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CORSO DI

BIOINGEGNERIA ELETTRONICA
ED INFROMATICA

LAUREA IN
INGEGNERIA BIOMEDICA

Prof. Paolo Capotosto


DETTAGLIO STRUMENTO DI MISURA
FRONT-END ANALOGICO

AMPLIFICAZIONE: Amplifica nella modalità più


corretta il segnale proveniente dal sensore in modo
da generare una tensione proporzionale alla misura.

FILTRAGGIO: elimina il rumore e risolve i


problemi di aliasing. Dipende fortemente dalla
banda passante della grandezza che voglio misurare
e da quella del sensore.

ISOLAMENTO: protegge il paziente da eventuali


micro o macro shock.
AMPLIFICAZIONE
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

Il segnale elettrico prodotto dal sensore è in genere ad un basso livello di


ampiezza e di potenza. Per questo, il segnale elettrico deve essere amplificato per
poterlo quindi trasmettere e poi successivamente elaborarlo e visualizzarlo. Per
amplificarlo utilizziamo un «amplificatore operazionale».

•E' un "amplificatore" perché l'amplificatore operazionale amplifica o riduce un


segnale in ingresso. Generalmente la tensione.
•E' detto "operazionale" perché è in grado di compiere molte operazioni
matematiche (addizione, sottrazione, moltiplicazione, integrazione e
derivazione).

Essendo amplificatori e filtri realizzati con amplificatori operazionali, di seguito


ne introdurremo i concetti principali.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

L’amplificatore operazionale (AO) è un circuito integrato costituito da


una rete di resistenze, capacità, diodi e transistori incapsulati in unico
contenitore di plastica o di metallo, che viene collegato normalmente al
circuito mediante una zoccolatura a pressione.

L’Amplificatore operazionale (A.O.) è essenzialmente, un amplificatore


di tensione, avente le seguenti caratteristiche:
• alto guadagno;
• ingresso differenziale;
• alta impedenza di ingresso e bassa impedenza di uscita.

L’AO, definito funzionalmente come un amplificatore differenziale,


è un dispositivo attivo a tre terminali che genera al terminale di
uscita una tensione proporzionale alla differenza di tensione fornite
ai due terminali di ingresso.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

terminale di output
terminali
di input

V1: tensione sull’ingresso invertente


V2: tensione sull’ingresso non invertente
V +cc e -V -cc :tensioni di alimentazione (spesso omesse negli schemi semplificati)
V0: tensione di uscita ed è il risultato della somma tra il segnale applicato
all’ingresso invertente (V1) invertito di segno e amplificato di un fattore A1, con
il segnale all’ingresso non invertente (V2) a sua volta amplificato di fattore A2

V0 = A2V2 - A1V1
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

terminale di output
terminali
di input

Un amplificatore reale, per poter funzionare, deve essere alimentato (appunto


dalle tensioni di alimentazione V +cc e V –cc ).
Tale alimentazione deve fornire l'energia necessaria ai componenti interni
nonché la corrente che verrà erogata attraverso l'uscita.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

terminale di output
terminali
di input

La differenza tra le tensioni in ingresso è detta tensione differenziale:

Vd = V2 - V1

Il valor medio tra le tensioni in ingresso è detto tensione di modo comune:

Vc = 1/2(V2 +V1 )
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

terminale di output
terminali
di input

Lo scopo di un amplificatore differenziale è quello di accettare in ingresso


segnali flottanti e di amplificare soltanto la differenza di potenziale fra due
punti, anche se nessuno di essi è il punto comune del sistema.
Per questo la tensione differenziale è quella che si intende amplificare, con un
certo guadagno, mentre la tensione di modo comune è quella presente su
entrambi gli ingressi dell’amplificatore, che si vorrebbe non desse alcun
contributo sull’uscita.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

terminale di output
terminali
di input

Da quanto detto prima quindi le tensioni degli ingressi possono essere espresse
in funzione della tensione differenziale e della tensione di modo comune
mediante le relazioni:

Vd = V 2 - V 1 V1= Vc- Vd /2

Vc = 1/2(V2 +V1 ) V2= Vc+Vd /2


AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

Da quanto detto precedentemente quindi la tensione in uscita può essere espressa


in termini di tensione differenziale e tensione di modo comune.

Dove si definisce guadagno differenziale a circuito aperto (Ad) il valor medio


dato da:

Ad =1/2(A2+ A1)

Mentre il valore assoluto della differenza tra le due amplificazioni (A1 e A2) è
definito come guadagno in modo comune:

Ac =|A2 - A1|
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

Infine è di interesse il rapporto tra Ad e Acm , detto rapporto di reiezione di


modo comune (CMRR, Common Mode Rejection Ratio), che viene espresso in
decibel (dB).

Il CMRR dà un’indicazione di quanto il comportamento di un amplificatore


differenziale è prossimo al comportamento ideale.
Gli amplificatori operazionali hanno valori del CMRR molto elevati
(tipicamente 80-100 dB), idealmente infinito.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

L’amplificatore operazionale può essere rappresentato come un dispositivo a due


porte, in cui la porta di ingresso ha come terminali l’ingresso non invertente e
l’ingresso invertente e la porta di uscita ha come terminali l’uscita e la massa.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

L’amplificatore operazionale può, in alternativa, essere rappresentato anche


come un dispositivo a tre porte, mettendo in evidenza le tensioni tra gli ingressi
e la massa. In questo modo si evidenzia che l’amplificatore operazionale
amplifica la differenza tra le tensioni applicate ai suoi ingressi (cioè si comporta
come un amplificatore differenziale).
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

All'interno l'amplificatore operazionale è quindi composto da due resistenze, in


ingresso e in uscita, e un generatore di tensione controllato in tensione.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

La tensione differenziale in ingresso vd=v1-v2 è la grandezza pilota del


generatore di tensione controllato, moltiplicata per un coefficiente di
amplificazione Ad.
Se il coefficiente di amplificazione Ad è maggiore di uno, l'operazionale
amplifica il segnale in ingresso. Viceversa, se Ad è positivo ma minore di uno,
l'operazionale attenua il segnale in ingresso.
La tensione in uscita è comunque limitata dall'alimentazione dell'amplificatore
operazionale tra -Vcc e +Vcc. Dove cc vuol dire corrente continua.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE
Una cosa fondamentale da tenere sempre in conto è che in nessun circuito in
nessun caso ci può essere una tensione in uscita di valore maggiore delle
tensioni di alimentazione.

Questo fatto (detto teorema di non amplificazione) deriva dal principio di


conservazione dell'energia: il circuito non può produrre in uscita più energia di
quanta non riceva dalle alimentazioni.

Quindi in un operazionale reale alimentato a ±15V la tensione di uscita non


potrà mai raggiungere i 200 V: al massimo essa potrà arrivare fino a +15V o a -
15V, cioè i valori delle alimentazioni.
In realtà le tensioni di alimentazione non possono neppure essere raggiunte. I
valori limiti raggiungibili dalla tensione di uscita dell'operazionale sono definiti
dal parametro detto output voltage swing.
Come regola pratica si può stimare che l'output voltage swing sia 1 o 2 V in
meno rispetto all'alimentazione.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE
Il valore massimo di tensione in uscita all'operazionale viene detto tensione di
saturazione e viene indicata di solito con Vsat. In realtà le tensioni di
saturazione sono due: la saturazione positiva +Vsat e quella negativa –Vsat, che
possono anche assumere due valori diversi nel caso che le alimentazioni positiva
e negativa dell'operazionale non siano uguali.
Il fenomeno della saturazione viene rappresentato chiaramente nella
caratteristica ingresso-uscita dell'operazionale, che assume la seguente forma:
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE

Teoricamente la tensione di uscita dell'amplificatore operazionale dovrebbe


essere nulla quando ad entrambi i suoi ingressi viene applicata la stessa tensione.
Questo però nella realtà non accade. Per ovviare a questo problema, negli AO,
viene applicata una differenza di potenziale detta tensione di offset per poter poi
ottenere in uscita una tensione nulla.
Ad ogni modo nell’analisi semplificata dell’amplificatore operazionale possiamo
trascurare la tensione di offset che è normalmente dell’ordine dei millivolt.

Il valore di Vos dipende anche dalla temperatura e dalla tensione di


alimentazione, ma molti operazionali dispongono anche di terminali per
l’azzeramento di Vos (terminali di offset nulli).
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

Il funzionamento dell'amplificatore operazionale può essere approssimato con la


configurazione ideale che ne rende più facile l'analisi.
L'amplificatore operazionale ideale è caratterizzato da un guadagno infinito
(Ad=∞), una resistenza in ingresso infinita (Ri=∞) e una resistenza in uscita
nulla (Ro=0).
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

Quindi possiamo vedere come lo schema di un amplificatore operazionale si


ottiene sostituendo alla resistenza in ingresso un bipolo circuito aperto e alla
resistenza in uscita un bipolo cortocircuito.
Ricordiamo infatti che una resistenza tendente a infinito equivale a un circuito
aperto, mentre una resistenza tendente a zero equivale a un cortocircuito.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

E’ importante notare che essendo un circuito aperto in ingresso, in un


operazionale ideale le correnti in ingresso sono nulle per il primo principio di
Kirchhoff.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

Riassumendo, nell’analisi semplificata si considera l’amplificatore operazionale


ideale per cui valgono le seguenti approssimazioni:

•Resistenza (Impedenza) di ingresso infinita


•Resistenza (Impedenza) di uscita nulla
•Guadagno differenziale (ad anello aperto) A infinito
•Guadagno di modo comune Ac nullo
•Rapporto di reiezione di modo comune infinito
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

Un confronto con un amplificatore reale può essere il seguente:


AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

Sia per capire il funzionamento di un circuito costruito con amplificatore


operazionale (AO) sia se vogliamo progettarne uno, conviene sempre impostare
l'analisi partendo dall’approssimazione di AO ideale, e successivamente
esaminare le caratteristiche non-ideali dell’operazionale reale.

Si potrebbe notare che il modello AO ideale sia inutilizzabile in modo lineare


perchè con un guadagno infinito qualsiasi segnale differenziale in ingresso
produce saturazione.
Allo stesso tempo, anche un operazionale reale avendo un alto guadagno non si
potrebbe praticamenete mai usare come amplificatore.

Impedire all'operazionale ad anello aperto di saturare è impossibile.

Per mantenere l’AO in zona lineare si aggiunge una rete di retroazione.


AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

Un amplificatore è soggetto a reazione quando una parte del segnale d’uscita


viene riportato in ingresso e sommato algebricamente al segnale d’ingresso.

In un amplificatore retroazionato è presente una rete B di retroazione che riporta


in ingresso una parte del segnale d’uscita, e il segnale retroazionato si somma
algebricamente al segnale d’ingresso.

Lo schema generale di un amplificatore in retroazione può essere rappresentato


nel modo seguente:
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

Abbiamo in questo caso una retroazione negativa (negative feedback).


In questo sistema il segnale di uscita agisce all'indietro (retroagisce) sottraendosi
parzialmente al segnale di ingresso e contrastando gli effetti di quest'ultimo.

Il blocco A rappresenta un amplificatore con guadagno A Vo = AVd

Il blocco B rappresenta una rete lineare passiva (rete di retroazione) alla cui
uscita si ha il segnale Vf = BVo

Questo segnale viene sottratto dal segnale di ingresso Vi e la differenza

Vd = V i - V f

costituisce l’ingresso del blocco A


AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

A questo punto, andando a sostituire, per la tensione in uscita si ottiene:

Vo = A(Vi - Vf) = A(Vi - BVo )

Facendo un po’ di calcoli si arriva a

Vo = Vi *A/(1 +AB)

Da cui si vede come in un amplificatore retroazionato, l'amplificazione totale


Acl (quella cioè dell'amplificatore + la rete di retroazione) è data da:

Acl=A/(1 +AB)

Che per A che tende ad infinito tenderà a 1/B, ossia in presenza di un


amplificazione A che tende all'infinito, il guadagno dell'amplificatore
retroazionato è indipendente da A.
Inoltre il guadagno di un amplificatore controreazionato sarà molto più stabile e
controllabile poichè B dipende solo da componenti passivi.
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE
La retroazione negativa tende quindi a riportare all’ingresso parte dell’ampio
segnale in uscita in opposizione al segnale di ingresso originario, annullando il
segnale differenziale in ingresso.
In altre parole, con la retroazione in un amplificatore ideale si tende quindi a
portare l’ingresso invertente allo stesso potenziale dell’ingresso non invertente,
come se fossero collegati tra loro da un cortocircuito (cortocircuito virtuale).
Quindi se l’ingresso non invertente è posto a massa, l’ingresso invertente viene
detto a massa virtuale, in quanto, per effetto della retroazione, ha lo stesso
potenziale di quello non invertente senza però che la corrente che fluisce in esso
sia effettivamente cortocircuitata a massa.

Braccio di
retroazione
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE IDEALE

Vediamo ora le due configurazioni elementari:

•amplificatore invertente
•amplificatore non invertente

Partiamo dalla configurazione invertente.


AMPLIFICATORE INVERTENTE

In questa configurazione si ha:

•Il segnale viene mandato sull’ingresso invertente tramite una resistenza Ri


•L’ingresso non invertente viene collegato a massa
•Il segnale d’uscita viene rimandato sull’ingresso invertente tramite una
resistenza Ro (reazione negativa)
AMPLIFICATORE INVERTENTE

Nella sua configurazione ideale abbiamo:

I+ = 0

V2 = I+R = 0

V1 = V2 = 0
AMPLIFICATORE INVERTENTE
Allo stesso tempo abbiamo anche:

I- = 0 e quindi Ii = If ossia (Vi - V1)/Ri = (V1 - V0)/Rf

Ricordando che V1 = V2 = 0 abbiamo:

V0 = -(Rf/Ri)Vi quindi il guadagno di tensione sarà:

G = -Rf/Ri

Quindi il valore di G è determinato esclusivamente dai valori di Rf e Ri e non


AMPLIFICATORE INVERTENTE
L’amplificatore invertente quindi amplifica il segnale di ingresso di un fattore
R0/Ri, invertendone la fase di 180°:

•se Ro>Ri il guadagno è in valore assoluto maggiore di 1 quindi abbiamo


amplificazione (l’ampiezza del segnale d’uscita è maggiore dell’ampiezza del
segnale di ingresso)
•se Ri>Ro, il guadagno è in valore assoluto minore di 1 quindi abbiamo
attenuazione (l’ampiezza del segnale d’uscita è minore dell’ampiezza del
segnale di ingresso)
AMPLIFICATORE INVERTENTE REALE

Consideriamo ora l’amplificazione A grande ma non più infinita e vediamo come


cambia il guadagno.

V0 = A(V2 - V1) con V2 = 0

Abbiamo V1= - V0 /A

Essendo IB1 molto piccola possiamo considerare trascurabile e quindi avere I i = If


AMPLIFICATORE INVERTENTE

(Vi - V1)= Ii*Ri da cui Ii = (Vi + V0 /A)/ Ri

(V1 - V0)= I0*Rf sostituendo (- V0 /A - V0) = Rf /Ri *(Vi + V0 /A)

Da cui otteniamo:

Vi
V0  R f .
Ri 1 (1+ Rf /Ri )/A)


Questa per A che tende ad infinito restituisce ancora: V0 = -(Rf/Ri)Vi


AMPLIFICATORE NON INVERTENTE

Vediamo ora la configurazione non invertente.

Nell’approssimazione di AO ideale abbiamo ancora:

I+ = 0 da cui V2 = Vi
A =  da cui V1= V2 =Vi
AMPLIFICATORE NON INVERTENTE

Inoltre abbiamo:

I- = 0 quindi Ii = I0 -V1/Ri = (V1 - V0)/Rf

Sostituendo Vi a V1 per V0 si ha: V0 = (1 + Rf/Ri)Vi


AMPLIFICATORE NON INVERTENTE

Abbiamo quindi che l’uscita dell’amplificatore non invertente dipende dall’ingresso in


base alla seguente relazione:
V0 = (1 + Rf/Ri)Vi

Quindi, cosi come avevamo visto per l’invertente, anche nel non invertente il guadagno
è indipendente da A (per A abbastanza grande) ed è determinato solo dai valori usati
per la rete di reazione.
AMPLIFICATORE NON INVERTENTE

Anche nel non invertente quindi il guadagno dipende dal valore delle due resistenze,
ma rispetto al caso di configurazione invertente, è sempre positivo ed è sempre
maggiore di 1. Ciò significa che si ha sempre amplificazione, cioè l’ampiezza del
segnale di uscita è sempre maggiore dell’ampiezza del segnale di ingresso. In questo
caso non c’è sfasamento di 180°, l’uscita risulta essere in fase con il segnale di
ingresso.
AMPLIFICATORE INVERTENTE E NON INVERTENTE

Riassumendo le differenze tra le due configurazioni abbiamo:

•Nell’invertente il segnale di ingresso è applicato al morsetto “meno”, mentre nel


non invertente il segnale di ingresso è applicato al morsetto “più”.
•Nell’invertente ci può essere amplificazione oppure attenuazione (a seconda di
come si scelgono le due resistenze), mentre nel non invertente c’è amplificazione
vera e propria
•Nell’invertente l’uscita è ribaltata rispetto all’asse orizzontale, rispetto al segnale di
ingresso, mentre nel non invertente i due segnali sono in fase.
INSEGUITORE DI TENSIONE

Una terza configurazione semplice di amplificatore operazione è il cosiddetto buffer o


inseguitore di tensione. Si tratta di un caso semplice di amplificatore non invertente in
cui:

•La resistenza tra ingresso invertente e uscita è nulla (cortocircuito)


•La resistenza tra ingresso invertente e massa è infinita (circuito aperto)
INSEGUITORE DI TENSIONE

Nell’approssimazione di AO ideale poiché all'ingresso non invertente è presente il


potenziale Vi, possiamo affermare che anche all'ingresso invertente è presente il
potenziale Vi. Ma l'ingresso invertente è direttamente collegato all'uscita e, quindi,
anche l'uscita dovrà presentare il potenziale Vi. In definitiva si ha:

V0 = Vi

Quindi il guadagno ad anello chiuso è G =1.


AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE

L’amplificatore differenziale può essere visto come la sovrapposizione di due circuiti


elementari. Nello specifico la sovrapposizione di un invertente ed un non invertente.
La tensione in uscita è la somma del contributo dei due amplificatori.
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE

La tensione in uscita è la somma del contributo dei due amplificatori. Vediamo


separatamente il contributo dei due amplificatori partendo dall’invertente, quindi con
Vi1 acceso e Vi2 spento.

Come abbiamo dimostrato precedentemente si ha:

V01 = -(R01/Ri1)Vi1
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE

Vediamo ora il contributo del non invertente, quindi con V i2 acceso.

Come abbiamo dimostrato precedentemente per un non invertente la tensione di uscita


vale:

V02 = (1 + R0/Ri)V2
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE

Infine, per il principio di sovrapposizione degli effetti l’uscita V 0 del differenziale


è data dalla somma dei segnali V01 e V02

 R01   R01  R02


V0  V01  V02    V1   1  V2
 Ri1   Ri1  R02  Ri 2
AMPLIFICATORI PER USO
BIOMEDICO
AMPLIFICATORI PER USO BIOMEDICO
Il corpo umano è essenzialmente un conduttore, e come tale è soggetto a
differenze di potenziale più o meno rilevanti a seconda dell'ambiente dove si trova.

Ne consegue che per registrare un segnale di pochi microvolt è indispensabile


adottare un approccio differenziale, per poter eliminare il potenziale al quale si
trova il corpo (ossia la tensione di modo comune) dall’effettivo segnale di
interesse (ossia la tensione differenziale).
Come abbiamo visto prima la formula che regola un'amplificazione di tipo
differenziale è la seguente:

V o = A d V d – A cV c
AMPLIFICATORI PER USO BIOMEDICO

Idealmente si vorrebbe avere Ad molto grande e Ac molto piccolo.

Inoltre si può anche dimostrare che gran parte del rumore elettrico di fondo può
essere eliminato assieme al segnale di modo comune (essendo localizzato al di fuori
della coppia di sensori).

Questo fondamentalmente si traduce nel desiderare un CMRR più alto possibile.

In un normale amp op però il CMRR è normalmente di circa 90dB, un valore troppo


basso per i segnali di nostro interesse.
Inoltre la non idealità dell'amplificatore operazionale si traduce anche in tensioni di
offset generalmente maggiori della tensione tipica di un segnale bioelettrico.
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE DA
STRUMENTAZIONE

Si ha quindi la necessità di adottare un dispositivo alternativo al nostro


amplificatore operazionale.

L'approccio più utilizzato è quello di utilizzare una particolare forma circuitale


chiamata Amplificatore Differenziale da Strumentazione che presenta un CMRR
più vicino a valori accettabili e risolve il problema delle tensioni di offset.
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE DA
STRUMENTAZIONE

La struttura dell'amplificatore da strumentazione può pensarsi derivata


dall'amplificatore differenziale rispetto al quale presenta due operazionali in più
(buffer) che migliorano (aumentandola) l'impedenza di ingresso e permettono di
variare l'amplificazione del segnale differenziale d'ingresso Vin (data da V 1-V2)
variando un solo componente R.
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE DA
STRUMENTAZIONE

Il sistema costituito solo da A1, A2, R ed R’ è un amplificatore con doppia uscita


per il quale si possono fare le seguenti osservazioni.
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE DA
STRUMENTAZIONE
La resistenza R è sottoposta alla tensione V2-V1 quindi la corrente che scorre su
essa vale
I=(V2-V1)/R.

Questa sarà la stessa corrente che scorre anche su le due resistenze R’.
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE DA
STRUMENTAZIONE
La corrente che scorre su R però è la stessa che scorre anche su le due resistenze R’.
Per cui si avrà:
V’2-V’1 = I(R+2R’)= (V2-V1)(R+2R’)/R= (V2-V1)(1+2R’/R)

questa è la tensione che andrà in ingresso al mio differenziale


AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE DA
STRUMENTAZIONE
Per l’amplificatore differenziale si può invece dimostrare che:

Vu = (V’2-V’1)(R2/ R1)
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE DA
STRUMENTAZIONE
Sostituendo con quanto trovato prima abbiamo in uscita la tensione
dell’amplificatore da strumentazione data da:

Vu = (V2-V1)(1+2R’/R)(R2/ R1)
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE DA
STRUMENTAZIONE

Con questa configurazione complessivamente si può dimostrare che si ottiene un


amplificatore differenziale che ha lo stesso guadagno di modo comune del
secondo stadio, ma ha un guadagno differenziale maggiore.

Inoltre, rispetto a un amplificatore differenziale con un solo operazionale si ha:

•un CMRR maggiore di quello del solo amplificatore operazionale


•la possibilità di modificare il guadagno modificando il valore di una sola
resistenza
AMPLIFICATORE DIFFERENZIALE DA
STRUMENTAZIONE

Nonostante si riesca ad aumentare il CMRR questo non è ancora sufficiente per


ottenere un segnale «pulito».

Per questo motivo negli anni si sono messe a punto varie tecniche per rendere il
CMRR sempre migliore.

Un esempio è l’utilizzo durante la registrazione del segnale della gabbia di


Faraday, la quale non va ad agire direttamente sul CMRR del nostro strumento,
ma riduce il segnale di modo comune in modo da alleggerire quindi le restrizioni
sul CMRR. Infatti abbassando il potenziale di modo comune il rapporto tra lo
stesso e il segnale utile cala, permettendo all'apparecchiatura una lettura più pulita.
Inoltre protegge il dispositivo di acquisizione da interferenze esterne di natura
elettromagnetica.

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