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DESCRIZIONE

DI GENOVA
:

DEL

( K N O V E S V T O

V O LU M E I.

GENOVA
TIPOGRAFIA FERRANDO

M D C C C X L V l.

S e quel dettato, che affisso leggevasi sur una parete del tempio di Apollo in Delfo conosci te stesso altissimo precetto di morale sapienza per li singoli uo mini, egli non men fecondo di politica utilit per le citt, e per le nazioni. Infatti l uomo, che fa sincera di samina di s non solo viene a conoscere le buone qualit, che ha, e quelle di cui privo, ma ne posto in grado di meglio usare le prime, e di acquistar le seconde. In somigliante guisa i popoli quando istituiscono cosi fatti esami non possono che sentirsi vivamente spinti a miglio rare le facolt loro, e a procurarsi quelle, che per av ventura lor mancano, ed a supplirle in quanto possono, se dalla natura lor sono imperiosamente negate, o scar samente impartite. Pertanto con sapiente consiglio le citt

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ri Ilalia, che nell esultante lor seno accolsero gli Scien ziati. che di ogni terra specialmente italiana annualmente convengono per discorrere, e provvedere sul progresso delle discipline naturali ordinarono, onde presentarne gli Ospiti illustri, il ragguaglio delle proprie condizioni, tanto ricevute dalla natura, quanto dalle vicende succedutesi in esse, ed intorno ad esse. Ed invero quale pi conve niente soggetto alle meditazioni dei saggi, e dotti intel letti, che il prospetto del suolo, dellaria, delle acque, delle piante, e degli animali, vario, e dovizioso patrimonio dato dalla natura o meglio dalla Providenza a suoi Ggli Italiani, ove pi, ove meno lodevolmente coltivato, ed accresciuto? Quale pi vasto, e proprio argomento ad utili, e nobili studi, che la narrazione ordinata delle origini, delle accessioni, delle vicende religiose, civili, e guerriere, de costumi, delle arti, delle scienze, dei commerci, delle peregrinazioni di ogni genere, delle varie opere erettesi ad utilit pubblica, e privata, a coltura di belle arti, o a testimonio di splendidi fatti, o di affezioni particolari? Cos fatte cose, che sono la serie de fasti del l'universa italica famiglia, fasti talor gloriosi, e talora do* lenti, meritan tutte per di esser richiamate soventi volte alla mente, ed al cuore demembri suoi. Tale fu al certo l intendimento, con che sono state concepite, e disegnate le descrizioni infino ad or pubblicate. Per queste non solo i viaggiatori, che non hanno attitudine o inclinazione ad osservare, possono andarne istruiti degli o g g e tti, che

visitarono, effetto invero di sol che mediocre valore, ma i dotti, e diligenti visitatori ne hanno comodit nella quiete delle domestiche stanze, sciolti gi dalle amorevoli pre venzioni dell ospitalit, di richiamare ai pensiero, e di sottoporre ad esame imparziale le cose, e i fatti, che vi sitando conobbero. Non pochi pure, che fur ritenuti dal recarsi alle nfizioniche adunanze delia dottrina Italiana, han modo di attingere dalle relazioni uscite in luce adatte nozioni locali, e prender parte cos allavanzamento delle scienze, e ad ogni altra inquisizione degli annuali dotti convegni. Ma i risultamenti, che abbiamo enunciati riuscirebbero a vana pompa di amor patrio, od a sterile aumento della ricchezza scientifica, se il vero motore delle ricerche, e delle narrative, di che si compongono le relazioni men tovate, quello non fosse di rendere pi vantaggiosa alla special gente, cui riguarda ciascuna relazione, la cono scenza delle proprie facolt, dinotando 1 uso migliore di esse, i danni, cui possono soggiacere, gli ostacoli, che incontrano s nel loro impiego, come nel loro progresso, i mezzi infine di supplir quelle, di che in tutto, o in parte essa ha difetto. E non men lodevole intendimento ed anzi migliore di assai quello di attemperare utilit particolare alla pubblica, facendo scala del ben essere della gente, che si descrive, a quello dell'intero popolo italiano. N all utilit fisica, e morale si arresti chi le speciali notizie raccoglie, ed espone, ma intanto che

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prende a porre insieme i pregi, e le memorie onorate di quel ramo di che egli nato, renda l intento suo pi puro, ed eletto volgendo i pregi particolari a splen dore, ed a lode delluniversa famiglia, e non si adonti se alcun ramo, o molli pure superino il suo d illustra zione, e dove che sia, di merito ancora, pensando, che merito, ed illustrazion di fratelli, e che la propria gente pu in futuro salire alla sua volta in fama maggiore, e, quel che pi monta, pu maggiormente avanzare in va lore, e virt, salvo che l occasione, o meglio Iddio dia poi il potere, e la gloria. Somigliantemente chi legge quelle relazioni, astengasi dal giudicare siccome compia cenza di un orgoglio distrettuale l esposizione delle cose, e de fatti lodati, ma ritengala siccome atto di figliale piet intesa a crescere preziosit, e bellezza alla corona della grande itala Madre. Ed ecco ci che i Genovesi per questa solenne occa sione recano in mezzo, siccome loro parte al tesoro in tellettuale della nazione Italiana. Dopo avere additati i termini piantati dalla natura al lembo marittimo della Italia settentrionale, che correndo da ponente a levante presenta al mediterraneo arcata fronte, al vago, ed odorifero paese chiuso tra il Varo, il mar, la Macra, e il monte, si descrive la sotterranea strut tura del suolo, la diversa formazione desuoi strati, o ter reni, le reliquie vegetabili, ed animali, che racchiude la sostanza delle sue rocce, la configurazione della sua

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superficie, e de suoi rilievi, la condizion delle terre di coltura, il corso, e la propriet delle acque che lo fra stagliano, la diversa profondit del mare che lo bagna, la qualit dellaria, la serie delle vicende atmosferiche, infine la moltiforme influenza di quel fluido, se pure , o se uno, che percorrendo laria, e la terra, per lo pi tacito, ed invisibile, ma talor prorompendo a subiti tre mendi impeti di luce, e di suono, produce pur sempre per l attento osservatore mirabili svariati fenomeni. Lasciati quindi gli oggetti naturali che non hanno, o non appalesan organi, si rassegnano gli organizzati. Que sti cos fatti oggetti vegetabili, ed animali non assumon tra noi aspetto singolare, o molto diverso da quello che hanno nella circostante Italia. Alcuni pesci per, e pa recchi altri minori abitanti delle acque sembrano aver caratteri particolari. La Flora nostra ha copiosi, e varj soggetti di belle forme, di vago colore, di grato odore, e ne procedono frutti di squisito gusto, e di uso, e pro fitto qual si pu desiderare. Pure bench arricchita pi volte di doni dalle pi lontane sorelle non si discosta gran fatto dalle finitime. Non pertanto si d di ciascuna parte dei regni vegetabile, ed animale speciale elenco, onde chi attende a questi studj scema quello, che gli parr degno di considerazione. Compimento della natura organizzata , e per certo sei reputa, l uomo. Ma la parte divina, che in cima siede della sua natura anzi che la sua struttura migliore som

ministra argomento lungo, e diverso alla terza divisione del nostro lavoro. Come fu abitato il nostro suolo, come P uomo il ridusse alla coltura, come egli poi si resse, si difese, aggreg altri a s, come si attemper a reli gione, a governo, ad istruzione, come si addestr ad arti, a negozj, a navigazioni, come si estese a colonie, ad ac quisti, a conquiste, come poi obbedendo alla legge delle cose mortali decrebbe, fu perdente, mut sorti, quale ora egli , quale pu essere, quale sotto gli auspicii di sapiente, e generoso Monarca dee venire, se non manca a se stesso, cosi vario, e vasto subbietto richiedeva, ed ottenne lunga, e diversa trattazione. Infine i monumenti, sian dessi innalzati per rendere omaggio alla religione, per celebrare il valore guerriero o la migliore saviezza, che pose leggi, e le mantenne, e ferm paci, ed alleanze, o per provvedere alla pubblica, ed alla privata utilit, o veramente siano non inerti n igno bili ozj fatti alle belle arti da cuor generosi, formano il quarto, ed ultimo ripartimento della nostra descrizione. Primo di tempo per noi tra i lavori delle arti, come primo tra i documenti della nostra storia per certo iscrizione scolpita in rame sotto il consolato di L. Cecilio Metello detto il Diademato e di Q. Muzio Scevola il Giureconsul to, cio Tanno 637 di Roma, e 117 anni avanti l era volgare. Essa, la qual contiene larbitrato di due delegati del Senato Romano per decidere un litigio sorto tra pic coli popoli vicini a Genova, prova, che questa era centro,

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e capo di tali popoli, poich ne risulta, che ivi serbavasi il pubblico erario, e forse eranvi pure il tribunale, e le carceri. Lestrinseca parte, quella, che interessa le arti, cio a dire il taglio, e la forma delle lettere, senza essere al tutto rozza dimostra per antichit del monumento. N in diversa condizione ne la lingua, e l ortografia, sebbene a que giorni fosse gi vissuto chi a giudizio di alcuni eruditi a Cicerone solo cede la palma dell eleganza latina. Bench gli altri monumenti e le produzioni delle belle arti, che si ricordan di poi, non siano saliti in isplendida fama, come avvenuto di altri di simil genere, che si ammirano in altre citt e provincie, o perch quelli non furono avvertiti, o bene apprezzati da scrittori dolati di perizia tecnica, e di fine gusto, o perch tra noi s fatti scrittori non hanno acquistato un estesa rinomanza, pure n pochi sono, n ristretti a breve et, n imme ritevoli di lode, e di durevol memoria. Ma la fortuna ha pur dominio sulle celebrit, ed ancora, o piuttosto luomo non sa molte volte dar buona ragione di alcuni fatti contraddittorj che ha pur sotto gli occhi frequentemente. Noi confidiamo, che torneranno gradite, ed utili le notizie, che son raccolte nelle due prime parti, come quelle, che riguardano immediatamente lo studio della natura, e non men quelle della terza, che concernono specialmente l uomo, non solo per quel detto Homo sum, nihil humani a me alienum puto ma perciocch ancora, secondo che gi abbiamo indicato, la cognizione

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dell'uomo il vero compimento dello studio della natura, siccome ne lo scopo. Ma giusta singolare estimazione de saggi, e dotti lettori, a cui per decreto del Comune nostro renduto autorevole, ed altamente solenne dall approvazione Reale sono specialmente dedicati questi volumi, ci muove a credere, che non riuscir loro mal gradita neppure la quarta, s perch ogni cosa, che si attiene all umana intelligenza, ha stretto legame tra s , s perch a buoni, e sinceri amatori delle opere della na tura debbe venire a grado la rappresentazione obbiettiva di queste, come pure delle altre opere con cui l ingegno dell uomo si studi di render le prime pi durevoli, pi utili, o pi apparenti. Portiam poi ferma persuasione, che gli egregii cultori delle cognizioni naturali, storiche ed artistiche, i quali con solerzia, ed amore rispondendo arrendevoli all invito onorato, che ad essi ne fecero i loro concittadini adunati in Congrega Municipale, posero mente, cuore, e mano al desiderato lavoro, saranno grandemente soddisfatti della durata nobil fatica, se dagli eletti accorrenti al ben au gurato scientifico Consesso sar giudicato, che per essa siasi in qualche parte accresciuta la facolt, la dottrina, o l illustrazione Italiana.

L a D eputazione D ecuiuonale.

L a descrizione di Genova, e del Genovesato ha quadro parli di stribuite in III volumi. La prima parte riguarda la natura non organizzata. La seconda la natura organica. La terza l'uomo. La quarta i monumenti, e le produzioni delle belle arti. Le due prime parti formano il I. volume. La t e r z a .......................... il II. E la q u a r t a ..................... il III. Il primo volume contiene inoltre la carta geologica della Liguria marittima, la carta idrobatica, o della profondit dell'acqua nel golfo di Genova, e n. 9 tavole di oggetti vegetabili, ed animali. Il secondo contiene la mappa, o carta topografica della citt di Genova. Il terzo contiene n. 14 incisioni, o litografie di oggetti di arte, e monumenti. Si sono graziosamente incaricati della prima parte il March. L o r e n z o P a r e t o , avendosi assunto per collaboratore il Prof. Cav. Sac. G i a c o m o G a r i b a l d i , e dopo la morte di esso il D. Sac. F o r t u n a t o
C iocca.

Della seconda parte il March. M a s s i m i l i a n o S p i n o l a sceltosi avendo per collaboratori Il March. C a r l o D i r a z z o I l Prof. A g o s t i n o S a s s i I l Prof. G i u s e p p e D e n o t a r i s Ed il S i g . G i o . B a t t a V e r a n y .

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Della l e m ratori i

il Sig. Marci. C amil lo P a li . a v ic in o , datisi per collabo

Sigg.

Avv.

M ichele G iuseppe C anale E manuele C elesia D a v id C iiiossone

Avv. Doli.
G en.

Cav. Lligi

Z enone Q uaglia

G iu s ep p e P apa

Doli. Prof. Sac. Avv. Avv. Avv.

E t t o r e C osta A ngelo B o

G io . B atta G a n d o lf i F rancesco P oggi P ie t r o T orre A n to n io C a v er i

di Cristoforo

N icol M agioncalda

G iacomo C evasco

E della quarta il Sig. Avv. Cav. C ris to f o r o G a n d o lf i , che per suoi collaboratori ha presi i Sigg. Avv. M ic h e l e G iuseppe C anale suddello Avv. F e derig o A l iz e r i March. F rancesco P a ll a v ic in o
P iti. G iuseppe I sola P ili. G iu s ep p e F rascheri

Scult. G io . B att a C evasco Scult. S anto V a r m Archit. Cav. C e lestino F o p p ia n i Doli. D a v id C hiossone suddello. La carta geologica stala tracciala dal March. L orenzo P a r e t o . La carta idrobalica stala disegnata, e procurala graziosamente dal ContrAmmiraglio Maggior Generale Cav. D. G iuseppe A l b in i . E la carta topografica della Citt opera pur graziosa del Sig. Ar chitetto Ingegnere Cav. C e le s tin o F o p p ia n i . La cura della stampa delle due parti scientifiche stala affidata alla gentile diligenza del Sig. Ab. G iuseppe O l i v ie r i Bibliotecario Supplimenlario nella libreria della Citt, e Maestro nelle Pubbliche Scuole. Il Sig. Avvocato M ichele G iuseppe C anale benemerito collaboratore nella terza, e quarta parie ha pur dato assidue cure alla com pilazione, ed alla stampa delle notizie che compongono queste due parti.

PARTE PRIMA

TOPOGRAFIA E IDROGRAFIA

Oulla giogaia che ad ostro si prolunga del monte Viso, sla una vetta di forma piramidale le cui facce inviano acqua a tre diversi bacini: da Maestro a quello della Duranza, affluente del Rodano, da Greco a quello della Stura o dell* Adriatico, da mezzogiorno a quello della Tinea o del Varo. Gli spigoli di questa piramide si legano al vertice di tre catene di monti diversamente dirette; al Nord alle Alpi, a ponente ai monti della Provenza, all Est alla giogaia che va a for mare il dorso di tutta l'Italia, allApennino cio, di cui puossi ragio nevolmente fissare lorigine a questa vetta, chiamata del Lauzanier, di preferenza a qualunque altro punto che piacque ai geografi din dicare. Quanto a levante di questo monte piove sulla catena che se ne diparte, da un lato per lungo corso allAdriatico, dallaltro per brevissimo al Mediterraneo si divalla. Ripido il pendio da questa parte, lungo e pi declive dallaltra. Una stretta zona di terra da mezzogiorno sta tra il mare e il sommo vertice, e questa zona limi tata dal Varo e dalla Magra, la Liguria marittima. Pertanto i confini di questa sono da tramontana il sinuoso vertice dell Apennino dalle sorgenti della Tinea a quelle della Magra. A po nente il corso della Tinea fino al 9uo confluente col Varo, e quindi

TOPOGRAFIA E IDROGRAFIA

questo fiume fino alla sua imboccatura nel mare. Da mezzogiorno il Mediterraneo, e da levante finalmente il corso tutto della Magra. Questa zona di terra disposta quasi come un scmicircolo, nel suo incurvarsi abbraccia il golfo di Genova, e colla parte sua pi meridionale toccando all incirca il paralello 43. 59' raggiunge verso il N. il 44. 33', mentre da ponente a levante si estende dal 4. 52 al 7. 30' di longitudine orientale dal meridiano di Parigi. Montuoso tutto questo tratto di paese e quasi costituito da perpetuo avvicendarsi di vallate e di catene secondarie, che si dipartono dalla principale gio gaia e arrivano al mare, presenta per diverse conformazioni, e ora ne l'aspetto assolutamente alpino, ora i monti non sollevandosi che ad una minore altezza, hanno forme meno ardite e sono pi ton deggianti, ora quasi non sono pi che colline i cui piedi vengono lambiti dal mare. La catena centrale dell'Apennino ligure allo staccarsi dalle Alpi corre dapprima per circa 31 kilometri nella direzione del S. E. fino al Nord del villaggio d'isola nella valle della Tinca. Le montagne che la compongono, e di cui le principali cime sono il Pe Bnm e la Cima dOrgias che superano laltitudine di 2500 metri, inviano dal Iato meridionale le loro acque alla Tinea, che scorre ai loro piedi in una specie di valle longitudinale, mentre invece dalla parte di tramontana le mandano alla Stura per mezzo di varii affluenti che questo fiume riceve sulla sua destra. Poco distante dal nominato villaggio d'Isola e da quello di S. Martin di Lanlosca verso il colle di Molieres c la cima di Frema Moria, una lunga catena secondaria si diparte dalla giogaia princi pale verso il mezzogiorno e forma la separazione tra il bacino della Tinea e quello della Vesubia, siccome all'incirca allo stesso punto; ma verso il Nord si stacca un altro ramo, il quale forma la divi sione tra il piovente della Stura e quello del Gesso. Dopo questa specie di nodo la catena centrale cambia alquanto di direzione, camminando pi decisamente verso l'Est, nel qual senso continua fino al di l del colle di Tenda; in questo tratto giunge essa alla massima sua altezza, superando il picco di Crapier e la cima della Maledetta sopra Entraigues i tre mila metri. Sul fianco settentrionale di questa vetta si mostrano alcuni ghiacciai non pa ragonabili per con quelli delle grandi Alpi. Si poi da queste cime le quali sovrastano al Santuario della Madonna di Finestre in vai

TOPOGRAFIA E IDROGRAFIA

di Vesubia, che si stacca un contraffrte o sperone di gran dimen sione ed quello che dirigendosi verso mezzogiorno per le cime del monte Bego e di Raus, forma la separazione dei bacini del Varo e del Roia e colla sua biforcazione d origine alla valle del Paglione che scende a Nizza. A due kilometri all' incirca a levante di queste stesse punte, che veniamo di menzionare, e che hanno ai loro piedi i piccioli laghi di Vcrmasca, trovasi la cima della Biscia, alta circa due mila otto cento metri, la quale domina il passo del colle di Cornio, ossia colle di Tenda, il quale trovasi poco di l distante verso l'Est e che ha quasi 1800 metri di altitudine sopra il Mediterraneo. A levante di questo colle i monti si sostengono ancora ad una notevole eleva zione, giacch il monte Carsino, che la punta principale di questo tratto della catena centrale, ha tuttavia un'altezza di circa 2684 metri. Allato di questo monte, donde sul piovente Nord si separa alto masso delle Viosenne e del Pizzo d Ormea, che da tutte le sue parti manda acqua mediatamente o immediatamente al Tanaro e che giganteggia anco sopra la giogaia centrale, la linea di partizione tra il Mediterraneo e l'Adriatico piega, ma per brevissimo tratto, verso il S. S. E. prendendo poco dopo, cio alle sorgenti dell' Aroscia, la direzione dell' Est, che cambia tosto in quella del N. E. la quale conserva fino alle spalle di Genova, seguendo cos all'incirca i con torni del golfo Ligustico, il quale dopo il capo Mele si addentra molto verso il Nord. Presso queste sorgenti dell'Aroscia, alle quali corrispondono sul piovente di tramontana quelle del Tanaro, la ca tena centrale si abbassa considerabilmente, giacch le pi alte punte, come Caprauna e monte Galet, non giungono pi all'altitudine di mille ottocento metri, e i colli, come quelli di Nava e di S. Bernardo non sorpassano quella di 950 metri. Pi lungi discende la rocca Barbena e monte Calvo a 1300 metri, e dopo Settepani si abbassa ancor maggiormente, giacch il colle di Cadibona non supera i 460, e le punte che circondano il Barracene e monte Alto, poco da quel colle discoste ed alle spalle di Savona hanno appena un'altitudine media di 900 metri. Dopo questo punto e le montagne basse di pian del Merlo, quelle un poco pi alte di Cadifer e il colle di S.u Giustina, si vede nuovamente un rialzo della catena, giacch il masso dell' Annetta, della Beigua c del Faiallo, cos nel suo vertice ravvicinato alle

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sponde del Mediterraneo, giunge colle sue pi alle cime a 1200 metri; i colli poi che a questo conseguitano e che sono al IN . di Vollri, si tengono tra i 590 e i 670 metri; siccome il masso di montagne che si trova subito dopo a levante di questi, cio presso le sorgenti della Yarenna e della Polcevcra e a ponente della Boc chetta si alza nuovamente al colmo di Leco a 1080 metri. Al colle de*Giovi poi, ove passa l'attuale strada che conduce in Lombardia, avviene il massimo ribasso di questa parte dell' Apennino, giacch questo passo supera di poco i 400 metri. Quivi la catena centrale subisce una leggiera inflessione verso l'Est e l'E. S. E. e dopo la Scofera continua a dirigersi, facendo bens qualche sinuosit verso l'Est, fino alle sorgenti della Magra. Quanto poi all'elevazione di questa parte della catena ridiviene assai notabile, giacch dopo il mentovato colle di Scofera, donde scende il torrente Bisagno che bagna le mura di Genova, le cime di Lavagneura, Licciorno, Ariona, monte Goto ec. si alzano dai 1000 ai 1700 metri, mentre che i colli frapposti non discendono mai al disotto degli 800 metri. Al di l poi dei limili che ci siamo prefissi per questa descrizione, cio al di l delle sorgenti della Magra e a levante del colle della Gisa, Apennino acquista un' altezza anco maggiore e il suo vertice pie gando pi verso il S. E. forma nella Lunigiana il masso dei monti Orsaio e Camporaghena, non lungi dal punto ove si diparte la s notevole appendice dei monti carraresi ossia Alpi Apuane. L 'aspetto di una catena di si grande estensione qual' l 'Apennino Ligure, e formata come vedremo da un gran numero di roccie di diversa natura, deve necessariamente variare secondo i punti ove si osserva. Cosi nella parte occidentale in cui si trovano le massime altezze e ove dominano roccie che subiscono una particolare decom posizione, presenta l'aspetto delle Alpi: le cime si alzano in grandi piramidi difficilmente accessibili e di una configurazione imponente e maestosa. Progredendo verso levante i dossi de'monti si allungano e si deprimono, e noo si vedono pi se non che poche punte sor gere al disopra della linea delle altezze medie. Soltanto qualche cima composta di Serpentina, come la Penna, presenta l'aspetto di una piramide o guglia, oppure quello di grandi cupole, ma nude e scoscese e quasi sprovviste di vegetazione. Quanto si dello fin qui nou concerne che la direzione e le al titudini del vertice, ossia della linea di partizione tra il Mediterraneo

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e l'Adriatico; ma per dare un'idea esatta della topografia del paese necessario di aggiungere qualche particolarit su quelle catene se condarie o speroni che si staccano dalla catena maestra, e i quali servono a loro vece di divisione tra i bacini dei varii torrenti che da questa si partono e vengono a sboccare nel mare Mediterraneo. Il primo, cominciando da ponente, di questi speroni che abbia qualche importanza, si quello che presso il colle di Molieres si stacca dalla catena centrale verso mezzogiorno, separando il corso della Tinea da quello della Vesubia. Esso si sostiene ad una nota bile altezza alla sua origine sopra la Boliina e S. Dalmazzo il piano, e quindi abbassandosi di alcun poco, viene poi a terminare assai ripidamente per mezzo delle alture di Clars e di Utelle al confluente della Vesubia e del Varo: questo sperone o contrafforte assai sem plice e d origine a pochissime diramazioni. Pi estesa assai e di maggiore importanza la catena secondaria che s 'incontra tosto progredendo verso levante, ed quella chc separa il bacino del Roia da quello del Varo. Questa si diparte dalla catena centrale a ponente del colle di Tenda alla punta di monte Crapier, e si sostiene ad un' altezza considerevole il monte Bego che ne fa parte, avendo quasi 2870 metri di altitudine. Questo sperone dopo aver corso direttamente a mezzogiorno fino alle sor genti del torrente Bevera, si divide in varie diramazioni di minore importanza; una di queste, ed la pi orientale continuando a di rigersi al S. S. E., va a terminare al confluente della Bevera e del Roia; l ' altra che serpeggia, per cos dire, tra il Paglione e la Be vera, corre pi direttamente verso mezzogiorno e va a finire sulle sponde del mare, al capo scosceso della Turba, a quello di San t'Ospizio prezzo Nizza da un lato, e a Vintimiglia dall'altro: l'ul tima la pi occidentale quella che trovasi tra il torrente Paglione e gli affluenti del Varo, e che termina nelle ridenti colline le quali estendonsi da Nizza all' imboccatura di questo fiume. A levante del corso del Roia e sopra il borgo della Briga accanto al monte di Tanarello sulla catena centrale, si staccano altri due speroni, i quali sono separati tra di loro dalla valle dell'Argentina o fiume di Taggia; il pi occidentale forma le montagne che trovansi a ponente di Triora, abbraccia l'origine della valle della Ner via e costeggia il corso del Roia fin dirimpetto a Vintimiglia. La sua direzione all'incirca dal N. al S.; conserva desso un'assai

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grande altezza. La suddivisione poi che se ne stacca e che trovasi a levante del corso della Nervia, anch essa diretta come la prece dente, viene a terminare al mare tra S. Remo e la Bordighiera. Il monte Ceppo alto 1630 metri ne una delle punte pi notevoli. La pi orientale poi delle due catene secondarie che abbiamo detto aver principio accanto alle sorgenti di Taggia, quella che per mezzo delle sue diverse ramificazioni d origine alle numerose valli, che si veggono scendere al mare dalla riva di Taggia fino ad Albenga. La massima sua lunghezza dai monti Tanarello e Fronlero presso le contigue sorgenti dei Tanaro e dell' Aroscia, fino al capo Mele e al capo S.ta Croce, pu essere all' incirca di 43 kilometri ; assai alta nei punti che si avvicinano alla catena centrale, giacch il Carino d i Vedono, che ne fa parte, ha 2000 metri, e il monte Grande ne ha 1400; si abbassa in seguito di molto accostandosi al mare. Essa costeggia a ponente il corso dell' Aroscia o del Conia. La sua prin cipale direzione dal N. O. al S. E. a cominciare dalla catena cen trale fino a monte Grande; ma da questo punto fino ad Albenga la linea di partizione di acque tra il Centa e le molteplici valli che scendono direttamente al mare, segue pi decisamente una direzione che si avvicina alla direzione dall' O. ali' E. A levante del colle di Nava situato verso le origini dell' Aroscia e per cui si passa dalla valle di questo fiume in quella del Tanaro si diparte un altro sperone, il quale seguita il corso del primo di questi fiumi, fino al punto in cui riceve il pi grosso de'suoi in fluenti la Nevia; questo sperone in generale di una minore altezza che il precedente, e segue una direzione parallela alla sua, almeno nella parte inferiore, cio corre presso a poco anch'esso dall'Ovest all' Est. Le diramazioni secondarie che s 'incontrano dopo quella che ab biamo test accennato, come sarebbero quelle del capo S.* Spirito, della Capra Zoppa, e del capo Noli, quantunque si stacchino dalla principale giogaia, hanno tutte una piccola estensione, giacch il sommo vertice si accosta mollo al mare. Lo stesso accade di quasi tutti gli speroni che s ' incontrano fin presso Genova, la loro lunghezza supera appena le cinque miglia: pertanto sarebbe inutile darne il nome e notarne i particolari. Quanto alla loro direzione si pu dire per quelli che s ' incontrano tra Albenga e Finale, che generalmente corrono dal N. 0. al S. E., ma

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quelli che si veggono da Savona a Genova ne hanno una pi mar cata dal N. N. E. al S. S. 0. Presso Genova e al N. di questa citt, la catena centrale stac candosi un poco pi dal mare, le diramazioni che se ne dipartono acquistano una tal qual maggiore importanza ed hanno anche una mediocre altezza; cos accade del ramo del monte di Nostra Donna della Guardia alto quasi 820 metri, il quale si trova all'O. della valle della Polcevera, correndo nella direzione del S. S. 0. al N. N. E. Si fra due rami di una simil catena secondaria o contrafforte che fabbricata in anfiteatro la citt di Genova la di cui latitudine al Collegio di Marina 44. 25' 4", e la longitudine orientale dal meridiano di Parigi 6. 35' 8". La diramazione su cui siede, si stacca dalla catena centrale a ponente del monte Metallo, che domina il piano di Cretto allaltezza di 615 metri. Si abbassa questa alla lunga cresta che sopra Pino e Terrazza, si rialza quindi considerabilmente andando verso mezzogiorno ai monti su cui sono situate le fortezze del Diamante e dei due Fratelli; si abbassa poi nuovamente, e infine si divide al forte dello Sperone in due rami, uno de'quali correndo verso il S. S. 0. va a terminare al capo di Faro ove posto il fanale o lanterna, l'altro piegando pi verso il S. S. E. va a formare le ridenti colline di Carignano per terminare ai dirupi che si estendono a levante del porto sotto le batterie della Strega e della Cava. Dopo questo sperone e fra le sorgenti del Bisagno e quelle della Lavagna, la bella fiumana che Ira Sesiri e Chiavari s 'adima, si stacca dal sommo vertice una nuova catena secondaria, la quale notevole per le numerose sue suddivisioni. Dessa infatti dopo aver formato una specie di cresta non molto alta al suo punto di attacco presso Scofera e Bargagli, si slarga in seguito ali' 0. e ali' E. per for mare le montagne e le colline che si estendono per lo spazio di circa trenta miglia lungo il mare dalla foce del Bisagno sotto le mura di Genova fino a quella del fiume di Chiavari. Fra tutte le diramazioni subalterne che ne fan parte, la pi importante quella che costi tuisce alla sua estremit l ' alto capo o monte di Portofino, che si avanza s pittorescamente nel mare a 14 miglia circa a levante della citt. Questo ramo di monti invia le sue acque da un lato diret tamente al mare, e dall'altro or nel Bisagno, or nella valle longi tudinale della Fontanabuona ossia della Lavagna. La direzione di

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questa catena quando non ancor suddivisa all' incirca dal N. al Sud ; ma dopo la biforcazione una parte corre all' 0. un poco al N. altra verso Est S. E. Di un eguale aspetto, ma presentando ancor maggiori dimensioni, finalmente la catena secondaria, che ha la sua origine tra le sor genti della Vara e quelle della Sturla, uno dei rami del fiume di Chiavari, non lungi dal paese di Borzouasca. Questa catena assai semplice dapprima si estende anch' essa notevolmente, giacch di essa fan parte sopra una lunghezza di 60 kilometri le montagne della costa da Chiavari fino al capo Corvo, punta che termina a levante il golfo della Spezia e non lontana dallimboccatura della Magra, Questo sistema di monti nella sua parte occidentale invia le sue acque alla Sturla, in seguito verso il mezzogiorno direttamente al mare, prima come nelle vicinanze di Sestri per mezzo di torrenti che possono avere il corso di qualche miglia, e poi per mezzo di rivoli di brevissimo corso: quanto alla parte settentrionale e orien tale della medesima catena, si alla Vara, e in seguito alla Magra che paga il tributo delle sue acque. La cresta di divisione di questa diramazione dopo Sestri molto pi accostata al mare che alla Vara; pertanto il pendo meridio nale molto ripido soprattutto verso le Cinque Terre, ove gli sco scendimenti sono quasi verticali. Questi monti che separano cos il corso della Vara dal Mediterraneo, si sollevano a 506 e pi metri come al colle tra Pignone e Vernazza, e varii capi che ne fan parte hanno un'altezza niente minore. Del resto questo gruppo che forma la costa, non profondamente incavato che dal golfo della Spezia il quale vi s'interna quasi lo spazio di tre leghe; la direzione di questo ramo di monti prendendola da Borzonasca, punto della sua origine fino al capo Corvo, all' incirca . N. 0. E. S. E. L'ultimo sperone che s'incontra, nei limili che ci siamo assegnati, ma di minore importanza che i precedenti, si quello che trovasi tra la Vara e la Magra: si stacca desso dalle vicinanze del monte Goto ed ha una lunghezza molto minore. Giacch la prima parte del corso della Vara ha luogo in una valle longitudinale, e dal punto in cui questa diramazione si diparte, fino al confluente dei due fiumi vi sono appena trenta kilometri: desso nondimeno di assai note vole altezza, poich il monte di Cornoviglio, che ne fa parte, giunge a circa 1190 metri.

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Fin qui siamo andati delineando quali direzioni e quali altezze abbiano le principali catene secondarie, che staccandosi dalla giogaia principale verso mezzogiorno, segnano le parti alte del rilievo del paese. Per conoscere poi appieno questo medesimo rilievo, fa duopo sapere quali siano le valli che si frappongono a queste catene, come si comportino, e all* incirca quali altitudini abbiano esse nelle diverse parti della loro lunghezza, affinch quasi vi sia un confronto continuo tra la serie de punti di massima altezza, e quelli di minima, che si trovano in una data regione. Ma siccome la descrizione delle vallate a riguardo delle loro altitudini e della loro direzione mal si disgiunge da quella dei fiumi o corsi di acque che le percorrono, cos nel me desimo tempo accenneremo per quanto possibile tutto quello che spetta al regime dei fiumi, o torrenti dai quali le vallate prendono il nome. La valle della Tinea la prima di cui ci tocca a favellare. Il fiume di questo nome nasce al colle di Pouriac, e ai piedi del monte del Lauzanier; piccolo ruscello durante lo spazio di una mezza lega ingrossato al luogo detto l i Pras da un torrente che viene a rag giungerlo dalla parte dell'O., corre in una profonda fenditura fino al disopra di S.to Stefano; poco sopra a questa piccola citt riceve sulla sua destra un affluente assai notevole, il quale scende dai monti che circondano il villaggio di S. Dalmazzo il selvatico. La direzione della Tinea fino all Isola, dal N. 0. al S. E. all* incirca come quella della porzione di giogaia centrale, che vi corrisponde, e ai piedi della quale questo fiume ha preso il suo corso. Fra il borgo di S.to Stefano e il villaggio d'isola, la Tinea riceve ancora sulla sua destra due grossi torrenti, che le vengono dalle montagne che separano il suo bacino da quello dell'alto Varo; ma sulla sinistra non ingrossata che da rivi di un corso assai breve. Al detto villaggio d'isola cambia essa alquanto di direzione piegando pi verso il Sud; e dopo aver passato questo luogo, il suo corso ingrossato da un torrente rapidissimo, che scende dalla catena centrale particolarmente dalla cima di Orgias e dal colle di Chatillon allo circa 2552 metri sopra il livello del mare. Pi basso ancora a una lega sopra il paese di S. Salvatore riceve ugualmente sulla sinistra un altro affluente considerabile, il quale bagna il vallone di Molieres e scende dalle alture del colle di Frema Morta alto 2627 metri e dal colle di Molieres che fa parte della diramazione secon

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daria che separa le acque della Vesubia da quelle della Tinea. Alla sua giunzione cui torrente di Molieres il letto del fiume allo circa 666 metri sopra il Mediterraneo, e a S. Saltatore non pi alto che 4 metri. Presso quest'ultimo villaggio la Tinea riceve sulla destra il torrente RouLion, e pi basso >ulla sinistra le acque di Gans e di Torre, che scendono dai monti a levante della valle. Il corso di questo fiume, che ha circa lo leghe di lunghezza, molto rapido, poich soprattutto nella parte superiore le sue acque si preci pi L ano a modo di cascate in un letto ristrettissimo per mezzo a dirupi di una notevole altezza. Il Varo in cui viene a perdersi la Tinca nasce fuori dei limiti della regione che ci siam prescritti di far-conoscere: esso ha la sua sor gente ai piedi delle montagne di Garrei sopra Aste neh. Ha un corso di circa 26 a 27 leshe: diretto dapprima dal > *. al S. poi dall'O. air E. fino al suo confluente colla Tinea, ove prende la direzione di que>t' ultimo fiume, cio da tramontana a mezzogiorno. Esso riceve sulla sua destra la Vaira e Esteron. e sulla sinistra il Gians. la Tinea, la Vesubia. e va a celiarsi nel Mediterraneo una lega circa a ponente della citt di Nizza. Il suo letto nell" ultima parte del suo corso molto esteso. La Vesubia, altro dedi affluenti del Varo, formata alla sua origine da due grossi torrenti che si riuniscono sotto S. Martino di Lanlosca, uno, il pi orientale, chiamato la Vesubia, o il torrente del ViHlon di Finestre, scende dal colle di questo nome alto 2487 metri, altro chiamato il Borein viene dal N. 0. Alla giunzione delle due sergenti della Vesubia, sotto S. Martino, il suo letto alto sul livello del mare circa 016 metri. Questo fiume vien poi ingrossato sulla sua sinistra dalla Gordolasca, e da altri torrenti che scendono dalla catena di monte Beso e di Raus, e dalla sua prolungazione. Diretto dapprima dal N. al S. il suo corso pie.sa in seguito un poco pi verso il S. 0. Esso corre dapprima in mezzo a un letto assai largo da S. Martino fino a Lantosca, poi si addentra nelle gole profonde di Duranus e dei Cros, per andare a perdersi nel Varo, a tre Lilometri circa sopra il paese di Rocchetta. Dal Varo andando verso levante, tra questo fiume e il Roia non s ' incontra valle di qualche importanza. se uon che quella del Pa glione, il quale ha la sua foce presso Nizza. Nasce questo torrente nelle diramazioni dello sperone, che separa la Vesubia dalla Bevera

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affluente del Roia, ed formato da due rami principali, il canale di Contes ed il Paglione propriamente detto; quest* ultimo passa a Lescarena, ove il suo letto alto circa 366 metri sopra il livello del mare. II suo corso quasi di sei leghe diretto dal N. al S. Il Roia che trovasi in seguito, e che ha la sua foce sotto le mura di Vintimiglia, dopo il Varo e forse la Magra, il pi grosso fiume della Liguria marittima; desso nasce dal piovente meridionale del colle di Cornio o di Tenda, e prima di giungere alla piccola citt di questo nome, ha gi ricevuto varii torrenti, fra gli altri uno di assai importanza detto il Rio freddo, il quale viene sulla sua sinistra, cio da levante, dai monti Carsino e Bertrand. II letto del Roia, dopo che le sue sorgenti sono riunite, cio presso Tenda, alto sul Me diterraneo metri 766; un poco pi gi e presso S. Dalmazzo, riceve all* Est il torrente della Briga, formato dalle acque che scendono da quella porzione della catena centrale, la quale sull* altro piovente abbraccia le origini del Tanaro, e allOvest ossia sulla destra in grossato dalla Valancia, torrente di maggiore importanza, il quale si precipita dalle sommit di Yermasca e del monte Bego. Al confluente di questi due rami principali del Roia, il suo Ietto alto ancora 657 metri sul livello del mare. Pi sotto altri torrenti che scendono dai monti di Raus vengono a versare le loro acque in questo fiume. Dopo Tenda, il Roia corre in una ristrettissima valle a pareti ver ticali, in fondo a cui volge le sue acque di cascata in cascata. La strada maestra da Nizza a Torino, che ne rimonta il corso, per la ristrettezza dello spazio stata talora scavata nella rocca o sostenuta da archi a fianco, e quasi sul fiume medesimo. 1 1 suo letto si slarga in seguito alcun poco al Fontan, per ristringersi nuovamente sotto la distrutta rocca o castello di Saorgio. Quivi il Roia sulla sua destra, ingrossato da un importante torrente, che scorre il vallone di Cairos, e che scende dal colle di Raus, continuazione della catena di monte Bego; sulla sua sinistra poi ne riceve un altro, il quale viene dai monti di Toragio alle spalle di Triora, e delle sorgenti della Nervia; slargatasi nuovamente la valle del Roia presso la Glan dola ove il livello sul mare ne di 303 metri, si ristringe nuo vamente a Breglio, per non acquistare una larghezza un poco con siderabile se non che a due leghe circa dalla sua foce. La direzione del corso di questo fiume, che all incirca dal N. al S. da Tenda a Breglio, piega alquanto verso il S. S. E. dopo questo villaggio. La

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lunghezza totale poi del corso pu essere di circa 50 kilomotri. Il maggiore affluente del Roia la Bevera, che nasce al vallone del Molinet, passa a Sospello, ove il suo letto alto circa 347 metri, e dopo un corso di cinque o sci leghe diretto dal N. 0. al S. E. entra nel Roia a quattro mila metri dalla sua imboccatura. Al Roia seguita la Nervia, torrente di circa sette leghe di corso, il quale nasce al colle della Tanarda, corre all'incirca dal N. al S. e rinserrato dapprima in un letto angusto, sotto Pigna e Dolceacqua occupa poi un largo spazio ghiaioso, in cui si disperdono le sue acque, e ove vegetano robusti Nerii, in questa riviera di ponente indigeni c frequentissimi. A differenza della Nervia, clic ha le sue fonti in mezzo a dira mazioni secondarie, Argentina o fiume di Taggia, che si guada presso la Riva, trae la sua origine dalla catena centrale, e in un punto ove sull' altra pendice scaturisce il Tanaro, e a poca distanza l'Aroscia, che scende ad Albenga e verso all' 0. il torrente della Briga che va nel Roia. A Triora piccola citt in mezzo ai monti, i due principali rami della fiumara di Taggia, l'uno detto Gerbonte l'altro Capriolo, sono riuniti, e il suo letto al punto di giunzione alto circa 440 metri, mentre il monte che sovrasta a questo punto cio il Frontero, all' incirca elevato 2000 metri sopra il livello del mare. Il corso dell' Argentina diretto dal N. al S. piegando un poco al S. E. e pu avere in lunghezza, circa 19 kilometri. La su perficie del bacino di questo fiume circa 328 kilometri quadrali, e la sua pendenza in mezzo al suo corso circa di 8 metri sopra duecento, e pi basso si riduce a un metro sopra 150. Dopo la foce dell'Argentina, per gran tratto, i torrenti che s'in contrano, non hanno la loro origine che nelle diramazioni secon darie, le quali si staccano dalla giogaia principale, e sono dessi poco riguardcvoli. Quello fra questi che abbia un corso di maggior lunghezza si Impero o torrente di Oneglia, il quale scende da monte Grande e percorre circa 18 kilometri per giungere al mare. II primo fiume poi che s'incontri il quale parta dal sommo vertice, si il Centa o fiumara di Albenga. Due rami lo costituiscono; il pi occidentale ossia l'Aroscia, e il pi orientale la Nevia. Questi due rami si riuniscono nella pianura d' Albenga ( massima tra le poche e picciolissime della Liguria marittima) e il confluente si fa all' incirca a due miglia superiormente alla citt.

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L'Aroscia nasce ai piedi di monte Frontero sulla catena centrale, passa alla Pieve d'Albenga percorrendo un letto mollo ristretto; presso questa piccola citt o borgo, chiamata anche Pieve del Tecco, la quale non lontanissima dalle sorgenti dell' Aroscia, il letto del fiume allo circa 230 metri sul Mediterraneo; quivi ingrossato sulla sua sinistra da un torrente che scende da Caprauna e dalla giogaia principale, e pi basso, ma sulla destra, dal torrente di Rezzo e inferiormente ancora da quello di Garlcnda: entra quindi nella pianura ed raggiunto dalla Nevia, prendendo allora il nome di Cenla. La direzione del corso dell'Aroscia, e di quello del Centa, che ne la prolungazione, quasi dall'O. alF E. piegando un poco nel S. E. 1 1 suo pendo ripidissimo dapprima, in seguito si riduce a olio o nove metri sopra duecento: nella pianura poi molto minore; il letto del Centa nella massima sua larghezza giunge quasi a trecento metri. La Nevia, la quale, come si detto, si riunisce all'Aroscia poco sopra Albenga, scende dalle montagne di Caprauna, di Nasino e monte Galet c dal giogo di S. Bernardo, ed formata da due rami principali, che si riuniscono al luogo detto Confiente. 1 1 pi occidentale ha il suo corso per certo tratto paralello a quello dell'Aroscia, cio dall'O. ali'E., l'altro ramo invece, ossia il fiume di Zuccarello, diretto pi dal N. al S.; il letto di ambo questi torrenti molto incassalo e il pendo ripidissimo. I torrenti che s 'incontrano, passata l ' imboccatura del Centa fino alle vicinanze di Genova, sono tutti di poca importanza, perch di brevissimo corso, atteso che la catena centrale si accosta molto alle sponde del Mediterraneo; il pi importante fra questi, quello al meno che ha un pi lungo corso, la Sansobbia, la quale scende dai monti dell' Annetta e di S.u Giustina, e sbocca in mare presso Albissola. II torrente che si valica sopra il ponte di Cornigliano, prima di giungere a Genova dalla parte di ponente, Ja Polcevera, la quale di qualche maggiore importanza che i corsi d'acqua, che si trovano per istrada da Albenga fino a Genova. Tre rami principali Io co stituiscono, e si chiamano il fossato della Guardia all'O., la Verde in mezzo, e la Secca a levante. La Verde il ramo principale, nasce a Cravasco sotto il monte Lecco, passa a Isoverde, ove prende il

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suo nome, e s'ingrossa di alcuni rivi; riceve quindi il fossato di S. Martino, e pi basso, ma sulla sinistra, il Ricc. Al suo confluente colla Secca, il letto alto circa metri 46 sul livello del mare. Questo torrente nelle sue piene presenta un notevole volume d'ac qua; ma d'ordinario nell'estate quasi sempre asciutto, o se conserva qualche filo di acqua, serve questa a mettere in moto le numerose ruote dei molini, o altri stabilimenti industriali, che si trovano sul una e sull' altra delle sue sponde. Il corso della Polcevera pu essere in linea retta di circa venti kilometri; quello della Verde mollo rapido, ma dopo la sua giunzione cogli altri rami, il pendio diventa men forte e la direzione pi decisamente dal N. al S. Il letto di questo torrente dapprima assai ristretto, si allarga in seguito, ed molto esteso da Teglia e Rivarolo, fino al mare. L' altro dei torrenti, tra i quali rinchiusa la citt a levante della medesima, il Bisagno, il quale nasce al colle della Scofera, e forma dapprima una valle longitudinale molto incassata e ristretta al luogo detto Schiena d'asino, ove si riuniscono i due principali rami di questo torrente cio il Bargaglino e il canal di Viganego; il suo letto pu essere alto circa 145 metri sopra il livello del mare. Si in questo punto, che stabilita la principal presa di acqua che alimenta il magnifico acquedotto, il quale sostenuto per arcate lungo le pendici della montagna e traversando per mezzo di altis simi ponti e di ben intesi sifoni le interposte valli, viene a fornir d'acqua la citt di Genova. 1 1 torrente Bisagno pu avere all' incirca un corso di 20 kilometri, diretto dapprima dall'E. S. E. all'O. N. 0 ., torce poi verso mezzogiorno al luogo detto Mulazzana, la sua valle diventando cosi perpendicolare alla catena deU'Apennino, mentre nella prima parte vi era parallela. Da Genova fino a Chiavari, malgrado che s ' incontrino per via molti fossati o torrenti, niuno ve ne ha di una tal quale importanza, e niuno che parta dalla catena centrale, tutti provenendo dalla ca tena secondaria, che all' altezza del monte di Lavagnola si stacca dall* Apennino e forata le diramazioni e catene, che sono lungo la costa da Genova a Chiavari. Il primo fiume che s 'incontra dopo quest' ultima citt, la Lavagna o fiumara di Chiavari. Tre rami principali la costituiscono, il pi occidentale, ossia la Lavagna o fiume di Fontanabuona, la Sturla in mezzo, e l'ultimo a levante la Graveglia. 1 1 primo di questi corsi

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d'acqua ha le sue sorgenti accanto a quelle del Bisagno e percorre una valle longitudinale detta la Fontanabuona, la quale pu avere circa 20 kilometri di lunghezza, e diretta come la catena centrale dallO., pochi gradi al N. ali'E., pochi gradi al Sud. Questa valle separata dal mare dalla catena costiera di Rapallo e di Zoagli, e sulla sinistra dominata dai monti di Lavagneura, Acquapendente e Licciomo, situati sulla catena centrale donde scendono i canali di Neirone, di S. Vincenzo, di Lorsega, i quali somministrano la maggior parte dell'acqua onde ricca la Lavagna. Il ramo d mezzo componente la fiumara di Chiavari , come abbiam detto, la Sturla; scende questa dai monti di Borzonasca, cio dal gruppo del colle di Bozzale e dall Ariona, massiccio di monti no tevolissimo nell'Apennino Ligure, perch forse nella riviera di levante il pi alto, comprendendo i monti di Mozzolasca e della Penna, donde hanno sorgente sul versante N. varii rimarchevoli corsi di acque come l'Aveto, la Nura, il Ceno e soprattutto il Taro. Ora la Sturla corre dal N. al S., si giunge alla pi piccola Graveglia che viene dall' E. e colla Lavagna di cui prende il nome a Carasco, e di l dopo poche miglia va a sboccare nel Mediterraneo tra la citt di Chiavari e il grosso borgo di Lavagna. Da questo paese fino all' imboccatura della Magra i torrenti tutti che s ' incontrano lungo la costa scendono dalla rimarchevole dira mazione dell' Apennino, che staccasi dalla catena centrale al monte di Satta presso Borzonasca, e viene pe' monti di S. Bernardo, di Porcile, quelli di colle di Yelva, Bracco, monti sopra levante, monte Rosso ec. a formare la catena che sta sopra i paesi di Lavagna, Sestri e sopra le Cinque Terre; ora questi torrenti hanno tutti poca importanza e assai breve corso; il maggiore tra loro la Casarza che si getta in mare dopo aver traversato le pittoresche gole di Trigoso. La Magra, fiume pi considerabile della Liguria, che solo pareg giato dal Roia e superato dal Varo, ne segna come quest'ultimo un de'confini. Esso composto della Magra propriamente detta, e della Vara suo affluente. Di quest'ultima, come pi occidentale, ci occu peremo dapprima. La Vara nasce alle spalle dei monti di Borzonasca e particolar mente al monte di Satta, il quale si trova presso la catena centrale, corre dall' O. ali' E. qualche grado al Sud; ai piedi di questa catena
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lino a Varese ove il suo letto alto circa 366 metri sopra il livello del mare, quivi piega per breve tratto al Sud (ino a S. Pietro di Vara, e quindi riprende il suo corso nel senso dell'E. S. E. (ino al suo confluente colla Magra. Varii torrenti vengono ad ingrossare la Vara, tanto sulla destra che sulla sinistra; dalla prima parte i prin cipali sono la Borsa, la Torsa, il Trano, la Malacqua e il Ricc, i quali due ultimi scendono dalla catena de'monti che dominano le Cinque Terre. Sulla sinistra riceve il torrente delle Cento Croci, la Caranza, la Gotra, la Mangia e la Cravignola, torrenti i primi dei quali scendono dalla catena centrale, mentre gli ultimi hanno origine nel contrafforte che fiancheggia a ponente la Magra. Il corso della Vara fino al suo confluente pu avere all' incirca 56 kilometri d lunghezza, il suo letto in generale assai ristretto, ma si slarga in alcuni punti in ispecial modo prima del suo confluente. La Magra nasce ai piedi del colle della Cisa e di monte Orsaio al N. di Pontrcmoli; presso questa citt riceve sulla destra il Verde che viene da monte Goto, c pi basso ingrossata sempre dalla stessa parte dalla Gordana e dalla Teglia, e finalmente a Ceparana rag giunta dalla Vara. Sulla sinistra invece alimentata dai torrenti che scendono da monte Acuto, dal colle dell'Ospitale, da Camporaghena, e da parte delle Alpi di Carrara; i principali sono il Caprio, la Mangiola, il Tavarone e l'Aulclla, composta del Rosaro e del torrente che scende da Equi chiamato il Lucido. Il corso della Magra pu avere circa 56 a 57 kilometri di lunghezza. Pu considerarsi come diretto dal N. al Sud dalle sorgenti fino al confluente colla Vara, ove piega un poco pi verso il S. E. Il letto di questo fiume dopo la riunione estesissimo c le sue piene sono molto considerabili. 1 1 modo in cui abbiamo fin qui esaminato la topografia della Liguria marittima, quello generalmente usato dai geografi nelle de scrizioni di un paese; ma sebbene dia questo un* idea assai esatta del terreno, quando si scenda a molti minuti particolari, pure non capace di fornire una rappresentazione soddisfacente del paese Medesimo, se alla descrizione data dei contrafforti e delle valli in terposte non si aggiunga, per cos dire, una veduta generale che faccia capire come gli accidenti del terreno siano in relazione tra loro, e nel considerare Io stato attuale dei medesimi, non si cerchino i vestigii di quello che potevano essere dapprima, e in certo modo non si vada indicando e segregando le impronte, talora quasi obli

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terate, che le diverse rivoluzioni del globo hanno stampato a varie riprese sur un dato tratto di una regione. Ma non potendo questo nuovo modo di considerare il terreno sempre attenersi all' esame di un tratto di paese ristretto dentro gli attuali confini, e legato all'at tuale stalo di una porzione della catena, per poter dir qualche cosa che soddisfaccia, necessario nel nostro caso non ristringersi ai con fini della Liguria marittima, e fa di mestieri trapassare ben sovente al di l della catena centrale, giacch alla formazione del rilievo attuale concorsero fenomeni ch'ebbero la loro sede e da una parte e dall' altra della medesima, e fatti osservati sopra uno de' pioventi non hanno il loro complemento e talvolta la loro spiegazione che da fenomeni constatati sul versante opposto. Pertanto anco della parte dell'Apennino che sta sul pendo dell'Adriatico conviene far qualche parola, e intraprendendo un esame di ambi i pioventi sotto questo aspetto, in due grandi divisioni o gruppi conveniente considerare Apennino ligure come bipartito, cio in un gruppo occidentale, e in un gruppo orientale. 1 1 primo dallo staccarsi delle Alpi, con cui ha pi analogia, fino alle vicinanze di Savona pu dirsi esteso. L'al tro dai monti delle vicinanze di questa citt fino a quelli della Lunigiana e alle Alpi carraresi si estenderebbe. Quando si sopra una delle punte pi alle e pi centrali della porzione della giogaia principale che si estende dal colle di Pouriac alle vicinanze del colle di Tenda, da qualunque lato si girino gli sguardi si vedono a diverse distanze delle punte di montagne, che volgono i loro scoscendimenti verso l osservatore, mentre i loro piani di pi dolce inclinazione pendono generalmente ed eslendousi verso l'esterno. Quindi pi lontano ancora, si vedono altre punte nella medesima disposizione, e subito viene idea di essere nel centro di una specie di gran circo, pi o meno ellittico, di cui quelle sommit disposte a scaglioni formino le esterne e quasi con centriche circonferenze; infalti pare che questa porzione di montagne possa considerarsi come un grande massiccio ellittico, la cui catena centrale occupa all' incirca il grande asse, e la serie di punte pi lontane formi la circonferenza di questo circo, che estendesi dal colle di Pouriac alle vicinanze della cima della Biscia. Una porzione di esso, la meridionale, bens compresa nei limiti della Liguria ma rittima; ma l'altra invece nel versante Nord: cosi fanno parte di questo grande circo i monti che da S. Dalmazzo vanno a S. Salva

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tore, quelli che da questo paese vanno a riunirsi alle alture che sono a mezzogiorno di S. Martino, e quindi il monte Bego e la Biscia, e sulla parte Nord le montagne, che da Entraigues vanno a Valdieri, c quindi verso Demonte e Vinadio. Un altro gran circo dittico pi allungato, ma comprendendo monti che si ergono a minore altezza, pu considerarsi come posto quasi paralellamente e a poca distanza del precedente; ma disposto a modo di scaglione con esso. L'asse di questo secondo circo passe rebbe pei monti, che sono nella valle del Pesio o alla Bresimauda, continuerebbe venendo verso levante pei monti di Frabosa, quindi pel Pizzo Mindin sopra Garessio, i monti della valle di Bormida occidentale, quelli di Settepani, i monti dietro Savona, e quelli che giungono al mare ad Albissola. L asse di questo circo diretto al incirca dall'O. pochi gradi al N. a li'E., pochi gradi al Sud, taglia obliquamente la catena centrle nei monti alle spalle di Savona e Albissola. I monti al N. 0. al N. e all' Est del colle di Tenda, il Vaccarile superiore in vai di Pesio, il Carsino, le montagne all' origine della vai di Casotto, monte Galel, Bocca Barbna, monte Calvo, questi ultimi sulla catena centrale, e infine i monti sopra il capo Noli, for merebbero parte della zona meridionale di questo massiccio ellittico, cosicch di questa zona nella Liguria marittima soltanto la parte che guarda verso mezzogiorno levante verrebbe ad essere compresa. Nell' intervallo tra i due massicci, i cui grandi assi possono con siderarsi come linee di sollevamento, le montagne sono disposte in modo che mostrano aver talora sentita l ' influenza dei due movi menti. Nel medesimo intervallo pure vi sarebbero anco uno o due punti di altro particolare sollevamento, come sarebbe il Pizzo d'Ormea sulla sinistra del Tanaro, nel cui circo sarebbe compreso, come faciente parte della zona esterna, il monte di Caprauna sulla catena centrale a destra del detto fiume. Accanto anche al primo dei massi ellittici, di cui abbiamo parlato, ma pi verso il S. 0. sempre nella regione di cui stiamo descri vendo la topografia, evvi anco porzione di un altro circo di questo genere, e ad esso appartengono le montagne immediate a Nizza, le quali sembrano far parte di un altro massiccio ellittico, di cui la parte centrale trovasi nel dipartimento del Varo, ed in ispecie nelle montagne, composte di roccie cristalline, dette les N w res, che da

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Cannes vanno fin quasi a ; infatti ponendovi ben mente si vede che, non tenuto conto delle posteriori mutazioni, in generale gli scoscendimenti di questa parte della costa, sono rivolti a mezzogiorno 0 meglio a Libeccio, dimostrando con ci che quelle montagne si adagiano, o meglio hanno ricevuto un impulso di sollevamento da quella parte. Ma tornando al secondo gran circo, che quello a cui appartengono 1 monti di vai di Bormida e delle vicinanze di Savona, la parte sua settentrionale non concorrerebbe che in brevissimi punti a costituire parte del suolo della Liguria marittima, potendo soltanto appartenere a questa zona alcuna picciola porzione dei monti che da Varagine e Albissola corrono verso la valle dell Erro. E queste traccie di monti appartenenti a detto sistema, sono ancor rese, per cos dire, meno riconoscibili dagli sconvolgimenti posteriori, che altri sistemi di catene dirette in senso diverso vi hanno cagionato. Verso questo punto infatti, la serie delle alture prende una direzione che corre pi decisamente dal Sud al N. mentre le cime di cui abbiamo pre cedentemente favellato, almeno quelle che dipendono dal massiccio, in ispccial modo della vai di Bormida, sono di preferenza allineate dall' O. qualche grado al N. all E., qualche grado al Sud. da notare anco, che in questo punto ove per cos dire cessa influenza dei due massicci mentovati, e che pu dirsi in ispecial modo corrispondere all estremit orientale del secondo dei detti mas sicci, esiste una delle massime depressioni dellApennino, e un tempo doveva essere il punto di comunicazione tra i due bacini Mediter raneo ed Adriatico, e quasi uno stretto di mare tra il gruppo occi dentale, che or ora abbiamo descritto, e l'orientale di cui abbiamo adesso a far cenno. Le montagne sopra Arenzano e sopra Voltri, le quali fon parte della giogaia centrale, riunite ad altre che corrono vorso le sorgenti della Stura e della Polcevera, formano una serie di alture dirette allincirca S. S. ., N. N. E. e possono dirsi intermedie tra il gruppo occidentale ove, come abbiamo indicato, regnano le direzioni 0 ., pochi gradi al N. e E., pochi gradi al Sud, e il gruppo orientale ove esiste un diverso intersecarsi di direzioni. In questo secondo gruppo, se ne togli un punto estremo dellorien tale riviera, non puoi ravvisare quelle disposizioni orografiche, che presentano serie di altezze disposte simmetricamente intorno ad un

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TOPOGIIAHA

lU H O U I l A F iA

asse ccnlrale; ina (|uu inveec ravvisi delle catene, ossia serie di al tezze perpendicolari alla catena centrale, di partizione di acqua, mentre nel massiccio medesimo ne hai altre ad essa parallele, sic come soprattutto hai delle valli che si trovano come essa dirette. Se dalle alture che trovatisi presso Genova, o immediatamente a ponente di essa, ti volgi verso levante, vedi chiaramente una serie di sommit, che cominciando al mare sembra traversare allincirca perpendicolarmente la direzione della catena centrale e continuare cos verso la Lombardia, andando a morire quasi sulle sponde del Po. Queste alture dirette dal S. S. 0. al N. N. E. sono i monti di Fascie, quelli sopra Montobbio e Torriglia, la catena dntola, i monti del Chiappo e Giarolo, il Penice e sue diramazioni nelle colline verso Zavatarello, e alle spalle della Stradella; su questa catena in cui sono varii punti, che superano l altitudine di 1600 metri e che diretta come abbiam detto S. S. ., N. N. E. esistono delle specie di nodi o rialzi, ove vedi delle porzioni dirette 0. qualche gradi al N. all E., qualche gradi al S., e a questi corrispondono le maggiori altitudini siccome spesso vi corrispondono, e sono con questi rialzi allineate altre serie di alture o catene parziali, dirette in questultimo senso. Onde diresti che la porzione del gruppo orientale dellApennino ligure, la quale si accosta pi a Genova, sia formata da un in tersecarsi di valli e di picciole catene, alcune correnti S. S. 0., N. N. E. e altre 0. all1E. pochi gradi verso il Sud, e questo tanto pi pu dirsi quanto che paralleli alla catena dell ntola vi sono alcuni piccioli rami verso il Porlofno e nei monti di S. Oberto. La parte poi di questo gruppo orientale che pi si allontana da Genova, lascia in generai travedere, che predomina il sistema dal0. allE. Vi per una serie notevole di allure dirette S. S. 0., N. N. E. presso Sestri di levante e le sorgenti della Vara, mentre pi in l, cio fin quasi alla Magra, il sistema dell 0. ali E., qualche grado al Sud, riprende la sua importanza. In questo gruppo orientale poi, soprattutto nella parte marittima, le grandi valli sono longitu dinali e non che per brevi fenditure a traverso le catene dirette nel medesimo senso, che verso il finire del loro corso prendono il carattere di valli trasversali, e cos si avviano al loro sbocco in mare. Nel piovente settentrionale poi, e al di l di una catena secondaria che fiancheggia parallelamente alla medesima la catena centrale, vi sono per molte valli trasversali come, per esempio, sono tutte quelle

TOPOGRAFIA E IDROGRAFIA

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che partendo dai monti al N. delia vaile del Ceno, influente del Taro, vanno a sboccare direttamente nel Po. In questa parte l'Apennino acquista una molto maggiore larghezza di quella, eli'esso abbia nella parte intermedia ai due gruppi, ove, per cos dire, si riduce ad un paese montuoso di qualche miglia di estensione, che si pu traversare in poche ore per una strada, che mette in contatto il punto pi Nord del Mediterraneo, con una delle porzioni della pia nura della valle del Po, la quale si avanza pi a mezzogiorno e forma quasi una specie di golfo tra le colline del Monferrato, dipen denze del gruppo occidentale dell'Apennino e le colline del Tortonese, che stauno ai piedi occidentali della catena dell'Antola e perci possono dirsi dipendenza del gruppo orientale dell'Apennino ligure. Nel descrivere, siccome abbiamo fatto fin qui, i due gruppi dell'Apennino ligure per riguardo alla disposizione dei massi principali onde sono composti, ci siamo limitati a notare soltanto i precipui accidenti del terreno, e in generale si fatta astrazione dalle mo dificazioni di minore importanza; non sono per queste da tacersi tutte, perch concorrono a costituire attuale fisionomia del paese e sono indizi dei varii movimenti che pu avere sofferto il suolo in epoche remote; cos nella parte occidentale si osserva, che allo sbocco delle grandi e principali valli i di cui fianchi sono costituiti dai terreni secondarii, esistono delle serie di collinetle di una for mazione pi recente, e che indicano qual frastagliamento diverso al quanto dell'attuale avesse la costa in questi luoghi. Si osserva anco nella parte pi ravvicinata a Savona e a Genova, che sebbene la disposizione dei massi centrali sia dall'O. ali'E., porzione della gio gaia principale e dei contrafforti invece diretta S. S. O. N. N. E., cosicch si vede che vi stato un movimento posteriore il quale ha determinato quel rialzo e quella direzione. Si pu notare anco nelle vicinanze di Arenzano una specie di de pressione , la quale diretta dall' 0. ali' E. rimontando un poco nel N. fa credere che il movimento comparativamente recente, che hanno sofferto le Alpi orientali, forse si fatto pur sentire in queste parti; la qual opinione pu anche essere convalidata dall'osservazione, che il terreno deposto in quelle cavit pure di formazione assai re cente, e corrisponde a quello, che tranne i banchi diluviali e alluviali ultimo emerso nella valle lombarda. Di pi venendo verso Genova da notarsi una specie di ripiano, che sta ai piedi dei

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TOPOGRAFIA F . IDROGRAFIA

monti, e che pare costituire sulle sponde del mare una specie di terrazzo il quale si tiene a una non grande altezza sul medesimo. A terminare poi la descrizione topografica della Liguria marittima, sarebbe anco di mestieri notare quale configurazione ha la costa, passando in rivista i diversi seni e capi della medesima, siccome pure sarebbe prezzo dellopera, ove fosse possibile, indicare, se molte delle mentovate catene si prolunghino, e in qual direzione nel mare adiacente. Quanto a quest ultima parte per difficile il dire qualche cosa di preciso. Affinch nondimeno si possa prendere un idea del com portarsi del fondo del mare giungiamo qui ( Tav. l.a ) una carta di Sonde, lavoro del generai Albini, la quale indica le diverse pro fondit del mare, della porzione del golfo di Genova, compresa tra il capo Noli e il capo di Portofino: da questa carta si vede, che il punto di massima profondit corrisponde all' incirca alla met della linea che riunisce questi due capi, e che tra le profondit dd mare immediatamente lungo la costa, le massime sono quelle corrispon denti al monte di Portofino, il quale s ' immerge per cos dire a perpendicolo nel mare. Confrontando poi la serie delle profondit disposte secondo certe linee con altre a loro parallele, pare che si possa osservare, che in certe direzioni vi una serie di profondit massime, con accanto* una serie di profondit minime, cosicch quasi si potrebbe opinare che vi siano delle vallate e dei dossi o creste allineate in quelle di rezioni; non si vedono per quivi quelle notevoli differenze che sul continente si scorgono tra le ordinate dei monti c quelle corrispon denti delle valli, e forse questo perch dei sedimenti posteriori hanno colmalo di pi le valli sottomarine e fallo scomparire le maggiori diversit di livello. Cos nella porzione del golfo di Genova che tro vasi pi in dirittura e nel meridiano della citt, pare che una serie di massime profondit corrisponda quasi alla valle della Polcevera, e unaltra all apertura del porlo, mentre nella linea del capo di Faro, se ne togli i punti immediati alla costa, sembra che vi sia una serie di minime profondit e pertanto probabilmente una cresta sot tomarina. Per quanto riguarda poi la descrizione della costa, si pu dire che meno in alcuni pochi punti allo sbocco dei torrenti, ove si aprono le vallate, essa generalmente formata da montagne, le quali si pr-

TOPOGRAFIA B IDROGRAFIA

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traggono iu capi pi o meno alti e pi o meno avanzati nel mare medesimo. I pi notevoli tra questi capi sono, cominciando da po nente, il capo Sant'Ospizio presso Villafranca, il capo della Turbla che si alza molto sul livello del mare, il capo della Mortola, poi quello della Bordighiera, quello di Berta, quello delle Mele il quale termina a ponente il golfo di Genova, in seguito il capo Noli, che si alza perpendicolarmente sul mare; e in riviera di levante il monte di Portofino che ha circa 600 metri di altezza, poi la punta di Manara, il Mesco presso Levanto, quindi la punta di Portovenere con accanto le isole Palmaria, Tino e Tinetto che ne sono la prolun gazione , e infine al di l del golfo della Spezia e presso imbocca tura della Magra, il Capo Corvo, al di l del quale regnano le grandi spiagge di Luni, di Massa, delle foci di Serchio e di Arno fino a Livorno, dopo la quale citt soltanto le diramazioni deli'Apennino vengono ad essere di nuovo immediatamente lambite dal mare. In Liguria poi le spiaggo, come abbiam detto, sono poco importanti; possono notarsi soltanto per un' alquanto maggiore estensione quelle della foce del Varo, quella tra Vintimiglia e la Bordighiera che com prende le foci del Roia e della Nervia, la spiaggia di Taggia, quella di Albenga che si estende dal capo di Santa Croce al capo di Santo Spirito, ed fronteggiata in parte dalla piccola isola Gallinara e for mata dalle alluvioni del Centa, essendo dessa prolungazione della maggiore tra le piccolissime pianure che si trovano nella Liguria. Poi la spiaggia di Vado a Savona, quelle di Albissola, di Varagine, quelle di Sestri, di Cornigliano e di Sampierdarena presso Genova, quella di Chiavari e in fino quella di Sarzana e di Luni al di l dei confini della Liguria. da osservarsi che le maggiori spiagge corrispondono in gene rale ai maggiori corsi di acqua, e che soltanto allo sbocco di questi torrenti, che trovasi un qualche tratto di piano, tutto il resto essendo occupato dai monti che giungono al mare nel quale s ' immergono spesso immediatamente e sotto il cui livello prolungansi, rilevando sene talora a piccola distanza, formando cos le eole e picciole iso lette della Liguria, le quali possono chiamarsi piuttosto punte delle catene che sorgono fuori del mare, come sarebbe dell'isola Gallinara, prolungazione del capo di Santa Croce presso Alassio, da cui poco lontana, dell'isoletta di Bergeggi che appartiene allo Sperone che finisce al mare presso il villaggio di questo nome, delle isole Pai-

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TOPOGRAFIA E IDROGRAFIA

maria, Tino e Tinello, che sono prolungazione evidente della catena di Portovencre u ponente del golfo della Spezia, catena di cui con servano la natura e hi direzione e da cui la Palmaria divisa da uno stretto di poca larghezza e di poca profondit, siccome il pi foraneo e pi basso Tinetto dal Tino, e questo dalla Palmaria sono ugualmente per piccioli bracci di mare separati.

PROSPETTO
DELLE ALTEZZE DELLE PRINCIPALI MONTAGNE E PUNTI PI NOTEVOLI DELLA LIGURIA DETERMINATE PER MEZZO DI LIVELLAZIONI BAROMETRICHE

CATENA CENTRALE Rome dtl Monte Colle di Pouriac....................... .. . Pe' O r n a ............................................... Colle di C h a ti ll o n ............................. Colle di Frema M o rta ....................... Paola fi S. E. del colle di Frema Morta Colle di Finestre................................... Santuario di Finestre ai piedi della Salita del C o l l e ............................. Monte Crapier o Vermasca . . . Cima della B i s c i a ............................. Colle di T e n d a ................................... Terreno ornie composto Marne scure giurassiche . . . . Gneis ferruginoso . . . . . . Alt. inmetr 2329. 2797. 2352. 2627. 2670. 2487.

Gneis e granito a piccoli grani

Granito a piccoli g ra n i....................... 1915. Idem ....................... 3070. Arenaria del Verrucano....................... 2805. Scisto del macigno e accanto calcarea a n u m m u liti................................... 1795. Monte C r o s ........................................ Calcarea scistosa e scisti con nummuliti. 2520. Colle degli n o m i n i............................. scistosa con conchiglie. . . 2255. 2681. Monte C a r s i n o ................................... giurese cristallina . . . . Monte Bertrand sopra Lupega. . . a fucoidi. . . . . . . 2503. Monte delle Navette sopra Colla Rossa. Scisto del m a c ig n o ............................. 2404. Colle di T a n a r e l lo ............................. Calcarea a f u c o i d i ............................. 2083. Monte Tanarello o Sciaccar . . . Idem ............................. 2249. Monte F ro n te ro ................................... Idem ................................ 2178. Colle tra Ciaggia e Menda lica. . . Scisto del m a c ig n o ............................. 1342. Colle di Nava al giogo . . . . . 987. Idem ............................. Monte a ponente di quel di Capraiiua. Idem ............................. 1689. Monte di Caprauna al S. di Ormea . Al limile dello scisto e della calcarea. 1770. Monte G a l e t ......................................... Calcarea granulare giurese . . . . . 1721. 953. Colle di S. Bernardo sopra Garessio. Scisto talcoso......................................... Rocca B a r b e n a ................................... Pudinga quarzosa e calcarea granulare. 1081. 811. Colle tra Bardineto e Toirano. . . Scisto talcoso........................................

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N o m e del M onte

TOPOGRAFIA E IDROGRAFIA
Terren o o n d e composto A ltA n m e i.

Monte C a lv o ......................................... Colle ira Bardinolo e Bardino. Colle della Torre di Mclogno . Monte Seltepani................................... Moule Alto di S. Gi acomo. . . . Baraccone al c o l l e ............................. Monte a levante del Baraccono Giovo di C ad ib o n a ............................. Colle delle M e u g ie ............................. Santa Giuslina colle............................. Punta all 0 . dell Armetta . . . . Armetta al Segnale............................. Beigua.................................................... Bricco di R a m a ................................... Faiallo.................................................... D e n t e .................................................... Giovo di Cannellona............................. Passo del T u rch in o ............................. M a r t i n o ............................................... Punta pi alla della Scaglia . . . Monte all origine della Varcnna . . Pizzobon o C e ris c u ............................. Colle delle Giovare . . . . . . Taccone .............................................. Colmo di L e c o ................................... Colle della B o c c h e tt a ....................... Punta a levante della Bocchetta . . Colle de G i o v i ................................... Monle Maggiolo al N. della V ittoria. Colle della V itto ria ............................. Monte della V ittoria............................. Monte a ponente del colle della Cro cetta .................................................... Colle della crocetta d Or . . . . Monte a levanle del colle d'O r . Monle a tramontana del colle di Sella. Colle della S e lla ................................... Cima a mezzogiorno della Sella . . Monte Carossino ossia Matallo. . . Monle di Cisa all origine del Geriato. Pian di C r e t t o ................................... Monte R e n o ........................................ Candeozzo .............................................. Colle di S co lera................................... Punta di Lavagnola.............................

Calcarea granulare e comp. giurese . 1303. Scisto talcoso........................................ 1098. G u e i s .................................................... 1069. I d e m .................................................... 1421. C a lc a r e a .............................................. 078. Scisto talcoso......................................... 669. Idem ........................................ 831. Gneis talcoso porfiroldeo . . . . 435. S c i s t i .....................................................710. Terreno terziario Miocene . . . S I7. Serpentina.............................................. 1241. I d e m ...............................................1281. I d e m ...............................................1305. I d e m ...............................................1177. I d e m ...............................................11198. I d e m .............................................. 1110. Scisto talcoso e Serpentina. . . . 671. S c is to .................................................... 895. Serpentina.............................................. 1015. 995. I d e m .............................................. I d e m .............................................. 932. I d e m .............................................. 961. I d e m .............................................. 803. I d e m .............................................. 1132. E u f o l i d c .............................................. 1091. Scis:o del m a c ig n o ............................. 790. Idem ............................. 835. S c is to .................................................... 470. I d e m .................................................... 703. Scisto e macigno a fucoidi. . . . 574. Macigno e calcarea a fucoidi . . . 742. Scisto e calcarea eoa fucoidi . . . 674. Scisto e macigno................................... 480. Calcarea a f u c o i d i ............................. 801. Idem ............................. 818. Idem ............................. 743. Idem ............................. 822. Idem ............................. 850. Idem ............................. 810. Idem ............................. 622. Idem ............................. 990. Idem ............................. 1049. Scisto del m a c ig n o ............................. 677. Scisto e macigno...................................1091 >

TOPOGRAFIA E IDROGRAFIX
N o m e dei M onte

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Terreno

o n j'

composto . . . .

jttt

. in m ei. 1138.

Origine del canale di Neirone. . . Monte di Acqua pendente sopra S. Vin cenzo in Fontanabuona . . . . Lieciorno in Fontanabuona . . . . Ariona sopra Borzonasca . . . . Colle di Cento C r o c i ....................... Monte G o t o ......................................... Colle della C i s a ...................................

Scisto e macigno....................... S c is to ......................................... M a c ig n o ................................... Serpentina................................... Calcarea e scisto a fucoidi . . M a c ig n o ................................... Scisto e macigno.......................

4252.

. .

. .

1173. 1042.

VALLE DI TINEA Confluente della Tinea e del Vallon di Molieres...............................................G n e i s ......................................................... Confluente del Vallon di Robione e Tinea a S. S a lv a to r e ....................... Scisto rosso del sistema arenaceo . . CONTRAFFORTE TRA LA E LA VESUBIA Colle di Molieres attacco del contrafforte. Colle tra S. Dalmazzo il piano, e S. Martin di L a n to s c a ....................... 2036. C a lc a r e a .............................................. 1807.

666. 483.

VALLE DI VESUBIA Confluente del Boreon e della Vesobia a S. M a r tin o ................................... Confluente della Gordolasca. . . .

Lembo di calc. e tosto roccie primarie. Terreno gessoso e massi rotolati . .

916. 530.

CONTRAFFORTE TRA VESUBIA E ROIA Monte B e g o ......................................... Miniera di T e n d a ............................. Capelet Sobran al N. di Raus. . . Colle di Raus......................................... Cima al S. del colle di Raus . . . Colle all origine del canale di Conles tra Paglione e Vesubia . . . . Colle di Braus tra il Paglioue e la Bev era.................................................... Gran Mondo al S. della Bevera e a S. E. di Sospetto............................. Poggio della Madonna presso B err, tra il Paglione e il canal di Contes . Colle di Brois, tra la Bevera e il Roia. Roccia di quarzo e arenaria . . . Roccie s c i s t o s e ................................... Arenaria q u a r z o s a .............................. Calc. e accanto Rauchwake e gesso . Calc. compatta e calc. dolomitica. . Marne sotto il macigno che monta as sai pi alto......................................... 2882. 1516. 2663. 2025. 2152. 1066.

Calcarea n u m m u litic a ........................ 1008. Calcarea gialla, forse della formazione Neocomiana......................................... 1378. M a c i g n o ............................................... Gesso e Rauchwake che spunta sotto la calcarea nummulitica....................... 626. 885.

TOPOGRAFIA E IDROFRAFIA

DEPRESSIONI NEL SUDDETTO CONTRAFFORTE


Xonte del M onte Terreno ond' composto Mlt. in met.

Canale di Contes sodo Con Ics . . . Marne inf. al macigno, sistema cretaceo. 194. Paglione sodo il ponte di Esca rne. Marne e pudingstone inf. al macigno. 366. Sospcllo la B e v e r a ............................. Ammasso di ciottoli, e sotto gesso e Rauchwake.........................................347. VALLE DELLA ROIA Roia sodo Tendo...................................Scislo lalcoso.............................................. Confluente col torrente Valancia a S. D alm az zo .........................................Aggregato del Verrucano . . . . Roia alla G la n d o la ............................. C a lc a r e a .................................................... Confluente di Bevera e R o i a .................................................................................. CONTRAFFORTE TRA ROIA E ARGENTINA Cima di Marta o Seirana al S. della B r i g a ...............................................Macigno sup. alla cale, nummulitica Passo di Mulallone tra il canal di Saorgio e la N e r v i a ............................. Calcarea nummulitica e macigno . Colle in cima al canale di Bugi al S. della Tanarda tra Nervia e Argentina. Macigno sup. alla cale, nummulitica Monte C eppo.........................................M a c i g n o .............................................. Colle di S. Romolo per andare a Baiard o .................................................... Parte inferiore del macigno Poggio presso la Madonna della Costa il punto in cui finisce il terreno presso S. R e m o ............................. terziario di S. Re mo . . . . VALLE DELL ARGENTINA Cofl uenle del Giribontc e del Capriolo sotto T r i o r a ................................... Scisto ardesiaco del macigno . CONTRAFFORTE TRA L ARGENTINA E IL CENTA Colle detto di Garessio al S. di monte F r o n t e r o .........................................Calcarea a f u c o i d i .................................. 1807. Carmo di Vedona all origine del canal di R e z z o ............................. ..... Idem ................................... 2002. Monte al N. del passo di Mezza Luna. Idem ...................................1057. Monle Grande o Carpassina, origine del canale d O n eg lia ............................. Idem ................................... 1452. 766. 657. 503. 22.

2148. 1 162. 1366. 1630. 935. 170.

440.

TOPOGRAFIA E IDROGRAFIA

31

VALLE D AROSCIA
Nom e del M on te T e rreno o n d ' composto jt. in met.

Aroscia poco sopra la Pieve .

Corre nello scisto del macigno

230.

CONTRAFFORTE DI SANTO SPIRITO Monte due Fratelli, la punta pi oc cidentale ........................................ C a lc a r e a ................................................... ...... 802. Monte Acuto al S. del precedente . Idem .............................................. 750. Monte della Croce sopra il Ceriate . Calcarea compatta giurese . . . . 555. VICINANZE DI FINALE Cascine di Melogno, attacco del contraf forte all 0. di Finale . . . . G n e i s .................................................... Punta sopra la Capra Zoppa al S. S. E. della chiesa di Verczzi . . . Calcarea terziaria, pietra del Finale. Capo Noli al Semaphora . . . . Calcarea g iu re s e ................................... VICINANZE DI SAVONA Cadibona, monte sopra la cava del li gnite ............................................... Punto pi basso del terreno in cui d la cava lungo il rivo....................... Monte Giudi ......................................... Colle di A re n z a n o .............................

962. 293. 268.

Agglomerato e mollassa terziaria .

378. 269. 420. 95.

Mollasse e l i g n i t e ............................. Gneis porfiroideo collaspetto quasi gra nitico ............................................... Marne terziarie subapennine . . .

CONTRAFFORTE ALL 0 . DELLA POLCEVERA TRA QUESTO TORRENTE E LA VARENNA Monte Conchiglia presso l attacco. . Calcarea compatta e granulare subor dinala agli scisti . . . . . .

747. Passo di L Encisa al S. S. E. del pre cedente ...............................................Serpentina................................................... ......569. Madonna della Guardia....................... Specie di g ru n ste in.................................. ......825. Colle di Scarpino...................................Scisto lucido con vene di quarzo, forse scisto del macigno modificato . . 607. Monte Gazzolo, il pi allo dei Bigie. Grunstein granulare............................. ......668. Colle deirincisetla al S. del precedente. Idem ...................................550. Rocca dei Banch al S. del precedente. Idem ............................. ......594. Monte Teirolo al S. del precedente . Idem ............................. ......448. Madonna del G azzo............................. Calcarea granulare, talora compatta su bordinala agli s c i s ti............................. 425.

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Nom * del M onte

TOPOGRAFIA F. IDROGRAFIA
Terren o o n d ' composto
A H . in niet.

Colle di B o rzoli...................................Terreno terziario subapcnnino. . Chiesa di S. Biagio in Polccvera . . Scisti lucidi modificati . . . . VALLE DELLA POLCEVERA Ponte della M igliarina....................... Accanto vi sono scisti del macigno Ricco alla riunione colla Migliarina . Idem Armirolti, prima c a s a ....................... Idem Riunione della Luce c del Ricc . . Scisto del m a c ig n o ....................... Pontcdccimo p ia z z a .............................................................................................. Secca al confluente della Sardorella . Scisti del m a c ig n o ....................... Secca sotto il ponte di Morigallo....................................................................... Polccvera presso la torretta di B o lz a n e to ........................................................... Polcevera al confluente della Torbella................................................................ Polccvera sotto il ponte di Cornigliano.................................................................. SULLA SINISTRA DELLA POLCEVERA Monte Panig sopra Comaco . . . Scisto del m a c ig n o ........................ Chiesa di Manesseno........................................................... - ............................ CATENA SECONDARIA TRA LA POLCEVERA E IL BISAGNO Colle d O z ig lia ................................... Calcarea a fucoidi Poggio delle scalette.............................. Idem Diamaute forte (parapetto del terrazzo) . Idem Fratello Maggiore, ossia Poggio (idem) Idem Fratello Minore, ossia monle Spigno ( parapetto del terrazzo ) . . . Idem Monle Puino ( idem ) ....................... Idem Forte Sperone ( sommit dell asta di bandiera ) ......................................... Idem Forte Begato o monle Moro ( idem ). Idem Forte Tenaglia ( parapetto verso la Polcevera ) ........................................ Idem Forte Belvedere ( sommit dell asta di b a n d ie r a ) ................................... Scisto del macigno Bastione di S. Benigno........................Calcarea a fucoidi Lanterna .................................................................................. Rivarolo ( piazza della Chiesa) . . Scisto . . . . Garbo ( idem ) ................................... Idem . . . . Begato ( idem ) ................................... Idem . . . . Zemignano.............................................. Idem . . . . Castellacelo forte................................... Calcarea fucoide .

81.

200.

212.
168. 150. 91. 70. 52. 46.

250.

20. 8 6. n

570. 154.

622. 643. 667. 657.

636. 520. 516. 493. 227. 125. 61. 125. 78. 197. 277. 204. 382.

TOPOGiUFIA E IDROGRAFIA

33

POSIZIONI DIVERSE ENTRO CITTA E LE NUOVE MURA


A l t , in mW.

Porla delle C h iap p e ............................................................................................. 302. 20. di G r a n a r o lo ............................................................................................. 302. 80. ili S. B ernardino....................................................................................... 157. 20. degli A n g e l i .............................................................................................114. 40. di S. Bartolomeo....................................................................................... 99. IO. della Lanterna............................................................................................. 21. 70. di S. T o m m a s o ........................................................................................12. 90. Romana......................................................................................................... 8. 40. della P i l a ................................................................................. 6. 70. Piazza del palazzo D u c a l e ................................................................................. 20. di Sarzano ( presso il pozzo ) ................................................................ 29. 70. dell Arco ( fra le due p o r l e ) ................................................................ 22. Carlo Felice ( piano dei portici ) .......................................................... 24. 20. Acquaverde...................................................................................................2 !. 00. di C a ric a m e n to ........................................................................................ 2. 00. Piazzetta di V ia la la ..............................................................................................57. 8(5. Forte di Castelletto ( sommit dell'asta di b a n d i e r a ) ............................. 106. 80. di S. Giorgio ( piano del parapetto) .....................................................H I . 40. Chiesa di S. Rocco ( palla del cam panile) .................................................... 100. 70. di S. Francesco di Paola (id e m ) .......................................................... 135. 00. di Oregina ( i d e m ) ..................................................................................213. 00. della Madonnetta di S. Nicola ( idem ) .............................................. 192. 00. di S. Girolamo (id e m ) ........................................................................... 101. 91). de Cappuccini.............................................................................................67. 10. di S. Bartolomeo degli A r m e n i.......................................................... 90. 00. Palazzo delle Peschiere ( al piede del muro di facciata ) ....................... 66. 20. 97. 00. Albergo de Poveri ( braccio della croce del frontone ) ............................. Passeggiata dell Acquasola.................................................................................. 42. 00. Torretta del Zerbino (del march. D u r a z it o ) ............................................... 74. 00. Torre del palazzo Ducale (somm it deir asta di bandiera) ........................ 94. 00. E m b r i a c i ...................................................................................................68. 00. della Croce di M alta.................................................................................. 43. 00. 75. 00. del giardin Serra all A c q u a s o la .......................................................... del principe D O r i a .................................................................................. 30. 00. del telegrafo di S. Benigtio. . .................................................... ..... 92. 60. Cupola di Carignano............................................................................................. 112. 50. Soglia della chiesa di C arig n an o ...................................................................... 52. 76. Campanile di S. L o re n z o ................................................................................. 77. 00. di S. S i r o ....................................................................................... 61. 00. delle V i g n e ....................................................................................... 60. 00. di S. Giovanni di P r ................................................................ 50. 00. di S. T e o d o r o .................................................................................. 36. 00. Bastione della Strega............................................................................................. 42. 00. Parie A . 3

O PO til l FI

ID R O G R A F I A
J H in m rt.

B i l i o n e di S. M o l a l e ......................................................................... Iil. del P r a l o ................................................................................. B atte ria d*Il * n rr o sopra le p o r l e ...................................................


Bastione dietro la villetta Di N e g r o ........................................................

54. 0 0 . 44. 00. 38. 00. 53. 00 . 80. 00. 108. 00. sul livello m edio del m a re

M o ite G a lle tto ............................................................................................... P ie tr a M i n a l a ............................................................................................... O s s e rv a to rio m e te o rolo g ic o della R. U n iv e r s it , altezza

p re sa dall o rig in e della scala del b a ro m e tro ehe serve |*er le os servazioni q u o tid ia n e , m e tr i i8 . 03. Altezza dell o sse rv a to rio astro n o m ic o della R . Marina sul livello medio del m a re pre sa dal c e n tro dello s tru m e n to dei p a r a g g i , m e tri 7 7 . 9 5 . / I T R K Si l J .A
S o rte d e l Mante

D ES TR A

l>RI. B ISA f.N O


rei reno ond e c< j njn>*to

lt.

tn

nirt.

(lolle di Cape m i n i o ..................................... C alcare a a fu* o i d i ....................................7I>8. Monle al S. del colle di C ap e n a rd o . Idem : di b i s a g n o ............................. 8 8 0 .

00. (HI.

v a ijj

Seliiena d 'a s i n o [ a l l a presa d ' u e q h u ) ........................................................................ 1 i ^ . Bisagno e t o r r e n t e Concasca ( solfo t i ponte di ( j tv uz zn l o ) .............................9 8 . Plinto in eui [Acq ued otto e n tra in c i t t ................................................................. .

0. 42. 81. 80.

MASSO DI MONTI T R A
\orn 0 det Monte

IL B ISA G N O E LA LA V A G N A O SSIA EN T E L L A
Terreno ond' e conino lo 4<t in flirt. .

Monte B a d o ................................................... Monte alla s o m m ila della valle di Bog lia sco .......................................................... La Bastia p rin c ip io al N. del c o n tra f forte di Fasce . . .

Calcarea a f u m i d i .............................. (dem Idilli filoni Id em Idem Iil n n Idem ............................. ............................. ............................. ............................. .............................. ............................. .............................

97 i. on. 793. 00. 857. 00. 831. 00. 7*2. 0 0 . 583. 00. 509. 00. 403. 00. 330. 00. 574. 00. 578. 00. 440. (ili.

. . . . . . . . . . . .

Fasce al S e g n a l e ..................................... P u n ta Rescii al S. del p re c ed e nte T e rz a punla al S ........................................ Monte M o ro im m e d ia to sop ra Q u in to Colle o S e r r a di Bavari . . . . . . Monle P e u s a s s o ............................................ Monle della to r r e dei Rulli . R ic helieu p ia no delio Spalto . F o r t e sanla Tecla ( s o m m i , d e t r a t t a
d i b a n d i e r a ) ............................................

Se conda punta pi al S ...........................

M a c i g n o ................................................... Calcare a a fii c o iil i............................. Id em Idem Idem Idem Idem ............................. ............................. ............................... ............................. .............................

197. 90. 112. 70. 42. 7 0 .

S. M arlino forle { i d e m ) . S. G iu lia n o forte ( i d e m ) .

TOPOGRAFIA E IDROGRAFIA

Xofie del M onte


Sant' Eusebio ( piano detta chiesu) . Passo o colle sotto il rialzo di Por tolino .............................................. Cima di Portofioo al segnale. . . Monte Oreuso tra la Lavagna e il dotto fiume di Rapallo............................. Monte Allegro (piazza del santuario)

Terreno ond'e com posto


Scisto del macigno............................. Calcarea a fucoidi e imincdiatamcutc sopra pudiuga terziaria . . .. Pudinga te r z ia r ia ............................. Calcarea a fucoidi.............................. Idem ..............................

Aft> in n iet.
2*27. 2 1 . 441. 46. 588. 00. 098. 00 603. 50.

VALLE DI LAVAGNA Livello del fiume Lavagna in Ferrala. Macigno...............................................


126. 00.

MASSO DI MONTI TRA L ENTELLA LA VARA E LA MAGRA Monte Pu presso Sestri . . . . Punta di M a n a r a ............................. Mossola sopra Bonassola . . . . Punta del Mesco al segnale . . . Monte Bardellone dietro Levanto (lolle tra Vernazza e Pignone . . B)cca della caverna di Cassana . . Monte sopra Porcara e Corniglia Monte allattacco di Biassa e Fabiano. Calcarea biancastra modificala . . 1 0 1 7 . 0 0 . Macigno............................................... 2 7 1 . 0 0 . Idem e diaspro ............................. 7 1 2 . 0 0 . . Macigno............................................... 4 8 3 . or> I d e m ............................................... 6 5 7 . 0 0 . Scisto del macigno.............................. 5 0 6 . 0 0 . aperta nella calcarea compatta . 1 9 2 . 5 0 . Macigno e scisti bruni . . . . 733. 73. Scislo presso la calc. ( dubbio se sia questa inferiore ) . . . . 6 0 1 . 5 3 . Calcarea g i u r e s e ............................. 5 4 7 . 2 2 . Calcarea m a r m o ............................. 511. 89. Al limile della calc. e del macigno. 2 5 1 . 0 0 .
165. 00. 168. 40. 614. 85. 549. 00. 198. 50.

Monte di F a b ian o ............................. Monte della Castellana....................... ('.olle della foce................................... Sprugola di S. Benedetto, ingresso Calcarea............................................... della v o r a g i n e .......................... Cappella di S.u Croce sopra Polverara. Macigno............................................... I d e m ............................................... Moule sopra S o rb o lo ........................ Monte Murlo sopra monte Marcello. Calcarea compatta giurese . . . Sommit dell isola Palmaria . . . Calcarea m a r m o ..............................

VALLE DELLA VARA

ALTURE SULLA SINISTRA DELLA VARA Monte Fiorito ira Vara e Magra Ravaronc . Scisto c m acigno..............................10U(>. 00. D iaspro............................................... 738. IO,

3 (

TOPOGR AFIA E IDROGRAFI V

V A L DI >1 A l i l i
J l t in

M agra e V e n i e a P o u l r e m o l i ...............................................................................................2 0 6 . Magra e Aulella prosso, la A u l ............................. ......................................................... 5 0 . M agra s alt o sauto S t e f a n o ...................................................................................................... 2 2 .

. 8?8 1

G E O L O G IA

L a regione di cui ci siamo occupali finora a dare la descrizione topografica costituita, siccome naturale il pensare, da pi specie di terreni, o da diverse formazioni, che sono venule successivamente ad adagiarsi accanto le une allaltre, e che sollevate e modificate ne formano l'attuale costituzione geognostica. Ora questi terreni possono essere divisi in due classi, in terreni di sedimento, e in terreni di trabocco. Passeremo dapprima a rassegna i terreni di sedimento che si tro vano nella Liguria marittima. Lasciate da parte quelle numerose masse di ciottoli alluviali, che si trovano nelle vallate, e molte di quelle brecce superficiali, che, per cos dire, si vanno ogni giorno formando sotto ai nostri occhi ai piedi dei dirupi dei monti, particolarmente calcarei, lasciati anco da parte certi depositi di travertino formatisi presso quelle sorgenti d'acqua, che pi sono sopraccariche di carbonato calcareo, e non tenuto conto dei banchi di ghiaja che si estendono lungo le spiagge del mare, il pi recente tra i terreni di sedimento quello che chiameremo quaternario, per distinguerlo da una pi determinata formazione, con cui per verit .sembra talora legato, e di cui po/. /. 3*

rS

CROMICI V

Irebbe forse essere soltanto la parti1 pi formazione terziaria suliapemiina.

moderna,

voglio dire la

questo terreno quaternario si possono particolarmente riferir* |uei depositi di conchiglie marine, delle quali la massima parte ha le sue analoghe nei mari v ic in i, e che si trovano nelle vicinanze di Nizza, e particolarmente non lungi dal capo S. Ospizio presso llcaulieu, e a GrosociI sul lato orientale della haja di Villafranca, ove tal terreno s'innalza pochi mplri sopra il livello del mare; sem ina che quivi sia una specie di sabbia in parte calcarea loro colore, e che perci vennero chiamali questo deposito un rilascio del mare, ossia subfossili, tutta ri il piena di frantumi e di gusci di testacei che conservano ancora una spiaggia da

e clic sia non

molto tempo, geologicamente parlando, abbandonata dal medesimo. Di questo terreno marino a conchiglie analoghe, anzi identiche colle viventi, e poco superiore al livello lei Mediterraneo, tranne qualche altro picciolo lembo, sempre in questi dintorni, io non sa prei trovare in diversa parte della Liguria altri esempi, che quelli che abbiamo accennato presso Nizza, giacch non potrei chiaramente riunire ad esso terreno, quella grande serie di strati di ciottoli le gati da un tal quale cemento calcareo, talora anco sabbioso, che coronano ad altezze considerevoli le formazioni terziarie della ri viera. Credo invece che debbano riferirsi a quest epoca quaternaria, letta forse anco diluviana, le famose brecce ossifere delle vicinanze di Nizza, altre brecce che s incontrano, ma pi superficialmente, verso Finale, e altri punti della costa, il terreno delle caverne delle vicinanze della Spezia, e il terreno lacustre di una porzione della vai di Magra. A levante della pi estesa parte della citt di Nizza, e tra questa e il p o rlo , sorge una rupe isolata di una calcarea pi o meno com patta, giallognola ch ia ra , talora dolomitica, su cui s'ergeva l'an tico castello, e che bagnata da pi parti dal mare, in cui s'im merge quasi a perpendicolo; sulla faccia di questa rupe, che guarda verso mezzogiorno, levante, esiste una ingente fenditura, che dall alto di quella rocca si sprofonda fin presso il livello del mare, e questa fenditura stata ricolmata in epoche rimote da una massa di ciottoli, ora rotondati, ora angolari, legati da un cemento ter roso , generalmente rossiccio, assai d u r o , in cui sono numerosi fram menti di ossa di animali, le cui specie non vivono pi nelle vi

GEOLOGIA

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cine regioni, o anzi sono perdute. Questo aggregato di ossa con frammenti di rocce, il tulio legato da un cemento pi o meno in durilo, quello che si chiama la breccia ossifera, non per che la porzione di questo terreno la quale conteneva delle ossa, occu passe tutta la fenditura, ma si limitava invece ad una parte sol tanto, la quale trovasi al disopra del livello della strada del porto. Da un disegno che l'egregio sig. Yerani, cultore insigne della Zoo logia, mi ha comunicato, e che tanto pi prezioso quanto che lavori successivi hanno assolutamente distrutta quella porzione di rocca ove trovavasi la breccia, appare che questa fenditura fosse in comunicazione con una caverna, la quale pi si addentrava nella montagna, e che la breccia si legasse con una specie di strato di Icrra nerastra leggiera, contenente ossa intiere, il quale strato for mava il suolo della caverna medesima. Esaminando il fondo della fenditura, c h e , per cos d ire, formava il vestibolo di questa grotta, e cominciando appena da un metro sopra il livello del m are, la parte inferiore fosse occupala per circa quindici a .sedici ove metri essa si ristringeva mollissimo, e per cos d ire, finiva, appare che di altezza da una congerie di pietre rotolale, di sabbie, di conchi glie subfossili, cio analoghe alle viventi, ed identiche a quelle dei terreno sabbioso di Beaulieu. Ili mezzo a questa congerie di ciottoli sortiva un masso considerabile di calcarea, tutto perforalo dai lito domi , e a quest' altezza, cio poco sopra il livello della strada del porto, le due pareti della fenditura vedovatisi da una parte e dal altra perforale dai litofagi medesimi. Sulla congerie poi dei ciot toli gi mentovata, osservavasi ch'era deposta pudinga, formata da riunione di ciottoli irregolarmente una rotondali, e appianali, posti di

quali se ne vedono non lungi dalla breccia, e sull'opposta monta gna di Monlalbano. Questa pudinga che aveva in diversi versa spessezza, essendo irregolare nella sua forma e nelle sue su perficie, era tosto ricoperta dalla breccia ossifera, contenente fran tumi di o ssa , e legale da un cemento rossiccio, terroso compatto ; appunto a questo livello clic si apriva la cavila rinvenuto, posto allato della breccia ossifera, sul cui fondo fu terra uno strato di

nera leggiera contenente molte ossa intiere. Questa cavit vedovasi internare circa 11 o 12 metri; nella parte invece pi stretta della fenditura trovavasi sopra la breccia ossifera una nuova pudinga composta (ulta di cioltoli rotolati. e ricoperta infine da Icrra, con

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( .

pietre e conchiglie terrestri, di quelle che vivono ancor oggid nelle vicinanze. Questo compimento continuavasi lino ali'apertura per cui dovevano essere entrati i materiali clic hanno successivamente col mato quella fenditura. Le conchiglie trovate uella medesima sono:
T r ilo n nod osus. Ran ella gig a n le a. T r o c h u s rugosus. P a te lla R o uxii P a y r a u d , H aliotis lub c rc u la ta. Sp o nd y lu s g a e d e ro p u s . S h l i l u s Gallo provincialis. Pecte n. O stre a.

Tra le conchiglie terrestri ulla vermiculata.

vi un heltx che si accosta

mollo

Le ossa poi ivi rinvenute, sembrano appartenere, secondo il pielodato sig. Verani, ai generi jena, b u e , cervo. Cuvier indicava gi esistervi i generi cavallo, bue, cervo, e di pi vi aveva osservato dei resti appartenenti al genere felis, e par ticolarmente ad una grande specie non lontana dal leone. state anco trovate dejlc ossa di una Vi sono tartaruga terrestre, le quali elefante, rinoceronte, cavallo,

Cuvier ha credulo appartenere ad una specie vicina alla (esimio ra

diala della nuova Olanda.


Il non trovarsi le conchiglie marine assolutamente miste e legate colle porzioni in cui sono i frammenti di o ssa, farebbe sospettare che i due fatti non sono cosi immediatamente connessi, come lo do vrebbe far credere la loro assoluta vicinanza. La parte inferiore, quella contenente le conchiglie subfossili, sa rebbe essa forse stata colmata da materiali, ivi penetrati da un'altra apertura diversa da quella per cui sono venuti gli elementi della breccia ossifera? In questa stessa fenditura diccsi che siano stille trovate traccia di osse umane, ma erano in tal particolare giacitura da non risguardarle come contemporanee alla breccia, ma l dentro trasportate in un'epoca posteriore. Ora lo stato attuale del luogo ove si sono fatti dei lavori d arte, non permette pi di constatare le relazioni delle diverse parti della breccia, quali le siamo andate accennando, n permette di raccogliere frammenti di ossa, essendo stata la breccia ossifera in gran parte distrutta ; pertanto chi volesse studiare sui resti in quella trovati, deve ricorrere alla collezione

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(Iella citt di Nizza, in cui esistono molli di questi resti, a quella citt donati dal prelodalo sig. Ycrani. Di questa breccia ossifera, c di altra non ossifera, ma con ca ratteri mineralogici quasi uguali, esistono tracce numerose nei monti che circondano Nizza, nei quali molle delle fenditure che traversano quelle calcaree ne sono ripiene. Analoga perfettamente alla breccia di Nizza quella del capo della Garoupe presso Antibo. In Liguria poi, io credo aver trovalo tracce di questa Capra Zoppa presso Finale, di breccia al monle di averne rinvenuto qualche vestigio

nel capo Noli, ove non mi farebbe meraviglia che le numerose, ma poco accessibili caverne, le quali trovansi in quella calcarea, con tenessero resti di ossa fossili, siccome forse se ne rinverrebbero fa cendo diligenti indagini nella vasta grotta di santa Lucia a Toirano, e in altre, non rare, in varie parti della riviera di ponente. Ugual mente, sebbene depositato in banchi, direi superiiciali, riporterei all'epoca di queste brecce ossifere, certo trailo di un terreno ros siccio, somigliante in parte ad un travertino, il quale ritrovasi dopo Laigueglia prima di giungere all'estremit del capo Mele, e in cui sono impastate conchiglie terrestri assai num erose, Ira le quali il ciclostoma elegans, e fielix vermicularia di Bonelli, analoga a helix vermiculata. Ma il punto a vvera lo , dove di queste ossa esistono invece molti avanzi, trovasi in un punto della Liguria orientale non lungi dalla Spezia. I monti calcarei che dal capo di Porlo Venere si adden trano per non poche miglia nelle terre, sono in molti punti fre in certe quentissimi di caverne, alcune delle quali coi loro meati, servono ancora al d d oggi allo scolo delle acque che radunatisi cavit, o bacini infundibiliformi, che a somiglianza dei katavroton della Grecia, non hanno alcun esito alla superficie; queste caverne vengono dette sprugole , delle quali una delle principali quella di S. Benedetto o di Zcgori. Oltre queste caverne in forma di tortuosi canali, ve ne sono altre che pi hanno l'aspetto di grolle, quali le due che si aprono con larga bocca presso il paese di Pignone. Ma la pi notevole di queste grotte, o caverne, sebbene di minore estensione, e di pi ristretta apertura, si quella della di Cassami, situala pi a ponente delle precedenti, e non lontana dalla picciola terra di tal nome ; si apre questa sul fianco di un monle ad una mediocre altezza sopra la valle ; e ne la lioeca si airgusla, eJie

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appena una persona per \olla pu inlrodurvisi ; l'interno ne for mulo ila una assai eupnee sala di forma quasi circolare; il suolo occupato da un terreno rossiccio argilloso; 11011 vi sono ciottoli, n pare che vi siano mollissime stalattiti e stalagmiti, giacch il suolo non di queste ultime, come accade in molle altre caverne, rico perto. Le ossa sono abbondantissime in quel terreno rossiccio; sem bra che appartengano pi particolarmente al genere ursits, ed in ispccie all'orso delle caverne. L egregio prof. Paolo Savi ha dato una descrizione di questa cavern a, e delle ossa ivi rinvenute. Dall esame poi di quella grotta, e delle sue adiacenze, potesse a vere, oltre l attuale, un altra bocca otturata riormente dalle deposizioni di alabastro calcareo che all intorno. Con i terreni quaternarii o diluviali, cio appartenenti ad epoca pi recente che la terziaria, io volentieri assonerei certi piccioli de positi di frammenti angolari, stratificali con argille a ponente, certi altri depositi di ciottoli verso Sori, rossicce, for siccome altri manti delle collinette di piccola elevazione presso Multedo e Seslri di ugual natura clic rinvengonsi anco nei dintorni della Spezia, e in ispecial modo nel canale di Rie. Ma soprattutto vi porr quello notevolissimo che occupa una porzione della valle di Magra, depo sito, che per la sua analogia mineralogica, e per la sua posizione difficilmente pu non credersi identico con quello della valle del Sorcino presso Caslelnovo di Garfagnana, e questo con quello si fa moso del vai d Arno superiore, ove tanti ossami fossili sono stali ritrovati. Ora in vai di Magra, sopra i banchi di calcarea e di macigno quasi raddrizzali e verticali, che formano l ossatura delle colline circostanti alia valle, e pi dei grandi monti che sovrastano ad essa, si estendono orizzontalmente in certe specie di bacini che sono nelle parti basse della valle su l'una e sull'altra sponda del fiume degli strilii di marne e di marne sabbiose con banchi di eiotloli tina, e pi ancora di macigno; in queste marne si roton dati di diversa natura, ma particolarmente di calcarea, di serpen vedono delle elici e delle conchglie che somigliano alle paludine. Tali strati, i quali hanno anche una notevole potenza, occupano non poca esten sione, e sebbene la loro continuit sia ora interrotta, perch il fiume si scavato posteriormente il letto al disotto di essi nelle calcaree pare eli essa forse poste non mancano

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e macigni, che li sopportano, pure dovevano un tempo essere riu niti, e formare uno, o al pi due bacini separali soltanto da quel dorso di monti secondarii che vengono a traversare c ristringere la valle presso Villafranca. Questo deposito, ch'io propendo a credere l.icuslre, tanto pi da notarsi clic non lontanissimo da quello del vai di Serchio, col quale disposto sopra una linea che ha la medesima direzione, che il principale asse del bacino del vai d Arno superiore, linea che all'incirca parallela alia direzione della gio g h i principale dell Apennino.
TERRENI TERZIARI!.

L 'incertezza di assegnare un' epoca precisa ai terreni che siamo andati finor numerando, il dubbio cio, se debbano considerarsi come appartenenti ad un periodo particolare, oppure se debbano far parte della serie di cui or ora ci occuperemo, rsguardandoli soltanto come contemporanei alle parti o membri pi recenti di questa serie, scomparisce totalmente per i terreni che stiamo ora per accennare, e che formano un distintissimo ed importantissimo gruppo nei ter reni di sedimento superiore, come quello che occupa una grandis sima estensione di paese, soprattutto in Italia, ove dal trovarsi con caratteri sempre costanti lunghesso i piedi di quasi tutta la catena dell Apennino, ha a giusto titolo, ricevuto il nome di terreno ter ziario subappenino: consta questo, come si sa generalmente, di po tenti masse di marne azzurrognole inferiori, e di sabbie gialle, alle quali superiormente si uniscono ben sovente banchi potentissimi di ciottoli rotolati di diversa natura, talora legali insieme da un ce mento assai tenace per formarne una vera pudinga, sovente colorata da tinte giallo-rossicce. Di un terreno della natura ed epoca che abbiamo indicato, si comincia a trovare un vasto c potente deposito nelle colline, che estendonsi a ponente di Nizza verso l imboccatura del Varo, col line che passano anco sullaltra sponda di questo fiume, e sul lato di Nizza, cio sulla sinistra, ne accompagnano lungamente il corso rimontandolo dall'imboccatura (in quasi al confluente delia Vesubia. In questo tratto di paese regnano in ispecial modo numerosi e po tenti banchi di ciottoli, le marne azzurrognole essendo visibili sol tanto in un picciolo numero di punti. Alla Trinit in un picciolo

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. \

lincino isohifo dalla grande massa terziaria, un banco di madia turchina contiene una lunga serie di fossili di quest' epoca suhapennina, di cui l:i lista stata data dal sig. Bisso. banco ugual mente riferibile all'epoca terziaria, ma composto di grossi frammenti angolari di rocce delle vicinanze, perforati dai litofagi, e legati in sieme da un arenaria a cemento cnlcnreo, in cui sono pettini e fos sili suhapennini, tra i quali de'spondili, che aderiscono colle loro valve ai frammenti di rocce in esso incastrali, trovasi presso il luogo detto la foniamo du tempie. Faceva questo luogo probabilmente parte del fondo del mare, in cui si deponevano dapprima le argille e marne azzurrognole, e poi su di esse la gran congerie di ciottoli delle vicinanze di Nizza. Avanzando dalle vicinanze di questa citt verso levante, un se condo deposito terziario incontrasi presso rocca Bruna, ove sulle calcaree secondarie, delle quali sono composte quelle montagne, ri posa una massa considerabile di ciottoli di ugual natura che quelli dei contorni di Nizza. Non so poi vedere, siccome vorrebbe il Sismonda, un lembo di terreno terziario nelle arenarie che sono presso Mentone, le quali a parer mio sono invece legate col terreno nummulitico, siccome vi legata quella calcarea argillosa grossolana con molti fossili e sot toposta ad una specie di macigno o mollassa, che vedesi presso la Mortola, la quale calcarea contiene turbinolie e bivalvi come cardii, veneri, e cc., e le contiene in banchi nei quali sono pure incastrate le stesse nummuliti. Ma invece evidentemente terziario il gran lembo di terreno, su cui postata la citt di Yintimiglia e il castello d' Appio, non che le colline le quali stanno dirimpetto a questa citt sulla sinistra sponda della Roia e quelle che sono verso la Nervia e anco passato questo fiume. Quivi il deposito, che s interna nelle terre, formando una specie di triangolo, composto di marne turchine o azzurro gnole, di sabbie e di pudinghe; i suoi banchi sono piuttosto in clinati : lungo la strada fino a Yintimiglia si vede che la marna talora alterna colle ghiaie e che sebbene generalmente inferiore pure talvolta ve n ha qualche banco di sovrapposta a questi aggregati di ciottoli di varia natura, ma particolarmente calcarei ; essa marna contiene conchiglie subapennine ed in ispecie il murex thiarn di Brocchi. Le sabbie gialle e nuove pudinghe ricoprono poi il tutto,

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e Ira le due fiumane, la Roia e la Nervia, il vertice del triangolo occupato dal terreno terziario giunge lino a Ciaire, pi di tre miglia dentro terra, questo terreno ridotto quivi ai banchi superiori, cio alle sabbie gialle e alle pudinghe a cemento rossiccio, corona in banchi non molto inclinati le alture che stanno Ira le due valli, lasciando vedere sotto di s, gli strati quasi verticali del macigno sui quali riposa transgressivamente ; pi verso la Bordighcra poi e al mare, gli strati terziari! sembrano ancor meuo inclinati che presso Vintimiglia. Un altro lembo di terreno terziario meno importante per, anco a S. Remo presso cui occupa la collina di nostra Donna della Costa, ove colle solite marne azzurrognole sono pure sabbie gialle conte nenti pettini e ostriche colle valve ancora aderenti ai ciottoli, che s trovano nella parte superiore della formazione; questo lembo di terreno terziario si prolunga pure a levante della citt e andando verso la Madonna della Rea si vedono i banchi di pudinga, che ne fan parte, riposare orizzoiitalmcnte sugli strati quasi verticali della formazione del macigno. Allo sbocco della valle dell' Argentina un altro non picciolo tratto di terreno terziario presenta le stesse circostanze che quello dell' im boccatura della Roia. Vi sono infatti quivi pure delle marne e delle ghiaie, e sabbie; e questo terreno che forma qui pure una specie di triangolo, giunge anco ben alto a coronare coi suoi banchi non molto inclinati, gli strati pi raddrizzati del macigno e della calca rea che sta con esso. Anco al Porto Maurizio sulla destra del torrente Impero, c ad Oneglia sulla sinistra del medesimo esistono dei lembi di terreno terziario; presso il Porto Maurizio nelle marne azzurrognole sono pezzi assai frequenti di legno bituminizzato con aspetto di lignite, che hanno fatto concepire speranza, non credo realizzala, di trovar quivi un banco di combustibile; nel lembo poi di questo terreno pi vicino ad Oneglia le sabbie gialle che stanno alla parie supe riore sono indurile ili modo da presentare 1' aspetto di una calcarea grossolana contenente petiini, la quale comincia a somigliare alla calcarea di questa tessitura e di quest' epoca, che troveremo abbon dantissima nelle vicinanze di Finale; i due lembi di (al terreno dai contorni del Porto e di Oneglia, sebbene separati dall' Impero fino al cui letto non si abbassano, sono per disposti in modo da ere-

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c R o i.o m

dere che mi tempo (ussero riuniti ed occupassero il Tondo di mi picciolo golfo o seno di mare, che corris|tondeva all ut Ulule sitocco della valle di questo torrente. Uguali ma ancor pi piccioli bucini o lembi di terreno terziario si ripetono quasi colle stesse circostanze al castello di Diano dap prima, e poi pi a levante presso S. Bartolommeo e Paiola nella valle del fiume del Cervo. Ma il pi importante, per la sua estensione, dei bacini terziarii della Liguria, se ne togli le vicinanze di Nizza, si quello della valle del Cenla, ossia il bacino d Albenga, il cui terreno si ap poggia dalla parte di levante alla catena calcarea del capo di Santo Spirilo, s'addentra nelle tre valli, cio In quella della Nevia, delI Aroscia, c di (arlenda, e pur si mostra non lungi dal ponte S. Martino , cio verso il capo che termina a ponente la pianura dAIbenga, dal qual lalo per poco visibile, perch asportato in gran parie dal fiume Cenla o ricoperto dalle sue moderne alluvioni ; il luogo in cui si presenta la sezione pi interessante, il rivo Tor sero, ove si vede alla base la marna turchina con conchiglie, poi sopra questa un' altra massa assai potente di una marna sabbiosa un poco giallognola, che va passando ad un'arenaria talora indurita, e poi gradatamente ad una pudinga a ciottoli rotondali di diversa natura, la quale in cerli luoghi talmente indurita per un cemento giallo rossiccio che ne lega le parti (Cisano) da servire di pietra da mola; la marna turchina, che la parte inferiore non presenta visibile stratificazione. Il professor Sassi, che ha dato una bella de scrizione di questo bacino ed ha determinato le numerose conchiglie, che vi si trovano, crede che la marna riposi immediatamente sulle calcaree secondarie e sui scisti della vicina catena di Santo Spirilo; io non oserei certamente contraddire a quesla sua opinione, soltanto mi venuto all' idea che certi aggregati a frammenti di gran dimen sione c ad angoli poco o niente rotondati i quali si trovano in certi punti lungo le sponde del bacino, possano passare sotto la marna e formare realmente, lungo almeno le rive, la parie inferiore della for mazione; quel che vi per di certo si , che progredendo verso lo interno delle valli i banchi che vengono inferiormente a contatto del terreno secondario , sono suecessivameute i pi recenti ; cosi nella valle della Nevia al confluente dei due suoi rami presso il paese di Confiente, vi la pudinga superiore aggregata, la quale si appoggia immediatamente sulle rocce calcaree.

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Pu essere interessante per conoscere la posizione di questo ter reno uno spaccalo fatto dai monti che sono alla sinistra della Nevia prima di Zuccarello il quale tagli la catena che tra la Nevia e l'Aroscia, quella tra l'Aroscia ed il torrente di Garlenda, ed infine quella che tra questo torrente ed il mare; sezione cio, che tra versando gli estremi e pi interni goH del bacino terziario, fa ve dere le relazioni delle sue rocce cogli strali secondarii, che formano le catene interposte. Sulla sinistra della Nevia stanno delle calcaree secondarie compatte ; probabilmente come vedremo in seguito dell'epoca giurassica, in banchi assai inclinati verso il N. E. contro le testale di questi strati si appoggiano i banchi molto meno inclinati della pudinga molare che occupa il fondo della valle e che al confluente dei due rami della Nevia medesima tagliata dai due torrenti, formando ancora soltanto l'estrema punta del promontorio, che tra questi due rami; dalla parte di Confente , cio sulla destra della Nevia, la pudinga ugualmente si appoggia agli strati della gi mentovata calcarea se condaria compatta, che quivi inclinano invece verso il S. 0 . Salita quindi la costa di Gmfente per andare nella valle dell'Aroscia si vedono al principio della discesa, sulla calcarea giurassica, stare molto inclinali ugualmente verso il S. 0 . degli strati alternanti di scisto e di macigno, sui quali riposano sodo Arnascio, con un' in clinazione molto minore, ma sempre pendenti verso il S. 0 . , le marne turchine con conchiglie sormontate dalle marne gialle, quindi dalle sabbie e in alto dalle pudinghe. Progredendo nel senso del S. 0 . e traversando per conseguenza la formazione terziaria dai banchi pi antichi a'pi recenti, s'incontra un picciolo rivo tulio scavato nei letti delle pudinghe superiori assai inclinati in senso opposto per dare sospetto che passino sotto le marne, ma questo sospetto non si ve rifica, perch salita la collinella che sta sulla diritta sponda di que sto riv o , la quale formata dalle pudinghe, ridiscendendola dal l'altra parte si vedono ricomparire dalla medesima pudinga le sabbie gialle e poi le marne turchine, le quali ad Ortovero nella valle di Aroscia presentano uno scoscendimento molto considerevole; traver sato poi il fiume sulla sua destra, trovasi nuovamente il terreno di macigno sormontato dalla calcarea a fucoidi, che forma la costa tra questo fiume e il suo picciolo affluente, il Garlenda, nella valle del quale nuovamente e sulle due sponde si vedono le marne turchine

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coronale dai ciottoli, e al di l j>er andare al mare traversando la cresta clic sta alle spalle di Alassio si trovano da capo gli scisti del macigno e in alto la calcarea a fucoidi, che inclinando siccome i detli scisti sottoposti allincirca S. S. 0 . va ad abbassarsi verso il mare presso Alassio, Lnigucglia, ed il capo Mele.
H a t lenta
Orttti'ei o

J t n ascio

t ' a i J i ,*
Mon ti Ji ( *t*n>*

I.i ral(\ A, il mariano M , la calc. giurese G, le marne C, c le pud. terziarie O, dai monti di Cibano al rapo Mele.

Ma tornando al terreno terziario che occupa, siccome abbiam detto, parte del piano dAlbenga e anche porzione delle tre valli, che ven gono a terminarvi, osserva giustamente il Sassi, che la porzione media delle sabbie gialle del medesimo, contenente pedini ed ostri che, s'indurisce talmente, che somiglia e diventa identica colla pietra del Finale, che or ora vedremo appartenere ugualmente al terreno terziario. I numerosi fossili trovati nel bacino d'Albenga sono stati indicati dal prelodato professor Sassi (vedi giornale ligustico 1827 ) e sono generalmente quelli che trovansi in tutte le colline sulapennine: il prelodato professore ve ne indica inoltre alcune specie, come il parmophorm elongat tu e la venus erycinoides, che si cre devano appartenere soltanto ai terreni terziarii di epoca pi antica ; ma ci non diminuisce in verun modo la certezza che questo terreno della valle del Cenla faccia parte della formazione subapennina. Se il terreno terziario di Albenga sla nel fondo di una valle, quello invece di Finale ed in ispecial modo, una sua porzione, situato invece sull'allo di un monle, di cui corona le allure, ripo sando in banchi orizzontali sopra gli strali verticali o almeno molto inclinati della calcarea compatta giurassica e delio steascisto. Il monte su cui trovansi questi rimarchevoli banchi di calcarea grossolana o meglio di un sabbione indurito, tutto ripieno di gusci o valve di ostriche e di pettini particolarmente del pccten plebeius? e detto la (^apra Zoppa, c il punto pi alto ove si mostra dello terreno ter ziario, il monle di Verezzi elevalo sul mare 295 metri; da que-

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sto monte situato a ponente di Finale, i banchi terziarii molto po tenti, passano a mostrarsi sulle montagne, che stanno dietro a Fi nal-Borgo e a Final-Marina, e da quelle sommit scendono poi al livello, nel mezzo del lor corso dei due torrenti, che sboccano in m are, da una parte e dall' altra di Finale, uno de' quali, detto il torrente d Fegino, l'altro la fiumara di Pia, e rimontano in se guilo per qualche tratto su quella specie di allo piano orizzontale, che sta alle spalle del capo Noli. Questa calcarea grossolana ha un colore talora quasi rossiccio, ed assai dura da poter servire per pietra da taglio, al qual uso fu molto adoprala nei secoli scorsi, nelle fabbriche pi magnifiche di Genova; talora alcuni de'suoi ban chi hanno un aspetto brecciato, e nella parie superiore formano anzi una vera pudinga; la m arna, la quale deve essere inferiore, non si mostra ben chiaramente, che in pochissimi punti, se ne vede qualche poca verso Fegino, e da quel lato si trova anco una sab bia marnosa, che sta sopra lo steascisto e sotto la calcarea grosso lana. La potenza di questo terreno terziario, supera i 120 m etri, ed disposto quasi orizzontalmente; oltre i pettini e le ostriche, contiene qualche polipaio e degli echini, ma tutti questi resti or ganici sono in generale poco determinabili. Dopo questo terreno terziario di Finale, il primo che s'incontra progredendo verso Genova, quello che da Vado si estende a Sa vona, e costituisce tutte quelle collinette basse, che stanno ai piedi dei monti di roccie cristalline di quei dintorni, e si estendono a poca distanza dal mare lunghesso la spiaggia, ove forniscono ab bondanti materiali alle numerose fabbriche di stoviglie e mattoni, che esistono in quelle vicinanze. Qui nel bacino di Savona; il terreno terziario consiste quasi esclusivamente in marne turchine, e in alcune marne giallastre, sormontate da un terreno forse alluviale rossiccio, con ciottolini o frammenti di quarzo. Le sabbie gialle e le pudin ghe superiori, si pu dire che manchino quasi assolutamente in questo lembo o zona di terreno terziario; le conchiglie fossili si tro vano soltanto nelle marne turchine, e sono assai numerose; vi ho rinvenute tra le altre
UNIVALVI Bulla ovnlaia Bolla lignaria. Bulla convoluta.

Broc.

Conus pyrula. Volvaria (rilicea. Marginalia bucciuea.

Parte t.

.io
Fusus longirostcr. Fusus tliyara. Plcurotoma granulosa. Trochus agglutinans. Turbo rugosus.

GEOLOGIA

Dclphiuula solaris. Mclania cambcsscdii. Cassidaria ccliinopliora. Dentalium cnlalis? Robulina cultrata D' Orbigny. BIVALVI

Arca diluvii. Nucula margaritacca. Pcctunculus auritus. Venus rugosa.

Corbula gibba. Lucina scopulorum? Tellina pellucida. Terebratula bipartita

Bat. Broc.

resti non ben determinali di Echino e polipai.

lT n altro picciolo lembo di marne terziarie colle solile conchiglie, ritrovasi quindi presso Albissola su una e altra riva della Sansobbia; sulla sinistra di questo torrente rimarchevole la posizione del terreno subapennino, perch si trova accanto al terreno terziario medio o miocene, e in modo da indicare che questo aveva gi su bito delle alterazioni, quando le marne subapennine furono depositate. lT n nuovo e pi esteso bacino terziario rinviensi ancora nella specie di depressione che esiste ai piedi dell alta catena della Beigita, del Camull, ecc., depressione diretta all incirca dall O. all E. e che dal luogo di Scierboasca, va a Lrca ed Arenzano. Questa specie di vallata fiancheggiata dalla parte del mare dalle colline secondarie, che stanno sopra Cogoleto, e da quelle del capo di Arenzano; in essa i diversi banchi del terreno terziario non formano un tutto continuo, perch vi sono qua e l dei massi sporgenti di ser pentina e di scisto e alcune picciole valli che interrompono; pare che le sabbie contengano non pochi ciottoli di serpentina, e queste sabbie son miste con le marne, le quali in generale, meno al colle di Arenzano, sembrano mostrarsi in minor mole che negli altri ba cini; al luogo detto Scierboasca, la sabbia superiore pare quasi esclusivamente composta di un tritume di polipai, di punte d Echino e di conchiglie. Tracce di una depressione diretta dall O. ali' E. si mostrano an cora in pi immediate vicinanze di Genova, come accade presso Sestri e Borzoli, e qui pure si fa vedere il terreno terziario, pas sando esso dalla vallata del torrente di Borzoli, al colle di questo nome, e scendendo verso la valle della Polcevera. In questi luoghi nella cavit formata dalla roccia serpcnlinosa e da certi scisti e

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calcaree, si depositata una massa ben polente di marna azzurognola con ostriche, veneri, pecten pleuronecles, e con piccioli letti di ciottoli ofiolitici e pezzi di una calcarea compatta perforala dai litofagi; questo banco pu avere circa quaranta piedi di altezza; su di esso sta uno strato di sabbia conchilifera di tre piedi di spes sezza, in cui sono dei piccioli pettini e poi altra marna turchina meno conchilifera pi sabbiosa, la quale pu averne circa sei piedi. Seguitano quindi quattro o cinque alternative di sabbie con conchiglie, ciottolini ofiolitici in strati poco potenti, colorite dall'ossido di ferro, e di marne azzurognole poco conchilifere ; queste alternative possono avere circa dodici piedi di altezza. Finalmente sta sopra di esse una massa pi considerabile di sabbie gialle ofiolitiche con pettini e ciottoli. Andando poi dalla parte della Polcevera, vi sono delle masse di ciottoli rotolali di natura calcarea coi quali sono delle ostriche. Tra le conchiglie rinvenute in questo bacino di Sestri noteremo le seguenti:
UNIVALVI Dentalium sexangulum. Dentalium elephaulinum Dentalium dentalts. Natica helicina. Natica millepuactata. Natica glaucina. Conos mercati. Conus antediluviauus. Conus deperditus. Conus turricula. Conus striatulus. Conus pyrula. Cancellarla lyrata. Ranella marginata. Turbo rugosus. Solarium simplex Pleurotoma filosa.

B.

Fusus rostratus. Fusus lignarius. Fusus barpula. Cerithium lima. Cerithiam alucoides. Rissoa pusilla

Bron.

Rissoa suturala?? nobis. Rissoa cochlea retia. Triton nodosus. Rostellaria pespdicani. Buccinum corniculum. Buccinnm costulalum. Terebra duplicala. Tornatella semistriata.

Brgn.

Trochus agglutinans. Trochus medioparlilus nobis. Mitra turgidula

Br.

Mitra pyramidella. Marginella buccinea. Marginella cypreola. Pleurotoma oblonga. Plcurotoma rotala.

lAtmk. Bron. Solarium moniliferuin Br. Solarium simplex Bron. Turrilella tricarinala Br. Turritella terebra Br. Turritella tornala B. Turritella imbricataria v. Lamk. Turritella vcrmicularis Br.
Tornatella fasciala? Scalaria communis

(F. I. GI V

00

Turrilella triplicala Slromlius fascialus.

tir.

Pilcupsis liungarira. Fissurella Graeca. BIVALVI

Pecten pleuronectes

Lunik. B. Pecten laticostatus Br.


Peilcn plcbcju*

Arca Noe

Br. lumk.

Cardita calyculata Vcnus radiala. Venus dysera Venus senilis

Ostrea navicularis /ir.

Br. Terebratula Soldaniana Bis.


Anomia pellis serpentis Cylerea mullilamella.

Br. Br. Venus rugosa Br.


Lucina lactea.

Br. Nucula minuta Br. Nucula uitida Br. Arca antiquata Br. Arca nodulosa Br. Arca myliloides Br.
Nucula pel la

Pectuuculus pulvinatus. Cardium fragile

Br. Br. Br.

Cardium mullicostalum Venericardia intermedia Spondylus gaederopus.

Un altro lembo di terreno terziario si trova pure infine esatta mente nel centro della citt di Genova; pare clic se ne comincino a vedere delle tracce alla salitu di Oregina, ove prima ebe quel luogo fosse ridotto a coltivazione, si osservavano potenti massi della calcarea compatta bigia, onde sono composte le montagne immedia tamente vicine, tulli perforati dalla modiola lythophaga, e legati da un cemento sabbioso giallognolo con pettini e ostriche; nell'interno della citt, in Strada nuova, si trovata la marna azzurrognola, la quale pure alla salita di S. Caterina, alla piazza S. Domenico, presso l 'Acquasola, donde passa alle porte dell'Arco e adiacenze, mentre dalla piazza S. Domenico scende verso il porto, immergen dosi sotto le acque dei mare, a giudicarne da quanto vien riferito dalle iscrizioni che ricordano escavazione della Darsina, le quali accennano che^ non si ottenne la suflicicnle profondit, se non clic exfosso lopho, col qual nome corrispondente al volgare tufo , viene indubitatamente indicata la marna azzurrognola. difficile dentro la citt di vedere l'intiera composizione del ter reno terziario, non comparendo in generale che la marna turchina, e qualche poca marna giallognola pi superficiale; alla salita degli Orti di S. Andrea vi per la testata di un banco pi sabbioso; nelle marne esistono delle concrezioni pi indurale, e qualche raro pezzo di calcarea perforata dai litofagi; la conchiglia pi caratteristica di queste marne turchine il pecten pleuronectes. Vi si sono trovate

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inoltre la pinna nobilis, ostrea navicularis, la natica helicina, il fusus thiara, il solarium nwniliferum ec. e c ., delle fungie, dei resti di crostacei, dei spatanghi, del legno biluminizzato, e dei fruiti di conifere. Esaminando quindi la posizione di questo terreno, appare che occupi un bacino diretto dall' O. a li'E. posto a ridosso dalla parte dell'alto mare dalla collina pi prominente, che forma il capo di Carignano. Dal colle poi che corrisponde alla piazza di S. Domenico e a Picca Pietra questo terreno scende verso il Ietto del Bisagno, ove pare che occupi gli orti presso la strada del Mauicomio, donde si prolunga forse anco pi a levante, vedendosi nuovamente questo terreno verso Albaro nella picciola valle che scende da S. Martino, al colle di questo nome, e nell'altra valletta detta Vernazzola, che sta dalla parte di levante di questo stesso colle, formando queste due vallette, ed il colle interposto una depressione diretta come quella di Arenzano dall'O. a li'E. e riparala dalla parte del mare dal gruppo delle colline di S. Francesco d 'Albaro, le quali per que sto tratto fanno l'uffizio che fanno le colline di Carignano per le marne terziarie, le quali si trovano nell' interno della citt di Ge nova. In Albaro poi, siccome in Genova, il terreno terziario consta di marne turchine, di qualche poca marna pi sabbiosa, e di ban chi di ciottoli, la maggior parte calcarci, tra questi alcuni pezzi di maggior volume, son lutti bucherati dai litofagi. In questo lembo di terreno sono assai abbondanti le conchiglie; vi ho rinvenute tra le altre
UNIVALVI Rissoa acuta

Dcsh.

Fusus lignarius. Murex intermedium Fissurella graera. Denlalium elephantinum. Creseis gadus Rang. Cassidaria echinophora

Rissoa pusilla. Rissoa saturala?

Ns. Melania costatala Ris.


Monotonia Conturii payr.

Br. Br.

Turritella acutangnla. Turbo rugosus. BIVALVI

Br. Bis. fig. t7G. Terebralula trunratn Ris. fig. 174. Corbula revoluta Br.
Isocardia arietina Tcrebralnla quadrala Chama gryphoides. Venericardia intermedia

Arca antiquata Nucula minula

Br. Br. Vcnus radiala Br. Vcnus eremita Br.


Uno spondilo, delle ostriche, dei pellini.

Br.

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CEOLOMA

Quello che questo bacino di Al baro presenta poi di rimarchevole si che lascia vedere la soprapposizione delle marne non immediate alla calcarea a fucoidi secondaria delle vicinanze di Genova, ma bens superiore ai banchi di una pudinga poligenica dura, legala da un cemento arenaceo, la quale per la sua analogia, e dir identit, bisogna ammettere che sia dell epoca stessa della pudinga di Porlofino, la quale, siccome vedremo, appartiene al terreno terziario bens, ma ad un membro pi antico, cio al terreno miocene. Ma tornando poi alle nostre marne e sabbie di Albaro, le quali non si pu dubitare che non appartengano a quella estesa formazione dei terreni subapennini, che con (anta potenza si estendono e con carat teri assolutamente analoghi di giacitura, di apparenza minerale e di fossili lungo tutta l'Italia, da osservarsi che esse formano l ul timo lembo che se ne trova in Liguria, andando verso levante, non rinvenendosene pi, a mia cognizione, se non che dopo le foci del l Arno, il che fa supporre ragionevolmente che la parte orientale dei nostri monti fosse gi assolutamente emersa, quando si deponevano queste marne suba|>enniue.
TERRENO TERZIARIO MF.DIO

MIOCENE

Pi antico che le marne subapennine e diverso generalmente per la natura delle rocce che lo compongono, pei fossili che contiene ed anco per laltezza cui giunge, il terreno terziario medio, il quale per nella Liguria marittima si mostra in un picciol numero di punti, mentre invece estesissimo e polente sul pendio set tentrionale dell Apennino, cio sul versante dell' Adriatico. Questo terreno, nei punti ove ha acquistato tutto il suo sviluppo, pu considerarsi come composto di tre grandi suddivisioni, le quali per non conservano un ordine sempre costante; ordinariamente nella parte inferiore regnano delle enormi masse di pudinga poligenica, in cui si mostrano ciottoli di svariatissima natura e di diverse di mensioni, legate spesso da un cemento sabbioso; nella divisione di mezzo sono dei macigni a mollasse con letti di pudinga generalmente a piccioli grani, e mollasse marnose o anco marne miste a sabbia; nella parte superiore poi sono delle arenarie indurite di colore or dinariamente pi chiaro che nella parte inferiore, e direi meno miste di ciottolini di diversa natura; i fossili che vi si rinven-

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goiio, differiscono da quelli del terreno suba perni ino, sono talora spatizzati e in generale meno ben conservali; vi sono molti zoo fiti , e non mancano in alcuni punti impressioni vegetabili, ch anzi questo terreno tra noi quello che contiene tracce pi no tevoli e banchi di combustibile fossile. Uno dei punti della Liguria marittima, ove il terreno (erziario medio si mostra pi polente, il capo di Portofino a dodici mi glia circa a levante di Genova; questo monte che si avanza mollo uel mare, da cui sembra sorgere quasi a perpendicolo, ha la sua estremit e la parte sua pi elevata tutta composta di banchi incli nati di una pudinga poligenica, i quali dalla sommit, con una assai forte inclinazione vanno ad immergersi nel mare medesimo. Se dal punto in cui la strada di levante traversa per mezzo di una galleria il contrafforte o sperone di Ruta, t'incam m ini, seguendo la cresta del monte verso mezzogiorno, per un certo tratto pas seggi sopra banchi di una calcarea compatta argillosa bigia con fu coidi, mista a qualche piccolo strato di arenaria macigno, che non dubiti di riferire all'epoca secondaria; quando poi hai fallo all'in circa un paio di miglia, giungi ai piedi di un alto dirupo, il quale si alza su quella cresta e costituisce la cima di Portofino, e questo vedi composto di enormi banchi di pudinga, i quali, osservando e da una parte e dall'altra, puoi mirare soprapposti alla calcarea e andare ad immergersi s a levante che a mezzogiorno e a ponente nel mare. In questa pudinga si possono notare dapprima numerosi ciottoli di mediocre grossezza della calcarea compatta sovra indicala e contenente talora anche delle impronte di fucoidi, coi quali ciot toli se ne vanno successivamente riunendo altri di serpentina, di eufotide, di calcarea semicompalta e granulare, di rocce di quarzo, di diaspro, di rocce scistose, i quali ciottoli in alcuni punti giun gono ad avere anco una mole ben considerabile, il ch tanto pi da notarsi che molte rocce di tal natura non si trovano nel loro posto originario se non che in luoghi assai distanti da questo monte di Portofino. Questi banchi di pudinga corrono S. & 0 . N. N. E. inclinando verso E. S. E. Vi sono rari gli strati inter|H>sli di mol lasse, e finora non son riuscito a trovarvi tracce ben determinale di fossili organici, la quale assenza renderebbe difficile la determi nazione dell'epoca a cui appartiene questa pudinga, se la sua soprapposizione alla calcarea a fucoidi, di cui contiene inoltre nume'

!>G

GEOLOGIA

rosi fra m m e n ti, non indicasse da un lato che di questa pi re cen te, e da un altro canto ia sua perfetta identit di composizione con altri brani ben determinabili del terreno m iocene, non dimo altezza strasse che da questo in verun modo impossibile separarlo. L 'a l tezza totale del monte di Porlolino circa 5 8 8 m e tri, e del masso di pudinga, che soprast alla essere di circa 1 1 7 m e tri; questa calcarea pudinga c h e , seco n d aria, pu siccome abbiamo

detto, scende dalla pi alta cima lino al m are, occupa tutta la por zione della montagna che guarda verso mezzogiorno e mezzogiorno levante, ma non cos estesa sulla faccia di ponente, ove si tiene soltanto verso I estremit ossia la punta della Chiappa, occupando invece molto maggior tratto verso levante, dalla qual p a rte , dopo aver formato i pittoreschi e non alti poggi sopra un de' quali il castello di Portolino, giunge quindi lino alla C e rv ara, ove sotto di essa comincia a ricomparire la calcarea secondaria, la quale costi tuisce il resto de' monti che fiancheggiano buona parte del golfo Tigulio.

La pudinga

A,

la calcarea a fucoidi

B,

al monte di Portofiuo.

Nelle vicinanze di

Genova

e dalla

parte di levante se ne togli

questo monte di Portofino ed un picciolissimo tratto di una valletta presso A lbaro, in cui abbiam detto esistere dei banchi inclinati di pudinga riportabili a quest' e p o c a , non vi sono a mia cognizione

altri punti in cui si mostri il terreno m io ce n e , il quale

invece

estesissimo appena varcata la giogaia centrale dell' Apennino mede simo; infatti gli alti c scoscesi dirupi che stanno sopra Casella, Sciorive, la Croce d c 'F i e s c h i , e parte della valle della Scrivia, come per esempio sopra l'is o la , dirupi che s'innalzano al monte Maggio sopra Casella a quasi 1 0 0 0 metri di altitudine, sono tutti composti

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d pudinga assolutamente analoga a quella di Portofino, e con questa vanno misti dei banchi di mollassa contenenti talora tracce di com bustibile verso Roccaforte, e delle conchiglie, le quali conducono a riportare tale pudinga alla formazione terziaria media; questi monti fanno parte della gran zona di tal terreno terziario che forma una parte delle colline pi alle del Tortonese, quelle a mezzogiorno di Gavi e buona porzione di quelle del Monferrato; uu tal terreno a fianco della valle della Scrivia, di cui corona le alture laterali senza mostrarsi nel fondo della medesima, si avvicina molto al vertice dell'Apennino, cosicch, osservandone la disposizione geografica, si direbbe che, supposta occupata in quelle remote epoche l'attuale valle lombarda da un bacino di mare, vi fosse verso questa parte della valle della Scrivia un golfo che s ' internava moltissimo e si avanzava alle spalle di Genova, se anzi, spingendo le congetture pi in l, non si volesse ancor meglio supporre, il che non sarebbe ir ragionevole, che le pudinghe di monte Maggio del versante setten trionale fossero unite a quelle di Portofino sul versante meridionale, e che qui, pi ancora che un golfo, esistesse un braccio di mare che isolava gli alti monti calcarei che stanno verso Anlola, cio a tramontana levante della nostra citt. Una tal riunione delle pudinghe e arenarie terziarie medie del bacino dell Adriatico o del versante Nord dell' Apennino con quelle del versante meridionali, appoggiata soltanto sopra congetture per quelle della valle di Scrivia e di Portofino, un fatto invece consta tato per altro punto della Liguria, ove questo terreno si mostra in banchi sollevati bens, ma appena dislocati, assolutamente situato sul sommo vertice della catena centrale; questo notevole punto trovasi nelle montagne dietro Albissola e Savona, cio al giogo di santa Giustina, ove banchi molto potenti di mollassa con tracce di conchi glie e di lignite formano la parte superiore della montagna, e si le gano dalla parte Nord cogli estesissimi terreni terziarii medii delle valli dell* Erro e della Bormida, e dalla parte del Sud con quelle che giungono al mare tra Varagine, Celle e Albissola, ove presentano lungo il mare medesimo dei tagli o spaccate notevoli, i quali lasciano chiaramente vedere alternativa delle pudinghe e dei banchi di motlassa pi o meno fina e marnosa, talora colorita in brun cioccolato; anco in questa porzione del terreno terziario situalo lungo il mare sono state trovale delle tracce di lignite, il chc lo lega pure col

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i ;f .oi.ogi\

famoso deposilo di Cadibotia posto osso stesso a picciola distanza dal sommo vertice della catena centrale, poco al di l della quale giun gono anco gli altri terreni ternarii medii clic occupano grande parte della valle della Bormida. Giace la cava del combustibile fossile di Cadibona sul versante me ridionale dell' Apennino, a pochi minuti dal villaggio di questo nome, a circa 00 metri di elevazione sul livello del mare; alte monta gne in ispecial modo dalla parte di levante attorniano questo luogo, cosicch ha quasi aspetto di un bacino in cui si riuniscono le ac que clic, scorrendo poi nel Letimbro, vanno a scaricarsi in mare presso Savona; le rocce sulle quali si depositato il terreno terziario sono per la maggior parte di granilo o anco di protogine; desso poi composto nel basso di una pudinga grossolana a elementi di scislo talcoso e micaceo, di granito e di eufolide; sopra vi un banco di argilla talcosa bianca con qualche picciolissimo letto di arenaria ag gregata; poi in terzo luogo un altro strato di argilla con tracce di lignite e impressioni di foglie, segue quindi il banco di combustibile accompagnato inferiormente da una saalbande di materia argillosa e ricoperto superiormente da piccoli strati di lignite meno puro, un poco scistoso, sparso di binine brillanti, ai quali sovrasta altro strato di lignite brillante nero di pece, detto la corona, in cui specialmente si sono trovale le ossa di AnthracotJwrium; a queste succedono delle sabbie biancastre, poi un banco di slibbia e di pudinga cou picciolo vene di lignite ed impressioni di piante, altro banco di pu dinga con sabbia rosso-verdastra e piccioli nodi di arenaria aggregata con impressioni, quindi di bel nuovo un picciolo letto con tracce di lignite, finalmente un banco di ciottoli rotolati assai regolarmente disposti e misti a sabbie verdi e rosse, il tutto ricoperto da una massa considerevole di terreno di trasporto. In questo terreno di Ca dibona non sono riuscito a trovare quelle conchiglie marine, le quali non sono rare in altra parte della formazione terziaria media, pare invece che vi sia stala indicata, ma mollo oscuramente qualche trac cia di conchiglia fluviatile, n questo inverisimile perch tal classe di conchiglie sovente associata coi depositi di lignite e colle im pressioni di piante, come accade per appunto nella zona di que sto terreno, che trovasi sul versante Nord, nella non lontanissima valle di Tanaro a Bagnasco, ove nello scislo bituminoso che ac compagna il lignite sono frequentissime tracce di planorbi, e di

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anodonte oppure di unio , e ove sono anche molliplicalissime le im


pressioni di foglie, fatti tutti che danno indizio che quel deposito dovuto a materiali quivi trasportati da un qualche corso d' acqua che aveva col la sua imboccatura, conclusione che potrebbe adot tarsi anco pel terreno di Cadibona, parte di uno stesso tutto, e in cui le impressioni di foglie trovate, le quali, sebben poco determina bili, pure indicano appartenere a vegetabili che crescono sulla terra asciutta, rassomigliando alcun poco alle foglie del castagno, e le ossa di anthracotherium danno prova che non lungi da quei luoghi esi steva una terra emersa, forse di uon picciola estensione. Oltre questo terreno di Cadibona e quello di Celle, vi pur trac cia di questa formazione terziaria media nelle vicinanze della Stella 0 Sleja, ove esiste un picciolissimo. lembo di mollasse con qualche pudinga, il quale serve a legare anco fisicamente, essendo minima la distanza che li separa, il terreno del Giovo di santa Giuslina con quello delle sponde del mare. Pi in l di Savona io non ho potuto vedere tracce del terreno di mollasse, poich tutto occupato dal terreno secondario, meno 1 piccioli bacini spettanti al terreno terziario subapennino. Nell' in dicare per come appartenenti al terreno miocene tutti quei ban chi di mollassa che vedonsi nella Liguria marittima e nelle regioni che stanno poco distanti da essa al di l dell' Apennino, mi sono attenuto a quanto vi di pi generale; non ardirei nondimeno as severare che non vi sia qualche traccia di terreno terziario pi an tico, cio appartenente al periodo eoceno; se pertanto questo esiste realmente, del che dubito moltissimo, sarebbero a lui riporlabili sol tanto quei banchi di arenaria con fossili di forma orbiculare alcuni probabilissimamentc vere nummulili non rarissimi al di l dell' Apen nino. lo veramente non so rassegnarmi a credere che queste nummuliti di Lerma, di Cascinelle, delle vicinanze di S. Bastiano, siano secondarie, poich le ritrovo in banchi sovrapposti alla calcarea a fucoidi, la quale per me secondaria, ma l'ultima bens tra noi delle formazioni di questa divisione, lo ci non ostante, sicuramente non nego che non vi siano in Liguria delle nuinmuliti assolutamente secondarie ed inferiori al macigno, cosicch questa grande forma zione del macigno e delle sue calcaree, sarebbe frapposta a due ban chi nei quali si trovano nummuliti, uno inferiore e secondario, altro superiore e terziario; di quest' ultimo nella Liguria marittima

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io non saprei citare un esempio, a meno che ud esso non si rife riscano certi peculiari banchi a picciole nummolili o lenlicoliti delle vicinanze di Nizza, i quali trovansi in una speciale giacitura, e con cui sono certi fossili vagamente ragguagliati al lituoliles nautiloideus, mentre invece del terreno secondario con nummuliti ne sono, sic come vedremo in seguito, frequentissimi e determinati esempi per l ' appunto anco nelle vicinanze stesse di Nizza. Questo doppio banco di nummuliti mi spiegherebbe l'associazione da molti indicala di fos sili temarii con le nummuliti di queste localit, poich, da quanto abbiam detto, potrebbesi sospettare che queste conchiglie terziarie siano associate soltanto con quel banco di lenlicoliti che vediamo essere superiore in molli altri luoghi alla calcarea a fucoidi. Con queste lenlicoliti vengono indicati dei resti di echiniti, e di questi fossili molti resti pure si trovano nelle mollasse di Lerma e di Cascinelle al di l dell'Apennino, ove pare che tutto conduca a ri guardare quelle mollasse come terziarie, e veramente, a malgrado del sospetto che possano essere pi antiche come appartenenti al terreno miocene del Lyell, cio al terreno terziario medio. Mi con ferma infatti molto in questo pensiero esame di alcuni fossili che accompagnano quelle arenarie con nummuliti: frequentissima Ira loro opcrculina complanata del Dorbigny, fossile ch e, come si sa , trovasi nelle vicinanze di Bordeaux, e pare frequentissimo in quel terreno terziario ; ora quest' opercolina associata a delle vere num muliti di dimensione assai maggiore di essa a Lerma, a Cascinelle, a Spigno e anco nelle vicinanze di Nizza, in un punto speciale della penisola del sant Ospizio, cio presso Beaulieu; ma il luogo ove questo fossile abbondantissimo e accompagnato da nummuliti, da un altro fossile che stato per con molto dubbio riportato al /1tuolilcs nautiloideus , e da pettiui che somigliano al pecten dubius , trovasi a non molta distanza da Nizza, passato il Varo sul territorio francese, e sulla strada che conduce a Vence, presso una picciola cappella detta di sanla Elisabetta. Quivi non si pu dubitare che questo banco non sia una cosa diversa dal sistema numimilitico delle Alpi e degl'alti monti che soprastano a tirasse, ove le num muliti sono associale a fossili assolutamente secondarii, tra gli altri, a molte terebratulc della creta e a picciole grifee analoghe alla gtyphaca auricularis; onde ragionevolissimo, a parer mio, il conchiu dere che nelle Alpi marittime e in adiacenti regioni le nummuliti

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s' incontrano per lo meno in due diverse formazioni, cio nella formazione cretacea dapprima, e poi nella formazione terziaria; sarebbe poi qui pregio dell' opera, il dare la determinazione esatta delle diverse specie di nummuliti trovate nell' uno e nell' altro dei sistemi sopraccennati, ma nell'oscurit in cui siamo circa un* esatta classificazione delle nummuliti, mi limiter ad indicare che quelle associate all' operculina complanala sembrano riferirsi alla nummulite oppure lenlicolile variolaria, ossia a qualche specie a lei vicina, siccome dir pure che si trova con loro un' altra specie di nummulite piana dall'una parte e dall'altra, la quale non giunge mai ad una notevole grandezza, non superando il diametro di 10 milli metri, mentre invece nel banco, che tutto fa credere doversi ri guardare come secondario, vi sono delle nummuliti che si acco stano alla nummuli tes compiantila, le quali giungono alla notevole grandezza di 25 millimetri di diametro, siccome pure ve ne sono altre ugualmente di notevole grandezza, ma che invece di essere piane sopra ambe le facce, sono convesse dall'una parte e dall'al tra del disco. Un'osservazione poi occorre circa la posizione dei banchi di mol lasse e pudinga terziaria, in cui sono le nummuliti che accom pagnano V operculina complanala , ed che questi banchi si tro vano generalmente nella parte inferiore della formazione, e quasi sempre poco distanti da monticeli! o scogli di rocce di pi antica formazione, le quali dovevano costituire ad una grande profondit il fondo del mare, in cui si deponevano questi terreni terziari! mio ceni, siccome pure per ultimo, importa far osservare, che questa mollassa o pudinga con nummuliti del versante Nord dell' Apen nino , piena zeppa di grani e frammenti di serpentina, il che molto valido argomento a farla considerare come appartenente ai terreni terziari!, e non come facente parte dei secondarii che gi avev o cessa o di depositarsi.
TERRENI SECONDARI!.

La serie dei terreni finora descritti occupando nella Liguria ma rittima molteplici tratti di paese non estesissimi ed interrotti e se parati tra loro, egli era di necessit, per cos dire, di descrivere i singoli bacini nei quali questi terreni s trovano, e di indicare

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per qualunque di essi, le peculiari circostanze che possono l'uno dal l altro far riconoscere differente. Non cos per far di mestieri lo scendere a tante minute particolarit per i terreni di cui or ora ci occuperemo, come quelli, che estendendosi molto di pi dei prece denti, e occupando in generale un tratto assai vasto di paese con poche interruzioni, presentano in questo caratteri che non variano ad ogni passo perch le influenze, che presiedettero alla loro forma zione o alle loro successive modificazioni, potevano essere alquanto uniformi sui varii punti della Liguria, ove questi terreni secondarii si depositarono. Ora in questa gran serie dei terreni secondarli, i quali ritrovansi presso di noi, per comodo della descrizione, potremo stabilire varie divisioni pi o meno naturali, e dapprima, come della pi recente, ci occuperemo della formazione della calcarea a fucoidi c del ma cigno; in secondo luogo parleremo dei terreni cretacei a lei infe riori e delle calcaree gialle; in terzo luogo indicheremo le calcaree riferibili alla formazione giurassica, quindi esamineremo una serie di rocce quarzose e scistoidi, abbracciando queste sotto il nome di vcrrucano, infine ci occuperemo degli scisti cristallini e di altre roc ce di apparenza primaria, terminando il tutto con qualche consi derazione sulle rocce di trabocco, che formano l'altra delle grandi classi stabilite nei terreni che costituiscono la scorsa del globo.
TERRENO DEL MACIGNO E DELLA CALCAREA A FUCOIDI.

questo terreno uno de' pi generalmente sparsi in tutta la Li guria s marittima, che mediterranea, estendendosi esso poi anco nella vicina Toscana, donde passa poi anco ad occupare una por zione degli Stati del papa. 1 peculiari suoi caratteri, e il sapersi che costituisce una gran parte degli Apennini della Toscana, hanno indotto il chiar. prof. Leopoldo Pilla a denominarlo complessivamente ter reno elrurio. Esso consta poi in generale superiormente di una massa considerabile di calcarea stratificata marno-argillosa, or pi or meno pura, di una tessitura or pi, or meno compatta, e talvolta quasi terrosa, sovente di colore bigio o cenerognolo, ma talora anco bian castro e qualche rarissima volta un poco rossiccio, cou cui so vente si trovano alternanti alcuni banchi di marna e altri piccoli letti di psamniite o macigno: in questa calcarea abbondano di pre

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ferenza molte delle tante variet di fucoidi descritte da Adolfo Brongniart ed in ispeciale modo il fucoidcs Targionii, il fucoides intrica tus, ecc. Sotto la calcarea viene una potente massa di macigno di varia struttura, consistenza e grana, alternante talora con qualche argilla scistosa, spesso un poco micacea, e infine sotto la massa principale del macigno, comparisce altra riunione di banchi di ar gilla scistosa di colore screziato, di poche arenarie e macigni e di calcaree pi compatte che sarebbero la parte inferiore della forma zione, se non si volesse con essa riunire la calcarea nummulitica; riunione non certo da tulli i geologi ammessa, ma che per da va rii geologi stata proposta ed adottata; con che allora ultimo ed inferiore membro di questa complessione di strati sarebbero la cal carea nummulitica e i banchi che alternano con essa. Coll'indicare per in questo modo le diverse rocce costituenti il terreno di macigno, e col mostrare in quali parli principalmente della Liguria si estenda, avremmo compita la descrizione del medesimo, se le cose realmente si comportassero con quella semplicit, che abbia mo accennata; ma la moltiplicila delle cause modificanti, la moltiplicit dei punti nei quali queste hanno agito fa s, che ben pi complicata deve riuscire questa descrizione, ed infatti, mentre sono pochissimi i punti in cui si possa trovare detta formazione del ma cigno , direi quasi inalterata, invece quasi ovunque si trova essa grandemente modificata, essendo state molte delle sue argille cam biate in veri scisti talora lucidi e quasi di aspetto antico; molti de suoi macigni cambiali in diaspro, e varie delle sue calcaree, forse in origine quasi terrose, mutate in calcaree compatte e anco in cal caree cristalline. A dare un tale qual ordine a questa descrizione della formazione del macigno, cio a prendere un punto di partenza, direi presso a poco invariabile, conviene, sebbene come gi dissi la questione sia ancora pendente e molto dubbia, principiare dalla calcarea nummu litica e considerare questa specie di roccia ben riconoscibile ovun que si presenta come collegata e facicnte parte della formazione del macigno, di cui occuperebbe la parte inferiore; n con questa sup posizione io credo si vada lungi dal vero, perch sebbene alcuni fatti, come I' associazione di varie nummuliti con terebratule della creta e particolarmente della creta inferiore, colle ippurili c con qualche indizio di belemnili in certe rocce a grani verdi nel dipar-

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limonio del Varo e in qualche localil della contea di Nizza, mi abbiano condotto un tempo con varii geologi a presumere, che il banco nummulitico avesse a far parte di preferenza della creta in feriore, ora per considerando che la massa maggiore della calcarea nummulitica trovasi costantemente sopra quelle calcaree argillose a punti verdi, che si riguardano come spettanti alla creta inferiore, che essa poi in ugual modo costantemente avvicinata da qualche banco di argilla scistosa e di macigno, coi quali anco talora vi una specie di alternazione, sono meno resto a pensare che questa notevolissima massa di calcarea nummulitica si possa di preferenza colla formazione del macigno riunire, e cosi adottare l idea, che da questi banchi nunimulitici si abbia a cominciare la descrizione della complessa ed importante formazione, che del macigno e calcarea a fucoidi abbiamo denominata. Ora di questi banchi nummulitici, sebbene interrotti, non sono in frequenti delle tracce nelle parti della contea di Nizza, che avvici nano le valli del Paglione e del canale di Contes, non che nelle parti basse della valle della Vesubia e nei monti che stanno sopra Bcaulieu; il macigno sta poi sopra questi banchi nummulitici par ticolarmente a B err , e ne esiste anco una massa potentissima nei monti che si trovano tra la Vesubia e la T in e a , cio sopra Clans e alla foresta di Serra; ma la massima parte di questi ban chi nummulitici delle indicate localil formano, per cos d ire, delle masse isolale, ed principalmente per alcune nummuliti tro vale in vicinanza di esse, che poteva propendersi alla riunione degli strati nummulitici colla formazione cretacea inferiore di quei con torni; ma dove un notevole banco nummulitico comincia a mostrarsi si verso Vintimiglia e particolarmente alla Mortola, donde, per cos dire, questo banco pu seguitarsi per molte e molle miglia nelle vicine montagne, e ove pu servire ad indicare una delle sponde o parie del fondo del bacino in cui pu supporsi che siano stali de positati tulli i susseguenti bauchi di macigno e di calcarea soprappo sta. Ora in questa localil del capo della Mortola, venendo dal non distantissimo paese di Menlone, dopo avere traversata una massa di calcarea compatta giallognola, talora dolomitica al Garavano, ossia Baussi rossi, dopo avere percorso una serie di banchi di calcarea bigia or pi or meno argillosa e compatta, con arnioni silicei e con alcuni punti verdi e pochi fossili riferibili alla creta inferiore, si

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incontrano dei bandii di calcarea grigia piuttosto scura con molte nummuliti, tra i quali banchi alcuni contengono inoltre varie conchi glie bianche, in generale non bene determinabili quanto alle specie, ma bens riferibili ai generi canlium , venus, tellina , turritella, ecc. e forse ai solen; in questi banchi vi sono pure frequenti dei polipai, tra i quali ho credulo riconoscere la turbinolia dydyma di Goldfuss; le nummuliti poi contenute in questi banchi sembrano appartenere, come ho gi altrove accennato, almeno a due specie, una piana so pra ambo le facce e di grande dimensione, l'altra in pari modo di considerevole dimensione, ma notevolmente convessa sopra ambo le facce. Questi banchi nummulitici sono assai inclinati, pendendo, a quel che pare, incirca verso . N. 0 . ; tra essi ve ne sono dei pi calcarei c dei pi arenacei e grossolani, alcuni sono durissimi, altri pi friabili che cadono in parte in decomposizione. Su di questi strati presso un picciolo ponte si vede riposare una specie di are naria micacea bruna, piuttosto friabile, alquanto marnosa, con fram menti di lignite, la quale continua ad avere incirca la stessa in clinazione, essendo nondimeno un poco meno rialzata; su di essa pare poi vi sia del macigno, ma fatto qualche tratto di strada sotto del detto macigno ricomparisce ancor la detta arenaria che pare quasi una mollassa, e poi si vede nuovamente il banco nummulitico il quale ha per qui, siccome la roccia arenacea ch'ei supporta, una inclinazione contraria a quella che aveva dapprima, immergendosi verso 0 . S. 0 . , siccome nello stesso senso s'inclinano per qualche tratto alcune calcaree marnose, che sotto stanno al banco nummuli tico, le quali poi assai presto riprendono l'inclinazione E. N. E. come la riprende un banco nummulitico che ancora s ' incontra, e che altro forse non che quello gi veduto, ma nuovamente piegato, e i banchi di macigno che gli sono soprapposli, sui quali poi dopo una nuova piegatura nei due indicali sensi riposa , ma in banchi molto meno inclinati e pi orizzontali, il terreno terziario subapennino il quale si percorre, come gi si dello, andando verso Vinlimiglia e al castello d 'Appio. Il banco nummulitico p oi, visto lungo il mare alla Mortola, si segue dentro terra, dietro cio a ponente del sopraccennato castello d 'Appio; donde passa al confluente della Bevera e della Boia per estendersi alcun poco verso Colle Bassa e pi sui due colli di Braus e di Rrois dai quali giungo alle alturo di Milleforche. Questo banco
Parte l.
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(j K ologia

si mostra poi pi estesamente sulla sinistra della Roia, donde pren dendo la cresta dei Forconi sopra Breglio continuando per la catena secondaria o sperone clic sta tra il canale di Saorgio e le origini della Nervia, si mostra dietro, ossia al Nord di Pigna, e di l pas sando per i monti denominati le alpi di Toragio e di Seirana si ac costa a T rio ra , ove assieme alle nummuliti si vede quella calcarea, talora di struttura molto massiccia e compatta, contenere delle tur binone come presso alla Mortola; qui presso Triora uno spaccalo nella montagna, presenta la seguente successione di strati: inferior mente delle calcaree compatte e scistose divise in letti di mediocre spessezza; poi un potente banco di calcarea compatta di colore oscuro e quasi nera con nummuliti; in seguito varii strali pi sottili e al quanto scistosi di calcarea ugualmente n erastra, d u ra, con nummulili e turbinolie ; superiormente del macigno a grani di mediocre grossezza, di aspetto alquanto cristallino; e final mente in alto degli scisti argillo-calcarei che possono riguardarsi come vere ardesie. Da Triora e dalle origini della fiumara di Taggia il banco nummulitico si tiene a mezza costa delle alte montagne, che sovrastano al paese della B rig a , essendo le sommit all Est del medesimo vil laggio, cio il colle delle Navette, monte B e rtra n d , coronate o dal nucigno o pi dalla calcarea a fucoidi. Quindi esso seguita ferso il Hiofreddo e al colle degli Uomini ove sono, a quel clic pare, alcuni altri fossili non ben determinabili, c poi torce al colle di Tenda per mostrarsi ancora sul versante e piovente settentrionale, su parie dei monti che sono a ponente della Vermcnagna e che vanno poi a rag giungere le valli del Gesso e della Stura. Quivi al colle di Tenda le nummuliti si trovano miste ad u n 'aren aria macigno micacea bruna, e non lungi da esse si trovano altri macigni e calcaree con fucoidi che facilissimo di riconoscere. Questa lunga serie di punti che siamo andati indicando e ove si mostra la calcarea nummulitica quasi sicuramente identica per la forse per la struttura della ro ccia, giacch specie di nummuliti e altri fossili che contiene, non che per la sua posizione, ma diversa nelle alte montagne ha in generale una struttura pi massiccia, pi densa, e direi pi modificata prendendo cio il facies di una r o c cia di pi antica formazione; questa serie di punti, dico, forma una linea sinuosa, la quale pu servire a segnare il limite occidentale della gran massa del macigno e della calcarea che a levante di essa

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linea eslendesi per grandissimo tratto per molta parte della riviera, finch questa formazione non ceda il posto a formazioni pi antiche le quali si vedono emergere al disotto di lei, lungo il mare presso Albenga, e nell'interno delle terre verso i monti che vanno da Gon fiente a Nasino e quindi, ma sul versante settentrionale, presso quelli del confluente del Tanarello e del Nogrone e quelli delle Viosenne. Considerando poi la calcarea nummulitica come la parte inferiore della formazione del macigno, sarebbe naturale che all'accostarsi dei terreni pi antichi, ridiscendendo dagli strati superiori agli inferiori, continuando cio, dopo avere traversali i pi recenti a progredire verso levante, dalla qual parie si raddrizzano, inclinando in senso contrario gli strati inferiori, sarebbe naturale il trovare anco da questa parte le testale della calcarea nummulitica, che segnassero pure il limite orientale di quella formazione del macigno; ma invece non so per quali cagioni questa calcarea manca, a cognizion m ia , assolutamente da questa parte, e meno alcune picciole conchiglie (che si approssimano a quelle che accompagnano le nummuliti) le quali ho vedute non lungi dalle Viosenne e su certi monti presso il Carsi no e cos non distanti molto dalle nummuliti del colle di Ten da; non ho potuto vedere sulla linea che segna il limite orientale della massa di macigno e di calcarea a fucoidi della riviera di Po nente, traccia alcuna di quello notevolissimo banco che ci ha servilo verso la conica di Nizza a indicare i confini di questo gran tratto della formazione medesima. Ora per continuare ad indicare quanto spelta alla formazione del macigno, e non troppo dilungarci in minuti particolari, cominceremo dal notare quanto si vede lungo la sponda del mare, il che sar suffi ciente a dar cognizione, a un bel circa , del come si comportano i diversi banchi di quelle rocce, anco nell'interno delle terre. Traversato il banco nummulitico e i soprapposti macigni, che ab biamo veduto inclinare circa E. N. E. presso la Mortola, e lasciati da parte i terreni terziarii subapennini i quali si estendono da Vintimiglia, oltre e a levante delle foci del torrente Nervia, si giunge al capo della Bordighera, ove inconlransi in banchi inclinali dapprima, in circa verso l O. S. 0 . e poi all E. qualche grado N. E. un'arenaria solida piuttosto silicea a grani pi o meno fini che passa ad una specie di picciola breccia o pudinga ad elementi sminuzzati, la quale una delle varie forme sotto cui si presenta il macigno ;

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questi bandii

cedono

p i o l o il posto ad alili macigni pi (ini, al

quanto micacei di coloro b r u n o , die sono misti a spocio di argille scistose e coi quali gradatamente cominciano ad alternare dei banchi di calcarea, or pi, or meno compatta, talora anco assai marnosa e in generalo di coloro bigio scuro. Questi banchi sembrano general mente essere dirotti S. S. O. N. N. E. in alcuni punti avendo in clinazione E. I o .0 S. mentre in altri luoghi come al capo degli Ospitaletti sembrano piuttosto inclinare invece a l i 'E. l).0 N. Ravvici nandosi poi a S. R em o, sempre lungo la co s ta , la calcarea va pre dominando e contiene molto fucoidi, siccome anco ne contengono alcuni banchi dell'arenaria bruna che alternano con lei; ma in que st' arenaria pi particolarmente si veggono delle specie di tronchi o rami che probabilmente appartenevano a queste lucoidi, mentre nella calcarea invece ne sono lo impronte determ inatissim e; in questi din torni la stratificazione molto contorta e torm entata, i banchi cal carei sono tutti traversali da rilegature spatiche dirette in ogni senso. Pi si progredisce poi verso levante, non tenuto conto degli interposti bacini terziari! di S. Remo, dell Arma e del Porto Mauri zio , si vede che sempre pi va predominando la calcarea a fucoi di , clic lutto conduce a considerare come parte superiore della for mazione ; i luoghi poi, ove essa si mostra con maggior potenza, sono il capo di Berta presso Oncglia, il promontorio del Corvo e di Andora, ed infine il capo Mele; presso il capo di B e rta , si pu dire che trovasi il punto in cui probabilmente sono avvenute minori modificazioni nella roccia c a lca re a , essa infalli lalora quasi allo stato di una semplice marna in durita, o contiene numerosissime fu coidi: vi sono particolarmente fucoides intricatus, fucoides Targionii,

fucoides furcatus ecc.


La calcarea in questa localil del capo Berta contorta e tali capo M ele, ove per gli strali tendono a di contorsioni, dir co s, degli s tra ti, si possono seguitare al capo del Cervo , e quindi al venire dapprima pi orizzontali, poi a ria lz a rsi, ma con una incli nazione in generale opposta a quella osservata d a p p rim a , giacch si vede che alzano le loro testate in modo da giudicare che vanno adagiandosi sui monti che stanno loro a levante ed a g re c o , infatti continuando a p ercorrere la costa e progredendo sempre pi verso E. s ' incontrano assai presto dopo Laigueglia e verso Alessio e il capo di S.,a Croce gli strati che appartengono ad una parte pi bassa

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(iti

della formazione; consistono questi in certe brecce calcaree, in scisti argillosi alquanto lucidi con letticciuoli di macigno e in un'arenaria quarzosa assai cristallina ; banchi tutti che sebbene evidentemente modificati non si pu dubitare non rappresentino la parte della for mazione, che ordinariamente inferiore alla calcarea a fucoidi. da notarsi clic pi in l del capo S.,a Croce compariscono poi, falla astrazione dal terreno terziario di Albenga, le rocce di una data pi antica e probabilmente dell'epoca giurassica, onde tulio tende a dimostrare clic siamo qui non lontani dalla sponda orientale del bacino, in cui si depositalo il macigno e non lontani da luoghi, ove essendo pi ravvicinate le rocce cristalline, si sono falle sentire le influenze modificanti, pi assai che sull'altra sponda del bacino medesimo, presso cui le rocce della formazione del macigno sem brano aver subito minori alterazioni e conservano pi l'aspetto che dovevano avere nell'epoca in cui si sono formate. In uno dei ban chi dell'arenaria del capo di S.u Croce, la quale quasi divenuta cristallina si osservano certi nuclei allungati, ma depressi, di una so stanza argillosa scura, i quali, con molta perplessit si potrebbero prendere per informi tracce di bclemnili. Il dello sin qui sulla maniera con cui si presentano gli strati del macigno e della soprapposta calcarea a fucoidi lungo il mare, a un bel circa si ripete nell interno delle terre, giacch gli strati si succe dono quasi collo stesso ordine, dagli inferiori ai superiori, andando da ponente a levante fino presso a poco ad una linea tirala dalle vi cinanze del colle di Tenda, a quelle del capo di Berta, oltre cui pro gredendo sempre all' E. s ' incontrano successivamente gli stessi strati in ordine discendente, cio dai superiori agli inferiori, finch si trovi la formazione giurassica delle montagne che sono al N. ed al levante di Albenga. Cosi nella valle dell'Aroscia presso la Pieve si vedono chiaramente i banchi del macigno dapprima inclinali in un senso, pendere tosto nel senso opposto e formare quivi come il fondo di un battello, avendo sentito da una parte l'influenza del sollevamento delle masse pi antiche e cristalline, che sono a ponente della Roia, e dall' altra quella dei monti che sono nella valle del Tanaro. Quanto all'estensione di questa formazione del macigno in riviera di Ponente assai grande, e pu dirsi che occupa quasi un gran triangolo che abbia la sua base da. Vintimiglia ad Albenga lungo il mare ed il vertice al colle di Tenda, donde in seguito si stacca un'ap

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pendice che va ad estendersi in parlo dei molili, olio sono nella \ullo dol fiosso o della S l u r a , i quali poi a loro vece, si collocano oon molli notevoli tratti di quosta formazione olio si possono osservare F i n t i , ih^ U . i
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I t a r J i x l , . ,. 1

La cale, gialla A , la croia B , la cale, nummulitica , il mariano M , la cale, a fucoidi F , il terreno tern.irio T, la cale, giuraviea J.
Dalla Mortola ad Allien^a.

nello montagne dol dipartimonlo delle basse Alpi e anco in molte dellaltro dipartimento dello alte Alpi. Oltre questa grande massa di terroni spettanti al macigno e alla oa Ica rea a fueoidi ohe abbiamo indicalo in riviera di Ponente, un altra massa non minore no esiste in Liguria, la quale ad essa cer tamente non la cede, n per la sua estensione, n per l interessa mento che presenta lo studio delle sue importantissime modificazioni, e perch inoltre pi si accosta s per l aspello che per la posizione al tipo di questa formazione che regna negli Apennini del Modanese o della Toscana. La massa di questo terreno di cui ora ci tocca favel lare comincia dalle vicinanze a ponente di fienova e quindi, lasciate da parte le interruzioni cagionate dall'apparizione della serpentina e rocce congeneri, e lasciate a parie cerle isole, coin presso la Spezia, di rocce pi antiche, si estende per tutta la riviera di Levan te, donde passa da un lato sul piovente settentrionale dell'Apennino, nel Piacentino, Parmigiano e Modanese, e da un altro a levante in Toscana girando intorno e circondando i massi pi antichi delle Alpi Apuane, ossia dei monti di Carrara. Chi credesse trovare in questa formazione, l ove incomincia a mostrarsi, passate le rocce cristalline delle vicinanze di Savona, qualche analogia di struttura coi banchi veduti in riviera di Ponente verso Vintimiglia e la Bordighera an drebbe lungi dal vero, giacch sebbene per moltiplicate osservazioni, s possa essere condotti a considerare come appartenenti alla for mazione del macigno certi scisti lalcosi e certi altri scisti lucidi grigi oon pagliuzze di mica c rilegature quarzose che vedonsi presso Arenzano e Voltri, pure hanno questi un tale aspetto cos diverso ohe,

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se non si ricorre alla teoria del metamorfismo, non possibile di persuadersi, che siano dessi i rappresentanti di alcuni tra i banchi di argille scistose e di certi macigni della parte inferiore della forma zione; a malgrado di questo, egli mollo probabile che gli scisti lucidi talcosi che si trovano verso Arenzano e Voltri, quelli di Pegli e Ses t r i, tulli interrotti e traversati dalle masse serpenlinose, non siano altro che le argille e arenarie della parte inferiore della formazion del macigno, potentemente modificate dalle ingenti masse di rocce ignee che sono emerse alla superficie in mezzo ad esse. Nei luoghi in cui la formazion del macigno ha potuto essere stu diata nello stato suo originale, cio in luoghi ove non ha subito che poche modificazioni, si veduto, per esempio in alcune parli della Toscana , che inferiormente vi esiste una calcarea di colore cenerognolo o bigio scuro , generalmente compatta e assai solida , associala ad argille scistose, sovente di vario colore; questa calcarea pare non manchi tra noi, e sebbene abbia subite, per le vicine ofioliti, forti modificazioni, pure sembra potersi con certa tal quale probabilit riconoscere in quelle calcaree, ora compatte, ora cristal line e anco dolomitiche che inconlransi presso Sestri a ponente, donde internandosi nelle terre costituiscono una serie di massi generalmenle di forma quasi ellitica ed allungata, che si estendono dal predetto paese, fino alla giogaia centrale presso la Bocchetta, al di l della quale passano sul piovente settentrionale fino oltre Vol taggio. Queste masse sono composte di strati ordinariamente molto inclinati di una calcarea compatta dura e di colore scuro, coi quali ne stanno altri parzialmente cristallini c quasi saccaroidi ; molti di questi banchi sono tutti screpolali e diventano o parzialmente o quasi intieramente dolomitici ad un pi immediato contatto colle masse ser penlinose , siccome nella montagna del Cazzo dalla parte di ponente. Con questa calcarea nel luogo detto Isoverde in Polcevera vi pure un masso di gesso saccaroide (credulo un tempo e descritto per primitivo) con particelle di talco o di argilla talcosa, accompagnato da una Rauchwake, che visibilmente dimostra essere essa siccome il gesso un' alterazione e potentissima modificazione della calcarea e degli scisti argilio-calcarei vicini; alterazione e metamorfosi ca gionata dalla serpentina, che quasi tutta involve ed attornia quella calcarea nella quale essa penetra, e dalla quale, quasi anco si direbbe che penetrala a vicenda, formando cos non lungi di l il masso

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<.Eoi.o.;rv

di ofiealce da cui si estrae il lanio celebralo marmo coiiom iulo .sollo il nome di verde di Polcevera. Ma (ornali in riva al m a re , e venendo un poco pi a levante die Scslri, presso C ornigliano, accanto ad una singolare roccia mista di serpentina e di una specie di grunstein , con forse qualche poca eulolide con vene di quarzo e qua e l dell'epidoto, il quale impasto di diverse sostanze costituisce il capo di S. Andrea, vi sono dei banchi di uno scislo argilloso, lucido, grigio tutto ripieno di vene spalichc bianche il quale ben dimostra di essere una modificazione di uno scislo calcareo ordinario ; questo banco di scislo lungo tratto sulla destra segue per sponda della Polcevera e si pu accom pa

gnare (ino alla giogaia centrale tra la Bocchetta ed i Giovi, osser vando le molle modificazioni d i'e s s o subisce, trasmutazioni le quali per non sono tali da impedire di riconoscere in esso la prolun gazione di quello stesso banco o di quella riunione di banchi che che possono

incontratisi presso il mare ; tra le altre modificazioni

notarsi sono degne di osservazione quelle che subiscono certi noduli o arnioni calcarei c certi piccioli strali della stessa natura in essi banchi contenuti, i quali in alcuni punti sono poco o niente alterati, presentandosi sotto l'aspetto d 'u n a calcarea scura com patta, o poco g r a n u la r e , mentre in altri invece sono mutati in una calcarea bianca saccaroide, qual marmo con fogliuzzc di talco verdastro, in terposto di m an iera, che sembrano noduli di cipollino. Questo stesso scisto prende anco poi un aspetto che lo fa assolutamente rasso Biagio migliare ad uno scislo di antica formazione , quando traversalo da frequentissime vene di quarzo , come nelle colline di S. ai piedi del monte di nostra Signora della Guardia. Il colore di

questi scisti varia dal grigio di piombo al b ru n o , ma talora ver dastro e anco rosso violaceo, siccome nel sopraccitato monte della G uardia, e questo accade in ispecial modo, quando al contatto di certa particolare variet di roccia serpenliuosa, che somiglia ad un

grunstein.
Se sulla destra della Polcevera gli scisti che quale indica che sono stati potentemente invece di questo to r re n te , meno abbiamo dello ap sulla sinistra partenere alla formazione del macigno presentano una stru ttu ra , la modificati; per qualche breve t r a t t o , si mo

strano sotto un aspetto clic lascia un poco pi travedere quale fosse il loro stato primitivo; infatti si osservano negli strali di questi sci-

<; . (;

7,1

s ii, i quali s'incontrano sopra S. Pier d' Arena, la costa di Itiwirolo c la valle della Secca, delle parli ove ancora le foglielle di mica ed i grancllini arenacei del macigno sono riconoscibili e si vedono pure con essi dei banchi alternanti del macigno medesimo, cosicch rimontando dagli strati inferiori ai superiori, si giudica clic questi scisti lucidi passano a delle vere ardesie o lavagne e quindi alla calcarea argillosa compatta con fucoidi. Si per l'appunto in un banco di un'arenaria o macigno a grani lini, nerastro, ferrifero presso dei banchi di questi scisti c al disotto della calcarea a fu coidi, che ho trovalo presso sant Olcese un unico vestigio di am monite, il quale deve riferirsi agli ammoniti della cirla. Uno spaccato poi delle montagne soprastanti a Genova, dal letto della Polcevera, alle velie su cui stanno i bastioni della maggior cinta della citt, dimostra che percorrendo quelle colline da ponente a le vante si passa dagli strati inferiori o medii, alla parte superiore della formazione; cos verso la Polcevera si vede che esistono gli scisti argillosi modificali, i quali sono la parte piuttosto inferiore della formazione; poi vengono alcuni banchi con tracce di macigno, in seguilo delle ardesie o lavagne e infine la parie superiore ossia la calcarea a fucoidi; tulli questi banchi corrono incirca S. S. . N. N. E. ed inclinano E. S. E. abbassandosi fortemente in questo senso di maniera che all'esterno della citt cio nelle colline a ponente della Lanterna puoi vedere raddrizzati i banchi inferiori dello scisto argil loso; tutto il bacino invece c la cresta del contraffarle Ira i cui rami* la citt, non che la catena, che dal forte dello Sperone va a quello del Diamante e quindi alla giogaia centrale, sono formali dalla calcarea compatta ricca assai di fucoidi, e di certe impronte meandriformi che non si saprebbero a che riferire, se non ad impres sioni di qualche ammasso di animali vermiformi, oppure anco di piante di quasi uguale forma ; alcune poi di queste ardesie, o parli scistose cd inferiori delia calcarea contenente fucoidi, hanno preso vicino al forte della Tanaglia un aspetto cos levigato e lucido e quasi talcoso, che assai rassomigliano a quelli scisti della Tarentasia nei quali le impronte di felci o di altre piante, sono segnale da un laico lucido ed argenlino. La calcarea delle alture clic dominano Gemmi da ponente, passa poi a formare anche quelle che stanno a lexanle della medesima citt ed occupa quasi eschisixamenle tulio il trailo di paese, che

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estendesi dulia porzione della catena centrale, la quale corrisponde a G enova, al mare , e dalla citt al monte di Portofino o al contraf forte di R u ta , oltre cui ancor si prolunga tin \e rso Chiavai*!, assot tigliandosi per da questo lato assai lo spazio d i essa occu pa, poi ch dopo Rogliaseo ridotta ad occupare solamente quanto si estende dalla cresta della catena, che sta lungo la c o sta , al m a r e , essendovi in voce pi al N. il macigno o i suoi scisti ( cio la parte media a forse inferiore della formazione ) nella valle della l'ontanabuona presso Genova in generale e all' origine del torrente Risagno. In tutto questo tratto di paese la stratilicazione sconvolta; dominano le direzioni S. S. 0 . coll inclinazione E. S. E ., ma progredendo pi a levante cambiasi questa, e verso Chiavari i banchi prendono una direzione pi volta all' Est ed inclinano in senso contrario a quelli che sono pi verso Genova; questi banchi sono poi stranamente con torti e rip iegati, por lo clic ove formano delle convessit o specie di eupole, lasciano pur vedere sotto di s le parli medie della formazione, cio qualche macigno e delle argille scistose screziale. poi da notarsi die si sotto questa specie di c u p o la , ove sono queste ar gille screziale or di colore rosso violaceo, ora v erd astro, che incon tratisi tracce di rame e di manganese, non che qualche indizio delle rocce pirogene e particolarmente di una specie di grunstein, clic altrove pare legata colla serpentina e che direbbesi causa di queste fratture c contorcimenti della stratificazione, non clic di quelle su blimazioni di rame e di manganese, che in tali argille screziate, le quali anco talora passano ad un diaspro gro sso lan o , non lungi da Genova si ritrovano. Di questi punti poi in cui la calcarea a fucoidi slata sollevata in modo da lasciare vedere al di sotto degli a rch i, che formano i suoi s tr a ti, la parte media della formazione del ma cigno se ne incontrano non pochi nelle vicinanze immediate della citt e sono allineali nel senso del S. S. 0 . al N. N. E. corrispondendo di pi queste serie di punti ad una serie di sommit dirette nello stesso modo; cos si osservano di quesle argille screziate nella valle del Bisagno presso S. Eusebio e Molassana, alla Serra di Bavari, e pi in l questi p u n ti, che chiamer di frattura , continuano a mostrarsi sull'Apcnnino al colle di

Sanguino, e indi sul piovente

settentrionale a Montobbio, alla Casella, ne'monti di Salato e quindi presso alla Rocchetta, seguendo la base occidentale della grande catena secondaria o sperone de'm onti di Antola, tutta formata sull'allo , di

tEOI.Oiil.V

calcarea a fucoidi, mentre c da una parte e dall'altra, cio a po nente e a levante, dessa sorretta per gran tratto dai banchi medii 0 inferiori della formazione; inoltre da notarsi, che generalmente questa massa di calcarea a fucoidi, la quale staccandosi da Genova va a traversare la catena dell' Apennino, la parte meno modificata della formazione, probabilmente perch pi lontana dalle due zone di serpentina, le quali trovansi a ponente e a levante di que'monti e che sono quasi certamente la cagione delle alterazioni sofferte da gli strati inferiori pi a loro vicini ; io penso ugualmente clic deli basi all'apparizione di questu serpentina, attribuire parte di quelle strane contorsioni che gli strati del macigno e pi della calcarea a fucoidi hanno in questi luoghi subite, contorsioni che destano l'idea di una massa stratificata, la quale compressa da forte pressione da due lati opposti, si sia nel mezzo ripiegata in varii sensi, venendo 1 fogli o gli strali, di cui era composta , a formare per cosi dire sovente delle curve che volgono a vicenda all orizzonte la loro con vessit o la loro concavit, oppure anco a presentarsi sotto l as petto di strati stranamente rotti e ripiegati a modo di zigzag, come ve ne un bellissimo esempio al monte Candeozzo, dalla cui cima alta pi di 1000 metri sul livello del mare, si vede uno strato della calcarea che scende fino al fondo della valle, forse non pi alta di 120 metri dal mare, e forma una linea spezzata in cinque o sci punti le cui diverse porzioni hanno un inclinazione opposta a quella della porzione immediatamente vicina. I geologi della Toscana indicano in varii punti di quella regione superiormente alla gran massa della calcarea a fucoidi, certi banchi ( i quali pur legano con essa ) di macigni c di calcarea Alberese, contenenti delle foraminifere c delle speciali nummuliti, e come esempi di questa riunione di strati, citano le vicinanze di Mosciano presso Firenze e le allure della Consuma verso il Casentino ; di que sti due punti io non ho visilato che la sola localit di Mosciano, c posso dire, che niente di analogo ho io ritrovato sopra la calcarea a fucoidi delle vicinanze di Genova, cio posso assicurare che nelle parti da me vedute in Liguria, le conchiglie foraminifere non sembrano esistere in una formazione, la quale sia legata superiormente colla calcarea a fucoidi; ma che in vece esistono in quelle rocce clasti che ossia in quelle pudinghe c molasse che soprastanno ben anche a questa calcarea medesima, ma che ne contengono dei numerosi fram-

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inculi rotondali, >keome anco contengono ilei ciottoli di serpentina e clic tutto indica doversi separare dalla calcarea medesima per riporli in una divisione superiore e riunirli forse ai terreni delle poca terziaria. Non tacer nondimeno a questo proposito un dubbio il quale ini viene in mente, rivangando le poche memorie che ini restano di quando visitai quella localit di Mosciano, ed questo cio, che non saprei come si possa dire quel graniteli, come chia mano questa speciale variet di macigno, superiore alla calcarea a fucoidi, la quale non par che si mostri in quelle vicinanze, ina piuttosto potrebbe dirsi in vece legato colle argille screziate e con certi macigni non di l lontanissimi, a meno clic, fatta del granitello nuinmulilico di Mosciano una speciale divisione, non si stac chi dai macigni della vicina regione e non si rapprossimi ai terreni terziarii che pur non ne sono lontani e di cui formerebbe la base, come quasi ne pu suggerire il pensiero quella pudinga con fre quenti nottolini di quarzo c di altre rocce delta dai toscani pietra morta clic prima di giungere alla cava del cos detto granitello di Mosciano, sembra ad essa sottostare. Checch ne sia di questi miei dubbi, posso dire che nelle vici nanze di Genova non vi traccia di una roccia a foraminifere su pcriore alla calcarea a fucoidi, e con essa legata in modo da farla ancor riguardare come appartenente alla stessa divisione ; ma che quelle foraminifere che presso di noi si ritrovano, sono invece nelle pudinghc c nelle mollasse , che tutto tende a far separare da essa cal carea a fucoidi e porre invece alla base della formazione terziaria. La calcarea a fucoidi poi clic abbiamo veduta estendersi da Genova a Chiavari lungo il mare e formare nell interno delle terre porzione della catena centrale c i monti d Antola e il Penice, si estende molto lungo la pianura Lombarda, formando delle isole in mezzo ai terreni terziari nel Tortonese e costituendo un'estesissima zona nel Vogherasco, nel Piacentino e nel Parmigiano, ove parte della valle della Trebbia, di quella della Nura, tutta quella dell'Arda, gran porzione di quelle del Ceno e del Taro sono escavate in tal parte della formazione del macigno. Lungo il litorale essa termina verso Chiavari e le sottentra una massa di scisto calcareo ardesiaco, che fornisce le tanto famose pietre di Lavagna; una zona di quelle ar desie accompagna sempre inferiormente la calcarea a fucoidi a par tire da Chiavari, tornando verso ponente, rimontando la riva des-

(F.OLOMA

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da del fiume della Fontanabuona e occupando la parte Nord della catena longitudinale, che sta tra questo fiume e il m are, cosicch risalendo questa vallala, si vedono i banchi dell'ardesia immergersi sotto le calcaree a fucoidi e passare sotto di esse in modo tale da ricomparire anco talora all' origine dei piccioli torrenti che scendono da questa catena direttamente nel mare, come accade nel canal di Rapallo, nell'allo del cos detto fiume di Reeco e come si vede perfino all' origine del Bisagno : onde da lutto questo la posizione precisa dello scislo ardcsiaco di Lavagna resta fissata inferiormente alla cal carea a fucoidi e superiormente, come ora vedremo alla massa del macigno, che s ' incontra assai presto andando pi verso levante. Si passato il paese di Lavagna e prima di Sestri a levante, che s'incontra una grande massa di macigno ben caratterizzato e a tes situra un po grossolana, che tulio conduce a pensare passi sotto le ardesie che le stanno pi a ponente; di ugual macigno con qualche strato alternante di un' argilla scura formala anco la vicina peni sola , detta Isolollo di Seslri, e dentro le terre da una parte la forma zione del macigno colle sue argille c scisti alternanti si estende a ponente e tramontana, passando nella valle della Slurla verso Borzonasca e sui monti di Licciorno e di Lavagneura donde progre disce in vai di Trebbia e in vai d Avolo, e da levante passa a for mare la punla di Manara, quella di Moncglia le gole di Trigoso, o occupando quella porzione della montagna del Bracco che non stala invasa dalla serpentina, si estende nella vicina valle della Vara e verso il mare al capo del Mesco, e quindi nella massima parte della catena che costituisco la costa presso le Cinque T e rre , alla cui estremit orientalo subentrano poi ad osso macigno i terreni pi antichi delle vicinanze della Spezia. Nelle parli della riviera di Levante, che non sono lontane da Se slri, cornea principiare dai paesi di Castagna presso Framura, venendo ai monti di Bargone c quindi a quelli di S. Bernardo fin quasi presso Varese, regna poi in mezzo, o meglio si direbbe nella parie inferiore della formazione del macigno, una massa di una calcarea ora com patta, ora alquanto cristallina, talora alquanto silicea, la quale in contatto con molli banchi di diaspro rossiccio e verdastro, alle quali (iute partecipa pure della calcarea, sebbene sia anco in altri punti bigia e pi sovente di un bianco sporco di giallo; questa calcarea o questi diaspri sono cortamente modificazione di rocce in origine

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(Eoi.oiii.v

di aspello diversu , to m e sono aneo numerose masse di un mi scuglio infurine di franuncnli di scisto indurito, legali ed impastati da una specie di roccia che tiene della serpentina e del gi'ustein , impasto a cui in Toscana par si sia dato anco il nome di e forse pi caratterizzati gabbro particolarmente quello di gabbro ro sso , siccome quelle hanno ricevuto il nome di terreni galestrini.

calcaree e quelle argille indurile e scistose, e certi diaspri non ben Ora pare che queste calcaree sebbene della formazione del ma cigno, debbano riferirsi alla parie inferiore e ben potrebbero rappre sentare le calcaree indicate in Toscana alle argille screziate. coin La immediate inferior catena dei monli in mente al macigno c

cui sono queste masse di calcarea notabilmente modificata, sensi bilmente direna dal N. al S., piega per alquanto nell E s t , quando le masse si avvicinano al m a re , cio verso Castagna e F r a m u r a : ma tulio quivi sconvolto dalle enormi montagne di serpentina e di cufolidc clic regnano a partire da Lvanlo e quindi vanno al Bracco e circondano e traversano in varii sensi quelle masse calcaree e i vicini scisli e macigni. Ma non ovunque per cos irregolare la stratificazione, giacch pi verso le Cinque T e rre , ove la serpenljna pi lon tan a, riconoscere si possono le direzioni e le inclinazioni dei varii banchi del macigno c delle argille e scisti con esso alter nanti. Partendo da Ycrnazza lungo il mare per andare verso la valle della Vara si hanno dapprima degli strali assai contorti di un ma cigno bruno micaceo con fucoidi, i quali banchi inclinano nel Nord qualche grado a ll 'E s t, cio clic sembrano immergersi sotto la catena de'm onti che sovrastano a questo p aese; tali macigni sono accom pagnali un poco pi sopra, da argille e da scisli argillosi con qual che picciolo lello calcareo il lutto di un colore bruno oscuro. Sa lendo la montagna qucsli strati che pendevano fortemente verso l ' interno della catena vanno raddrizzandosi e presso alla cim a della catena diventano verticali; scendendo poi nel bacino o piovente della V ara, ossia seguitando un rivo affluente del canale di Pignone, vedesi che gli strali di analoga n a t u r a , cio del m a c ig n o , pendono in un senso opposto, ossia nel S. qualche grado all 0 - , e pertanto verso il m are, essendo cos quella serie di banchi disposta a modo di ventaglio. Continuando poi a scendere lungo questa vano ancora varie alternative di scisli valle si osser b r u n i , che hanno aspetto

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di ardesie, di macigni a grani di media grossezza e di altri maci gni a grani pi grossolani che contengno frammenti di una specie di scisto nero: sotto questi macigni vi sono degli altri scisti e pi nel basso questi stessi scisti, i quali cambiano di colore, diventando ver derossicci, cominciano ad alternare con banchi di calcarea compatta dello stesso colore o alquanto giallognola , la quale inclina al S. pochi gradi all' 0 . , ed infine s ' appoggia sulla calcarea dolomitica, che trovasi presso Pignone, la quale continuazione di quella della Castellana ed di una formazione pi antica che il macigno, ap partenendo essa al terreno giurassico. Questo contorcimento degli strati del macigno bruno e questo ve derli costantemente, nei luoghi ove si pu accertarne la superposizione, superiori alla calcarea dolomitica e altre calcaree c rocce ad essa connesse, a malgrado che in alcuni punti come presso Campiglia abbia l'apparenza di passare al di sotto, una non dubbia prova che desso realmente superiore alla calcarea medesima, e che male il Delabeche ha creduto eh' esso fosse inferiore alla stessa e che cos appartenesse all' epoca giurassica od anche a formazione pi antica, mentre invece esso fa parte della complessa e grande formazione del macigno, siccome anco dovevano farlo sospettare i fucoidi in esso contenuti, i quali sono identici con quelli che s frequentemente s ' incontrano nella calcarea a fucoidi delle vicinanze di Genova, cio nella parte superiore della formazione. Oltre lo spaccato che abbiamo indicalo, dalla parte di Vcrnazza, un altro condotto dalla punta del Mesco al picciolo paese di Cassana darebbe lo stesso risultamento :
Monte li a niello ne Mesco Cusstma

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r r'^

Il macigno J / , lo scisto bruno S , , calo, compatta . Dal capo Mesco a Cassano Terso la valle della Vara.

soltanto in quest'ultimo spaccato non si possono vedere inferiormente le masse dolomitiche, le quali partendo da Porto Venere fin qui non

SU

CKOI.OUIX

giungono, ma b lam en te

quello parli calcaree che stanno sopra di

esse le quali, quasi u dinotare clic ricoprono una massa sottoposta che tulla circondano , hanno i loro strali a r c u a l i , pendendo dap prima 0 . 7." S. c loslo dopo E. 7. N. essendo poi da una parte e dall altra ricoperti dai banchi del macigno, che seguono incirca le stesse inclinazioni, e di cui essi banchi calcarci possono essere la parte inferiore, se gi non appartengono ai terreni g iu rassici, che loro sottostanno. Da queste vicinanze delle Cinque T e r r e , la formazione del maci gno va ad occupare le montagne che circondano la parte pi interna del bacino del golfo della Spezia e quindi continua nelle valli della Vara e della Magra c sulla catena p er , come verso della cen trale, formando tra gli altri 1 6 0 0 metri. In alcuni punti pare che si presenti di il monte Goto che supera l altezza di quel membro formazione

il colle delle Cento Croci

che contiene maggiori quantit

masse calcaree. poi non lontano da questi luoghi che vedonsi molle di quelle interessanti modificazioni delle argille o scisli del macigno per le quali, queste sono diventate masse di bellissimo diaspro di svariato co lore; ve ne sono degli esempi famosi presso la Rocchetta di Cravignola, localit descritta del Brongniart ove si vede l azione delle serpentine di rame. Dai pochi cenni che abbiamo or dato sulle diverse localit della riviera di Levante, ove si mostrano il macigno c le sue modificazioni, parmi che possa concludersi che quivi presso a poco ei presenta le stesse apparenze e le stesse suddivisioni che sono state riconosciute dal Savi in Toscana e che ho io pure presso a poco indicate in due spaccali dell Apennino toscano e modanese, cosicch si vede che qui pure esistono quelle calcaree inferiori rappresentale dai banchi delle vicinanze di Cassana e di B a v a ro n e , e forse da quelli di Ca stagna; che vi sono ugualmente quegli scisti bruni argillosi con no duli calcarei e quasi pezzi di strati calcarei spezzati e avviluppati dallo scisto, come per esempio nelle vicinanze di Materana; che le ar gille screziate regnano in molti punii, che il banco o massa pi po tente di macigno d uro, pi o meno fino o grossolano, spesso quarzoso, si mostra abbondantemente dietro la Spezia, in vai di Vara al capo Mesco e in altri punti ; che finalmente la calcarea a fucoidi, parte e dell eufolidi su queste argille, e ove si escava una miniera di manganese, e ove sono pure tracce non ispregevoli

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superiore della formazione occupa le immediate vicinanze di Genova e qualche breve trailo dei monti della calcna centrale, che sopra stanno alla valle della Vara. Da queste medesime osservazioni poi anche risulla che questa massa della formazione del macigno e della calcarea a fucoidi in riviera di Levante non dissimile da quella di Ponente, giacch in ambe e circa con lo stesso ordine, si trovano le stesse suddivisioni; soltanto in riviera di Levante, e nelle vici nanze immediatamente a ponente di Genova le modificazioni subite dalla formazione del macigno sono pi importanti e pi radicali, e questo per le enormi masse di serpentina e di rocce congeneri che in questa parte dell'Apennino ligure hanno traboccato alla su perficie, mentre nell'ulteriore riviera di Ponente e nel contado di Nizza, la quasi assenza delle rocce di trabocco in mezzo a questa formazione, ha fallo s che i suoi componenti siano mollo meno alterati. Un'altra differenza *ew i poi tra le due masse, e si che nella riviera di Levante non provato ancora che vi siano inferior mente al macigno dei banchi contenenti delle nummuliti siccome accade in ponente, il che se la cosa cos, potrebbe essere un ar gomento in favore di quelli che i banchi nummulitici vorrebbero riguardare come dalla formazione del macigno indipendenti. Nondi meno siccome delle masse nummulitiche sono indicate nelle vicinanze dell'Eremo di Calomini nella Garfagnana e superiormente alla cal carea pi antica delle Alpi Apuane, cos l'assenza delle nummuliti nei limili entro cui si prolunga la massa del macigno della riviera di Levante non pu dirsi assoluta, rimarrebbe solo a vedersi, cosa che io non posso verificare, se le nummuliti poi indicate nella su accennata localit, che io iion ho visitata, siano realmente quelle che stanno nella parte inferiore della grande massa della formazione del macigno, o pure se siano di quelle nummuliti che sono associate alle foraminifere in quei banchi arenacei o anco calcarei che in Toscana sono stati distinti col nome di macigno superiore. Al qual proposito da notarsi che fino al momento in cui non si abbia un'esatta e precisa monografia del genere nummuli le nella quale siano bene indicati i caratteri che debbono servire a distin guere le diverse specie, non sar possibile di poter dire qualche cosa di preciso sui terreni in cui esse sono contenute (deducendone la classificazione dalla loro presenza), poich sebbene si possa quasi dare per certo che vi siano di questi corpi organici in diverse sudParle / .
C

(,)*.)\ ili\isiou ili terreni , pure (ino uI(isso non ancora ben slabililo

quali specie siano peculiari a questi diversi strali o anco formazio ni; cos infatti soltanto qui in Liguria o in regioni immediatamente vicine, possono indicarsi quasi Ire divisioni di banchi nelle quali se ne trovano nel contado di trovansi delle nummuliti; dapprima

Nizza e nel dipartimento del Varo associate con ippuriti, con terebratule e c c ., in banchi che debbono probabilmente riferirsi alla creta verde o al grccnsand; poi ne esistono alla base del macigno e in alternativa, siccome abbiamo gi d etto, coi banchi suoi inferiori; poi infine in varii punti della Liguria se ne trovano in un terreno superiore alla formazione del macigno e della calcarea a fucoidi, di cui contiene numerosissimi fram m enti, e quivi sono associate alle operculine e a molli altri fossili, tra i quali un ostrica che si ac costa assai ad una grifea non dissimile mollo dalla grifaea columba. Siccome anco vi sono presso Nizza a ltlf nummuliti colla succitata

operculina e con un corpo ragguagliato dapprima al Lituolites Nautiloideux, ma che realmente pare piuttosto essere la Serpula Spirit ica di Bromi, in un terreno diverso da quello ove sono le altre numinuliti, e certamente per la sua posizione a lui posteriore. Con queste diflicoll dipendenti dalla non facile determinazione delle diverse specie delle nummuliti e con la scarsezza di altri fos sili (d e ' quali alcuni sono nuovi ) che si rinvengono assieme a loro nella formazione del m acigno, non mi accinger a discutere qual sia la sua vera posizione sull orizzonte geologico, anco fuor di il che sarebbe proposito nei brevi confini entro cui dobbiam tenere

questa nota geognostica sulla L ig u ria; dir soltanto che non posso decidermi a crederlo terziario, ma che lo reputo bens parallelo alla parie superiore del terreno cretaceo : siccome invece propenderei a credere di preferenza terziari! quei banchi di mollassa c di pudinga con ciottoli di ofiolite e di calcarea a fucoidi nei quali sono le nummulili accompagnate dall operculina complanata, siccome anco sarei lentato di riporre nello stesso periodo, ma con dubbio, quegli altri banchi del contado di Nizza nei quali le nummuliti sono associate alla medesima opirculina e di pi alla Serpula Spiritica di Bronn, trovata gi in altre localit in analoghi te rre n i, sull'et de' quali verte questione, come sarebbe al Crcsscnberg e a Biarilz.

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TERREMO CRETACEO INFERIORE E TERRENO DELLA CALCAREA GIALLA O NEOCOMIANO.

Sotto una sola divisione noteremo questi due terreni sebbene distinti, e ci per non oltrepassare i ristretti limiti assegnali ad uua nota destinata soltanto a dare una breve descrizione della Li guria. Delle marne e delle calcaree argillose sovente con punti verdi, ossia con grani di glaucoma, poche arenarie, delle calcaree com patte con rari arnioni silicei, sono i banchi principali che costitui scono il terreno cui -assegniamo il nome di cretaceo inferiore, il quale nondimeno il pi recente tra i due compresi in questo capi tolo; l'altro invece, detto della calcarea gialla, che sta sotto al pri mo, essendo in generale composto, e quasi esclusivamente, di una calcarea di color giallo chiaro, ossia lionato, sovente compatta, ma talora anco un poco cristallina; con questi banchi ve ne sono dei dolomitici. Ambi questi terreni coi loro caratteri distintivi pure si limitiuo (nella Liguria marittima, come l'abbiamo definita) alla contea di Nizza, e direi quasi alla parte pi meridionale della medesima, non vedendosi il terreno della calcarea gialla mollo pi in su, nelle terre, che il confluente della Vesubia e del Varo, donde si protende verso ponente nelle montagne del dipartimento francese che porla il nome di quest'ultimo fiume, e verso levante giungendo soltanto ai monti che sono al N. di Menlone, mentre lungo il mare mostra I' ultimo suo lembo al capo dei Baussi rossi presso il ponte S. Luigi ali' E. di Mentone. Il terreno per, da noi chiamato cretaceo inferiore, sem bra avere invece maggiore estensione, girando intorno a molti dei massi del precedente terreno od occupando certi bacini o seni che sono in mezzo al medesimo e giungendo poi a contatto di altre cal caree pi antiche, le quali appartengono alle formazioni giurassi che, ben su alto nella valle della Tinea, donde passa in quelle del Paglione e della Vesubia, giungendo anche per qualche tratto fin presso la destra sponda della Roia, a levante del qual fiume non pi si mostra, almeno con curntteri tuli da farlo indubitatamente ri conoscere. Sul contrafforte che sta tra la Tinca e lu Vcsubiu, non lungi dui

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UEOUXWA

luogo dello S. Dalmazzo il Piano, comiitiria questo terreno di calearea argillosa bigia-scura con punti verdi e fossili caratteristici della creta come inocentini, particolari beleniniti, e cc., c quivi riposa sulla calcarea nera compatta delle montagne che stanno al IN . di questo villaggio, che tutto dimostra doversi riferire alla calcarea giurassica e pi specialmente al Lias. Da questo punto, meno al cune cime formale dal superiore terreno di macigno, venendo verso mezzogiorno, esso terreno cretaceo costituisce la massima parie di tal contrafforte, finch giungendo ad Ldie si vede appoggialo con tro un monte proeminente della calcarea gialla, la quale quindi, di rei per con molte interruzioni, si prolunga verso il mare, sulle cui sponde da Nizza a Menlone forma molti dei balzi che si protendono sul mare medesimo. A l d ie le marne e le calcaree argillose del terrno cretaceo, che si appoggiano immediatamente sulla calcarea gialla, sono abbondan tissime di glaucoma c contengono tra gli altri fossili molle belemniti, siccome la calcarea gialla inferiore contiene quivi delle con chiglie univalvi, ma poco riconoscibili, clic sembrano corrispondere ai generi Cerithium, TurriteUa ? Natica o Ampullaria. Passano poi queste marne e queste calcaree argillose dalla parte di Lantosca, e quindi continuano nella valle del Paglione, ove per non occupano che le parli basse, e poi in quella della Bevera, lungo la quale, presso Sospello, sono ricche in glauconia e abbondanti di fossili come ammoniti ed echinili, e quindi seguendo dello torrente giungono quasi al suo confluente colla Boia, girando intorno al masso di cal carea gialla della sommit del Gran Mondo, e interponendosi tra questa calcarea e la calcarea nummulitica al luogo detto Colla Bas sa, e infine presso al mare alle Grimalde tra Mentone e la Mortola. In certi punti di questi dintorni la glauconia cos abbondante, che la parte calcarea e marnosa non pi che la parte accessoria e quasi il sugo lapideo che lega tra loro i grani di glauconia; in questo stato tale roccia corrisponde precisamente al greensand degli inglesi. In alcuni luoghi pure, come forse nelle vicinanze di Ulelle e in quelle del colle di Brois, pu sospettarsi che i banchi calcarei di questa formazione siano quelli che sono siali mutati in gesso e nella concomitante rauchwake. Lungo il mare questa formazione della creta verde si vede poi presso la penisola di sant'Ospizio ove si rinvenuta la grifaea columba , e assai sovente si traversa lungo la

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strada che conduce da Nizza a Vintimiglia. Pare che i banchi di calcarea argillosa e di marna con punti verdi occupino la parte infe riore, e sovente quasi nasce il dubbio che possano essere legati colla sottoposta calcarea gialla, sebbene molte altre considerazioni, che sarebbe inopportuno il particolarizzare, debbano indurre a farne una cosa separata. Questo avvicinamento delle calcaree argillose a punti verdi con la calcarea gialla compatta non si limita alla contea di Nizza, ma si presenta frequentemente nei monti che stanno sopra Grasse e Vence nel dipartimento del Varo, ove quasi si direbbe che vi un passaggio tra le masse potentissime della calcarea gialla e i banchi di marna e calcarea argillosa con glauconia contenenti picciole grifee (forse griphaea secunda) , la Griphaea Columba , delle terebratule, qualche belemnile, e forse delle nummuliti, disposti in piccioli bacini in mezzo a detta calcarea. Questo avvicinamento si presenta pure pi a ponente tra Tolone e Marsiglia, ove colla cal carea argillosa, o in banchi con essa associati, sono pure delle ippuriti, le quali, sebbene la formazione sia identica, non so preci samente che siano state trovate nel contado di Nizza. Pi a levante che il luogo detto le Grimalde presso, Mentone non , a mia cognizione, che si sia incontrata con i suoi caratteri di stintivi questa formazione, la quale, siccome quella della calcarea gialla a lei sottoposta, non si vede di qua dal Varo che nel tratto pi meridionale della contea di Nizza: regione che ha un aspetto suo particolare, e in cui si ripetono quelle apparenze stesse e quelle relazioni che si osservano in una parte della Provenza, e pi al N. in Francia in quella zona di montagne che pu chiamarsi la pro lungazione della catena del Giura, come sarebbero i monti Ventoux, alcuni delle vicinanze di Grenoble, i monti della grande Chartreuse e altri non lungi da Chambery, coi quali molte delle montagne della parte, dir marittima, della contea di Nizza hanno una grande ana logia, mentre la parte settentrionale della contea medesima e tutto quello che sta a levante del corso della Roia, presenta invece pi analogia con certe* parti delle Alpi. Non pochi fossili appartenenti a questa formazione sono stati ri trovati nella contea di Nizza, ma generalmente, non essendo molto conservati, non sono stati determinati che in picciolo numero. Il professore Sismonda vi cita tra gli echiniti

GEOLOGIA

Holaster suborbicolaris. Micrastcr arena tus. Micraster M icr aster

Agas. Agas. co r-anguinum. Agas. gibbus. Agas.

Au an ch ylcs ovata. Discoidea rotula. Galerites

/.

Agas . caslanea. Agas.

Tra gli ammoniti vi cita lo stesso professore


m m on ites Manlellii. Am m on iics sulcatus.

Sow. Manici.

Ammon iles Rbotomngensis.

B r.

Vi sono inoltre
Tu rrililes B e r g e rii.

Tur rililes undulatus. Ino cera mus In ocer amus

Brong. Sow . Cuvierii. Sow. plicatus. D Orb.

Inoceramus mylliiloides. Griph aea columba.

Mante ! . Lamk .
So m * .
Som.

T e r c b r a t u l a subrotunda. T e r e b r a tuia ovoides.

Quanto alla formazione della calcarea gialla, essa pure ristretta tra noi alla contea di Nizza, donde si riattacca alia catena del Cheiron nel dipartimento del Varo, e ad altri monti che girano intorno al massiccio pi antico, che sta tra Antibo c Tolone, poco potr dire di pi di quanto gi ne ho dello avendone indicata la posi zione come immediatamente inferiore alla formazione della creta verde, da cui in generale distinta per l'aspetto e la qualit delle rocce, e anco per una tal quale discordanza della stratificazione, ma eziandio pel suo presentarsi ordinariamente cn forme pi mas sicce nelle quali la stratificazione suole essere meno marcata. Serve anco a far riconoscere da lungi questa formazione, il terriccio di co lor quasi rosso che ricopre le calcaree ad essa appartenenti. Ad essa appartiene la rocca su cui era l'antico castello di Nizza, e in mez;o a cui sono le famose brecce ossifere, gi da noi pre cedentemente descritte; ad essa pure appartengono i monti tra Nizza c Villafranca e l'estremit del capo sant'Ospizio. Da Ulelle ove lab biamo indicala, la medesima formazione, dopo aver formate le gole di Duranus, passa sulla sinistra della Vesubia, ove costituisce per la massima parte il monte Ferion e le alture sopra Levens non scarse di masse dolomitiche, quindi continua ad Aspramonte, formando la cresta che corre tra il Varo e il canale di Contes, affluente del Pa glione, per mostrarsi anco non lungi da Nizza in mezzo ai terreni terziari che stanno sulla destra di quest'ultimo torrente. Un gesso

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quasi saccaroide si mostra ai piedi di questa zoua verso il Varo, al luogo detto la Ville Vietile, e ve ne anco immediatamente presso Nizza stessa. Ma oltre questa zona di calcarea gialla che abbiamo indicata, un'altra ancora se ne pu tracciare pi a levante nella contea di Nizza; di essa potrebbe fissarsi l origine presso Sospello ove abbonda il gesso e la rauchwake o calcarea porosa ricoperta dalla calcarea compatta; quindi andando a mezzogiorno essa for ma, come gi abbiam detto, il Gran Mondo, e dividendosi in nu merosi rami corre da un lato verso Peglia e Montalbano, ossia vcrsu i monti sopra Nizza e Villafranca; si volge anco alla Turbia e Mo naco, e pi direttamente d'altra parte va a finire al Garavano, ai pittoreschi dirupi del ponte S. Luigi presso i Baussi rossi, nel qual luogo sono molte caverne e fenditure che sembrano talora uno dei caratteri di questa formazione; in quella localit, non lungi da que ste caverne, vi sono delle specie di masse ferruginose, e la calca rea che sta loro daccanto sembra pi cristallina ; si direbbe quasi che alcune di queste grotte o caverne sono state prodotte dalla de composizione di queste parli ferruginose. Le parti di calcarea dolo mitica sono poi non rare in tutta la formazione. Quanto ai fossili questa calcarea gialla assai ne scarseggia; nella contea di Nizza ven gono per citati i seguenti :
Belemniles dilatatus. Aplicus Diday. Ammonites subfascicularis?

Blain. D'Orh.

Ammonitns virgatus. Ammoniles ixion.

Ih Burh. D 'ih b.

Inoltre in Francia, nelle montagne che possono dirsi continua zione di quelle della contea, si sono trovati altri fossili i quali con validano l'opinione di trasportare questa calcarea da una delle ul time formazioni giuresi, alle quali fino ad ora si era riferita, nella formazione della calcarea neocomiana, la quale si lega di pi colle formazioni cretacee. Anco di questa formazione della calcarea gialla, siccome di quella della creta inferiore, che a lei pi vicina, non possibile di rin venire distinte tracce in Liguria pi a levante delle vicinanze di Vintimiglia, ed soltanto nello Stato pontificio e ai confini del re gno di Napoli che possono trovarsi strati veramente riferibili a lei, siccome anche se ne rinvengono forse sul piede delle Alpi lombarde, ove la creta inferiore, e ove anco sono le nummuliti, le quali,

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i;k o l(m ;iv

sia dello qua di \u lo, sono stutc trovale dui prof. Balsamo associate a dei catillus. Il clic vieii in conferma dell'opinione, che vuole es
sere

il terreno nummulitico quello del macigno c calcarea a fucoidi,

con lui superiormente collegato, ancora appartenente alla c re ta , bens alla parte superiore di e s s a , ma non ad una divisione del terreno terziario.
TERRENO DELLA CALCAREA GILRESE.

Il

terreno di cui in ordine discendente, cio andando dal pi mo

derno al pi aulico, ci tocca ora di favellare quello che pu ri guardarsi Ira noi come il rappresentante di una o pi delle suddi visioni che costituiscono la formazione giurassica , e che pertanto chiameremo il gruppo della calcarea giurese. Si pu dire che di verse variet e modificazioni di tale roccia formino essenzialmente la parte costilucnlc di questo gruppo, il quale ha una parte assai importante nella costituzione geologica della Liguria. Le principali variet di calcarea che s incontrano in una tale riu nione di banchi, sono delle calcaree compatte a tinte pi o meno grigie, soNcnte mollo oscure c traversate da vene epatiche. Delle calcaree semigranulari di colore ugualmente grigio c pi o meno m assiccic, talvolta poi molto screpolate; qualche calcarea mista ad un poco di argilla c alquanto scistosa; delle calcaree dolomitiche grigie e bianche ; delle calcaree granulari o marmi quasi sttuarii che forniscono materia a molte escavazioni c le cui variet sono co nosciute sotto il nome di marmo statuario ordinario, di bardiglio, ecc. A queste numerose variet di calcarea si associano altre modifi cazioni, ossia altre r o c c e , come sarebbe la calcarea porosa, ossia

rauchwakc, alcune specie di brecce c a lc a re e , le argille scistose o


scisli argillosi, il gesso, e c c ., modificazione quest ultim a, siccome anco la dolomite e la calcarea porosa o rauchwake , sopravvenuta posteriormente alla formazione di quegli stra ti, c dovuta ad altera zioni cagionatevi da agenti ignei clic hanno cambiato l'aspetto delle rocce su cui agivano. Oltre gli strati sopraccennali vi son an co, in picciolissima quantit e non frequenti, dei banchi alquanto arenacei. La struttura in grande di questo gruppo generalmente massic cia e pare che in non pochi punti la stratificazione sia molto con fusa e scomparisca assolutamente, l in particolar modo, ove regnano le grandi masse dolomitiche e le calcaree saccaroidi. Queste rocce

r.LuLocu

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calcaree giungono poi ad una grande elevazione giacch toccano la altitudine di 26 0 0 metri e pi, sia nel contado di Nizza, come presso Raus, sia nelle montagne alle sorgenti del Tanaro, come al Carsino. 1 fossili sono generalmente rari in questo gruppo; la dolomizzazione o l'aspetto granulare di certi strati fanno s clic ogni traccia ne sia scomparsa, oppure sia cos alterata da non permettere di ri conoscere ordinariamente a quale genere o a quale specie abbiano appartenuto i pochi che se ne trovano ; nondimeno nelle calcaree del contado di Nizza e in altre delle vicinanze della Spezia si sono trovati certi resti organici, i quali permettono di riporre senza al cun dubbio alcuni tra questi banchi nel Lias; in generale gli strati che contengono principalmente resti organici, sono certe calcaree compatte grigie e soprattutto gli strati scistosi. I minerali accidentali che vi si ritrovano pi frequentemente sono il ferro solforato, la grammatite, degli arnioni di selce, il quarzo; in altri luoghi si trova con loro del talco e della mica quando certe calcaree granulari passano al cipollino o che vi associato cou loro qualche poco scislo talcoso. Le montagne formate dalla calcarea di questo gruppo hauno in generale forme molto pronunziate, sollevandosi a modo di guglie, ora a quello di alle muraglie: la loro superfcie nuda ed aspra, ed in mezzo a loro che vedonsi in maggior numero le grotte o caverne, e quelle cavit imbutiformi che danno esito per mezzo di voragini a numerosi corsi di acqua. Queste voragini, che corrispon dono ai katavroton dei greci, vengono chiamale sprugole nelle mon tagne delle vicinanze del golfo della Spezia, ove sono assai frequenti. Di questa formazione si pu cominciare ad indicare la presenza col dove abbiamo quasi fissato l'origine della catena che forma al N. il limite della Liguria marittima ; infatti l non lontano dalla cima dei Lauzanier e sotto ai terreni cretacei dei quali la predella cima composta, si vedono presso il colle di Pouriac delle calcaree e del gesso, che sembrano appartenere a questo gruppo; da questo colle scendendo verso il Mediterraneo, e perci seguendo il corso della Tinea, gli strali calcarei stanno un poco discosti sulla diritta di questo fiume; soltanto i gessi e le rauchwake, che spesso occupano la parte pi bassa, c quasi al contatto della roccia arenacea, ossia del verrucano alla calcarea inferiore, si accostano di pi alla sponda della Tinea, mentre la calcarea dal lato di S. Da Ima zzo il Selvag

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gio si evienile verso le sorgenti del Varo e del Cians, passando vi cino alla cresta che separa quest'ultimo dalla valle del Roubion, af fluente della T in e a , e quindi viene a tagliare quest ultimo fiume poco sotto S. Salvatore, presso il qual villaggio masse di gesso saccaroidc, non divise in istrati e accompagnati da calcarea porosa si mischiano, e per cos dire penetrano a traverso i banchi di una calcarea compatta g r ig i a , ma di colore fosco che ben si pu dire continuazione di quella che forma parte della catena che sta a de stra della Tinca, nella quale si rinvenuta la griphaea arcuala, e che pertanto si in diritto di dichiarare contemporanea alla calca rea con numerose grifec e con mollissimi altri fossili caralteristici del Lias, che trovasi in abbondanza c per grande estensione di paese in regioni poco da questi luoghi discoste, come sono le vicinanze di Castellane e quelle di Digne nel dipartimento delle basse Alpi. Sulla sinistra poi della Tinea vi ancora del gesso e della rau chwake, e quindi superiormente della calcarea compatta nera dura con parti speculari pi intensamente oscure che la pasta in cui si mediocremente potenti che trovano. Queste calcaree sono in banchi

sembrano diretti a un bel circa S. 0 . IN . E .; inclinando S. E. pare che non si estendano quivi per molto tra tto , giacch poco pi a mez zogiorno che Rimplas e la Bolina le montagne che vanno verso Ma ria sono formate dai terreni c retacei, siccome anche quelle che sono a mezzogiorno di S. Dalmazzo il Piano. La calcarea giurese conti nua in seguito verso la Vesubia, e si camm ina in gran parte su questa formazione quando si scende da S. Dalmazzo a S. Martino di Lantosc, quindi essa segue la destra sponda della Vesubia, ma sta soltanto alle falde della catena che fiancheggia da questa parte il detto fiume che traversa poi verso Bollena e Rocca B igliera; in que ste localit sono frequenti le masse di gesso e di rauchwake. Dalla Vesubia la detta formazione sale sul contrafforte che tra essa e la R oia, e giunge al colle di Raus ad una notevole altezza. Daccanto a questo passo si vedono, andando dagli strati rio ri, dapprima r o s s a , ossia del v e r r u c a n o , inferiori ai supe le arenarie e gli scisti della formazione arenacea poi un potente banco non totalmente

regolare di una roccia porosa contenente frammenti di diversa na tu ra, la quale una rauchwake ben caratterizzata, dei gessi, quindi una roccia calcarea grigia-scura con numerose mandorle o noccioli di calcarea cristallina o granulare b ia n ca , eh anco forse dolomi-

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1) I

tiea, ii che ha aspetto di un'amigdaloide calcarea, poi della dolo mite bianca distintamente cristallizzata, c infine della calcarea com patta e altra semigranulare e screpolata di un colore scuro. Questa calcarea continua quindi da un lato lungo il vallone di Cairos che scende dalle allure di Raus verso Saorgio, si mostra nelle vicinanze di Breglio, accompagnando dal primo dei due paesi al secondo, il corso della Roia, sulla cui sinistra si estende qualche tratto anco lungo il canale di Saorgio; dall'altro lato corre verso le alture del Fontan, e occupando in continuazione e in amonte del massiccio di Saorgio ambe le rive del fiume, va alla Briga, e quindi seguitando al N. occupa nuovamente le due sponde del fiume che pel tratto dal Fontan a S. Dalmazzo aveva il Ietto scavato nella formazione are nacea inferiore e si congiunge colla calcarea che sta a levante del colle di Cornio, siccome anco con quella che sta a ponente di lui tra esso e la cima della Biscia; calcarea che fa parte di una zona della stessa natura e della stessa formazione, la quale, a partire dal precitato colle di Pouriac, fascia a settentrione il massiccio cristal* lino delle Alpi mariltime per la valle della Stura e per quella del Gesso, come quella che siamo andati descrivendo, lo cinge verso mezzogiorno, ossia dalla parte del versante Mediterraneo. A Saorgio la calcarea contiene frequenti arnioni silicei, e qui, siccome a Bre glio, non sono rare le masse di gesso e della solita rauchwake. Gli strati corrono a Raus O. E. e inclinano al S. Queste masse calcaree della formazione giurese che abbiamo in dicalo sulla catena centrale immediatamente a ponente del colle di Cornio, ossia di Tenda, e che abbiamo detto congiungersi con una zona di ugual natura, che a partire dai monti i quali stanno alla origine della Stura, ove non sono rari i fossili giurassici del genere terebratula, ecc., cinge all'intorno il masso cristallino centrale delle Alpi marittime, si attaccano tosto, meno una brevissima interruzione, colla calcarea che sta a levante del colle di Cornio medesimo, donde, abbandonato per qualche momento il versante meridionale della Gio gaia centrale, questa calcarea va a costituire una porzione dei monti che sono all'origine del Negrone, prima sorgente del Tanaro, cio il monte Carsi no, donde prosegue per le montagne che sono a sinistra di questo fiume, finch dopo il confluente del Negrone e del Tanarello, luogo ove il fiume comincia a portare il nome di Tauaro, passi prima dal ponte di Nava sulla destra sponda, e formi quindi la parte

media dello alture clic sono a mezzogiorno di Ormea. cio la mon tagna di Caprauna, essendone le cime coronale dalla formazione del macigno, mentre invece essa calcarea giurese forma poi lungo la cresta dei monti, la sommit del Calci e di altra vetta sopra Nasino. Al ponte di Nava la parte inferiore sulla destra lei fiume di una calcarea semicompatta, un poco cristallina, a cui succede un banco di un argilla scistosa, untuosa, verdiccia, cui sopra incumbe una massa considerabile di calcarea subgranulare, bigia, venata, pi o meno scura, contenente degli arnioni silicei, al qual banco ne suc cedono altri di una calcarea rossiccia, e altre di calcarea argillosa, ricoperti a loro vece da altri di calcarea compatta, ai quali tengono dietro finalmente gli strati della formazione del macigno, che corona quel colle, e di l si estende nella sottoposta valle dell Aroscia. Gli arnioni silicei sono in queste localil un buon carattere a riconoscere, che la calcarea che li contiene sia da riferirsi alla formazione giure se; uno dei banchi che si vedono al ponte di Nava formato da una calcarea venata di giallo d oro sopra un fondo scuro, il che la fa perfettamente somigliare al marmo Portovenere o Portoro che vedre mo al golfo della Spezia trovarsi in una uguale ed identica forma zione. Al ponte di Nava la, forse parziale, direzione degli strati S. E. N. E. inclinando al S. 0 . La massa calcarea di cui in principio eravamo andati indicando l estensione geografica nel contado di Nizza (meno quella delle im mediate vicinanze del colle di Cornio spettante alla zona settentrio nale) faceva parte della zona meridionale che fascia il masso cri stallino del centro della catena, quella invece di cui ora abbiamo accennato lesistenza al monte Carsino, al ponte di Nava, al monte Galet fa parte della zona meridionale, che si estende ai piedi di un altro nucleo cristallino antico, il quale si mostra nelle parti medie della valle del Pesio, in quelle dell' Ellea e della Corsaglia, allori gine quasi della valle di Casotto e che traversa il Tanaro presso Garessio, per andare nelle parti alte della valle di Bormida e venir quindi al mare presso Savona e Albizzola. Questo nucleo taglia obliquamente la catena centrale, e cos anco pu dirsi che presso a poco succeda della calcarea che lo fiancheggia; infatti dalle vicinanze di Garessio e del monte Galet essa calcarea seguita a Rocca Barbena e alle sorgenti della Bormida, donde un ramo scende per le valli della Ne via e della Pernavaire a Zuccarello, ove ha l aspetto di un marmo

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bardiglio, e giunge poi al mare presso Ceriate e Borghello pel mezzo dal contrafforte di S. Spirito. Le vicinanze di tiaressio forniscono dei bei marmi; tra gli altri vi una breccia che somiglia alquanto al mischio di Serravezza, il quale si sa essere una riunione di frantumi di calcarea ordina riamente diventata saccaroide, impastati in una specie di tvake nella quale sono dei piccioli e numerosi cristalli di pirossenio o di anti bolo, con cui sono assai di sovente delle parli talcose e nella quale roccia lutto concorre ad indicare che hanno avuto luogo delle mo dificazioni probabilmente gnee e sicuramente posteriori all'epoca in cui la grande massa calcarea era stata depositata; sovente questi banchi di mischio avendo l'aspetto quasi di un filone o di uu filonestrato. lo per non saprei positivamente asseverare che nelle breccie test citate di Garessio siano stati ritrovati i piccioli cristalli di pirossenio e di antibolo s frequenti nel mischio di Serravezza, ossia di Stazzema. Da Rocca Barbena e dalla valle della Pennavaire la calcarea passa alle sorgenti della Bormida e forma sulla catena centrale il monte Calvo, che sta sopra il borgo della Pietra ed ha circa 1500 metri di altitudine. Questa massa calcarea si appoggia sullo gneis al colle tra Bardino e Bardineto. Essa in istrali alquanto inclinati, c dap prima dopo un banco di calcarea grigia si trova un letto di argilla scistosa verdastra che pare quasi talcosa, al disopra della quale ar gilla ricomincia la calcarea che forma la sommit del monte; inclina dessa sull'alto in parte al S. S. 0 . , ma cambia pi basso d'inclina zione pendendo allora nel senso opposto, cio immergendosi verso . N. E. alle falde meridionali della montagna, comparendo quivi degli strali di uno scisto un poco talcoso che appartiene al gruppo probabilmente del Verrucano che suole essere inferiore. in questa calcarea e nelle pendici meridionali del monle Calvo che trovasi la vasta grotta di santa Lucia presso Toirano: non distante pure da questo paese e verso Balestrino nella parte inferiore della principale massa calcarea vi del gesso saccaroide con parti talcose verdastre, accompagnato, siccome al solito, dalla calcarea porosa, ossia rauch-

tvake.
Dopo monle Calvo la zona calcarea si accosta ancor pi al Mediter raneo e costituisce le vicinanze della Pietra, il monte della Capra Zoppa coronalo in alto dai terreni terziari in banchi orizzontali,

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mentre i secondarii sono verticali; quivi la calcarea ha un colore scuro quasi nero ed talora traversata da vene spatiche; nel basso lungo la strada pare vi sia anche della dolomite. Va poi verso Noli, ed ugualmente tra Finale e il Capo s'incontrano frequenti inasse do lomitiche bianco-grigiastre come quella che esiste accanto alla bat teria che sta a levante della citt di Finale e sotto cui si passa per mezzo di una galleria. Al capo Noli la grande massa calcarea gri gia pi o meno fosca, la sua struttura tra la compatta e la gra nulare, essa interrotta da frequenti grotte o caverne. L estrema punta del capo, in cui forata una magnifica galleria pel passaggio della strada, costituita da una calcarea compatta giallo-rossiccia, talora un poco violetta che ha assolutamente l ' aspetto di un mar mo; i banchi di essa sono non mollo potenti ed imniergonsi sotto la montagna dimostrando in generale di rialzare le loro testate dalla parte del mare. Accanto o in mezzo a queste calcaree del capo Noli, non che nel tratto che tra Finale e Varigotti, spuntano delle roc ce ora arenacee o piuttosto quarzo-talcose, in decomposizione, ora dei veri steascisti; non cosi facile per d'indicare la loro precisa relazione colle nostre calcaree; per constatato che la principale massa calcarea loro assolutamente superiore. Al di l del capo Noli, dopo alcune picciole interruzioni cagio nate da rocce pi antiche, la calcarea si mostra ancora a Spotorno, donde puossi seguitare al mare verso Bcrgeggi e nell'interno delle terre al Segno, a monte S. Giacomo e a Monte Allo; in questi punti si accosta assai, per causa dell'assottigliamento, dir cos, del mas siccio cristallino di cui abbiamo indicalo l'andamento a traverso le valli del Tanaro e della Bormida, alla zona calcarea che accompa gna anco questo massiccio dal lato del N., zona che per la massima parte si estende fuori dei limiti entro cui ci siamo prefissi di ri stringere la nostra descrizione, essendo quasi tutta questa zona si tuata nel versante dell'Adriatico e di cui indicheremo per che fanno parte le calcaree del monte detto Solta di Bagnasco, quelle delle vi cinanze di Millesimo, delle Carcere, e a cui spettano certe calcaree delle vicinanze di Montcnotte, non lungi dalla catena centrale, e altre presso la stessa al luogo dello Stella, le quali a quelle di Montenotte congiungonsi, e ove trovasi anco del gesso. Forse pure a que sta zona calcarea potrebbonsi aggiungere certe altre calcaree di ana logo aspetto che giungono al mare verso Cogoleto, ma la presenza

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della serpentina che venula a penetrare in questi dintorni la for mazione del macigno, e forse anco la pi antica giurese, ha scon volto tutte le posizioni e modificate in pari modo le diverse rocce, ch positivamente non pu asserirsi se la calcarea isolata di Cogoleto faccia parte della formazione giurese e non di quella del macigno: alcuni dati per tendono a farla credere piuttosto appartenente alla pi moderna tra queste due formazioni. Pi a levante che Savona e Cogoleto non vi modo di rintrac ciare massa alcuna calcarea che si possa indubitatamente riferire alla formazione di cui ci stiamo ora occupando, essendo molto pro babile che le masse calcaree di Arenzano e di Seslri, che pure hanno con quella di Finale comune l'aspetto mineralogico, siano invece dell'epoca del macigno. Non che all'estremit orientale della Liguria medesima, che ac costandosi nuovamente ad un massiccio centrale cristallino, qual quello delle Alpi Apuane, s'incontrano nuovamente terreni che sono pi antichi, e tra questi principalmente la calcarea della formazione giurese. Si sopra ambe le sponde del golfo della Spezia che que sta formazione si mostra e anche con molto sviluppo. Sulla destra ossia occidentale sponda di questo famoso golfo, si alza una catena di monti che l'aspetto suo varia dagli altri cir costanti, e di cui le isole Tinello, Tino e Palmaria sono punte emergenti, quando si abbassa al disotto del livello del mare; ad essa appartengono le punte della Castellana, di Coregna, di Fabiano e di Parodi, e poi si perde, perch ricoperta dai sedimenti del ma cigno verso Pignone, poco oltre il qual paese questa striscia di terreno particolare scomparisce. Ora questa catena presenta un'as sociazione di strali che tutto dimostra appartenere all'epoca giurese ed una porzione specialmente di essa al Lias , di cui contiene un assai gran numero di fossili. Quando imprendi a studiare questa catena dalla punta di Santa Maria o da quella del Varignano, che sono dalla parte interna del golfo, e cerchi avviarti verso la punta della Castellana, che pi a ponente e all'esterno, trovi dapprima degli strali di una calcarea semigranulare di colore oscuro che sembra inclinare in questo punto per breve spazio e con lieve inclinazione 0 . 7. S.; su di essa e colla stessa inclinazione si stende altra calcarea ugualmente grigia-scura, ma porosa e forse un poco dolomitica, e poi altra nuovamente pi

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compatta; gli strati di queste due variet, clic sembrano costituire quella specie di ripiano o di picciolo contrafforte su cui la for tezza di Santa Maria, cambiano assai presto d'inclinazione immer gendosi verso E. 7. N., e assai si raddrizzano, cosicch venendoli a tagliare perpendicolarmente, e progredendo nella direzione della Castellana, ossia verso ponente, si pu dire che si passa dalla parte superiore all inferiore; si ritrovano infatti le stesse variet vedute pre cedentemente alla punta di Santa Maria, e dopo, cio inferiormente, succede loro un banco potente di calcarea compatta nera con vene spatiche di color giallo d 'oro, che forma il tanto rinomato marmo di Portovenere chiamato Porloro ; sotto di lu i, sempre con incli nazione E. 7. N ., evvi un banco di calcarea dolomitica non molto considerevole a cui succedono poi numerosi banchi, piuttosto sottili, di altra calcarea meno cristallina, pi argillosa, un poco scistoide che contiene dei fossili, tra quali forse la Posidonia Liassina , mentre nella calcarea compatta o semicristallina veduta presso Santa Maria e di cui forse prolungazione il banco fossilifero del Tinello esistono altre bivalvi non ben determinabili, dei polipai, alcune uni valvi, ira le quali un cerilhium clic il celebre De Buch crede ana logo ad un cerilhium carallerislico della grande oolite. Sotto gli strati sottili e scistosi che abbiamo indicalo, viene poi una grande massa, direi quasi un' enorme Dykes verticale di do lomite, pi o meno cristallina bianca e grigia, che si alza (ino alla punta della Castellana e che continua quindi per Coregna e Parodi (ino a Pignone; questa dolomite d ora qualche indizio di stratifi cazione, ora ne assolutamente priva. A ponente della dolomite cio andando pi verso I' esterno della catena succede poi una riunione di numerosi banchi calcarci sottili di colore pi o meno grigio so vente assai chiaro, e quindi altre calcaree alternanti con scisti di colore bruno; si in questa riunione di banchi calcarei e scistosi che si trovano in gran quantit dei piccioli arnioni di ferro solforalo con belemniti e ammoniti, mutali frequentemente anch'essi in questo solfuro. Tulio poi sembra indicare che realmente questi strali siano inferiori alla dolomite, giacch sebbene quasi verticali hanno per una inclinazione lai quale indicante che passano sotto di lei. Di questa serie di banchi presso la Castellana non si vede che la parte cal carea, sorgendo essa verticalmente dal mare; forse la parie scistosa calcarea ammonilifera sar visibile nei dirupi che sono pi bassi che

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la Castellana medesima, e ne pu essere buon argomento il trovarsi degli ammoniti al colle delle Grazie, donde i banchi che li conten gono dimostrano di prolungarsi nel basso e a ponente della Castel lana; poi sicuro che detti banchi ammonitiferi stanno accanto e direi sotto alle precedenti calcaree, quando si va al Nord, cio quando si prosegue verso i monti di Coregna e di Fabiano. Chi continuasse ancor a progredire entro le terre e prendesse a traversare la catena pi al Nord, per esempio verso Biassa, Iroverebbe dopo la dolomite, prolungazione di quella della Castellana, della calcarea nera compatta o meglio subgranulare sonora, in banchi sodili i quali diventano quasi verticali e pendono in parte 0 . 10 S. il che sembrebbe indicare che detti banchi sono superiori alla dolomite, nondimeno la cosa pi che dubbiosa, vi sono sicuramente accollati e fanno parte della stessa for mazione; pi lungi ancora accanto alla calcarea vi sono degli scisti argillosi lucidi con vene di quarzo alternanti con banchi calcarei e pi lontano ancora delle calcaree compatte argillose di colore oscuro, alle quali succedono altri scisti di una tinta violacea, ossia rosso feccia di vino, con macchie verdognole, ai quali sta daccanto presso Campiglia un macigno brecciato con frammenti di steascisto e *di calcarea oscura; forma questo una massa poco stratificata e sovente dei grossi pezzi duri e solidi sono in mezzo al macigno friabile e decomposto. Nel modo con cui sono stati sconvolti gli strati in queste vicinanze egli difficile il dire qualche cosa di molto positivo circa la situazione di questi strati di scisto rossiccio e verdognolo, che abbiam trovato prima di giungere al macigno; sono eglino superiori o inferiori alla massa calcarea e agli scisti calcarei ammonitiferi o in altri termini debbono eglino legarsi con la formazione giurese, op pure col macigno che sta loro daccanto presso Campiglia? In alcuni punti di queste montagne del golfo come in una sezione, che passando pel monte di Porcara va da S. Benedetto a Rio maggiore e in cui si vede la dolomite fiancheggiata dalla calcarea compatta scura, il modo di essere di questi scisti rossicci tenderebbe a far credere che sono di preferenza associali a) macigno: la cosa nondimeno il ripeto, molto dubbiosa. Percorrendo poi inoltre queste montagne viene anche il dubbio se la dolomite realmente formi uno strato 'pa rallelo alla stratificazione degli altri banchi calcarei, o se invece si comporti come un vero Dykes , cio li traversi in un senso diverso e alla loro direzione un poco obliquo. Alcuni fatti come la penetraParte /.
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GEOLOGIA

zione di una calcarea bianca dolomilica in mezzo a calcaree scure semiscistose a Portovenere, la parziale dolomizzazione di una parte di un bilico di cui l'altra parte rimane non modificata, comesi vede all'isola del Tinello, ove sono arnioni silicei e noduli di arragonite e fossili principalmente bivalvi in una parte del banco di detta cal carea , mentre nell' altro diventato pi o meno cristallino e dolomitico, i fossili organici vanno disparendo, indicherebbero quasi non che la dolomite sia un vero Dykes il quale abbia penetrato in islato semi solido e pastoso in mezzo agli strati, ma che azione della dolo mizzazione abbia seguitato talora una linea non assolutamente paral lela agli strati medesimi ed abbia agito su varii banchi ed anco a diverse distanze laterali dalia linea centrale secondo cui ha general mente manifestata pi intensit. Se accennalo modo di essere degli strali nella catena occidentale del golfo della Spezia lascia non pochi dubbi sulle vere relazioni che esistono tra loro, non minore perplessit si prova quando si debbono paragonare questi strati con quelli presso a poco analoghi che si tro vano sull' allra sponda del golfo medesimo, cio sulla catena orientale, (' quando pure si vuole discutere la posizione relativa dei medesimi ira loro e certi altri banchi di agglomerati, di calcaree cristalline e di scisti quasi micacei che sono nella stessa catena e ne occupano estrema punta a mezzogiorno levante, eh' quella che vien detta della balleria di santa Croce a levante del capo Corvo e non lontana dallo sbocco in mare del fiume Magra. Chi partendo dal Telaro picciolo villaggio sulla sponda orientale del golfo, prende a traversare i monti che gli stanno alle spalle, cio a levante per andare alla cappella o antico monastero di santa Croce alla bocca della Magra, vede dapprima davanti a s e quasi al li vello del mare una massa, che quasi sempre ricoperta dal mare me desimo non si pu accertare se sia realmente di una calcarea impura e un poco porosa, oppure se sia arenacea; immediatamente vi stanno sopra degli scisti rossicci quarzosi che paiono immergersi sotto la montagna e cos inclinare incirca E. 10 N. ; a questi scisli succe dono dei banchi piuttosto sottili di una calcarea compatta grigia ac compagnati da scisti, i quali sono pi raddrizzati che i precedenti, ma tendono per ancora ad inclinare E. 10 N., poi vengono degli strati potenti di calcarea compatta grigia traversala da venule di calcarea spatica, i quali strati vanno diventando ognor pi verticali ;

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a questi succedono ancora altri banchi Ira i quali alcuni dopo aver passato per la verticale; cominciano ad inclinare 0 . 10 S.; tra loro vi qualche traccia di dolomite; a questi succedono ancora altri banchi calcarei compatti grigi, che assolutamente pendono 0 . 10 S. viene poi della calcarea porosa e ad essa succedono inferiormente delle arenarie silicee bianche e degli scisti color feccia di vino, che passano sotto la detta ca lcarea, i quali scisti paiono avere qualche analogia con quelli veduti presso il Telaro. Si pu dire che la slratitcazione in questa parte della catena orientale abbia quasi la forma di un ventaglio; da notarsi, che nelle calcaree compatte un poco scistose sono stati trovati anco su questa catena orientale al monte Caprione, che ne il pi alto vertice, degli ammoniti, che paiono non essere diversi da quelli della parte occidentale se non che sono di alquanto maggior dimensione. Dopo il succitato scisto rossiccio viene in seguilo dello scisto untuoso e poi una qualche arenaria quar zosa, ossia quasi quarzite, analoga ad una roccia frequentissima in riviera di Ponente e che vedremo appartenere al gruppo del Verrucano il quale inferiore a quello della calcarea giurese di cui ci stiamo ora occupando. Gli ultimi strati di cui abbiamo fallo parola s ' incontrano poco dopo il paese di monte Marcello, posto sull'allo di quesla catena orien tale del golfo; per andare poi da questo paese all'estremit della mede sima catena, cio verso il Corvo e la B ianca, si cammina per alcun tratto sulla direzione degli strati medesimi e cos per qualche tempo non se ne incontra alcuno di nuovo; in seguito, tosto che si torce pi verso levante e si giunge all'estremit del monte, un dirupo natu rale lascia vedere come questi strali arenacei passino sotto le cal caree compatte grgie e come siano dessi poi sorretti : 1. Da una roccia di aggregalo duro con molti frammenti di quarzo, il quale aggregato frammisto a scisti clo ritici, esistendo nei banchi di aggregalo quarzoso dei filoni di ferro speculare. 2. Da' strati bruni micacei scistosi ne' quali una picciola porzione di materia calcarea. 5. Da altra calcarea cristallina bigia e bianca quasi marmo bardiglio. 4. Da una calcarea bianca saccaroide. 5. Da certi banchi micacei. 6. Da altra calcarea saccaroide, che per la mica interposta diviene scistosa. 7. Da altra calcarea sublamellare bruna e bianca.

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GLOLCGIA

Tutti questi strali inclinano presso a poco 0 . 10 S . , e siccome le testate di queste roeee non sembrano alzarsi molto, non essendo detti banchi tanto inclinati, cosi non s incontrano verso monte Marcello; andando poi invece a santa Croce o bocca di Magra s ' incontra una specie di breccia legata dallo scisto, la quale somiglia un poco alla breccia di Serravezza, ma meglio ancora alla puddinga di Vaiorsina, dopo i quali banchi infine s' incontra uno scisto che ha dell' ana logia collo scisto micaceo, il quale ha l'apparenza di essere disposto in banchi contorti e ripiegati, giacch si vedono dapprima 0 . 7 S . , poi arcuarsi e finalmente presso la foce della Magra inclinare E. 7 N. Le indicate superposizioni della calcarea g rig ia , la quale spetta al nostro gruppo, sugli aggregali che spettano al verrucano e di queslo sullo scisto quasi micaceo, vengono confermate, quando si entra nella gola in cui situalo il paese di Ameglia, ove primeggia l'agglome rato, e da queslo paese volgendosi a ponenle si ritraversa la catena per rientrare nel bacino del golfo. La disposizione poi delle sopra indicate calcaree mi suggerisce id ea, che nei scisti rossi del Telaro analoghi a quelli di monte Marcello e nella calcarea porosa simile alla

rauchwake, la quale in

vari punti del golfo si mostra assieme a certe arenarie quarzose, sia segnato il limite inferiore della formazione calcarea a contatto degli strati superiori del verrucano, e che cos tutto quanto vi di calcarea superiore a questi nella catena orientale, corrisponda esattamente ai banchi della parte occidentale, cosicch siano gli strali dell'una identici a quelli d ell'altra, e che una rottura posteriore alla loro formazione gli abbia interrotti e separali, quando si scav il bacino del golfo che a loro s ' interpone. Viene anche convalidata questa idea dal modo con cui dalle due opposte parli del golfo i banchi calcarei alzano in senso inverso ed opposto le loro tesiate, cosicch prolun gando col pensiero i detti banchi, che sono dalla parte interna del golfo sopra ambe le sue sponde, verrebbero essi ad incontrarsi al disopra della linea centrale o media del golfo medesimo, presentando quivi una specie di arco la cui convessit sarebbe vlta verso il cielo; questo modo di considerare la posizione degli strati si concilierebbe assai con quanto si pu osservare nelle due catene senza ricorrere a un totale rovesciamento della stratificazione come era stalo da un illustre geologo proposto, rovesciamento per cui i banchi delle puddinghe delle calcaree granulari o semicristalline, non che

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degli scisti rebbe

micacei della Bianca e della batteria di santa Croce

alla bocca di Magra, i quali sono attualmente inferiori, si suppor fossero stati un tempo superiori ed appartenessero cos ad una parie della formazione giurassica assai pi recente quale sa rebbe Oxford

clay , mentre invece osservazioni molteplici falle al las. Pertanto nel modo mio di vedere io con

trove, tendono evidentemente a provare che quelle puddinghe sono realmente inferiori al sidero come una cosa a parte, cio come appartenenti al sistema del verrucano quelli banchi di aggregati quarzosi e scisti alternanti che stanno pi da levante e da mezzogiorno levante, nella catena orientale del golfo e come appartenente alla formazione del a qualche porzione dell1oo/tVe

las e inferiore, i banchi calcarei e scistosi

con fossili s d'una sponda che dell'altra di quel bacino, riguardando quelli cogli ammoniti e belemniti come pi antichi, e quelli con fossili bivalvi ed univalvi come un poco pi recenti, e ponendo inline i macigni di Campiglia e certi scisti rossicci e b ru n i, che sono con questi a contado, nella formazione del macigno a differenza del De la Bechc che questi scisti e macigni voleva fossero aneli essi inferiori alla massa calcarea, mentre non se non che per un accidente lo cale che in un sol punto in tal posizione si mostrano, cosicch infine nel modo mio di vedere, il verrucano sarebbe ristretto alla catena orientale donde si congiungerebbe al disotto dei depositi pi moderni colle rocce di analoga natura che al di l delia Magra si trovano s abbondantemente nelle alpi carraresi, ove osservasi presso a poco la stessa successione di rocce, e ove anco dal Guidoni, scopritore primo dei fossili del golfo, furono trovate presso la Tecchia bivalvi analoghe ed uguali a quelle rinvenute in alcuni banchi calcarei delle vicinanze della Spezia, siccome anco in montagne quasi dell'alpi carraresi di pendenti, perch da loro poco discoste, all'alpe di Corino in una calcarea giallo-rossiccia compatta , ammoniti e balemnili sono stali osservati, non che certe altre grandi conchiglie camerale che alcuni ed autorevoli geologi vorrebbero essere ortocere, ma che altri so stengono essere semplicemente giganteschi alveoli di belemniti. Chi volesse dare una lista alquanto completa dei fossili trovali presso la Spezia intraprenderebbe lungo e ben diffcile lavoro, giacch di molti non si potrebbe, attesa la poca conservazione e la dura roccia in cui sono incastrati, accennare se non che il genere; noteremo sol tanto alcuni dei principali ivi rinvenuti. Tra le bivalvi vi sono dei

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(..

pecten , u n avicula, un arcu, una pholuiluini/n? una pirciola u-straw, una lerebratu/a clic ha (|ualclic analogia con aiuta di ilrongniart e una pasiiloiia. Tra lo univalvi si possono citare un ccrithiuu, un fusus, o lorso un trochus. Ma quell1 elio abbondano di pi sono le
conchiglie concamerato o Ira osso specialmente gli ammollili: d Do la Morbo elio foco determinare dal Sovvorbv quelli raccolti in questo vicinanze della Spezia indica i seguenti:
Ammoriiles r \ l mirini?. Iella, biformi*.
Lisleri. Ammnnii<'s arlimlulu*.
diserril i*.

\enlriro*iiv
ro mpili*.

Phillipsii. roreixnensi*
(uidnni.

ratennlus. trapezoidali*

0 d,il signor Valonrionnes al quale furono iu\iati dai prof. Sisinonda 1 fossili raccolti alla Spezia dal signor (uidoni, vengono citali ancora olire molli altri meno riconoscibili esattamente, i seguenti:
Ammollile* dorsali*. Murrli insoitii. fimbriatus. Ammo:iiles falrifer. bisulralus.

Oc quali, alcuni come ammonite* nel terreno del essere

Linieri, si trovano anco nel

terreno carbonifero, ma per la maggior parte d e'quali ritrovasi

lias e alcuni nell' oolite inferiore. Con questi fossili

vi sono inoltre degli alveoli di belemniti c altri corpi, clic si vogliono

ortoceratiti; la presenza di questi ultimi, che si trovano ordi

nariamente in terreni pi antichi sarebbe una di quelle anomalie che si osservano nella paleontologia dei terreni che sono nelle alpi o ai piedi, e al di qua delle medesime, quando si confrontino coi terreni probabilmente della stessa epoca della Francia e doli' Inghilterra , giacch pare che da noi esista un miscuglio di corpi organici ap partenenti ad epoche diverse, miscuglio che indica che esistevano nelle regioni ora occupate da porzione delle alpi e degli apennini, condizioni differenti di organizzazione da quelle che regnavano in una zona posta pi a tramontana e ponente, condizioni per le quali i fossili caratteristici di due formazioni sincrone sono in esse regioni probabilmente diversi, potendosi quasi dire che forme organiche sia

UROLOGIA

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vegetibili, sa animali appartenenti in generale ad epoelie pi an tiche, si lasciano vedere unite in questi terreni alpini ed apennini a forme che altrove da sole esistono nei terreni a cui si vogliono riferire i nostri, per la classificazione dei quali io son di parere che tra le due opinioni le quali vorrebbero riferire i banchi fossi liferi della Spezia o al terreno

carbonifero o al lias quella sia pre

feribile che in questa pi recente formazione li vuole riporr, tanto pi che questo nostro lembo di terreno si mostra analogo cd iden tico ad altri non da lui discostissimi, come quelli della Lombar dia , e quelli soprattutto delle alpi marittime che si legano con quelli delle vicinanze di Castellana , di Digne c di altre localit delle basse alpi, ove la presenza della dubbio che non si abbia a vedere il terreno del

gryjhwa arcuala non lascia lias assai chiara

mente caratterizzalo perch non si abbia a tener conto di alcune anomalie che si possono quivi osservare, trovandosi desso per l'a p punto presso quella zona meridionale europea che nel sesto Congresso italiano il celebre De Buch indicava correre dalla C rim ea, nel T a t r a , nelle alpi orientali, ai confini del canton di Friburgo, piegare verso le alpi occidentali e passare per Barmc poco distante da Dignc, zona in cui le formazioni giurassiche sono da una speciale e pecu liare riunione di fossili caratterizzata, c in cui mi par diffcile di poter minutamente segnare tulle quelle molteplici suddivisioni clic nei terreni della stessa epoca in Inghilterra e in parti pi occidentali della Francia si sono stabilite.
TERRENO DEL V E R R lCANO.

Inferiormente alla calcarea giurese di cui ci siamo Ano ad ora occupati, regna una riunione di strati in generale aren acei, ma ac compagnali pur anco da scisti c pi da conglomerali a grossi ele menti , clic noi dal luogo,

la verruca, ove in Toscana si trova la

roccia che nc spesso principal componente, chiameremo il gruppo del verrucano, per adottare un nome che ben indichi di clic si tratta e che nello stesso tempo nulla giudichi anticipatamente circa la po sizione di tal gruppo al disopra dell' orizzonte geologico, giacch molto a questo riguardo variano i pareri dei geologi, volendolo gli uni legalo alle formazioni giurassiche, altri invece in un' epoca al quanto pi antica facendolo discendere.

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<;eolo (.ia

Or questo gruppo, ossia questa riunione tli slruti che assai costan temente ritrovasi non solo in alcuni punti degli apennini, ma ezian dio in molte parli delle alpi, frapposto alle rocce cristalline e alle calcaree del terreno giurassico, principalmente costituito da rocce che appartengono alla classe delle rocce di aggrega/ione, potendosi considerare come un' insieme di puddinghe o conglomerali grosso lani, di*arenarie a di\ersi colori, di rocce di quarzo, ossia quarziti, di scisti argillosi, ma pi talcosi che si alternano forse qualche rara volta con alcuni banchi calcarei. In breve accenneremo le principali variet delle rocce che abbiati) nominato e che tutte, in vario ordine per, si trovano nella Liguria. Le puddinghe sono aggregati pi o meno grossolani a frammenti ora rotondali ora angolari di rocce pi antiche, le quali consistono principalmente in quarzo, in gneis, in scisto micaceo, ai quali fram menti se ne aggiungono talora, ma ben raramente di quelli di granilo e pi raramente ancora di quelli di porfido. Questi frammenti sono impastati o in una specie di scislo o sono legati da un cemento di arenaria, ve ne di color rossiccio siccome pure di un grigio chiaro; la pasta dello scisto ha ben sovente l aspetto di uno scisto micaceo, ma pi ancora quello di uno scisto talcoso. Le rocce di quarzo o quarziti sono masse di un quarzo compatto grasso, ora screpolalo, ora massiccio, ma che lasciano bene spesso travedere che sono composte di numerosi frammenti o cogoli di quarzo i quali hanno I' aspetto di essere stati fusi insieme e quasi concolti ; parti talcose si trovano in mezz a queste m asse, le quali contengono talora, ma 11011 sovente, altri minerali e che essendo tal volta pi disaggregate, dimostrano allora di essere una puddinga in tieramente quarzsa. ' Le arenarie, come lo dice il nome, sone rocce arenacee per la massima parte quarzose, colle quali per si mescolano sovente pa gliuzze di mica e allora somigliano ai psammili, sono a grani tini spesso colorate in rosso, rosso bruno 0 color di mattone a cagione dell ossido di ferro che contengono. Ve ne sono anco delle grigie e talora delle verdastre. Si vede di quando in quando una specie di passaggio fra queste arenarie e le rocce di quarzo di cui abbiamo parlato, le quali sembrano formarsi in mezzo a loro, quasi che i granellili! di quarzo si fossero fusi insieme; anche talvolta queste arenarie, per una maggiore attenuazione dei loro grani e per miscu

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glio d parli eterogenee e particolarmente argillose, passano a delle specie di argille che sono di diverse tinte e colori. Gli scisti sono ora argillosi di un aspetto terreo, ora lucidi e co lorati in diverse m aniere, cio ora ro ssicci, ora b ru n i, ora verda stri, e perfino screziati di rosso violaceo e di verde-chiaro, diven tano sovente talcosi e pu dirsi che sono allora del quarzo, con delle foglie di talco formano dei veri steascist: sono allora untuosi al tatto; ordinariamente lucidi e rasati di un verde-chiaro, quantunque ve ne siano anco di color bruuo violaceo e rossiccio; qualche volta, e questo doveva essere il loro stalo generale anteriormente alle mo dificazioni sopravvenute, non sono che vere argille un poco scistose. La calcarea finalmente di cui alcuni pochissimi banchi sembrano subordinati, ma soltanto nella parte superiore del gruppo, alle rocce scistose e ad alcune arenarie ordinariamente una calcarea granulare, forse qualche volta un poco dolomitica e prende anco aspetto del cipollino, giacch spesso tramezzata da fogliuzze di talco o di mica. Quest'insieme di rocce ben corrisponde, come si vede pei suoi ca ratteri mineralogici, siccome anco per la sua posizione a quel gruppo di rocce clastiche, che s interpone spesso uelle alpi fra i terreni pri mordiali e le grandi masse ca lca ree, come sarebbero le puddinghe di Vaiorsina, alcune delle rocce di una parte della Tarenlasia e il con glomerato di Sern fl, rocce che si traversano dopo aver lasciati i ter reni cristallini e primordiali di cui contengono ordinariamente un gran numero di frammenti. Una differenza nondimeno di molla importanza non permette di indicare precisamente le relazioni generali di queste rocce, e si l'assenza dei fossili nel gruppo della Liguria, ove non ho ancor potuto trovare alcuna di quelle numerose impronte di piante che hanno rese celebri le giacilure d'antracite della T aicn tasia, qualche traccia per di combustibile fossile che il prof. Sismonda riporta allo stipite, pare sia stato trovato nella puddinga dei monti di Valdiblora nella contea di Nizza. La disposizione geografica di questo gruppo non facile l ' indi carla mollo parlicolarizzata; in generale esso circonda il terreno pri mordiale, formando intorno ad esso una zona pi o meno estesa, ma in certi punti
iene

a mancare, e par che si passi senza alcun

intermedio dal terreno cristallino alla calcarea; in altri punti poi difficile il distinguerlo dal terreno primordiale, quando mancano o

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(fo lo g ia

scarseggiano le puddinghe e gli agglomerali, e il gruppo soltanto rap presentato da scisti, da rocce che somigliano allo gneis, e da rocce di quarzo, che simulano molta analogia con quelle del detto terreno primordiale. In a delle parti della Liguria marittima in cui il gruppo arenaceo sia pi sviluppato si la contea di Nizza; vi abbonda nella valle della Tin ea, in quella della Vesubia e pi ancora in quella della Noia. Scendendo lungo la prima di queste valli dopo santo Stefano si vedono le alture della riva destra coronate da enormi masse di una puddinga rossiccia che sembra generalmente formare la base del gruppo arenaceo; questa puddinga contiene soprattutto dei rollami di gneis e di micascisto sparsi in una pasta di arenaria. Quivi si alza alla testa della valle del Roubion ad un'altezza considerabile, mentre che il fondo della valle della Tinea scavalo nello gneis c micascisto primordiale. A un' ora di cammino in

a monte di S. Sal

s i e r e l'aggregato discende esso stesso al livello del fiume che si scavato il suo letto in mezzo agli strali inclinati di questa slessa puddinga, mentre che un poco pi basso lor si vedono succedere enormi banchi di uno scisto rossiccio, frammisto ad altri potentissimi di un' arenaria bianca e di rocce di quarzo; in mezzo a queste are* narie e quarziti si scavava un tempo una miniera, di rame carbo nato azzurro, secondo il signor Risso, e secondo il medesimo deve essere in questi scisti o argille scistose rosso violacee, o meglio nelle arenarie a loro subordinate, che si trovano in alcuni punti delle tracce di mercurio (probabilmente solforato), il che non ha nulla di straor dinario, giacch in una roccia assolutamente analoga, e dir in una posizione identica, sono per l'appunto situate le miniere di cinabro, non ha mollo scoperte e ora escavate nelle vicinanze di Riva presso Serravezza sul contorno delle alpi apuane. Gli strati di scisto nella valle delia T in e a , sono contorti e sovente quasi verticali, siccome le quarziti e le arenarie ad essi congiunte. La loro direzione in questi luoghi sembra essere ad un bel circa dal S. E. al N. 0 . e la loro inclinazione al S. 0 . Si vedono dal fondo della valle salire alla som mit di certe vette che la circondano e che si trovano sopra Ror c Roubion; come gi abbiamo indicalo polenti masse di una calcarea porosa e di gesso, separauo questi scisti e arenarie dai banchi della calcarea giurese che loro sta sopra. Dalla valle della T in ea , se si torce verso leuinte si vede che il

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limite delle puddinghe dui lato delle rocce primordiali al Sud del Vallon di Molieres affluente della T in e a , scavato nello gneis e d cui soltanto la cresta del fianco sinistro o meridionale coronata dalle puddinghe delle quali enormi massi cadono nel letto di detto torrente, pi ancora a levante, il limite segnato dal torrente Saleze affluente della Vesubia, mentre che verso i terreni pi recenti i limiti passano presso Rimplas e al Nord della Bolline ; in questi dintorni masse o filoni di ferro particolarmente oligista, sono nello gneis che av vicina le rocce arenacee, 9e forse esaminando bene la lor posizione non sono invece in alcuni banchi del nostro gruppo arenaceo che a quello pi antico gneis rassomigliano. Accostandosi in seguito alla Vesubia lo spazio occupato da questo terreno assai si ristringe sulla destra di questo fiume di rimpetlo a S. Martino di Lantosca, ma acquista quindi detto terreno una maggiore potenza sulla sinistra sponda verso Rocca Bigliera e giunge sul vicino contrafforte che Ira la Vesubia e la Roia all' altezza di 3 0 0 0 metri alla sommit del monte B eg o , formata da un' arenaria quarzosa grigia e rossiccia a grana fin e, non che all' altra cima del

Capetet Sobran identicamente

formato e poco al precedente monte in altezza inferiore; nella valle poi si estende verso i terreni pi recenti fino circa a Bollena, e sull alto al colle di Raus, ove separato al solito dalle calcaree giuresi dolomitiche e compatte per mezzo dei gessi e della

rauchtvake, delle quali, guardando dalla valle presso Bollena, si vedono


con mirabile uniformit ascendere i banchi interposti alle due for mazioni, dall'im o della valle medesima fino alla sommit del colle, segnando con un colore ed un aspetto particolare i punti per cui s

estendono nelle montagne che tra questo colle e quella valle si frap pongono. Lungo questo contrafforte si vede che la base di questo terreno al disopra dello gneis formata dall' aggregato grossolano con rottami di gneis e forse qualche poco granito, non che con altri detriti di rocce che somigliano un poco al porfido; al disopra vengono le are narie quarzose a grana media di color grigio o rossiccio, e infine la massa degli scisti o argille scistose di color rosso fosco, ossia quasi violacee talora screziate di verde tenero, ve ne sono macchie quasi circolari. Quest'ordine di successione nei diversi strati d un terreno clastico, pare poi assai naturale, ove si rifletta che dopo un violento stato

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di cso in cui le acque staccavano dalle masse preesistenti numerosi pezzi di rocce d ie dovevano essere in seguilo gli elementi di un nuovo terreno, i primi Ira questi rollami a depositarsi saranno stati i pi voluminosi, i quali per conseguenza devono essere gl inferiori e i pi vicini alle masse da cui hanno avuto origine e di cui fa cevano parte; in seguilo devono essersi depositali i granellili! pi m inuti, quali sono quelli delle arenarie e infine le particelle pi at tenuale e pi miste di sostanze diverse, quali sono gli elementi degli scisli e delle argille, le quali naturalmente sono rimaste pi lunga mente sospese nell a cq u a, in cui erano in una soluzione bens mec canica, ma che talora poteva partecipare dei caratleri di una soluzione chimica. Quanto alle quarziti, rocce compatte, non bisogna vedere in esse che delle rocce modificale, cio riguardarle come rocce arenacee quarzose, nelle quali per cos dire gli elementi si sono fusi insieme modificazione ch egli pi facile concepire che tante altre metamor fosi, le quali pur si vedono in queslo terreno, che tulio indica aver soggiaciuto a polenti azioni modificanti; questa considerazione inoltre, dall essere siate le materie pi sottili ed attenuale le ultime a de positarsi, pu rendere anche ragione del non trovarsi in tal terreno i sedimenti calcarei se non che. alla parie assolutamente superiore del medesimo. Nella localit di cui abbiamo fin ad ora fallo cenno nella valle, cio della Vesubia e sul contrafforte di Raus gli strati sono inclinali verso il S. o il S. 0 . e corrono E. 0 . oppure N. 0 . , S. E. Questi stessi scisti e arenarie che si vedono al N. del colle di Raus passano in seguito alla testa del vallone di Cairos e corrono verso la Valancia e . Dalmazzo nella valle della Roia ove se ne vedono enormi masse nel basso della medesima, da queslo paese scendendo fino al Fonlan, tratto di paese lungo cui si pu osservare ugualmente la successione dei conglomerati a grossi elementi, delle arenarie e degli scisti o argille scistose screziate di rosso e di verde chiaro; in queste localit gli scisti sono pi untuosi al (allo, e sembrano contenere una maggior quantit di materia talcosa. Allo sbocco del torrente della Briga nella R o ia , che ha luogo rimpetto S. Dalmazzo, vi in mezzo alle quarziti e agli aggregati una roccia verde feldspatica, non dissimile da certe modificazioni o me tamorfosi che subiscono delle specie di argilla del gruppo arenaceo del dipartimento del Varo, quando vengono a coniano dei porfidi di

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quella regione. forse questo masso che il Risso ha indicato, nella sua opera sulla contea di Nizza, come una massa d serpentina, ma certamente se

desso come tutto conduce a crederlo, egli and

lungi dal vero. Al confluente del detto rivo e un poco sopra lungo *il medesimo, gli strati dimostrano d'immergersi verso l'Est al disotto delle masse calcaree compatte o subgranulari, che sono presso il paese medesimo della Briga. Rimontando in seguito nella valle prin cipale verso Tenda vi sono degli scisti talcosi untuosi, che sembrano essere in mezzo agli scisti e aggregati rossi; forse anco certi banchi di calcarea dolomitica che s'incontrano poco sopra questo borgo si trovano eglino ugualmente fra rocce arenacee, in mezzo alle quali fors' anco e in una loro particolare modificazione che le rapprossima allo gneis

il filone di piombo argentifero che si escavava

u ii

tempo

alla cos detta miniera di Tenda. Giunti a questo punto noi abbiamo percorso, per cos dire, il contorno meridionale del massiccio cristallino che abbiamo detto esi stere al centro, ossia sulla giogaia centrale di quella parte d ell'apennino che corrisponde alle alpi marittime, calcando la zona delle rocce arenacee che io cingono da questa parte. Le arenarie poi della cima della Biscia sulla catena centrale, gli aggregati, ossia pietre da mola del Vernante sul pendo settentrionale si trovano ugualmente sul contorno di detto massiccio, ma dalla parte di levante. Se vo lessimo poi uscendo dai nostri limiti, seguitare il gruppo arenaceo nella zona che forma intorno al massiccio cristallino dalla parte del Nord, lo troveremmo molto meno sviluppato, giacch ve ne bens qualche traccia verso Entraigues, ma tra il Gesso e la S tu r a , del qual colore eccetto forse qualche lembo presso Bergem ole, la calcarea giurassica o qualche sua modificazione come sarebbe il marmo di Valdieri, viene a contatto immediato dello gneis. Nondimeno sullo stesso versante N. vi ancora traccia di questo terreno e si trovano degli scisti talcosi, che ne fan parte, venendo pi a levante, cio a Boves, alla chiusa in vai di Pesio, a Roc caforte in vai d' E llea , ove sono associati a quarziti disaggregate che dimostrano essere vere puddinghe, ma queste arenarie e quarziti sono porzione, ( siccome gli altri lembi che sono alla torre in vai di Corsaglia, nella valle del Casotto e quelli di Murialdo e di B iestro) di una zona di rocce arenacee clic forma la fascia settentrionale del l ' altro grande elissoide cristallino che abbiamo accennato correre a

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GEOLOGIA

traverso le valli affluenti del Tanaro, non che nella sua valle prin cipale e in quella della Borinida, il quale elissoide poi ugualmente cinto da una fascia di rocce arenacee ancora pi caratterizzate dalla parte di mezzogiorno e cos pi specialmente verso la Liguria ma rittima. Se si parte dalle montagne che sono alle sorgenti dell Ellea e della Corsaglia se ne incontrano dapprima alcuni lembi, ma le tro viamo in seguito, queste rocce, mollo pi caratterizzale avanzando verso levante nella valle del Tanaro presso Garessio; di esse si ve dono masse enormi nelle montagne della catena centrale che sono ai S. e al S. 0 . di questa te r r a , consistono principalmente in pud dinghe e rocce di quarzo bianche con qualche sleaseisto come alla base di monte Calci e al colle dello di S. Bernardo che conduce dalla valle della Nevia a quella del Tanaro. Una gran parie anco delle montagne che dominano la prima di queste valli e che si le gano pel Sambruco alla cima islorica di Bocca Barbena sono formate da queste rocce quarzose che sovente assumono un aspetto particolare e sono scisti rossicci o bianchi lucidi, rasati, che contengono e im pastano numerosi pezzetti e granellini di quarzo; quantunque gli strali siano qui ondulati e contorti, nondimeno pare che generalmonte inclinino verso il S. e il S. 0 . Le rocce di questo gruppo continuano ancora a mostrarsi nelle valli che scendono a Toirano e alla P ietra, come verso Balestrino, Giustenice e dietro F inale; non formano per in queste localit un tutto continuo, perch le masse calcaree a loro soprapposte non le lasciano vedere in ispazii non interrotti ; sembra che i banchi di queste rocce abbiano subito delle piegature notevoli e pare che ab biano sentito gli effetti di un raddrizzamento che veniva dal Sud, giacch talora dopo aver lasciato il massiccio cristallino centrale si incontrano delle rocce di quarzo e degli scisti inclinati al S u d , poi si traversano le masse calcaree loro soprapposte e inclinate ugual mente nello stesso senso, e in seguito queste stesse masse calcaree si vedono prendere un opposta inclinazione, cio abbassarsi verso il Nord e pi lungi a n co ra , e pi verso il mare s ' incontrano nuo vamente gli steascisti che pendono anch essi verso il Nord, e cosi in una maniera contraria a quelle che tenevano nel contorno im mediato del massiccio cristallino. In queste localit, cio nelle vi cinanze della Pietra e di Finale, alcuni fatti sembrano indicare che

GEOLOGIA

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non vi una separazione totale tra il verrucano e le calcaree .so prapposte; giacch si vede qualche banco di calcarea compatta gra nulare, alternare cogli steascisti come accade verso il capo Noli, ove si vede sulla sponda del mare una massa di calcarea granulare gialla, poi la testata di un banco di roccia di quarzo e di slcascisto c in seguito nuovamente una calcarea grigia al disopra; ma questa ap parenza perde molta della sua importanza se si protraggono le os servazioni pi lontano verso il rivo sant'Antonio di Noli, ove le quar ziti e gii steascisti pi sviluppati ed associati ad un filone-strato di ferro oligista e ossidato si mostrano assolutamente al disotto della grande massa calcarea. Progredendo verso 1' Est si trovano maggiori difficolt a tracciare precisamente i contorni del gruppo arenaceo, giacch sembra modi ficarsi e presentare meno caratteri distintivi che aiutino a riconoscerlo, cos per esempio fra Noli e Savona sono semplici steascisti che ser vono da intermediarli fra i terreni che si possono chiamare primor diali e le calcaree; pi verso Genova poi, e ove regnano le serpentine, gli scisti talcosi che frequentemente s ' incontrano, sembrano in ge nerale doversi riferire di preferenza a modificazioni sopravvenute nelle argille della formazione del macigno e cagionate dalle enormi masse di serpentina che si trovano da quelle parti; pertanto vi ragione di credere che qui vi sia assenza delle rocce del verrucano. Da quanto poi abbiam detto si vede che a malgrado non poche in terruzioni la zona del gruppo arenaceo, ossia del verrucano, pu essere seguita e riconosciuta tult' all' interno dei due grandi massicci cristallini, dei quali si indicata l'esistenza in Liguria; ma non soltanto nei luoghi citati che se ne vedono tracce, ch ne esistono pure dei lembi in alcuni punti interni dei su accennali massicci, come al colle di S. Giacomo, nella valle della Bormida orientale; pare anche ve ne sia qualche picciola isola costituita principalmente da rocce di quarzo associale agli steascisti. Se ne vedono inoltre altri massi sparsi nello spazio compreso tra il massiccio cristallino delle alpi marittime e quello che va dalle valli del Pesio e della Corsaglia a Savona, cos ve ne non lungi dal coire di Tenda a Limonetlo, e pi all Est di questo punto sulle sommit stesse delle alte montagne delle Yiosenne e d'Ormea sulla sinistra del Tanaro se ne vedono varii lembi ; uno dei pi notevoli quello del colle del Pas; passaggio che conduce dalla valle del Tanaro in quelle della

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GEOLOGIA

Elica ; lasciando monte Carsi no e progredendo per poco a levante sul vertice di quello sperone s'incontrano dapprima inclinati a ll '0 . degli strati numerosi di una calcarea sabbiosa con arnioni silicei; questi banchi sembrano contenere informi resti di conchiglie non determinabili, poi si vede uno scisto siliceo, ( scisto coticula ) i n s e guito dei banchi pi potenti di calcarea compatta e altra semigra nulare; questi strali corrispondono a terreni pi recenti, ma al disotto di loro e con una forte inclinazione all 0 . sorge poi una massa di sleascisto soprapposto ad altra polente massa di rocce di quarzo; questa roccia, che appartiene positivamente al nostro gruppo, sembra in alcuni punti composta di frammenti rotondati o cogoli di quarzo formanti quasi una puddinga; in altri punti l'aspetto frammentario scomparso ed allora una massa di quarzite compatta o granulare; accanto di tal massiccio poi, ed ci che rende tale localit inte> ressante, spunta una massa non stratificata di una roccia rossiccia porfiroidea con parli somiglianti al diaspro rosso e contenenli cristalli di feldspato; si pu dire che un vero porfido feldspalico, ed il diaspro che con lui si fonde e fa passaggio, una modificazione della roccia quarzosa; al di l di tal masso s'incontra quindi dello scisto argilloso e nuovamente della calcarea, ma le inclinazioni sono cam biale, ci che spiega bene che il masso quarzoso e porlirico spunta al disotto di questa calcarea e che il verrucano forma un isola circoscritta in mezzo a lei. Fenomeno analogo un isola dello stesso terreno, ma pi estesa che presentasi ancora pi all' Est; continuando a camminare sempre sul vertice della catena secondaria di Ciamball e del monte d ' Ingioia composto di calcarea in lastre piuttosto sottili e compatte, dopo aver ritrovati dei banchi di calcarea semigranulare si vedono al luogo detto le trincee delle masse o strati di quarzo granulare, al disotto dei quali stanno immergendosi nello stesso senso, cio verso il N. 0 . , dei banchi di sleascisto seguiti ancora da altri banchi pi potenti di una puddinga quarzosa a noccioli, della grossezza di una noce o anco di un uovo, legati da un cemento parimenti quarzoso; tutte queste puddinghe si appoggiano sopra un massiccio di una roccia verdastra che si pu quasi caratterizzare come una protogine porfi roidea, se meglio non si vuol dire un vero porfido, roccia la quale forma la sommit del Pizzo d 'O rm ea, che una delle pi alte di quella catena; dopo aver traversalo questo punto si ritrovano nuo-

liE U L o m

1 1 .1

veniente le rocce di qmirzo verso il pian de' Termini situalo pi all'Est, e in seguilo le calcaree che hanno i loro banchi inclinati verso levante, il clic serve ad indicare che si nel contorno orientale della picciola isola, siccome ugualmente verso la parte meridionale che si estende nella valle del Tanaro non lungi da Nava e da Ormea si vedono gli strati calcarei inclinati presso a poco verso il S u d , addos sarsi a banchi di roccia di quarzo inclinati ugualmente, i quali a loro vece si appoggiano sopra una roccia porfirica analoga a quella del Pizzo, di cui abbiamo parlato, o ad una specie di s ' incontra anche in quella regione. Eccettuate queste specie d'isole che abbiamo descritte non si pu vedere, in fuori delle zone che fasciano il massiccio cristallino, altro lembo di terreno co' caratteri peculiari spettanti al nostro gruppo arenaceo o del verrucano, se non si giunge fino alle vicinanze del golfo della Spezia e precisamente come gi abbiamo fatto presentire nella parte orientale, cio verso capo Corvo e la batteria di sanla Croce a bocca di Magra, lo riferisco soltanto al gruppo arenaceo quei banchi che si trovano al disotto della principale massa di cal carea compatta di monte Marcello, cio quell'insieme di banchi di calcarea dolomitica alternanti con scisti cloritici, di scisti lucidi, di aggregati quarzosi rossastri i quali sono inferiori alla calcarea grigia che forma le alture di monte Murlo c del Caprione ; io riferisco anche a questo gruppo, ma con una tal quale esitazione, le arenarie silicee delle immediale vicinanze di Lerice e pongo nella parte inferiore delle calcaree o nella parte superiore del Verrucano, anco quelle brecce che si vedono presso la batteria di S. Terenzo. Nell esame de con torcimenti bizzarri della stratificazione ho creduto vedere che questa parte di arenaria silicea passi sotto la calcarea e sia una modifica zione particolare delle arenarie della parte orientale della catena del golfo, ossia di quelle che sono verso la Magra. Si potrebbe ugual mente essere tentati di riunire al gruppo del verrucano quelli scisti screziati che sono accanto al terreno ammonitifero della parte oc cidentale del golfo, ma come accennammo dubbio molto che siano realmente inferiori alla calcarea giurese e vi sono degli indizii per crederli invece legati colla formazione del macigno a detta calcarea superiore. Checch ne sia di questi ultimi ravvicinamenti egli indubitalo, che in questa eslremil orientale della Liguria ritroviamo, quale l ab Parte /. 8 gneis che

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uo i.oi.u

biaino veduto am o dalla palle della riviera di ponente, una riunione di rocce clastiche, le quali si collegano a scisli cristallini, che formano per cosi dire dei centri intorno ai quali sono andate deponendosi formazioni successivamente pi recenti, giacch anco pel verrucano della Bianca e della batteria di Santa C roce, pu dirsi che dipende da quello poco lontano, che attornia e in parte costituisce il centro o massiccio cristallino delle alpi apuane, sopra cui sono venute in seguito a posarsi le calcaree compatte che abbiamo riferito alla for mazione giurese. Ma se nessun dubbio noi abbiamo sulla posizione parziale di questo nostro gruppo aren aceo , cio se sia o no inferiore alle calcaree giuresi, molli invece ne sorgono quando si traila di assegnarli una precisa posizione nella scala geologica ; molti e chiarissimi geologi, dir anzi i maestri della scienza, vorrebbero che questo notevolis simo gruppo non fosse altro che la porzione inferiore della forma zione giurassica e altro cio non fosse, che il rappresentante di quelle arenarie che in altri luoghi non contestati, si trovano essere sotto il

lias; e sono dessi condoni a quest'opinione dall aver ritrovati nelle


alpi in certi b an ch i, i quali alternano con rocce arenacee che hanno qualche analogia colle nostre, dei fossili riferibili al

lias, siccome

anco vi sono condotti lai non aver potuto osservare un preciso stacco tra queslo nostro gruppo arenaceo e la calcarea indubitatamente giu rese. In tale stato di cose nell'emettere io un'opinione diversa, e non tutta d' accordo con quella di molti maestri della scienza potrei per vero, essere tacciato di temerit se non vi fossero dei fatti, e questi anco di non lievissima importanza che militassero a favore dell opi nione che io gi a questo riguardo ho in altri luoghi proposta. Badando alle analogie mineralogiche, che pur debbono avere un tal quale valore, quando soprattutto i confronti non siano istituiti Ira luoghi molto distanti, c ponendo mente che gli altri caratteri, i quali potrebbero confermare o invalidare le conseguenze traile dalla so miglianza nell'aspetto mineralogico mancano assolutamente, non sar poi estrema arditezza il trovare che l analogia fra gli aggregati a frammenti di gneis e di scisto micaceo del nostro gruppo della Li guria, e quelli del dipartimento del Varo faccia pensare assai ai terreni di arenaria rossa o

rothliegende non molto lontani dall epoca car

bonifera e in questo dipartimento francese riconosciuti o sospettali ; he le marne scistose rosse, le arenarie grigie e verdastre ricordano

fEOLOCIA

f 15

bunter sandstein, che infine le dolomiti, certe arenarie e altre marne variegate ricordano il keuper ossia le manie screziate supe riori al mushelkalk ed inferiori al lias. Se noi per non vogliam
il lener conto di tutte queste suddivisioni e vogliam fare, come un certo numero di geologi, un solo gruppo di tutte le rocce arenacee che si estendono dall' arenaria rossa al astrazione dei banchi calcarei come del del

lias esclusivamente, facendo zechstein in certi punti, e

mushelkalk in certi altri, che si sono sviluppati o no in mezzo

a queste rocce arenacee, io credo che non saremo lontanissimi dalla verit, supponendo clic il nostro gruppo tal quale si trova nel contado di Nizza e in altri punti della Liguria un rappresentante di una porzione almeno di quell insieme di terreni che vengono comples sivamente chiamati col nome di formazione del

trias. Sono anche

tanto pi fondato a propendere verso quest' opinione e ad ammettere per conseguenza quest'analogia, perch in una regione dir immediata al contado di Nizza come il dipartimento del Varo il gruppo del

trias assai sviluppato con caratteri che lo fanno indubitatamente


riconoscere e vi presenta moltissima somiglianza col nostro gruppo arenaceo, ossia del verrucano subalpino o subapennino che si voglia chiamare. Cosi gli aggregati dell'Esterel de' quali non si dubita che appartengano al gruppo del

trias e che sono legali coi porfidi ro ssi,


della valle della Roia;

sono per l ' aspetto assolutamente identici a quelli delle vicinanze del monte Bego, di S. Dalmazzo presso Tenda ambi contengono ciottoli di quarzo, di porfido, di gneis, di scislo micaceo. Le arenarie dello stesso monte Bego somigliano mollo a quelle di Frcjus e d'Hieres le quali sono forse in quella suddivisione del

trias che corrisponde all arenaria screziata; siccome gli scisti,

le argille scistose rosse c verdi del Fonia n somigliano in tutto anco nei pi minuti particolari, meno l essere un poco pi talcoso, alle marne screziate di Coufaron, perfino anco i minimi fenomeni che si possono chiamare accidentali si riproducono analogamente e nel Varo e nel gruppo delle alpi marittime; cos il rame carbonato turchino si trova in ugual giacitura e in una regione e nell'altra; il gesso e la rauchwake in analoga posizione, cio nella parte superiore si fanno vedere e in una localil e nell altra, e se i banchi del

mn-

slirlkalk, che si trovano chiaramente caratterizzati noi dipartimento


del Varo, non si pu osservare che precisamente s incontrino nelle alpi marittime, puro non sarebbe assolutamente irragionevole il so-

I *>

( . . \

spettare clic cerli banchi di dolomite subordinati alle rocce arenacee dal lato di Tenda c ili altre localit si siano sostituiti ili questi paesi a quello del

mushelkalk clic ritrovansi nel dipartimento del Varo.

Questo confronto poi dei due gruppi rende anco tanto pi pro babile la sospettata analogia, se si esamini la relativa disposizione geografica dei due terreni. L estensione di paese che corre dalle montagne dell' Estere! e delle Maures a quelle del contado di Nizza verso l origine della Tineai presenta dapprima, partendo dalla costa, un massiccio primordiale composto di gneis e di micascisto, sul quale tosto si appoggiano le masse di aggregato rosso, di arenarie e di marne screziale con al cuni banchi di

mushelkalk, questi banchi sono traversati da polenti

masse di porfido di molteplici \ariol ed inclinano in generale verso il N. oppure il N. N. E. Al disopra di loro si veggono delle masse calcaree riferibili ai terreni giurassici, e poi al disopra ancora delle masse estesissime di terreni cretacei sviluppatissimi che si presentano in islrali molto meno inclinali. Si possono seguire queste masse fino nel contado di Nizza e vederle su molte delle allure che sono verso l'Esteron e quelle del contrafforte che sta fra la Tinea e la Vesubia. Itimonlando successivamente queslo stesso controfforte fin dove si avvicina al suo punlo di giunzione colla catena delle alpi, si co mincia dapprima ad abbandonare il terreno cretaceo dalla parie di Maria e allora il geologo viaggiatore si ritrova sulle masse calcaree riferibili alla formazione giurassica, che rissortono al disotlo dei ter reni cretacei e rimontando ancora per quelle creste e vallale vede \enire alla luce, ma con una inclinazione contraria a quella che avevano nel diparlimcnlo del Varo, le rocce arenacee rosse, cio gli scisli o argille scistose, le arenarie di diverso colore, le rocce di quarzo, gli aggregati rossi, ed infine al disotlo di tutto questo, il ter reno cristallino dcHa catena centrale. Dal che viene naturalmente idea che gli aggregati del dipartimento del Varo e quelli della valle della Tinea segnino le rive opposte di uno stesso antico bacino, lungo le quali hanno poi avuto luogo gli slessi fenomeni della formazione delle masse gessose e dolomitiche e in cui si erano depositati a mano a mano i terreni pi recenti che le dette rocce arenacee; dalla quale considerazione poi appare che pu tenersi per meno irragionevole quell opinione che crede di vedere nel gruppo arenaceo del contado di Nizza, siccome in quelli a lui identici di altre parli della Liguria,

UROLOGIA

1 1 7

i rappresentanti di una porzione almeno della formazione del

trias.

Quest' opinione ancora ha poi ricevuto un' indiretta confer da os servazioni, che il celebre De Bueh ha recentemente istituite sopra i conglomerati rossi delle valli del Bergamasco, che par si leghino cou quelli del lago di Como, conglomerali che presentano analogia mol tissima e di posizione e di aspetto mineralogico con quelli della Li guria , e che si volevano ritenere come facienti parte dellii forma zione giurassica. Il celebre geologo Prussiano ha esaminato un fossile rinvenuto in un banco subordinalo a quelli conglomerali delle valli del Bergamasco, e questo ha pensato essere uno dei fossili del del Bergamasco dei rappresentanti del

mushelkalk il che

P induce a non essere alieno dal vedere in quelle rocce arenacee

trias; e da ci ne viene pure

che forse i conglomerati del lago di Como, a quelli vicini, possano essere riguardati come della stessa epoca e che per conseguenza si possa sostenere con tutta ragionevolezza, che il nostro gruppo arena ceo, ossia del verrucano, il quale tutti si accordano a riconoscere analogo a quelli conglomerati del lago di Como, si possa con una certa probabilit riguardare anch'esso come il rappresentante di una porzione del

trias.
G R IP P O CRISTALLINO.

Al disotto del gruppo arenaceo, ossia del verrucano di cui ci siamo lino ad ora occupati, e quasi fondamento visibile sul quale tutte le altre formazioni della Liguria si appoggiano, esiste una serie di rocce cristalline stratificate, che tutto ci conduce a riguardare come le pi antiche del nostro paese, sia che si voglia vedere in esse delle rocce originariamente costituite quali lo sono presentemente, sia che si voglia considerare il loro sialo attuale come un effetto di sopravvenute me tamorfosi. Noi in tulli i modi denomineremo questa serie il gruppo cristallino e lo riguarderemo come composto di gneis, di scisti mi cacei , d scisti talcosi, e talora di certi scisti anfibolici. Lo gneis presenta variet notevoli che si mostrano indifferente mente su vari punti della sua m assa; ora contiene, oltre i suoi so liti elementi, il quarzo e non differisce allora, se non che per la stratificazione da certi graniti; ora invece della mica contiene del laico, e allora diventa uno gneis stealitoso, variet che predomina generalmente nelle montagne della riviera che si trovano verso le

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(.EOLOiilA

sorgenti della Bonnida, ora infine ha un (al quale aspetto portroideu vedendosi in mezzo a lui dei cristalli pi o meno regolari e distinti di feldspato, ora glandularc, ora infine ha la composizione che suole essere la pi comune ed essenziale di questa ro cc ia , e non composto se non che di mica e di feldspato. Lo scisto micaceo presenta minori variet che lo gneis, ed facile confonderlo qualche volta con certi filladi, e pi cogli scisti lalcosi i quali si trovano pi abbondantemente sparsi che questo in Liguria j contiene esso talora dei granati, ma in generale poco ricco di mi nerali accidentali, giacch certe tormaline, e cerli aitinoti che si ve dono nelle montagne all10 . del colle di T e n d a , si ritrovano di pre ferenza nello gneis o in certi graniti a piccioli grani, che sono al confine o al contatto del granilo o

syenite porfiroide, e de'quali forse

il granito a piccioli g ra n i, non che una modificazione. Quanto agli scisti talcosi o steascisti mostrano diverse variet, spesso sono total mente untuosi al tatto e formano la variet

sleascisto, stcalitoso di

Brongniarl; talora hanno l'aspetto noduloso, talora infine si appros simano allo sleascisto cloritico. da notarsi nondimeno che molte di quesle variet s ' incontrano anco pi spesso in quelli scisli lalcosi che sono associali alle rocce arenacee, e cos non fanno parte del nostro gruppo cristallino. Lo scisto anfibolia) infine ha minore importanza che le rocce pro cedenti ; non presenta ordinariamente che quella variet che corri sponde all'

anfibolitc scistoide di Brongniarl e assai raramente si

mostra in mezzo alle altre rocce stratificaie e cristalline della Liguria. Questo gruppo o complesso di cui abbiamo indicato le principali variet, forma per cos dire il nucleo intorno a cui vengono ad adagiarsi, siccome gi ne abbiamo dato un cenno, i terreni pi re centi; e composti dalle sue rocce si possono osservare in Liguria due principali m assicci, siccome gi ci accaduto pi volle di far sentire, e di questi due massicci, sebbene non si estendano intera mente nella Liguria marittima, ci converr in intiero favellare, perch delle loro parti non si pu scindere la descrizione. Il primo massiccio cristallino, ossia il pi occidentale, per cos dire un grande elissoide di cui asse principale presso a poco dirello dall 0 . N. 0 . all E. S. E.; la sua estremit occidentale si trova accanto al colle di Pouriac verso le sorgenti della T in e a , ove al di sotto di strati secondarii assai recenti, si vede emergere una montagna

UFOLOGIA

1 10

chiamata

Pln'un, composta di gneis in cui sono sparse grandi piastre

e quasi arnioni di ferro oligista. Questo punto si trova situato sulla catena centrale, di l sia ohe si discenda nella valle della Stura, sia in quella della Tinea, e che si segua una linea quasi parallela al ver tice della caten a, si cammina sopra delle rocce appartenenti a questo gruppo e soprattutto sullo gneis e qualche scisto micaceo; queste rocce vengono a (inire sulla sinistra della Tinea tra santo Stefano e l'isola; passano poi sulla destra dello stesso fiume al disotto di quest'ultimo villaggio, e un poco si estendono su detta riva stando alla base dei monti che separano questa valle da quella del Roubion suo affluente. A un'ora circa sopra S. Salvatore, la linea che serve loro di limile si volge all'E st e passa un poco al Sud del vallone di Molires, corre di l lungo la valle del Saleze presso S. Martino di 1,aniosca, segue la riva meridionale o sinistra della valle di Finestre, va a raggiungere il piede del monte Bego e quello occidentale della cima della B iscia, si volge in seguito al N., traversa la catena centrale, passa per Entraigues nella valle del Gesso e in conseguenza nel ver sante settentrionale, taglia un poco a l l '0 . di Valdieri il contrafforte che tra il Gesso e la Stu ra , e va a raggiungere questo fiume presso Vinadio; questo limite in seguito si mantiene poco lontano dalla riva sinistra fino a ponte Bernardo, ove passa sulla riva me ridionale , per ripassare nuovamente poco dopo sulla sinistra, ma soltanto fino a Bergeggi, donde girando bruscamente al S. 0 . va a raggiungere il colle di Pouriac, situato a poca distanza al Sud da quest' ultimo villaggio. Tutta l'estensione di montagne comprese dentro questi limiti pre senta in generale una grande massa di gneis associala alle altre rocce che abbiamo indicale, vi si sollevano ad una grande altezza, e pre sentano assolulamente 1' aspetto delle grandi alpi. La direzione della stratificazione dello gneis in questo massiccio cambia alquanto secondo i punti in cui si osserva, ma ci che cangia ancora di pi l ' in clinazione degli strati; sembrano infatti generalmente raddrizzarsi ap poggiandosi verso il vertice della catena, e inclinano al di fuori di essa immergendosi verso l'emisfero meridionale sul piovente del me diterraneo e verso l'emisfero Nord dal lato del bacino del Po; cosi nella valle di Molires che si trova sul versante meridionale e presso a poco ugualmente distante dalla estremit del grand'asse dell'elissoido, si vedo lo gneis glanduloso e sleali toso correre N. E. S. E.

1 2 0

GEOLOGIA

(* inclinare al S. O. ; in questi contorni per accanto allo gneis vi sono altri banchi ugualmente steatitosi associati a piccioli banchi di calcarea cristallina con forse dell* asbesto, che fanno sospettare vi sia un lembo di rocce metamorfiche pi recenti che il restante del gruppo il quale ha maggiormente i caratteri primordiali. Sul piovente set tentrionale invece presso Valdieri tra questo borgo e i bagni, lo gneis corre ancora dall' . N. 0 . all' E. S. E . , ma inclina al N. N. E. La stessa direzione e la stessa inclinazione si osservano pure presso i bagni di Vinadio nello gneis granitoideo di quella vallata, quantunque non lungi da questo punto paia che gli strati avvicinandosi forse ad un'estremit dell'ellissoide pieghino un poco diversamente, prendendo dapprima la direzione S. 0 . N. E. e in seguito quella di S. S. 0 . colle inclinazioni corrispondenti, ma sempre verso l'esterno del mas siccio. Lo stesso fenomeno della variazione della stratificazione si presenta quasi nello stesso modo all'estremit orientale dell*asse, cio verso l'origine della Valancia e della Gordolasca, la prim a, af fluente della B oia, l altra della Vesubia, ove gli gneis granitoidei, che passano sotto le arenarie pi recenti del monle Bego e si accostano alle cime che stanno a ponente del colle di T e n d a , presentano una direzione che si approssima di pi a quella del N .. al S. avendo l ' inclinazione verso I' E. Questi cangiamenti di stratificazione che seguono i contorni e la figura dell ellissoide indicano una certa regolarit nei fenomeni che hanno dovuto produrre questi raddrizzamenti e queste inclinazioni degli strati ; si potrebbe trovare la spiegazione della causa di questi cangiamenti nei fatti che stiamo per enunciare. A malgrado che abbiamo detto, essere le montagne dal monle Bego al colle di Pouriac, generalmente composte di rocce cristalline stra tificate, nondimeno vi qualche eccezione, giacch la parte pi cen trale di questo massiccio occupata da rocce di altra natura. Il granito si mostra infatti quasi nel bel mezzo dell'ellissoide nelle montagne che sorgono a ponente del colle di Finestre, e corrono fino al colle di Chatillon verso la valle di sant'Anna. Esso occupa la parte alta del corso del Boreon, di l passa al colle di Frema Morta al disopra di Molires, e poi per la cima di Orgias giunge sul versante N. ai bagni di Valdieri, e in amonle di Entraigues. Questo massiccio di granilo in generale biancastro, a struttura portiroidea con larghi cristalli di feldspato, potrebbe ben essere la ca-

GEOLOGIA

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gionc del raddrizzamento degli strali clic lo circondano, c clic ven gono ad appoggiarsi su di lui da una parte, ina che da un'altra egli sembra penetrare, e dir cos, modificare per mezzo dei nu merosi filoni ch'egli manda in mezzo a delti strati nelle sue vici nanze. Vi sono numerosi esempi di questo fatto dal lato della valle di Finestre, ove la massa della montagna composta di gneis granitoideo sembra frastagliata da filoni o vene di granilo a grossa grana. Lo gneis poi nella vicinanza immediata del granito, ha preso una tessitura ancor pi cristallina, ed ha esso stesso in alcuni punti aspetto d'un vero granito a piccioli gran i; pare che analoghe mo dificazioni si mostrino ancora un poco pi all' Est presso i laghi di Vermasca, ove altro picciolo lembo di granito spunta a traverso gli gneis delle vicinanze, i quali quasi possono confondersi cou lui; ed pure in un'analoga modificazione dello gneis, e presso la grande massa granitica del Malto e del colle di Frema Morta, che sorgono le acque termali de'bagni di Valdieri, le quali giungono ad u n 'al tissima temperatura ; pare anco che quelle non men calde di Vinadio situale a ll '0 . N. 0 . in c irc a , e alla disianza di non mollissimi chilometri dalle precedenti, sorgano da una roccia analoga, disposta in modo da far vedere che dei filoni di granito i quali partono da una massa che non deve essere molto lontana si sono iniettali in mezzo allo gneis: si sa d'altronde che le sorgenti termali sono con siderate come indizi di sollevamenti e perturbazioni che pu aver subito il terreno in mezzo a cui sorgono. Un'altra sorte di feno meni che pur si legano al sollevamento e dislocazione del suolo, sono i filoni metalliferi, e di questi se ne possono osservare alcuni in varii punti del massiccio cristallino che noi consideriamo. 1 principali sono quelli di piombo sulfurato argentifero di Yinadio, quelli delle vici nanze del Monbego e di Tenda, al limite del terreno cristallino, e del gruppo arenaceo, e alcuni altri sia sul piovente Nord verso Bergemole, sia nel piovente meridionale al Sud del vallon di Molires e in alcuni altri punti. Dalle quali cose tutte risulta, che non si pu negare che il gruppo cristallino delle alpi marittime non abbia sof ferto forti dislocazioni, e che probabilmente il nucleo granitico cen trale indicato presso i monti del colle di Frema Morta ne sia stato il principale agente. Oltre questo granilo vi sarebbe anco una specie di roccia anfiho lica che si osserva nella valle della Tinca scendendo dal villaggio

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i.KOLOCIA

d ' Isola a S. Salvatore, la quale si potrebbe credere aver coulribuilo a questi movimenti e dislocazioni, ma si mostra dessa sopra un cosi picciolo spazio, che difficilmente le si possono attribuire questi giganteschi effetti; vero per, che il professor Sismonda ha rico nosciuto al colle della Longa un'altra massa di una roccia, ch'io sospetto analoga a quella dell' Isola, sebbene il prelodalo professore tenda a classificarla colla serpentina, la quale, come che pi cstendesi, ed in masse pi considerabili, pu realmente aver contri buito a cert une delle dislocazioni degli strati di quelle vicinanze. Il secondo massiccio di rocce cristalline, che si pu osservare in Liguria, situato pi a levante del precedente, ed anch'esso una specie di ellissoide pi allungato, di cui l'asse maggiore di reno dall'O. qualche grado IS. a li'E. qualche grado al S . ; i suoi contorni meno regolari che quelli del precedente sono pi difficili a determinarsi, e non giunge che ad altezze assai m inori, polen dosi dire inoltre che alcuni banchi i quali si trovano in esso, cosa dubbia se realmente possano con lui classificarsi, o se pure non si abbiano a riunire a banchi quasi analoghi che si trovano nel ter reno arenaceo che lo seguila. Si pu dire che comincia ad una pic cola distanza all'E. N. E. dell'estremit orientale del massiccio cri stallino delle alpi m arittim e, giacch li gneis che s ' incontrano verso la Ycrmcnagna, e pi quelli della Bresimauda, fanno gi parte di quella estensione di terreni cristallini che giungono fino a Savona; queslo gruppo occupa poi la parte media delle valli del P esio, dell'E llcra, della Corsaglia, traversa la valle del Tanaro sotto Garessio, raggiunge l'alto delle valli delle due Bormide, e finisce sulle sponde del mare presso Savona ed Albissola. Esso contiene forse maggior variet di rocce che il precedente, e pare che gli scisli e gneis talcosi vi predominino. Le direzioni ed inclinazioni dei banchi vi sono tanto variale, quanto nel pi occidentale, e siccome queslo mas siccio non occupa che sopra una picciolissima parie della sua esten sione il vertice della catena centrale, la quale esso taglia obliqua mente, cos pi difficile di coordinare colla direzione di questa, la direzione e inclinazione degli strali medesimi. Si pu dire nondimeno che supponendo una linea diretta dall'O. pochi gradi al N ., a li 'E. pochi gradi al S . , la quale partendo dalle montagne che sono al disopra, e all'Est del Vernante nella valle della Ycrmcnagna, giunga nelle vicinanze di Savona, gli strali sono

GEOLOGIA

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generalmente diretti come essa, e che eccello in alcuni punii inclinano da un lato e dall altro di questa lin ea, cio da una parte presso a poco verso il N. N. E ., e dall'altra verso il S. S. 0 . , cos nella valle del P esio , dopo aver traversata la zona calcarea che sta verso la pia nura ed inclina al N ., si trovano sotto di lei delli gneis steatilosi in clinati dapprima nello stesso senso, che passano tosto ad avere un'in clinazione co n tra ria , cio sono volti al S. S. 0 . e vanno ad immer gersi sotto la calcarea del t a r s in o , inclinata essa pure S. S. 0 . c facienle parte della zona meridionale. Lo stesso andamento si pre senta pure pi a levante in vai di Corsaglia e di Casotto, e nella parte della valle del Tanaro che fra Garessio e Bagnasco; lo gneis steatitoso, che pi vicino alla prima di queste due te rre , inclina verso l'emisfero Sud per immergersi sotto la catena centrale, e quello che pi verso Bagnasco inclina al N. N. E .; lo stesso accade*nella vallo della Bormida da Murialdo a Calissano, ove gli steascisti lucidi alternanti con scisti anfibolia e soprapposti a gneis slealitosi con aspetto graniloideo, inclinano da un lato N. N. E. immergendosi sotto la calcarea granulare di Millesimo, e dall'altro verso S. S. 0 . pas sando sotto le rocce di quarzo steatitoso, le puddinghe e la calcarea compatta di rocca Barbcna e di monte Calvo, che pendono esse pure verso il Mediterraneo. Gli stessi fenomeni si ripetono ancor pi lungi a Se Ile pani e Melogno, ma le direzioni nel senso d e ll'0 . N. 0 . al E. S. E. sono meno generali e costanti ; delle masse di granito che sorgono in mezzo allo gneis alle spalle di Savona e l accostarsi delle grandi masse serpentinose che s ' incontrano a levante di Savona e Albissola, sembrano aver sturbate queste direzioni, le quali sono cam biale invece in quelle di S. S. 0 . , N. N. E. Nella parie orientale del gruppo che siamo andati indicando, lo gneis e delle specie di micascislo alternano talora con specie di scisti anfibolici neri, come presso Savona ed Ellea o con scisti cloritici come all Alpicella al N. di Varagine. Si anco da questo lato che il detto gruppo pi frequentemente tagliato da vene e filoni granitici, dei quali non si vedono tracce nella parte pi occiden tale; quanto ai filoni metallici non sono n molto notevoli n mollo frequenti, vi sono nondimeno delle tracce di piombo sulfuralo ar gentifero nello gneis delle vicinanze di Garessio; in quello di Rialto presso Finale e non lungi da Quiliano nella valle della Corsaglia, il filone di ferro che si scava a Montaldo, sembra piuttosto essere negli scisti talcosi c rocce quarzose del gruppo arenaceo.

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Oltre poi i duo massicci principali di sopra indicati, altri so no trovano nelle loro vicinanze e questi sono un picciolo lembo ad Ormea e un altro pi vasto, verso Noceto, ma siccome sono fuori Iella regione di cui ci occupiamo, n la cognizione delle loro par ticolarit necessaria alla spiegazione dei fatti che si osservano nella Liguria marittima, cos ci asterremo dal farne parola. Pi oltre infine ed a levante di Albissola non si pu dire clic vi sia traccia di rocce riferibili al gruppo di cui ci stianto occupando; per cos dire a dare la sto ria , e non se non clic all estremit orientale della Liguria al capo Corvo, cio clic esiste un picciolo lembo di scisto alquanto micaceo che si sarebbe dapprima tentato di riferire al nostro gruppo cristallino, ma che per assai pi probabile faccia parte del gruppo arenaceo, ai cui aggregati in quella localil egli si pu dire assai intimamente legato.
nOCCE DI TRABOCCO.

Fin qui le rocce di cui ci siamo occupati hanno un' origine co mune e prodotti sono di sedimenti operatisi in mezzo ad un fluido, sia che gli elementi delle dette rocce vi fossero allo stato di una soluzione m eccanica, o a quello di soluzione chim ica; questa loro origine viene indicata dal modo con cui dette rocce sono disposte in istra li, cio pi o meno distinti, che dimostrano essersi esse suc cessivamente depositale in una posizione dapprima orizzontale, o almeno non mollo inclinata, cambiala poi in altre assai inclinale, e anco verticali dalle successive rivoluzioni o sconvolgimenti, che ne alterarono la originaria posizione, c modificarono perfino la na tura delle rocce medesime. Quelle di cui ora infine ci resta a fa vellare, hanno una ben diversa origine, e partile dall'interno in uno stalo di fusione, o di semifusione, vennero alla luce in masse ingenti traboccando alla superficie della te r r a , pertanto giustamente il nome di rocce di trabocco pu loro accordarsi. Le principali tra queste sono il granilo, il porfido e le rocce serpentinose, tra le quali anco possono comprendersi certe rocce, rhe si accostano alla classe delle anfiboliche.

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(iH.VNITO.

Il granito nella Liguria non ha grande importanza, e fatta emo zione di quello che abbiamo indicato nel cuore della giogaia cen trale delle Alpi marittime, ove si mostra in una massa assai polente che dirama per cosi dire dei filoni laterali attraverso lo gneis e gli scisti cristallini, non vi sono che le vicinanze di Savona e di Al bissola che ne presentino qualche lembo isolalo. Quello delle Alpi marittime in generale di un colore grigio con larghi cristalli di feldspato c perci presenta la struttura porfiroidea; parte invece di quello delle vicinanze di Savona ha una struttura alquanto diversa; in quest' ultimo infatti gli elementi in generale hanno presso a poco tutti le stesse proporzioni, e la mica prende un colore verdastro, olen d o si dubitare anco che talora non vi sia sostituito del talco, onde quella roccia piuttosto una protogine che un vero granito po trebbe chiam arsi; in questo granito frequentemente la cristallizza zione degli elementi non tanto marcata e quasi si direbbe che cade in disaggregazione. Tale in gran parte la roccia di cui sono composte le montagne di pian del Merlo e di C de' Ferr mentre in alcuni punti pi vicini al colle di Cadibona accenna un poco di pi alla struttura porfiroidea, la quale poi marcatissima nel masso granitico che si trova nelle vicinanze di Albissola, cio tra il Riabasco e il paese di Ellera ove abbondano larghi cristalli di feld spato e la mica ha un colore grigio scuro; quest' ultimo masso manda pure dei filoni negli gneis e negli scisti anfibolici che sono in quelli dintorni. Un'osservazione si potrebbe fare non circa il granito del Riabasco, di cui in ultimo abbiamo fallo parola, ma di quello ad aspetto pi disaggregato e talcoso, ed che guardandolo indigrosso potrebbe confondersi con certe variet di eufotidi e forse di eufotidi talcose che regnano pi verso Genova, cio a Varagine, eufotidi alle quali il detto granito verso f a ll o della catena anco geograficamente assai si ravvicina. Nel favellare di un terreno o di una formazione, uno dei princi pali scopi che si prefigge la geologia, si di fissare l'epoca relativa in cui si suppone che detto terreno siasi depositato, e se si tratta di rocce di trabocco la scienza cerca in qual epoca siano desse

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Cl'Ol (M il V

comparse olla superficie: sarebbe quindi ini poli i) 11(0 di stabilire qual che cosa circa i granili della Liguria relativamente alla loro appa rizione e veder per esempio se prima o dopo siano sorli che le rocce serpent inose, le quali hanno tanta parte negli accidenti del suolo della Liguria soprattutto orientale; ina in queste ricerche ci mancano quei dati che soli possono positi\aniente decidere la que stione. Qui tra noi infatti non per esempio come all'isola d Elba, ove la serpentina In corsala da una particolare specie di granilo, |H*rloeeh queslo a quella posteriore bisogna asserire. Noi a mia co gnizione non possiamo in nessun luogo vedere il contatto tra le due rocce eruttive, onde nulla di sicuro pu asseverarsi. Varie conget ture per tenderebbero a farmi pensare che il granito che si rin viene in Liguria sia alla serpentina anteriore; ed infatti pare che di queslo granilo esistano gi dei rottami in alcuni degli aggregali del Verrucano, che tulio conduce a credere essersi prima dell appa rizione della serpentina depositato. Inoltre, sebbene sia diflicile l ac certare identit delle due specie di granilo, esistono certi massi di questa roccia concomitanti le brecce serpenlinose e i quali per conseguenza si pu supporre che fossero alla serpentina, la quale gli ha divelli dalle viscere della terra, anteriori, massi che hanno una tal quale analogia col granilo della riviera di Ponente; por locche il sentimento che il granilo nostro sia alla serpentina anteriore, si pu con un certo fondamento sostenere.
co ltrin o.

Se non molta importanza del granilo, minore ancora d'assai si quella del porfido, il quale soltanto a due localit e a picciolissima estensione di paese si limita, anzi pu dirsi quasi, che nella parte della Liguria che oggetto della presente nota non esista real* mente, trovandosi soltanto nelle montagne che sono immcdialamentc fuori dei conlini della medesima. Un masso di questa roccia quello del eolie del Pas gi da noi indicalo, un altro trovasi nelle vici nanze d Ormea. Il colore della pasta di queslo porfido ordinaria mente rosso, ve ne per di quello che tira un poco sul verde. I cristalli di feldspato non vi sono molto bene determinali e quasi sembrano leggiermente ottusi agli angoli, il quarzo non vi abbon dante, ma piccioli arnioni di maleria verde vi sono frequenti.

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Tali sono i curatiori ch'egli generalmente presenta nella valle del Tanaro, ove se n' incontrano potenti massi rotolati nel letto stesso del fiume, senza che per il masso originario d'onde sono staccali si mostri per gran trailo allo scoperto, pare che la sede sua prin cipale sia nelle montagne immediate ad Ormea e alle Viosenne ove esiste anche quella variet di questa roccia eh colorata in verde. Questo porfido generalmente in mezzo al verrucano ed accom pagnalo dagli aggregati pi o meno grossolani di questa formazione. Questa sua posizione richiama alla memoria come nel non lontanis simo dipartimento del Varo, il porfido rosso quarzifero il meglio caratterizzalo, sia avviluppalo tu li'all'in torn o dagli aggregati di una delle suddivisioni del

trias , coi quali anco gli aggregali del verrucano

della contea di Nizza hanno tanta analogia.


IlOCf.R SF,RPF.NT ISK.

Pi importante assai che quella del granito, e che quella del porlido, si la parte che hanno nella nostra Liguria le rocce serpenIinose, infalli regnano sopra grandissima estensione della medesima e causa sono, dir visibile, dei mutamenti notabilissimi, che hanno subiti i terreni sedimentosi, attraverso i quali dette rocce sono ve nule a traboccare alla superficie del suolo. Sotto questo gruppo delle rocce supertinosc, io comprendo e le diverse variet di eufotide, e quelle pi numerose ancora di ofiolile e di oficalce, non che certe rocce anfiboliche verd i, fusibili in smalto nero, con qualche rarissimo cristallo di feldspato allungato, che si direbbe vitreo, rocce che si mischiano tra di loro, e che difficile molto per non dire impossibile I asseverare che non siano di un' unica formazione. Riunisco poi a questo gruppo serpentinoso alcune di quelle rocce sedimentose che sono talmente modificate dalle rocce ignee vicine, che con queste quasi si confondono, non che quelle brecce che prodotto sono dell' eruzione o del trabocco della serpentina, giacch di essa composte e dei frammenti delle rocce che traversava, e i quali portava seco nella sua liscila dall' interno della terra. Le variet principali dell'eufotide che abbiamo tra noi, sono quelle dell eufotide scistosa in cui pare che alcun poco talco si associi alla diallagia: quella detta verde di Corsica, in cui ad un giadio bianco

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violaceo si associa la diallagia di color verde pistacchio chiaro; altra variet inliiic assai not(vol( ((nella in cui col giadio o feldspato abbondante la diallagia metalloide color di bronzo. Quanto alle variet di rocce olrolitiche sono tanto mmierose e si tiasniulano da una nell'altra che superfluo il notarle, ve ne ha per della scagliosa, di (|uella compatta nera che pare quasi basalto, di quella lulla ripiena di lamine di diallagia |)er cui ololile dial a g ica pu essere denominala, siccome ve ne altra con molti che pertanto asbesti lera potr chiamarsi. II primo musso di rocce serpentinose che incontrasi da chi vicu da ponente e lungo il litorale un poco prima di Savona a Vado, ma queslo isolato e di pochissima importanza; non comincia real mente a vedersi la formazione serpentinosa clic presso V aratine, ove un' eufolide dapprima un poco scistosa, poi invece molto mas siccia e compatta forma i monti del cos detto piano d'Invrca; con quest eulotide trovasi anco una serpentina compatta verde scura, la quale, se si potesse fare una distinzione di epoca di eruzione Ira le due rocce, si direbbe che posteriore, perch ha apparenza di tagliare della eufolide. Passalo il picciolo paese d Itm ea la ser pentina continua dietro (logoleto ed Arenzano, e in mezzo a banchi di scisto di aspello cristallino, sebbene forse dell epoca del macigno e della creta, manda ora degli enormi dvkcs alle rive del m are, ora si alza lino in cima alle alte montagne che formano la- catena centrale alle spalle di Arenzano e di V o lili, ove al monle l'aiallo raggiunge 1' altitudine di pi di 120 0 metri. Di l seguila sul ver sante Nord d ell'apennino, formando una gran parie dei monti che dall origine dell Olba si estendono lino ad Ovada; nei quali monti con la serpentina sono associate rocce altinotose e allre contenenti del ferro ollaedro ossidulalo; si anco in rocce dipendenti o almeno legale colla serpentina che fu trovata dal professor Viviani di chiara memoria la
a sb e sto

figurile , la quale pare Yhe si accosti molto ad uno sfeno.

Parallela alla zona accennala, la quale deve considerarsi come un enorme dykes diretto dal S. S. 0 . al N. N. E ., esiste un'altra pi stretta zona delle stesse rocce serpentinose, la quale comincia dopo Voltri e corre nello stesso senso che la precedente dai monti sopra P r , cio dal Martino e la Scaglia ai monti all origine della Polce v era , e a quelli delle l'igne e del Tuggio che stanno alle sorgenti della Stu ra, della Peota e ilei Oozenle. Questa zona comprende ogni

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modo di variet di rocce serpenlinose e in ispecial maniera eufotidi e serpentine d ia la g ich e ; manda qualche ramo laterale che la con giunge colla zona precedente presso Campo e Rossiglione e confina colle colline di terreno terziario medio del Monferrato, essendone soltanto divisa da una non larga striscia di scisti talcosi lucidi, pro babilmente modificazioni di certi scisti del macigno; questo stesso aspetto, dir antico, hanno ugualmente gli scisti semimicacei del canale dell'Acqua Santa-che si trovano rinchiusi tra le due zone serpenlinose che abbiamo indicate. In questa massa scrpentinosa, sia che si trovino nell'ofiolile stessa o in alcuni scisti che ne dipendono, s'incontrano filoni generalmente di pca potenza, di un quarzo cel lulare ocraceo che contiene ferro e qualche granellino d 'o r o , ed nelle alluvioni che scendono da questi monti o dai colli terziari medii composti dai detriti delle rocce serpenlinose, che un tempo si faceva una pesca assai proficua d' oro nei letti dei torrenti O lba, Stura e soprattutto Peota e Crozente. In pari modo da questo massiccio di monti in gran parte composti di rocce serpentinose, scendono quelle sabbie ferro-titanifere, ossia di Manakanile che trovansi sulle spiagge di P eg li, e delle quali si sono dette cose non poche circa la loro influenza, e anco ad una certa distanza, sull'ago magnetico. Ugual mente queste serpentine dei monti all' origine della V aren n a, pre sentano delle specie d'incrostazioni e vene silicee calcedoniose che hanno somiglianza a quelle tanto celebrate nelle serpentine di parte del Piemonte. Dopo questa seconda zona, la quale sopra Pegli, u n 'a ltra , ve nendo verso levante, ancor se ne trova prima di giungere a Genova ed quella che comincia al capo di sant'Andrea e corre pei monti delti

Bigia che fiancheggiano la destra sponda della Polcevera fino a

nostra Donna della Guardia. La serpentina propriamente delta ha mi nor parte in questa caten a, la quale pi particolarmente composta di rocce anfiboliche o di grunstein ; queste or sono pi marcatamente cristalline, or quasi assolutamente terrose e disaggregate. Non so kc debbansi dire anteriori o posteriori alla serpentina, la quale in alcuni punti ha l'a ria di tagliarle; nondimeno sospetto che alcune parti pos sano anco essere larghe modificazioni di altri te rre n i, ed quando formano quell'impasto che chiamasi forse gabbro grossolano dai to scani. Alcune porzioni di questa roccia anfibolica sono variolitiche altre assolutamente coriacee ; epidoto non raro in essa o nelle Parie /. D

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rocce clic a\ vicinano. qualche filone a pasta leldspalica e con cristalli di feldspato, per non ben determinati, avente l'aspetto di un porfido verde, ossia meglio di una roccia che somiglia alle otiti taglia certe serpentine in questa zona. Nella serpentina anco spettante a questa zona che trovasi nella valle della ( . eravagna dietro Sestri a ponente, un filone di pirite cuprifera eia un tempo escavato, non tanto pel poco rame che se ne ritraeva, quanto per ottenere, me diante la combinazione della magnesia della ganga e dell'acido solfo rico sviluppatosi nell'operazione del tostamento del minerale, il sol fato di magnesia che allor vendevasi a caro prezzo; ma perfezionatisi successivamente i metodi pc'quali pu ottenersi artificialmente quel sale in modo pi economico, fu abbandonata l'estrazione di quella miniera. I cambiamenti che questa terza zona di rocce serpenlinose ha fallo subire alle rocce sedimentose che l'avvicinano, eccettuate quelle che forse furono mutale in gabbro e che presentano un aspetto un poco brecciato, in cui i frammenti sono fusi insieme, sembrano meno intense che quelle cagionale dalle altre variet di rocce ser penlinose e dalle altre due zone precedentemente indicale; gli scisti infalli che sono accanto a questa terza zona non hanno preso qucl aspetto cristallino ed antico che hanno verso Vollri per cui somi gliano quasi a degli scisti micacei ; ma la ragione forse si clic in quest' ultimo luogo le masse sedimentose erano da ogni parte avvolte e contornate dalla serpentina, e verso Genova iinece non sentivano questo polente agente di modificazione, se non che da un solo Iato. Collegato ugualmente con questa terza zona, pare quel picciolo lentbo di gesso che trovasi ad Isoverde in Polcevera Ira le calcaree e gli scisti argillosi, che avvicinano una picciola isola serpentinosa dipen dente da questa zon a, localil ove per cosi dire si tocca con mano che i vapori solfurei sviluppatisi all'epoca del trabocco della serpentina sono quelli che hanno cangiato in solfato di calce, il carbonaio cal careo che ivi esisteva, potendosi quasi seguitare tale operazione nell osservare come le calcaree che avvicinano il gesso, furono rese porose dai vapori che le traversavano modificandole. Dipendenti ancora da questa zona sono quei molteplici filoni e vene di quarzo che in vari sensi traversano gli scisti lucidi di una gran parte della riva destra della Polcevera e che tendono a dare un aspetto di antichit a rocce, le quali probabilmente occupano un posto assai moderno nella scala geologica. Oltre quest'azione imme

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diala della zona serpenlinosa della Guardia sui scisti che l'avvicinano, sarei lentato di attribuire a rocce anfiboliche analoghe a quelle che ne formano gran parte, quei movimenti e sollevamenti che osservansi in alcune parli del Bisagno, ove sotto specie di volte o cupole di calcarea a fucoidi sollevata, compariscono delle argille e scisti ros sicci bruni e verdi con manganese e con frequenti sublimazioni di ram e; sono portato tanto pi ad attribuir questi effetti a parte delle rocce anfiboliche del gruppo serpentinoso, ch di queste rocce ho trovato appunto traccia presso questi centri di sollevamento, i quali se ben si osserva la loro direzione, sono allineati nel senso di S. S. O ., N. N. E ., il che potrebbe farci dire che sebbene quasi intieramente nascosta, vi sono indizi di una quarta zona serpentinosa, e questa immediatamente a levante di Genova, mentre le altre gi notate sono a ponente della stessa citt; far per mestieri osservare che in questa linea, la roccia ignea ha avuto bens il potere di spingere in alto le rocce sedimentose soprastanti, ma non ha avuto quello di traboccare essa stessa alla superficie. Passala questa terza zona, e le immediate vicinanze di Genova, le rocce serpentinose non ricompariscono pi nelle vicinanze del litorale che al di l di Chiavari, e nei monti che sono alle spalle di Sestri di Levante. In questa parte della Liguria, moltiplicatissime sono le masse serpentinose, come pu ben vedersi dall'abozzo di carta geologica che a questa nota si aggiunge, e alla quale per brevit rimandiamo. Il primo massiccio di queste rocce della riviera di Levante pu dirsi quello di Bargone e di monte P , ove ofioliti accompagnate da qualche eufotide, ma anche dalle gi descritte rocce anfiboliche so venti volte variolitiche e spesso scoriacec di un color bruno e quasi color di ferro, corrono pei monti che sono tra la Casarza e la Graveglia, e quindi vanno verso le sorgenti della Vara da una parte, e quelle della Sturla dall' a ltra , per passar poi, ma con varie in terruzioni, sul piovente Nord nel contrafforte tra la Trebbia e l'Aveto, e pi nei monti che sono sopra santo Stefano d' Aveto e alle sorgenti della Nura, del Ceno e del Taro donde frequentissime diramazioni per in molte delle loro parti nascoste, si protendono in tulle quelle ca tene secondarie che vanno dal giogo alle pianure del Piacentino e del Parmigiano. Questa massa di serpentina che va da Seslri a Varese, notevole per le modificazioni prodotte nella calcarea di una delle

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suddivisioni del macigno che ra v v icin a n o , pare che l'abbia resa molto dura e compatta, privata de' suoi colori e resa quasi silicea; questa stessa serpentina ha anco modiGcato in diaspro le argille della montagna di Bargone, che sono legate colla calcarea su men tovala. Ma il fenomeno pi notevole che accompagna queste serpentine che sono all'origine della Sturla e quelle di Si10 Stefano d'A veto, di Arpe piana, di Rovegno sul versante N. si la grandissima quan tit di brecce e aggregati che per cos dire avviluppano e fasciano in alcuni punti queste serpentine medesime. Tali brecce sono com poste di cogoli mediocremente rotondali delle rocce molteplici, che si trovavano sul passaggio della serpentina al momento del suo tra bocco, e delle quali essa port seco i numerosi rottami, legandoli ta lora della propria pasta o indurendo e mutando quasi in diaspro o in un argilla assai dura quella melma o quella riunione di par ticelle pi attenuate, che s ' interponevano tra i pezzi pi grossi e che quasi di cemento a loro dovevano servire. Tra questi rottami vi sono molte calcaree le quali sono diventate e compattissime e qualche poco silicee, sovente hanno preso una tinta verde chiara, e le parti che le collegano, quando non siano di serpentina, della qual roccia nelle brecce esistono pure delle parli ben determinale, sono di una specie di scisto rosso bruno jaspoide; a Rovegno alcuni cri stalli di un feldspato roseo o carnicino pur vi si trovano, e questi in pari modo hanno apparenza di essere stati staccati da rocce preesistenti e non di essersi formati in mezzo alla pasta della breccia medesima; in questo luogo detto di Rovegno in vai di Trebbia, la breccia accompagnata dal diaspro e la serpentina che ha generata ha un aspetto nero compatto e contiene della diallagia. Ma quello che rende pi interessante ancora molte delle localil dell'Apennino noslro in cui si trovano serpentine, si il presen tarsi presso di loro un fatto, che riprodottosi in epoche pi recenti su grandissima scala, intorno alle alle e grandi catene di montagne, tanto ha esercitato la fervida immaginazione de'geologi a ricercare la probabile cagione che l'abbia prodotto; io voglio parlare di massi erratici, cio della presenza de'grandi o piccioli massi di rocce di una data natura, delle quali nella regione ove s ' incontrano questi viaggiatori, non v ' indizio alcuno apparente che esistano

in situ

montagne o masse grandiose da cui sono stati staccati; anco dun

GEOLOGIA

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que le noslre montagne hanno i loro massi erra tici, ma tutto in dica che sono di diversa origine, siccome di epoca diversa da quelli per esempio che sono ai piedi delle alpi in molti punti della gran valle Svizzera, che sta tra quei monti e la catena del Giura, diversi da quelli che sul versante Italiano delle medesime alpi si trovano ac cumulati, e ad altezze considerabili allo sbocco delle principali valli che scendono da quei m on ti, come presso il lago di Como sui colli della Brianza ec. Anco i nostri massi dell' apennino s o n o , come molti di quelli delle alpi, di granilo, e noi non abbiamo granito in posto pi a levante di Albissola, n la disposizione de' monti pu permettere che si suppongano venuti e staccati dai piccioli lembi che trovansi presso Savona, e portati da forze superficiali ad al tezze tre o quattro volte maggiori di quelle che hanno i monti dai quali si vorrebbero far provenire; n per altra parte i massi del apennino somigliano quanto alla qualit del granito, a quelli pi generalmente sparsi nelle alpi, onde n anche da queste per nessuna maniera pu immaginarsi che siano provenuti. La sola spiegazione probabile di tal fenomeno si , che al disotto delle formazioni se dimentose della Liguria orientale, esistano non visibili, delle grandi masse di quel peculiare granito di cui sono generalmente composti i massi erratici della Liguria, e che questi all'epoca dell'uscita della serpentina siano da lei stati portati in alto, come perfettamente lo fa credere la loro posizione sempre legata colla serpentina che spesso gli avviluppa, e l'essere dessi riuniti ordinariamente alle brecce, la formazione delle quali alla medesima roccia dobbiamo attribuire. Che questa particolare specie di granito col feldspato ordinaria mente color di rosa o carnicino colla mica di un aspetto brillantis simo nero, di cui sono formati i massi erratici della Liguria, esista realmente al disotto delle formazioni secondarie di questa regione, ne anche una prova un certo banco frammentario trovalo tra gli strati delle argille e della calcarea a fucoidi del macigno nelle vi cinanze di Borgo Ratto nel Vogherese, il quale banco tutto com posto di rottami che si vedono venuti poco da lungi, perch quasi angolari, di un granito assolutamente identico a quello de'm assi er ratici, e di questo banco ve ne sono altri esempi verso le valli della Trebbia e della Nura, regioni nelle quali principalmente meno raro il fenomeno de*massi erratici, che noi collo Studer chiameremo secondarii, perch nell'epoca dell'apparizione delle serpentine devono

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(OOLOGIA

essere venuti alla superficie, mentre quelli del piede delle alpi in un'epoca pi recente sono stati portali o dalle correnti o dai ghiac ciai nel posto in cui or si ritrovano. Oltre la serie di protuberanze di rocce serpenlinose indicate nella valle della Casarza, all'origine di quelle della Slurla e della V ara, progredendo pi a levante altre se n'incontrano. Tra queste note volissima quella che si segue lungo la strada da Bracco a Mattarana, protuberanza in cui domina eufotide, e soprattutto quella bellissima variet in cui la diallagia ha un aspetto metalloide color di bronzo, variet in cui sovente oltre il giadio bianco, esistono delle parli rosse probabilmente pelro-silicee le quali possono formare di quelle masse una bella pietra di ornamento, siccome pu dirsi bel lissimo il diaspro rosso, e quello screzialo, che verso Levanto e Roc chetta di Cravignola si mostra accanto ad allra delle tanto nume rose isole ofiolitiche, che qua e l lungo la Vara, e lungo il corso de'suoi affluenti si vedono sorgere ad ogni passo. Nelle vicinanze di Levanto un filone ferrifero accompagna la serpentina, siccome alla gi nominala Rocchetta di Cravignola; il rame che si trova nelle rocce a contatto di lei e il manganese, sono senza dubbio dovuti a sublimazioni provenute da questa roccia all'epoca del suo trabocco. Di queste tracce di minerale di rame ne esistono poi auche ad Ambrusasco nella valle dell'Aveto, ed pure escavala una miniera di ferro nella serpentina medesima al luogo detto le Fer riere nella valle della Nura; lungo cui frequenti ancora sono queste masse ofiolitiche le quali generalmente formano delle specie di cu pole pi o meno elevate. 1 monti di Mossolasca sopra S.to Stefano d 'A veto, quelli dell'Ariona sulla catena centrale alle sorgeoti della Sturla e del Taro che giungono all'altitudine il primo di circa 1 8 0 0 metri, il secondo di 1 6 0 0 , sono formati o dalla serpentina o dalle rocce del suo gruppo. Troppo lunga cosa sarebbe poi se si volesse citare nominalmente i massi tulli isolali di rocce che trovansi e nei monti della catena centrale che corre dalle sorgenti della Vara a quelle della Magra e in quelli che seguono il corso di ambi questi fiumi; ci limiteremo pertanto a quanto circa questo gruppo abbiamo detto. Un'osserva zione per ci occorre, ed che pu dirsi, che siccome a ponente di Genova le masse serpenlinose sono allungate nel senso del S. S. O. N. N. E., cos a un bel circa pu dirsi che sono allineale le serie delle

REOLOGIA

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protuberanze ofiolitiche in riviera di Levante, e in quelle parti del versante Nord dell' apennino che lor corrispondono, polendosi di queste protuberanze, per cosi d ire, riconoscere due serie, una pi Orientale, l'altra pi occidentale; da notarsi per che questo alli neamento S. S. O. N. N. E. si muta un poco in quello di N. 0 . S. E. ove si prendano a considerare soltanto le masse che corrono da Levanto alle sorgenti della Vara. Indicata in questo modo la situazione di molte delle masse serpentiuose della Liguria, ci rimane ora soltanto a cercare qual sia l'epoca probabile del trabocco di questa roccia. In tutte le forma zioni secondarie della nostra regione, compresovi il macigno e la calcarea a fucoidi, non mi riuscito mai di trovare frammento al cuno rotolato di serpentina, onde potersi dire che questa roccia esi stesse gi alla superficie, quando quelle formazioni sedimentose si depositavano, giacch le brecce ofiolitiche di cui abbiamo fatto pa ro la , sebbene in mezzo ai terreni secondarli, non ne fan parte e sol tanto sono come la fasciatura della roccia in fusione. I primi indizi di ciottoli rotolati serpentinosi si trovano, e in grande abbondanza, nei terreni terziari!, e specialmente nei terreni lerziarii medii, onde nell'intervallo delle due epoche pare che la serpentina, e le rocce serpentinose siano venute al giorno. In alcuni luoghi vi apparenza che una parte della serpentina fosse gi beila e formata quando il terreno terziario medio si de positava; in altri punti per vi sono grandi indizi che il suolo subisse dei movimenti, e questi dovuti anco al sollevamento delle serpentine posteriormente al periodo terziario medio, il qual sollevamento cor risponderebbe a quello delle alpi occidentali, cio a quello avvenuto nella direzione S. S. 0 . N. N. E ., donde si pu conchiudere che forse una porzione delle rocce serpentinose emergesse prima del pe riodo terziario m edio, e altra posteriormente a lu i, senza di che non si potrebbe conciliare la presenza d infinita quantit di ciottoli serpentinosi in questo terreno, coll'attribuire dall'altra all apparizione della serpentina i dislocamenti considerabili che ha sofferti, disloca menti che tenendo conto delle direzioni non si possono distinguere da quelli delle alpi occidentali, i quali d' altronde tutto conduce a credere dovuti realmente all'emersione di masse serpentinose. Sarebbe poi in questa questione dell'epoche, in cui le rocce serpentinose tra boccarono, pregio dell opera, il poter dire quale tra loro precedesse

15>

GEOLOGIA

se eufotide, cio eliolite, ma sebbene da alcuni si sia tentato d indicarlo, io la credo cosa mollo difficile, giacch tale l'in ter secarsi delle due rocce, tale il modo con cui si mischiano e si fon dono insieme e fanno passaggio dall'una a ll'a ltra , che non ragio nevole il separarle. Coll' indicazione delle rocce serpenlinose e de' fatti che le accom pagnano, io credo aver messo fine a quanto doveva dire circa le formazioni principali che costituiscono il suolo della nostra Liguria; vorrebbe ora il complemento della descrizione, che si desse una nota dei principali minerali che in essa si trovano. Ma superflua cosa io estimo questo catalogo, il quale inoltre riuscirebbe brevis simo, perch mano a mano che di una formazione ci siamo occu pati, quasi tutti i singoli minerali anco accidentali che in quella si trovano siamo andati enumerando, onde questo catalogo sarebbe una vera ripetizione. E se poi abbiamo taciuto di alcuni minerali come per esempio dell'arsenico solfurato di Luceram nella contea di Nizza, se non abbiam indicato la barite, 1 'arragouite e altri minerali che sono generali in tutti i filoni, se abbiam lasciato da parte i granali e qualche altro minerale che trovasi colle serpentine e cogli scisti sia cristallini che metamorfici, si perch ben poca importanza pote vano avere, ed il quadro adottato per questi semplici cenni geologici sulla Liguria non permetteva di allargare una descrizione che quasi gi oltrepassa i limili che venivano prescritti, e la quale nondimeuo mollo lungi da quella che il soggetto avrebbe desideralo. Osservazioni di un altro genere, seguendo i modi coi quali or si desidera che sia studiata la geologia di un paese, pur si richiede rebbe che venissero notate e sono quelle che concernono i diversi sollevamenti dai quali il suolo nostro pare sia stato affetto, e de' quali insieme ha concorso a dare al medesimo attuale sua fisio nomia ; ma oltre che non sempre chiaramente nel loro intralciamento possono delli sollevamenti distinguersi, il dire minutamente ove regna uno o l ' altro di essi esigerebbe troppo lungo discorso, cos mi star contento ad accenuare che tracce, ma molto oscure del solle vamento del monte Viso cio di quello che diretto N. N. O. S. S. E. si effettuato tra epoca della creta inferiore e quella della creta superiore, possono forse vedersi in alcuni punti della contea di Nizza e verso Antibo. Che pi marcate e molteplici tracce dell' altro si stema chiamato de' Pirenei e degli Apennini si vedono frequente

GEOLOGIA

157

mente in riviera di Ponente e in quella di Levante e che a questo si devono riferire gli accidenti del suolo diretti presso a poco . N. 0 . E. N. E. Accenner che se del sistema Sardo-Corso cio diretto N . S. mollo dubbiosamente si possono supporre delle tracce in al cuni allineamenti di sommit verso estrema Liguria orientale, in vece sono notevolissime le impronte del sollevamento delle Alpi oc cidentali, al quale si devono le direzioni S. S. 0 . N. N. E. degli strati del macigno e della calcarea a fucoidi delle vicinanze di Ge nova e dei monti liguri, non che quelle nello stesso senso delle mollasse di Portoiino, della valle di Seri via e delle valli dell' Erro e della Bormida; indicher come questo sollevamento delle alpi occi dentali fu accompagnalo probabilmente dall ultimo trabocco delle ser pentine, le masse delle quali sono allineate nel suo medesimo senso e terminer con dire che infine una qualche, ma dubbiosa traccia del sollevamento delle grandi Alpi, ossia delle Alpi orientali forse si pu riconoscere l ove si vedono portati in alto i banchi del pi recente tra i terreni terziari!, cio quelli del terreno subapennino. Chi poi per metter termine a questa descrizione volesse indicare quale probabilmente fosse aspetto del nostro paese alle diverse epoche geologiche da noi passate a rassegna, lasciate da parte le pi antiche circa le quali impossibile il pronunziar qualche cosa di men inesatto, potr dire che prima dell'epoca terziaria m ediae duraute la medesima probabilmente il massiccio delia riviera di Po nente era separato dalle masse delle montagne di quella di Levante, e che perci il luogo, ove sono ora i monti a levante di Genova, formava un' isola separata per un braccio di mare dai monti i quali sono al di l di Savona, e che all epoca del sollevamento delle Alpi occidentali coll' alzarsi del suolo, l ove ora il giogo di S.t Giu stina sovra Sassello e ove sono le valli della Bormida e dell E rro, si sald la parte dell' Apennino che sta a levante di Genova con quella che sta pi a ponente, e che allora si fece la separazione del bacino del mediterraneo da quello della Lombardia o dell Adriatico. Si polr dire infine che un ultimo movimento avendo nell'epoca del terreno terziario subapennino fatti emergere i piccioli lembi di tal terreno, che nel nostro paese si trovano, ha dato alla stretta zona di terra che sta tra il vertice dell' Apennino ed il mare mediter raneo cio alla Liguria marittima, la sua attuale configurazione.

AL LKTTORK

Il

lavoro ch e presentiam o ai lettori della Guida sulla m eteo esattam en te parlando della citt

rologia della L ig u r ia , o pi

di G e n o v a , opera del chiarissim o professore D. G iacom o G a ribaldi ch e la m o rte ha da poco rapilo alle scienze all affetto ed all am m irazio n e di quelli cui e ra dato di co n o scerlo intim a mente. Caldo egli dell' a m o re della sua patria c e r c sem p re per quanto e ra da l u i , p rom ov ern e il d eco ro ed il lustro ; ed in fatti a lui si d eve p rim ieram en te lo stabilim ento dellosservatorio m eteorologico della nostra U n iv e rs it , e per mezzo di questo gli fu d ato di con statare fatti molteplici circ a la n o stra m eteorolo g ia , c h e dapprim a soltanto sospettavan si, ina d e 'q u a li non oravi

esatta dimostrazione. Le osservazioni eseguite in qu est osserva torio d urante un d ec en n io , e con possono uguagliare la meteorologia tutta a cc u r a te z z a , se non

la certezza e ampiezza d e f a tti, ch e per pi lungo tempo

di altri p a e s i, n e quali da

furono stabiliti osservatorii stato dato ra g g iu n g ere , presentano nondim eno indizii sufficienti a farci co n cep ire un idea esatta

di quanto co n c ern e la m eteorologia d un punto, c h e per la sua situazione interessantissim o e ch e dai pi dotti stato in

dicato co m e uno di quelli ch e pu som m inistrare osservazioni pi pregevoli ed atte a far p ro g red ire una scienza ch e puossi d ire a n co ra sul nascere. Situati noi nel punto pi settentrionale del m e d ite rra n eo ,

e ove quasi si congiu ngono due

grandi caten e di m o n ta g n e , p articolare fenomeno d o

era facile il sospettare ch e qualche

vesse presen tare la nostra m eteorologia. Dall esatto ed a ccu ra to lavoro del professor Garibaldi si pu rico n o scere ch e questo

sospetto aveva stabile fon d am en to ; straord in aria infatti tra noi la quantit della p iog g ia , speciali le direzioni d e venti ; e quanto alle te m p eratu re, certa m en te Genova uno d e punti in cui a pi settentrionale latitudine corrispond e pi mite clima. Tutte queste cose nel dotto lav oro dell e g r e g io , c h e noi pian giam o, a p p a

riscon o, sicco m e vi appariscono nuove o sserv azion i sull ab b a s sam en to o rialzam ento del livello delle a cq u e del nostro m are a seconda dell aum ento o diminuzione delle pressioni b a ro m e triche. A v re b b e b ram ato qu ell esimio p o te r d are per com plem ento al suo lav oro sulla m eteorologia un sunto d elle sue o s se rv a zioni sulla declinazione e inclinazione dell ago m ag n etico del in

un punto s notevole della periferia

m e d ite rra n eo qual

G e n o v a , ma la m orte Io rap m entre queste osservazioni stava portando al term ine. Non m anc per un dotto s a c e r d o t e ,

). F ortu n a to C io cc a , ch e ne istitu a ltre le quali infine d ella r ticolo sulla m eteorologia noi presentiam o in supplemento di

quanto il professor G aribaldi stava p re p a ra n d o , e per far c o noscere esattam en te la quantit di d eviazione dell ago m ag n etico su queste nostre sp o n d e, e in una citt in cui co n c e rn e gli studi nautici d ev e avere tutto ci c h e scienze il

sulle altre

p rim ato , p e rch questi soli possono fornire un tal quale co m penso alle passate grandezze e a n co r farci gloriosi p e rc o rre re qu ell'e le m en to di cui un Nostro m isur prim o la pi ampia

estensione e apr la strada a tutto p e rco rre rlo per quanto esso cerch ia la stabile terra. Io ho a rd ito , o co rtese le tto re , an ticip are il tuo giudizio e

fare un elogio del lavoro ch e ti p re se n to , il qu ale opera di un eg regio di cui la nostra citt com p ian ge la perdita. Tu c o n ferm erai senza dubbio quanto ne ho a cc e n n a to , p erch nel giu d ica re non fui guidato da spirito prevenu to e p e rch mi stava davanti la massima ch e ai morti devesi tutta la verit. A vrei d o v u to, lo s o , astenerm i dal p ro n u n ciare alcun giudizio, ma mi doleva di lasciar tra sco rre re l o ccasio n e di trib u ta re alla m e moria di un am ico e di un dotto cu lto re delle sc ien z e , q u e l e quelli tutti c h e con oscevan o

lom aggio ch e

la citt nostra

l alto sapere di lui congiunto

ad estrem a

m odestia , si co m

piacevano di proferirgli d urante la vita.

Vivi felice.

l.ORENZO

N.

P A RET O .

NOTIZIE MKTEOHOLOGICHi;

Jl

marchese Domenico Franzoni fu il primo in Genova che siasi

occupato d'osservazioni meteorologiche eseguite con tutta quella al lenzione e regolarit che richiedonsi in simili lavori, quando si vo gliano render utili alla scienza. Di queste egli componeva un suo diario in cui segnava due volto ul giorno regolarmente, alla mattina ed alla sera, le altezze baro metriche, le indicazioni del termometro e dell igrometro, l aspetto del cielo, la direzione e forza de venti, la quantit della pioggia o dellevaporazione, le nebbie, le nevi, gli uragani, le tempeste, no tando le ore e tutte le circostanze di questi fenomeni, tanto ordi narii quanto straordinarii ; il tutto osservato con quella precisione che si poteva attendere dagli strumenti in esse adoperati. Queste os servazioni formano un periodo di quattordici anni, ohe comincia dal dicembre del 1 7 8 2 e finisce nel 1 7 9 6 . Quantunque coleste osservazioni in complesso non siano mai state falle di pubblica ragione, non a dire per, che in seguilo non fossero per la scienza utilmente impiegale: ripigliavansi infatti poco dopo questi lavori meteorologici da un allro genovese, il prof. ab. <*a\. Multedo, e dalla discussione e paragone delle proprie osserva

144

NOIIZII. Mi:il(*HUI.()(ilCIIK

zioni con quelle del Frunzoni, ne uscivano due memorie di meteo rologia che egli presentava, la prima nel 1 8 0 2 , la seconda tre anni dopo all instituto ligure; notevole quest ultima principalmente per una legge di relazione fra le indicazioni barometriche e lo stalo di agitazione del nostro mare, ch egli vi stabilisce come derivala dall osservazione. Nell islesso tempo questo illustre professore, penetrato dallutilit di colali stud i, volendo dare maggior vita ai m edesim i, insisteva affinch fosse creato un pubblico osservatorio, e tracciava la miglior via da tenersi nei lavori delle osservazioni. Le sue parole, det tale dall amore della scienza, trovarono posteriormente un favorevole accoglimento, e ci avvenne nellanno 1 8 3 2 , quando si decret fosse eretto nella R. Universit un osservatorio meteorologico, e si prov vide perch fossero eseguile le osservazioni con tutta quella regola rit e precisione che il progresso della scienza e la maggior perfe zione degli strumenti permettevano d introdurvi. Furono scelti a tal uopo una galleria ed un terrazzo esistenti nel langolo IN . 0 . del palazzo di questa Universit, e quivi furono col locati i diversi strumenti necessarii per le osservazioni. La posizione di questo osservatorio venne determinata nel modo seguente: lati tudine 44. 24.' 59.", longitudine 6. 35.' 2 4 ." E. dal meridiano di Parigi, altitudine 4 7 m ,1 8 dal pavimento della galleria al livello me dio del mare. La galleria divisa in due compartimenti. Nel primo fu situato un barometro a pozzetto, a fondo mobile, di costruzione del Forlin di Parigi, con iscala fissa tracciata sopra un tubo dottone, divisa in centimetri e m illim etri, la cui origine viene indicata da una punta fissa d avorio, e munita di un nonio che d direttamente i ventesimi di millimetro. Il diametro interno del tubo di 9 milli metri , la larghezza della superficie annulare del mercurio nel poz zetto 1 6 m m , e la distanza della punta d avorio alla superficie interna dello stesso pozzetto 4 mm. L altezza del menisco, che limita superior mente la colonna barometrica, fu trovata eguale a 0 m,n,5 5 prendendo la media di molte osservazioni, e l altezza del menisco annulare del pozzetto 2 ,3. Attiguo alla canna del mercurio, fissato all'armatura che le serve di difesa, si trova un piccolo termometro centigrado che denota la temperatura del mercurio medesimo. Lorigine della scala suddetta

NOTIZIE

METEOROLOGICHE

1 45 4 8 , 0 3 , sul

alta sul pavimento metri 0 , 8 5 , e quindi alla metri

livello medio del mare. Questo barometro fu confrontato nel 1 8 2 0 con quello dell'osservatorio di Parigi dal sig. Bouvard, e si ebbe da varii paragoni il seguente risultato medio corretto della capillarit. Altezza barometrica di Parigi altezza Fortin - O ^ I S S . Av vertiamo fin d'ora che tutte le altezze barometriche che riferiremo in seguilo, osservate con questo strumento, son gi ridotte a zero di temperatura instrumentale, ma non corrette delle capillarit. Nel secondo compartimento della galleria furono situali, in faccia al N., all'aria aperta, difesi quanto possibile dalle irradiazioni dei corpi circonvicini, ma in modo da lasciar liberissima la circolazione dell'aria: i. un termometro sensibilissimo del Farenheit per la let tura delle temperature dell'aria; 2. un termometro ad indice, ossia termometrografo, del canonico Bedani per le massime e minime temperature delle 2 4 o re , da osservarsi ogni giorno alle 9 del mat tino; 3. un igrometro a cappello del Saussure per la misura della umidit dell' aria. Le letture fatte sulle scale dei termometri sono tutte ridotte in gradi del termometro centesimale avanti di essere notate nel diario dell' osservatorio. Sul terrazzo superiore alla galleria, ad un'allezza di metri 9 , 6 8 presa dal pavimento della stessa e perci di metri 5 6 , 8 6 dal li vello del mare, fu collocato un udometro consistente in un vaso di forma cilindrica del diametro interno di metri 0 , 7 6 , con fondo conico, situato col suo asse verticale. L'acqua raccolta dal medesi mo passa per un tubo che traversa il tetto e si deposita in un recipiente chiuso, che fissato inferiormente in uno stanzino attiguo alla galleria; estratta dal medesimo, vien misurata per mezzo di due vasi di forma cilindrica i quali hanno un'area di sezione che per l'uno il decimo e per l'altro il centesimo dell'apertura dell'udome tro stesso. Questi sono muniti di scale interne, divise in millimetri che corrispondono al decimo e centesimo di millimetro dell'udometro. Finalmente fu stabilito su questo terrazzo un anemoscopio formato di una banderuola, il cui asse passa attraverso al tetto e termina in un pignone, che rotando mette in movimento un indice, il quale scorre sovra un quadrante dove sono segnali gli otto venti principali. Gli strumenti descritti son quelli con i quali furono eseguite le osservazioni notale nel diario dell'osservatorio. Ve ne sono poi altri

Parte

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10

I \

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ili si in i I g e n e r e d isp ost i zi one e di c o n f r o n t o ai

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luoghi

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s e r v o n o di

verifica

p rem ienti.

Stabilito cos l'osservatorio, ne venne allidala la direzione al pio fossore di fisica della It. Universit, e fu nominato un osservatore il (piale avesse cura di notare quattro volte al giorno, cio alle 9 di mattina, a mezzod, alle 3 , alle 9 di sera, le indicazioni de pre detti strum enti, nonch lo stato del cielo e del mare, e tutti quei fenomeni ordinari e straordinari che potessero meritare di tesserne memoria in un diario meteorologico. Egli al primo gennaio del 1 8 5 3 che pot quivi cominciarsi la nuova serie di osservazioni meteorologiche, che da indi in poi non furono pi interrotte, grazie allo zelo indefesso del chiarissimo no stro professore d'idraulica sig. Giacinto Grillo, il quale con somma intelligenza le condusse fino a questo giorno. Dal primo decennio di queste osservazioni noi abbiamo dedotte inolio poche cose che ci venne fatto di raccogliere sulla nostra lo cale meteorologia.
TF.MPF.H ATI HA.

Por dare un'idea del clima di Genova e del posto che gli com pete fra i \arii climi della nostra penisola presentiamo in diversi quadri il sunto dello osservazioni termometriche del decennio, or dinate nel modo da noi stimato pi acconcio a far conoscere la inedia temperatura del luogo, lo principali modificazioni di essa ca gionate dalle varie posizioni del sole nelleclittica e rispetto al me ridiano, ed ancora le massime e le minime temperature dei mesi, dolio stagioni o degli anni. II primo quadro presenta i medii annuali delle temperature ora rio , delle massimo e minime temperature diurne, e le semisomme di questi ultimi medii, le quali, come ben noto, corrispondono assai prossimamente ai medii annui delle medie temperature gior naliero. Il secondo contiene lo medio decennali delle temperature orarie, nonch delle massime, minime e medie temperature corrispondenti ai diversi mesi e stagioni; considerando le stagioni non astronomi camente, ma giusta la consuetudine de meteorologisti, cio pren dendo per l inverno i mesi di dicembre, gennaio e febbraio; per l estate i mesi di giugno, luglio ed agosto; e gli altri mesi per lo stagioni intermedio.

NOTIZIE

MRTEOHULOGir.ilE

I 47

Nel terzo son riferiti i inedii decennali delle estreme temperature osservale nei periodi dei mesi e delle stagioni, ed i medii consi mili delle massime oscillazioni termometriche avute ne suddetti pe riodi e nei periodi diurni. Finalmente nell'ultimo si sono riferite le massime e minime tem perature assolute d'ogni anno coll' indicazione delle epoche ad esse corrispondenti. Dalla discussione delle cifre di questi quadri deducousi diverse generalit, riguardo all'andamento delle temperature in Genova, che passiamo ora ad esporre. Fu primo luogo vediamo che la media delle temperature, osser vale alle 9 del mattino, presso a poco eguale alla media tem peratura d ell'an no, la quale, calcolala sull insieme di tulle le os servazioni, ascende a 15. 58. *. Questa ben poco diversa dalla inedia temperatura di Nizza, Firenze e R o m a , ed notabilmente maggiore di quella clic si dovrebbe aspettare, avendo soltanto ri guardo alla latitudine di Genova, e non considerando tutte quelle circostanze particolari del suolo, che influiscono nella distribuzione delle temperature alla superficie del globo, tra le quali sono pri marie la vicinanza dei mare ed il riparo de' monti *. Le medie temperature annuali variano assai da un anno all'altro ; la maggiore di quelle del decennio fu di 16. 8 5 nell'anno 1 8 5 4 , e la minima di 14. 0 2 nel 1 8 3 8 ; alle quali corrisponde una oscil lazione di 2. 2 1. La grandezza di questa oscillazione ci avverte, che per avere la

media temperatura assoluta del luogo indipendente

dalle cause accidentali che possono modificarla, si richiederebbero osservazioni prolungale ad un maggior numero d' anni. La media temperatura annuale sarebbe insufficiente a caratterizzare il clima di Genova, quando non si avesse riguardo alle variazioni cui son soggette le temperature dei giorni, de mesi e delle stagioni. L ' andamento medio della temperatura durante il periodo diurno si rileva prossimamente dal modo in cui si succedono i valori ora rii della
1

medesima. In generale il termometro alle 9 del mattino


i.
sulla mrdia t e m p e r a t u r a , ne fanno modo pi le qu ali, perch difese in questo clima anche

V edasi il prospetto n.

1 Che il ripa ro d e mouti influisca mollissimo fede diverse localit delle nostre r i v i e r e , immediatamente dai stro;

venti se ttentrio nali, godono d* un N ervi, Pep li. S.

pi mite del n o

tali sono Po rtofiuo , C a m o g l i ,

R em o e Bo rdiph iera .

I 48

NOTIZIE

MF.TEOKOLOGIC1IF.

segna una temperatura pressoch eguale alla gradatamente sino ad un

media diurna , di poi

con progressione alquanto diversa nei varii mesi e stagioni, sale

massimo, che raggiunge intorno le 5 po

meridiane nella primavera e nellautunno, verso le 2 nell'inverno, e presso le 4 in estate: quindi esso discende verso un secondo

me dio che raggiunge prima delle 9 di sera, e cos continua fino ad un minimo che tocca alla mattina prima del levare del sole.
L'oscillazione media, compresa fra le 9 di mattina e le 5 pome ridiane, non arriva a 2 gradi, mentre la media oscillazione, com presa fra il massimo e minimo giornale, oltrepassa i 5 gradi. L'andamento medio delle temperature nel corso dell'anno si ri leva similmente dal modo in cui si succedono le cifre dei medii mensuali e dei medii delle stagioni Si vede che la media temperatura, ridotta al suo minimo grado in gennaio, ascende, durante sette mesi, verso un valore massimo

che raggiunge in sul finire di luglio, ed oltrepassato questo, essa, durante gli altri cinque m esi, discende per ricondursi al minimo. Avendo le epoche delle estreme temperature d'ogni anno si pote rono calcolare le epoche medie della minima e della massima tem peratura annuale, e si trovato che la prima corrisponde ai 13 di gennaio e la seconda ai 2 7 di luglio. Variando fra questi estremi la temperatura passa due volte pel suo valor medio, e ci avviene i M 4 aprile ed il 21 di ottobre. Queste epoche medie determinano i limiti veri delle diverse stagioni in Genova. La differenza fra la minima e la massima delle medie mensuali di 17 gradi', i quali sono inegualmente distribuiti nei diversi mesi: infatti paragonando le differenze successive delle temperature dei sin goli mesi si trova che dopo il minimo di gennaio le stesse tempe rature ascendono lentamente nei primi quattro m esi, poscia assai pi rapidamente nel quinto e sesto, e di nuovo lentamente nel mese adiacente all'epoca del massimo; oltrepassato questo, le temperature mensuali discendono verso il minimo; lentamente assai sul princi pio, ma ben tosto con corso molto veloce, che diviene velocissimo in novembre. Paragonando le medie delle stagioni colla media annuale, si rile\a che quest'ultima supera di 1, 7 la media di primavera, ed su
1 Vedasi il prospetto n.

% .

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METEOROLOGICHE

I 49

pera la di 1 dalla media autunnale; che inoltre la temperatura del inverno discende di 7, 2 al disotto della media annuale, mentre quella d'estate ascende a 7, 9 al disopra. Il clima d Genova rinomalo per incostanza delle temperature: infatti la colonna termometrica vi soggetta a frequenti oscillazioni, talvolta assai estese anche nel breve periodo d' una giornata. Il medio valore delle massime digressioni giornali del termometro ascende a 8, 5 nei periodi mensuali, ed a 9 , 5 nei periodi delle stagioni: le maggiori di queste digressioni si trovano nella primavera e nell estate, le minori nell inverno e nell'autunno *. Dal confronto della media annuale con i medii delle massime e minime temperature dei mesi e delle stagioni, si desume che il termometro, nelle sue maggiori elevazioni, rimane in gennaio un grado circa al disotto della suddetta media annuale, che tocca la stessa media in febbraio, c che la sorpassa in tutti gli altri mesi sino a discostarsene di 15 gradi, il che succede nei mesi di luglio e di agosto, ne quali la massima temperatura supera di poco i 30 /. Invece nelle sue maggiori depressioni nei soli mesi di luglio e d ' agosto che si sostiene di 2 circa gradi al disopra della media annuale, mentre in tutti gli altri scende al disotto della medesima, e se ne allontana sino a 16 gradi, il che avviene nel mese di gen naio in cui la minima temperatura 0, 4. Ricercando le massime oscillazioni mensuali del termometro le troviamo tutte comprese fra 12, */* e 16, s/*. Maggiori di queste e pi divergenti tra loro sono le massime oscillazioni delle stagioni : quelle della primavera e dell' autunno si estendono a 24, la inve naie limitata a 18, e l estiva, che la minore di tulle, arriva a soli 17; la media di tutte queste rinviene 20, 8. Da quel che abbiamo detto disopra intorno alle massime oscilla zioni diurne possiamo conchiudere che nella primavera queste concor rono colle massime oscillazioni delle stagioni, mentre nell'estate le massime oscillazioni giornali s 'incontrano colle minime delle stagioni. Rispetto in ultimo alle estreme temperature annuali, troviamo che in questi dieci anni la massima oscill fra 3 0,5 e 3 2 ,5 , e la mi nima fra 1 sopra lo zero e 3,1 al disotto; onde l'oscillazione del massimo freddo fu doppia di quella del massimo caldo 2. I medii va1 Vedasi il prospetto n. 3.
* Vedasi il prospHfo n .

130

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METEOROLOGICHE

lori di queste massime o minime assolute li troviamo eguali a 3 1 ,6 7 sopra, ed 1,23 sotto lo zero, dimodoch il movimento della co lonna termometrica, dal massimo caldo estivo al massimo freddo invernale, pu dirsi in Genova di 5 3 gradi. Questa massima digres sione , che risulta dal concorso simultaneo delle cause che produ cono le variazioni annue e diurne del termometro, ha un valore quadruplo quasi di quella sopra notala, compresa nei soli periodi diurni. La massima di tutte le temperature osservate nel decennio, ascese a 32 ,3 il 13 agosto del 1 8 4 2 , e la minima fra le medesime di scese 5,1 sotto lo zero il 2 gennaio 1 8 3 6 ; quindi la massima di gressione assoluta in questo periodo fu di 35,6. Il massimo caldo estivo fu sempre in luglio od agosto, tranne una volta in giugno. Il massimo freddo invernale fu generalmente in gen naio; due volte soltanto sui primi di febbraio, ed una sola in di cembre. Le epoche medie del massimo caldo e del massimo freddo, dedotte da quelle osservate nei singoli anni, corrispondono, come gi dicemmo, al 2 6 , 6 di luglio, ed al 1 2 , 5 di gennaio. In due soli anni la minima temperatura annuale si sostenne al disopra dello zero, negli altri scese al disotto, meno una volta che si ferm a zero. Durante il decennio si ebbero in tutto 8 4 giorni di gelo, cio una media di giorni 8 per ogni anno, de' quali la met cadde in geunaio
PRESSIONI BAROMETRICHE.

Per far conoscere le condizioni pi generali della pressione atmo sferica in Genova, e le principali modiOcazioni eh'essa subisce nei
1 II Giustiniani nel quinto libro de suoi annali fa menzione di un freddo quasi in credibile per queste parli, che oppresse Genova nell anno 1 4 9 3 , e tale che congelossi il mare attorno ai ponti ed agli scali del porto, di maniera che i barcaroli non po tevano allargar le loro barchette dalla terra, n navigare. Il Casoni ricorda un freddo pure assai rigido avvenuto in febbraio del 1 6 2 1 , per cui essendo nei giorni 8 e 9 piovuto, rimasero le strade coperte di una lastra di ghiaccio che fu daopo rompere a forza di picconi : vides in allora pure agghiacciato il mare in alcune parti della Darsena (Cas. Ann. lib. 2 ) . I freddi memorabili che si fecero sentire in Genova nel nostro secolo furono nel 1 8 1 4 il 2 2 febbraio, nel 1 8 1 6 il 31 gennaio, e nel 1830 il 2 febbraio: in questi il gelo fu assai intendo per tutta la citt ed anche in alcuni luoghi interni del porlo.

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METEOROLOGICHE

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periodi dei giorni, dei mesi, delle stagioni e degli anni, presentiamo in compendio i medii delle altezze barometriche, osservate nel de cennio, ordinali in diversi quadri somiglianti a quelli gi descritti trattando delle temperature. nolo che nei nostri climi le pressioni barometriche, come nelle regioni equatoriali, sono soggette ad una doppia oscillazione perio dica, diurna, che si manifesta nelle osservazioni; quando essendo fatte in ore opportunamente scelte, sono anche in quel numero che si richiede perch vengano compensati nei loro medii gli effetti delle cause perturbatrici accidentali. Quale sia andamento di questa oscil lazione in Genova lo mostrano le cifre de' nostri quadri. Si scorge primieramente che la pressione atmosferica in tutti i mesi d ell'an no, verso le 9 del mattino, acquista un massimo va lore, dal quale discende poi, gradatamente dirigendosi ad un mi nimo che pi generalmente tocca intorno le 3 di sera , e fra le 5 e 6 nei mesi caldi d 'estate: oltrepassalo questo minimo, essa ri monta verso un secondo massimo, alquanto minore del primo, che raggiunge intorno alle 9 di sera nei mesi d 'inverno, e posterior mente negli altri. Il del medio valore della oscillazione o

periodo discendente, compreso

fra le 9 di mattina e le 3 di sera, uguale a 0 mm,6 9 2 , e quello

periodo ascendente, compreso fra le 3 e le 9 di sera, uguale

a 0 0m ,4 4 9 : quest'ultimo corrisponde ai due terzi circa del primo *. Prendendo i medii diurni di altre osservazioni barometriche ese guile pure in Genova nella R. Scuola di Marina, ma ripetute di ora in ora durante le 2 4 ore del giorno, abbiamo riconosciuto un sufficiente accordo fra questi medii ed i valori che s ' ottengono fa cendo la semisomma delle altezze massima e minima osservate alle ore 9 di mattino e 3 di sera. A seconda di cotesla relazione si son dedotte da quelle estreme orarie le medie giornali, e da queste le medie mensuali ed annuali, nonch la media assoluta di tutte le pressioni barometriche osservale nel decennio. Questa media pressione assoluta, ossia decennale, si trovala di 7 5 6 mm, 6 1 9 : notabili sono le differenze che s ' incontrano nelle me die dei singoli anni; la massima fra queste ascese nel 1 8 3 4 ( c h e fu pur l anno della massima temperatura) a 7 5 9 , 1 3 9 , e la mini1 Vedasi il prospcllo n." Ji.

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NOTIZIE

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ma rimase a 7 5 5 , 0 7 9 nel 1 8 5 8 , anno in cui si ebbe la tempera tura minima; quindi le massime lor digressioni, rispetto alla media assoluta, furono di 2 m iu,5 2 al disopra, e di l mn,,5 4 al disotto. L'ampiezza di queste digressioni, clic superano unite 4 min, lascia sul \ero valore della media pressione assoluta una leggera incertezza, la quale cesser quando possa dedursi da un maggior numero di os servazioni. La media pressione assoluta, eguale a 75Gm ,n,6 1 9 , si riferisce alla temperatura 0 del mercurio barometrico, alla temperatura media del l'aria di 1 5 , 6 , ed all altezza di metri 4 8 sul livello medio del ma re. Riducendo la stessa a quest'ultimo livello l'abbiamo trovata eguale a 7 6 l ram ,2 6 8 conservate le sopraddette condizioni relative alle tem perature, corrette le capillarit, e fatta la riduzione al barometro normale dell osservatorio di Parigi. Considerando landamento delle pressioni nei loro medii mensuali, si scorge ch esse nei mesi di dicembre e gennaio ascendono ad un valor massimo che sorpassa il medio annuale di l m m ,9 , che in aprile discendono ad un minimo inferiore al suddetto medio di 2 m in, 6 , e che nei mesi di luglio ed agosto si tengono assai prossime a que sto stesso valor medio che, come gi dicemmo, uguale a 7 5 6 , 6 ; vediamo anche che l intera oscillazione, compresa fra queste cstre me pressioni, circa 4 m ra,5 *. Considerate nelle diverse stagioni le medie pressioni, si trovano al massimo nell inverno, al minimo nella primavera; mentre assu mono nell'estate e nell autunno un medio valore assai prossimo alla media assoluta dell anno. Dallesame dei medii valori delle massime e minime pressioni cor rispondenti ai mesi e stagioni, e dallandamento delle differenze tra questi e la media annuale, rileviamo che la colonna barometrica nelle sue maggiori elevazioni si discosta dalla media annuale assai meno che nelle maggiori sue depressioni; infatti mentre la media escursione superiore si limita ad 8 ,nm , 4 , la media inferiore arriva ad l l m m ,4. *. Vediamo altres che ai mesi di gennaio e febbraio, di minima temperatura, corrispondono ad un tempo le pi alle pres sioni e le pi grandi oscillazioni barometriche; laddove a luglio ed

1 Vedasi 11 pr o sp cllo u . C. 1 Vedasi il prospniio n. 7 .

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agosto, mesi di massima temperatura, vi corrispondono bens le mi nime oscillazioni, ma non le minime pressioni che troviamo invece nei mesi di novembre, gennaio e febbraio. La massima di queste oscillazioni mensuali ascende a 27mm,58, e la minima rimane ad H mn,,47. Riguardo alle stagioni nell inverno che troviamo riunite le pi alle e le pi b:isse pressioni, accompagnate dalla pi estesa oscil lazione che monta quasi a 34mm: minima l'oscillazione estiva ed eguale alla met circa della invernale, cio a 17m in quella di pri mavera la media aritmetica delle precedenti, cio 25mni */a circa, e quella d'autunno supera questultima di quasi tre millimetri. Nel quadro n. 8 abbiamo raccolte le massime e minime pressioni annuali, e le epoche corrispondenti alle medesime. La media delle massime supera di poco 775mm, e corrisponde all'epoca media dei 27 gennaio, e la media fra le minime prossima a 756min, e cor risponde all'epoca dei 9 dicembre, cosicch l'oscillazione media an nuale del barometro si estende a 37mm, ed compresa nel breve intervallo di 49 giorni. La massima assoluta di tulle le pressioni osservate nel decennio fu di 775m iI1,66 il 27 febbraio 1854 alle 9 di mattina, con calma perfetta di vento e di mare e con cielo sereno: la minima assoluta fu di 727mn,,28 il 26 febbraio 1858 alle 8 antimeridiane, essendo il cielo piovigginoso, con venticello E., e con mare straordinaria mente grosso. L intervallo, compreso fra queste estreme pressioni decennali, ascende a 48mm,38, cio alla sedicesima parte circa della media pressione annuale. Gli anni in cui furono osservate queste estreme pressioni sono gli slessi nei quali trovammo la massima e la minima delle medie pressioni annuali e delle medie temperature. Nell'anno 1805 e nei giorni 21 e 22 gennaio si ebbe in Genova una pressione del barometro anche maggiore di quella sopra notata, es sendo lo stesso disceso a 724mm; questa pure fu accompagnala da una furiosissima tempesta di mare.
im id it a

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d ell a r ia .

Per indicare almeno approssimativamente lo stato d ' umidit del l'aria in Genova e le sue principali modificazioni nelle ore differenti lei giorno, nei diversi mesi e nelle varie stagioni, daremo il sunto

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M0TIZ1E METEOROLOGICHE

delle osservazioni igrometriche, falle mediante un igrometro a cap pello del Saussure. bens vero che le indicazioni di questo stru mento lasciano molla incertezza nella misura assoluta dell'umidit atmosferica a cagione della difficolt di renderlo comparabile con s slesso, e di conservarlo tale per lungo tempo: ma quando si voglia prescindere dai valori assoluti, e limitarsi soltanto a considerarne i relativi, le sue indicazioni riescono pi soddisfacenti, e s'accordano abbastanza con quelle d'allri strumenti igrometrici reputati pi esatti. Considerando nel quadro n. 9 l'andamento dell'igrometro nelle varie ore del giorno in cui venne osservato, si scorge che l'um i dit dell'aria varia in ordine inverso delle temperature; cosa che ben naturale s manifesta per la propriet che ha I' aria vaporosa di allontanarsi tanto pi dal punto di saturazione, quanto pi ne cresce la temperatura. Quindi possiamo ritenere che l'um idit del l'aria da noi al massimo grado prima del levar del sole, e che discende al minimo grado intorno alle 3 pomeridiane. L'andamento dell'umidit atmosferica nelle diverse stagioni pro cede invece secondo l'ordine delle temperature; infatti se parago niamo le medie igrometriche lor relative, per conoscere qual sia la maggior o minore distanza dell'aria dal punto di saturazione, tro viamo che questa distanza massima nell'inverno, minima nell'e state, e che quella di primavera alquanto maggiore dell'altra di autunno. Assai ampie sono le oscillazioni mensuali dell'igrometro; il valore medio di queste di 40 gradi, quelle delle stagioni sono ancora pi estese; le massime trovansi nell'inverno, le minime nell'estate, ed in primavera superano d'assai quelle d'autunno. Raccogliendo separatamente le indicazioni igrometriche che corri spondono ai diversi venti e paragonandone i medii valori si trova che da noi portano maggior umidit nell'aria i venti che spirano nelle direzioni comprese fra il S. e E.; fatto che si appalesa, in dipendentemente dall'igrom etro, per quell'abbondante umidit che allora si depone sui lastricati della nostra citt. Abbiamo invece nel l'aria la maggior siccit quando spirano i venti del IV., e segnata mente quelli del N. 0 . i quali per lo pi determinano le massime depressioni igrometriche. Accade non di rado di vedere nell'igrometro una variazione di 30 ed anche 40 gradi nel breve spazio di poche ore; ci avviene se-

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^natamente allorquando al vento umido di S. E. subentra improvvi samente un vento N. N. 0 ., oppure se succede il contrario. Per lo pi a queste variazioni igrometriche ne corrispondono al tre simili nelle temperature perch i venti N. e N. 0 . sono da noi generalmente assai pi freddi di quelli che vengono nella direzione S. E.
PIOGGIA.

Fra le particolarit meteorologiche le quali maggiormente distin guono Genova dalle altre localit della nostra penisola, dobbiamo porre in primo grado la grande dovizia delle sue piogge e la somma variabilit colla quale esse trovansi ripartite nei singoli anni. Il quadro n. 10 presenta il prospetto dell'acqua o neve raccolta nelludrometro durante il decennio: la media generale di questa vi ascende a 1346ID ID , quantit che supera d'assai quella che cade in altri luoghi d'Italia compresi nella nostra zona apennina, od adia centi alla stessa; infatti l'annua pioggia in Milano la troviamo di soli 964m,n, in Livorno di 959mm, ed in Napoli di 947ram. Compa rabili alla pioggia di Genova troviamo solamente quelle di Pisa e Lucca, che sono: la prima di 1218 mm, e la seconda di 127.2 . Paragonando questa media generale colle piogge parziali dei sin goli anni si trovano delle differenze assai grandi in pi ed in meno che dinotano esserne assai variabile l'annua misura. La minima quan tit di pioggia si ebbe nell'anno 1840 eguale a U 3 1 m, e la mas sima nel 1842 che fu d 1644 . Queste piogge estreme presen tano la differenza enorme di SIS""0, che equivale ai due quinti circa della media generale; cotali anomalie trovate nelle piogge annuali dipendono principalmente dall'ineguale distribuzione de'venti piovosi negli anni diversi. Le nostre piogge vengono per lo pi cagionate dallo scontro dei venti di N. E. e di S. E. che spirano in due re* gioni diversamente elevate dell'atmosfera, come sovente ne fan fede l'anemoscopio terrestre volto in una di quelle direzioni, e le nuvole superiori che muovonsi nel senso dell'altra. Le correnti d'aria messe in moto nello spirare di questi venti, impedite dai monti che ne circondano, si confondono insieme e premonsi a vicenda determi nando una precipitazione di vapore che cresce in ragione della mi nore temperatura della corrente settentrionale, e della maggiore umi dit che d'ordinario sovrabbonda nell'altra meridionale.

I ri(J

NOTIZIE

EOKOLOlICHE

Succede talvolta nell'inverno un'irregolare distribuzione delle nevi, per cui il nostro Apennino ne rimane sprovveduto, mentre i monti meridionali della Corsica e della Sardegna nc sono coperti; predomi nano allora i venti umidi della parte meridionale che rendono mag giormente abbondanti le nostre piogge. Se la distribuzione della pioggia fosse uniforme, nei varii mesi ddl'anno, la media dogni mese sarebbe di 112mm. Si trova invece che nei mesi in cui pi sovrabbonda, cio in settembre e novem bre, ne cadono 173mn\ e soltanto 50m m nei mesi ne quali pi scar seggia, cio in quelli di giugno e luglio; nei soli mesi di aprile, maggio ed agosto se ne trova una quantit prossimamente uguale alla suddetta media. Similmente paragonando le piogge delle varie stagioni troviamo che ne cade in autunno la massima quantit, la quale pi che doppia della minima che si ha in estate; e che nell' inverno e nella primavera si, hanno quantit pressoch uguali tra loro, corrispondenti prossimamente ai due terzi della pioggia au tunnale. Nel quadro n. 11 abbiamo riprodotti i valori delle medie piogge dei mesi, accompagnati dai numeri dei giorni piovosi e dai rapporti calcolati di queste due quantit. Vi abbiamo anche aggiunto i nu meri esprimenti i giorni di neve, di grandine e di gelo. Da questo prospetto si rileva che in Genova i giorni ne' quali si raccoglie acqua, in quantit pi o meno grande, sommano a 151, cio ad oltre il terzo dei giorni dell'anno. Se ne fosse uniforme la distribuzione nei periodi mensuali sarebbero 11 in ogni mese questi giorni piovosi; troviamo invece che il loro numero varia precisamente da 7 a 14. Inoltre la naturale ripartizione di essi non in ragione delle quantit delle piogge mensuali; cosicch i mesi nei quali primeggiano i giorni piovosi non son quelli delle maggiori piog ge, ed i mesi in cui scarseggiano le piogge non sono i pi poveri di giorni piovosi. Le piogge diurne mensuali si trovano divdendo le piogge d'ogni mese per i suoi giorni piovosi. Queste ancora risultano assai varia bili: le maggiori, comprese fra 13 e 14M n, sono in febbraio, ago sto, settembre ed ottobre; la minima quella di luglio, uguale a 6mm, */*. Finalmente il medio valore di tutte trovasi corrispondente a 10min, /* circa. Durante i 10 anni, in 63 giorni soltanto fu veduta la neve in

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citt; quindi C sono i giorni di neve per ogni anno, ne' quali pi frequentemente essa si scioglie senza accumularsi. Nello stesso pe riodo si ebbero 65 giorni di grandine, cio 6 giorni ugualmente per ogni anno. Ai quadri gi presentati, aggiungesi ancora quello delle piogge dirotte che s'ebbero durante il decennio: da questo si rileva che tali piogge furono quasi sempre accompagnate dai venti N. E. e S. E. La pi abbondante di tutte fu il 25 agosto dell'anno 1842: in meno di 10 ore caddero 247nM n d'acqua; quantit assai superiore alla me dia di novembre che soltanto di 175; in soli 69 minuti se ne raccolsero 111, il che corrisponde ad 1,6 per ogni minuto. Nel forte del rovescio del 16 settembre 1838, che dur meno del precedente, si ebbe 1,5 d'acqua per minuto. Questi per sono assai inferiori al rovescio senza esempio, che ebbe luogo il 25 ot tobre 1822, nel quale cadde sul suolo di Genova l'enorme quantit di 82 centimetri d'acqua che cagion danni gravissimi '.
VENTI.

L'atmosfera che preme il suolo di Genova di rado tranquilla; non per fortissimi sono i venti che in essa spirano, anzi sono gene ralmente moderati, ma soggetti a frequenti variazioni nella loro dire zione e forza. Le molteplici ineguaglianze di tem peratura, cagionate in una massa d 'aria che da un lato insistendo sul mare, s'appog gia dall'altro sopra aspri monti intersecati da molte valli, sono la causa di questa copiosa ventilazione. Per determinare la direzione de' venti ci siamo limitati a riferirci alle otto principali divisioni dell'orizzonte, ed abbiamo distinti in essi 4 gradi di forza qualificati colle solite denominazioni di fortissimo, forte, vento, venticello.
1 Le n os tre s tor ie fanno me nz io ne di alcuni rovesci di pioggia clic cag io na ro no da nn i il pi m e m o r a b i l e quello del 1 2 7 8 ri f e r it o dal G i u s t i Le piogg* del 1 4 0 7 31 ottobre e 1 4 1 4 3 otto

g ra vis sim i alla no st ra c i t t ;

nia ni. Il g io r n o 8 o tt o b r e di a n n o vi fu tal diluvio d a cqu a che q ue sta si alz a 10 palmi sulla piazza di B anchi. bri* fu ro no a n ch e assai t e r r i b i l i ; in quella del 1 1 0 7 le acque d is c o r re v a n o alte 6 piedi in varie st ra d e della ri ita e ro v in a ro n o pa re cc h ie casi e m u r i ( V . G iusi. A n n . lih. 3 0

e > .0).
I /A c c i n e l l i fa p u r m e m o ri a d ' una pioggia che cadde c o nt in u a m e n t e m esi T a n n o 1703. p e r pi di du

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NOTIZIE

MKTF.OHOLO<;i<;il|

La frequenza reliiliva ilei venli, che spirano durali le lanno in ognuna delle so\roccennaie direzioni, assai variabile nei diversi mesi e nelle varie stagioni ; ci si vede assai chiaramente nel qua dro n. 15, il quale mostra, fra mille venti osservati in quei periodi di tempo, qu:iliti ve ne furono in ciascuna delle stesse direzioni. Da questo si rileva che i dominanti sono il . ed il N. E. dalla parte boreale; il S. E., il S. ed il S. 0. dalla parte australe. Considerando andamento medio del vento N., che il pi domi nante di lutti nella media generale, troviamo che la frequenza di questo, resa al massimo in dicembre, durasse gradatamente durante sei mesi, cio sino a giugno, per crescere di bel nuovo durante i mesi rimanenti dell'anno. La cifra che esprime la massima frequenza di dicembre, corrisponde alla met circa dei venti osservati, mentre quella della frequenza minima di giugno, non che il decimo. I venli N. E., quantunque meno predominanti, seguono un andamento presso a poco analogo; ma per questi novembre il mese di massima fre quenza. I venti di S. E. e di S. 0 ., che dopo il N. sono i pi pie dominanti nella media generale, seguono un andamento inverso di quello die notammo nei venli settentrionali e meno regolare: la loro minima frequenza corrisponde a dicembre, e la massima a giugno pel S. 0 . ; ma pel S. E. essa trasferita in settembre; dimodoch i mesi di massima frequenza per i venti di N. E. e S. E. son quelli slessi ai quali corrispondono le massime quantit di pioggia. Considerandoli in ordine alle stagioni, si vede che nell'inverno, nella primavera e nell'autunno il vento N. vince lutti gli altri in frequenza, e che ndl'estate il S. 0. quello che predomina. I venli di 0. e IN . 0 . spirano di rado in Genova e non si trovano in una giusta proporzione rispetto agli altri che discostandosi per un cerio tratto sul mare. Dando uno sguardo alla topografia de' no stri dintorni si conosce che questa rimarchevole mancanza cagio nata dal riparo clic ci presenta la catena dei monti che sovrastano a Yoltri, i quali, partendo dal mare a ponente di Genova, si esten dono in una linea spezzala che corre per breve trailo un poco a greco, ripiegandosi a settentrione sino quasi all'origine della Polcevera. La valle di questo torrente aperla interamente nella direzione settentrionale, e questa la principal causa che rende predominanti i venli N. ; non solamente per il libero ingresso lascialo per essa ai medesimi vegnenti da lontano, ma ancora per le altre correnli che si formano entro le sue prolungale concavit.

n o tizie

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.Nell'inverno lu temperatura del suolo lombardo, situalo al di l dall'Apennino, si mantiene inferiore a quella del nostro mare, men tre nell'estate avviene il contrario. Il disequilibrio termometrico, che per siffatta cagione si avvicenda nell'aria di queste regioni vicine, determina quel predominio alternato dei venti boreali ed au stra li, che notammo di sopra nelle due diverse stagioni. Egli nellinverno che l'aria fredda della regione lombarda, versandosi dallApennino sul m are, ci arreca in copia i venti del N., mentre d'estate l'aria pi fredda del nostro mare, che sormontando l'Apennino e dirigen dosi sul suolo lombardo, rende frequenti da noi i venti meridionali. Nei tempi belli d'estate abbiamo dei venti regolari che compiono durante il periodo diurno il giro dell'orizzonte. Alla mattina al le var del sole sorge un venticello dOriente che girando si volge prima al mezzod e poi all'occaso, che raggiunge verso le 5 o 4 ore po meridiane: continuando poscia questo suo giro, s'incammina verso il N. che raggiunge intorno alle 9 di sera, ove si ferma durante la notte. Questa continua ventilazione dell'atmosfera tempera assai op portunamente il calore estivo. Per dare un'idea almeno approssimata della velocit de'venti che spirano, aggiungiamo un quadro n. 14 simile al precedente, che fa vedere sopra mille venti, dei quali si in ogni mese notala la for za, quanti ne corrispondessero ai 4 summenlovati gradi, coi quali vennero al principio distinti, e quanti fossero i giorni di calma. Da questo si dimostra che ben pochi sono i venti fortissimi e forti, i quali spirano per lo pi nell'inverno, mentre in tutto l'anno sono dominanti i venti di mediocre intensit. I giorni di calma o quasi calma possono essere calcolati a cento circa nell'anno.
STATO DEL CIELO.

Tra i varii aspetti osservabili nel nostro cielo dipendenti dalle diverse condizioni del vapore acqueo sparso nell'atmosfera, non sem pre invisibile, ma sovente condensato in strati o masse nuvolose, varie di forma e d'intensit, che pi o meno ne turbano la traspa renza, ne abbiamo distinti tre soli principali, cio il sereno, il mezzo coperto ed il nuvoloso. Diciamo sereno, un cielo tutto senza nuvole, o segnalo soltanto da qualche leggera striscia di nube o di vapore: mezzo coperto, un cielo parie sereno e parie nuvoloso, o sparso a

I (0

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. .

tralli di nubi e di sereno: finalmente nuvoloso, quello iiilcraincnlc eoperlo o quasi coperto. Per la reit intelligenza del prospetto n.u 15, nella parie che concerne lo stato del cielo, dobbiamo premettere che questo, notalo 14608 volte durante il decennio, lo fu quale appa riva nelle ore delle quattro osservazioni diurne; cosicch le cifre ri ferite nel prospetto esprimono soltanto quante volte si presentasse il cielo in ciascheduno dei tre aspetti summenlovati in quelle medesime o re, e non quanti giorni cos fatti savessero. Da questo prospetto si rileva che la nostra atmosfera ben so vente serena e limpida, per cui non di rado godiamo lo spettacolo d un bellissimo ciclo, a ragion meritevole delle lodi che gli stra nieri tributano al cielo d'Italia. La maggiore frequenza di questo icl cielo nell'estate e nell inverno, e lo dobbiamo per lo pi allo spi rare dei venticelli settentrionali. La maggior frequenza del sereno parziale o mezzo coperto an cora nellestate non che in primavera, mentre la massima frequenza del nuvolo completo cade nell inverno e nell'autunno. Se supponiamo che quattro osservazioni relative al medesimo stato di cielo rappresentino un giorno permanente in esso stato, troviamo che fra i giorni dell'anno, 118 sarebbero i sereni, 160 i mezzo co perti, ed 87 i nuvolosi: ed i giorni interamente sereni sarebbero 51 nell'inverno, 25 in primavera, 55 nell'est le, e 28 nell'autunno. .'Soliamo che ne' mezzo coperti e nuvolosi sono compresi i giorni di pioggia che, come dicemmo, sommano nell anno a 151. Rispetto ai giorni nebbiosi, pur segnati nel medesimo prospetto, dobbiamo premettere che in eiTetto rare sono da noi quelle nebbie ge nerali che si osservano frequentemente in altri luoghi, per esempio a Milano nei mesi di novembre e dicembre: onde quelle riferite nel no stro prospetto sono in parte nebbie locali, circoscritte in poca esten sione, formate nelle valli de nostri monti, od intorno alle sommit de' medesimi, che vengono dissipate facilmente dalla ventilazione ab bondante che regna nella nostra atmosfera. Altre ci vengono dal ma re, e sono le pi frequenti ed incomode; consistono in una nebbia leggiera, che accompagna talvolta il vento umido di S. E., la quale in certi tempi agisce assai svantaggiosamente sulla vegetazione, e pi di tutto sulle vigne che danneggia mollissimo quando le coglie sul loro fiorire. Il numero medio de giorni dellanno in cui si eb bero nebbie, sommano a 42, cio 14 in inverno, 11 in primavera, 6 in estate, ed 11 in autunno.

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S TATO

DEL

MARE.

Nel prospetto surriferito* pur uolato lo stato del mare, quale osservossi ogni giorno all*istante del mezzod pel corso di sette anni. Da queste osservazioni si desume che nell'anno il medio numero de' giorni di mare calmo riviene a 212; che 82 son quelli di mare agitato, e 71 quelli di grosso mare. Si vede ancora che il maggior numero di giorni di grosso mare cade in autunno, ed il minor nu mero in primavera. Le grandi agitazioni del nostro mare sono pro dotti dai venti di S. E., S. e S. 0 . ; non gi quand essi dipendono da un disequilibrio leggiero della nostra atmosfera locale, ma bens quando spirano con certa forza, percorrendo un largo tratto dal mare. Questa speciale azione dei venti suddetti deriva dalla posi zione geografica del mare ligustico che, circondato ovunque dalla terra, sapre soltanto in quelle direzioni alle onde mosse dai venti. Al S. 0 . , ossia libeccio, devonsi segnatamente i grandi sconvolgi menti che produssero in certe occasioni danni gravissimi al nostro porto. Le maree lunisolari che s ' osservano nei grandi m a ri, ed anche in alcune localit del nostro Mediterraneo, non sono sensibili presso il litorale ligustico. Non a dire per che il livello del nostro mare si mantenga ad una altezza costante; anzi da una serie d'osserva zioni fatte durante 18 mesi, negli anni 1834 e 1835, risulta che l'al tezza di questo livello continuamente modificata da diverse cause, ed in ispecie dai cambiamenti cui van soggetti, ed i venti che spi rano sul mare, e le correnti che muovono parallelamente alla nostra costiera da levante a ponente, ed infine le pressioni barometriche. Dalle suddette osservazioni abbiam rilevato che le variazioni del l'altezza barometrica inducono variazioni inverse nell'altezza del li vello del mare; cosicch questo s'abbassa a misura che aumenta la pressione dell' a r ia , e s ' innalza a misura che la stessa diminuisce. Paragonando i medii di queste variazioni abbiamo trovato che ad ogni variazione d 'u n millimetro nell'altezza barometrica ne corri sponde una di circa 14mm in quella del livello del mare. Avvertia mo per che per ben stabilire questo rapporto sarebbero necessarie maggiori osservazioni. I nostri uomini di mare derivano da queste modificazioni che si
Putte i.
Il

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osservano nel livello delle acque, quei medesimi pronoslici intorno al bello e cattivo tempo, che i meteorologisti desumono direttamente dalle osservazioni barometriche, ed fra essi comune il proverbio: acque basse tempo beilo, acque piene cattivo tempo *.
EL ETT RICIT ATMOSFERICA.

Fra i fenomeni straordinari comparsi nella nostra atmosfera, du rante il decennio cui si riferiscono le osservazioni finora discusse, abbiamo particolarmente notali quelli dovuti all'elettricit fulgurante, accumulata in certe nuvole temporalesche, e da queste scaricata con una emissione subitanea di luce, accompagnata da uno strepito pi o meno prolungato. I giorni ne qnali si ebbero pi o meno intensi quei segnali dell'elettricit atmosferica, cio i giorni di lampi e tuo ni, sommano a 318 per i dieci anni; quindi possiam dire che il numero medio ne fu per ogni anno di 32. La ripartizione di questi fenomeni, nei diversi mesi e stagioni, si pu vedere nel prospetto n. 12: noi osserveremo soltanto eh'essi seguitarono un andamento analogo a quello delle medie temperature mensuali: trovasi infatti che la massima frequenza delle fulgori nell'estate, la minima nel* l inverno, e che la frequenza d'autunno maggiore di quella di primavera. Dei 32 giorni fulgoranti dell'anno, circa la met appar tiene all'estate, ed il decimo soltanto all'inverno. Non per questo il numero de' giorni in cui si ebbero tempoI Esiste nel porlo d Genova an seno di mare difeso da ogni lato per natura e per arte dall ondeggiamento, ed ampio abbastanza, non che profondo, per contenere le regie fregale in disarmo. Nella parete verticale della calata interna vi Asso no mar mo nel quale sono tracciate delle divisioni metriche destinate a far conoscere le va riazioni di altezza che in questo recinto subisce il pelo del mare in conseguenza delle diverse pressioni comunicate da fuori. Egli in questo luogo che furono fatte le os servazioni intorno alle maree accennate nel testo. La massima oscillazione del m are, tanto al disopra che al disotto del livello medio , non eccede generalmente i 25 centimetri. Ponendo pertanto che l intera oscillazione annuale sia di 500 millimetri, questa, divisa per 14, dovr darci, come d infatti, la media oscillazione annua del barometro. II 28 febbraio del 1843 essendo il barometro disceso al disotto dei 730 , il pelo dell acqua s elev di 60 centimetri al disopra del livello medio inondando la calala ; alzamento di cui i pi vecchi marinai non si ricordano di aver veduto altro esempio.

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rali fulminei, con scariche elettriche ripetute ed abbondanti; non sommano essi a tanto; 11 circa se n'ebbero in ogni anno, e non pi, e corrispondono perci al terzo soltanto dei 32 giorni fulgu ranti dell'anno sopra notati.
TERREMOTI.

Le forti scosse di terremoto sono da noi assai rare ; quelle di cui si conserva la memoria nelle nostre storie non cagionarono altera zione sensibile nel nostro suolo. Nel diario dell'osservatorio trovansene notate quattro soltanto avvenute nel periodo decennale da noi considerato. Una forte scossa ondulatoria, nella direzione N. 0 . , della durata di tre in quattro secondi, si ebbe il 4 luglio 1834. Altra pi leg giera, nella direzione E. 0 ., della durata di due secondi circa, fu 11 aprile 1837. Si sentirono due o tre scosse di terremoto ondu latorio, non leggiere, tutte di brevissima du rata, il 5 maggio 1838. Infine una assai breve e leggiera ne accadde il 31 gennaio 1840. La pi forte fra le scosse in Genova sentite nel presente secolo, anteriormente al decennio, fu quella del 9 settembre 1828 a mez z'ora dopo la mezzanotte che si ripet per ben due volte durante le 24 ore. Fu tale lo spavento nel popolo che per varie notti gran dissima parte ne dormi all'aperto; non si ebbero tuttavia danni gravi nei caseggiati.

MEDIE

ANNUALI

DELLE

TEMPERATI R E

O AIUE.

DELLE

MASSIME

MINIME

E MEDIE

TEMPERATURE

D IlllN E

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165

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NOTIZIE

METEOROLOGICHE

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NOTIZIE METEOROLOGICHE

NOTIZIE

METEOROLOGICHE

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NOTIZIE METEOROLOGICHE

NOTIZIE

METEOROLOGICHE

173

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METEOROLOGICHE
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METEOROLOGICHE

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MAGNETISMO TERRESTRE

O l i elementi del magnetismo terrestre consegnati in quest' articolo sono stati determinati per mezzo di due bussole costruite dal Gambey di P arigi, onde inutile parlare della bont e perfezione di questi strumenti. La bussola di inclinazione porta un nonio che scorre sul circolo azimutale e lascia leggere i minuti; il circolo verticale diviso di dieci in dieci minuti, e la punta dell' ago di inclinazione, il cui asse di rotazione passa pel centro di questo circolo, serve di indice, onde altri costretto a valutare approssimativamente le unit dei minuti. Nella bussola di declinazione il circolo azimutale per corso da due nonii divisi di dieci in dieci secondi, e l'asse magne tico dell' ago declinatorio tracciato dall' incrociamenlo di due finis simi fili nell' interno di due circoli situati uno per parte alle due estremit dell'ago, ai quali si collima mediante un cannocchiale, il cui asse ottico determinato dall' intersezione di due fili perpendi colari e che montato sopra due colonnette come uno strumento dei passaggi, si move insieme coi nonii. Per eseguire con questi strumenti le osservazioni fu fallo coslrurre provvisoriamente, a qualche distanza dall'osservatorio della R. Mari na, un solido terrazzino di pietra nell'allineamento fra lo strumento

I 80

M AGNETISM O TERRESTRE

ilei passaggi, e la mira meridiana situata alla distanza orizzontale di circa 2000 metri. Su questo terrazzino fu determinato uu punto che fosse esattamente nell' allineamento suddetto, e quivi sempre furono collocati gli strumenti per le osservazioni; queste furono fatte nel mese di luglio del presente anno 1846; non prima delle cinque del mattino, e non mai protratte al di l delle nove parimenti del mat tino. Per la declinazione, fatte prima allo strumento le dovute ret tificazioni , veniva diretto asse ottico del cannocchiale al centro della mira m eridiana, e letti i due nonii ; poi messo ago nella sua staila venia dato un movimento in azimut, fino a portare in tersezione dei fili del cannocchiale a coincidere coll'intersezione dei fili dell' ago in equilibrio *. Questa coincidenza stabilita per ciascuno dei poli dell'ago, tanto nella posizione diretta, che rovesciato, si ave vano cos dalle letture di ciascun nonio quattro archi dei quali presa la media, e fattane la differenza coll'arco segnalo dallo stesso nonio quando il cannocchiale era sulla mira meridiana si aveva in tal modo la declinazione. In tutte le osservazioni si trovarono sempre i due nonii perfettamente d' accordo. Quattro serie di osservazioni fatte in giorni diversi hanno dato
DECLINAZIOM.

1." Serie 2.a Id. 3. Id. 4." Id.


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Per avere inclinazione furono sperimentati diversi metodi. Gol me todo chiamato indiretto fu portalo il circolo di inclinazione in di verse posizioni facendogli percorrere di 30 in 30 tulio il cir colo azimutale, e notata l'inclinazione in ciascuna di queste posizioni: poi rovesciato l ' ago nel circolo e ripetute le stesse osservazioni. In seguilo, prese le medie delle osservazioni fatte in una stessa posi zione del circolo verticale furono combinale queste medie a due a
1 A qoesl oggetto il rannocrhiale munito di due obbiettivi di fona diversa.

MAGNETISMO TERRESTRE

181

due ad angolo retto in tutti i modi possibili, calcolando inclina* xione colla nota formula Col4 I Col* a -+- Col* b nella quale / l'inclinazione cercala, a e b due inclinazioni Ielle in due piani perpendicolari. Col melodo diretto, trovala la posizione del circolo di inclinazione in cui l'ago verticale, e la graduazione volta al Nord, fu dato un movimento azimutale di 90 a dritta e a sinistra di questo punto, e lette le inclinazioni ; poi volta la graduazione al S u d , e trovato il punto in cui l'ago nuovamente verticale, fu fatto movere il cir colo in azimut di 90 dritta e sinistra, e Ielle le inclinazioni. La inedia di queste quattro letture era considerata come elemento creato. Sopra i risultali ottenuti con questo metodo poteva rimanere qualrhe dubbio, perch, posta una deviazione fra l asse magnetico dei nostri aghi, e l asse di figura che serviva di indice, deviazione che quantunque assai piccola era indicata dalle osservazioni, ne veniva per conseguenza che tutte le inclinazioni erano osservate fuori del meridiano magnetico, e quindi maggiori della vera; quantunque, stante la picciolezza della deviazione suddetta, appena di alcuni mi nuti , la teoria indichi che errore era trascurabile rimpcllo agli errori di osservazione. Ad ogni modo si volle far saggio di un altro metodo. Fu quindi provato a determinar prima sul circolo azimutale la posizione del meridiano magnetico, in questa fissare invariabil mente il circolo verticale, e letta un inclinazione rovesciare poi ago nello strumento senza smovere il circolo dalla posizione pri mitiva, giacch le indicazioni della punta inferiore dell ago trovate in ogni caso sempre uguali con quelle della superiore, facevano giu dicare essere il circolo verticale ben diviso. La posizione del meri diano magnetico fu determinata alcuna volta cercando sul circolo azi mutale i due punti distanti di circa 180 nei quali l ago si teneva verticale, poi dividendo in mezzo l'arco compreso fra questi punii; altra volta invece messo il piano dellago distante da 40 a 50 dal meridiano magnetico si leggeva. inclinazione notando altres la po sizione dell'alidada sul circolo orizzontale, poi dato movimento in azimut minore di 180 passando pel meridiano magnetico si portava ad eguale inclinazione dall' altra parte del meridiano. Alla met del l'arco orizzontale compreso fra questi punti era fssala l'alidada pei-

182

MAGNETISMO

TERRESTRE

mettere il circolo \erticale nella posizione voluta. Si trov sempre che questo era il punto di minima inclinazione. In tutte queste os servazioni fu fatto uso successivamente di due aghi. Le medie di questi aghi ottenute coi diversi metodi sono le seguenti
INCLINAZIONI.

1. 2 3. 4."

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IO.

M ed ia

generale

55.

FINE PEI \

PARTE PRIMA.

PARTE SECONDA

REGNO VEGETALE

L e ricchezze vegetali per cui il nostro suolo ripetutamente cercato lai botanici d' oltremonti, gi ci furono per la pi parte additate dall Allioni, dal Bertoloni e dal Viviani, le cui opere non periture io non istar a inventariare, perch notissime a tutti i cultori del amabile scienza. Per lo stesso riguardo vogliono essere ricordate la Flora Ticinese di Balbis e Nocca, che comprende porzione delle piante apennine, elenco delle stirpi chiavaresi del T u rio , le tre centurie di piante della Liguria occidentale, le sole pubblicate, del Badar, le dotte memorie del Balbis, del Bellardi, dell Av-Lallemant, s che mi parrebbe di poter asserire, esserci conosciute le piante che abbelliscono il nostro territorio, quantunque non siano state riassunte in un quadro di uniforme disegno da raffrontarsi colle Flore dei paesi limitrofi. 1 1 carattere della vegetazione della Liguria si trova egregiamente ritratto nella dotta prefazione alla Flora Libica del chiarissimo Vi viani ( Florae Lybicae Specimen. Genuae 1 8 2 4 ), n alcuno io credo gli vorr contestare, non essere la nostra Flora che la plaga set tentrionale di quella vasta regione che lo stesso autore, sull'orme dell'immortale De Candolle, ha designato col nome di cratere medi

HF.INO

VEGETALE

terraneo, o clic abbraccia I' ultimo lombo del continente Europeo, dellAsia settentrionale occidentale, dell Affrica boreale, bagnato dalle acque del mare mediterraneo. E sebbene la Flora ligustica ne suoi limili settentrionali si connetta per insensibili sfumature alla transapennina, nel modo stesso che le piante del litorale Adriatico irra diano molto addentro nella vallata del Po, per cui incerto il confine che separa la regione subalpina dalla mediterranea, non per questo m arride l opinione dello Schouw, il quale nel suo abbozzo di trat tato di Geografia Botanica 1, le accomuna, sotto il nome di regione delle Cariofille e delle Labiate, in uno stesso riparto. Ben vero che la comparsa di alcune piante della Flora mediterranea in qualche punti del campo di vegetazione subalpino, quali sarebbero le rive dei laghi insubrici e del Bcnaco, i colli Veronesi e dellalto Novarese, parrebbe appoggiare opinione del benemerito botanico Danese; ma n le specie erratiche, n gli ulivi, n l alloro, n il cipresso, n YAgave americana che industria ha propagato nelle accennate localit di eccezione, sono titolo plausibile a dichiarare uniforme il carattere di due contrade che differiscono per lant altri rapporti. E dico localit eccezionali le siffatte-, perocch in esse i momenti favorevoli allo sviluppo di piante di aliene regioni, nascono dal fortuito concorso di alcune peculiari condizioni, delle quali dove una fallisca, come ha gi osservato il chiarissimo Barone Cesali, la natura riprende al tutto il suo abituale vestilo. Perch nei nostri giardini prosperano allo scoperto, ed anche in piena terra, moltis sime specie originarie del Capo e dei tropici, si dir forse che le spiagge del mediterraneo partecipano dell indole degli accennati paesi? lo noi posso ammettere, e pi presto ne torrei le ragioni o nel arcana costituzione delle specie medesime, per cui possono tollerare le pi basse temperature del nostro clima, o nelle condizioni di al cune localit privilegiate nel lungo tratto che si estende dal Varo alla Magra. Arrogi che delle specie che lo Schouw ha portate siccome caratteristiche dell indicata sua regione delle Labiate e delle Cario fille , ben poche ricorrono al di l d Apennino, n mai riescono ad usurpare ragguardevole spazio di paese; e di alcune si potrebbe sospettare esservi state introdotte unitamente agli ulivi, all alloro, al cipresso, all esperide. Le ragioni pertanto del riparto adottato
1 Annates des Sciene. Naturali. 2.* Srie, toro. Ili,

REGNO VEGETALE

da) nostro Vivian, mi sembrano stabilite sopra solide basi, e il sullodato Sig. Barone Cesati, divisando esplicitamente, nel suo saggio sulle Ombellate della Flora elvetico-germanica e dell' Italia boreale 1 i confini che separano una Flora dall' altra, le ha appoggiale di nuova e pi valida autorit. I rapporti delle diverse provincie del cratere mediterraneo, I' uni forme sembianza del loro carattere, le vie onde le specie dalle parli australi dello stesso cratere, procedendo lunghesso gli opposti litorali ne raggiungono estremo confine, mentre alcune dalla Sardegna e dalla Corsica tragittano ai nostri lidi, n altrove appariscono; il fatto di specie che comuni ad amendue le spiagge, si spingono a un' al tezza sensibilmente maggiore nel lato occidentale; di specie tuttavia ristrette nella cerchia delle isole, non isfuggirono punto alla perspi cacia dell' illustre Viviani. Ma questi riscontri riflettono le specie ve ramente native del litorale mediterraneo, ch quanto alle arvensi, pei motivi che in altro mio scritto ho prodotti, e anzi tutto pel fatto, che le piante annuali si veggono quasi sempre compagne ai cereali, ed esulando con essi oltrepassano bene spesso i confini della Flora mediterranea e delle alpi, io sono d ' avviso ci siano venute dalle sterminate pianure dell' Asia settentrionale, nella stessa maniera che dalle regioni del Caucaso, veggiamo ogni giorno approdare tru noi peregrine dapprima non viste. Per, il ripeto, lo stato primitivo della Flora di una data regione si dovrebbe dedurre dalla vegeta zione dei terreni non ancor dissodati, e nel caso nostro dalle dune, dai pascoli, dalle selve che dal litorale conducono alle vette pi ele vate dell' Apennino e delle Alpi marittime. Se non che importando al presente di conoscere i prodotti naturali del nostro paese, omesse le induzioni comunque evidenti, mi terr a rilevarne le masse come elle si trovano, non che gli elementi onde sono composte. Gi dalle nostre mura e dalle rupi che specchiansi in m are, in ghirlandate dei cespugli della Cineraria maritima, del Crithmum, dell' Euphorbia Characias e Pithyusa, della Matthiola incana, del Daucwt gummifer, degli enormi cesti dell' Agave americana : dai fitti tappeti dell' elegante Lamarckia aurea, dai dorali capolini dell' ffyoseris radiata e del Sonchus tenerrimus, dall' Arisarum vulgare, dal Umbilicus pendulinus, dal Lepidium procumbens, dall' impassibile
1 Biblioteca Italiana, (omo 82.

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A ty s m m m a r itim u m , che si abbarbicano alie pareli delle case o ne

ammantano i tetti, ci si appalesa il carattere della Flora ligustica, il cui aspetto generale, se io m 'appongo, vedesi compendiato nelle circostanti allure, che quasi immensi scaglioni, in mille sensi inter rotti , per mille braccia concatenati, disegnano il fondo dell' incan tevole panorama che si svolge alle spalle della nostra citt *.
1 Basterebbero a dimostrare la dolcezza del nostro clima le estese coltivazioni delle Auranziacee, e le belle specie esotiche che veggonsi in piena terra in alcuni de nostri giardini, e perfino nei parterre dell amenissima passeggiala dell Acquasela, onde con molta verit asseriva non ha guari un nostro celeberrimo patrzio u che tutta quella u zona che si estende lungo il mare a molte miglia da una parte e dall altra di Ge li nova, falla continuo giardino n (Vedi Rivista Ligure voi. 2. 1 7 4 5 ). Far per altro osservare che nell inverno dello scorso anno, essendo repentinamente disceso il termometro a 4 ., perirono nell Orlo Botanico molte piante, che poste in piena terra negli anni precedenti, pel modo onde aveano prosperato, si sarebbe detto essersi pienamente assuefatte al nostro clima. Fra queste piacemi menzionare una Bignonia jasminifolia , che nella state precedente si era vestita di splendentissimi fiori, il Sola num betaceum, la Royena lucida, il Pittosporum undulatum, Andropogon ScAoe nanthus, e una Draceuna Draco, che gi da tre anni irovavasi in terra , e pareva promettere di raggiungere insolite dimensioni. Non ne risentirono il Laurus Camphora, la Bulbine frutescens, il Cereus cylindricus, il Solanum fragrans, ecc., e ci vien pur sempre iu conferma dell opinione, doversi cercare nella particolare condizione dei tessuti delle piante, le ragioni per cui di due o pi specie, di una stessa zona, una resiste alle nostre pi basse tem perature, mentre le altre periscono inevitabilmente, se la temperatura eccede anche di poco il minimo delle temperature del loro paese nativo. Soggiungo una nota di alcune piante che si coltivano in piena terra nei giardini di Genova. Acer oblongum. Acacia eburnea. Aloe, molle specie. Bambusa arundinacea. Cadia purpurea. Calla aelhiopica. Cassia corymbosa. laevigata. Celastrus buxifolius. Cereus cylindricus. peruvianus. Chrysocoma Coma aurea. Crassula tetragona. Dichondra argentea. Diosma ericoides. Ficus coronala. Grewia occidentalis. Ilalleria lucida. Kniphofia aloides. Laurus Camphora. foetens. indica. Lycium Boerhaviaefolium. Melaleuca armillaris. Mesembryanthemum, molle specie. Myoporum ellipticum. Olea chrysophylla. undulata. Osteospermum monili ferum. Paederia foetida. Panax aculeatum. Phylica ericoides.

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Alla foce degli attgui torrenti, o nel breve passo dei colli che quinci e quindi dolcemente declina alla spiaggia, a cui fanno corona alcune poche specie marine (Medicago litoralis, Arenaria marginata, Salsola Kali, Euphorbia Peplis ecc.J, nei siti non per anco gua dagnati alle fertili ortaglie, al canneto, al vitigno, frequenta malau gurata famiglia di piante spinescenti ed infeste, lo Scolymus macu latus , la Centaurea aspera, Pouzini, Calci Irapa, il Carduncellus lanatus, Inula viscosa ecc., tra le quali serpeggiano talvolta grami tappeti di tenue verzura, in cui dominano il Trifolium nigrescens e il fragiferum, il Lolium perenne, la Poa annua, la Bellis pe rennis, o finalmente n e 'siti depressi fecondati da qualche rigagnolo, il Cyperus badius, il Ranunculus repens, il Sium nodiflorum, la Glyceria fluitane, la Veronica Anagallis, Y Juncus compressus e il glaucus ecc. Sui poggi che indi succedono si alternano con varia vicenda le selve, le macchie, i pascoli, i vigneti, gli ulivi. Gli ulivi lunghesso il litorale si adattano a tutte le esposizioni soleggiate, purch lam bite dalla brezza m arina, epper si veggono in ischiera quasi mai interrotta vestire le falde dei colli, seguirne le sinuosit, internarsi nelle profonde valle ed elevarsi fin oltre i mille piedi d'altezza sulle balze che ne chiudono il fondo. Ma all' aprirsi dell' ampie val late, sui versanti battuti dalle nordiche bufere, gi prevalgono gli oscuri colori della Flora silvestre dell' interno Apennino, e veggiamo i castagneti, i querceti, le fitte macchie dell' Ostrya toccare ai confini delle esposizioni riserbate agli ulivi, e per poco innoltrarsi fin presso la spiaggia. Coi cereali e i legumi che simultaneamente coltivansi, o tra i ben condotti filari delle viti, o all'ombra dei pallidi ulivi, i quali costi tuiscono uno de'ram i di maggior importanza della Ligure agricol tura, nel tempo stesso che da s soli caratterizzano fortemente il cratere mediterraneo, ne vennero ai nostri colli le specie che forse in origine non vi aveano stanza. Porter per esempio, come quelle che oltre i confini del nostro territorio non trovano tutte le condiPolygala myrlifolia. Sabal Adansoni. Senecio Pelasiles. Solanum aurictilalum. bonaricnsc. Tarchonanlhus camphoratus. Tourneforlia foelida. Weslringia rosmariuiformis. ecc. ccc.

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zioni indispensabili alla lor diffusione, il Lathyrus Ochrus, la (fella damascena, il Dianthus velutinus, la Silene nocturna, i Ra nunculus muricatus, la Stachys hirla, IJippocrepis alia ta , tra le quali, soverchialo l'angusto orlo dei pensili cumperelli (fasce) a cui sono ristrette, veggonsi le piante native, come se accennassero di volere riguadagnare il terreno d onde furono escluse. Tali sono le specie che popolano tuttavia i pascoli aprici, la Sileno italica, l I/yoseris radiata, il Brachypoditim pinnatum, Y Astragalus monspessulanus, la Ruta chalejensis, il Polerium Sangutsorba, il Picri di um vulgare e simili. Oltre i chiusi ci si presenta una scena le cui infinite variazioni dipendenti dall'inclinazione, dall'esposizione, dai mille accidenti del suolo, non ovvio il ritrarre. Dalle balze franale e scoscese gre mite dei cespugli dello Spartitivi junceum, del Cytisus spinosus , del Cis tus salvifolius, dell Erica arborea, del Mirto, della Carta ria , del Lentisco, della Lonicera implexa ed etnisca; fra cui lussurreggiano I' //elianthemum Fumana, 1 Ononis minutissima, il Thy mus vulgaris, l ffelichrysum angustifolium, gli Andropogon hirtus , pubescens, distachyos, YAsparagus aculifolius, quasi sempre avvin ghiato dagli spinosi sarmenti della Smilace aspira; o allo spianarsi d' un burrone, o al volgere di una china, sotlcnlrano con subito passaggio la selva od il pascolo, o si confondono il pascolo, le mac chie, le selve. Nelle selve troviamo promiscuamente, o in gruppi separali, il Quei'cus Ilex e pubescens, Acer campestre, VErica arborea, \'Ar butus Unedo, V Ostrya vulgaris, il Fraxinus Ornus, i quali presentansi molle volte sperperati per le brulle pendici, quasi a conferma della popolare credenza, essere stale le circostanti giogaie rivestite una volta di densissima selva. Ne pascoli, e allaprico in ispecie, riboccano Anemone stellala, la Dantonia p ovinciaiis, il Trifolium montanum, il rubens, Yochroleucum, la Catananche coerulea, Ia Polygala rosea, la Carex glauca e gynobasis ec., le molte Orchide dai fiori sfoggiali e bizzarri, la notissima Ophrys Bertolonii, aranifera, Y Arachnites, Orchis Morio, pyramidalis, provincialis, brevicomu, la Serapias lingua e Ia neglecta, laddove il Limodorum abortivum, Y Anemone trifolia, Y Epipactis ovata e microj)hylla Orchis bifolia, la Convallaria Polygonatum, ec., riparansi al rezzo delle arbori frondose poco fa mentovate.

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Bench nelle nostre colline siano rare le fonli profuse di molle acque, nondimeno in margine dei rigagnoli, o ne concavi piani che raccolgono le piogge, frequenti nelle miti invernate, non raro il vedere lo Schoenus nigricans, lo Scirpus Holoschoenus, la Phraymiles communis, la Carex vulpina, e Juncus acutus, che invano cercheremmo alia spiaggia a cui in altre localit si direbbe obbligato. Parlilamente citer, nelle nostre adiacenze, quai giardini risplen denti per rare e venustissime specie, gli erbosi clivi soggetti alle mura del lato occidentale della citt, che assortite in brev' area ac colgono iris juncea e Sisyrinchium, la Romulea Bulbocodium, YAl lium Chamaemoly, e il pendulinum, la Tulipa Clusiana, il Nar cissus intermedius, YIris tuberosa, la Scilla peruviana; i colli di Marassi e Montaldo, questi per Y Ophrys funerea, l Phalaris trun cata , Acoras antropojhora, quelli per Ophrys lutea e api fera e la ritrosa e rarissima Isias triloba. Poggiando infine alle maggiori alture qua e l ci si affacciano le orme prime della Flora montana; Antennaria dioica, YArnica, YAlchemilla, la Centaurea montana, le Dentarie, e seco loro la Gentiana campestris e acaulis , il Veratrum album, Y Iris grami nea, Orchis globosa, massime al declinare degli alti piani verso l'opposto pendo. Pel quale scendendo di balza in balza alle valli soggette, troviamo una scena di pi svariati colori, sebbene le masse che ne disegnano il fondo, fuor gli ulivi e le specie che gli sono compagne, siano in monte le stesse che osservammo dianzi, ma in proporzioni sensibilmente maggiori. Qui il nitido musco e le umili eriche {Erica vulgaris ) si contendono le sterili zolle; qui ci ralle gra l ' inattesa comparsa di alcune pianticelle, cui forse non avremmo domandate che alle selve pi opache delle interne montagne. La Pulmonaria officinalis e Y angustifolta, Y Erythrmium Dens canis, Orobus variegatus, la Luzula nivea ed albida, il Petasites albus, YAnemone nemorosa, la Rosa pumila, l Ifelleborus viridis, il Lithospermum purpureo-coeruleum, che digradando alle falde dello stesso pendo, tuttavolta listate dai ridenti vigneti, si associano alle specie del litorale, le quali serpeggiando pel greto degli indomati lorrenti, non solo si spargono per le vicine convalli, ma riescono eziandio a valicare le pi alte giogaie, e a raggiungere le pianure che dalle radici dell'Apennino si stendono alle rive del Po. Pi volte ho veduto, maravigliando, il Crithmum maritimum,

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la Campanula medium, la Catananche coerulea, il Convolvolus Can ta l/riea , il Linum strictum, Ilelichrysum angustifolium, il Teu crium Polium, spaziare allo sbocco delle valli nel vicino Monfer rato; e a due mila e pi piedi dal livello del m are, su dirupi per poco inaccessi, la Valerianella Auricula, la dentata, Y olitoria, la Bifora radians, lo Scleranthus annuus, il Galium litigiosum, il Trifolium striatum, YArenaria serpyllifolia, la Veronica arvensis, Herniaria glabra. Cotesta a un di presso assisa della flora de' nostri dintorni. Sui monti che ci stanno da tergo si riproduce talora, ma con tinte alquanto sbiadite, qualche tratto del quadro che prospetta la spiag gia, poich i vigneti e le messi coltivansi frequentemente a rag guardevoli altezze: ma raggiunte le creste che si diramano dalla catena centrale, l d'onde si dominano a un tratto e instabile pianura del Mediterraneo e la vallata del Po, e la fuga delle Alpi eternamente nevose, troviamo il carattere della vegetazione totalmente cambiato. Floridi pascoli smaltati di peregrine stirpi montane: la Gentiana lutea , la cruciata, la verna, il Ranunculus aconitifolius e Villar8ii, la Potentina Halleri, la Viola heterophylla, Anthemis montana, la Pedicularis comosa, Adenostyles alpina, la Nigritella angustifolta t ec., poi le macchie in cui primeggiano la Lonicera alpigena, il Rhamnus alpinus, il Ribes alpinus, la Rosa al pina, o i vetusti faggeti, le intere selve di cerro, di Alnus incana e viridis, od assortiti XAcer Pseudo platanus, il Cytisus alpinus, il Carpinus Betulus, il Pyinis Aria, le tiglie. Nelle due riviere le masse primarie ci presentano in genere le gra dazioni or ora discorse, se non che, mano a mano che ci allarghiamo verso i loro confini, il carattere della flora mediterranea, o sia per il concorso di circostanze pi favorevoli alla vegetazione, o per le migliori condizioni del suolo, o per le ragioni dal chiariss. Viviani divisate, si spiega con pi vivi colori. Seguendo il litorale a ponente, a brev'ora dalla nostra citt, veggiamo sulle spiagge arenose, tra i frammenti delle foglie e dei rizomi delle Zostere, e tra Taighe che il fiotto irato svelle dagli arenosi fondi, I Eryngium maritimum, Echinophora spinosa, la Silene nicaeensis, il Triticum farctum, il Convolvulus Soldanella, Y Euphorbia Paralias, la Festuca uniglumis, e pi oltre la Silene sericea, il Corynephorus articulatus, il Pancratium maritimum, il

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Chenopodium maritimum, la Slatice Limonium, la Salicomia her bacea, XOtanthus maritimus, e c ., la Paronychia argentea, di cui qualche cespo col Trifolium Cherleri e la Molinia serotina, gi
apparisce nelle esposizioni pi apriche dei colli di Seslri. Nei campi oleiferi e nei vigneti, molte sorta di Medicago, Helix , la pentacycla, la sculettata, ec., Andryala sinuata, e superato il capo di Noli e nel lungo tratto da Finale al Varo, qua e l la Silene fuscata e corymbifera, il Convolvulus evolvuloides, il pentapetaloides e il pseudotricolor, XAstragalus pentagloltis, il Centrantkus Calcitrapa, la Medicago circinnata, XOtionis Cherleri, il Tordylium apulum e cent'altre interessantissime specie. N minore variet ci presentano i pascoli, le aride fratte, e le rupi scoscese che a brevi intervalli prorompono dal lido, quasi a modo di enormi baluardi torreggiami sul mare. A partire dalla localit sopra citata, spesseggiano il Pinus halepensis e il maritima, il Carrubo, i Cistus, gli telianthemum, tra cui copiosissimi il glutinosum e l'al pestre, la Daphne Gnidium, Aphyllanthes monspeliensis, XAnthyllis barba Jovis, il Teucrium flavum, il Polium, la Lavatera ma ritima, YAnagyris foetida, XEuphorbia dendroides, la Coris mons peliensis, la Statice pubescens; mentre in riva alle fiumare e nelle uggiose valle giganteggiano il Dorycnium recium, il Vitex Agnus castus, ed oltre la Capra Zoppa il Nerium Oleander; dal colore sfoggiato degli innumerevoli suoi fiori, vuoisi sia derivato il nome di Campo rosso a un paesetto poco sopra S. Remo. Distinguonsi nel medesimo litorale per rare e bellissime specie il promontorio e le adiacenze di Noli, in cui hanno sede il Convolvolus sabatius, XHelianthemum semiglabrum, la Campanula floribunda e sabalia, la Passerina hirsuta, XArtemisia arborescens; la Capra Zoppa pel Teucrium fruticans e XIsatis canesens, isoletta di Gallinara per la Ferula communis e la Scilla maritima ; la Bordighiera pe suoi adottivi e maestosi palmizi ( Phoenix dactylifera); Ventimiglia per la Mortcandia arvensis; Mentone per la Koeleria macilenta; Villafranca, le balze rosse, i contorni di Nizza pel Cneorum tricoccum, la Camphorosma monspeliaca, il Plagius virgatus, il Quercus coccifera, la Velezia, la Bufonia, XJasminum fruticans, il Cfiamaerops humilis \
1 In genere appunto sui promontorii dove spiccano maggiormente le forme della

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v e g e ta le

Meno do\iziosa di forine lu Flora della riviera a levante, n lo scarso numero di specie che le sono esclusive, ['Euphorbia biumbellata, XAmpelodesmos tenax, la Genista Lobelii, \a Coronilla ere tica, XIledysarum coronarium, la Daphne glandulosa, il Cistus eriocephalus ec., basta a equilibrare le mollissime dell opposta riv iera, la Corta, XAphyllanthes, il Teucrium fruticans, la Campanula sabalia ec. ec. che qui non allignano. Scarseggiano nel nostro lerritorio le paludi, cionnonostanle la Flora ligustica pu gareggiare colla subalpina, se non pel numero, per il pregio delle sue piante palustri. Infuni ne' luoghi inondali e negli sta gni delle glandi spianale alle foci dcH'Enlella, della Magra, del Varo, dei dintorni d'Albenga, nei paduli montani, abbiamo eletta schiera di (iperacee; lo Scirpus pungens e il litoralis, il Cyperrn olivaris, il Monti, il difformis, la Carex extensa, divisa, maxima, provin cialis, il Cladium germanicum, i Scirpus, le fleleocharis, gli Eriophorum, 1 Juncus maritimus, la Nymphaea, XUydrocharis, il Bulonuts, la Menyanthes ec., i molli Potamogeton Ira cui il planta ginem, Xoblongus, il pectinatus *. Finalmente se dagli estremi confini delle due riviere, lasciate a (ergo le spiagge ed i poggi oleiferi, quindi pei colli del contado di INizza, famosi per Iberis ciliala e linifolta, per X Onobrychis sa xatilis, la Ballota spinosa, quinci pei monti della Spezia pel Gottro, il Montenero ed il Penice, raggiungiamo di nuovo le eresie della catena centrale, per ricondurci via via fino al puuto d'onde siamo parlili, e sugli altissimi gioghi delle Alpi maritime, e per poco sugli Apennini confinanti allo Stato Parmense, ci eleviamo al livello delle nevi perpetue. La Dryas octopetala, XAstragalus aristatus, il Senecio parviflorus, il Salix reticulata, il serpyllifolia, la Gentiana nivalis, la Vilaliana pr imulaeflora, la Cherleria se daidea , lu Pelrocallis pyrenaica, XAndrosace carnea e obtusifolia, il Ranunculus alpeslris, Seguierii, glacialis, pyrenaeus, le molle Sassifraghe, abbondano nell'Alpi marittime: ma nello slesso tempo la Potentina valderia, il Lamium pedemontanum, la Saxifraga peFlora meridionale, perch a parit di condizioni telluriche e di altezza si trovano iu posizione pi avvantaggiata di qualsiasi altro tratto del litorale. 1 Ad ognuno nolo che la Flora palustre della Valle di Po si arricchita di mol lissime specie coll introduzione del riso. La Leersia, la Bidens cernua, V Ammanino, il Cypcrus difformis sarebbero di questo numero.

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(emontana, Iberis nana, Helianthemum lunulatum, la Sileni cordifolia e Campanula, XAchillea herba rota, XAvena fallax, XAre naria telraquetra e striala ec. ec. forme tutte che particolarmente
contrassegnano questultimo tratto della catena delle Alpi (ino al punto in cui si congiunge al minore Apennino. 1 Larici, gli Abeti, il Pimi* Cembra, il sylvestris, Xuncinata, frequenti per alte con valli completano il quadro. L 'Apennino esso pure assume le divise della vegetazione alpina, ma indecise ne sono le forme, e in qualche tratti accenna delle re lazioni colla Flora delle vicine Alpi Apuane, come ne fanno fede la Stellaria Saxifraga e la Daphne glandulosa, il Doronicum Columnae, la Robcrtia taraxacoides, il Senecio lacinialus, il Crocus medius, la Festuca apennina, la Cardammo Chelidonia, XAstragalus syri ti l i t i c h e a mia notizia non furono ancora vedute nell'Alpi marittime. Considerando nel suo insieme la gran tela che abbiamo sfioralo di volo in questa breve rassegna, si potrebbe ripartire in pi zone secondo i limiti onde sembranmi circoscritte le masse che in essa prevalgono. Le spiagge o la regione riserbata alle piante marittime; la zona degli ulivi, dell Arbutus Unedo, delle Phillyrea, del Quercus flex, della Ceratonia, che descrive una linea che nel suo an damento flessuoso or discende fino allestremo margine del lidor ora s 'eleva ben oltre i mille piedi d'altezza ; la zona superiore agli oliveti occupata per Io pi dai pascoli, dalle macchie, dai querceti, dai castagneti ec.; il campo della vegetazione montana dal limite inferiore dei Faggi fino alle creste dellApennino; infine nei pi alti Apennini del lato orientale, e nelle Alpi marittime principalmente, oltre il limite dell Juniperus nana, col Pinus uncinala e il Cembra, la Petrocallis pyrenaica, la Vitaliana, le Androsace, le Sassifraghe ec. tocchiamo al limite della regione alpina. Ma le esposizioni, la direzione delle correnti atmosferiche, le acque, il suolo, la tempe ratura ne modificano a ogni passo i caratteri, e molte ed incalco labili ne risultano le aberrazioni. Nell Apennino, per esempio, su cui le nevi fanno corta dimora, situati a una latitudine pi australe delle Alpi, i Faggi che dovreb bero stanziare a un'elevazione maggiore, scendono non di rado ad un livello sensibilmente pi basso che nelle Alpi, e gi si veggono al nord delle nostre colline, alla condizione di tozzi cespugli, a un' altezza minore di quella a cui giungono gli ulivi sull'opposto pen-

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dio l. Gli slessi Larici si addimesticano dirci quasi nelle nostre mon tagne, poich perfino nei monti Bobbiesi, popolati per addietro da vastissime selve di conifere, bench rarissimi, mi ha assicurato il distinto agronomo Sig. Esuberanzo Ducili esisterne pur oggi dispersi qua e l sui dirupi delle pi opache e recondite valli *. Egli quindi a torto che il chiarissimo Schouw nel suo lodatissimo lavoro sulle Conifere d'Italia sostiene che il Larice non si riscontra nell' Apen nino 5. D'altra parte fa sorpresa il vedere come alcune delie piante er bacee, che diffuse per tutti i campi d'E uropa, si accomodano a (ulte le localit, a tutte le esposizioni, a tutte le temperature, nel nostro territorio si trovino circoscritte in area limitatissima. Cos il Papaver Argentone, il Dianthus A m eria , la Malva Alcea, XHolosleum umbellatum, XAvena myriantha, il Delphinium Consolida, il Melampyrum arvense, il Thlaspi arvense, il Lepidium ruderale, la Cerinthe minor, XAgrostis spica venli, la Nigella arvensis, la Filago arvensis, frequenti nelle interne vallate, rare volte si mo strano nei campi del litorale. VErigeron canadense meno ritroso, ma al di qua de' monti in generale surrogato dall' Eschenbachia ambigua. Ma forse fin qui non si pu plausibilmente far ragione di coteste eccezioni, perocch non si sono abbastanza studiate nelle loro abitudini le piante campestri, e principalmente in ci che con cerne i rapporti tra la durata delle fasi della loro evoluzione, e il
1 Soggiunger di passaggio che alle falde del lato settentrionale del Monte Rosso in Val Intrasca, a pochi metri di elevazione sul livello del lago, si trovano in gran copia il Rhododendron ferrugineum, VArbutus Uva Ursi, il Vaccinium Vitis Idaea, Ia Primula glutinosa, la Saxifraga stellaris, il Lycopodium Setago, mentre sui monti circostanti le stesse specie si tengono ad altezze molle volte maggiori. Rife risco quest osservazione, stante analogia che sotto alcuni rapporti le rive del Lago Maggiore presentano col nostro litorale, e perch dimostra che le condizioni neces sarie allo sviluppo delle piante m ontane, possono talvolta trovarsi riunite in localit che in generale presentano gli estremi opposti. * Le travi dabete ond contesta la soffitta dell antica chiesa di S. Colombano di Bobbio provengono verosimilmente dai monti vicini, sebbene al presente non vi si trovino abeti. M stato assicurato che in pi parti dell Apennino si scavano anche oggi dei grossi tronchi di Conifere benissimo conservati, che debbono essere stati se* polti in qualche scoscendimento avvenuto in epoca non ha guari lontana. * Annales des Scienc. nalurell. Ser. III. tom. III. N solo ne monti di Bob bio si trovano i Larici; i Sigg. Marchese Andrea Carrega, e Agostino Chiappori ne riportarono esemplari dagli Apennini tra Genova e Savona.

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modo o dir meglio le gradazioni con cui si alternano le stagioni nelle singole loro localit. Pi capricciose nelle loro abitudini mi sembrano P Astragalus Ci cer, il Cynoglosmm officinale, VEranthis hyemalis, la Centaurea alba, il Tribulus terrestris, Artemisia camphorata, P Arabis albida la quale migrando dalle rupi del lontanissimo Tauro s rifugiata nelle gole degli Apennini di Genova. VArtemisia camphorata dal Monferrato s'interna nell Apennino fino a raggiungerne la sommit sopra Isola e Ronco, ma non riesce a sorpassarlo se non oltre Savona. La Centaurea alba che per lo pi le compagna s propagata in tutto il campo della flora su balpina , mentre l 'altra dai colli del Veronese e del Bresciano, evi tata la Lombardia, valica il Po procedendo obliquamente da levante a sud-ovest. L* Eranthis hyemalis che sformatamente infesta le cam pagne del Vogherese e del Monferrato segue a un di presso lo stesso andamento. VAmaranthus prostratus che frequenta le stesse loca lil del Chenopodium murale il quale comunissimo appi delle case in tutti i luoghi abitati dItalia, non vedesi od rarissimo in Lombardia. Lo Smymium Olusatrum, il Canium maculatum, il Che nopodium urbicum, il Lepidium ruderale, ecc. ecc., sotto questo punto di vista, bench vili e trivialissime specie, sono anch esse meritevoli di molta attenzione *. Sarebbe pur utile, non solo per la storia parziale di ogni spe cie, ma eziandio per avere nuovi dati a valutare le influenze chc il suolo ed il clima possono esercitare sugli individui di una me desima specie, il raffrontare partitamente le piante della nostra flora a quelle dei paesi vicini. Vedremmo nell'Apennino il Ranunculus lanuginosus, che pel letto del Bisagno s avanza fin presso le porte di Genova, spogliare la sua irsuzie e mentire una specie diversa; il Villarsii grandeggiare e accennare un passaggio al Gouani: la Rosa alpina pararsi dei colori della rubrifolta; la Tamarix afri cana allungare i suoi grappoli in modo da simulare la gallica: il Brachypodium distachyum intiSichire nei pascoli erbosi, e trasfor marsi per cosi dire nel subtile: il Dianthus atrorubens nel Balbi1 Non pochi riscontri interessantissimi sulle stazioni di alcune specie nella vallata del Po, furono indicati dal chiarissimo Profess. Moretti in una delle adunanze della Sezione di Botanica alla seconda Riunione degli Scienziati Italiani, ma appena se n fatto cenno negli atti.

1<)

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(..-).

sii, VArmaria rubra nella marginala, il Convolvulus se/tium nel sjf/rcslris, Orchis mascula nella brevi cornu, la Scrapias loiujipc tala nella neglecta, e via dicendo. Le quali forme di transizione,
intorno a cui mi diffonderei volontieri se il consentisse lo spazio di questi cenni, potrebbero per avventura presentare de risultali di un qualche valore per la fito-geograiia.

INeir elenco che segue ho portato in corsivo le specie comuni alla Flora ligustica e all insubrica, come dallelenco del chiaris simo Barone Cesali inserito nelle notizie naturali e civili sulla Lom bardia pubblicate in Milano in occasione della sesia Riunione de gli Scienziati Italiani. Colle virgolette intendo distinguere le specie cui si pu presumere essere stale introdotte nel nostro territorio coi cereali e le merci traile dalle provincie australi del cratere me diterraneo o dall oriente. Finalmente in calce di ogni famiglia ho riferite le specie che ho trovato indicate dagli autori siccome na tive della Liguria, ma che mancano tuttavia nella mia raccolta, non che negli erbarii dei Sigg. Dottori Casaretto, Rosellini, Berli, Savignone, dei Sigg. Panizzi, e Rev. Padre De Negri, dei Sigg. Chiappori e Carrega che io ho potuto consultare quantunque volte ho voluto.

FANEROGAME
CLASSE I. DICOTILEDONI

SOTTOCLASSE

I.

TALAMIFLORE

am.

anuncllacf.e

Ranunculus opliioglossifolius Viti,

auricomus L.
Clematis eretta Alt. . cordi folia DNtrs. jS. laciniata* Ces.

Villarsii DC.
. elatior DNtrs. Gouani Willd.

Vitalba L. Flammula L. . mnritima Badar. Atragene alpina L. Thalictrum aquilegifoliutn L. flavum L. anguslifolium Koch. minus L. foetidum DC. Anemone epatica L. Pulsatilla L. alpina L. Pavonina a . , 5. Di', coronaria L. hortensis L. narcissiflora L. nemorosa L. ranunculoides L. trifolia L. Adonis i aestivatis, x ., . Moris. Ficaria ranunculoides Moench. Ranunculus aquatilis, ., ., y. DC. glacialis L. alpestris L. Seguierii Vili, aconitifolius L. lacerus Bell, pyrenacus . DC. gramineus L. ( erb. Viv. ). Flammula L. Parte II.

acris L.
lanuginosus apenninus DNtrs. velutinus parviflorus DNtrs.

nemorosus DC. . giganteus DNtrs. repens L. bulbosus L. . luxurians DNtrs. */. ambiguus DNtrs. Phitonolis Reti, parviflorus . 1 muricatus L. tt arvensis L. monspcliacus L. ( erb. Viv. ). chaeroplivllos, 2 . , . Moris. Caltha palustris L. Trollius curopacus L. Eranthis hyemalis Salisb. Helleborus niger L. viridis L. . dumetorum. foetidus L. Nigella n damascena L. n arvensis L. Aquilegia vulgaris L. pyrenaica DC. Delphiuium n Ajacis L. n Consolida L.
2

IS
Delphiuiiim a r il r J /o r /v . Ac oni tum

im.\o
Lgcoclonum L. i n te r m e d iu m DC.
ro s t r a t u m J a c q u in ia n u m S

vegetate
Fumaria i c a p r i o l a l a L. I a g r a r i a Lag. |

r.

officinali L. I spi cat a AII. Mur*'*


leuc anlb a J7t\

NapcIIus fi. liertol. peregrina Mtll. Actaea spicata L. P a c on ia

f parvif lo ra albiflora

f.ory da lis fabacea ( F I . tl e ra to c ep h a lu s falcatus (Bali). Mise. a ll.), (ia ri d el la N ig e lla st r u m (AII. FI. p e d.). D e lp hin iu m p e r e g r i n u m (AII . FI. ped. el B erl ol . FI. ilal. ). De lp hi ni um S la p h y s a g r ia (All . FI. peci.).
F v m.
F
am

liciti.).

r. ory da lis Iulea ( Ueicb. FI. e \c u r < . i Co ryd al is ca p no id es (A II . FI. ped. ). C ritifere.

v i

ii

eru erid ee

Barberi* v n / g a r i s

L . ( e r b . Chiapp.

r.(Mme(lium a lp in um

(A II.

FI.

ped.) .

V\\l.

III.

N infeacee.

N y m ph a ea Nnpliar

alba L . luteum Sm.


F
vm. iik

a p a v e r a c e i :.

L Rhoeas L n dubium y.., fi. Moris, h y b r id u m L. i Argemonc L . ( it au r iu m flavum Craniz. (I helidonium majtis L.
P a p a v e r w s o m n if e ru m w Il y p c c o u m p r o c u m b e n s /,.

R. Rr. R. lir. C h e i ra n th u s C bci ri L. N a s tu r ti u m officinale R. lir, sylvestre R . lir. pgrenaicum R . lir. B a r b a r e a vulgaris R. R r . arcuata Reichb. praecox R . Rr. T u r r i t i s glabra L . Ara bis brassicaeformis WaKr. alpina L n al bid a Stev. sagittata DC. irsuta Scop. muralis Berlol. Turrita L. r a n l a m i n e asari folia . resedifolia l. impatiens L. hirsuta L. amara . pratensis L . thaliclroides All.
Matlhiola incan a sin u at a Chelid onia /,.

P pa vo r a lp in u m ( All. FI. pe d. ). (il auc ium pli oenieeum ( AII. FL ped.

).

F \

v.

im a riac ee

C or y d a li s F u m a ri a

tuberosa DC.
w m a j o r B ad a r.

pinnata Lamck. digitata Lamck . bulbifera L . H esp eri s laciniata All. Malcolmia w af ricana R . / / r . 1 pa rvifl ora DC. S is y m b ri u m officinale Scop.
De nta ri a

REGNO

VEGETALE

1)
rotundifolium Haud.

Sisymbrium polyccrntmm L.

Tlilaspi (irt'cns/; L. 1heris umbellata L. . latifolia DNtrs. y. Roselliniana DNtrs. linifolia a. DC. ciliata All. * pinnata DC. Garrexiana AU. nana AH. Bisrulclla saxatilis Schiarii.

trio n Columnae y. villosissimum DC. __ ^ ( ligusticum DNtrs. \ pannonicum Badar, austriacum Jacqu. Sophia L. n Thalianum Gaud. Unguentala tanacetifolia Rcichb. Alliaria officina\is Andrz. Erysimum n perfoliatum Crantz. cancscens Roth. lanccolatum R. Br. strictum Koch* Rrassica Eruca L. balearica Badar. Moricanda arvensis DC. Sinapis w alba L. n dissecta Lag. nigra L. m arvensis L. m incana DC. Diplotaxis n erucoides DC. tenuifolia DC. muralis DC. Berteroa * t incana . DC. koniga maritima R. Br. halimifolia Rcichb. Alyssum Bertolonii Desv. montanum L. alpestre !.. calycinum L. n campestre L. w Vivianii DNtrs. (') (.unaria rediviva L. Pctrorallis pyrcnaica R. Br. Clypeola Jonthlaspr L. Draba muralis L. verna L. frigida Saut. aizoides L. Cochlearia saxatilis L. Camelina n sativa . , . DC. Tlilaspi perfoliatum L. alpestre L.

laevigata L. . coronopifolia DNtrs. Lepidium procumbens L. petraeum L. aipinum L. n sativum L. ruderale L. graminifolium L. campestre R. Br. Draba .L. latifolium L. Capsella Bursa pastoris 3/oenrh. Senebiera Coronopus Pair. didyma Pcrs. Isatis tinctoria L. Neslia n paniculata Desv. Calepina Corvini Desv. Bunias w Erucago L. Cakile maritima ., . DC. Rapistrum n rugosum AU. Raphanus Raphanistrum L. . longi ros tris DNtrs.

Matlhiola tricuspidata (AII. FI. ped.). Arabis verna ( AII. FI. ped. Bcrtol. Lucubr.). Arabis Allionii DC. ( AII. auct. ). Hesperis sylvestrig (AII. FI. ped.). Erysimum cheiranthoides (AII. FI. ped.). Sisymbrium strictissimum (AII. FI. ped.). Sisymbrium Loeselii (AII. FI. ped.). Sisymbrium vimineum (AII. FI. ped.). Lunaria clypeala (AII. FI. ped.). Cochlearia officinalis (AII. FI. ped.).

w 20
Lepidium Iberis hirtum ( All. FI. p e d . ). FI. FI. FI. ped. sem pervirens oiirictilata m aritim a ( All. (A ll.

H F<;\o

fi;

ET ALE V iola s\l\eslris elutior

f, Frtes.

Uisrulella C ram be

ped.).

biflora L. trivoior a . L.

(A ll.

ped.).

heterophylla tertol.
F
am

v ii

a pparidke

ealcarala L . cenisia . BertoL

Cap par is

s p i n o s a ., .K o e / i .
F
am

num m ularifolia

All.

v iii

isti

>e

am

x.

eskoacee.

C istus

villosus albidus

2 . , . DC. L.

A ^lrocarpus R eseda u

sesam oides

D C . et D u b . L.

sulTruticulosa

salvifolius T ; .
*5 . lancifolius .

lutea L. DXtrs. P h y l e u m a L. luteola L .

m onspeliensis Ile liantlir m u n

F u m a n a Mill. Villd.
F
am

lae\ ipes

x i

roseracee

glutinosum T u b o ra ria ( )

. , S. Moris .
/ 7 D rosera Parnassia

rolundtfolia L. palustris l .

yultalum M i IL
C istus acum inatus

Viv
F
am

( o r i ^ a n i f o l i u m g l a b r e s c e n s DXtrs. \ Serrae Viv. Iter. DC.

m i

. P

o l i g v l k i *.

lunulatum

P o i\g a la j rosea

De sf Ri ss,

oclandicum ., .. y., o. Koeh. vutyarc o t . , S . , <?. Berto ! .


roseum

[n icaeen sis comosa

Sehk,
L.

DC . 3 . Bendi.
/).

vulyuris L.
am ara

( pilosum a . , \ pulverulentum
sem iglabrum

C h a m a e b u x u s L.

Badar.

salicifoitum Pcrs.
Polygala m onspeliaca (A ll. F I. p ed ..

C istus C istus

crispus m edius

(A ll. (A ll.

F I. FI.

ped.). ped.). ( R eirlib. FI. e\-

am

x iii

rankem acee

Ileliantliem um urr. Ave

croceum

F rankenia

** p u l v e r u l e n t a

Lall.

P iss.). (A ll. FI. ped.). F


am

H elianthem um

ledifolium

x iv

ilenee

am

ix

iola riee

V arraria

parvi flora Moeneh. repens I \ .

C ypsophila Viola

palustris I . hirta A . odorata L. canina L.

Tunica

Saxifraga Scop.

Diantlms Caryophyllus L.
atrorubcns A IL Balbisii Ser.

REGNO

VEGETALE

21

Diantlms Seguieri z. ;3., y. '. furcatus boisi.

Silene inaperta ( All. FI. ped.). Lychnis Coeli rosa ( All. FI. ped.).
F am. x v . A lsinbb.

monspessulanits L Armeria 1. prolifer L.


ti velutious 6'u*.. Saponaria officinalis L.

Biifonia lenuifolia L. Sagina procumbens x. L.

ocymoides L. lutea !.. Cucubalus baccifer L. Sileno acaulis L. inflata L. Otite* L. Campanula Pers. w corymbifera Ber tal. rupestris L. quadrifida 1.. * eretica L. cordifoiia All. fuscata Link. Armeria L. sericea All . n liispida Desf. w nocturna L. brachypetala li. et C. gallica x . , 5. Muri. quinquevulnera L. Nicaeensis All. nutans L. italica Pera.
paradoxa Salzmanni Olt. cerastoides L. Lvrhnis Flos cuculi L.

apetala L.
maritiina Don. Spergula glabra Wiltd.

dioica L. Flos Jovis L. Githago Lamck. Velezia rigida L.

Diantlius tener (Balb. Addii.). Saponaria porrigens (Viv. Fragni.). Silene conoidca ( All. FI. ped.). Silenc noctiflora ( All. FI. ped.). Silene SassUua ( Berlo). FI. ital.). Sileue biculor Tlior. (A ie Lull. Pis*.).

subulata Su', arvensis L. Arenaria rubra L. marginata IH'., tenuifolia L. rostrata DC. Villarii Berlol. verna I,. recurva Alt. 3. puberula DNtrs. striata L. letraquetra All. lanceolata +AU. ciliata L. grandiflora multiflora Ces. serpijllifolia L. trinervia f.. Cherleria sedoides L. Moehringia muscosa L. sedifolia Ser. Ilolosteum umbellatum L. Stellaria nemorum L. media Vili. Saxifraga Berlo/. Ilolostea t.. graminea L. Larbrea aquatica S. Hi!. Moencbia erecta FI. Il e.7. mantica Bari!. Malacliium aquaticum Fries. Cerastium latifolium !.. vulgatum L. j viscosum Berlol. | sctaidecandruin L.
brachypetuhini Dcsp.

' i '
Cerastium /

HI.(.'NO

VRCHT.VLF. F am. x v m . I p e r i c i .n kk .

a r v e n s eK v t h .
strictum , lin eare,

suffruticosum , r c p e n s , Auet.

Androsaemum officinale All. Hypericum perforatum L.

Arenaria montana (All. FI. pcd.t.


F
am

x v i

alvacee

1.il\a moschata L. Alcea !..

humi fusum L. Iclrapterum Fries. montanum L. Richcrii Vili. nummularium L. hirsutum !.. Coris L.
F am.
x ix .

sylvestris L.
n mauritiana

f..

T hliacek.

rolundifolia L.
parviflora nicaecnsis A/l. Lavatura n arborea L. maritima Coitati. Olbia L. n cretica L. n punctata AH. n trimestris A. Althaea officinalis L.

Tilia mollis vulgaris Spach. intermedia DC.

microphytla Veni.
F am . x x . A ceri. nee.

Acor campestre L.

Pseudoplatanus L. Opalus Vili.


F am.
x x i.

cannabina L. n hirsuta !..

A m pelidek.

Vitis vinifera i.. Althaea rosea ( All. FI. pcd.1.


F am. F am . x v n . L in e e .
x x ii.

G eranialee

{eranium rotundifolium L. Linum usitatissimum L.

angustifolium l/uds. alpinum DC. tenuifolium narboncnse L. viscosum L. i gallicum L. corymbulosum Rckhh. it strictum L. maritimum L. campaiiulatum !.. catharticum L. Hatliola linoides Gm.

molle L. lucidum L. pyrenaicum L. nodosum L. sylvcUicum L. macrorrhizoH L. sanguineum L. dissectum L. columbinum L. n tuberosum L. Robertianum L. Erodium Botrys Rertol. ciconium IVilld. malacoides IVilld. muschatum Hcril.

V F . GKT A L E

"

2-1

Krodium n rotnanuin Villd.

F am.

xxv.

ZlUOKILLEE.

cicutarium Villd.
Tribulus terrestris L. Krodium li loreum (Badar. PI. lig. occid.) Krodium marilimum ( All. FI. ped. )
F am.
x x iii.

F am.

x x v i.

R utacee.

Ba l sa m in e .

Dictamnus Fraxinella Lamck. Ruta chalepensis a . Moris.

Impatiens Noli tangere L. Pegauum Ilarmala ( All.


F am .
x x iv .

FI.

ped. ).
.

Ossalidke.
F
am

x x v ii

Co

ria kik e

Oxalis

Acetosella L. corniculata L.

Coriaria my rii folia L.

so t t o c l a s s i ; II.

CALICIFLORK

Fam.

x x v iii.

C blastrixee.

Fam .

x x x i.

L e g u m in o se.

Evonymus europaeus L.

latifolius Scop.
F an.
x x ix .

am noipee.

Paliurus aculeatus Lanirk. Ithamnus Alaternus L.

Anagyris foetida L Ulex europaeu s L. . ligusticus DNtrs. Spartium junceum L. Sarothamnus scoparius I V. et V. Calycotomo spinosa Link. Genista candicans L.

alpinus L. pumilus L. catharticus L. . lancifolius DNtrs. Frangula L. infectorius L.

radiata Scop.
Lobelii DC. hispanica L.

Rhamnus lycioides (All. FI. ped.). Zizyphus vulgaris (Bad. PI. lig. oeeld. ).
F
am

xxx.

brebinta ck e

Pislacia Terebinthus L. Lentiscus L.


Illius

Cotinus L.
Coriaria L.

germanica L. cinerea DC. scariosa Viv. ovata tV. et K. sagitlalis L. pilosa L. Argyrolobium Linnacanutn Wulp. Cytisus Laburnum L. alpinus Mill. hirsutus L. triflorus Hrit. pumilus DNtrs. (*) sessilifolius L. __ fol. oinii petiolatis.
j C. nigricans Badar.

Cneorum iricoccum L.

URGNO

VEGETALE

Lupinus angustifolius />.


Orionis

Trifoliu m

rubens L.
ochrolcucum L . pannonieum L.

h JL X u tr ix foiss. si ria la Gouan,


u Cherleri /)e.v/\ irei n a Jacqu. viscosa breviflora Mnrts.

( incarnalum . , I Moli neri i Balb.

*SVr.

stellatum L. u angustifolium L.
lappaceum />, Cherleri X. i hirtum All. i ligusticum /?<*//>. a r m i l e A.

Columnae A ll . m inutissim a L. arvensis L.


Anlhyllis rW /* er r/a A. u lelraplnlia A.

m ontana L.
Barba Jovis / . Medicago Lupulina />.
11

scabrum l. striatum L .
a Merra/i t*u m .

circinnata L.

it orbicularis L

fragi ferum A. resupinatum L,


tomentosuin A.

saltellata A ll .
sativa L .

a/pinum L .
( montanum . ( Balbisii Ser.

falcata L. i glomerata IiaIh.


n 1leiix H 7//d. w liloralis x. Moris. Iribuloides a. .t f a m .

glomeratum L .
Bocconi S ae. suffocatum L.

Gerardi \ \ \ et K .
marina L,
m

repens L eaespilosum lieyn.


nigrescens \

tubcrculala /.

( denticulata /3., y. itfo m . I penlacycla Z)C. w praecox DC. maculata IKtV/d.

m i n i m a Willd.
Trigonella w Foenum graecum L. ii prostrata DC.

monspcliaca L. Melilotus italica Camer .


oflkinalis Hri//d. neapolilana 7W*.

elegans Savi, badium Schreb . agrarium L . procumbens L . patens Schreb . filiforme L. Oorycnium suffruticosum YUl. herbaceum Vtll. Bonjeania recta Reichb. hirsuta Reichb.
Lotus creticus A. cylisoides ^4// angustissimus L.

lene ani ha Koch. Petitpierreana Koch.


n sulcata Moris. w S. compacta j li o m . ii indica X//. Trifolium pratense f .

corniculatus L . |3. tenuifolius Ser . y. litoreus D X irs


ornitliopodioides . edulis L. Trtragouolobus siliquosus Roth.

medium L. alpestre L .

REGNO VEGETALE Tctrago iio lo bu s p u rp u r e u s Moench. P s ora le a bit um in osa a . , . Morii Galega officinali s A. Colutea arborescms A. Ph a e a alpina Jacqu. Oxy tropis montana DC. Vicia m a t r o p u r p u r e a J tar/l n Pseudocracca Bertol. tenuifolia Roth. Cracca A. __ g j villosa Dad.

25

G erardi

campestris DC . A stra galu s glycyphylhs A. Cicer L. . lu x u ri a n s D X trs. monspessulanus A . L e o n tin u s Jacqu . p u r p u r e u s Lamck .
w pe nta glo tt is A. it Sesameus A.

b it h y n ic a A. n p a nnonic a Jacqu . narbonensis A. w sativa L . y. segetalis Ser. J . angusti folia Ser . |MTcyrrtna A. h lathyroides A. w / u / e a A. /S. A i r / a Moris. u h y b r id a A. E r v u m n A e n s A. ii Atre u/tm* A. /3. m o n s tro s u m DN trs. p a rv ifl o ru m Bertol . P is um a r v e n s e A. La i hy ru s n A. inconspicuus A.

n hamosus A.
de p re s s u s A . s yri nic us Ito*.

aristatus Hrit .
liis e rr ula w Pele cin us A. S c o rp iu r u s subvillosa A. S e c u rig e ra Coronilla A)C. Coronilla scorpioides Korh.

varia A.
n cretic a A.

Emerus L m inim a DC.


glauca A. s ti pula ri s Lamck. O ru it k o p u s perpusillus A. e b r a c t e a t u s A. c o m p re ss u s A. Ili ppocrepis carnosa A.

set i foli us A. n Cicera A.


n a l i v u j A.

hirsutus A. angulatus A.
n a m i u u * A. / ? r a f c n m A. lu 6 e ro * u * A,

j ii unisiliquosa A. ( n biflora Spr. n ciliata Willd.


I le d y s a r u m c o r o n a r i u m A. n c a p ita tu m O iio bryc his sativa Lamck. s axa tilis A ll. C aput galli Lamck . Vicia m tetras per/na Loisl. w g ra cilis Aoi#.

ensifolius B adar . latifolius A.


tenuifolius />#/*. n O c hru s D C . O ro bus can escens A . /* .

vernus A. variegatus Ten. tuberosus a . , /3 ., *. Bertol . niger A. luteus A. C erei s Siliquastrum A.


C cr at onia Siliqua A.

sepium A. cassubica A. onobrychioides A.

2G

im .N O

VE GE TA LE

Medicago ciliaris ( T u r . PI. clavar. ). T r ig o n e ll a cornic ulata (A ll. FI. p e d . ) . T r ig o n e ll a polycerata (A ll . FI. p e d . ) . A nthyllis lotoides ( P o l i . FI. v e r o n . ) . Anlhyllis H e r m a n n ia e ( A ll. FI. p e d . ) . Otionis fruticosa ( B a lb . mise. alt.). L a lh y r u s ang ula tu s (B a d a r . PI. lig. occid.)

Pote ntilla reptans L .

F am .

xxxn.

A m i g d a l e !:.

P r u n u s Mahaleb. L.

Avium L. u domestica L. spinosa L.

P r u n u s insititia ( B e r t o l . FI. ital. ). P r u n u s A rm e n ia c a (B a d . PI. lig. occid. ).

F am. x x x i i i .

Hosacke.

Sp ir ae a salicifolia L.

Tormentilla S e sti . verna L . . h ir s uta Berlol. y. c om pacta D X trs. <5\ m axim a DXtrs. aurea L . alpestris HaXL f. inclinata Vili, argentea L. . m in o r D Xtrs. recta L . hirta L. Sib ba ld ia procumbens L. A g rim o n i a Eupatoria L A re m o n ia agrimonioides Xeck. Uosa arvensis H uds . villosa Loisl. rubiginosa L . canina L. alpina L . a p en n iu a DXtrs*
rub rifolia FI. ticin.

Ulmaria denudata Ser, Aruncus L Filipendula L . D r j a s octopetala L i i r u m urbanum / . rivale L . montanum L. ll u b u s incanes cen s Berlol. tomentosus L. fruticosus L. . latifolius DXtrs. Idaeus L . corylifolius Sm. glandulosus BelL caesius L. saxatilis L. F r a g a r ia Vesca L. collina Ehrh . P ote ntill a micrantha Ram. caulescens petiolutosa Ser. Clusiana Murr. V a ld er ia AU. rupestri s L. grandiflora AH.

pimpinetlifolia L . . i n e r m i s Ser. pum ila DC.


sem pervirens

L.

F am.

xxx iv

. S an g u is o rb ee.

S a n g u is o rb a officinalis L.

minor Scop . P o / , glaucescens Reichb . Alchemilla vulgaris L. subsericea Koch.


m o n ta n a arv en m Scop. IK

alpina L. pentaphyllca L.
Fam.

xxxv

Pumacee.

O a t a e g u s pyracantha L.

A zar olus L . Oxyacantha monostyla DC. C oto nc as te r vulgaris Link .

H KG NO

V EG ET A LE F a m . x l . L itka hikk .

27

Amdanchier vulgaris Per. Pyrus communis L.

Malus L. Aucuparia Gacrtn. Sorbus Gacrtn. torminalis L. Aira Ehrh. Chatnaemespilus DC. Cydonia vulgaris Pers. Mespilus germanica L.

Lylhrum hyssopifolia L. Graefleri Ten. thymifolia Ali.

Salicaria L.
F am.
x li.

T a m a r i s c c v e i :.

Tamarix gallica L. africana ligustica DNtrs. Myrica ria germanica Desv.

Crataegus fiorentina (Bertol. FI. ital.).


Fam. F am.
x x x v i. x lii.

M iutw kk.

Granatee.

Myrtus communis L. Punica Granatum L.


F am. F am .
x x x v ii. x l iii.

C u c u r b i t a c k f ..

O n a g r a r ik e.

Kcbalium officinarum Rich. Epilobium angustifolium L. Bryonia dioica L.


F am.
x h v

angustissimum Villd. hirsutum L. parviflorum Schreb. montanum L. . lanceolatum Moris. palustre L. virgatum Fries, tetragonum L. roseum Schreb. origanifolium Lamck. Ocnolhera biennis L. Isnardia palustris L. Circaea lutetiana L. alpina L.
F am .
x x x v iii.

. P ortulacke.

Portulaca oleracea L. Montia rivularis Gtn.


Fam. xlv. P aro nic uike.

Corrigiola litoralis L. ( erb. Viv. ). Herniaria glabra L.

hirsuta L.
Paronychia argentea DC. arabica DC. (erb. . B. T or.). n echinata Lamck. nivea DC. serpyllifolia DC. Polycarpon ( lelraphyllum L.

A loragee.

Myriopliyllum spicatum L.

verticillatum L.
F am . x x x i x . C a l l it r ic iiin e k .

\ Lahaya polycarpoidcs Badar. alsinefolium DC.


F am.
x l v i.

S clerantkk.

Ciillitriche verna Bertol.

Sderauthus n annuus L.

autumnalis Bertol.

perennis L.

28

<,\

- , F am. i i. S\ssiK n u. \ m ; .

Fin. . C llA SSl . .


muscosa L . latifolium Bertol. Anacampseros L. Mellatum L. gal ioide s All. alsincfolium Alt. m o n re g a le n se Balb. album L . dasyphyllum . hir s u tu m Ati. s axatile AU. atratum L. c ae spitosum DC. rubens DC. sexanyularc L. acre L. albescens DC. reflexum L. * l nicaeense AU. | a llissiinum Poir. atiopetalum DC. Rhodiola DC. S e m p e rv iv u m tectorum . montanum L. arachnoidcum L Umbilicus pcndulinus DC.
T ill ae a

Se dum

Bell. Aizoon Jat fju. c o c h l e a r i s Beichb. caesia L opposittfolta L. retusa Gouan ( e r b . V i v . ) , aspera L. br i/oides . aizoides L. stellaris L. cunrifo/ia L. pedemontana AU. moschata x. Bertol. and rosacea />. tridactyliles !.. yrunnlata i . bulbifera L. rotundifolia L. C hr\s os p1 enium alterni folium L.
Sa xif raga ligulata

Saxifrag a florulenta ( M o r e t i . ) .

F am.

m i

. O m u ellifehe.

S e d u m b is pa ni eu m ( B a d . Pl. lig. occ.V

F am.

x lv iii.

C attkr.

O puntia vu lgaris Mill.


F am. . FicoinKK.

xlix

M e s e m b rv a n th c m u m nodifloru m

L.

europaca L. campestre L. m aritim um L . If y d r o c o tjle vu/yaris L. C o ria n d ru m w sativum L. Bifora radians M. B. testiculata DC. S m v r n iu m Olusatrum L. Eeh in ophora spinosa L. C ac hry s lae viga la Lamck . Co nium maculatum L. Pe tr os e li num hortense lloffm seg e tu m Koch.
Sanicula E ry n g iu m Apium g ra v e o le n s Z. Ile los ciadium 3. lu x u ri a n s

F am. l . R i b e s i a c e e .

DStrs.

Ribes Grossularia T.

a!pinum
rubrum

L. L.

nodiflorum Koch. anyustifolium L. Sisoti Amomum L. Mol opospermum ncuiariuin DC.


Sium

RFCXO

V EG E TA LE

T rochisc a nlh es uodifl orus P h y s o s p e rm u m

Koch. aquilegifolium Koch. A egop od ium Podagraria L . 3. d e p a u p e r a tu m DXtrs. Meum athamanticum Jacqu . C ar um Carvi L.
Bunium Bulb ocas la num FI. il. ex p a r i , flexuosum

Brignolia pa sti nac a e folia M y rrh is / a r a i a S r o p . Cliaerophvllum f

BcrfoL

temulum L . hirsutum L .
C ic utaria

( hulbosu m FI. tir in.

Reichb.
G tm .

calabric um

With. Pim pi nel la u A nis um L . T r a g i u m Vili . Saxifraga L. magna L. p e r e g r in a L. T r i n i a vulgaris DC. P ty c b o tis heterophylla DC.
Amnii n m a j t t i i . fnpleu rum w G e r a r d i

aureum L . A nth ri s c us sylveslris Hoffm. S cand ix Pecten Veneris L.


T o r d y liu m n i / i a x / m u m . u ap ulu m Ferula nodi flora 5.

L. Hoffm . tlertol.

K r u b c r a w leptophylla

Ferulago L
O popona x C hiro n tum AocA.

DXtrs. Jacqu . n tenuissimum L. junceum L. grami ni folium Vaiti.


5. glaucifolium ne gle ctu m O s .

ranunculoides x . , S. DwA. w aris fatum Barii. n O don tiles L n protractum Link . Savignoiiii D Xlrs . (a ) rotumlifolium L .
Ridolfia s eg e tu m 3 io rt > .

saliva L. latifolia DC. H eracleum Sphondylinm L. Panaces L . flavescens Bess. P e uc eda num officinale L. Chabraci Koch. venetum Koch. Oreoselinum Cuss. { Cervaria Cuss.
P astin aca A th a m a n t. latifolia . im p e ra to rio i d e s ZmA*.

major L . w im or L . Foenic ulum officinale All.


A stra n li a piperitum DC. O i l h i n u m m a r itim u m L.

Oitruthium Koch. verticillare Koch. Angelica sylvestris L . montana St'hleich. L ascr pilium latifolium L. Siler L .
gallicum . Daucus

coloratum Ehrh. ( c r b . Viv. ). m o tt / a u t i / u L . tortuosum L A th a m a n ia cretensis L. C nidium apioides Spr. Aethusa Cynapium L . O e nanth e pimpine/loides L . 5. peu ce danoid es DXtrs .
Seseli silaifolia J / . A.

Carola L .
parviflorus

Lamck. L. m u rica tu s L.
gu m nti fer G in gid iu m n pu be sc ens AocA. O rl ava Caucalis

grandiflora Hoffm . plaiycarpos Koch daucoides L. leptophylla L.

Lachenalii Gm. glohulosa L . Phcllandrium L . ( c r b .

m a ritim a AocA.
11

Y iv.).

Tu r g e n i a Torili*
*1 latifolia llttffm. nodosa Gacrtn. infesta Sm.

Il IT. NO YiTFTAl.F I^m icera

Xylosteum A. al pig m a h. ttigra L


F am. lv ii. Stellate.

3. h e tc ro phy ll a

Mora.

Thnps ia villosa ( A l l . FI. peci.). Itupl eu rum falcatimi ( F I . ticin. ). Riipleurum fr uti c osu m ( A l l . FI. p e d . ) Itupl eu ru m sem icom pos it um (All. FI. p e d .) A nethum g ra v e o le n s ( A l l . FI. p e d . ) . A th a m a nta m aced onic a ( A l l . A uct. ). A th a m a nia Mattinoli ( D C . P r o d r . ) . Sinm F a lc a ri a (A ll. FI. p e d . ) . Seseli gla uc um (A ll. FI. p e d . ) .

Sherardia u A spcru la

arvensis L. Cynanchica L. hexaphyl la All. w ai'xensis />. odorata . taurina L . laevigata L


/,.

Crucianella i mon speliaca

\ lalifolia Alt.
angustifolia R ubi a

Pimpinella alpina ( Bertol. FI. i l . ) . Sc a nd ix aust ralis C haero phyllu m (A ll. FI. p e d . ) . ( A ll . FI. ped.

Unctoria L.
p e r e g r in a

n odosum

L.

et Bertol. FI. ital. ).

F am. l i i i .

A ramacee.

Ilod er Helix L.
F am.
liv.

Cor nee .

C or nili

sanguinea L. mas L.
F am.
lv.

L orantacee.

V is n im album L ,

F am. l v i . C a p r i f o g l i .

Adoxa

Sa m huc us

Moschalellina L. nigra L. racemosa L. Ebulus L. V ib u rn u m T i n u s L. Lantana L. Opulus L Lonicera Caprifolium L. Periclymenum L. ( e rh . V i v . ) . e lr us ca Savi. implexa Ait.

DC. Moris . Halium s a e e h a r a t u m Alt. n tricorne W ith . palustre L . Aparine L cruciala Scop. vernum Scop. rotundi folium 3. DC. verum L. Mollugo L. e rc c l u m Bertol. *ylvalicum L. parisiense L. anglicum Huds . rubrum L . purpureum L . m a r i t i m u m L . ( e r b . . B. T o r . ). baldense Spr .
Va illantia i m u ra lis Callipellis m u ra lis

C aliu m uligino su m (AII. FI. p e d . ) . (ia li um bore ale (A II . FI. p e d . ) . (ialiu m pusillum |3. Bertol. FI. ital. Galiu m saxatile ( AII. FI. ped. ).

ufi; n o vegetile
F
u i. u h i

. V

ai . e h i \nf. k .

F a m . l x . C o m p o s t i :.

Ccutranthus ruber DC. Cal<-itrapa Dttfr. Valeriana officinali* L.

Eupalorium cannabinum /,. Adenostyles leucophylla Reichb.

Tripteris L. tuberosa L.
Valcriauella discoidea Luisi. ti hamata Basi. . microrarpa DXtrs.

olitoria Moench. n Auricula DC. . dasycarpa Rcichb. eriocarpa Desv. n dentata mixta Villem. * echinata DC. Fcdia n Cornucopiae L.

Valeriana anguslifolia (AH. FI. ped.). Valeriana saxatilis (A ll. PI. ped.). Valeriana celtiea (Lob. Adv. All. FI. ped
F am. l i x . Dipsa c k e. V

Dipsacus sylveslris Milt. knautia arvensis Berlol.

sylvalica Bertol. integrifotia Bertol. Ccphalaria leucanlha Schrad. alpina Schrad. n transylvanica Schrad. syriaca o c. DC. Scabiosa graminifolia L. lucida Vili. * veronica L. maritima L. jS. cornucopiae Bertol. pyrenaica All. Iiolosericea Bertol. Columbaria Bertol. Succisa L. mixta DXtrs. (v)

St-abiosa stellala ( All. FI. ped.).

a!bifrons Koch. alpina Bl. et. F. Ilomogyne alpina Cass. Tussilago Farfara L. Petasi tes vulgari* Desf. Linosyris vulgaris DC. Aster salignu* Wiltd. Amellus L. afpinus L. Tripolium L. Galatclla puncta la DC. Bellidiaslrum Michelii Cti . Bellis annua L. perennis L. sylveslris Cyr. Eriger n alpinum L. acre L. h canadensc L. Solidago Virgourea L. . litoralis DC. 7 . Bertiana DXtrs. Bidens n bullata L. n tripartita L. Buphthalmum spinosum L. aquaticum L. salicifolium /,. Inula viscosa L. Helenium . britanica DC. montana L. hirta L. squarrosa Berlol. . simplex D.Xtr*. salicina L. Vaillantii Vili. bifrons L n graveolens Desf. crithmoides L. Pulicaria vulgaris Gaerln. dysenierica Gaertn. odora Reichb. Couxza squarrosa L.

(\0

Vr.iiKTALK

Esdie nba chia

w am bigua

Moris.

Anacyelus radia lus

Lnisl.
<). B.

P hagn alo n s ord id um saxatile Evax pygm a e a Filago n

DC

valen tin us A. ( e r b Mal ri cari a

r u p e s tre DC.

ped uucu lat us A^er*. (e rb . Viv. ).

Cm*. Luy.

M icropus m bom bic yn us

Pers. arvensis L. n gallica A. u pyramidata A. u germanica L. minima Fnrs. G na pha lium luleoalbum A. sylvaticum A. uliginosum A.
L e onto podiu m alpinum Cass. A n te n n a r ia

Chamomilla A. inodora L. C h ry s aii th em u m n segetum A coronarium A.


A n th e m is incisa Viv. P y r e t h r u m n Ta na c etu in D C .

corymbosum Wiltd.
A chilleae DC.

alpinum Willd.
S. pu be scens Di*/',
r e ra to p h y ll o id e s //.

Parthenium Ser .
n Myconis AfoeurA. L encantliem um

dioica Gaerln.

Ile li e hry s um S /o e r/ m s DC.

angusti foli um DC. A rte m is ia a rb o ro s c en s L. Absinthium A. camphoruta Viti . campestris A. vulgaris A. T a n a c e l u m vulgare A.
n a n n u u m A. (e rb . . B. T u r . ) . Plagius v irg a tu s D C . Diolis c an di dissim a Des/*. Sa nt oli na C h am ae c y p ar is s u s A. Achillea / o m e u / a v a A.

vulgare Lamck . DXtrs, montanum DC. A ro nic um Clusii Koch. scorpioide* Koch. D oronic um nustriaciim Jacqu .
'S. coronop ifo lium C olumna e 7V/i.

Pardalianches A. A rn ic a montana A. Senecio aurantiacus DC campestris DC.


b ra c h y ch a e lu s D C . Balbisianu s D C . C in e r a r ia lougifolia //. C in e ra ri a

Millefolium A.
tan ace ti (olia 'ocA. ligustica /1//.

nobilis A.
A g e r a tu m A. H e rb a ro ta /

macrophylla A. A nth e m is tinctoria L . altissima DC. Triumfetti A ll .


m o n ta n a A. w

DC. Doronicum A. Fuchsii Gm . rupestris l f r. et b \ erucaefolius Huds. Jacobaea L. erraticus Bertol.


ti gallicus /

arvensis A. DXlrs.

viscosus A. vulgaris A. P e rs oonii D Xtrs . ( )


p arv iflor us /1//. Calendula

/3. litoralis

Cotula X.
inc rassa ta Aoi*, ( e r b . V iv .) . m ix ta A. w p a r th e n io id e s /teriiA .

arvensis L.

Echinops R i t r o , /3. D C .

sphaei'oeephalus A.
Cir siu m ferox DC.

REGNO

V EG E TA LE

33
Cineraria L.

Cirsiuin echinatum DC. monspessulanum All.

Centaurea paniculata L.

spinosissimum L. acaule All. tricephalodes . DC. rivulare All. glutinosum Lamck. palustre Scop. arvense Scop. lanceolatum Scop. eriophorum Scop. bulbosum DC. medium AU. tuberosum All.

Picnomon i Acarna Cast. Silybum n marianum Gacrtn. Carduus arctioides Villd. carlinaefolius Lamck. leucographus All. tenuiflorus DC. nutans L. Candollei Morett. defloratus DC. Onopordon Acanthium L. Galaclites n tomentosa Gaerlu. Lappa tomentosa AU. minor DC. Carlina corymbosa L. vulgaris L. longifolia Viv. lanata L. acanthifolia AU. simplex W . et K. subacaulis DC. Atractylis n cancellata L. Staehelina dubia L. Leuzea conifera DC. Rbaponlicum scariosum Lamck. lyratum DC. Serratula nudicaulis DC. tinctoria L. Cardunccllus lanatus Moris. monspeliensium All. Centaurea n Crupina L. alba L. aplolepa Morett. Parte II.

Scabiosa L. n collina L. w Cyanus L. montana L. procumbens Bulb. Jacea canescens DNtrs. transalpina Schleich. nigrescens Villd. uniflora L. phrygia !.. amara L. n melilensis L. solistitialis L. n Calcitrapa L. n Pouzini DC. n aspera L. Xeranlhemum ( radiatum Lamck. n ( annuum All. n cylindrareum 5. et Sm. Scolymus ( hispanicus L. ( maculatus All. Lampsana communis L. Rhagadiolus n stellatus DC. Catananche coerulea L. Cichorium intybus L. . divaricatum DC. Ilyoscris radiata L. microcephala Cass. Hedypnois n cretica Koch. Tolpis altissima Per. umbellata Bertol. Thrincia hirta Leyss. tuberosa DC. Leontodon Villarsii Lois. (erb. Viv. ). pyrenaicus Gouan. crispus YiU. hastilis L. autumnalis L. Picris hieracioides L. n Sprengeriana Lamck. llelminthia echioides Gacrtn. Urospermum n picroides Desf. Dalechainpii Desf. Geropogon glaber L.
3

r>4 Tr ag opogon croeifolins

REGNO VEGETALE

L. pratensis JL. jyorrfolius L. S m r z o n e r a ( tcnuifolia Schnttl. \ aust ria ca lalb. p la nta gin ea Schleich. humilis L.
5. austr ia ca / ) . I hispanica hir s uta v

Koch.
vi//,

( graminif olia

L.

( calcilrapifolia

I res edi foli a /. ( laciniata m u rica ta " ( m u ri ca ta l ly p o c h a c r is

Dii.

Balb.

y. subula la DC.

Seriola a eth n cn s is /, .

maculata JL. helvetica Jacqu . radicata L. gla b ra m i n o r Dub. Ito b e rt ia ta ra x a co id e s Loist. T a ra x a c u n i officinale Koch . C hondrilla juncea L. rigens Iicichb.
Ph a e nopus vim in eus Z)C.

Beichb. purpurea L. Lactuca vtrosa L. Scariola L. maligna L perennis L. muralis DC. . sessilifolia D X trs, Sonchus alpinus L. m a r i t i m u s L. tenerrim us L . fallax IVolir. . deci pie ns DXtrs. cilialus Lamck. arvensis L . P t e r o t h e c a n e m a n se n sis Cass. P ic r i d iu m v u lg a re Desf. Zac in lb a v e rr uc os a Gacrtn. B arkha us ia foetida DC. se tosa DC.
ram os is s im us Prenantbes

fteichh. taraxacifolia DC. s c a r i o s a Beichb. ( e r b . V i \ . ) . a l b i d a Cass. b u r s i f o l i a Spr. C re pis polymorpha W allr. grandiflora Tausch. pulchra T.. ledorum L. paludosa Moench. Uattarioides Vili. \Mheorrhiza bulbosa Cass. A n d r y a l a i n l c g r i f o l i a L. I lierac im n Pilosella L. bifurcum MB. Auricula L. .Nestleri Vili. p ra te n se Tausch. piloselloides Vili* praealtum Koch. stalicefolium 17 II. villosum L. alpinum L. bifidum K it . murorum L. s y lv es tre Tausch. sylv at icum Bertol. sabaudum L. amplexicaulc L . prcnanlhoides Viti . tomentosum All . j umbellcUum L. ( La c ta ri s Bertol.
B ark h au sia leonto donto ides

B u p h lh a lm u m maritimum (All. FL ped.

).

Antbemis fuscata (DC. Prodr. y Antbemis maritima (All. FL ped.). Anthemis nobilis (All. FL ped.). Anacyclus pubescens (All. FL ped.) Santolina pinnata (R cbb. FL excurs. ). Carpesium cernuum (Tur. PI. d av .). Artemisia maritima (Balb. Mise. alt.). Artemisia gallica (DC. Prodr.). Artemisia fragrans (Balb. Mise. alt.). Artemisia coerulescens (All. FL ped. ).

nF.<;.\o
Micropus supiuus (All. FI. ped.). Senecio sylvaticus ( All. FI. ped. Tur. PI. clav.). Senecio Doria (Tur. PI. clav. ). Senecio squallidus (All. Aucl. ). Cineraria alpina (All. FI. ped.). Cirsium canum (All. FI. ped.). Cirsium stellatum (All. FI. p ed .}. Cirsium montanum (Balb. Mise. a ll.). Cirsium helenioides (All. FI. ped.). Cirsium ochroleucum (All. FI. ped.). Cirsium oleraceum (All. FI. ped.). Carduus carlinoides (All. FI. ped.). Carduus acanthoides (All. FI. ped.). Carthamus tinctorius (All. FI. ped.). Centaurea sonchifolia (DC. Prodr. ). Catananche lutea (All. FI. ped.). Rhagadiolus taraxacoides (All. FI. ped.). Aposeris foetida (All. FI. ped.). Tolpis barbata (All. FI. ped.). Barkhausia rubra (All. FI. ped.). Crepis praemorsa (All. Aut.). Crepis nicaeensis (Balb. Mise. all.). Hieracium intybaceum (AII. Auct.). Lactuca stricta (Bell. Stirp. DC. Prodr.). Andryala sinuata (AII. FI. ped.).
F am.
lx i.

VE GE TALE

35

Campanula macrorrhiza Gay.

rotundifolia L. linifolia Lamck. sabalia DNtrs. () persicifolia L. patula L. rhomboidalis L. Rapunculu* L. rapunculoides L. bononiensts L. spicata L.
floribunda I7t>.

glomerata L. Trachetium L. n Erinus L. n dicboloma L. barbata L. Allionii VUl. Medium L. Specularia n Speculum DC. f. n hybrida DC. f, n falcata DC. f.
F
am. l x iii.

a c c im ee

Vaccinium Myrtiltus L.

A m b r o sia c e e .

uliginosum L. Vitis Idaea L.


F
am. l x iy

Xanthium spinosum L .

r ic in e e .

Strumarium L. ilalicum Morett.

Arbutus Unedo L.

Uva ursi L.
Rhododendron ferrugineum L. Ambrosia maritima (AII. FI. ped.).
F a x . l x i i . C am panulacee.

Calluna vulgaris L. Erica arborea L. scoparia L. cinerea L. multiflora L. (erb. . . Tur. ).

Jasione montana L. Plivteuma Haileri AU. Micheli! Bert.

carnea L.
F
am. lxv

orbicularis L.
seorzoneri folia Viti,

ir o la c e e .

hemisphaerica L pauci/lora L. Trarlielium n coeruleum L.

Pyrola secunda L.

minor L. uniflora L.

3G

REGNO

VE GE TA LE

SOTTO<;i.\SSE

III.

COROLLIFLOHE.

am

....................... E

uenacee.

am.

l x x i

G en zia n k e.

Menyantlies trifoliata L. Sh rax oflicuale (All. FI. ped.).


F am.
lxv i.

Clilora perfoliata L. Gentiana lutea L.

A crifogliacee.

Ilex Aquifolium L.
F am. l x v ii. O leacee.

Olea europaca L. Phillyrca latifolia L. media L. angustifolia L. Ligustrum vulgare L. Fraxinus Ornus L.

excelsior L.
F
am. lx v iii.

cruciata L. asclepiadea L. Pneumonanthc L. campestris L. acaulis L. . alpina DXtrs. nivalis L. verna L. ci Hata L. Erythraea Centaurium Pers. pulchella Fries, spicata Pers. lutea R. et S.
F
am. l x x ii

G e i .s u m i s k k .

Co k v o lv o la c ee .

Jasminum n officinale L. fruticans L.


F
am

Convolvulus arvetisis L. sabatine Viv.

sepium L.
.
l x ix

A s c lepia d ee.

sylvestris Willtl. althaeoides L. tenuissimus S. et Sm. siculus L. n pscudo-tricolor Bertol.

Cynanclmm Vinceloxicum Pers, acutum L. ( erb. . B. Tor. ). nigrum Pers. (erb. . B. Tor. ). (Somphocarpus fruticosus R. et S.

n evolvuloides Desf.
w pcntapetaloides L.

Cantabrica L.
Periploca graeca (Bertol. FI. ital. ).
F am . l x x . A po c in eb .

doryenioides DNtrs. ( T) Soldanella L. Cressa n cretica L. (erb. . Cuscuta Epithymum L.


B.

Tor. ).

Nerium Oleander L. Vinca major L. acutiflora Bertol. Convolvulus Cneorum (All. FI. ped.}. Convolvulus lineatus (All. FI. ped.).

minor L.

REGNO
F
am. l x x iii

V EG ET A LE
F
am

37
.
l x x iv

B o rr a g in ee .

Solanacse.

Ildiotropium europaeum L. w . dolosum DNtrs. Asperugo procumbens L. Echinospermum u Lappula Lehm. Cynoglossum officinale L.

Lycium europaeum L. Solanum Dulcamara L.

pictum Willd.
Omphalodes verna Moench. Borago officinalis L. Ancbusa italica Retz.

officinalia L leptophylla R. et S. undulata L. Barrelieri Bellard. Lycopsis arvensis L. variegata L. (erb. O. B. Tur. ). Symphytum officinale L. tuberosum L. Onosma montanum Sibth. arenarium W . et K. Cerinthe n aspera Willd. minor L. . colorata DNtrs. Erhiam vulgare L. n plantagineum L. n italicum L . n calycinum Viv. Pulmonaria officinalis L. angustifolia . Bertol. Lilhospermum n arvense L. n Unctorium L. n apulum Vahl. purpureo-coeruleum L. officinale L. Myosotis palustris Sin. sylvatica Hoffm. n hispida Koch. Eritrichium nanum Schrad. ( erb. . B.
T o r.).

nigrum L . miniatum Bernh. Physalis Alkekengi L. Atropa Belladona f.. Hyosciamus niger L. albus L. Datura Stramonium L. chalybea Koch.
F
am. l x x v

erbasces.

Verbascum Thapsus L.

Scrofularia f

J \
(

phlomoides L. montanum Schrad. floccosum Willd. bicolor Badar. Lychnilis L. nigrum L. Chaixii Vili, sinuatum L. Blattaria L. Balbisii Horn. belonicifolia AU. auriculata AU. aquatica Ten. nodosa L. peregrina L. vernalis L. canina L. ramosissima Loisl.

Scrofularia lucida (AII. FI. ped.). Scorodonia (AII. FI. ped.).


F
am. lxxv i

n t ir r ix ee

Gratiola officinalis L. Cynoglossum cheirifolium (AII. FI. ped.). Digitalis lutea L.

grandiflora Koch.
Anarrhinum bellidifolium Desf. Erinus alpinus L.

38

K K li N O

VEGETALE Fam.
l x w ii

Anlirrhinum majus 5 tfilld. latifolium Mill.

O ro iu n uikk .

Orontium L.
Linaria 1 triphylla Mill.

Lalhraea Squamaria L. Orobanche cruenta Bertol. superba DNtrs. (*) pruinosa Lap.

alpina Mill.
purpurea ff'illd.

Pelisscriana Mill.
Linaria origanifolia D C chalepensis Mill. striata DC.

Rapum Thuill.
Satyrus DNtrs. (: ) caudata DNtrs. ( ,0)

supina Desf. m simplex DC. vulgaris Mill. minor Desf. n commutata Bcrnh. EIaline Desf. m spuria Mill. Cymbalaria Mill. Veronica urlicaefolia L. Anagallis L.
anomala DAVr.v.

major Dub. ininor Suti.


Ilederae FiawcA.

ramosa L.
3. tenella DNlrs. F am.
l x x y iii.

R inantackk.

Melampyrum a r u e r e L.

cristatum L pratense L. nemorosum L.


| 3. angustifolium DNtrs . Prdicularis comosa L.

Beccabunga L.
Allionii aphylla . w triphyllos L.

acinifolia L. saxatilis L. fruliculosa L . spicata L . latifolia L. prostrata L . serpyllifolia L. Chamaedrys L austriaca L officincUis L . montana L. arvensis L. w Buxbaumi Ten. didyma Ten. hederifolia L. Cymbalaria L.

tuberosa L . foliosa L. fasciculaia Bell, incarnata Jacqu. Rhinanthus major Ehrh. minor Ehrh .
Barisia purpurea Daft. viscosa L. Trixago, versicolor 7V/i.

alpina L . Kuphrasia viscosa L. lutea L. serotina Lamck. verna Bell, officinalis L.


F am.
lx x ix .

L abiate .

Lavandula Sloecbas L. Spica DC. Digitalis ferruginea (FL ticin. ). Antirrhinum bipuuclatum (AIL FL |>ed. >. vera, ligustica DNtrs. Montha Pulegium L .

aquatica Benth.

RF.CNO VEGETALE Mentha rotundifotia L.

, 0

Lamium j pede montanum Reichb. f Or va la All. Galeobdolon Crani:. Leonurus Cardiaca L. Galeopsis < L'tdanum L. . cancscens Reichb. versicolor Koch. Tetrahit L. Stachys annua L. maritima L. recta L. ambigua Sin. palustris L. alpina L. i hirta L. \ divaricata Fiv. arvensis L. sylvatica L. italica Miti. germanica L. Heraclea AU. densiflora Benth. (erb. Viv.) Betonica Benth. Sideritis romana L. scordioides L. Marrubium vulgare L. Alysson L. (e rb . V iv.). Ballota spinosa Link. nigra L. Phlomis Lychnitis L. ( erb. 0 . B. Tur. Teucrium fruticans L. flavum L. Polium Benth. Scorodonia L. lucidum L. Chamaedrys f.. scordioides Schreb. Botrys L. montanum L. Ajuga Iva Schreb. chamaepil/tys Schreb. genevensis L. pyramidalis L. reptans L.

sylvestris L.
macrostachya Ten. Lycopus europaeu L. Rosmarinus officinalis L. Salvia clandestina Benlh.

pratensis L.
Salvia sylvestris L. n viridis L. verticillata L. glutinosa L. Sclarea L. officinalis L. Origanum vulgare L. Thymus vulgaris L. pannonicus All. Serpyllum L. 3. montanus Benth. Satureja montana L. hortensis L. Ilyssopus officinalis L. Micromeria graeca Benlh. Piperella Benth. thymoides DNtrs. ( " ) Melissa Acinos Benth. alpina Benth. Nepeta L. Melissa grandiflora L. Calamintha L. officinalis L. Qinopodium Benlh. Prunella hyssopifolia L. vulgaris Benlh. 3. laciniata Benth. grandiflora Moench. Scutellaria alpina L. galericulaia L. Columnae L. Nepeta Glechoma Benth. Nepe iella Benth. Cataria L. Melinis Melissophyllum L. Lamium amplexicaule L. purpureum L. maculatum L.

40

IlECNO

> <; .

Sulia Aethiopis (A ll. FI. ped.). Sal\ia Horminum ( All. FI. ped. Tur. PI. clav. ). Salvia hispanica ( All. FI. ped. FI. it. ). Satureja Juliana (A ll. FI. p ed .). Satureja Thymbra ( All. FI. ped. ). Thymbra spicata ( All. FI. ped. ). Thymbra verticillata (A ll. FI. ped.). Sideritis incana ( All. FI. ped. ). Melissa cretica ( All. FI. ped. ).
F
am. l x x x

Primula AHionit Lotsl.

villosa Jacqu.
latifolia Lap. Soldanella alpina L. Cyclamen hederaefolium Mrilld. Samolus Valerandi L.

Bertol.

Glaux maritima ( AII. FI. ped. ). Primula integri folia (AII. FI. p ed .). Primula longiflora ( AII. FI. ped. ).
F
am

erben acek.

l x x x iii

G lo b u l a r ie e .

Yitex Agnus castus L. Verbena officinalis L. Za pania repens Bertol.


F
am

Globularia vulgaris L

( cordifolia L.
( nana DC.

l x x x i

en tibu la r iee

nudicautis L. (erb. . B. T or.). Alypum L.


F
am. l x x x iv

Pinguicula vulgaris L.

llm ba g in ee.

grandiflora L. l'tricularia vulgaris L.


F
am. lx x x it

Plumbago earopaea L. Statico vulgaris Bertol.


iu m u la cee.

. scorzonerifolia. denticulata Berlol. Limonium L. pubescens DC. j Avet DNtrs. ('*) \ echioides Ave hall. ( exci. ' Stat, speciosa Ali. )
F
am. l x x x v

Coris noonspeliensis L . Lysimachia nemorum L.

Nummularia L. vulgaris L. punctala L.


Linum stellatum L. Anagallis tenella L.

la n t a g in k e .

phoenicea Ali. coerulea Schreb. . verticillata. Ccntonrulus minimus L. V italiana primulaeflora Bertol. Androsace vitiosa Bertol* carnea L obtusifolia Alt. Primola elatior Jacqu. suaveolens Bertol. acaulis Jacqu. farinosa L. marginata Curt.

Plantago Cynops L. n Psyllium L. n arenaria IV. et K . Major L. minima DC. n media L. lanceolata L. ( altissima Koch. ( P. altissima Jarqiu Lagopus L. victorialis Poir. albicans L

REGNO

V EG E TA LE

41
Coronopus L. . epica ramosa.

Plantago montana Lamck.

Plantago Bellardi All.

alpina L. maritima L. Weldenii Beichb.

SOTTOCLASSE

IV .

NONOCLAMIDI.

am.

l x x x v i

m arantacee.

Atriplex portulacoidcs L.

Amaranlhus retroflexus L. spicatus lamck. Blitum L. prostratus Balb. sylvcstris Desf. n albus L.
F
am. lx x x v ii

rosea L. latifolia , . y. Koch. litoralis . T. n hortensis L. Tbeligonum Cyoocrambe L.

Clicnopodium pcdunculare (Bertol. FI. it.).


. F
ito laccee.

Atriplex laciniata ( AII. Fi. ped. ).


F
am

Phytdacea n decandra L.
F
am. l x x x v iii.

l x x x ix

o lig o n ek .

C kenopodke.

Polygonum lapathifolium L.

Saisola Soda L.

Suaeda fruticosa Forsk.

Tragus L.

Kali L.

maritima . T.
Salicornia herbacea L. Polycnemum arvense L. . roseum DNtrs. Kocbia n Scoparia Sehrad. Teloxys n a ristata . T. ( erb. Viv. ). Cbenopodiam polyspermum L.

album L. opulifolium Schrad. urbicum L. (erb . Viv. ). murale L. Vulvaria L. glaucum L. Ambrina n Bolrys . T. n ambrosioides Spach. Blitum Bonus henricus Mey. Beta vulgaris jS., <?. . T. Campborosma monspeliaca L. Atriplex Halimus L.

Persicaria L. I/ydroptpcr L. amphibium L. alpinum L. Convolvulus L. dumetorum L. maritimam L. aciculare L. . litoreum DNtrs. Bellardi All. crassinervium Ces. viviparum L. Bistorta L. Rumex montanus Desf. ( tbyrsoides R. et S. ( multifidus Alt. tuberosas Alt. scutatus L. Pseudoacetosa Bertol. Acetosella L. Hydrolapathum Huds. (erb. Vi v. ). obtusifolius L. crispus L. nemorosus Schrad.

42

li EUM V EGETALE
F am. xcv. A s a ro id ee.

Rumex conglomeratus Murr.

pulcher L. alpinus L.
i! Bueephalophorus L. 0 \\ria digyna Campd.

Asarum europaeum L. Aristolochia Clematitis L. longa L. rotunda L. pallida Koch.


F am.
xcv i.

Rumex maritimus (AII. FI. ped. ). Rumex aquaticus ( Tur. PI. clav. ). Polygonum serrulaluin ( FI. it. ). Buxus sempervirens L.
F am.
ix x x x

E l fo ubiv cek.

. T i m k i .e e .

Euphorbia i Chamaesyce a ., 5. Dub,

Passerina 1 1 annua I Vickstr. hirsuta L. Daphne Mezereum L.

Laureola L. alpina . glandulosa Bertol. Gnidium L. Cncorum L .

Thymaelaea Tarton raira (AII. FI. ped.). Sanamunda (A ll. FI. ped.. dioica (AII. Aucl.).
F am. x ci. L a ir ix ee.

Laurus nobilis L.
F am.
x cii.

S axtalacee.

Osyris alba L.
T h e s iu m alpinuvi

L.

divaricatum J a n .

linophyllum L.
F a m . x c i i i . E leaismek.

Uippophae rhamnoides L.
F am.
xciv.

C i t i x e i ;.

C y linus Hypocislis

L.

( Presiti Cuss. \ trinervis Bertol. Ilelioscopia L. platyphyllos L . stricta L. pilosa L. hyberna L. purpurata Thuill. ( flavicoma DC. \ dulcis FI. ital. spinosa L. dendroides L . Cyparissias L. nicaeensis L. terraciua L. (erb. Viv.). Paralias L. Pithyusa L . serrata L. biumbellata Poir. i segetalis L . i pinea L. aleppica X. exigua L. retusa Cav. j falcata /, ( obscura LoisL Peplus L . amygdcUoides L. Characias L. . melapetala DNtrs. Mercurialis annua L . . ambigua Dub. perennis L . Crozophora i* tinctoria A. Juss.

REGNO

V EG ET A LE

43

Euphorbia Esula ( Bertol. FI. il.). Myrsinitcs (All. FI


F
am. xc v ii.

Salix Capraea L.

ped.).

r t ic ee.

Urtica urent L.

dioica L.
membranacea Poir. Parietaria di/futa Koch.

officinalit L.
Humnlus Lupulut L. Ficus Carica L. Morus n nigra L. Celtis autlralit L. l Imus campestri* L.

reticulata L. aurita L. cinerea L. ( hastata L. \ serrula Ia FI. tivin. serpyllifolia Scop. Populus tremula L alba L. nigra Spach. (3. pyramidalis.

Salix cerasifolia ( FI. ticiu.).


F
am

ci.

et u lin ee

am

x c v iii.

uglandke.

Betula alba L. . apennina DNlrt. Alnus glutinosa Gaertn.

Juglans n regia L.
F
am

x c ix

C u pu lifer e.

incana Willd. viridit DC.


F
am. c ii.

Fagus sylvatica L. Castanea Vesca L. Quercus Suber L.

C o n ife r e .

Epbedra distachya L. (erb. O. B. Tor.). Taxus baccata L. Juniperus communit L.

Ilex L. Cetris L. pubescent Willd. tettiliflora Stn. apennina Lamck.


coccifera L. (e rb . . B. Tor.) Corylus Avellana L. Carpinus Betulut L. Ostrya vulgaris Willd.

Quercus Pseudosubcr (Bertol. Amoen.)


F
am. c

a lic in ee.

nana Willd. macrocarpa Sibth. Oxycedrus L. . ericoides DNtrs. phoenicca Spach. Sabina L. Cupressus i sempervirens L. Pinus sylvetlris Mill. halepensis L. maritima Lamck. uncinata Ram. Pumilio Schotuv. Pinea L. Cembro L. Abies excelsa DC. pedinala DC. Larix euro/mea DC.

Salix alba L.

triandra L. purpurea Koch. incana Schrk. nigricant Fries. phy lici folia FL tian.

KK

REGNO

VFCF.TAI.E

CLASSE

II.

MONOCOTILEDONI.

am.

c iii.

Id r o c a r id ee

am

c v u i.

N a ia d ee.

Ilvdrocliaris Morsus ranae L. Yallisneria spirai is L.


F
am. c iv

Zostera marina L. Posidonia oceanica Sjtr.


F
am. c ix

lism a c ee .

em nacee.

Alisma Plantago L.

Lemna trisulca L.

ranunculoidcs L, Sagittaria sagitlaefolia L.


F
am. cv

minor L. gibba L.
F
am

B l' t o m e e .

ex.

ifa c ee

Bulonuis umbellatus L.
F
am.

Txplia latifolia L.

ev i.

u n c a g in ee.

anguslifolia L. minima Funck. S|>iirgauium ramosum L.


F
am

Triglochin palustre L.
.
c x i.

ro id ee.

Tiixlocliiii maritimum ( All. FI. ped.).


F
am

A rutu maculalum L.

italicum Siili.
.
c v ii.

otam ee.

Dracunculus L. A risarum vulgare Rich.

Polamogcton oblongus V7r.

natans Berlol. plantagineus Ducr. pusillus L. pectinatus Sm. densus L. crispus L lucens L. Zanuicliellia palustris Willd.
a. major. . minor.

am

c x ii.

alm e.

Chamacrops liumilis L. Phoenix 1 1 dactylifera L.


F
am. c x iii.

O rc h id ee

Orcliis longebracteata Biv.

taxifiora Lamck. provincialis Balb. Morto L. mascula L.


cla v .) .

Potamogclon compressus (Tur. PI. Ruppia maritima


(All.

brevicornu Fu . fallax DNtrs.

FI. ped.).

jtapilionacea L. coriophora L. ustulata L.

REGNO

V EG E TA LE
F
am.

Orcliis variegata All.

ex

iv

Ir id

ee

fusca Jacqu. sambucina L. maculata L. latifolia L. Anaramptis pyramidalis Rich. N i g r i I el la angustifolia Rich. globosa Rich. Gymnadenia conopsea R. Br. Perislylus viridi Lindi, albidus lindi. Tinea l cylindracea Biv. \ Orchis secundiflora Bertol. Henniniam Monorchis B. Br. Himanlhoglossum hircinum Spr. Platanthera bifolia Rich. Aceras antropophora R. Br. Spiranthes aestivalis Bich. autumnalis Bich. Ophrys- fusca Willd. ciliata Biv. lutea Cav. distoma Biv. (R . De Negr. ) aremifera Willd. Arachniles Willd. apifera Huds. Bertolonii Morct. funerea Viv. myoides Jacq. Serapias cordigera L. neglecta DNtrs. ('*) longipetala Poli. Lingua L. Isias triloba DNtrs. Corallorrbiza innata B. Br. Limodorom abortivum Stv. Cephalanthera rubra Bich. ensifolia Bich. pallens Rich. Nootlia Nidus avis Rich. Epipactis palustris Crants. latifolia All. microphylla Stv. Lister ovata R. Br.

Crocus medius Balb. versicolor Ker.

biflorus Mill. vernus Willd.


jS. fi. minore Bertol. Romulea Rulbocodium S. et M. Columnae S. et M. Gladiolus n segetum Gawl.

j Boucheanus Schic eh. \ triphyllos FI. it. communis L. Iris germanica L. sambucina L. Florentina L. lutescens Lamck. pumila L. Pseudacorus. L. foetidissima L. graminea L. tuberosa Willd. juncea Willd. Sisyrinchinm L.
F
am. cxv

m a r illid ee.

Sternbcrgia lutea R. et S. Narcissus Tazzetta f.. niveus Loisl. intermedius Loisl.

Pseudo-Narcissus L. incomparabilis Willd. poeticus L. Lrucojum aestivum L. vernum L. ( hyemale B. et S. \ autumnale Balb. Galantus nivalis L. Pancratium maritimum L.

Narcissus dubius ( DC. FI. fr. ). Narcissus polyanthos ( Dub. Bot. gali.).

Orchis romana ( Reirlib. FI. excurs.

tlF.CNO .
F am. c u i , A s p \k a <;k k .

Asparagus officinalis L.

tenuifotins Lamck.
ambiguus DNtrs. ( u )

acutifolius !.. amplexifofius DC. Paris (juadrifotia L. Convallaria majalis L. Poh/ijonatum !.. multiflora !.. verticillata /. Maianthemum bfolium DC. Smilax aspera !.. maurilauica Desf. K usr us aculeatus !.. Flypoglossum L.
Str oplo pus
F am. cxv ii. D ioscorkk.

T.umis communis L .
F am. cx y iii. ( . i i ii \ < kk.

Titlipa sylvestris L.

j praecox Tcn. ( Gcsneriana Bell. Clusiana Vani. Futillaria ( Meleagris x., . Bertol.
( Melcagris el involucrata All. Lilium candidum L.

bulbiferum L. Marlagon L. Pomponium L. Rrythronium Dens canis L. Asphodelus albus ViiId. fistulosus L. Paradisea hcmeroanthericoides Mazz. Anthericum Liliago L. serotinum L. Ornilhogalum arabicum L. narbonense L. pyrenaicum L. umbellatum L. refractum W. et K. i mutabile DNtrs. ( ,5) I cxscapnm Viv. herb. non Ten.

lutea H. W S. arrenal i 11. i f S. Scilln maritima L. hyaciuthoides !.. peruviana L. italica L. bifolia L. autumnalis L. Allium pallens L. oleraceum FI. it. montanum x. FI. it. intermedium DC. ligusticum DNtrs. ( I6) roseum L. album L. pendulinum Tcn. triquetrum L. subliirsutum L. suaveolens Jacqu. Sc/toenoprasmn L. ursinum L. nigrum L. Chamaemoly L. Sphaerocephalum L. Cambiasii DNtrs. Ampeloprasum FI. it. acutiflorum Loisl. divorsiflorum DNtrs. Glierardi DNtrs. ( IT) vineale L. Scorodoprasum L. Hyacinthus n orientalis L. romanus L. Muscari comosum Miti. racemosum Mill. botryoides Mill.
(ingen

Hyacinthus serotinus (A II. FI. ped.). Allium sativum (Balb. Mise. a l t .) . Allium multifloram ( Dub. Boi. gali. ).
Fam .

rx ix .

B rom k liacek .

Agave americana L.

REGNO F
am

VEGETALE

47

c x x

C o lch ica cke.

Cyperus Tenorii Presi,

Colchicum montanum ..

alpinum DC. autumnale L Yeral/um nigrum L. album L. Tofieldia calyculata Wahlenb.


F
am. c x x i.

filla n t r e.

phy liantes monspeliensis L.


F
am. c x x ii.

. .

Junrus aculas L.

conglomeratus L. effusus L. glaucus Willd. butbosus L. maritimus Sm. obtusi/lorus Ehrh. acutiflorus Ehrh. iamprocarpus Ehrh. supinus Moench. capitatus Weig.
insulanus Kit.

bufonius L. trifidus L . Luzula pediformis DC. maxima Desv. nivea Willd. albida Willd. lutea DC. Forstei-i DC. campestris DC. spadicea DC.

Juncus filiformis (AII. FI. ped. et Aurt.?.


F am. c x x iii. C ipkracek.

Cyperus longus L. badius Desf.

flavescens L. olivaris Targ. fuscus L. * 1 difformis L. globosus Ati. mucronatus Vahl. Schoenus mucronatus L. nigricans L. Cladium Mariscus B. Br. Rhynchospora alba Vahl. Ileleocliaris uniglnmis L. multicaulis Spr. palustris B. et S. Scirpus Savii S. et M. selaceus L. caespitosus L. pungens Vahl. litoralis Schrad. Tabernaemonlani Gm. lacustris L. sglvaticus L. maritimus L. Holoschoenus a ,, 5 . , y. Bertol. compressus Pers. Fimbristylis dichotoma Vahl. Eriophorum Scheuchzeri Iloppe. angustifolium Rolh. latifolium I/oppe. Carex Davalliana Sm. gynomane Bertol. paniculata L. divisa Huds. vulpina L. divulsa Good. muricata L. stellulala Good. remota L. Schreberi Willd. leporina L. caespitosa L. . pulchella DNtrs. stricta Good. montana Koch. praecox Jacqu.

Monti L. f.

48
O r e x ( tomentosa A. ( grisoa |7i*.

REGNO

VEGETALE

Pliularis n canarioiisis . nitida P r e s i . n truncata Gn*s. nodosa L. minor Retz. i coerulescens Desf. \ aquatica Bertol. w paradoxa L. Alopecurus agrestis L. jS. muticus Bertol. bulbosus L. ( crii. O. R. Tor. utriculatus L. f.rypsis alopecuroides Schrad. schoenoides Lamck. aculeata Schrad. Pliloum Gerardi Alt. alpinum L. pratense L. Michelii All. asperum Jaequ. arenarium L. Mibora verna P. B. ( erb. . B. T or. ) Cvnodon Dactylon Pers. Leersia oryzoides Willd. Polypogon monspelicnsis Dexf. maritimus Villd. Agrostis vulgaris Bertol. FI. il. rupestris All. canina L. verticillata Vili. Spica venti L. n . minor pungens Schreb. Lagurus n ovatus L. Calamagroslis Epigeios Roth. litorea DC. tenella Kunth. Deyeuxia varia Kunth. sylvatica Kunth. Ammophila arenaria Link. Gastridium n lendigerum Gaud. Milium effusum L. Piptalberum coerulescens P. B. multiflorum P. B. Stipa n tortilis Desf. n Lagascac R. et S,

humilis Leyss. gynobasis Vili, digitata L.\ pilosa Scop. nitida Host. panicea L. glauca Scop. maxima Scop. pallescens L. s&mpervirens Vili, frigida All. ferruginea Scop. Oedcri Ehrh. sylvatica lttds. extensa Good. distans L. punctala Gaud. provincialis Degl, ampullacea Good. riparia Curi, hirta f..

Eriophorum gracile ( Bertol. FI. il. ),


Fam . cxxiv . gram in acee.

Andropogon hirtus L. pubescens Vis. angustifolius S. et Sin. distachyos L. Hcteropogon Allionii R. et S. Chrysopogon Gryllus Trin. Sorghum halepcnse Pers. Lappago racemosa Villd. Digitarla sanguinalis Scop. glabra R. et S. Erhinocliloa Crus galli R. et S. Panicum n capillare L. Setaria verticillata P. D. glauca P. B. viridis P. R. Imperata arundinacea Cyr. Antlioxaiitlium odoratum L.

REGNO

VEGETALE

49

Stipa pennata L. ristella bromoides Bertol. Lasiagroslis Calamagrostis Link. Phraginites communi* Trin. Arlindo Donax !.. Ampelodesmos tenax Link. Fxhinapa Ardoino ). Sesleria coerulea L. capitata

Itri/a maxima L.

Desf. (e rb . rn\

disticha Pers. (erb. . B. Tor.).


Koeleria grandiflora Bertol. __ c ( minor. { setacea DC. villosa Pers. n phlcoides Pers.

cristata Pers.
Lamarckia aurea Moench. Descbampsia caespitosa P. B. Aira flexuosa L.

Caryophyllea L.
Cupaniaua Guss. ambigua DNtrs. Corynephorus articulatus P. B . Holcus mollis L.

lanatus L.
Avena n fatua L. n sterilis L. pubescens apenniua Ce.<.

. se liger DNtrs. (**)

Arrhenalbcrum avenaceum P. B.

pratensis L.
Avena bromoides L.

versicolor Vili. fallax B. et S. setacea Vdl. flavescens L. n neglecta Savi, myriantha Bertol. Danthonia provincialis DC. Triodia decumbens P . B . Melica ciliata f . Baubini AU. pyramidalis Bertol. minuta L. nutans !.. uniflora Betz. Parte II.

inedia /-. minor L. Kragrostis w pilosa P. B. poueoides P. B. mcgaslachya link. Poa nemoralis L. compressa L. bulbosa v..%. L. annua L. alpina L. pratensis ,, trivialis L. Glyccrta spectabilis 31. et K. fluitans R. Br. Molinia coerulea Moench. serotina M. et K . Dactylis glomerata ., . Koch. Cynosurus cristatus L. echinatus L. Festuca spadicea L. elatior FI. it. apennina DNtrs. ( Ip) poaeformis Host. flavescens Bell, heterophylla Lamck. duriuscula Dub. fi. cinerea Dub. 9 * inops DNtrs. (,0) Halleri Vili. ovina L. Avelinia Micbelii Pariat. Vulpia uniglumis Reichb. sciuroides Gm. m myurus Gm. n ciliata Link. geniculata Link. ligustica Link. Selcrocliloa rigida Link. maritima Link. Bracby podium sylvaticum R. et S, pinnatum Koch. Trit. genuense DC. Halleri Link. i dislachyuni R. et S. subtile DNtrs.

HEcxo

vegetale

Bfachv podium hi spu meu m loliaceum H . vi S . ra m o s u m

Heichh.

Lolium

maximum

//'///< /.

^ ft m u te n tu m L. m alt i/lorum Lamck. 'i. l u x u r i a n s D X trs. perenne L.


.Egylops o v a t a
m

l. et S.

Bromus (iussoni P a r la / .

" ju li a lu s Tcn. *f madritensis A. rabens L. m tectorum L. erectus L.


S*rrafalcus ?
m ultis P a r ia t.

L.

t r i u n c i a l i s Z,.

cylindrica Leptu rus in curvatu s

llost.
T rin . T rin .

f il ifo rmi s T r i n . cvlin dric us Psilurus nardoides N a r d u s str icta L .

arv ensi s.

5 . procerus DXtrs,

T rin .

pat ul li *.

squarrosus.
m

veca/rttt*. Coix Lacryma ( AIL FL ped.). Panicum repens ( Bertol. FL it.). Agrostis alpina (Bertol. FL il.l. Stipa juncea ( Bertol. FL it.\ Poa divaricata (Balb. Mise. alt.). Bromus racemosus. (Bertol. FL it.). Broinus asper (Bertol. FL it.). Bromus inermis (All. FI. ped.). Triticum unilaterale ( Bertol. FL it.). EI ymus arenarius (AIL FL ped.). Hordeum maritimum (Bertol. FL it.). Aegxlops neglecta (Bertol. FI. it.).

commutatu*. v divaricatus.
(ia udim a n fragilis /*. /i.

Agropvrum Savignonii D Xtrs .

caninum P. l. repens P. li.


junceum . W N . Secale n cereale L . i villosum A. Hordeum murinum L. IniIbosum I,. nodosum L. ^ pratense FI. it.
( seca linum

AII.

DIAGNOSI DELLE SPECIE NOTE

( ) Alyssum Vivianii annuum, a basi ramosum, pilis stellatis in canum ; foliis a busi attenuala, ovali-lanceolatis, obtusiusculis, subspathulatisve ; calyce deciduo; staminum filamentis breviorum

squamula lineari-cuneata ad apicem emarginato-bidentata, latere interno instructis; siliculis racemosis, pedicello patente breviaribus, ovato-suborbicularibus, centro clevalis, vix emarginatis, gla
b ris, stylo persistente siliculam dimidiam aequanle mucronatis, loculis dispermis. Nel letto del Bisagno presso Ia F oce , se condo un esemplare dell'erbario di Viviani. Somiglia per l'a spetto all A. minimum. (*) Cytisis pumilus humilis ; caule a basi ramosissimo, rami* erectiusculis, prostratisve, patenter hirlellis, foliolis parvis, obovatis, oblongove-obovatis, dense adpresse pilosis; fhn'ibus axilla-

ribus solitariis , lateralibus , breve pedunculatis , ebracteolatis ;


calycibus tubulosis bilabiatis, labio superiore obtuse bidentato, subadpresse pilosis. Nelle Alpi marittime. Ha tutto il porta mento del Cytisus ratisbonensis (Koch Syn. ed. 2. p. 171 ), ma ne differisce per la peluria dei rami orizzontale. Forse il Cytisus su pinus delle Alpi marittime, di cui cenno in DC. (Prod. 12. p. 150 ) e nella succennala Synopsis di Koch, appartiene a questa specie. (r > ) Bui>leurum Savignonii annuum ; foliis perfoliatis, subrotun

dis, coriaceis, car lilag ineo-marg iimtis, apice mucronulatis, tenui ter SSO-nerviis, superiora versus sensim sensimque minoribus; umbellis terminalibus, 5-6 -radiatis, exinvolucratis, involucelli 5phylli foliolis exterioribus ternis obovato-acumimtis, mucronatisque, coi'iaceis, umbellula fructifera longioribus, lateribus contiguis n basi ad medium usque invicem connatis, interioribus anguste
laiiceolato-acuminatis, distinctis, I-nerviis, pcriicellos vix aequanti-

M i

kekno

v eceta lf

bus; -ntericarpiis elevato-rugosis; carpopliori ramis liberis filiforinibus. INel Icito dei torrente Sfuria presso (ciiowi, dottor Savignone. ( '*) Scaijiosa mixta a n n u a , dicbotoinc ram osa, pilis sparsis, fasciculalis, surreetisque, bispidula; loliis obverse lanceolatis, inte gris. \el superioribus utrin<|ue lobulo lineari, angusteve obverse laneeolato, aurieulatis, ad presse pilosis; involucri foliolis exterio ribus lanccolalis , oblusis, capitulum florens subrotundum subsuperanlibus, demum reflexis; involucri lo ovulo, foveolas infra ova/o-truncutas , profundeque excufptas, den so hirsuto, coronam 50nerviam acute denticulatam , demum explanatam a ((piante ; caIvcis stipitati aristis basi incrassatis scabris corona longioribus. Nel letto della Polcevera sopra livarolo, rarissima. (*) Sf.necio Persoonh perenne, cano-lomentosum; foliis pinnatildis , segmentis confertis subimbricatis palmato -)-fdis , laciniis oblusis ; involucri squamis apice haud sphacelatis ; pajtjo corol lae tubo aequali ; acheniis puberulis. Comune nei monti di va secondo esemplari avuti dal dott. Berti. Medio Ira in canus e il leucophyllus e verosimilmente il Senecio incanus italicus di Persoon ( Pers. S> n. 2. p. 455. DC. Prod. 6. p. 5 56 ). ( w) Campanula sabatia perennis; radice crassa multicauli, ramis adseendentibus inferne foliosis, superne raeemoso-corymbosis nudiusculis; foliis radicalibus caulinisquc inferioribus breviter petiolatis, parvis, subeordalo-ovatis, ovato-lanceolatis, lanceolalisve, grosse pauci-denlalis , mediis elongato-linearibus, utrinque attenuatis,

apice obtusiuseulis, integris, patent issimis , arcuato-deflexis, ascendentibwtque , supremis floralibusque subulatis ; pedunculis fructi feris recurvis; calycis turbinati, tulio minute papuloso, dentibus subulalo-ineurvis alabastro multo longioribus, cwolla turbinatocatnpanulala ampla brevioribus; stylo exserto glanduloso. Sulle rupi lunghesso la strada regia Ira oli e Vado, riviera di ponente.
i 7) Convolvoli* dokycmoides - basi sullrutescens ; caule dilTuso, ramisque adpresse argenteo-sericeis; foliis inferioribus obverse oblongo-lanceolalis, vix linealis , adpresse sparse pilosis, caeleris linearibus oblusis plerumque complicatis, dorso praesertim seri ceis; floribus terminalibus solitariis, geminatisve; pedunculis ca

lycem vix aequantibus ; calycis ovati segmentis dorso subserice is, exterioribiis-lancenlatis , intimis coiiaceis , valde concavis, lateovato-acufis, corolla vix triplo laevioribus. Isola Palmaria.

REGNO

V EG ET AL E

5 3

(H ) Orouvnciie superba foetidissima, mbcaetyitosa, superne prae


sertim villo glandulifero plus minusve copioso vestita ; caule basi squamis imbricatis tecto subbulbiformi; bracteis calycem aequan ti bus, superanti Imsve ovato-acuminatis, supremis comantibus ; se pa lis pluri-nerviis latc-ovato-bifidis, laciniis(/ue longe subulatis co rollam aequantibus superantibusve ; corolla vcntricoso-campanulata laeviter curvata, venosa, intus glabra ; labio superiore porrecto obtuse bilobo, lobis rotundatis, inferiore breviore trilobo, pone lobos biplicato, lobis amplis subreniformibus dentato-fimbriatis, undulatisque, medioque apiculato e basi constricto-canaliculata re curvatis; iilamentis basi corollae insertis, superne sparse glanduligeris; ovario acuminato, styloque revoluto exserto, gianduiigero, stigmate magno, bilobo. Nei prati sopra Rua presso Genova. Non so indicare la pianta su cui vive parassitica; mi sovviene per altro di non aver veduto nella localit succennata nessuna delle leguminose suffrutescenli sulle quali si suole trovare 0 . cruenta. Da questa gi si distingue per l ' odore spermatico nauseoso fortis simo che tramanda, e se . gracilis dello Smith non che una variet delle cruenta, come opinano i chiarissimi Bertoloni e Koch, questa mia sicuramente diversa e dall'una e dall'altra. Forse pi si avvicina alla 0. condensata del chiariss. prof. cav. Moris. ( ) O r o b a n c t i e s a t y r u s superne villo longo, crispulo, cinerascen-

t e , glanduligero dense hirsuta ; bracteis ovato-longe-acuminatis corolla fere duplo longioribus, supremis comantibus ; sepalis bi
fidis, segmentis subulatis, corollam subaequantibus ; corollae intus glabrae tubo ventricoso-campanulato, subglabro, limbi hirsutissimi labio superiore curvato breviter bilobo, denticulato, inferiore tri lobo subadpresso superiorem longitudine acquante, lobis laterali bus avato-acutis , utrinque dente auctis, subcomplicatis, undulatisque, medio majore, basi constricto, complicatoque, undulato, ovalo-acuto ; staminum iilamentis basi corollae insertis, inferne glabris, antice sulco exaratis, superne, ovario, basi glandula -strumosa vitellina cincto , styloque arcuato glanduloso-pubcscentibus; stigmate bilobo, luteo, lobis hemisphaericis divaricatis, subexserto; antheris vix apice glanduliferis. Ne monti selvosi della valle di Polcevera. ( , 0 ) O r o b a n c i i e c a u d a t a sub lente sparsim, superne praesertim, villosula ; bracleis ovato-atlenuatis, obtusiusculis, plerumque reV.
//.

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iu:g \ o

VEGETALE

cunis, corollae labium inferius aequantibus, superantibusve; calyrc trisepalo, lateralibus profundo bilidis, segmentis inaequalibus subparalellis, aulico maiore corollam dimidiam a c q u a n te , sejialo dorsali ( i n axilla axis floriferi et corollae) lineari, indiviso ca roline tubo breviore vel aequali; corollae cxlus villoso-glandulifer a e , tubuloso-cainpanulalae, tubo supra basim abrupte curvato, limbo porrecto , labio superiore late bilobo, inferioris trilobi lobis sublriangularibus divertentibus, patentibus, deflexisvc, undulalosulcalis, denticulatis, basi constricta canaliculatis; iilamentis corol lae basi in s e rtis , superne glabratis ; ovario s u p e r n e , styloque sparse piloso-glanduligcris; stiqmatis vitellini bilobi lobis vix di varicatis subreniformi bus. Sul Peucedanum G-rvaria nei colli di Sestri a ponente. ( " ) Micromeria tiiymoides caespitosa, suflVutcscens; ramis flliformibus s u r r c c tis , sub le n te , pilis deflexis pubescentibus ; foliis margine revolutis, dorso vix nervosis ad costam liirtellis, inferio ribus ovalis, caeleris linearibus, basi angustata sessilibus, obtu siusculis, facie adpresse pubescentibus; cymis axillaribus pedunculatis nudis, inferioribus 1-'2-floris, remotis, supremis confertissi mis, subsecundis, floris, folia aequantibus ; pcdiccllis bracteola lineari aequalibus, calyce triplo brevioribus; calycis ovati subven-

tricosi 13-nervii, fauce intus vix villosa, n e rv is, dentibus supe rioribus triangularibus patenti-recurvis , inferioribusque patenter hispidulis. Venne raccolta dal dolt. Berti nel letto di un tor rente presso Oneglia. Propongo con molli dubbii questa specie comech vicinissima alla microphylla. ( I2) S t a t i c e A v e i annua; foliis spalhulalo-obovalis submembranaceis trinerviis ex apice rotundato mucronatis, vix facie sparsim muriculatis, subtus livide sanguineis ; scapo ramisque divaricatis regulariter allernalim ra m o s is , laeviusculis, squamis trianguloacutis; floribus secundis, incurvis, rem otis, bracteis exterioribus binis , ampleclenlibus , obtusissimis , margine scariosis , interna convoluta, coriacea, muricalaque triplo brevioribus; calycis tubo ad sulcos pilosello, limbo 5 -partito , segmentis subspathulatis , membranaceis, nervo valido apicem versus evanescente exaratis; corollae limbo calycem longitudine subaequante. Yenlimiglia, Panizzi. La Statice speciosa dell erbario di Allioni, prove niente non si sa d o n d e , totalmente diversa dall echioides , e

REGNO

VEGETALE

5i)

forse per una svista slata indicata nell Auctarium ( All. Auot. p. 29. ) come nativa di Venlimiglia. Questa nostra, bench so migliante all eehioides, ne differisce per un fare pi grandioso, per essere quasi del lutto lscia, per le foglie mucronate, per la ner vatura dei segmenti del calice non prolungata a modo di resta, i rami fioriferi non ricurvi, i fiori tutti secondi ; per le quali cose, credo di doverla distinguere se non come specie, per lo meno qual forma rimarchevole della vera Eehioides. ( I5) S e r a p i a s n e g l e c t a foliis inferioribus arcuato-re flexis ; bracteis lanceolatis acuminatis flore brevioribus ; labello amplo e basi an gustata bicallosa porrecto, triiobo, lobis lateralibus exsertis , ovatorotundatis, subangulatis, erosisve, incurvis, medioque ovalo-lan-

eeolato, attcnuatove, obtusiusculo, vel plus mhmsvc acuminato, disco villoso, pendulo, eximie venosis concoloribusque; perigonii
foliolis exterioribus apice liberis, interioribus adglutinatis colum nam aequantibus. Colline dei dintorni di Genova. ( u ) A s p a r a g u s a m b i g u u s caule su/frutescente, ramisque patulis striato-scabris ; stipulis rigidis, oblusis, acutisve reflexis; foliis 9-11 , glabris setaceis mucronatis, pedunculis medio articulatis longioribus. Porto Maurizio. Trovate le forme di transizio ne, non sarebbe che una variet deU\4. acutifolius. C 5 ) O r m t h o g a l u m m u t a b i l e bulbo simplici; foliis sulco exaratis li nearibus; floribus corymbosis, pedunculis demum patentissimis, refractisve; bracteis membranaceis, tenuissimis , lanceolato-acuminatis ; perigonii foliolis exterioribus ex apice obtuso apiculato-mucronatis, reliquis obtusis muticis; staminibus e basi lineari subulatis; capsula ad angulos superiori parte alata; seminibus reticulatis. Nei pascoli fuori la porla degli Angeli. Variabilissimo, si trova a uno, due, o pi fiori, e a prim'aspetto pu essere scam biato coll'O. exseapum , ma pi che a questo vicino al refractum. ( ,6) A l l i u m ( Codonoprasum ) l i g u s t i c u m bulbo ovato, inodoro, tunicis numerosissimis demum in fila dilabentibm fuscescentibusque tecto^ scapo ad medium foliato; foliis linearibus striatis; spatha bivalvi, valvis lanceolato-longe-acuminatis inaequalibus, umbellam capmliferam paucifloram duplo, triplove superantibus;

perigonii albidi foliolis tenuissimis obovato-obtusissimis, emerginatisve, exterioribus brevioribus; staminibus perigonio demum duplo longioribus; capsula globosa trilobata, obtusa, exserta.

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HKfi.Nu

v eg eta le

Colline lei dintorni di (enova. Non so a quale delle specie gi conosciute della sezione Codonaprasum si possa riferire. i n ) A l l i u m ( P o r r u m ) g i i e r a r d i bulbo sobolifero, bulbillis longe pcdiceUalis, ovato-aculis, inclusis; scapo ad medium usque vagi nis loliorum vestito; foliis teretibus listulosis ; spalli univaKi ampia ovaio-cuspidata, umbellam capsuliferam aequante; peri (foni i

segmentis albidi exterioribus oblongo-ellipticis, interioribus ova tis apice rotundatis, staminibus exsertis, alternis tricuspidatis, cuspide antherifera, ftlamenlum subaequanfe , lateralibus vix lon giore. Nella provincia d'Albeng, secondo un esemplare favo
ritomi dal chiariss. prof. Gberardi. ( '*) Holcis la n a tis setigek glumis undique sparse pilosis, ciliatisque; valvulae superioris nervo in setam tenuem glumam aeqnanlem producto , interiore breviter setigera. Ne pascoli presso Seslri a ponente. ( |,J) Festuca ( Schaedonorus) apennina culmo laxe vaginato, vagi nis fortiter striatis, laevissimis, suprem a, sub aulitesi, paniculam racemosam nutantem amplcclcnlc ; foliis planis , lato-lincaribus, margine et nervis utrinque scabridis, ligula brevissima, truncato lacera, obliqua; a x i, paniculaequc ramis augulato-scabris, ramis plerumque allcrnalim solitariis, geininalisquc, breviore u n iilo ro , longiore racemose 2-3-locuslifero, supremis simplicibus ; locustis 5-lloris, flosculis demum laxis, remotis, ovatis, axi tenuiter pubcrulo ; glumae valvula inferiore anguste lanceolato-acuminala 1-nervi, altera oblonga, obtusiuscula, vel vix aculiuscula 5-nervi, margine membranacea; gluniellae paleis minutissime, sub lente,

punclulatis longitudine aequalibus , inferiore oblonga , acutata , ly-nervi, margine scuriosa, superne scabrida, ex apice bidentalo breviter setigera, interiore lanceolata, binervi, ad flexuras ciliol a t a , apice minute bidentata , membranacea ; ovario truncato , glabro. Ne pascoli tra S. Stefano d'Avelo e il Goltro. ( 20) F e s t u c a i n o p s compacte caespilosa ; foliis duriusculis com plica lo-compressis, dorso scabriusculis, inferiorum vaginis charta ceis, culmcorum biauriculatis, auriculis productis, obtusis, mem branaceis , inaequalibus, interiore oblonga, exlei'iore ovata subdu plo Im givre; culmo striato, laevi; panicula racemiformi coarctata; locustis ovalis, sexfloris, pruinosis; glumae valvulis subacqualibus,
exteriore obsolete trinervi margine membranacea, sub apice sca-

REi;.NO VEGETALE

57

brida; glumellac palea exteriore elliptico-lanceolata, obsolete 5n e r v i , seta brevissima mucronata, interiore bidentata superne ad nervos scabrida. Monte del Cazzo sopra Sestri a ponente. ( * ') Agropyrim Savignomi vaginis ciliatis , foliis facie et margine scabris, demum involutis, culmo laevi, vaginis tecto, vel breviter exserto; spica brevi, rachide strigulosa, articulis locustis 5-floris adpressis brevioribus; glumae valvis oblongis, subacqualibus 5-nerviis, obtusis, dorso, paleisque exterioribus ad latera apiceque hirsutis , flosculorum inferiorum muticis vel nervo breviter mucronatis, su periorum acuminato-mucronatis, palea interna apice truncata, dorso sub lente minute pubcrula. Debbo anche questa specie a ll'in defesso dott. Savignonc che la raccoglieva ne pascoli presso Pegli.

Rl\ssrXTO delle Fanerogame della Flora Ligutlica, pel confronto culle tabelle pubblicate

dal tig. barone fetali nelle Notizie naturali e citili sulla Lombardia.
Fam iglie Specie

y arieta
li 1 5 1 7

Fam iglie

Specie

Vurirlii
37 1 1 19 li 1 1

IliiiHinculaccc Berhoridec . Ninfearee Papavcracce. Fumariacee . Crucifere Cistince . Yiolarice Resedacec Poiigalce Silcnee . Alsincc . Malvarcc Lince . . . . . Ipericinec Tigliaccc. Accrince . . . . . . . . . . . . Cappa ri dee .

. 1. 2. 8. IO t. 1. 17. 12 . 5. 2. s. 1. . .

Riporlo
Gerianacce . Balsaminee . Ossa 1idee Zigofillce Rulacee . Coriariee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . .

356. 18. 1. 2. 1. 2.

. . . . . . . . .

. . . . . . . .

. . . . . . . .

1. 2. . b. 189. i.

Celastrinee . Ramnoidee . Tcrcbinlaccc Leguminose. Amigdalce . Rosacee . Pomacec Granatee Aloragcc. Lilraricc. . Sauguisorbee

Droseracec .

3 6

Franclieniacce .

il.
U. 1 1. . . . 2. 2. 3. 3.

U.
39. . IO. 13. . . . . 3. 3. 1.

. . . . .

37

Onagrarice . Callilrichinec Tamariscincc

Ampclidcc .

07t.

< > (>

58 in' R ip o rto Miiincee. Cucurbitacee Porlulacee . . . . . . . . . . . . . . P aro n ich iee. Sclerantee . Crassulacee . Calle . . Ficoidee. Bibesiacee . Sassifragee . Q m bellifere. Araliacee Cornee . . Loranlacee . Caprifogliacee . Stellale . Dipsacee. Composle . . . . . Valeriancc . . Sfjfl ttt 0 70. 1. 2. 2. II. -> . U. \. I. . li). 11)1). 1. 2. 1. li. )0. 15. 17. 2 82. 5. no. 5. . . . . . . 9. 3. 1. 7. 2. 1. 1. ie. i li. . . 30. 9. 10. . . . . . . . . . . . . . * 5. 11. 21. 89. 3. 3. 25. i. :>70. . . .

RKGNO VIX.F.TVLF Vu rieta u 1 7 2 1 li 1 2 i i 1 1 3 1 2231. 105 131 , R ip orlo Plumbagiuee Plantaginee . Amarantacee Filolaccee Poligotiee Timelee . Laurinee. Sanlalacce Eleagnee. Citinec . Asaroidee Orlicee . Juglandee Cu pul fere Salicinee. BeUilinee Conifere. Idrocaridee . Alismacee Bulomee. Polam ee. Lemnacee Najadec . Ti facee . Aroidee . Palme Orchidee I ridee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50. . . . . IO. 1. 12. u. 1. IH. 2. 3. 1. 1. 9. 5. 2. i. i. 2. 52. 19. 12. 15. 1. 55. 1. 0. 1. 22. 09. 185. . . . . . . . . . . . . . . . C henopodee. . Speci* I :>70. (>. l. >. I. 27. 28. s. 1. 4. 1. 1. Furie fa 10 1 2 i 1 li 1 1 1 i i 1 3 li

Euforbiacee .

Ambrosiacee Campanulacee . Vacciniee Er i ci nee. Pirolacec Agrifogliacee Oleacee . Gelsominee . Asclepiadee . Apocinee. Genzianec . .

Juncaginee .

Couvolvolacec . Borraginee . Solanaccc Verbasccc . .

A m arillid ec. Asparagec Dioscoree Gigliacee

Anlirrinee . O ro b an chee. Rina n Iacee . Labiate . . V e rb e n a c c e . Lenlibulariee Primulacec . Glohulariee .

Bromeliacec. Colchicacee . Afiilanlee Juncee . . Ciperacee .

G raminacee.

CRITTOGAME

Se bastava di coordinare i materiali disposti dagli illustri autori, allegati in principio di questo lavoro, per comporre un prospetto della vegetazione della nostra Liguria, altrettanto insignificanti e scarsi mi sembrano i dati, che gli stessi ci hanno lasciato intorno alle piante crittogame; imperciocch se si eccettuano le poche alghe della Spezia maestrevolmente descritte dal chiariss. professore Bertoloni, e le interrotte illustrazioni di alcuni (menomiceli forniteci dal Viviani, a mala pena potremmo sgranellare una decina di rappresentanti per ciascuna famiglia. Eppure la Flora crittogamica della Liguria oltrech interessantissima per la variet, il pregio, la bellezza delle alghe del suo mare, potrebbe gareggiare con qual siasi altra del continente europeo pel numero delle forme, di cui alcune basterebbero da loro sole a definirne il carattere. Infatti e nelle Felci e nelle Epatiche e nei Licheni e nei Funghi possiamo noverare la pi parte delle specie che particolarmente distinguono la Flora del cratere mediterraneo ; e negli slessi Micromiceti, che costituiscono un mondo quasi ignoto agli occhi grossolani del volgo, vantiamo degli esseri che invano domanderemmo alla vallata del P o , sebbene parassiti di vegetali comuni ad entrambi i paesi. Mi basti addurre la Sticlis oleac e Panizzei, la Cylispora oleae , il Mjriocephalum hederaecolum, la Pyrenochaela nobilis , la Disco sta smilacina e la vagans, il Leptothyrium smilacis, le quali non si riscontrano sugli olivi, sull'edera, sulla smilace, sull'alloro, n sulle rive del Lario e del Benaco, n sui colli di Brescia, campo alle diligenti ed utili ricerche del chiariss. barone Cesati. Coleste parzialit de' micromiceti e delle cellulari in genere, hanno a parer mio un significato di non lieve importanza, e forse potrebbero for nire gli estremi per la spiegazione di alcuni de pi intralciali pro blemi di fisica vegetale.

0 0

i i f .g n o

VIM .T A l.F .

(i impoiioith' la elio io ho riunito por la Flora crittogamica della nostra provincia; ina non avendo potuto dilatare le mie ricerche a tulle lo localit le quali mi sembrano promettere larga messe di specie, rimangomni tuttavia di molte lacune nella serio dello Epatiche, dei Licheni e dei Funghi; lacune che non du bito di poter ricolmare, so a torto non presumo, doversi resistenza di tale o (al specie constatare eziandio nel nostro territorio , per ciocch obbligale ad analoghe localit nelle regioni conimi. Fin qui , per esempio, non mi riescilo di riscontrare la Parmelia chrijsophfhalma e Horror i , Evcruia villosa, la Rama (ina scopulorum , la Divina repanda, la tj'canactis grumulosa, Orymitra pyra mi data, la Riccia lamellosa, Ilypnum aureum, ecc., comuni a molle localil del litorale mediterraneo, e in parto nelle stesse adiacenze del lenaco e del Lario. tN on ho potuto raceorre che due specie di Tuberaceo, nessuna delle Licopcrdinec sotterranee, bench nello scorso anno mi sia ripetutamente occupato della loro ricerca. Per anzich produrre dei frammenti sconnessi di ciascuna famiglia, mi limito a presentarne i lineamenti in iscorcio. Crittogame v ascolari Fuori splenium marinum , XOphiuglossum lusitanicum, Ia Woodwardia radicans, Io Scolopendrium Ifemionitis, Ia Notochlaena velica, la Struthiopteris germanica, IMspidium Oreopteris c Thehypteris, e altre poche, non so so variet o specie, particolari alle isole o alle provincic pi meridionali dI talia c alle uggioso pianure d Insubria, contiamo noi limili della nostra Flora quasi tulle le folci europee. La Grammilis //, la Notochlaena Maranthac, la Pteris cretica, Aspidium lobatnm, X Aspfenium Virgilii c il Petrarchae, la Cheilanthes odora, si tro vano pi o meno frequenti nella regione degli olivi. L Alpi maritti me c l Apennino ci forniscono XAspidium Lonchitis, Xalpinum, M splcnium a/tornifolium , il viride, la Pleris crispa, il Lycopodium clavatum, il complanatum c il Selago. Il Lycopodium denticulatum supplisce tra noi all helveticum ; Isoetes Duriaei , clic non mi venne veduta che nelle pozzanghere di c.ipo Paneggi presso Aren zano, a cui si direbbe essere approdata dalle lontane cosle dell Africa , ove prima scopriala il chiariss. Dtirieu 1, ci compensa la 1 Bory ( l D iiri(M t, Com p, rem i. Jiiin Hii.

REGNO VEGETALE

61

mancanza delie Rizosperme, di cui forse qualche specie del genere Pilularia e Marsilea, e fors anco la stessa Marsilea pubescens esi ste nelle paludi di Albenga e di Spezia. L'Acropteris septentrionalis abbonda nelle fenditure delle rupi di tutt'Apennino, locch per av ventura contraddice all'opinione emessa dal chiariss. cav. Alberto Parolini, essere questa specie limitata a' soli terreni primigeni Credo appena meritevoli di attenzione le Equisctacee le quali si pre sentano eternamente colle medesime forme in tutta Europa. M u s c h i ed E p a t i c h e A pi doppii dovi ziosa la famiglia dei Muschi. Caratteristiche della regione oleifera citer, ffypnutn Illecebrum, confertum, Teesdalii, Lcplodon Smithii,
C rittogam e cellulari

Daltonia heleromalla, Fabronia pusilla, Twlula laevipila, inermis, canescens, cuneifolia, Trichoslomum crispulum, Zygodon viridissi mus, Weissia Starkeana, e in primo rango la Barlramia strida , il Bryum tectarum, il platyloma, il torquescens, il Physcomitrium curvisetum, specie tulle che nei nostri dintorni, che io credo essere il limite settentrionale del Physcomitrium curvisetum, della Bartra mia stricta, del Bi'yum platyloma ritraggonsi dal litorale per {stan
ziare alle falde delle pi interne colline. Per veggonsi affratellarsi colla Grimmia epocarpa, 1 Orthotricum anomalum, e il cupulatum, coll Uypnum rugosum, Molluscum , cupressi/i/rme, striatum, pu rum , breviroslre, colla Weissia recurvata, la Gr immia leucophaea, la Tortula subulata, il Dicranum varium e scoparium, il Phascum mbulatum, ecc., copiosissimi nei folti castagneti. Il Cinclidotus fontinaloides, Hedwigia aquatica, la Fontinalis antipyretica, il Conomilrinm Julianum, l Hypnum filicinum, e il rusciforme rallegrano le acque dei nostri ruscelli. Dei Polytrichum, giganti di questa fa miglia, il formosum , V juniperinum, il piliferum si celano nelle selve montane. Di tutte le specie fin qui osservate la pi interessante il Bryum lectorum che direi una forma intermedia tra 1' alropurpureum e il coronatum, da' quali immediatamente si distingue per la tenuit e la trasparenza delle pareti della sua capsula. Se mi fosse permesso dai pochi esemplari raccolti nelle Alpi marittime e nei pi alti Apennini inferire il carattere dei Muschi che ivi predominano, non esi1 Alli Iella 2 . a riunione itegli Si-icnziati Italiani, p. 190.
A

(> 2

REGNO

VECETALE

lerci a dichiarare che nella nostra Flora decisameli le scarseggiano le forme alpigiane. Sulle velie del colle di Tenda il tryum nutans, J/ypmtm alopecurum il collinum, I Anomodon striatus!! Breve la serie delle Epatiche diffuse nei nostri dintorni, per ch la costante siccit dell* atmosfera e del suolo, generalmente, non sono le condizioni che meglio si adattano al loro sviluppo. Tra le fogliose frequentissima la Fossombronia pusilla, la Scapania com pacta e nemorosa, il Sarcoscyphus emarginatus e Fttnckii, la Piagiochila asplenioides, la Calypogeja Trichomanes, la Madothecu Porella, laevigata, platyphy fioidea, e platyphylla, la Lejeunia ser pyllifolta , la Fndlania major e minor, Jungertnannia albicans, corcyraea ecc. Tra le frondose la Metzgeria glabra, e la Pellia epiphylla, la Marchantia paleacea e polymorpha, la Preissia commu tata, la lebouillia hemisphaerica, la Fegatella nemorosa, la Grtmaldia dichotoma, clic ci richiama nella celebre signora Clelia de' marchesi Grimaldi una delle glorie ligustiche, la Targionia hypophylla, la Corsinia marchantioides. Rarissima la Radula complanala e lo Sphaeiocarpos terrestris, iin qui nessuna specie ben constatala d Anthoceros. M tuttavia ignoto I Anlrocephalus italicus descritto dal chiarissimo professore Sassi negli atti della prima riunione degli Scienziati Italiani. La Parmelia aquila, plumbea Acetabulum, Smithii, la Riatod Rousselii, la Dirina rupestris, la ceratoniae che si trova bene spesso sul tronco degli annosi castagni, 1' Abrothallus Bertianus, la Pertusaria Wtdfenii, la Peltigera laevigata, la Ramalina Panizzei, I Opegrapha oleae, la Veirucaria actinostona, il Collema Dufoitrei, la Roccella phycopsis, sono per ora le specie ligustiche che non iscorgo accennale nell' elenco dei Licheni insubrici del chiar. Garovaglio clic fa parte delle gi cilalc notizie sulla Lombardia. Non serve il dire che qui pure si trovano a profluvio quelle tutte trivia lissime specie che poco schifiltose si accomodano a ogni maniera di matrici, e vestono i lelli e le pareli delle case, il ironco degli al beri, e popolano i pascoli pi duri ed ingrati: che anzi nella no slra Liguria sbizzarriscono non di rado con tratti e colori pi che altrove eleganti e pronunciali. Ma oggimai questa famiglia di piante, forse la pi nobile di tutte le cellulari, per i molteplici usi a cui sono convertiti alcuni de' suoi rappresentanti, avvolta di tante dif
L ic h e n i

REGNO

VEGETALE

03

lcoll ( dubbiezze ohe ancor non oso citare parlitamente le specie di cui ho fallo tesoro, e tanto pi che ie mie particolari osservazioni a\endomi condotto a principii grandemente diversi da quelli che si sono adottati dai moderni Lichenologi, difficilmente potrei essere compreso, se qui mi presentassi con un gretto apparato di nomi. N la convinzione che ho acquistata essere immaginarie le pretese trasformazioni dei Licheni, vagheggiate da alcuni autori, mi per mette di indietreggiare indicando con nomi collettivi i miscugli cui si volle dar forma di specie. Nelle selve e nei posti elevati, formicolano le molte variet di Usnea, XEvemia jubata, la vtitpina, la prunastri, la Cetraria tri stis , Xislandica, la saepincola, la Solorina saccata, X Umbilicaria cilindrica, la Sticta pulmonacea, sylvalica e scrobieulata, la Hamalina pollinaria e fraxinea, la Cladonia vermicularis ecc. Quanto ai Licheni crostacei sassicoli, primeggiano le specie delle formazioni calcaree. La Parmelia ferruginea e Lallavei, la sordida, la sulphu rea, la cervina, la callopisma, la crassa, la circinnata, la candi cans , la scruposa, la cinerea, la Biatora testacea, la Gyalecta exanthemalica, la Verrucaria rupestris, la Lecidea contigua, immersa, albocoerulescens ecc. ecc., pure sui filoni quarzosi e sulle rupi are narie veggonsi talvolta le specie delle rocce primitive quali la Le cidea variegata e perfino la geografica, splendidissima cosi sulle spiagge, che sulle rocce delle pi alte montagne. Ficchi Il Yiviani negli ultimi anni della sua luminosa carriera, assistito dai larghissimi mezzi che il munificentissimo Signor nostro, il R e C a r l o A l b e r t o promotore di tutte le utili e nobili imprese, si era degnato allogargli, di mano all'illustrazione dei funghi man gerecci e nocivi d'Italia, con un'opera di colossali dimensioni, che per la nitidezza e l'eleganza delle tavole ond' corredata slarehl>e a pari colle celebratissime del Bulliard, del Sowerby, del Greville, del Krombholz, del Yittadini, se pei gravi m alori, onde appunto negli ultimi anni di sua vita fu travagliato autore, non fosse ri masta a mezzo cammino. Avremmo avuto per tal mezzo l ' illustra zione delle principali specie de' nostri imenomiceli mangerecci e no civi , primo passo alla storia completa di questa famiglia, di cui pur troppo non conosciamo che una minima parte. 1 funghi mangerecci che pi frequentemente dalle interne vallate

(>4

IttliNO

VEGETALE

si recano sui nostri mercati sono Agaricus caesareus, il Boletus edulis, VAgaricus campestris, e il rinomatissimo Spinarolo, Agaricus Mouceron di Bulliard (A. prunulus Viv.J: ma nel contado se ne consumano inoli'altre egualmente innocenti e squisite, come Aga ricus procerus e il sanguineus, il HoIctus scaber, VHelvella ciis/ta la Peziza Acetabulum, la Clavaria Botrytis, il Cantharellus cibarius, VI/ydnum repandum, VAgaricut Sementino Viv., Valutaceli*, il mel leus ecc. Per bellezza di forme e per la loro frequenza accenner, VAga ricus olearius, lo stipticus, il Polyporus laccalus, lo squamosus, il pomaceus, il versicoloi', VJ/ydnum zonatum, il Boletus subtomentosus, la Telephora coerulea, Vhirsuta, la tabacina, lo Schizophyllum commune, il Marasmius androsaceus, la Peziza saltellata, cupularis, lycoperdoides, varia, VIlelolium aureum, la Patellaria atrata e culmigena, la Stictis versicolor, la Schizoxylon commune, Exci pula ornata, il Chaetomium elatum, VIlysterium fraxini, ed he derae, VOstropa barbara, la Sphaeria stigma, radicalis, cohaerens, Hypoxylon ecc. Ne gastcromiceti lo Scleroderma vulgare e Geaster, il Polysaccum acaule, il Geaster hygrometricus, il Tulostoma brumale, il Lycoj)erdon marginatum, Vhyemale perlatum, il Clathrus cancellatus, il Tuber aestivum c il mixtum. Potrei schierare un bel corredo di specie se mi fosse concesso di trattare in dettaglio le minori famiglie; ma i Diseomiceli, i Pirenomiceti, gli Ifomiccti, i Coniomiccti, non possono interessare da vicino se non se coloro che parzialmente si occupano degli studii micologici.
A l g h e . Se guardasi al mezzo in cui vivono le cellulari marine, si direbbe doversi ripetere le medesime forme su tutti i punti del litorale mediterraneo : all incontro o per il variare delle condizioni dei fondi, o per la natura delle rocce onde i fondi medesimi sono costituiti, gi svariatissime ci si presentano coleste figlie del mare, nel lunghissimo tratto che corre dal Varo alla Spezia. E alcune preferiscono le rupi accarezzate dall'onde, altre i fondi arenosi e le rade tranquille, quali Tacque temperale dall'affluenza dei fiumi, quali le pozze salmastre frequeuti lunghesso le spiagge, quali infine emergono dall onde per inghirlandare gli scogli che si sollevano sullo specchio del mare, altre si celano negli abissi pi cupi e pr

REGNO

VEGE TA LE

G )

fondi. (li per ci clic seguendo lu sp in a i , via via ci si affac ciano delle specie che sembrano obbligale a deli ni lo localit. La Caulerjm prolifera, per esempio, non trovasi che alla Spezia, la Soc corrili za mediterranea, c la Polysiphonia delphina nel golfo di Por1 ol no, la fangia lutea sui macigni del molo all ingresso del nostro porto, la Polysiphonia Montagnei e la Wrangclia solo nel mare di Nizza, le Vive, la Grateloupia verruculosa, il Gelidium corneum e le sue innumerabili variet, la Rhodomela pinastroides, la Polysiphonia fruticulosa, le Cystosira, il Ceramium rubrum, ciliatum, diaphanum, la Peyssonellia, in ogni punto della spiaggia. Altre specie come le Liagora , il Codium Dursa, lo Sphaerococcus coronopifolius, la Digenea, la Laurencia pinna lifida, la Phyllophora nervosa, rare volle si accostano al lido, c quasi sempre raccolgonsi in secco rigettale dai fluiti. V' ha finalmente alcune specie che si potrebbe credere esserci siate importale colle navi che dall Oceano approdano ai nostri lidi, come appunto 1'Ectocarpus litoralis, la Saceorrhiza bulbosa ecc., alle quali non ho dubitato concedere il diritto di cittadinanza, dacch si sono pienamente accomodale alle nuove condizioni locali in cui il caso le ha poste. La vegetazione delle AJghe del nostro mare rimane pressoch sta* zionaria durante inverno, poich il ripetuto martellare delle onde contro la spiaggia, onde le stesse Cislosirc, i robustissimi Sargassi, e la Rodomcla ne sono malconce, si oppone allo sviluppo delle spe cie pi dilicate e sottili; nondimeno ve n'ha alcune, la Laminaria debilis , l Asperococcus comjyressus e sinuosus, la Chorda Lamenta r ia , la Cutleria pardalis , che non trovansi in perfetto sviluppo che all uscire dell'inverno, oltre il quale, in breve spazio di tempo, le vedi deteriorare, spappolarsi, sparire. Inesauribile la Flora delle acque, e son per dire che basta tuffare una mano nel mare per trarne qualche specie per l addietro non vista. Nella presente occasione avrei desiderato fornire l'elenco delle Alghe nostrali s marine che fluviatili raccolte negli anni de corsi; ma non essendomi riescilo, a luti'oggi, di procacciarmi le opere algologiche pi importanti leste venute alla luce, mi d'uopo restringermi alla sola indicazione delle specie trovale posteriormente alla pubblicazione del mio Specimen Algo/ogiae Ligmticae , intorno alle quali non mi rimane alcun dubbio.
Par.c II. li

>OViT.\ AL(iOL(MilCIH:

F it e e .

Kttotarpee.

l'.yslosira gra nula la T u m o r i

Montuyn.

F-ctocarpus Nolarisii Meneg/i. geminatus Menegh. racemiferi!? Mentali. elegans Menegh. nitens DXtrs. flagelliformis Kutz. vermicellifenis DXtrs. {') laetus Agrdh. litoralis Agrdh.

L.\MIV\1UEK.

Saccorrhiza bulbosa mediterranea DXtrs. <' l Laminaria debilis laciniata DXtrs.


SrOROClIXEE.

l>psmareslia lliformis J. Agrdh. (*)


C
er a m iek

D iT T K m .K .

I Monosporus pedicellaitis Solirr. Punctaria latifolia Grcv. Asperococcus hullosus Lamaur. Spaloglossum Spaimcri Menegh. Cui (pria mullilida Grcv. Diclyola repens J. Agrdh. lineari J. Agrdh.
C o r d .v r i e k .

( Callilliamnion botrytirum DXtrs. subtilissimum DXtrs. Ca bellae DXtrs. ( ) vermilarae DXtrs. (e) (iraiidyi Sotier. flagelli ferum DXtrs. (7) ralraraluni DXtrs. ( Cmuania Solieri DXtrs. (')

I C. implexa et intricala Su/. /1/. sur.


Mcsogloja Lrv(ill(>i Menegh. mediterranea J. Agrdh. Aslerolricliia ulvirola Zanunl.
St'ACKLARIEE.

(riflill.sia pumila DXtrs. ( ) | > h \ ll.mnpliora J. Agidh. opuiitioides J. Agrdh. Ccrainiuni Digeueae DXtrs. Sp\ ridia laudata J. Agrdh.
C o r a l l i n e !

Sphacvlaria tribuloidcs Menegh. tribuloides radicala DXtrs. (*)

.lania corniculata Lamour. Ampliiroa amelliystina Zanai d.

REGNO

VEGETALE

67
CniTTONEMEE.

VMitbosia pustulata Luinour. Lithophylliim cristatum Menegh. incrustans Philip.


ItODOMELEE.

Clirysymcnia pnnulata J. Agrdh. Ginannia furccllata Montagn.


D e l e ss e r ie e .

])asya simpliciuscula Agrdh. Pulysipbonia tenuissima DNtrs. Plocamium mediterraneum Menegh.


U lvacee.

( Nolarisii Menegh. \ tenclla Sp. afg. lig. Jacobi DNtrs. subtilis J. Agrdh. non DNtrs. Ceramium Klorisiauum Bertol. decipiens DNtrs. capillata DNtrs. incompta DNtrs. forcipata J. Agrdh. funebris DNtrs. bellula DNtrs. pulchella DNtrs. variegata Zanard. tincloria DNtrs. ( I0) delphina DNtrs. ( " ) steuocarpa Kutz. / rigens Zanard. j aculeata Montagn. DNtrs. Sp. Atg. Lig. barbatula Kutz. tripinnata Agrdh. opaca Sp. atg. lig. Meneghiniaua DNtrs. (*) spinella J. Agrdh. parasitica Endl. Corinaldii Menegh. Alsidium coralliuum Agrdh.
Co n d r ie e .

Porphyra livida DNtrs. nobilis DNtrs. ('*) l iva Lactuca Agrdh. rigida Agrdh. Zignoa marginata Endl. confervicola DNtrs. ltangia tristis DNtrs. ( Ie) lutea J. Agrdh. fusco-purpurea coruscans Sp. atg.

lig.
martialie DNtrs. ( ,7) * fusco-purpurea criualis DNtrs. (*) Boryi DNtrs. ('*) repens Zanard. ex Menegh. Porphyra Boryi Montagn.
S ifo n ee.

Anadyomene stellata Agrdh. Codium elongatum Agrdh. simplex DNtrs. Bryopsis tenuissima Morie et DNtrs. comoides DNtrs. implexa DNtrs. ( I!> ) dichotoma DNtrs. saburralis DNtrs. (,0) simplex Menegh. duplex DNtrs. myura J. Agrdh. Panizzei DNtrs. (*') Vuuclieria caespitosa Agrdh.
ClIETOFOREE.

Laurencia dasyphylla Grev.

i obtusa Latnour. \ by brida Sp. atg. lig. pinna lifida Osmunda Montagn. Lomcntaria tavniaeformis DNtrs. Choudrothamnion confertum Mcncgh. robustum DNtrs. ('*) rigidum DNtrs. ('*)

* Cliactophora cndiviacfolin Agrdh.

(8

n r ( ; n< > vkcftale

CoNKEKYfcE.

OsCILLTOttlEK.

*Cladophora glomerata K u t z . * crispala K u l z . prolifera K u t z . ramulosa Menegh. flavescens K u t z . comosa D N tr s . (i ) *Oedegonium rivularc ' . Diplonema^ spectabile D N t r s . (i:i) J Conferva aereae similis DNtrs, G. B o i . intermedium
* .

*S<-\ioncma Myorhrous A g rd h . piligerutn D N tr s. (*) Lvngbya Brignoli i D N tr s. coruscans D N tr s. * Oscillatoria Friesii Agrdh. * nigra Yaueh. antliracina D N tr s. {**)
* N osto ciiin k k.

( ^)

Nostoc commune V auch . crispum D N tr s . muscorum Agrdh. sphaericum Yauvh. liclienoides A grdh. cylmdrosporum D N tr s. Anacystis minuta Menegh. Pleurococcus angulosus Menegh.

Spirogyra decimine . quinina / /. Zygnema cruciatum

(a) Lasterisco preposto ai nomi di trib o di specie, accenna alghe di acqua dolce o terrestri.

DIAGNOSI DELLE SPECIE MENO NOTE

S a c c o r r h i z a b u l b o s a m e d i t e r r a n e a Nel golfo di Portofino. Dif ferisce dall'oceanica per le dimensioni molle volle minori, la fronda intiera, brevemente stipitata, carnosa, fragilissima, lucente. I pi grandi de' miei esemplari misurano tuli' al pi due decimetri e mezzo in lunghezza, n presentano talamii; quindi il sospetto clic gli individui fin qui osservati non siano ancor giunti al loro ul timo grado di perfezione. (*) D e s m a r e s t i a f i l i f o r m i M' stata inviata con altre alghe rac colte sulla spiaggia di S. Remo dall' egregio farmacista sig. Fran cesco Panizzi. Specie rarissima. ( 5) S p i i a c e l a r i a t r i b u l o i d e s r a d i c a t a Cresce in cespuglietli isolati, pennelliformi, e si distingue dal tipo di questa specie pel fila mento primario, che colla sua parte inferiore, costituita di articolazioni semplici, alla stessa maniera di un llo confervoideo, penetra il tessuto del Codium lursa sui cui vive parassitica. Le annesse figure rappresentano la parte inferiore della fronda, al cuni de' suoi ramoscelli e i propaguli triboliformi che particolar mente caratterizzano la specie. (*) E c t o c a r p u s v e r m i c e l l i f e r u s laxiuscule caespitosus; filis alter

( ')

natimi ramosissimis, ramis exlimis tenuissimis, flaccidis, coman tibus; articulis diametro aequalibus, vel plerumque brevioribus, endochromate laete viridi-nitente, in sicco lobato vel in globulos 2 , 3 , transverse seriatos diviso; antheridiis pedicellatis filiformibus, lateralibus terminalibusve. Genova. Cespuglietli di duc
once all1 incirca d 'altezza di un bel colore verdognolo. ( 5 ) C a l l i t h a h n i o n C a b e l l a e filis sensim attenuatis bifarie tripin-

natis, pinnis pinnulisque strictis, altematim ex unoquoque geniculo prodeuntibus, ramulis pinnularum inferioribus simplicibus,
p. / / . 5*

7 0

HF.fiNO

VEGETALE

aculeifnnn ibus, furcellatisve , superioribus bifurce liatis, extimis brevissimis earymbulosis, rete contiguis; articulis diametro duplo longioribus ; tetragoniis ellipticis inter ramellos terminales con glomeratis. Cresce sui rami dei Codium tmncntosnm. Frondi
riunite in fascctti, minutissime, di cinque o sei millimetri di al tezza.
( c ) C a llfth a m n io n

filo flexuoso, basi vage, superne ad unumquodque geniculum alternalim ramoso, ramisque inferne nudis superne confertim ramulosis fastigiatis, ramulis inferioribus simplicibus, caeleris plerumque furentis, elongatis, lenuissimisque; articulis fili primarii inferioribus diametrum aequanti bus , caeleris diametro duplo longioribus ; tetragoniis ellipticis , copiosissimis ut plurimum unilaterali bus. Trovasi esso pure sul Codium tomentosum e somiglia al precedente pel colore por
v e rm ila ra e

porino e le dimensioni, ma si distingue per il modo di divisione della fronda. Nella tavola, la parte inferiore del filamento prin cipale, e alcuni ramoscelli co' loro tetragonii. ( 7 ) C a llith a m n io n f l a g e l l i f o r m e filo primario radiculis apice

inflatis e geniculis exeuntibus repente, ramis ei'ectis, distiche simpliciter pinnatis, pinnis oppositis, patentibus, semel bisve furcatis, brevibus, junioribus spiniformibus, demum in penicillos confertos filorum tenuissimorum decomposiiis; articulis fili prima rii diametro quintuplo longioribus; tetragoniis glomeratis sphaeroideis, filis penicillorum lateralium obvallatis. Parassitico sul Codium tomentosum. 1 suoi rami arrivano appena all' altezza di
tre quattro millimetri. Le figure rappresentano porzioni del fila mento colle sue radichette, e un ramoscello carico di tetragoni!. ( 8) C r o l a n f a Soli e r i fronde filiformi lubrica a basi ramosa ra

mis, ramulisque alterne patentibus sensim sensimque brevioribus, conformibus; fili axilis ramellis repetito trichotomo-corymbosis, sursum tenuioribus, arctissimeque stipatis vestito, articulis dia metro longioribus, supremis brevissimis disciformibus; tetragoniis inter penicillos laterales solitariis, sparsis. Sulla Digenea, ra
rissima.
( 9) G r i f f i t h s i a p u m i l a filo pluries dichotomo ramisque divari catis , rigidiusculis , ad genicula tumescentibus, nodulosis, arti culis inferioribus brevissimis, mediis fili primarii ramorumque diametro sesqui, duplove longioribus, ramulorum extremis brevis

REGNO VEGETALE

71

simis ; favelli alaribus involucro e filis furcellalis copiosissimis , conniventi-incurv8 capituliformi obvallatis, pedicello uniarticulato, saepius inclinalo, nutantibus. Sulla Digenea, rarissima !
Ha appena un centimetro d'altezza, i capolini molto voluminosi rimpetto alle dimensioni di tutta la fronda. , 0 ) P o l y s i p h o n i a t i n c t o r i a dicholoma ramosissima, filo pritna-

rio setaceo, ramisque erectiusculis subapplanatis, ramulis longis simis, confertis, comantibus, tenuibus, lubricis, invicemque coa lescentibus , articulis subtrivenosis, fili primarii diametro mullo brevioribus, secundariis diametro aequalibus, ramulorum sesquilongioribus, supremis iterum diametro aequalibus; tetragoniis ra mulis innatis, sparsis. Fuori il porto. Biunciale, di colore
alquanto fosco, principalmente nella parte inferiore della fronda; tinge la carta, a cui aderisce tenacemente, di un bellissimo co lore porporino. ) P o l y s i p h o n i a d e l p h i n a filo basi scutulato, flexuoso, infeme

( u

simplici, continuoque opaco, pluries alternatim remo (eque ramo so, ramis inferioribus patenlissimis superioribusque alterne ramu losis; ramulis subaequidistanlibus, inferioribus penicillato corymbosis, superioribus sensim sensimque longioribus, tenuioribusque comantibus; articulis ramorum primariorum obscure articulato rum plurivenosis, geniculis contiguis, caeterorum diametro sesqtiilongioribus trivenosis, ramulorum terminalium diametro aequali bus; keramidiis ovatis breve pedicellatis, sporis pyriformibus, te tragoniis ramulis innatis moniliformi-seriatis. Nel golfo di Por tofino sulle foglie della Zostera marina. Per l aspetto si accosta alla P. Ruchingeri. ( '* ) P o l y s i p h o n i a M e n e g h i n i a n a gelatinosa, lubrica, filo ramis que primariis alternis rmosis, crebre punctato-lineolatis, conti nuis, ramis, ramulisque superne decrescentibus, confertioribusque cotnantibus pyramidato; articulis ramulorum extimorum brevis simis tripunctatis, apice penicillos filorum tenuissimorum, antheridiaque fascicolata, obloiiga gerentibus. Genova, fuori il porto.
Frondi di due once di lunghezza, filamenti tenaci, inferiormente di color fosco, superiormente in uu coi ramoscelli di color car neo, pallido.
( '* ) C h o n d ro tiia m n io n n o u i s T i v fronde lubrica, tereti-comjyrcssa, lineari, decomposilo-jtiuntila , irregulariferve ramosa , pinnulis

7 2

REGNO

VEGETALE

ovato-lanceolatis obtusiusculis alternis, invicem conglutinatis ; keramidiis la feralibus , rotundatis , vertice poro dehiscentibus, spor is conglomeratis; tetragoniis sparsis ramulis innatis. Ge nova sopra altre alghe. Non pu essere paragonato al Chondrothamnion confertum. ( u ) Ciiondrothamnion rigidum Ritrae l'aspetto della Lamentaria parvula , ma nessuno de suoi rami presenta articolazioni. Si di
stingue dal precedente, di cui forse non che una f o r m a , per la statura m in o re , la fronda pi sottile di colore tra lolivastro ed il giallognolo, pei ramoscelli e re tti, assottigliati all'estrem it e inestricabilmente conglutinati gli uni cogli altri. Finora non 11 1' ha presentato che tetragonii u miriadi dispersi nello strato periferico dei rami. ( ,:i) P o r p h y r a l i v i d a e n o b i l i s Allini l'u n a e l'altra alla P. vul garis, nondimeno se ne distinguono pei gonidii di colore sbia dito, piuttosto distanti, non qualcrnati. La P. nobilis poi differi sce dalla livida pei gonidii pi grossi, sparsi, non ravvicinali a due a due.
( ,c )

frondibus fUiformibus, margine lato diaphano limbatis, in caespitem atrum laxe implexis, rigidiusculis, longissimis, junioribus aequalibus, adultis crassioribus valde to rosis , gonidiis atro-violaceis, primum rotundato-lentiformibus , erassis, contiguis, diametro duplo triplove brevioiibus, dein temnogenesi repetita numerosissimis inordinate vel subquatei'natim dispositis, irregulariter cuneatis. Nel porto sugli scogli a fior
B a n g ia tris tis

d'acqua. Nella tavola si sono figurati alcuni frammenti di froodi di diversa et. ( 17) B a n g i a m a r t i a l i s frondibus filiformi bus, tenerrimis, tenuis-

simisque, flaccidis, lubricis, gonidiis pallescentibus, diapitanis, juniorum cylindraceis uniserialibus diametro duplo triplove lon gioribus, dein transverse divisis, dilatatisque discifor mibus, dia metro duplo, triplove brevioi ibus, senio vel longitudinaliter di midiatis, subbiseriatis, singulove quadripartito subquaternato-biseriatis. Genova fuori il porto, talvolta in societ colle Bangia lutea. Frondi sottilissime di color rosso, quasi invisibili ad occhio
nudo. ( 18) B a n g i a
B oryi

pusilla, laete purpurea, densissime caespi-

tosa, frondibus ab ortu fUiformibus , sensim supe iori parte ex

REGNO VEGETALE

73

planati* , lineari-lanceolatis , linear ive-spathulalis , ubimi# , vel apice attenuatis; gonidiis primum simplicibus uniseria lis, cylindraceis , diametro minoribus , aet/ualibus, duplove longioribus , dein gradativi dilatatis discoideo-rolundalis, quadriparttisve , tandem in stratum simplex dispositis, rotundatis , ovoideis , angulosisve. Riveste a guisa di fitto tomento il Gelidium cor neum. Giunge al pi a cinque millimetri di altezza. Sarei pro
clive a considerare questa forma che unisce le Porfire alle Bangie, come un genere proprio che chiamerei Porphyrites.
( I9) B r y o p s i s im p le x a

cotnpacte caesjtosa lubrica, laele viridinitens ; filis flaccidissimis alterne confer(eque ramosis, ramisque erectis, alterne ramellosis, comantibus, ramulis fili primarii su perne semim abbreviatis confertissimis, ramorum mediis subinde elongatis axilem superantibus erectis. Fuori il porto in ce

spugli di un palmo di larghezza attaccati ad altre alghe. La lunghezza dei iilamenti principali di un'oncia all'incirca, essi sono cos tenui che isolali quasi non veggonsi ad occhio nudo.
(* ) B ry o p sis sa d u rra lis filis laxe caespitosis fasciculalis repe tito dichotome-corymbosis, axillis acutis, ramis ad dic/tolomiarum originem filisque hinc inde constrictis confervoideis, r amellis terminalibus pl<*rumque abbreviatis, oblusis. Genova e IN izza ,

predilige i fondi arenosi. A primo aspetto si potrebbe scambiare con una specie di Cladophora.
( 2 |) B ry o p sis P am zzei laxe caes-pilosa, frondibus simplicibus circumscriptione lineari-lanceolatis obtusis, relusisve, subinde su pra medium simpliciter furcatis, fere a basi vestitis ramellis conferiis, tenuissimis, flaccidis , fili axilis sensim attenuali diametrum 4 , 5 long i ladine superantibus, supremis abbreviatis apicem fili ipsius prominuli denudati non attingentibus. S. Re

mo, Panizzi. Di un bel verde metallico; la pi bella del no stro mare. Raggiunge otto o nove centimetri di altezza: i suoi fili hanno la grossezza di una penna di passero. Alfine alla myura e muscosa, ma a mio avviso sufficientemente distinta da amendue.

( " ) C l a o o p i i o i i a c o m o sa filis densissime caespitosis fasciculatisve tenuissimis, vmltolies alterne remote ramosis, ramis ra mulos distantes, alternos, filiformes, elongalos, nectos, tenuissimosque emittentibus , articulis filorum axilium diametro qua druplo quintuplove longiorilms, ramorum inferiorum tri-quadri

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nF.G.NO VF.fi ET ALE

longioribus, ultimis brevissimis ad genicula contractis. Genova,


su altre alghe. Cespugli rigidetli di oltre un palmo di lunghezza, fascicolati, di un bel verde giallognolo, appena aderenti alla carta. ( 25) D i p lo n e m a n o v . g e n . fila simplicia, callo scutiformi affixa,

basi breviter continua, reliqua parte articulata, articulis dimorphis : articuli inferiores eylinilracei, geniculis subaequalibus, rigidiusculi, gonidiis saturate viridibus farcti, superiores saepe annotini, sensim ampliores teneriores, ad genicula plus minusve constricti, gonidiis pei'ifericis luteo-virentibus. D i p l o n e m a s p e c t a b i l e filis solitariis, vel ex eodem callo scu tulato binis, ternisve ultra setaceis, demum longissimis, inferiori parte rigidis, aequalibus, saturate viridibus, articulis infimis diametro longioribus, reliquis plerisque diametro aequalibus; su periori parte ad apicem usque lutescentibus articulis membrana ceis , sensim sensimque dilatatis, ob genicula valde constricta subrotundatis, moniliformibus. Genova. ( 2 t ) D ip l o n e m a in te r m e d i u m filis solitariis vel ex eodem callo binis, ternisve, capillaribus, inferne aequalibus rigidiusculis fuscovirentibus, superiori parte lutescentibus duplo crassioribus, vix ad genicula articulorum constrictis; articulis inferioribus diame tro plerumque longioribusf superioribus membranaceis, diametro aequalibus vel vix longioribus. Genova, simile alla precedente, ma molto pi tenue. A questo genere riferisco anche la Conferva aerea. Le figure annesse rappresentano alcune parti dei fila
menti di grandezza venti volte maggiore del vero. ( 85) S c y t o n e m a p i l i g e r u m late caespitosum, ciuslaeforme ; filis

erectis, inferne simplicibus, superne penicillatim ramosis, ramis simplicibus, elongatis, luteo-olivaceis, apicem versus longe altenualo-subulalis, diaphanis, piliformibus, gonidiis subrotundis.
Ne' siti bagnati da continuo stillicidio lunghesso l acquedotto. ( 26) O s c i l l a t o r i a a n t h r a c i n a . caespitoso-pulviniformis, mucosa, fu-

scescens ; filis tenuissimis , flexibilibus , contextis , radiantibus , oscillantibusque, apice attenuato-oblusiusmlis, apiculatisve, arti culis diametro dimidio brevioribus. Nel porto di Nizza, per
in un sito ove l acqua tem prata dall' affluenza di un ruscel letto. Essiccata assume un colore nero-lucente.

T*y. 1

A .?o.

REGNO ANIMALE

Z O O F IT I

abbiamo, a mia notizia, intorno ai Polipi coralligeni del mare ligustico che il saggio sui Zoofiti del golfo della Spezia del chiarissimo cav. Bertoloni f , e l'esposizione delle specie del mare nizzardo del Risso *. Nel breve periodo di tempo concessomi per l'esame di questa classe di esseri, che fanno societ colle Alghe, dalle quali talvolta a mala pena si distinguono, mi riuscito di riunire quasi tutte le specie con nitidezza descritte dal sullodato cav. Bertoloni; ma in quanto alle Rissoane, e intendo particolarmente di accennare le pi vistose, * ve n' ha tuttavia moltissime che io non conosco che di nome, e che non ho potuto vedere in nessuna delle private raccolte di curiosit naturali esistenti presso i signori doti. Rosellini e dott. Savignone, e neppure nelle collezioni del rev. sig. don Carlo Zino, c dei signori Giuseppe e Gaetano Cabella, per nu mero c per iscelta di oggetti pregevolissime.
1 Specimen Zoopbytorum Porlus Lnnae in Amoen. ital. 1 8 1 9 . p. 2 4 6 a 2 7 4 . Memorie aopra alcune prodazioni marine del golfo della Spezia, negli atti della So ciet Italiana, Modena 1 835 . * Histoire naturelle des principales productions de lEurope roridionale, voi. v , Paris 18 26.

Non

70

RF.GNO AN IM A LE

(lolle Coralline , le Janie , le Amliroc , le Melobesic , I Alimeda , Acelabularia, le Liagore, iutorno alla cui natura vegetabile oggimai non cade alcun dubbio, dcbbonsi pure escludere da questa classe di animali le Nullipore, che il chiariss. dott. Nardo ha dimostralo appartenere alle Alghe *. I Zoofili pi robusti e cespugliosi, generalmente, non trovansi presso di noi che a molla distanza dal lido, o nei seni pi pro fondi , d onde a caso son tratti o colle reti o coi palamiti. Per non ho veduto finora che un solo esemplare dell Antipathes Larix proveniente dalla Spezia, un solo della G07'gonia verticillaris, po chissimi di Cariofllic, ecc. Pi comuni le Rclepore, le Cellepore, le altre Gorgonic, se ne veggono superbi esemplari, pescati in di verse stazioni, quasi in tutte raccolte. Le specie pusille, che vivono attaccate ad altri polipai, o pi spesso sulle Alghe, alcune dello quali sembrano essere preferite, o sia in ragione della loro consi stenza, o della profondit in cui stanno celale, con ispccalc predile zione, riboccano per ogni dove. Cos la Phyllophora nervosa, la Rodomcla, la Digcnca, c in genere le maggiori Fioridee, forniscono da loro sole pi specie, che non tulio il resto della schiatta algologica. Nel presente prospetto, che non mi dissimulo non essere che un abbozzo molto incompleto, condotto sulle basi disposte dal nostro Bertoloni, ho preferito le serie proposte nel Manuale* del Blainville *, n ho bilanciato neH'ammcllcrnc i generi, perch pi naturali, e a mio giudizio assai meglio cerniti clic noi sono nell'opera sugli invertebrali del celeberrimo de Lamarck 5. Debbo pur confessare che i pochi studii che io ho fatto su questi esseri vertono sur esem plari da gran tempo raccolti, quindi non sar maraviglia se nelle poche annotazioni suggeritemi dall' esame di alcuni polipai, non cenno degli animali da cui sono prodotti. Ho dovuto esser parco nell'indicazione dei Millcporici, non gi per ch il nostro mare scarseggi di queste produzioni, che anzi in copia
1 A ll i della sec on d a R iu n i o n e V ed a si a nch e D e c a i s n e voi. x v i i . * 1842, P a r is 183. V ed a si altres Lam ouroux, Histoire de sur le deg li S c ie n z ia ti Italiani 9 T o r i n o 1 8 4 1 . n eg li p. 18;>. 2 . e sr.

Corallines,

Aiutai, d e s s c ie n c . natur cll .

Manuel d* c t i n o l o g i c ,

ptilypiers c o r al li g n es f l e x i h l e s , Caen 1 8 1 Ci. 3 H ist o ir e nalii rci le d e s a n n n a u x sans v c r t b r e s , 2 .* d i l i o n , par H e s h a y e s et Milne Edwars, Pa ri s 1830. voi. i l .

REGNO ANIMALE

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ne ho osservate, e per avventura taluna non ancora descritta, per il solo motivo, che (in qui non ho potuto paragonarle u coi tipi n colle figure delle moltissime specie gi conosciute. Le Spugne, tranne la semilubulosa, gli Alcioni, le Pennatule, ho tolte di pianta dai lavori del Bertoloni. Finalmente in quanto alle novit e alle specie meno note registrale dal Bisso rimando al di lui lavoro poco sopra allegato.

S er t il a r im .

Bicellaria ( piumosa Blainv,

\ Crisia piumosa Lamx.


Tubularia indivisa L. ramosa L. Clytia Uva Lamx. volubilis Lamx. Sertularia Polyzonias L. ( Berlol. Sp. Zoophyl. ) abietina L. Crisia eburnea Lamx. Acamarcbis neritina Lamx. Cellaria | Salicornia Lamx.

Aglaophenia Myriopbyllum Lamx. Geno va , sig. Vcranv. ^ Piuma Lamx. \ Sertularia Pluma L. (BerV lol. Sp. Zoopb.)

Dynamena pumila Lamx.

Sertularia pumila L. (Bertol. Sp. Zoopli.)

\ farciminoides EU. et Sol. ( Ber\ lol. Sp. Zooph.) eereoides Eli. et Sol. f Flustra angustiloba Lamck. ( Crisia fluslroides Lamx. Phaerusa tubulpsa Lamx. Hist. tab. II. fig. \. a. b. c. (*)
T
ubu lipo r ia n i.

Tubulipora patina Lamck. . minima ( ) Obelia tubulipora Blainv.


M il l e po r ic i.

^ Sp ec? ( 1 ) t Sertularia pinnata Bertol.

Sp. ZoopA.

Amathia lendigera Lamx. unilateralis Lamx. < Aelea anguina Lamx. Cellaria anguina Eli. et Sol. ( Berlol. \ Sp. Zoopb. )
Ce lla ria m .

Escharina , perlacea M. Edw. | Cellepora perlacea Delle Chiaj. I

tab. 157. fig. i . 5.


radiata M. Edw. Cellepora radiata L'imx. Macry M. Edw. Cellepora Macry Delle Chiaj.

/ Eucratea? ( J ) ] Cellaria pyriformis Bertol. Sp. Zoopfi.

tab. 188. fig. 9 - 1 0 .

\ Vorticella polypina E*p., ex Bertol. . Bicellaria f reptans Blainv. Crisia reptans Lamx. Cellaria rcplans Bertol. Sp. Zooph.

( Discopora verrucosa Lamx.

\ Ceilepora verrucosa L.
Cellepora pumicosa Lamx. ( Berlol. S|>. Zooph.) incrassata Blainv.

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Ksrliara fasrialis L : i m c k .

itu ;\ o

w im a l r

Antipathes Larix E*p. Spezia , March. ( Bertol. Sp. Nicol Brignole. Gorgonia Flabellum L . Bapallo, sigg. G. e G. Gabella e rev. I). C. Zino. Gorgonia verrucosa L. (Berlol. Sp. Zooph.) furcata Lamx. ceratophyla x , S ., . Berlo*. Sp. Zooph. stricta Berlol. Sp. Zooph. G. Bertolouii Lamx. verticillar is Lamx.
S pugne.

Milli*pora Zooph.)

fasrialis

L.

lletepora / rdiculaia Lamck. Millepora reticulata L. (Berlol. Sp. Zooph.) / cellulosa Lmnck. Lumck. ! Millepora cellulosa L. (Bo (Bortol. ( Sp. Zooph.) frondiculata Lamck. Pol\trema eorallinum / im o , Ilisl. p. 540. fig. 3. 4(5. (') Millepora rubra Eli. et Sol. Polytrema miniaceum Blainv. p. 410. lab 79. fig. i . Myriapora truncata Blainv. Millepora truncata L .
L a m e l l if e r i.

{
a , b.

Spongia subcarnosa Berlol. Mem. fig. 2. Spongia cinnabarina Bertol. Mem. fig. 3. damaecoruis dilatala Bertol. Mem. semitubulosa Lamck. Arenzano. globosa Berlol. Sp. Zooph. acicularis Bertol. Sp. Zooph.
A
lcio n i.

Curyophyllia / Cyathus Lamck. Madrepora Cyathus EU. et

Sol. (Bertol. Sp. Zooph. ili noi. ad Mudr. ra meam) Camogli, D. Savignone. Sp? () caespitosa Lamck.

/ Lobularia palmata Blainv. J Alcyonium Exos Bertol. Sp. Zooph. \ et Mem. Anthelia Domuncula Blainv. Spongia Domuncula Bertol. Sp. Zooph. Briareum molle Blainv. Gorgonia mollis Bertol. Sp. Zooph.

s Madrepora caespitosa L .
^ ( Bertol. Sp. Zoopb.) Madrepora ramea L. (Berv lol. Sp. Zoopb.) , ramea Lamck.

Alcyonium coralloides Bertol. Sp. Zooph.


P
ennatule.

{ {

Co r a l l i .

Pennatula rubra Bertol. Sp. Zooph. Corallium rubrum Lamck. Isis nobilis L. grisea Berlol. Mem.

ANNOTAZIONI

(') Sertularia pinnata Bertoloni Ho addotto questa specie perch


descritta dal chiarissimo Bertoloni, ma non avendone veduto nes sun esemplare, mi trovo impossibilitalo a decidere a cui delle due Aglaophenia di Lamouroux, la pinnata, cui spellerebbe la fi gura 16 a A della tavola 11 dcU'Ellis, e la setacea, rappresentata colla figura 4 D , T della tavola 58 dell' opera medesima, si debba riferire. (*) C e lla r ia p yrifo rm is Bertoloni I caratteri di questa specie sono cos pronunciali che credo impossibile scambiarla con qualsiasi altra dei Cellariani. La descrizione che ne ha data il Bertoloni perfetta, ma non posso ammettere seco lu* che le cellclle si stacchino dai ramoscelli a cui sono saldale, sicch questi appa riscano talvolta filiformi e nudi. Dir pi che io dubito forte mente dcH'csislenza di colesti ramoscelli, imperciocch, cadute le cellclle, essi dovrebbero, stante la loro rigidezza, presentare un andamento flessuoso, mcnlrc invece si veggono costantemente di ritti, c senza alcuna traccia di cicatrici. A mio avviso, le estre mit filiformi dei monili, c i ramoscelli parimenti filiformi che nascono dalle divisioni principali del tronco, altro non sono clic porzioni degli stessi monili abortiti. Riferisco per o ra, e dubita tivamente , questa specie alle Eucratec, perch in esse le serie moniliformi si presentano altrimenti disposte e mancano di sti pile. Potrebbe aversi come tipo di un nuovo genere. Si trova co munissima sulla Phyllophora nervosa, sulla Rhodomela pinastroides, unitamente al XAelea anguina. (r > ) P i i a e r u s a t i b l l o s a Non credo cadere alcun dubbio intorno al sinonimo di Risso, poich questa specie frequente nel Mediter raneo , checch ne dica in contrario il chiariss. Milne Fdwards. La figura del Rlainvillc copiata da quella del Lainouroin.

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IIF.GNO

( ) T l Bl LIPORA PATINA MINIM\ - QllilS ill\(Sibilo il(l occhio lilldo . biancheggia lite , fragilissima ; polipaio ciatiforme , pellucido , nel lembo largamente ondeggiato, doppiamente striato per delle li neette finissimo , le ime concentriche , le altre raggianti ; tubetti centrali, inferiormente saldali tra di loro coll orificio denlerellato. Si trova rarissime volte sulla Corallina officinali}*. -(/ ) Poi.ytrf.ma couali.imm Polipaio lapideo, fragile, di un bel co lore porporino durevole; disciformc o variamente lobato, convesso, e per lo pi rilevato di protuberanze conoidee, cilindracec o com presse , ottuse o troncate ; nella superficie sottilmente reticolato ; interiormente celluloso, le cellette aperte nella sommit delle pro minenze conoidee troncale. Si trova attaccato ad altri polipai, e pi spesso sulla fronda di alcune alghe, segnatamente sulla P/n/llophora mrt'osa. L essere questa specie comunissima nel Mediterraneo, e cos bene caratterizzata per la forma, il colore, le dimensioni, esclude il sospetto clic sotto uno stesso nome pas sino confusi degli oggetti grandemente diversi, quantunque le de scrizioni dei sullodali autori si trovino in contraddizione tra loro, e non ritraggano n una n altra i caratteri che io ho rile vato ne miei esemplari. La superfcie del polipaio anzich pre sentare delle cellule esagone c poligone, vestila di uno strato corticale sottilissimo, fragile, elegantemente reticolato, impervio, onde le cellette sottoposte non comunicano allesterno se non se nella sommit delle protuberanze che a guisa di mammille si ele vano nella parte superiore del polipaio. La figura di Bisso ne ritrae egregiamente aspetto, ma incompleta come cattiva quella del Blainville. ( ) C a r y o p iiy lm a .......... Non pu aversi per una variet della Caryo})hyllia ramea, giacch ne differisce non solo per la statura, li grossezza dei rami e la loro forma, ma eziandio per la superficie meno scabra, per le lamellclle di maggior spessore, n denterellate, n confluenti tra di loro nella parie centrale delle stellette. Non oso per ora proporre un nome per questa forma , ma 11011 ho potuto tralasciare di farne cenno, perch mi sembra la pi di stinta delle Caryophyllia del nostro mare. Fu trovala alla Spezia dal dottore Roscllini.

I l signor Verany a cui dobbiamo, siccome stato gi annunziato , il catalogo di tutti gli animali invertebrati annoverati nella presente guida, ad eccezione de' soli Zoofiti trattati dal signor professore De Notaris, ha principalmente seguitato, nella sua classificazione, la seconda edizione della grande opera del Lammarck, Animaux sans vertbres etc. M a egli non ha con ci omesso d ricavare ogni utile particolare dai lavorj posteriori e progressivi degli autorevoli natu ralisti viventi. Egli ha pertanto messo a taglio, per le Attinie, l'ot tima monografia del conte Contarmi; pe' Crostacei, il seguito al Buf fon pubblicato dal signor Milne Edwards; per le Annelidi, a difetto della desiderala opera speciale, le diverse notizie sparse negli scritti dei signori Savigny, De Blainville, e Delle Chiaie; pe' Molluschi, le varie pubblicazioni del gi citato Delle Chiaie, del fu Risso, del signor Cantraine e del dottor Filippi di Berlino. In testa ai Mollu schi, egli ha collocato i Cirripedi, posto ad essi assegnato dal Lam marck, dal Rang, dai De Blainville e Delle Chiaie, intendendo sol tanto di adattarsi all'ordine fino ad ora il pi usitato, e senza tenere in minor conto le recentissime scoperte anatomiche, che hanno in dotto i moderni, e tra essi, i sigg. Milne Edwards e Martin Saint'Ange

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(.\ ANIMALE

a rimuovere dai M olluschi i Cirripedi e a ritenerli intermedii fra i Crostacei e le Anellidi. La novit di molte specie e di alcuni generi di questa classe ha resa necessaria raggiunta di varie note descrittive, redatte dietro a conscienzioso esame e non senza avere sentito il parere dei dotti malacologi, i dottori Ruppe!, Delle Chiaie e Costa. Non dubitiamo che noi riescano accette a tutti gli scienziati amatori di questo ramo importantissimo e in parte nuovo della zoologia. Immediatamente dopo la lista dei Crostacei del mare ligustico, sembrerebbe in acconcio quella degli Inselli della nostra fauna, ma non havvi nessuna parila fra il numero delle specie conosciute in questa doviziosissima classe e quello di tutti gli altri invertebrali. Non vi ristretta localit che non conti le sue specie d insetti a centinaia. Non vi regione che non le conti a migliaia. Quando mi fossi cimentato a distendere la sterile filastrocca degli insetti no strali di ogni ordine, quando anco avessi apposto a ciascuno il nome che avrei dovuto cogliere quasi a capriccio nell anarchia dell'attuale nomenclatura, non mi sarebbero mancati, n il timore daver fatto troppo poco per gli entomologi, offrendo ad essi un lavoro ancora incompleto, segnatamente nei pi ordini de quali non tengo e non conosco collezioni, n la certezza d aver fatto troppo per lutti gli altri, trattenendoli a lungo sopra oggetti da essi non ricercati ed eccedendo senza necessit i limiti prefiniti al nostro quarto della guida. Saltando quindi a pi giunti ogni particolarit, dir sola mente ai zelanti ed ai sapienti raccoglitori, a guisa di semplici av vertimenti generali: 1., che la fauna entomologica della Liguria partecipa di quella della Lombardia nel versante settentrionale dcll'Apennino, di quella della Toscana nella riviera di Levante, e di quella della Provenza nella riviera di Ponente; 2., che le caccie le pi abbondanti riescono in primavera lungo il litorale, in fine della medesima stagione alle falde meridionali deUApennino non che nelle pianure basse del versante a Po, in luglio ed agosto alle cime e negli altipiani delle nostre montagne; 3., che i luoghi coltivali non abbondano che in animali nocivi alle piante in coltura, e che di questi, sono moltissimi gl individui e pochissime le specie diverse; 4., che le selve dei faggi non sono ricche in insetti e che i bo schi delle castagne ne sono poverissimi; 5., che i boschi cedui, nei quali ogni taglio periodico suol distruggere quasi un intiera genera

REGNO

ANIMALE

Si)

zione di esseri viventi, sono molto meno ricchi che i boschi d'alto fusto; 6 . , che le circostanze delle localit hanno un'influenza tanto maggiore sopra la specie entomologica, quanto che questa per in dole meno sedentaria o per organizzazione meno atta al volo o alla corsa; 7., che la riunione di tulle le annoverale circostanze contra rie mi ha fatto sempre considerare le alture prative dei dintorni di Genova, situate fra il Bisagno e la Polcevera, siccome altri dei punti i meno propizi alia caccia dei Coleotteri. per da credersi che la stessa povert, forse presa a male dall' entomologo, sar tenuta a bene dall abitante, dal proprietario e dal colono. m . sp.
p o l ip i a t t im c i .

Le Attinie, conosciute sotto il nome di Anemone di mare per l;i somiglianza che hanno col fiore di quel nome, e di Ortiche di mare per la propriet orticante di molle specie, abbondano sulli scogli, a poca profondit, ora chiuse, ora coi loro lunghi tentacoli sbuc ciati. Altre, stanno nei fanghi : a ltre, sopra conchiglie viventi o morte. La Carciniopodos vive, in fratellanza col Pagurus bernardus, sopra conchiglie univalvi disabitate. La Rubra si produce fuori del l'acqua con forza da resistere ai cuocenti raggi del sole. Tutte go dono della facolt locomotrice; tutte sono commestibili, ma la pre feribile sarebbe Aci. viridis, particolarmente detta Fide main nel vernacolo locale, laddove il suo nome generico sarebbe Belmbo. Ne conosciamo dodici specie distinte.
Actinia verrucosa, Lamark. Act. crassicornis, Adanton. rubra, Bruguires. concentrica , Risso. Cari , Actinia effeta, Linneo. Isacmaea bellis, Solander. Act. bre vicirrata, Risso. Anemonia cercus, Coniarmi. viridis,

Delle Chiaie.
Aurantiara, D. C. Rondclclii, D. C. maculata, Brug. carciniopodos, Olio. piet ,

Lamk.
cinerea, Coni. Cerianthus aclinioides, D. C. G. Jsaura, Savigny. (')

Risso.
ACALEFI FISALICI.

Gli Acaleft sono animali molli, quasi gelatinosi, proceduti inter namente dorgani digestivi cd esternamente di stromenli alti alla loro

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REGNO

ANIMALE

libera Datazione. Molti sono di una sostanza cos floscia che riesce quasi impossibile il toccarli senza offenderli (A lcinoe) , altri sono di sostanza pi solida e assai resistente ( Dolliolum, Diphya) ; altri reg gono una specie di conchiglia cartilaginosa inserviente ad uso di vela (Velella); i pi sono fosforescenti. Variabile la loro forma. Il Cestum somiglia ad un nastro lungo non minore di un metro, il Be roe ad un popone: amendue nuotano per mezzo di ciglia vibratili. La Diphya possiede delle cavit natatorie, e si muove a spinte in terrotte, mediante le loro alternate contrazioni. La Velella, per contropposto, galleggia alla superficie del mare e naviga in bala del vento. Ne conosciamo dieci specie incontrate nelle acque del golfo ligu stico.
Slcphanomia uvaria, Lettoti. Dolliolum mediterraneum, Ott. Cestum Veneris, Lett. Beroe ovalus, Linn. Callianira bialata, Lamk. diploptera, Pron. Alcinoe papillosa, D. C. Diphya Bory, Blainvf Ilippopodius luteus, Blainv. Glebba,

Ott.
Velella limbosa, Lamk. Porpila glandifera, Lamk.
ACALEFI MEDL'SICI.

Le Meduse sono animali liberi, gelatinosi e trasparenti; onde eb bero, in origine, i nomi significativi.di Gelatina di m are, Carmarina, Carnassa, non che quello di Cappellazzo per la forma d'alcune somiglianti ad un berrettino, ad un disco o ad un cappello di fungo. La sostanza del loro corpo deliquescente. Alcune sono orlicanli e fosforescenti. Sogliono muoversi, con celerit, mediante alternative contrazioni e dilatazioni laterali. Compariscono nelle prime belle gior nate di gennaio, e spariscono nel finire di novembre. Nei periodi delle calme, si vedono alla superficie delle acque. 1 marosi ne riget tano molte sulle spiagge, e allora, le reti dei pescatori sono spesse volte ingombrate da quelli animali inutili all' economia dietetica de gli uomini. Ne abbiamo tredici specie.
Callirhoe Basteri, Per. Dianea lucullea, D. C. Dianea proboscidalis, Lamk. pileata, Per.

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Oceania pbospborica, Lamk. Ocquorca mcsoncma, Per. forskalii, Lamk. rissoana, Per. Pelagia panopyra, Per.

Aurelia aurita, Lamk. crucigera, Lamk. Cassiopaea borbonica, D. C. Rhyzostoma Aldrovandi, Per.

ECHINODERMI ASTERICI.

Gli animali di questa divisione, detti volgarmente Stelle de m , abbondano nel mar ligustico. Alcuni vivono nelle grandi profondit, altri nei fanghi ed altri sopra le piante marine. Si aiutano coi raggi del loro corpo, colle loro spine articolale e co loro pedicelli ri trattili, tanto per mutar luogo, quanto per fissarsi nel sito di riposo. Si nutrono di molluschi nudi o testacei, anzi non cosa rara il ritrovarne la spoglia nel loro corpo. A mo d 'esempio, questo si unico mezzo di ottenere le Cancellarie che giacciono, presso di noi, in impenetrabili profondit.
Comatula Adeone, B latri v. mediter ranea, Lamk. Eurialus costatus, Lamk. mediterra neus, Risto. Ophiura lacerta, Lamk. cordiformis, D. C. squamata, Lamk. noctiluca, Vivimi. rubra, D. C. Ferussaci, D. C. Asterias aurantiaca, Lamk. membranacea, Gmtin. glacialis, Lamk. Savaresii

D. C.
bispinosa, Ott. penlacantba, D. C. rosacea, D. C. subulata, D. C. minima, D. C.

ECHINODERMI ECHINICI.

I veri Echini abbondano, durante tutto l'a n n o , sopra gli scogli marini ai quali possono strettamente attaccarsi mediante i loro nu merosissimi piedi. Le loro ovarie sono molto stimate dai gastronomi, e si mangiano cotte o crude. La Cidarite vive a circa 2 0 0 metri di profondit. Gli Spatanghi amano i terreni fangosi e profondi. Le di verse specie di questo ordine si confondono, dai pescatori, sollo i nomi generali e vernacoli di Rizzi, Ztn o Castagne de m. Non ne abbiamo riscontrato pi di sette specie nostrali.
Fibularia larcntiiia, Lamk. Spalangus purpureus, Lamk.

/ *. II.

ti'

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Spalangus arcuarius, Lunik. Echinus melo, Lamk. esculentiis, iAiwk.

Ecliinus saxatilis, Mulier. miliaris.

Lamk.
Cydaris Histri, Lamk.

ECHINODERMI O LOTIRICI.

Le Oloturie si avvicinano al litorale nella bella stagione, e nel l'inverno si ritirano nei fondi. La Bonellia vive, durante tutto l'an no , nei vacui delle madrepore del porlo. Nessuna fa parte del vitto dell uomo. Otto sono le specie nostrali conosciute.
Holothuria tubulosa, Chi. Tentata cucumis, Blainv.

Santorii, D. C. Penlata penlacta, Goldfuss.


Doliolum,

Siphonculus balanophorus,

C. nu* dus, Lamk. D. C.

Gruhb.
CROSTACEI.

echinorincus ,

Molte sono le specie di quest ordine che s incontrano nel nostro mare, ma varie fra loro sono poco frequenti o sono poco numerose in individui. Vivono fra gli scogli e le piante marine, o nei crepacci delle rupi. Alcune, le Gebie, si sotterrano in parte nella sabbia; al tre, i Paguri , usurpano le conchiglie disabitate; altre, le Fronime , si alloggiano nei doglioli, e con essi galleggiano in superficie al mare; alcuni, i Bopiri, vivono parassiti sotto la corazza d 'altri crostacei longicaudati, siccome i Paiemoni, Crangoni, le Gebie, ecc. Quelle si affondano sino a 150 o 20 0 metri, le Dorippi, le Omole. Queste discendono solamente a 50 o 100 metri, i Crangoni e i Ncphros. Il loro cibo suole essere di sostanza animale. Alcuni si attaccano ai pesci cogli uncini dei loro piedi, le Anilocre, le Nerocile. Alcuni appiccansi alle loro branchie e vi succhiano il sangue, i generi Cecrops, Caligus. Altri, colla bocca fornita di un succhiatoio protrattile, appendonsi alle natatoie dei Tonni, le Branchielle; altri finalmente man tengono una parte del loro capo conficcata dentro il tessuto mescolare del Xyphias gladius, il genere Penellus. Quasi tutti i crostacei sono mangiativi; pi apprezzati si hanno i Paiemoni, volg. Gambai de m. La loro pesca riesce abbondante quando il mare burrascoso ha sconvolto i fondi ed intorbidilo l'acqua.

REGNO

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Primeggia poi il Palinurus vulgaris, volg. Aragosta, pi frequente e pi stimato dell'Astacus vulgaris, volg. Longobardo, il quale si pesca accidentalmente alla palamitara o nei tramagli. La pesca pi ab bondante si fa per colle nasse. Il mercato di Genova sufficientemente provveduto d'individui giovani pi teneri e pi delicati dai pescatori di Boccadasse, ed abbondantemente dei pi grossi e meno ricercati dai pescatori crsi che li portano da Calvi, e ne traspor tano, nella stagione fresca, dei carichi qualche volta di 40 0 rubbi racchiusi in ceste. Si possono conservare nel porto una quarantina di giorni, e si estraggono all' occorrenza secondo i bisogni della con sumazione e utile della vendita. Prima della rivoluzione, questo commercio facevasi dai capraiesi. La massima parte dei nostri crostacei non suole uscire dalle acque marine, e fanno eccezione poche specie dei generi Grapsus e Eriphia che calano frequentemente a terra. Ma la specie terrestre che s in contra in Toscana e che abbonda nellItalia meridionale, non stata ancora scoperta nella Liguria, almeno a nostra cognizione. 1 ruscelli e i laghetti degli Apennini sono anche popolati dall /lstacus fluviatilis volg. Gambao, e non di rado si vede sul mercato di Genova ove giustamente ricercato.
SlcnOrhynchas longi rostris volg. Arar gna. Inachus longirostris, Fabri Xantbus floridus, Leach. volg. Grida

d* arenin.
rivulosus, Sav. Polycarcinus Pagurus, M. Edw. Pilumnus hirlellus, Pennoni. Spinifer, Penn. Shurebus genuensis, Lcach, in museo taurinense. Cleislbotoma Gemellari,

cius.
Inachus tboracicus, Risto. Herbslia condyliata, M. Edw. Maia, Latreille. Mitrax, Ritto. Pisa tetraodon. M. Edw. corallina, AI. Edw. Inachus corallinus, Ritto. Gibbsii, Leach. armata, Latr. Lissa chiragra, Lcach. Maia Squinado, Rondelet volg. Faulo

tpgio.
verrucosa, M. Edw. Acanlhonyx lunulatus, M. Edw. Maia Lunulata, Ritto. Lambrus mediterraneus, Roux. Eu rynome Aldrovandi, Risso. angulifrons, M. Edw. Non* grandii, Roux.

Rista. Detcr. de crostacei del golfo di Catania, 1839. Eriphia spinifrons, Uerbtt. Plalvonychus nasutus, M. Edw. Por tunus biguttalus, Risso. Portunus corrugatus, Ritto. Rondeletii, Latr. longipes, Ritto. Gonoplax angulata, M. Edw. rhomboides, M. Edw. 1 1
praec. var. ? Grupsus varius, M. Edw. tolg. Grilla

matta.

88

\M U.\LE

(.alappa granulata, Fabr. Ilio nucleus, Leach. rugulusa, Roux. Praec. var.? Dorippe lanata , Bosc. Dromia \ulgaris, 31. Edw. volg. Faulo

cappotlo.
Ilomola spinifrons, 31. Edw. Cuvierii, Risso. Pagurus Pridauxii , Leach. Bernardus, Linn. solitarius, Ris so el Jloux. angulatus, Roux. striatus, Latr. callidus , Roux. pictus, Roux. timidus , Risso. maculatus, Risso. ornatas, Roux. Porcellana plalyclielos, Penn. Galathea strigosa, 31. Edw. rugosa, 31. Edw. Scyllarus arctus, 31. Edw. volg. Si

Lismata seticauda, Risso. Palemoa serratus, Penn. squilla. Fabr. treillianus, Risso. Penaeus caramote, Rond. membranaceus, Ritto. Pasyphaea si vado, Savig. Alpheas sivado, Risso. Mysis spinulosus, Leach. Phyllosoma mediterranea, Leach. Clirysoma mediterranea, Risso. Squilla mantis, Rond. Desmaretii, Risto. (iammarus locusta, 3Ionlf. Phrosima nicetensis, 31. Edw. ? var. seminulata, Risto. Phronima sedentaria , Latr. ? Var. custos, Risso. Tipliys ovoides, Ritto. Capretta....... . Lamk. Idotea tricuspidata, Desm. hectica, Pali. emarginala, Fabr. appendiculata , 31. Edw. Leptosoina appendiculata, Risto. Anlhura gracilis, Leach. Tana's Cavolini, M. Edw. Ooiscus murarius, Linn. Porcellion scaber, Latr. Armadillo officinalis, Dumeril. Pranyza ventricosa, Ritto. Anceus rapax, Ritto. Sphaeroma serratum, Fabr. Lesueurii, Ritto. Hocinela Deshayesiana, M. Edw. Nerocila bivittata, Risto. affinis, 31. Edxv. Auilocra mediterranea, Leach. physodes, Linn. Cytnoihoa oestroides, Ritto. parallela, Otto. Bopyrus squillarum, Latr. gebiarum, Latr. Var. praec.? Nebalia GeolTroy, 3f. Edw. Straussi, Risso. Var. praec.? Caligus Rissoanus, 3i. Edw. Cecrops Latrcillii, Leach.

gd de md.
Palinurus vulgaris, Linn. volg. Ara

gosta.
Celia litoralis, Desm. volg. Gamba

lusso.
Aslacus fluviatilis, Fabr. volg. Gambao. Ilomarus vulgaris, il. Edw. volg. Lon

gobardo.
Ncpliros norvegicus, Leach. Crangon vulgaris. Fabr. cataphractus. Oliv. Egeon lo ricatus, Risso. rufopunctatus, Risso. fasciatus, Risso. Alpheus ruber, 31. Edw. volg. Gambalusso. dentipes, 31. Edw. Pontonia tyrrhena, Latr. Callianassa tyrrlienus, Risso. Automea, oliveri, Risto. Nika edulis, Risso. Gnathophylum elegans, Latr. Alpheus elegans, Risso. Drimo, Risso. Ilyppolile viridis, Risso. l'andalus narval, 31. Edw. Pontophilus pristis, Risso.

REGNO

ANIMALE

8 J

Nemesi carcherium, Bruti. Bracbiella thynni, Cuv.

Peoellus filosus, M. Edw. Penella filosa, Cuo. Lerneopcnna , Blainv.

Oltre queste cento e pi specie determinate, non mancano, nei riali dell'interno e particolarmente in quelli del versante settentrio nale, varii Gammari e Entomoslracei. Ma non ce n ' riuscita, in tempo utile, la giusta determinazione.
ANELLIDI.

Gli Anellidi abbondano, in lutto I' anno, nel porto di Genova. Vi vono, alcuni tuffati nel fango e nascosti uellc sabbie, altri serpeg giando fra gli scogli e le piante. Molti sono liberi, alcuni giacciono sedentari dentro tubi fabbricati da loro stessi, ora coriacei, ora cor nei, ora arenosi, ed in cui si nascondono speditamente ad ogni mi naccia di un qualunque pericolo. Sorprendente, per la disposizione a ventaglio delle sue branchie, VAnatrile che incontrasi a pochi piedi sott' acqua nel molo vecchio e all' entrata della darsena. Maravigliosi sono il colore bleu orlato di giallo della Phillodoce Pareti, quello delle Nereidi vario al paro dell' arco balcuo, e quello pure delle sete dell' Ilalithea aculeata che non la cede allo splendore delle gemme. S'impiegano le Nereidi volg. Tremoixi, le Arenicole volg. Cassoli, le Sabellarie volg. Vermelli, per adescare agli ami nelle piccole pesche. Comprendendovi le Pseudo-annellose del Delle Chiaie, le specie nostrali conosciute sono le seguenti :
P s k u d o - A n e llo s i- P la n a h ic i ,

D. C.

A m b llo si S ifo n c o la c e i

D. C.

Planaria Dicquemari, D. C. syphunculas, D. C. lutea, D. C. aurantiaca, Cuo.


A n e llo si P o lici

Siphunculus balanophorus, D. C. genuensis, Blainv.


A n e l l id i.

D. C.

Polia genicolata, losa, oculata, lineata,

D. C. Meckelia anelGrubb. D. C. D. C. Notospermum. Hutchke. Borlasia, Quoy et Gaimard.

Pontobdella muricata, Lamk. Erpobdella vulgaris, Blainv. Brancbelion torpedinis, Sa. Branchiobdella, Blainv. Siphonostoma diplocaitos, Olio. Amphitrite ventilabrum , Lamk. Sa bella, Linn., Sav. e D. C. lucullana, D. C.

90

HEtXO

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Sabellaria alveolata, Lamk. Hermella, Sav. Amphitrite, Cuv. et D. C. Sabella, Linn. Pedinarla auricoma, Lamk. Sabella, Linn. Amphictene, Sav. Cistena, Lcach. Sabella conchilega, Lamk., Cuv., Blain. Amphitrite, Brug., M uli.,

D. C.
cristata, Muli. Scrpula conlortuplicata, Linn. filograna, Linn. Spirorbis nautiloideus, Lamk. Vcrmilia triquetra, Blain. Slernapsis Thalassemoides, {*). Talassema scutatum, Ronzoni. Lombricus terrestris, Linn. Arenicola piscatorum, Lamk. Glycera unicornis, Lamk., Sav. Phyllodocc Paretii, Lamk. Nereiphilla Paretii, Blainv. viridis, Blainv. Eulalia vi ridis , Sav. Eunonia..., Risso. IIcsionc zonata ,

Lumbrinereis coccineus, D. C. Cirratnlus, Lamk. Lvsidice valcntina, Sav. Eunice zonata, D. C. Halythea aculcata, Lamk., Sav. A ' phrodila, Linn. , Blainv. histrix, Sav. Polynoe squamala, Lamk , Sav. Eu molpe, Blainv. foliosa, Sav.
Cir m p e d i S e ssil i.

Coronula testudinaria, Lamk. Balanus lulipa, Ranz. balanoides, Ranz. Chthamalus stellatus, Ranz. Balanus patellaris, Lamk.
C ir r ip e d i P ed u n c o la ti.

D. C.
festiva, Sav. Nereis lobulata, Blainv. Lycoris, Sav. Leonice fasciala, Risso.

Anatifa laevis, Lamk. Pentclasmis anatifera, Sowcrby. Otion Cuvieri, Sow. Cineras vittata, Lamk. Pollicipes scalpellum, Lamk. Scalpel lum levis, Risso. Alepas minuta, Philippi.

MOLLUSCHI.

I Molluschi nudi o testacei sono disseminati nelle terre, nelle acque dolci e nel mare. I Cefalopedi sono i meno numerosi in punto di specie, ma in generale i pi abbondanti in individui e i pi utili all'uomo a cui molti forniscono un cibo sano e squisito. Questi vi vono nel mare, alcuni tra gli scogli c prossimi al lido, altri in maggiori profondit. Si sogliono pescare talor coll'amo, ma pi fre quentemente colle draie. Le loro forme diversificano moltissimo non solamente da un genere all altro, ma pur anco fra le specie con generi. Ammirabile la mutabilit dei colori della loro pelle in con seguenza del suo sistema cromoforo, scoperto e descritto dal dott. Sangiovanni, sistema per cui possono dirsi veri Camaleonti. Quasi lutti i Cefalopedi sono commestibili. Sono stimati, i Tofani, le Stfir

REGNO

ANIMALE

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ed anco i Polpi finch non sono troppo grossi. Di grande utilit alla classe artigiana, sono i medesimi e gli Eledoni. Si rigettano invece, Oclopus calenulalus, Hisliotcuthys volg. Pignala, e le Loligo lodarus e sagittata, essendo la loro carne acidula e indigesta. I Cefalopedi sono forniti di un organo particolare atto a separare un umore nero denso che essi versano a volont tosto che sono mi nacciati da un qualche nemico. L 'industria italiana ne ha tratto par tito impiegandolo a quella bella tinta delta Sepia, molto preferibile all' inchiostro della China pe' disegni all' acquarella. Tulli i Cefalopedi europei sono nudi, tranne l ' Argonauta che s 'incontra nelle belle giornale, navigante alla superficie dell' acqua, giovandosi della conchiglia per barca e delle braccia per remi. Credesi, con molta probabilit, che l'uomo si valesse di questo esem pio, ne' suoi primi tentativi di navigazione. I Pteropedi sono tutti pelagici. La gran corrente del Mediterraneo che va dal Capocorso a Gibilterra, lambendo le coste dell'Italia, Francia e Spagna, penetrando poco e di rado ne'seni litorali, suol tenere questi animali fuori del golfo di Genova. Sono nudi, gli Pneumodermi: hanno una conchiglia cornea, le Cleodore c Ilialee, una gelatinosa la Cymbulia, volg. Scarpetta. Fra tutti i Molluschi, i Gasteropedi sono i pi numerosi. Le spe cie sono marine, terrestri, o fluviatili. Molti hanno una conchiglia esterna, alcuni ne hanno una interna, altri poi ne sono affatto sprov veduti. I Gasteropedi marini offrono pochissima utilit all'uomo. 1 Murex tripus e brandaris, volg. Ronseggi o Cornetti de m, sono mangiali dalla plebe. Gli antichi si giovavano del licore porporino che span dono alcune Porpore, Murici, Iantine e Aplisie, per trarne la tanto decantala porpora, arte in oggi perduta, non conoscendosi il segreto di fissare quel colore fugacissimo e soggetto ad alterarsi in brevis simo trailo di tempo. 1 Gasteropedi nudi abbondano nel porto di Genova, vivono, per lo pi, fra le piante a pochi palmi sotto la superficie dell'acqua, G. Ianus, Eolidia, Tergipes, Doris, Calliopea, Elysia, Aplysia; altri discendono in maggiori profondit, G. Lomanotus, Idalia, Sigaretus, Tethys, Pleurophylidia, Acera. La variet e l'eleganza delle loro for me, la ricchezza dei loro colori, rendono questi esseri, sino ad ora poco studiati, altri dei prodotti pi ammirabili della creazione.

9 2

REGNO

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Fra i Gasteropedi terrestri primeggia il G. Helix. Molle specie sono commestibili. La Pomatias, abbondantissima sugli Apennini, viene smerciala nel Parmigiano e nel Piemonte, pi di rado portata a Ge nova ove si preferisce Adspersa. La Naticoides, dispregiata in Ge nova, al contrario ricercatissima in Nizza. 1 1 vantaggio che l uomo ricava dalle Elici contraccambiato dai danni che le specie del G. Limax fanno negli orti. Gli Acefali testacei sono difesi da una conchiglia bivalva. Vivono nella sabbia e nel fango, i G. Venus, Mya; attaccati ai bastimenti, i G. Mytilus, Ostrea; alli scogli, i G. Ostrea, Spondylus; bucano legni e vi si conficcan), i G. Teredo, Septaria; scava la sua abitazione dentro degli scogli, il G. Lithodoma. A questo ordine, appartengono Ostrea plicatula, volg. Ostrega, frequente nel porto di Genova, lo Spomlilus gaederopus volg. Zampa, la Venus decussata volg. Arsella, e la tanto pregiata Lithodoma volg. Dattao de m, ammessi a tutte le tavole in diverso grado di estimazione. A questo ordine ap partiene pure la Teredo navalis, flagello dei bastimenti e al cui ri paro indispensabile lusata fasciatura di rame. Gli Acefali liberi ossia Ascidie vei'e vivono costantemente attac cate agli scogli o ai bastimenti; si chiamano volgarmente Bnignion o Tellinolli. Le ovarie del Brugnion sono mangiativi, e il Tettinotto serve ai pescatori ad uso di esca. I Salpici sono pelagici, e non s in contrano se non trasportati dalle correnti o rigettati dai marosi lungo le spiagge: il loro corpo gelatinoso c trasparente. Molle specie sono gregarie. Gl'individui si attaccano l'uno all'altro e formano in al lora lunghissimi nastri.
A c efa li A s c id ic i.

Botryllus auratus, Sav. stellatus, rf. Polycyclus Reinerii, Lamk. diazona, Cuv. Aplydium lobalum, Sav. Eucdium gelatinosum, Lamk. Pyrosoma giganlcum, Per.
A s c id ic i L ib e r i.

Ascidia rustica, Lamk. prunum, Muti. Cuvierii, D. C. Pliallusia fusca, Sav. menlola, Sav. mammilosa, Sav. inteslinalis, Sav. Cynlbia microcosnia, Sav. papillosa, D. C. Clavalina lepadiformis, Muli.

Asridia innmmilaris, Pali.

REGNO A sc id ic i S a l p ic i.

ANIMALE

93

Salpa m ajor,

Forsk. Fortk. democratica, Fortk. confederata, Fortk. T ilesii, Cuv.


pennata, scutigera, Cuv.

coerulea,
A c e fa li T e s ta c e i

D. C.

D. C.~ C o x a iir u i Lk.

Linn. Linn. Solen siliqua, Linn. ensis, Linn. strigillatus, Linn. Mactra staltoram , Linn. lactea, Lamk. var. proec. solida, Inn. Solemya mediterranea, Lamk. Corbala nudeus, Lamk. Pandora rostrata, Lamk. Amphidesma phaseolina, Lamk. Thra c ia , Lamh. Saxicava arctica, Phil. Hiatella, Lamk. Petricola lithophaga, Broon. Venerirupis ira s, Lamk. Tellina pulchella, Lamk. donacina, Gm. distorta, Poli. balaostina, Poi. planala, Linn. tennis, Mal. et Back. nitida. Poi. Lucina pecten, Lamk. lactea, Lamk. Donax trunculns, Linn. semislriala, Poi. venusta, Poi. Pisidium vitreum, Pfciffer. Cyclas, Lamk. cornea, Lamk. amnica, Lamk. Cytherea Chione, Lamk. Venus verrucosa, Lamk.
Teredo navalis, Pbolas dactylns,

Linn. Linn. geographica, Linn. bicolor, Poi. Cardium echinatum, Linn. levigatum, Linn. sulcatum, lam k. aculeatum, Linn. rusticum, Gkemnilz. Cardila sulcata, Brug. calyculata Lamk. trapezia, Brug. Isocardia c o r , Lamk. Arca No, Linn. barbata, Linn. laelea, Lamk. tetragona, Blainv. Pectuncnlus Glycimeris, Lamk. pilosus, Lamk. violacescens, Lamk. Nucula Polii, Phil. margaritacea, lam k. Chama gryphoides, Linn. Unio glaucinus, Zigler. Modiola barbala, Lamk. discrepans, Lamk. costulata, Ritto. Lithodoma lithophaga, Lamk. Mytilus galloprovincialis, Lamk. minimus, Poi. Pinna rudis, Linn. squamosa, Poi. vitrea, Gmel. Avicula tarentina, Lamk. Lima inflata, Lamk. squamosa, Lamk. Pcclen jacobaeus, Lamk. sanguineus, Lamk. polymorphus, Broon. testae, Bivona vitreus, Ritto. adspersus Lamk. Dumasii. Pay raudeau. opereularis, Lamk. Audouini, Payr. pusio, lam k. glaber, Lamk.
Venus gallina, decussala,

94 Spondylus gaederopus, Linn.

IlEGNU

ANIMALE

Ostrea plicalula, Brocchi. lamcllosa , Linn. Anomia ephippium, Linn. cepa, Lamk. squamula, Lamk. (lectrica, Lamk.
B r a c m o ped i.

Tercbratula caput-serpeulis, Lamk. truncata, Lamk. viirea, Lamk. detruncata, Phil. Tercbratula urna antiqua, Bisso. cuneata, Bisso. Tiiecidea mediterranea, Bisso.
G a ster o ped i.

Cliiton Polii, Deshayes. siculus, Phil. squamosus, Payr. cajetanus, Poi. levis, Penn. fascicularis, Linn. et Penn. id. var. minor, Phil. Patella caerulea, Lamk. punctata, Lamk. Bonnardi, Peyr. Dentalium dentalis, Linn. entalis, Linn. Emarginula fissura, Lamk. Fissurclla costaria, Desh. graeca, Lamk. Calyplraea sinensis, Lamk. Pileopsis liungarica, Lamk. ? intorta, Lamk. Crepidula unguiformis, Lamk. IFalyotis tubcrculata, Lamk. Sigarelus perspicuus, Phil. Coriocella, Blainv. (*) Marginella cypraeola, Broon. Eralo

Cyprea lurida, Linn. coccinella, Lunik. Mitra ebenus, Lunik. Di*ITraucii, Payr. cornea, Lamk. Conus mediterraneus, Lumk. Clienopus pes-pclecani, Phil. Pleurotoma reticulatum, Broon. Cordicri , Peyr. variegaluni, Phil. Bertrandii, Peyr. Vauquelini, Peyr. laevigatum, Phil. Fusus corneus, Lamk. syracusanus, Lamk. despcctus, D. C. clavatus, D. C. Fasciolaria tarentina, Lamk. Columbella rustica, Lamk. Triton nodosus, Lamk. cutaceum, Lamk scrobiculator, Lamk. corrugatum, Lunik. Murex brandaris, Linn. erinaceus, Lamk. truncalus, Linn. cristatus, Brochi. Edwarsii , ilenk. Cancellarla cancellata, Linn. Cassis sulcosa, Lamk. Cassidaria echinopbora, Lamk. tyrrbena, Lamk. Dolium galea, Lamk. Buccinum asperulum, Broch. Lacepedi,

Payr.
variabile, Phil. Ferussacii,

Payr.
d Orbigny, Payr. Mitrella marminea, Bisso. mutabile, Lamk. corniculum, O/io. Calmelii,

Payr.
neriteum, Linn . Nanina, Bisso. maculosum, Lamk. Linnoei, Payr. corniculum, Lamk. Mitrella flammea,

Bisso.
Volvaria miliacea, Lamk. Ovula adriatica, Sau. spella, Lamk. carnea, Lamk.

Bisso.
Ceritbium vulgatam, Brug.

REGNO

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95

Orilliium mediterraneam, Desfi. fusca tum, Phil. lividulum, Risso. mammillatum, Risso. perversum, Lamk. lima, Brug. Lalrellii, Payr. Sralaria communis, Lamk. pseudo-scalaris, Risso. Trochus granulatus, Born. conuloides, Lamk. conulas et zizyphinus, Olim. Laugieri, Payr. crenulalus, Broeh. Matonii, Payr. pyramidatus, Lamk. fragarioidos, Lamk. Olivieri,

Payr.
articulatus, Lamk. Drapar naudii, Payr. divaricatus, Linn. Lessonii,

Payr.
sanguineus, Linn. purpuretis,

Vermetus gigas, Bivona. ? dentiferas. Rousseau. (*) subcancellatus, Bivon. Turritella terebra, Lamk. Littorina cerulescens, Lamk. Basterotii, Payr. Rissoa elegans, Risso. Rissoa ventricosa, Desmarets. oblonga, Desm. violacea, Desm. aculeata, Desm. Desnoyesii, Payr. granulata, Phil. Alvania europaea, Risso. Montagui, Payr. Brughierii, Payr. Truncatella truncatula, Risso. Cyclo stoma (runcalulum, De*h. Melania Boschii, Phil. Rissoa, Payr. Cambessedi, Payr. Palludina aebatina, Lamk. impura, Lamk. Cyclostoma elegans, Drapamauil. Pomatias striolatum, Potro. Cyclo stoma sulcata, Lamk. Limnea peregra, Drap. minuta, Drap. auricularia, Drap. Phyza fontinalis, Drap. hvpnorum, Drap. Planorbis complanatus, Linn carinatus, Muli. spirorbis, Muli. vortex, Muli. Succinea amphibia, Drap. oblonga, Drap. Acliatina folliculus Lamk. Fcrussacia gronoviana, Risso. lubrica, Menk. Bulimus acutus, Brug. ventricosus, Drap. decollatus, Brug. montanus, Drap. Clausilia papillari, Drap. Pupa cinerea, Drap. tridens, Drap. quadridens, Drap.

Risso.
fanalum, Gmel. Aegyptiacum,

Payr.
magus, Linn. canaliculatus, Phil. Fermonii

Payr.
Ricliardii, Phil. Adansonii, Payr. Monodonta Couturii, Payr. Vieillotii, Payr. Jussiaei, Payr. Pliasianella pulla, Payr. Vieuxii, Payr. Tricolia niceensis, Risso. Janlliina communis, Lamk. bicolor,

Menk.
prolungata, Blainv. nitens

Menk.
Natica glaucina, Linn . pulchella, Risso. millepunctala, Lamk. Valcnciennesii, Payr. Valvata piscinalis, Ferussae. Siliquaria anguina, Brug. Vormetus, Adans. Scolissedium, Rein. Lcmintina, Risso. Serpulorhis, Sasso.

9 6

REGNO

ANIMALE

Pupa frumentum, Drap. Carocolla lapicida Lamk. albeila, Linn. elegans, Gmel. Hclix aspersa, Muli. lucorum, Muli. vermiculaia, Muli. naticoides, Drap. pomatia, Linn. candidissima, Drap. nemoralis, Linn. Var. . fi. rarlbusianella, Drap. variabilis, Drap. striala, Drap. postulala, Ziegl. conspurcata, Drap. muralis, Muli. cespilum, Drap. introducta, Ziegl. cum var. pulchella, Muli. leopoldiana, Charpentier. obvolula, Muli. ciliata, Ferus. algira, Linn. cristallina, Muli. cellaria, Muli. obscura, Porro , var? cinctella, Drap. var. a-b. conica, Drap. cingulata, Slud. bizona, Ros-

Bulla liydalis, Linn. akera, Gmel. fragilis, Lamk. Acera earnosa, Cuv. Doridium, Meck. Meckeliana, D. C. (*) aplysiformis, D. C. var? marmorata, Contraine. Eidothea marmorata, Risso. Elysia Risso. Acteon Oken. Aplysiopterus, D. C. viridis, Cantr. () Aplysia depilans, Linn. lasciata, Potrei. punctata, Rang. marginata, Blainv. virescens, Bisso. W ebii, Roob. et Vanbencden. Brugnatelli, Roob. et Vanb. Ombrella mediterranea, Lamk. (7) Pleurobranchus aurantiacus, Risso. stellatus, Risso. occellatus, D. C. Denotarisii, Verany. (*) Savii, Ver. () Contarinii, Ver. ( ,e) Pleurobranchidium Meckelii, Levo. Delle Chiaii, Ver. ( ) Ancylus lacustris, Muti. Dyphyllidia...... Cuv. Pleuroplivllidia ..... . Meckel. lineata, Olio. pustulosa, Phil. (*) ? verrucosa, Cantr. Polycerus...... Cuv. Doris, Muli. D. C. quadrilineatus, Muli. var. Polyc. linealus, Risso. Doris Nardii, Ver. (') Calcara, Ver. (u) lutescens, D. C. ('*) Pasinii, Ver. (*) Orsinii, Ver. (*7 ) Villafranca, Risso. verrucosa, Cuv. tomentosa, Cuv. (**) Guttata, Risso. ( " ) Sismondae, Ver. (< 0 ) Rissae, Ver. (*')

master.
niceensis, Ferus. pyramidata, Drap. pisana, Muli. charthusiana, Drap. hispida, Linn. Vi trina diaphana, Pfeiff. Teslacella baliotidea, Faure-Biget. Limax gagates, Drap. cinereos, Drap. marginatus, Drap. agrestis, Drap. Gasteropteron Meckelii, Rosse. Bullaea aperta, Linn. Bulla lignaria, Linn. Scaphander, Risso. striala, Brug.

REGNO

ANIMALE P t e r o p e d i.

97

Doris Villae, Ver. (u) Piraini, Ver. (i J ) Schembrii, Ver. (n ) argo, Linn. limbata, Cuo. Porri, Ver. (**) tubercolata, Cuv. et D. C. tesludioaria, Risso. Rrohnii, Ver. (*) Paretii, Ver. (4T) Idalia.... Leuckart. Eoplocamus cro ceos, Phil. Lomanotos Genei, Ver. (**) Trilooia Costae, Ver. (**) Thetys leporina, Gmel. Calliopea ? Risso, M. Edw. Sooleyetii, Ver. () Tergipes coronata, D Orbigny. (*') Janos Spinolae, Ver. (**) Eolidia neapolitana, D. C. (*) Panizzae, Ver. (*l) ? fascicolata, Lamk. (I!l) flabellina, Ver. (*) Jan ii, Ver. (*7) affinis, Lamk. (**) Demaniali, Ver. ( **) Rosconii, Ver. (vo) Cavolinii, Ver. (Vl) Defilippii, Ver. (M) peregrina, Lamk. (w) Bellardii, Ver. (u ) Darazzii, Ver. (**) Balsamii, Ver. (*) Gandolfii, Ver. ( ) W hately, Ver. (w) Bassii, Ver. (*) Casaretii, Ver. (*) tergipedina, Ver. (**) Phyliirboe Bucephalum, Per. Firola coronata, Lamk. fredericiana, Les. malica, Les. Carinaria mediterranea, Lamk. Atlante Peronii, Less. (**) Keraodrenii, Les*.

Pneomodermom violaceam, Vanb. Cymbolia Peronii, Lamk. Cleodora lanceolata, Les. Pyramidata, Per. Hyalaea pyramidala,

Cani.
cuspidata, Les*. Hyalaea tridentata, Lamk. depressa, D' Orb. uncinata, Linn. Cefalopedi. Sepia officinalis, Linn. elegans, Blainv. Orbigniana,

Feruti.
bisserialis, Denis Monifori. elegans, Ferus*. Sepiola Rondeletii, Lamk. Desviganna, Vanb. an prel. var. Rossia macrosoma, Otven. Scpiola ma crosoma , D. C. Histioteuthys Bonellii, D'Orb. Cranrhia Bonellii, Feruss. Ruppellii, Ver. (u ) Enoploteothys Owenii, V e. (Sl) Onychoteuthis Licblensleinii, Carus. Ommastrephes, D'Orbig. Loligo lodarus, D. C. sagittata, Lamk. Loligo vulgaris, Lamk. Lamarmora, Ver. Coindetii, Ver. Bertbelotii, Ver. sabotata, Lamk. Loligopsis Veranii, Feruss. Eledon moschatus, Lamk. Aldrovandi, D. C. Leuco derma, Sangiovanni. Genei, Ver. (**) Octopos vulgaris, Lamk. Cocco, Ver. () rober, Baf. macropus, Risso. Saloli!, Ver. carena, Ver. 7

Parie II.

U8

REUM )

1.E

4(riopus calenulatus, Feruti. tubercu la tus, I). C. velifer, Feruti. (aT ) Tromoctopus violaceus, D. C. (M)

Oclopus velalus, Rung. G. Philonexis, D Orb. Ocyllioe mezzaro,

Ritto.
Argonauta argo, Linn. (*)

(M Questo genere, figurato nella grande opera dell'Egitto (Tav. F .) ed ivi nominato J.'-uura dal sig. Savigny deve riprendere il nome assegnalo dal fondatore. (-) Lo Slernapsis non raro dai I>0 ai 200 metri di profondit, trovasi nella Me scolanza portata da Pegli e da Cornigliano. Ebbi occasione di assicurarmi che il prof. Otto si era ingannalo, prendendo la bocca per l ano e viceversa, che nello stato normale della vita, tutta la parte del corpo anteriore ai tentacoli rimane in ternala, che l animale non la caccia fuori, se non quando prossimo a morire, e che il tubercolo anale parimente retrattile. L equivoco del prof. Otlo indusse pure in errore il sig. di Blainvillc, ma non isfuggi 9 oculatissimo anatomico il dott. Delle Cliiaie. ( ) Non di rado incoutransi i Sigarcti. La variet bianca vive in mezzo agli scogli del porlo; la cenericcia colle macchie gialle, la gialla colle macchie rosse, e la rossa stanno nei fondi, dai 100 ai ISO metri. Le conchiglie di tulle queste variet non presentano differenze apprezzabili, onde convengo in parte nell opinione del sig. Philippi, intorno all opportuna riunione di alcune fra le specie ammesse dal doli. Delle Chiaie. (*) Al congresso di Milano, annunziai che il Vermetut non ha che una branchia e non due, siccome era parso al prof. Sassi che il disse nel Giornale Ligustico; che il mantello di mollissimi individui profondamente incavato, comunque il Philippi e il Bivona non l abbiano rilevalo, e che ci accade, non solamente negli adulti, ma negli individui di tutte le et. Soggiunsi essere stato in sospetto che tali individui fossero femminei, non avendo incontralo uova fuorch nelle loro conchiglie ove ri mangono avvolte in un sacco trasparente. Esposi quindi che meglio avventuralo del sig. Philippi mi era riuscito di estrarre l embrione dalla sua conchiglia elici forme e aveule un solo giro di spira, che I animaletlo era benissimo fornito d od piede pclonculato e mollo sviluppalo, di un rudimento di mantello e del muscolo che lo ri tiene alla sua conchiglia, ma ebe non aveva opercolo. Valga questo tanto per cor reggere quanto mi si fatto dire in contrario, nella pagina 426 degli Aiti del setto

congresso italiano.
C) Abbondano, nel golfo di Genova, le Acere che si pescano nei fondi, dai 150 ai 200 metri di profondit. Assai rara la Meckelii nella quale osservai che le mac chie rotonde bianche non hanno risalto tubercoli forme, se non dopo immersione nell alcool, e che l angolo sinistro del lobo posteriore si allunga in punta ed ol trepassa sempre l angolo destro. L Aplytt'aeformi trovasi in maggior copia e giunge alla lunghezza di 10*. La tinla generale del suo manto nera violacea e vellutata, colle estremit orlate di auurro e di giallo. Ho veduto individui coi lobi inferiori

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del piede macchiali irregolarmente di giallo e di bianco, altri col dorso s o ttilm e n te punteggiato di bianco, altri volgenti al brano e facienti il passaggio all* Eidotea mormorata, R itto , la quale color di cioccolata con ponti alquanto pi chiari, onde la ritengo anch essa per una mera variet dell* Aplytiaeform.it. Le conchiglie di tutte sono consimili, e nei mollissimi individui che conservai viventi e per pi giorni, non mi riosci di scorgere la mutazione, nel colore del piede, asserita dal Risso. (') Elysia viridit (Ver. Tav. II. /tg. i J. L apertura del collo, prossima all inser zione del lobo foliaceo, descritta generalmente per l'apertura degli organi genitali, veramente l aoo. Dietro a questa, avvene un altra pi piccola, inserviente al* l introduzione deli acqua che giunge alle branchie. L organo maschile alquanto all indietro presso la base del tentacolo destro, ed il femmineo sotto l ano presso alla giuntura del lobo foliaceo e del collo. Queste osservazioni sono state confermate dall anatomico sig. Souleyet, Revue Cuvirienne 1845. V E iytia non spande mai amore porporino, sebbene avesse supposto il sig. Rang, Monographie de Aplytiens. Le uova della Viridis sono distribuite In un cordoue giallognolo che si attacca ora agli scogli, ora si sgruppa colle conferve ed ora rimane abbandonato a pelo d acqua, e in questo ultimo caso, si ripiegano a guisa di spira serrata e regolare. Questo cordone gelatinoso, men denso di quello delle Aplytie, ha dai 4 ', ai 5 ' di lunghezza ed 1. 1 1, di diametro. Le uova sono della grossezza di | *'. La conchiglia em brionale nautiliforme, ed il mollusco regge un opercolo molto minore dell apertura . della conchiglia. Trovasi accidentalmente nel porto di Genova, a stagioni indetermi nate: pi frequente in quello di Camogli ove giace a due metri di profondit: sopra la Conferva linum. Le Elyt. viridis , timida e mormorata mi sembrano va riet della medesima specie, avendone rinvenuti gl insensibili passaggi nei moltissimi individui che mi fu dato di osservare. (*) Incontrasi di rado, e ne osservai tre variet: una col piede rosso cinabro, l altra molto pi grossa col piede giallognolo e con grossi tubercoli bianchi, la terza col piede cenerino e co tubercoli bianchi. (*) Pieurobranco di Denotarti, Verany. Corpo largo, colore, roseo; mantello, tu bercoloso; tubercoli, piramidali e protratti in punta anteriormente; piede, targo quanto il mantello; branchia, della lunghezza del medesimo, di color tendente all az zurro. Lung. 60*. Larg. 45'. Riviera di Ponente, molto raro. (*) Pieurobranco di Sani, Verany. Corpo, ovale, compresso, color nankino. Man tello, pi piccolo del piede, marmorizzato di bianco e di color cioccolata. Tentacoli e lesta, coperti di punti ferruginei. Orlo del piede, tendente all arancio. Rranchia, pi lunga del mantello, di colore azzurro chiaro. Lung. 45'. Larg. 32'. Raro, nella riviera di Ponente. ( " ) Pieurobranco di Cantorini, Vertaty. Corpo, ovale, di color vinaceo. Mantello, pi piccolo del piede, coperto di macchie irregolari rosso-lacca e di piccole verruche irregolari giallognole. Testa, tentacoli e parte superiore del piede, punteggiati di rosso. Rranchia, uguale al mantello. Conchiglia, grande e membranacea. Lung. 50*, larg. 36*. Pescasi di rado, dai 150 ai 200 metri di profondit, nel golfo di Genova. ( " ) Pleurobranchidio di Delle Chiaie, Verany. (Tav. II. fig. 2 e Z). Corpo, convesso. Velo frontale, liscio. Mantello, piccolo e molto sviluppalo; colore, roseo e cosperso di ponti rossi piccoli 'persistenti dopo morte. Long. 30*. Pescato ai 150

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melri di profondila, nel golfo di Genova. Pubblicalo, in una toruala del congresso di Milano. ( u > Il mantello della Diphyll. pustulosa, Philippi e verrucosa, Cantraine rosso vinaceo, cenerino verso l orlo. I tubercoli souo bianchi, piccoli, irregolari e di sposti in serie longitudinali. Il velo frontale punteggialo di ferrugineo e il piede giallognolo. Lung. 50*. La frase del Pliilippi si converrebbe meglio ad altra specie che vidi in Cbillerra, presa ai 48 metri di profondit, di colore arancio, \iolaceo verso la coda, col mantello coperto di grosse pustole irregolari e di piccoli punti bianchi. Lung. 110*. C3 ) Doride di Nardo, Verany. Corpo, quadrilatero, largo, terminalo in una punta che oltrepassa il mantello di un quarto della sua lunghezza. Tentacoli superiori, co nici, di colore bleu scuro, col rispedivo incavo conico e orlalo di giallo. Quattordici branchie, falle a guisa di penne laciniate, con una linea dorsale di ponti azzurri e gialli, vengono fuori dall iucavo respiratorio, il quale ba il suo orlo rilevato a cono. Testa, munita di due tentacoli che hanno I estremo apice ceruleo. Colore del man tello, celeste chiaro tendente al verde, bleu nella sua parie posteriore. Estremit del piede parimente bleu e il corpo tutto tempestati di punii, di macchie irregolari circolari o bislunghe e di lineole gialle: contorno marginale, giallo, orlalo di bianco. Lung. 12a ", larg. 35*. Non mollo rara, nella riviera di Ponente. Questa specie differisce dall Elegans del Cantraine, pel numero delle sue branchie e per la loro linea esterna, gialla nell Elegans, punteggiala di bleu e di giallo nella Nardii, ca ratteri costanti e comuni a lutti gli individui. (u) Doride di Calcara, Verany. Corpo, convesso, quasi quadrilatero: margine del mantello, alquanto ondeggiante. Piede, stretto, mollo rilevato lateralmente, oltrepas sando il mantello di un quinto della sua lunghezza. Tentacoli superiori, conici, bleu scuri col rispettivo incavo conico c orlalo di giallo. Dieci branchie penniformi c laciniate, di colore bleu con una linea interna gialla e altra esterna di punii pa rimenti gialli, disposte a mezza luna ed aderenti ad un reticolo orlalo di giallo cin gente in parte l ano, vengono fuori da un incavo respiratorio rilevato a cono. Colore generale del corpo, ceruleo chiaro, tendente al violaceo, tempestato irregolarmente di punii, linee e macchie dilatale gialle. Estremit del piede e del mantello, bleu scure; quest ultimo, orlato di bianco. Lung. 120*. Rara nella riviera di Ponente. (I5) Accetto il nome di Doris lutescens, comunicatomi dal sig. Delle Chiaie, quan tunque i mici individui sieno cerulei chiar colle macchie gialle, co tentacoli bleu scuri e colle branchie aventi esteriormente una linea di punti bica e gialli. Lung. 90*. Rara, nella riviera di Ponente. ('*) Doride di Pasini, Verany. Corpo, bislungo, compresso. Color generale, verde tendente al bleu sopra la testa, con riflessi azzurri nei lati del mantello. Questo, pi largo del piede, presenta quattro linee longitudinali e una quinta marginale gialle. Altre linee, dello slesso colore, cingono l estremit dorsale del piede bleu scuro alla sua base ed orlalo d azzurro verso la sua estremit. Branchie, in numero di olio, penniformi e laciniate, con linea esterna longitudinale gialla, sortono da uu incavo respiratorio cimo di giallo. Tentacoli dorsali, conici: colore bleti scuro. Piede stretto, verde cenerino. Lung. 25*. Rara, nella riviera di Ponente. (I7) Doride di Orsini, Verany. Corpo, bislungo, compresso. Mantello, largo, munito di undeci tubercoli conici ed orlalo di due larghe linee ialle, delle quali, interna

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non oltrepassa, n i tentacoli, n le branchie. Piede, alquanto pi stretto dei man tello. Tentacoli, conici: colore, blea. Branchie, in numero di otto, penniformi e laciniate, bleu scuro, sortono da un incavo respiratorio rilevato a cono. Colore ge nerale, verde scuro. Piede, tendente al cenerino. Lung. 30'. Rara, nella riviera di Ponente. ('*) Riferisco, sotto questo nome, una Doride comune nel porto di Genova alla qual conviene benissimo la frase del Cuvier e pochissimo quella del Philippi. ( " ) Doride macchiata, Ritto. Corpo, ovale, poco convesso. Mantello, pi largo del piede. Tentacoli, conici. Branchie, fatte a guisa di foglie ovali e pinnulate, in nu mero di sei intorno all ano. Color generale, bianco cenerino. Mantello, irregolar mente macchiato di nero. Il Risso, pubblicando questa specie, non accenn al nu mero delle branchie. Lung. 40'. Larg. 22'. R ara, nella riviera di Ponente. (*) Doride di Sitmonda, Verany. Corpo, ovale, poco convesso. Piede, pi piccolo del mantello. Tentacoli, conici. Otto branchie, falle a guisa di foglie ovali e pinnale, circondano l ano. Color generale, fulvo, tendente al giallo sotto il piede. Mantello, coperto di macchie irregolari pi o meno scure, onde ne prende l aspetto d una breccia. Orlo del piede, nerognolo. Estremit delle branchie, biancastre. Lung. 32*. Larg. 22*. Rara, nella riviera di Ponente. (*') Doride di Ritta, Verany. Corpo, ovale, convesso, del colore della cioccolata. Piede, pi stretto del mantello: colore, cinabro. Tentacoli, conici, lamellati, gialli. Branchie, in numero di dieci, piccole, fotte a guisa di foglie ovali e pinnate, di colore scuro, cingenti l ano, il cui orlo pure colore di cinabro. Lung. 13*. Rara, nella riviera di Ponente. () Doride di Villa, Verany. Corpo, ovale, convesso, bleu chiaro. Mantello, orlato di giallo, con due linee mediane tortuose che si accavalcano e sei rette dello stesso colore. Piede, orlato di giallo e terminato in una punta che oltrepassa di poco il mantello. Ad ogni lato del piede, vedesi una linea pinnata parimente gialla. Ten tacoli, conici: colore, bleu scuro. Branchie, in numero di otto, fogliacee, bipartite, situale all estremit del mantello e cingenti l ano. Lung. 18*. Rara, nella riviera di Ponente. (M) Doride di Pirajno, Verany. Corpo, bislungo, liscio, di colore bianco e diafano. Mantello, orlalo di giallo. Tentacoli, alquanto claviformi: colore, rosso di porpora. Branchie, piceoline, in numero di dodici, somiglianti a foglie ovali e laciniate, del colore dei tentacoli, cingenti l ano. Piede, stretto ed orlato di giallo, oltrepassando il mantello di un quinto della sua lunghezza. Lung. 30*. Larg. li* . Rara, nella riviera di Ponente. (*k) Doride di Schembri, Verany. Corpo, ovale, convesso. Mantello , largo, di color violaceo cenerino con macchie scure e margine giallognolo, intieramente co perto da piccoli tubercoli irregolari, bianchi e grana li formi. Tentacoli, conici, colla base gialla e coll apice lamellato e bianco. Branchie, in numero di otto, falle a guisa di foglie bipinnale, di colore giallo, cingenti in parte l ano. Lo stipite di cia scheduna rilevato dal lato intorno della sua base, e ne risulla, una specie di co rona anale di soli sei denti essendo la foglia inferiore di ogni Iato ramificala al di sopra della laterale. Faccia inferiore del mantello, violacea cenerina. Faccia superiore, del piede, dello stesso colore con piccole maecbie carminie: sua faccia inferiore ed il solco marginale anteriore, gialli canarini. Testa coi tentacoli smozzati, della stessa # * . //. 7*

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linfa. Pescasi, colle draie, a 180 o 200 metri di profondit. Fuori dell acqua, irassuda una mucosit densissima. L avrei riportata alla Leuckartiana del Delle Chiaie alla quale si avvicina per eccessiva mole del suo pene, ma ho dovuto ar rendermi al di lui parere contrario, attesa la diversit della forma delle branchie. Lung. 50". Larg. *. Vuriel. Mantello, del color della cioccolata, co perto da piccoli tubercoli poco fitti e gialli foschi: tentacoli, clavati, lamellati e ne rognoli ; parte inferiore del mantello, testa e piede, gialli. (4 ) Doride di Porro, Verany. Corpo, bislungo. Mantello, convesso, alquanto tu bercoloso. Tentacoli, conici e lamellati. Piede, pi stretto del mantello. Testa, piccola: suoi tentacoli, conici. Sei branchie, a guisa di foglie ovali e bipinnale, cingenti l ano. Mantello, di colore cenerino tendente al violetto, coperto lateralmente di punti fer ruginei, inferiormente pi chiaro e punteggiato color di ruggine. Piede, cenerino chiaro, un poco trasparente, con alcuni sottilissimi punti rossi, nella parte inferiore, pi ftti presso il margine della supcriore. Estremit lamellata dei tentacoli, giallognola e coperta di punti ferruginei. Branchie, di un bianco cenerino coll apice giallo. Lung. 26. Larg. IO '. Questa specie molto coriacea. Quando i tentacoli e le branchie sono rientrati, essa prende l aspetto di un Chiton fascicularis. Trovata, nel porlo di Genova, li 10 gennaio 1846. (JlS) Doride di Krolm, Verany. Corpo, ovale, poco compresso, di color roseo. Mantello, largo, orlato di giallo con tre linee bianche, una mediana diretta dalla lesta alle branchie e due laterali che partono dalla base dei tentacoli e si riuniscono dietro le branchie. Piede, stretto, pi largo del mantello: sua estremit, carenata p orlata di bianco. Tentacoli, clavati e lamellati, color rosso di lacca. Sei branchie, somiglianti a foglie ovali, laciniate, disuguali ed isolate, disposte intorno all ano. Lung. 10". Trovala, sopra un Maia squinado, nel mercato di Genova. (*7) Doride di Pareto, Verany (Tab, 11. fig. 4. > ) . Corpo, bislungo, acuminalo, convesso, alquanto carenato : mantello, col margine costantemente rilevato e facente quasi corona al dorso. Tentacoli, lunghi, poco clavali, lamellati. Branchie otto, so miglianti a foglie bipinnale, isolale, non retrattili, disposte intorno all ano. Testa limneiforme: bocca, inferiore. Piede, con un solco marginale anteriore; colore, brano scuro, punteggialo di bianco, con una fascia traversale media dorsale giallognola poco apparente. Branchie, nere coll apice cenerino. Piede, stretto, di un color vinaceo, molto trasparente. Lung. 35*. Assai rara, nel porto di Genova. I giovani, lunghi t i ', sono perfettamente somiglianti agli adulti, tranne i ponti bianchi e il colore meri cupo. Le uova aggregate formano una specie di nastro bianco e trasparente, longo 60*, allo 3 ', spesso \w . S incontrano attaccate perpendicolarmente sopra agli scogli. (**) G. Lomanotus, Verany ( Congresso di Milano e Revue Cuvirienne 1844J. Corpo, bislnngo, cuneiforme, gasleropedo. Testa, larga quanto il corpo, fornita di on velo frontale che regge da ogni lato due piccoli tentacoli. Tentacoli dorsali, retrattili, ter minati in una clava, come nelle Doridi, e collocali ognuno dentro una specie di guaina caliciforme. Organo della respirazione, composto di due membrane sottili e fimbriate, fisse da ciascun lato, Ira la faccia dorsale e le laterali. Orifizio degli or gani genitali e dell ano, situali a destra. Lomanoto di Gn, Verany (Tav. II. fig. 6 ) . Corpo, allongato, cuneiforme: dorso, poco convesso. Branchie, aderenti auterioriuente a doe guaine caliciformi e annettale, coll apertura quadridentata, nelle quali sono situati i due tentacoli dorsali

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falli a guisa di clava c fumili di laminelte paralelle oblique. Piede, stretto, con un solco marginale anteriore. Apertura degli organi genitali, a destra e molto in avanti. Ano, dallo stesso lato, ma molto all indietro. Colore, rosso vinaceo intenso, pun teggiato di bianco, variabile in ragione della sua trasparenza che lascia scorgere le parli interne di un colore pi oscuro. Lung. 60*. Pescasi, di rado, a 200 o 2l>0 metri di profondit, onde non si ottiene se non morto, pi o meno imperfetto, perch molto floscio. (M) Tritonia di Cotta, Verany (. II. fig. 7. %). Corpo liscio, quadrilatero. Dorso, sporgente lateralmente con doppia serie di dodici piccole branchie fioccose e ramificale. Velo froulale, incavalo nel centro e dentalo presso gli angoli laterali. Tentacoli dor sali, ramificali, situati in una guaiua caliciforme quadridenlala. Organi genitali ed ano, a destra. Colore, azzurro cenerino, diafano, tutto coperto di punti pi chiari. Si ve dono, per trasparenza, gli organi viscerali di colore arancio. Long. SO*. Pescasi coi Bianchetti, ai 40 metri di profondili. Si dietro il parere dei professori Delle Chiaie e Costa, i quali hanno veduto la Quadrilatera e hanno giudicata diversa della nostrale, che ho dovuto ritenere quest ultima per una nuova specie. (*) G. Calliopea, D Orb. Mag. de Zool. l$ 3 (i. (I distinguono dal G. Eolidia, la mancanza dei tentacoli superiori, la disposizione dei cirri branchiali in file longi tudinali e la situazione degli organi genitali inosservati per dal sig. D Orbigny. Questi sono separali: l organo femmineo stanzia a destra, sodo i cirri branchiali: il maschile, dallo stesso lato pure, ma assai all indietro della base del tentacolo. Ano, situato quasi sulla linea mediana del dorso. Caltiopea di Souleyet, Verany. Corpo, ovale, aruminato posteriormente; ten tacoli anteriori, conici, molto lunghi. Occhi, sessili alla loro base posteriore. Cirri branchiali, ovali, divisi in quattro serie longitudinali, le superiori di nove cirri, le inferiori di sedici, i cirri anteriori alquanto pi grossi degli altri c le serie inferiori decrescenti in conformit. Piede, stretto e senza espansioni tentacolari. Organo ma schile, situato al lato destro della testa, alquanto all indietro dell occhio: il fem minile , dallo stesso lato, sotto al secondo e al terzo cirro branchiale. L ano, fra il primo e il secondo pressoch sulla linea mediana del dorso. Colore del dorso, ora verde ulivo pi o meno scuro e ora di un bianco puro. Facciata inferiore del corpo, verde chiara. Lung. 10*. Questa specie nuota rovesciata a pelo d acqua ove si accoppia e indi abbandona le sue uova, le quali sono legale in un cordone grosso e lungo 16*. L Embrione possiede una conchiglia nautiliforme con columclla rove sciala all infuori e un piccolo opercolo. Comunissima, sopra la Conferva Unum , nel porto di Camogli. Differisce dalla Cai. Bellula del D Orbigny, per l assenza delle espansioni tentacolari al piede e pel diverso numero dei cirri branchiali. (3I) G. Tergipei D Orbigny. Mag. de Zool. 1836. 1 1 distinguono dalle Eolidie , i due tentacoli pedouculali e infundiboliformi dai quali escono fuori due fili conici, le sci paia dei grossi cirri branchiali falli a forma di clava e tubercolati, la posizione degli organi genitali che non furono descritti dal DOrbigny che sporgono, fra il tentacolo, il primo cirro branchiale destro e l ano. Questi posa quasi sopra la linea mediana dorsale, come nella Calliopea, Ira il primo e il secondo cirro. La Tergipet coronala D* Orb. incontrasi di rado, nel porlo di Genova. Lung. 9 . Avvene una variet, di color giallicio, coi cirri violacei. Questi, al pari del dorso, sono coperti da punti sottilissimi e pi scuri: altri punii, di egual tinta, ma

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assai pi grossi, fanno corona in cima a tulli i tubercoli dei cirri branchiali. La Tergipede agglutina le sue uova, in una specie di cordone bianco e alquanto schiac cialo che fa il passaggio da quello delle Eolidie a quello delle Doridi. Le abban dona anch essa, nelle acque ove nuota col dorso rovesciato. (*]) G. Janu, Verany ( Congresso di Milano e fevue Cuvirienne 1844) . Corpo, limaciforme, gasteropedo. Testa, distinta e fornita di tentacoli. Due tentacoli dorsali, conici, non retrattili, inseriti sopra di un grosso e comun pedicciuolo. Occhi, ses sili, poco visibili, situati all* indietro di questo pedicciuolo. Branchie, formate, come nelle Eolidie, da molli cirri cilindrici disposti in serie longitudinali cingenti tutto il corpo, tranne la coda. Ano, dorsale, posteriore e mediano. Estremit dei due orgaui sessuali, riunite in un tubercolo comune, nella parte anteriore e dal lato destro. Giano di Spinola, Verany (. 11. fig. 9.J. Corpo, bislungo, convesso, acumi nato posteriormente. Piede, largo, con un solco marginale anteriore. Cirri branchiali, ordinali in sei file longitudinali, i superiori ed anteriori pi grandi. Tentacoli su periori, provvisti di laminetle paralelle e oblique, ed aventi una specie di cresta alla loro base interna. Testa, munita di piccoli tentacoli conici e coperta dai cirri an teriori. Bocca, aperta all estremit d 'uua tromba retrattile e armata di due man dibole cornee. Corpo, viscido, gelatinoso, di un colore roseo giallognolo, con due linee bianche dall ano alla testa ed altra protratta dall ano all estremit della coda. Cirri gialli coll estremit cerulea sfavillante. Nel loro interno non che in quello di tutto il corpo, trasparisce il sistema gastro-epatico di colore bruno. Le uova aggre gate formano un filo tortuoso, lungo 2 0 ', composto di una sola serie d uova, che ciascuno dei quali contiene dai 45 ai 75 vitelli. L Embrione possiede una conchiglia nautiliforme e un piccolo opercolo. Nel porlo di Genova, frequente in alcuni aoni, rarissimo in altri. Il dottore Delle Chiaie nella tavola 8 8 della sua classica opera Descrizione e nolomia degli animali invertebrati del regno di Napoli ha figurato di recente questo mollusco, sotto il nome di Eolidia cristata. La sua descrizione non d ancora pubblicata. (**) Eolidia neapolitana, Delle Ghiaie. Corpo, ovale, convesso, poco acuminalo posteriormente. Tentacoli anteriori, mediocri: i superiori corti, con laminette para lelle e obblique : occhi, alla loro base posteriore. Cirri branchiali, fusiformi, disposti in 84 serie trasversali e divergenti, le quali formano quasi una sola serie longitu dinale tortuosa. Piede, largo, munito anteriormente di un solco marginale e di espan sioni tentacolari brevissime. Ano, fra la terza e la quarta serie dei cirri. Colore, rosso vinaceo, roseo o giallognolo, tempestato, massimamente nel dorso e nei c irri, di punti albeggianti, questi internamente di color ferrugineo. Tentacoli superiori, color della lacca colle estremit gialle. Lung. magg. 8 '. Le uova agglutinale formano un filo tortuoso e roseo, lungo da % ' a 3' che incontrasi irregolarmente attaccalo agli scogli. Questa specie, vicinissima all Eolidia histrix. dOttoossia Aelhalion histrix, di Risso, vive supina sotto agli scogli del porto di Genova, ad 1 o 2 metri di pro fondit. < ) Eolidia di Panixza , Verany. Corpo, ovate, posteriormente acuminato. Ten tacoli anteriori, lunghi, superiori, mediocri, con laminetle paralelle obblique, aventi gli occhi alla loro base. Cirri branchiali, lineari, riuniti in sei gruppi de crescenti da ogni lato di dorso. Piede, largo, con espansioni tentacolari mediocri. Ano, fra il primo e il secondo gruppo dei cirri, all altezza dei superiori. Colore,

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4. 5. Doris Paretii

6. 7. Tritonia Costae.
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Janue Spinoiae. Ver

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roseo pallido. Tentacoli superiori, giallastri; c irri, internamene rossi. La traspa renza dei tegumenti lascia vedere tutto il sistema gastro-epatico. Lung. 19'. Co mune, nel porto di Portofino. (M) Eolidia fa/fasciala, Lamarck. Corpo, ovale, posteriormente mollo acuminato. Tentacoli anteriori, lunghi: i superiori, mediocri, con laminetle paralelle obblique e cogli occhi alla loro base posteriore. Cirri branchiali, fusiformi, numerosi, riuniti in otto gruppi decrescenti da ogni lato del dorso. Piede, mediocremente largo, con espausioni tentacolari assai lunghe. Ano, fra il secondo e il terzo gruppo dei cirri, all altezza dei superiori. Colore, rosso vinaceo chiaro, minutamente punteggiato di bianco. Tentacoli superiori, rosso di lacca coll apice giallo. C irri, nerognoli e pun teggiati di bianco. Lung. 35'. Le sue uova compongono un filo bianco, sottile, contorto in una spira regolare, lungo da 15' a 17'. Non rara, nel porlo di Genova. (**) Eolidia Ftabellina, Verany. Corpo, bislungo, posteriormente acuminato. Tenta coli anteriori, mediocri: i superiori, lunghi, regolarmente anellati e cogli occhi alla loro base. Dicci cirri branchiali ramificali, in ogni lato del dorso. Piede, largo e cou espansioni tentacolari. Ano, al lato anteriore del secondo cirro. Colore, rosso por poreo coll estremit dei cirri cerulea. Lung. 50*. Le uova formano un filo sottile e tortuoso, di colore roseo, lungo da 20' a 30* che s incontra attaccato irrego larmente agli scogli. Comune, nel porlo di Genova. (i1) Eolidia di Ja n , Verany. Corpo, ovale, posteriormente acuminato. Tentacoli anteriori, mollo lunghi: i superiori, mediocri ed anellati, cogli occhi alla loro base. Cirri branchiali, lineari, numerosissimi, riuniti in otto gruppi decrescenti in ogni lato del dorso. Piede, molto largo, con un solco marginale anteriore e con lunghe espansioni tentacolari. Ano, fra il primo e il secondo gruppo dei cirri. Dorso, ro seo. Piede, celeste chiaro. Tentacoli superiori, giallognoli alla loro estremit: gli anteriori, con linea longitudinale bianca. C irri, rossastri internamente ed unilineati di bianco alla loro estremit esterna e anteriore. Lung. 70*. Le sue uova sono pure disposte a foggia di filo sottile che s incontra attaccato agli scogli ed ivi sempre re golarmente contorto a gnisa di spira. Frequente, nel porto di Genova. (M) Eolidia affine, Camolini. Corpo, bislungo, acuminalo. Tentacoli, mediocri: gli occhi, alla base dei superiori. Cirri branchiali, lineari, corti, riuniti in olio gruppi poco distinti in ogni lato del dorso, composti il primo di Ire, gli altri di due fila di cirri. Piede, mediocremente largo, con lunghe espansioni tentacolari. Ano, fra il primo e il secondo gruppo dei cirri. Color generale, porporino: cirri, rossastri internamente coll apice bianco. Lung. 35*. Le uova, come nella precedente, spira pi stretta. Trovasi frequentemente, nel porto di Genova. < M) Eolidia di De-Martino, Verany. Corpo, ovale, posteriormente acuminato. Ten tacoli, lunghi: gli occhi, alla base dei superiori. Cirri branchiali, lineari, lunghi, riuniti in otto gruppi mollo decrescenti. Il primo composto di quattro file trasverso di cirri, il secondo di ire, il terzo e il quarto di due, gli altri di uno. Piede largo assai, con lunghe espansioni tentacolari. Ano, fra il primo e il secondo gruppo dei cirri. Colore generale, roseo: dorso, lati e tentacoli anteriori, unilineati di bianco; cirri, rosso di lacca all interno coll estremit bianca. Lung. 50*. Uova, come nel Eolidia (asciculata. Comune, nel porlo di Gcuova. v'*) Eolidia di Rusconi, Verany. Corpo, ovale, posteriormente acuminato. Ten tacoli, mediocri: gli occhi, alla base posteriore dei superiori. Sei fila di cirri bran-

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liliali lineari c di mediocre lunghezza, da ogni lulo del dorso: le Ire prime, doppie; le altre, semplici. Ano, dirimpetto ai cirri della seconda fila. Il colore del corpo varia dal bianco cenerino al bruno, dal giallognolo al verdognolo, dal roseo al violaceo con linea dorsale bianca. Cirri che paiono sempre ricoperti da una specie di polvere bianca. Tentacoli superiori, verdi coll apice bianco. Lung. 15*. Le sue uova, come nella Eoi. fasciculata. Trovasi comunemente, nel porlo di Geuova. (1 ,1) Eolidia di Cavolini, Verany. Peregrina, Delle Chiaie. (Tav. 73. fig. 16. figura di Cavolini). Corpo, bislungo, posteriormente acuminato. Tentacoli, lunghi, gli occhi alla base posteriore dei superiori. Cinque gruppi di cirri branchiali, ovali, riu niti sopra un peduncolo comune, da ogni lato del dorso. Piede, poco allungato, senza espansioni tentacolari. Corpo , roseo chiaro. Dorso, irregolarmente punteggiato di bianco. Cirri branchiali, di un color rosso teudeute all arancio, coll estremit bianca. Alla base anteriore di ogni tentacolo supcriore, si vede una bellissima macchia, colore del carminio. Lung. 3*. Incontrata, nel porto di Genova, aprile e in marzo. (V 1 ) Eolidia di Deflippi, Verany. Corpo, ovale, acuminato posteriormente. Ten tacoli, corti: gli occhi, alla base posteriore dei superiori. Sei cirri branchiali, glandiformi, riuniti in due gruppi, in ogni lato del corpo. Piede, largo, senza espansioni tentacolari. Colore, bianco verdastro: cirri, coperti da sottilissimi ponti di an cojore di cioccolata pi intenso verso la base. Dorso, testa e tentacoli, bianchi. Due linee carminie scorrono dai tentacoli superiori ai primi cirri: una terza costeggia ogni lato, dietro i tentacoli anteriori; una quarta, pi piccola, si scorge all estremit di questi, ed una quinta in parte biforcata pur visibile anteriormeute, sopra la re gione del cuore. Lung. 5*. Rarissima, incontrata in marzo, nel porto di Genova. C 1 ) Eolidia pellegrina, Cavolini e Laminarle. Corpo, ovaie, molto acuminato po steriormente. Tentacoli, lunghi: gli occhi, alla base posteriore dei superiori. Cirri branchiali, lineari, molto longhi, ordinati sovente io dieci, pi di rado in otto file, iu ogui lato del dorso, la prima doppia. Piede, largo, cou un solco marginale auteriore e con lunghe espansioni tentacolari. Ano, fra la prima e la seconda fila dei cirri branchiali. Color generale, roseo pallido: estremit dei tentacoli superiori, color d arancio ; due macchie triangolari, formale da linee rispettivamente paralelle e dello stesso colore alla loro base anteriore. Interno dei cirri branchiali, vinaceo, estre mit cerulea. Lung. 45*. Le sue uova souo agglutinale iu un filo bianco, sottile, tortuoso, lungo dai 12' ai 14', che incontrasi attaccalo iu diversi modi agli scogli. Trovasi frequente, nel porlo di Genova. (u ) Eolidia di Bellardi, Verany. Corpo ova'e, couvesso, poco acuminalo. Ten tacoli, corti, gli occhi, alla base dei superiori. Cirri branchiali, lineari, distribuiti in dieci file, in ogni lato del dorso: le quattro anteriori doppie, le altre semplici. 1 cirri anteriori della prima fila si prolungano mollo in avanti. Piede, largo, con un solco marginale anteriore, espansioni tentacolari mediocri, estremit posteriore velala dagli ultimi cirri branchiali posteriori. Ano, fra la terza e la quarta fila dei cirri. Colore generale, roseo pallido, interno dei cirri, color di ruggine. Lung. 20*. Rara, nel porto di Genova. Variet. Corpo, bislungo, poco acuminato: ten tacoli, lunghi; colore, roseo tendente all arancio; cirri branchiali, pi brevi. Eolidia di Darazzo, Verany. Corpo, ovale, convesso. Tentacoli anteriori, me diocri: i superiori, corti, gli occhi alla loro base. Cirri branchiali, lineari, corti, di sposti in otto (ilo da ogni lato del dorso, la prima doppia coi cirri inferiori pr-

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lungali molto in avauli. Ano, fra la prima e le seconda fila. Piede, largo, con espan sioni tentacolari piccole. Color generale, bianco giallognolo: dorso e parte superiore dei tentacoli anteriori, color di minio; c irri, internamente bruni. Lung. 12'. Le uova sono agglutinale in un cordone bianco e lungo dai 12' ai 20*. Trovasi, non co mune, nel porto di Genova. ( ) Eolidia di Balsamo, Verany. Corpo, ovale, convesso, poco acuminato. Ten tacoli, mediocri: gli orchi, alla base dei superiori. Cirri branchiali, claviformi, di sposti in sei file in ogni lato del dorso, la prima triplice. Piede, largo, senza espan sioni tentacolari. Color generale, roseo livido, dorso bianco: tentacoli superiori, color d arancio coll apice bianco, gli anteriori longitudinalmente unilineati di bianco. L opacit dei cirri non lascia trasparire il sistema gastro-epatico. Lung. 3*. Tro vala, nel porlo di Porlofino. (M) Eolidia di Gandolfo, Verany. Corpo, ovale, convesso, acuminato. Tentacoli anteriori mediocri, i superiori lunghi. Cirri branchiali, lineari, subclavati, distri buiti in sette file in ogni lato del dorso. Piede, largo, senza espansioni tentacolari. Ano, fra il primo e il secondo dei cirri branchiali. Color generale, variabile dal rosso di cinabro al giallo. Lung. 12*. Le uova agglutinate formano una specie di cordoncello bianco, brevissimo e incurvalo a mezza luna. La madre le abbandona costantemente alla superficie dell acqua. Trovasi, di rado, nel porto di Genova. (M) Eolidia di Whately, Verany. Corpo, bislungo, acuminato posteriormente. Ten tacoli anteriori lunghi, i superiori ancora pi allungati. Cirri branchiali, ovali, descrescenti insensibilmente dall avanti all indietro, e con molta maggior rapidit dal l alto al basso, distribuiti in sei file longitudinali in ogni lato del dorso, la prima doppia. Piede, poco allungato, senza espansioni tentacolari. Ano, fra la seconda e la terza fila dei cirri, mollo alto. Color generale, cenerino: dorso, coperto da grandi macchie irregolari rosse, e orlate di nero; apice dei tentacoli, giallo; cirri, cene rini, con grossi punti neri ed estremit rossa. Lung. 15'. Le uova, come nella pre cedente. Non rara, nel porto di Genova. Variet. Dorso, coperto di macchie rosse pi numerose, cirri branchiali neri e punteggiali di bianco, apice de tentacoli rosso. Trovasi pure, nel porto di Genova, ma pi rara del tipo. ( ) Eolidia di Bassi, Verany. Corpo, bislungo, molto acuminato posteriormente. Tentacoli anteriori, mediocri: i superiori, lunghi; gli occhi alla loro base posteriore. Cirri branchiali, conici, lineari, distribuiti in selle file trasverse in ogni lato del dorso, la prima triplice. Piede, stretto, con un solco marginale anteriore, senza espansioni tentacolari. Ano, orlalo di rosso, tra la prima e la seconda fila dei cirri. Color ge nerale, giallo canarino; cirri, colla base verde, la parte superiore bleu di cobalto e la pice, cinabro. Maggior lunghezza, 16*. Le uova agglutinate compongono uo grosso cordone, regolarmente piegato in breve spirale e qualche volta pi voluminoso della stessa Eolidia madre. Questa suole abbandonarle a pelo d acqua. Trovasi una va riet, col corpo pi allungato, colle papille gialle e pi brevi, col bleu di cobalto orlalo sopra e sotto di rosso e coll apice dei cirri bianco. L una e l altra, sono comuni nel porto di Genova. (**) Eolidia di Casaretto, Verany. Corpo, ovale, acuminato posteriormente. Ten tacoli anteriori, corti, i superiori luoghi. Cirri branchiali, lineari, disposti in sette file longiludiuali in ogni lato del dorso, la prima triplice. Piede, molto largo, cou espansioni tentacolari mediocri. Ano, fra la prima e la seconda fila dei cirri. Colore

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generale, giallo traente al verde: cirri, bleu di cobalto coll apice giallo. Lung. 15'. Il cordone, risultante dalle uova agglutinate, irregolarmente contorto, lungo 25*. R ara, nel porto di Genova. (**) Eolidia tergipedina. Verany. Corpo, ovale, convesso, acuminato posteriormente. Tentacoli anteriori, corti; i superiori, molto lunghi. Cirri branchiali, lunghi, lineari, con due circoli di piccioli nodi verso la loro estremit, distribuiti in sette file lon gitudinali in ogni lato del dorso. Piede, largo, con un solco marginale anteriore e senza espansioni tentacolari. Ano, mollo alto, fra la seconda e la terza fila di cirri. Color generale, verde chiaro, sottilmente punteggiato di verde ulivo. Piede, bian castro, con una serie di olio punti gialli da ogni lato. Lung. 6 *. Trovala, nel mese di maggio, nel porto di Genova. (3t) Nel 1834, incontrai per la prima volta, in Nizza, in mezzo a numerosissime Hialee uncinate, alcune Hialee tridentate e Cleodore, non pochi individui della Atlanta, genere allora nuovo pel Mediterraneo. Nel congresso di Torino, nel 1840, la pubblicai come specie nuova, dedicandola al presidente della sessione, il principe Ronaparte. Mi sono assicuralo, dopo avere consultalo l opera del signor Sooleyel Voyage de la Bonite, che la mia specie non era che un giovane individuo dell All. Peroni. In maggio 1843, ebbi in Genova, alcuni esemplari delle All. Peroni e

Keraudrenii.
(**) Hittioteuto di Ruppel, Verany (Congresso di Milano Tav. IH ). Saeco, conico, campanuliforme. Due natatoie, semilunari, riunite nella loro parte inferiore e for mandone una sola rotondata e alquanto incavata presso la base, sono collocate solla met posteriore del sacco e l oltrepassano. Testa, alquanto schiacciala, avente due occhi molto grossi ed una corona formata da otto braccia disuguali e da doe altre tentacolari. Prim o, secondo e terzo paio delle braccia, riuniti insieme da una grande membrana irregolare alta circa la met delle braccia medesime. Due altre membrane pi strette partono dai lati esteriori del terzo paio, nel quale porla, come i Calamari una piccola membrana lungo la sua parte dorsale, e vanno a riunirsi eoo altre due piccolissime aderenti alla base interna della quarta. Rraccia tentacolari, lunghe il doppio del primo paio. Le cupole sono piccole, bianche, globose, coll apertura piccola, circolare e dentata per met (fig. d. e ) , divise fn doe file di cinquanta a sessanta per ogni braccia e piantate sopra di on peduncolo piramidale (fig. d. e). Quelle del qoarto paio sono pi piccole delle altre. Qoelle delle braccia tentacolari hanno l apertura pi grande e tutta dentata : alcune cupole, non peduncolate e pie colissime, vedonsi a molta distanza P una dall altra, lungo la loro met superiore. Corpo, roseo vinaceo, coperto di sottilissimi ponti eromoferi del color della ruggine: parte inferiore, regolarmente coperta di punti azzurri sfavillanti accoppiati ad ona macchia chiara che ha i riflessi dell opale: una serie assai fitta delle medesime in torno all'occhio ed altra triplice lungo le braccia. Parte superiore, con punti e mac chie consimili meno regolari e pi sbiadite. Membrana interbrachiale, di un colore vinaceo ondalo di rosso-ruggine. Lamina dorsale, cornea, romboidea, lanceolata, alquanto peduncolata (fig. a. b) , accoppiata, nella sua parte superiore ed interna, ad altra pi piccola ovale e peduncolata (fig .cj. Questa specie vive a circa 1000 metri di profondit, nel golfo di Genova ove furono pescati tre individui, il primo in settembre 1844 e gli altri in maggio 1845 e 1846. V ffistioteuto di Bonetti, ossia Crangia Bonelliana, Feruss. Trovata pure da me nel Mediterraneo e ceduta al

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barone di Ferussae, uel 1834, sotto condizione di dedicarla al prof. Bouelli, di versifica dalla Ruppelii, per la regolarit delle braccia c della membrana, per le cupole cerulee e pel color generale molto pi risplendente. L bo incontrata, di rado nel porlo di Genova, pi frequente nel litorale di Nizza. (iV) Enoploleuto di Owen, Verany, Congresso di Napoli (Tav. IV. fig. 2. 3) . Sacco, conico, mollo acuminalo. Le natatoie romboidee e sagittate, occupano i due terzi della lunghezza del sacco e si prolungano sino alla sua estremila posteriore. Testa, mediocre, eoa olio braccia alquanto disuguali; il primo paio, pi lungo; secondo, terzo, e quarto gradatamente abbreviate, nude alla base, armate di uncinelli di sposti in due file, in numero di sette per ogni fila, ed aventi alcuno cupole quasi microscopiche verso la loro estremit. Color generale, roseo chiaro con punti cro moferi rossi, la linea mediana dorsale rossa vinacea. Lamina, inosservata. Non Ito tentalo estrarla, per limore di guastare l unico individuo che possedo. Questa specie vicinissima all Eunoploleuthis Verany, Ruppel. Recata dall estremit della ri viera di Ponente.

(u ) Eledon di Gn, Verany (Quadro dei Cefalopedi, atti del Congresso di To rino ) . Le sue braccia pi corte che nelle allre specie, il colore costantemente roseo
pallido coi punti cromoferi dalla parte inferiore poco filli e una serie d altri punti cromofcri, sul dorso delle braccia, molto pi grossi nella met e decrescenti verso le estremit, sono i cara Iteri distintivi di questa uuova specie che s incontra, di rado, nel litorale dei dintorni di Genova. () Polpo di Cocco, Verany, Congresso di Napoli (Tav. IV. fig. 1). Sacco conico. Rraccia, poco disuguali , lunghe tre volle il sacco, primo e quarto paio uguali, terzo pi lungo ; tutte riunite, in un settimo della loro lunghezza, da una membrana ombelliforme. Un piccolo cirro, in cima al bulbo degli occhi. Dorso, liscio, sottilmente marmorizzalo di piccoli punti cromoferi foschi che formano una reticola a maglia stretta pi oscura verso Pestremit della membrana ombelliforme, il cui orlo di una tiula azzurra. Parte inferiore del corpo e superficie interna dell* umbella, bianche con riflessi azzurri e sottilissimi punii rossi. Lung. 15*. Questa specie differisce dallOc/, vulgaris, per la forma del sarco pi allungalo, per la grandezza delle braccia fra loro meno disuguali, pel margine azzurro dell orlo della membrana ombelliforme e pel numero dei cirri sporgenti sopra il bulbo degli occhi. Pescato, in Genova, nell agosto del 1845. ( 7 ) Polpo velifero, Ferussae. Ila il sacco conico coll'apertura grande, la lesta mollo grossa, gli occhi grandi pure, P infondibolo lungo, le braccia disuguali, de crescenti alternatamente dal secondo al primo e dal quarto al terzo paio, le due ultime per minori di una met del primo. Una larga membrana iulerbraccliiale lega intieramente le quattro braccia superiori. Quella del primo paio profonda mente spaccata, le due altre sono intiere. Le cupole sono peduncolate e divise in due serie. Color generale, roseo vinaceo: membrana, della stessa tinta volgente al giallognolo. Sopra le membrane vedonsi all interno ed al lato del primo paio di braccia, una serie crescente di macchie violacee scure, e accanto al secondo paio, un altra serie decrescente di color carminio coll orlo bianco. Lung. 18*. Trovala, nel 1828, e comunicata al Ferussae che la figur nella sua monografia. ('*) Tremottopo violaceo, Delle Chiaie. Forme del Polpo velifero, dal quale di versifica , pei quattro grandi forami chiusi da valvole che vedonsi, due sulla parte

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heg. no

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superiore della lesta e due sopra P inferiore. Si , sopra questi caratteri, che il sig. dottore Delle Chiaie, appoggiato anche da osservazioni anatomiche, ha genericamente distaccato questa specie dal G. Polpo. Il sig. D Orbigny, dopo la pubblicazione dell opera del Delle Chiaie, produsse lo stesso genere, col nome di Philonexis, e le assegn, siccome carattere essenziale, un Apparato di resistenza che non sono riuscito a rinvenire nei tre individui che mi fu dato di osservare. Lung. 20*. Pe scato, in settembre, in Genova, a circa 1000 metri di profondit. (") V Argonauta mollo rara, nella Liguria. Ebbi*la sorte d* incontrarla due volte, mentre navigava, ed ebbi ad osservare che le sue braccia le scrvivauo di remo e non di vela.

Armanmo Jit

li! J r m a n i no V erany g m a i

1.

Octopus Cocco.

2 3 E n o p l o t e n t h y s O w e n i i .Jihjrn<a

PESCI

Italia nostra, che dalla cortese natura ricevette il dono di ric chissima Flora, non fu meno favoreggiata in quella moltiplice, e brillante famiglia dei Pesci , che destinati ad animare i laghi, i fiumi, e pi copiosamente i mari circostanti, porge alimento utilis simo a tutti i suoi abitatori, ma sovra gli altri prezioso a quelli della zona litorale. L'italica ittiologia, secondo l'enumerazione fattane dal chiarissimo principe di Canino raggiugne 470 specie, numero, che nel sopravanzare di mollo le altre classi indigene di animali ver tebrati , avvicinato appena da quella degli uccelli. Non che da un anno, che fu dato rivolgere le indagini nel seno del mare ligustico per arricchire la raccolta accademica delle varie specie dei pesci, clic han soggiorno fra noi, avvegnach per lo avanti si diede opera prin cipale alla parte ornitologica pi elegante certamente di forme, e non meno splendida, e vaga per la ricchezza dell' esterno orna mento. Nonpertanto possiamo annunziare con certezza che 2 1 2 specie sono classificate come nostre, abbench sia vero d'altra parte, che non tutte abbiamo avuto la sorte di rinvenire nelle nostre accurate ricerche, perch circoscritte sinora entro breve periodo di tempo. Non crediamo quindi apporci al vero, se a 28 0 circa ascender

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Cucciamo il numero complessivo ili tuite le specie marine e fluvia tili , che avvenir possa cT incontrare nella nostra patria. Si pu ammetter del pari, clic nessuna delle vere specie descritte dal signor Risso, come proprie del confinante mare nizzardo, si abbiano a desiderare tra noi, poich la pi parte furono gi colte, e le re stanti non possono mancare di presentarsi. Ad una quindicina sol tanto argomentiamo, si possano elevare le fluviali, e lacustri, che il tempo non ha permesso di procurarci, sebbene abbiamo certezza dell esistenza fra noi della Trota, della Lampreda, dei Barbi, Quaglia tivi , delle lollc , dei Lucci. Ma saremmo ingiusti, se lamentarsi vo lesse la scarsit, dei pesci d acqua dolce, beneficati largamente, quali siamo, dalla dovizia e superiorit nel gusto di quelli di mare. Il suolo ligure non incavalo a frequenti, e spaziosi laghi d'acqua dolce, non solcato da poderosi fiumi, come l'Italia boreale, nutre soltanto quelli a breve corso ed limili torrenti, che discendono bens impe tuosi da forti declivi nelle piogge copiose, ma non si espandono a larghe inondazioni nel soverchiare le sponde, ritornando fra breve al naturale confine. Gode per l'invidiabil fortuna d 'esser, la maggior parte, assiso lungo 1 azzurro specchio del Mediterraneo, maggiore dei laghi europei, difeso per Apennino dai ghiacciati venli bo reali, aperto verso il mare alle tepide aure del mezzogiorno. L il lustre entomologo signor marchese Massimiliano Spinola, ed il professor Viviani tentarono i primi da mollo tempo spargere qualche luce sopra questa oscura parte della nostra zoologia. Estese que st'ultimo un catalogo dei pesci del nostro mare, al quale fu ag giunto dal primo scrittore un supplemento, oltre una memoria par ticolare sopra specie nuove, o confuse. Per questi lavori, inseriti negli annali del museo di Parigi, l'ittiologia ligure ascende a 120 specie circa, alle quali come si veduto dalla nostra statistica, aln biamo avuto la sorte di aggiungerne quasi un centinaio di pi. II litorale ligustico coslituito da protesi capi, da inclinale co stiere, che alternano con golfi, spiagge e seni arenosi, ove versano il loro tribulo i fiumi ed i torrenti del paese. Presso di quelli, il mare presenta delle grandi profondit: presso gli ultimi, forma sovente dei bassi fondi. Distante due miglia circa dalla costa, una zona di alghe formata principalmente dalla Caulinia oceanica Decand. si estende lungo il litorale a guisa di selva marina, nell'istesso modo che fu osservato dal signor Delaroche presso le isole Baleari. La fami-

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glia dei pesci occupa una regione, che cominciando dalia sponda, si allarga a gradi pi di 23 miglia lontano, sicch arriva alla pro fondit approssimativa di 80 0 metri. I pescatori a palamite vi piom bano i loro ami raccomandati a pietre pesanti, mentre le barche peschereccie, dette bilancelle perch vanno di pari corso, discendono le reti a o 5 miglia distante. Col stanziano i pesci pi voraci, la famiglia degli Squali principalmente, qualche Razza, e altri vera mente pelagii. Al di l di questa regione, cio a dire a 25 miglia dal litorale, non crediamo possa pi vivere alcuna generazione di pesci. Vi si de>e opporre la forte pressione di una colonna d'acqua presso che eguale alle alte cime del nostro Apennino, la mancanza della luce, per cui i pesci pelagii sono dotali di globo oculare pi vasto, e pi di tutto finalmente, la scarsit dell'aria necessaria alla loro respirazione. Aggiungeremo pur anche che le specie carnivore che sono nella massima proporzione, non possono in ultimo risultalo vivere che a spese delle specie erbivore, e di quelle poche che si pascolano di molecole organiche decomposte. Ora nei nostri alti fondi distanti dal litorale, manca la vegetazione marina; la decomposizione organica proveniente principalmente da corpi di tal natura, trascinati in mare dalle correnti dei fiumi, e torrenti, ha luogo naturalmente presso le coste. Mancherebbero dunque in quei luoghi i mezzi di esi stenza per queste due ultime classi, e per conseguente necessit quelli, che servono alla classe carnivora che direttamente, o indirettamente per altre specie carnivore, si nutrisce delle due precedenti. D' al tronde noto per le osservazioni del signor Forbes, la classe dei inoluschi marini non vivere al di l di un limite determinato di profondit. Lo stesso si vuole ammettere in quella dei pesci. Perci il mare ha solitudini e deserti pi estesi che quelli della terra, dove regna un notabile freddo ed una notte senza giorno. La vivace fantasia dei Greci immagin che Venere fosse nata nel seno delle onde, qual simbolo rappresentativo dell'immensa fecondit dei pesci. Questo per, accennare deve soltanto alla grandissima quantit di uova, che sbucciano dal corpo materno all'epoca ripro duttiva , non gi alla frequente ripetizione nell' istesso anno dei ri servati loro connubii. Da tulle le indagini fatte, da tutte le notizie raccolte, i pesci di mare, almeno nel nostro litorale, intendono al l'officio della procreazione una volta sola nell'anno. La verit di un tal fatto si mette in piena luce per osservazione costante dei venP a r te / / .
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(litori di questi, die moiiiluiidogli sposso dagli intestini, una volla so lamento nell anno trovano turgide e mature le ovaie, una volta sol tanto ripieni gli organi fecondatori. Il che si conferma del pari nel rinvenire i piccoli di ciascheduna specie una volta solamente nellanno, dentro un tempo determinato piuttosto breve, mentre se dessero opera a molteplici annue generazioni, i piccoli di coleste non manchereb bero di mostrarsi egualmente come avviene dei primi. Per tali ra gioni, che mi sembrano decisive, non si verifica Ira noi l'opinione di Aristotile che insegna le Triglie essere state denominale dalla triplice annua generazione, n quella del Hondelel che ammette moltiplice secondo la qualit, n quella del Cuvier che due ne ascrive alla specie della Boga. Nei pesci, il numero delle femmine sorpassa quello dei maschi, al meno di una quarta parte. Da ci si pu inferire che i maschi usino una venere vaga con molle feminine, ovvero esercitino una specie di poligama. Nei pesci ovipari, ambo i sessi a folli stuoli riuniti nel l epoca riproduttiva, i maschi devono fecondare le uova che si emet tono da pi femmine, quando che nei pesci vivipari gli stessi maschi eseguiscono congressi separati con diverse di queste, vivendo in altri tempi, da ambo le parli, solitarii. La massima parte, salve poche eccezioni, obbediscono alla legge generale dell'impulso propagatore, dal principio di primavera fino al principio di estate, quasi a norma dei volatili, ma per in mesi diversi, secondo la natura della specie. Sono nel caso che fa ecce zione la Spigola, ed il Muggine nero dei genovesi, Mugil chelo, Cuv., che gettano le uova nei mesi di novembre e dicembre, come pure le Sarpe che le gettano verso la line di ottobre, in cui se ne fa preda molto pi copiosa. Non diversamente succede nelle Sardelle , i cui piccoli che vivono a torme, chiamati GianeheUt, si mostrano dai 15 gennaio sino a tutto marzo, mentre i piccoli delle Alici disegnati anch essi col nome comune di Gianchelti, comparendo da agosto ad ottobre, indicano chiaramente che VAlice, pel tempo della feconda zione, non differisce dalla legge comune dei pesci. La slessa eccezione si conferma nel Ruscefto, il quale si ritrova dal principio di ottobre fino a tulio maggio, senza giungere in questo intervallo a superare la lunghezza circa di un pollice, non conoscendosi finora, se rimanga sempre limitato a cotesta piccolezza, come pretendono i pescatori, o se cresca a maggiore volume. Quel che sembra certo si , che esso

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formi una nuova specie nel genere Gobius, mentre pi lunghe inda gini si richiederebbero per seguitarne il completo sviluppo. Inoltre nella specie medesima il tempo a ci destinato pu durare sino a tre mesi. Il che dimostrato dal ritrovare i piccoli nati di recente tanto al principio, che nel decorso, e fine di detto intervallo trime strale. E pi di tutto lo provano gli individui adulti, che durante tutto quel tempo si rinvengono ora pieni, ora sgravati del prodotto moltiplicatore. Questa prolungata generazione deve dipendere proba bilmente dal minore, o maggiore nutrimento degli individui, e con seguentemente dal diverso grado di sviluppo degli organi generatori. Le specie dei pesci hanno una patria limitata, e sono distribuite in zone circoscritte del globo, se escludere per vogliamo quelle che sono veramente migranti. Forse nessuna cosmopolita, bench tale da alcuni si ammetta la legittima Cagnesco, o Carcharias Lamia ,

IHuller ed Henle.
Il Mediterraneo, a guisa degli altri mari, fecondo di specie sue proprie, non molte gli sono comuni coll'Oceano occidentale-boreale, e col Capo di Buona Speranza , dove crediamo le nostre piuttosto migranti anzich sedentarie, ed una specie soltanto col vicino mar rosso. Popolano le sponde del mare ligustico, quelle che sono par ticolari alla parte occidentale del Mediterraneo, cominciando dallo stretto di Gibilterra fino a capo Bon nell' Africa, quindi volgendosi a Nord Est, lungo una linea che incontri la Sicilia, la punta estrema d'Italia, e vada a metter cupo nella terra di Grecia. Al di l di questo confine, progredendo fino alle coste dell'Asia, il Mediterraneo sembra formare un bacino particolare nutricante molte specie diverse. Ve ne ha per di coleste che dipartendosi dal loro abituale soggiorno, trascorrono sino ai lidi nostri, come sarebbe il Caranx Luna , Geoff.y il Ruveltns jrretiosus, B p ., il Tetrapturus belone, Rafin. La nostra ittiologia dunque in generale analoga a quella delle regioni me diterranee occidentali, comprese nei sovra descritti confini, il che ci dispensa dal farne una particolare comparazione. In varie classi desunte dalle loro diverse sedi, ragionato il divi dere le specie tutte, che nel ligustico mare incontrare si possono. 1. I pesci litorali, che vivono nelle sabbie, e negli scogli sottomarini prossimi alle sponde, nei quali si possono distinguere le specie, che rimontano i fiumi, come la Spigola, i Muggini, la Laccia. 2.* Quelli che han soggiorno nella zona frondosa delle alghe formate

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dalla Caulinia oceanica, Decanti. Le diverse specie di Murena, di Gronghi, di Serrani ecc. l.a I pesci veramente pelagli, od abitatori delle grandi profondit sino ad 8 0 0 circa metri. Gli Sf/tiali, il Polyprion cernium, Val. Page/lux cenlrodontus, Cuv., Centrolophus pompilus, Cuv., Se

baste imperialis, Brana Rag, Cuv., Dentex macrophlhelmus, Cuv.


4.a A questi si hanno da aggiungere i pesci migranti, oggetto pi essenziale e lucroso di tulle le altre specie. Ogni anno, a tempo determinato e costante, nei mesi di prima\ei*a o di estate, secondo le specie, gl individui d'ambo i sessi a torme innumerevoli congregali, muovono dalle regioni boreali-occidentali dell'Oceano, si avanzano verso il Sud, costeggiando le terre, di Francia, Spagna e Portogallo; pervenuti allo stretto di Gibilterra, irrompono nel Mediterraneo, diffondendosi largamente nel suo vasto bacino, poscia difilando per Arcipelago, si avanzano sino alle spiagge del mar Nero. Da istinto provvidenziale guidali, vanno pe regrinando in cerca di climi pi temperali, di bassi fondi pi tran quilli, onde dar opera alla funzione imperiosa della generazione, compita la quale, con movimento retrogrado, ritornano alle lor sedi primitive. In pari modo, veggiamo eseguirsi le periodiche migrazioni dei volatili; ma pi degne le prime della nostra ammirazione, per ch operate da esseri meno elevati nella struttura comparativa del organismo, ed ai quali, non pu soccorrere la vista di lontane regioni che si scoprono dagli uccelli nell' alto dominio dell' aria. Quale potr essere la causa determinante il maraviglioso fenomeno della migrazione, s ne' pesci che nei volatili ? Noi abbiamo tutte le ragioni per credere che la migrazione sia essenzialmente eccitata dall'istinto donato ad essi dal Creatore, onde viaggiando a climi pi ubertosi, e pi ricchi di preda, procurare un alimento sufficiente alla prole futura, la quale ne mancherebbe in quel tempo, se nascesse nella regione abitata dai padri loro. un mandalo della Provvi denza a cui obbediscono ciecamente, senza esser determinato da un giudizio, a cui fallirebbe il limitato sviluppo delle loro facolt in tellettuali , n tanto meno dall' esperienza, che riuscendo assai volte fallace, avrebbe messo in pericolo l'esistenza della generazione ven tura. Ci si eseguisce dai pesci, e dai volatili, in ragione di quella sensazione interna per cui quest'ultimi costruiscono i lor nidi intrec ciati d 'e rb e , e modellati a duttile argilla, senza aver mai veduto

REOINO ..

t I 7

il modo di operare, n appresane arte dai genitori ; nell' istesso modo che insello pi che perito botanico non erra giammai nella scelta delle piante a cui afldare la speranza della cara sua prole; come valente entomologo fa preda soltanto di quelle specie d 'in setti atti a nutrire i suoi figli bambini ; per quella legge finalmente per la quale il Misocampas Nigri-cornis conosce che stanzia una larva della Cecidomyin Verbasci nella gallozzola corallina del Ver basco , ne perfora coll' ovidutto la parete, e giunge ad infggere nella pelle di quella un ovicino dal quale sbucciando poscia il par golo del Misocampas dovr vivere parassito sulla stessa sino alla di lei distruzione, contemporanea alla sua misteriosa metamorfosi. una conseguenza, remola bens, ma non meno necessaria ed in dispensabile, dell eco immensa al gran comando del Creatore, cre scile , et multiplicamini. Nell abbracciar questa opinione, si rende ragione del motivo pel quale certe specie d'uccelli tenuti in casa, sebbene copiosamente nutriti, periscano all approssimarsi del tempo della migrazione, come sarebbe Oriolus galbula, e molte specie insettivore; perch certe altre, come la Quaglia, battono s forte mente nelle sbarre della loro prigione, da rimanerne estinte; perch le Oche, e molle altre specie domestiche sieno assalile in quel tempo da insolita agitazione, e straordinario orgasmo, mentre nelle altre teorie questi fatti rimangono senza spiegazione adeguala. Obbediscono a questa legge la famiglia degli Scombridi e quella dei Clupeidi. Tali sono il Thynnus vulgaris, Cuv. Thynnus alalunga, Cuv., Thynaos thunnina, Cuv., Thynnus brevipinnis, Cuv., Auxis bisus, Bp.,

Pelamis sarda, Cuv., Scomber scornbrus, L ., Scomber colias, Cuv., Caranx Irachunis, Cuv., Naucrates ductor, Cuv., le Coriphene, la Sardella o Clupea Sardina, R i s V Acciuga o Engraulis enchrasicolus, Cuv., Acciuga di Spagna, o Engraulis amara , Risso.
Finalmente, vi sono dei pesci assolutamente avventizi od acciden tali, che abitatori di lontanissime regioni arrivano fra noi, o se guitando navigli per pascersi di quel che si getta in mare, o deviati dalla forza delle correnti, o dispersi per qualunque altra causa. Que sti sono i pi r a ri, ma le prove ne sono ben certe nel Lagocephalus Pernianti, Swains, Thynnus pelamis, Cuv., Lampris guttatus, Retz, Seriola bipinnulala, Cuv. La quale ultima specie, rinvenuta soltanto da qualche tempo nel mare equatoriale della Polinesia, presso le isole dei Pap, porge forse una nuova prova delle lunghe peregri nazioni che eseguiscono i pesci della famiglia degli Scmibridi.

1 18

hkuso

a m m a l i:

(loncbiudendo, in ultimo, sopra il risultato del lavoro intrapreso, crediamo aver dimostrato analogia della Fauna ittiologica ligure con tutta la regione occidentale del bacino del Mediterraneo, com presa nei limiti sovra enunziati, come si vedr dal catalogo, mentre si sono rettificati moltissimi errori sopra la corrispondenza del nome scientifico coll' appellazione volgare. Due nuove specie voluminose fu rono scoperte, la Laeviraia bramante e la Cerna macrogenis, Sassi. Si assegnato un limile di profondit alla zona ittiologica, ed as sicurata una sola annua riproduzione nei pesci di quel litorale nel quale abbiamo sortilo la patria.

REGNO ANIMALE

119

PROSPETTO DEI PESCI DEL MARE LIGUSTICO.

NOME VOLGARI

NOME SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

Abr ( vedi cabassn ) . Ago......................... Ago........................ Agugia.....................

Trachinus draco L. . Belone acu Riss. . .


Tutte le diverse specie dei generi Syngna-

Tutto lanno. Qualit seconda. Inverno. Qualit terza. Tutto l anno. Qualit quarta.

thus L . , e Scyphius
Riss. Agogio rosso, o de stampa Agugio da bocca neigra. Agugio macio. . . . Agogio ueigro, spinuello, spiuccio, spinulio. Alalunga................... Anciua......................

Spinax Blainvitlii R . Spinax uyatus Bp. . Spinax acanthiat C. . Spinax niger Bp. . .

Tatto Tanno. Qualit quarta.

Inverno. Qualit quarta.

Primav., estate. Qual, quarta. Inverno. Qualit quarta.

Thynnus alalunga C. Engraulis enchrasicolus. Cuv. Piccola si


chiama gancbetto , nome che si estende anche ai piccoli della sardella , o Qupea

Autunno. Qualit quarta. Da marzo a maggio. Qualit terza. Si sala in gran quan tit e il salame riesce della miglior qualit.

sardina Riss.
Aociua de Spagna. . . Angeo (pescio). . . .

Engraulis amara Riss. Squatina angelus D., e Squat. oculata Bp. Anguilla vulgaris Cov. Anguilla vulgaris Cuv.
var. acutirostris

Primavera. Qualit quarta. Autunno, inverno. Qual, terza.

Angliilla degua duse . Angblla d egua s . .

Tutto l anno. Qualit seconda. Tutto lanno. Qualit seconda.

NR. Riguardo aHortogra6a genovese si segnila quella proposta dall'ab. Olivieri noi suo ditioaaro genovese italiano, salvo alcuna modificazione.

IlU i.N O

M MAL L

! M)UK \<.(,\ NUML MltNTIUCO V/IONI

A rgen tjn h a.................. i Argentina sphyraena L. Argento ( pesrio \ . . . ! 1 Anolo ( \imi laxrto ). 1 j BarelliIla.....................

Inverno. Qualit terza. Primaxera. Qualit ler/a.

Dtaphasia avus Lowe.


e Daph usui denta-

(a Lowe.
i 1

! Serranus

seribu (!u\.

l lrima\.f e>late. Qualit quarta.

Ba>tea [ vedi eiocra ). . i Bai lineila , gallinetta

Torpedo nu ke Cu\. . Torpedo Galvani CuvM ! 1 e Torpedo Nobilianu


j Bp.

Tutto ranno. Qualit quarta.

liemoize. balli p. .

UaiiM*.........

I Tutte le specie dei ge- ! Inverno. Qualit le i/.a. 1 j neri Biennius L., ed

Ichthyocoris Bp.

B a u s e t ta ..................... B o l l i l a ........................ Beziigo........................

Clinus argentatus Val. ! Estate. Qualit terza. Motella fusa t Swaius. ! Estate. Qualit terza. Pagellus centrodontus ! Tutto T anno. Qualit terza.
Cuv. 1

Biscia (l> > m ..............

Ophisurus serpens. Lac. | Estate. Qualit quarta. Conyer myrus Lac. . . Sphagebratich u* serpa
Riss.

B o la x o ......................... Bolaxio de lacca neigra.

Serranus cabrtlla Cuv. Serranus hepalus Cuv.

Estate. Qualit quarta.

Tutto Tanno. Qualit quarta.

Bottassa (vedi potassa ). Bramante.................... Brunco, brunco giauco, brunco de tondo, tiagallo, fiagallo, peagallo. Brunco de scheuggio . B ug a.......................... Budegassa (v . gianello) Biidego.......................

f.acviraia bramante S. Conger verus Riss. Pic


colo si chiama fiagallo, tiagallo, peagallo.

Estate. Qualit quarta. Tutto Tanno. Qualit seconda.

I
Conger niger Riss. . . Box boops Bp............ Lophius brevipinnis C.
Tutto Tanno. Qualit seconda. Tutto Tanno. Qualit terza.

Tutto T anno. Qualit 4erza.

UEli O ANIMALE

VOLGARE

j i

> O M E SCIEMIKICO

OSSKRVAZIOM

Cabassu, abr . . . . Cagnassa, palumbo, pa lumba.

Alhei inu Boieri Ri$s. Gaieuit cani* Bp. . .

Aprile. Qualit terza. Tutto launo. Qualit quarta.

Cagnassu rie fundo. . | Odonlaspis fcrojs Ag.

Estate. Qualit quarta. (Jiunge al peso di 40 rubbi, come si pu rilevare dall'individuo esistente nella collezione ac cademica.

Cagnuliii..................

Heptranchian rtnereu*
Rafiu.

Estate. Qualit quarta. Fra noi non arriva che a 12 circa libbre. Estate. Qualit quarta. Il Carchar. lamia Bp. il gigante dei nostri mari. Nelle tonuare di santa Margherita ne fu preso uno d un peso mag giore di 80 rubbi.

Can f pescio)............

Squalus glaucus L., ed


il Carcharodon lu

mia Bp.

Cappn ( pestio ) . . . Caslagueua............... Caslagneua russa . . .

Scorpaena scropha L. Chromis castaneus C.


L Apogon rex multo

Tutto l anno. Qualit seconda. Primavera. Qualit terza. Estate. Qualit terza.

rum C uv., e VAnthi assacer Bl.


Cavalla..................... Cavallo marin............

Scomber colias Cuv. . Hippocampus brevi ro stris Cuv. Cepola rubescens Cuv. Mullus barbatus L. . Trigla corax Bp. . . Maena iusculum Cuv. Alota communis Cuv. Myliobatis noctula Bp. Corvina nigra Cuv. . Labru* carneus Bl. . Dentex vulgaria Cuv.

Autunno. Qualit quarta. Estate. Qualit quarta.

Cavigea...................... Cavi), treggia de fundo Cheussano.................. Ciocca, baslea . . . . Cipra, saIacea............ Ciuccio, oxello . . . . Crovo ( pescio) . . . . Culimha , cuumbinlia .

Inverno. Qualit terza. Tutto l anno. Qualit prima. Estate, inverno. Qualit terza. Tutto anno. Qualit quarta. Estate. Qualit quarta. Inverno. Qualit quarta. Tutto anno. Qualit seconda. Estate. Qualit terza.

D en lex o ..................

Tutto lanno. Qualit prima.

litiiN O

a n im a l i

SCIENTIFICO

OSSEH\AZIO NI

Fe rra sse ..................i Trygon pastinaca D. Ferrassa neigra , o de fundo. Fid ei........................ I Trigla milvus Lac. .
Figao.......................... ! Sciorna umbra Lar. .

Inverno. Qualit quarta. Inverno. Qualit quarta. Inverno. Qualit terza. Autunno, inverno. Qualit pri ma.

Trygon brucco Bp. . .

Figaotto

MorrAua blennoidcs C. Peristcdion cataphratum Lac.

Inverno e primavera. Qualit terza.

Furca (pescio) . . . .

I
I

Inverno. Qualit quarta.

Galletto...................... Gallinetta ( vedi battinetta ). Gang (vedi miisao ). Gastdella............... Gatto-bardo............... G alliisso.................. Ghiggin de fundo o neigro. Ghiggin de scheuggio Cianchetti..................

Trigla aspera Viv. .

Inverno. Qualit terza.

Sagris Camperi Bp. . Scyllium stellare Bp. Scyllium canicula C. . Gobius capito Cuv. . . Gobius Jozzo Bl. * .
I piccoli delle acciughe e i piccoli delle sardel le che vivono gregali.

Estate. Qualit quarta. Inverno. Qualit quarta. Inverno. Qualit quarta. Tutto Tanno. Qualit terza. Tutto Tanno. Qualit terza.
1 primi da agosto ad ottobre.

I secondi dai 15 gennaio a tutto marzo. Qualit quarta. Inverno. Qualit quarta. Estate. Qualit quarta.

Gianello o biidegassa . Gratsenha...................

Lophius piscatorius C. Echeneis remora L. .

Imbrisego............... lmpeat (pescio) . . Indoradda ............

Trigla cuculus L. . . Luvarus imperialis Rafin.

Tutto Tanno. Qualit terza. Primavera. Qualit prima.

Coryphaena hippurus
L.

Estate. Qualit seconda.

REGNO ANIMALE

I2

NOME VOLGARE

NOME SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

Lag g i n ...................

Tulle le specie dei ge neri Labrus, Creai-

Tnllo 1* anno. Qualit terza.

labrus , Acanthilabrus, Qenitabru* e Coricus Val.


Lagbeu ..................... Lam brca................... Lamma ( pescio ) . . .

Saurus lacerta R. . . Trachypterus


Val.

Estate. Qualit terza. Estate. Qualit terza. Estate. Qualit terza.

Bottelli

Lepidopus ensiformis.
Vandel. Trachypte

rus iris e Trachy pterus Spinolae Val.


Laxerto...................... Leccia, leccia veaxa .

Scomber scombrus L. Mieropteryx Dumerilii A gas. Lichia glaycos Cuv. . Lola elongala R. . . Solea vulgaris Cuv. Solea oculata Bp. Monochirus trichodactylus Bp.

Primavera. Qualit terza. Primavera. Qualit prima. Autunno. Qualit seconda.

Leccia bastarda. . . . Leuio ( vedi miisao). . Li narda, o passiensa . Lingua ......................

Inverno. Qualit terza. Inverno. Qualit prima.

Lingua d arenila . . . Lingua oxellinha . . . Leu......................... Laasso..................... Lusso......................... Luxerna, l&xerna de fondo, pampanoiio

Solea Lascaris R. . . Solea Kleinii. Bp. . . Smaris alcedo Cuv. Labrax Lupus. Cuv. . Sphyraena spet Lac. . Polyprion cemium V.
Adulto si chiama Loxerna, piccolo pampanotto.

Inverno. Qualit prima. Inverno. Qualit prima. Inverno. Qualit quarta. Tutto l anno. Qualit prima. Estate. Qualit terza. Tutto l anno. Qualit prima.

L&xerna de scheuggio (vedi meo)............ Marc Anlogno............ = =

Chimaera monstrosa L.

Estate. Qualit quarta.

m 1 N O M E VOLGARE

Ut GNU AMMALI N O M E SCIENTIFICO j OSSFBY VZIOM !

! Massn (vedi miisao). Meanto.............................

OxyiThina Spaliamonii Agas. Maena vulgaris Cuv. . Cerna gigas Bp. . . . Mola luna Nardo . . Muraena helena L. . . Pristiurus melanopte rut Bp. Centrolophut pompilu*
Lacep. 1 1

1
Primavera, estate. Qual, terza. 1

M n o a ............................. Meu o liixerna de seheiiggio. Meua................................. Moenha............................. M oiello.............................

Tutto l anno. Qualit terza. Primavera. Qualit seconda. !

Estate. Qualit quarta. Estate. Qualit terza. Estate. Qualit quarta.

M u ru n .............................

Autunno, inverno. Qualit pri ma. il re dei pesci nel mercato di Genova, avendo i sapore pi squisito di tutti gli altri, e vendendosi quindi

t 1 1 i 1 j 1 I J 1 1 1 1 1 1 1 i 1 i 1 1 M u rm u a .........................1

a prezzo maggiore. Dagli au tori che lhanno ritrovato nelle acque di Nizza, Rom a, ed al tri litorali del Mediterraneo, vien reputato di carne men che buona, il che pu dipen dere dal pascolo e dalla natura dei Tondi, quando non sia un pregiudizio prodotto dal nau seante lezzo della pelle colla quale non si deve lasciarlo bollire; precauzione non mai omessa dai buoni cuochi ge novesi. Il nostro si ciba di meduse, vive a grandissima 1 profondit, essendo veramen te pelagio, e giunge al som mo al peso di doe rubbi.

Pagr/luH mormyru* C,.

Tutto l anno. Qualit prima.

REGNO

ANIMALE

XJMfc VOU.Alfc

NOME

s c ie n t if ic o

o s s e r v a z io n i

Mo* d' anciua . . . .

L e p t o c e p h a l u s Spallatizanii

Primavera. Qualit quarta.

Riss. Inveruo. Qualit terza. Tutto ami. Qualit terza. Estate. Qualit prima. preso
ud

Morudda

vedi sulla ) .
P h y c i s blennoides

Mostella, raostella de fondo. Mostella de sdieuggio. Mania spiuuso . . . .

Scli*

neid.
Phycis tinca

Scliueid.

H u v e l t u s preliosusCoc-

Ne fu

co. Muggio poscia ) . . .

solo individuo in

questi ultimi anni.


(
Solidatius cinerens

C.

Estate. Qualit quarta. Giuuge a peso maggiore di 2 0 rubiti.

Miisao dell ou . . . . Miisao ganga............. Musao le u io ............ ! Musao massun . . . . , Miisao neigro............

Mugil

auratus

Riss. .

Primavera, estate. Qualit se conda.

Mugil capito Ciiv. . . Mugil labco Cuv.


. .

Estate. Qualit seconda. Estate. Qualit terza. Tutto 1 anuo. Qualit terza. Tutto anno. Qualit terza.

Mugil cephalus Cuv. . Mugil chelo Cuv.. . . Merlucius sinualus S w. Scymnus lichia Cuv. . Musletus equestris, e plebeius Bp.

Nasello...................... Neigra...................... Nisseua..................

Tutto l anno. Qualit seconda. Estate. Qualit quarta. Tutto l anno. Qualit terza.

O ..................... Oiubrinlia................... O ccialini.................. Oggi......................... Organo...................... Oiello (pescio) o ciuc cio.

Sparus aurata Bp. . . timbrino cirrosa Bp. Thynnus brevipinnis C. Oblala melanura Cuv.
TnWrt /i/m

Estate. Qualit prima. Tutto lanno. Qualit prima. Autunno. Qualit terza. Tutto l anno. Qualit terza. lu verno. Qualit lem . Inverno. Qualit quarta.

Myliobalit nociuta Bp.

Paamia.....................

Pelamit tarda Cuv. . Thynnus pelamis Cuv. Pagellus erylhrinus C.

Da gennaio a giugno. Qualit seconda.


1

Paamiln.................. Pagau, pagati >caxo .

Primavera. Qualit terza.


In vern o .

g 1

Qualit prima.

WEiiM ANIMALE

\ \li; VOLI II K

VlMh StilKNTIKICO ^ ------- -----

O S* Eli V \/lOM

[ -----

Pagati bullo, pacati addentexo, pa^au denI (d, Palo ( pese io ) ............. Palumbo, palumba ( vedi cagnaia ). ram pano................... Pampaiiollo < \edi lu-

Payt* / / < vulyari* <]uv.

Inverno. Qualit prima.

Baliste* capri seti# L.

Estate. Qualit (piarla.

Xancratcs ductor Cuv.

Autunno. Qualit terza.

\(*rna ) .................... Pappagallo................ Pasiensa ( vedi linarda . IV tra le ....................... Si intendono sotto que sto nome comune il Inverno. Qualit terza.

(loryphavta cqm.sctts L.

Estate. Qualit terza.

Piauroncctes citha ras . Spin., il Pica ronectes Boatii Bp.,


ni Arnoytosus Id. Pignoriti (\edi /m*Im i. Porri ( posao . . . . Pia*\c i piscio ) . . . .

(Icntnna Salviani. R. Ifranoscopus scaber L.

Primavera, estate. Qual, quarta. Tutto Tanno. Qualit terza.

Hallo ( piscio ) . . . .

Alopias vulpes Bp. . .

Autunno. Qualit quarta. Pesa sino a 2> rubbi.

Raz (poM'io).

. . .

Xyrichtys novacula C. Lacviraia bramante S. Laev irai a oxyrh ync us


B p ., e Leviraia ma

Inverno. Qualit terza. Primavera, estate. Qual, terza. Tutto Tanno. Qualit terza.

Razza bramante. . . . Razza apiissiuba . . .

crorhyncus Id.
Razza ruscinba . . . . Razza sfeugenlia. . . .

Dasybalis astenas Bp. Baia miraletus L . , e Baia quadri macai Bp.

Estate. .Qualit terza. Primavera. Qualit terza.

Razza spinusa, o razza veaxa .................... Razza tor^ieua . . . .

Dasybati* clavata Bl.

Tutto anno. Qualit terza.

Baia falsacela Bp. . .

Inverno. Qualit terza.

regno

a m m a li;

h 27

\ < > M K VOLGARE

N O M K SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

R (peecio)............... R o e llo ..................... Rubia, o imbriirgo. . Rumbo veio ............ Iliimbo de fundo .

Lamprit guttatus Retz. Pageli us bogaraveo (1. Trigla lineetta Bp. . Rhombus maximus Rhombus taems Ron
dile!.

larissimo. Qualit prima. Tutto l anno. Qualit terza. Kstate. Qualit terza. Inverno. Qualit prima. Inverno. Qualit prima.

It umbo bastardo o rum bo d arenila . . . . ltundanin.................. Hundaninlia............... It um etto .................

Bothus rhomboides lip.


e Bothus podas lt|>

Inverno. Qualit prima.

Bramii Bay Cuv. . . Exocaetus exsilirns L. Gobius aphya Sassi. s/tccies nota.

Tutto l anno. Molto abbondante negli alti fondi. Kstate. Qualit quarta. Da novembre sino al principio d aprile. Qualit seconda.

Sagao veaxo............... Salacca ( vedi apra ). SanlAndria (vedi svoi) San P (pescio) . . . Sardenba ..................

Sargus Rondeletii C. .

Tutto l anno. Qualit prima.

Zeus faber L ................. Clupea sardina R. Pic


cola si chiama gian-

Tutto anno. Qualit prima. gran qnantit di barili.

Da aprile a giugno. Se ne sala 1 !

chetto , un poco pi
grande, pzetta, adul ta sardenba. Sarpa......................... Sbiro ( pescio ) . , . .

Box talpa Cuv. . . . Tetragonurus Cuvierii


R.

Tutto l anno. Qualit quarta. Inverno. Qualit quarta.

Sraggin..................

Cantharus orhicutaris
Cuv.

Estate. Qualit terza.

Scignoa...................... Scurpena, scurpena de scheuggio. . . . : . Srorpenin, scurpenin de fundo..................... Scrossna ..................

Ophidium Imrbatum L. ScnrjHwna porcus L. . Sebaste imperialis C. Sp/tyrna zygaena Ruf.

Estate. Qualit terza. Inverno. Qualit ter.

Inverno. Qualit quarta.

Inverno. Qualit terza. Arriva al peso di 2 0 rubbi.

I-2S
NOME VO LG AR E

HK(i\0

NOME

SCIENTIFICO

O SS E R V A Z I O N I

Lichia radigo ('.\\\. . .


S n rre n ia ................... Spa (p e s e io ).............

Primavera. Qualit prima. Primavera, estate. Qual, second. Primavera, estate. Qualit pri ma. Giunge nella massima grandezza a 20 e pi rubbi.

Lichia amia Cuv. . . Xiphias gladius L.


.

S p a rlo .......................

Sargus annutaris C. . Caranx trachurus C. .

Estate, autunno. Qualit terza. Primavera. Qualit quarta. Tutto Tanno. Qualit quarto.

Sulla, o moridda. . . Spinucllo , spiniiccio , agu-

Charax puntazze Cuv.

spiiiulin ( vedi gio neigro ).

S ir a x in a ....................

Trachinus araneus, e Teuch inus rari iat us


Cuv.

Inverno. Qualit terza.

Strum bo.................... Siissa peixe................

Auxis bisus Bp. . . . Petromyzon


Lin.

Estate. Qualit quarta. Estate. Qualit quarta.

mari n us

Svoi, SantAndria, te sta neigra.

Sargus Sal vian i. Cuv.

Estate. Qualit seconda.

Tacca de fundo . . . .

Eehinorhinus spinosus
Blainv.

Primavera, estate. Qual, terza.

Tacca de scheuggio . .

Tutte le diverse specie dei genere Lepado-

Primavera, estate. Qual, terza.

gas ter, Gouan.


T a n iia ....................... Tiagallo ( vedi bronco gianco ), Torsi-cu (vedi razza). Treggia veaxa, o treg gia de scheuggio . . Treggia de fundo ( vedi cavun ). Treggia volatica. . . .

Cantharus vulgaris C.

Estate. Qualit quarta.

Mullus surmuletus L.

Tutto T anno. Qualit prima.

Daciylopterus volitans
Lac.

Estate. Qualit terza.

REGNO ANIMALE

121)

NOME VOLGARE

NOME

SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

Tremoize ( vedi battinetta. Trumbetta (pescio) . . Tunnella, tunna. . . . Tuono .

Ceniriscus scolopax L. Thynnus thunnina C. Thynnus vulgaris C. .

Inverno. Qualit quarta. Autunno. Qualit terza. Da marzo ad ottobre. Qualit seconda. Nelle tonnare di riviera di Levante se ne prondon esemplari di varia gran dezza dalle tre libbre fino a 15 rubbi, non mai per di 45 rubhi come in Sardegna.

Turdo. . .

Labrus turdus L. . . Cephaloplera Giornali. Squalus glanus L. . .

Tutto lanno. Qualit terza.

Vacca (pescio) . . . . Verdn . .

Prim av., estate. Qual, quarta. Estate. Qualit quarta. Sor passa i 20 rubbi.

Zerla. . . Zorlo. . .

Smaris chryselis Cuv. Smaris gracilis Bp. .


Piccolo si chiama pi

Inverno. Qualit quarta. I pignoclti nell estate, i zerli tutto l anno. Qualit quarta.

gmei to, e corre gre


gale come i gianchet-

ti, adulto si dice zerlo.


Zigoella. .

Julis mediterraneus ed Julis Gioffredi Riss.

Estate. Qualit terza.

Parte li.

DISTRIBUZIONE DEI PESCI LIGURI

secondo il sistema ittiologico pubblicalo dal principe Bonaparte negli atti del congresso di Milano nell anno 1 8 4 5 .

CLASSIS PISCES.

Subclassis Elasmobranchii. Seclio 1. Plagiosloini. Orda I. Se ttiche. Rajdee. Cephalopterini. Cephaloplera Giorna, Dum. Raja cephaloplera, Schneid. Raja Giorna, Lncep., volgarmente pescio Vacca. Myliobalini. Myfiobalis nociuta, Bp., volg. Osella, Ciuccio. Trygonini. Trygon pastinaca, Dum. Raja pastinaca L. < Lacep., volg. Fer ra sgn neigra, Ferras sa de fundo. bracco, Bp., volg. Ferra ssa neigra , F erra ra de fundo.

K G NO

ANIMAI. K

Rttjni. Dasybulis eiacula , Blainv. Raja cimata L. , Nolg. Ha:za spinasti, Razza veaxa. asterias, Bp. R. asterias, Dola roche R. oculata, Risso,
volg. R azza ntscinha.

Raja fai.sa vela , Bp., \olg. Razza lorsi-cua. miralelus, Lia. R. bioculata, Geo/'., volg. Razza sfeugenha. quadrimaculata , Bp. e R is s o , volg. Razza sfeugenha.

m arg in a la , Laccp., volg. Specie tic torsi-cua.

Lievi raja bramante. Sassi. Specie nuova. Latitudo disci lon gitudinem et sertam partem superans ; latera anteriora rhombi profunde excavata, seti a basi rostri fere usque ad apicem pinnarum pectoralium notabiliter convexa. Rostrum acutum spatio interoculari triplo cum quadrante longius, utrinque scabrum, orbitis supra aculeatis; superficies Itevis, demptis marginibus valde asperis. Cauda longitudine cor poris minor, aculeis serie 1-3 retroflexis; dentes valde acu minati. Color superius plumbeus, maculis rotundis raris nigris aut albis; inferius pallescens. E la maggiore delle
razze del nostro mare arrivando al peso straordinario di 2 0 rubbi.

oxyrhyncus, Bp., volg. Razza eapussinha. macrrhijncus, Bp., volg. Razza eapussinha. Torpedinini.

Torpedo narke, Cuv. Raja torpedo, Gmel., volg. Battinetta, Gal linella , Tremoize, Baltipolla. Galvani, Cuv. R. Torpedo, L. Raja torpide, Lacep., volg. Battinetta, Gallinella, Tremoize, Baltipolla. Sobillanti, Bp., volg. Battinetta, Gali inetta, Tremoize, Battipotta. Stptalidiv. Squat inini. Stpialina angelus, Dum. Squalus squatina, L. Squale ange, Lac. , \olg. pescio An geo.

REGNO AMMALI

1 33

Squatina oculata, Bp. , volg. pescio Angeo. Spinacini. Spinai acanthias, Cuv. Acanthias vulgaris, Bp., volg. Aguggio maccio. Blainvillii. Acanthias Blainvillii, Rie. e B p ., volg. Aguggio russo, Aguggio de slampa. niger, Bp. Squalus spinax, L. e Lacep., volg. Spinccio , Spinuello, Spinulin, Aguggio neigro. uyatus, Bp. Squalus uyatus, Rafm. Squalus infernus, Blainv., volg. Aguggio da bucca neigra. Centrino Salviani, Ris. Squalus cen trin e, Lin. Squale humantin, Lacep. , volg. pescio Porco. Scymnorhinini. Scymnus lichia , Bp. Squalus americanus, Gmel. Squale liche, Lacep. Scymnus nicaensis, Ris., volg. Neigra. Echinorhinus spinosus, Blainv. Squalus spinosus, Gmel. Squale boucl, BroussoneL Scymmus spinosus, Cuv., volg. Tacca de fundo. Nolidanini. Notidanus griseus, Cuv. Squalus griseus, Gmel. Squale g rise t, Br&ussonet, volg. pescio Maggio. Heptranchias cinereus, Rafin. Squalus cinereus, Gmel. Squale perlon, Broussonet e Cuviei', volg. Cagnolin. Odonlaspidini. Odontaspis ferox, Agas. Squalus ferox, Ris. Triglochin ferox, Muli, ed Henl., volg. Cagnassn de fundo. iMmnini. Carcharodon lamia, Bp. Squalus carcharias, Ris. Squale la m ia, Blainv., volg. pescio Can.

I 34

H FG N O A M M A LI!

Ovyrhina Spallonzauii, Bp. Isurus S|>;illanz;tnii, Rufm. , volg. Canio. Alopiadini. Alopias vulpes, Bp. Squalus vulpes, Gmel. , volg. pescio Ratto. Sr/ualini. Sphyma zygcena, Rafm. Squalus zygcena, L ., volg. pescio Scrossua. Sijualui> glaucus, L. Carcharias glaucus, Cuv., volg. Verdini, pescio Con. Galeus canis, Bp. Squalus galeus, L. Squalo milandre, Lnc., volg. Palumbo, Palumba, Cagnassa. Mustelini. Mnslelus plebejus, Bp. Squalus mustelus, L. Emissolc com mune, Cuv., volg. Nisseua. equestris, B p ., volg. Nisseua. I noslri pescatori non lo distin
guono dalla specie precedente.

ScyUini. Pristiurus melanostomus, Bp. Galeus melanostomus, Rafin. Scyl lium Artedi, Ris. , volg. Moiello. Scyllium stellare, Bp. Squal. stellaris L. Squale rochier, Lacep. Squal. catulus, Cuv. , volg. Gatto-bardo. canicula, Cuv. Squalus canicula, L. Squale roussette, Lac., volg. Gatliisso. Ordo II. Jlolocephala. GtimceridcB. Chimcerini. Chimera monsIrosa, L. Chimre arclique, Lacep. e Cuv., volg. Marcantogno. Subclassis IL Pomatobranchii. Sectio 2. Micrognathi. Ordo III. Storione*. Acipmseridce.

REGNO ANIMALE

135

Acipenser ini.

Acipensei' slurio , L in ., volg. Sturin. Subclassis III. Teleostomi. Ordo V. Cyprini. C/upeidcc. Clupeini. Clupea sardina, Risso, volg. Gianchetto quando mollo piccolo, Paasetta un poco pi grande, Sardenha quando adulto. Aiosa communis, Cuv. Clupea aiosa, L., volg. Salacca, Laccia, Cipra. Engraulis enchrasicolus, Cuv. Clupea enchrasicolus, L., volg. Anciua. 1 suoi piccoli che vivono gregali si chiamano Gianchetli come quelli della Clupea sardina , Ris. , o Sardella co
mune.

amara, Ris., volg. Anciua de Spagna; Scopelidce. Scopelini.

Odontostomus Balbo, Cocco. Scopelus Balbo, Risso e Cuv. Di


rado avviene che se ne faccia preda, perci non ha nome volgare; si nutrisce di piccole acciughe, negli stuoli delle quali si trova mescolato.

Aulopodini. Saurus tacerla, Risso. Salmo saurus, L. , volg. Lagheu. Salmonidce. Coregonini. Argentina Spyrcena, Lin., volg. Argentinha. Esocidce. Esocini. Alepocephalus rostratus, Risso. Raro nell estate, vivendo nelle grandi
profondit.

Ordo VI. Pharyngognathi. Exoccetidoe.

I5G

ANIMALE

Esocietini. Exuewtus exsiliens, Lin., \olg. Rundaninha. Belonini. Melone acus, Bisso. Esox belone, L. , \olg. Ayn. Sayris Camperi, Bp. Scombresoce camperien, Lacep., volg. Ga stdella. Labrida. Labrini. Labrus turdus, Lin., volg. Tardo. merula , Lin., volg. Laggin. carneas, Blok. Labrus trimaculatus, PennanL, volg. Cuumba, Cuumbinha. festivus, Ris., volg. Laggin. Crenilabrus paco, Val. (n on L in .), volg. Laggin. Melanops, Val., voig. Cannadeo. Roissalii, Ris. e Val., volg. Laggin. Mediterraneus, Val., volg. Laggin. Boryamts, Vai., volg. Laggin. Coricus rostratus, Val., volg. Laggin. Julis mediterraneus, Ris., volg. Zigoella. Gioffrcdi, Ris., volg. specie di Zigoella. Xgrichtys novacula, Cuv., volg. pescio Raz. Chramulda*. Chromini. Chromis castaneus, Cuv. Sparus Chroniis, Lin., volg. Caslagneua. Ordo VII. Hetrosomata. Pleuronectidae. Pleuronectini. Pleuronectes cilharus, Spinola. Pleuronectes niacrolepidotus, Delaroche e Cuv. (non Bp.) Citharus, Rondelet, volg. Pelrale. artioglossus, Bp. e Schneid, Rhombus nudus, Ris. e Cuv.. volg. Pelrale.

REGNO

ANIMALE

1 37

Pleuronecles Boscii, His. e Bp. Rhombus Boscii, Cuv., volg. Petrale. Rhombini. Rhombus maximus, Cuv. Pleuronecles maximus, L ., volg. Rumbo veaxo. Laevis, Rondel. Pleuronecles rhombus, L. Rhombus barbatus, Cuv., volg. Rumbo de fundo. Bothus rhomboides, Bp. Rhomboides, Rondel. Rhombus man cu s, Ris. , volg. Rumbo bastardo. podas, Bp. Pleuronecles podas, Delaroche. Pleuronecles argus, Ris. Rhombus podas, Cuv., volg. Rumbo bastardo. Soleidw. Soleini. Solea vulgaris, Cuv. Pleuronecles solea, Lin., volg. Lingua o Seua. oculata, BP. e Rondel. Pleuronecles ocellalus, Schneid. Pleuronecles pegusa, Lacep., volg. Lingua o Seua. Lascaris, Ris. e Bp. , volg. Lingua d arenila. Kleinii, Bp. Rhombus Kleinii, Ris., volg. Lingua oxellinha. Monochirus trichodactylus, Bp. Pleuronecles pegusa, Ris. ( non Lacep.), volg. Lingua. Ordo IX. Perca> . Fistularid(v. Caproidini. Cajnos aper, Cuv. Zeus aper, L . , volg. Trumbetta larga. Centriscini. Centrisene scolopax, Lin. , volg. pescio Tntmbetla. Menidce. Mamini. Mana vulgaris, Cuv. Sparus m%na, L . , volg. Menoa. Osbekii Cuv. Sparus tricuspidatus, Spin. , volg. specie de Menoa. Jusculum, Cuv., volg. Ciocca.

158

REGNO ANIMALE

Smaris gracilis, . Sparus sinaris, Uelaruche, volg. Zerlo. alcedo, Cuv. e Bp., volg. Lcu. c/tri/sclis, Cuv. e B p., volg. Zerla. Sparidu> . * Obladini. Oblata melanurus, Cuv. Sparus melanurus, L ., \olg. Ouggi. Box salpa, Cur. Sparus salpa, L ., volg. Sarpa. boops, Bp. Sparus boops, L .. \olg. Buga. Canthurini. Cantharus vulgaris, Cuv. Sparus cantharus, L ., volg. Tanua. trt'bicularis, Cuv., volg. Scaggin. Denticini. Dentex vulgaris, Cuv. Sparus dentex, L ., volg. Dentexo. macrophthalmos, Cuv. Sparus macrophlhalmos, Bl. Dentex erythrostomus, Bis., volg. Sciamma. Sparini. Pagellus mormyrus, Cuv. Sparus mormyrus, L ., volg. Murmua. bogaraveo, Cuv. Sparus bogaraveo, Gmel., volg. Boello. Centrodontus, Cuv. Sparus cenlrodontus, Laroche, volg. Bezugo. erythrinus, Cuv. Sparus crythrinus, L., volg. Pagau veaxo. Pagrus vulgaris, Cuv. Sparus pagrus, L . , volg. Pagau buffo, Pagau addenlexo, Pagau testivi. Sparus aurata, Lin. e Bp. Chrysophris aurata, Cuv., volg. Oa. Sargus Bondeletii, Cuv. Sargus raucus, Geoff., volg. Svoi, Sant'Andria, Testa neigra. annularis, Cuv. Sargus annularis, L. e Laroche, volg. Sparlo. Charax puntazza, Cuv. Sparus puntazzo, Gmel. Sparus acutirostris, Laroche. Charax acuti-rostris, Bis., volg. Sulla, Moriidda in riviera di Ponente. Sciamido'.

REUNO ANIMALE

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Sci(mini. Corvina nigra, Cuv. Scisena umbra , L. e Ixtcap. Sciwna nigra, B l. , volg. pescio Crovo, Loca. Umbrina cirrosa, Bp. Scisena cirrosa, L. Porr umbra, Lacep., volg. Umbrinha. Scicena umbra, L. e Bp. Cheilodipterus aquila , Lacep. Schiena aquila, Cuv., volg. Figau. Percidat. Pere ini. Ijib'ax lupus, Cuv. Perca lab rax, L. Centropomus lupus, Lacep., volg. Luasso. Giovine spesso punteggialo di nero sul dorso. Apogon rex mullorum, Cuv. Mullus imberbis, L. Apogon ruber, Lacep. Centropomus rubens, Spinola, volg. Castagneiia russa. Anthias sacer, Bl. e Bp. Labrus anthias, L. Lutjanus anthias, Lacep. Serranus anthias, Cuv., volg. Castagneiia russa; confuso
dalla maggior parte dei pescatori, in ragione del color rosso, con la specie precedente.

Serranus scriba, Cuv. Perca scriba, L. Holocentrus argus, Spin. Holocentrus argus, Laroche, volg. Barchetta. cabrilla, Cuv. Perca cabrilla, L. Holocentrus chani, Lacep., volg. Bolaxo. hepatus, Cuv. Labrus hepatus, Lin. Holocentrus siagonotus, Laroche, volg. Bolaxo da tacca neigra. Cerna gigas, Bp. Serranus gigas, Cvv. Perca gigas, Gmel., volg. Meu. macrogenis, Sassi. Nuova specie. B. 7. D. 1 1-16. P. 15. V 7 . 1-5. A. 3 -1 1 . C. 2 0 . Operculum tricuspidatum. Longitu do 7 vices crassitiem, et qtiatuor vices altitudinem evincens. Caput anterius fere per rectilineam attenuatum. Maxilla inferior superiorem excedens dimidia parte longitudinis pro pria? .. Diversissima dalla Cerna gigas, Bp. o Serranus gi gas , Cuv., per il profilo acuto del capo, il numero diverso
dei raggi, e la lunghezza straordinaria della mascella infe riore che ci ha suggerito il nome. Il colore era oscuro uni forme dapertutto; unico individuo finora conosciuto fu

140

HElNO ANIMAI.t preso l anno scorso, e si conserva nella raccolta accade mica.

Polyprion cernium, Val., volg. Liixerna, piccolo, Pampanolto. Sphyramidae. Sphyramini. Sphyrama spel, Lncrp. Esox sp!ivrrna U n., volg. Liisso de m. Atherinidw.

.1 t i m i ni ni.
Atherino hepsetus, Un. e Cuv. , volg. Chetino u. moc/ion , Cuv. Atlicrina hepsolus u u \ 2 mocho, seu mochon,

Delaroche, volg. Cheunau.

B o j e r i , Ris. e Cuv., volg. Cabassn , Abri. Mugil ini.

M ugili<l<t\

Mugil cephalus, Cuv. M. cephalus var. A . , Delaroche. M. cephalus , Ris. , volg. Miisao massn. capito, Cuv. Mugil ram ad a, Ris., volg. Miisau gang. auratus, Ris. e Cuv., volg. Luxento , Miisao dell ou. chelo, Cuv. M. cephalus var. B., Delaroche. M. labrosus, Ris., volg. Musao neigro. labeo, Cuv., M. provincialis, Ris., volg. Leuio. Tetragonuridcc. Tetragonurini. Tetragonorus Cuvierii, Ris., volg. pescio Sbiro. Mullidce. Muliini. Mullus surmuletus, L ., volg. Treggia veaxa , Treggia de scheuggio. barbatus, L ., volg. Treggia de fundo , cavn. Triglidte. Triglini. Trigla lineata, Permani, Rouget cam ard, Cuv., volg. Rubin. cuculus, L. Trigla P in i, Bl. Trig la h iru n d o , Ris. Rouget com un , Cuv., volg. Imbriago.

H EG XO A N IM A LE

141

Trigla aspera His. e Cuv. Trigla cavi None, Lacep., volg. Gal letto. milvus, Lacep. Grondili rouge, Cuv., volg. Fide. obscura, Lin. Morruda, Cuv., volg. Spagnollo, Spagnoletta. corax Bp. Perlon de la Mediterrane, Cuv., volg. Cheussano. lijra, L. e Cuv., volg. Organo. Peristedion cataphractum, Lacep. , volg. pescio Furca. Scurpwnini. Scorpena scio fa , L. La grande scorpne, Cuv., volg. pescio Cappn. porcus, L. La petite scorpne, Cuv., volg. Scurpena. Sebaste imperialis, Cuv. Scorpena dactyloptera, Laroche, \olg. Scurpenin, Scurjyenin de fundo. Trachinidic. Trchinini. Trachinns draco , L m ., volg. Agna. radialus, Cuv., volg. Strascina. araneus, Lin. , volg. StrxiW. ( ranascopini. l ranoscojnts scaber, Lin., volg. pescio Prtvve. Scombridae. Centronotini. Naucrates ductor, Cuv. Gasterosteus ductor, L. Scomber du c to r, B l., volg. Pompano. Lichia glageos, Cuv. Scomber glaucus, L . , volg. Leccia bftstarda. amia, Cuv. Scomber am ia, L. , volg. Serreilia. vadigo, Cuv., volg. Sorretta. Mici'opteryx Dumerilii, Agassiz, volg. Leccia veaxa. bipinnulatus Agas. Seriola bipinnulata, Cuv., Zool. di Frgcinct, t. 61. f. 3. Crediamo poter riferire a questa specie
uno stuolo di 8 10 individui colti nel nostro mare la primavera del 1 8 4 6 , sconosciuti intieramente ai pescatori.

I 42

ItEGNO ANIMALE

Ritrovata

soltanto

nei

mari

equatoriali

della

Polinesia

presso le isole dei Pap, probabile che ci sia pervenuta come il Lagocephalus Penanti dirigendo prima il corso al Ovest verso il capo di Buona Speranza, quindi piegando al Nord sino allo stretto di Gibilterra, pel quale entrata nel bacino del Mediterraneo.

Carangini. Caranx (racfturus, Cuv. Scomber trachurus, L., volg. Su, Soralto. sitare us, lis. , volg. Ciuciallo. luna Geoff., volg. specie de Su. E proprio dell Egitto, e delle
parti orientali del bacino del mediterraneo, ma suol visi tare le nostre spiagge, autunno. iphiadini. poich in un solo anno ne furono presi due individui adulti, l uno in primavera, l altro nell'

Xi/titias gladius, L ., volg. pescio Spa. Tetrapturus belone Rafinesque, volg. specie de pescio Spa. Un solo
individuo fu collo varii anni sono, n i pescatori aveano memo ria d averne visto altra volta.

liramini. Ih ama Hai/, fjtr. Sparus Ray, Block., \olg. Rtindanin. Stroma teini. Stroma lem fiutola, L ., volg. Leccia bastarda. Microchirm, Bp. Scscrinus Rondelctii, Cuv. Lampris guttatus, Retz., volg. pescio R. Rarissimo, proveniente
dall O ceano, di sapore squisito.

Luvarus imperialis, Rafinesque. Ausonia Cuvierii, Risso, volg. pesrio Impcat. di sapore migliore e pi raro ancora del pre
cedente, prendendosene un individuo ogni dieci o dodici anni. L'ultimo preso recentemente fu acquistato per la raccolta acca demica; pesava 0 0 circa libbre.

<;.\ ANIMALE

14."

Coryphcenini. Coryphama hippurus, L ., volg. fndoradda. equisetis, L ., volg. Pappagallo. Questa specie oceanica seb
bene non sia stata giammai indicata nel mediterraneo, pure visita quasi annualmente il nostro litorale, essendo volgar mente conosciuta dai pescatori col nome anzidetto.

Centrolophus pompilus, Cuv. Coryphaena pompilus, L ., volg. Murm, Marn. Zeini. Zeus faber, L in ., volg. pescio San P. pungio, Cuv., volg. pescio San P. Scombrini. Scomber Scmnbrus, Lin., volg. Laxerto. colias, Cuv., volg. Cavalla. Auxis vulgaris, Cuv. Scomber b isu s, Rafin. Scomber Rocheanus, Ris., volg. Strumbo. Thynnus vulgaris, Cuv. Scomber Thynnus, L., volg. Tunno. thunjiina, Cuv. Scomber alliteratus, Rafin., volg. Tunna, Tunnella. brevipinnis, Cuv., volg. Occialun. alalunga, Cuv., volg. Alalunga. Ruvettus pretiosus, Cocco, volg. Murn spinuso. Un solo individuo
fu preso in qu est'ultimi anni.

Trichiurini. Lepidopus ensiformis, Vnndclli. Lepidopus argireus, Cuv., volg. pescio Lamma. Cepolidae. Cepolini. Cepola rubescens, Lin., volg. Cavigea, Picaggia.

.:

Lophotini.
Lophotes Ceped i a n a s , Giorno. Ilarissimo. (iym nelrini.

Trachypterus iris, Cuv., volg. pescio Lamina.

B o n e lli, Cuv . , volg. Lambnca.

Spinola*, Cuv., volg. poscia Lammn. Gobidie. (iobini.

Gobius capito, Cuv., volg. Ghiggin migro, Ghiggin de fundo. Jozzo, B L , volg. Ghiggin de scheuggio. aphya, Sassi, volg. Ruscello. Lo credo ima nuova specie. Cyclopleridw. Cycloplerini. fjepadogaster Desfostaini, Ris., volg. Tacca scheuggio. Esistono varie
altre specie, che sinora non si son potute raccogliere.

Bleunida?. Blennini. Biennius ocellaris, Lin., volg. Bausa, Galletto. gatloruggine, Lin . , volg. Bausa. palmicoruis, Cuv., volg. Bausa. Ichthyocoris basiliscus, Bp . , volg. Bausa. Anarichadini. Clinus argentatus, Valenc. Biennius variabilis, Rafia., volg. Bausetta. Calliomjmidce. Callionymini. Callionymus maculatus, Rafin. Callionym. cith ara, Cuv., volg. Tacca scheuggio. Vi hanno altre specie che non si sono ancora
studiate.

REGNO ANIMALE

145

Lophicke. Lophini. Lophius piscatorius, Cuv. e Bp. Lophius budegassa, Spinola, volg. Gianello, Budegassa. Di carne molto inferiore e
meno buona del seguente, perviene a grandezza quasi mag giore del doppio, motivo per cui chiamato budegassa. Bol lito si scioglie quasi intieramente nell'acqua, mentre l'altra specie rimane della solita consistenza. -

brevipinnis, Cuv. Lophius Budegassa, Bp. non Spinola, volg. Bdcgo, Biidego ruscin. Differisce dal primo oltre la
consistenza della carne pel colore rossiccio, non nero on deggiato, per la forma pi allungato del corpo, pel minor numero dei raggi alla seconda pinna dorsale, finalmente per un carattere che non stato ancora rilevato, cio la membrana nera del peritoneo, mentre nell' altro costan temente bianca. Quindi crediamo coll illustre signor march. Spinola e col principe Bonaparte, andar errato il Valen ciennes nel persistere a voler riunire in una sola le due specie, distinte con avvedutezza dai pescatori, e dai consu matori.

Ordo 10. Godi. Gadidw. Gadini. Morrhua blennoides, Cuv. Gadus blennoides, Pali. , volg. Figaotlo. Merlangus vernalis, Ris., volg. Potassa, Bottassa. Mora mediterrnea, Ris. Gadus furcatus, Swains. Rarissimo nel estate.

Merlucius sinuatus, Sivaitis. Merluccius esculentus, Ris. , volg. Nasello. Lotini. Lota elonga la , Ris., volg. Linarda, Pasiensa. Motella fusca, Swains, volg. Bllua. Phycis mediterraneus, Laroche. Biennius phvcis, L , volg. Mu stella de scheuggio. blennoides, Schneid. Gadus albidus Gmel. Biennius gadoides, Ris., volg. Mastella.
Parte II.
10

146

REGNO ANIMALE

Macruridae. Macrurini. Lepidoleprus trachyrhyncus , Ris. , rarissimo nell estate. Echeneididw. Echenetdini. Echeneis remora, L ., volg. Gratoenha. Ordo 11. Ophiosomata. Ophtdidm. Ophidini. Ophidium barbatum, L ., volg. Scignua. Diaphasia acus, Lowe. Fierasfer imberbe, Cuv., volg. pescio Argento. > dentata, Lowe. Fierasfer dentatum , Cuv. , volg. pescio Argento. Murcenidoe. Muremini. Murcena helena, L. Murunophis helena, Lacep., volg. Moenha. unicolor, Delaroche. Mursena Christini, Ris., volg. Moenha. Conger verus, Ris. Conger vulgaris, Cuv. Mursena couger, L., volg. Brunco quando adulto, Fiagallo, Peagallo, Tiagallo quando piccolo. niger, Ris., volg. Brunco de scheuggio. myrus , Bis. Mursena m y ru s, L ., volg. Biscia de m. Anguilla vulgaris, Cuv. , volg. Anguilla d' (cgua duse. vulgaris, Cuv., var. acutirostris, volg. AnghiUa d cegua s. Sphagebranchus serpa , Ris., volg. Biscia de m. Ophisurus serpens, Lacep. Murena serpens, L ., volg. Biscia de m. Leptocephalini. Leptocephalus Spalla^zanii, Ris. Leptocephalus Morisii, Gmel., Mote d' anciua. Sectio. IV. Plectognathi. Ordo 12. Gymnodontes. Tetraodmtidce.

REGNO ANIMALE

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Tetraodontini. Lagocephalus Pennanti, Swains. Tetraodon laevigatus, Cut;. Tetraodon lagocephalus, Pennoni. L'unico individuo pescato nel
nostro mare, fu descritto dal chiar. sig. march. Durazzo, ed illu strato in seguito nella Fauna Italica dal principe Bonaparte.

Orlhagoriscidce. Molini. Mola luna Nardo. Tetraodon mola, L ., volg. pescio Mem. Oi do 13. Sclerodermi. Balistidce. Balislini. Balistes capricus, L ., volg. pescio Palo. Subcla8sis III. Lophobranchii Sectio V. Syngnathi Ordo 14. Osteodermi. Pegasides. Hippocampini. Hippocampus brevirostris, Cuv. , volg. Cavallo main. Syngnalhidce. Syngnathini. Syngnalhus lyphle, L. Syngnathus Rondeletii, Delaroche, volg. Aguggia. Scyphini. Scyphius litoralis, Ris., volg. Aguggia. Subclassis IV. Marsipobranchii Sectio VI. Oyclostomi. Ordo 18. Helmintoidet. Petromyzonidce. Petromyzini. Pelrotnyzon marinus, Lin., volg. Stua peixe.

RETTILI

rettili si trovano rari anzi che n o , s in numero che in ispecie,

il che forse deve ripetersi dall aria piuttosto asciutta del nostro cli ma , essendo noto che essi hanno largo predominio nelle zone umide equatoriali. Unico fra i nostri rettili forniti di veleno si la Vipera

aspis, M e r abitante soltanto nelle vette pi montane dell'Apennino, mancando fortunatamente fra noi la velenosa Pelias berus, Mer., pro
pria di molti luoghi palustri d'Italia. Siamo privi di varie specie di colubri, e salamandre acquatiche viventi in Lombardia, mentre invece possediamo il Thimon ocellatus, Tschudi, e VAscaloboles Mauritanicwt, B p., che in quella non furono osservati.

Chelonj. Emys lutaria, Mer., volg. Tartaruga. Thalassochelys caretta, B p., volg. Tartaruga de m. Saurj. Podarcis muralis, Wagl., volg. Griglia. Lacerta agilis, Daud. , volg. Lagheu.

I ')0

R I'tiM l

.1.

7 '/limoli o c e l la t n s ; T s c h u d i , volg. L a g h eu d e cosfr.

Ascahtboles Maaritanicas , l p . , volt'. Scurpiin. Sps chfi/citles , Cuv.


A nguis fragili*, Lin., volg., Sagueggia , S e ix c lla , Seiguel/a. Oftdj.

Citili.ber v irid i-fla v u s, L acep. , volti, Biscia xeUinha. Z u n e n is Riccioli, B p . , volti. Biscia. Waphis gua d rilin ea lus, . , volti. Biscia raltaii. \ n l r i x torquata, M er., v o l g . Biscia d ' (pgita. tea,telata , M e r., volg. Biscia. Vipera a s p is , M er., volg. Vipera. Bei Ir a cj. ligia v irid is, L a u r ., volg. Ram a, n a ia di limoin. Rana esculenta, L . , volg. Rama da mangia. tem porarea, volg. Baggio giano. Bufo vu lg a ris, Laur., volg. Baggio. Salamandra m aculata , L a u r . , volg. Sencstro, Sevestro, Silvestro. Seiranota per spici l l a t a , B p . , volg. Siestro. Triton crista tus, Laur.

UCCELLI

due susseguenti cataloghi, dovuti alla gentilezza e al sapere del

signor marchese Carlo Durazzo, basteranno a far conoscere quante e quali sicno le ricchezze ornitologiche della Liguria. 11 prim o, a nostro giudizio, l'unico necessario, stato regolato secondo il giusto concetto della presente Guida. La prima colonna contiene i nomi lo cali e vernacoli delle diverse specie, disposti secondo ordine alfa betico; la seconda, la loro sinonimia scientifica; la terza, le loro particolarit statistiche. Le generalit della classe si possono ridur re, riguardo alle abitudini, alla nota seguente che abbiamo dovuto estrarre dal manoscritto comunicatoci dal marchese Durazzo. Due, coni consueto, sono le passale (degli uccelli nelle no stre co n trad e); l una a primavera, ed allora gli uccelli giungono dal mare, alcuni per ristarsi e por nido, altri per seguitare a paesi pi mediterranei; la seconda in autunno, nella quale alcuni per la via stessa si rendono alle loro patrie, e la maggior parte si ten gono, lunghesso la riviera di Ponente, per la Francia e la Spagna. Nei rigidi inverni gli acquatici lasciano il Nord e vengono in cerca di molle clim a, ma il difetto di paduli non ci fa avere il pi di essi che in passando, poich seguono il loro viaggio verso Provenza o verso Toscana o Romagna. Quando poi le nevi cadono in copia

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RE6X 0

ANIMALE

a coprire i nostri m on ti, allora gli uccelli che amano le alture e le rocce calano affollatissimi alle falde apennine; ed iu siffatta occasione che ne facciamo abbondante caccia. Dessa si fa alle uccelliere con reti aperte, rasenti terra, nei luoghi pi a ridosso dai venti settentrionali. Ne dintorni di Savona alcune uccelliere, nelle pi fredde giornate, colgono tra i mille e i duemila individui. Di quelle de sobborghi di Genova, le meglio stimate, e che prendono dai cinque ai mille, sono poste tra la badia del duca Pasqua a Se stri Ponente, fino oltre il Comune di Pegli. In autunno, al di l del capo di Noli, grandissimo l uso della pania. Assai abbondante abbiamo noi il passaggio in primavera delle specie comuni; e per, innanzi fosse vietato dalle leggi test promulgate, si tendevano molte re ti, principalmente per far preda di nottolani, i quali, ingrassati, diventano bocconi squisiti e ricercati. In autunno invece la caccia riesce scarselta per la preda incredibile che si fa nelle provincie lombardo venete, e soprattutto nella bergamasca e nella bresciana, luoghi di primo arrivo, ove non possidente che non abbia pi roccoli e paretai. Il secondo catalogo vuoisi dire scientifico, perch l ordine e la no menclatura, affatto stranieri alle cognizioni e alle pratiche del vol go, sono sistematiche creazioni dei maestri della scienza. La sino nim ia, apposta nella seconda colonna del primo catalogo, mi avrebbe fatto considerare l altro come una duplicazione, e l'avrei credulo inutile, se il marchese Durazzo non vi avesse inserito varie specie che non potevano avere posto nel primo, per essere da noi raris sime o fortuite e quindi senza nome vernacolo, e se egli non avesse colta l occasione di aggiungervi varie osservazioni nuove e profit tevoli all avanzamento dell ornitologia. A preferenza del metodo pro posto dal principe di Canino e adottato dal marchese Durazzo nelle sue notizie Degli uccelli liguri, Genova 1 8 4 0 , viene seguito quello del signor H. Schlegel, siccome pi adatto a comune servizio degli

amatori. Abbandonando un metodo che sembra per pi consenta neo alla filosofia della scienza, egli teme soltanto d'incorrer taccia di troppo inconstante. Siamo persuasi che il mondo scienziato non du
biter di assolverlo pienamente da questo rimprovero preso in astrat to, essendo ad ognuno notorio e sapendo noi per propria esperienza, che la vita del naturalista, qualora sia diretta dal costante e dall unico amor del vero, una catena di successivi pentimenti.
m.

s.

RE GNO

ANIMALE

CATALOGO

PRATICO.

VOLGARE

HOMI SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

A gugia............................. A gugia............................. neigra.................

Circaetos gallicus . . . Buteo lagopus................ vulgaris. . . .

Numerosa nel passag. ed annida. Casuale. Abbondantissima nel passaggio entrambe stagioni ed annida.

Allochelto......................... Annia n e ig ra ................. sca.....................

Otus s c o p s ..................... Anas n ig r a ..................... f u s c a .................

Comune ed annida. Casuale nel 1 8 4 4 . Non rari i giovani in prima vera, rarissimi gli adulti.

Aquila de mA.................

HaliaStos albicilla . . .

Di raro passaggio iu primavera ed autunno.

oeigra................. pesceua . . . .

Aquila naevia................. Pandion halialos. . .

Passa io primavera ed autunno. Soggiorna inverno lungo i nostri torrenti.

r e .....................

Aquila f u l v a ................. Vultur fulvus................. Gypatos barbatus. . . Vultur cinereus. . . .

Abita le alte nostre rocce. Casuale. Soggiorna nelle nostre Alpi. Casuale ne* dintorni di Genova, pi spesso visto a Savona.

A v o llo io ......................... barbno . . . . neigro................

Balaioha da eoa lunga. da lesta oeigra.

Motacilla boarula . . . melanorephala et cinereo-capilla.

Abbondante e di permanenza. Specie identica, di passaggio in primavera. Abbonda il passaggio e molte copie vi soggiornano.

Barbagianni, o Ouco .

Strix aluco.....................

Barbaotto, o Sbiro . .

Cypselus apus.................

Abbondantissimo

ed

annida.

Quest anno i 2 7 gennaio ar riv in gran copia, senza meno per cagiooe dei rigidi freddi nell Africa.

!SB. Riguardo all'ortografia genovese si seguita quella proposta dallab. Olirieri nel suo dizionario genovese italiano, salvo alcuna modificazione.

154

REGNO ANIMALE

NOME VOLGARE

NOME SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

Bardo, o Grixin. . . Bazan du collo gianco.

Acccntor alpinus . . . Muscicapa albicollis . .

Comune in inverno. Scarso in primavera, n mai visto in autunno.

du peto russo .

parva ...............

Un individuo fu preso nella pri- j

mavera del 1 8 3 5 , ed un al- | tro uelT autunno del 1845. e r ix o ............... grisola . . . . Annida ed piuttosto abbon dante.
M*UO..................

alricapilla . . .

Alquanto scarso, ma penso che annidi, poich in aulunuo abbiamo individui giovani.

Beccafigo .......................

Silvia horleusis . . . .

1 Di abbondante passaggio ed an nida.

du peto gianco.

cinerea . . . .

Aunida e viagg. le due stagioni. Trovasi in autunno a tutto mar zo, qualche volta annida.

Beccassa ......................

Scolopax rusticula. . .

de m............... de m...............

Limosa melanura . . . rufa...................

Passa solo in primavera. Si vede soltanto iu autunno. Soggiorna inverno e viaggia in primavera.

Beccassi comune . . .

Scolopax gallinago. . .

da cua larga .

Br l i emi i . . . .

Soggiorna inverno e viaggia in primavera.

mazze Dgo . . .

maior...............

Viaggia in primavera ed au tunno.

surdo ...............

gallinula. . . .

Dimora inverno e parte a pri mavera.

Becco c ia tto ...............

Anas clvpeata...............

Di passaggio in primavera, e qualche volta in autunno i giovani.

(io sardo . . .

Silvia sarda...................

Annida in iscarso novero, ma sedentario.

t o r l o ...............

Loxia pytiopsittacus. .

Avuto dal Calvi, da me mai visto.

t o r t o ...............

curvirostra .

Pass in estate, non annual mente.

KEGNU ANIMALE

15 5
OSSERVAZIONI

NOME VOLGARE

NOME SCIENTIFICO

B e r b e x io ......................... cua lunga . . .

Parus coerulcus. . . . caudatus. . . .

Sedentario. Annida a m onti, io iuverno scende agli oliveti.

siiffeuo . . . .

cristatus. . . .

Raro ne dintorni di Geuova, pi comune in riviera di Poneute.

B erla.................................

Pica v a r i a ....................

Annida nelle interne valli dei monti.

B i a n c o l a ......................... de spalle neigre.

Motacilla elba................. lugubris. . . .

Abbondantissima e sedentaria. Qualche individuo si preda ogni primavera, per giunge pi tardi dell altre, io autuono. mai vista

Bibio sarvego

. . . .

Otis t a r d a ..................... Ficedula trochilus. . .

Casuale ne rigidi inverni. Annida a monti, e migra in settembre.

B o e n .................................

B o n .................................

icterina . . . .

Di passaggio piuttosto raro nelle due stagioni.

gianco.................

Bonellii . . . . rufa.....................

Numeroso ed annida. Permanente. Sedentario. Come il precedente.

B o i n e t l o ......................... Buscbin da monti. . . Buschin.............................

Accentor modularis . . Saxicola rubicola . . .

Caiorno foest . . . . lumbardo . . .

Lanius meridionalis. . excubitor . . .

Assai raro. Di scarso passaggio entrambe stagioni.

mezzan . . . . nostri.................
testa rossa. . .

m inor................. collurio
. . . .

In gran copia ed anuida. Come il precedente. Come il precedente. R ara, ma annida. Aunida e parte io settembre.

r u f u s .................
. .

C aland ra......................... Carcabaggi, o tetta era-

Alauda calandra. .

Caprimulgus europaeus.

Cardainha.........................

Fringilla carduelis. . Authus campestris.


.

. .

Comune e sedentaria. Annida ed abbonda nelle due stagioni del passaggio. ............................... .....
........... ................. ...

156

REGNO ANIMALE

NOMB VOLGARE

NOME SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

Ciarla g ro ssa .................

Antbus Richardii . . .

Yedesi sui finire d autuuno piut tosto srarsa, ma credo che annidi.

Ciarleltua lumbarda . . nostra................. nostra.................

Silvia curruca................. Ficedula ambigua . . . hypnlais . . . .

Annida e parte ili autunno. Di passaggio ed annida. di passaggio nelle due sta gioni ed annida.

Ciattarn......................... Cigno sarvsgo . . . .

Emberiza miliaria. . . Cygnus musicus. . , .

Sedentario. Accidentale in primavera ed au tunno.

Ciuffo russo..................... Ciurlo de m, o Tan talo. Ci urlo! l o .........................

Anas rufina..................... Ibis falcinellus . . . .

Piuttosto raro in primavera. Passa in primavera, in autunno non si veggono che giovani.

Numenius tenuirostris. Columba palumbus . .

Raro in inverno e primavera. Annida ai monti ed abbon dantissimo il passaggio au tunnale.

Colimbo.............................

Colymbus septentriona lis.

Di passaggio in inverno, co muni i giovani, rarissimi gli adulti.

mezzan . . . .

glacialis . . . . arclicus . . , .

Casuale un giovane nel 1 8 4 3 . Comuni i giovani, rari gli adui ti.

Collo verde.....................

Anas boschas.................

Comune ed abbondante in in verno.

Cumbo sarvtego. . . .

Columba oenas . . . .

Annida a' monti ed numero sissimo nel passaggio autun nale.

da rocche . . .

livia..................... . . . .

Pi raro dell antecedente. Soggiorna a monti ed casuale al litorale.

Cornaggia seneenha . .

Corvus cornix

C ornagetta..................... Crovo .............................

monedula . . . frugilegus . . .

Alquanto rara. Comune in autunno e nei freddi inverni.

de m neigro .

Puffious arcticus . . .

Comune in inverno ed estate.

REGNO ANIMALE

157
OSSERVAZIONI

NOME VOLGARE

NOME

SCIENTIFICO

Crovo de m neigro .

Puffinus obscuros . . .

Due individui ne avemmo, uno nell agosto, altro in set tembre 1 8 4 5 .

de m senein .

cinereus. . . .

Comunissimo in estate ed au tunno.

du becco giano. du becco russo.

Pregilus graculus . . . Pyrrhocorax pyrrhoeorax.

Sedentario a monti. Come il precedente.

impej

. . . .

Corvus corax ................. Anas a c u la ..................... Lusciola cyanecula. . .

Sedentario. Comune in primavera. Di passaggio iu primavera, rara in autunno.

Cua l u n g a ..................... russa a pelo bleu

russa moa. . . russa montagninha.

Thitys. . . . . phoenicurus . .

Permanente. Di passaggio in primavera.

Ciiarussn o Merlo muo iali. Cucco ............................. du s&ffo. . .

Turdas saxalilis. . . .

Annida e migra in autunno.

Cuculus canorus. . . . glandarius. . .

Annida, comune e migra. Passa quasi sempre a prima vera.

Cu gianco d aia . . . de Uera. . . .

Hirundo urbica . . . . Saxicola oenanthe. . .

Annida numeroso. Annida in copia e parte in au tunno.

Diigo o Crav . . . .

Olus bubo .....................

Sedentario.

Panello............................. corso ................. de muntagna .

Fringilla cannabina . . linaria................. flaviroslris. . .

Permanente e comune. Piuttosto raro. Casuale. Alcuni anni abbondante, altri scarso. Da qualche anno abbonda ambe stagioni.

Farco de pad . . . .

Circus rufus..................... .

mangia vespe .

Pernis apivorus. . . .

pellegrin

. . .

Falco communis. . . .

Soggiorna tra dirupi di Porto fino e viaggia in primavera.

158

HEGNO ANIMALE

1
NOME VOLGARE NOME SCIENTIFICO OSSERVAZIONI

Farco s e n e i n ................ sencin.................

Cireus cineraceus. . . cyaneus . . . .

Passa in primavera ed autanno. Come il precedente. Quando pi, quaudo meno in primavera.

Farclietlo di p rusci .

Falco ru fip es.................

di picei . . .

aesalon . . . .

In primavera ed autunno, piut tosto raro.

gianco.................

Circus pallidus . . . .

Alcuni anni abbonda, altri scarso.

sco .................

Falco subbuteo . . . .

Abbonda in primavera pi che in autunno.

Fenuggi.......................... g r i x o .................

Salicaria aquatica . . . locuslella . . .

Comunissimo. meno abbondante del prece.dente.

Forapagge ..................... Franculin......................... F ren g u ello...................... da neive . . .

pbragmitis. . .

Abbonda entrambe stagioni. Sedentario. Come il precedente. Casuale al litorale, sedentario nell* Alpi.

Tetrao lagopus . . . . Fringilla coelcbs . . . nivalis.................

mantagnin. . .

monti fringilla.

Numeroso in inverno, annida a monti.

Frenguelletto de m. .

Thalassidroma pelagica.

Cornane in primavera a latta estate.

F rixin.............................

Coccolbraustes vulgaris.

Annida e viaggia ora in mag giore, ora in minor numero.

F u le g a .............................

Fulica a t r a .....................

Cornane in primavera ed au tunno.

da cresta . . .

cristata . . . .

Casuale

G ab b ia n........................
neigro.................

Lestris parasita . . . . pomario . . .

Casuale. Qualche individuo tetti gli anni in primavera ed ostate.

Gallioba siiltanha . . .

Porphyrio hyacinthinas. Gallinula p o m n a . . .

Casuale. Cornane io primavera ed aatonno.

Gallioetta grixa. . . .

REGNO ANIMALE

159
O SSU VA ZIO M I

NOME VO LG ARI

NO M I s a iN T ir iG O

Gallinella grossa . . .

Rallas aquaticus. . . .

Abbonda in primavera e qual* che individuo si ha tutte le stagioni.

grossa da tacca. mezanha. . . .

Gallinola ehloropas . . pusilla................. Raillonii. . . .

Comune entrambe stagioni. Di passaggio in primavera. Come il precedente. Numeroso nel passaggio e qual* che copia annida.

. pkeinba. . . . Galletto de m ano. . .

Upupa epops .................

Gallo de muntagna . . grosso de mon tagna. G arg an ella..................... Garb .............................

Tetrao t e t r ix ................. urogallas . . .

Sedentario. Casuale nel 1 8 3 2 .

Anas querquedula. . . Oriolus gaibaia . . . .

Cornane in aprile e maggio. Di passaggio abbondante iu pri mavera , pi scarso in autonno.

Gazzanha .........................

Garrulus glandarias. .

Annida ed abbonda tatte le sta gioni.

G i a n e t t a ......................... Gi netta co de setrn .

Motacilla flava . . . . R a y i .................

Comune ed annida. Assai rara in primavera, spe cie ben distinta dall antece dente, principalmente dalla misura dei tarsi.

Giaeo da testa rossa.

Charadrius cantianas .

Alquanto rara in primavera ed autunno.

de agio doa.

minor.................

Annida pressd i torrenti ed sedentario.

da testan . . .

bieticola. . . .

Come il precedente. Annida e migra in settembre. Viaggia in inverno numeroso e qualche copia sedentaria.

Giugo-giugo.....................
i

Silvia orphea................. Corvus corone . . . .

Goa . .

.....................

G r i v e a .............................

Alauda arvensis. . . .

Soggiorna a monti e passa nu merosa in inverno.

de Corsega . .

cantarella . . .

Abbonda ne freddi inverni. Comunissima.

G r a .................................

Grus c in e r e a .................

160

HEiNO ANIMALE

I
NOMB VOLGARE

[ 1

NOME

SCIENTIFICO

I i
1

OSSERVAZIONI

; Lodoa du siiffo . . . .

Alauda cristata . . . .

Piuttosto rara da uoi, ina sedentaria e numerosa nelle

pianure d Albenga. L iig a m ............................ Fringilla spinus . . . . ! Liigao c r s o ................ citrinella Abbondantissimo nel passaggio d autunno e d inverno.

. . . ! Piuttosto raro in autunno.

1 Magnaninha.................... Magran............................

j Silvia provincialis. . . Alca lo r d a ....................

Permanente ed annida. 1 Connine ne rigidi inverni, que| st anno abbondantissimo. Accidentale.

du collo russo . du suffo . . . . gianco................

Podiceps rubricollis . .

cristatus. . . . [ Raro in inverno.

Carbo graculus mediter 1 Accidentale. raneus.

grosso neigro . piccin ................ shciavun. . . . t u r c o ................

cormoranus . .

Come il precedente. Tu tte le stagioni. Raro in inverno. Alcun numero maggiore del pre cedente.

Podiceps mi n o r . . . . cornutus. . . . auritus . . . .

Marmn frattin . . . .

Mormon arclicus . . .

Da quando a quando se ne vede alle spiagge qualche individuo.

fra ttin ................

gl aci al i s. . . .

Come antecedente. Annida e soggiorna in picriol numero.

Marlin pesco................

Alcedo ispida................

M arseu............................ spilorso . . . .

Vanellus cristatus . . . squa tarola . . .

Comune tutte le stagioni. Di passaggio in primavera. Sedentario. Come P antecedente. Sedentario. Quando abbondante e quando scarsissimo.

Merlo................................ ciapp................ da cua gianca . franco................

Tu rd u s merula . . . . cyaneus . . . .

Saxicola cachinnans . . t or quata. . . .

pesco................ reusa ................

Cincius aquaticus . . . Pastor roseus................

Permanente.

In primavera adulto, in autunno


qualche giovane.

-----------------------

ANIMALE

itil

NOM E VOI.tiAIlE

NOME SCIENTIFICO

OnsEU\

Moetta do sullo. . . . g r i x a ...................

Anas fu lig u la ................... m arila................... f e r i n a ..................

In inverno e primavera. Accidentale. In primavera. Passa in autunno e tutto in verno.

M oclln................................ M u n eg h etia.......................

Parus palustris . . . .

Muneghinha........................ Muneghinha....................... M o i a ..................................... Musa g r a n d e ..................

Recnrvirostra avocetta. Sterna minuta . . . .

Casuale in primavera. Rara in primavera ed autunno. Aunida od sedentaria. Piuttosto rara in inverno e pri mavera.

Silvia subal pi na. . . . Numcnius arquata. . .

Niggio r e a .......................

Milvus regalis...................

Annida e viaggia piuttosto nu meroso.

sciio.......................

n i g e r ..................

An nid a,

ma pi

raro

del

precedente. Nuttuao................................ Embcriza hortulana . . Abbondantissimo entrambe sta gioni. de levante. . . melanocephal . Non di costante primavera. di muslasci . . c a e s i a ................... Accidentale. passaggio in

Oca c i a p p & a ...................

Larus argentatus . . .

Comune tutte le stagioui ed an nida.

de m

. . . .

ma r i nus . . . . fuscus..................

Pi comuni i giovani. Comune tutte le stagioni ed an nida.

de spalle neigre.

niczzanha . . . sar vt ega. . . . sarvaega . . . .

canus ..................

Come il precedente. Casuale. Passa in primavera ed animino. Di passaggio iu primavera. Casuale. Abbondantissimo. Abbonda in febbraio e marzo ed annida.

Anser albifrons . . . . s e g e l n m. . . .

Ocliin capiissin . . . . cu de rcu sa . . fraltin ................... gianco...................

Larus capistratus . . . gclaslcs . . . . ridibundus. . . tridactylus. . .

Parte II.

11

IG i

<;\

ANIMALE

NOME

VOI G VHE

NOME

S CI E NT IF IC O

O SS E R V A Z I O N I

CVhin testa neiiira . .

Larns melanocephalus .

Abbonda in primavera e qual che individuo in tutte le sta* gioni.

O rlim e lo ................

m inutus

. . . .

Qualche individuo ogni anno; i fu abbondante nel 1844.

O stre g a n le ..................... Olardinha......................... i Ouco e i a n r o ................ testa grossa . .

Haematopus oslralegus. Otis t e tr a x ..................... Slrix


flam m ea

Tutti gli anni qualche individuo. Casuale ne rigidi inverni. Annida e vi fa stabile dimora. Annida, passa in maggio ad | ottobre.

. . . .

Olus brachyotus. . . .

Parisseua......................... mustascetti . .

Parus m a i o r ................. biamircus . . .

Sedentaria e comunissima. Accidentale; annid nel 184 3 lungo la Polcevera.

Parissuin.........................

a te r.....................

Di solo passaggio in primavera ed autunno.

Passua de passaggio. . montaninha . .

Passer domesticos. . . montanus . . .

Si vede in autunno. Annida e ne abbonda il pas saggio in autunno.

nostra................. sarda .................

cisalpinus . . . salicarius . . .

Sedentaria. Annida in picciol numero ed sedentaria.

P a s s u n .........................

petronia. . . .

Annida, sedentario ed abbon dante il passaggio.

P e c c e t t o ......................... Pellican............................ P en d u li ......................... Perdigiorni air n . . . foesl................. gianco................. g r i x o ............................

Lusciola rubecula . . . Pelecanus onocrotalus . Parus pendulinus . . . Ardea garzella . ; . . bubulcus. . - . alba..................... stellaris . . . .

Permanente. Casuale. Come il precedente. Alquanto raro. Casuale. Come antecedente. Numeroso in primavera, pi raro nell altre stagioni.

neigro.................

nycticorax. . .

Abbonda in primavera, casuale in autunno.

paggiain. . . .

comata . . . .

Arriva a tarda primavera.

REGNO ANIMALE

163

SOME

YOLGARK

NOME SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

Perdigiorni piccia

. .

Ardea nuotila.................

Comune in primavera, raro in autunno.

russo .................

purpurea . . .

Comune in primavera ed au tunno.

senein.................

cinerea . . . .

Raro in primavera ed autunno. Comunissima e sedentaria. Annida da alcuni anni, qua portata dalla Sardegna.

Peraixe cumbsea . . . de Sardegna. .

Perdrix graeca . . . . petrosa . . . .

russa .................

rubra .................

Comunissima e sedentaria. Comune in maggio. Arriva in inverno abbondante. Annida e soggiorna abbondante. Casuale nell agosto del 1843. Accidentale. Sedentario. Raro. Sedentario. Come il precedente. Comune in maggio, raro in au tunno.

Pernixotto de m i. . . P e rru c c h e tto ................. P e l r o o e l l a ..................... P i c u n z o ......................... neigro................. o Picco . . . . seucin................. verde..................

Glareola pra(incoia . . Anas c r e c c a ................. Alauda arb orea. . . . Picus m edius................. martius . . . . m a jo r ................. canus ................. viridis................. m in o r.................

P ic u n z in ......................... Pignuelto.........................

Tringa minuta . . . .

Pitia-agni o picunxin de miiagia. Pitta furmigue . . . .

Tichodroma muraria. .

Annida a monti, ove soggiorna.

Iunx lorquilla.................

Annida in gran copia ed alcuni ci svernano.

Pilla m u scin ................. Pitlunzomuntagnin o ciii citi.................................

Salicaria cisticola . . . Siila europaea . . . .

Sedentario. Sedentario.

Q uag ia.............................

Coturnix vulgaris . . .

Annida iu iscarso numero, ma u comune il passaggio.

Quattr e u g g i ................

Anser clangula . . . .

In primavera , comuni i gio vani.

Ram peghin..................... Raclin.....................

Cerlhia familiaris. . . Troglodytes troglodyles

Permanente. Sedentario e comunissimo.

104

HF.<;\0 W tM V LE

NOMR

YoI.GAHE

INoMK

SCIEN TIMCO

OSSEA

Requagiu......................... Ruiulantnliu....................

Crcx pratensis . . . . Hirurulo rustica . . . .

Comune ambe le stagioni. Annida numerosissima e parte in autunno.

do ma................

Storna cantiaca . . . .

Di passo non comuue in pri mavera ed autunno.

de ma................

hirundo . . . . leueopareja . .

Comune. Varii individui furono presi nel 181 0 e i.

cria fianca . .

macrura. . . . paradisea . . . caspia ................. anglica . . . . leucoplera . . .

Casuale. Casuale in primavera. Casuale. Di passaggio in prim. ed autun. Comunissima. Giugno sul tardo autuuno ed in iscarso numero.

do ma grossa . sampe neigre . scneinha. . . . da cu russo. .

Hirundo rufula . . . .

Ruudun............................. Ruscigneu d' Africa . . da caunc . . .

Cypselus melba . . . . Salicaria galactodes . . arundinacea . .

Giunge scarso nell inverno. Accidentale. Comune in primavera, raro in autunno.

da sarxi. . . .

Luscinoides . .

Di passaggio maggiore in pri mavera e minore in autunno.

de padii. . . . de padii. . . . lumbardo . . .

c c l l i i ................. palustris. . . . lurdina . . . .

Passa a primavera ed autunno. In primavera raro. Abbonda in aprile, e pi raro in autunno.

R u s c ig n e u ..................... Riiscacic dai Nizzardi.

Lusciola luscinia

. . .

Comunissimo ed annida. Abita i monti della contea di Nizza.

Calharles porcnoplerus.

Scappaxin da gua glau ca.

Saxieola aurita . . . .

Annida

in iscarso numero e

parte in autunno. da .mia neigra .

slapazina

. . .

Come antecedente. Fu abbondantissimo nel settem bre 1815 ed annunzia sem pre un rigido inverno.

Sciacca nissour . . . .

Carvocatactes tados.

caryoca-

REGNO ANIMALE

165

NOME

VOLGARE

NOME SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

S c i g u n .........................

Pyrrhula vulgaris. . .

Annida a monti e scende in in verno alle spiagge.

Scurialtn o Tesln. .

Oedicnemus crepilans .

Comune primavera ed autun no, qualche individuo vi sog giorna.

Seneento .........................

Hirando riparia. . . .

Annida e qualcuno sverna sulle nostre spiagge.

Seneenln

.....................

ropestris . . .

Giunge il primo per annidare a monti.

Serapicco......................... Serenha .........................

Numenius phaepus . . Merops apiaster. . . .

Comune nelle due stagioni. Passa nelle due stagioni, an nida in Monferrato.

fostea . . . .

persica . . . .

Casuale nel 1 834 . Passa a primavera, di rado in autunno e qualche volta an nid.

Serenn .........................

Coracias garrula . . .

S e m i t a .........................

Mergus serrator. . . %

Comuni i giovani in inverno e primavera.

Sia boschinha o stre pa ssaa da canoe . . .

Emberiza scboeniculoides. schoeniculas . .

S incontra ne rigidi inverni.

Di passaggio numeroso io au tunno, che protrae tutto in verno a seconda del maggior freddo.

da neivc . . .

Plectrophanes nivalis .

Accidentale in inverno e sem pre giovani.

montagninlia. .

Emberiza cirlus. . . .

Annida, numerosa nel passag gio , molle sedentarie.

n o stri.................

e i a .....................

Annida, numerosa nel passo e molte sedentarie.

paggrra . . . .

citrinella . . .

Come l antecedente. Annida e passa numeroso. Assai raro in primavera, in

S iaen ................................. Sian.................................

Pyrrliula serinus . . . Emberiza palustris . .

autunno qualche giovane. S ie tlo a ............................. Falco cenchris . . . . In primavera ed autunno raro.

REGNO ANIMALE

NOME VOLGABE

NOME SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

S ie lln a .............................
g r i x i a ...................

Falco tinnunculus. . . Astur nisus.....................

Permanente. Annida a monti e migra in au tunno.

S i i n .................................

Emberiza pusilla , Du ra zzi , Bonap.

Se ne prende qualche indivi duo ogni anno lungo le due riviere.

Siglieugiia gianca . . . neigra.................

Ciconia a l b a ................. n i g r a .................

Passa in entrambe stagioui. Rarissima in livrea adulta, sem pre giovani stagioni. nelle consuete

1
Simma

o gambe lunghe

Himanlopns mclanopterus.................................

Si vede alcuni anni in prima vera , raro nell autunno. Di passaggio in primavera. Sedentario e comune in tutte le stagioni.

r o s !i ........................

Saxicola rubetra

. . .

S - s .....................

Anthus aquaticus . . .

da ;ua russa

ruigularis. . . pratensis . . .

Annid, ma assai rara. Abbonda nella passata autun nale, ed sedentario.

da

pr ot i . . . .

Si\otta
- -

..................................

Silvia n o ctu a ................ Tengmalmi . .

Sedentario, ma piuttosto raro. Pi rara della precedente, n so se v abbia nido.

testa gro>sa . .

Sm ergo.............................

Mergus merganser

. .

Di passo ne9freddi inverni, pi comuni i giovani.

gianco. . . . .

albellus . . . .

Qualche anno abbonda ne ri gidi inverni, in altri scarso o nullo.

Spatola............................. Sparve ............................. Spia de nolluan. . . .

Pia teola leucorodia . . Astur palumbarius . .

Casuale. Come la precedente. Soggiorna ed abbondante nel passaggio.

Anthus arboreus . . .

S p il o m n .........................

Tringa Temminckii . .

Comune in maggio, autunno.

raro in

Spilorso............................. Spilorso.............................

Plialaropus cinereus. . rufescens . . .

Casuale nell agosto del 1 84 5. Pi individui furouo presi dal 1 8 4 3 in poi.

REGNO ANIMALE

167

'"T
NOME VOLGARE NOME SCIENTIFICO OSSERVAZIONI |

| Spilorso da gamba lunga da sceuggio. . Totanus glollis . . . . Tringa hvpoleucos. . . Di passaggio entrambe stagioni.

j
i

Abbondante in primavera, pi , raro in autunno.

di multi. . . . du c-c . . .

puguax . . . .

Come antecedente. Si vede in maggio, pi raro in autunno.

Tolanus calidris. . . .

du cu giaoco . du tri-tri . . . fav grixo. . . femmiua du cu giaoco . . .

ochropus. . . .

Di passaggio in'primavera. Passa in primavera ed autunno. Passa in primavera. Yedesi in maggio, pi raro in autunno, e qualcuno v an nida.

Tringa cinclus . . . . Totanns stagnatili . . glareola . . . .

grixin . . . .

Tringa subarquata. . .

Numerosissimo in maggio e giu gno.

mou.....................

Totaous fuscus . . . .

Di passaggio io primavera ed autunno.

piccin................. russo .................

Tringa platyrhyncha. . canutus . . . .

Casuale. Piuttosto raro in primavera e pi raro iu autunno.

sciio..................... senein.................

maritima . . . arenaria. . . .

Di passaggio iu primavera. Ne passa qualche numero in pri mavera ed autunno.

Slerua .............................

Perdrix cinerea. . . .

Permanente, e numerosissima nel passaggio.

Stu rn ello .........................

Slurnus vulgaris. . . .

Numerosissimo entrambe gioni ed annida.

sta

T e ra iu lia .........................

Alauda brach)dactyla .

Passa in primavera, ma non si vede in autunno.

Testa de gatto . . . *

Olus olus.........................

Annida ed abbondatile il pas saggio in autunno pi che in primavera.

d o u ................

Regulus cristatus . . .

Comune in inverno a ljilo r a le , , sedentario a monti.

dou siiffelto. .

ignicapillus . .

Come il precedente.

1 6 8

R EG NO

ANIMALE

NOME VOLGARE

NOME SCIENTIFICO

OSSERVAZIONI

Testa

neigra

monta-

Silvia melanocephala .

Permanente e comunissima.

gninlia . . . neigra................. r u s s a ................ atricapilla.. . . Permanente. Di passo iu autunno fino a tutta primavera. Teslunolto biuudo. . . de fimme. . . Cursorius europaeus. . Cbaradrius pluvialis. . Casuale. Pi abbondante in primavera che in autunno. de Peuggio gros so ................. Turdena o Turdeuia noTurdos viscivorus. . . Abbondante di passaggio, an nida ed sedentario. Turdcuia corsesca. . . pilaris................. Di passaggio durante tatto l in verno. Turdo corsesco . . . . di piccin . . . iliacus................. solitarius minor nostra................. aut . . . Annida ed numeroso nel pas saggio che protrae da au tunno a tutto marzo. T u r tu a ............................. T u i-tu i............................. Columba turtur . . . . Ficedula sibilatrix. . . Numerosissima ed annida. Di passaggio in primavera ed autunno, annida. Come la precedente. Casuale nell autunno del 1 8 4 3 . morinellus. . . Assai pi raro dell antecedente.

Anas penelope . . . .

musicus. . . .

Verdn.............................. bastardo o verdunetlo. Volta s a s c i.....................

Fringilla chloris. . . . incerta . . . .

Comune ed annida. Assai raro in primavera ed au tunno.

Slrepsilas interpres . .

Piuttosto raro.

REGNO

ANIMALE

G l>

CATALOGO

SCIENTIFICO

UCCELLI DI RAPINA.
F a lchi N o b il i. POJANE.

1. Falco communis Gmel. 2. 3. subbateo Linn. Eleonorae Gen. (') aesalon Gtnel. tinunculus Linn. ceocbris Naumann. rufipes Betecke.

19. Buteo vulgaris Wittughbis. 20. lagopus Cuv.


F alco P e c c h i a i o l o .

4.
5.

6.
7.

2 1 . Pernis apivorus Cuv.


Cmcaeto.

A st o r i.

2 2 . Circatos galiicus Cuv.

8 . Astur palutnbarius Cuvier. 9 . nisus Cuvier.


F a lchi d i P a d u l e .

Mil v i.

23 . Milvus regalis Brisson. 24. niger Briss.


di preda.

10. Circus rufus Brisson. 11. cyaneus Bechitein. cineraceus Montagu. pallidus Sykes. 25. Chathartes percnopterus Lemm.
A voltoi U ccelli A v o l t o j.

12.
13.

Aquilb propriamente dette 14. Aquila fulva Meyer (*) 15. 16. naevia Schw. (*) pennata Brehm. (4)

propriamente delti

2 6 . Vultur fulvus Briss. 27. cinereus Gmel.


G ipa e t o .

A q IILK PfcSCATRICI.

2 8. Gypaetos barbatus Cuvier. 17. Haliaetos albicilla Brisson. 18. Paudion haliaetos Linn.
U ccelli di pred a No t t u r n i.

2 9 . Otns bubo Sibbaid.

170
3 0 . Olus olus G ir. 31. 32.

REGNO

AN I MA L E

53. 30. 37. 38.

Silvia cinerea Lalham.

brachvotus Cuv. Scops Bay.


B
arba gia nni u

conspicillala Marmora. (* curruca Lai/tam. subalpina Botici. provincialis Temm. sarda Mar mora. melanocephala Luth. orphea Temm. atricapilla Lalh. hortensis Bechst.
B
ecchifini.

Civ ette.

39. 00.

33. 34. 35. 3(5.

SCrix flammea Linn.


G l.
02. 03. 04.

noclua Betzius. aluco Linn. Ten^malmi Gmel.


R
o n d in eue

37. 38. 31). 40.

Hirundo rustica Linn .


-

05. 00. 07. 08. 09. 70.

Ficedula trochilus Keiserl.


rufula Te ni m. urbica jL////#. riparia A '? //?*. rupeslris Scopali.


Hom .

rufa Keys. Bonellii Keys. sibilatrix Keys. ambigua Schlegel. (7) hvpolais Keys. icterina Virili. (H )
S
a u .i a j l o l e

41.

om

71.

42. 43.

(\ pselu^ apus Illiger. melba Illiger.


72.
M i G MC AP R E .

Salicaria-lurdina Meyer.
- -

73. 74.

arundinacea Selby. palustris Gould. phragmitis Selby.


aquatica Goald. locuslella Selby. luscinoides Savi.

44.

Caprimulgus europaeus Linn.

75. 70.

ei

! E.

77. 78.

43. 40.

Lanius excubitor Linn .


- -

79. 80.

galactodes Temm.
melanopogon Temm. ( )

meridionalis Temm. minor Gmel. rufus Briss. collurio Linn.

47.
48.
49.

81. 82.

--

Celtii Marmora. cisticola Temm.


C ode B
usse.

i g li a- M o s c i i k .

83. Lusciola luscinia Kctjs.


. Muscicapa grisola Linn.

84.
85. 80. 87.

phoenicurus Keys.

S I.
52. 53.

atricapilla Linn . albicollis Temm. parva Bersi.


Silvie.

thilys AVf/v.
rubecula AVy*. cyanecula

Meyer.

assajioee.

54. Silvia nisoria Beehsl. ( )

88. Saxicola oenanthe Bechst.

REGNO

ANIMALE
A
c c en to r i.

171

8 9 . Saxicola stapazina Temm. (I0) 90. 91. 92. 93. aurila Temm. rachinnans Temm. rubelra Bechsl. rubicela Bechsl. Re
P ispo le.

1 1 7. Accentor alpinus Bechst. 118. modularis Cuv.


di

acchia.

1 19. Troglodvtes troglodites Cuv. 9 4 . Anilius aquaticus Bechst. 955. 9t>. 97. 98. 99. pratensis Bechst. ruigularis Brehm. Ricliardii Viellot. campestris Bechst. arboreus Bechst.
C i . v c E. G
i d i m /. i n z o l e .

egoli.

1 20. Regulus cristatus Vttug. 121. iguicnpillus .Xaumun.

100. Motacilla alba Linn. 101. lugubris Temm. 102. boarula Lath. flava Linn. 103. Rayi Gould. 10 4.
103. melanocephala et cinere captila Licht.
T ir d i

122. Parus maior Lin. palustris Lin. atcr Lin. 124. cristatus Lin. 123. coeruleus Lin. 126. 127. caudatus Lin. 128. biarmicus Lm. 129. peodulinus Liti,
123.
Cerzie.

Me r l i.

106. Turdus viscivorus Linn. 107. 108. 109.

130. Ccrtliia familiaris Lm.


T
icodromi.

pilaris Linn. iliacus Linn. musicus Linn. solitarius Wils. minor 1 31. Ticliodroma muraria Utiyer.
S
itte

110.

111.
112.
113. 114.

Lath. ( " ) torquatus Linn. merula Lin. saxatilis Lin. cyaneus Lin.
R igo go lo.

1 52. Sitta europaea Lin.


P
icchj.

153. Picus martius Lin. Mi. Oriolus gaibula Lin.


M erlo A
c q l ' a j u o i .o

1 34. 135.
.

viridis Lin. canus Gmetin. mafor Lin. medius Lin. minor Lin.

13t. 137. 138.

l i t i . Cincius aquaticus Bechst.

172
T
orcicollo.

REGNO ANIMALE
C oraccia
di

Montagna.

15!). Yimx lorqiiilla Un. Crcri.i. HO . Cuculus canorus Lin. 141. glandarius Lin

!!>;*. Fregilus graculus Cuv.


G
azza

ar ina

I i i 6 . Coracias garrula Lin.


G
arrolo.

Upupe.

157. Bombycilla garrula Vicill. (**) 142. Upupa epops Lin.


S A i .c e d i n i .
to rni.

I iS. Slurnus vulgaris Un. 145. Alcedo ispida Lin.


S
torno

ar ino

M e r o p i.

li9. Paslor roseus Jemrn. 144. Merops apiasler Lin. 145. persica Pallas.
Co r v i.
A
llodole.

1 6 0 . Alauda arvensis Lin. 161. cantarella Bonap. cristata Lin. arborea Lin. brachydaclyla Leisler. calandra Li.
F r in g u e l l i.

146. Corvus corax Lin. 147. 148. 149. 150. corone Gmel. cornix Lin. frugilegus Lin. monedula Lin.
P ica .

162. 165. 164. 165.

I l i ! . Pica varia Gcssner.


N d c ifr a g a .

167.

166. Fringilla coelebs Lin. montifrjngilla Lin, nivalis Brisson. chloris Illiger. incerta Risso. citrinella Lin. cannabina Lin. flaviroslris Lin. linaria Lin. carduelis Lin. spinus Lin.
P a sse r i.

168. 169. 170. 171. 172.


G azze.

I5>2. Caryocatacles caryocatacles Ciiv

173. 174. 175. 176.

153. Garrulus glandarius Cuv.


Corvo C o ra llin o .

1 54. Pyrrliocorax pyrrltocorax Cuv. 177. Passer domesticus Gcssuer.

REGNO ANIMALE

175

178. Passer cisalpinus Temm. 1 7 9. 1 8 0. 18 1. salicarius Keys. montanus Aldrov. pctronia Lin.
F r o so n i.

G a llin ac ci

propriamente delti

2 0 4 . Tctrao urogallus Lin. 205. 206. tetris Lin. lagopus Temm. .

18 2. Coccothrausles vulgaris Pallas. 2 0 7 . Perdrix rubra Brisson.


P lR R U L E .

208. 209. 210.

graeca Briss. petrosa Lath. cinerea Briss.


Co t u r n ic i.

183. Pyrrnla vulgaris Temm. 184. scrinus Keys.


L o ss ib .

2 1 1 . Coturnix vulgaris Klein. 1 8 3. Loxia pyliopsiltacus Bechst. 186. curvirostra Lin.


ZlGOLI.

2 1 2 . Ilemipoidus lachydromus Temm. 2 1 3 . Pterocles setarius Step/t. ('*)


Otarde.

1 8 7 . Emberiza citrinella Lin. 188. 1 89. 1 9 0. 1 91. 1 92. 19 3. 194. 19 3. 1 96. 19 7. 1 98. cirlus Lin. bortulana Lin. caesia Cretszch. eia Lin. pilhyornus Pallas. (**) schoeniculus Lin. sclioeniculoides Brehm? ( u ) palustris Sav. pusilla Pali. ( |S) miliaria Lin. melanocephala Scop.
ZlGOLO DELLA NEVE.

2 1 4 . Olis larda Lin. 21 . tetrax Lin.


S c o rrid o re.

2 1 6 . Cursorius europaeus Lath.


P e r n ic i
di

M are.

2 1 7 . Glareola pralincola Leach.


S t r il l a t o r e .

2 1 8 . Oedicuemus crepitans Temm.


P iv ie r i.

191). Plcctrophaues nivalis Mcycr.


G allin a c ci-C o l o m b e .

21 9. Charadrius pluvialis Lin. 220. morincllus Lin. cantianus Lalham. hiaticula Lin. 221. 222. 223..

2 0 0 . Columba palumbus Lin. 201. 202. 203. Oenas Gmel. livja Brissvn. lurlur Lin.

minor Mryrr.

174
P
avoncelle.

REGNO

ANI MAL E
F
alaropi.

221. Vanellus cristatus Meyer. 225. Mjuatarola Gmel.


V
olta

231. 232.

Plialaropus cinercus Bnsson. rufescens Briss.


C l i IL K LI.

ietre

226. Strepsilas interpres Ilhy.


B ecaccia
di

233. 21)1.

Numenius arquata Latham. phaepus Lath. lenuiroslris Yiell. A vocetta.

are

253.

227. Haematopus oslralegus Lin


B ecaccie.

236.

Reeunirostra avocetta Lin. Ca v a l i e r e


d

229. 250 231.

228. Scolopax rusticula Lin . maior Gmel. gallinaio Lin. Urcluni Kaup. gallinula Lin.
P
ittim e

' Italia.

237.

Himantopus melanopterus Mey


A
iro ni.

232.

238. Ardea cinerea Lin. 239.

purpurea Lin. alba Lin. garzetta Lin. comata Pallas. bubulcus Cuv. nycticorax Liti. stellaris Lin. minuta Lin.
C icogne.

233. Limosa melauura Letslcr. rufa Briss. 231.


P l O V ANELLI.

260. 261. 262. 263. 261. 263. 266.

233. Tringa canutus / . 230. 237. 238. 239. 210. 211. 212. 213. 211.

maritima Brunnich. subarquata Temm. cinclus Lin. minuta Leisler. Temminckii Leisl. platyrhyncha Temm. arenaria Lin . pugnax Lin. hypoleucos Lin .

267. Ciconia alba Briss. 268. nigra Gessner.


T
antalo.

269. Ibis faloincllus Temm,


Ca valieri.

G rur. 215. Totanus fuscus Leisler. -glottis Bcchsi.


...

216. 218.

270. Grus cinerea Bcchsi .


S
patola.

217. 219. 230.

stagnati!is Bechst. calidris Bechst. glareola Temm. ochropus Temm. 271. Platalea leucorodia Lin.

REGNO F en ic o ttero .

ANIMALE

2 7 7 . Gallinula porzana Lal/iam. 27 8. pusilla Beehst. Baillonii Temm.


Re
di

2 7 2. Phoenicopterus anliquornm Tem; (*7)


F olaghe.

279.

Q u a g l ie .

2 7 3 . Fulica atra Lin. 274. cristata Gmel.

2 8 0 . Crex pratensis Beehst.


R
a m o

P ollo S ulta n o.

2 8 1 . Rallus aquaticus Lin. 2 7 5 . Porphyrio antiquorum Bonp.


G a l l in el l e P a l u st r i. ---------

2 7 6 . Gallinula chloropus Aldrov. I CCELLI ACQUATICI.


TUFFOLONI. C ig n i.

2 8 2. Podiceps cristatus Lath. 28 3 . 284. 28 5 . 28 6 . rubricollis Lath. cornutus Lath. auritus Lath. minor Lath.
Co lim bi.

2 9 5 . Cygnus musicus Beehst.


A natre.

2 9 6 . Anas boschas Lin. 29 7 . crecca Liti. 29 8 . 299. 300. 30 1 . 302. 303. 304 . 305. 306. 307. querquedula Lin. penelope Lin. streper Gessner. (* acuta Lin. clypeata Lin. tadorna Lin. ( I!*) fusca Lin. nigra Lin. mersa Palla* (**) clangula Lin. fuligula Lin. marita Lin. ferina Lin. nyroca Guldenst. (5I rufina Pallai.
M er c h i.

2 8 7 . Colymbus glacialis Lin. 288. 289. arcticus Lin. septentrionalis Lin.


A lche.

2 9 0 . Alca lorda Lin.


P ic iie d i M are.

308. 309. 310. 311. 3 12.

292.

2 9 1 . Mormon arcticus Illiger. glacialis Leach. O h e .

2 9 3 . Anser segelum Beehst. 294. albifrons Beehst. 31 3. Mergus merganser Lin.

17G 31 4. Mergus serrator Lin. 3 1 K. albellus Lin.


P e l l ic a n i.

HR.NO

ANIMALE

330 . Sterna canluua Giuri. 33 1 . 332. 333. 334 . 35. 336. 33 7 . hirundo Lin. fhacrura Naumann. minuta Lin.

3 1 6 . Pclecanus onocrotalus Lin.


C o r m o r a n i.

paradisea Brunn. anglica Montagn. leucoptera Mcisuncr. Icucopareia Natercr.


P r o c e l l a r ie .

317. Carbo cormoranas Meycr. 3 1 8.


gra cu lu s m e d ite rra n eu s

Pay3 3 8 . Pullinus cinereus Temm. 339.


arclicu s obscu rus

rau.
G abbia n i.

340.

Faber. Boie.

3 1 9 . Larus marinus Lin. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326. 327. 328. fuscus Lin. argentatus Briinn. canus Lin. Iridaclylus Lin. ridibundus Lin. capistratus Temm. gelastes Lichlenst. melanocephalus ISaftcr. minutus Pallas.
R o n d in i
di

U ccelli di T e m p e st a .

3 4 1 . Tlialassidroma pelagica Vigor3.


S terc o ra ri.

'342. Lcstris pomarina Temm. 343. parasita Boie.

Mare.

3 2 9 . Sterna caspia Pallas.

(') Casuale nel 1834. ( ') Non osando determinare le differenze clic trovansi in alcune Aquile riferite Su ora alla reale, io rimetto al giudizio della sezione Zoologica del nostro congresso, gli individui di parecchie Aquile, che per i loro caratteri mi paiono degni di particolare osservazione a bene stabilirne la specie. (-1) Noi abbiamo di frequente gli individui a macchie di questa specie, e rarissimi quelli di colore uniforme, forse perch da noi non viaggiano clic i giovani. Per lungo i. boschi del Ticino, dove la specie sedentaria, ebbi luogo a convincermi con molte spoglie avute dell una e dell altra piuma, non poter essere considerate s fatte livree specie differenti. ('*) Casuale il 4 settembre 1 8 2 8 .

REGNO ANIMALE

177

C) Casuale. (*) In poco numero ina sedentaria. < 7) Sempre fa confusa da noi colla liypolais; ma da molli anni io proponeva a cono scitori di studiare le varie Ficedule a questa affini, poich io penso vi abbia ancora un'altra specie, che per mancanza di esatte notizie, non saprei a quale delle clas sificate dallo Schlegel debbasi riferire. ( ) Non so come il sig. Schlegel nella sua rivista critica non abbia voluto ammettere questa specie riconosciuta dal Gould, e da Bonap. Essa assai bene determinata e discernibile a prima vista, da non potersi confondere alla Trocbilas : noi tatti gli anni in primavera ed autunno la vediam di passaggio ed annida su nostri monti. ) Rara in primavera, rarissima in autunno. (<*) Tenuto dietro alle varie mute della presente specie, e della Saxicola aurita, si in abito di nozze, come nelle livree giovanile, ed autunnale, dovetti confermarmi nell idea della assoluta differenza che esiste tra di esse. Le uova poi tolgono ogni dubbio. Quello della Stapaz. di perfetto colore cilestro chiaro, o a meglio esprimermi acqua di mare', quasi rotondo: quello dell Aur. invece oblongo e bianco, coti piccole rare macchie scuro rossiccie sulla sommit acuta, ed un cerchio di simili macchie assai fitte alla estremit rotonda. ( " ) La sua minor dimensione lo fa distinguere facilmente dal Musicus. Egli manca pure delle macchie scure alla pancia ed ai fianchi, e del giallo rossastro sotto le ali. Tenni vivo pi mesi un individuo, ed il suo canto era pure diverso da quello del Musteus; n mai fece sentire la frequente voce d appello del Zip.: cantava di notte a quando a quando con cigolo molto soave. ('*) Da molti anni non pi vista. ('*) Casuale nel dicembre 1 8 4 4 a Savona. Un individuo affine a questa Emb. fu pure preso a Savona, ed altri a Genova, i quali penso di sottoporre al giudizio degli Scienziati, perch mi sia consentila una nuova specie, che io diviso di dedicare al valente autore della revista critica degli Uccelli d Europa, sig. Schlegel. N posso convenire col principe di Canino, che tali individui sieno giovani, o femmine della

Pithyomue. Ho confrontati con essa gli individui medesimi, e tranne la macchia


bianca su la nuca, essi differiscono primieramente per la dimensione assai pi pic cola , pel becco sottile e conico, poi per linea bianca, che passa al disopra degli occhi, ed altra, che dall angolo del becco va alla regione del collo : la gola bianca sparsa di rare macchie scure, e solcata da linea nera assai marcata, che parte dal disotto del becco: il petto e i fianchi cinti di macchie rossastre, le parli inferiori d un bianco perfetto; e le superiori pure sono rossastre, variate di nere macchie longitudinali: due bande bianche traversano le estremit delle piccole cuopritrici: i piedi sono chiaro carnicini. ( ,v) Lunghezza totale dal becco all estremit della coda, cinque pollici e sei linee; la

Sehmniculus invece sei pollici, e due lnee. Sospetto che questa specie sia stata de
scritta dal Brehm. e forse non ricevuta per la troppa sua facilit nel creare specie nuove. Questa per non gli si pu rifiutare, poich la sua piccolezza, la mancanza del nero alla testa ed alla gola, la lunghezza delle gambe, maggiore in questa di quella, ed il colore delle slesse in corneo ch ia ro , quando nella SchtBnieulus sono nerastre, non lasciano esitare di ammetterla definitivamente. Il suo passaggio non costante, ma negli inverni freddi e sempre in dicembre. Parte //.

1J

i 78

REGNO ANIMALE

(,s) 1 1 sig. Schlegel ci fa conoscere definitivamente questa Emb. che Buonap. diede per nuova specie, nomandola Durazzii; abbench fosse diversa la mia opinione, con vinto che questo gentile uccelletto dovea essere riportato alla Lesbia del Buffon. Eran difficili a riconoscersi i caratteri che Buonap. di essa diede nella tav. della Fauu. (fase, x x v i ), per esserne state errate le proporzioni del corpo, la forma del becco, esagerati i colori e male espresse le macchie del pelto. Se il sig. Schlegel avesse avuto per avventura il nostro primo catalogo, quantunque rozzamente vi sia siala figurala, pure di leggieri vi avrebbe riconosciuto questa specie, poich pi precisi erano i caratteri ivi espressi, quanto lo consent la mediocre litografia. Questa Emb. fu predata pi volte in Genova, Savona e Nizza, ov conosciuta dai cacciatori pel suo passaggio in piccolissimi voli, e mai in compagnia d altre del sno genere, sem pre nel mese di dicembre. Un individuo avolo dall abate Marietti di Milano, fu pre dato nella Svizzera, P altro presentato al Congresso Milanese dal sig. Lanfossi sotto il suo vero nome di Pusilla , fu preso nel Presciano, e quello descritto dallo Schlegel presso di Leida. Da ci si rileva che questa specie ancor rara nelle collezioni dilata assai le sue corse, e che ricerche accurate, ora che ben conosciuta, la faranno rinvenire in moli altri luoghi. (ie) Accidentale nella contea di Nizza. (t7) Casuale in occasione di qualche uragano. (is) In primavera piuttosto rara. (**) Casuale. (*) Accidentale. ( " ) In alcuni anni fu abbondantissima, ora assai rara.

Parte X t* T av 5)'

U ro /t/ ddii* A 3 c wW

-A rm .ntn0 d ts.

L if j4r*rwnw0

T u rd u s

Solitanus

Wilson.

M in or. Latham.

C . s p i n o l a a ; 3 .d t c i( v e r e

L a r nt un ii i f

1 E m b e r i z a r u s t i c a ?*ju ) Le Mililne de Provence BuTAS L,vrea ""- w % E m b e r iz a Schoeniculoides.

S p in o la atis d it i v e ro

MAMMI FERI

oi

possediamo la maggior parie delle specie proprie all'Italia bo la Marmotta, come pure alcune altre della

reale, sebbene manchino tra noi quelle veramente alpine, quali sono lo Stambecco, l'O rso , famiglia dei Muridi particolari alla Lombardia. L unica che presenti un qualche pericolo il Lupo, il quale per suol essere raro, e con finato negli alti boschi dell'Apennino, dai quali discende raramente nel verno. Assisi sulle sponde del Mediterraneo percorrono il nostro mare due specie di Foche, e tre di Cetacei. Carnivori.

(inis lupus, L . , volg. Ltivo. Vulpes vulgaris, B r ., volg. Vurpe. melanogastra, B p ., volg. Vurpe. Lynx vulgaris, Boitard., volg. Lince. Da dodici anni circa com
parve la Lince nelle alle valli delle Alpi marittime.

Lutra vulgaris, . Erxleb. , volg. Liidria. Mustela vulgaris, B r ., volg. Bellua. Putorius vulgaris, Cuv., volg. Gatto-sfrisso, raro. Marles vulgaris, Gray., volg. Marina. foina, Bell., volg. Fuin. Meles taxus, Schreb., volg. Tascin.

180

REGNO ANIMALE

Pinnipedi. Phoca vitulina, L ., volg. Vitello marin.

Pelagia monachus, Cuv., volg. Vitello marin.


Ruminanti. Rupicapra capella, Bp . , volg. Camuse io. Nelle alte montagne delle Alpi marittime, riviera di Ponente.

Dysopes Cestoni, B p ., volg. Ralto-peniigo, raro. Plecotus auritus, Bp. , volg. Ratlo-peniigo. Mtyolis murinus, Gray., volg. Batto-peniigo. Daubentoni, Bp . , volg. Ratlo-peniigo. Vespertilio serotinus, Daubent, volg. Ralto-peniigo. Bhinolophus ferrum (equinum, Leach., volg. Ralto-peniigo. Insettivori. Talpa cosca, Savi, volg. Tarpa, topo. europea, L ., volg. Tarpa, lopa. Sorex araneus, L ., volg. Miisangon. Crossopus ciliatus, Wagl., volg. Ratto d cegua. Erinaceus Europmis, L ., volg. Risseu. Rosicanti. Sciurus vulgaris, L., volg. Sciumua, Vinvra o Vivera. Sciurus ilalicus, B p., volg. Sciumua, Vinvra o Vivera. Mus decumanus, Pali. , volg. Batto de cuniggio. musculus, L ., volg. Ratto de casa. sylvaticus, L ., volg. Ratto de campagna. Mycxus glis, Schreb., volg. G. nitela, Schreb., volg. G, rarissimo. avellanarius, Desm., volg. IS ismin. Arvicola Savi, Selys. Lepus timidus, L ., volg. Levre. variabilis, Pali., volg. Levre gianca. Nelle alte montagne,
(Ihirotteri. riviera di Ponente.

cuniculus, L., volg. Cuniggio. Abita selvaggio nell'isola Galli


naria presso Albenga, dove si scavato numerosi covili.

Cetacei. Delphinus delphis, L ., volg. De (fin.

Physeter macrocephahis, L ., volg. cao d euggio, cua d euggio. Balcpnoptera musculus, Cuv., volg. Balenila.

FISE DKLI.A PARTU SECONDA-

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