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(Ebook) - La Valutazione Del Capitale Economico Dell'impresa, Il Sole 24 Ore PDF
(Ebook) - La Valutazione Del Capitale Economico Dell'impresa, Il Sole 24 Ore PDF
LA VALUTAZIONE
DEL CAPITALE ECONOMICO
DELLIMPRESA
Metodi tradizionali, innovativi ed empirici
Casi pratici
Prefazione di Luigi Guatri
ISBN 88-324-3484-9
1999 Il Sole 24 Ore S.p.a.
Area Strategica dAffari Pirola
Sede legale: via Paolo Lomazzo 52, 20154 Milano
Reazione: via Castellanza 11, 20151 Milano
Per informazioni: Servizio Clienti 02 30.22.33.23
SOMMARIO
1.2
1.3
1.4
1.5
2.
3.
4.
5.
6.
EFFETTI FISCALI............................................................................................... 49
7.
VI
8.
9.
PREMESSA ...........................................................................................................69
9.2
9.3
9.4
CASI PRATICI....................................................................................................... 89
VALUTAZIONE DEL CAPITALE ECONOMICO DI UNAZIENDA ALIMENTARE
(DI EMANUELA FUSA) ....................................................................................... 91
VALUTAZIONE DEL CAPITALE ECONOMICO DI UNIMPRESA DI ASSICURAZIONE
(DI EMANUELA FUSA) ..................................................................................... 101
PARERE SULLA CONGRUIT DEI RAPPORTI DI CONCAMBIO DI DUE ISTITUTI DI
CREDITO (DI EMANUELA FUSA)...................................................................... 109
VALUTAZIONE DEL CAPITALE ECONOMICO DI UN GRUPPO MULTINAZIONALE
INDUSTRIALE (DI EMANUELA FUSA) .............................................................. 117
VALUTAZIONE DEL CAPITALE ECONOMICO DI UNAZIENDA ALBERGHIERA
(DI GIORGIO GUATRI) ..................................................................................... 131
LA VALUTAZIONE DEL CAPITALE ECONOMICO DI UNAZIENDA OPERANTE
NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE (DI GIORGIO GUATRI)................................. 139
DETERMINAZIONE DEL RAPPORTO DI CONCAMBIO PER LA FUSIONE PER
INCORPORAZIONE DELLA A. MONDADORI EDITORE S.P.A NELLA A.
MONDADORI EDITORE FINANZIARIA S.P.A (DI GIORGIO GUATRI) ............... 153
DETERMINAZIONE DEL RAPPORTO DI CONCAMBIO PER LA FUSIONE PER
INCORPORAZIONE DELLA IN.PRO.DI. S.P.A. NEL COTONIFICIO CANTONI
S.P.A. (DI GIORGIO GUATRI) .......................................................................... 173
BIBLIOGRAFIA ....................................................................................................... 191
Prefazione
di Luigi Guatri
sempre pi condivisa lidea che la misura del valore delle aziende rappresenti un
tema di rilievo non solo per alcune operazioni finanziarie, ma pi in generale
nellorientamento delle strategie e delle scelte di gestione. A ben vedere,
lattenzione crescente che, specie dagli anni Ottanta, caratterizza i problemi di
stima delle aziende (sinteticamente, i problemi di valore) ha diverse origini e stimoli:
limportanza assunta dalla crescita delle imprese per via esterna, che pone in
prima linea la necessit di controllare il rischio di acquisizioni a prezzo eccessivo e, per chi vende, di evitare cessioni a condizioni inadeguate;
la frequenza e complessit delle operazioni sul capitale, delle fusioni, delle
scissioni, degli scorpori, in genere delle operazioni di finanza straordinaria;
in alcuni Paesi, la sentita necessit di controllare i rapporti tra quotazioni di
mercato e valori intrinseci, specialmente da parte delle societ sottovalutate e
perci a rischio di scalate;
lopinione, infine, che i tradizionali risultati contabili siano misure incomplete della vera performance dellimpresa, e soprattutto non proiettate nel futuro,
cos che esse risultano inette a mettere in evidenza tutto il valore che si crea o
si distrugge. Da ci lesigenza di integrare i risultati contabili con altre stime
e informazioni, che nella dinamica del valore hanno appunto il loro riferimento
principale.
Queste e altre ragioni fanno s che, in tutto il mondo, del tema del valore si occupino, con crescente impegno, operatori professionali, istituzioni finanziarie, imprese e ovviamente il mondo accademico. Nasce anche un confronto, in vari Paesi,
tra queste categorie di soggetti, che mostrano talora convergenze, altre volte contrasti dopinione. I Paesi di pi radicata cultura economica assumono spesso posizioni differenziate: il mondo anglosassone trae dalle proprie radici e dal proprio
ambiente, caratterizzato dallefficienza dei mercati, criteri e metodi peculiari, che
solo in parte, per esempio, coincidono con quelli espressi dal mondo europeo. Anche se vi sono alcune categorie di operatori, quali le merchant bank, che tendono a
utilizzare ovunque gli stessi modelli.
Il nostro Paese ha una sua cultura in tema di valutazione delle aziende, che
affonda le radici nella tradizione zappiana (che data dagli ultimi anni Venti) e in
quella della prima Europa (lEuropa a 6) sintetizzata in un libro dellUnion Euro-
VIII
penne des Expert Comptables (UEC) del 1961, e, a partire dagli anni Ottanta, in
vari rilevanti contributi di matrice accademica.
Questa situazione stata da me sintetizzata, a volte, nella contrapposizione tra
una cultura mittel-europea in tema di valutazione del capitale delle aziende e una
cultura anglo-sassone. Si tratta di due culture di pari dignit scientifica, anche se il
loro peso operativo diverso, in relazione alla differente importanza economica
e soprattutto finanziaria dei Paesi che li esprimono.
Ma pi volte ho anche ammonito che la cultura anglo-sassone non pu essere
trasferita tal quale nel nostro Paese, sia per la diversit del contesto economico
(peso rilevante della media e piccola impresa, ridotto numero di societ quotate,
scarsa efficienza dei mercati finanziari, diversi approcci alla comunicazione da
parte delle societ ecc.) sia per la diversit delle norme legislative.
Questultimo aspetto particolarmente delicato, e credo che verr presto alla
luce come alcuni metodi di pura ispirazione anglosassone (quale lUnlevered Discounted Cash Flows) solo con vere forzature concettuali e operative rispettano le
norme in tema di determinazione dei concambi in sede di fusione e di scissione di
societ, nella stima dei valori dapporto, nelle decisioni sulla rinuncia al diritto
dopzione e in altre occasioni in cui le finalit della stima hanno natura cautelativa
e di protezione degli interessi degli azionisti minoritari.
Nellopera di sostegno della cultura mittel-europea in tema di valutazione delle
aziende, siano i benvenuti anche i lavori applicativi, come quello qui presentato,
che svolgono opera di diffusione delle idee tra gli operatori, pur senza la pretesa di
elaborare punti di vista originali o di documentare con rigore scientifico le tesi sostenute. E che questa diffusione svolgono perci soprattutto verso la piccola e media impresa e i loro consulenti quotidiani (commercialisti, ragionieri ecc.) che non
possono essere specialisti della materia. Essi abbisognano perci di regole semplici e standardizzate, di riferimenti pratici, di modelli operativi comprensibili. Anche questo un modo efficace per contribuire al sostegno della nostra cultura.
Premessa
Levolversi degli scenari economici nazionali e internazionali ha avuto, come diretta conseguenza, lintensificarsi delle operazioni di trasferimento di imprese affiancate dai processi di privatizzazione delle attivit produttive dello Stato e degli
altri enti pubblici.
Negli ultimi anni, lintervento massiccio degli investitori sui mercati finanziari,
il frequente manifestarsi di operazioni di compravendita di aziende nonch la sostenuta pratica di operazioni straordinarie (fusioni, scorpori, operazioni sul capitale delle imprese), hanno enfatizzato lesigenza della determinazione dei valori da
considerare quale base per la definizione dei prezzi di trasferimento.
cos cresciuta lattenzione pubblica e quella del mondo professionale alle metodologie utili per la determinazione del valore economico delle imprese.
Diverse sono le regole che devono guidare le scelte dei differenti metodi di valutazione in relazione alle diverse realt aziendali (si vedano i Principi e metodi
nella valutazione di aziende e di partecipazioni societarie formulati dalla Commissione promossa dallIstituto di Economia delle Aziende industriali e commerciali dellUniversit L. Bocconi, con lAssirevi, la Borsa Valori di Milano e il
Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti 1989).
Nel caso del trasferimento il prezzo dellazienda di solito concepito come un
valore da attribuire a una particolare configurazione del suo capitale economico
che pu essere opportunamente determinato solo grazie a unadeguata valutazione.
Loggetto della stima non naturalmente costituito dallammontare del patrimonio netto contabile, fattore che pu unicamente costituire uno dei diversi elementi produttivi del valore aziendale.
Per capire e individuare gli elementi utili per la determinazione del valore
particolarmente necessario considerare lazienda quale istituzione economica volta
a perdurare nel tempo, utile alla produzione di beni e/o allo scambio di servizi al
fine di realizzare un profitto.
Se siamo di fronte a unentit volta a generare profitto, istituto economico funzionante in condizioni di continuit, il suo valore dovrebbe proprio ottenersi dalla
capitalizzazione o attualizzazione dei redditi futuri.
Ne consegue la particolare rilevanza delle previsioni sui redditi futuri cos come la struttura qualitativa e quantitativa del capitale di trasferimento, elemento
questo che condiziona, in parte, la stessa redditivit.
Parte prima
METODI TRADIZIONALI, INNOVATIVI
ED EMPIRICI
di Emanuela Fusa
1.
I metodi di valutazione
Nella valutazione del capitale economico si deve adottare un metodo che tenga
conto delle caratteristiche settoriali in cui lazienda opera e lo scopo della valutazione.
Individuare il valore di unazienda, al fine della sua successiva liquidazione, richieder lapplicazione di un procedimento metodologico certamente diverso da
quello utilizzabile per uneventuale cessione a terzi.
Nessuna normativa di legge, civilistica o fiscale, indica quale metodo il professionista debba usare nella valutazione.
Tale indicazione non fornita nemmeno nei casi espressi previsti dalla legge in
cui la relazione di stima richiesta; ebbene, anche in tali situazioni, le norme non
possono che rimandare a disposizioni tecniche di generale accettazione.
Esiste comunque lobbligo per il professionista di dichiarare le metodologie seguite in quanto, proprio come la tecnica insegna, possono essere diverse e avere
una differente validit in relazione alle situazioni in cui trovano applicazione.
Il valore del capitale economico di unazienda pu indicarsi come generale
quando, in normali condizioni di mercato, ritenuto congruo senza considerare la
natura delle parti interessate nella transazione, la loro forza contrattuale e i loro interessi. In questo modo il valore che si determina costituisce un punto di riferimento distinto da una valutazione soggettiva che considera, al contrario, lutilit dellazienda per specifici operatori. In tal senso, non bisogna confondere il prezzo
con il concetto di valore.
Considerando gli aspetti pratici che dovrebbero guidare le valutazioni
dazienda si deve tenere presente come diverse siano le informazioni contabili e
gestionali che lesperto dovrebbe avere a disposizione.
Prima di tutto si devono fornire indicazioni utili per unidonea scelta della metodologia da seguire. Trattasi di informazioni sullattivit esercitata dalla societ,
sul settore di appartenenza, sulla presenza o meno di particolari operazioni gestionali ecc.
I diversi metodi elaborati dalla dottrina economico-aziendale possono sinteticamente suddividersi in:
patrimoniale;
reddituale;
misto patrimoniale-reddituale;
finanziario.
Ognuno dei menzionati criteri pu presentare pregi e difetti, tuttavia la scelta dovrebbe essere fortemente influenzata dalle specifiche particolarit dellazienda che
si valuta.
In modo pi analitico, potremmo indicare i seguenti fattori da tenere presenti:
Particolarmente importante considerare il settore in cui la societ opera. Per esempio, per una societ immobiliare i metodi patrimoniali sono certamente quelli
pi adeguati, mentre meno idonei possono ritenersi i metodi basati sui flussi finanziari o reddituali. Al contrario tali ultime metodologie sono meglio utilizzabili in
caso di scarsa significativit delle poste patrimoniali dellazienda.
Entro certi limiti, nella scelta del metodo possono incidere anche alcune considerazioni sulle caratteristiche delloperazione che ha richiesto la valutazione
dellazienda; si pensi ai conferimenti per i quali oltre a rilevare il capitale economico necessario ottenere una situazione patrimoniale, base per le future determinazioni dei redditi della conferitaria. Ebbene, in questi casi luso della metodologia patrimoniale pu ritenersi pi adeguato.
In ultima analisi, il valutatore deve quindi considerare gli aspetti particolari
dellazienda da valutare e le informazioni ottenibili al fine di scegliere in modo
opportuno il metodo da utilizzare.
Veniamo ora a considerare le caratteristiche delle varie metodologie.
1.1
Il metodo patrimoniale
I METODI DI VALUTAZIONE
Criteri di valutazione
Valore di mercato
Costo medio di vendita al netto degli oneri di
commercializzazione
Costo di ricostruzione a nuovo
Valore netto di presunto realizzo o estinzione
Patrimonio netto (valutazione quale parte integrante del patrimonio della controllante)
Risulta doveroso tenere conto anche del possibile effetto fiscale legato alle menzionate rettifiche; pertanto, eventuali rivalutazioni dei beni patrimoniali dovranno
considerare linfluenza delle imposte latenti.
Sorge a questo punto il problema di individuare laliquota piena o ridotta da utilizzare al fine di determinare leffetto fiscale.
Losservazione di casi concreti ha portato la dottrina a privilegiare luso di unaliquota ridotta rispetto a quella normale anche se, indubbiamente, meglio sarebbe non generalizzare ma valutare lopportunit di utilizzare un determinato parametro in relazione a ogni singola fattispecie.
A ogni modo, per i possibili oneri fiscali che gravano sulle riserve in caso di distribuzione, la dottrina prevalente, tenendo presente il legame a un evento di differimento incerto, indeterminato e soprattutto non legato direttamente alla gestione
dellimpresa, ne ha sconsigliato la considerazione; tale conclusione acquista maggior valore, come in seguito vedremo, grazie anche alle ultime modifiche fiscali
della normativa sul credito dimposta.
Egualmente gli eventuali beni immateriali in seno allazienda, anche se contabilmente non evidenziati nel suo patrimonio, possono essere oggetto di valutazione.
I metodi patrimoniali pertanto si distinguono in semplici e complessi in relazione al fatto che, rispettivamente, non considerino o meno i beni immateriali.
Gli intangibles possono essere valutati in modo motivato e documentato, dando
luogo a vere e proprie stime analitiche nonch attraverso lutilizzo di parametri
1.1.1
Il metodo patrimoniale semplice considera solo i beni materiali e gli oneri a utilit
pluriennale risultanti dalla situazione contabile.
Tali aggregati devono essere esaminati in modo accurato al fine di poter determinare il patrimonio netto rettificato. Questo metodo pu esprimersi attraverso
la seguente formula:
W = Pn + (Rt - I)
dove:
W = valore dellazienda
Pn = patrimonio netto contabile
Rt = rettifiche del patrimonio netto contabile
I
1.1.2
I METODI DI VALUTAZIONE
attualizzazione dei redditi differenziali dovuti al possesso dei beni. Si quantificano i benefici attribuibili ai beni immateriali isolando i risultati differenziali
dovuti al loro possesso, attualizzandone la consistenza economica. ( un
procedimento di difficile applicazione a causa della difficolt ad individuare
ricavi e costi riferibili ai beni immateriali);
attualizzazione delle perdite che si subirebbero nellipotesi di cessione dei beni. Si calcola il costo attribuibile al soggetto che si priva del bene, vale a dire la
contrazione dei margini di contribuzione e lincremento dei costi necessari per
far fronte, entro un certo periodo di tempo, alle conseguenti difficolt.
Oltre a queste tecniche analitiche di valutazione dei beni immateriali, la dottrina
ha egualmente elaborato dei criteri empirici.
Si tratta di metodologie caratterizzate dallapplicazione di formule pratiche. Il
loro utilizzo spesso legato alla disponibilit di aggiornate informazioni in merito
a trattative di compravendita relative ad aziende analoghe a quella che detiene i
beni da valutare.
Il patrimonio netto rettificato determinabile attraverso lapplicazione del metodo patrimoniale complesso pu essere rappresentato dalla seguente formula:
W = Pn + (Rt I) + B
dove:
W = valore dellazienda
Pn = patrimonio netto contabile
Rt = rettifiche del patrimonio netto contabile
I = effetto fiscale delle rettifiche
B = valore dei beni immateriali
Oltre agli effetti fiscali connessi alle rettifiche dei valori contabili dovuti alle rilevazioni di plusvalenze per ladeguamento a valori correnti, si dovrebbero considerare, nel caso in cui il bilancio non le evidenziasse, anche le imposte differite dovute alle differenze temporanee esistenti tra disposizioni civilistiche e fiscali, in
merito alla determinazione del reddito.
Se si suppone, a titolo di esempio, di avere:
Pn = 300.000.000
Rt = 240.000.000
dovute a:
I = 99.000.000
B = 50.000.000 (avviamento ipotizzato).
1.2
Il metodo reddituale
Risulta comunque evidente come una valutazione che si basi sulla metodologia patrimoniale non sia certo la pi idonea a rappresentare lazienda come istituto vivente e in funzionamento. I fenomeni di crescita, ampliamento, trasformazione,
non sono rilevabili con una simile metodologia in quanto strettamente connessi alla capacit reddituale dellazienda. Non difficile capire come la valutazione di
unentit in funzionamento sia strettamente legata al reddito atteso e non al patrimonio netto di cui lazienda dispone. Tale affermazione, ormai largamente accettata dalla dottrina, ci porta a considerare la metodologia reddituale ritenendola pi
consona a determinare il valore di unazienda.
In questo caso, per determinare il valore del capitale economico si dovrebbe
procedere a quantificare il reddito normalizzato dellazienda, vale a dire il reddito realizzabile in condizioni normali di mercato senza tenere conto di accadimenti
eccezionali o estranei alla gestione.
Non certamente difficile procedere a determinare il reddito normalizzato
quando lazienda si trova in condizioni di ristrutturazione organizzativa poich,
spesso, in tali situazioni, si dispone di piani pluriennali volti a proiettare il reddito
normalizzato a breve e medio termine.
1
Leffetto ipotizzato di 80.000.000 costituito da una riserva patrimoniale occulta dovuta ai maggiori ammortamenti effettuati unicamente ai fini fiscali che hanno ridotto, nei diversi esercizi in cui
sono stati operati, i rispettivi risultati economici.
2
Aliquota piena usata per semplificare lesposizione.
3
Aliquota piena usata per semplificare lesposizione.
I METODI DI VALUTAZIONE
dove:
W = valore dellazienda
R = reddito medio normalizzato
i = tasso di capitalizzazione
Si tratta in pratica della formula relativa alla determinazione di una rendita perpetua dove il fattore tempo non , di conseguenza, preso in considerazione.
Al contrario, quando i redditi si presumono di durata limitata, la formula relativa allapplicazione pratica della metodologia reddituale costituita dal valore attuale di una rendita annua posticipata di durata definita in n anni:
(1 + i) 1
W = R
n
(1 + i) i
n
vale a dire:
W = R a n i
dove:
10
W = valore dellazienda
R = reddito medio normalizzato
an i = fattore di attualizzazione.
Il reddito normale atteso utilizzato deve essere depurato dei seguenti elementi:
infine importante notare come, quando si considerano i redditi attesi anno per anno, tenendone cos presente levoluzione temporale, la formula utilizzabile la seguente:
R1
W =
(1 + i)
1.2.1
R2
+
2
(1 + i)
R3
+
3
(1 + i)
Rn
+
n
(1 + i)
Il tasso di capitalizzazione
Il tasso di capitalizzazione rappresenta il rendimento dellinvestimento. La determinazione del tasso di capitalizzazione dipende da considerazioni relative al rischio presente nellinvestimento nellimpresa oggetto della valutazione rispetto a
investimenti alternativi a rischio minimo.
chiaro come, al fine di individuare il tasso, sia molto importante conoscere
lazienda che si valuta, le sue problematiche interne e quelle eventualmente presenti nel settore in cui opera. Il rischio che si vuole stimare quindi connesso al
perdurare o meno della redditivit aziendale.
La scelta del tasso molto rilevante, piccole variazioni conducono a differenze
notevoli nel risultato.
In particolare si devono prendere in considerazione:
la remunerazione di un investimento privo di rischio;
lapprezzamento del rischio presente nellinvestimento.
Per determinare il tasso degli investimenti privi di rischio si fa normalmente riferimento al rendimento dei titoli di Stato o garantiti dallo Stato. Gli investimenti
con un grado maggiore di rischio, come quelli in unazienda, devono quindi offrire
un rendimento proporzionalmente pi elevato rispetto agli impieghi a rischio limitato.
Il rischio dellinvestimento stimato deve tenere conto:
I METODI DI VALUTAZIONE
11
del contesto economico-sociale in cui lazienda opera e della struttura del settore di appartenenza;
dei rendimenti eventualmente rilevabili dal mercato azionario o riconosciuti dal
mercato finanziario nelle negoziazioni di aziende operanti in settori analoghi.
comunque opportuno che i tassi siano omogenei rispetto ai redditi da capitalizzare, ne consegue la necessit di assumerli al netto dellinflazione.
Sul problema della scelta del tasso di capitalizzazione torneremo in seguito.
1.2.2
1.2.3
Altra rilevante incognita nellapplicazione della metodologia reddituale la previsione sui redditi attesi.
Diverse possono essere le considerazioni effettuabili per stimare il reddito atteso. In particolare si pu trarre la previsione direttamente dal passato, vale a dire
supponendo che i risultati storici si mantengano in futuro (metodo dei risultati storici). Tale metodologia chiaramente insoddisfacente in quanto il valore di unazienda dipende non dai risultati ottenuti bens da quelli che potr ottenere in futuro. In ogni caso si dovrebbero considerare solo i periodi passati caratterizzati da
una certa omogeneit.
Sulla considerazione che le previsioni sono necessarie per valutare unazienda,
ma che la sua storia dovrebbe comunque costituire una valida base per formulare
stime pi corrette, si basa a sua volta il metodo della proiezione dei risultati storici. Vengono cos individuati alcuni fattori rilevanti al variare dei quali diversi sono
i risultati attesi.
I rischi che tale metodologia presenta risiedono nella possibilit che, anche con
piccoli cambiamenti delle ipotesi relative alle variazioni dei fattori individuati, si
ottengano risultati sostanzialmente diversi.
In unimpresa, con il trascorrere del tempo, si dovrebbero mettere in atto nuove
strategie per realizzare risultati migliori, sembra pertanto pi giusto considerare le
12
1.3
La determinazione del reddito normalizzato e lindividuazione del tasso di capitalizzazione, variabili principali nellapplicazione della metodologia reddituale, pu
risultare particolarmente complessa e ardua; proprio al fine di limitare tale inconvenienti stato elaborato un metodo di valutazione misto.
Tale metodologia nasce quindi dalle critiche mosse ai metodi di valutazione patrimoniali e reddituali dalla prassi professionale che ha, di conseguenza, sviluppato
metodi di valutazione misti. Il fine stato quello di conciliare la maggiore obiettivit della metodologia patrimoniale con la considerazione delle prospettive di reddito dellazienda.
Con i metodi misti nel determinare il valore del capitale economico si considera sia il valore del patrimonio netto rettificato sia la redditivit aggiunta dellimpresa. Si cercato cos di migliorare la logica e la razionalit delle valutazioni.
In pratica, si tende ad assumere come valore minimo del capitale economico, il
valore del patrimonio netto rettificato; a questo punto, dopo averne calcolato il
rendimento, si procede a determinare leventuale goodwill (sovrareddito) da
capitalizzare.
I METODI DI VALUTAZIONE
13
Naturalmente, quando la differenza tra il reddito atteso e il rendimento del patrimonio netto dovesse avere segno negativo, ci si troverebbe di fronte a un badwill (sottoreddito) che ridurrebbe il valore del patrimonio netto.
I procedimenti misti possono esprimersi come:
capitalizzazione limitata del profitto medio;
capitalizzazione illimitata del profitto medio;
capitalizzazione dei risultati netti di alcuni esercizi futuri.
1. Metodo misto con capitalizzazione limitata del profitto medio
La metodologia mista, nella prima fattispecie, rappresentabile dalluso della seguente formula:
W = Pn + (Rt - iPn) a n i
dove:
W = valore dellazienda
Pn = capitale netto contabile rettificato
Rt = reddito normalizzato
i = tasso di capitalizzazione
i = tasso di attualizzazione
14
(R iK)
W = K +
i
3. Metodo misto con capitalizzazione dei risultati netti di alcuni esercizi futuri
Il metodo misto con capitalizzazione del reddito di alcuni esercizi futuri solitamente rappresentato dalla seguente formula:
1
dove:
W
= valore dellazienda;
R1, R2, Rn = valore normale del reddito atteso per gli esercizi da 1 a n;
i
1
1
V , V , V = fattore di attualizzazione.
Tale metodologia, usata soprattutto in presenza di piani pluriennali, rappresentata come attualizzazione dei risultati netti di alcuni esercizi futuri, il punto di riferimento costituito da un insieme di valori specifici relativi ai risultati di determinati anni futuri al netto del rendimento normale del capitale investito.
1.4
Il metodo finanziario
Wf = Ei Fc + Pr
I METODI DI VALUTAZIONE
15
dove:
Fc =
flussi di cassa
Pr =
patrimonio residuale
Dalla formula riportata risulta chiaro come, attraverso il metodo finanziario, il valore di unazienda sia identificato dalla sommatoria dei suoi futuri flussi monetari
attualizzati a un tasso appropriato.
La quantificazione delle variabili che compaiono nella formula abbastanza
difficoltosa.
Si considerino i problemi riscontrabili nellottenere informazioni sui dividendi
distribuibili in futuro. A tale impostazione la dottrina e la prassi professionale
hanno affiancato diverse alternative metodologiche di quantificazione dei flussi finanziari.
Da qui la necessaria ipotesi che i flussi monetari disponibili non vengano reinvestiti nella gestione.
Nel considerare i flussi si pu alternativamente tenere conto di:
flussi monetari disponibili;
flussi della gestione corrente.
Il primo metodo quello maggiormente raccomandato dalla dottrina, i flussi monetari disponibili possono essere rappresentati da:
16
Ammortamenti
I flussi devono essere attualizzati a un tasso che tenga conto della composizione
della struttura finanziaria ottimale o di quella presente.
Detraendo dalla somma dei flussi monetari operativi attualizzati e dal valore finale le passivit finanziarie si ottiene il valore aziendale.
Per quanto riguarda larco temporale di riferimento si deve comunque rilevare
come, relativamente al metodo finanziario, lipotesi di durata illimitata dei flussi
monetari non possa essere accettata in quanto non realistica a causa
dellinattendibilit della loro previsione.
Quanto alla determinazione del valore residuo dellazienda al termine del periodo di valutazione, scartando la possibilit di considerarlo pari al valore netto risultante dalla liquidazione delle attivit e delle passivit, in quanto sarebbe scorretto considerare unazienda in funzionamento come un qualsiasi bene che possa
essere facilmente liquidato, deve tenersi presente come, per individuare il valore
finale, siano stati proposti diversi approcci tra cui, i principali:
crescita costante del flusso di cassa;
fattori generatori di valore;
comparazione diretta.
Per semplicit, dal punto di vista operativo, si usa solitamente fare riferimento ad
approcci semplificati volti a consentire la stima del valore residuo senza prevedere
I METODI DI VALUTAZIONE
17
esattamente i flussi di cassa per un periodo indefinito. Quanto sopra si realizza attraverso lutilizzo della seguente formula:
RO
Tn =
n
i
dove:
Tn = valore residuo dellazienda
RO = reddito operativo al netto delle imposte
i
= tasso di attualizzazione
Il tasso da utilizzare costituito dal costo medio ponderato del capitale. Tale fattore deve rispecchiare la composizione della struttura finanziaria dellazienda.
Tutto questo possibile determinando il tasso della media ponderata dei costi
di tutte le fonti di capitale dellazienda.
La formula per la stima del costo del capitale la seguente:
i = [(t1 + r)m] + {[p (1 z)] d}
dove:
t1 = tasso di rendimento degli investimenti privi di rischio;
r = remunerazione del rischio dimpresa;
m = percentuale dei mezzi propri sul totale del capitale investito;
p = valore del prime rate o del tasso che lazienda pu ottenere sul mercato finanziario;
z = aliquota dimposta marginale;
d = percentuale dei debiti finanziari sul totale del capitale investito.
1.5
I metodi empirici
18
I METODI DI VALUTAZIONE
19
1. P/E ratio
Nellapplicazione di tale moltiplicatore necessario che nel calcolo dellutile si
proceda a:
incorporare eventuali risultati infrannuali resi pubblici;
neutralizzare gli effetti dei possibili cambiamenti nelle politiche contabili;
eliminare costi o ricavi eccezionali.
Tali rettifiche devono essere considerate al netto del relativo effetto fiscale.
Se si valuta una societ non quotata con luso dei moltiplicatori si deve ulteriormente:
20
dove:
V = Valore di mercato dei capitale azionario;
U = Utile netto di bilancio al netto di costi o proventi straordinari + ammortamenti.
Una variante del Price/Cash Flow ratio, che trova la sua giustificazione nel metodo di valutazione analitico del leverage cash flow, rappresentabile dal seguente
rapporto:
V
Ui
dove:
V = Valore di mercato dei capitale azionario
Ui = Utile netto di bilancio al netto di costi o proventi straordinari +
Ammortamenti al netto degli investimenti +
Altri costi non monetari significativi quali gli accantonamenti netti al fondo TFR
Investimenti in Working Capital.
Tale rapporto non di facile determinazione; infatti, per eliminare eventi o condizioni destinati a non ripetersi, occorre un complesso lavoro di normalizzazione
dei flussi di cassa storici. Nella valutazione di imprese che operano in settori maturi e con flussi di cassa stabili il multiplo considerato particolarmente adatto presentando i seguenti vantaggi:
non influenzato dalle differenze esistenti tra i vari Paesi nelle politiche e principi contabili sugli ammortamenti;
il cash flow tende a essere pi stabile degli utili contabili e meno sensibile alladozione di politiche di bilancio.
I METODI DI VALUTAZIONE
21
Sintetico
Si considera lutile operativo calcolato sulla base dellincidenza delle interessenze
di terzi sul patrimonio netto complessivo (tecnica utilizzata solo nei gruppi caratterizzati da un limitato peso delle interessenze dei terzi).
Analitico
Si considera sempre un utile operativo tenendo presente il suo effettivo assorbimento da parte dei terzi (richiede una notevole disponibilit di informazioni non
sempre facilmente reperibili).
Alcuni esperti preferiscono utilizzare il Market Enterprise Value (margine operativo
lordo), una particolare variante del moltiplicatore del reddito operativo, vale a dire:
V
U2
dove:
V = Valore di mercato dei capitale azionario + Valore di mercato del debito finanziario
U2 = Utile operativo di bilancio + Ammortamenti
22
PN
dove:
V = Valore di mercato del capitale azionario
PN = Patrimonio contabile netto
ovvero:
ROE g
Ke g
dove:
g = tasso di crescita atteso nel lungo termine dellutile netto
Ke = redditivit richiesta dagli investitori.
I METODI DI VALUTAZIONE
23
La non adattabilit alle imprese internazionali dovuta al fatto che i fattori che lo
determinano subiscono linflusso delle diverse politiche contabili adottate.
Il P/BV ratio pu egualmente indicarsi con il seguente rapporto:
F
dove:
F = Flussi di cassa attesi dal mercato
R = Risorse investite nellazienda.
24
Vantaggi
Si riferiscono a valori che, quando caratterizzano transazioni relative a pacchetti di
controllo di una societ, incorporano lintero capitale azionario o i premi di maggioranza.
Svantaggi
I valori registrati dalle operazioni straordinarie sono non tanto valori economici
quanto prezzi. Ne consegue una forte influenza dalle particolari condizioni di
negoziazione e dalle situazioni specifiche delle varie controparti;
le informazioni sui risultati e sulla situazione economico-finanziaria delle societ oggetto delle transazioni sono limitate;
non sono generalmente resi pubblici i termini delle transazioni diversi dal
prezzo.
Metodologicamente nellapplicazione del metodo dei moltiplicatori a transazioni
del mercato dellM&A (Merger and Acquisition), rispetto a quanto gi osservato
per lapplicazione ai prezzi delle imprese quotate sui mercati borsistici, non vi sono differenze sostanziali.
Multipli significativi si ottengono individuando almeno 7-10 transazioni aventi
per oggetto imprese con caratteristiche simili a quelle dellazienda da valutare. I
multipli sono determinati considerando la redditivit dellimpresa, la crescita attesa degli utili, il suo rischio operativo e finanziario e il rendimento richiesto dagli
investitori. Tutto questo necessita di unattenta considerazione alle differenze esistenti tra le imprese, cosa certamente di non facile attuazione pratica.
Spesso nei mercati finanziari pi evoluti pu essere fatto uso del metodo della
regressione sullintera popolazione delle aziende quotate disponibili; tale metodologia pu affiancare o essere alternativa allimpiego di societ similari.
1.5.1
Come gi indicato, gli strumenti metodologici tradizionali voluti dalla dottrina per
valutare le aziende possono essere classificati in:
metodi sintetici, il valore di unazienda si identifica con la sua capacit di produrre in futuro redditi o flussi finanziari netti;
metodi patrimoniali, il valore dellazienda rappresentato dai valori correnti
dei beni patrimoniali;
metodi misti, compromesso tra i primi due.
I metodi ritenuti maggiormente coerenti sono quelli sintetici anche se privi della
necessaria oggettivit.
Il confronto tra metodi sintetici e analitici ha senso solo in presenza di una loro
omogeneit (si pensi ad aziende caratterizzate da ingenti beni materiali).
I METODI DI VALUTAZIONE
25
Il discorso diverso per le imprese il cui valore prevalentemente dovuto a elementi immateriali (aziende a elevato contenuto professionale dove i veri punti di
forza sono rappresentati da beni immateriali come immagine, know-how tecnico e
portafoglio clienti). In questi casi sono particolarmente importanti nuove metodologie patrimoniali che considerano soprattutto i beni immateriali (metodi patrimoniali complessi). Con tali metodi si cerca di attribuire un valore anche alle risorse
aziendali basate sullinformazione, risorse di cui lazienda pu disporre, come:
informazioni interne, know-how tecnologico, di marketing, produttivo, finanziario o manageriale;
informazioni esterne, credibilit, reputazione, fiducia ecc.)
Le informazioni esterne si prestano molto meno a una analisi valutativa dei singoli
componenti rispetto alle informazioni interne. Per tali risorse deve rilevarsi come
in passato la prassi prevalente era quella di attribuire allavviamento la parte del
valore aziendale non associabile a beni patrimoniali materiali. Tale soluzione era
del tutto irrazionale. Occorre pertanto ricorrere a metodologie che permettano anche la stima dellentit dei beni immateriali singolarmente.
Diversi sono i problemi dovuti allidentificazione specifica di tali beni, operazione estremamente necessaria per la loro successiva valutazione. La linea di confine tra il concetto di bene immateriale e quello di avviamento , infatti, piuttosto
sottile.
Altro aspetto molto importante da considerare la necessit di evitare i rischi
di duplicazione dovuti alla natura dei presupposti che permettono lidentificazione
dei beni immateriali. Occorre considerare le possibili sovrapposizioni tra pi elementi immateriali. Si pensi alle relazioni tra il know-how, le risorse umane, il possesso di licenze, limmagine ecc.
Secondo la dottrina (vedi bibliografia) un bene immateriale pu essere valutato
in modo autonomo quando contemporaneamente sia:
oggetto di un significativo flusso di investimenti;
origine di benefici economici differenti e valutabili;
trasferibile (deve poter essere negoziato in modo autonomo).
Per esempio, relativamente al marketing, hanno autonoma trasferibilit:
i marchi;
il nome;
le quote di mercato;
i prodotti;
le reti di distribuzione;
il management ecc.
26
Anche se alcune di queste voci identificano spesso in modo diverso gli stessi concetti, considerando il requisito della cedibilit si elimina ogni rischio di duplicazione. La separata trasferibilit conferisce quindi una certa obiettivit alla valutazione del bene immateriale rappresentando un valido parametro di riferimento per
individuarne lutilit.
Il know-how
Il know-how pu comprendere conoscenze e capacit manageriali nonch tecniche
particolari. Si tratta quindi di un bene immateriale eterogeneo le cui definizioni ne
circoscrivono spesso il contenuto. Gli aspetti principali che possono caratterizzare
il know-how sono:
possibile transazione autonoma delle conoscenze;
particolarit delle esperienze che solitamente caratterizzano le aree ricerca e
sviluppo, produzione e marketing (know-how tecnologico e di marketing);
possibilit per il know-how commerciale di essere oggetto di valutazione patrimoniale (si pensi alla previsione del pagamento di royalties per lutilizzo);
idoneit delle conoscenze tecniche ad avere tutela giuridica (potenziale ottenibilit di una tutela brevettuale).
I METODI DI VALUTAZIONE
1.5.2
27
Anche per i beni immateriali, come per ogni altro componente patrimoniale, il criterio di valutazione di base deve considerare i redditi futuri dellazienda. Nonostante ci, la metodologia del costo ha ancora notevole applicazione per le seguenti ragioni:
difficolt operativa nelladottare i metodi reddituali;
natura pluriennale dei costi dei beni immateriali.
Aspetto particolare dei metodi di valutazione basati sul costo lindividuazione
degli oneri relativi alla formazione del bene.
In proposito, se solitamente non si hanno problemi per individuare i costi, relativi al know-how tecnologico, altrettanto non pu dirsi per il know-how di marketing dove larea dinvestimento non solitamente gi delineata come nella Ricerca
e Sviluppo). In questo caso infatti, deve prestarsi attenzione non solo allarea del
marketing bens anche ad altre aree aziendali implicate.
Nellapplicare la metodologia del costo si pu alternativamente ricorrere a:
individuare il costo di produzione;
stimare il costo di riproduzione.
28
rispetto alla stima. Quanto sopra pu essere operato attraverso indici espressivi del
variabile potere di acquisto della moneta.
Nel valutare i beni immateriali si deve inoltre considerare come, a differenza di
quelli materiali, non subiscano alcun deperimento fisico, mentre sono maggiormente sensibili allo sviluppo tecnologico del settore.
Rilevante diventa pertanto lanalisi della concorrenza: il know-how perde il suo
valore economico quando altre innovazioni lo superano tecnologicamente.
Il costo di riproduzione
La metodologia del costo di riproduzione considera lammontare degli oneri da
sopportarsi per disporre di un bene con le medesime utilit e potenzialit economiche del bene immateriale da valutare. Diventano quindi importanti le condizioni
attuali e prospettiche di ricostituzione del bene immateriale. Tale metodo si fonda
su presupposti pi aderenti alla realt soprattutto per quanto attiene il know-how in
relazione alla sua natura.
Lutilizzo del costo di riproduzione presuppone alcune ipotesi relative a:
dimensione dei costi rilevanti;
ampiezza dellorizzonte temporale necessario per la formazione del bene.
I costi possono essere rilevati seguendo procedimenti analitici o sintetici.
Nel primo caso si identificano in modo dettagliato gli investimenti per la riproduzione dei beni immateriali e i tempi necessari. Il tasso di attualizzazione dovr
essere determinato considerando il rischio dellinvestimento.
Il costo di riproduzione dovrebbe inoltre tenere conto di possibili reazioni della
concorrenza, tuttavia, date le difficolt, lincertezza e la soggettivit di tali previsioni, se ne trascura spesso la possibile evoluzione. questa una fondamentale limitazione del metodo in oggetto.
In alternativa alla metodologia dei costi di riproduzione, possono essere usati
alcuni criteri empirici che considerano impossibile, per la formazione del bene
immateriale, distinguere, nellambito dei costi annuali, quelli di mantenimento rispetto a quelli incrementativi del valore del bene. In ogni caso linvestimento annuo da considerare deve quantificare le risorse necessarie al fisiologico nascere e
proseguire del processo economico di formazione del bene.
1.5.3
I metodi reddituali
La metodologia reddituale considera la capacit dei beni a produrre vantaggi economici futuri, pertanto deve ritenersi la pi corretta concettualmente.
I principali fattori da quantificare sono:
flussi di reddito futuri dovuti al bene immateriale;
I METODI DI VALUTAZIONE
29
tasso di attualizzazione;
orizzonte temporale.
Il flusso di reddito
La determinazione del flusso di reddito pu avvenire sia con il procedimento indiretto sia con quello diretto.
Procedimento indiretto
Considera analiticamente (conti economici prospettici) gli elementi reddituali connessi al bene immateriale da valutare. Il reddito utile deve essere normalizzato per
poter esprimere la capacit reddituale prospettica.
Questo procedimento pu essere usato solo quando lopinabilit dei risultati
accettabile; si devono poter limitare gli effetti legati alla presenza del bene immateriale a unarea aziendale sufficientemente autonoma.
Tutto questo molto difficile per il know-how data la problematica connessa con
lidentificazione dei costi e ricavi di specifica pertinenza del bene estrapolandoli dai
conti economici storici e/o previsionali; sarebbe pertanto pi corretto capire le conseguenze dovute allassenza dei costi e dei ricavi relativi al bene immateriale.
Procedimento diretto
Quando possibile si considera il dato reddituale con il conforto di un valore meno fondato su stime soggettive ma riferito al mercato.
Si ritiene che i vantaggi dovuti al bene immateriale non possano essere inferiori
a quanto limprenditore dovrebbe pagare a terzi per ottenerne la disponibilit (per
esempio con esposizione di royalties). La misura della remunerazione pertanto
ritenuta espressiva del valore del bene immateriale.
1.5.4
Il tasso di attualizzazione
Il tasso di attualizzazione dei redditi, nella valutazione dei beni immateriali, deve
essere determinato in misura normalmente superiore a quello proprio dellazienda
al fine di considerare il loro grado di rischiosit.
La determinazione del tasso dipende dalla tecnica utilizzata per quantificare i
risultati reddituali attribuibili al bene. Nel caso di normalizzazione e ponderazione
dei redditi in relazione al grado di verificabilit e sottoposizione ad adeguamento
monetario, il tasso da applicare dovr essere pari a quello degli investimenti privi
di rischio depurato dagli eventuali effetti inflazionistici.
I fattori attribuibili alla misura del rischio insito nel singolo bene immateriale
possono essere:
30
facilit di trasferimento: la possibilit di realizzare direttamente il bene in oggetto mediante cessione a terzi. Tale fattore inversamente correlato al grado
di specificit del know-how rispetto allazienda cui appartiene.
stadio del ciclo di vita nel quale si colloca il know-how: possibile delineare un ciclo di vita come per i beni materiali (se il know-how si trova in un ciclo di vita stabile il rischio da assegnargli pi modesto di quello relativo a uno stadio diverso);
livello di appropriabilit: la vera forma di difesa dallimitazione per i patrimoni di conoscenza costituita dal grado di segretezza e dalle loro complessit
(sforzi particolarmente intensi per appropriarsi del bene);
il rischio di deperimento economico: quando il bene impiegato in un contesto
fortemente instabile, il rischio che vengano compromesse le sue potenzialit
economiche certamente pi elevato.
2.
Problematiche particolari
Nel definire il valore economico di unazienda lesperto deve accuratamente scegliere la metodologia da usarsi con particolare attenzione alla definizione dei parametri. I parametri, particolarmente importanti nellapplicazione del metodo misto patrimoniale-reddituale con capitalizzazione limitata del sovra(sotto)reddito
(metodo UEC), sono sintetizzabili nei seguenti:
consistenza patrimoniale;
capacit di generare reddito;
definizione dellorizzonte temporale;
definizione del tasso di capitalizzazione.
Come abbiamo gi illustrato, il metodo patrimoniale-reddituale con capitalizzazione limitata del sovra(sotto)reddito permette di stimare il valore economico di
unazienda integrando il patrimonio netto rettificato (patrimonio netto contabile a
valori correnti), con il valore eventuale del goodwill o del badwill. pertanto necessario attualizzare, in un arco di tempo significativo e utilizzando un tasso appropriato, il differenziale di redditivit che lazienda in grado di generare. Il valore del capitale economico viene determinato attraverso la seguente formula:
W = K + (R i K) a n i
dove:
W = Valore del capitale economico
K = Patrimonio netto rettificato
R = Reddito medio normale atteso
i = Tasso di rendimento
i = Tasso di attualizzazione
n = Orizzonte temporale.
32
La scelta dei parametri influisce sulla determinazione del valore economico dellazienda. In ogni caso, cercheremo di evidenziare le difficolt riscontrabili nella
determinazione:
1. del saggio di remunerazione (i);
2. dellorizzonte temporale (n);
3. del tasso di attualizzazione (i).
1. Il saggio di remunerazione
Il saggio di rendimento normale di settore esprime i1 livello di remunerazione
giudicato soddisfacente da un generico investitore che intenda impiegare il proprio capitale nelle attivit in cui opera lazienda da valutare (costo opportunit
del capitale). Sul piano operativo, definire la misura di tale saggio abbastanza
problematico.
Non difficile immaginare come la scelta dipenda principalmente dalla sensibilit dellesperto, interprete attento degli orientamenti espressi dal mercato dei
capitali aziendali in condizioni di equilibrio.
In Italia i fattori che possono rendere particolarmente difficile tale interpretazione possono sintetizzarsi nei seguenti:
particolarit delle operazioni e delle correlate condizioni di negoziazione realizzate nei mercati dei capitali di rischio (fattori difficilmente ripetibili);
difficolt di accedere a informazioni rilevanti (dati realmente espressivi degli
orientamenti generali del mercato).
Proprio per i motivi esposti linterpretazione dei dati di mercato spesso influenzata dai giudizi soggettivi dellesperto (possibili discrezionalit non controllabili).
In queste condizioni si potrebbe ritenere come, in linea teorica, luso di fattori
quali quelli espressi dal mercato finanziario, fattori obiettivi e imparziali, dovrebbe poter limitare leccessiva soggettivit. Potrebbe essere quindi utile
losservazione del Price/Earning, moltiplicatore di borsa mediamente espresso
dalle aziende operanti nello stesso settore di attivit di quella da valutare.
Il P/E indica il valore di unazienda considerando il livello di reddito che in
grado di generare; il suo reciproco pertanto il saggio di capitalizzazione dellutile
aziendale implicito nel prezzo quotato dal mercato; a livello medio di settore il
rendimento che il mercato finanziario giudica normale.
Se la tecnica dei moltiplicatori si presta a ridurre leccessiva soggettivit del
valutatore, non si deve comunque credere, come abbiamo gi evidenziato, che sia
priva di aspetti negativi e critiche varie.Tra queste il confronto intrinseco tra prezzo corrente, espressivo di condizioni e attese, rispetto allutile contabile. Ne consegue come sarebbe certamente pi significativo correggere il moltiplicatore rapportando al prezzo la redditivit media normale attesa.
PROBLEMATICHE PARTICOLARI
33
34
il reddito medio-normale che limpresa in grado di generare e il livello di remunerazione giudicato soddisfacente, in base allentit dellinvestimento. Ne consegue che un altro parametro particolarmente significativo costituito dalla definizione
dellarco temporale in cui si crede che il differenziale di redditivit potr manifestarsi. Trattasi del tempo necessario per riallineare il livello di redditivit specifico
dellimpresa da valutare a quello normale del settore cui appartiene. In generale la
pi autorevole dottrina e la pratica hanno identificato il periodo cui estendere
losservazione del differenziale di reddito in un range di 3/5 anni. Negli anni pi recenti tale convenzione stata spesso resa pi analitica da approcci diversi che considerano la presenza di un sovrareddito o di un sottoreddito.
In caso di goodwill il crescente rilievo attribuito al profilo reddituale, rispetto a
quello patrimoniale, ha portato a ritenere che lassunzione del range indicato provochi una sottovalutazione aziendale.
Si tende pertanto a elevare lorizzonte temporale nella valutazione delle aziende che, in rapporto al loro patrimonio, offrono livelli di reddito particolarmente elevati e stabili, dovuti a vantaggi competitivi. In questi casi larco temporale pu
arrivare fino ai 10 anni.
Margini reddituali relativamente stabili per un certo numero di anni possono
caratterizzare, a titolo di esempio, societ di leasing e compagnie di assicurazione
(in relazione naturalmente ai rami esercitati), nelle quali rispettivamente il portafoglio contratti e il portafoglio premi garantiscono, in presenza di un certo equilibrio tra struttura della raccolta e struttura degli impieghi, margini prospettici durevoli. Anche le societ che in genere raccolgono risparmio, come le banche, sono
caratterizzate da condizioni analoghe in presenza di una raccolta stabile opportunamente impiegata.
Analoga tendenza si segue nel valutare le imprese caratterizzate dalla presenza di
beni immateriali con rilievo autonomo. Anche in tali casi si utilizzano ampi orizzonti
temporali in considerazione del ciclo di vita del bene che distingue limpresa. Ci
pu essere naturalmente indipendente dalle capacit reddituali dellazienda.
Quando le previsioni reddituali ricoprono periodi abbastanza lunghi, aumenta
comunque il grado di incertezza dei flussi futuri. Tale considerazione non deve naturalmente essere dimenticata nella scelta del tasso di attualizzazione.
In ogni caso, come abbiamo gi indicato, la scelta dellorizzonte temporale richiede un approccio differente in relazione alla presenza o meno di un badwill.La
presenza di un badwill testimonia una situazione di anti-economicit della attivit
imprenditoriale che, purtroppo, non in grado di remunerare congruamente i capitali investiti.
In tali situazioni si deve cercare, in breve tempo, di recuperare le condizioni
che assicurano una soddisfacente redditivit (in caso contrario, si potrebbe arrivare
al dissesto aziendale). Lorizzonte temporale generalmente considerato viene cos
PROBLEMATICHE PARTICOLARI
35
3. Il tasso di attualizzazione
Il tasso di attualizzazione non determina il segno del sovra(sotto)/reddito ma, insieme agli altri parametri, ne condiziona il profilo quantitativo.
Il tasso di attualizzazione dovrebbe rappresentare il puro compenso finanziario
per il trascorrere del tempo. Tale tasso quindi indipendente dal rischio specifico
dellimpresa e si collega a parametri finanziari relativi a investimenti privi di rischio quali, a titolo di esempio, il tasso di rendimento dei titoli dello Stato.
Da non dimenticare, tuttavia, come alcuni ritengano che il tasso di attualizzazione debba invece riflettere il rischio presente nella possibilit del mancato conseguimento di un determinato goodwill. Sulla base di tali considerazioni questo
parametro dovrebbe riflettere il rischio relativo a possibili cambiamenti nel tempo
della posizione competitiva dellazienda.
In merito a tale approccio si deve rilevare come laleatoriet dei flussi di reddito futuri (rischiosit specifica di impresa) sia gi riflessa nel profilo reddituale (R)
e, pertanto, considerare la rischiosit anche nella definizione del tasso di attualizzazione equivarrebbe a una duplicazione.
In ogni caso, neutralizzando questo aspetto, se si vuole comunque procedere alla determinazione di un tasso di attualizzazione che rifletta anche il rischio
dellimpresa, si deve prima rilevare il saggio di rendimento normale del settore.
In presenza di una redditivit superiore alla norma, il tasso di attualizzazione si
pu ottenere aumentando il tasso di rendimento normale del settore da uno a quattro punti percentuali in relazione ai seguenti fattori:
livello di aleatoriet che caratterizza la realizzabilit del sovrareddito, tenuto
conto della posizione competitiva dellimpresa;
estensione dellorizzonte temporale di osservazione (n) del sovrareddito.
Naturalmente, in presenza di un badwill, non vi lesigenza di elevare il tasso di
attualizzazione rispetto a quello di rendimento.
36
Considerando lopportunit di determinare la misura del tasso di attualizzazione elevando il rendimento normale di settore, gli orientamenti pi diffusi in presenza di un sottoreddito consistono nel riconoscere al tasso di attualizzazione la
funzione esclusiva di ricondurre i valori futuri al momento cui la stima si riferisce.
3.
Sulla base delle caratteristiche dellazienda oggetto di valutazione si dovr individuare il metodo che meglio pu rappresentare il valore economico dellazienda.
Naturalmente nella scelta si deve tenere presente lidoneit a rilevare una misura del capitale che sia razionale, dimostrabile, oggettiva e non priva di stabilit nel
tempo. In pratica la valutazione deve aversi attraverso un processo logico, condivisibile, esprimibile attraverso una formula le cui variabili siano supportate da dati
controllabili. Le scelte devono essere dimostrabili in modo oggettivo, limitando
pertanto al minimo linfluenza soggettiva del valutatore.
Nella relazione di stima dovranno sempre indicarsi i motivi che hanno guidato
le scelte dei criteri di valutazione adottati, tenendo presente che spesso un metodo
base pu essere supportato da un metodo di controllo.
Gi abbiamo indicato come la scelta dovr considerare diversi fattori tra cui,
oltre allo scopo della valutazione, anche e soprattutto le caratteristiche
dellimpresa con particolare riferimento al settore in cui opera.
Per le aziende industriali, i metodi misti patrimoniali/reddituali con stima autonoma del goodwill (o badwill) sono solitamente da preferire nelle aziende redditizie. In presenza di scarsi redditi potrebbe invece essere meglio adottare un metodo misto patrimoniale semplice con rivalutazione controllata. Quando poi ci si
dovesse trovare di fronte ad aziende in perdita si potrebbe ricorrere a un metodo
misto patrimoniale semplice o anche complesso (dove i beni immateriali sono solitamente costituiti da marchi e tecnologia) con rivalutazione controllata e stima autonoma del sottoreddito (badwill).
Se quanto esposto pu costituire il criterio di riferimento, non deve dimenticarsi come il metodo di controllo possa a sua volta essere costituito dalla metodologia
reddituale o da quella patrimoniale semplice se non da comparazioni di mercato
(vale a dire dai seguenti metodi: delle societ comparabili; del confronto diretto
con i prezzi di societ comparabili a ristretta base azionaria e del break-up).
Nelle aziende commerciali, al contrario di quelle industriali, ci si orienta soprattutto verso il metodo misto patrimoniale complesso con stima autonoma del
38
goodwill o (badwill); in tali situazioni particolare importanza pu rivestire la necessaria autorizzazione a operare (licenza).
Anche in tali aziende le metodologie di controllo possono essere costituite da
comparazioni con il mercato, metodi reddituali, patrimoniali complessi, nonch
empirici. Con i metodi patrimoniali/reddituali la valutazione considera, oltre al
valore dei beni, anche il relativo sfruttamento economico utile per lottenimento
dei redditi futuri.
Al contrario i metodi patrimoniali/finanziari si basano sulla stima del ritorno
finanziario dellinvestimento atteso.
Mentre i metodi finanziari e reddituali considerano gli accadimenti futuri, i metodi patrimoniali si concentrano sui valori attuali. Nella pratica il metodo finanziario utilizzato nelle valutazioni volte a determinare un valore di negoziazione per
un ipotetico acquirente dotato di risorse tali da poter modificare la struttura finanziaria dellazienda acquisita al fine di massimizzare i risultati.
Analogamente la metodologia finanziaria potrebbe trovare impiego nelle operazioni di conferimento aziendale dove il valore dellazienda conferita si identifica
con il suo capitale di rischio.
In pratica si deve tenere presente come sia i metodi finanziari che talune metodologie reddituali, in quanto legate a previsione di lungo termine e a performance
ancora da dimostrare, hanno puramente una natura potenziale.
Considerando poi i settori speciali si rileva come per le aziende creditizie il metodo valutativo pi consono, dovendo considerare il valore della raccolta, sia
quello misto patrimoniale complesso con stima autonoma del goodwill o badwill.
Le metodologie di controllo a loro volta potranno essere rappresentate da comparazioni con il mercato o da metodologie reddituali.
Il metodo misto patrimoniale complesso con stima autonoma del goodwill o badwill egualmente la metodologia principale da adottarsi nelle valutazioni delle aziende di assicurazione, dove si cerca di stimare il valore del portafoglio premi. Tale
metodo soggetto a controllo attraverso comparazioni di mercato. Per le imprese di
assicurazione le metodologie finanziarie possono consistere in metodi potenziali che,
tenendo opportuna considerazione dei relativi limiti, sono a volte applicati.
Data limportanza dellelemento patrimoniale, deve rilevarsi come il metodo
patrimoniale semplice sia di gran lunga quello adottabile sia per le societ immobiliari sia per le holding pure che non costituiscono la capo-gruppo. Invece la metodologia patrimoniale complessa con stima autonoma del goodwill certamente
pi idonea nelle holding pure e miste che rappresentano la capo-gruppo. Infine,
piccole aziende del settore commerciale e professionale possono, a loro volta, essere opportunamente considerate, anche se non valutate relativamente al loro capitale economico, facendo ricorso alle metodologie empiriche.
39
4.
Gli scambi e i legami esistenti tra le imprese sono sempre frutto di rapporti che nascono tra loro e lambiente che le circonda. Le moderne economie hanno portato a
forme di integrazioni e aggregazioni particolari tra le imprese, soggetti giuridicamente indipendenti ma spesso legati da complessi rapporti di partecipazione. Le
societ multinazionali sono infatti organizzazioni che spesso, attraverso una gestione unitaria delle risorse, operano in diversi paesi attraverso loro controllate.
Per potersi avere quindi, in linea di massima, un gruppo aziendale, devono essere presenti i seguenti elementi:
una pluralit di aziende, giuridicamente distinte, caratterizzate da una struttura
societaria;
rapporti di partecipazione tra le aziende e la societ capogruppo, comune
soggetto economico.
In questa situazione particolarmente importante conoscere, sia per i soggetti che
costituiscono il gruppo sia per i terzi che vi intrattengono rapporti, le sue consistenze patrimoniali e finanziarie nonch la sua potenziale redditivit. Questa funzione informativa pu in parte ottenersi attraverso il bilancio consolidato quale
supporto al bilancio desercizio della societ controllante. Linformazione quindi
il principale scopo del bilancio consolidato.
I bilanci delle singole societ appartenenti a un gruppo economico, non sono
sufficienti a fornire adeguate informazioni sulla consistenza patrimoniale, finanziaria ed economica del gruppo; ne consegue la necessit di predisporre un documento che consenta una visione unitaria delle diverse societ.
Il bilancio consolidato deve quindi evidenziare quantitativamente e qualitativamente il patrimonio e il reddito del gruppo cui si riferisce. Le aziende appartenenti a un gruppo, anche se continuano a mantenere una vera e propria autonomia
giuridica, costituiscono, di fatto, ununit unica nel cui ambito il ruolo informativo
assunto dal bilancio consolidato diventa essenziale sia per i soggetti interni sia per
quelli esterni. Le informazioni sul gruppo consentono migliori decisioni nelle scel-
42
te gestionali per dirigerlo in modo unitario, con particolare attenzione alla sua redditivit. Per i gruppi aziendali, nellindividuare gli scopi, le politiche o nel valutare
landamento gestionale, non ha senso considerare le singole aziende, bens lentit
nel suo insieme.
Il bilancio consolidato quindi uno strumento utile per linformativa interna e,
soprattutto, un documento necessario ai terzi ormai tutelati da una normativa civilistica che ne ha affermato limposizione.
Ma considerare il gruppo nel suo insieme non un approccio idoneo solo nelle
scelte gestionali interne e per le informazioni utili ai terzi. Tale modo di procedere
pu assumere rilevanza anche per quanto attiene le valutazioni dazienda. Il gruppo non dovrebbe essere valutato considerando le singole aziende, bens lintera entit nel suo insieme, tenendo presente pertanto i punti di forza e di debolezza e le
sinergie che si riescono a creare.
Da quanto sopra deriva che, per lapproccio patrimoniale alle valutazioni o per
quello reddituale, il punto di riferimento dovrebbe rispettivamente essere costituito
dal patrimonio e dai flussi di reddito previsti per il gruppo. Diventa pertanto particolarmente importante la conoscenza del gruppo indipendentemente dalle sue caratteristiche giuridiche, quindi quale entit rappresentante una vera e propria realt
economico-aziendale.
Tale realt si pu presentare nelle pi svariate e articolate forme e pu operare
in mercati anche altamente diversi. In ogni caso per comprendere il risultato della
gestione del gruppo e lattendibilit delle sue proiezioni future, al fine di valutarle
e apprezzarle in modo corretto, occorre in generale conoscerne:
Naturalmente la valutazione del gruppo deve tenere presenti quegli aspetti e quei
valori in pi che le diverse aziende che lo costituiscono realizzano quando sono viste come ununica entit.
Da questo concetto non pu che derivare come la stima minima di un gruppo
sia costituita almeno dalla sommatoria dei valori delle singole aziende che lo
costituiscono (dopo averli comunque depurati da eventuali operazioni infragruppo).Tale valore sarebbe infatti il valore minimo ottenibile poich non considera i
maggiori valori realizzabili dalle sinergie presenti nelle aziende che costituiscono
il gruppo.
Quanto alle metodologie di valutazioni applicabili non entreremo pi nel loro
merito in quanto nulla vi di diverso rispetto a quanto gi indicato con
lillustrazione delle valutazione riferibili alle singole aziende; ci sia consentito tuttavia fare alcune considerazioni specifiche.
43
5.
I redditi attesi
I metodi pi coerenti con la teoria tradizionale del valore sono quelli sintetici (reddituali e finanziari), metodi spesso trascurati a vantaggio dellesigenza di fare uso
di parametri estremamente oggettivi.
Come abbiamo gi indicato nella parte relativa ai diversi metodi di valutazione
il metodo reddituale puro quello che meglio si presta sul piano concettuale per
valutare il capitale economico di unazienda. questo lunico modo possibile per
avere una chiara conoscenza della capacit e potenzialit dellazienda a produrre
redditi.
Nonostante tale grosso pregio della metodologia reddituale, la sua applicazione,
eccetto che nei paesi anglosassoni, non ha ancora avuto una diffusa applicazione a
causa delle incertezze presenti nella determinazione delle variabili. In passato
spesso risultata particolarmente complessa e aleatoria la determinazione del reddito normalizzato.
Se pur vero che possibile avvalersi delle proiezioni dei risultati storici, deve
altres tenersi presente come spesso tali risultati non siano, in relazione alle differenti situazioni, idonee rappresentazioni delle potenzialit future dellazienda.
Lazienda un istituto dinamico che opera nellambiente sociale che influenza
e dal quale, a sua volta, viene influenzata. I comportamenti che vengono posti in
essere al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati, devono tenere conto oltre che
delle caratteristiche dellazienda della realt in cui essa opera.
In questo contesto, considerando levoluzione dellambiente sociale, risulta evidente come la stessa debba necessariamente essere accompagnata da un adeguamento della situazione della societ. Naturalmente la situazione storica pu costituire una valida base per valutare la possibile reazione della societ alla situazione ambientale, le sue performance e capacit di adattamento; tuttavia, non molto realistico sarebbe ipotizzare il futuro sulla base di una situazione storica statica.
Occorre proiettare gli accadimenti passati cercando di prevedere levolversi
delle variabili ambientali e aziendali. In tale ottica chiaro come il punto di partenza sia immaginare levoluzione della realt ambientale che circonda lazienda,
46
I REDDITI ATTESI
47
6.
Effetti fiscali
50
Nel caso di cessione di azienda, lacquirente pu prendere in carico i beni espressi a valori correnti beneficiando spesso della possibilit futura di dedurre oneri superiori con i connessi risparmi di imposte; tale situazione non si verifica
quando la cessione si realizza attraverso la vendita di azioni o quote che rappresentano il capitale dellazienda.
Nonostante la logica delle considerazioni esposte, deve rilevarsi come, nel determinare il valore teorico di unazienda, si deve pervenire allindividuazione di un
valore per il quale a un potenziale acquirente dovrebbe rimanere del tutto indifferente acquistare i beni che costituiscono il complesso aziendale o acquistare i titoli
relativi al suo capitale.
Tuttavia, nella trattazione, non pu non tenersi presente come il vantaggio o lo
svantaggio fiscale non sia un fattore di facile negoziazione e, di conseguenza,
condizionante il prezzo dellazienda. Daltra parte, nella sostanza, si tratta anche di
un elemento di cui il valutatore non pu non tener assolutamente conto senza considerare i fini relativi alla determinazione del valore dellazienda.
Deve ritenersi che il valore teorico di trasferimento di unazienda attraverso
la cessione dei titoli che rappresentano il suo capitale, valore al netto delle rettifiche fiscali, deve corrispondere al costo effettivo relativo allacquisto di una azienda attraverso la cessione dei beni che ne compongono il complesso.
Supponiamo infatti di avere la seguente situazione contabile relativa a unazienda oggetto di negoziazione (valore in milioni):
Attivo
Beni materiali 1.000.000
Passivo
Patrimonio netto
1.000.000
Passivo
Patrimonio netto
di cessione
2.000.000
2.000.000
valore contabile
1.000.000
1.000.000
412.500
EFFETTI FISCALI
51
2.000.000
412.500
1.587.500
Nel caso di cessione, quindi, lacquirente beneficierebbe dei vantaggi fiscali dovuti al maggior valore corrente attribuito alle immobilizzazioni materiali, non dovrebbe pertanto operarsi alcuna rettifica, non vi sarebbero imposte latenti da prendere in considerazione. Al contrario nella cessione delle azioni lacquirente non
potrebbe beneficiare dei vantaggi fiscali richiamati, dovrebbe quindi procedersi a
rettificare il valore lordo dellazienda. Deve tenersi presente in ogni caso come la
considerazione delle rettifiche fiscali relativa a effetti abbastanza distanti nel
tempo e, pertanto, il carico fiscale non dovrebbe essere determinato con il tasso
dimposta vigente bens con un tasso inferiore che tenga cos conto di tale differimento.
Altri aspetti fiscali possono essere legati ai diversi regimi cui possono essere
soggette le riserve che costituiscono il patrimonio netto contabile delle aziende. Il
patrimonio di unazienda costituito da riserve che non scontano tassazione in caso
di distribuzione o la scontano in minor misura ha un valore superiore rispetto a
quello di unaltra azienda che si trova in condizioni opposte.
Relativamente alla tassazione delle riserve deve comunque tenersi presente
come con il Decreto legislativo di attuazione della delega contenuta nellart. 3
comma 162, collegato alla finanziaria per il 1997, sia stata prevista labolizione
della maggiorazione di conguaglio con la conseguente liberazione delle riserve
non ancora affrancate attraverso il versamento di unimposta sostitutiva (D.Lgs.
467 del 18 dicembre 1997). Limposta sostitutiva ha quindi liberato le riserve presenti nel patrimonio netto della societ ma ancora fiscalmente schiave.
Lammontare di tale imposta stato diverso in relazione alle riserve, nella pratica:
Tipologia riserve imposta sostitutiva
riserve rigo 08 (Mod. 760) 5,6
riserve rigo 09 (Mod. 760) 2,2
La liquidazione dellimposta doveva avvenire con la dichiarazione relativa ai redditi del 1997, mentre il pagamento in tre rate per importi diversi, in particolare:
Percentuale dellimposta
con la dichiarazione relativa ai redditi del 1997:
9%
50%
52
41%
EFFETTI FISCALI
53
La societ deve sempre specificare il tipo di credito dimposta associato al dividendo distribuito. In assenza di tale indicazione si presume la presenza di un
credito dimposta pieno pari, in ogni caso, al 58,73% (37/63). Naturalmente il
credito dimposta spetta in misura piena, ma nei limiti in cui trova effettiva
capienza nelle imposte (Irpeg) assolte dalla societ che distribuisce il dividendo.
Quanto sopra volto a fronteggiare le distorsioni presenti nel vecchio sistema.
Nei due contenitori, A e B, devono confluire rispettivamente:
Contenitore A
Irpeg effettivamente assolta (dichiarazione o accertamenti);
imposte sostitutive.
Contenitore B
Irpeg teorica in quanto non effettivamente pagata dalla societ.
In questultimo caso, il legislatore ha considerato limposta come pagata in modo
fittizio, al fine di mantenere o poter trasferire al socio gli effetti dellagevolazione
concessa alla societ quale imposizione ridotta o nulla.
Nella realt iniziale potranno unicamente essere considerate le seguenti agevolazioni relative a:
dividendi Ue disciplinati dallart. 96 Tuir;
dividendi madre/figlia disciplinati dallart. 96-bis Tuir;
dividendi caratterizzati da agevolazioni fiscali territoriali (per esempio per il
mezzogiorno);
crediti dimposta figurativi (riconosciuti da alcune convenzioni);
plusvalenze agevolate dovute a ristrutturazioni societarie;
agevolazioni per la Dual income tax.
Deve in pratica trattarsi di proventi individuati in modo specifico dalla legge, che
non concorrono a formare il reddito complessivo imponibile della societ distributrice del dividendo e che possono defluire ai soci senza originare diritto al rimborso o al riporto a nuovo.
Naturalmente, al socio, oltre a spettare un credito dimposta pieno o limitato,
potrebbe anche non spettare alcun credito dimposta. Tale situazione si potrebbe
verificare quando sia il contenitore A sia il B sono vuoti.
In questo caso la societ potr incrementare le sue disponibilit mediante integrativi versamenti che dovranno avvenire in momenti distinti a seconda che vengano distribuiti riserve (o fondi) o utili desercizio. Se vengono distribuite riserve
si deve procedere a corrispondere limposta entro il termine previsto per il versamento del saldo dellIrpeg relativa al periodo in cui stata adottata la deliberazione di distribuzione.
Per la distribuzione degli utili, invece, deve procedersi entro il termine per il
54
versamento dellimposta che risulta dalla dichiarazione cui gli utili si riferiscono.
In ogni caso, prima di provvedere ad alimentare e utilizzare i contenitori menzionati, chiaro che si deve determinarne la loro dotazione iniziale, una volta liquidata limposta sostitutiva volta a liberare le riserve ancora schiave. In merito
logico ritenere che, in presenza di una franchigia (rigo 12) questa sia stata utilizzata per liberare eventuali riserve schiave prima di corrispondere limposta sostitutiva.
In pratica il contenitore A deve essere inizialmente costituito da:
EFFETTI FISCALI
55
Si deve in ogni caso ricordare che, civilisticamente (art. 2433 c.c.) non si
possono distribuire dividendi se non con utili realmente conseguiti; pertanto gli utili realizzati possono essere distribuiti solo per la parte che ne residua dopo il loro
assoggettamento a tassazione. Chiaramente tale principio vale anche per le riserve
fiscalmente vincolate (riserve in sospensione) le quali non possono essere integralmente distribuite ai soci senza violare il disposto della menzionata norma. In
ogni caso, lonere fiscale connesso alle riserve non liberamente distribuibili, essendo legato al verificarsi di determinati eventi (distribuzione), non detto che si
manifesti nel breve periodo, anzi molto probabile lipotesi contraria.
Ne deriva pertanto la necessit di procedere a una sua attualizzazione al fine di
individuarne un effetto meglio corrispondente alla realt nella determinazione del
valore dellazienda; in merito si dovrebbe comunque fare riferimento a un periodo
abbastanza elevato spesso individuato dalla dottrina intorno ai 15/20 anni.
doveroso comunque rilevare che se quanto sopra indicato dovesse essere tenuto nella dovuta considerazione per la determinazione del prezzo relativo a una
cessione aziendale, nel caso della pura determinazione di un valore economico i
possibili oneri fiscali che gravano sulle riserve in caso di distribuzione, la dottrina
prevalente (vedi bibliografia), tenendo presente il legame a un evento di differimento incerto, indeterminato e soprattutto non legato direttamente alla gestione
dellimpresa, ne ha sconsigliato la considerazione.
7.
La prassi internazionale
Come abbiamo visto, molto spesso la valutazione di unazienda dovuta alla necessit di determinare un valore teorico del suo capitale economico al fine di avere
unattendibile base di negoziazione.
Con lintensificarsi dei rapporti commerciali a livello internazionale le valutazioni dazienda possono spesso riguardare anche realt fuori dal proprio paese, si
pensi ai grossi gruppi multinazionali originatisi da progressive acquisizioni di aziende operanti nei diversi Paesi europei ed extraeuropei. Anche in questi casi sono spesso necessarie idonee valutazioni delle aziende che si vogliono acquisire.
Non pu tuttavia sfuggire quanto diversi siano gli orientamenti sulle metodologie da adottarsi nelle valutazioni dazienda. Mentre infatti i paesi anglosassoni
prediligono i metodi dei flussi, quelli latini hanno una maggiore propensione per le
metodologie miste reddituali patrimoniali.
In vista di tali considerazioni, al fine di meglio comprendere le tendenze dei diversi soggetti che operano a livello mondiale influenzando la determinazione dei
valori delle transazioni, si ritiene utile effettuare una breve panoramica sulle tendenze seguite dai principali paesi europei in merito alle valutazioni dazienda.
In Gran Bretagna, notevole linteresse per la proiezione futura dei risultati aziendali con la conseguente tendenza a propendere per lapplicazione delle metodologie finanziarie nonch, grazie alla presenza di mercati mobiliari dinamici e
soprattutto efficienti, a dare maggiore importanza ai metodi che si basano sullutilizzo di indicatori di borsa come, per esempio, il rapporto Price/Earning.
I metodi finanziari (discount cash flow method), come abbiamo visto, si basano
sul convincimento che il valore economico dellimpresa sia ottenibile dallattualizzazione dei flussi di cassa che potranno essere generati in futuro. Tale
metodologia di principale applicazione deve tuttavia essere verificata attraverso
lutilizzo di metodologie di confronto spesso derivanti dallosservazione dei prezzi
individuabili sul mercato per transazioni analoghe che hanno gi avuto luogo sui
mercati.
58
Nellapplicazione dei metodi finanziari i flussi di cassa che potranno essere generati in futuro e la loro distribuzione nel tempo sono solitamente costituiti dalla
somma algebrica di:
reddito operativo ante imposte e oneri finanziari
ammortamenti
LA PRASSI INTERNAZIONALE
59
Altra metodologia alternativa di cui fanno uso i paesi anglosassoni per determinare il valore di unazienda lindividuazione del valore attuale attraverso lo
sconto dei dividendi futuri che si suppone possano essere distribuiti. Inevitabilmente tale prassi fa riflettere sullimportanza che conseguentemente riveste la capacit futura di reddito dellimpresa poich solo grazie a questultima potranno realizzarsi utili che, a loro volta, potranno costituire dividendi eventualmente distribuibili. Torna pertanto alla ribalta la rilevanza delle potenzialit economiche dellimpresa misurabili attraverso lapplicazione dei metodi reddituali che trovano,
nei paesi anglosassoni una diffusa applicazione.
Diversa risulta comunque la prassi seguita dagli operatori tedeschi che vedono
nei codici di comportamento i principi da seguire in merito alle valutazioni
dazienda, garantendo una certa omogeneit nei comportamenti degli operatori.
Deve pertanto rilevarsi che in questi Paesi si certamente sviluppata una normativa molto attenta ai problemi relativi alle valutazioni dazienda proprio in vista
della loro importanza in particolari operazioni che possono caratterizzare e influenzare il mercato. Ebbene in Germania si diffuso il concetto che il valore economico dellimpresa determinabile sulla base del suo patrimonio e della sua attitudine a generare un sovrareddito .
Siamo pertanto di fronte a una preminente applicazione dei metodi misti patrimoniali reddituali con una certa preferenza per i metodi misti con stima autonoma
del goodwill.
In Francia la dottrina presenta gli stessi orientamenti che in Italia; esiste, pertanto una certa preferenza per i metodi patrimoniali e reddituali. Naturalmente
lorientamento prevalente comunque volto a escludere il solo utilizzo di metodi
patrimoniali al fine di evitare una penalizzazione dellinvestitore certamente interessato alle capacit insite nellimpresa e alla sua propensione futura a generare
reddito.
La prevalente tendenza pertanto quella di fare maggiormente uso dei metodi
misti patrimoniali-redituali applicati in diverse varianti alcune delle quali tipicamente adottate anche nel nostro Paese.
Un concetto particolarmente caratteristico la presenza del valore sostanziale,
costituito dal valore dei beni patrimoniali dellimpresa e di quelli di cui ha la sola
disponibilit nella considerazione che anche dallutilizzo di tali beni deriva la sua
redditivit.
I metodi finanziari e quelli empirici hanno indubbiamente una minore valenza e
sono solitamente usati a scopo di raffronto. Trattasi comunque di metodologie sviluppatesi in tempi abbastanza recenti e in alcuni casi spronate dalla dottrina francese che li ritiene pi conformi alle esigenze conoscitive degli investitori.
Tra le metodologie finanziarie particolarmente caratteristico il metodo della
attualizzazione del margine lordo di autofinanziamento disponibile, determinato
60
come segue:
Reddito netto corrente
ammortamenti economico
investimenti di mantenimento
investimenti di crescita
rimborsi di debiti
distribuzione di dividendi
Trattasi quindi del flusso di liquidit prodotto in ogni esercizio per operazioni relative alla gestione caratteristica e extragestionale.
Diverse sono le soluzioni tecniche in merito alle perizie valutative adottate in
Olanda.
Deve tuttavia rilevarsi una priorit concettuale attribuita allutilizzo dei metodi
reddituali e finanziari anche se non in misura cos forte come in Gran Bretagna.
Generalmente accettato comunque il concetto che il metodo patrimoniale non
coerente con il concetto di azienda vista come un istituto in funzionamento volto
a produrre reddito.
Tale concetto invece opportunamente considerato attraverso lutilizzo di metodi reddituali e finanziarie sintetizzabili nel:
metodo reddituale in senso stretto (risultati netti da conto economico);
metodo degli utili distribuibili in futuro;
metodo finanziario dei flussi di cassa netti attesi.
In ogni caso, considerando come il mercato olandese sia caratterizzato dalla presenza di imprese di medie e piccole dimensioni, deve rilevarsi che la prassi preferisce fare riferimento allutilizzo dei metodi misti patrimoniali-reddituali. In questo modo si riesce a superare le difficolt basate sullutilizzo di grandezze prospettiche tipicamente presenti in tali realt aziendali. Altro aspetto tipico come sia
ugualmente diffuso lutilizzo pratico di moltiplicatori quali il P/E nonostante le
remore della dottrina olandese.
Se quanto evidenziato indice della generale tendenza dei paesi europei deve
rilevarsi come in America la prassi seguita sia diversa in relazione ai soggetti che
devono operare la valutazione.
In particolare siamo di fronte a:
investment banks;
LA PRASSI INTERNAZIONALE
61
8.
Lorganizzazione amministrativa
per lottenimento dei valori
In base alle considerazioni esposte le principali informazioni utili per poter procedere alla valutazione di unazienda sono:
valori contabili (storici e previsionali);
indicatori commerciali gestionali fiscali sugli immobilizzi tecnici e altri.
In ogni caso, sia la possibilit di ottenere tali informazioni sia la loro attendibilit,
sono strettamente legate al grado di efficienza che pu caratterizzare
lorganizzazione della funzione amministrativa e di controllo gestionale.
Naturalmente, i valori contabili di partenza, utili allidentificazione del patrimonio netto aziendale, dovrebbero essere forniti dallamministrazione, ugualmente in grado di evidenziare tutti quegli elementi che potrebbero rendere il patrimonio netto non rappresentativo delleffettivo valore economico dellazienda (rettifiche di valore). In proposito lamministrazione dovrebbe poter precisare, in modo
analitico, come si siano formati i valori contabili che attualmente rappresentano il
patrimonio aziendale.
La direzione generale, con lausilio della funzione di controllo gestionale, dovrebbe quindi procedere a formulare piani previsionali volti a consentire la determinazione del reddito normale atteso dallinvestimento nellazienda.
A questo punto necessario lintervento della funzione amministrativa per tradurre le previsioni direzionali sullazienda in valori contabili.
Pertanto, mentre la funzione amministrativa fornirebbe indicazioni sui valori
contabili effettivi, quella direttiva e di controllo dovrebbe provvedere ai piani previsionali che, dopo la loro espressione in valori contabili, dovrebbero essere trasmessi al perito.
Non difficile comprendere quindi come solo unefficiente organizzazione
amministrativa e gestionale possa permettere di ottenere valori attendibili e quindi
veramente utili anche per la valutazione dellazienda.
64
8.1
Business plan
Per meglio comprendere la realt che circonda lazienda da valutare, pu certamente essere daiuto, soprattutto per aziende che cominciano a operare in settori
nuovi o lanciano nuovi prodotti, disporre di un eventuale business plan predisposto
dal cliente. Soprattutto per le imprese di nuova costituzione che non hanno un passato sul quale basarsi e dove solo eventuali prospettive future possono destare particolari e importanti interessi, il business plan riveste un ruolo fondamentale.
Tuttavia, deve anche rilevarsi come nelle aziende di medie e piccole dimensioni, tale documento non venga a volte formalmente predisposto e come, molto spesso, sia di ardua interpretazione. Tale problematica presente sia nel nostro Paese
sia allestero. Basti infatti pensare come, negli Stati Uniti, siano stati ideati
appositi corsi volti ad aiutare gli operatori a predisporre e a leggere il business
plan. Di seguito esponiamo gli aspetti di questo documento che possono avere particolare importanza per il valutatore.
Un business plan valido non tanto considerando il suo aspetto formale, vale a
dire il modo con cui si presenta, bens il suo contenuto sostanziale. Un documento
molto elaborato che nulla aggiunge al suo contenuto effettivo non n utile n soprattutto attendibile per le previsioni future. Pertanto grafici pi o meno elaborati,
prospetti compilati con cura, proiezioni finanziarie ricoprenti periodi particolarmente
estesi, devono comunque essere integrati da informazioni basilari. La presenza di notevoli dati contabili deve certamente essere ben vista, pur tenendo presente come, per
il futuro, ogni attivit imprenditoriale nuova caratterizzata da diverse incognite che
rendono pi incerte le previsioni dei ricavi, dei costi e quindi dei profitti; queste incertezze aumentano con lallungarsi del periodo di riferimento.
A volte il business plan costituito da documenti corposi (non deve dimenticarsi come si possa fare ricorso anche a professionisti per la sua predisposizione)
le cui previsioni spesso gonfiate non sono integrate dalle stime sui tempi e i capitali globali necessari per raggiungere gli obiettivi o lo sono in modo eccessivamente ottimista.
Pertanto, prima di utilizzare un business plan lo si deve analizzare verificando
la sua capacit a dimostrare se gli operatori aziendali hanno fatto riferimento a azioni che realmente potrebbero portare al successo imprenditoriale.
Le principali informazioni contenute in un business plan sono contabili (analisi
di break-even point e cash flow) e non contabili i cui fattori critici sono individuabili nel profilo dellimpresa; nelle persone; nel contesto; nei rischi e vantaggi.
Informazioni contabili
1. Lanalisi di break-even point.
Particolarmente importante conoscere il livello delle vendite dellazienda che
comincer a generare profitti.
65
66
Tutti gli aspetti di un business plan devono essere considerati sia quelli positivi sia
quelli negativi.
Le persone
Occorre fare alcune considerazioni sulle capacit tecniche professionali delle persone che gestiscono limpresa tenendo presente anche le risorse esterne. Le capacit dei managers sono elemento spesso determinante per la riuscita di un progetto;
la presenza di professionisti noti non lascia certamente indifferenti i terzi; tale fattore pu provocare sia lapprezzamento dei finanziatori che dei consumatori.
Alle competenze tecniche del personale si affianca spesso una migliore conoscenza dei processi di produzione aziendale e del mercato in cui lazienda opera.
Le idee possono certamente essere buone e valide ma non si deve dimenticare
come vengano portate avanti da persone che ne determinano in tutto e per tutto il
successo. Pertanto nel business plan devono aversi opportune informazioni su uno
dei principali investimenti dellimpresa: il fattore umano.
Il contesto
Trattasi dei livelli di attivit economica, dellinflazione, del tasso dei cambi e
dinteresse, nonch di una serie di leggi e regolamentazioni che influiscono sulle
opportunit e sulla possibilit di sfruttarle.
Del contesto fanno parte anche la politica fiscale, le norme che regolano la raccolta di capitali, i fattori tecnologici che possono limitare le potenzialit
dellimpresa e dei suoi concorrenti. Lavvio di nuove iniziative imprenditoriali
pu quindi essere favorito o meno dal contesto. Il contesto deve essere considerato
in unottica dinamica, trattasi di un fattore che pu essere oggetto di diversi
cambiamenti. Di tali aspetti deve tenersi conto al fine di meglio riuscire a
prevedere le possibili influenze che avrebbero sullimpresa e programmare le
eventuali azioni da intraprendere.
67
Il contesto, pertanto, costituisce sia una realt in cui limpresa opera e dalla
quale pu in futuro essere influenzata, nonch un fattore di cui tener conto in modo realistico cercando di condizionarlo a proprio favore (comportamento strategico).
Rischi e vantaggi
Importante avere anche unindicazione dei diversi elementi di rischio che
lazienda potr affrontare, imprevisti che dovranno essere valutati considerando
anche le azioni che si ritengono di dover intraprendere per poterli superare.
Pertanto un valido business plan deve mostrare lorganico della societ, le opportunit e il contesto senza tralasciare i possibili aspetti futuri.
Importanti sono inoltre le indicazioni sulle possibili reazioni dellimpresa che
completano gli aspetti dinamici del processo imprenditoriale. Nonostante le difficolt presenti nel prevedere il futuro si deve cercare di avere unidea sul tipo e
classe di rischi e vantaggi presenti nel nuovo business.
Il rischio inevitabile, ma solo cercando di considerarne le possibili conseguenze si pu tentare di ridurne la portata.
molto meglio che il business plan evidenzi i possibili rischi indicando le reazioni dellimpresa che non parlarne affatto; ci comprometterebbe certamente la
credibilit del documento aumentando i rischi potenziali. Il business plan deve
quindi promuovere lazione, gestendo il rischio e permettendo cos allimpresa di
acquisire vantaggi.
estremamente importante avere un documento che, in modo rigoroso, analizzi tutti gli elementi del successo: persone, opportunit, contesto, rischi/vantaggi.
In particolare, nel rappresentare i rischi e i vantaggi, il business plan dovrebbe
indicare due fattori:
ammontare di denaro necessario per il lancio di un nuovo business;
tempo per ottenere cash flow positivi e ammontare dei ricavi previsti.
Il documento deve individuare il flusso di capitale negativo e la sua durata nonch
il rapporto tra linvestimento e il possibile profitto. Solo cos si potranno valutare
le possibilit di avere a breve un cash flow positivo e continuo nel tempo (situazione
ideale).
9.
9.1
Premessa
Diversi sono i motivi che determinano la necessit di valutare il capitale economico di unazienda, in particolare possono riassumersi in:
necessit esterne;
necessit interne;
relativamente al primo aspetto, la valutazione pu essere dovuta alla presenza di
transazioni che hanno come oggetto lazienda o un suo ramo, nonch richiesta da
specifiche norme di legge volte a tutelare i terzi in presenza di determinate operazioni straordinarie.
Quanto al primo aspetto, giova tenere presente che il valore economico
dellimpresa, determinato facendo uso delle metodologie esposte nelle pagine precedenti, solo una base che pu essere utilizzata quale punto di partenza utile per
la determinazione del corrispettivo in una contrattazione.
In pratica il prezzo pu divergere dal valore economico in quanto rimane fortemente inficiato dal potere contrattuale delle parti che possono certamente prescindere dal potenziale valore economico dell'azienda. Se la contrattazione deve
essere guidata comunque da criteri di razionalit, chiaro come non si possa non
tener conto, quantomeno per valutarne la convenienza, del valore potenziale del
capitale economico aziendale.
Deve tuttavia tenersi presente come vi sono operazioni aziendali per le quali la
determinazione del valore del capitale economico prevista da norme di legge proprio al fine di tutelare i terzi.
70
9.2
Per alcune particolari operazioni societarie il nostro ordinamento giuridico richiede espressamente la predisposizione di una relazione di stima predisposta da un
esperto.
In particolare si tratta di:
fusioni di societ con concambio di azioni o quote;
scissioni di societ in cui le azioni o quote vengono attribuite con un criterio
diverso da quello proporzionale;
trasformazioni di societ di persone in societ di capitali;
acquisti di beni o di crediti da promotori, fondatori, soci ed amministratori di
societ di capitali di nuova costituzione;
conferimenti nelle societ di capitali di beni in natura o di crediti.
Operazioni di fusione
Nella fusione con concambio di azioni o quote gli amministratori delle societ interessate hanno lobbligo di redigere il progetto di fusione, documento evidenziante gli aspetti particolari delloperazione.
Al fine di informare in modo adeguato i soci e i terzi il progetto di fusione deve
essere:
depositato presso la sede sociale;
iscritto nel Registro delle imprese;
pubblicato per estratto sulla Gazzetta Ufficiale (se vi partecipano societ di capitali).
Oltre al progetto di fusione, gli amministratori delle societ che si fondono devono
altres preparare una situazione patrimoniale relativa a una data non anteriore a
quattro mesi rispetto a quella del deposito, presso la sede sociale, del progetto di
fusione.
In merito deve tenersi inoltre presente come la situazione patrimoniale in oggetto, redatta in base alle norme contabili utili alla predisposizione del bilancio,
possa essere costituita anche dallultimo bilancio d'esercizio quando si riferisce ad
una data non anteriore a sei mesi rispetto al deposito.
Unitamente al progetto di fusione gli amministratori devono inoltre presentare
una relazione indicante particolari informazioni sulloperazione di fusione, sul
rapporto di concambio e sui suoi criteri di determinazione.
A questo punto, in base all'articolo 2501-quinquies del codice civile, diventa
necessaria la relazione di un esperto sulla congruit del rapporto di cambio.
L'esperto deve essere nominato dal Tribunale nella cui giurisdizione ha sede la
societ istante.
71
Operazioni di scissione
Nelle scissioni di societ in cui le azioni o quote vengono attribuite con un criterio
diverso da quello proporzionale, gli amministratori, come nel caso di fusione trattato, dovranno redigere il progetto di scissione dal quale dovranno emergere gli elementi fondamentali dell'operazione.
Tale documento deve essere depositato e pubblicato come per le operazioni di
fusione cui fanno egualmente riferimento le disposizioni relative alla redazione
della situazione patrimoniale, e alla predisposizione della relazione degli esperti
sulla congruit del rapporto di cambio, di cui agli articoli 2504-novies del codice
civile.
Non comunque necessaria la nomina dellesperto, in quanto loperazione non
pu provocare alcun pregiudizio per i soci nellassegnazione delle quote, quando
contemporaneamente i titoli vengono attribuiti in modo proporzionale e le societ
beneficiarie sono costituite quale conseguenza della scissione.
Nelle societ beneficiarie di nuova costituzione la valutazione degli esperti (necessaria solo nel caso di assegnazione non proporzionale delle quote) si limita a
considerare il patrimonio della societ scissa; non vi pertanto alcun confronto tra
il patrimonio di questultima e quello della societ beneficiaria.
Quando invece le societ beneficiarie sono gi esistenti, si deve necessariamente procedere a determinare il rapporto di concambio considerando sia il patrimonio
netto della societ scissa sia quello della beneficiaria
Operazioni di trasformazione
Nelle trasformazioni di societ di persone in societ di capitali a norma
dellarticolo 2498 del codice civile, la delibera deve essere accompagnata dalla relazione di stima del patrimonio sociale redatta in base alle disposizioni di cui
allarticolo 2343 del codice civile.
Si cos cercato di tutelare i creditori sociali relativamente alleffettiva consistenza del capitale.
In questo caso il perito, soggetto indipendente, viene nominato dal Tribunale
competente su istanza della societ.
72
73
Operazioni di conferimento
Poich nelle societ di persone delle obbligazioni sociali rispondono i soci con tutto il loro patrimonio, non esistono particolari adempimenti nemmeno per quanto
attiene alle operazioni di conferimento.
Al contrario nelle societ di capitali le responsabilit dei soci sono limitate al
patrimonio conferito nella societ, ne consegue la necessit di meglio tutelare i terzi relativamente alle operazioni poste in essere dalla societ.
Quanto sopra vale anche per i conferimenti nelle societ di capitali di beni in
natura o di crediti.
In particolare occorre rispettare le disposizioni previste dallarticolo 2343 del
codice civile soprattutto per quanto attiene la procedura di valutazione.
Lo scopo della norma chiaramente il tentativo di evitare sopravvalutazione
dei beni conferiti per non provocare pregiudizi nei confronti dei terzi.
In merito il perito nominato dal Tribunale deve seguire una complessa procedura di valutazione dei beni conferiti.
Alcuni aspetti particolari riguardano poi i casi di conferimento di aziende o di
rami aziendali.
Alla delibera dellorgano amministrativo sulle operazioni di conferimento segue listanza al Tribunale volta a richiedere la nomina di un perito, soggetto indipendente, che deve valutare il complesso dei beni da conferire.
La perizia deve essere redatta applicando le metodologie individuate dalla dottrina economico-aziendale (come in precedenza evidenziato) in relazione alla fattispecie da valutare; in ogni caso, considerando lo scopo particolare della perizia, il
perito deve sempre applicare il criterio della prudenza.
Nella relazione di stima si devono indicare i criteri seguiti dal perito per attestare che il valore attribuito ai beni oggetto del conferimento non inferiore al valore
nominale delle azioni emesse a seguito di tale operazione, eventualmente
aumentate del sovrapprezzo.
Successivamente al conferimento la relazione di stima deve tuttavia essere controllata dagli amministratori e dai sindaci che esprimono poi il proprio parere sulla
congruit.
Quando i valori dei beni e dei crediti conferiti risultano inferiori di oltre un
quinto rispetto ai loro valori di perizia, deve procedersi alla proporzionale riduzione del capitale sociale (salvo reintegrazione da parte dei soci).
74
9.3
Negli ultimi anni si assiste a una maggiore disponibilit degli imprenditori italiani
verso il mercato mobiliare, sempre pi spesso si affronta il problema del se quotare o meno la propria azienda.
Tutto questo dovuto al pi frequente fronteggiare progetti di sviluppo di medio e lungo periodo che spesso rappresentano una decisiva svolta rispetto alla passata gestione.
La decisione di accedere alla quotazione trova pertanto spazio nelle decisioni
strategiche degli operatori e pertanto, considerandone la portata, non pu ignorarsi
come debba essere pianificata con un certo lasso temporale.
La quotazione, in pratica, come tutti i progetti strategici di medio-lungo termine deve essere operata nel momento giusto, considerando pertanto le dimensioni
aziendali, le prospettive di sviluppo al fine di proporsi al mercato nel momento
migliore.
La quotazione deve quindi essere ampiamente progettata.
La prima fase da affrontare spesso costituita da una riorganizzazione societaria, operazione che pu risultare necessaria in presenza di una struttura dovuta a
ricambi generazionali che hanno determinato un assetto che pu non favorire una
certa chiarezza e trasparenza necessarie per presentarsi sul mercato finanziario.
Possono cos aversi operazioni straordinarie di vario tipo soventemente volte a
portare alla quotazione una holding industriale che si sostituita alla classica holding finanziaria di famiglia.
Una volta conclusosi il processo di ristrutturazione si deve tenere presente
limportanza dellattendibilit dei valori contabili che evidenziano la situazione finanziaria economica e patrimoniale del nuovo gruppo.
75
A questo punto potrebbe presentarsi la necessit di rivisitare il sistema amministrativo aziendale, al fine di garantire quellaffidabilit e trasparenza richieste per
una quotazione.
Si deve quindi conferire lincarico a una societ di revisione che certifichi, a
norma di legge, i bilanci della societ (almeno il bilancio relativo allultimo esercizio prima della quotazione deve essere certificato).
Diverse sono poi le informazioni che vengono periodicamente richieste dal
mercato alle aziende quotate (si consideri in merito la normativa Consob); pertanto
occorrer verificare che il proprio sistema informativo sia in grado di soddisfare
tali esigenze in modo completo e tempestivo.
Con la quotazione si utilizza comunque nella pratica uno strumento finanziario
complementare agli investimenti di lungo periodo.
Spesso nel processo di quotazione limprenditore pu essere affiancato da un
investitore istituzionale (aziende di credito, fondi chiusi, societ di intermediazione mobiliare, merchant banks) che lo aiuta nel compimento del processo e nelle
scelte strategiche, favorendo limmagine esterna dellazienda ed abituando la
compagine sociale alla presenza di terzi estranei.
9.3.1
Esponiamo di seguito una sintesi degli adempimenti cui le imprese devono sottostare per arrivare alla quotazione nella Borsa italiana.
La quotazione in Borsa di azioni o di altri strumenti finanziari una opportunit, per alcuni una tentazione, che un imprenditore non pu pi ignorare nella ricerca di fonti di finanziamento alternative al normale ricorso al credito bancario.
La privatizzazione della societ di gestione (Borsa Italiana Spa) e la conseguente emanazione del regolamento dei mercati ha comportato una semplificazione
delliter procedurale per lammissione alla quotazione dei titoli oltre ad aver ridotto requisiti e limiti dimensionali degli emittenti.
Insomma, almeno nelle intenzioni, il nuovo impianto normativo finalizzato a
consentire laccesso al mercato di un sempre maggior numero di imprese anche di
medio-piccole dimensione.
A ci si aggiunga che la Borsa Italiana ha allo studio la creazione di un mercato
per le piccole e medie imprese con alto potenziale di crescita. Mercato
questultimo che dovrebbe essere collegato al mercato telematico Euro NM che
gi quota oltre cento titoli di alcuni Paesi europei (Germania, Francia, Olanda e
Belgio). In ogni caso, gi con il vigente regolamento, i requisiti minimi necessari
per la presentazione della domanda di ammissione sono alla portata di moltissime
aziende. Nel caso delle azioni, infatti i requisiti necessari per presentare la domanda di quotazione sono:
76
77
78
Il Regolamento dei Mercati allart. 2.2.13 comma 1 cos definisce il covered warrant Per covered warrant si intende quello strumento finanziario .... che conferisce al detentore la facolt di acquistare (call covered warrant) o di vendere (put covered warrant), alla o entro la data di scadenza, un
certo quantitativo dellattivit sottostante ad un prezzo prestabilito (prezzo di esercizio) ovvero, nel
caso di contratti per i quali prevista una liquidazione monetaria, di incassare una somma di denaro
determinata come differenza tra il prezzo di liquidazione dellattivit sottostante ed il prezzo di esercizio (per un call covered warrant), ovvero come differenza tra il prezzo di esercizio ed il prezzo di
liquidazione dellattivit sottostante (per un put covered warrant).
5
Lart. 4.3.1 del regolamento cos definisce i contratti a premio: I contratti a premio danno al
compratore, dietro pagamento di un importo (detto premio), la facolt di consegnare e/o ritirare, a
seconda dei casi, entro un determinato termine (detto scadenza o giorno di risposta premi) la quantit
di strumenti finanziari oggetto del contratto al prezzo unitario prefissato (detto prezzo di esercizio o
base).
6
Anche in questo caso, il regolamento propone una definizione puntuale di futures e contratto
di opzione: art. 4.6.1. .... 2. Per contratto futures si intende uno strumento finanziario... con il quale
le parti si impegnano a scambiarsi alla scadenza un certo quantitativo dellattivit sottostante a un
prezzo prestabilito. La liquidazione a scadenza del contratto pu altres avvenire mediante lo scambio
di una somma di denaro determinata come differenza tra il prezzo di conclusione del contratto e il suo
prezzo di liquidazione. 3. Per contratto di opzione si intende uno strumento finanziario di cui
allarticolo 1, comma 1, lettera i), del Decreto 415, con il quale una delle parti, dietro pagamento di
un corrispettivo (premio), acquista la facolt di acquistare (opzione call) o di vendere (opzione put),
alla o entro la data di scadenza, un certo quantitativo dellattivit sottostante a un prezzo prestabilito
(prezzo di esercizio). La liquidazione del contratto pu altres avvenire mediante lo scambio di una
somma di denaro determinata, per le opzioni call, come differenza tra il prezzo di esercizio e il prezzo
di liquidazione dell'attivit sottostante, ovvero, per le opzioni put, come differenza tra il prezzo di liquidazione dellattivit sottostante e il prezzo di esercizio, il giorno in cui la facolt esercitata o alla
scadenza.
9.3.2
79
Come avviene per la vendita delle imprese anche per la loro quotazione un fattore
determinante per il successo delloperazione la determinazione di prezzi adeguati.
Tali valori non devono assolutamente prescindere dal valore economico
dellimpresa determinato facendo uso dei metodi tipici della dottrina economicoaziendalistica (si vedano i commenti nelle pagine precedenti).
bene puntualizzare come debba trattarsi di metodologie affidabili volte a determinare valori credibili; in merito pertanto occorre tenere presente i pregi e i difetti che abbiamo gi illustrato nei capitoli precedenti. In tale ottica sarebbe certamente opportuno riflettere bene prima di utilizzare metodi finanziari o empirici per
determinare il valore economico, base di partenza per definire il prezzo dei titoli di
unazienda che intenda quotarsi.
Quando la quotazione interessa aziende pubbliche che hanno avviato il processo della privatizzazione lattenzione alla determinazione del prezzo deve essere
ancora pi grande.
In merito deve tenersi presente come i passaggi legali di tutti i processi di privatizzazione siano cruciali sia per la corretta implementazione del processo sia per
la corretta determinazione del potenziale economico attuale e prospettico delle aziende privatizzate.
Lazienda da privatizzarsi viene solitamente valutata nella fase iniziale del processo, fase in cui, prevalentemente, si procede alla sua analisi, alla predisposizione
di un business plan e allindicazione delle strategie da seguire per massimizzare il
valore dellazienda. Segue quindi un lungo percorso che porta alla determinazione
del progetto finale di privatizzazione che, alternativamente alla quotazione in Borsa, potrebbe portare anche alla cessione dellazienda a terzi.
In questa seconda fase il processo di privatizzazione spesso caratterizzato dalla trasformazione in societ dellazienda privatizzata (salvo che gi non lo sia);
quindi necessaria la redazione di una perizia di stima che tuttavia deve, come gi
indicato in precedenza relativamente alle trasformazioni, essere redatta da un perito nominato dal Tribunale.
Si avvia poi la fase finale della privatizzazione volta a cedere lazienda a terzi o
alla sua quotazione in Borsa. Nel primo caso il processo di privatizzazione gestito da un advisor che segue un classico mandato di merger and acquisition, vale a
dire:
predispone un apposito documento informativo per i terzi e una griglia base per
la valutazione delle eventuali offerte;
contatta e seleziona i terzi interessati;
coordina tutte le fasi di due diligence;
predispone una graduatoria delle offerte;
80
9.4
Gli imprenditori sono solitamente interessati alla determinazione del valore del
capitale economico dellimpresa quando considerano la sua possibile cessione to-
81
tale o parziale nonch nelle ristrutturazioni della compagine sociale che spesso,
nelle imprese a base familiare, legata ai cambi generazionali. Pu accadere, in
questultimo caso, che il presunto valore ritenuto attribuibile dallimprenditore alla
propria azienda non sia di fatto un valore che tiene conto delle sue reali potenzialit economiche.
Spesso occorre spiegare allimprenditore come il continuo reinvestimento
nellazienda degli utili realizzati pu di fatto non aumentare il valore. Esiste infatti
un limite superato il quale i mezzi aggiunti rendono lazienda patrimonialmente
pi solida, ma non ne migliorano le potenzialit reddituali. In determinati casi
linvestimento azienda pu quindi non essersi rivelato come il pi redditizio, i
mezzi propri avrebbero potuto trovare adeguato impiego in investimenti alternativi.
Per evitare i problemi esposti occorre essere sempre consapevoli delle conseguenze delle proprie scelte gestionali effettuate sulla base delle strategie adottate.
Tutto ci si traduce pertanto nel valutare le conseguenze delle strategie, vale a dire
nello stimare il possibile nuovo valore che lazienda potrebbe creare a seguito del
realizzarsi del risultato programmato con lattuazione delle strategie. Si tratta
quindi di valutare la capacit dellazienda a raggiungere obiettivi prefissati (performance) nel medio-lungo periodo. Analisi che, ovviamente, deve operarsi preventivamente, vale a dire nel momento in cui vengono individuate le strategie, al
fine di definire la convenienza del metterle in atto e di valutare leffettivo risultato
conseguito.
questo il meccanismo su cui si basa il controllo di gestione nel quale si fa per unicamente riferimento ai risultati che si vorrebbero ottenere e che si ottengono
attraverso unanalisi dei risultati contabili previsti ed effettivi. Ma il trarre delle
conclusioni di medio-lungo periodo sulla base delle indicazioni contabili non
certamente la cosa pi opportuna. Lobiettivo principale di ogni azienda generalmente quello di produrre reddito in modo soddisfacente per coloro che vi investono le proprie disponibilit; tale obiettivo, sia pur attualmente contornato da altri
fini a carattere sociale, rimane pur sempre lo scopo principale.
Ogni scelta deve essere guidata e valutata in tale ottica, vale a dire nella sua potenzialit di aumentare le capacit dellazienda a creare valore che non pu certo
essere definita unicamente considerando i valori contabili, occorre pertanto valutare il capitale economico dellazienda.
Siamo pertanto di fronte a unaltra frontiera che si apre nel campo delle valutazioni che non sono pi effettuate unicamente a scopi esterni bens anche per informare limprenditore, o comunque il management aziendale, sullopportunit o
meno di attuare determinate politiche gestionali.
La valutazione del capitale economico dellimpresa assume pertanto in
questottica una finalit esclusivamente interna.
82
9.4.1
Nellottica di valutare lidoneit della strategia a migliorare la potenzialit economica di unimpresa si fa solitamente riferimento a due metodologie principali:
la metodologia del bilancio;
la metodologia del valore.
Entrambi i metodi devono trovare, come gi anticipato in precedenza, sia un utilizzo preventivo, volto a determinare lapplicazione o meno della strategia, sia
consuntivo al fine di verificare la reale attuazione delle finalit insite nella strategia stessa.
Il primo metodo si avvale unicamente delle tecniche contabili e, di conseguenza, utilizza dati che si possono ottenere sia da un bilancio di previsione sia, in seguito, da un bilancio consuntivo. Si cerca cos di valutare linfluenza delle strategie applicate dal management sul patrimonio e sulla situazione economica e finanziaria dellimpresa. In pratica vengono considerate le risorse disponibili (fonti) per
attuare le strategie (impieghi) tenendo principalmente presente la fattibilit degli
investimenti insiti nelle stesse strategie.
Con la metodologia in oggetto si fa uso di valori e indici contabili (tecniche
comuni per lanalisi di bilancio nel controllo di gestione) per pianificare e valutare
le condizioni di solvibilit nel medio e nel lungo periodo.
Il concetto basilare che per avviare e continuare unattivit gestionale occorrono risorse la cui disponibilit e utilizzo generano costi e ricavi che, una volta attuato il processo di produzione aziendale attraverso limpiego delle risorse, dovrebbero a loro volta produrre ulteriori risorse.
Meno limitativo del menzionato approccio invece la metodologia del valore
con la quale si valutano invece le conseguenze delle strategie sul valore economico dellimpresa, trattasi pertanto di un metodo essenzialmente ispirato alla tecnica
finanziaria.
In questottica si tende a valutare non tanto la fattibilit della strategia che dovrebbe essere posta in essere, bens la sua convenienza economica; pertanto
limpiego delle risorse aziendali, per essere conveniente, deve poter aumentare il
valore economico dellimpresa.
Diversi sono gli approcci che possono utilizzarsi per valutare la convenienza
puramente economica di una strategia, nella pratica possono sintetizzarsi in due
metodi fondamentali che rispettivamente analizzano:
lo spread tra tassi di redditivit e costo opportunit del capitale impiegato;
lo spread tra flussi di cassa operativi attualizzati e costo opportunit del capitale impiegato.
83
84
85
9.4.2
LEconomic Value Added rappresenta principalmente un indicatore della performance aziendale e della capacit a creare nuovo valore. quindi un indicatore economico che pu completare le indicazioni che si ottengono considerando anche
la dinamica del valore. Tale indicatore, concettualmente semplice caratterizzato
da una base sperimentale.
Rappresenta certamente un punto a favore dellEVA lutilizzo di una metodologia standard, tuttavia non pu non tenersi conto di come spesso trascuri la dinamica dei beni immateriali e delle plusvalenze. Alcune incertezze pu poi presentare il
cercare di avvicinare il reddito storico al flusso di cassa.
Tale indicatore economico pu esprimersi attraverso la seguente formula:
EVA = NOPAT - (WACC x C)
dove:
NOPAT (Normal Operating Profit After Tax) = margine operativo normalizzato dopo le tasse
WACC (Weighted Average Capital Cost) = costo medio ponderato del capitale investito
C (Capital) = Capitale investito, dato a sua volta dalla somma del capitale proprio, dei debiti
finanziari e degli accantonamenti.
86
considera lo spread esistente tra il ROI e il costo opportunit del capitale investito
(CMPC), moltiplicando tale differenziale per il valore del capitale investito.
Nella pratica quindi il prodotto delleccedenza del ritorno dellinvestimento rispetto al costo e del capitale investito determina il valore economico prodotto.
Non esistono particolari limitazioni settoriali nellapplicazione dellEVA purch vengano adottati opportuni accorgimenti o correttivi. Nel caso di istituti di
credito, per esempio, basta procedere a una riclassificazione opportuna dei loro bilanci.
Perch lEVA possa indicare in modo effettivo il valore economico generato,
occorre in ogni caso ricordare come i dati utilizzati vengano rettificati al fine di eliminare tutte quelle distorsioni dovute alle politiche e convenzioni contabili. Si
deve in pratica pervenire alla definizione di un reddito normalizzato.
Le principali rettifiche da apportare ai valori contabili possono riassumersi nelle seguenti:
eliminazione degli effetti dovuti a particolari politiche finanziarie al fine di
meglio rendere omogenei i valori (si pensi agli effetti dovuti alla contabilizzazione delle operazioni di leasing finanziario in ossequio alla giurisprudenza italiana);
eliminazione delle conseguenze dovute a talune convenzioni contabili (criterio
del costo, applicazione del metodo Lifo nella valutazione delle scorte, trattamento dei costi di ricerca e sviluppo ecc.).
eliminazione degli effetti inflazionistici (le immobilizzazioni da tempo in uso
presso lazienda sono spesso rappresentate da un valore contabile diverso da
quello reale; ne consegue la necessit di rettificare i valori contabili al fine di
considerare i loro valori correnti).
Considerando le limitazioni indicate, lEconomic Value Added spesso affiancato
da un altro indicatore: il REI (Risultato economico integrato). Si tratta del reddito
di periodo normalizzato, volto pertanto a tenere egualmente conto sia delle plusvalenze (e/o minusvalenze) latenti sia della dinamica dei beni immateriali.
LEVA rappresenta comunque un valido indicatore delle performance aziendali
(valore generato nel periodo per effetto di una strategia) che, cosa altrettanto importante, pu essere utilizzato per valutare il capitale economico complessivo
dellazienda. In tal caso si deve stimare il valore economico del capitale investito
pari alla somma del valore iniziale del capitale operativo (data di riferimento
dellanalisi) e del valore attuale degli EVA attesi (prospettici).
Si devono quindi prendere in considerazione i piani di medio-lungo periodo.
Il valore economico del capitale investito deve essere rettificato in diminuzione
dei debiti finanziari ed in aumento dei surplus asset eventuali al fine di riflettere il
valore del capitale economico aziendale. Quanto sopra rappresentabile dalla seguente formula:
W = COI + pv EVA prospettici - DF + SA
87
dove
W = valore del capitale economico complessivo dellazienda
COI = capitale operativo investito
pv EVA prospettici = valore attuale degli EVA futuri
DF = debiti finanziari
AS = Surplus Asset
Il valore economico del capitale investito quindi pari alla somma del capitale operativo investito e degli EVA futuri attualizzati in un arco temporale che pu estendersi fino a quando i ritorni sul capitale investito si discostano dal tasso che
esprime il costo opportunit delle risorse impiegate.
Se si assume invece lipotesi che limpresa produca in futuro nuovo valore senza limiti di durata, gli EVA di periodo dovranno essere determinati fino ad arrivare
a un valore stabile che pu essere considerato a regime. Capitalizzando questo valore a un tasso pari al costo medio ponderato del capitale si determina il valore residuo.
Il valore residuo attualizzato alla data di riferimento della stima deve poi sommarsi ai valori attuali degli EVA determinati relativamente ai periodi amministrativi precedenti rispetto a quello in cui si manifestano condizioni ritenute normali di
profittabilit.
Parte seconda
CASI PRATICI
di Emanuela Fusa e Giorgio Guatri
Vendite lorde
Margine operativo
1989
1990 budget
1.384,0
1.597,4
148,4
176,6
92
Tabella 2 - COMPOSIZIONE DELLE VENDITE PER MERCATO DI DESTINAZIONE NEL 1989 (L./mld)
Preconsuntivo
Totale
Mercato nazionale
Mercato estero
1.297,5
86,5
Il 48% del fatturato, costituito dalle vendite di latte, affiancato da una considerevole gamma di prodotti cui corrisponde un numero notevole di marchi industriali
(circa una ventina).
Diversi i mercati interessati, i consumatori e i canali di distribuzione.
Data lelevata tecnologia di lavorazione, conservazione e di imballaggio dei
prodotti, il punto di forza principale costituito dal know how, dallesperienza e
dalla struttura distributiva, in grado di soddisfare le richieste dei consumatori relativamente a un prodotto sempre pi innovativo e di elevata qualit.
I prodotti
Divisione latte
Latte. Ricopre circa il 50% del fatturato con una buona redditivit.
Lazienda detiene una posizione di leadership nella produzione e commercializzazione del latte a lunga conservazione non solo grazie allutilizzo di tecnologie avanzate, ma anche ai forti investimenti operati in termini di pubblicit e
sponsorizzazioni (oneri pluriennali). Scarsa la concorrenza a causa dei notevoli costi che caratterizzano le innovazioni del processo produttivo (assenze di
minacce).
Ha preminenza locale, invece, la produzione e commercializzazione del latte
pastorizzato; le quote pi rilevanti del mercato sono detenute dalle centrali del
latte locali.
Sottoprodotti del latte. La posizione di leadership mantenuta anche nella
commercializzazione dei sottoprodotti del latte (panna e besciamella) con alta
redditivit dovuta alle sinergie di distribuzione.
Divisione vegetali
La divisione, che comprende prodotti vegetali e derivati, presenta una redditivit
discreta.
Si tratta principalmente di succhi di frutta e passati, prodotti che, grazie soprattutto ai rilevanti investimenti pubblicitari, garantiscono una buona posizione
dellazienda sul mercato.
Divisione latticini
Si tratta di prodotti con una redditivit buona.
93
Distribuzione commerciale
La distribuzione commerciale suddivisa in prodotti:
a lunga conservazione;
freschi;
da forno.
Gestita da circa 200 depositi con altrettanti concessionari mono e pluri mandatari e
personale alle dirette dipendenze per circa 2.500 unit.
Si tratta in pratica di una rete capillare di distribuzione presente su tutto il territorio nazionale con concessionari altamente automatizzati, collegati attraverso un
sofisticato sistema informativo che consente la rilevazione contabile delle vendite
in tempo reale.
94
Valutazione dellazienda
Aspetti patrimoniali
In questo caso, per valutare lazienda stato fatto uso del metodo misto patrimoniale-reddituale con stima autonoma del goodwill, metodo largamente usato nelle
valutazioni delle aziende industriali, basandosi su un insieme di informazioni sia
patrimoniali che reddituali. In tal modo si riesce a tener conto delloggettivit e
verificabilit connesse allaspetto patrimoniale senza trascurare le attese reddituali,
componente essenziale del capitale economico.
Per lapplicazione del metodo al caso specifico, il primo passo stato quello di
determinare il capitale netto rettificato, partendo dalla situazione contabile evidenziante un patrimonio netto del gruppo pari a 136,3 L./mld cos composto:
Capitale netto contabile del gruppo (L./mld)
Capitale netto
Utile desercizio in corso
133,6
9,0
- 6,0
Risultato
- 0,3
136,3
Conseguentemente il capitale netto rettificato, alla stessa data, risulta pari a (vedi
tabella 3).
Relativamente alle rettifiche operate valgono i commenti che seguono:
Immobilizzazioni tecnico-strumentali
Dovendo le immobilizzazioni tecnico-strumentali essere rilevate in base al loro valore di mercato, il valutatore ha proceduto a:
richiedere una perizia tecnica sul valore dei beni dalla quale risultato un valore corrente di lire 885,4 miliardi;
confrontare il valore corrente con il valore contabile di lire 217,2 miliardi;
rilevare una differenza positiva di circa lire 668,2 miliardi.
Il valore corrente stato in ogni caso determinato come segue:
terreni e fabbricati civili (prezzo corrente di mercato);
fabbricati industriali, impianti, macchinari e attrezzature (costo di ricostruzione
a nuovo, rettificato in relazione al degrado fisico e allobsolescenza tecnica ed
economica);
automezzi, mobili, arredi, macchine per ufficio (prezzo di mercato).
95
136,3
Plusvalenze su:
Immobilizzazioni tecnico-strumentali
- valore corrente
885,4
217,2
668,2
Beni immateriali:
- valore corrente
1.050,0
10,3
1.039,7
-0,9
- crediti commerciali
-2,2
-355,6
1.485,6
-297,1
1.188,5
Immobilizzazioni immateriali
Si tratta di quel complesso di condizioni di mercato, quali quote, notoriet, marchi,
sviluppate dallazienda tramite piani dinvestimento caratterizzati dallimpiego di
ingenti risorse in attivit promozionali, (pubblicit e sponsorizzazioni). Siamo pertanto di fronte a un insieme di beni immateriali di marketing tra i quali il maggior
valore naturalmente riferito al marchio principale (usato per il settore del latte). I
criteri applicati nella determinazione del valore di tali beni sono dati da:
costo effettivamente sostenuto;
costo di riproduzione.
Il costo effettivamente sostenuto consiste nellindividuare i costi dimostratisi necessari per la produzione dei beni immateriali, contabilizzati e non, tenendo egualmente conto del loro eventuale degrado.
In merito si sono considerati i costi sostenuti negli ultimi 19 anni quali (L/mld):
Spese promozionali nazionali =
999,6
258,1
Totale =
1.257,7
96
97
Si sono tenute presenti le situazioni storiche e prospettiche del gruppo nel quinquennio 1988-1992, di seguito sintetizzate (valori in L/mld).
Tabella 4 SITUAZIONI STORICHE E PROSPETTICHE DEL GRUPPO
1988
1989
1990
1991
1992
58,0
77,8
112,3
150,1
198,9
45,0
45,0
45,0
45,0
45,0
33,6
33,6
33,6
33,6
33,6
- 20,6
- 0,8
33,7
71,5
120,3
15,6
33,1
55,7
- 20,6
- 0,8
18,1
38,4
64,6
Relativamente alle rettifiche dei risultati reddituali valgono i commenti che seguono.
Ammortamenti
Poich il valore contabile dei cespiti stato sostituito dal loro valore corrente, anche gli ammortamenti contabili hanno lasciato il posto a quelli ricalcolati considerando i valori correnti dei beni e le rispettive vite residue determinate da apposita
perizia tecnica (in pratica lammortamento annuo stato determinato in base al seguente rapporto: Valore netto corrente del bene/anni di vita residua).
Relativamente ai beni immateriali la presunta durata stata determinata in un
arco temporale di circa 25 anni (aliquota 4%).
In merito si tenuto conto di come essi possano essere utili per 35/40 anni solo se
supportati da appositi investimenti conservativi. Losservazione stata mitigata
dallimprevedibilit dei possibili eventi che potevano contrastare la notevole durata.
Oneri fiscali
Si trattava del carico fiscale presente negli anni considerati (46,3%).
Reddito normalizzato
Il reddito medio normalizzato stato assunto pari a 15 miliardi circa in quanto non
si sono considerati i risultati degli esercizi 1988 e 1989 poich, a causa delle ingenti operazioni straordinarie effettuate dal gruppo, il loro riverificarsi non si pu
reputare realistico.
Egualmente, per scopi di prudenza non sono stati considerati i risultati relativi
agli esercizi 1991 e 1992; pertanto stato fatto riferimento al risultato relativo
98
allesercizio 1990 arrotondandolo per difetto in lire 15 miliardi. Tale valore stato
poi integrato dalla possibile redditivit addizionale ottenibile da un previsto aumento del capitale proprio di circa 450 miliardi, dopo aver accertato la fondatezza
di tale progetto.
La redditivit addizionale stata considerata in una percentuale dell11,8% determinata in base al rendimento ottenibile dal capitale proprio investito in termini
di risparmi di costi finanziari connessi allindebitamento relativo al triennio successivo alloperazione.
In sintesi (valori in L/mld):
Rapporto
capitale
indebitamento
investito
minor
1990
1991
1992
42,7
94,2
107,5
450,0
450
450,0
10%
21%
24%
99
il tasso di attualizzazione (i) pari al 12%. Tasso presente nel 1990 per gli investimenti privi di rischio.
Ne consegue (valori in lire miliardi):
B = a3 0,12 (68,1 - 0,075 1.638,52) = -131,6
1
da cui:
W = 1.638,5 - 131,6 = 1.506,9
Tale valore trova riscontro dallapplicazione del metodo reddituale puro (formula
della rendita perpetua), dove il reddito stato assunto per un periodo di tempo pi
lungo e per unimporto di circa 97,5/105 miliardi (attualizzati 45/52,5 miliardi),
maggiorati dal rendimento sullincremento del capitale per 450 miliardi (35,4 miliardi), e il tasso di capitalizzazione i pari all8%.
Reddito normalizzato
15
Impatto economico generato
53,1
dallaumento del capitale
68,1
Capitale netto rettificato
1.188,5
Possibile aumento
450
del capitale
1.638,5
Attivo
Beni immobili
Titoli a reddito fisso
Partecipazioni
Crediti vs compagnie di
riassicurazione
Passivo
Patrimonio netto
59,0
335
Fondi ammortamento
20,0
12
Fondi accantonamento
11,0
Riserve passive
402,
0
35
5,0
Riserve attive
35
Debiti vs compagnie di
riassicurazione
Liquidit
12
Debiti diversi
Crediti diversi
74
Altri debiti
9,9
Utile desercizio
0,1
23,0
20
530
530
102
Costi
Ricavi
Riserve riassicuratori
35,0
Riserve iniziali
360
Premi ceduti
30,0
Premi
299
Risarcimenti
189,0
57
35
Oneri di acquisizione
57,0
Provvigioni
Spese di liquidazione
20,0
401,0
Proventi patrimoniali
35
Altri proventi
14
Riserve finali
Imposte a carico assicurati
35,0
27,0
Ammortamenti e accantonamenti
9,0
Oneri straordinari
4,9
Risultato desercizio
0,1
808
808,0
Incidenza
R.C. Auto
171,6
57,4%
33,3
11,1%
Ramo auto
204,9
68,5%
93,9
31,5%
Totale
298,8
100,0%
Il 77% del portafoglio realizzato attraverso una rete di distribuzione di circa 370
agenti; la societ si avvale inoltre di promotori finanziari.
Lorganico costituito da circa 250 unit. Il portafoglio premi passa da circa 38
miliardi di lire del 1984 a circa 300 miliardi di lire nel 1995.
103
Negli anni la societ ha attuato una profonda ristrutturazione della rete distributiva al fine di migliorare la qualit e la redditivit dei servizi offerti.
52.500
6.295
Utile dellesercizio
Capitale netto contabile
113
58.908
dove:
Pi = categorie di premi;
ci = coefficienti moltiplicativi applicabili per categoria di premi (ramo).
104
Nei tre settori fondamentali auto, altri rami danni, vita si sono registrate nel
tempo oscillazioni dei coefficienti che hanno portato, alla data della perizia, a evidenziare valori indicativi dei seguenti parametri:
da 0,25 a 0,50 nellauto;
da 0,40 a 1 negli altri rami danni.
Il valutatore ha tenuto conto della tendenza storica alla riduzione dimostrata dalla
specifica fattispecie ritenendo cos opportuno assumere i seguenti valori prudenziali:
0,25 nellauto;
0,40 negli altri rami danni.
Pertanto, il portafoglio premi al 31.12.1995 della societ considerata stato cos
determinato:
Rami
R.C. auto e auto rischi diversi
Elementari
Totale
Coefficiente
Valore (L./mld)
204,9
0,25
51,2
93,8
0,4
37,5
298,8
88,7
335,0
319,9
15,1
Nella pratica i titoli devono distinguersi in quotati e non quotati. Per i primi si fa
normalmente ricorso ai prezzi di un recente periodo o al prezzo corrente al momento della stima. Per i secondi frequente lassunzione del valore nominale o del
costo quando i tassi di rendimento sono sostanzialmente in linea con i tassi correnti di mercato. In caso contrario vanno rilevate, a seconda dei casi, plus o
minusvalenze espresse dal valore attuale, rispettivamente, dei maggiori o minori
interessi futuri che verranno percepiti, rispetto al rendimento medio normale di
mercato.
105
Nella perizia non sono state rilevate ulteriori plusvalenze o minusvalenze patrimoniali confrontando i valori contabili dei beni rispetto ai loro valori correnti;
ne conseguita, pertanto, la seguente determinazione del capitale netto rettificato
(K) (in L./mln):
Capitale netto contabile
58.908
88.700
15.129
132.479
Aspetti reddituali
Per determinare il reddito normalizzato (R), il valutatore ha esaminato i risultati
economici della societ relativi al triennio 93-95 (pi recente passato), e le proiezioni relative al triennio 1996/98 (budget 1996, piano 1997/98).
In pratica (L./mln):
Risultato dellesercizio
1993
1994
1995
1996
1997
1998
3.165
2.900
115
2.200
3.300
3.450
In particolare il tasso di interesse normale (i) esprime il rendimento giudicato soddisfacente considerando il grado di rischio tipico del settore e dellazienda.
In Italia i tassi di reddito giudicati normali al netto dellinflazione, per il settore
dei servizi sono, in base a esperienza, ricompresi tra il 5 e il 10%. Il perito ha pertanto scelto un valore intermedio (7%).
106
Il metodo reddituale
In parte i valori utilizzati per il calcolo del valore aziendale, facendo uso di tale
metodologia, sono gi stati individuati e commentati con lanalisi dei tassi di capitalizzazione e con la determinazione del reddito medio-normale atteso da utilizzare
ai fini della valutazione mista reddituale-patrimoniale.
In particolare il tasso di capitalizzazione i stato assunto pari al 6% avendo operato una rettifica decrementativa del tasso-opportunit di rendimento (k = 8%)
con un saggio di crescita attesa della performance reddituale (g = 2%).
Facendo uso di tale metodologia la formula normalmente adottata ipotizza una
durata illimitata della vita dellazienda con:
R
W =
i
dove:
R = reddito medio-normale atteso;
i = tasso di capitalizzazione.
La misura del tasso di capitalizzazione deve tener conto delle aspettative di crescita dellazienda, in particolare del suo profilo reddituale.
107
Quanto sopra particolarmente importante per le aziende con un trend di sviluppo della propria attivit non ancora pienamente riflesso nei risultati economici
passati e attesi per limmediato futuro.
In base a tali considerazioni il tasso di capitalizzazione dovrebbe risultare da:
i=k-g
dove:
k = tasso equivalente al rendimento offerto da investimenti alternativi, a parit di rischio tasso
opportunit);
g = fattore di crescita del reddito, assunto costante nel tempo.
3.000
= 50.000 L./mln
0,06
Conclusioni
Lapplicazione dei metodi di stima adottati evidenzia quindi i seguenti valori del
capitale economico (L./mld):
metodo misto: W = 92.000;
metodo reddituale: WR = 50.000.
Tali grandezze divergono significativamente a causa del differente tipo di informazione che caratterizza i relativi criteri di stima.
108
110
1993
Raccolta totale (clientela ed enti creditizi)
1992
17.379,0
12.030,0
44,5
Impieghi clientela
8.805,0
8.468,0
4,0
17.070,0
15.174,0
12,5
Patrimonio netto
2.076,5
1.605,0
34,7
272,1
187,2
45,3
Utile netto
114,6
101,7
12,7
193,1
180,2
7,2
4.611,0
4.544,0
246,0
224,0
Dipendenti
Sportelli
(*) Compresi i fondi di investimento.
111
1993
1992
7.825,8
7.602,0
2,9
Impieghi clientela
3.743,1
3.898,0
-3,4
4.052,7
3.929,1
3,1
Patrimonio netto
703,2
629,6
6,9
189,3
166,8
13,5
Utile netto
62,0
80,1
-22,6
Dipendenti
1.823,0
1.752,0
Dipendenze
137,0
125,0
Nel 1993, grazie a una politica di selezione della clientela, tale istituto ha limitato
la contrazione degli impieghi al 3,4% nonostante le difficolt congiunturali presenti nellindustria regionale in cui la banca opera. La raccolta si rafforzata crescendo dell2,9%. Per tale istituto particolarmente significative sono le linee di
credito in essere con lindustria metallurgica e meccanica, con il sistema della
moda e con il commercio e la grande distribuzione.
Importante, poi, il ruolo del credito destinato ai consumatori, ammontante nel
1992 a 353 miliardi di lire circa.
112
113
A
Capitale netto rettificato (K)
2.597,8
824,3
2.191,1
765,2
plusvalenze
581,0
84,5
-174,3
-25,4
1.092,9
532,2
diretta (9%)
922,3
477,3
indiretta (1%)
170,6
54,9
3.690,7
1.356,5
-443,7
-103,0
3.247,0
1.253,5
cos composto:
cos composto:
Per gli istituti di credito tale metodologia rappresentabile dalla seguente formula:
W = Wp + G = K + I + an i (R - i Wp)
dove:
Wp = valore patrimoniale ( K + I);
K = capitale netto rettificato;
I = valore della raccolta (bene immateriale);
G = valore del sovra/sotto(B) reddito;
R = reddito medio normale atteso per il futuro;
i = tasso di rendimento normale rispetto al tipo dinvestimento considerato;
n = numero definito e limitato di anni relativi alla durata del sovra/sotto reddito;
i = tasso di attualizzazione del profitto (R - i Wp).
114
Il perito ha rilevato tali grandezze in linea con le attese del mercato e con le condizioni effettive di competitivit (rischio del settore creditizio e delle specifiche aziende).
Non sembra quindi si sia sottovalutato il possibile aumento della concorrenza
per la crescente apertura internazionale del sistema creditizio, per lintroduzione di
strumenti finanziari innovativi e per la caduta delle barriere rappresentate dalle autorizzazioni allapertura di nuovi sportelli.
Questi aspetti settoriali hanno condizionano le scelte del saggio di rendimento
medio normale richiesto dal mercato (i) e la durata delle condizioni reddituali (n).
Il perito ha infine rilevato la corrispondenza della configurazione del reddito
(R) adottata dai Consigli di amministrazione rispetto al reddito medio normale, a
prescindere dai riflessi economico-finanziari di operazioni straordinarie.
115
b) per la Banca B:
1.254 L./mld
V = =
66.457.463
Vale a dire un rapporto di cambio pari a 0,975 (18.869/19.349), arrotondato e assunto dai Consigli pari a 1:1.
Banca B:
1.357 L./mld
116
V = =
66.457.463
Il metodo adottato
Nella predisposizione della stima il professionista valutatore ha principalmente
fatto uso del metodo misto patrimoniale-reddituale, nella configurazione con stima
autonoma del goodwill, mediante capitalizzazione limitata nel tempo del profilo
reddituale medio atteso.
Le ragioni di tale scelta consistono nellampio credito di cui la metodologia in
oggetto gode a livello europeo, nonch la sua idoneit per le valutazioni relative ad
aziende operanti nel settore industriale.
Il metodo misto patrimoniale-reddituale, come gi indicato nella parte teorica
della presente trattazione, contempera infatti i principi fondamentali dei metodi
reddituali e patrimoniali.
118
Gli ingenti investimenti necessari per coordinare le attivit operative e commerciali e linconvertibilit degli impianti costituiscono vere e proprie difficolt
per lingresso e luscita dal settore.
Le caratteristiche dei beni oggetto della produzione e la mancanza di innovazioni radicali hanno determinato una contrazione dei margini di profitto a causa
della conseguente riduzione dei prezzi.
In generale, si rileva come le imprese che operano nel settore abbiano cercato
di far fronte a tale situazione soprattutto attraverso un rafforzamento dei propri
marchi e della propria immagine; ingenti sono pertanto stati gli investimenti in
campo pubblicitario e/o di marketing.
In un simile contesto opportuni vantaggi sono conseguiti dalla capacit di sviluppare economie di scala e dal miglioramento dellinnovazione tecnologica, risorse tipiche delle multinazionali.
Il settore, a causa dellandamento dei mercati del rame e dellacciaio, stato
caratterizzato da costi di acquisto delle materie prime poco stabili.
Per quanto attiene alle vendite, si sono rilevate elevate potenzialit di crescita
della domanda per il mercato asiatico, nonostante la crisi finanziaria che ha colpito
i Paesi del far east.
Considerando la situazione europea il mantenimento delle quote di mercato locali stato strettamente strategico. Si tratta di mercati nazionali fortemente differenziati fra loro dal punto di vista produttivo, distributivo e commerciale. In questo
contesto sono proliferati diversi prodotti e marchi.
In generale, lo scenario che il valutatore ha dovuto considerare stato quello di
un settore dove scompaiono le piccole imprese assorbite da aziende di medie e
grandi dimensioni caratterizzate da elevata complessit organizzativa con in atto
processi di riorganizzazione e razionalizzazione delle attivit.
Per il prossimo futuro il tasso di crescita della domanda globale di elettrodomestici bianchi stimato pari al 4,7% annuo fino a 290 milioni di unit nel 2000.
Questo risultato dovrebbe essere raggiunto anche grazie alla crescita del reddito
pro-capite e allestensione delle aree urbane dei Paesi in via di sviluppo.
Negli ultimi due anni (1996 e 1997) la domanda stata sostanzialmente stabile
in Europa occidentale, con un trend in ripresa nella seconda parte dellanno. Positivo anche landamento del mercato statunitense e dei mercati emergenti sudamericani, mentre la crisi dei consumi nei Paesi asiatici ha frenato lascesa di mercati
che apparivano promettenti come il Giappone condizionando negativamente le attese a breve termine sullandamento del settore il cui sviluppo stato limitato dalle
caratteristiche dei prodotti e dalla bassa frequenza degli acquisti, in parte legati
anche al reddito pro-capite.
Considerando il mercato italiano di elettrodomestici bianchi deve essere tenuto presente come sia caratterizzato da una domanda prevalentemente di sostitu-
119
120
Vi operano inoltre una trentina di imprese, con circa 27.000 addetti specifici,
distribuiti in 55 stabilimenti.
Da quanto detto emerso come lo sviluppo e la redditivit del settore siano
condizionati da diverse variabili che il valutatore ha necessariamente dovuto tenere presente; tali fattori, divisibili in minacce ed opportunit possono essere sintetizzate in:
Minacce
saturazione dei principali mercati occidentali (Europa, America del Nord);
tendenza ad allungare la vita media dei prodotti;
concorrenzialit delle produzioni dei Paesi dellEuropa dellEst e dal Sud Est
Asiatico.
Opportunit
tendenziale aumento del numero dei nuclei familiari in Italia e conseguente diminuzione della loro dimensione media;
modernizzazione delle strutture distributive (gruppi dacquisto e grande distribuzione specializzata).
evoluzione normativa relativamente agli aspetti legati allinquinamento, alle
emissioni nocive ed alle esigenze di sicurezza dei prodotti.
In questo contesto il gruppo oggetto della presente valutazione guidato da una
sub-holding dellarea elettrodomestici facente capo a una holding multinazionale.
Lattuale struttura, facente capo a una sub-holding francese, costituita da societ entrate nel gruppo in fasi successive (trattasi principalmente di societ francesi, tedesche, austriache e italiane).
Il gruppo che fa capo alla sub-holding articolato in tre divisioni di prodotti,
cui sono associate due attivit di produzione di componentistica.
Le societ partecipate dalla sub-holding sono presenti, con diversi marchi (circa undici), in tutti i segmenti del settore degli elettrodomestici, sia della libera installazione sia dellincasso.
Relativamente al 1997 il gruppo, che ha un capitale di 1.490 milioni di franchi
francesi, ha realizzato un fatturato di 12.990 milioni e un risultato positivo di 180
milioni di franchi francesi.
686
Riserve
624
Utile dellesercizio
177
121
1.487
122
Nel valutare questi beni stato applicato il criterio del market royalty rates,
metodologia solitamente usata nella stima dei marchi e brevetti.
In pratica si presume che il valore di tali beni immateriali possa corrispondere
alle royalties dovute per la loro cessione in uso a terzi.
Le royalties sono costituite da proventi che possono caratterizzare i beni immateriali suscettibili di autonoma concessione in uso ai terzi (marchi, diritti dautore,
brevetti, conoscenze esclusive e riservate dellimpresa ecc.).
In pratica, si ritiene che chi pu utilizzare il bene senza doverlo chiedere in
concessione a terzi, ottiene un risparmio in termini di corrispettivi (royalties). Nel
caso in cui, al contrario, si possieda il bene ma, al posto di utilizzarlo, lo si cede in
concessione duso, si ottiene un reddito aggiuntivo (royalties).
Se si vuole quindi procedere a valutare i menzionati vantaggi occorre necessariamente procedere alla capitalizzazione dei proventi: le royalties.
Ne consegue come il valore attuale dei corrispettivi che il proprietario del bene
immateriale dovrebbe pagare per il suo uso, per un periodo definito pari alla sua
presunta vita economica residua, ne determina il valore stimabile.
I proventi devono essere attualizzati in quanto distribuiti su un arco temporale
di medio-lungo termine.
La formula relativa allapplicazione della metodologia in oggetto solitamente si
esprime in:
n
BI = r Si v
dove:
r = tasso di royalty (dalla comparazione con casi analoghi);
Si = vendite attese per un periodo di tempo corrispondente alla vita residua del bene
immateriale;
s
v = coefficiente di attualizzazione anno per anno in base al tasso opportunit per investimenti
su beni immateriali, i.
BI = (r Si - Ci )v
dove:
Ci = costo di conservazione del valore del bene immateriale anno per anno.
123
Come indicato, lapplicazione pratica della metodologia del royalties rates richiede la quantificazione dellammontare annuo dei proventi (royalties).
Occorre pertanto stimare il parametro su cui calcolare le royalties (solitamente
il ricavo totale previsto e attualizzato ottenibile con i prodotti che beneficiano del
bene immateriale concesso in uso) nonch il coefficiente di riferimento (variabile
desunta dal mercato quando esistono un numero di transazioni sufficientemente
rappresentative e trasparenti).
La determinazione del coefficiente delle royalties frutto di un giudizio complesso che considera diversi fattori soprattutto volti a esprimere la capacit di generare profitto del bene immateriale.
Tali aspetti possono sintetizzarsi in:
Pertanto, ai fini della presente valutazione gli orientamenti seguiti dal perito sono
stati:
fatturati, si sono presi come riferimento i ricavi realizzati nel 1997 dai singoli
marchi riferibili alle corrispondenti linee di prodotti;
saggio di royalty, si tenuto conto della funzione del posizionamento competitivit di ciascun marchio. Data la discreta uniformit non stato ritenuto utile,
in generale, utilizzare saggi di royalty differenziati.
Tutti i marchi risentono di una forte dinamica competitiva (il settore degli elettrodomestici bianchi attraversa infatti, a livello internazionale, una fase di
profonda ridefinizione degli assetti concorrenziali) conseguentemente il saggio
di royalty assunto dal perito stato pari al 2%.
Solo per un marchio caratterizzato da una minor dinamica competitiva il valutatore ha ritenuto di assumere un tasso differenziato.
In questo caso, infatti, il saggio del 2% stato maggiorato di un punto (3%) al
fine di riflettere la pi consolidata e aggressiva performance del mercato.
Deve comunque rilevarsi come i tassi utilizzati rientrino nel range normalmente
riconosciuto, a livello internazionale, per la categoria dei beni di consumo durevole.
periodo di riferimento, relativamente al periodo di riferimento stato assunto
un arco temporale di 15 anni che dovrebbe riflettere in modo realistico la duratura e consolidata notoriet dei beni immateriali in esame.
124
125
A questo punto il perito ha proceduto a definire i potenziali carichi fiscali imputabili alle plusvalenze relative ai beni materiali e immateriali accertate in sede di riespressione in termini correnti dei valori non monetari.
A tal fine ha ravvisato la necessita di considerare, per le plusvalenze, il trattamento dimposta vigente in Francia, Paese nel quale il gruppo opera prevalentemente.
In merito, laliquota effettivamente in vigore, pari al 20,9%, stata attualizzata
al tasso free-risk del 3,5%, per tener conto della possibilit di dilazionare il pagamento delle plusvalenze in 3 anni (ammessa in base a specifica normativa).
Ne risultata unaliquota ridotta del 19,5%, arrotondata poi al 20%.
Anche limporto relativo alla Riserva da conversione dei bilanci espressi in
valuta estera, ricompresa nel patrimonio netto contabile pari a 60 milioni di franchi francesi, stato assoggettato a imposizione fiscale.
Considerando la natura di questa posta, si pu infatti rilevare come rappresenti
una componente delle plusvalenze su beni materiali.
Il gruppo utilizza il metodo del cambio corrente per operare la conversione
dei bilanci in valuta delle societ consolidate integralmente, pertanto, mentre le
poste economiche sono convertite utilizzando il cambio medio del periodo, quelle
attive e passive dello stato patrimoniale riflettono invece il cambio di fine periodo.
La contabilizzazione di una riserva di conversione consente ladeguamento ai
valori correnti del patrimonio netto a cambi storici.
Considerando quindi la funzione della Riserva da conversione dei bilanci espressi in valuta estera risulta logico tenerne conto, quale integrazione del patrimonio netto consolidato, al fine di determinare la differenza tra i valori patrimoniali contabili e quelli correnti.
In base alle considerazioni esposte il perito ha proceduto a determinare il
patrimonio netto rettificato come segue (milioni di franchi francesi):
Capitale netto contabile
1.487
Plusvalenze su:
beni materiali
2.013
beni immateriali
1.414
437
697
2.013
1.414
60
3.487
126
3.780
Aspetti reddituali
Per definire la capacit reddituale del gruppo, il perito ha preso in considerazione
le risultanze economiche relative al biennio 1996 e 1997 (passato pi recente) nonch i risultati previsti nel breve periodo dal budget 1998.
Questi valori sono stati rettificati al fine di esprimere leffettiva capacit reddituale del gruppo.
Le variazioni possono cos essere sintetizzate:
a) riespressione del risultato di bilancio ante imposte al lordo degli ammortamenti
contabili rettificati delle partite straordinarie. Si sono cos ottenuti i risultati
lordi della gestione caratteristica;
b) rettifica dei risultati lordi della gestione caratteristica con gli ammortamenti
ricalcolati considerando i valori correnti e le vite economiche delle immobilizzazioni tecniche e dei fabbricati.
Non sono invece stati considerati i possibili ammortamenti relativi ai beni immateriali (marchi).
Il valutatore ha motivato tale scelta in base alle seguenti considerazioni:
esistenza di consistenti investimenti in attivit di ricerca e sviluppo e attivit
commerciali (marketing) a sostegno dei contenuti tecnico-economici, delle
linee di prodotti e dei relativi marchi, investimenti di dimensioni tali da
compensare la necessit di procedere allammortamento dei beni immateriali;
constatazione secondo cui il valore economico dei beni immateriali non
andato diminuito nel tempo.
Attraverso lapproccio che si basa sul REI (risultato economico integrato), il
perito non ha infatti rilevato alcun fenomeno di deprezzamento dei beni immateriali considerati, ne consegue, in presenza di adeguati investimenti annui, la
correttezza della scelta di escludere lo stanziamento di ammortamenti economico-gestionali su tali beni.
Relativamente alla necessaria integrazione dei risultati contabili, oltre ai processi volti alla loro normalizzazione pu giovare tenere presente le considerazioni che seguono.
Solitamente la dinamica dei valori di alcuni beni materiali ed immateriali, non
adeguatamente rilevata dalla contabilit. Questo pu privare di significato i
risultati contabili.
Alcune categorie di beni presentano plusvalenze che sono in parte realizzate nel
tempo ed altre che dovranno ancora realizzarsi (differenza quindi tra il totale
delle plusvalenze generate e quelle realizzate).
127
dove:
RN = reddito normalizzato;
128
1997
(consuntivo)
1998
(budget)
165
350
425
ammortamenti (+):
482
555
563
partite straordinarie ()
+ 86
+ 86
+51
- 446
- 446
- 446
a decremento:
- ammortamenti ricalcolati:
beni strumentali
intangible
Risultato lordo normalizzato e rettificato
nessun ammortamento
287
545
593
Imposte (40%)
- 115
- 218
- 237
Risultato netto
172
327
356
129
accentuarsi nei prossimi anni, nonch lo stadio fortemente maturo del settore
degli elettrodomestici, hanno portato il perito ad assumere un tasso pi elevato.
b) Durata della componente reddituale (n)
stata assunta pari a 7 anni. La valenza fortemente industriale del gruppo e,
dunque, lottica strumentale e di lungo periodo degli investimenti, richiedono
un posizionamento del parametro n non inferiore allorizzonte temporale scelto.
Il tasso, inteso quale puro compenso finanziario per il trascorrere del tempo,
stato assunto pari al 4%, misura allineata al rendimento atteso di attivit finanziarie sostanzialmente risk-free, avendo a riferimento soprattutto il contesto francese.
In base ai parametri sopra definiti, il perito ha determinato il valore del capitale
economico del gruppo come segue (milioni di franchi francesi):
W = K + an i (R iK) = 3.780 + a7 0,04 (340 0,075 3.780) = 3.780 + 339 = 4.119
132
Un altro punto di forza del gruppo, posto in evidenza dal perito, ha riguardato la
struttura organizzativa, volta a permettere una flessibilit gestionale adatta ad un
settore nel quale la differenziazione dellofferta assume sempre pi un ruolo critico per il successo duraturo.
Infine per quel che concerne le future linee di sviluppo del gruppo, il perito si
soffermato sullaccordo (concluso poco tempo prima della stesura della perizia) di
franchising tra societ e una delle pi importanti catene alberghiere europee.
In questo modo sarebbe stato favorito non soltanto un rilevante sviluppo dimensionale, ma contemporaneamente si sarebbe avuto anche un miglioramento
della qualit complessiva del servizio offerto alla clientela.
Certamente, con tale accordo, la societ ha ottenuto la facolt di godere di uno
dei pi sofisticati e rapidi sistemi al mondo per la gestione delle prenotazioni,
strumento di marketing di rilevante portata.
I punti descritti in precedenza sono chiaramente molto rilevanti anche
nellottica della valutazione. I vantaggi competitivi generano potenzialit di risultati, anche se di non agevole determinazione, che debbono essere tenuti presenti
nella determinazione del valore di capitale economico. Da ci la necessit di utilizzare metodi capaci di esprimere i valori futuri dovuti a tali potenzialialit.
La valutazione reddituale
Nella determinazione dei flussi di reddito il perito ha fatto riferimento a documenti
programmatici elaborati dal gruppo, senza quindi tener conto dei risultati storici.
Tale scelta dovuta alle seguenti motivazioni:
il gruppo di recente formazione ed in fase di sviluppo (nel corso dellultimo
esercizio ha aumentato la propria capacit ricettiva di oltre il 25%);
laccordo di franchising e commerciale esplicher i suoi effetti dal presente
esercizio.
133
Da ci consegue che i risultati del passato non sono in alcun modo indicatori dei
flussi reddituali attesi. La tabella 1 evidenzia le principali voci di conto economico
previste per il triennio 1997/99.
Tabella 1 - CONSOLIDATED INCOME STATEMENT (L/mln)
1997 E
1998 E
1999 E
Rooms revenue
Food & beverage revenue
105.694 100,0
105.694 100,0
Operating expenses
Other revenue
28.578
27,0
33.426
29,2
39.022
31,1
0,0
0,0
0,0
17.152
16,2
21.516
18,8
- 9.606
-9,1
- 7.632
7.546
7,1
13.884
12,1
22.022
17,5
0,0
0,0
0,0
21,5
7.546
7,1
13.884
12,1
- 1.094
-1,0
- 1.800
6.452
6,1
12.084
10,6
Minority interests
Group net income
27.022
0,0
6.452
6,1
22.022
19.422
0,0
12.084
10,6
17,5
15,5
0,0
19.422
15,5
Il tasso di sviluppo l8,2% per il 1998 e il 9,8% per il 1999. Il basso livello
dellincidenza fiscale motivato dallutilizzo delle perdite pregresse del gruppo
per la riduzione degli imponibili futuri.
Il tasso di capitalizzazione adottato stato determinato con lutilizzo del
Build-Up Approach. Ci significa che il rendimento free-risk (in termini reali)
stato incrementato: con il premio per il rischio azionario generale (differenza tra il
134
rendimento del mercato azionario e quello dei titoli di Stato); con il premio dovuto
per il particolare stadio di vita in cui si trova il gruppo (fase di avviamento-uscita).
Tale tasso-base stato, infine, diminuito con il fattore g (coefficiente espressivo
del tasso di crescita delle capacit reddituali attese dellimpresa, e specificatamente nel caso in esame g = 1,5%).
Ne risultato un tasso di capitalizzazione pari all8%.
Il valore del capitale economico con lutilizzo del metodo reddituale risultato
pari a 248,9 L./mld come evidenziato nella tabella 2.
Tabella 2 - STIMA DEL VALORE CAPITALE CON IL METODO REDDITUALE (*) (L./mln)
Anno
a)
Previsioni analitiche
1997
6.452
6.452
1998
12.084
11.346
1999
19.422
17.124
34.922
b)
Valore finale
R3 19.422
=
=
i
008
,
c)
242.774
Valore complessivo
214.044
248.966
Accor
9,10
31.12.1995
12,70
31.12.1996
8,39
30.09.1996
Club Mediterrane
10,40
31.10.1995
Stakis
13,70
29.09.1996
Whitbread
9,50
01.03.1997
Rank Organization
n.a.
Vaux Group
8,70
30.09.1996
Friendly Hotels
8,80
24.12.1995
n.a.
Ladbroke Group
Bass
Media
10,60
10,9
20.12.1996
17
30.06.1996
Doubletree Corp.
26,2
28.12.1996
HFS
19,4
28.12.1996
Media
18,4
15,1
28.12.1996
Host Marriott
14,3
28.12.1996
La Quinta Inns
10,5
28.12.1996
11,6
28.12.1996
3,4
30.09.1996
Prime Hospitality
11,5
28.12.1996
John Q. Hammons A.
7,4
28.12.1996
7,2
28.12.1996
Media
10,1
135
136
Catene alberghiere:
Campione Europa
10,6
18,4
10,1
Per lapproccio delle transazioni comparabili il perito ha fatto riferimento ad operazioni effettuate negli ultimi 18 mesi ottenendo i seguenti valori P/Ebitda (Earnings before interests tax depreciation amortisation):
massimo
39,5
medio
16,7
mediano
10,8
minimo
4,3
370.414
113.346
257.068
137
Per completezza dinformazioni, il perito ha inoltre riportato la stima puramente patrimoniale del gruppo. Ha perci evidenziato la plusvalenza sui valori immobiliari rettificati dallimporto degli oneri fiscali potenziali (in questo caso tenendo
conto del probabile lungo differimento temporale del realizzo, assunti nella misura
del 20%).
Il valore del capitale netto rettificato (K) risultato di conseguenza pari al 212
L/mld.
Come vedremo in seguito, il perito ha adottato quale criterio base di stima il metodo misto patrimoniale-reddituale. Il valore ottenuto stato sottoposto a verifica
con un criterio fondato sui moltiplicatori empirici, ottenuti in base ai dati relativi a
recenti contrattazioni di mercato per societ omogenee.
140
Il gruppo oggetto della stima, al contrario dei principali concorrenti, ha una forte struttura patrimoniale (i punti di vendita sono di propriet). Ci ha comportato
una serie di accorgimenti per giungere alla determinazione del corretto valore.
Il settore
Il gruppo opera nel settore della grande distribuzione; settore caratterizzato, negli
ultimi anni, da un elevato dinamismo con diverse aggregazioni di gruppi italiani e
con lentrata di gruppi stranieri e lapertura di nuovi punti di vendita. A tale proposito il perito ha rilevato come i supermercati nel periodo 1987/94 siano cresciuti
del 66%, mentre gli ipermercati nello stesso periodo, del 27%.
Fattore rilevante delle aziende che costituiscono il gruppo oggetto di stima la
forte focalizzazione territoriale. I punti di vendita sono, infatti, quasi esclusivamente presenti nella provincia di Brescia, la quale, com noto, molto sviluppata
nei sistemi di distribuzione organizzata. Il perito ha inoltre preso in considerazione
gli aspetti qualificanti dellorganizzazione commerciale delle societ, ponendo in
evidenza: i punti di vendita, la superficie coperta, il fatturato dellultimo biennio, il
numero dei dipendenti, i negozi affiliati.
I punti di vendita sono stati suddivisi in: supermercati, centri commerciali, cash
& carry e aree da edificare.
Lanalisi proseguita calcolando di alcuni indici di efficienza per i punti di
vendita rispetto alla relativa superficie coperta.
Si cos rilevato come la maggiore efficienza fosse raggiunta nei punti di vendita con unarea di commercializzazione compresa tra i 1.000 e i 2.000 kmq (circa
il 50% dei punti di vendita della societ ricompresa in questo intervallo).
Dalle informazioni raccolte, il perito ha potuto identificare, nei seguenti, i punti
di forza e di debolezza del gruppo.
Punti di forza:
Punti di debolezza:
rischio di aumento ulteriore della concorrenza sia italiana sia estera, anche a
seguito della progressiva deregulation e della semplificazione dei processi burocratici per lapertura di nuove grandi superfici commerciali;
capacit gestionali di livello inferiore a quello riconoscibile per i supermercati;
pesante concorrenza degli hard discount a causa della notevole concentrazione
sui supermercati;
141
dove:
q = il moltiplicatore che riflette le condizioni medio-normali di redditivit del settore
merceologico (esso perci inteso come un coefficiente settoriale);
V = esprime il fatturato annuo del punto di vendita;
a = un parametro di correzione che tiene conto di elementi collegati allo specifico punto di
vendita.
I maggiori valori accertati sulle immobilizzazioni sono stati assoggettati a oneri fiscali potenziali del 25%. Alcun onere stato invece applicato al valore delle licenze, in quanto il moltiplicatore q gi stato considerato al netto di oneri fiscali potenziali.
In seguito, il perito ha proceduto integrando i valori patrimoniali con quelli
reddituali (a eccezione della societ I, valutata con il metodo patrimoniale semplice, trattandosi di societ puramente immobiliare).
La normalizzazione dei risultati economici ha significato la sostituzione degli
ammortamenti contabili con ammortamenti calcolati sui valori correnti delle immobilizzazioni in relazione alla loro vita residua.
142
Infine, per la sola societ C si recepito il valore corrente attribuito alle partecipazioni, applicando sulle plusvalenze lonere fiscale potenziale del 15%.
Le tabelle che seguono mostrano i calcoli eseguiti. Si ricorda che per non duplicare leffetto fiscale, le partecipate dalla societ C, sono state valutate anche in
assenza di carico fiscale potenziale (tabelle dalla 6 alla 10).
Tabella 1 - DETERMINAZIONE DEL VALORE DEL CAPITALE ECONOMICO DELLA SOCIET B (L./mln)
a)
5.468
2.002
8.454
19.726
11.480
b)
- 946
-4.412
20.704
Profilo reddituale
Utile netto di bilancio 31.12.1994
+ Ammortamenti di bilancio
- Ammortamenti fabbricati (**)
- Ammortamenti altre imm. tecniche (***)
- Imposte di competenza (53%)
Utile netto rettificato
c)
-10.534
168
1.428
-788
-38
-318
452
143
Tabella 2 - DETERMINAZIONE DEL VALORE DEL CAPITALE ECONOMICO DELLA SOCIET D (L./mln)
a)
b)
5.864
2.554
15.714
36.666
20.468
-1.386
-4.162
37.554
Profilo reddituale
Utile netto di bilancio 31.12.1994
+ Ammortamenti di bilancio
- Ammortamenti fabbricati (**)
150
3.432
-1.466
-622
-712
-19.082
782
144
Tabella 3 - DETERMINAZIONE DEL VALORE DEL CAPITALE ECONOMICO DELLA SOCIET E (L./mln)
a)
b)
12.454
2.660
27.460
64.074
16.126
-1.152
-19.140
72.534
Profilo reddituale
Utile netto di bilancio 31.12.1994
1.326
+ Ammortamenti di bilancio
2.128
-14.974
-2.562
-232
352
1.012
145
Tabella 4 - DETERMINAZIONE DEL VALORE DEL CAPITALE ECONOMICO DELLA SOCIET F (L./mln)
a)
8.828
9.784
20.540
47.928
26.326
-2.582
-11.180
52.156
Profilo reddituale
Utile netto di bilancio 31.12.1994
1.604
+ Ammortamenti di bilancio
6.934
-1.918
-1.096
-2.078
-23.744
3.446
146
Tabella 5 - DETERMINAZIONE DEL VALORE DEL CAPITALE ECONOMICO DELLA SOCIET C (L./mln)
Capitale netto rettificato (senza partecipazioni)
a)
21.096
-14.784
Partecipazioni
20.214
43.064
100.486
b)
45.226
-2.578
-25.226
102.202
Profilo reddituale
2.040
4.764
+ Ammortamenti di bilancio
-4.020
-526
-116
2.142
-42.648
d)
Plusvalore su partecipazioni
Valore corrente:
e)
B (22.070 2,5%)
552
H (14.896 20%)
2.980
I (25.156 39,73%)
9.994
D (36.774 25%)
9.194
G (4.750 50%)
2.376
25.096
Valore di bilancio
14.784
Plusvalore
10.312
Imposte (25%)
2.578
Plusvalore netto
Da ci, valore delle partecipazioni: 7.734 + 14.784 = 22.518
7.734
147
5.468
2.002
8.454
19.726
11.480
-946
25.116
Profilo reddituale
Utile netto di bilancio 31.12.1994
+ Ammortamenti di bilancio
- Ammortamenti fabbricati (**)
- Ammortamenti altre immobilizzazioni tecniche (***)
- Imposte di competenza (53%)
Utile netto rettificato
c)
-10.534
168
1.428
-788
-38
-318
452
148
3.872
3.410
6.428
15.000
17.634
-1.354
12.430
Profilo reddituale
Utile netto di bilancio 31.12.1994
+ Ammortamenti di bilancio
136
3.594
-600
-576
-16.280
-1.282
1.272
149
6.808
9.090
21.212
12.608
-654
-11.954
25.156
5.864
2.554
15.714
36.666
20.468
-1.386
41.716
Profilo reddituale
Utile netto di bilancio 31.12.1994
+ Ammortamenti di bilancio
- Ammortamenti fabbricati (**)
150
3.432
-1.466
-622
-712
-19.082
5 0,1
782
150
a)
b)
c)
1.108
1.100
3.026
1.296
1.696
120
-1.576
4.954
132
340
-122
-88
-68
194
151
recenti pu essere assunto attorno al 15% del fatturato. Tale percentuale corrisponde mediamente al valore contabile di carico (netto da ammortamenti) degli
immobili delle societ oggetto di stima. Il perito ha perci assunto come valore
eccedente, per semplicit, le plusvalenze sugli immobili, al netto degli oneri fiscali potenziali. Ci significa il 75% di tale valore (confermando cos laliquota di
onere fiscale potenziale al 25%). Lanalisi evidenziata nella tabella 11.
Tabella 11 - VALORI CON IL METODO DEL MOLTIPLICATORE
I) Valori delle singole societ (L./mln)
Societ
Fatturato
20.018
5.004
34.100
0
D
G
75% plusvalenza
fabbricati e terreni
W totale
13.234
18.238
8.526
3.862
12.388
20.568
20.568
25.530
6.382
24.974
31.356
10.992
2.748
2.060
4.808
33.256
8.314
57.420
65.734
97.846
24.462
33.544
58.006
202.138
50.534
75.676
126.210
quota Italfrutta
valore quota
20.568
39,73%
8.172
4.808
50%
2.404
31.356
25%
7.838
18.238
2,5%
456
20.568
20%
4.114
Totale
22.984
In sintesi, i valori delle cinque societ direttamente detenute risultano (cifre in L./mln)
B
18.238
31.356
65.734
58.006
149.194 (*)
(*) Dato dal valore delle partecipazioni di C (L. 22.984) e il valore di C (L. 126.210).
Conclusioni
La tabella 12 mostra i risultati cui giunto il perito utilizzando i due diversi criteri.
152
Tabella 12 - VALORE DELLE QUOTE HOLDING A AL NETTO DELLO SCONTO DI MINORANZA (L./mln)
A)
Con metodo-base
W quota
proporzionale
Sconto di
minoranza (*)
Valore
finale
6.312
25%
4.734
6.982
25%
5.236
10.961
12,5%
19.178
12.588
25%
9.442
39.714
12,5%
34.750
76.557
B)
73.340
6.224
25%
4.668
7.290
25%
5.468
23.006
12,5%
20.130
13.196
25%
9.898
52.218
12%
45.690
101.934
85.854
(*) Ridotto a met per le societ con partecipazioni concorrenti al controllo dellassemblea
straordinaria.
Come si pu notare stato applicato uno sconto di minoranza variabile del 12,5%
al 25% del valore.
Ci stato giustificato facendo riferimento a una ricerca di fonte americana, riferita ad un periodo di 12 anni su ben 2.804 casi di negoziazioni di quote di minoranza, dalla quale emergevano grandezze del 21-30%.
Considerando, inoltre, che in alcune Societ oggetto della stima le quote della
Societ Holding A sono determinanti nelle delibere dellassemblea straordinaria, il
perito ha ridotto del 50% lo sconto di minoranza applicabile a tali quote. In sintesi
il valore attribuito alle quote stato di circa 80 L./mld.
154
in Spagna e in America Latina; la Sperling & Kupfer Editori s.p.a. (50%); la Harlequin Mondadori s.p.a. (50%); la Elemond s.p.a. (49%).
b) Area periodici.
Erano ricomprese in questa area tutte le testate periodiche a frequenza settimanale
e mensile. Le principali testate erano: Panorama, con una diffusione, nel 1990, di
456.000 copie; Grazia, che deteneva una posizione leader nel proprio segmento di
mercato; Donna Moderna, con una tiratura media di 435.000 copie; Epoca, per la
quale erano stati avviati interventi volti a modificare i contenuti editoriali per il
rilancio della testata. I ricavi totali dellarea periodici erano pari nel 1990 a lire
495,2 miliardi, divisi equamente tra fatturato di vendite e raccolta pubblicitaria.
Nel corso dellesercizio era stata costituita la societ Gruner Jahr Mondadori
s.p.a., partecipata pariteticamente con leditore tedesco Gruner Jahr (gruppo Bertelsmann).
c) Area pubblicit.
Tale settore faceva capo alla controllata Manzoni & C. s.p.a., che gestiva la vendita degli spazi pubblicitari di quasi tutte le testate Ame e di quelle dellEspresso, La
Repubblica, Fin.e.gi.l. Nel 1990, nel mercato della raccolta pubblicitaria su periodici, la quota detenuta dai periodici editi da Ame era stimata in circa il 20,3%. I ricavi totali dellarea pubblicit erano pari a 800 miliardi.
d) Area grafica.
Nonostante nel settore vi fosse una forte tensione competitiva, Ame era riuscita,
razionalizzando e migliorando i livelli di produttivit, a mantenere inalterata la
propria presenza sul mercato. Il fatturato verso terzi nel 1990 era pari a lire 351
miliardi, e il volume daffari verso lestero ammontava a lire 165 miliardi (rappresentante il 50% dellintera esportazione del settore). I principali mercati di sbocco
allestero erano Gran Bretagna, Francia, Paesi Scandinavi, Germania e Stati Uniti.
e) Area direct marketing.
In tale area erano ricomprese le attivit editoriali in senso lato (libri, prodotti musicali e video) che facevano capo al Club degli Editori e i servizi di direct marketing offerti dalla societ, Cemit Direct Media s.p.a. Il Club degli Editori deteneva
il 55% del mercato delle vendite di libri per corrispondenza. I ricavi totali dellarea direct marketing ammontavano a lire 237 miliardi.
f) Area cartolibraria.
Nel settore operavano la Verkerke Reprodukties n.v., la Adica Pongo e la Auguri
Mondadori, con un ricavo complessivo di lire 125 miliardi. Le difficolt dellintero settore avevano portato a interventi di razionalizzazione delle attivit, delle due societ italiane, che non presentavano risultati economici soddisfacenti.
155
Capitale sociale
80,0
Riserva legale
16,0
57,7
Altre riserve
220,9
7,6
Risultato desercizio
0,7
a dedurre:
dividendo proposto:
(0,7)
382,2
Partecipazioni
Quota (%)
Prezzo di cessione
Valore di carico
Plusvalenza
LEspresso
81,3
626,0
(*) 624,3
1,7
La Repubblica
50,0
450,0
16,8
433,2
Finegil
50,0
138,5
45,0
93,5
Cima Brenta
30,0
5,8
5,8
---
G.M.P. (**)
100,0
7,2
7,2
---
68,3
179,9
21,1
158,8
1.407,4
720,2
687,2
Cartiera di Ascoli
(*) Comprensivo del valore di carico dellEspresso in Finame, pari a lire 400,2 mld.
(**) In carico a Manzoni & C. S.p.a.
156
2) la societ possedeva terreni e diversi fabbricati, sia civili che industriali. Il loro valore corrente era stato stimato in lire 97,1 miliardi, mentre il valore netto
di carico era pari a lire 78,9 miliardi, da ci emergeva una plusvalenza di lire
18,2 miliardi;
3) le immobilizzazioni tecnico-strumentali erano state valutate con il metodo del
costo di rimpiazzo al netto di deperimenti ed obsolescenza. Nella tabella 3
sono evidenziati i calcoli per la determinazione delle plusvalenze;
Tabella 3 - AME IMMOBILIZZAZIONI TECNICHE: DETERMINAZIONE DELLA PLUSVALENZA (L./mld)
Descrizione
Immobiliz.
lorde
Fondi
ammortamento
Immobiliz.
lorde
32,3
64,3
43,9
20,4
11,9
111,6
218,9
183,6
35,3
76,3
Attrezzature varie
1,0
5,4
4,7
0,7
0,3
Automezzi
1,6
4,0
3,1
0,9
0,7
Macchine dufficio
0,5
5,6
5,1
0,5
--
Macchine elettriche/
computer
4,6
7,3
2,6
4,7
(0,1)
Sistemi elettr.-fotocomp.
1,6
2,5
1,0
1,5
0,1
25,1
28,8
5,6
23,2
1,9
Impianti di acclimazione
2,7
3,3
0,7
2,6
0,1
Autovetture
0,3
0,4
0,1
0,3
--
0,6
0,6
0,6
0,0
0,6
Attrezzature di Segrate
8,3
24,1
15,8
8,3
--
190,2
365,2
266,8
98,4
91,8
Impianti generici
industriali
Macchinari automatici
Totale
Valore
di
mercato
Plusvalenza
157
era stato determinato dal prodotto tra il costo corrente per contattare un socio
(assunto pari a L. 50.000) e il numero dei soci (ammontanti a 1.210.000 circa).
Il gruppo Auguri Mondadori (tabella 5) era stato valutato secondo il metodo
patrimoniale semplice, essendo stato interessato, nel corso dellesercizio, da interventi per la razionalizzazione della propria attivit.
Tabella 3 - AME IMMOBILIZZAZIONI TECNICHE: DETERMINAZIONE DELLA PLUSVALENZA (L./mld)
Descrizione
Impianti generici
industriali
Valore
di
mercato
Immobiliz.
lorde
Fondi
amm.to
Immobiliz.
lorde
Plusvalenza
32,3
64,3
43,9
20,4
11,9
111,6
218,9
183,6
35,3
76,3
Attrezzature varie
1,0
5,4
4,7
0,7
0,3
Automezzi
1,6
4,0
3,1
0,9
0,7
Macchine dufficio
0,5
5,6
5,1
0,5
--
Macchine elettriche/
computer
4,6
7,3
2,6
4,7
(0,1)
Sistemi
elettr./fotocomp.
1,6
2,5
1,0
1,5
0,1
25,1
28,8
5,6
23,2
1,9
Impianti acclimazione
2,7
3,3
0,7
2,6
0,1
Autovetture
0,3
0,4
0,1
0,3
--
0,6
0,6
0,6
0,0
0,6
Attrezzature di Segrate
8,3
24,1
15,8
8,3
--
190,2
365,2
266,8
98,4
91,8
Macchinari automatici
Totale
158
2,0
Riserve
34,7
50,0
13,7
100,4
60,5
160,9
1990
18,1
13,7
- ammortamenti anticipati
0,5
0,8
0,4
0,3
19,0
14,8
Risultato economico
a incremento:
182,0
Valore di carico
57,5
Plusvalenza
124,5
La societ Adica Pongo (tabella 6), era stata anchessa valutata secondo il metodo
patrimoniale semplice. Il suo patrimonio netto contabile risultava negativo per lire127 milioni. Peraltro la controllante (Ame), nel suo bilancio aveva gi annullato
il valore di tale partecipazione ed aveva effettuato un accantonamento di lire 127
milioni al fondo rischi su partecipazioni, neutralizzando, in tal modo, il suddetto
ammontare negativo del netto contabile della Societ Adica Pongo. Questultima,
per, possedeva terreni e fabbricati industriali, che valutati al loro valore corrente,
facevano emergere una plusvalenza di lire 1,9 miliardi.
159
1. Verkerke Group
a) Determinazione del capitale economico
Capitale netto rettificato (assunto in maniera pari a quello contabile): 7,0
Risultato economico (R):
- risultato economico 1989:
1,3
1,8
1,5
9,2
Valore di carico
4,5
Plusvalenza
4,7
2. Auguri Mondadori
a) Determinazione del capitale economico
Capitale sociale
Riserve
13,0
6,6
Perdite desercizio
(7,2)
12,4
4,7
17,1
17,1
Valore di carico
12,2
Plusvalenza
4,9
160
1.000
Copertura perdita
2.487
3.487
Perdita desercizio
3.614
(127)
3.860
1.950
1.910
1.783
1.783
- Valore di carico
(127)
- Plusvalenza
1.910
0,5
0,1
2,8
3,4
1989
1990
2,8
2,8
2,8
8,2
- Valore di carico
0,8
- Plusvalenza
7,4
161
1,4
0,7
2,1
Plusvalenza su testata
18,0
20,1
8,8
(2,2)
6,6
Plusvalenza in Ame:
- valore corrente
6,6
- valore di carico
0,6
- plusvalenza
6,0
162
Il capitale netto contabile della A. Manzoni & C. (tabella 9) era stato rettificato
per tener conto del valore della organizzazione di vendita, valutata secondo il
criterio di ricostruzione. Assumendo che una societ per ottenere
unorganizzazione di vendita di pari efficacia, dovrebbe, per un periodo di 1
anno, registrare una ridotta efficienza, misurabile convenzionalmente in uno
spreco del 25% dei costi di struttura, il valore dellorganizzazione era stato stimato pari a lire 28 miliardi (25% di 112 miliardi).
Tabella 9 - PARTECIPAZIONE: A. MANZONI & C. (L./mld)
112,0
28,0
4,3
- Plusvalenza
23,7
25,5
(0,5)
25,0
Valore dellorganizzazione
23,7
48,7
24,0
Valore di carico
19,7
Plusvalenza
4,3
Nella tabella 10 sono mostrate le partecipazioni di Ame in societ finanziarie intermedie di partecipazione, societ di servizi e societ operanti in comparti editoriali diversificati e di non primario rilievo per Ame. Il valore economico
di tali partecipazioni era stato assunto pari al patrimonio netto di competenza.
Per le partecipazioni alle quali non erano attribuibili plusvalenze di dimensioni apprezzabili si erano prudenzialmente confermati i valori di carico;
5) Il valore delle testate possedute direttamente da Ame era stato calcolato adottando il criterio empirico. Il valore della testata definito dalla formula:
V=aF+bPcR
dove:
163
F = fatturato medio anno per la vendita dei giornali (nel nostro caso il fatturato del 1990);
P = fatturato medio annuo per la pubblicit (riferito anchesso al 1990);
R = livello medio delle eventuali perdite operative annuali (evidentemente se la testata non
produce perdite il valore di R nullo).
Tabella 10 - ALTRE PARTECIPAZIONI (cifre in L./mld)
Societ
Patrimonio
netto
contabile
% di
possesso
B.C. Editrice
0,0
60,0
0,0
0,0
Mond.
International
(*) 181,4
100,0
(1) 181,4
34,2
126,3
20,9
Mond. Video
1,1
100,0
1,1
0,2
0,8
0,1
Mond. Business
Int.
0,2
70,0
0,1
0,1
Orsa maggiore
8,9
85,0
7,6
0,2
7,2
0,2
Mondadori Pubbl.
2,3
100,0
2,3
0,4
1,8
0,1
Ricciardi
4,1
100,0
4,1
3,0
1,1
Scaligera
Trasporti
0,0
100,0
0,0
0,0
--
Serra e Riva
0,0
100,0
0,0
0,0
--
13,2
100,0
13,2
0,9
8,3
4,0
Cartolibraria
0,6
50,0
0,3
0,0
0,3
--
Edel
0,0
50,0
0,0
0,0
--
3,2
50,0
1,6
3,1
--
Mond. Deagostini
4,2
50,0
2,1
0,5
1,6
Mond. Factor
2,8
49,0
1,4
1,0
0,4
Mond. Leasing
5,1
49,0
2,5
2,5
--
Mach 2
4,2
25,0
1,1
0,3
0,8
Mach 3
1,0
17,5
0,2
0,2
--
Socpi
Patrimonio
netto di
competenza
Valore di
carico
Finanz.
in conto
futuro
aument.
capit.
Plusval. in
Ame
--
--
Totale plusvalenze
(*) al lordo dellacconto dividendo, ma senza tenere conto di plusvalenze di titoli.
29,1
164
I parametri scelti nella valutazione delle testate possedute in alcune importanti applicazioni sono stati i seguenti:
a = 1;
b = da 1 a 2;
c = da 3 a 5.
Nel caso in esame, i parametri scelti per la valorizzazione delle testate possedute da Ame erano:
a = 1;
b = 1,5;
c = 3.
In sintesi, il valore finale di ciascuna testata viene evidenziato nella tabella 11.
Alle testate Epoca e Cento Cose era stato assegnato un valore nullo, a causa delle
cospicue perdite di gestione che portavano a determinare un valore negativo;
Tabella 11 - AME DETERMINAZIONE DEL VALORE DELLE TESTATE (L./mld)
Testate
Grazia
Fatturato
divisione (*)
Fatturato
pubblicit (**)
Risultato economico
(perdita) (***)
Risultato
del
calcolo
Valore finale
acconto
24,9
65,6
--
123,3
120
Marie Claire
5,6
16,1
--
29,7
30
Cento cose
3,0
2,1
(2,6)
Starbene
4,7
2,4
(0,4)
7,1
Casaviva
9,0
11,7
--
26,5
25
Confidenze
17,7
2,2
--
21,0
20
Nuova guida
cucina
6,4
--
6,4
Sale e pepe
6,8
--
6,8
Donna
moderna
23,8
12,9
--
43,1
40
Guida T.V.
11,8
--
11,8
11
Epoca
10,7
7,2
(10,8)
Panorama
36,4
74,3
--
147,8
145
Auto oggi
8,6
3,7
(1,9)
8,4
8
418
165
6) la rete di negozi specializzati nella vendita della produzione libraria del gruppo
e di terzi stata stimata adottando il metodo empirico che assegna un valore
allautorizzazione (licenza).Il fatturato medio (tabella 12), pari a lire 20 miliardi, stato moltiplicato per il coefficente q (che riflette le condizioni medionormali di redditivit del settore), considerato pari a 1,2, determinando un valore complessivo di lire 24 miliardi. Il valore di avviamento della rete iscritto in
bilancio era pari a lire 3,4 miliardi da ci emergeva una plusvalenza di lire 20,6
miliardi, arrotondata in lire 20 miliardi.
La tabella 13 evidenza il patrimonio netto rettificato della Ame alla data
della perizia che era stato considerato pari a lire 1.800 miliardi.
Tabella 12 - LIBRERIE MONDADORI: FATTURATI PER NEGOZIO (L./mln)
Negozi
1990
Budget 1991
404
480
803
401
Coin - Milano
119
1.119
Coin - Taranto
378
1.336
Como
1.289
1.287
Lucca
519
591
1.820
2.496
1.096
1.235
584
664
2.395
2.605
Padova
459
552
Pisa
767
842
1.696
2.165
Milano - V. Emanuele
254
1.418
1.675
966
1.127
1.109
1.126
Torino
500
232
Trieste
501
618
Verona
541
654
Segrate
Spaccio Ogam
166
17.618
21.205
Capitale contabile
382,2
Plusvalenze su:
- partecipazioni oggetto di cessione
687,2
18,2
91,8
- partecipazioni in portafoglio
178,1
- testate
418,0
- librerie Mondadori
Capitale netto rettificato (K) per arrotondamento assunto pari a lire 1.800 mld
20,0
1.795,5
167
della cessione
(lire 1.400 miliardi) fossero investiti a un tasso medio del
12,5% annuo. Da ci derivava un provento finanziario quantificabile in lire
175 miliardi;
3) erano stati considerati i redditi ante imposte prodotti dalle societ, partecipate
e di competenza di Ame;
4) da ultime erano state calcolate le imposte, applicando unaliquota del 40%.
Il reddito medio veniva perci quantificato in lire 127,4 miliardi. I calcoli sono espressi nella tabella 14.
Tabella 14 - AME DETERMINAZIONE DEL PROFILO REDDITUALE (L./mld)
1992
70,0
7,0
Gestione finanziaria:
- oneri
- proventi (pari a 1.400 al tasso del 12,5%)
(122,0)
175,0
53,0
130,0
(122,0)
175,0
53,0
212,4
Imposte (40%)
(85,0)
127,4
168
169
Capitale sociale
62,0
Riserva legale
1,7
Altre riserve
43,4
9,2
dividendo proposto:
(1,0)
115,3
115,3
a incremento:
Plusvalenze su partecipazioni:
- Ame (post acquisizione da CIR e da altri)
- Verkerke Group
511,2
1,1
512,3
627,6
170
Come nel caso precedente si era provveduto a una verifica reddituale. Il reddito
medio di Amef derivava unicamente dalla quota di reddito di Ame di pertinenza
della societ. Tale valore, configurandosi come dividendo, era stato integrato dal
credito dimposta. Lutile lordo era stato depurato delle imposte di competenza
(36%, essendo i dividendi esclusi dal pagamento dellIlor).
La tabella 17 mostra, in dettaglio, il calcolo per determinare il reddito medio,
quantificato in lire 36,8 miliardi. Da ci, un saggio di rendimento del capitale del
5,9%. Considerato che:
sarebbe bastato un adeguamento della misura del capitale proprio (allora troppo
ridotto);
il rendimento non era troppo lontano dalla media del settore
la dottrina prevedeva, in caso di valutazione di una holding pura. ladozione
della stima patrimoniale semplice senza alcuna verifica reddituale;
il valore del capitale economico veniva confermato nella misura di lire 627,6
miliardi.
Tabella 17 - AMEF DETERMINAZIONE DEL PROFILO REDDITUALE (valori in L./mld)
Ricavi
Quota parte utili netti Ame (a regime)
Credito dimposta
105,7
59,5
Totale ricavi
165,2
Costi
Costi di struttura
(*)
Oneri finanziari
Totale costi
107,8
Utile lordo
57,4
(20,6)
36,8
Il rapporto di concambio
Per procedere alla determinazione del valore di ciascuna delle azioni Amef era necessario quantificare il numero di azioni ordinarie equivalenti, come gi si era realizzato per Ame. Il rapporto di valore tra le azioni ordinarie e le azioni di risparmio
veniva assunto nella misura di 0,5 (0,473 le quotazioni di Borsa e 0,55 il rapporto
nella negoziazione C.I.R.-Fininvest). Da ci, il valore unitario dellazione ordina-
171
ria veniva stabilito in lire 10.992, mentre il valore dellazione di risparmio veniva
determinato in lire 5.496.
Ricordando che allazione ordinaria Ame era stato assegnato un valore di lire
27.157, il rapporto di concambio veniva definito: 1 azione Ame contro 2,47 azioni
Amef. Valore che era confermato sia dalla quotazione di Borsa (2,52) sia dalla negoziazione (2,60). In sintesi il rapporto di concambio veniva arrotondato in 1 azione ordinaria Ame contro 2,5 azioni ordinarie Amef.
In questo caso doveva essere stabilito il rapporto di concambio oltre che delle
azioni ordinarie anche degli altri tipi di azioni. I rapporti tra i valori di Borsa delle
azioni di risparmio nellultimo mese era pari a 2,66, mentre il rapporto della negoziazione era di 1,85. Tali differenti valori consigliavano ladozione del medesimo
rapporto di concambio delle azioni ordinarie, cio 2,5.
Il rapporto di concambio tra azioni privilegiate Ame e azioni ordinarie Amef
veniva stabilito in 1 azione privilegiata Ame contro 1,75 ,azioni ordinarie Amef
(2,5 moltiplicato il rapporto di valore tra le azioni Ame 0,7).
A differenza di quanto detto nella prima parte (nelle noti metodologiche) nel presente caso le plusvalenze accertate in sede patrimoniale non erano state diminuite
dai carichi fiscali potenziali. Il fondamento di tale scelta sta nel fatto che delle due
societa, oggetto di valutazione. una controllava quasi completamente laltra. Anche se il calcolo degli oneri fiscali potenziali pu essere limitato alla sola plusvalenza rilevabile nella controllante, in questo caso, tale modo di procedere avrebbe
influenzato in modo irrazionale il rapporto di concambio.
174
Figura 1
175
in filo (13%) e la linea Rovereto (33%). La Manar S.p.a. operava nel comparto
dei filati acrilici o misti, con base sintetica o artificiale;
b) Area finissaggio e tintostamperia.
La Duca Visconti di Modroni Velvis S.p.a. svolgeva la propria attivit nel comparto della produzione e commercializzazione di velluti per abbigliamento classico e
sportivo, caratterizzata dallelevato standard qualitativo della produzione e dal
prestigio del marchio. La Cantoni Finiture Tessili S.p.a. effettuava attivit di faon
di candeggio, tintoria e stamperia di tessuti per abbigliamento. Infine la Cantoni
Satilai S.p.a. svolgeva lattivit nel comparto del tessuto stampato e tinto,
affermato anche nel campo della moda femminile. Tutte e tre le societ erano controllate dalla Kernel Italiana S.p.a.;
c) Area altre attivit produttive e ausiliarie.
La Seleca S.p.a. operava esclusivamente nellindustria energetica. La sua funzione
consisteva nella produzione di energia idroelettrica destinata a coprire il fabbisogno del gruppo Cantoni. La Peplos Nuove Lavorazioni Tessili S.p.a. svolgeva la
propria attivit nel settore dei non tessuti (prodotti per il settore interfodere per abbigliamento, per il settore calzature e borse, per il settore automobilistico e per il
settore casalingo e alberghiero);
d) Area attivit finanziarie e di servizio
La Kernel Italiana S.p.a. aveva sviluppato principalmente lattivit finanziaria, oltre alla gestione e al coordinamento delle partecipazioni industriali.
Il gruppo Inprodi svolgeva la propria attivit nella produzione e commercializzazione di abbigliamento leggero, soprattutto nellambito della camiceria di medio e
alto livello qualitativo, con una quota di mercato nazionale, nel 1988, di circa il
20%. Lassetto societario del gruppo rappresentato nella figura 2.
La societ capogruppo oltre allattivit pi strettamente industriale affiancava
anche lacquisizione, la gestione e il coordinamento di partecipazioni in aziende
operanti nel macrosettore del tessile-abbigliamento. Le principali societ partecipate erano:
la Multifibre S.p.a., che operava nella produzione e distribuzione di tessuti in
fibre naturali, artificiali e sintetiche;
la Banfi Trattamenti Tessili S.p.a., che operava nel campo della tintostamperia
di tessuti cotonieri e serici;
la Gir S.p.a., la cui funzione era la distribuzione di energia elettrica alle societ
del gruppo.
176
Figura 2
177
Capitale sociale
41.625
Riserva legale
6.075
3.348
9.115
22.400
833
5.456
2.535
31
10.908
1.184
103.510
-3.348
-15.363
-3.156
81.643
Allo scopo di procedere alla determinazione del capitale netto rettificato erano state considerate le variazioni delle seguenti voci di bilancio.
I fabbricati industriali, gli immobili civili, le centrali elettriche, gli impianti e
macchinari, il magazzino e il valore dei marchi erano stati riespressi a valori correnti. Le tabelle 2, 3, 4, 5 mostrano, per singola voce, le plusvalenze accertate.
Qualche chiarimento merita la valutazione del marchio (oggetto di rettifica anche
nella valutazione del capitale della Inprodi).
La valorizzazione dei marchi avvenuta adottando il criterio della attualizzazione dei costi da sopportare per una loro ipotetica riproduzione. Tale criterio si
basa sugli investimenti in pubblicit, sulle spese promozionali e le sponsorizzazioni necessarie per laffermazione del marchio di un prodotto.
A differenza dei marchi del gruppo Inprodi, che riguardando prodotti venduti al
consumatore finale, esercitavano una diretta azione di propulsione delle vendite
178
nello stadio pi a valle del ciclo produzione e distribuzione, i marchi del gruppo
Cantoni potevano essere classificati nella categoria dei marchi tessili non finalizzati allidentificazione di prodotti dellabbigliamento, rimanendo, cos, apprezzati
solamente da un pubblico specializzato.
Chiaramente i costi di pubblicit per prodotti ceduti a operatori del settore sono
limitati rispetto ai costi da sostenere per prodotti venduti a consumatori finali. Ci
aveva portato a una maggiore valorizzazione dei marchi del gruppo Inprodi rispetto a quelli del gruppo Cantoni.
Tornando alla valutazione del capitale netto rettificato del gruppo cantoni questo veniva quantificato in lire 101.585 milioni, come si evidenza nella tabella 6.
Tabella 2 - GRUPPO CANTONI: DETERMINAZIONE DELLE PLUSVALENZE SUGLI IMMOBILI
INDUSTRIALI (L./mln)
Societ
Valore
corrente
(perizie)
Cotonificio
Cantoni Spa
6.618
Geteca Srl
Valore di
bilancio
Fondo
ammort.
Valore
netto
di carico
Plus
(minus)
valenza
Quota di
propriet
Plus
(minus)
valenza
al netto
quota di
terzi
5.172
784
4.388
2.230
18.172
21.676
3.504
18.172
100%
Manar Spa
1.975
2.152
382
1.770
205
100%
205
Peplos Spa
1.060
1.046
355
691
369
100%
369
Velvis Spa
9.000
5.597
168
5.429
3.571
61,20%
2.185
Karesa Srl
58
65
58
60,90%
Cantoni Finiture
Tessili Spa
10.821
11.249
1.298
9.951
870
60,80%
529
Totale
47.704
46.957
6.498
40.459
7.245
2.230
5.518
179
Valore
corrente
Valore di
bilancio
Fondo
amm.to
Valore
netto
di
carico
Plus
(minus)
valenza
Quota di
propriet
Plus
(minus)
valenza
al netto
quota di
terzi
1.125
188
16
172
953
568
568
568
1.693
756
16
740
953
140
140
140
100%
117
117
117
60,80%
Cantoni Finiture
Tessili Spa
18
18
18
60,80%
1.968
1031
16
1015
953
Cotonificio Cantoni
Spa
- Milano (doc. 2)
- Altri (doc. 9)
Totale
953
953
Valore corrente
- Centrale di Vertova
1.340
- Centrale di Valcanale
1.901
- Centrale di Albareti
2.842
16.893
22.976
Valore di carico
- Concessioni idroelettriche
17.488
- Immobili industriali:
1.312
-132
1.180
- (Fondo ammortamento)
18.668
4.308
Plusvalenza
Plusvalenza al netto quota di terzi (39,2%)
2.619
180
Valore
corrente
(a)
Valore
di bilancio
Castellanza
3.637
8.275
5.727
2.548
1.089
Ponte Nossa
8.396
11.982
5.677
6.305
2.091
192
111
107
188
Rovereto
2.305
2.801
851
1.950
355
Olmina
5.452
7.020
2.937
4.083
1.369
Totale
19.982
30.189
15.299
14.890
5.092
4.810
12.024
7.214
4.810
Totale
24.792
42.213
22.513
19.700
5.092
Saronno
17.476
14.370
5.498
42.268
56.583
28.011
stabilimento di
Trecate
Fondo
amm.to
Valore
di carico
netto (b)
Plus
(minus)
valenza
(a-b)
8.872 (*)8.604
28.572
13.696
5.092
5.231
Totale
10.323
81.643
Plusvalenze:
- su fabbricati industriali
- su immobili civili
- su centrali elettriche
- su impianti e macchinari
- su magazzino
- su marchi
5.518
953
2.619
10.323
83
2.474
21.970
- 2.197
101.416
181
Per la stima del capitale economico con il metodo reddituale era necessario determinare il reddito medio normalizzato del gruppo Cantoni.
I redditi al lordo delle imposte degli ultimi tre esercizi (1986-1988, di cui
lultimo in base al budget) erano stati depurati da componenti straordinari (plusvalenze su realizzo titoli e plusvalenze e minusvalenze da valutazioni di bilancio) e
da costi o ricavi riferibili a investimenti estranei alla gestione e in fase di smobilizzo (non considerando i dividendi percepiti e calcolando proventi figurativi riferiti alla liquidit che si sarebbe resa disponibile se tali investimenti non fossero
stati effettuati).
Sui risultati cos ottenuti erano state calcolate le imposte di competenza, utilizzando laliquota piena del 46,3%. Infine il reddito era stato rettificato per tener
conto degli ammortamenti integrativi (il cui calcolo mostrato nelle tabelle 7 e 8)
per laggiornamento dei valori delle immobilizzazioni tecniche nonch delleliminazione degli interessi di terzi.
I calcoli per la determinazione del reddito medio dei tre anni sono evidenziati
nella tabella 9.
Applicando una media ponderata (con doppio peso per gli ultimi due anni) il
reddito medio normalizzato veniva a quantificarsi in lire 5.750 milioni. Perci, ponendo i = 0,075 si perveniva a una valutazione del capitale economico pari a lire
76.667 milioni.
Per la valutazione del capitale economico con il metodo misto patrimonialereddituale erano stati stabiliti i seguenti parametri per la determinazione del sovrareddito. In considerazione dei redditi elevati prodotti dalla Societ n era stato posto pari a 8; il tasso di rendimento del capitale giudicato soddisfacente, trattandosi
di una societ industriale, era stato preso pari a i = 7%; il tasso di attualizzazione i
ammontava al 10%. Da ci, applicando la formula della capitalizzazione limitata
del profitto medio, si determinava il valore del capitale economico in lire 94.324
milioni.
Come per il gruppo Cantoni anche per il gruppo In.Pro.Di si era provveduto alla
determinazione del capitale economico secondo i tre metodi di stima.
Il capitale netto contabile al 31 dicembre 1987 era pari a lire 56.484 milioni (il
dettaglio evidenziato nella tabella 10).
182
A. Immobili industriali
Valore della plusvalenza 3% = 7.245 3% =217
B. Centrali
22.976 5% = 1.149 (ammortamento totale)
1986
1987
1988
1.149
1.149
1.149
Ammortamenti contabili
238
269
303
Ammortamenti integrativi
911
880
846
4.099
4.099
4.099
3.558
3.965
4.534
541
134
2.157
2.157
2.157
Ammortamenti contabili
1.564
1.909
2.260
593
248
Immobili industriali
217
217
217
Centrali
911
880
846
- Geteca Srl
541
134
593
248
2.262
1.479
1.063
Ammortamenti integrativi
D. Societ Cantoni Finiture Tessili: impianti e
macchinari
Ammortamenti integrativi
Sintesi degli ammortamenti integrativi
Impianti e macchinari:
Totale
(*) Poich la societ Geteca Spa ha conferito la propria attivit alla societ Geteca Srl in data
30.12.1987, gli ammortamenti su impianti e macchinari risultano contabilizzati nel bilancio 1987 della
prima societ
183
1987
1988
(budget)
74
92
152
165
246
277
239
338
429
150
150
150
(*) Non sono stati calcolati ammortamenti integrativi, visto che sono pi che compensati dalle spese
sostenute ogni anno
1987
1988
19.951
- 11.199
7.003
- 29.108
- 8.163
- da Allegato 3
26.568
- da Allegato 4
6.178
9.538
9.456
7.021
16.744
16.459
- 3.230
- 7.702
- 7.571
3.791
9.042
8.888
Ammortamenti integrativi
2.262
1.479
1.063
1.529
7.563
7.825
Quota di terzi
- 168
- 832
- 861
1.361
6.731
6.964
Imposte (46%)
184
Capitale sociale
400
Riserva legale
299
Riserva straordinaria
37.822
1.844
Altre riserve
7.545
47.910
In aggiunta:
Risultato positivo dell'esercizio (non vi distribuzione di dividendo)
Capitale netto contabile (C)
8.574
56.484
185
Valore contabile
Plusvalenza
3.977
1.293
2.684
- greggi
3.969
1.048
2.921
- finiti
4.551
1.219
3.332
Capi confezionati
5.827
4.425
1.402
7.985
10.339
3.477
1.054
154
1.807
3.631
2.861
1.495
110
889
788
101
2.494
2.283
211
Filati
Tessuti:
18.324
Totale
Autostir Spa: Determinazione delle plusvalenze su magazzino
4.531
Tessuti
Capi confezionati
1.961
6.492
Totale
Multifibre Spa: Determinazione delle plusvalenze su magazzino
1.605
Filati
Tessuti
Totale
Al netto della quota di terzi (5%): 200
186
Valore
di bilancio
Fondo
amm.to
Valore netto
di carico
Plusvalenza
200
74
74
126
Immobili industriali
5.511
2.013
179
1.834
3.677
Totale
5.711
2.087
179
1.908
3.803
Immobili civili
8.611
3.378
375
3.003
5.608
5.608
2.350
Macchinari e
impianti
3.454
6.427
4.141
2.286
1.168
Totale
6.661
7.594
4.451
3.143
3.518
4.840
Macchinari e impianti
4.420
4.954
3.326
1.628
2.792
Totale
9.462
5.738
3.908
1.830
7.632
56.484
Plusvalenze:
su Magazzino
13.400
su Immobilizzazioni tecniche
20.003
su Marchi
40.000
su Partecipazione Montedison
3.092
76.495
a dedurre:
Oneri fiscali potenziali sulle plusvalenze (20%)
- 15.299
117.680
187
1986
1987
1988
Ammortamenti rivalutati
615
615
615
Ammortamenti contabili
589
457
563
Ammortamenti integrativi
26
158
52
Ammortamenti rivalutati
633
633
633
Ammortamenti contabili
344
417
396
Ammortamenti integrativi
289
216
237
In.Pro.Di. S.p.a.
110
110
110
Autostir S.p.a.
168
168
168
96
228
122
Banfi S.p.a.
434
361
382
Totale
808
867
782
Multifibre S.p.a.
1987
1988
Campagna stampa
940
1.400
1.600
Campagna televisiva
230
150
200
Produzione film
193
250
200
341
94
198
241
300
Totale (*)
1.902
2.135
2.300
2.000
2.000
2.000
188
(*) Non sono stati considerati ammortamenti integrativi, come per il gruppo Cantoni, dato che le
spese annualmente sostenute sono superiori a questi valori.
Tabella 16 - IN.PRO.DI S.p.A.: DETERMINAZIONE DEL RISULTATO NETTO RETTIFICATO (L./mln)
1986
1987
1988
18.521
15.565
22.167
(5.441)
(1.675)
(1.670)
3.522
6.182
5.923
16.602
20.072
26.420
Imposte (46%)
(7.637)
(9.233) (12.153)
8.965
10.839
14.267
Ammortamenti integrativi
(808)
(867)
(782)
8.157
9.972
13.485
(82)
(100)
(135)
8.075
9.872
13.350
Quota di terzi
Risultato netto rettificato (al netto quota di terzi) (R)
189
Bibliografia