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L’arte pittorica in Oriente
HO OH
L’origine dei due pigmenti è datata al più tardi all’VIII secolo a.C. e si ritiene che
l’impiego più diffuso sia stato sotto le dinastie Q’in e Han (221 a.C. - 220 d.C.); l’uso
in periodi successivi non è accertato
La formula dei due
pigmenti si differenzia da
quella del blu Egiziano
(CaCuSi4O10) soltanto per
la presenza del bario al
posto del calcio. In
particolare il blu Cinese,
oltre ad essere molto simile macroscopicamente al blu Egiziano, ha
anche la stessa stechiometria Cu-Si e la stessa struttura a livello
microscopico. Nella struttura cristallina dei due pigmenti, gli ioni
Cu2+ (sfere blu nella figura sopra) si trovano in ambienti
elettronici virtualmente identici e quindi, essendo questi ioni i
cromofori responsabili del colore blu, i due pigmenti hanno
proprietà cromatiche molto simili. La differenza di tono può
essere dovuta alla
granulometria, solitamente
inferiore per il blu Cinese
(al centro), maggiore per il
blu Egiziano (sx)
Per quanto riguarda il porpora Cinese, si tratta di un
pigmento chimicamente meno stabile del blu Cinese e
ciò si riflette nella genesi del suo colore, che sarebbe
blu scuro se prodotto ad elevata purezza (cosa
difficile impiegando metodi antichi); tuttavia, a
temperatura superiore a 1050°C probabilmente si
genera Cu2O rosso, che impartisce la nota porpora.
Questa ipotesi è supportata dal fatto che
addizionando quantità crescenti di Cu 2O al pigmento
puro (dx) si può cogliere il viraggio dal blu iniziale al
porpora. La reazione coinvolta può essere la seguente:
3BaCuSi2O6 BaCuSi4O10 + 2BaSiO3 + 2Cu2O + ½O2
Struttura a
gabbia della
sodalite (dx)
1.35
1.30
1.25
1.20
1.15
Log Inverse Reflectance
1.10
1.05
1.00
0.95
0.90
0.85
0.80
0.75
0.70
300 350 400 450 500 550 600 650 700 750
Wavelength (nm)
Michelangelo completò
la complessa opera in 3
anni, impiegando il blu
oltremare solo per il
colletto di Ezechiele,
mentre per tutto il
resto usò azzurrite, a
quel tempo 400 volte più
a buon mercato del
lapislazzuli
In seguito il Papa Paolo III
commissionò a Michelangelo
un'ulteriore aggiunta alla
decorazione della Cappella.
Michelangelo stipulò perciò
un secondo contratto per
decorare la parete dietro
all'altare con il Giudizio
universale. Il contratto
prevedeva 1200 ducati
all’anno e in più i colori li
metteva il Papa: questo
forse spiega come mai
l'artista impiegò 6 anni per
il Giudizio (dal 1536 al
1541), che è più piccolo e
comodo da dipingere
rispetto alla volta, e
soprattutto perchè tutto il
cielo del Giudizio sia stato
realizzato con blu
oltremare (e non con
azzurrite)
Nel tardo Medioevo il prezioso
pigmento era riservato al manto
della Vergine e di Cristo
Nell’immagine a dx:
pittura murale da
Bamiyan, Afghanistan
L’uso del blu oltremare in Europa va probabilmente datato a
partire dal IX secolo, in concomitanza con la perdita della
tecnologia del blu egiziano. Tra le prime evidenze si hanno gli
affreschi della chiesa di San Saba a Roma (prima metà dell’VIII
secolo, figura in basso) e gli affreschi del monastero di Torba, in
Lombardia (prima decade del IX secolo)
Miniature da codici italiani del IX secolo con campiture
in blu oltremare
Nel Nordeuropa il suo impiego era raro: ad esso era preferita l’azzurite
Il blu oltremare perde in parte il suo significato simbolico con l ’avvento della
pittura a olio e poi con l’introduzione della versione sintetica nel XIX secolo
Preparazione del blu oltremare
La preparazione del pigmento in antichità prevedeva semplicemente macinazione,
lavaggio e setacciamento della roccia, procedimento che produceva una polvere blu-
grigiastra con un’elevata proporzione di materiale incolore (calcite e pirite), a meno
che la roccia non fosse di elevata qualità. Questo è il pigmento impiegato nei
manoscritti bizantini dal VI al XII secolo
Poco dopo il 1200, come è testimoniato da alcuni
riferimenti del XIII secolo e dallo stesso Cennino
Cennini nel XV secolo, entrò in uso un nuovo metodo di
estrazione. Il principio del metodo consiste
nell’incorporare la roccia in una mistura di cera fusa,
resine e oli; la massa fusa era impaccata in un telo e
impastata sotto una soluzione
alcalina diluita (potassio carbonato
estratto con acqua da ceneri
vegetali). Le particelle blu di
lazurite erano lavate via e raccolte
per decantazione al fondo del
contenitore, mentre la maggior
parte del materiale cristallino
incolore rimaneva nella massa
pastosa
Proprietà del pigmento
Le proprietà tecniche del pigmento sono buone: il lapislazzuli ha
buona intensità di colore e potere coprente, nonostante il basso
indice di rifrazione. Inoltre è estremamente stabile alla luce e,
nonostante contenga atomi di zolfo, può essere miscelato con
pigmenti a base di piombo come il bianco piombo, senza pericolo di
formazione di solfuro di piombo. Ciò rende semplice la sua
applicazione nelle tecniche a tempera. La resistenza a sostanze
alcaline è compatibile con l’applicazione
nella tecnica ad affresco. In presenza di
acidi tende però a decomporsi e quindi a
decolorarsi
Il blu oltremare è molto sensibile all’aggressione di sostanze
acide, a contatto con le quali i gruppo cromofori si degradano
secondo meccanismi non chiari. Il fenomeno è noto come
ultramarine sickness o ultramarine disease
Nell’esempio riportato
è mostrata una
sezione trasversale
ottenuta da una
campitura blu in un
dipinto del pittore
fiammingo Van der
Weyden (XV secolo):
sotto lo strato 7
costituito da vernice,
gli strati 5 e 6 sono in
blu oltremare, mentre
il sottostante strato
4 è in azzurrite
Pigmento ceramico
In questo esempio è illustrato l’uso di blu oltremare come
pigmento per la decorazione di un oggetto ceramico iraniano (XIII
secolo d.C.). Il pigmento è applicato sotto forma di sottile patina
tra il corpo ceramico e l’invetriatura a base di cobalto, per
impartire un colore blu più brillante
La lacca indiana
Lacca indiana: si tratta di un colorante rosso intenso affine al
kermes, ricavato anch’esso da insetti di varie specie dei Coccidi,
tra cui la Kerria lacca e la Kerria chinensis, specie indigene
dell’India e del Sudest asiatico. Gli insetti sono parassiti di
alcune piante delle specie Croton e Ficus
Il colorante si ricava da una resina secreta dagli individui
femmine degli insetti, nota come gommalacca (shellac in inglese)