Sei sulla pagina 1di 121

Trentanni e li dimostro

Amabile Giusti

Trentanni e li dimostro

Autore: Amabile Giusti


Copyright 2013 Amabile Giusti
Impostazione grafica e progetto di copertina:
2013 Elisabetta Baldan

Tutti i diritti sono riservati. vietata ogni riproduzione dellopera, anche parziale.
Questa unopera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto
della fantasia dellautore o sono usati in maniera fittizia. Qualsiasi somiglianza con
persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti da ritenersi puramente
casuale.

UNO
La ragazza ha un culo che assomiglia a un mandolino di teak, e indossa uno spaghetto di seta
maculata che spaccia per mutanda.
Sta rovistando nel frigo, tra un pezzo di formaggio non proprio fresco e un grappolo di pomodori, a
caccia di una lattina di birra incollata alla parete rivestita di brina.
La fisso, e mi trema una palpebra per la rabbia. Avrei fatto meglio a restarmene a letto, ma come si
fa a dormire quando qualcuno, nellaltra stanza, ci d dentro fino a far tremare le pareti? Tutto quel
chiasso la porta che sbatte, le risatine sguaiate, le molle del letto che sobbalzano e il carosello di
ululati in do di petto mi ha scatenato una fame da leonessa. Certo non mi aspettavo di trovarmi al
cospetto dellurlatrice, ferma davanti al mio frigorifero, con le natiche in bella vista, le gambe da
giraffa, e il mio elastico rosa tra i capelli.
Se ne sta l, sfrontata bellezza di non pi di venticinque anni, a combattere con lostilit della
lattina appiccicata, e mormora qualcosa di polemico a proposito della necessit di sbrinare il
maledetto aggeggio antidiluviano.
Vorrei dirle, dannata ficcanaso, che sono io a decidere quando e come prendermi cura dei miei
elettrodomestici. E aggiungere che, trattandosi di casa mia, del mio pavimento, del mio frigo, e del
mio elastico di Peppa Pig, avrei tutto il diritto di infuriarmi a morte, afferrarla dal bavero e sbatterla
fuori con un calcio. Be, proprio dal bavero no, visto che indossa solo un tanga. Ma insomma, era per
rendere lidea. E invece sto zitta, ingoiando parolacce, a fissarla come se fosse fatta di concime
organico, con una collera sorda dentro le costole. Una collera che non riesce a uscire, perch
sopraffatta da unemozione pi forte. Sono disperatamente gelosa.
A quel punto, la signorina sto con le chiappe al vento e me ne vanto si accorge di non essere sola
nella stanza e si volta. Ha due tette di cemento, talmente alte che quasi le sfiorano il collo.
Purtroppo bella pure davanti. Ha i capelli rosso flamb scolpiti in un perfetto caschetto, gli occhi
verdi, una bocca carnosa e denti bianchissimi, come nella pubblicit di un dentifricio whitening.
Non c dubbio, la odio.
Odio lei, odio che abbia fatto lamore con Luca, odio che critichi il mio frigo e che vaghi nuda per
casa e, soprattutto, odio Luca.
Non che non capisca come mai ha tanto successo: un tipo che si fa notare. Tutte le donne
vorrebbero farselo e gli uomini lo detestano, a meno che non siano gay, nel qual caso se lo farebbero
volentieri anche loro.
Possiede due spalle da armadio di mogano, unamarena candita al posto della bocca, un
fondoschiena di bronzo che pare trafugato a una statua greca, occhi un po verdi e un po neri,
dipende dallumore e dallinclinazione della luce, e ride in un modo sensuale, inclinando la testa da
un lato, guardando il mondo da sotto le ciglia, passandosi le mani tra i capelli castani, folti,
disordinati, lunghi fino alla nuca, talmente tanti che, facendo unindagine statistica, ci devono essere
almeno cinquecento maschi nel mondo che vanno in giro calvi per colpa sua. Insomma, Luca uno
splendore.
Le mie amiche sono convinte che ogni tanto la natura chiami e la nostra casa divenga sede di
incontri passionali. In realt, da quando coabitiamo quasi otto mesi e quindi non proprio una

bazzecola la cosa pi intima che accaduta tra noi risale al giorno in cui, stanca dellaccumularsi
delle sue mutande nel cestone del bagno, ho avuto il coraggio di prelevarle una per una con una pinza
da insalata e scaraventarle nella lavatrice.
Intanto, la signorina mi osserva come se tra me e il formaggio ammuffito non ci sia alcuna
apprezzabile differenza, fissa il ridicolo pigiama rosso regalatomi a Natale dalla zia Porzia, le mie
palpebre a chiazze e i miei capelli di lana dacciaio.
Avete altva bivva? chiede, con una vezzosa assenza di erre, indicando la lattina rapita
dalliceberg che vive nel mio frigorifero.
Piacere, io sono Carlotta! le dico dimpulso, con un tono quasi isterico.
In quel momento arriva Luca, praticamente nudo anche lui: indossa solo un paio di slip aderenti
come un guanto, il cui contenuto fin troppo esplicito riguardo allintenzione del suo possessore di
prodursi in unaltra opera lirica.
Penso che meriterei un po pi di considerazione, e lo perforo con gli occhi. Ma Luca mi ignora e
sorride alla tipa, facendole un cenno con una mano, quasi a dirle: vieni di l bambolona, che non
abbiamo finito di sollazzarci.
Lei ride, sghignazza, sembra una gallina, sembra una iena, finge di lottare, finge di sfuggire, e poi
gli deposita una mano proprio l, come se afferrasse un microfono in un locale di Karaoke.
Se avessi una palla da bowling li colpirei entrambi e farei strike. Li detesto, e la cosa deve
leggersi chiaramente sulla mia faccia, poich, dando segno di avermi scorta, Luca ha un sussulto, si
gira verso di me, con la mano della pulzella ancora saldamente aggrappata al suo microfono, e dice:
Che ci fai alzata?
Che razza di domanda! Vorrei fulminarlo, insieme alla sua sgualdrinella in perizoma.
Lo guardo sempre pi male ma resto in silenzio e lui si china per staccare la lattina dal ghiaccio.
Lei allenta la presa e si siede sul tavolo. Lascia ciondolare le gambe chilometriche e allunga un
piede lubrico, del tutto indifferente alla mia presenza.
Forse nellaltro isolato non vi hanno sentiti, commento, a denti stretti. E tu, potresti spostare le
chiappe da l? dove faccio colazione la mattina, e non ho abbastanza vetriolo per disinfettare.
La stronza con la erre moscia continua a non degnarmi di considerazione. Ride, tentando un
giochino col piede. Adesso glielo taglio con la copia della katana di Gaemon che ho comprato da
Fumettopoli.
Luca le porge la lattina, e poi si massaggia la mano raggelata.
Povera Carlotta, mormora, domani hai il tuo colloquio di lavoro, e noi ti abbiamo tenuta
sveglia.
Si avvicina e mi abbraccia, come fa di solito quando vuole prendermi in giro, mi strizza le spalle e
mi solleva un po da terra, cosa abbastanza facile visto che non sono n un colosso n un peso
massimo.
Dimentica di essere un tantino arzillo nelle parti basse e avverto un imbarazzante turgore sulle
gambe. Gli assesto un pugno, per costringerlo a liberarmi. Il contatto delle mie nocche con la sua
pelle mi provoca un lungo brivido sul collo. Luca mi bacia un bacetto sulla bocca, ma svelto,
asciutto, infantile e la giovane sconosciuta si irrigidisce e mi guarda con due occhi da serial killer.
Mi fa quasi pena, adesso.
Vorrei avvertirla che Luca non una sua propriet e farle sapere che, dopo la seconda scopata
della notte le conceder, forse, un veloce bidet, e poi la scroller fuori di casa come una tovaglia

piena di briciole.
Luca disgustoso da questo punto di vista. Ha una collezione di preservativi multicolore e
multigusto nel comodino e non dedica mai alle sue conquiste una seconda chance. Domani non
ricorder nemmeno la faccia di questa pesciolina fulva, non le telefoner e non la cercher,
costringendomi a inventare un mucchio di balle quando lei chiamer per avere un altro appuntamento.
Luca una specie di Paganini del sesso. Non ripete mai, non con la stessa donna intendo.
Quando mi mette gi, ormai del tutto ammosciato, gli voglio di nuovo bene. In verit gli voglio
sempre bene. Insomma, io adoro Luca.
Sto tutto il tempo a giudicarlo, a imbeccarlo, le nostre dispute sono note allintero palazzo, e sono
pi numerose le volte in cui lo guardo furiosa di quelle in cui gli concedo la mia benevolenza. Ma
solo una posa, una maschera che indosso per dissimulare latroce verit: lo desidero come se fosse
uno scroscio dacqua fresca e io una piantina disidratata. Da quando c lui mi sento piena. Riempie
la mia vita col suo disordine infernale, le sue risate, lodore acre dei sigari che fuma, il ticchettio
ritmico della sua tastiera, e la prodigiosa visione di un pacchetto completo di muscoli intagliati nel
granito. Che esibisce senza alcuna riservatezza, come se fossi una cucciola di cocker spaniel e non
una donna provvista di occhi, ormoni, e un cuore. Il sesso tra noi bandito, ma questo non significa
nulla, perch lo amo da morire.
Non glielo dir mai, non sapr mai che ho chiamato Luca il cuscino e lo sbaciucchio e lo rassetto e
lo strizzo come una bambinetta fa con un peluche. Ignorer per sempre che quando, come adesso,
fingo di essere inviperita perch ho perso il sonno, sono divorata dal tormento, e mortalmente
infastidita al pensiero che luomo dei miei sogni rotoli in un letto a due piazze insieme a una donna
appena conosciuta.
Probabilmente la mia collera dipende anche dalla frustrazione sessuale. Non faccio lamore da una
vita.
Mia madre sostiene che sono troppo torpida, che dovrei darmi una mossa, accorciare le mie
gonnelle da suora, decidermi finalmente ad aprirmi, e detto da una che, dopo venticinque anni di
matrimonio, ha avuto una scappatella con un ballerino di salsa conosciuto a un corso di danze latine,
mi sembra un consiglio autorevole. Ma cosa posso farci se gli uomini coi quali esco non mi
suscitano alcun pensiero piccante? Cosa posso farci se quando mi baciano, la mia mente divaga
pensando alla bolletta del telefono, e quando mi toccano ho ununica reazione istintiva: assestargli
una ginocchiata nei marroni?
Luca mi d un buffetto su una guancia e, mentre lo fa, la panterona lo agguanta dai fianchi. Lui si
dimena, come un cane che si libera dalla pioggia.
Far il bravo. Vai a dormire, farfallina, mi assicura.
Ci vogliamo bene, non c dubbio. Semplicemente, non andiamo a letto insieme. Si allontana, con
quella schiena sontuosa e quegli slip che ci sono ma come se non ci fossero.
Intanto la signorina ha capito che qualcosa non va, non del tutto scema. esitante, e quando lui le
allontana la mano ha un moto di stizza.
Li vedo sparire dentro la stanza e, nonostante abbia la certezza che far il possibile per mantenere
la parola, mi sento smarrita, sono furiosa, la gelosia mi tratta come una trottola, mi tritura, mi
sbatacchia, mi rende acida e zitellosa. quello che sono, no? Compir trentanni tra pochi mesi, non
ho uno straccio duomo, ho abbandonato da poco un lavoro sicuro ma deprimente e domani dovr
sostenere un colloquio come se fossi una ventenne appena sputata dalluniversit.

Non lavo il frigo da una vita, non esco da dieci vite, ho questi capelli farneticanti che hanno fatto
un colpo di stato sulla mia testa, e non ho pi una casa, in fin dei conti, visto che ogni sera devo
condividerla con la bonazza di turno, bionda, mora, rossa, una volta calva, unaltra volta blu cinese.
Prendo una barretta di fondente dalla dispensa e mi chiudo nella stanza. Sgranocchio
rabbiosamente la cioccolata, come se volessi punirla. La inghiotto con dispetto, sottoponendola al
castigo della digestione.
Credo di avere lulcera da quando Luca diventato il mio coinquilino. Del resto, in risposta al mio
annuncio sul giornale si sono presentati solo in tre, non che avessi molta scelta.
La prima, una ragazza vestita come una figlia dei fiori, dopo soli tre secondi dallingresso gi
criticava la disposizione dei mobili e lorientamento della finestra che, a suo dire, erano
pericolosamente contrari ai dettami del Feng Shui.
Il secondo era un quarantenne che puzzava di erba marcia e mi fissava le tette con insistenza anche
mentre parlava della sua passione per larte topiaria.
Il terzo era Luca e, vista la situazione, era il minore dei mali.
Lui non mi ha fissato le tette, forse perch, dallalto della sua lunga pratica, aveva gi capito che
non cerano. Ho scelto Luca perch ha riso, perch ha scherzato, prima ancora che per il suo fascino,
e nonostante sia il tipo pi sconcertante che il destino mi abbia spiattellato davanti agli occhi, mi
sono sentita subito a mio agio.
divertente, solare, spiritoso. Ok, si d fin troppo da fare per confermare lidea rifritta del
maschietto predatore, ma ho la certezza che, in fondo, celi un animo sensibile. Ha solo questo difetto:
luso delle donne come fazzolettini di carta. Separato da questa pessima consuetudine e dal caos
post atomico della sua stanza un ottimo compagno dappartamento.
Comunque ho lulcera. Mi brucia la pancia, quasi tutte le sere, mentre si diverte nellaltra stanza.
Una volta gli ho detto: Hai trentadue anni! Non pensi sia venuto il momento di comportarti da adulto
e provare a innamorarti? Almeno vedrei sempre lo stesso culo in giro per casa.
Mi ha risposto sorridendo e scrollando le spalle: Lamore non esiste, Carlotta. una stronzata
per adolescenti, o, al massimo, una malattia assolutamente curabile. Proprio perch non sono un
ragazzino posso assicurartelo: in trentadue anni di vita non ho mai provato nulla, e di donne ne ho
viste tante. Non voglio una che mi dorma accanto, o che mi parli, o che mi ascolti. Voglio solo
scopare. E poi, ognuno a casa sua.
sempre molto esplicito lui. Non lho mai sentito dire fare lamore.
Per fortuna il silenzio inghiotte finalmente la casa. Mi sembra di udire leco di una lievissima
discussione, e capisco che si tratta di un monologo irritato da parte della ragazza che viene congedata
senza alcun riguardo. Sento i suoi passi sul parquet, e qualche commento su quanto siano povci cevti
uomini. Ha vagione, non c dubbio. Non posso darle torto se si sente mortificata: ma sono
egoisticamente lieta di questa espulsione. Le concedo perfino di portarsi via lelastico, purch si
dissolva al pi presto insieme al suo tanga interdentale.
Luca fa scorrere lacqua della doccia, e gi immagino la piscinetta che si creer intorno, e le
impronte dei suoi piedi bagnati per tutta la casa. Ma non mi importa. Ora potr dormire, anzi lintero
condominio potr dormire.
Mentre chiudo gli occhi, sento un picchiettio sulla porta. Un secondo e Luca entra, con un
asciugamano striminzito stretto intorno ai fianchi. Ma ci o ci fa? Mi considera davvero
lequivalente di un comodino tarlato? Perfino i suoi polsi mi fanno avvampare, e le dita delle mani, e

i gomiti, e i lobi delle orecchie e


Dormi?, mi chiede a voce cos alta che, se pure fossi stata tra le braccia di Morfeo, mi avrebbe
ricondotta sulla terra a pedate. Non aspetta una mia risposta, entra e basta, gocciolando come un
novello Pollicino che dissemina acqua al posto delle briciole di pane. Volevo augurarti in bocca al
lupo per domani, perch forse non ci vedremo. Ho intenzione di dormire un po, per poi scrivere.
Gi, non vi ho spiegato che Luca uno scrittore. Ha pubblicato qualche romanzo, ma senza grande
successo di pubblico. Ha una certa confidenza con la parola scritta, ma le sue storie sono troppo
truculente, definirle splatter un eufemismo. Per bravo, ed alla perenne ricerca dellopera che
lo render famoso.
Grazie, gli dico, mentre mi sta inzuppando il letto.
Scusa per il chiasso, ma sai com
No, non so com, obietto, visto che sono quasi vergine, dopo pi di un anno di astinenza
integrale.
Sei troppo rigida. Dovresti uscire con qualcuno.
Mi guarda, con una luce strana nelle pupille, i capelli che grondano sulla testiera del letto,
rischiando di creare un corto circuito col filo della lampada da notte.
Per poi essere buttata fuori casa? Come hai fatto tu con miss culo perfetto? No, grazie, non ci
tengo.
Potresti invitare qualcuno qui, cos saresti tu alla fine a dargli il benservito.
Per te non esiste la possibilit di gradire che qualcuna si fermi, vero?
No! esclama sconvolto. Non mi mai successo! Ne parla con disgusto, credo che sarebbe pi
propenso a inghiottire una blatta viva.
Non mica come ritrovarsi la testa mozzata di un cavallo sul cuscino.
Molto pi lamentosa, di certo. Se dai spazio alle donne quelle si espandono, cominciano a non
accontentarsi del sesso e pretendono attenzioni.
Ti rammento che anchio sono una donna.
Sono un po irritata, non tanto perch ha offeso la categoria alla quale dichiaro di appartenere, ma
perch mi parla come se fossi un suo amico al bar. Tra un po faremo una scommessa su chi ha il
pisello pi lungo e forse ci cimenteremo in una gara di rutti.
No, tu non sei una donna. Non in quel senso.
Grazie per il complimento.
Scema!
Mi si avvicina, e lasciugamano si sposta, mettendo in evidenza le sue famigerate pudenda e un
frammento di fondoschiena. Si copre ridendo, e mi abbraccia, e non sa quanto mi fa male, e quanto
avrei voglia di dimostrargli che sono donna, invece, in tutti i sensi.
Ho il cuore che va a mille, e tossisco, per impedirgli di sentirlo e di capire che appartengo alla
schiera delle sdolcinate creature che non si accontenterebbero del sesso e pretenderebbero un
milione di premure, invece di rivestirsi in fretta e furia e scendere le scale di casa imprecando.
Lo guardo, lo annuso a distanza, sembro un cane che fiuta un tartufo sepolto, profuma di sapone, ed
umido come unalga. Accidenti, credo proprio di amarlo: forse sarebbe meglio che lo sfrattassi.
Spero che domani mi assumano, spero che mi mandino in giro per il mondo o mi diano dei turni
serali, cos non sar a casa durante le prossime cavalcate. Forse potrei insonorizzarmi la stanza. No,
morirei comunque, anche non sentendo: mi basterebbe immaginare. Lo respingo, fingendomi

infastidita. Luca si alza, si stiracchia, e dichiara di avere sonno. Va via canticchiando sottovoce.
Sospiro e spengo la luce. Mi addormento tardi, col sapore della cioccolata sulla lingua.

DUE
La sede di Tele Voce Europa si trova sullAppia, in un palazzone con la facciata color ghiaccio,
cinque piani con ambizioni futuristiche, almeno nei piani del geniale architetto che lo ha progettato...
in realt un agglomerato confuso di cemento e tubi dacciaio simile a una gigantesca stufa.
Salendo a piedi mi ripeto che, in fondo, nel sostenere un provino per la lettura delle previsioni del
tempo non c da sentirsi granch emozionate. A dirla tutta unemerita stronzata. Eppure ci sono
almeno cinquanta persone nella saletta dattesa.
Io indosso una gonna di jeans, stivali col tacco basso, un golf e un cappotto di panno. Tremo
dansia, nonostante la persuasione che non ne valga la pena.
Non so bene perch ho deciso di partecipare a questa selezione, visto che non me ne frega un
accidente delle previsioni del tempo. Tuttavia, quando ho letto lannuncio su un giornale, qualcosa mi
ha detto di tentare. In verit mi piacerebbe fare la giornalista, e per questo ho lavorato come sotto
sguattera in un giornaletto locale dopo luniversit e la mia inutile laurea in Scienze Politiche. Ma
ben presto mi sono stancata di preparare caff, scrivere articoli firmati da altri e mentire alla moglie
del direttore riguardo agli appuntamenti del suo caro coniuge, che, invece di trovarsi a un pranzo di
lavoro con un inserzionista, suonava la tromba nello sgabuzzino insieme a una segretaria, e ho
cominciato a desiderare un lavoro che mi permettesse di sopravvivere senza dover chiedere sempre
aiuto ai miei genitori. Cos ho cambiato strada, finendo col fare le stesse cose in uno studio legale,
con la differenza che il socio fondatore si scopava le praticanti nellarchivio dei faldoni.
Mentre aspetto, una ragazza belloccia prende i nomi dei presenti, li registra in ordine e raccoglie i
nostri dati personali. Si stupisce quando le dico che non ho il cellulare e mi guarda come se avessi
sei occhi.
Le spiego che, dopo averne fatti fuori tre, ho capito che per me sono come lerba per Attila. Dove
passo io, quei poveretti si estinguono. Il primo lho rotto mettendolo nel forno al posto della pizza
surgelata, e me ne sono accorta troppo tardi, mentre tentavo di chiamare unamica digitando i numeri
su una fetta di quattro stagioni. Il secondo mi caduto nel water e ho pure scaricato lo sciacquone. Il
terzo a dire il vero lho perso, o forse me lo hanno rubato e non me ne sono accorta, o magari
fuggito, il meschinello, nel timore di tirare le cuoia troppo giovane. Da allora ho deciso di smetterla
di seminare morte fra telefonini innocenti. Credo di essere una delle poche persone al mondo che se
si trova in strada e ha il ghiribizzo di chiamare qualcuno, entra in una cabina, ammesso che ne trovi
una. In alternativa manda un messaggio telepatico, o si attacca al tram. La gente mi guarda come la
receptionist di Tele Voce Europa, con misericordia e disgusto.
A dire il vero, la qui presente Venere di Milo con le braccia, fa lo stesso numero con tutti, ci
osserva come bestiole, come se non comprendesse perch un gruppetto di giovanotti e signorine
ancora validi, alcuni dei quali muniti di sudati titoli di studio universitari, possano affollarsi,
tremanti e confusi come mucche in attesa di essere trasformate in bistecche, per leggere le previsioni
del tempo in uno studio di registrazione grande quanto un magazzino per le scope. Ci umilia, a suo
modo. Tele Voce Europa non esattamente la RAI, ma una rete locale, specializzata in talk show
strappalacrime, telegiornali pettegoli, televendite imbroglione, e hot lines notturne, e i suoi
programmi sono, a essere benevoli, unoceanica schifezza. Basta ricordare laspetto dellanchorman

di punta, un cinquantenne tracagnotto che indossa un ridicolo toupet color canarino, e il cui vezzo
caratteristico, da lui spacciato per seducente, consiste nellumettarsi le labbra prima di iniziare la
lettura di ogni nuova notizia. E che dire del programma di ricette, gestito da una matrona di circa
ottocento anni, che passa il suo tempo a palpare i cuochi mentre tentano di non fare impazzire la
maionese? Non c dubbio, si tratta di una rete per subnormali. Ma lunica che offra lavoro anche a
persone senza qualifiche.
La giovane segretaria impicciona mi fa un cenno, e capisco che il mio turno. Mi accompagna al
di l di una porta con due grossi obl in alto, come la soglia della cambusa di un sottomarino.
Arriviamo a uno studiolo con unaltra porta munita di occhi e mi ritrovo davanti a una vera e propria
commissione inquirente, sei persone dietro a un tavolo di plastica finto weng.
I sei esaminatori mi valutano, mi scrutano a fondo, mi prendono idealmente la misura del giro petto
e mi fanno sentire a disagio. Il tizio al centro deve essere il direttore di rete, mezza et e unaria da
libidinoso, si capisce con chiarezza dal modo in cui mi guarda un frammento di ginocchio, come se
non avesse mai visto nulla di cos lussurioso. Accanto a lui, c un ragazzo di circa trentanni, forse
un assistente, cos biondo da sembrare albino, lunico che indossi la cravatta, lunico che mi guardi
senza noia e senza indecenza e che forse sia veramente alla ricerca di una persona che sappia leggere
queste benedette previsioni. Gli altri, a mio parere, sono solo perplesse maestranze, messe l per fare
numero e per dare lidea che il personale di Tele Voce Europa non abbia nulla da invidiare a quello
della CNN.
Bene, ha un viso spiritoso, sentenzia il boss porco.
Non che questo mi rallegri: mi fa pensare a una frase di Luca. Anche secondo lui ho una faccia
divertente. Dipender dai miei capelli indiavolati, dalle lentiggini color cacao che mi rendono simile
a una fragola acerba o dal naso a patata, fatto sta che, dal mio punto di vista, non si tratta di un gran
complimento. Per uno come Luca che di solito chiama le signorine con aggettivi molto pi sfiziosi, da
gran figa di ciniglia a lingua con aspirapolvere di serie, definirmi spiritosa come dire che sono
buffa, il che, in poverissime parole, significa che sono una cozza. Non esattamente ci che noi
donne vorremmo sentire dalluomo col quale desideriamo rotolarci tra le lenzuola! E se lo nota anche
il direttore di rete, allora deve essere proprio vero. Sono un cesso. Sospiro e alzo gli occhi al cielo.
Dietro le spalle dello strampalato gruppetto si estende un piccolo studio di registrazione risalente a
una trentina danni fa quanto a modernit degli arredi: vedo luci e microfoni tipo quelli usati da
Gigliola Cinquetti quando cantava Non ho let, sgabelli di finta pelle usurata fino allo scheletro, e
un fondale decorato da nuvolette grigie. Sulla scrivania, tra il direttore e il suo assistente, c uno
schermo quattordici pollici, che probabilmente riproduce la mia faccia ripresa dalla telecamera,
giusto per appurare se sono telegenica e se in video non sembro gobba, obesa e munita di coda. I due
responsabili sembrano soddisfatti, e mi chiedono di leggere un testo.
Parlo, decanto le condizioni del cielo, il pullular di lampi e temporali, il montar dei flutti marini
sulle spiagge, e il turbinio dei monsoni. In verit mi chiedo se mai accadr a qualche sventurato
residente di imbattersi in un monsone di passaggio.
Vado avanti lo stesso, ma mi sembra tutto cos idiota che, forse, non appaio troppo convincente.
Infine, dopo aver letto un annuncio a proposito della probabile eruzione di un vulcano ritenuto
spento, non riesco a trattenere un infelicissimo e inopportuno Merda!. Me ne accorgo quando
lultima sillaba gi sfuggita dalla mia bocca. Il direttore di rete sposta gli occhi dal video e aguzza
le orecchie. Il suo assistente sorride, allarga le braccia, e sono certa che anche lui condivida lidea

che queste previsioni sono una colossale cretinata. Sento il dovere di spiegare e, giusto per venir
fuori dallimpasse, dichiaro senza mezzi termini: Invece di assumere un nuovo annunciatore
dovreste andare a caccia di un esperto che scriva previsioni meno cretine, che non parlino di venti
tropicali, vulcani, onde oceaniche e grandi difficolt per le coltivazioni di canna da zucchero. A
Roma le uniche canne degne di considerazione si fumano, non esistono vulcani n spenti n accesi, e i
dinosauri, possibili vittime di qualche grosso lapillo, si sono estinti da un bel pezzo.
Parlo con foga, e mi sento unimbecille. Subito dopo, esco senza nemmeno salutare.
Sono furiosa, e gi penso a quando dovr telefonare ai miei genitori per farmi fare lennesimo
prestito. da troppi mesi che non lavoro. Abbandono ledificio coi tubi, accompagnata dallo sguardo
perplesso dellavvenente segretaria, e mi ritrovo in strada.
Vado a piedi, nonostante il freddo, nonostante i taxi mi sfilino accanto invitanti, perch tanto non
avrei come pagarli, visto che forse ho giusto i soldi per la quinta classe extra squallor della
metropolitana. Comincia a piovere, una pioggia sottile ma insistente, che trasforma in una spugna il
cappottino di panno nocciola e si insinua tra i miei ricci di filo spinato.
Cammino, mentre Roma mi scorre intorno, risonante di clacson, lucida dacquerugiola e
lievemente ventosa. In questa cornice, tra falangi di giapponesi che fotografano calcinacci, ragazzi
che sfrecciano su motorini colorati, tram che sembrano gigantesche fisarmoniche, e il Tevere che
scorre pigro e fangoso sotto il ponte, penso a me stessa e alla mia incapacit cronica di cavare un
ragno qualsiasi da un buco qualsiasi. da una vita che continuo a fare come facevano gli antichi, che
mangiavano la buccia e buttavano i fichi.
Chiss perch, in mezzo a questa riflessione penosa, mi viene in mente mia madre. Come posso
esserle figlia, minuta e segaligna come sono, mentre lei assomiglia a un incrocio fra Venere, Giunone,
e Monica Bellucci tra qualche anno? Poi penso a mio padre, e capisco che il sangue non acqua:
lui lartefice della mia insignificante apparenza. Un uomo gracile, silenzioso, la cui unica parola
pronunciata con disappunto, in tutta una vita placida e sottomessa, stata un languido Perbacco,
esclamato quando ha scoperto che, quattro anni e mezzo fa, la moglie lo aveva mollato per un tale di
nome Gonzalo. Al rientro la mamma sperava che la sua assenza fosse passata inosservata. Si stupita
parecchio quando pap le ha chiesto il divorzio, quasi non capisse come poteva essergli venuta una
simile idea.
La mamma una sagoma. Irritante, ma incapace di rendersi conto di quanto faccia male al
prossimo, soprattutto al suo ex marito e alla sua figliola maggiore, visto che con la sua secondogenita
invece molto affettuosa.
Gi, dimenticavo di parlarvi di Erika. pi piccola di me di cinque anni, e ha preso tutto dalla
mamma, emulandone la bellezza, la postura statuaria, il seno solido, le gambe lunghe, i capelli lisci e
quellostinata tendenza a infischiarsene delle opinioni altrui. Per inquadrarla meglio, vi basti sapere
che mentre a ventanni io non avevo ancora perso la verginit, donata poi con rassegnazione a un
compagno di universit di cui mi rimasto soltanto il ricordo di una raffica di grugniti e di un dolore
lancinante, Erika si dava da fare da un anno intero, e con grande maestria. In pratica Erika una
versione di Luca al femminile, che in pi mi disprezza profondamente. Mi considera una povera
disgraziata, e fissa le mie unghie smozzicate come se fossero cadaveri di uccelli, lei che esercita la
professione di manista. Sapete, quelle tizie che mostrano le mani nelle pubblicit, per reclamizzare
creme, anelli, scarpe e calze, e gel contro i funghi.
A Erika piace far mostra di s. Se lo pu permettere, non c dubbio. A ogni Natale esibisce un

tizio nuovo, e spesso a Capodanno il tizio cambiato, con grande confusione della zia Porzia, che
rimasta affezionata a un certo Dammler, sebbene Erika giuri di non avere mai conosciuto qualcuno
con un nome cos ridicolo. Credo che la povera zia, quasi ottantenne e un po sorda, a suo modo
intenda riferirsi al Capodanno del 2008 in cui la mia cara sorellina ha trascorso lo scoccare della
mezzanotte rinchiusa nel bagno del primo piano a farsi trapassare da un tipo coi capelli tinti di viola,
gridando a squarciagola qualcosa di simile a un Dammelo, dammelo.
Insomma, Erika una vera stronza. Un po puttanella, se mi concesso. A ogni modo, una
puttanella da urlo che vive ai Parioli e ha le pareti di casa cosparse di immagini seppiate delle sue
falangi.
Non ci vediamo da mesi, e quando ci sentiamo per telefono parla solo di s, concludendo la
conversazione con un compassionevole e allusivo: Nessuna novit, vero? che il suo modo
garbato di intendere che non trover mai un maschio decente, e se anche lo trovassi lei sarebbe l
pronta a mangiarselo con contorno di escargots.
Mi fermo a comprare un giornale di annunci in unedicola, perch necessario che trovi a tutti i
costi un lavoro. In fondo ho una laurea, mi ritengo discretamente intelligente, non sar una bellezza,
ma, insomma, vestita in un certo modo potrei anche sembrare graziosa: eppure ho la perenne
sensazione che le buone occasioni mi scivolino via dalle mani come anguille.
Non me la sento di accusare troppo la sorte, tuttavia. colpa mia. Se sette anni fa avessi
acconsentito a farmi tastare dal direttore del giornale, se mi fossi estasiata nel preparare i caff per
lintera redazione, se avessi permesso al titolare della terza pagina di continuare a far bella figura
con editoriali scritti da me e firmati da lui, forse ora sarei arrivata da qualche parte. Magari scriverei
per qualche giornale importante e non dovrei subire lo sguardo triste della zia Porzia che, quando mi
incontra, mi abbraccia come se fossi moribonda, e ripete continuamente: Che peccato, sei sempre
sola, e non guadagni neanche bene!
Stringo il giornale sotto il braccio e decido di tornare a casa. Vado di corsa, mentre la pioggerella
si dirada e un sole cianotico occhieggia dietro una pennellata di smog. Arrivo a casa dopo unora,
distrutta e affamata.
Abito a Trastevere, allultimo piano di una palazzina con la facciata rosa e le finestre verde
acceso. Entro in casa, scaravento il cappotto sulla poltrona e premo il tasto della segreteria
telefonica.
Segue una sfilza di chiamate da parte della signorina della scorsa notte, il cui nome scopro essere
Sandra, anzi Sandva, tutte a distanza di pochi minuti luna dallaltra, in cui la povera ragazza,
scordando di essere stata scaraventata sul pianerottolo, invoca un altro incontro e ripete il proprio
numero cento volte.
Storco la bocca, e ascolto gli altri messaggi. Quando sento la voce della mamma rabbrividisco.
Mi siedo sulla poltrona e attendo qualche colpo basso. La cara mammina, per, si limita a dire che
mi chiamer dopo, poich ha una notizia importante da comunicarmi. Spero che tu stia facendo
qualcosa di costruttivo, conclude. Cavolo, mi gira la testa, ho i piedi in fiamme e una vaga ma
crescente voglia di piangere.
Luca entra in casa in quel momento, con un sacchetto di plastica dal quale affiora la sommit
dorata di una baguette. Nota subito lacquazzone appostato ai bordi delle mie palpebre. Non posso
negare che sia un uomo attento, quando non c in giro qualche tipa nuda a calamitare tutto il suo
entusiasmo. Posa il sacchetto sul tavolo e mi viene incontro.

Che c, farfallina? domanda. andata male? Non dirmi che hai fatto qualche battuta fuori
luogo sullocchio di vetro dellaiuto regista.
Quasi, rispondo, scrollando le spalle.
Sei una frana. Un mese fa ti sei giocata il posto di critico cinematografico in quella rivista
emergente perch hai detto alla direttrice che puzzava. Non riesci proprio a stare zitta!
Puzzava davvero, protesto. Mangiava teste daglio come se fossero pastiglie Valda. Forse in
me c un po di strega, perch non riuscivo a reggerla nemmeno a tre metri di distanza. Mi sentivo
appestata. Tu stesso, un giorno, mi hai detto che odoravo di bruschetta. Hai fatto la spesa?
Ho comprato della pasta, qualche pomodoro senza vermi, una bottiglia di vino e delle arance. E il
pane, naturalmente. Spero di non averti offesa, ma ho dato una pulita al frigo, mi informa indicando
il vecchio dinosauro dacciaio, cosparso di calamite a forma di gelati.
Sei grande! gli dico, pensando a quanto lo sia davvero e a quanto trascorrerei tutte le mie sette
vite con lui se fossi un gatto. Sei un uomo da sposare!
Nemmeno morto. Il matrimonio non fa per me, la sola idea di farmi sempre la stessa donna a dir
poco raccapricciante.
Comunque, se continui a cambiarne una a sera, a un certo punto dovrai rivedere la tua bella
filosofia.
Luca fa scorrere lacqua dal rubinetto, sciacqua i pomodori, riempie una pentola.
Che vuoi dire? domanda distrattamente mentre accende il gas.
Visto che te ne fai una a notte, ed escludendo quelle troppo giovani, troppo vecchie, gi
impegnate o lesbiche, a un certo punto finirai le scorte. Dovrai ricominciare dal principio.
Quelle gi impegnate non le escluderei, chiarisce con unocchiata caustica. In ogni caso,
considerato che il giorno dopo non mi ricordo una sola faccia, non mi importerebbe rifare il giro, e
nel frattempo quelle troppo giovani crescono.
Sei disgustoso, lo sai? Spero che qualcuna ti tratti nello stesso modo, voglio proprio vederlo
Luca che supplica e si dispera per amore.
Rassegnati, non lo vedrai mai.
Chiss. Intanto ha telefonato la signorina perizoma leopardato.
Chi?
Ecco, appunto... quella di ieri, la tizia con la erre moscia, rammenti?
Aveva la erre moscia? ride, versa i pomodorini in una padella, stappa il vino. Non ho fatto
molto caso a come parlava.
Gi, non puoi essertene accorto, visto che gemeva in vocali. Comunque ha detto di vichiamavla
pvesto perch vuole di nuovo davci dentvo... gli ripeto il numero della povera Sandra, e Luca
esclama: Ecco come si chiamava! Mi sono scervellato ieri sera, mentre la salutavo
Mentre la sbattevi fuori...
...gi, mi sono scervellato a cercare di ricordare come si chiamava, volevo essere gentile, giusto
per non dirle Ciao cosa... dormi bene e alla fine credo di averla chiamata Rebecca! Da dove mi
venuto?
Facile, quella di tre notti fa si chiamava Rebecca.
E tu come lo sai?
La segreteria telefonica, Luca! Visto che non dai mai il tuo numero di cellulare, le povere
creature, sedotte e abbandonate, pensano bene di chiamare a casa e riempiono la memoria coi loro

piagnistei e i loro insulti!


Luca si siede sul divano, ridendo, ed cos bello che mi fermo a scrutarlo con unespressione
ottusa, incantata.
In quel momento squilla il telefono, e la voce di mia madre dilaga, insinuante, gi critica solo nel
pronunciare un banalissimo Pronto.
Carlotta, tesoro, se sei in casa rispondi! Sembra un invito e invece un ordine militaresco. Ci
manca solo che dica Achtung, tecititi at alzare la kornetta, ja!
Mamma... sussurro con voce finta impegnata e finta distratta.
Sapevo che ceri! Non sei mica una donna in carriera che pranza fuori, tu!
Che vuoi?
Tieniti libera tra due sabati, si sposa Beatrice.
Strabuzzo gli occhi, e credo di aver sentito male. Da quel che ricordo Beatrice una mia cugina
con ambizioni da suora carmelitana, i baffi, e il fermo intento di donare la sua verginit al Signore.
Me la ricordo riservata, atterrita, suora fin da piccola, con quei denti sporgenti e il sorriso
sacrificato. Di sicuro la mamma si riferisce a qualche altra persona.
Di chi parli?
Tua cugina Beatrice! Non che cominci a perdere la memoria?
Ma non si era ritirata in convento?
S, vero, ma solo per pochissimo tempo. Non sei affatto aggiornata sulle cose che riguardano la
nostra famiglia. Comunque adesso si rifatta i denti e il naso, ha speso un patrimonio nella
depilazione definitiva al laser, ha incontrato un ragazzo spagnolo, e si sposa fra due settimane.
Sono basita. Beatrice si fatta cambiare i pezzi. Mi domando se le sia rimasto qualcosa di
originale nella carrozzeria, qualche pezzo naturale modello latrina.
Deve tenerci molto alla mia presenza per farmelo sapere cos in ritardo.
Quanto sei polemica! Cerca di capirla, con quella pancia!
Pancia? Che pancia? Non si fatta plastificare anche quella?
Alludo ai gemelli! Carlotta, mi sembri tonta. Hai bevuto, forse?
Che cosa? Gemelli? Mamma, non capisco di che parli...
al sesto mese e gi sembra una tinozza. Non era certa che fosse il caso di sposarsi prima di
partorire, ma la zia Palma ci ha tenuto tanto... Non sopportava che la cugina Pamela la battesse sul
tempo.
Ah
Ha fatto bene a farsi mettere incinta. Il tempo passa, Carlotta cara, e ci si ritrova in menopausa in
un batter di ciglia! Piuttosto, tu, non pensi sia il caso di farti infornare da qualche bel giovanotto?
Mamma! arrossisco, e gli occhi saettano involontari verso Luca che sta calando gli spaghetti e
fortunatamente non pu sentire nemmeno una parola delle corbellerie deliranti di mia madre.
Non sei del tutto brutta, mia cara! mi dice in uno slancio di materna generosit. Se solo ti
mettessi dimpegno! Comunque per il matrimonio ti ho trovato io un bel cavaliere. Tremo, e una
botta dulcera mi fa avvampare lo stomaco.
Ripenso a unaltra volta, quando avevo diciotto anni, ripenso a una festa scolastica e alla mia
assoluta mancanza di un cavaliere. Non me ne importava nulla di quello stupido ballo che
scimmiottava i party di fine anno dei film americani, ma la signora Lieti era dellavviso che dovessi
andarci per forza e mi ha trovato un ragazzo, il figlio diciassettenne di una sua amica del burraco, un

tipo apparentemente innocuo, che per tutto il tempo ha cercato di frugarmi sotto la gonna. Il pensiero
di un tizio simile, per pi adulto, che mi tampina al matrimonio della cugina Beatrice cercando di
infornarmi su consiglio di mia madre, mi fa scottare la faccia, e mi sventolo la mano davanti al viso
in cerca di un po di refrigerio. Luca mi passa vicino e mi fa una carezza sui capelli. Indica la pasta,
facendomi capire che quasi cotta. Gli rivolgo un cenno disperato, allargo le braccia, e sillabo a
bassa voce qualcosa a proposito della verbosit di mia madre. La buona signora intanto, appagata
dal mio silenzio che scambia per una rispettosa attenzione, sta dissertando sullimportanza di una
progenie quando si ancora giovani.
Io ti ho avuta a ventisei anni! Tra un po ci sar il tre davanti alla tua et, lo sai? Vuoi che i tuoi
figli ti chiamino nonna? insiste.
Ti saluto, mamma, taglio corto, mentre Luca condisce gli spaghetti. Chiudo la cornetta, sono
sudata, mi sento come dopo la prima volta che ho visto Lesorcista.
Sto per fiondarmi in bagno per sciacquarmi il viso con lacqua gelata, quando il telefono squilla di
nuovo. La certezza che sia ancora la mamma mi fa venire la tentazione di ignorarla, ma nel timore che
inizi a delirare sulla segreteria e che Luca possa udirla, rispondo. Sono parecchio arrabbiata e pecco
di intempestivit. Esordisco con un urlatissimo: Se rester incinta te lo far sapere, ma sar io a
decidere da chi farmi infornare! e mi accorgo troppo tardi che allaltro capo del filo non c mia
madre.
Pronto? Casa Lieti? Casa della signorina Carlotta Lieti? Una voce duomo mai udita prima.
Balbetta, poi tace, forse teme di avere sbagliato numero e di avere beccato la sala Lobotomie di
qualche manicomio.
S... chi desidera?
Sono Franz Eisner. Anche il nome mi giunge nuovo, e laccento straniero non mi aiuta affatto.
Prego lo esorto, mentre Luca mi fissa con curiosit.
lei la signorina Lieti?
Ehm... s... sono io.
Ci siamo incontrati stamattina, sono lassistente di Tele Voce Europa, ricorda?
Ah... Rimango con la bocca spalancata, rimbecillita, sembro un pesce che sta per esalare
lultimo respiro acquoso.
Dovrebbe passare da qui. Se le interessa ancora, il posto suo.
Cheee? Sono cos sbalordita che il signor Eisner, probabilmente il biondo giovanotto seduto
accanto al direttore, si star chiedendo se non sia ubriaca. Si convincer che non il caso di
assumere una che gi brilla alluna del pomeriggio.
Ci piaciuto il suo approccio. Pu venire a leggere il contratto. Per, c una clausola che...
Lo sapevo che cera linghippo! Emetto un sibilo che pare il fischio di un treno. Sono sul punto di
dirgli che non ho alcuna intenzione di pulire i gabinetti del piano terra e svuotare i posacenere, n
tanto meno di farmi palpare dal direttore, ma il giovanotto si affretta a spiegare.
Lei molto telegenica e molto spiritosa, gradiremmo che si scrivesse da sola i testi. Tutto qui.
Fissiamo un appuntamento per il luned successivo e quando abbasso la cornetta sono raggiante.
Luca ha unespressione che un affascinante punto interrogativo. Corro ad abbracciarlo,
approfittando della giustificata euforia del momento, e godo del contatto coi suoi strepitosi
addominali. Mi basta questo per sentirmi capovolta, come se qualcuno mi stesse scrollando per i
piedi, e il bruciore che mi incendia lo sterno nulla rispetto al calore che mi si irradia un po pi

sotto, dalle parti della mia amichetta in pensione.


Non posso crederci, mi hanno assunta! esclamo, raccontandogli tutto mentre saltello per la
stanza come un canguro. Vado a lavarmi le mani e dopo un po mangiamo. Luca sorride, felice per
me. Mi dimentico perfino della mamma e del prossimo matrimonio della cugina Beatrice. Non me ne
importa di avere quasi il tre davanti allet e che i miei figli mi chiameranno nonna. Ho un lavoro!
Potr comprarmi quegli scomodissimi stivali tacco dodici che ho visto in una vetrina, che non
porter mai ma che faranno la loro porca figura nel mio armadio. Mangio con gusto, arrotolando
abilmente gli spaghetti e tracannando il vino nel bicchiere fino allultima goccia.
Cos che ti rende pi allegra? mi chiede Luca osservandomi con curiosit. Lidea di fare
lannunciatrice televisiva o quella di farti lassistente di produzione?
Ehi! ribatto, abbastanza sbronza da sentirmi traballante. Fingo di essere offesa, poi scoppio a
ridere. Entrambe le cose, suppongo mento, poich non avevo ancora indugiato col pensiero sul bel
Franz dagli zigomi alti.
Da quant che non fai sesso? mi domanda, diretto, crudele, sbucciando unarancia. Mi fissa,
spietato come solo un uomo che si d da fare ogni sera pu esserlo. improvvisamente serio, come
se stessimo parlando di una malattia. Inghiotte gli spicchi e la sua gola vibra, poi giocherella con una
briciola sul tavolo.
Sono affari miei, gli rispondo acida, e aggiungo cercando di cambiare discorso: Sparecchio io.
Non hai scritto nulla stamattina?
Non dovresti far passare cos tanto tempo, non sano. E poi rischi di buttarti tra le braccia del
primo venuto. Leccessiva astinenza rende poco selettivi, lo sai?
Ha parlato il selezionatore! sbotto. Non farmi ridere!
Non cogli la differenza, vero? Sembra vagamente irritato. raro vederlo cos: con le
sopracciglia aggrottate mi pare perfino pi bello. Cincischia ancora con una briciola, e non mi
guarda in faccia.
Non c nessuna differenza, a meno che non la butti sul maschilismo.
Il maschilismo con centra affatto. Alza gli occhi, e mi osserva con una sfumatura di rabbia. La
differenza che tu sei una stupida ragazzina in cerca delluomo della tua vita, e questo ti espone al
rischio di prendere una clamorosa tranvata. Tu credi alla teoria dellamore eterno e ti conservi come
un barattolo di pomodori secchi, nella speranza che un bel principe, prima o poi, ti scopi fino a farti
piangere e infine ti metta lanello al dito. Io non mi aspetto niente dalle donne con le quali mi
intrattengo, mi aspetto soltanto che si divertano insieme a me, e se qualcuna non corrisponde alle
aspettative stai certa che non piango sul cuscino! Non ci penso pi del tempo strettamente
necessario.
Io non piango sul cuscino!
Carlotta... Si ferma, mi fissa, scuote la testa. Credi che non ti conosca abbastanza da sapere che
sospiri come una principessa in cerca di consolazione? Per te il sesso non solo uno strumento di
piacere. Speri sempre di addormentarti sulla spalla del tuo cavaliere. O no?
Be, s, ma...
Il mondo pieno zeppo di Luca Morli, ricordatelo, pieno di maschietti speranzosi di
scaraventarti gi dalle scale un attimo dopo che hai finito di farli godere. pieno di tizi che
lindomani non ascolteranno nemmeno i tuoi messaggi sulla segreteria telefonica e stenteranno a
rammentarsi la tua faccia o la tua voce con la erre moscia. severo e, sebbene stia cercando di

mettermi in guardia, si lascia trascinare da una folata di asprezza che non gli solita. Non so cosa
dire, il suo un discorso disfattista.
Ti sbagli, esclamo, cercando di apparire convinta, mentre in realt mi tremano le gambe sotto il
tavolo. Il mondo anche pieno di uomini disposti a offrirmi la loro spalla per dormire. Non so dove
siano, e di certo non somigliano a te, ma prima o poi ne trover uno, stanne certo. Non sono una
fatina del tutto sprovveduta e il fatto che non faccia lamore da un anno non significa che allargher
le gambe davanti al primo biondino che passa.
Questo parlare chiaro!
Devo essere brilla, o forse sono solo ferita al pensiero che il fantastico principe sulla spalla del
quale far un pisolino dopo una notte di sesso selvaggio non sar mai lui. Luca sorride, e torna se
stesso. Mi ha paragonata a un barattolo di pomodori secchi, il che non mi lusinga affatto, ma sono
ancora troppo felice per la recente assunzione, e lo esorto benevolmente a tornare a scrivere. Si
allontana verso la sua stanza, dopo avermi dato uno schiaffetto su una guancia. Prima di andare via
mi dice: Considerami come un fratello maggiore che si prende cura della tua virt. Mi sento in
dovere di aprirti gli occhi, perch a volte mi sembri troppo sognatrice. Il mondo fa schifo, cara
Carlotta.
Lo so benissimo. Anche grazie a te e al tuo fulgido esempio.
Bene, almeno servo a qualcosa. Adesso vado a scrivere, se mi cerca qualcuno digli che sono
morto.
C un mistero intorno alla sua ultima opera. La tiene segreta, in un cassetto chiuso a chiave, e mi
ha proibito di curiosare nel computer. Mi ha fatto leggere le sue precedenti produzioni, ma
questultimo parto top secret. Lo sento ticchettare sui tasti, mentre immergo i piatti nel lavandino.
Faccio un respiro profondo, e per un breve tratto sono ancora felice. Bevo un altro sorso di vino,
direttamente dal collo della bottiglia, e brindo alla mia lunga vita da pomodoro secco.

TRE
Ho trascorso un giorno intero con unaria dimportanza identica a quella di Gloria Swanson in
Viale del Tramonto mentre scende la famosa scalinata. E per ottenere fama e fortuna non ho avuto
nemmeno bisogno di assassinare Luca lasciandolo stecchito nella vasca!
Devo dire a qualcuno che ho un lavoro, altrimenti scoppio! Per, se lo sapesse la mamma mi
farebbe notare che lemittente che mi ha assunto solo un po pi illustre della zia Ermellina mentre
canta Addio tabarin sotto la doccia, che mi pagher una miseria, e che alla mia et farei meglio a
cercarmi un marito invece di fare la deficiente in giro. Se lo sapesse Erika starebbe zitta e
sorriderebbe come sembra che sorridano i gatti mentre puntano una quaglia pronta a finire spennata.
Meglio lasciarle perdere entrambe.
Allora, telefono a Giovanna, una delle mie migliori amiche. Purtroppo, la becco mentre sta
lavorando, e mi tronca in modo abbastanza sbrigativo, bisbigliandomi: Sto truccando una modella e
non posso distrarmi. La stronza pi montata di un armadio dellIkea. isterica per colpa di un
brufolo, non le piace lacqua liscia, dice che ho un profumo troppo forte, e ha preteso il silenzio
assoluto intorno.
Lara, la seconda e ultima amica che ho, ha il telefono staccato, e il cellulare mi rimanda il solito
piatto avviso che forse lutente chiamato ha lapparecchio spento.
La lista delle mie amicizie finita, non si pu certo dire che abbia una lussureggiante vita sociale.
Che rabbia e che pena Ho una notizia tanto importante, e nessuno cui valga la pena confidarla.
Decido allora di telefonare a una persona a caso, scelta sullelenco con gli occhi chiusi, ma quando
lindice mi cade su unagenzia di pompe funebri penso sia meglio arrendermi, non si sa mai,
entusiasta come sono potrei lasciarmi convincere ad acquistare una bara deluxe pagabile a rate.
Guardo lorologio, e mi torna in mente pap. vero che stato fuori per qualche giorno, ma ormai
dovrebbe essere tornato. Lui appartiene senza dubbio alla striminzita schiera di coloro che sarebbero
felici di sapermi felice. Mi ascolter e sar orgoglioso di me.
Ma non trovo nessuno, il telefono squilla invano. In verit accade spesso che pap sia in casa e non
risponda, smarrito com nel paradiso vegetale che si creato sul terrazzo, tra rose, cosmee,
cerfogli, cespi di anice stellata, palme in vaso e orchidee Aspasia che catturano tutta la sua
attenzione, e il driiin dellapparecchio gli giunge allorecchio come il ronzio di unape lontana. Cos,
visto che se sto ancora in casa a parlare con me stessa gesticolando come una pazza furiosa rischio di
finire tutta la scorta di Togo farciti alla crema, chiamo un taxi e decido di andare a trovarlo lo stesso.
Pap abita ai Prati, allultimo piano di una palazzina antica e perfettamente tenuta. La facciata
scura la fa somigliare a un gigantesco biscotto strinato, e il terrazzo che sovrasta il suo appartamento
farebbe concorrenza spietata a uno dei giardini pensili di Babilonia. Pap adora il giardinaggio, e
quando abitava insieme alla mamma aveva una serra che curava con un amore sviscerato e innocente.
Dopo la separazione, la mamma ha buttato gi ogni cosa: in mezzo al prato, al posto del vivaio, ha
fatto costruire una fontana con un putto nudo in cima e un gazebo di marmo bianco, molto simile a un
mausoleo per i caduti di tutte le guerre, ha sradicato le aiuole e riempito la vasca di carpe
giapponesi, morte quasi subito di dissenteria.
Quando esco dallascensore e suono il campanello, ho un attimo di trasalimento, perch la porta si

apre e appare una donna. Una donna? Chi costei? Non ha unaria da domestica, che so, uno
strofinaccio in mano o una ragnatela che le penzola da un orecchio. La signora, invece, una
cinquantenne con gli occhi cerulei, le guance rosse come una matrioska, laria timida, riguardosa, un
abito di lana spigata e i piedi scalzi. Scalza? Che ci fa una matrioska scalza a casa di mio padre?
Forse ho sbagliato appartamento?
Balbetto qualcosa e mi guardo intorno, per accertarmi di avere imbroccato la porta giusta. S,
questa, allultimo piano.
Ehm... io, dico con un tono incerto.
Tu devi essere Carlotta, mormora la donna.
Un istante e, dietro di lei, appare pap, coi guanti da giardinaggio e sulle labbra un sorrisone da
bambino. Arrossisce, imbarazzato, e anche sulle sue gote sbocciano due pomelli rubizzi. La donna,
allora, bisbiglia qualcosa, si muove a passettini, saluta, mi stringe la mano e va via, scalza e
sorridente com giunta.
una mia vicina, si affretta a chiarire pap. Ogni tanto mi d una mano con le piante.
Vorrei chiedergli di pi, soprattutto quando scorgo in cucina un tegame con un sugoso arrosto e una
teglia di gamberetti, certamente non preparati da lui, che un mago con la flora, ma quando si tratta
di cucinare la fauna va in tilt. Ma, per il momento, non sembra propenso a dire altro. E, tutto
sommato, a me basta saperlo felice, vedere nei suoi occhi una lucetta che sa di cose buone, di fiori
freschi, di prato rasato e fiocchi di rugiada. Di serenit e gratitudine. Mi basta vederlo un po
ingrassato, il che, per la gracilit che ci accomuna equivale a una promessa di splendore, e
assecondo la sua volont di rimandare le spiegazioni, ammesso che ci siano spiegazioni da dare.
Andiamo sul terrazzo, e il vigore della natura mi avvolge. Lappartamento in cui vive sobrio,
senza quadri, senza tappeti, scarno di mobilio, mentre il giardino pensile gorgoglia di vegetazione.
L, pap abbandona qualsiasi timidezza e diventa barocco. Le piante sembrano ridere, sono umide e
calde. Il sole batte sui vetri del piccolo vivaio che ha fatto costruire, e pare quasi estate anche se
inverno.
Apro una sdraio un po malmessa e ci sprofondo, e mentre sto per raccontargli dei miei successi
lavorativi, lui esclama: Erika sar contenta di incontrarti.
Ho un lieve sussulto. Lo so, non sar mai candidata al primo premio nel campionato Sorelle
maggiori dal cuore doro, ma daltro canto neanche Erika finir nella rosa delle finaliste al
concorso Sorelle minori esemplari. Non ce la faccio proprio a fingere. La mia bocca si piega in un
sorrisetto spaventoso, da Vincent Price in gonnella. Mi faccio paura da sola. Meno male che pap
troppo occupato a fare il gentile con un mandarino cinese, per accorgersi di quanto io non sia gentile.
Non che odio mia sorella, direi piuttosto che il pensiero di vederla mi fa maledire il momento in
cui ho lasciato lo Xanax a casa, anzi, a dirla tutta, il momento in cui non ho lasciato me stessa a casa.
Quando da sola, senza lappoggio della mamma, Erika ancora pi temibile. Non perch mi
punti addosso la canna di un revolver, non c nulla in lei che non abbia unapparenza di delicatezza.
Il problema proprio questo: mentre le bordate della mamma sono prevedibili, scontate come un
tuono dopo un lampo, e ormai ci ho fatto il callo a sentirmi trattare come una sfigata zitellona, gli
attacchi di Erika hanno qualcosa di pi ipocrita. Mi lancia stoccate facendo finta di complimentarsi.
Non sono io che la odio, lei che non mi pu soffrire. Non so quando successo, ma a un tratto,
mentre crescendo diventava sempre pi bella e io sempre pi buffa, tra noi si creato un divario non
solo estetico: una vera e propria lontananza emotiva. La mamma lha presa sotto la sua ala, mentre io

e pap siamo rimasti indietro, a guardare un teatrino dal quale eravamo esclusi perch qualcosa di
noi non era allaltezza. Poi Erika andata via da casa, ha trovato subito un lavoro, una dozzina di
fidanzati allanno, viaggi in ogni luogo, e tutto questo perch la natura, oltre ad averla dotata di un
viso meraviglioso e un corpo invidiabile, ha reso belle anche le sue mani. Perfino Naomi Campbell
ha dei piedi orrendi! Lei cosha di brutto, il velopendulo?
Che gioia, le mie due figliole insieme, esclama pap mentre si d da fare intorno a una chenzia.
Sto di nuovo per dirgli del mio lavoro, accenno a una notizia strepitosa, quando suona il
campanello. Mmm questo annuncio sta avendo troppa suspense per i miei gusti. Vado ad aprire, e
cammino un'altra volta come Gloria Swanson.
Erika mi osserva come se fossi unaliena che puzza di zolfo. Entra e non dice nemmeno ciao, si
limita a un cenno col suo riverito mento. Profuma da sola pi dellintero vivaio di pap. Incede come
una gatta pigra, coi capelli sciolti, lunghi fino al sedere, indossa un cappotto di cachemire cos
morbido da sembrare chewinggum, ha le mani protette dai guanti e non se li toglie nemmeno in casa.
Pap si sfilato i suoi di guanti, quelli infangati, e la saluta allegro. Lei sta attenta affinch non la
sporchi. Accetta il suo bacio a distanza, come certe signore che affiancano le guance con affettazione.
Mi sembra strano che Erika sia venuta in visita, lei che di solito fa una telefonata telegrafica al
bimestre. Ma la ragione del suo arrivo presto chiara.
Tra le poche cose che pap ha tenuto dopo il divorzio, c una raccolta di arazzi antichi, ereditati
dalla madre di sua madre. Io, francamente, li trovo orrendi: quando ero piccola e li guardavo appesi
alle pareti stavo attenta a non toccarli nel timore che la stoffa dipinta mi catturasse come la lingua di
un camaleonte. Non avrei proprio voluto finire insieme a quel gruppo di tizi compassati, donne
vestite di scuro con occhi che sembravano scrutarmi per mangiarmi, sedute sullerba come a un pic
nic ma rigide come se stessero sul water in un brutto momento, uomini glaciali, in piedi, coi
moschetti imbracciati, quasi pronti a spararmi in bocca. E anche adesso, mentre pap li tira fuori,
arrotolati come papiri, mi sento male a riguardarli. Ma a Erika piacciono. O forse le piace il fatto di
aver scoperto che valgono pi di quanto avesse mai creduto, e ha chiesto a pap se pu averne uno. E
lui, che deve odiarli quanto me e li ha tenuti solo per rispetto alla madre di sua madre, ha
acconsentito con slancio.
Erika li scruta e sceglie proprio quello che mi faceva paura da bambina.
Parlottano un po insieme, mentre Erika infila larazzo in un tubo di cartone, tutto questo senza mai
togliersi i guanti, come un ladro che non voglia lasciare impronte.
A un tratto pap mi chiede qual era la magnifica notizia che dovevo comunicargli. Uffa, proprio
adesso? Arrossisco, e Erika mi osserva di sbieco, con uno sguardo incuriosito e un po contrariato.
Mi sfidi, sorellina perfettina? Cosa c in me che ti indispone cos tanto? Cosa ti ho fatto?
Allora, invento un castello di stronzate. Ricamo intorno al mio lavoro, cito una busta paga da
capogiro, contratti gi firmati, promesse di gratifiche, e chi pi ne ha pi ne metta: Carlotta Lieti alla
conquista del mondo! Esagero talmente che il sultano del Brunei mi fa un baffo e Nelson Mandela al
mio posto un burino. Pap ci crede ed felice, Erika ha quelleterno sorrisetto sardonico.
Improvvisamente voglio andare via. Mi sono stancata di fare Gloria Swanson, e mi aspettano i
Togo da sgranocchiare davanti a una puntata di The Big Bang Theory. Ma poich Erika ha lauto e io
sono appiedata, la sorella bella si offre di dare un passaggio alla sorella brutta.
Prima di andare, pap mi regala un piccolo tronchetto della felicit, mi chiede di averne cura, e me
lo porge come se fosse un neonato. Sbaglio o Erika fissa la povera pianta con uno sguardo omicida?

In ascensore gliela tengo lontana, ho come limpressione che sia pronta a schizzarla di bava al
veleno.
Lauto di Erika una Mini Cooper Coup color oltremare, coi sedili di pelle. Dallo specchietto
non penzola un asfissiante Arbre Magic, non una briciola ne invade gli anfratti, e le cinture di
sicurezza sono ricoperte da un rivestimento di cuoio morbidissimo.
Partiamo, e dopo un po la mia gentile sorellina esclama con sussiego: Quindi presto sarai
candidata alla presidenza della repubblica. Stando a quello che hai detto prima, poco ci manca che tu
sia la prima donna capo dello stato.
Diciamo che ho le tue stesse possibilit di diventarlo. Anche il tuo lavoro cos importante che
otterrai i Nobel per la pace, la medicina e la letteratura tutti insieme.
Almeno la smetterai di vivere alle spalle di pap. Per fortuna, adesso, potrai chiedere i soldi
direttamente a Bill Gates.
Guarda che io ho lavorato. solo in questultimo periodo che
Tanto valeva che non studiassi, no? A che ti servito fare la laureata con lode? Mentre parla
non mi guarda, guida con leggerezza, ingrana le marce senza fare rumore, e lunica cosa che ronza
sono i suoi miliardi di capelli ogni volta che si piega appena per scrutare nello specchietto esterno.
Non tutti hanno la tua fortuna di trovare un mestiere in cui non conta se sai tirare una riga dritta,
ribatto, rigida sul mio sedile di pelle color petrolio.
Erika si contrae, e le mani coperte dai guanti stringono pi forte il volante. Per qualche minuto
impera il silenzio, mentre continuo a chiedermi perch, perch, perch dobbiamo parlarci cos,
perch per noi il sangue diventato acqua.
Come va la tua vita sentimentale? mi domanda dopo un po, mentre siamo ferme a un semaforo.
quasi il tramonto, le strade brulicano di luci dauto, il traffico romba come un leviatano di metallo.
Benissimo, replico con sicurezza.
A occhio e croce, applicando lo stesso metro dei tuoi successi lavorativi, direi che ti sei beccata
Johnny Depp.
Anche meglio.
Dimmi, dimmi, sono tutta orecchie, ride stavolta, beffardamente, mentre siamo quasi sotto casa.
Sono fidanzata con un ragazzo bellissimo, che al confronto Johnny Depp un macaco. Presto ci
sposeremo, ho gi comprato il bustier di seta, La Perla, sapessi, molto carino. Comunque, quando
accadr ti mander la partecipazione.
Come si chiama?
Luca, dico spontanea.
No! Non avrei dovuto! Erika mi ha sempre rubato tutto. Se io avevo un giocattolo diverso dal suo,
un vestito nuovo, un libro, li pretendeva anche lei, e doveva insistere ben poco, poich la mamma era
pronta a ricoprire la sua barbie principessa di cose belle, pi belle di quelle della ranocchia.
Quando siamo diventate adolescenti ha iniziato a rubarmi i ragazzi, se capiva che mi piacevano sul
serio. Bastava che mi lasciassi sfuggire un commento interessato su qualcuno, un vago bla bla
imbarazzato e romantico, che lei balzava sul tipo come una graziosa belvetta tutta artigli e curve, e il
ragazzino di turno finiva nel suo stomaco insaziabile.
Se sapesse di Luca, farebbe di tutto per buttarsi a pesce, anzi a sirena, per sgranocchiarselo
golosamente mentre io sto a dieta ferrea. E lui, che pratica il culto del non so dire di no a una bella
femmina che me la offre, parteciperebbe a quel banchetto con appetito.

No, no, no! Luca mio, vade retro sorella cannibale e ladra!
Per evitare altri commenti e altre domande, scendo dallauto in tutta fretta stringendo al petto la
piantina. Erika mi guarda e per fortuna non capisce. Crede che scappi per non essere costretta a
rivelarle che ho mentito. Ho mentito, s, in parte, perch Luca per me solo unallucinazione
seducente, una speranza assassinata, un sogno capace di realizzarsi soltanto quando vedr uno
stoccafisso in cielo che gioca a briscola con uno squalo martello. Ma vero che esiste, vero che lo
amo, vero che devo proteggerlo dalle sue grinfie. Sotto quei guanti ha unghie affilate
Vado via senza salutarla, e per la prima volta sono contenta di aver colto nei suoi occhi una
sarcastica diffidenza. Non credermi, sparisci!
Ma mentre salgo le scale continuo a chiedermi perch. Perch siamo cos diverse e ci separa un
abisso senza ponti. Perch non abbiamo mai provato a piacerci. Perch le nostre conversazioni tirano
di sciabola. Perch dobbiamo fare a gara a chi insulta laltra con pi cattiveria. Perch,
semplicemente, non ci amiamo.
Apro la porta dingresso senza avere una risposta, con un subbuglio strano in petto, un senso di
sconfitta, e ho quasi la tentazione di tornare indietro per chiamarla, per dirle resta, parliamo, dimmi
quando successo e per colpa di chi, quando hai smesso di essere la sorellina piccola e simpatica
che si aggrappava alla casina delle api scalciando, per diventare la strega che fa lo sgambetto.
Quando sono diventata una rivale da sopprimere in mille modi simbolici.
Ma poi, entrando in casa, trovo Luca. Va in giro con la solita parvenza di asciugamano intorno ai
fianchi, madido di fresca doccia. Capelli sulle spalle, quando sono bagnati sembrano lunghissimi.
Torace da Davide di Michelangelo. Mezzo nudo, parla al suo cellulare con chiss chi. Mi sorride, e
le mie viscere carambolano e fanno ol.
Non ho dubbi. Erika, stai lontana. Abbuffati dei tuoi ometti di passaggio. Ma se solo provi a
mettere lombra dellunghia di uno dei tuoi venerati mignoli su Luca, te la passo nel frullatore. Non
sar mai mio, ma nemmeno tuo.
Con questo patto accettabile vado avanti.

QUATTRO
sabato sera, e Lara e Giovanna, per festeggiare la mia assunzione, mi hanno organizzato un
appuntamento al buio, di quelli che di solito si rivelano franosi come slavine dalta montagna.
Incontrarmi con un tale che si chiama Tony Boni non esattamente la mia visione di un fine settimana
ideale. Avrei preferito starmene davanti alla TV a vedere un documentario sullaccoppiamento degli
ungulati, invece di preoccuparmi di cosa indossare per piacere a uno sconosciuto che non ha avuto
nemmeno la decenza di cambiare nome.
Luca uscito da ore. Dal venerd alla domenica lavora come barman in un locale notturno e non
torna mai a casa prima dellalba.
Mi guardo allo specchio e borbotto.
Dopo lunghi ragionamenti, indosso una gonna di lana color cammello, stivali neri con la cerniera,
un pullover dangora che certo mi far sputacchiare pelucchi per tutta la cena, e il mio cappottino di
panno intorno al quale ho avvolto una sciarpona che tutto tranne che sexy. Quando Giovanna
citofona, scendo gi in fretta.
La mia amica alle prese con una relazione sentimentale nata da poco ed al settimo cielo. Non
nuova a simili emozioni. Dal punto di vista pratico, non conduce una vita molto pi morigerata di mia
sorella. La grande differenza rispetto al distacco con cui Erika affronta i mutamenti di partner, che
Giovanna spera sempre di essersi imbattuta nelluomo giusto, quello che la condurr allaltare. Le
sue infatuazioni sono a orologeria, durano in media un mese alla volta e la portano dalle stelle alle
stalle con una rapidit vertiginosa. A un tratto, immancabilmente, scopre di avere donato tutta se
stessa a uno stronzo, trascorre una settimana a piangere, e infine si imbatte nel successivo principe
azzurro.
In questa fase innamoratissima di un giovane architetto di interni che adora le case minimaliste e
lha costretta a dare via tutti i vecchi mobili di sua nonna per sostituirli con altri pi alla moda. Il
letto consiste in un materasso scaraventato direttamente sul pavimento, e pare che le abbia fatto
smontare anche il bidet dal bagno, perch contrario alla nuova tendenza europea. Gli abiti sono
appesi a stand a cielo aperto, le finestre sono prive di tende, e le uniche stampe ammesse alle pareti
ritraggono astratti disegni a pois, come nel gioco unisci i puntini della Settimana Enigmistica.
Quando le sar passata prevedo che rimpianger la piattaia antica di nonna Clelia, larmadio laccato
e capiente, capace di tenere nascosto il suo disordine, e quelle belle tende spesse che impedivano al
suo dirimpettaio guardone di sbirciarla. E soprattutto, le mancher il bidet. Al momento, per,
Giovanna ancora felice, bidet o non bidet, e mi accoglie con un abbraccio.
sola, lappuntamento con gli altri direttamente al ristorante. Indossa un paio di pantaloni
attillati, una camicetta bianca e trasparente, scarpe altissime con cui cammina praticamente in punta
di piedi, e un cappotto di pelle fucsia senza bottoni. molto bella, di una bellezza chiassosa, che non
transita senza catturare gli sguardi. Se pure portasse il reggiseno e non avesse i capezzoli che fanno
capolino da sotto la camicia, appuntiti come chiodi, gli uomini la guarderebbero lo stesso. Ha dei
magnifici capelli, lunghissimi e nerissimi, lisci come acqua, gli occhi blu, alta anche senza
trampoli, fa la truccatrice per una stilista molto nota e sperimenta su di s le tecniche migliori per
ottenere un incarnato perfetto, e non mai sfornita di corteggiatori n di abiti stratosferici.

Mentre ci muoviamo mi parla di Tony.


Sai, un tipo interessante.
Un brivido di panico mi parte dal coccige e si irradia fino al cervello.
Allora fa spavento. Quando di uno si dice che interessante, per tacere che somiglia a un
pitale.
In questo caso no, non ti avrei mai organizzato un appuntamento con un vaso da notte.
La guardo con una mezza risata perplessa.
Ti dimentichi di Eusebio. Te lo ricordi quel cretino di un anno fa? Quello che indossava sandali
infradito anche a dicembre? Anche quello era interessante.
Giovanna ride apertamente.
Interessante lo era davvero. Ricordi quante barzellette conosceva?
S, tutte oscene. E per non farsi mancare nulla beveva la birra direttamente dalla lattina dopo
averla sbattuta, criticava chiunque passasse dicendomi guarda che strano quello, senza rendersi
conto che il pi strano di tutti era lui, e rideva come se facesse delle pernacchie.
Per ammettilo, ti sei divertita tanto quella sera!
Storco le labbra al solo ricordo del cardigan a scacchi di Eusebio e delle sue storielle piccanti.
Da morire, guarda. Volevo scappare dalla finestra del bagno del ristorante, peccato fosse
bloccata. Quando mi ha riaccompagnata a casa, per farlo andare via ho dovuto dirgli che ero lesbica.
Se Tony cos ti strangolo.
Raggiungiamo Il Buco, un ristorante tranquillo, quasi monastico, e questa scelta, che mi sarebbe
parsa tollerabile se avessi dovuto cenare con luomo che amo, mi risulta sconveniente adesso,
esposta al rischio di non saper cosa dire e cosa fare davanti a uno sconosciuto che mi far
imbarazzare col suo silenzio o mi far imbarazzare col suo frastuono. Comunque vada, la quiete del
Buco non sar una buona cornice.
Entriamo. La piccola sala piena, ma la gente tace, e ho la sensazione che tutti ci fissino. Un
cimitero in Alaska sarebbe un luogo pi movimentato. Vedo Lara al tavolo in fondo, e insieme a lei
tre uomini. Uno il fidanzato provvisorio di Giovanna, laltro il fidanzato provvisorio di Lara e il
terzo credo sia il mio, molto pi che provvisorio, appuntamento al buio.
Man mano che mi avvicino mi accorgo che Tony Boni, se non altro a prima vista, meno
disgustoso di come lho dipinto durante lattesa, anzi, tutto sommato abbastanza gradevole. alto,
vestito di scuro, e porta gli occhiali. Non ha strani tic, non mi accoglie chiedendomi se so lultima
sulla donna frigida il cui marito faceva sesso con un thermos, direi invece che abbastanza serio e
compito. Mi presento, ci sediamo.
Lara lavora in una compagnia di assicurazioni, separata dal marito e ha una figlia di quattro anni.
Tiene il cellulare sul tavolo e lo fissa continuamente, nel timore di perdere leventuale squillo della
baby sitter che sta badando a Emma. delusa dagli uomini, ci esce solo per fare contenta Giovanna,
per mettere in funzione ogni tanto la sua vagina, e per soffrire tutto il tempo al pensiero che possa
accadere qualcosa alla bambina mentre lei si d alle orge. una donna gradevole, ma accasciata
dalla diffidenza e afflitta dai chili in eccesso, e tende a parlare un po troppo dellex marito, che per
lei non ha pi un nome, essendo stato ribattezzato lo stronzo dopo averla tradita innumerevoli volte
con qualsiasi femmina appena passabile che gli ha respirato nelle vicinanze durante tutti e sei gli anni
di matrimonio. Adesso lo stronzo vive a Bruxelles dove lavora per lUnione Europea, ma la
lontananza non ha attenuato il rancore di Lara e la sua pessima abitudine a disprezzarlo apertamente

anche di fronte a Emma. Per il momento frequenta Filippo, un tizio conosciuto a un centro Weight
Watchers, abbastanza robusto da farla apparire snella, uno che, a disdoro delle regole che vedono i
grassi sempre allegri, ha una perenne faccia da funerale.
Stavamo notando che questo locale un po troppo carico, dice Armando, larchitetto
minimalista, scrutando le pareti quasi nude del Buco, i pochi tavoli e il silenzio sepolcrale che fa
rimbombare le sue parole.
Oh... vero! esclama Giovanna. Che accorgimenti sarebbe opportuno adottare per renderlo pi
allavanguardia?
Io toglierei qualche lume, ridurrei i tavoli, e attenuerei tutto questo vociare.
Mi chiedo se ci stia prendendo bellamente per il culo. Vorrei fargli presente che un quartetto di
salme sarebbe molto pi esuberante, ma Armando un tipo permaloso e c il rischio che si offenda.
Quindi taccio, mentre lui disserta con tono pomposo, e Lara armeggia col cellulare, certa di avere
perso una chiamata, anche se dubito che la sua suoneria, fragorosa come la pista datterraggio di un
aeroporto internazionale, possa esserle sfuggita. Tony Boni mi rivolge la parola e scopro che il suo
vero nome Antonio e che fa il pittore. Non nel senso di imbianchino, ma in quello di ritrattista.
Non so se so dipingere sul serio, ci tiene a spiegare. Le mie opere non sono per tutti i palati.
Comunque adoro le nature vive, la gente, e mi piace riproporla nelle pose pi genuine e spontanee
della vita quotidiana. E tu? Giovanna ha detto che sei una giornalista freelance.
Gentile Giovanna a inventare una balla per evitare di fargli sapere che ero disoccupata. Gli spiego
che adesso lavoro presso una rete televisiva locale, scrivendo i testi per le trasmissioni di interesse
pubblico, e che molto presto comparir anche in video. Non una totale bugia, ma suona meglio
dellammettere che da luned mi scerveller per cercare trecento sinonimi di nebbia e pioggia, allo
scopo di riempire i tre minuti scarsi di previsioni meteorologiche quotidiane.
Ordiniamo da mangiare, e mi accorgo che Tony davvero pi piacevole del previsto. Mentre
Filippo e Lara singozzano a quattro palmenti, taciturni, e Armando molesta tutti con le sue solite
teorie deliranti su ogni cosa, Tony mi versa da bere e rivolge un inaspettato complimento ai miei
capelli.
Sono cos vitali e sinuosi. Mi piacerebbe ritrarti il viso. Sei molto bella.
Bella? Rido, vorrei fargli presente che sono la caricatura di un coniglio, ma Tony sostiene di non
essersi mai imbattuto in una faccia straordinaria come la mia.
Te lo dico da artista, io noto certi particolari: il tuo labbro superiore sublime. Ha una curva
particolare, sembra una piccola onda spumosa.
Lo osservo per un istante come se indossasse una camicia di forza con stampe di nani da giardino.
E mi sento stupidamente entusiasta.
Mi chiedo perch noi donne siamo cos disabituate ai complimenti che quando ne riceviamo
qualcuno, pur sapendo che si tratta di spudorate menzogne dette al solo scopo di impennarsi tra le
nostre gambe qualche ora dopo, ci caschiamo come pere. Forse perch
nessuno mi ammira
veramente da un secolo, perch stamattina mia madre mi ha telefonato di nuovo per ribadirmi la
storia del matrimonio, perch penso a Luca che versa da bere nel bicchiere di qualche femmina che
gliela darebbe anche subito, sul bancone del bar, fatto sta che ogni tanto bello illudersi di non
essere la bruttissima copia della propria sorellina minore. Inoltre il vino rosso, corposo e fruttato,
mi fa sentire euforica, sono felice di essere uscita, e il modo in cui Tony mi fissa non mi d troppo
fastidio. Quando gli servono il polletto farcito, lui abbandona la forchetta, lo separa con le mani, ne

smembra il petto con quattro coppie di dita, i mignoli educatamente arcuati allingi, e mi pare strano
vederlo alle prese con un compito selvatico, vestito cos, impettito e scuro come se dovesse andare a
una cerimonia solenne. A un tratto estrae un boccone di carne bianca, lucido e succoso, ghermito da
uno zampillo di salsa color girasole e, inaspettatamente, me lo offre. Se ne sta l, con un brandello di
polpa che penzola tra il pollice, lindice e il medio della mano sinistra, gli occhi invitanti, allusivi.
Non accetto. Dico che sono vegetariana, forse avvampo, ma ho limpressione che addentare quella
carne sia come accettare una proposta indecente, dirgli che s, gradirei molto che lui e il suo
pennello tracciassero qualche schizzo artistico sulla mia tela quasi nuova. Non sono del tutto
sconsiderata. Certo, mi lusinga che mi consideri desiderabile, ma so benissimo che avrebbe riservato
lo stesso trattamento a qualsiasi proprietaria di organi genitali femminili nella quale si fosse
imbattuto stasera.
Quando usciamo dal ristorante, la pioggerella ha ripreso a scendere, e Lara scappa via in un taxi
insieme a Filippo, mentre Armando propone un dopo cena in un locale il cui nome, Tabula Rasa,
unito alla conoscenza dei suoi gusti strani, mi fa pensare a un ritrovo per tizi aristocraticodepressi,
nel quale gruppetti di radical chic bevono e languono, forse sognando scrivanie polverose e
stracariche, bidet pieni di schiuma, e un chiasso da stadio dentro le orecchie. Per fortuna Tony ne ha
le palle piene delle idee di Armando e fa una controproposta.
Conosco un posto allegro, si chiama Chiodo scaccia Chiodo, si trova sulla Cassia, lhanno aperto
da qualche mese. Fanno ottimi drink e c buona musica.
Ho un fremito proprio sotto lo sterno: dove lavora Luca. Non ci sono mai stata, perch un po
fuori mano e, a conti fatti, nessuno ha mai avuto la bont di invitarmi. Giovanna accetta con un
disdicevole entusiasmo che Armando subito placa, ma io e Tony siamo pi che decisi e alla fine il
mortifero architetto si lascia persuadere. Mi ritrovo sulla macchina di Tony, una station wagon che
usa per trasportare le sue tele che, ammette, sono di dimensioni notevoli, e lui insiste affinch accetti
di farmi ritrarre il viso.
Ti giuro, hai una faccia da sballo.
Lidea di stare immobile mentre qualcuno mi fissa soffermandosi sui miei difetti mi imbarazza un
po.
Sbagli, sai. In un viso come il tuo, guardare con attenzione porta a dimenticare i difetti. Hai il
problema esattamente opposto: possiedi una faccia che, a prima vista, pare imperfetta, strana,
spigolosa, sovraccarica di lentiggini e di smorfie, ma un occhio attento coglie tutto il resto, il tesoro
nascosto dietro il sipario. Nota gli occhi grandi, e si accorge che hanno il colore del miele di
castagno, nota le ciglia, cos lunghe da fare ombra alle gote, e il mento... Potrei provare a copiarne la
curva senza riuscirci mai bene. E il collo, sai Carlotta, un cigno si roderebbe dallinvidia.
Dovrei chiedergli di smetterla, ma mi sto divertendo. Sono vagamente eccitata, lo confesso. Non
sessualmente, intendo. Emotivamente. Mi sento una quindicenne imbranata che si lascia irretire da un
mucchio di panzane.
***
Il Chiodo scaccia Chiodo preceduto da un fascio di luci intermittenti che si incrociano in cielo.
Armando confuso, pare quasi sullorlo di un attacco isterico. Io non gli sono da meno, bench per
altri motivi. Individuo subito lauto di Luca allesterno, e lulcera mi stende nella pancia il suo solito

bruciante tappeto rosso.


Entriamo, soppesati da un buttafuori che pare una sequoia. Il locale ampio, suddiviso in
numerose salette separate da archi di pietra, alcune sature di tavolini, altre di divani, una dedicata al
ballo. Lasciamo i cappotti al guardaroba e andiamo in cerca del bar.
Non c dubbio, sono proprio una ritardata. Vedo Luca tutti i giorni, eppure mi comporto come se
non lo incontrassi da un secolo. Ci siamo salutati quattro ore fa, uscito da casa con la sua bella
camicia bianca, i pantaloni scuri, e la barba di due giorni, non rasata per esigenze di copione.
Avvicinandomi, mentre Tony conduce gentilmente il mio gomito con la mano e Giovanna e Armando
camminano con aria affranta, come se accompagnassero una salma, scorgo il bancone di legno
lucidissimo, sovrastato da gocciole che riflettono la luce dei faretti, intorno al quale i bevitori si
assiepano come formiche.
Troviamo uno spazio e ci accomodiamo su quattro sgabelli di cuoio, e i miei occhi vagano alla
ricerca di Luca. Due giovanotti alti si dimenano scuotendo gli shaker, ma nessuno dei due Luca.
Sono vestiti come lui, per: camicia bianca, pantaloni scuri, un velo di barba, e unaria specializzata
da mascalzoni. Versano i liquori dalle bottiglie con unabilit da equilibristi, facendo scivolare i
tumbler sul bancone, sorridendo e ammiccando, e trattenendosi a intervalli davanti a qualche
avventore che pretenda una dose in pi di coccole alcoliche. Infine lo vedo.
in fondo, e mi pare che rida, di certo fa cenni dintesa a un gruppo di gallinelle stagionate prive
di accompagnatori, senza grande trasporto, come se gli fosse imposto dal mestiere. Improvvisamente
ho caldo. Tony chiede a tutti cosa vogliamo bere, e io opto per un Cosmopolitan. Il vino che ho
bevuto a cena mi basterebbe per sette vite, ma voglio darmi arie mondane come Carrie di Sex and
the City. Tony sceglie un gin secco e rivolge lordine al barman che non Luca.
In quel momento i ragazzi si spostano, come se si dessero il turno. Forse Luca stufo di dare corda
a quel gruppo di cinquantenni assatanate che se lo puntano come se potessero sfilargli i pantaloni con
gli occhi, e cede lestenuante testimone al suo collega. Si avvicina e risponde al richiamo di una
splendida bionda che uscita da casa indossando solo un tovagliolo. La ragazza si appollaia sullo
sgabello, accavalla le gambe, gli mostra per un istante lequipaggiamento celato tra le cosce. Lui le
riempie un bicchiere, meditando forse di riempirla anche in qualche altro modo dopo il lavoro.
Giovanna e Armando si allontanano verso i divani coi loro bicchieri di nonsocosa e Tony mi
sussurra una frase in un orecchio. Mi chiede se voglio ballare. Gli dico di s nellesatto istante in cui
Luca si gira dalla mia parte.
Posso ritenermi soddisfatta, almeno mi ha riconosciuta e ha distolto per qualche attimo lattenzione
dalla sosia di Scarlett Johansson. Ha unespressione stranita, come se fossi lultima persona al
mondo che si aspettava di vedere. Gli rivolgo un cenno, lui mi sorride e sono felice, perch capisco
che non un sorriso di circostanza. Poi diventa serio, aggrotta le sopracciglia, e tutta la stanchezza
della serata gli attraversa la fronte.
La saletta da ballo pi tranquilla, e si pu parlare. La musica lenta, un assolo di sax struggente,
e Tony mi abbraccia con discreta energia, raccontandomi di s e della sua arte, mentre io mi ostino a
sbirciare in direzione del bar, ascoltandolo ben poco e annuendo solo per educazione.
A un tratto Giovanna sbuca tra due ali di folla e mi trascina in bagno. nervosa, come se avesse
litigato con Armando.
Non gli va mai bene quello che faccio! sbotta. Dice che sono troppo os e che prima un tipo mi
stava tenendo docchio le tette.

Mi pare strano che non gli piaccia questa camicetta, osservo. Credevo che amasse lo stile
minimalista.
Mi prendi in giro anche tu? sbuffa, si incipria il naso e si controlla la scollatura allo specchio.
Non si vede nulla!
No, nulla, a parte le ghiandole sebacee. Gi, sai che Armando mi piace quanto una limonata col
Guttalax, ma non puoi negare di essere nuda. Sei bella, ma sei nuda, e su questo non ci piove.
Smettila tu, che da una sera fai la sporcacciona con Tony! finge di arrabbiarsi, ma divertita.
Pensi di andarci a letto?
Ehi! Sei delicata quanto un ippopotamo!
Allora te lo chiedo in modo pi fine: pensi di interrompere la tua prolungata castit
permettendogli di donarti il suo birillo? E smettila di guardarmi con quella faccia! evidente che gli
piaci.
Io non penso che...
Non dirmi che stai ancora a sospirare dietro a quel bonazzo del tuo affittuario! Non ti vuole, mia
cara! Altrimenti dopo otto mesi che ti bazzica per casa col pisello al vento, avreste gi fatto cric e
croc. Se gli piacessi avrebbe trovato il modo per fartelo capire. E allora che si tuffi in qualche altra
piscina.
Ne parli con rabbia perch non ti ha filata!
E questo chi lo dice? Mi fissa sbalordita, poi assume uno sguardo provocatorio.
Vorresti dirmi che voi..., bisbiglio, raggelata, ma in fondo non ci credo. Luca non vuole avere a
che fare con donne che, in un modo o nellaltro, costretto a rivedere, a incontrare, a frequentare
anche. Preferisce le sconosciute, pi facili da mettere alla porta senza troppi scrupoli.
Credi che io possa stare vicino a un uomo desiderabile senza farmelo?
Perch non me lo hai detto? domando, sbriciolata e polverizzata come una conchiglia sotto un
tacco.
Credevo di averlo fatto.
Non lhai fatto invece!
S, solo che tu non mi ascolti. Credi che non sappia che quando vi telefono tu e Lara mi
rispondete come due dischi rotti, e pensate tutto il tempo ai fatti vostri?
Ti ripeto che non mi hai detto nulla! E cosa... quando
successo qualche settimana fa, ma ti giuro, non credevo fossi talmente cotta.
Fisso la mia immagine riflessa, mentre una signora spegne una sigaretta nel lavandino. Sono stati a
letto insieme. Mi fa uno strano effetto, che sia accaduto con una mia amica intendo, qualcuna di cui
sia lui che io dovremo ricordarci il nome. Sono stralunata e sconvolta, talmente sconvolta che
Giovanna mi nota attraverso lo specchio e sussulta.
Scusami, Carlottina, scusami! Capisce che sto male: leggere linfelicit nei miei occhi non
richiede una perspicacia speciale. Mi abbraccia, mi coccola, mi stropiccia i capelli, ma non riesce a
stare zitta. Il problema che Armando a letto una frana, minimalista anche l! E passi per il
bidet, le tende, i mobili e i quadri, ma, insomma, unentrata e unuscita, tre gemiti striminziti e
buonanotte, non proprio la mia idea di soddisfazione! Non scopavo decentemente da settimane! E
quando Luca venuto ad aprirmi, coperto solo da un minuscolo asciugamano, credendo che fossi tu
che avevi dimenticato la chiave, i miei ormoni hanno fatto il loro dovere...
Sar meglio uscire da questo bagno, dico, con una vocetta smorzata, mentre la gola mi si

aggroviglia. Non so cosa mi faccia sentire cos a terra: forse lumiliazione. Luca vuole tutte tranne
me. Mi viene da piangere, mentre Giovanna cerca ancora di riempirmi di stucchevoli bacini e mi
esorta a dimenticarmi di Luca. La lascio, sgattaiolando verso il bar, e mi sento offesa, mi sento
brutta, mi sento sola. Mi arrampico su uno dei trespoli, e ordino un altro Cosmopolitan e un altro
ancora. Mi brucia la gola, lo stomaco, le viscere. Fisso il bicchiere vuoto, pensando che sono una
povera scema, n giovane n vecchia, n vergine n puttana, n astemia n alcolizzata, un ammasso
mediocre di cellule, professionalmente appagata dalla promessa di un lavoro insulso. Ha ragione mia
madre: le far fare una figuraccia al matrimonio di Beatrice. Immagino lo sguardo ambiguo di Erika,
il modo in cui mi insulter tacitamente con un sorriso bugiardo.
Ehi, non esagerare, quella roba pesante per una che con mezzo bicchiere di vino gi barcolla.
La voce di Luca, lievemente brusca, giunge da qualche parte, dietro il rumore dei miei pensieri.
Alzo gli occhi e me lo ritrovo davanti, coi gomiti sul bancone, che scruta il terzo bicchiere vuoto di
vodka e qualcosaltro, scivolato gi senza proteste nella mia gola di donna fallita, gi verso il mio
stomaco in fiamme.
Me ne porti un altro? gli chiedo, ignorando il suo consiglio.
Secondo me sei gi cotta. Per i tuoi standard hai bevuto abbastanza.
Ho ventinove anni, quasi trenta, non devo guidare e posso bere quanto voglio.
Che c? Il tuo cavaliere ti ha mollata?
Pi o meno, dico, pensando a lui, al suo tradimento, che in verit non un tradimento ma per me
come se lo fosse.
Non sapevo che uscissi stasera.
E invece sono uscita. Mica ti dico tutto quello che faccio. Ho conosciuto un tipo simpatico che fa
il pittore. Ha detto che sono bella.
Mi pare un buon inizio. Si allontana, e lo vedo versare con rapidit qualcosa nei bicchieri di
alcuni uomini daffari che brindano a qualche successo. Quando torna mi sorride ma, forse per
colpa dellalcol che mi ottenebra, forse perch vorrei piangere e grumi di lacrime concentrate mi
alterano la vista, offrendomi un mondo ritorto come attraverso una lente graduata, mi pare di
ritrovarmi con un estraneo. C qualcosa di anomalo nel suo sorriso, qualcosa che non so decifrare.
I complimenti sono un lasciapassare rapido e gratuito per le tue mutande, aggiunge, e poi si scosta
definitivamente. Si trattiene di l, dallaltro lato del bancone, e fa il prestigiatore con le bottiglie,
mentre la copia di Scarlett Johansson gli passa un biglietto. Immagino che sar questa la fortunata di
stasera. Stanno vicini, lui legge il biglietto e le parla accanto a un orecchio.
Ordino qualcosaltro al barman, ma quello, un giovanotto con lineamenti da pellerossa e
lunghissimi capelli che gli strapperei per trapiantarli al posto dei miei ricci pazzoidi, mi rivolge uno
sguardo dispiaciuto, scrolla le spalle muscolose e poi esclama: Non posso. Ordini superiori.
Lo guardo in tralice: Che vuol dire? Dammi da bere! La voce mi viene fuori confusa, come se
gridassi dentro un bicchiere pieno dacqua. Il barista getta unocchiata a Luca, e allora capisco:
stato lui a dirgli di non servirmi pi nulla. La cosa mi fa infuriare parecchio, e mentre medito di
salire sul bancone per fare un discorso sul mio legittimo diritto a una sbronza libera, avverto una
voce alle spalle. Mi giro. Tony Boni mi sorride.
Armando e Giovanna sono andati via, mi comunica. Stavano litigando di brutto.
Cos successo? domando, felicissima che anche Giovanna, per questa sera, goda della sua
parte di complicazioni. stata con Luca! Merita che Armando la allieti con soli tre secondi e mezzo

di noiosissimo su e gi, e poi a dormire senza bidet.


Non lo so, credo che fosse per via dei suoi capezzoli. Quelli di Giovanna, intendo.
Ah
Pare che un tizio glieli abbia puntati con troppa insistenza.
Che vuoi farci, erano l, cos carini, temperati al punto giusto, parlavano, non ti pare? Due
capezzoli assai loquaci, rispondergli stata pura cortesia. Armando non avrebbe dovuto offendersi.
La mia lingua affilata, se Tony provasse a leccarla si taglierebbe.
Andiamo? mi chiede, porgendomi il braccio.
S! rispondo subito, con slancio, saltando gi dallo sgabello come una bertuccia. Inciampo e
capitombolo su di lui, e Tony mi afferra, esclamando un opl da trapezista circense. Ci avviamo
verso il guardaroba e non mi giro indietro.
***
Fuori fa freddo, terribilmente freddo, un febbraio di ghiaccio, con le strade notturne spennellate
da una patina di lucido che scrocchia sotto i tacchi. Tony mi prende per mano, e a me va bene, perch
ho paura di cadere. Ci muoviamo a piedi fino al parcheggio. Mi avvolgo la sciarpa intorno al collo e
respiro, respiro, respiro, sentendo il gelo che sale nelle narici e mi lava il cervello.
Ti va se stiamo ancora un po insieme? mi domanda. Se non ti riaccompagno subito a casa?
Certo... la notte giovane! Parlo come se avessi imparato una parte, ma lui non sembra
accorgersene.
Il parcheggio non molto affollato e le automobili se ne stanno quiete, coi vetri appannati e
gocciolosi. Tony continua a parlare: ho una leggera nausea e la testa nel pallone e gradirei,
sinceramente, un po di silenzio. Dun tratto succede qualcosa di imprevisto. Si ferma, proprio al
centro del parcheggio e, abbracciandomi come una piovra, mi appioppa un bacio sulla bocca.
Non si pu proprio dire che questo sia un bacio fraterno. La sua lingua scava, pare una trivella al
gin, perfora la barriera basita delle mie labbra, trapassa il fortilizio dei miei denti e infine giunge,
umidiccia e greve, a pennellare la mia lingua, in un rapido vortice orario e antiorario. Non posso dire
quanto io abbia partecipato a questa esibizione. Non me lo ricordo benissimo. Lunica cosa di cui
sono certa che subito dopo ho vomitato. Non per colpa del bacio, suppongo, ma per via della vodka
del dopocena e del vino della cena e forse anche dello spumante dellultimo capodanno, che sono
tornati indietro tutti insieme proprio in quellattimo.
Non stata una bella scena. Ho spinto indietro Tony con malagrazia e il vomito ha fatto splash
sulla strada, schizzandogli un po le scarpe.
stato gentile, tutto sommato, mi ha offerto il suo fazzoletto e poi mi ha aiutata a salire in
macchina. Non ricordo troppo bene la fase successiva. Ho dei lampi, intervallati dalla percezione
del vento che entra dal finestrino aperto e dallimbarazzante certezza del silenzio, strano e per questo
terribile, di Tony. Immagino mi abbia parcheggiata a casa e dubito che abbia pi riprovato ad
allungare un dito nella mia direzione.
Salgo le scale con lagilit di un arbusto e vomito di nuovo nel water, piangendo come un rubinetto
rotto. Mi sciacquo il viso sotto un getto dacqua gelida, e ne vengo fuori coi capelli zuppi. Ho il
mascara sciolto intorno alle palpebre, sono di nuovo un panda, e sento linfelicit che pulsa perfino
tra le dita dei piedi. Mi spoglio, scaraventando ogni cosa in giro per casa. Mi siedo e, a conclusione

di questa serata indimenticabile, mi addormento con la testa sul tavolo della cucina, nel punto esatto
in cui Sandra ha spiaccicato le sue chiappe qualche notte fa, chiedendomi, mentre la stanchezza mi
ottenebra, se mi sono ricordata di disinfettare.
Mi sveglia un rumore di passi sulle scale. Lo sguardo vola verso lorologio appeso al muro e vedo
che sono le cinque e trenta della mattina.
Accidenti! Questo Luca che torna con la tizia del bar, forse la sta gi spogliando davanti alla
porta, e non il caso di farmi trovare qui, mezza nuda anchio, ma solo per rabbia, con la faccia da
mostro della laguna nera. Scappo come un grillo nella mia stanza, col collo indolenzito e il cuore che
fa cloppete, un cuore centauro, che cerco di zittire con le mani premute sulle costole. Mi stendo sul
letto, e sto con le orecchie tese, certa di udire i rantoli della ragazza che gli passava bigliettini al bar.
Avverto invece un fruscio nellingresso, dei passi che vanno e si fermano, ma nulla che evochi il
fremito appassionato di due amanti che si accoppiano. Mi giro di lato e mi accorgo di avere freddo.
Dopotutto indosso solo le mutande.
Nellesatto istante in cui mi contorco per infilarmi sotto le coperte senza dovermi alzare,
esperienza troppo faticosa per una che non respira granch bene, Luca si affaccia sulla porta.
Neanche questa una bella scena. Entra, e io sono l, nuda, con la pelle doca, le mie tettine
sbalordite lo fissano, la mia bocca si socchiude, giusto per tentare una fiacca protesta, e poi crollo,
perch la testa balla di nuovo la rumba. Luca in piedi, i miei collant in una mano, appallottolati
come carta straccia, e non ha uno sguardo gentilissimo. Si avvicina, odora di mondo esterno e di
freddo. Mi fissa, ma solo per un secondo, poi mi aiuta a tuffarmi dentro il piumone. Si siede sul letto,
e ha ancora le mie calze in mano.
Mi spieghi coshai combinato? domanda.
Strano, la tizia sta l dentro ad aspettarlo, e lui si trattiene insieme a questa scimmietta che puzza di
vomito, e che non connette mica tanto.
Il tipo complimentoso dov? aggiunge.
E che ne so? Gli ho vomitato addosso!
Che?
Mi ha baciata e gli ho vomitato addosso. Non credo che mi dir pi che sono bella.
Vorrei ben dire, commenta freddamente.
Puoi andare, va tutto bene, ne hai facolt... Allungo una mano, come una regina che d licenza. Il
senso chiaro, non voglio che si senta costretto a raccogliere le mie penose confessioni, invece di
dedicarsi alla biondissima ancella che sta di l in trepida attesa.
Mi stai cacciando?
No, volevo dire, vai pure, ma non fate troppo chiasso, ho la testa che balla.
Vuoi una camomilla?
No! Comincio a innervosirmi, e non so nemmeno perch. Forse voglio che si sbrighi al pi
presto e mandi via quella donna, perch stasera il pensiero dellimminente coito selvaggio mi fa
sentire pi sporca e disperata del solito.
Hai bevuto ancora?
No, voglio dire s. Acqua, dal rubinetto.
Perch il tuo reggiseno nel frullatore?
Non lo so! Nonloso!
Nervosetta, vero, farfallina?

Non aggiunge nientaltro, se ne va, felpato e lento, sul parquet, si porta via la sua ombra,
risucchiata dietro la porta. Che strano, il silenzio continua. Poi sento il fragore della doccia e nessuna
imprecazione sulle scale. Non capisco. Un orologio, da qualche parte, sulla strada, batte sei volte un
rintocco stanco. Dalla finestra filtra una lama di alba. Luca si chiude nella sua stanza, la porta si
incastra nello stipite, e poi non accade pi nulla.

CINQUE
La prima voce della domenica quella di mia madre, che blatera nella segreteria telefonica. Non
sento quello che dice, ma mi spaventa come lo dice. quasi mezzogiorno, la sveglia sul comodino mi
acceca come un faro. Mi alzo e il mondo mi concede lennesimo balletto. Sono ancora nuda e me ne
accorgo solo quando sono gi fuori, davanti alla porta del bagno. Luca in piedi, in cucina, davanti a
una tazza di caff, e mi lancia unocchiata divertita.
una nuova moda? mi chiede. Naturismo domenicale?
Che Guardo sotto, verso i miei capezzoli gelati, e mi copro di scatto, fuggendo in bagno.
La doccia dura quindici minuti. Acqua bollente, ricci imbalsamati dentro un impacco che dovrebbe
renderli meno indomabili, schiuma che sguscia, accappatoio. Esco cos, e raggiungo Luca in cucina.
L mi verso una tazza di caff formato drago e la tracanno, ustionandomi leggermente la lingua. Subito
ripenso ai fattacci di ieri, al bacio di Tony e al vomito sulle sue scarpe. Rabbrividisco per lorrore.
Come ti senti? mi domanda Luca, mentre addenta una brioche. Deve essere uscito, stamani,
mentre io poltrivo in preda ai postumi della sbronza e della figuraccia.
Benissimo, una merda rinata. Una signora merda.
vero che hai vomitato addosso a quel tizio o lhai detto perch eri ubriaca?
Aveva la lingua un po... come dire, umida e, insieme alla vodka, non ho resistito.
Non ho mai conosciuto una pi folle di te. Sai, in genere le lingue tendono a essere umide.
Lo so, ma non cos umide! protesto. Anchio ho baciato qualcuno e so che Tony era
decisamente pi umido della media. E poi, faceva quel movimento
Che movimento? Si sporge in avanti e mi guarda con due punti interrogativi negli occhi, un po
serio e un po beffardo.
Be, su e gi, intorno, avanti e indietro, di scatto, pareva una coreografia!
E tu che hai fatto?
Ho vomitato, te lho detto!
Dico prima, mentre il tipo ti pennellava il palato.
Che ne so! Credo... credo di essere rimasta paralizzata. Che figura...
Ride e rischia quasi di sputare il caff. Non riesco a evitare di diventare la sua eco. Vista sotto una
certa luce, la cosa ha veramente del comico. Certo, se penso che quella truzza con la lingua
inorridita ero io, se penso che sono rimasta con la bocca spalancata a farmi spalmare il palato senza
avere neppure una reazione, e se penso che, infine, per dimostrargli la mia gratitudine, gli ho donato
il contenuto viscido del mio stomaco, torno atterrita, e vorrei coprirmi la faccia con un cuscino al
cianuro. Ma se faccio finta che la disavventura sia capitata a unaltra, una deficiente sfigata che non
sa pi nemmeno baciare, allora rido con volutt, con compassione per quella povera scema.
Comunque non colpa mia, io so baciare benissimo.
Quanto a questo, ho i miei dubbi.
Perch non parli per te? Sarai pure un esperto di sesso, ma quanto a baci fai certamente pena.
E tu che ne sai?
Sei sempre cos impegnato a ululare, che non puoi dedicare il tempo giusto al bacio.
Io bacio esattamente come scopo, alla grande.

Ti sei offeso?
No, dico solo che unimbranata come te non pu permettersi di entrare in argomento.
E io dico che sei un presuntuoso.
Vieni qui, stronzetta malfidata.
un attimo. Balza in piedi, mi agguanta dal bavero ancora umido dellaccappatoio, e mi bacia.
Ohmiodio. Mi ondeggia dentro, ma lieve, profumato di caff, lento, e non si limita a un viavai
inesorabile di lingua, ma stacca, mi morde le labbra, le accarezza, poi torna, si tuffa, mi avviluppa in
una spira. Allontana il viso, e mi fissa con aria di sfida.
Allora? Che ne pensi?
Be Fingo un certo distacco, fingo che le gambe non siano diventate di plastilina e non
facciano giacomo giacomo sotto laccappatoio. Non so, niente di strabiliante
Vuoi la guerra? ride, mi imprigiona ancora. Stavolta mi abbraccia e mi solleva, mi siede sul
tavolo e mi bacia tenendomi la testa tra i palmi. Mi trema ogni cosa, dentro e fuori, trema perfino il
soffitto.
A un tratto una voce imprevista mi riporta sulla terra. Dietro di noi, nellingresso, con un mazzo di
chiavi che fanno dlingdlong in una mano, c quella rompiscatole di mia madre, truccata in modo
sublime e pomposamente impellicciata. Ci osserva sorridente, e quando Luca la nota ha un sussulto
di sbalordimento.
No, miei cari, cinguetta lei senza pudore. Proseguite, proseguite pure! tutta la mattina che ti
telefono, Carlotta, ed ero passata per sapere come stavi. Ho le tue chiavi, ricordi?
Sono senza parole. Sembro un pesce, apro e chiudo la bocca, sento solo il tonfo amplificato delle
mie labbra che si sfiorano. So cosa pensa ed difficile spiegarle che io e Luca stavamo solo
scherzando, che tra noi non c niente, e il fatto di starmene a gambe larghe su un tavolo non ha
nessuna implicazione di natura sessuale.
Salto gi, mi sistemo meglio laccappatoio e detesto il malaugurato attimo in cui le ho dato quelle
chiavi. La mamma si avvicina a Luca, gli stringe la mano, lo soppesa: soddisfatta, anzi, dir di pi,
intrigata.
Rimangono in cucina mentre mi vesto, li sento che parlano, e lui scherza, ride, la affascina. Ho
ancora uno strascico di mal di testa, ma sono troppo atterrita per pensarci. Devo disfarmi al pi
presto di lei, prima che Luca decida di trovarsi un altro appartamento e lasciarmi come suo unico
ricordo il sapore di questo strepitoso eccitantissimo bacio. Metto su qualcosa di sconnesso, forse un
paio di blu jeans e un maglione, forse una divisa da alabardiere, non so, sono cos confusa che non
vedo niente. Quando torno di l, la mamma sta informando Luca di quanto fossi bruttarella da
bambina: cos umana da raccontargli che a diciotto anni andavo ancora alla disperata ricerca delle
mie tette e invidiavo Erika perch lei, tredicenne in fiore, gi esibiva una promettente terza sul
davanzale. Luca ascolta, trattenendo in fondo alla gola leco di una probabile risata, un sopracciglio
inarcato, le mani nelle tasche dei pantaloni.
Ehm... mamma, credo che dovresti ridarmi le chiavi.
Oh, certo, certo, tieni, tesoruccio mio, ecco, ora che so che stai bene non mi preoccuper pi.
Insiste sul termine bene, dando a intendere che, finch mi sapr ancora capace di darmi da fare con
un maschietto che non sfigurerebbe neppure accanto a Erika, dormir sogni tranquilli.
Non hai impegni per stamattina? le domando, ed un modo per dirle togliti dai piedi,
crudelissima genitrice col chiodo fisso!

Non so perch non mi metto a piangere. Forse dipende dal fatto che Luca non pare arrabbiato,
sembra si stia divertendo, come se fosse a teatro o a una partita di tennis, ciondola la testa da me a
mia madre, la schiena appoggiata al lavello e le braccia incrociate sul petto.
Finalmente riesco a convincere la mamma ad andarsene. Le do una spinta non troppo garbata dietro
la schiena, apro la porta, e mi ritrovo qualcosa davanti al naso. Anzi, qualcuno.
la tipa col filo interdentale nel culo, quella senza la erre che criticava il mio frigorifero. O
almeno mi sembra lei, visto che vestita pare unaltra: la riconosco dagli occhi e dalla bocca a
canotto, perch il corpo non mi dice nulla, sepolto dentro un piumino. La mamma sosta, avverte la
mia tensione, coglie il luccichio lacrimoso/incazzato negli occhi della giovincella e non si fa
schiodare dalla soglia. Ha un sesto senso, qualcosa le dice che la tipa non una venditrice porta a
porta. La nuova venuta guarda dietro le nostre spalle, e punta Luca. Immagino lui sia seccato, lo
sempre quando le signorinelle suegi si permettono di pretendere qualcosa in pi del suo coso in una
memorabile galoppata notturna. Sandra, inferocita da tre giorni di interminabili messaggi sulla
segreteria rimasti senza risposta, entra, scansandoci come se fossimo due ostacoli di cartapesta. Mia
madre mi guarda, i suoi occhi chiedono chi questa tizia che si permette di fissare il mio uomo con
tanta sfacciataggine. Non ho il tempo di tentare una spiegazione, che Sandra prorompe, e vi assicuro
che la sente lintero condominio e forse anche lisolato a fianco: Bvutto bastavdo, mi hai scopata
pev unova laltva notte, e ova fai finta di non conoscevmi? Mi devi un po pi di considevazione!
Cosa cvedi che sia, una stupida tvoia?
La risposta di Luca non affatto criptica.
S, le dice, placido e bastardissimo, senza scomporsi. Ti dir che lavevo proprio pensato.
Lei smarrita, temo che fra un attimo estrarr dalla borsetta una pistola a tamburo e gliela infiler
in un orecchio. Non so cosa fare. La mamma elettrizzata, non la vedevo cos briosa da un quarto di
secolo. Ci manca poco che si sieda comodamente e ordini un secchiello di popcorn, per godersi lo
spettacolo sgranocchiando.
La spingo ancora e vado con lei, chiudendomi la porta alle spalle. Scendiamo le scale e
laccompagno risolutamente fuori, sul marciapiede.
Non dovresti lasciarlo con quella ragazza, mi ammonisce. Aveva belle chiappe e un
buonissimo profumo, Guerlain forse.
Non preoccuparti, Luca sapr cosa fare.
proprio questo il problema..
Che?
Quella signorina mi sembrava propensa ad accaparrarsi il tuo pretendente e se non stai attenta te
lo ruber da sotto il naso. Immagino che a letto sia brava, mentre non sono altrettanto ottimista
riguardo a te.
Mamma! Stai sempre a pensare alla stessa cosa!
Il sesso importante! Se ne facessi di pi non avresti tutti questi antipatici brufoletti sotto il
mento, vedi? Mi sposta indietro la testa, come se fossi una cavalla alla quale valutare la dentatura e
poi, a voce alta, commenta: Erika ha la pelle di unalbicocca!
Certo, si d parecchio da fare lei, sentenzio, umiliata dal perenne confronto con mia sorella.
Torniamo su a vedere cosa accade.
Torno su io, mamma, tu vai via! Parlo a voce altissima e un paio di persone di passaggio mi
fissano con orrore, pensando di essersi imbattute nellennesimo esempio di figlia snaturata.

Potrei esserti daiuto.


Non mi interessa indagare sul tipo di aiuto che vorrebbe darmi, e la esorto di nuovo a tornare a
casa, perch sapr cavarmela da sola.
Devi venire al matrimonio e devi portare Luca! Tutte le zie lo devono vedere! Ne parla come se
fosse la coppa di una gara di tuffi carpiati.
Non so se verr e, nel caso, non porter Luca.
Come?
Lui non pu, ha gi un impegno.
Se provassi a dirle la verit, e cio che io e Luca viviamo insieme da otto mesi e mi tratta come se
fossi un compagno di universit, e che non mi vorrebbe mai, neppure per procura, perch non gli
interesso, punto e basta, e lui desidera solo tipe come quella Sandra che sbraita al piano di sopra, mi
rifilerebbe una delle sue ramanzine. Se le dicessi che non mi piacerebbe neppure essere Sandra o
qualcuna delle sue effimere colleghe, perch lo amo da restare senza fiato e non sopporterei
limbarazzo e il disagio che si creerebbero dopo, e che ci che voglio da lui non solo il sesso, ma
la sua testa, la sua anima, il suo respiro, i suoi ricordi e il suo futuro, si convincerebbe che sono una
presuntuosa e una pazza.
La gente passa, ascolta stralci di discorso e fissa sempre me, malissimo. Sto per vincere, sto per
farla piombare su un taxi quando, dal medesimo, salta fuori Giovanna e mi abbranca come un piraa.
Scoppia in lacrime, biascicando qualcosa che in principio non capisco. Poi colgo le parole lasciati,
scusa, scopato con Luca.
Il problema che anche lex signora Lieti coglie e lascia andare via il taxi con un gesto di
benedizione. Rimane, ed felicissima. Giovanna, invece, decisamente furiosa.
Armando, maledetto impotente, lho mandato a quel paese! Mi ha detto un mucchio di cose
disgustose, che avevo le tette di fuori, che quello del bar mi fissava... E poi, per fare pace, ha fatto
quattro, dico quattro minuti complessivi, di sesso, preliminari compresi, e basta! Non ne ho potuto
pi e gli ho detto addio
, vatti a comprare una confezione formato scorta di Viagra, e trovati qualche tipa che non si lava il
culo! Mi ha accusata di essere nuda, ma come si permette? Apre il cappotto e mi accorgo che
ancora vestita come ieri sera. Ti sembro, nuda? chiede, scrollando le tette e mostrandole a
chiunque passi sul marciapiede. Un jogger con la barba si ferma, le avvista, e ha certamente un
coniglio nascosto nella tasca della tuta. Giovanna chiude il soprabito, deludendo il giovane atleta con
gli occhi sgranati e, del tutto indifferente, mi chiede ancora scusa per Luca. Piange, ammette mille
volte di essersi comportata malissimo, e io non la smentisco, la fisso anzi con soddisfazione.
Ma la pi soddisfatta mia madre. Gode di questa straordinaria mattina, ride da sola, e il gelo le
solidifica il fiato in fumetti senza parole, mentre memorizza pettegolezzi da riferire alle zie. Alla fine
la abbraccio, Giovanna intendo, per accelerare la sua uscita di scena, perch mi sto congelando e
sono preoccupata, visto che Sandra non ancora scesa, e la cosa depone malamente male. Giovanna
va via, chiama un taxi con il braccio proteso, il cappotto senza bottoni si apre, e un tassista si ferma,
chiedendo ai suoi capezzoli surgelati dove vogliono essere condotti. Mia madre, avvolta nella
crudele pelliccia di chissacosa, gongola, ma qualcosa di critico le indugia tra le pupille e il naso
arricciato.
Il tuo Luca un tipo vivace, ammette, col compiacimento di chi la considera una virt. Non so
se riuscirai a tenertelo. Dovresti essere un po pi piccantina, tesoro. Che ne pensi di qualche bel

completino tipo quello che aveva la tua amica? O un pushup imbottito? Una mia amica ha provato un
paio di collant che sollevano i glutei, pare siano straordinari.
Ti ringrazio, come sempre dici la cosa azzeccata, ma non vorrei che poi, al momento di
spogliarmi, tutti i pezzi schiantassero a terra con un tonfo. Sai, il regolamento condominiale non
ammette rumori molesti.
Dovresti truccarti di pi, hai una bocca discreta, e questi capelli perch non li fai stirare?
Ho giusto un appuntamento con la mia lavanderia di fiducia. Due botte di ferro a vapore e sono a
posto. Sono stanca, astiosa, il freddo ha raggiunto tutti i recessi del mio corpo, e non escluso che,
fra non molto, mi pender una grossa stalattite di ghiaccio dal naso. La spingo, calamitando per
lennesima volta la riprovazione dei passanti e, quando giunge un altro taxi, spero ardentemente che
non salti fuori Tony, con lintenzione di querelarmi per avergli vomitato sulle scarpe. Il taxi per
fortuna vuoto, ma lei non ancora propensa a liberarmi dalla sua presenza.
Oh, dimenticavo. Ero venuta a dirti una cosa da parte di tua cugina Beatrice. Vuole che tu le
faccia da damigella donore.
Ah... mi limito a replicare, e so che questa reazione la fa inorridire, perch, secondo lei, dovrei
fare i salti dalla gioia, cimentarmi nellimitazione di un grillo sul marciapiede e deliziare i passanti
con qualche equilibrismo.
Ringrazia Beatrice, ma dille che non posso accettare.
Ma tu hai gi accettato.
Che? Quando ho accettato? Mi hai sentito dire di s? Non mi pare proprio!
Ho accettato io per te, le ho detto che ne saresti stata felicissima.
E quando contavi di dirmelo?
Non puoi pi tirarti indietro, ha gi fatto imbastire il vestito dalla sarta e ha comunicato il tuo
nome al tipografo.
La guardo, e vorrei spostare con un tallone la copertura del tombino e lasciarvela scivolare dentro
con nonchalance, ma temo che i passanti mi considererebbero troppo crudele. Trattengo un urlo, una
salva di punturine di infelicit cominciano a pizzicarmi gli occhi e il cuore, mentre il tassista chiede,
spazientito, se la signora vuole salire. Lei lo fa andare via, e continuo a essere sua prigioniera.
Quando contavi di dirmelo? ripeto. Suppongo che avresti preferito aspettare il giorno del
matrimonio, ammesso che io venga, per farmi sapere che la mia cara cugina, ex suora ricostruita e
gravida, esige che io sfili come una cretina, vestita da torta di panna, mentre le zie mi compatiscono
pensando: povera Carlotta, lei non si sposer mai, cos insignificante e guadagna tanto poco?
Sei ingiusta, come al solito, mi rintuzza, perch non vuole che io abbia lultima parola. Tu farai
la damigella e mi renderai orgogliosa per una volta nella vita. Il vestito quasi pronto, te lo spedir
in settimana. Sono certa che andr bene, abbiamo preso le misure su Lisa.
Lisa? Lisa? ripeto due volte, a raffica.
Non Lisa Lisa, tesoro, ma solo Lisa. La sorella di Beatrice. Carlotta, fatti una curetta di fosforo.
Lo so chi Lisa! Per lei ha dodici anni!
E anche un petto pi abbondante del tuo. Ma andr bene lo stesso.
Sto per dire qualcosa, ma mi sento afferrare per le spalle.
Pevvevtita! mi grida Sandra dentro un orecchio.
Mi volto, mentre mia madre sembra sullorlo di un orgasmo. Troppe emozioni tutte insieme questa
mattina.

Che? Dico un che da gallina, sembra quasi un coccod, sembra quasi uno scaracchio.
Bvutta succhiona! Non comprendo bene lultimo epiteto e lo ripeto, perplessa, mentre Sandra
mi guarda male, con le guance congestionate.
Con quella faccia da vatev, come ti pevmetti di esseve cos bvutale?
Succhiona? ripeto ancora, mentre una famigliola di passanti mi scruta come se fossi un pusher
che spaccia ai bambini.
Povca! insiste Sandra. Poi chiama un taxi e la mamma, che brucia dal desiderio di saperne di
pi di questa nuova figlia succhiona e porca, si infila in auto con lei e sparisce senza salutarmi.
Rimango paralizzata sul marciapiede, con unaureola di fiato gelido intorno alla faccia. Rientro nel
palazzo e salgo le scale di corsa: qualcosa non torna, non torna affatto. Luca sempre in cucina, sta
mettendo nel forno a microonde un pollo surgelato. Appare pensoso, strofina sotto lacqua la buccia
di una patata, e guarda davanti, verso la fila di piastrelle a rombi, verso un forchettone dacciaio che
ciondola.
Ehi, gli dico, entrando.
Ehi, replica lui. Ti va il pollo con contorno di patatine? Naturalmente le sbucci tu.
Mi avvicino, prendo un coltello, denudo le patate, in unatmosfera confusamente gravida di ansia.
Spero che mia madre non ti abbia atterrito, dico. Racconta sempre un sacco di balle sul mio
conto.
Ha pensato che stessimo insieme?
Be, devi ammettere che
In effetti.
Ho la sensazione che Sandra ce lavesse con me, butto l, guardandolo con la coda di un occhio.
Non escluso. Si volta, e mi indirizza unocchiata divertita e colpevole.
Cosa le hai detto?
Allarme, campanello, sirena, le parole porca succhiona mi girano nella mente come biglie.
Se c una cosa che non tollero sono le femmine in lacrime. Insomma, una che neanche conosco
mi spunta in casa per accusarmi di...
Sandra la conosci. quella di tre notti fa.
...chiss quali tradimenti... continua imperterrito, come se non lo avessi interrotto. Non
sopporto le donne che, dopo essere state rimorchiate in un bar e avermela data senza troppe
presentazioni, si comportano come se fossimo fidanzati! Gli accordi erano chiari! Non mi aspettavo
certo che piangesse come una scannata. Cos, le ho spiegato che
Le hai spiegato cosa? lo esorto io, immobilizzandomi con una patata nella mano sinistra e un
coltello dalla cui lama penzola un brandello di buccia nellaltra.
Che sono succube della tua depravazione, che stiamo insieme e mi costringi a portarmi in casa
altre femmine perch ti ecciti sentendo. Che sono innamorato di te e tu mi tratti come uno zerbino,
sottoponendomi a stranissime pratiche. E per questo sono in cura da uno psichiatra, per cercare di
venirne fuori. E che, se guarir, lei sar la prima che chiamer.
Non ci posso credere, lo fisso incredula, sbotto: Sei un... un maledettissimo, stronzissimo...
stronzo! La patata ruzzola a terra con un tonfo acquoso, e una vampata fucsia mi colora la faccia.
Potevi potevi risolvertela da solo, in un altro modo! Sai che mi ha dato della porca succhiona
davanti a mia madre? A proposito, perch succhiona?
Forse alludeva a quel lavoretto che fai quando...

Luca! Pure il coltello cade, e non escluso che tra un po lo far anchio. Ti rendi conto che lo
dir a mia madre? Sono andate via in taxi insieme!
Al tuo posto non mi preoccuperei, ho limpressione che per lei sarebbe un sollievo, mi ha dato
molti suggerimenti per smuoverti dal torpore. Tranquilla, le ho detto che non sei affatto torpida e lei
mi ha chiesto se baci ancora come quando avevi sedici anni. Pare che il tuo ragazzo di allora, tale
Umberto, si fosse pubblicamente lamentato della tua totale assenza di lingua.
Cazzarola Non dico altro, ripeto la stessa parola per otto volte, un pullulare di cazzarole,
seduta su una sedia, perch rischio di liquefarmi sul pavimento.
Le ho detto che adesso la tua lingua risponde allappello.
Lo guardo e, se avessi ancora il coltello, mi improvviserei lanciatrice usando la sua schiena
marmorea come bersaglio.
A proposito, niente pi scherzetti tra noi due. Strizza la bocca e imita il percorso di una cerniera
tirata lungo il profilo delle labbra. Niente pi baci, intendo.
Faccio tanto schifo?
No, non fai schifo affatto, farfallina. La verit che non dobbiamo scherzare su cose che
potrebbero prestarsi a equivoci. Lo so, ho cominciato io, e darei tre testate contro il frigo per punire
la mia scarsa saggezza. In ogni modo, non voglio che accada mai pi. Tra me e te il sesso, o
qualunque cosa che ci somigli lontanamente, deve essere out. Siamo amici, dannazione, e se ci
mettessimo ad assecondare altre pulsioni, anche solo per ridere, alla lunga potremmo perdere di vista
la giusta prospettiva.
Daccordo, hai ragione, sussurro, e mi sento come un pesce crudo trafitto dalle percosse
isteriche di un cuoco samurai.
Parliamo daltro e apparecchiamo la tavola, mentre il pollo cuoce e le patate diventano doro.
Luca accende la radio, ascolta un po di musica, telefona a un amico, si rintana nella sua stanza per
mezzora e poi torna. Mangiamo, ma ho lo stomaco incollato. Vorrei solo piangere, ma aspetto che
lui vada via, a pigiare sulla tastiera, prima di concedere a qualcosa che somiglia al panico di
alterarmi lespressione. stato chiaro, anzi, pi che chiaro: rilucente. Niente sesso tra noi, niente
amore, solo amicizia, solo chiacchiere, solo io e tu, una qui e uno l, e mai noi. giusto, lo so. Me
lha detto perch mi vuole bene. Sono un pizzico felice, perch non gli faccio schifo dopotutto, e allo
stesso tempo sono infelice, perch non ho trentanni, ne ho quindici, e questa la prima volta che
amo davvero qualcuno. Sono ancora vergine, in un certo senso. La storia dellimene una menzogna.
La verginit sta dentro le costole, la verginit unemozione. Lo amo, e ho paura.
Mentre riempio la lavastoviglie il ticchettio cessa e dopo un secondo Luca fa capolino, con gli
occhiali che usa solo per leggere e che gli stanno da dio, e indica la segreteria telefonica.
Dimenticavo di dirti che mentre eri gi con tua madre ha telefonato Michelangelo.
Chi?
Il pittore, quello che ti ha succhiato la lingua ieri sera, quello addosso al quale hai dato di
stomaco. Il messaggio registrato.
Scompare, chiudendo la porta, ma il tic tic non ricomincia. Mi asciugo le mani, sbalordita, e
premo il pulsante che lampeggia. Tony ed allegro, il che aumenta il mio sconcerto. Giura di non
essere offeso, poich ha saputo da Giovanna che sono quasi astemia, e ha capito che ho vomitato per
colpa di tutto quellalcol. Per fortuna non ha capito che la sua saliva ha affrettato il rigurgito.
ancora intenzionato a farmi il ritratto, ripete che ho una faccia interessantissima e mi chiede di

richiamarlo a un numero che scrivo rapida su un foglietto. Mi siedo sul divano e un po mi viene da
ridere. Non so se lo richiamer, lidea del ritratto potrebbe piacermi ma, se provasse a baciarmi di
nuovo e vomitassi anche senza aver bevuto nemmeno un goccio, sarebbe un gran problema. Mi corico
con la testa sul bracciolo, mentre fuori dalla finestra cade un leggero nevischio, gracili vortici di gelo
su uno sfondo grigio polvere, e mi addormento.
Credo che, a un tratto, Luca mi stenda addosso un plaid, poich avverto unonda tiepida vicino a
una guancia e subito dopo una coltre si adagia leggera sul mio corpo da ranocchia rannicchiata.

SEI
Il completo che devo indossare per informare il pubblico che i monsoni non percuoteranno
giammai le nostre strade non solo ridicola, stomachevole. La sarta me la mostra con orgoglio
materno, estraendola da un appendiabiti pieno di altri vestiti ugualmente inguardabili.
Lo studio quello nel quale viene registrata anche la trasmissione di cucina, e mentre scruto il
tailleur verde trifoglio con enormi bottoni a forma di saette, la cuoca ottantenne chiede allospite di
turno quale sia il modo migliore per preparare i cetrioli. Il ragazzo, uno studente appena diplomato
allistituto alberghiero, lentigginoso e sudato, la fissa con autentico ribrezzo, mentre la vecchina
addenta uno degli ortaggi sbucciati. La preparazione della ricetta va avanti, il cuoco sta spalmando
dello yogurt e la signora insiste affinch le faccia leccare il cucchiaio. Credo che il giovane chef
sverr non appena le telecamere si spegneranno. Non escludo che, da dietro il tavolo, gli abbia
brancicato il sedere, poich ha una mano nascosta e il poverino spalanca gli occhi, rigido come una
statua, fissando la telecamera con lo sguardo vacuo di chi si fatto un acido.
Franz Eisner un uomo gentile, viene dalla Germania ma parla benissimo litaliano. Mi si avvicina
dicendomi che in seguito potr cambiare divisa a mio piacimento, e mi avverte che andremo
eccezionalmente in diretta e che prevede grandi margini di successo. Non gli credo ma sorrido con
gratitudine. Dopo un incontro col direttore di rete, durante il quale ho appreso che lo stipendio che mi
spetta mi baster a stento per mangiare pane secco e acqua di fontana inquinata, ho conosciuto
lanchorman del tg, che mi ha salutata con una molle stretta di mano e un sobbalzo del parrucchino.
Mi cambio e urlo davanti allo specchio: non posso dire di fare schifo, sarei troppo clemente. La
precedente annunciatrice deve essere stata una donna cannone, perch il grazioso abitino mi ciondola
addosso come un lenzuolo, cos la sarta lo tira su, provvisoriamente, in un modo che non dovrebbe
notarsi in video. Una tizia mi pettina, geme guardando i miei capelli, prova a schiacciarli, ma quelli
vincono, circondandomi la faccia di ricci caparbi. Mi trucca come si usava nelle telenovele
brasiliane degli anni 80: mi trasforma in una baldracca, schiaffandomi sulle guance due spruzzi
rosso rubino, sulle palpebre un ombretto verde luccicante e spennellandomi la bocca con un lucido
rosa shocking, vischioso come bava di lumaca.
Quando la truccatrice per belle di notte si allontana, spazzo via leccesso di make-up con un
batuffolo e mi tampono la bocca con una velina. Sono nervosa, lo ammetto. Per fortuna nessuno sa di
questa diretta e, poich la rete ha una diffusione meno potente di quella di una tromba acustica, da
escludere che qualcuno che conosco possa vedermi mentre faccio lennesima figura pietosa della mia
vita.
Nel frattempo la ricetta finita, il cuoco se l data a gambe e forse da domani si dedicher alla
numismatica. Lo studio viene sgomberato, il regista sbraita, Franz mi chiede come mi sento.
Bene! mento, e poi cedo alla curiosit: Come mai non avete belle ragazze che sculettano?
Perch le belle ragazze vogliono guadagnare e qui gli stipendi fanno pena. Qualcuna fa i provini,
ma poi fuggono via.
Quindi assumete soltanto vecchie signore che mangiano cetrioli o signorine racchie disposte a
leggere le previsioni del tempo per quasi niente?
Vecchie signore, certo ma... ehm... si tratta della nonna del direttore, mi informa, giusto per

evitarmi di dire in giro qualcosa di critico sullanziana palpeggiatrice. Per quanto riguarda le
signorine racchie, invece, nego con risolutezza. Qui assumiamo solo signorine graziose e molto
argute.
Capisco che si tratta di un complimento, espresso con garbo e con un pizzico di imbarazzo.
timido, il signor Eisner, timido ed elegante. Mi chiedo cosa ci faccia qui, questa rete pi aliena a
lui che a me: almeno io riesco a salvarmi con il sarcasmo.
La nonna del direttore entra nel camerino, orgogliosa della sua recente performance. Mi sbagliavo,
non ha ottantanni, ma cento. Le rughe la segnano come una mappa, rughette che paiono strade e
fiumiciattoli, rughette che si intrecciano, come sputacchi di ragno, facendola somigliare a una distesa
di carta crespa, a una fisarmonica umana. Si assesta la dentiera, forse spostatasi mentre ha fatto il
giochetto col cetriolo. Mi saluta e mi d il benvenuto, sputacchiando con quella bocca che pare una
grinza unica.
Quando raggiungo lo studio il tavolo sparito, comparso il fondale in plexiglass e fa un caldo
boia. Mi sembra di essere ai tropici, e forse tra un po giunger qualche monsone a impolverarmi la
faccia. Franz mi sta vicino, ci manca poco che mi prenda per mano. Avverto una silenziosa
solidariet da parte sua, cos gli sorrido. La tentazione di darmela a gambe fortissima, ma qualcosa
di simile a una paresi mi trattiene. Mi dicono di sistemarmi contro lo sfondo sul quale campeggia la
mappa della citt, mi porgono una bacchetta, e mi indicano un cestino pieno di calamite a forma di
nuvole, fulmini e scrosci di pioggia. Il regista un tipo burbero, ha un brufolo peloso sul naso, il
sudore gli ha disegnato due chiazze sotto le ascelle e la pancia gli spintona la camicia facendo
intravedere un pezzetto di lardo fra unasola e un bottone. Bene, sto per andare in onda. Il fatto di
avere unamnesia e non ricordare il mio nome non allarmante, quando si accender la lucina rossa
mi verr tutto in mente.
E la lucina si accende, ma continuo a non sapere qual il mio nome di battesimo. Sono in diretta,
davanti ad almeno trentacinque persone in tutto il pianeta. Sono in mondovisione, be, in
isolatovisione. E non so ancora chi sono. Sorrido, rimbambita, e non dubito che il rossetto lumacoso
mi si depositi sugli incisivi. Fisso la lucetta rossa, mentre qualcuno sillaba sottovoce un
cortesissimo: Di qualcosa, cazzo! Scavo nel mio cervello, e allora saluto il mio pubblico.
Mi presento, sono Carlotta Lieti, sono qui per farvi sapere cosa vi aspetta dal cielo non appena
metterete il naso fuori di casa.
Mi pare che non stia andando troppo male, perlomeno ho recuperato la mia identit. Indico la
mappa, e dico, assumendo unespressione dispiaciuta: Sono costretta a farvi sapere che il sole si
terr ancora lontano. Copritevi bene, spettatori fedeli, che far freddo.
Non so cosa pensano i telespettatori di ci che accade subito dopo. Forse che sono
unannunciatrice incoerente, una messaggera infida, poich, nellesatto momento in cui li esorto a
vestirsi a cipolla e mi chino per afferrare una nuvola magnetica, una calamita a zig zag si infila
nellorlo della gonna. Questa, appuntata alla meglio giusto per apparire tre minuti in video, pi
grande di me di due taglie, striscia via lungo i fianchi e si accascia al suolo, intorno alle mie
caviglie, come una gigantesca mutanda calata. Insomma, in poche parole, resto col culo al vento.
Sono in tv senza gonna. La giacca mi copre a stento lombelico, e il pubblico pu godere la vista dei
miei minuscoli slip bianchi sotto un collant trasparente. Il regista ha un sopracciglio immobile in una
posa innaturale. Loperatore sghignazza. Franz muto, pare di marmo.
E allora, con grande stupore di me stessa, decido di continuare. Non fuggo via come la decenza

imporrebbe, ma rimango l e con un sorriso tentatore esclamo: Invito il mio caro pubblico a essere
meno audace di me, restate vestiti che fa freddo! Poi appiccico la nuvola, e infine saluto, con un
sensualissimo, almeno credo, battito di palpebre.
Quando la lucetta si spegne, vengo stordita da uno scroscio di applausi e da una risata corale.
arrivato anche il direttore, prontamente informato, che mi fissa il sedere e si dichiara soddisfatto per
la mia trovata a dir poco geniale.
Previsioni meteorologiche sexy, wow, non si era mai visto qualcosa di tanto gustoso! E brava la
nostra Carlotta. Non che la prossima volta puoi spogliarti di pi?
Franz si toglie la giacca, me la porge, ne fa una specie di gonnellina. Non connetto molto. Mi
fischiano le orecchie. Raggiungo il camerino, e lui non mi lascia. Mi rivesto dietro un paravento,
abbastanza superfluo considerato che sono reduce da una diretta tv con spogliarello, ma necessario
per la poca dignit che mi rimasta. Pi tardi torno a casa, accompagnata da Franz, e lui mi consiglia
di valutare seriamente la proposta del direttore di rete. Ci diamo del tu, il minimo dopo che mi ha
visto il culo.
Credo che voglia veramente un programma... ehm... tipo quello di oggi.
Vuole che mi spogli?
Solo un pochino... Pare che siano giunte al centralino delle telefonate entusiaste. Un centinaio in
un giorno solo, per noi un record.
Dovrei sentirmi onorata. Ma non so se
Non sarebbe nulla di troppo sfacciato, gli ho suggerito che venga dato un taglio spiritoso alla
cosa.
Potrei essere tentata, ma non so se la vista delle mie doti sia cos interessante. Ok, rispetto alla
sua bisavola sembro una top model, ma
Temo che se non lo farai tu, lo far fare a qualche altra.
A chi, alla nonnina?
Non escluso che un programma un po piccante, ma in modo spiritoso, chiami pi pubblico, e
quindi qualche introito pubblicitario, il che gli consentirebbe di trovare una ragazzetta disposta a
insomma ad avere meno scrupoli.
Benissimo! Assunta e licenziata in un solo giorno. Qualcosa mi brucia dentro. Contavo di andare
al matrimonio di Beatrice visto che, ovvio, sar costretta a farlo per evitare un ventennio di
ritorsioni dichiarando di lavorare per la televisione. Cos, tenuto conto che la mamma avr gi
ampiamente diffuso lannuncio della mia storia con Luca e delle mie abitudini sessuali lussuriose,
avrei avuto la speranza di godere di mezza giornata di popolarit. Invece sono di nuovo zitella e
disoccupata.
Lo far! sbotto dopo qualche secondo di silenzio. In fondo non dovr essere nulla di
sconvolgente, no? Spiritoso, hai detto? Sono la persona giusta, di me si dice che ho una faccia buffa,
e ti assicuro che lo spirito non mi manca.
Sei sicura che nessuno si offender?
Non capisco la domanda, e lo guardo sbalordita.
E chi dovrebbe offendersi? La societ, il Parlamento o le Nazioni Unite? I gruppi familiari per la
salvaguardia del pudore dei minori?
Quelli si offendono sempre, qualunque cosa si faccia. Se non ti fosse caduta la gonna, sarebbe
venuta fuori lAssociazione per la liberazione delle sottane e avremmo avuto gli studi circondati da

un picchetto di giovani femministe che rivendicano i diritti delle gonne a una libera estrinsecazione
della loro volont di scivolare a terra. Ride, conclude: Ma io io veramente intendevo riferirmi a
qualcosa di pi personale: la tua famiglia, o il tuo fidanzato.
Non sono fidanzata, spiego, e la mia famiglia di larghe vedute.
Oh, certo, scusami, ma mi era parso di sentire che vivessi con un uomo, quindi
Lo fisso. Mi era parso di sentire che? Cosa accade a Roma, la gente va in giro a diffondere
notizie sul mio conto? Non capisco, e sono vagamente irritata. Carl coglie il mio fastidio e si affretta
a dare un senso un po pi logico alla cosa.
Nella tua scheda personale, cera scritto l. Credo tu labbia detto nel rispondere al questionario
iniziale.
Il questionario iniziale, gi! Quella discreta e garbatissima selezione di domande molto
pertinenti con la professione di lettore di previsioni del tempo, alla quale per giunta ho risposto
come una cretina invece di scrivere sono fatti miei. Comunque non ho mentito, vivo con un uomo,
s, e se la cosa dovesse offendere il senso del pudore del direttore di rete o di quella santa donna di
sua nonna... Se cos fosse, di loro che luomo con cui vivo mi paga laffitto, il che non guasta a
fronte dei salari miserandi di Tele Voce Europa!
Ma no... la cosa incuriosiva me! Era un modo come un altro per sapere se sei fidanzata. Tace,
stringe il volante, ha un profilo carino e labbra lievemente sporgenti, adesso, come se fosse
imbronciato. Balbetto qualcosa, gli indico la curva dove deve svoltare, e mi sento una tonta. Non
sono cos presuntuosa da credere di piacergli ma, se cos fosse, sarei tentata di spiegargli che la mia
vita sentimentale va per lincasinato, che sogno di fare sesso col mio inquilino pagante, che un
giovane pittore con gli occhiali mi ha richiamato stamattina nonostante gli abbia vomitato addosso,
e che la mamma medita di farmi accompagnare al matrimonio da un tale Catello se non porter con
me Luca. Vorrei dirgli che sono una zitellona un po pazza, che parlo a sproposito, che reggo
malissimo lalcol e mi ricordo come si fa lamore solo perch faccio le prove generali in sogno.
Naturalmente non gli dico nulla, sono pazza, ma non del tutto cretina.
Siamo arrivati, lo ringrazio e scendo con un balzo tuttaltro che atletico. Ci diciamo ciao, due ciao
un po intimiditi, che non appartengono a una coppia di adulti di cui una si spogliata in diretta e
laltro lha coperta con la sua giacca. Franz aspetta che io sia entrata dal portone prima di
allontanarsi, e poi riparte.
Sul pianerottolo, davanti alla porta di casa ancora chiusa, sento la voce alta di Luca. Fa che non
sia la mamma, fa che non stia conversando con la mamma. Prego, supplico, sono tentata di
rifugiarmi sul terrazzo condominiale finch la rompiscatole non sar andata via. Ma mi arriva
soltanto la voce di lui, strana, caricaturale, un po in falsetto, e mi chiedo se non si sia fatto una pista
di coca e adesso non stia volando in qualche paradiso artificiale per scrittori frustrati. Parla
strascicato, dice cose insensate, disserta di api e conigli, forse un linguaggio oscuro da tossicomane.
Infine intuisco che non solo. Giuro che se lo trovo in qualche posa sandwich mentre sussurra
sconcezze allorecchio dellennesima sgualdrina, lo eviro seduta stante! Apro la porta di scatto, e me
lo ritrovo davanti, seduto sul divano, accanto a Emma, che non , come si potrebbe pensare, la sua
ultima conquista. Emma la figlia di Lara, una bambina di quattro anni, intenta ad ascoltare la lettura
di una favola da un libro illustrato pi grande di lei. Sussultano entrambi, ed Emma ha un attimo di
smarrimento. Era assorta, rapita da un mondo di graziose apine operaie e coniglietti con le zampe
leste, e ritrovarsi me che faccio irruzione come una squadra della buoncostume, lha un po scossa.

Luca mi rivolge unocchiataccia, e la bimba esclama: Carlotta!!! Entra ma zitta, che lape vola.
Entra e stai zitta s! le fa eco Luca. C questa benedetta ape che non ha il coraggio di volare e
casca sempre a terra col pungiglione, e questo coniglietto che tiene sveglio il bosco tamburellando la
terra come un forsennato...
Assurdo! Mi spiega la storia, per non farmi perdere il filo: forse veramente drogato, di quella
strana droga sparsa intorno dai bambini, quella porporina luccicante che fa tornare piccoli anche i
giovanotti trentaduenni che scrivono racconti da macellaio. Sto ad ascoltare, seduta su una poltrona,
fino a quando non chiaro che lape ha spiccato il volo e il coniglio ha imparato un po di disciplina.
Quando la storia finisce Emma salta gi dal divano e si precipita ad abbracciarmi. Non ho la pi
pallida idea di cosa ci faccia qui, col suo librone colorato, ma il suo profumo vanigliato mi inebria e
la stringo come se fosse un cuscino di piume.
Lha portata Lara unora fa, mi spiega Luca, aveva un appuntamento improvviso non so con chi
e non so dove, e aveva bisogno di qualcuno che gliela badasse. Pare che la babysitter dellaltra sera
fosse unincompetente.
Vederlo cos paterno, cos paziente, cos stranamente a suo agio con una bambina che ha visto s e
no tre volte, mi fa un effetto pazzesco. Buono, troppo buono, pericolosamente buono. pi facile
odiarlo o, insomma, provare a odiarlo, mentre interpreta il ruolo di maschio virile nella stanza
accanto, ma in questo modo la faccenda si complica, perch mi costringe a fare un salto di qualit:
non mi basta pi fare lamore con lui, voglio che sia il padre dei miei figli. Non mi basta lidea di
addormentarmi sulla sua spalla dopo una notte di sesso disinibito, pretendo che mi sposi con una
cerimonia riservata ed elegante, esigo che invecchi al mio fianco, impongo che sia unito a me anche
nellestrema sepoltura.
Speravo che tornassi prima, continua Luca. Pi tardi esco e volevo scrivere un po. Ti spiace
occupartene mentre sono di l? Le ho letto due storie, le ho raccontato della fata Muffina che vive nel
frigo, le ho preparato un bicchiere di latte caldo, ma adesso
Me la vedo io, dico delusa. Non mi chiede nemmeno com andata al lavoro. Ha fatto lo zio per
unora, con somma bont, ma la sua tastiera lo chiama.
Emma rapisce la mia attenzione, le do un biscotto, le pettino i capelli. divertente fare la mamma
per un po. Non accadr mai, lo so, lo sento. A volte ho perfino difficolt a rammentare chiaramente
la faccenda della nascita dei bambini, nella testa mi frulla qualche strana nozione di cicogne e
cavoletti di Bruxelles. E intanto la menopausa si avvicina. I trentanni diventeranno trentacinque e i
trentacinque quaranta senza che me ne accorga, Erika far due gemelli affittando lutero di unaltra, e
io diventer una brava zietta, la povera Carlotta, quella che tanti anni fa si spogliata su una rete
televisiva per sfigati, e senza nemmeno farsi pagare bene! Quella che per Natale riceve in dono solo
presine per tegami, pigiami con renne stampate, candele che puzzano di cimice, e sfilze di consigli
non richiesti da zie zitelle e vedove che credono di conoscere il mondo.
Basta! Devo smetterla di compatirmi. Sono fortunata. In fin dei conti, non sono mica brutta, lavoro
nel mondo dello spettacolo, coabito con uno schianto di uomo, ho qualche corteggiatore che mi ronza
intorno, e sabato prossimo far la damigella donore. Continuo a pettinare Emma, mentre mi consolo
con queste penosissime frottole.
Luca il tuo fidanzato? mi chiede la bambina a un tratto, mentre le faccio una treccina.
No, lui un mio amico, come la tua mamma, dico, evitando di specificarle che alla sua mamma
non succhierei il labbro inferiore come un ghiacciolo.

Allora pu essere il mio fidanzato?


Comincia presto a fidarsi dei bastardi. Per fortuna sua madre la disilluder quanto prima.
Chiacchieriamo, la porto nella mia stanza, le permetto di frugare in giro. Quando squilla il telefono,
ci stiamo rotolando sul tappeto, giocando a essere sommerse dai cavalloni. La mamma. Ultimamente
mi chiama senza sosta. Forse dovrei cambiare numero. La sua voce urla nella segreteria, sembra una
pazza. Allinizio mi pare che pianga, poi capisco che in preda a un attacco di risate accompagnate
da una frenetica logorrea. Appena riesco a decifrare cosa dice, il cuore fa una capriola: ha visto la
tv. In tutta la sua vita avr assistito s e no a due ore di programmi televisivi, e fortuna ha voluto che
facendo zapping in una giornata di nevischio, si sia imbattuta in una chiappa non troppo sconosciuta.
Come se questo non bastasse, le zie hanno registrato la puntata e organizzeranno una serata durante la
quale mostreranno alle amiche le prodezze della loro nipotina. Mi riferisce che Erika muore dalla
voglia di conoscere Luca, e mi ripropone la minaccia incombente di Catello nel caso in cui mi
presentassi da sola alle nozze. Mi domando se abbia intenzione di tenerlo in fresco dentro un frigo
portatile, tirandolo fuori alloccorrenza. Comunque ho una ragione in pi per andare da sola: evitare
che Erika incontri Luca. La mamma deve averglielo descritto bene, e la mia premurosa sorellina gi
frigge al pensiero di portarmelo via da sotto il naso. Vorr dire che sopporter Catello, e in tal caso
sarebbe utile se mi ricordassi qualcosa di lui. La mamma sostiene che lo conosco, ma non rammento
nessuno con un nome cos assurdo.
Lara viene a riprendere Emma che gi sera. Luca fa una doccia, si veste, ha un appuntamento non
so dove e, soprattutto, non so con chi. Mentre si allaccia le scarpe gli riferisco della mia mattinata,
spontaneamente, e lui mi fissa per un istante come se fossi reduce da un elettroshock. Subito dopo
ride, ride di me, poi ride con me, per sento che non felice, c qualcosa di stonato, qualcosa che
sfugge alla mia comprensione. Mi fa ripetere le cose due volte, come se non mi ascoltasse, come se
la mia presenza fosse superflua. Mi sento ferita e, allo stesso tempo, sto in ansia per lui. Credo che
anche questa preoccupazione abbia a che fare con lamore: non sopporto di leggergli dentro la
malinconia. Non gli solita, lo fa apparire diverso e pi lontano.
Quando va via vestito con eleganza, blazer sui jeans, una camicia bianca e un trench. teso,
distratto, impaziente. Si comporta come se avesse un appuntamento amoroso, non ha il solito distacco
che dedica alle sue signorine di passaggio. Credevo di essere gelosa, ma non era vero: il tormento
patito mentre lo sento gemere durante lorgasmo nulla rispetto al dolore che avverto adesso. Un
mostro mi mastica il cuore, un altro pasteggia col mio stomaco, mi tremano le mani, ed come se la
terra si fosse aperta, una gigantesca botola che mi risucchia nella sua pancia di fogna.
Non resisto alla tentazione di sbirciarlo dalla finestra, mentre raggiunge la strada. Sta fermo sul
marciapiede, frustato dal freddo che gli crea intorno una corona grigia, fino a quando una macchina si
ferma. Vedo una mano sul volante... ed la mano affusolata di una donna. Lui sale, vanno via, un
sipario di nevischio li ingoia.
Passo la serata a scrivere stupidi slogan meteorologici, copiando le previsioni del tempo da varie
riviste, e a fissare il televisore acceso su un canale senza programmi, su uno sfondo scoppiettante di
lucette bianche e nere da segnale interrotto. Magari il canale di Tele Voce Europa, magari lhanno
chiuso per offesa al pudore.
Verso mezzanotte capto il rumore di unautomobile sulla strada, e mi affaccio di nuovo, con
cautela. la stessa di prima, e Luca scende, insieme a una donna. Ha smesso di nevicare, la luce di
un lampione illumina le loro nuche. una ragazza giovane e, da ci che riesco a notare da quass,

notevolmente bella. Non assomiglia alle tipe sguaiate che Luca frequenta di solito.
Un foulard di seta verde le avvolge i capelli dun color miele caldo. Parlano, tra loro c una
confidenziale concitazione. Lui le prende una mano e la stringe, la tiene tra le sue, come se volesse
scaldarla. Poi la abbraccia. Vorrei morire, sul serio. Vorrei buttarmi gi e spiaccicarmi sul
marciapiede gelato. Ma prima vorrei avere orecchie bioniche per sentire cosa si stanno dicendo. C
qualcosa di dolce nel modo in cui stanno vicini, qualcosa di infinitamente pi terribile degli incontri
selvaggi cui sono abituata.
Mi scanso dalla finestra appena Luca entra nel portone. La ragazza non lo segue, sale sulla
macchina e va via. Mi precipito verso il divano, mi stendo, come se mi fossi appisolata. Quando apre
la porta, faccio finta di essermi svegliata per via del rumore. Lui svagato, ha ancora la mente da
qualche altra parte, forse in direzione della bella ragazza col foulard e le mani sottili.
Com andata? gli domando, con una noncuranza ipocrita.
Mah, niente di speciale.
Hai fatto qualche nuova amicizia?
Non mi risponde, afferma di avere sonno e si rintana senza neanche salutarmi. Rimango sola,
davanti al fruscio del televisore, e allimprovviso sento come star quando se ne andr: perch se ne
andr, non c dubbio. Si innamorer e se ne andr, dimenticando tutte le sue teorie sullamore come
illusoria chimera. Si innamorer e permetter a qualcuna di dormirgli accanto. Il peso di questa
certezza mi incurva la schiena, come se reggessi una montagna sul collo.
Chi questa misteriosa ragazza che fa venire fuori la sua tenerezza? Ieri non cera, ieri Luca era il
solito sciupafemmine senza scrupoli. Cosa accaduto e quando? Stamattina, mentre non cero? Un
colpo di fulmine? Uno strappo in mezzo al petto? Mentre io davo spettacolo davanti a una platea di
tizi sudati, mentre una funesta saetta magnetica mi denudava, Luca sentiva un frullo nello stomaco e si
innamorava? Mi pare di averlo perso. No, mi sbaglio... non mai stato mio. Percepisco il rumore dei
suoi passi sul parquet, prima decisi, poi attutiti, passi scalzi, e per un attimo mi assale la tentazione
di entrare, di dirgli che lo amo. Ma la saggezza mi porta nella mia stanza.

SETTE
Luca sempre pi strano ultimamente. Parla poco, scrive per ore senza sosta, e ogni sera
scompare, anche quando non lavora. Una notte non neppure rientrato, ha varcato la soglia di casa
alle otto della mattina, mentre io bevevo un caff quintuplo con le mani tremanti, ed era stanco,
sorrideva in modo pallido, mi ha donato un bacetto sulla punta del naso ed corso sotto la doccia.
Per fortuna la mia carriera di annunciatrice va a gonfie vele: mi aggiro per lo studio televisivo in
minigonna, ammiccando mentre descrivo nuove perturbazioni che penetreranno la coltre di nuvole
per venire sulla terra. Indosso una maglietta attillata, che non mostra i polmoni solo per un soffio, e
sculetto, non volgarmente, o meglio non troppo volgarmente, pi che altro mi atteggio a graziosa
fatina che promette di trasformarsi in vampira con le giuste condizioni atmosferiche. La nonna
cuciniera mi ammira, sostiene che ho un grande futuro davanti a me. Preferisco non sapere a quale
carriera si riferisca.
Aiuto anche per la stesura dei testi delle televendite, ossia i tele mercimoni di scadentissimi
materassi, pentole Made in Timbuct, e di uno strano aggeggio definito massaggiatore estetico per
signora che assomiglia a un grosso fallo rosa confetto.
Anche la mia vita sociale procede a ranghi serrati. Tony mi ha telefonato unaltra volta, e,
considerato il modo riprovevole in cui mi sono comportata, comincio a pensare che, o ha scoperto
che il vomito lo eccita, o gli piaccio veramente. Io non lho richiamato, cos come non ho richiamato
Giovanna e mia madre, che mi hanno lasciato scie di messaggi deliranti per informarmi,
rispettivamente, di avere incontrato un nuovo uomo fichissimo, e di avermi spedito il vestito da
damigella, che mi giunger insieme a un messaggio carino da parte di Catello.
Stranamente, una sera mi telefona anche Erika. Insolita circostanza, soprattutto perch prende lei
liniziativa. Purtroppo, per sommo colmo di sfiga, risponde Luca, mentre io sono chiusa in bagno a
farmi la ceretta.
A un tratto, oltre la porta, sento la sua voce diventare esageratamente gentile, e quando fa un
commento sul nome di lei e capisco con chi sta parlando, il mio allarme antiintrusioni mi spara un
lampo nel cervello. Allora esco dal bagno strillando, leggiadra come un corazziere, urlo un NOOO
degno di Renata Tebaldi e mi lancio sul divano strappandogli la cornetta dalle mani. Sembro un
portiere di calcio che para un rigore con un tuffo da manuale. Considerato che ho la ceretta sulla
bocca, i capelli sporchi e tenuti su da una pinza, una tuta un po lisa che uso per casa e ciabatte di
plastica che pi plastica non si pu, sembro anche una barbona. Luca mi osserva stranamente, lho
interrotto proprio mentre le diceva s, abitiamo insieme, e locchiata che gli rivolgo una via di
mezzo fra quella di Freddy Krueger e quella di un cerbiatto. Spietata e implorante. Mentre parlo a
Erika, invece, mi viene fuori una voce da babau.
Che vuoi, le dico, senza nemmeno un punto interrogativo.
Come sei educata, hai lo stile di un camionista. Stavi cantando poco fa, o non volevi che io e
Luca ci presentassimo?
Sento dentro un ringhio, forse lo stomaco che brontola, forse la mia anima che arrota la rabbia.
Come mai mi telefoni? insisto. Non il mio compleanno e nemmeno il mio funerale.
Ho saputo che sei stata scelta come damigella, dice lei. E poi ho visto la registrazione di una

tua performance televisiva. Sei proprio brava!


Eccola l, la solita Erika che simula una lode e affonda il coltello. La sua voce vibra di scherno
tuttaltro che malcelato. Pi evidente di cos c solo la tortura della pece bollente.
Per caso vuoi sfilare al posto mio alle nozze?
Non ti priverei mai di un simile momento di gloria.
E allora?
Carlotta, sei cos tesa, rilassati, ok?
Sono rilassata! Sono rilassatissima! rispondo, gridando come una che non vuole essere
sottoposta alliniezione letale e si dimena tra due secondini.
Luca un tipo simpatico, ha una bella voce.
Ma se parla come se avesse le patate in bocca!
La mamma ha detto che molto interessante, aggiunge lei, senza arrendersi.
La mamma considera affascinante Fabio, quella specie di belli capelli dei romanzi rosa, elegante
la fontana col putto pisciatore che ha in giardino, e gustosa la torta di broccoli della zia Porzia.
Verificher al matrimonio. Perch ti accompagna, vero?
Adesso devo andare, ribatto senza rispondere alla domanda.
Non essere sempre sul chi va l, sorellina, lirritazione fa venire le rughe.
E lipocrisia le emorroidi.
Su questa poetica locuzione, chiudo la conversazione spiaccicando la cornetta come se fosse un
martello e volessi piantare un chiodo in un muro duro.
Ho il fiatone, mentre Luca, pronto per uscire, mi sbircia di sbieco.
Che succede? mi chiede. Mi si avvicina, mentre me ne sto seduta sul divano, e mi fa una carezza
su una guancia, leggera come la punta di una piuma.
Vorrei spiegargli, raccontargli, aprirgli la mia anima. Dirgli della lotta insensata con mia sorella,
della nostra stupida gara a chi trionfa di pi schiacciando laltra, che non ho mai vinto beninteso.
Strappargli la promessa che la ignorer, che se dovesse telefonare ancora la tratter col distacco di
un maggiordomo, e se gli capitasse di incontrarla la guarder come un virile tagliaboschi
guarderebbe uno slip di Jean Paul Gaultier. Ma una simile promessa ammesso che fosse cos
magnanimo da farla sarebbe priva di senso. Non stiamo insieme, non il mio uomo, e non ho il
diritto di estorcergli simili giuramenti. Inoltre il problema non lui, non ci che frulla nella mente
di Erika, ma sono io. Fintanto che le cose che avr saranno cos fragili e baster lo spettro di Erika a
farmi temere seriamente di perderle, non diventer mai una vincente, e il rapporto tra me e mia
sorella sar sempre questo strano gioco di guerra. Non so molto ma ho una certezza: la battaglia avr
una svolta quando otterr qualcosa di inespugnabile. Un lavoro che mi renda davvero fiera, un amore
assoluto e, sopra ogni altra cosa, un profondo volermi bene da sola. Fino a quel momento, mi sentir
sempre una cretina in bilico. Quando io sar pi forte, e con me tutto ci che fa parte della mia vita,
sar Erika a vacillare, e per la prima volta le nostre parti si invertiranno.
Cos, taccio, non pretendo una garanzia tanto squallida.
Gli dico solo che a volte la mia famiglia mi fa diventare isterica. Poi scappo in bagno, con la
ceretta trasformatasi in colla per parati.
***

La mattina di venerd giunge il fagotto contenente labito che indosser alle nozze. peggio delle
pi orripilanti aspettative. Trattasi di un saio di taffett color qualcosa: un qualcosa che dovrebbe
essere oro e bronzo ma secondo me vira al marrone sterco. Insieme al vestito c il messaggio
promesso, redatto con grafia da asilo infantile sul retro del cartoncino dinvito.
Ho tanta vollia di rivederti.
Vollia?
Ho compiuto ogni sforzo possibile per cercare di ricordare chi possa essere questo imbecille, e mi
sono venuti in mente due tizi coi quali la mamma ha cercato di farmi copulare qualche anno fa,
durante una festa di fine anno svoltasi a casa della zia Ermellina. Due facce appaiono a tratti nella
mia mente, due fisionomie e due voci, ma non so bene a quale abbinare lorrido nome. Uno dei due
era un discreto figo, alto e moro, coi capelli lunghi e folti, e allepoca portava un minuscolo
orecchino al naso e fumava come tre turchi. Non era male, a parte la puzza di fumo e le mani lunghe.
Lunghe non perch affusolate, ma fissate con lintenzione di palparmi a tradimento.
Laltro, invece, mi riempiva di sputi sul dcollet ogni volta che apriva bocca. Aveva una calvizie
incipiente e un paio di occhiali che gli rimpicciolivano le pupille come semi di anguria.
Ricordo di avere trascorso una serata da incubo cercando di sfuggire ai tampinamenti ossessivi di
entrambi. Spero di non dover fare la stessa cosa anche stavolta.
Queste nozze mi rendono nervosa. Il pensiero di rivedere tutti i parenti, e soprattutto Erika,
certamente accompagnata dal bonazzo di turno, aumenta il mio scoramento e la mia voglia di
inventarmi una scusa, ma il desiderio di incontrare pap, che sar sicuramente presente visto che i
suoi rapporti con la famiglia della mamma sono rimasti civili e Beatrice gli abbastanza affezionata,
pi forte di tutto il resto.
***
Il pomeriggio di sabato mi trucco con una certa attenzione e Luca, passando davanti alla porta della
mia stanza, si appoggia allo stipite e mi fissa.
Sei pi carina senza trucco, mi dice, con un sorriso non sarcastico, un sorriso sincero. , come
sempre, mezzo nudo, maledetto lui. Indossa pantaloni di una vecchia tuta blu, tagliati sulle ginocchia
e bassi sulladdome, tenuti su da un cordoncino allentato, e tiene le mani nelle tasche in modo tanto
energico che per poco non gli scivola tutto sul pavimento. Se anche succedesse riderebbe
mostrandomi la mercanzia con spudorato orgoglio. Ormai assodato: per lui sono lequivalente di
un canap.
Dici? mormoro con finto disinteresse, mentre una specie di fuoco di santAntonio mi fa
fiammeggiare lo stomaco.
Il trucco ti smorza le lentiggini, commenta, avanzando e sedendosi sul mio letto. Attraverso lo
specchio lo sbircio, e mi sento come un cubetto di ghiaccio su un davanzale assolato.
Era proprio questa lidea: mitigare il mio aspetto da fragola.
Il tuo aspetto da fragola va bene. Le tue lentiggini e i tuoi capelli sono divertenti.
Lo so. Simpaticissimi, come un giro sullottovolante. Sono felice perch mi parla, perch
sembra pi sereno, perch cos bello con la faccia stropicciata e calda di chi ha schiacciato un
pisolino, che vorrei leccargliela come se fosse un krapfen con zucchero a velo. E leccare a seguire
tutto il resto.

Ho visto una puntata della tua trasmissione, ieri. Sei quasi oscena, sorride, mi sta prendendo in
giro, si stende sul letto con la schiena contro i cuscini, e io emetto un sospiro segreto, desideroso,
rassegnato. Sei buffa anche quando cerchi di apparire sexy. Traballi su quei tacchi, te ne sei
accorta? Per, togli un millimetro a quella gonna, e ti si vedono le ovaie. Sei consapevole di fornire
un discreto panorama del tuo culetto, vero? Bel culetto, a proposito.
Sussulto, e mi sporco una guancia con lo scovolino del mascara. Stringo, inconsapevolmente, le
gambe, e ho talmente caldo che tra un po mi si impataccher tutto il trucco. Meglio portare il
discorso lontano dal mio culo.
Il pubblico mi apprezza, riceviamo un sacco di telefonate, gli inserzionisti hanno comprato
perfino uno spazio pubblicitario e la cosa assurda che vogliono me, non una bellona coscia lunga.
Dicono che ho stile.
Non c dubbio, farfallina... tu hai stile, abbondi di stile. Non ho mai conosciuto unimbranata con
tutto il tuo stile.
Si alza, mi viene vicino e si mette a giocare con uno dei miei riccioli mentre mi tampono la
macchia di mascara sulla gota. Osservo il suo addome riflesso e mi sento come leroina di un
Harmony. Vorrei stare sulla copertina di uno di quei romanzi, mezza nuda anchio, con le sue braccia
possenti che mi sostengono, le sue narici che vibrano di desiderio. Vorrei dire qualcosa di erotico,
qualcosa che lo induca a sfilarsi la tuta e fare ci che va fatto e non ha mai fatto. Invece dico solo
questo: Riuscir a rendere elegante anche quella tonaca color diarrea che il mio abito da
damigella. Chi ha stile trasforma le stalle in stelle. Gli indico il simil abito simil grazioso simil
strofinaccio che troneggia su una poltroncina, steso come un cadavere supino.
Mmm... mugugna, e tace per non offendermi.
Continua a giocherellare coi miei capelli, e la mia pancia vibra, freme, come se avessi inghiottito
un pitone intero che balla la danza del ventre. Si abbassa, mi d un bacetto, sorride, scuote la testa,
poi va in cucina a prepararsi un caff. Tra unora dovr andare al Chiodo scaccia Chiodo, lo aspetta
la solita nottata al bar. Mi vesto, e subito mi proteggo col cappotto, abbastanza lungo da occultare
ogni centimetro di questobbrobrio. Chiamo un taxi e aspetto che giunga il metallico nocchiero, che
mi condurr a farmi ridere dietro dal parentado.
Spero solo che Catello abbia perso labitudine di toccare o di sputare, commento sospirando,
pi che altro rivolta a me stessa.
Chi Catello? mi chiede Luca, trangugiando il caff senza zucchero.
Il tipo col quale mia madre vuole farmi andare a letto, rispondo scrollando le spalle.
Luca trasale vistosamente. Se fossi un po pi sicura di me, penserei che la visione di Carlotta
che scopa con Catello lo abbia infastidito.
Sappi che mi sottopongo a questa tortura solo per salvare te, gli spiego ridendo.
Lui non ride affatto. Beve lultimo sorso di caff e si appoggia al tavolo che le braccia incrociate
sul petto.
Ti ho salvato dalla zia Porzia, la zia Palma, e la zia Ermellina, continuo scherzosamente.
Catello il pedaggio che pago per la tua libert. Non gli dico nulla degli attacchi che pi temo,
quelli di Erika.
Luca continua a tacere ma mi guarda strano, storto, e quando suona il citofono sobbalza, come se
stesse pensando.
Io vado, gli dico. Stasera non torno, temo che sar costretta a dormire a casa di mia madre.

Con Catello? mi chiede. Alza gli occhi, sorride un po, poi stende decisamente le labbra e mi
saluta con la mano, come un ragazzino educato, mentre vado via.
***
La mia famiglia abita in periferia, alla Camilluccia, in un agglomerato di ville immerse nel verde.
Trentadue anni fa, quando la mamma conobbe pap e si trasfer nella capitale, da un assolato paesino
della Calabria che tarpava le sue manie di grandezza, non le parve vero di poter avere un marito
agiato e una casa che, con qualche accorgimento e tanta ambizione, poteva diventare degna di una
diva del cinema. A pap, invece, parve fin troppo vero, a distanza di pochi anni, dover subire
lassalto di tutte le zie che, seguendo lesempio della sorella, migrarono come stormi di falchi,
stabilendosi nella stessa zona insieme a mariti basiti e figli piccoli.
Praticamente come se avessero formato un microvillaggio nel quartiere, una distesa di case con
ambizioni hollywoodiane, ampi giardini, piscine a forma di fagiolino, cani microscopici alla Paris
Hilton e fontane pacchiane. Oltrepasso il cancello aperto e percorro lentamente, molto lentamente, il
vialetto di zia Palma: mi godo per qualche altro secondo il silenzio che pulsa tra gli alberi, perch so
che tra poco pi di duecento metri infurier il caos. Ho con me una valigetta, contiene gli indumenti
necessari per trascorrere la notte nella prigione per pazzi la cui tenutaria la mia cara mammina.
Davanti alla casa c un sacco di gente e un sacco dilluminazione. In giardino svetta un tendone da
circo. Non ho mai visto tanta profusione di tulipani, devono aver violentato lOlanda per riempire il
prato, i balconi, la fontana a forma di Afrodite, gli scalini, il gazebo. Scorgo la mamma insieme alla
zia Porzia e mi mimetizzo dietro una gigantesca pianta di cactus, ma lei mi nota subito e mi raggiunge,
schiamazzando il mio nome e trascinando la zia da un braccio, per non farle perdere la vista della sua
bella figliola vestita di cacca.
Sei sola! mi dice, senza neanche salutarmi. Bene, allora andr a chiamare Catello.
Sparisce, mentre la zia mi scruta da dietro le lenti con la montatura tempestata di Swarovski.
piccola, pi bassa di me, ma quando mi abbraccia mi stritola. Indossa un ridicolo turbante, ed
talmente abbronzata che deve essersi rosolata sotto una lampada per un mese. La saluto, le chiedo
come sta, e lei urla, perch quasi sorda, e pensa che anche tutto il resto del mondo lo sia. Mi tasta,
mi tira la pelle del viso, aggrotta la fronte, e infine commenta con voce stentorea: Sei troppo secca,
forse non guadagni abbastanza per comprarti da mangiare?
Vado alla mensa dei poveri, le grido in un orecchio, o mi nutro di bacche e radici! Dipende dai
giorni.
Povera creatura! Credevo che in tv pagassero meglio. Ma non hai portato il tuo fidanzato? Non ti
sai tenere un uomo! Dovresti fare come tua sorella: con quel bel ragazzo, Dammler, stanno insieme
da una vita.
Non c dubbio, sussurro velenosa, Erika se lo fa dare da una vita.
Se non trovi un marito non farai mai dei figli, e morirai senza eredi.
Vorr dire che nessuno si scanner per dividersi i miei averi.
Sempre spiritosa, eh, sorellina? La voce fascinosamente perfida di Erika mi coglie in
contropiede. Dire che bellissima sarebbe come definire tiepido il sole. Indossa un lungo abito blu
zaffiro, scollato sulla schiena, che lambisce il taglio fra le sue nobili chiappe. truccata come se non
fosse truccata, il che significa che stata davanti allo specchio per due ore, e i capelli le scivolano

sulla schiena nuda come un unico drappo di seta, facendo frush frush a ogni movimento. Ha le mani
protette da guanti dorganza e un profondo spacco le sfiora il pube, per cui, a ben guardare, non si
pu essere proprio certi che sia vestita. Accanto a lei c un tizio, uno scimmione calvo e muscoloso,
che incute timore. La zia Porzia la saluta, la ammira, e bacia affettuosamente il gigante,
costringendolo quasi a inginocchiarsi per farsi rapire dalle sue manine ingioiellate, chiamandolo
Dammler, il millesimo Dammler nella vita sessuale della mia sorellina.
Fa un po vedere come sei vestita, mi dice Erika con un tono che un estraneo sordo e cieco
considererebbe premuroso. Io che la conosco, e ci sento e ci vedo benissimo, lo interpreto come
inequivocabilmente sfottente. Mi sposta un po il cappotto che uso come scudo, e solleva un angolo
della bocca. Ma come stai bene, quel colore ti dona molto, ti fa sembrare abbronzata. un modo
per dire che brilla talmente da riflettersi sulla mia faccia e darle lo stesso tono delle foglie morte
immerse nel fango.
Almeno non rischio di farmi venire un coccolone, commento, indicando il suo abito che non un
abito, unillusione ottica. Non ti si ghiaccia il colon?
Oh, no, sono ancora giovane, io, non ho freddo. Piuttosto, come mai sei da sola? Sorride, e
oscilla fra il dispiacere di non poter mettere alla prova il suo fascino e il trionfo di sapermi spaiata
come una vecchia calza.
In quel momento ritorna la mamma, col Catello redivivo. il Catello toccone, quello con
lorecchino al naso, solo che adesso lorecchino sparito e con esso anche i folti capelli che lo
rendevano interessante. Non ancora calvo, solo spaventosamente stempiato, e la fronte gli luccica
sotto le luci, sormontata da un orrido riporto trasversale. un po ingrassato, ma non ha perso il
vizio del fumo, dato che tira con volutt da una sigaretta consumata come un mozzicone di matita.
Indossa una giacca rossa su un paio di jeans neri con la piega stirata. Mi stringe la mano e lecca la
punta della sigaretta: il suo modo per avvertirmi che sar in pericolo per tutta la sera. Per fortuna
pare che la sposa reclami le sue damigelle e quindi mi allontano di corsa, raggiungendo la casa
parata a festa. Mi libero del cappotto e della ventiquattrore, ed emergo in tutta la mia bellezza.
Beatrice sta finendo di vestirsi. La stanza piena, entro e penso di avere sbagliato, dato che qui ci
sono circa trenta quarantenni vocianti, ma la presenza di altrettanti abiti marroni mi persuade che la
destinazione azzeccata: Beatrice ha scelto come damigelle tutte le cugine e le amiche zitelle. Non
ce n una che non sfiori la soglia della menopausa, forse sono la pi giovane in mezzo a questo
esercito di bacucche single.
L per l non individuo Beatrice, poi mi ricordo che non devo cercare una suora coi baffi e un
vestito scuro, ma una giovane sposa depilata e incinta, probabilmente vestita di bianco a dispetto del
grembo imbottito. E allora la vedo. vestita di bianco, infatti, un bianco abbagliante, ha due canotti
al posto delle labbra, un naso nuovo che la fa somigliare a una graziosa porcellina tutta narici,
capelli biondi e sopracciglia abbinate. Ci salutiamo, ci commuoviamo, o almeno lei si commuove, a
me bruciano solo gli occhi per via del bagliore dellabito. La zia Palma mi strizza, tutte le sorelle
della mamma fanno cos.
Mi vergogno come una ladra mentre il corteo di zitelle si avvia. Mi sembra di essere in un film
tipo Prima o poi mi sposo, che proprio leffetto voluto da Beatrice: un matrimonio in stile
romantico/tamarro americano. Scendiamo le scale con in mano mazzi di strani fiori spinosi che
sembrano cardi. Che onore, sono la capo damigella, la prima di questo accompagnamento di sfigate.
Andiamo verso il gazebo, tra panchette di legno talmente cosparse di tulle da sembrare nuvole. Il

cielo cinereo, non escluso che fra un po nevichi, ma la maggior parte delle ospiti indossa abiti
leggeri, tranne qualche soggetto meno coraggioso che si nasconde dentro gonfie pellicce. Fotografi e
operatori saltellano intorno come cavallette, qualche bambino piange, un organista suona la marcia
nuziale.
Il corteo avanza, il gazebo vicino, lo sposo in attesa, e sorride. Devo ammettere che aitante,
con lunghi capelli legati in una coda, lineamenti marcati e una faccia spigolosa e sensuale. Dove
lavr conosciuto? Non pare un frequentatore di monasteri. Le damigelle si dispongono ai lati, il
celebrante parla di amore eterno e chiede agli sposi se intendono concepire dei figli secondo le leggi
del Signore, dimenticando che si tratta di un problema ampiamente superato. Un tenore, magro come
una sardella, canta lAve Maria di Schubert sforzandosi fino a diventare paonazzo. Infine, echeggia
una pioggia di applausi assordanti, che si sentiranno fino a Ostia Lido.
Quando raggiungiamo la tenda dei rinfreschi, dopo ottocento fotografie tutte pi o meno nella
stessa posa, afferro una coppa di champagne e cerco di aggirare Catello che mi sta cercando
guardandosi intorno con aria smarrita. Mi abbasso e cammino rasente ai muri, sembro una spia in
fuga, e proprio quando credo di essere salva, in fondo alla tenda, semi occultata da unanfora, il mio
persecutore mi stana.
Sei qui, mia bellissima partner!
Ehm mormoro, tenendo le braccia saldamente incrociate sul petto come una salma appena
composta, onde evitare che Catello trovi un pertugio attraverso il quale infilarsi per abbracciarmi e
tastarmi.
Vuoi una tartina? Vuoi ballare? Dimmi, sono qui per te!
Grazie ma
Vuoi che facciamo una passeggiata, solo noi due? Gli brillano gli occhi e la pelata.
Rabbrividisco, pensando che meglio rimanere in mezzo alla civilt. Se fossimo soli sono certa che
Catello mi farebbe qualche proposta oscena, e dovrei maciullargli le palle.
Una tartina non mi dispiacerebbe, commento, sperando che si dilegui. Ma lho sottovalutato.
Butta un urlo a un cameriere, come Tarzan nella giungla, e ben presto un vassoio interamente nostro
compare, pieno di adorabili stuzzichini marroni in pendant col mio abito.
Catello parla ma non lo seguo poich sono troppo concentrata a evitare i suoi piccoli assalti. Mi
sposto pian piano, guardo tra la gente nella speranza di individuare mio padre, il mio eroico genitore,
lunico che potrebbe salvarmi da questo bruttone con le mani invadenti e il riporto untuoso.
Sei pi bella, mi dice Catello con gentilezza.
Tu no, rispondo io distinto con tatto esemplare.
Ho perso un po di capelli, vero?
Nooo, ma che dici?
Scorgo la mamma che passa, elettrizzata e si offre al mondo con latteggiamento benedicente di
un papa. Presenta a coloro che non la conoscessero ancora la sua bellissima figliola quasi nuda, non
io, Erika, che non stringe la mano di nessuno. Poi, in mezzo al caos, scorgo finalmente pap. Alzo una
mano per chiamarlo, per farmi notare, e Catello ne approfitta: in due secondi mi ritrovo il suo
braccio intorno alla vita e le sue dita avvinghiate al mio seno sinistro.
Brutto maniaco pelato! Adesso lo eviro, giuro che lo eviro, gli spappolo le palle, gliele riduco in
pur! Sto per farlo, e gi godo al pensiero di sentirlo urlare per il dolore, quando qualcuno mi
precede e mi salva.

Non c dubbio, sono svenuta e sto sognando. Non pu essere vero, perch se fosse vero la mia
vita non sarebbe la schifezza che , ma sarebbe un film, una favola rosa. E invece vero, totalmente
vero, incredibilmente vero! Luca si sporge verso Catello e gli sposta la mano, ho la sensazione che
gli stritoli un polso, poich il palpatore emette un gridolino.
Se la tocchi ancora ti frantumo i denti, gli dice, con un sorriso cortese, come se gli stesse dando
un affettuoso consiglio.
Fisso Luca mezza paralizzata, quasi aspettandomi di vederlo dissolvere da un secondo allaltro e
di ritrovarmi lartiglio di Catello sul capezzolo. E invece Luca rimane, mi prende per mano, mi
invita a ballare. Sono io, questa? O una principessa sul pisello, una Cenerentola che fra un po
torner sguattera?
Ehi, mi esorta lui continuando a sorridere, se non chiudi la bocca inghiottirai un insetto.
Cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lavorare?
Ho chiesto un permesso per stasera.
Ma come hai fatto ad arrivare? Come hai saputo lindirizzo?
Cera linvito sul tuo letto. Insomma, Carlotta, mi stai facendo un interrogatorio. Ti dispiace
vedermi? Volevi continuare a farti massaggiare da quel tizio?
Nooo! strillo, afferrandolo dai lembi della giacca. Sono solo stupita, che una persona possa
sottrarsi alle grinfie della mia famiglia e ci si butti dentro apposta, ecco.
Sei stata una brava damigella? mi domanda mentre mi stringe, non troppo, giusto quel tanto che
mi permette di avvertire il suo corpo solido e avvolgente.
Bravissima, strepitosa direi! Ma ehm... perch sei venuto?
Per farti compagnia. Le famiglie sono crudeli a volte, ed necessario prenderle un po per il
naso. Dir in giro che ti amo alla follia, che ci sposeremo presto con una cerimonia simile a questa,
che voglio metterti incinta entro lanno e tante altre piccole balle a beneficio delle tue zie.
Daccordo?
...ccordissimo, riesco a sussurrare a stento, confusa e un pochino eccitata.
Balliamo ancora, fino a quando lurletto della mamma non spezza lincanto.
Lucaaa! grida, cos forte che probabilmente gli unici a non averla sentita saranno due o tre trib
di eschimesi. Improvvisamente di nuovo orgogliosa della sua primogenita e non da escludere che
mi faccia fare un tour come quello di Erika. Non posso darle torto, Luca una novit appetitosa e lei
freme dal desiderio di condividerla con gli altri, di informarli che Carlotta, quella scioperata che
dice cretinate in televisione, riuscita finalmente a farne una giusta.
Luca molto elegante, non so dove abbia preso lo smoking. Gli calza a pennello, mettendone in
risalto le spalle, i tratti virili ma raffinati, le mani da pianista anche se penso conosca solo tre delle
sette note. Le zie si accalcano, sembrano caprette intorno a un unico cespo di erba tenera. Lui sorride,
recita in modo egregio, finge ammirazione per ogni cosa e, soprattutto, le lascia parlare, subisce le
loro stronzate con pazienza, e io lo amo ancora di pi, perch so che mente per affetto.
Nel frattempo, fortunatamente, Catello scomparso, forse tornato nel freezer, forse sta
molestando qualche altra damigella. Mi auguro di non incontrarlo mai pi.
Prendo un altro bicchiere di champagne e una tartina volante. Mimbatto di nuovo in mio padre e lo
chiamo, stavolta senza rischi. Insieme a lui c la signora matrioska che ho incontrato a casa sua. Me
la presenta, si chiama Coretta. timida e delicata, sorride a bocca chiusa.
Tua madre sta facendo un gran chiasso, mi dice pap a un tratto, mentre la mamma strilla come

un gufo a pochi metri di distanza e non si pu proprio fare a meno di notarla. cos agitata che
prima mi ha fatto lonore di presentarmi tua sorella e un minuto fa mi ha quasi triturato un polso
nellindicarmi quel bel giovanotto che ti ha invitata a ballare.
La mamma esagera sempre, lo sai, esagera anche ai funerali. Ricordi quando mor la prozia
Prisca?
S, rammento che dovettero schiaffeggiarla per quanto rideva.
Ti trovo bene, pap.
Anche io, ricciolina.
Mentre chiacchieriamo di tante cose, Coretta partecipa con discrezione, una persona che non
soltanto ascolta ma sa ascoltare. Che strano, bench sia solo la seconda volta che la vedo come se
la conoscessi da sempre, mi fa sentire a mio agio.
Intanto la gente balla, la cuginetta Lisa ha un fidanzatino e la zia col turbante chiama anche lui
Dammler. Pap minvita a ballare, mentre la sua silenziosa signora mangia un dolcetto rintanata
dietro una pianta come una castagna nel riccio. Pap pi basso di me e balla come un bambino. Mi
chiede della mia vita, vuole sapere se ho un ragazzo, ma nel suo linguaggio la cosa non equivale a un
interesse per i miei contorcimenti sessuali, ma a una speranza di completezza. Mi parla un po di
Coretta, mi dice che vedova, ha la sua stessa et, la sua stessa passione per il giardinaggio, e
cucina benissimo. una donna riservata, semplice, premurosa. Ne parla con tenerezza, con gli occhi
scintillanti.
Quando lo lascio insieme a lei, mentre si allontanano tenendosi per mano come adolescenti, mi
accorgo di avere perso di vista Luca, in mezzo a una ressa aumentata, che si accalca per rubare fette
di torta. Scavo con gli occhi tra i danzatori, gli affamati, i beoni, e la maggioranza assoluta dei tediati
che sbadigliano, e infine lo individuo. La mamma lo sta presentando a Erika, ma li lascia subito soli,
per andare a salvare i cigni di ghiaccio, visto che un gruppo di bambini sta giocando a prenderli a
morsi. Accidenti! Eccola l, Erika, eretta e protesa, e mentre il suo accompagnatore nerboruto mangia
ogni pietanza con lappetito di uno che ha deciso di interrompere lo sciopero della fame, lei si
predispone a rimpiazzarlo. Vorrei andare, vorrei raggiungerli, vorrei avere occhi incendiari, e invece
resto qui, vicino alla fontana con Afrodite. Gi so quale sar il finale, si tratta di una trama
abbastanza trita, e mentre penso a come evitare di farmi compatire dalle zie, mi si avvicina lo sposo.
Ha sciolto i lunghi capelli e si tolto la giacca.
Tengo permiso de mi amada esposa para bailar un tango con usted.
Lo guardo atterrita.
Cosa? Ballare il tango? Non ci penso proprio, vai a chiedere a qualcuna che
Ignorando la mia resistenza il fresco sposo, il cui nome Pablo, mi trascina sulla pista. Gli ospiti
si allargano, andando a comporre un cerchio di spettatori pronti ad acclamarci o pi probabilmente
linciarci. Pablo mi si appiccica addosso, guancia a guancia, e assume unespressione eroticopatita
da tanguero. Una musica piena di tormento ci avvolge. Sono cos sconvolta che sembro una bambola
di gomma sbatacchiata un po qui e un po l. Pablo si morde le labbra, mi lascia, mi prende, mi fa
fare un casqu. Alla fine il pubblico applaude, Beatrice appare estasiata mentre io vorrei
allontanarmi strisciando. E lo faccio, scappo via con quel poco di forze che mi sono rimaste, prima
che a qualcuno venga la malaugurata idea di un bis. Lo champagne che ho bevuto mi ondeggia nella
pancia, tentando la risalita verso la bocca. Se vomito nessuno lo noter, tanto il mio vestito ha un
colore che assicura una buona mimetizzazione. Mentre mi apparto, tenendomi la fronte, Luca sbuca da

dietro il gazebo.
Sempre al centro dellattenzione tu, eh? esclama, con evidente intento umoristico.
Anche tu ti difendi bene, obietto. Hai finalmente conosciuto mia sorella, ho visto.
Hai una sorellina niente male, sai?
Non dico niente, ma lo detesto per questa battuta. La mamma interrompe il breve silenzio,
giungendoci alle spalle come una leonessa in agguato.
Resterete a casa con me, stanotte, naturalmente? domanda.
Veramente noi non po... accenno.
Naturalmente! minterrompe Luca con un sorrisone. Mi strizza un occhio, mi d una lievissima
spallata, e io lo fisso con meraviglia, una via di mezzo fra un pesce lesso e la scema del villaggio.
Hai visto la nuova amichetta di tuo padre? Beatrice ha insistito tanto per invitarlo e lui si
portato dietro quella mummia, chiede quindi la mamma con voce velenosa. Che tipa insipida!
Sempre zitta, sempre cupa! Non ride mai, io non sopporto la gente musona! Dico bene, Luca?
Il sorriso rende straordinario il viso di una bella signora, le fa eco lui con una massima scovata
forse in qualche cioccolatino stantio, la faccia da impunito, la bocca carnosa e sfrontata che ride.
Non posso trattenermi dallassestargli un calcetto.
Mangiamo la torta, ed Erika si comporta come se allimprovviso si ricordasse di avere una
sorella: mi ronza intorno, o meglio, ronza intorno a Luca che finge di ronzare intorno a me,
languida, fisica, accenna a vaghe strusciatine, ogni occasione buona per capitare nei paraggi.
Freme, sembra in calore. Lui scherza, mi stringe la mano, per la sbircia, e basta questo a farla
sentire vittoriosa. Li detesto, odio questo giochetto, odio il fatto che tutte le zie vedano gi sulla mia
testa una corona di corna.
A un tratto sono troppo stanca, troppo stufa e mortificata, e vado via. Non prendo nemmeno il
cappotto, mi limito a piantare in asso la festa. tardi, fa freddo e la neve mi attende al varco: aspetta
che mi allontani per cominciare a scendere.
La casa della mamma, la mia casa di quando ero piccola, non lontana. Percorro il breve tratto di
strada coi fiocchi che mi danzano intorno, inghiottiti dalle volute spinose dei miei capelli. Mi sento
triste e penso che ci sono effetti inevitabili, quasi scientifici, come ad esempio che Luca ed Erika
finiranno a letto insieme. Non so se devo sentirmi sollevata, perch almeno non pensa alla
sconosciuta con la quale era cos dolce, o comunque arrabbiata dato che, in ogni caso, lo far con
una che non sono io.
Posso piangere adesso, adesso che non c pi il rischio di veder comparire qualche zia con la
faccia compassionevole, adesso che il mascara pu colare liberamente. Teresa mi apre la porta,
una lontanissima cugina di mamma che le tiene in ordine la casa in cambio di vitto e alloggio, come
un tempo accadeva alle parenti povere e brutte. Mi abbraccia, si stupisce che io sia gi di ritorno.
Scopro che alcuni zii forestieri dormiranno qui stanotte e che le stanze sono pronte per accoglierli. In
casa tutto diverso, sono stati apportati molti cambiamenti. Non c pi la mia camera, per esempio.
Al suo posto c una stanza per gli ospiti, e il fuoco di un gigantesco camino rischiara il letto e il
soffitto. La mamma ha voluto caminetti in tutte le stanze, pare che anche questo sia molto chic, fa
tanto baita ad Aspen. Mi accuccio davanti alle fiamme, e nel frattempo Teresa mi fornisce un
pigiama, visto che ho avuto lintelligenza di lasciare la valigetta a casa di Beatrice. Vedo la neve che
danza oltre la finestra: sembra quasi comandata da un burattinaio coreografo fatto di vento.
Domattina, probabilmente, sar gi sciolta, ma stasera sembra eterna.

Quando i rumori da basso aumentano, capisco che la trib dei reduci rientrata. Sento la voce
della mamma che chiede di me. Raggiungo il ballatoio e, di nascosto, sbircio di sotto, senza farmi
vedere, come una bambina che spia i grandi. Quando vedo Luca ho un sussulto. C anche Erika,
ovvio, che ha improvvisato un pernottamento nella casa della sua cara mammina. Conoscendo le doti
canore di entrambi, so che stanotte non si dormir per il baccano. Chiss, forse faccio ancora in
tempo a chiamare un taxi per tornarmene in citt. Il telefono nella stanza della mamma, mi muovo
per raggiungerla, ma gli ospiti salgono le scale. Mi rinchiudo quindi in camera, scioccamente
intimorita, e quando Luca entra lo fisso come se fosse un estraneo.
Hai visto un fantasma? mi chiede. Il sorriso iniziale si smorza, mi scruta con tenerezza, cambia
voce, dice: Carlotta, sei cos pallida! Non stai bene?
No, no, sono un fiore. Che vuoi?
Come che voglio? scuote la testa, si siede sul letto, ne saggia la morbidezza e il lieve
scricchiolio delle molle. Siamo fidanzati, no? Spogliati, mia futura consorte! conclude sornione e
lo dice a voce abbastanza sostenuta da farsi sentire. Mi sorride, mi schiocca un bacetto divertito, si
stende sul letto con la schiena e ridacchia sommessamente con le mani sulladdome.
Non dire stronzate! replico io. Tanto lo ha capito chiunque che ti piace mia sorella. La
sceneggiata non pu funzionare.
Si alza, senza perdere quellimbarazzante allegria, si sfila la giacca e me la lancia addosso. Si
avvicina e sussurra: Tua sorella uno schianto, ma il mio compagno di viaggio non mi suggerisce
nessun impulso. Stasera mi diverte molto di pi turlupinare la tua famiglia.
Mi afferra e mi butta sul letto, scherza, ridacchia, ma io mi sento agitata. Un treno in corsa mi
attraversa la pancia, mentre Luca mi sale su, a cavalcioni, e inizia a saltare sul materasso. Le molle
emettono un debole lamento, la testata del letto ha un leggero contraccolpo.
Si inizia piano, mi dice a bassa voce, piccoli movimenti lenti Baci morbidi, sulle labbra,
sulla gola, su ogni centimetro di pelle nel quale pulsa il tuo odore. Assaporo la tua lingua, ti bacio
fino a perdere il fiato. Ti tocco ovunque, ti prendo ovunque Mentre parla sono paralizzata,
paonazza, muta. A un tratto si ferma, mi osserva e manda in frantumi questo momento seducente
esclamando: Dai Carlotta, devi fare qualche rumore ogni tanto, oppure penseranno che sto facendo
sesso con una salma!
Rantola appena, fa un vocalizzo dilatato, dice una sconcezza che mi vernicia la faccia di rosso. Lui
gioca, ma io avverto un palpito in un punto strano, ermetico, sepolto da un non uso interminabile. Mi
sto eccitando, con questo tizio a dir poco erotico che mi geme davanti alla faccia, descrivendomi a
parole le mosse di un atto che ho smarrito, che forse non ho mai compiuto sul serio. Mi sta
raccontando il sesso: sottovoce, a mio uso e consumo, salvo quando si tratta di esalare respiri e
urletti, nel qual caso alza la voce, a beneficio del pubblico.
Carlotta, bambolina, se vuoi che la cosa appaia verosimile devi respirare, sai?
Ma come
Ride e la sua risata apparir come un ululato alle orecchie degli spioni. Mi strizza un occhio, mi fa
il solletico sui fianchi, sapendo che l non lo sopporto, cos grido, quel misto di risate e urla di chi
cerca di difendersi dal pizzicore. Comincia una battaglia sul letto, a colpi di reciproco solletico,
finiamo a rotolarci, a toccarci, ma senza passione. Ci prendiamo a cuscinate, mentre il letto pare
terremotato. Decido di stare al gioco, emetto anchio dei lamenti, e mi sento come una doppiatrice
durante le sequenze pi hard di un film per adulti. Facciamo un baccano infernale e, in mezzo a tutto

questo tremar di pance e materassi, sprofondo improvvisamente nellimbarazzo, trascinata e allibita,


a mimare un incontro amoroso che, per me, per la mia assuefazione alla solitudine, perfino fin
troppo reale. Alla fine, Luca mi si stende accanto.
Sei stata fantastica, piccola, mi dice, a voce ancora alta. Meglio di quella volta nel bagno
dellaereo durante il vuoto daria.
bello, disordinato, pare veramente uno che ha fatto lamore. Allunga una mano e mi accarezza un
polso con il pollice. Questo troppo per me, per lamore che mi pilucca e mi frammenta, non posso
sopportare questa confidenza senza rischiare che il cuore ci resti secco per lagitazione. Cos lo
allontano, con un gesto che pare infastidito, ma solo tremante.
Carlotta, mi chiama, mi tira i capelli, mi ci soffia sopra, qualcosa non va?
Mi volto, arriccio la bocca e gli faccio una linguaccia da giamburrasca. Sorride, come sempre, mi
schiaccia la punta del naso, e ha negli occhi qualcosa di strano, qualcosa di smarrito, mi fissa come
se una sensazione dallarme lo facesse accigliare. Spero che non capisca che il mio disagio deriva
dalla trepidazione e dal desiderio, altrimenti penserebbe male di me, si allontanerebbe, in nome di
quel pericolo che mi ha gi indicato una volta. Siamo solo amici, niente sesso, a meno che non serva
per fare tremare la casa della mamma, e solo per finta.
Chiude gli occhi, la sua mano sempre stretta intorno al mio polso. Il fuoco ciarla nel camino,
piagnucola e scintilla, ed lunica luce nella stanza mentre la neve va, viene, vola, salta, ci spia da
dietro i vetri. Io sono qui, reduce da un rapporto sessuale immaginario, mentre Luca respira piano.
Dorme, e posso guardarlo senza fughe.
Ragazzo mio, forse sarebbe meglio se uscissi fuori dalla mia vita, perch quello che per te uno
scherzo per me la storia.

OTTO
Tony ha telefonato non so quante volte. Ascolto le sue parole nella segreteria e mi chiedo se sono
disposta a tollerare le pennellate umide della sua lingua ancora una volta.
Che cazzo vuole quellimbianchino? mi domanda Luca mentre presto attenzione allultimo
messaggio.
Non un imbianchino, un pittore. Alla fine del mese esporr i suoi quadri in una galleria, e gli
manca unopera. Vorrebbe farmi un ritratto. Vuole immortalare il mio viso.
Luca emette una risata sprezzante.
Vuole immortalare la tua vagina, commenta, lasciandomi a bocca spalancata.
Ma che protesto vagamente.
ovvio che vuole scoparti.
Non c bisogno di essere cos esplicito! esclamo. E poi, occupati di te! Che vuoi? Magari mi
fa piacere. Tony un ragazzo interessante.
E tu sei una piccola stronza.
Eh? Che significa?
Niente, solo che sei una stronza. Ultimamente non fai che parlare di questo pittore e di quellaltro,
il biondino tedesco con cui lavori. Fatteli una volta per tutte e finiscila.
Probabilmente lo far. Non mi servono i tuoi consigli, replico, inviperita.
Cos mi decido: telefono a Tony, dopo quasi un mese dallincrescioso episodio del vomito.
Decidiamo di prendere un caff assieme e ci diamo appuntamento in un bar, vicino alla sede di Tele
Voce Europa.
Ci incontriamo e chiacchieriamo davanti a due espressi, in particolare della sua mostra imminente.
Mi chiede del mio lavoro, dice che mi segue spesso e che le mie profezie meteorologiche sono
sempre azzeccate. Infine accetto di posare per lui. Dopotutto non devo chiedere il permesso a
nessuno!
Qualche sera dopo, mentre mi preparo per raggiungere lo studio di Tony, Luca mi passa accanto e
mi fuma addosso facendomi tossire. I suoi occhi sono verdissimi, e freddi come diamanti.
Prendi la pillola? mi domanda allimprovviso.
Eh?
Pensi di usare qualche metodo contraccettivo?
Saranno pure affari miei! Sei delicato quanto un panzer.
Tieni, mi dice, lasciando scivolare qualcosa nella borsetta. Un preservativo. Lo guardo come se
fosse una mano mozzata e sanguinante. Non sai niente di questo tizio, potrebbe avere i pidocchi o
peggio, e non penso tu voglia farne il padre dei tuoi figli. Sai come si usa, o devo spiegartelo io? Non
si sa mai, magari quellimbecille non pratico.
Luca! grido, paonazza per la rabbia e il disagio. So come si usa, e in ogni caso sei pregato di
smetterla! Quando ti ci metti sai essere antipatico da morire.
Voglio solo salvarti la pelle ed evitarti di restare incinta, cretina.
Non avevo alcuna intenzione di andare a letto con Tony, ma sparo un commento deciso: Ho gi i
miei, non ho bisogno che mi presti nulla.

Esco di casa senza voltarmi indietro, odiandolo con tutte le forze.


***
Lo studio si trova al Testaccio. un loft allultimo piano di un vecchio palazzo, con le pareti di
mattoni a vista, le finestre senza tende, decine di tele accatastate ovunque, molte delle quali coperte
da lenzuola macchiate di rosso che paiono sudari insanguinati e, ahi ahi, un immenso letto al centro
dellarea.
Tony mi fa entrare, e finalmente somiglia a un pittore. Indossa jeans stinti e un maglione slabbrato,
sul quale il colore ha impresso tracce indelebili, non porta occhiali e ha i capelli spettinati. Mi piace
molto di pi cos, scombussolato, che ride e mi offre da bere. Che fa, mi vuole ubriacare? Lo
escludo. Se sua intenzione stordirmi per trascinarmi nel vortice del sesso, sa bene che sbronzarmi
lultima delle manovre consigliabili, tenuto conto dei possibili effetti collaterali.
Non devo essere prevenuta e maliziosa, di certo intende solo essere ospitale, e se vuole tenersi un
letto in mezzo alla stanza sono fatti suoi. E se, guarda caso, il letto lunica superficie sulla quale
posso sedermi mentre mi ritrae, non devo certo cogliervi qualche intento lussurioso. Non vuole che
sbirci i suoi quadri, quelli ancora presenti in laboratorio, ed esige che gli offra la mia bella faccia,
per buttare gi qualche schizzo.
Il buttare gi qualche schizzo dura quasi due ore ed buio pesto quando mi lascia muovere. Mi
sento il collo ingrippato come un pistone senza olio. Per non ha preteso neppure che mi denudassi,
si limitato a girellare intorno al mio viso, ad assestarne la postura con gentili colpetti sul mento e a
sommergermi di complimenti.
Ehi... esclama. Sono stato cattivo, ti ho fatto stare troppo ferma, vero?
Larte comporta qualche sacrificio, no? Almeno non mi hai preso il naso a colpi di mattone.
Vieni qui, che ti miglioro le cose... Sembra un lupacchiotto, si avvicina, mi zompa alle spalle, in
ginocchio sul letto, e inizia a massaggiarmi il collo.
un sollievo. artistico anche in questo. Muove le mani, forse un po sporche di pittura, sulle mie
spalle, alla base del collo, sui capelli e parla... parla decisamente troppo.
Devo ammettere che Tony ha molti pregi, ma non quello di stare un po zitto ogni tanto!
Finito il benefico transito dei suoi polpastrelli alla base del mio cranio, mi chiede se ho fame.
Spero alluda al cibo e non a qualche misterioso doppio senso erotico/gastronomico, perch in questo
caso il mio s risulterebbe un po troppo precipitoso. Per fortuna intendeva proprio fame fame.
Ordina una cena cinese al telefono, e mezzora dopo un ragazzino con la faccia pallida ci riempie la
stanza di scatoline di cartone e bastoncini.
Mangiamo seduti sul letto e Tony continua a parlare, mi offre le sue pietanze adoperando le
bacchette con perizia orientale, grumi di spaghetti mollicci gli penzolano tra le labbra come
serpentelli, ingurgita ravioli al vapore con piacere quasi carnale e, quando mi chiede se voglio il
biscotto, ho un lieve trasalimento. Non c che dire, sono una depravata! La mia natura perversa
tende a travisare anche linnocente allusione al biscottino della fortuna. Apre il mio e mi legge un
messaggio che mi suggerisce di stare attenta alla pioggia perch bagna. Il suo foglietto, invece, lo
esorta a mangiare se ha fame. Visti in una certa ottica, quella maniaco ossessiva con cui interpreto
ogni cosa, i due bigliettini presentano una chiara allusione sessuale.
Ma preferisco credere che la pioggia sia pioggia e la fame sia fame. Finita la cena getta via le

scatoline e sgombera il letto. Noto che non mi offre pi da bere, salvo un bicchiere di succo di frutta.
Mi si siede vicino e persevera ancora nella sua estenuante logorrea, poi allimprovviso il primo
segnale dallarme: tace.
Il silenzio preannuncia qualche insolito sviluppo. Non mi sono sbagliata. Sorride dicendomi
ancora che sono bella - ormai lha ripetuto talmente tante volte che mi sento una venere incarnata - mi
posa una mano su una guancia e mi bacia. Un uomo coraggioso, un audace pittore senza paura, che
riprova a tuffarsi in un mare che un tempo lo ha ignominiosamente respinto. Di nuovo la sua lingua mi
vernicia il palato, una lingua che sa di raviolo al vapore e risotto alla cantonese, ed cos frenetico e
salivoso che ho ancora la tentazione di dare di stomaco. Ma stavolta riesco a trattenermi, mi violento
e reprimo un conato in fondo alla gola.
Cerco di cancellare il leggero disgusto pensando a gustosi gelati alla frutta, cioccolate calde e
caramelle mou ma, soprattutto, pensando a Luca.
Non che la cosa allenti la mia tensione, semplicemente mi aiuta a fingere un discreto trasporto, a
rispondere al suo tocco con qualche colpetto finto rapito, a roteare a mia volta la lingua come se tutto
il piacere delluniverso sia concentrato in questo andirivieni umidiccio. A quel punto Tony tenta di
insinuare due dita tra il maglione e la pelle. La mia mano pi lesta, lo scanso, mugugno qualcosa,
ma lui torna allattacco. Dopo tre tentativi senza successo si rassegna e intraprende altre strade,
afferra il mio polso e lo schiaffa sulla patta rigonfia dei suoi pantaloni. Cavolo, sembra che abbia una
semiautomatica calibro ventidue nascosta nei jeans! Cavolo, la semi automatica non affatto nascosta
nei jeans! Quando lha tirato fuori? Ha una cerniera che scivola gi con un comando mentale? Fatto
sta che adesso lo sto tastando, mentre Tony biascica qualcosa che non capisco. Erano mesi che non
toccavo uomini in questi paraggi, e improvvisamente scopro che ardo dalla voglia di continuare a
non toccarli.
Non voglio stare qui! Voglio tornare a casa, mi sento sporca, mi sento sola. Con tutta la saliva che
sto inghiottendo dovranno sturarmi con un disincrostante per lavandini. Respingo Tony con pi
determinazione, ma lui finge di non capire o interpreta la mia resistenza come uno scherzo
provocante.
Poi mi guarda in faccia e, probabilmente, coglie qualcosa di pi eloquente. Che so, un misto di
collera e repulsione?
Non ti va? mi chiede, con la voce arrochita.
Tu che dici, mi sto dimenando come unanguilla da dieci minuti, sto giocando a rimpiattino con
la tua mano, allontanandola dal mio corpo con una mossa che ormai pare un balletto, tu allunghi
io tolgo, tu allunghi io tolgo, non rispondo neppure pi ai tuoi baci, prima tollerati per
educazione e perch mi dovevo riabilitare dopo la figuraccia dellaltra volta... la mia lingua
paralizzata, il mio corpo paralizzato, non vedi che sotto di te c una morta? Che sei, un
necrofilo che se la fa coi cadaveri? Spostati, no?
Non dico questo, ovvio, dico solo: Tony, un po presto, non ti conosco cos bene da
Se pure ti conoscessi da tre generazioni, e le nostre bisavole avessero preparato la polenta
insieme, non ti vorrei. Ma necessario che ti illuda che sono una donna di principi arcaici e, che,
forse, fra un secolo e mezzo, ti conceder la speranza di toccarmi un capezzolo.
Daccordo... sussurra, chiaramente deluso, emettendo un fischio. Carlotta, sono eccitato come
un bisonte.
Non dico nulla, non so granch di bisonti, so solo che ha la lingua di un formichiere. Si alza la

cerniera, dopo aver sistemato con profondo dolore il suo soldatino sullattenti, e ci alziamo dal letto.
Mi accorgo che ha una certa fretta di disfarsi della mia presenza, ma temo che non sia perch non
mi vuole rivedere, dato che continua a ripetermi che lo devo chiamare, che dobbiamo uscire insieme,
che dobbiamo conoscerci meglio: credo piuttosto che intenda restare da solo per smanettarsi. E
siccome sono buona e non intendo privare un bravuomo di qualche minuto di piacere, mi dileguo
senza protestare.
Sul taxi commetto un gesto di incivilt gettando il preservativo ancora nuovo dal finestrino. Non so
perch, lo faccio e basta. Voglio solo arrivare a casa, farmi una doccia e, innanzitutto, lavarmi i
denti.
Salgo le scale di corsa e sono felice di essere tornata, felice di non essere pi con Tony e con le
sue mani straripanti.
Ma la provvidenza non clemente. Entro in casa e, bench lorario sia un po insolito, i gemiti che
mi strapazzano ludito sono invece abbastanza soliti. da poco passata la mezzanotte e Luca gi
riuscito a trovare una tipa. La sua porta socchiusa, cos i suoni mi giungono amplificati, giganteschi:
vocali, sillabe e anche parole.
Conosco questa voce!
Ho improvvisamente freddo, come se dalla finestra fosse entrata una folata di neve, e so che non va
bene, so che soffrir, so che dovrei andare nella mia stanza e fare finta di nulla, ma non resisto. Mi
avvicino alla porta, alla fessura dalla quale filtra un alone di luce. La lampada sul comodino diffonde
intorno un chiarore incerto, ma la scena fin troppo nitida. C Luca, supino, ovviamente nudo,
ovviamente sbrigliato, i suoi colpi di bacino sono degni di unodalisca. Sopra di lui, amazzone senza
sella che pronuncia richieste sconce con perfetta dizione, c Erika. I suoi capelli fanno il solito
frush frush, la sua colonna vertebrale si torce come un serpente. Rimango immobile, in mezzo allo
spiraglio, in mezzo a questo maledetto occhio, i pugni stretti, la mascella cos serrata che forse dopo
dovranno schiodarmela con un piede di porco. un attimo, un attimo di dolore che mi percorre, come
una scossa che entra da un piede e si propaga fino allorecchio. Luca apre gli occhi, per caso, per
coincidenza, perch non ho fatto rumore, e mi vede. Ha unespressione strana, sulle prime sorpresa,
poi subito perfida, non sembra neanche lui. Aumenta landatura mentre lo guardo, poi abbassa le
palpebre.
Esco, anzi scappo.
Fuori piove, una pioggia sporca, nera, pare fanghiglia. Le strade sono isole, percorse da radi
passanti, e io cammino, veloce, non so bene dove, col rischio di essere rapinata e violentata da una
gang di spacciatori. Sto fuori a lungo, senza sentire il peso del tempo che passa. Mi sento ferita,
moribonda. Erika ha vinto, come sempre, come da quando nata. Si presa il mio uomo. Non
importa che Luca non sia realmente il mio uomo, importa che lei lo creda e, malgrado ci, non si sia
fatta scrupolo di impossessarsene. E tutto questo per cosa? Per una notte di sesso, per un incontro che
non lascer nulla a nessuno, per qualche minuto di movimento pelvico che subito dopo li far sentire
estranei entrambi? Credevo che Luca mi volesse bene, credevo che fosse mio amico, ma a quanto
pare dominato solo dal suo socio bastardo. Immagino il trionfo della mamma, la commiserazione
ipocrita delle zie, e mentre immagino cammino, sembro una psicopatica che macina chilometri,
inseguendo fantasmi in una notte umida di marzo.
Quando ho la forza di tornare a casa quasi lalba. Sono stanca e praticamente zuppa. Varco la
soglia e Luca l, in cucina, fuma un sigaro appestante, beve una tazza di caff, ha la faccia

frastornata di chi ha passato una notte insonne. Spero solo che Erika abbia avuto la decenza di
andarsene. Entro e non lo guardo, non lo saluto, raggiungo la mia stanza e mi siedo sul letto,
gocciolando sulla coperta. Non faccio in tempo a tirare gi la cerniera degli stivali che Luca
irrompe.
Si pu sapere che hai? mi chiede, cercando di provocarmi, ben conscio di ci che ha scatenato
la mia reazione.
Niente, voglio solo che tu esca da questa stanza. Parlo piano, ho sfogato la spuma della rabbia
camminando e ora mi rimasta solo la delusione.
E invece non esco! Dannazione, Carlotta, ti comporti come una pazza! Entri in camera mia, che
fai, mi spii? Ti sei messa in testa qualche stronzata del tipo esigo delle spiegazioni? Non fare
questo giochetto con me, non farlo. Sai che odio sentirmi controllato.
Non avevo nessuna intenzione di controllarti! grido, esasperata dalle sue parole. Chi ti ha mai
detto niente? Mi assordi ogni notte coi tuoi latrati da capo branco, ci sono sconosciute sempre
diverse che pisciano nel mio water, che frugano nel mio frigo, che rubano le mie cose, e non ti ho mai
detto niente! Ma permettimi... con tutte le donne che ci sono al mondo, che bisogno avevi di farti mia
sorella? Esibirti nella cavalcata delle valchirie con Erika era proprio necessario?
Per tua informazione stata lei a venire qui e a infilarsi nei miei pantaloni! grida anche lui.
Poverino! Non dirmi che ti ha violentato! Che c, sei un animale che non appena giunge la
stagione dei calori deve per forza assecondare listinto del suo cazzo?
Sono volgare, sono pesante, sono unincudine di parole ed emozioni. E lui non da meno, gira per
la stanza come un uragano, ancora a torso nudo, e fuma con ferocia, come se il sigaro fosse una preda
da smembrare.
E tu? Credi di essere migliore? A che serve quellipocrita santit che ti porti dietro? La
signorina gambe strette che non scopa se non prova qualcosa, la signorina le altre sono troie ma io
no, io sono una casta Susanna, aspetto il principino che me lo metta dentro con nobilt, e poi ti
basta un complimento merdoso per andare con uno di cui non sai niente e che ti fa persino vomitare
quando ti bacia!
Mi sconcerta la sua durezza, il modo in cui mi guarda, mi fa quasi paura. Ma non lo lascer
vincere.
Non la stessa cosa! Io sto parlando di mia sorella! Non ti sto dicendo di annodarti il pisello, ma
solo di non infilarlo dentro Erika! Con le tue teorie invincibili, secondo cui non lo faresti con
persone che conosci per evitare complicazioni, ti fai Giovanna e mia sorella? Non ci vedi il rischio
di qualche complicazione in questo? Erika, mia madre, tutta la mia famiglia, pensano che noi stiamo
insieme! Lo so che non vero, ma loro non lo sanno, lunica cosa che sanno che il mio fidanzato
deve andare a cercarsi qualche storiella in giro perch con me non contento, perch io sono la
povera Carlotta, la sfigata, quella che lo ha fatto per la prima volta a ventanni e solo per liberarsi
dallincubo della verginit, quella che non riesce a tenersi un uomo perch quasi frigida, quella che
morir senza figli perch solo un mentecatto di Neanderthal si accoppierebbe con lei per procreare!
Quella che riesce a rimediare a stento un Catello col riporto e un Tony Boni che sbava! Riesci a
capire quello che dico?
Mi rivolge uno sguardo intenso, fisso, con un nodo di rughette fra le sopracciglia. Si morde il
labbro inferiore, e poi spara una domanda sincera.
Sei stata a letto con Tony?

Sai, Luca, credo proprio che tu abbia ragione. inutile che mi atteggi a santarellina, perch la
verit che il sesso mi piace, e parecchio. Se ne ho voglia, mi faccio un uomo. Non si trattava di un
tuo vecchio consiglio? Mi hai ripetuto per mesi di uscire con qualcuno, no? Credo proprio sia venuto
il momento di agire.
Significa s?
Cosa?
Non mi hai risposto, significa s?
Sei geloso per caso?
Carlotta! Allarga le braccia, pare scoraggiato e perfino un po nauseato dalle mie conclusioni.
questo che pensi? Levati dalla testa una congettura cos cogliona, perch non vera. Geloso! Io?
Di te? Se non fossi cos arrabbiato mi metterei a ridere... Ti ho persino dato un preservativo prima
che uscissi! Scusami se mi preoccupo, vorr dire che mi far i fatti miei se devo correre il rischio di
essere considerato geloso. Ma anche tu, cerca di non impicciarti troppo, se ti riesce.
Esce dalla stanza, portandosi dietro lodore del sigaro e quello della collera. come se,
improvvisamente, sulla casa pesasse una montagna. Lo sento sbattere la porta della sua camera e
crollo sul letto. Non mi stupirei se decidesse di andare via, non mi stupirei se io stessa gli chiedessi
di farlo.
Per il momento, tuttavia, adagio la testa sul cuscino e mi sforzo di andare a caccia del sonno.
Nonostante sia ancora vestita, ho freddo e mi rifugio sotto le coperte. Cos, sommersa, piango, senza
che nessuno, nemmeno me stessa, abbia la possibilit di spiare. Una parte della mia anima, forse la
migliore, scompare insieme alle lacrime.

NOVE
Luca lavora tutte le sere, da qualche giorno a questa parte, ci vediamo cos poco che come se non
abitassimo pi insieme. Quando mi alzo, la mattina, lui ancora dorme e quando torno sempre sul
punto di uscire. Ci salutiamo con distacco, scambiamo parole esili, sconnesse, mai veri discorsi.
Siamo due pianeti distanti che condividono lappartamento, due linee parallele che si osservano da
lontano e non sperano nemmeno di toccarsi. La primavera dovrebbe donare amore, ma a noi ha
donato un principio di estraneit. La cosa che mi brucia di pi che so di avere ragione, ma lui
sembra disinteressato a un dettaglio tanto insignificante. Non so se ha rivisto Erika, e non lo voglio
sapere.
Be, a dire il vero ho avuto la tentazione di telefonarle, ma sono troppo sconvolta e lei lo
capirebbe. Il mio turbamento triplicherebbe il suo trionfo. Meglio lasciare perdere. Per mi diverto a
immaginare le torture medievali alle quali la sottoporrei se potessi: schiacciamento dei pollici dentro
una pressa, gogna ben stretta intorno al collo, unghie strappate molto molto lentamente, e beveroni di
vomito di bue da mandar gi a forza con un imbuto nel gargarozzo Mentre immagino queste scene
da film dellorrore, mi faccio paura da sola.
Intanto, a Tele Voce Europa, la lista delle mie competenze si estesa: adesso sono anche
uninviata. Ad esempio, il primo giorno di primavera, insieme a Franz e a un operatore, sono al
Bioparco per un servizio giornalistico che ha come protagonisti gli orsi bruni, che poltriscono nella
Valle degli Orsi, fra rocce scoscese e un ruscelletto verde giada, e che in questo periodo stanno
uscendo dal letargo per salutare in esclusiva i nostri spettatori. C il sole, ne sono cos disabituata
che mi abbaglia. C un po di folla, sciami di gente in mezzo alla luce e, giusto per confermare
lesclusiva, anche altre reti locali, solo un po meno neglette di Tele Voce Europa, hanno avuto la
nostra stessa idea.
Giriamo numerose riprese da trasmettere durante il telegiornale del pomeriggio, mentre gli orsi
fanno capolino dalle grotte, identici per aspetto alla zia Porzia la mattina dopo aver bevuto un po
troppo rosolio. Manca solo un orso bruno allappello, Ror per il pubblico, il pi anziano, che si
concede evidentemente qualche altro momento di sonno.
A un tratto, nellattesa, devo fare pip. Sono qui in piedi da ore, a riprendere fiacchi plantigradi
che si muovono come se fossero ubriachi, che si raspano il pelo e annusano laria osservando in
modo diffidente il pubblico che li osserva e, dopo aver tracannato lacqua che Franz ha avuto la
bont di procurarmi, mi scappa senza appello. C tempo per la diretta, e abbiamo gi ripreso quasi
tutto, tranne Ror che si ostina a sonnecchiare.
Cos, mi allontano in tutta fretta. Fa caldo, il primo caldo, il peggiore. Sudo come una grondaia, e i
tacchi di dieci centimetri non mi aiutano a muovermi con scioltezza.
Non so se sono io che non brillo in perspicacia per colpa dellimpellenza urinaria, o se la
segnaletica oggettivamente sibillina, ma non mi facile trovare un gabinetto, e lunico che scovo,
dopo un giro degno di Magellano, ha una lunghissima fila di signore impazienti davanti alla porta.
Allora vado in cerca di un locale, chiedendo informazioni ai passanti, e vengo inviata a destra e a
sinistra senza alcun criterio.
Alla fine riesco a beccarne uno, mentre sono sul punto di svenire. Quando esco mi fermo a

osservare il lago vicino per qualche minuto. circondato da un boschetto, e dentro una macchia di
alberi c una distesa di tavolini e ombrelloni. La diretta mi attende, nella speranza che frattanto
anche Ror si sia deciso ad abbandonare il regno invernale dei dormienti, ma ancora presto, e dato
che qui c un fresco gradevole decido di sedermi.
Sar che col mio abito verde sembro un pezzo di albero, sar che la voglia di lavorare poca, sar
che la mia fulgida bellezza comunque non cattura, fatto sta che un cameriere, un tipo allampanato che
pare reduce dal funerale della nonna, mi transita accanto e mi ignora. Zotico perticone, screanzato
uomo giraffa, passa col suo vassoio in mano, segno che sta servendo qualcuno celato fra le piante, ma
fa come se non ci fossi, e il mio gesto di alzare la mano pare un tic, sembro una studentessa secchiona
che conosce le risposte a tutte le domande della maestra. Lentamente, la clientela aumenta e il
giovane spilungone ne approfitta per ignorarmi con pi insolenza. Vorr dire che passer al
contrattacco. Non mi va di ordinare pi niente, ma questo palo telegrafico listato a lutto non pu
permettersi di trattarmi come un arbusto di scarso pregio. Cos, mentre passa con due affogati al caff
sul vassoio, allungo un subdolo piedino e lo faccio inciampare. Il tipo caracolla per qualche
secondo, gli affogati tremano, sciano ai due lati della guantiera di finto argento finto silver finto
metallo, il secco garzone esclama qualche imprecazione e, infine, tonfa e si spiaccica, con un ricciolo
di panna dentro lorecchio. Mi trattengo dal ridere, mentre lui mi punta addosso due occhi adirati.
Lha fatto apposta! mi accusa.
Ma che dice? obietto, offesa. Dopo tutto io non ci sono, no? Lei sta parlando con un pezzo di
fondale.
Si alza, borbotta, non ha capito, e se ha capito fa finta di non capire. Raggiunge qualcuno, seduto a
un paio di cespugli da me, e spiega di dover riprendere lordinazione, poich una pazza furiosa lo ha
fatto incespicare. Mi alzo, ma mi risiedo allistante, incredula e sempre pi sudata: ho sentito la voce
di Luca. Parla al cameriere, e non solo.
Mi muovo, protetta dagli alberi, in direzione della sua voce, che ho udito modulare qualunque tipo
di suono, dalla risata scomposta al guaito orgasmico allurlo rabbioso, e ultimamente incline a silenzi
che paiono schiaffoni. Lo sbircio da dietro un groviglio di erbacce e scorgo un ombrellone aperto,
che crea un buco esagonale in mezzo al lago di sole. con lei. Non c dubbio che si tratti della
famosa giovane donna elegante e che, vista da vicino, per quanto attraverso lostacolo di una siepe,
sia molto bella, duna bellezza semplice, fatta di trucco raffinato e abiti costosi ma poco
appariscenti. Ha i capelli corti, cortissimi, una zazzera da maschietto, di quelle chiome ridotte
allosso che solo una faccia irresistibile pu sfoggiare senza sembrare una palla da bowling. bella
senza interpretazioni. Si parlano, li unisce qualcosa che mi spaventa. Da qui, viscida serpe senza
senso del limite, ascolto anche stralci di conversazione. Lui un po teso, sospira come un ragazzo,
pare un adolescente innamorato che tartaglia. Parlano di qualcosa che non capisco, lui dice spesso
tuo padre con un tono mordace, invitandola a non mettersi in mezzo, a lasciare che sbrighino da soli,
da uomini, la loro orribile bega.
Mi sento una schifezza, e non solo perch mi sono improvvisata agente segreto con un fuscello che
mi tormenta la narice destra e un uccello nascosto che mi defeca su una spalla, ma perch ho la
certezza che Luca faccia sul serio. Vuole bene a questa donna, sento che la ama. Lei sembra
appartenere a un ceto che vive la ricchezza come legittima tradizione, vestita di cenci che costano
migliaia di euro, col valore dellorologio che ha al polso potrebbe versare un anticipo per comprare
casa mia, e Luca parla del padre di lei con pi di una punta di sarcasmo. Non escluso che il caro

genitore, avendo saputo della sbandata della figliola per un tipo come lui che bello, sensuale, ha
un culo di marmo, un cervello lesto come un jet, ma socio del club degli spiantati, abbastanza abili
da far figurare qualche risparmio ma non abbastanza da stare accanto a una che giocherella con un
diamante da tre carati abbia deciso lesilio del giovanotto e minacciato di chiudere sotto chiave la
fanciulla. Per questo si incontrano sempre in modo tanto riservato.
Luca alterna attimi di nervosismo a sequenze di strana, dilatata, pericolosissima dolcezza. A un
tratto iniziano a parlare del loro amore.
una cosa folle! le confessa lui, coi gomiti puntellati sulle ginocchia, il mento rapito dai dorsi
delle mani. Maledizione, Paola, mi sento frastornato come se avessi fumato erba.
Tesoro mio, replica lei, ne sono felice. Mi diverte, anche, vederti cos imbarazzato.
Ti prendi gioco di me, vero? La guarda, gli luccicano gli occhi, ma smarrito, un fantastico
uomo smarrito, uno strepitoso maschio che non sa pi dov finito il sentiero.
No, amore mio, sono solo sollevata. Sapere che tu, il perfido, intoccabile Luca, luomo che
consuma le donne come acini duva, vederti cos incerto e scoprire che
Ehi, non ti ho detto che sono innamorato. C qualcosa tra noi, qualcosa di insolito, di forte, ma
non so se sia il caso di spingersi oltre, dico solo che mi sento strano e che ho un buco nello stomaco.
Potrebbe essere un imbarazzo digestivo, qualcosa a cui sono allergico, per cui frena gli entusiasmi e
non farti eccessive illusioni.
Lei assume unespressione imbronciata, se fossi al suo posto gli darei un calcio. Parlarle cos,
mentre lei, giovane miliardaria infelice, affronta il tirannico padre affinch lo accetti come genero,
mi pare terribilmente cinico. Per la cosa mi concede un pizzico di tregua, perch in fondo non
proprio certo di amarla, potrebbe trattarsi di una sciocchezza, potrebbe solo essere lennesima
scopata della storia mondiale condita da unallucinazione emotiva.
Parlano ancora, ma sono costretta a distrarmi. Sta arrivando qualcuno e non sarebbe bello che mi
notasse, appostata come una vera e propria guardona, perci mi abbasso, mi rintano sotto il
cespuglio, sperando di uscire indenne da questa situazione.
Credo di stare a terra per un secolo e nel frattempo Luca e la ragazza si allontanano. Medito di
alzarmi e andare via a mia volta, quando sento una voce provenire da sopra e non Dio che mi
ammonisce per il mio peccato di curiosit, ma il cameriere pennone, il tipo con la faccia da
oppresso, che mi fissa come se fossi una piattola attaccata al suo codino.
Lo avevo capito che eri una pazza furiosa! commenta, passando al tu, perch il disgusto che
prova non lo autorizza a onorarmi del lei. Una fottutissima pervertita! Che c, mi spii?
Scappo via, e sembro veramente una pazza furiosa, non posso dare torto al giovane di bottega.
Corro, cerco il sentiero, imbocco la strada, mi allontano dal bar e chi mi vede trova un po insolito
che mi dia al jogging con un tailleur e i tacchi, ma fingo di esibire una nuova moda, lo stile
dimagrantemasochista delle donne moderne. Quando arrivo alla massicciata mi sento come un
naufrago che ha avvistato una nave. Franz in ansia, rimbalza come un elastico, mi chiede trecento
volte dovero finita, tra un istante c la diretta. Quando mi guarda bene aggrotta la fronte.
Carlotta, sei stata in un immondezzaio, per caso?
Mi osservo e noto lo sfacelo. Ho una cacca duccello su una spalla, i rami mi hanno strappato una
manica, e una macchia di muschio troneggia sulla gonna, in un punto equivoco, allaltezza del bacino,
come se me la fossi fatta addosso. Come faccio a mostrarmi in video cos conciata? Loperatore ci fa
segno di andare, un secondo e saremo collegati con Enrico, seduto in studio col suo bel parrucchino

giallo. Mi sistemo alla meglio i capelli, mi pulisco la spalla con un fazzoletto, cerco di non far notare
lo strappo tenendo il braccio piegato in una posa innaturale, come se fossi stata colta da una paresi
nellatto di porgere un saluto romano, e intimo alloperatore di non inquadrarmi di sotto. Pochi
secondi ed ecco Enrico che esclama: Allora, come vanno le cose al Bioparco? davvero arrivata
la primavera?
Sorrido in modo esagerato e introduco il servizio. Per qualche secondo vanno in onda le immagini
che abbiamo registrato nel pomeriggio. Ma quando torno in diretta per i saluti, qualcosa pizzica il
mio settimo senso, quello dedicato a rintracciare la puzza di situazioni imbarazzanti. Mi accorgo che,
alle mie spalle, c un brusio crescente, e proviene direttamente dalla Valle degli Orsi. Un
inserviente, dal basso, strilla che lorso defunto. Rimango paralizzata, col microfono davanti alla
bocca e unespressione afflitta. Intorno a me si creato il caos. Il pubblico si affaccia alla balaustra,
i bambini piangono e c una piccola urlatrice di poco pi di tre anni che mi tira la gonna
scrutandomi come se fosse colpa mia. Non so cosa dire, informo Enrico della ferale notizia, e mi
sento triste, pensando al povero peloso che morto proprio quando la natura rinasce.
In quel momento, in mezzo alla folla, con gli occhi da cacciatore alienato, avvisto il cameriere del
bar. Mi sta cercando, meditando vendetta. La fretta con la quale chiudo il servizio da guinness. Mi
copro la faccia con le mani, per impedire al giovanotto di individuarmi in mezzo alla folla. Saluto
Enrico e mi do alla seconda fuga della mattina. Siamo uno strano terzetto, io che guido la ritirata,
Franz che mi insegue, e loperatore appresso, pi veloce per imitazione.
Raggiungiamo il furgone e ci rintaniamo dentro. Spero che Ror stia bene, l dov, dove forse
potr godere lavvento della primavera con vero piacere, senza facce di giornalisti squattrinati che lo
scrutano dallalto, senza lindifferenza stolida degli inservienti che scambiano la morte per un letargo
pi profondo. Finalmente libero da gabbie e costrizioni.
Ordino di partire. Il pericolo travestito da cameriere scongiurato. Spero che non mi riconosca in
tv, altrimenti potrei ricevere una citazione per molestie. Mentre andiamo guardo il parco che si
allontana. Ciao Ror, e buon viaggio. Abbi fede, nessuno ti dar pi fastidio.

DIECI
Non ci crederete, ma sono diventata un personaggio: la mia fuga dal parco col viso tra le mani e la
schiena curva, come a trattenere un dolore incolmabile, stata ripresa dalle reti locali presenti sul
posto e sono stata ribattezzata la giornalista dal cuore doro.
Adesso sono uninviata ufficiale e il canale sta gi cercando una sostituta definitiva per le
previsioni meteorologiche. Che scatto di carriera in soli due mesi e mezzo!
Il fatto di essere sempre in giro, alle prese con sagre del carciofo alla giudia, convegni sullarte
d e l decoupage e piccoli scandaletti locali, mi libera dalla necessit di affrontare con Luca il
discorso scottante, quello che avverto nellaria da un po di tempo. Ho la sensazione che voglia
andarsene. Dopotutto ci parliamo a stento da settimane, non ho ancora smaltito il dolore e la rabbia
per ci che ha fatto con Erika, e continuo a trattarlo con freddezza. Mi rendo conto di non essere una
coinquilina simpatica, a tratti la collera che sprizzo ha quasi un peso. Nemmeno lui, per,
particolarmente cordiale, a volte sembra che si spinga fino al punto di dirmi qualcosa, ma torna
indietro, scrolla le spalle, pare un torello riottoso che scalpita al suolo senza muoversi.
La cosa pi sconcertante, comunque, che le sue solite donnine diminuiscono a vista docchio. La
casa diventata quasi un luogo di quiete. Forse perch lo fa da unaltra parte, forse per il legame con
la giovane pulzella da tre carati, fatto sta che la notte diventato un vero mortorio. Non che la cosa
mi dispiaccia, ma questo allontanamento, questo silenzio che avvolge i suoi progetti di fuga, questa
certezza, fremente, spalancata come una ferita, che lui mi detesti, mi fa sentire un escremento.
Intanto la mamma ha ripreso a tormentarmi con le sue telefonate, chiedendomi cosa desidero per il
mio compleanno.
Dimmi qualcosa che ti piace, tesoro: gioielli, scarpe, creme per il viso? O magari un ciclo di
sedute in un centro benessere?
Ti prego, lo so che hai in mente di regalarmi un set di bicchierini da vodka o di strofinacci coi
giorni della settimana. Non farmi credere che mi comprerai un ciondolo Tiffany, per poi gridare
sorpresa mentre mi porgi un guanto di luffa. E niente feste, ti supplico. Mi sono stufata di fingere
ogni volta di non saperne nulla.
La mamma emette un borbottio di disapprovazione.
In effetti non ci sarebbe molto da festeggiare, visto che entri nei trenta senza nemmeno un uomo.
Stringo il pugno con tanta forza da scavarmi il palmo.
Erika ti ha informata del suo meeting con Luca? chiedo con un tono horror. Mi viene fuori una
voce da indemoniata resistente a qualsiasi esorcismo.
Ignora la mia domanda: forse perfino per lei, che non conosce limiti alla capacit di comportarsi
male senza che la coscienza risponda allappello, andare a letto col fidanzato della sorella non
appartiene alle cose da fare per guadagnarsi un posto in paradiso.
Ti preparer la torta al cocco, va bene?
No che non va bene, il cocco mi disgusta.
E da quando?
Da quando sono nata. La torta al cocco la preferita di Erika.
Ma che strano, mi sa che ti sbagli.

Sapr le cose che mi piacciono, che dici? In ogni caso non voglio torte.
Preferisci dei cupcakes?
Non voglio dolci e non voglio feste, cazzo!
Se continui a essere cos poco raffinata, non troverai mai un uomo che non ti lasci subito.
Raffinata? Ma non sei tu quella che vorrebbe mi trasformassi in una sgualdrina professionista
perch il sesso rende il collo liscio?
Come sempre, quando dico qualcosa che non le conviene capire, passa oltre.
Vedrai che bel regalo ti far Oreste.
Oreste? E chi ? Non propormi un altro Catello perch gli do fuoco!
Oreste il mio nuovo amico.
Pronuncia la parola amico con evidente compiacimento. Come se non intendesse affatto amico.
Inorridisco. Mamma ha un nuovo compagno?
un caro ragazzo, continua, facendo una risata insopportabilmente chioccia.
Ragazzo?
Ha ventanni meno di me, esclama, con un tono vittorioso. E vende biancheria per signora.
Vende mutande?
Vende intimo, ha una catena di negozi, e mi ha regalato certe gupire che
Non voglio saperlo! grido, tappandomi istintivamente le orecchie. E non voglio regali da
Oreste! Non voglio regali da nessuno, n feste, n bomboniere, n parenti che mi fanno il terzo grado
su quanto guadagno e quanto scopo. Dimenticatevi proprio che sono nata.
Come potrei, tesoro? Per colpa tua ho le smagliature sulladdome. Ogni volta che le guardo mi
ricordo di te.
Chiudo il telefono e lo lancio. Che bella notizia. Mia madre ha un nuovo fidanzato che potrebbe
essere suo figlio, i posteri si ricorderanno di me solo perch le ho smagliato la pancia, e per il
compleanno dovr sorbirmi una dannata torta al cocco.
***
Tony continua a telefonare invitandomi a uscire. Gli ho rifilato tre no accompagnati dalle pi
fantasiose giustificazioni prima di essere costretta ad accettare, in occasione dellinaugurazione della
sua mostra. Approfitter del suo buonumore per fargli capire senza equivoci che non deve rompermi
lanima. Gli dir, come duopo in questi casi, che dobbiamo restare amici ma, insomma, che non
sono disposta a dargliela in questa vita. O nella prossima.
Giovanna e il suo nuovo amore passano a prendermi. Tommaso, lattuale fidanzato, non un tipo
geloso, anzi, una sorta di magnaccia che la spinge a fare loca con lintera met maschile del
pianeta e, pur facendo uso di bidet, predilige i rapporti sessuali di gruppo. Non so se a Giovanna la
cosa garbi, non escluso che sulle prime possa trovarla eccitante ma, fra una quindicina di giorni, lo
prender a calci in culo per crudelt mentale.
Mentre sto per uscire, Luca mi rivolge un saluto vago, accompagnato da uno di quegli sguardi
recenti ai quali ancora non sono abituata, uno sguardo nel quale lievita un arrovellamento
inspiegabile.
Credo di essere abbastanza carina, ho un vestito nuovo, di seta blu, un cardigan rosa antico
annodato in vita, e scarpe col tacco dello stesso caramelloso colore. Ho provato a domare i capelli

con uno stuolo di mollette decorate da brillantini, guadagnando una faccia ancora pi buffa del solito.
Alla galleria c molta gente, e si entra solo muniti di invito. La gente esibisce unaria spocchiosa,
come prassi in questo genere di avvenimenti, e la galleria illuminata con sobriet da faretti
abilmente puntati sulle grandi tele che occupano intere pareti. Tra luci e ospiti sfilano le cameriere,
con vassoi traboccanti di flte di prosecco e crostini formato microbo.
Davanti ai quadri di Tony rimango interdetta. Probabilmente dipende dalla mia carenza di cultura
artistica e dal fatto che, di norma, riesco a interpretare pi facilmente il messaggio di un vaso di fiori
o di un cesto di pesche, ma non riesco ad appassionarmi a queste pennellate nevrotiche e scarne,
quattro incroci di righe affiancate da qualche taglio. Se penso a quante ore mi ha costretta a restare
immobile! Eccomi qui, un grumo confuso di colori e, allaltezza di unipotetica bocca, uno squarcio
circolare, forse frutto di un colpo di giravite. Sono io, lo capisco dal titolo, tuttaltro che dubbio:
Carlotta sul letto. Bene, ora tutti penseranno che abbiamo scopato. Chi mi conosce gi lo pensa, a
dire il vero. Lo pensa Luca, lo pensa Giovanna, lo pensa perfino Tommaso. Mentre ammiro lopera,
Tony mi abbraccia alle spalle.
Strepitosa femmina! mi sussurra. Sei magnifica. Sono felice che tu sia venuta. Che ne pensi?
Metto insieme qualche parola sullabilit delle pennellate e sul messaggio profondamente
tormentoso che traspare dai buchi. felice di questo commento, pare che io abbia colto lessenza
delle sue opere. elegante, e ho limpressione che si sia fatto il colore anche ai capelli, dai quali
emerge un riflesso prugna che non gli avevo mai notato. Mi bacia su una guancia e poi, da buon
padrone di casa, si allontana, per blandire i suoi ospiti e sollecitare i pi danarosi a contendersi
qualcuno di questi dipinti sibillini. Vado in giro, prendo un bicchiere di champagne e una tartina e mi
soffermo su una tela colossale. Riproduce un insieme di schizzi che, con un po di fantasia, formano
un organo maschile eretto, il cui enigmatico titolo Pescatore alla fonda. Ed qui che mi imbatto in
Erika.
Ci scontriamo, quasi, lei come al solito perfetta, levigata e insolente, ma stranamente sola. Mi
scruta dallalto dei suoi tacchi di dodici centimetri.
Carlotta... anche tu qui, mormora. Ultimamente ci vediamo spesso. Che piacere.
Anche per me un piacere, replico. Pensavi di comprare questo quadro? Si adatta
perfettamente alle tue corde.
Come sei arguta, aggiunge lei asciutta. Ho saputo che sei amica del pittore. Il quadro che ti
ritrae molto somigliante. Naturalmente immagino che lallusione al letto sia solo allegorica.
Ti sbagli, ho una voce aguzza, mi esce dalla bocca come una lametta. Non c niente di
allegorico.
Mia cara, non arrabbiarti! Sono felice quando so che ogni tanto anche tu ti svaghi! Piuttosto, c
una cosa di cui devo parlarti, una confidenza che mi tormenta da settimane. Assume
unespressione contrita, ma la conosco troppo bene per non sapere che si diverte.
Qualcosa che ti tormenta talmente che se non ci fossimo incontrate per caso non ti saresti neppure
sognata di dirmelo.
No, volevo chiamarti, solo che... ho una vita cos piena sai, e anche tu mi pare... Ho visto che
lavori per quella rete televisiva cos impegnata! Carlotta, spero con tutto il cuore che tu e Luca vi
siate lasciati. Sbatte le palpebre facendo danzare le ciglia e finge di tergersi una lacrima
immaginaria con la punta di un dito velato di pizzo.
E a cosa dovuta questa speranza? domando, cercando di non ribollire troppo al pensiero delle

sue natiche sulla pancia di Luca.


Ci ha provato con me. Una sera di qualche settimana fa ero venuta a trovarti, speravo fossi in
casa, volevo sapere come stavi. E lui... s, lui mi ha fatta accomodare e mi praticamente saltato
addosso. Credimi, stata una cosa atroce.
Dici bene, Erika, cos atroce che di certo lo avrai schiaffeggiato.
Che vuoi, non sono una santa. Ho provato a resistere, ma Luca ci sa fare, ne sai qualcosa,
suppongo. E ci siamo visti anche dopo, mi ha tampinata ovunque andassi! Naturalmente gli ho detto
di no come avrei potuto? Ho pensato che dirtelo fosse la cosa pi giusta. Cos che tu sappia che
non devi farci troppo affidamento.
La tua delicatezza mi intenerisce, sussurro, con unamabilit che un po la destabilizza. Grazie
per le belle parole, ma non hai motivo di preoccuparti. Luca non fa per me, non mi mai importato
realmente di lui. Come tu stessa hai riconosciuto, ci sa fare ma non il mio tipo.
Ah, be... Non aggiunge altro. Io taccio e mi allontano.
delusa dal dubbio di non avermi ferita. Non so come siano le vostre sorelle, ma la mia una
vera stronza. Mi segue con lo sguardo mentre mi avvicino a Tony e lo prendo a braccetto, ostentando
una disinvoltura che non mi appartiene e che solo a suo uso e consumo. Di una cosa sono sicura:
per quanto sia dellavviso che Luca abbia sbagliato, che avrebbe dovuto controllare il suo uccello,
credo a lui. Credo che, pur non mutando di una virgola il risultato e cio che hanno fatto sesso in casa
mia, sia stata Erika a cominciare. Probabilmente glielha sbattuta in faccia. La possibilit di dare
fastidio a me deve avere aggiunto sapore alla conquista.
Mentre penso, sorseggiando lo champagne, mi si avvicina Giovanna. Pare che Tommaso abbia
molto apprezzato un quadro dal titolo Orgia nel salotto buono, una tela spennellata da vari toni di
giallo, raggruppati caoticamente, tutti convergenti verso un buco centrale dai molti possibili
significati simbolici. Probabilmente lo comprer, va bene per la sua camera da letto.
A un tratto esclama: Non tua sorella, quella l?
S, rispondo stancamente, senza guardare. Ci siamo gi incontrate.
Al tuo posto starei attenta, e te lo dice una che si comportata tanto male con te e non si
perdoner mai per la propria bastardaggine. Per, mi pare proprio che ci stia provando con Tony.
Mi volto di scatto, e non ho dubbi. Erika gli si sta strusciando addosso. Capisco che vuole vincere
ancora. Crede che tra me e Tony ci sia qualcosa, lha irritata che ci sia un quadro esposto col mio
nome, furiosa per il modo placido in cui ho reagito alla sua ipocrita ammissione di colpa. Vorrei
strapparle quei guantini dalle mani e immergergliele nella candeggina. Non mi importa nulla di Tony,
ma che Erika progetti di assestarmi lennesimo colpo mi rende furiosa. Se sospettasse di una simpatia
per Franz si fionderebbe agli studi televisivi e gliela offrirebbe su un piatto dargento. Credo si
farebbe perfino il mio postino, se avesse il dubbio che mi considera simpatica. Fremo per la collera,
e non per Tony, ma perch sono spezzata dallinsensibilit di una persona che ha i miei stessi geni.
Avanzo quindi verso di loro, e ben presto ci ritroviamo, io ed Erika, a contenderci un tipo del quale
non ci importa nulla, solo per farci dispetto reciproco. Lo subissiamo di complimenti, a turno, lo
tocchiamo un po, sembriamo due vecchie porcelle affamate. Non sono io questa, sono unemula di
mia sorella, una che costretta a combattere con le sue stesse armi per vincere. La odio, scusatemi,
non dovrei dirlo, mia sorella, ma la odio.
La serata va avanti, Tony abbastanza intrigato dalla faccenda, non capisce bene, ma non dubito
che questa contesa lo ecciti. So che Erika avr la meglio, perch disposta a giocare sporco.

Avverto piccoli morsi di umiliazione, e la fisso in un modo che la rende felice: la mia rabbia paga
tutti i suoi sforzi. Verso la fine della serata Giovanna e Tommaso vanno via, e io mi ostino a
rimanere. Quando intuisco che Erika, facendogli credere di essere appiedata, ha imposto la sua
presenza sullautomobile di Tony che si era gi offerto di accompagnarmi a casa, capisco che ha
vinto. Sbologner me, e proseguir con lei. Erika finger di salutarmi affettuosamente, mentre salir a
casa da sola, e lei potr aggiungere anche Tony alla lista dei suoi spuntini notturni. Mentre
percorriamo la citt, insieme a un quarto passeggero, lagente di Tony, che commenta a voce alta la
riuscita della serata e non si accorge dellatmosfera bellicosa che si respira nellauto, qualcosa di
pericoloso si fa strada nella mia mente.
Sono ancora infuriata, sono triste, e tutto il dolore che ho domato nelle ultime settimane, da quando
ho visto Luca ed Erika insieme, prende possesso di me, della mia anima, e calcia via la prudenza.
Sono un fascio di nervi, zitta, in un angolo, mentre gli altri parlano. Vorrei essere abbastanza forte da
non fare ci che medito scioccamente di fare... ma non sono forte. Ho il cuore spezzato, desidero un
uomo che non avr mai, desidero unesistenza alternativa che non mi concessa dalla sorte, cos,
quando Tony scende dallauto per salutarmi, permetto alla sofferenza di parlare al mio posto. Non
la mia voce, ma quella di una clandestina che spintona nascosta oltre la mia anima. Gli chiedo di
salire, e in questo invito c un giuramento. Tony mi fissa, sorride, accetta. La sua faccia, mentre
invita lagente ad accompagnare Erika a casa, la faccia di uno che si prepara a mangiarmi. Questo
lattimo in cui godo, lunico di tutta la serata: Erika rimane di sasso, livida, i suoi occhi sparano
scintille, sembra posseduta da un incendio.
Saliamo le scale e Tony, con grande signorilit, mi si struscia da dietro, ridacchiando e alludendo
a quello che mi far.
Quando entriamo non so se sperare che Luca ci sia. Vorrei fosse in casa, vorrei che mi ascoltasse
mentre finalmente faccio sesso e allo stesso tempo vorrei che mi aiutasse a venire fuori dal vicolo
cieco nel quale sono andata a cacciarmi.
Si tratta comunque di un dubbio peregrino, visto che lui non c.
Tony mi bacia, e non posso proprio permettermi di fare la schizzinosa, cos mi lascio insalivare.
Mentre armeggia coi laccetti del mio pullover penso che la vita sia una merda. Ma non mi tirer
indietro: ho quasi trentanni, e ormai dovrei avere capito che la storia dei sentimenti una leggenda
per allocche! Lha detto anche Luca, no? Si scopa per sudare, per fare un po di esercizio, per
provare quel fremito di piacere e poi scordarsene. Tony mi chiede dove sia la mia stanza, gliela
indico con gli occhi. Ci spostiamo come un paguro e unattinia, abbrancati, e pian piano Tony perde i
pezzi, come un giocattolo male assemblato. Dissemina la giacca, la camicia, si separa dalle scarpe
con unabile leva sui talloni, mentre la sua lingua continua a roteare nella mia bocca.
Entriamo nella stanza, Tony sale sul letto e io, mio malgrado, chiudo la porta. Rimango immobile
davanti alla soglia col vestito di seta lievemente sgualcito, senza una scarpa, inclinata da un lato
come una torre pendente. Nel gesto con cui Tony invoca la mia vicinanza, uno scatto delle dita che
avrebbe dovuto apparirmi erotico, seguito da un ondeggiare del collo, colgo una vaga somiglianza
con una vecchia tartaruga marina. Avanzo, mi siedo sul bordo del letto, e lui mi afferra una gamba, mi
tira su, fa di me la sua sogliola personale. In tre secondi nudo. Deve avere qualche sistema
automatico nei pantaloni: forse sono calzoni da stripman, di quelli col velcro, che si levano con un
leggero strappo, e voil, mesdames et messieurs, ecco i miei ornamenti preziosi pronti per luso!
Prova a spogliarmi con foga, ma non voglio che mi rovini il vestito nuovo, lho pagato una cifra coi

guadagni della mia nuova professione di inviata dal cuore doro, e faccio da sola. Lascio che il mio
nonnulla di seta si accasci al suolo senza eccessivi strapazzi, lascio che Tony combatta coi gancetti
del reggiseno e infine lascio che mi si inginocchi sopra mentre il suo soldatino mi scruta con una
pupilla attenta, lambita da una palpebra pi scura.
Armeggia con il preservativo. Non ho idea di dove lo tenesse, e per fortuna che fa da s: non avrei
avuto il coraggio di cimentarmi in tale impresa. Dice qualcosa che non ascolto, ho in testa un
frastuono di lacrime. Improvvisamente, Tony inizia a mormorare. Sta salmodiando, sembra che
preghi in turco. Si catapulta sui miei slip, mi sega quasi le gambe per sfilarmeli in un tempo da
record, e continua questa specie di piagnucolio ripetitivo, sempre le stesse lettere, sempre nella
stessa sequenza. Mi pare che dica ergh ergh ruug ruug ans ans . Poi, con la tenerezza di un piede di
porco sotto un avvolgibile, mi spalanca le gambe servendosi di un ginocchio. Sono tesa, e mi sento
una puttana. Sono peggio di Erika, perch mi manca anche il piacere. Sono qui a farmi raspare da un
uomo che non amo, che non mi piace, che mi fa male. Se fosse gradevole, potrei almeno godere, ma
cos, con questo monotono guaito nelle orecchie, il letto che cigola, e le sue boccacce orgasmiche,
vorrei solo che si sbrigasse. Resto inerte, ogni tanto emetto un gridolino per spirito di ospitalit, ma
non mi muovo, mi limito a puntellarmi per consentirgli di andare a spasso dentro il mio corpo. Tony
mi guarda e, finalmente, tra un ergh e un ruug, mi comunica ufficialmente che sta venendo. Mentre
esplode, in un lunghissimo ans, sento un rumore fuori della stanza. Non ho dubbi, tornato Luca,
accolto dal monologo concitato del mio cavaliere. Sbatte la porta dingresso, cammina per casa come
se avesse scarpe di pietra. Tony si accascia, mi affonda nel materasso, mi sento inghiottita fra il
lenzuolo e la sua pancia. Mi sorride, e mi chiede come va.
Benissimo, sussurro. sottinteso: benissimo perch abbiamo finito e ora tu te ne andrai.
Anche a me, mi confida, e si stende al mio fianco.
Il mucchietto gommoso composto dal suo amico in ritirata e dal copricapo impataccato mi toccano
una coscia. Ho una gamba di Tony che mi avviluppa, e il suo piede mi accarezza un polpaccio.
Allunga una mano e mi pizzica confidenzialmente un fianco. Dice qualcosa, ma non accenna a
schiodarsi dal letto. Dovrei essergliene grata, no? Mi ha appena scopata, anzi, tenuto conto del
dolore che provo, sarebbe pi coerente dire che mi ha rastrellata, e indugia al mio fianco, mi dona
una slurpata su una guancia, e pare propenso ad appisolarsi. Per favore, no! Che fa, il formichiere,
vuole per caso dormire qui? Non ci sto, i patti non prevedevano un sosta pi lunga. Cosa devo fare,
dirglielo? Per favore, Tonino caro, scollati dal mio materasso? C una formula giusta per bandirlo
eternamente dalla mia vista senza offenderlo? Non so cosa fare, tenuto conto che sta russando. Gi
dorme? E che ha? Un aggeggio automatico anche per il sonno? Che faccio, lo spingo? Per il momento
meglio che me la fili per rivestirmi. Mi dimeno, gli sposto la gamba e mi libero finalmente dal suo
peso sudato. Afferro una maglietta, la indosso, e lui russa, emette un crrr molto sensuale, il
preservativo scivolato a terra e pare il cadavere di un verme spappolato. Allora, avvertendo il
silenzio della casa, convinta che Luca sia uscito di nuovo, esco dalla mia stanza. Vado in bagno, mi
lavo, e mi sento di nuovo una puttana. Non cos che fanno, le signorine che battono? Non si lasciano
usare da spiedini affannosi, senza passione, senza piacere, per motivi probabilmente pi validi del
mio? Raggiungo il divano, mi ci raggomitolo e mi viene voglia di piangere. In quel momento la porta
della camera di Luca si apre e la sua faccia appare nella penombra. Mi fissa a lungo senza battere le
palpebre. Credo sia solo, ha ancora il giubbotto. Lo osservo a mia volta, sostengo il fardello dei suoi
occhi con un ardimento inatteso.

Sei tornato prima, butto l, ma non regge. Quando una sta piangendo dopo aver fatto sesso e non
si tratta di lacrime di commozione o sollievo, le frasi banali non reggono.
Che hai? mi domanda, serio.
Niente... replico, ma un niente che seppellisce un singhiozzo.
Luca si siede sul divano, e rivolge uno sguardo eloquente alla stanza dalla quale proviene il
russare di Tony.
Perch cazzo piangi? Quello stronzo ti ha forzata? Perch se cos mi chiede a un tratto
balzando in piedi, i pugni duri come sassi.
Assolutamente no!
Rimarr per molto?
Non lo so.
Che vuol dire non lo so? Pensi di farlo rimanere?
Ssst... Luca, ti sente.
Ehi, signorina, io almeno ho avuto la decenza di non farti sorbire estranee per tutta la notte.
Non so come comportarmi, sussurro, a voce bassissima.
In che senso?
Non so come mandarlo via senza offenderlo.
Che cazzo ti frega se si offende, vai a dirgli di togliersi dalle palle e basta! Non ci vuole molto,
sono solo tre parole.
Non posso, non cos...
Non cos? Allora diglielo in rima, cantaglielo, ma fallo uscire da questa casa. A meno che... non
vuoi che rimanga, ovvio.
Non voglio che rimanga, voglio che vada senza offenderlo.
Come sei delicata, Carlotta, sei una piuma. Quanto ti dai da fare per non ferire i sentimenti degli
altri. Comunque, se vuoi glielo dico io.
Assolutamente no! Ti ho detto che non voglio mortificarlo! Tu non saresti gentile.
Ci puoi giurare che non sarei gentile! Allora, cosa pensi di fare?
Non lo so, fammici pensare
Pensaci in fretta o provvedo io.
Zitto... ascolta! dico, spaventata da un rumore improvviso.
Aspettami qui, mi ordina, poi si alza, esce di casa e chiude il portone.
Non faccio in tempo a domandarmi dov andato che la porta della mia stanza si apre e appare
Tony, con il pisello svolazzante. Mi chiama, mi afferra dalle spalle e insinua una mano sotto la
maglietta.
Tony forse dovresti...
In quellattimo Luca riappare, con laria di uno che appena rientrato a casa dal lavoro. Si ferma,
sgrana gli occhi, fissa me, fissa Tony, e poi esclama un poderoso: Puttana!
Tony ha un sussulto, si copre laggeggio con una mano, con un movimento che mi appare ridicolo.
Non capisco bene, sono paralizzata dalla sorpresa.
Emerita sgualdrina! insiste Luca. Mi avevi giurato che non lavresti rifatto! Non riesci a tenere
le cosce chiuse, eh! E tu, lurido schifoso, come ti sei permesso di toccare la mia donna? Stavolta non
te la far passare liscia, stavolta ammazzo sia te che lui.
Ehi! sbotta Tony, sinceramente spaventato. Carlotta, non mi avevi detto che

Le troie sono bugiarde, non lo sai? replica Luca. Si avvicina a Tony e, anche se ho intuito che si
tratta di una sceneggiata tipo cielo mio marito, appare cos adirato che gli trema la bocca. Una vena
gli pulsa su una tempia come un serpente bluastro. Sta recitando alla grande, io stessa fatico a
credere che stia fingendo. Se la tocchi ancora, se solo osi avvicinarti a lei, se anche ti permetti di
pensarla, giuro che ti spezzo le gambe.
Gli affonda un dito nel petto, lo spinge, e gli assesta un pugno sul naso. La recita sta raggiungendo
picchi di drammatico realismo. Luca afferra di nuovo Tony e gli fa scricchiolare la mascella. Tony
tenta di contraccambiare ma, temendo unaggressione agli zebedei, si curva per proteggerli distinto.
Insomma, in due minuti lingresso della mia casa diventa un ring. Si prendono a botte sul serio! A
un tratto mi intrometto, nelleroico tentativo di dividere luomo nudo e luomo vestito che si pestano,
e mi becco un pugno da parte di Luca. Questo errore segna la fine del match. Tony si veste in fretta e
scappa via senza fiatare. Ho la netta sensazione che non si far pi vivo.
Se questo era il modo di Luca per non farmi sentire in colpa, si sbagliava di grosso. Mi sento pi
male di prima, se si considera che adesso, oltre alla totale mancanza di autostima e al dolore tra le
gambe, mi trema la testa come un gong e mi lacrima locchio. Non riesco neppure a tenerlo aperto.
Lui sembra sconvolto. Si preoccupa, prende del ghiaccio, mi fa sedere, borbotta qualcosa a proposito
di quanto stronzo, e sarei tentata di dirgli che ha ragione. Ma mi piace che si prenda cura di me,
dopo avermi fatto rintronare il cervello, mi piace che mi chieda come va, e che mi stia cos vicino da
sentirne il respiro. Non so come, non so quando, la testa mi fischia, ma mi ritrovo stesa sul divano,
con la guancia sulle sue gambe, e una mano di lui, resa umida dal ghiaccio che si scioglie, che gioca
a sciare coi miei capelli. Sono felice. Sono una puttana, ma sono felice.
Luca, dichiaro a un tratto, mi far suora.
Che dici? una domanda sarcastica, accompagnata da uno sbuffo di insofferenza.
Ho deciso. Mi chiuder in un monastero.
Sar la botta, ma mi sembri pi scema del solito.
No, la botta mi ha illuminata. Non voglio pi avere a che fare col sesso. Mi dedicher allorto e
al ricamo, e pregher per le mie sorelle pi sventurate, che ancora permettono ai maschi di ferirle.
Alludi al pugno? Volevo fare centro sulla sua faccia, non sulla tua.
No, pensavo a Tony, a stanotte, a quello che successo. Il sesso una porcata. Non mi interessa.
Sto cos bene sola! A che serve quellandirivieni di insomma, tanto tran tran, per ottenere cosa?
Sei una pazza Mi solleva, mi osserva, arriccia la fronte. Che diamine hai combinato, per
arrivare a una conclusione cos drastica?
Niente, non ho combinato niente. Ho solo permesso a un estraneo che neanche mi piace di
toccarmi, di sbavarmi addosso, di mettermi dentro il suo affare, e adesso mi sento una caccola
sudicia, camminer con le gambe arcuate per i prossimi due mesi.
Carlotta...
Che occhi hai, Luca, non mi guardare cos. Non lasciare che le candele che hai nelle pupille
tremino, tienile ferme, tieni fermo anche il tenue sorriso che ti sta increspando le labbra. Non
rendermi debole con la tua tenerezza. Tu taci, lasci che il mio nome rimanga sospeso nellaria, come
un soffio di brezza. Ti scosti, ti sfili dal mio contatto e dalla mia paura. Resto sul divano, col
ghiaccio che mi gocciola sul viso. Giungi, un attimo dopo, col dono di una coperta. Hai capito che
non intendo tornare nella mia camera, non per stanotte. Non voglio offendere ancora le mie narici con
lodore di un sesso che mi ha aperta senza coinvolgermi. Non per colpa di Tony. Anche lui stato

uno strumento nella mani della mia disperazione.


Abbasso le palpebre, e Luca si ritira nella sua stanza senza chiudere la porta. Il rumore del suo
respiro vicino mi fa sentire a casa.

UNDICI
Ho pulito la stanza come se avessi ospitato un malato di ebola, trattenendomi a un passo dal
chiamare un derattizzatore. Ho fatto pi o meno la stessa cosa con me stessa, concedendomi una
doccia di tre quarti dora e svaligiando un intero flacone di bagnoschiuma. Lo so, anche in questa
reazione dimostro di non essere normale. Dopotutto Tony non mi ha costretta, dopotutto non si
trattava di un uomo disprezzabile, dopotutto stato abbastanza affettuoso. Bench tecnicamente non si
sia trattato di uno stupro, mi sento come se fossi sopravvissuta alla violenza di un maniaco. Lidea
del monastero mi frulla ancora in testa, in fondo potrei ottenere il vantaggio di eliminare la vista di
falli maschili senza essere considerata una perdente. E poi non sarei pi costretta a depilarmi con
tanta frequenza, visto che incontrerei soltanto altre suore col medesimo problema di peluria
superflua. Potrei stare lontana da Luca e dalla spaventosa certezza che voglia dirmi qualcosa a
proposito della sua giovane innamorata. Sono due settimane che inizia i discorsi con un respiro
sospeso, sento i suoi occhi che mi pedinano per la casa, nevrotico come un soldatino meccanico
con un eccesso di carica. Io lo evito, e ho la sensazione che la cosa si intuisca.
Sta per andare al bar, stasera, mentre strofino il pavimento della mia stanza con uno spazzolone. A
un tratto entra, si appoggia con una spalla allo stipite della porta e mi guarda.
Devo dirti una cosa, esordisce, dopo trenta secondi di silenzio.
Un senso di allarme mi palpita dentro come una libellula. Non rispondo subito, rimango
inginocchiata a pensare un milione di cose in un secondo. Poi afferro il coraggio coi pugni ed
esclamo con tono burbero: necessario farlo adesso? Sono occupata, come vedi.
E quando potrei parlarti, dimmelo? Sei diventata pi irraggiungibile di Mina! Ha una voce
indispettita, rauca, tamburella con due dita sul bordo della porta e respira con impazienza.
Sono una donna impegnata, replico, senza alzarmi in piedi, mentre le esalazioni della candeggina
mi fanno bruciare occhi e naso.
Sei una donna codarda, secondo me.
Codarda? Che vuoi dire?
Come si permette di giudicarmi vigliacca? Vivere nel terrore che voglia confidarmi del suo nuovo
amore ed evitare di restare nella stessa stanza pi del tempo necessario a dirgli buongiorno non
vigliaccheria! istinto di conservazione! Fare di tutto per rinviare la ghigliottina un diritto
sacrosanto!
Ultimamente come se la mia presenza ti irritasse. Non mi guardi nemmeno e, quando mi guardi,
nei tuoi occhi c stampato un tomo di mille pagine sui difetti dei maschi.
Sarei tentata di dirgli che mille pagine sono poche, ma preferisco sorvolare. Lui sta in silenzio per
qualche altro secondo, fa un gran respiro, e poi ricomincia: Sei ancora arrabbiata con me per via di
Erika?
Preferirei evitare questo argomento, osservo, digrignando i denti in un falso sorriso che mi fa
dolere le mascelle.
A dire il vero preferisci evitare qualsiasi argomento. Ho delle conversazioni pi interessanti con
la macchina del caff. Comunque, volevo la tua opinione in merito allopportunit di andare
via Ecco, lha detto, adesso infilo la testa nel secchio con la candeggina e mi soffoco.

Che c? Parti per un viaggio? domando con simulata imperturbabilit.


Non hai capito, alludevo a lasciare la casa. Per sempre.
Co Si tratta di una sillaba spuria, la parte iniziale di qualche parola disperata che non riesco a
portare a compimento.
Non andiamo pi molto daccordo, no? C qualcosa che non funziona, qualcosa di sbagliato.
Lho capito benissimo che ti do fastidio. Ho la sensazione che da qualche parte, nel cuore della
terra, stia montando un terremoto gigantesco, che presto esploder dentro di me. Restare ad abitare
qui non la cosa migliore, continua. Tu che scappi di l e io che scappo di qua, come se non ci
conoscessimo. Non naturale, mi fa sentire fuori posto. evidente che sei cambiata, o almeno
cambiata la tua tolleranza nei miei riguardi.
Mentre parla, penso che non sono solo io a essere cambiata, ma anche lui. Ci che pesa di pi
sulla nostra strana routine, ci che ci ha trasformati in due alieni che si mugugnano addosso e si
guardano di sbieco, il fatto che soprattutto lui sia diverso. La sua performance con Erika ha senza
dubbio contribuito a farmi chiudere in me stessa, ma da quando ho percepito il suo interesse per
quella Paola che il mio cuore si spaccato. Non riesco a non essere terrorizzata, e il terrore mi rende
sgradevole. Non riesco a non fare due pi due, e mi viene sempre fuori quattro. Niente pi donnine
notturne. Inquietudine. Nervosismo. Telefonate strane sul cellulare, e ogni volta che gli chiedo chi ,
lui fa finta di non avermi sentita. E poi, la continua impressione che mi debba dire qualcosa e ora
ho capito cosa! Vuole farmi sapere che si innamorato di quella. Vuole lasciarmi per andare da lei.
Oh... no! lo interrompo. Non che non ti tollero, che la nuova versione di te un po mi
spaventa.
In che senso?
Il tuo lato B, la tua facciata imprevista, Luca senza pi il solito sorriso sulla bocca, Luca che
girella per casa come un fantasma che si trascina dietro chili di catene, e che non porta pi allegre
troiette in casa. Sei tu che sei cambiato, e io so perch.
Lo sai?
S, lo so! Parlo a raffica, col cuore in gola. Sei cos strano, cos distratto e sospiri come un
agnello, e certe notti non torni a casa e non lo avevi mai fatto e si vede che ti frulla qualcosa e che sei
a disagio... Hai tutti i sintomi di uninfatuazione. Ma magari ti sbagli, magari non grave come
sembra. Mi aggrappo alle sue stesse parole, ai suoi stessi dubbi, quelli rubati il primo giorno di
primavera, mentre Ror moriva nella sua grotta letargica. Ha detto che non era sicuro che fosse
amore, no? Quindi posso permettermi di essere schietta. Anzi, sono certa che ti sbagli certissima!
Non voglio sapere niente di questa faccenda, perch non ho dubbi che si tratti di una sciocchezza.
Luca, insomma, non da te! Mi vergogno del tuo cedimento... Non facevi che ripetere che i
sentimenti sono una congettura! E sai che ti dico, avevi ragione! E tu sei troppo furbo per lasciarti
fuorviare da una complicazione del genere! Dai, magari si tratta di un errore, rifletti! Sai cosa
significa? Dover fare lamore sempre con la stessa persona! Non ti fa inorridire solo il pensiero?
Non ti si ammoscia per i prossimi due secoli? Ehi, c di che farsi crescere la muffa sulle ginocchia,
no? Non meglio variare? Il cambiamento il sale della vita! Per cui, Luca, pensaci su, e credimi,
non sei innamorato, forse provi qualcosa un po di affetto, il che va bene, ma lamore, sei sicuro di
sapere di cosa si tratta?
Mi fissa, oserei dire che mi perfora, mi pare di sentire perfino lurlo meccanico delle ruspe che ha
dentro gli occhi.

Be, Carlotta, commenta alla fine, gelido, direi che sei stata fottutamente chiara.
Certo che sono chiara! Vedo le cose con lucidit, perch dovresti andare via? Non c ragione!
Stiamo bene, noi due, dai! Dove troverai unaltra amica fantastica come me? Per cui, ti proibisco di
andartene, ti proibisco di essere innamorato, e ti invito fermamente a riempirmi la casa di
sgualdrinelle nel numero che riterrai opportuno per la tua soddisfazione.
Bene, replica, glaciale, e va via con un ciao strascicato.
Sono stata perfida. Voleva confidarsi, dirmi tutto dei suoi patimenti, e glielho impedito. Ma non
sono stata del tutto insincera. A conti fatti, non credo che sia innamorato sul serio dellelegante
pulzella. Le vuole bene... ma non ne vuole anche a me? Se le attenzioni e la tenerezza dovessero
significare per forza amore, allora dovrei forse dire che Luca innamorato di me da mesi. No! Non
mi sfiora lidea nemmeno per un nanosecondo. E non ama nemmeno quella l, punto e basta. Forse
attratto dalla sua eleganza, forse vuole solo cambiare stile di amplesso. cos, deve essere cos,
perch non voglio che Luca vada via. Mi ha fatto soffrire, ma non voglio che vada! Se prover a farlo
lo legher ai bordi del letto con un paio di manette foderate di peluche, e lo liberer solo per andare
in bagno.
***
un venerd pomeriggio, e mi tocca unintervista a un complesso musicale emergente formato da
amici degli amici degli amici del figlio di un assistente di studio.
Il nome della band, Fuck & Fuck, avrebbe dovuto insospettirmi, ma non sono tipo da farmi
fuorviare da simili impercettibili dettagli. Cos, insieme alloperatore, raggiungiamo il gruppo in un
garage puzzolente. I quattro ganzi ci accolgono con una gentile offerta di canne. Loperatore tentato,
devo frantumargli un malleolo per richiamarlo ai suoi doveri. Registro la presentazione e intervisto il
leader, un tipo bassetto con capelli lunghi e unticci, non lavati forse dalla fine del primo millennio.
Subito dopo, veniamo ammessi ad ascoltare un loro pezzo.
Il testo molto chic... una sapiente ripetizione delle due parole che formano il nome della band.
Sono stati bravi a ribadire sempre lo stesso termine rendendolo ogni volta cos finemente diverso.
C arte nella loro capacit di modulare un Fuck you perentorio, come se fosse rivolto a una
fidanzata un po sgualdrina, un Fuck you pieno di malinconia forse destinato alla vita da un
imminente suicida, un Fuck you severo, come quello di un genitore incazzato, e molti altri Fuck you,
tutti diretti a me. Che bella canzone, mi sento commossa e adulata. Potrei regalare il cd a mia sorella
per il suo prossimo compleanno.
Quando smettono di cantare, mi viene voglia di fumarmi una canna. Ne ho bisogno, mi sento gi di
corda. Faccio un solo tiro, poi, prima di andare via, mi volto verso i ragazzi e, con un sorriso
ispirato, esclamo: A proposito, fottetevi, eh?
Alla rete devo risolvere numerosi impicci, ad esempio impedire che la nonna del direttore violenti
un aiuto chef durante la preparazione dei saltimbocca, oppormi al tentativo di introdurre una
televendita di nacchere, e convincere Enrico a farsi cotonare un po meno il parrucchino.
Quando torno a casa, mi accorgo con terrore che Luca sta facendo comunque di testa sua. Se ne sta
andando. C una sacca sul pavimento dellingresso, e lui in cucina che scrive un biglietto.
Ehi, mi dice, ti stavo lasciando due righe. Sto partendo.
Dove vai? gli domando, con voce a met tra il supplice e il tremante. Una voce da lady di ferro,

non c che dire, le femministe saranno orgogliose della mia intenzione di agguantarlo da un
polpaccio per impedirgli di andare ovunque intenda andare.
Dai miei, mia madre sta male. serio, preoccupato, la mia voglia di sequestrarlo egoista.
Mi dispiace, sussurro. Niente di grave mi auguro.
Spero di no, comunque adesso in ospedale per accertamenti.
Andr tutto bene. Sono sincera, desidero che la cara signora, autrice di tanto figlio, guarisca, e
spolveri via dalla faccia di Luca questa espressione di spasmodica attesa.
Ehm, allora vado. Non so quando torno, ma tu fai la brava.
Sono a pezzi, mi sento gi sola. Non ha neppure varcato la soglia, che la casa diventata una
tomba.
Luca! esclamo, appena chiude la porta. La apro in fretta, sembro una bambina abbandonata sul
sagrato di una chiesa. Posso venire con te?
Che domanda idiota! Come mi venuta in mente? Quale delle mie cellule celebrali pu aver
formulato una richiesta cos strampalata? Possibile che un solo tiro di erba mi abbia fatto andare in
pappa i neuroni? Vorrei rimangiarmi tutto, temo lo sguardo sbalordito di Luca, unocchiata del tipo:
ti ringrazio per la bont, ma si tratta di affari miei.
Daccordo, invece la sua inattesa risposta.
Che? Hai detto daccordo?
S, va bene, ripete. Per sbrigati, prendi poche cose, voglio partire subito.
Non si pu negare che sia stata rapida, ho raccolto un paio di mutande pulite, lo spazzolino e un
jeans in un sacchetto di plastica e lho raggiunto di sotto. Il vecchio macinino di Luca, unautomobile
viva per miracolo e tenuta insieme da qualche sputo e molta speranza, partito dopo tre tentativi di
messa in moto.
Non so dove stiamo andando, mi accorgo di non conoscere nulla della sua famiglia. Lui tace, e
risponde stentatamente alle mie richieste di notizie. Scopro che i suoi vivono a Forte dei Marmi. Ci
attende un discreto viaggetto, ma non importa, pur di stargli accanto andrei fino in Per a piedi scalzi.
Luca nervoso, man mano che ci avviciniamo, man mano che il sole tramonta, e si avverte il
respiro del mare. Cerco di scherzare, gli racconto dei Fuck & Fuck, e quando ride lo adoro.
Facciamo una sosta per riempire il serbatoio della macchina e svuotare i nostri, sgranocchiamo un
panino in moto, ride ancora mentre mi sporgo verso il sedile posteriore alla ricerca di un maledetto
cracker che gioca a nascondino, prendendogli un braccio a colpi di chiappa. Sto bene, mi sento
felice, parliamo finalmente in modo normale dopo settimane di distacco. come se la vita fosse
racchiusa in questo abitacolo, dentro questa scatola fuori moda che ci ospita scomodamente.
Quando arriviamo ormai notte. Lauto bolle e tossicchia come una nonna asmatica, ha rischiato di
spegnersi spesso durante lultimo tratto, la spia del radiatore purpurea.
Forte dei Marmi ha una temperatura mite, nellaria c un odore salmastro. una cittadina
signorile, alberghi e villette lambiscono il profilo della spiaggia, un lungo pontile taglia in due il
litorale, la luna in cielo pare una cialda.
A un tratto intravedo un cancello e mi pare di scorgere un uomo che sbircia nellabitacolo. in
divisa, forse un poliziotto, ci scruta senza benevolenza per un secondo, ma subito esclama
qualcosa, sembra quasi che si profonda in una sfilza di scuse, e ci lascia andare. Percorriamo un
lungo viale, Luca stringe il volante con un vigore nervoso. Dopo un po, giungiamo dinanzi a un
castello: ossia, non proprio un maniero, con torrette e bastioni e un fossato con coccodrilli, ma

qualcosa di simile a una villa gigante, metri e metri di facciata di pietra viva, decine di finestre,
sagome infinite di alberi, e una fontana senza Afrodite n putti nudi.
Tu abiti qui? domando, lentissima.
Non direi, io abito con te a Roma, da quel che ricordo.
S, certo, ma io intendevo... questa casa dei tuoi?
Purtroppo s, replica misteriosamente.
Scendiamo, ci accoglie uno scricchiolio di ghiaia, la luce rotonda di un lampione, siepi intagliate
come sculture, e questa casa che non finisce mai. Luca afferra la sua sacca e io mi vergogno
mortalmente al pensiero che il mio bagaglio sia costituito da una mutanda raccolta in un sacchetto del
supermercato Spesa pi col disegno stilizzato di un carrello. Ho il vestito stropicciato, odoro
lievemente di birra e non escluderei di portarmi addosso le esalazioni del garage alla marijuana.
Sulla porta della casa si materializza una figura rischiarata dai lampioni e dalla complicit della
luna. una donna, ma non credo si tratti di sua madre. Coraggio, Carlotta, non sei la fidanzatina
convocata per essere conosciuta dalla famiglia! Smettila di sentirti a disagio! In fondo cosa pu
succedere? Non ti chiederanno le tabelline dellotto e del nove, i nomi di tutti i re di Roma, o come si
calcola larea del triangolo rettangolo!
Qualcosa per pu accadere. Ad esempio pu succedere che la suddetta figura sia di Paola. Quella
Paola. proprio lei, ne riconosco lavvenenza delicata, i capelli corti, le maniere aggraziate. Ho un
brivido, sto quasi per stramazzare sul selciato. Luca si ferma, la bacia su una guancia, poi si gira
verso di me.
Paola, questa Carlotta.
Paola mi fissa, mi percorre, ha gli occhi scuri, intensi ma buoni. Le labbra le si stendono, abbozza
un sorriso, giurerei che ha una scintilla di malizia.
Carlotta, questa Paola, mia sorella.
Che? Sorella? Sorella? Ripeto mentalmente lo stesso sostantivo per una decina di volte. Com
possibile? Mi sono tormentata dei mesi per sua sorella?
Non ci capisco molto, le porgo la mano con unespressione ottusa, mi sfuggono alcuni particolari
che non riesco a ricostruire.
Luca parla con lei, le chiede notizie della madre. ancora in ospedale, ma si sta riprendendo. Le
chiede del padre, chiamandolo ironicamente tuo padre. allestero per lavoro, sar di ritorno
domani. Paola mi domanda se sono stanca e se voglio rinfrescarmi prima di cenare. Mi guida fino al
piano superiore e d ordini a una governante con la faccia da mastino affinch mi faccia avere tutto
ci che mi serve. Vengo ammessa in una stanza enorme, elegante, scortata dal molossoide che mi
porge con disgusto il sacchetto di plastica contenente le mie disadorne sostanze. La camera, lussuosa
fino alla carta igienica nel bagno attiguo, fa a pugni col mio tailleur sopravvissuto a una giornata di
lavoro. Mi lavo alla meglio, fisso la mia faccia pallida nello specchio bordato di roselline di
cristallo. Mi rendo conto che Luca non mi ha mai parlato veramente di s. Ho sempre creduto che
fosse uno spiantato scrittore barista in cerca di fortuna e senza un tetto, e ora scopro che un erede al
trono che del trono se ne sbatte altamente. Anzi, odia questo trono, e il fatto che esista lo uccide.
A cena siamo solo noi tre, e mangiamo direttamente in cucina, intorno a unisola di marmo grande
quanto la mia casa. Non so bene perch, ma mi vergogno. Nonostante la mia tendenza a dire stupidate
con disinvoltura, stavolta sono taciturna. Mi sento agitata e sudo con scarsissima eleganza.
Luca seduto accanto a me scherza, racconta a Paola qualche dettaglio della mia attivit di

giornalista. Uffa. Cera proprio bisogno che le dicesse dei Fuck & Fuck? Era indispensabile che le
descrivesse una mia previsione meteorologica tipo? Paola sorride, non affatto sconvolta. Parlano
della madre, ed io sto in disparte, non intendo disturbare la loro intimit. Perch sono venuta? stato
uno sbaglio. Nonostante i suoi sforzi per mostrarsi naturale, Luca sembra unaltra persona.
Vederlo cos, quasi prigioniero del suo ruolo, non fa altro che rendere pi solido e grande il
sentimento che provo nei suoi confronti. Lo amo. Pi di prima.
Quando andiamo a dormire, sulla porta della camera, Luca mi accarezza la fronte con le labbra. Mi
guarda, mi bombarda con un sorriso temporaneo. Va via, portandosi addosso unombra color
catrame.

DODICI
Luca e Paola rimangono in ospedale fino al pomeriggio inoltrato. Pranzo da sola, con gli occhi
della governante puntati sulla mia scarsa confidenza con le regole dello star bene a tavola. Rimango a
lungo in giardino. Sento il rumore del mare, non distante, ma qui c solo erba rasata a puntino,
roseti interminabili, cespugli potati con la livella e panchine di pietra che ghiacciano il sedere. Spero
che la madre di Luca stia bene, spero che lui stia bene. Ho scoperto una cosa: vorrei proteggerlo.
Non so bene cosa significhi, ma credo che il sentimento che provo si sia arricchito di unaltra
sfaccettatura: non pi solo passione, non solo complicit, mi sento sepolta da una tenerezza alla
quale non ero preparata. Certo che lamore un bel casino! Pensi che sia completo e invece non
finisce mai, un dannato pozzo senza estremit.
Il sole sta tramontando, ritrovo la casa a fatica nella penombra. Sento la voce di Paola, mi confida
che la madre sta meglio, che si trattato solo di un falso allarme e presto la dimetteranno. Mi avverte
che per cena ci sar il padre e, mentre parla, le viene fuori una vocetta stridula, come se fosse su di
giri.
Sai, mi informa, tra lui e Luca non c esattamente un buon rapporto. Per cui, se ti parr che stia
per scoppiare una bomba atomica, ti prego di non farci caso.
Non preoccuparti, ne so qualcosa. Penso a mia madre e a Erika e alla loro innata capacit di
farmi sentire una merda.
Ci sar anche qualche amico di famiglia, non che Luca venga tanto spesso e quando hanno
saputo che era qui hanno insistito per rivederlo.
Oh... sussurro, spero di non essere inadatta... sai, sono venuta di corsa, avevo ancora addosso
il vestito che ho usato per lintervista. A casa dei miei invitare qualche amico di famiglia significa
convocare circa sessanta persone, di cui met si presenter con piume e paillettes, si ubriacher, e
tenter di coinvolgere la met sobria in qualche assurda iniziativa, tipo gare a chi fa il gargarismo
pi lungo, per esempio.
Ma che sto dicendo? Mi ha dato di volta il cervello? la verit, successo: ma era indispensabile
farglielo sapere?
Non ci sono problemi, Carlotta, davvero. Ma se vuoi, se ti fa sentire a tuo agio, posso prestarti un
mio vestito.
Se la tua governante cos spiritosa provvede a stringerlo un po, magari potrei accettare.
Lei sorride e io mi sento una scema.
Mi presta un tubino semplice, turchese, e mi aiuta a prendere le misure per farlo stringere e
accorciare, insomma per trasformarlo dallabito di unimperatrice a quello di un puffo. simpatica,
e il fatto che tolleri le mie stupidaggini segno di grande indulgenza. Non vedo Luca fino a sera, e
non posso negare di essere un pizzico agitata. Ho la netta sensazione che suo padre non mi piacer.
***
Le cene in famiglia dei Morli non sono come quelle dei Lieti, non arriva un esercito di locuste in
turbante, non ci sono zie tracagnotte che chiedono mestamente perch la nipotina se lo faccia mettere

dentro cos di rado, e i giovanotti non indossano giacche color aragosta e cravatte a cartoni animati.
tutto molto pi posato, molto pi chic. Ma il senso di inadeguatezza che provocano uguale.
Il padre di Luca un uomo austero, bellissimo, un Luca Morli come sar fra trentanni, ma del
figlio gli manca la tenerezza. Mi fissa con sospetto, la sua mano ha una stretta che fa male. Ci sono
altre tre persone con noi. Una signora di mezza et con laria severa, alta, snella, un unico giro di
perle nere come decoro. Il marito, un anziano dal piglio militaresco, monocolo, pizzetto e una tosse
cronica. E infine la figlia, una trentenne dallaspetto esotico, bruna, formosa, occhi che paiono
mandorle, pochissimo trucco, le basta la doratura naturale della pelle. Allarme, allarme! La ragazza,
di nome Jolanda, vuole papparsi Luca. E, allarme ancora pi allarmante, vuole papparselo con la
benedizione di tutti. La madre la chiama sempre in causa, allude a questa e quella cosa che la cara
figliola in grado di fare, con unabilit superiore a quella di tutte le altre femmine del pianeta terra.
Lo so, lo sento, anche il padre di Luca non disprezzerebbe una simile unione. Luca, a dire il vero,
parla pochissimo, non lho mai visto tanto silenzioso e distaccato. Intanto Jolanda mi scruta da sotto
le ciglia, mi valuta, cerca di comprendere se deve considerarmi un pericolo.
Sa, signorina Lieti, una faccia nota la sua, commenta a un tratto. Mamma, non pensi che io
abbia ragione? Dove ho gi visto il suo simpatico viso? Aspetta, aspetta un po, mammina, non ti
pare che somigli a quella donnaccia mezza nuda che legge le previsioni meteorologiche in quello
squallido canale televisivo?
Hai ragione, Jolanda! Non per offenderla signorina, ma possiede qualcosa nel tratto, bench le
sue maniere siano ineccepibili
Credo di essere impallidita, e per due ragioni. La prima a causa dello stupore, al pensiero che il
segnale di Tele Voce Europa arrivi fino a questo borgo di blasonati pescatori. La seconda ha molto a
che fare con la stizza, e con un principio di rissosa mortificazione. Avrei qualcosa di saporito da dire
a queste signore schifiltose, non mi manca certo larguzia, ma non sono a casa mia e non voglio
comportarmi male. Il signor Morli furente, non con loro, non a causa di tanta invadenza, ma con me,
mi rosola allo spiedo con gli occhi. Paola sta per dire qualcosa, ma Luca la precede. Credo siano le
prime parole che pronuncia da tutta la sera. Si rivolge a Jolanda e, con un sorriso incantevole,
esclama: Che mi dici di te? Ti fai ancora sbattere dagli stallieri? Beve un sorso di vino, e
approfitta del silenzio paralizzato che inghiotte la sala da pranzo per tornare allattacco. E quel bel
giovanotto che ti facevi, quello coi soldi, ricordi, come mai ti ha lasciata? Ha forse scoperto che la
tua fica usata come quella di una settantenne? Mi spiace, mia cara, ma non la vorrei neppure se
fosse spalmata di Nutella.
Jolanda balbetta, paonazza, mentre sua madre spalanca gli occhi e ondeggia come se fosse ubriaca.
Il marito, forse un po sordo, persevera in un sorrisetto incerto, tossendo pi che mai, ma il padre
di Luca la vera minaccia.
Chiedi subito scusa ai nostri ospiti! gli ordina.
Non ci penso proprio, replica Luca con calma apparente, anche perch il tuo concetto di
ospitalit piuttosto ristretto. Ti premuri tanto per gli ospiti sbagliati, ti assicuro. Dopotutto, perch
continuo a stupirmi? Tua moglie in ospedale, e tu sbrighi i tuoi affari e organizzi cenette. Ti ha
sfiorato, non dico il bisogno di andare a trovarla, di chiedere se viva, ma il dubbio che potresti
farlo almeno per salvare la faccia? Macch! A te importa soltanto un certo tipo di apparenza, quella
che ha a che fare col denaro. Denaro che chiama altro denaro, denaro che copula e si moltiplica.
Vorresti che io fossi un figlio obbediente, sposato con questa troia che lha data perfino alle statue

equestri, solo per unire i patrimoni di famiglia! Sei un formidabile stronzo. E adesso me ne vado,
questa riunione mi ha rotto il cazzo.
Si alza, mi prende per mano, mi porta con s, come se fossi qualcosa di suo. La platea che ci
osserva non verde solo per una sfumatura. Andiamo via, accompagnati da un brusio polemico di
sottofondo. Paola si alza, ci segue, ci frena sul portone dingresso.
Luca, ti prego... implora.
Tu non capisci, Paola. Io sono un uomo.
Lei non ribatte, ha solo due lacrime sui bordi delle ciglia. Leviamo le tende senza neanche una
sosta. Indosso ancora il vestito leggero di Paola mentre la macchina parte, sfrigolando sulla ghiaia.
Sono confusa, ho freddo, il finestrino si chiude male e uno spiffero mi sferza un orecchio. Luca
guarda avanti, come se fosse solo. Ripensa a qualcosa, lo capisco dal tremore delle sue palpebre.
Corre, nonostante i limiti imposti dalle precarie condizione del trabiccolo che ci conduce, stringe il
volante come se avesse due artigli. La notte pulsa, trasporta in giro il sale che giunge dallacqua, e
Luca taglia laria come se questo bastasse a farlo sentire libero. Non so quanto dura questo silenzio,
questa fuga, non so quante curve ha percorso facendo fischiare le ruote e quante volte ho avvertito la
nausea che mi dondola dentro come una marea. So che a un tratto mi guarda, e si accorge di non
essere solo.
Luca, gli dico, puoi rallentare? Ti prego.
Scusami tesoro, mormora. che
Lo so cos Lo comprendo, so quanto le famiglie a volte mastichino il cuore, so cosa significa
sentirsi spezzati, perch tua madre o tuo padre ti trattano sempre come se fossi un fallito. So quanto fa
male accorgersi di avere un legame di sangue con qualcuno che ci detesta. So, Luca, posso seguire
con un polpastrello il filo dei tuoi pensieri. So che nonostante tutto ami tuo padre, e il tuo odio nei
suoi confronti il lato arrugginito della stessa medaglia. Vorresti che rispettasse la tua et, la tua
identit, la tua indipendenza. Lo so, anche se non parli.
Mi spiace per quello che successo, piccola mia...
La situazione comincia a piacermi. Non vorrei fosse cos affranto, ma ci ho guadagnato un tesoro e
un piccola mia in una manciata di minuti.
Non preoccuparti, e comunque avevano ragione. Sorrido, scrollo le spalle. In fondo sono
veramente una matta che leggeva le previsioni del tempo in un canale per debosciati. Dai Luca, non
puoi negarlo, i miei servizi sono terribili. Divertenti, ne convengo, e non escludo che pi di una
persona abbia smesso di fare uso del Prozac grazie a certe mie uscite, ma delle vere porcherie!
Peccato che siamo andati via, avrei voluto parlare loro dei Fuck&Fuck. Magari a Jolanda sarebbero
piaciuti! A proposito, vero quello che hai detto su di lei?
Mi sono limitato alle cose pi tranquille. Non volevo che sua madre simpressionasse, dice
ridendo.
Parliamo, mentre la notte ci avvolge come una tenda.
Negli ultimi tempi mio padre e Paola sono stati a Roma, mi racconta, e lui non ha fatto che
stressarmi. Pretende che lavori nellazienda di famiglia. Non ha mai sopportato che sia andato via di
casa a diciotto anni, che mi sia mantenuto da solo, che abbia fatto un milione di lavori che considera
vergognosi, e che insegua il sogno di scrivere. Per lui una solenne stronzata. Mi dispiace per mia
sorella, che cerca da una vita di far combaciare tutti i pezzi e non sa che alcuni non combaceranno
mai.

Dopo due ore di viaggio, capisco che stanco.


Forse sarebbe meglio che ci fermassimo, suggerisco.
Lungo la A 11 troviamo un albergo, un agglomerato di bungalow in una radura senza nemmeno un
albero. Non c un gran viavai, prendiamo due stanze vicine. mezzanotte passata e ci salutiamo con
un bacio lieve, le sue labbra sulla mia guancia. Mi chiudo dentro, e tracanno una bottiglia dacqua
dal mini frigo. Il posto abbastanza squallido da farmi desiderare che arrivi presto domani. Ho
freddo, mi avvolgo nella coperta e mentre penso, mentre so che non riuscir a dormire tanto
facilmente, mentre i rumori delle auto sulla strada vicina sembrano ululati e le luci dei fari riempiono
di strisce gialle e svelte la stanza, sento bussare alla porta. Luca, ha una bottiglia in mano.
Ti va di bere un po? mi chiede. Lho presa al bar. Credo sia uno schifosissimo vino fatto con
qualche polverina venefica. Non escluso che moriremo intossicati.
C sempre la possibilit che invece ci venga un attacco di diarrea. Wow! Ci sto. Ho sempre
sperato di torcermi in preda al mal di pancia in un motel.
Entra, si siede sul letto, stappa la bottiglia da due soldi, e si offre come volontario per il primo
sorso.
Se ci resto secco subito, non bere.
Se ci resti secco subito, berr a maggior ragione.
Manda gi direttamente dalla bottiglia e il vino dun improbabile viola acceso gli gocciola sul
mento e gli sporca la camicia bianca creando una chiazza rosata sul colletto. Me la porge e si asciuga
le labbra col dorso di una mano.
Per dirla con un linguaggio forbito da sommelier, una vera merda! esclamo ridendo, dopo aver
gustato qualcosa che ricorda vagamente un insetticida per scarafaggi.
A turno, beviamo fino alla fine, ridendo come due scemi. Non so bene perch, non siamo cos tanto
ubriachi, giusto allegri, ma non ci sfugge il senso delle cose. Per ridiamo, distesi supini a guardare
il soffitto, ammiriamo le macchie di umido e una famiglia di ragni che zampetta. A un tratto Luca si
gira su un fianco, mi fissa con un sorriso, il gomito puntellato su un cuscino.
Non so bene come ha inizio. Un attimo prima scherza a proposito della morbidezza del materasso
di pietra lavica e della sofficit del copriletto di carta vetrata, e un attimo dopo mi accarezza un
braccio, piano, con due dita, come se stesse scrivendo qualcosa. Sale, dal polso fino al gomito, e
raggiunge la spalla. Un brivido mi scorre lungo la schiena, forse dovrei dirgli di smettere. E invece
sto zitta, mi cucio la bocca, butto la chiave di ogni possibile protesta in un tombino.
Le cose accadono. Non che un bacio affettuoso, allinizio. Ma poi il bacio sosta, indugia,
incollato alle mie labbra, dentro, con la sua lingua che trema. Ho gli occhi serrati, ma li apro per
essere certa che sia proprio lui, per sentirmi bene... ed lui che mi abbraccia, che sopra di me. Non
pi uno scherzo, non c mia madre in fondo al corridoio che origlia. Siamo solo noi, la strada
dietro, le luci intermittenti dei fari, e un gestore pallido che non ricorder le nostre facce. tutto
vero, vera la sua mano che mi sfiora, vero il gesto col quale si sfila via la giacca e la camicia.
vero il sorriso col quale osserva il mio vestito che vola, il fruscio dei suoi pantaloni, il calore della
sua carne accesa sulla mia gamba. Lo amo. Sono qui, in una stanza squallida, su un letto che avr
ospitato un milione di scopate disadorne e mi sembra di essere in una reggia. Sono qui, spalancata e
offerta, percorsa dai suoi baci, penetrata dal suo corpo, e mi sento casta. Non so se qualcuno, fuori,
riuscir a non sentirci, non so se questa stanza regger al passaggio dei nostri corpi afferrati dalla
tempesta, so solo che sono felice. So che mentre mi stringe, mentre viene con un urlo sommerso dai

miei capelli, mentre unonda mi seppellisce e mi fa palpitare, so che potr vivere per sempre anche
se morir adesso. Luca mi guarda, aderisce alla mia pelle col sudore, sorride, e si ricorda come mi
chiamo.
Carlotta... dice solo questo.
La felicit rapida, la felicit un impeto.
Avverto qualcosa, qualcosa che mi spezza. Lui guarda il soffitto a disagio, e inghiotte, la sua gola
pare un treno. Ho paura che mi detesti, che lattimo sia gi passato e che adesso inizi il dopo. Stiamo
in silenzio per qualche minuto. Lo guardo, so che anchio faccio parte della schiera di coloro che non
sono ammesse ad addormentarsi sulla sua spalla, e mi fa male il cuore, forse sta per venirmi un
infarto. Luca si muove un po, c un gelo polare che ci separa. Salta gi dal letto e fa qualcosa che
vorrei non facesse: si riveste, inforca i pantaloni in modo caotico, senza guardarmi. Mi proteggo con
un frammento di coperta, come se essere nuda fosse molto di pi che essere solo nuda, come se
volesse dire essere ferita, sanguinante, vicina alla morte. Non devo piangere, sapevo che sarebbe
andata cos. Si volta, mi indirizza uno sguardo colpevole.
Accidenti, Carlotta, sono stato un idiota! Non esattamente ci che speravo. Certo, non mi
aspettavo che mi chiedesse di sposarlo, ma questa frase una frustata. Insomma, lo abbiamo fatto
senza preservativo, ti rendi conto? Si muove per la stanza, si strofina le mani, come se avesse
freddo. Capisci quello che ti sto dicendo? Quanto alle malattie non devi avere paura, faccio il test
continuamente e comunque sono stato sempre prudente, e tu, sono sicuro, non hai alcun problema.
Annuisco, mi gira la testa. Capisco che le sue perplessit sono sagge, ma mi fanno venire la
nausea. Lui continua a spostarsi, sembra che il vento lo sbatta.
Ma che mi dici del insomma, uno di quei periodi del mese in cui
No, no, stai tranquillo.
Ti giuro Carlotta, sono mortificato.
Dai Luca, sono certa che non ci sia niente di cui preoccuparsi.
S, lo so... per, cazzo, non sarebbe dovuto succedere! Non solo il come, non sarebbe proprio
dovuto accadere. stato un errore, abbiamo bevuto un po e quando si brilli si fanno stronzate.
Vai via Luca, ti prego, vai via. Non aggiungere altro o mi romper come una statuina di
porcellana presa a calci.
Carlotta, io... sar meglio che torni nella mia stanza, no? Mi osserva, attende come un
condannato, forse teme che lo trattenga.
S, direi di s. Vai pure, tutto ok. Niente malattie e niente bambini! Sorrido, faccio una smorfia
buffa, provo a sembrare spiritosa, a tornare me stessa, per mandarlo via senza troppi pesi.
Si ferma in mezzo alla stanza, viaggia su di me con lo sguardo, e si morde le labbra. Non dice
nulla, siamo lontani, prima era dentro di me, e ora non ci conosciamo. Lo amo, anche se lo odio. Mi
siedo sul letto, con la coperta sul seno.
Luca, non devi vedere la cosa in modo cos tragico. Non cambier nulla! stato solo sesso! Un
buon sesso ma niente di pi. Un sorriso bugiardo e forzato mi liscia la bocca, avverto la pelle che si
tende.
Io... certo, daccordo. Sai, avevo creduto che
Volessi qualcosa di pi? Ma come ti viene in mente?
Perch sei tu, perch ti voglio bene, perch siamo amici e
tutto a posto. Adesso ho sonno. Vai pure nella tua tana. Qui mi daresti fastidio, io sono abituata

a dormire da sola. Ci vediamo domattina.


Annuisce, e va via senza dire altro. Resto sola e mi volto da un lato. Le luci delle macchine
vibrano, straripano, si spengono in un fischio. Afferro il cuscino e lo divoro. Piango, singhiozzo,
grido, ma piano, in sincronia coi rumori della strada. Vorrei che qualcuno mi onorasse di un sipario.
Ma ho solo questa coperta ruvida, e me la faccio bastare.

TREDICI
Non so se vi sia mai capitato di sentirvi come una macchina usata, traballante e fuori moda, sulla
quale uno stormo di uccelli abbia scaricato simultaneamente una tonnellata di guano. A me capita
durante il viaggio di ritorno. Ci guardiamo a stento e non parliamo proprio, preferendo di gran lunga
la contemplazione della strada, dei segnali, della campagna. Credo che nei pressi del Circolo Polare
Artico, tra una famiglia di trichechi bagnati, ci sia una temperatura pi elevata di quella che riempie
labitacolo. Non posso negarlo, sto male. Luca mi ignora, evidentemente non tollera di ritrovarsi
accanto la tizia con cui stato a letto e di doversi addirittura preoccupare delle soste necessarie per
consentirle di fare pip. Pensa, a volte respira con una profondit che gli solleva il torace, si morde
una guancia dallinterno e la mastica. Arriviamo di pomeriggio, senza bagagli, senza affetto, e lui
scappa via al bar con tre ore di anticipo.
Queste ritirate, questi tentativi di sfuggirci, durano parecchi giorni. Lunica volta che mi rivolge la
parola quando, un pomeriggio, se ne arriva con il responso del suo esame HIV, esclamando con
tono glorioso che negativo, e con un test di gravidanza. Lo ringrazio freddamente, mentre lo posa
sul tavolino dellingresso, e poi lo infilo in una borsa.
Ma non lo uso, non so perch. Forse perch non voglio scoprire, cos presto, di non essere incinta.
Lo so, meriterei linternamento: sono una quasi trentenne con un lavoro sottopagato, senza un
compagno, scopata alla grande da un uomo che si dato alla fuga tre minuti esatti dopo lorgasmo e
che da allora non mi rivolge neppure la parola, e il desiderio di una gravidanza non affatto sensato.
Lo so, dovrei sperare che il test sia negativo e brindare allo scampato pericolo. Una donna normale
vorrebbe questo. Ma io non sono normale. C qualcosa di folle nei miei geni, e il pensiero che
forse, dentro di me, c una cellula nuova, mi inebria in un modo bizzarro. Sar listinto materno, il
timore che si tratti dellultima infornata possibile prima della menopausa, visto che, per come mi
sento, non credo che vorr un uomo fino al riposo eterno, sar che si tratta di Luca, comunque sono
eccitata, e voglio essere incinta. Lui mi detesta, e io spero di aspettare suo figlio. Sono una totale
imbecille.
Con questo spirito, materno e traviato, accetto linvito di Lara a partecipare alla festa di
compleanno di Emma. Una banda di mini scippatori mi accoglie e mi macchia la gonna con schizzi di
cioccolata. Emma mi abbraccia, costringendomi a piegarmi al livello tizietta sbaciuccosa di cinque
anni, che, a dire il vero, non molto pi basso del mio. La casa di Lara piena di mamme,
sequestrate da bambini che strillano e corrono. Il mio regalo un libro nuovo di favole e una trousse
di rossetti al lampone per bambine vanitose, ed Emma ne entusiasta. Aiuto Lara a badare a una
banda di delinquenti di sei anni e impedisco che lancino bocconi di torta contro un quadro usando i
tovagliolini di carta come fionde. In tutto ci, ascolto Lara che si lamenta della crudelt mentale del
suo ex marito.
Non ha telefonato neppure per farle gli auguri! commenta, senza remore, davanti ad altre mamme
in fervido ascolto. Brutto bastardo, si star trastullando con qualche nuova sgualdrinella dalle tette a
punta.
Gli uomini sono tutti stronzi, nessuno escluso, le fa eco unaltra mamma, una signora segaligna,
con capelli color tuorlo duovo e la faccia ingrugnita di donna sola con figli. Se distribuissero

patenti a tutti i maiali del mondo, il mio ex ne racimolerebbe una collezione. Dopo otto anni di
matrimonio, ha scoperto che preferisce le ragazze col culo alla brasiliana. E allora perch mi ha
sposata? Io non ce lho mai avuto il culo alla brasiliana!
Non un problema di culi, obietta unaltra madre, una donnina minuta che pare uno gnomo, io
la chiamo la teoria degli opposti. Se tu sei alta, tuo marito si tromber una bassa, se sei bassa lo
scoprirai che si fa una stangona. Se hai una quarta di reggiseno, amer le tette che entrano nelle coppe
di champagne, se le hai piccole lo vedrai tuffato col naso fra due cocomeri. Se sei una casalinga
adorer le donne in carriera, se lavori si lascer slinguazzare da una massaia. Agli uomini piace
sempre lesatto opposto di ci che hanno a fianco. Questo gli fa comodo, cos potranno sempre dire
che non corrispondevamo alle loro aspettative.
Se voi credete che vi sia andata male per cos poco, allora dovete ascoltare me, esclama una
signora belloccia, una specie di Gwyneth Paltrow dei poveri, con laria di chi nasconde una piccante
esclusiva. Mio marito, dopo tre anni di fidanzamento, due di convivenza e quattro di matrimonio, ha
improvvisamente scoperto che preferisce gli uomini!
Mi chiedo se Lara abbia racimolato tutte le sfigate del globo, limitando linvito alle femmine
appassite abbandonate dal farabutto di turno. Siamo una mandria di donne tradite e ringhiose. Mi ci
metto anchio in questa compagnia di tapine. Dopotutto, non sono quasi incinta? Non c la concreta
possibilit che, in un angolino della mia pancia, si agiti un passero implume che crescer senza
padre? Non ho un clamoroso ritardo di due giorni? Non ho forse mentito a Luca quando gli ho detto
che non era quel periodo pericoloso del mese? Lo era, invece. Intendiamoci, non lho fatto apposta,
in quel momento non ho perso tempo a fare il conto.
E adesso, mentre ascolto queste legioni di ex mogli brontolanti e insoddisfatte, che criticano i vizi
dei maschi, che raccontano terribili storie di solitudini, incontri sporadici con tizi di passaggio, e
bambini che fanno ancora la pip a letto, immagino me, ragazza madre, sola, con una coppia di
gemelli strilloni e i peli sulle gambe che si arricciano perch non ho neppure il tempo di depilarmi.
La visione di me, orribilmente villosa, incapace di calmare i miei figli, mi fa venire i brividi. Sono
nei casini! Sono incinta! Partorir da sola in un ascensore bloccato, aiutata da un rappresentante di
commercio con la giacca a quadretti. Dovr lasciare il lavoro o, peggio, affidare i miei figli alla
mamma, che si dar da fare per trasformare le femmine in troie e i maschi in puttanieri paganti. Mi
rester una pancia quanto una bisaccia e per allacciarmi le scarpe dovr appuntarla da un lato con
una pinza. La situazione disperata. Disperatissima.
Mi alzo, mi gira la testa, forse il caso di mettere fine a questa tortura. Cerco la borsa, lho
rifugiata sul frigo per sottrarla alla foga dei piccoli. Mi chiudo in bagno, estraggo laggeggio, il dono
di Luca, una bacchetta di plastica bianca e blu che mi dir se per i prossimi anni potr o meno
depilarmi le gambe, e seguo le indicazioni.
Mi domando perch nel foglietto, cos preciso e cos dettagliato (sedetevi sul water, imbibite di
urina il tampone per almeno tre minuti, adagiatelo su un ripiano, attendete il responso), non ci sia
scritto anche esultate o strappatevi i capelli alloccorrenza. Comunque, attendo. Non voglio
sbirciare e girello per il bagno, curiosando negli armadietti di Lara e scoprendo che ha una passione
smodata per il talco al mentolo. Infine guardo. Rimango immobile dinanzi al rettangolo e leggo la
nitida scritta che si materializzata come inchiostro simpatico sopra il calore di una candela. Non
incinta. Non so cosa provare. Sollievo? Dolore?
Mi siedo sulla tazza, mentre Lara bussa alla porta.

Carlotta, tutto ok? Sei l dentro da un secolo! Sei stata risucchiata dallo sciacquone?
Nascondo nella borsa il test usato ed esco, consapevole di non poter pi ascoltare le lamentele
delle mamme in salotto con la sorellanza di prima. Posso sempre comprendere il loro disagio di
donne senza un compagno, ma non la fatica di crescere i figli. Devo essere strana, molto pi del
solito, perch Lara mi fissa con apprensione. Le sorrido, la vita bella, non sono incinta, la mia
pancia rester pianeggiante, non dovr ungermi di crema contro le smagliature e comprare mutande
da ippopotami. Non vomiter lanima nel water e non far pip sette volte al minuto. tutto a posto.
Mi sento libera, libera dalla felicit di avere dentro qualcosa di Luca.
Rimango un altro po, e mentre abbraccio un pochino Emma, che si divincola come una puledra per
rincorrere un maschietto dallaria birichina, sarei quasi tentata di spiegarle che gli uomini non vanno
inseguiti. Non cos apertamente almeno... Si pu languire al pensiero di perderli, si pu desiderare
che ununica notte di sesso abbia generato una coppia di eredi, si pu provocare un solco circolare
sul pavimento di casa marciando allalba nellattesa che tornino, li si pu sbirciare dietro la tenda da
doccia e annusarne i maglioni lasciati sulle poltrone, ma inseguirli non proprio il caso. Anche
nellumiliazione necessaria un po di disciplina. Come me, che fingo di essere una donna gagliarda,
per nulla turbata dal fatto che Luca mi ignori, per nulla ferita dalla semplice circostanza che
largomento abbiamo scopato non venga sfiorato nemmeno per scherzo. Sono una vera donna, io. Io
non inseguo: mi limito a morire da ferma.
Saluto le signore ed esco, maledicendo il fatto di non essermi ancora decisa a comprare una
macchina.
Cammino a lungo, la serata mite. Ho il mio cappottino leggero, la gonna a godet e gli stivali,
indosso un baschetto di feltro sui ricci, e non sono incinta. Bisogna festeggiare. Entro in un bar, uno
qualsiasi, il primo la cui luce mi catturi. piccolo, fumoso, ma tanto non ho bambini di cui
prendermi cura e posso bere quanto mi pare. La maggior parte degli avventori ha sei orecchini per
lobo e indossa canottiere che mettono in evidenza bicipiti da culturista. Intorno al biliardo le uniche
donne presenti portano shorts e giubbetti strapieni di borchie. Ma non ci faccio caso e ordino da bere
a un barista con le sopracciglia cespugliose che, ho il sospetto, tendano a spiumarsi nei drink.
Mentre sto qui, abbrancata al banco, scrutando un pelo che nuota a delfino sulla superficie del mio
superalcolico, mi si avvicina un tizio. Ha laspetto coriaceo di una quercia, e la scritta sulla sua
maglietta lapoteosi della finezza stilistica Io sono un fico e tu hai una fica. Sono colpita dal
gioco dei sostantivi. Lomone mi dice qualcosa, un complimento nuovo, una di quelle frasi mai usate
per attaccare bottone. Mi chiede cosa ci fa una tipa come me in un posto come questo. Gli dico la
verit. Vedi bello, festeggio il fatto di non essere incinta. Vedi, luomo che amo mi ha scopata con
una danza infinita, qualche notte fa, ma adesso mi odia. Vedi, non escluso che appena uscita da qui
mi taglier le vene. Piango, perfino, mentre confido ogni cosa a questo fico estraneo. Il tipo mi
scruta, forse un poeta mascherato da albero. Mi dice una cosa, una cosa sola, con una faccia da
camionista cantore: Baby, quelluomo non fa per te. Devi liberartene. Altrimenti sarai prigioniera
per sempre.
Non escludo che il vate intendesse alludere alla possibilit di farne le veci, trombandomi a
martello sul panno del biliardo, ma il suo consiglio mi suggerisce la via. Agguanto un taxi al volo,
con lalito che puzza di gin e la testa che gira. Torno a casa, penso che dormir un po prima di
mettere in pratica la mia decisione. Quando entro, per, mi accorgo che il sonno andr rimandato.
Luca in casa, e non solo. Me lo dice il suo cappotto a terra e, soprattutto, me lo dice un vestito

da donna senza la donna. Rimango immobile, mentre dalla sua stanza provengono delle voci.
Cosacosacosa? Sta facendo sesso? Alle spalle della quasi madre dei suoi due gemelli?
Vorrei ucciderlo. Provo a contare fino a dieci, ma al due mi arrendo. Spalanco la porta della sua
stanza con un gesto rabbioso. Eccoli qui, lui steso sul dorso, lei al suo fianco, e pare che parlino. Si
permette perfino il lusso di conversare? Entro con tanta furia che entrambi si voltano. Ho quattro
occhi puntati addosso, la tipa ha un sussulto, Luca pare ancora appannato dal languore del sesso. La
signorina salta gi, sbalordita. Luca si copre, non so bene perch visto che entrambe le donne
presenti in questa stanza hanno frequentato il suo uccello. Allora esclamo, con perfida calma:
Volevo solo avvertirti che puoi stare tranquillo, non sono incinta.
Esco, lasciando di proposito la porta aperta. Luca salta gi, indossa i boxer, si precipita fuori con
lintenzione, temo, di sbriciolarmi. spettinato, furente. Anche la tizia si aggrega, nuda, coprendosi
i capezzoli con le mani.
Carlotta! Hai bevuto? mi chiede lui, la voce confusa da un impasto di sesso recente e disprezzo
accumulato.
Ho bevuto un po, s, ma sono abbastanza lucida per dirti quello che penso. Voglio che te ne vada
via, subito. Non devi aspettare domani, devi prendere le tue cose, i tuoi vestiti, la tua collezione di
preservativi tuttifrutti, le tue mutande, e sparire dalla mia vista. Adesso. Sono stufa delle tue
puttanelle, sono stufa di non avere la mia casa per me, stufa marcia, marcissima. Spero tu sia pi
tranquillo, sapendo che il rischio di avermi messa incinta scongiurato. Io ho tirato un bel sospiro di
sollievo, non sono mai stata tanto felice. E sono cos felice, cos sicura di non avere bisogno di te,
che ti invito a toglierti dalle palle senza nemmeno un istante di intervallo.
Ehi, stronzetta! grida. Non sei tu che mi cacci, sono io che me ne vado! Credi sia piacevole
stare con una scimmia isterica che mi giudica, qualunque cosa io faccia? Sono giorni che mi guardi in
cagnesco: cosa ti aspettavi, una proposta di matrimonio?
Matrimonio? Preferirei diventare lesbica piuttosto che sposare te! Preferirei scoparmi il barista
con le sopracciglia a cespuglio! Preferirei fare un figlio con un banano dellEcuador! Credi che me
ne stia a pensare a te per tutto il tempo? Credi che in queste settimane non abbia pensato ad altro che
a Luca e al suo bel culetto? Be, mio caro, sappi che sei stata una convincente esperienza di letto, ma
niente che mi segner per la vita!
Ma se sei frigida come un ghiacciolo! ride, a squarciagola, non mai stato cos crudele. Penso
proprio che laltra notte tu abbia avuto il primo orgasmo della tua vita! Se dopo aver scopato con
Tony il bavoso ti volevi fare suora!
Adesso non pi, adesso voglio farmi puttana, invece, come questa qui!
Puttana a chi? esclama rabbiosamente la tipa in costume adamitico.
Stai zitta, tu, brutta baldracca, esclamo, senza lintenzione di offenderla. Questa conversazione
finita, Luca. Voglio che tu te ne vada.
Certo che me ne vado! da un secolo che cerco di dirtelo! Me ne vado eccome! Non voglio pi
averti tra le palle, con tutte le tue stronzate da femminuccia frustrata! Sai che ti dico? A letto fai pena,
sei stata la peggiore scopata della mia vita.
Non riesco pi a parlare, credo che le mie corde vocali siano implose. Luca mi fissa, ha i pugni
contratti. La signorina raccatta il vestito e scompare nel bagno. Non dico altro, non aggiungo sillabe a
questo silenzio conclusivo. Mi giro, raggiungo la mia stanza, ho le gambe strane, sembrano di sapone,
scivolano, devo tenermi alla porta per non cadere. Mi chiudo dentro, e rimango con la maniglia

conficcata nella schiena per un tempo infinito, che si dilata a ogni rumore fuori. Luca che apre
violentemente il suo armadio, Luca che scaraventa gli oggetti che gli appartengono nella sacca di
tela. Non so quanto dura, questa raccolta che prelude alladdio. So che a un tratto la porta dingresso
emette un tonfo. andato. Non c pi. Adesso gi dopo. Perdo lequilibrio, ancora col cappello in
testa, cado gi come un fiore appassito, e sono talmente disperata che non piango.

QUATTORDICI
Eccomi qui, affascinante orinale sbreccato, con due occhi che paiono melanzane mature. Sono
sigillata in casa da una settimana, sepolta sotto uno strato di polvere, con una ricarica di lacrime che
non vogliono saperne di prosciugarsi. Non so nemmeno che giorno . Ho inventato mille scuse al
lavoro. Ho mangiato tutte le olive ripiene e spazzolato ogni barattolino vivente di capperi. Ho una
sete da cammello e trinco un latte di soia che sa vagamente di fungo, con il cuore passato dentro un
tritarifiuti. Da quando Luca se n andato, anche il mio senno ha intrapreso la strada del non ritorno.
Sguazzo nella dignit, non c dubbio, eccitandomi ogni volta che squilla il telefono, nella vana
speranza che si tratti di lui. Mi manca, e mi manca il respiro. Ho dormito nella sua stanza e non ho
mai aperto le finestre per lasciare imprigionato il suo odore nellaria.
Ha chiamato mia madre, per chiedermi se preferisco i diamanti naturali o quelli sintetici, cosa che,
lo so, profetizza un dono di compleanno a forma di lametta per calli. Ha chiamato Lara, allarmata
perch, riordinando il bagno, ha trovato nel cestino dellimmondizia la scatola di un test di
gravidanza. Ha chiamato Giovanna, sollecitata da Lara, informandomi con grande diplomazia che, se
voglio abortire, c un medico di sua conoscenza che lo fa come se ti titillasse con una piuma. Ha
telefonato anche Franz, tante volte, per domandarmi, anzi supplicarmi, di tornare, visto che la rete va
a catafascio senza di me. Hanno chiamato un sacco di persone tranne Luca.
Dovrei sentirmi onorata e, in omaggio alla mia importanza, dovrei farmi una doccia, depilarmi,
profumarmi, e tornare alla vita normale, visto che questa esistenza da talpa puzzona non mi si addice.
Ma non ce la faccio, pi forte di me, lumiliazione mi sottomette. Sono stata la peggiore scopata
della sua vita...
Mi trascino sul water e vomito. Mi sciacquo il viso, in tempo per sentire il citofono che suona.
Giovanna, fingo di non essere in casa, mi spaccio per la mia domestica cinese, dichiaro di essele
paltita per un gilo intolno al mondo in tleno melci. Giovanna mi dice di non fare la stronza: se non
le apro chiamer la neuro e mi far rinchiudere in un reparto per cazzone furiose. Cos la faccio
salire e la accolgo nel caos della mia casa.
Carlotta, ma che ti sta succedendo? Hai ragione a essere sconvolta, ma ci sono i rimedi! Non
ottieni nulla trasformandoti in un ammasso di letame!
Che rimedi ci sarebbero? Un argano per acchiapparlo e farlo tornare? Una calamita gigante per
attaccarlo alla parete del frigo? Dimmi, che rimedi? Da come la vedo io lunica soluzione
soddisfacente starmene qui, ingurgitare porcate fino a trasformarmi in un pistacchio salato, morire,
e farmi inchiodare in una cassa a forma di barile.
Lo sai che sei sulla soglia della demenza? Giovanna mi sorride scrutando il mio disfacimento
dallalto dei suoi capelli freschi di parrucchiere. Si siede sul divano, accanto alla mia salma
stravaccata, e mi fa un carezza su un polpaccio non proprio glabro, dicendo: Insomma, si pu sapere
di che parli? Se non ti va di tenere il bambino c sempre il modo per risolvere la faccenda.
Bambino? Che bambino? Sono confusa, tra queste macerie di casa e di vita non riesco a seguire
il filo dei suoi ragionamenti.
Il bambino, Carlotta! Non era il tuo il test di gravidanza che Lara ha trovato nel suo bagno?
Ah s, ho capito, alludi ai gemelli Assumo unespressione dispiaciuta, al ricordo di quei

poveri passerotti immaginari.


Che? Sono gemelli? Crolla seduta sul divano. Un sacchetto di patatine fritte, che ho fatto
esplodere dopo averlo gonfiato con tutto il contenuto, si spiaccica sotto il suo sedere, come il
cadavere untuoso di un canarino. Si alza di botto, dice una parolaccia, e mi guarda come se fossi una
mucca.
Gi, i bambini non ci sono pi, non temere.
Vuoi dire che hai gi abortito? La cosa la turba, forse sperava di convincermi a tenerli.
Voglio dire che non ci sono mai stati, voglio dire che non sono incinta, non lo ero e mai lo sar.
Capisco, replica con una ventata di tenerezza, mentre il suo piede calpesta per sbaglio un
profiterole ridotto in poltiglia. Si pu sapere di chi sarebbero stati questi gemelli se, diciamo,
fossero stati? Di Tony? Ho saputo che non ti ha pi chiamata, ma non mi ha detto cosa successo.
Meglio rispettare la sua esigenza di riservatezza, sussurro, col viso incollato a un tovagliolino
che sa di popcorn. Comunque il quasi padre dei miei quasi figli era Luca.
CHE? Giovanna mi lusinga con la sua incredulit. Tu e Luca siete andati a letto insieme?
S Mi manca la voce, non vorrei ricordare. Lho gi fatto tremilaseicento volte in questi ultimi
giorni, e ho diritto, penso, a un po di spot pubblicitari tra una replica e laltra. Sei cos stupita
perch ti chiedi come sia possibile che mi abbia desiderata, sebbene a orologeria?
Ma no, scema, a dire il vero mi stupiva che non fosse ancora successo. E mi addoloro, Carlotta,
per quanto possa sembrarti strano. Se mi permetti, Luca non il tipo ideale per fare sogni di gloria,
tu meriti qualcuno che abbia il coraggio di rimanere.
Non ci siamo accordati sul tempo... biascico. Lui voleva scopare una volta, io volevo scopare
per sempre. Ma non importa, sto bene. andato via insieme alla tettona, ma io sto bene.
Certo, si vede. Puzzi, la tua casa una discarica, e dovresti farti la ceretta alle gambe. E poi
Tace, sta rimuginando qualcosa e, dal tono sospeso che ha, non mi far piacere.
Bene, il momento giusto per darmi il colpo di grazia. Su, impugna questo cazzo di coltello e
piantamelo nella schiena, stando per attenta a schivare il barattolo vuoto dei sottaceti.
E poi in fin dei conti meglio. Luca era in gamba, un treno, non so se mi spiego, ma ha troppe
femmine intorno Insomma, gli bastato che glielo sfiorassi per mostrarsi grato, capisci?
S, capisco, ma questa acqua passata, mento io.
Per di pi, non ti ho raccontato che lho visto con tua sorella.
Che? Questa rivelazione mi sveglia, balzo su dal divano, coi capelli sparati come proiettili.
Erika? Quando?
Qualche settimana fa, mi capitato di avvistarli al bar dove Luca lavora, e sono andati via
insieme alla chiusura. E una volta li ho visti per strada. Non te lho rivelato prima perch temevo che
ci rimanessi male.
Male? No, ma che dici, sono estasiata! urlo, sembro unerinni, una strega che danza intorno al
paiolo durante un sabba. Luca non me lha mai detto!
Ho gli occhi bassi, dispersi sui detriti che cospargono il tappeto. Non c nessuna differenza tra me
e quelloliva ascolana accanto al mio tallone. Qualcosa mi ronza dentro, un cicalino da sirena
dallarme. Luca ed Erika. Ho creduto che fosse innamorato di Paola e ho scoperto che si trattava di
sua sorella. E allora di chi parlava quel giorno, al parco, quando lho udito alludere a un sentimento
nuovo che lo faceva sentire strano? Possibile che la fonte del suo imprevisto innamoramento fosse
Erika?

Ho freddo, ho un saporaccio in bocca e sento che sto per vomitare di nuovo. Scappo in bagno come
una furia e mi guardo allo specchio: Carlotta, devi smetterla. Non puoi continuare a vivere al buio,
respirando lodore delle sue lenzuola. Non hai quindici anni, non sei unadolescente che patisce i
contraccolpi della sua prima emozione.
Non so se del tutto vero. Sono unadulta, ma non avevo mai provato qualcosa del genere. Eppure
devo venirne fuori, se non per convinzione, almeno per orgoglio. La vita continua, anche senza Luca,
anche senza un uomo che, pur dichiarando di volermi bene, mi ha usata come una donnetta qualsiasi.
Daccordo, non potevo pretendere che mi amasse, ma che almeno mi trattasse con rispetto, e invece
mi ha insultata, fino alla fine. Non posso permettergli di vincere, di ridurmi a unameba ammuffita e
barbona.
Lascio scorrere lacqua nella doccia, mentre Giovanna raccoglie le macerie della mia settimana di
clausura, con laria schifata di chi sta raccattando cadaveri. Mi lavo, mi striglio, il rumore dellacqua
mi assorda, ritorno umana.
Quando esco, mi aspetta qualcosa di nuovo. La prima la casa, non proprio pulita ma per lo meno
sgombra da schifezze sparse e calpestate. La seconda Franz, in mezzo al mio ingresso, che conversa
con Giovanna mentre io vengo fuori con laccappatoio slacciato. Perdiana, poteva avvertirmi! Mi
copro, la fulmino, lei mi strizza locchio. Se ne va, sostenendo che sono in buone mani adesso.
Come stai? mi chiede Franz con premura e io, inaspettatamente, gli racconto tutto. Mi ascolta
con affettuosa attenzione, e poi mi racconta qualcosa di s.
Anche per me lultimo anno stato doloroso, spiega. Mi sono separato da mia moglie, che
tornata in Germania con la bambina. La mia piccola Annika mi manca molto.
Parliamo tanto, io nuda sotto laccappatoio, lui ancora col cappotto, seduti sul divano, a
sommergerci con le nostre rispettive disgrazie. Franz dolce, ha questi occhi di cielo, e una triste
storia celata dietro un sorriso infinito.
Mentre parliamo un rumore ci fa sobbalzare.
Eccola l, lindiscrezione personificata: mia madre. Ma non mi aveva restituito le chiavi? E allora
che fa, qui, di nuovo a sorpresa nel mio appartamento, di nuovo estasiata nel trovarmi, seminuda,
mentre intrattengo un giovanotto dai tratti gradevoli? Temo proprio che dovr cambiare serratura:
non escluso che in un cassetto di casa conservi trenta copie delle stesse chiavi pronte per le sue
prossime simpatiche improvvisate.
Tesoro mio! esclama, ancheggiando su un paio di tacchi spropositati. Sono giorni che ti
telefono. In televisione non ti si vede pi, pensavo che fossi morta. Ma... cos questa puzza?! Hai un
cadavere nellarmadio? E coshai fatto ai capelli, sembri un porcospino.
Sono viva, mamma, la casa impregnata del mio nuovo deodorante per ambiente. Non sai che
di moda la fragranza di salma?
Sono costretta a presentarle Franz, perlomeno per dovere di educazione. Lei gli scuote il braccio,
lo seziona, lo valuta mentalmente. Lui, pietoso, comprensivo, consapevole del mio macroscopico
imbarazzo, va via subito dopo, augurandosi di vedermi domani al lavoro. Quando restiamo sole, la
mamma, senza attendere nemmeno un istante, in modo da dare al giovanotto appena uscito la
possibilit di arrivare al piano terra, dichiara a gran voce: Io preferivo quello di prima, era pi
maschio. Questo mi pare un tantino moscio, belloccio, s, ma senza quellaspetto da bellimbusto
bastardo...
Questo potrebbe essere un pregio, non credi?

Oh, no! Che sciocchezze! trilla, con aria ironica, come se avessi pronunciato unautentica boiata.
A chi vuoi che piacciano i bravi ragazzi? A nessuna! Le donne preferiscono gli uomini crudeli, che
in genere a letto rendono meglio.
Preferirei parlassimo daltro. Si pu sapere che vuoi?
Sono venuta per vedere se eri morta e in caso contrario per informarti della tua festa di
compleanno. Sto organizzando qualcosa di straordinario. Verr un complesso musicale e ci sar
anche un balletto! Ho invitato tutti i parenti e anche quella donnetta scipita che sta sempre appiccicata
a tuo padre.
A me Coretta simpatica.
Poteva almeno trovarsi una che avesse un nome meno ridicolo, dai... fa rima con almeno una
dozzina di parole sconce! Ridacchia, ma ha la bont di non mettermi a parte delle sue audaci rime
baciate.
Ti avevo detto che non volevo nessuna festa.
E invece festeggerai. Daccordo, la tua vita un disastro, ma devi essere positiva. Dopotutto, non
necessario fare lamore tutte le sere, sperare di avere dei figli ed essere belle per sognare un po di
felicit. Anche tu, nel tuo piccolo, ti saprai destreggiare, porterai a spasso i bambini di tua sorella e
delle tue cugine e potrai sempre prenderti un gatto.
Non le rispondo, la guardo acida come un limone spalmato di fiele.
La mamma rimane ancora un po, abbastanza per farmi passare la voglia di arrivare a trentanni.
Sono tentata di chiederle notizie di Erika, per provare a scoprire nelle sue parole qualche traccia
della presenza di Luca, ma mi trattengo. Dopotutto, se sapesse qualcosa, ne sarei gi sommersa.
Quando va via mi guardo intorno con aria disfatta. Sar meglio che liberi la casa da questo tanfo di
solitudine. Sar meglio che lavi le lenzuola della stanza di Luca. Non vorr dire che guarir, ma che
almeno ne ho lintenzione. Le raccolgo, le accartoccio, e le conduco, con un gesto che pare rituale,
verso la lavatrice.
Ciao, Ciao, Luca Morli, eccoti qui, rotoli insieme alla schiuma, ti elevi e ti abbassi, occhieggi da
dietro lobl, e io, inginocchiata, osservo il tuo viaggio, e penso che il mio, quello che mi porter a
pensarti senza rancore, appena iniziato.

QUINDICI
Sono tornata al lavoro, e la vicinanza di Franz mi d molto sollievo. Con lui mi rilasso, ormai
lavoriamo in simbiosi. Mi viene a prendere a casa per andare alla rete e la sera mi riaccompagna,
salutandomi con una stretta di mano sempre pi salda. Il tempo passa ma quanto ci mette! Ogni
mattina cancello un giorno dal calendario, e ogni mattina spero che sia il successivo quello che mi
porter la liberazione dal ricordo di Luca. Ce la far, costi quel che costi. Non ha importanza che
durante un servizio in esterni mi paralizzi vedendo passare una macchina che somiglia alla sua, o un
uomo che, visto a distanza, sembra proprio lui, o che, semplicemente nelludire pronunciare il suo
nome, fosse anche riferito a Luca Giurato, mi illanguidisca come una trota tirata fuori dal lago. Non
credo che eventi talmente marginali possano demolire la mia forza di volont. Devo concentrarmi
sulle cose importanti.
Per esempio sul fatto che la rete, negli ultimi tempi, ha realizzato un incremento di share: se prima
non la guardava nessuno adesso la guardano in due, ma a noi pare un risultato eccellente. Cos, il
direttore ci invita tutti a cena fuori.
Il ristorante che ha scelto stato appena inaugurato e pare sia molto in voga tra i romani
nottambuli. A dire il vero una specie di stalla il cui nome, Paglia e fieno, fa pensare a una steak
house incrociata con una trattoria casalinga. un locale rustico, soffitto con travi a vista, pareti di
mattoni scabri, selle attaccate ai muri al posto dei quadri, tavoli a forma di ferro di cavallo,
cavalletti per mungitori come sedie, e qualche balla di fieno qui e l. I camerieri indossano abiti da
cowboy, e ci accolgono con un lancio scenografico di cappelli. Graziose cowgirls con trecce e
cinturoni transitano tra i tavoli reggendo vassoi.
Mentre mi guardo intorno, scorgo qualcosa che farei meglio a non scorgere. Il sorriso svanisce
dalle mie labbra.
In un angolo del ristorante c Luca. Almeno mi pare sia lui, ma viste le esperienze delle settimane
passate, e tenuto conto della mia tendenza ad avvistarlo dovunque, soprattutto dove non c,
preferisco essere certa prima di dare al mio stomaco lautorizzazione ufficiale a friggere. Infine non
ho pi dubbi, proprio lui, non un ficus o un lampione a forma di Luca. Quello il suo profilo, e
quello il dannatissimo modo in cui si frulla i capelli. Le gambe mi diventano molli, non riesco
neppure a sollevare le braccia. Lo fisso, lo fisso, dopo quasi un mese di astinenza, e mi rendo conto
che mi bastata una sniffata per tornare tossica a tempo pieno... voglio andare da lui, voglio
scongiurarlo di farmi subito sua su uno di questi sgabelli... temo che gli chieder di sposarmi con rito
mandriano se non mi do una calmata. Poi, ecco, il crollo totale. Luca non solo, con Erika. Quella
lei, quello spicchio di faccia gaudente, quel lenzuolo di capelli ronzanti, quella mano protetta dal
guanto. lei, sono insieme, cenano insieme, non si limitano solo ad andare a letto insieme, praticano
una vita in comune anche oltre il materasso. Mi gira la testa, ho caldo, la torcia alle mie spalle mi sta
arrostendo la schiena, spero mi trasformi in un fal e lasci di me solo cenere.
A un tratto, Luca si gira e mi fissa. In verit ha una ciocca sugli occhi e tra me e lui c mezzo
locale e il robusto cameriere che prende gli ordini, quindi potrebbe anche stare guardando tuttaltro,
ma per un attimo mi parso di sentire addosso i suoi occhi arroganti, come se mi stessero
marchiando la pelle. Ma se mi fissa, perch mi fissa? Cosa vuole? Il cowboy mi sta proprio davanti,

col suo cappellone sdrucito e le pistole finte intorno ai fianchi, e mi impedisce di vedere bene.
Fremo, vorrei dargli un calcio, vorrei castrarlo. Togliti, maledetto vaccaio! Devo essere strana,
perch Franz mi domanda cosa ho. Per tutta risposta mi alzo di botto, chiedo permesso, e raggiungo il
bagno, le cui porte sembrano usci basculanti da saloon. Mi sciacquo un po il viso in un lavandino
coi rubinetti a forma di ferri di cavallo. Una ragazza entra, fa pip, e va via. Unaltra si cotona i
capelli per quattro minuti. Una terza fa una strana scorta di carta igienica, raccogliendone una
matassa nella borsetta. Respiro, mi do la carica, e sto per uscire dal bagno ma non esco, poich mi
scontro con mia sorella, la diva dai lunghi capelli, bella anche coi jeans e una maglietta.
Carlotta! Che ci fai qui? mi domanda.
Ho appena fatto pip. Sai, in genere, nei bagni si pratica questo genere di attivit, replico, con
una furia sopita a stento. Lo so, sto per esplodere, ho gli occhi rossi e le guance che paiono sfere di
fuoco, ma devo mostrarmi allaltezza della sua perfidia e del suo trionfo. Non posso far capire, n a
lei n a Luca, che sto quasi morendo.
Sempre cos fine, mi sussurra, mentre si insapona le mani. Sei da sola?
Certo! Per me normale andarmene in giro da sola il sabato sera, soprattutto in questi posti
caratteristici, non si sa mai riesca a rimorchiare qualche cowboy che mi insegni a maneggiare il lazo
nel fienile.
Ma non fai mai a meno del tuo sarcasmo? Ha una voce stanca, quasi spossata, e un po mi
stupisce. Volevo dire, con chi sei, ecco.
Potrei dirle la verit, che sono qui coi colleghi di lavoro, che vorrei essere nel Tevere con un
sasso intorno al collo, che il dolore mi spezza come una foglia di vetro, ma una voce interiore, la
necessit di dimostrare a entrambi che non li penso, che non esistono, che il loro stare insieme non mi
turba e non mi tange, mi induce a mentire.
Sono venuta con Franz.
Franz? Chi Franz? Le si accende un bagliore negli occhi, spero non le venga in mente di farsi
anche lui. Ha una faccia da fiera, e la punta della lingua le sfiora per un secondo il labbro inferiore.
Il tuo nuovo amichetto?
Erika, interessati dei tuoi di amichetti... dovrebbero bastarti.
A me non basta mai nessuno, lo sai. Vado dove mi porta la fame.
Esco, coi pugni chiusi e la voglia di spaccare qualcosa o qualcuno.
Un muro, o Luca.
Ecco, Luca sarebbe meglio. Soprattutto perch fuori della porta del bagno, appoggiato a una
parete tappezzata di lucidi finimenti per cavalli. venuto a recuperare la sua tuttaltro che dolce
met? Non possono stare separati un istante?
E in un attimo unidea mi balena in testa, unidea a forma di saetta tagliente. Non una cosa che
possa sfuggire a un occhio attento, e neanche a uno distratto. Luca turbato. Forse prova un pochino
di senso di colpa, giusto una presa di sale, per avermi trattata come mi ha trattata e soprattutto per
avere scelto mia sorella, ma larrovellamento che gli leggo sul viso, su questo bel viso virile,
adombrato da un velo di barba, non recente, non dovuto al nostro incontro casuale, non di sicuro
imputabile a me. dimagrito, ha i lineamenti pi duri, i capelli pi lunghi, e negli occhi un buio
profondo.
Pare un uomo attorcigliato, uno che vuole e non pu avere, uno che non ha mai amato e adesso ama
qualcuna che non ha fame solo di lui. Ecco cosa lo tormenta. Erika lo tiene sospeso, come fa con

tutti, come lui ha fatto da sempre. E pensare che io stessa gli ho detto, una volta, che avrei dato chiss
cosa per vederlo innamorato. Ora darei chiss cosa per non avergli augurato una condanna del
genere.
Mi fissa, si passa una mano tra le ciocche castane, batte le palpebre per un istante. Quanto vorrei
essere un acaro adagiato su quelle ciglia! Ma non posso sciogliermi come un cioccolatino ripieno di
crema, devo dimostrarmi superiore e perfino un po stronza per non fargli capire quanto il tempo
trascorso mi abbia lasciato irrimediabilmente ammalata.
Buonasera, gli dico con vivacit. La tua bella arriva subito.
Ho la sensazione che stia per parlarmi, allunga perfino un braccio verso di me, ma in quellattimo
sento la voce di Franz alle spalle.
Tutto bene Carlotta?
Tutto bene, gli rispondo con un sorriso esagerato. Mi avvicino, lo prendo a braccetto, ci
allontaniamo come una coppia. Non so se Luca ci segua con lo sguardo, magari se ne frega, sta l ad
aspettare Erika e non ha proprio notato la mia infantile sceneggiata.
Mentre torniamo nel locale, Franz mi accarezza il dorso di una mano, con leggerezza, come
lindugio di una farfalla. Ci sediamo e per un po ascolto le chiacchiere degli altri, ma solo per finta,
perch sono altrove, e quando il cameriere mi deposita sotto il mento una bistecca grande quanto un
cammello, che non ricordo affatto di avere ordinato, fisso Franz con raccapriccio.
Me ne vado, dichiaro allimprovviso.
Se non ti piace ordiniamo qualcosaltro.
Non mi piace, ma non per quello, non ho fame, vado a casa. Non preoccuparti, chiamo un taxi.
Tu rimani.
Mi si avvicina, mi parla accanto allorecchio.
Vengo via con te.
Annuisco, per me va bene. Ho detto che non voglio restare qui, ma non so se voglio restare da sola.
Inventiamo qualche scusa coi nostri colleghi, lasciandoli, ne sono certa, nella convinzione che stiamo
andando via per unimprovvisa impellenza sessuale. Mi aggrappo al suo braccio con ostentata
confidenza, mentre passiamo accanto al tavolo di Luca ed Erika. Stanno parlando, con le facce
vicine, ma riesco benissimo a cogliere lansia negli occhi di lui e una stizza evidente che fa tremare
le mani di mia sorella. Non c dubbio, in questo tavolo qualcuno ama e non riamato.
Usciamo, Franz mi sostiene, quasi capisse che tra un attimo franer come un ramo tagliato.
Raggiungiamo la macchina, parcheggiata in un modo grottesco: ha una robusta corda intorno allo
specchietto retrovisore attorcigliata a sua volta intorno a un palo. Io mi sento fiacca, e Franz mi
scruta a tratti, con delicato riserbo.
Era lui? mi domanda.
Che?
Dico, era lui luomo di cui sei innamorata? Quello seduto accanto alla finestra?
Come hai fatto a
Lo hai fissato per tutto il tempo. Appena lhai notato hai smesso di sorridere.
S era lui e, caso mai non te ne fossi accorto, era con una ragazza da urlo, che, giusto per
affondare il coltello nella ferita, mia sorella.
Mmm questo complica le cose, suppongo.
No, non le complica affatto, direi piuttosto che le semplifica. Meglio cos, no? Inutile dannarsi

lanima, andata com andata! Vuole lei? Che se la tenga! rido, mi esce fuori una sghignazzata
nevrotica.
Non parliamo fino a casa e quando siamo davanti al portone lo invito a salire. Non che intenda
cimentarmi in qualche rocambolesca capriola da materasso, ma non voglio essere sola, non voglio
ingozzarmi di pistacchi e acciughe fino a vomitare, non voglio sprofondare di nuovo nel limbo della
solitudine da salatino. Lui acconsente, e non ho paura. So che non si aspetta nulla, so che non dovr
fingere qualche trasporto erotico per dimostrarmi allaltezza di una femminilit sepolta. Ma quando
mi ritrovo davanti alla porta di casa, mi accorgo improvvisamente di avere commesso un errore: ho
sbagliato chiavi! Qualche giorno fa ho cambiato serratura, giusto per evitare nuove sorprese da parte
della mia maliziosa mammina, e non ho gettato la chiave vecchia. Credo di averla presa per errore e
ora mi ritrovo prigioniera fuori di casa. Sono esiliata come mia madre.
Sono una senzatetto! Non trover mai e poi mai un fabbro a questora... e neanche domani...
domenica!
Non ci si pu arrampicare dalla finestra?
Temo di no, abito allultimo piano, e comunque quando esco tengo sempre le finestre ben chiuse.
Forse se un ragno radioattivo ci pungesse Ma dove avevo la testa? Sono una vera tonta!
Franz riflette per qualche secondo, e poi esclama: Una soluzione ci sarebbe: ho un amico
scassinatore, se ti interessa, lho conosciuto tempo fa mentre realizzavo un servizio su come
difendersi dai topi dappartamento.
Oh, bene, che amicizie provvidenziali! Credi che potrebbe forzarmi la serratura?
Non stasera. Adesso di sicuro star lavorando da qualche parte.
S, certo, immagino, otto ore al giorno e ferie retribuite.
Qualcosa del genere. Comunque domattina potrei chiedergli un piccolo extra.
Sar costretta a fargli ripulire lappartamento in cambio?
No, non credo, se glielo chiedo io come favore
Allora, mezzo problema risolto. Resta laltra met, dove andare a parcheggiarmi stanotte. Pensi
che se torno al locale mi ospiteranno in un fienile? Lidea di rivolgermi a un familiare non mi sfiora
neppure. Non voglio far preoccupare pap, e non sopporto il pensiero delle prediche che mi
rifilerebbe mia madre.
Potresti venire da me.
Eh?
Da me, a casa mia. Prometto che far il bravo.
Laccordo presto raggiunto. Franz non abita lontano, la sua casa una graziosa villetta. Ordinata,
perfetta, con pochi mobili di legno chiaro. Mi offre da bere, un buon vino di pregio, servito in capaci
bicchieri che brillano. Ci sediamo su un divano, sorseggiando in silenzio e ogni tanto mi accarezza la
mano, ma senza malizia, solo per smorzarne il fremito. Bevo poco, pi che altro rifletto, fino a farmi
fumare i pensieri.
Quanto lo odio quel tipo! esclama a un tratto.
Chi?
Quelluomo, quello che ti rende cos cupa.
Che vuoi, cos la vita.
Hai ragione, cos la vita. Non sempre abbiamo ci che vogliamo: capita sempre una persona pi
forte, pi intelligente, pi affascinante, che ci porta via i sogni.

Mi guarda, e ho la sensazione che dovrei capire qualcosa, ma preferisco sembrare tonta, o meglio,
sembrare pi tonta, visto che un po in effetti lo sono. Preferisco non cogliere il senso segreto del suo
amaro commento, preferisco non avere la certezza che Franz provi qualcosa per me, forse da mesi,
preferisco credere che la mia sia solo una congettura fantasiosa ed ebbra. Gli sorrido e gli dico che
ho sonno. Mi offre il suo letto, insiste per dormire sul divano. Ma vinco io.
Adesso sono qui, stesa, con un senso di precariet che mi spaventa. Non ho pi dubbi: diventer
una zitella arida, di quelle che si lamentano per il picchiettio degli zoccoli del vicinato e per i cani
che abbaiano. Ignorer, se mai ce ne saranno ancora, i messaggi provenienti da giovanotti appetibili,
solo perch un tempo ho avuto la disgrazia di amarne uno in un modo devastante e impossibile da
imitare. Avr due capelli bianchi, e poi cento. E a ottantanni, come la nonna del direttore, prover a
recuperare la giovinezza diventando una vecchietta viziosa, traviata dalla memoria del sesso.
Intanto penso a Luca, e a quanta acqua scorrer sotto il mio ponte prima che possa dimenticarlo.

SEDICI
Lo scassinatore mi ha ridato il possesso della mia casa, ma ho il sospetto che abbia sbirciato
dentro con eccessivo indugio. Mi toccher cambiare serratura unaltra volta, per preservarmi dal
pericolo materno e da quello ladresco. Intanto fa caldo, comincia il semestre di afa immobile, fissa
come una lamina arroventata, e la nuova signorina delle previsioni meteorologiche si diverte ad
ancheggiare per lo studio con un bikini succinto che ringalluzzisce molto i maschietti. La mamma mi
assilla con continue chiamate, che io tento di ignorare.
Sono discretamente emozionata, tuttavia, perch devo intervistare alcune persone quasi famose.
Intendiamoci, nessuno che abbia salvato il mondo o che progetti di farlo, ma solo una squadretta di
calcio di infima serie che ha conquistato una posizione un po meno infima.
Aspetto insieme a Franz e alloperatore, nella hall dellalbergo in cui fissato lappuntamento, con
lo stomaco gonfio per tutte le noccioline glassate che, nervosa, ho ingurgitato nellattesa.
Ho la bocca impastata e una sete desertica. Lunica bevanda un vivace vinello, e lo sbevazzo
come se fosse acqua sorgiva. Tanto, quelli non vengono. Lintervista fallita e io sono brilla alle
cinque del pomeriggio. A un tratto Franz si spazientisce e va a chiedere ragguagli. Torna da noi con
pessime notizie: lintervista si far, ma in diretta dal campo sportivo.
Raggiungiamo lo stadio, mostriamo i pass allingresso e seguiamo due tizi scontrosi. Camminiamo
a lungo, sorpassando salette e corridoi e finalmente arriviamo a destinazione.
Di sicuro non sono del tutto in me, probabilmente ho bevuto troppo e, a ben guardare, devo essere
pi depravata di quanto credessi, forse lo spirito della nonna porcona mi sta gi possedendo, dato
che, allimprovviso, mi pare di essere circondata da uomini non proprio vestiti. Strizzo gli occhi,
maledicendo la sbronza. Ma quando li riapro gli sconosciuti senza mutande sono ancora l. Mi volto
verso Franz e gli dico con un sorrisetto alticcio: Ho bisogno di un sorso dacqua perch, sai che
cosa buffa, mi pare di vedere almeno una decina di tizi con la mercanzia in belvedere.
Lui ride, ma ha lo sguardo perplesso.
Fattene una ragione, spiega, tutto vero
Come tutto vero? Li vedi anche tu?
Siamo negli spogliatoi. Il direttore vuole unintervista al naturale. Sua nonna ha visto in un film
una cosa del genere, e le parsa divertente.
Se tanto mi d tanto, se avesse visto Over the top, avrei dovuto sfidare a braccio di ferro un
camionista? Poi, cosa ci trova di divertente? Cio, scusa, dovrei intervistare questi mentre sono
nudi? Non mi bastava mia madre, con la fissa per Hollywood e le americanate? Ora ci si mette pure
la vegliarda? Ok, la mia vita notoriamente assurda, ma qui si rasenta il grottesco!
Nudi no, certo che no! Con gli accappatoi... almeno spero. In ogni caso il pubblico da casa li
vedr fino al busto
Ma io no, io li vedr al completo!
Rassegnati Carlotta dai che fra un po andiamo in diretta.
Se lo sapevo mi preparavo spiritualmente, commento io perplessa e vagamente terrorizzata.
Cerca di capirmi, cos tanti in una volta... Non vorrei sentirmi male per una specie di overdose.
Mentre parliamo, un ragazzo conduce due sedie al centro della stanza. Indossa soltanto un

rettangolo di asciugamano blu e verde intorno ai fianchi, che si spalanca a ogni passo. Con una faccia
serissima, per nulla sfiorata dal disagio del proprio pacco che mi oscilla davanti fra le pieghe
maliziose della spugna, mi invita a sedermi. Bene, ora la situazione notevolmente migliorata: prima
potevo osservarli dallalto, mentre adesso mi passano ad altezza di naso. Cerco di fissare altrove,
ma non c angolo della stanza che non sia popolato da giovanotti ben pi spudorati di Adamo, che
almeno non concedeva interviste in diretta televisiva. Decido di rimanere in piedi, e anzi, visto che
sono alta quanto un fungo, salgo sulla sedia, per guardarli faccia a faccia ed evitare di intervistare i
loro attributi.
Non si pu negare che il servizio sia riuscito. Unintervista professionale, quasi tutti i giocatori ne
sono rimasti soddisfatti e il direttore mi ha fatto i suoi complimenti. Lunico inconveniente potr
forse derivare dalla necessit di andarmene in giro per qualche annetto con un passamontagna, il che,
con lestate in arrivo, non esattamente un vantaggio. Non stata colpa mia, non ho fatto cadere io la
sedia. Purtroppo, a un tratto, mentre lintervistato mi stava informando di una serie di falli patiti dalla
squadra, ho sentito un crack e sono precipitata. Mi aspettavo di udire il tonfo della mia schiena sul
pavimento umido e invece ho avvertito un flap molto pi lieve.
Per dirla breve, sono atterrata sulladdome del tizio alle mie spalle. Io non mi sono fatta male, ma
lui s! Ha cominciato a gemere, accartocciandosi e reggendosi il dolorante mucchietto, mentre io mi
davo a una rapida fuga. Il tutto sotto locchio impietoso della telecamera accesa. Insomma,
limmagine stata trasmessa con dovizia di ripetizioni in alcune famose trasmissioni di strafalcioni e
altre amenit goderecce. Sto diventando molto celebre, fra un po avr i giornalisti alle calcagna e
magari mi daranno un Tapiro dOro. Le mie cazzate, e mai termine fu pi propriamente adottato,
giungeranno fino ai confini della Via Lattea.
Ho subito per qualche giorno i lazzi della redazione, ma adesso le cose sono migliorate. Da ora in
poi, per, niente pi interviste a tizi che indossino qualcosa di meno coprente di uno scafandro.
***
Oggi pomeriggio accompagno Franz alla Rinascente. Vuole comprare un regalo per sua figlia, la
vedr fra meno di un mese. Mentre giriamo in questo universo luccicante e sovrabbondante di oggetti,
in questo labirinto di scale, in questapoteosi del nulla, e Franz decide fra una casetta per bambole
con piscina e una con cavalli e scuderie, mi allontano un po e raggiungo un negozio di scarpe. Wow,
che sandali! Li guardo nella vetrina e li immagino addosso a me: i tacchi sono talmente alti che
sembrerei quasi normale. Caspita per, costano un occhio. Non posso permettermeli e poi, se li
indossassi, mi ricovererebbero in ortopedia nel giro di unora. Mi volto per tornare da Franz. A due
metri da me, fermo davanti a un chiosco di fiori che espone la scritta Rose per colei che amate, due
dozzine al prezzo di venti c Luca.
Sto per stramazzare anche senza sandali. Sta comprando qualcosa sta acquistando delle rose. Lo
vedo mentre butta gi lindirizzo della destinataria, su un cartoncino che porge alla commessa per la
consegna a domicilio. Mi pare impacciato, come uno che non ha mai regalato dei fiori. Si volta, e mi
nota. Ecco, ora svengo. Ora mi disfo sul pavimento. Invece no, avanzo fiera, tranquilla, senza un
pizzico demozione cio, intendiamoci, fingo! Il centro commerciale mi ruota intorno come una
giostra, ma ci so fare, sembro perfettamente a mio agio. Non possiamo passarci a fianco ignorandoci,
leducazione esige quanto meno un saluto.

Ciao! gli dico, con un entusiasmo affettato ed esuberante che mi fa somigliare a unoca giuliva.
Ciao, replica lui secco.
Abbiamo finito? I convenevoli del caso hanno trovato il loro trapasso? Ora io vado per di qua, tu
vai per di l, e non ci si vede per chiss quanto altro tempo? Ho quasi limpressione di s, visto che
ci opprime un silenzio siderale. Ma poi, da abile dissimulatrice di tormento, lascio che il sorriso mi
si stampi sulle guance, facendomele dolere come se avessi masticato per ore, e fingo una disinvoltura
mondana. Oso, gli chiedo come sta.
Io benissimo, mi risponde con un tono quasi lugubre. E tu?
Anche io, aggiungo, insistendo a ridacchiare come una demente.
Si vede, hai unaria... tranquilla.
Che vuoi, ho le mie soddisfazioni.
Ti ho vista in tv. Accenna un sorriso, credo si riferisca al mio ultimo servizio, quello con caduta
finale sulle parti intime del giocatore. Cambio discorso, non vorrei che questo argomento ne
richiamasse altri un po meno comici che includessero le sue parti intime.
E tu? Come ti vanno le cose? Lavori ancora al bar?
S, tutte le sere.
E il libro?
Lho finito e ho trovato un editore intenzionato a pubblicarlo. Figurati, sostiene che sia un
capolavoro.
Bene! Stavolta lentusiasmo sincero. Forse lo intuisce e per un secondo anche lui perde la sua
rigidit. come se il sole si fosse fatto largo tra i muri della Rinascente. Mi mancava questo sorriso
che abbraccia gli occhi, questa dolcezza che gli sfiora le guance, mi mancava la sua bocca carnosa e
ondulata. Sorrido ancora, col cuore che mi scappa ovunque dentro come un Pacman, e aggiungo:
Sono felice per te, ero certa che ce lavresti fatta.
Quando uscir potrai parlarne in tv. Ti assicuro che quando mi intervisterai non ti creer
problemi... giuro! Scherza, mi prende in giro, per una parantesi di attimi sembra che tutto sia come
prima, come quando non eravamo nemici silenziosi.
Dio quanto lo amo, non mi passata di una virgola. Non so cosa fare, sono persa. Lo amo, ho una
mandria di cavalli nello stomaco. E lui cos bello! Un po patito, un po stanco, si tocca i capelli e
poi non sa cosa farsene delle mani, le mette in tasca, ci scava dentro, le estrae, se le stropiccia e poi
si frulla di nuovo la zazzera scompigliata.
Quindi va tutto bene, dico.
S, tutto bene. Una vera pacchia.
Tua madre come sta?
Meglio, molto meglio.
Bene.
Bene.
Hai fatto una bella scelta: rose gialle. Bei fiori! butto l, cercando di dare nuova linfa alla
conversazione.
Eh? Ah, s, certo, i fiori. Pare di nuovo impacciato. Tranquillo, Luca, lo so che sono per Erika.
Non incupirti cos, non soffrire, ti passer... Ci passer, vedrai. Forse, domani, potremo di nuovo
essere amici. Forse.
Io vado. Franz si star chiedendo che fine ho fatto.

Franz? Ha un leggero sussulto, poi si estrania di nuovo, come se la cosa non lo riguardasse. Il
sole abbandona il suo sguardo e lo spazio intorno a noi.
Allora ci si vede, stammi bene Luca.
S, daccordo, stammi bene Carlotta.
Me ne vado. Ho la sensazione di avvistare la sua sagoma immobile alle mie spalle, che sosta per
un po, prima di lasciarsi inghiottire dal fruscio di una scala mobile. Chiudo gli occhi, cammino per
qualche metro senza vedere. Ho il cuore che batte perfino sotto le palpebre. Torno a casa con Franz,
ma sono silenziosa. Lui se ne accorge, mi osserva di sottecchi, ma gi abituato alle mie lontananze
e non mi domanda nulla.
***
Questa sera non esco. Bench sia sabato, e quasi estate, resto a casa. Sono appollaiata sul mio
divano, ho di nuovo un aspetto da megera. Ho pianto, ho ingollato un intero bicchiere di Nutella, per
poi scoprire che era scaduta da due mesi. Se mi sentir male nessuno se ne accorger... Morir
nelloblio. Mi troveranno a distanza di giorni, rinsecchita come una prugna, nella mia elegantissima
vestaglia con un ippopotamo sulla schiena, comprata con gli sconti a una svendita di prodotti per
bambini.
A un tratto squilla il telefono. Lara, e ha lo stesso tono indisposto e indisponente col quale mi
parla del suo ex marito.
Mi ha telefonato quello stronzo di Luca, dice, severa come una kap nazista.
Sussulto con tanta forza che la cornetta rischia di cadermi dalle mani. Lafferro con una mossa da
giocoliere, e Lara, senza darmi il tempo di esprimere un commento qualsiasi, continua: Voleva
sapere quando sei in casa, per riprendersi il pc portatile.
E perch lo ha chiesto a te?
Non lo so. Forse perch si vergogna per come si comportato? Comunque gli ho detto che se lo
pu scordare. Che un porco, e i porci devono mangiare ghiande e rotolarsi nel fango, non usare
computer portatili.
Lara le cose non le manda certo a dire. Non so perch, ma vorrei fosse stata pi gentile. Glielo
dico, e lei sbraita: Gentile? Ma ti rendi conto di come ti ha trattata? Otto mesi di puttanelle in giro
per casa, compresa Giovanna che la peggiore di tutte, e poi pure tua sorella? E adesso vuole
restituito il pc? Che si impicchi con un cavetto USB!
Segue una lunga dissertazione su quanto siano depravati tutti gli uomini e su quanto sia contenta di
avere avuto una figlia femmina.
Spero che da grande diventi lesbica, e magari ci far un pensierino anchio.
Riesco a liberarmi di lei e della sua foga solo dopo aver giurato che user il pc per ballarci sopra
la rumba.
Subito dopo, nel silenzio, raggiungo lex stanza di Luca. Il suo computer ancora qui in effetti. Lo
accendo, e lo sfoglio spinta da una malsana curiosit. Non trovo foto di donne nude, n lettere
compromettenti. Trovo solo il suo nuovo romanzo. Lo leggo per ore, con lo sguardo incatenato al
monitor, senza una pausa. Ho gli occhi stanchi, alla fine. Incrocio le braccia e mi accascio sulla
tastiera. Sai, Luca, bellissimo. diverso dagli altri libri, pi maturo. Ci hai messo il cuore, ti sei
esposto come se fossi nudo. Non dovevi farmelo, farmi scoprire quanto altro c di straordinario in

te. Perch cos pi difficile...


Maledizione, Luca, smettere di amarti come racchiudere loceano nelle braccia.

DICIASSETTE
Il complesso musicale ingaggiato dalla mamma consiste in uno sfigato terzetto di suonatori di
tamburello, accompagnati da un chitarrista centenario che non imbrocca una nota. Ci sono anche due
danzatrici del ventre che si dimenano come trottole stanche. Nessuno li ascolta e nessuno li guarda,
men che meno io, gi disgustata da questa bellissima festa dopo solo unora di intrattenimenti.
Allinizio si esibito un mago, che ha bruciato la cravatta hawaiana di un ospite con un trucco
malriuscito.
Per giunta, tra poco si metter a piovere. Un bel temporale estivo mander allaria tutto questo
ambaradan: il palco sul quale si sta esibendo il complesso di cariatidi, le seggioline sparse, e il
tavolo pieno di cibarie gi minacciate dal vento che solleva impudicamente i lembi della tovaglia. La
torta al cocco a forma di microfono fatta dalla zia Porzia croller accasciandosi sui mini bign
allacciuga preparati dalla zia Ermellina. Sempre che si tratti realmente di un dolce a forma di
microfono e non qualcosa di meno innocente.
Laria freme, si raffredda, si ingrigisce. Scompiglia i capelli delle odalische, solleva anche le
gonne delle ospiti, fa tremare la palizzata, i fiori, lerba, e trasforma in un arabesco il getto dacqua
che scroscia dal pisello del puttino fontaniere. Ma la mamma non si arrende. Voleva una festa
allaperto, e pretende di avere una festa allaperto. Ha gi rinunciato alle sculture di ghiaccio e non
accetter altri cambiamenti. Insiste a dire che il tempo migliorer, e mi guarda storto, come se fosse
colpa mia. Scruta le nuvole basse che si aggregano, veloci come rondini, e promette che fra mezzora
uscir il sole. Esorta il chitarrista a continuare e quello, col riporto dritto in testa come un
pennacchio, percuote stoicamente le corde del suo strumento. Tra gli ospiti c un certo malcontento.
Le signore tremano appiccicate come lucertole alle pareti esterne della casa, gli uomini si
aggrappano alle spalliere delle sedie.
Pap mi si avvicina, mi fa cenno di seguirlo in casa. Entriamo, con lui c Coretta. Ci accucciamo
sui divani del salotto e luomo che in tutta la sua vita avr speso s e no un migliaio di parole e che
mi ha insegnato le cose con la loquacit del silenzio, parla, come se ci tenesse a che queste parole
divenissero eterne.
Ci sposiamo, mi confida. Io e Coretta ci sposiamo. Sei la prima a saperlo.
Non dico nulla, non sono fatta per i commenti superflui. Con pap, poi, smarrisco tutto il mio
sarcasmo. Lo abbraccio per come mi ha insegnato, senza chiacchiere. Do un bacio a Coretta, su quei
pomelli vermigli che le pitturano il viso. Non so molto di lei, tranne che sorride timidamente, con un
ricciolo di labbra a forma di conchiglia. Ha qualche ruga, e morbidi capelli da bambina. Si meritano,
e si sono attesi tanto.
Vorrei sapere altro, vorrei esplorare ancora, senza malizia, la trama del loro sentimento, ma la mia
tenera invadenza interrotta da un tumulto. Non solo il tuono, non solo lo scroscio che si abbatte
sulle vetrate, non solo il vento che scrolla le tende da sole e infierisce sul bers, ma una simultanea
fuga di invitati dentro casa, che si spintonano attraversando la portafinestra. La zia Porzia oscilla
come un bastimento, nel tentativo di salvare la torta fallica, e la zia Ermellina cinge le braccia come
se ospitasse un nido di pulcini, ma in realt regge il vassoio coi suoi preziosi bign allacciuga.
Toglietevi tutti le scarpe! ordina la mamma con lo stesso spirito di ospitalit di una trib di

cannibali. Se mi sporcate i pavimenti poi li pulite voi!


gentile solo col suo amichetto, il rappresentante di mutande, un uomo alto, magrissimo, che ride
sempre. Il complesso di sfigati scomparso, mi chiedo se la mamma li abbia costretti a rimanere
fuori per portare a termine il loro numero.
Questa festa decisamente una schifezza. Non occorre una competenza particolare in porcherie &
affini per capirlo. Per fortuna non ho invitato nessuno dei miei amici. Sarei stata una sciocca se,
dopo lesperienza fatta col suonatore di ukulele dellanno scorso, che dopo qualche bicchierino di
sangria ha iniziato a dare i numeri finendo per danzare il tiptap sul pianoforte a coda, avessi
commesso limprudenza di coinvolgere qualcuno. E comunque, se pure glielo avessi detto, non
sarebbero venuti. Giovanna da alcune settimane a Tokyo per lavoro. Lara se l data a gambe
qualche giorno fa appena ha saputo che il suo ex marito a Roma. Franz tornato in Germania per
stare con la figlia. Torner tra un mese, ma mi ha salutato con la malinconia di un addio.
Intanto le zie riescono a creare un buffet di fortuna, affastellando sul tavolo la torta, i bign
sopravvissuti e qualche salatino. La mamma invita gli ospiti ad avvicinarsi, poich adesso Carlotta
aprir i regali. Questo il momento pi tetro. Alzo gli occhi al cielo e spero che un lampo schianti la
casa. I parenti mi circondano, anzi, mi assediano, mentre la zia Porzia affetta il dolce come se lo
stesse evirando.
Apro i pacchetti con stanchezza e mi orripilo con energia.
Che bello, grazie, mormoro, davanti a un grembiule da cucina, con la foto di una donna nuda
stampata a grandezza naturale, regalatomi dalla zia Ermellina.
In quel momento, dal portone entra Beatrice insieme al marito, la zia Palma e Lisa. Ah, gi, non
posso evitare il confronto con la neo partoriente. Ha avuto due bambini, Carlos e Pablo jr. Entra con
modi da regina, nemmeno un po umidiccia nonostante la bufera, conscia di aver compiuto il suo
dovere nei confronti dellincremento demografico. Nella mia famiglia, in pratica, per essere
ammirate, occorre avere una certa dimestichezza con lallargamento delle gambe, sia in entrata che in
uscita. E Beatrice, che ha svolto entrambi i compiti, degna del massimo rispetto. Viene circondata
da lodi e onori, fatta sedere sulla migliore poltrona, e racconta nel dettaglio il proprio travaglio, con
simulazione dal vivo di urletti. Gli ospiti la ascoltano, pendendo dalle sue labbra, rapiti dalle
tribolazioni della sua vagina dilatata, e infine le battono le mani. Poi, benignamente, tornano a
degnarmi dinteresse.
Prendi in braccio Carlos, mi suggerisce la mamma. Di sicuro non avrai mai figli tuoi. Sapete,
spiega, caso mai a qualcuno fosse sfuggito il dettaglio, Carlotta ha trentanni, ma non neppure
fidanzata.
Ho dovuto insistere per giorni, per evitare che convocasse Catello. Mi ha obbedito, ma ora non mi
risparmia queste lapidazioni pubbliche.
Tesoro, anche quellaltro giovanotto biondo ti ha mollata? Sapete, ne aveva trovati due niente
male, il secondo forse un po troppo perbenino, ma Carlotta non capace di tenersi un uomo. cos
torpida
La platea mi fissa con misericordia, forse far una colletta per pagarmi un gigol. Sorrido, e
prendo in braccio il bambino. Sono di malumore, una zitella umiliata e tartassata, sepolta da presine,
sottopentole, spugne ruvide per il massaggio dei talloni, libri sullarte del bonsai, teiere con trillo
musicale e grembiuli con le tette.
Sto sperando che la pantomima dei doni sia finita, quando Oreste si fa avanti con un pacchetto. La

carta maculata che lo avvolge non fa ben sperare. Lo scarto, e vengo rapita da un completino intimo
in stile sadomaso che farebbe avvampare una sgualdrina. Lo prendo in mano, cautamente, come se
non volessi mostrarlo a Carlos per non traviarlo anzitempo, e in quellattimo la porta dingresso si
apre. Sollevo gli occhi, e maledico il momento in cui lho fatto.
Sulla soglia ci sono loro: Erika e Luca. Sono insieme, un po bagnati, i capelli di Luca sembrano
orlati di perle. Se li scrolla, e un mare di gocciole gli implodono sulle spalle. Erika entra, vorace,
sbrigativa, dice qualcosa a proposito del tempaccio, ha una faccia dura e una voce dura. Luca sta
zitto, ma la sua presenza provoca un clamore. La mamma lo acciuffa, lo fa accomodare, lo riempie di
insopportabili lusinghe, rivolgendo sguardi ammirati alla sua figliola prediletta. Io sto da schifo. Ho
ancora la mutanda in mano. Insomma! Posso anche sopportare che vadano a letto insieme, ma
trovarmeli intorno il giorno del mio compleanno veramente troppo! Per infierire sul mio umore la
zia Ermellina mi schiaffa in mano un piattino, sul quale campeggia una corpulenta fetta di torta. Si
porta via il pargolo, mentre Luca, bont sua, mi rivolge uno sguardo perplesso. Erika appare uggiosa
come questo tempo.
Mi alzo, mi libero di tutti gli oggetti, sotto gli occhi ansiosi di mio padre. Non voglio che i nuovi
venuti fingano la gentilezza di farmi gli auguri. Raggiungo lo studio, agguanto la borsa e mi preparo a
unevasione. Ma quando mi volto, eccola l, la mia tenera sorellina, che mi fissa con unespressione
sardonica.
Vai via? mi chiede, come se volesse provocarmi. Ma dico io, ti prendi luomo che voglio, lo
porti qui per farmi ridere dietro, e ti permetti perfino di sfottermi?
Annuisco, ma non dico nulla.
Sai, Carlotta, hai una faccia da funerale. Non dovrebbe essere il tuo compleanno?
Continuo a tacere, sembro una sfinge furiosa.
Eccola qui, Carlotta Lieti lincontentabile! sbotta a un tratto. Che fai, fuggi? Cosa c, non
sopporti lidea che Erika, la sorella cattiva e ignorante, possa avere qualcosa che vorresti tu?
giusto cos. Dopo venticinque anni in cui ho trascorso ogni istante della mia vita a voler essere te,
adesso sarai tu a invidiarmi. Sono felice che ti si aggroviglino le budella!
Che? esclamo. Di che stai parlando? Ti ha dato di volta il cervello?
Cosa ti stupisce, fammi capire: che quel maschio magnifico sia venuto con me o che ti abbia detto
che avrei voluto somigliarti?
La seconda cosa, ovviamente. Credo che tu voglia ferirmi, in qualche modo, non so come, anche
con un apparente complimento.
Naturale! Oltre alla puttanella analfabeta, io sono anche quella stronza. Erika Lieti, la belloccia
senza cervello, che a quattordici anni la dava via per sport. Ti ha mai sfiorato, nella tua vita da
cervellona, che sia tu la sorella malvagia, quella che mi ha sempre guardata con disprezzo, quella che
ha carpito in esclusiva laffetto di pap? Ti ha mai sfiorata che forse, avere la mamma sempre
intorno, solo lei e le zie, sia stato un tormento?
Ma
Sei sempre stata cos chiusa in te stessa, tu, i tuoi libri, pap, il tuo sarcasmo del cazzo, da non
avere capito che andare via di casa a ventanni, per me stato solo un modo per smetterla di sentirmi
inferiore a te, alla tua laurea, alla tua finta timidezza, perfino alla tua avversione nei confronti del
sesso! Avrei voluto anche solo per un istante che pap mi dedicasse almeno un quarto delle attenzioni
che ha dedicato a te. Avrei voluto venire a parlarti, prima di farmi sverginare da un diciottenne

cannista che me lo ha messo dentro senza tante cerimonie, ma tu mi guardavi come se fossi una
stupida E adesso ti permetti di criticarmi per via di Luca? Non sopporti che possa volermi al tuo
posto? Cosa c di strano? Sono troppo troia per una simile fortuna?
Sono interdetta. Fra tutte le cose strane di questa giornata, non mi aspettavo certo una rivelazione
del genere. Vedere Erika cos stravolta, cos adirata, di una rabbia che sa di passione e di affanno, di
ricordi e rivincite, mi fa male. Vedere Erika, la sorella sirena, che dichiara di avermi invidiata, me,
la sorella ranocchia, quella senza maschi, senza soldi, molto pi di una sorpresa. unecatombe!
sincera? O il suo modo per non farsi odiare troppo mentre mi porta via Luca? Non capisco, sono
confusa e provo dei sentimenti contrastanti. Rabbia, commozione, turbamento.
Erika, io io non so che dire.
Sei senza parole? Non trovi una frasetta sfottente? E come mai?
Ti prego, smettiamola. Non capisco dove vuoi arrivare. Stai tranquilla, avete la mia benedizione,
non ho mai pensato che tu possa non meritarlo. Adesso, per, devo andare via, ho fretta di tornare a
casa a sbrinare il frigo.
Mi fissa, anzi, mi attraversa. Non capisco perch si ostini a detestarmi. Ammesso che i suoi
riferimenti al passato fossero sinceri, perch mi guarda come se stessi continuando a farle un torto?
Infine emette un sospiro che somiglia a un latrato ed esclama: Oltre a essere cieca sei anche tonta.
Comunque, non farti illusioni, la guerra solo rimandata.
E su questa arcana chiosa lascia la stanza. Bene, la giornata si conclude in modo perfetto. Ora mi
sento pi felice. Ho appena scoperto che mia sorella mi ha avuta in antipatia molto di pi di quanto
credessi. Ottimo regalo di compleanno, lo metto nel bagaglio della mia vita, e vado via. O almeno ci
provo. Perch pare che dileguarmi non sia facile come sembrava. Forse dovrei calarmi dallalbero
sul retro della casa. In ogni caso, adesso, devo affrontare il secondo round, visto che, nel punto esatto
in cui prima cera Erika, ora c Luca.
Se stai cercando il bagno hai sbagliato strada. Devi andare di l, glielo indico, inforcando la
borsetta a tracolla e provando a passare dalla porta.
Sto cercando te, esclama, con una voce piatta e incolore, bloccandomi da una spalla.
Non so cosa vi preso, ma sono stanca, oggi sono pi vecchia e ho bisogno di un po di riposo.
Per cui adesso vado via, nella mia bella casetta, a dormire, per cercare di rimuovere questo
tremendo compleanno.
Prima dobbiamo parlare.
Tu vuoi parlare con me? E come mai? Ah, gi, vero, che sciocca, tu tendi a togliere la parola
alle persone che frequenti solo dopo esserci andato a letto. Di solito quello il momento in cui
scompari. Abbiamo avuto settimane per dirci qualcosa, dopo che mi hai scopata in tutte le posizioni,
ma a quanto ricordo lunica frase che ti uscita dalla bocca stata piscia su questo aggeggio e
cerca di scoprire se sei incinta, cara troietta!
Non ho mai detto nulla del genere.
Fammi pensare. Hai ragione. In verit non hai parlato neppure quando mi hai fatto un dono cos
premuroso. Ti sei limitato a schiaffarlo sul tavolo. Non mi hai dato della puttana, mai apertamente,
ma la tua fuga ha dimostrato chiaramente come mi consideri: la centesima puttanella dellanno in
corso. Quella che ti sei fatto in un merdoso motel, per giunta. Com che lhai chiamata? La peggiore
scopata della tua vita. Che vuoi, farsi una frigida non porta mai buoni risultati.
Carlotta, smettila! Mi afferra da un polso, mi fa un po male.

Sentite, voi due, lho gi detto a Erika. Avete il mio consenso. Unitevi e moltiplicatevi, ma
smettetela di tormentarmi, perch mi sono stufata. Mi divincolo, ma Luca non pare intenzionato a
lasciarmi andare. Ha gli occhi infuocati dalla collera.
Ehi, stronzetta! Cos questa, una predica? Dallalto del tuo comportamento esemplare? Mi pare
di ricordare che in quel merdoso motel sei stata tu la prima a dirmi: Luca caro gradirei che ti
togliessi dalle palle in tutta fretta! E poi non hai detto che si era trattato solo di una convincente
esperienza di letto, e niente di pi? E se vero che non ti ho rivolto la parola per settimane, anche
vero che nemmeno tu sei stata molto loquace. Avrei avuto voglia di spiegarti, brutta imbecille che
non sei altro, discutere della faccenda, ma con te parlare unimpresa. Ogni volta che provo ad
affrontare qualche argomento un po serio ti chiudi, ti isoli, mi dici che non vuoi sapere, sostieni di
sapere gi tutto, mi allontani come se fossi un appestato! Ti rendi conto del modo in cui mi hai
trattato? Settimane di odio, cos che le ho percepite.
Almeno non sono state settimane di indifferenza.
Mi afferra di nuovo, mi scuote, si morde le labbra.
Sei la stronza pi stronza che abbia mai conosciuto! Credevo di sapere qualcosa di te, e invece
non so nulla.
Allenta la stretta intorno al mio braccio e ne approfitto per sgattaiolare. Sono sconvolta, sono
atterrita e stavolta ho voglia di piangere sul serio. Uno di quei pianti colossali che disseccano,
preferibilmente fuori di qui. Raggiungo il salotto e, con somma angoscia, mi imbatto in una
cinquantina di visi impazienti e incuriositi. Il silenzio totale. Ci stavano ascoltando! Li fisso ed
esclamo con voce allegra: La sceneggiata finita, gentile pubblico. Ci vedremo lanno prossimo
con unaltra di queste magnifiche feste. I figli di Beatrice saranno pi grandi e potranno cominciare a
compatire con cognizione di causa la zia Carlotta che, a trentun anni, non avr neppure un fidanzato.
Tu, cara zia Palma, cerca di preparare una torta che non sembri un pene, se ti riesce. Cara mamma,
grazie per il complessino, ho molto gradito il rintocco dei tamburelli.
Senza aggiungere altro, raggiungo il portone dingresso. La pioggia continua a scendere, ununica
lastra dacqua. Purtroppo sono senza macchina, e non ho neppure chiamato un taxi. Be, non torner
dentro, questo sicuro. Ruber una delle macchine degli invitati, se necessario. Oppure far
lautostop e festegger il compleanno assassinata da un pazzo maniaco con gli occhi porcini. Mi
tuffo, ma qualcosa mi trattiene. Ho un sussulto quando vedo Luca, dietro di me, semisepolto dal
temporale.
Non scopo da due mesi, mi informa, truce, a voce alta.
Oh quanto mi dispiace! urlo con tono sferzante. Ma sono cazzi tuoi, se cos posso esprimermi.
E adesso, vuoi lasciarmi andare?
Andare dove? Sei a piedi. E io sono venuto con tua sorella, che andata gi via.
Ho in progetto un furto con scasso e, male che vada, c un porco maniaco in agguato che mi dar
un passaggio.
Che fa, sorride? Non c niente da sorridere! Siamo qui, bagnati fino alle mutande, perfino le ciglia
mi si sono piegate allingi, e lui mi fissa con un inopportuno sorrisetto.
Che cazzo ti ridi?
Rido di te, scema.
Perch non ridi guardandoti allo specchio? Che c, limpotenza ti ha tolto la ragione?
Potrebbe essere S, in effetti non ragiono molto da qualche tempo.

Luca, ti prego, non fissarmi come se fossi una piuma, con questa delicatezza che mi lascia senza
fiato. Smettila di strusciare il tuo pollice destro sul mio polso, smettila di comportarti come se
nulla fosse accaduto.
Ma lui non mi molla. Mi trascina come una valigia leggera e mi conduce verso il gazebo. Ha un
tetto di canne, e lacqua filtra con minor clamore, gocciolando in milioni di lacrime minute come
spilli. Ecco, abbiamo tolto lo spasso al nostro pubblico. Erano tutti dietro le finestre.
Luca... non capisco che vuoi. Sei innamorato di mia sorella? Bene, non hai bisogno del mio
permesso.
Non sono innamorato di Erika.
Non mentire. Siete sempre in giro insieme, come romantici fidanzati. E i fiori? Tu non hai mai
regalato fiori a nessuno. Lho capito subito che erano per lei. Se no perch lavresti accompagnata
qui, stasera?
Allora, ascoltami, stupida testarda! Punto primo, stata Erika a tormentarmi, nei mesi scorsi. Me
la sono ritrovata intorno al lavoro e in giro, ovunque andassi. Ho cercato di essere gentile solo
perch si trattava di tua sorella. Punto secondo, a me Erika non piace. E non solo come possibile
fidanzata romantica, non mi piace neppure a letto. rigida, sembra sempre che reciti, la luce giusta,
linclinazione dei capelli, la posizione delle tette, lintonazione della voce, e quei guanti perenni
troppo concentrata su se stessa e poco generosa. In poche parole, si d come una statua. Bellissima,
non c dubbio, ma gelida. E ci sono andato a letto solo una volta, dovresti saperlo visto che eri
dietro la porta! Punto terzo, i fiori non erano per lei, erano per... non importante.
Non importante? A me sembra importantissimo invece!
Stai zitta, e ascoltami. Cos mi fai arrivare al quarto punto. Ho provato a chiamarti, per sapere se
potevamo vederci, se ce lavevi ancora con me, ma non eri mai in casa! Sempre la segreteria
telefonica attaccata e ultimamente neppure quella! Ho scoperto che preferisco frantumare la cornetta
piuttosto che parlare con una voce registrata. Adesso sono qui per sperare finalmente di parlarti
senza intromissioni. Erika sapeva tutto, stata lei a dirmi della festa di compleanno.
Ah... Non riesco a parlare. Questultima iniziativa di mia sorella mi sbalordisce definitivamente.
come se perdessi una certezza, come se mi mancasse un pilastro, ovvero la sicurezza consolatoria
che sia una stronza.
Volevo parlarti di persona, capisci? Senza quellasparago bollito in mezzo alle palle, aggiunge
lui dopo qualche istante di silenzio.
Che?
Il biondino, Franz, o come diavolo si chiama! Non c una volta in cui non vi abbia visti insieme!
Ci sei stata a letto? mi domanda, con fare furioso. Ha due occhi scurissimi, adesso, senza unombra
di verde, due occhi che sembrano monete di ferro, e mi fissa con unintensit che mi scombussola.
Non capisco, non capisco. Mi trema la pancia, e non capisco.
Non ti riguarda, replico, inghiottendo la pioggia, ma senza troppa convinzione. La voce mi trema
un poco, e io tremo pi della voce.
Mi riguarda eccome! E adesso me lo dici. Sei stata con lui? Immagino di s, altrimenti perch
saresti andata a dormire a casa sua? Allora? Non mi pare una risposta complicata...
E tu che ne sai che sono andata a casa di Franz?
Allora? grida di rimando.
Si pu sapere che vuoi?

Voglio sapere se ti piace quello l! Che ne diresti se ti dicessi che in quel locale non ci sono
venuto per caso? Volevo venire da te, a casa, per parlarti, quando ho incontrato Erika. Mi stava
sempre alle costole, te lo ripeto, ma non perch la chiamassi io! Non lho mai contattata di mia
iniziativa, mai! Le ho detto: senti, vado da Carlotta, non rompere. E lei voluta venire con me, con
un broncio fino a Ladispoli, ma si incollata. Quando ti ho vista uscire con Franz, ho ringraziato che
ci fosse. Perch, almeno, non avresti capito che ti stavo seguendo, avresti pensato a una coincidenza
e Ero furioso! Non ragionavo, volevo solo capire se tra te e quello cera qualcosa di serio, volevo
spezzargli le braccia! Poi, nel locale mi sei apparsa cos serena, cos divertita, che ho preferito
tacere. Quando sei andata via e ti sei fermata a casa sua ho capito che mi avevi cancellato del tutto.
Ho chiamato Lara, con la scusa del pc, per saperne di pi, ma niente, mi ha solo insultato e non c
stato verso di ottenere qualche informazione.
Si interrompe e io resto l, muta, sconvolta, dissestata come tutto quanto, qui fuori, nella tempesta.
Non so che dire, sento solo il cuore che pulsa fin quasi a frantumarsi.
Io non scopo da quasi due mesi, non scopo da quella notte al motel, e tu tu invece ti dai da
fare!
Forse ti dimentichi la cavallerizza a casa! Hai la memoria corta! persevero io.
Non ho fatto niente con quella. Ci ho provato, certo! Ho raccattato una qualsiasi... insomma, io
sono un uomo! Come potevo permetterti di farmi sentire a terra, di farmi sentire in colpa? Ma poi
non non ho concluso un bel niente. Ero confuso, nauseato e disperato. Disperato, capisci? Brutta
castratrice maledetta! Perch non completi lopera e non me lo tagli di netto con un coltello?
Lo fisso allibita. Non emetto un fiato.
Lui prosegue: Non guardarmi in quel modo, come se fossi matto! Sono due mesi che ogni volta
che provo a farmi qualcuna mi compare davanti agli occhi la tua faccia... sono due mesi che cerco di
parlarti, di vederti, sono persino venuto a casa, ma la mia chiave non apriva. Hai cambiato serratura?
un modo indiretto per dirmi che non ti frega niente di me?
Co... cosa? balbetto, la mia voce somiglia allo starnazzare di una gallina. Non capisco, cio
capisco, e non capisco ci che capisco.
Sei felice di avermi ridotto a un coglione? Ecco, quello che sono, un ex uomo trasformato in
mollusco, uno che ripensa senza sosta al rumore del tuo respiro mentre fai lamore, un cazzo di
stalker che ti viene dietro per scoprire che fai, che ti segue nei centri commerciali e finge di stare
comprando dei fiori per chiss chi affinch tu non capisca! Non so neppure a chi li ho mandati! Ho
scritto un indirizzo inventato. Di la verit, la cosa ti diverte!
No, io non...
Carlotta! Vuoi dirmi qualcosa invece di farfugliare? Mi afferra di nuovo, mi abbraccia, siamo
vicini dentro la pioggia.
Non capisco, io...
Cosa c che non ti chiaro? Vediamo Che sono innamorato di te? Che stato facile credere
che fossimo solo amici fino a quando non hai cominciato a vederti con qualcuno, fino a quando una
stronzissima gelosia non mi ha torto il fegato come uno straccio strizzato? Che al motel ero talmente
preso che ho perso perfino la mia rinomata prudenza? Credi che averlo fatto senza preservativo sia
stato un segno di disprezzo? No, Carlotta, ero completamente smarrito, ero coinvolto come non mi
era mai successo in tutta la vita, e avevo paura di te, di quello che mi facevi, di quello che mi fai, di
questo languore che non mi lascia un istante, e avevo paura per te, dopo, che potessi avere problemi

perch mi ero comportato da ragazzetto idiota! Non vero che sei stata la mia peggiore scopata, non
vero... Lho detto solo per ferirti, per farti del male lho detto per non dirti quanto ti voglio.
Carlotta vuoi almeno avere la decenza di parlare?
Non facile formulare un concetto che somigli a una parola e non sembri un urlo di gioia belluina.
Sono rimescolata, sono felice, ma credo di apparire atterrita.
Sei innamorata di Franz? mi domanda.
Non gli rispondo, mi sento come se avessi la lingua annodata. Lui mi abbraccia, credo che stia
pensando a una specie di addio. Temo che scambi il mio silenzio per uninsolentita prudenza.
Carlotta, solo tu sullintero pianeta non hai capito quello che provo, da sempre, anche quando non
me ne rendevo conto Ho scopato con Erika solo per rabbia, perch pensavo tu lo stessi facendo
con Tony. Non ho scopato con lei, ma contro di te, speravo di farti dispetto, ero geloso e ho
sbagliato, lo so, ma se mi dai una possibilit se lasci che ti dimostri che...
Che? Io, fanciulla con la faccia di fragola, bertuccia con le lentiggini, donnetta senza tette e con
capelli da istrice, io dovrei dare una possibilit a questo maschio furioso e triste che mi abbraccia?
Mi alzo in punta di piedi, con un dito gli solco una guancia bagnata e gli sussurro: Ti amo, scemo.
Da molto pi di quanto immagini. Lui sorride, e mi bacia. La sua bocca sa di acqua piovana, la sua
lingua sembra cioccolato fondente. Non so quanto dura, non so, so che quando parla, un attimo o un
secolo dopo, ancora piove.
Ehi, scimmietta, ho una proposta. Considerato che questa festa una schifezza, che ne diresti se
andassimo a casa e facessimo lamore per qualche giorno fino a perdere il fiato?
S, lidea non malvagia, sussurro, quasi sullorlo di un orgasmo solo per quelle parole. Per
dovremo approfittare del passaggio del pazzo maniaco di cui ti dicevo perch siamo entrambi senza
macchina.
Ridiamo, mastichiamo acqua, mi accarezza il seno con malizia scherzosa e mi sfiora le labbra con
la lingua. E l, su quel gesto, su questa cosa che ci unisce, avvertiamo un rumore alle spalle. Ci
voltiamo e, sotto il temporale, con un ombrello di un improbabile rosa confetto e un sorriso che le
taglia in due la faccia, scorgiamo la mamma, pimpante come unochetta che sguazza. Indossa una
cerata dello stesso colore dellombrello e tiene in una mano un paio di chiavi. Deve essere qui da un
pezzo, e temo non si sia persa una parola del nostro dialogo.
Miei cari, cinguetta, sbaglio o avete bisogno di un passaggio? Che ne dite di approfittare della
macchina di Oreste? quella l. E indica unenorme Mercedes blu, lucida come un opale.
Luca prende le chiavi, ostentando un inchino divertito in mezzo allacqua. Ma la mamma non
soddisfatta. Mi si avvicina e, con un gesto inaspettato, tira fuori da una tasca un oggetto che sulle
prime non riconosco. Quindi esclama con tono malizioso: Hai dimenticato il regalo di Oreste,
tesoro, sono sicura che ti servir.
Avvampo, imbarazzata, e sto per dire qualcosa, ma Luca lo afferra al posto mio e se lo mette
malamente in tasca.
Molto gentile, commenta. Servir di sicuro, intendo farglielo indossare e strapparglielo a
morsi.
Mi sento accaldata, come se avessi la febbre. Perfino la mamma, che non conosce la parola
pudore, manifesta un lampo di sorpresa. In quel momento Luca si sporge un po in avanti, verso la
sua guancia imporporata, e le dice a voce pi bassa: Per stavolta passi, visto che probabilmente ci
daremo dentro sulla sua auto e gliela restituiremo in pessime condizioni, ma se Oreste, o come cazzo

si chiama, fa ancora regali del genere a Carlotta, lo prendo a calci nelle palle.
Nessuno lha mai zittita, ma lui ci riesce. La lasciamo dietro di noi, immobile nel suo bozzolo rosa.
Luca mi prende per mano e andiamo verso lauto, ormai talmente zuppi che non ha senso cercare di
proteggerci dallacqua. La accogliamo ridendo, saliamo sulla macchina, e le ultime parole che
udiamo prima di allontanarci sono quelle della mamma.
Si risvegliata dal suo attimo di smarrimento e mi dice a voce alta, agitando lombrello: Mi
raccomando, Carlottina, non essere torpida. Te lavevo detto io che i tipi crudeli a letto rendono
meglio!

RINGRAZIAMENTI
Grazie a chi legger questa piccola storia, anche se appartiene a un genere diverso da quello che
ho bazzicato ultimamente.
Grazie a chi lha letta in anteprima: Helga, Lara, Marika, Andrea, Raffaele ed Eilan, che mi hanno
dato tanti utili consigli e frenato la mia voglia di farne un bel fal. Quindi, se non vi piace,
prendetevela con loro :-)
Infine, grazie a ci che mi sostiene ogni giorno impedendomi di scivolare quando la strada
bagnata: ovvero i miei fidi scarponi da trekking e chi - a due piedi, quattro zampe, mille piume o una
pinna - mi vuole bene.

SOMMARIO
UNO
DUE
TRE
QUATTRO
CINQUE
SEI
SETTE
OTTO
NOVE
DIECI
UNDICI
DODICI
TREDICI
QUATTORDICI
QUINDICI
SEDICI
DICIASSETTE
RINGRAZIAMENTI
SOMMARIO

Potrebbero piacerti anche