora
nella

nuova

Roma ed

in tutte le altre citt dello

Stato pontificio,

eccettuata Bologna.
Mattei.

V. Goethe. Viaggio in

Italia.

Traduz. di A.
in un SuU' Italia.
!

E
nel
i

pi diffusamente lo ripeteva

e purtroppo
altri

lodava

ulteriore

suo

scritto,

pubblicato con

suoi diversi,

17S8, nel cjuale dichiarava che cos

Roma
.

ci

conserva tra

suoi ruderi
2)

anche un' antica costumanza

Lance

Scritti

z'ari.

128

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

certo che questa esclusione delle

donne

dalle scene

continu anche nelle rappresentazioni sacre medioevali. Abbiamo notizia da un testimonio di veduta che,
salvo poche e rare eccezioni

vero sui

teatri

d' Italia

donne non comparprima del 1550. Cos almeno


,

le

Maria Cecchini, detto Frittellino, celebre arlecchino di quei tempi che in una sua opera intitolata: Discorsi su la commedia, stampata nell'anno 16 16, ci assicura che le donne eran comparse per la prima volta sulla scena circa 50 anni indietro, cio appunto verso il 1550, e che prima di quel tempo le parti di donna erano eseguite da giovani in abito da donna,
attesta Pietro
, i
>

Ma

il

trionfo fu breve.

Cominci a guastarlo, come abbiamo gi accennato,


Sisto V, in attuazione del grandioso ed in ci troppo

arduo problema

di

migliorare

costumi

di quei tempi,

promulgando
contro
le

un bando assolutamente terribile pi pericolose figlie di Eva. Poi, concedendo


nel 1588

i)

CM

MoRONi, I MifiMtti
dti

ecc.,

Ili

e V.

Cfr.

Riccoboni.

Hisicire

Tht'dtre Italien,

p. 57.

G. Finto nel suo studio su indicato avverte, anch'egli, che nel

commedie e tragedie letterarie a differenza che nelle commedie dell'arte eran sostenute da giovani in abito femminile. Nella recita dtW Ippolito di Seneca, fatta
1500
le parti

di

donna

nelle

a
fu

Roma

nel palazzo del cardinale

San Giorgio,

la

parte di Fedra

sostenuta dal canonico di San Pietro, Tonmiaso Inghirami. La


ufficiale,

comparsa,

per cos dire, delle donne


la

pertanto alla met del secolo XIV', quando


perfezionata
i>er

come attrici risale commedia dell'arte,


in

opera dello Scala

fu

cominciata a recitare

pubblici teatri stabili, e non pi in palchi improvvisati nelle pui>bliche piazze.

Cfr.
arU.

De

Amicis,

Z.<2

Commedia popolare latina

e la

Commedia

dell'

COLLEZ SETTECENTESC/t BANDI NI Roma ai tramonto

dei Settecento.

POR*^

<

\A.

II.

DIVIKKJ MIS(K;IN0
dei Desiosi
tali

NF.I

TEATRI

2g

alla

compagnia

di

dare
si

rappresentazioni

pubbliche, ordin che


e che le parti di

spettacoli

dessero di giorno

donna

fossero recitate solamente da

uomini.

Pasquino ne rise e con ironia preveggente inton tatti han salmo: Laudate, pueri, Daminumf Anzi il dimostrato, in conformit di un boccaccesco proverbio popolare, che il potere di trazione o di attrazione della donna pi forte che cento argani che pur bastarono
i
i

da attuare
ili

la

volont del fiero pontefice per l'obelisco

Piazza S. Pietro. E, secondo alcuni, esse sarebbero

riapparse sulle scene dei teatri di


la

Roma

poco dopo
tornarono
in cui

morte

di

quel fiero pontefice

di certo ci

negli anni

171-72, in quello strano


,

periodo
,

Cristina di Svezia
irrequieta

imponendosi sempre pi
,

con
e a

la

inframettenza
sulla

sulla

vita

romana
,

spefarsi

cialmente

vita teatrale

romana
di

riusci
il

padrona, a mezzo d'interposta persona


conte
d'

Alibert

del
,

suo fiducioso
e vi

nuovo teatro
i)

Tordinona

scrittur delle belle cantanti,

Ma

al

mite Clemente

Innocenzo XI il milanese Odescalchi, burlato da Pasquino per la sua predisposizione a contraddire, con la designazione di papa Minga tutto animato da
,

era succeduto un rigorista

i)

Belle, lo

saranno

state.

Sar anche vero che chartnoitid Us


les

oreiUes

par

la douccir

de leurs voix et Us yeux par


essere

agrinents
,

de leurs personnes,
delle

ma dovevano

un p

\ivaci

quelle

prime donne, se

data 14 gennaio 1673 una di esse dette un mostaccione all'altra la quale si rivolt e si azzuffarono... a causa di emulazione >.

come

leggesi negli Azinsi di T. Tornasi in

Cfr.
9.

Ademollo
B ANDINI

1.

e.

Roma

al tramonto del settecento.

I^O

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


proposili di ritorma.

ticri

di latti

cominci

con

il

dame, sguinzagliando la sbirraglia ovunque si lavava ed asciugava biancheria perch confiscasse quelle camicie da la donna che fossero trovate con le maniche corte e basse di scollo di petto (e si sa che quei Ijirri fecero
tentare una limitazione
al dcollet delle

copiosa raccolta
i

!)

poi pass

ai teatri,

tentando
e

di
di-

imporre che
visi

palchi fossero

comunicanti

non

da tramezzi, ripromettendosi dall'abolizione di quei ripari un qualche.... riparo a quanto era successo di scandaloso l'anno passato , e poi rinnovando con
ogni rigore
il

divieto misogino di Sisto V, e prescriparti delle cantanti

vendo che

le

venissero

eseguite
e delle
ci

solo da soprani maschili e quelle delle

comiche

ballerine da certi uomini o mezzi uomini, che

limi-

teremo, con ricordo

Petroniano, a chiamare Gitoni.

complemento del suo programma eman anche nello stesso tempo quella tal proibizione ai maestri di musica d'insegnare il canto ed il suono alle donne.

il

fanatismo

di

questo energico Pontefice giunse

anche a comprendere gli innocenti burattini nella guerra da esso intrapresa contro le cantarine e le virtuose del teatro, vietando che fra essi recitassero femmine e disponendo poi che le pupazze si presentassero al pubblico vestite con maglia azzurra. Le virtuose del teatro non dovevano pi esistere o apparir sulle scene si sognava cos di farvi posto per
:

collocarvi poi la virt

Ma...

i)
2;

LeUera

di

Paolo Negri

al

Ministro .San

Tommaso

a Torino,

jttolire

1679.

IL

DIVIETO MISOGINO NKI TF.ATRI

J31

*
vi

Ma sembra
simile pi

che anche questa

mandasse un

fac-

che corrispondeva alla virti vera dei buoni costumi ed a^'-li onesti e naturali rapporti gi suggeriti ad Adamo e ad Eva dal bisogno di una discendenza, come quei polpacci e quelle
truccato
,

meno

rotondit di stoppa corrisjiondevano alle naturali bel-

Venere Callipigia. Di siffatta virt ci ha dato gi un cenno il d'Hspincaal ma pi chiaramente ce ne parla il Montesquieu e ancor pi arditamente quel geniale briccone che in simili c<^)se aveva 1' occhio acuto ed esperto Calezze
tri(jnfo
in
;

che hanno un

sanova,

i)

I)

Riferiaiuo

>eiiza tradurre
,

Il

y avoil

H ricordo del suo viaggio nel 1729 a

scrive Montesquieu Roma Rome au thtre


,

Capranica deux petits chtres

Mariotti et Chiostra
j'

habills en

femmes

qui taient les plus belles cratures que

ave \'ues de

ma

vie, et (jui

auroient inspir

le

goust de Gomorrhe aux gens

qui ont

le goust moins deprav cet gard... Speriamo intanto soggiungiamo noi che lui Charles Secondat, baron de la iJrde et de Montesquieu ai)l)ia pensato allo... spirito delle leggi e non a (lueste cose E il Casanova, che certo pensava non alle leggi e nemmeno alla morale, parla di un musico che, come prima donna al Teatro delle Dame, vi faceva accorrere tutta Roma, ma pi che per la bont della voce per hi sua bellezza. < .Serre dans un corset bien fait, il avait une taille de nymphe..; sa gorge ne le cedait en forme ni en beaut aucune gorge de femme c'tait surtout par l que ce monstre faisait ravage. Lorsqu'il distribuait aux loges la faveur de ses regards, le tournoiement tendre et modeste de ses yeux noirs por-

tait le

ravissemenl au coeur...

C etait

le

favori

complaisaint

le


132

ROMA

AI.

TRAMONTO

DF.L

SKTTECENTO

Anche nelle Memorie del conte Crorani, poi '.cittadino milanese che quantunque abbian bisogno di qualche tara per la loro impronta giacobina sono, come

attesta

il

d'

Ancona, di molta importanza ed

il

fond<.

n' veridico

se

ne dicono

in

proposito delle belle:

tanto belle che, mentre

converrebbe riferirle per intiero, molte di esse sar meglio lasciarle da parte perch troppo salate. Ne stralciamo, perch interessanti, quel tanto, che, se pur saporoso, pu trovar posto qui
e lo riferiamo testualmente dal
stirprise.

capitolo intitolato

La

J' ai

ct temoin des transports

dlirans
et

auquels
des carlor-

se sont laiss

emporter de graves prlates

dinaux, dont l'apparente rigidit m'avait frapp,

sque ces objects ( les jouven^aux che rappresentavano le parti di donna) paroissent sur le chene. J' ai entendu l., repeter toutes les histoires et les anecdotes scandaleuses de ces histrions et
j'ai

su., le

noms

de leurs amans prfers, de ces qui aspiraient leurs favours et enfin de ceux qui les payoient. Ce penchant

connu et avou est presque general. On le nomme le pch noble, le pch gentil.. Ces modernes Antinoiis,
semblables nos hroines de coulisse, causentla ruine

de beaucoup de personnes.

mignon du Cardinal Borghese, qui soupe chaque


avec son Eminence . colo e con quel governo

soir lte tle


in

soggiunge, malizioso, che

quel se-

ner souper une belle

on ne pourrait pas sans scandale, donchanteuse lte tle, mais on le peut

un

castrai

II.

DIVIKTO MISOGINO NKI TEATRI

I33

Lorsqu' un tranger est parvenu s'attirer la contiance des Romains, il ne se contraignent plus en sa
]>resence, et parlent
;

de cette sorte d'intrique avec auint de chaleur, autant d'intret et aussi peu de rrve qu'on le fait cn I-Vance pour les filles de spet-

i.icles.

Ed

ecco un quadretto che, se anche


caricate, curioso, strano

le tinte

un poco

interessante

ne sono
:

la

un de ccs idolcs. J'ai t du petit nombre des initis.. D'abord ce qui me causa una surprise trs-voisine de l'tonnement ce fut de voir una dame s'occuper srieusement de la toilette d' un jeune castrat qu' elle idolatroit. C etait le second chanteur du thtre Valle.. Quoiqu'elle le chrit
toilette de

italienne, elle ne l'empchait point

de recevoir

les

hommages d'une

foule d'adorateurs qui Tentouroient.


;

Ce musico devoit jouer un rle de lemme et il sembloit en effet que la nature, en le formant, l'et destine a cet emploi. Sa beante ses graces le son de sa voix, tout aidoit au prestige. Assis devant une superbe toilette, il minaudoit, sourioit et laissoit de temps en temps echapper quelques sons gracieux qui toient aussi-tot recuillis par ses amans. Tous et panni ce gens-l, j'ai vu des prelats de meilleur ton.... tous s' effor^oient par des soins empresss de s' attirar un coup d'oeil. Attentifs aux besoins de l' idole, l'un lui presentoit une fleur, l'autre un diamant, d'autres quel,
,

ques parties de l'ajustament etc. etc. Les services que tous ces imbecilles... s'efforgoient de rendre a ce Ganimede toient accompagns de marques exterieures de
respect...

Chacun cherchoit

sur-

J34

ROMA AL TRAMONTO DKL SETTECENTO


;

passer ses rivaux, meritcr, surprendre un negarci


et

ceux qui l'avoient ohtcnu en devenoicnt plus tcrs. Quant au jcune honime, la coquelle la plus niauierre n'auroit pu se conduire avec plus d' adresse.
J'tois
l,

jc regardois. j'tourdois... .
al

c'

da cre-

dere che rimanesse davvero sbalordito


siffatta

cospetto di

rivoluzione, per cos dire, delle


il

suali

terzo

sesso

la

competenze sesrr incarnazione di Ermafro-

dite

** *

Questo trattamento e 1' entusiasmo con cui soleva anche il pubblico dei teatri accogliere questi virtuosi non poteva non determinare in essi, o nella maggior parte di essi, una presuntuosa impertinenza per cui si ritenevano lecito un contegno troppo spesso petulantemente sgarbato e molesto verso il pubblico, ed arrogante ed esigente verso quei disgraziati maestri che dovevano scrivere per tali artisti e dirigerne le esecuzioni.

Benedetto Marcello ironicamente ammoniva Camminando il Compositore con Virtuosi, particolarmente Musici dar sempre loro la mano diritta, star con cappello in mano, un passo indietro, riflettendo che il pi inferiore di questi nell'Opera per lo meno un E questa Generale, un Capitano del Re, della Regina un' esagerazione caricaturale, ma che aveva un gran

tondamente
Si,

di

vero.

erano nell'opera

per

lo

meno un generale

pi spesso dei sovrani, e per ci guarniti di fronzoli

II.

1>I\II. Il)

MI^<)(,IN)

MI

IKAIKI

.>D

anche

pi strani ed

anacronistici;

ma quanto
Quando

alla

rappresentazioni.' del personaggio e all'azione scenica


se ne disinteressavano

ostentamente.

avreb-

svolgimenso dell'azione drammatica partecipare ad essa ed apparire attenti a ci che gli


bero dovuto per
attori
lo
altri

dovevano

dire

niente affatto

come cosa
loro era

che

non

li

riguardasse. Unica occupazione

maschere nei palchetti, sorridere co' suoperch il popolo chiaranatori, e con le comparse mente comprendesse esser egli il signor Alipio Forconi Musico, non il Principe Zoroaslro che rappresenta . Esercitavano sui maestri un dispotismo ai nostri pretendendo da essi intercalagiorni inconcepibile
salutar le
,

zioni

soppressioni

sostituzioni

le

pi assurde cose.

L'uno pretendeva uscire sulle scene a cavallo con elmo piumato e cos cantare la sua aria di bravura
;

l'altro
fine
si

voleva

apparire in

prigione in catene:

alla

voleva un'apoteosi, un pezzo di grande etVetto

e cos via.

Di questo contegno, delle loro strambalate pretese sono piene documenti di quel tempo. Benedetto Marcello, Sograt, il Pindemonte ce ne hanno tramani

dati ricordi e lamenti

infiniti.

trilli, le

virtuosit di

gorgheggi a proposito o sproposito non bastavano mai pennacchi, i) proprio come le guarnizioni ed Potremmo citare all'occasione una serie infinita di aneddoti. Ci limitiamo ad uno che si rit'etipico

i)

Ne

risenti
in

musicale

cui la spontaneit

una notevole inrtuenza anche 1' indirizzo dell'arte melodica parve perdersi e contor-

cersi fra quei tanti fronzoli e ghirigori.

136
risce
al

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO


,

Hiiranello

maestro

come

noto

non da

dozzina.

doveva rappresentare per la prima volta, appunto all'ArjTfentina, una sua nuova opera e un musico, che pur era valente, ma aveva avuto con lui qualche conSi
;

trasto per ragione di quelle strane pretese, decise di

vendicarsene strapazzandogli

la
il

pi bell'aria dell'opera.

Minacciava un disastro.
bone, prende
dalla
e.
il

Ed

Buranello, fatto ardito

dalla disperazione e dalla rabbia per questo tiro bir-

coraggio a due mani


al

si

fa

sgabello

scranna su cui sedeva


si

cembalo

in orchestra,

bench pingue,
il

arrampica sul palcoscenico, donde


:

arringa

pubblico presso a poco cos

Signori, l'aria

mia non
ve
la

quella
;

che avete sentito


posso.

questo cane non


,

sa cantare
io

perch ne abbiate un' idea

ve

la

canter

come

E
il

cant

e gli applausi furono

entusiastici. !Ma,

mentre

Buranello ritornava a fatica

dopo questo
alla

tour de force sul suo scranno, ecco venire

ribalta

quel musico maligno e dire


;

Signori

non

l'ho voluta cantare

ma

la
la

so cantare meglio di

lui. Zitti

e sentite .

infatti

cant benissimo, sa-

lutato da un delirio di battimani.

**

Quanto da
cile

tutto
il

questo insieme decoro


di

si

dovessero giofa-

vare l'estetica ed

quelle esecuzioni

immaginare. Vero che alcuni di quei mezzi uomini riuscivano, con uno studio assai accurato di movenze e di atteggiamenti, ad avere aspetto tale da apparir quel che non

11.

|)1V1I;<>

MlSOf.lNO SEI

IKAIKI

I37

erano, coi loro abiti di clonna,


incipriato

il

guardinfante,

il

tup
nei.

ed

il

viso
la

imbellettato e cosparso

di

\'ero pure che

voce dei musici


dissimili

riesci va,

special-

mente se migliorata dallo studio, ad aver tono, inflessioni e caratteri

non

da una buona voce

di

soprano Bergeret
sta

o di contralta).

che
ne ebbe,

pur aveva

temperamento
lui,

d' arti-

non
:

nemmeno

cattiva impressione,

in

proposito

troviamo nel suo Giornale


(2-3

queste an-

notazioni

Questa sera

gennaio)

si

d all'Argentina una

grande opera, eseguita da sette cantanti, di cui tre uocio quattro musici vestiti da mini e quattro donne

donna.

Y' abbastanza illusione e


i

di

questi musici,
le

quali

si

voce studiano d'imitare con gran


vi contribuisce la
;

cura tutte

grazie del sesso gentile

e contro di loro

non v' che la nostra prevenzione che ci fa ricordare che essi sono degli uomini o una specie di uomini. Ma per poco che si dimentichi questa prevenzione si pu rimaner completamente ingannati. In vero loro tratti e le movenze loro si avvicinano assai ad
i

alcune grazie femminili

Ed

effettivamente fra essi v'erano artisti valenti.

Celebri a quei tempi e a lungo ricordati con

lode

furono Farinelli, Caffariello, Catena,


Crescentini e molti
bra, fu un- divo... o
altri.

'fantini.

Velluti],

Crescentini, a

quanto sem-

una diva. Alcuni raggiunsero anche squisitezze d' arte quasi ignorate attualmente anche dai maggiori.

138

ROMA

AI.

IR AMONTO

DEL SETTECENTO

L'Eritreo, biojj^rafo del musico spoletino Loreto Vittori,

narra che quando questi cantava, molte persone


il

si

dovevano aprire bruscamente

farsetto per respirare,


l'

essendo vicine a soffocare per

emozione.
si

Delle virtuosit del celebre Farinelli

cita

questo

esempio

Roma

prima un' opera del suo maestro Porpora


:

Ouando

egli

cant per

la

volta in
intitolata

Gomene, nella piccola orchestra del teatro Alibert era

un tedesco suonatore di tromba, che andava per la maggiore, con dei polmoni in cui pareva che albergasse Eolo. Il direttore del teatro indusse il Porpora a scrivere un'aria per il suo allievo, con accompagnamento di tromba obbligato, cos da mettere in gara due virtuosi. L' aria cominciava con una nota molto tenuta dal suonatore di tromba e che il cantante ripigliava a sua volta abbellendola di tutti gli ornamenti di una perfetta vocalizzazione. E il cantante vinceva lo
i

strumentista

tra'

delirii

del pubblico.

L' arte rendeva ricercatissimi questi individui. Fra

coloro che ebbero speciale affetto per

il

Farinelli pos,

due imperatori tre re di Spagna due principi delle Asturie un re di Sardegna un re di Savoia, un re di Napoli, una principessa delle Asturie, due regine di ^Spagna, Papa Benedetto XIV. Ma non tutti eran cos valenti c'era anche fra essi la zavorra e allora, Dio mio, che roba! Davvero
sono
citarsi
:

Proprio il pariniano canoro elefante che emetU per gran foce di bocca un fil di voce. Tuttavia pi riuscivano ad entusiasmare quel pubblico. Del Pinto ricorda che nel 1780, rappresentan
rivoltante.
,

dosi

al

teatro Alibert

il

Rinaldo ed Armida

il

fana-

ir.

DiviK'K) Mrso<;iNO nki

tkatri

139

lismo suscitato da (Tiacomo J'antini sotto le vesti di Armida tu cos grande, che ispir sonetti e poesie,

che vennero stampati e abbondantemente

diffusi.

In

uno

di

essi

il

conte Vendenini
del

dichiarava e cantava
stata...
il

che, se

Armida
,

Fantini

Tasso fosse Rinaldo non sarebbe


!

sor

Giacomo

riuscito a sfuggire ai

suoi lacci amorosi

Nientemeno

***
Il

peggio avveniva nei


in essi

balli.

maggior ragione... di scrupolo erano escluse le donne. Eppure vi comparivano, saltavano e sgambettavano delle danzatrici, anche con ruolo di prima ballerina. Ma non eran ballerine, quelle, s bene uno strano, assurdo fac-simile non eran giovani donne ma uomini veri che per ci non avevan dovuto nemmeno
a

Anche

anzi

subire quella tal preparazione, che era necessaria per


i

musici e che attenuava, per dir cosi,

le caratteristiche

maschili.

ve

li

figurate questi

uomini

truccati con inge-

gnose imbottiture,
pi o
i\ue\

scollati , sbracciati e in sottanella

meno
i

lunga, intenti ad imitar alla meglio tutto


le ballerine,

che sono solite a mostrar


sorrisi
le

con

le

mo-

venze ed

aggraziati e civettuoli con cui queste


loro pirouettes e
i

sogliono enjoliver

loro passi a

due ?
at-

Ve

li

figurate questi uomini, intenti, con ogni studio

di scimiottatura, alla

riproduzione falsa

di

quelle

trattive

che

se vera e caratteristica manifestazione

I40

ROMA AL TRAMONTO DEL SKTTECENTO

della grazia lemminile, era colpita (l'interdizione?

A nathema sit ! tacile comprendere


si

qu.d razza di

pervertimento
di

dovesse, per una specie di mimetismo, infiltrare a


in questi gitons,

poco a poco

per effetto

una vera

degenerazione professionale. Pertanto assai giustamente


sta

ancor pi per qued'

categoria di

artisti

il

nostro

Kspinchal

an-

notava che era ben strano ed errato mezzo di giovare alla tutela del buoncostume quello che cos si adottava con
la

esibizione di simili succedanei e delle imi-

tazioni intese,

con

artificiose imbottiture e truccature,

a procurar l'illusione, spesso ostentatamente, delle pi


caratteristiche grazie muliebri.
In vero
i

criteri

morali in
!

tali

cose aveano subito una

ben grave deformazione

per effetto

di

essa, e per
il

una vera ossessione,


colore e
la

si

giunse anche a prescrivere

forma delle
tutti

mutandine o
lerine.
tutti
I

dei calzoncini di siffatte ermafrodite bal-

loro calzoncini

dovevano esser

neri

neri.

ecco come un viaggiatore di quei tempi, che ha assistito ad uno di questi balli all'Argentina riassume

Ed

le

sue impressioni

prmo
di

colpo

d'

occhio questo ballo assomiglia


:

uno

quelli di Parigi

molti uomini, molte

donne
:

uomini vestiti da donna. Essi e non musici uomini veri si studiano con le loro acconciature di darne l'illusione. Peraltro non difficile accorgersi di questo monstrueux
sulla

scena.

Ma

queste donne sono

invece

assemblage.

II.

DIVII IO .\nSOOINO NF.I

TKAIRI
(U^^li a

I4I

Vi sono alcuni

ballerini

che ballano
pii

solo
i)

e fan salti tali da spavi'nl.irc,

che divertire,

Ma

sono applauditi entusiasticamente. Alcuni, vestiti da ballerino, ballano anch'essi degli a solo dello stesso genere con scarti , sgambate
e piroHCttcs

e
,

cos

appaiono assai
dalla
e

in
;

evidenza
e

cal-

zoncini

neri

prescritti

polizia

grandi

applausi

con chiasso

provocano grida, come noi non

siamo abituati . Kd aggiunge queste osservazioni Riconosco che possibile una qualche illusione con ({uella specie di uomini [musici) vestiti da donna,
:

che cantano con voce femminile.


favoriscono l'illusione, mentre
le

I.e

loro

belle

voci
l-

loro movenze, la

sonomia e alcune rotondit si avvicinano a talune delle grazie muliebri. Ma quanto ai balli, nei quali si producono giovanotti che, solo perch vestiti da donna, pretendono riescire a riprodurre con qualche smanceria le attrattive delle Ideile giovani dei nostri teatri,
la

cosa non va ed presumere un po' troppo

ci

I)

in questi salti eccellevano,


salti
,

cos

detti grotteschi,

quali
distin-

facean

};:uevano

da acrol)ati pi che da veri ballerini e si anche per ci dai hallerini, che preferivano darsi
geniile

//

serio e

il

quale

fu,

per esempio,

il

Vestris. Solo negli

XVIII con la famosa ballerina Binetti (quella stessa per cui Casanova sostenne il celebre duello col polacco conte Braniki) ed il di lei compagno Lepicq s' introdusse a Naultimi anni del secolo
poli l'uso della

danza

terre, terre cosi detta

perch tanto diversa

e pi

Cfr. R.

composta dal grottesco acrobatismo che era allora in uso. Croce / teatri di Xapoli, e Gali ani, Lettres Mine d'E-

pinay. Leti. 24 luglio 1773.

M^

ROMA

AI.

IRAMONTO

DEI.

SETTECENTO

risulta pi evidente

ch allora

quando comincia V allegro, poivedete questa specie di donne dimenticarsi


con
salti

del loro sesso e compiere,


tours de force,

indiavolati

veri

da un capo
il

all'altro del palcoscenico, pro-

curandovi solo

mutandine
fcia .
i)

nere

piacere di un' assai ricca mostra di


le

mutandine

d'

ordinanza

ponti-

quali s' intendeva a dissimular con l'inganno rappresentavano un'aggravante di quest'aberrazione e spesso assumevano forme strane e ridigli
artifici
i

cole. Cos

sappiamo dal Dalbuono

2)

che, rappresen-

tandosi a

Roma,

nel 1768, VArtaserse, la parte di prima


dal sig. Luigi Bracci e quella di

donna era sostenuta


prima
radere

ballerina, nei balletti

che

si

davano come

interfarsi...

mezzi, da un tale che aveva la scrupolosa cura di


la
!

barba due volte al giorno X a meravinel suo gliarsene perch anche Benedetto Marcello
Teatro alla

moda

3)

mordacemente

raccomandava

ai

i) 2)

3)
ci

Bergeret et Fragonard, op. cit., pagg. 185, 192. Dalbuono, Roma antica e moderna Napoli, 1864. B. Marcello, // teatro alla moda o sia metodo sicuro
per ben comporre ed
eses^uire
l'

e fa-

opere

italiarte in

musica

Misono
quali

lano, Agnelli.
Satira gentilissima > la disse lo

Zeno, e veramente.
gli

\'i
i

dipinti al vivo

con

fine

ironia tutti

abusi ed

vizi

i>er

doveva

perire,

come
ai

difatti j^eri, l'opera italiana del

'700.

Nessun

personaggio

di teatro, dal

dai primi virtuosi


v' trascurato

maestro compositore ai copisti del poeta, coristi ed al conduttore del < botteghino
la tipica

nemmeno

figuri

It-l

.If.idrt).

IF.

DIVIETO MISOGINO NEI TEATRI

43

irluosi

scene, di

che dovevan<j eseg"uire parti da donna sulle portar sempre sulla vita un bustino, e non
i

dimenticarsi

nei,

il

rossetto, lo specchietto,

il

ciut-

fetto e le ricolmature di

stoppa
la

sopra ogni altra


pi
volte
al

cosa

li

esortava
.
i)

radersi

barba

giorno

peggio avveniva nei teatri secondari, nei quali minore era la cura negli artifici di queste con traffaziuni e tanto pi nelle rappresentazioni dramDio matiche; ci liberi poi da quelle filodrammatiche!
assai

Ma

L'

Archenholtz ha annotato
del

tra le
Italia

memorie ed imquest' aneddoto


:

pressioni
*

suo viaggio

in

Mi son trovato ad assistere ad una rappresentazione


,

della Zaira

nella quale la parte

della

protagonista,

Zaira, era affidata ad un macellaio, che solo nel car-

nevale

si

metteva a recitare

ed era cos una mano

grossa, nodosa e pelosa quella che


baciare.

Drosman doveva
dello

In occasione di un' altra


,

rappresentazione
il

stesso spettacolo

tumultuando
il

pubblico perch se

apparve sul palcoscenico uno della compagnia a spiegare che il ritardo avveniva perch Zaira si stava facendo fare la barba . 2)
ne tardava
di

troppo

principio,

Jai v un acteur intelligent

quanto dice il Richard de Pamela dans une comdie de Goldoni avec une barl)e paisse ed une voix rauque
i)

Raccomandazione opportuna

se vero

faire la rle

Oli

Richard
2)

L' abb. Description historiqtie et critique de


etc.

l' Italie

Nouveaux Memoires,

Paris, Saillant

1764.
Italien.

Archenholtz

(Jean-Guillaume D'), England und

Con

luua probabilit questo antipatico denigratore


nei racconto di queste circostanze,

dell'Italia,

almeno

deve esser stato

veritiero. In-

144

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SKTTECENTO


* *

Il

rigorismo che aveva sug"gerita questa disposizione

misogina avrebbe voluto che essa fosse stata osservata anche nei teatri privati, che, come abbiam visto, erano
tanto numerosi nei palazzi signorili e delle ambasciate.

Non mancarono

richiami ripetuti pi o
di tale disposizione.

meno

severa-

mente all'obbedienza
tu saltuaria,

Ma urtavano
ne

contro resistenze troppo


se non,
il

potenti

V osservanza

pi delle volte, dimenticata.

Le

cronache
ne ebbero

di allora in

ricordano manifestazioni di assoluta


il

indipendenza
i

proposito ed anche
:

malumore

che

pontefici

specialmente Alessandro VII.

anche in questo un po' il comodo suo, per quanto, anche lei, con alcune alternanze a seconda del suo desiderio o bisogno di favori o di danaro dal Papa. Cos, mentre in alcune delle rappresentazioni date o promosse da lei prendevano parte attrici vere e non soltanto, come abbiam visto, nei trattenimenti riservati ai privati in altre provvedeva alle parti da donna con degli uomini travestiti. Sappiamo che uno di questi fu il conte Pompeo Camillo di Montevecchio (i 662-1 752) colto gentiluomo fanese poeta mediocre ma non ultimo fra seguaci del Marinismo, i)
Cristina di Svezia
si

compiaceva

di fare

fatti

egli,

pi che un lnigiardo, sialo un perfido e zelante rac-

coglitore di tutto ci che


tria nostra.
i)

pu

risultare a denigrazione della pa!

Cfr.

Bene ne lo rimprover Goethe LetUre inediU di Vimenzo Filkaia a Pompeo di Moti teZanichelli, 1893.

vecchio.

Bologna,

Il,

ll\il.

lu MISOCINi NKl

IKAIUI

145

regolavano lo stesso. Alcune adottarono un temperamento a seconda che il pubblico cui destinavano la rappresentazione (Ma composta loro mariti, o invece sia pure con solo di signore
Moltre altre casate
si
: ,
i

con r intervento di soli uomini ammettevano sulle scene anche le donne vere oppure aduttavantj succe,
i

danei di cui abbiamo parlato.


J.e

ambasciate, pi o meno, se ne ridevano


le

di

quel

una specie di exi raterritorialit. Cos vedremo che alla prima rappresentazione deir Antigone dell'Altieri, nel teatro annesso
divieto:
in
ci<.)

tutelava anche

al

palazzo dell'ambasciata

di

Spagna, presero parte,

la

sera del 20
zia

novembre
,

17JS2,

alcune

dame

dell'aristocra-

romana:

delle signore vere; e traesse protagonista,

vera e

bellissima
:

donna Ottavia
torte,

Rospigliosi

nata
,

Odescalchi
il

beante
strana

traits la

romaine

dice

d'Espinchal.

Una

notizia

che lnisce

di

disorientarci in

questo chassez-croissez sessuale,

quella per cui sap-

piamo che in alcune rappresentazioni date a cura di monsignor Lancellotti le parti di uomo erano sosteche nute da giovanette opportunamente travestite si comegli stesso cosi soggiungono le cronache
,

piaceva di vestire e svestire.


nifestava
satire

Donde molte
l'abilit

malignazioni,
in ci

ed anche sferzate dirette per


,

che

maal-

atroci

ambiguamente

allusive

l'esperta attitudine
e

o consuetudine? sua

di svestire

rivestire

donne o giovanetti.

10.

Bandini

Roma

al tramonto del settecento.

146

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO

*
XIX
come

Quesl' assurda disposizione pontificia


razione durarono a lungo, sin oltre
colo
:

quest' aber-

il

principio del sefu

e,

ricorda

il

Moroni,

festeggiato

quale un avvenimento lietissimo, anzi come una connel tjuista, l'apparizione sulle scene dell'Argentina

veramente femmina: di una donna vera, dell'Angelini, la quale ebbe un trionfo tanto entusiastico, che da taluno fu detto un plebiscito della
1802
di un'artista

natura

Ma

veramente, stando
delle

alle

pi precise notizie della

l'Ademollo, sembra debba ritenersi certo che


parizione

riap-

donne

sui

teatri

di

Roma

avvenisse

quattro anni prima, nel 1798, all'Apollo ed al Valle e poi, nel carnevale del 1799, con la celebre Angelica
Catalani, all'Argentina, con Vlfigenia in Anlide.
i)

Strana quest'aberrazione che avrebbe dovuto essere, un mezzo di tutela del ma non lo era tutt'altro!

buon costume.

Ma
cosa
quasi

assai pi strana e
:

sorprendente appare un'altra


d' artista,

questa
si

che Goethe, genio sovrano

compiacesse di queste sostituzioni sessuali sulla scena e, anzich dirne anche lui e lui pi di
,
,

i)

Il

.Silvagiii la

fidandosi del manoscritto dell'abate Benedetti,

prima apparizione di una donna nei teatri di Roma fu quella della Jiertinatti, che cant nel 1803 la Selvac^^e^ia di Niccoliiii, sej^uita in quella stessa stagione clalla Morandi. Invece gi un anno prima l'Angelini aveva iniziata la serie.
dice che

11.

DIVIK'IX)

MIS<)(;iN<)

NKI

IKATRI

147
sia intrat

Ogni

altro, tutto

il

male che

si

meritava,

si

tenuto a parlarne per dirne invece un


anzi molto bene.
(Ielle

po' bene
le

e
,

questo non solo per


,

esecuzioni
Isella

opere

in

musica

nelle
fa

(juali
al

la

voce

dolce dei castrati

non

pensare

travestimento

ma anche

pei

sino a dire,

commedie, giungendo percon un lungo ragionamento negli scritti


e le

drammi

che abbiamo citati, di preterire Mirandolina impersonata in un giovanotto in sottana.

il

Deve averlo vinto in ci la seduzione del paradosso: paradosso, uno dei punti morti del genio.

CAPITOLO
La uita
di

y.

societ.

L'aristocrazia romana e il cenerone una festa magnifica in casa altieri LE RIUNIONI DI CONIN casa colonna DI GIRO CHOCHING UN SALOTTO FIDENZA LE SERATE SPECIALIZZATO UN TRIONFO DELLA DEMOCRAZIA FEMMINILE POCHE CENE O SENZA CENA IL GIUOCO BOCCA ROMANA LE CARTES PALUDI E UN FARAONE ASSAI COMPLICATO

y>

J>

ROUTES

CICISBEI E GLI ABATINI.

Q^ome abbiamo premesso, intendiamo


alla nobilt

riservare a

un

successivo volume quanto pi direttamente

si riferisce

romana

e ai suoi

pi notevoli campioni.

sar un piacere intrattenerci in mezzo al suo fasto

imponente e pur anche notevole per alcune sue mafestazioni. Ne vedremo allora i molti meriti e pure soiridendone con serena indulgenza le non poche

marachelle.

I50

Kt)M

^'

RAMON! O
di

DKI

^KIIMINH
esamii

Ma

ci

riserviamo
nel suo

avvicinarci ad essa ed
e

narla anche

legali uti sirigiili


sfollata

un p

la

come dicono anzi ////.. singulae quando avremo scena della vita romana dalla folla,
insieme

pure

siamo per incontrarvi, e ci saremo anche accomiatati da alcune persone pi in vista che hanno in questo nostro giro uno speciale
pi o
signorile, che
diritto di precedenza.

meno

Pertanto ora intendiamo parlare solo della societ

romana,

in

genere, di quei tempi e di talune pi caratmanifestazioni


della sua
vita.

teristiche

Del

Gran
vita

Mondo
di

> e del

Piccolo

Mondo

dunque

nel

mondo
a pre-

signorile

romano. Tuttavia per parlare della sua societ dovremo necessariamente trattenerci

ferenza negli ambienti aristocratici.

si

capisce

poi-

ch
se

in questi
il

non

assommava quella vita, ed essi pur davano, tono, certo una guida, alle manifestazioni di

questa vita nel declinare della scala sociale.

**

perch questo era tale da non consentire imitazioni o rivalit dal ceto meno elevato nella scala sociale allora specialmente.

Non

il

tono

abbiam detto

uno dei pregi, ammirevole e indiscutibile del patriziato romano, era in quel periodo di fasto (quello che avvenuto poi troppo spesso ha fatto pena e fa pena!) era il sentir grandiosamente di se. H da questo .sentimento gli derivavano lo studio e le capacit la consuetudine di fare veramente da
Infatti

I.A

YIIA
in

DI

SOCIET

I51

gran signore, spesso

modo veramente
,

regale, gli

onori di casa e del suo ceto.

Casa Borghese nel suo palazzo


ville

e ancor

Popolo tale, che ora si stenta a credere fosse propriet e manifestazione di lusso e di una sola famiglia spiegava abitualmente una magnificenza abbagliante. E in queste case le feste ed ricevimenti assumevano in talune occasioni aspetto di una solennit veramente da sovrani. Basterebbe ricordare, tra le altre manifestazioni di questo fasto regale, il ballo dato dai forgli. ii^ onore dell'Imperatore d'Austria, Giuseppe II, in occasione della sua visita a Roma nel 1769. La cena fu imbandita in tre tavole per ben trecento persone, tutte servite con piatti d' argento. Per principi reali il servizio era esclusivamente con piatti tutti d' oro. Ancor pi magnifica fu la festa data nel giugno del 1776 in casa Colonna in occasione dell'arrivo del contestabile Colonna, venuto a presentare al pontefice la chinea ed il tributo di danaro del re di Napoli. Ne riassumiamo, per dare un esempio della magnificenza grandiosa di cui si compiacevano quei tempi,
cjuella

J)li

nelle

presso

il

Pincio a porta

del

dal Silvagni, questa descrizione.


Il

cortile del bel

palazzo era stato trasformato in


tappeti
era
:

giardino.

La
alle

scala

coperta

di

tutt'

adorna

di

drappi e illuminata da torcie a cera


sale era disposto
vestiti.

presso l'ingresso
schiavi saraceni,

un gruppo

di

sfarzosamente

152

kOMA AL TRAMONTO

DKI,

SKTTtCENTO

I.'

inimciisa sala d' incjresso, splendidamente illumi-

nata, era affollata dai domestici, in ricche livree, adileiti

a ricevere

mantelli ilegli invitati


di

sebbene non
seguita
al-

vi

fosse

persona

contf>

che non tosse

meno da un domestico
il

proprio, addetto a conservarne


ric-

mantello, che era o bianco, od azzurro, o rosso


d' oro.

camente gcdlonato
Nella

successiva
cio
i

sala

si

raccoglievano

le

<

capp^

nere

maggiordomi, che vigilavano

ai servizi,

e che, ossequienti, taceva ala al passaggio degl'invitati.

Appresso

v'

era la sala dei gentiluomini, vestiti di

nero con ricchi merletti, gran collana d'oro e spadino,

che introducevano gli ospiti nella successiva grande cavalieri davano il braccio alle sala di ricevimento: semplici gentiluomini dovevan condurle solo dame;
i i

per

la

mano

cos

prescriveva

1'

etichetta.

veramente magnifico 1' ingresso di questa teoria di coppie tanto sontuosamente vestite, rese pi graziose e composte dallo studio che allor si poneva nella danza, e assuefatte alle eleganti movenze
risultare

E doveva

dei minuetti.

Ciascuna

dama
ne

era

seguita
la

da un

elegantissimo
dell' abito.

paggio
^ra
nelle

che

sosteneva
al

coda

Ed

accompagnata
file

posto assegnatole
sole

dall' etichetta
le pareti

di

seggioloni che ricorrevano lungo


le

della sala.

Ma

dame

si

siedevano

gentiluomini
il

rimanevano
sciatori, ai
al

in piedi

accanto ad esse, che

proto-

collo di quei ricevimenti conferiva solo

agli

amba-

cardinali, ai principi assistenti al soglio e

senatore di

Roma

il

privilegio

di

sedersi

accanto

alle

dame.

a
FA VIIA DI SOCIKTA
I53

Nella ricca

sala,

presso

la

porta d'ingresso stava

la

principessa consorte.

lei

che

rimase costantemente seduta


gli
i

vennero
le

successivamente presentati
venute
alla
,

intervenuti e
loro
i

inter-

annunciati

con

tutti

l'ossequiarono con profondi inchini;


riverenza
il

Le dame cavalieri univano


titoli.

il

baciamano.
fu

Quando
t>ala

circolo

cos

formato
si

le

porte

della

furono chiuse. Solo pi tarcH

riaprirono a due

battenti e
al

comparve un gentiluomo
il

che, avanzatosi fino

centro della sala, annunci ad alta voce l'ingresso


S.
I.e

di

K.

principe Colonna.
:

conversazioni d'un tratto furono sospese

il

prin-

cipe

comparve
egli,

sulla soglia e tutti s'inchinarono.

Ed
si

risposto con un inchino a quest'omaggio,


e,

diresse subito alla sua consorte


, ,

fattale riverenza,

condusse traversando la sala ad un seggiolone accanto a quello a lui assegnato e distinto come un trono. Ivi la coppia principesca ricevette le manifestala

zioni di ossequio di tutti gli intervenuti, che,

seguendo

un rigoroso ordine
nanzi

di

precedenze, sfilarono loro d'in-

cardinali,
la

principi, gentiluomini e

dame

riverirla.

Solo dopo questa cerimonia pu


ciassero

dirsi

che cominmuoversi,

conversazione

e la

facolt di

avvicinarsi ed aggirarsi per le magnifiche sale.

Intanto fu distribuita, con magnifica profusione, ogni


sorta di rinfreschi e confetture.

Ma
i

a mezzanotte tutti furono invitati e riprendere


,

loro posti

e a tenersi

pronti a seguire
il

il

contesta-

bile

il

quale, levatosi in piedi, e dato

braccio alla

154

ROMA AL TRAMONTO DEL SKTTFX'ENTO


i),

senatrice principessa Rezzonico


invito agli altri di seguirlo,
s

facendo segno di
la galleria,

avvi verso

scortato dal magnifico corteo di tutta la societ. Traversata la galleria, riccamente adornata ed illuminata,
il

corteo

giunse
di

alla

immensa

sala (82 metri


i

di lun-

ghezza e 13

lunghezza), che, per


il

quattro
i

archi
giar-

gettati sulla via della Pilotta tra


dini, a questi contigua.

palazzo ed

allora

apparve uno spetdi

tacolo diverso,

La

villa

pur esso splendido, superbo. era tutta illumitata con combinazioni


giorno

ma

luci colorate. Gli smisurati pini (tra cui

giganteggiava
il

quello cinque volte secolare, piantato


fu

in cui

Cola maggior nemico di casa Colonna di Rienzo) e le quercie annose e gii abeti ed mirti assumevano a quelle luci aspetto quasi fantastico,
ucciso
il
i

come

di

luoghi incantati.

D' un tratto il silenzio fu interrotto da una tenue musica pastorale pochi istrumenti a corda accompagnati da flauti e da clarini poi tenui e dolci canti, qua e l sorgenti fra le ombre dell'ampio giardino...
,

Intanto
specie.

nuova distribuzione

nuova profusione

di

rinfreschi, di vini prelibati, paste e dolciumi di

ogni

Piombino e nipote di Clemente XI II era allora giovanissima, ed anche molto bella. E bella si mantenne lungo tempo, cos che pot poi, nonostante che la giovent sua
i)

Figlia del principe di

fosse

alquanto

trascorsa, contendere

in

una gara

fli

bellezza,

raffigurata nel Giudizio di Paride, la vittoria alle

giovani e bel-

sime Piano e Simonetli. Aveva una statura magnifica e, a quanto narrasi, una franchezza di giudizi e di parola spaventosa.

LA VII A

DI

SOCIKT

155

Poi improvvisamente

si

sente prorompere una musica


di

rumorosa
di

compare una schiera

domestici con gran1'

fanali accesi

ad illuminare tutta

ampia spianata,
di

circondata da altissimi mirti disposti a torma


fiteatro; e dal
retti, tutti

an-

tondo vengono fuori ventiquattro mo-

scintillanti

d'oro; che ballano una

verti-

ginosa moresca.

una schiera di incantatori poi una tli musici successivamente una di negromanti e di declamatori. Finalmente un coro inneggiante a casa che cos si Colonna segn il termine della festa
di

Dopo

loro ecco
;

chiuse alle luci

dell'

aurora
isolato.

E
nelle

non

questo

un esempio

Nei

diaristi

cronache

di quei

recchie altre

feste

tempi troviamo ricordo di panelle quali anche si consimili

esplicava e perpetuava

la la

tradizione fastosa di quelle


stessa grandiosit magnifica

potentissime famiglie:

(he aveva ispirato

le

loro concezioni edilizie.

E
de...

Torlonia quando, pi tardi, giunto all'apogeo di


,

sua fortuna
petifs

volle e pot

sedersi

in

questo
il

parterre

rois e

degnamente prendere

seguito di

questo giuoco grandioso, diede nel suo palazzo feste


tali,

che Stendhal, non nuovo

al fasto delle corti,

dov
balli

dichiarare

non aver

visto

in

vita

sua

tre

superiori a quelli dati da questo

eran

ricchi di comfort,
i).

nuovo principe, tanto unito ad una eleganza supre-

ma
i)

balli del

principe Borghese e del banchiere Torlonia a

Roma sono

superiori a quelli dati all'imperatore

Napoleone e
.

tutto quello che

abbiamo veduto

nel

settentrione

Stendhal,

Prouienades romaines.

IC6

ROMA

Al.

RAMON rO DEL SETTECENTO

**

Ma

un

altro aspetto era notevole, se


,

non pure cafamiglie

ratteristico

nel

patriziato e nelle

cospicue

romane di quei tempi. Mentre si manifesta di tratto in tanto magnifico, come abbiam visto,
,

tratto, in

modo
e
di

la potenzialit e

la grandiosit

del suo

fasto

invece una

massima

quasi incredibile semplicit e modestia informava


solito,
di

salvo rare eccezioni,

le

consuetudini della vita


ora

quella societ anche nei suoi gradi pi elevati.

infatti
la

difficile

immaginare
di

specialmente
le

da che
tante

guerra ha dorato
di tanti
!

oro tanto rutilante


le

squamme

pescicani

adipose

spalle

di

difficile immaginare quanto pescecagne semplice e dimesso tosse il tono delle riunioni serali di confidenza e delle conversazioni consuete e ci
;

anche nelle famiglie pi ragguardevoli. Cos mentre apparve assolutamente magnifico ed imponente lo splendore delle feste con cui casa AlUeri aveva voluto solennizzare le nozze del suo principe Paliizzp i), sappiamo pure che le consuete riunioni serali della buona ed austera principessa Marianna
,

i)

.Spos l'allora giovanissima principessa Marianna,

figlia

del

principe Saverio di .Sassonia

figlio del

re di

Polonia Federico

ed avventurosa conlessa Clara .Spidella [principessa Mariaona-Cuncgonda si spos col marchese Giovanni Patrizi, che iii dimostr tanto energicamente fiero col generale M<j11s e fu poi senatore
II

Augusto

della virtuosa

nucci di Fermo.

Una

sorella

I.A

VITA DI SOCIKTA

157

non solo fredde e monoione ma improntate ad una modestia s grande da render quasi incredibile la semplicit del tono di cjuei ricevimenti. Se non si dovesse supporre che cosi s' intendeva dare a quelle riunioni un carattere d' intimit quasi patriarcale, converrebbe giudicarle eccessivamente meschine. Eppure solevano convenirvi persone molto cospicue. Prima di giungere a quella ove stava la principessa attraversare una lunga fila di sale sale si doveva grandiose, ma appena illuminate poche candele, e non tutte di cera, innanzi alle solite placche, che vagamente ne riflettevano le luci scarse. Sui tavoli qualche lucerna d'argento, a tre o quattro becchi, con lucignoli ad olio. Mai fuoco e niente stufe: tutto ga va sans dire e chi aveva al pi un braciere con carbonella (focone)
erano
,

freddo rimaneva pi o

meno

intabarrato.

Il

Bergeret

annotava nel suo giornale che nella maggior parte se non quelli, quasi dei palazzi non vi erano camini sempre spenti, assolutamente monumentali, nei saloni ove non si abita e che le signore, e non di rado

anche

gli

uomini,

si

servivano

di

una cassettina per

ili

Roma

un'altra

Cristina spos
queste
;'

il

marchese, poi principe,


reali
le
,

Camillo

Massimi. Di

tre principesse

accasatesi a

Roma
e

e che per antonomasia

venivan dette
vivacissima e
al

<

Sassoni >

la

pi bella era

Cunegonda
,

donna Marianna era d'aspetto dolce


,

modesto

Cristina
si

invece

stravagante.
di

1'

Due
altra

altre sorelle loro


al

sposarono, una

duca

Esclignac;

principe Raffaello Riario Sforza di Napoli.

15S

ROMA

Al.

rRAMONTO DEL SETTECENTO


o di

piocli

[chautjrctte),

uno scaldino che chiamavano


in talune case
i

Marito
Si

i).

ha sicura notizia che

vani delle

tncstre, resi assai capaci dallo spessore dei muri,


utilizzati,

erano

pur nella stessa sala da giuoco o da conver-

una partita e l'altra, per le piccole occorrenze. Le ampie tende e le pesanti portiere salvavano. ma non risultavano sempre sufficiente SI, la decenza difesa dalle curiosit di qualche orecchio un po' attento. anche se pi gaio e disinvolto E non dissimile era il tono con cui la maggior parte delle signore del
sazione, tra

patriziato
gli abitus

romano solevano
,

ricevere

a
,

conversazione
si

che

sensa invito speciale

recavano a
e

passare presso di loro qualche ora della serata.

Come
i

osserv

M.me de

Stel, < le

imponenti
in

vaste

residenze dei principi romani sono deserte e silenziose:

padroni

preferiscono

confinarsi

poche

remote

stanze dei magnifici appartamenti

2).

Questo costituiva una manifestazione notevole, forse pi che del carattere, del temperamento di quella societ

i)

Il

Cataro nella cronaca edita dal Muratori dice che

Roma,
stanza,

nel sec.

XIV,

il

fuoco soleva

farsi

ardere

in

nie/zo

alla

sull'impiantito, interra,
in appositi

ovvero dentro cassoni pieni

di terra, e
,

non

camini

il

fumo

usciva,

come voleva

e poteva

dalle

porte e dalle finestre. In proposito ricorda che messer Francesco

da Carrara, giunto a Roma uel 1368, preso alloj^gio all'all)ergo della Luna, non avendo trovato alcun camino per lar fuoco, fece fare due nappe {sic) da camini e le arcuole in volta, secondo il costume di Parij^i, lasciando questa memoria di se nell' eterna
citt >.
2)

.M.MK

i>K

ST.\f:L-HoLSTEiN. Coriutf OH

l'Italie.


LA VITA
DI

SOCIKT

r3()

romana, almeno
il

di

alloni.

Pur sentendo
alla

diritto di

non sembrare impari

dovere ed grandezza delle


il

tradizioni famigliari, (juando di queste occorresse un'af-

tt-rmazione grandiosa
in e

modo

e a ci allora provvedevano magnifico invece nei rapporti spontanei


,

consueti della vita famigliare preferiva una sempli-

cit

modesta

e disinvolta.

Forse era
patriarcali
;

questa una sopravvivenza

di

tradizioni

forse un' affermazione, anch' essa, sia pur

indiretta, di
il

un sentimento

di

superiorit, che esclude

bisogno

di mettersi

en jrais per rispetti umani.

non forse, anche questa, una manifestazione di quel grande culto, che a Roma fu sempre sacro quello dd comodaccio proprio ?

Pare, anzi che questa disinvoltura semplice e


desta
sia

vogliamo

mo?

ancora una volta dirla patriarcale

anche patriarcale giungesse ad estremi un p caratteristici e veramente sans gne, se vero e pare che sia vero quanto racconta il Brooke i). Oltre che nelle ore serali pi consuete alle conver-

pure

sazioni, le signore

romane ricevevano, anche


andassero
a
visitarle

allora,

signori che di giorno


in

anche
in-

mattinata.

Or bene ecco che cosa

ci

narra questo signore

glese; traduco letteralmente. Ieri mattina fui a

far

i)

N.

Brooke,

Voyage... avant

/'

invasion des Fraticais en


nieitrs et

Italie...

avec observaiions
Paris, Nicolle

critiques

sur

les

coutumes

d'Italie.

1799.

l6o
visita

ROMA

Al.

TRAMONTO DEL

SE TTKCENTO

ad una signora, che comprende

perfeiianuMUe

un cjualche poco prima ma (]uando vi fui di t'armi entrare nella sua camera ammesso la signora, che stava a letto, mi ha fatto un mondo di scuse per avermi cos fatto aspettare, dichiarandomi che ci era avvenuto perch... aveva
ringlese...

Mi

fece attendere

voluto mettersi

l.i

camicia...
il

Xo

no; non

caso,

malizioso lettore

di

sor-

ridere...

maliziosamente sospettando
allo...

in siffatta dichia-

razione un ingenuo artificio per suggerire


al

un

invito

ritorno
y

statu

quo ante.

Xo

tutt'al pi

un

p<>

con la pi calma ed iniocente intenzione di questo mondo. Tanto vero che ci ragionarono sopra e il sig. Brooke ce ne ha trasmesso questo
choch7ig
;

ma

sunto

].e

signore di qui ricevono spesso anche quando

sono

in

letto.
si

quasi tutte vi stanno senza camicia,


i

se pur

eccettuino

mesi pi freddi.

Domandai
;

a quella signora la ragione di quest'u-

sanza

ed essa mi ha risposto che era perch stavano

da un lenzuolo. Anzi quella buona signora soggiunse Pare che da voi non si usi cos ma voglio sperare che non vorrete giudicarci male per ci. I.a traspirazione che provoca il calore del letto sarebbe eccessivamente fastidiosa, se portas simo in pi la camicia... (sopprimiamo un breve tratpi fresche, cos coperte solo
: ;

tato venatorio sulle pulci, e seguitiamo

come seguit
lenzuolo,

quella signora): D'altronde, se qualcuno viene a farci


visita
la

quando siamo

solo

ammantate da un
il

decenza salva, perch tutto

corpo ne coperto:

COLL SETTFX^TSCA Roma al tramonto BANDI NI

d^l Settecento.

CARDINALE DE BERNIS


I.A

VMA

DI

SOCIET
nostri
abiti

l6l

non

si

potrt'hbc dire altrettant(j dei

da

societ, nei quali etc. etc.

Logica quell.i buona signora! Il suo ragionamento non la una piega anche meno di quelle, che, come concessione rivelatrice, avrebbe potuto fare quel lenzuolo. E se c|uel ragionamento non lo taceva allora in relazione alla moda femminile di quei tempi, convien riconoscere che, tenuto conto del carattere puramente...

simbolico degli abiti


gnore,
il

di

societ adottati ora

dalle

si-

il

ragionamento andrebbe benissimo anche se


pelle...

lenzuolo fosse di

d'

uova.

Chi sa se un
l'intrigantissima

ragionamento

analogo

passava

per

mente di cjuella fausse-priule di M.me de Genlis quando, come abbiamo visto, si teneva in amichevole conversazione il card. De Rernis, mentre
lei

faceva

il

suo bagno.
di

Certo che quest'uso


sia

pure con la che con persone non

camicia e tenervi conversazione andi

ricevere stando in letto

confidenza doveva essere

al-

quanto diffuso anche nell' alta societ di Roma. Vedremo che appunto donn' Agnese Borghese i) se ne stava in letto, con intorno a lei numerosi ospiti anche forestieri, quando Mr. Legouz, prendendo parte alla conversazione,

commise quella piramidale


di parlare

gaffe

di cui

avremo occasione
Onny

nel capitolo seguente.

soit qui

mal y

pense.

i) Donn'Agnese Colonna, tglia del principe di Paliano e donn'Olimpia Panfili e sorella del confestabile Colonna.

di

11.

Bandini /?a/na

al tramonto del Settecento,


102

ROMA

AI.

IRAMONTO DEL SKTTECENTO


***

yid torniamo alle riunioni serali.


11

tono veniva un p rinforzato


si

in

quelle

che, pur

essendo consuete,
giorno

davano

solo

nelle

serate di

un

fisso settimanale.

Per queste, infatti, si faceva sentire lo stimolo di quel dovere che ebbe sempre nel patriziato romano assertori ed e, per mimetismo, nelle buone famiglie

osservatori ammirevoli.

Erano

le cos

dette serate

di giro .

La

princila

pessa ^Marianna Altieri, per esempio, ricev^eva

do-

menica e cos pure il marchese Patrizi, che dava spesso accademie di suono e di canto. In casa Chigi e da don Marco Ottoboni si riceveva, e non di rado si faceva buona musica la domenica ed il gioved. La AlasBorghese tutte le sere, simo riceveva il mercoled; ma pi solennemente il venerd il duca Cesarini il sabato. Ma il salotto pi in voga nell' ultimo quarto
i
;

di quel secolo

pare fosse quello della bella


e
feste

Giuliana
fre-

S antacr oce,

la

quale durante l'inverno diramava

quenti inviti per accademie

da

ballo,

nelle

quali brillava con le attrattive del suo spirito e della

sua grazia. La sua casa, veramente magnifica ed ospitale,

era

il

convegno

preferito dal

Corpo diplomatico,

dalla nobilt, dai cardinali e dai pi autorevoli forestieri


i)
i).

romane rgne chez la princesse de Santacroce, sur-tout aux heres du petit cercle, o elle n' admet qu'une socit choisie. A dix heures du sor on trouve chez elle le cardde Bernis et tous les diplomates. La conversation devient rel-

L'urbanit


I.A
\

HA

DI

SOCIKT

163

(Queste riunioni o ricevimenti cominciavano per solito alle otto, circa, della sera (era in

quel tempo co-

stume

al pi tardi verso un'ora pomeridiana), e duravano press'a poco sino alle undici,

di

pranzare a mezzod o

cio sino all'ora di cena, che


lante

l'uso

omaggio

alle
il

norme

d'igiete,

dotta

cos dice
i

de Brosses

ai

romano, con sembra avesse minimi termini

zerii).

ed ricevimenti un po' piii notevoli cominciavano un p pi tardi e si protraevano sino ad oltre la mezzanotte; e in alcune case pi cospicue
l.e riunioni

come

Chigi, Odescalchi, Doria e cos pure Santacroce,

Patrizi ed Altieri

assumevano

carattere, se

non sem-

pre brillante

simpatico, per

certo molto signorile.

lement
fijiure

agralle, interessante, et

semblable

celle

niaisons de Paris

Corani

des

bonnes

op. cit.

Di queste due simboliche


,

Santacroce ed il card, de Bernis allora ambasciatore del re di Francia presso la Corte pontificia e dei rap-

Giuliana
che
li

porti

univano diremo pi diffusamente


:

in

un

altro

volume

in
i)

apposito capitolo

// card, de
il

Bernis

e la Santacroce.

de Brosses (Lett. XLIV) sembra che molti avessero l'abitudine di non cenare affatto. Egli stesso fu per perderla, sembrandogli il clima di Roma tale che bastasse, per star bene, un solo pasto. Anche il Monti ebbe questa convinzione, cos che, giunto a Roma, non solo rinunci completamente al vino (l'odor solo mi offende), ma sembra si propo-

quanto scrisse

nesse di astenersi anche dalla carne

e scriveva

la sera pure

pane inzuppate nell'acmi giova moltissimo e fa che io possa reggermi al tavolino quanto voglio senza sentir alla testa alcun pregiudizio Monti, Epistolario. In questi tempi di caro-viveri ecco una notizia che non pu non dirsi interessante non prendo
c|ua della

altro cibo

che poche

fette di

fontana di Trevi. Questo sistema di vivere

104

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


era raro trovarvi convenuti principi reali e
tal-

Non

volta anche qualche sovrano straniero.

Dei ricevimenti settimanali della principessa Doria Pamphily i) il Bergeret ci ha lasciato questi tratti, che designano
<
la

fisonomia forse
:

comune

alla

mag-

gior parte di quelle riunioni

Grandi sono egli dice lo sfoggio e la ricchezza ma anche parecchie sono le cose un po' brutte. Per esempio, lungo gli appartamenti schierata una numerosa fila di domestici ma tra essi c' anche il po;
;

stiglione e molti son vestiti assai maluccio. Per arri-

vare

alla

principessa

si

attraversano

appartamenti

Vi intervengono molti cardinali e si servono rinfreschi. La principessa molto cortese ma la conversazione non brillante, specialmente per forestieri. In buoni termini un insieme assai noioso 2).
interminabili...
;

Sembra
che
cio
la

in

vero difetto quasi


di

comune
si

a quelle riunioni

padrona
;

casa non

occupasse a bastanza
essi a cavarsi
i

dei suoi ospiti


alla

dovevano pensar

d'impac-

meglio.

questo, specialmente per

forestieri,

mai piacevole. F. Martini, rievocando con tratti da maestro, ma da maestro severo, la vita di quei salotti, cos ne scriveva A Roma, molte case erano aperte, come suol dirsi,
facile,
:

non era sempre

i) Donna Leopolda, moglie del principe Gian Andrea Pamphily. Era una delle Savoia accasatesi a Roma figlia del principe Savoia Carignano e sorella dalla sventurata Lamballe. Avremo occasione di pariarne.

2)

Hergeret et F r ag< js ard /ourrml


,

indil

d'un voyage eu

Italie {1773-74)

pubblicato a cura

di

M. A. Tor.nzv.

LA

VII

A DI S0CIF:T

165

a giorno fisso

de* Barberini, de' Cesarini, de' Patrizi

degli Altieri, de' Borghese, de' Santacroce, de' Rez-

zonico, de'

Bolognetti.

Livree

fiammanti,

rinfreschi

sontuosi.
tresette,

Accanto a una statua greca un tavolino di sotto una vergine di Raffaello un tavolino
minchiate
o
di

di tarocchi e di

faraone,

perch

si

giuocava sfrenatamente ad ogni sorta

di giuochi.

Fra

un tavolino e l'altro, ingombro di abati intraprendenti, fra una partita e l'altra, chiacchiere e maldicenze. Se qualche forestiero vi capitava nessuno gli badava, cos almeno afferma il Reumont, cominciando dai
padroni
E,
lo dice
Il

di

casa

*.

come abbiamo
anche
il

visto,

non

il

Reumont

soltanto

d'Espinchal.
,

quale peraltro

ammesso
i)

a questo

giro

ci

sembra non
forniti di
,

fosse difficile, specialmente agli stra-

nieri

comendatizie

trova
di
le

questo turno

assai

comodo perch consente

passare alla meglio,


serate.

o a bastanza bene, quasi tutte ***


Taluni
di

questi ricevimenti a giorno fisso settima-

nale eran dati, invece che a sera inoltrata, nelle ul-

time ore del pomeriggio.


i)

<

tuttaltro

che

difficile alle

persone per bene d'essere pre-

sentate un po' dapertutto

di entrare in buoni rapporti di co:

noscenza con l'intero gran mondo romano bastano otto o al pi una quindicina di giorni. I Romani sono molto ospitali e accessibili agli stranieri e con trattamento e rapporti cortesi ed amabili >.

De

Brosses, Lett. XLI\',

p.

212.

l66

k)MA AL

IKA.MOMO

1>1.1.

SKnicKMO

conversazioni ; Solevano anche questi chiamarsi ma veramente sembra che si riducessero ad un concorso affollato, ad un via vai di persone, che, salvo la necessit dell'invito, vi convenivano quasi come in un luogo di pubblico ritrovo. Il compito del padrone ,o se della padrona di casa si limitava all' osservanza non pure all'ostentazione, di un pomposo cerimoniale
,

di

prammatica.
Pertanto questi ricevimenti avevano non tanto cadi

rattere

riunioni allo scopo


;

di

conversare,

quanto

quello di una cerimonia

manifestazione ed affermazione

piuttosto del fasto della casa, che di personale senso


di

ospitalit.

Tali

per esempio,
i

le
1'

conversazioni

che soleva

tenere tutti
dinal

venerd

ambasciatore
di

di Francia, car-

De

Bernis. Vi accorreva, dalle 6 alle 8 del


il

pome-

riggio, tutto
lati,

gran mondo
;

Roma

cardinali, pre-

nobilt, forestieri

ma

era un continuo andare e


fila di

venire di persone, lungo un'interminabile

spleni).

dide sale, sfarzosamente arredate ed illuminate

Presso ogni porta stanno


coloro

gli

addetti ad annunciare
all'altra
:

ad
di

alta
tutti

voce ripetendolo da una sala


di coloro

il

nome
quelli

che entrano o che escono


domestici

di

che entrano per annunciarli,


avvertire
i

che escono per


nella

rispettivi

che attendono

i)

La residenza

di (juesto

fastoso

porporato

era nel

palazzo

gi De-Carolis, poi Sinionetti, successivamente dei lioncompagni


poi

Venosa ora degna

se<le del IJanco di

Roma,

al

Curs(j

Tresso

S. .Marceilo.


I-.\

MIA

DI

S()(IK

167

sala d'ingresso. Gli stranieri da essi

non conosciuti
*
1).

vengono annunciati
I

cosi

Signori forestieri

convenuti
ivi
si

si

affollano ncll'ultiina o nelle ultime

sale

chiacchiera

cone in un caff

solo vi

si

sta pi pigiati ed incomodi.


si

E dopo

uni

tn('77/or*tta

va
*

via.

Molta etichetta e moltissima cerimonia Bergeret ma, pi che altro, una gran sala da

dice

caff .

E
fisso

lo stesso brillante,

ma

pur scontento diarista cos

ricorda e tratteggia un'altra * coiversazione


:

a giorno
di

luned, dalle 6 alle

8,

dalla

marchesa
2):
,

Puytutto

Montbrun, nepote del cardinale De Bernis Questo ricevimento pi in piccolo


,

del

assomigliante a quello del Cardinale.

i)

Ma

pare che non sempre questi bandilori

avessero

la

pru-

denza di attenersi, /;/ dnbiis, a questa <lesignazione generica. ricorda che il card, di Montesciuieu, essendosi reIl Lalande cato a far visita ad un principe romano, quando giunse all'ultima per una serie di mesala di ricevimento, era divenuto.. F'orbu .Montedieu, Montieu. Mortamorfosi cos imposta al suo nume biu, Forbu. Cfr. Freder. Masson, Le cardinal de Bernis def>ui.<

san viinisiere,

175(9-/79/ Paris

1884 pag. 128.


celebre Tissot
se lo
sent

lo stesso card.

De

Bernis, sorridendone, soleva narrare che.


il
,

essendo andato a trovarlo


2)

annun-

ciare per Tassoni, Tisson, Tosson,

Tasson

etc...
di

Maria-Crstina-Teresa,
di

figlia di

Claudio

Narl>onne
del

i'elet

de Salgas e
maritatasi

Elena Francesca de Bernis sorelle marchese di Puy-Monthrun. Era pertanto nepote, cardinale de p>er parte di madre, del cardinale. Fu a lei che il perch incomplete Bernis dett le sue Minoires che rimasero furono interrotte e non pi riprese quando, nel 1769, il de Bernis per la morte di Clemente XI II (Rezzonico) si rec al conclave. Mor di vaiolo il 3 maggio 1779.
al

cardinale,


l6S
R<)M A AI

IKANKM'O
lutti

DKI.

SKTIKCENTO
sala.
I.a

Ci

si

trova

riuniti

in

una sola

pa-

drona sta seduta vicino


in

alla

porta v riceve, levandosi

piedi, tutti

gli

intervenuti. Si servono gelati, limola corte

nate e confetture. Le persone del paese fanno


alle

dame

le

altre,

tanto uomini che signore, rimane ricegelati,

gono isolate. Si sta troppo stretti e si danno vono parecchie gomitate, (rran profusione di
limonate e confetture.

Dopo una mezz'ora


cosa poter andarsene.
Infatti

si

trova che una assai bella


i)

nioni salv^o

quella
il

qualche eccezione abbiamo gi ricordata della Santacroce era appunto quello avere
di

uno

dei principali difetti di tutte queste

riu-

carattere di cerimonie formali, a cui s'interveniva,

pi che per altro


di

presenza doveroso

per far doveroso e consueto verso


i

atto
la

padroni e pure per

convenienza propria. Risultavano animate


erano
i

brillanti

perch

numerosi

convenuti

ma

scarso assai

l'affiatamento.

Pi

scarso ancora, anzi assolutamente mancante, quel carattere,

che aveva reso e ancor rendeva tanto simpaagile impulso del genio del luogo

tiche e deliziose le riunioni di alcuni salotti parigini


nei quali, sotto
la
l'
,

conversazione dominava quei convegni, e con una


eli

specie di gara e

coopcrazione

convenuti apporsquisite
caiiseries,

tavano

il

loro

contributo a quelle

che hanno reso simpatico il ricordo dei salotti di Mme Rolland, della Staci della Marchesa di Rambouillet
,

di

Mme Du
I

Ptiaux
et

etc.

Iergeret

Fragonard,

of^,

eit.,

p.

15^.

I.A

VITA DI SOCIET

169

Quello riunioni romane eran lutt'altro


ritrovo

esibizionistico

un elegante

di

(fucila

societ.

** *

C'erano,

s,

in

qualche salotto, riunioni


e pi intellettuale.
di

di

carattere

meno moderno
sima era quella

Una

intellettualis-

Maria

Pizzelli

Cuccovilla.

Brava dottissima sig-nora, non c' dubbio. Ma, Dio buono, che peso dovevano essere quelle sue riunioni, nelle quali essa si compiaceva di sfoggiare la lettura di Virgilio e d'Omero nell'originale e dirigerne comi

menti con interminabili discussioni


Dottrina a parte
,

non doveva essere una cosa divertentissima, se vero il quadro cos lasciatocene dal
(-orani.

Tutte
e,
,

le

sere circondata dalla sua corte


in

di

sapienti

seduta

tondo

sua poltrona

tutta diritta

gran salone sulla e composta presiede 1' asal


,

semblea disposta su due file ai due lati come per una cerimonia religiosa. La prima volta che vi sono stato, tutta la sera tu impiegata a parlare quasi esclusivamente di un carneo; e tu uno sfoggio, una grandine,
anzi, d'erudizione:

Ammirevole
quel
salotto
fu

Omero, Sofocle, Euripide ma non troppo allegro


di

etc. etc.
!

frequentato

meno

dalle

trattenendovisi
il

Tuttavia
pi o
e
:

persone

maggior conto per studio


o di passaggio per
Pizzi,
.

per sapere allora in


nedetti,

Roma,

Roma
duca
di

Oltre lo Stay, Goffredo Herder,


,

1'

abate Beil

Ceri

A. Verri, il Serassi l' Amaduzzi Gherardo de Rossi e tanti altri


.

v'
,

interven-

nero spesso

il

Monti

e l'Alfieri.

Si sa

che

appunto


lyo
in

ROMA AL TRAMONTO

DKl.

SKTTECENTO
la

questo cenacolo, questi lesse por


l'irgiriia.
(i)

prima volta
diro?

la

sua

Lodevolissimo, dunque;

ma

troppo

come

troppo

sayicta

sanctorum, troppo... specializzato.


* * *

Meno
le

lussuose,

ma

pi piacevoli pare

che fossero
,

riunioni nelle case un


,

p meno elevate

do]

'j;{--

nerone
niale

o della miglior borghesia.

1E si capisce.
;

Meno

vincoli d'etichetta e di cerimo-

meno

folla e

maggiore affiatamento.
maggiore
il

e'

era in pi un' altra caratteristica, che non oc:

corre dire quanto importante


i)

numero

o,

Mercoled scorso
il

sua moglie,
nell'originale.

22 nov.

scriveva da Roma 17S8 sono stato


in

Goffredo Herder a

una

dottii

riunione

in casa della signora Pizzetti,

che (evoeh

!)

legge perfino

Omero

Mercordi prossimo si dar in casa sua un dies irae (!) onor nostro. L s che ne vedr degli ahati Acldio, cara FLIetsii greca ma non imparare il greco tra Saggio consiglio soggiungiamo noi.
in
!

il

sapeva cos il latino ed il greco che fosse stato allietato tra le asprezze degli aoristi, da una dolce corrispondenza di amorosi sensi con il suo maestro l'arcade, gesuita, abate Cunich protetto del duca Baldassolo, quella signora

E non

cui studio par

sarre Odescalchi, cui dedic

la

il padre lacmoderna, sacra e profana e conosceva bene il francese e l'inglese. Insomma una vera arca di scienza una beli' arca, perch la signora Pizzetti era anche bella, e come tale fu assai cara anche al conte Alessandro Verri che se la fama non mente e non erano eccessivamente maldicenti le satire che scrissero gli abati e lo Zacchiroli avrebbe potuto e dovuto

ma

sua traduzione latina

dell* Iliade

pur era dotta

in

matematica, studiata sotto

tjuier, in

storia antica e

dedicare a

lei

qualche paragrafo

di pi

delle sue...

AW/r

roviatif.

lA

VMA

rI

S(JCIKTA

I7I

come

suol dirsi
si

la

pcrce^ntuale delle

donne

helle.

anche quost<^
Taristocrazia,

capisce. In questo ceto, pi che nel-

doveva esser prevalente, anzi si pu dire c^uasi esclusivo, il numero delle donne indigene, cio autentiche di Roma. K le romane di Roma sono belle: lo hanno sempre detto, con pi o meno entusiasmo
liric<j

o
lo

afrodisiaco

che ce

p dicessero: bastano

un

tutti.

c'era bisogno
i)

gli

occhi!

Invece

nell' aristocrazia

in cui,

per

la

numerosa
il

importazione di spose forestiere ed anche straniere,


tipo risultava
in

meno genuino

pare che
!

si

manifestasse
,

proposito una qualche

deficienza. Parlo

intendia-

moci bene, del secolo XVIII Certo che questa aveva allora quello che ora tanto sono numerosi direbbe 7ine presse mauvaise

si

e
i

concordi

giudizi

sfavorevoli

che ne pubblicarono

forestieri venuti, in

quel tempo a

Roma.
le

Anche

il

d'Espinchal, per quanto sempre gentiluoregime


,

mo
Le.

ancioi

afferma che tra

nobilt

romana fossero
jolies

allora assai
est

donne poche le
petit

della
belle.

nomhre des

dames

infiniment

dans

la noblesse

romaine.
perci bisogno di rcclauu n di documentazioni.
si

1)

Non hanno
le

Tra

potrebbero produrre brevetto rilasciato ad esse da uno, che di di bellezza plastica se ne intendeva:
tante che

tante l)asterebbe i>cllezza e specialmente


!

il

il

Rodin.
;

Il

suo giudizio
i

tanto pi importante perch alquanto... esteso


confini dai pochi centimetri di viso e di ci
in vista. <

esteso anche oltre

che per

solito pi

conosco la plastica per essermi servito di multe giovani come modelle esse sono helle e di persona aitante >. Come brevetto mondiale c'
l>elle.

Le donne romane sono

Io ne

<la

rimanere contente


Era

Ecco

un' attestazione

poco galante.
si

almeno
giorni

veritiera?

giudicare da quello che

vede

ai nostri

deve supporre uno straordinario, mirabile progresso dovuto a questi ultimi tempi sembrerebbe di no. Ma, ripeto, sono troppi quelli che dettero allora un consimile giudizio. Persino il Montaigne aveva avuto la stessa impressione ed emesso analogo giudizio nei suoi Voyages, in cui ha raccolti ricordi della sua escursione attraverso l'Italia e del suo soggiorno a Roma (1580-81). i) E anche
se pur

non

si

lui

dichiar e propal pel

mondo

di

non aver trovato

niente di notevole nella bellezza delle

dame

di

Roma.

non da meravigliarsene; era, o si diceva, tanto malandato di salute; e per questi suoi Voyages sono spesso inaciditi da un senso di ipocondria. 2) Pure de Brosses aveva avuto prima di venire a Roma, informazioni non dissimili, anzi peggiori, e, da
,

Ma

1)

In

occasione
et
les
(I.

del suo viaggio in


el

Italia

per

conoscervi

/fs

huui^urs

fa^ons

pour frotter

et liner sa

cen-elU contre

celU d'antruy

1580 scendendo

25) giunse a

Roma

sull'imltrunire del 30

novembre

alla Ixtcanda dell'Orso nella via gi detta Sistina


la fece

da Sisto
in essa,
si

IV'

preferita dai pi cospicui forestieri.

la qual locanda era allora Ma, dopo brevissimo soggiorno alloc presso uno spagnolo in una casa in via Monte-

che

lastricare

brianzo, di rimpetto

a S. Lucia della Tinta


n.
,

per

certo quella

stessa che ora segnata col


2) .Meraviglia

25.

un p pi che
le

stando o sentendosi cosi

male,

bazzicasse tanto con

cortigiane

per

m<jdo che a Venezia ne

di ,yista

conobbe, a sentir lui, non meno di un centinaio e rnezzo forse Fortuna che si era proposto si df frotter sa cen'ellf, ma di non voler viaggiare la mode de la nobUsse fraiuoise che
!


i.A

viiA DI s(k:ikta

17-5

buon gustalo come

era,

contessava

di

avere varcato

la

Porta del Pispolo immalinconito da questa prevenzione.

Ma poco dopo cio, dopo


ti

gli

opportuni accertamenbelle delle

si

fa

un dovere
le

di
di

confessare l'errore suo: con-

vinto (he

(lame

Roma

non eran meno

tlame

di

tante altre citt (eccettuate forse

quelle

di

X'enezia) e che * la principessa

I^orghese, la Piccolo-

mini, e

le

signore Petroni, Ricci, Falconieri, Sampieri

e molte altre
la

sono
.

tali
i)
il

che farebbero trionfare ovunque

loro bellezza

Meno male
Brosses
,

E
,

de Brosses se ne intendeva
ricco e
,

il

de

giovane

forse

il

pi brillante pel-

legrino di quei tempi.

Nel ceto medio che non blasonate

la

bellezza delle
il

donne era

allora

pi diffusa. Prevaleva
,

numero

di

quelle che, se an-

apparivano ricche di quarti e di altri emblemi, che, pur non essendo araldici bastavano a costituirle campioni magni^ci nel blasonario della
bellezza muliebre.

Questo non sfugge all'occhio esperto del d' Espinchal. E per quanto aristocratico sino alla midolla
,

s'interessava sopra tutto di sapere combien de pas a Santa Ro-

tonda ou
lasciato

la richesse

de calessons de la Signora Livia


quelle
:

altrimenti,

chi sa mai..!

E anche

questo

ricordo

<i

romane gli piacquero cosi che ne ha La beuut plus singulit're se trouvait


>.

entre les maitis de celles qui la nettent en venie


i)
11

Lalande cita come campioni di bellezza nel 1748 qui Jaisoient rornemeni des conversaiious la nepote del papa (donna Costanza Braschi nata falconieri di cui avremo occasione eli

y_

riparlare) la
a

marchesa

di

Theodoli e
,

la

quanto pare

un' altra

(juesta

di

cui

marchesa Lepri (Vittoria, avremo da discorrere

parecchio).

174

ROMA AL TKAMOMO DKL SKTTKCKNTO

delle ossa, deplora che,

tezza del
Je

dovendo ripartire la ristrettempo non gli abbia permesso di estendere


,

sue conoscenze

al di fuori

dell'augusta,

ma

ristretta

cerchia dell' alta societ.

E
l di

se ne duole

tanto pi se ne duole perch

al di

questi confini egli intravede ed

ammira

tante,

tante donne, tanto belle.

Se io mi fossi trattenuto pi a lungo (jui in Roma, sono certo che invece di dovermi rassegnare alla noia delle pesanti e cerimoniose conversazioni, avrei

potuto

far altre

conoscenze e penetrar cos


sociale

nella

societ di

una classe
i

ma

pi allegra

simpatica

un p meno elevata. la ricca borghesia, che


distrazioni

offre,

pi dell'aristocrazia, soddifazioni e
e

* piacevoli,

non di rado fortunate. E veramente in questa classe sociale il numero infinitamente pi delle donne belle assai grande grande che non in quella dall' aristocrazia vera mentre gli uomini che ne tan parte sono in genere tanto poco galanti che basta un p di buona volont e di premura per ispirare a queste belle signore simpatici sensi di riconoscenza una riconoscenza spesso assai grande ed amabilmente generosa In un concerto puVjblico nel quale vidi riunita tutta la buona societ romana (il biglietto d'ingresso costava una piastra) io ho visto una vera esposizione

di bellezze ,

da crederlo, se pure, come gi dicemmo non si deve ritenere che sia avvenuto, da allora ai nostri un miglioragiorni un mirabile progresso estetico
c'
,
,

mento eugenico

della razzai

I.A

VIIA DI SOCIKTA

175

***

Allora
(ria
il

gli
(le

cena erano cosa Urosses, venuto a Roma


inviti

rara.
in sulla

met

di

quel secolo, aveva notato e lamentato questa consuetudine dietetica. Dice che appena appena quattro o

cinque famiglie

(tra le quali

casa Patrizi)

si

decidedi

vano qualche rara

volta, a convitar
il

persone

loro

tramonto di quel secol<j, le Cose su tal proposito, pur con qualche progresso, dovean essere di molto cambiate, perch il d' Espinchal ta identico lamento i). l'na delle poche che in proposito aveva rotto il ghiaccio sembra fosse casa Borghese e ci specialmente per merito di donna Marianna Salviati, moglie di Marcantonio Borghese, che fu veramente molto amal'ile ed ospitale. K deve essere stata proprio lei bella,
conoscenza. Ne, verso
;

graziosa e gentilissima

dama

quella

che

in

casa

Borghese introdusse
perch
il

consuetudine, de Brosses, che a suo tempo, cio prima che


siffatta

simpatica

i)

Il

sono assai giuste


ghiere.
<

De Brosses aggiunge queste osservazioni che in sostanza o per lo meno risultano per noi assai lusin-

Spesso noi Francesi egli dice mormoriamo che gli_Jlai^ hani sono avari e gretti e che non sanno spendere, n far valere jl loro fasto, n dare un Iticchiere d'acqua a chicchessia, e che noi Francesi soltanto sappiamo assumere un tono di magnificenza,
aver tavola suntuosa, brillanti equipaggi,
ecc.
flel

gioielli, vestiari

eleganti
caratteri

Ho

pure spesso sentito

far

paragoni

fra questi

due

lusso delle
Italia risulta

due nazioni

ma, a

dirla schietta, quello adottato


utile,

in

infinitamente pi ricco, pi

pi

puro, pi

nubile, pi magnifico e

meglio rispondente a manifestazione di


176

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO


frequent quella casa, lamenta

vi entrasse la Salviati

che non vi si desse mai nemmeno un bicchier d'acqua . E non solo essa inizi questa costumanza ospitale, ma pure, insieme alle immense ricchezze che arrec in quella casa, v'import la consuetudine di ricevimenti

giorno fisso:

tutti
,

e della primavera

che

venerd

dell'inverno
visto, assun-

come abbiam

sero tono ed importanza assai notevole.

Nelle magnifiche sale del suo superbo palazzo


leva in queste occasioni raccogliersi
il

so-

gran

mondo
cardinal

romano

forestiero,

travasandovisi

dai

ricevimenti
il

grandiosi che dava in quello stesso giorno

de Bernis.

Dopo
il

il

ricevimento del cardinal de Bernis

annota

d'Espinchal
si

cos
buona

per

solito

tutta

la

societ

raccoglie nelle magnifiche sale del palazzo

Borghese, ove tutte le sere dei venerd di questa stagione (inverno e primavera) hanno luogo grandi
ricevimenti con ricca profusione di dolci e gelati

una vera

festa per

ghiotti

vera grandezza. Noi consideriamo


fare

come condizione
l)en

essenziale per
il

una gran
tavola...

figura

ed avere una casa

montata

fare

una

gran

per merito e sforzo di cuochi, con grande sfoggio


si

di vivanole.

Un

Italiano

regola

in tutt'altro

modo

il

suo

sistema
si

di

mettersi in vista,
di

dopo aver ammassato molto danaro,

quello

spenderlo nella costruzione di qualche grande edificio pubblico che serva alla decorazione, all'utilit della patria sua e che perpetui riccamente ed onorevolmente il suo nome. Questo genere
di vanit

non

preferibile all'altro, e

pur meglio inteso e


.-7.

pi

pratico?
de NeuUy.

De

Brosses, Lett. XXXVII,

A/Af. de Blancey et

I.A

VIIA

DI

SOCIKTA
([iw

177
^hirjtii,

IViiia,

verso
e
la

la

mela

di

secolo,

in

(juella casa,

pur

nelle altre, quasi tutte,

dovevano
riu-

rimaner con
fuoni serali.

voglia

almeno
i

nelle

consuete

Ma

nello stesso

modo che

ricevimenti di

<

u'

aj-

biamo parlato possono considerarsi come una serie crescente, che, dalle modeste serate di confidenza ,
ascende menti

traverso

le

serate di giro

ed

ricevi-

di

parata

alle

grandiose affermazioni del

romano, cos queste cene semplici e raccolte, come peiits soupers della duchessa Fiano, i) termini minori di una serie, che la capo costituivano
fasto del patriziato
i

a cene sontuosissime ed a pranzi


rata assolutamente imponenti.

o banchetti di pa-

le

la

anche su gli stomachi, che Imponenti veramente portate erano in numero eccessivo e lussuosi per ricchezza degli apparecchi con stoviglie d' oro e

d'argento.

Donna Costanza
tenta che
il

Falconieri Braschi,

non

pi

cond' ar-

dessert venisse

presentato su piatti

gento, ide e fece approntare dal rinomato artista Luigi

Valadier

per

il

pranzo da
di

lei

offert<j

al re di

Svezia,
le-

un gran trionfo
g.ite
in

pietre

dure

pregevolissime,

oro con lavoro squisito e cos ricco che dest

l'ammirazione degli intelligenti 2). Nel Giornale di Bergeret tro\ iamo questi

iraili

un po' curiosi

riferentisi

al

pranzo

offertogli dal Car-

i)

C.
I).

Casanova. Mcinorie,
SiLVAGNi,
op.
cit..

\')1.
1,

\*l.

2)

Voi.

cap. Xl\'.

12.

Bandini Roma

al tramonto del settecento.

I-S

KniA AI

TRAMONTO DEL SETTECENTO

dinaie Orsini, allora (1773) ministro di Napoli, a Palazzo

di

Farnese egli elice che mi occorso la prima volta veder distril)uiti a ciascun convitato nel proprio
:

piatto e sotto

il

tovagliuolo

gli

stuzzicadenti.
al dessert

Una
si

seconda distribuzione ne vien latta

tro:

vano disposti sotto la salviettina. Un' altra usanza subito dopo la minestra vien servito vino estero da dessert ; tutti ne bevono e l'ho bevuto anche io per
compiacenza...

Peraltro quando

si

entra in

questi

appartamenti

tutto in essi risulta assai freddo. In ciascuna delle

macos

gnifiche sale sta un apposito scudiero, che vi accoglie


e vi scorta sino alla soglia della sala
vicina, e

successivamente lungo questi immensi appartamenti,


di sala in sala, sino a quella in cui riceve
il

cardinale

***

Quel che certo


in quelle riunioni
si

si

che pi o

meno allegramente
pertutto

giuocava un po' da
forte.

lo

in

alcune anche assai

Taluni papi avevano, vero, dichiarato


un' invenzione diabolica, e gli
statuti
;

il

giuoco
citt

della
i

vietavano sotto gravi

pene

i)

ma

prelati

erano

i)
art.

Statuto del
74

bandi del 6 agosto 1676 del 1757, e ^^^ vietavano tuli' giuochi d'azzardo, d'invilo e di 1790 1799, resto sotto la pena, oltre la perdila dal danaro vinto, di 500 scudi
ai

1519. Lilro III, art. 299;


i

id.

15S0. Lihro

III,

quali seguirono

di

ammen<ia

e di cincjue anni di galera


I.A

VIIA

DI

SOCIKTA
si

179

>tati

primi a dimostrare qiial conto


1/ Aretino (let.
i
p.

dovesse tare
ed.

di questi divieti.

155
tu

1539)

afferma che
<lal
(

il

palazzo della Cancelleria


Ri.irio,

costruito

cardinale
i

provvedendcjvi
lui vinti

in

gran

parte

una notte al giuoco l'ranceschetto Cybo, ncpote di Innocenzo Vili. K non solo prelati, che lo stesso papa Leone X, vinceva e perdeva alIjuon giuocatore di primiera legramente e non mancava d'impartire la sua benedizione... al tavolo da giuoco.
un
fio

mila scudi da

in

Sisto V, persuaso dell'impossibilit di tare osservare


il

divieto del giuoco, colpi

le

carte della tassa di un

giulio per ogni

mazzo e si limit ad ordinare che si rispettassero almeno le feste i). romana nel *6oo, Il Clementi, parlando della vita ricorda che in una sera Pierlrancesco Colonna duca
Zagarolo perde settemila scudi
il
;

di

quattordicimila ne
fin col
il

perd'-

marchese Theodoli. Poi Colonna


suo palazzo col cardinal
in

giuo-

carsi

il

De

Medici,
i

quale

poche ore liquid ventimila scudi che egli stesso gli aveva prestati per il giuoco. E fra loro si convenne che il duca avrebbe ceduto il suo palazzo in piazza SS. Apostoli al cardinale, il quale cambio un p magro gli assegnava il suo a Campo Marzio con pi una vigna fuori di Porta del Popolo
teneva banco, e
!

e 13 mila scudi in contanti.

Chi giocar (lel>l>a portare honore e riverenza alle santisfeste, massime comandate; e nelle tre feste di Natale e nelle tre feste di Pasqua, per tutta la settimana santa, non si possa giocare in modo alcuno sotto pena di 200 scudi d'oro in oro >.
i)

sime

l8o

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


[ty

Sopragg-iunse anche allora un editto severissimo

agosto 1676), ma con risultati assai scarsi. Si seguit a giuocare anche pi di prima e in ogni luogo i).

giuoco grosso avveniva, come abbiamo visto, nelle case private e pi ancora nei palazzi.
il

Ma

L' abate Benedetti

malinconicamente annota che

nello scorcio del secolo


la

XVIII

se la
il

castit

non era
il

virt prediletta dei


.

Romani,

giuoco n'era

vizio

pi detorme
* Si
setta, al

giuocava disperatamente dappertutto,


al

alla bas-

faraone, a zecchmetto, al trentunquaranta, al banco

fallito

macao,

al

ventuno e monti di zecchini spari-

vano su quegli

infernali tappeti verdi

tune erano disfatte


strutte se

ed intere fore patrimoni devastati. Gi da oltre


,

cento anni varie famiglie patrizie sarebbero state


i

dirii

rescritti pontifici
i

non avessero tenuto non


avessero

spettosa distanza

creditori dei rovinati signori, ed

majorascati ed

fidecommessi

salvato
. 2)

qualche cosa

in quelle universali

depredazioni

i)

Nelle piazze pi frequentate


riffe

il

popolino
al

affollava intorno
torretta, del
di so-

ai tenitori di

si

appassionava

giuoco della

biribis, della lanca e del girello. All'osteria si


lito

giuocava pi

a bazzica, ^primiera, alla buglia, alla


allora la passione per

morra
il

e alla passatella.
lotto, in-

Grande era anche


trodotto a
sulla

giuoco del

da Clemente XL Si estraeva ma non tutte le settimane, si Ijene due volte al mese e fruttava oltre un milione o un milione e mezzo all'anno. Confr. L. Vicchi, op. cil., p. 229 e De Brosses, Lett., voi. II. 2) E purtroppo quando questi puntelli sono venuti a mancare successo c^uel che successo.
e negli stati papali

Roma

loggia del palazzo di Montecitorio


;

I.A

MIA

DI

SOCIKT

l8l

Nel scorcio del secolo XVIII la passione del giuoco era veramente generale a Roma e si era cos diffusa a
quei tempi, che
ratteristica, se

saremmo
ci

indotti a dirla

una loro

ca-

non

trattenesse lo scrupolo che qual-

che lettore potesse

in

avvenire trovarvi occasione di


i

prendere equivoco con

nostri.

Era estesa e generale; e non solo a Venezia ove, sino a che non venne chiuso \ Rido Ho, il giuoco aveva
assunto aspetto
chini

quasi ufficiale

muoveva
e

in ridda,

ogni giorno ed ogni notte, migliaia

migliaia di zece

ma

ovunque,

(xenova come a Napoh,

come

a Napoli a

Roma.
forse
:

A Roma
nato

forse
nel

aveva carattere un po' meno sfreil giuoco grosso risultava limitato


dei suoi hahitus.

almeno
quali

numero

Ma
,

la

passione

per esso era generale ed estesa anche alle

dame

le

queste erano

le

pi morigerate

non resistevano
ficilmente
sette i).

alle tentazioni del

faraone
di

assai
le

che molte
dif-

rinunciavano ad un giro
si

partite a tre-

a la bassetta o al giuoco, che

assicurava esser

stato inventato
chiate (tarocchi).

da ^lichelangelo a Siena, detto

min-

anch'esse dovevan giuocare allegrainde-

mente

se,

come

assicura la cronaca di quei tempi, la


si

principessa Chigi, per far fronte alle perdite,


bit di 24 mila scudi col suo cuoco
!

Allegramente ed assiduamente giuocavano le dame. Cos giuocava la bella ed ammirata Salviati-Borghese, la quale si spense
Gi nella fine del seicento si conosceva il tresette ma allora si giuocava in tre (tres sitis) e non in quattro come ai noi)
;

stri

tempi.

l82

R(MA AL

RAMON iO DKL

SETTF.CF.NrO

improvvisamente mentre appunto stava giuocando


hassetta in casa Chigi.

alla

pur
Il

E, sin dalla met di quel secolo, in casa Bori^hese

essendovi

in

voga

il

giuoco delle minciiate


verzicola
si

(tat(^-

un po' meno quello della neva tutte le sere banco di faraone.


rocchi) e

De

Brosses

che vi assistette e dovette lasciarvi

in poche sere un seicento qualcuna delle sue penne ne ha fissato nelle sue lettere un quadretto zecchini

cos pieno di vita e caratteristico

che

ci

induce a

ri-

produrlo, se non con una traduzione strettamente


terale,

let-

con un riassunto fedele.


in

vado a passar la sera pi volensorella del tieri quella della principessa Borghese amabile, piena di brio, galante, contestabile Colonna
cui
,

La casa

spiritosa e piacente.

Uno

degli hahitus (e a

quanto pare

il

prediletto,
1'

per dir cos, della bella principessa, che se


propriato
)
il

ap-

cavalier

Marco

Foscarini, ambascia-

tore di Venezia

un

uomo

tutto fuoco e tutto pepe,,

buon umore tutte le volte che posso acchiapparlo e tenerlo fermo a fare un po' di conversazione. Ma questo mi tocca ben di rado, anche perche un giuocatore arrabbiato che non si riesce a
che mi mette
di
,

staccare dal faraone...


<

Si giuoca piuttosto forte a questo faraone,


assai

ma

in

modo

bizzarro e poco equilibrato: alcuni


testoni , altri

pun

tano solo dei

venti zecchini per volta.

Foscarini mette mille


un'altra quattro

baiocchi

su di una carta, su
*,

pistole di
zitta

Spagna
;

uno scudo su

una

terza, e

non

si

mai

discorre, discorre sem-

LA VirA DI SOCIKT

183

pre e sempre

cambia

sposta

le

sue

puntate.
cosa:

In-

vano
,

il

banchiere tenta capirne qualche

la risposta e prosegue \X lasia fare a mi vedo suo moto perpetuo. una vera commedia una commedia, che peraltro termina male, perch chi finisce
; :

caro

per vincer sempre tutto


ledetto Boccapaduli
,

il

banchiere
,

questo
,

machia-

che noi

per vendicarci

miamo Bocca

Paludi...
,

non so come ci si raccapezzi poich io non ho visto mai un modo cos strano di giuocare a faraone. Non vi si vede mai una moneta, n d'argento, n d'oro. Gi, queste monete qui non s'usano c' solo
:

Ma

la

carta.

jMa neppur la carta

moneta comparisce, salvo che


I.e

nel portafoglio del banchiere che questi deposita sul

tavolo

come

banco
;

puntate non vengono paogni colpo


il

gate volta per volta


si

ma dopo

banchiere
nei

limita a strappare dei pezzetti di carta


le

quali

marca

vincite e le perdite, e

li

dispone a sinistra
indicare le poste

o a destra a seconda che debbano


vincenti o quelle perdute.
tere e spostare

un continuo levare e met-

da una parte all' altra questi pezzetti di carta. Xon si paga mai durante il giuoco e neppure alla fine della serata si pagher la sera suc:

cessiva.

facile

immaginare quale strana complicazione


di

di

conteggi ne derivi e quale sforzo

attenzione oci

corra in proposito al banchiere, anche per


versi tipi di

tanti di-

monete simboleggiate da quei pezzetti di carta. Pur tuttavia il banchiere mi ha assicurato di non aver perso mai nulla di quanto gli fu concesso dalla

lS4
hruiiia.

ROMA
Si

AI.

rRAMONTO DEL SKllKCENTO


,

giuoca forte

ma
.
l

con una correttezza


brillanti e

as-

solutamente ammirevole

Quanta
pur
g-iustc

ilifferenza tra queste

benevoli e
ci

note del de Brosses da ci che


,

ha

tra,

mandato r erudito
av^endo

ma

fegatoso
di

avuto

occasione

11 Duclos quale veder che sui tavoli da


!

usavano gettoni bont sua di di rame o di avorio, si compiace darne questa spiegazione * Si ritiene che se i gettoni tbssero d' argento sparirebi^ero troppo spesso o
'jfiuoco delle
si

case signorili romane

per distrazione o per altre ragioni. Mi

si

dice che

il

duca di Xivernais ne perse in nna sola sera 2)


!

cosi quattro o

cinquecento

Tali erano

le

riunioni serali in quelle case principe-

sche:

tali

quelle di altre preminenti famiglie del

mondo
,

romano
o

a quei

tempi.

Come abbiamo visto non pare che esse fossero pi meno divertenti specialmente per forestieri. E
i

ci

anche per un

altro inconveniente, contro

il

quale

i)

De

Brosses,

op.

cit.,

Lett.

si

XL1\',

2)

Ben diverse da queste


famosi, di cui

paglie
serviva

romane erano
il

stati
,

get.

,toni, risultati

cavalier Canale

aml^a-

sciatore della Repubblica di Venezia presse^ la corte di Francia.


'

Eran d'argento, grandi quanto uno scudo


lo

portavano impresso
questi
li

adoperava non solo per il giuoco, ma anche talvolta come carta da visita una strana carta da visita che lasciava alla porta delle signore che... non trovava in casa o che non ricevei^ano. E a chi ne esprimeva un po' di meraviglia l'arguto e mondanissimo diplomatico solea rispondere Un ambasciatore sempre in giuoco e quando una signora non lo riceve ha perso... il colpo e... paga!
c
il

stemma

nome

dell'

ambasciatore.

I.A

V'HA

DI

SOCIKTA

185

lamento che ce n' pervenuto che dobbiamo ritenerlo vero un altro anzi un duplice inconveniente questo: erano troppi e troppo invadenti
tanto concorde
il
; ,

assidui piazza che


^li

gli

elemeuti

locali,

per cos dire

sulla
,

sotto forma di cavalier

servente
,

per

altro titolo

meno

facilmente

definibile

oppure

sotto le nere spoglie di abatini petulantemente galanti,

accaparravano
cos
la

il

bel sesso.

Appariva tutta una comfisse


;

binazione di coppie costituite, anzi precostituite,

intimamente strette

e inseparabili

definisce cartes routes.

che il de Brosses In mezzo ad esse un estracarnets

neo, veniva a trovarsi nella posizione poco allegra di


chi

giunge tardi
riempiti.

in

un ballo nel quale

sono gi

tutti

cavalier serve:iti e gli < abatini *


caratteristiche
,

ecco

due

figure

che sar meglio veder un po'

pi da vicino.

CAPITOLO
Cicisbei

VI.

Abatini

tc. etc.

Chacun

a sa chacu.s:e

la

chosk
<i

la galanteria

in

marca che copre un quei tempi il cicisbeismo una vino pi robusto mariti indulgenti: il caso leugoz il faut se lever matin ici pour les trouver vacantes la concorrenza di un altro elemento gli abati gli una definizione; una classe e molte sottoclassi ecclesiastici veri e quelli non veri anche quelli veri le cortigiane imperia gli etcetera.

i^artes routes

dice

e ripete

il

de

Brosses.

comprende che cos ha voluto designare qualche cosa un p diversa pii^i strettamente avvolta
si

di quel

che avrebbero dovuto essere, secondo il cicisbeismo tipico di quei tempi, le rispettive coppie del

cavalier servente con la sua

Le signore romane non


esser troppo trascurate

si

dama. dovevano lamentare


allora.

di

nemmeno

l88

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


sa chacune
la

Chacun a
ses

soggiunge
:

lo stesso
elittica,

de Bros-

ognuno ha

sua

espressione
di

che non
:

dice che cosa avessero

ognuno

quei signori
;

un'a-

mica ideale oppure., un' amica ? Chi sa piuttosto che pronunciarci chiaramente in proposito, preferiamo
conformarci
scrittore
,

alla cavallesca reticenza di quest'

arguto

che ha preferito presentare cos questa sua attestazione; cosi, piuttosto che nella sua forma invertita
di pi,
:

chacune a son chacuri, che avrebbe detto molto

ma

sarebbe stata

forse un'esagerazione malsolo quante occorrevano

dicente.

Non
la

tutte, difatti,

ma

co-

stituire rispettivi

binomi con quei

ciascuno

donde
:

possibilit di pi o
le

meno numerose
,

esclusioni
ci

per

esempio,

pi brutte, se pure a
20
ai

tolleranze d'uso delle donne brutte

mai dai
la

Roma
!

sono state

40 anni

bene inteso anche con le E pur conviene,

per

verit, eccettuarne un'altra bella e


:

numerosa

schiera

quella di tante

dame

madri

di famiglie vera-

mente esemplari.
Adottino
in proposito, le lettrici

ed

lettori

1'
,

in:

terpretazione che crederanno pi vera e migliore

quella pi vera, anche se non sembrer migliore. Tro-

vino essi
in

la

parola o

la qualifica

precisa che
:

manca
esser
si ri-

queir espressione del de Brosses

non deve
,

diffcile,

purch

si

escluda quella di marito


era

che

ferirebbe proprio air elemento che

in...

sopran-

numero. Cos avveniva allora. Lo stesso, presso a poco, era avvenuto anche prima. Del presente non vogliamo il parlare titolo del libro opportunamente ce ne di:


CICISBP:I
-

AMATISI

ETC. ETC.

189

spensa.
salve
!

Ma

bisogna convenirne
eccessiva

le

tradizioni

sono
#

Per ci
troppo
di

sarebl)e

pruderie

scandalizzarsi

quelle combinazioni, anche se accennano ad

una qualche tendenza poliandrica. Cos volev^ano quei


tempi, nei quali /a chose*
era

dice lo
A

stesso de Brosses

Venezia come la pi semplice e naturale faccenda di questo mondo di cui nessuno Venezia, convien sogpensava a formalizzarsi, i) giungere, ci avveniva pi e meglio o peggio che
considerata
a
,

pur occorre ricordare che specialmente rispetto a queste cose... tutto il


in ogni altra citt d'Itaha;

ma

mondo

un paese

**

Ma

allora,

nel declinare del 'boo, la galanteria


e caratteristica della

com-

pieva una fase notevole


luzione.

sua evo-

Dopo

aver superato un periodo di gelosie feroci e


nei loro

d'intraprendenze, talvolta cavalleresche, spesso soldatesche e per lo pi quasi prepotenti


maschili,
si

ardori
as-

era a poco a poco ingentilita.

Aveva

i)

Il
:

testo

cosi

che sar bene lasciare come si trova dice proprio Ne vous mlez pas du gouvemement et faites d'ailleurs
nous tirons notre origine, de
la

tout ce que vous voudrez. Je ne parie pas de la chose, dont nos


plaisirs et

chose
ici

par excellence.
d' ItalU. Lett.

On
XIV.

ne s'en choque pas plus


.

proprement dite que de toute


f'crUfs

autre operation naturelle

De

Bkosses, Leihes /arni/ires

190

ROMA AL IRAMONIO

DKI.

SETTFX'ENTO

sunto un carattere pi elei^'an temente fine era divenuta pi manierosa, quasi direi meno minacciosa, ma pur invadente e sempre pi diffusa.
:

L' aristocrazia

francese

di

quel secol<^

era

giunta
:

veramente ad un maximum nella smania di divertirsi divertirsi molto e iout prix. (tI espedienti a cui aveva dovuto, senza scrupoli, ma pur con genialit spesso squisita, ricorrere la Pompadour, di giorno in
giorno, ininterrottamente, faticosamente per non
sciare all'instabile Luigi
lei,

la-

XV
ai

il

tempo

di stancarsi di

avevano impresso un carattere tutto suo, dato un impulso speciale alla societ che si affollava a quella
si

corte o che

scaldava

suoi

riflessi,

gi profon-

damente malata era ben adatta


Inconscia della tabe che
la

a conformarvisi.

rodeva progressivamente,

inesorabilmente, dissimulava in una specie di sovraeccitazione la sua senile stanchezza: correva, spensiera-

tamente folleggiante, verso quel terribile ahatioir che furono le Prigioni del Tempio, Tribunali rivoluzionari, la Conciergerie e la sanguinosa piazza di Vendme. Volgeva, cos, alla sua crisi terribile ma liei
,

tamente, intensificando
di spirito

le

sue eleganze gioiose, se pure

talvolta un po' canagliescamente ardite,


e

sempre ricche
intellet-

spesso

di

squisite manifestazioni

tuaU.
***

Proprio come avviene nei tramonti, essa, volgendo alla sua fine, sprizzava luci pi vivaci e fascinatrici.

Non
e fra
le

occorre frugare tra

le

storie del

Parco dei cervi


:

trine delle alcove regah di l'rancia

basta, a co-

CICISBEI

ABATINI

ETC. ETC.

igr

noscere quella vita, solo qualche occhiata

al

quadro che
:

ne hanno tracciato
pio
il

le

memorie

di

quel secolo

per esemin
al

racconto delle riunioni in una delle case pi

vista d'allora

quella
Chaux.

della duchessa
i)

del

Maine

Vi conveniva il fior fiore della nel mentre consentivano, societ parigina. Or bene senza scandalo, a Voltaire che, anche lui, la frequentava un indovinello di un doppio senso alquanto ardito 2), davano occasione ad assai squisite, sia pur garrule, manifestazioni intellettuali un vero ptillement di una galanteria, s, decadente, ma fine di atteggiamenti e di umorismo una galanteria talmente diffusa ed essenziale da non sentire nemmeno la terribile limisuo castello
di
,

tazione che deriva dall'et fatta grave.

3)

duca del Maine, figlio bastardo del re e della Montespan allievo di Francesca d'Aubign vedova Scarron, cio di colei che divenne poi onnipotente sotto il nome di Signora di Maintenon, che lo protesse caldamente. La duchessa sua moglie mor a tarda et, conservando sino all'ultimo una mirabile vivacit del suo spirito caustico, nel 1753. 2) Condannato ad jmprovvisare un indovinello per riscattare
i)
Il

un pegno impostogli
Cinq

in

uno

di

quei giuochi di

societ, scrisse

voyelles,

une consonne
moti noni

En frangas composent
Et je porte sur

ma

personne

De
3)

quoi Vecrire sans crayon. (Oiseau)

Eccone un esempio grazioso


assiduo di quelle
,

tipico.
era
il

Un

liete riunioni

Saint-Aulaire,

arguii

ma ottantenne: e la duchessa ne aveva gi una sessantina. Ci non impedi che quell'ultramaturo spasimante profittando dell' occasione che gli forniva uno di
tissimo, magnificamente styl
,


192
(i-rande
feroci

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO


\ero, da

progresso, in

quei

complicati
la

ordegni a cui,

alcuni secoli
la

prima,

gelosia

dei mariti

aveva confidata

tutela

dell'esclusivit

dei loro diritti: le aspre cinture di castit, di cui l'A-

XIII consigliava una modificazione che, se non altro, avrebbe avuto il merito di non consentirne un' applicazione... permanente. Cos eransi cambiate V indole e la valutazione di siffatti rapporti. Cos sotto la cipria si era cambiata la sensibilit dell'epidersolleticata ed ammorbidita mide di quelli animi.
riosto nella Satira

dalla Francia, insieme alla

moda

del vestiario,

si

diffusero

anche

tra noi, quei costumi, accolti, prediletti

e scimmiottati, nella

seconda met

di quel secolo,

con

quei giuochi, rivolgesse alla

maturissima

ma
:

galante

duchessa

un madrigale

cos e

non altrimenti concepito

Ma bergre, y' ai beau chercher Je n' ai rien sur ma coscience : De grce faites moi pecher ; Apres je ferai penitence !

Ed ecco come con arguzia pronta e mordace, porosamente galante, risposegli la duchessa
:

ma

tuttavia

s<

5/ je cdais

tori

insta/ice

empch ; Mais plus encore du pch Que de la penitence.


te verrait ben

On

Ai nostri giorni ci apparrebbe ridicolo


viva a far ridere
dello spirito.
:

era,

a quei tempi no. Serpur nella sua leziosaggine, una ginnastica


; ,

Tanto meno

ridicolo perch intonato


il

al

gusto di

quella societ, nella quale

Uil-motif era

la

galanteria

non

solo a parole e nel giuoco dei motti di spirito.

COLLkZ. StTThLtSTkSLA

T\\\V^W\

Roma

al

tramonto del Srileccnto.

^
/A

*^w
POETA

IL


CICISP.KI
-

ATAIINI

F.rC.

KTC.

93

un entusiasmo
stamente
I

fu

da caratterizzare un periodo che giudefinito di gallomania i).


tale

salotti e le veglie d' Italia

pi poterono di
sui
la

modellarsi senza per pareggiabili

procurarono, quanto

campioni
garrulit.
filosofia e

di Parigi:

ne prendono
vi
si

il

tono e ne imitano

Come

in questi,

discorre di lettere,
;

di

pi ancora di amorucci

ma

ritraggono

un particolare carattere dalla presenza dei ^'cicisbei quali sono, vero, cosa nostra e gi da tempo erano comparsi nella vita della societ italiana, ma assumono per riflesso un carattere pi lezioso e pi vago pi poudr e appaiono saliti in grado per le impai

rate eleganze francesi

poich
Alpi forza

di l dalle

Ricercar l'eleganza.

questo non solo negli atteggiamenti,

nella foggia del vestire e dell'acconciarsi

anzi sopra

ma anche

tutto nel vestire e nell'acconciarsi:

dame

e cavalieri. 2)

i)

A. Graf. Gallamania, Gallofobia^ Anglomania

nell'Italia del

settecento.

N.
altri

Antologia

febbraio 19 io.
1'

nel

Vu

francesi ave resa

Italia

ceremoniosa

scriveva

marzo del 1779 il Goldoni al Cousin. nomi di grande e piccola 2) Le sfarzose bambole, che sotto Pandora gi nel sec. XVII facevano mostra di s a Parigi, publ>licandovi le nuove fogge, acquistano, nel settecento, diritto di cittadinanza anche fra noi. L'Algarotti che lodando con entusiasmo eccessivo il buon gusto e Io spirito dei Francesi scrisse pure
i

un Saggio
lide,

sulla filosofia del

gusto

nella

sua Epistola

\'II,

a Fil-

accennando appunto

a questa

pupazza-campione, che chiama

13.

Bandim Roma

al tramonto del settecento.

194

ROMA
di

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO

con la moda del vestiario, si erano tra noi diftusi anche quei costumi. E bisogna pur dirlo, anche in ossi trovarono in molte citt d'Italia

Francia

mezzo ad ostilit di gallofobi feroci baster ricordare l'Altieri ed il suo Misogallo ambiente e preparazione
:

assai favorevoli.

***

non era mancata questa preparazione dell'ambiente, sebbene vi avesse avuto carattere un carattere che pu dirsi negativo poich tutto suo
a
:

Anche

Roma

r probabile

che a renderla
di reazione

una specie

o una

pi

efficace
drtente

contribuisse
al

rigore ec-

cessivo e bigotto imposto dal papato.

Abbiam

visto che Innocenzo


i

primere anche

festini,

XI aveva voluto sopconosciuti a Roma col titolo

Bella ahn.i fantoccia


l' ItaU

Del gusto parigin leggiadra figlia E


e Pigia, attesta
>

delsi

donne
le

Awmone
itale

come

attorno ad

essa

affollavano

donne

lei

dinanzi in frotta

Vandr tenne,

la cuffia, le nastriere,

immenso guardinfante a parte a parte Notomizzare e sino dentro e sotto Spinger gli avidi sguardi al gonnellino.

Anche
cri della

a Venezia appariva questa pupazza

il

figurino,
gli

il

dernit

moda
in

francese

e volevasi esporre

tutti

anni in oc
in

casione delle grandi feste dell'Ascensione {La Senso) o


S.

piazza

Marco o

Mercerie.

CICiSBKI

AHATINF

K TC. ETC.

I95

<li

balli delle

dame,
alle

i)

e persino proibito che s'insegnasse

la

musica

donne.
severa,

tali

miserie fece

seguito

l'austerit

men

ma sempre

eccessiva, di Cle-

mente XII I, il quale circa un secolo dopo, volle soppressi non solo festivi che sembra fossero stati
i

ripresi nel carnevale del 1648

ma
le

anche

eran

in

uso di dare

nobili

veglie di

che piazza Nai

balli

vona

anche

il

carnevale.

Ora

noto che

ogni com-

pressione, specie se eccessiva, determina sempre una


reazione.

poi convien dire che un'altra preparazione assai


si

contraria a queste austerit cenobitiche e misogine

era andata insinuando ed effettuando in

cialmente per

la

galanteria dei prelati

Roma, speche, come rigli


alfieri

corda
del

il

Moroni,

furono per gran tempo


.

mondo

elegante

Stendhal

se
a

pur

si

un cardinale rassegnava a pranzar da

Allora

dice
solo,
sia

andava poi

trovare

la

sua amante;
o per

per

lei,

per fabbricare un palazzo

restaurare
gli

qualche
ultimi ba-

chiesa, spendeva somme enormi. Erano


gliori del fasto cardinalizio .

i)

La ragione

di

questo divieto vien data cos


bellissini

dall'

Anieyden:
i

///

Roma
!)

sono una quantit di animali


e

di

due gambe
quali li

(oh
(oh

et altra quantit di

cani di odorato perfettissimo,


appiattati,
;

trovano, bench nascosti ed


!

oh

I)

Junt occupantis

per esser di tiatura fera dimodocc il far festini a Rotna una

professiofie di

andare a caccia a corna e portarne pieno il carniera >. Cos dice I'Ameyden nel suo Diario di Deone Mora Temidio. E noi soggiungiamo: Perbacco! che tristi tempi eran quelli, nei
quali
si

aveva ....
!

preoccupazione tanto grande per

siffatti

scrupoli

196

ROMA AL TRAMONTO DKK SETTECENTO

non nostro intendimento far della storia, e Dio ne scampi noi e lettori tanto meno poi uno sproloquio di filosofia della storia dei costumi.

Ma

Ci limitiamo ad enunciare

le

condizioni di fatto a quei


la vita

tempi, e ad ricordare che in essi

mondana

era,

come abbiam

detto, invasa, pervasa

pi che eccitata

un molle sentimento, o, pi veramente, da un'abitudine, da una moda, da un eccesso

da

pervasa,

in vero,

di galanteria.

**
E, com' noto, una delle caratteristiche estrinsecazioni di questa galanteria era
1'

istituzione del cici.

sbeismo

e del cavalier servente

Notisi peraltro che questa parola istituzione

non

deve essere qui intesa nel significato di cosa che allora sorgesse come del tutto nuova anche a Venezia il Paese di Bengodi del cicisbeismo essa aveva avuto gi derivazioni di molto anteriori, per quanto non ben definite. Intendiamo farne menzione come di un istituto, se cos lecito chiamarlo, o di un fenomeno sociale, che allora si manifesta in tutta la sua esage:

razione.

E
i

sentiremo che occasione sar

di

brotolamenti tra
!

forestieri

che frequentano le conversazioni romane Gi, anche a Roma, poich a Roma si era introdotta
:

ufficialmente questa istituzione

tanto che se ne teneva


,

conto apertamente
matrimoniali
:

solennemente anzi
le
si

nei

capitoli

spesso fra

condizioni accettate e sotil

toscritte dallo sposo

comprendeva anche

diritto

CICISI5KI

AI'.ATIM

KIL. ETC.

197

della sposa a scegliersi uno o pi cisisbei,

uno o

pi cavalier serventi: condizione rinforzata dal patto,

pur formalmente fissato in alcun di quei contratti, che il marito non dovesse mai entrare nelT appartamento della moglie senza farsi annunziare ed averne ricevuto il permesso.

ridicolo tutto ci
ridicolo.

Ora sembra

di

s,

anzi

anche
il

peggio che

quei tempi no.


il

Ridicolo a quei tempi sarebbe stato

sentire o

di-

mostrar gelosia. Intendiamoci bene


rito

la

gelosia del ma-

per

la

propria moglie, che quella fra amanti rivali

era consentita, se

non anche

di

buon genere
il

cos fa

dire da un marito di quei tempi


stino

Goldoni

nel

Fe-

uno

dei

tanti

drammi

giocosi di

questo

mi-

rabile pittore di costumi.

Cara consorte mia,

Cotesta gelosia
Lasciate che vel dica

passion ordinaria e tropp'antica

>

E, nella sua

Dama

prudente

Donna Emilia
:

una
!

provinciale, a cui cotesta usanza del cavalier servente

giungeva nuova
bella cosa!
rito
li

cos tra se
fra
di

la

commenta
che
la

Oh
Il

che

Una dama ha due


loro

servono.

mai

soffre,

anzi ha piacere che sia servita.


. . !

ser-

venti

hanno gelosia

Strano e ridicolo appare, oggi, tutto ci


sino a

almeno
XVIII

un certo punto.
chi ripensi alla sfacciata disinvoltura, senza mi-

Ma
sura
e

senza scrupoli

degli amori nel secolo


198

ROMA AL IRAMONTO

I>KI.

SKITHCENTO
servente

sar indotto a riconoscere che


sia esso d'origine italiana

il

cavalier

o spagnola, non importa

cresciuto ed educato in

mezzo alle eleganti e smorfiose movenze dei minuetti, ebbe il merito di migliorare ed ingentilire di assai siffatti rapporti. Rappresentava una specie di reazione opportuna. Sopravveniva, non
diciamo a vestire, e tanto
didissimi

meno

proprio di

veli

can-

amore nudo

in

Roma

ed

altrove,

ma

a disarmarlo del suo carattere

un p brutale
,

ed ag-

gressivo e a dargli aspetto di gentilezza


farlo trice

fine cosi

apparire

vaporosamente
sono

sia

pure

con

apparenza

da ingannapotc^

innocuo.

E come

tale

mogio mogio, ottenere il lasciapassare anche da que' sempre oculati, doganieri, che per quetristi, se non
ste cose

avrebbero dovuto essere

mariti.

^ ^^

Anche
indurci

Roma dunque
,

s'

era affermata, uficial-

mente, questa istituzione decadente.


a sanare

questo dovrebbe
.

con un

bil

d'

indennit quelle
e

eccedenze nell'economia organica del vero e proprio

sia

pure ideale
i

bilancio
ed
i
:

matrimoniale
ci

tutto

ci che

diaristi

cronisti di allora

han

racro-

contato sui

rapporti

extraconiugali

delle

dame

mane

a quei tempi

Chacun a sa chacune

e viceversa.

Concediamola pure questa sanatoria, questa indr.lgenza, anche plenaria, ma con un'intesa che per ci non ci si debba ritenere convinti che quei tali signori
:

< cavalier serventi di

Roma

fossero

veri

propri
altro.

cicisbei . veri e propri cavalier serventi

e non

CICISKKI

AI'.AIIM

IH.

KTC.

I99

Ben diverso
Lo erano
di

ci

che ne pensiamo

nome

modo
di

espediente

questo
ma
di

s:

ed era un assai co-

fatto, a

Roma,
e le

erano,
di

in
:

genere, qualche cosa di pi e qualche cosa


pi,

meno
e

avevano

la
il

intraprendenza

esigenze

le

energie; di

meno

sentimentalismo delle rassegnate

vaporose rinuncie.
che voleva ed avrel^be dovuto, per esser sincera, designare uno sciroppetto dolce con un poco di profumo o uno sciampagnino extra doux fermentava nella bottiglia un liquore ambrato,
Sotto quella
,
,
,

marca

dolce,

s,
il

ma

assai pi spiritoso e gagliardo


delli

proprio
e al temdi-

come

vino

castelii

pastoso,

ma
,

robusto.

si

capisce ed naturale. Al carattere

peramento dei Romani


sinvolto ed
priata
idealit

temperamento pratico, adattava intraprendente non


si

la inci-

del < cicisbeismo

che

era,

almeno
pi prodi

teoricamente, una specie d'iperestesia della galanteria,


forse un' elegante correzione dell'istinto,

ma

babilmente

come
i

disse

il

Foscolo

1'
,

esponente
e

qualit negative.

questo

signori romani

con

la

benevole

pur

necessaria cooperazione delle signore.

non han voluto


facean bene.
alla...

che venisse registrato dalla

storia.

Era un'applicazione
del de Brosses
!

del patriottismo

cosa

**

Ma scampando
altro; quello di

da questo pericolo, cadevano in un riuscire, a chi un p attentamente li

osservava, o abili sfruttatori di una qualifica non vera.

200

ROMA

AI

IKAMOMO DEL SETTECENTO


travestimento
(il

quasi

come
,

di

un

lupo

vestito

da

agnello), o det'ormatori di un'istituzione.

Gi

proprio cos

perch

il

cavalier servente

il

vno

cavalier servente tipico


;

doveva,

avrebbe do-

vuto, accontentarsi di servire

avrebbe dovuto sperare e tanto speranza di ricompensa ai suoi dolci servigi. Essi soffrono e non sperano niente osserva la saggia Donna Emilia nella Dama prudeiUe. Invero que-

ma non doveva o non meno mostrar qualche

sta provinciale, in cui


,
:

Goldoni impersona

il

buon senso

paesano soggiunse Non sperano niente ? denza di Donna Eulalia non accorder loro cuna ma niuno mi far credere che essi non qualche cosa Ebbene veramente non avrebbero dovuto
;
!

La

prual-

cosa

sperino
sperare,

o per

lo

meno

dissimulare ogni speranza loro.


nel perfetto cavalier servente
es-

Tanto dovea

sere misurato, sempre, ogni desiderio, e peritosa ogni

Da lui sopra tutto si richiedeva una grande e riguardosa devozione, una pamanifestazione di speranza.
zienza vigile e costante, una specie
trice,

di

tutela

protet-

un'obbedienza sommessa... Goldoni ce ne ha lasciati tratti espressivi specialmente con vapori di Donna Claudia i), irritata e im,

pazientita

solo

perch

il

suo cavalier servente


e

Don

Alfonso

non
solito,

si

era presentato, sollecito

puntuale
cioccolata.

come

il

a prendere,

insieme a

lei, la

i)

Goldoni,

// Cavaliere e

Donna,

I,

7.

CICISHKI

AnAlINI

K'IC.

KU
in

201

M.*^

Du Boccage

i)

racconta che

occasione

del

suo viaggio a Venezia, avendo accettato per cavalier servente il Cav. Sacramozo recatasi, bene inteso in
,

sua compagnia
delle carte
il

a far delle

visite

ma

dimenticatasi

da

visita, vide,

con sua gran meraviglia,


facendole

cavaliere pronto a fornirgliele, perfette. Si era fatto


di procurarsele
,

un dovere
preso che

stampare
;

per
sor-

tenerle pronte
la

quando potessero occorrere

fu

signora se ne meravigliasse. Rientrava

anche questa fra le sue attribuzioni. E veramente queste attribuzioni erano molte e spesso anche molto pi intime. Pi intime, diciamo: che rapporti tra il cavalier servente e la sua donna, appunto per tanta assiduit di contatti e pi ancora per tanta consuetudine di protezione e di assistenza, determinavano una confidenza

i) Marianna Le Page Du Boccage, nata a Rouen nel 1710 e morta a Parigi nel 1802 che esaltata dai poeti e prosatori del suo tempo fu celebrata come decima Musa e quale Saffo Parigitui il (che il Goldoni quale le dedic la sua commedia intitolata disse amabile quanto dotla) venne a viLm. donna di maneggio sitar l'Italia nel i757-'58. E delle impressioni di questo suo viaggio ha lasciato ricordo in una serie di lettere assai Interessanti. Alessandro D' Ancona in un suo Articolo ( Fanfulla della Domenica > 9 luglio 18S2) sul Viaggio di Madame Du Boccage in Italia ha rievocato la graziosa immagine di questa donna che gli ammiratori suoi, vinti ed entusiasmati dalla magie de ses charin^s, paragonarono a Venere per bellezza e a Minerva per l'arte. Clr. Aluu Rav.\, Intorno a Madame du Boccage e a' suoi viaggi :
,

A. D'Ancona, Viaggiatori e Azfenturieri e C. Calcaterra, Madune du Boccage e Francesco Algarotti giugno 1913.
,

in

Riinsta d' Italia

15

202

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


,

assoluta
, i

non rimuoveva del limiti del riserbo in cui la donna suol ractutto cogliere segreti dell'anima propria e anche quelli del
che

smussava

se pur

pudore.

Per

il

loro cavaliere

non c'erano

segreti.

avrebbe doil maggiore, anzi l'unico premio vuto rappresentare che venisse concesso a tanto grande, paziente e semsto intimo

abbandono rappresentava

que-

pre sollecita devozione.

nel ritratto che gli scrittori di quei tempi

ci

han

lasciato del cavalier servente veneziano

del genere

noi
le

il

prototipo

vediamo

il

giovane signore ammesso

ed iniziato ai misteri della toletta della sua dama, premuroso anche in ci con ogni sua cura. Attento e
pronto, ecco,
abile pi di
le affibbia

porge

gli spilli, la le

spazzola,
gli

il

pettine

una cameriera,
le

aggancia

occhielli.
la

allaccia le belle

scarpine.

Quando
le

cameriera

tira le
il

stringhe di seta del busto, ecco, an-

che

in

questo

suo aiuto, stringendo

fra

mani

cari-

rezzose la vita della dama.


belle e dispone a

Ravvia qualche ciocca

maggior eleganza qualche

riccio ca-

priccioso

allaccia la giarrettiera e aggiusta

mano
vere

la

sottana di
far

con abile broccato... Egli, non solo ha il do-

mancare queste manifestazioni di premura, ma pure ha diritto a prestare personalmente questo tributo. Gliene deriva uno speciale stato di confidenza con la sua dama, che un p gli si concede con siffatti parziali abbandoni di se. Questi erano, o avrebbero dovuto essere, il suo premio. E da essi emanava un sottile, un continuo efflusso voluttuoso, che in quell'ambiente decadente o, se pur pu dirsi, degenerato,
di

non

CICISBEI

AnAlINI

ETC. K TC.

2O3
di

ma

soffuso di un sentimentalismo

vaporoso e

ga-

lanterie squisite, poteva,

piacimenti
di pi

assai

doveva esser ragione di comgrandi e squisiti. Era qualche cosa

tenero dell'amicizia e
correzione o
insistito su

meno

forte dell'amore;
?

un'elegante

corruzione

dell'istinto.

Abbiamo
vente

questo quadro

e su

questa de-

lineazione della figura vera del perfetto

cavalier ser-

perch

di

per se emerga che

Roma

non era

ambiente adatto all'allevamento di questo genere. e calda Ve li figurate voi una giunonica e salda bellezza romana ed un valido e, sia pur finemente, ma sempre un p... saits gene e sarcastico giovane signore

de

Roma
?
; ,

attenti e pazienti

recitare

consimile

commedia

non era roba conforme alnon delle donne costituenti un l' indole dei romani tanto meno tipo di perfetta e vigorosa femminiUt cerse pur non sensuali poi dei giovani romani tamente alieni da sentimentalismi freddi, trascendentali
no
di

No

certo questa
:

ed anodini,

i)

i)

Non

rade volte

l'ufficio

slesso era notoriamente un salvai

condotto per

drudi. Infatti il De Rossi, nelle gli amanti e per sue commedie, raffigura spyesso il cavalier servente in un ufficiale era stato fidanzato il quale della milizia in un nobile cadetto
,

dama, senza averne conseguita la mano. Maritatasi poi costei con un uomo che possedeva la nobilt (o le ricchezze) mancanti all'officiale..., la madre, le sorelle, le amiche, a compensaria
della

del sacrificio fatto, interponevansi per darle a cavalier ser\'ente

il

fidanzato del primo

amore

>.

L.

Vicchi

op.

cii.,

voi.

I,

p.

237.

204

ROMA AL TRAMONTO UKL SiiTTECENTO

Pertanto crediamo esser nel vero affermando che il cicisbeismo , il vero cicisbeismo, a Roma visse ima
vita falsa
Cos,

pi

falsa di quella falsa cosa

che esso

era.

anche in mezzo alle sue manifestazioni ufficiali, visse una vita equivoca e solo come maschera di una cosa ben diversa e per certo meglio designata dalla parola con cui il lettore ha forse completato 1' affermazione elittica del De Brosses Ognuna ha il suo... E come avviene di tutto ci che vive in un ambiente non adatto, non pot, anche deformandosi, du-

rare e prosperare.

S,

c'erano

e
sti

mariti. Gi, c'erano, anch'essi,


^Nla

mariti
,

romani.

convien

riconoscere

ripetiamo, a quei tempi


cerberi non

che, a

riferendoci

quanto sembra, que-

rappresentassero difficolt o pericoli

troppo gravi.

Abbiamo

gi visto quanto sarebbe apparso sconve-

niente e di cattivo gusto

druwdc per
i

essi

il

di-

mostrarsi gelosi.

pur necessario ricordare che criterii con cui veniva allora considerato almeno nel gran mondo,
,

il

vincolo coniugale erano, non oso dire eccessivamente

diversi
attuali.

era meglio

dire: alquanto diversi


:

da quelli
,

Proprio cos

e questa affermazione, propiziai

tempi successivi, valga a procurarmi una qualche simpatia di molte e se pu spiacere che io dica molte sia pur dir poche anche molto poche: tanto lo stesso! insomma di
trice d'indulgenze

per

CICISBKI

ABATINI

ETC. ETC.

205
espri-

tutte quelle, pi o

meno, che tengono, per cosi


tanti fronzoli

mermi,

in...

onore quelle tradizioni.


i

Sotto quella cipria ed


teria di quei

della

galan-

tempi rimaneva alquanto soffocato quel che si dimostrato semtal settimo comandamento pre, uno dei punti pi deboli del decalogo; un pro-

gramma massimo
la

di

attribuzione di esclusive, a cui


c<jllaborato con molto slancio e

societ

non ha mai
si

rigore. Tutt' al pi

potr dire che

si

sia

anche

in

ci seguita

una via con alterna vicenda

di salite e di-

scese
russe.

pressappoco come nel giuoco delle montagne


a quale

Non domandiamo
di

punto
ci

alto

o basso
:

questo serpentino sentiero


si

troviamo ora

a quei

tempi

era proprio in una zona di depressione. Molto


tali

derivava, non c' dubbio, da iniziative nostrali,

da escludere
rit,

le

apparenze
;

di

un' antipatica
dire,

scimiotsociet

tatura forestiera

ma

conviene anche

per la ve-

che

e'

era un riflesso dei

costumi della

francese a quei tempi, in cui la galanteria batteva in


ci

un

\'ero

record.

gran mondo di Francia chi contava pi allora gli amanti di una dama? Chi credeva di esser disonorato per il tradimento
Nella societ e

specialmente

nel

<

della propria

metteva un suoi amori? (gualche studio a nascondere Ci limitiamo a rilevarne alcuni tratti da un quadro quella del De tracciatone da mano non sospetta
moglie
?

quale
i

donna

2o6

ROMA
,

AI.

TRAMONTO DEL SKTTECKNTO


societ francese

Blend

appunto

nei suoi studi sulla

nella fine del settecento (Revue des deux Mondcs).

Ecco un

tipo di meraviglioso

don

(-iovanni

il

Lau-

zun, duca di Biron, gentiluomo squisito, poi valoroso

generale. Richiesto che cosa avrebbe detto se sua mo-

non vedeva pi da alcuni anni gli avesse annunciato la nascita di un figliolo, rispose serenamente Le scriverei Son ben contento, cara, che il cielo abbia alfin benedetta la nostra unione abbiatevi cura questa sera verr a farvi la
glie
di

nata
,

Boutflers

che
:

corte.

un valoroso, un perfetto gentiluomo, invidiato ed onorato, tale da destare una profonda passione anche in Maria Antonietta verso la quale egli die prova della pi cavalleresca delicatezza. Ad un tale che gli domand se fosse ammogliato ecco come rispose S ma tanto poco tanto poco che... non vale la pena di parlarne, i) La contessa di Genlis aveva volato, per uno dei suoi, soliti intrighi di corte, che sua figlia sposasse il visconte di Valence notoriamente amante della zia di lei, marera, ripeto,
,
:

Ed

ri

Cfr.

Gaston Maugras

/jjifis

XV Z^ Due
il

da Lauzun
si

Paris PIon-Nourit.
adulteri di questo

Se

Le Due de Lauzun et la Cour df Cour de Marie- Antovi^tte contano pli amori e le avventure e gli
et l

don Giovanni
cinquanta

del secolo XV'III

si

arriva a sagli svolazzi

perne

numero

di

senza comprendervi
nobili

occasionali.

Appartenente ad una delle pi


voto alla corte di Luigi
mori, anche
lui,

casate di Francia e definire di

XVI

e pi a quella di Maria-Antonietta,

sul patibolo.

Ma prima
il

di salirvi volle

mangiare
.

le

ostriche e di bere
!

vino bianco con

cui le inaffava,

Strane e simpatiche figure

CICISIJKI

AHATINI

ETC

KTC.

207 a sua volta

chesa

di

MoiUessoii

il

cui figlio era

r amante della gi matura di Genlis. Era un intrigo

un

p<j'

complicato
le

ma non
('osi

eccessivamente imbaraz-

zante per quei signori,

sappiamo che, essendosi,


che avrebbe do-

poco dopo
hi

nozze, recata la giovane sposa a trovar


il

sua zia Montesson,


la

cameriere
far

vuto annunziarla,

dichiar che non poteva farlo per-

ch aveva ordine
d.illa

di

non
il

passar nessuno quando

marchesa

c'era
:

visconte.

Chi sa che dramma


si
il

se ne farebbe ora

allora no.
:

La sposina

limit a

dire a quel cerbero di Citer

Direte a mia zia che


vi-

mi dispiace

di

non averla veduta, tanto pi che

sconte mio marito.

se ne and.
di
I. espinasse

Erano

tempi

in

cui

madamigella

si

lamentava senza mistero di aver perduta la sola virt in cui la che le era rimasta: quella della fedelt marchesa di Mirabeau rilasciava ai suoi amanti un certificato delle relazioni avute con loro una specie di benservito e Aime Coigny, gi sposa del duca di

P'ieury
al

dopo aver divorziato due volte rinunciava


formalit perch

fastidio di ulteriori siffatte

ceva

di-

On

ne peut pas les pouser tous.

Si curiosava

una sera

nel.

salone di

madama Des

caramente ed intimamente legata ad Andrea Chnier da ispirargli la Jeime captive Mia moglie dichiar con tutta disinvoltura il conte de ^lontrond. Ed come se avesse detto lo sono becco, o il becco sono io.
lessert chi potesse essere stata la

donna

208

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO

*m*

E
moda La
sai

Roma

si

seguiva

non solo

nel

vestire

la

di Francia.
si

specialmente quanto al cicisbeismo, con un sentimento realistico e, per cos dire as;

seguiva

ma

fattivo,

pronunciato.

quel tanto di gelosia che avrebbe potuto verzicare


si

nel prato di quella pista troppo battuta

attenuava

e confondeva nelle complicazioni dello chassez-rroisfz,

per cui chacuf, aveva sa chacune. E fra questi ciascuni e' erano pure mariti mentre escluso che quelle
i
;

ciascune

fossero le rispettive mogli.

Esagerava assai probabilmente il colonnello Marmont non discaro alle grazie della bellissima moglie

del Monti, Teresina Pichler

la

contropartita di quel

duca e maire Luigi Braschi con la bellissima moglie sua Costanza Falconieri probabilmente esagerava nello scrivere in proposito
il

che

Monti aveva

fatto al

cos

Je trouvai la socit (di Roma) extremment anime, et livre exclusivement aux plaisirs; la facilit
: ,

des femmes romaines

alors autorises par les maris^

un mari parlait des amants de sa temme sans embarras et sans mcontentement et j 'ai entendu de la bouche de M. Falconieri les choses les plus incroyables sur la sienne. Il savait faire une
:
,

passe tonte croyance

distinction entre la possession et le sentiment

et le

dernier avait seul du prix pour

lui.

En ma
cette

qualit

de tres-jeune

homme

et d' tranger,

distinction

CICISDEI

AHATINI

Kir. KIC.

209

me
les

convenait

beauconp,
.
i)

et

'cn

acceptais volontiers

consquences
solita

Cos dicendo avr, torse, alquanto esagerato:


l.i

si

sa,

infatuazione
si

Irancese.

convien

ricordare

anche che allora

era in un periodo

rivoluzionario

e di entusiasmi alquanto espansivi.

doveva

esservi e

Ma

molto

di

vero

doveva esservi stato anche prima,


le di

perch sono troppo concordi nell' affermarlo tutte notizie pervenutecene dai diaristi e dalle memorie
allora.

***
maggiori ostacoli

sultassero

oh questi molestissimi venivano


!

s,

e pare che

ri-

dai cavalieri ser-

venti

e dal

modo troppo

stretto

ed esclusivista con
le

cui eran combinati in


rouies.

binomio con

dame:

cartes

Gli ospiti della societ

romana
,

di

quei

tempi

la-

mentano
con cui
i

tutti

una

cosa: l'assiduit invadente e petulante

cavalier serventi
delle

gli altri

elementi in

soprannumero
tornaconto
si

attaccati alle

che a proprio giovavano di questa qualifica, stavano loro dame, attenti ad impedire che un
coppie coniugali
le

terzo o alcun sltro elemento maschile in ulteriore so-

prannumero potesse procurarsi qualche fortuna con

dame da

esse servite

I)

Marmont, Mniuires

del 1792 1S41

Parigi

1857, voi.

pag. 162.

14.

Bandini Roma

al tramonto del settecento.

IO

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


i

Contro
distratti,
I

mariti, no: contro di essi, o indulgenti o

nessun lamento.

mariti

cos,

press'a poco, annota

il

de Brosses

non sono cerberi


sono tanto
risultano

assai rigorosi. Invece quei


alle loro

galants
,

assidui ed attaccati

dame

che

arghi cento volte pi incomodi

dei mariti.

Se ne stanno sempre appiccicati ad esse, sempre piantati ed attenti contro qualsiasi povero diavolo che
voglia procurarsi qualche fortunato favore.
tipatica razza di cicisbei

Quest'anvolte

sposa
!

le

donne

dieci

pi che non

veri mariti

E non
presi,

si

tratta di capricci passeggeri


si

quando

si

sono
si

non
il

lasciano pi per un pezzo. Per solito


suc-

rinuncia alla variet che deriva da parecchie

cessioni.
di
l'

trionfo della costanza sui generis, se

una fedelt
abitudine.
<v

modo, non pi veramente dele,

in certo

Qui non s'usa


salvo

soggiunge qui non


,

inteso

eccezioni

che

le

dame

si

bene facciano un
s'usa,

vanto

di ag'giogare al loro carro

un gran numero
:

di

una cosa indecente e forse mariti non la tollererebbero mentre invece sopportano con la miglior filosofia e buona grazia di questo mondo che le loro mogli si scelgano un amoroso. IMa patto che si contentino di uno solo. Cos ciascuna di esse, invece di un marito ne viene ad aver due anche perch di prammatica per questi amanti la costanza
adoratori. Quasi parrebbe
i
; ;

e la fedelt...
Si

dice che trattasi di amorosi o di amanti inocui


.

e platonici


CICISBEI
-

AHATIXr
noi

KTC. KTC.

211

abbiamo apertamente, dichiarato. Quale fosse

Che cosa ne pensiamo

gi, pi o
in

meno
la
,

proposito
versi

convinzione del de Brosses dicono questi


e<^li

che

cita nel loro testo italiano,

ad espressione

scettica,

ma

chiara, del suo pensiero:


Forse era ver ma pure non credibile A chi del senno suo fosse signore.
:

* **

Qualunque cosa
certo che
siffatti

si

nascondesse sotto quei rapporti,

adoratori

chiamiamoli

cos

cotiers,

stituivano un ostacolo molestissimo con

la loro

assidua

vigilanza sempre pronti a contrecarrer un pauvre

qui

vondratt fair e fortime.


il

de Brosses aveva dovuto costatarlo a sue spese,


di allocarsi,

quando aveva procurato

anche

lui, in

una

di queste combinazioni ultramatrimoniali.

Aveva

infatti tentato

il

suo intervento in un trino-

mio che faceva capo

alla

signora Ricci

una signora

Ma molto carina e graziosa, ma piccola, piccola. dov rimanersene come il sorcio attorno al barattolo un barattolo fine e grazioso, ma che altri teneva ben chiuso e custodito. Mi debbo rassegnare egli dice
:

continuamente tra i piedi e proprio tra lei e me, don Paolo Borghese, che le sta appiccicato cos che non si potrebbe passare un filo tra loro due Troppo poco posto per quel che avrebbe voa vedermi
,
,
!

luto questo signor forestiero.

Le cose andavano, dunque


anzi assai, malaccio per lui
:

in

proposito un poco,

doveva risultargliene pi

212

ROMA
il

Al.

TRAMONTO DEL SETTECENTO


le

vivo
(li

rimpianto per

compiacenti
etc.
etc.

gioiose prazit^

Camilla Zulietta, Agatina


dei Medici,
il

e pi

ancora di
bastato

quell'Ancilla, che aveva tanto ammirata, vestita da...

Venere
vedere
la

N
e

a consolarlo

sar

il

suo amico
la

compagno

di viaggio,

Lucurne,

alle stesse strette nei

suoi tentativi di approccio con

Bentivoglio

piena di brio.

Bolognese donna amabile e C* anche H marchese Bevilacqua,


<
il

suo cugino

che

attraversa

ogni via

al

mio povero

amico

>

Pi furbo era stato Legouz


di viaggio. Egli
si

l'altro

suo

compagno

era scelta Vergine Patrizi

Vergine
quanto
si-

con

la

maiuscola, perch

nome

proprio,

p>er

appropriato sino a un certo punto, poich questa

gnora aveva gi superate le prove delle sue seconde nozze con il conte Montorio. Ma era bruttina tanto che la piazza era libera. Eccone il ritratto, forse un p enjoliv perch trac-

ciato dallo stesso

Legouz

in lode o giustificazione della

sua scelta

<

Non

bella

e butterata

nel viso.

Ma

molto bruna, e magra non mi dispiace perch


;

giovane, gaia e di carattere dolce.


ciata e gli occhietti neri..,

Ha

la figura slan-

**

a proposito di questa furberia per cui

era riuscito a trovare un

posticino

compagni andavano braccando ecco un aneddoto, che non solo curioso, ma colorisce costumi assai disinvolti di quei tempi. E un esempio tipico della
i

mentre

Legouz
i

suoi

CICrSBKI

AHATINI

K TC. E TC.

213

verit

cii

ci che

ahbiam

(ietto a

proposito dei mariti

e francesi e romani

di allora,

bene inteso!

Lo

riferiamo, riassumendolo, dal

letto.

De

Brosses.

Dopo pochi

},(iorni

d.d nostro arrivo a

Roma,
in
lei
;

siamo andati
principessa

a passar la serata a conversazione dalla

liorg-hese (donna Agnese),


in

che
ci

stava

Eravamo

otto o dieci, riuniti intorno a


la
le

un discorso e l'altro dato con cortese premura


e tra
sii^nore romane...

principessa

ha doman-

nostre impressioni sulle

Legouz, che

quell'ambiente,
Patrizi,

si

conosceva bene messo subito a parlare di Vergine


si,

non

dicendola bruttina,

magra

vaiolata,

graziosa

Ha due occhietti che mi arrivano al cuore. Mi piace e... e' est ma maitresse. Ancora non conosco sig. di Montorio ma mi propongo, non ^u marito

il
;

ma

appena potr incontrarmi con lui, di fargli tante riverenze e salamelecchi da obbligarlo ad invitarmi a pranzo almeno un paio di volte la settimana . Immaginate come dovevamo morderci le labbra per non scoppiare in una risata sapendo che il signor

di

jMontorio ora proprio


il

li

presente, seduto tra

il

letto
!

muro, e sentiva benissimo questo discorso Mi aspettavo una scenata violenta, spiacevole. Invece, quando il Legouz ebbe finito, il signor di Montorio si volto a lui, e con tutta calma gli ha det Che volete farci, signore mio? to presso a poco cosi
ed
:

Lo

so anche io che mia moglie bruttina


difficile

e per questo

credevo

che qualcun altro se ne innamorasse. Sono ben contento di dovermi ricredere, e lusingato

che un gentiluomo
voi, sia

buon gusto come venuto da tanto lontano, nientemeno da Padi

spirito e di

214
rigi,

ROMA

Al.

TRAMONTO DEL SETTKCENTO

per giudicarla piacente e preferibile a tante altiv

pi belle. Perch vi persuadiate

che

io

sono
vi

meno
prego
casa

scontroso e scortese di quel che supponevate, di farmi V onore di venire domani a pranzo

in

mia

... .
vi

K Legouz

and

non per una volta

sola,

i)

***

Tout

est

hien qui

fi flit

bitn

avr

pensato

quel

si-

gnore Legouz, lieto e forse un po' sorpreso, anche e fortului, di una soluzione cos semplice, pacifica
nata.

Ai

nostri giorni chi sa


si

mai che cosa un


in

marit<j in
di dire

quelle condizioni

sarebbe sentito

obbligo

i)

questo un aneddoto che sembrerebbe

inventato a
;

posta

per dimostrazione <li quanto abbiamo gi detto e ci fa ripensare In mezzo ai suoi giudizi e<l ad un'osservazione del d'Azeglio. severi verso (luell* arieccessivamente al suo biasimo, che ci paiono

stocrazia femminile e quella societ, questa corrisponde o


vicina indubbiamente al vero

si

av-

signor di Montorio.

in

contegno del educato fapo' meno marito un un Se


spiega
forse
il

ceva quello che


naturalissimo
;

il

senso ordinario
si

di

ogni paese del

mondo

trova

se

liberava in un

modo
socio,

nell'altro di quel tale


gli

che

gli si

presentava

casa

come
gli

o se soltanto non
moglie, era
di

faceva quell'accoglienza che

era fatta dalla


in tutta la

uno
Il

scoppio generale d'indignazione


mestiere di marito nella

chiesa

Gnido.

Roma

d'allora

non era

lutto di rose

IV Azeglio, / miei ricordi, cap. 23.

Giusta quest'osservazi<jne.
Roma
ci

che ha solo
allora era

il

difetto di circoscrivere e limitare a

comune

e diffuso nei costumi sociali

forse

che anche

quello di riferire e limitare esclusivamente a quei tempi


tazione che... non tutto di rose
il

la costa-

mestiere di marito

CICISHKI

AI5A1INI

KIC.

KK.

215

non per se, per ^li occhi della {^ente A quei tempi n<j. Abljiam gi detto che a quei tempi il colmo della ijfoffaiifj^ine da parte di un marito, specialmente se del
tli

tare

se

v^ran

m<jndo, sarebbe stato

il

dimostrarsi

eccessiva-

mente geloso della propria niog"lie. Era questa una consuetudine che s' imponeva con
la

tir.mnia della nKjda

ma non

ui'invenzione del tutto

capricciosa e una manifestazione puramente snobistica

di quella societ decadente. Questa,


Ijiente

s,

costituiva

ame

proprio a

siffatta

aberrazione; per a determi-

narla e ad aggravarla concorrevano

alcune cause

cause caratteristiche ed influenti.

Occorre
in

inlalti

ricordare che molto erano rari


si

casi

ed amorosa elezione reciproca dei giovani. Li comi>inavano,


cui
i

matrimoni

concludessero per

lijera

per

solito,

esclusivamente, a loro

talento,

genitori.

conoscevano affatto prima che il matrimonio fosse stabilito. Spesso non si erano visti pi di due volte prima della cerimonia nuziale. Per lo pi la sposa era rimasta sino a quel momento chiusa in un convento. L'affezione avrebbe potuto e dovuto sorger poi, per consuetudine d'intima comunanza di vita. Ma avrebbe anche potuto ? Avrebbe dovuto.
Gioite volte gli sposi
si

non

Non

era,

per certo, a ci propizio quel complicato

e pur tanto assiduo intervento

neralmente ammesso e estraneo tentatore o, per


distrazione,

ufficialmente e gericonosciuto un elemento


di
lo

meno, costituente

una

una diversione

all'

affettuosa intimit dei

rapporti coniugali.

Una

specie di interposizione, anzi


2l6

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


i

d'^interterenza tra

due elementi, del binomio patri cavalier serventi questi

moniale.

dicevano cicisbei o elementi in soprannumero.


Si

venisse siffatta
il

quanto ad etichetta abbiam gi detto


la

Ma

essi

con-

non

caso di ripetere.

o almeno Quei signori avrebbero dovuto in buon


il

pane, dirsi

maggior parte di essi italiano, far chiamar pane amanti. Tali erano veramente. E non
avrebbe

questa qualifica brutta ed infamante per essi.

Men
ai
i

bella quella che

mariti e pur quella


mariti
si

alle

dovuto derivarne mogli. Ma sappiamo che

sgravavano

di essa, e si riabilitavano, assu-

mendo

quell'ufficio in altre combinazioni.

le

signore

non badavano pi a scrupoli di tal genere. Questo insieme di cose, in quell'ambiente, doveva inevitabilmente intorbidare alquanto le non limpide acque in cui, traile traine, navigavano quelle coppie matrimoniali. E le cose andavano un po' maluccio;
anzi maluccio assai.

Forse molti dei


neir affermare che

diaristi
le

di

quei tempi esagerarono


di

signore

Roma
d'

erano, allora,

pi che disinvolte in fatto di galanteria e che in pubblico

avevano
.

1'

aria

piuttosto

indecenza che

di

disinvoltura
^la,

molto doveva esservi


lo

di

vero.

Anche
in

Sharp
:

Pochissime avrebbero ragione di rimproverare alle altre il loro cattivo contegno. Se pur c' taluna che stia senza un cicisbeo o viva innocentemente con lui dovrebbe attenderne il premio dai
proposito

al

solito suo,

brontolando

dice

CICISBEI

ABATINI

ETC. ETC.

217

Cielo o dalla stessa sua virt, poich nessuno preste-

rebbe lede
sibile.

alla

sua continenza

la

riterrebbe pos-

Baster che io vi dica che se soggiunge invitate cinque signore a pranzo dovrete necessariamente pensare a preparare dieci posti a tavola. Ciascuna di esse avr con se il suo cicisbeo. soggiungiamo noi. Dieci posti soli ?
:

mariti

***

Brosses deve malinconicamente scrivere da Roma: alla sua buon'amica Madame de Courtois
il

Ed

De

Questi signori romani sono assai attaccati

al

bel

vedono sempre ininsieme o con si poco tervenire insieme alle riunioni intervallo che quando si vede entrare qualcuno si pu scommettere che 1' altro o l' altra della coppia
sesso.

Queste coppie

di

piccioni
;

si

a pochi passi.

giovane e brillante scrittore deve rassegnarsi accampiedi quelle guardie a vedersi sempre tra
il
i
,

Ed

pate e vigilanti

contrecarrer

suoi tentativi di apin lui

proccio con quelle belle

dame

che ebbero
!

un

ammiratore, tanto
tunato.

cortese e simpatico

quanto

stor-

Veramente, con
Sul
fiorito

esse, sfortunato

sentiero che lo avrebbe

avvicinato alla

bella e galante principessa

Borghese e' era l' indiavocavalier lato e tutto pepe ambasciatore di Venezia Foscarini e non lui solo. Su quello che adduceva
,

2lS
alla

ROMA
jolie et

Al

IKANJONTO DEL SETTECENTO

mignonne aii possibU sigriora Ricci si accampava assiduamente (tertullement) il Ijcl principe Paolo Borghese. E quando, sconfortato da questi ostacoli ed insuccessi, si decide a tentare la fortuna con

una sua connazionale residente glie di M. Digne, divoratrice


trice

a
di

Roma la
non

bella

mo-

cioccolata e giuoca-

appassionata

di tarocchi

egli
ma

rassegnarsi al dispendio di perdere

deve galantemente e
solo
,

non poco,

nel giuoco delle carte,

perdere anche...

nel giuoco che pi gli sarebbe piaciuto.

Anche questo

posto era gi occupato.

Diantre
!

ver vacante s

>

Il jaut se lever

tnatin ici pour les trou-

E
la

poi c'era, in

Romd, ad aggravare
il

la

deformazione

del cicisbeismo classico, slimolandone, per cos dire,


vitalit genetica,
,

concorso

di

un'altro elemento,
:

diffuso

invadente

se

non anche prevalente

le

in-

numeri schiere degli abati

quelle peggiori degli

abatjm.

Ed
dire,

erano esclusivamente accaparratori

consumatori
,

poich
di

per

cos

nella loro qualit di celibi

non avevano

essi,

alcuna met da conferire in quel


scambi.

complicato movimento

Tra
d'

essi molti moltissimi

erano

di

un'intraprendenza

arditissima, petulante. Temibili concorrenti nel

azione

dei

giovin signori

romani

campo
questi,

come appunto

suole avvenire nei casi di concorrenza

ne risultavano sospinti ad un accaparramento fattivo


e pi attivo. StTiiggle /or life
!

Koma

era, infatti, addirittura invasa


,

di pseudo-ecclesiastici

da questo tipo altrettanto strano, quanto dif-

ficilmente definibile

l'abate.

20

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


definibile

Difficilmente

perch

contrariamente ad

un noto proverbio, era 1' aljito che faceva V abate. E l'abito da abate poteva indossarlo a Roma chiunque volesse, indipendentemente da qualsiasi ufficio, ingerenza, od aspirazione ecclesiastica. Casanova, quando venne la prima volta a Roma e
vi utilizz
il

suo tempo

le

sue intraprendenti ener-

gie

indossava V abito
teatri,

d' abate.

Come vedemmo
il

par-

lando dei

adottava questo costume anche in Anlocandi ser-

cona
diere,
virgli

quando poco manc non accoppasse


perch si rifiutava, essendo un pranzo di grasso. Roma notava Stendhal
in

quaresima,
tutti

A
per lo

meno vogliono sembrar

di

sono abati o esserlo. E poich


,

non proibito a nessuno di portarne l'abito, lo porta chiunque voglia esser rispettato pi di quello che conanche se non sia nella sentirebbe la sua posizione
,

carriera delle dignit ecclesiastiche.

apparenze di una rispettabile condizione sociale ma veramente comodit e vantaggi notevoli presso a poco come sino a poco
le
, :

Esso conferiva non solo

fa

soleva fare la divisa militare nella Germania ultra-

militarizzata.

Era un mezzo
vantaggio

di

godere

privilegi di

una

posizione distinta, quasi pareggiata a quella del ceto


ecclesiastico, col
blighi,

di

perch
in

cos
il

dice e

non sopportarne gli obpur lamenta il Gorani

basta

indossare

costume ecclesiastico per essere

ammessi

ogni luogo.

Anche
di

a riconoscere
nei

come buona

quest' etichetta

ammettendo
aVjatonzoli.

ricevimenti

diplomatici

un' infinit

CICISHKI

AHATINI

M.

F.TC.

22

L'abate Gabr. Frane. Coycr


<luesto
(Lilla
iiisio
,

un

abate autentico,
idea di venir
il

che

ebbe ed attu

la

curiosa

F'rancia in Italia

(1763-64) attraverso

Monce-

con un proprio legnetto guidato da un cavallo proprio e cos visit le nostre principali citt segnan-

done
tra le

le

impressioni in un Diario

notava, anche

lui,

altre
il

cose osservate
dei

Roma

fosse

numero

non

ecclesiastici

quanto grande che ne vestivano

l'abito.
los

Curiaux, procureurs, avocat, juges et aussi


:

che per diverse ragioni e per diversissimi scopi lo adottavano 2); e per questa diversit riesce malagevole assoggettare ad

medecins et quantit d'trangers nomia e per farsi largo i). troppi! Per ci tanti erano, tanti

e ci per eco-

quelli

una formula precisa


decifrabile,

la

definizione di quest'essere in-

complesso, anfibio

carne n

pesce:

n ecclesiastico n borghese. Paolo Lacroix tent di riescirvi con una definizione assai semplice ed amara:

une

mauvaisc

hahitude

>.

Il

popolino

di

Roma
:

ne

una pi semplice e non meno amara capiatti ^ o anche magnapane .


diede

lec-

i)

Cover Gabr. Frano,

l'abb (1707-1782).

Voyage en

Italie

et

Hollande. Paris, 1775 Duchesne.


2)

sini)

Urbano Vili (Barberini) e dopo di lui Benedetto XIII (Orultimo papa romano emanarono severi divieti ai secolari
,

da abaie, sotto pena della multa di 25 scudi d'oro, del carcere e di < altre pene ad arbitrio . Ma queste disposizioni non ebbero altro effetto se non quello di una breve sosta nell'abuso di cotesta comoda costumanza.
di vestire

ROMA AL

IR AMONTO DTI. SET IKCENTO

* * *

pu esser vera questa romanesca ha, per


Ma,
se
le

e giusta quella del Lacroix,


lo

meno,

il

ditetto di tutte

definizioni troppo sintetiche e troppo semplici.

Bisogna distinguere. Bisogna distinguere: perch questa moltitudine di abati non pu classificarsi come un semplice gruppo, ma veramente come un ordine, che comprendeva parecchie specie, variet ed individui tra loro sostanzialmente diversi, anche come abati. Tra essi v' eran quelli che adottavano quest' abito come prima affermazione e primo passo nella carriera indottivi o da veri abati di chiesa del sacerdozio

vocazione o da necessit: e a questi quel brutto

nome

non

si

conviene.

tanto

meno
,

si
i

conviene a quella schiera di dotti


quali, timorosi d' irretirsi nei voti

e studiosi abati solenni,


l'abito
si

fermavano a tempo e, conservando soltanto come una guarentigia, gli arrecavano per lu-

stro col frutto degli studi, lasciando di s ricordo onorevole, se

non pure anche


Tali, per es.,

glorioso,
il

come uomini
,

geniali

di lettere.
beli'

Cancellieri, detto
il

abate

il

Berardi

Metastasio

il

anche Bengi

il
il

Monti

tacendo,

per non escir da


(raliani,
il

Roma,

del Parini e

dell'allora

famoso abate
colta,

quale, oltre ad esser

persona assai
rigi

riusciva a farsi

apprezzare a Pa-

tutti

da Voltaire, Rousseau, dagli enciclopedisti e da savants di Francia e fu per certo, uno dei pi
i

([(ISIMI

M!\II\'I

ITI-,

KI'C.

223
di

spiritosi causeurs

ed inesauribili raccontatori

novelle

e barzellette

i).

conviene a quei costume o per conformarsi ad una consuetudine tramutatasi quasi in un dovere inerente all'ufficio loro (i notari, per es.. bu(jna
si

E nemmeno,
i

quel brutto nome,

t.mti,

quali adottavano quel

parte degli impiegati


i

civili, gli
i

avvocati,

cancellieri,

curiali, gli

uditori di Rota,

maestri

tutti

o quasi

tutti

vestivano da abate) o per giovarsi


seria e decorosa

di

esso

co"

giova alla fortuna un negozio anche modesto e per tener un p pi alto il tono esteriore di una modestissima vita. E questi pens ivano pi che ad altro ai casi loro e alle loro fadi

me una mostra

niglie

Ma
abati

parole y comprisc. vi eran pure e in numero


la

fioritura

di erbe,

se

grandissimo come numerosi non cattive inutili


, ,

mondani

e gaudenti, facili a riconoscersi in

a mille ecclesiastici manierosi, melliflui,


a mostrarsi umili e servizievoli e

mezzo pronti sempre

pur assidui e buoni

compagni
i)

di

convito.
non aver mai ripetuto un anedcioto
faceva a gara per esser
fra

Egli potev^a vantarsi

eli

alla stessa

persona. Era perci ricercatissimo, anmiirato nelle pi


Parigi
;

cospicue

ca.se di
:

si

suoi

ascoltatori

e spesso intiere notti passavano mentre fluiva la sua

'nesaurihile vena.

Casanova

s'

incontr con

lui

e lo

conobbe

nel

1757 a
avait

Parigi
taleiit

un

ne loda lo spirito vivacissimo ed arguto. li superieur pour donner tout ce qu'il dbitait de
;

une te iute comique et parlant bien et toujours sans rire, donnant son fran^ais l'invincible accent napolitain, il tait cheri de toutes les societs, dont il faisait le charme >. C.\s.wov.A, Afmoires, tomo III, cap. XI. I^ non solo piacevole, mi
plus
srieu.x

pur era molto e seriamente erudito.

24

ROMA

AI.

TRAMONTO
,

1>KT

'-F

ITECENTO

Tra questi alcuni erano per mite carattere o per l'et non pi giovane, pi che abituati, rassegnati
alla vita o al mestiere di
striscione ,
,

intenti a rac-

cogliere

il

meglio possibile

bonomia, le bricciole di posto nelle mense e nelle sale dei ricchi. Qualche cosa tra la persona di fiducia e quella tout /aire, venivano utilizzati come persone di assoluta confidenza a raccogliere informazioni, preparar il disbrigo
di affari

sempre con sorridente ogni festa, e a procurarsi un


e

delicati

sollecitar

favori

combinar

molto frequenti erano le occasioni nelle quali dovevano sentire quanto sa di sale lo pane altrui i). Pi numerosi e assai pi antipatici eraii quei tanti
prestiti e propiziar

matrimoni.

Ma

abatini, paffutelli, sfarfallanti

qua

e l

dovunque
;

sfavil-

lassero luci di festa, rosei, lucidi ad azzimati, melliflui

anch' essi
cerca
,

ma

galanti ed

intraprendenti
,

sempre

in

oltre

che del pranzo

di altri

favori.

Ad

essi

l'invito a tavola era gradito

ed anche consueto a rap-

presentarvi un complemento decorativ'o.


diti
,

Ma

pi gragli

anche questi consueti, riuscivano per loro

i)

Molti

ricordano anche oggi

il

abituare e rassegnare l'abate rubicondo e


S.

complimento a cui erasi dovuto^ ben pasciuto un florido

Ermolao

di

casa LancellottL
,

Quando

il

principe, facendo gli


in

onori di casa a qualche ospite

mostravagli

galleria dei suoi


finita la

quadri facendosene
tazione dei quadri e

il

cicerone, non

mancava mai,

presen-

la

spiegazione del loro soggetto, di presentare


:

anche il pKjvero abate rubicondo e paffuto, con questa indicazione < E questo il porco che ingrassiamo in casa . E il povero abate riceveva in pieno... ventre il complimento e, rassegnato,

sorrideva.


CICISI'.KI
-

AlAIIM

IH. IH.

22^

invili
-iiliii

alle feste,
le

che avevano

in essi frequentatr>ri as-

come

dame

corte^^i^natori

assai zelanti.

***

Ed erano
l'abito nero,

lejj^ione,
il

questi abatini,

d.il

vestito attillato,

lungo giustacuore,

le

brache e
le

le

calze

nere, la mantelletta di seta svolazzante, la


la

zazzera o

parrucca ben composta ed incipriata


e

scarpette
d'

lucide coi tacchi rossi e decorate di

tbie

oro

dorate

il

piccolo cappello a tricorno, sempre pronto

ad accentuare con largo gesto di saluto una sapiente riverenza o a disporsi con mossa elegante tra il braccio e la vita. Ed il loro cavallo di battaglia erano appunto
i

minuetti. Nei quadri che

ci

han tramandato
,

il

ricordo

di quelle

scene e

di

quella vita

qualche

genere non manca mai. Se non vi cherebhe una nota, una macchietta caratteristica.
del
in

campione tosse, vi man-

Abilissimo nel mestiere dell'adulazione, si sdilinquiva salamelecchi con tutti, e attendeva a propiziarsi il

bel sesso, ostentando

dice argutamente
.

il

Moroni
le

verso

le

dame una devozione non meno


dei cicisbei
,

sdrucciolevole
belle a

di quella

che occhieggiavano

traverso

come

le

galline

Con

la

loro petulanza

invadevano ogni ricevimento


torse la presenza inevitabile

ed ogni conversazione.
di simili cortigiani in

quanti neri, e che,

come

habiius,

invadevano e
cui
i

imponevano, una delle ragioni per viaggiatori stranieri trovavano le conversazioni


s'

romane

assai

poco piacevoli.

15.

Bandim Roma

al tramonto del settecento.

2 20

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTKCENTO

IVa questi scontenti dobbiamo anche comprendere


il

d'Espinchal, che non pu fare a


:

meno

di brontolare,

tatto scontento

Peccato che queste riunioni siano


pi
belle.

sempre

into piene di g^alanti ecclesiastici, tutti oc-

cupatissimi nel far la corte alle signore


*
-

dimostrano in ci tanta disinvoltura e tanta intraprendente galanteria, che pi non potrebbe spiegame nemmeno un capitano dei dragoni Anche il Gorani si lamenta tanto tanto di questo
!

elemento assorbente della societ romina


grazie del
di
jel

non pu

trattenersi dall' inveire contro questi incettatori delle


sesso. Si
!

rimanere indietro
si

vede che anche a lui toccava E, non sapendo far di meglio per
il

vendicarsi,

sfoga a contar
la

numero

degli abati in

Roma, proiucendone
le

curiosa statistica, di cui ecco

Sopra una popolazione di 196 mila abitanti, quanti allora ne contava Roma, la Citt dei sette colli possedeva la beatitudine di 38 mila abati
conclusioni
:

(dico: trentottomila!), ai

da vivere.
grandi

Or

quali
si

comodamente
questa

offriva

bene,

faccian pure a questa cifra


delizia di

riduzioni; certo

che con

guarnigione

non pi da stupire se le dame sembrassero pochine in conversazione e che con una specie di molestissimo monopolio, gli abati le accaparassero per ballare il minuetto. Benedetto XI\', il buon Lambertini, non aveva esagerato affermando che^^ Roma

il

Paradiso degli abati,


dei papi *
i).

il

Purgatorio dei prelati,

il

Limbo

M'jK<jM, /

M'.frtiii:,

Cap. VII,

paj^^.t;.

S4

85.

ciciSBF.i

ahaum

Kir.

kk

227

Un

al>aliiM

ii'Ui

j).)ii\.i,

j)ii

(parila

tale sua lustra

ixlesiastica, esser* .i(l<jttato


titolare

come

cavalier servente

uno

di

quelli

previsti dai capitoli nuziali:

evidente.
(lualitica

Tuttavia certo che, anche senza questa


il

ufficiale,

sorriso della fortuna e delle


effettive.

dame

gliene consentivano le funzioni

E sappiam

pure

che

simili

Anzi

l'ufficio

posti n-.n rimanevano vacanti. ne era molto effettivamente esercitato


altrui...

con aperta invasione delle


ti^icazione e y;"elosia dei

competenze,
di
al

.1

mor

cavalieri bor>chesi.
dall' esistenza
siff"atta

Ed
>nio,

ecco

come

e perch

oncorrenza, tanto caratteristica, derivava

cicisbei-

una rag"ione di pi per quella tale deformazione che abbiamo denunciata. Infatti per una specie di mimetismo o per concorrenza, ^f non per emulazione perbacco esser da meno dcgh abati giovani romani non consentivano; n avevano in ci tutti torti esso doveva sentirsi in,

che dovremo dir laico

dotto ad assumere in

Roma

aspetti e sostanza diversi


e

da

quelli dell'anodino e

vaporoso tipo del vero

per-

tetto
Il

cavalier servente.

nome

o l'etichetta

rimaneva

ma

copriva
pi di

una
so-

merce certo abbastanza diversa


tanza.

e...

assai

**

Il

gran mondo laico dunque non perdeva tempo in


!

proposito

Ma
veri

neppur

lo

perch

gli

perdevano gli ecclesiastici veri e non uni, non meno che gli altri, si dime-

28

ROMA

A!.

IRAMONTO

DKI.

SKTTKCKNTO
corno
oj^^vi'i

stravano assai
(lire,

intrapnMidtMti

r,

^i

^i-^<^l

fattivi.
!

Kh
il

si,

veranu'iUo

j^li

uni e

i^ii

altri.
<la

Bastercbl)e ad accertarcene

pur lasciando

parte

Cardinale

De

Hernis con

la

sua Santacroce, e senza

insistere sui

rapporti fra Clemente XII (Corsini) e la

sua buona amica Sobieski, svoltisi cosi apertamente


che questa, come riterisce l.ady Montagu, scarrozzava

abitualmente nelle vetture

di

cerimonia del pontefice;


il

basterebl)e ad accertarcene

ricordo pervenuto sino


cardi-

a noi delle assiduit assai grandi e palesi del

nale (rian Francesco Albani per


Altieri,

Donna
;

J.ivia

Borghese

madre

di

don Paluzzo
Fornari
del

del cardinal Consalvi


;

per

Donna Costanza
la

Falconieri Braschi
;

del cardinal

Carandini per

Alessandro Albani per la bella contessa Checca Cherutni, nata (rherardi, e poi, se non contemporaneamente anche per la (-ozzadini, nata (rrimani di monsignor Fabrizio Ruffo, tesoriere generale, per la marchesa Girolama Lepri, di monsignor I^erretta per un'altra Fepri, \'itcardinale
;

toria nata Cherufini, e pi ancora delle

premure

del

cardinal Cornaro, che fu pure governatore di

Roma,

con

la bella

Anna
il

Cicciaporcij jdi grande famigHa ora


tali

estinta, e
alla bella

che risultavano

e
di

tante

da

procurare
e

dama
un

soprannome

trambi...

figlio

Antonio..!

Abate

Anna

ad en-

tronchiamo subito 1' appello, appena incominciato... Che filza ce ne sarebbe ancora in questi miei appunti Molte di queste signore avremo occasione
!

Ma

di

rivederle, e ne riparleremo.

CICISHKI

AMAilM

Kll. K

2 2(;

Mii,
-^iLMlU'

piT carit, non

l'Siigeriaiiio,

(l.iiulu

a qucst' in-

un'importanza troppe; ^rave e scandalizzando(cnc teramonte. Sarebbe un vero eccesso di pruderie,


cbr
rivtl(>rt"l)l)t'

un' assohita

iiicomprensioiir

di

({uei

tempi.
lianno

poi,

si

sa: tutto ci, tutte queste... storie


la

non

cambiato
il

storia

del

mondo,
celesti

nr

alterat<j
la

menomamente
terra
<v

ritmo delle ])iroettc con cui


e
intcjrno al sole...!

nostra
il

danza

in

ruota ne^ii spazi

fa

su(j

giro-g"iro-tondo

Rappresenta un aspetto, una fase fenomenica della vita sociale di quei temj)i un fenomeno di cui Casanova ci ha lasciato un quadro tanto significativo e caratteristico a proposito dei rapporti, e pi ancora del modo caratteristico con cui tpiesti, apertamente e

senza scrupoli,

si

manifestavano, tra
e la bella

il

cardinale S. L.
la

suo primo protettore,


il

marchesa, per
alle
:

quale
i),

galante avventuriero, allora


i

prime armi

ri-

corda

due versi dell'Ariosto

Le angeliche bellezze note ai cielo Non si ponno celar sotto alcun velo.

Quanto su questo proposito dice lo Stendhal abbiamo gi riferito e ci che pur dicono tanti altri,
;

a cont'erma, sarebbe qui troppo lungo ricordare.

Ne sarebbe

cosa

nuova

lo

ripetiamo

non

conviene scandalizzarsene troppo. L'indole e i costumi di quei tempi spiegano, giustificano simile cose di

i)

Casanova veniva
la

allora (1743) per la

prima volta a Roma:


paoli
in

V vi era arrivato vestito

da

aliate,

con

soli sette

ta^ca,

ma con

mente genialmente fervida

di

risorse.

23

ROMA

AI.

TROMONTO

DKL SETTKGENTO

allora. Essi

alternavano e
ilelle

quasi

ingentilivano, con

l'ondegg^iar

trine e dei merletti,


!

anche

lo

mer-

lature della morale

Ci limitiamo a riferir ci che troviamo annotato dal

nostro diarista

il

quale per

vero

anche

lui

al-

quanto severo in proposito. Si dice che in Roma non vi siano che sette mila ma dubito assa' che questo numero sia ecclesiastici molto inferiore al vero, poich di ecclesiastici qui se in tutti luone trova sempre qualcuno fra piedi i^hi e di tutte le specie. Xon vi casa in cui non si
;

trovi
*

piantato o un frate o un abate.

vero che l'abito da abate adottato quasi ge-

neralmente dalla borghesia


mogliati

poich
se
si

anche

dagli uomini

amal

tutti

coloro che stanno intorno


prelati

papa

ai

cardinali e ai

portano

il

collarino e

la mantelletta.

deve giudicare dalla condotta anche degli ecclesiastici veri, ci si persuade che allo spopolamento di Roma deve ricercarsi un'altra causa che non quella del celibato ecclesiastico. Sono poche le donne che non abbiano un abate e cardinali e monsignori ne mantengono senza tanti scrupoli . E di fatti Roma non vogliam dire se proprio non ha corso pericolo di divenire deper questo
Peraltro,
:

serta

**
Cos questi ricordi sugli ecclesiastici o
siastici
i

semieccle-

romani ci hanno condotto a riferire quel che t<>viamo pure annotato dal nostro diarista sulle donnine

:ie_yivevano di

indubbiamente proprie,

ma

non veramente patr Il nesso, che in tal modo si afferma come transizione Ira questi due argomenti che dovrebliero essere molto diversi e sopra tutto disgiunti -^-mbrer un po' strano ma non deriva da noi o da in.ii^ia no<;ii w-nir; stra. K proprio designato da eh' vU>.

..

a gli uni e

fra...

le

altre.

Sentiamo dunque quello che su quest' argomento


icconta
il

d'Espinchal.
in

Ecco: egli afferma essere


to
il

proposito notevole quan-

linore di qneHo numero delle giovani panden delle donne maritate che pur provvedono in modo analogo alla stessa non gratuita funzione. E questo si

capisce
tale

la polizia di

quel

governo seguiva indirizzo


si

da contrariar ci che ora

direbbe

la specializ-

zazione di simile professione. Infatti ancor vigevano


a quei tempi, riconfermate nella loro sostanza dai bandi

del
le

1747 e 17.54 fatti ristampare da Benedetto XI\'. che in antiche disposizioni sul buon costume
,

proposito erano o almeno


-issime.

dovevano sembrar

rigor>

Certo erano

tali

da

t'ar
'

lesto Tp.estiere_ qv.^^

risultare un ben irisie e m- " nnine che vi si dedica!

vi^Qo! Infatti era

,.

,...., di girar di giorno o di


citt o fuori di citt

notte in carrozza

in
,

per

il

cir-

cuito di due miglia


ratti di

sotto

corda per

gli

pena della frusta e di tre uomini che le accompagnassero,


il

del sequestro del cocchio e dei cavalli per

vetturino
tutti.

e della perdita

delle gioie
di

vesti e

danaro per
,

Era ad esse proibito

andare negli alberghi

nelle

232

ROMA

AI.

IkAMONkO
vill.i

1>K1.

SEITKCF.NTO

osterie, a teatro, a
i

liurg^hese e

lungo

il

Tevere

barcaroli che

le

avessero accolte sottostavano ad una

]eia

simile a quella dei vetturini.


il

Non dovevano
manto
.

por-

tare i^uardinfafite sotto

sacco

*i:*

Erano dette in ch dipendevano


dinal Vicario
e
di

.iifergo

utEciale

donne curiali

per-

dalla Curia o dal Trlt)unae del car-

al

quale competeva

di rilasciar licenze
:

vigilarle, e

specie di

pur imporre una tassa speciale tassa che ora, modernamente, dovrebbe
,

una
dirsi

\dVsercizio

ma

che pu vantare,
la

sia

pure indiretimpe-

tamente, una tradizione antica. Quasi una contropartita di

ci che

presupponeva
visto,
i

tassa

cara

all'

rator Vespasiano.

E,

come abbiam
,

polo e pel Corso

passando per Piazza del Poprovventi che se ne ottenevano

venivano usufruiti per sistemazioni edilizie i). E dopo morte T ingratitudine umana negava ad esse la sepoltura in luogo consacrato. Relegava le loro salme in un luogo d'infamia un triste cimitero presso
,
,
:

i)

Ricordammo
1

gi

che cosi

si

provvide

ai

mig^lioramenti di

via di Kipetta e pure del Corso.

da Pio
Cos

\'

cinn inipensis

Anche ex turpi quaeslu

Borj^o Pio fu sistemato


acqnisitis et acquirendis.

la loIl;j di fjucl

di aver sicura re<le

papa che con (.\\\*i\y acquirendis dimostrava anche nell'avvenire.

CICISHKI

AMAIIM

Kit:.

KU:.

23;
tra la Pcjrla
i).

L^Iuro
(\iA

torto
>

cior

in

un

l>rcvc

spiiziu

Popol*

e l'antico ingresso di Villa

Horghese

lutto ci, Ijene inteso,

per quelle disgraziate che

avevano assunto una posizione... non ecjuivoca. Ma ni>n dovevano esser rari anche degli accomodamenti molte torse ne scampavano. M.i se pure c'era in pr(jposito una qualche larghezza non mica molto spazioso quel tratto di maiiche questa larghezza non pot presso il Muro Torto giunger mai, ne mai giunse in questi ultimi secoli, alveramente eccessiva adottata, sia pure in l' ampiezza via d'eccezione, durante il Rinascimento. Proprio un
:

grand
Si

decollet della

morale

in

proposito.

afferma che

la

deliziosissima e deliziatrice Fiam-

metta venisse tumulata sontuosamente nella chiesa di S. Agostino. Fece bella fine, et ho visto in Santo nei attesta 1' Aretino Agostino la sua cappella

suoi Dialoghi.

Ma

pi notevole
la

il

caso della famosa cortigiana

imperia,

bellissima Aspasia
,

romana
in
*

del sec. X\'l.

che dopo aver allietato

sia

pur

splendido
il

mammifero
i

di lusso

tanti

modo magnifico
suoi

con-

temporanei ed
fastoso

pi

illustri tra essi, e

pi specialmente
il

Agostino Chigi

Angelo

del Bufalo e

car-

Questo luogo deriva tale denominazione ria un tratto di muro (opus reticnlatum) che serviva <li sostru7one ai giardini di Nerone o della Casa Domizia che era al Pincio. Vi si seppellir griustiziati impenitenti fono quasi sino al '60 le meretrici ed tra questi vanno ricordati Targhini e Montanari.
i)
,

234

ROMA

Al.

IKAMOMO DKL SKTTKCENTO


il

dinaie Sadolelo e riiii^hir.iini ed


dello etc. etc.

C'olocci oil
il

il

UanII,

molti

etcetora morta

is

agosto
ed

1512, tu, previa apostolica benedizione sepolta con mt)lti onori nella chiesa di S.
Celio in un

di (riulio
Ci
^

^icchis^imo

monumento

deg^no di una

regina

.
si

chiamava Lucrezia. Ma proprio quel nome di Lucrezia, che diamine, non andava; e preImperia efri assumere quel bel nome di battaglia classico ed anche appropriato bene, perch essa con il suo fascino e la bellezza sua tu una vera dominadei pi notevoli uomini del trice e consolatrice suo tempo. \'ero che Fausto Evangelista Capodit'erro satireggiando lo mut in Emporium : ma deve averlo

Veramente

tatto per rabbia o di gelosia o di aspirazioni


,

deluse.

La verit si che essa, colta e gentile quantunque notoriamente qualificata come cortigiana , anzi n^j r quasi onorata da cardibile meretrice fu adorata nali, da principi, da vescovi, da ambasciatori, da banchieri, da artisti, da scenziati e da preti. Adorata ed
,

onorata.
la

nel ricco

sua salma

se

monumento

in cui

venne raccolta
si

pure a dubitarsi che

fosse scolil

pita,
di

come
un

si

insistentemente affermato,

ricordo
di certo

quella sua qualifica cortesana


epitaffio,

venne
ai

inciso

che

vi

rimase sino

primi del se-

i)

Questo ne
il

il

lesto

Imperia

Cognati era

cop^nonie della

cortisana (o cognata madre sua) qiiac digna tanto


:

nomine rarae inter homines formae spccimcndcditvixit annos XXXI dies XII obiit MDXII die XV augu-

<n

lv);i

\|: \

|\I

IT.

235

colo

W'III,

che

esaltava
cjueslo
,

il

ricordo della eccezioin

nale bellezza

i).

ripeliamo

una chiesa:
S. (fregorio

quella venerabilissima e veneratissima di


al

Celio.

Convicn

peraltr(j ricordare
in

Rinascimento,

che ci avveniva in pieno quel radicjso periodo di paganeggiante


.

amore per ogni

bellezza.

sti.

Cosi

hi

ha precisato e

riferito

D.
e<l
il

Ciiioli.

Il

(jiiale

osserva

(inalilo sia

notevole sopra una tomba


alla bellezza,

in

una chiesa l'omaggio

cosi portato

poich

monument(j era eretto ad

unicamente perch beila, nonostante che inier houines formae specimen fosse una dedid ; apparve tra gli uomini campione di rara l)ellezza. Questa Imperia la stessa cos simpaticamente ricordata
Imperia

perch

bella,

cortigiana. Rarae

dal Hanciello in una delle sue novelle

<

Chi fosse l'Imperia,


sia

corti-

giana di Roma, e quanto

ai

suoi giorni

stata

bella

senza

fme da grandissimi uomini e ricchi amata credo che la maggior parte di noi, o per udito o per vista abbiamo conosciuto... Era la casa (di lei) apparata e in modo del tutto provvista, che qualunque straniero in quella entrava, veduto l'apparato ed t)r<line dei servidori credeva che ivi una principessa abitasse. Kra
tra le altre

cose una posamente adornati,

sala

eh' altro

ad ima camera ed un camerino s pomnon v' era che velluti e broccati e

per terra finissimi tappeti.

di

(juesto ornatissimo

chiude con questo aneddoto curioso: In camerino condusse... 1' ambasciatore del re Spagna. Egli veduta la donna che era bellissima, di lei e delle

la

novella

si

sue

pompe

e dell'apparato forte

si

meravigli.' Stette seco l'amdi sputare,


:

basciatore

buona pezza, e avendo voglia

si

volt ad

un

servitore, e gli sput nel viso,


(|ui

dicendo

non

ti

dispiaccia, pe-

ciocch

non pi brutta cosa del tuo viso >. e chiudiamo F^ poi che ci siamo, seguitiamo con due notizie strane

(juesta

noia

27,6

KeMA AL

TRAMONTO DKL SKTTKCENTO


soprag^gi ungeva
treni
;

Ma, come noto, Trento a stringere


i

il

Concilio
il

di

e pi

li

strinse

governo

pontificio, specialmente in siffatta faccende,

emanando

Quel suo mausoleo dc^uo di una rej;ina sembra sia esistilo con la sua iscrizione e in (luella chiesa sino ai primi del 700 e ne sia stato rimosso nel 1775 {|uando (juesta fu in j;ran parte rinnovata. Venne allora disfatto ma da ritenere che poi con principali elementi suoi ne venisse ricostruito un altro consimile. Per un tal nuflis. Lelio Guidiccioni canonico E sapete per chi ? di S. Maria. Cosi nelT urna ove si raccolsero in onore ed in riposo estremo le l)elle membra della bellissima Imperia si andato a cacciare un sacerdote. Che non si svegli e non lo sappia no... o sogna troppo o ne scappa via L'altra notizia, poi/)- la boiiue banche, (juesta Imperia aveva avuto una figlia che and maritata a Siena. Hellisslma anch'essa, se ne invagh quel triste umo del card. Raffaello Fetrucci, governatore di Siena. Visti vani suoi tentativi di averla con le
; i

buone

egli fece

imprigionare

il

marito e invit
:

lei

a recarsi in papo' di

lazzo per prenderne nuove. Essa capi

chiese un
si

tempo
;

per prepararsi, e
fu

si

avvelen. Vero che

riusc a salvarla

ma
del

un bel caso, veramente. E


lo

Gerolamo Negri, segretario


d' esser

cardinal Cornaro,

giustamente

dandone notizia a Marcantonio commentava Tanto pi degno


:

Micheli, cosi
cele-

quanto che questa donna fu figlia d'una pubblica e famosa meretrice che fu Imperia, cortigiana nobile di Roma . Gi una specie di Lucrezia romana. Ma cjuesla d' Inperia come abbiamo fletto, si salv anche e senza che la soccorresse il consiglio, che per quella di Colatino risult troppo tardivo... dello Sgricci. Pur anunirando tanta virt, se ripensiamo che Lucrezia era stato appunto il vero nome di
brato et quasi preposto
al

fatto di Lucrezia,

battesimo
rabile

di

Imperia

si

indotti a supporre in (juesto

fatto

mi-

una specie

di puntigliosa rivincita di (juest(j notue.

Dispreza
cac-

zato e rifiutato dalla


ciare

madre

si

era andato ostinatamente


nella figlia.

di

nome

e di fatto

ClCISr.l.I

AI'.AIIN!

KTC. KTC.

237

severe disposizioni,

come
si

quelle che

abbiam

ricordate.
si

{jucl

che

pe.i"g'i(),

nel '700

questo regime

a])-

plicava, o per lo

meno
tali
*

minacciava, non solo a quelle


ufficiale,

che avevano una posizione...


.che

ma

pure a quelle
difjamazioney
{?.')

apparissero

anche per

sef/iplicr

quantunque non
del nwrelricio ^

si provasse
i).

a loro carico la vera scienza

Vero

che questa severit era di


;

fatto

pi

appaal-

rente che reale

ma

in

sostanza

la

norma imperante

era questa: si non caste salteni caute

siano
.
.

salv'e

meno
(li
il

le

apparenze,
di

Donde

l'allevamento; l'incremento
:

donna a doppio, anzi a multipli effetti prototipo della donna cauta, ma equivoca!
questo tipo
.

In proposito cos annota

il

d'Espinchal

Fra esse molte sono veramente bellissime grandi e di torme assolutameote statuarie sono infinitamente
:

compiacenti,

ma

altrettanto

poco rassicuranti.

le

ferite
<-

d'amore sono qui pericolose, gravi e talvolta


pericolo
limita
solo ad
suoi

inguaribili.

il

si

una sola

classe

della

societ e agli infimi

strati

tutt' altro.

Esso

risale molti gradini della scala sociale

ed esiste

tanto l su, in alto,

come

fra le

giovani che per uno

scudo posano da modelle all'Accademia . Triste spada di Damocle, questa anche se esage,

rata nelle sue proporzioni

impenitente

che

per

il

nostro

gentiluomo
fu salvo.

quanto sembra, ne

Ma,

i)

Bando generale

di Roui e suo distretto e borgo, 1747

Stamperia della R. C. A e Bandi generali da osservursi di comnissione di X. S. Benedetto papa XI\\ Roma id. 1754.

Roma,

23^

ROMA
noto,

AI.

IkAMONTO DEL SKITECKNTO


tu cos
lo

come
al

non

per l'insaziabile Casanova


recidive ed

anche il brutto tiro giuocatogli dall' infame boiteuse dt^ SoUuse risparmiarono le disastrose conseguenze che toccarono di cui, con arguzia tanto invece a quel tale inglese vivace il De Brosses ha narrato le tristi vicende,
quale peraltro

numerose

che se fossero capitate a quei

tali

signori abatini

Ma

passiamo appresso.

CAPITOLO
Quos Deus
l'KRCIlk

VII.

coniunxit....

NON LASCIARLO VIVACCHIARE IN PACE?! UN TANTINO DI OIRITTO CANONICO IL CASO GRIMALDI-GOZZADINI QUELLO DELLA BELLA LANFREDUCCI IL CAUSONE DELLA DUCHESSA
LA DORIA l'inizio del PROCESSO E LA SUA IMPOSTAZIONE RECOGNITIO CORPORIS DI LEI E QUELLA DI LUI LEI CANIL CASO DELLA DUCHESSA DE 'CARDIDA, LUI POTENS UN DENAS MADDALONI QUELLO DELLA MARI - SPINOSA SONETTO DEL MONTI.
: :

JCira,

dunque, assai tenue

^siliss imo

rissai

tenue, cedevole,
il

bene

inteso,

allora!

"vujicolo

co-

nuigale.

Proprio come diceva

ammogliati

s,

ma

duca di Lauzun maritati o tanto poco da non valor la pena


il
:

nemmeno

di

parlarne


240

ROMA
di
i

Al.

RAMON

rO DEL SKTTKCENTO

Poco pi poco come


Rebus

un' astrazione convenzionale. Presso a


qt4 w'

principi

empechent pas.

Non creava
doveva,
di

troppi impacci e tanto


sic stantihus
il

meno impedimenti.
vincobj matrimoniale

per siffatta
e,

sua elasticit, risultare poco angustioso;


la

almeno per
Nossignori.

sua innocuit, avrebbe meritato

esser lasciato vivacchiare in pace.


vSi

pu affermare che mai come


gli

allora

si

siano moltiplicati contro di esso

assalti

che

in-

tendevano e spesso riuscivano ad una soluzione pi radicale che non quella che offrivano il cicisbeismo l'annullamento et similia: una soluzione assai radicale

del matrimonio.
:!c r;<

-^

Sar opportuno premettere qualche chiarimento


proposito.
Il

in

matrimonio, considerato dalla

Chiesa come

un

sacramento, veniva allora, come pure


le

anche

adesso,

regolato dalla legislazione pontifcia esclusivamente con

norme

del diritto canonico.

intendimento dilungarci nelT esporre le norme regolatrici di materia siffatta. Ci limiteremo a dir solo quanto crediamo necessario perch meglio sia compreso quello che andremo a narrare. E per
nostro

Non

questo non occorre che facciamo troppe ricerche nelTarmadiuccio dei nostri ricordi universitari per ritrovarvi e presentare, un p spolverate alla meglio,
le

nozioni che in proposito sono elementari.


Inaster ricordar questo
:

che

fra

quattordici impe-

dimenti che

la scolastica definisce

come

dirimenti del

QUOS DEUS CONIUNXIT..,.


vincolo coniugale e che, taluni in
in

241

modo

assoluto, altri

modo

relativo,

importano

la

nullit o l'annullabilit

del vincolo

coniugale, compreso e riconosciuto

con una latitudine maggiore che non nel nostro codice


civile

quello

dell'impotenza,
coendu

e,

per dirlo in

latino,

dcW impotenti a
quella

E come

tale considera,

non solo

assoluta e totale, per

dir cos

erga

omnes, in

relazione di qualsiasi pi piacente figliuola di Eva,

ma

pur quella
sortita.

diremmo, un carattere personale nei rapporti della coppia male asrelativa, cio

avente, quasi

Questa relativit personale, che consente la richiesta non consumadello scioglimento del matrimonio to anche nei casi in cui l'elemento maschile del binomio coniugale, pur risultando un marito inattivo ed inadempiente, tuttavia capace di feconde vittorie

in altri
di

territori,

rende

possibile che la disposizione

legge venga

invocata a

provvedere, non
aspettative ed
di atassia

solo a
ai

delusioni assolute di legittime


nei quali, per cosi dire,

casi

una specie

non abbia
fioriti

consentito e non consenta alcun passo nei


tieri,

sen-

ma

anche

in quelli in cui l'inattivit

l'immo-

da qualche inciampo postovi da deprimenti ed insuperabili antipatie personali. Gi: anche nei casi nei quali il non fatto costituisca semplicemente
bilit sia derivata

un

fatto personale

negativo!
!

Questo assai comodo


dente

quella societ deca-

piaceva di farne un certo abuso.


in

E
sito

poich l'autorit ecclesiastica dimostrava

propo-

una certa larghezza condiscendente, ne risultava come osserv anche Stendhal una specie di

16.

Bandim Roma

al tramonto del settecento.


242

ROMA AL

RAMONTO DEL SETTECENTO


in

intiltrazione dell'istituto del divorzio

quel regime
la

teocratico basato su canoni antitetici con


lubilit del

indisso-

matrimonio.

una specie di divorzio. Anzi convien notare che il provvedimento cos consentito dal diritto canonico , nell'essenza sua, anche pi esauriente dello stesso divorzio, perch, mentre questo scioglie un matrimonio, che peraltro si considera essere stato gi valido ed esistente e solo successivamente dichiarato
Proprio
:

risoluto,

il

diritto canonico, invece,

considera e

di-

matrimonio come non mai avvenuto e quale una semplice, falsa ed evanescente Nullo . Niente di tatto. parvenza. Ci, peraltro, solo nei casi di matrimonio rato e tion
chiara in
tali

casi

il

constiviato, cio in quelli nei quali

dall'unione consa-

crata non sia derivata alla sposa alcuna innovazione

Se questa innovazione fosse avvenuta, il diritto canonico aveva ed ha qualche rimedio, ma non pu concedere, neppur esso, una sanatoria assoluta. * Quos Deus conitcnxit homo non scparct^. 2^Ia la Chiesa li separava, e, specialmente a que' tempi, non sempre nei soli casi, nei quali, cos provvedendo, si intendeva compiere il distacco o l'amputazione di un ramo assolutamente morto.
specifica del suo stato

quo

aiie.

poi caratteristico che questi processi

che ave-

vano spesso svolgimenti


fra le

e documentazioni scandalose

fossero pi diffusi, quasi per

una specie

di privilegio,

persone ricche e
capisce.
si

le

famiglie pi cospicue.

si

processi

Le procedure eran dispendiose: questi svolgevano normalmente in tre gradi. E

QUOS DEUS CONIUNXir,...


poi le giustizia,

243
Ijisogno

come ogni macchina, ha

i).

se qualcuno preferisce che parliamo solo del passato,

diciamo pure

aveva bisogno
***

di

lubrificanti

Il

de Brosscs dice che

la

moda

di questi
o,

j^rocessi

era stata importata a


dalle genovesi.

Roma

dai genovesi

meglio,

Non sappiamo quanto


affermazione. Certo
ci
si

vi sia di

vero

in di

questa sua
simili cose,
di

che,

parlando

occorrer di ricordare due cospicue


In proposito ecco alcuni
tratti

dame

Genova.
o

che traduciamo,

riferiamo sommariamente, delle Intiere di questo sim-

patico scrittore.
Si
luti

riferiscono a di tre di questi processi


in

due

risori-

quei giorni, con piena soddisfazione


;

chiedenti

l'altro

senza

allora tuttavia in
di

dubbio il pi corso perch ingolfato


istruttoria.

importante
nel

delle

pelago

una farraginosa
Il

primo era stato promosso dalla Grimani, allora moglie t?i partibiis del conte Gozzadini di Bologna.
non intendiamo escludere che la Chiesa consentisse anche nei casi che interessano persone prive di mezzi. Essa accorda per ci una specie di gratuito patrocinio , quantunque a differenza dell'abuso che, per debolezza, suol farsene della magistratura italiana non permetta che questo favore si tramuti in un privilegio di chi nulla ha da perdere a tormento di tanti galantuomini pi o meno facoltosi che debbono cedere o depauperarsi in interminabili spese a fondo
i)

Con

ci

e consenta d'intervenire

perduto.

244

Il

ROMA AL IRAMONTO DEL SETTECENTO


cardinale Alessandro Albani

Brosses

che
E

cos

narra

il

de

per

il

suo

ufficio

pu

tutto, in

simili
intiesi

cose, l'ha servita molto bene,

accontentandola

ramente.

seguita a servirla benissimo, perch

j)u

dire che siano


delle cartt'S

divenuti inseparabili
cui

un

altro
!

rotoh^

roiitt'cs di

abbiamo parlato

questo non era un segreto: se ne tacevano molti commenti e anche pubblicamente. In un giornale di

apparve uno stelloncino di cronaca alquanto ma ler sera si data la lizioso, perch cos compilato prima rappresentazione dell' opera Siroe, musicata da
:

Roma

(raetano

J.atilla

i)

su parole di Metastasio. vSua Emi-

nenza il cardinale Albani, che aveva passato l'intiero pomeriggio in casa della Grimani per trattar ai affari con lei.. ha onorato di sua presenza la rappresentazione ma poi, sacrificandosi anche con la privazione
, ;

di
il

questo divertimento, uscito dal teatro subito dopo


a trattar di affari in casa

primo atto per ritornar della Grimani . che Il cardinale Albani

il

De Brosses giustamente

disse

uomo

d'ingegno, galante, amante del giuoco,


tale

delle donne, degli spettacoli, delle lettere e delle arti


belle

era

da non aver molti scrupoli

in

pro-

Gaetano Latilla nato a 1789. Appartenne con onore


i)
,

Bari nel
alla

17 13,

morto

a Napoli nel

scuola napoletana; fu secondo


al

maestro
vatorio

eli

cappella a S. Maria Majjj^iore, poi maestro

Consersua

(Iella Piet.

Scrisse una trentina di capere, tra le quali quealla


ri-

sta Siroe

non quella che meglio abbia contribuito


:

nomanza. Pi notevoli
rope.

Griselda, V Isola d'amore, V Olimpiade, Me-

Don

Calascione.


QUOS DEUS CONIUNXIT.,..
posito, n

245
siffatta

da

sentirsi

molto offeso da
ci

maliziosa

stoccata giornalistica. Intatti non mori in odore di santit


;

n pare

che

cj^li

tenesse

molto

i)!

Ma

con-

vien riconoscere che, se pur non v'era libert di stampa,

v'era, anche allora,

la

possibilit di farsi capire dal

pubblico assai chiaramente.

La seconda signora
r annullamento
del

che, anche essa, ottenne allora

matrimonio era una Lanfreducci una fiorente ed imponente giovane di venti anni modellata meravigliosamente e bella come un angelo. Bisogna proprio dire che la malattia di suo
suo

marito tosse addirittura incurabile.

Una
il

quindicina

di
;

giorni or sono
e

si

rimaritata

con

piccolo Sampieri

Ma
rienza,

questa volta

la

sono state nozze suntuose! sposa ammaestrata dall' espe,

aveva voluto esser ben certa che non

si

ripe-

tessero le disillusioni di prima. Cos, col pretesto che


il

suo nuovo sposo era stato assai libertino, aveva voniente

luto sul suo conto

meno che una

perizia

me!..

dica

Cauta, quella signora: voleva andare


lui en

al

sicuro

le assicurazioni

erano state pienamente soddisfacenti.


recit

On

a fait un

romme du

fiain

d'Auguste!

per ci i) Alessandro Albani era nato in Urbino nel 1692 aveva allora una cinquantina d'anni. Goethe ci ha narrato di lui e lo abbiam gi un aneddoto, che, se vero, caratteristico intelPeraltro al suo mecenatismo ricordato in pagine antecedenti. ligente e da gran signore si deve la fondazione della bellissima di cui abbiamo pur fatto cenno. villa Albani oggi Torlonia
:

Avremo occasione

di riparlarne.

246

ROMA AL TRAMONTO DEL SHTIKCENTO

Il

terzo processo, allora tuttavia sub judice, era molto


si

importante, perch

riferiva alla Doria,

duchessa

di

Tursi, figlia unica del ricchissimo Doria di (xenova.


Si diceva che essa fosse stata indotta, anzi costretta

da suo padre che, disperando di aver figlioli da questo matrimonio, avrebbe voluto rimaritare sua figlia ad un altro Doria, suo parente, che sembravagli
a ci,

pi adatto a questo scopo.


i\Ia io ses) se

credo che

s'

illuda
figlia

(commenta

il

De

Bros:

spera che da sua

possa nascere un erede

non

so da quanti anni essa sia maritata,

ma debbono
!

essere parecchi. Sta sulla quarantina e poi proprio

un antidoto contro l'amore


,
:

un

vero anafrodisiaco

Essa venuta in persona a patrocinare questo suo processo. Male malissimo una grande imprudenza perch il suo viso ed il suo aspetto costituiscono un documento defensionale per il povero marito. Quando ]'ho vista l'altro giorno in un ricevimento in casa del cardinale Acquaviva ho detto subilo che il processo poteva decidersi guardando 1' etichetta del sacco. Il povero marito lotta strenuamente l'afifare gli preme, se non altro per tanti occhi di civetta di cui pieno
!

e riluccica

il

forziere.
di lui

Mi hanno raccontato
si

quest'aneddoto: (Juando,

nel venir qui,

fermato in
i)

Ancona, sembra che

il

nome
i)

di

questa citt

gli

portasse fortuna e procu-

questo un

caleinhour possil)ile in francese: Ancoie.


forse, imitarsi in italiano
;

Con una

Imuta stiracchiatura potrei )l)e,


prudente e conveniente
(V

ma

sar

glisser....

(JUOS

DKUS CONIUNXI

T....

247

rasse dir cos, un risveglio, che costituiva un avve-

nimento assai favorevole


1'

])(t

lui .

Doveva esser ora in cui lo bel pianeta che ad amar conforta sembra faccia un aj)p(>llo di tutte le forze mol)ilizzabili. Doveva essere \\>t'. jirossima all'alba

l'albetta

...

^la di questa
sciare
il

boccaccevole

fortuna

meglio

la-

racconto, cos com' nel testo, senza

tradu-

zione,

anche perch ci perderebbe. Accortosi, dunque, della novit, envoya, sans perdre de temps, reveillcr, au milieu de la nuit, un notaire et un mdecin, pour dresser procs-verbal. Ces
gens-ci, fachs de voir troubler leur sommeil, s'ecri-

rent

mal

Au

Eh

mon Dieu
contraire,
est,

est-ce

que M.

le

due se trouve

leur
ils,

rpondit-on.

Eh

bien

puisque cela

reprirent
s'ecria,

Le pauvre plaideur

nous irons demain matin. a son tour, qu'il tait ruin.


.

En

effet,

faute d'avoir saisi l'occasion par devant, elle


d' ailleurs
!

s'est

trouve chauve

Vien da sorridere
raltro

pensa alla condizione, pedrammatica, di questo povero marito, che avr


se
si

creduto
di

di

aver potuto afferrare e di tener stretta

la

sua

fortuna e intanto avr sentito sfuggirsela a poco a poco

mano

irreparabilmente...
** *

De
il

Brosses prometteva

alla

sua buon' amica ^I.me


ricca
.

Courtois di darle notizia dell'esito che avrebbe avuto

processo promosso da
si

questa

genovese, pel

quale

facevano

tante cabale

24S
Si

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


crede che
la

duchessa vincer

avvertiva
!

nonostante che la pubblica opinione non le sia molto favorevole. Si osserva che ci ha pensato un po' tir.!! dopo dodici o quindici anni di matrimonio . Ma il de Brosses non ha potuto mantenere questa sua promessa, che il processo si protrasse assai pi
che non
la

sua

p>ermanenza

Roma.

Iniziatosi

nel

il vecchio Lorenzo Cor1736 sotto Clemente XII sini 1) dur ben cinque anni e tocc a Benedetto

l'

XIV a districarlo. E poich, non solo


cui
si

per

importanza delle persone


le

riferiva,

ma
si

anche per
parso

circostanze e

le

mo-

dalit con cui

svolse, questo processo risult veraci

mente notevole,

opportuno fare indagini in proposito e offrirne qualche altra notizia alla curiosit dei lettori. Bene inteso, qualche notizia soltanto,
il

e\itando
simili

pi possibile la difficolt di parlar di cose


sole.

anche con signore... non Li riassumiamo desumendoli

dalla

voluminosa posi-

zione esistente in Vaticano, all'Archivio del Concilio,


in

una cassetta che porta


-

la scritta

ry^i

Joann

Ma?t

trimr>mi - inUr

D'm

f.^annem

Andmm

ah

Auria

r)

Era gi vecchio quando

fii

eletto papa: \-ecchio e quasi cieco.


:

Da

cardinale era stato sfarzoso e brillante

il

pi festoso del col-

occupava come meglio poteva delle cure dello stato, ma firmava all'oscuro In sugli ultimi del suo regno il conio che egli volle adottato per le sue monete portava questo motto Nos EST PAX che avrebl>e do\-ato significare non v' tregua per l'inilegio. Si
!

quit.

Ma

lo spirito

popolare preferi leggerlo cosi


c' pnpa.

Non

est Papa,

anno X, volendo

cosi attribuirgli e riassumervi quest'attestazione

Sono

dieci anni

che non

Qfos DEUS
prificipissam

cr>xiuxxrr...

249
.la-

Thertsiam ah Auria. Contien

merosi

atti

procedurali, due pacchetti di lettere : cinque

scritte dalla

marchesa
Tursi

duchessa

di

indubbiamente

di Clarafuentes e dodici

dalla
dalla
risolta

prodotte

principessa Doria Pamphily, alla

quale, cosi
le

da un'annotazione nella busta che '.ero dovuto restituirsi.


Costituiscono nel loro insieme
^.

contiene, a\Teb-

non

solo di fisiologia,

ma

pur

di p-.

niale.

Eccone

tratti

pi caratteristici.

Donna Teresa
posa, nel
lora conte di

Doria, figlia del duca di Tarsi,

and
al-

1726, a Giovanni

Andrea Doria Landi,

Loano.

convivenza coniugale, non solo non era nata prole ma peggio ancora, sembra ^le questo don Giovanni vera antitesi del suo omonimo Byroniano non avesse saputo o potuto far nulla di quanto sarebbe occorso per procurarsela, legittima, bene inteso, dalla non awenentissima sua sposa.
dieci anni di
,
!

Dopo

Questa fini per stancarsi di tanto torpida attesa, e del troppo lungo protrarsi del conflitto tra volere e potere, nel quale si esauriva ogni attivit del suo consorte; e ne elev apert .nza. Ma per consiglio dei .-:: confessori j negata in caso contrario che le avrc
l'assoluzione nel

febbraio del

1736, sotto

pretesto

d'infermit,

si

separ quoad thyrum tantum dal marito


s

si

decise ad iniziare gli atti per lo

mento dei

matrimonio.


250

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SETTECENTO


la

Sembra car snidasse

causa

due

religiosi,

quali ritennero essere, per tante

ragioni, pi

oppor-

tuno chiedere la dichiarazione di nullit del matrimonio per ditetto di libero consenso nella conclusione sua, anzi che per le anomalie su accennate. Avrebbe dovuto figurare che il padre aveva coartata la volont

deUa giovane inducendola a sposare quell'uomo, che era suo parente e che essa non avrebbe voluto come marito. Il padre ve l' avrebbe costretta allo scopo di beni rimanessero nella famiglia. E in assicurare che questo doveva esservi un qualche fondo di vero. Come si vede, quei due religiosi precorrevano l'indirizzo, che ora sembra preferito in siffatte cause, pel
i

quale

si

evitano

le

difficolt di

accertamenti

di fatto,
si
ri-

non sempre facili, ma sempre scabrosi assai, e sparmiano molte seccature. Si entra nel campo,
indefinito nei suoi confini
; ,

assai
ele-

della valutazione

di

menti intenzionali ed il giuoco riesce pi facilmente certo pi decorosamente. E pur sembra che siffatto indirizzo al processo tro-

non assenziente, rassegnato il marito. Cos, almeno, avrebbe evitata una penosa discussione e una pi penosa valutazione delle sue doti ed il pericolo di una triste squalifica. Strano e caratteristico si che non volesse consenvasse, se
tirvi la

genza
oltre

duchessa,

la

quale insisteva con l'erma intransi-

in cui forse
!

un decennio che 1' annullamento del matrimonio venisse richiesto e dichiarato per quell' altra ragione qiwd impoUntiam. Ma, a quanto risulta dagli atti, quegli esp>erti legali
:

assommavano

le

deluse attese di

(JL<)^5

DKLS ONU MI
di

251

non ritenncr<) upportuno


loro clientela.
religiosi,

conformarsi, neirim})ostaredatto da

zione (k'Ua causa, a questi propositi vendicativi della


Intatti
tu,
il

nd memoriale
luglio
si

quei

che

lO

ij^^y,

mandato da
il

Roma

all'arcivescovo di (xeno va,

chiedeva che
mrtiis niiisa
latino,

processo

Venisse istruito super

inilitntt-

cio, per
per

esser chiari con chi non sappia di

manquesto

canza

ili

libero consens(j nella conclusione delle nozze.


le

Peraltro, iniziate
indirizzo,
il

relative istruttorie con

marito apj)arv(' i)reso da una improvvisa

resipiscenza.

Xon consentiva

pi l'annullamento, nem-

meno

sotto questa torma o pretesto. Era stat(j un risve-

glio di

Amore
il

quel

tal

risveglio
e

anconetano
la

che
in

ne aveva rianimata
stesso o

la

coscienza

fiducia

pensiero e l'attaccamento agli occhi


?

di ci-

vetta del ricco foszierc

Chi sa

certo risulta che egli


la

insorse inopinatamente

e,

sembra, anche violando


il

data fede, contro

la

ragione ed

pretesto
la

adottato

da

c|ucgli

ecclesiastici.

Ed

intanto

duchessa, accor-

tasi della

scappatoia adottata da due reverendi legulei,


si

adirata insisteva perch la causa

impostasse

sull'ar-

gomento dell'impotenza, chiedendo o una dichiarazione di nullit o una dispensa super rato i).
*
Il

**
le

caso era strano, complicato, e

persone interesil

sate assai notevoli ed influenti. Pertanto


i)

Papa
(jiiesta

(re-

Per comprendere

il

valore

e<l

il

significato

di

for-

mula
rato

solo applicabile nel caso di baster tener presente che in

matrimonio semplicemente
(luesta terminologia legale,

rato l'antitesi di consumato.

252

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

gnava ancora Clemente Xll) volle che la cosa fosse trattata e giudicata da una Congregazione particoiare
di

venti cardinali col segretario del Concilio.

Questa, radunatasi per

la

prima proposizione
le

il

5 di-

cembre

1737, stabil che

si

raccogliessero tutte

prove

delle ... qualit

negative e delle pur negative conse-

guenze denunciate dalla duchessa, ordinando anche una corccognitio corporis (la perizia medica) su entrambi niugi, da farsi per la donna in Roma e per l'uomo a
i

Piacenza.

La duchessa
ed ebbe
chiarato
illibato.
e,

sub questi... esami

il

agosto 1738,
e di-

la
il

soddisfazione di sentir riconosciuto

Il

un po' ingiallito, forse, ma signor duca ebbe, anche lui. il suo esame
suo candore
:

con
Il

la

scoppola o senza, ottenne

dichiarato suffici -^nte

potens.

X accessit

fu

complicava ulteriormente. Parve per ci necessario ricorrere alle prove testimoniali e interminabile fu la serie dei testi che vennero sentiti. forse perEd in essi il signor duca don Giovanni appare ch insuperbito di quell'attestato di idoneit
caso
si
;

come
doti

vinto da
virili,

una specie di megalomania sulle su( tanto si compiace nell'ostentar le sue brafasti

vure e ad atteggiarsi ad emulo, quasi, delle inesauribili


energie e dei
che, a tirar le
erotici del

suo

omonimo Tenorio

somme

della statistica di Leporello, a-

vrebbe amate duemila e settantacinque donne


In Italia seicento e quaranta,
,

In Germania duecento

e irentuna,
-

i-

Cento in Francia, in Turchia novantuna

Ma

in

Ispagna son gi

mille tre.

QUOS DEUS

CON'IUNXIT...

253

Nemmeno una
chessa
:

nemmeno

diceva

una

invece
e la
le

incontaminata dupurtroppo
1'
!

Ma

il

troppo stroppia
dei testi

prova

gli

riesci

male.
le in-

Risultarono troppo evidenti

contraddizioni e

congruenze

da

lui

indotti.

Avrebbe dovuto
!

contentarsi di quel certificato d'idoneit

La signora duchessa,
glio
:

invece, se la cav assai


e

me-

apparve calma, misurata


la

candida, proprio come...

una verginella.
seconda proposizione il 22 agosto 1739, venne ordinata una nuova ispectio corporis del duca divenuto intanto principe di Melfi da farsi in una citt dello stato pontificio ed in giorno da destinarsi. Il signor duca sub questo nuovo esame ed i quattro medici esaminatori lo dichiarain Jesi rono, concordemente, anche questa volta idoneo. Si vede proprio che aveva ragione il de Brosses lei, un perfetto anafrodisiaco era colpa di lei Il 5 dicembre di quello stesso anno avvenne la terza proposizione della causa. Dei venti cardinali, costituenti il consesso giudicante, nove si dichiararono contrari allo scioglimento od annullamento del matrimoPresentata

causa

in

nio

gli

altri

undici in divcrsas abicre sententias.

Fu

pertanto ordinata una nuova proposizione

il

la

quarta.

questa avvenne circa due anni dopo,

14

gennaio 1741.
Illibata
s,

ma

ostinata la signora principessa


di

Quat-

tro anni circa, di lotte e

istruttorie

siffatte

non

eran bastati a placarla,

n a

stancarla!

54

ROMA AL TRAMONTO DEL SF/rFECENTO


^

Era necessaria una decisione


imbrogliata.

li

cosa

si

era troppo

K
da
di

per venirne a capo


\'\<x

si tini

collo stabilire di lasciar

parte la

justifir e la questione della nullit e


la

prendere invece

via pi facile della grazia.

V.,

constando assolutamente, per concorde testimonianza


dei periti,
la...

illibatezza di

donna Teresa,

fu rescritto:

considendum S.mo pr dispensatione i). La duchessa cos finiva per spuntarla

Finalmente

Dagli atti della causa appare che questo processo,

nonostante

il

segreto con cui fu trattato, eccit gran:

dissima curiosit
Gli avv^ocati
loro

si

capisce.
del

stessi

principe dichiararono nelle


fu

memorie

che,

quando

eseguita

1'

inspectio

corcit-

fotis del principe a Jesi, fu

come un av^venimento

tadino. Un'infinit di occhi indiscreti e valutatori pe-

sava su questo povero esaminando, con commenti ogni genere. Eppure se la cav
!

di

Vi furono nove avvocati da una parte


l'altra.

Tra

quelli

nove daldella duchessa v'era anche il celee

bre Ursaya.

Molti
riferire
;

altri

sarebbero

casi analoghi po'

che potremmo
tutti si

ma, un po' pi un

meno,

rasso-

migliano.
I)

Veniva, cio, eccitato


al

il

potere supremo e discrezionale che


i

concesso
i

Papa

di

sciogliere di sua autorit

matrimoni, per
conseguibile

quali risulti opp>ortuno e necessario,


le

ma non

sia

con
rafo,

procedure

legali,
ai

questo provvedimeuto. Questa facolt


il

peraltro limitata
cio non

casi in cui

matrimonio

sia

senjplicemente

cotisuuiato.

<>l

n^ DKl

etj.Mt

NXIT

-DD

avvenne proprio novali anni di cui specialmente ci occupiamo (1787-88) e che lece gran chiasso, poich ebbe una grave ripercussione diplomatica, anzi politica il caso della duchessa Maria (xiuseppina de Cardenas, che volle, in Napoli, l'annullamento del matrimonio da lei concluso col duca di ^laddaloni.
Merita forse
di

essere ricordato quello che

E
di

l'ottenne con sentenza profferita dal vescovo

di

Xotola, monsignor Ortis, chiamato a decidere in grado


appello.

di

Ma, poich questa sentenza ebbe la sanzione del Re Napoli e ci fu ritenuto dal Papa come un'illegitinvasione
delle

tima

che ne che peraltro tenne mosse reclamo a Ferdinando IV ne nacque un conflitto assai grave, che rese duro pi aspro il dissidio gi insorto allora fra le due Corti per il tributo della chinea che il re di Napoli, per conattribuzioni

sue

cos

siglio del
al

Tanucci, non aveva voluto pi presentare


pontificia

pontefice.

La Corte

non intendeva acquietarsi a

sit

fatta illegittima, cosi diceva, ingerenza giurisdizionale,

e fece perci pubblicare

vare la nullit
sentare
di

stampe e documenti per prodella sentenza. Anzi per mezzo dell'au-

ditore della Nunziatura, abate conte Servanzi, faceva preal

^linistero napoletano

una formale protesta

mentre ordinava a quell'arcivescovo di non permettere che donna Maria Giuseppina passasse ad altre nozze. E perch il vescovo disobbedendo rilasci lo stesso le fedi di stato libero alla duchessa, ne ebbe da Roma rimprovero vivissimo. E nello stesso tempo, con breve epistolare, Pio VI
nullit di atti,

diffidava la duchessa, gi rimasta assolta dal vincolo

256

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

matrimoniale in vigore di quelle due sentenze, che non era legittimamente sciolta e che badasse bene, prima che fosse ratificato il giudizio, di non avviluppare s stessa, la

sua coscienza, la sua famiglia e

la

prole alle dele

solanti e denigranti condizioni che sarebbero state

conseguenze di un nullo ed invalido giudicato in materia s importante >. Ma non riesci a spuntarla. Kra gi iniziato il periodo
di
I

dcceine del povero Pio \'I.

rapporti fra
le

le

due Corti

si

inasprirono cos

che
Scr-

furon rotte

relazioni diplomatiche.

vanzi

che

1'

abate

era rimasto in Napoli senza giurisdizione

diplomatica, e quasi

come semplice privato

solo per-

ch pretese pubblicare alcuni brevi riferentisi a questo caso matrimoniale, ricev un brutto congedo dal governo di Napoli e dovette tornarsene a Roma i).

chiudiamo questi ricordi con un breve cenno al caso di un'altra genovese concittadina perci, ma assai pi bella, della duchessa Doria che in sul tra-

monto mento

del secolo XX'III chiese ed del vincolo

ottenne lo scioglisiffatte,

coniugale

per

sembra

anche pi gravi, insufficienze maritali. Niente di speciale dunque: ma lo rende interessante T inter\'ento di un poeta il Monti ed il ricordo che ce ne ha tramandato lo Stendhal. Era questa la bella Maria Geronima Mari, genovese, sposa del marchese Paolo Francesco Spinola. La Con-

i)

Cfr.

Tavanti

op.

cii.,

voi.

Il,

cap. \'III.

OUOS DKI
i^rej^azionc cardinalizia
l.i

(ONU
25

NXir...

257

il

gennaio 1894 accoglieva


sulle...

domanda sua. Anche questa

era fondata
e

insufficienze

del

marchese consorte

diede

luogo
le

ad

uno dei

soliti

processi scandalosi, che fece


discorsi e motteggi.

spese di tanti allegri

non per questo merita esser ricordato a preferenza di tanti altri, s bene perch sugger a Vincenzo Monti un sonetto, che Stendhal afferma cui venne recitato tla monsignor Colonna * delizioso e che noi diremmo, col permesso di monsignore, alquanto audace, dedicato alla giovane e bella

Ma

genovese:
Genova
i)
i).

Per

celebre

scioglimento

di

matrimonio

in

Ecco

il

soneu).

Su r infausto Imeneo pianse e rivolse Altrove il guanto vergognoso Amore;


Pianse Feconditade, e al ciel si dolse L'onta narrando del tradito ardore.

Ma

del fanciullo Citereo si volse

Giove dall'alto ad emendar l'errore. Vide l'inutil nodo e lo disciolse


ti

rise intanto

il

verginal Pudore.

Or

sul tuo fato in ciel si tien consiglio,

Ligure Ninfa, ed altra insidia ha tesa di Ciprigna il figlio. ben farallo, che alla dolce impresa

Per vendicarsi
Fia sprone
il

balenar del tuo bel ciglio.

L'et che invita e la svelata offesa. (inai

Il

sonetto dice molte cose

anche
l'ar

troppe

e,

tra esse,

che gi c'era pronto im altro p^r


stato fatto.

(jnello
si

che prima non era che


il

Ma
ed

strana o maliziosa cosa


al
<

poeta, allu-

dendo

lui

tivo ed esclusivamente

suo compito, parh di ecjuino, che caratterizzerebbe


il

sprone stimolo sporin

modo

troppo speciale ed eccessivo novese.

fal)bisogno della bella Ninfa ge-

17.

Bandini

Roma

al

tramonto del settecento.

258

ROMA

AI.

IKAMtiMO

DKl.

SKTTKCKNTO

Questo sonetto,

lul ijuale scorre la

sonora vena del


i)er-

poeta, rende invero notevole quest'avvenimento,


ch, se pure a tanti insuflcienti stato
sfratto dalla

intimato

lo

vana occupazione
r capitato
di

del

talamo coniugal(\
in
\-ersi

non

tutti
!

sentir

posta

che versi

l'insufcienza
si

sua.

Senza
i

di ci quest'av-

venimento

sarebbe confuso con

tanti

troppi
si

casi consimili, la cui tradizione,

come

noto,

per-

petua, anzi sembrato poco fa accennasse ad una certa


rprisc

quantunque sotto forma pi elegante


meno
boccaccesca.
Allora,

ed evolo

luta o

come annotava
e

Stendhal,

prima della rivoluzione francese


*
il

del

go-

verno repuV)licano
a

divorzio era tutt'altro che raro


vi
si

Roma.

In \ero

non

arrivava che per mezzo

di

un processo scandaloso ed era domandato solo dalle persone della pi cospicua nobilt. Ma le abitudini in
proposito eran tanto radicate, che, quando
le

autorit

francesi successero a quelle del papa, furono obbligate


di

pronunciare l'annullamento del matrimonio


,

di

un

preteso nullo, che dopo otto giorni giovane romano spos la sua amante dalla quale aveva avuto tre figli . Questo ricordo valga a placare e riabilitare mani
i

marchese cantato, se non decantato, dal Monti e e quelli del povero duca, che ebbe in Ancona risvel'cspace glio ed illusione s rosea, ma tanto effimera. d' un iatin e anche meno
del

^d^3iL v^^

CAPITOLO
La
**

\'II1.

Settimana Santa

,,

1[-

LETTORE AVVISATO LE CERIMONIE DEL GIOVED SANTO >! LA LAVANDA E LA CENA DEGLI APOSTOLI LA BENEDIZIONE UFFICIO DELLE TENEBRE LA CROCE LUMIl' PAPALE SEPOLCRI ANCHE LA REPIBHLICA ROMANA NOSA IL SAIL VENERD SANTO IN GRAN BUCATO DI COSCIENZE GLORIA IN EXCELSIS IL PONTIFICALE DEL BATO SANTO GIORNO DI PASQUA LA BENEDIZIONE URBI ET ORBI.
:

<i

Il

titolo di

questo capitolo chiaro.


in

Il

lettore sa

che cosa potr trovare

queste pagine. Esse conten-

gono

le

annotazioni del d'Espinchal

completate coi ricordi che altri cerimonie della Settimana Santa


que' tempi.

confrontate o sulle ne han


lasciati
*
.

quali

erano a
interes-

E
santi

queste

annotazioni a noi son sembrate


il

perch rievocano

ricordo di uno spettacolo che

260

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


oltre

da

mezzo secolo quasi dv lutto scomparso, ma che allora si svolgeva con tanta magnificenza da richiamare spettatori da ogni parte d'Europa e costituire uno dei (lo?/ del loro programma.
non maligno, volterriano se pur non vi dispiace o. come oggi deve dirsi anticlericale. Se l'argomento non vi gradito, saltatele queste pagine. Chi sa che non ci rivedremo insieme a Venezia, ove, se mai, incontreremo il Nunzio tabarri , le pontificio aggirarsi mascherato fra
, ,

Come carnevale Pu darsi lettore


il

di

Venezia...

se

haute

e le belle e procaci tose

ed impartir,

cos mascherato, le benedizioni.

A coloro, a
,

cui pu, invece, interessare di sentir qual-

che notizia sul modo col quale si svolgevano queste cerimonie quando esse eran diverse e maggiori di quelle dei nostri giorni (gi anche prima del '70 aveano subito modificazioni e menomazioni) dichiariamo che
queste annotazioni del d'Espinchal non hanno alcuna pretesa di far concorrenza al libro del Cancellieri, che

pu
o
la

dirsi

salvo
ma

il

rispetto delle cose!

le

il

libretto

spiegazione
i),

dell'

opera

di

quel

grande spetimpressioni

tacolo

contengono ed esprimono

che ne ebbe come spettatore.

i)

Cancellieri Francesco
:

Descrizione delle /unzioni della

Settimana Santa nella Cappella pontificia, Roma, 1789. Cosi pure, pu vedersi Delle pontificie funzioni della Settimana Santa e del
solenne pontificale di Pasqua
,

descrizione di Moro.ni Cav.


fu fattii, C(jn

Gae-

TA.NO

e la traduzione
dall'ai).
1.

francese che poi ne


li.

molte note

ed aggiunte,

E. Pascal.

l.A

SKl

IMANA >.\N1A

201

poi avvenuta in questi giorni qualche cosa


,

lina (jualche cosa, forse

assai

ad eventi ancor pi notevoli! alcune di queste cerimonie un carattere, per cos dire, di attualit es. la Ijenedizione papale dalla loggia ]).
:

grande e che accenna che d al racconto di

esterna di S. Pietro.

non mi scmljra inoppurtun<j (juesto capitolo. Ma, in ogni modo, il lettore non vero ? avvertito. K a chi questo.... genere non piace tacile il rimedio saltare queste pagine. Trover poi pour la botiic boiiche, altre notiziuole alquanto diverse... siamo intesi si parla delle Qui principali ceriCf)s

monie, e solo
tempi.

di quelle della

settimana

santa

a quei

* **

Come
riti

noto, la
,

dierum sanctoni/n
e

Settimana Santa detta anche per


,

X Ilcb lomada
solennit dei
,

la

della

sua

significazione

religiosa

J/aj>r

comincia
Cristo in

//ebdomada

con

la

Domenica
1'

delle

Palme, de-

stinata a ricordare e
di

Ges

ad onorare Gerusalemme.

ingresso trionfale

Ma
coled

nei tre giorni successivi

non

di
si

luned, marted e mer Gioved

si

svolgono cerimonie solenni.


dirsi
il

Pertanto pu

che solo dal gioved

Santo
riodo

inizii

pi importante e caratteristico pe-

delle

funzioni con cui la Chiesa


in

intende come
la

memorare
morte

questa settimana
la

la

passione
in

Ges.
Chiesa sospende,

Da
lutto
,

questo giorno
r uso
delle

segno

di

campane

e ad esse sostituisce le

202

ROMA

AI.

TRAMONTO DKL SETTECENTO


crotali .
l.e

* troccole

od

campane non

risuo-

neranno

pi, sino a che, nel sabato,

esaltare col

proromperanno ad sonoro fremito del bronzo, in un esultante

scampanio, l'inno testoso di gloria Gloria in excelsis Deo con cui la Chiesa acclama e esalta annual-

mente

nei millenni la resurrezione di Cristo.


il

Cos pure nel gioved compie


zione degli Olii degli
al

rito della

supremo

Viatico e

intermi V

benedi-

oblio santo,

destinato

dei catecumeni.

Ma

a questo giorno la liturgia cattolica

ha assegnato
il

alcune delle sue pi notevoli t'unzioni, che


niale della corte pontificia

cerimo-

pompa
lora,

regale

rende,

misto

di sacerdotale e di
lo

e tanto

meglio

faceva

al-

magnifiche o solenni.
dal Giovali Santo cominciano
le

E appunto
*

annota

zioni del d'Espinchal.

Oggi

egli

dice

nelle

il

si

Gioved Santo
passa o
di
al

una

giornata che tutta intiera

Vaticano o
assistere

San Giovanni o
Tra
in

altre

chiese, per

alle tante

cerimonie ecclesiastiche

questo giorno.
si
i

esse

notevole

quella

che

compie dal
grandi
at-

Papa

Vaticano, nelle sale ove sono


i).

freschi

di Raffaello

la

grande cerimonia cos detta della

Lavanda

e della Ce?ia .

i)

Il

d'

Espinchal

c.i<iiil<j
n

in

etiuivuco

ritenendo e dicendo

che questa cerimonia


si

compiva
:

nelle sale di Raftaello. Di solile^


,

qualche volta per dar pi sfogo alla folla, si fece nella Cappella Clementina, avanti la sala dei palafrenieri. Pio VII, per evitar gl'inconvenienti della calca
solo
eccessiva. disp(jse che
si

svolgeva nella sala ducale

compiesse

in

.San

Pietro.

I.A

SKl

riMANA SANTA

263

il

Essa

si

inizia cjii la edificante funzione, nella (juale


i

Papa

stesso lava

piedi a tredici vecchi pellei^rini

e lo

spettacolo appunto costituit<j dalle cerimonie


solennit

e dalle

on

cui

il

Papa attende a questa


di

abluzione.
Poi,

dopo esser
,

stati

oggetto

onore

grande

ed eccezionale, questi tredici vecchi passano in un'alove trovasi apparecchiata una suntuosa tra sala

mensa. Vi

si

siedono, e mangiano, serviti personal-

mente
i

dal Pontefice, che presonta a ciascuno di essi

piatti

con

le

vivande

***

In vero eran
stiche.

si

molto caratterisvolgevano con solennit tanto grande

queste due funzioni

che,

dove si compievano, era disposto un apposito palco di due ordini perch potessero assistervi sovrani, il corpo diplomatico e la nobilt di Roma. Quella della lavandai che liturgicamente vien
nella

sala

detta

//

Mandato

cerimonia assai antica

perch

ordinata da Onorio III sin dal secolo decimoterzo.

Prima quando il Papa abitava al Laterano la si compieva nella basilica di San Lorenzo ad Sancia Saiictoriim, o nella cappella di San Nicol al monastero di wSan Martino, quando risiedeva a San Pietro. Poi, da che il Papa fiss la sua residenza in Vaticano, si fece sempre nella Sala ducale che per 1' occasione veniva tutta apparata con damaschi rossi e
, ,

trine d'oro.

E
lica

costituita

dalla

formalit
si

non
assai

del tutto

simbo-

per

quanto,

capisce,

ridotta

della

204

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SEITECENTO

lavanda del piede destro a tredici persone,


sono,

che non
ma
:

come
di

dice
(cos

il

d'Espinchal, poveri pellegrini,


scelta ne spettava

ecclesiastici

venne ordinato da Alessandro


e
la

\'ll

ed erano
Essi
la

varie nazioni

ai

cardinali, ambasciatori e ministri.

mattina del (rioved Santo


Stufarolo
,

si

dovevano
Apostolici

j)r'
il

sentare allo

dei

Palazzi

quale

li

visitava

li

sottoponeva ad un' accurata

la-

vanda e, cos ripuliti, li passava al sottoguardarobiere, che provvedeva a vestirli del costume di rito. Poi si recavano nella sala della cerimonia e si disponevano seduti, tutti in fila, su di una specie di banco alquanto elevato per modo da posare il piede sopra una tavola o panca, che trovavasi all'altezza di una balaustra. Cos si evitava a coloro che procedevano alla
,

funzione l'incomodo

di

chinarsi.
il

Air
trono,

inizio della
e,

cerimonia

Papa

discendev^a

dal

preceduto dai mazzieri, dal sottoguardarobiere

e dallo Stufarolo vestito di nero, e assistito dal primo

cerimoniere e da due cardinali diaconi, recavasi avanti


al

banco ove erano allineati questi ecclesiastici. J.o Stufarolo denudava successivamente a ciascuno di
il

essi

piede destro

il

suddiacono, stando alla destra


;

del Papa, lo sosteneva

ed

il

Papa, con l'acqua somI

ministratagli in un bacile d'argento dorato, sorretto da

un jussolante
atto di lavarlo

in
;

cappa

rossa, lo

cospargeva e faceva

poi lo asciugava e lo baciava.

Bergeret, che assist, e a quanto sembra con viva

da vicino, a questa cerimonia, ce ne ha lasciata questa descrizione, che, salvo alcuni parattenzione
e

LA
licolari,

SKTTIMANA SANTA
y)ii

265

al>l>.istanza rsatla e

ricca d

quella

(U*l

d'Espinchal.

poveri

ej^li

dice

sono

vestiti tutti di bianco,

con una specie

di

sottana con camag^lio

bianco, ber-

anche essi bianchi, che servono ad un tempo da calze e da mutande e che in basso sono aperti o scuciti sul di dietro per consentire che, senz'altra manovra, ne possa escir fuori il
retta (quadrata e calz<jni,

piede destro

al

momento

della lavanda,

i)

Sono seduti in fila su di un banco elevato ecc. Il Papa accompagnato dai suoi assistenti, dei acqua su quei piedi. Il Papa li quali uno versa
1'

asciuga,

li

bacia e poi regala a ciascuno di quei poveri


il

che
daglia
scudi

se ne stanno seduti con

berrettone

in testa

l'asciugatoio,
e,

un mazzo di fiori tutti bianchi, una mea quanto mi si detto, un biglietto di 36


***

*.

2)

questa cerimonia seguiva (come ha gi detto


del pranzo o
il
41.

d'Espinchal) quella

cena festino*
e

il

offerto a questi stessi vecchi

ecclesiastici

che, se-

condo

il

simbolismo della

liturgia cattolica,
.

dovrebbe

ricordare la

Cena

degli apostoli

i)
:

Il

costume

di questi ecclesiastici cosi descritto di lana bianca,

da G. Modi

roni Al)ito lungo con piede e scarpe


di fettuccia di seta,

che

si

conf)one

calzoni

di

cuoio bianche, collare, tonaca

con

cinta

cappa con cappuccio che si allaccia nel petto, Iterrettone alto con hocco tutto di lana bianca. La fodera della cappa e le mostre della veste sono di seta bianca >. ma il biglietto valeva molto meno 2) La medaglia era d'oro
;

salvo errore, solo cinque scudi.

266
Il

ROMA AL TRAMONTO DKL SETTECENTO


d'Espinchal ce ne ha lasciato un cenno sommario.
in

Pi preciso
e da vicino
nia.

proposilo

Horgerel, che era


assai

riu-

scito a tccarsi in

un posto donde poteva


le

bene
c<jsi

osservare

vicende di
stessi

questa cerimo-

Hgli

dice

che

quegli

ecclesiastici,

sono poi condotti nella sala vicina, ov^e si dispongono, tutti in tla, lungo un solo lato della tavola imbandita, con il dorso rivolto contro il muro.
festeggiati,

Poco dopo sopraggiunge il Papa che, scortato ed assistito come nella cerimonia precedente, procede alla
lavanda delle loro mani, versando,
egli stesso l'acqua

su di esse, e poi d a ciascuno di loro

un

asciuga-

mano ed un
fiori

altro

mazzo

di

fiori

ma

questa volta di

rossi.

Dopo ci essi si mano in mano che


prelati,

risiedono.

E
in

allora

il

Papa,

di

riceve dai monsignori, vescovi

che
di

glieli

presentano
li

ginocchio,
tavola

piatti

ricchi di

vivande,

dispone

sulla

innanzi
tre

ciascuno
di loro

quei commensali.

cesive portate. Nello stesso

E questo per modo presenta a


due bicchieri

suc-

ciascuno
:

un piatto su vino bianco ed uno

cui stanno
di

uno

di

vino rosso.

tutto

il

resto del servizio attendono altre persone


i)

a ci specialmente addette,

poteva assistere al pranzo dei cardinali assisi ad una tavola sontuosamente imbandita. Ciascuno (ii essi ordinava ci cl>e preferiva e gli veniva
i) In un'altra sala
si

portato su di una piccola < asstte > dal proprio domestico, che
lo serviva e

che pur custodiva,


ed
il

riposti in

un

piccolo
nt^lie

cofanetto

d'argento chiuso a chiave


re

come

gi

si

usava

mense

dei

il

sale

pepe.

LA

SE'rnMANA SANTA

>

207

Nello stesso giorno

si

compieva
di

la

gr.nule cerimonia

della benedizione dalla L(jggia


dei clou delle funzioni della

San Pietro
di

uno
in

Settimana Santa, e che


grandiosit

vero

si

svolgeva con uno sfoggio


la

im-

ponente.

Convion ricordare che


fuor di

liturgia cattolica, per

ra-

gioni di opportunit pratica

luogo

qui

che sarebbe esaminare assegna


i

lungo e
(ioved

al

Santo la cerimonia con cui si mettono sepolcri e che rappresenta il simbolo dell'inumazione di (res.

questa funzione
sepolcri

a
si

prescindere dalle vane decora-

zioni scenografiche,
tjuesti

con cui sogliono esser adornati compie sostanzialmente con la

traslazione e deposizione nella

tomba simbolica
:

(il

ta-

bernacolo dell'altare) dell'Ostia consacrata

il

Sacra-

mento.

Questo
gran

si

faceva anche in \^aticano


il

e l'Ostia rap-

presentante

corpo

di

X. S. veniva trasportata con

pompa

e deposta nel sepolcro

preparato nella

Cappella Paolina.

appunto in occasione di questo trasporto il Papa faceva una sosta nella Loggia di San Pietro, donde con grande solennit impartiva al popol<j la benedizione od assoluzione generale. Ed ecco, come dicemmo, qualche cosa che appunto
in

ha assunto carattere di attualit. Nel giornale del d' Espinchal ne troviamo questo
c[uesti giorni
:

ricordo
*

Finite le cerimonie della lavanda e della cina,


si

il

Papa

reca nella chiesa di

San

Pietro,

donde

in

268

ROMA

AI.

TRAMOMO

DKL SKllKCEMO

sedia gestatoria vien contlotto, con


leggio, alla Loggia che
si

magnifico

cor-

apre verso

la piazza, nel
si

mezzo
citt,

della facciata della chiesa. Ivi


la

affaccia per

impartire
al

benedizione apostolica
intero.

al

popolo,

alla

mondo

questa una delle pi

auguste

solenni

ceri-

monie che io abbia mai viste. La grande piazza di San Pietro e l'ampia e lunga strada che vi immette di fronte sono addirittura gremite di popolo una innumerevole quantit di vetture ammassata, in dense file, a destra ed a si:

nistra della piazza.


le

In fcjnflo ad essa sono schierate

magnifiche cavallerie leggere pontificie: casacche rosse con galloni di seta gialla. E pur di gente sono
coperte ed affollate
le

terrazze del maestoso

colon-

nato che
*

il

genio del Bernini ha eretto, superbo e

magnifico, intorno alla piazza.

Lo spettacolo ha una grandiosit indicibile, meravigliosa. La calca immensa e da essa si eleva un mormorio grande e rumoroso. Ma, non appena tutto vestito di bianco, circondato dai Sua Santit

cardinali

con pellicce d'ermellino,

mantello rosso

apparisce
il

ma con

sottana e

si affaccia,

d'un tratto
verso

Loggia e da essa ogni clamore si acquieta in


sulla
tutti

un
son

silenzio assoluto, impressionante. Tutti gli occhi


rivolti

Santo Padre

sono attenti

ed intenti a riceverne la benedizione. E, non appena questa viene, a voce alta, proda mata e con largo gesto impartita, tuona il cannone di Castel Sant'Angelo, tuonano, rispondendo come
eco dagli estremi punti della
citt

dalle

vicine

LA
colline,

<

SKTTIMANA SAN lA
t-

260
della citt

litri

cannoni,

tutte

le

campane
il

suonano a

il

festa.

X'eramente, veramente un insieme


pi mai^itco ed
!

pi imposi

nente,

il

pi religioso che

possa

mai vedere

intanto dal

sommo
:

del balcone

si

gettano

to-

i^dietti
si

d'indulgenze

migliaia e migliaia di
*.

braccia

protendono per acchiapparli


***

Nel pomeriggio
delle

si

ritorna in Vaticano per rUt-

tcio

Tenebre

che

si

compie

nella

Cappella

Sistina,

nella quale viene

eseguito, in

quest' occa-

musica del t'amoso Miscrere i). Il d'Espinchal, che in tatto di musica non sembra fosse un buon gustaio, non se ne dimostra molto sod sione,
la

disfatto

tutt' altro.

Anzi dice con tutta disinvoltura che ne ha provata una specie di delusione, perch gli sembrata nel suo insieme niente pi interessante della musica che

i)

L'Ufficio delle Tenel>re

cos
alla

detto perch nel icriiniuu

tale
si

Ufficio, riservato ai tre ultimi giorni della


tutti
i

Settimana Santa,

spengono
il

lumi, per significare le tenebre prodigiose che,

secondo
si

Vangelo, seguirono

morte

di

Ges. Ouest'l'fficio

cio del Saitnus misericordia^ chiude col canto elei Miserere Misereri in musica, che pi 1 Miserere mei. Deus) di David. oltre solitamente si cantavano nella Cappella pontificia, erano quello di Gregorio Alquello classico e famoso del Palestrina

legri e di

primo del secolo XVil, il secondo '21 del XVI li. Poi nel tu dato per la prima volta, e successivamente spesso eseguito, quello di Giuseppe Baini.

Tommaso

Bai

il

270
si

ROMA

AI.

IRAMONTO DEL SETTECENTO


le

suol eseguire, anche per

modeste messe quotidiane,

nella cappella di Corte a Versailles.

Ma

ben diversa
dall'

tu

l'impressione che prov lo Chadi

teaubriand

audizione

questa musica religiosa.


le

E, pronto sempre a

titillarsi

papille del sentimenci

talismo romantico

dal quale peraltro sono derivate anche pagine meravigliose! ne ha tratto ispirazione Egeria M.me de sua per scriverne cosi
alla
beli'
:

Rcamier Ecco
pella

sono uscito
e sentito
si

in

questo

momento
all'
.

dalla Cap-

Sistina,

dopo aver
il

assistito
.

Ufficio delle
il

Tenebre
e le

Miserere

Moriva

giorno

distendevano ed appesantivano a poco e gi di quello a poco sugli affreschi della Cappella michelangiolesco si distinguevano a pena tratti principali. Dai ceri, di mano in mano che venivano spenti,

ombre

con l'estinguersi della loro fiamma, come una immagine della leggera nuvoletta di fumo bianco vita che le Sacre scritture assomigliano ad un tenue^
saliva,

fumo.
I

cardinali stavano inginocchiati ed


all'

il

Papa

pro-

sternato innanzi

altare.

La

mirabile preghiera di
era

penitenza e

di

misericordia
si

che

succeduta
tratti

alle

lamentazioni del Profeta


al

elevava a

in

mezzo

silenzio

ed

alla tenebra.
il

Ed

io

sentiva gravar suldi

r anima tutto

grande
degli

mistero

per

la

redenzione

un Dio che mor uomini. Intanto la grande


colli,

erede del cattolicesimo appariva distesa sui sette


circonfusa delle

memorie sue
...
!

Oh Roma

Quanto
di-

essa bella per indurci cos a tutto dimenticare,


sprezzar tutto e morire

>!

IM

271

nessuno pu dire se il ricordo di ({ueste mistiche emozioni sia j)oi perdurato in lui cos
Pienissimo
!

Ma

duraturo e cos vivo, quanto

(piello,

che

eg"li,

compiadi
^/-

endosene, serb sino


.ant de lui

alla vecchiaia, dell'

onore

iver visto la bellissima Paolina Borg-hese s7/rt6/7/^

o anche

quello delle inquietezze che fece


al

prendere a tanti e specialmente


si

card. Fesch, e che


il

prese egli stesso, per


a

le gaj/es

commesse durante

suo primo soggiorno


basciata
i).

Roma come

segretario d'am-

Poi, sull'imbrunire, conveniva andare a

San Pietro

ad ammirarvi uno spettacolo imponente, che vi faceva accorrere un'infinit di gente e pur molti artisti, che
si

studiavano riprodurre dal vero quel mirabile con-

trasto di luce e di

ombre

fra le

imponenti masse della


innumerevoli
di

magnifica architettura.

Una

grandissima croce, formata con

lumicini, alta per lo

meno una
nell'

ventina

piedi, era
dell'

campata
cos

in

alto,

sospesa

ampio vano

arco

trionfale all'imbocco della

crociera.

Ed

era
1'

luminosa

da diffondere, essa

sola, luce in

tutto

immenso

edificio.

i) Abit allora prima al palazzo LancelloUi vicino al 1S03 Tevere, poi, con M.nie de Heaumont, che vi mor, in un appartamentino presso di Piazza di Spagna- Quando nell'ottobre 1828

ritorn a
soli

Roma come
mesi

ambasciatore
la

di

Francia

carica che tenne

sette

ebbe

residenza nel palazzo Simonetti. Dalle

Ma Jemtesse (Calman-Lv>', memorie del conte d'Haussonville 1SS3) risulta di quanto fosse gi scaduto il fasto brilante che vi aveva sfoggiato il cardinal de Rernis

2-^2

ROMA AL TRAMONTO DEL SEITECENTO


altro

Nessun

lume era acceso nella chiesa.


)rillanle

questa
in
aria,

immensa
stissimo

croce, che

appariva come sospesa

splendente della sua

luminosit in quel

va-

ambiente di tenebre, costituiva uno spettacolo veramente mirabile e, per cos dire, suggestivo. Si afferma che l' invenzione di essa sia dovuta a
Michelangelo.

quanto luminosa, non bastava a diffondere luce sufficiente in tutto quanto l'interno della colossali pilastri davano omjre eccessive ed chiesa eccessivamente amiche alle amiche... dei loro amici. E da ci, e dall' accalcarsi della folla derivavano inconvenienti, anzi sconvenienze, che indussero, salvo errore, Leone XII ad ordinare che non pi si ripetesse questa luminosa apoteosi.
Peraltro, per
:

La
festi

si

rivide

dedico
la

questo ricordo e questa

no-

zione a qualcuno dei tanti compilatori dei rossi


nelle ricorrenze annuali della
si

ma-

proclamazione della
il

Repubblica romana
blica,
in

rivide

6 aprile del '49,

erettavi per volere del Ministro del culto della

Repubanche
as-

che volle e provvide che non mancasse


la

queir occasione

grande benedizione tradizionale


il

dalla loggia di

San

Pietro. E. poich

Papa era

sente

profugo

o fuggiasco

la

benedizione fu imassistito

partita col

dal P.

Sacramento da un tal prete Spita, Ventura e dal P. Gavazzi.


* * *

o
ai

Ma

la

giornata non

finita.

C' un altro compito

un altro
.

Sepolcri

la visita numero del programma Con essi la Chiesa cattolica intende


:

SKITIMANA SANTA
i.-

273
della

i-jordare

ed onorar
il

umiliazione

salma

di

res Cristo e

suo sepolcro.

La celebravano, e si celebra, in tutte le chiese troppo spesso con apparato eccessivamente scenografico e con lusso stonato di vasi di fiori, lumicini
colorati
,

caratteristiche

coccie

di

veccia
luce.

fatta

jianca dal suo crescere al riparo di ogni

Per questa l'unzione la cappella Paolina in Vaticano era sontuosissimamente parata ed illuminata.

impossibile

illuminazione
pi
di tre

dice

immaginare
il

la

bellezza di

d'

Espinchal

ottenuta

questa

con

mila

candele, disposte con molto

buon

gusto, con senso d' arte squisita.

*
*

anche le altre chiese di Roma sono tutte, pi o meno, straordinariamente illuminate per l'esposizione dei Sepolcri ed consuedine di tare un giro per visitarle. Io non ho mancato di compiere, e in buona compagnia, la mia peregrina

Durante

la serata

zione
In

.:

anche lui Presso poco, dunque, come, spesso, anche adesso.


allora,
I

buona compagnia, anche

* *

^*:

Ed

eccoci

al

\'enerdi Santo
il

un' altra
il

giornata

da passare
Pietro.

dice

d'Espinchal

tra

Vaticano e San
Vali-

Infatti in questi giorni di solenni

funzioni

il

cano era quasi intieramente aperto al pubblico, che vi accorreva in gran folla e poteva visitare liberamente musei. gli appartamenti, la biblioteca, ed
i

18.

Bandini

Roma

al tramonto

cUl settecento

74

ROMA

AI.

IRAMONTC) DEL SI:TTECKNT0


pomerij^'^io,

In

San Pietro

poi penetrava, durante

il

una

infinit di gente.
le

Bergeret dice che verso


riversava in San
l^ietro.
ie

cinque,
si

Roma

intiera

si

\'i

vedono arrivare
corporazioni
di

eia

ogni parte tutte


tenti e religiosi
altri

pi diverse

peni-

di

altri

alcuni bleu, colori ognuna preceduta


le

altri jianchi, altri verdi,

Vengono ad adorare
dall' alto d'

da una croce. reliquie che sono presentate


funzione
dell'

una tribuna.
si

poi vi
.

svolgeva

la

assoluzione

generale
Intatti

in

questo

giorno

si

compie

nella

Basilica

Vaticana questa caratteristica funzione, che riservata alle tre basiliche di San Giovanni, Santa Maria Maggiore e San Pietro, per turno, nei tre giorni di mercoled, gioved e venerd della

Settimana santa.

Essa di esclusiva competenza del Penitenziere Maggiore, che per ci ha facolt di dare l'assoluzione veramente brutti casi anche dei casi riservati solo in seguito a semplice confessione, e pure quest. alquanto sommaria. K la cuccagna dei peccatori maggiori Egli, per compiere questa funzione, sta seduto in una cattedra disposta su di una specie di palco o di alta predella che, per prammatica rituale, di tre

gradini. Ivi riceve la confessione


erte

tlei

singoli peccatori,

per turno

gli

si

presentano genuflessi e che egli


la

assolve; e l'assoluzione conferma, abbassando sul pe


nilente, che gli
fessione,
lo
si

inginocchia dinnanzi tlopo


('irga)

concui

una lunga e sottile bacchetta tocca sul capo in segno di perdono.

con

LA

<

SKTTIMANA SANTA
^^r.ivi

275

llu (letto penitenti e peccatori pi

ma sono

comprese, ben inteso, anche le peccatrici.... Il d' Kspinchal vi assiste e ne ha lasciata una descrizione, di sapore alquanto... volterriano e piuttosto azzardata

almeno

per un codino
:

come

lui

presso

a poco in questi termini


Il di di

una specie cattedra sopra un palco alquanto elevato. Munito una lunga bacchetta, con essa tocca penitenti
in
i

(xrande Penitenziere sta seduto

che

si

presentano
l'atta

genuflettono innanzi a

lui,

aver loro

fare rapidamente, e certo assai

dopo som-

mariamente la confessione dei peccati pii g'ravi. In tal modo, molto alle spiccie, vien concessa l'assolu

zione.

Anche

io

avrei

proprio

avuto bisogno

e avrei

ben volentieri profittato di cos discreto e cos comodo bucato della mia coscienza di peccatore. Ma mi sono astenuto dal vantaggiarmi di questa buona e facile occasione, anche perch tra quelli e quelle che facevano ressa per accorrervi, molti ne e molte vidi che a giudicare dal loro aspetto dovevano averne

bisogno ed urgenza assai pi grande

di
1'

Fin di decidermi a non farne nulla

me. aver visto

fra essi
ce

uno che mi produsse una impressione veramente penosa di ribrezzo e disgusto. Aveva una fisonomia assolutamente atroce, patibolare; e quando,
al

avvicinatosi

(xran Penitenziere

gli

sussurr
il

al-

r orecchio

il

suo peccato, osservai che

sacerdote

ebbe come un sussulto ed un fremito di orrore. Purtuttavia anche in questo caso non manc di abbased il sare la bacchetta in segno di assoluzione
;

276

K<.MA AI.

ir->NM'.\I*>

1>1.L

SK'l'l

KCKNTO

peccatore

suoi,
a

purgato dai peccati e dai rimorsi avr potuto pensare, e forse anche por mano,
,

cos

*
<v

qualche nuovo delitto. Cos io ho rinunciato per questa volta ad una


;

si-

mile assoluzione tanto spiccia dei peccati miei

sar

<.

per un'altra volta

*.

**
Intanto

anche

in
la

questo

giorno

si

ripeteva

nella

Cappella Sistina

cerimonia dell' Officio delle Tee veniva a cui assisteva anche il Papa nebre Miserer . eseguito di nuovo il Terminata questa funzione, il Papa discendeva, anche egli nella chiesa di Sru Pietro per recitarvi le

<^

sue preghiere ed adorare

la

Croce

la

grande croce

luminosa.
Il

d'

Espinchal
:

ha

cos

fissato

Y impressione rice-

vutane

*
-

Costituisce

spettacolo grandioso

solenne

era Pio movente veder questo maestoso vegliardo, che, poveretto mor in il /apa bello, VI, Braschi
,

com-

'

esilio

vittima di spietati maltrattamenti francesi

"
'

questo maestoso vegliardo inginocchiato nel mezzo immersa in una severa pedella immensa chiesa
,

nombra

pregar

fervorosamente ed umilmente,

cir-

<

'<

"

condato dai componenti del suo seguito, che, tutti, inginocchiati pur essi intorno a lui, pregano devotamente. Solo li rischiara la luce che si diffonde dalla
tutt' intorno,
la

grande croce luminosa; mentre

quasi
im-

avvolta in una tenebra misteriosa, sta

folla

LA
*

'^

SKiriMANA SANTA

mensa,

racecita

in

un silenzio solonnc ed impro'^siol'.ipa

nante.

Ma non appena
allegria
in
,

il

uscito dalla Chiesi, su-

<c

l;ito

ricominciano un chiasso e un passeggio ed una

<s

rumorosa

come

se

si

fosse in
.

[)iazza o

in

teatro,

anzich

luogo sacro

11

Sabato Santo non era g'iornata


canonici di San Pietro

desliintri a erra 'idi

cerimonie pontificie.
I

provvedevano ad alcune
liturgia
es. la

funzioni caratteristiche
tutt'ora
l'

della

cattolica e che

vengono compiute: per


,

benedizione del-

acqua del fuoco e dell' olio. Ma ci si effettuava anche allora, senza fasto solenne e senza l'intervento
del Papa.

Peraltro una disposizione rituale vuole che in questo

invece che nella successiva Domenica PaChiesa squa quale compia cerimonia con
giorno
di
si

la

la

la

chiude
tratto

il

periodo

di

doloroso raccoglimento
,

d'

un
in-

fatta

esultante

glorifica Cristo

risorto

ed

neggia

alla gloria di

Lui.

questa indubbiamente un'anticipazione, suggerita


di

da quelle stesse ragioni


di

opportunit o

di necessit

che, nell'assegnazione delle tunzioni ai singoli

giorni
,

questa

settimana

sovraccarica di cerimonie

imdi

pongono alcuni spostamenti, che sanno alcun poco


anacronismo.
di

Ma
,

tant'.

Pertanto nella mattina del Sabato Santo, poco prima

mezzogiorno

deve esser celebrata una messa

so-

J-S

KJMA

AI.

IKAMONIM
la
1'

Dll.

MllMlNlO
al

lenne.
(li

E quando

funzione giunge
elevazione

poco precede
dolore,

di

momento
di

chi
il

al

Gloriti

allora

rito
di

vuole che, cessata ogni manifestazione

lutto e
il

prorompa, fervido

mistica esultanza,

cantico di Gloria.
Gloria in cxcclsis

Ilosauia. Alkliija.
il

Allcliija...!

E
delle

lo

salutano inni di allegrezza e


,

suono a

festa
il

campane

d'

un

tratto rideste e sonore doyio

triste

periodo di silenzio.
;

Cos prescrive la liturgia cattolica

ad essa

si

con-

formano tutte le sue chiese. E prima fra essa quella di San Pietro in Roma la che allora vi provvedeva anche Basilica Vaticana con maggior solennit di quella consentita dai nuovi

tempi.

Air intonazione
ancor oggi
della
si

del Gloria

si

scioglievano

sciolgono
,

le

campane

gravi e solenni

grande basiUca che, suonate a lesta, salutano Cristo risorto e pur la resurrezione di nuove speranze
e di nuovi sensi di vita.
,

Ed

ai

rintocchi gravi rispon,

dono come in un impeto di gioia le campane delrispondono da presso da lontano. citt l' immensa
:

da pi lontano rispondono le campane di tutto il mondo Nel lieto coro di squille festose sembra farsi intimad' un tratto, sonoro e vibrante tutto intiero mente, r alito mite della nuova primavera.
! ,

Allcluja

Allcluja

Ma
il

la

grande solennit, nella quale assommava tutto

si

magnifico fasto della liturgia della Chiesa romana nel giorno di svolgeva nella domenica successiva

Pasqua.

SK ITI.MAN A SANTA

279

IlJ^apa con
])oncnte

pompa
,

granciissima, scortato dalla im-

sua Corte

scendeva

nella

basilica

di

San
cele-

iMetro, stipata di p<jpolo, e pontitcav.i

cio,
in

brava messa solenne.


Il
I

cerimoniale chiesastico faceva sloggio


ricchezza e grandiosit

quest'oc-

asione di una

meravigliose.

La maest del culto cattolico dice (j. Moroni anno assume tanta solenpoche altre volte in fra quanto ne mostra nei suoi riti nel giorno di nit Pasqua . E quando, al momento dell' elevazione, l'ostia consacrata veniva dal Papa sollevata in alto, in segno di
*
1'
,

esaltazione e redenzione, fra


squillar delle

canti inneggianti e lo
,

trombe d' argento che su dal sommo del tempio, prorompevano in note di esultanza, la liturgia cattolica raggiungeva una grandiosit di pompa e di significazione veramente sublime.
,

^ ^

-'f

Finita
e cos
,

la

messa,

il

Papa

saliva in sedia gestatoria

accompagnato

dal suo magnifico

corteo

at-

traversava la Basilica e veniva condotto alla Loggia

che

si

apre sulla facciata della chiesa.

**

coronato del triregno, impartiva la famosa benedizione papale , concessa, non solo all'immensa
di l,
si

moltitudine, che

affollava nella magnifica piazza pi


,

ancora che nel


pio gesto
tutto
il

Gioved Santo
,

ma
tutta

pure, con
la

ame a

benedicente
inti^^ro

estesa

citt

mondo

Lri

et Orbi.

Non ne ripeteremo
compievasi
il

la descrizione,

presso a poco a quella che


(ioved.

demmo

che corrisponde per la cerimonia che

28o

ROMA AL IRAMONTO DEL SETTECKNTO

Questa della Domenica di Pasqua ne tlifferiva per maggior solennit, e pure per un iitimo senso tli festevolezza e di esultanza. .llcluja
*^^
!

E
nite.

cosi le cerimonie della

Poco dopo il Monte Cavallo.

Seitimana Santa eran tiPapa se ne tornava al suo palazzo

Ora, dal '70 in poi

tutto o quasi tutto questo ceci

rimoniale stato soppresso, e pertanto

parso an-

che pi opportuno rievocarne il ricordo. Ma ne abbiamo detto abbastanza et de hoc satis... Dea gr alias...! Ah dunque anche tu mi hai seguito, irriverente ma paziente, se pur scontento lettore, volteriano o anticlericale ? Se queste pagine ti sono spiaciute per quel tale odorino d'incenso che ti molesto, non farmene carico. Come hai visto, in tante altre, dove non 1' ho e' era, io non ce messo mi pare Questo mi propizi la tua indulgente benevolenza. E, veramente,

cosi sia

Amen

'

Afieu... !

CAPITOJ.O
lYli s e e

IX.

Ilan

e a

IL

LA Siot^t. AiA VIGKH!-; KimiN FELE-MELE DELLA VALIGLX DELLA VAPORI LA FOUIA PER I PROFUMI I DELLE ^L\NCE PRINCIPESSA BORGHESE IL HELLETTO NIENTE BELLETTO ALLE SIGNORE ROMANE QUALCHE ACCENNO ALLA MODA UN GIUSTO UN HELL' ARGOMENTO PER OMAGGIO ALLA BELLEZZA ROMANA UNA BELLA CHIUSA.

v^on
scasori

le

leste

ilella

Settimana Santa

finiva

la

romana

in Italia

presso
la

del perfetto viaggiatore di quei tempi

poco come adesso, dopo

le

ultime

corse.

Passata

Pasqua

e cos appagata, pi o meno,^la

curiosit dello spettacolo unico e per vero solenne di

quelle cerimonie

ecclesiastiche,

Roma

cominciava a

spopolar^J__di forestieri.

rSj

kt'MA Al

iKA\l<'.\l

l'Il.

>1

IIHJNM
1
t

Rondinelle pellegrine ^ riprenilevano.il volo. mite stagione e pi ancora l'itinerario tradizionale,

li
>

moda,
luogo

le

chiamavano
ed

sulla

via del ritorno, in ufi ah;

Era il periotlo pr pizio per andarvi ad ammirare e godere la vita di questa citt meravigliosa, nel suo periodt) pi hello tleir annata le teste dell' ^i'iccnsd (Ascensione) e delle solennissime nozze di Venezia col Mare. Pertanto il nostro d'Kspinchal si decide, anche lui, preparativi del suo viaggio e prea partire: inizia para il bagaglio. E proprio come suol avvenire del contenuto, sempre alquanto ple-mele, delle valigie, cos egli raccoglie nelle ultime pagine del giornale romano, un p alla
lieto
:

ameno

Venezia.

rinfusa, alcune sue svariate impressioni.

C' qualche cosa che pu interessare: ed eccoci,


solito, a trarne

al

qualche spunto per

particolari

del

nostro quadro.

tra questi spunti

e ricordi

non sappiamo rinunqui in

ciare a

quello

dell'

incontro suo,

Roma, con

una simpaticissima artista sua connazionale. E questa una deroga al nostro programma, che ha inteso limitare questo volume quasi esclusivamente ad una rappresentazione d' amljiente, riservando ad un altro, pi o

meno
si

prossimo,

l'

animarlo

di

persone

ma

tant'. Ci

vorr perdonare, nell'ultimo capitolo, questo strappo,


si

anche perch
nota
in

tratta di

una figura
di

d'artista

veramente

simpaticissima: Maria
arte col

Anna

Elisabetta

Lebrun, pi

nome

Mme

Vige Lebrun.


M
]/ appog-gio
torse,
I

'

I.

28^

autorevole
essere

del

pittore
di
M.iri.i
all'

l'amichevole intervoiUo
di

Vernet e pi, Antonietta le

veva ottenuto
di

ammessa
i).

Accademia Reale
opertr

Francia
Cos, gi

prix de Ro/nr.
le

vero

notevoli tra

ammirata per alcune sue


quali
il

che par-

pace che riconduce


quali quello

l'

abbondanza e

e celebrata per alcuni ritratti di


i

grandioso (|uadni /m pi ancora lodata Maria Antonietta (tra


la rose, in

famoso detto della Reine


e lo

cui trionfano la bellezza

splendore del

colorito

della sventurata regina), era

venuta a Roma, accomreputazione

pagnata dal favore


artistica.

di un'assai lusinghiera

]/ opera ulteriore di

quell'inesauribile ritrattista

ot-

che

il

ritratto

fu
la

il

dell' arte

sua

genere prediletto e pi glorioso quale infaticabile sino alla vigilia

della sua

morte (20 marzo 1842) dipinse pi che


;

tocento quadri
aspettative in
Il

la la

simpatica serie di questi suoi lavori

dimostrano che

lei

buona reputazione sua e le fiduciose riposte non erano immeritate.

beli' autoritratto,

nessa alla

che trovasi nella collezione anGalleria degli Uffizi a Firenze, ha una no-

i)

Quest'ammissione

iiun fu

senza

contrasti

che
il

appaiono
21

abl)astanza evidenti fra le uuances dell' atto con cui,


17S3, veniva

maggio

M.me
femne
la

Labille-Guiard
les

respect

Accademia, insieme alla sua rivale L'acadmie, excutant avec un profond ordres de son souverain, re(;ut la demoiselle Vig-ie,
dall'
:

ammessa

<

du sieur

M.me Adelaide

Labille

Lehrun, sur la rpuiation de ses taUnts, et des Vertus, femme de M. Guiard. sur
>.

prsentation de ses ouvrages


gi
si

Obbediva l'accademia, ancora.


fronda
!

Ma

sente

come un

alilo di

2S4
loriet

ROMA AL TRAMONTO
quasi

I>F.L

SF.TTKCKN IO

popolare, tanto

iifrazioso, e da

lutti

conosciuto.

Appunto
clial

a questo lavoro

attendeva quando
si

il

d'Espin-

venne

a
le

Roma,

e ad essa

riferiscono

questa
pii

annotazioni
interessanti

quali perci risultano per noi ancor


1'

accertamento di uno dei anche per pregi pi importanti di un ritrattola somig-lianza.


Egli and spesso a visitarla e ad intrattenersi con
lei; e

Il
* di

ce ne ha lasciato questo vivo ricordo: Re di Francia mantiene a Roma un' Accademia

pittura e scultura.

Attualmente ne direttore il Sig. Mnageot, pittore che gode di una buona reputazione. Il governo acquist, per l'impianto di quest'Accademia, il palazzo che tu gi dei Mancini i), e che

i)

quello che ora

appartiene

ai

Salviati, al

Corso.
l'acquist a buodell'

Fu
di

fabbricato dal duca di

Xevers. Luigi
la

XV

nissimo prezzo dai Mancini per farne


allievi inviati a

residenza

Francia, composta allora di un direttore e di

Accademia un dato numero di


arti.

Roma

per lo studio delle belle


o,

Questi occu;

pavano
ai
11

il

piano superiore
al

alloggiava signorilmente
ricevimenti
dell'

pi veramente secondo piano.

le soffitte
Il

il

direttore

primo piano serviva


nuova sede dell'amfu

ambasciatore negli ultimi giorni del carnevale.


nella

de Hernis

trasfer questi ricevimenti

l^asciata

al

palazzo

De

Carolis.

Solo pi
nella

tardi, nel

1801, la sede dell'

Accademia

trasferita

nuova splendida residenza, costruita

dal cardinale Giovanni

Ricci di Montepulciano e poi acquistata ed abbellita

da Alessandro

Ottaviano Medici (Leone XI), che le diede il nome. Il palazzo oggi Salviati pass allora alla corte di Toscana, da questa a Luigi Honaparte, poi, successivamente, alla Regina di
Sardegna,
alla

Regina

di

Xapoli,

ai

cavalieri di

Malta,

ai

Bor-

ghese

e, in

fine, ai Salviati.

285

appartenne al duca di Polignac; e vi stanno alloggiati e mantenuti a spese del sovrano gli allievi pi distinti, che, a titolo di premio, sono (jui in.tndati da P.uigi per pertezionarsi negli studi loro.
poi

anche la signora Maria J.ui ,a Lebrun, che lavora con moltissima alacrit per esaurire l'impegno che ha assunto con la (Galleria di

vi alloggiata

Ora

Firenze.

V.

vado a trovarla ogni tanto; ed essa ha la cortesia suoi lavori. Cos ho pi^tuto ammidi farmi vedere rare il ritratto che di se stessa ha ora quasi ultimato
Io
i

che destinato a quella Galleria.

Essa

vi si
il

rappresentata seduta ed occupata a

dipingere

ritratto della

Antonietta

sua

Regina

di

Francia

Ilaria

protettrice. Io

non ho visto mai

un ritratto pi interessante e grazioso, e nello stesso tempo pi vero e somigliante di questo. In esso la Lebrun non ha procurato di abbellirsi, s bene ha
espresso nella sua fisonomia tutta
V animazione
e
l'ispirazione di un' artista assorta nel suo lavoro ge-

niale.

Per certo questo sar uno dei quadri pi


e sar

in-

teressanti della preziosa collezione degli autoritratti


nella Galleria fiorentina

documento non solo

del valore artistico della Lebrun,

ma

anche del suo

buon sentimento di riconoscenza, poich il ritratto della Regina che, come ho detto, pur compreso in questo suo quadro, risulter anche esso pieno di
grazia e somigliantissimo.

La Lebrun gode
e di

qui

in

Roma, come
la

artista,

di

una stima
bilit,

un favore grandissimi. La sua amasuo talento,


sua bella figura.

la genialit del

2S6

ROMA
suoi sensi

AI.

RAMON l'O DEL SKTTECKNTO


aj^erti,

teri

eii

l'orrore che essa since-

ramente ed aj^ertanicnle manifesta per l'ingratitiuine dei suoi coUeijfhi verso il Sovrano, da cui furono lutto ci concorri* a renderla, non tanto beneficati solo ovunque ben accetta, ma riverita ila tutti r
;

ricercata dalla

migliore societ

Ma

c' altra

roba, alla rinfusa, nel baule di quotr

ricco gentiluomo.

Le mance. S>i le mance


feriamo

poich dobbiamo ricordare che

ci

ri-

un periodo in cui il e concetto della dignit umana era talmente ottuso per che mai si sarebbero fatte, se n(, tante rivolual settecento, cio

ad

zioni?!

era

talmente ottuso
anni
or

etl

in

arretrato (e tale

rimase sino a pochi

sono) da non far com-

prendere e sentire quanto fosse contrario al decoro personale prendere, per ricompensa -di taluni piccoli servigi, come mancia quel tanto che, pi o meno,
si

pretende con un calcolo di percentuale.


Allora, pur di

prendere,

si

prendevano
il

le

mance.

]\Ia

par che se ne abusasse. ecco come ne troviamo


si

Infatti

ricordo

Quando

raccomandati

ad una

signora
si

e
si

questo assolutamente

necessario, se non

vuole

rimaner

isolati

consuetudine romana che essa

incarichi di presentarvi a tutte o quasi tutte le sue


conosc(Mize.

ci assai comode^.

Ma

il

rovescio della medaglia costituito dal fatto


voi siete

che,

appena

comparso

in

una casa o

in

M
*

C:

I-,

I.

I,

A N K A

287

un palco, potete esser cerio


i

clu'

l'

indoma ni

la

t'.-

miv^lia , cior
4
il

iloincstiii della cisa in cui

apparso
tl<-

Vijstro

nome
la

la

vostra persona, venj4"ono a


Li

mand.irvi

mancia:
cui
n(n

buona tuuuia. M questa un.

stoccata da

potete salvarvi, sr

non
il

con

almeno
si

tre o

cinque paoli. Xon caro.


si

che ci

ripet;

troppo s|)csso
lasciarli
in

tanto pi che
i

Ma

mal

altri
cui

tre paoli hisoLj-na


si

tutti
si

palazzi in

faccia

qualche

visita.

Talvolta
ili

con un p
alla

di

meno

nelle case
guid.i,

pu cavarsela minore importanza;


1'

e sta
* della

vostra

se

onesta,

avvertirvi

una simile economia . Lo conferma anche I. alaude. Ma. ])ur dichiarando


possibilit di
il

quest' usanza abbastanza

seccante, riconosce tuttavia


ba-

che

le

pretese erano a bastanza discrete: spesso


[t^i

stava un testone

soKli)

per cavarsela, ou cUvantage


h\ ogni

SH-eant Ir rang de hi personne.

modo

era assai

meno onerosa
l'invitato a
ne,

di

quel che avveniva in Inghilterra ove

pranzo trovava schierata, prima d'andarsedi

una

fila

dt^mestici (jui apres duirr se ranoeoient


recrvoir r/iaeun

la porte

pour

une trenne

pure una notizia che, cos, di primo acchito, potrebbe apparire una sciocca invenzione n nr-r \\ nieio
ecc(j

Ed

un' esagerazione

questa:

opportuno ricordarsi chea


e,

Roma come

Xap(jli

presso a poco, in tulli X Italia

anche non

I)

Lalande

<>/>.

cit.

\'\

piiijv;.

15^-59.

^>
*
*

K<)MA

AI.

IKAM
si

.\10

1KI,

sK

IXKNll

piacciono anzi

ni.l

sopportano
il

pr)ruiii e
ili

che

l.i

persona

clu*

no porta corro
di

pericoh
a

tlisg-ustarc

le sig'noro e

lar

il

vuoto intorno
nostre

so,

Stenteranno
a

a creilerlo e [)i ancora adadattar^i


lo Ijelle

questa jirivaziono

dame

tli

Franai. i,
>

* abittiatc a

protumarsi tanto intonsamente di muschi

o di ambra; ma,
a

venendo qui

Roma, dovranno

rassegnarsi

rinunciarvi, so

vorranno essere bene


si

accolte

E come
a crederlo

damo di anche noi. K Dio


<^

lo

belle

l'ianoi<i

stonterebje

sa

quanto
scie
di

la

incredulit

nostra sia

ora stimolata

dalle

j^rolumo che

segnano, nel .mare della


tante

lolla, la rotta,

por dir cos, di

signore e
il

non solo

di

cjuello

signore

Eppure
era vera.

d'

Espinchal dice

una cosa
convegni
alla

vera che

Si ricorila
di

il

lettore di quei tali

di tostatori

caff in

piazza

Colonna, attorno

Colonna Antonina,

di

Marco Aurelio

condannon
altrove,

base

della

nata dalle autorit municipali di quei tempi allo strano


e t'umoso contorno di rornelli siffatti? Li e

come

gi dicemmo, e non
il

abbrustolire

caff:

mai nelle case, si doveva non era permesso di provvedervi


cos
i)

neppur

nei cortili.

E
>trana?

perch

emanata una disposizione dice il Moroni Perch* spiccatissima


si

era

spiccatissima fu in
secoli, r

Roma, specialmente
.

negli

ultimi

avversione agli odori

i)

Alessanuk"
p. 34.

.MctKoNi,

l'ir,

voii c

viandiiiiti

della

vecchia

Roma,

COLLEZ SETTECENTESCA BANDINI Roma i tramonto

dei

rirurcrnio.

OhrItj-iV

,r

Font.n.i

-j.

^V't ,ilU>' l'uf.'k^if 1 Uf.'k^f ^\ Ai/re Fon/ttttc -^ fh'f.fa i/i

IF

.'Uc
filr

J'.\<Cxr

iU ^i./i'.'7t'

Chiesa eU Oxyi/uU Jt

..

(riarirno

Iti' I i^Ut/niuW Je^U

'^^
^^
,

)NA

e E L L A N K A

289

Questo basterebbe a dare un p di credito all'affermazione del d' Espinchal i). Ma egli pu invocare un testimonio assai autorevole
e ancor pi di
lui

esplicito assertore della delicatezza

o suscettibilit delle papille olfattorie delle

mane
il

di que'

tempi

quantunque questi ne concluda


con una punta
il

dame

ro-

ricordo, al solito,

acuta e brillante
scriveva a
gli

d'ironia.

E
:

il

de Brosses;
e

quale

M.me
odori

Courtois

Le signore romane hanno per

sono convinte che in questo clima essi siano assolutamente dannosi, tanto da farle immancabilmente cadere svenute. Perci non se ne

un orrore invincibile

mettono mai addosso, in nessuna parte; e cos han un p rimesso alla moda quel tal odore... che piaceva ad Enrico IV 2). Peraltro sembra che questa repugnanza tosse, pi che una fobia, quello che oggi si direbbe una sugge-

i)

Chi sa che non fosse una specie


si

di

inconscia

reazione
la

al-

l'eccessivo abuso che

era fatto dei profumi durante

Rina-

scenza.

carteggi d'Isabella d'Este, Caterina dei Medici, Lucrezia


!

Borgia e persino di Caterina Sforza ne fanno testimonianza Ma anche in sul finir del seicento era venuta tra noi, dalla Spagna, profumi. E ce n'era un 'abbondanza sbaloruna vera mania per
i

ditiva persino nelle chiese.


gli

tanto era giunta questa mania per

odori acuti che erano venuti di


detti bccheri
fatti

moda

certi

bicchieri e vasi
d'

profumati

con terra venuta

America,

portata in Europa pel tramite del


diffusa in Italia,
diftusa

specialmente

in

Portogallo e della Spagna e Toscana. Se ne pu trovare


alla

menzione

in otto lettere di

chesa Ottavia Strozzi e nella D. Carraroli. Nel regno della tnoda, N. Ant. 16 agosto
2)

Lorenzo Magalotti Bucchereide di Lorenzo

mar-

Bellini

1910.

De

Brosses, Op.

i., Lett.

XLIV.

19.

Bandini

Roma

al tramonto del settecento.

20O
stione, se

koMA

AI

IRAMoNlt) DKI

SETTECENTO
l'opi-

non pure una posa. Tale dovea esser


il

nione del de Brosses,

quale

ci

quest'aneddoto
in

I^ochi giorni or sono, mentre andavo

racconta in proposito

casa Borghese, mi vennero regalati due magnifici cedri. Me li misi in tasca e andai a far la mia solita visita

Era gi qualche tempo che stavo in conversazione, quando, sopraggiunta Zitella Borghese, pensai che sarebbe stato carino di regalarle quei frutti.
in quella casa.

Ma

non appena
li

le

carit

esclam per
vede

confidai questo
carit,

mio proposito:

Per
io

nascondeteli, portateli
I

via: se
li

Mamm,
sala

essa sviene di certo


il

Ed

portai in

una
ed

lontana, e ripresi
il

mio posto

nella partita. Circa un' ora dopo,

discorso cadde su

quei cedri
che, per
sentirsi

allora,

ma

solo allora, la principessa

di
in

vero, era

puerpera
Presidente

d'

un tratto disse
tutto
il

male e
,

fu presa dai vapori .


il

a buon conto

per

Ma soggiunge,
tempo
i

cui era stato seduto vicino al suo letto, pur con


in saccoccia,
la

cedri

principessa era stata benissimo.


noi,

E
il

questo proverebbe, soggiungiamo

che anche

avrebbe potuto esser tostato nelle case solo, 1' torse, con avvertenza di lubrificare un poco quegli arnesi per modo non cigolassero, come cigolavano in coro Intorno alla colonna di Piazza Colonna. Ciononostante a Roma si producevano in notevole
caff

manteche . Ed erano, a quanto pare, ottime, migliori anche di quelle


quantit
le

pomate odorose

le

'i

di

Firenze. Gli stranieri ne

facevano

acquisto
ai

come
paesi

di specialit

assai pregevole

da portare

loro quale prodotto fino e galante.

>.

e K

I.

i.

A N K A

291

Anche
fu

nelle

memorie

di

quel simpatico briccone che


attestazione. E, al solito, se
di

Casanova ne troviamo

ne serv per regali propiziatori dolci ricompense i).

assai espansive e

Il

belletto...

Le
Oh
io,

signore,

le

donne romane non han

bisogno

di belletto!
!

s,

cavalleresco lettore e fiorente lettrice

proprio quello che stava per dire ed avrei detto anche

non mi aveste interrotto e prevenuto. Quantunque adesso.... Ma qui non si parla d'adesso, ma d'un
se

secolo

fa.

Allora pare certo che non ne usassero.

E
le

lo

dice

anche
di

d'

Espinchal,

il

quale annotava

che

signore
:

usavano assai poco di tingersi col rossetto tutto al pi adottavano il bianchetto. Lo dice anche, oltre il de Brosses, la maggior parte di coloro che ci hanno tramandate memorie di quei tempi. Lo afferma anche il Lalande che per, con una qualche malizia, aggiunge o lo applicano con tanta abi:

Roma

lit

da non

farlo capire .

Perci possiamo dirci su questo


quasi tutti
e d'

proposito

tutti

accordo

tutti d'

accordo, fiorente lettrice

cavalleresco lettore.

i)

Un

profumiere accreditatissimo era allora Vajidint (Profualla

Fontana di Trexi. Ivi (i vasetti di manteca >) trenta vasetti di pomate assortite, disposti in una bella scatola a trenta scompartimenti, del peso di due libbre e mezzo,
meria Vandini) vicino
si

pagavano 50

paoli.

Lalande

op. di.

pagg. 145-47

202

ROMA

AI.

TRAMONTO DEL SEITECENTO


* * *

La moda del vestirsi e dell' acconciarsi La moda era, come abbiam detto, alla francese.
Era, per
di

cos

dire,

la

corrente inversa, di ritorno,

quella che

nel

periodo del

Rinascimento
la

aveva
delle

importata
che da

ed

imposta nella

Francia
finito

moda

squisite e fastose eleganze italiane; la corrente inversa,


allora,

come
si

si

sa,

ha
gli

per

dilagare in

ogni parte.

capisce:

che in essa vivono, e

su di essa affiorano

fioriscono

suadenti

sirene e
le

propagandiste

irresistibili

o devote sacerdotesse,

pi

piacenti bellezze muliebri.

Una

forza di

propaganda,
francese,

questa, cui ogni vittoria sicura...


Allora, alla
fine

del settecento, la
si

moda

superato

il

periodo in cui

era affermato un qualche

primato

dell' Inghilterra,

era

assolutamente

tra

noi

prevalente.

di

fatto

sappiamo che a Venezia,


solennit

nella ricorrenza

delle grandi feste per la

dell'

Ascensa

(A-

scensione) e delle nozze di Venezia col Mare, veniva

esposta in Mercerie o addirittura in piazza S.

Marco

una grande pupazza acconciata


suo vestiario
all'

in

ogni particolare del


alla

anche nel dessous


francese.
si

moda

francese,

ultima
di

moda

Non
dell'

rado nei successivi giorni

le

mutavano
del

l'ac-

conciatura. Cos

bandivano

le

fogge

figurino

ultima moda.
quest' esposizione era un uso che veniva dalla

Anche
Francia.

Mise

K L

l.

A N K A

293

la

si

faceva non
si

solo a X'enezia, ma,

come

g'i

accennammo,

costumava, se non pur


le

cos solenne-

mente, in tutte sia permesso di


g"i

principali citt.

Ed
al

in

proposito

ci

tirar su, avrli


di

onori del testo, quel che

altrove

ci

occorse
:

Le sfarzose Ijambole che sotto nomi di grande e piccola Pandora gi nel secolo X\'II facevano mostra di s a Parigi, pubblicandovi le nuove

note

questo

confinare

pianoterra delle
i

fogge, acquistarono, nel settecento, diritto di cittadinan-

za anche tra noi. 1/ Algarotti, tutto entusiasmo per

Francesi, accennando a siffatta pupazza-campione che

compariv^a nelle citt nostre,


Be/Ia alma fantoccia

la

inneggiava quale

Del gusto parigin leggiadra

figlia e Pizia

dell' Itale

donne Atntnone

e attestava che ad essa


a
lei

si

affollavano

le itale

donne

dinnanzi in frotta
la cuffia,
le

L' andrienne,

nastricre

V itnmenso

guardinfante a parte a parte

Xotonizzare e fino dentro e sotto

Spinger gli avidi sguardi al gonnellino.

ET* andrienne

fu

per qualche tempo una delle

fogge pi diffuse. E che cos'era? Una specie di veste da camera formata da un ampia toga listata che scendeva dal petto ai piedi, ponendo, come scriveva il
Baruffaldi, in
*

modesta oblivione

Ci che abbonda e ci che tnanca Ci che r arte ognor rinfranca

204

ROMA AL

RAMON

io 1KL

SETTECENTO
t"

Ci che bianco e ci che

nero
(i)

Ci che finto e ci che vero

se vero

almeno questo,

si

capisce

il

perch ebbe

prontamente un' immensa diffusione.

Anche

il

guardinfante veniva dalla Francia,


ivi

ma

di

seconda mano, che poco dopo il regno


cese
Tcrtungada,

era venuto prima della Spagna^

di

Carlo V; e

si

diceva alla fran-

Prontamente si diffuse anch'esso per tutta Europa. E quando pareva che fosse per sempre scomparso lo si vide riapparire in
vertugadin, panicr.
vita,

trasformato nelle crinoline delle nostre


D. Carraroli

mamme

2).

Moda. N. Antologia 16 agosto toga femminile ebbe allora un'enorme diffusione da che l'attrice Dancourt sostenne in quel costume la parte di Glicera nel dramma Andrienne di Michele Raron donde prese quel nome. Il Lemontay neWHistoire de la Rgence afferma che la moda 2) del guardinfante venne in Francia dall' Inghilterra, ma erroneai)
:

Xel

regtio della

1910.

Questa specie

di novella

mente. Deve ritenersi per certo derivazione spagnola.


posito da ricordare che
il

in pro-

guardinfante pass per


si

successive. Nella prima sua forma, quale

due forme vede ne' quadri del


eguale

Velasquez, era composto a cerchi di


diametro, cosi che teneva lontane
cintola in gi quasi
di

filo

di ferro, tutti di

un cilindro. seconda forma, adottata in Francia, era costituito di pi cerchi, ma di dimensioni diverse e ciascuno maggiore di quello superiore cosi che davano alla veste la forma di una grossa campana. Con questa specie di baldacchino , come lo definisce Girolamo Gigli nel Bratidano Vaticitiante la donna, al dire del Gozzi, veleg-

dalla persona le vesti dalla da per tutto ugualmente e con la forma quasi E questa fu la forma originaria, spagnola. Nella

giava intorno
Qual
caravella, con

immenso giro

di guardinfante, pettoruta e gonfia.

E doveva

essere

ampio

e guai a ridurne le proporzioni. Si ha

C K

I.

I.

A N K A

295

Le signore
e

di

Roma

l'usavano anch'esse, ma, a quanto

pare, quasi esclusivamente nelle riunioni di gran gala

specialmente nei solenni ricevimenti per matrimoni


E, seguitando a spigolare qua e
l
:

nelle

memorie

di quei tempi, troviamo anche questo Le signore di Roma, pur conformand(jsi alla moda busti di Francia, eccedevano nello stringersi entro
i

poderosamente armati
derivava una
dit di portamento,
Il

di

ossi di balena, cos

che ne

certa angolosit e durezza di lineo e rigi-

Lalande
in

aggiunge
generale

vero che,
avoir

ma,

torse,

n(jn

sar

stato

les fcnnics cT Italie

ont un air

affedc et empesc et les

femmes de
ohi
?)

istinction qui veulent

un

air libre et ais donnent dans


!

un

air qu' on

afpelleroit cJiez notes (ohi

indecent. Per,
est

ad

at-

tenuare
rusage.

la

boutade,

aggiunge

mais tout
tutt' al

relati f

Assai

di

rado uscivano sole:

pi in mattinata,
di

che nel pomeriggio non sarebbe stato

buon ge-

memoria che

nel 1773, essendosi presentate in

una

festa in

Verona

alcune sijjnore col guardinfante


deriv uno scandalo che turb
la

meno voluminoso
quiete della citt
:

del consueto, ne

e dov occupar-

sene anche

la

suprema magistratura

della Repul>t)lica.
!

pyoi

p>en-

sando al presente... si neghi il progresso Cfr. D. Carkaroli 1. e. quflquf i) Nei ricevimenti che si sogliono dare in occasione iemps apres dei matrimoni vi gran concorso di tlanie romane e allora vi si vede ioiis qu il y a de plus Ugant datis la inlU, icnis le diamants de Rome, et laute l' api des plus belUs ioilettes. Cesi presque la seule circostance cu les Datnes portenl des paniers (oh quand y a des princes et rangers) ; car d'ail/eurs elles se soni

'

affranchies de ce gnant attirail

Cos

il

Lalande c^^.

cit.

VI, 134.

^gb

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

nere

ci

anche per
messa,

gli

uomini

il

farsi

vedere

in giro a piedi.

Andando

alla

si

facevano

accompagnare e

venire a riprendere da qualche loro domestico: e quelle

che non ne avevano, rimediavano col procurarsene uno, per cos dire, a nolo la tariffa consueta per questo servizio era un paolo (dieci baiocchi) che quanto
:

dire, oggi,
lesse...

mezza

lira,

se la lira dei nostri giorni va-

una lira. Cos andavano


consueta

alla

messa

1'

acconciatura per ci

pi

par che

fosse

velo {gazf) ripiegata sulla

una specie di cuffia di fronte e che scendeva gi

sino quasi alla met del viso. Cos gli occhi n'erano
coperti.
fcio

Ma, a quanto sembra, non ne derivava sacrieccessivo, n ad esse n agli ammiratori loro per-

ch lorsqiie on les regarde on ne Iciir fait point baisser li vuc ; et elles fixent les yeux sur les hommes avec la derniere assurance Assai probabilmente X assurance

suggerita dalla sicura


di...

coscienza

della

propria

virt

piacere.
ulteriore notizia della

Qualche
si

moda

in
di

voga

tra le

dame romane

del penultimo

decennio

quel secolo

numerosissimi pu desumere dall'elenco dei doni offerti a donna Costanza Falconieri e ricchissimi quando, nel ij^i, si spos al nepote del papa, don Luigi Braschi. Tra quei tanti doni magnifici vi sono anche oggetti di vestiario indubbiamente capi del Eccone un saggio, dalla pubblicatutto dcrnier cri.

zione allora fattane dal Kracas, che riferisco testualmente. Giover anche a far conoscere la relativa no-

menclatura.

SI

">

J.

I,

A N K A

297
di

Un
a

sacco

(7't's/f

da

cantera)

tondo d'argento
tutto

con guarnizione
girgonzi

di

blonde
cristalli

d* argento,

ricamato

con veste
Cuffia.

come diamanti) raso bianco e gran fiocco di lama d'argento battuto, cappi simili guarniti di merletti, con
sfaccettati
di

(piccoli

Una
ossia di

Dono

di

mons. Rinuccini (riovanni.


di
ra^cj

Circassa {specie di accappatoio)

co-

lor di rose e

sieur

si

pour monsieur , quelli in uso alla corte di Francia, ove Monchiamava il fratello maggiore del re) e sue
(*
il

Cappello promonsieur

penne

sopra

cappello.

Dono
(

del cardinale Gre-

gorio Salviati.

Pekin ) di stoffa orientale color di rose, suo Manicotto compagno, con Cuffia compagna con blonde e merletti finissimi. Manichetti eguali alla Cuffia con un ventaglio con manico d' avorio con intarsiatura di piccoli brillanti e rubini con
pelle miniata.

Un

sacco di Pecchin

Un
rali

Dono
di
d'

dello stesso Card. vSalviati,

sacco

raso bianco

ricamato a

fiori

natu-

e lustrini

oro e suoi
del

con

Cuffia.

Dono

cappi con guarnizione e

card. (-iovan

Antonio Man-

cinforte.

Una
di

mantiglia di raso color di rose con fermezza


di pelli di lepre cerviero.

ricamo d'oro, foderata

Dono

del card. Francesco Saverio

Una

De

Zelada.

mantiglia di cenerino piccott

foderata di

zibellino,

sua palatina (mantellina rotonda) e Manicotto

compagno.

Un

Dono

del card. \'incenzo-Maria Altieri.

sacco di raso

bianco

con

le

mostre

nella

guarnizione di ricamo in seta


di

ed ermellino.

Dono

mons. Francesco Albini.

298

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

Un

sacco di raso

Vjianco

ricamato

in

oro con

sua g-uarnizione a bordura, con Veste compagna, fiocDono di mons. Ferdinando Fantuzzi, chi e Cuffia.

governatore

di

Fermo.

l'n sacco di raso fondo di capelli della


,

Regina
ricamato
guarni-

{biondo-fulvo

detto

anche

biondo regina )
verdi, con

a fiori

naturali ed oro e

lustrini

zione di penne bianche e nere con dei fiocchi di lana


battuti d'oro e velluto tigrato.

Dono
d'

del

marchese

Francesco Camillo Massimi.

Una
;

borsa

di velluto torchino,

grande, da

Dama

per portarsi in chiesa, con gallone


ture
cifra in

argento

alle cuci-

di mezzo di lama d' mons. Nicola Angelo Maria Landini. Due abiti, uno di Francia di lustrino bianco con una magnifica e sorprendente guarnizione, e T altro di una superba Calanc di Slesia. Etc. Quanto alle acconciature del capo, tutti sappiamo

argento. Dono

a quali eccessi di stravaganza giunse a quei tempi la

modesta acconciatura l' cnJait adottata un tempo da Maria Antonietta, quando, durante una gravidanza, rimase quasi priva di capelli
femminile
(era un' acconciatura bassa

moda

dalla

con sul davanti

capelli

increspati, e dietro
ai

uno

ciignon
di
di

che ricadeva sulla nuca)^


fiori,

macchinosi monumenti
arche

penne, capelli, trine,

cipria, uccelli; vere

Xo, anche per


patrizi

gli...

in-

quilini

che spesso vi prosperavano e che

satirico veneziano

chiamava
le

cora ascritti
la

al

libro d'oro.

Poi,
le

un poeta veneti non andurante e dopo


la justice e

Rivoluzione, vennero

strane fisime di acconcia-

tura a significato simbolico

cuffie

M
cjuelle
/'

e E L L A N K A

299

hurnanitt

e,

pegj^io ancora, la guillotine, che

Milano e, nonostante la tera rampo^'^na del Parini nell' Ode a Silvia, si diffusero in Italia. E anche a Roma dilaji^aronc^ nelle successive lor<i vicende queste mode vi concorsero anche le condizioni politiche che le derivavano dall' occupazione
179.5 a
:

apparvero nel

francese.

Sembra per che


limitasse alquanto
il

il

buon senso

il

buon gusto
Lalande

trasmodare delle esagerazioni.


il

Quando,
il

sul finire di quel secolo,

1778-79

venne

tra

Roma, pare

che,
si

almeno come
acconciassero

tenuta ordinaria da passeggio, molte


visto in qualche
Il

pi modestamente, preferendo una foggia che abbiam

modo

rinnovarsi in questi ultimi anni.

y en a beauconp qui sont frises sur les cts, comme les hommes chez nous et portent des bonnets en papillon qui avancent excessivement de deux cuts.

Non solo
Il

le

fogge del vestire erano all'uso


le

di

Fran-

cia,

ma anche

stoffe

dovevano essere

di
ci

marca
mostra

francese.

Goldoni nelle Femmine puntigliose

una dama che, invaghitasi di certa stoffa, come sa che di fabbrica italiana e non francese, la rifiuta. Come si vede, se pure sono cambiate le fogge del cos si chiavestire, la psicologia delle modanti

mavano

le

sciccone

di

allora

rimasta

la

stessa

***
Quello che certo
di
si

un bel

perfinire

ecco uno spunto simpatico certo che signore


si

le

di

Roma, comunque

fossero, pi o

meno elegantemente

300

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


e...

acconciate, piacevano, ed erano ammirate


rate

deside-

anche dai forestieri. come lo sono adesso Sembra che qualche riserva si dovesse fare per talune dame dell' aristocrazia. Ma, come avemmo occasione di dire, questo doveva forse derivare dalla im-

portazione che

in

quel ceto era ed sempre pi nu-

merosa di spose forestiere ed anche straniere. Con che signori romani non si dice che importatori non facessero e non abbiano poi fatto scelta ed acquisto di campioni spesso ottimi, taluni magnifici addirittura! ^la r elemento indigeno, presso che puro e certamente prevalente nel medio ceto, era, anche allora,
i

ammiratissimo.

E E

giustamente
se

anche

ci

occorso di dirlo,
di

non

certo affer-

mazione che possa spiacere


ripetere questa
:

ripeterla n sentirsela

che

la

bellezza delle

donne

di

Roma

anche dall'arte, che non ha bisogno di documentazione. Ma tra le tante che potrebbe esibire basterebbe il brevetto rilasciatole da uno che di bellezza, e specialmente di Rodin. Ed il suo il bellezza plastica se n'intendeva giudizio tanto pi importante perch esteso oltre

ha

cos gloriose

tradizioni, esaltate

confini dei pochi centimetri del viso e di quelli, siano

pure talvolta moltissimi


colletcs

prodigati in mostra dai de-

ora di moda.

Le donne romane sono


servito
di
:

belle. Io

ne conosco

la

plastica per essermi

molte

giovani

come
alla

modelle

esse sono belle.

con quest' affermazione, con questo omaggio bellezza muliebre romana abbiam finito.

r.

1,

1.

A N K A

30
sia

Chi potr chiusa?!

dubitare

che questa non

una bella

Dulcts in /nudo

commenter,
:

rasserenandosi,

qualcuno.

pour la honnc bouchc tore, e anche di Voi, ij^rnota, ed umana, lettrice mia!...
Cria,

certo di

ma

amico letche pur so^no bella


te,

INDICE Di nomi

Accademia

di

Francia, 31, 283-85.

Acciaioli F'ilippo, 106.

Addison Giuseppe,
r>

6,

7.

Albani card. Alessandro, 228, 244-45. > Gian Francesco (Clemente XI), 228.

Albany Luisa Maria Carolina (contessa d'), Ali)ini mons. F'raiicesco, 297. Aldobrandini (Borghese) Vedi: Borghese Alessandro VI (Borgia), 4, 30, 62, 82-83.

22.

VII (Chigi),

I,

31, 63,

100,

144, 264. 194.

Alfieri Vittorio, 2?, 72, 92,

145, 169,

170,

Algarotti conte Francesco, 193, 293. Allegri Gregorio, 269.

Alibert

(Il

conte

d'),

76,

lor,
:

129.

Teatro Vedi Indice delle princ. cose. palazzo, 156, 163, 165, 22S. Altieri principessa Livia, nata Borghese, 228. > Marianna, nata di Sassonia, 156,
163, 165.

157,

162,

> >

principe Paluzzo, 156, 228. card. Vincenzo Maria, 297.


195.

Ambasciata di Spagna, 16, 18, 21. Ameyden Teodoro (Deodone Hora Temidio), Angelelli marchese Giuseppe, 116.
Angelini (musico), 146. Andrienne, 294.

304

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTKCENTO


109.

Ansani Giovanni, tenore,


Antiijone 145.

Antici (marchese) Ministro di Polonia, 1S6.

Archenoltz, Johann Willi von 143, 144.

Archini (Ubraio), 32.

Aretino Pietro, 233. Ariosto Lodovico, 192, 229. Aubign (d') Francesca 191.
Auletta, 72.

Azeglio (Massimo Taparelli


Azzolino, cardinale, 63, 64.

d'),

214.

B
Baldi Teresa {Bellino),
11 7- 120,

125.

Ranca

di

Roma,

166.

Randello, 234, 235. Barberini

Principi

Casa, 64-66, 165.


Vili.

>

Card. Francesco, 66.


>

>
Bardi, 62.
Battaglini

Maffeo Vedi: Urbano

Teatro, 64-66.

mons. vescovo

di

Nocera, loi.

Beaumont (Madame

de), 271.

Benedetti al)ate L. Antonio, 170, 180.

Benedetto XIII (Orsini), 102, 221, 226, 231, 24S.

XIV
Binetti

(Lambertini), 72, 115, 123, 138, 226, 226, 229,

251, 248.

l)allerina,

141.

Bentivoglio, 212, 141.

Berardi

abate,

222.
io, 12,

Bergeret Pierre Jacques Onesyme,


Bernini Mariano 67.

56.

Bemis

(de) card. Francesco Gioacchino, 50-51, 159, 161, 166-67,


176. 228, 284.

Elena Francesca, 167.

Berretta mfjus., 228.


Bertinatti

cantante,

146.

TNIUCF.

DKI

NOMI

305

I^evilacqua

marchese, 20S, 212.


Laiizun) 206, 239.

Bianchi (iiuscppe, cantante, 67.

Hiron (duca

di

Blende (de), 206. Boccage (Maria Anne Fuguet du),


BoccapachiH, 1S3.
Bolognetli

io,

13,

201.

Bonaparte
>
>

F'aniigUa, 85, 165. palazzo, 31, 284.


Letizia, 43.
Luij;:i,

2S4.

Paolina, 271.
Ignazio,
115.

Boncompagni Ludovisi
>
Ippolita.

Vedi

Rezzonico.

palazzo, 166.

Borghese

Casa, 85, 151, 155, 162, 165, 175, 179, 182-84, 290. Agnese, nata Colonna, 159, 161, 173, 213, 217.

Marco Antonio,
Paolo, 211, 218.
Zitella,

173.

Marianna, nata Salviati, 175, 176, 1S1-184.


290.

Borgia Lucrezia,
Boufflers

82, 83, 289.

(Madame

de) Biron de Lauzun, 206.


142.
di, 66,

Bracci Luigi

musico,

Bracciano duchessa Branicki conte, 141.


>

Braschi Costanza, nata Falconieri, 41, 173, 177, 20S, 228, 295.

Giovan Angelo. Vedi: Pio VI.


Luigi, 208, 295.
159, 60.
io,

Brooke N.

Brosses (de) Charles,

20, 21,

24,

210-11, 213, 217, 289-90.

Bufalo (Del) Angelo, 233.


Bulgarelli Marianna, 77, 78.

Buranello, 136.

Butera

principessa

di,

66.
82, 83.

Burcardo mons. Giovanni, Byron Lord Giorgio, 8.

20.

Bandim

Roma

al tramonto del settecento.

306

ROMA AL TRAMUMO DEL SETTECENTO

Caccini Rinuccini, 62.


Caffariello

musico, 137.

Caniporesi G. Cesare

architetto,
di

84.

Canale (cav.) ambasciatore

Venezia, 184.

Cancellieri abate Francesco Girolamo, 222.

Capociiferro F"austo Evangelista, 234.

Carandini card., 22S.

Cardenas (de) Maddaloni Maria Giuseppina


Carelli

Vedi

Maddaloni.

Emma,
III,

60.

Carlo

60.
15, 16.

Carrara (Messer Francesco da),


Cartoni Pietro, 84.

Casanova Giovan Giacomo,


>

19,

117-120, 131, 141, 220,229, 291.

Anna
di

Maria, 21.
di

Cassa

Risparmio

Roma
74.

palazzo,

166.

Cassandrino, 107-108.
Castelbarco (Conte
Caterina
di),

Castropignano (Duca
II,

di),

120.

78.

Cecchini e Turlonia (negozio), 32.

Cecchini Pietro Maria

Frittellino,

128.

Cenci Beatrice, 103.


Ceri (Duca
di),

159.

Ceroni, 103.
Cesarini
>

casa,

74, 165.
:

Vedi pure

Sforza Cesarini.
50.
'

Chartres (duchessa

di),

Chateaubriand (Francjois-Ren-Aug. viconte de), Chenier Andr, 207.


Cherufini Francesca nata Gherardi, 228.
>

io,

270-71.

Vittoria (Lepri)

Vedi

Lepri march. Vittoria.

Chigi
>
>

Casa,

162,

163,

181.

Agostino, 233.
principessa, 181.

Chiostra

cantante,

131.

INDICE DEI NOMI

307

Clemente IX
p

(Rospigliosi), 14, 65, 67,


(Altieri).

lor^.

129.

>
>
>

XI (Albani),
XII (Corsini)

228.
22S, 24S, 252.

XIIl (Rezzonico), 73, 102, 154, 147. 195. Xl\' (Ganj^antrlli), 73, 98.

Clarafiieiiies

Marchesa

di,

249.

Clenienli Muzio, 179.

Cicciaporci Anna, 228,

Antonio, 228.
72,

Cimarosa Domenico,
Cochetta (La)

104.

cantante.
207.

Vedi

Gal)rielli.

Coigny Aime,

Colocci mons., 134.

Colonna
p

Barberini. \'edi

Barberini Colonna,
66, 151-155.

Paliano
p
p p

Casa,

Agnese

(in Borghese) Lorenzo (Contestabile),

\'efii

Borghese.

153.

Pico Francesco, 179.

Consalvi card. Krcole, 228,

Consolino

nuisic(3,
151.

125.

Corelli Arcangelo, 65.

Cornaro card. Giovanni,


Corsini

22S.

Casa,

Costaguti, 66.

Costanzi, 62.

Coulanges
Courtois

(de), 39.

(Madama

de), 217, 247, 289.

Coyer abate Gab. Francesco, 221. Crescentini Girolamo musico, 137.

Cristina di Savoia, 67.

Cristina di Svezia,

i,

63-65,47, 71-72, 76, loi, 114, 124, 127. 144,

Cuccovilla Pizzelli Maria, 149, 170.

Cunich abate,

170.

Cybo

Franceschello, 179.

3o8

ROMA AL TRAMONTO DEL SETrECENTO

D
D'Ancona Alessandro,
201.

Dancourt (madame), 294. tenore, Da\nd Giacomo

iiS.

Delessert

madame, 207. Desiosi (Compagnia dei\

129.

De

Carolis

Palazzo, 166.
21S.
principi, 163,

Signora, Casa dei Dona


Digne

164.

>
>

Pamphily Giovanni Andrea, 249-254. > Leopolda, nata Savoia-Carignano.


>

164.

Teresa, nata Tursi, 246-254.


1S4.

Duclos Charles Pineau,

Erizzo
>

(cav.),

ambasciatore

di

Venezia.
:

principessa

in
2S9.

Fiano Ottoboni. Vedi


d"),

Ottoboni.

Esclignac (duca
>

d'),

156. 156.

Elisabetta (duchessa
d'),

Este (Isabella

Fabris Marianna
Falconieri
>

ballerina, principi.

116.

>

donna Costanza. Vedi Braschi-Onesti Costanza. donna Giuliana Santacroce. Vedi Santacroce.
:
:

Fantuzzi mons. Ferdinando, 29S.


Farinelli

musico, 137, 13S. Farnese cardinal Alessandro,


>

4.

Giulia, 4.
II,

Federico Augusto

Re

di Polonia, 156.

Ferretti Jacopo, 109.

P'esch card. Giuseppe, 42-45, 271.

F'iammetta, 233. Palazzo, 30, I06. Fiano

INDICE Dhl NUMI

309

Fiano Teatrino,
>

106-107.
di).
:

Vedi Ottohoni. Cuigny. Fleur>' (duchessa de). Vedi Fontana Pietro, 52, 53. Fornari Gi^a, 228. Foscarini cav. Marco, 182, 217. Fouquet du Hoccage M. Anna. Vedi Boccage. Fragonard Alessandro Evaristo, io. 12. Cecchini. Frittellino. Vedi
(duchessa
: :
:

Gabrielli

Principi di Prossedi, 78.

Caterina (La Cochetta), iS-79.

Galiani abate Ferdinando, 222, 223.

Ganganelli

Vedi:

Clemente XIV.

Garcia Manoel del Popolo Vicente (Tenore), 122. Gavazzi don Alessandro, 272.
Genlis (Felicit, Stephanie, Ducrest de Saint-Aubin, marchesa di
Silen.), IO, 50, 51, 161, 206, 207.
:

Gentili Margherita

Vedi

Boccapaduli.
Voglia.

Giorgi Felice, 75.

Giorgina

cantante.
II

Vedi

Ginnasi (conte, mons.), 117.

Giuseppe

imperatore d'Austria, 151.

Giustiniani Odescalchi

donna Caterina, duchessa

di Ceri.

Vedi

Odescalchi.

Gnoli conte Domenico, 83. Goethe, 126-127, 146.

Goldoni Carlo, 72, 92, 143, 197, 200, 299. Corani conte Giusepp>e, 35, 122-34, 226. Gozzadini conte Ugo, 116. > contessa, nata Grimani, 22S, 229, 243-244. Gozzi Gaspare, 72. Grossi Gian Francesco (Siface), 67.
Guglielmi Pietro, 104.
Guidiccioni mons. Lelio, 235.

3 IO

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

nata Labille des Vertus, Guiard Adelaide Gustavo Adolfo di Svezia, 177.

2S3.

H
Haga
>

(conte di)

Gustavo Adolfo

111

di Svezia,

177.

Herder

Elettra, 170.

Goffredo, 169-170.
I

Imperia, 233-236.

Inghirami canonico

Tommaso,

128, 234.

Innocenzo Vili (Cybo), 179. XI (Odescalchi), 68, > XII (Pignatelli), 68, >

70, 114, 125, loi.

129,

194.

K
Kauffmann Angelica,
Keats,
8,

11.

21.

Labille des X'ertus (Guiardj Adelaide. Vedi

Guiard.

Lacroix Paolo, 221, 222.

La Lande
,

(J.

L. de), io, 2S7, 295, 299.

Lamartine-Marie-Luis-Alphonse, 117, 118. Lamballe Maria Teresa Luisa principessa


Carignano, 164.

di

nata

di

Savoia

Lambertini Prospero. Vedi


>

Benedetto XIV.

Lancellotti (monsignor), 145.


principe, 224. 275.

Landini mons. Nicola Angelo Maria, 298. Lanfreducci Sampieri contessa, 239.

Lassels,

6,

7.

Lauzun (duca di) Riron, 206, 239. Lebrun M.me Elisabetta Vige,

io,

281, 282-86.

Legouz, 212-214.

INDICE DEI NOMI

3 II

Leone

(Medici), 62.
62,

XI (Medici),

179, 224.

XII (Delia Genza), 272.

Lepri marchesa Giroiama, nata Sampieri, 228. Vittoria, nata Cherufini, 125, 126, 138, 173, 228.

Lodovico

di

Baviera, 11.
:

Lucrezia Borgia. Vedi


Luigi di Baviera,
11,

Borgia.

Ludovisi card. Ludovico, 125.


12.

Luigi XIV, 194, 284.

M
Maddaloni M. Giuseppina, nata de Cardenas,
Maffei marchese Scipione, 72, 114, 115.
239, 255-256.

Magalotti Lorenzo, 289.

Maintenon Fran^oise d'Aubign, marquise de, Maine (Duca e duchessa du), 191-192.
Mancinforte card. Giov. Antonio, 297. Mancini Palazzo dei, 31, 284.

191.

Marcello Benedetto, 92, no, 118, 134, 135, 142-143. Marchesi Luigi musico.

Maria Antonietta, Regina di Francia, 206, 283, 2S5, 298. Maria Cristina di Svezia. Vedi Cristina di S. ^L'lri Maria Geronima Vedi Spinola.
:

Mariotti

musico, 131.
208, 209,

Marmont, colonnello,

Martini Ferdinando, 164, 165.

Massimi marchese Francesco Camillo,

298.
162.

Massimo
i>
T>

principi

Famiglia,

43, 44,

Camillo, 43-45. 157Cristina, nata di Sassonia, 157, 162.

>
>

Fabrizio, 43.

Francesca, nata Lucchesi

Palli,

43.

>

Francesco, 43. Maria Gabriella, nata Savoia Carignano, 43.

Mastai Giovanni

Vedi

Pio IX.

312

ROMA AL TRAMONTO DKL SETTECENTO

M.iZiirino card. Giulio, 31.


>

palazzo, 66.
115.

Medebach Rosa,
>
>
> >

Medici (De) Cardinale, 174.


Caterina, 2S9.

Alessandro. Vedi

Leone XI.

Medina Coeli (Duca di), 72. Mnageot mr., 2S4. Mendelshon Bartholdy Felix, Mengs Antonio Raffaele, 11.

54, 35.

Metastasio Pietro, 72, 78, 79, 222, 244, Milton John, 66.
Miollis conte generale Sesto Alessandro.

Mirabeau (March, de), 207. Monaldeschi marchese Giovanni,

71.

Montagu (Lady),

5,

114, 22S.

Montaigne (de) Michele, 9, 14, 172. Monti Vincenzo, 41, 163, 257, 25S. Montesquieu (Charles Secondat, haron de la Brede Montesson (Marquise de), 207. Montevecchio (Di) Pompeo Camillo, 144. Monti Teresa nata Pikler, 208.
>

et de), 131, 167.

Vincenzo, 41, 92, 163, 169, 20S, 222, 257, 25S.


Cristina, 167.

Montbrun (Puy de) Maria Montrond (Conte di), 207.

Montorio (Conte di), 217-214. > Vergine (Contessa di), 212-214. Moroni conte Alessandro, 195, 225, 288.
Mustafa Domenico,
125.

N
Narbonne-Pelet de Salgas, Maria Cristina-Vedi
Negri Girolamo, 236. Nivernais (duca di), 184.
:

Puy-Montbrun.

Nevers (duca

di),

248.

INOILK

lir.i

.N')Ml

i^i

o
Odescalchi (Casa dei principi), 163. don Baldassarre III duca

>
di

Ceri.

176.

donna Ottavia
Benedetto
:

Vedi
:

Rospijjliosi.

Onesti Vedi

Vedi

Innocenzo XI.

Hraschi.

Onorio

III,

263.

Orsini, cardinale, 178.

Ottoboni
>

Fiano principessa, nata Erizzo,

177.

don Marco,
11.

32, 62.

Overl>eck Federico,

Page (La)

I)u

Boccage Marianna
108.

\'edi

Boccage.

Paisiello Giovanni, 72,

Palesi Cirillo, 120.


>

Teresa

\'edi Bei/ino.

Palestrina, Tierluigi da, 260.

Pamphily Ludovisi donna Costanza, 30. Vedi pure Doria Pamphily. > p
:

Panciatichi Baldassare, 97.

Pandora (La),
Paolo
T>

163, 194.

II

(P.

Barbo), 29-30; 62.


4.

III

(Farnese),

Parini abate Giuseppe, 78, 124, 222, 299.

Patrizi-Montoro (niarchesi), 162, 163, 165, 167. > Cunegonda, nata Sassonia, 156.
>

Giovanni, 156.
Vergine, 212, 213.

>

Pecci Gioacchino

\'edi

Leone

XIII.

Ptiaux (Du), 168.


Piccinni Luigi. 104.

Piccolomini (baronessa), 173.


Pignatelli

Vedi:

Innocenzo XII.
:

Pikler Teresa

Vedi

Monti.

Pindenionte Giovanni, 92, 135.

314

ROMA AL TRAMONTO DKL SETTECENTO

Pio IV (Medici), 142, 232.


\'I

(Hraschi), 255, 256, 276.

\'1I

(Chiaramonli),
80, 81.

3,

262.

IX (M astai),

Pizzelli

Cuccovilla Maria, 165, 169, 170.


(JtMiiiit-Antoinettt'
Poissoii, inartiuise de), 9.

Pizzi

abaie Gioacchino, 170.

Pompaclour
Porpora.
22.

Puy de Monthrun Maria


gas, 167.

Crislina

naia Narbonne-Pelet

de Sai

Rabelais Franc^ois,

14.
di),

Rambouillet (marchese
Ranuzzi

16S.

cardinale.

115.

Rcamier Jeanne-Fran^oise, 270. Rezzonico card. Carlo Vedi Clemente XIII. p Ippolita, nata Honcompagni-Ludovisi,

154,

165,

Riario-Sforza principe Raffaello, 157, 159.

Richard

(l'abb), io.

Ricci card. Giovanni, 2S4.

marchesa, 173.
di),

Richelieu (duca

13.

Rinuccini mons. Giovanni, 62, 297. Rivani Antonio (Ciccolino), 67.

Rodin, 171, 300. Rolland albergatore,

19,

20.

Romanina

(La).

Vedi

Bulgarelli.

Rospigliosi Giulia

Vedi:

Clemente IX.
122.
169.

Ottavia, nata Odescalchi, 145.

Rossi (di) Giovan Gherardo, 109, Rossini Gioacchino, 109, 122.

Rossano Principessa di, Ruffo mons. Fabrizio, 228.


Rusconi

66.

marchesa,

117,

INDICE DKI NOMI

315

Sacramozz(i

cavaliere,

201.

Sarloleto card. Jacopo, 234.

Saliinheni Felice (musico), 119, 125.

Salvator Rosa, 67.


Salviali

y>

Palazzo, 31,

2.S4.
:

Anna Maria o Marianna. Vedi


Card. Gregorio, 29?. Marianna Borghese. \'edi
:

Borghese.

Anna Maria Borghese.

Sampieri Lanfreducci

conte
io.

e contessa, 245.
:

Girolania

in

Lepri. Vedi

Lepri.

Saint'Aulaire, 191. 192.

Saint-Non (ahh de),


Santacroce, 103.

donna Giuliana nata


(Le)
(di)
j>

Falconieri, 162, 163, 165, 16S, 228.


Patrizi.

Sassoni

Vedi

Altieri,

Massimo,

Sassonia

principe Saverio e Clara nata Spinucci, 156.


Cristina (Massimo).

j>

Cunegonda
Marianna

Vedi Massimo C. (Fabrizio). Vedi Patrizi-Montoro


: :

C.

(Altieri).

Vedi
,

Altieri

>L

Savelli card., 66.

Savoia-Carignano

3>

Le

Savoia
phily.

164.

Leopolda

in F*amphily

Vedi
164.
:

Doria-Pam-

> >

Luigi Vittorio
^L'lria

Amedeo,

>

Teresa

Vedi

Lambale.

Servanzi (conte abate), 256.

Sharp Samuele,

94, 216, 217, 218,

Slielley Percy Bysshe, 8,

Sforza Caterina, 289.


j>

Cesarini duca Giusepp)e, 82, 85, 86.


:

Si face

cantante. Vedi Grossi Simonetti palazzo, 166.


p

G. Francesco.

principessa,

154.
12S, 130,

Sisto

(Peretti), 63,
ir.

113,

139.

Schnorr Giulio,

3l6

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

Sobieski (Madame), 22S.


Sografi Ant. Simone, 92, no, 135.

Spinola marchesa Maria Geronima, nata Mari, 239, 256-257 Spinucci Clara. Vedi Sassonia.
:

Stael Holstein

(Madame
102.

de), 168.

Staiville (conte de),

Stendhal,

2,

28, 88,

195. 220,

229.

Strozzi Ottavia, 289.

Tartini

Giacomo, musico, i37-i39Theodoli (marchesi), 4, 82, 179. marchese Girolamo, 74, 82,
j>

179.

>

marchesa, 173.
11.

Thorwaldsen Rertel, Tissot Simon-Andr,

117.

Torlonia Alessandro, 103, 155.


Tursi (Duchessa di) 246.

u
Urbano Vili
Usava. 254.
(Barberini), 125, 221.

Valadier, 103, 177.

Valence (Visconte
Vandini

di),

206, 207.

Valli Giannetto, 96.

profumiere, 291.

Vaudire (de) mr., 9. profumeria, 291. Vandini

Ventura (don), 272. Vernet Antoine-Charies, 283.


Verri Alessandro, 169, 170. Vedi Leljrun Vige Lebrun

Vittori Loreto,

125,

126,

138.

INDICE DKI NOMI


Voglia Angela Maddalena
{Giorg^itia).
<ie.

3n
191.

67, 69-72.
124,

Voltaire Francesco-Maria Arouel

w
Winckelmann Johann Joachim,
11.

Zacchiroli

abate, 170.

Zanibini (baritono), 122.

Zileri

Zelada (de) card. Francesco Saverio, 297. (contessa), nata Massimo, 43.

IINDICE DEI
Prefazione Capitolo I. L'arrivo -Gli
>
II.
III.

CAPITOLI
'/?-

alberghi

Le locande
lunii

Per
I

le vie

Il

Teatri.

.......
teatri
.
.

Corso

IV.

II

divieto misogino nei


vita di societ
-

Capitolo

V.
VI.

La

Cicisl)ei

Abatini

ecc.

VII.
VIII.

Ouos Deus coniunxit. La " Settimana Santa


Miscellanea

,,

IX.


3lS

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO

Le ultime berline La mancanza d' illuminazione delle vie Chi va di notte porti lanterna > Le diritto di girar di notte allo scuro tenebre ed servizio
equipaggi.
la
!

il

Il

postale complicato.
II

TEATRI

Pag.

59

Un problema non del tutto risoluto Regime non propizio in teatro Un pochino di storia Quella illustre pittima di Cristina di Svezia

L'Alibert Le sue rivalit con


La sua
di

l'Argentina

L'Argentina

strana derivazione toponomastica

precedente diplomatico
Oscurit prewagneriane
chi

modernissimi
visite e le

Un accomodamenti

Un
Il

Le

conversazioni nei palecclesiastici a teatro

ricordo ed un esempio

Gli

Tordinona

Gli altri teatri

burattini

Giulio

Ce-

sare in calzoncini e Cleopatra col guardinfante


sulle scene.

Niente

donne

IV.

Il divieto

misogino nei teatri

....

l'ag.

113

Niente donne sulle scene

Limiti territoriali di questo interdetto


delle

Bologna
delle

suoi

privilegi e gli ambasciatori

morta-

Bellino

e le sue metamorfosi

L'inopportunit di
musici >
i

questa disposizione
loro talenti p
ballerina
li

Zaira in
romana

ed terzo II signor Antonio, prima Il paritardo per farsi radere la barba

La preparazione
sesso

dei

radosso di un
V.

uomo

di genio.

La vita

di societ e
il

Pag.

149
in

L' aristocrazia

generone

L'na

festa

magnifica

casa Colonna In casa Altieri Le riunioni di confidenza > Le serate di giro Choching Un salotto sj>ecializzato Un trionfo della democrazia femminile romana Poche cene o senza cena giuoco bocca paludi > e un faraone assai complicato Le cartes routes
x>
!

Il

ci-

cisbei e gli abatini.

Abatini Etc. etc Pag. 187 Chacun a sa chacune La chose La galanteria in quei tempi cicisbeismo Una marca che copre un vino faut se Mariti indulgenti: Leugoz robusto
\'I.

Cicisbei

j>

Il

pili

il

c;is(j

Il

I.MiK

!;

KKI >)M.\tAI<ll

319
!

lever

matin

ici

polir

les

trouvcr
jjli

vacantes

>

La concornon

renza di un

;iltn)

element<j,

aliali

Una

definizione; una

classe e molte sottoclassi


veri: anche quelli veri

(ili

ecclesiastici veri e quelli

Le

cortigiane

Imperia

Gli el-

ee te ra.
l'ag. (jios Deus coniunxit \'ll. 239 Un tantino di diPerch non lasciarlo vivacchiare in pace ? Ouello della Il caso Grimaldi-Ci(jzzadini ritto canonico Doria L'iniIl causone della duchtssa bella Lanfreducci L:i recognitio corzio del processo e la sua impostazione Il poris > di lei e ([nella di lui: lei candida, lui polens Quello della caso della duchessa De Cardenas Maddahnii
!

Mari-Spinosa
\111.
Il

Un

sonetto del Monti.


Pag.
k gioved santo >
:

lettore avvisato

papale La croce luminosa Anche L' utlcio delle tenebre venerd santo Un repubblica romana! sepolcri coscienze sabato santo gloria in exceldi bucato gran La benedizione pontificale del giorno di Pasqua sis

La Skttimana Santa Le cerimonie del

259
la la-

vanda e

la

cena degli

Apostoli
i>

la

benedizione

la

Il

Il

Il

Urbi
IX.
Il

et Orbi.

Miscellanea

Pag.

2S1

ple-mle della valigia

\'igee
i
:

Lebrun
:

La

stoccala delle

mance

La Borghese

fobia per
Il

profumi

vapori della principessa

belletto

niente belletto alle signore

Qualche accenno

alla

moda

L'n giusto

romane omaggio alla

bellezza

romana

Un

bell'argomento per una bella chiusa.

INDICE DELLE PRINCIPALI


a complemento e coordinamento
di

COSE

quello dei sommarli

Gli

Abati

Abatini, 219-227 La difticolt Quello di casa Lancellotti 224 zione 222-225 traprendente galanteria 225-227.
e gli

di

una

defini-

La

loro in-


320
Gli

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


Alberghi
23
e le

Locande
21

14,

18,

di
15

21, 158

iMfont,

di
19,

Monsiii

Pw.

21,

20, 21, 172


14-

22,

dell' CVj(>,

14,

172

del Montonf,
l'ilU de
;

Di Matite
,

/?<2w/<?/,

21,

d'Oro,

<^1J

Roland,

20

poi del SoU,

Caff

Smiller, 21 della Scalinata (Ramelli) 21. 32-36 - Del Cieco, 33 Metastasio, 32 Pctracchi, 33 Degli Specchi i2> Degli Scacchi, 33; del V'etuziano 32-33.
;

Madama

I^udres 19

20

di

Le carrozze e La L>erlina
I

berline 39-45 Quelle del card. Fesch 42-43 Massimo 43-45 1 II bastimento di Baz'iera 11-12 Le carrozze da viaggio 11-13. cavalier serventi ei cicisbei 187-118 Che cosa avrebbero dovuto essere e che cosa, invece, si nascondeva sotto quella marca 198-204 Effetto di temperamento 203 e
le

del principe

pure della concorrenza


disgrazie del

(Vedi

Ecclesiastici

De

Brosses

218-219

La

ed Abatini) Le
c^i

furberia >

Le-

gouz, 212-214

La costanza
:

e fedelt nei rapporti galanti 220.

Riunioni e Ricevimenti: L'na


I

festa iu casa Colonna 151-155 casa Borghese e Torlonia, Doria, Caetani etc. 155. Riunioni intime serali la loro modestia 156-59 Le seballi in

rate di giro 162-165

ricevimenti e

le

conversazioni >.

Le Teatri

riunioni serali in casa Borghese 182-184.


59-1 ti
:

Alibert 73, 74, 76-81, 95, 138, 139

Argentina

60, 74, 81-89,

no,

136, 137, 146


,

Pallacorda (Metastasio) 104


68, 74, 76, 99-103,

Capranica 74, 103-104 107 Tordinone (poi Apollo)


230-238 La spada
di

146

Burattini 105-108.

Quelle signore
cle 237-238

Il

curiali

3-5,

Damo-

privilegio e la tradizione di

Piazza di Spa-

gna e dintorni 16-17 Le loro benemerenze edilizie 3-5 232. Ingratitudine postuma 4-5, 232-233 Una bella eccezione
233-335-

Le signore romane. La

loro bellezza.

un'autorevole riabilitazione

Una presse nauvaise, ma 1 71-173 Sembra che la bellezza

fosse pi diffusa tra la borghesia 170-174.

I i

La moda
Tedeschi

del vestire.

forestieri > a

Roma

5-12

Gli Inglesi, 5-8, 15

Francesi 8-11

11-22.

tostatori di caff in Piazza

Colonna

37-38, 290.

INDICK DELLK PRINCIPALI COSE ETC.


divieto d'inse^juare musica alle

32

11
11

donne
116. 122.

6H-72.

caroviveri a (|uei tempi 21-23.

Gli ambasciatori clelle

mortadelle

La premire

del Barbiere di Siviglia

L' Ufficio delle tenebre e Chateaubriand 269-70.

La

fobia per

profumi
le

38, 290-91.

Niente belletto per

signore romane 291.

Ma

molto

belle, esse 300.

^.^y^

"^

f'^i^k^iW^y

/la COLLEZfDNE%;
SETTECENTESCA^.
iUtnlra' I volumi in-8 pitc. tplenJi.f. con IAV"1o fuori tentu riyirtM!
l j!I

r iii.'iiiiiiiei-:i
tla

l.-'l*']'"'

'

riKlnati
Il

r,;i ir
'

|>crlM

Il

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Molli l'avevano ornala


leccnltrsca. di
carlf^;^^!.

in ilalia la

Sei

una collezione di memori'di crilti


rari

e curiosi.

>

tudii aneddolici di quello slrano e


>

co

peUfgolo
..

secolo dcciniollavo..

ormai.

la

Scllecenlesca
.

conia,
sobria
1

volumi eleganli e manevoli


niente ornali d'incisioni e di
e nei palchelti dei librai,

avole.

,^

che fanno bella moslra nelle velrinc


in

ogni

biblioteca, in ogni salolto, e su-

bito
J^V
l

si

riconoscono

alle carat,

ristiche
&.

copertine

(lutano
Il

come
y
I

amici

7nrrQ

>>4

4*^

.fi.U'CLiCeftxfix

superbe uscite daua no^ra l.b,.,.. e Questa ScH.c.nl.^ca.... una delle cose p.ii I, de, Bodoni. prr eleganza di veMe gna delle trad./.om dei Manuzi e veramente degna allepoc; tutti ispirati (regi, dei pogiahca, ncche/./a di incisiom. buon gusto 20-4 21. IL GlORNAI r D'i FAI JA
-

Saggio delle iliuJrazioni che adornane

>lum

A/cini
La Collezione
dalla

ijiKizi.
SeUecentesca....
in
si

senza dubbio
ultimi

una drlle
utili

pi
tutte

utili

iniziative

prese

Libreria

Italiana

questi

anni,

come sono
definiti.

le

raccolte

che

ab-

biano un organismo e
Si

propongano scopi ben

pu dunque affermare senza l'ombra dell'esagerazione che se collezioni come Sandron si mohiplicassero in Italia, la nostra Libreria coopePerche rerebbe nel modo pi efficace al progresso ed alla diffusione della cultura.
quella Settecentesca del

mentre la raccolta ha un suo particolare organismo e diventa cosi una fonte preziosa volumi che la compongono manid'informazione per argomenti e tempi determinati,
i

festano una

simpatica autonomia

lungi

dall'essere fatti

tutti

sullo

stesso stampino,

con-

servano un loro carattere, onde escluso ogni pericolo


di ripetizioni.

di

monotonia

ed

ogni

danno

Il

Marzocco -

17-9-22.

La Collezione Settecentesca .... in continuo incremento, segno del costante incremento, segno del costante favore con cui il pubblico accompagna questa che fu la prima tra noi di un tipo di iniziative librane largamente diffuse all'estero.
Il

Corriere della
di

Sera
,

15-10-22.

La come
davasi

Settecentesca
pi bei
la

>

conta

una

serie

volumi
la

densi di
semplicit

coltura e dilettevoli,

romanzi

che

all'

eleganza uniscono
difficile

escludono

pedanteria

per allearle quella

arte

d'interessare,

che dalla coltura che finora grt

privilegio dei

francesi.

A. Pe.

Dal

Secolo XIX
.

di

Genova.
della

La

Collezione
testate,

settecentesca

dell'Editore

Sandron..

uno

dei

gioielli

odierna libreria italiana.


Fregi,
gli

ci
si

restituiscono lo squisito gusto decorativo di

quel finissimo secolo.

scrittori

che

son dedicati a studi settecenteschi


illustri
:

Collezione l'autorit dei loro nomi

non sono pochi, e danno alla Salvatore Di Giacomo, Pompeo Molmenti,


altri

Michele Scherillo, Benedetto Croce, Giusepp> Pitr e molti

valenti.

La

Nazione

di

Trif-ste

4-8-22.

LA COLLEZIONE SETTECENTESCA
diretta a

SALVATORE

DI

GIACOMO.

S. Di

Giacomo. FERDINANDO IV E
voi.

IL

SUO ULIIMO AMORI.


L.

Un
II

in-8 picc, con

12 tavole.

12 50

III

IV

Giacomo. LETTERE DI FERDINANDO IV ALl,A DUCIIF-SSA DI FLORIDI A. 2. ediz. Un voi in-8 picc con 9 tavole 12 PKTRACCONK. CAGLIOSTRO NELIJ\ STORIA E NELLA LEG12 Sd GEND.A. i.cdiz. Un voi. m-8 picr pag. VIII-3(,S. ton 14 lv. B. CROCK. ANEDDOTI E PROI ILI SETI ECEN ni>CI II. 2. rdi*. U
Di
.
.

voi.

V
V\
VII
\'lll

m-8

pici.,

pag.

308 con 14

lav.

L.

P.

\\

MOLMKNTl. C.^RTEGGI C.XSANOVIANI. Uum c/i G. C:.nov e di altri a lui. Un voi. in-8 picc. pag. XXXVI-36^). con 16 lav. L. 12 Lellerc del Patrizio Zaguri a G. Casanova. Un voi. in-8 picc. pag.
XL-396. con
7

lav

L.

MOLMENTl. EPISTOLARI VENEZIANI DEL Un voi. in-8 picc, pag. 206. con 14 lav.
.

SECOLO
.

8 XVltl
v.i

L
L.
1

S. Di

Gl.ACOMO.
picc.

STORIA DEL TEATRO SAN CARLINO. In


446 con
17
lav.

in-8.

di

pag.

IX - M. SCULRILLO. L'OPERA BUFFA NAPOLETANA. Un voi. in-8 S* picc, pag. X-544, con 14 lavoie. L. X - G. PlTR. PALERMO NEL SETTECENTO. Un voi. in.8 picc.
.

pag.

VIII-482. con
I.

18 lav
Corti dei

L.

XI-XII
XIII

.A.

Equini. C.

FRUGONI. JIU

Farnesi

dei

Ho

^arma. Due volumi in-8 picc. pag. 740 con 18 tavole. - G. G. FtgRAKi ANEDDOTI Pl.ACEVOLI E INTERESSANTI

boni di L. 35

Xl\'

CORSI NELLA SUA VITA. Ristampalo a cura di S Di Un volume in-8 piccolo, pag. XXIV- 392 con 18 lav. - C. BURNEV. VIAGGIO MUSICALE IN TTALIA (1770).
in-8 picc.
pag.

OCGIACOMO. L 20 Un volume
L.
L.
I

XVI-264. con

lav.
I

in-8

XV X\
1

A. OTTOLIM.
L.

PIETRO VERRI E

SUOI TEMPI. Un

volume
I

picc, pag. lV'-276, con 7 tav.

VENTURINI.

MILANO

NEI SUOI STORICI SETTECENl ESCHI.


L.

XVII

Un volume in-8 picc. pag. 296. con 12 tav. C. L. CURIEL. TRIESTE SEITECENTESCA gine 310 con 15 lav.
A. Pescio.
con
I
I

15
5

--

Un
voi

voi

in

8 nicc. paL.
I

XVm

SETTECENTO GENOVESE. Un
. . , ,

in-8 picc. pagg. 300.


.

lav.

XIX - E.MANUELE PORTAL. L'.ARCADI.A. Un


XX.
XXI.
In

L.
L.

voi.

in-8 picc. paag.

134 con

12 tav.

fuori

lesto

8 50
5cofci
I

e. Bandini.

ROMA AL TRAMONTO DEL SETTECENTO


3

d'ambiente. Un voi. in-8 picc. pagg. 344 con 12 tavole. L. LUDOVICO FRATI. IL SETTECENTO ,A BOLOGN.A. Un voi.

in-8.
5

picc con
latOTO
:

tavole fuori lesto pagg

336

L.

E.

brunelli. un'.amica di

casanova.
IN ITALIA.
Balatn

T.

Mantovani. IL PRESIDENTE DE BROSSES FRUTTI DEL .MONDO. Autobiografia di Filippo


edita per la prima volta ed
illustrala

da Pi^a

l(.7(.

7
1

')6).

da Katl

V^ossler.

E. E.

MaUCERI. MESSINA NEL SETTECENTO. AliODOLi. FIRENZE SETTECENTESCA.

Dal volume
Seltereito (^novm'
di
.-.

Peici

jaagg^,.--"
Saggio dellr

illustrazioni

'.lettina

Ra^gi Brignole Sale.

Sembra pur
rarta.
(juali*

tirano di trovare fra

la

quantit di

libri

stampati male, tu cattiva


nel

con pessimo gusto, per pura 8|>eculazione rommerciale, un volume....


ai

pregi

inlimi

corrisponde unVI**gante
alle
mit^liori

e sii>norile veste tipografica, che


^ellerenln e

nella

itile

librario

risale

tradizinri del

armoni/ra prr-

tetlamenle col contenuto.


Il

i'oi'ou

Kli

I.ANii

-HI

J.:

^^

ni, Carlo **oina al tramonto del

Settecento

PLEASE

DO NOT REMOVE
FROM
THIS

CARDS OR

SlIPS

POCKET

UNIVERSITY

OF TORONTO

LIBRARY

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1 j

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