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Capitolo 6 DIFFUSIONE DELLE TENSIONI

CAPITOLO 6
PRESSIONI DI CONTATTO E DIFFUSIONE DELLE TENSIONI
IN UN SEMISPAZIO ELASTICO

6.1 Pressioni di contatto


Una fondazione superficiale trasmette al terreno il carico proveniente dalla struttura in e-
levazione. Le pressioni mutue all’intradosso della fondazione sono dette pressioni di
contatto. La distribuzione delle pressioni di contatto dipende dall’entità e distribuzione
del carico all’estradosso della fondazione, dalla rigidezza della struttura di fondazione e
dalla rigidezza del terreno di fondazione.
In Figura 6.1 sono qualitativamente rappresentati gli effetti della rigidezza della struttura
di fondazione e della rigidezza del terreno di appoggio sulla distribuzione della pressione
di contatto per fondazioni soggette ad un carico uniforme.

a) fondazioni b) fondazioni c) fondazioni


flessibili rigide semi-rigide
p p
p
schema

p W min p p W
min Wmax
p Wmax W

q max q min
su argilla q m in
q max

Wmin p Wmin
W max W p Wmax
p
p q min
q max
su sabbia q max

Figura 6.1: Pressioni di contatto e cedimenti per fondazioni superficiali su terreno omogeneo
soggette a carico verticale uniforme

Se la fondazione è priva di rigidezza, ovvero non resistente a flessione, la distribuzione


delle pressioni di contatto è necessariamente eguale alla distribuzione del carico applica-
to, e la sua deformata si adatta ai cedimenti del terreno. Se il terreno di appoggio ha egua-
le rigidezza sotto ogni punto della fondazione (argilla), il cedimento è massimo in mezze-
ria e minimo al bordo, ovvero la deformata ha concavità verso l’alto. Se invece il terreno
di appoggio ha rigidezza crescente con la pressione di confinamento (sabbia), il cedimen-
to è minimo in mezzeria e massimo al bordo, ovvero la deformata ha concavità verso il
basso (Figura 6.1a). Lo schema di fondazione priva di rigidezza si applica, ad esempio,
alle fondazioni dei rilevati.
Se la fondazione ha rigidezza infinita, ovvero è indeformabile e di infinita resistenza a
flessione, per effetto di un carico a risultante verticale centrata, subisce una traslazione
verticale rigida (cedimenti uniformi). La distribuzione delle pressioni di contatto è sim-

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metrica per equilibrio e dipende dalla rigidezza del terreno di appoggio. Se il terreno di
appoggio ha eguale rigidezza sotto ogni punto della fondazione (argilla), le pressioni di
contatto sono massime al bordo e minime in mezzeria. Viceversa se terreno di appoggio
ha rigidezza crescente con la pressione di confinamento (sabbia), le pressioni di contatto
sono massime al centro e minime al bordo (Figura 6.1b). Lo schema di fondazione infini-
tamente rigida si applica, ad esempio, a plinti in calcestruzzo, alti e poco armati.
Se la fondazione ha rigidezza finita, il suo comportamento è intermedio fra i due soprade-
scritti, ovvero ha una deformata curvilinea ma meno pronunciata di quella della fondazio-
ne priva di rigidezza, con concavità verso l’alto o verso il basso a seconda del tipo di ter-
reno di appoggio (Figura 6.1c). Lo schema di fondazione di rigidezza finita si applica, ad
esempio, alle platee di fondazione.
Se il carico proveniente dalla struttura in elevazione (e applicato all’estradosso della strut-
tura di fondazione) non è uniforme ma ha comunque risultante verticale centrata, la di-
stribuzione delle pressioni di contatto è:
- per fondazioni flessibili, eguale alla distribuzione del carico applicato,
- per fondazioni di rigidezza infinita, eguale alla distribuzione per carico uniforme di
pari risultante,
- per fondazioni di rigidezza finita, intermedia ai due casi precedenti1.

6.2 Diffusione delle tensioni nel terreno


La realizzazione di un’opera di ingegneria geotecnica produce un’alterazione dello stato
di tensione naturale nel terreno, e quindi deformazioni e cedimenti.
Per stimare i cedimenti è necessario conoscere: a) lo stato tensionale iniziale nel sottosuo-
lo, b) l’incremento delle tensioni prodotto dalla realizzazione dell’opera, e c) la relazione
fra incrementi di tensione e incrementi di deformazione (legge costitutiva).
Lo stato tensionale iniziale nel sottosuolo corrisponde alle tensioni geostatiche, di cui ab-
biamo discusso nel Capitolo 3 .
Per la stima, approssimata, dell’incremento delle tensioni verticali nel sottosuolo, da cui
principalmente dipendono i cedimenti in superficie, si fa spesso riferimento al modello di
semispazio omogeneo, isotropo, elastico lineare e senza peso che, pur avendo un compor-
tamento per molti aspetti diverso da quello dei terreni reali, fornisce soluzioni sufficien-
temente accurate ai fini progettuali.
In particolare, le principali differenze tra il modello del continuo elastico e i terreni reali,
sono:
1. raramente i depositi di terreno reale sono costituiti da un unico strato di grande spes-
sore, più spesso sono stratificati, e ogni strato ha differente rigidezza, e/o è presente
un substrato roccioso (bedrock) di rigidezza molto superiore a quella degli strati so-
vrastanti2;
2. anche nel caso di terreno omogeneo, la rigidezza dei terreni reali non è costante ma
cresce con la profondità3;

1
Ai soli fini del calcolo strutturale delle fondazioni, per la stima della distribuzione delle pressioni di con-
tatto, si fa spesso riferimento al modello di Winkler, argomento che esula dal presente corso.
2
Esistono soluzioni elastiche che considerano il terreno stratificato e/o il bedrock. La presenza di un be-
drock porta a valori della tensione verticale indotta superiori a quelli del semispazio omogeneo.
3
Esistono soluzioni elastiche che considerano il modulo di Young linearmente crescente con la profondità.
Tali soluzioni portano a valori della tensione verticale indotta superiori a quelli del semispazio omogeneo.
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3. i terreni reali non sono isotropi. Il rapporto tra i moduli di deformazione in direzione
verticale ed orizzontale, Ev/Eh, è di norma maggiore di uno per terreni normalmente
consolidati e debolmente sovraconsolidati, mentre è minore di uno per terreni forte-
mente sovraconsolidati;
4. l’ipotesi di elasticità lineare può essere accolta solo per argille sovraconsolidate e sab-
bie addensate limitatamente a valori molto bassi di tensione, ma non è accettabile per
tutti gli altri casi4.
La non corrispondenza fra le ipotesi del modello e la realtà fisica, porta a risultati gene-
ralmente inaccettabili in termini di deformazioni calcolate, ma accettabili limitatamente
alla stima delle tensioni verticali. Pertanto, con una procedura teoricamente non corretta
ma praticamente efficace e molto comune in ingegneria geotecnica, si utilizzano modelli
diversi (leggi costitutive diverse) per risolvere aspetti diversi dello stesso problema. Ad
esempio, per una stessa fondazione superficiale, si utilizza il modello rigido-
perfettamente plastico per il calcolo della capacità portante, il modello continuo elastico
lineare per la stima delle tensioni verticali indotte in condizioni di esercizio, il modello
edometrico per il calcolo dei cedimenti e del decorso dei cedimenti nel tempo, il modello
di Winkler per il calcolo delle sollecitazioni nella struttura di fondazione, etc...

6.2.1 Tensioni indotte da un carico verticale concentrato in superficie (problema di


Boussinesq)
Il matematico francese Boussinesq, nel 1885, fornì la
P soluzione analitica del problema capostipite di tutte le
successive soluzioni elastiche: tensioni e deformazioni
indotte da una forza applicata ortogonalmente sulla su-
r perficie di un semispazio ideale, continuo, omogeneo,
isotropo, elastico lineare e privo di peso.
Con riferimento allo schema di Figura 6.2 le tensioni
indotte in un generico punto di tale semispazio, valgo-
ψ
no (in coordinate cilindriche)5:
R 3 ⋅ P z3
z σz = ⋅ Eq. (6.1)
2⋅ π R5
P ⎡ 3 ⋅ r 2 ⋅ z (1 − 2 ⋅ ν ) ⋅ R ⎤
σr = − ⋅ ⎢− +
(R + z ) ⎥⎦
Eq.(6.2)
σθ 2⋅π⋅R2 ⎣ R3
σr
σθ = −
(1 − 2 ⋅ ν ) ⋅ P ⋅ ⎡ z R ⎤
2⋅π⋅R 2 ⎢ R − (R + z ) ⎥ Eq. (6.3)
⎣ ⎦
σz 3⋅ P z2 ⋅ r
τ rz = ⋅ Eq. (6.4)
Figura 6.2: Carico concentrato, 2 ⋅π R 5
problema di Boussinesq
dove R2 = r2+z2

4
Per carichi concentrati l’ipotesi di elasticità lineare conduce a valori infiniti della tensione in corrispon-
denza del carico. Non esiste un materiale reale capace di resistere a tensioni infinite. (E d’altra parte anche i
carichi concentrati sono solo un’astrazione matematica).
5
Con riferimento ad un caso reale, quindi ad un terreno dotato di peso, le tensioni ottenute dalla soluzione
di Boussinesq (e per i casi di seguito considerati) vanno sommate alle tensioni geostatiche preesistenti.
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Si osservi che l’Eq. 6.1, che permette di calcolare la tensione verticale indotta, non con-
tiene il coefficiente di Poisson, ν.
La distribuzione delle tensioni verticali su un piano orizzontale alla profondità z dal p.c. è
una superficie di rivoluzione avente forma di una campana, simile alla curva gaussiana, il
cui volume è pari al carico applicato in superficie. Al crescere di z la campana è sempre
più estesa e schiacciata. A profondità z=0, la campana degenera in una tensione infinita su
un’area infinitesima, ovvero nel carico applicato P. A titolo di esempio in Figura 6.3 sono
rappresentate le distribuzioni di tensione verticale indotte da un carico concentrato
P=100kN alle profondità z = 2m, 5m e 10m.
La distribuzione delle tensioni verticali al variare della profondità z per un assegnato va-
lore della distanza orizzontale r dall’asse di applicazione della forza P, è indicata in Figu-
ra 6.4. Per r=0, ovvero in corrispondenza del carico applicato, la tensione a profondità
z=0 è infinita per poi decrescere monotonicamente al crescere di z. Per r>0, la pressione
verticale vale 0 alla profondità z=0, poi cresce con z fino ad un valore massimo per poi
decrescere tendendo al valore zero. A titolo di esempio in Figura 6.4 sono rappresentate le
distribuzioni di tensione verticale indotte da un carico concentrato P = 100kN alle distan-
ze r = 0m, 2m e 5m.
σz (kPa)
12
0 1 2 3 4 5
0
Z = 2m
Z = 5m
8 Z = 10m
5
σz (kPa)

z (m)

10
4

r = 0m
15
r = 2m
r = 5m
0
-10 -5 0 5 10 20
r (m)

Figura 6.3 - Distribuzioni di tensione verticale Figura 6.4 - Distribuzioni di tensione vertica-
indotte in un semispazio alla Boussinesq da un le indotte in un semispazio alla Boussinesq da
carico P=100kN alle profondità z = 2m, 5m e un carico P = 100kN alle distanze r = 0m, 2m
10m e 5m

Poiché per l’ipotesi di elasticità lineare è valido il principio di sovrapposizione degli effet-
ti, la soluzione di Boussinesq è stata integrata per ottenere le soluzioni elastiche relative a
differenti condizioni di carico applicato in superficie.
Le più frequentemente usate nella pratica professionale sono le seguenti.

6.2.2 Tensioni indotte da un carico verticale distribuito su una linea retta in superficie
Con riferimento allo schema di Figura 6.5, le tensioni indotte da un carico verticale distri-
buito su una linea retta in superficie sono fornite dalle equazioni (6.5), (6.6), (6.7) e (6.8)
(in coordinate cartesiane ed assumendo l’asse y orientato secondo la direzione della linea
di carico):
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2 ⋅ P' z 3
P’ σz = ⋅ (Eq. 6.5)
π R4
2 ⋅ P' z ⋅ x 2
σx = ⋅ 4 (Eq. 6.6)
π R
2 ⋅ P' z
x σy = ⋅ν ⋅ 2 (Eq. 6.7)
π R
2 ⋅ P' x ⋅ z 2
τ xy = ⋅ 4 (Eq. 6.8)
R π R
z
dove P’ è il carico per unità di lunghezza, e
R2 = x2+z2. 6
x σx
σy 6.2.3 Tensioni indotte da una pressione vertica-
σz
le uniforme su una striscia indefinita
Con riferimento allo schema di Figura 6.6, le ten-
z sioni indotte da una pressione verticale uniforme
su una striscia indefinita sono fornite dalle equa-
Figura 6.5 - Carico distribuito su una zioni (6.9), (6.10), (6.11) e (6.12) (in coordinate
linea retta cartesiane ed assumendo l’asse y orientato secon-
do la direzione della striscia di carico).
B

⋅ [α + senα ⋅ cos(α + 2 ⋅ β)]


q
σz = (Eq. 6.9)
π
σ x = ⋅ [α − senα ⋅ cos(α + 2 ⋅ β )]
q
(Eq. 6.10)
π
2⋅q
σy = ⋅ν⋅α (Eq. 6.11)
π
τ xy = ⋅ senα ⋅ sen (α + 2 ⋅ β )
q
q
(Eq. 6.12)
x
π

dove q è il carico per unità di superficie, α e β


sono espressi in radianti, β è negativo per punti
sotto l’area caricata.
β

α 6.2.4 Tensioni indotte da una pressione verti-


σx
cale triangolare una striscia indefinita
σy Con riferimento allo schema di Figura 6.7, le
z
σz tensioni indotte da una pressione verticale trian-
Figura 6.6: Pressione uniforme su stri- golare su una striscia indefinita sono fornite dalle
scia indefinita equazioni (6.13), (6.14) e (6.15) (in coordinate
cartesiane ed assumendo l’asse y orientato secondo la direzione della striscia di carico):

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Si osservi come le tensioni, per evidenti ragioni di simmetria, siano indipendenti da y.
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q ⎛x 1 ⎞
σz = ⋅ ⎜ ⋅ α − ⋅ sen 2β ⎟ (Eq. 6.13)
π ⎝B 2 ⎠
q ⎡x z ⎛R 2 ⎞ 1 ⎤
σx = ⋅ ⎢ ⋅ α − ⋅ ln⎜⎜ 1 2 ⎟⎟ + ⋅ sen 2 β ⎥ (Eq. 6.14)
π ⎢⎣ B B ⎝ R2 ⎠ 2 ⎥⎦
q ⎛ z ⎞
τ xz = ⋅ ⎜1 + cos 2β − 2 ⋅ ⋅ α ⎟ (Eq. 6.15)
2⋅π ⎝ B ⎠

dove q è il valore massimo del ca- B


rico per unità di superficie, α e β
sono espressi in radianti, β è nega-
tivo per punti sotto l’area caricata.

6.2.5 Tensione verticale indotta


da una pressione verticale
trapezia su una striscia in-
definita q

Il caso della pressione verticale tra-


pezia, di uso molto frequente poi- x
ché corrisponde al carico trasmesso
da rilevati stradali, può essere risol-
to per sovrapposizione di effetti uti- R2
lizzando le equazioni delle strisce
di carico rettangolare e triangolare. R β
1
Se interessa conoscere la tensione α
verticale in asse al rilevato, con ri-
ferimento allo schema ed ai simboli σx
z
di Figura 6.8, può essere utilizzata, σy
più semplicemente, la seguente σz
equazione:
Figura 6.7 - Pressione triangolare su striscia indefinita

2⋅q ⎡ ⎛a⎞ ⎛ a ' ⎞⎤


σ z ( x =0 ) = ⎢ a ⋅ arctan⎜ ⎟ − a '⋅ arctan⎜ ⎟⎥ Eq. (6.16)
(a − a ') ⋅ π ⎣ ⎝z⎠ ⎝ z ⎠⎦
2a'

x
2a

z
Figura 6.8: Pressione trapezia su striscia indefinita
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6.2.6 Tensione verticale indotta da una pressione uniforme su una superficie circolare
Con riferimento allo schema di carico di Figura 6.9, le tensioni verticali indotte in asse
all’area caricata possono essere calcolate con la seguente equazione:

⎧ ⎫
⎪ ⎪
⎪ ⎪
⎪ 1 ⎪
σ z (r =0 ) = q ⋅ ⎨1 − ⎬ (Eq. 6.17)
⎪ ⎪
3
⎡ ⎛ R ⎞2 ⎤
⎪ ⎢1 + ⎜ ⎟ ⎥ ⎪
⎪⎩ ⎣⎢ ⎝ z ⎠ ⎦⎥ ⎪⎭

mentre per la stima il delle tensioni indotte in corrispondenza di altre verticali si può fare
riferimento alla Tabella 6.1 ed alle curve rappresentate in Figura 6.10.
2R
σz/q
q
r 0 0,25 0,5 0,75 1
0

z
2
Figura 6.9 - Pressione uniforme
z/R

su area circolare
3 r/R=0
Osservando la Figura 6.10 si può r/R=0,5
notare che alla profondità z = 0 4 r/R=1
in corrispondenza delle verticali
interne all’area caricata (r < R)la r/R=2
pressione di contatto è pari alla 5
pressione q agente sull’area cir-
colare (fondazione flessibile), in
corrispondenza delle verticali e- Figura 6.10 - Variazione della tensione verticale indotta
sterne (r > R) la pressione di con- da una pressione su area circolare per differenti verticali
tatto è zero, e che in corrispon-
denza delle verticali sul bordo (r = R) la pressione di contatto è pari alla metà della pres-
sione q.

6.2.7 Tensioni indotte da una pressione uniforme su una superficie rettangolare


La soluzione relativa al caso di un’area rettangolare uniformemente caricata è molto im-
portante, non solo perché molte fondazioni hanno forma rettangolare, ma anche perché,
sfruttando il principio di sovrapposizione degli effetti, permette di calcolare lo stato ten-
sionale indotto da una pressione uniforme agente su un’area scomponibile in rettangoli.
Con riferimento allo schema di Figura 6.11, le tensioni indotte dal carico in un punto sulla
verticale per uno spigolo O dell’area caricata, posto:

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Tabella 6.1: Variazione della tensione


B
verticale indotta da una pressione su
area circolare per differenti verticali
q x
(dati relativi alla Figura 6.10)
r/R 0 0,5 1 2
z/R σz / q
0 1,000 1,000 0,500 0,000 z
0,1 0,999 0,995 0,481 0,000
0,2 0,992 0,977 0,464 0,001 B x
0,3 0,976 0,941 0,447 0,003 L
0,4 0,948 0,894 0,430 0,006
0,5 0,910 0,840 0,412 0,010 R2
0,6 0,863 0,780 0,395 0,016 R3
0,7 0,811 0,718 0,378 0,022 y R1
0,8 0,758 0,664 0,362 0,028
σx
0,9 0,700 0,612 0,346 0,035
1 0,646 0,565 0,329 0,041 σy
1,2 0,546 0,480 0,298 0,052
1,4 0,461 0,408 0,268 0,061 σz
1,6 0,390 0,351 0,241 0,067
1,8 0,332 0,303 0,217 0,071
2 0,284 0,262 0,195 0,073
2,2 0,245 0,228 0,176 0,073 z
2,4 0,213 0,201 0,158 0,073
2,6 0,186 0,178 0,142 0,071 Figura 6.11- Pressione uniforme su un’area ret-
2,8 0,164 0,158 0,131 0,069 tangolare
3 0,146 0,141 0,119 0,067
4 0,086 0,082 0,077 0,052
5 0,057 0,054 0,052 0,041

( )
R 1 = L2 + z 2
0,5

R2 = (B + z )
2 2 0,5

R3 = (L + B + z )
2 2 2 0,5

valgono:

q ⎡ ⎛ L⋅B ⎞ L⋅B⋅z ⎛ 1 1 ⎞⎤
σz = ⋅ ⎢arctan⎜⎜ ⎟⎟ + ⋅ ⎜⎜ 2 + 2 ⎟⎟⎥ Eq. (6.18)
2 ⋅ π ⎢⎣ ⎝ z ⋅ R3 ⎠ R3 ⎝ R 1 R 2 ⎠⎥⎦
q ⎡ ⎛ L⋅B ⎞ L⋅B⋅z ⎤
σx = ⋅ ⎢arctan⎜⎜ ⎟⎟ − 2 ⎥ Eq. (6.19)
2⋅π ⎣ ⎝ z ⋅ R 3 ⎠ R1 ⋅ R 3 ⎦
q ⎡ ⎛ L⋅B ⎞ L⋅B⋅z ⎤
σy = ⋅ ⎢arctan⎜⎜ ⎟⎟ − 2 ⎥ Eq. (6.20)
2⋅π ⎣ ⎝ z ⋅ R 3 ⎠ R2 ⋅R3 ⎦
q ⎡B B ⋅ z2 ⎤
τ zx = ⋅⎢ − 2 ⎥ Eq. (6.21)
2 ⋅ π ⎣ R 2 R1 ⋅ R 3 ⎦

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Volendo conoscere lo stato tensionale in un punto del semispazio alla profondità z, sulla
verticale di un punto M non coincidente con lo spigolo O del rettangolo, si procede per
sovrapposizione di effetti di aree di carico rettangolari, nel modo seguente (Figura 6.12):
a) M interno ad ABCD; le tensioni risultano dalla somma delle tensioni indotte in M dalle
4 aree (1), (2), (3) e (4), ciascuna con vertice in M:
σ zM ( ABCD) = σ zM ( AA 'MC') + σ zM ( A 'BB'M ) + σ zM ( B'DD 'M ) + σ zM ( D 'CC 'M ) Eq. (6.22)

b) M esterno ad ABCD; le tensioni risultano dalla somma algebrica delle tensioni indotte
da rettangoli opportunamente scelti, sempre con vertice in M:
σ zM ( ABCD) = σ zM ( AB'MC') − σ zM ( BB'MD '') − σ zM ( CD 'MC') + σ zM ( DD 'MD '') Eq. (6.23)

caso a) caso b)

A A’ B A B B'
1 2
C’ B’
M

3 4

C D’ D C D D'

C' D'' M

Figura 6.12 - Esempi di sovrapposizione di aree di carico rettangolari

Può essere talvolta utile valutare anche i cedimenti elastici. L’equazione per il calcolo del
cedimento in corrispondenza dello spigolo O dell’area flessibile di carico uniforme q, di
forma rettangolare BxL su un semispazio continuo, elastico lineare, omogeneo e isotropo,
avente modulo di Young E, e coefficiente di Poisson ν, è la seguente:

posto ξ = L/B

w=
q ⋅ B 1− ν2 ⎡

( ) (
⋅ ln ξ + 1 + ξ + ξ ⋅ ln⎜
⎢ 2
)
⎛1 + 1 + ξ2 ⎞⎤
⎟⎥ Eq. (6.24)
π E ⎢ ⎜ ξ ⎟⎥
⎣ ⎝ ⎠⎦

L’Eq. 6.24 permette di calcolare il cedimento elastico in qualunque punto della superficie,
per sovrapposizione degli effetti, con procedura analoga a quella sopra descritta per il cal-
colo delle tensioni verticali.

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