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Giovanna Storie

FRIDA E IL CONFESSORE
Stabiliamo chi comanda!

Racconto Erotico Seconda Puntata

ATTENZIONE WARNING: VIETATO AI MINORI QUESTO E UN RACCONTO EROTICO, PERTANTO LA SUA LETTURA E RISERVATA, A NORMA DI LEGGE, A UN PUBBLICO ADULTO PERCHE POTREBBE CONTENERE DESCRIZIONI E IMMAGINI DI SESSO ESPLICITO

SECONDA PUNTATA STABILIAMO CHI COMANDA!

Ci che dico ora con un cuore solo, sar detto domani da migliaia di cuori. Khalil Gibran

Come vi ho detto, laltra volta, i rapporti tra noi erano tiepidi, di routine. I giorni si susseguivano grigi e monotoni e le notti ... beh, alla notte si dormiva, stop! Non solo non vivevamo nessun intrigo dal punto di vista sessuale, ma neppure la sessualit di coppia, diciamo canonica, era possibile. Insomma ... in una coppia tranquilla, ogni tanto, pur non volendo dare sfogo alle fantasie pi perverse, i due partner fanno allamore. Per ovvi motivi, a me, questo piacere semplice, era quasi negato; Pierr era troppo poco dotato, per darmi un intenso piacere tradizionale. E, tra di noi, non cera neppure una complicit tale da permetterci dei giochini alternativi. Finch non mi decisi a prendere le redini in mano della situazione ... non ne potevo pi. Rischiavamo di morire per la noia e la privazione, nemmeno pi la masturbazione solitaria poteva soddisfare le nostre esigenze, finch non abbiamo avuto il coraggio di manifestare, entrambi, la nostra natura e di dare sfogo, apertamente, ai nostri desideri pi reconditi. Pierr, oltre ad avere tendenze femminine aveva anche un pene veramente piccolo: un codino, come lo chiamo io, quando voglio prenderlo in giro. Inoltre, le sue problematiche sessuali, a volte, esasperate dalle preoccupazioni e dalle tensioni, gli procuravano problemi di erezione ... vi lascio immaginare, don Franco, che orge si potevano consumare in casa nostra. Poi venne la confessione di Pierr e, pian piano, il chiarimento dei nostri rapporti e dei nostri ruoli specifici. Ecco come diventai la sua regina, la sua dominatrice e come, lui, pot esprimere, finalmente, tutto il piacere di essere usato, dominato e, perch no, umiliato sessualmente.

Qualche tempo dopo la sua confessione, Pierr affront uno strano argomento, meglio, affront in modo strano un argomento abbastanza normale: mi chiese se gli avevo mai messo le corna. Presa alla sprovvista, dissi subito di no ... e, dopotutto era quasi vero. Infatti in tanti anni di matrimonio non mi ero mai permessa chiss quali stravaganze, ma di questo non voglio parlare, ora ... non ne ho mai parlato nemmeno con Pierr, e non so se lo far mai. Luomo di chiesa e il marito di Frida ascoltavano attentamente, facendo bene attenzione a non incrociare i loro sguardi, ognuno cercando di celare le emozioni che le parole della donna provocavano nel proprio animo. Mio marito mi disse che gli dispiaceva ... che era un peccato che io non avessi avuto un amante. Incredibile pensai tra me e me, non capivo se mi stava prendendo in giro oppure se voleva estorcermi qualche confessione con lastuzia ... gli uomini le fanno queste cose, credetemi. Per, devo dire, tendermi tranelli o invadere la mia privacy, non era da lui; soprattutto adesso, che era stato ufficialmente schiavizzato e si godeva, con entusiasmo, la sua tanto desiderata condizione Cominci a fantasticare e poi, tra una parola e laltra, sopravvenne una certa eccitazione nel discorso. Prima disse che me lo sarei meritato, di fare sesso con un altro uomo, magari uno molto dotato ... Perch no? diceva Pierr magari si potrebbe provare con un nero, sono famosi per avere il coso pi grosso degli europei. Quel discorso mi faceva ridere ma mi eccitava, anche; la mia libidine, come ho detto, si era risvegliata e limmagine di me che venivo scopata con veemenza da un maschio forte, virile e pieno di voglia, mi sorrideva: magari un giovane, nel fiore degli anni e del vigore. Dovevo tener presente, per, che non stavo parlando con una mia amica, stavo toccando quellargomento delicato con Pierr, il mio legittimo marito, luomo che amavo. Lui, mentre parlava, si era prostrato ai piedi del nostro lettone, mi carezzava e, spesso, mi leccava i piedi, tra una parola e laltra. Cos, non riuscii a trattenermi: mentre gli scenari pi erotici si presentavano al mio fantasticare, iniziai a masturbarmi davanti a lui, senza alcun ritegno. Leccitazione che si era impadronita di me, mi faceva vibrare e fremere, mi spogliai completamente e iniziai a guardare la scena nello specchio, a lato del letto. Non ero pi una ragazzina, ma avevo ancora un corpo invidiabile, osservai senza modestia, la mia pelle non era quella di una diciottenne, ma era diventata un po pi morbida, pi cedevole e questo, come diceva Pierr, che non si stancava mai di accarezzarmi le gambe, i glutei e il seno, questo, diceva, la rendeva ancora pi sensuale al tatto. Il bacino era stretto, i fianchi prorompenti e larghi, pieni di fascino, le gambe ancora tornite e senza smagliature. I miei seni non troppo grandi erano rimasti, per fortuna, ben sodi e perfettamente delineati ... insomma, mentre godevo di quella vista, mio marito inizi a leccarmi la vagina e io desideravo sempre di pi misurarmi con un vero maschio, giovane e dotato, che mi penetrasse in profondit e mi facesse sentire femmina al cento per cento.

Nellacme del piacere capii bene il progetto di mio marito: voleva che scopassi altri uomini, magari sconosciuti, e lui lo doveva sapere, e, forse, partecipare, o almeno guardare! Questo scenario e le sue varianti erotiche mi pervasero e mi fecero godere come una cagna in calore. Mi inarcavo sul letto e mugolavo di piacere ... mentre venivo, liquida, sulla lingua di Pierr: mi agitavo, paga del piacere che stavo provando ma, resa pazza, dal desiderio di avere un fallo caldo e grosso nel mio inguine. Allindomani, per tutto il giorno, non feci che pensare a quello che era capitato la sera prima. Erano tanti anni che non avevo rapporti con un altro uomo che non fosse il mio povero Pierr. Inoltre, con lui, le cose non erano andate mai troppo bene; un vero orgasmo non lo raggiungevo quasi mai e mi ero rassegnata a vivere come una signora che si avvia, pacatamente, alla mezzet, tra una cena con i vecchi amici e un torneo di Burraco. Daltro canto, ripensavo a quegli ultimi mesi: le cose tra noi erano cambiate vertiginosamente! Confessarci i nostri desideri pi perversi e trasgressivi aveva salvato il nostro rapporto, invece di distruggerlo. Diventavamo ogni giorno pi complici e affiatati, ci donavamo piacere ogni volta che potevamo e, a volte, anche quando non avremmo potuto. Ad esempio, avevo mandato a Pierr delle foto, fatte col telefonino, mentre mi masturbavo nel bagno dellufficio. A lui, ordinavo di fare le cose pi folli, anche quando non eravamo insieme. Una volta, lui and fuori per tre giorni, in occasione di un viaggio di lavoro: gli ordinai di portare con se, e di indossare, solo biancheria femminile. Sotto il vestito grigio, pieno di fisime e di terrore, il mio maritino portava calze di seta, guepire e mutandine di pizzo nero. La sera, con Skype, doveva spogliarsi davanti a me, che lo guardavo dal mio PC, per dimostrarmi di avere obbedito ... Altre volte, ci mettevamo al PC insieme per guardare foto e filmati erotici e per commentarli fino ad eccitarci, oppure, per scegliere i gadget pi intriganti e fantasiosi, esposti nelle pagine dei pornoshop, on line. Insomma, ci inventavamo giochi piacevoli e un po perversi, che ci avevano ridato voglia sessuale e gioia di vivere. Ma adesso? Adesso si trattava di confrontarsi con una terza persona, con un altro, ovviamente, uno sconosciuto ... non potevamo certo telefonare ai nostri amici di sempre per proporgli di fare unorgia. E poi, pensai non senza un certo prurito vaginale, io voglio un cazzo giovane e vigoroso ... con tutto il rispetto per i nostri attempati conoscenti. Ma, alla fine, pensavo: Di che mi preoccupo? io avevo Pierr, complice e amante, dalla mia parte. Lui mi avrebbe saputa consigliare e proteggere ... insomma, lidea di farmi fottere da un estraneo, mi esaltava sempre di pi e leccitazione, che quel pensiero mi procurava, faceva sembrare il mio percorso, liscio e senza ostacoli. La fantasia bella ma la realt fatta di muscoli ... carne e ... piacere intenso. Dopo un week end tranquillo e familiare, il luned, avevo le idee chiare. Abbandonata ogni confusione non vedevo lora di gettarmi nel nostro progetto. Vedevo gi Pierr in una nuova luce: ancora pi sottomesso e decisamente cornuto. Il mio schiavetto perverso, il maritino dal piccolo cazzo, voleva vedermi stantuffata, davanti ai suoi occhi, da un vero maschio? Bene, avrei fatto del mio meglio per accontentarlo ...

E non solo, avrei inventato sistemi sempre pi perversi ed eccitanti per umiliarlo, magari anche davanti allaltro uomo. Magari, qualcuno a cui fosse piaciuto, poteva farsi anche lui, dietro mio preciso ordine. Tanto io conoscevo il suo segreto, io stessa lo avevo profanato, da dietro. Questa nuova, possibile, volutt, non fece che incendiare ulteriormente il mio desiderio e la mia curiosit. Da cerbiatta dolce a leonessa in caccia di preda ... non passarono che pochi giorni! Dettai a Pierr le mie condizioni un mercoled sera, ceravamo appena poggiati sul letto matrimoniale. Eravamo soli in casa e io, solleticata dalle mie fantasie ricorrenti, indossavo solo il reggicalze, le calze nere e il mio reggiseno a mezza coppa, che mi lasciava bene in vista i capezzoli prepotenti. Mentre parlavo, autoritaria, tirai fuori dal comodino il fallo nero, il pi grosso e lampolla della vaselina, quasi a voler sottolineare che ero pronta a suggellare il nostro patto, nel pi doloroso dei modi. Pierr era seduto sul letto allindiana e si mosse sgomento, vedendomi cos decisa e volitiva.

Quando iniziai a vestirmi col grosso pene, legandomi la cintura in vita e passandomi laltro pezzo sotto la vagina, tra le grandi labbra, affinch, con il movimento successivo, mi sollecitassero la clitoride, mi venne da sorridere: Pierr aveva un espressione smarrita e confusa, sapendo che stava per arrivare il momento della sua massima umiliazione. Mi avvicinai a lui, sempre deridendolo e, intanto, mi carezzavo il grosso cazzo di plastica, non solo per il piacere di farlo, ma anche per farci aderire perfettamente un profilattico che vi avevo appena inserito. Non fare quella faccia impaurita, gli sussurrai allorecchio non serve a niente, sai quanto mi piace prenderti; ti cavalcher a lungo, tutto il tempo che vorr; e se mugoli, ti lamenti, e mimplori di smettere, mi farai divertire anche di pi!" Pierr aveva capito che ero decisa e che non poteva sottrarsi, quindi, come una pecorella si arrende al sacrificio, si alz a si volt sul letto, per porsi a favore della mia libidine. Ma non and come lui credeva, mi alzai dal letto senza degnarlo di uno sguardo e, mentre davo gli ultimi ritocchi allinstallazione del cazzo posticcio, indossai le mie pantofoline nere col tacco a spillo basso. Seguimi! ordinai, mentre ticchettando con i tacchi mi diressi, sculettando, verso il bagno padronale Non in piedi! Seguimi a quattro zampe, come un bravo cagnolino. Nel grande bagno, alle spalle del lavandino, era installato, direttamente nel muro, un enorme specchio. Alzati, adesso ... su! la mia voce era roca per lemozione della scena, che io stessa avevo appena creata. Ecco, cos, voltati ... appoggia le mani al lavandino e non ti abbassare. Voglio vedere bene la tua faccia mentre ti sono dietro. Pierr, ormai perduto nella sua perversione, obbediva ciecamente agli ordini, come uno schiavo perfetto. Mi misi affianco a mio marito, davanti al grande specchio, ero bellissima e terribile, con quel grande pene scuro che svettava da un luogo in cui non avrebbe mai dovuto essere. La lingerie nera sottolineava la mia sete di possesso e la mia posizione dominante. Senza degnarlo di uno sguardo lo feci assistere agli ultimi preparativi della sua tortura: presi la bottiglia dellolio per il corpo e me ne servii per lubrificarmi, con lunghe estenuanti carezze, il membro. Poi gli fui dietro. Vediamo di allargare e lubrificare bene questo culetto! Con le dita gli feci cenno di allargare le cosce, per favorire la mia visita. Facevo tutto lentamente, incurante del tremore di Pierr, eccitato e impaurito allo stesso tempo.

Passai lolio sulle dita e iniziai a massaggiargli lano, poi, con lindice e il medio, gli profanai lentamente lo sfintere. Ero sempre affascinata dalla strettezza del suo culo e da come cedeva alla mia pressione, decisa. Una volta dentro di lui, iniziai a ruotare le dita e a massaggiare, sempre lentamente, tenendogli laltra mano sulla schiena, sia per dargli la giusta inarcatura, sia per sentirlo vibrare, mentre mugolava per loltraggio. Quando mi accorsi che il suo culetto era pi cedevole e rilassato, finalmente, vi introdussi anche un terzo dito. Ora entravo e uscivo con la mano, mimando la penetrazione, vera e propria, che sarebbe arrivata a breve. Il pistolino di Pierr era durissimo, pur restando piccolo: mi fece tenerezza e gli diedi un leccatina, prima di procedere secondo i miei piani. Appena finito di prepararlo mi rimisi in piedi. Gli stavo dietro e, ora, con una mano gli tenevo le natiche aperte e con l'altra, cercavo di dirigere la cappella, del cazzo di gomma, in direzione del suo piccolo buco; Pierr si teneva saldamente al lavabo, per non retrocedere durante la mia avanzata. Temeva che, se mi fossi arrabbiata, sarei stata ancora pi spietata nella sodomizzazione. Tentati vari assalti: quando spingevo le prime volte, la cappella unta, sgusciava in alto oppure in basso, tra le gambe del mio povero schiavo, senza entrare, ma solo forzando le sue carni cedevoli. Dovette, pi volte, piegare le gambe e aprirle roteando, in una specie di danza, per far si che il cazzo, entrasse dal basso, e centrasse per bene l'anello del culo. La schiena di Pierr sobbalz, la spaccatura gli aveva provocato la fitta che tanto mi inebriava. Ebbi un impeto di gioia e risi: Eccoci dentro ... lhai preso alla fine! Ora cominciamo a fare sul serio, eh? Tesoro. Con la mano tastai il punto in cui ci eravamo uniti ... quando mi accorsi che eravamo saldamente collegati e che la testa del pene era tutta infissa, saldamente, nel suo deretano, mi fermai. Premevo col mio bacino solo quel tanto che bastava per non farlo uscire Portai il mio viso affianco al suo, osservavo il mio schiavo, nella sua espressione un poco sofferente, si vedeva che aveva il culo dilatato dal grosso membro e ne soffriva, mentre sul mio volto, truccato, esprimevo un sorriso trionfale, che mai avevo creduto di poter provare. Vediamo che faccia fai a sentirti questa bella cappella, gonfia, dentro il culo sussurrai al suo orecchio Dimmi, ti piace ? Cosa provi ? Lo senti che ce l'hai dentro il culo?" Lo fissavo per mortificarlo e farlo sentire ancora pi passivo. Lui disse, biascicando con voce piagnucolosa, di s. La vergogna e il tremito, l'umiliazione, gli impedivano di parlare. "Lo senti? Lo so che lo senti ... sono dentro il tuo culo ....... e mi piace da morire. Ora sai cosa facciamo,mia troietta? Piano piano lo infiliamo tutto dentro. Eh, che ne dici? Lo presi per i fianchi e, guidandolo con circospezione, per non perdere il contatto, ci girammo, muovendoci contemporaneamente con i piedi, come fossimo una sola cosa, finch non raggiunsi una posizione in cui, nello specchio, vedevo tutto. Ceravamo! Allora, piegandomi leggermente sulle gambe, cominciai a spingere il cazzo di plastica, in avanti. Tenevo il tronco piegato allindietro per godermi bene la scena e ottenere il massimo della penetrazione; ora che avevo le mani libere, afferrai per i fianchi il mio Pierr, per tenerlo ben fermo, mentre il lungo pene progrediva nel suo budello. Ecco che ti entra, lentamente, ma entra ... ah, che bello. Mi fermai, scostandomi di poco per osservare la scena: il coso era mezzo infisso nel suo ano e il suo viso, sotto le luci da toeletta, tradiva tutto il suo vizio.

Stringeva le labbra e, anche se pieno di vergogna, cercava sottocchi di osservare la scena, che lo raccapricciava ma, allo stesso tempo, lo rendeva pazzo di piacere. Sembrava sorpreso dallimmagine di quel grosso palo, che partiva, innaturale dal mio inguine e spariva nella profondit del suo corpo. Unimmagine inconfessabile, segreta, la pi intima delle scene damore che potesse mai immaginare. Lo sferzai con lo sdegno eccitato delle mie constatazioni, che diventavano sempre pi perverse: "Te ne ho gi dato pi di met, te lo senti? Hai quasi dieci centimetri di cazzo dentro al culo, ti prendo ... ti sto facendo mio ... lo senti, vero?" Mentre gli parlavo, gli presi le palle, che erano a portata di mano, erano calde e gonfie, sentivo la radice del suo piccolo membro pulsare sotto le mie dita. Impazzita, lo minacciai ancora, e ricominciai a spingere come un treno, mentre il membro sinfilava completamente nel suo culo. Ecco ... ancora ... pi dentro: tutto lo devi prendere, tutto! Sentii le mie cosce che premevano sulle natiche del mio schiavo: lo stavo impalando. Ora ero veramente eccitata, respiravo forte, la bocca socchiusa, con la lingua mi leccavo le labbra, come quando ci si misura in un lavoro impegnativo. Mi vedevo allo specchio, gli occhi socchiusi, come fessure, e la testa in alto, ero persa in un mare voluttuoso. Muovevo i fianchi, automaticamente, indietro e avanti, pompandogli il culo. Non stare fermo intimai a Pierr voglio che ti muovi mentre ti inculo!" Perch quel culo era mio e volevo farmelo fino in fondo. "Muoviti con me, come hai fatto tutte le volte che ti sei fatto gi inculare; come quando ti facevi fottere dallo zio, dietro alla macchina o chiss da chi altro che io non so ... sculetta mentre ti affondo dentro." E lui, prono, felice della sua totale umiliazione, obbediva supinamente. Come un schiavo, muoveva i fianchi: si allontanava quando io mi ritraevo e spingeva verso dietro, inarcandosi e dilatandosi, quando gli affondavo dentro con forza, cosicch il tubo gli si piantava verso lalto, tutto nel culo, ad ogni scopata. Continuammo cos, mentre lo specchio ci restituiva limmagine dei nostri corpi sudati, godendoci la cavalcata per diversi minuti. La mi figa era morbida, gonfia, completamente bagnata: stimolata ad ogni sfregamento della cinghia che mi passava tra le cosce. I nostri corpi, nudi e molli, si baciavano per un attimo, per poi allontanarsi, luno dallaltro ... unico contatto tra di noi, il lungo cazzo nero. Io spingevo e, di nuovo, la carne delle mie cosce cercava di incollarsi alla pelle liscia del culetto di mio marito. Quando ritenni di averlo inculato a sufficienza, passai la mano davanti al suo corpo, e gli impugnai il piccolo cazzo, cominciai a fargli una sega, guardandolo da sopra la spalla. Vedevo il suo volto contratto in una smorfia, mentre cercava di resistere, tra il dolore e il piacere. Ero ferma dentro di lui, tutta dentro, lunico movimento sconnesso era dato dalla mia mano che arrancava, agguantandogli il pene durissimo. Riuscivo a tenerlo nella mano chiusa, come un conchiglia intorno al suo frutto calloso, infine, mentre Pierr, per gli spasimi, scivolava con i piedi nudi sulle maioliche, tentando di prendermi ancora pi dentro, inizi a sborrarmi, copiosamente, in mano il succo opalescente della sua passione.
Lo tenni bloccato e impalato anche quando tutto il suo fervore era sfumato e non gli restava che limbarazzo e il bruciore.

Allora iniziai a sussurrargli le mie regole, i miei desideri e gli imposi la sua parte di schiavo perverso ... al comando del mio piacere. Pierr si sforzava e soffriva, non chiedeva di meglio che soffrire anche dopo che leccitazione era svanita. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma sapeva che ricordare quei momenti in cui doveva subire, senza provare alcun piacere, sarebbero rimasti tatuati per sempre tra i suoi ricordi pi sconci e arrapanti. Il suo culetto si era dilatato per bene, come ai tempi della giovent, quando lo zio approfittava di lui. Mentre era totalmente mio, il mio futuro cornuto e contento, mi sugger, a voce bassa, di mettermi a caccia di un altro uomo, al pi presto. Mi disse anche di cercare di cambiare un po il mio look sobrio, da signora castigata, per passare a qualcosa di pi giovanile e spinto. Per fortuna ce lo potevamo permettere, anche economicamente ... e il mio fisico asciutto e proporzionato, mi dava ancora la possibilit di indossare, senza sacrifici, una taglia 44. Mi disse anche di comprare qualcosa in latex, gonne corte, top di seta provocanti, stivali e scarpe sexy, fashion e di indossarli senza troppi pregiudizi. Dopotutto avevo un marito, se a lui stava bene che mi vestissi in maniera pi scollacciata, doveva star bene a tutti ... non dovevo rendere conto a nessuno, nemmeno sul lavoro. Sorvol sulla biancheria intima, conosceva perfettamente i miei gusti sulla lingerie e li approvava incondizionatamente, per, mi consigli, per lindomani, di uscire senza mutandine ... sia nel tram che a lavoro, sarei dovuta stare attenta a non lasciare la gonna troppo alta, altrimenti la mia figa sarebbe diventata di pubblico dominio. Leccitazione era di nuovo alle stelle. Ora toccava a me. Gli tolsi delicatamente il coso dallano e, mentre si massaggiava il culo, fingendo delle piccole rimostranze, gli ordinai di sedersi sul bidet. Mi smontai lattrezzo e, pronta per venire a mia volta, mi misi nella sua stessa posizione, davanti allo specchio illuminato. Leccami, schiavo, fammi venire, adesso! cos dicendo mi gustai limmagine della mia nudit e della espressione, sempre pi depravata e, dopo pochi minuti, gli venni in bocca, mentre lui raccoglieva tutto con la lingua, succhiando rumorosamente. FINE SECONDA PUNTATA

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