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Indice

Introduzione. 2

Capitolo I : Il biopotere in Michel Foucault I.1 Il Modus Operandi.. 8 I.2 Lanalitica del potere-sapere.. 11 I.3 Le radici storiche del biopotere.. 17 I.4 Le tecnologie di potere... 21 I.4.1 Le discipline 21 I.4.2 I dispositivi di sicurezza.. 27 I.5 Il razzismo di stato. 32 I.6 Il potere-sapere liberista. 35

Capitolo II : Razionalit tecniche II.1 Tecnica come razionalit.. 43 II.2 Tecnica come razionalit e mezzo: la televisione. 51 II.3 Medicalizzazione della vita... 58 Capitolo III: Le societ di controllo III.1 Uno sguardo sociologico. 62 III.2 Tecnologie delle societ di controllo: a partire dal Panopticon... 72 Conclusioni.. 93

Bibliografia .........................................................................................................................97

Introduzione
Questo lavoro stato sollecitato da una visione scettica del contemporaneo; la politica, leconomia, il mondo sociale e culturale, sono accumunati da forti cambiamenti e tensioni che non fanno presupporre alcunch di positivo, se non la fine di unepoca e lavvento di un tempo nuovo. Diversi gli epifenomeni che mostrano ci: anzitutto la mediocrit della leadership globale, incapace o refrattaria ad affrontare le urgenti questioni ambientali, sociali ed economiche e di gestire gli enormi flussi di merci e capitali, di informazioni e persone.1 Contestualmente si amplia la crisi di partecipazione e legittimazione rispetto alle tradizionali forme dellagire politico a cui si aggiunge un iperliberismo globale, radicatosi socialmente e culturalmente, che potendosi muovere liberamente e senza freni impedisce qualsiasi tipo di resistenza da parte di una comunit politica, portando al ponte di comando decisionale tecnocrazie pi o meno visibili, pi o meno elettive. Lincertezza sembra essere lemozione predominante sia che si parli a livello micro sia che si parli a livello macro, dovuta per buona parte alla rivoluzione del modello produttivo, impiantata sulla base delle parole dordine di flessibilit e precariet del lavoro, che si tramutano quasi ovunque in matrici esistenziali; il sapere poi sempre pi professionalizzato ed elitario, creando ed amplificando le gi esistenti disuguaglianze; il sistema scolastico obbligatorio ed uniforme pi funzionale alla creazione di consumatori docili e disciplinati che ad un reale spirito critico; lipermedicalizzazione priva gli individui del controllo cosciente sulla propria salute portandoli ad una sorta di dipendenza psicologica da mezzi tecnici in continua evoluzione. Linsieme di questi processi, se ricondotti alle pratiche quotidiane, fanno pensare ad un individuo costretto a determinati comportamenti ed ignaro di queste costrizioni, fino ad essere il promotore della propria schiavit. Se questo lavoro, tuttavia non intende fornire delle alternative, delle nuove vie, vuole almeno fornire chiavi di interpretazione diverse da quelle classiche, che sembrano rivelarsi inefficienti nel portare a galla e risolvere le problematiche contemporanee. Ci che senza dubbio ha quindi spinto questa ricerca un intento critico nei confronti dellattualit, e si operato

G. Barberis, M. Revelli, Sulla fine della politica. Tracce di un altro mondo possibile, Guerini, Milano, 2005.

grazie a quella che Michel Foucault chiamerebbe unontologia dellattualit2, ossia unindagine storica attraverso gli eventi che ci hanno condotto a costituirci e a riconoscerci come soggetti di ci che facciamo, pensiamo e diciamo3; si tratta della ricerca sulle condizioni di possibilit di qualcosa, e cio sulle condizioni di possibilit del nostro essere, e loggetto dellontologia dellattualit, quindi, non lattualit di per se stessa, piuttosto, la condizione di possibilit del mondo attuale. Da ci emerge unimportante caratteristica dellontologia dellattualit, essa non una mera critica e spiegazione degli eventi correnti, quasi a volerne produrre una qualche giustificazione teorica, ma pi propriamente uno sguardo al presente che mostra lartificiosit delle sue condizioni e che quindi mostra una strada per una trasformazione e un superamento. Una critica che, dove ce ne fosse bisogno, distrugge, ma in senso positivo, per ricreare; ci a cui mira lontologia dellattualit linattuale4. Non c in questo lavoro un unico senso di percorrenza e un unico angolo di visuale, gli stessi temi affrontati, seppur considerati di enorme rilevanza difficile negare, ad esempio, che i mass media non costituiscano uno strumento in grado di manipolare collettivit ed individualit, e quindi in grado di cambiare il volto vero e proprio delle realt sociali non potranno mai da soli dare risposte incontrovertibili, e daltra parte possono essere letti e interpretati in maniera non univoca; lintento stato maggiormente quello di fornire un esempio di come esistano visioni alternative, al di fuori degli schemi classici di ragionamento, grazie alle quali poter analizzare e reinterpetare aspetti della vita quotidiana in maniera pi corretta, tramite lausilio di linee teoriche e pensatori di rilievo. Il tema di fondo di questo lavoro non circoscrivibile al potere od al rapporto potere-sapere, o agli effetti dei mezzi di comunicazione o della razionalit tecnico-economica che permea le nostre vite; sulla libert in senso lato, ampio, che ci si interroga, sul nostro libero arbitrio di soggetti pensanti e quindi autonomi. Ci detto, un filo conduttore per tutto il percorso stato Michel Foucault, perch il suo pensiero ha consentito di mettere a nudo le trame oscure che relegano lindividuo a mero oggetto precostituito. Cos, nel primo capitolo, dopo aver introdotto lapproccio foucaultiano, il suo modus operandi, si illustra il concetto di potere per lautore francese, unanalitica del potere che permette di
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Michel Foucault, Che cos lilluminismo?, in: Archivio Foucault. Interventi, colloqui, interviste ( 19781985), a cura di A. Pandolfi, Feltrinelli, Milano, 1998, pp. 253-261. 3 Ivi, p.228. 4 Ibidem.

distaccarsi dal modello del Leviatano, un modello che fabbrica a priori lindividuo ed il potere che egli deterrebbe, per passare ad unanalisi che tenga conto della fitta rete in cui il potere non si cede, ma scorre, da un individuo allaltro, da unistituzione ad unaltra, modellando i vari punti di contatto in base ad esso. Quando si parla di potere in Foucault, si parla anche di sapere, dei sistemi di sapere che circolano e che non sono mai in posizione di esteriorit rispetto al potere, ma che si modellano a vicenda; ci detto di fondamentale importanza il tema della verit, che sar sottoposta ad una lotta per la sua conquista tra vari apparati di potere. In tal modo si passa dal modello giuridico e della sovranit del Leviatano al modello strategico, per poi sovvertire anche la tesi di Clausewitz, affermando che la politica la guerra continuata con altri mezzi, in quanto il tempo della pace altro non che il riflettersi degli squilibri affermatisi in tempo di guerra; non esistono soggetti neutrali. Nella ricerca di un potere nuovo, Foucault identifica le radici nel potere pastorale, pratica di potere peculiare della Chiesa cristiana che aspira al governo delle condotte e che sar il preludio verso la costituzione del soggetto occidentale moderno, assoggettato da reti ininterrotte di obbedienza e verit imposte. Da questa matrice storica, attorno al XVII secolo, si sviluppano due tecnologie di potere che diverranno la base per una specifica razionalit di governo degli uomini, le discipline, che permettono di assoggettare nello spazio e nel tempo il corpo di un individuo, ed i dispositivi di sicurezza, che mirano a regolare le attivit della popolazione nellinsieme, servendosi di scienze nuove come la statistica e la biologia. Grazie alla ricostruzione di queste due distinte tecnologie, che operano in simbiosi seppur non nate contemporaneamente, Foucault ricostruisce un nuovo tipo di economia e razionalit del potere, il biopotere, il potere sulla vita, una serie di fenomeni e meccanismi grazie ai quali i tratti biologici diventano oggetto della politica, della biopolitica. Lultimo passo nellevoluzione foucaultiana del (bio)potere si compie infine quando leconomia politica entra ed anzi simpossessa della razionalit di governo, della gestione delle condotte degli uomini; ci che buono e giusto sar dato dal mercato, fonte di veridizione, e tutti gli altri apparati, a partire dal giuridico, serviranno da cornice per il corretto funzionamento di principi come il laissez faire, con lindividuo considerato mero prodotto biologico che esprime opportunit di valorizzazione e cooperazione per un fine economico dinsieme; individualit e popolazione governate quindi da specifiche razionalit e tecnologie di potere che creano soggettivit.
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Nel secondo capitolo, strettamente collegato al precedente, si invece voluto descrivere come la societ attuale sia attraversata anche dalla razionalit tecnica, se non addirittura preminentemente da essa; difatti la si pu considerare pi predominante della stessa razionalit economica, in quanto questultima soffre ancora della passione umana, la passione per il denaro5. Questo tipo di razionalit consiste nella correlazione mezzoscopo, quella che viene denominata ragione strumentale che consiste nellutilizzo del minor numero di mezzi per il raggiungimento del massimo degli scopi ed oggi divenuta la forma mentis portando lindividuo e la collettivit a non capire ed a non domandarsi pi cosa sia il bello, il buono, il sacro, ma a valutare solo in termini di efficacia ed utilit. In tal modo, si assiste ad un cambiamento del modo di pensare, un aumento quantitativo difatti induce ad un cambiamento qualitativo, se ad esempio ci strappiamo prima un capello, poi un secondo poi un terzo, alla fine ci ritroveremmo senza, cambiando qualitativamente la situazione6. Inoltre, si constata unaltra grande trasformazione, la tecnica passa da mezzo a fine, in quanto se essa condizione universale per realizzare qualsiasi scopo, bisogno o bene, allora gi divenuta fine; ci si pu constatare facilmente se spostiamo lattenzione al dove del livello decisionale: mentre nelle epoche pre-tecnologiche era la politica ad essere considerata la tecnica regia grazie alla quale decidere se e come fare una cosa, oggi la politica guarda alleconomia ma non solo, la stessa economia nel decidere se fare o meno investimenti guarda alle risorse tecnologiche, ed allora il processo decisionale si sposta dalla politica alleconomia, dalleconomia alla tecnica; quando diciamo che lItalia pu salvarsi dalla concorrenza cinese solo investendo in ricerca, sviluppo e tecnologia, stiamo affermando che l che si decidono le cose7. O ancora la tecnica sta incidendo sul modus operandi stesso della democrazia, in quanto tutti i giorni ci troviamo di fronte a processi di cui ignoriamo i funzionamenti e questo porta a decidere non pi sulla base di un sapere, del sapere un funzionamento, un meccanismo, ma in base ad altre qualit quali la persuasione e la retorica, permettendo lentrata in gioco del mondo mediatico con le sue distorsioni ed i suoi condizionamenti; il gioco fatto, completo, la tecnica diviene inarrestabile ed autoreferenziale. Il capitolo si chiude infine con una breve descrizione della c.d. medicalizzazione della vita, quel processo con cui lo stato cerca di
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U. Galimberti, Dove andiamo?, in www.youtube.come/watch?v=4z_wXuIS4-g Ibidem. 7 Ibidem.

appropriarsi dellambito della salute in modo se vogliamo totalitario, in quanto grazie a determinate politiche ed operazioni di conquista dellimmaginario collettivo, cerca di caricare lindividuo della responsabilit di badare alla propria salute in ogni attimo del quotidiano, stimolandolo ad attuare corretti stili di vita ed immettendo cos unulteriore razionalit. Nel terzo ed ultimo capitolo, dopo una visione delle pi influenti linee teoriche sociologiche sul controllo sociale, si descrivono gli sviluppi delle tecnologie di controllo assumendo come base lidea benthamiana del Panopticon, analizzato approfonditamente ancora da Foucault; questa, che allinizio per lo stesso Bentham doveva essere considerata una mera organizzazione architettonica per gestire al meglio la sorveglianza nelle prigioni, in seguito viene applicata come una tecnologia politica generale per imporre una determinata condotta: lo schema panottico dove tutti sono guardati ed in cui il solo sguardo, la sola idea dello sguardo, interiorizzer la sorveglianza migliorando le microeconomie del controllo. Grazie alle esposizioni di Deleuze, Lyon, G. Marx e Clarke si descrivono le estensioni del modello panottico favorite dallo sviluppo delle nuove tecnologie informative, che permettono un controllo molto pi esteso e veloce, fino ad arrivare a quella che Lyon chiama simulazione, ossia lelaborazione dei dati che si ottengono finalizzata allanticipazione del comportamento del soggetto nel futuro; il problema, filosofico e non solo, nel sapere e capire se ci permetter solo di prevedere il comportamento umano oppure aggiustarlo in itinere.

Capitolo I: Il biopotere in Michel Foucault

Fedor Michajlovi Dostoevskij, Il grande inquisitore Noi abbiamo rettificato la tua opera e labbiamo fondata sul miracolo, il mistero e lautorit. E gli uomini si sono rallegrati di essere guidati come un gregge. [] Noi dimostreremo che sono deboli, che sono soltanto dei poveri bambini, ma che la loro felicit infantile la pi dolce di tutte. Essi diverranno timidi, ci seguiranno con gli occhi e si stringeranno intorno a noi, come pulcini alla chioccia. [] S, noi li costringeremo a lavorare, ma nelle ore di riposo noi organizzeremo la loro vita come un gioco di bimbi, con canzoncine, cori, danze innocenti. Oh, noi permetteremo persino che essi commettano peccato sono creature cos deboli e fragili ed essi ci ameranno come bambini per il fatto che noi permetteremo loro di peccare. Noi diremo loro che qualsiasi peccato sar espiato a patto che venga compiuto con il nostro permesso E non avranno nessun segreto per noi. [] Anche i segreti pi tormentosi della loro coscienza, tutto essi ci riferiranno e noi troveremo una soluzione per tutto e loro confideranno nella nostra soluzione con gioia, poich essa liberer loro dal grande assillo e dalle tremende pene che adesso patiscono per giungere ad una decisione libera, personale.

Jean-Franois Brient, Sulla servit moderna La servit moderna una servit volontaria, consentita dalla massa degli schiavi che strisciano sulla superficie terrestre. Comprano liberamente tutti i prodotti che li asservono ogni giorno di pi. Si aggrappano spontaneamente ad un lavoro sempre pi alienante, generosamente concesso soltanto se fanno i bravi. Scelgono loro stessi i padroni che dovranno servire. Perch questa assurda tragedia sia potuta accadere, prima di tutto stato necessario sottrarre ai membri di questa classe ogni consapevolezza del proprio sfruttamento e della propria alienazione. Questa la strana modernit della nostra epoca. Contrariamente agli schiavi dellantichit, ai servi del Medioevo o agli operai delle prime rivoluzioni industriali, oggi siamo di fronte ad una classe totalmente asservita ma che non sa di esserlo, anzi, che non vuole saperlo. Ignorano quindi la ribellione, che dovrebbe essere lunica reazione legittima degli oppressi. Accettano senza fiatare la vita pietosa che stata decisa per loro. La rinuncia e la rassegnazione sono le cause della loro disgrazia. Questo il brutto sogno degli schiavi moderni che non chiedono, in definitiva, che di lasciarsi andare nella danza macabra del sistema dellalienazione.

I.1 Il modus operandi


In questo capitolo si cercher di rintracciare tratti comuni, periodizzazioni, un sapere concettuale in qualche modo organico, che rispecchi o quantomeno provi a rispecchiare levoluzione del pensiero dello studioso Michel Foucault per ci che concerne la nozione di potere. Per questo sono dobbligo alcune brevi premesse che potremmo chiamare lapproccio alla genealogia del potere di Foucault - che ci fanno capire la difficolt di suddetto intento e che ci proiettano subito nel complesso ed innovativo modo di operare del filosofo francese; e queste stesse premesse ci indicano come nellimpostazione di questo capitolo non si operato nella maniera pi foucaultiana possibile. Innanzitutto lui stesso che rifiuta, nellambito dellanalisi del potere, una sistematizzazione o un paradigma del potere, per svincolarla da qualsiasi propria convinzione politica: questa la ragione per cui io non cerco di descrivere un paradigma del potere. Ci che mi piacerebbe indicare il modo in cui differenti meccanismi di potere funzionano nella nostra societ [] in che modo i nostri corpi, le nostre condotte quotidiane [] i nostri discorsi scientifici e teorici si legano a diversi sistemi di potere, che sono essi stessi legati fra loro 8; ma ci sono dei concetti, come l'ideologia, che funzionano da schermo a tutto ci9. In secondo luogo rifiuta epistemologicamente un approccio unitario, totale, globale:
Le domande che tento di porre non sono determinate da una posizione politica precostituita, n tendono alla realizzazione di un progetto politico definito. senza dubbio questo che si vuole dire quando mi si rimprovera di non proporre una teoria complessiva. [] Al contrario, io cerco, al di l di qualsiasi totalizzazione che sarebbe al tempo stesso astratta e limitativa di aprire dei problemi quanto pi concreti e generali [] che attraversano diagonalmente la nostra societ [] bisognerebbe cercare di porre questi problemi come questioni di attualit e di storia, come problemi morali, epistemologici e politici10.

Allo stesso modo rifiuta, anzi stravolge, anche un approccio da lui stesso definito storicista; non parte dagli universali per vedere in che modo la storia li moduli, bens opera in maniera del tutto opposta: Io parto da una decisione, al tempo stesso teorica e metodologica, che consiste nel dire: supponiamo che gli universali non esistano [] possibile scrivere la storia
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Michel Foucault, Dialogo sul potere, in Biopolitica e liberalismo, detti e scritti su potere ed etica, 1975-1984, traduzione e cura di Ottavio Marzocca, Medusa, Milano 2001, p. 50. 9 Michel Foucault, Microfisica del potere: interventi politici, raccolta a cura di A. Fontana e P. Pasquino, Einaudi, Torino, 1977, pp. 12-13. 10 Michel Foucault, Politica ed etica, in Biopolitica e liberalismo, detti e scritti su poteri ed etica , cit., pp. 197198.

senza ammettere a priori che esistano cose quali lo stato, la societ, il sovrano, i sudditi []11, per esaminare poi se la storia ci rimanda realmente quegli aspetti che prende come universali. Secondo il pensiero del filosofo francese meglio affidarsi alla genealogia, intesa per come una forma di storia che renda conto della costituzione dei saperi, dei discorsi, dei campi di oggetti, senza aver bisogno di riferirsi ad un soggetto o a dei valori trascendenti rispetto al campo di avvenimenti che ricoprono12. Il suo approccio da lui stesso definito archeologia non nel senso della riscoperta di fatti dimenticati, bens nellintenzione di voler considerare i fatti storici nella loro singolarit di eventi13, rinunciando cio a collocarli secondo una scansione ordinata ma fittizia. Larcheologo non si occuper di fare una storia delle idee o dei saperi, ma studier piuttosto le condizioni di insorgenza, le regole di formazione dei discorsi; a quali condizioni alcuni discorsi diventano scientifici? A quali condizioni dei saperi affermano la loro positivit pur non essendo scientifici? Queste sono le domande a cui si deve rispondere in questottica 14. Quindi il potere come esercizio delle e sulle pratiche sociali, il potere in un approccio locale o meglio, nellopposizione tra locale e globale15, tra singolare e universale16, in cui sassiste ad un implicito rifiuto nei confronti delle organizzazioni teorico-sistematiche del sapere e delle loro pretese di universalit; un tipo di analisi che non vede il discorso al di fuori del potere, ma che vede questultimo operare attraverso il discorso poich esso stesso un elemento di un dispositivo strategico di relazioni di potere17; in questo senso lessenziale non tanto sapere se si formulano divieti o autorizzazioni, se se ne afferma limportanza o se ne negano gli effetti, ma prendere in considerazione il fatto stesso che se ne parla, chi ne parla, i luoghi ed i punti di vista da cui se ne parla, le istituzioni che ne incitano a parlarne, che accumulano, diffondono, gerarchizzano, istituzionalizzano quel che se ne dice, ossia il fatto discorsivo

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Michel Foucault, Nascita della biopolitica, Corso al Collge de France (1978-1979), Feltrinelli, 2004, p. 15. Michel Foucault, Microfisica del potere: interventi politici, cit., p. 11. 13 Per evento Foucault intende la funzione assegnata al fatto che quella cosa stata detta in quel momento in Michel Foucault, Dialogo sul potere, cit. p. 46. 14 Michel Foucault, Dialogo sul potere, cit., pp. 48-49. 15 Sulla contrapposizione locale/globale, specifico/generico, P. Di Vittorio, Foucault e Basaglia, Ombre corte edizioni, Verona 1999, pp.70-84 [] egli sin da subito contrapponeva al riassorbimento del locale nel globale,, una necessit di articolare criticamente lo specifico e il generale o, se si preferisce, il micro e il macro-politico e Michel Foucault, Bisogna difendere la societ, a cura di M. Bertani e A. Fontana, Feltrinelli, 2009, pp. 15-19. 16 Ottavio Marzocca, Introduzione, in Biopolitica e liberalismo, detti e scritti su potere ed etica cit., pp. 9-10. 17 Michel Foucault, dialogo sul potere, cit., pp.43-44.

globale18. Non va nemmeno fatta una distinzione binaria fra ci che si dice e ci che non si dice, ma le diverse maniere di non dire, come si distribuiscono quelli che possono e quelli che non possono parlarne, quale tipo di discorso autorizzato [] ci sono pi tipi di silenzio, ed essi fanno parte integrante delle strategie che sottendono ed attraversano i discorsi19. Un lavoro che si distacca dalle grandi ricostruzioni teoriche, poich non mira n al riconoscimento di un sistema logico n alla denuncia di uno schema ideologico, la razionalit politica da individuare qualcosa di tecnico, un qualcosa che opera in forme concrete, specifiche, e che assume una sua generalit solo in uneffettiva ricorrenza storica20; una politica della verit21; come anche un lavoro e lo vedremo pi avanti - che nella ricerca del suo scopo, oltre a distaccarsene nel metodo, prender le distanze dai sistemi classici danalisi - gli approcci giuridico-economici22 - anche nel merito, usandole spesso come metro di comparazione . Non bastasse, da menzionare le crisi23 dovute al suo estro, la disciplina ferrea con cui si interrogava sui suoi stessi scritti24 e con cui cercava nuovi sbocchi verso il suo compito di svelare il funzionamento del potere nelle societ occidentali, cosa che lo tormentava non poco. Tutto ci per spiegare come lapproccio di Foucault sia disorganico, locale, contestuale al suo oggetto di ricerca che sia il contesto psichiatrico o della sessualit -, ricco di continue ridefinizioni e stravolgimenti, ma che, allo stesso tempo segua un comune filo conduttore, ossia smascherare i sistemi di dominio che oggettivizzano e dominano la vita di milioni di persone in occidente, sistemi invisibili o quantomeno nascosti ai pi.

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Michel Foucault, La volont di sapere. Storia della sessualit , a cura di P. Pasquino e G. Procacci, Feltrinelli, Milano 2008, p. 16. 19 Ivi, p. 28. 20 Ottavio Marzocca, Introduzione, in Biopolitica e liberalismo, detti e scritti su potere ed etica, cit., p. 17. 21 Michel Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collge de France (1977-1978), a cura di F. Ewald e A. Fontana, Feltrinelli, p. 14. [] non n storia, n sociologia, n economia [] qualcosa vicino alla filosofia, cio alla politica della verit [] non vedo altre definizioni della parola filosofia se non questa. 22 Michel Foucault, Microfisica del potere: interventi politici, cit. p. 11 o ancora Michel Foucault, Biopolitica e liberalismo, detti e scritti su potere ed etica, cit. p. 10. 23 Gilles Deleuze, Pourparler, 1972-1990, traduzione di Stefano Verdicchio, Quodlibet, pp. 127-132 Non c grande pensatore che non attraversi delle crisi. Esse scandiscono le fasi del suo pensiero. [] il suo pensiero ha avuto s una crisi, ma era una crisi creatrice . 24 M. Bertani e A. Fontana in, Nascita della biopolitica, nota dei curatori, p. 238: Foucault non ha mai smesso di rileggere i suoi precedenti lavori alla luce degli ultimi, in una sorta di incessante riattualizzazi one.

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Se quanto detto finora, si pu definire come lapproccio del pensiero foucaultiano al potere, tenteremo ora di definire le propriet di questultimo.

I.2 Lanalitica del potere-sapere


Come accennato in precedenza, Foucault criticava lo schema generale che faceva funzionare le concezioni e le organizzazioni politiche dominanti liberalismo e marxismo per via della loro comune matrice economicistica e per il fatto che questi, per via dei loro schematismo teorici, trovavano facile convergenza nelladerire alla concezione giuridica del potere. Questa si prospettava come unidea che si esercita in un modo giuridico-negativo, ossia come potenza del no, atto solo a interdire, a porre limiti25. In altre parole si tratta di superare un modello centrato sul principio di sovranit, sullenunciato della legge e sul funzionamento del divieto, una teoria che vede il potere come un diritto di cui si sarebbe possessori alla maniera di un bene e che si potrebbe quindi trasferire o alienare attraverso un atto giuridico, come nel contratto: un potere concreto che ogni individuo deterrebbe e cederebbe per formare una sovranit politica26. Sullo sfondo di un sistema di diritto, inteso non come mera legge, bens come insieme di apparati, istituzioni, regolamenti che applicano il diritto, che trasmette e mette in opera rapporti non di sovranit ma di dominazione, intesi non come una dominazione unitaria e globale, ma come le molteplici forme di dominazione allinterno di una societ, tra soggetti nelle relazioni reciproche27. Dalla sovranit alla dominazione, dallobbedienza allassoggettamento. Cercando cos di mettere in cortocircuito lanalisi giuridica, Foucault stila delle precauzioni di metodo 28: Una visione che non parta dal centro a partire cio da quelli che possono essere i suoi meccanismi generali e i suoi effetti di insieme ma che colga il potere alle sue estremit, dove capillare, dove si estende in istituzioni e tecniche minuziose; Unanalisi che non parta dallinterno, dallanima centrale ci che Hobbes fa nel Leviatano29, dove luomo fabbricato, il Leviatano altro non che linsieme di
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Vincenzo Sorrentino, Il pensiero politico di Foucault, Meltemi editore, Roma, 2008, p. 63-64. Michel Foucault, Bisogna difendere la societ, cit. p. 21. 27 Michel Foucault, Ivi, p. 31. 28 Michel Foucault, Ivi, pp. 31-42.

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individualit separate costituite su di un centro prestabilito, la sovranit ma che indaghi la sua faccia esterna, il suo campo di applicazione, dassoggettamento; Che non si consideri il potere come un qualcosa di compatto ed omogeneo, qualcosa che si detiene come propriet esclusiva dominazione di un individuo sugli altri, di una classe sulle altre ma come qualcosa che circola e funziona tramite un apparato reticolare, nel quale esso non si applica agli individui ma transita attraverso essi; lindividuo non figura inerte che beneficia o subisce il potere, al tempo stesso effetto e raccordo; Che si faccia unanalisi ascendente del potere, partendo dai meccanismi infinitesimali e vedere come questi meccanismi di potere vengano catturati, trasformati, estesi da meccanismi sempre pi generali; Che si rifiuti, o quantomeno si guardi con sospetto il concetto di ideologia, perch quel che si forma alla base, nei punti terminali dei reticoli dei poteri, sono pi degli strumenti effettivi di formazioni e di accumulazione di sapere, metodi di osservazione, tecniche di registrazione, procedure di indagine e di ricerca, degli apparati di verifica; il potere si esercita formando e organizzando apparati di sapere che non sono semplici ideologie. Ci si sbarazza quindi del Leviatano, delluomo artificiale, automa, costruito ed unitario, che avvolgerebbe tutti gli individui reali e di cui i cittadini ne sarebbero il corpo e la sovranit lanima. Si vanno a guardare gli operatori materiali, le forme di assoggettamento, le onnessioni dei sistemi locali e i dispositivi di sapere; ces quatre exigences se rassemblent en dfinitive sous la proposition foucaldienne dune gnealogie30. Se questa disamina ha avuto come funzione quella di orientare per capire con che schemi razionali Focuault sottoponga al vaglio il concetto di potere, questa definizione osserva:
Con il termine potere mi sembra che si debba intendere innanzitutto la molteplicit dei rapporti di forza immanenti al campo in cui si esercitano e costitutivi della loro organizzazione; il gioco che attraverso lotte e scontri incessanti li trasforma, li rafforza, li inverte; gli appoggi che questi rapporti di forza trovano gli uni negli altri, in modo da formare una catena o un sistema, o, al contrario, le differenze, le contraddizioni che li isolano gli uni dagli altri; le strategie infine in cui realizzano i loro effetti, ed il cui disegno generale o la cui

il livello della procedura

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F. Caeymaex, Le concept de biopol itique est-il un concept critique?, in Medicalizzazione, sorveglianza e biopolitica, a partire da Michel Foucault, a cura di Natascia Mattucci e Gianluca Vagnarelli, p. 27.

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cristallizzazione istituzionale prendono corpo negli apparati statali, nella formulazione della legge, nelle egemonie sociali31.

Il potere locale, discendente, mobile, molteplice, fluido; il potere onnipresente, non perch raggruppa tutto sotto la sua invincibile unit, ma perch si produce in ogni istante, in ogni punto, o piuttosto in ogni relazione fra un punto ed un altro; il potere dappertutto, non perch inglobi tutto, ma perch viene da ogni dove; e il potere, in quel che ha di permanente. Di ripetitivo, di inerte, di autoriproduttore, non che leffetto dinsieme che viene a crearsi da tutte queste mobilit32. Il potere non una struttura, o unistituzione, e nemmeno una potenza che qualcuno deterrebbe, occorre essere nominalisti, il nome che si d ad una situazione strategica complessa in una societ data33, par l neutraliser les universaux de lanalyse sociologique, historique ou philosophique tels lEtat, le Peuple, la Socite civile, le Sujet de droits ou autres -, pour partire des pratiques concrtes et examiner les maniers dont celles-ci se rationalisent34. Su questa linea si possono avanzare alcune proposizioni35: Il potere non qualcosa che si acquista, strappa o condivide, il potere si esercita a partire da innumerevoli punti, e nel gioco di relazioni disuguali e mobili; Le relazioni di potere non sono esteriori ad altri tipi di rapporti processi economici, rapporti di conoscenza, relazioni sessuali ma sono immanenti a questi; sono gli effetti immediati delle divisioni, delle ineguaglianze e dei disequilibri che vi si producono, e sono reciprocamente le condizioni interne di queste differenziazioni; le relazioni di potere non sono in posizioni di sovrastruttura bens hanno un ruolo direttamente produttivo; Il potere viene dal basso, non c allorigine delle relazioni di potere, e come matrice generale, unopposizione binaria dominanti/dominati ripercuotendosi dallalto fino a gruppi sempre pi ristretti e profondi nel campo sociale, ma questi rapporti familiari, istituzionali, ecc. servono da supporto a divisioni pi ampie, collegando, redistribuendo, omogeneizzando, in un continuo e incessante feedback;

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Michel Foucault, La volont di sapere, cit. p. 82. Ibidem. 33 Ivi, p.83. 34 F. Caeymaex, Le concept de biopol itique est-il un concept critique?, cit. p.27. 35 Michel Foucault, La volont di sapere, cit., pp. 82-85.

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Le relazioni di potere sono sia intenzionali sia non soggettive, nel senso che sono attraversate da un calcolo non c potere esercitato senza un obiettivo -, ma questo calcolo sotteso, nascosto, dotato di una razionalit implicita;

Se c potere, c resistenza, ed essa stessa non mai in posizione desteriorit al potere; si pu essere bersaglio o avversario, ma questi punti di resistenza sono al massimo una sporgenza, un appiglio dentro alla morsa del potere.

Come gi accennato inoltre, nel potere in gioco anche il sapere, in una continua ed incessante relazione che ridefinisce, costituisce, potenzia il potere stesso; per ci si pu delineare unaltra serie di proposizioni36: Regola dimminenza. Fra tecniche di sapere e strategie di potere non v nessuna esteriorit, anche se hanno ciascuna il loro ruolo specifico e si articolano luna con laltra a partire dalla loro differenza; il punto di partenza sar dunque quel che potremmo chiamare i centri locali di potere-sapere come nella direzione di coscienza tra fedele e confessore gli interrogatori, le confessioni, le interpretazioni ecc. costituiscono forme di assoggettamento e schemi di conoscenza -. Regola delle variazioni continue. Le distribuzioni di potere o le appropriazioni di sapere sono dei tagli istantanei su processi di rafforzamento continuativo dellelemento pi forte o dinversione del rapporto o di crescita simultanea dei due termini; le relazioni poteresapere non sono forme determinate di ripartizione bens matrici di trasformazione. Regola del doppio condizionamento. Nessun centro locale potrebbe funzionare se non siscrivesse in una strategia dinsieme, e viceversa, nessuna strategia potrebbe assicurare effetti globali se non poggiasse su relazioni precise e sottili che le servono da supporto; ma tra questi due livelli non c nessuna discontinuit non c un macroscopico ed un microscopico n omogeneit come se luno fosse solo la proiezione ingrandita dellaltro e viceversa ma doppio condizionamento tra strategia e tattica in una visione dinsieme; Regola della polivalenza tattica dei discorsi. Non c binariet tra discorso approvato e discorso rifiutato, tra discorso dominante e dominato, ma qualcosa come una molteplicit di elementi discorsivi che possono entrare in gioco in situazioni diverse; il discorso trasmette e produce potere, lo rafforza ma lo mina anche, lespone e lo rende fragile; i
36

Ivi, pp. 87-91.

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discorsi sono elementi tattici nel campo dei rapporti di forza, bisogna interrogarli su quali effetti reciproci di potere e sapere garantiscono e quali rapporti di forza rendono necessari. Si passa cio dal modello del diritto al modello strategico: al privilegio della legge si sostituisce lobiettivo, al divieto lefficacia tattica, alla sovranit un campo multiforme e mobile di rapporti di forza in cui si producono effetti di dominio complessivi ma mai stabili. Questo spostamento avviene non per una preferenza teorica ma perch effettivamente uno dei caratteri fondamentali delle societ occidentali che i rapporti di forza, che per molto tempo trovavano nella guerra la loro espressione principale, hanno investito a poco a poco il campo politico. In questa cornice del potere, che si forma grazie ad una strettissima correlazione con le forme di sapere, di fondamentale importanza, per Michel Focuault, il tema della verit. La verit anchessa non al di fuori del potere n senza potere, la verit di questo mondo37 ed prodotta dalluomo. Ogni societ ha il suo regime di verit, la sua politica generale: ossia i tipi di discorsi che accoglie e fa funzionare come veri, i meccanismi e le istanze che permettono di distinguere gli enunciati veri o falsi, il modo in cui si sanzionano gli uni e gli altri, le tecniche ed i procedimenti che sono valorizzati per arrivare ad una verit, lo statuto di coloro che lhanno incaricato di designare quel che funziona come vero. Questa economia politica della verit caratterizzata da cinque punti importanti38: La verit centrata sulla forma del discorso scientifico e sulle istituzioni che lo producono; Si sottomette ad una costante sollecitazione economica e politica; Sotto forme diverse, oggetto duna diffusione e dun consumo spropositato, circolando in apparati educativi e dinformazione; Viene prodotta sotto il controllo dominante di pochi grandi apparati politici ed economici come universit, stampa e mass media. Chiaro quindi che c una lotta per la verit in quanto potere, o almeno intorno alla verit ed al ruolo politico-economico che gioca, una verit intesa come linsieme delle regole secondo

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Michel Foucault, Microfisica del potere: interventi politici, cit. p. 25. Ibidem.

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le quali si separa il vero dal falso degli effetti specifici di potere39. Anche in questo caso Foucault avanza delle proposizioni in merito40: Per verit intendere linsieme dei procedimenti regolamentati per la produzione, la legge, la messa in circolazione ed il funzionamento degli enunciati; La verit legata circolarmente a sistemi di potere che la producono e la sostengono, e ad effetti di potere chessa induce e che la riproducono il regime della verit -; Questo regime non sovrastrutturale o ideologico, ma costitutivo di tutte le realt sociali, capitalistiche o meno; Lintento quello di staccare il potere della verit dalle forme di egemonia allinterno delle quali funziona. La verit quindi, e su questo Foucault si avvicina e riprende Nietzsche 41 - secondo cui la verit un qualcosa di derivato, di arbitrario e sostanzialmente falso42 -, la questione politica principe, anzi, la sola in gioco. Proprio con Nietzsche43 ci sono vari punti di contatto, ed un altro, accennato poco fa, ci permette di chiudere il discorso su ci che pu essere definito lapproccio foucaultiano al potere e le propriet che questo detiene; si parla cio del potere come guerra sociale, guerra che passa dal confine militare a quello politico. Se il potere in se stesso, la messa in atto e il dispiegamento di un rapporto di forza, non dovrebbe forse essere analizzato innanzitutto in termini di lotta, di scontro e di guerra, invece che in termini di cessione, contratto, alienazione, o in termini funzionali di mantenimento dei rapporti di produzione?.44 Si assiste, cos ragionando, al rovesciamento della tesi di Clausewitz45, secondo la quale la

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Ivi, p. 26. Ibidem. 41 [] Che cosa allora la verit? Un esercito in movimento di metafore, metonimie, antropomorfismi, in breve, una somma di relazioni umane, che sono state poeticamente e retoricamente ingigantite, trasposte, ingioiellite, imbellettate, e che, per essere state usate a lungo, appaiono ad un popolo salde, canoniche e vincolanti: le verit sono illusioni di cui si dimenticato che sono tali, Friedrich Nietzsche, Verit e Menzogna in senso extramorale, traduzione italiana di G. Colli, OFN, p. 361. 42 Cristian Fuschetto, La verit in Nietzsche, http://www.ilgiardinodeipensieri.eu/storiafil/fuschetto-2.htm 43 Nietzsche, la genealogia, la storia, in Microfisica del potere: interventi politici, cit.,pp. 47-54; Foucault riprende Nietzsche, in cui la guerra si identifica con la molteplicit dei conflitti tra forze; lo stesso Foucualt, in Bisogna difendere la societ, la definisce come ipotesi Nietzsche. 44 Michel Foucault, Bisogna difendere la societ, cit.,p. 22. 45 Carl von Clausewitz, Della guerra, a cura di Giacinto Cardona, Rizzoli, 2009, Milano, pp. 29-31. Chiarificatrice, in rapporto al nostro lavoro, la definizione che Clausewitz d della guerra a p. 7: La guerra dunque un atto di forza per ridurre lavversario al nostro volere.

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guerra non che la continuazione della politica con altri mezzi46, per arrivare alla tesi per cui la politica la guerra continuata con altri mezzi47. Se vero che il potere politico arresta la guerra, non affatto per neutralizzare lo squilibrio che si manifestato nella battaglia finale, ma per reiscrivere perpetuamente, attraverso una guerra silenziosa, il rapporto di forze nelle istituzioni, nelle disuguaglianze economiche, nel linguaggio, fino nei corpi degli individui48. La guerra non mai scongiurata perch ha presieduto alla nascita degli stati, avvenuta col sangue e le battaglie, la legge nasce da citt incendiate, per cui cristallizza ingiustizia, disuguaglianza; la guerra la stessa cifra della pace, ponendoci continuamente e ininterrottamente luno contro laltro: non esiste un soggetto neutrale, siamo necessariamente lavversario di qualcuno49. Sotto questo punto di vista la verit pu essere introdotta solo che si cambi punto di vista, si guardi alle lotte, si guardi dal punto di vista degli oppressi50. La visione foucaultiana di potere, come annunciato e visto, innovativa e ricca di rotture con le visioni classiche, ma non si fermata ad una semplice discontinuit, si spostata pi avanti, fino ad arrivare al biopotere.

I.3 Le radici storiche del biopotere


Il biopotere spesso citato e ancora non descritto, pu anche essere avvicinato facendo venire prima a galla il concetto di governamentalit in Foucault; con la parola governamentalit intendo tre cose. Primo, linsieme di istituzioni, procedure, analisi e riflessioni, calcoli e tattiche che permettono di esercitare questa forma specifica e assai complessa di potere, che ha nella popolazione il bersaglio principale, nelleconomia politica la forma privilegiata di sapere e nei dispositivi di sicurezza lo strumento tecnico essenziale. Secondo, per governamentalit intendo la tendenza, la linea di forza che, in tutto lOccidente e da lungo tempo, continua ad affermare la preminenza di questo tipo di potere che chiamiamo governo su tutti gli altri sovranit, disciplina , col conseguente sviluppo, da un lato, di una serie di apparati specifici di governo, e, dallaltro, di una serie di saperi. Infine, per

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Michel Foucault, Bisogna difendere la societ, cit., p. 22. Ivi, p. 23. 48 Ivi, p. 49. 49 Ibidem. 50 Ivi, pp. 55-56.

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governamentalit bisognerebbe intendere il processo, o piuttosto il risultato del processo, mediante il quale lo stato di giustizia del Medioevo, divenuto stato amministrativo nel corso del XV e XVI secolo, si trovato gradualmente governamentalizzato. 51 La matrice storica52 di questa razionalit, rintracciabile, secondo lautore francese, nel c.d. potere pastorale. Questo proviene dallorganizzazione gerarchica delle comunit cristiane e nel rapporto di obbedienza che vi si instaura tra le pecore e i pastori, specialmente attraverso le pratiche della confessione e della direzione di coscienza; in poche parole tecnica di potere orientata verso gli individui e destinata a guidarli in modo continuo e permanente53. Seppur trovasse anche nelle comunit orientali e giudaiche delle tracce allapproccio pastorale54, come detto, nellelaborazione teorica cristiana che ne vede propriamente le basi e le caratteristiche peculiari55: La responsabilit del pastore. Egli deve assumersi la responsabilit del destino del gregge nella sua totalit e di ogni pecora in particolare, di tutte le loro azioni, di tutto ci che accade loro; c uno scambio e una circolazione complessa di meriti e peccati, con il peccato della pecora imputabile anche al pastore e con questultimo che per la salvezza deve ottenere la salvezza degli individui; ci sono quindi forti e complessi legami morali; Lobbedienza. C un legame individuale, di sottomissione personale al pastore; lobbedienza una virt in s, un fine in s, uno stato permanente che permetter la salvezza; La conoscenza del gregge. Il pastore deve conoscere ciascuna delle sue pecore, informato dei bisogni materiali, di ci che fanno e di ci che accade nella loro anima. Per accaparrarsi questa conoscenza il Cristianesimo si appropri di due strumenti: la direzione di coscienza, per dirigere in ogni istante lindividuo essere guidati era una condizione per la salvezza, chi tentava di fuggirvi era perduto - , e lesame di coscienza, per permettere ad essa di aprirsi completamente al proprio direttore;
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Michel Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p. 88. Ivi, p. 98. Ne delinea una storia in tre grandi vettori: la pastorale cristiana - cio il modello antico -, il nuovo regime delle relazioni diplomatico-militari cio le strutture di appoggio -, e il problema della polizia interna cio il supporto interno -. 53 Michel Foucault, Omnes et singulatim, in Biopolitica e liberalismo: detti e scritti su poteri ed etica, cit., p. 111. 54 Ivi, pp. 112-116. Foucault cita alcuni passi egizi: O Ra che vegli quando tutti gli uomini dormono, Tu che cerchi ci che buono per il tuo armento.. ; o ancora: Insigne compagno di pastura, T u che ti prendi cura della tua terra e la nutri, pastore di abbondanza... 55 Ivi, pp. 122-129.

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La mortificazione. Tutte queste tecniche di obbedienza, di direzione, hanno lo scopo di portare lindividuo alla rinuncia di questo mondo e di se stessi, una morte che possa dare la vita nellaltro mondo.

Ad essere precisi il pastorato, come specifica tipologia di potere sugli uomini, comincia non tanto col Cristianesimo, ma grazie alla Chiesa, unistituzione cio che aspira al governo degli uomini nella loro vita quotidiana, col pretesto di condurli alla vita eterna e rivolgendosi allumanit intera56; unimmensa rete istituzionale che non troviamo in nessunaltra parte, densa, complicata, fitta, che ha dato luogo a unarte del condurre, del dirigere, dellaccompagnare, del prendere per mano, del manipolare gli uomini individualmente e collettivamente che la base del governo degli uomini57 . In linea teorica ci che in relazione col pastorato cristiano il tema della salvezza visto che il suo obiettivo principale guidare gli individui verso essa -, con la legge in quanto il pastore deve vigilare sulla condotta degli uomini -, e con la verit visto che la salvezza si ottiene solo credendo e professando una certa verit-. Ma se fosse solo questo non avrebbe originalit, dopotutto qualsiasi potere non fa che guidare, prescrivere, insegnare, salvare, educare, fissare lo scopo comune, imporre opinioni vere e giuste58. Il punto veramente peculiare sta nel fatto che mediante lintroduzione della questione della salvezza nella prospettiva generale, fa scivolare in questo rapporto complessivo tutta uneconomia e una tecnica di circolazione, di trasferimento, di inversione dei meriti; che nel rapporto con la legge instaura un rapporto di obbedienza individuale pervasivo, totale e permanente; che nel rapporto con la verit costituisce tutta una serie di strutture e tecniche di investigazione, di potere, di esame di s che far venire a galla una verit nascosta. Una tecnica di potere quindi nuova, che porta ad un nuovo tipo di individualizzazione, non pi definita dallo status o dalle azioni di un soggetto, ma tramite un gioco complesso di meriti e demeriti, tramite assoggettamento e tramite soggettivazione59. Il pastorato da questo punto di vista, sembra al filosofo francese, il preludio verso la costituzione del soggetto occidentale moderno, assoggettato da reti ininterrotte di obbedienza

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Michel Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., pp. 115-116. Ivi, pp.124-125. 58 Ivi, p.126. 59 Ivi, pp.140-141.
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e soggettivato con una verit a lui imposta60. Si poi disperso ed ha preso la dimensione della governamentalit grazie alle controcondotte61 nel Medioevo, ossia le lotte attive contro i procedimenti impiegati per condurre gli altri la riforma protestante stata la pi radicale di queste - alla cui base si possono collocare lascetismo, la comunit, la mistica, la scrittura e la credenza escatologica62. nel XVI secolo che il pastorato, prende effettivamente la forma della governamentalit, e non perch scompaia, bens proprio per una sua estensione nelle sue dimensioni spirituali, temporali ed istituzionali: moltiplicazione e proliferazione della condotta delle anime per arrivare al governo politico degli uomini63. Proprio con lavvento del pubblico, viene in superficie una nuova preoccupazione: come pu il sovrano adempiere a problemi nuovi come quello della conduzione? Innanzitutto, secondo quale razionalit? Foucault per rispondere a queste domande riprende il pensiero di san Tommaso64: il Re colui che governa il popolo [] in vista del bene comune [] che non fa che riprodurre un certo modello, il governo di Dio sulla terra [] nella misura in cui imita la natura65. Tutto in natura attraversato da una forza vitale che tiene assieme i diversi elementi e che li porta al raggiungimento del bene comune, lo stesso vale per il regno66, ed il fine ultimo delluomo la felicit in questo mondo. Si opera quindi una trasposizione del pastorato nellordine politico; ma tutto ci, tra il 1580 e il 1650, in concomitanza con la fondazione dellepisteme classica67, avviene sotto unaltra economia, sotto una propria specificit. Si assiste al fatto che lesercizio della sovranit non pi un prolungamento dellattivit divina o della natura, un qualcosa di specifico, un qualcosa daltro dal pastorale; questo qualcosa daltro sar larte del governo degli uomini, della vita in quanto tale, una vita immanente, che trova in s stessa un fine illimitato.

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Ibidem. Ivi, p.151. 62 Per una trattazione completa, Ivi, pp. 142-163. 63 Ivi, p.168. 64 San Tommaso dAquino, De regno, in Opera Omnia, vol. XLII, Roma, 1979, pp. 449-471. 65 Ibidem. 66 Ibidem. 67 Michel Foucault, Le parole e le cose. Unarcheologia delle scienze umane, Rizzoli, Milano, 1996, pp. 31-44; Foucault ritorna su questa fase nella lezione del 1 Febbraio 1978; il cambiamento avviene grazie a due processi: demolizione delle strutture feudali, ossia formazione degli Stati moderni, e sotto quelle che chiama controcondotte, nello specifico la Riforma e la Controriforma, che cercano una via per assicurare la salvezza in questo mondo, in Michel Foucualt, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p. 71.

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I.4 Le tecnologie di potere


Questo governo degli uomini suddiviso in due tecnologie distinte, ma correlate:
Concretamente, questo potere sulla vita si sviluppato in due forme principali a partire dal XVII secolo; esse non sono antitetiche; costituiscono piuttosto due poli di sviluppo legati da tutto un fascio intermedio di relazioni. Uno dei poli, il primo ad essersi formato, stato centrato sul corpo in quanto macchina: il suo dressage, il potenziamento delle sue attitudini, lestorsione delle sue forze, la crescita parallela della sua utilit e della sua docilit, la sua integrazione a sistemi di controllo efficaci ed economici, tutto ci stato assicurato da meccanismi di potere che caratterizzano le discipline: anatomo-politica del corpo umano. Il secondo, che si e formato un popi tardi, verso la meta del XVIII secolo, e centrato sul corpo-specie, sul corpo attraversato dalla meccanica del vivente e che serve da supporto ai processi biologici: la proliferazione, la nascita e la mortalit, il livello di salute, la durata di vita, la longevit con tutte le condizioni che possono farle variare; la loro assunzione si opera attraverso tutta una serie dinterventi e di controlli regolatori: una bio-politica della popolazione. Le discipline del corpo e le regolazioni della popolazione costituiscono i due poli intorno ai quali si e sviluppata lorganizzazione del potere sulla vita. La creazione, nel corso dellet classica, di questa grande tecnologia a due facce anatomica e biologica, agente sullindividuo e sulla specie, volta verso le attivit del corpo e verso i processi della vita caratterizza un potere la cui funzione pi importante ormai non forse pi di uccidere ma dinvestire interamente la vita68.

Sono queste due distinte tecnologie, prsentes a tous les niveaux du corps social, que constituent les deux poles autour desquels sest dploye lorganisation des pouvoirs sur la vie69. Potere sulla vita, dunque, ecco una prima definizione di ci che sarebbe il biopotere; ma nella pratica, queste due tecnologie, come hanno operato?

I.4.1 Le discipline
Le discipline nascono per regolamentare la molteplicit umana in una congiuntura storica che vede grande spinta demografica, aumento della popolazione scolastica e la crescita dellapparato produttivo; al vecchio principio prelevamento-violenza che reggeva leconomia del potere si sostituisce il principio dolcezza-produzione-profitto: le discipline assicurano la regolamentazione delle molteplicit, rendendo lesercizio del potere meno costoso, aumentare al massimo lefficacia del potere e collegare questa crescita al rendimento degli apparati
68 69

Michel Foucault, La volont di sapere, cit., pp. 182-183. F. Caeymaex, in Medicalizzazione, sorveglianza e biopolitica, a partire da Michel Foucault , cit., p. 15.

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interni nel quale si esercita70. Esse devono far crescere lutilit singola di ogni elemento con mezzi che siano i pi rapidi e i meno costosi per estrarre dal corpo il massimo dei tempi e delle forze: quei metodi dinsieme che sono gli impieghi del tempo, laddestramento collettivo, le esercitazioni, la sorveglianza globale e dettagliata 71. Si viene cos a delineare un corpo direttamente immerso in un campo politico con i rapporti di potere che operano su di lui una presa immediata, linvestono, lo marchiano, lo addestrano; il corpo umano esiste dentro e attraverso un sistema politico, col potere politico che assegna allindividuo uno spazio in cui assumere un comportamento, adottare una postura particolare, sedersi in un certo modo, lavorare continuamente72. Questinvestimento politico del corpo legato alla sua utilizzazione economica73; si sviluppa una propensione a disciplinare il comportamento umano per aumentarne produttivit ed efficacia74. Inoltre la disciplina fa giocare i rapporti di forza non al di sopra, ma nel tessuto stesso della molteplicit, nel modo pi discreto possibile ed il meno costoso: insomma sostituire a un potere che si manifesta con lo splendore di coloro che lo esercitano, un potere che oggettivizza coloro sui quali si esercita, formarne un sapere piuttosto che dispiegare i segni fastosi della sovranit75. Queste tecniche sul corpo certamente non sono nuove, ma cambia la scala del controllo, pi dettagliata e di pi lunga durata potere infinitesimale sul corpo - cambia loggetto, non pi la condotta ma leconomia dei movimenti la loro organizzazione interna , e cambia infine la modalit, implicando una coercizione ininterrotta che veglia sui processi piuttosto che sul risultato. Metodi che permettono il controllo minuzioso delle operazioni del corpo, che assicurano lassoggettamento costante delle sue forze e ne impongono un rapporto di docilit-utilit: questo ci che possiamo chiamare le discipline76. Esse mirano alla formazione di una relazione che rende lindividuo tanto pi utile quanto pi obbediente, formano dei corpi docili. Operano negli ospedali, nelle scuole, nellorganizzazione militare e circolano velocemente da un punto allaltro. La disciplina opera innanzitutto alla ripartizione degli individui nello spazio77:

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Michel Foucault, Sorvegliare e punire, traduzione di Alcesti Tarchetti, Einaudi, Torino, 1776, p.238-239. Ibidem. 72 Michel Foucault, Dialogo sul potere, cit., p. 75 73 Michel Foucault, sorvegliare e punire, cit., p. 29. 74 Patrick H. Hutton, Foucault, Freud, in Tecnologie del s, un seminario con Michel Foucault , a cura di H. Martin, Huck Gutman, Patrick H. Hutton, Bollati Boringhieri, Torino, 1992, p. 118. 75 Michel Focuault, Sorvegliare e punire, cit., p. 240. 76 Ivi, p. 149. 77 Ivi, p. 154-162.

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esige la clausura, la specificazione di un luogo eterogeneo rispetto a tutti gli altri e chiuso su se stesso; lavora secondo il principio della localizzazione elementare, il quadrillage: ad ogni individuo il suo posto ed in ogni posto il suo individuo: evitare le disposizioni a gruppi, scomporre le strutture collettive, annullare gli effetti delle ripartizioni indecise, la scomparsa incontrollata degli individui, sapere dove e come ritrovare gli individui, instaurare comunicazioni utili, sorvegliare e sanzionare condotte; padroneggiare uno spazio analitico;

regola delle ubicazioni funzionali per dissolvere le confusioni, far aumentare lefficacia del processo scomponendolo in fasi o operazioni elementari; elementi intercambiabili poich ciascuno definito in base al posto che occupa in una serie e dallo scarto che lo separa dagli altri; lunit perci il rango, il posto occupato in una classificazione; il rango permette competizione, distinzione, economia delle condotte.

Le discipline organizzando le celle, i posti e i ranghi fabbricano spazi complessi: architettonici, funzionali e gerarchici allo stesso tempo; ritagliano spazi individuali e legami operativi, segnano dei posti e indicano dei valori, garantiscono lobbedienza ma anche una migliore economia del tempo e dei gesti. La prima grande operazione delle discipline quella di costituire quadri viventi che trasformano le moltitudini confuse, inutili o pericolose, in molteplicit ordinate. Dopodich controlla le attivit78: Limpiego del tempo, che caratterizzato in tre grandi procedimenti stabilire delle scansioni, costringere a determinate operazioni e regolare il ciclo di ripetizione si raffina sempre pi con le discipline: si parla di quarti dora, di minuti, di secondi; poi si si collega lattivit temporale ad una sanzione ed infine si cerca la qualit del tempo; Elaborazione temporale dellatto, che permette un nuovo fascio di costrizioni, un altro grado di precisione nella scomposizione dei gesti e dei movimenti, unaltra maniera di adattare il corpo ad imperativi temporali; non un mero impiego del tempo n un ritmo collettivo ed obbligatorio imposto dallesterno, un programma che assicura

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Ivi, pp. 162-170.

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lelaborazione dellatto e controlla dallinterno il suo svolgimento e le sue fasi; ad ogni movimento assegnata unampiezza, una durata, il tempo penetra il corpo; Correlazione corpo e gesto, si impone cio tra il gesto e lattitudine globale del corpo l a relazione migliore in termini di efficacia e rapidit; niente deve rimanere ozioso o inutile; Articolazione corpo e oggetto; la disciplina definisce uno per uno i rapporti che il corpo deve tenere con loggetto che manipola, scomponendo il processo in due serie, quella degli elementi del corpo da mettere in gioco e quella degli elementi delloggetto che viene manipolato, per poi metterli in correlazione secondo un certo numero di gesti semplici la manovra -; Lutilizzazione esaustiva, sinstaura uneconomia positiva e sempre crescente col tempo, esaustione quindi e non impiego, come se si potesse tendere verso un punto ideale in cui il massimo della rapidit raggiunge il massimo dellefficacia. Queste nuove tecniche fanno s che il corpo sia loggetto di nuove forme di sapere in cui la sua natura viene sottoposta ad operazioni specifiche che hanno il loro ordine, il loro tempo, le loro condizioni interne; si cominciano a scoprire i meccanismi specifici dellorganismo umano. Le tecniche di disciplina che analizzano lo spazio e compongono le attivit devono essere intese anche come una forma di capitalizzare il tempo; ci attraverso quattro processi 79: Dividere la durata in segmenti, successivi o paralleli, di cui ciascuno deve pervenire ad un termine specifico, mai mostrare tutto di una volta; Organizzare queste trafile secondo uno schema analitico, ossia con una successione di elementi i pi semplici possibili che si combinino secondo una difficolt crescente; Finalizzare questi segmenti temporali, dandogli un termine che si conclude con una prova, che ha tre funzioni: garantire uniformit dapprendimento, differenziare le capacit di ognuno e verificare il livello individuale; Porre in essere delle serie di serie, prescrivere cio ad ognuno, secondo il suo grado, il suo livello, la sua anzianit, gli esercizi che gli convengono, in modo tale che ognuno sia immerso nel suo rango e nel suo livello.

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Ivi, pp. 170-177.

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La messa in serie di attivit successive permette un completo investimento della durata da parte del potere: controllo dettagliato e intervento puntuale correzione, punizione, castigo in ogni momento del tempo che permette di organizzare in maniera efficace il fine ultimo, la capacit finale di un individuo. Infine, ci che le discipline fanno cercare di costituire una forza il cui effetto sia superiore alla somma delle forze elementari che la compongono80: Il corpo singolo viene visto come un elemento che pu articolarsi su altri, il suo valore o la sua forza non sono pi le variabili principali che lo definiscono, ma il posto che occupa, lintervallo che ricopre, il buon ordine degli spostamenti; corpo come elemento di una macchina multisegmentata; Il tempo degli uni deve accordarsi con quello degli altri per un risultato ottimale; Questo combinazione accurata di forze esige un sistema preciso di comando, tutta lattivit individuale devessere disciplinata mediante continue ingiunzioni, la cui efficacia dipende dalla brevit e dalla chiarezza; lordine non devessere spiegato, sufficiente che faccia scattare il comportamento desiderato; si crea un rapporto di segnalizzazione, si percepisce il segnale e si immerge il corpo al rifiuto della minima rappresentazione. In definitiva possiamo dire che la disciplina fabbrica, partendo dai corpi che controlla, quattro tipi di individualit, o meglio, unindividualit composta da quattro caratteristiche: essa cellulare attraverso il gioco delle ripartizioni spaziali -, organica attraverso la codificazione delle attivit -, genetica attraverso il cumulo del tempo ed combinatoria attraverso la combinazione delle forze -; e per far questo costruisce dei quadri, prescrive delle manovre, impone degli esercizi ed organizza delle tattiche. Il successo del potere disciplinare deriva dallutilizzazione di strumenti semplici: il controllo gerarchico, la sanzione normalizzatrice e lesame, ossia la combinazione delle prime due. Per quanto riguarda la sorveglianza gerarchica, essa costituisce un apparato in cui le tecniche che permettono di vedere inducono effetti di potere ed i mezzi di coercizione rendono chiaramente visibili coloro sui quali si applicano; lapparato disciplinare perfetto avrebbe permesso con un solo sguardo di vedere tutto e non essere visti81; anche se il controllo cos inteso non pu
80 81

Ivi, pp. 177-183. Foucault ne vede un esempio nel Panopticon di Bentham, descritto in Sorvegliare e punire, pp. 213-242.

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essere percepita come una vera innovazione disciplinare, nel XVIII secolo si estende fino a divenire integrato nelleconomia e nei fini del dispositivo in cui esercita; i sorvegliati si sentiranno perennemente sorvegliati e il potere un meccanismo che si autoriproduce e si distribuisce tra gli individui in maniera automatica e silenziosa. Per ci che concerne invece la sanzione normalizzatrice, si tratta di costituire tutta una micropenalit del tempo ritardi, assenze -, dellattivit disattenzione, negligenza -, del modo di comportarsi disobbedienza, maleducazione -, dei discorsi chiacchiere, insolenza o ancora del corpo gesti non conformi, scarsa pulizia -, a cui corrispondono tutta una serie di sottili procedimenti di punizione, dal castigo fisico alle umiliazioni. Si rendono penalizzabili le pi minuscole frazioni della condotta ed ogni soggetto sar sommerso da un universalit punibile-punente82. Ma la specificit punitiva della disciplina la correlazione con losservanza, il non conforme, lo scarto da una regola, col castigo che ha la funzione di ridurre questi scarti, una funzione correttiva, ma che anche laltra faccia di un sistema duplice, quello della gratificazione sanzione; questo permette la qualificazione delle condotte e delle prestazioni tra due valori opposti del bene e del male e quindi non c il solo proibito come nella giustizia penale che permette anche uneconomia dei crediti e dei debiti con esattezza, sanzionando gli individui con parametri veri. Insomma:
larte di punire, nel regime disciplinare, non tende n allespiazione n alla repressione, ma ascrive gli atti, le prestazioni, le condotte singole ad un insieme che allo stesso tempo campo di comparazione, spazio di differenziazione e principio di una regola da seguire. Differenziare gli individui in riferimento ad una soglia minimale o ad una media da rispettare o come livello ottimo a cui avvicinarsi; misurare in termini quantitativi e gerarchizzare in termini di valore le capacit, il livello, la natura degli individui. Far giocare, attraverso questa misura valorizzante, la costrizione di una conformit da realizzare. Tracciare il limite per stabilire lanormale. In una parola, normalizza [] il potere di normalizzazione costringe allomogeneit.83

Lesame infine, come accennato, combina le caratteristiche della sanzione normalizzatrice e quella della sorveglianza gerarchica: un controllo normalizzatore, una sorveglianza che permette di qualificare, classificare, punire. Nellesame lintreccio tra rapporti di potere e relazioni di sapere visibile allennesima potenza84:

82 83

Michel Foucault, Sorvegliare e punire, cit., p. 195. Ivi, p. 200. 84 Ivi, pp. 205-212.

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Lesame inverte leconomia della visibilit nellesercizio del potere. Paradossalmente e solitamente, coloro sui quali si esercita potere rimangono nellombra; nelle discipline il fatto di poter essere visto incessantemente che mantiene in soggezione lindividuo, il potere si palesa con uno sguardo;

Lindividualit entra in un campo documentario, un archivio costituito a livello dei corpi e dei giorni, in una serie di documenti che capta e fissa lindividuo grazie ad un sapere su di esso permanente e che costituisce una misura di comparazione per la misurazione di fenomeni globali e delle loro condotte;

Lesame fa di ogni individuo un caso, un caso che allo stesso tempo oggetto di una conoscenza e una presa per un potere; il caso rappresenta lindividuo da descrivere e misurare ma il caso anche lindividuo che sar da addestrare o da correggere.

Nei secoli XVII e XVIII, oltre al modello del contratto e dello scambio, esistita una tecnica per costruire gli individui come elementi correlativi di un potere e di un sapere, una realt fabbricata da quella tecnologia specifica del potere che si chiama disciplina. Bisogna smettere di descrivere il potere come un qualcosa di negativo, che respinge, che maschera, che nasconde, che censura [] il potere produce, produce il reale, produce campi di oggetti e rituali di verit. Lindividuo e la nostra conoscenza derivano da questa produzione. 85 Su questo stesso tema, riattualizzato, Hardt e Negri dicono che tuttora le soggettivit vengono prodotte nelle fabbriche sociali, anzi, pur con la crisi delle istituzioni sociali famiglie nucleari, prigioni -, ci accade in maniera pi intensa; la crisi ha solo abbattuto le recinzioni che circoscrivevano gli spazi limitati delle istituzioni, ma la logica permane ed anzi ha la possibilit che ci che accadeva al loro interno ora dilaga in tutto il sociale; pi crollano le istituzioni e meglio operano: limpossibilit di identificare il luogo della pro duzione della soggettivit porta ad unindeterminazione della forma di questa, il che permette unapplicazione pressoch totale.86

I.4.2 I dispositivi di sicurezza


A tal proposito ci ricolleghiamo al momento in cui parlavamo della trasformazione del potere pastorale, un potere che si svincola da Dio e dalla natura per diventare un qualcosa di

85 86

Ivi, p. 212. M. Hardt, A. Negri, Impero/Il nuovo ordine della globalizzazione, Rizzoli, Milano, 2001, p. 160.

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specifico; governo degli uomini abbiamo detto, ma soprattutto razionalit politica, razionalit statale, e questa si sviluppa allinterno di due insieme di dottrine: la ragion di Stato e la teoria della polizia87. Nel XVII secolo larte di governo, il governare, aveva unaccezione ampia che variava dal governo della famiglia, a quello delle anime o a quello di un convento; ci si chiedeva difatti, e in special modo, come poter estendere allo stato una forma di sorveglianza e di controllo non meno attenta di quella praticata dal padre sulla famiglia e i suoi beni88. Foucault, tracciando questinterpretazione teorica, opera una rottura soprattutto con il concetto di sovranit in Machiavelli - pur condividendone i presupposti di una fondazione razionale de l'arte del governo - che si esplicita come ci che governa territorio e sudditi, i quali obbedendo alla legge, non comprometteranno il potere del Principe concorrendo cos alla costruzione del bene comune89; non accetta che il fondamento della razionalit governamentale sia imperniata sulla figura del regnante.
[]il Principe quale appare in Machiavelli, e piuttosto nelle rappresentazioni che se ne danno, per definizione unico nel suo principato ed in una posizione di esteriorit e di trascendenza. Mentre vediamo che le pratiche del governo sono da una parte, delle pratiche molteplici che coinvolgono molta gente: il padre di famiglia, il superiore del convento, il pedagogo e il maestro rispetto al bambino o al discepolo; ci sono pertanto molti governi rispetto ai quali quello del Principe nei confronti del suo Stato non che una delle modalit, e, d'altra parte, tutti questi governi sono interni alla societ o allo Stato [].90

Foucault, a sostegno della sua teoria ascendente-discendente si avr una continuit discendente nel senso che quando uno Stato ben governato, allora il padre di famiglia sa accudire alla famiglia, ai beni, al patrimonio, e gli individui, a loro volta, si comportano come si deve, e allinverso91 - cita autori come Guillame de La Perrire che, nella sua Miroir Politique, ci dice come il governo la retta disposizione delle cose di cui ci si occupa per indirizzarle ad un fine conveniente o come Pufendorf un sovrano non deve perseguire nulla di vantaggioso per se stesso se non lo anche per lo stato; e mentre nella sovranit questo bene di utilit pubblica, il fine ultimo, veniva realizzato con lobbedienza alla legge e al

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Michel Foucault, Omnes et singulatim, cit.,p. 130. Michel Foucualt, Sicurezza, territorio, popolazione, cit.,p. 76. 89 Ivi, pp. 70-83. 90 Michel Foucault, Poteri e strategie, a cura di Pierre della Vigna, Memesis, Milano, 1994, p. 48. 91 Michel Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., pp. 75-76.

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sovrano il bene quindi la sottomissione e lobbedienza con questa nuova linea teorica il fine conveniente pu essere molteplice, nella massimizzazione e nella perfezione dei processi che dirige;92 []nel testo di La Perrire, vi accorgete che la definizione del governo non si riferisce in alcun modo ad un territorio. Si governano le cose. Ma cosa significa questa espressione? Non credo che si tratti di opporre le cose agli uomini, ma di mostrare piuttosto che ci a cui si riferisce il governo non il territorio, ma una specie di complesso costituito dagli uomini e dalle cose. Pertanto le cose di cui deve occuparsi il governo sono gli uomini, ma nei loro rapporti, legami, imbricazioni con queste altre cose che sono le ricchezze, le risorse, i mezzi di sussistenza, il territorio, certo, nelle sue frontiere, con le sue qualit, il suo clima, la sua siccit, la sua fertilit; sono gli uomini nei loro rapporti con queste altre cose che sono gli usi, le abitudini, i modi di fare o di pensare, ecc., e infine gli uomini nei loro rapporti con queste altre cose ancora che possono essere gli incidenti o le disgrazie come la carestia, l'epidemia, la morte [].93

Lo Stato ci che comanda il governo in modo razionale secondo necessit: si chiede cos un territorio, che sono gli abitanti, come raggiungere la ricchezza; la nuova ragione di governo si svincola dalla ragione di Stato classica; una nuova razionalit di governo quindi, che, con lo sviluppo di dottrine come il mercantilismo94 e di scienze come la statistica, pone le basi per una propria sfera di autonomia e permette allo Stato una propria griglia dintelligibilit, che si sviluppa secondo due direttrici: esternamente, con le tecniche diplomatico-militari concorrenza fra stati, bilancia commerciale, eserciti e internamente, come diretta conseguenza della nuova razionalit statale che trova un proprio fine e una propria storia in se stessa e come diretta conseguenza del vincolo esterno in poche parole, lo Stato di polizia -; per raggiungere la potenza esterna, occorre unorganizzazione interna. E Foucualt a sostegno della sua tesi prende come esempio autori come Turquet, De Lamare, Von Justi: per loro il termine polizia designa complessivamente il nuovo campo dazione sul quale il potere politico pu intervenire, la polizia vigila sul vivente 95, la polizia deve garantire la felicit della gente, la sopravvivenza, la vita, il suo miglioramento [] ci che permette allo Stato di accrescere il suo potere e di esercitare la forza al suo massimo

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Ivi,p.81. Michel Foucault, Poteri e strategie, cit. p. 52. 94 Descritta da Focuault come tecnica e calcolo di rafforzamento del rafforzamento della potenza statale nella competizione europea attraverso il commercio, in Michel Foucualt, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p. 243. 95 Nicolas De Lamare, Trait de la police, p.4. Citato in Michel Focuault, Omnes et singulatim, cit., pp. 140-141.

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livello96. Proprio in questultimo autore troviamo lo snodo dellelaborazione teorica di Foucault, per due motivi: la differenziazione tra Politik che consiste nel combattere i nemici interni ed esterni, ed ha quindi una funzione negativa e Polizei che consiste nel favorire al tempo stesso la vita dei cittadini e la potenza dello Stato ed ha quindi valenza positiva ed il concetto di popolazione97, intesa come un gruppo di viventi le cui caratteristiche sono quelle di tutti gli individui che appartengono ad una stessa specie, presentando cos tassi di mortalit e di fecondit, sono esposti ad epidemie, a problemi di sovrappopolazione ed hanno un certo tipo di distribuzione territoriale98. Entra in gioco unaltra economia del potere ed un

personaggio politico nuovo, si smette di vedere la popolazione come suddito di diritto e viene vista come una parte dellinsieme dei processi da gestire sulla b ase della loro naturalit; nel senso che essa non referente immediato allazione del sovrano ma dipende da diverse variabili come lintensit dei traffici commerciali, come il clima, come i valori morali o religiosi, come certamente anche in base alle leggi. Tutto ci permette di dire che questa naturalit pu essere constatata nella costanza dei fenomeni e che questi avvengono grazie a delle variabili le quali possono essere modificate grazie a tecniche di governo specifiche; siamo di fronte ad una nuova razionalit politica: popolazione quellinsieme che si estende dal radicamento biologico della specie fino alla superficie di presa del potere pubblico 99, la popolazione si costituisce come il mero fattore di correlazione del moderno meccanismo di potere100. Ecco qui che si riuniscono le due tecnologie di potere che formano la presa sulla vita:
Si tratta di una tecnologia che non esclude la prima, la tecnica disciplinare vera e propria, ma la incorpora, la integra, la modifica parzialmente e che, soprattutto, la utilizza installandosi al suo interno [] questa nuova tecnica non si applica alla vita degli uomini, o meglio, investe non tanto luomo-corpo, quanto luomo che vive, luomo in quanto essere vivente, luomo specie. Direi anzi con pi precisione, che la disciplina governa la molteplicit che deve risolversi in corpi individuali da sorvegliare, addestrare, eventualmente da punire. Anche la nuova si rivolge alla molteplicit, ma come una massa globale investita da processi di insieme che sono specifici della vita, come la nascita, la morte, la produzione, la malattia, e cos via.

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J.H.G. von Justi, Elementi generali dello Stato, citato in Michel Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p. 226-258. 97 Non un concetto nuovo ma il primo a considerare lassetto fisico ed economico dello Stato come un ambiente con il quale la popolazione interagisce reciprocamente, Michel Foucault, Tecnologie del s: un seminario con Michel Foucault, cit., p. 150. 98 Ibidem. 99 Michel Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p. 67. 100 Ivi, p.69.

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[] dopo lanatomia-politica del corpo umano nel settecento, alla fine del secolo si vede apparire qualcosa che chiamerei una biopolitica101.

Un qualcosa di simile alle discipline, non un tuttaltro bens un altro livello danalisi e di strumenti; ebbene questi nuovi strumenti con cui far presa sulla vita in quanto specie sono i dispositivi di sicurezza. Non esiste unet disciplinare n unet della sicurezza n unet legale -, si tratta di una serie di edifici in cui cambia il modo di strutturare le cose su diversi aspetti. In primo luogo lo spazio: mentre le discipline danno forma architettonica ad uno spazio e pongono come problema essenziale una distribuzione gerarchica e funzionale degli elementi, i dispositivi di sicurezza cercano di strutturare un ambiente in funzione di serie di eventi o elementi possibili ed aleatori, e che bisogna iscrivere in uno spazio dato; lambiente designa quella zona di interferenza tra gli eventi prodotti da individui, popolazioni e gruppi, e gli eventi naturali che accadono intorno ad essi 102. La disciplina centripeta, funziona solo se isola uno spazio, i dispositivi sono centrifughi, integrano in continuazione nuovi elementi, dilatano il raggio dazione. Altra differenza consiste nel fatto che la disciplina cerca di impedire tutto, e lo fa nel dettaglio, la sicurezza invece ci si appoggia sui dettagli, non li considera benevoli o malevoli, bens naturali, necessari, inevitabili, e vede come operano sulla popolazione per andare ad agire attivamente su questa. Terza differenza che la disciplina suddivide le cose secondo il codice del lecito e del vietato ed allinterno di questo range specifica ci che obbligatorio; nella sicurezza si prende una distanza sufficiente dagli eventi per vedere come si determinano, siano essi graditi o indesiderati, si appoggia sulla realt103 per cercare di annullarla o regolarla. La quarta differenza verte sulla norma: mentre la disciplina parte da essa e alla luce di questa perviene a distinguere il normale dallanormale, nei dispositivi di sicurezza si procede allidentificazione del normale e dellanormale, delle differenti curve di normalit, e loperazione di normalizzazione vera e propria consiste nello studiare queste distribuzioni e ricondurre le pi sfavorevoli al livello delle altre; dalla normazione alla normalizzazione104. Inoltre c uno scivolamento nello sfondo da parte della legge e la sua minaccia della morte come minaccia assoluta; non che scompaia ma questa

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Michel Foucault, Bisogna difendere la societ, cit., p. 209. Michel Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p. 30. 103 Torniamo circolarmente su ci che dicevamo prima: non c pi un governo politico di Dio, la politica ha a che fare con la realt; dalla teologia alla fisica. 104 Michel Foucualt, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., pp.55-56.

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funziona sempre pi come una norma e collabora quindi ad una distribuzione di ci che vivente in un dominio di valore ed utilit. Ci che complessivamente posto in questione un diverso rapporto individuo/molteplicit, si delinea un potere che non attua una costante sorveglianza, ma che cerca di far emergere il livello in cui la sovranit diviene giustificabile, applicando i dispositivi di sicurezza in ci che aleatorio nei processi della popolazione; e lo fa grazie a conoscenze e saperi esperti, prodotti da istituzioni che si differenziano dallo Stato, come la statistica, leconomia politica, la biologia, la medicina, la criminologia105. Rimane il fatto che, a partire dal XVII secolo, queste due tecnologie che si compenetrano formano un nuovo tipo di economia e razionalit del potere; un potere che prende in carico la vita, singolarmente e collettivamente, imponendo e regolando.

I.5 Il razzismo di stato


Partendo da lontano siamo cos arrivati a descrivere lapplicazione di un nuovo potere, il biopotere, il potere sulla vita: una serie di fenomeni e meccanismi grazie ai quali i tratti biologici che caratterizzano la specie umana diventano oggetto di una politica, di una biopolitica106, termine con cui si designano quei meccanismi che fanno entrare la vita e i suoi processi biologici nel campo dei calcoli espliciti e fa del potere-sapere un agente di trasformazione della vita umana107; per millenni, luomo rimasto quel che era per Aristotele: un animale vivente ed inoltre capace di unesistenza politica, luomo moderno un animale nella cui politica in questione la sua vita di essere vivente.108 Nella teoria classica della sovranit, il sovrano aveva diritto di vita e di morte109, con il soggetto quale elemento neutro, dacch esso, nei confronti del potere, non ha pieno diritto di essere n vivo n morto; solo il sovrano dispone di questi due diritti e solo egli permette al soggetto di essere vivo o morto; questesercizio sovrano presenta per uno squilibrio dalla

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A. Molteni, La biologizzazione della sicurezza, in Medicalizzazione, sorveglianza, biopolitica, cit., p.150. Ivi, p. 13. 107 Michel Foucault, La volont di sapere, cit. p. 126. 108 Ibidem. 109 Michel Foucault, Bisogna difendere la societ, cit., pp. 206-207.

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parte della morte: leffetto del potere sovrano sulla vita non si esercita che a partire dal momento in cui si stabilisce che egli pu uccidere; il diritto di uccidere a detenere in s lessenza stessa del diritto di vita. Si tratta essenzialmente di un diritto di spada, del diritto di far morire o lasciar vivere.110 La trasformazione che abbiamo descritto nei paragrafi precedente stata quella di completare questo diritto, se non proprio sostituirlo, con quello di far vivere e lasciar morire. Da quando il potere si prende il diritto di intervenire sul come della vita, per controllarla, per potenziarla, per valutarne rischi e deficienze, la morte intesa come termine della vita diventa allora il punto terminale del potere, in una relazione desteriorit in quanto non ha una presa; la morte si sposta sul privato. Un potere che conosce solo la vita e che applica nello stesso tempo la tecnologia della disciplina e quella della regolazione, un potere che, nelle mani dello Stato, ha potuto operare solo facendosi attraversare dal razzismo; cosa centra il razzismo? Il discorso razzista intervenuto offrendo al nascente bio -potere ununit di misura, una catalogazione allinterno di quel continuum biologico costituito dalla specie umana111; in primo luogo la separazione tra ci che deve vivere e ci che deve morire, una cesura allinterno del biologico, dividendo in sottogruppi la popolazione; in secondo luogo ha la funzione di far dire pi lascerai morire, pi, per ci stesso, tu vivrai112 visto che si instaurer, tra la vita di uno e la morte di un altro, una relazione biologica: pi lanormale, la specie inferiore tender a scomparire pi io in quanto specie forte tender ad essere vigoroso e prolificare; nello specifico comunque, la morte dellaltro non coincider semplicemente con la mia vita, ma render la mia vita pi sana e pura. Ovunque sar presente un biopotere lo Stato potr mettere a morte, manterr il diritto di uccidere, grazie alla presenza del razzismo; quando si parla di messa a morte se ne parla in senso lato, si intende tutto ci che pu essere morte indiretta: anche solo il fatto di far aumentare per certi il rischio di morte o pi semplicemente la morte politica, il rigetto, lespulsione, lesclusione113. Se al sovrano compete in ogni tempo il diritto di decidere quale vita possa essere uccisa senza commettere omicidio, nellet della biopolitica questo potere diventa decisione di impartire il punto in cui la vita cessa di essere politicamente rilevante, sovrano colui che decide sul valore e disvalore della vita in quanto tale114. Guerra per rafforzare e guerra per rigenerare la propria
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Ibidem. Natascia Mattucci, Ideologia totalizzante e frammentazione biologica , in Medicalizzazione, sorveglianza, biopolitica, cit., p. 106. 112 Michel Foucault, Bisogna difendere la societ, cit., p. 220. 113 Ivi, p. 222. 114 Giorgio Agamben, Homo sacer, il potere sovrano e la nuda vita , Einaudi, Torino, 1995, p. 158.

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razza eliminando laltra; si ripresenta il tema della guerra sociale insita nellelaborazione teorica di Foucault sul potere. Ci che costituisce la specificit di questo nuovo razzismo, del razzismo moderno, non collegato ad una sorta di mitizzazione ideologica di uno Stato per scaricare ostilit o ad un odio tra razze, bens il legame con il potere, alla tecnologia del potere, ad un meccanismo che autoriproduce e fa funzionare il biopotere. Se il razzismo di Stato pu essere considerato come il punto pi alto, lestremizzazione della presa politica sulla vita e della stessa teorizzazione del biopotere di Michel Fouault, egli non lunico a sospettare della pericolosit di questirruzione nella sfera biologica:
Mentre allinizio dellet moderna il governo si identificava con tutto il complesso politico, adesso diventava il protettore designato non tanto della libert quanto del processo vitale, degli interessi della societ e dei membri di questa. La sicurezza resta il criterio decisivo: ma non pi la sicurezza dellindividuo contro una morte violenta, come per Hobbes, bens una sicurezza che permetta al processo vitale della societ nel suo insieme di svolgersi senza intoppi115.

O ancora c chi vede nella vita stessa un principio inarrestabile, una deriva:
La vita non si evolve da un deficit iniziale, ma da un eccesso [] da un lato rivolta alla sopraffazione e allincorporamento di tutto ci che incontra; dallaltro, una volta colmata fino allorlo la propria capacit acquisitiva, portata a rovesciarsi fuori di s, a dilapidare i propri beni eccedenti ed anche se stessa; la vita non cade in un abisso; piuttosto labisso in cui rischia essa stessa di cadere116.

Non mancano inoltre pericolose analogie:


In quanto i suoi abitanti sono stati spogliati di ogni statuto politico e ridotti integralmente a nuda vita, il campo di concentramento anche il pi assoluto spazio biopolitico che sia mai stato realizzato, in cui il potere non ha di fronte a s che la pura vita senzalcuna mediazione . Il corpo biopolitico, che costituisce il nuovo soggetto politico fondamentale [] diventa la posta di una decisione politica che opera nellassoluta indifferenza di fatto e di diritto117.

Si va incontro, in poche parole, ad un rischio di un rovesciamento della politica, o meglio biopolitica, in tanatopolitica, come conseguenza di una presa di potere sulla vita, intesa per nella sovrapposizione della zo, vale a dire alla vita nella sua semplice tenuta biologica, sul

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H. Arendt, Che cos la libert, in Tra passato e futuro, a cura di A. Dal Lago, Milano, 1991, p. 208. F. Nietzsche, Su verit e menzogna in senso extramorale, cit., p. 369. 117 Giorgio Agamben, Homo sacer, cit., p. 192.

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bios, inteso come vita qualificata118 ; la nuda vita119, la pura e semplice sopravvivenza, il puro dato biologico che diventa immediatamente politico120, che prende autocoscienza e diventa partecipazione attiva della specie. Il deserto del reale rivela che quando il metabolismo ciclico della vita occupa tutto lo spazio pubblico, giocato intorno al cerchio inderogabile della produzione, si sta sotto il segno della necessit e della sopravvivenza, che non libert umana e politica121.

I.6 Il potere-sapere liberista


Dal pastorato alla ragion di Stato e grazie a questa lo stato di polizia; nel mezzo discipline e dispositivi di sicurezza, governo delle anime, dei corpi e della specie, il tutto attraversato e percosso dal minimo comun denominatore del biopotere. Ma non tutto, lo stato di polizia entra in crisi a partire dalla prima met del XVII secolo come conseguenza di una critica serrata da parte degli economisti. Essi spostano dapprima lattenzione dalla commercializzazione alla produzione, dopodich immettono il principio del giusto prezzo mettendo in crisi la regolamentazione onnipresente dello stato di polizia, una regolamentazione che postulava unindefinitezza delle cose ed un sovrano che tutto poteva aggiustare , ossia la cristallizzazione di una visione che vede nel modificare il corso delle cose e degli eventi come un peggioramento: si pensa ad una regolamentazione spontanea di cose ed venti. Altro punto di critica il fatto di vedere nella popolazione non un bene in s o un valore assoluto, essa relativa allambiente e tender ad un aggiustamento naturale; infine il bene di tutti, e questo il punto cruciale per la nostra analisi, sar assicurato dal comportamento di ognuno, se Stato e governo sapranno lasciar giocare i meccanismo dellinteresse privato. Lo stato quindi come regolatore di interessi e non pi come principio della felicit di uno e tutti, uno Stato che dovr rispettare come principio fondamentale i processi naturali: bisogna manipolare, suscitare, facilitare, lasciar fare, in altre parole gestire e non pi regolamentare; inquadrare i fenomeni naturali in maniera tale che non vengano deviati o che un intervento inappropriato li devii122. Di certo, la polizia non scompare, si avr un sistema a doppia entrata, con da una parte un insieme di meccanismo che dipendono
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Roberto Esposito, Bios, Einaudi, Torino, 2004, p. 4. Giorgio Agamben, Homo sacer, cit., p. 12. 120 Ivi, p.164 121 Laura Bazzicalupo, Ambivalenze della biopolitica, in L. Bazzicalupo R. Esposito, Politica della vita. Sovranit, biopotere, diritti, Laterza, Roma-Bari, 2003, p. 138. 122 Michel Foucualt, Sicurezza, territorio, popolazione, cit., p. 252

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dalleconomia e che avranno la funzione positiva di far crescere le forze di Stato e popolazione, dallaltra parte un apparato negativo, nel senso che si deve impedire il disordine, le irregolarit, le illegalit. Come i politici definirono una nuova arte di governo fissando principi razionali e forme di calcolo specifiche - staccandosi dalla cosmo-teologia medievale -, stessa cosa fecero gli economisti, si staccarono dallo stato e dalla sua razionalit, mettendo alla base la ragione economica e la naturalit dei rapporti tra gli uomini quando coabitano, quando fanno scambi, quando producono123. Con gli economisti nasce una nuova governamentalit, pi di un secolo dopo la comparsa di unaltra governamentalit che risale al XVII secolo: il pensiero politico economico-liberale parte dal presupposto di un potere cieco, costretto dalla sua irriducibile ignoranza, ad autolimitarsi124. Nella logica del governo foucaultiano, al pari della biologia, sinnesca un secondo elemento che fa epoca nellinterpretazione della modernit in termini di biopolitica, il liberalismo, il governo tra un massimo e un minimo - e leconomia politica -.125 Il principio di regolazione di questo governo si basa su un certo regime di verit, che trova la sua espressione e formulazione teorica nelleconomia politica: governo minimo ed economia politica sono due cose collegate tra loro, ma il vero regime di verit non sta prettamente nella sua teoria, ma in un luogo preciso, il mercato. Certamente, dalla testa degli economisti che si permette questa trasformazione: la teoria del giusto prezzo un prezzo naturale, buono, normale, che esprime un rapporto adeguato tra costo di produzione ed ampiezza della domanda sar il rivelatore di una conformit ai meccanismi naturali che porter a vedere nel mercato un elemento di veridizione e di controllo dellattivit di governo; leconomia politica indicher al governo il luogo in cui andare a cercare il principio di verit della sua pratica specifica126; ci che permette di rendere intelligibile il reale semplicemente il fatto di mostrare ci che possibile: che il reale sia possibile.127 In sintesi, si tratta di far emergere ci di cui sarebbe inutile interessarsi per il governo, e i limiti di questo saranno quindi definiti dai confini dellutilit del suo intervento, dal raggiungimento degli interessi dellindividui e della collettivit.
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Ivi, p. 254. M. Senellart, Governamentalit e ragion di stato, in http://www.filosofia.unina.it/ars/senellart.html. 125 Renata Badii, La lettura foucaultiana della biopolitica, in Biopolitica, bioeconomia e processi di soggettivazione, a cura di A. Amendola, L. Bazzicalupo, F. Chicchi, A. Tucci, Quodlibet, Macerata, 2009, p. 47. 126 Michel Foucault, Nascita della biopolitica, cit.,p. 40. 127 Ibidem.

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Foucault nella sua analisi del liberismo compie un balzo di duecento anni e prende sotto esame gli ordoliberali tedeschi, in auge a partire dalla met del XX secolo circa; mentre nel XVIII secolo si chiedeva allo stato che dopo un certo limite esso non sarebbe potuto intervenire, essi posero le basi per uneconomia di mercato che non doveva fungere da mera limitazione bens da vero e proprio principio regolatore; lo stato aveva prodotto guerre, carestie, il nazismo, nulla prova invece che il mercato sia dotato di altrettanta difettosit128; uno stato sotto la sorveglianza del mercato, anzich il contrario. Per realizzare questutopia han messo in atto determinate trasformazioni: Innanzitutto cambia la logica del laissez-faire: mentre prima si pensava che la concorrenza potesse essere, nel suo ruolo di organizzatrice del mercato, una naturalit, un processo spontaneo, ora si vede in ci uningenuit naturalista129, essa considerata una logica economica che pu produrre i suoi effetti a patto che ci siano determinate condizioni artificialmente predisposte; una governamentalit attiva a partire dallindice generale del mercato. Ma c di pi: i meccanismi della concorrenza devono essere applicati nel modo pi esteso possibile, a tutta la societ; non una societ sottomessa alleffetto merce bens alleffetto impresa; una societ dell homo oeconomicus concorrenziale, dove ogni unit di base ha la forma dellimpresa; In secondo luogo, data una societ di mercato concorrenziale, c la ridefinizione dellistituzione giuridica; difatti, analogamente a come si trattato il tema della concorrenza, cosa come il regime della propriet, il contratto o il brevetto, non sono dati naturali perci occorrono creazioni contingenti del legislatore, serve la cornice legislativa adeguata. Il giuridico non sovrastruttura, ossia non mero impianto asservito alleconomia, esso invece ne modella la forma; leconomico non un processo naturale o meccanico, ma un insieme di attivit regolate, perci siamo di fronte ad un ordine economico-giuridico130. E come deve agire limpianto giuridico? Esso deve innanzitutto formulare delle misure di carattere generale, formali, ma non iscriversi allinterno di una scelta economica globale, misure che permetteranno agli individui di agire liberamente

128 129

Ivi, pp. 102-108. Ivi, p. 111. 130 Ivi, p. 136.

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allinterno di esse, e misure che vincoleranno i soggetti come lo stato stesso; lo stato non deve prendere decisioni, devessere cieco rispetto ai processi economici131. Il lavoro, che nellimpostazione classica o marxiana - era un elemento neutro, ridotto a mero fattore tempo e quindi amputato di tutta la sua realt umana; la colpa stava nella formulazione teorica, nel modo di analizzare leconomia; questa viene ora vista come la scienza del comportamento umano che in una situazione di scarsit compie una scelta tra fini alternativi132, perci lanalisi deve mettere in evidenza quale sia il calcolo che lindividuo compie. Da qui il lavoro viene visto come unattivit svolta per produrre un salario, un reddito, un capitale, una propria competenza; si delinea un homo oeconomicus come imprenditore di se stesso, si delinea la nozione di capitale umano. Proprio grazie al concetto di capitale umano si assiste ad uno spostamento delleconomico nel sociale: qualsiasi attivit umana finanche psicologica pu essere letta in termini di utilit/disutilit, ogni condotta umana, anche non razionale, pu essere attraversata dallanalisi economica, limportante che questa condotta risponda in maniera sistematica a delle modifiche nelle variabili dellambiente, deve cio accettare la realt. Il soggetto diviene quindi un oggetto da poter maneggiare visto che si muove in base ad un interesse soggettivo.133 Inoltre tutto ci porta anche alla possibilit di una critica permanente allazione di governo, si filtra la potenza pubblica in termini di efficacia. 134 Il laissez-faire diventa un non lasciar fare al governo con il mercato che diventa una sorta di tribunale permanente. Centrale e peculiare poi il tema della libert per Foucault; la nuova arte di governo non la garanzia dellimperativo sii libero, un governo liberale nel senso che non pensa a garantire o rispettare questa o quella libert, ma consuma libert; per questo obbligata a produrne e di conseguenza ad organizzarla. Il liberalismo ti procurer di essere libero, non pu funzionare difatti se non l dove ci sono libert, di mercato, del venditore, dellacquirente, di espressione ecc.135 Se quindi non corrisponde allimperativo della libert, ma alla gestione ed organizzazione delle condizioni alle quali si pu essere liberi, si instaura un rapporto perverso tra tutto ci che la produce e tutto ci che al tempo stesso

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Ivi, p. 146. Ivi, p. 183. 133 Ivi, p. 223. 134 Ivi, p. 201. 135 Ivi, pp. 65-68.

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la limite e la pregiudica, perci sono necessari controlli e coercizioni. Cos il criterio per calcolare il costo di produzione della libert sar la sicurezza, determinare cio quando gli interessi di uno e tutti si trasformino in qualcosa di pericoloso; libert e sicurezza, leconomia di potere specifica del liberalismo, portando i soggetti ad una continua cultura del pericolo, il correlato culturale e psicologico interno al liberalismo.

Si visto quindi che oltre alla biologia subentra leconomia politica come sapere che guida lesercizio del potere sulla popolazione, il pilastro di una razionalit che pensa la politica come una regolamentazione della vita e che per tale ragione si rivela sempre pi uneconomica piuttosto che una politica.136 La natura biologica dellumano presentata come dato di partenza, sul quale adottare misure cultural-politico-economiche, sotto lesigenza di prevedere e condizionare i comportamenti umani in chiave utilitaria; la biopolitica, il progetto di miglioramento socio-biologico, descrive luomo per oggettivarlo, sia in quanto essere biologico-vivente che come attore produttivo-consumante, attraverso quelli che Foucault chiama discorsi di veridizione, quello della biologia e quello delleconomia, veri e propri regimi di potere-sapere.137 Un biopotere e una biopolitica che agiscono con tecnologie di governo che si rapportano al processo sociale e agli individui che lo sostengono, preoccupandosi di adattare gli uni allaltro senza invadere gli spazi di esercizio delle libert individuali e senza potersi tuttavia astenere da un intervento di regolazione necessario, tra una carenza ed un eccesso che non pu pianificare n prevedere perch innestati sul libero esercizio della volont.138 Uninquietante similitudine della governamentalit foucaultiana con il modernissimo concetto di governance, entrambi processi di guida delle condotte individuali e collettive che pervadono lo spazio sociale articolando conflitto e cooperazione in maniera pragmatica ed in termini di efficienza, entrambi nati, seppur a distanza di secoli, in simbiosi con il liberalismo, un potere-sapere circolare dove le istanze della competitivit e del consumatore hanno sostituito le norme del servizio pubblico, dove le funzioni di governancetecnologie di potere sono costruzioni artificiali per cercare di governare una societ che vuole essere governata, cristallizzazione di una cooperazione trasversale e reticolare che trasversalmente va dal basso verso lalto per la formazione di una cultura di mercato
136 137

Laura Bazzicalupo, il governo delle vite. Biopolitica ed economia , Laterza, Roma-Bari, 2006, p. 8. Ivi, pp. 33-34. 138 Sandro Chignola. Sullepoca della biopolitica. Un commento , in Biopolitica, bioeconomia e processi di soggettivazione, cit., p. 67.

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transnazionale.139 In questo senso del discorso, in cui leconomia rifiuta qualsiasi spazio di mediazione e diventa immanente alla vita, la cattura, producendola normativamente, trasformandola e modellandola; sembra cos perdere di senso la nozione di governamentalit biopolitica: a primo acchito, pare che questa sia in qualche modo contenuta e fatta giocare intorno al concetto di governamentalit bioeconomica, quella modalit di governo delle condotte che si esercita a prescindere dai rapporti politici di sovranit e dai rapporti sociali di produzione, dove gli individui non sono n soggetti di diritto n soggetti produttivi ma mere unit biologiche che in quanto viventi esprimono opportunit di valorizzazione e cooperazione per un fine economico. In tal senso per bioeconomia si pu intendere una nuova sintassi dello sfruttamento intesa non pi come arbitrario intrattenimento di sovrappi ma anche come suadente e consensuale disposizione della vita nella cifra dellutile140, in qualit di un discorso sui desideri che agisce attraverso i media attuando una vera e propria colonizzazione dellimmaginario collettivo; il liberalismo degli interessi non altro che una forma di capillare autocontrollo da parte dei singoli individui141.
Il discorso neoliberale non un discorso come gli altri. un "discorso forte"; che per tanto forte, e difficile da controbattere, soltanto perch ha dalla sua tutte le forze di quel mondo di rapporti di forze che esso stesso contribuisce a far diventare ci che , orientando in particolare le scelte economiche di chi domina i rapporti economici, e aggiungendo cos a questi rapporti di forze la propria forza, propriamente simbolica. In nome di questo programma scientifico di conoscenza, convertito in programma politico d'azione, si compie un immenso lavoro politico (negato, poich in apparenza puramente negativo) mirante a creare le condizioni di realizzazione e di funzionamento della "teoria"; un programma di distruzione metodica dei collettivi.[] una sorta di macchina logica che si presenta come una concatenazione di vincoli, con effetti di trascinamento sugli agenti economici. L'istituzione pratica di un mondo darwiniano della lotta di tutti contro tutti, a tutti i livelli della gerarchia, in cui si fa leva sull'insicurezza, sulla sofferenza e sullo stress per ottenere il massimo impegno sul lavoro e al servizio dell'impresa, non potrebbe indubbiamente riuscire in maniera cos completa senza la complicit delle predisposizioni alla precariet prodotte dall'insicurezza e dall'esistenza, a tutti i livelli di gerarchia, anche quelli pi elevati, di un esercito di riserva di manodopera resa docile dalla precarizzazione e dalla permanente minaccia della disoccupazione. Il fondamento ultimo di tutto quest'ordine economico, che pure si pone sotto il segno della libert, in effetti la violenza strutturale della disoccupazione, della precariet e dell'implicita minaccia di licenziamento. [] Eppure, sono l, sotto gli occhi di tutti, gli effetti della grande utopia neoliberale realizzata: non soltanto la miseria di una parte sempre pi grande delle societ economicamente pi avanzate, lo straordinario aumento dei divari tra i redditi, la progressiva scomparsa degli universi autonomi di produzione culturale (cinema,
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Salvo Vaccaro, Governance e governo della vita, in Biopolitica, bioeconomia e processi di soggettivazione, cit., pp. 113-118. 140 Federico Chicchi, Bioeconomia: ambienti e forme della mercificazione del vivente , in Biopolitica, bioeconomia e processi di soggettivazione, cit., p. 153. 141 Elettra Stimilli, Metodica dellesistenza e capitale umano, in Biopolitica, bioeconomia e processi di soggettivazione, cit., p. 197.

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editoria ecc.), in seguito all'imperiosa intrusione dei valori commerciali, ma anche e soprattutto la distruzione di tutte le istanze collettive e in primo luogo dello stato depositarie di tutti i valori universali associati all'idea di pubblico, in grado di contrastare gli effetti della macchina infernale. Dovunque, nelle alte sfere dell'economia e dello stato come in seno alle imprese, assistiamo all'imposizione di quella sorta di darwinismo morale, con il culto del winner formato alla matematica superiore e al salto con l'elastico, che instaura la lotta di tutti contro tutti e il cinismo come norma di tutte le prassi142.

Il dominio attuale delleconomia rivela una contraddizione essenziale riscontrabile nella vita concreta e reale: la sua fonte di legittimazione ed il suo unico fine, il viver bene, il benessere, si compie, o meglio, in potenza dattuazione sotto la spinta di unossessione acquisitiva che pregiudica il luogo del godere leudaimonia , il sentirsi soddisfatti, sazi, pacificati, protetti; flussi di denaro che scorrono, flussi di propriet che si vendono, flussi di lavoratori che si deterritorializzano, ossessione dellinnovazione tecnologica, alienazione, sono tutte spinte che sono lesatto contrario e la morte stessa del desiderio del bene-stare.143

142

Pierre Bordieu, Lutopia, in via di realizzazione, dello sfruttamento , in http://www.mondediplomatique.it/LeMonde-archivio/Marzo1998/pagina.php?cosa=9803lm03.01.html&titolo=L%27essenza%20del%20neoliberalismo 143 Laura Bazzicalupo, Il governo delle vite, cit., p. 16.

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Capitolo II: Razionalit tecniche

Deleuze- Gattari, Lanti-Edipo Perch gli uomini combattono per la loro servit come se si trattasse della loro salvezza?

Ivan Illich, Nello specchio del passato Se qualcuno mi domandasse: Ivan, che cos che ti potrebbe stimolare di pi nel prossimo anno e mezzo? questo il tipo di orizzonte nel quale inquadro la mia vita risponderei che mi piacerebbe convincere un certo numero di persone a riflettere pi su come gli strumenti influiscano sulla nostra percezione che su ci che possiamo fare con essi, a indagare su come gli strumenti modellino la nostra mente, come il loro uso modelli la nostra percezione della realt ben pi di quanto noi si modelli la realt applicandoli o utilizzandoli.

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II.1 Tecnica come razionalit


In modo analogo ai processi che hanno accompagnato la nascita della ragione di governo, fino ad arrivare al biopotere, la modernit, come detto, caratterizzata dal distacco delluomo dalla natura e da Dio; seguendo una direttrice diversa da quella foucaultiana della razionalit governamentale, in questo periodo si profila un altro processo legato a questa trasformazione antropologica. Si viene a formare, nello specifico, la figura dello scienziato, che non solo vuole conoscere la natura, bens trasformarla, usarla a scopi di utilit; il distacco delluomo da Dio, la secolarizzazione del mondo, sono i principi che consentono la nascita di una scienza che vede nella natura loggetto del suo dominio, e sono gli stessi principi che, sviluppandosi, conducono a un mondo meccanico dominato dalla tecnica. Le tecniche anteriori erano empiriche, poggiavano sulle esperienze personali, si tramandavano da una generazione allaltra, si rispettavano i tempi e ritmi naturali; ma con il XVII secolo, invece dellesperienza, si pone a fondamento della tecnica la conoscenza delle scienze naturali, si passa dallempirismo al razionalismo144; con la sottomissione della natura, oltre a plasmare un ambiente nuovo, cambia luomo stesso, passando dal tipo organico a quello meccanico: la comparsa delle macchine porta allo sradicamento delluomo dalle viscere della natura ed un cambiamento del suo ritmo di vita; la macchina si frappone tra luomo e la natura, sottomettendo luomo stesso; se prima dipendeva dalla natura, ora, per un verso, grazie alla tecnica si arricchisce, per un altro, prova una schiavit mai provata prima, viene smembrato, diviso e risponde a subumani145. principi inferiori non trascendenti, legati a Dio -, La tecnica diventa quellorizzonte da cui si schiudono tutti i campi

desperienza, auto-ponendosi come soggetto della storia e scalzando cos luomo. Principio dastrazione massimo e quindi incontrollabile dalluomo stesso, diventa un meccanismo naturale iscritto tra un positivo, lesercizio della potenza tecnica, ed un negativo, circoscritto nellerrore tecnico; la tecnica autoreferenziale.146

144

W. Sombart, La tecnica scientifica e lo spirito borghese, in M. Nacci, Tecnica e cultura della crisi, Loescher, Torino, 1982, p.151. 145 N. Berdjaev, Il senso della storia, cit.,, pp.170-174. 146 U. Galimberti, Psiche e techne, luomo nellet della tecnica, Feltrinelli, Milano, 1999, pp.39-41.

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La tecnica non pi un mezzo per fare come laratro, il martello la tecnica oggi prevalente, predominante rispetto ad ogni altro potere e sapere; la tecnica ha creato un mondo, il suo mondo autoreferenziale, la tecnica la societ, la tecnica la vita: per accrescere se stessa la tecnica deve sempre pi entrare nella vita delle persone, ma non solo con le varie tecnologie e con la cura tecnologica dei nostri corpi, ma con la produzione/modificazione dei nostri comportamenti, delle nostre psicologie individuali e sociali, dei nostri bisogni e delle nostre emozioni. La tecnica governa la vita, le d una ragione di senso, di comportamento, di azione, indirizzandone il fare attraverso saperi, poteri e soprattutto connessioni funzionali.147 Difatti la tecnica da intendere sia come insieme dei mezzi, ossia le tecnologie, sia come razionalit che presiede al loro impiego in termini di efficienza e funzionalit, ossia il fine.148 La tecnica oggi il nomos, la norma, la legge, il normale e il normato, produce e distribuisce saperi, cose, idee, modi di vivere secondo la propria regola/norma di organizzazione, ma soprattutto governa, amministra, distribuisce gli uomini nello spazio e nel tempo; razionalit tecnica che precede ed ingloba la razionalit del mercato; la tecnica gi sempre economia: dispone della natura, antepone le cose utili, post-pone quelle meno vantaggiose, si oppone a quelle che ostacolano la sua corsa, espone quelle che vuole proporre al consumo; la sua razionalit la gestione calcolante della vita, prende ad oggetto il corpo vivente per fornirgli/si le cose utili, la protezione, il potenziamento149. Presiede difatti tanto alla produttivit capitalistica quanto alla politica, anchessa tecnicizzata, indirizzata a quel fine che costituisce lunica fonte di legittimazione, leudaimonia, il viver bene, il ben-essere150; la tecnica oggi il vero biopotere, prevalente e dominante su ogni altro, che cresce e si rafforza grazie a specifiche biopolitiche; oggi la societ produce, consuma, si diverte, comunica, impara, informata mediante la tecnica, attraverso di essa; la societ funziona con le modalit duso e di funzionamento della tecnica; la societ, in quanto popolazione e in quanto insieme di individui, ha la forma della tecnica.151 con essa che oggi la societ viene divisa in normale e patologico, con essa che si stabilisce il vero dal falso; essa e non pi la scienza a prevalere la tecnica prevale sulla scienza e la piega ai suoi scopi, si serve della politica,

147 148

L. Demichelis, Bio-tecnica, la societ nella sua forma tecnica, Liguori, Napoli, 2008, p. 5. Ibidem. 149 Laura Bazzicalupo, Il governo delle vite, cit., p. 108. 150 Ivi, p.102. 151 L. Demichelis, Discipline e biopolitiche, in Biopolitica, bioeconomia e processi di soggettivazione, cit., p.266.

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agisce in modo economico152, essa a costituire il sistema di veridizione di cui parlava Foucault.
Bio-tecnica la rete informatica, i motori di ricerca, il lavoro immateriale come quello flessibile e precario, sono bio-tecnica la televisione, i videogiochi, il telefonino, la pubblicit, i blog e le e-mail, bio-tecnica la new economy, la finanziarizzazione delleconomia, biotecnica sono le politiche per i fondi pensione e il credito al consumo, Youtube e Second Life [] bio-tecnica come e cosa mangiamo, sono i manuali su come fare sesso, su come fare soldi, come educhiamo i bambini, il nichilismo sociale diffuso, bio-tecnica la morte della politica e la sua verticalizzazione in forma di a-politica e di anti-politica [] bio-tecnica: un insieme di procedure da eseguire, di programmi da scaricare, di modi duso sociale da vivere, di conformismo e di conformit, di disciplina ed auto-disciplina, di stili di vita, di consumi da produrre, di incessante messa in sicurezza della societ, di paranoica ricerca di immunizzazione dal contagio della morte.153

La bio-tecnica qui espressa la premessa e lintensificazione della bio-politica foucaultiana, perch senza la tecnica non ci sarebbero state discipline e dispositivi di sicurezza e perch questa la traduzione continua delle norme tecniche in norme sociali, ma mentre prima si misurava, controllava, disciplinava e regolava attraverso i corpi, ora si disciplinano ed insieme governano bio-tecnicamente gli uomini attraverso le loro emozioni, la loro psiche, producendo e vendendo immagini e immaginari che permettono di modificare artificialmente la percezione della realt; oggi bio-tecnica sempre pi positiva, bio-tecnica del piacere154: la sua offerta, produzione e promozione attraverso i luoghi del consumo/piacere, attraverso i media e la spettacolarizzazione della vita, formano la disciplina sociale prevalente che tiene insieme persone e popolazioni.155 Un potere pastorale bio-tecnico che si basa sullesaltazione dellio, dellego, sulla rimozione dei limiti, un potere che dirige le coscienze, governa le condotte degli uomini, manipola le idee del gregge come dellopinione pubblica mediante lorganizzazione del lavoro di produzione, di conoscenza, di divertimento -, mediante pubblicit, marketing, spettacolo, informazione; si rende illusoriamente partecipe lindividuo per farlo entrare nella produzione
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L. Demichelis, Bio-tecnica, la societ nella sua forma tecnica, cit., p.10. Ivi, pp.11-13. 154 Su tale argomento vedere anche G. Anders, Luomo antiquato Vol. II, sulla distruzione della vita nellepoca della terza rivoluzione industriale, traduzione di M. A. Mori, Bollati Boringhieri, Torino, 2003, p.124 : Fra le potenze che oggi ci formano e deformano non ce n pi neanche una che possa gareggiare con quella del divertimento. 155 Ivi, p. 18.

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incessante di un pi per la societ, basandosi sullassunto della sua innata volont di potenza
156

, che per viene incorporata e trasformata in volont di potenza della tecnica, di cui luomo

diviene mero strumento e prodotto157.


La socievolezza delluomo nasce solo da queste due cose, e cio dalla molteplicit dei suoi desideri e dai continui ostacoli che egli incontra nei suoi sforzi per soddisfarli, e [] con la parola societ voglio significare un corpo politico nel quale luomo, o soggiogato da una forza superiore o tolto dal suo stato selvaggio dalla persuasione, divenuto una creatura disciplinata, capace di realizzare i propri fini lavorando quelli altrui, e dove, sotto la guida di un capo o retti da qualche altra forma di governo, ciascun membro reso utile al tutto e, con unabile direzione, tutti sono spinti ad agire come se si trattasse di un sol uomo.158

La tecnica come macchina, come apparato, come apparato di apparati, come totalit, funziona e chiede alle sue parti suddivise ed individualizzate di funzionare sempre pi e sempre meglio e con sempre maggiore inconsapevolezza159;
I singoli apparati restano incapaci di funzionare in modo sensato finch non vengono coordinati in un tutto perfettamente funzionante come lapparato [] il funzionamento dei macroapparati la condizione per la riuscita dei microapparati [] ma, allo stesso modo, anche ogni macroapparato, se vuol funzionare e funzionare bene, deve accordarsi ad altri macroapparati. Con ci si afferma [] che gli apparati mirano fondamentalmente ad uno stato ideale, uno stato nel quale esista un apparato unico e perfetto, dunque lapparato, quello che raccoglie in s tutti gli apparati, quello nel quale tutto funziona bene.160

Quindi il mondo e la societ che diventano apparato, che diventano il fine ultimo dellinsieme degli altri (micro) apparati, con lindividuo addestrato ininterrottamente per funzionare attraverso esso e farlo funzionare, un potere che le persone non controllano;
Il principio di prestazione, che il principio di una societ acquisitiva e antagonistica in processo di espansione costante, presuppone un lungo sviluppo durante il quale il dominio stato sempre pi razionalizzato [] gli interessi del dominio e gli interessi dellinsieme coincidono: lutilizzazione vantaggiosa dellapparato produttivo soddisfa pienamente i bisogni e le facolt degli individui. Per la grande maggioranza della popolazione, la misura e il modo della soddisfazione sono determinati dal loro lavoro; ma questo lavoro lavoro per un apparato che essi non controllano, che opera come un potere indipendente. A questo potere gli individui, se vogliono vivere, devono sottomettersi, ed esso diventa tanto pi estraneo quanto pi specializza la divisione del lavoro. Gli uomini non vivono pi per la
156 157

E. Junger M. Heidegger, Oltre la linea, a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano, 1989, p.131. L. Demichelis, Bio-tecnica, la societ nella sua forma tecnica, cit., p.20. 158 B. Mandeville, La favola delle api, Laterza, Roma-Bari, 2002, pp.245-248. 159 E. Severino, La filosofia futura, BUR Saggi, Milano, 2006, p.71. 160 G. Anders, Luomo antiquato vol. II, cit, p.99.

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loro vita, ma eseguono funzioni prestabilite; mentre lavorano non soddisfano i propri bisogni e le proprie facolt, ma lavorano in uno stato di alienazione. La libido stata deviata per consentire prestazioni socialmente utili, e lindividuo lavora per se stesso soltanto in quanto lavora per lapparato, impegnato in attivit che in massima parte non coincidono con le sue facolt ed i suoi desideri [] le restrizioni agiscono sullindividuo come leggi oggettive e come una forza interiorizzata: lautorit della societ assorbita dalla coscienza e dallinconscio dellindividuo e opera sotto forma dei suoi desideri, della sua moralit, e delle sue soddisfazioni. Nello sviluppo normale lindividuo vive liberamente la sua repressione come vita propria: egli desidera ci che si ritiene debba desiderare.161

Ritroviamo cos sistematicamente la vecchia formula foucaultiana omnia et singulatim162, lagire singolo e collettivo per un pi di profitto dello scopo ultimo, qui ora, nellaccezione del principio di prestazione di Marcuse, anima e corpo delle persone ridotte a meri strumenti di lavoro alienato, e queste, in qualit di esseri viventi, possono adeguarsi soltanto se rinunciano alloriginaria libido che nellorganismo umano. Lindividuo perci non va lasciato solo, perch in tal caso la sua intelligenza non ignorer la possibilit di liberarsi da una realt repressiva, ed allora ecco il controllo e lorganizzazione del lavoro, del tempo libero, della sessualit, del piacere e del divertimento.163 Tecnica della tecnica delle tecniche, apparato di apparati, razionalit; nonch auto-accettazione, auto-adesione, introiezione delle procedure e norme imposte dal sistema. Le nuove tecnologie alterano la struttura dei nostri interessi, le cose a cui pensiamo, ed il carattere dei nostri simboli, le cose con cui pensiamo.164 Svolgiamo le cose senza alcun pensiero sul come e sul perch la cultura del button pushing , siamo attivamente passivi, efficienti, razionali, coinvolti: lautorit ha mutato il suo carattere, non pi manifesta bens anonima ed invisibile, per tutti ci conformiamo maggiormente che in una societ autoritaria visto che le nostre autorit sono ora il guadagno, la necessit, il mercato, lopinione pubblica; chi pu attaccare linvisibile? Chi pu ribellarsi contro nessuno?.165 Da qui si produce il conformista, quel soggetto che Anders definisce come luomo che, per ragioni di comodo o di vilt, decide di omologare le sue azioni, le sue azioni, i suoi

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H. Marcuse, Eros e civilt, Einaudi, Torino, 2001, p.88. A tal proposito importante anche il pensiero di E. Fromm in, Anima e societ, Mondadori, Milano, 1993, pp.62-63 o Psicanalisi della societ contemporanea: La societ non pu nulla senza gli individui concreti e lindividuo non vive se non come socializzato [] con gli individui che mostrano di avere un carattere socialmente tipico ossia una struttura caratteriale costruita dallesterno che lindividuo si sforzer di raggiungere. 163 Ivi, p.90. 164 N. Postman, Technopoly, Bollati Beringhieri, Torino, 1993, p.25. 165 E. Fromm, Psicanalisi della societ contemporanea, Mondadori, Milano, 1996, p.151.

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sentimenti, in breve tutto il suo stile di vita166; questindividuo nella societ attuale prende sempre pi corpo, un soggetto sempre pi passivo; mentre il potere autoritario lasciava uno spazio, seppur minimo, alla personalit ed alla resistenza , oggi tutto ci scompare grazie al conformismo soft, quello istigato dal piacere, persino divertente; c lillusione della libert, ma se si gira la medaglia c la tecnocrazia, una tecnica autoritaria-totalitaria; il tutto e il niente. E come ci diceva anche Foucualt, un potere pi muto ed impercettibile e pi al colmo della potenza, assicura al meglio il suo dominio. E questo potere invisibile che attraversa economia, politica, cultura, individuo e societ si accosta e fa avanzare delle analogie con la definizione di totalitarismo data da Hannah Arendt167, che lo considera come una forma di dominio nuova che non si limita a trasformare la politica, ma propone una modificazione nel profondo della stessa natura umana, trasformando gli individui in automi assolutamente obbedienti, senza autonomia, senza responsabilit per ci che fanno, avendo di fatto introiettato il totalitarismo stesso. Questultimo, secondo lautrice, agisce essenzialmente attraverso ideologia e terrore; e se il terrore sostituito dalla paura e dallincertezza, che permettono di far accettare supinamente nuovi controlli e nuove norme, nella prima lideologia che si costituisce un elemento essenziale per un potere totalitario; essa sostanzialmente la trattazione della storia in base alla stessa esposizione logica dellidea, da questa cio che pretende di ricavare i misteri del passato e risolvere le incertezze del futuro, ma in realt pura illusione, modificazione della percezione reale, ma coerente con se stessa: una falsificazione convincente che costruisce la realt e che opera quindi come addestramento delluno per legarlo al tutto; e la tecnica lo nel modo in cui offre incessantemente fughe dalla realt, sistemazione razionale dellirrazionale, dove ogni cosa ha un senso, una logica propria e fine a se stessa
168

; perch quando si producono regimi di veridizione e si controlla

limmaginario collettivo tramite pubblicit o propaganda -, quando si controlla il vero, il linguaggio, i simboli, allora siamo in ambiente prefoggiato, lo siamo noi stessi, mentre invece siamo convinti di controllare e possedere. A ben vedere per, c chi, come Galimberti, nega che la tecnica sia ideologia, e soprattutto perch a differenza dellideologia che pensa se stessa come immutabile, essa vive e si alimenta del superamento delle proprie ipotesi teoriche, non si estingue nel momento in cui un
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G. Anders, Luomo antiquato vol. II, cit., pp.177 e ss. H. Arendt, Le origini del totalitarismo, Einaudi, Torino, 2004, pp. 640-645. 168 L. Demichelis, Bio-tecnica, la societ nella sua forma tecnica, cit., p.126.

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nucleo teorico si rivela inefficace, perch non ha legato la verit a quel nucleo, ma alla sua efficacia produttiva, che pu essere benissimo garantita da altri nuclei teorici 169; in sintesi non basa la verifica delle sue idee in rapporto ad una verit immutabile ma fissa dei sistemi ipotetici da verificare tramite la loro efficacia; si basa cio su una rivoluzione permanente che neutrale rispetto al sistema, ci che unisce Washington a Mosca non di certo un qualcosa chiamato filo rosso, bens il fatto che entrambe non possono pi esistere senza la tecnologia del telefono; il fatto che entrambe sono sotto il dettato della tecnica170. E Anders continua, visto che lideologico si introdotto nel mondo stesso degli apparati siamo in unera postideologica; si assiste nella pratica ad un qualcosa di pi di unideologia, ma la morte di tutte le ideologie e la trasformazione della tecnica da mezzo a fine di se stessa: se il mezzo tecnico la condizione necessaria per realizzare qualsiasi fine, che non pu essere raggiunto prescindendo dal mezzo tecnico, il conseguimento del mezzo diventa il vero fine che tutto subordina a s, perch tutti gli scopi che gli uomini si propongono non si lasciano raggiungere se non attraverso la mediazione tecnica171. C il trionfo dellideologia-non-ideologia della tecnica172 perch pur basandosi su un sistema di ipotesi, comunque un insieme di idee che fa di se stesso lunica logica possibile, muta la forma dei propri contenuti per poter mantenere stabile il proprio contenitore di senso, senza fissare un limite.

La tecnica inaugura quellagire in conformit a uno scopo in cui riconoscibile il tratto tipico della razionalit, il cui procedere regolato dal calcolo che valuta lidoneit dei mezzi in ordine a fini prefissati. In questo quadro si visualizza luomo come soggetto dazione e la tecnica come strumento a sua disposizione. Accade per che lordine degli st rumenti condiziona la scelta dei fini, rigidamente vincolata dalla quantit e dalla qualit dei mezzi a disposizione, con la conseguenza che il perseguimento dei mezzi, senza di cui nessun fine raggiungibile, diventa il primo fine, per il conseguimento del quale tutti gli altri fini vengono subordinati e, se necessario, sacrificati. Cos, se la tecnica dovesse diventare come sembra, la condizione universale (mezzo) per la produzione dei beni e la soddisfazione dei bisogni, il raggiungimento di un adeguato apparato tecnico diventa il primo fine [] questo il modo in cui la tecnica, autonomizzandosi dai bisogni, dai desideri e dai motivi che sono alla base dell azione umana, si pone come il primo bisogno, il primo desiderio ed il primo motivo orientante [] detta legge prende il nome di ragione strumentale, il cui principio regolatore lefficienza che vale da criterio selettivo per le azioni da compiere e per le realt da porre in essere173.

169 170

U. Galimberti, Psiche e techne, luomo nellet della tecnica, cit., pp.409-410. G. Anders, Luomo antiquato vol. II, cit., p.97. 171 U. Galimberti, Psiche e techne, luomo nellet della tecnica, cit., p.37. 172 L. Demichelis, Bio-tecnica, la societ nella sua forma tecnica, cit., p.137. 173 U. Galimberti, Psiche e techne, luomo nellet della tecnica, cit., pp.251-252.

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Quando il progresso tecnico non ha altra finalit che il proprio progredire, lindividuo non ha altra giustificazione per la propria esistenza se non quella di declinare se stesso in termini di funzionalit, subordinando il proprio spirito alloggettivit, allefficienza, riconoscendo come unico valore labilit tecnica e la capacit produttiva.174 Gli uomini hanno oggi a che fare in primo luogo con un mondo di cose e apparati tecnici nel quale esistono anche altri uomini, e non il contrario, e se aggiungiamo che le condizioni e la finalit di ogni (micro) apparato sta nel coordinamento col suo macroapparato dove risiede il senso, il fine ultimo allora lo stesso mondo ad essere visto come apparato unico da inglobare; e siccome lapparato guarda il mondo esclusivamente in termini di utilizzabilit, gli uomini acquistano dignit solo se si inseriscono nellapparato come macchina175; ci lo si pu notare benissimo nel lavoratore, che non dispone pi del prodotto finale della sua arte ma servo dei ritmi del lavoro della macchina, dellinnovazione, della specializzazione176: sono le macchine che dicono alluomo cosa fare e per giunta luomo inconsapevole di tale inferiorit. Questinconsapevolezza unita alla volont di dominio della tecnica ci porta ad unimplosione, ad una mancanza di senso, che si traduce in si deve fare tutto ci che si pu fare e di conseguenza in si deve impiegare tutto ci di cui si dispone177, e cos gli uomini approdano con il loro agire alla forma pi alta di razionalit tecnica, in cui sono le cose a dettare i principi etici e in cui lind ividuo sprofonda nel nichilismo pi totale;
Lesistenza, cos com, senza scopo e senza senso, ma inevitabilmente ritornante, senza un finale nel nulla: leterno ritorno. Questa la forma estrema del nichilismo: il nulla (la mancanza di senso) eterno! [] La pi scientifica di tutte le ipotesi possibili. Noi neghiamo i traguardi finali: se lesistenza ne avesse uno, esso sarebbe gi stato raggiunto ; il nichilismo della tecnica mette in gioco lessere stesso delluomo e del mondo nella sua totalit.178

Se il nichilismo si aggira come sentimento diffuso nellet della tecnica, ci significa per Anders che il nostro sentire rimasto ancorato a schemi pre-tecnologici, e perci detta un comportamento adatto a quegli schemi; lasincronizzazione ogni giorno crescente tra luomo e il mondo dei suoi prodotti risponde al nome di dislivello prometeico179; a paralizzare

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M. Horkheimer, Eclissi della ragione. Critica della ragione strumentale, Einaudi, Torino, 1969, pp.123-124. U. Galimberti, Psiche e techne, luomo nellet della tecnica, cit., p.600. 176 G. Anders, Luomo antiquato, Vol. II, cit., p.80. 177 U. Galimberti, Psiche e techne, luomo nellet della tecnica, cit., p.707. 178 F. Nietzsche, Frammenti postumi 1885-1887 in Opere, Adelphi, Milano, 1972, vol. VIII, pp. 201-202 179 G. Anders, Luomo antiquato, vol. I, considerazioni sullanima nellera della seconda rivoluzione industriale, cit., p.24.

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luomo oltre alla grandezza delle prestazioni tecniche anche linfinita parcellizzazione dei processi lavorativi, nota come divisione del lavoro, che impedisce di seguire una trama globale e destituisce qualsiasi ordine di senso; effetti cos smisurati che impediscono al sentimento umano di reagire; non si possono trasformare i ceti in pure funzioni e poi aspettarsi che il loro ethos rimanga intatto180.

II.2 Tecnica come razionalit e mezzo: la televisione


Come detto nel paragrafo precedente, tecnica significa anche organizzazione del piacere, ma perch il divertimento ha tanto successo? Il divertimento terrore, ci disarma totalmente181, la non seriet fa s che lindividuo si abbandoni allo stimolo senza difese facendogli assorbire tutto ci che gli somministrato, vinto prima ancora di scendere in campo. Il modo in cui oggi noi ridiamo, camminiamo, amiamo, parliamo, pensiamo o non pensiamo, labbiamo imparato solo in minima parte nella casa paterna o le altre agenzie di socializzazione classiche scuola o istituzione religiosa ma piuttosto proviene quasi esclusivamente attraverso la radio, i film, la televisione, in breve, attraverso il divertimento; questo sta monopolizzando la vita di milioni, miliardi di persone, assomigliando ad una bestia onnivora che tutto divora e tutto restituisce come un dolce escremento, che si tratti di scimpanz che fumano, di catastrofi navali o di sfilate di moda, niente la disgusta, non ha tab, e daltro canto, non trova resistenze; gli individui inghiottono tutto ma contemporaneamente buttano gi un tantino di privazione di libert182. Tanto per citare una delle molte ricerche sul tema, rilevato che, in Italia nel 2010, un bambino su due ha la televisione in camera, un bambino su due vede la televisione o usa un videogioco per pi di tre ore al giorno e ce n una fetta consistente il 15% - che occupa ben 5 ore al giorno davanti ad uno schermo183; si pu capire bene il ruolo educatore delle nuove tecnologie di comunicazione e di svago; Pier Paolo Pasolini si sa, stato premonitore sulla funzione di mediazione svolta dalla televisione, e ne affermava:
Quanto alla televisione non voglio spendere ulteriori parole: cio che ho detto a proposito della scuola d'obbligo va moltiplicato all'infinito, dato che si tratta non di un insegnamento,
180 181

E. Junger M. Heidegger, Oltre la linea, cit., p.64. G. Anders, Luomo antiquato, vol. II, sulla distruzione della vita nellepoca della terza rivoluzione industriale, cit., pp. 123-124. 182 Ibidem. 183 Dati ISTAT, in http://www.ccm-network.it/azioni/numeri_Italia

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ma di un "esempio": i "modelli" cio, attraverso la televisione, non vengono parlati, ma rappresentati. E se i modelli son quelli, come si pu pretendere che la giovent pi esposta e indifesa non sia criminaloide o criminale? E' stata la televisione che ha, praticamente (essa non che un mezzo), concluso l'era della piet, e iniziato l'era dell'edon. Era in cui dei giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della stupidit e insieme dell'irraggiungibilit dei modelli proposti loro dalla scuola e dalla televisione, tendono inarrestabilmente ad essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino alla infelicit (che non una colpa minore).184

Nuove tecnologie, o meglio nuove bio-tecnologie, nuove bio-politiche per far agire sempre pi le persone sulla base di elaborazioni automatiche di accettazione del pensare sociale, grazie a parole, un linguaggio-sapere, e soprattutto immagini, permettendo lorganizzazione di consumi e produzione, ruoli sociali, idee politiche e comportamenti quotidiani; tecniche per manipolare la costruzione dellidentit e della personalit di ciascuno e tecnica principe la televisione investita del potere di usare tutti i simboli disponibili per secondare gli interessi del commercio divorando la psiche dei consumatori185; La produzione biopolitica dellordine risulta immanente ai nessi immateriali della produzione
del linguaggio, della comunicazione e dei simbolismi che vengono sviluppati dalle industrie della comunicazione. Essa non solo esprime ma organizza il movimento della globalizzazione e il nuovo ordine mondiale [] limmaginario viene guidato e canalizzato allinterno della macchina comunicativa. Ci che le moderne teorie del potere consideravano trascendente, e cio esterno alle relazioni produttive e sociali, oggi si forma allinterno, nellimmanenza di queste relazioni. La mediazione assorbita nella macchina produttiva, la sintesi politica del sociale fissata nello spazio della comunicazione [] producendo, il potere organizza; organizzando, il potere parla esprimendosi come autorit; comunicando, il linguaggio produce merci, ma soprattutto, crea delle soggettivit, le mette in relazione e le ordina.186

Ci che in dubbio, come daltronde era il tema sottostante (e neanche tanto) nelle analisi di Michel Foucault, il nostro libero arbitrio, semmai ce ne sia uno; sembra piuttosto che siamo schiacciati tra un intervallo di costrizione/libert: scegliere tra essere consumatori di trasmissioni radiofoniche o televisive, in qualit dunque di esseri che, invece di unesperienza diretta del mondo, sono condannati a lasciarsi nutrire di fantasmi e che ormai non desiderano quasi pi nientaltro, come se nemmeno immaginassero altre libert. E come quando i difensori della tecnica sostengono che essa pu essere benevola o malevola, che se ne pu fare buono o cattivo uso, i sostenitori delle nuove comunicazioni ugualmente sostengono che si pu chiudere lapparecchio o addirittura non comprarlo; ma le cose non stanno cos, che si
184 185

Pier Paolo Pasolini, Aboliamo la tv e la scuola dellobbligo, Corriere della Sera, 18 ottobre 1975. N. Postamn, Technopoly, cit., p.156. 186 M. Hardt / A. Negri, Impero, il nuovo ordine della globalizzazione, cit., pp.53-54.

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voglia o meno siamo fatti partecipare, perch il mondo stesso diventato un fantasma, perch non si pu ignorare la sottile costrizione al consumo, non ci si pu opporre con uno sciopero.187 Gli apparecchi non sono mezzi, ma decisioni preliminari, decisioni che vengono prese prima che tocchi a noi decidere, anzi, la decisione preliminare, perch esiste solo lapparecchio, lapparato, il macroapparato totale. Nelleconomia di questo potere lingranaggio essenziale senzaltro limmagine, ne siamo inondati con tutti i mezzi della tecnica riproduttiva; con essa siamo apparentemente resi partecipi delle azioni del mondo intero, ma in verit proprio in tal modo queste ci vengono nascoste, perch a differenza dei testi, i nessi non sono spiegati e tutto contestualizzato: mentre mostrano il mondo lo nascondono.188 Quel che ci plasma comunque non sono solo gli oggetti mediati dai mezzi, ma i mezzi stessi, i congegni stessi, i quali non sono soltanto oggetti di un possibile impiego ma hanno una loro struttura e funzione determinata, che determina il loro impiego e quindi la vita delluomo; celebre a tal proposito la frase del sociologo canadese Marshall McLuhan il medium il messaggio,189 indicando appunto con ci che non solo il contenuto a lusingarci ma anche la struttura. E attenzione, non c contrapposizione, non c loperaio e il padrone o luomo di sinistra e quello di destra, tutti sono in pericolo, tutti sono un prodotto, il tema neutralizzato, trasversale. Ma come siamo plasmati concretamente? Ecco che ritornano le immagini. Esse permettono allo stesso tempo una presenza concreta, una situazione in cui luomo in contatto dialettico con il mondo e con cui condivide un dato attimo in simultaneit, e una non presenza, una presenza-fantasma, in quanto il nostro orizzonte dissolto completamente e anche le cose che ci dovrebbero oggettivamente interessare prendono la forma della presenza apparente, quella fornitaci a domicilio dallapparecchio; siamo meri compresenti.190 Ci che ci viene incontro, standocene seduti sopra la poltrona, un fantasma di mondo che funziona da matrice nel senso che ci modifica interiormente come modifica il corso degli eventi; il mondo stesso unimmagine, cosi grande che rende necessari dei modelli, e cos il contemporaneo si

187 188

G. Anders, Luomo antiquato, vol. I, cit., p.11. Ivi, p.13. 189 M. McLuhan, Gli strumenti del comunicare, a cura di E. Capriolo, Il saggiatore, Milano, 1999, p.15. 190 G. Anders, Luomo antiquato, vol. I, cit., pp. 135-136.

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presenta come la pi grande chance della menzogna mai esistita.191 E se limmagine diventata la categoria principale della nostra vita, quali sono gli effetti che si producono? 192 Innanzitutto veniamo defraudati dellesperienza e della capacit di prendere posizione in quanto incontriamo tutto sotto forma di apparenza e fantasma, dunque in versione rimpicciolita, se non addirittura svuotata di realt; non come mondo bens come oggetto di consumo perch in fondo non esiste pi un mondo esterno dato che questo soltanto loccasione di una possibile rappresentazione a domicilio. In secondo luogo siamo defraudati della capacit di distinguere tra realt e apparenza; nelle trasmissioni televisive lapparenza viene rappresentata in modo realistico perci la realt si trasforma nel suo contrario, assume carattere di esibizione; non solo, lo spettatore dovrebbe prendere in considerazione la validit delle immagini stesse in quanto chi partecipa allo show il pi delle volte incline a voler dare una certa rappresentazione; Andiamo a formare il nostro mondo sulla base delle immagini del mondo, si assiste ad unimitazione invertita, in quanto non esiste alcuna immagine che non agisca da modello; formiamo il mondo perci secondo limmagine delle sue illustrazioni ed esso diventa illustrazione delle illustrazioni; Veniamo passivizzati; col rifornimento permanente siamo trasformati in consumatori permanenti, seguendo il ritmo stesso del rifornimento, senza pause, il che significa mancanza di autonomia, si crea un rapporto uomo-mondo addestrato unilateralmente; chi ascolta e non parla passivizzato e reso schiavo; Non avvertiamo di essere schiavi in quanto tutto scorre in modo naturale e sotto forma di svago; Veniamo ideologizzati dalle immagini, che ci forniscono lidea del mondo che loro vogliono e ci sottraggono dallaccorgerci della mancanza di questa idea; siamo sopraffatti da una tale abbondanza di alberi perch ci venga impedito di vedere la foresta; Veniamo infantilizzati, siamo come i neonati attaccati alle mammelle delle madri; il mondo ci dato allo stato liquido, da poter essere immediatamente usato e consumato

191 192

G. Anders, Luomo antiquato, vol. II, cit., p.232. Ivi, pp. 232-234.

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e subito liquefatto; il sottofondo musicale serve proprio per non percepire nemmeno questo processo e ricominciare in modo infinitesimale a ri-consumare. Le immagini, che si sono staccate da ciascun aspetto della vita, si fondono in un corso comune, in cui lunit di questa vita non pu essere ristabilita; la realt considerata parzialmente si afferma nella sua propria unit generale in quanto pseudo-mondo, oggetto della sola contemplazione; lo spettacolo si presenta come la societ stessa, una visione del mondo che si oggettivata, e queste due nozioni non sono diametralmente opposte ma si attraversano e sdoppiano a vicenda. In quanto indispensabile ornamentazione degli oggetti attualmente prodotti, in quanto esposizione generale della razionalit del sistema, e in quanto settore economico avanzato che foggia direttamente una moltitudine crescente di oggettiimmagine, lo spettacolo anche la maggiore produzione della societ attuale.193

Quando limmagine scelta e costruita da qualcun altro diventata il rapporto principale


dellindividuo col mondo, non signora che limmagine regger tutto; perch allinterno di una stessa immagine si pu giustapporre senza contraddizioni qualunque cosa. Il flusso delle immagini travolge tutto, e analogamente qualcun altro a dirigere a suo piacimento questa sintesi semplificata del mondo sensibile; a scegliere dove andr la corrente e anche il ritmo di ci che dovr manifestarsi in essa, come eterna sorpresa arbitraria, e prescindendo completamente da ci che lo spettatore ne pu capire o pensare. In questa esperienza concreta della sottomissione permanente sta la radice psicologica delladesione cos generale a ci che presente. Ovviamente il discorso spettacolare tace, oltre a ci che propriamente segreto, tutto ci che non gli conviene. Isola sempre da ci che mostra la cornice, il passato, le intenzioni, le conseguenze. Dato che nessuno pu contraddirlo, lo spettacolo ha il diritto di contraddirsi da s, di rettificare il suo passato [] cos lindividuo, impoverito e segnato nel profondo da questo pensiero spettacolare pi che da ogni altro elemento della sua formazione, si mette subito al servizio dellordine costituito, seguir il linguaggio dello spettacolo, perch lunico che gli familiare: quello in cui gli stato insegnato a parlare.194

Di certo non solo limmagine ad influire sulla psiche degli individui, anche se un fattore di primo ordine; e di certo non ci sono solo i risvolti descritti sopra, che sintetizzano il rapporto che intrattiene luomo col mondo, con limmagine-mondo e con lo spettacolomondo. Ci sono anche altri processi, in parte accennati allinizio di questo capitolo, che toccano lindividuo come singolo e come massa. Uno il modo in cui diventiamo
193

Guy Deborde, La societ dello spettacolo, commentari sulla societ dello spettacolo , Baldini Castoldi, Milano, 1998, pp.53-60 194 Ivi, pp.207-209.

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consumatori/produttori in ogni singolo momento in cui ci sediamo davanti allapparecchio. Innanzitutto, per i produttori non si presenta alcuna differenza se il consumo costituisce una reale esperienza comune o soltanto la somma di molte esperienze individuali; loro sono interessati ad una massa suddivisa nel maggior numero di acquirenti, e ci stato raggiunto facendo del cinematografo un residuo del passato, smerciando gli apparecchi a quasi ogni unit familiare; e ognuno poteva avere la sua merce a domicilio. Ci ha portato a poter trattare ogni singolo individuo come uomo di massa, come articolo indeterminato, ognuno stato rafforzato in questa sua qualit o assenza di qualit: nasce leremita di massa.195 La peculiarit di questo nuovo rapporto sta nel fatto che davanti ad ogni radio o televisione, visto che la produzione ha luogo ovunque abbia luogo il consumo, tutti sono impiegati o occupati, si creato il lavoratore a domicilio; egli presta la sua opera, si trasforma in uomo di massa, consuma la merce di massa, e per fare tutto ci paga, paga per vendersi, per diventare merce, per asservirsi. Ed oltre a questa novit si vede chiaramente come non ci sia pi bisogno delle strategie di massa usata dai totalitarismi nel XX secolo per forgiare a proprio comodo le identit, difatti se il processo di condizionamento ha luogo per ognuno separatamente nella propria casa, in solitudine, addirittura sar pi efficace: dato che si presenta come divertimento, dato che non fa sapere alla vittima che pretende da lei dei sacrifici, dato che le lascia lillusione della sua vita privata; avviene cos il consumo solistico di massa, il cui motore costituito dalla pubblicit, una tecnica che realizza i suoi obiettivi con studiata discrezione, apparente invisibilit e mutismo, agendo a livello subliminale, a livello dellinconscio-subconscio della mente umana196 immagini, simboli, emozioni - e qualificandosi come una non violenta aggressione.197 Noi viviamo come se fossimo ingaggiati dalla pubblicit a collaborare.
Alla servit precontrattuale si sostituita quella post-contrattuale [] quando le sirene delle fabbriche annunciano la fine del lavoro, contemporaneamente annunciano che inizia linevitabile monopolio del mondo sirenico dei mass media e della pubblicit; che ora dipendiamo da esso, che cominciano le ore del nostro essere impiegati senza limiti e senza contratto, le ore melmose che dobbiamo attraversare, con il sudore dellozio sul volto [] nessuna clausola regola ci che le potenze pubblicitarie possono o no pretendere da noi. Quando il raccoglitore negro di cotone, vinto dalla pubblicit che gli stata fornita sotto
195 196

G. Anders, Luomo antiquato, vol. I, cit., p.108. L. Demichelis, Bio-tecnica, la societ nella sua forma tecnica, cit., p.152. 197 G. Anders, Luomo antiquato, vol. II, cit., p.148.

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forma di divertimento, finisce per installare nella sua baracca il pi splendido dei televisori a colori, si sottomette in modo cos incondizionato, cos coerente e cos gravido di conseguenze, come mai lo farebbe nelle ore che ingenuamente considera come le sue uniche ore lavorative. Piuttosto, con lacquisto diventa altrettanto insulso, altrettanto sciocco e altrettanto volgare di ci ch diventato sua propriet [] siamo doppiamente non liberi: cio defraudati persino della libert di soffrire della nostra illibert, adempiamo agli incarichi a cui la pubblicit ci costringe corteggiandoci con i suoi raggiri, senza neppure riconoscerli come incarichi, senza neppure brontolare [] naturalmente si obietter che adempiamo con piacere: che godiamo se la Coca-cola ci spumeggia davanti [] tuttavia questa non unobiezione, o meglio, questa lobiezione desiderata, cio quella che siamo costretti a fare in quanto ingannati, lesecuzione degli incarichi ci riempie di piacere solo perch abbiamo obbedito allordine di desiderare ci che ci stato ordinato [ ] ma se godiamo d ella merce che ci viene fornita, i beneficiari del nostro godimento non siamo noi, bens quelli che ci ordinano di godere.198

Come consumatori siamo agenti segreti, perch noi stessi non dobbiamo conoscere il motivo del nostro agire, perch a noi stessi viene tenuto segreto per chi e per cosa esercitiamo la nostra attivit. Tutte queste riflessioni ci fanno arrivare e concludere che c un processo oliato e ciclico, che immette lindividuo in un contesto prestabilito, dove, mediante tecniche immagini, rappresentazioni parziali di mondo costruite ad hoc, tecniche comunicative lo si spinge a reazioni anchesse programmate a priori; gli individui vengono incastrati e si incastrano da soli nel sistema conformista; cosa ci rende schiavi in questo sistema? Potremmo rispondere con tutto o con niente199: con tutto in quanto basta che usciamo di casa per trovarci accerchiati da milioni di apparecchi, modi di dire, usanze, opinioni, stili di vita che ci affascinano inconsapevoli della loro implicita violenza e in cui ci lasciamo appunto trascinare senza resistenza; tuttavia con niente, in quanto non sentiamo mai la voce di unistanza centrale.

198 199

Ivi, pp.154-158. Ivi, p.130.

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II.3 Medicalizzazione della vita


Il tema ricorrente, che si tratti di (bio) politica, (bio) economia, scienza o tecnica, senzombra di dubbio, un potere onnipresente e pervasivo, che ci modella, un potere autoreferenziale che usa la sua forza per creare nellindividuo una matrice di comportamento che lo induca e lo orienti allo sviluppo di logiche razionali, economiche, che vadano nella stessa direzione del fine ultimo della societ e che ne rafforzino circolarmente la logica e la sua capacit di autoriproduzione in termini maggiorati; schemi comportamentali che intaccano lautonomia dellindividuo, nelle sue funzioni psichiche e biologiche. In questo senso si muove sicuramente anche il fenomeno crescente della medicalizzazione, a cui si danno vari significati200: esso visto infatti come un processo di lunga durata nato dallalleanza tra le autorit pubbliche e llite medica che ha portato un rafforzamento della professionalizzazione della salute e laccesso di una parte crescente della popolazione alla medicina ufficiale; o come un processo che ha portato unestensione abnorme delle competenze della medicina, fenomeni come patologizzazione del dolore o delle difficolt relazionali denotano lo sconfinamento della medicina verso problemi di ordine sociale e psicologico; infine se ne pu offrire anche un altro significato, ossia quello di medicalizzazione della vita, che investe la societ e non direttamente la scienza medica, in quanto diretta conseguenza della nozione di salute in relazione allesistenza, e quindi alimentazione, tempo libero, lavoro, habitat e pi in generale le relazioni interpersonali e il modo di vivere; quindi pi che chiamare in causa la medicina si pone lenfasi sulla prevenzione dei fattori di rischio delle malattie, assumendo appunto che un corretto stile di vita esercizio fisico, rinuncia ad abitudine malsane, ricorso a controlli regolari medici, ossessioni dietetiche porti ad eliminare questultimi. Con il supporto di Foucualt, cercher di caratterizzarla pi specificatamente come: Parlare di medicalizzazione significa innanzitutto parlare di un processo di sconfinamento da parte di una scienza, la medicina, che va al di l dei suoi limiti: non pi solo arte di guarigione del singolo o sistematizzazione di conoscenze utili per affrontare la malattia dellindividuo, ma sviluppo pervasivo di saperi e di pratiche che a partire dal XVIII secolo incomincia ad applicarsi a problemi collettivi, storicamente non considerati di natura medica,
200

G. Vagnarelli, Medicalizzazione e colpevolizzazione, in Medicalizzazione, biopolitica e sorveglianza , cit., pp.53-54.

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muovendosi in direzione di una tutela su larga scala della salute del corpo sociale. Il benessere fisico della popolazione e la salvaguardia e il miglioramento del suo livello di salute diventano uno dei principali progetti del potere politico, ai fini non solo di una presa in carico dellemarginazione sociale e della povert per renderle produttive, ma anche di una pianificazione della societ come ambito di benessere fisico, di salute ottimale e di longevit.201

Per Foucault siamo davanti allera della medicalizzazione infinita quale epoca di un dominio totalizzante esercitato dalla scienza medica cui impossibile sottrarsi; medicina come corpo di conoscenze scientifiche e pratiche professionali ma anche come ruolo di controllo sociale, in quanto agisce sulle norme che influenzano le mentalit delle classi sociali e ne strutturano il comportamento; in particolare essa la medicalizzazione testimonierebbe non solo la centralit assunta dal corpo e dalla vita nelle dinamiche del potere, ma renderebbe evidente il superamento del paradigma giuridico-discorsivo centrato sulla legge, a favore di una societ che si basa sulla norma e sulla sorveglianza.202 Il momento determinante per tale svolta dato, secondo lautore francese, negli anni Settanta col piano Beveridge che ha fondato il modello sul quale si sono poi sviluppati i sistemi di welfare successivi, imperniato sui principi delluniversalit dellassistenza pubblica e sui servizi sociali come diritti per tutti; questo progetto assume valore simbolico perch identifica il passaggio da una fase caratterizzata dallattenzione al diritto alla vita ad una nella quale si afferma un diritto pi complesso, il diritto alla salute, della vita in buona salute presa in carico dallo stato; 203 da qui si d vita alla cosiddetta medicalizzazione indefinita sul corpo sociale, ossia che la medicina non ha pi limiti esterni, in quanto la salute e non pi la malattia ad essersi trasformata in oggetto di intervento medico, o meglio, tutti quei comportamenti che possono avere influenza, diretta o indiretta, sulla salute degli individui. Cambiamento di prospettiva avviene poi col rapporto Lalonde, che introdusse alcuni principi che cambiarono le politiche di vari stati: esso partiva dalla necessit di rimodellare le politiche centrandole sugli ambiti della salute, ossia biologia, ambiente e stili di vita; il tasso di mortalit ad esempio non poteva che essere ridotto se non attraverso lanalisi di fattori comportamentali come obesit, stress, tabagismo, alimentazione, in definitiva attraverso le abitudini ed attraverso linnesto di una
201

M. Foucault, La politica della salute nel XVIII secolo , (1976), in Archivio Foucault, Feltrinelli, Milano, 1997, vol. 2, p. 191. 202 G. Vagnarelli, Medicalizzazione e sorveglianza, cit., p.58. 203 Michel Foucualt, La nascita della medicina sociale, in Archivio Foucault 2, cit., p. 222 ; anche Bazzicalupo concorda su questo punto in Governo delle vite, vedendolo come punto di svolta.

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responsabilit individuale dei cittadini. Il rapporto Lalonde va a formare quindi lesistenza di una responsabilit morale nel mantenere la propria salute e lo fa promuovendo specifiche biopolitiche, come marketing sociale, ossia insieme di tecniche mutuate dal mondo degli affari che agiscono sullimmaginario collettivo come stimolo alla modifica dei propri comportamenti, politiche fiscali che riducono il costo di beni e servizi in grado di favorire attivit salutari o tassando prodotti nocivi come il tabacco o lalcool, interventi legislativi di tipo proibitivo o che costringono a screening sistematici ecc. Questo carattere autoritario della tutela alla salute non deve comunque ingannare, non solo un subire da parte degli individui visto che in parte sempre maggiore sono loro stessi a creare una domanda, a sollecitare un intervento sul sociale del medico; cos la salute diviene una merce prodotta da laboratori farmaceutici e acquistabile sul mercato da nuovi soggetti che divengono garanti del proprio destino biologico; dunque questo intreccio tra potere e desiderio a rendere possibile la trasformazione del potenziale paziente in colui che partecipa attivamente alla gestione dei propri processi vitali: una dinamica di soggettivazione di massa medicalmente assistita che si avvale di strumenti di autocontrollo sorvegliato, di condizionamento autoprodotto che assume forma di opportunit e non di limite.204 Laprirsi del corpo e della naturalit destinale ha inaugurato un immenso ambito di consumi, di influenze e di esigenze da soddisfare; durata, resistenza, benessere, bellezza, giovinezza di anima e corpo: tutto si compra e tutto viene fatto comprare205.
La governamentalit biopolitica la cui ratio induceva comportamenti disciplinati di salute, di crescita, di igiene, di riposo e di stimolo si scioglie, nella fase bioeconomica, nel desiderio diffuso di ciascuno di poter esercitare attivamente condotte sane determinanti per la autorealizzazione del s. Si assume in proprio la responsabilit olistica del corpo, scegliendo terapie morbide in luogo del dirigismo ospedaliero, praticando sport liberi dalla competizione, in ascolto euforico al proprio corpo. La biopolitica sanitaria, anche quando incrementata e gestita dallapparato politico, ha raggiunto livelli tanto pervasivi e perversi proprio perch va incontro alla esigenza sociale certo sollecitata e strumentalizzata, ma comunque diffusa e popolare di salute, di miglioramento delle condizioni di vita. Oggi questo processo [] ha una espansione attiva e autonoma che va ben oltre la medicina, incorporando una serie di consumi attinenti la promozione e il perfezionamento del proprio corpo.206

La promessa di salute dunque comporta dunque un decalogo di regole e comportamenti, ma anche un dispositivo di responsabilizzazione che sempre pronto a rovesciarsi in
204 205

E. Greblo, Sorveglianza a bassa intensit, in <<aut aut>>, n.340, 2008, p.22. L. Bazzicalupo, Il governo delle vite, cit., p.113. 206 Ivi, p.117.

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colpevolizzazione: se ti ammali non perch il caso avverso ti colpisce, ma perch non hai fatto abbastanza per non ammalarti, abbastanza sport, abbastanza resistenza allo stress, abbastanza diete, abbastanza prevenzione; in sostanza, se ti ammali in gran parte colpa tua: te la sei voluta. Colpevolizzazione, ricorso al sapere medico, sovra-diagnosi, ricorso al mercato, creazione di nuova offerta medica, normalizzazione dellindividuo e della societ attorno a dei parametri medici a volte fasulli. E questo solo uno dei possibili vari processi che le nuove pratiche della medicina e della scienza medica produce e con cui sottomette lindividuo; la presunta neutralit dellapproccio medico, produce nuove e pi subdole violenze e partecipa a quel generale processo di sottrazione di senso e di disumanizzazione proprio del primato della tecnica nel tempo della globalizzazione.

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Capitolo 3: Le societ di controllo


Tecnica e medicalizzazione sono stati gli ultimi due argomenti trattati ma a ben vedere, o meglio, in unottica di razionalit, non sono dissimili dai temi pi prettamente foucaultiani incentrati sul potere e visti nel primo capitolo: in comune si ha una logica che mira ad intrappolare lindividuo in una rete occulta di desideri prefabbricati, emozioni guidate ad arte, schemi logici che fungono da matrice per ogni successivo agire, discipline ferree e inconsce. Quella che Foucault definiva la nuova arte di governo a partire dal XVII-XVIII secolo, si raffina e moltiplica sempre pi, con gli obiettivi che sempre meno si raggiungono tramite ordinanze, regolamenti o leggi e sempre pi tramite la sottomissione pi o meno volontaria a slogan e spot pubblicitari; insomma ci che in definitiva cambia che il sistema di controllo sociale ed i modelli di riferimento che guidano ed influenzano il comportamento nel XXI secolo sono profondamente cambiati ed evoluti rispetto a secoli precedenti nel loro dispiegarsi, seppur abbiano lidentica volont di forgiare a piacimento lindividuo a seconda del senso che si vuole imporre; le societ di controllo non sono di certo scomparse, si nascondono dietro lindustria del piacere.
Sarebbe un errore vedere e considerare il controllo sociale come un mero strumento di conservazione e di tradizionalismo sociale. Anzi il rinnovamento continuo dei simboli, la proposizione di nuovi valori e di nuovi ideali sono fondamentali elementi del controllo sociale. infatti grazie al possesso delle nuove tecnologie e alla capacit di immettere nel circuito mediatico nuovi simboli e valori a cui far adeguare la moltitudine che la nuova flessibile lite esercita il suo controllo sociale. Non si tratta dunque di una rivoluzione nel controllo, ma pi semplicemente di un utilizzo di mezzi tecnici che offrono numerosi vantaggi da un duplice punto di vista: economico e temporale. Questi due aspetti, economicit e velocit, sono di fondamentale importanza in una societ, come quella postmoderna, cavalcata dallideologia neoliberale e dalla dinamicit degli scambi e della comunicazione.207

3.1 Uno sguardo sociologico


Studiare il controllo sociale per i sociologi significa proprio porre al centro del dibattito quei meccanismi che tendono ad uniformare la condotta dei singoli individui e che si pongono come fine ultimo il cercare di far rispettare le aspettative del gruppo e le norme di cui la societ di riferimento si dotata.208 Ogni comunit o aggregazione di individui, difatti, si

207 208

M. Lianos, Il nuovo controllo sociale, Elio Sellino, Avellino, 2005, pp. 43-44. G. Gurvitch, Il controllo sociale, a cura di A. Giansanti, Armando, 1997, pp. 62-68.

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sempre dotata di un meccanismo di controllo sociale che operasse nella direzione di dare uniformit e coerenza al comportamento dei singoli membri del gruppo e gi dai primi lavori sul tema si indaga in questa direzione: il sociologo statunitense Edward A. Ross a cavallo tra il XIX e il XX secolo parla di controllo sociale in riferimento ad un meccanismo che viene volutamente esercitato dalla collettivit sullindividuo, con lobiettivo manifesto di indurlo alla conformit rispetto allinsieme di valori di cui una societ si dotata, la cui funzione quella di mantenere lordine sociale;209 in questa accezione di controllo sociale vengono ad identificarsi diversi elementi che spaziano dalla morale alla religione, dal diritto ai costumi, passando per leducazione, le rappresentazioni collettive, i valori, gli ideali, lopinione pubblica ecc. andando a formare il sistema integrato di controllo sociale, ossia dei mezzi che operano pressioni sui membri della societ facendo leva sullapplicazione di sanzioni che possono avere carattere religioso, giuridico, sociale e morale, in modo tale da ridurre i conflitti tra le diverse visioni utilitaristiche dei singoli; emerge il problema di come il cittadino attraverso il controllo sociale tenda ad accettare ed assorbire i valori che danno stabilit e coerenza allordine, riducendo cos le potenzialit di deviare. In particolar modo egli vedeva nellarte lo strumento di influenza morale maggiore, e se allinterno di essa si fa rientrare il cinema e tutta la produzione destinata ai piccoli e grandi schermi, allora lopera di Ross sembra aver colto nel segno, visto che serial televisivi, soap opera, telefilm e film con i loro messaggi pi o meno subliminali e con i loro buon esempi da seguire sono oggi probabilmente il principale strumento di influenza sociale. Sempre su questa lunghezza donda si inserisce la posizione di Durkheim, che si riferisce alla societ come ad unautorit morale che tende a conferire a determinati precetti di condotta un carattere vincolante;210 la societ dunque impone e regola la vita degli individui sulla base di modelli e condotte che le stanno particolarmente a cuore. Oppure ancora Cooley211, che analizza il fenomeno del controllo sociale allinterno di una pi generale teoria del processo sociale, notando una societ in continua evoluzione verso modelli sempre pi sofisticati del vivere sociale e delle sue strutture organizzative per arrivare a coinvolgere lintera umanit non sulla base di macro cambiamenti sociali bens tramite infinitesimali modificazioni del comportamento umano nella vita di ogni giorno e in questa preminenza del carattere micro su quello macro
209

E. A. Ross, Social control: a survey of the foundations of order, The press of case Western Reserve University, Cleveland, 1969. 210 E. Durkheim, La determinazione del fatto morale, in Le regole del metodo sociologico. Sociologia e filosofia , Comunit, Milano, 1979, pp. 165-168. 211 C. H. Cooley, Social process, Schoken Books, New York, 1964.

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possiamo scorgere un interessante affinit con lapproccio e le intuizioni di Michel Foucualt -; la societ, secondo lautore statunitense, appunto in continua evoluzione e ad essa si accompagna anche levoluzione di sottosistemi della personalit visto linestricabile legame che vi tra singolo individuo e societ di appartenenza: essa infatti, in unottica di darwinismo sociale, tender attraverso un processo selettivo, a selezionare determinati comportamenti ed a scartarne altri sulla base della loro produttivit sociale; quei modelli che risulteranno utili e funzionali alla crescita sociale verranno stimolati, al contrario degli altri che verranno invece scoraggiati. Si tratta di una sorta di controllo inconscio per Cooley, che deve per essere necessariamente accompagnata da una forma di controllo sociale pi razionale e premeditata, ovvero posta in essere in maniera cosciente dagli individui, quella che definisce Public intelligence, ossia quellinsieme di individui che per particolari doti e formazione professionale dovrebbe essere preposto alla formazione dellopinione pubblica: docenti universitari, filosofi, esperti di vario genere. Dalle concezioni primordiali di Ross si passa a definizioni sempre pi empiriche, settoriali, versatili, relegando il controllo sociale in ambiti disciplinari sempre pi specialistici; nelle versioni postmoderne si tende difatti a scomporre il fenomeno, e le principali specie di controllo sociale in sette per comodit visto che potrebbero essere suddivise ancora -, ossia la religione, il diritto, leducazione, la cultura, la dottrina neoliberale e i mass media.212 Per ci che riguarda la religione, essa stata sostituita nella modernit dalla fede nella scienza e nel progresso ma sta ora riacquistando importanza visto che la prima si dimostrata fallibile, la modernit non sta mantenendo le promesse e limmigrazione in qualche modo porta a riabbracciare per riflesso le proprie tradizioni213; essa ha agito da controllo sociale soprattutto tramite la sorveglianza interiore e la registrazione di dati personali, andando spesso a sovrapporsi allo Stato. Per quanto riguarda il diritto, in molti sono daccordo sulla sua funzione di controllo ma si diverge nellimpostazione teorica; ad esempio tra il citato Ross che vede in essa pi un meccanismo sociale coercitivo e repressivo e chi, come Talcott Parsons tiene maggiormente in considerazione gli aspetti psicologici e motivazionali e quindi la sua azione preventiva;214 sono pressoch daccordo comunque sul fatto che il diritto, trasformando norme tacite in norme codificate, si rafforza sempre pi fino a divenire pratica
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M. Ragnedda, La societ postpanottica, Aracne, Roma, 2008, p.36. Ivi, p. 37. 214 T. Parsons, The law and social control, a cura di W. M. Evan, in Law and sociology: exploratory essay, Free press, New York, 1962.

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sociale consolidata; da questo punto di vista interessante notare come tra controllo sociale e criminalit non esiste netta opposizione, ma anzi sono concetti che si tengono insieme:
[] controllo sociale e criminalit non sono affatto antitetici; al contrario, potremmo pensare che, per un certo sistema di rapporti sociali dato, lesercizio del controllo sociale in tale contesto significhi la riproduzione dei fondamentali rapporti sociali, unitamente a quella quota di illegalit, illiceit, violenza, criminalit o come la si voglia chiamare, che permette al sistema di riprodursi. Le lites del potere di quella determinata situazione che per definizione esercitano un controllo rilevante sulla produzione e il processo di enforcement del diritto, saranno portate a gestire e mantenere tale quota di illegalit, illiceit, violenza, criminalit, in quanto essa una componente dello status quo sul quale si erge il loro potere.

Per ci che riguarda leducazione, essa vista come cruciale dal momento che fondamentale nel processo di integrazione e di acquisizione di principi e valori che guidano una societ; da bambini che si apprendono schemi mentali e perci va da s che tutto dipender da essa.215 Ulteriore elemento la tecnologia, che parte integrante nella vita delluomo occidentale e ne scandisce i ritmi e le mansioni,
il quotidiano consiste principalmente in atti che non hanno senso che come elementi di sistemi resi possibili dalla tecnologia [] il modo organizzazionale del controllo si fonda su strutture che configurano lazione verso finalit definite e perseguite dalle istituzioni. Lattore si integra nel contesto preregolato ogni volta offerto: le vie dellautostrada, gli ingressi e le uscite dei supermercati, i semafori rossi e i passaggi pedonali, i comandi ammessi dal software, le passwords date dal proprio provider per internet.216

Mannheim spiega a tal proposito che non pu esservi ordine sociale se il controllo razionale e il dominio individuale dei propri impulsi non riescono a procedere simultaneamente con lo sviluppo tecnologico ed introduce il concetto di democratizzazione di fondo, ovvero quel processo che permette di fornire a tutti gli individui gli strumenti per portare avanti i compiti di analisi razionale delle decisioni, allargandone cos a dismisura linfluenza.217 Per la cultura il discorso abbastanza complicato per via delle numerose accezioni che il termine comprende, ma da un punto di vista sociologico si sottolinea come essa sia essenzialmente un processo che produce i propri significati nel tessuto delle interazioni sociali, e come quindi esista un rapporto di influenza costante e reciproca tra la societ e la
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M. Ragnedda, cit., p. 41. M. Lianos, cit., p. 44. 217 K. Mannheim, Libert, potere e pianificazione, Armando, Roma, 1968.

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cultura, con questultima appunto che influisce sullagire sociale nel processo di definizione dei significati218; ogni cultura stabilisce i suoi valori di riferimento da promuovere e preservare e gli stessi valori sono il prodotto dellinterazione tra gli individui; si pu dunque dedurre che la cultura agisce da controllo sociale nella formazione della personalit degli individui. Visto che ogni epoca pervasa da grandi idee collettive che attraversano la societ dandole coerenza e unit di visione ed intenti, ci si pu collegare dalla cultura allaltro strumento di controllo sociale che lideologia neoliberista e la fede nel mercato, influenzando il comportamento della moltitudine e delle sue istituzioni;
La rivoluzione degli anni 90 ha rianimato quellantico fervore religioso, che oggi, secolarizzato in fede laica nelle virt taumaturgiche del mercato e del progresso tecnologico, torna a dispiegare la sua potenza, assumendo laspetto di vera e propria missio ne ecumenica: la globalizzazione economica come evangelizzazione dellintero pianeta, come conversione universale alle divinit del nuovo mercato e delle nuove tecnologie.219

Tale nuova fede secolarizzata si pone come formidabile mezzo di controllo sociale, chi non si adegua al mercato perso ed escluso, e vale sia per individui che per societ, poich non credere nel nuovo Dio significa emarginazione e ritorsione; come ogni religione anche il neoliberismo ha bisogno di profeti (economisti), luoghi di culto (Istituzioni internazionali), predicatori (esperti), pulpiti da cui sentire la preghiera quotidiana (i mass media) e infine i suoi fedeli e pellegrini (lopinione pubblica) da indottrinare e controllare220. Ultimo strumento di controllo sociale sono i mass media, struttura che tende a centralizzare il comportamento umano intorno alla sua esistenza ed intorno ai suoi progetti, ideali e valori; si parla in altri termini dunistituzione sociale che intensifica i contatti indiretti tra gli individui fungendo da mediatore delle interazioni sociali, prendendosi cura degli individui, gestendo il loro tempo e il loro spazio, ponendosi come modello e punto di riferimento a cui adeguarsi. Per questo motivo possibile asserire che da qualche decennio a questa parte i mass media stiano sostituendo le principali agenzie di socializzazione ed educazione scuola e famiglia su tutte -, e ci presenta ricadute importanti sul controllo sociale: in primo luogo perch permettono il contatto con altri individui sempre pi isolati, in secondo luogo perch

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M. Ragnedda, cit., p. 45. C. Formenti, Mercanti di futuro. Utopia e crisi della Net economy, Einaudi, Torino 2002, p.140. 220 M. Ragnedda, cit., p.45.

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propongono valori universali a cui ispirarsi ed infine perch permettono alle lites al potere la possibilit semplificata di fornire alla moltitudine un modello comportamentale.221 Viene cos ad emergere un elemento spiegato appieno da Wright Mills, la manipolazione, caratteristica essenziale della societ di massa e della democrazia che si manifesta principalmente attraverso i media:
Il problema della manipolazione sorge ovunque gli uomini hanno il potere accentrato e incondizionato, ma non autorit, oppure quando, per una ragione qualsiasi, non desiderano fare uso apertamente del loro potere, non vogliono far mostra della loro forza. Vogliono dominare, per cos dire, segretamente, senza unesplicita affermazione del po tere. In questo caso ibrido come nellincerta realt americana di oggi la manipolazione un modo primario per lesercizio del potere.222

Alla luce di queste spiegazioni possibile ritornare ad unanalisi che prenda in considerazione il concetto di controllo sociale in modo pi generale e totale e, per farlo, si pu prendere spunto dalla definizione fornita da Luciano Gallino, che mette in evidenza come il controllo sociale si identifichi con tutti i fenomeni ed i processi che contribuiscono a regolare il comportamento umano e ad organizzarlo tra cui fa rientrare la morale, la religione, il diritto, i costumi, leducazione, le rappresentazioni collettive, i valori, gli ideali, i modelli di cultura, lopinione pubblica, le forme di suggestione e convinzione223. Ma chi impone questi precetti? E perch lo fa? Per rispondere a questi quesiti pi adeguata una seconda definizione, quella di Ragnedda, pi pertinente al contesto storico, sociale e culturale in cui ci si trova immersi: quellinsieme di strategie, tecniche, poteri, saperi e istituzioni utilizzate dalllite al potere con lobiettivo di preservare e giustificare un determinato ordine sociale, rendendolo il pi naturale possibile. I mezzi attraverso il quale esso si esplica sono: la religione, il diritto, leducazione, la cultura, la tecnologia, la dottrina neoliberale e i mass media.224
Llite al potere cerca di utilizzare tutte le strategie e gli strumenti che il sapere, la tecnica e le istituzioni pongono a loro disposizione per ridurre la devianza e garantire il pi possibile la normalit, cos come viene da loro intesa in quel particolare frangente storico. Questa nuova lite, transnazionale e flessibile, difende i propri interessi trasmettendo in maniera trasversale i
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Ivi, pp. 46-47. C. W. Mills, La lite al potere, Feltrinelli, Milano, 1955, pp.297-298. 223 L. Gallino, voce controllo sociale, in Dizionario di sociologia, UTET, Torino, 1978, p.178. 224 M. Ragnedda, cit., p. 50.

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valori, le pratiche culturali e i modelli di riferimento che sopportano la loro visione del mondo e lo fanno principalmente attraverso il loro strumento pi efficace: i mass media. La nuova lite non pu usare il diritto per regolare ed organizzare il comportamento sociale, o meglio non pu farlo direttamente, poich non ha gli strumenti tecnici e giuridici per farlo. La nuova lite non eletta e come tale non ha potere legislativo; non governa uno Stato e come tale non pu governarne le istituzioni; non pu usare lo strumento coercitivo, saldamente in mano agli Stati nazione. Paradossalmente questa la sua forza.225

Lattenzione della sociologia non fissata comunque solo sulle modalit strutturali con cui si rende possibile una societ del controllo, ma attenta anche ad osservare le cause che permettono ai soggetti di renderla possibile; come gli individui possano acquisire valori e modelli comportamentali. Si nota innanzitutto come, a differenza degli animali, lessere umano non provvisto di un modello comportamentale stabile e fisso ma tende ad acquisirlo dal contesto sociale e culturale in cui inserito e ci avviene in primo luogo attraverso il processo di socializzazione nella sua triplice accezione: socializzazione primaria, secondaria e terziaria;226 in realt tale processo non termina mai ma in perenne movimento, essendo lindividuo continuamente sottoposto a pressione, diretta o indiretta, da parte dei gruppi sociali a cui appartiene, affinch possa assumere comportamenti ed idee in sintonia con le opinioni collettive. Ricollegandoci al controllo sociale in unaccezione pi ampia, qui utile poi la distinzione tra controllo sociale informale e formale227, dove la prima forma viene esercitata in maniera quasi inconscia attraverso usi e costumi, giudizi morali e tutti quei meccanismi e tradizioni che tendono a preservare modelli caratteristici e tramandati da generazioni; ora, si tratta non tanto di preservare valori, ma soprattutto di immetterne nuovi nel libero mercato delle idee e quelle pi forti sopravvivono, rimangono a galla divenendo tendenza ed influenzando nuove e vecchie generazioni; di nuovo fondamentale importanza in relazione a questo scopo, rivestono i media in quanto chi ha la capacit di suggestionare ed affascinare avendo gli strumenti tecnici e materiali per farlo, ha in mano uno strumento cruciale che consente di gestire il fluire della societ, il suo movimento, indirizzandolo in un percorso piuttosto che in un altro. Il controllo sociale formale invece viene affidato ad istituzioni imparziali che sorvegliano la condotta dellindividuo, pronti a sanzionarla qualora dovesse trasgredire o deviare; a questo fine la societ si dotata di istituti correttivi,
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Ibidem. F. Garelli, A. Palmonari, L. Sciolla, La socializzazione flessibile. Identit e trasmissione dei valori tra i giovani, Mulino, Bologna, 2006. 227 M. Ragnedda, cit., p.53.

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norme penali e sanzioni per dissuadere e punire i devianti, ma anche per far interiorizzare delle norme e dei modelli di comportamento; conformarsi alla norma, alla media, significa non avvertire il peso della coercizione, vederlo come naturale verificarsi delle cose, coercizione per che tende ad emergere qualora si cerchi di resisterle.
La particolarit del controllo postindustriale che esige tanto lautonomia che la conformit. Coloro che non possono costituirsi come soggetti individuali e autonomi sono i nuovi delinquenti. Condannati a inventare dei conflitti collettivi tra loro stessi [] per ricostruire delle formazioni di gruppo, i delinquenti ossessionano il quotidiano dei loro vicini e motivano tutte le cose che possono evitarli. Non vi nulla come limmagine televisiva di una rivolta nella banlieue o di una riunione razzista del Front National per convincere il cittadino postindustriale che il suo ultimo dovere civico e sociale oggi di condurre unesistenza sempre pi isolata collaborando con le istituzioni che lo circondano.228

Autonomia e conformit da una parte e isolamento e collaborazione con le istituzioni dallaltra, secondo Lianos sono queste le qualit che spingono gli individui a non deviare ed avere una condotta sociale normale. Viene a questo punto ad emergere unaltra figura, quale appunto quella del deviante, che in una sua definizione generale potrebbe essere intesto come colui che con il suo comportamento tradisce le aspettative del gruppo o della societ di riferimento; il suo tradimento pu avvenire in vario modo e in vario modo pu essere sanzionato e esso comporta come prima conseguenza quella di far perdere efficacia alla norma istituzionalizzata con ripercussioni allinterno del contesto sociale con il quale lindividuo interagisce. Conseguenze che possono minare alla base il normale vivere sociale, per questo ogni organizzazione sociale si dota di un apparato per reprimere e punire chi devia, chi tradisce le norme e le regole destabilizzando il sistema sociale nel quale vive. La norma, fissata e sancita da unistituzione super partes, serve a garantire la coesione allinterno del gruppo o societ e deve essere trasversalmente accettata e rispettata. Lo stesso Durkheim lo aveva messo in evidenza:
La pena non serve o non serve che secondariamente a correggere il colpevole o a intimidire i suoi possibili imitatori; da questo duplice punto di vista giustamente dubbia, e in ogni caso mediocre. La sua funzione e di mantenere intatta la coesione sociale, conservando alla coscienza comune tutta la sua vitalit [] il castigo destinato soprattutto ad agire sulle persone oneste; infatti, poich serve a guarire le ferite inferte ai sentimenti collettivi, pu adempiere a questa funzione soltanto dove questi sentimenti esistono, e nella misura in cui sono vivi.229
228 229

M. Lianos, cit., p.15. E. Durkheim, cit., p.180.

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Concentrandoci sulla norma, essa agisce attraverso due canali, da una parte attraverso ladesione, dallaltra grazie alla sanzione. Nel primo caso si tratta, per mezzo delle agenzie di socializzazione, di far accettare ed interiorizzare allattore sociale, la norma, in modo tale che il suo comportamento sia in linea con le aspettative della societ con la quale interagisce. Nel secondo caso invece, qualora unazione deviante si sia verificata, la societ reagisce attraverso gli apparati di controllo, erogando sanzioni sugli attori sociali che hanno deviato e tradito le aspettative, con lobiettivo di ripristinare lo stato di conformit antecedente al comportamento deviante. Mentre le forme di repressione e di erogazione della sanzione sono palesi e sotto gli occhi di tutti, le modalit con le quali le norme vengono interiorizzate risultano meno evidenti e per questo qui ritenute di particolare importanza; coinvolge le agenzie di socializzazione, gli apparati disciplinari, il ruolo degli opinion leader e i mezzi di comunicazione di massa. Particolare importanza riveste il mondo mass mediatico, in tutte le sue forme e manifestazioni, poich diventa, come si visto, sempre pi importante nel suo ruolo di agenzia di socializzazione, rosicchiando spazio e ruolo alle altre classiche agenzie di socializzazione quali la famiglia e la scuola. Il potere sanzionatorio, ovvero il secondo canale, rimane saldamente in mano allo Stato, anche se sempre pi succube delle logiche del mercato e delle grandi multinazionali. Allo Stato rimane la sovranit, ovvero la capacit, di punire. La postmodernit sembra per paventare un altro scenario, si assiste ad una suddivisione di ruoli e competenze nella gestione del controllo sociale: chi in qualche maniera tenta di imporre un nuovo ordine sociale, cercando di far introiettare nellimmaginario collettivo modelli di condotta e valori di riferimento a cui far uniformare il comportamento umano non ha, non pu avere e soprattutto non interessato ad avere, i mezzi materiali attraverso cui rendere operative le norme, le istituzioni e gli apparati del controllo sociale. La repressione e punizione coercitiva della devianza spettano allo Stato-nazione; alle multinazionali spetta il compito di rendere normale lo status quo, imponendo un percorso allinterno del quale far muovere, autonomamente, gli individui. Si tratta di costruire un percorso obbligatorio, come si trattasse di un letto di un fiume, in cui far scorrere il comportamento della moltitudine. Ci si trova di fronte ad uno dei pi evidenti segni di transizione da unepoca ad unaltra che impone un ripensamento di concetti e categorie con i quali analizzare il presente. Si pensi in primo luogo a nozioni quali territorio, inteso con la categoria concettuale offerta dalla modernit, ovvero come perimetro nazionale di vigenza
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allinterno del quale poter applicare la norma, o concetti come sovranit nazionale, intesa come decisione fondamentale sulle forme e sulle regole da imporre per stabilire lordine sociale. Concetti superati, solo in parte validi, e che ci spingono a ripensare i processi di comando che investono uno Stato-nazione in epoca postmoderna.230 Vengono ad emergere nuovi contesti che tendono ad integrare i comportamenti umani in finalit organizzative differenti, rendendo cos necessaria unattenta analisi sulla produzione di queste nuove istituzioni e il loro dominio o controllo. Se alcune istituzioni, tipicamente moderne, perdono importanza e peso, lo fanno per lasciare spazio ad altri contesti organizzativi con finalit diverse. Oltre allo Stato dunque, anche le altre istituzioni chiave attraverso le quali il controllo sociale si esercitava, ovvero la famiglia, la scuola, la chiesa e la fabbrica sono entrate profondamente in crisi con la fine della modernit231, spodestate cio di quella funzione che la societ moderna le aveva attribuito. Si assiste cos al primo paradosso della postmodernit: da una parte aumenta lesigenza dellordine pubblico, dellordine sociale e della sicurezza e dallaltra le istituzioni classiche, che avrebbero dovuto permettere il passaggio della norma dallesterno allinterno, perdono la propria capacit dazione. La famiglia, principale agente di socializzazione primaria, si scontra, in un conflitto di socializzazione, con la nuova e forte agenzia socializzante costituita dai mass media; stesso discorso tocca alla scuola che perde il suo timone di guida sia nellistruzione che nelleducazione e alluniversit il cui ruolo critico e di impegno intellettuale viene sempre pi sostituito dal ruolo di esamificio e dispensatore di attestati per lavorare. Aspetto questultimo funzionale alla nuova societ che necessita di individui sempre pi specializzati e al contempo sempre pi ignoranti e disimpegnati. Le chiese, a loro volta, perdono la funzione di guida morale e i vecchi dogmi e certezze vengono sostituiti dal relativismo e spesso dal nichilismo pi bieco. La fabbrica fordista, simbolo di oppressione ma anche di sicurezza, muore e tracolla sotto i colpi della flessibilit. Nella societ postmoderna invece, le norme sono direttamente o indirettamente dettate dalle multinazionali, che non avendo uninvestitura democratica e non avendo la capacit n di codificare n tanto meno di sanzionare, delegano allo Stato nazione questo compito; ad esso il compito di aumentare i mezzi a disposizione delle forze di polizia prelevandoli dai cittadini, mentre alle multinazionali, attraverso lindustria culturale, preme invece orientare lazione civica verso il controllo sociale e lacquisizione delle norme. Il controllo sociale diviene
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M. Ragnedda, cit., pp. 60-61. Ivi, p.63.

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dunque extra-centrato per via del fatto che viene trasferito allesterno degli Stati nazione. la dinamica del potere che cambia, le multinazionali che tengono in mano le redini del controllo sociale, trascendendo lo stato nazione e i suoi confini, ma non potendo prescindere da esso. Il potere delle grosse societ economiche tende a diventare assoluto, sotto gli imperativi della dottrina neoliberista, ma al contempo non facilmente ed immediatamente visibile. In altri termini il loro potere (quasi) assoluto, nel senso che influenzano sia la vita politica degli Stati nazione sia i singoli individui prescrivendo modelli comportamentali a cui attenersi ed uniformarsi. Con abili operazioni di marketing si avvicina virtualmente al cittadino, mentre se ne allontana fisicamente, diventa pi trasparente, mentre i meccanismi che lo governano sono sempre pi oscuri e dettati da logiche che stanno al di sopra della politica e dei suoi confini.232

3.2 Tecnologie della societ di controllo: a partire dal Panopticon


Dallesposizione del paragrafo precedente, seppur a grandi linee, abbiamo potuto constatare come anche la sociologia guardi al fenomeno del controllo sociale come una forza quasi oscura, subdola e manipolatrice, che adatta funzionalmente le istituzioni e le stesse coscienze degli individui alle trasformazioni socio-economiche in qualche modo pianificate a priori. In questi approcci per, seppur nella visione dinsieme si possano trovare varie analogie, ci si discosta in qualche modo da quel filo conduttore che ha guidato questo lavoro, Michel Foucault; si potuto vedere difatti come i vari autori qui descritti siano legati ad unimpostazione analitica classica, dove il metro di riferimento ancora lo Stato, il macro. Lautore francese ha come punto di riferimento, per ci che riguarda il funzionamento di una societ che controlla, lidea di Jeremy Bentham su una possibile struttura penitenziaria, il Panopticon; dalla fine del XVIII sec. si messo in atto un potere che non tende pi allesclusione bens allinclusione allinterno di un sistema in cui ciascuno devessere localizzato, sorvegliato e osservato giorno e notte;
Si sa che Bentham ha immaginato la prigione ideale, ovvero il tipo di edificio che poteva essere tanto un ospedale che una prigione, un manicomio, una scuola o una fabbrica: al centro una torre circondata da finestre, poi uno spazio vuoto ed un altro edificio circolare comprendente delle celle dotate di finestre. In ciascuna di queste celle pu trovare posto, a seconda dei casi, un operaio, un folle, uno scolaro o un carcerato. Basta ununica persona, appostata nella torre centrale, per osservare in modo estremamente preciso ci che le persone fanno in ogni momento, nelle loro piccole celle. Per effetto del contro luce, si possono cogliere
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Ivi, pp. 68-79.

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dalla torre le piccole silhouettes prigioniere nelle celle della periferia. Tante gabbie, altrettanti piccoli teatri, in cui ogni attore solo, perfettamente individualizzato e costantemente visibile. Il dispositivo panottico predispone unit spaziali che permettono di vedere senza interruzione e di riconoscere immediatamente. Insomma, il principio della segreta viene rovesciato; o piuttosto delle sue tre funzioni rinchiudere, privare della luce, nascondere non si mantiene che la prima e si sopprimono le altre due. La piena luce e lo sguardo di un sorvegliante captano pi di quanto facesse lombra, che, alla fine, proteggeva. La visibilit una trappola. Ciascuno, al suo posto, rinchiuso in una cella, visto di faccia dal sorvegliante, ma i muri laterali gli impediscono di entrare in contatto coi compagni. visto, ma non vede; oggetto di una informazione, mai soggetto di una comunicazione. Questo rappresenta per Bentham la formula ideale di reclusione di tutti questi individui allinterno delle istitu zioni. Ho trovato in Bentham il Cristoforo Colombo della politica. Credo che il panopticon costituisca una sorta di motivo mitologico di un genere nuovo di sistema di potere, quello di cui oggi si serve la nostra societ.233

Il Bentham giovane lo presentava come il metodo per sorvegliare gli individui accrescendo il rendimento, la stessa produttivit della loro attivit; il Bentham al termine della sua vita lo presentava invece come la formula del governo liberale nella sua globalit visto che esso deve lasciare spazio a tutto ci che pu costituire la meccanica naturale sia dei comportamenti che della produzione e non deve operare nessun tipo di intervento se non quello della sorveglianza; solamente quando vedr che qualcosa non funziona secondo la meccanica generale dei comportamenti e degli scambi allora dovr intervenire. Il panoptismo non rappresenta una meccanica regionale e circoscritta a certe istituzioni, ma una formula politica generale.234 Si parte dallarchitettura per arrivare ad un pi profondo effetto del Panopticon: indurre nel detenuto uno stato cosciente di visibilit che assicura il funzionamento automatico del potere, far s che la sorveglianza sia permanente nei suoi effetti anche se discontinua nella sua azione; che la perfezione del potere tenda a rendere inutile la continuit del suo esercizio e sostenga un rapporto di potere indipendente da colui che lo esercita: in breve, che i detenuti siano presi in una situazione di potere di cui sono essi stessi portatori. Per questo, nello stesso tempo troppo e troppo poco che il prigioniero sia incessantemente sorvegliato da un sorvegliante: troppo poco, perch lessenziale che egli sappia di essere osservato, troppo, perch egli non ha bisogno di esserlo effettivamente; perci Bentham pose il principio che il potere doveva essere visibile e inverificabile.235 Visibile in quanto il detenuto di continuo ha davanti agli occhi la sagoma della torre centrale da dove spiato, inverificabile in quanto egli non deve mai sapere se guardato ma
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Michel Foucault, Dialogo sul potere, cit., p. 44. Ivi, pp. 163-164. 235 M. Foucault, Sorvegliare e punire, cit., p. 219.

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devessere sicuro che pu esserlo continuamente. Il Panopticon una macchina per dissociare la coppia vedere-essere visti, dispositivo importante, perch automatizza e deindividualizza il potere; un assoggettamento reale nasce da una relazione fittizia in modo che non necessario far ricorso a mezzi di forza per costringere il condannato alla buona condotta, il pazzo alla calma, loperaio al lavoro, lo scolaro allapplicazione, lammalato allosservanza delle prescrizioni.236 Alla potenza della vecchia architettura da fortezza si sostituisce la geometria semplice ed economica di una casa di certezza, dove colui che sottoposto ad un campo di visibilit, e che lo sa, prende a proprio conto le costrizioni del potere, inscrivendo in se-stesso il rapporto di potere nel quale gioca simultaneamente due ruoli ed in cui diviene il garante del proprio assoggettamento; un potere che tende allincorporeo e che pi lo diventa pi i suoi effetti sono costanti, profondi e non riconducibili ad uno scontro. Il Panopticon pu essere poi anche un apparecchio di controllo sui propri meccanismi visto che nella torre centrale il direttore pu spiare tutti gli impiegati che sono ai suoi ordini, infermieri, medici, guardiani, potr giudicarli continuamente, modificare la loro condotta, imporre loro i metodi che giudica migliori, e lui stesso a sua volta potr essere osservato facilmente. Il Panopticon funziona come una sorta di laboratorio del potere: grazie ai suoi meccanismi di osservazione guadagna in efficacia e in capacit di penetrazione nel comportamento degli individui, un accrescimento di sapere viene a istituirsi su tutte le avanzate del potere scoprendo mano a mano nuovi oggetti su cui applicarsi. Ma esso non devessere inteso solamente come un edificio onirico, il diagramma di un meccanismo di potere ricondotto alla sua forma ideale, il suo funzionamento, astratto da ogni ostacolo, resistenza o attrito, pu essere ben rappresentato come un puro sistema architettonico ed ottico, una figura di tecnologia politica che si pu e si deve distaccare da ogni uso specifico.237 Ogni volta che si avr a che fare con una molteplicit di individui cui si dovr imporre un compito o una condotta, lo schema panottico pu essere utilizzato presentando polivalenza massima. Bentham propone il problema della visibilit, una visibilit organizzata interamente attorno ad uno sguardo che domina e sorveglia, fa funzionare il progetto di una visibilit universale che gioca a favore di un potere rigoroso ed esercitato per il solo fatto che le cose sono conosciute e le persone sono guardate, siamo di fronte ad una sorta di regno dellopinione.238 Grazie allo sguardo non c bisogno di armi, di violenze fisiche, di costrizioni materiali, uno sguardo che finir con
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Ibidem. Ivi, p. 224. 238 M. Foucault, in J. Bentham, Panopticon, a cura di M. Foucault e M. Perrot, Marsilio, Venezia, 1983, p. 16.

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linteriorizzazione al punto di osservarsi da s: ciascuno eserciter questa sorveglianza su e contro se stesso, potere continuo e costo irrisorio; certamente non tutti occupano lo stesso posto in questo meccanismo, possono crearsi delle supremazie, ma una macchina in cui sono presi tutti e in cui il potere non appartiene interamente e non rimane infinitamente; tutti sono sorvegliati da tutti, si di fronte ad un apparato del sospetto totale e circolante, poich non vi sono punti assoluti e la perfezione sorvegliante si raggiunge come somma di malanimi.239 Certo,
bisogna fare una distinzione, chiaramente evidente che in un dispositivo come unofficina o un esercito, segua una forma piramidale e c dunque un vertice, tuttavia questo non una sorgente o il principio donde tutto deriverebbe come da una fonte luminosa; il vertice e gli elementi inferiori della gerarchia sono in un rapporto di sostegno e di condizionamento reciproci, sono legati fra loro come in un ricatto mutuo e indefinito [] queste tattiche sono state inventate e organizzate a partire da condizioni locali e da urgenze particolari, hanno preso forma pezzo per pezzo prima che una strategia di classe la solidificasse in vasti insiemi coerenti.240

Un nuovo modo di ottenere il dominio di una mente su di unaltra mente, lo schizzo geometrico di una societ razionale dove individui attanagliati da uninsicurezza di fondo assoggettano il loro corpo alla norma autodisciplinandosi. Il modello panottico, cos come inizialmente concepito, pu essere per in qualche modo considerato obsoleto nella societ postmoderna, per questo ha bisogno di essere aggiornato e integrato; con la dinamicit e liquidit della nuova societ ha bisogno di nuovi dispositivi sempre pi informatici ed anonimi ma capaci di rendere il corpo sempre pi docile241. Per Foucault in una societ disciplinare, i dispositivi mirano, attraverso una serie di pratiche e di discorsi, di saperi e di esercizi, alla creazione di corpi docili, ma liberi, che assumono la loro identit di soggetti nel processo stesso del loro assoggettamento242; perci di fondamentale importanza vedere quali dispositivi si adattino meglio alla societ postmoderna che ha una natura diversa da quella analizzata da Foucault. Il problema oggi si sta spostando su una sorveglianza e gestione dei flussi di movimento e non solo degli individui, ma anche della merce e dei dati personali. Secondo Deleuze le societ disciplinari toccano lapice nel XX sec. e procedono allorganizzazione di grandi ambienti di reclusione, con lindividuo che non
239 240

Ivi, pp. 21-22. Ivi, pp. 22-23. 241 M. Ragnedda, cit., p. 98. 242 G. Agamben, Che cos un dispositivo?, Nottetempo, Roma, 2006, p. 29.

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cessa di passare da un ambiente chiuso allaltro, ciascuno dotato di proprie leggi: dapprima la famiglia, poi la scuola (non sei pi in famiglia), poi la caserma (non sei pi a scuola), poi la fabbrica, ogni tanto lospedale, eventualmente la prigione che lambiente di reclusione per eccellenza.243 Con lavvento della societ del controllo, come sostituto della societ disciplinare, prorompente dal secondo dopoguerra quando buona parte delle istituzioni disciplinari entrano in crisi, e soprattutto con lavvento della nuova tecnologia, le cose cambiano:
Le societ disciplinari hanno due poli: la firma che indica lindividuo, e il numero o matricola che indica la sua posizione in una massa. Il punto che per le discipline non esiste incompatibilit tra i due poli, che il potere allo stesso tempo massificante ed individualizzante, cio costituisce come corpo coloro sui quali si esercita, e modella lindividualit di ciascun membro del corpo. Nelle societ di controllo viceversa, la cosa essenziale non pi una firma n un numero, ma una cifra: la cifra un lasciapassare, mentre le societ disciplinari sono regolate da parole dordine. Il li nguaggio numerico del controllo fatto di cifre che contrassegnano laccesso allinformazione o il diniego. Non si ha pi a che fare con la coppia massa-individuo. Gli individui sono diventati dei dividuali e le masse dei campioni, dati, mercati o banche244

la rivoluzione tecnologica che pi di tutte marca la differenza tra queste due forme societarie, o meglio il rapporto tecnologia-potere; ancora Deleuze:
Le vecchie societ di sovranit maneggiavano delle macchine semplici, leve, pulegge, orologi; mentre le pi recenti societ disciplinari avevano per equipaggiamento delle macchine energetiche, con il rischio passivo dellentropia e il pericolo attivo del sabotaggio; le societ del controllo operano per macchine di terzo tipo, macchine informatiche e computer, il cui pericolo passivo lannebbiamento e quello attivo il pirataggio e lintroduzione di virus.245

Ma non basta parlare di rivoluzione tecnologica, di pari passo c la rivoluzione capitalistica che investe la societ; la fabbrica come istituzione disciplinare cede il passo allimpresa, non la produzione di beni materiali ad essere al centro del ciclo produttivo ma la vendita di servizi, perci la fabbrica perde importanza e non pi il luogo del controllo sociale, il marketing ad assumerne la funzione. Cambia per la dimensione del controllo, esso a breve termine e a rotazione rapida, ma anche discontinuo ed illimitato, come la disciplina era di

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G. Deleuze, cit., pp. 234-235. Ivi, p. 237. 245 Ivi, p. 238.

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lunga durata, infinita e discontinua. Luomo non pi recluso ma indebitato.246 Si profila il dominio, sempre pi evidente e apparentemente inevitabile, da parte delle corporation mediante le nuove tecnologie, e contemporaneamente diminuiscono le forze per opporsi a questo sistema. Perdendo sempre pi importanza la fabbrica, perde importanza anche la solidariet e la compattezza della forza lavoro come strumenti di resistenza. Questi valori sembrano lasciare il posto alla competizione, allegoismo e allindividualismo che imprigiona luomo nella sua disperata ricerca del successo mortificando lindividuo. Il nuovo controllo sociale continuo e illimitato e passa attraverso laccettazione dei valori imposti dalla nuova lite. Pi il cittadino si individualizza, rinchiudendosi nel suo mondo mediale e virtuale perdendo cos i contatti con la societ reale, e pi tender ad accettare come inevitabile e naturale lo stato di cose. Tender cio ad autocontrollarsi, normalizzando il suo comportamento, ovvero rendendolo uniforme alla media o normalit, senza deviare.247 Le nuove tecnologie informatiche permettono un controllo molto pi capillare ed esteso di quanto sinora sia stato immaginabile; Telecamere a circuito chiuso ai bordi delle strade, nei negozi, negli aeroporti, nelle metropolitane; possibilit di intercettazioni telefoniche e informatiche; raccolta ed elaborazione di tutti quei dati e informazioni che si lasciano alle spalle in seguito allacquisto di prodotti e merci con le varie carte di credito, carte di debito o carte fedelt, che permettono di ricostruire perfettamente la storia commerciale di ogni singolo consumatore. E mezzi ancora pi sofisticati quali il passaporto biometrico, i vari satelliti o le piccole tracce che una navigata in Internet lascia. A tal riguardo, David Lyon ha fatto notare come:
la sorveglianza sia oggi da considerarsi come il mezzo essenziale dellordine e delle orchestrazioni sociali. Le societ dellinformazione sono societ sorvegliate. I mezzi di gestione sociale attualmente disponibili e in uso servono in varia maniera a classificare, coordinare e controllare le popolazioni in modi che trascendono le pi moderne divisioni fondate sulla posizione di classe o sui processi burocratici di classificazione basati sulla documentazione cartacea. Iniziamo solo ora a capire come i profili biografici, le informazioni inerenti alla popolazione e i dati biometrici stiano emergendo quali fonti dinamiche di potere nel mutato ambiente sociale globale248

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Ivi, pp. 238-240. M. Ragnedda, cit., pp. 101-102. 248 D. Lyon, La societ sorvegliata, tecnologie di controllo della vita quotidiana , Feltrinelli, Milano, 2002, pp. 13-14.

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Allinterno delle societ sorvegliate, il potere sembra fluire lungo una molteplicit di canali, nessuna torre di guardia centrale domina il paesaggio sociale, poche persone si sentono vincolate, e ancor meno controllate, da regimi di sorveglianza; la maggior parte delle persone accetta tranquillamente di rivelare la propria identit o dichiara di acconsentire a rendere noti i propri dati personali alle aziende; per coloro che non desiderano essere esclusi o emarginati, la partecipazione sociale implica un attivo coinvolgimento nei meccanismi che tengono docchio e monitorano le loro vite quotidiane. Gary T. Marx249 indica nove caratteristiche che differenziano la vecchia e la nuova sorveglianza: la prima differenza consiste nel fatto che la nuova sorveglianza trascende la distanza, loscurit e le barriere fisiche e ci significa che grazie alle nuove tecnologie vengono superati i limiti tecnici che rendevano impossibile estendere la sorveglianza sia allesterno dei confini dello Stato-nazione sia allinterno della vita degli individui. Il secondo elemento di differenziazione dovuto al fatto che la nuova sorveglianza trascende il tempo e i suoi dati possono essere facilmente immagazzinati, recuperati, analizzati e comunicati250, in alti termini non vi rapporto necessario e immediato tra la raccolta e lutilizzo delle informazioni senza pregiudicarne lattendibilit. Il terzo elemento coincide con la rivoluzione strutturale dellapparato di sorveglianza, essa ad alta intensit di capitale pi che di lavoro: gli sviluppi tecnici hanno decisamente modificato leconomia della sorveglianza; con una certa semplicit possibile rimandare linformazione ad una fonte centrale, rendendo cos possibili economie di scala251. Grazie a questa rivoluzione tecnologica, relativamente poche possono controllare diversi luoghi e individui ed in pi, elemento decisamente nuovo, gli individui possono diventare volontariamente o meno, fruitori di sorveglianza. Il quarto elemento si riferisce al cambiamento paradigmatico che la nuova sorveglianza ha innescato poich si passa dal sorvegliare individui specifici a sorvegliare potenzialmente tutti. Le nuove tecnologie consentono un monitoraggio continuo - dalle telecamere alle carte didentit, dai metal-detector ai moduli obbligatori delle tasse - che fa di ciascuno un obiettivo di sorveglianza. Il quinto elemento tratta della crescente prevenzione, tutto fatto per prevenire le violazioni, la stessa pubblicizzazione della onnipresente sorveglianza serve da

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G. T. Marx, The iron fist and the velvet glove: totalitarian potentials within democratic structures , in http://web.mit.edu/gtmarx/www/iron.html 250 Ibidem. 251 Ibidem.

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deterrente252. Il sesto elemento riguarda la sua decentralizzazione e il meccanismo di autovigilanza, gli individui sono spesso motivati a dare informazioni su se stessi in cambio di benefici o evitare di essere penalizzati. Il settimo il fatto di essere invisibile e depersonalizzata; risulta infatti difficile accertarsi di quando siamo sorvegliati e di chi ci sta osservando, anche perch spesso la sorveglianza depersonalizzata e viene praticata grazie a dispositivi elettronici sempre pi difficilmente individuabili.253 Lottavo la profondit delle informazioni a cui riesce ad accedere grazie agli strumenti sempre pi invasivi che la tecnica mette a disposizione ed infine lultimo elemento lestensione della nuova sorveglianza; ampie e nuove categorie di persone diventano soggetti per raccolta e analisi delle informazioni e, come aumenta il numero delle persone osservate, cos cresce quello dei potenziali controllori; chiunque pu essere osservato e ognuno un potenziale osservatore. La creazione di incertezza sul fatto di essere o no sorvegliati un importante elemento strategico. Alcuni degli elementi identificati da Marx possono essere visti come una naturale estensione del modello panottico supportato dallevoluzione tecnologica; altri elementi invece sono vere e proprie rivoluzioni paradigmatiche e sono frutto e causa della nuova societ: non pi statica e rigida - moderna -, ma dinamica e liquida - postmoderna -. Si potrebbe dire che queste differenziazioni, ma altre se ne possono aggiungere e qui di seguito verranno proposte, sono dovute a due macro fattori: la rivoluzione tecnologica e lestensione tecnologica del modello panopticon a tutta la societ.254 Il problema per, secondo Bauman255, non tanto sapere o non sapere di essere sotto controllo, ma di non preoccuparsene affatto; a questo punto scatta una rivoluzione cognitiva e di percezione che investe il ruolo della sorveglianza. Prima esso era limitato a persone ben identificate, circoscritto a determinati ambienti ed era considerato un elemento di repressione; il controllo oggi in cambio pu paradossalmente essere considerato come una duplice garanzia: di inclusione sociale e di libert. Da una parte infatti non essere controllati significa essere emarginati, non essere degni di nota, non essere importanti - chi per eccellenza non controllato il clandestino, lescluso, persona ai margini della societ e che impersonifica il pericolo, in quanto fuori controllo -. Ecco allora che il controllo diviene anche garanzia di libert perch maggiori e pi intensificati si faranno i controlli e pi protetti ci si sente. Aumentando la percezione di sicurezza aumenta anche la
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Ibidem. Ibidem. 254 M. Ragnedda, cit., p. 108. 255 Z. Bauman, Cambia il mondo cambia il vento, in http://www.lostraniero.net/archivio-2008/14-febbraio-n92/165-cambia-il-mondo-cambia-il-vento.html

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libert, la possibilit di non essere schiavi della paura e del terrore. Sentirsi sotto controllo dunque ci rende liberi. Questa la vera rivoluzione cognitiva apportata dalla nuova sorveglianza e dalla postmodernit; e questo quanto la nuova lite al potere riuscita a farci interiorizzare ed accettare come un dato di fatto.256 Ci troviamo cos di fronte ad un chiaro e manifesto superamento del modello panottico classico, cosa che caratterizza la nostra societ come societ superpanottica257, ovvero quel complesso di sorveglianza in grado di controllare ogni dettaglio e in ogni momento la vita quotidiana degli individui grazie al sistema di controllo che prende il nome di dataveglianza; lavvento dellera informatica, dove grazie ai database possibile reperire e registrare un numero sempre pi elevato di dati, permette di ricostruire un profilo sempre pi accurato di ogni singolo cittadino. Spesso infatti si sottovaluta che queste immense banche dati non contengono solo informazioni sullidentit, ma anche sulle inclinazioni, gli acquisti, le proprie attivit e gusti.258 Chi per primo ha analizzato le potenzialit della nuova sorveglianza stato Clarke, che intende luso sistematico di insiemi di dati personali allo scopo di controllo e monitoraggio delle azioni e comunicazioni di una o pi persone 259. La dataveillance alla base di una nuova forma di sorveglianza basata sullelaborazione di dati e informazioni e sul sistematico monitoraggio degli individui; la caratteristica principale di questa sorveglianza diviene la sistematicit con la quale scruta e osserva la vita dei singoli individui. La sorveglianza non leccezione ma la regola che diventa onnipresente raccogliendo dati che potranno essere utilizzati anche in futuro. La sorveglianza infatti, secondo la definizione da lui adottata, la sistematica investigazione o monitoraggio delle azioni o delle comunicazioni di una o pi persone. Lo scopo primario , generalmente, quello di collezionare informazioni sulle loro attivit e associazioni. E, potenzialmente, dissuadere lintera popolazione dallintraprendere determinati generi dattivit. Grazie ad essa si assiste ad un salto di qualit nella sorveglianza, e non solo da un punto di vista quantitativo, infatti, non solo la quantit di informazioni e dati raccolti ed elaborati, incommensurabilmente pi alti di quanto in precedenza sia mai stato fatto, che cambia, ma la qualit stessa della sorveglianza a subire un cambiamento. La sorveglianza ora molto pi invasiva, onnipresente, sistematica. La sorveglianza come conseguenza diretta del compimento del Leviatano toglieva il fiato, la
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M. Ragnedda, cit., pp. 111-112. M. Poster, Foucault, marxism and history. Mode of production versus mode of information , Polity press, Cambridge, 1984, pp. 102-104. 258 Ibidem. 259 R. Clarke, Information technology and dataveillance, in http://www.rogerclarke.com/DV/CACM88.html

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postmodernit e il suo controllo invece rilassa, diverte, svaga. Il grande fratello moderno tramontato, superato, troppo costoso poich rivelatosi improduttivo e inattuabile; dispendioso in termini di tempo e denaro, di fronte al vantaggio della decentralizzazione, alla condivisione di dossier informatici e dati su individui e gruppi. Diversi settori e istituzioni, pubbliche o private, hanno specifici database, che alloccorrenza si scambiano e si incrociano, grazie alla rivoluzione strutturale che ha profondamente modificato il supporto materiale su cui viaggia la merce-informazione, istantanea, rapida e immediata, dislocata e snella. Ognuno gestisce il profilo personale a cui maggiormente interessato: quello commerciale e/o burocratico; sar poi il controllo incrociato dei dati, quello che in termini tecnici viene chiamato computer matching, a fornire un profilo molto dettagliato di ogni singolo individuo. 260
Il cedere informazioni volontariamente, tipico della postmodernit, significa spogliarci, diventando sempre pi visibili e trasparenti ad un occhio che invece resta invisibile, aspetto tipico invece del panopticon. Stesse caratteristiche ma calate in uno scenario nuovo e con diverse tecniche: un panopticon super. Il Superpanopticon porta ad un livello pi elevato le capacit di sorveglianza del panopticon benthamiano. Infatti, da un unico punto di osservazione, esso in grado di registrare ed elaborare un numero elevato di dataimmagini, cosa che permette la costruzione di profili virtuali individualizzati. Il Superpanopticon non costituisce per solo un perfezionamento del modello panottico, ma anche un elemento essenziale per un miglior funzionamento del biopotere, ovvero la presenza del potere fin nelle pi piccole particelle del corpo della persona. Il superpanottico tende a racchiudere in un unico dispositivo le due funzioni, o assi, che secondo Foucault stanno alla base del biopotere: il controllo individualizzante e la gestione massificante.261

Ma ad unattenta visione il Superpanopticon non sembra reggere; certo, ci sono grandi intuizioni, ma esso reclusione e confinamento e perci difficilmente identificabile in una societ fluida e dinamica come quella moderna; ci riscontrabile soprattutto osservando le nuove tecnologie elettroniche e la funzione di questa sorveglianza: il compito quello di far sentire sicuri gli utenti del cyberspazio, ovvero a chi frequenta un luogo che per sua stessa natura trascende i confini nazionali e lidea stessa di territorio; la vigilanza elettronica quindi innanzitutto veicolo di mobilit al contrario del Panopticon che legava il sorvegliato ad uno spazio fisico. Cos, due secoli dopo lelaborazione del modello benthamiano, il norvegese Thomas Mathiesen afferma che il modello panottico sia stato sostituito ed integrato dal Synopticon262 dove i fattori sono completamente capovolti; Mathiesen parte dal presupposto
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Ibidem. M. Ragnedda, cit., pp. 116-117. 262 T. Mathiesen, The viewer society. Michel Foucaults panopticon revisited, in Theoretical criminology, SAGE, Londra, 1997, pp. 215-234.

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che la societ attuale sia la societ dello spettatore, riprendendo i lavori trattati antecedentemente tra cui spiccano Deborde e Anders -, secondo i quali lo spettacolo in qualche modo una forma disciplinante; questo modello stato fatto da Baumann263 quale metafora per descrivere la societ liquida, o postmoderna, caratterizzata da un sistema di potere fluido, mobile, morbido, e leggero che si insinua in ogni singolo interstizio della societ, la cui principale tecnica diviene ora la fuga, levasione, il distacco: esattamente il contrario di quanto prevede il panottico che vuole invece un centro fisso e immobile in grado di controllare tutto e tutti. Ci si trova cos al tramonto del panottico benthamiano, ma non delle istituzioni disciplinari foucaultiane.264 In realt, come accennato precedentemente, Foucault va oltre la concezione benthamiana del Panopticon, considerando questultimo non come un luogo chiuso e definito una volta per tutti, ma come uno spazio che si adatta perfettamente allinterno della societ; il Panopticon perci uno spazio riproducibile che tende a permeare ogni singolo aspetto del vivere quotidiano. Anche Hardt e Negri sono di questavviso:
La societ disciplinare la societ nella quale il controllo sociale viene costruito attraverso una rete sociale ramificata di dispositivi che producono e controllano costumi, abitudini e pratiche produttive. Mettere questa societ al lavoro ed assicurarne lobbedienza al suo potere e ai suoi meccanismi dintegrazione e/o di esclusione si ottiene tramite istituzioni disciplinari la prigione, la fabbrica, il manicomio, lospedale, luniversit, la scuola, etc - che strutturano il terreno sociale e offrono una logica propria alla ragione della disciplina. Il potere disciplinare governa in effetti, strutturando i parametri e i limiti di pensiero e di pratica, sanzionando e/o prescrivendo i comportamenti devianti e/o normali265.

Non quindi necessario rinchiudere gli individui in spazi chiusi per omogeneizzarli, ma la disciplina che lo fa; la societ disciplinare con la sua ramificata rete di dispositivi produce e controlla abitudini e costumi. E a costo di essere ridondanti, da qui si passa a quella che Deleuze chiama societ del controllo e che Hardt e Negri considerano come:
la societ che si sviluppa alla fine ultima della modernit e apre sul post-moderno, e nella quale i meccanismi di controllo si fanno vieppi democratici, sempre pi immanenti al campo sociale, diffusi nel cervello e nel corpo dei cittadini. I comportamenti dinteg razione e di esclusione sociale propri del potere sono anche sempre pi interiorizzati dai soggetti stessi. Il potere si esercita a questo punto tramite macchine che organizzano direttamente i cervelli (grazie a sistemi di vantaggi sociali, di attivit inquadrate, etc) verso uno stato di alienazione
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Z. Baumann, Modernit liquida, Laterza, Bari/Roma, 2002, p.XVIII. M. Ragnedda, cit., p. 121. 265 M. Hardt e T. Negri, Impero, cit., p. 23.

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autonoma, partendo dal senso della vita e dal desiderio di creativit. La societ di controllo potrebbe anche essere caratterizzata da una intensificazione ed una generalizzazione di apparecchi(sistemi) della disciplinariet che animano dallinterno le nostre pratiche comuni e quotidiane; ma al contrario della disciplina, questo controllo si estende ben al di l dei luoghi strutturati delle istituzioni, tramite reti flessibili, modulabili e fluttuanti.266

Societ liquida, sorveglianza e tecniche di disciplina e controllo liquide; pi nello specifico una nuova tecnologia che non pi solo repressiva ma anche e soprattutto propositiva: le nuove forme di controllo si basano non solo sulla repressione di condotte sbagliate e non conformi agli standard, ma alla proposizione di nuovi modelli di comportamento in una societ in cui i modelli tradizionali sono entrati in crisi, insieme alle sue istituzioni. A proporre condotte, dunque, non sono le vecchie istituzioni socializzanti, ma in maniera crescente la nuova e onnicomprensiva istituzione: i mass media ed in particolare la televisione; il carattere disciplinatorio si impone sempre pi attraverso la seduzione che non con la mera sorveglianza. Oggi lobbedienza agli standard [] tende ad essere raggiunta attraverso la lusinga e la seduzione anzich la coercizione, e si mostra mascherata da esercizio del libero arbitrio anzich rivelarsi come una forza esterna.267 Secondo questa impostazione, lubbidienza agli standard avviene grazie alla lusinga, grazie alla spettacolare proposta e continua riproposta di modelli di riferimento vincenti. Modelli incarnati dalle personalit di successo, da poche persone che grazie al proprio carisma, ruolo o storia personale sono al centro dellattenzione e si pongono, spesso involontariamente, come modelli di riferimento, scavalcando cos, come si pi volte sottolineato, i modelli di riferimento classici dellepoca moderna; il modello di riferimento dei pochi ad essere osservato dai molti e quindi non pi un centro che d uniformit che controlla i soggetti contemporanei, ma la capacit di attirare i loro sguardi, attraverso questa focalizzazione comune, ma atomizzata, a stabilire e legittimare il loro punto di convergenza come un centro de facto di normativit.268 Si passa quindi dalla torre centrale che osserva tutti ad un modello dove sono i molti che osservano i pochi situati nella nuova torre o palcoscenico: i media. I pochi sono coloro che appaiono sullo schermo, coloro che attraverso lo spettacolo si impongono ai cittadini-spettatori e che hanno la capacit di attirare a s gli sguardi dei molti; la periferia dunque che osserva il centro e non come previsto dal panottico il centro che dallalto della sua torre osserva il basso, che dal

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Ibidem. Z. Baumann, Modernit liquida, cit., p. 92. 268 M. Lianos, cit., p. 26.

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centro osserva lesterno. da qui che i desideri, le aspirazioni e i sogni vengono insinuati nella mente della moltitudine.
Il modello panopticon si rende dunque obsoleto in questo nuovo scenario, esso ancora i soggetti ad uno spazio fisico, evitando levasione, la fuga; controllori e controllati legati ad un luogo. Il synopticon trasforma i guardati in guardanti svincolandoli, con latto stesso del guardare, dal luogo fisico, trasportandoli nel cyberspazio, dove la distanza semplicemente non esiste, dove lo spazio azzerato dal tempo e dove i molti guardano i pochi, e i pochi sono coloro che sono autorizzati a penetrare i media dallesterno. La moltitudine guarda, osserva, ascolta, invisibile, fuggevole, ammirata e invidiata, assume le sembianza di una monarchia senza corona, che guida. Spesso lo fa direttamente, quando incontra la moltitudine comodamente seduta a casa loro, e spesso lo fa indirettamente mettendo in vetrina eroi e veline, affinch il messaggio arrivi con pi forza.269

In ultima analisi non si tratta quindi di imporre una condotta, ma dindurre arbitrariamente determinati tipi di comportamento, che possono facilmente far presa nelle menti dei cittadini poich legati ai nuovi valori del vivere sociale. Sarebbe tuttavia errato per presupporre che il modello synopticon abbia completamente scalzato la necessit di una sorveglianza dallalto, di un controllo capillare; esso ne casomai una integrazione, un aiuto complementare, sempre pi importante, in una societ molto frammentata e senza forti punti di riferimento. Lo stesso Mathiesen afferma come in tempi recenti linterazione ha preso nuove forme e concrete fusioni [] panoptismo e synoptismo si sono sviluppati sulla base di nuove tecnologie comuni.270 E se vero, continua, che la Radio, la Tv o i satelliti usano entrambi questi modelli vero anche che solo Internet permette la raccolta di un cos alto numero di informazioni circa i suoi utenti e ne ricostruisce un profilo sempre pi accurato e preciso modello panottico -, ma al tempo stesso offre sempre pi vantaggi disciplinanti-sinottici grazie alla sempre pi veloce e continua infusione di messaggi e modelli di riferimento. Navigando in rete vero che sono i molti che osservano i pochi, dunque un modello synopticon, ma soprattutto vero che le nuove tecnologie di controllo elettronico permettono di erigere una torre panottica al centro che tutto vede senza essere vista; o perlomeno d questa impressione: esattamente quanto prevedeva il panottico. I vari terminali che quotidianamente usiamo possono metaforicamente essere visti come le singole celle del Panopticon cos come immaginate da Bentham, con lo stesso gioco di luci che non permette angoli scuri. In realt questi due modelli, il panopticon e il synopticon, non si escludono ed anzi, nella postmodernit, si richiedono vicendevolmente, poich si integrano e si completano.
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M. Ragnedda, cit., pp. 126-127. T. Mathiesen, cit., p. 223.

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Focalizzando ora, pi specificamente lattenzione sul medium internet, si rende necessaria una puntualizzazione, in rete pi che laspetto del synopticon prevale quello del panopticon; inoltre sempre pi diffusa la tendenza dei pochi che guardano i pochi, venendo cos a crearsi delle piccole comunit, dove i singoli utenti si possono ritrovare e crescere assumendo come modello di riferimento la sua comunit virtuale. Le differenze rispetto al panopticon sono evidentemente molteplici: cambia la geometria spaziale e la staticit del modello.271 Nessuno infatti costretto a stare rinchiuso al proprio terminale-cella; non esiste una torre centrale visibile e data una volta per tutte; la disciplina da imporre non chiara e monodirezionale. La differenza principale per, probabilmente lesistenza di una molteplicit di torri con scopi diversi: commerciali, burocratici e investigativi; la torre, o meglio le torri, che presiedono alla sorveglianza commerciale non necessariamente sono interessate, e legalmente non potrebbero, compiere azioni di spionaggio, osservare e catalogare dati riguardanti lanagrafe, la situazione patrimoniale e altre violazioni che ledono la privacy. Inoltre, cosa ancora pi importante, spesso volontariamente, il cittadino-consumatore che affida a questa torre le informazioni di cui essa necessita per costruire un profilo del suo stile di consumo: profilo che verr poi rivenduto ad altre societ divenendo cos fonte di successivi guadagni. dal consumo che proviene in questo secolo uno dei dispositivi pi importanti per il controllo sociale, Lyon a proposito spiega che:
I metodi coercitivi per il mantenimento dellordine sociale allinterno degli Stati -nazione capitalistici si sono ridotti, fino al punto di assumere un ruolo marginale. Per il margine ancora necessario, perch lascia inalterato un gruppo di riferimento, un sottoproletariato, se preferiamo chiamarlo cos, il cui destino di non consumatore bene evitare a tutti i costi. Per per la maggioranza, il consumo diventato laspetto assorbente della vita contemporanea nelle societ affluenti, la guida morale e lintegratore. Lordine sociale, e di conseguenza una forma morbida di controllo, viene preservato stimolando ed incanalando il consumo, ed a questo punto che entra in gioco la sorveglianza dei consumi272

Profili del consumatore sempre pi affidabili e precisi in modo tale da indirizzare in modo sempre pi preciso la merce e spingere il consumatore nelle sue braccia; avere un profilo sempre pi accurato permette di indirizzare in maniera sempre pi precisa linformazione, con i dati che sar lo stesso consumatore a fornire, perch pi consuma e pi si scopre alle aziende e pi vulnerabile. La torre burocratica snellisce le pratiche ed molto pi accurata e
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M. Ragnedda, cit., p. 131. D. Lyon, Locchio elettronico, privacy e filosofia della sorveglianza , Feltrinelli, Milano, 1997, p.196.

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completa, offrendo vantaggi in termini di tempo e comodit a tutti i cittadini; la torre investigativa invece racchiude tutte le informazioni e tracce che si lasciano in rete divenendo ununica grande torre centrale. Essa in grado, con sistemi noti e meno noti, di catalogare, registrare ed elaborare dati che riguardano la vita commerciale, burocratica e strettamente privata di ogni cittadino e servirsene per scopi di prevenzione e repressione. La prevenzione sar tanto pi efficace tanto maggiori e accurate saranno le capacit di monitoraggio e sorveglianza. Grazie allincrocio di dati raccolti trasversalmente su tutti i cittadini-navigatori e poi incasellando ogni cittadino allinterno di categorie di rischio e possibile tenere costantemente sotto controllo i soggetti potenzialmente pi pericolosi. evidente infatti che un soggetto che si serve della rete solo per leggere la posta elettronica e guardare le ultime notizie potenzialmente meno pericoloso di un soggetto che naviga in rete cercando informazioni sul come costruirsi una bomba.273 Su questultimo si intensificheranno le operazioni di sorveglianza, anche grazie, qualora sia ritenuto necessario ed utile, allausilio di altre tecniche quali, intercettazioni telefoniche ed ambientali sino ad arrivare al pedinamento fisico; ancora una volta per avere maggiore sicurezza si deve rinunciare ad un po di privacy. Si arriva poi a quello che Bigo ha chiamato Banopticon274, neologismo nato dallunione del termine inglese Ban - proibire, mettere allindice - e il greco opticon - guardare, osservare - e che significa un sistema di sorveglianza dove il profilo tecnologico determina chi deve essere tenuto sotto controllo, interrogato, detenuto o allontanato e chi invece libero di intervenire; questo modello teorizza che, nellottica del prevenire, non si indirizzano delle indagini verso un gruppo o un reato, ma verso dei sospetti, e cos i profili incrociati divengono fondamentali. Con la rete comunque c la necessit di estendere anche nel virtuale quellinsieme di attivit dirette ad uniformare la condotta degli individui con lobiettivo di far rispettare le norme e le aspettative del gruppo; e si assiste ad una nuova fenomenologia del controllo sociale. Le nuove relazioni sociali infatti sono il frutto della combinazione tra Internet, chat, telefoni di ultima generazione e relazioni face to face; questintreccio fa si che reale e virtuale si fondono e confondono, dando luogo a nuove modalit di interazione sociale, con la vita reale che si sposta sempre pi in rete e quello virtuale ha sempre maggiori ricadute sul reale. Alla luce di ci non bastano pi forme panottiche o superpanottiche di controllo, ma queste devono combinarsi a forme sinottiche che sorvegliano e seducono. La nostra identit
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M. Ragnedda, cit., p. 134. D. Bigo, Security and immigration: toward a critique of the governmentality of unease , Alternatives, 2002, p. 82.

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tende sempre di pi ad essere compresa dagli altri sulla base della nostra data-immagine piuttosto che dalle comunicazioni interpersonali, cos laspetto al centro dellattenzione quello che qui si definisce il controllo dellimmaginario collettivo attraverso la simulazione del reale.275 Controllare limmaginario e limmateriale, significa anche controllare limmissione nellecologia dei valori, di nuovi modelli comportamentali da assumere come punti di riferimento; secondo la famosa teoria dellAgenda Setting276, noi conosciamo o tendiamo ad escludere dal nostro orizzonte conoscitivo quello che i media dicono o non dicono. Partendo da questa semplice concezione e aggiungendo il fatto che ora Internet diviene sempre pi una fonte di conoscenza della realt circostante, riuscire a gestire i filtri della rete significa chiudere i cancelli ad alcune informazioni scomode. La censura allora si sposta su un altro piano; ci che le grosse multinazionali dellinformazione cercano di fare non consiste solo nel gestire buona parte dei flussi della comunicazione anche in rete, gerarchizzando, secondo le proprie logiche, i temi di pubblico interesse e cercando di modellare un mondo - o cyber-mondo - pi vicino e in linea con il proprio modello o ideale, ma danno luogo ad una sorta di censura, che non necessariamente risponde a modelli repressivi, ma dovuta a ragioni che possiamo definire tecniche. Per questioni di marketing infatti, si rende spesso inevitabile omologare i gusti e le idee dei cyber utenti; in una parola necessario predefinire, ovvero definire in anticipo le scelte dei consumatori. Le nuove forme del controllo sociale difatti non si limitano a vedere ci che lindividuo fa, ma tendono a prevedere quello che far.277 Si cerca di creare un percorso prestabilito, in modo tale da lasciare immutata, allinterno di percorsi standard, lautonomia dellindividuo, facendogli credere che sia veramente lui a scegliere il suo destino, ma il suo comportamento gi stato ampiamente previsto. Questo ci che Lyon chiama simulazione278, ossia lelaborazione dei dati finalizzata allanticipazione del comportamento del soggetto osservato in un tempo che non pi il presente o il passato, bens il futuro; queste previsioni si basano su modelli psicologici sempre pi elaborati, che creano le categorie, cio i ruoli nei quali ogni giorno veniamo confinati; pi informazioni si avranno sullidentit di ogni singolo individuo e, teoricamente, pi facile sar prevederne il comportamento futuro e il suo range dazione. Illuminante lesempio fornito sempre da Lyon:
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M. Ragnedda, cit., p. 136. www.it.wikipedia.org/wiki/Agenda_setting 277 M. Ragnedda, cit., p.139. 278 D. Lyon, La societ sorvegliata, cit., p. 206.

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Una delle prime e note applicazioni quella ideata e messa a punto da Sergio Velastin del Kings College di Londra, noto come Cromatica, ovvero un dispositivo di rilevazione e controllo dei flussi, attivo in alcune stazioni metropolitane inglesi. Il sistema, ideato per monitorare il grado di affollamento della metropolitana, allerta, con un cambiamento dei colori dello schermo, in caso di anomalie dei passeggeri, ovvero in caso di comportamenti ritenuti non normali e non in linea con le aspettative. Un comportamento deviante, quale quello di soffermarsi troppo a lungo sui binari, viene considerato potenzialmente a rischio, perci lallerta scatta. Secondo alcuni studi infatti, le persone che intendono suicidarsi, seguono uno schema invariabile, uno schema che possiamo definire standard. Cromatica in grado di individuare persone che ricalcano questi schemi e segnalare la cosa agli organi preposti alla sicurezza. evidente come questa sorveglianza sia oggi possibile solo grazie alle nuove tecnologie e alla loro capacit di catalogare, incrociate ed elaborare informazioni sugli individui. La ricostruzione dello schema standard che pare gli aspiranti suicidi seguano e la sua successiva identificazione da parte dellocchio elettronico una delle tante modalit di prevenzione del comportamento sociale deviante, in chiave repressiva.279

Le neuroscienze e gli ingegneri informatici paiono mirare allelaborazione di sistemi di sorveglianza che anticipino i comportamenti degli esseri umani. Il problema , e non pu essere sottovalutato, vedere se si tratta solo di anticipare ovvero prevedere il comportamento umano o aggiustarlo in itinere?280 Diventa cos fondamentale il problema della costruzione, ipotetica o meno, di una realt; divengono perci fondamentali i media. Come sostiene Baudrillard essi costruiscono liperrealt281, ossia una realt che pur non essendo reale pi realt del reale perch con essa che lessere umano interagisce, il momento in cui lutenteconsumatore scambia il modello con loggetto modellato, la simulazione con loriginale; in cui si sostituisce un ordine sociale di valori e classificazioni a un mondo contingente di bisogni e piaceri. Essa fornisce i segni della realt ma da essa se ne distanzia perch ci che si vede derealizzato dalla societ dello spettacolo e ridotta a simulacro; viene proposta e accettata come sostituta della realt, con questultima filtrata dagli interessi e dalle idee di chi la propone. Chi crea la realt la domina, proprio perch la modella secondo i suoi voleri, le sue aspirazioni e ideali, cercando di far confrontare lopinione pubblica con essa e non con altre realt, escluse a priori dallorizzonte percettivo. Emblematico lesempio offerto da Queau sulla bolla economica:

279 280

Ivi, pp. 79-82. M. Ragnedda, cit., p. 142. 281 J. Baudrillard, La societ dei consumi. I suoi miti e le sue strutture, Mulino, Bologna, 1976, p. 40.

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evidente infatti come il 99% dei capitali che circolano nel mondo sono pura speculazione, ovvero solo l1% dei capitali corrisponde alleconomia reale. Il giro di affari impressionante, dellordine di diverse migliaia di miliardi di dollari che quotidianamente circolano nel virtuale, con conseguenze pi che reali. In questo caso la distinzione tra reale e virtuale effimera, illusoria e realt e virtualit si confondono vicendevolmente. Il problema dunque non consiste tanto nel chiedersi se unimmagine sia reale o fittizia, vera o falsa; il vero problema vedere chi ha gli strumenti intellettuali per decifrarla, per analizzarla.282

Queau arriva a teorizzare addirittura che chi possiede questi strumenti intellettuali sar arruolabile nelllite virtuale, al contrario chi non ne disporr rappresenter il proletariato. Con i nuovi media, come appunto internet, per, ci si discosta molto dalliperrealt fornita dalla televisione; se questa difatti forniva una o poche versioni, ora la rete, che fa di ognuno destinatario, ma anche mittente di informazione, permette una molteplicit di versioni delliperrealt e dunque della realt con la quale interagire. Internet dunque, permette agli utenti di navigare liberamente e costruirsi un proprio percorso, un proprio viaggio, spostandosi liberamente da uno spazio allaltro alla ricerca di informazioni pi vicine ai propri gusti e visioni del mondo; elaborando un proprio autonomo percorso egli si costruisce cos una sua visione della realt, non meno coerente e vera delle altre realt. Cos tutti possono divulgare ed elaborare la propria realt, ma pochi riescono a proporla e renderla credibile. Secondo lo scrittore francese Pierre Lvy, per, realt e virtuale non devono essere considerati due elementi in contrapposizione; la virtualizzazione sempre presente nella storia delluomo, linguaggio, tecnica, arte. per lui il movimento contrario allattualizzazione, lelevare a potenza lentit considerata, un cambiamento di identit283, ma al di l di questioni concettuali rimane il fatto che la strategia della nuova lite agisce producendo, proponendo e imponendo realt.284 Internet stesso inoltre si evoluto ed ora denominato Internet 2.0, con cui si intendono le tecnologie che permettono ai dati e alle informazioni, inseriti in un sito, di diventare indipendenti dal suo ideatore o dal sito stesso che li contiene, col dato che si distacca dallautore andando a divenire un qualcosaltro di nuovo; il Web 2.0 non ha confini rigidi ma unanima gravitazionale, un insieme di principi e di procedure che collegano un autentico sistema solare di siti che dimostrano in toto o in parte

282 283

P. Queau, La rivoluzione del virtuale, in http://www.emsf.rai.it/interviste(interviste.asp?d=61 P. Lvy, Il virtuale, Cortina Raffaello, Milano, 1996, pp. 7-8. 284 M. Ragnedda, cit., p. 152.

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di questi principi, a una distanza variabile dal centro stesso;285 in poche parole non si offrono prodotti incontrovertibili come verit assolute ma pensieri deboli che tengono conto della pluralit di verit relative, con la possibilit per questi di adeguarsi e migliorarsi, con Wikipedia che ne lesempio pi famoso ed eclatante. Si abbandona la modernit ed alcune sue caratteristiche di derivazione illuminista quali centralit, suddivisione netta dei saperi e delle conoscenze, categorizzazione; si passa dallapproccio top-down ad un sapere dinamico e flessibile286 caratterizzato da un illusorio concetto di democrazia dal basso, dove sono gli utenti a poter stabilire lagenda; tutto ci sarebbe anche vero se non fosse che prima di iniziare a leggere o scrivere ognuno di noi ha ricevuto milioni di messaggi dettati dallindustria culturale che veicola cos la percezione degli individui. Dietro il detersivo o lo yogurt dietetico il messaggio che si cela pressoch identico, un messaggio che incita al consumismo, che mostra lidea di felicit celata dietro lacquisto di un prodotto, che porta a valore universale i valori imposti da un lite. Successo, arrivismo, egoismo, sono valori imposti dal mercato e vengono lentamente acquisiti grazie ad unabile e costante opera di propaganda.287 Pi in generale Melossi mette in evidenza come:
la coscienza si crea attraverso lo scambio linguistico, cio che noi apprendiamo la coscienza dallesterno. Essa non qualcosa di dato allinterno e quindi espresso attraverso il linguaggio; semmai lopposto: attraverso il linguaggio e lo scambio linguistico noi impariamo a pensare. [] La conversazione, la parola, non mai disgiunta da una situazione di organizzazione sociale, da una situazione pratica [] non possibile pensare a una forma di organizzazione sociale che si disgiunta dal discorso che la descrive.288

Impariamo a pensare attraverso il linguaggio e lo scambio linguistico e a loro volta questi li apprendiamo dal contesto sociale dove veniamo a crescere. Maggiore sar il tempo trascorso in un ambiente sociale, maggiore sar la possibilit di acquisirne un linguaggio; con quello che pensiamo, descriviamo e infine capiamo la realt. Se il tempo trascorso con i mass media aumenta, aumenter anche la possibilit di assorbirne i valori e il linguaggio. E la cosa si aggravata dal fatto che, come detto, questa nuova agenda dettata dal basso, facendone aumentare il valore. Per quanto Internet si diffonder, il rito del guardare la TV mentre si

285

T. OReilly, What Is Web 2.0. Design Patterns and Business Modelsfor the Next Generation of Software , http://oreillynet.com/pub/a/oreilly/tim/news/2005/09/30/what-is-web-20.html 286 M. Ragnedda, cit., p. 155. 287 Ivi, pp. 157-158. 288 D. Melossi, cit., p. 176.

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mangia o la scaletta del telegiornale che fissa la priorit delle notizie, difficilmente verr scalzato. Poi si potr accedere al Web 2.0, stabilire le nostre priorit in base ai nostri gusti, ma questi saranno inevitabilmente influenzate da questo sistema di propaganda del neoliberismo e di imposizioni di modelli e valori.289 leconomia, o meglio il sapere neoliberista per tenere sempre sullo sfondo Foucault che controlla la societ cercando di imporre un universo di senso da seguire; un controllo sociale non pi rigido e invadente ma sottile e onnipresente che permea e forma con automatismo e disinvoltura; il perfezionamento del modello synopticon da una parte e superpanottico nel monitoraggio nel corso della vita dellindividuo. Tanto pi sar efficace il primo tanto meno importante sar il secondo. Non seguire il messaggio imposto significher esclusione, devianza, ribellione, e quindi monitoraggio, catalogazione, classificazione. Il tutto nella solita strategia massificante ed allo stesso tempo individualizzante su cui puntava il dito Foucault. Proprio il modello reso celebre dallautore francese - il panopticon -, in definitiva, si pu dire tramontato; non pu pi essere visto come metafora della nostra societ, che sempre meno rintracciabile in uno schema cos rigido e statico; neanche la sua evoluzione elettronica, il modello superpanottico, pu essere sufficiente vista levoluzione dei media. C bisogno del superamento della dicotomia controllo sociale/libert, in quanto non sono pi elementi in contrapposizione ma che si integrano a vicenda: il nuovo controllo sociale richiede sia uno sguardo che controlla sia uno che affascina; in tutto ci i media costituiscono quel centro gravitazionale di cui parlavamo precedentemente a cui le persone si ispirano per conformarsi; il loro sguardo rivolto al centro per cui la conformazione al sistema avviene pi che per imposizione per seduzione; inoltre i nuovi media fanno s che si sviluppi un utente-cittadino che dialoga con il medium stesso, rendendosi partecipe ed attivo e non semplice destinatario dellinformazione, anche se, nella realt, la sua capacit di influenzare il contesto sociale sar nulla. 290 Il nuovo controllo sociale, dunque, deve fare i conti da una parte con il superpanottico e dallaltra con il synopticon, con la reclusione/esclusione e con la seduzione, con la sorveglianza elettronica e con liperrealt. La societ postpanottica impone la conformit alle regole non tanto con la reclusione ma cercando di incanalare le libere scelte dellindividuo allinterno di opzioni predeterminate e prefissate che rinforzano lo status quo. Si sposa la visione foucaultiana secondo la quale attraverso il potere che si ottiene conoscenza, e questo si spostato dagli
289 290

M. Ragnedda, cit., p. 159. Ivi, p. 187.

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Stati moderni alle multinazionali, con i primi divenuti semplici garanti della sicurezza e con le seconde che propongono modelli vincenti e la dottrina neoliberale come unica via percorribile e giusta.291

291

Ivi, p. 189.

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Conclusioni
Racconta lo scrittore danese Hans Christian Andersen in una delle sue pi celebri fiabe che, un giorno, un grande imperatore ricevette a corte due forestieri che erano dei tessitori e che erano in grado di saper tessere la stoffa pi incredibile mai vista. Oltre a disegni e colori meravigliosi, gli abiti prodotti con quella stoffa avevano un curioso potere: diventavano invisibili agli occhi degli uomini che non erano all'altezza della loro carica o che erano semplicemente molto stupidi. L'imperatore vi credette e ordin loro di confezionargli, con quella stoffa portentosa, un vestito nuovo per la Grande Parata. Pensava che in questo modo avrebbe riconosciuto con facilit gli incapaci che lavoravano nel suo impero e avrebbe potuto distinguere gli stupidi dagli intelligenti. I funzionari di palazzo inviati dall'imperatore a visionare i lavori di tessitura rimasero sconcertati trovandosi di fronte ad un telaio vuoto e cos, per non voler apparire stupidi o incompetenti, si misero ad elogiare le fattezze di una stoffa inesistente. E la stessa cosa fece limperatore il giorno della Grande Parata, quando and di persona a provare il magnifico vestito; per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a vedere nulla. Anch'egli, per non apparire da meno, si mise a lodare la precisione del taglio e la lucentezza dei colori. La reazione delle persone, ammassate sulle strade per accogliere l'arrivo del proprio imperatore, quando si accorsero immediatamente che il loro sovrano stava sfilando completamente nudo, fu nuovamente di sconcerto. Ma, non osando ovviamente confessare la propria stupidit, si misero tutti ad acclamare lui e il suo fantastico vestito nuovo. Solo un bambino, a un certo punto, non credendo ai propri occhi url che l'imperatore era nudo. Allora la voce si sparse e dopo un po' tutti si convinsero che effettivamente l'imperatore non aveva nulla addosso. Racconta Andersen che il sovrano rabbrivid perch cap che il bambino aveva ragione. Ma, essendo un tipo molto orgoglioso, decise di concludere lo stesso la Grande Parata drizzandosi ancora pi fiero. Se questa a primo acchito pu essere presa solo per ci che , ossia una semplice storiella, in verit nasconde un po tutto il filo conduttore di questa ricerca: le opinioni che noi abbiamo della realt che ci circonda sono frutto di una libera e critica interpretazione della nostra intelligenza o sono invece solamente frutto di un auto-convincimento indotto? Siamo veramente liberi di avere unopinione oppure inconsciamente siamo spinti a credere ci che, per vari motivi vogliamo credere? La domanda ostica perch mette in discussione un caposaldo del nostro vivere quotidiano: se le nostre azioni e il nostro modo di comportarci sono una conseguenza diretta delle nostre idee e del nostro modo di pensare e, qualora si scoprisse che queste idee sono
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tuttaltro che spontanee, bens suggerite e in qualche modo a noi imposte inconsapevolmente, chi potrebbe ancora dire con certezza che le proprie azioni sono frutto di scelte libere? Chi potrebbe avere il coraggio di definirsi libero? Abbiamo s parlato di approcci classici e non, del potere, di sovranit e di diritti, di vecchi e nuovi media, di medicalizzazione e di tecnica, ma tutti questi temi che allapparenza appaiono carichi di significati diversi , in realt nascondono dietro di s la questione del nostro libero arbitrio; e non ha senso parlare di libert, quantomeno in unaccezione positiva, senza di esso. Questo il punto di appoggio di questa ricerca, un senso critico e pessimistico sul modus operandi della politica contemporanea che si riflette negativamente sulla vita quotidiana di miliardi di persone. Nel fare ci non si sono certamente seguite le orme semi-apocalittiche, ad esempio, di Hardt e Negri, ma anche in Foucault si nega la costituzione autonoma del soggetto, che in realt un a-priori non pi artefice del suo destino, quindi, un oggetto; diviene un oggetto penetrato da relazioni di potere che lo plasmano nei pensieri e nei comportamenti, nei desideri, nel corpo, prodotto dai saperi che gli fissano unidentit. Fra sapere e potere inoltre, il nesso fortissimo, non c verit che non sia presa in un rapporto di forza; sapere e scienza sono esse stesse forme di dominio, microsistemi di potere che si condizionano a vicenda e incatenano luomo dentro il loro circolo, un uomo che si illude di essere soggetto sovrano dei propri atti cognitivi e linguistici, della storia, di cui crede si riconoscerne e saperne il senso, ma che in realt il prodotto di una decisione politica. Il sapere non fatto per comprendere, ma per prendere posizione.292 Ci viene costruito un unico senso di percorrenza in cui il soggetto ha s lopportunit di costruirsi spazi di resistenza e opposizione, ma questi stessi spazi non faranno che risultare funzionali al sistema creato, dando in qualche modo lillusione di essere effettivamente combattivi; e il liberalismo la chiave ermeneutica attraverso la quale si esperisce il reale, il contenitore di senso; come gi detto, questo potere non obbliga, regola e struttura. Per ci detto non sembra possibile far finta che bastino resistenze ed opposizioni riformatrici ma bisognerebbe muoversi a livello di rivoluzione, una rivoluzione di senso che Michel Foucault nelle sue ultime opere aveva suggerito di trovare allinterno di ognuno di noi stessi tramite pratiche ascetiche volte al raggiungimento della Verit, intesa come meta-livello trascendentale, lo spazio entro cui si determinano gli universi di senso in cui viviamo; come precisa lo stesso Foucault, laccento viene messo sul rapporto con se stessi che permette di
292

M. Foucualt, Microfisica del potere, cit., p.29.

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non lasciarsi trasportare dalla concupiscenza e dai piaceri, di mantenere padronanza e superiorit nei loro confronti, di conservare i propri sensi in uno stato di quiete, di affrancarsi da ogni schiavit interiore rispetto alle passioni e di raggiungere un modo dessere che pu essere definito di pieno appagamento di s o allassoluta sovranit di s su di s.293 Molto pi di quanto non sia costituito dai dispositivi del potere o dalle tecniche discorsive del sapere, il soggetto pu auto-costituirsi attraverso le pratiche del s, col soggetto che assume s stesso come campo dazione e riflessione nel tentativo di auto-formarsi; ed auto-formandosi, producendo queste nuove soggettivit, i soggetti ed il loro modo di pensare retroagiranno con lesterno, con lambiente, con levento e con gli eventi, conferendo loro un nuovo universo di senso; una rivoluzione interiore, quella indicata dallo scrittore francese, e come dissentire se a livello macro impossibile scalfire il potere-sapere organizzato? Semmai un interrogativo rimane aperto: per far divenire dominanti o quantomeno diffuse le pratiche suggerite da Foucault, non v necessit ancora una volta di divulgare un sapere specifico, di appropriarsene? E se cos fosse, chi ha interessi e risorse tali per scontrarsi contro un sistema discorsivo-organizzativo ormai cos radicato e potente? Se questa illustrata pu essere vista come unopzione addirittura di superamento della soglia biopolitica da parte di un soggetto dotato di unauto-coscienza anche se il termine pu sembrare paradossale -, ci sono altre proposte che si collocano allinterno del contesto biopolitico, ma con valenza positiva, quasi riformista; un esempio dato da Francesco dAgostino294 che propone come base del proprio ragionamento un deciso rifiuto di qualsivoglia qualificazione pubblica di qualsivoglia categoria biologica, a partire da quelle, costitutive, di vita e di morte; significa riconoscere il valore pre-politico del bios, pur non delegittimando interventi istituzionali in ambito sociale o sanitario o medico-scientifico, a favore ad esempio dei portatori di handicap o di soggetti marginali, significa pi che altro che la lotta contro ogni forma di discriminazione biopolitica non pu radicarsi in una intenzionalit politica; anche qualora essa sia illuminata e corretta, se la si fonda esclusivamente sulla volont politica chiaramente un affidarsi allarbitrio politico e non radica nella vita stessa le proprie ragioni. E se togliere dallagenda politica determinati ambiti significhi quasi rivoluzionare il linguaggio politico-giuridico, DAgostino indica anche come sia possibile positivizzare o ridurre gli effetti negativi della biopolitica a partire da schemi
293 294

M. Foucault, Storia della sessualit, Vol. 2: Luso dei piaceri, Feltrinelli, Milano, 1984, p. 35. F. DAgostino, Le prospettive della biopolitica, in www.fidae.it/AreaLibera/AreeTematiche/Scienza e Fede/F. DAgostino, Le prospettive della biopolitica.pdf

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preesistenti; basterebbe secondo lautore inserire e rivalutare giuridicamente la categoria della fragilit; difatti sostiene, che in una prospettiva dominata dalla volont di potenza, cio dal principio della assoluta disponibilit del bios, rivendicare la fragilit come principio antropologico fondamentale pu darci la possibilit di attivare allinterno della modernit stessa forme alternative di rispetto per la vita; la fragilit difatti ha assunto una valenza prettamente negativa sia da un punto di vista biologico che antropologico, tantoch si affermano nuove mitologie, come quella del cybernetic organism, un essere di problematica identit, ma di forma umanoide, costituito da un insieme di organi artificiali e organi biologici caratterizzato da unimmane potenza materiale che trascende ogni limite naturalistico; proprio questinclusione del meccanico nel biologico, secondo lautore, fa dilagare lillusione scientista di poter spostare sempre pi in avanti i limiti dellefficienza e della sopravvivenza biologica, creando sempre pi distacco tra il normale ed il patologico, ricordando, o forse ponendo le basi per nuovi genocidi improntati alla purezza del bios; rivendicare la fragilit come principio identitario potrebbe cos far saltare o almeno risanare il paradigma biopolitico. Che si tratti di rivoluzione interiore del soggetto o di modifiche a livello meta-giuridico si pu osservare da questi esempi come i vari pensatori partano sempre da un livello danalisi e dazione particolare, locale, mai globale, come se avvertissero unimpossibilit nel modificare le relazioni di potere a tale livello. In definitiva, anche da queste proposte di cambiamento, savverte che la posta in gioco maggiore il sapere, esso potere, dappertutto e si riproduce a partire da una matrice; probabilmente per porre le basi di una libert propria, positiva, occorre liberarlo dallinfluenza di subdoli poteri.

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