Sei sulla pagina 1di 27

FRIDA E IL CONFESSORE

Che cosa mi fai ?


racconto erotico VM anni 18

Con questo mio racconto ha inizio la saga che ho intitolato: Frida e il Confessore. Veramente, dovrebbe essere di Frida e Pierr, perch i protagonisti sono entrambi ma io, ovviamente, parteggio pi per Frida ... perch tanti sono i desideri e i sogni che abbiamo in comune. Questa serie di storie arriva, nientepopodimenoche, dal "confessionale" di don Franco, un attempato padre di provincia che, finalmente, a furia di ascoltare le piccanti confessioni di alcuni dei suoi parrocchiani, ha deciso di spretarsi. Il poveretto si reso conto di una inquietante verit: il sesso trasgressivo provoca maggiore felicit e affiatamento nelle coppie che non la sessualit bigotta e castigata che lui avrebbe dovuto professare . Quindi, nel dubbio, meglio essere coerente con se stesso e terminare in pace i suoi giorni, da "borghese".

Giovanna Storie

FRIDA E IL CONFESSORE

Che cosa mi fai ?

Racconto Erotico a puntate.

ATTENZIONE WARNING: VIETATO AI MINORI QUESTO E UN RACCONTO EROTICO, PERTANTO LA SUA LETTURA E RISERVATA, A NORMA DI LEGGE, A UN PUBBLICO ADULTO PERCHE POTREBBE CONTENERE DESCRIZIONI E IMMAGINI DI SESSO ESPLICITO 3

Ringrazio di cuore i due impagabili personaggi di questa saga: Frida e Pierr, e auguro a tutti di trovare pur nelle forme pi congeniali alla propria natura, la stessa capacita di essere complici: nella vita e nella passione.

PRIMA PARTE Che cosa mi fai?

Il tempo speso in malo modo durante la giovent talvolta l'unica libert che una persona abbia mai avuto. Anita Brookner

Prologo "Quasi sempre nel pomeriggio, verso le 15, una signora, sempre elegante, a volte da sola a volte con il marito, mi venivano a cercare, nella mia canonica di provincia, per confessarmi il "vizio" che si era impadronito della loro vita e a cui non sapevano rinunciare pi. Ascoltavo con animo alterno e infiammato quelle confessioni, non potevo rifiutarmi, ma non potevo neppure assolverli, perch loro non erano pentiti, loro volevano un conforto, forse una luce da me ... perch, pure rendendosi conto che il loro agire era considerato peccaminoso, non volevano rinunciarvi; a parte il piacere delle azioni in se, il loro amore era rinato, la loro complicit era assoluta, e si stimavano e si rispettavano ogni giorno di pi. In certi istanti pensavo alle decine di coppie tormentate che si arrovellavano tra mille desideri inconfessabili e che si odiavano tra loro, al punto da lasciarsi sempre pi spesso, per poi attaccarsi come nemici giurati; a volte ricorrendo alla violenza morale o fisica. Il mio confessionale ne vedeva sfilare tante di coppie cos ..."

Dal diario di Pierr 1 Caro Diario: mi sposo! Gli avvenimenti che mi coinvolgono sono tanti, sono troppi! Non voglio tacere per sempre. Non posso cancellare ci che non si pu dimenticare. Ho deciso di tenere questo diario non tanto per i fatti in se, ma per non perdere mai le sensazioni che provo e le umiliazioni che, a causa del mio carattere, devo continuamente subire. La perversione, infine, trasforma tutto questo in una forma di piacere: tagliente come un rasoio e doloroso come una piaga che non si sana. Eppure, come una droga, non riesco a farne a meno. 12 Settembre, 1985 Domani mi sposo! Una data da ricordare: ovvio. Domani sposo Frida, la ragazza che amo. Sono sicuro di amarla ... dolce e comprensiva. Non mi offende mai, cosa nuova per me. Ha qualche anno pi di me, ma non significa niente e, poi, una vera donna deve essere in qualche modo in vantaggio su un uomo. Noi siamo burberi, violenti a volte ... ecco che una donna deve essere altrettanto forte, per mantenere un buon equilibrio in famiglia. Frida non mi ha mai preso in giro. Non abbiamo ancora fatto sesso, completo intendo, per conosce la mia intimit. Lei ha toccato e baciato (wow) il mio cazzo, non eccessivamente lungo e un po tozzo, ma non ha riso, non ha giudicato, anzi me lha coccolato e mi ha fatto godere come mai avevo pensato si potesse godere. A mia volta ho potuto odorare e leccare le sue intimit, anche la vagina, spesso i capezzoli, scuri e puntuti. E quando sono venuto sulla sua faccia e sulla bocca, lei, dopo avermi attirato a s, mi ha baciato. Non ho potuto fare a meno di leccare e succhiare anche la mia stessa sborra, ma non credo che lei ci abbia fatto troppo caso, mentre a me ha dato ulteriore piacere. Meglio! Non avrei saputo come giustificarmi: lei potrebbe intuire che mi gi successo e che mi piace quel sapore, anche quello della mia. 13 Settembre, 1985 Sono nella camera dellalbergo. Siamo a Roma, tutto bellissimo: da qui si vede la cupola di San Pietro, illuminata, nella sera sfumata di mille colori. Frida in bagno. Ho poco tempo, ma non posso tacere le emozioni di questa giornata splendida. A parte tutto Frida uno spettacolo, mi ha fatto impazzire gi in chiesa. Era raggiante... bellissima. Lei non molto alta, uno e sessantacinque circa, ma il suo corpo delizioso, minuto ma forte e sodo. Le sue mani hanno dita lunghe e sottili, eppure la sua presa decisa e forte. Frida snella, capelli ramati, su un viso ovale, perfetto. Il naso e il mento sono decisi, sporgono in avanti, e le danno un che di duro, quando ti fissa senza sorridere ... soprattutto quando un po arrabbiata. Eravamo davanti allaltare e in un momento in cui gli officianti erano in sacrestia, mi ha sorriso felice, poi con un gesto inaspettato e scaltro, invisibile a chi era dietro di 6

noi, ha sollevato la parte anteriore dellabito bianco e mi ha mostrato, per un secondo, che sotto indossava calze bianche con un merletto superiore stupendo e che non aveva mutandine, ma solo la sua figa, depilata totalmente. Stavo svenendo sullo scanno. Insomma un gesto forte per una ragazza quasi innocente, ma quanto piacere mi ha saputo trasmettere. Sono stato preoccupato tutto il giorno! Il va e vieni in macchina, il vestito che saliva e scendeva al comando sapiente delle sue manine per ogni gesto, per ogni posa delle foto. Avevo paura che il fotografo, intrigante, avesse visto o intuito qualcosa, perch mi sembrava andasse sempre a caccia di scatti improvvisi, tutte le volte che, Frida, era costretta a scoprirsi le gambe per salire una scala o sedersi su un muretto. Allo stesso tempo mi eccitavo ogni momento di pi, pregustando l'ora in cui lei sarebbe stata mia. Eccola, esce dal bagno ... non ha pi le calze. Peccato. Ma ormai mia moglie, potr ordinarle di metterle tutte le volte che lo desidero! 20 Settembre, 1985 Caro diario ... scrivo, sento il bisogno di sfogare la mia delusione ... le cose sono andate in maniera troppo imprevista per non essere deluso e incazzato nero: soprattutto con me stesso. Sono un idiota. Troppa poca esperienza con una donna vera, e Frida lo ! Sono stato infantile e sciocco e lho offesa mortalmente proprio la prima notte... che coglione! Tutto andava bene, meravigliosamente bene, sotto la vestaglia bianca il suo corpo sinuoso si offriva integralmente a me ... che spettacolo, mi rimasto impresso nella mente come un negativo che non va pi via. I seni di Frida erano due sculture, due coni perfetti come piramidi e il vertice sacro erano i capezzoli: duri e puntuti, di un marrone scuro, accattivante. La vagina depilata profumava di fresco e di buono. Lho assaporata per una buona mezzora, poi lei mi ha puntato i piedi in petto e quindi sul volto: erano piccoli, deliziosi, le unghie appena trattate con lo smalto bianco perlato. Non mi sono saputo trattenere: a pancia su, con lei di lato, ho fatto miei quei piedini delicati ed ho cominciato a baciarli e a leccare, sopratutto tra le dita; in cuor mio speravo di ritrovare, almeno in parte, lodore del sudore dopo una giornata cos intensa. Frida, in estasi, si lasciava suggere le dita e leccare le piante dei piedi. Ogni tanto, sempre con un piede, mi scivolava sul petto, in gi, alla ricerca del mio cazzo. Nonostante non fossi un superdotato, ce lavevo duro e pulsante, fiero come mai. Anche sui coglioni arrivava il piede di mia moglie e col tallone li schiacciava. Facevo del mio meglio per nascondere la gioia infinita che quel delicato dolore mi suscitava, ma non volevo che lei si accorgesse troppo delle mie debolezze. Poi venne il momento di avvicinarsi alla sua figa per fare sesso, insieme, per la prima volta. Lei non lo poteva sapere, ma anchio ero vergine. Qualche rara volta, da ragazzino, avevo fottuto nel culetto di un amico, per ordine di mia cugina e a volte anche dietro di lei ... ma erano storie vecchie, passate da tempo. Quando cercai di penetrare Frida, lei era in un lago voluttuoso, eccitatissima, apr bene le gambe e sinarc, piena di desiderio, per permettermi di farmela. Il mio cazzo scese in lei senza ostacoli, fino alla radice delle palle. 7

Restai cos, imbambolato dal piacere, fermo e infisso in lei, che, con la vagina decisa e muscolosa, che mi circondava il pene. Credevo di essere in paradiso. Quel calore intimo saliva attraverso il corpo, fino al cervello. Per, nonostante tutto, bigotto e arretrato per educazione, non seppi astenermi da una constatazione, che feci senza riflettere. Pi per mostrarmi esperto che per particolare delusione (e di che, poi, non ero mai stato cos felice?) dissi la frase che avrebbe cambiato tutto tra di noi, per sempre: - Ma ... ma tu non sei ... vergine, Frida? Nel gelo immediato che ne segu, Frida sirrigid sotto di me diventando allimprovviso un corpo morto. Tutta leccitazione spar immediatamente. Dopo alcuni momenti interminabili, mi fiss negli occhi con uno sguardo freddo e cattivo, che non le conoscevo, poi col gomito mi scost da lei e disse, gelida: - Togli quel coso inutile dalla mia vagina! Eseguii, sperando che lobbedienza la intenerisse, poi cercai di aggiungere qualcosa, di chiarire ... ma niente da fare. Per Frida era come se nemmeno ci fossi, in quella stanza. - Vai sul divano, per favore! mi disse con una freddezza che non permetteva obiezioni Devo riprendermi. Non riuscii a dormire. Poco dopo la sentii piangere sommessamente. Non ebbi il coraggio di interferire. Ore dopo, nel bagno, piansi pure io. 22 Settembre, 1985 Ieri sera a cena ho avuto un chiarimento con mia moglie. Come speravo, si dimostrata saggia, nonostante let. I miei dubbi su di lei lhanno molto offesa, comera ovvio. Mi ha detto: - Non meriteresti nemmeno una spiegazione, ma la tua ignoranza sul sesso delle donne mi fa pena. Informati. Con un pene piccolo come il tuo pu darsi che nemmeno sei riuscito a deflorarmi. Inoltre ... il famoso spargimento di sangue della prima notte di nozze un mito paesano. Molte donne hanno un imene elastico, altre nemmeno sanguinano; sono mille i motivi per cui non mi sono ferita. Per caso vuoi tagliarmi con un coltello? Non sapevo pi come chiedere perdono, lo dissi. Le dissi che lei era la donna che amavo, quella che volevo al mio fianco, la madre dei nostri figli. Di certo anche il bracciale con brillanti che avevo comprato per lei a Firenze, si era rivelato utile a sbloccare quella situazione. Mi costato un occhio della testa ma ne valeva la pena. Stanotte abbiamo fatto lamore e, finalmente, le ho eiaculato dentro liberamente, per ben due volte. 12 Novembre, 1985 E il caso di dirlo: Caro diario! Mi conforta scrivere qualche mio pensiero, mi aiuta a ragionarci sopra e a comportarmi concretamente, senza stupidi colpi di testa. La nuova casa accogliente, spaziosa, per fortuna di propriet. Non ci possiamo lamentare. Siamo rientrati dal viaggio di nozze relativamente in pace. Frida non pi dolce e spensierata come prima. E nervosa, autoritaria, decisa. Credo dipenda dalla responsabilit di dover gestire tutta una casa ... lei, cos giovane, eppure gi tanto in gamba. Giusto per dire: il fotografo del matrimonio, ricordate? E diventato uno scassa palle, me lo ritrovo spesso in casa con una scusa: che noioso! 8

A Frida non dispiace la sua amicizia ma gi la terza volta che al rientro lo trovo in casa: una volta per lalbum, unaltra per controllare le foto ai parenti ... che scocciatore. Non mi ero sbagliato! Il fotografo si era accorto che Frida, per un gioco infantile rivolto a me, si sposata senza mutandine, infatti, in una busta posta nel cassetto del suo intimo, ho trovato tre foto, dove si vede Frida con la gonna di tulle alzata e con la figa deliziosa in bella mostra. In due, presa davanti, e, nella terza, girata di culo; le calze a rete bianche si fermano a met coscia e, con precisione di dettagli, si vedono il suo sedere e i buchetti leggermente divaricati. La sensazione che si ha che Frida si fosse messa in posa apposta per farsi vedere ma mi sembra impossibile. Non ho il coraggio di chiedere notizie a lei per non farla infuriare e poi, dopotutto, come faccio a spiegare cosa cercavo nel cassetto delle sue lingerie? Non posso certo confessarle che mi piace masturbarmi indossando le sue calze o annusando le sue mutandine. Settembre, 1986 E tanto che non scrivo ... solita routine ma oggi un giorno troppo speciale perch taccia: nata nostra figlia, si chiama Giorgia, un nome che piaciuto a tutti e due. E ti pareva che quel seccatore del fotografo non era il primo a complimentarsi? Mentre passavo mi ha anche fermato davanti al negozio per prenotarsi: - La voglio vedere, mi raccomando ... e la prima foto gliele devo fare io! Ci tengo. Che seccatore! Cosa ci trova Frida in un uomo tanto petulante, proprio non lo capisco. 6 Ottobre, 1990 Ho deciso di tornare a scrivere. La bimba ormai grandicella. Superata la foga e gli impegni del primo anno, Frida tornata quella di sempre, ma purtroppo tra di noi i rapporti si sono diradati in maniera esasperante. Dormiamo con la bambina nel nostro letto e adesso sempre pi spesso, con una scusa qualunque, sono invitato a dormire nella camera degli ospiti. Per poterla chiavare, occasionalmente, devo piangere come un bambino capriccioso. Divento talmente noioso, dice lei, che mi accontenta per non sentirmi pi. Allora, spesso in cucina, Frida si mette con i gomiti appoggiati sul tavolo e con espressione annoiata, si alza la gonna: - Dai dice freddamente sbrigati, che ho da fare, cos la fai finita! Essere trattato cos mi rende folle ... il cazzo si fa duro, mentre la possiedo, con gli occhi chiusi, la mia fantasia vaga ... lontano. Sento che sotto i miei colpetti lei prova piacere, ma non lo dimostra, non emette un solo gemito. Se le sborro in figa, mi sgrida, anche se so perfettamente che non c pericolo che resti incinti. Quando mi permette di scopare mi avverte poco prima, con un cenno o un breve messaggio, poi, prima della copula, mi ordina come e dove devo depositare la sborra. In genere vuole che arrivi in un preservativo, ma fuori dalla figa. Vuole che lo tiri fuori allultimo istante ... lei si volta e deve vedere lo sperma che, copioso, gonfia il profilattico. Il mio cazzo naturalmente, in quella situazione, sensibilissimo. Allora lei comincia a giocare col preservativo, me lo preme, me lo schiaccia. Mi da i brividi a ogni operazione, ma non si ferma. 9

Quando si affloscia il pene, infine, spesso con le dita fa in modo che la sborra mi scorra addosso sulla pancia, tra i peli del pube e poi mi annusa. Dice che le piace sentire quellodore addosso a un uomo. 12 Ottobre, 1990 Stanotte abbiamo fatto lamore, a letto, dopo quasi due anni. La piccola rimasta da sua madre, Frida ha voluto che fossimo da soli. Non saprei spiegare perch, ma ieri sera avvenuto un grande cambiamento. Proprio adesso che i nostri rapporti erano sempre pi gelidi e distaccati; adesso che cominciavo a temere il peggio tra di noi, abbiamo parlato, e Frida ha voluto sapere tutto di me e di cosa pensavo. A letto stanotte stato tutto stupendo. Lei non stata passiva come il solito, al contrario ... era decisa e volitiva. Mi chiedeva cosa desideravo fare, partecipava allamplesso con piacere, poi mindagava il corpo e la mente. - Tutto deve cambiare tra di noi ha detto Frida non possiamo andare avanti ignorandoci per tutta la vita! Allora mi ha fatto stendere sul letto a pancia in su e si abbassata per succhiarmi il cazzo. Mai me lo aveva tenuto in bocca con tanto trasporto. Leccava il pene da sopra a sotto, leccava le palle e le succhiava una per volta. - Hooo! Ma come sei bagnato qui sotto ... ha detto con malizia, mentre la sua manina mi carezzava il sedere - Guarda, la saliva ha reso morbido il tuo ano, si apre deliziosamente ... lo senti? e mentre diceva cos, tra una succhiata di cazzo e laltra, mi ha infilato il medio nel culo, poi ha sussurrato tra i miei coglioni: - Ti piace se ti faccio cos, vero? - Si, mi piace, lo desideravo. ho risposto, sincero. Allora le dita che mi allargavano il culo sono diventate due, poi tre. Le rigirava nel mio ano, le allarga e premeva, donandomi sensazioni dimenticate. - Io sono tuo le dissi per me tu saresti la mia padrona ... di tutto me stesso, se solo me ne dessi la possibilit ... Con la mano libera Frida mi massaggiava il pene, intanto col volto sulla pancia, ascoltava, languida, le parole che sussurravo. - Lo so, ho immaginato che il mio amore poteva essere anche il mio schiavo adorato. Non sapevo se rompere o meno questo muro di vetro che ci separava ... non facile! mi guard per un attimo nella penombra ma adesso tutto cambier ... Le due mani continuavano a lavorarmi, una nel culo, disfatto, e una sul cazzo, teso. - Adesso disse Frida con una nota nuova nella voce devi essere tutto, completamente, mio, ho deciso! Via le maschere ... Adesso raccontami perch vai a rovistare nei miei cassetti ... come fai ad allargarmi le collant? Le indossi? Voglio sapere tutta la verit ... ti voglio sincero e fedele come un cane, come uno schiavo ... devi dire tutto alla tua padrona. Capito? Mi stava schiacciando, si stava impadronendo di me ... sapeva! Provai un filo di vergogna e mi sentii umiliato dal fatto di essere stato scoperto, cos il piacere si impadron di ogni mia cellula, mentre mi mettevo nelle mani di Frida, la mia padrona e sposa. 15 Ottobre, 1990 Laltra notte, Frida, ha voluto sapere tutto e io le ho detto del mio passato. Lei stata comprensiva, ma mi ha promesso che mi punir al pi presto perch avrei dovuto parlarne prima. Non so ancora come sar punito, ma sono gi eccitato nellattesa e spesso, quando la vedo per casa, mi manca il fiato, sapendo che la mia Padrona mi castigher. 10

Frida cambiata; il suo atteggiamento cambiato. Dopo cinque anni si mostra veramente per quella che : una padrona nata, un direttrice dominante. Non mi evita pi e non veste pi col perenne pigiama monacale, al contrario a volte indossa per casa la sua lingerie e calze di tutti i modelli, preferibilmente grigie o nere, spesso a rete. Dopo il matrimonio ha messo qualche chilo, il che la rende pi armoniosa, e anche i seni si sono piacevolmente ingrossati. 2 Ecco cosa ha voluto sapere mia moglie Frida ... e che io le ho confidato: Quando ero solo uno studente, durante il periodo di vacanza, mia madre doveva lavorare ed era impegnata comunemente, tranne che nei pochi giorni del Ferragosto e la Domenica. Aveva un negozio di tabaccheria e mio padre era sparito da tempo, fuggendo con un'altra, chiss dove nel mondo. Per farmi godere il piacere dellaria aperta e anche per ricostituire la mia salute di ragazzo di citt, mi portava in campagna da sua sorella, che aveva una fattoria grande e funzionale. L durante le vacanze davo una mano, ma la fatica non mi pesava, era un piacere occuparmi degli animali e della campagna. Nei lavori in comune, la campagna, laria aperta, favoriscono il piacere del fare: quindi, rendersi utile era pi un gioco che un lavoro vero e proprio, una specie di palestra gratuita. Avevo anche tanto tempo per giocare e spesso facevamo dei Picnic nei luoghi circostanti. Lunica seccatura era che di ragazzi non ce nerano, pertanto ero costretto a passare molto tempo con due mie cuginette e con le loro amiche. Mio zio, un omone simpatico e schietto, che dopo le cinque della sera era gi bello e cotto dal vino, che beveva a profusione ma senza ubriacarsi, rideva sotto i baffoni. Mi chiamava: il beato tra le donne. La sera, dopo cena, i miei zii crollavano dal sonno e andavano subito a letto; noi ragazzi che non avevamo alcun obbligo di svegliarci prima dellalba, come loro, potevamo scorrazzare liberamente da una stanza allaltra oppure, nelle sere pi calde, nellaia della fattoria, per andare a guardare le stelle o per inventarci giochi paurosi nel buio notturno. Una sera che fuori pioveva, mentre per lennesima volta, le ragazze giocavano a truccarsi, a confrontarsi, a provarsi le calze della zia o delle sorelle maggiori, mia cugina Valeria si ricord che esistevo anchio e prese atto del fatto che mi annoiavo da morire. - Vieni mi disse, prendendomi la mano e trascinandomi in camera sua, poi continu: - Facciamo uno scherzo alle ragazze, dai. disse con complicit e insistette per vestirmi con un suo abito, truccandomi la bocca, grossolanamente con il rossetto. Quindi ritornammo dalle altre e, tirandomi per mano nella camera, lei esord: - Gentili amiche, solo per voi, direttamente dalla citt, la mia nuova, elegantissima amica Gertrude! e poi, rivolgendosi a me: - Vieni, Gertrude, saluta le mie amiche! Controvoglia dovetti ammettere che quel gioco stupido mi divertiva. Tutte ridevano e pure io, mi baciarono le guance, presentandosi una a una: qualcuna mi prendeva in giro per la scarsezza del mio seno, qualcuna mi tocc con confidenza giocosa, il sedere, palpandomelo e ammirandone la consistenza. 11

Mia cugina, per riscattare il suo possesso su di me, mi strizz i genitali senza vergogna, dicendo tra le risate: - Ma, Gertrude mia ... e qui che non ci siamo: devi avere una farfallina orrenda! E gi a scherzare e sfottere fino allorario in cui divent doveroso andare a dormire. Quel bel gioco, per, non dur poco ... al contrario: diventava ogni volta pi intrigante. Aspettavamo sempre pi spesso che gli zii si addormentassero, per incontrarci nellampia rimessa del trattore. Il grosso mezzo, destate, veniva lasciato allaperto e lo spazio che restava vuoto, era tutto a nostra disposizione, tranne un angolo, ingombrato dalla vecchia Alfa dello zio, che lui usava raramente. Le ragazze erano curiose riguardo me. Stando insieme e prendendola a ridere, iniziarono a superare le loro inibizioni nei confronti di un corpo maschile, approfittavano del clima ludico che si era instaurato. Mi svestivano e mi vestivano tutte insieme, con accuratezza sempre maggiore. In una specie di valigetta, avevano messo da parte tutte le cianfrusaglie poco usate donne pi grandi della famiglia. Cera persino una guepire di pizzo bianco, ricordo di nozze e mai pi adoperata. Mi mettevano le calze, agganciandole loro stesse al reggicalze, mi carezzavano i fianchi e le gambe per far aderire bene la seta sulle mie cosce leggermente pelose. Qualche sera dopo, una delle ragazze, disse che dovevamo organizzare uno spogliarello come quello che aveva visto fare in TV, una notte che aveva spiato suo fratello che guardava una TV privata. Avevo preso confidenza con quei giochi un po spinti e mi eccitavano. Allora, mia cugina Rosa mi vest di tutto punto, con una gonna nera e una camicetta rossa, attillata. Mi aveva aiutato a indossare anche lintimo e nonostante cercasse di far finta di niente, spiava continuamente il mio pene, che abbastanza duro, trasbordava dalle piccolissime mutande bianche di pizzo. Mia cugina, sempre scherzando, mi disse che stavo talmente bene che lavevo eccitata e per darmene dimostrazione, si volt e si abbass in avanti, alzandosi la gonna e mostrandomi le sue mutandine rosa, vistosamente macchiate di umido allaltezza della sua natura virginale. A me, ormai, girava la testa e, indossate delle calze nere, mi preparai per lo show. Qualcuna delle ragazze aveva procurato un piccolo registratore a cassette per creare un sottofondo musicale. Volevo impormi e chiedere alle ragazze di farsi vedere anche loro da me, ma non ce ne fu bisogno, erano gi tutte abbastanza discinte, con pantaloncini o gonne corte e le magliette aderenti sui seni liberi e prorompenti. Il gioco prese rapidamente forma di unapunizione sexy e cos, quando, dopo una serie di movimenti ritmati, mi ero liberato di tutto, tranne che delle microscopiche mutandine, le ragazze cominciarono a palparmi i glutei e a sollecitarmi, con dei piccoli colpi, le palline che fuoriuscivano dallelastico laterale. Qualcuna sussurr (non si poteva gridare): - Nudo, nudo! e tutte la seguirono in quella richiesta blasfema. Fu proprio Rosa che con, gesto solenne, si accost al mio fianco e, dopo avere intimato il silenzio, mi ordin di voltarmi. - Ragazze del club della fattoria esclam volete voi vedere il pisello del nostro schiavo? Naturalmente, tra lazzi e amenit, la risposta fu s. Allora sempre mostrando le natiche, lasciate nude dal sottile perizoma bianco, Rosa tir gi le mie mutandine con gesto teatrale. Poi, come un domatore in un circo, mi apostrof: 12

- Presto, schiavetto, mostra il pisello alle gentili signore! Era troppo! Il gioco non era pi tale ed io mi resi conto della situazione vergognosa in cui mi ero ridotto. La cosa pi grave era che, impreparato a tanta umiliazione, il mio coso non era duro, al contrario, giaceva inerme e inutile, adagiato sui coglioni. - Abbassati, schiavo! mintim ancora Rosa ed io, come un verme schiacciato, non seppi contrastarla: ero sicuro che avrei subito unonta incancellabile davanti a tutte ... e il gioco avrebbe lasciato il posto alla vergogna. Rosa mi fece divaricare le gambe e me lo tirava da sotto, come se mi stesse mungendo. Sei ragazze, di cui due mie cugine, mi avrebbero potuto prendere in giro per tutta la vita, svergognando il mio modo di essere uomo al femminile e raccontandosi, negli androni, la mia impotenza. Infatti, le ragazze erano deluse, ma non mi svergognarono troppo quella sera: era tardi, ceravamo spinti troppo oltre e non si poteva gridare. Nella penombra, mia cugina ebbe il tempo di dire, con una risata: - Vergognati, volevamo vedere un pisello pi grosso! E un oltraggio per il nostro Club, devi pagare pegno! Mi fece voltare e poi, trascinandomi verso un tavolaccio da lavoro, fatto di vecchie assi di legno, mi fece mettere chino, col culo proteso. Molte mani sconosciute, allora, si presero cura di me. Mi fecero passare nuovamente lo scroto e il pene pendulo tra le gambe, poi mi strinsero, in modo che loro, da dietro, vedessero in bella mostra i miei genitali subito sotto il buco del culo. Poi, mettendosi in circolo, come per un carosello finale, mi passarono a turno dietro le natiche profferte e se la spassarono, sui glutei, sui genitali e persino sullano che appariva, roseo, tra la leggera peluria del mio sedere. Mi schiaffeggiavano sonoramente le chiappe, qualcuna, pi cattiva, usava qualche vecchia canna flessibile, trovata sul posto. Mi colpirono anche le palle, e il glande ... qualcuna mi tir la pelle del prepuzio. Un paio di volte, senza rispetto, minfilarono qualcosa di piccolo ma duro nel sedere, forse uno o due dita, facendomi sobbalzare per la profanazione inattesa. La situazione mi riemp di vergogna, ma anche di piacere ... avevo combattuto a lungo contro il mio carattere debole e la mia remissivit oltremodo femminea. Quella notte scoprii che avevo perso e che arrendermi era meraviglioso. Infatti, e anche le ragazze se ne accorsero, il mio pene gioiva di quei maltrattamenti e si allungava a vista docchio, verso le ginocchia, inturgidendosi. Allimprovviso un rumore di ferraglia, appena fuori dalla rimessa, ci fece zittire tutti. Immediatamente part il rumoroso concerto dei soliti, immancabili, cani. Le ragazze, come svegliandosi da una trance erotica, si riebbero e, spente le candele, si prepararono a svignarsela alla chetichella. Una alla volta scapparono nel buio, ognuna cercando di raggiungere la propria camera senza farsi notare. Lontano, nella notte, la voce di qualcuno richiamava i cani. Anche Rosa se la svign, avvertendomi: - Fai passare dieci minuti e poi torna in casa anche tu, ti lascio la porta socchiusa. Non mi dispiacque restare da solo; ero ancora nudo, inerme ... cos ripensando ai maltrattamenti patiti, mi masturbai rapidamente, stando in piedi e sborrando copiosamente sul pavimento coperto di paglia: lunghi schizzi bianchi partirono, sotto la luce della luna piena. Il giorno dopo, nellaia, non riuscii a guardare in faccia nessuna delle mie aguzzine della notte precedente, mi vergognavo troppo e il rossore minfiammava le guance. 13

Quella sera, passando davanti al garage del trattore, vidi che ai battenti era stata applicata una vecchia catena con tanto di catenaccio. Per quella stagione, il club delle ragazze della fattoria, aveva terminato le attivit. 3 Dicembre, 1990 Frida ed io stiamo bene insieme. Facciamo lamore pi spesso e in maniera pi organizzata. Pi che farlo di notte ... come in genere capita tra marito e moglie, lei ha deciso di dedicare al sesso una giornata, in genere il sabato. Nostra figlia non va a scuola di sabato e, quando si pu; la portiamo dai nonni entusiasti, che non abitano lontano da casa nostra. In quelle occasioni lei veste mse provocanti e, in pieno relax, vuole che le racconti tutti i particolari delle mie avventure erotiche con le Cuginette, cos lei chiama le ragazze che mi usavano per i loro giochi perversi e, poi, vuol sapere anche tutto il resto. Mentre ascolta le mie storie, ama che io mi prenda cura dei suoi piedini, a volte anche quando indossa le scarpe con i tacchi, massaggiando, baciando e leccando, sotto il suo sguardo estasiato. E cos ho dovuto dirle tutto: allo stesso modo voglio scriverlo sul mio diario ... mi aiuta a sopportare meglio la situazione che si creata e in cui mi sto annullando sempre di pi come uomo, trasformandomi nello zerbino di mia moglie. Uno schiavo sessuale, umiliato e schiacciato, che soffre e gode, maledettamente, della sua triste condizione. Lanno dopo lo spogliarello con le ragazze, non vedevo lora di tornare alla fattoria. Purtroppo non fu possibile esserci prima della fine di Agosto. Aspettavo frenetico di andarci perch desideravo ardentemente riprovare le sottomissioni cui ero stato sottoposto da quelle pie fanciulle. Quasi ogni giorno mi ero masturbato pensando alle loro manine avide che mi picchiavano il culo o mi stringevano i coglioni. Per ricreare le sensazioni provate, a volte mi fustigavo con uno spadino di plastica, ritrovato tra i miei giochi dellinfanzia. Era molto flessibile e mi riusciva facile colpirmi il sedere: arrivando con la mano fino alla spalla o, al fianco, con un colpo rovescio delle dita mi fustigavo le natiche e le gambe, pi o meno violentemente. Per ampliare al massimo il piacere, mi piazzavo davanti al grosso specchio in camera di mia madre: poi indossavo le sue mutandine e le sue lingerie. Evitavo le sue calze, perch si era accorta che le avevo messe e non fu facile convincerla che era stato solo per inventarmi un gioco, non meglio identificato. Per, una sera che mi aveva dato in mano un paio di collant sfilate, da buttare, avevo solo fatto finta di gettarle nella spazzatura, invece le avevo nascoste accuratamente. Il giorno dopo mi feci la pi bella sega della mia vita: ero steso sul lettino, intanto che aspiravo lodore aspro della figa di mia madre, distintamente presente sulla parte alta delle collant. Quelle calze diventarono il mio feticcio pi prezioso e le compagne di uninfinita serie di giochi erotici, solitari e perversi. Ricordo che le ho usate per quasi un anno, senza che lodore di fregna sparisse mai completamente. Unaltra cosa che mi piaceva fare era di chinarmi per terra come fanno le ragazze per pisciare, allora il mio pene scendeva sotto di me, ed io riuscivo a raggiungerlo con le dita e a masturbarmi da sotto, come se mi mungessi. 14

In quei casi lo tiravo e lo martoriavo, come mi avevano fatto le ragazze. A volte per acuire il disagio minfilavo un ago da siringa nella carne tesa delle natiche, dopo essermi disinfettato con lo spirito ... questo doloroso piacere lo doveva alla scoperta che, quando ero malato, aspettavo con paura mista a desiderio le siringhe di mia madre. Era un rituale morboso ma piacevole. Caro diario, non ti nascondo, per, che la confessione pi dolorosa e temuta, da fare a Frida, fu di ammettere che, a volte, mi facevo il sedere con limpugnatura tondeggiante dello stura fontane. Non era molto spesso, ma era lungo, tutto di legno: e questo rappresentava il problema principale. Infatti, il legno era grezzo, poroso e tratteneva le macchie, sia di sangue sia di altro materiale organico, con cui veniva a contatto quando, lentamente, mi ci sedevo sopra. Imparai che prima di incularmi, dovevo seguire un accurato (e arrapantissimo) rituale. Questi preparativi, il giorno in cui decidevo che avrei dovuto subire una profanazione anale, mi tenevano eccitato per ore. Appena tornato da scuola, ero sempre solo in casa e mi dedicavo alla pulizia del mio budello. Passavo tanto tempo nel bagno per ripulirmi accuratamente. Mi denudavo, dalla cintola in gi, e mi sedevo nella vecchia vasca di porcellana. Il rubinetto era dotato di un braccio-doccia e, durante una visita dellidraulico, avevo scoperto che il bocchettone finale si svitava, lasciando libera la testa arrotondata del piccolo tubo flessibile. Allora mi facevo dei veri e propri clisteri godendo della forza dellacqua che mi riempiva fino a farmi girare la testa. In questo modo mi pulivo accuratamente e potevo giocare col mio bastone di legno. Finalmente, gli ultimi giorni di Agosto, arrivai alla fattoria di mia zia, e, con grande disappunto, scoprii che le ragazze non erano l, ma in vacanza da qualche altra parte. Lunica rimasta a casa era Rosa, perch aveva contratto una brutta allergia, ora era convalescente. Quando la visitai in camera sua, la trovai molto cambiata ... le adolescenti crescono in fretta e le si leggeva in viso che ormai era una donna. Non fece parola dei nostri giochetti erotici, anzi mi tratt con una certa freddezza. Seppi da sua madre che cera un giovanotto pi grande a ronzarle intorno e che, forse, si sarebbero fidanzati. Pur non essendo tipo da prendere iniziative, quando potevo, gironzolavo intorno a Rosa come un cagnolino. Una volta, troppo eccitato dai ricordi ... ci provai: - E ancora chiuso a chiave il garage del trattore? esordii ... e voi ragazze ci siete pi tornate? Rosa mi squadr con un guizzo di furbizia negli occhi: - Perch disse vuoi fare uno spogliarello? e sorrise maliziosa. Mi feci rosso immediatamente e balbettai una risposta inconcludente. - Chiss disse ancora lei magari stasera ci faccio una capatina ... ma tardi. Mio padre pi guardingo da quando ho il ragazzo ... concluse con aria di chi si da importanza. Col cuore impazzito, tra vergogna e desiderio, me la svignai verso i campi assolati. Ricordo benissimo che quel pomeriggio mi masturbai nel bagno della zia, sognando chiss quali avventure per quella serata che aspettavo da un anno. Ma, come si suol dire, il diavolo ci mise la coda ... e le cose andarono diversamente, con un epilogo del tutto inaspettato. Quella sera, a cena, lo zio, un uomo sulla sessantina, con i baffoni allantica e certe mani robuste da far paura, si mantenne abbastanza lontano dal fiasco di vino. 15

- Stasera devo guidare disse, col solito ghigno scanzonato che lo contraddistingueva. - E dove devi andare? disse mia zia, abbastanza sorpresa. E lo zio spieg: - Questa mattina ho parlato con Giorgio e gli altri ... faremo a turno un giretto, di sera, per cercare di beccare quella volpe ... ricordi? Ne parlammo domenica. Sta facendo strage di galline e conigli. - Mah replic zia spero che sta cazzo di volpe non sia in paese, nel vicolo alle spalle dellOsteria! e guard torva mio zio, che sbuff, mentre con lo sguardo fingeva di fissare da unaltra parte. - Sempre malfidata, tu, eh? disse Ti sbagli, come il solito ... anzi ... finse di guardarsi intorno casualmente: - Ecco, mi faccio accompagnare da tuo nipote, va bene? la guard trionfale cos ti togli tutti i grilli dalla testa. poi rivolto a me: - Errico, stasera si va a caccia, sei contento? Non ero contento e detestavo la caccia, ma il tono dello zio non ammetteva repliche, poi non sarei comunque riuscito a rispondere, perch, svelto come un grillo, lui scatto dalla sedia e inforc la porta dicendo: - Vado a preparare la macchina! poi, allontanandosi: - Rosa, dormi con la mamma, cos quando torno, mi arrangio nella camera tua. La ragazza ed io ci lanciammo uno sguardo deluso e disperato, con amarezza mi resi conto che anche a lei, lidea di incontrarci quella sera, sarebbe piaciuta. 4 Verso le dieci, fattosi buio, lo zio mi scosse dalla poltrona, dove mi fingevo appisolato. Ma lo zio non si scompose e ridendo mi piazz in mano un pesante fucile a doppia canna. La vecchia Alfa ci aspettava appena fuori e in pochi momenti superammo il cancello poi, ci avventurammo tra i campi e i vigneti, attraversando stradine sterrate, che solo chi le conosce pu calcare. Intorno il buio era totale, quella notte non cera neppure la luna. Laria fuori era calda e piacevole, cos aprii il finestrino per svegliarmi meglio e cercare di godermi lavventura; almeno questo. Dopo una decina di minuti di perlustrazione, mio zio che non aveva detto una sola parola si ferm in uno spiazzo, circondato da vitigni, lontano da ogni fattoria. Lo zio spense la macchina e i fari, ma accese le luci nellabitacolo. - Vado a pisciare, Errico disse disinvolto se ti va, scendi pure tu. Tanto, ci appostiamo qui per qualche minuto. Non avevo molta confidenza con lo zio, mi sembr giusto mostrami maschio ... uno di quelli che sputano e pisciano dove capita. Quindi, scesi dalla macchina, muovendomi tentoni nel buio. Sentii lo scroscio della sua orina e poco dopo ci aggiunsi anche quello della mia ... nellombra. Lo zio poi si appoggi alla macchina e con lentezza accese uno spezzone di Toscano, il mezzo sigaro che qualche volta, di sera, gli avevo visto fumare. - Hai mai visto tante stelle? disse lo zio guardando in alto. Alzai la testa e devo ammettere che la serata era meravigliosa; in un posto cos buio il firmamento era talmente pieno di stelle che, a prima vista, sembravano volerti cadere addosso, come una coperta di luci. - Che meraviglia! dissi incantato. 16

Eravamo appoggiati alla macchina, uno a fianco allaltro ma, nonostante il panorama, mi stavo gi annoiando. Le parole dello zio, dette con tranquilla determinazione, per, ebbero la forza di farmi mancare il terreno sotto i piedi: - Ma tu non ti vergogni a vestirti da femmina? Il mondo mi precipit addosso, capii tutto, allimprovviso, capii che lo zio ci aveva visto, mentre facevamo le nostre bravate da adolescenti. Avrei voluto fuggire ... ma come ... e dove? Era buio pesto. E poi? Come facevo? Dove sarei potuto andare? Me ne restai in silenzio, rosso e turbato. - Non fartene un dramma disse lo zio non lo dico a tua madre! spense accuratamente la cicca sotto la scarpa: - Per, ti voglio vedere bene aggiunse Ok? e cos dicendo estrasse dal cruscotto della macchina una specie dinvoltino scuro. Non riuscivo a capire cosa fosse finch non mi mise in mano quella pallina di stoffa. Erano due calze autoreggenti, sicuramente nuove, ma senza confezione e una mutandina nera a perizoma. - Siediti sul sedile di dietro, fatti vedere ... disse lo zio voglio vedere come ti metti queste cose da femmina! Ero confuso, pieno di vergogna, ancora pi mortificato perch, sentendomi in trappola, una lacrima di rabbia mi era scesa sulla guancia, rendendomi ancora pi femmineo, agli occhi di quelluomo burbero e aggressivo. Ok! Avevamo giocato pesante lanno prima, io e le ragazze, ma infine non avevo fatto niente di male ... perch tanto odio, tanta determinazione? La serata si faceva pi fresca, i grilli frinivano, mentre lontano un cane solitario abbaiava incessantemente, senza fermarsi mai. Unaltra emozione simpadron di me quella notte: la paura. Non riuscivo a leggere le idee che armavano quelluomo; dopotutto era un estraneo e, dietro al suo sedile, comunque, cera un fucile poggiato, anche se inerte. Forse leggendo i miei pensieri, lanziano energumeno prese il fucile e lo port nel cofano della vecchia macchina: - Questo meglio toglierlo, ci ingombra. disse poi E tu, sbrigati, non abbiamo mica tutta la nottata. Seduto sul largo sedile posteriore, con le portiere aperte, mi tolsi il jeans e la camicia, non avevo calzini e cos, tolte le scarpe, iniziai a indossare le calze nere, velatissime, una dopo laltra, con lesperienza di chi quel gesto lo conosce gi. - Ora levati le mutande, ragazzo disse lui, guardandomi alla luce delle due piccole lampade di cortesia. Rosso come un peperone per la rabbia e la vergogna, avrei voluto con tutto me stesso ribellarmi a quellignobile farsa ma, vigliaccamente, tacevo. Pregavo solo, in cuor mio, che quella notte indecente passasse in fretta. Feci scorrere le mie mutande a slip sulle gambe e, con riluttanza, lentamente, misi il perizoma sexy, che mai come quella volta mi calzava a pennello. Il mio pene, gi per natura non eccessivamente sviluppato, in quei frangenti si era talmente ritirato, da essere comodamente contenuto nel piccolo triangolo di stoffa della mutandina, tipicamente femminile. - Ti vanno queste? inaspettatamente lo zio prese da sotto un sediolino, un paio di scarpe femminili, molto fashion, con i tacchi alti e il cinturino da accollare alla caviglia. Sbuffai prendendo quelle scarpe da puttana, ma le infilai facilmente, erano solo di un numero inferiore al mio ma, se non fossi stato costretto a inattese scarpinate, riuscivo a indossarle agevolmente. - Scendi, ragazzo, fatti vedere ... la voce dello zio non era n burbera, n arrabbiata. Io mi aspettavo il peggio, ero ancora troppo giovane per capire le 17

intenzioni di un uomo, ma mi accorsi comunque che nella sua voce non si celava alcuna minaccia. Al contrario, quando mi feci coraggio e scesi dalla macchina, indispettito e seccato, vidi che ammirava compiaciuto le mie forme. Si guard intorno furtivo, poi accese una lampada portatile e millumin, studiandomi, dal petto in gi. Un po per sfida, ma anche per esibizionismo, mi misi in bella mostra, divaricando leggermente le gambe snelle e impostando il sedere, che tranne il filo sottile della mutandina, mostrava per intero le mie chiappe, sode e giovanili. Pensai tra me e me, che eravamo giunti allora X; probabilmente, luomo, adesso mi avrebbe beffeggiato e mortificato ... speravo solo che non preparasse qualche brutto tiro ... magari abbandonandomi l in quello stato o, peggio, facendomi del male. Ma le cose non andarono cos ... 5 Caro diario: ho detto tutto questo a Frida ma lo voglio scrivere anche qui ... per non dimenticare. A quel punto mio zio mi disse di voltarmi lentamente, ma il suo tono non era minaccioso. Girai lentamente su me stesso, senza eccessive difficolt, nonostante i tacchi alti delle scarpe nere, da donna. Ero abituato, grazie ai miei giochi, a indossare scarpe femminili. Lo zio mi carezzava con la luce della pila, passandomelo su tutto il corpo. Mi osservava attentamente: i piedi costretti nelle scarpe, mi alzavano di dieci centimetri il tallone, dando alle mie cosce un aspetto elegante e slanciato. Le calze che luomo aveva scelto per umiliarmi erano di un modello un po retr ma di qualit, molto pi adatte, come stile a un vecchio tipo di reggicalze a nastri doppi, magari con farfalline di raso per coprire le clips. Per erano belle e, devo ammettere, mi stavano bene. Poi la lampada scorr verso il mio bacino, mentre mi voltavo su me stesso sapevo che luomo poteva vedere tutto: vedeva i fianchi chiari e poi le natiche praticamente perfette. Non essendo molto peloso e ancora tanto giovane, il mio culo non presentava tracce di veri peli, credo di poter dire che era uno spettacolo veramente superbo. Provavo un lieve risentimento verso il mio cazzetto maledetto; mi sarebbe piaciuto sfidare quel contadino violento e grossolano, con unerezione decente pur di dimostrargli che, a parte i giochi cui aveva assistito quella notte, io ero un uomo a tutti gli effetti. Ma il mio pene non voleva saperne di inturgidirsi. Ero sempre spaventato, mortificato e incredulo riguardo a ci che mi stava accadendo. Avevo paura ... e cominciavo anche ad avere freddo, credo che ormai fossimo vicini alla mezzanotte. - Bravo, ti stai comportando bene! disse la voce dello zio da dietro il fascio luminoso Sei bello, sai? Proprio un bel ragazzo ... Per fortuna non sentivo tracce di aggressivit nella sua voce, al contrario, aveva un tono dolce, tranquillizzante. - Fa freddo e potrebbero vedere la luce, torna in macchina meglio continu stenditi sul sedile, dietro. Per non ti togliere le scarpe ... aggiunse. Obbedii volentieri; mi piaceva esibirmi, ma avrei preferito non doverlo fare in una situazione cos scabrosa e poi avevo anche freddo. 18

A Frida non lho raccontato ma, in quegli attimi in cui iniziai a rilassarmi un pochino, quello che mi stava capitando mi provocava scariche intense di adrenalina e vampate di goduria. Mai, in vita mia, avevo provato con tanta violenza e realismo quelle sensazioni: annullamento della mia volont ... esibizionismo in pubblico, quelluomo, in fondo estraneo, che mi teneva in suo potere e mi comandava come uno schiavo. Quando fui sul sedile, aspettando le decisioni del mi aguzzino, scariche di piacere puro simpadronirono del mio essere. Lattesa delle sue decisioni rispetto al mio corpo e la passione con cui mi aveva guardato, mi tenevano in uno stato di eccitazione potente. Appena steso sul lungo sedile, mi accorsi di avere avuto unerezione improvvisa. Il tanga era troppo piccolo per nasconderla; allora, per non dare soddisfazione allaltro, mi voltai perch non mi vedesse il cazzo. Lo zio sal davanti, ma voltandosi sul sedile. Con le ginocchia poggiate sulla seduta, poteva affacciarsi su di me restando con le mani libere. Allora, con una delicatezza piena di fascino, con le sue mani callose, inizio a carezzarmi tutto il corpo, anche la schiena e la nuca. Infilava con cura le grosse mani sotto la maglia, con premura e attenzione, come se temesse di rompermi. Non ero esperto di sesso, non avevo mai avuto delle vere carezze, se non camuffate da gioco ma credo che lo zio ci sapesse fare davvero, perch con le sue dita mi fece quasi svenire per il piacere. Mi apprezzava con le mani tutto il corpo, mi carezzava le due chiappe, poi le cosce, mentre strisciava con le dita sulle calze di seta. In ogni movimento ci metteva una delicatezza, unattenzione che mi facevano sentire prezioso, come se fossi stato di porcellana e, lui, si sentisse rosso e grossolano. Dur a lungo quel gustarsi il mio corpo, credo che lo desiderasse da qualche tempo ... ma non lo seppi mai, era un uomo di poche parole. - Allora piace pure a te, ragazzo? disse a voce bassa mentre la sua mano, passandomi tra le cosce divaricate, raggiunse il mio pacco ... mi teneva in mano le palle e parte del pene, di conseguenza si accorse che ero eccitato pure io. - Allora facciamo cos, piccolo continu questo sar un segreto tra me e te ... io non dico niente di te, e tu non racconti niente, va bene? Mugugnai un s, anche se non sapevo cosaltro avesse in mente; di sicuro, mi dissi, non aveva intenzione di uccidermi, almeno per quella volta. - Parola donore? insistette. - Parola donore! affermai, sicuro di tenere il segreto. Lo zio scese dalla macchina e si spost verso gli sportelli di dietro, lo sentii armeggiare con la cintura, cominciai a intuire che voleva un rapporto sessuale completo con me ... allora ecco come stavano le cose. Quelluomo desiderava il mio corpo, solo in quel momento me ne resi conto. Sarebbe stata la prima volta e non sapevo come sarebbe andata, ma ero eccitato e tutto mi sembrava appetitoso e piacevole. Per prima cosa luomo si mise davanti a me dal lato del viso: con la mano mi sollev delicatamente il mento di modo che, nella penombra, potessi scorgere, indistintamente, una massa grossa e carnosa, doveva essere il suo cazzo. - Lo prendi in bocca? chiese lui, con una semplicit che mi smont. Dovetti pur rispondere e allora dissi: - Non lo so, zio, non lho mai fatto. - Vuoi provare a succhiarmelo o ti fa schifo? le parole crude e la voce roca, contrastavano violentemente con la delicatezza della sua domanda. Non volli contrastarlo: - Non lo so ... che dovrei fare? 19

- Bacialo! - disse lui, convincente Poi, se ti va, te lo fai mettere in bocca ... come un gelato, diciamo. Obbedii. Mi alzai a quattro zampe sule sedile e mi trovai di fronte il pene dello zio. Luomo aveva calato le braghe allaltezza delle ginocchia e, tra le cosce tozze e nerborute, spiccava la massa scura dei peli del pube da cui veniva fuori il suo cazzo e la massa dello scroto. Il cazzo era abbastanza in tiro, ma non durissimo, sembrava una proboscide a mezzaria e sussultava leggermente ogni tanto. Sulla punta, la pelle del prepuzio, era molle e larga, e lasciava fuoriuscire la testa scura in piccola parte. Quando trovai il coraggio per accostarmi con la bocca alla punta del suo membro, lo trovai bagnato di un liquido vischioso e trasparente, era insapore. Quindi, poich ormai ero arrapato anchio, baciandogli il cazzo, lo succhiai delicatamente per assaggiarlo sulla lingua. Lo zio sussult di piacere gi al primo contatto ... Io, iniziai a fare con gusto il mio dovere, giacch il cazzo dello zio non era n sporco, n puzzolente come avevo temuto, al contrario, il suo pesce, era morbido e delicato, la pelle era liscia come la seta. - Bacialo anche qui disse il vecchio, sollevandosi il cazzo verso lalto con la mano, in modo che mi trovassi di fronte la sua sacca con le palle; era molto grossa e carnosa ... quella zona s, aveva un leggero odore di sudore ma selvatico e piacevole. Affondai volentieri il volto in quel sottobosco peloso che odorava di umido e di muschio maschile e, per gustarmelo meglio e renderlo felice, mi aiutai con la mano. Presi lo scroto da dietro e me lo portai alla bocca: uno per volta, misi in bocca i suoi coglioni, grossi e morbidi. Ogni sua palla mi riempiva la bocca ed io la suggevo, facendo mugolare lo zio, che sembrava cedere sulle gambe. - Succhia questo, adesso, su! disse pieno di ardore e, aiutandosi con la mano, mi mise, davanti alla bocca bagnata, la capocchia dellasta, che nel frattempo si era fatta grossa e rigida. Aprii subito le labbra, con una voglia di cazzo che non avrei mai creduto di poter provare. Quando giocavo da solo, a casa, anche quando mi penetravo dietro, avevo sempre e solo cercato un piacere fisico estremo, ma non avevo ancora preso in esame la possibilit di avere rapporti fisici con un maschio, n di trovarmi alle prese con un cazzo vero. Fare un pompino! Ecco: gi la sola parola, mi portava allebollizione dei sensi. Abbandonai ogni remora e iniziai a cibarmi di quel cazzone da uomo vero. Andavo su e gi con la testa, mentre il nerbo mi scorreva tra le labbra, succhiavo, e succhiavo, per mantenere il vuoto nella bocca, affinch il cazzo dello zio mi riempisse completamente. Lui mi ferm la testa con le mani; allora io ne approfittai per lavorarmelo con la lingua, girando vorticosamente intorno al glande rosso e corposo, che mi riempiva la bocca come un frutto maturo. - Sei una meraviglia della natura, ragazzo mio disse lo zio a bassa voce, estasiato Mettiti gi, adesso ... Si stacc con rammarico dalle mie labbra, con una lieve carezza sulla testa. Mi sdraiai, voluttuoso ... in attesa, rilassandomi. Non volevo ammetterlo ma ero felice, e il mio cazzo pulsava sotto di me, desiderando un orgasmo che non avevo alcuna intenzione di liberare. Per il momento. I passi dello zio intorno allauto mi avvertirono del cambio di posizione; infatti, egli arriv dallaltro sportello, alle mie spalle. 20

Accucciandosi sul predellino, ricominci a carezzarmi la schiena, le natiche e le gambe, con una delicatezza che non potevo conoscere. Ero praticamente nudo. Lo zio si abbass su di me e a sua volta comincio a baciarmi con le labbra spesse e dure, un po per tutto il corpo, finch non affond il naso e la bocca dietro di me. Con la lingua raggiunse la radice del pene, sotto lo scroto, poi risal e sempre con la lingua mi lecc tutto il culo, senza curarsi del filo di cotone del perizoma nero. Intuii cosa voleva farmi e ne fui abbastanza terrorizzato, era la prima volta e avevo paura. Avevo anche un po di vergogna, perch temevo che un cazzo cos grosso, potesse sporcarsi a causa mia. Non sapevo quanto profondamente avrebbe potuto inserirsi dietro di me; questo avrebbe reso la situazione ancora pi umiliante. Ma, alla fine cosa potevo farci? Ero in balia di quelluomo adulto e deciso, dovevo subire. Abbandonarmi sule sedile in attesa del mio destino, era un piacere cui non avrei mai pi saputo rinunciare. Ecco, ci siamo pensai. Lo zio, infatti, si stava stendendo sopra di me. Ora sentivo distintamente il bitorzolo del suo glande che mi strisciava sulle calze di seta, fino a raggiungere lo spacco tra le mie natiche. Puntellato sulle ginocchia, non mi pesava. Con la mano grossa e robusta, mi sollev il bacino, leggermente, perch minarcassi meglio, per favorire la sua penetrazione. - Tieni questo cos mingiunse, spostando lelastico verso lesterno della chiappa destra; lo agganciai subito con le dita della mano, per liberare il campo da ogni ostacolo ... Si schiar la gola come se tossisse, invece si sput tra le dita un certo quantitativo di saliva che adoper per lubrificarmi il deretano ... gli attimi che passavano erano ritmati dal battito del mio cuore, che tendeva al parossismo, aspettando quella temuta ma desiderata umiliazione finale. Immaginavo, infatti, che niente avrebbe potuto evitare che quella notte io fossi potentemente inculato, una delle operazioni pi temute: mi tornavano in mente quelle minacce verbali diffuse, le pi mortificanti che ci si potesse scambiare tra ragazzi. La vergogna per la mia cedevolezza a quellimprocrastinabile destino, rappresentava unaltra fiammata, che rendeva quel momento di erotismo, indimenticabile. S, dopo di ci ... tutto sarebbe cambiato, ne ero certo. A scuola, per strada, davanti a mia madre ... non sarei stato pi lo stesso, avrei celato in cuore un segreto inenarrabile: ero stato inculato da mio zio, sul sedile della vecchia macchina, come una qualunque prostituta. Pi ci pensavo, pi il piacere minebriava con una morsa crudele e dolorosa, bloccandomi il plesso solare, bucandomi la pancia. Intanto lo zio si avvicinava al suo scopo, infatti, un istante dopo, sgusciai verso lalto, divincolandomi ... il dolore della spaccatura era troppo violento per resistere. Lo zio si ritir un pochino. - Buono, buono, vedi che ti passa subito - mi sussurr allorecchio rilassati bene, respira forte! Cos feci; il dolore lancinante era gi sparito, restava solo una forma dindolenzimento e, per questo, mi massaggiai le natiche ormai molli e arrendevoli grazie al rilassamento totale che mi ero imposto. Luomo riprese il suo attacco. Decisi di aprirmi con le mani, per riceverlo meglio e per provare maggiore vergogna di me stesso. 21

- Ahhh! emisi un singulto, quando la capocchia dello zio prese possesso del mio sfintere, allargandolo in modo esagerato ... e, per sempre. Contrariamente a quanto mi aspettassi, lo zio usc nuovamente dal mio sedere e mi diede qualche minuto di tregua, massaggiandomi il buco. - Ecco mi disse ora sei pronto ragazzo, ti sei bagnato del tuo stesso umore. Era vero. Mi passai le dita nellano e scoprii che io stesso avevo prodotto un liquido inodoro, lubrificante, che non sapevo di poter emettere. Lo zio torn su di me e piano piano mi penetr di nuovo, ma senza farmi male. Avanz nel budello con una lentezza esasperante, conquistandosi lo spazio nel mio culo. Mai mi ero sentito cos intimamente legato a qualcuno. Mi tastai dietro: uno spesso cordone di carne ci teneva uniti, come un tubo che passava direttamente da un corpo allaltro. Ci girai le dita intono, saggiandolo: era una sensazione stupefacente immaginare che mezzo cazzo di mio zio mi stava dentro. La delicatezza con cui minculava era sorprendente. Da un uomo cos materiale mi sarei aspettato un rapporto brutale, invece agiva con estrema dolcezza e cautela, senza traumatizzare le mie carni dilatate. Anche le sue carezze erano oltremodo delicate, probabilmente, avendo le mani callose e deformate dal lavoro di campagna, temeva di farmi male, visto che io, allepoca, ero delicato e anche abbastanza magro. Dopo alcuni minuti quel pene mi profanava completamente e landirivieni nello sfintere era costante e piacevole; senza pesarmi addosso, lo zio mi stantuffava preciso, andando su e gi di parecchi centimetri. A volte, appena penetrato per intero, si fermava tutto dentro, premendo solo col bacino, forse per farmi sentire il caldo dei coglioni. Allora, visto che mi potevo muovere, ero io stesso a ruotare i fianchi sotto di lui, per gustarmi appieno quel piolo di carne: ormai il cazzo delluomo era diventato veramente grosso e duro, per non mi faceva pi alcun male. Dopo, me lo tolse da dietro con un plop sonoro e, eccitatissimo, cominci a carezzarmi le natiche con trasporto, mentre con laltra mano si masturbava lentamente per mantenerlo duro: - Sei uno spettacolo disse ti piace la nerchia dello zio, Errico? poi smont dalla macchina e mi disse: - Vieni, voglio farti in piedi, ragazzo. Che culo che hai ... mentre smontavo, aggiunse ma la prima volta? - Si dissi, impacciato non lavevo mai fatto! guardavo a terra per la vergogna, insomma era sempre un uomo e mi stava facendo domande come fossi una ragazza, vergine per giunta. In cuor mio, non seppi rinunciare alla stretta romantica che mi prese cuore e pancia; lo zio non era mai stato cattivo con me e, infine, se proprio dovevo essere deflorato da qualcuno ... meglio lui. Era stato dolce e delicato e mi aveva fatto accettare definitivamente questa caratteristica arrendevole, femminea, del mio essere. Grazie a lui non avevo pi incertezze, mi piaceva fare sesso passivo: subire gli assalti proibiti di un altro uomo. Giurai a me stesso, per, che non sarei mai diventato un frocio, volevo solo conservare per me quel vizio privato e vivere una vita normale, da uomo, insomma. Ironia della sorte, il mio segreto lo condividevo con un parente al momento, con mio zio: sessantenne, grossolano e contadino ... che amore romantico; ne risi in cuor mio. Intanto, con le sue manone irresistibili, luomo, dopo aver chiuso lo sportello, mi aveva fatto entrare col busto attraverso lo spazio del finestrino, in modo che le gambe aperte e il sedere, restassero di fuori, alla sua merc. 22

Lumiliazione di doverlo ricevere dietro, senza nemmeno guardarlo, mi provoc ulteriori brividi. Lo zio, dietro di me, mi carezzava le chiappe che, per loccasione, lasciavo morbide e rilassate ... mi offrivo, insomma, passivamente e completamente a lui. Sorrisi, non visto, sul lato comico della mia condizione: volevo diventare un uomo, ma la mia prima serata di sesso vero, invece di sverginare mia cugina, avevo preso il nerbo dello zio in bocca e nel culo ... un bellesordio, non c che dire. Aspettavo che luomo mi prendesse nel buio dellabitacolo, ma non mi tocc col cazzo bens con la lingua, dopo avermi ripulito con un fazzoletto imbevuto ... era pieno di risorse, lo zio. Dopo avermi titillato e lavorato luomo mi chiese perentorio: - Sei pronto, ragazzo? ma non attese la risposta. La sua cappella, nellaria notturna, mi cerc lorifizio e lo trov. Al contatto minarcai porgendo meglio il deretano, subito dopo il cazzo entrava trionfante nel mio buco e lo zio inizi a scoparmi come una baldracca da trivio. - Lo sai che eri veramente vergine? mugugnava lui sempre pi arrapato - Lo sai che sul fazzoletto cera una macchiolina di sangue? parlava, quasi balbettando, a causa dei colpi che minfliggeva. - Lo sai che tinculo? Che il tuo culo mio? Lo sai tesoro? E gi botte profonde nel mio sfintere. Ormai il maschio prepotente era venuto fuori e linculata era diventata violenta: profonda e ritmica. - La vuoi la sborra dello zio, eh? chiese, ma senza darmi possibilit di replicare. - Ti vengo in culo, zoccola. Sei la mia puttanella ... mi tirava per i fianchi, per saldarmi il pene nelle natiche. Ormai sentivo che era allacme ... e anchio. Mi sentivo una sgualdrina, peggio, un femminella: vestito come una puttana ... Mi sentivo una bagascia, trascinata in camporella da un vecchio laido ... vergogna e piacere si mescolarono nel mio sangue, che ribolliva. I colpi di cazzo non mi facevano pi alcun male e il bruciore dellano faceva parte della goduria ... il mio sedere sincendiava e solo uninnaffiata di sborra poteva domarlo. Fu pi forte di me, rinunciai a puntellarmi sul sedile con le mani, per portarmele ai fianchi e allargarmi le chiappe: appena in tempo. - Uhm mugol lo zio prendimi ... s, prendimi tutto in culo, Errico ... Siii! Non ero esperto, ma dalle spinte sconnesse e dai tremiti delle sue cosce incollate dietro di me, capii che stava venendo. Si ferm, infine, col cazzo infisso dentro, sovrappensiero mi carezzava i fianchi e le natiche. Si accasci su di me, senza cadere, restandomi dentro, mentre un liquido bollente si espandeva nel mio buco, bruciando come una fiamma. Nel silenzio totale della notte inoltrata, sentivo il suo membro pulsare, mentre, pian pianino, si afflosciava e perdeva di vigore. Quando usc da me, lo zio ritorn il contadino che era. Con freddezza, mi porse i fazzoletti: - Dai pulisciti che andiamo a casa. poi si allontan di qualche metro e pisci di nuovo nella campagna. - Togliti quella roba ... indic col mento verso il basso: intendeva le calze e il resto. Impugn il fucile e si allontan nel buio ... io non capii che intenzioni avesse, poi nella notte due spari secchi, accompagnati da uneco breve. Ritornando sui suoi passi, disse: - La zia furba, controller se ho sparato ... fece un sorrisetto abbozzato. Io, intanto, mi ero cambiato, ero solo un po deluso, il basso ventre mi bolliva e sarei voluto venire anchio. 23

Mi consolai pensando che il fatto di non essere stato nemmeno preso in considerazione mi dava piacere, visto era chiaro ormai: adoravo essere maltrattato e umiliato. Per, le palle adesso mi tiravano e mi facevano male. Risalimmo in auto e ripartimmo, lentamente tornavamo verso casa. Dallorologio sul cruscotto vidi che si erano fatte quasi le due. 6 Per tutto il tragitto non dicemmo una sola parola ... eravamo ritornati al rapporto di sempre e lo zio sembrava ignorarmi, come il solito. Ma arrivati davanti alla sbarra del vialetto della fattoria, lo zio si ferm e lasci che scendessi subito ad aprire, compito che toccava, tacitamente, a noi ragazzi. Mi ferm per il braccio: - Aspetta un momento - mi disse - resta qua! Non accese le luci questa volta ... ma spense lauto. La fattoria era lontana ancora qualche centinaio di metri. Non capivo cosa volesse quando lo sentii armeggiare con le dita sulla cerniera dei miei pantaloni. Mi fece capire che voleva li abbassassi e lo aiutai, per non contrariarlo. Il mio pene era barzotto, non duro, ma nemmeno piccolo; dopotutto ero un giovanotto ormai, e larrapamento non passava finch non mi rilassavo, in un modo o nellaltro. Lo sperma versato nel sedere bruciante era ancora troppo presente, troppo vivo, perch perdessi del tutto la mia eccitazione. Sorprendendomi come mai avrei creduto, il vecchio si abbasso sul mio cazzo e, senza cerimonie, lo succhi tra le labbra. Grossolanamente, ma senza incertezze, lo zio mi stava facendo il primo pompino della mia vita. Non so dire se fosse bravo, fu diverso da tutti gli altri, ricevuti poi da altre persone, soprattutto da Frida, mia moglie. Lo zio mi spompinava con appetito, con le labbra grosse e carnose mi costeggiava lasta, andando su e gi, implacabile. Non lo faceva uscire mai dalla bocca, lo imboccava e se lo succhiava di continuo, come suggesse unostrica dal guscio. Sentivo il respiro affannoso che soffiava dal naso e, in qualche caso, il rumore della bocca che pompava. Il bocchino dur solo pochi minuti, ero troppo pronto a esplodere e lui troppo implacabile nel succhiarmi il cazzo. Quando lo zio cap che ero pronto, mi prese in mano i coglioni, poi continu lopera di pompaggio. Quando il liquido seminale, a lungo trattenuto, sgorg copiosamente, il ritmo del pompino non cambi. Lo zio ricevette leiaculazione in bocca senza colpo ferire, come se nemmeno si accorgesse che stavo venendo ... pompava e succhiava, senza fermarsi. Il mio corpo si ribellava scalciando per il troppo piacere. Mi muovevo sul seggiolino, credendo di non resistere al piacere di quel contatto orale sul glande scoperto. Ma lo zio non mollava ... su e gi, costantemente e succhiando sempre, finch il cazzo non divenne moscio e finch lultima goccia di sborra non venne bevuta dalla sua bocca avida. - Vai, adesso mentre si puliva le labbra col dorso della mano. 24

Dopo poco rientrammo in casa; intimandomi il silenzio, mio zio mi salut con una pacca sulla spalla. La mattina, dopo una dormita memorabile, trovai diecimila lire sotto il cuscino. Ecco, pensai, trattato proprio come una puttana! Dopo essermi stiracchiato con un sorriso malizioso sulle labbra, corsi in bagno e per prima cosa me lo feci in mano, guardandomi il sedere allo specchio, che ancora portava i segni rossi delle dita forti dello zio. Questa la prima confessione che ho fatto a Frida riguardo alla mia giovent, quando avevo scoperto di provare piacere e vergogna allo stesso tempo a essere usato, umiliato e femminilizzato. Le dissi che odiavo questa mia caratteristica, ma che ne ero anche schiavo e, nei periodi di astinenza, il desiderio mi rodeva dentro come un fuoco che non si spegne. Mia moglie non si scompose ... nelle notti successive, quando si poteva, volle sapere tutto nei minimi particolari. In genere si stendeva al mio fianco e mi eccitava tenendomelo in mano: essendo su di giri parlavo con scioltezza e piacere, finch, in un modo o nellaltro, lei mi faceva eiaculare per la goduria e il coinvolgimento. Una sera che aveva lasciato la bambina dalla nonna, mi disse di prepararmi a una notte speciale e a vestirmi di conseguenza. Mi gett sul divano degli indumenti intimi femminili, nuovi, comprati apposta della mia misura. Restai di stucco, anche per la freddezza con cui mi aveva appena trattato. - Che cosa mi fai? dissi con voce indecisa, ma lei mi zitt. - Taci disse da adesso le cose cambiano, caro. Io sono la Padrona, tu il mio sottoposto ... Io decido, tu obbedisci; io sono libera, tu sei schiavo, anzi disse con un sorrisetto malizioso Schiava e troia! Si allontan senza degnarmi di uno sguardo e aggiunse: - Preparati in fretta, sgualdrina! Restai sul divano allibito, ma intanto, il subdolo meccanismo del piacere proibito simpossessava di me ... non avrei saputo n voluto ribellarmi. E mentre mi vestivo da prostituta, uneccitazione sordida simpossessava di ogni mio poro. Il calore mi sal alle tempie, mentre cercavo di immaginare il mio destino. Quella notte Frida mi fece capire subito quanto duro e pesante, sarebbe stato il mio percorso e quanto terribile e perfida sarebbe stata lei, come mia aguzzina. Quando fui pronto, mi aspettavo in un modo o nellaltro di fare sesso con lei, invece mi stup, mentre in camera indossava una tuta nera di latex. Senza nemmeno guardarmi mi porse un bicchiere e disse: - Vai in cucina a masturbarti e vieni nel bicchiere. Appena hai finito, torna qui ... col bicchiere, naturalmente! Mi smont, mi fece sentire ridicolo in corsetto e reggicalze, con le scarpe col tacco, nere, mi sentivo inutile e pieno di vergogna a girare da solo per casa in quello stato. In piedi, come un miserabile, vicino al tavolo della cucina, chiusi gli occhi e feci del mio meglio per eccitarmi con la fantasia. Riuscii a venire, comunque, e mi recai da Frida con la sborra ancora calda in mano. Lei era seduta, con le gambe accavallate e aspettava ... io non sapevo nemmeno cosa dire, volevo sparire, tanto mi sentivo mortificato in quellabbigliamento, che addosso a me sembrava volgare e ridicolo. Passata leccitazione, non ero che un uomo peloso con le calze nere e la mutandina di pizzo. Lei mi squadr attentamente, mortificandomi ancora di pi, poi disse lentamente: - Bevila tutta! - Adesso? dissi cercando di prendere tempo. - Sbrigati e taci schiavo! Controvoglia alzai il bicchiere e lasciai che la sborra mi colasse lentamente in bocca. 25

- Lecca il bicchiere! capii perch lo aveva scelto largo, da whiskey. - Vedi, troia disse Frida ti ho fatto sborrare prima perch tu sei uno schiavo di merda, non sei qui per giocare e godere, ma per subire e soffrire. Allora si alz e mi mise un guinzaglio attorno al collo, poi mi trascin in bagno, dove lenorme specchio, implacabile, mi restituiva la mia immagine, squallida, con la bocca impastata di sperma. - Appoggiati al lavandino, puttana! disse mia moglie Perch voglio vedere che faccia fai mentre tinculo. Mi faceva morire con quelle parole ... avrei voluto fuggire, ma sapevo che sarei stato punito ancora pi duramente ... Che meraviglia, pensai, assurdamente, mentre la puttana che era in me si preparava a quella penetrazione annunciata. Frida prese tra le mani un membro nero, enormemente lungo e spesso e mentre se lo innestava al bacino, accost, sorridente, il suo viso al mio, da dietro, in modo che vedessi i nostri volti riflessi: - Useremo il sapone, come lubrificante! Appena si asciuga, brucia di pi ... mi raccomando, non strillare troppo forte ... Amore! I vicini potrebbero insospettirsi. Quella sera capii che ero perduto ... e ne fui profondamente felice. FINE PRIMA PARTE

26

Lautore Sono nata vicino al mare e spesso, guardando quellinfinita distesa azzurra, pensavo ai misteri che nascondeva nelle sue profondit; in quel momento, immaginavo che un giorno, per uno strano scherzo della natura, il mare si potesse svuotare dallacqua e, come in una vecchia soffitta, avremmo potuto vedere cose che fino allora ci erano state completamente celate Sul web mi chiamo Giovanna, credo sia lunica cosa che non combacia con me stessa, dal vero Sono una donna alta, formosa, molto curiosa, soprattutto per quanto riguarda la sessualit e lerotismo. Ho scoperto, per puro caso, che mi eccita scrivere racconti erotici, mi piace offrire sensazioni, sempre pi forti, travolgenti. Pur facendo normalmente sesso dai sedici anni, ho conosciuto lerotismo (quello vero, quello mozzafiato) molto pi tardi, diciamo dopo i ventisei anni e, da allora, mi sono accorta che il piacere non ha confini e pu essere rinnovato, giorno dopo giorno. Quando dico erotismo, intendo un modo di fare sesso pi ragionato, pi costruito. Una forma di piacere spesso programmata, oppure solo ricercata, che comincia a eccitarti gi quando ci pensi da quando la organizzi. Nella vita di tutti i giorni sono normale: razionale, tranquilla e sorniona. Inoltre sono molto fredda, sessualmente, nel quotidiano; diciamo che mi concentro su quello che ho da fare: come un treno. Per fortuna c il mio uomo: lui sa come eccitarmi. Mi prepara, mi intriga, mi organizza piaceri e poi me li offre, o me li racconta. Questo spazio, tutto pensato, che ho ricavato nella mia sensualit stato allorigine del tentativo di raccontare le mie sensazioni e le storie che, affascinata, avevo vissuto. Avrei finito subito di scrivere, visto che le mie avventure sono veramente ... esigue, ma ... intervenuto un fattore inaspettato: gli amici lettori. Non ho mai snobbato le mail di chi mi scriveva e, spesso, da questo scambio, nata lamicizia, poi ci siamo racconti e, loro, alcuni di loro, mi hanno aperto il loro mondo interiore. La curiosit di sapere e di capire ha fatto il resto: cos storia dopo storia, i suggerimenti e le idee hanno superato il tempo che ho per scrivere ... ma faccio del mio meglio. Non posso trascurare la vita e il lavoro ... per mi piacerebbe: se cominciassi a guadagnarci qualcosa da questo mio hobby, potrei dedicarmi allo scrivere a tempo pieno ... magari anche in altri tipi di racconto. Chiss ... sono solo sogni nel cassetto, c di bello che, come dico sempre: Un libro come un bel sogno che puoi rifare tutte le volte che vuoi

27

Potrebbero piacerti anche